water, air & fire

di Onyxandopal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo uno

Il primo giorno alla Nordwestern Christian College fu esattamente come lo immaginavo, nulla di nuovo. Solita scuola con i soliti studenti, nessun avvenimento a stravolgere la routine monotona di un liceo di Sydney. La scuola e i suoi alunni non erano le uniche cose rimaste invariate rispetto all'anno precedente, anche io ero la stessa. Più o meno. La stessa sorellina minore di Luke, la stessa ragazzina indifesa che deve stare a ciò che dice il fratello.

Uguali solo nell'aspetto, con i caratteri agli antipodi: lui determinato e fiero, prepotente e ambizioso, io passiva e silenziosa, costretta a stare dentro una pelle che non era la mia. Io ero totalmente diversa da ciò che gli altri vedevano, da ciò che Luke voleva che fossi.

Sbuffai preparandomi mentalmente ad affrontare l'anno scolastico onorata (si fa per dire) di avere mio fratello, alias il mio cane da guardia, in classe. Invece che concentrarsi sugli esami, aveva sprecato il proprio tempo a sistemarsi quel benedetto ciuffo biondo quasi fosse una sua religione.

-Più guardo quei cosi che hai al posto dei capelli, più ho voglia di farteli rasare a zero. esclamò Luke guardando con disprezzo i miei capelli. Proprio non digeriva che li avessi tinti di azzurro.

-Che sarà mai un po' di colore ai capelli...- Sbuffai per l'ennesima volta. Avevamo affrontato quel discorso una quantità di volte tale da superare la mia pazienza. Ovviamente questo non avrei mai potuto dirlo a Luke, non avrebbe fatto altro che sbraitare.

-Ma con tutti i colori di tinte normali, dovevi scegliere l'azzurro? Un bel castano no? O magari lasciarteli biondi naturali?- Non sopportavo che si comportasse come fosse nostro padre, lui non lo era. Erano ormai otto mesi che parlava come se fossi sua figlia, solo perché nostro papà era lontano per lavoro.

-Ho una predilizione da sempre per questo colore, se non ti piace è un problema tuo.-

Portai le mani nelle tasche dei jeans, guardandomi in giro. Come sospettavo nessuno osava posare lo sguardo su di noi, su di me. Per chiunque io ero off limits, se Luke Hemmings diceva di stare alla larga di qualcuno automaticamente si creava il vuoto assoluto intorno al povero malcapitato.

-Ma la guerra fredda tra te e Clifford è ancora in corso?- Domandai notando il ragazzo a qualche metro da noi. Anche lui se ne stava con le mani nelle tasche dei jeans neri, nascosto dentro una felpa extra large grigia.

-Sì perchè?- chiese Luke guardandomi dalla sua altezza troneggiante.

-Perchè mi sa che quest'anno sarà un inferno con entrambi nella mia classe- risposi calciando un sassolino. Posò i suoi occhi azzurri sulla figura del ragazzo, oggetto della nostra conversazione. Si rabbuiò all'istante, sarebbe stato un lungo anno scolastico.

-Perchè lo odi tanto?- chiesi per l'innumerata volta, sapendo già la risposta che avrei ottenuto.

-Sta alla larga da lui e basta. Fidati di me-. Ringhiò a denti stretti. Ormai non mi spaventava più il tono che usava quando di mezzo c'era Clifford, non mi faceva più paura il suo sguardo tetro. Ormai ero abituata ai loro sguardi di fuoco, ai loro commenti cattivi.

L'intera situazione sembrava una faida tra criminali quasi. Mi sorprendeva che Luke non avesse ancora ottenuto la resa di Clifford, per una volta il carisma spiccato di mio fratello aveva fallito. Era uno di quei ragazzi che quando chiedeva otteneva, senza nessuna fatica. Sapeva di avere un certo ascendente sulle persone e non si tirava certo indietro quando poteva esercitarlo.
Sbadigliai, quella mattina mi ero dovuta alzare molto presto per guadagnare il bagno. I miei genitori avevano avuto la brillante idea di farmi condividere il bagno con quell'iper protettivo di mio fratello, che era piuttosto vaneggiante quando si trattava di vestirsi e sistemarsi i capelli. Il fatto era che non aveva nemmeno bisogno di sforzarsi per essere perfettamente in ordine e sembrare uscito da una rivista per modelli. Io invece, necessitavo di almeno mezz'ora per rendermi presentabile. Non era la classica frase da adolescente che non accetta se stessa, ma la semplice verità.

-Non capisco quale bisogno di truccarti tu abbia. Hai dei tratti già belli così, non devi stuccarti la faccia al mattino-. Sbuffai e risposi, evitando di insultarlo.

- Lo stesso bisogno che hai tu di alzare in aria quel ciuffo.- Luke lanciò l'ennesima occhiataccia al mio outfit, odiava proprio i vestiti che avevo comprato per rinnovare il mio armadio. Fece per parlare ma lo fermai, non avrei accettato altre critiche gratuite.

- Non chiedermi dove voglio andare vestita così, lo hai già fatto venti volte a casa.-. Allungai il passo verso la segreteria, per ritirare i nostri orari. Avevo deciso che quell'anno sarebbe stato diverso, Luke avrebbe smesso di condizionare la mia vita e avrebbe capito che un padre lo avevamo anche se in quel momento era lontano per lavoro.
Entrai in segreteria e sorrisi alla donna dietro il bancone. -Kresley Isabella Hemmings?- chiese sorpresa -Sì, Lottie. Mi servono gli orari... anzi no, l'orario. Ora mi tocca averlo pure in classe mio fratello- mi lamentai, socchiudendo gli occhi come faceva sempre mia madre.

-Sai che ti vuole bene...- rispose lei frugando in mezzo a dei fogli. No, mi vuole chiudere in convento, pensai. Mi passò dei fogli e quando mi voltai per andarmene venni interrotta da una voce.

-Ma che bei capelli, Bella. Dove hai lasciato il pitbull?- chiese ridendo. -

-Oh, Gordon. Per quanto riguarda i capelli, so che sono belli. Non li avrei fatti così altrimenti. Per quanto riguarda Lucas, non ho bisogno di una guardia. Gira alla larga, non sei tra i potenziali amici- mi morsi la lingua, in pratica avevo ammesso di essere sola.

-Potenziali amici? Ti sei finalmente ribellata al fratellone? Sei una dura allora!- mi derise pizzicandomi la guancia. Gli mollai un ceffone, doveva solo ringraziare che avessi atteso più di tre minuti per farlo. -Toccami una seconda volta e ti taglio le mani- sibilai prima di allontanarmi .-Si fa interessante la cosa...-sentii dire a quel'idiota di Clifford. Dopo averci parlato, mi stava davvero sulle scatole. Mi avviai verso la mia classe, certa che Luke mi stesse tenendo sotto controllo.
Prima che suonasse la campanella, la voce di una ragazza trillò nelle mie orecchie. -Posso?- chiese indicando il posto vuoto accanto al mio. Sorrisi voltandomi nella sua direzione.

-Certo.- Aveva i capelli a metà tra il rosso e l'arancione, rasati ai lati della testa e un ciuffo a coprirle l'occhio destro. -Corinne, piacere- Mi porse la mano gentilmente, gesto che faceva a botte con la prima impressione che avrebbe dato la ragazza. - Kresley, piacere mio. Figo il tatuaggio-. L'inchiostro decorava la pelle candida della giovane dietro l'orecchio, a sua volta agghindato con un dilatatore nero. Qualcuno alle mie spalle si schiarì la voce.

Conoscevo esattamente l'identità della persona dietro di noi. Mi voltai con l'espressione più innocente del mio repertorio e chiesi -Si?- . Luke mi guardò severo e con tono piatto disse -Bella, mi siedo io con te.- il suo sguardo duro balzava da me a Corinne e viceversa.-Come vedi è occupato. Smamma biondino-. Replicò acidamente la rossa al mio fianco. Luke si piegò a raggiungere il suo orecchio e ringhiò -Non te lo sto chiedendo, ti sto ordinando di alzarti immediatamente.-Luke non sono una tua proprietà. Corinne non ascoltarlo, crede che il mondo giri intorno al suo ciuffo biondo-. Luke mi poggiò una mano sulla spalla -Sappi che ci saranno delle conseguenze Isabella- si andò a sedere nel banco dietro il mio.-Chi era quello? Chi è Isabella?-. Aveva un'espressione piuttosto confusa e lo capivo.-Isabella è il mio secondo nome e quello li è un rompi palle- Lei fece una bolla con la gomma da masticare. -Sarà rompi palle, ma è sexy da far paura e la sua voce... castità portami via.-. Feci una smorfia di disgusto, sentendomi morire. Non doveva dire quelle cose su Luke-È mio fratello.-Esclamai giocherellando con una biro.-Hai un fratello figo-. Avevo capito che Corinne non aveva peli ne sulla lingua ne in testa.-Potresti evitare? Vorrei tenere la colazione dentro il mio stomaco-Corinne ridacchiò. -Wow, mini Hemmo senza il pitbull accanto. Sei proprio una ribelle ora, piccola-La voce fastidiosa di Clifford solleticò il mio timpano, dandomi un senso di disgusto maggiore. Luke doveva avermi influnzato.-Hey Clifford. Se vuoi sono qui. Risolviamo alla vecchia maniera?-Chiese Luke seduto con i piedi sul banco.-Alla vecchia maniera? Credi di esserne ancora capace, Lucas?- lo derise Michael. Vecchia maniera? Ma di cosa stavano parlando?- posso essere capace di tutto e di niente, dipende dalla posta in gioco. Mia sorella è una posta abbastanza alta per spaccarti il culo.- rispose con un sorriso sghembo Luke. Mi alzai e spattei le mani sul tavolo -Smettetela di parlare come se non ci fossi! Tu razza di tinta ambulante sparisci e tu Lucas Robert piantala di trattarmi come avessi due anni!-
La prof interruppe il nostro discorso entrando e assegnandoci subito degli esercizi da svoglegere in coppia. Per complicare le cose, le coppie le scelse lei.- Luke Hemmings con Clifford-Annunciò la iena. Oh no no no no. Se voleva dar inizio alla terza guerra mondiale. Dovevo intervenire, prima di dover fare la conta dei feriti.-Prof, mi scusi. Vorrei fare a cambio con mio fratello. Sappiamo bene che tra lui e Clifford scorre tutt'altro che buon sangue. Credo che Corinne non avrà da ridire se facesse i compiti con Luke.-. Avevo deciso di dare mio fratello in pasto ad una possibile stupratrice.
Luke mi guardò in cagnesco, mentre Michael sembrò piuttosto divertito dalla situazione. Era l'inizio dell'inferno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Scegliere di fare cambio con Luke e far coppia con Clifford era stata una gran cazzata. Mi pentii della mia scelta un secondo dopo aver detto alla prof che avrei fatto cambio con Luke. Mi guadagnai un'occhiata omicida, e credetemi Luke era un maestro in queste cose!, da parte di mio fratello e il volto di Michael si piegò in un ghigno. -Sarà molto divertente- sussurrò mentre mi sedevo di fronte a lui per fare i compiti. -No, devi fare gli esercizi, non divertirti. E sappi che ho voluto evitare una rissa, non me ne fregava niente di essere la tua compagna di banco.- sputai acidamente. Ok, forse prenderla così era sbagliato, ma mio fratello non era folle a tal punto da odiare qualcuno senza un motivo. E Michael Clifford mi stava dando dei buoni motivi per odiarlo. -Sì, certo- ok, cominciava a stare sulle balle anche a me. -Bene, prendete il libro a pagina 46 e fate gli esercizi dal numero 24 al numero 55. Veloci! E in silenzio!- gracchiò la prof. Mi gettai a capofitto sui compiti cercando di ignorare sia Mike che Luke. Mi arrivarono circa venti pallini di carta, conoscevo quel lancio, quella mira. Mi voltai verso Luke e dissi -Smettila- guardandolo furiosa. Mi voltai di nuovo verso Michael che stentava a trattenere una risata. Dopo un po' lui si sporse oltre me e disse -Hemmings, smettila o la schiena di Bella si corrode- oooook, Michael tu vuoi morire. -Io guardo mia sorella quanto mi pare e tu non chiamarla Bella, che sporchi il suo nome.- rispose tranquillamente Luke. Si voltò e cominciò a parlare fitto fitto con Corinne. Mi concentrai nuovamente sugli esercizi, ma il ragazzo con i capelli colorati non mi rendeva le cose facili. O voleva far incazzare sul serio Luke, o voleva vedere fin dove arrivava la mia pazienza. Luke's pov -Corinne?- la chiamai sottovoce. Se la prof ci beccava a parlare ci sbatteva fuori e non potevo lasciare Bella da sola con quel mostro. Come aveva osato chiamarla Bella? -Sì, dimmi- mi guardò masticando una cicca. Ok, avevo sentito i suoi commenti su di me e per una volta potevo usarli a mio favore. Non che avessi bisogno di questi mezzucci, ma... -Ho sentito i tuoi... i tuoi complimenti alla mia persona- sussurrai con voce bassa e profonda. -E allora?- rispose facendo una bolla. -Non ti imbarazzi neanche un po'?- le chiesi, nascondendo la sorpresa e la delusione. Solitamente le ragazze diventavano rosse in mia presenza. Non che fossi vanitoso, ma sapevano tutti che effetto facessi alle persone di sesso femminile. -Perchè dovrei? Sei figo e lo sai, quindi vai al punto.- mi piaceva ogni secondo di più, schietta e non si faceva intimidire. -Credo che potremmo fare un accordo...- lasciai la frase a metà, aspettando la sua reazione. I suoi occhi luccicarono, era furba e di sicuro piegarla al mio volere non sarebbe stato facile. -Che genere di accordo?- chiese interessata, appoggiando il mento sui dorsi delle mani intrecciate, teneva i gomiti poggiati sul banco. Sorrisi di sbiego e cominciai a parlare. Bella's pov(Kresley) In fin dei conti Michael non era tanto male. Faceva delle battute pessime, e ridevo per disperazione. E poi, se Luke complottava alle mie spalle, perché non potevo divertirmi anch' io? Oh oh. Mi stavo trasformando in Luke. No no no no no no no . Come Lucas mai. La campanella suonò e la racchia...ehm la prof se ne andò. Entrò quella di inglese, la amavo. Era una donna sulla quarantina, simpatica, disponibile e gentile. Inoltre ci trattava come se fossimo dello stesso livello, come se noi fossimo insegnanti o lei fosse una nostra compagna di classe. Se si trattava di discorsi seri ci parlava come fa con i suoi coetanei, pretendendo che capissimo dove sbagliavamo e che provassimo a comportarci come adulti, quando si trattava di ridere era peggio di noi. Una scatenata. E con la sua energia si trascinava dietro tutta la classe, ci appassionava alla sua materia. -Buon giorno ragazzi! Ben tornati!!! State tutti bene?- passò lo sguardo su ognuno di noi e quando vide me e Mike, Michael mi correggo, vicini aggrottò la fronte un secondo senza perdere il suo sorriso. Luke era rigidissimo, sembrava una statua. -Oh, bene. Allora! Vi propongo due cose da fare oggi, voglio che il primo giorno sia molto leggero almeno con me, ma da domani si ricomincia al solito ritmo.- prese a scrivere alla lavagna. Una cosa che amavo della signora Willson erano le faccine che metteva ovunque. Anche sulle verifiche.''Tema 1- Descrivi le tue vacanze, raccontando le cose che hai amato di più. Una nuova conoscenza, un cambiamento personale, una nuova canzone di qualche cantante segui o qualunque cosa tu voglia condividere con la classe'' Poteva essere carino scrivere la mia decisione di staccarmi da Luke, ma sarebbe come dichiarargli guerra. ''Tema 2- Hai letto un libro, un articolo di giornale o una storia che ti ha colpito? Descrivi per quale ragione e parla della tua parte preferita o citane una frase. Se non ricordi le parole esatte scrivine il significato che hai dato loro.' 'Tema3- scrivi un'esperienza sentimentale (amicizia, amore, famiglia) che hai vissuto o che ti è stata raccontata.'' mmmh non mi convinceva molto. ''Tema 4-parla d una canzone che ti piace'' Ecco il mio cervello aveva cominciato a scorrere la mia playlist. Una canzone fra tutte spiccò. Angels, di Robbie Williams. Quella canzone me la faceva ascoltare papà ogni giorno. Mi prendeva da parte e accendeva la radio. Faceva partire questa canzone e ci isolavamo solo io e lui. Sorrisi mentre scrivevo parole su parole, mentre la risata di papà riecheggiava nella mia mente. La sua voce mi cantava quella canzone ed il mio cuore impazziva. Erano mesi che non la sentivo, da quando se n'era andato per motivi di lavoro. Purtroppo non poteva comunicare con noi e questo ci intristiva molto. Mi accorsi che una lacrima era scivolata sul mio volto quando Michael sussurrò -Hey, tutto ok?- Mi asciugai in fretta la lacrima e sorrisi . -Sì tutto ok.- risposi. Consegnai il foglio con la descrizione alla prof e tornai a sedermi. La campanella dell'intervallo suonò e uscimmo tutti dalla classe. -Kresley Isabella Hemmings- tuonò Luke con voce autoritaria. -Luke- risposi voltandomi nella sua direzione. Mi afferrò per il gomito e mi condusse in una classe vuota. Fortunatamente nessuno osava posare gli occhi su di noi, per una volta ringraziai il cielo per la fama di Lucas. -Sei impazzita?- tuonò fissandomi negli occhi, il suo sguardo era gelido. -Come scusa?- chiesi sbigottita. Se mai, era lui il pazzo tra noi due. -Cosa ti è saltato in mente di fare eh? Ti avevo detto di evitarlo e tu cosa fai? Diventi la sua vicina di banco!- disse con una voce controllata, ma che sapevo voleva essere un urlo. -Oh, smettila Luke. Quando mi darai un buon motivo per stargli alla larga lo farò. Ma ora come ora, mi stai allontanando da te!- Quello che ricevetti in cambio mi sconvolse. Lucas alzò una mano e la sbatté contro la mia guancia. Il colpo fu tanto forte da farmi girare il volto verso la lavagna alla mia destra. Sentii un bruciore difffondersi sulla mia pelle. Mi portai una mano sul punto dolorante e guardai Lucas. Aveva gli occhi sbarrati. Non si era mai permesso di darmi uno schiaffo. Lo guardai sdegnata. -Hai oltrepassato il confine, Lucas- sputai con astio e uscii dalla classe. Mi diressi verso il bagno senza guardarmi alle spalle. Ero sconvolta e amareggiata. Non solo mi trattava come una decerebrata incapace di badare a se stessa, ora mi picchiava pure. Mi guardai allo specchio del bagno. Era decorato di scritte fatte con l'indelebile e era sporco da far schifo. Osservai la macchia che la mano di mio fratello aveva lasciato. La rabbia si impadronì di me. Doveva imparare a rispettarmi. Andai al mio armadietto e recuperai i libri per la lezione seguente e quando chiusi l'anta, trovai mio fratello che mi fissava impassibile e in posizione da spavaldo come suo solito. Lo guardai in cagnesco prima di allontanarmi. Certo, ignorarlo sarebbe servito a poco, dato che era in classe con me. Mi sedetti al mio banco con poca eleganza, mostrando tutto il mio disappunto. Michael si sedette accanto a me e fece per parlare, ma lo fermai -non ho voglia di sentire nessuna parola. Per favore- chiesi esasperata. Lucas mi aveva rovinato la giornata. -Ok- rispose un po' preso alla sprovvista. Nella mia mente riecheggiava l'immagine di Lucas che alzava la mano e la posava con forza sulla mia guancia. La sfiorai involontariamente e mi fece un po' male. Sentivo i suoi occhi di ghiaccio addosso, ma non avrei ceduto. Non gli avrei fatto passare liscia la sua irascibilità. Se dovevo evitare qualcuno volevo un valido motivo, soprattutto se insisteva sul farmi allontanare da questo qualcuno. Cosa avesse fatto Michael Clifford di così orrendo da meritare il mio odio non lo sapevo, ma se dovevo evitarlo ad ogni costo volevo una buona ragione. E per ora l'unico motivo era che stava sul cazzo a Lucas e questa non era una buona motivazione. Appena la campanella annunciò la fine delle lezioni, e quindi la mensa mi precipitai fuori dalla classe. Non che morissi dalla voglia di mangiare quel cibo che sa di finto, o che è molliccio e con un cattivo odore, ma volevo evitare mio fratello. Mentre ero in coda, però mi raggiunse e cercò di parlarmi. Ovviamente nessuno faceva storie se lui sorpassava gli altri, perché lui era ''Luke Hemmings'' -Smettila- ringhiò. -Smettila di ignorarmi Kresley Isabella- lo guardai malissimo. -Io ho chiuso con te Lucas Robert Hemmings.-mossa sbagliata, Kresley. -Tu cosa? Non farmi ridere! Da sola non sei capace di far niente quindi fatti un favore e torna a farti proteggere da me.- disse quasi ridendo. Sperai che nessuno lo ascoltasse. Il mio cuore si frantumò per le sue parole e divenne di pietra. -Ti ascolti quando parli? Non credo, sai. Io non voglio più farmi proteggere da te. E posso farcela benissimo da sola, grazie. Sparisci Lucas- misi in quelle parole tutta la freddezza di cui ero capace. -Ok, preparati alle conseguenze.- e sparì. Andai a sedermi ad un tavolo vuoto. Poco dopo sentì qualcuno accomodarsi davanti a me. Alzai gli occhi e vidi Michael. -Hey, che hai fatto qui?-sussurrò sfiorandomi la guancia. Solo lui avrebbe potuto guardarmi e accorgersi della manata di Luke. Lui era l'unico che aveva il coraggio di guardarmi e vedermi davvero. Nascosi la parte interessata con i capelli azzurri e ingoiai a fatica il boccone che avevo smesso di masticare quando lui mi aveva toccata. -Niente.- risposi fredda. -Lucas vero?- chiese per niente sorpreso. Non risposi, non gli riguardava. Lui però intuì che aveva indovinato e ringhiò -Bastardo-. Lo guardai implorandolo con lo sguardo di lasciar perdere l'argomento. Non sarei stata capace di parlarne senza scoppiare. Avevo tracciato una linea al mio tasso di sopportazione e Lucas lo aveva superato con troppa prepotenza, lasciandomi sgomenta e esterrefatta dall'impeto con il quale era capace di devastarmi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Camminavo per i corridoi un compagnia di Corinne, in silenzio. -Posso sapere perché Luke è tanto incazzato?- mi chiese dopo un po'. -Niente, gli ho fatto presente che non lo sopporto più.- risposi sbuffando. La prof di chimica non era venuta e quindi avevamo l'ora libera. -Sai, è sparito. Era furioso, mi ha quasi sbranata quando gli ho chiesto cosa avesse.- non mi importava un bel niente di quello che faceva Luke. -Senti, possiamo smetterla di parlare di Lucas?- lei annuì. -Mi piacciono i tuoi capelli, comunque.- disse dopo un po' di silenzio. -grazie, i tuoi anche sono belli. -in realtà erano un po' sbiaditi, ma non mi sembrava il caso di dirle ciò che pensavo. -Ma perchè si odiano tanto?- chiese facendo un cenno con la testa a Michael, che stava al telefono a messaggiare. -Vuoi la verità? Non lo so- risposi sinceramente. Avevo come l'impressione che volesse sapere quanto fossi alleata con Lucas. Michael posò il telefono e si avvicinò, ma quando fece per parlarmi, Corinne mi trascinò via. -Ma che diamine?-le chiesi liberandomi dalla sua presa. -Tu hai litigato con tuo fratello per colpa sua, e non dire di no perché sappiamo entrambe che è così, e vuoi andarci a parlare? Tu rinunci a tuo fratello per lui?- mi sbraitò contro. La rabbia prese il sopravvento -Corinne sta zitta. Non sai un bel niente, non fare la maestrina del cazzo! Sei come Lucas, incolpate Clifford. Ma che diamine sai di quello che ci siamo detti io e Lucas? Che cavolo ne sai di come mi fa sentire e se è colpa di Michael se abbiamo litigato? Fammi un piacere, taci.- E mi allontanai in fretta da lei. Un'altra volta colpevolizzavano Michael. E più cercavano di allontanarmi da lui, più il mistero mi intrigava. Dovevo sapere perché era così sbagliato. Erano passati tre giorni ed io e Luke non ci parlavamo ancora. Ero in camera mia ad ascoltare la musica. Lucas socchiuse la porta e fece capolino con la testa. Lo guardai in cagnesco per poi dargli le spalle. Poco dopo lo sentì togliermi una cuffietta. -Ho bussato, ma non rispondevi. Sapevo che avevi la musica nelle orecchie.- disse. -Lucas Robert Hemmings che bussa? Quale onore!- dissi io ironicamente. -Senti dobbiamo parlare- continuò. Io gli davo ancora le spalle. -Io non ho nulla da dirti. Puoi uscire- dissi indicandogli la porta. -Non mi piace quello che ho fatto, non avrei dovuto darti quello schiaffo- ok, non erano delle scuse ma un'ammissione di colpa da parte sua era un miracolo del cielo. -Cosa dovrei dirti io?- chiesi sedendomi sul letto e spegnendo l'Ipod. -Nulla. Lo so che ho sbagliato, ma tu sei così testarda... io davvero avrei evitato, se solo tu mi dessi ascolto.- rispose sedendosi al fondo del letto. -Io ti ho sempre dato ascolto e guardami! Le mie coetanee sono in giro a fare shopping e mangiare il gelato, mentre io sono qui da sola con una testa di cazzo ad ascoltare musica! Credi che si bello? Nessuno osa avvicinarmi per colpa tua! E tu sei quello che si offende?- sbottai, ero stanca di sentirmi oppressa da lui. -Ci sono dei motivi, per tutto questo. E grazie per il complimento- replicò sorridendo. -Io non capisco cosa ti sorridi. Mi puoi spiegare perché odi tanto Clifford?- gli chiesi guardandolo negli occhi. -non voglio litigare con te, non mi piace. E quelle cose...io non le pensavo davvero. Sono sicuro che da sola te la caveresti bene, ma non posso lasciarti andare- mormorò. -Non hai risposto alla mia domanda, Lucas.- gli feci notare. -Ci sono dei motivi che non ti posso spiegare ora, ma te lo giuro, quando verrà il momento ti dirò tutto quanto.- rispose alzandosi e avvicinandosi a me. -Quando sarà il momento?.- chiesi un po' delusa, non voleva offendermi ma mi trattava come se non fossi in grado di capire.- Presto temo. E questo mi spaventa non sai quanto.- rispose. Anche questa volta fece qualcosa di inaspettato. Mi abbracciò. Non lo aveva mai fatto, non era il tipo di persona che fa dimostrazioni di affetto. Doveva essere molto dispiaciuto e preoccupato. Ricambiai l'abbraccio dopo un po'. -Mi perdoni?- chiese guardandomi negli occhi, sembrava tormentato. E forse vederlo così, senza nessuna maschera e nessuna armatura, mi fece venire voglia di perdonarlo -Solo se ti ricordi che io valgo quanto te e mi devi rispettare- risposi. Lui sorrise -Certo che ti rispetto. E anzi, tu vali molto più di me, anche se non te ne rendi conto.- disse staccandosi. -Luke, dobbiamo parlare...- avvertì mia madre entrando in camera mia.-Certo, arrivo- rispose il biondo. Mi lasciò da sola. Mi sdraiai di nuovo sul letto e cercai di immaginare cosa dovessero dirsi. Avevo scordato di strappare un'altra promessa a Luke, quella di dirmi sempre tutto. Ma forse avrebbe risposto di nuovo che a tempo debito avrei saputo ogni cosa. Accesi la tv e cercai un film da guardare, in attesa che Luke e mamma finissero di parlare. Dopo un'oretta ebbi sete, così scesi in cucina per prendere dell'acqua. Mi fermai qualche secondo davanti alla foto di famiglia. Guardai il volto sorridente di papà, mi chiesi quanto ancora sarebbe rimasto lontano da noi. In quel momento alla radio mandarono la nostra canzone, Angels. Scossi la testa per schiarirmi le idee. Mi allungai per prendere un bicchiere nel mobile e recuperai una bottiglia di acqua dal frigo. Bevvi un lungo sorso, poi vidi la mamma entrare in cucina con un aria preoccupata. Lasciai il bicchiere pieno a metà sul tavolo e mi avvicinai. -Mamma, cosa succede? -Le chiesi mettendole una mano sulla spalla. -Niente...solo che ho sentito di un brutto incidente. Sono morti, padre e due figli. La madre è sopravvissuta e mi chiede se possa chiamarsi vita quello che la aspetta.- stava mentendo lo sapevo, ma non lo diedi a vedere. In questa famiglia c'erano troppi interrogativi, troppe risposte sviate o rimandate. Troppi segreti di cui dovevo restare allo scuro. Entrai nella stanza insonorizzata, quella dove Luke si rifugiava sempre. Stava suonando i primi accordi di ''I miss you'' con la sua chitarra classica. Mi fermai ad osservarlo. Alla fine, lui era più solo di me. Se ne stava sempre chiuso tra quelle quattro mura con quella chitarra, aveva la responsabilità sulle spalle. Da quando papà era partito lui si era sentito obbligato a cercare di sostituirlo al meglio. Sentiva di dover essere il mio punto di riferimento, la mia guida, il mio sentiero sicuro in cui camminare. Non che avesse mai avuto una vita sociale molto attiva, era uno molto solitario e riservato, ma almeno prima usciva. Passava delle ore fuori casa in giro chissà dove. Mentre invece adesso... adesso stava sempre in casa, o comunque usciva solo se uscivo io. Era così preso dalla sua chitarra che non si accorse di me. Era dolcissimo vedere come accarezzava le corde dello strumento, come fosse rapito da esso. In quel momento vidi che in fondo anche lui era fragile. E che essere la sorella di Luke Hemmings comportava una certa responsabilità. Se io crollavo lui era lì a sostenermi, se crollava lui dovevo esserci io. Mi sedetti accanto a lui e lui alzò lo sguardo su di me -Ti manca tanto vero?- gli chiesi. Non c'era bisogno di dire chi, lo sapevamo entrambi -Non è morto, è solo lontano-rispose tornando alla sua chitarra. Poggiai una mano sulla sua -Non deve essere morto, per mancarti qualcuno. Per una volta, parla apertamente con me.- gli sussurrai -Sì, mi manca. Ma non posso permettermi di essere fragile. Tu e la mamma avete bisogno di me.- rispose con la voce roca e gli occhi spenti -E tu? Tu non hai bisogno di noi?- gli chiesi. Lui mi guardò smarrito, mi fece una tenerezza che quasi non lo riconobbi -Prima voi, poi io. Prima salvo voi, poi se ho la forza mi salvo io.- rispose. -Luke, non puoi pretendere di avere tutto il carico sulle tue spalle. Se vuoi....se hai bisogno di sfogarti, o anche solo di stare zitto in presenza di qualcuno io ci sono. Nessuno si salva da solo, e se non si salva lui non può salvare gli altri- dissi io. Mi sorrise, segno che era d'accordo. Mi alzai ed uscii dalla stanza. Andai in bagno e prima che potessi aprire l'acqua del lavandino, questa cominciò a scorrere. Aggrottai la fronte e poi mi diedi della stupida. Magari non era stata chiusa bene l'ultima volta.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Era passata circa una settimana da quando la gente aveva cominciato a capire che non ero più sotto il controllo di Luke. Qualcuno si era avvicinato, in particolar modo James. Era così carino, era simpatico, sportivo, sincero e divertente. Inoltre anche fisicamente non era male. Era alto, le spalle larghe, i muscoli leggermente scolpiti, gli occhi verde brillante e i capelli biondo cenere. Stavamo camminando insieme verso la mensa chiacchierando del più e del meno. -Hey, che hai?- chiese sporgendosi in avanti per guardarmi. -Come?-chiesi guardandolo negli occhi. -Hai cambiato faccia e...oh, Clifford, capisco- sussurrò l'ultima parte della frase. Mi voltai nella direzione in cui guardava e notai che in effetti Clifford ci stava fissando. -Non centra niente. Mi ero distratta un attimo. Dicevi?- ci mancava solo Clifford a influenzare la mia vita. -Dicevo, ti va di venire alla partita che ho tra due ore?- chiese sorridendo -Certo, perché no?- risposi sorridendogli. Varcammo la soglia della mensa e ci misimo in fila.-Buongiorno.- trillò la voce di Corinne. -Ciao- rispondemmo all'unisono io e James. Ci guardammo e scoppiammo a ridere. Luke dietro alla mia amica mi guardava in cagnesco. -Come state?- chiese Corinne senza badare a mio fratello. Sospettavo che avessero complottato contro di me. -Bene, tu?- chiesi io mentre mi servivo. -Tutto ok...che fai dopo?- mi chiese sorpassandomi -Uhm, viene alla mia partita- disse James circondandomi le spalle con un braccio. Mi sentì avvampare. Un grugnito uscì da Luke, e il ragazzo tolse subito il braccio riportandolo lungo i fianchi. Mi andai a sedere con James, mentre Luke spariva con Corinne. -Ci sono anche io alla partita- mormorò Michael mentre mi passava accanto. -Ok- risposi. Sinceramente non credevo gli piacesse il calcio. Stavo sedendomi sugli spalti per guardare la partita, quando sentì la voce di Corinne chiamarmi -Hey...posso?- chiese indicando il sedile accanto al mio. -Si certo- risposi tornando con lo sguardo sul campo. -Ti piace...James?- chiese dopo un po' -Si, se non mi piacesse non saremmo amici- risposi senza darle troppo peso -Non intendo questo....intendevo...piace piace!- la guardai e sorrisi -Come a te piace Luke?- era più un affermazione che una domanda -Tuo fratello non mi piace, è figo ma da qui a provare qualcosa ce ne corre- rispose tranquilla. La partita iniziò. James cercava di spingersi verso la porta. -VAI JAMES!- urlai. Pochi attimi dopo mi accorsi che Michael non assisteva alla partita, ma vi partecipava. -Non sapevo Clifford giocasse- sussurrai. -Non sapevo ti importasse- rispose lui. Ma come diavolo? Alla fine la partita la vinse la squadra di James. Scesi velocemente le scale e abbracciai James -Bravo!!!! anzi Bravi!- dissi rivolgendomi ai suoi compagni di squadra. -James....lei è Hemmings...non credi che suo fratello- lo interruppi -No, mio fratello non gli farà nulla. Non mi importa più di ubbidire- risposi. -CI vediamo tra mezz'oretta, ok?- disse James dandomi un bacio sulla guancia. -Ok- risposi sorridendo. Mi passai una mano tra i capelli mentre lui e i suoi amici si allontanavano. Vidi Michael passare e lo fermai -Complimenti per la partita-dissi guardandolo. I suoi capelli tinti da sudati sembravano ancor più ridicoli. -grazie Hemmings- sputò quel nome -Io mi chiamo Kresley- risposi guardandolo male -Ahahahah!Sei e sarei sempre una fottuta Hemmings, smetti di mentirti- disse prima di allontanarsi. Vabbè magari era arrabbiato perchè aveva perso e perchè non avevo tifato per lui neanche un po'. Ci eravamo avvicinati un po' da quando avevo litigato con Luke. Michael's pov Andai a fare la doccia, cercando di togliermi dalla testa quello stronzo di James. Ma mica potevo riuscirci! -Sul serio te la fai con la Hemmings?- chiese uno dei compagni di Revers. -Io e lei siamo solo amici , Tod- rispose il ragazzo. -Si però non mi dirai che non te la faresti!-l o rimbeccò un altro. -Ok, è strafiga..ma poi chi si mette contro Luke? Uno di voi ha le palle di farlo? Se si alzi la mano che Kresly è tutta sua.- rise lui. Ok, chiamatemi pazzo, ma lo interpretai come un invito. -Io ho le palle dimettermi contro quel coglione di Luke- dissi facendomi avanti. Revers sbiancò. -Io stavo scherzando- rispose cercando di ricomporsi -Io no- affermai sorridendogli. Avevo senza dubbio vinto. Kresley pov Camminavo per i corridoi della scuola mentre mi dirigevo nella mia classe ascoltando la mia musica preferita. Improvvisamente mi sentì osservata, chissa perché. Mi voltai eppure non c'era nessuno. Entrai in classe. Dopo circa mezz'ora dall'inizio della lezione, ne Michael ne Luke si erano presentati. Mi preoccupava un po', Luke non aveva mai saltato una lezione. -Prof....posso andare a cercare mio fratello? Non ha mai saltato una lezione e vista l'assenza di Michael...-la prof accettò. Cercai mio fratello ovunque. Ogni corridoio vuoto che passavo mi faceva accapponare la pelle. Lui non era da nessuna parte, mi faceva paura. Lo so che non dovrei preoccuparmi tanto, ma avevo come il presentimento che qualcosa non quadrasse. Ad un certo punto mi sentì afferrare. -James! Mi hai fatta spaventare- dissi cercando di riprendere fiato. Il cuore mi batteva nel petto per lo spavento. -Kresley, ti faccio davvero paura?- rise. Feci cenno di no con la testa -Sto per fare una cazzata, ma mi ci hanno costretto- sussurrò prima di baciarmi. Le sue labbra sulle mie, il suo calore che si mescolava al mio...tutto ciò era dannatamente sbagliato. Lo staccai da me e gli dissi -James...non credo tu sia la persona giusta.- Lui si allontanò senza dire nulla. Mentre lo guardavo andare via qualcuno si piazzò davanti a me -Kresley...cosa fai? Baci un ragazzo in mezzo al corridoio? no no no no...non si fa- sussurrò Mike agitando un dito in segno di disappunto. -Ma che cavolo vuoi?- gli chiesi -Lo sai cosa ho sentito dire?- feci cenno di no -Non mi interessa- risposi scontrosa -Oh dovrebbe- disse lui ridendo. Era troppo vicino -Dicono che sei la sorellina sexy e stupida del grande Luke Hemmings e questa non è la peggiore. Ti hanno etichettata come la troietta di James! Lo sai cosa vuol dire? Il tuo amichetto si farà molto male quando Luke lo verrà a sapere...e quel bacio non ti aiuterà- disse avvicinandosi ancora. Qualcosa dentro di me ribolliva. La sua vicinanza era troppa e le sue parole erano dolorose. Se mi avesse tirato un pugno allo stomacò mi avrebbe fatto meno male. Portai una mano all'altezza dei suoi reni. Sentivo la mano formicolare, come se un'energia superiore mi stesse stravolgendo. Pochi secondi dopo sentì la voce di Luke -Cosa sta succendendo?- un attimo dopo Michael volò contro il muro dall'altra parte, spinto da un getto d'acqua che....usciva dalla mia mano? Sentì un gemito di dolore provenire dal ragazzo accasciato a terra. Delle goccioline erano sparse sul pavimento. Rotolarono(?) su se stesse fino ad incontrarsi ed unirsi formando un'unica scia di h2o. Ooook, la cosa più strana fu che quella massa bagnata e trasparente corse su per la mia gamba senza bagnare i jeans e si infiltrò sotto la pelle delle mie dita. Mi guardai la mano: completamente asciutta -Kres, mi volevi ammazzare? Le hai insegnato a combattere alla vecchia maniera Luke?- chiese Michael cercando di alzarsi. In un secondo Luke fu accanto a me -Che cazzo le hai fatto? Io non le ho insegnato niente, deve aver avvertito il pericolo-rispose Luke guarndolo con odio. -Io non le ho fatto proprio nulla- disse Michael. -Oh, no. Cazzo, Isabella andiamo via da qui- mi ordinò Luke tirandomi. Mossi qualche passo, ma vidi Mike crollare a terra e mi fermai -Luke...cosa sta succedendo?- lui fece cenno di stare zitta e seguirlo -No! L'ho quasi ammazzato, se permetti lo aiuto ad alzarsi in piedi- dissi avvicinandomi a Michael. Lo sorressi finché non fu capace di tenersi in piedi da solo. -Allora mi spiegate che cazzo succede?- chiesi isterica. Non ci stavo capendo nulla. Combattere alla vecchia maniera, getti d'acqua che lanciano Michael contro un muro, avvertire il pericolo. Tutto troppo in fretta. Pensai di essermi immaginata tutto. Luke fece per aprire la bocca ma una voce maschile, anzi due lo fermarono. -Guarda guarda chi abbiamo qui. I fratelli Hemmings e..- cominciò uno, guardò l'altro che scoppiò a ridere -Ma come non ti ricordi di sua madre? Quello li è il caro Clifford, Michael Gordon Clifford. Il figlio di Anne.- rispose l'altro. -Irwin, Hood. E' sempre un piacere vedere le vostre facce da cazzo.- sputò Michael. -Se non vi spiace, dovete seguirci...Lilith ha un urgente bisogno di voi....- disse il ragazzo riccio, con un sorriso. Incontrai il suo sguardo e i suoi occhi mi terrorizzarono, anche se in un altro contesto li avrei trovati meravigliosi. Avevano un ombra scusa, sembrava fossero incantati, erano opachi e sembravano accecati del male. La stessa cosa valeva per quelli del ragazzo dalla pelle ambrata. -Lilith può anche fottersi, Irwin- rispose tranquillamente Luke -Su su...non vorrai che usiamo le maniere forti! Vuoi davvero che colpisca la tua bella sorellina?- chiese il moro dalla pelle ambrata, facendo una smorfia con il naso. -Non verremo con voi. E se volete battervi, sono qui- dissero all'unisono Luke e Mike, mettendosi qualche passo davanti a me. -Ok, lo hanno voluto i tuoi cavalieri, dolcezza- ringhiò il riccio guardandomi negli occhi. Fu come guardare un demone. Si lanciò in avanti, contro di me. In un secondo fu a pochi millimetri dal mio corpo. Cacciai un urlò di puro terrore.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Fu come guardare un demone. Si lanciò in avanti, contro di me. In un secondo fu a pochi millimetri dal mio corpo. Cacciai un urlo di puro terrore. Sentii la gola bruciare per l'urlo. Il ragazzo dai capelli ricci venne spinto indietro da un getto d'aria. Mi voltai e vidi Michael con il braccio teso verso di me. Spalancai gli occhi quando il moro si lanciò contro mio fratello -Kresley, va in classe- ringhiò senza guardarmi. -No, Luke- risposi. Qualcosa dentro di me mi disse che dovevo reagire. -Che destino crudele...avere due poteri e non poterne usare uno...una bella sfortuna eh Clifford?- rise il riccio, che avevo capito si chiamasse Irwin. -Beh, posso scaldare il tuo corpo fino a farlo surriscaldare se vuoi...E poi se facessi saltare l'impianto antincendio dovremmo rimandare questa simpatica visita.- rispose Michael. Il moro venne scaraventato contro una fila di armadietti che produssero un suono metallico. Istintivamente alzai una mano e un muro d'acqua circondò Luke quando Irwin provò a colpirlo. Michael e Luke colpirono Irwin, e lui si dileguò seguito dal suo amico moro, Hood. Non chiedetemi i dettagli, ero troppo sconvolta... per capire, per percepire qualcosa che fosse normale. -Kresley, vai in classe e chiedi alla prof di andare a casa. Ti aspetto all'entrata.- non obbiettai e mi diressi in classe. Non ricordai nulla del tragitto dal corridoio alla mia aula. -Prof...non mi sento troppo bene, posso andare a casa?- chiesi. Sapevo che non serviva fingere, dovevo sembrare davvero malata. -Si, vai pure...ehm hai trovato tuo fratello?- mi chiese mentre mi avviavo al mio banco -No, ma non credo tornerà in classe- risposi raccogliendo i miei libri e infilandoli nello zaino. Uscii e cercai gli occhi blu di Luke. Lo trovai ad aspettarmi nell'atrio della scuola. -Vieni, dobbiamo sbrigarci- fuori trovammo Michael in macchina. -Portaci a casa mia- disse sbrigativo Luke. -Mi spiegate cosa sta succedendo?- chiesi. Insomma, quasi ammazzare il mio compagno di banco, vedere mio fratello combattere muovendo l'acqua, due tizi al quanto macabri che volevano portarci chissà dove... non avevo il diritto di essere almeno un po informata? Michael lanciò uno sguardo a mio fratello, che rimase in silenzio. Il suo sguardo era duro e freddo, sembrava quasi simile a quello di Irwin. Le sue iridi verde/castano mi illuminarono la mente, sobbalzai per lo spavento. Avevo i brividi di paura... era semplicemente agghiacciante, incredibilmente spaventoso. Eppure a vederlo così, non doveva essere tanto tenebroso. I suoi riccioli tenuti da una bandana, gli occhi verdi, le fossette e la sua risata da criceto...era un mix letale. In tutti i sensi, potevano essere divertenti e dolci su qualcun'altro, ma addosso a lui erano qualcosa di terrificante. Arrivammo a casa mia e le uniche parole che le labbra di Luke pronunciarono furono -Vai in camera tua, Bella. Io e Clifford abbiamo da parlare- era glaciale il suo tono. -Ma...-provai a ribattere -Non protestare, Kres per favore- chiese in tono più dolce Michael. Li mandai a quel paese mentalmente e salii le scale. Feci per andare in camera mia, ma pensai di restare sul bordo delle scale per ascoltare. Ok, era sbagliato origliare, ma volevo le mie risposte. -Non avrei dovuto saltare la lezione- questo era il mio strambo fratello -Cosi magari la trovavano da sola e se la portavano via.- sentii un sospiro stanco. -Siamo rimasti gli unici...in grado di proteggerla e non ce l'abbiamo fatta- ringhiò Luke. -Hemmings, se avessimo fallito, lei ora sarebbe in mano a Lilith.- rispose Michael. Sentii Luke sbuffare -Deve andarsene da qui. Torneranno e la prossima volta...potrebbe essere l'ultima per noi.- No, avevo sentito troppo. Andai in camera senza far rumore e mi chiusi dentro. Mi buttai a peso morto sul letto, affondando la testa nel cuscino. Sperai che bastasse a cancellare tutti quegli avvenimenti strani. Sperai davvero di essermi sognata tutto. Sì, sicuramente ero impazzita, andiamo mica stavo nel film ''l'ultimo dominatore dell'aria''. Sì, sì, Kresley sei impazzita. Sei proprio impazzita di brutto. Soffocai un urlo nel cuscino, poi cominciai a tempestarlo di pugni. Tutto quello che era successo... mio fratello sapeva tutto e mi teneva allo scuro. Se ero davvero in pericolo, non avevo il diritto di sapere? O credeva che non sarei stata in grado di capire? Certo, la povera piccola stupida e ingenua Kresley Isabella Hemmings. Ebbi come l'impulso di mandare a fanculo il mondo. Guardai allo specchio sulla parete opposta alla mia. Avevo un aspetto orribile. I capelli azzurri arruffati, gli occhi rossi e gonfi. Il trucco sbavato dalle lacrime silenziose che erano scese lungo il mio viso. Fui accecata dalla rabbia. Mi alzai e cominciai a lanciare a Terra oggetti che non potessero spaccarsi, ero già abbastanza rotta io. Sentii qualcuno salire le scale di corsa e bussare insistentemente alla porta. Mi voltai verso alla finestra. La mia vista divenne sfocata per un secondo e quando divenne nitida nuovamente vidi quattro ragazzi vestiti di nero che si avvicinavano alla mia casa. Riconobbi il simbolo tatuato sulle loro braccia sinistra. Era una specie di incisione, identica a quella di Irwin e Hood. Stavano venendo a prenderci. Si, ma chi? Chi diavolo erano i mascherati? -------- N/A Scusatemi davvero tanto se ci sono errori, ma non sono riuscita a ricontrollare

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


I colpi alla porta si fecero più insistenti. Li sentivo comunque lontani. Ero completamente immersa nei miei pensieri, in quella visione. Possibile che Luke fosse tanto tranquillo, con quei tipi che si avvicinavano a noi? O forse io stavo immaginando tutto perchè ero impazzita. Possibile. Altri passi si avvicinarono alla mia porta, che si spalancò circa venti secondi dopo. Le loro voci mi arrivarono distanti, come se stessi sentendo una debole eco.

-Kresley, Kresley!!!-la voce di Luke era preoccupata. -Stanno arrivando, lei li ha visti- rispose Michael. Come faceva a saperlo, li vedeva anche lui? -Che stai dicendo Clifford?- sibilò mio fratello scuotendomi per un braccio. Non riuscivo a distorgliere gli occhi dalla finestra. -Li ho visti anche io. E poi guarda, guarda i suoi occhi- vidi l'immagine sfocata di Luke spostarsi davanti a me. -io non vedo nulla-disse dopo un po'.-Dobbiamo andarcene. Prepara un'aspirina. Se questa è la sua prima visione, avrà un mal di testa stile sbronza tra dieci minuti- soffiò Michael -Kres, stai bene? Io so che è strano, ma ti spiegheremo tutto. Le ho viste anche io quelle cose, ma non spaventarti. Devi essere lucida, per la paura avrai tempo dopo.- le sue parole,per quanto tetre, furono rassicuranti in qualche modo. -Ok-.

Mi avvicinai all'armadio e tirai fuori una sacca di quelle per la palestra. Era abbastanza grande. I ragazzi uscirono dalla stanza e li sentii parlottare al piano inferiore. Infilai dentro la sacca la maggior parte dei miei vestiti e tutto l'intimo. Andai in bagno e recuperai spazzolino, dentifricio e l'occorrente per la doccia. La trousse dei trucchi finì distrattamente assieme ai vestiti. Il makeup era l'ultimo dei miei problemi. Sentivo un fastidio alla testa, probabilmente il mal di testa di cui parlava il ragazzo con i capelli tinti. Chiusi la borsa dopo aver recuperato i miei documenti e il caricabatterie.

Andai in quello che era lo studio di papà, spostai la scrivania di circa mezzo metro e aprii un vano segreto nel pavimento. Digitai il pin della cassaforte e lo sportello si aprì silenzioso. Mi ero sempre chiesta il motivo di quelle cifre, forse erano un caso o forse una data, ma adesso importava ben poco. Recuperai un bel po' di denaro contante, la carta di credito era il modo migliore per essere rintracciati e avevo l'impressione che fosse ciò che evitavano i ragazzi al piano di sotto. Richiusi la cassaforte e rimisi la sccrivania al suo posto. Chiusi la porta dello studio, presi il mio bagaglio e scesi le scale.

-Datemi quell'aspirina- dissi entrando in salotto. Luke mi porse un bicchiere e ne trangugiai il contenuto. Guardai mio fratello. -E adesso che si fa?- chiesi timorosa, sperai che anche stavolta avesse la risposta pronta. -Tu e Clifford, per quanto mi dispiaccia, andrete a questo indirizzo e ci rimanete. Io vi raggiungo più tardi, se quelli arrivano li distraggo così guadagnate tempo- lo guardai sdegnata -No! Luke tu vieni con noi o io resto qui- urlai scuotendolo per le spalle. Non si mosse di un millimetro. Il suo sguardo era più freddo del ghiaccio -Luke, andate voi. Resto io s prendere tempo- mormorò Michael. -Non se ne parla- sibilò Luke -Sono più forte Hemmings.- alludeva forse ai suoi poteri? -Sono più resistente. Avrai anche due poteri, ma usarli entrambi ti consuma. Esauriresti le tue energe dopo neanche una decina colpi.- replicò Lucas. Un sospiro lasciò le labbra di Michael. Mi guardò dispiaciuto. -Prendi dei medicinali, tutti quelli che potrebbero servirle. La aspetto in macchina- parlava come se non fossi lì, come se non stessi udendo la conversazione. Guardai la porta chiudersi poi Luke. I miei occhi siriempirono di lui. -Luke. Ti prego, vieni con me. Ho bisogno di te- gli chiesi cercando di convincerlo. Lui mi diede le spalle mettendo le medicine in uno zainetto assieme a quelle che sembravano le provviste per un viaggio lungo delle ore. -Hai bisogno di salvarti e per questo serve tempo. Non ho scelta- sussurrò mentre mi spingeva verso l'auto nera.

Cercavo di opporre resistenza, ma lui era troppo forte. -Mi dispiace. Ci vediamo tra qualche ora, piccola- mormorò allacciandomi la cintura. Posò le sue labbra su entrambe le mie guancie, mi abbracciò e lasciò un bacio sulla mia fronte. Sembrava un addio, più che un ''a dopo''. -Luke, ti supplico- cercai ancora di fargli cambiare idea. -Non farlo. Non c'è altra soluzione. Ci vediamo tra poco-replicò prima di chiudere la portiera. Gli occhi mi si riempirono di lacrime quando capii che lui non sarebbe davvero venuto con me neanche se lo avessi implorato in ginocchio.

Quando la consapevolezza che lui stava rischiando il tutto per tutto soltando per difendermi, il mio cuore si sentì schiacciare da un peso enorme. L'auto intanto ingurgitava l'asfalto mentre ci allontanavamo dal mio amato fratello. Quando ritrovai un po' di lucidità, notai il puzzo di fumo che impregnava la macchina. -Fumi?- chiesi a Michael senza guardarlo. Lui distolse lo sguardo dalla strada per guardarmi un secondo, poi riportò gli occhi sull'asfalto grigio e spento. -Sono un dominatore dell'aria, non inquino la mia linfa vitale con questa merda.- sospirò prima di continuare. -l'auto è di mio zio, me l'ha data perché dovevamo andarcene e la mia macchina è troppo conosciuta e rintracciabile.- non pensavo niente, non provavo niente. -Non sapevo avessi la patente- cercai di mantenermi su discorsi normali, fingendo che stessimo andando a qualche mostra o a fare un giro. -Ci sono tante cose che non sai, Kresley-rispose a voce bassa. -Immagino che le verrò a sapere quando sarà il momento-r eplicai ricordando le parole di Luke. La tristezza mi attanagliò con la prepotenza di un uragano.

Dopo circa mezz'ora di viaggio a tutta velocità, sentii un'imprecazione lasciare le labbra del ragazzo. -Merda- lo guardai mentre aumentava la pressione sull'acceleratore. Qualcosa si intromise sulla nostra corsa, facendo frenare l'automobile. Mike mi guardò, poi mormorò di rimanere in macchina e scese. Lo vidi posizionarsi davanti al cofano dell'auto, mentre due figure si avvicinavano. Cercai di leggere il labiale, ma mi fu impossibile. Capii però che quelli non erano amici.

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Hey, sono tornata! Spero che questo capitolo vi piaccia :)

Volevo avvisarvi che si tratta di una trilogia, dopo Water, air and fire ci sarà It started at the end e per concludere Academy. Oltre che qui io sono anche su wattpad, perciò se qualcuno si trova più comodo lì e vuole scrivermi sappia di avere anche quella possibilità. Vi prego, fatemi sapere che cosa ne pensate. E' molto importante per me, sul serio.


L'auto intanto ingurgitava l'asfalto mentre ci allontanavamo dal mio amato fratello.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Lo vidi parlare con quegli individui vestiti di nero,cercai di leggere il labiale ma non ci riuscivo.L'aria si caricò di elettricità mentre Michael parlava con quelle persone.Non riuscì a definire se fossero maschi o femmine, ma erano più o meno nostri coetanei.Ad un certo punto i miei occhi si posarono su una delle figure. Stava roteando il polso dentro la manica della felpa nera.Quel movimento non mi piacque affatto e cercai di comunicarlo a Michael.Improvvisamente mi ritrovai a essere nella sua mente ''Michael...il tipo a sinistra gioca con il polso...attento non mi piace molto''.Come avessi fatto non sapevo spiegarmelo,era una cosa assolutamente nuova per me e non sapevo se ci sarei riuscita nuovamente.Non ebbi tempo di pensare altro che il ragazzo da me indicato lanciò un raggio (?) di luce nera contro Mike.Sussultai,temendo che lo avrebbe colpito.Aveva avuto una velocità incredibile,io sarei stata senz'altro presa in pieno.Michael invece inalzò un muro di aria,non so bene come, e rilanciò il raggio al proprietario. Ben presto tutti i presenti cominciarono a lanciarsi i poteri addosso.Michael tentava di difendersi dagli attacchi provenienti dalle varie direzioni, proteggendo anche me.Ogni colpo era un sussulto e quando una scia nera sfiorò quel viso pallido e concentrato,sentì un'energia travolgente crescere dentro di me e scorrermi nelle vene fino a raggiungere le dita.Sentì il braccio e la mano scaldarsi,formicolare e muoversi come fossero dotati di vita propria.Un idrante li accanto esplose e la mia mano eseguì un movimento.Incredibilmente l'acqua seguì quello strampalato e involontario comando.Sgranai gli occhi.L'acqua vorticava intorno a Michael proteggendolo dall'infierire di quelle figure nere e agghiaccianti.Scesi dall'auto senza staccare gli occhi dal muro d'acqua che avevo davanti,temevo che potesse crollare.Aprì un varco,non so bene perchè,ma poco dopo delle palle di fuoco attraversarono quella fenditura. Le sagome interruero il combattimento per guardarmi-Sarai nostra-mormorò una,ma potei udirla come se lo avesse urlato.In quel momento la vidi trapassare da un getto di fuoco e aria,che la traversò da parte a parte facendola accasciare al terreno.Il terrore si impossessò di me e dell'altra persona vestita di nero.Pochi secondi e raggiunse l'amico nel mondo dei sogni.Il mio potere sull'acqua si era esaurito,infatti ai piedi di Clifford c'era una pozza umida che lentamente si asciugava,evaporando per il calore che il ragazzo emanava.Lo guardai qualche istante prima di avvicinarmi ai corpi stesi a terra.Poggiai due dita sul collo di una di esse:morta,cosi come l'altra.Sentì una mano rovente afferrarmi il braccio,e nonostante il tessuto spesso della felpa potei sentire il bruciore di quella presa.Alzai lo sguardo dal corpo avanti ai me e michael ordinò-Andiamo via.-strattonai il braccio per liberarmi e dissi-Come puoi essere indifferente?Hai appena ammazzato due persone!-lui non mi degnò di uno sguardo e sibilò-Avrebbero ammazzato noi, o molto peggio.Non hai idea di che bel gesto io abbia fatto.Monta in macchina non voglio sentire Luke blaterare-lo seguì e mi sedetti al posto del passeggero.Mi chiesi se avrebbe ucciso anche noi con una freddezza simile.Lo aveva fatto come se fosse stato un abbraccio.A quel punto qualunque buon proposito nei suoi confronti era sparito.Non mi sarei dovuta avvicinare a lui,avrei dovuto diffidare come faceva Luke.Luke...il mio adorato Luke.Chissàà come se la stava cavando,stava bene?Avevano fatto del male anche a lui?Aveva voluto sacrificarsi per noi e io non avevo fatto nulla per cercare di dissuaderlo.Mi sentivo la nausea all'idea di averlo lasciato solo,averlo abbandonato.Il mio stomaco si rivoltò,avrei voluto urlare a Michael di tornare indietro e aiutare Luke,o morire con lui.Se avessi insistito di più,se mi fossi imposta ora...lui sarebbe qui con me.Sentivo l'ansia salire ognni secondo che cresceva,mi stava lentamente corrodendo.Dopo un'ora comincia a sentirmi esausta,sbadigliavo di continuo e le palpebre erano pesanti una tonnellata. Cercavo qualcosa con cui distrarmi,ma l'imbrunire fuori dell'abitacolo non mi aiutava.Cercavo di concentrarmi, se ero entrata nella mente di Michael,potevo entrare in quella di mio fratello.Ci provai con tutte le mie forze,concentrandomi al massimo sui suoi occhi blu e il suo ciuffo biondoLo immaginai nella mia mente con tutta l'energia che avevo in corpo ma non riuscì a comunicare con lui.Temetti il peggio,ma poi la voce di Mike dissse-So che cerchi di parlare con Hemmings,ma i tuoi poteri sono deboli e lui è troppo lontano-non aveva aperto bocca,quindi mi era entrato nella testa.Mi sentì in qualche modo privata della mia privacy.Lo guardai e poco dopo soffocai uno sbadiglio.Lui guidava sicuro sull'autostrada illuminata dai lampioni.In giro c'erano poche auto e non sapevo se essere sollevata da quella compagnia,o terrorizzata da chi potesse essere all'interno di quelle scatole metalliche.-Possiamo..fermarci un attimo?Ho bisogno di un caffè-dissi a bassa voce.Lui scosse la testa-Devi dormire.Un caffe non ti rigenererà.Ha sforzato troppo il tuo fisico abusando di poteri che non hai mai usato.Dormi e ti sentirai meglio-il suo tono da comandante mi dava sui nervi.Cercai di non alterarmi,ero troppo stanca-Io non dormirò finche non avrò Luke ad abbracciarmi-risposi incazzata.Come poteva pretendere che dormissi quando mio fratello rischiava la vita per me?-Ti avviso io se torna...o qualunque cosa succeda-il suo tono si era addolcito,ma mi dava comunque fastidio che considerasse Luke già come morto.-No-risposi-Non voglio dormire mentre mio fratello rischia la vita per salvarmi.Avrei...avrei dovuto restare con lui-abbassai la voce sulle ultime parole.Mi feci travolgere dalla paura,sentivo l'aria svuotarmi i polmoni e le palpebre non si aprivano più facilmente.Mi addormentai.Non sognai nulla,il nero totale.Non sapevo se quello fosse il nero delle divise dei nostri nemici,se fosse il nero della morte o la semplice assenza di sogni.

Mi svegliai con Michael che mi scuoteva per un braccio.Aprì gli occhi di scatto e mi misi dritta sul sedile.Avevo dormito chissa quante ore in quella posizione scomoda.Lo guardai e...la sua faccia non mi piacque affatto.Era un espressione strana,arrabbiata,delusa o non so che altro.Mi mancava la parola per definirla.Un lampo di disperazione illuminò la mia mente.No,no no no no no.Pensai-Luke-mormorai disperata e speranzosa insieme.Lui annuì-Lui è.....


Mi scuso davvero per lo schifo qui sopra, lo correggerò appena avrò di nuovo il computer, ma adesso sono dal tablet e non riesco a correggerlo come dovrei.
Baci, Onyxandopal

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


-Lui è...- non gli lasciai finire la frase che il panico si impadronì di me. Mi coprii il viso con le mani e mi lasciai andare ai singhiozzi. Non potevo pensare di averlo perso. Lui mi prese i polsi delicatamente e scostò le mani dal mio volto.
-E' di là, vai pure-disse. Solo in quel momento mi accorsi che ci trovavamo in una stanza, ero seduta su un letto con una coperta attorcigliata nelle gambe. Mi liberai dal tessuto scomodo e mi alzai. Un giramento di testa mi costrinse a sedermi nuovamente. Michael mi porse un bicchiere contenente un qualche liquido. Lo guardai confusa e lui mi disse di bere, secondo lui mi sarei sentita meglio. Sinceramente non sapevo se fidarmi, dopo averlo visto uccidere due persone a sangue freddo. Alla fine decisi che dovevo provare, se non altro per essere sicura che Luke fosse realmente tornato. Bevvi in un sorso solo il contenuto del bicchiere e immediatamente mi sentii meglio.
-Ci metterà un po' a farti passare tutto, ma almeno stai in piedi ora- mormorò prima di lasciare la stanza. Notai il mio borsone poggiato in un angolo, ai piedi dell'armadio in legno quasi bianco. Mi alzai e in effetti il mio equilibrio sembrava tornato all'opera.
Varcai la soglia di quella stanza e cercai con gli occhi il viso di mio fratello, mentre con le orecchie tese cercavo di captare la sua dolce voce. Avvertii un rumore in cucina e mio fratello imprecare debolmente. Corsi verso quella che si rivelò una spaziosa cucina. Mi fiondai su mio fratello stringendolo forte a me, come se dovessi accertarmi che fosse davvero lui e non un ologramma. Lo sentii gemere di dolore e mi staccai di pochi centimetri. Lo guardai bene in volto. Era chiaramente stanco e affaticato, il suo viso immacolato mostrava i segni della lotta, che sporcavano quella sua bellezza travolgente. Il labbro era spaccato e c'era del sangue incrostato a colorarlo leggermente, il sopracciglio destro era in compagnia di un piccolo taglio. All'apparenza sembrava doloroso, più degli altri graffi che inquinavano quel volto angelico. I capelli erano spettinati, cosa che mai avrebbe permesso Luke. Gli sfiorai con delicatezza il taglio al sopracciglio e magicamente si rimarginò in fretta. Mi sconvolsi di me stessa e guardai la punta del mio indice, era umida come se avessi toccato dell'acqua.
-Non farlo più,non usare l'acqua guarente- sibilò Luke.
-Come stai?- chiesi ignorando il suo ordine, la sua stupida ossessione per il controllo era l'ultimo dei nostri problemi in quel momento.
-Bene, diciamo- mormorò, ma il suo viso si piegò in una smorfia di dolore quando accidentalmente toccai il suo fianco.
-Cosa è successo?- volevo sapere cosa avesse dovuto passare per difendermi. Era un mio diritto, dentro di me avvertivo la necessità di sapere quanto fossi stata vicina al perderlo.
-Non... non credo sia una buona idea che te lo dica... è troppo per te- se non fosse stato ferito per colpa mia gli avrei risposto a tono, ma dato che stava così a causa mia rimasi zitta.
-Vorrei sapere quanti erano, se non ti spiace- mormorai gentilmente. Non mi sembrava il caso di alzare la voce in quella situazione.
-Tre, dei veri ossi duri. Ce l'ho fatta per un pelo- biascicò.
-Aspetta, vedo se c'è qualcosa per medicarti- affermai prima di andare verso il bagno. Non so cosa mi guidò verso quella stanza, ma sta di fatto che azzeccai subito quale fosse la toilette. Aprii il mobiletto a specchio e tirai fuori il kit di pronto soccorso. Tornai da Luke rovistando dentro il contenitore. Presi il disinfettante e un batuffolo di cotone per poi inzupparlo. Lo passai delicatamente sulle ferite ancora aperte di Luke e lui strinse gli occhi. Wow, anche Luke ogni tanto mostrava delle debolezze. 
-Scusa- mormorai, mi dispiaceva fargli male. Mi accertai di aver disinfettato per bene tutti i graffi che decoravano malamente la sua faccia e applicai un cerotto sul suo zigomo, che era tagliato. Pensai a cosa potessi fare per quel labbro e mi venne in mente che avevo un burrocacao nella borsa. Corsi verso la mia camera e rovistai nella trousse ei trucchi, fino che non trovai un balsamo per le labbra. Tornai in cucina e mi sedetti nuovamente d fronte a Luke, che scosse la testa.
-Non sono una ragazza, non pensare di mettermi quell'affare sulla bocca- sbruffò indicando il tubetto che tenevo in mano.
-Smettila- gli dissi tenendogli il faccino fermo con una mano, mentre con l'atra applicavo il burrocacao sulle sue labbra rosee e screpolate.
-Così guarisci prima .Vuoi qualcosa da mangiare?- chiesi rimettendo il kit del pronto soccorso in ordine e poggiando  il balsamo labbra da qualche  parte sul piano della cucina. Lui annuì debolmentee io sorrisi.
Cercai Michael per chiedergli se cenasse con noi e neanche a farlo apposta lui spuntò in corridoio come se lo avessi chiamato. Preparai la cena, cercando di non pensare. Nel frattempo Luke aveva apparecchiato, nonostante fosse dolorante e praticamente mezzo rotto. Michael si era seduto difronte a lui e sembrava che si parlassero con gli occhi. Mi chiesi se per caso usassero la telepatia, come avevo fatto io con Michael durante quell'imboscata. Sapere che due persone erano morte a causa mia mi dava la nausea. Sapevo di non averle uccise io, ma erano lì perchè cercavano noi, cercavano me. Il fatto che qualcuno cercasse me mi dava i brividi, erano arrivati alla mia scuola e a casa mia. Chissò cosa sapevano su di me e i miei amici. Improvvisamente ringraziai il cielo di non avere troppi amici. Per una volta essere la sorella di Luke Hemmings aveva portato un vuoto intorno a me utile a qualcosa: l'incolumità altrui. Mi sentivo mancare l'aria se pensavo che Irwin e Hood avrebbero potuto trovare e ferire la mamma.
-Oh, Cielo! La mamma! Luke...lei è da sola- sobbalzai sulla sedia rendendomi conto di quello che avrebbe passato se fosse caduta nelle loro mani.
-L'ho avvertita che non tornavamo, lei sa cosa sta succedendo- cosa? Ero l'unica allo scuro di ciò che mi succedeva?
-Come?-chiesi sgranando gli occhi. Lui scrollò le spalle, come se tutto ciò non contasse davvero poi così tanto. Sperai stesse scherzando, perché il suo comportamento mi faceva infuriare.
-Ti avevo detto che avresti saputo tutto a tempo debito e quel momento non è adesso- rispose tranquillamente. -Ma non è in pericolo, sa come difendersi da loro- tutta quella evasività mi infastidiva. Ma lui era ferito per difendermi, si era quasi fatto ammazzare per me e non volevo sembrare un ingrata, dato che non lo ero.
Dopo aver finito di cenare, Luke si alzò lasciando il discorso a metà, come suo solito.
-Scusate, sono distrutto- disse prima di lasciare la cucina. Clifford fece per sparecchiare, ma lo fermai, dovevo impegnarmi in qualcosa che mi impedisse di pensare. Rassettai la cucina per bene, ci volle circa un'ora per riordinare quel casino. Mi sorse un dubbio:dove eravamo? Guardai fuori dalla finestra ma c'era solo il buio. Poi mi riguardai bene intorno, nell'ansia dei momenti precedenti non avevo fatto troppo caso alle cose che mi circondavano. Era la nostra casa in montagna. Mi asciugai le mani in uno strofinaccio, che lasciai sul piano della cucina. Mi diressi verso la stanza in cui mi ero svegliata, ma da una stanza mi sentii chiamare. Guardai dentro e trovai Luke sul letto con le spalle contro il muro.
-Hey, vieni qui- disse battendo la mano accanto a se, sorridendo appena. Era a torso nudo e potevo notare tutti i lividi e le bruciature che i colpi gli avevano lasciato. Gli circondai i fianchi con le braccia e poggiai la testa sulla sua spalla. Sfiorai una delle macchie violacee e mormorai un tagliente e velenoso-Bastardi, se li prendo li ammazzo- lui scosse la testa e sussurrò con tono colpevole la propria risposta.
-Non ho saputo difendermi a sufficenza, non dare la colpa agli altri- mio fratello era senz'altro un pazzo. Non solo aveva sconfitto tre mostri (o almeno io li considravo tali), ma pretendeva di uscirne indenne. Scossi la testa sconsolata, non sarebbe mai cambiato. Pretendeva troppo da se stesso e il suo orgoglio gli impediva di capire che c'era un limite a tutto ,anche a quello che era capace di affrontare da solo.
-Sei stanco, ti lascio riposare. A domani, Lukey- dissi dandogli un bacio sulla guancia.
-Resti...con me?- chiese. La cosa mi sorprese, tanto che rimasi interdetta per qualche minuto. Inclinai la testa di lato, per poi sorridergli avrei fatto di tutto per lui, soprattutto in quel momento.
-Ok, vado a mettere il pigiama e torno.-
Mi fiondai in camera mia e mi vestii per la notte. Mi ricordai improvvisamente di avere un cellulare. COme avevo potuto essere così idiota? Dannazione. Però tanto valeva usarlo per controllare che nessuno mi avesse cercata. Avevo molti messaggi da parte di Corinne e James. Risposi solo alla prima, non avevo ancora voglia di parlare con lui. Quello che aveva fatto mi aveva lasciata al quanto perplessa, perché sinceramente non me lo aspettavo. Sapevo che era un tipo... attivo in fatto di ragazze. Aveva una scia di ammiratrici da qui alla Lombardia. Eravamo amici certo, e magari c'era dell'attrazione fisica, ma lui aveva corso alle conclusioni sbagliate. Lo consideravo un grande amico, era dolce, simpatico, gentile e disponibile, oltre che un bel ragazzo. Ma da qui a provare qualcosa per lui ce ne correva di acqua sotto i ponti. Sapevo benissimo che avrebbe visto che avevo letto i messaggi, ma non mi importava molto. Non che me ne infischiassi di lui, ma avevo bisogno di un po' di tempo per digerire l'accaduto. .Inoltre le parole di Clifford... se davvero tutti mi consideravano la sua ''puttanella'' allora dovevo tracciare un confine ben marcato tra la realtà e la fantasia degli studenti del Northwestern.
Tornai in camera di mio fratello e lui mi fece spazio nel letto. Alzai l'angolo delle coperte e mi ci infilai sotto .Mi accocolai al corpo caldo di Luke, che mi strinse tra le braccia forti. Lo guardai per un po', aveva un aria assorta e distante.
-Cosa pensi?- gli domandai sottovoce, per paura che la voce troppo alta avrebbe potuto ferirlo.
-Ho avuto paura-rispose in un sussurro appena udibile. Aveva cominciato a carezzarmi i capelli azzurri, con una delicatezza sconvolgente. Non sembrava lo stesso ragazzo che aveva sconfitto tre nemici da solo.
-Di cosa?-gli chiesi.
-Di perderti...di non vederti più, di non poterti più abbracciare, sorridere o sgridare quando fai di testa tua. Ho avuto paura di lasciarti nelle mani di Clifford senza una protezione. La cosa peggiore è che quando ti ho salutata, non ti ho neanche dimostrato un po' di affetto. Se non ti avessi più rivista non me lo sarei mai perdonato.- la sua voce era rotta dall'emozione, nonostante fosse un flebile sussurro. In quel momento capii quanto io e lui fossimo legati, quanto bene ci volessimo e quanto terrore avessimo provato quando eravamo separati.
-Sai, io ho avuto paura che non saresti tornato. Ho avuto il terrore di sentir dire a Michael ''non ce l'ha fatta'', se tu fossi stato preso, o peggio, per colpa mia... io penso che non sarei sopravvisuta. Quando Michael è venuto a svergliarmi perchè eri tornato, pensavo che tu non ce l'avessi fatta  ho cominciato a piangere. Quando invece ti ho visto, lì in piedi in cucina, il mio cuore è impazzito di gioia.- risposi io mentre una lacrima percorreva indisturbata la mia guancia.
-Non piangere piccola, non ce n'è bisogno. Io sono qui-cercò di sorridermi, ma vedevo il rammarico nei suoi occhi blu.
-Ti voglio bene, Lukey- mormorai sul suo petto, mentre la sua mano tracciava delle carezze sui miei capelli azzurri.
-Ti voglio bene anche io Kresley- notai con piacere che mi aveva chiamata con il mio primo nome.In pochi attimi caddi in un sonno profondo e tranquillo.

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Hey! Ciao! Eccomi qui con un nuovo aggiornamento, spero non ci siano troppi errori grammaticali e lessicali. Volevo avvisarvi che non so quando potrò aggiornare perché ho un concorso a scuola e mi devo preparare molto bene, perciò spero di essere presente ma non prometto nulla.
Grazie per il tempo che passate a leggere la mia storia, è molto importante per me.
Love you all, Frael

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Mi svegliai e il letto era vuoto, freddo senza il corpo di mio fratello. Sentivo un mormorio sommesso arrivarmi dalla cucina. Mi alzai e mi cambiai velocemente, per poi dirigermi in cucina, per l'appunto. Non appena misi piede nella stanza le due voci si fermarono, il che mi fece capire che forse ero io l'argomento discusso. Non ci diedi troppo peso, non avevo voglia di incrementare la mia paranoia. 
-Luke che vuoi fare con la scuola?- ero preoccupata dal fatto che avrei perso l'anno
.-Cosa? Ci sono pazzi furiosi che ci cercano e tu ti preoccupi di una stupida scuola?- strillò.
-Sai, non mi è permesso sapere che cazzo mi sta succedendo intorno. E comunque mi preoccupo, sì. Te hai già perso un anno e io ho una reputazione scolastica da difendere!-obbiettai. Avevo bisogno di concentrarmi su qualcosa di reale, di concreto, di normale.
-Luke deve sapere perchè scappiamo.- si intromise Michael.
-Non se ne parla, è troppo piccola-rispose freddamente Luke.
-Deve imparare a controllare i suoi poteri, è un bersaglio troppo facile così- disse tranquillo il ragazzo coi capelli fucsia.
-No. Ci siamo noi a proteggerla.- ribadì  mio fratello. Mi stavo spazientendo, sembrva quasi che non fossi lì con loro.
-Sentite, ora come ora preferirei sapere perchè mi cercano che come alluvionare la città.- mi imposi. Non mi interessava minimamente di sapermi controllare. A che sarebbe servito se non sapevo nemmeno da chi dovermi difendere?
-Senti. Io non la addestrerò e non permetterò lo faccia tu. Clifford- ringhiò rabbioso mio fratello.
-Hello? Sono qui per vostra informazione. E ora o mi dite che diavolo succede o vi affogo-. Date le mie capacità, non ero da prendere sotto gamba, sebbene non sapessi da dove cominciare per creare l'acqua.
-Non ci tengo grazie- sbuffò Clifford lanciando un'occhiataccia a mio fratello.
-Ok. Insegnale a combattere. Ma se ti fa evaporare sono cazzi tuoi- l'ultima frase era riferita a me.
Sistemai i capelli azzurri dietro la nuca, raccogliendoli in una coda.
-Mike- lo richiamai mentre stava per uscire.
-Sì?- domandò guardandomi negli occhi.
-Perchè fa così? È davvero meglio se non so usare questa... cosa che ho dentro?-chiesi grattandomi le mani.
-Questa cosa non ce l'hai dentro Kres, questa cosa sei tu. E tuo fratello deve solo capire che prima ti sai difendere da sola prima saprai sopravvivere anche senza di noi- il suo tono era di ghiaccio. Mi sentii gelare il sangue nelle vene.
-Ci abbandonerai, vero?- un nodo in gola mi fece trattenere il respiro.
-Vi abbandono solo se ci lascio la pelle. Ormai sono in ballo-. Annuii, senza un vero motivo. Erano tutti così sfuggenti.
Dimenicai la morsa della fame che mi aveva svegliata, mi avvicinai alla finestra e guardai fuori. Mi coprii la bocca con la mano. Cominciai a tremare, mentre l'aria attorno a me si caricava di energia. Le lacrime mi annebbiarono la vista. Avvertii un rumore, il lavello si era aperto a tutta potenza.
-Ma che cazzo...?- la voce di Lucas che entrava nella cucina mi fece trasalire. Lo guardai sgomenta.
-Cazzo. Kresley datti una calmata. Ci farai morire affogati così-. Eravamo nella nostra casa in montagna. Quella dove papà ci portava tutte le estati e improvvisamente la nostalgia mi aveva afferrata per la gola e trascinata giù.
-io... Luke non...- balbettai cercando qualcosa da dire che non fossero insulti, ero sconvolta e non sapevo con esattezza che cosa sarebbe uscito dalle mie labbra.
-Lascia stare ok? Credo che Michael ti aspetti per addestrarti- il suo tono era piatto e distaccato, quasi stesse parlando ad un computer e non a sua sorella.
-Perché fai così?- lui indurì la mascella prima di rispondere.
-Sei tutto ciò che mi è rimasto e devo vederti nelle mani di Clifford. Non è esattamente la mia giornata migliore.- Non mi guardava, i suoi occhi puntavano il pavimento bianco. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, appoggiando la guancia tra le sue scapole.
-Mi dispiace. Ma se imparo a cavarmela da sola, non dovrai più rischiare la vita per me.- La mia guancia venne inumidita da una lacrima.
-Non voglio che tu faccia qualcosa solo per proteggere me- rispose.
-Nemmeno io voglio che rischi per me, vogliamo la stessa cosa, no?- Una debole risata lasciò le sue labbra, prima che si girasse per ricambiare l'abbraccio.
-E' diverso. Io ho il dovere di proteggerti, tu hai il dovere di salvarti.-. Alle volte sapeva essere piuttosto testardo, cosa poco utile visto che potevo essere più testarda di lui.
-Se devo salvarmi ho bisogno di sapermi controllare.- usai la sua frase a mio favore, ero più piccola non più scema.
-Ah, hai vinto. Sei troppo furba signorina- gli lasciai un bacio sulla guancia.
Uscii di casa e trovai Michael nel giardino sul retro, intento a prendere grandi respiri.
-E' così buona qui- disse, alludendo all'aria intorno a noi.
-Lo so. Era da un po' che io e Lukey non veniivamo a respirarla.- non mi andava di spiegare il perché, tanto di sicuro lui era più informato di me sulla mia vita.
-Cominciamo?-.Quel brusco cambio di argomento mi fece solo confermare i miei sospetti.
-Non so come fare- confessai.
-Sbaglio o riesci a esercitare il tuo potere solo quando provi forti emozioni?-.Ci pensai su. In effetti era successo quando avevo avvertito il pericolo a scuola, quando in macchina avevo notato il comportamento strano di quel ragazzo incappucciato e poco prima,  quando la tristezza mi aveva avvolta.
-Si, beh per quel che posso saperne. Vorrei però essere indipendente, poter usare il mio dominio sempre.- .Lui parve perdersi nei propri pensieri. Aspettai per quelli che mi sembrarono minuti infiniti
.-Vieni qui-Mi disse. Mi posizionai davanti a lui, . Lui mi girò intorno, fino ad essere alle mie spalle.
-Ora rilassati. Chiudi gli occhi e immagina nella tua testa una grande fonte d'acqua.-Sì, perché avere l'acerrimo nemico di tuo fratello alle spalle che ti impartisce ordini ti aiuta a rilassarti. Chiusi gli occhi e figurai nella mia mente un lago.
-Ok, ora porta una mano davanti a te-Alzai la mano destra davanti a me con il palmo verso l'alto
.-Concentrati bene. Ora immagina di spostare l'acqua dal lago al tuo braccio.- Provai a vedere la scia d'acqua percorrere la lunghezza del mio braccio.
-Ora sprigiona il getto verso il prato.- Ruotai il polso e il palmo si girò verso il prato.''Forza ,Forza!'' pensai. Mi faceva male la mano, ma nemmeno una goccia d'acqua.
- Andiamo! Deve funzionare!-ero frustrata
.-Tranquilla. Riprova .Non ti agitare.- provò a tranquillizzarmi Michael. Il suo fiato sul collo mi metteva in soggezione. Sentii improvvisamente caldo, come se mi avessero dato fuoco ''Svegliati Kres, il tuo amico la dietro è un dominaore del fuoco''. Oh, stupida coscienza. Non sta un attimo zitta.
-Hey, concentrati. Aspetta ti aiuto-Poggiò una mano sul mio polso, era davvero calda.
-Adesso riprovaci, io cerco di aiutarti.- Riprovai almeno una ventita di volte, prima di staccarmi annoiata da lui. Mi misi le mani nei capelli.
-Che diavolo di problema ho? Dovrei riuscirci. Ti ho quasi ucciso a scuola e ho alzato un muro per proteggerti quando ci hanno attaccati. Perché ora non ci riesco!?-.Soffocai un urlo di rabbia e due secondi dopo una nuvola carica d'acqua si diede alla pazza gioia sopra la testa di Michael. Oddio, avevo creato la nuvola di Fantozzi. La risata di Luke arrivò alle mie orecchie forte e chiara.
-Spegnila! Falla smettere Luke!- gli intimai. Lui continuava a ridere, portando indietro la testa
.-Scusami Michael.- ero mortificata .Immaginai la nuvola muoversi verso di me, ci misi tutto l'impegno di questo mondo e finalmente essa si spostò lentamente verso di me. Alzai una mano, istintivamente e la pioggia si riversò nel mio corpo senza nemmeno inumidirmi.
-Ok, ti sto sul culo. Ma farmi il bagno così mi sembra troppo- si lamentò, mentre delle fiamme lo avvolgevano .Sembrava incazzato.
-Ehm, ti prego, non te la prendere... non l'ho fatto apposta!-indietreggai fino a trovarmi con le spalle contro un albero.
-Non voglio darti fuoco, mi sto asciugando- disse mentre il vapore si sollevava dal suo corpo andando a raggiungere il cielo.
-Scusami.- mi scusai.
-Ok. Cambiamo strategia, vieni qui.-ordinò. Mi avvicinai cautamente a lui, dopo averlo visto appiccarsi un incendio addosso ne ero spaventata. Ok che era il suo elemento, ma darsi fuoco come se si fosse cambiato la maglietta non era proprio la cosa più bella da vedere. L'erba intorno ai suoi piedi era leggermente secca, doveva aver fatto evaporare anche l'acqua delle piante.
-Abbiamo capito che sei impulsiva. Strano, di solito siete tranquilli voi dell'acqua. In genere siamo noi dominatori del fuoco quelli istintivi.-cosa c'entrasse l'impulsività con il dominio non lo avevo proprio capito, ma meno domande facevo, più risposte ottenevo.
-Quindi?-chiesi a due passi da lui.
-Quindi non devi pensare troppo e agire.- Mi abbracciò da dietro prendendomi i polsi e unendoli davanti a noi. Mi mancò il fiato per quello scatto improvviso, e una flebile scia d'aqua si sprigionò dalle mie dita.
-Visto?- sussurrò al mio orecchio. La sua voce era dannatamente bassa e roca, mannaggia a lui.
-Si.- mormorai. Lanciai uno sguardo a Luke. Sembrava volesse congelare Michael.
-Quindi dobbiamo solo capire cosa ti fa scattare sul serio e come controllare i tuoi attacchi-.In pratica dovevo fare da cavia da laboratorio.
-Come si fa?-domandai mettendo le mani sui fianchi, dopo aver preso le distanze da mr criniera colorata.
- Non lo so... andiamo per tentativi- Ah, bene ottima strategia.
-E il premio per il miglior stratega va a... rullo di tamburi... Michael Clifford!- esclamai esasperata.
-Sai, se tuo fratello desse una mano...- brontolò. Lo fissai nei suoi occhi verdi e mi venne l'istinto di alzare la mano al cielo. Nuvole spesse e scure si addensarono sulle nostre teste.
-Uh uh abbiamo trovato il tasto per farti partire!- esclamò Luke battendo le mani. Ritirai il braccio lungo il fianco, e il sole tornò a splendere.
-Wow. Cioè... mi odi così tanto?-chiese ferito Mike. Scossi la testa.
-No, ma non sopporto che si metta in mezzo Luke.- Lucas intanto si era avvicinato a me e mi aveva abbracciata.
-Clifford stai sul culo ad ogni Hemmings che conosci -rise Luke. Gli tirai un leggero pugno sul braccio.
-Taci- gli intimai.
-Va bene, io torno dentro. Osa approfittare di mia sorella e ti pentirai di essere stato pensato dai tuoi genitori- Ringhiò.
-Tranquillo non te la tocca nessuno la tua sorellina... a parte Reevers- sussurrò l'ultima parte guardandomi dritta negli occhi. Strinsi le palpebre in due fessure e un blocco di ghiaccio si formò intorno ai suoi piedi. Ridacchiò.
-Oh, guarda piano piano ti stai migliorando-. Sospirai esasperata . Sarebbe stato un lungo addestramento.

Rimanemmo in giardino delle ore intere, ma più provavo a controllare i miei poteri, più i miei sbalzi di dominio diventavano casuali. Non ne ero proprio capace.
-Ma mi spieghi una cosa? Come cazzo pensi di salvare la vita a tuo fratello se nemmeno riesci ad usare i tuoi poteri?-.Brutta mossa Clifford, davvero brutta mossa. Puntai la mano verso di lui ed un raggio potentissimo si acqua misto ghiaccio lo scaravento a quattro metri da me, sdraiato a pancia all'aria che si teneva lo stomaco. Mi avvicinai a lui vittoriosa.
-Come pensi di sopravvivere se non tieni la bocca chiusa?- chiesi di rimando porgendogli la mano. Lui la afferrò, ma anziché alzarsi mi trascinò giù con sé. Chissà come mi ritrovai sotto di lui. Il suo viso a venti centimetri dal mio, e il suo sorriso sornione gli illuminava gli occhi.
-Clifford se vuoi posso anche colpirti più in basso. Se non volevi avere figli bastava dirlo- lo minacciai portando la mano più in basso, senza però toccarlo.
-No, grazie. Ci terrei ad avere dei mini me-roteai gli occhi.
-Povera la donna che ti trova.- gracchiai dispiaciuta.
-Povero l'uomo che trova te- rispose.
-E se non fosse un uomo?- lo misi alla prova incrociando le braccia al petto.
-Cosa? Tu sei..- scoppiai a ridere e gli diedi un buffetto dietro la nuca.
-Ma no! Volevo vedere la tua reazione. Credimi la tua faccia è impagabile.- feci qualche passo in direzione della casa, ma mi sentii afferrare per il polso e mi voltai. Ero a due centimetri da Michael. Dalle sue labbra, dai suoi occhi cristallini e dal suo respiro caldo.A due centimetri dalla porta per l'inferno.
-Dovresti vedere la tua in questo momento.-Ghignò soddisfatto. -Ti dona il rossore sulle guancie- mi prese in giro accarezzandomi la guancia con la punta di un dito
.-E a te sta bene un paletto di ghiaccio nel petto- risposi spingendolo via.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Il mio addestramento continuava, seguita passo passo da Michael e sotto lo sguardo vigile di mio fratello. Capivo che non gli piacesse Michael, ma stare lì come uno stoccafisso a osservare senza dare uno straccio di aiuto, mi metteva solo il nervoso.
-Ok, riproviamo. Devi essere più veloce- Esclamò Michael per la milionesima volta. Mi lanciò contro palle di fuoco, precedute da un getto d'aria che avrebbe sradicato un albero. Puntai i palmi verso il basso e mi sollevai in aria, feci una giravolta in orizzontale quattro metri sopra la sua testa e atterrai alle sue spalle. Diedi vita ad un ''drago'' di acqua che lo avvolse per il busto, gli afferrò i polsi e glieli congelò a mo' di manette dietro la schiena, mentre un altro flusso d'acqua gli fece lo sgambetto e cadde a terra. Lo liberai, mentre prendevo un respiro. Mi sembrava di aver corso per ottanta chilometri senza fermarmi.
-Ok, quasi. Ci hai messo troppo. Piuttosto, salta più in basso ma ne guadagni in velocità-. Il tutto era accaduto in appena dieci secondi e lui pretendeva che fossi più veloce? Diamine avevo dei limiti anche io. Considerando che in una settimana avevo imparato a fare quello che Luke aveva appreso in anni era già un miracolo. Certo, ero stata costretta ad imparare in fretta e non ero sicura della qualità della cosa.
-Possiamo fare una pausa? Mi sento esausta- implorai, guardando quei due occhi verdi trasparenti.
-Ok. Prendi fiato.- Si muoveva ad una velocità incredibile, quasi veloce quanto la luce. Edward Cullen a confronto era una tartaruga. Me lo ritrovai davanti, mise una mano sul mio collo, sotto i capelli che avevo lasciato sciolti e mi accarezzo lentamente.
-Scusa se ti sto facendo stancare tanto, ma è necessario- La sua vicinanza mi metteva in ansia, mandava in subbuglio il mio essere. Forse era perché eravamo elementi opposti, forse era perché Luke mi aveva sempre detto quanto lui fosse pericoloso, sta di fatto che mi agitava non poco la sua presenza a così pochi centimetri da me.
-Lo so e non mi sto lamentando- mormorai a sguardo basso.
-Mi stai rendendo fiero di te- I suoi occhi di smeraldo incastonati nei miei mi facevano entrare in un mondo parallelo, ove vagavano i nostri pensieri più nascosti, mescolandosi e confondendomi. Alle volte mi chiedevo se fossi io a voler imparare a combattere o se lui mi avesse manipolata a suo piacere.
-Non lo faccio per te- Risposi, passando velocemente la lingua sulle labbra, improvvisamente secche.
-Lo fai per tuo fratello, ne sono consapevole.-Dovevo interrompere quel contatto prima di impazzire del tutto. Mi allontanai da lui e gli diedi le spalle, per poi andare verso la casa. Mi voltai e ruotando il braccio innalzai un muro di ghiaccio, che bloccò la raffica di vento che mi aveva mandato contro Michael.
-Questa era troppo prevedibile Clifford-. Esclamai con una smorfia.
-Sei fantastica! Hai reagito in un secondo-. Gli alzai il dito medio e andai in camera mia.
Mi gettai sul letto e chiusi gli occhi. In quel momento mi sentivo come in Paradiso. Ero così stanca che quando Luke parlò non lo sentii.
-Spegni quest'affare che continua a suonare- pensai di averlo sognato.
- Kresley Hemmings spegni questo dannato affare!- Urlò. C'erano  trecento telefonate da parte di James. Risposi prima che chiudesse nuovamente.
-Senti io sono dovuta partire per... problemi di famiglia. Non mi cercare, ti chiamo poi io- chiusi senza dargli il tempo di replicare. Spensi il telefono e lo gettai da qualche parte intorno a me. Non mi accorsi nemmeno di essere caduta in un sonno profondo. Sentii una voce che mi chiamava, era profonda e mi sembrava di conoscerla...papà!
-Kresley, dovete scappare. Vi hanno trovati- disse. Sembrava anche lui esausto.
-Papà?-lo chiamai.
-Sì, Kres, sono io. Scappate finché siete in tempo e AHHHHH- urlò straziato. Mi svegliai di soprassalto e scesi dal letto. Corsi in cucina e guardai Michael. Capii che aveva avuto anche lui una visione.
-Cazzo.- mormorai.-Era papà e mi sembrava provato...come se lo stessero torturando.- Mi tirai i capelli.
-Dobbiamo andare- Ordinò Luke alzandosi di scatto dalla sedia. Ognuno si mise a raccogliere quanta più roba possibile.
-Quanto abbiamo?- Chiese Luke guardando prima me e poi Michael.
-Non troppo. A giudicare dal tono di vostro padre, saranno qui tra un paio d'ore. Il tempo necessario ad arrivare in città e prendere il primo volo.-. Mi feci due calcoli sulle possibilità di scampare al secondo tentativo di rapimento. Anzi terzo.
-Sbrighiamoci, penseremo per strada a che cosa fare- Sospirai aumentando la velocità dei miei movimenti, assomigliando sempre più ad una pazza schizofrenica.
-Preso tutto?- Chiesi mentre salivamo in auto.
-Lasciate qui i cellulari.- Ordinò Michael. Tirai fuori dal telefono la micro sd, dove avevo tutte le foto e i ricordi più importanti.
-Andiamo- Dissi io. Ero seduta nei sedili posteriori e tenevo d'occhio la strada dietro di noi con la paura di vedere auto tagliarci la fuga e catturarci. Mi sentivo una fottuta criminale.  Prendendo una curva ad una velocità suicida, andai a sbattere con il braccio contro la portiera. Gemetti di dolore e togliendomi la felpa notai che mi ero bruciata.
-Cazzo- imprecai. Lo sguardo di Michael saettò su di me attraverso lo specchietto retrovisore.
-Ti sei fatta male?- Chiese con gli occhi preoccupati e le sopracciglia aggrottate.
-Prima devi avermi ustionata e non ce ne siamo accorti- risposi osservandomi la scottatura. Faceva anche abbastanza male.
-Ci fermiamo alla prima farmacia e compriamo qualcosa, ok?- Chiese guardandosi intorno.
-No, non abbiamo il tempo per questo. Luke sei capace ad usare l'acqua come medicina? Come ho  fatto io la settimana scorsa con il tuo taglio?- Chiesi guardando speranzosa mio fratello.
-Certo. Michael sappi che se non stessi guidando ti ammazzerei- Si spostò agilmente nel sedile accanto al mio-Dammi qua- Ordinò dolcemente prendendomi il braccio tra le mani. Chiuse gli occhi e parve concentrarsi, poi passò la mano sul segno rosso acceso che mi percorreva il braccio. Sembrava quasi che mi facesse il solletico con una piuma, anziché guarirmi un ustione.
-Grazie-mormorai affondando il viso nell'incavo tra spalla e collo.
-Di niente piccola mia- mi cinse con le braccia. Mi diede un bacio sui capelli.
-Io ancora non ho capito per quale motivo scappiamo- affermai dopo un po
-Te lo spiego quando arriviamo a destinazione, è complicato.- Rispose Luke, in un mormorio
- Mike dove stiamo andando?- domandai guardando la chioma rosa acceso alla guida.
-Firenze, Italia-. Sgranai gli occhi e scattai a sedere, spaventando Luke per il movimento brusco.
-Cosa?-volevo accertarmi che non mi prendesse in giro.
-Mia zia ha una casa li, possiamo starci per un po'. Finché non troviamo una soluzione.- Sorrisi, anche se stavamo scappando andavamo a Firenze, una delle città che più avrei voluto vedere al mondo.

Arrivammo in aeroporto e prendemmo i biglietti, ovviamente avvalendoci della capacità persuasiva di Michael. Aveva presentato i nostri documenti, tramutandoli però in quelli di persone in realtà inesistenti tramite la manipolazione mentale.
-Un giochetto da ragazzi- scrollò le spalle. Mi sentivo male a mentire così tanto, era illegale una cosa simile!. Aspettammo il nostro volo, guardandoci intorno come se aspettassimo di vedere saltare in aria tutto.

Un'ora dopo ci eravamo imbarcati e stavamo sorvolando Sydney e dintorni.
-Dormi pure Bella, ti chiamo tra un po'. Facciamo i turni per dormire, così se vediamo qualcosa di strano ci avvertiamo a vicenda.-

Aprii gli occhi quando mi sentii scuotere debolmente per la spalla.
-Hey- mormorai sbadigliando.
-Ascolta, ora state svegli tu e Michael. Se vedi qualcosa, o se senti qualcosa, svegliami- Disse piano Luke.
-Ricevuto. Buona notte- gli diedi un bacio sulla guancia e mi misi sull'attenti. Michael era seduto oltre Luke, mentre io ero attaccata al finestrino. Da quella posizione non mi era facile osservare gli altri passeggeri, ma volli fidarmi di Michael. Lo guardai per un momento, a prima vista non sembrava avere dentro di se la forza dell'aria e quella del fuoco, d'altronde nemmeno io sapevo di essere una fontana bionda che cammina.
-Cosa c'è?- chiese Mike, guardandomi perplesso
-No, nulla. Scusa mi ero persa nei miei pensieri- Mi sentii avvampare così guardai fuori. Dopo un po' mi venne un dubbio.
-Che dirà tua zia quando ci vedrà piombare lì?- chiesi. Stavamo mettendo in pericolo un'altra persona?
-Lei non sta a Firenze- rispose scrollando le spalle.
-Ah... senti Michael, pensi che potrei riuscire a contattare mia madre?-La speranza dilagava in me e mi consumava
-Se provassi ad usare i tuoi poteri potrebbero trovarci. Lasciamo una specie di traccia, come i cellulari-Spiegò a bassa voce, piegandosi verso di me per quanto il corpo di Luke gli permettesse.
-Ho capito-. Ero vagamente delusa, ci tenevo a parlare con la mamma, ma non potevo rischiare che ci catturassero. Non le avrei mai più parlato così.

Il taxi ci lasciò davanti ad un palazzo, che scoprii appartenere tutto alla zia di Michael. In realtà erano due appartamenti, ciascuno a due piani. Però, se la passavano male in famiglia eh? Entrammo e rimasi meravigliata. Era carino, accogliente e dava un senso di famiglia quasi reale.
-Ci sistemiamo al terzo piano, mi è più facile vedere intorno.- Istruì Michael mentre salivamo le scale. Mi chiesi se avesse le chiavi.
-Ma per aprire come fai? Voglio dire, sotto c'era la chiave nel vaso, ma qui?-Lui scoppiò a ridere
–Domino il fuoco tesoro. Mi basta una piastrina di metallo come questa e mi plasmo tutte le chiavi che voglio. Meglio che dal ferramenta.- Mi sventolò davanti al naso una piastrina di metallo stile soldato, e scaldò prima di infilare nella toppa. Continuò a scaldare la ''chiave'' mentre faceva girare intorno ad essa dell'aria fredda per non sciogliere la serratura. Sorrise soddisfatto aprendo il portone.
-Ecco a voi la nostra umile dimora.- Esclamò con un gesto teatrale. Luke roteò gli occhi con disappunto e mi scappò da ridere.
- Allora, sopra ci sono due camere, qua sotto una e un bagno oltre che la cucina e il salotto. Come ce le dividiamo?- Chiese poggiando la sacca a terra con poca delicatezza
– Voi due da soli non potete stare- brontolò Luke.
-Nemmeno voi due, rischiate di darvi fuoco o annegarvi nel sonno- replicai mettendomi i capelli dietro le orecchie.
-Allora i signori Hemmings sopra e io qua da solo- Annunciò dirigendosi verso una stanza.
-Dammi ti porto su la borsa- Disse Luke prendendomi dalle mani la sacca con i vestiti.
-Grazie.- ero davvero stanca, soprattutto mentalmente. 

Un'oretta dopo avevamo ordinato tre pizze e stavamo sul divano a mangiare.
-ora mi dite perché ci cercano?- chiesi, bevendo poi un sorso di Fanta.
- Allora è una lunga storia.- Cominciò Michael.-Secoli fa, il numero di dominatori degli elementi era elevatissimo, c'erano numerose popolazioni per ognuno dei quattro elementi. Fuoco, Acqua, Aria e Terra. Convivevano tutti pacificamente. Certo alle volte vi erano delle divergenze tra fuoco e Acqua, Terra e Aria, ma si risolveva tutto in fretta. Ogni dominio aveva una specie di capo, guru o guida insomma. I dominatori Alpha. I loro poteri erano illimitati, avevano capacità incredibili. Erano invincibili. Però tutto questo comportava delle responsabilità. Dovevano difendere la propria parte di dominatori dagli Oscuri. Gli Oscuri erano una forza negativa di grande intelletto e potere, abili combattenti. La prima regina di essi, Nix, si innamorò follemente di un dominatore della terra. Ma non uno qualsiasi, ma del'Alpha. Perciò, attraverso dei malefici, cercò di ottenere il cuore dello sciagurato. Ma il cuore di Sal era forte, e non cadde in quei giochetti. Allora la donna maledisse i dominatori della terra, proferendo che si sarebbero estinti quando l'erede al trono degli Oscuri sarebbe stata nuovamente una ragazza.- Non capivo cosa centrasse ciò con noi, infondo era storia vecchia, se non addirittura leggenda.
-Ma cosa ha a che fare con noi?.-Domandai guardando il cartone della pizza vuoto.
-Beh, nessuno diede retta alle ciance di una megera, e nessuno si curò di temerla. La sua profezia si avverò due secoli fa, quando al trono salì Calissa. E ogni dominatore della terra morì, in seguito ad un epidemia legata al loro dominio. E questo centra con noi, perché siamo gli unici a poter riportare in vita i dominatori della terra.-. Continuavo a non capirci niente, ma più domande trovavano risposta, maggiori erano i miei dubbi.
-E se riuscissimo a resuscitare quel dominio?- La faccia di Luke variò visibilmente.
-Se ci riusciamo mentre siamo in libertà, allora possiamo mettere la parola fine allo sterminio di dominatori. Se ci catturano e ci fanno trovare i dominatori della Terra, addio al genere umano.-. Un brivido di paura percorse la mia schiena.
-No, aspetta. Di che sterminio stiamo parlando?-Domandai sporgendomi in avanti rispetto allo schienale del divano.
-Oh ecco cosa ho dimenticato di dirti. Gli Oscuri hanno rapito tutti i dominatori di acqua, aria e fuoco nel tentativo di trovare gli Alpha. Senza il potere di essi il dominio della terra se lo possono sognare.-. Il mio cervello fece le somme.
-Quindi voi siete gli Alpha di acqua, aria e fuoco. Mikey, sei doppio Alpha, dato che hai il dominio di aria e fuoco. Che cosa comporta essere un Alpha?- Michael scoppiò a ridere, come se ci fosse qualcosa di divertente, che io ovviamente non percepivo.
- Io si, ma l'altro Alpha sei tu Kres.- Rimasi scioccata, non sapevo nemmeno cosa volesse dire essere un Alpha.
- Cosa? Come fai a dirlo?- La mia voce si alzò di un ottava, mentre Luke fulminava con lo sguardo Michael.
- Hai visto le Sentinelle arrivare e hai previsto che stavano venendo a prenderci. Inoltre, i tuoi poteri si sono sviluppati ad una velocità incredibile, e il tuo controllo di essi è migliorato in pochi giorni.- Vidi lo sguardo di Luke infuocarsi ed un secondo scattò in piedi.
-Non è giusto! Dovevo essere io l' Alpha!- non potevo credere che lui fosse geloso di questo.
-Tu sei geloso di questo? Davvero? Rischio di farmi ammazzare per questo stupido..- mi interruppe ridendo.
-No Kresley! Dovevo essere io l 'Alpha così tu ne saresti rimasta fuori! Tu saresti rimasta al sicuro da loro-. Lo abbracciai.
-Luke, non si sceglie cosa essere. Non l'ho scelto io e lo avrei evitato...- .Scosse la testa, ed un ciuffo biondo gli ricadde sulla fronte. Sbuffò esasperato per poi annunciare di stare per andare a dormire. Guardai Michael, che scuotendo la testa mi fece capire che non ne sapevo nulla . Salii velocemente le scale, incespicando nei miei piedi. Bussai alla camera di Luke. Non rispose, così mi permisi di aprire la porta. Infondo ero sua sorella e potevo permettermi un gesto simile.
-Luke...- Lo chiamai, sedendomi sul letto al suo fianco. Mi dava la schiena e non parlava.
-Luke, per favore- Lo scossi per le spalle, al che si girò.
-Kres, io mi odio. Hai la responsabilità di essere un Alpha, quando avrei dovuto esserlo io. Non doveva capitarti questa sciagura.-  Mi abbracciò, stringendomi al suo petto. Sospirai. Non doveva sentire i sensi di colpa.
- Ascoltami, ora non possiamo farci nulla. Ti prometto che appena le acque si calmeranno, smetterò di usare il dominio. Fino ad allora, mi farò aiutare dal ragazzo coi capelli tinti qua sotto. Lui è un bravo insegnante, anche se non lo sopporti. Devi solo pazientare un po'- Mi diede un bacio sui capelli.
- Kresley, promettimi solo che non ti innamorerai di lui-. Rimasi a bocca aperta per qualche secondo.
- Non mi innamorerò mai di Clifford.- gli lasciai un bacio sulla guancia e andai a dormire.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Narratore esterno

Era mattino presto, intorno alle sei e dieci. Michael sgattaiolò nella stanza di Kresley senza farsi vedere. La osservò mentre dormiva, i capelli azzurri sparsi sul cuscino, un ciuffo a coprirle gli occhi chiusi. La pelle candida era davvero in contrasto con la maglia scura che indossava. Michael pensava che fosse davvero bellissima, che sarebbe stata anche di ottima compagnia, se non fosse cresciuta con Luke. Effettivamente, lei gli somigliava molto. Infondo erano fratelli, no? Sinceramente, non sapeva perché fosse andato a guardarla. Qualcosa lo aveva spinto a svegliarsi ad un'ora indecente solo per lei. Era come se una voce nella sua testa gli dicesse di controllarla. Assorto nei suoi pensieri, non si era accorto che il sonno di lei si era fatto agitato. Aveva cominciato a rigirarsi nel letto, quasi fosse in preda a delle crisi epilettiche. Il suo corpo fremeva, scosso da spasmi incontrollati. Improvvisamente, del ghiaccio prese a formarsi intorno a lei, partendo dalle sue mani ed avvolgendola in una morsa. Gli occhi azzurri di Kres si spalancarono fissando il soffitto. Eppure non erano gli occhi dolci e vispi di Bella, ma bensì erano illuminati di una luce blu che a tratti si scuriva. Michael aveva già visto quella scena due anni prima, con l'ultimo dominatore dell'aria che avesse incontrato. Lilith stava tentando di impossessarsi di lei attraverso i sogni utilizzando una connessione di tipo sanguigna. Nelle sue mani Lilith aveva il padre di Kresley, probabilmente. Mike si avvicinò a lei e tentò di scuoterla, di svegliarla, senza riuscirci. Se non si fosse fermata, il ghiaccio le avrebbe non solo stretto il collo, ma sarebbe caduta in ipotermia. Michael non sapeva proprio come reagire, l'acqua non era il suo elemento! Decise che avrebbe potuto sciogliere il ghiaccio attraverso il fuoco. Esercitò il proprio dominio, ma quel ghiaccio era come stregato, non si riusciva a scioglierlo nemmeno in superficie. Fu irrimediabilmente preso dall'angoscia. Sapeva di non poterla perdere, non voleva perdere la piccola Kres. Non sapeva per quale strano motivo, ma sapeva che se per qualche ragione lei fosse morta, lui l'avrebbe raggiunta con lo spirito. Fisicamente sarebbe sopravvissuto, ma la sua anima sarebbe stata legata all'aura azzurra della ragazza davanti a lui. Continuando a scaldare il corpo di Kresley sotto quello spesso strato di ghiaccio, cominciò ad urlare.
-Luke Luke!-. Ripeté le urla finché il ragazzo non entrò in camera.
Devi aiutarmi. Io non riesco a sciogliere il ghiaccio, cerca di controllarlo-. Luke si concentrò, cercando di non pensare che quella che stava per essere posseduta era sua sorella. Stava facendo appello a tutti gli dei che conosceva, anche a quelli in cui non credeva. Era diventato multi religioso pur di salvare l'unica ragazza che meritasse il suo cuore, la sua piccola Kresley. Si era ostinato a proteggerla per diciassette anni, non avrebbe permesso che il destino gliela strappasse via ora.

Kresley's pov

Sentivo freddo, tanto freddo. Era come se mi avessero infilata in un blocco di ghiaccio. Mi sentivo bloccata, come se fossi incatenata. Gridavo, ma la mia voce non usciva. Un turbinio di voci si riversò nella mia testa, voci che non conoscevo. Mi chiamavano, mi pregavano di seguirle. Dicevano che sarei tornata a casa, con Luke e i miei genitori e avrei potuto dimenticarmi di dominatori, Alpha e poteri magici. Mi tappai le orecchie, ma i suoni vennero amplificati. Tutto cessò con l'arrivo di una donna. Era bellissima, aveva dei lunghi capelli neri, che sfioravano il pavimento scuro sul quale camminavamo. Il suo viso, come il suo corpo, era perfetto. Simmetrico, immacolato, sembrava una statua greca scolpita nel marmo più pregiato. Una veste nera le fasciava impeccabilmente la figura slanciata e perfetta. Sembrava il mix perfetto delle doti di bellezza conosciute dall'uomo.
-Ciao Kresley- mi salutò, con una voce soave.
-Non so chi sei- risposi sottovoce, non volendo essere scortese.
-Ti davano fastidio, quelle voci?- chiese avvicinandosi ancora.
-Grazie per averle fermate-Ringraziai con un cipiglio sul volto. Qualcosa in tutta quella perfezione mi faceva scattare un campanello d'allarme.
- Se vuoi, posso farle smettere per sempre. Devi solo farmi un piccolo favore- la sua voce era invitante, era una tentazione irresistibile. L'eco lontana di mio fratello che mi chiamava mi distrasse.
-Non li ascoltare... dammi retta. Vieni con me piccola mia. Posso darti la pace e la normalità che desideri. Mi basta una tua parola...- Sentivo la voce di Michael e quella di Luke chiamarmi.
-Non ascoltarli, loro non vogliono il tuo bene. Vogliono che tu sia tormentata, non ti permetteranno di trovare la pace-. Il suo tono era piuttosto scontroso. Eppure qualcosa mi diceva di non fidarmi, di scappare.
–Io non so chi sei- replicai. La donna scoppiò a ridere, portando indietro la testa. Non capii cosa ci fosse di comico nella situazione. Improvvisamente sentii caldo, un caldo terribile. Era come se qualcuno mi stesse appiccando un fuoco addosso.
-Sinceramente, trovo difficile fidarmi di qualcuno che non conosco- Continuai, indietreggiando man mano che lei avanzava. Rise ancora.
-Mi conosci invece, sono Lilith-. Quando sentii quel nome, tremai da capo a piedi. Pregai che qualcuno mi svegliasse, doveva essere necessariamente un incubo, se fossi stata sveglia non sarei affatto stata da sola. Si avvicinò ulteriormente, ma le mie spalle toccarono un muro spuntato dal nulla. O forse c'era, ma non lo avevo notato dato che tutto intorno a me era nero. Innalzai un muro d'acqua, ma lei lo attraversò senza problemi. Ormai era a circa quattro metri da me, troppo vicina per i miei gusti. Trasformai quell'acqua in uno scudo di ghiaccio, nel tentativo di proteggermi. Maledetta strega, nemmeno il ghiaccio la fermò. Spiccai un salto, atterrando alle sue spalle. Implorai il cielo che qualcuno mi svegliasse sul serio questa volta, non sapevo come difendermi da lei. Una voce spiccò su tutte, quella di Michael.''Bella, svegliati dannazione''. Stava cercando di entrare nella mia testa, dato che la voce di Luke mi arrivava invece affievolita, come se avessi dei tappi nelle orecchie.
-non lo ascoltare, permettimi di aiutarti. Lasciami i tuoi poteri, e ti prometto che tu e tuo fratello tornerete a casa sani e salvi, potrete dimenticare questa storia.-. Ero tentata dall'accettare, non volevo dover rischiare la vita per qualcosa che nemmeno avevo mai visto in vita mia. Le parole di Luke trillarono nella mia mente, forti e chiare.''Se ci catturano e ci fanno trovare i dominatori della Terra, addio al genere umano''. Strinsi i denti, il calore si propagava sempre più e mi parve di stare per incendiarmi. Guardai Lilith, che ghignava divertita.
-Scusa, ma mi fido di mio fratello- e la lasciai lì, finalmente ero riuscita a svegliarmi.

Osservai la stanza intorno a me, non riuscendo bene a mettere a fuoco le cose.
-Hey- mi salutò dolcemente Luke.
-Grazie, Lilith ha cercato di convincermi a seguirla.- Tossicchiai, sentendomi debolissima.
-Ti è salita la febbre. Ti sei congelata da sola- spiegò Michael chinandosi a guardarmi.
-Di la verità, mi stavi dando fuoco?- chiesi a bassa voce, mentre le palpebre si facevano pesanti.
-No, cercavo di sciogliere il ghiaccio che ti avvolgeva- Rispose misurandomi la febbre con un termometro.
- Per Ignis, hai quarantuno!- Che razza di imprecazione sarebbe quella?- Ignis è il primo dominatore del fuoco- spiegò leggendomi il pensiero.
-Dovresti smetterla di leggerle il pensiero – disse Luke. Concordai con lui.
- Ascolta, ora ti do una tachipirina, ma vado in farmacia a prendere qualcosa di meglio ok?- Annuii, prendendo la pastiglia che mi stava passando Michael.
-Siamo stati costretti a farti venire la febbre. Tra il fuoco e il ghiaccio ti è salita la febbre, ma è meglio dell'ipotermia, no?- Sorrisi a Luke, chiudendo gli occhi per dormire.
Mi svegliavo ogni circa cinque ore, per mangiare, prendere le medicine e controllare la febbre. I primi tre giorni in Italia passarono così. Un giorno Michael si presentò con due tubetti di tinta in mano.
-Dobbiamo cambiare colore entrambi, così sarà più difficile che ci trovino. E dobbiamo mettere delle lentine colorate. Luke è un normalissimo biondo con gli occhi azzurri, forse l'unica peculiarità è il piercing ma basta che se lo tolga per uscire e siamo a posto.-
- Ok, per cui dovrei ritingermi i miei stupendi capelli azzurri?- Chiesi alzando un sopracciglio.
-Sì. Perciò scegli una delle due tinte, a me non importa quale- Osservai attentamente i due colori, cercando di immaginarmici. Alla fine optai per la tinta color Bronzo, mentre lui ebbe quella castana.

Quando asciugai i capelli del tutto, mi osservai con il mio nuovo colore. Non era poi così male, ma mi piacevano molto i miei capelli azzurri. Anche vedere Michael con un colore normale era strano, era strano non essere accecata dalla sua chioma.
- Che colore vuoi le lenti?- Mi mostrò qualche scatola di lentine. Le osservai per un attimo.
-Queste color miele.- esclamai dopo un po'. Lui me le porse e prese per se quelle castane. Arrivò Luke che afferrò quelle color ametista.
-Meglio non rischiare, no?- chiese guardando Michael.
-Ok, fa come vuoi- rispose lui alzandosi.-
- Mi piacciono i tuoi capelli.- Mormorò Luke sedendosi accanto a me.
-Grazie, ma appena posso me li rifaccio azzurri.- risposi. Lo osservai. Con il cambio di capelli e di occhi, non sarei più sembrata sua sorella. Mi legai i capelli in uno chignon, mi davano fastidio davanti agli occhi.
-Penso che dovremmo insegnarti a mettere uno scudo alla tua mente mentre dormi, così non cercheranno di entrare nei tuoi sogni.- Spiegò Luke. Non capivo come avrei fatto a mettere uno scudo .
-Ha ragione.- asserì Michael tornando da noi con le lenti scure sugli occhi. Nonostante il colore diverso, io vedevo le stesse iridi chiare.
-Come faccio?- chiesi osservando mio fratello e Michael.
-Beh, devi immaginare una catena che avvolge i tuoi sogni e un lucchetto, di cui solo tu hai la chiave.-. Facile a dirsi, un po' meno a farsi. Mi immaginai una catena aggrovigliata ad un proiettore, non so perché paragonassi i miei sogni ad un proiettore.
-Tenta con più convinzione, riesco ancora a leggerti nel pensiero- Rafforzai la barriera, immaginandomi più catene, più lucchetti. Eppure Michael continuava a leggermi nel pensiero.
-Proviamo in un altro modo. Prova a mettere un blocco di ghiaccio intorno al proiettore- Lo feci, cercando di creare il blocco più spesso possibile.
- Dai ci sei quasi, riesco a leggere sempre meno pensieri- mi incoraggiò Michael. Rafforzai ulteriormente lo scudo con delle stalagmiti di ghiaccio. Era impressionante quanto il mio dominio fosse potente . Sentii Michael esultare, segno che la mia mente era protetta per la notte. I miei pensieri potevano essere letti da lui, ma i sogni erano diventati off limits.

Continuammo ad esercitarci nel dominio, dovevamo stare attenti a non farmi scoprire, quindi dovevamo fare allenamenti molto molto limitati.

Io e Michael eravamo usciti per fare la spesa, perché se fossero andati lui e mio fratello, avremmo rischiato di far saltare in aria Firenze. Entrammo nel super mercato forniti di lista con il necessario. Capire dove fossero le cose era difficile, le informazioni erano scritte tutte in italiano e io di italiano sapevo poco (pizza e spaghetti, per intenderci)
-Ricordami di imparare un po' di italiano quando torniamo alla casa- Non riuscivo a chiamarla casa, non era casa mia quella.
-Non credo staremo qui abbastanza tempo perché tu impari la lingua- rispose mentre ci aggiravamo per le corsie.
-Capisco-. Non capivo perché, ma da quando eravamo in fuga io e Mike non parlavamo quasi più. Forse era la pressione, forse era per Luke o per chissà cosa. Ad un tratto mi sentii tirare e la mia schiena si scontrò con il busto di Michael.
-Lo so che per tuo fratello stai cambiando opinione su di me, ma ti prego di guardarmi con i tuoi occhi e non con i suoi- Mormorò. Improvvisamente avevo caldo, un caldo terribile. Mi girai e mi trovai a pochi centimetri da lui.
-Michael, io ti guardo come mi pare. Per ora non riesco avederti in maniera diversa da come fa Luke. Non credo che l'acqua si sia mai fidata del fuoco e viceversa. Siamo contro le leggi della Terra-. Lui si staccò e tenne le braccia lungo i fianchi. 
-Il fatto è che io mi fido di te. Se non ci fidiamo tra noi, è la fine. Capisci che siamo gli ultimi a sapere ciò che sappiamo?- Lo capivo, ma non voleva necessariamente dire che dovessi fidarmi ciecamente di lui.
-Ciò non vuol dire che mi getterei in un burrone se tu mi dicessi '' tranquilla ti prendo io''- replicai, guardandolo di traverso.
-Oh certo. Però chi ti ha insegnato a controllarti? Luke non voleva che tu imparassi- Eh,no tesoro. Luke non lo nomini così come ti pare.
-Luke non centra nulla! Non metterlo in mezzo!- Mi sistemai nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Gli diedi le spalle prima di continuare a parlare.
-Prima finiamo prima torniamo da Luke. Non mi piace dividerci.- Mi incamminai a passo spedito a destra e manca, cercando le cose che ci servivano. Circa un'ora dopo arrivammo alla cassa. Avevamo un mucchio di roba da pagare, ma a giudicare dalla casa che occupavamo i soldi erano l'ultimo dei problemi.
-Date una festa?- Chiese il cassiere sorridendomi. Era giovane, avrà avuto vent'anni. Ovviamente parlò in inglese, ci aveva sentiti discutere sulla quantità industriale di insaccati comprata da Michael.
-No, facciamo scorte... abitiamo abbastanza isolati e veniamo qui una volta ogni tre settimane- risposi ricambiando il sorriso. Un grugnito lasciò le labbra di Michael e gli diedi una gomitata.
-Che c'è?- gli chiesi mentalmente.
-Se la smetti di flirtare pago e ce ne andiamo a casa- Sbuffai e lo aiutai a sistemare la spesa nei sacchetti. Pagò e uscimmo. Quando fummo a pochi passi dalla macchina, ricordò di aver dimenticato qualcosa e tornò dentro. Uscii nuovamente dopo un quarto d'ora. Lo rimproverai con un occhiata di fuoco, ah ah ah bella battuta Kres.
- Mi spieghi cosa c'è di tanto sbagliato nel provare a fidarti di me?- Sbottò Michael dopo un po'. Lo guardai per qualche secondo.
-Sento che se mi fiderò, finirò con l'affezionarmi e non è un lusso che mi posso permettere.-Spiegai. Sentivo che se mi fossi azzardata a fidarmi di lui, me ne sarei innamorata. Perché era dannatamente facile perdere la testa per uno come lui: bello, forte, intelligente, sicuro di se, furbo, eccentrico, dolce, stronzo, idiota e assolutamente affascinante. Per non parlare del mistero che lo avvolgeva, era sempre fottutamente evasivo, il che lo faceva spiccare ai miei occhi. Era un miglio davanti a tutti gli altri, in qualsiasi cosa. Se poi contavamo che mi stava aiutando con i miei poteri, assumevo un ottica troppo intima con lui.
-Per quale ragione fidarsi sarebbe un lusso?- Mi domandò fissandomi. Si era fermato sul ciglio della strada, in un parcheggio.
-Michael sai meglio di me che siamo in mezzo ad una guerra! Ci sono persone che vogliono ucciderci, e sai com'è, se mi fido di te e poi ti perdo, resto nella merda- Spiegai cercando di imporre la mia idea.
-E quindi io dovrei fidarmi a vuoto? Dovrei darti la mia fiducia, nonostante io odi gli Hemmings, solo perché sei tu?- Era furioso e cominciava a fare caldo. Aprii lo sportello dell'auto.
-Ripartiamo solo dopo che ti sei calmato, sai non voglio saltare in aria.- Ero arrabbiata. Nessuno gli aveva chiesto di fidarsi di me, nessuno gli aveva detto che dovevo piacergli.
-Lo so, nessuno mi ha chiesto di fidarmi di te ne di farmi piacere la tua presenza, ma...- Lo interruppi con un pugno sul braccio.
-Smettila di intrufolarti nella mia testa!- Spalancai la bocca, magari aveva letto anche i miei pensieri su quanto lo trovassi... interessante.
-Sai vorrei proprio capirti! Sei peggio di tuo fratello!- Lo afferrai per il collo della maglia e lo sbattei contro il muro davanti a me.
-Tu mio fratello nemmeno lo devi pensare- ringhiai contro il suo viso.
–Sei dannatamente eccitante quando fai così, ti salterei addosso se avessi un dna diverso- Lo liberai allontanandomi.
-Fai sempre più schifo, Clifford- Incrociai le braccia al petto. 
-E tu diventi sempre più rossa!- Mi beffeggiò. Ghignai.
-Se vuoi ti congelo i genitali, così eviti di eccitarti-. Divenne improvvisamente bianco, iù di quanto già non fosse.
-No grazie. Vorrei dei discendenti. Monta in auto e torniamo a casa, prima che Luke mandi i nostri predecessori a cercarci- Predecessori?
-Gli Alpha che sono venuti prima di noi, non ti sto leggendo la mente, ma immagino che stessi per chiedermelo.- Fantastico ora mi prevedeva pure!

Sbattei la portiera irritata, Michael non aveva fatto altro che darmi fastidio nell'ultimo tratto di strada fino a casa. Sperai vivamente che la convivenza durasse poco.

I giorni passavano e noi eravamo sempre più nervosi, poiché più tempo stavamo lì, più era facile che ci trovassero. Ogni giorno e ogni notte facevamo i turni per dormire e allenarci. Luke aveva superato la sua avversione per il dominio dell'acqua e ora si allenava con noi. Non sapevo di preciso quanto tempo ci restava per programmare le nostre mosse, ma sperai fosse abbastanza per organizzarci come si deve. Non pensavo a quello che avevo lasciato a Sydney, ne a mia madre o a Corinne. Non potevo permettermi il lusso di sconcentrarmi. In quel momento ero in cucina e facevo ondeggiare mezzo litro d'acqua da destra a manca e da sopra a sotto. Quando ero nervosa lo facevo per calmarmi. Feci scorrere il liquido lungo il mio braccio, per poi farmi avvolgere il viso. Chiusi gli occhi, beandomi della sensazione di pace che mi dava stare '' a mollo'' nell'acqua. Intravidi attraverso le palpebre chiuse Michael. Liberai l'acqua lasciandola cadere nel lavandino, per poi avanzare verso il mio strano vicino di banco.
-Che mi devi dire?- gli chiesi parandomi davanti a lui.
-Dobbiamo andare in un posto, Kres- Mi sussurrò fissandomi negli occhi. Anche con le lenti colorate, era capace di farti perdere nelle sue iridi magnetiche.
-Dove?- chiesi sussurrando a mia volta. 
-Lo saprai quando ci andremo. Vestiti e andiamo- Il suo tono autoritario mi irritava sempre, ma dato che ero sotto la sua protezione oltre che sotto il suo insegnamento, non potevo obbiettare.

Michael mi aveva portata nel posto peggiore di tutta Firenze. Se da un lato c'erano gli Uffizi e lo scintillio della bella città, Ponte Vecchio e compagnia, lui aveva scelto la parte più brutta. Il lato malfamato di Firenze, quello che conoscevano in pochi. Quello del ghetto, dove non bisognava girare da soli, dove le auto erano inesistenti o venivano tenute sotto l'occhio attento dei cecchini. Sembrava una scena da film, ma era assolutamente reale. Mi strinsi nel mio giubotto di jeans, maledocendo il ragazzo accanto a me per non avermi avvertita sulla nostra visita turistica al centro del degrado. Se avessi saputo dove saremmo andati, di certo non avrei indossato jeans attillati e un top senza maniche. Quelle sembravano le strade dove avresti potuto essere uccisa o stuprata. Lanciai un'occhiataccia a Michael.
-Cammina a testa alta, ma non guardare nessuno negli occhi e non fissare niente. Camminami vicino- Ai suoi ordini. Non sbuffai, ma mi trattenni per miracolo.
-Mi spieghi che cosa facciamo qui?- Lui si fermò e mi guardò attraverso gli occhiali da sole.
-Devo parlare con una persona... ci può aiutare-. Ero sconvolta.
-E perchè sono venuta con te?-. Chiedergli perché mi avesse trascinata li con la forza suonava troppo irriverente.
-Perchè diventa più gentile se vede una bella ragazza-.Incrociai le braccia al petto.
-Anni di lotte per essere vostre pari e poi i nostri diritti vengono buttati nel cesso così. Questa è strumentalizzazione della donna, ne sei consapevole?-Chiesi irritata.
-Si, ma preferirei non avercelo contro.- Continuammo a camminare quando mi irrigidii.
-Michael, ho l'impressione che ci stiano seguendo- Mormorai aggrappandomi al suo braccio. I suoi occhi si puntarono su di me.
-Devo scansionare la zona?-Lo guardai ovvia e risposi.
-Preferirei di sì-Si concentrò e dopo un po' riaprì gli occhi, facendomi perdere nelle sue iridi verdissime coperte dalle lenti a contatto.
-Niente. Calma piatta-Sospirai sollevata.
-Forse sono solo paranoica- Mi scostai da lui, distogliendo lo sguardo.
-Tieni alta la guardia, e fai bene. Voi ragazze siete molto più sensibili al pericolo, lo sentite arrivare a chilometri di distanza.- Avvertii dei passi avvicinarsi e mi votai in quella direzione.
-Quale onore Ron- Esclamò un ragazzo sui vent'anni. Michael mi disse mentalmente di inventarmi un nome, nessuno doveva sapere quello vero.
-Ciao Marco- Rispose con un ghigno.
-Vedo che hai portato compagnia,... chi è questo bel bocconcino?- Domandò Marco avvicinando una mano al mio viso, ma venne prontamente fulminato da Michael e ritrasse il braccio lungo il fianco.
-Lo sai che non mi piace quando si toccano le mie cose-Proclamò minaccioso.
-Su , non te la prendere! Non credevo ti fossi portato dietro una così bella ragazza-Trattenni a stento un conato di vomito.
-Pensavo sapessi che ho buon gusto- Asserì Michael.
-Ottimo. Pensi di potermi omaggiare della sua piacevole presenza?- Se vuoi ti omaggio io del ghiaccio nel cuore. Guardai Michael esterrefatta, e lui mi avvolse le spalle con un braccio.
-Mi spiace, ma non condivido-Mi lasciò un bacio sulle labbra e dentro di me si scatenò una tempesta. Sapevo che stava solo dimostrando il suo possesso su di me per tenere alla larga Marco, eppure qualcosa mi fece capire che mi avrebbe baciata comunque. Si staccò con un ghigno divertito. 'Luke ti ucciderà' Gli intimai mentalmente.
-Tranquilla piccola, tuo fratello non lo saprà.- Soffiò a pochi centimetri dal mio viso. Lo gelai con lo sguardo.
-Fratellone geloso? Cos'è Ron, ti piacciono le sfide?- Rise Marco. Avrei voluto rispondere, ma sapevo che era meglio tacere. Cinsi il fianco di Michael con un braccio, per sottolineare che io non volevo entrare nelle grazie di nessuno lì a Firenze. La mia mano tastò una superficie dura e non si trattava di certo dei muscoli scolpiti di Michael. Era... era una pistola. Ne tracciai titubante il contorno, finché Michael non afferrò la mia mano con la sua e intrecciò le nostre dita. Cosa diavolo ci faceva con una pistola addosso? Cominciai a sudare freddo, cercando però di nasconderlo. 
-La tua ragazza sembra nervosa, c'è qualcosa che non va Ron?-. Dannazione, se ne era accorto.
-No, solo che devo prendere delle pastiglie e non le ho dietro. Ron sai cosa succede se non le prendo.- Dovevo far si che non si accorgesse che avevamo una pistola.
-Tesoro, perché non le hai prese prima di partire?- Chiese con falsa apprensività Michael.
-Scusa io credevo che ci avremmo messo meno. Sbrigati e andiamocene, non voglio sentirmi male- Però, ero un'ottima attrice. Era proprio vero che la paura rende l'uomo furbo.
-ok. Marco dimmi le informazioni che ti ho chiesto. Non voglio che lei stia male- Ordinò in tono grave stringendomi pericolosamente a lui. Inspirai il suo profumo, pregando che Marco ci lasciasse in pace. Cominciarono a discorrere in Italiano e io non capivo nemmeno una parola.
Appena tornammo a casa salii velocemente le scale, per chiudermi in camera. Non potevo credere a ciò che era successo, lui non solo mi aveva mentito, mi aveva nascosto di avere una pistola!
-Kres, aspetta- Mi voltai furiosa e lo guardai.
-Aspettare cosa? Che tu mi dicache hai una calibro nove addosso?- Urlai, sapendo che Lucas non era in casa.
-Volevo dirtelo, ma ti saresti spaventata!-Da quando davano il porto d'armi ai  minorenni?
-Perchè diavolo avevi un'arma da fuoco?-Abbassai il tono della voce. Lui si avvicinó, ma non potevo indietreggiare dato che avevo il muro alle  mie spalle.
-Dovevo proteggerti e non potevo usare i miei elementi-posò una mano sulla mia guancia, chiusi le palpebre per evitare di sprofondare nei suoi occhi meravigliosi.
-Perché fai tutto questo?- Domandai guardando il muro accanto a me.
-Devo proteggere l'ultimo Alpha che resta. Non posso permettermi di restare solo.-Quindi era solo una questione di puro egoismo. E io avevo anche immaginato che un minimo ci tenesse a me.
-Sporco egoista- ringhiai liberandomi dalla sua presa e chiudendomi in camera sbattendo la porta. Lanciai dell'acqua contro lo specchio e la ghiacciai, per poi frantumarla. Michael era un bastardo. E io ero una cogliona a fidarmi di lui.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Ero furiosa con Michael. Ok che mi doveva proteggere, ma almeno avvisarmi! Come se fossi incapace a fingere. Avevo finto per sedici lunghi anni che mi stesse bene essere "La sorellina di Hemmings" a scuola e dovunque altro. Credeva che avrei fallito nel fingere di essere tranquilla? Se voleva che io mi fidassi di lui, stava sbagliando strategia. Mi vestii in fretta, con un jeans e una maglia a maniche corte sopra la quale indossai una camicia di Luke. Avevo litigato con mio fratello perché volevo i miei spazi, ma i suoi vestiti erano il posto migliore del mondo. Avevano il suo profumo, cosa che mi mancava. Da quando era iniziato tutto quel casino, io e il mio Hemmo avevamo preso troppe distanze. Lui non sopportava l'idea che Michael mi addestrasse e io non sopportavo l'idea di non poter fare qualcosa per fermare gli Oscuri. Cazzo, era colpa loro se mio padre e migliaia di altri dominatori erano scomparsi o morti.
Uscii dalla stanza e scesi le scale. Mentre andavo in cucina incontrai quella testa di rapa di Clifford. Lo ignorai, terminando il mio percorso davanti alla dispensa, dalla quale recuperai i biscotti d'avena e un bicchiere. Mi versai del succo d'arancia e mi appoggiai al piano della cucina.
-Come fai a mangiare quella roba? C'è dentro più burro che altro- Gemette Michael guardandomi. Fissai il muro davanti a me senza degnarlo di una risposta.
-Mi senti?-Domandò. Trangugiai il succo e lasciai il bicchiere nel lavandino. Rimisi al loro posto i biscotti e senza guardare il padrone di casa feci per tornare in camera mia.
-Potresti almeno degnarti di rispondere- Sibilò seguendomi in salotto. Mi fermai e dandogli le spalle gli lanciai una bolla d'acqua in faccia. Me ne andai salendo in terrazza. Quella casa era enorme e pur non conoscendo Firenze, immaginai che fosse una delle più grandi. Mi appoggiai alla ringhiera e guardai verso l'orizzonte. Non molto lontano si vedeva Ponte Vecchio. Sapevo che se mi fossi concentrata e avessi innalzato la coscienza ad un livello maggiore, avrei potuto notare ogni singolo dettaglio del ponte, anche un granello di polvere. Sospirai. Mi mancava l'Australia, mia madre e Corinne. Ma forse era meglio così, loro sarebbero state al sicuro o almeno speravo. Ci speravo moltissimo. La porta si aprì e anche senza voltarmi sapevo che si trattava di Clifford. Sentivo il suo profumo, sentivo i suoi passi leggeri e le fibre dei jeans tirare leggermente mentre camminava. Era danantamente caldo, maledetto dominatore del fuoco. Tenni lo sguardo sulla città mentre un leggero vento mi spostava i capelli ormai non più azzurri.
-Potresti smetterla di ignorarmi? Non lo sopporto-Gli lanciai uno sguardo veloce, carico di rabbia. -Puoi quanto meno, dirmi cosa ti ho fatto?- Al che esplosi, non potevo più tenermi tutto dentro.
-COSA MI HAI FATTO? DAVVERO CLIFFORD?-urlai. Avrebbe potuto sentirmi chiunque. -Non solo mi nascondi di avere una pistola, mi porti anche in mezzo al peggior quartiere di Firenze, mi tratti come un'idiota e mi baci come se nulla fosse! Se sono così scema come dici, perché non ti trovi un altro Alpha più intelligente o magari una ragazza che stia ai comodi tuoi?- In quel momento, il fuoco era meno incandescente. Mi afferrò per le spalle e mi baciò di nuovo, godeva nel farmi incazzare. Lo allontanai lanciandolo dall'altra parte del terrazzo mentre lui rideva.
-Che cazzo hai fatto a mia sorella?- Tuonò Luke mettendosi davanti a me, mentre una scia d'acqua gli vorticava intorno alla mano. Colpì Michael, che rispose. Si stavano letteralmente lanciando addosso i loro domini. Era spaventoso. C'era questa specie di connessione con Michael e Luke che mi faceva provare dolore per ogni colpo che ricevevano loro. Certo, non era troppo intenso, ma c'era. Qualcosa dentro di me mi disse di mettermi a protezione di Luke, così mi misi davanti a lui innalzando un muro d'acqua. Sfortunatamente mentre ancora lo innalzavo, una fiamma mi colpì al ventre e un altra al alla spalla. Caddi con la schiena a terra e lo sguardo verso l'alto. Luke si accasciò al mio fianco, con moltissima preoccupazione dipinta in volto. Tremava di rabbia.
-Come ti è saltato in mente?- Chiese, nonostante sapessi che voleva urlarlo.
-Dovevo proteggerti- balbettai tra un colpo di tosse e l'altro. Non auguravo a nessuno di essere bruciato. Luke poggiò le mani sulla mia pancia, usufruendo dell'acqua guarente. Purtroppo i suoi poteri erano meno forti dei miei e così affievolì solo il danno, rendendo l'ustione da terzo grado a primo. Stessa cosa fece con la spalla. Faceva malissimo, quando appoggiava le mani sul mio corpo. La maglietta era carbonizzata, ma fortunatamente mi ero tolta la camicia e quella era intatta. Luke mi alzò lentamente il busto e me la infilò piano. Sfregando sulla mia pelle, il tessuto mi dette fastidio. Lo sguardo di Luke era furioso, mentre Michael stava a debita distanza.
-Io ti ammazzo, lurido bastardo.- Tuonò con rabbia Luke, alzandosi e provando ad avvicinarglisi.
-Luke, lasciami da sola con lui- mormorai. Lui mi guardò come se fossi impazzita. Lentamente mi alzai in piedi.
-Sto per esplodere, Luke. Non voglio che tu mi veda in quello stato. Va a comperarmi una pomata per le scottature. Per favore, fidati di me-. La verità era che dentro di me sentivo che stava per succedere qualcosa di orribile e non volevo che Luke fosse nei paraggi. Era come se una vocina nel mio cervello gli stesse urlando di scappare. Gli diedi un bacio sulla guancia, come se quella fosse l'ultima volta. Lo accompagnai alla porta e osservai ogni suo tratto. Avevo quasi paura di dimenticare come era fatto mio fratello.
-Sei sicura?- mi chiese combattuto.
-Sto per scatenare l'uragano Katrina in una casa di duecento metri quadri, non credo ti convenga esserci in mezzo.- Scherzai con un sorriso malinconico. Chiusi la porta e andai alla finestra. Lo vidi uscire dal palazzo con il cappuccio tirato su e il ciuffo che leggermente spuntava fuori. Camminava svelto, a testa leggermente china.
-Senti... mi dispiace, io non volevo colpirti- Biascicò dspiaciuto Michael alle mie spalle.
-Non volevi colpirmi, non volevi baciarmi, ne omettere di avere una calibro nove attaccata ai jeans.- Risposi andando in camera a cambiarmi. Mi misi una maglia dei Nirvana di Luke e rimisi la camicia sopra. Mi guardai allo specchio. Ero diventata un mostro.  Rispondevo male, perdevo facilmente la calma, avevo solo voglia di piangere e nascondermi. Ma non potevo fare nessuna di queste cose, ero vincolata da un destino che non mi ero scelta. Ovviamente, non mi sarei tirata indietro. Dal mio sacrificio dipendeva la vita di molte, troppe persone e se mai fossi riuscita a ritrovare i dominatori della Terra, o a farli rinascere, avrei potuto dire di aver fatto qualcosa di buono nella mia vita. 

Avevo un senso di inquietudine a serrarmi la gola, come se mi stessero strangolando. Scensi le scale ed andai a prendere un bicchiere d'acqua. Lo sguardo di Michael era addolorato, ma se lui avesse saputo dosare i colpi, non saremmo stati in quella situazione. Alzai gli occhi al cielo mentre ripeteva ulteriormente le sue scuse.
-senti smettila Michael. E stato un incidente, va bene. Adesso però basta. Non posso passare il tempo ad ascoltare le tue scuse- Lui mi mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre il mio cuore rallentava il proprio ritmo. 
-Non avrei mai voluto farti del male, solo che tuo fratello mi manda in bestia. Non lascia che tu viva la tua vita. Prima mi hai allontanato quando ti ho baciato, ma lui si è intromesso. Dovrebbe imparare che puoi scegliere da sola cosa vuoi e cosa no- Chiusi gli occhi e presi un respiro. 
-Luke vuole solo proteggermi, si è sempre preso cura di me per questo e non ha nemmeno un amico a causa mia. Non l'ho mai visto portare un ragazzo a casa per giocare alla play, non l'ho mai visto andare da mamma e dirle'' hey c'è tale ragazza che mi piace, vorrei un consiglio''. Niente di niente. Ha sempre messo me al primo posto e io... non posso che ricambiare.- Lui si avvicinò ulteriormente, lasciando troppo poco spazio tra di noi.Trattenni il respiro per poi convenire.
-Ciò che stiamo facendo è terribilmente sbagliato-Lui rise.
-Dovresti eclissare la tua vita? PER LUI? Vuoi davvero impedirti di essere felice, di provare sentimenti per qualcuno?- Cosa volesse insinuare mi era poco chiaro, ma se stava andando a parare dove immaginavo io, sarebbe diventato uno spezzatino di Alpha.
-Cosa vorresti insinuare? Che sono innamorata di te? Ma per favore! Non farmi ridere -Scoppiai a  ridergli in faccia, mentre lui assottigliò le palpebre, avvicinando le labbra al mio orecchio.
-Ley,Ley... spero tanto che tu ti accorga che è sempre tuo fratello a scegliere per te. Abbi una volontà, Kresley-. Quel ragazzo meritava un nobel per la facilità con la quale mi irritava.
-Ma ti ascolti quando parli? Luke non c'entra nulla.  E poi, ho forse scelto di stare qui? No. Ho forse scelto questo destino? NO, perciò Michael, evitiamo questo discorso e- venni interrotta dal campanello. Mi allontanai rapidamente da Michael e appena aprii la porta, un urlo strozzato lasciò le mie labbra. Hood. Spiccai un salto indietro lanciandogli contro una sfera di ghiaccio, che lui evitò con forse troppa eleganza. Dietro di lui notai un allegro e furbo Irwin, che sorrideva beffardo e mi guardava soddisfatto.
-Ma guarda un po', le hai insegnato i giochi con l'acqua...- Michael si posizionò davanti a me. In un secondo tutto cadde nel caos più totale.
CI stavamo dando contro l'un l'altro. Io e Michael ci guardavamo le spalle a vicenda, in una lotta impari. Loro potevano sparire da un posto all'altro e nessuno sapeva dove sarebbero apparsi. Ben presto mi stancai, resistendo comunque più di Michael, ma non potevamo mollare. Mentre lottavo, avevo fatto in modo che la punta di una lancia, fatta ovviamente in ghiaccio, incidesse un avvertimento sul tavolo di legno. La casa era a soquadro, sembrava ci fosse davvero passato uno tsunami. Il sudore mi appiccicava i capelli alla fronte, mentre i muscoli bruciavano per lo sforzo. Inoltre, la temperatura in quella casa era altissima, sui forse quarantacinque gradi. E andava bene che le correnti d'aria di Michael e i miei getti d'acqua raffreddavano il fuoco. Irwin e Hood erano invece calmissimi, quasi fosse una routine per loro. Avevo la sensazione che il quasi fosse superfluo, che quella era davvero la loro routine. Irwin mi colpì con un raggio nero dritto al petto e caddi a terra senza fiato. Non mi dovevo arrendere. Dovevo lottare. Per me, per Michael, per Luke, per chiunque altro sulla Terra. E a sedici anni una responsabilità simile pesava parecchio. Nonostante sentissi la testa vorticare ed il mio respiro fosse irregolare, mi alzai traballante e mi rimisi in posizione d'attacco.
-Wow, siamo dure a cadere eh Hemmings?- Ghignò Irwin, era uno scontro aperto, dove tutto valeva.
-Non immagini quanto- replicai sferrando l'ennesimo attacco. Il ghiaccio lo sfiorò, ferendogli lo zigomo perfetto e facendone colare giù una goccia di sangue. Mi venne il mal di stomaco seguito dalla nausea. In un certo senso, mi faceva schifo avergli causato del male. I suoi occhi verde-castano erano velati da una patina, come se fosse sotto ipnosi e reagisse meccanicamente agli stimoli. Faceva parecchia paura la ferocia celata in ogni singolo movimento. Più andava avanti, meno forza mi restava. Sperai con tutta me stessa che Luke stesse fuori casa abbastanza a lungo da permetterci di mandar via gli Oscuri. Una scossa elettrica mi colpì e di sicuro, corrente ed acqua non sono amiche per la pelle. Caddi a terra, senza fiato. Sentivo il sapore metallico del sangue in bocca e in gola, e desiderai ardentemente poter smettere di sentire qualsiasi gusto. La vista mi si appannò, i rumori si fecero lontani e tutto divenne un semplice sfondo al nero che mi stava avvolgendo. Qualcuno si abbassò vicino a me, mettendomi una mano sulla fronte. Sentivo davvero caldo, era Michael. Un secondo, poi fu il nulla.

Sbattei le palpebre più volte, svegliata da un mal di testa atroce e da un fastidio alle mani. Appena aprii gli occhi, mi vorticò la testa e per un secondo sperai di riaddormentarmi. Guardandomi intorno notai che io e Michael eravamo seduti su delle sedie, legati con qualcosa che non ci permetteva di usare i nostri poteri. Guardai il ragazzo accanto a me, era ferito. Una scia di sangue secco gli macchiava la guancia, e vari lividi coloravano le sue braccia. I suoi occhi incrociarono i miei e mi sentii morire, era arrivata la fine di tutto. Eravamo stati catturati. Guardai davanti a me. C'erano cinque scalini, poi il trono centrale con due più piccoli accanto. La sala era imponente, nera, il soffitto a volta altissimo e le tende pesanti alle finestre serrate. Era inquetante. Mi vennero i brividi quando dal nulla apparve Lilith, seguita da due ragazzi. Dovevano avere l'uno diciotto anni e l'altro ventidue, mentre la donna non ne aveva più di venticinque. Alle nostre spalle, la presenza ingombrante di Irwin e Hood.
-Complimenti, finalmente avete rimediato alla disastrosa missione al Nordwest- Si complimentò il più giovane dei tre.
-Potete andare- Tuonò Lilith e i due rapitori se ne andarono. Indurì lo sguardo, mentre una rabbia cieca si impossessava di me.
-Finalmente- Sibilarono i tre, mentre una fitta di dolore partiva dalla mia spalla e andava diffondendosi in tutto il mio corpo. Ci eravamo alzati in piedi appena dopo il mio risveglio, ma in quel preciso istante mi venne voglia di stramazzare a terra e non muovermi più. Michael, nonostante fosse con le mani legate, tentò di sostenermi. Mi afferrò il braccio appena sottò l'ascella e mi tenne su. Un cipiglio preoccupato apparì sul suo volto, mentre le sue iridi si erano scurite notevolmente.
-Tutto ok?- Chiese vicino al mio orecchio.
-Credo di sì.- mormorai, poggiando la fronte sulla sua spalla. A stento mi reggevo in piedi, la testa mi scoppiava e avrei preferito morire, piuttosto che sorbirmi quella tortura.
-Kres, Kres?- Mi percuoté, ma io alzai lo sguardo fulminandolo.
-Ti prego, ho la testa che mi scoppia-. Una risata riecheggiò dal trono a noi.
-Oh povera piccola. Ti ha fatto tanto male Calum?- Chiese con un ghigno beffardo il più grande dei due fratelli.
-Io ti ammazzo.- Ringhiò Michael. Fece per scattare in avanti, ma una scossa elettrica ci fece cadere in ginocchio. Guardai Michael, i suoi occhi sprizzavano dispiacere misto all'odio. Nella mia mente sentii l'eco della sua voce, si stava scusando con me.
-Forza, Demon, Kendall, occupatevi di loro.- Rise la donna. Per quanto bella fosse, era una stronza assurda. Sperai solo che Luke fosse al sicuro, che non venisse a cercarci.
Mi guardai intorno mentre procedevamo in un corridoio. Fuori dalla Sala Del Trono, tutto era schifosamente bianco. Luci, pareti, arredamenti... tutto terribilmente bianco. Non vi erano finestre, la luce era schifosamente artificiale e già mi dava fastidio agli occhi. Il tocco dell'Oscuro che mi stava scortando, bruciava sulla mia pelle e faceva male. Guardai Michael, aveva l'aria distrutta, ferita, delusa. L'aria di chi ha tentato con tutte le sue forze e ha fallito. E quella sua espressione abbattuta, mi fece capire che non c'erano davvero più speranze. Quella era la fine dei dominatori e… dell'umanità. Salimmo una lunga scalinata bianca e ci trovammo nelle prigioni, o almeno credo, insomma dove tenevano i prigionieri. Vi erano numerose celle, le cui spesse porte erano ricoperte dallo stesso materiale delle nostre manette, poiché non riuscivo a scansionare mentalmente la zona. Mi fermarono davanti ad una cella e la aprirono. Guardai Michael, nei suoi occhi vidi il terrore. Lui si liberò per un paio di secondi dalla presa dell'Oscuro e si fiondò addosso a me. Mi prese il viso tra le mani e mi fissò con una sicurezza tale che anche le barriere delle gabbie vacillarono nella mia mente.
-Non succederà nulla, ok? Andrà tutto bene, te lo prometto.- Mi diede un baciò veloce sulla guancia, per poi essere strattonato via da me. L'ultima cosa che vidi fu la porta della cella che si chiudeva e Michael che urlava poco più avanti. Mi accasciai contro il muro, scivolando fino al pavimento. Mi portai un lembo della camicia di Luke al naso, sapeva di lui. Una lacrima scese lungo la mia guancia. Maledizione. Lo avevo devastato. Mi ero affidata a Michael, ribellandomi a lui. Ci eravao allontanati moltissimo, ed era tutta colpa mia. Mi alzai a fatica e barcollando mi avvicinai al letto. Mi ci sedetti sopra, raggomitolandomi nell'angolo tra le due pareti a cui era appoggiato il letto. Sbuffai, il mio peggio incubo era divenuto realtà.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


In quel posto il tempo scorreva in maniera diversa. Era impossibile capire se fosse notte o giorno, lunedì o venerdì. Appellarmi all'orologio biologico era peggio che non sapere che giorno fosse, dato che lo avevo sempre avuto un po' sbalzato.
Per l'ennesima volta da quando ero lì, qualche guardia venne a prendermi per condurmi in una sala dove mi aspettava il trio dell'incubo. Mi avevano messo al polso un braccialetto che interferiva con i miei poteri e che non potevo togliere. Mi guardavano aspettando che reagissi, che provassi ad usare i miei poteri, ma come potevo fare con quell'affare addosso?
-Se tu ci aiutassi libereremmo te e  quel branco inutili dominatori ancora vivi.-Disse con disprezzo Lilith.
-Non penso di voler assistere alla distruzione del genere umano- Replicai guardandola negli occhi. Lei rise.
-Sì, forza. Scatena i tuoi poteri, se non sbaglio hai bisogno di esercitarti- Rise, di nuovo. Aveva pure la voglia di sfottermi. La rabbia prendeva spesso il sopravvento, ma mi costringevo ad ingoiare il boccone amaro e a non reagire come volevano loro. Uno dei due maschi mi fu subito dietro e mi stordì, poggiandomi due dita sulla tempia e dandomi la scossa. Quando mi svegliai, ero nella stanza delle torture. All'estremità, si trovava il ragazzo che mi aveva stordita e appena si accorse della mia coscenza, ghignò.
-Tu e quella specie di unicorno umano ci state dando parecchio fastidio. Lui perchè c'è bisogno di fondere due elementi per abbaterlo e tu perchè sei più resistente. Entrambi però avete una soglia del dolore molto alta-. A quel punto, schioccò le dita e una specie di lancia fiamme si posizionò davanti a me.
-Farà un po' male-Mi avvertì, prima di lanciarmi contro più fuoco di quanto umanamente fosse possibile produrre. Le fiamme bruciavano e scottavano sulla mia pelle, che però restava intatta. Il dolore era forte, qualcosa che ti entrava nelle ossa e ti faceva desiderare di morire. Strinsi gli occhi e mi morsi il labbro per non dargli la soddisfazione di sentirmi urlare. Il sapore metallico del mio sangue si diffuse nella mia bocca e io ebbi l'impulso di sputare. Una smorfia di dolore mi contorse il viso, e il sorriso soddisfatto sul volto di quel mostro mi diede la nausea. Lasciai cadere in avanti la testa e con essa alcune ciocche sfuggite dalla coda. Strinsi i denti e mi meravigliai che non si fossero rotti. Ero bloccata da alcune catene, dello stesso materiale delle manette che utilizzavano durante i miei spostamenti e della porta della mia stanza. Immaginai che il materiale cambiasse a seconda del dominio esercitato. Avrei voluto trattenermi, ma un urlo di dolore lasciò le mie labbra screpolate. Le fiamme ora erano tutto intorno a me e sperai che i vestiti fossero ignifughi perchè se anche essi avessero preso fuoco ne sarei morta. Guardai davanti a me, ma il calore rendeva la visuale sfocata. Ebbi la sensazione che oltre allo stronzo ci fosse qualcun altro ad osservare la scena, impotente.
Le giornate erano monotone, al mattino la sorella di Irwin veniva a svegliarmi e darmi un cambio di vestiti, portandomi la colazione. Fino a pranzo, qualcuno cercava di convincermi a collaborare, ma mi rifiutavo. E per ogni no che esprimevo, ricevevo una sessione di torture a base di fuoco e carboni ardenti. La crudeltà degli Oscuri non aveva fine. Ogni tanto capitava che Veronika restasse a parlare con me. Io dal mio canto mi tenevo a debita distanza, non le raccontavo mai troppo di me, eppure lei sembrava sincera. Non mi chiedeva mai dei miei poteri, ma si preoccupava di farmi sentire a mio agio. Era l'unica buona in quel posto del cavolo. Sospirai.
-Che cosa hai Kresley?- Mi domandò avvicinandosi, forse aveva notato ceh quel giorno ero più triste del solito.
-Mi piacerebbe parlare con Michael.- Confessai sinceramente. Non che morissi dalla voglia di rivedere quel cretino, ma era l'unico che avrebbe potuto capire come stavo.
-Beh, posso provare a chiedere... magari riesco a farvi incontrare dopo pranzo.- Sarebbe stato magnifico. Purtroppo ragazzi e ragazze avevano turni diversi per mangiare, perciò non avevo mai nemmeno intravisto Michael.
-Sarebbe stupendo. Grazie Veronika- Lei sorrise, poi abbassando lo sguardo mi pose una domanda che non mi sarei mai aspettata.
-Tu lo ami?-Scoppiai a ridere per quella assurdità.
-No. Lo odio. Ma vorrei sapere come sta. In fondo, siamo arrivati qui insieme ed è stato lui ad aiutarmi con... questo- Replicai facendo spuntare una leggera scia d'acqua, che si dissolse subito a causa delle barriere anti dominio.
-Cercherò di farvi incontrare. Ho la sensazione che se vi tengono così lontani, è perché potete distruggerli. E io ne sarei assolutamente felice- Strabuzzai gli occhi e lei ridacchiò.
-Io e mio fratello, così come altri qui... non siamo Oscuri, ne dominatori. Semplicemente i nostri genitori avevano appoggiato questa causa e noi siamo stati costretti a farne parte.- Un velo triste le coprì gli occhi al parlare dei genitori.
-Ma Ashton... ho visto di cosa è capace.-Trattenni a stento l'orrore nella mia voce.
-Lo so. È un mostro. Ma quello non è il vero Ash. Credimi, lui non farebbe del male a  una mosca se solo non...sto parlando troppo-Mormorò alzandosi. Avevo l'impressione che lei volesse andarsene da quel posto, ma non potesse.
-Veronika... so quanto ti manchi il vero Ash. So quanto possa mancare un fratello-Mi sentii in dovere di darle la mia comprensione.
-So che ti riferisci a Lucas. Tranquilla. Lui non è qui. Pare sia un osso duro, sembra evaporato.-Risi per l'ultimo aggettivo e quando si accorse della gaffe, divenne di un rosso molto acceso.
-Scusa... a volte dimentico che effettivamente voi potete evaporare.- Uscì dalla stanza lasciandomi sola.
Sebbene volessi vedere Michael, sentivo che se me lo avessero concesso sarebbe stato per un tornaconto personale. Avrebbero voluto qualcosa in cambio e non ero del tutto certa che mi sarebbe piaciuto darglielo. Mi alzai dal letto. Cominciai a camminare avanti e indietro per la stanza, e ascoltai il silenzio intorno a me. Avvertii delle urla lontane e soffuse. Sapevo che si trattava di un dominatore che stavano torturando, ma se avevano noi che senso aveva continuare quell'abominio? Puro gusto per il dolore, pensai. Mi guardai allo specchio. I miei capelli alla radice erano biondi come prima che li tingessi d'azzurro. Mi erano cresciuti un po', mamma sarebbe stata felice di non vedere più quel colore "orripilante" sui miei capelli dorati. Lei era una persona permissiva, ma quando mi ero presentata a casa con la chioma azzurra, avevo quasi dovuto ricoverarla in ospedale. Una fitta di dolore mi prese all'altezza dello stomaco, facendomi cadere a terra senza fiato. Premetti la mano sul punto dolorante guarando il muro davanti a me, il battiscopa chiaro che divideva la parete scarlatta dalle piastrelle color bianco sporco. Al contrario della sala del trono, il resto degli ambienti era totalmente bianco, o quasi. Le poche cose che si discostavano da quella tonalità, erano comunque toni chiari e freddi, agghiaccianti. Pochi minuti dopo la fitta passò e mi accorsi di star trattenendo il fiato. Mi tirai a sedere con fatica, scostandomi i capelli dal viso. Appoggiandomi al muro, mi alzai lentamente dirigendomi verso l'armadio. Era un tripudio di abiti viola prugna. Erano uniformi, come soldatini. Quel dettaglio mi fece accapponare la pelle, nel corso della storia altri personaggi a capo di stermini avevano imposto alle loro vittime delle uniformi. Tirai fuori un dolce vita e un pantalone aderente, li appoggiai sul letto. Presi la spazzola e un elestico, raccogliendo poi l'abbigliamento e dirigendomi in bagno. Mi cambiai e mi legai i capelli in una coda alta. Speravo di poter parlare con Michael, almeno per assicurarmi che fosse vivo. Avrei dovuto sentirlo se fosse morto, dato che a detta sua tra gli Alpha esisteva un legame inossidabile ed inscindibile. Se fossi morta lui lo avrebbe capito e viceversa. La cosa mi tranquillizzò appena.
Era davvero incredibile che per vedere Michael avessi accettato di passare del tempo con Matthew, il più grande dei fratelli di Lilith. Mi faceva ribrezzo la sola idea, figuriamoci metterla in pratica. Avrebbe cercato di manipolarmi, di questo ero sicura. Non mi sarei arresa, sopratutto se in ballo c'erano così tante persone. Non si trattava di me, o di Michael. Ne di mio fratello. Si trattava di tutto il mondo, e se gli oscuri erano riusciti a compiere un genocidio di quella portata limitandosi ai propri poteri, non osavo immaginare che cosa sarebbe successo con un orda di dominatori della terra sotto il loro controllo. Mi venne la pelle d'oca e mi costrinsi a pensare ad altro.
Mentre camminavo accanto a Veronika, per andare a pranzo avevo l'impressione di starmi infilando in una trappola bella e buona. Veronika parve capire i miei pensieri.
-Lo so che ti sembra un suicidio, ma se vuoi vederlo questo è l'unico modo. Mai a nessuno è stato concesso di vedere altri... ospiti- La guardai sperando che avesse ragione. Sperai che non succedesse niente di orribile. Mangiai controvoglia nella grande sala bianca, sentendo gli occhi di tutte le ospiti addosso.
-Quante dominatrici dell'acqua ci sono?- Chiesi guardandomi attorno con sospetto. Sembravano tutte così... perse e disperate.
-Non lo so... io sono stata incaricata di occuparmi di te. Tra l'altro sei la più giovane- raddrizzai la schiena. Ero troppo ansiosa per mangiare, avevo l'impressione che stessero torturando anche Michael. Avevo lasciato i capelli sciolti sulle spalle, non riuscivo a domarli. Mi balenò in testa l'idea che non lo avrei visto e che volessero solo un favore da parte mia. Mi sentivo parecchio agitata.
-Ok capito. Non sarai tranquilla finché non lo vedrai.- Ridacchiò -sicura di non amarlo?- la fulminai con lo sguardo e scossi la testa.
-Amo solo il mio letto-.

Quel permeso accordatomi sapeva di fregatura, non erano folli a tal punto da lasciare che incontrassi Michael senza alcuna resistenza da parte loro. Ero certa che non si sarebbero limitati a farmi fare una chiacchierata con Mathew ogni volta che avrei voluto vedere Clifford. Avrebbero di  certo provato a plasmare i miei pensieri a loro favore, avrebbero cercato di mettermi contro  i miei principi. Dovevo avere una volontà di ferro se volevo uscirne viva. Mi incamminai verso la mia stanza con Veronika, che mi disse che sarebbe passata a prendermi cinque minuti prima dell'incontro con Michael. Mancavano cinquanta cinque minuti e avrei visto Michael. Sapevo che avremmo avuto poco tempo e c'era tanto da dire, ma sapevo anche che non avremmo potuto pianificare una rivolta ne una fuga. Mi sedetti contro il muro della mia cella, raggomitolandomi con le ginocchia al petto. Sospirai e poggiai il mento sopra le mie rotule. Non sapevo più a cosa aggrapparmi per andare avanti. Da quanto tempo ero lì? Settimane, mesi? Ero certa di aver superato la soglia dei giorni, poiché stavo facendo una spece di calcolo in base a quante volte andavo a dormire. Pensai a dove potesse essersi rintanato Luke, se per caso fosse tornato a casa da nostra madre. Una parte di me si augurava di sì, speravo che mia madre potesse rivedere almeno lui e che insieme potessero superare tutto questo. L'altra parte però, sperava che lui fosse il più lontano possibile da lei per non metterla in pericolo. Chissà se stavano bene, che fossero vicini o lontani anni luce. Una valle di lacrime premeva contro le mie palpebre chiuse per uscire, ma mi rifiutai di cedere. Dovevo resistere. Per me, ma soprattutto per le centinaia di dominatori chiusi qui dentro. Avvertivo il peso delle responsabilità sulle mie spalle, mi sentivo schiacciata da una guerra che non avevo scelto di combattere. I minuti passavano, e i miei pensieri si aggrovigliavano sempre più, nonostante cercassi di rimanere lucida. Non dovevo perdere la testa. Sentii la serratura della porta scattare e alzai lo sguardo strizzando gli occhi che mi bruciavano.
-Eccomi, sei pronta?- chiese Veronika. Mi alzai e zoppicando andai verso lo specchio.
-Mi sistemo i capelli e arrivo- Replicai. Essere stata praticamente per un'ora seduta nella stessa scomoda posizione non aveva certo giovato alla mia voglia di stare in quel posto. Mi chiesi quanto ancora avrei potuto stringere i denti e resistere. Se mi avessero permesso di vedere Michael abbastanza spesso, forse avrei avuto la forza di andare avanti un po' più a lungo. Mentre camminavo per quel corridoio odiosamente bianco ragionai su quante possibilità di farcela avessimo. Chissà se i nostri antenati Alpha potevano aiutarci. Se avessi avuto la possibilità di parlare con uno di loro, gli avrei chiesto se davvero valesse la pena stringere i denti e resistere, o se avessi fatto prima a far esplodere i miei poteri e con loro me stessa. Veronika digitò un codice su un pannello e una porta si aprì. Entrai in una stanza, anch'essa bianca e con illuminazione più finta di photoshop. Mi girai su me stessa guardandomi intorno. Al centro della stanza c'era un vetro e al di là una seconda porta. Sul vetro erano attaccati due pannelli, che sembravano delle tastiere a prim'occhio.
-Allora, tu e Michael sarete divisi dal vetro. Non c'è audio tra le due stanze, perciò dovrete parlare attraverso la tastiera e il monitor ad essa collegata. Non avete molto tempo, all'incirca una decina di minuti. Mi spiace ma questo è il massimo che ho potuto fare. Ho provato a farvi incontrare senza tutte queste barriere, ma non hanno voluto.- Era davvero rammaricata.
-Grazie, è già tanto così. Forse anche troppo, se penso che non siamo stati molto collaborativi- Lei annuì e mi lasciò da sola. Mi voltai verso il vetro, mentre la porta si chiudeva con uno scatto alle mie spalle. Respirai profondamente mentre aspettavo l'ingresso del'Alpha. La porta si aprì e vidi spuntare la sua chioma castana. Mi sfuggì un sorriso ripensando a quando lui aveva i capelli rosa ed io azzurri. Appena mi vide si illuminò e allungò il passo verso il vetro. Sorrise e ricambiai. Scorrendo gli occhi sulla sua figura, potei notare che era stanco. Potei giurare che fosse provato, e di certo lo stavano torturando come facevano con me. Era inoltre dimagrito, segno che come me aveva perso l'appettito.

-Ciao digitò.
-ciao digitai velocemente. -Come stai? aggiunsi subito dopo.
-Come mi vedi. Tu? Sembri ... hai un'espressione strana. Alzai lo sguardo dal messaggio e cercai di abbozzare un sorriso.
-sono solo stanca. Questa non è una vacanza in un Resort in Costa Azzurra. Lui ridacchiò e non so che avrei dato per poter sentire quella risata. 
-In effetti... come mai ci hanno fatti vedere? Sospirai e abbassai lo sguardo sulla tastiera.
-Ho fatto un patto con il diavolo per vederti Lui spalancò la bocca e un'espressione soddisfatta apparve sul suo volto.
-che onore. Ricevuto da una Hemmings, che è scesa a patti col nemico per vedermi l'ironia contenuta in quelle parole mi fece sorridere. Appoggiai una mano sul vetro mentre scrivevo.
 -non ti esaltare, Clifford Lui appoggiò la sua mano in corrispondenza della mia e scoppiai a ridere 
-Sembriamo Tarzan e Jane Lui rise e digitò.
-Io Michael, tu Kresley Ridendo scossi la testa e mimai con le labbra ''che idiota''. Lui rise e poi scrisse.
-mi piace quando ridi. Anche se pensi che io sia un idiota Mi sentii mancare il fiato. Il mio cuore si fermò e ricominciò a battere all'impazzata. Sorrisi imbarazzata.
-lo penso anche quando non rido Gli feci la linguaccia e vidi una lucina rossa lampeggiare. Avevamo ancora due minuti. Fece per scrivere ma si piegò con una mano appoggiata all'altezza dei reni, una fitta lancinante colpì me nello stesso punto e mi chinai come lui. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi. Non c'era bisogno di parole, lessi chiaramente ciò che voleva dirmi nelle sue iridi verdi. Il legame era reale.  Non era un'invenzione o un'utopia, gli Aplha sentivano davvero ciò che provavano gli altri tre, nel nostro caso l'altro. Con orrore mi resi conto di quanto dolore dovesse aver provato quando mi torturavano, del senso di impotenza che doveva averlo pervaso mentre io cadevo a terra distrutta dal fuoco. Il puzzle cominciò a mettersi insieme, i dolori che provavo quando mi richiudevano nella mia cella non erano solo i miei, ma anche i segni di una tortura che non stavo vivendo io. Guardai di nuovo Michael e nei suoi occhi lessi l'orrore misto al terrore. Disse ''scusa'' ma io lessi solo il labiale. Feci per rispondere, ma due agenti arrivati dal nulla ci separarono. Guardai Michael tentare di puntare i piedi, mentre lo trascinavano via e allungava una mano nella mia direzione. Anche lui aveva il mio stesso bracciale. Mi divincolai.
-Ce la faccio anche da sola - Mi lasciarono andare e per poco non persi l'equilibrio. Non potevo credere a ciò che era appena successo. Io e Michael eravamo davvero legati a livello di anima. Veronika mi guardava intenerita, e mi chiesi il motivo del suo sguardo.
-Siete così dolci insieme, continuo a sostenere che sarete una coppia prima o poi-. Scossi la testa, troppo sconvolta per risponderle che io Michael a mala pena lo sopportavo. Mi sfregai le mani sulle braccia, il calore di un ricordo mi avvolse. Michael che da dietro mi teneva le mani in posizione di mira, mentre mio fratello lo fissava in cagnesco appoggiato ad un albero. Probabilmente in quel momento Luke si stava colpevolizzando di essere uscito quel pomeriggio e di non essere stato con me quando mi hanno portata via. Sperai vivamente che il senso di colpa non lo stesse divorando. 

Veronika bussò ad una porta e Mathew aprì, guardandomi con un sorriso agghiacciante. Mi prese per il polso e mi fece entrare nei suoi appartamenti. Non ero pronta per ciò che mi aspettava.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Michael's Pov

Erano passate delle ore da quando avevo visto Kresley e ancora non me ne capacitavo. Lei, lei era esausta. Quei bastardi la stavano torturando, le stavano facendo del male. Per quanto potesse fingere il contrario, la stavano demolendo. Strinsi i pugni. Il pensiero del suo corpo coperto di lividi, o segni del fuoco che le stavano lanciando contro, mi fece imbestialire. Mi accrosi di quanto depravato sembrassi a immaginarla coperta di lividi. Mi misi il cuscino davanti alla faccia.
-Maledetta Hemmings, mi stai facendo uscire di testa-. Qualcuno aprì la porta della mia cella e da essa entrò Lilith. Non la degnai di uno sguardo, preferendo la vista apatica del soffitto alla sua deplorevole figura.
-Clifford, non sei felice? Hai visto la tua amica.- Non risposi. Non lo meritava. Promisi a me stesso che se mai mi fosse capitata davanti Lilith o uno dei suoi fratellli e quello stupido bracciale non avesse fermato i miei poteri, gli avrei fatto pagare ogni singolo secondo di tortura che avevano inflitto alla piccola Kresley.
- Guardami Michael, non credo di essere così spiscevole alla tua vista. Non evitare di guardarmi-. La guardai e per poco non vomitai. Era sì una bella ''donna'', ma conoscerla e sapere di cosa fosse capace mi dava la nausea.
-Non posso credere di farti così schifo da desiderare di vomitare, Mike- Mi alzai infuriato e la spinsi contro il muro.
-Non chiamarmi Mike.- ringhiai contro il suo bel visino da tr.. strega. La sua risata mi schiaffeggiò, e mi allontanai prima di provare l'impulso di sputarle.
-Oh, dimenticavo... Mike è solo per lei. Solo la tua piccola e fragile Kresley può chiamarti così...- Strinsi la mascella prima di ucciderla, dato che questo avrebbe significato l'ennesima tortura e quindi altro dolore per Kres.
-Non fare il suo nome, lurida strega- Replicai. Rise, e l'avrei ammazzata.
-Quale rapporto malato vi lega? Amore?Amicizia? Legame tra Alpha?-. Mi sedetti sul letto per evitare di fare cazzate e risposi.
-Non parlare di lei, non nominarla, non pensarla nemmeno-. La sua risata riecheggiò per l'ennesima volta.
-E' incredibile come entrambi vogliate difendervi. Siete schifosamente dolci. Chissà Luke cosa ti farebbe se sapesse che ambisci alla sua sorellina.- Strinsi maggiormente i pugni, per evitare di commettere un qualche madornale errore. Non potevo permettermi di ricevere una punizione, se mi avessero inflitto dolore esso si sarebbe riflettuto sul corpo di Kres. Non si trattava di me, ma di lei.
-Cosa vuoi Lilith?- Non cercai nanche lontanamente di nascondere il mio disgusto nei suoi confronti. Lei rise e si avvicinò, sedendosi sul letto che mi era stato assegnato.
-Semplice, la tua collaborazione. Sono certa che ne avremmo entrambi solo da guadagnare se ci aiutassi con la nostra causa- Spiegò gesticolando con la mano. Scoppiai a ridere e mi tenni la pancia, ero ancora dolorante per le botte incassate fino a quel momento.
-Ma per favore! Non ci tengo ad assistere alla distruzione del genere umano.- Lei mi fissò ed un ghigno malefico si formò sul suo viso di porcellana. Si alzò e mi poggiò una mano sulla spalla.
-Avete dato la stessa risposta. Sorprendente- La allontanai.
-Non otterrai nulla. Né tenendoci separati né torturandoci.- . Forse la mia affermazione rivelava troppo, forse faceva trasparire quanto tenessi all'altro Alpha, ma non importava.
-Quindi, se vi facessi stare insieme, ci aiutereste?- Scossi energicamente la testa.
-Neanche se minacciaste di strapparci il cuore dal petto, o se ci deste tutto l'oro del mondo.- Lei annuì meditando qualcosa, poi uscì dalla mia cella.
Quel tipo di conversazione mi rendevano esausto. Il solo pensiero che quella iena avesse appoggiato il suo insulso corpo sul mio letto mi dava la nausea, eppure ero così stanco che dovetti sdraiarmici sopra. Tornai a fissare il soffitto, domandandomi cosa stesse facendo Kresley, se stesse pensando a ciò che ci eravamo detti, se si chiedeva quando saremmo tornati liberi. Non c'era nemmeno bisogno che mi chiedessi se lei avesse paura, gliela avevo letta negli occhi. Era terrorizzata, fingeva di stare bene ma dentro di me sentivo l'eco del suo timore. Era proprio quello sguardo ad avermi spinto ad essere forte. Potevo pretendere un impegno simile da parte mia, dovevo cercare con tutto me stesso di tenere a galla me e Kres. Lei non avrebbe potuto essere forte anche per me. Aveva la testa piena di pensieri, sapevo per certo che il suo chiodo fisso fosse Luke e probabilmente era seguito da suo padre. Alzai una mano verso il soffitto e la osservai. Mi venne in mente quando avevo imitato una scena di Tarzan solo per vederla sorridere. Sapevo quanto amasse Tarzan, considerava Jane e Tarzan la coppia più bella mai disegnata dalla Disney. Perché "al diavolo principi e principesse, gli Jarzan erano e saranno la coppia migliore della storia della Disney". Mi venne da ridere, ero proprio ridicolo. Mi ero ridotto a fare stupide scenette per veder sorridere una Hemmings. Mio padre e mio nonno mi avrebbero ripudiato.
Abbassai la mano lungo il fianco. Se Luke lo avesse mai saputo, mi avrebbe strappato il cuore dal petto senza troppi problemi o esami di coscienza a monte. Senza neanche accorgermene, mi assopii per poi cadere in un sonno profondo.
Mi svegliarono dei colpi di tosse, ovviamente finti.
-Svegliati Clifford- Mi alzai riluttante, strofinandomi le mani sul viso. Guardai con odio la guardia.
-Hai sette minuti per vestirti e essere in sala per la colazione-. Bene, la giornata cominciava nel peggiore dei modi. Aver rivisto Kres dopo tanto tempo mi aveva davvero sfinito, di solito mi svegliavo due ore prima che venissero a chiamarmi. Indossai la solita "divisa" blu petrolio. Mi guardai allo specchio, e vidi il riflesso di Kresley. Quel posto mi stava facendo impazzire.
Mentre ero seduto con il vassoio della colazione davanti, rimuginavo su ciò che io e Kresley ci eravamo detti. Avevamo passato quei pochi minuti a cazzeggiare, senza concludere niente. Avevo però l'impressione che se ci fossimo detti qualcosa di importante, Lilith e co. lo avrebbero registrato e ci avrebbero impedito di vederci ancora o anche solo di provare a mettere in atto un qualsiasi piano. Ad un certo punto l'occhio mi cadde su un uomo qualche tavolo più avanti rispetto al mio. Nessuno intralciava la visuale e dato che ci vedevo bene, poi scorgere dei lineamenti familiari nel dominatore. Strinsi gli occhi leggermente, cercando di capire a chi riconducessi quel viso. Luke. Era molto simile a Luke, ne ero certo. Mi alzai e mi avvicinai, per poi fermarmi dietro alla sedia difronte all'uomo. Potei notare che avesse circa quarantasei anni e i suoi capelli erano biondi come quelli dei figli, tranne per qualche capello bianco qua e la. Di certo, il tempo sul suo viso e sui suoi capelli scorreva in maniera diversa che per chiunque altro.
-Andrew Hemmings?- Domandai sottovoce e lui alzò gli occhi azzurri su di me.
-Michael Clifford, l'Alpha?- rispose osservandomi. Aveva la stessa capacità di scavarmi dentro di Kresley. Annuii e mi sedetti.
-Ho visto sua figlia ieri-. Sganciai la bomba, meglio essere diretti. Lui sgranò gli occhi.
-E ... come stava?- Soppesai le parole per qualche secondo, non volevo mentirgli, ma nemmeno dirgli spudoratamente che era stata torturata.
-Meglio di come crede, meglio di come mi aspettavo. Come si dice? Mi aspettavo il peggio, ma speravo il meglio. Evitentemente ho sperato bene, quasi.- Lui sospirò sollevato e fissò i suoi occhi azzurri nei miei. Erano molto simili a quelli della figlia. Simili, ma non uguali. Quelli di Kres erano unici, carichi di espressività e mistero. Riusciva a nascondere benissimo le proprie emozioni dietro a quelle iridi azzure. Sembrava un paradosso, ma era la pura verità. Leggevi l'ombra di un sentimento nei suoi occhi, ma non ti era dato sapere quale fosse. Potevi fissarle gli occhi per ore e non cavarne un ragno dal buco. Anche se dubito che avresti perso tempo a cercare di capire cosa provasse, giacché ti perdevi nei suoi occhi prima di poterli studiare o guardare attentamente. Ti rendevano schiavo, erano ipnotici. Se si posavano su di te, era la fine. Ti sentivi messo a nudo, sentivi quanto a fondo il suo sguardo potesse leggerti e dannazione, era un'attenta lettrice e osservatrice. Inoltre traspiravano un'acuta intelligenza, di cui la ragazza era  proprietaria. Non potevo negare quanto i suoi occhi fossero attraenti e belli, di certo non lasciavano indifferente. Avevano un fascino indescrivibile, forse neppure associabile a due semplici occhi azzurri.
-mi stai ascoltando?- chiese Andrew. Per Aeris, mi ero di nuovo perso nei miei pensieri a causa di Kresley Isabella Hemmings. Mi schiaffeggiai mentalmente.
-No, mi scusi- Lui alzò gli occhi al cielo, gesto che faceva spesso anche Kr... No, Michael. Smettila.; mi imposi.
-Se la rivedrai, devi dirle che sono vivo e sto bene, non voglio che abbia anche me tra le cose a cui pensare. Ricordale di restare lucida, se volete uscirne vivi non dovete perdere la concentrazione per niente al mondo-Mi stava stringendo la mano, e aveva una stretta forte e decisa. Sentii l'essenza dell'acqua nel mio bracciale vibrare, come richiamata dal potere di Andrew. Lui interruppe il contatto, poiché una guardia stava chiamando il mio nome. Sospirando mi alzai e mormorai.
-Sappia che a sua figlia verrà recapitato il messaggio, se mi sarà possibile.- mi allontanai, e venni nuovamente chiuso nella mia cella in attesa di una nuova sessione di tortura. Questa volta però, avrei reagito.
Quando il dominatore dell'acqua sparì, richiamato alla base, crollai in ginocchio. Sembrava dopato, oltre che concepito da steroidi. Come fosse possibile tanta cattiveria e forza in un dominatore solo, restava un mistero per il sottoscritto. Probabilmente faceva parte di quella porzione di dominatori soggiogati dal potere degli Oscuri.
-Bene, vedo che cominciamo a reagire caro il mio Alpha. Sembra quasi che tu e la biondina vi siate messi d'accordo. Anche lei oggi ha fatto la dura, cercando di non farsi colpire. Purtroppo lei non è agile come te...-Mi alzai in piedi mosso dalla rabbia, e puntai un dito contro Blake.
-Non azzardatevi  a farle del male, o giuro che vi ammazzo uno per uno. Sarà divertente -Lui rise.
-Se entrambi collaborerete e affronterete questi incontri come quello di oggi, magari vi concederemo di vedervi senza vetri o separé a dividervi.- Sembrava piuttosto serio, il che mi fece presagire che qualcosa sotto ci fosse. Presi per buono il finto atto di pietà dell'Oscuro davanti a me e replicai.
-Se davvero  così è, allora potrei anche divertirmi-. 
Successivamente fui scortato nella mia cella e vi rimasi fino al giorno dopo.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Le cose erano andate avanti nello stesso modo per giorni, forse settimane. Dopo quella volta, non mi avevano più fatto vedere Michael. Ero certa però che ci saremmo rivisti, prima o poi. Ero certa che loro sperassero di ottenere qualcosa facendoci incontrare. Ogni volta che mi portavano in quella stanza per torture stringevo i denti e cercavo di resistere. Non potevo permettermi che Michael soffrisse per la mia debolezza. Inoltre volevo dimostrare a me stessa e a Lilith che potevo essere all'altezza del dolore, che potevo superare anche quello. E più avessi resistito, più sarebbe stato semplice diventare immune a quel fuoco che mi tormentava.
Ero nella mia cella e sentii che qualcuno veniva trascinato per il corridoio, ma che si stava dimenando. Lui o lei che fosse, non voleva essere lì, o voleva cercare qualcuno. Mi chiesi che aspetto avesse, il suono dei suoi passi mi sembrava già sentito. Che conoscessi un altro dominatore senza saperlo? Che fosse uno degli "ospiti" che veniva portato da qualche parte di davvero spiacevole? Spinta dalla curiosità e da una strana angoscia mi alzai e andai a spiare il corridoio dalla piccola finestrella della mia 'stanza'. Riconobbi quella statura, quel fisico e quel modo di camminare. Riconobbi i gemiti di disapprovazione provenienti da quelle labbra rosee che avevo visto tante volte, che tante volte mi avevano baciata sulla guancia o sulla fronte nei miei momenti post incubo. Quel ciuffo all'insù, biondo come l'oro, quel piercing immancabile al labbro, la t-shirt nera con la stampa dei Nirvana, i jeans che sembravano una seconda pelle a fasciargli le gambe. Avevano preso Luke. Il mondo mi crollò addosso. Urlai il suo nome battendo contro la porta, mentre l'essenza del fuoco mi bruciava le mani. Lui si voltò e i nostri occhi azzurri si incontrarono. Lessi tante emozioni in quegli occhi stanchi, gli stessi occhi che aveva avuto per settimane dopo la scomparsa di papà. Aveva pianto, tanto. Tantissimo. Le sue iridi azzurrissime erano più scure e vacquee, contornate di venature rosse e dall'aspetto gonfie. Scattò nella mia direzione e per pochi secondi mi si avvicinò.
-Va tutto bene Kres. Va tutto bene.- Ma che non gli credessi poco importava perché dentro di me ruggiva la rabbia seguita dalla tristezza, scortata dalla delusione.
-Ti sei fatto prendere? Perché?- Urlai, ma oramai era distante nel corridoio e il suo passo altezzoso e sicuro di sé svoltò l'angolo, sparendo dalla mia visuale. Mi accasciai a terra mettendomi le mani nei capelli. Mi raggomitolai sul pavimento, mentre le lacrime scorrevano lungo il mio viso. Un vuoto enorme mi pervase al petto, successivamente riempito da una paura atroce di perdere l'unico ragazzo della mia vita, il mio amato fratello. Non contava quante volte gli avessi urlato contro che lo detestavo, che avrei preferito non vederlo mai più o simili. Non lo avevo mai pensato, era il mio sfogo per tutte le volte che lui aveva allontanato gli altri da me e per tutte le volte che aveva deciso al posto mio.
In quel momento invece, volevo solo tornare a quando lo prendevo a pugni piangendo furiosa, solo per poterlo abbracciare e dirgli che era il fratello migliore del mondo anche se era una testa di cazzo. Faceva male, ma un male fisico. Mi doleva all'altezza del petto e mi mancava il respiro, la paura mi stava schiacciando i polmoni senza preoccuparsi della mia necessità di respirare. Mi chiesi se anche Michael sentisse quel vuoto dentro. Mi risposi che no, lui non lo sentiva. Odiava Luke e lo avrebbe sempre fatto. Non importava cosa sentissi io. Mi alzai e mi andai a sdraiare sul letto, stanca come mai prima di allora. Ripensai a tutti i pomeriggi passati ad ascoltare Luke suonare la chitarra e cantare, le volte in cui stavo male e lui si prendeva cura di me. Quando a sette anni mi spingeva sull"altalena nel giardino dei nonni dicendo che lui non voleva salirci, perchè lui era grande. Oppure quella volta che avevo freddo mentre eravamo al parco e lui mi aveva dato la sua felpa delle tartarughe ninja. Mi misi a ridere ripensando che a tredici anni lo chiamavo nanetto e a sedici lui mi torreggiava. Pensai ai suoi occhi, al suo sorriso e alle sue smorfie. Quel sorriso che riusciva a tirarmi su il morale sempre, quelle smorfie che mi facevano scoppiare a ridere nei momenti peggiori. Tutte le volte che irrompeva in camera mia e mi distraeva dai compiti, per poi dover stare sveglia fino alle tre per aiutarlo con i suoi, anche se lui era un anno avanti.
Mi alzai e andai verso l'armadio, prendendo la camicia di Luke tra le mani. La strinsi e la portai al viso, ma del suo profumo non vi era traccia. Sospirai e la rimisi a posto con cura. Mi stavo disperando come se fosse già morto, ma in fondo lui era vivo ed eravamo insieme. Mi asciugai le lacrime e pensai che per tutta la vita lui si era sacrificato per me, che aveva resistito nei momenti peggiori solo per me. Allora decisi che avrei resistito anche io. Veronika interruppe i miei pensieri.
-Puoi vedere Michael-Mormorò. La guardai per qualche secondo.
-Luke non puoi vederlo- Rispose prima che potessi domandarglielo. Sbuffai e mi sfregai il viso con una mano, per poi seguirla. Il tragitto mi parve diverso, ma quei corridoi erano tutti molto simili e sembrava di stare in un labirinto. Mi portò in una stanza e rimasi sorpresa che non ci fossero divisioni.
-Che diavolo?-biascicai guardandomi intorni.
-Lilith crede che voi collaborerete dopo questo-. Risi. Risi per l'assurdità di quello che aveva detto. Veronika mi lasciò sola e io mi misi a tamburellare le dita della mano destra sul braccio sinistro. La porta di aprì nuovamente e ne entrò Michael. Era... era davvero bello vederlo di nuovo. Gli andai incontro lentamente, con la paura che sparisse come una nuvola di fumo.
-Ciao- Mormorò e io ricambiai. Allargò le braccia e mi sentii in dovere di abbracciarlo. Quando le sue braccia di strinsero intorno a me, alcuni pezzi tornarono insieme.
-Tuo padre è vivo, piccola- mormorò accarezzandomi i capelli.
-Davvero?- chiesi, cercando di non farmi illusioni. Lui mi sorrise.
-Certo. Non ti mentirei su una cosa del genere-Mi strinse di nuovo a se, associai il suo profumo alla parola casa. Sospirai e le lacrime mi riempirono gli occhi.
-Hanno preso Luke- Dissi a bassa voce, perché faceva paura dirlo con un tono più alto.
-Ecco cos'era quel vuoto che sentivo prima- Lo guardai e i suoi occhi verdi brillarono.
-Hai pianto- Sussurrò accarezzandomi una guancia col pollice.
-Sai com'è, so esattamente quello che faranno a Luke e non mi piace affatto.- lui sorrise.
-Ce ne andremo di qui. Promesso. Non so come o quando, ma vi porto via di qui.-. Vi. Aveva detto vi. Lo osservai e notai dei lividi sulle braccia e sotto l"occhio c'era un graffio.
-Ma che hai fatto?-Domandai sfiorando la scia rosata sotto le ciglia castane chiare.
-Ho cercato di reagire alle torture. Non mi fa male- sorrise. Quel sorriso ebbe un certo effetto in me, per la prima volta da quando ero lì, credetti davvero che ne saremmo usciti indenni. Mi accorsi solo in quel momento che io ero troppo vicina a Mike e che avevo promesso a Luke di stargli il più possibile alla larga. Mi staccai e guardai in giro. Quel posto era l'apatia fatta di cemento.
-Sai che ce la faremo, vero?- Domandò cercando la mia mano.
-Certo. Ce la faremo. Lo dobbiamo a tante persone- Ancora una volta avevo messo il bene altrui davanti al mio. I buoni propositi però non sarebbero bastati a salvarci da tutta quella merda.
Mi venne in mente una cosa. Guardai il bracciale di Michael e mi concentrai su esso. Lo toccai e mi impegnai per sentire l'essenza dell'acqua. Chiusi gli occhi ed immaginai le pareti interne del bracciale rompersi sotto la pressione del mio potere. Il materiale che circondava il polso di Michael prese a vibrare e a diventare caldo. Forse avrebbe potuto essere il modo per scappare. Guardai Michael e il suo sguardo bruciava su di me, mentre le sue iridi cristalline mi studiavano. Poggiò la mano sul mio bracciale e la stessa reazione che avevo ottenuto io la ebbe lui, solo che amplificata poiché agiva su un essenza pura e non mescolata come avevo fatto io. Mi misi a piangere di felicità. Lui sorrise e mi asciugò le lacrime con le dita.
-Sei un genio Kres-Mi diede un bacio sulla fronte. Per poco non mi misi a saltare per la gioia. Ora avevamo una chance di andarcene da lì. Mi portai le mani davanti alla bocca, seguendo la riga del naso con le dita. Mi sfuggì un gridolino e gettai le braccia al collo di Michael che mi sollevò e mi fece fare un giro. Poi ci staccammo e all'unisono esclamammo.
-Ok, non esageriamo-. Scoppiai a ridere e mi sentii quasi sollevata. Non credevo che l'idea per fuggire sarebbe venuta a me. I nostri minuti insieme stavano per scadere cosi mi affrettai a parlare.
-se vedi papà, digli che lo amo-.

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Quella mattina percepivo una strana elettricità nell'aria, una frenesia atipica in quel luogo solitamente calmo e rigoroso. Non poteva essere nulla di buono. Mentre facevo stretching nella mia cella per rilassare i muscoli tesi, sentii nel corridoio guardie correre a destra e manca, come se fosse in programma qualcosa di davvero importante. Qualcosa mi diceva che se era importante per loro, non poteva essere buono per noi. Se però fossi riuscita a rintracciare mio fratello e Mike in tutto quel trambusto, avremmo potuto scappare. Non sapevo dove saremmo andati una volta usciti dal palazzo, o quanto tempo avremmo avuto per farlo, ma ci avrei provato.
Mentre ragionavo sul piano migliore per fuggire, Veronika entrò trafelata nella stanza chiedendomi di uscire. Non avevo mai visto quell'espressione sul suo volto, ciò mi fece presagire che ad aspettarmi ci fossero solo guai. Lei non era come loro, era dalla nostra parte e voleva mettere fine a tutto quello. Mi intimò di non fare domande, ma trattenersi fu difficile quando sei guardie mi scortarono nella sala del trono. L'oscurità e il colore di quella stanza incutevano una profonda angoscia sulla sottoscritta, nonostante il soffitto fosse altissimo mi sentivo schiacciata da una profondità indefinita. Poteva darsi che fosse solo un illusione ottica, ma appena vi misi piede mi accorsi che tutto il mio timore era giustificato. Potei appurare che avevano cambiato l'illuminazione della stanza e quelle luci leggermente più forti non facevano altro che rendere maggiormente lugubre il luogo. Mi venne la pelle d'oca e cercai conforto nello sguardo di Veronika, che però guardava davanti a se, ignorandomi volutamente. Mi dissero che presto avrei saputo il motivo di quella riunione, ma dentro di me speravo di non dover apprendere cattive notizie così presto. Cercando di calmarmi cantai mentalmente una delle canzoni che ascoltavo da Luke, quando gli rubavo l'iPod o quando lo spiavo mentre suonava. Pensare al suo sorriso dolce e rassicurante mi fece calmare un po', ma non abbastanza da evitare che il mio cuore martellasse nel petto. Più scorrevano i secondi, maggiore era la mia inquietudine. Sistematicamente portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi mordicchiare le unghie della mano destra. Odiavo farlo, ma quando ero davvero nervosa mi capitava. Con la coda dell'occhio spiavo Veronika, ogni tanto la beccavo a guardare nella mia direzione.
-Mi hanno affidato anche tuo fratello-Mormorò dopo un po'. Sgranai gli occhi.
-Come sta?-Domandai.
-Come te e chiunque altro qui dentro. In gabbia-. La sua risposta non portava con sé cattiveria, ma una triste constatazione della realtà. Chiusi gli occhi, cercando di visualizzare un Luke sereno, magari con in mano la chitarra o un joystick davanti all'ultima versione di fifa. Sorrisi al ricordo di me e lui che ballavamo con just dance, ridendo e scherzando, prendendoci in giro su chi ballasse peggio. Ovviamente, aveva il senso del ritmo e mi era difficile batterlo. Io ero sempre stata più il tipo da carta e penna, scarabocchi di disegni e piccole frasi, a volte anche storie brevi di una o due facciate. Non che fossi poi molto brava, ma il disegno mi rilassava ed era la mia droga personale. In qualche cassetto a casa c'erano tutti i miei tentativi di disegnare un soggetto. Il più delle volte li pasticciavo perché non mi piaceva il risultato, oppure nascondendolo in fretta e furia da mamma o Luke finivo con il rovinarlo. Insomma ancora dovevo trovare la mia strada. Mi piacevano dieci mila cose, ma non ne amavo nessuna. Ero certa che se fossi uscita di lì viva, avrei dedicato la mia vita ad addestrare i dominatori, aiutarli ad avere il pieno controllo sui propri poteri intervenendo per tempo, possibilità che mi era stata tolta facendo si che dovessi imparare tutto in un tempo brevissimo.

Luke's pov

Vedere gli occhi di mia sorella così carichi di lacrime e così distrutti mi aveva devastato. Faceva male vedere la propria principessa stare malissimo per causa tua, ti feriva come nient'altro. Forse la sua delusione e il suo dolore erano peggio di stare chiusi in una cella, con un bracciale troppo stretto che ti impediva di usare i tuoi poteri. Erano ormai sei giorni che ero chiuso li, per qualche strano motivo non volevano che io vedessi altri dominatori. Probabilmente, non volevano che vedessi Michael. Il che non era un problema, dato che lo detestavo con tutto me stesso e anche di più. Non era stato capace di difendere mia sorella, aveva permesso che la portassero via e venisse condotta qui per essere torturata. Lei non era pronta a combattere, non avrebbe mai potuto fronteggiare Hood e Irwin. Odiavo anche me stesso,per non essere l'Alpha e per averla ascoltata lasciandola sola con Michael, nonostante lui l'avesse ferita cercando di colpire me. Strinsi i pugni. Non dovevo colpevolizzare solo quel demente di Clifford, ma anche me stesso. Era anche colpa mia. Se fossi rimasto a casa, se non avessi lasciato sola Kresley, ora magari non saremmo qui. Magari saremmo riusciti a scappare un altra volta e avremmo potuto organizzarci meglio, magari aiutando Kresley a migliorarsi. Un conto era che si disputasse con Michael, che bene o male era stato clemente, un conto era farla combattere contro due bastardi creati per rapire, torturare ed uccidere i dominatori. Magari non avrebbe fatto la differenza che io ci fossi o meno, ma almeno lei non avrebbe affrontato tutto quello schifo con accanto un estraneo e non me. Non era facile sopportare il peso dell' accaduto. Come se non bastasse ad occuparsi di me, ovvero portandomi in giro per la struttura e accompagnarmi nei miei spostamenti, c'era la sorella di Irwin. Quella ragazza mi dava parecchio sui nervi, a prescindere che fosse una Irwin. Quando entrò nella stanza la ignorai bellamente, concentrandomi sul muro palesemente bianco diventato subito interessante.
- non capisco per quale motivo tu sia ostile. Tua sorella è il contrario, interagisce con me-Ridacchiai.
-Hai provato ad avere un fucile puntato alla tempia ed essere amichevole?-Domandai irritato.
-No, ma io non ti ho fatto nulla. Anzi, volevo aiutarti a vedere tua sorella. Ma loro sanno come ti comporti, lo vedono. Lilith e i suoi fratelli ti separeranno da Kresley-. Mi alzai e la guardai con tutto l'odio di questo mondo.
-Credi davvero che li lascerei fare?Credi così tanto nelle capacità di quei tre idioti e in quelle dei loro tirapiedi da quattro soldi?-Se pensava che avrei permesso che mi toglierssero Kresley si sbagliavano di grosso. Se le avessero torto un capello, avrei fatto in modo che si estinguessero gli Oscuri e la loro corte da due soldi. Nessuno poteva permettersi di ferire la mia sorellina, anche se Michael lo aveva fatto. Covavo dentro molta rabbia per quella storia, qualcosa che se si fosse scatenato, avrebbe mietuto molte vittime.
-Tu mi odi a prescindere-Mormorò la ragazza, sistemandosi i lunghi capelli castano chiaro su una spalla.
-Dovresti anche starmi simpatica? Tu e quella sottospecie di marionetta di tuo fratello mi fate schifo. Così come mi fa schifo ogni mattone che tiene in piedi questa merda di posto. Tuo fratello si è preso la persona più cara che avessi, come dovrei sentirmi?Dovrei anche trattarti bene? Scusami, ma sei davvero stupida. Ti reputavo più furba, ma mi sbagliavo palesemente!-Non avevo mai sfogato tanta riluttanza verso qualcuno. Considerando che non la conoscevo e le affibbiavo le colpe del fratello, ero spregevole. Ma la prigionia ti cambia e non parlo della mia. Sapere che mia sorella probabilmente era costretta a fare cose che odiava e di cui aveva gli incubi la notte, mi stava devastando.
-Io non sono come loro! Mi fa schifo tutto questo. Mi fa schifo vedere come il mio amato fratello sia cambiato, soggiogato dal potere. Mi fa schifo dover assistere persone che lui reclude solo per stargli accanto. Se mi ribellassi, mi ucciderebbero. O ucciderebbero lui. E non posso perderlo, esattamente come tu non puoi perdere tua sorella. Non sei l'unico a dover proteggere qualcuno che ama!sai che c'è Hemmings?Se tu non fossi il fratello di Kresley, ti farei soffrire come mai prima d'ora. Dovresti smetterla di sentirti la vittima della situazione, non hai visto cosa fanno a Kressy e Michael pur di ottenere la loro resa. Non credere che giochino a poker, sappi che ti meriteresti il triplo della loro sofferenza per le tue stupide accuse!-La rabbia della ragazza mi colpì come uno schiaffo e i suoi occhi bruciavano di orrore mentre mi guardava. Osservandola bene potei notare quanto si diversificasse da Ashton. I suoi occhi non erano appannati, erano brillanti. Il suo sguardo vedeva le cose come erano davvero e non come Lilith voleva che le vedesse. Stava stringendo i pugni lungo i fianchi, le nocche bianche per la tensione e i capelli le erano ricaduti dietro le spalle quando mi aveva puntato un dito contro. Distolsi lo sguardo.
-Credo proprio che tua sorella sia cieca. Dovevi sentire con quanto amore ti descriveva fantastico. Dolce, simpatico, premuroso e intelligente. Non so di quale Luke Hemmings parlasse, ma di sicuro non sei tu.-Il dispiacere e la delusione nella sua voce mi ferirono, poiché sarebbero state esattamente le emozioni di Kresley se avesse scoperto cosa ero diventato.
-Fammi vedere mia sorella. Te ne prego. Dimostrami che mi sbaglio e ti chiederò scusa. Mi rimangerò ciò che ho detto.-La vidi scuotere la testa come se fosse esasperata.
-Non basta chiedere Lucas. Non è così facile.-. Lasciò la mia cella mormorando qualcosa che non riuscii a sentire.

Era davvero bella, peccato che fosse una lurida Irwin. Mi chiesi se mia sorella stesse sbagliando a fidarsi di lei o se fossi io ad errare. Mi fidavo del giudizio di Kres, ma era facile cadere nelle trappole se non avevi nessuno accanto a darti man forte. Sperai davvero che mia sorella avesse ragione.

Michael's pov

Ogni ora che passava le preoccupazioni crescevano. Le cose erano messe davvero male se avevano catturato anche Luke. Pensai a come dovesse sentirsi Kresley. Stava certamente attraversando l'inferno. Esattamente come lo avevo passato io anni prima. Avrei voluto stringerla tra le mie braccia, dirle che tutto sarebbe andato per il verso giusto e l'avrei portata fuori di qui. Purtroppo non potevo, non sarebbe comunque servito a nulla. Lei rischiava di perdere l'unica persona che amasse sulla faccia della terra, l'unico che era sempre stato dalla sua parte e che l'aveva difesa a spada tratta da ogni problema e pericolo. Per quanto odiassi Luke, non sarebbe stato giusto se lui fosse morto. Ne per lui ne per Kresley. Ogni volta che il suo nome faceva capolino nella mia mente, il mio cuore faceva una capriola. Sperai vivamente che lei non se ne rendesse conto, sarebbe stato imbarazzante. Anche se non conoscevo il motivo di tanto disagio, era opprimente. Sospirai e il mio sguardo cadde sul braccialetto della reclusione. Aveva tremato e si era scaldato quando Kres aveva provato a forzarlo dominando l'essenza dell'acqua. Se davvero fosse stato quello il modo per scappare, perché nessuno si era mai organizzato prima? Sembrava troppo facile, troppo a portata di mano. Entrò nella stanza la mia solita guardia e mi disse che avevo un colloquio con i Tre, alias quei bastardi di Lilith e fratelli.

Kresley's pov

Nella sala del trono fecero il loro ingresso Luke e Michael, entrambi debitamente scortati. Il mio sguardo vaccillò tra l'uno e l'altro. Le condizioni di Luke erano pessime, smagrito, stanco, sicuramente succube di una tortura che non meritava. Guardai bene Michael. Lui non era molto diverso dall'ultima volta che lo avevo visto, ma era comunque in condizioni non proprio perfette. Ci stavano lentamente distruggendo e per quanto cercassi di resistere, non sarei durata ancora a lungo. Lilith e i suoi fratelli fecero il loro ingresso nella sala, abbigliati di nero e tremendamente sicuri di loro stessi. C'era una grande tenda rosso sangue a coprire parte di una parete e mi chiesi cosa ci stesse dietro.
- Buon giorno, cari miei. Che onore trovarsi i due Alpha e l'ultimo discendente maschio degli Hemmings davanti. Vi chiedere per quale motivo vi abbiamo convocati- Esordì Matthew. Lo guardai in cagnesco, mentre le due guardie posizionavano Michael e Luke accanto a me. Guardai mio fratello e lui sorrise, un sorriso stanco e vuoto, che era solo una smorfia del momento. Non era un vero sorriso, di quelli che mi facevano sentire a casa, di quelli che in mezzo ai bombardamenti mi avrebbero fatto sentire al sicuro. Ricambiai a mala pena, per poi girarmi verso Lilith che aveva cominciato a parlare. Fece cadere la tenda e vidi mio padre. Braccia e gambe incatenate contro il muro, la testa china. Alzò lo sguardo e vidi le lacrime solcargli il viso.
-Papà- urlai, cercadno di liberarmi dalla presa delle guardie su di me. Erano troppo forti e lessi il terrore negli occhi celesti di mio padre.
- Bene bene bene... vedo che il nostro jolly ti stimola a reagire piccola Kres- Sembrava che stesse assaporando quelle parole, specie il mio nome.
- Non nominarla bastardo, non chiamarla piccola- Ringhiò Michael e Luke fece una faccia sorpresa guardando Mikey.
- Che ne dite di uno scambio?-Propose il fratello di Matthew di cui non ricordavo il nome.
- Quale?- Domandò Luke sulle spine, nervoso e pronto a scattare come un gatto.
- Noi risparmiamo la misera vita di vostro padre e voi ci date ciò che ci spetta-Spiegò tranquillamente Lilith.
- Ok- Disse velocemente Michael. Non credevo che si sarebbe arreso così facilmente. Guardai Luke, poi guardai Lilith.
- Non credo ti riguardi, Mikey- I miei nervi scattarono, senza nemmeno sapere per quale strana ragione.
-Tu, lurida baldracca. Ci tieni chiusi qui come topi da laboratorio, ci torturi, ci ricatti mettendo in mezzo persone innocenti e osi anche chiamarci con i nostri soprannomi?Non ti permettere razza di stronza. Levami questo bracciale e ti faccio vedere io Mikey, Kres e Lukey. Se hai il coraggio, affrontami ad armi pari.- Sibilai guardandola con odio.
- Ah ah, Kressy cara, non si parla così alla padrona di casa. Dammi il potere che ti chiedo e riavrai la tua insulsa libertà e quel buono a nulla di tuo padre- Rise. Immaginai diverse volte di staccarle il collo o il cuore dal petto, ma la voce di mio padre fermò i miei pensieri.
-Kresley, Lucas, sappiate che vi amo da morire, così come amo vostra madre. Ma è proprio per questo che devo sacrificarmi. Non arrendetevi mai, fate che il mio sacrificio vi porti alla gloria e non alla sconfitta. Vi amerò per sempre figli miei.- Detto ciò, si rivolse ai Tre.
-Uccidetemi, non mi importa. Ma lasciate in pace i miei figli-Poi guardò Michael
-Michael, prenditi cura della mia bambina, a tuo tempo- Quella strana affermazione mi fece scattare con lo sguardo verso Michael.
-A costo della vita- Disse semplicemente l'Alpha del fuoco. Lilith rise.
- Beh, a questo punto... dite addio al caro Andrew- E un colpo nero partì dalla sua mano, andando a colpire in pieno petto mio padre. Il suo cuore collassò, mentre la vita abbandonava il suo corpo. Dentro di me esplose una microbomba.
-Giuro che ti ammazzo.-Urlai scattando verso Lilith, ma venni fermata da una guardia. Dietro la donna più stronza dell'universo, il fantasma di mio padre fece cenno di no e disse ricorda Kres, sangue chiama sangue. 
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Eccomi di nuovo qui! Mi scuso per gli errori che ci saranno, tipo ì al posto di ii alla prima persona, ma sono capitoli che ho sul pc dai tempi della pietra e non ho il tempo materiale per correggerli adesso, ma ci tenevo ad aggiornare. 
Bye, see u next time

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Luke's pov
Più tempo passava, più cambiavo idea su Veronika. Era dolce, sincera e disponibile. Aveva fatto di tutto perché potessi vedere mia sorella dopo la morte di nostro padre. Era morto davanti ai nostri occhi, si era sacrificato per noi. Non riuscivo ancora a capacitarmene, ma dovevo  farmi forza e cercare di rimanere lucido. Lo dovevo a Kresley. 
Guardai con astio Michael mentre si sedeva al mio tavolo.
-Perché credi che tuo padre mi abbia chiesto di proteggere Kres al posto tuo?- Chiese. Gli avrei fatto gelare il cuore se non avessi avuto il braccialetto al polso.
-Non so cosa avesse in testa mio padre, ma tu mia sorella non la devi nemmeno pensare. Non la lascerò nelle tue sporche mani- Ringhiai guardandolo in cagnesco. Il fatto che l'avesse aiutata con i suoi poteri non me lo faceva certo piacere di più, anzi continuavo ad odiarlo.
-Credi che le farei del male?- Vidi qualcosa di ferito nei suoi occhi.
-Credo fermamente di non volerti al suo fianco.- Risposi secco. Lui sospirò, non sembrava sorpreso.
-Ti capisco. Ma non pensare che mi tirerò indietro se ne avrà bisogno solo perchè non ti vado a genio-Risi, era assurdo che mettesse in ipotesi la questione. Kresley non avrebbe mai avuto bisogno di lui.
-Non ce ne sarà bisogno.- Mi alzai e andai via da quella stanza. Camminai a passo spedito verso la mia cella, scortato dalla solita guardia. Ero stufo di tutto quello. Sperai che succedesse qualcosa che ci scagionasse.

Quando Veronika entrò nella mia "stanza", tenne lo sguardo basso e i suoi occhi non mi sfiorarono nemmeno di striscio. Aveva una pila di vestiti in mano.
-Posso metterli nell'armadio o fai tu, Hemmings?- Mi chiese, senza neppure guardarmi. Era fredda come il ghiaccio.
-Poggiali un attimo sulla sedia. Vorrei parlarti- Le parole mi uscirono di bocca senza che potessi controllarmi. Veronika rimase immobile per qualche secondo, poi poggiò i vestiti dove le avevo chiesto e si avvicinò.
-Cosa vuoi?- chiese con voce stanca. Non eravamo noi gli unici a soffrire lì dentro per colpa di Lilith, persino lei sembrava distrutta. 
-Scusarmi con te. Mi sono sbagliato sul tuo conto. Spero tu possa perdonarmi, anche se ti ho detto cose che non meritavi affatto.-

Veronika's pov
-sono stato accecato dalla rabbia nei confronti di tuo fratello e non mi sono reso conto che tu sei una vittima tanto quanto me e qualunque dominatore qui dentro-. Luke Hemmings, colui che mi aveva insultata perchè ero la sorella di Ash, si stava scusando. I suoi occhi erano sinceri. Mi venne in mente la frase di Kres "Luke ha gli occhi come il cielo in estate". Ero chiusa in quel posto da tanto di quel tempo che non ricordavo più come fosse fatto il cielo. Avevo una vaga idea sul suo colore, dato che gli occhi di Kres assomigliavano a quelli del fratello, ma non ricordavo per niente cosa fosse davvero un cielo visto con i propri occhi.
-Ti perdono Luke- Dissi senza pensarci due volte. Lo capivo, anche io facevo fatica a restare me stessa e essere gentile e disponibile con tutti gli "ospiti". Non era facile per niente, io ero libera mentre lui e gli altri erano chiusi in una cella di qualche metro quadro. Sospirai silenziosamente persa nei miei pensieri, la voce di Luke mi arrivava soffusa e indistinta.
-Nik, perchè mi fissi?- Battei le palpebre un paio di volte e mi accorsi di stare guardando imbambolata gli occhi di Luke.
-È che Kres ha detto che hai gli occhi dello stesso colore del cielo e io non mi ricordo com'è fatto. Volevo vederlo nei tuoi occhi.- Scrollai le spalle arrossendo. Stupida me.
-Come non te lo ricordi? Questo è un crimine! Vieni provo a fartelo vedere io, anche se con sto braccialetto non so quanto riuscirò a mostrarti.- Si avvicino pericolosamente a me.
-Chiudi gli occhi- Li chiusi e sentii la sua fronte poggiarsi sulla mia, le sue mani a circondarmi i lati del viso, le punte delle sue dita affusolate che sfioravano le mie tempie. La punta del suo naso a contatto con la mia, il suo respiro che solleticava le mie guance. Il cuore mi martellò nel petto, galoppando come un cavallo da corsa. Mi sfuggì un sorriso, sperando che anche lui avesse chiuso gli occhi

-Adesso provo a farti vedere il cielo. Appena vedi qualcosa me lo dici, ok?- Presi fiato prima di rispondere.
-Sì-. Lentamente, davanti alle mie palpebre chiuse si materializzò un paesaggio. Il cielo era azzurro con sfumature aranciate, doveva essere l'alba, dato che i colori si andavano schiarendo. C'era una lunga distesa di acqua e poi la sabbia. Sentivo il rumore delle onde riempire le mie orecchie. Non ero mai stata al mare, trattenni il respiro, la bellezza del paesaggio mi aveva tolto il respiro.
-Bello, vero? Anche io tutte le volte non riesco a respirare per la meraviglia. Questo è un pezzo della mia Sydney.- sorrisi e poggiai una mano sulla sua spalla.
-Ti manca tanto vero?-Lui sospirò.
-Più che altro mi manca quando ci stavo con Kres. Il paesaggio che hai appena visto, andavo a vederlo tutti i sabati e le domeniche mattina con mia sorella.- Si staccò e il paesaggio sparì, mi aveva mostrato un angolo della loro intimità tra fratelli. Feci per parlare ma mio fratello intervenne.
-Veronika vieni fuori ho un discorso da fare con te.- il tono perentorio che usò mi fece paura. Mi alzai mentre Luke andava a sdraiarsi sul letto. Sembrava esausto, doveva essersi sforzato moltissimo per aggirare il potere del braccialetto. Uscii dalla cella pronta a sentire il mondo crollarmi addosso.

Kresley's pov
Se mi avessero chiesto cosa sentivo, avrei risposto che sentivo solo un grande vuoto. Come se mi avessero strappato la vita da dentro. Erano tre giorni che fissavo il soffitto senza nemmeno sapere se realmente fosse quello o se invece stessi guardando il muro. Non mangiavo e non parlavo. Veronika si era preoccupata e aveva anche cercato di parlare, ma mi ero messa il cuscino sulla faccia e l'avevo ignorata brutalmente. Non era da me comportarmi così, ero sempre gentile e chiacchierona, per quanto una persona che stava unicamente con il fratello potesse essere un tipo dalla parlantina sviluppata. Sentii la porta aprirsi, per l'ennesima volta non mi girai a guardare chi fosse. Avvertii dei passi avvicinarsi e il letto piegarsi sotto il peso di qualcuno che non era Veronika. Una mano si poggiò sulla mia spalla stringendola leggermente.
-Hey Kres. Vuoi un abbraccio?- Domandò. Alzai lo sguardo incontrando gli occhi di Michael. Mi misi a sedere e lui allargò le braccia. Lo abbracciai forte, affondando il viso nella maglia della sua divisa. Mi strinse a sé, mentre la mano destra mi accarezzava la testa scendendo giu fino a metà schiena. Singhiozzai in silenzio, mentre le lacrime scendevano indisturbate lungo le mie guance, fino a bagnare il tessuto colorato che copriva la pelle di Michael. Mi strinse maggiormente a sé.
-Shh, tranquilla. So come ci si sente. Anche io ho visto mio padre morire sotto i miei occhi. Va tutto bene, ci sono io qui.-Tirai su con il naso.
-Nemmeno Luke mi ha mai visto piangere-Ridacchiò, il suo petto vibrò legermente.
-Probabilmente mi castrerebbe se lo sapesse- sorrisi per un secondo.
-Fa così male- Mi staccai e lui asciugò una lacrima con il pollice.
-Me lo ricordo perfettamente quanto fa male. In questo siamo uguali.-. Annuii incapace di dire altro. Mi sdraiai nuovamente facendo cenno a Michael di fare come me.
-A volte vorrei che tutto ciò finisse, vorrei che al posto di papà ci fossi stata io- Lui mi guardò preoccupato e anche un po' arrabbiato.
-Non dirlo neanche per scherzo- Lo osservai con gli occhi che bruciavano.
-Se non fossi un Alpha non te ne fregherebbe niente di me- Confessai ciò che pensavo. Ultimamente avevo avuto molto tempo per pensare e qualche volta mi ero porsa la domanda ''Che cosa farebbe se non fossi un Alpha, ma una dominatrice qualsiasi?''. Scosse la testa.
-No, mi importerebbe comunque- Aggrottai la fronte.
-Non sai mentire Mike- Lui mi spostò una ciocca di capelli dal viso, accarezzandomi poi la guancia. Il mio cuore ebbe un sussulto, aveva sfiorato un livido.
-Dopo tutto questo tempo, un po' ti voglio bene.- Mormorò guardandomi negli occhi. Rimasi in silenzio per un po'.
-Credo tu ti sia guadagnato un po' del mio affetto dopo tutto.- Mi sorrise. Poggiai la testa sul suo petto accoccolandomi, lui mi cinse i fianchi con le braccia e poggiò il mento sulla mia testa. Non sapevo per quale motivo stessi comportandomi così con Michael, sapevo solo di aver bisogno di qualcuno che mi abbracciasse e lui era lì. Sospirai. Dopo lunghi minuti di silenzio proferii parola.
-Chissà come sarebbe se fossimo ragazzi normali. Se non fossimo Alpha, se tu e Luke non vi odiaste... se fossimo solo tre adolescenti alle prese con quest'età difficile.- Michael mi strinse leggermente.
-Magari saremmo amici-. Sorrisi al pensiero, sarebbe stato così bello conoscerlo meglio.-Passeremmo i pomeriggi a chiacchierare, a parlare di cose stupide... a leggere fumetti o giocare ai videogiochi- Aggrottai la fronte con un mezzo sorriso.
-Magari guarderemmo documentari e faremmo qualcosa di intelligente- Lui scoppiò in una grande risata.
-Io e l'aggettivo intelligente non possiamo stare nella stessa frase-Ridacchiai.
-Infatti quell'aggettivo era riferito a me- Mi pizzicò il fianco. Gli feci la linguaccia.
-Passeremmo i pomeriggi a cantare, Luke sa suonare. Magari metteremmo su un gruppo- Michael scrollò ls spalle, continuando ad accarezzarmi.
-Anche io suono. Ma non penso che Luke mi vorrebbe poi così vicino a te. Sarebbe geloso anche senza poteri- Sorrisi tristemente, sapevo che presto quella chiacchierata sarebbe finita e con lei il senso di pace, anche se più che pace sentivo di non provare nulla.
-Sì, effettivamente lo sarebbe comunque-.
Per qualche momento ero riuscita a dimenticare la morte di mio padre, era quello l'effetto che Michael aveva su di me. Me ne rendevo conto dopo troppo tempo, eppure in quel preciso istante ammisi a me stessa che infondo Michael era una bella persona e sapeva come prendermi. In quei pochi metri quadri ora vibrava solo il silenzio, spezzato ritmicamente dai nostri respiri. Voltai lo sguardo verso Michael, nel medisimo instante in cui lui fece lo stesso. I suoi occhi erano come calamite, due magneti ipnotici e dannatamente attraenti. Più li guardavo, più ne rimanevo incastrata dentro. I suoi occhi verdi mi scrutavano il viso attentamente, quasi a volerne imprimere ogni particolare nella memoria. "Sei uno splendore". Quel pensiero rimbombò nella mia testa, non ero sicura di averlo pronunciato io con la voce dei pensieri. Forse, forse stavo delirando, forse stavo ancora dormendo. Il mio sguardo cadde sulle sue labbra rosse e carnose, così odiosamente perfette e in quel momento piegate nell'ombra di un sorriso. In nome della calamita letale che era lo sguardo cristallino del ragazzo davanti a me, il mio viso e il suo cominciarono ad avvicinarsi lentamente, privandoci del controllo di noi stessi. Di sicuro eravamo sotto l'effetto di qualche sostanza stupefacente, se fossimo stati lucidi non avremmo mai osato una cosa simile. Mi tornarono in mente le parole di Luke "Non innamorarti di Clifford". Sgranai gli occhi e prima di venir meno alla promessa fatta a mio fratello, abbassai lo sguardo poggiando la testa sulla spalla di Michael.
-Scusami...- mormorai in tono piatto. Un vuoto allo stomaco mi fece pemsare a quanto stupida fossi stata. Mi sentivo così stupida...
-Mi sarei tirato indietro anche io se avessi promesso a qualcuno di non toccarti come hai fatto tu con Luke-

Scattò la serratura della porta e fece capolino Matthew.
-Spiacente di interrompervi piccioncini, ma io e te abbiamo un appuntamento Kres-. Mi salii su per la gola un sapore acido, mi alzai riluttante guardando Michael in cerca di conforto. Lui abbassò lo sguardo e per un secondo riuscì a leggere uno stralcio dei suoi pensieri "Mi dispiace". Sospirai, avviandomi a passo lento verso uno dei responsabili della morte di mio padre.

Michael's pov
Il fatto di non sapere cosa succedesse quando Kres incontrava il bastardo mi mandava fuori di testa. 
Per cercare di calmarmi, ripensai alla nostra comversazione. Era stata alquanto strana. A partire dal fatto che mi avessero concesso di vederla senza far troppe storie. Il che mi lasciava al quanto dubbioso, ma non avevo il giusto umore per preoccuparmi. Un flash balenò nella mia mente; le sue labbra a pochi centimetri dalle mie, i suoi occhi incastrati nei miei, i nostri corpi maledettamente vicini. Mi era mancato il fiato, come se l'aria avesse smesso di esistere di colpo. Tutto si era fermato, congelato dalla presenza di Kresley. Era buffo, dato che lei viveva di ghiaccio praticamente. Oltre al mondo che aveva smesso di girare, il mio cuore si era arrestato, lasciandomi privo di lucidità. Mi si era spento il cervello, come se fosse andato in tilt. Ad averla cosi vicina, mi si era resettata la ragione. Ma non era solo quando stavamo vicini che mi mandava in un altro universo. La sua esistenza stessa mi faceva sentire come dentro ad una centrifuga. Al diavolo Luke che la trattava come fosse fatta di carta crespa e impediva agli altri di capire quanto speciale fosse Kres. In tutto ciò che componeva il suo essere, lei sapeva essere speciale senza nemmeno rendersene conto. Per esempio i suoi occhi. A furia di osservarla nel periodo in cui eravamo stati a stretto contatto, avevo letto ed imparato le mille e più sfaccettature di quell'azzurro cristallino. Sapevo come scuriva quando era arrabbiata, come diventasse quasi grigio durante le delusioni e purtroppo quel pomeriggio avevo aggiunto alla lista anche la tonalità più triste che avessi mai visto sul suo viso dolce. 
Kresley's pov
Per la seconda volta in poco tempo ci convocarono al cospetto del trio. Questa volta era diverso, lo sentivo dentro. Me lo sentivo scorrere nelle vene, avvertivo il cattivo presagio infiltrarsi nel petto e venir pompato in tutto il corpo dal cuore. Il ritmo del mio respiro era cambiato, da quando ero in quel posto avevo capito che quando variava l'intermittenza del mio fiato, allora la situazione stava variando. Qualcuno aveva giocato una carta improvvisa, inaspettata. Davanti a me si presentarono Hood, Irwin senior e i Tre. Come la volta precedente, anche Luke e Michael, così come Veronika, fecero il loro ingresso. Ashton guardava verso la sorella con disprezzo, come se la odiasse nel profondo. Aveva lo stesso sguardo che rivolgeva a me o a qualunque altro dominatore. Michael era nervoso, lo vedevo bene. Sentivo l'odore della sua preoccupazione, la vedevo nei suoi movimenti, nei muscoli rigidi e le vene del collo tese. La leggevo nei suoi occhi verdi, la ascoltavo vibrare nel suo petto. Era così dettagliata la sensazione che potevo analizzare in Michael che credetti fosse mia.
-Ciao sorellina-. Esordì Ashton. Il tono della sua voce era tutt'altro che dolce. Sputava veleno al posto delle parole. -Vi ho chiamati qui, perchè non sono scemo e di certo mi sono accorto di ciò che sta succedendo-. Guardai Michael e il suo braccialetto trasalendo. Lo sguardo di Michael balenò su di me e la sua preoccupazione aumentò notevolmente, mentre la mia esplose in un secondo. Tornammo a guardare Ashton, ma parlò Calum.
-Ash piantala e vai al punto-. Mi sentivo il cuore in gola, sapevo che non mi sarebbe piaciuto ciò che avrei sentito.
-Veronika mi chiedo se tu mi reputi un coglione-. Veronika aggrottò la fronte.
-Non ti reputo affatto un ragazzo simile- replicò lei guardando il fratello con una leggera mortificazione.
-Credi forse, allora, che non mi sia accorto degli sguardi che lanci a Luke?- sussultai e vidi Luke diventare improvvisamente serio. La tensione si tagliava con il coltello, gli occhi scuri di Calum si puntarono su di me, rendendomi maggiormente nervosa. Michael si mise tra me e lo sguardo penetrante del ragazzo, mettendosi in posizione di difesa.
-Ashton... dalle la punizione che si merita- Luke scattò davanti a Veronika un secondo prima che Ashton sparasse i suoi poteri contro di lei. 

Urlai, sentendo la gola bruciare per lo sforzo inumano delle mie corde vocali.
Era la fine dell'inferno. Era tutto finito.
Ma la fine di qualcosa spesso è solo l'inizio di un' altra.
Volevo chiudere gli occhi, ma me ne sarei pentita e lo sapevo. Rimasero sbarrati osservando la scena come se fosse a rallentatore. Nella mia mente rimbombò la parola FINE. Era esattamente quello che sarebbe successo, per noi o per i Tre. Tutto stava a come avrebbe reagito Luke. Il mondo in cui lo fece decise il nostro futuro.
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E dopo diecimila anni passati negli abissi di una voragine sotto il monte bianco, eccomi di nuovo qui. Questo è l'ultimo capitolo dolcezze <3
Spero vi sia piaciuto e vi aspetto nel sequel, 
Bye

P.S. C'è gia il sequel sul mio profilo  

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