L'uomo che rubava caramelle

di carlikiller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’uomo che rubava caramelle

Capitolo 1
Un’altra giornata di lavoro è terminata, e finalmente mi appresto a lasciare il commissariato di polizia in cui ricopro il ruolo di investigatore capo di una squadra operativa prettamente composta da uomini.
Prima di uscire dall’edificio mi fermo a salutare la mia squadra che tanto per cambiare è molto indaffarata, anche se a quest’ora non è mai per motivi di lavoro. Come ogni giorno, essendo tutti uomini, sono presissimi da una discussione sul football di nessuna importanza, ma che per loro sembra una questione di vita o di morte.
Dirigere una squadra composta da quattro uomini non è sempre facile, anche perché spesso io non li capisco, soprattutto uno di loro. Il suo nome è Miles Ribosky, ed è l’agente più serio, rigoroso e rispettoso delle regole della polizia che appartenga alla mia squadra. I suoi capelli biondi a spazzola e le sue labbra mai stirate in un sorriso rendono i suoi tratti quasi spaventosi, e per alcune cose questo è utile.
Per fortuna io ho un carattere molto testardo e piuttosto tenace che mi ha permesso di raggiungere molti meriti nella ancora breve mia carriera lavorativa; così non ho avuto troppi problemi ad impormi su nessuno di loro. Farmi ubbidire da Ribosky è stato poi molto semplice, io sono il capo e lui da rigido ufficiale qual è mi porta rispetto per dovere.
Mentre sono immersa nei miei pensieri su quanto sia strana la mia squadra sento qualcuno urlare il mio nome in mezzo al corridoio su cui si affacciano tutti gli uffici delle squadre operative della polizia.
- Kerry, dove sei? Ho bisogno di parlarti prima che tu te vada a casa - Raggiungo l’uomo che sta urlando perché sono l’unica Kerry che lavora qui. La voce, poi, è quella del mio capo, e migliore amico, Manuel Righers, quindi è praticamente certo che stia cercando me. In corridoio trovo il capo del nostro distretto che, con una cartellina in mano, sta girando avanti e indietro cercandomi senza troppo successo. Sarà perchè sta guardando nella direzione opposta a quella del mio ufficio?
Mi avvicino a lui e come prima cosa blocco la mano con cui tiene la cartellina. Manuel ha il vizio di sbracciare e non vorrei che la cartellina mi arrivi in faccia. Sentendosi bloccato il mio capo finalmente si gira verso di me e nota la mia presenza.
- Kerry, ma dove eri finita? Ti ho cercata ovunque! - Ovunque tranne che nello spazio dedicato alla mia squadra, il mio ufficio privato affaccia e comunica solo con quella stanza.

Non mi stupisco che il mio capo utilizzi un linguaggio così familiare perchè Manuel, pur essendo il mio capitano, mi ha sempre dato del tu ed io ho sempre fatto la stessa cosa con lui. In fondo noi ci conosciamo praticamente da sempre, visto che le nostre sorelle erano amiche e ci facevano da babysitter insieme, anche se è solo dall’adolescenza che siamo culo e camicia. Quando eravamo più piccoli essendo tutti figli di poliziotti correvamo tra questi stessi corridoi mentre i colleghi dei nostri papà ci riempivano di caramelle e biscotti, ma lui si isolava un po’ perchè era l’unico maschio. Poi con il tempo il nostro rapporto si è rafforzato perchè mentre io finivo il liceo, ed ero già attratta da questo mondo, lui faceva l’addestramento per diventare un agente di polizia sotto mio padre; il tempo passato insieme si sprecava. Anche perchè io non sono mai stata una ragazza come le altre che a sedici anni stressano i genitori per avere il cellulare io lo facevo per guidare il cellulare della polizia. Il mio destino era già segnato…

Così a vent’anni sono entrata all’accademia di polizia, un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia a causa di un errore giovanile, e dopo di essa sono diventata un agente della squadra investigativa a cui era a capo Manuel insieme al mio defunto marito e alla mia, altrettanto defunta, migliore amica. Io amo quello che faccio, ma non è decisamente un lavoro che ti allunga la vita. Prima di cadere nei ricordi delle mie perdite rispondo all’uomo che mi cercava urgentemente e al di fuori del mio orario di lavoro. Infondo potrebbe essere importante! - Manuel, mi hai cercata ovunque tranne che nel mio ufficio. Stavo salutando la mia squadra, perché, non so se te lo ricordi, ma il mio turno è finito -
- So che per oggi saresti libera di andare a casa, ma ho bisogno di parlarti - Perché Manuel tende ad avere sempre qualcosa da dirmi? E perchè non sembra mai essere troppo urgente?
- Sii rapido. Ho tre figli a casa a cui devo dare da mangiare, e tanto per cambiare il frigo è vuoto. Sembra il deserto del Sahara -
- Prometto che sarò rapido. Comunque anche loro sono capaci di ordinare la cena a domicilio -
- Stronzo - gli rispondo facendogli anche una matura linguaccia.
Comunque ha ragione su come finirà la cena, perché già io non sono mai stata una gran cuoca, e lui lo sa, e poi è già tardi e difficilmente avrò il tempo di passare a fare la spesa. Anche stasera ordineremo cinese, ormai a casa mia ci sono più volantini delle consegne a domicilio che cibo. Tanto sembra che nessuno abbia idea di come funzionino i fornelli!
Essere a capo di una squadra investigativa della polizia e contemporaneamente una madre single di tre ragazzi non è facile. Anche se non è che il mio povero marito fosse poi così utile, infondo era un agente come me e quindi assente quanto me.
Manuel sorride passandomi la cartellina che sventolava quando sono arrivata - Mi hanno comunicato che abbiamo un nuovo caso - spiega lui ed io intuisco che la cartellina raccoglie tutti i documenti che abbiamo sul caso.
- Manuel, tesoro, ci conosciamo praticamente da sempre quindi non mi stupisce avere l’ennesima riprova che non mi ascolti praticamente mai.  Ma il mio orario di lavoro è finito e visto che a casa ho un bambino di quattro anni che mi aspetta direi che puoi passare il caso ad una delle squadre del turno di notte - 
Anche se per me la giornata lavorativa è finita per altri è appena cominciata. Possono decisamente occuparsi loro del nuovo caso.
- Potrei farlo, ma ti conosco. Se io provassi a tenerti lontano da questo caso tu mi uccideresti - Manuel sa decisamente come stuzzicare la mia curiosità.
- Ok, parla - lo incito io e non solo con le parole. Per la curiosità sto muovendo le mani nello spazio fra noi per fargli capire che deve parlare o questa è la volta che mi libero per sempre di lui.
- O abbiamo un emulatore o Cole Richards è tornato - Il mio sguardo si accende. Gli strappo di mano i documenti del nuovo caso e li stringo contro il mio petto mentre ritorno nel mio antro buio. Ripensandoci Manuel ha ragione, i miei figli sanno ordinarsi la cena da soli. 

Non posso rimandare la lettura di questo fascicolo perché Cole Richards è stato il caso più importante della mia carriera. Oltre che il più traumatico. Nessuno si aspettava che finisse così!
Quello che all’apparenza sembrava essere un ladro di poco conto era riuscito ad uccidere due nostri agenti e a ferirne gravemente un terzo.
- Manuel chiama i miei ragazzi e digli di ordinare del cibo d’asporto. Farò tardi - urlo dal mio ufficio e lo sento percorrere il corridoio ridendo. Il capitano del mio distretto è un idiota!
Ignoro la risata di quello che dovrebbe essere il mio capo e migliore amico a cui si aggiunge quella della mia squadra. Non fingono neanche di non aver spiato la nostra conversazione in corridoio. Forse non solo il capitano è un idiota!
Non riesco a ridere con loro perché sentire il nome di Richards mi fa ritornare con la mente al passato. A quando non ero ancora vedova e non avevo ancora una squadra tutta mia. Erano tre anni che non c’era alcuna notizia su di lui o nuovi casi che gli si potessero attribuire, ma ora potrebbe essere tornato.

Circa quattro anni fa, quando io lavoravo ancora nella squadra comandata da Manuel con mio marito, Mark Ronson e la mia migliore amica, Claudia Liver, una serie di furti colpì la nostra città.  Quello che incuriosì la polizia fu che il ladro attaccava negozi di medie dimensioni durante la notte rubando alcuni beni alimentari e i soldi lasciati a fondo casa. Chi commette un furto per rubare un valore di denaro pari a circa cinquecento dollari? E poi perché rubare del cibo?
Purtroppo la nostra squadra fu sorteggiata per occuparsi del caso e ci vollero sei mesi prima di riuscire a prevedere le mosse del ladro. Poi, finalmente, tre anni fa ci eravamo riusciti. Avevamo previsto dove avrebbe colpito così potemmo anticiparlo e prenderlo sul fatto.
Quando finalmente ce lo trovammo davanti non sapevamo praticamente nulla di lui, perché anche se avevamo studiato ogni sua mossa non avevamo scoperto quasi nulla di utile, e questo ci rivoltò contro il piano. Non conoscevamo né il nome né l’aspetto del ladro e soprattutto non sapevamo come avrebbe reagito di fronte a tre poliziotti armati.
Grazie a delle accurate ricerche però, eravamo riusciti a capire le zone che prediligeva. E così avevamo scoperto quale negozio avrebbe scelto per il suo prossimo furto, e studiando i tempi morti fra i furti avevamo capito quando lo avrebbe colpito. L’avevamo preceduto dentro il negozio, avevamo aspettato che arrivasse e gli avevamo bloccato le via di fuga.
Il caso volle che fossimo solamente io, Mark e Claudia inquanto Manuel all’improvviso era stato spostato su un altro caso. E quello fu il primo problema. Manuel Righers non era solo il nostro capo squadra, era anche il cecchino del gruppo e quindi la nostra copertura armata. In pratica ci siamo presentati senza alcuna copertura, perchè ovviamente lo abbiamo affrontato comunque, ignorando l’assenza di Manuel ci siamo parati di fronte a lui con le pistole cariche pronti a sparare, ma anche lui tirò fuori la pistola.
Qualcuno fece fuoco. Non so chi. Purtroppo non ricordo altro di quella sera perché quel primo sparo mi colpì al fianco e svenni. Tutto ciò che so e che quando ripresi conoscenza ero in ospedale, Mark e Claudia erano morti e quell’uomo era sparito nel nulla.
Quando, dopo un paio di mesi di degenza, mi dimisero dall’ospedale e tornai a casa trovai nella mia buchetta delle lettere un biglietto che diceva:
“ So che non mi crederai ma non sono stato io a spararti, io non ho mai sparato a nessuno. Rubavo solo per fame, per mantenere mia figlia e mia moglie che aspetta un bambino. Sono dovuto fuggire, ma non perché sono colpevole. Purtroppo io ho visto tutto, so chi ti ha sparato e ho paura di essere il prossimo.
Non fidarti di nessuno Kerry, le cose non sono come sembrano.
Cole Richards
P.S. Smetterò con i furti. Troverò un altro modo per sopravvivere. Lo devo a te e alle mie ragazze. ”
Capii subito di chi era il messaggio e non ne parlai mai con nessuno. Finalmente l’uomo che aveva ucciso mio marito e la mia migliore amica aveva un nome, Cole Richards. Misi il nome nel fascicolo e mai nessuno chiese come lo avevo scoperto. Tutti volevano solo andare avanti.

Prima di sedermi alla mia scrivania per leggere i documenti del caso mi fermo nell’ufficio dei miei miei uomini, devo assegnare una missione vitale ad uno di loro.
-  Capo Shatos possiamo fare qualcosa per lei? Siamo ai suoi ordini, come sempre - Non serve nemmeno che io giri la testa verso l’uomo che ha parlato perché io sappia senza alcun dubbio chi è, questo è Miles Ribosky. Se la voce seria non bastasse a farlo riconoscere, ci sono anche i suoi modi sempre impostati e ufficiali. Anche quando siamo fuori orario.
- Non ti devi preoccupare Ribosky, puoi andare a casa. Ho solo bisogno di parlare con Sean -
Sean Murray è il mio investigatore e tecnico informatico e con i suoi 23 anni è il membro più giovane, ed inesperto, del nostro distretto. È uscito dall’accademia solo l’anno scorso.
- Sono subito da te, capo. Ma non dovevi tornare a casa dai tuoi ragazzi? - Mi chiede lui, che probabilmente durante la discussione fra me e Manuel aveva la testa fra le nuvole. Sean è una persona stupenda ma ogni tanto si perde fra i suoi pensieri. Per fortuna non è mai successo durante una missione.
- La mia idea era quella, ma il direttore Righers era di diverso avviso - dico io mentre lo invito con la mano a seguirmi nel mio loculo. Il mio ufficio privato è decisamente poco spazioso e familiare.
- Mia padrona, ed io in cosa posso esserle utile? - dice facendo un finto inchino ed io sorrido.
Sean che fa un inchino è come una giraffa che mangia l’erba. Buffo. Sean è alto un metro e novanta e credo non arrivi a pesare sessanta chili. Il tutto è condito con un viso da bambino, senza un accenno di barba, e dei capelli che sembrano paglia. Sean Murray è decisamente il clown della nostra squadra e forse dell’intero commissariato. Essendo un agente da così poco sente ancora il bisogno di sdrammatizzare ciò che affrontiamo.
Devo ammettere che più tempo passo con lui, più mi rivedo in questo giovane ragazzo. Anch'io sono entrata nella polizia che ero molto giovane e tutti credevano che non ne fossi all'altezza. Sean viene ritenuto debole per il suo aspetto smunto e la sua sessualità, io solo perché sono una donna. Per entrambi però si sbagliano di grosso. Abbiamo dovuto combattere più degli altri per arrivare dove siamo e se ce l’abbiamo fatta è perché ce lo meritiamo.
- Sean, schiavetto mio adorato, dovresti farmi un piccolo favore che tanto so non pesarti affatto -
Io e Sean abbiamo legato fin da subito, tanto che alcuni all’inizio pensavano che andassimo a letto insieme. Poi hanno capito. Noi ci siamo trovati subiti perché siamo simili, perché Sean mi ha subito dimostrato di che pasta è fatto e perché questo mocciosetto sa fare il suo lavoro meglio di tanti altri.
A questo si è, con il tempo, sommato il fatto che Sean ha una cotta, pienamente ricambiata, per Matthew, mio figlio di soli sedici anni. Loro non sanno di essere ricambiati ma questo non gli impedisce di passare il tempo a farsi gli occhi dolci. E per farlo Sean è costretto a frequentare casa mia molto spesso ed io ne approfitto per sfruttarlo a mio piacimento. È inutile che andiamo entrambi a casa mia!
- Spara Kers -
- Il direttore Righers ha sottoposto un nuovo caso alla mia attenzione quindi devo restare al lavoro più a lungo per visionare la documentazione già in nostro possesso ... -
- Vuoi che rimanga anch’io per darti una mano? Per fare delle ricerche? - mi interrompe lui convinto di aver capito dove voglio andare a parare, ma io nego.
- No, per ora faccio da sola - Questo caso ha già fatto soffrire molto la mia famiglia e non voglio che accada di nuovo, non voglio che i miei figli soffrano ancora a causa di Richards. E, che io lo voglia o no, se a Sean dovesse accadere qualcosa loro soffrirebbero. - Vorrei solo che tu andassi a casa mia a controllare che Drew e Thew si ricordino che Tommy è solo un bambino. Quando arrivi lì ricordati di ordinare la cena perché il frigo è vuoto, troverai dei soldi nel mobiletto dell’ingresso. Ci lascio sempre qualcosa per situazioni come questa perchè non voglio che, se dovesse capitare qualcosa, i ragazzi non abbiano un soldo. Sia che servano per la pizza sia che servano per un taxi -
Io mi preoccupo molto per i miei ragazzi e non solo perché con il mio lavoro sono abituata a vedere ed immaginare il peggio. Il vero motivo per cui mi preoccupo così tanto è che tra i miei figli c’è una differenza di età molto marcata ed io ho sempre paura che loro se lo dimentichino. I più grandi sono due gemelli di sedici anni e si chiamano Andrew e Matthew mentre il piccolo ha solo quattro anni e si chiama Thomas. C’è un motivo se fra loro ci sono dodici anni di differenza. Non hanno lo stesso papà. I gemelli sono quell’errore giovanile che mi ha portata a ritardare la mia entrata in accademia mentre Tommy è figlio del mio defunto marito.
Sean arrossisce come un dodicenne alla mia proposta ma io faccio finta di nulla. Più o meno.
- Grazie Sean. E mi raccomando, tu sei lì per controllarli non per fare cose che potrebbero condurti in prigione - Sia Sean che Matthew sanno che mio figlio è ancora troppo giovane per poter stare insieme, ma è sempre meglio ricordarglielo.
- Kerry, ti prego ti ho già detto che non devi preoccuparti. Non farei mai nulla a Matthew che lui non voglia -
- Ed è proprio per questo che mi preoccupo! -
- Vuoi dire che … a Thew io … piaccio? - balbetta Sean ed io sorrido. Dei due lui dovrebbe essere quello adulto!
- Vai a fare il baby-sitter Sean - gli rispondo io spingendolo fuori dal mio antro.
Essere una madre single di 35 anni con tre figli e contemporaneamente il capo di una squadra della polizia non è facile.

Raccolgo i miei lunghi capelli color grano dietro la testa con una matita poi apro il fascicolo che sventolava Manuel e mi metto a leggere i documenti.
Il rapporto degli agenti che hanno risposto alla chiamata è abbastanza dettagliato, ma domani manderò lo stesso  due miei agenti a fare dei rilevamenti. Nel rapporto preliminare si parla di una rapina a notte fonda in un negozio di media grandezza protetto solamente da due telecamere e da una guardia notturna. La quale ha dichiarato di non essersi accorto della presenza del ladro fino a che questo non gli è arrivato alle spalle e lo ha stordito con il teaser. Secondo il rapporto è la guardia, una volta ripresa conoscenza, ad aver chiamato la polizia.
Il caso è arrivato a noi solo la sera perché ha girato vari distretti fino a che qualcuno non ha notato delle somiglianze con il caso Richards.
Secondo gli agenti che hanno fatto il primo sopralluogo nel negozio non c’erano danni e la guardia notturna ha riportato solo una ferita superficiale alla testa quando è caduto. Il ladro ha rubato generi alimentari per un valore di trecento dollari e il fondo cassa che ammontava a duecentocinquanta dollari. Anche i furti di Richards erano sempre di poco valore.
Prendo un taccuino su cui degno in nero gli avvenimenti accertati descritti nel rapporto, il blu le conclusioni degli agenti e in rosso le mie considerazioni personali. Alla fine confronterò il tutto con il modus operandi di Richards.
Nessuno conosce quel vecchio caso meglio di me. Ci ho lavorato per più di un anno arrivando anche a non dormire pur di trovarlo, ma è stato tutto inutile. Così, per il bene della mia famiglia, ho lasciato perdere.
Mi segno tutti i dati insieme all’idea di mandare Robbins e Cheng ad indagare al negozio mentre Miles lo manderò a cercare la registrazione delle telecamere. Dubito che troveremo qualcosa, Richards le disattivava sempre. A Sean lascio il compito della ricerca informatica, che poi è il suo lavoro. Mentre io parlerò con il proprietario del negozio. Nel caso non centri Richards lui potrebbe avere dei sospetti.
- Ehi capo! Sono venuto a darti una mano - dice Sean apparendo sulla porta del mio ufficio ed io gli rispondo senza neanche alzare gli occhi dal mio taccuino.
- Sean, il piano era che tu restassi con i ragazzi fino al mio ritorno -
- Lo immaginavo. Sono andato via quando è arrivato tuo fratello, li ho lasciati con lui -
- Sean! Io non ho fratelli! - urlo io scattando in piedi.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


- Sean! Io non ho fratelli! - urlo io scattando in piedi.
- Quel tipo ha detto di essere tuo fratello e i tuoi figli lo hanno chiamato zio - cerca di giustificarsi Sean evidentemente sconvolto. Si vede che non conosce i miei figli quanto me, purtroppo io ci sono abituata a questi scherzi.
Conoscendo i miei polli so che quel tipo poteva essere chiunque ma i gemelli, per il giusto prezzo, lo avrebbero comunque chiamato zio. Come siano cresciuti così io proprio non lo so. Quando tua madre per lavoro arresta criminali che, come se seguissero un copione, giurano vendetta verso la sua vita e la sua famiglia dovresti imparare a non dare confidenza agli sconosciuti. Nemmeno per tutto l'oro del mondo.
Ma loro no. Loro fanno questi bellissimi scherzi!
- Io ho due sorelle femmine di cui una è lesbica e l’altra cambia uomo con la stessa frequenza con cui fa shopping, cioè minimo una volta la mese. Puoi spiegarmi chi i ragazzi hanno chiamato zio? Loro non hanno zii! - gli spiego io con voce alterata - Cioè in realtà uno zio ce lo avrebbero, visto che una delle mie sorelle è stata sposata. Però, considerando che non fa visita ai suoi figli non capisco perché dovrebbe farla ai miei! -
Non so se sono più incavolata con i miei figli per aver raggirato Sean o più preoccupata per loro. Perché ho dei figli idioti? Quell'uomo potrebbe essere chiunque! Tranne mio fratello, ovviamente. Onestamente di zio ne avrebbero anche un altro visto che il loro padre ha un fratello, ma i gemelli non hanno mai conosciuto nessuno dei due quindi nemmeno ci penso che possa essere Lewis. Non so nemmeno se i Greyson sanno dove vivo attualmente. 

Sean, ormai spaventato quanto e più di me, mi descrive l’uomo; probabilmente nella speranza che io riconosca un mio amico burlone.  

- Era un tipo alto poco meno di me, con gli occhi verdi e dolci, i capelli castano rossicci e il fisico atletico - Cazzo! Questa è la descrizione di Cole Richards! Beh, anche di molte altre persone, ma considerando il nostro passato, e il caso che stavo studiando fino a poco fa, riesco a pensare solo che potrebbe essere lui. - Loro sembravano conoscerlo bene. Tommy si è anche fatto prendere in braccio, ma il piccolo non si lascia prendere in braccio nemmeno da me. Ed io sono da voi almeno quattro giorni a settimana da quasi un anno! - Effettivamente il mio piccolino è molto timido con gli estranei e, per quanto Sean sia fin troppo spesso da noi per cercare di vedere Thew, Tommy ancora non lo vede come un amico. Ma allora chi è questo tipo che è entrato in casa mia fingendosi un fratello che non ho? L'affetto di Tommy ci vuole un po' per guadagnarselo e non si può comprare come quello, finto, dei gemelli. Lui non sa mentire a comando come i due diavoli!
- Prendimi la giacca e andiamo a casa. Ho paura che i nostri ragazzi siano in serio pericolo! - mi decido a fare qualcosa di concreto. Continuare a stare qui non ci farà capire chi è questo tipo misterioso.
Ci precipitiamo a casa mia superando tutti i limiti di velocità consentiti pur di metterci il minor tempo possibile. Sto sperando con tutto il mio cuore che quell’uomo non fosse Richards. Magari è qualche conoscente che voleva fare uno scherzo e che ha avvertito i ragazzi.
Arriviamo nella mia villetta a schiera e subito spalanco la porta, quello che trovo in casa mi sconvolge. Cole Richards è seduto sul divano con Tommy sulla gamba destra e i gemelli ai lati. Andrew è seduto alla sua destra mentre Matthew è abbarbicato sul bracciolo sinistro.
Tutto questo è strano, i gemelli non erano così vicini nemmeno a Mark! Essendo stati abbandonati dal loro vero padre i miei figli non si lasciano irretire dalle figure autoritarie maschili. Per soldi farebbe quasi tutto, tranne farsi coccolare.
Noto subito che Richards ha una coca cola nella mano sinistra e questo mi fa esplodere. Sembra che si sia sistemato in casa mia come se fosse la sua!
- Vedo che ti sei ambientato bene nella mia umile dimora. Desideri qualcos’altro prima che ti arresti? - gli dico con la voce piena di sarcasmo.
- Mamma le cose non sono come credi - Esclama subito Andrew, che sarebbe in grado di difendere anche il diavolo in persona.
Penso sempre che Drew, da grande, potrebbe diventare un perfetto avvocato mentre Thew è, già adesso, un ottimo hacker.Ed infatti è lui a svolgere più della metà del lavoro di Sean, ovviamente entrambi credono che io non lo sappia.
I gemelli la loro intelligenza l'hanno presa entrambi dal loro vero padre, un uomo che era capace di irretire chiunque con la dialettica e di fare magie a computer. Per fortuna, però, non sembrano averne preso il caratteraccio!
Non avevo nemmeno diciotto anni quando conobbi Erik, era un bell'uomo, molto intelligente e con una gran parlantina. Avrebbe potuto dire e fare qualunque cosa e per me sarebbe stato comunque un dio sceso in terra. Mi disse di aver 25, di amarmi e di essere single, purtroppo erano tutte bugie ed io lo scoprii troppo tardi.  Quando gli dissi di essere incinta lui mi chiese di abortire, visto che in realtà aveva trent’anni ed era sposato.
Blocco il fiume dei ricordi per concentrami sulla situazione disastrosa in casa mia. Non posso permettere a Richards di ferire di nuovo la mia famiglia.
- Cuccioli andate di là. Io e la mamma abbiamo varie cose da sistemare - sento dire a Cole, come se i miei figli fossero anche i suoi, e vedo i miei ragazzi ubbidire. Perché con me non lo fanno mai?
I gemelli mi guardano afflitti mentre prendono Tommy per portarlo con loro in cucina. Il piccolo prima di lasciarsi portare via dà un bacio bavoso a Richards su una guancia.
- Mamma zio Cole è un bravo zio, viene spesso a trovarci - dice Tommy prima che Andrew riesca a trascinarlo in cucina. Tommy è ancora troppo piccolo per capire in quale guaio si sono cacciati.
- E come mai io non ne sapevo nulla? - chiedo a Cole che mi sorride. La mia pazienza sta giungendo al termine. L’unico motivo per cui non ho ancora estratto la pistola è che ci sono i ragazzi in casa.
- Non era importante che lo sapessi perché non eri ancora pronta a conoscere la verità -
- Ok, ora basta! Parla o ti sparo - dico seria portando una mano sulla pistola.
- Dopo ciò che è successo quella notte, dopo ciò che avevo visto, sapevo che dovevo proteggere te e i tuoi figli. Così, mentre tu eri in ospedale, io sono venuto qui e, fingendomi un tuo collega, ho aiutato tua sorella a fare la baby-sitter -
La mia mente corre subito a Lea, la mia molto oca e molto troia sorella maggiore, solo lei sarebbe così cretina da farsi prendere in giro da Cole. E poi è anche l'unica che davanti ad un bell'uomo smette di pensare coerentemente.
- È stato divertente fare i genitori insieme, pensa che fra un cambio di pannolino e l'altro ho anche creduto che lei ci stesse provando con me - Ci stava sicuramente provando, Lea ci prova sempre con tutti - Poi un giorno è apparsa un’altra ragazza, aveva i capelli scuri con le mecches e la chiamava amore - Emma? - E ho capito che beh, tua sorella era lesbica -
Mia sorella Emma, quella di mezzo, è lesbica ma mi sembra strano che fosse lei perché non è il tipo da fidarsi così facilmente di qualcuno che non conosce. Lei tiene molto ai miei ragazzi non li avrebbe mai abbandonati nelle mani di uno sconosciuto!
Sento un braccio dietro la schiena e, voltandomi verso la provenienza del braccio, trovo Sean che mi guarda comprensivo e preoccupato. Noto subito che anche lui tiene una mano sulla pistola.
Cerco di non pensare alle mie sorelle per concentrarmi sulla parte davvero importante del discorso.
- Come facevi a sapere che avevo dei figli? -
- Il ciondolo che avevi in mano quando i paramedici ti hanno soccorsa, quello con dentro la foto di te con i gemelli, te l'ho messo io fra le mani. Ma devo ammettere che, come avrai capito, prima lo aperto -
Porto una mano al petto dove, sotto la maglia, c'è il ciondolo che porto sempre e che prima di quella sera aveva Mark.
- Come facevi ad averlo tu? -
Cole ha un attimo di esitazione prima di raccontarmi la verità - Mark lo perse mentre mi inseguiva -
- Come? - Non c'era stato nessun inseguimento perché lo avevamo aspettato dentro al negozio nel buio.
- Te l'ho detto, non sono stato io a spararti. Io giravo sì con una pistola, ma era scarica! Quando ti vidi cadere a terra mi misi a correre, non avevo sparato io perciò qualcuno ci stava sparando addosso, e, sinceramente, non avevo intenzione di farmi ammazzare. Uscii dal negozio nello stesso modo in cui ero entrato e mentre correvo a perdifiato tra i vicoli sentii un altro sparo. Poi dei passi che venivano nella mia direzione correndo. Approfittai del mio vantaggio e della mia agilità per arrampicarmi in un palazzo ed entrare in un appartamento che aveva una finestra aperta. Dall'alto vidi Mark scappare e perdere il ciondolo -
- Non può essere vero - Sean mi tiene per le spalle per paura che io perda i sensi. La potenza della dichiarazione di Cole avrebbe potuto spezzarmi ... se ci avessi creduto.
- È così Kerry, io non ti ho sparato tre anni fa e non ho rapinato il negozio della settimana scorsa. Perché avrei dovuto farlo? Per rischiare di perdere le mie bambine? No, mai. Io sono tutto ciò che hanno! - Mi torna in mente la lettera che mi lasciò Richards dopo la degenza in ospedale. Quella in cui mi diceva che avrebbe smesso per me e per la sua famiglia e che niente era come credevo. Lui ha sempre saputo dove trovare me e la mia famiglia e non ha mai fatto nulla. Perché aspettare tre anni a colpire? Perché fare amicizia con i miei figli se ha intenzione di fargli del male?
Mi ripeto mentalmente che non devo credergli perché è un ladro e un assassino, ma faccio sempre più fatica a convincermene.
- Smettila di farneticare, Richards. Devo arrestarti per duplice omicidio e rapina a mano armata. Sean, le manette -
Cole si alza e si gira per lasciarsi ammanettare, non oppone la minima resistenza ed io non capisco il perché. Poi mi volto e vedo i ragazzi che ci osservano delusi e preoccupati. Loro non possono capire che sto solo facendo il mio lavoro. Andrew si allontana con Tommy fra le braccia e Matthew guarda Sean come se lo volesse uccidere, forse perché non ha difeso Cole.

Durante il viaggio verso la centrale posso quasi sentire i pensieri di Sean talmente è concentrato su di essi.
- A cosa stai pensando? - gli chiedo continuando a guardare la strada. Sto guidando io proprio perché lui è perso nei suoi pensieri.
- Matthew ora mi odia - dice fissando il vuoto ed io soffro quanto lui. Tutto ciò che ho fatto era pensato per proteggere la mia famiglia e non per farla soffrire ancora di più.
- Mi dispiace -
- Non dispiacerti Kers, abbiamo solo fatto il nostro lavoro - So che ho fatto semplicemente il mio lavoro ma non riesco ad esserne felice ed orgogliosa come un tempo.
Mi soffermo a pensare allo sguardo deluso di Andrew mentre se ne andava o a quello furioso di Matthew verso Sean. Sono così diversi eppure così uguali.
Uno è elegante e raffinato ma non disdegna fare a pugni per proteggere suo fratello; l'altro è un casino, i capelli sono un cespuglio e i vestiti strappati o sporchi, eppure dei due è quello più tranquillo. Di solito.
Ripenso a quegli sguardi e per un attimo guardo Cole attraverso lo specchietto retrovisore.
- Perché dovrei fidarmi di te? - gli chiedo a bruciapelo e lui risponde ghignando
- Perché se ti avessi voluto uccidere lo avrei già fatto. Sono stato io a chiamare l'ambulanza quella notte -
Riporto la mia totale attenzione sulla strada e sento la mano di Sean stringermi un ginocchio. Non mi hanno detto quasi nulla di ciò che è accaduto dopo che mi hanno sparato, anche perché non c'erano testimoni, però una cosa la so. A salvarmi la vita è stata una chiamata anonima. Non so che cosa fare … non so cosa pensare …
Di chi dovrei fidarmi? Della versione ufficiale della polizia? Cioè ciò che caratterizza e rappresenta la mia vita da sempre? Versione, poi, che è stata scritta a quattro mani da mio padre e del mio migliore amico. O di quella di Cole? Un perfetto sconosciuto, un criminale, ma, forse, l'uomo che mi ha salvato la vita ...
Nel pensare a questa bruttissima storia vedo la foto che tengo attaccata al cruscotto della mia macchina di servizio. Nella foto ci siamo io, Emma e Lea; guardandola capisco. C'è una sola cosa che devo fare, parlare con Emma e capire perché lei, tre anni fa, credette a lui e non alla polizia. Lei ha creduto ad un ricercato e non ha nostro padre e devo sapere il perché!

Abbandonare Richards alle guardie della prigione provvisoria che sta nei sotterranei del nostro edificio non è facile come sembra dall’esterno. È stata una giornata tremenda, non ricordo nemmeno se ho cenato, quello che vorrei fare è tornare a casa mia per mettermi a letto. Ma purtroppo devo compilare i moduli per il passaggio di custodia e per l’arresto. Non vedo l’ora che questa giornata finisca, e qualcosa mi dice che domani andrà anche peggio.
Quando, dopo aver sistemato la parte burocratica dell’arresto di Richards, riesco ad approdare in casa mia, la trovo buia e avvolta dal silenzio. Questo è molto strano. Di solito quando torno alla base dopo aver fatto degli straordinari e aver quindi lasciato sole le mie tre pesti più a lungo del previsto ritrovo la casa in condizioni pietose. Per non parlare di quanto mi arriva, direttamente al lavoro, una denuncia per rumori molesti da parte dei vicini. Questa tranquillità è innaturale.
Sono cosciente dell’ora tarda e che perciò loro sono probabilmente a letto, ma è la prima volta che torno tardi, anche più tardi di così, e trovo i gemelli a letto.
Entro in casa, dove trovo un discreto caos e questo mi rassicura, sono ancora loro. Salgo al primo piano, dove ci sono le camere e vado da Tommy per controllare che il piccolo stia bene ma non ce lo trovo. Corro subito in camera dei gemelli per accertarmi che dalla delusione il trio di pesti non sia fuggito e sono tutti lì. Dormono tutti insieme nel letto a castello dei gemelli e questo è ancora più strano del fatto che dormano già. Tommy sta dormendo nel letto più in basso abbarbicato sul petto di Matthew con le manine strette alla sua maglia del pigiama mentre Andrew è nel letto di sopra, dove di solito starebbe Thew rannicchiato in posizione quasi fetale.
Normalmente due gemelli sedicenni non hanno più voglia di condividere una stanza e ne hanno ancora meno di dividere un letto a castello, ma loro no. I miei ragazzi hanno scelto di loro spontanea volontà di stare in stanza insieme e di dormire in un letto castello per poter passare più tempo insieme e contemporaneamente non occupare troppo spazio così da lasciarne libero una buona parte in cui ammonticchiare robaccia.
Quello che mi stupisce è trovare Tommy con loro, perché, anche se i miei ragazzi sono i figli migliori esistenti, come fratelli maggiori lasciano un po’ desiderare. Diciamo che preferirebbero una verifica a sorpresa di matematica piuttosto che fare i fratelli maggiori per solo mezzo minuto.
Quindi, se da un lato non posso lamentarmi di loro come figli perché hanno accettato il fatto di avere una madre lavoratrice più impegnata a salvare la città che a fare la madre e non hanno mai fatto polemiche sulla mia molto fumosa presenza, dall’altro bisogna ammettere che con Tommy, così come con Mark, non sono mai stati molto tolleranti.
Il piccolo non può entrare in camera loro o toccare le loro cose, difficilmente si occupano di lui per più di cinque minuti e spesso si comportano come se non esistesse. Per questo mi stupisce trovarlo nel letto di Thew, con Thew.
Ignorando per un po’ il problema ragazzi, infondo sono vivi e stanno dormendo, mi trascino nella mia camera e sprofondo nel mio letto. In pochi minuti sono nel mondo dei sogni, è stata una giornata davvero stancante.
Quando la mia sveglia suona mi sembra di essermi appena addormenta, mi faccio una rapida doccia e scendo a preparare una lauta colazione per i ragazzi e le buste per il pranzo da portare a scuola. Visto che sono un po’ delusi cerco di concentrarmi sul fare la mamma e non la poliziotta.
Quando scendono a fare colazione i  gemelli sono estremamente silenziosi mentre Tommy è ancora mezzo addormentato sulla spalla di Drew.
- Tesori, come avete dormito? - chiedo cercando di intavolare una conversazione ma nessuno mi risponde. A malapena mi salutano prima di salire in macchina e andare a scuola. Ok, forse sono molto delusi.
Quando smetteranno di tenermi il muso? Ho solo fatto il mio lavoro … forse sono ancora troppo piccoli per capire …

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Quando, finalmente, i ragazzi sono partiti per la scuola io mi fermo a riflettere. Ho mille domande sul caso che mi frullano in testa e l'unica che può darmi delle risposte è Emma. A nessun altro, in questo momento, sono disposta a credere. Questa storia comincia ad avere troppe versioni ed io devo arrivare alla verità. Ne ho bisogno per me stessa, non è più solo una questione di chiudere il caso,per andare avanti devo lasciarmi tutta questa brutta storia alle spalle.
Anche perché, tecnicamente, avendo eseguito l’arresto di Cole Richards, indagato per molteplici furti simili a quello avvenuto ieri e per duplice omicidio, io il mio lavoro l’ho fatto. Però moralmente sento che devo capirci qualcosa in più. E devo farlo prima di affrontare i miei ragazzi così potrò aiutarli a superare l'arresto del loro non-zio preferito. 
Così chiamo Manuel e gli chiedo un paio d’ore di permesso. La scusa ufficiale è che Tommy non sta bene ma dubito che il mio commissario mi crederà. La verità è che voglio passare da mia sorella al lavoro per poter parlare con lei senza i nostri figli ad ascoltarci.
Ormai ho capito che per capire cosa ha portato mia sorella Emma a fidarsi di Cole invece che della polizia, per cui io lavoro da anni e in cui nostro padre ha militato fino alla pensione, devo parlarne con lei. Emma è sempre stata una bravissima sorella maggiore, in realtà anche Lea è una brava sorella, ma mentre ad una affiderei la mia vita è quella dei miei figli all'altra anche no. Se i problemi vengono da uomini carini Lea ci si impantana ammiccando, invece di cercare di risolverli. è inaffidabile! Emma invece, invece, è una persona responsabile e degna di fiducia, pensa sempre molto prima di agire, non riesco a credere che abbia lasciato che un tipo così si avvicinasse ai miei figli. Devo capire perché per lei è stato più facile fidarsi di Cole, l’uomo che ufficialmente aveva sparato a sua sorella, invece che di suo cognato.
Cosa le ha fatto credere che Mark possa avermi sparato e aver ucciso Claudia? Perché poi sarebbe dovuto sparire abbandonando suo figlio di solo un anno? Troppe cose non tornano in questa storia e forse lei è l’unica che può spiegarmele.
Manuel non mi fa troppi problemi perché mi conosce da una vita e sa che non mi approfitto della nostra amicizia per fare cose contro le regole. Però mi ricorda di chiamare la mia squadra per dare istruzioni su come procedere nel caso del furto arrivato ieri sera. Lui sa perfettamente che dopo ciò che ho passato non può bastarmi concludere questa storia con un arresto così semplice. Ho bisogno di risposte, di sapere la verità!
Ho bisogno di capire cosa ha spinto Cole a diventare un ladro più di quattro anni fa, perché ha deciso di smettere tre anni fa e, soprattutto, per quale motivo è tornato nel giro ora. E più di tutto ho bisogno di capire perché si sia fatto trovare così tranquillo in casa mia. Era come se mi aspettasse!
Mentre vado verso l’atelier di Emma chiamo il mio ufficio per parlare con la mia squadra e, come sempre, mi risponde Miles.
- Pronto. Questo è l'ufficio dell'agente speciale Shatos e della sua squadra. Parla l'agente Ribosky - Quando Miles smetterà di comportarsi come un robot? A volte non lo capisco e ammetto che dei miei agenti è quello con cui faccio più fatica a comunicare. Anche se devo ammettere che tengo a questo ragazzone; è stato il primo agente con cui ho collaborato dopo la morte di mio marito, ovviamente al di fuori di Manuel.
- Ribosky sono l'agente speciale Shatos. Ho avuto un problema con i ragazzi perciò ho chiesto un paio d'ore di permesso. Nel frattempo voi dovete indagare sul caso che il direttore Righers mi ha consegnato ieri sera. Troverete la documentazione a nostra disposizione sulla mia scrivania -
- Ce ne occuperemo noi capo. Non si preoccupi - mi risponde meccanicamente ed io sorrido, è così rigido da essere divertente.
- Ascolta Ribosky e segnati i compiti di ciascuno. Voglio che tu vada a parlare con il proprietario del negozio chiedigli il solito: ammontare del furto, possibili sospettati, se ci sono state minacce, rivendicazioni o altre episodi del genere. Mi raccomando chiedigli anche le registrazioni delle telecamere. Dubito che troveremo qualcosa ma guardiamole, non si sa mai.
Porta con te Robbins e Cheng e di loro di indagare nel negozio. Voglio che controllino i rilevamenti fatti dagli agenti di pattuglia e che facciano le misurazioni di tutto l’edificio per poter fare una simulazione digitale di come si è mosso il ladro nel negozio, per entrare e uscire. Digli anche di ri interrogare la guardia notturna; a mente lucida potrebbe essersi ricordato qualcosa in più. nel frattempo Murray deve occuparsi della ricerca informatica sul negozio e su altri casi simili negli ultimi tre anni in tutto il paese - Cole potrebbe non aver mai smesso ma semplicemente aver lasciato la città per un po’ - Infine una volta ottenuti i dati da Robbins e Cheng voglio che Murray ricostruisca a computer la rapina -
- Ma se abbiamo il video non ci serve la ricostruzione -
- E invece si! E voglio che venga fatta prima di guardare il video, se esiste. Confrontandoli potremmo capire se ci sono state scelte illogiche! Ricorda Ribosky, ogni scelta illogica deve essere spiegata perché può essere significativa - Non credo che abbia davvero capito il mio piano, spero solo che mi ascolti.
- Certamente capo - Chiudo la chiamata e mando un messaggio a Sean per rassicurarlo sulla salute dei ragazzi e per spiegargli la verità. Ribosky gli riferirà che ho preso un permesso per loro e voglio che lui sappia che va tutto bene. E poi Sean ieri sera era presente, sa che mia sorella ha dato asilo ad un criminale quindi può capire perché io voglia parlarle. 

Arrivo velocemente all’atelier di Emma, visto che è a pochi chilometri da casa mia, e come sempre mi fermo a riflettere sul perché una donna divorziata e lesbica abbia deciso di aprire un atelier di abiti da sposa.
Per fortuna è praticamente l’orario d’apertura quindi dentro l’atelier trovo solo mia sorella sdraiata per terra che lavora al progetto di un abito, molti abiti da sposa e dei rotoli di stoffe che camminano per portarsi a posto da soli.
Suppongo che sotto i rotoli ci sia Zara, la povera compagna di Emma che quando può l’aiuta all’atelier. Prendo un paio di rotoli di stoffe dalle spalle di Zara, quel tanto che basta a vederla e farmi vedere.
- Kerry! Da quando sei qui? - Mi chiede lei con lo sguardo sconvolto nel suo dolce viso adornato da ciocche variopinte.
Zara è una stupenda trentenne con la pelle chiara, gli occhi nocciola e i capelli neri con le mecches viola e blu. Questo dolce scricciolo, Zara non è molto alta ed è piuttosto magra, di lavoro farebbe l’insegnante di danza ma è più il tempo che si fa schiavizzare dalla sua compagna all’atelier di quello che passa a insegnare.
- Sono arrivata ora - Le rispondo io sorridendo e sistemandole alcuni ciuffi di capelli dietro le orecchie - Quando smetterai di farti sfruttare da quella stakanovista di mia sorella? - le chiedo poi. Conosco bene la situazione che aleggia qui all’atelier, ma non credo sia la cosa giusta per Zara. Ha fatto tanti anni di danza e non è giusto che sprechi le sue capacità per aiutare mia sorella a realizzare il suo sogno.
- Sai che Emma ha bisogno di aiuto con l’atelier ma non riesce a trovare un assistente che le vada a genio. Così, fino a che non si arrenderà a prendere quello che fa meno schifo, le do una mano io. Quando non devo lavorare -
- E tu sai che lei non prenderà mai un assistente perché tanto fai tutto tu? - le dico io per convincerla a cambiare le cose ma lei ride.
- Probabile - dice Zara tra le risate prima di interessarsi al perché io sia lì all’atelier - Come mai sei qui? A quest’ora non dovresti essere al lavoro? -
- Sono venuta qui per parlare con Emma per una questione che riguarda i ragazzi - le dico e lei me la indica stesa sul pavimento a creare. Mia sorella è sempre stata così, quando crea ha bisogno di spazio - Non disturbarla troppo, quell’abito doveva essere pronto ieri! -
Metto al loro posto le stoffe che ho preso da Zara, poi mi siedo accanto a mia sorella che ancora non si è accorta della mia presenza. Quando è presa a creare niente riesce a distogliere la sua attenzione dal progetto.
- Emma - la chiamo raccogliendole i capelli così simili ai miei con una matita, e lei mi risponde con un suono che credo significhi continua pure - Vorrei parlarti di Cole Richards -
Emma appoggia la matita che stava usando per disegnare e si mette in ginocchio di fronte a me.
- Cosa vuoi sapere? - Perché Emma non sembra stupita che io sia qui a chiederle di Cole Richards? Sa davvero qualcosa che io non so. Decido di non concentrarmi su questo e torno a pensare al motivo della mia visita.
- Perché hai creduto alla storia di Cole e perché hai lasciato che si avvicinasse ai miei figli? - chiedo e lei mi rassicura con un abbraccio e un sorriso.
- Kerry, sorellina, sono una mamma anch’io e so cosa vuol dire mettere i propri figli davanti a tutto e volerli proteggere sempre perciò credimi se ti dico che dopo aver capito in pochi minuti di chi si trattava sapevo anche che non era pericoloso per i tuoi figli, per questo l’ho lasciato avvicinarsi a loro -
- Mi aveva sparato! - esclamo incazzata buttandomi all’indietro e sdraiandomi a pancia in su.
- Era quello che dicevano quelli della polizia … - dice Emma per nulla preoccupata ed io mi risiedo curiosa.
- Sai qualcosa che io non so? - le chiedo in maniera molto diretta, ho bisogno di sapere la verità. Il rapporto sulla sparatoria è firmato da nostro padre e non posso credere che mi abbia mentito!
- Diciamo che avevo dei motivi per credergli. Primo, il fatto stesso che, pur essendo lui accusato di averti sparato e di aver ucciso Mark ed io lo avessi detto ai ragazzi, loro lo lasciavano avvicinare senza problemi. Quando, ti ricordo, i tuoi ragazzi non si lasciavano avvicinare nemmeno da Mark, anzi sembravano molto contenti che Mark fosse morto. E pensandoci alla luce delle accuse di Cole il loro odio per Mark mi puzzava un po’! -
- Beh, non è che Mark gli sia mai piaciuto molto ma questo non vuol dire che sia un assassino. Credo che non abbiano mai pensato loro di ucciderlo solo perché mi trattava bene e aveva accettato la loro esistenza -
- Kerry, dopo ciò che mi ha raccontato Cole, mi sono messa a cercare delle informazioni su Mark con l’aiuto di Lea. E diciamo che ciò che abbiamo scoperto mi ha portato a fidarmi di Cole -
- Raccontami tutto Ems, così che io possa fidarmi di lui come fai tu e credere nella sua innocenza. I ragazzi gli credono e mi tengono il muso perché io non lo faccio. E perché ieri l’ho arrestato davanti a loro -
Emma gioca con la matita mentre racconta ciò che è successo quando ero in ospedale - Mentre eri in ospedale Cole bussò alla tua porta. Io capii subito chi era, anche perché lui si presentò come un agente ed io conosco praticamente tutti gli agenti che lavorano con te e papà. Così subodorando la sua vera identità lo affrontai e lui mise subito le mani avanti dicendomi che non era stato lui a spararti, ma Mark. Io gli ho ovviamente chiuso la porta in faccia poi sono andata a cercare il cellulare per chiamare papà e dirgli che Cole era stato a casa tua. Ma i ragazzi mi hanno fermata dicendomi che Cole poteva avere ragione -
- Ma ancora non lo conoscevano! - esclamo io ormai vicina alla crisi isterica.
- Appunto … ma conoscevano Mark -
- I miei ragazzi odiavano Mark tanto da credere che mi avesse sparato - Comincio a credere che questa storia non finirà come mi aspetto. Perché se i dubbi che mi stanno sorgendo sono fondati non è solo la polizia che mi racconta puttanate da anni, ma anche metà della mia famiglia.
- C’è un motivo per cui i gemelli odiavano Mark - dice lei con un tono rassicurante e tranquillo poi mi abbraccia. I miei dubbi si fanno sempre più persistenti - Il tuo, forse non defunto, marito non trattava molto bene i ragazzi quando tu non c’eri. Da ciò che loro raccontano spesso si è accanito su di loro diventando violento e picchiandoli, o lanciandogli contro oggetti -
- Lui faceva che cosa? - Avevo intuito che i gemelli sapessero che Mark faceva qualcosa di sbagliato alle mie spalle, ma non pensavo questo!
Nel frattempo le mie urla di rabbia hanno portato Zara a lasciar andare stare le stoffe e ad avvicinarsi a noi preoccupata - Mark picchiava i miei figli e nessuno ha mai pensato di farmelo sapere! - Zara ed Emma si allontanano da me spaventate dai miei attacchi d’ira. Vedendo che la mia rabbia non svanisce e che io sto tremando Zara mi stringe a sé mentre Emma continua a raccontare.
- Da ciò che ho potuto capire Mark sfogava sui gemelli la rabbia di essere incastrato in un matrimonio che non ha mai voluto -
- E allora perché si è messo con me se non voleva? È stato Mark a chiedermi di uscire ed è stato lui a chiedermi di sposarlo pur sapendo che avevo già due bambini. Io non gli ho mai chiesto niente. E al primo appuntamento io ho messo in chiaro le regole. Puoi ferirmi, tradirmi e sfruttarmi ma tocca i miei ragazzi o Claudia e io ti ammazzo -
Nella mia vita c’è sempre stata una semplice regola non ferite i miei figli o la mia migliore amica altrimenti ve la faccio pagare cara. Il mio odio verso Cole Richards non è per avermi sparato, in un lavoro come il mio lo metti in conto. Lo odio perché mi ha portato via Claudia!
Pure Manuel, che stava con Claudia al tempo della sua morte, prima di chiederle di uscire mi ha chiesto il permesso. Ed io e Manuel siamo amici da svariati anni!
- Credo che Mark non ti abbia mai ascoltata per davvero. Così come credo che ti abbia sposata solo perché nostro padre era il capo della polizia e lui sognava il suo posto. Mi dispiace dirtelo, ma ti ha sposata solo per la carriera e sfogava questo suoi ragazzi. E purtroppo ne abbiamo le prove -
- Abbiamo? - Chi altro conosceva tutta la storia e non mi ha detto nulla? Chi altro da tre anni a questa parte mi mente spudoratamente?
- Come ti ho detto mi sono fatta aiutare da Lea e dal suo posto in banca. Lea ha fatto delle ricerche sui conti bancari di Mark ed è venuto fuori che con la copertura di qualcuno di importante, non sappiamo chi, dopo la sua morte ha svuotato il conto che sua madre aveva aperto per l’università di Tommy -
- Che cosa ha fatto?! - Non sono incazzata nera, è solo l’impressione che do. Zara, per sicurezza, mi ha lasciata e si è nascosta nel retro. La madre di Mark ha aperto un conto per l’università di Tommy praticamente appena ha saputo che ero incinta, versandoci tutto ciò che poteva. Io non ho alcun controllo sul conto, quindi non mi ero accorto che è stato svuotato, e lei è cieca e anziana perciò è facile che non se ne sia nemmeno accorta. Con quale forza dovrei chiamare una persona di settant’anni per dirle che suo figlio è probabilmente vivo ed ha derubato il suo stesso figlio?
- C’è dell’altro, Kers, sembra che avesse dei conti all’estero in cui nascondeva il denaro che prendeva per chiudere un occhio con i criminali -
- Quindi era davvero corrotto, mi ha davvero sparato e ha davvero ucciso Claudia - mi rassegno. Mark mi ha preso per il culo per anni, ha picchiato i miei figli, ucciso la mia migliore amica ed è fuggito con i soldi di suo figlio. Se lo prendo lo ammazzo!
- Sì. Anche se per l’omicidio potrebbe esserci un secondo movente. Claudia era incinta … -
- Claudia era incinta?! Non ne sapevo nulla … - Sono stupita, Claudia mi diceva sempre tutto - E poi questo cosa centrerebbe con Mark? - Cosa dovrebbe centrare Mark con la gravidanza della mia migliore amica?
- Ho letto i documenti dell’autopsia di Claudia e sembra che non solo aspettasse un bambino ma che non fosse di Manuel. Secondo l’esame del DNA il bambino era di Mark -
Le parole di Emma mi mandano in uno stato di trance che mi accompagna per tutto il viaggio verso il commissariato. In che situazione assurda sono capitata?

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Dopo aver parlato con Emma sono piuttosto scossa, ma anche piena di domande. Domande che possono trovare risposta solo tornando al commissariato di polizia e indagando. Ed infatti è esattamente ciò che faccio.
Nel mio ufficio trovo Sean seduto sulla poltrona che ho incastrato in un angolo accanto alla porta. Il mio ufficio essendo ricavato in quello della squadra è piuttosto piccolo ma sono riuscita a mettere la poltrona in modo che io possa starmene comoda e contemporaneamente controllare chi entra. Nei giorni tranquilli amo starmene spaparanzata in poltrona con Tommy fra le braccia e i gemelli che rovistano nella mia scrivania alla ricerca di qualcosa da distruggere o mangiare.
Appena mi vede Sean si alza in piedi e rimette in tasca il cellulare che stava fissando insistentemente. Qualcosa mi dice che abbia dei problemi con Matthew, e che li abbia a causa dell’arresto di ieri sera.
- Di cosa hai bisogno, Sean? - chiedo saltando i convenevoli, non ne sono in vena.
- Ero venuto a portarti la ricerca che mi hai chiesto su Cole - risponde lui andando dritto al sodo. Ormai mi conosce abbastanza da sapere che quando vado dritta al punto non voglio che gli altri si perdano in preamboli - Ho messo insieme tutte le informazioni che la polizia ha raccolto tre anni fa, poi ne ho cercate altre ma non ho trovato molto. Anche perché ho dovuto fare tutto da solo visto che Thew non mi risponde al telefono! - Come immaginavo.
- Mi dispiace di averti coinvolto in tutto questo -
- È il mio lavoro, Kers, e Thew lo deve capire. Io non posso non indagare su qualcuno solo perché a lui sta simpatico. Non funziona così! - dice Sean convinto ma con la voce spezzata. Il nostro lavoro fa decisamente schifo.
- Io lo so, ma lui è solo un ragazzino. Thew non ha nemmeno diciassette anni! Non può capire il nostro mondo … E forse non lo capisco nemmeno io … -
- Cosa hai scoperto? - mi chiede facendomi segno di sedermi sulla mia poltrona
- Che il mio, forse non così defunto, marito era un farabutto della peggior specie - gli spiego io sedendomi invece alla mia scrivania, ho bisogno dei documenti e del computer, e lui prende posto di fronte a me.
- In che senso? Cosa ha fatto? -
- Mi ha tradita in modi che neanche immagini - dico io con le lacrime agli occhi.
- È andato a letto con la tua migliore amica? - chiede Sean scherzando. Infondo lui non ha mai conosciuto né Mark né Claudia. Io annuisco e in quel momento Manuel entra nel mio antro. Chissà da quanto era nell’ufficio grande con la mia squadra.
- Chi è andato a letto con Claudia? -  chiede Manuel sulla difensiva. Deve aver sentito la domanda di Sean e, considerando che la mia migliore amica, Claudia, era la sua ragazza, è entrato per capire che sta succedendo.
- Manuel tu sapevi che il bambino che portava in grembo Claudia quando è morta non era tuo? -
- Voi come sapete che era incinta? Noi lo avevamo detto solo ai nostri famigliari più stretti! - Esclama Manuel tranquillamente, le mie supposizioni non sembrano averlo turbato.
- Dall’autopsia?! - rispondo io come se parlassi con un imbecille - Dall’autopsia risulta che era incinta e che il bambino non è tuo. Le mie sorelle hanno supposto che Mark avesse una tresca con Claudia da mesi e che quando lei è rimasta incinta lui si sia spaventato e abbia cercato di obbligarla ad abortire. Lei però sembra non fosse molto d’accordo - riassumo così le congetture a cui sono arrivate Lea ed Emma.
- Qualcosa non torna. Claudia non sarebbe mai andata a letto con Mark. Andavano d’accordo al lavoro ma fuori si detestavano poco amichevolmente - mi ricorda Manuel ed effettivamente ha ragione. Claudia e Mark non si frequentavano fuori dal lavoro perché non si sopportavano. Quindi è improbabile che andassero a letto insieme. Qualcuno deve avere modificato il referto dell’autopsia, perché?
- E lui l’avrebbe uccisa per questo? - Chiede Sean ignorando Manuel e agganciandosi alle congetture delle mie sorelle. Infondo quello che stiamo cercando è un motivo per cui Mark avrebbe ucciso Claudia e, a questo punto, potrebbe non essere questo.
- Beh, non solo per questo. Mark era corrotto. Sembra che abbia preso dei soldi da alcuni criminali per chiudere un occhio e in qualche modo aveva paura che Richards lo riconoscesse. Al tempo però Cole non sapeva nulla di Mark solo dopo, informandosi, ha scoperto la verità - spiego loro ciò che le mie sorelle hanno scoperto tenendo per me l’ultimo motivo che Mark aveva per scappare, l’ultima delle sue bastardate. Che poi è quella che lo porterà nella tomba perché io non perdono.
- E come avresti scoperto queste cose? Te le ha detto Richards? Vorresti fidarti di un criminale? - Purtroppo non solo Cole mi ha detto queste cose, e di Emma mi fido ciecamente.
- No Manuel, Cole mi ha solo messo la pulce nell’orecchio. Queste informazioni me le ha date Emma. Tre anni fa, mentre ero in ospedale, Cole le diede la sua versione dei fatti su ciò che era accaduto, lei ha verificato il tutto e purtroppo sembra che lui non mentisse -
- Credi davvero che Mark avrebbe potuto fare una cosa del genere? Perché se lo credi tu io ti seguo, infondo era tuo marito e nessuno lo conosceva meglio di te - dice Manuel ed io sospiro.
Abbasso lo sguardo e mi decido a sganciare la bomba, la peggiore delle bastardate commesse da Mark - Picchiava i gemelli -
- Cosa? - urla Sean che si era un attimo estraniato dai nostri discorsi per concentrarsi sul suo mutissimo cellulare ma che è tornato da noi non appena ho nominato i gemelli. - E tu glielo lasciavi fare? -
- Sean, io ovviamente non ne sapevo nulla, ma aspetta che gli metta le mani addosso e ti assicuro che se ne pentirà - dico io fumando dalle orecchie. No, Mark non la passerà liscia!
- Kerry, Mark è morto - dice Manuel, cioè l’unico che non sa tutta la versione di Cole.
- Non è detto … -
Spiego rapidamente a Manuel ciò che ci ha raccontato Cole ieri prima che lo arrestassimo e lui rimane sconvolto.
- Se Cole ha ragione sono tre anni che la polizia ci piglia amabilmente per il culo! - esclama ed io lo abbraccio. Credo di essere l’unica che capisce quello che prova - Qualcuno ha modificato i referti delle autopsie creandone uno falso per Mark e modificando quello di Claudia, perchè sono certo che il bimbo fosse mio. Claudia era troppo onesta per tradire - Effettivamente ha ragione Claudia era onesta e sincera, se si fosse stufata di Manuel glielo avrebbe detto. Non sarebbe mai arrivata a tradirlo. Con Mark poi è in effetti assurdo, non lo sopportava e non mi avrebbe mai fatto questo - E non solo comincia anche a puzzarmi il fatto che io non fossi lì. Qualcuno ha coperto Mark e per farlo mi ha spostato dal caso. Cazzo, era sì un’imboscata, ma non contro Cole! - Se Manuel ha ragione Claudia non doveva essere l’unica vittima, ma non capisco perché…
Sapere che i nostri capi ci hanno preso in giro e forse organizzato i nostri omicidi distrugge me e Manuel perché noi siamo praticamente cresciuti in questi uffici.  I nostri padri ci lavoravano e noi, che eravamo delle piccole pesti curiose, sgattaiolavamo per gli uffici. Ed ora sembra che le stesse persone che ci regalavano le caramelle quando eravamo piccoli, ci abbiano nascosto notizie di importanza vitale. - Caramelle! -

Scatto fuori dalla stanza con Sean che mi corre dietro per capire che mi è preso e Manuel che crolla sulla mia poltrona. Lui ha rinunciato a comprendermi. Pensando alle caramelle con cui ci viziavano da bambini mi sono tornate in mente le cartacce di caramelle che trovavamo in ogni negozio rapinato da Cole. Quell’uomo era come un bambino, rubava un pacco di kremliquerizia e le apriva prima ancora di lasciare il negozio.
- Robbins, Cheng ho bisogno del rapporto sul furto di ieri sera. Ci sono alcune cose che voglio controllare -
- Ecco il rapporto, abbiamo appena finito di stenderlo. Siamo andati al negozio e abbiamo constatato che gli agenti di pattuglia non avevano dimenticato nulla -
- Avete controllato in maniera minuziosa? -
- Certamente agente Shatos - mi rispondo loro in coro. Uno è afroamericano e l’altro asiatico ma considerando che lavorano sempre insieme quasi non li riesco a distinguere.
- Allora qualcosa non torna -
Controllo rapidamente il loro rapporto ed esattamente come in quello degli agenti di pattuglia non compaiono le caramelle.
- Manuel! Non credo che sia Richards il ladro di ieri sera -
- Cosa ti ha fatto cambiare idea? - mi chiede lui preoccupato. Forse del mio stato mentale.
- La mancanza delle caramelle. Richards rubava sempre le stesse caramelle, le kremliquerizia, e le apriva ancora prima di uscire dai negozi, ed infatti ci trovavamo le cartacce dentro. Sempre senza impronte o saliva, ma c’erano. Stavolta non ci sono. Non ha rubato caramelle e non le ha mangiate. È strano! -
- Non basta per dire che non è stato lui - Io annuisco in accordo con Manuel. Non basta, lo so, ma è qualcosa. Credo che qualcuno abbia cercato di emulare Cole ma non ci sia riuscito.
Mentre io e Manuel bisticciavamo sulla questione Richards Sean ha ripreso a cercare di contattare Matthew che però sembra ostinarsi ad ignorarlo. Lo vedo molto preoccupato.
Quando Sean sta quasi per lanciare il cellulare contro il muro Miles entra improvvisamente nel mio ufficio con un grossa novità.
- Capo, è arrivato il video delle telecamere di sorveglianza del negozio come mi aveva chiesto. Gliel’ho inviato via e-mail. Se vuole possa aiutarla a visionare il video - Io questo tizio proprio non lo capisco, passa dal rigido al servizievole in pochi minuti senza che ce ne sia motivo.
- Miles sono perfettamente capace di farlo da sola, ma grazie - gli rispondo sorridendo, sclerare sarebbe inutile perché sono sì arrabbiata, ma non con lui. Miles se ne va imbarazzato ed io non capisco perché - Comunque questo dimostra che ho ragione, sempre più cose non tornano, Cole ha sempre disattivato le telecamere prima delle rapine! -
- Stai davvero pensando che stavolta sia innocente? - Mi chiede Manuel ed io non so cosa rispondere.
- Non lo so … alla luce di tutto quello che ho scoperto ho molti dubbi. Prima di vedere il video avete ricostruito la rapina al computer -
- Sì, l’ho già fatto. Dalla ricostruzione risulta che è entrato dalla porta sul retro, ha stordito la guardia con il teaser e ha preso cibo e soldi dalla cassa -
- Ok, mandami anche la ricostruzione via mail così se ho ancora dei dubbi la controllo. Ora vediamo questo video, magari troveremo la risposta alle domande che solo io mi sto ponendo -
Nel video non c’è molto di più di ciò che già sapevamo, ma qualcosa mi lascia perplessa. Il ladro tiene la pistola sul lato destro dei pantaloni, tiene il teaser nella mano destra e prende gli oggetti con la destra. Come un flashback rivedo Cole puntarci la pistola tre anni fa, la teneva con la sinistra. Ieri sera, in casa mia, Cole teneva la coca cola nella sinistra.
- Cazzo! - Richards è mancino! Non finiamo nemmeno di vedere il video perchè ormai ho la prova che cercavo. Abbiamo un emulatore!
- Kerry hai visto qualcosa di particolare nei video? Qualcosa che noi non vediamo? - mi chiede Manuel ed io spiego la mia idea.
- Il ladro è destrorso mentre credo che Cole Richards sia mancino -
- Cosa te lo fa credere? Nel suo file non si accenna al fatto che sia mancino - dice Sean ed io rido.
- Sean nei file della polizia su Richards non c’è praticamente nulla! L’unico motivo per cui sappiamo il suo nome e che Kerry non si sa come lo ha scoperto - gli risponde Manuel agitato per poi rivolgersi a me - Ne sei sicura? -
- Quando ti puntano contro una pistola ti assicuro che ti ricordi per anni in che mano la tenevano. Però se vuoi possiamo fare una controprova - Se ho ragione, unendo questo particolare agli altri, Richards è scagionato. Almeno per quest’ultima rapina! 

Mi avvio verso il seminterrato, dove ci sono le celle provvisorie, con Sean e Manuel che mi seguono perplessi, non hanno decisamente capito il mio piano. A metà strada mi fermo alle macchinette per recuperare una merendina poi continuo verso il seminterrato. I miei accompagnatori sono sempre più perplessi ma io li ignoro e continuo la mia discesa.
- Qual è il tuo piano? - mi chiede Sean preoccupato ed io gli sorrido dolcemente.
- Lo vedrai. È un metodo testato e sicuro -
Vedo Sean ripensare alle mie parole e non capire dove voglio arrivare. Non ha ancora la mia capacità di notare le piccole cose. La mia vita mi ha insegnato a vedere tutto e a fare comunque finta di non aver visto nulla.
- Non preoccupatevi, voi due, so esattamente quello che faccio -
Arrivati nel seminterrato faccio uscire Cole dalla sua cella e controllo con lo sguardo che abbia le mani libere. Poi mi allontano e gli lancio la merendina che lui prende al volo con la mano sinistra.
- Da quando in prigione portano la merenda? E soprattutto da quando la portano gli agenti di ordine superiore? -
Nessuno lo ascolta davvero perché io sto sogghignando mentre gli altri due lo scrutano.
- L’ha presa con la sinistra - nota Manuel con voce atona. Cole non è il ladro, abbiamo un emulatore.
- Certo, sono mancino fin dalla nascita -
- Sei libero -
- Aspetta Kerry, abbiamo solo dimostrato che non è stato lui a rapinare il negozio ieri sera ma rimangono comunque le vecchie accuse -
- Lo so, ma gli credo e mi serve il suo aiuto per trovare Mark -
Lasciamo Cole agli agenti della sicurezza che lo preparino per gli arresti domiciliari a casa mia. È venuto fuori che non possiamo liberarlo totalmente quindi sarà sotto il mio costante controllo per potermi aiutare nelle indagini. Sean approfitta del fatto che siamo rimasti soli, Manuel è tornato al suo lavoro di direttore, per parlarmi.
- Come sapevi che avrebbe funzionato? -
- Sean spesso tu dimentichi che vita faccio! I ragazzi sono gemelli omozigoti a specchio, il che significa che sono identici sì, ma se li metti uno di fronte all’altro -
- E quindi? -
- Tu non te ne sei mai accorto perché non è il tuo primo pensiero, ma Drew è mancino. Quando erano piccoli i gemelli amavano giocare a scambiarsi ed io ho presto imparato il trucchetto della merendina per riconoscere quale avessi di fronte. Lanciandogli contro una merendina o un frutto potevo vedere con quale mano lo prendeva e quindi quale dei ragazzi fosse - Evito di dire che i furbetti con il tempo hanno imparato a prendere al volo oggetti con entrambe le mani, perché tanto ora non ci serve.
- Ecco come hai fatto ad accorgerti della differenza di mano tra Cole e rapinatore! -
- Quando hai due figli gemelli impari a notare le piccole cose - Se vuoi sopravvivere …

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Dopo essermi liberata di Sean, l’ho spedito a rifinire la ricostruzione del furto, mi nascondo nel mio antro buio sperando di avere un po’ di pace. E, invece, presto appare Miles Ribosky che si appoggia con una spalla allo stipite della porta. Il suo ghigno non promette nulla di buono.
- Salve agente speciale Shatos - Io lo fisso intensamente perché non ho tempo, voglia ed energie per sopportare i suoi modi pomposi.
- Ribosky, devi dirmi qualcosa? - dico spostandomi dalla scrivania alla mia amata poltrona, ho bisogno di riposarmi e riprendermi da questa folle mattinata. Spero che Miles non porti brutte notizie perché è da poco passata l’ora di pranzo ed io non ho ancora avuto il tempo di mangiare. Tra ieri sera e stamattina ho accumulato un bel po’ di stress e stanchezza. Avrei bisogno di dormire per una settimana intera!
- Ha chiamato il preside della scuola dei suoi figli. Sembra che siano nuovamente in presidenza. Potrei aiutarla a raddrizzarli - Che bella giornata! Ci manca solo un uragano!
Lo guardo in malo modo. Non apprezzo chi giudica come ho cresciuto i gemelli. Avevo diciotto anni e con due bimbi in fasce ho cominciato anche l’accademia di polizia. Sono convinta che non avrei potuto fare di meglio. Nessuno avrebbe potuto!
- Che hanno fatto oggi? - chiedo immaginando il peggio. I gemelli sono figli quasi perfetti ma leggermente pestiferi, spesso si cacciano nei guai per piccole risse o commenti superflui.
- Non lo so. Non ho chiesto perché non è affar mio - L’utilità di quest’uomo non la capirò mai!
Non che non sappia fare il suo lavoro solo che si ferma lì. Miles è uno dei miei uomini migliori, è davvero capace, solo che si limita a fare ciò che gli si ordina senza uscire mai dagli schemi, e ogni tanto mi fa imbestialire.
- Fantastico! - esclamo stizzita una volta rimasta sola - Non facciamo mancare nulla a questa giornata assurda. Mentre non ci sono il comando è affidato a Robbins come sempre. Continuate a lavorare alla rapina e avvertite il direttore Righers che sono dovuta andare a scuola dai gemelli. Sean tu vieni con me! -
Dopo aver dato istruzioni a miei uomini esco di fretta dal mio ufficio prendendo al volo la giacca e la cartellina portadocumenti. Dentro oltre ad alcuni documenti sulla morte di Claudia e sul caso Richards deve essere posto un piccolo marchingegno che controlla la distanza tra la valigetta e la cavigliera elettronica di Cole in modo da non perderlo mai.
Dopo aver calmato il preside andremo a casa dove striglierò per bene i gemelli prima di tornare a lavorare al caso, devo ancora finire di vedere il video, mentre controllo che non diano fuoco alla casa. Ultimamente sono strani, è meglio non lasciarli soli, per questo sono costretta a portarmi dietro i documenti e Cole. Ovviamente Sean serve per aiutarmi a badare al nostro quasi criminale.
Prima di scappare alla scuola dei ragazzi passo negli uffici adibiti agli arresti domiciliari per prelevare Cole e farmi dare il marchingegno che lo controllerà. Spero che la presenza dei due uomini calmerà i ragazzi che ultimamente sembrano volersi cacciare in qualche gigantesco guaio e farci impazzire tutti.
In macchina ci disponiamo come sempre con Sean alla guida e Cole nei sedili posteriori con le portiere chiuse con la sicura. La stessa sicura che solitamente uso per non far fuggire i miei figli quando devo portarli dalla nonna.
Io non ho mai avuto un gran rapporto con mia madre perché lei preferiva Emma e Lea visto che erano più femminili e posate, mentre io fin da piccola ero una peste e un maschiaccio, e crescendo non sono migliorata per niente. Ovviamente i gemelli sentono l’odio che c’è fra noi e cercano di approfittarne per non dover andare da lei, credo che la odino quanto e più di me. Lei d’altro canto non fa niente per farsi amare. Un po’ li tratta male in quanto figli illegittimi e un po’ cerca di farne dei piccoli lord. Sì, è decisamente scema.
Arriviamo a scuola dei ragazzi in un quarto d’ora. Devo ammettere che quando ho iscritto i ragazzi in questa scuola l’ho fatto per la vicinanza della struttura al mio commissariato. Di certo la mia scelta non è dovuta alle caratteristiche tecniche della scuola, visto che i professori sono degli idioti incapaci e il preside uno stronzo insopportabile. Però poter essere da loro in un quarto d’ora vale tutto questo.

Appena arriviamo davanti alla scuola indico a Sean dove parcheggiare poi spiego ai miei accompagnatori i loro compiti. - Cole stammi vicino e non dire una parola. Sean cerca di far stare buoni e zitti i ragazzi - spiego ai due che annuiscono.
Scendo dall’auto e mi precipito nell’ufficio del preside cercando di mantenere un minimo di compostezza. L’ansia mi sta uccidendo. Un po’ mi preoccupa il fatto che potrei fare questa strada a occhi chiusi, conosco la strada per l’ufficio del preside perfettamente. Forse meglio di come conosco le mie sorelle!
Appena arrivo dal preside mi scuso quasi per abitudine. - Salve preside, mi scuso per il comportamento dei gemelli ma … -
- Signore la colpa è mia - mi interrompe Cole come se io non gli avessi detto di non aprire bocca - Mi sono imposto nella vita dei ragazzi turbando la loro tranquillità per questo oggi sono così facilmente suscettibili. Comunque non si deve preoccupare verranno adeguatamente puniti e seguiti in modo che non lo facciano più - spiega Cole evidentemente non conoscendo la situazione visto che i miei figli sono qui tutti i giorni.
- Mi scusi ma lei chi è? Come si permette di piombare qui senza presentarsi parlando di situazioni che evidentemente non conosce? - chiede il preside con tono isterico.
- Mi chiamo Cole Richards e sono il compagno di Kerry - Per poco non mi viene un infarto. Compagno!?
Per fortuna vivere nella mia famiglia ti insegna a mentire meglio di una scuola di recitazione, così nulla traspare dal mio viso.
- Non credo che la vostra relazione abbia influenzato il comportamento che hanno tenuto i ragazzi oggi. Visto che i gemelli Shatos sono nel mio ufficio un giorno sì e uno no! -
Do una, non proprio leggera, gomitata a Cole per zittirlo poi mi rivolgo al preside - Potrebbe spiegarmi cosa è accaduto oggi? Non ne sono ancora a conoscenza e prima di sgridarli giustamente ne vorrei sapere i motivi -
- Andrew si è rivolto in modo volgare ad un insegnante. Con cui, in realtà, non è la prima volta che ha dei problemi. Mentre Matthew ha spintonato un bidello perché gli andava di farlo - Dubito che Thew abbia deciso che oggi aveva voglia di picchiare un bidello a caso. Thew, di solito, è una persona pacifica e buona, ha l’aspetto di un senzatetto ma questo non influenza la sua personalità. Drew, invece, è un perfettino e un secchione ma se lo fai arrabbiare tira fuori il drago che è in lui. Prendersela con un insegnante è decisamente da lui. Se poi il preside mi avesse avvertito dei problemi che mio figlio stava affrontando con l’insegnante forse non saremmo arrivati a questo ma quell’uomo non è fatto per rendermi la vita facile.
- Mi dispiace davvero per l’accaduto. Le assicuro che Andrew e Matthew verranno puniti a dovere - dico con la mia migliore faccia da poker. Se conosco bene il mio pollo mi sta nascondendo qualcosa, ma comunque i ragazzi devono essere puniti. Mi stanno venendo un miliardo di idee, una più cattiva dell’altra.
Posso sentire i brividi che percorrono le schiene dei miei figli che ci stanno raggiungendo proprio in questo momento scortati da un bidello che, considerando la fascia intorno alla testa, deve essere quello che è stato picchiato. I ragazzi non hanno il coraggio di alzare le teste per guardarmi perché sanno che sono arrabbiatissima. Questo però non impedisce a Andrew di cercare di giustificarsi.
- È stata colpa del professore! Non mi sta mai ad ascoltare ed è pieno di pregiudizi nei miei confronti. Io potrei averlo mandato a quel paese. Ma giuro che non è colpa mia! - Come può mio figlio essere così sfacciato! Non ha ancora capito che offendendo le persone non si risolve nulla? Eppure questo atteggiamento già con Mark gli era costato vari mesi di punizione! Che poi, alla luce dei fatti, quando lo aggrediva non avesse tutti i torti è un’altra questione.
- Andrew Shatos ti conviene chiudere la bocca perché un proverbio dice che “la merda più la meni più la puzza”. E tu, mio caro, sei nella merda fino al collo! - dire che sono arrabbiata credo che non spiegherebbe come mi sento. Oggi è stata una giornataccia, non vedo l’ora di andare a letto e siamo solo al primo pomeriggio!
- E Thew ha aggredito il bidello perché … - Ma quando dico state zitti le persone cosa capiscono? Parlate fino a quando non mi viene voglia di sparavi?
- Zitto Drew, o stavolta usciamo dai guai maggiorenni - lo zittisce suo fratello che ha percepito la rabbia dal mio tono.
- Ragazzi io vorrei riuscire a lavorare in tutta tranquillità ma per farlo ho bisogno che voi la smettiate di cacciarvi nei guai un giorno sì e uno no. Lo capite che io ho un lavoro piuttosto impegnativo e che non posso starvi dietro come a dei bambini piccoli? Devo trattarvi come Tommy? Come se aveste quattro anni? -
- Faremo i bravi - dicono in coro ed io gli credo quanto ieri sera ho creduto a Cole. E forse mi sbaglio come facevo con lui.
- Posso portarli a casa? - chiedo al preside sperando che la sua sfuriata sia finita.
- Sì e ce li tenga! Sono sospesi per due settimane -
- Perfetto - dico stizzita poi il bidello lascia i ragazzi e Sean va ad abbracciare Thew che però non reagisce. Sta ancora tenendo il muso. Appena usciamo dallo studio i ragazzi alzano le teste probabilmente per polemizzare, e vedono Cole.
- Zio Cole! - urlano all’unisono per poi assaltarlo. Lui li stringe forte a sé mentre loro riprendono il dono della parola - Gli hai creduto! Hai capito! Sei forte mamma! - Almeno hanno smesso di cercare giustificazioni!
- Non crederete di essere fuori dai guai voi due, vero? - gli ricordo io con tono rabbioso. Non ho intenzione di permettergli di spostare la mia attenzione dai loro casini al problema Cole. Anche se in realtà avrei qualcosa da dirgli anche su questo argomento - Sì, ho risolto il problema Cole e avrei fatto prima se uno di voi due mi avesse detto che Mark vi picchiava abitualmente! -
- Non volevamo farti preoccupare - dicono abbassando gli sguardi ed io sorrido dolcemente.
- Siete due idioti. Io ho il compito di proteggervi e non il contrario. Voi avete il dovere di essere sinceri con me in ogni caso - gli dico stringendoli in un abbraccio e vedo che Cole mi sorride. Quando ha quel sorriso capisco che assomiglio molto a Lea. Anch’io, potenzialmente, cado ai piedi di qualunque uomo mi sorrida. - Comunque, Cole verrà a vivere con noi perché deve stare sotto la mia custodia ventiquattr'ore su ventiquattro e forse verrà anche la sua famiglia - spiego la nuova situazione ai gemelli cosicché possano dire la loro. Infondo è anche casa loro.
- Ho solo le mie figlie. Come ti scrissi mia moglie era incinta all’epoca dei furti ed ora sono vedovo con due stupende bambine - dice Cole ed io gli stringo dolcemente un braccio. Conosco quella senza di vuoto provocata dalla perdita di un coniuge. Anche se forse il mio non è morto.
- Sì! Finalmente conosceremo Diane! - Esclamano i gemelli non accorgendosi del tono ferito di Cole. Il momento di compassione è finito ed io torno a guardare Cole con astio.
- Mi spieghi come è possibile che io, la tua compagna … - dico sottolineando il termine che lui ha usato con il preside - … non sappia nemmeno quante figlie hai, mentre i miei ragazzi sembrano sapere tutto di loro? -
- Potrei aver parlato delle mie bambine con i tuoi figli. E comunque cosa potevo dire al preside che sono  un tuo caso? -
- Non dovevi dire nulla è questo il punto! - Lascio perdere Cole, che sembra avere la strana capacità di svegliare contemporaneamente i miei ormoni e i miei nervi, e ritorno a concentrare la mia attenzione sui ragazzi - E voi volete spiegarmi che è successo oggi o devo tirare a caso? Tanto la vostra punizione può solo migliorare -
- Il professore di informatica mi tratta sempre come un idiota, pensa che non sappia dare niente quando invece sono il migliore della classe ed io ho reagito all'ennesimo brutto voto non meritato mandandolo a quel paese, mentre quello stronzo del bidello sono mesi che infastidisce Thew chiamandolo frocetto. Anche se io credo che voglia solo scoparselo -
- Drew! - Esclamo io quando vedo Sean stringere i pugni. Questo discorso non gli piace e non credo sia obbligatorio che sia presente - Ne riparleremo a casa -
Saliamo in macchina con i gemelli ai lati di Cole ed io dal lato del guidatore. Sean ha bisogno di pensare.
 - Mi hai perdonato? - chiede Sean che ha bisogno di conferme e Thew lo abbraccia da dietro insieme al sedile.
- Non ero davvero arrabbiato, volevo solo che facesti pressione sulla mamma -
- Thew, noi dobbiamo arrestare i sospetti anche se sono vostri amici. Lo capisci? Io non posso farmi influenzare dai sentimenti che provo per te -
Nella macchina scende il silenzio e Sean si gi gira verso di me - Ho detto qualcosa di sbagliato? -
- No, praticamente hai ammesso la tua cotta per mio figlio. Ma non hai detto nulla di male - gli rispondo sorridendo con tono tranquillo e lui si gira verso Thew che lo guarda sorridendo.
- Davvero provi qualcosa per me? - chiede mio figlio con gli occhi lucidi e Sean balbetta in risposta.
- S-sì - Matthew si apre in un grande sorriso poi lo stringe forte anche se fra di loro c’è il sedile. Purtroppo a me tocca fare la parte della mamma.
- Matthew hai sempre sedici anni - intervengo io e Cole mi riprende - Cambierà qualcosa fra sei mesi? -
Io scoppio a ridere perché infondo quello strano uomo apparso non so se dall’inferno o dal paradiso ha ragione. Fra sei mesi i ragazzi compiranno diciassettenne ma non è che tutto cambierà all’improvviso. Sì, sarà legale, ma, infondo, io so di potermi fidare totalmente di Sean. Per lavoro gli affido la mia vita perché dovrei temere per mio figlio? Sono certa che Sean è la cosa migliore che possa capitare a Thew, tra sei mesi così come oggi.
Prima di arrivare a casa chiedo a Sean di mandare un messaggio a Miles con scritto di farsi trovare lì e di portare il video e la ricostruzione della rapina. Ho in mente un piano ben preciso per il nostro pomeriggio e mi serve anche Ribosky con la sua rigorosità. 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Quando arriviamo a casa mia Miles è già lì di fronte al cancello in sella alla sua moto, ma comunque sempre con la sua posa elegante e il suo sorriso canzonatorio. Quest’uomo riesce ad essere serio e strafottente insieme, fa di tutto per essere il poliziotto perfetto ma sembra solo che ti prenda in giro. Perché lo fa? Io proprio non lo capisco.
Parcheggio nel mio vialetto poi faccio smontare la mia stranissima truppa. I gemelli corrono dentro, ignorando la presenza di Miles che ci ha seguiti nel giardino e sta parcheggiando la moto accanto alla mia auto. Probabilmente stanno andando a nascondersi per evitare la punizione, ma io per il momento li ignoro per concentrarmi su Cole e Sean che mi si affiancano in silenzio e Miles che ci raggiunge con le sue solite domande cretine.
- Salve, Capo Shatos. Ho portato ciò che mi ha chiesto. Sa che avrei potuto mandarglielo via mail? - chiede Miles ed io, viste le due tranquille giornate che sto passando, gli mangio la faccia.
- Certo che lo so non sono una cariatide digitale! Però, genio dei miei stivali, se me le avesti inviate non saresti stato qui. E tu mi servi qui! - sclero alzando la voce e lui arrossisce balbettando scuse. Mi dispiace averlo trattato male perché, per quanto non lo capisco lavoriamo bene insieme, però sono molto stanca. Questa cosa poi che sembra pensare che io sia antiquata, gli fa fare la figura dello scemo e lui non se ne accorge nemmeno.
Entro  in casa dando per scontato che Cole e i miei uomini mi seguano, e loro, da brave marionette, lo fanno. Quando sento uno strano bip provenire dalla macchina mi rendo conto che la valigetta con il congegno per gli arresti domiciliari è rimasta in macchina. Non credo mi ci abituerò in fretta, per fortuna non devo davvero visto che nel giro di un paio di giorni dovrebbe sistemare tutto in modo che Cole possa spostarsi liberamente da casa mia per qualche chilometro.
- Sean vai a recuperare la mia valigetta prima che il bipettio ci assordi tutti - urlo e lui batte i tacchi.
- Subito capo -
Approfitto della misteriosa scomparsa dei gemelli per finire di fare il mio lavoro perché, per quanto io abbia lasciato l’ufficio, tecnicamente non ho finito di lavorare. Quindi recupero il mio computer portatile e mi faccio consegnare la chiavetta da Miles. Appena Sean torna li metto tutti e tre a sedere al tavolo della sala da pranzo e mi siedo con loro facendo partire prima la ricostruzione fatta da Sean poi il video delle telecamere di sorveglianza.
La ricostruzione è stata fatta seguendo le prove ed è molto fedele, perché Sean sa davvero fare il suo lavoro.
Infatti tra i due video non ci sono grandi differenze, ma una è piuttosto significativa, ed è l’ordine con cui il ladro ha preso gli oggetti. Per un qualche motivo, dopo aver preso il cibo e i soldi a fondo cassa, il ladro, prima di uscire dal retro, da dove era entrato, si ferma e torna indietro per prendere qualcos’altro.
- Sean, Miles dobbiamo scoprire cos’è l’ultimo oggetto che ha rubato. È tornato indietro apposta per prenderlo perciò potrebbe essere qualcosa di significativo per lui. Potrebbe identificarlo! - Sean annuisce mentre Miles sta per partire con uno dei suoi discorsi pomposi e inutili, ma Cole lo precede.
- Non so se ve ne siete accorti ma il ladro ha cercato ciò che voleva, segno che tutto ciò che ha rubato non lo ha preso a caso. Comunque non sembrava un esperto - commenta Cole ed io tiro fuori dalla valigetta il mio taccuino dove mi segno ogni cosa.
- E tu te ne intendi, suppongo? - chiede Miles con un tono sarcastico e … stizzoso, quasi. E la prima volta che lo vedo perdere la sua eleganza e la sua boria. Cole Richards non gli piace.
- Domani controlleremo tutto per bene. Ora voi due prendete la mia macchina e portate Richards a casa sua, ovunque essa sia, per recuperare le sue cose e le sue figlie. Io devo occuparmi dei miei di figli -
- Scusate se intervengo di nuovo, ma è fattibile stimare l’altezza del ladro? Credo aiuterebbe a sfoltire il campo dei sospettati - propone Cole e Sean gli risponde.
- Posso farlo -
- So che non sono affari miei, ma hai risolto con il preside? - È la prima volta che Miles mi fa una domanda personale. Che gli è preso? Che stia diventando umano?
- All’incirca - rispondo io scuotendo la testa - Sono sospesi -
- Se vuoi ti aiuto io ad occuparti di loro mentre sono sospesi. Almeno quando tu sei al lavoro - propone Cole non rendendosi conto che è infattibile.
- E come, Cole? Tu sei sotto la mia responsabilità, al momento, devi stare a meno di cinquanta metri da me. Questo vuol dire che tu devi venire al lavoro con me! -
- Ah, giusto - risponde lui scuotendo la testa. Non deve aver ancora realizzato che da ora in poi sarà la mia ombra.
- E come farete con la notte? Tornerà in carcere? - Chi lo sapeva che Miles se prende il via libera diventa un impiccione?
- No, starà qui. Per questo dovete andare a prendere le sue cose. Su forza sparite - dico lanciando a Sean la valigetta con il congegno per gli arresti domiciliari. Miles prende Cole per un braccio e lo trascina fuori. È più strano del solito. Approfitto di dover dare a Sean le chiavi della mia auto per metterlo di guardia - Sean controllali -
- Anche tu hai notato che Miles è più strano del solito? - Sean mi stupisce sempre, sta davvero migliorando come poliziotto.
- Certo. Notare le piccole cose è il mio lavoro -

Dopo averli sbattuti fuori vado alla ricerca dei gemelli, che trovo sul letto alto del loro castello. Salgo su e mi siedo in mezzo a loro.
- Ok ora che mi sono liberata del quasi zio impiccione e del possibile fidanzato iperprotettivo venite qui e raccontatemi tutto - I gemelli incastrano le teste sotto le mie braccia ed io li stringo a me. Non so cosa sia successo a scuola ma la loro voglia di mamma mi preoccupa. Non sono mai stati dei coccoloni. - Su forza parlate, spero che in tutto questo casino con Mark e Cole abbiate capito che raccontarmi verità parziali è inutile e dannoso. Raccontatemi tutto ed io agirò di conseguenza -
- Te l’ho detto il professore di informatica mi da il tormento su ogni cosa e non mi ascolta mai. Oggi mi ha interrogato, io ho risposto bene e lui mi ha messo 4. Io mi sono arrabbiato e ho chiesto delle spiegazioni sul voto, lui mi ha risposto che me lo sono meritato ed io l’ho mandato a quel paese. Ti giuro che avevo risposto bene a tutte le domande! E invece Thew … - dice Drew tutto d’un fiato poi lo interrompo. Affrontiamo un disastro per volta.
- Ciò che riguarda Thew me lo racconterà lui ed io ti giuro che troverò il tempo di andare a parlare con questo professore. Thew? - concludo chiedendo anche a Matthew di parlare ma lui rimane sul vago.
- Il bidello mi da qualche problema, ma nulla di ingestibile. Oggi ho solo sbagliato a reagire -
Ecco la differenza tra i miei figli; Andrew cerca di giustificarsi e proteggersi mentre Matthew cerca, sempre e ostinatamente, di proteggere me. Sono abbastanza certa che non farmi sapere come si comportava Mark con loro sia stata una sua idea. Sistemo i lunghi capelli di Matthew togliendoglieli da davanti agli occhi come faccio sempre con i miei.
- Tesoro, ti prego dimmi tutta la verità -
- Il bidello mi infastidisce spesso e oggi mi ha seguito in bagno, credevo volesse solo rompere. Ma quando si è fermato a guardarmi pisciare ho capito cosa voleva in realtà -
Salto giù dal letto a castello per la rabbia, spaventandoli, poi mi sfogo prendendo a calci un vecchio peluche - Brutto porco -
- Gli ho dato una spinta e sono scappato. Lui è andato dal preside per paura che lo facessi io - finisce di raccontare Thew.
Io faccio segno ad entrambi di raggiungermi poi li stringo forte. È il momento di prendere una delle decisioni più difficili della mia vita - Vi cambierò scuola - Vorrà dire fare più fatica a essere presente e forse vederli meno, ma non posso lasciarli lì. La situazione è degenerata fino alla follia e Thew potrebbe essere in pericolo.
- Quale sarà la nostra punizione? -
- Ho pensato a tante cose malefiche, ma alla fine credo che l’idea migliore che mi sia venuta sia anche la più pratica. Ora andate su e ripulite la camera degli ospiti per le figlie di Cole che tratterete sempre con rispetto e che aiuterete ad ambientarsi. Poi ogni giorno, fino alla fine della sospensione, passerete le ore scolastiche dalla nonna a studiare -
- Perché? La nonna è odiosa! - esclama Drew ed io scoppio a ridere.
- È una punizione Drew, non deve essere piacevole! - gli risponde suo fratello che ha più testa, oltre ai piedi ben saldi per terra.
Una volta spediti i ragazzi a rendere abitabile la camera degli ospiti, mi metto a leggere i documenti che ho portato a casa con me, e che ho provveduto a togliere dalla valigetta prima di dare quest’ultima a Sean. Sono certa che i miei ragazzi faranno un lavoro migliore di quello che potrei fare io con la camera degli ospiti, visto che loro sembrano conoscere le figlie di Cole mentre io non sapevo nemmeno quante sono.
I morsi della fame mi ricordano che non ho ancora pranzato così cerco qualcosa per farmi un panino, poi torno al piano di sopra per vedere cosa stanno combinando i gemelli. Non è che io non mi fidi di loro e che mi hanno insegnato che prevenire è meglio che curare.
- Come è messa la stanza degli ospiti? Siete a buon punto? - chiedo ai ragazzi trovandoli immersi nella polvere e nelle ragnatele.
- Abbiamo quasi finito -
- A scuola avete mangiato? - Loro annuiscono ed io allora li congedo - Allora quando avete finito potete andare a giocare alla play - dico io solo per tenerli occupati ancora per qualche ora e loro accettano volentieri.
Ritorno a porre tutta la mia attenzione ai documenti che ho preso dall’ufficio fino a quando la mia squadra torna a casa con Cole. L’uomo ha, fra le sue braccia, una bambina castana dell’età di Tommy e, al suo fianco, una ragazza dai bellissimi capelli rossi che sembra essere coetanea dei gemelli. Fantastico, prevedo guai. Speriamo solo non troppo grossi!
- Ehilà Kerry, queste sono le mie bambine Diane e Cloe. Diane ha quindici anni mentre Cloe ne ha tre - le presenta Cole mettendo a terra la piccola che mi saluta con la manina. La grande mi ignora guardandosi intorno, credo di non piacerle molto.
Mi abbasso al livello di Cloe e mi presento - Ciao piccolina, il mio nome è Kerry e ho un bambino che ha circa la tua età. Potrete giocare insieme - le dico scompigliandole i capelli e facendola ridere - E tu, Diane giusto? - lei mi guarda e annuisce appena - Dormirai nella camera degli ospiti e avrai la compagnia dei miei gemelli che hanno un anno più di te -
- Papà, perché non possiamo stare dalla nonna? - chiede Diane quasi ignorandomi. Direi che non ha molta voglia di stare qui e la capisco.
- Kerry è una donna stupenda, imparate a conoscerla e vi piacerà quanto piace a me - Diane mi scruta e va di sopra trascinando per mano la sorellina.
Guardo l’orologio e vedo che è quasi l’orario dell’uscita da scuola per Tommy. Forse è il momento giusto per parlare con il professore di Drew e chiudere con quella scuola.
Prendo da parte Cole e i miei uomini e gli spiego il mio piano - Sean, Miles, potete farmi un ultimo piacere? Devo andare a prendere Tommy all’asilo e vorrei partire prima per fermarmi alla scuola dei gemelli per sistemare un problema. Potreste stare qui con Cole così non devo portarmelo dietro - Loro annuiscono.
- Bidello pervertito o professore prevenuto? - chiede Cole.
- Professore, voglio capire perché ce l’ha con Drew - rispondo rapidamente - Quanto al bidello, cambierò semplicemente scuola ai ragazzi - dico risoluta.
Voglio capire cos’ha il professore contro Drew perché se mio figlio ha combinato qualcosa di sbagliato senza accorgersene è giusto spiegarglielo, anche se non tornerà più in quella scuola. So che non mi hanno mentito perché ho insegnato loro che in queste situazioni la verità paga, anche perché se scopro le loro bugie i guai saranno ancora più grossi.
- Potresti mandarli alla scuola privata che frequentano le mie figlie - dice Cole attirando il 100% della mia attenzione. Considerando che rubava per mangiare, come poteva permettersi una scuola privata?
- Come è possibile che un ladro possa permettersi una scuola privata? - Sì, sono molto curiosa e ho la faccia tosta per chiederglielo.
- La mia famiglia è piuttosto strana - Dubito che lo sia più della mia, ma sentiamo - Mia madre è convinta che raggiunta la maturità ognuno debba gestirsi completamente da solo. Quindi quando, poco prima che nascesse Cloe, ero senza un soldo e non sapevo come mantenere mia moglie e mia figlia lei non mi ha aiutato per nulla. Purtroppo avevo perso il lavoro con ingiustificate pessime referenze, un giorno ti racconterò meglio, quindi riuscivo a trovare lavoro e Cloe non aveva mai lavorato perché non c'era mai stato bisogno, cominciare mentre era incinta era impossibile, così sono finito nel giro dei furti. Però mia madre è dirigente di una scuola privata e tiene molto all’istruzione, quindi almeno a questo provvede lei -
- Tua moglie è morta del parto della piccola Cloe? - chiedo notando che la piccola ha lo stesso nome della madre e che parlando al passato ha parlato di una figlia.
- Il nome uguale mi ha tradito? - mi chiede ed io sorrido.
- Decisamente. Comunque ora ho capito come puoi permettertela. Chiedi a tua madre un colloquio per me e i gemelli - Lui sorride e annuisce.
- Ragazzi io vado a prendere Tommy all’asilo, mi raccomando non fate danni - Urlo per farmi sentire al piano di sopra - Sean, Miles, chiamate se avete bisogno -
- Controlleremo che Richards rimanga all’interno della casa - Miles sembra essere ritornato il solito Miles.
- Si Miles e, se avete tempo, controllate anche che i gemelli non diano fuoco alla casa - dico sarcastica e lui alza gli occhi al cielo.
- Cole inventati un posto in cui dormire - gli dico visto che è l’unico che non so dove mettere a dormire. Questa casa non è un albergo vacanze!
- Credo che sarebbe meglio se dormissi in camera tua - risponde ed io lo aggredisco. Non entrerà mai in camera mia!
- Perché? Credi che debba controllarti anche nel sonno? -
- No, è che ho detto alle bambine che stiamo insieme -
- Cole! - esclamo scuotendo la testa al suono della sua risata. Ora capisco perché Diane mi odia. Crede che abbia preso il posto della sua mamma! Cole è un cretino!
Esco ignorando gli stratagemmi di Cole per non dire alle figlie la verità. In fondo lo capisco, non deve essere facile dire alle tue figlie che sei agli arresti domiciliari a casa dell’agente che ti ha arrestato.
Mi dirigo rapidamente a scuola dei gemelli visto che Tommy non uscirà prima di mezz'ora, ed è nello stesso complesso, dovrei avere un po’ di tempo per parlare con il professore che tormenta Drew.
Visto che alla sfortuna non c’è mai fine, e che oggi la dea bendata si è dimenticata della mia esistenza, nei corridoi della scuola incontro il preside.
- Signora Shatos è di nuovo qui. È successo qualcosa? Può dire quel che vuole ma non toglierò la sospensione ai suoi figli. Sono due delinquenti! -
- Io ho a che fare tutti i giorni con dei delinquenti fin dall’adolescenza e le assicuro che i miei figli non lo sono. Sono dei birbanti sì, ma sono responsabili. Comunque non si deve preoccupare di questo visto che sto cercando una nuova scuola per i miei figli così che non debba più sopportare il loro atteggiamento -
- Non dobbiamo andare da un estremo all’altro. La punizione può essere diminuita o modificata senza che lei debba cambiargli scuola -
- È bello vedere quanto lei sia ipocrita. All’idea di perdere tre rette scolastiche sarebbe disponibilissimo a cambiare la punizione. Sinceramente io non sono come lei. Voglio toglierli da questa scuola perché un professore ha preso di mira Drew senza motivo, e un bidello ha cercato di toccare Thew nei bagni, ma soprattutto perché il preside, che sarebbe lei, è un incapace cronico e non fa nulla! Sono tornata per parlare con il professore che Drew ha mandato a quel paese, se me lo indica me ne vado prima da questo postaccio! -
Sono crollata. La tensione accumulata in queste ultime ventiquattro ore è venuta fuori ed ho ringhiato contro il preside tutto ciò che penso di lui. Non sono certa sia una cosa negativa.
Lui resta spaventato dalla mia fuoriuscita e mi indica una porta, senza dire altro abbandono velocemente il preside. Farei di tutto pur di non dover mai più parlare con quest’uomo.
Dentro la stanza trovo l’ultima persona al mondo che mi sarei aspettata di trovarci.
- Erik? -

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

- Erik? - chiedo sconvolta fissando l’uomo di fronte a me. La figura, che suppongo corrispondere al professore con cui Andrew ha litigato e che assomiglia terribilmente al padre dei gemelli, sta guardando fuori dalla finestra mostrandomi il suo lato destro. Certo che le cose ultimamente non potrebbero andarmi peggio!
Vederlo per me è distruttivo, Erik Greyson, il padre dei gemelli, era uno stronzo ed io non ho alcuna intenzione di rivolgergli di nuovo la parola. Mi ha lasciato nel momento stesso in cui gli ho detto di essere incinta di suo figlio confessandomi di essere sposato e più grande di quanto mi avesse detto. Rivederlo, farlo rientrare nella mia vita, non è certamente nei miei piani per questo secolo.
Sentendosi chiamare, e capendo perciò di non essere solo, l’uomo si gira completamente verso di me e, per quanto la somiglianza resti forte, comincio ad avere dei dubbi. L’uomo assomiglia molto all’Erik Greyson che ricordo ma gli occhi e la bocca sono leggermente diversi. Mentre io analizzo il suo aspetto il professore di Andrew mi risponde confutando ogni mio dubbio.
- No, Lewis - dice sorridendo tipo stregatto e ciondolando sui piedi. Lewis Greyson non crescerà mai.
- Lew Greyson! - urlo saltandogli addosso e stringendolo forte mentre lui ride e mi bacia la fronte - Sono diciassette anni che non ci vediamo! Come stai? -
Sono felice di rivederlo perchè mi mancava un po’, eravamo amici e non posso addossargli colpe per come mi ha trattato suo fratello. Anche se io ho conosciuto Erik proprio grazie a Lew. Questo strano ragazzo faceva l’università con Emma e la invitò ad una festa dove mi imbucai anch'io, lì conobbi suo fratello. Io stavo finendo l’ultimo anno di liceo ed Erik lo sapeva ma non gli interessò granché.
- Bene, e tu Kerry? - mi risponde sedendosi su un banco - L’altro giorno ho conosciuto mio nipote, o sarebbe meglio dire che l’ho riconosciuto. Andrew assomiglia molto a suo padre, anche come capacità intellettive -
In quel momento capisco che Lewis lo ha fatto apposta, ha provocato Drew per farlo esplodere e costringermi a venire a colloquio da lui. Lewis è sempre il solito cretino! Ma infondo l'ho adorato anche per questo. Erik era un seduttore, Lewis un bambinone!
- Lew, tu lo hai provocato apposta! - gli dico e lui scoppia a ridere - Come sapevi chi era Andrew? Al massimo potevi capire che è mio figlio dal suo cognome ma beh … come hai capito che è tuo nipote? Te lo ha detto Erik? Di certo non ti sei informato tramite il preside e non hai letto la sua scheda perché altrimenti avresti detto nipoti - Se avesse cercato di informarsi in qualunque modo avrebbe scoperto l’esistenza di Matthew. I gemelli non seguono tutte le lezioni insieme ed effettivamente Lewis ha solo Drew in classe.
- Il primo giorno di lezione ho visto Andrew e mi ha ricordato tantissimo Erik alla sua età, sono praticamente identici. Ho controllato subito il suo cognome nell’elenco e, beh, mi sei subito venuta in mente tu. Poi un giorno ho visto una donna uscire dall’ufficio del preside tenendo Andrew per il colletto della camicia e sbraitandogli contro per non so quale motivo. E, anche dopo diciassette anni, ti ho riconosciuta -
- Sei sveglio quanto tuo fratello -
- Grazie - dice sorridendo poi, evidentemente ripensando alle mie parole, chiede - Hai parlato di nipoti? -
- Andrew ha un fratello gemello Matthew - gli spiego e lui sbuffa un sorriso. Lewis ha quasi quarant’anni come Emma, ma a differenza sua ha ancora l’aspetto e i modi di un bambino.
- Posso conoscerli? - mi chiede ed io annuisco ponendo però una piccola clausola.
- Puoi venire a conoscerli quando vuoi, purché non venga anche Erik. Non ho alcuna intenzione di rivederlo o di farlo rientrare nella mia vita. Spero che tu riesca a capire il perchè -
Alle mie parole Lew resta piuttosto sconvolto - Non lo hai saputo, Kerry? Erik è morto molti anni fa -
Credo di aver assunto lo stesso colore delle mozzarelle. Arretro lentamente e mi appoggio saldamente alla cattedra. Lui si avvicina e mi stringe. Non riesco a respirare. Non me lo aspettavo, davvero. Una cosa è non volerlo incontrare o farlo rientrare nella mia vita, un’altra è sapere che non c’è più. È stato il mio primo amore.
- Come è morto? - chiedo faticando a tenere sotto controllo la voce.
- Gli hanno sparato in testa da una grande distanza. Sembra sia stato un colpo accidentale. Non hanno mai trovato il colpevole - mi dice lui guardando il terreno. Mi dispiace per lui, Erik era sicuramente un coglione ma i due fratelli erano molto legati tra loro, come ora lo sono i gemelli. Per Lewis deve essere stato molto difficile riprendersi dalla sua morte.
Cerco di non farmi sorprendere dal carico emozionale e focalizzo la mia attenzione sulle parole di Lewis. “ - Gli hanno sparato in testa da una grande distanza. Sembra sia stato un colpo accidentale. Non hanno mai trovato il colpevole - ” Qualcosa mi dice che non troveranno mai il colpevole.
Considerando tutto ciò che sta venendo fuori sul caso Richards, e sulla possibilità che la polizia abbia nascosto la verità mi sorge il dubbio che non sia stata la prima volta. Perché oggettivamente il colpo in testa da grande distanza è il modo di agire dei piani alti per liberarsi di criminali incalliti o ex-agenti che hanno perso il controllo. Però Erik non era un pericolo per nessuno, se non per le giovani ingenue come me.
Voglio scoprire di più sulla morte di Erik per Lewis. Lui amava suo fratello e merita di sapere cosa gli è successo così come lo meritano i gemelli. Un giorno i miei figli vorranno saperne di più sul padre ed io non voglio dirgli che mi importava talmente poco di lui da non fare delle indagini supplementari. Basterà che Miles e Sean facciano qualche ricerca e ne sapremo tutti di più!
- Quindi posso venire? - Torno ad ascoltare Lewis che mi ha dato il tempo di assimilare la notizia prima di continuare. Ha capito che per me è stato un brutto colpo, anche se il legame fra me e Erik si è sciolto e anche in malo modo.
- Certo! Ti do il mio indirizzo vieni quando vuoi. Magari prima avverti però! - dico scrivendo su un pezzo di carta il mio indirizzo di casa e il mio numero di cellulare. Nel darglielo mi sollevo sulle punte e gli bacio una guancia - Ora vado che devo recuperare Tommy, mio figlio minore, prima di tornare a casa. E non solo devo ancora fare la spesa e cucinare. Anche oggi si ordina la cena per telefono! -
- Kerry non sei cambiata affatto. Ti chiamerò presto, promesso! - mi saluta Lewis ridendo e dandomi un bacio sulla guancia.
Vado all’asilo della scuola per recuperare Tommy, che appena mi vede mi salta addosso urlando, poi torno a casa dove mi aspetta il caos più assoluto. Dalla macchina ammiro la mia povera casa da dove vengono vari rumori diversi a decibel mostruosi. In quella casa ci dovrebbero essere tre adulti perché non fanno niente per ottenere il silenzio?
Appena apro la porta capisco che uno dei rumori proviene da Cole che sta discutendo con quella che suppongo essere sua figlia maggiore. La mia è solo una supposizione perché non ho ancora sentito la voce di Diane. Ma dove sono i miei uomini quando servono?
Guardandomi intorno noto Sean che sta cercando di far fare merenda a Cloe, ma, dato lo stato della cucina, dubito che i risultati siano stati molto positivi fino ad ora.
I gemelli non sono nelle vicinanza ma considerando i rumori elettronici che mi stanno assordando, le urla senza senso e la scia di briciole di biscotti che vanno verso il piano superiore direi che sono in camera loro a giocare alla play station.
Porto Tommy in cucina e lo metto di fianco a Cloe che lo osserva curiosa. - Ciao piccolina, lui è mio figlio Tommy. Tommy lei è Cloe, è la figlia più piccola di Cole e tu devi trattarla bene -
- Il mio papà sta insieme alla tua mamma - risponde la piccola e Tommy la scruta un po’ poi le rovescia addosso una ciotola di quella che suppongo essere farina d’avena.
- Tommy non si fa! - lo sgrido e lui mi guarda con il solito sguardo vacuo che ha quando lo sgrido. Un giorno giuro che capirò mio figlio! Sinceramente credo che non ascolti una parola di quello che dico e mi prenda per un pazza che urla da sola.
Nel frattempo Cloe scoppia a piangere, non so se per la farina d’avena o per le mie urla, ma già che ci sono la prendo in braccio e la porto di sopra per lavarla e cambiarla. Prima di andare però sgrido anche Sean.
- Sean i bambini non mangiano farina d’avena a merenda! A malapena lo fanno a colazione! Prendi delle merendine dalla credenza. E soprattutto che fine ha fatto Miles? -
- È di là in salotto con Cole -
- E non può far smettere la discussione tra Cole e Diane? Più per la nostra sanità mentale che per altro! -
- Oh no. Lui controlla Cole, lo ha pedinato tutto il giorno, ma non lo aiuta con Diane, che in pratica è stata insopportabile tutto il tempo - Fantastico Miles ha raggiunto un nuovo livello di inutilità. Credevo fosse impossibile! Solo lui può essere contemporaneamente uno dei migliori agenti sulla piazza e uno dei più inutili.
- Diane è insopportabile perché Cole le ha detto che noi stiamo insieme - spiego a Sean e lui non capisce il punto.
- Ed è vero? -
- Sean! Secondo te può essere vero?! - sclero io poi lo zittisco, prima che possa rispondermi, non voglio davvero sapere cosa pensa - Non rispondere, ti prego, e ordina del cibo da asporto per cena -
- In realtà Cole ha fatto la spesa e promesso di cucinare - Oddio, forse finché lui sarà qui mangeremo tutti in modo decente!
Sorridendo all’idea di una cena normale mi avvio verso il piano superiore per cambiare Cloe, ma incontro la discussione che si sta svolgendo nel mio salotto.
- Diane puoi tentare di conoscere Kerry prima di giudicarla? Ti assicuro che è una donna stupenda, molto forte ed estremamente materna -
- Non potrò mai fare amicizia con la puttana che ha sostituito la mamma! - l’urlo di Diane mi fa stare male perchè sta soffrendo per una bugia. Amava sua madre e non riesce ad accettare che io ne prenda il posto. Vorrei poterle spiegare la verità, ma sta a Cole.
- Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere di lei. Tu non puoi immaginare cosa ha sopportato Kerry - Ho sempre di più l’impressione che Cole ne sappia molto di più sulla mia vita di quello che sembra.
- A me piace - dice Cloe attirando la loro attenzione su di noi. Miles mi fulmina con lo sguardo, come se avessi commesso qualche crimine. Vuoi vedere che anche lui ha creduto alla bugia di Cole? No, non può essere così stupido!
- Kerry, da quanto siete lì? - mi chiede Cole ed io sorrido.
- Non troppo e non preoccuparti per ciò che dice Diane. Con i gemelli ho vissuto di peggio quando ho cercato di fargli fare amicizia con Mark -
- Non è che poi avessero tutti i torti ad odiarlo - Ad averlo saputo prima!
- Zitto che è meglio - Non voglio toccare ancora questo argomento. Non oggi almeno! - Comunque ho risolto la situazione con il professore di Andrew. È venuto fuori che lo faceva apposta. Lunga storia -
- Se vuoi raccontarmela io ci sono. Comunque, a mia figlia cosa è successo esattamente? La ricordavo meno sporca di farina d’avena -
- Ha incontrato Tommy. Sembra che neanche mio figlio apprezzi la tua versione di questa storia. Io vado di sopra a pulire Cloe poi avverto i gemelli che ho sistemato le cose. Sean mi ha riferito che hai deciso di occuparti della cena, grazie mille. Diane tu sei vuoi puoi andare dai gemelli e giocare con loro, se non fanno i bravi dimmelo che li sgrido a dovere. Miles rimani ancora un po’ perché devo parlarti e prima voglio lavare questo topolino infarinato -
Esco dalla stanza senza aspettare una risposta da nessuno dei tre per occuparmi di Cloe che mi sgambetta in braccio ancora sporca di farina d’avena. La aiuto a lavarsi e cambiarsi poi la lascio andare dove vuole.
Mi dirigo verso la stanza dei gemelli per parlare con loro di Lewis, ma vedo che Diane li ha raggiunti e ha preso un joystick e Thew se l’è messa accanto per spiegarle come si gioca. Preferisco non interromperli mentre cominciano a comunicare fra loro. Infondo ho aspettato sedici anni per parlare loro dei Greyson, posso aspettare ancora un giorno.
Cerco Miles per parlare con lui e lo trovo in giardino che fuma mentre dalla porta finestra controlla Cole e Sean che cucinano. 

- Posso andare? - chiede Miles in modo molto scontroso. Questo non è da lui, non si è mai rivolto a me in questo modo, perciò sono sempre più convinta che qualcosa non va.
- Miles lavoriamo insieme da tre anni e credi ancora di potermi nascondere qualcosa? Cosa c’è che non va? - gli chiedo sedendomi sul muretto fuori da casa mia.
- Non capisco come può stare con uno come lui! -
- Se stessimo insieme non lo avrei arrestato meno di 24 ore fa! - urlo io e lui arretra spaventato - Cole ha inventato una bugia da dire alle sue figlie per non dover dire loro la verità. Non voleva dovergli dire che è agli arresti domiciliari a casa di un agente di polizia! - concludo io abbassando nettamente la voce e Miles sbianca.
- Scusi se ho reagito così, ma da quando è morto suo marito io mi sono limitato a proteggerla, servila e guardarla da lontano. Pensare che lei aveva preferito un criminale… beh, mi ha sconvolto - dice arrossendo ed io capisco che qualcosa è riuscito a nascondermelo per molto tempo.
- Miles perché non cominci a darmi del tu? - gli dico sorridendo tranquilla, voglio fargli capire che sono disposta a conoscerlo - Comunque volevo parlarti prima che andassi via perché vorrei che domattina tu e Sean lavoraste ad un altro caso. Dovreste indagare sulla morte di Erik Greyson -
- Perché? Non è un nostro caso? -
Decido di fidarmi di lui perché infondo è vero che sono tre anni che mi serve e protegge, anche se nel frattempo mi ha anche fatta impazzire per via dei suoi modi. - Erik era il padre dei gemelli e non posso pensare che la sua morte resti un caso irrisolto -
- Domani richiederò i file, capo - dice con la sua solita pomposità ed io lo correggo sorridendo.
- Kerry -

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


So che sono mezzo scomparsa ma ho intenzione di finire questa storia. Ho corretto i primi capitoli e me ne mancano solo 3 da scrivere quindi la finirò!
 

Capitolo 8

Il nuovo giorno mi accoglie con il suono della mia sveglia e le imprecazioni di Cole. Alla fine, per il bene delle sue figlie, dorme davvero in camera mia ma non con me. Gli ho preparato un comodo giaciglio con due piumini, un cuscino e delle coperte sul pavimento. Spengo la sveglia e mi alzo stiracchiandomi.
Sul pavimento Cole continua a gemere e rigirarsi fra le coperte, così mi accuccio vicino a lui e gli rimbocco le coperte come farei con i miei figli.
- Continua pure a dormire. Non usciremo tanto presto - Lui mi manda un bacio e torna a dormire. Sembra davvero un cucciolotto in questo momento.
Scendo a preparare la colazione, a fare la lavatrice e a sistemare il salotto. Non so perché ma il nostro salotto tende sempre ad assomigliare ad un campo di battaglia. Non devo aspettare molto prima che i ragazzi mi raggiungano attirati dal profumo dei waffles che ho preparato per colazione. Finalmente ho avuto il tempo di cucinare e, grazie alla spesa fatta ieri da Cole, il frigo non è più deserto.
- Waffles! Che si festeggia? - chiede Andrew sovraeccitato. Drew è una di quelle persone che quando si sveglia è già euforico e scattante mentre Thew mugugna e cammina come uno zombi. Li vedo arrivare come ogni mattina, Drew saltella mentre Thew si trascina giù per le scale. La novità è che Thew tiene Diane per mano e Cloe su una spalla, con Drew che cerca di staccare la bambina dal fratello per portarla lui.
Io non resisto ed esplodo. - Voi ricordate di avere un fratello vostro, vero? - Perché di Tommy non se ne sono mai occupati così? Ovviamente nessuno dei gemelli mi risponde. Prima che io mi decida a salire al piano di sopra a recuperare Tommy Cole ci raggiunge con il piccolo fra le braccia.
- Perché ti svegli almeno due ore prima di uscire? Non ha senso - chiede Cole ed io sclero.
- Ha senso quando sei una madre lavoratrice single! Mangiate con tranquillità io vado a stendere il bucato e a fare la doccia. Abbiamo tre quarti d’ora prima di uscire tutti insieme -
- Come? La nostra macchina è rimasta a scuola! - Secondo la mia famiglia i gemelli sono troppo piccoli per avere un'auto tutta loro. Purtroppo però io non ho il tempo per portarli in giro e non voglio che loro siano costretti a non avere una vita sociale perché non posso accompagnarli dagli amici. Così appena hanno avuto l’età per prendere la patente gliel’ho lasciata prendere.
- Non preoccupatevi sono perfettamente cosciente che ieri abbiamo lasciato la vostra auto a scuola. Ho già mandato Sean a recuperarla. Dovrebbe arrivare a minuti - Gli ho chiesto questo piacere ieri sera dandogli le chiavi dell’auto dei gemelli perché vive ad un paio di isolati dalla scuola quindi poteva andarci a piedi.
Sean arriva poco dopo, lascia la loro auto ai gemelli e viene al commissariato con me e Cole. Prima però passiamo dalla scuola delle bambine così io ho l’opportunità di parlare con la madre di Cole e di trasferire anche i miei figli qui.
Arrivata in ufficio vengo investita da Miles che non so per quale motivo stava correndo per il corridoio. È la prima volta che lo vedo correre, da qualunque parte stia andando.
- Oddio, mi perdoni capo non volevo investirla. Comunque stavo cercando proprio lei -
- Non ti avevo chiesto di darmi del tu? È successo solo ieri non puoi essertelo già dimenticato! - Gli dico scherzando e lui arrossisce scompigliandosi i capelli e arretrando per allontanarsi da me - Andiamo nel mio ufficio così mi spieghi perché mi stavi cercando. Sean, tu dovresti cercare informazioni riguardo la morte di Erik Greyson -
- Ma non è un nostro caso. -
- Lo so Sean, ma credo che sia collegato al nostro caso. Ho bisogno che mi aiuti a fugare ogni dubbio poi ti potrò spiegare meglio -
- Ok, ci pensiamo noi - mi risponde Cole ed io lo fulmino con lo sguardo.
- Cole tu non toccare nulla e non fare danni. Del lavoro se ne occuperà Sean, tu devi solo non dargli altri grattacapi - dice Miles che sembra aver migliorato il suo tono con Cole. FOrse perchè ha capito che non è un rivale.
Sean trascina Cole dentro l’ufficio della squadra e si mette a lavorare al computer con l’uomo che lo osserva. Io li seguo fino all’ufficio poi entro con Miles nel loculo dove c’è la mia scrivania.
Una volta dentro appoggio la valigetta con il marchingegno per gli arresti domiciliari sulla mia scrivania, lancio la giacca in un angolo e mi siedo in poltrona.
- Parla Miles -
- È arrivato il rapporto sulla morte di Erik Greyson. Sapevi che era sposato? -
- L’ho scoperto troppo tardi, ero già incinta dei gemelli. Prima di giudicarmi ricorda che avevo solo diciotto anni! -
- Non potrei mai giudicarti… - Miles si appoggia con il sedere alla scrivania prima di parlarmi del caso - Il caso Greyson risale a circa diciassette anni fa e risulta ancora irrisolto. Secondo il rapporto l’uomo è morto a causa di un colpo in testa sparato da notevole distanza -
Se il modo in cui Erik è morto mi aveva già insospettito, la tempistica parla chiaro. La morte di Erik è legata alla polizia e alla mia gravidanza perché diciassette anni fa io ero incinta dei gemelli. Ormai i miei dubbi sono certezze ma c’è ancora una cosa che devo sapere.
- Ti farò un'ultima domanda a cui tu devi rispondere solo con sì o no -
- Ok, posso farcela -
- Il proiettile estratto dal corpo di Erik corrisponde a quelli dei fucili da cecchino dell’esercito? -
- Come facevi a saperlo? - risponde Miles sconvolto dalla mia capacità deduttiva ed io rido perché non è riuscito a rispondere solo sì o no - Scusa. Sì -  Si scusa poi lui rendendosi conto di non essere riuscito a seguire le mie semplici istruzioni.
- Potrei sapere chi è il colpevole, ma è meglio che nessuno lo sappia mai. Infondo non abbiamo prove ma solo supposizioni - Le mie supposizioni sono esatte e forse saprei anche dove trovare le prove, ma non voglio coinvolgere Miles più del necessario. Sono anche convinta che la morte di Erik abbia influito sulla sparizione di Mark.
Ripensandoci mi sono ricordata che il comandante del nostro commissariato ai tempi del caso Richards era mio padre. Il quale non avrebbe mai aiutato Mark, ma forse lui lo stava ricattando. Mio padre prima di essere un poliziotto era un cecchino dell’esercito e in casa tiene ancora un paio di fucili. Considerando quanto era furioso per la mia gravidanza e per il comportamento di Erik sono certa dei miei dubbi. Per rabbia ha sparato al padre dei miei figli e mio marito lo ha ricattato per farsi coprire nella fuga. Mio padre deve per forza essere a conoscenza della fuga di Mark perché solo lui, come comandante, poteva farlo passare per morto senza un cadavere e senza che nessuno facesse domande. O lui o qualcuno ancora più in alto.
- È una cosa seria? Devo preoccuparmi per te? - mi chiede ed io mi alzo per scompigliargli i capelli come se fosse mio figlio.
- Molto seria, Miles. Ma non devi preoccuparti se ho ragione non corro nessun rischio -
- Posso chiederti una cosa personale senza che ti arrabbi? - mi chiede ed io lo lascio fare.
- Va bene -
- Com’è andata la notte con Richards? Ti ha creato problemi? - E’ strano scoprire che il pomposo e rigido Miles Ribosky è in realtà un cucciolo gelosone.
- Nessun problema. Ha dormito tranquillo sul pavimento della mia camera -
Vedo le spalle di Miles rilassarsi, così sorrido mentre lo spingo fuori per cominciare a fare il mio lavoro.
- Lascia qui il rapporto sul caso Greyson e torna ad occuparti della rapina. Non abbiamo ancora trovato il ladro! -
Appena Miles torna dagli altri io mi lascio sopraffare dalle emozioni. Mi nascondo sotto la scrivania e comincio a piangere. A causa mia e della mia ingenuità mio padre è un assassino e i miei figli non avranno mai un padre. Ora capisco anche perché Erik non è mai tornato sulla sua decisione. Ho sempre creduto che si fosse dimenticato di noi ed invece è morto prima ancora che i gemelli nascessero. So che mio padre lo ha fatto per proteggermi ma non riesco a non chiedermi come sarebbero andate le cose se mio padre non avesse premuto quel grilletto. Erik avrebbe lasciato sua moglie per noi? Mi sono posta questa domanda tante volte e ormai so che non avrà mai risposta.

Dopo un po’ che sono nascosta sotto la scrivania sento qualcuno che mi abbraccia. Alzo lo sguardo e trovo il viso di Cole vicino al mio.
- Nel cercare informazioni abbiamo trovato una foto di Erik Greyson. È uguale a Drew. Probabilmente gli assomiglierebbe anche Thew se si facesse la barba e si tagliasse i capelli - Io sorrido fra le lacrime e lui mi tira in piedi.
- Grazie. Ora devo uscire -
- Ti accompagno ovunque devi andare -
- No, ti lascio con Sean -
- Non se ne parla. Io vengo con te perché non puoi andare in giro da sola - Cedo perché sono troppo stremata per discutere. Visti gli ultimi giorni, quest’ultima batosta non ci voleva.
Seguita da Cole vado a trovare i miei genitori. Un po’ per controllare che mia madre non traumatizzi troppo i gemelli e un po’ perché è ora per me di affrontare mio padre.
Appena parcheggio nel vialetto della casa dei miei genitori i gemelli corrono fuori da casa per saltare addosso a me e Cole. Credono che sia qui per portarli via.
- Tornate dentro terremoti! Non sono qui per portarvi via, ma per parlare con il nonno - dico ai miei figli mentre mia madre appare sulla porta.
- Kerry vedo che sei arrivata. I tuoi figli sono buoni solo se non ci sei - Questa è mia madre, se non ci vado d’accordo non è tutta colpa mia!
- Ciao mamma -
- O li porti a casa o te ne vai -
- Anch’io ti voglio bene mamma. Non sono venuta per portare a casa le mie belve ma per parlare con papà -
- Lo trovi nel giardino sul retro. Chi è il tipo al tuo fianco? La tua ultima scadente conquista? -
- No mamma, è lavoro - Giuro che io amo mia madre. Quando sta zitta, ferma e non mi giudica. Peccato che questo non accada praticamente mai!
Prima di andare in giardino da mio padre passo dal salotto e da un barattolo prendo un po’ di magnesia. Mentre la lascio sciogliere in bocca penso a quanto la mia famiglia ne sia dipendente. Tutte le donne di casa sono cresciute a pane e magnesia. La mangiamo per voglia, per stress e, solo a volte, per bisogno. Io stessa ne ho un barattolo sul comodino, che uso come sfizio serale. Mark odiava la cosa perché lui soffriva di gastrite e la magnesia gli dava problemi.
Una volta fatta razzia di magnesia prendo Cole per un braccio e mi dirigo nel giardino sul retro dove trovo mio padre che sta trapiantando delle rose. Appena ci sente arrivare alza il capo e mi saluta.
- Ciao splendore - Io ho un padre stupendo che per proteggermi ha ucciso un uomo e una madre emotivamente costipata che se non mi vede sta meglio. Come si può crescere sani in una famiglia così? - Chi è l’uomo alle tue spalle? -
- Un uomo accusato della morte di un uomo che non è morto -
- Cos’è uno scioglilingua? - chiede lui scherzando ed io crollo accanto a lui con gli occhi gonfi di lacrime.
- Papà non c’è niente su cui scherzare! Lui è Cole Richards, ed è accusato della morte di Mark ma io e te sappiamo perfettamente che mio marito è vivo e vegeto. Ho anche scoperto che era corrotto e che è stato lui ad uccidere Claudia. Immagino che tu lo abbia aiutato a fuggire perché ti ricattava per la morte di Erik -
- Come lo hai saputo? - chiede preoccupato ma io non voglio aiutarlo a rilassarsi.
- Devi essere più specifico. Vuoi sapere come ho scoperto quale parte del problema? -
- Erik. Come hai saputo che è morto -
- Ho visto Lewis, il suo fratellino. Mi ha detto che Erik è morto ucciso da un colpo alla testa da notevole distanza. A te non sembra il modus operandi tipico di un cecchino? - gli chiedo sorridendo ironica e lui abbassa il capo colpevolmente.
- Volevo proteggerti -
- E al bimbo, che poi si è rivelato non essere uno solo, che portavo in grembo non hai pensato? Un giorno i gemelli potrebbero voler conoscere il loro padre ed io cosa dovrei rispondergli? Dopo che mi ha lasciato il nonno lo ha ucciso per proteggermi! -
- So di aver sbagliato e devo ammettere che sul momento al bimbo non ho pensato. Kerry quell’uomo ti aveva spezzato il cuore e messa incinta. Non riuscivo a credere che lui sarebbe tornato alla sua bella vita mentre la tua giovinezza era rovinata. Sei dovuta crescere in fretta quando avresti potuto divertirti ancora se non fosse stato per lui. Ma a lui di te e del bambino non interessava -
- Papà non è un buon motivo per uccidere qualcuno! - Lui mi abbraccia per calmarmi ed io torno al motivo per cui sono venuta qui da lui. - Papà raccontami tutto ciò che sai sul caso Richards. Cosa è successo davvero tra Mark e Claudia? -
- Mi dispiace, tesoro, ma non posso dirti nulla -
- Perché? Tu eri il comandante in carica ed io sono tua figlia e un agente! Hai ucciso un uomo per me e non puoi dirmi cosa mi nascondi riguardo Mark e il caso Richards? Parla, ti prego -
- È coinvolto qualcuno più in alto di me. Come un procuratore distrettuale in pensione -
- Ce ne saranno un milione! -
- Ti dirò quello che ho detto a tua sorella. Claudia non è stata un errore. Mark è stato pagato per ucciderla …. -
Dopo tanti anni di studio finalmente riesco a capire Dante perché come lui dallo shock sono svenuta…

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