Figlio Unico Del Dolore

di Trottolina666
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** -3 ***
Capitolo 4: *** -4 ***
Capitolo 5: *** -5 ***
Capitolo 6: *** -6 ***
Capitolo 7: *** .7 ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11.11 ***
Capitolo 12: *** 12.12 ***
Capitolo 13: *** 13.13 ***
Capitolo 14: *** 14.14 ***
Capitolo 15: *** 15.15 ***
Capitolo 16: *** 16.16 ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Io non sorrido mai perché quando sorrido tutto lo smarrimento viene a galla. Come l'olio che non si mischia con l'acqua. Il sorriso mi rende così stupido, così infantile, così... così... non si amalgama col resto della mia persona. É qualcosa che pretende, che viene fuori buttando per aria anni e anni di studi per essere così e non colì. Il sorriso mi rende debole. Come se il bambino soffocato sotto gli strati di convenevoli, belle parole, sete e giacche a doppiopetto ritornasse a galla. E allora non mi resta che spingerlo sotto e sperare che anneghi del tutto. V.B.M o del bambino ucciso a 10 anni.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Dicono di me che sono un insensibile, un mostro, un farabutto, un falso bastardo d'altri tempi. Io non so cosa sia esattamente essere "sensibili". Ma io sento, sento molto, sento a pel di pelle. Sento e sento ancora e sento fino a diventare crudele per quel che sento. Essere sensibili non significa essere smielati, timidi o quant'altro. Non è rose e fiori essere sensibili ma spine e uncini. Io sono un sensibile perché sento dove gli altri ascoltano soltanto e vedo dove gli altri guardano appena.

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Capitolo 3
*** -3 ***


Mio padre, Bojan Vladimirovic Mickalov, aveva il sorriso dei vincenti. Perché la vittoria, diceva, sta nel vivere in pace con se stessi, con la propria donna, con la propria famiglia e coltivare le proprie passioni. Ecco perché non sono come te, padre: io non ho alcuna passione. Vivo perché tu mi hai voluto. Muoio ogni giorno perché qualcuno mi ha strappato dalla morte. L'unica mia libertà sarebbe stata quella di gettarmi da un ponte e morire, invece... invece... Ah, padre, fossi stato come te: buono, gentile, affabile, responsabile, dolce, spensierato, sempre con la testa tra i numeri e i labirinti magici da costruire, sempre con la testa posata sulle cosce di mia madre per farti accarezzare i capelli... se fossi stato così e invece... invece mentre tu abbracciavi il mondo, io sogno di stritolarlo.

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Capitolo 4
*** -4 ***


COACTUS VOLUIT, SED VOLUIT è il motto della famiglia Mickalov, quello impresso nel blasone con la testa di gatto nel mezzo. Volli perché costretto, ma volli. Ed è così che accade in una grande famiglia: si vuole ciò che tutti vogliono e la costrizione diventa necessità. Come un uccello in gabbia che sogna la libertà ma fuori dalle sbarre verrebbe sbranato dal primo gatto. Questa è la famiglia Mickalov: una tomba asfissiante ma senza spifferi. E allora c'è da fare una scelta prima o poi: venir sbranato dal gatto o restare nella gabbia? Io ho scelto di essere la gabbia.

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Capitolo 5
*** -5 ***


Fare, disfare,
sfatare vivere, esistere,
sopravvivere conquistare, guadagnare.
Esserci, essere percepiti.
Chi ha una grande famiglia non è più padrone di niente.
Solo di morire.
Non di nascere, ma di morire.
Il mio più grande atto di libertà: scegliere come e quando morire

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Capitolo 6
*** -6 ***


Lettera a mia zia Eva.
 
Carissima zia Eva,
in voi si fondono le virtù teologali: fede, speranza e carità.
Mi avete detto di scrivervi e io vi scrivo per la seconda volta. Qui per me è tutto nuovo, tutto diverso, tutto frenetico, veloce, tutto spaventoso. Non sono più un gatto ma un pesce fuor d'acqua che si dibatte senz'aria. Sono senza aria, zia, la mia aria è solo quella di Soroka. Solo con voi tutti io mi sento davvero qualcuno. Qui sono nessuno, uno di tanti, odio sentirmi uno di tanti. Sono debole, insicuro e non mi piaccio. Non vedo l'ora di tornare a casa, zia. Avevi detto che girare il mondo mi sarebbe piaciuto, che avrei trovato la risposta e non avrei più pensato a quella Signora. Quella signora, zia, forse la Morte è già dentro di me... forse devo solo accettare che c'è. Scappare non servirà.
Abbracciate per me mia madre. I vostri abbracci li preferisce ai miei.
 
Per sempre Mickalov,
per sempre principe di Soroka
Viktor. B. Mickalov.

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Capitolo 7
*** .7 ***


Mi sento solo.

Di quella solitudine cannibale

che ti sgranocchia i sogni

e li sputa in fondo al mare.

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Capitolo 8
*** 8. ***


Baciare. Sfiorare con le labbra. Assaporare il sapore di qualcun altro, il profumo di qualcun altro. Permettere a qualcun altro di entrarti dentro, di scavarti dentro. Perdere la tua unicità, la tua solidità. Vacillare. Dipendere da quelle labbra. Non essere più uno ma due che diventano uno. Non sono pronto a questa perversione. Non lo sono. Non credo. O forse... forse... non lo so.

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Capitolo 9
*** 9. ***


L'allegria è difficile da sopportare. Soprattutto quando eccessiva. La risata per forza, l'essere allegri per forza, l'essere per forza felici e positivi. La dittatura del sorriso. Stancante e sfiancante. Così simile a una marcia funebre o a una festa in maschera. Insana, troppo insana. Il riso abbonda sulla bocca degli stolti e delle scimmie. Io, d'altrocanto, ho una massima di Morte: Sorridi, sorridi sempre mostra i denti, azzanna. Nel sano dimora l'insano. Ci dorme dentro e si sveglia d'improvviso. Ho visto cani sbranare improvvisamente il proprio padrone. Ho visto uomini impazzire e sparare ai propri cari. Ho visto e ho sentito e ho capito: il vero pazzo è chi si crede sano. Siamo tutti malati incurabili. La vita stessa è una malattia, la sua cura? La morte.

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Capitolo 10
*** 10. ***


La mia famiglia è tutto ciò che ho. Un Mickalov viene indottrinato fin da piccolo a vivere e morire solo e soltanto per la sua famiglia. Siamo un clan molto chiuso, non amiamo gli estranei, diffidiamo di chiunque venga da fuori. Il motto: coactus voluit, sed voluit, volli perchè costretto ma volli. Noi siamo costretti ad amarci eppure ci amiamo. Siamo costretti a stare insieme, eppure vogliamo stare insieme. Siamo costretti ad essere Mickalov eppure nessun Mickalov vorrebbe essere cacciato dalla famiglia. Nessuno. Anche il più ribelle torna sempre al nido, anche il più infame si venderebbe l'anima per tornare nelle grazie della famiglia. E la famiglia è dura, è cruda, è terrificante, toglie e da. La famiglia con la grazia dei dannati impone ma accarezza nei momenti bui. Nessun estraneo più capire fino in fondo il legame che stritola e abbraccia i membri della famiglia Mickalov. A noi Mickalov interessa solo degli altri Mickalov. Anche l'amore passionale più grande soccombe di fronte all'amore per la famiglia.

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Capitolo 11
*** 11.11 ***


Forse è solo stanchezza quella che sento o il randagio sentore di un niente anticipato. Ho le tempie che stringono come morse. Ho la cassa toracica che si è fatta gabbia stretta. Ieri notte ho lasciato un pensiero al vento. Spero che qualcuno lo legga. 

«Sono stanco.»

Ecco l'impressum.

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Capitolo 12
*** 12.12 ***


Ti dirò quello che non amo di me. O che amo. Il mio modo di vivere le cose. Tutte le cose. Le più importanti, le più stupide. Ecco. Il mio modo di stare qui. Coi piedi cuciti al terreno. Se inciampo, voglio giocare subito all'impiccato. Se salgo uno scalino, mi credo Dio. Tutto lo vivo al massimo, all'estremo. Al limite. Sul bordo. Basta poco per farmi esaltare o per farmi gettare giù dal ponte.
Sono Borderline.
Vivo e muoio sul limite.
E trascino tutti con me.

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Capitolo 13
*** 13.13 ***


Alcuni l'inferno devono cercarselo.
Alcuni sono così bravi da crearselo con le proprie mani.
Sul fondo. Invece di rialzarsi scavare.
Arredare le pareti nere con qualche schizzo di sangue.
Andare avanti col proprio cadavere negli occhi.
Benvenuta crudeltà maldestra, addio pietà indigesta.

Ciao,
sono Viktor Mickalov e questo inferno è la mia casa.

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Capitolo 14
*** 14.14 ***


Ti dirò quello che non amo di me. O che amo. Il mio modo di vivere le cose. Tutte le cose. Le più importanti, le più stupide. Ecco. Il mio modo di stare qui. Coi piedi cuciti al terreno. Se inciampo, voglio giocare subito all'impiccato. Se salgo uno scalino, mi credo Dio. Tutto lo vivo al massimo, all'estremo. Al limite. Sul bordo. Basta poco per farmi esaltare o per farmi gettare giù dal ponte.
Sono Borderline.
Vivo e muoio sul limite.
E trascino tutti con me.

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Capitolo 15
*** 15.15 ***


Ora che sono davanti a te, re di tutte le notti e di quelle a venire. Tu mi guardi e io ti guardo. È un incantesimo quello che lega due amanti? Mi inginocchio e poso le mani sulle tue ginocchia risalendo piano lungo le tue gambe. Il problema è che un cuore che batte fa troppo rumore e la mente non riesce più a sentire nient'altro che quel battito incessante. Quel tamburo primitivo. Mi vedi, sono inginocchiato di fronte a te. Tu mi accarezzi i capelli, la tua mano profuma di nuovo e di antico, come se già ci fossimo scontrati e incontrati nel precedente. Le anime si incontrano prima dei corpi, si dice, ma la mia anima intrappolata nella carne non può conoscere. Non può sapere. Eppure tu mi baci la fronte, adesso. Scendi giù, lasci una scia di baci dal naso, allo spazio tra labbro superiore e inferiore. Mi aggrappo ai tuoi fianchi, sospiri sulle mie labbra... e poi...

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Capitolo 16
*** 16.16 ***


«Mia madre è colei che mi ha costretto a nascere.
Io non ho scelto di nascere. Lei ha aperto le gambe su quel blocco di marmo, in quel labirinto, si è fatta fare da mio padre e sono nato. Spasmodicamente mi ha voluto. Dopo anni di infertilità. Tutto il labirinto, tutta la serra, tutta la numerologia e quel blocco di marmo proveniente dall'oriente, tutto è stato voluto per generare me.
E poi ha tentato di uccidermi.
Lei mi ha fatto, lei mi ha disfatto.
Potrei quasi dire che per me mia madre è una Dea. Una miserabile, folle dea portatrice di sventure e diluvi. Ne ho paura. Ne ho timore. Eppure la amo.»

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