Caccia al ... matrimonio

di Marta_N
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** _ Prologo _ Proposte interessanti ***
Capitolo 2: *** Prima parte ***
Capitolo 3: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** _ Prologo _ Proposte interessanti ***


Vi avverto subito, preparatevi perché questa è proprio roba da diabete! Non so se vi piacerà, ma sicuramente è sdolcinata quasi da stuccare, per cui armatevi di pazienza e non aspettatevi niente di diverso dal “tutto cuoricini e cioccolatini” … niente misteri, niente traumi e niente tragedie … tutto che fila liscio come l’olio e … spero che vi piaccia!
Se vi piacerà … mi sento di dirvi che dovreste ringraziare soprattutto Alessandra perché senza di lei una buona parte di storia (che non anticiperò, ma che vi dirò solo a fine storia) non ci sarebbe proprio … ;)
 


Acciambellati sul divano, come a loro piaceva fare nelle sere che riuscivano a ritagliarsi tutte per loro dopo il tran tran giornaliero.
Stava passando così la serata, una risata dopo l’altra, con la cena consumata a forza di imboccarsi a vicenda, come due ragazzini al cinema che hanno appena scoperto l’arte dell’essere innamorati; l’aperitivo, qualche crostino, la bourguignon che adoravano, le castagne, e il loro immancabile Vermuth custode dei loro vissuti migliori.
 
Stavano bene, talmente bene che spesso si chiedevano come avevano fatto a ritrovarsi in un equilibrio così perfetto, al quale forse non mancava veramente niente. Si rispondevano che non poteva essere che il destino, che li aveva fatti incontrare, scontrare, separare ed incontrare di nuovo, forse per metterli davanti alla prospettiva di vivere separati e fargli capire che non era il disegno che era stato scelto per loro.
 
Un’unica  fetta di torta, che finisce per essere mangiata dopo svariati minuti passati a rincorrersi dolcemente, soffiando lo zucchero a velo verso l’altro e sporcandole il naso di cioccolata per vendicarsi.
Gaetano si sporge verso il tavolino alla loro sinistra, per prenderne un’altra “Vuoi un altro pezzo di matrimonio?”
“… come?!?” un sorriso spontaneo, con una punta di emozione mal celata
“… di dolce … di dolce … Vuoi un altro pezzo di dolce?” occhi di lei sognanti e occhi di lui imbarazzati, in uno scontro di sguardi unico
“Lo voglio …”
“Camilla …”
Una mano sulle labbra, a bloccare quelle parole diventate superflue, uno “Shh …” quasi sussurrato, e un “… lo voglio”… tutto, meno che inconsapevole.
 
Realizzare il significato di quella risposta e alzarsi con in braccio la prof, per Gaetano è tutt’uno; con una strana mossa, Camilla è in braccio all’uomo che comincia a volteggiare come un bambino incredulo,  e lei si trova costretta a cingergli la vita con le proprie gambe per non cadere.
Una risata quasi infantile a squarciare l’aria e difficile da trattenere, e che è impossibile capire da chi dei due provenga.
 
Passare tutta la notte a parlare abbracciati, come solo poche altre volte avevano fatto; progettare cerimonia, ricevimento, ridere come matti complice l’adrenalina ancora in circolo e addormentarsi fra le braccia della propria felicità, con il sorriso sulle labbra e nel cuore.
 
*
 
Tamburellava le dita sul tavolo, mentre l’acconciatura veniva ultimata con estrema difficoltà da parte della parrucchiera, complice dei ricci ribelli la stessa Camilla, che non stava un attimo ferma.
“Camilla, così però rendi tutto più difficile, e ancora devo tutta truccarti!”
“… è che questo vestito non mi da pace!”
“Si … il vestito …” sbuffa sorridendo Francesca
“Beh??? Che vuol dire?” una punta di acidità nella voce di Camilla
“… che non è il vestito il motivo per cui sei agitata … ma forse la ragione per cui lo indossi a renderti, come dire, su di giri? … nonché un tantino insopportabile, oserei dire ..!”
Uno scontro di sguardi fin troppo complici per rimanerci male, ma che avrebbero continuano a sostenere se la voce di Livietta, che aveva assistito in silenzio, non le avesse destate
“Ehi mamma … Ti preparo una camomilla, così ti calmi un po’?”
“NO, per carità! Non parlarmi di camomilla …” uno scambio di occhiate sorprese fra i presenti e il solo ghigno consapevole di Francesca, che riporta Camilla alla realtà e rende le due donne ancora una volta complici
“ … altro che camomilla - parlotta fra di sé - lo so io cosa mi ci vorrebbe adesso.”
Parole quasi sussurrate che solo l'orecchio attento di Francesca riesce a decifrare.
“Mamma ma che stai dicendo …?”
"Eh ... ? No, nulla di importante ... ma credo di avere bisogno di stare un attimo da sola; ti dispiace se vado un po’ in camera vostra?"
"No, certo che no, mamma. Ma mi chiami se hai bisogno, ok?" rispose ad una Camilla che si era già diretta verso la stanza, senza neanche aspettare la risposta della figlia.
“Livietta lasciala fare …” interviene Francesca “ … è molto agitata, e se conosco bene tua madre … c’è solo una persona in grado di calmarla”.
 
*
Era in piedi davanti alla finestra del salone, intento a finire di sistemare i gemelli sulle maniche della camicia e agitato dal ritardo di Torre che lo stava facendo innervosire più del solito; quando il suono improvviso del campanello lo fece sobbalzare, e il gemello che stava faticosamente cercando di sistemare gli cascò di mano, fece capo a tutto il suo autocontrollo per non urlare, mentre si dirigeva verso la porta
"Ma possibile che riesci ad arrivare tardi anche se ti chiedo di farmi da testimone?"
"Ciao sposo!" il sorriso rilassato di Francesca lo stava rendendo, se possibile, ancora più nervoso
"Ah sei tu ... no scusami è che stavo aspettando Torre e ... ma prego entra!" aggiunge rapidamente nel vedere l'espressione perplessa della donna
"Scusami se ti piombo in casa adesso, immagino avrai da sistemare le ultime cose, ma di là la situazione sta diventando ingestibile. Camilla sta bene eh - si affretta ad aggiungere Francesca vedendo la faccia preoccupata dell'uomo - è che è ingestibile! E ho paura che solo tu sia in grado di calmarla quando è in quello stato"
"Ma io che posso fare? E' il giorno delle nozze, non posso vedere la sposa; lo sai quanto Camilla tiene alle tradizioni!"
"Ehi, ehi, sei tu che l'hai rincorsa per 13 anni andando contro ogni logica previsione, e oggi te la sposi … nulla è impossibile per te!" un occhiolino d'intesa e un'ultima frase prima di lasciarlo solo "So che troverai il modo migliore per tranquillizzarla, d'altronde hai sempre saputo quello di cui aveva bisogno; non mi deludere!"
 
Rimasto solo, si era ritrovato a pensare a come riuscire a comunicare con Camilla.
Chiamarla per telefono sarebbe stato troppo banale, e andare da lei era fuori discussione; il giorno del matrimonio gli sposi non si possono vedere e lui lo sapeva bene.
Poi l'illuminazione, proprio come Camilla la sera prima, anche lui sarebbe riuscito ad incontrarla senza vederla, e con il sorriso stampato in volto, si preparò per andare da lei, perdendosi nei ricordi della giornata precedente.
Era incredibile come fosse riuscita a sorprenderlo, facendogli provare così tante emozione da farlo restare senza parole … adesso era proprio arrivato il momento di ricambiare. 

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Capitolo 2
*** Prima parte ***


Rimasto solo, si era ritrovato a pensare a come riuscire a comunicare con Camilla.
Chiamarla per telefono sarebbe stato troppo banale, e andare da lei era fuori discussione; il giorno del matrimonio gli sposi non si possono vedere e lui lo sapeva bene.
Poi l'illuminazione, proprio come Camilla la sera prima, anche lui sarebbe riuscito ad incontrarla senza vederla, e con il sorriso stampato in volto, si preparò per andare da lei, perdendosi nei ricordi della giornata precedente.
***
Era stata lunga, dura e faticosa, ma i preparativi erano finiti, l'attesa era finalmente arrivata al termine e il giorno dopo si sarebbero sposati.
 
Si erano svegliati prima del solito, entrambi un po' straniti, ed erano rimasti così, semi abbracciati, a guardarsi negli occhi, senza bisogno di parlare, con la sola necessità di accarezzarsi e di giocherellare con i capelli dell'altro.
Dopo un tempo che nessuno dei due avrebbe saputo quantificare, fatto di sguardi, sorrisi e sospiri, fu Gaetano a parlare per primo
"Oggi è l'ultimo giorno."
"Lo so" persino le loro gambe si erano allacciate.
"Che facciamo stasera?"
"In che senso?" occhi negli occhi, come calamite a cui è impossibile sfuggire.
"Per festeggiare; domani è il grande giorno, potremmo fare qualcosa di speciale, solo noi due ..."
"Non se ne parla proprio!" - un espressione sinceramente perplessa di Gaetano a farle da rimando - "E' la notte prima delle nozze ... lo sposo non può vedere la sposa!" aggiunse lei al suo sguardo interrogativo.
"Camilla ma ...  noi abitiamo insieme! Come facciamo a ..." non riuscì neanche a finire la frase che Camilla lo aveva già interrotto "Ho già parlato con Livietta, stanotte ti lascio casa, mentre io dormirò da loro nella sua vecchia camera."
"Ah ... vedo che hai già organizzato tutto ... e io che volevo organizzare qualcosa di romantico per l'occasione ... " assunse un'aria di finta offesa.
"E dai su, non te la prendere, per quello ci sarà tempo ... ma le tradizioni vanno rispettate, su questo non si discute!"
"Perché, quando mai con te è possibile discutere di qualcosa?" un sorriso divertito in contrasto alle braccia conserte.
"Mai!" un pizzicotto sul fianco per fargli aprire le braccia e potercisi rintanare, per godere degli ultimi minuti di meravigliosa quiete, prima di quella che sarebbe stata una lunga giornata.
 
*
 
Quella sera stava rientrando in casa alla solita ora, anche se sapeva che non avrebbe trovato Camilla ad aspettarlo con il loro Vermuth, come era diventata una piacevole abitudine tutta loro, cosa che lo fece rendere conto di quanto le più piccole cose assumessero un sapore speciale se fatte insieme a lei.
Immerso in quei pensieri non si accorse quando, sul pianerottolo di casa, andò quasi a sbattere contro Livietta e George, con in braccio la piccola Camilla addormentata
"Gaetano!"
"Oh scusatemi ragazzi, non vi avevo proprio visto; state uscendo?"
"Si" risposero all'unisono.
"... e lasciate tua madre tutta sola, proprio stasera?"
"Si ... cioè, no! Stiamo uscendo, ma solo per fare una passeggiata con Camilla." aggiunse Livietta
"... che sta dormendo ..." imbeccò Gaetano un po' perplesso.
"Si, ma ho letto che ai bambini fa bene respirare aria serale mentre dormono" chiarì un impacciato George, che probabilmente aveva trovato questa informazione in qualche strana rivista per giovani genitori
"Ok, noi adesso andiamo eh" tagliò corto Livietta "Ciao Gaetano ... a domani!"
"Buona notte ragazzi"
 
Certo che, con il senno del poi, il comportamento evasivo dei due ragazzi avrebbe trovato una spiegazione, anche se lì per lì Gaetano non ci fece più di tanto caso, dato che i due, in quanto a mode e tendenze genitoriali, gli erano sempre sembrato un po' stravaganti.
 
Entrato in casa e sistemato il cappotto, l'unica cosa che aveva intensione di fare nella sua ultima serata da scapolo d'oro,era quella di mangiarsi un piatto di pasta, e dopo un bel bagno caldo, andarsene a letto a cercare di ristabilire un po' di equilibrio smarrito, a causa dell'adrenalina per la giornata seguente.
Mentre già pregustava il relax di cui avrebbe goduto al caldo del bagno, la sua attenzione venne colta da un biglietto, all'apparenza bianco, ripiegato e posto sul tavolo di cucina, in modo che fosse ben visibile anche dal corridoio; avvicinandosi a quel pezzo di carta, non poteva certo immaginare che la sua serata avrebbe preso una piega totalmente diversa da quella da lui immaginata:
 
Io non sono brava con questo genere di cose.
Ma hai detto che stasera volevi qualcosa di speciale tutto per noi e io, per te, ci voglio provare.
Vieni dove ci siamo dati il primo bacio torinese, io ti aspetterò lì.
C.
 
Un sorriso difficile da trattenere e occhi scintillanti di emozione, su di un Gaetano incredulo, che ci mise giusto il tempo di riordinare le idee, per sapere di non sbagliarsi e decidere di dirigersi in un posto ben preciso.
 
*
 
"Vieni, vieni mimetizziamoci"
"Eh? ... Eh?"
"Siediti, siediti!"
E poi l'aveva fatto ...
 
Erano stati pochi attimi in cui, forse per la prima volta, Gaetano aveva preso in mano la situazione e per non ritrovarsi in guai seri, aveva agito d'impulso, trovando il coraggio di buttarsi in quello che solamente un'altra meravigliosa volta era riuscito a fare: l'aveva baciata.
Era stato quello il loro primo bacio torinese, prima del quale forse Gaetano si era davvero illuso di non provare più niente per lei; ma il semplice accostare le proprie labbra alle sue, gli aveva risvegliato sensazioni che solo Camilla poteva dargli e questo, a lui, era bastato per rassegnarsi all'idea che niente, né il tempo né la distanza, sarebbero mai serviti a fargliela dimenticare.
 
Ancora perso nei ricordi agrodolci di quel bacio a cui lei non aveva voluto dare un seguito, si era ritrovato davanti a quella panchina, ma di Camilla non c'era nessuna traccia.
Si era guardato bene intorno aspettandosi di vedersela arrivare incontro, tutta trafelata ed in perenne ritardo come sempre, ma quando la sua attenzione si era diretta nuovamente a quella panchina aveva notato che poggiato su di essa c'era il draghetto che Tommy teneva a casa loro, legato ad uno dei guinzagli di Potty, accanto ad un altro piccolo biglietto colorato, che non poteva essere altro che opera di Camilla:
 
Su questa panchina ho avuto la forza di respingerti, ma solo dopo troppo tempo ho capito che quella che mi aveva fatto allontanare dalle tue labbra, non era forza di respingerti, ma la paura di viverti;
la stessa che mi ha impedito di cedere alla tentazione di lasciarmi andare al tuo bacio e farmi cullare dalle tue braccia.
P.S. C'è un'altro posto in cui solo le coincidenze volute dal destino hanno impedito, o forse è meglio dire rimandato, l'inevitabile.
Il draghetto e il guinzaglio ti saranno d'aiuto.
C.
 
Non era possibile, lo stava facendo davvero? La sua piccola Camilla, molte volte incapace persino di parlare dei suoi sentimenti, si stava spogliando di tutte le sue fragilità e, forse proprio perché divisi da un pezzo di carta, gli stava donando tutte le sue più intime debolezze.
 
In una mano il pezzo di carta e nell'altra il peluche con ancora il guinzaglio al collo.
Come non collegare quello strano puzzle, al quadretto familiare di cui lui stesso aveva parlato, in quella sera, su quel divano?
Proprio quando si era sbilanciato un po' troppo, e solo il tempismo imperfetto dell'abbaiare di Potty, aveva svegliato Tommy, spezzando l'incantesimo fiabesco che era riuscito a creare.
Sapeva dove andare, e la cosa lo stava decisamente divertendo.
 
*
 
 Uscito dall'ascensore, aveva suonato alla porta in segno di rispetto, anche se, dopo la fuga repentina di Livietta e George, che adesso assumeva davvero un senso, era sicuro che nessuno sarebbe venuto ad aprirgli. Non ricevendo nessuna risposta, si era chinato a colpo sicuro verso il vaso di terracotta posizionato a fianco della porta d'ingresso della casa che ora era abitata dalla giovane famiglia; si ricordava, a buona memoria, che in una fessura interna, data da una malformazione di fattura, era tenuta una copia della chiave di casa; cosa che, per un ovvia deformazione professionale, non aveva mai approvato, ma che adesso benediceva.
 
Si era precipitato in salotto, sicuro che gli indizi lasciati da Camilla lo volessero proprio lì; e proprio lì trovò un pacchetto con sopra un altro biglietto ripiegato:
 
Qui, forse davvero per la prima volta, non avrei saputo respingerti; forse per il troppo Vermuth che avevo già bevuto e che mi aveva fatto abbassare le difese che avevo innalzato verso di te o forse semplicemente per l'atmosfera così dolce che si era creata, ancora così fragile tra di noi, che la minima incertezza è riuscita a spezzare.
Ma sono contenta che non sia successo nulla quella sera, e sai perché? Perchè quando ti sei avvicinato a me, con la tua dolcezza, tanto delicata da chiedermi quasi il permesso di andare avanti e che si aspettava solo un mio ennesimo passo indietro, ho sentito che non sarei riuscita a decidere niente, ti avrei lasciato fare, perché non ero in grado di scegliere neanche per me stessa ... e non sarebbe stato giusto Gaetano; non ti saresti meritato di avere una donna per il semplice fatto che era in balia delle onde ed incapace di scegliere.
Ti meritavi, e ti meriti, una donna che ti scelga, che scelga di dormire e di svegliarsi con te, che scelga di passare il resto della sua vita con te;
Ti meriti una donna che scelga di pronunciare quel "lo voglio" insieme a te. 
C.
 
Completamente stupito da quella dichiarazione spogliata di ogni barriera, travolto dalla curiosità di aprire il pacchetto e incantato dalla meraviglia di trovarci dentro un dei suoi accappatoi e un foulard.
La mente che vola a quel pomeriggio, a quell'armadio e a quella situazione così paradossale, seminudo e legato a Camilla, che neanche nelle sue fantasie più remote e nei suoi sogni più intimi si era mai ritrovato ad immaginare.
Un sorriso troppo difficile da trattenere e l'incredulità nel constatare come Camilla avesse potuto pensare anche a quella situazione piena di imbarazzo come a qualcosa che li aveva, indissolubilmente, legati.
 
Arrivato davanti a quell'armadio non era sicuro di quello che ci avrebbe trovato, dopotutto adesso era pieno delle cose di Livietta e George, ed aprirlo era come entrare un po' nel loro mondo; ma se era arrivato fino a lì, e Camilla aveva organizzato tutto quanto, un motivo doveva pur esserci e fu proprio con questa convinzione che si decise ad aprirlo.
Quando, aperto l’armadio, si ritrovò davanti soltanto camicie e vestiti ingrucciati, si trovò a domandarsi se forse non avesse sbagliato ad interpretare il messaggio di Camilla.
 
Ma come era possibile che si riferisse ad un’altra situazione? Solamente in un’altra occasione si erano ritrovati entrambi in accappatoio, ma non erano certo imbavagliati e poi erano nella sua vecchia casa nella palazzina di fronte a cui adesso, per loro, era impossibile accedere.
No. La chiave del messaggio lasciatogli da Camilla doveva essere per forza in quell’armadio, e proprio mentre cercava qualche indizio, la sua attenzione fu catturata da un indumento in particolare fra tutte le altre grucce.
Un accappatoio, anzi per meglio dire, un’altro dei suoi accappatoi.
E, anche se in quell’armadio non era il suo quello che indossava, come poteva non essere un altro chiaro messaggio ad opera di Camilla?
Lo prese fra le mani e quasi in maniera naturale si ritrovò a frugare nelle tasche; se c’era un altro messaggio, doveva essere nascosto lì.
E proprio dalla tasca destra del suo accappatoio estrasse una confezione di bustine di camomilla.
La risata che seguì fu di estremo gusto.
Come poteva non essere riconoscente a vita alla camomilla?
Intuendo già dove recarsi per la tappa successiva, aprì la scatolina, e al posto delle classiche bustine, trovò un altro bigliettino colorato:
 
Quando ci hanno chiuso in questo armadio, non sapevo di amarti.
Forse ancora non ti amavo davvero, o almeno non come sento di amarti adesso … con ogni fibra del mio corpo e della mia anima … e me ne accorgo solo adesso che ti ho qui,vicino a me, e che posso viverti e amarti veramente tutti i giorni, come il più bel regalo che la vita mi abbia fatto, dopo mia figlia.
Perché sai, i regali migliori sono quelli che non ti aspetti, che arrivano nei momenti meno scontati e che senti di non meritarti.
Io non ti meritavo Gaetano, non meritavo la tua devozione così pura, eppure mi lusingava a tal punto da non riuscire a farne a meno e di sentirne la mancanza quando ti stavo troppo lontano.
E forse era proprio questa dipendenza che mi faceva più paura e che mi allontanava da questo NOI che siamo adesso e che forse siamo sempre stati.
Questo NOI che ancora non sapevo di desiderare così tanto ma di cui avevo già  un disperato bisogno.
C.
 
Mise il biglietto in tasca, insieme a tutti gli altri, e si diresse verso l’altro appartamento, dall’altra parte del pianerottolo, che da qualche tempo era diventato il loro nido d’amore, e che dal giorno dopo, sarebbe finalmente stata la casa dei Signori Berardi.
Sullo stipite della porta c’era la lavagnetta a forma di cagnolino che Gaetano le aveva provocatoriamente regalato, dopo l’ennesima dimenticanza di Camilla, e che adesso stazionava sul frigo di casa loro.
Non avrebbe saputo dire se quando era uscito di corsa per precipitarsi alla loro panchina, la lavagnetta fosse ancora al suo posto, ma sicuramente ancora non era stata posizionata sullo stipite della porta, e questo poteva solo voler dire che oltre a Camilla, che aveva organizzato tutto alla perfezione, avrebbe dovuto ricordarsi di ringraziare anche Livietta e George che dovevano essere per forza complici di tutto quanto il piano, a cominciare dall’aver accettato di lasciare campo libero in casa propria, fino ad aver probabilmente posizionato la lavagnetta dove ora si trovava.
 
“Ovunque tu vada …”
C.
 
Una mezza frase, di una dolcezza disarmante, proprio come lo era stato quel pomeriggio perfetto, interrotto solo dalla chiamata insistente di Torre.
Per Gaetano fu immediatamente chiaro quale dovesse essere la tappa successiva.
 
Non aveva mai amato dover attraversare Torino a quell’ora tarda, troppo traffico e troppa gente smaniosa di rientrare a casa, ma quella sera aveva solo un pensiero in testa, che gli permetteva di star imbottigliato nel traffico torinese, con un sorriso che gli attraversava il viso da parte a parte.
 
Giunto in piazza C.L.N. si meravigliò di quanto quel posto fosse così poco frequentato dopo il calar del sole; solo qualche presenza in qua e là che certo non dava attenzione a lui, che si avvicinò alla fontana raffigurante l’allegoria della Doria Riparia, dove vi trovo, poggiati sul bordo della vasca, l’ennesimo biglietto colorato nascosto all’interno di una sciarpa ripiegata; la stessa che Camilla aveva cominciato a rubargli nei primi tempi in cui stavano insieme.
 
Come nessuno l’avesse notata e spostata di lì, per Gaetano rimase un mistero … forse per una volta il destino aveva deciso che era arrivato anche per loro il momento di avere un po’ di fortuna e aveva deciso di non mandare nessuno a curiosare proprio nei pressi di quella fontana.
 
Si mise a sedere su una panchina lì vicino, per godersi a pieno la meraviglia di quell’ennesimo pezzettino di cuore che, sapeva, Camilla aveva deciso di donargli:
 
“Ovunque tu vada, io vengo con te” era vero sai? Quel pomeriggio sentivo di essere invincibile per il semplice fatto che ero vicino a te.
Avevo addosso una leggerezza che da tanto tempo non faceva più parte di me … e di questo non potevo che ringraziare unicamente te, e quello che mi stavi facendo vivere.
Dopo … è successo così tanto e così in fretta, che non so neanche io quello che mi è successo; so solo che mi sono persa e che tu mi hai ritrovato ancora una volta … ma ne abbiamo già parlato, e ora voglio solo pensare che tutto quello che ci è capitato ci ha portato qui, oggi … ed è proprio da oggi che inizia la nostra nuova vita insieme.
C.
 
“Oggi? Come oggi?”
Gaetano non capiva, si ritrovò a guardare l’orologio e a sorridere scoprendo che le lancette segnavano 00.24 … era davvero oggi …
Oggi avrebbe sposato Camilla, oggi tutti i suoi tentativi di rincorrerla avrebbero raggiunto il traguardo, oggi i suoi desideri avrebbero davvero preso forma, e lui era ancora lì a meravigliarsi di come Camilla avesse progettato talmente bene quella serata, da riuscire a fargli trovare il biglietto che stava stringendo fra le mani, alla mezzanotte scoccata.
 
Sul foglietto non c’era scritto nient’altro, ma quella sciarpa, la stessa che li aveva, in qualche modo, fatti avvicinare di nuovo nel buio del loro ingresso di casa, che adesso troneggiava sul loro letto, drappeggiata ad opera d’arte, come a suggellare proprio quel loro amore ritrovato, era un chiaro indizio su dove dovesse dirigersi questa volta; e per la seconda volta nel giro di poco tempo, fu felice di dover attraversare in macchina l’intera città.

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Capitolo 3
*** Seconda parte ***


Sul foglietto non c’era scritto nient’altro, ma quella sciarpa, la stessa che li aveva, in qualche modo, fatti avvicinare di nuovo nel buio del loro ingresso di casa, che adesso troneggiava sul loro letto, drappeggiata ad opera d’arte, come a suggellare proprio quel loro amore ritrovato, era un chiaro indizio su dove dovesse dirigersi questa volta; e per la seconda volta nel giro di poco tempo, fu felice di dover attraversare in macchina l’intera città.

***

Era arrivato nell’atrio del loro condominio curioso di vedere cosa si era inventata di nuovo Camilla, e quando, vicino alla stessa ascensore che più volte li aveva visti complici, era andata via la luce, ci aveva messo qualche secondo per capire che non poteva essere un caso.
“Non ci credo …” non era riuscito a finire la frase, che nel buio di quell’ingresso, una mano proveniente da dietro le sue spalle, gli si era posata sulla bocca e aveva cominciato ad accarezzargli le labbra.
Gaetano non si fece scappare quella occasione: prese delicatamente un dito fra i denti e solo quando sentì la mano ritrarsi, lo strinse in modo un po’ più deciso, iniziando ad accarezzarlo con la lingua.
Un giro improvviso, inaspettato per Camilla, che si ritrovò stretta fra le sue braccia forti.
“ … sei matta da legare …” la consapevolezza del sorriso dell’altro, anche nel buio dell’ingresso.
“No, sono pazza di te!”
 
Quelle parole rimaste sospese così tra loro, sospese come erano rimasti gli ultimi tredici anni, in cui si erano cercati, rincorsi e aspettati, riuscendo a trovarsi definitivamente solo dopo molti tentativi.
Solamente quando ogni filtro era stato abbandonato e finalmente si erano dati la possibilità concreta di viversi, senza la paura di lasciarsi andare da una parte, e di fallire nell’impresa dall’altra, erano riusciti a diventare finalmente loro; e proprio in quella dimensione erano riusciti a trovare quell’equilibrio tanto ricercato, che finalmente li aveva posti in uno stato di pace a cui forse avevano sempre aspirato.
 
Più si abbracciavano, più si accarezzavano, più si attendevano, e più cresceva l’alchimia di quel bacio che sarebbe scattato di lì a poco.
Richiesto, bramato e atteso da tutta la sera, il desiderio di quel contatto sembrava esplodere fin sotto la pelle di entrambi, tanto che nel momento in cui le due anime si toccarono tramite le loro bocche, si ritrovarono travolti da una passione inaspettata che li avvolse in una spirale di coinvolgimento tale che baciarsi non bastava più; anche graffiare la pelle e mordere le labbra sembrava essere diventato di vitale importanza per comunicare all’altro la voglia e il bisogno di esserci.
Mani che si intrufolavano sotto i vestiti, tra i capelli, sulle labbra; mani che si aggrappavano al collo e ai fianchi in gesti di assoluto possesso inconscio sull’altro.
“No, non qui …” unico barlume di lucidità in mezzo a quell’istinto primordiale che si era impossessato di loro; si guardarono senza vedersi, accecati solo dal desiderio di non lasciare andare l’altro per troppo tempo.
“Non chiedermi di fermarmi adesso …” un sussurro gutturale che suonava implorante.
“Non potrei … - ancora mani e labbra ovunque - vieni con me …” far capo a tutta quanta la forza di volontà posseduta e scivolare via da quell’abbraccio, afferrandogli una mano e trascinandolo verso la porta che dava sul piccolo vano sottoscala, adibito a sgabuzzino porta scope “… almeno qui non ci vedrà nessuno”.
 
Catapultarsi sulla sedia che misteriosamente si trovava lì dentro e benedire chi ce l’aveva messa, per essersi reso complice inconsapevole di quella loro follia passionale.
Camilla a cavalcioni su Gaetano, entrambi neanche totalmente nudi data la precarietà della situazione in cui si erano cacciati; una passione animalesca a fare da protagonista e due amanti che sembrano fare di quel gioco proibito l’aria necessaria per la sopravvivenza.
Movimenti impetuosi che con la soddisfazione del desiderio lasciano spazio a movenze sinuose; baci dolci e carezze delicate a completare un’incontro di anime legate fin nel profondo.
 
Coccolare l’altro, perché è coccolare se stessi; prendersene cura, perché è curare il proprio cuore.
 
“Ti prego, stanotte rimani con me …” un debole sussurro all’orecchio, già consapevole della risposta.
“No Gaetano, le tradizioni vanno rispettate. Pensa solo che la prossima volta saremo marito e …”
“… moglie!” un sorriso assenso, e perdersi un ultima volta in quell’abbraccio.
 
*
 
Il giorno del matrimonio gli sposi non si possono vedere e lui lo sapeva bene … adesso era proprio arrivato il momento di ricambiare.
 
*
 
Seduta sul bordo del letto, la testa fra le mani e lunghi respiri per buttare fuori quella agitazione che la stava divorando.
Distratta da un suono improvviso proveniente dal suo cellulare poco distante e un sms inaspettato:
 
 [Ti guardo ma non ti vedo.
Ti guardo ma non ho bisogno di vederti per sapere che oggi sei più bella di sempre.
Ti guardo, ma tu girati e vieni da me, perché non riesco a vederti.]
 
“Gaetano..?” in risposta alla sua domanda sorpresa, un lieve bussare alla porta di camera. “… avanti!”.
La porta che viene aperta timorosamente per lasciare entrare un Gaetano un po’ smarrito; quella sciarpa, ancora la loro sciarpa, adesso si trovava legata intorno alla sua testa, a coprirgli quegli occhi color mare in cui lei ama perdersi.
“Camilla ci sei? – silenzio - Cami ..?” una nota di sorpresa in aggiunta alla domanda.
 
 Camilla che approfitta della situazione per avvicinarsi silenziosamente a Gaetano e ritrovarsi davanti a lui, bello da morire anche con quei meravigliosi occhi nascosti dalla sciarpa.
“Sono qui” un sussulto di Gaetano che non si aspettava di averla così vicina; una carezza sulla fronte, a percorrere i contorni della sciarpa, mentre un sorriso spontaneo le spunta sul viso.
“Si può sapere cosa ci fai qui?”
“Mmm, avevo voglia di ... vederti!!”
“Che stupido” intrecciare le dita con le sue, per baciarle la parte interna del polso, prima di gustarne il profumo.
“Questa sciarpa mi pare di conoscerla …”
“Sciarpa? Quale sciarpa? Io non vedo nessuna sciarpa” sussurra con le labbra ancora sul suo polso.
“Molto spiritoso” aggiunge Camilla sorridendo, prima di affondare il viso nel suo collo e allacciare le mani dietro la sua schiena, intrufolandole fra la camicia e la giacca, come amava spesso fare, per perdersi nella protezione di un suo intimo abbraccio.
 
“Ehi, che succede?”
“Niente …”
“Camilla non ti vedo … ma ti sento …” sussurra ancora stretto a lei.
“Ok,ok hai ragione – sorride rassegnata all’idea di non potergli nascondere davvero nulla  - è che è da questa mattina che ho una strana sensazione, pensavo di essere solo un po’ agitata ed invece me ne accorgo solo ora che ti ho qui …”
Gaetano la scosta da quell’abbraccio e istintivamente fa’ per guardarla negli occhi, ma senza poterla vedere “Così mi preoccupi però!”
“Ma no … mi sono accorta che avevo proprio bisogno di vedere un ultima volta il mio migliore amico … di farmi abbracciare così; e forse avevo bisogno che mi dicesse che andrà bene, che stiamo facendo la cosa giusta … fra un po’ sarà tutto diverso, noi saremo diversi, e nulla sarà come prima …”
“Ti sbagli … non cambierà nulla, sarà solo tutto molto più bello … perché quello che già siamo qui” sussurra mentre le afferra una mano che appoggia sul proprio cuore “e qui” poggia le altre due mani intrecciate sul cuore di lei “lo saremo anche davanti alla legge”.
“Grazie”
“Perché ti sposo?”
“No” un risata che non riesce a trattenere “… perché avevo solo bisogno di sentirmelo dire, e tu non mi deludi mai”
 
*
 
“ … e con l’autorità conferitami dallo Stato Italiano, io vi dichiaro marito e moglie … lo sposo può baciare la sposa.”
 
Si voltano e si ritrovano occhi negli occhi, in uno scambio di sguardi magnetico. 
“Marito …” e mani dietro la sua nuca.
“Signora Berardi …” l’afferra per i fianchi per attirarla a se.
“Ci siamo riusciti davvero?”prima di scambiarsi un sorriso perso in quello dell’altro e un bacio casto, durato forse qualche secondo di troppo per non intuire che avrebbero voluto farlo durare di più, molto di più …
 
ma per quello adesso c’è tempo; adesso hanno tutto il tempo della loro vita insieme.

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