A new love
La fortuna
volle essere dalla sua quel pomeriggio: vide qualcuno bussare alla porta. Prese
il binocolo dalla scrivania dinnanzi a sé e iniziò ad osservare. Un uomo
vestito da operaio bussava alla porta della casa. Quistis
capì immediatamente che era un ricco cliente camuffato quando notò il perfetto
taglio di capelli, della barba e i movimenti eleganti.
L’uomo che
aprì la porta scrutò a destra e a sinistra prima di richiuderla. Segno che
avevano paura di essere spiati. Quistis sapeva dati i
rapporti che lì intorno doveva esserci la polizia locale in borghese, ma
fin’ora non aveva vestito nessuno con aria “sospetta”: o
erano bravi, o invisibili.
Cercò di
seguire i movimenti dei due uomini tramite l’unica finestra al pian terreno: al
suo interno, si notava un tavolo e una parete con una porta, che conduceva alla
cucina. Dopo pochi istanti il tipo chiuse le tendine. Quistis
dette un pugno sulla scrivania. Attese l’uscita dell’uomo, che non avvenne, e
la cosa l’insospettì.
“Comandante…
Credo sia ora di darmi il cambio, che ne dite?”
Balzò dalla
sedia per lo spavento, si era dimenticata dell’auricolare nel suo orecchio.
Aveva dato ‘ordine’ ai compagni di chiamarla senza problemi, e come notava
l’avevano presa in parola.
“Va bene,
Thomas. Che ore sono?”
“Le diciotto
e trenta.”
“Capisco.
Sei qui fuori?” Per mettere in scena la loro finta, avevano richiesto la
mattina stessa le divise da guardiani, per passare inosservati.
“Sì.” Dopo
un minuto, il ragazzo entrò già in uniforme e pronto per il lavoro. “Tutto
tranquillo, Comandante?”
“Abbastanza.
Credo di avere una nuova tattica in mente, Thomas. Ho capito molte cose questa sera. Stai
attento anche ai minimi particolari. Sono furbi.”
Il ragazzo
annuì, pronto al saluto militare ad un suo superiore, ma fu fermato da un cenno
con la mano di Quistis. “Anche se è sera, qualcuno
potrebbe vederci. Ricorda che questa stanza è proprio in posizione frontale
rispetto alla casa.”
“Mi scusi,
Comandante.”
“Non ci sono
problemi. Buon lavoro, allora.”
“C’è Michael
ad aspettarvi fuori.”
Quistis
fece un cenno con il capo e si avviò all’uscita, era esausta, ma anche eccitata
dalle informazioni e non vedeva l’ora di parlare
con Shu. Nel tragitto fino all’albergo evitò di
parlare con il ragazzo per sicurezza, e dopo avergli spiegato brevemente la
situazione mentre aspettava l’arrivo di Shu nella sua
suite, lo mandò a riposare.
Shu non
rimase sorpresa dalle informazioni, lei non aveva visto nessuno entrare e se
quello fosse stato davvero un cliente, ne dedusse che la banda non doveva
averne molti.
“Dovremmo
vedere come va avanti domani Shu. Probabilmente ne
ricevono uno al giorno.”
“Sì… Ed
escono dal retro, immagino.”
Quistis si
morse un labbro, pensierosa. “Penso di sì. Ma non avevo pensato a questa
soluzione, di solito qui le ville sono chiuse dietro.”
“Vedrò di
far controllare ai ragazzi domani.” Quistis annuì in
risposta e insieme si recarono al ristorante per la cena.
Dopo cena
lesse con calma il rapporto scritto da Shu e partì
con il suo. Era stanca, ma decise di levarsi subito il pensiero e cercò di
essere il più dettagliata possibile nelle descrizioni, riportando anche i
particolari più stupidi. Finito il suo lavoro, ripose il portatile e andò a
farsi un bagno. Dato che voleva sapere qualcosa, decise di aspettare il ritorno
di Thomas per chiedergli se c’erano stati altri ospiti, ma la sua risposta fu
negativa. L’unica cosa strana che aveva visto era la ‘sparizione’ delle due
cuoche. Quistis gli spiegò la sua teoria dell’uscita
secondaria sul retro. Passò il portatile al ragazzo chiedendogli di scrivere
più particolari possibili ed andò a letto.
Ora che il
quadro della giornata tipo della banda era quasi chiaro, Quistis
sentì dentro di sé quella carica che ormai, da
quando aveva lasciato il campo di battaglia, non
sentiva più. Ricordava ancora la missione per sconfiggere la Strega: lì vi era
anche la preoccupazione di morire, qui sentiva solo rabbia per quella gente che
teneva quei poveri bambini chiusi come bestie in gabbia. Neanche la luce del
sole potevano vedere.
Quando alle
sei venne svegliata da Michael ritornato dalle sue sei ore di lavoro, Quistis non si aspettava di sentire che una coppia era
giunta nella casa, e come sospettava, non vi era mai uscita.
“Avvisa Shu e dille di contare attentamente quanti vassoi verranno
portati questa mattina. Dobbiamo controllare se sono venuti solo per contrattazioni
o per portar già via i bambini.”
Dopo il
saluto di congedo, il ragazzo lasciò la stanza
e Quistis sorrise tra sé, presto anche tutte
queste persone che avevano ‘comprato’ i bambini sarebbero state arrestate. Non
vedeva l’ora.
Sì vestì in
fretta e segnò su un pezzo di carta tutti i piani per la giornata successiva:
alle sei del mattino sarebbe finito il turno di Michael e con lui la loro
operazione di ‘spia al nemico’, in seguito, Quistis
non avrebbe atteso neanche un po’ prima di riunire tutta la truppa e mettere
insieme i vari rapporti, per raccogliere tutte le informazioni possibili per la
realizzazione del suo piano.
In prima
mattinata avrebbe incontrato il signor Bobo per informarlo e per preparare un
piano, aveva bisogno di lui per realizzarlo e sperava che fosse utile. Senza
farlo apposta, pochi minuti prima di alzare il telefono per informarlo, venne
chiamata su una linea interna coperta e controllata dalla polizia dove il
signor Bobo le chiedeva novità. Quistis fu breve e
gli spiegò che si sarebbero incontrati la mattina successiva alle dieci e che
sperava di poter cominciare con l’operazione vera e propria il giorno
successivo, perché non avevano più tempo.
Il suo turno
fu meno fruttuoso del precedente, ma i suoi sospetti erano validi: i vassoi
mancanti erano due. Anzi, tre, contando la visita di una nuova coppia a tarda
serata e, soprattutto, la casa sembrava avere un piccolo sentiero sul retro.
Adesso che
fissava sul tavolo dinnanzi a sé tutti gli schemi delle loro future azioni
sentì l’adrenalina salire a mille. Era sicura di sé ed era contenta di non aver
sentito per qualche giorno quel senso di solitudine che l’accompagnava quasi
ovunque… Era tornata a vivere, perché stava combattendo per qualcosa di utile,
stava per salvare tanti bambini e sentiva che il suo piano sarebbe stato un
successo. Le aveva fatto bene, e tenne a mente di ringraziare Squall per l’incarico, una volta terminata la missione.
“Allora,
ripassiamo il piano. Io e Thomas ci fingeremo una coppia sposata ed entreremo
in casa alla ricerca di un bambino. Non indosseremo NESSUNO strumento perché
siamo quasi sicuri che ci perquisiranno dato che entreremo senza nessun nome da
usare come referenza, infatti il signor Bobo ci ha detto che dalle loro
precedenti investigazioni hanno notato che la maggior parte della gente sono
solo ricchi in contrasto con le loro famiglie. Questo è un punto a nostro
vantaggio. Useremo i dati famigliari della famiglia di un amico del signor
Bobo, quindi NON dobbiamo assolutamente sbagliare. E’ di fondamentale
importanza. Shu, Michael, voi rimarrete nascosti
fuori nei pressi della casa in attesa del segnale, ovvero il momento esatto in
cui la banda chiuderà le tende della finestra. E’ molto importante che i cinque
organizzatori stiano tutti al piano inferiore, per evitare che facciano del
male a qualche bambino. Quindi, prima di entrare chiederemo conferma
all’infiltrato della polizia che ora è nella sala di controllo dell’arco. La
polizia di Deling City è già pronta con le ambulanze che porteranno
i bambini in ospedale. Vi ricordo di astenervi dall’uso della pistola, se è
possibile, ricordiamoci che ci sono dei bambini, ma in caso estremo, feriteli. Partiremo
questa sera, dopo che le cuoche saranno andate via, così non avremo nessun
impiccio. Non sappiamo se ce ne sono altri, quindi massima attenzione. E con
questo… BUONA FORTUNA A TUTTI!”
I ragazzi
risposero in coro e tornarono ognuno nella propria stanza, si sarebbero
incontrati nell’atrio l’ora successiva. Nel frattempo Quistis
contattò il poliziotto che le diede buone notizie: i capi della banda erano
tutti e cinque al piano di sotto, e discutevano di diverse pratiche. Ne
avrebbero avuto per un po’ e le cuoche erano già andate via. Quistis riattaccò soddisfatta e andò a prepararsi per
indossare il costoso tailleur che il signor Bobo le aveva procurato, dato che
lei e Thomas non avevano referenti, dovevano far finta di non conoscere le
‘regole’ del vestiario. Così avrebbero dovuto
avere entrambi l’aria di due ricchi. Anche l’auto che gli avevano
fornito non era da meno, e quando
ricevette il segnale di Shu che tutto era pronto,
lasciò l’auricolare in macchina e si preparò ad interpretare una ricca viziata
che non voleva ingrassare per avere un figlio, mentre Thomas sarebbe stato il
povero marito che cedeva ai capricci della moglie.
Dinnanzi
alla porta d’entrata, prese Thomas a braccetto e fece un piccolo cenno con il
capo. Il ragazzo bussò e un uomo dall’aria volgare e cafona venne loro ad
aprire la porta. La sua voce rispettava appieno il suo aspetto.
“E voi chi
sareste,neh?” Li scrutò mentre guardava furtivo a destra e a sinistra, gesto
che Quistis conosceva.
“Siamo
clienti, secondo lei?” Rispose Quistis con aria da
altezzosa signora. “Non ho la benché minima voglia di mettere su chili e di
avere una pancia enorme.”
“Siete nel
posto giusto. Nessuno vi ha seguiti, mhhh?” I ragazzi
annuirono. Quistis
si aspettava un controllo più solido, ma forse erano talmente sicuri di
sé da non preoccuparsene. Invece di chiederlo gentilmente, iniziò a tastare Quistis in una perquisizione che sapeva più di una
molestia. Dopo aver frugato anche nelle tasche, passò a Thomas. “Ehi, un po’ di
tatto, insomma!” disse Quistis adirata.
“Lo vuoi sì o no l’erede senza ingrassare? E stai al gioco
allora. Come vi chiamate?”
Thomas rispose
prontamente. “Siamo i coniugi Saloris, ci siamo
sposati da poco e mio padre vuole un erede. Mi capisce no?” L’uomo annuì,
accompagnandoli all’interno della casa. L’interno era piccolo, essenziale, e
molto sporco. Il tavolo che avevano visto entrambi dalla finestra era lì
davanti a loro, e occupava gran parte della stanza. Il resto della banda era
seduta lì, e li degnarono di un misero
sguardo. Ingresso e soggiorno erano una sola cosa, mentre la cucina era separata
dal resto, ma a luci spente Quistis non riusciva a
vedere nulla. La scala che portava al piano superiore era di fronte alla porta
d’entrata. L’ambiente aperto purtroppo, non costituiva un vantaggio per loro.
“Qui ne
abbiamo di tutte le età. Dai dieci mesi ai tre anni. Prendete quello che più vi
piace, dateci i soldi e sparite.”
“Di che
cifra parliamo?” Chiese Thomas, facendo qualche calcolo mentale, Quistis suppose che a minuti sarebbe partito il segnale.
“Duecentocinquantamila
guil, ragazzo. Un prezzo ragionevole per non
spenderne altrettanti in operazioni per far ritornare alla signora il corpo che
ha adesso.” disse guardando Quistis con uno sguardo
di apprezzamento.
“Direi di
sì.” Rispose Quistis ridendo. In realtà rideva per
non piangere, quei poveri bambini erano trattati come oggetti. La scelta si
basava addirittura sulla bellezza.
Entrambi i
ragazzi scattarono quando uno degli altri signori, rimasti seduti a guardare,
si alzò per chiudere le tende della finestra. Quistis
notò che solo due erano armati e loro avrebbero dovuto aspettare Shu e Michael per le loro armi.
Dopo pochi
secondi, che a Quistis parvero ore, sentirono un
tonfo: Michael aveva sfondato la porta. Quistis e
Thomas fecero finta di niente, e quando videro Shu e
il SeeD con le pistole alte rimasero immobili in una
finta paura.
“DarkDragons alzatevi in piedi, mani in alto, siamo SeeD del Garden di Balamb.”
“Anche voi.”
Disse Michael, in direzione di Quistis e Thomas,
aveva capito il loro gioco. Quistis poteva vedere la
sua frusta che pendeva dalla cintura di Shu,
eseguirono l’ordine.
I cinque
uomini si alzarono in piedi, leggermente sorpresi, gli si leggeva la paura
negli occhi.
“VOI!” Tuonò
uno dei cinque. “Avevate detto che non vi avevano seguiti.”
“Infatti,”
disse Quistis, abbassando le mani per avvicinarsi il
più velocemente possibile alla cintura di Shu per
prendere la sua arma e la seconda pistola dalla custodia di Michael per
porgerla a Thomas. “In realtà sono il Comandante Quistis
Trepe, benvenuti all’inferno DarkDragons.”
“MALEDETTI!”
Uno dei cinque scattò in avanti, prendendo una pistola da un posto nascosto
sotto il tavolo, Quistis tentò con la sua frusta di
levargliela di mano, ma l’uomo deviò e sparò nella sua direzione, Shu le si buttò contrò spingendola di lato, il proiettile
la colpì di striscio su un fianco e la ragazza si accasciò a terra per il
dolore. “SHU!” Urlò Quistis. “Sto bene Quis, pensiamo a loro.”
I cinque
scaraventarono il tavolo di lato e si prepararono ad affrontare i ragazzi, solo
due erano armati, ma la stazza degli altri tre faceva chiaramente capire che
anche a mani nude non erano da sottovalutare. Michael rispose all’attacco e
colpì ad una spalla il ragazzo che aveva appena sparato, il quale si accasciò
per terra dal dolore e buttò di lato la pistola.
“Rinforzi!
Chiamate i rinforzi!”
Shu avvisò
immediatamente la base tramite auricolare e vide scattare verso di lei uno
degli uomini a mani nude, ma Quistis partì
prontamente e riuscì a fermarlo con la frusta prima che colpisse.
“Uccideremo
chiunque oserà entrare in casa nostra! E faremo fare la stessa fine a voi!”
Ma Quistis, nel suo piano perfetto, non aveva calcolato una
cosa. E questo fu il più grande errore della sua vita. Quando poco dopo
sentirono dei passi dietro di loro, Quistis e Shu non riuscirono a voltarsi in tempo per vedere che quei
passi erano in realtà di un bambino, perché sentirono il suono di uno sparo che
colpì giusto in fronte quella piccola creatura che era scesa, attirata dal
caos. Quistis guardava sconvolta tutto il sangue che
usciva dalla ferita e vide il piccolo cadere per terra ai piedi della scala in un mare di sangue.
“NOOOOO!” Con le lacrime agli occhi Quistis cercò di
correre verso il piccolo e un secondo colpo partì dalla pistola dell’uomo, in
direzione della donna.
“COMANDANTE!!” udì a stento la voce di Thomas, quando si
sentì spintonata per la seconda volta lontano da un proiettile che avrebbe
potuto ucciderla. Cadde a poca distanza dal bambino, quando si rialzò noto che
le sue mani erano sporche del suo sangue. “BA..BASTARDI…”
“Mi pare di
aver detto che avrei ucciso chiunque, no?!” Una risata sguaiata uscì dalla gola
dell’uomo, Quistis si lanciò all’attacco e la sua
frusta lo colpì in pieno volto.
“Puttana!”
Urlò l’uomo pronto a puntare nuovamente la pistola contro di lei, ma uno sparo
improvviso lo fece cadere per terra con un tonfo morto o quasi, a nessuno dei
quattro SeeD importava più.
“Grazie
Michael.” Il ragazzo le sorrise. Ma non era ancora finita. Erano rimasti altri
tre uomini.
In quel
momento, la polizia di Deling City entrò armata e i
tre uomini dinnanzi alle dieci pistole puntate contro di loro, non poterono che
arrendersi.
Però, l’uomo
colpito alla spalla, alzò la pistola e la puntò contro Thomas, più vicino a
lui. Sparò, noncurante di chi e dove avesse colpito. Il colpo prese in pieno la
gamba del ragazzo.
“AHHHHH!!” Quistis e Shu si voltarono di
scatto, Shu sanguinava, ma la ferita non era
abbastanza profonda da fermarla. “THOMAS! Cos’è successo?” Quistis
lo raggiunse mentre i poliziotti proseguivano nell’arresto dei tre uomini.
Michael si assicurò di colpire con un piede l’uomo ferito che aveva appena
sparato.
Quistis
vedeva solo sangue, e tanto, uscire dalla gamba del SeeD.
“Sta tranquillo…C’è l’ambulanza qui fuori… Ora ti portiamo via.” Si alzò e
corse all’esterno, chiamando immediatamente l’ambulanza che era già arrivata.
“ABBIAMO DUE FERITI, PRESTO!” Gli uomini si mobilitarono immediatamente e nei
pochi minuti successivi rimasero solo Quistis,
Michael e il bambino morto sul fondo della scala.
“Povero
piccolo… Non aveva nessuna colpa…” Disse Quistis, mentre
guardava i dottori portarlo via. “E’ stata tutta colpa mia, maledizione!”
“Comandante,
non è stata colpa sua… Non potevamo immaginarlo. Come ha appena visto si è
precipitato giù dalle scale solo un bambino… Non tutti.” Entrambi avevano
notato i vestiti logori che il piccolo portava. “Ho paura delle condizioni
degli altri, Michael.”
“Saliamo?”
Il compagno le sorrise. La ragazza annuì, ormai tutte le sue difese erano
crollate e si sentiva sempre più vicina ad una crisi di nervi, ma cercò di
resistere.
“Chiami due
dottori, tireremo fuori noi quattro i bambini.” Disse Quistis
al poliziotto più vicino a lei e si avviò su per le scale, tentando di non
calpestare le macchie di sangue che ancora ricoprivano la superficie dei
gradini.
Non appena
furono al piano superiore, ciò che li attirò immediatamente verso la stanza dei
bambini furono dei lamenti e dei pianti, che data la confusione al piano di
sotto non erano riusciti a sentire. La porta era aperta, forse lasciata dal
bambino di poco prima, e i ragazzi entrarono senza problemi.
Quando Quistis accese la luce, non era pronta per quello
spettacolo così straziante. La stanza era piccola, provvista di un unico letto
e di una sola culla. Facendo pochi passi si arrivava subito alla fine del
letto, posto contro il muro.
Una decina
di bambini li fissavano, impauriti, sporchi e ammassati nell’unico letto.
Soltanto due erano nella culla, e Quistis capì che
erano ancora così piccoli da non saper neanche camminare. Avendo ancora le mani
sporche di sangue tentò di ripulirle sui vestiti per non spaventare i bambini,
dopo di che si avviò verso di loro. Erano tutti
bellissimi, alcuni si abbracciavano e altri stringevano un vecchio pupazzo. La
ragazza sentì scoppiarle il cuore in petto quando vide una piccola bambina
bionda fissarla con le lacrime agli occhi, non piangeva, non si muoveva, Quistis vide in quegli occhi una tristezza che non avrebbe
mai creduto di vedere in un bambino così piccolo. Rimase sconvolta.
“Ehi…
Piccoli… Va tutto bene, non abbiate paura, vi portiamo via di qui…” Sì avvicinò
piano per non spaventarli, cercando di parlare dolcemente per farli calmare,
con alcuni funzionò, altri continuarono a piangere.
“Stanno
tutti bene.” Sentì parlare Michael con i dottori dietro di lei, e poco dopo uno
dei due si affiancò alla culla vicino a letto, prendendo il primo dei due
bambini per passarlo all’altro dottore, prese lui l’altro e sparirono giù per
le scale. Quistis prese in braccio il primo bambino
più vicino a lei e lo passò a Michael, che si avvicinò subito, e sparì anche
lui per la stessa strada dei medici.
Si sedette
sul letto accarezzando i bambini per farli calmare, e il gesto parve funzionare
e sorrise quando uno di loro le disse, “ci portate dalle persone buone?”
“Sì tesoro,
persone buone buone che vi daranno tanti baci e
abbracci.” I bambini più grandi capaci di capirla sorrisero contenti e Quistis in quel momento si sentì la persona più felice
della terra. Aveva salvato tanti bambini da un destino infelice. Nei cinque
minuti successivi tutti i bambini vennero portati fuori e Quistis
guardò la piccola bambina bionda che prima l’aveva fissata con tanta intensità,
doveva avere si e no tre anni. “E tu vieni con me?” La bambina si gettò subito
in avanti e Quistis la prese tra le braccia, sorpresa
dal fatto che la piccola le buttò le braccine al
collo stringendola forte. Quistis la strinse a sé e
la portò fuori di lì.
Quando cercò
di consegnarla al dottore, la piccola fece storie e Quistis
le promise che il giorno dopo sarebbe andata a trovarla, questo riuscì a calmarla
e così l’ambulanza partì.
“Signorina Trepe, sono il Comandante della polizia di Deling City, vorremmo ringraziarla per l’ottimo lavoro
compiuto.” Allungò la mano, e la ragazza la strinse subito.
“La
ringrazio signor Comandante.”
“Come
dovremmo procedere con i prigionieri?”
Quistis ci
pensò un attimo. Squall non le aveva dato istruzioni.
“Sono vostri. Il mio Garden si occuperà solo di ospitare i bambini per un po’.
Adesso avviserò il mio superiore della riuscita della missione, in due giorni
il Garden sarà qui per prelevare noi e i bambini.”
“Capisco.
Saluti il Preside da parte mia. Le auguro una buona serata.” Quistis si congedò dall’uomo e tornò nella macchina usata
poco prima per arrivare fin lì, Michael l’attendeva.
Durante il
tragitto fino all’hotel nessuno parlò, Quistis era
distrutta emotivamente e fisicamente per ciò che aveva appena affrontato e
l’immagine di quel bambino ucciso non faceva che tormentarla.
“Michael…
Vorrei andare da Shu e Thomas.” Il ragazzo la guardò,
era distrutta, glielo leggeva in faccia,”Comandante,
ho chiamato poco fa l’ospedale. Stanno entrambi bene. Thomas è sedato e lo
risveglieranno domani e Shu ormai riposa.” Quistis annuì, non aveva neanche la forza per controbattere
e accettò di farsi accompagnare fino alla camera dal SeeD.
“Va a riposarti Michael… Ci vediamo domattina a colazione.” Dopo il solito
saluto militare, il ragazzo uscì dalla camera in direzione della sua. Quistis si spogliò immediatamente gettando quei vestiti
sporchi in un angolo della suite dove non potesse vederli e si gettò subito
sotto la doccia. Il getto freddo dell’acqua l'aiutò a calmarsi, ma non fu
sufficiente a far cessare le numerose lacrime che le scesero lungo il volto,
che si trasformarono presto in un pianto doloroso. Si accasciò a terra scivolando
lungo la parete della doccia e continuò a piangere mentre l’acqua continuava a
scenderle sul corpo.
Le parve fosse
passata un’eternità quando, recuperato un po’ del suo autocontrollo, chiuse
l’acqua ed uscì dalla doccia. Si asciugò e indossò il pigiama. Sapeva che
nessuno l’avrebbe disturbata fino alla mattina successiva. Prese il suo
cellulare dalla borsa e chiamò Squall, a Balamb c’era la differenza di due ore, e nonostante l’ora
tarda Squall le rispose ai primi squilli.
“Quistis? E’ successo qualcosa?”
Quistis
fece un lungo sospiro, e rispose alle domande di Squall.
“Tutto bene Squall. Missione compiuta.” La voce le
tremava un po’, e Squall se ne accorse.
“Quis, qualche ferito? Perché parli così?”
“Sì… Shu ha riportato una ferita al fianco e Thomas alla gamba,
ma staranno tutti bene.” Sentì un sospirò di sollievo dall’altra parte del
telefono.
“E i
bambini?” Sentire la voce di Rinoa le portò un po’ di
malinconia, le mancavano i suoi amici. Rimase sorpresa del cambio improvviso di
interlocutore.
“Oh Rin! E’ stato terribile… Erano in dieci, e stanno tutti
bene… Li tenevano in condizioni disastrose… E uno di loro… Oh Rin!!”
Quistis
iniziò a singhiozzare e Rinoa cercò di calmarla.
“Calmati Quis, va tutto bene ora… Sono in buone mani
e lo sai. Non so cosa sia successo… Ma tesoro, per favore, non darti colpe che
non hai. Qualsiasi cosa sia accaduta… E’ successa per caso, capito?”
“S-sì..” Disse Quistis, scoppiando
a piangere. “Adesso va a dormire… E riposati. E’ difficile Quis,
ma non ci pensare. Non è stata colpa di nessuno!”
“Gra..zie Rin…D-dai
la buona..notte..a Squa-ll…mi dispiac-e di aver-vi
distu-rbati.”
“Ma non
dirlo neanche per sogno Qui..” La ragazza non terminò la frase perché un’altra
voce sovrastò la sua, “Quis… Rin
ha ragione, nessuno ti darà mai la colpa per ciò che è successo, qualunque cosa
sia. Resisti un po’, domani mattina partiremo con il Garden, ok?”
Quistis si
calmò un momento, incredula delle parole di Squall.
Stava cercando anche lui di confortarla! Assurdo! Com’era cambiato, lui che non
voleva accollarsi i problemi degli altri, che rispondeva in modo del tutto
menefreghista a qualsiasi domanda.
“Grazie…Buona…notte…”
Sentì Rinoa augurarle la buona notte, dopo di che il
ragazzo staccò la chiamata. Gettando il telefonino dall’altra parte dell’enorme
letto dove si era seduta poco prima, Quistis si stese
e quando finalmente si calmò del tutto, crollò in un sonno senza sogni.
-
La mattina
successiva Quistis si alzò meccanicamente, si vestì e
raggiunse Michael per la prima colazione. L’aveva chiamata anche il signor Bobo
che la ringraziava per l’ottima riuscita della missione e aspettava di
incontrarla nel pomeriggio per i ringraziamenti.
“Hai sentito
i due feriti?” Sorrise debolmente Quistis, il ragazzo
la guardò un secondo e ricambiò il sorriso.
“No, ma ho
chiamato l’ospedale e mi hanno informato delle loro condizioni: stanno bene.” Quistis annuì e informò il ragazzo che sarebbero andati in
ospedale, doveva verificare anche le condizioni dei bambini, perché Shu e Thomas sarebbero stati trasferiti sul Garden al loro
arrivo, ma non sapeva se i bambini fossero pronti per questo.
La giornata
fu lunga. Shu e Thomas erano in gran forma e lo
stesso valeva per i bambini. Lavati e con abiti nuovi sembravano aver
riacquistato un po’ della loro innocenza, ma erano ancora molto scossi. La
piccola bambina salutò Quistis con la mano dal suo
lettone; la prima cosa che Quistis notò guardandola
era l’improvviso cambiò d’umore della piccola, il giorno prima aveva quella
sguardo così straziante e Quistis era spaventata dal
fatto di poterlo rivedere, non sapeva se avrebbe retto lo sguardo. Per fortuna,
la bambina si era ripresa.
In un certo
senso le ricordava lei a dieci anni. Se vedeva le foto notava lo stesso
sguardo, quello di chi ha perso la propria famiglia, di cui ricordava solo i
volti. Quella bambina doveva stare molto male nonostante la tenera età. Quistis era curiosa di scoprire quale fosse il suo vero
carattere. Se l’immaginava allegra e vivace.
La SeeD si avvicinò per abbracciarla e lo stesso fece con
tutti gli altri. Sarebbe rimasta lì tutto il giorno , ma i suoi programmi
purtroppo erano diversi. Passò metà giornata al telefono con il Preside, che
annunciava l’arrivo del Garden appena fuori Deling
City per la mattina seguente, e l’altra metà con l’ospedale, cercando di
organizzare i trasporti dei feriti e dei bambini. A tardo pomeriggio era già
esausta. Chiese al signor Bobo di spostare l’incontro per cena, e per sua
fortuna, lui accettò.
La cena fu
formale e molto tranquilla, Quistis avvisò l’uomo che il Garden aveva già
ricevuto il versamento per la quota della missione, ripeté gli avvenimenti
della giornata e poco prima di andarsene strinse
la mano all’uomo, che la salutò e le chiese di ringraziare la sua squadra per
lui.
Mentre
faceva le valigie, Quistis non poté che ripensare a
pochi giorni prima, quando non vedeva l’ora che quella missione volgesse al
termine. La morte di quel bambino le aveva lasciato l’amaro in bocca, ma il
dolore era molto più sopportabile, anche se aveva avuto un vuoto nello stomaco
quando un suo amichetto, quella mattina in ospedale, le aveva chiesto di lui.
Con le lacrime agli occhi gli aveva detto che era andato in un bellissimo posto
dove avrebbe avuto tanti giocattoli, cosa che sarebbe accaduta anche a lui , il
bambino sembrò soddisfatto, soddisfazione che invece non provò Quistis.
Finiti i
suoi bagagli, pensò a quelli di Shu. E poco prima
dell’una aveva terminato tutto, anche quella sera, crollò immediatamente in un
sonno ristoratore.
-
Quando i
bambini videro l’enorme Garden, esclamarono in coro un piccolo ‘wow’. Fecero la stessa cosa Rinoa
e Selphie, quando li videro. I piccoli diventarono la
mascotte di tutto il Garden e vennero affidati a due badanti, le quali
sarebbero state aiutate anche dalla Madre. Avevano a loro disposizione due
stanze dei dormitori allestite a nursery room.
Chiunque li incontrava non faceva che riservare loro coccole e regali, gesti
che fecero ritornare il sorriso sui volti di tutti quei bambini.
Quistis
tornava a trovarli tutti i giorni, passando ogni suo momento libero con loro, i
bambini ne erano felicissimi e l’adoravano. E lei adorava loro. C’era qualcosa
di così meraviglioso in ogni loro gesto, per loro tutto era nuovo e Quistis amava dar loro tutte le spiegazioni che volevano.
Si sentiva finalmente in pace con se stessa, la solitudine tornava a trovarla
ogni notte, quando tornava nella sua camera vuota e asettica. Nonostante
l'arrivo dei bambini, sentiva comunque che nella sua vita le mancava qualcosa.
Non un uomo, non un amico, neanche qualcosa di materiale, non se lo spiegava
neanche lei.
Quella sera,
come tutte le altre, era andata a dare la buona notte ai bambini. Rinoa e Selphie durante la
giornata passavano molto tempo ad aiutare le bambinaie, ma Quistis
si comportava come una madre per tutti loro. Istinto materno, amore innocente o
semplicemente bisogno di affetto… Non sapeva neanche lei cosa la spingeva a passare del tempo lì.
“Buona notte
Ally.” Disse Quistis,
dandole un bacetto sulla guancia.
Ally era
totalmente cambiata. Come Quistis immaginava era una
bambina dolcissima e tanto allegra. I suoi occhi avevano perso parte della
tristezza e ritrovato il visino rilassato che si meritava. Si dimostrava molto
più grande della sua età, proprio com’era stata lei da piccola. Sapeva essere
capricciosa e insistente, ma dopo un po’ crollava e faceva la buona. Anche se,
in realtà, da Quistis riusciva ad ottenere tutto ciò
che voleva.
I bambini da lì a pochi giorni sarebbero stati
trasferiti a Balamb, e la notizia non poté che far
uscire nuovamente tutti gli scheletri dall’armadio. Ally
si era affezionata a lei già dall’inizio, e Quistis
ne era rimasta incantata.
“Buona notte
mamma.” Quistis guardò la bambina scioccata, non
sapendo come comportarsi in quel momento.
“Non sono la
tua mamma, piccola.” Non era preparata al broncio che la bambina mise dopo la
sua risposta.
“Io ti
voglio tanto bene.” Le lacrime che rigarono il viso di Quistis
non erano di tristezza, ma di gioia più pura. “Anche io ti voglio tanto bene…
Ma non posso essere la tua mamma.”
“Perché? ”
La piccola iniziò a piagnucolare e gettò le braccine
al collo di Quistis. La ragazza la strinse a sé. “Ally… Adesso dormi… La mamma va a dormire anche lei, ok?”
La bambina alzò il viso e guardò Quistis con gli occhioni lucidi, alla ragazza fece una tenerezza inaudita.
Voleva prenderla e portarla via. Ecco cosa le mancava, ora era tutto chiaro.
Mentre
tornava nella sua stanza iniziò a fare qualche calcolo mentale. Avrebbe dovuto
parlare prima con Squall, poi con il Preside, ma si
sentiva forte e fiduciosa come non lo era mai stato. Aveva finalmente capito
che nella vita l’amore di un uomo non era l’unico a rendere felice una persona; ma anche quello di una madre per un figlio
era altrettanto bello, anzi, forse era il più
bello… E non se n’era mai accorta. Certo, per una come lei che non aveva
mai vissuto in una vera famiglia era strano accettare un concetto come questo,
ma pensava di avere ormai la maturità e l’età giusta per compiere questo grande
passo. Forse con l’età non proprio, ma aveva pur sempre venti anni e ne
dimostrava molti più, com’era sempre stato d’altronde.
Tornata a
letto si sentiva una bambina alla Vigilia di Natale, che non riesce a chiudere
occhio per l’eccitazione dei regali che avrebbe ricevuto l’indomani.
Non fu
difficile ottenere cinque minuti del tempo di Squall,
anzi, non fu difficile perché Squall era talmente
curioso della felicità di Quistis che non era
riuscito a dirle di no. Nonostante fosse un tipo chiuso era molto curioso,
anche se cercava sempre di non far trapelare questo suo piccolo ‘difetto’.
Vedere Quistis così felice lo sorprese, in realtà non
l’aveva mai vista così. Era serena, e i suoi occhi sembravano sorridere
talmente erano luminosi. Squall sperò non volesse
parlare di qualche incontro strano che avesse avuto, a quel punto, l’avrebbe
cacciata fuori dall’ufficio mandandola da Rinoa.
“Fammi
capire,” disse il ragazzo, guardandola perplesso, dopo aver ascoltato ciò che Quistis le aveva appena detto, “tu vorresti adottare…una
bambina?”
“Sì Squall, esatto.” Quistis era
calma, e vedere Squall così sconcertato le faceva
venire da ridere, ma si trattenne.
“Ed io… Cosa
c’entro in tutto ciò? Non sono mica un assistente sociale…” Disse guardingo.
“Oh no, Squall. Vorrei solo sapere se secondo te è una proposta che
si potrebbe realizzare.”
“Mmhh…” Il ragazzo parve pensarci su un attimo, “se
scegliessi quest’opzione, dovresti lasciare il Garden. Lo sai che non è
considerato un luogo vivibile per un bambino al di sotto dei cinque anni.”
“Ne sono consapevole. Con il mio stipendio non
avrei problemi a mantenere tutti e due.” Certo che no, pensò Squall. Ma come avrebbe fatto Quistis
da sola? Non glielo chiese, in effetti non erano affari suoi.
“Non è mia
intenzione giudicarti, ma mi pare un’idea assurda.”
“Ci credi
poco, Comandante.”
“Un bambino
comporta tanti problemi.”
“Sei un
uomo, non puoi che pensarla diversamente. In effetti, non ti ci vedrei proprio
a fare il padre.”
“E infatti,
non ho la benché minima voglia di fare il padre.”
Quistis si
trattenne dal rispondergli perché sentì bussare alla porta. Il ragazzo accolse
il Preside quando sentì la sua voce e Quistis sapeva
di trovarsi davanti la persona che l’avrebbe sicuramente aiutata.
“Oh buon
giorno Quistis.” Il Preside sorrise bonariamente. “Ho
sentito involontariamente che parlavate di bambini… Squall
non avrai mica…”
“No, signor
Preside. E’ Quistis ad essere impazzita.”
La ragazza
lo fulminò con lo sguardo, e spinta dallo sguardo dolce e curioso del Preside
gli raccontò della sua decisione.
Il Preside
non parve sorpreso, come invece Quistis si aspettava.
“Sai cara… In realtà era partito il conto alla rovescia sia mio che di Edea di quando me l’avresti chiesto.”
La Madre
aveva aiutato tanto i bambini nel loro breve soggiorno al Garden, e ogni volta
aveva osservato attentamente Quistis.
“Oh…
Capisco… Alla Madre non sfugge niente, immagino.”
“Direi di
no.” Ridacchiò il Preside.
“E lei… Cosa
ne pensa?”
“Ciò che ha
detto Squall è giusto, dovresti lasciare il Garden… E
penso questo, Quistis. Da sola non puoi occuparti
della bambina. Non dico che non ne saresti capace, ma credi che senza un uomo
accanto saresti in grado di lavorare, occuparti della bambina, delle spese e
della casa?”
Quistis
abbassò lo sguardo, delusa. “Si trovano tante soluzioni… E avevo già pensato a
questo… Se iscrivessi Ally ad una scuola privata
potrei andarla a prendere alla fine del lavoro… Essendo madre otterrei l’orario
ridotto.”
“Capisco.
Allora sei proprio convinta.” Quistis annuì. “Vede
signor Preside, per anni sono andata avanti con la consapevolezza che ciò che
mi mancava era un uomo. Un uomo di cui prendermi cura e che si prendesse cura
di me. Invece quella bambina, il suo affetto… Mi ha fatto capire che esiste un
altro amore, ben più profondo, anche dei legami di sangue.”
Il Preside
sospirò, e si sedette sulla poltrona di fronte a quella in cui era seduta Quistis. “Certo Quistis, l’amore
di una madre verso il proprio figlio è sicuramente quello più forte del mondo,
ma così chi si prenderà cura di te?”
“Ally è una bambina fantastica. Andrò avanti e vivrò per
lei… Ma se dovesse capitarmi l’uomo giusto, non rifiuterei quel tipo di amore,
signor Preside.”
“Bene. La
tua età potrebbe essere forse un piccolo problema, ma credo che leggendo tutti
i tuoi documenti non avranno niente da ridire, ci sono troppo bambini da
sistemare in questo periodo,” fece una piccola pausa, “ma non credere che sarà
facile.”
Il viso di Quistis tornò ad illuminarsi, non poteva credere alle sue
orecchie!
“Sono pronta
a combattere, signor Preside.”
“Ahh… Allora non sei ancora ‘uscita di scena’ come dite tra
di voi…”
Quistis
ridacchiò. “Consideriamola la mia ultima battaglia.” Il sorriso di sfida sul
suo volto fece sorridere il Preside.
“Sono sicura
che vincerai, Quistis.”
“La
ringrazio, Signor Preside.”
Quistis
guardò Squall, che era rimasto per tutto il tempo in
silenzio e assorto nei suoi pensieri, ma sapeva che aveva ascoltato tutta la
conversazione e che una piccolissima parte di lui l’appoggiava pienamente. Era
cambiato molto nei due anni passati. Salutò entrambi ed uscì dalla stanza con
passo sicuro e risoluto: se non avesse saputo che quella donna alta, bionda,
slanciata e con gli occhiali fosse Quistis Trepe, nessuno l’avrebbe riconosciuta.
Il suo
desiderio si stava realizzando, la consapevolezza che presto avrebbe avuto
finalmente la vita felice che tanto si meritava. Shu
aveva ragione, lei non era fatta per quel posto, per la guerra e tutto ciò che
vi girava intorno, ma era perfetta per la sua bambina, perché l’aveva amata dal
primo giorno in cui l’aveva vista, e considerando la reazione della piccola,
doveva essere stata la stessa cosa anche per lei.
Le fu
imposto di diventare SeeD perché era l’unico futuro
per lei. Era cresciuta con il sostegno del Garden, ma ora basta, era arrivato
il giusto momento di pensare da sola, di vivere da sola, senza dipendere da
nessuno se non dal suo lavoro.
Ally era un
piccolo angioletto mandatole da Hyne per farle
finalmente capire chi era, per far nascere la vera Quistis.
Forse un piccolo segnale l’aveva avuto con Squall,
l’attaccamento che aveva dimostrato nei suoi confronti ai tempi
dell’insegnamento, adesso che ci pensava, la faceva sembrare una mamma
apprensiva preoccupata per suo figlio. Sospirò, altro che sorella.
Una vocina
che ormai conosceva fin troppo bene attirò la sua attenzione lontano dai
pensieri, e si voltò a guardare la piccola che stringeva forte la mano della
bambinaia.
“Mammina!!”
Guardò la bambina lasciare la mano della bambinaia per correre verso di lei, si
chinò in avanti per prenderla in braccio e quando vide il suo volto illuminarsi
di un sorriso meraviglioso che si trasformò in una perfetta risata infantile Quistis capì una cosa: voleva vivere solo per vedere quel
sorriso sul volto di sua figlia
tutti i giorni.
Fine.
----
Note dell’autrice: Ecco qui la seconda e ultima parte, volevo ringraziare come sempre NoFrogs per la betatura. Alla prossima!