A song for heart and soul

di padme83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Song of the Lonely Mountain ***
Capitolo 2: *** Star Sky ***
Capitolo 3: *** Across the Universe ***



Capitolo 1
*** Song of the Lonely Mountain ***


... We must awake and make the day to find
a song for heart and soul ...
(Neil Finn - Song of the Lonely Mountain)

 

 

 


 

01.
I'll find you somewhere, I'll keep on trying
until my dying day.
I just need to know, whatever has happened,
the truth will free my soul.”

(Within Temptation - Somewhere)

 

Rey ne è sicura, questa sera verrà.
È un brivido caldo lungo la schiena ad annunciarlo: compare all'improvviso, a pochi passi da lei, avvolto da una tenue luce opalina, fantasma iridescente – o sogno, o visione? – in tremulo contrasto con l'ocra ombroso delle dune che, come custodi silenziose, si ergono tutt'intorno ai resti del suo AT-AT.
Rey non sa chi è, anche se ha la sensazione di conoscerlo da sempre. Di certo, tra la multiforme umanità che popola l'Avamposto di Niima non c'è nessuno di vagamente simile a lui. La lunga barba canuta, le vesti ampie e chiare, il portamento fiero, tutto in lui suggerisce una nobiltà – d'animo e di lignaggio – che con i mercanti di rottami di Unkar Plutt non ha proprio nulla a che vedere. I suoi occhi sono specchi limpidi, azzurri e tersi come il cielo di Jakku, e altrettanto insidiosi; quando li fissa troppo a lungo, Rey si sente quasi svanire – goccia d'acqua nel sole. Le iridi trasparenti dell'uomo sembrano celare segreti inconfessabili, misteri antichi e dolorosi nei quali la giovane ritrova, ogni volta, frammenti di se stessa che preferirebbe non venissero allo scoperto.
Lo sguardo che lo straniero le restituisce è cupo, rassegnato, lontano anni luce da lei, e disperso in abissi di infinita tristezza.
La ragazza vorrebbe parlargli, chiedergli il motivo di una tale disperazione, il perché di tanta feroce solitudine.
- Soffri, non è vero? Lo sento, credimi, e ti capisco! Cosa ti è successo? Anche tu sei stato abbandonato? Aspetti qualcuno? Chi, chi aspetti? Dimmelo, ti prego! -
La voce di Rey si disperde nel vento, rapita da mulinelli di sabbia dorata.
Il vecchio non le risponde.
Mai.

 

 


02.
Hope when the moment comes, you'll say: I...I did it all! I...I did it all!
I owned every second that this world could give,
I saw so many places, the things that I did.
Yeah, with every broken bone I swear I lived.

(One Republic – I Lived)

Capelli neri e folti, occhi d'ambra scura, viso a forma di cuore: in apparenza, Ben Solo sembra essere la copia in miniatura di Leia.
Chewbecca glielo ripete in continuazione, c'è ben poco di Corellia in quello scricciolo tutt'ossa che sembra scomparire fra i sedili imbottiti del Falcon.
Han sorride a quest'affermazione, sapendo che è vera solo in parte; le poche volte in cui riesce a strappare alla madre il permesso di salire su quell'ammasso di ferraglia – appellativo che, con il passare degli anni, si fa sempre più appropriato – il bimbo corre come impazzito da un ambiente all'altro dell'astronave, e diventa quasi impossibile stargli dietro.
- Si dimena proprio come te, quando l'iperguida fa le bizze -, sentenzia Luke, fra una risata e l'altra, e nell'udire queste parole il cuore di Han quasi esplode, colmo di gioia traboccante, e d'orgoglio, e d'amore – soprattutto d'amore, incondizionato e totale, per quel miracolo fragile e prezioso che la vita ha deciso tutto ad un tratto di donargli.
Obi-Wan* lo hanno chiamato, perché la Luce fosse la stella polare della sua esistenza. Tuttavia, nel profondo dell'animo, l'ex contrabbandiere spera ancora che non siano le rigide – e terribilmente solitarie – vie della Forza quelle che il piccolo deciderà di seguire; gli dispiacerebbe se si perdesse qualcosa, se non assaporasse ogni singolo attimo, ogni più piccola esperienza per la quale valga la pena di lottare e vivere – in fondo, a suo padre, spirito libero qual è, le regole, di qualsiasi colore e specie, sono sempre state strette.
Poi, però, gli basta osservare il modo in cui Luke, Leia e Ben comunicano fra loro, senza bisogno alcuno di dar voce ai pensieri, per comprendere quanto in realtà il suo sia un sogno folle e irrealizzabile.
Perché la strada di suo figlio, gli piaccia o meno, è già tracciata.
Ed è una strada che Han non può percorrere.

 

 

 

03.
And if the night is burning, I will cover my eyes.
For if the dark returns then my brothers will die.
And as the sky's falling down, it crashed into this lonely town.
And with that shadow upon the ground, I hear my people screaming out.

(Ed Sheeran – I See Fire)

 

- Non riuscite a dormire, Generale? Vi preparo qualcosa di caldo da bere? -
È la voce metallica e querula di C-3PO a rompere il silenzio. Leia batte appena le ciglia, cercando di tornare presente a se stessa; un rapido cenno di diniego, e il droide protocollare si congeda, lasciandola di nuovo da sola.
La donna rabbrividisce, stringendosi ancora un poco nella coperta di lana sintetica che porta drappeggiata attorno alle spalle; su D'Qar, dopo il tramonto del sole, è l'umidità proveniente dalle montagne del Nord a impregnare l'atmosfera, e ad avvolgere ogni cosa tra i suoi lembi gelidi.
E il freddo è un compagno infido con il quale attendere l'alba.
In realtà, il potente radiatore incassato nel pavimento potrebbe riscaldare in pochi istanti lo spazio angusto che ospita la sua cuccetta, ma è stata proprio la Principessa a ordinare che rimanesse spento.
Non sopporta il calore che emana. Le rammenta il fuoco. Il fuoco che ogni notte brucia i suoi sogni.
Dietro il buio delle palpebre serrate, Alderaan non ha mai smesso di esplodere. Racchiusi fra le pieghe affaticate del cuore, i visi di sua madre Breha e di suo padre Bail la osservano impotenti, incapaci di parlare, le bocche soffocate da cumuli di braci arroventate. Prigioniere della mente, le urla del suo popolo non si sono mai placate. Ad esse altre se ne sono aggiunte, nel corso degli anni, e altre ancora se ne aggiungeranno. È inevitabile: la Guerra è una belva avida che non conosce sazietà.
E sono le mani di suo figlio – quelle stesse mani bianche che le carezzavano il volto quando lo stringeva forte a sé prima di metterlo a letto – che ora tengono la belva sanguinaria saldamente al guinzaglio.
Fra le fiamme che la consumano, è Ben la più divorante di tutte.






04.
I hear a voice calling, calling out for me,
these shackles I've made in an attempt to be free.
Be it for reason, be it for love, I won't take the easy road.”

(First Aid Kit – My Silver Lining)

Di Poe ci si può fidare.
Finn l'ha capito subito, sin dal momento in cui ha deciso di fuggire dal Finalizer assieme a quel prigioniero malconcio che, davanti ai peggiori sgherri del Primo Ordine, non ha mostrato alcun segno di resa, riuscendo anzi a mantenere alta la testa  per qualche ora, almeno: il che, considerati gli standard di Hux e Kylo Ren, vuol dire comunque già tanto. Di certo, Poe ha resistito più di quanto sarebbe mai stato in grado di fare FN-2187 nelle stesse precise, identiche condizioni.
Poe è coraggioso: l'ex Stormtrooper non ha dubbi nemmeno su questo. È da qualche giorno che lo osserva di nascosto; c'è una tale sicurezza in lui, nei suoi gesti, una lucidità, una forza interiore che Finn non può proprio fare a meno di ammirare – e invidiare (ok, ok, lo ha ammesso!) – con tutto se stesso. Anche se ormai crede di aver capito qual è il segreto di colui che è considerato, a ragione, il miglior pilota della Resistenza; ora sa cos'è che si cela dietro la sua indomita determinazione.
Poe Dameron è un uomo libero – libero come Finn ha paura di non poter mai essere. Quando l'unico scopo nella vita è obbedire, l'iniziativa personale, il libero arbitrio, sono pericolosi quanto, e forse più, di un nemico armato di blaster sul campo di battaglia. Lo hanno dotato di un folgoratore lungo quasi quanto il suo braccio: ma mani d'indole pacifica mal si adattano a premere il grilletto, se è il cuore a ribellarsi e a fuggire lontano, verso il sogno di un'altra vita, di un futuro diverso. D'altra parte, però, vent'anni di condizionamento non possono essere cancellati da un rapido colpo di spugna, Finn ne è perfettamente consapevole. Così sarebbe troppo facile.
Ma, in fondo, a Finn le cose facili non sono mai piaciute.

 

 

 

* mi piace pensare che usino "Ben" come diminutivo, e che il nome vero e proprio sia quello intero di chi lo ha ispirato.


 

La sfida "Accendi il tuo MP3, mettilo in modalità casuale e fai partire tutte le canzoni che ci sono; scrivi qualcosa che si ispiri a queste canzoni, anche rischiando di rendere i personaggi OOC" è nata sul fandom di Once Upon a Time da un'idea di Erin00 Euridice100.






 

Nota:

... Ops, I did it again!
Buonasera a tutti! Eccomi di nuovo tra voi ^^
Questa volta ho ben poco da dire, se non che il lupo perde il pelo ma non il vizio XD
Praticamente, ho proposto questa challenge in ogni fandom in cui abbia mai scritto (che son poi 3, per la serie: pochi ma buoni)."Bittersweet Symphony" mi ha dato un sacco di soddisfazioni, per cui perché non provarci anche con il meraviglioso universo di Star Wars? In scala minore però, questa volta la raccolta non avrà davvero più di due, massimo tre capitoli. In realtà non so quando sarò in grado di aggiornare, potrebbe capitare domani oppure tra sei mesi, tutto dipende dal Piccolo Padawan <3
Intanto vi ringrazio sin d'ora se avrete voglia di scrivermi cosa pensate di questi piccoli frammenti, e se vorrete aggiungere la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
Ringrazio, naturalmente, anche i tutti lettori silenziosi che mi verranno a trovare ;-)
La mia pagina fb, Lost Fantasy, è aperta a tutti, e vi aspetta a braccia aperte!
See you soon!


padme




 

P.S: in definitiva, queste flashfics potrebbero tranquillamente essere considerate le sorelline minori di "Sound of Silence" – il meccanismo di base è poi sempre lo stesso :D

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Capitolo 2
*** Star Sky ***


... All of time can not erase what our hearts remember stays
forever on a song we play...
(Two Steps From Hell – Star Sky)

 

 

 

 

05.
"Belle, c'est un mot qu'on dirait inventé pour elle
quand elle danse et qu'elle met son corps à jour.

Elle, un oiseau qui étend ses ailes pour s'envoler
alors je sens l'enfer s'ouvrir sous mes pieds."

(Notre Dame de Paris – Belle)

Verde, azzurro, blu, indaco, violetto, grigio scuro.
Questa è la magia dei laghi: è sufficiente un flebile soffio d'aria, un improvviso capriccio del vento, e la loro veste muta con la rapidità di un battito di ciglia.
Ormai è da una settimana che Anakin può godersi questo fenomeno cangiante; su Tatooine, suo pianeta natale, dove è la tirannia del deserto a regnare indiscussa, l'acqua rappresenta un bene raro e assai prezioso, tanto che sprecarne anche solo una goccia è considerato niente di meno che un delitto.
Su Naboo, invece, di acqua ce n'è in abbondanza, e ogni cosa scorre secondo regole del tutto diverse. L'occhio non si perde lungo infinite distese di sabbia dorata, che abbacinano e traggono in inganno l'incauto spettatore; su Naboo, lo sguardo veleggia dolcemente attraverso colline frondose e valli tranquille, si sofferma curioso sopra campi floridi e prati lussureggianti, si lascia incantare dai profili aguzzi delle Montagne Gallo che si stagliano all'orizzonte, e trova infine requie fra le polle trasparenti e i vigneti fragranti che dominano il Lago Paonga.
Anakin china appena il capo, turbato. Un sospiro frustrato gli sfugge dai denti. È profondamente legato a questo pianeta, e ancora di più a colei che ne è la rappresentante al Senato Galattico, la donna che il Consiglio degli Jedi lo ha incaricato di proteggere.
- Pad-mé - sussurra. Nel pronunciarne il nome, le labbra si uniscono due volte in un bacio adorante.
Dinnanzi agli occhi colmi di venerazione del Padawan, la Senatrice non ha mai smesso di essere Regina: sotto il velo di una nuova, e più umile, consapevolezza, l'antica, fiera dignità è rimasta intatta, immutata, nonostante l'impassibile trascorrere degli anni.
È già da un po' che Anakin la osserva di sottecchi, seduta su di una poltroncina di vimini a pochi passi da lui; è intenta a leggere, e la sua presenza calma e silenziosa ha l'effetto lenitivo di un balsamo sull'animo inquieto del ragazzo. È circondata da cascate di fiori dalle corolle sfavillanti, i cui colori intensi sembrano fremere di luce viva quando vengono accarezzati dai delicati raggi del sole. Azalee, rododendri, gladioli, mughetti, camelie, glicini, ortensie, gelsomini, rose canine: di ognuno Anakin ha imparato il nome, e a ognuno, tutti i giorni, associa un tratto particolare della fanciulla che gli ha insegnato a riconoscerli. Oggi, ad esempio, la bocca di Padmé è più rossa del solito, spicca purpurea sul candore niveo del volto, e richiama quasi con impudenza il lucore vibrante e misterioso del giglio scarlatto che la giovane ha graziosamente intrecciato ai capelli di mogano scuro.
Tutto questo è sbagliato, Anakin lo sa bene; al suo cuore certi sentimenti dovrebbero essere completamente estranei. Non dovrebbe conoscere il morso pungente della gelosia, non dovrebbe indugiare in pensieri che ben poco hanno a che fare con i dettami del Codice Jedi.
Non c'è emozione, c'è pace... Pace? Anakin non ricorda nemmeno il significato di questa parola; da quando quella ragazza di cristallo e seta è rientrata con tenera prepotenza nella sua vita, è il desiderio bruciante di stringerla con passione fra le braccia ad accompagnare i suoi giorni, e a riempire d'ossessione le sue notti.
L'attaccamento è l'anticamera del possesso, e il possesso conduce al Lato Oscuro... Ora è la voce severa di Obi-Wan ad attraversargli la mente, fulminea come un colpo di folgoratore, e altrettanto sferzante. Quello del Maestro è un monito al quale sarebbe senza dubbio saggio dare immediato seguito, Anakin ne è perfettamente consapevole. Il problema è che non ha alcuna intenzione di farlo. Non vuole e non può, schiavo com'è di un incantesimo i cui lacci lo privano di ogni possibilità di scelta.
- Annie, cosa c'è? Non stai bene? -
Padmé lo scruta con attenzione, gli splendidi occhi accesi da lampi di sincera apprensione, e il cuore comincia a dibattersi furioso nel petto del giovane Allievo Padawan.
- No, no tranquilla, è tutto a posto, non ti preoccupare. Mi stavo solo godendo il panorama. -
Quanto puoi mentire a te stesso, Jedi?

 

 

 

06.
"Things not what they used to be, missing one inside of me.
Deathly lost, this can't be real, cannot stand this hell I feel.
Emptiness is filling me, to the point of agony.
Growing darkness taking dawn, I was me, but now he's gone."

(Metallica – Fade to Black)

Ben non riesce a dormire.
Giace irrequieto, coperto soltanto da un leggero lenzuolo di lino, sopra una stretta stuoia adagiata sul fresco pavimento di pietra. Nella stanza, il caldo è soffocante, l'afa opprimente come una cappa. Non si odono tuoni, ma dalle imposte spalancate filtra il baluginio insistente dei lampi, che guizzano scintillanti nel cielo di Yavin IV come strofe d'una melodia interrotta.
Il giovane Jedi si volta piano sul fianco, e osserva il fagottino steso prono accanto a lui. La bambina ha fatto irruzione nei suoi alloggi non appena lo scroscio della pioggia è aumentato d'intensità, per supplicarlo di non lasciarla sola durante la notte.
- Ma come, chiya, hai ancora paura dei temporali? Sei grande ormai! - aveva esclamato lui, mentre l'attirava a sé fra le risate di entrambi, e le rimboccava con premura la coperta attorno alle esili spalle.
Ora la piccina dorme profondamente, all'apparenza serena, l'accenno di un sorriso a piegarle la piccola bocca, liscia e umida come un bocciolo di rosa baciato dalla prima rugiada del mattino. Sdraiata sul letto improvvisato, avvolta nella semplice tunica da Padawan che le folgori rendono un mosaico di macchie nere e bianche, Hikaru*, la Vestita di Luce, appare ancora più diafana e sfuggente di quanto non sia in realtà.
Sarebbe così facile – sibila una voce fredda e aliena nell'oscurità – sarebbe così facile, così facile schiacciarla...
Ben si alza di scatto, le viscere strette in una morsa di puro terrore. È in grado di percepire ogni cosa intorno a sé, anche il più insignificante granello di polvere che volteggia nell'aria, ma nella camera ci sono soltanto lui e la bimba addormentata, ne è sicuro.
Chi sei? Cosa vuoi? Parla! Rivelati!
Il suo comando è un artiglio ferino conficcato nel flusso instabile della Forza, ma le mura spesse che lo circondano non gli restituiscono altro che l'eco spettrale di un assordante, cupo, spaventoso silenzio. All'esterno, la tempesta di fulmini raggiunge il suo apice.
Schiacciala, Ben... Schiacciala...
Poi, in un istante di impietosa consapevolezza, il ragazzo comprende. La Voce non proviene da fuori, nasce da dentro – è la sua mente a imporgli di colpire, è il suo cuore a bramare famelico il sacrificio di sangue innocente, è il suo corpo a tendersi come le corde di un ryll** nella smania di sciogliere il nodo di rabbia e furore che da giorni gli comprime il petto e gli serra la gola.
Sarebbe così facile ucciderla, Ben. Il suo collo è così sottile, minuto e gracile come una spiga di grano. Spezzalo, Figlio dell'Abisso. Spezzalo spezzalo spezzalo...
Sotto l'aspra pressione delle sue dita, la pelle di Hikaru quasi brucia, tanto fragile quanto indifesa. Gli occhi della bambina splendono nell'ombra come stelle livide, rigonfi di paura, dolore, incredulità – perché Ben, perché?
No. No no no no -
Ben fugge correndo dalla stanza, sconvolto, il volto contratto in una smorfia di bestiale follia. A malapena si accorge di oltrepassare il portone d'ingresso della Casa degli Allievi.
È l'alba, e la pioggia ha smesso di cadere ormai da tempo; la nebbia si arrotola lenta intorno a ogni cosa, confondendone i contorni, e rendendo la sagoma sfocata del Nuovo Tempio Jedi simile ad un sogno, un ricordo vago e indistinto emerso all'improvviso dalle pieghe labili della memoria.
Non c'è emozione; c'è pace. Non c'è ignoranza; c'è conoscenza. Non c'è passione; c'è serenità. Non c'è la morte; c'è la Forza. -
Fuggire non servirà, Obi-Wan Solo. Ho visto la tua anima, ed è mia***.
Non c'è emozione; c'è pace... Non c'è la morte; c'è la Forza...







 

* tutti si divertono a fare congetture sul (presunto) vero nome di Rey, potevo forse non partecipare al gioco? Tra l'altro, se i miei vaghi ricordi di Magic Knights Reyheart non mi ingannano, Hikaru in giapponese dovrebbe significare proprio "luce". Più adatto di così...
** "arpa" in Darkovano.
*** Voldemort style.

 


 

Nota:

Buongiorno e buona domenica!
L'aggiornamento promesso arriva in un lasso di tempo tutto sommato abbastanza ragionevole. Chi mi conosce, sa che il numero e la lunghezza dei frammenti variano da un capitolo all'altro senza alcun nesso logico, per cui non stupitevi se questa volta le flashfics sono solo due (anche se più "cicciose" delle prime quattro). Ad ogni modo, fatemi sapere cosa ne pensate ;-)
Ringrazio naturalmente chi ha già recensito e chi recensirà, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP, nonché tutti lettori silenziosi che si faranno un giro da queste parti :)
Mi trovate sulla mia pagina fb, Lost Fantasy, vi aspetto!
A presto!
 

padme



 

P.S: piccola preview del prossimo (ed ultimo) capitolo :P --> https://www.youtube.com/watch?v=3oX-Kcx2BAc

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Capitolo 3
*** Across the Universe ***


N.B: in questo capitolo mi sono lasciata un po' (tanto) andare con le "citazioni" di altre opere, in particolare troverete riferimenti a "Dune", di Frank Herbert, e, soprattutto, a "Le Luci di Atlantide", di M.Z.Bradley. Se non ne avete mai sentito parlare, e se sarò riuscita a stuzzicarvi almeno un pochino, il mio consiglio è di correre a procurarvi questi due bellissimi – e imprescindibili – libri il più in fretta possibile.

 

 

 


 

... Images of broken light which dance before me like a million eyes,
they call me on and on across the universe...
(Beatles – Across the Universe)

 

 


 


 


 

07.
"You who I called brother,
how could you have come to hate me so?
Is this what you wanted? [...]

Then let my heart be hardened,
and never mind how high the cost may grow."

(The Prince of Egypt - The Plagues)

La Desolazione dello Jundland non va affrontata tanto alla leggera. -
La voce di Owen Lars si disperde come un'eco lontana nel silenzio ovattato del crepuscolo. Ad Ovest, i soli gemelli rosseggiano bassi all'orizzonte, già pronti a scivolare pigri al di là del Mare delle Dune; l'aria si cristallizza, in pacato raccoglimento, nell'attesa del sorgere delle tre regali lune di Tatooine, Ghomrassen, Guermessa e Chenini.
Obi-Wan Kenobi si stringe fra le falde del suo ampio mantello, mentre si avvia a capo chino verso quella che d'ora in avanti sarà la sua dimora.
Davanti a lui, una distesa di segatura*, ambigua e infinita; è il Deserto che, simile all'incanto arcano di una sirena, si rivela in tutta la sua sublime e infida bellezza.
Una prigione di roccia e di sabbia dorata, spietata e ammaliante, immensa e senza confini, ma pur sempre una prigione – nient'altro che una dannata prigione.
L'uomo si porta cauto le mani accanto al volto; sulla pelle callosa dei palmi, percepisce ancora l'aroma ferroso e denso del sangue di Padmé. L'anima trema, percorsa dalla pena acuta del rimpianto, indifesa e fragile come una canna di bambù sferzata dalla furia impetuosa del vento.
Il bambino era così caldo, morbido e quieto fra le sue braccia; aveva dormito accoccolato al suo petto per tutta la durata del viaggio da Polis Massa. Un viaggio che a lui era apparso interminabile.
Sotto la leggera pressione degli stivali, la rena scrocchia in brevi crepitii striduli, graffianti, rantoli aritmici di una bestia agonizzante, e urta i nervi ormai logori del Cavaliere Jedi, che cammina, esausto e greve, contando fra sé i passi che lo separano dalla meta.
E da ciò che si è lasciato alle spalle.
“Sai Maestro? Di notte, nel deserto, bisogna stare attenti a non produrre il minimo rumore; non si rischia soltanto di attirare l'attenzione dei predoni Tusken! A volte è sufficiente un respiro appena più profondo per svegliare un Verme delle Sabbie, ed essere ridotto in poltiglia entro pochi secondi! Shai-Hulud, così lo chiamano i Jawa, il 'Vecchio del Deserto', o 'Vecchio Padre Eternità', poiché può vivere migliaia di anni, indisturbato, laggiù, nell'oscurità impenetrabile degli abissi di polvere”.
Obi-Wan vorrebbe smettere di pensare, vorrebbe imporre alla sua mente ostinata di non cavalcare la marea dolorosa dei ricordi, vorrebbe impedire al suo cuore di spegnersi, di trasformarsi in un buco nero in grado di divorare ogni cosa, anche il più flebile sprazzo di luce che baleni ignaro fra le sue pieghe avvizzite. Vorrebbe, Obi-Wan, vorrebbe ma non può, perché l'impronta di colui che fu suo Apprendista è ovunque, è nella cresta d'arenaria scura che si staglia minacciosa contro il cielo stellato, ombra cupa fra le ombre, è nell'odore di bachelite bruciata che ancora irradia dalle spade laser che porta appese al fianco, è nel lampo d'azzurro fulgore che ha scorto in fondo allo sguardo curioso e vivace del piccolo Luke.
Anakin Skywalker è in ogni fibra del corpo del suo Maestro, è una lama di duracciaio conficcata fra le costole, quasi impossibile da rimuovere, e mortale se scardinata con improvvisa violenza.
Perché Anakin? Eri mio fratello, ti ho voluto bene... te ne voglio ancora... Ma non è bastato a salvarti. Perché lo hai fatto Anakin, perché?
A questa domanda, solo la Forza può dare una risposta.
Ma Obi-Wan non è sicuro di volerla ascoltare.


 


 




08.
"Poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate? -
Io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento."

(Fabrizio De André – Il Sogno di Maria)

Shmi, figlia di Miritas, e Arvathi, figlia di Elara, siedono l'una accanto all'altra, in silenzio, ai piedi dell'altare di Caratra, la Madre Gentile, la Dea che è Sorgente e Madre e Donna, e al cui Antico Culto il Grande Tempio di Ahtarrath è dedicato fin dalla sua costruzione, avvenuta – si narra – a opera delle Tribù Libere del Regno di Zaidan, ultime discendenti del Popolo di Atlantide, migliaia di anni prima che gli Uomini-del-cielo conquistassero Is, quinto pianeta del Sistema di Arkonath, la cui stella, Adsartha, brilla fulgida al di là dei Territori dell'Orlo Esterno.
Un imprevisto temporale estivo ha colto di sorpresa le due giovani schiave, di ritorno dal mercato del porto, costringendole a trovare rifugio all'interno delle mura alabastrine del Santuario.
- Questa volta il padrone non ce la farà passare liscia! - il singhiozzo preoccupato di Arvathi spezza per qualche istante il monotono scrosciare della pioggia. Shmi, di qualche anno più grande, attira la ragazzina a sé, carezzandole con premura i lunghi capelli di fiammeggiante seta scura.
- Non ti preoccupare, basterà spiegargli che non l'abbiamo fatto apposta. Pi-Lippa è severo, certamente, ma in fondo ha un'indole comprensiva, lo sai bene. - La voce calma e serena di Shmi produce subito l'effetto sperato, e i fini lineamenti da elfo della fanciulla rannicchiata fra le sue braccia si distendono lentamente in un'espressione di cauto sollievo. - Ora cerca di riposare un po', ti sveglierò quando la tempesta sarà passata; poi correremo subito a casa, d'accordo? -
La piccola si addormenta in pochi minuti – negli ultimi giorni i turni di lavoro sono stati per entrambe davvero massacranti –, e ben presto anche Shmi avverte le palpebre cedere sotto il peso opprimente della stanchezza e del sonno. A quest'ora, il Tempio è deserto, e il rischio di incontrare qualche Sacerdotessa intransigente è ridotto al minimo. E comunque, nessuno, per nessun motivo, può arrogarsi il diritto di scacciare dalla Casa della Madre una donna – anche se di umili origini, anche se schiava – che vi abbia, per qualsiasi ragione, cercato asilo.
D'improvviso, però, un baluginio fioco in fondo alla navata cattura l'attenzione di Shmi; proviene da un oggetto metallico, di forma cilindrica, che fa capolino tra i lembi dell'ampia veste indossata da un giovane uomo che, in parte nascosto dall'ombra delle colonne marmoree del presbiterio, la sta fissando con quieta intensità.
La ragazza si alza in piedi con cautela, spostandosi quel poco che le basta per porre se stessa tra lo sconosciuto e Arvathi, che ancora giace sul liscio pavimento di pietra, profondamente addormentata. Un sottile velo di sudore le imperla la bella fronte, mentre, con inquietudine crescente, comincia a chiedersi se non sia il caso di svegliare l'amica, e di correre lontano dal Tempio il più in fretta possibile.
Eppure... eppure, Shmi non riesce a provare autentico timore nei confronti di quello straniero alto e dal portamento tanto fiero; i suoi occhi, azzurri come cieli di primavera, sembrano scrutarla sin nel profondo dell'anima, ricolmi d'orgoglio sincero, e d'infinita dolcezza, e d'amore – sì, amore, un amore smisurato, totale e senza confini, quale la giovane donna non ha mai provato – non ha mai potuto provare – in tutta la sua breve, sfortunata esistenza.
Madre, sei tu?
La voce si fa strada nei suoi pensieri con tenero slancio, e – prima ancora di comprendere fino in fondo le implicazioni impossibili di quelle poche parole scivolate come lava fusa tra le pieghe della sua mente –, Shmi lascia che sia il suo stesso cuore a rispondere sicuro alla domanda.
Si, Figlio. Sono io.
Il ragazzo ha capelli di pallido oro, e labbra come anemoni di mare. Il calore delle sue dita è lieve sulla guancia, e il corpo fragile di Shmi trema in risposta alla gentilezza ignota e all'ardore trattenuto che quel tocco vellutato e morbido è in grado di trasmetterle attraverso l'esile barriera della pelle.
Tieni, Madre, ho un regalo per te; l'ho fatto io, con le mie mani, sai? È un ninnolo per i capelli, l'ho intagliato in un pezzo di legno di Japor, ti piace?
Shmi china appena il capo, e nelle sue mani compare un oggetto di squisita fattura, dal colore di terra smossa, un piccolo pettine per trattenere le trecce, munito di cinque rebbi, lisci e appuntiti, e sormontato da un delicato intaglio a forma di insetto.
È uno scarabeo, ed è un animaletto abbastanza comune su Tatooine. Vedi le sue ali? Le ho dipinte con un po' di tintura blu. Allora, ti piace?
Shmi sente le ciglia riempirsi piano di lacrime grate. In verità, non ha mai visto niente di così bello, di così... assolutamente perfetto; d'altra parte, come avrebbe potuto, proprio lei, venduta come schiava sin da bambina ad un mercante di pezzi di ricambio, oltretutto scapolo, entrare in contatto con un oggetto tanto grazioso?
Vorrebbe dirlo al ragazzo – a suo figlio – quanto le piace quello splendido fermaglio, ma una leggera stretta al fianco la costringe suo malgrado a voltargli le spalle.
- Shmi, che fai? Ti sei addormentata anche tu? Svegliati, forza, ha smesso di piovere, dobbiamo affrettarci! -
Il viso di Arvathi è ad un soffio dal suo, e le iridi spruzzate d'argento della ragazzina splendono nella penombra, simili a raggi di luna sull'acqua.
- Cosa?... Ti sbagli, io... io non stavo affatto dormendo! - Tuttavia, persino alle sue stesse orecchie queste parole appaiono assai poco convincenti. Shmi si guarda attorno con apprensione, ma del giovane dallo sguardo d'oceano e il sorriso traboccante di vita non c'è più alcuna traccia.
Ma era qui per davvero? O è stato solo un sogno?
- Ehi, che bello! L'hai trovato per terra? Chissà chi l'avrà perso. Pensi che Pi-Lippa te lo farà tenere? Fammelo vedere bene, dai! -
Da principio, Shmi non capisce nemmeno a cosa diamine si possano riferire gli urletti striduli dell'amica. Poi, incredula, apre il palmo della mano, e lo vede – mogano lucido fra valli di grezza tela brunita. Sussulta, mentre ogni cosa intorno a lei si dissolve in un vortice di luce cristallina.
Shmi cade in ginocchio davanti all'altare, le braccia giunte in grembo e la testa gettata all'indietro, in un gesto d'appassionata, fervente umiltà.
Mi raccomando a Te, Madre di Vita.
Donna – e più che donna...
Sorella – e più che sorella...
Qui dove sono avvolta dalle tenebre...
e sotto all'ombra della morte...
Io t'invoco, o Madre, o Donna Immortale...

 

 

 

* parafrasando indegnamente De André e la sua "Buona Novella": https://www.youtube.com/watch?v=KClQfziVLb8


 

 

- FINE -



 

Nota:

... Ed eccoci giunti alla fine anche di questa piccola avventura.
Ringrazio chiunque abbia condiviso con me questo viaggio, e mi scuso se, in alcuni frangenti, non è stato all'altezza delle aspettative.
Un grazie speciale lo dedico a chi ha recensito (risponderò a tutti in tempi brevissimi, lo prometto!), a chi recensirà, a chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta fra le preferite\seguite\ricordate.
Grazie ai lettori silenziosi, siete davvero tantissimi, e spero vi siate divertiti a leggere questi piccoli frammenti almeno tanto quanto io mi sono divertita a scriverli. :)
Vi aspetto tutti quanti sulla mia pagina fb, Lost Fantasy! (Per raggiungermi in fretta, cliccate sull'icona con i due gioppini accanto all'immagine del profilo)
Alla prossima, e...

CHE LA FORZA SIA CON VOI!
 

padme



 

EDIT: a questa raccolta è stato aggiunto, il 6 settembre 2016, un ulteriore capitolo completamente dedicato a Luke (e un po' anche a Rey), "The Jedi Steps", che potete trovare qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3525235&i=1

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