Fallen in love

di happy_me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anxious nights ***
Capitolo 2: *** Shaking legs ***
Capitolo 3: *** Tease ***
Capitolo 4: *** Scary perspective ***
Capitolo 5: *** Little tricks ***
Capitolo 6: *** A little secret ***
Capitolo 7: *** Pleasant news ***
Capitolo 8: *** New beginnings ***
Capitolo 9: *** Funny intuitions ***
Capitolo 10: *** Teasing The Wild Beast ***
Capitolo 11: *** Closeness ***
Capitolo 12: *** Rage ***
Capitolo 13: *** Unexpected truth ***
Capitolo 14: *** Vanilla and raspberries ***
Capitolo 15: *** Bittersweet ***
Capitolo 16: *** Confused feelings ***
Capitolo 17: *** Sudden realizations ***
Capitolo 18: *** Cruel eyes ***
Capitolo 19: *** Beating heart ***
Capitolo 20: *** Illusions ***
Capitolo 21: *** Panic ***
Capitolo 22: *** More than meets the eye ***
Capitolo 23: *** Racing heart ***
Capitolo 24: *** Confusional Choices ***
Capitolo 25: *** Burning Hell ***



Capitolo 1
*** Anxious nights ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

 

*Note dell'autore*: è la prima volta che posto una mia storia dopo molti anni, spero di non essere troppo fuori allenamento e di poter avere qualche feedback da parte di qualche lettore. ;) Spero che questo mio piccolo tentativo di scrittura vi piaccia, a presto.

B.

 

 

FELICITY 


- Ok....ok. E' solo un incubo, uno stupidissimo incubo – sospirai rumorosamente, nel pallido tentativo di recuperare un po' di aria per i miei poveri polmoni, provati da un cuore che batteva a mille e dalla mancanza di ossigeno.

Eccomi qui.

Respiro affannato, mani tra i capelli, sveglia come un grillo alle quattro e mezzo di mattina, pallida come un cencio, e, se devo dirla tutta, schifosamente sudata.

Erano già trascorsi parecchi giorni dalla fine della scuola, ma l'ansia degli ultimi esami mi perseguitava ancora per qualche sconosciuta ragione.

Mi passai una mano sugli occhi stropicciandoli un po', adattando la vista alla poca luce notturna.

Guardandomi nello specchio di fronte al letto, mi resi conto che avrei potuto essere scritturata immediatamente per qualche film horror: i miei capelli, castani e già quotidianamente incasinati, erano diventati un ammasso crespo, metà liberi metà impigliati ancora nella coda che avevo dimenticato di disfare prima di andare a dormire, mentre sotto i miei occhi troneggiavano due occhiaie molto più che evidenti.

Almeno nel mio incubo ero vestita elegante, nulla a che fare con il mio riflesso.

Ero al cospetto della commissione d'esame, e lei, la donna che più odiavo in tutto il mondo, mi aveva posto proprio l'ultima domanda. Immaginai di avere un grosso sorriso, ormai vicina alla fine di quella lunga agonia, per poi rendermi improvvisamente conto che mi aveva incastrato. La risposta non la sapevo!Allora ansia, panico, rosicchiamento di unghie, occhiate lanciate agli altri professori quasi come se sulla loro fronte potesse apparire un led con la risposta. Fino a che LEI, convinta della mia inutilità, mi aveva fatto buttare fuori da due buttafuori in stile discoteca. Alzai gli occhi al cielo ripensandoci.

I buttafuori a scuola. Solo io potevo sognarli.


Mi alzai dal letto incapace di tornare a dormire, così pensai che un bel bicchiere d'acqua mi avrebbe calmato i nervi. Presi dal comodino il mio telefono per farmi luce e aprii la porta della mia camera.

Effettivamente fu una vera impresa cercare di arrivare alla cucina senza uccidere mio cugino Tom, addormentato sul tappeto del salotto (come al solito) incastrato in una strana posizione tra il divano e il tavolo, e qualche altro fagotto, che di mattina sarebbe sicuramente risultato essere James, mezzo svaccato sulla poltrona, mezzo per terra. Ci avrei giurato che fosse lui nonostante il buio, ultimamente scrivevano spesso fino a tarda sera, e la mattina lo ritrovavo in giro per casa, solo con addosso i boxer, come se niente fosse. Ah no beh, a volte boxer e calzini, quando si sentiva di essere una persona più riservata. Quel ragazzo sembrava non avere né una casa propria, né nessun tipo di amore per le sistemazioni comode. Non che Tom fosse diverso.

Attraversato il salotto, arrivai finalmente alla cucina.A tentoni arrivai al frigorifero, lo aprii e lasciai la vista abituarsi alla luce gialla e forte del suo interno. Presi una sorsata d'acqua e riposi la bottiglia nel frigorifero. Feci per richiuderlo e tornare in camera da letto quando la luce che cadeva sul tavolo della cucina illuminò qualcosa: mi avvicinai e vidi un pacchetto, lo presi in mano e lo avvicinai al frigorifero per vedere meglio. Era...un pacchetto di sigarette? Di chi potevano essere? Non era possibile che fosse di Tom e James, non li avevo mai visti fumare.

Feci spallucce e feci per infilarmele in tasca.

Poi una scritta sull'accendino attirò la mia attenzione: era fatta a penna, e con una calligrafia illeggibile. Lo avvicinai agli occhi per metterla meglio a fuoco, quando una voce proveniente dall'entrata della cucina, alle mie spalle, mi fece trasalire.

- Grazie, le stavo cercando -

Il sangue mi si gelò nelle vene.

La voce non era sicuramente di Tom.

E neanche di James. 

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Capitolo 2
*** Shaking legs ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo

 

NOTE DELL'AUTORE: io ringrazio chi ha avuto voglia di leggere il mio primo capitolo e mi faccio coraggio nel postare il secondo...io spero che qualcuno abbia il coraggio di lasciare una recensione....giuro, non mordo ;D altrimenti mi sembrerebbe di scrivere a vuoto...grazie :D a presto, e buona lettura :)

 

FELICITY


- Ciao Fliss -

Panico.

Daniel Jones era in piedi appoggiato alla porta, come sempre, dannatamente bello, e come dire. Sexy.

Indossava un paio di jeans, e una camicia stropicciata, come se ci avesse dormito sopra (che stupida! E io che pensavo fosse James), e quel mezzo sorriso così invitante, accattivante, magnetico...

E io ero in pantaloni e canotta, con i capelli arruffati, sudata e struccata.

Vedevo la tragedia arrivare da chilometri di distanza. Nota mentale: truccarsi e sistemarsi prima di andare a letto.

- Ehm...Ciao Dan -

Abbassai lo sguardo imbarazzata, cercando un buco nel pavimento in cui nascondermi.

Con la coda dell'occhio lo vidi avvicinarsi lentamente. Il mio cuore iniziò a battere velocemente e indietreggiai fino a toccare con le gambe il tavolo, che bloccò la mia fuga.

Decise di fermarsi ad una distanza imbarazzante dal mio viso, e illuminato dalla luce del frigorifero potevo vedere tutti i più piccoli dettagli: dalle sue lentiggini, alle sue labbra perfette, i capelli che gli ricadevano leggeri sulla fronte e sugli occhi, lo sguardo profondo.

Trattenni il respiro.

Continuava a fissarmi con uno sguardo serio, mandandomi completamente in confusione. Non potete capire cosa fosse per il mio povero cuore ritrovarmelo a quella pericolosa distanza.

Poi, ancora quel sorriso malizioso. Alzò la mano e la aprì con il palmo verso l'alto.

- Il mio accendino -

Che vergogna. Che cosa imbarazzante!

Arrossi violentemente. Il mio cervello andò completamente in confusione, perso tra il sentimento di vergogna e di autocommiserazione, di panico e autoinsulto.

Cercai di comporre un pensiero sensato, tutto inutile.

- Oh...certo! Scusa...-

Mentre gli rendevo il suo accendino, appoggiandolo sulla mano che ancora aspettava aperta sotto il mio naso, mi sentii un perfetta idiota.

- Buonanotte – scappai via prima che potesse vedermi arrossire a testa bassa, cosa che, credetemi, era lampante.

Attraversai a razzo il salotto, e feci appena in tempo a sentire una risatina divertita prima di spalancare la porta della mia camera, e di chiudermela alle spalle.

- Come puoi essere una persona così imbarazzante?!- lo sussurrai disperatamente a me stessa prima di lasciarmi cadere seduta contro la porta, fino a toccare terra.

Abbandonai la testa contro il legno e sospirai.

Mi odiavo per non essere stata mai in grado di resistergli. Tom ovviamente sapeva della mia “piccola” cotta, che più che essere davvero piccola aveva sfortunatamente dimensioni galattiche, e mi aveva più volte cercato di mettere in guardia.

Inutile dire che erano tutti sforzi inutili: più mi diceva che aveva una fila spropositata di ragazze, e che non si faceva pregare nel riceverle una ad una, più io mi innamoravo perdutamente di lui.

Illusa, speravo di poter essere quella persona che potesse farlo cambiare...tutte stronzate. Tutte.

Non sarebbe mai accaduto. Ma io, come tutte le donne, più mi rendevo conto di non poterlo avere, più lo volevo.

Mi strofinai la faccia cercando di rimuovere l'immagine di quella che doveva essere stata la mia faccia quando si era avvicinato in quel modo, sicuramente una delle più stupide del mio repertorio.

Mi alzai, tentando di farmi coraggio e tornare a letto. Inutile che dica quanto ci misi a riprendere sonno quella notte.

Mi addormentai immaginando di essere una persona diversa, desiderando di poter essere finalmente quella giusta...

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Capitolo 3
*** Tease ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

 

*Note dell'Autore*: Scusandomi per la lunga attesa, ricomincio a postare la storia sperando di confrontarmi con qualche lettore ;) 

 

Buona lettura

 

B. 


 

DANNY

 

Mi svegliai quella mattina sentendo un delizioso profumo di pancake e miele. Feci per girarmi e godermi un altro po' di sonno, ma sentii tutti i muscoli doloranti e incriccati: grugnii infastidito e mi portai una mano al collo.

Aprii gli occhi, e mi resi subito conto del perché di tante cose: non ero in camera mia nel mio letto, ma sulla poltrona del salotto di Tom, il che spiegava le ossa rotte e il profumo proveniente dalla cucina.

Dovevo arrivarci subito, quando mai a casa mia ci si sveglia al profumo di pancake?! Al massimo era odore di bruciato, delle frittelle che aveva tentato di preparare mia sorella Vicky e che finivano dirette nel cestino.

Poverina, non era molto dotata in cucina.

Dopo essermi stirato fino a sentire qualche ossa tornare al proprio posto mi alzai e attraversai il salotto, aprii la porta della cucina e fui accolto da un Tom di spalle, fischiettante e con un bel grembiulino giallo che finiva di preparare la colazione ai fornelli.

- Amico mio, se non sapessi che sei fidanzato probabilmente penserei che tu sia decisamente gay- Sorrisi e andai a sedermi al tavolo della cucina.

Tom si voltò e mi fissò con un sopracciglio alzato.

- Sono scioccato. Ha parlato quello che prima di uscire passa due ore in bagno a stirarsi i capelli! -

- Touchè - quando si voltò per portarmi il piatto con i pancake appena cotti dovetti trattenermi per non scoppiare a ridere: già il grembiulino giallo era al limite della decenza, ma le farfalline cucite sul davanti erano improponibili.

- Ti prego, dimmi che almeno è di tua madre e non è tuo - indicai le farfalle e lo guardai divertito, mentre Tom diventava rosso per l'imbarazzo.

- Ma a te cosa... - fu interrotto dalla porta della cucina spalancata di botto, e guardammo entrambi in quella direzione.

Ringraziai il mio autocontrollo, perché altrimenti le sarei scoppiato a ridere in faccia: Felicity, la cugina di Tom, stava in piedi sull'entrata, la mano aggrappata alla maniglia come fosse questione di vita o di morte con un'espressione buffissima.

Le sorrisi sapendo esattamente quello che stavo facendo.

Per tutta risposta si precipitò in apnea a sedersi nella sedia più lontana da me e prese a fissare il tavolo.

La squadrai per un po', divertito. Se devo dirla tutta non la ritenevo per nulla brutta. Anzi. Ci avrei fatto molto più che un pensiero.

Se non fosse che Tom mi stava come un avvoltoio sul collo ogni volta, a ricordarmi quanto mi avrebbe fatto soffrire corporalmente se io avessi osato torcerle un capello.

E dato che sapevo benissimo di non avere nessuna voglia di impegnarmi, abbandonai il pensiero, dedicandomi a tutte quelle bellissime ragazze del pianeta ancora single.

E non solo quelle single.

Sorrisi.

Mi piaceva stuzzicarla però. Era la persona più goffa e imbarazzante che conoscevo e non riuscivo davvero a resistere, sapendo benissimo che le piacevo. Non c'era bisogno che Tom mi dicesse nulla, dal suo viso si poteva capire tutto quello che le passava per la testa.

- Buongiorno! - Tom la salutò felice portandole il suo piatto con la colazione.

Mugugnò qualcosa che avrebbe dovuto essere una risposta mantenendo gli occhi fissi sul tavolo.

- E' così interessante il tavolo? -

La sua testa scattò come una molla e mi restituì per qualche secondo uno sguardo terrorizzato. Cercò subito di ricomporsi.

Oramai conoscevo le sue reazioni come le mie tasche. Erano...carine....

- Oh...ehm....Buongiorno Dan – sfoderai uno dei miei migliori sorrisi.

- Buongiorno piccolina – Oh, lo so....era così divertente però....

Diventò rossa come un pomodoro e stavo per continuare quando ricevetti una gomitata nel fianco: Tom mi fissava accanto a me con uno sguardo eloquentissimo, a cui risposi con un'espressione innocente.

Presi a mangiare i miei pancake con gusto studiando ogni tanto i due cugini che avevano preso a parlare tra loro dei piani per la giornata, quando non ce la feci e mi intromisi di nuovo.

- Sai, io e tua cugina stanotte ci siamo incontrati – non ce la feci neanche ad alzare lo sguardo dalla colazione, perché sapevo che sarei scoppiato a ridere all'istante: mi sentivo addosso due occhi che mi stavano praticamente forando la testa, e non mi ci volle molto a capire di chi erano.

- Ah si? E dove....- Tom, che si era seduto nel frattempo accanto a me, si bloccò a metà frase come se improvvisamente avesse realizzato qualcosa.

Cercai di mantenere il controllo e lo fissai serio, ma la sua faccia nel frattempo era diventata pallida e ci fissava a turno con gli occhi fuori dalle orbite.

Vedevo le rotelline del suo cervello lavorare furiosamente.

E la reazione sarebbe arrivata in tre. Due. Uno.

- Danny Jones! -

Appunto.

- Non avrai osato! - gli scoppiai a ridere in faccia.

- Tom, che hai capito, ci siamo incrociati in cucina... - con la coda dell'occhio vidi che Fliss era di nuovo bordeaux, e un po' mi sentii in colpa.

Ma fu una sensazione che se ne andò così come era venuta.

Tom si rilassò accanto a me.

Continuai rivolgendomi a lei - Comunque stanotte pareva che avessi visto un fantasma -

Sprofondò nella sedia imbarazzata.

- Di solito è James che si ferma a dormire...n-non mi aspettavo di vederti -

- Doveva esserci anche lui, ma deve aver combinato qualche cavolata a casa sua perchè sua madre gli ha vietato di uscire per un po' – Tom fece spallucce e continuò a mangiare incurante dello sguardo che io e sua cugina ci stavamo scambiando.

- Magari Fliss sperava di incontrare lui.....dì la verità: ti piace!-

Sono abbastanza sicuro di averle visto arrossire anche l'attaccatura dei capelli! Scoppiai a ridere e mi guadagnai un'altra gomitata, un po' più forte di quella precedente.

Subito dopo suonò il campanello di casa e lei si alzò di corsa e uscì dalla cucina.

Cercai di fare finta di nulla, ma evidentemente Tom non era della stessa idea visto che mi stava fissando minaccioso.

- Oh Tom, andiamo, che avrò mai fatto?! -

Alzò gli occhi al cielo e si alzò dal tavolo.

- Fallo ancora e fai una brutta fine -

Ridacchiai tra me e finii la colazione in silenzio.  

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Capitolo 4
*** Scary perspective ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

FELICITY

-Ciao zia!- la salutai con calore. Corsi a darle un abbraccio, che accettò volentieri. Che donna meravigliosa!
-Ciao Felicity, tesoro. Come va oggi? Tom ti ha già rimbambito con la sua musica?-
-HEY!- Un Tom oltraggiato e offeso uscì dalla cucina con la mani sui fianchi.
-Non rompere, tanto dovrai sopportarci ancora per poco- Debbie sorrise al figlio lasciando però me con un’espressione confusa.
Sopportarci ancora per poco?
-Cosa mi sono persa?- Debbie mi sorrise dolcemente e allungò una mano per accarezzarmi una guancia in un gesto molto materno.
-Tom a breve formerà un gruppo musicale, non te lo ha detto? Si trasferisce questo fine settimana…- La notizia mi colpì in piena faccia come uno schiaffo.  
Confusa, guardai ripetutamente prima Debbie poi Tom che abbassò lo sguardo.
Sforzai un sorriso.
-Oh...che notizia! Io…ecco…vado un attimo in camera mia. Ho…dimenticato di….- Mi guardi attorno imbarazzata non riuscendo a trovare lì per lì uno straccio di scusa plausibile -….Vado!-
Senza lasciare tempo a nessuno di fare domande corsi in camera mia e chiusi la porta velocemente dietro di me. Sospirai profondamente e mi sedetti sul letto.
Che mattinata interessante.

In quel momento ero confusa, scioccata e ce l’avevo a morte con Tom. Non avevo bisogno di chiedere ulteriori particolari: mio cugino, con cui ero cresciuta come se fossimo fratello e sorella, non mi aveva detto nulla di una cosa così importante.
Sbuffai frustrata e mi lasciai andare all’indietro sul letto, guardando il soffitto bianco, le braccia dietro la testa e le gambe penzoloni dal letto.
Non ero 'sola', intendiamoci: la famiglia di Tom era composta da persone meravigliose, e Carrie, la sorellina piccola di Tom, era una bambina adorabile, sempre attenta e con una vitalità contagiosa.

Ma io ero cresciuta con Tom.
Gli avevo confidato tutto. Dalle ansie scolastiche, agli amori passeggeri. Così come avevo condiviso tutto con lui, dal diploma alle vacanze in famiglia al diventare grandi insieme.
Mi avevano accolto quando i miei genitori si erano separati, ed ero rimasta con loro sentendomi parte della famiglia.
Tom sapeva tutto dei miei sentimenti riguardo alla questione mamma e papà, e io sapevo tutto delle sua passioni, dal teatro alla musica. Quest’ultima soprattutto ci aveva tenuti impegnati per ore a discutere su quale fosse il modo migliore di combinarci qualcosa di serio e ad ascoltare tutti i testi che scriveva chiusi in camera sua.
Il fatto che avesse deciso di non dire nulla proprio a me, mi aveva ferita.

Sentii un timido bussare alla porta di camera mia, e alzai gli occhi al cielo scocciata. Sapevo già chi era.
-Per l’amor del cielo Tom, cosa vuoi…-
Non sentii più nulla per qualche secondo, poi con la coda dell’occhio vidi la maniglia abbassarsi. La porta si aprì e un ciuffetto biondo fece capolino timidamente nella stanza.
Focalizzai di nuovo il mio sguardo sul soffitto, decisa ad ignorarlo.
-Fliss…- sentii il letto abbassarsi accanto a me e voltai la testa nella direzione opposta. Tom fece un sospiro e poi iniziò cautamente a parlare.
-Mi dispiace che tu l’abbia saputo così. Volevo dirtelo io, sai quanto ci tengo a questa cosa e volevo darti io la notizia-
-Pensavi di dirmelo giovedì sera?- mi voltai di scatto guardandolo con rabbia e mi misi a sedere. Distolsi lo sguardo da lui prendendo a fissare il pavimento. Non potevo sopportare l’espressione ferita che aveva ma in quel momento pensavo di avere tutto il diritto di essere arrabbiata.
Mi prese la mano e mi costrinse a guardalo con la mano libera.
Sperai che non vedesse le lacrime che stavo trattenendo.
-Io ti voglio bene come una sorella, non trattarmi così…- 
Tolsi la mia mano dalla sua e sbattei i pugni sul letto.
-Ma Tom, tu mi lascerai sola!-
-Ma non sei sola-
-LO SO TOM, NON SONO STUPIDA!- Inspirai a fondo cercando di calmarmi prima di continuare.
-E’ solo che….tu non ci sarai….- Abbassai lo sguardo quando le lacrime iniziarono a scorrere senza più riuscire a fermarle, fino a che sentii due braccia stringermi.
-Ssshhh….- Mi accarezzò i capelli dolcemente -..cosa credi, che per me sarà facile staccarmi dalle donne della mia vita?- Risi tra le lacrime e gli tirai un pugno sul petto.
-Sappiamo benissimo che non vedi l'ora!- Ridemmo entrambi e ci sedemmo sul letto a gambe incrociate, l’uno di fronte all’altra. 
Non faticavo a credere che fosse dispiaciuto in realtà. Ora che lo guardavo bene aveva un’aria sfinita come non ci avesse dormito la notte.
-Non sapevo come fare a dirtelo…- si guardò le mani imbarazzato e dispiaciuto insieme e mi dispiacque improvvisamente di essere stata così dura. 
Decisi di credergli.
-Raccontami-
Sorrise.
-Ti ricordi che abbiamo fatto quelle audizioni io e Danny per trovare un bassista e un batterista?-” annuii e continuò.
-Beh….li abbiamo trovati! Il batterista si chiama Harry e ha la mia età, è molto simpatico e ha un buon senso del ritmo…per non parlare del bassista! Diciamo che non è proprio un mostro del basso, ma a quello rimedieremo. Ha qualcosa di...speciale!Si chiama Douglass, ma gli dovrò trovare un soprannome meno serio- sorrisi al suo entusiasmo e mi asciugai le ultime lacrime che mi restavano sulle guance.
-Dovresti conoscerli sai? Harry ti piacerebbe tantissimo...E Douglass ha solo un anno in meno di te ed è un ragazzo molto…- Ci pensò su un attimo -…particolare! In ogni caso c’è questa casa discografica che ci ha aiutato a fare le selezioni che ci ha offerto un contratto con loro, a condizione che partissimo subito per andare a vivere tutti insieme in questa casa che ci metteranno a disposizione-.
Vedendo il mio sguardo confuso si affrettò a spiegare.
-E’ per conoscerci meglio, adattare il suono dell’uno all’altro e comporre per l’album che uscirà appena saremo pronti-.
Lo fissai per qualche secondo prima di parlare.
-Quindi…- era la domanda che mi faceva più male fare -…se la cosa della band prende corpo starai via per sempre?-
Fece per rispondere ma le parole gli si bloccarono in gola, il che rese non necessaria una risposta esplicita. Sorrisi, cercando di non far pesare il mio stato d’animo su di lui.
-Sono contenta per te Tom
-Sono finalmente felice Fliss. E' l’occasione di una vita, ma non vorrei doverti lasciare qui…sei la mia migliore amica, come una sorella per me…anzi- storse il naso e fece una faccia schifata -…molto meglio di una sorella. Non ti paragonerei mai a quel mostriciattolo di Carrie!-
Scoppiammo a ridere insieme, poi calò un silenzio imbarazzato per qualche secondo. 
-Non ti posso promettere che potrò venire tutte le settimane, perché non dipende solo da me…ma ti prometto che farò il possibile per venire appena posso, e ci sentiremo tutti i giorni- mi feci subito intenerire dalla sua dolcezza e ci scambiammo un abbraccio veloce. Fece per alzarsi dal letto ma si fermò e tornò a sedersi.
-E’ tutto a posto allora? Pace?-
-Certo... ma ora vattene prima che io cambi idea!” Ci scambiammo un sorriso e uscì dalla stanza.



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Capitolo 5
*** Little tricks ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

FELICITY

In realtà, proprio tanto bene, alla fine, non andava.
Avrei voluto sbattere la testa tante volte al muro quante ne sarebbero servite per svuotare la testa dalle mie paure.
Alzai gli occhi al cielo mentre cercavo di fare zapping e trovare un programma decente da guardare.
Mi presi a schiaffi mentalmente: mi sentivo come se un pezzo di pavimento mi fosse stato appena tolto da sotto i piedi. Neanche fossi una melensa fidanzata. Patetica, ero semplicemente patetica.
Ma Tom si preoccupava di me, di sua sorella, di sua madre, come se ci comprendesse a pieno e volesse farci sentire al sicuro nel suo grande abbraccio.
Come avrei fatto senza?
Persa nei miei pensieri com’ero non mi ero accorta dell’arrivo di una piccola figura riccia, che mi fissava alla mia destra con i suoi occhioni dolci.

-Felicity?- sobbalzai, poi quando vidi chi era le sorrisi.

-Ciao Carrie, tutto bene piccoletta?- mi sistemai composta e le feci cenno di avvicinarsi, per poi prenderla per i fianchi e metterla seduta accanto a me.

Sulle prime non rispose.
Poi vidi un grosso lacrimone formarsi su entrambi i suoi occhi e cadere poco dopo, così come le curve della sua bocca. No, no, per favore, no! Non sono brava a consolare i bambini!
Tirò su con il naso poi si asciugò con la manica della maglietta le lacrime che le scendevano velocemente.

-Tom dove va?- Oh, fantastico.

-Ho visto delle valigie nella sua stanza- proseguì timidamente.

Maledissi mentalmente tutta questa storia: dovevo essere proprio io a dover spiegare a quest’adorabile creaturina che quello schizzato di suo fratello stava per trasferirsi?
Le accarezzai la testa e le asciugai con i pollici le guance non sapendo che altro fare sulle prime. Poi mi resi conto che mi stava guardando aspettando una mia risposta e cercai di elaborarne una decente.

-Tom non ci sta salutando per sempre, tornerà a trovarti tesoro- le sorrisi dolcemente e cercai il modo più gentile per farle accettare quello che in realtà non faceva piacere neanche a me.

-Tom sta andando a fare una cosa bellissima lo sai?-

-Cosa?- Mi fermai un momento per pensare a cosa dire.

-Vedi Carrie, lui sta andando a realizzare un suo grande sogno: lui vuole fare della bella musica...che faccia sorridere le persone!- sgranò gli occhi, segno che avevo la sua attenzione e che l’avevo interessata, così continuai.

-Ma la cosa più bella per noi è che, quando diventerà famoso e tutti vorranno conoscerlo, ci porterà dovunque vogliamo andare!- Poi un'idea mi balenò per la mente. La vendetta è un piatto che va servito freddo caro il mio Tom.

-Sai cosa facciamo?- sgranò gli occhi e mi sorrise entusiasta nonostante il viso ancora rigato dalle lacrime.

-Andiamo a Disneyland?!- Risi di gusto alla sua idea.

-No tesoro, ancora meglio: ci facciamo portare al concerto dei BackstreetBoys!- Appena sentì nominare il nome del suo gruppo preferito iniziò a saltare e a battere le mani contenta. Un urletto di giubilio le scappò dalla bocca senza riuscire a contenersi.
La abbracciai e le baciai la testa, soffermandomi qualche minuto in più per godere del suo profumo naturale.

-Adesso vai, e fai una lista di tutte le cose che chiederemo a Tom quando sarà famoso-

Saltò fuori dal mio abbraccio e giù dal divano in una frazione di secondo, corse verso camera sua e ci si infilò dentro tra un urletto e l’altro.
Scossi la testa ridendo.

-Grazie Fliss, ti girerò il conto di tutti i concerti a cui la dovrò portare per colpa tua-

Non mi ero accorta della presenza di Tom alle nostre spalle e mi girai disorientata. Appoggiato alla porta della cucina e con le braccia incrociate mi guadava ironico, con un sopracciglio alzato.
Arrossii.

-Sei tu che te ne v...- Fui interrotta dalla vibrazione del suo cellulare, chiaramente udibile dalla tasca dei suoi pantaloni. Cercò subito di prendere la chiamata e appena ebbe riposto tornò in cucina chiudendo la porta alle sua spalle.
Sbuffai frustrata.
Erano giorni che passava le giornate al telefono a parlare con questo fantomatico manager che chiamava ogni due per tre per motivazioni che a quante pare erano top secret e inspiegabili. Invece che passare gli ultimi giorni qui a casa con noi lui si faceva i fatti suoi e passava giornate intere al telefono. Prima con il manager, poi con Danny e poi non so con chi altro.
Incrociai le braccia e sbuffai di nuovo.

Meraviglioso. Semplicemente meraviglioso.

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Capitolo 6
*** A little secret ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

FELICITY

Ultimo giorno di Tom a casa.

E i miei nervi stavano saltando.

Sempre più impegnato al telefono, sempre più assente, le sue valigie erano già state portate stamattina alla nuova casa. E io il ritratto della felicità proprio.
Per non parlare poi del fatto che ero innamorata persa di Danny dal momento in cui l'avevo visto, e il fatto che anche lui sarebbe sparito nel nulla, senza più avere la possibilità di vederlo chissà ancora per quanto, faceva si che le mie speranze di passare una fine estate decente dopo il mio GCSE e di godermi gli ultimi momenti di libertà prima di cercarmi un lavoro, svanissero nel nulla.

Sbuffai appoggiando la forchetta del pranzo mentre Tom mi passava accanto ancora una volta al telefono – dai, che novità! -, indaffarato in una conversazione serrata.
Alzai gli occhi al cielo.
Raccolsi i piatti che erano rimasti sul tavolo ancora da sparecchiare, li portai poco alla volta nel lavello e aprii il rubinetto.
Il suono dell'acqua scrosciante mi rilassò subito. Appoggiai il mio telefono lì accanto con la musica accesa e cominciai a canticchiare una canzone di Michael Jackson, The way you make me feel, mentre lavavo i piatti.
Il mio umore migliorò all'istante, e dato il testo della canzone, iniziai subito -mannaggia a me - a pensare a Daniel, e ai suoi occhi meravigliosi....certo, lui non portava i tacchi alti -e grazie al cielo-ma faceva fare al mio stomaco i salti mortali ogni volta che mi guardava. Sorrisi al pensiero.
Subito dopo però mi bloccai con la mani nel lavello ripensando al fatto che non l'avrei più rivisto tanto facilmente. Abbassai lo sguardo triste: tutti i miei sogni di gloria circa noi due, circa il fatto che prima o poi avrebbe potuto davvero accorgersi di me e vedermi in modo differente si infransero di nuovo, riportandomi alla dura realtà. Sì, va bene Felicity, come se tutto ciò potesse mai accadere. 
Non so per quanto rimasi lì, l'acqua accesa e le mani tra i piatti, ma ad un certo punto sentii una mano sulla spalla e mi risvegliai all'improvviso.
Mi voltai e vidi Tom che mi fissava con uno sguardo curioso.

- Oh, Tom...sei tu... -

- Chi vuoi che sia, gli altri sono tutti via -

- Come se tu fossi stato presente in questi giorni...- lo dissi mugugnando, ma facendo in modo che capisse. Mi girai e tornai a lavare i piatti.

Mi abbracciò da dietro e appoggiò la testa sulla mia spalla.

- Mi dispiace, ma avevo un “problemino” da risolvere, non avercela con me....altrimenti....-

Senza lasciarmi il tempo di reagire iniziò a farmi il solletico sulla pancia, poi sui fianchi, sotto le braccia, ovunque! Non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere contorcendomi tra le sue braccia, cercando di tenere le mie disperatamente sollevate sopra il lavello per non lavare la cucina.

- Tom!TOM! Ti prego smettila! Tom!! - Ero ormai piegata in due dal ridere quando decise di smetterla di torturarmi.

Si staccò da me mentre cercavo di asciugarmi gli occhi, e si appoggiò al piano della cucina lì accanto guardandomi negli occhi.

- Finalmente un sorriso! A cosa stavi pensando prima? - Lo fissai per un attimo e diventai subito rossa fuoco dalla vergogna.

- A niente....- sorrisi imbarazzata e cercai di tornare ai miei piatti, ma con poco successo.

Mi guardo con occhi saccenti e incrociò le braccia al petto. Il solito caro, vecchio e invadente Tom.

- Secondo te, me la bevo? - non lo guardai negli occhi e sbuffai.

- Impiccione -

- Stronza - scoppiammo a ridere entrambi, poi mentre finivo di sciacquare i piatti e li riponevo nello sgocciolatoio, decisi di raccontargli la verità.

- Stavo pensando a come farò senza di te domani quando sarai partito....e come farò senza....Danny - sentii le mie guance infuocarsi e cercai di non guardare dalla sua parte. Un risolino gli sfuggì dalle labbra.

- Lo sai che faresti meglio a fartela passare questa “cosa” che hai per lui - mi sorrise dolcemente e poi continuò - E comunque io non mi dispererei più di tanto...-

Mi voltai di scatto e lo osservai con attenzione: quello sguardo vispo mi stava sicuramente nascondendo qualcosa.

- Cioè? - spensi l'acqua e mi voltai a guardarlo mentre mi asciugavo le mani bagnate.

- Lo scoprirai presto! - sorrise compiaciuto e fece per andarsene dalla stanza, ma io fui più veloce. Lo presi per la manica della maglietta, costringendolo a girarsi nuovamente.

- Tom. Cosa diavolo hai in mente? -

- Chi? Io?! Nulla nulla! - si divincolò sogghignando dalla mia presa e se ne andò via dalla cucina, lasciandomi come un'idiota con un grandissimo punto di domanda stampato in fronte. Tom che trama qualcosa di nascosto poteva solo voler dire problemi in arrivo.

- Tom, ANDIAMO!NON PUOI FARMI QUESTO, RACCONTAMI! -

- NON CI PENSO NEPPURE TESORO! - mi urlò dalla stanza accanto e lo sentii ridere mentre si chiudeva la porta di camera sua alle spalle.

Maledetto.

Sbuffai per la centesima volta quel giorno, e sbattei l'asciugamano sul tavolo della cucina.

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Capitolo 7
*** Pleasant news ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

FELICITY

Fu. Un settimana. Di MISERIA.

Dopo la sua partenza, mi sentivo un fantasma, giravo di stanza in stanza come un'anima in pena. Mentalmente mi maledissi in tutte le lingue del mondo per quanto idiota io fossi. Girl power proprio...se ne va via mio cugino, il mio migliore amico, e io divento peggio di una di quelle fidanzate protagoniste dei film che si strappano i capelli uno ad uno per le cazzate.
A proposito di fidanzate, la sua era finalmente riuscita miracolosamente a strapparmi dal mio isolamento. Con lei sì che Tom aveva vinto alla lotteria: dolce, gentile, semplice...una specie di angelo insomma.

- Fliss, andiamo, non fare quella faccia! - Guardai Giovanna incredula, mentre attraversavamo la strada che ci portava al ritrovo con i nostri amici.

- Ma Gi, a te non manca?!- finimmo di attraversare e ci dirigemmo verso il parco, attraversandone poi l'entrata.

Mi sorrise comprensiva.

- Certo che mi manca. Ma sia io che lui abbiamo sempre avuto i nostri progetti....- salutammo gli altri da lontano con un cenno della mano -...come io non vorrei essere bloccata da lui, cerco di non farlo io -

Mi sentii uno schifo. Giovanna era la fidanzata perfetta, mentre io ero qui a borbottare perchè mi mancava la sua compagnia. Che persona orribile.

- Guarda un po' chi è uscito dalla clausura! - feci una linguaccia a Simon, un amico della nostra compagnia, seduto sotto un albero a godere della sua ombra.

Hanna, un'altra nostra amica, mi fece spazio sul telo su cui era seduta facendomi un sorriso e mi ci sedetti accanto. Aspettai che la conversazione si perdesse in qualche argomento a random, cosa che, fortunatamente, successe in fretta.
Mentre stavo per rispondere ad Hanna circa qualche personaggio di un film di cui adesso non ricordo neanche il nome, sentii il cellulare vibrare nella mia tasca.

- Scusate...- tirai fuori con qualche difficoltà dalla tasca il telefono e fissai la schermata incredula.

Troneggiava una foto di Tom al centro dello schermo con il suo nome sopra. Guardai un attimo Giovanna con gli occhi fuori dalle orbite e lei mi restituì uno sguardo curioso.
Mi alzai in fretta.

- Scusate, torno subito...- mi allontanai dal gruppo e risposi alla chiamata.

- Thomas Michael Fletcher!! -

- Ciao cugina, sono felice anche io di sentirti! -

- Avrei detto lo stesso se tu ti fossi fatto sentire UNA SOLA VOLTA QUESTA SETTIMANA! - sentii ridere dall'altro capo del telefono.

- Sapevo che avresti detto queste esatte parole!- era come se potessi vederlo sorridere esattamente di fronte a me.

- Tom, avevi promesso - ci fu qualche momento di silenzio, e mi fermai, perchè inconsciamente aveva preso a camminare avanti e indietro nel parco, tesa.

- Hai ragione. Io però se fossi in te mi concederei la possibilità di farmi perdonare...- e ancora una volta, la sua voce tradiva un sorriso. Alzai gli occhi al cielo.

- E come, sentiamo -

- Vai da Gi, ti spiegherà tutto lei -

- Da Giovanna? La tua ragazza? - scoppiò a ridere in risposta al mio tono perplesso.

- Quante Giovanna conosci?! - mugugnai qualcosa che terminò con un va bene, feci per fargli qualche domanda ma mi interruppe.


- Non dire poi che non ti penso mai...Ciao Fliss! - Terminò la chiamata, lasciandomi perplessa a fissare il telefono.

Alzai lo sguardo guardando verso il punto in cui Giovanna era seduta a chiacchierare con gli altri e riabbassai lo sguardo verso il telefono almeno per altre tre volte.
Poi mi avviai.

- GIOVANNA! -



Dire che era stata misteriosa è un eufemismo. Mi aveva solo sorriso, preso per mano e riportata a casa, rifiutandosi di rispondere a qualsiasi mia domanda. Ma che avevano quei due da nascondere?
Sentivo ogni poro della sua pelle fremere per l'eccitazione, il che mi lasciò ancora più in preda al panico. Non che non mi piacessero le sorprese, ma la cosa iniziava ad essere un po' sospetta.

- Giovanna, ti prego, dammi un solo indizio! - La supplicai una volta arrivata davanti alla porta di casa Fletcher, ma come immaginavo mi fece cenno di no con la testa e mi fece segno trionfante di aprire la porta.

- Smettila di rompere e apri la porta! - la guardai incerta per qualche secondo, poi infilai le chiavi nella toppa e le feci girare nella serratura: se era così contenta potevo anche pensare che fosse una cosa bella...ma trattandosi di Tom, qualche possibilità che fosse qualcosa di indescrivibilmente inappropriato, purtroppo c'era.
Levai le chiavi e aprii la porta.
Una volta entrata mi trovai davanti ad uno scenario quantomai insolito: valigie, valigie e ancora valigie sparse per tutto il salotto, uno zainetto e...un attimo. La mia borsa da viaggio?
Sentii la porta chiudersi alle mie spalle.

- Ma cosa diavolo...- mi appoggiò una mano sulla spalla e mi guidò verso il tavolo del salotto, dove stava un biglietto scritto a penna. Lo raccolsi e riconobbi la scrittura di Tom.

Sgranai gli occhi e girai il biglietto cercando qualche altro indizio.

Mi voltai a guardare Gi, che mi fissava estasiata.

- Che vuol dire? -

Mi fece cenno di sedermi sul divano e così feci seguita subito da lei.

- Tom ti vuole bene Fliss, e sa quanto questi anni sono stati difficili per te. Il fatto di averti avuta qui, è servito molto a te perchè lui è diventato il tuo punto di riferimento, ma tu sei diventata il suo -

-Tu sei il suo punto di riferimento...-

- E tu non sei da meno - mi sorrise e continuò - Ora che hai finito il GCSE puoi decidere se continuare a studiare o meno. Ci ha pensato a lungo, ha vagliato tutte le soluzioni possibili. Alla fine, e tu sai bene che è proprio tipico di Tom, si è attaccato al telefono ed è riuscito a spuntarla - il suo sorriso si allargò e fece cenno con una mano a tutti i bagagli sparsi attorno a noi.

- Sempre se tu sei d'accordo, domattina parti anche tu. Nella loro nuova casa di Londra c'è una stanza in più, e Tom ha strappato al suo manager l'ok per farti trasferire in casa con loro, a patto che tu possa aiutare i ragazzi nella gestione della spesa, nella pulizia della casa, della cucina e di tutto quello di cui ci sarà bisogno. A quanto pare il manager è stato persuaso di quanto tu sia una persona organizzata, e di quanto tu possa rivelarti 'fondamentale' per il gruppo da un certo tuo parente...- Mi guardò complice.

Ci fu un attimo di pausa. A quel punto mi ritrovai il cuore direttamente in gola: il mio cervello stava ancora processando quello che aveva appena sentito. Improvvisamente tutto aveva un senso: le lunghe telefonate al telefono, il mistero su quale ne fosse l'argomento, e il fatto che non l'avessi sentito per tutta la settimana...

- Sempre che, ovviamente, tu abbia voglia di prenderti questa responsabilità. Avrai anche un piccolo stipendio per il tuo lavoro.- Mi fissò aspettando una mia risposta ma, credetemi, ero talmente scioccata che in quel momento che stentavo a connettere la bocca al cervello!

- Oh mio Dio.......Stai scherzando?! E' uno scherzo?! - mi guardai attorno incredula.

- Ahah! Credi che avrei passato la mattinata a cercare di convincerti ad uscire se non lo fossi? Guarda che non sei piacevole quando hai quella faccia! -

Improvvisamente fu come se mi fossi risvegliata da un coma profondo.

- Ma Gi, se c'è una stanza libera dovresti andarci tu! Tu sei la sua ragazza! Ne hai diritto! - mi fece cenno con la mano di smetterla e sorrise.

- Non ci sarei andata comunque, ho troppe cose in ballo qui per ora, e poi ho fatto la patente, potrò venire a trovarvi quando voglio! -

Mi fissai le mani non avendo più parole da dire.

- Allora? Lo chiamiamo e gli diciamo che finalmente qualcuno gli cucinerà qualcosa di decente? - alzai lo sguardo e sentii un sorriso spuntarmi incontrollato sul viso.

Mi resi improvvisamente conto di quanto mio cugino tenesse a me e sentii un'ondata di felicità esplodermi in pancia. L'emozione per quella realizzazione era talmente forte che mi mancò il fiato per qualche secondo.

- Va bene! - ci abbracciammo forte e scoppiammo entrambe a ridere sonoramente, stavolta sentendomi incredibilmente più leggera.

La cosa si faceva sempre più interessante...

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Capitolo 8
*** New beginnings ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

DOUGIE




Appoggiai le valigie (fin troppe, fin troppo pesanti) facendomi una nota mentale per ricordarmi di ringraziare mia madre, per tutto quello che ci aveva infilato dentro: dai fazzoletti, al latte per la colazione. Probabilmente non aveva realizzato che i supermercati c'erano anche in questo lato della periferia di Londra.

- Non voglio obiezioni Douglass Lee Poynter! Sei sempre il mio bambino, e sono preoccupata! Quattro ragazzini in casa da soli....se scopro che non mangi abbastanza vengo a prenderti e ti riporto a casa! - 

Sorrisi ripensando alle parole di mia madre, apprensiva come tutte, amorevole come solo mia mamma sapeva essere.
A nulla era servito spiegarle che Lauren, la mia ragazza, sarebbe venuta spesso a farci visita, e che non saremmo stati 'soli' ma con un'intera major alle spalle. Un brivido mi percorse la schiena la solo pensiero.
Guardai la porta di fronte a me: la porta di una villetta a schiera, confinante con due villette esattamente identiche, con un bel giardino e un bell'aspetto, i muri chiari e il sole che al tramonto lasciava riflessi arancioni sulle finestre.
Trattenni il respiro e suonai il campanello.
Non so cosa mi rendesse così agitato e in ansia. Forse il fatto di trasferirmi a 15 anni, senza avere nessuno a raccogliermi ad ogni mio sbaglio come aveva sempre fatto mia madre, forse il fatto di non conoscere ancora il batterista e avere avuto ancora poco a che fare con gli altri due....sta di fatto che i miei nervi si stavano spezzando dalla tensione.
La porta si spalancò di fronte a me e vidi il ragazzo biondo che avevo conosciuto alle audizioni. Mi fissò un attimo poi sorrise tanto che la sua faccia avrebbe potuto spaccarsi in due.

- Dougie!! Posso chiamarti così vero?- gli rivolsi un debole sorriso ma non mi diede il tempo di rispondere, già chinato a raccogliere le mie mille valigie.

- Portiamole in camera tua, poi raggiungiamo i ragazzi in veranda! -

- I ragazzi? - la mia voce suonava debole come se avessi parlato per la prima volta dopo molto tempo. Arrossii pensando a quanto fossi incredibilmente timido e stupido.

Si voltò e mi sorrise.

- Harry e Danny, siamo qui tutti da una settimana!- si voltò e mi fece cenno di entrare con la mano libera.

Che dire di quello che mi trovai di fronte. Mia madre avrebbe chiamato un'impresa di derattizzazione se fosse stata lì in quel momento.
Una settimana e quella che sembrava dai mobili e dalle stanze una bellissima casa, era quanto di più simile ad una discarica che io potessi immaginare.
Cartoni di pizza sul pavimento, bicchieri incastrati nelle lampade, calzini appoggiati sul tavolo di vetro del salotto e chitarre lasciate disordinatamente sul divano.
Sorrisi.
Sarebbe decisamente stata un'esperienza divertente!
Seguii Tom sulle scale in fondo alla sala che salivano fino a sparire dietro una parete.
Immaginai portasse alle camere: un corridoio stretto e lungo mi si aprii davanti e a distanze diverse tre porte facevano capolino, tutte chiuse.

- Puoi scegliere se dormire in questo piano o al piano superiore, c'è una stanza libera su entrambi i piani- 

Appoggiai un secondo le valigie e mi massaggiai le braccia. Mi accorsi che la scala continuava alle mie spalle portando ad un altro piano, così istintivamente decisi.

- Quella su questo piano andrà benissimo -

Con entusiasmo Tom mi precedette, sbattendo le mie valigie contro il muro un numero incredibile di volte.
Che problema aveva con l'equilibrio questo ragazzo?

- Ottima scelta, è l'ultima in fondo al corridoio ed è più grande di quella sopra - Ci fermammo davanti ad una porta di legno.

Si fece da parte, e mi fece cenno di entrare.

- Io dormo nella stanza accanto alla tua, Dan nell'altra mentre Harry al piano di sopra -

Una volta dentro non riuscii a fare a meno di sorridere: la mia nuova stanza era esattamente il doppio di quella a casa, con un armadio enorme ad angolo sulla destra, una finestra in mezzo alla parete e un letto ad una piazza e mezza sulle sinistra. Le pareti erano pitturate di un viola scuro ma con il soffitto bianco e c'era TONNELLATE di spazio per appendere tutti i miei poster!
C'era una scrivania appoggiata alla parete subito alla mia sinistra, con un computer portatile chiuso al centro del piano di legno, e io iniziavo a sentirmi in paradiso!

- Stai scherzando?!-

Sentii ridere alle mie spalle mentre io ancora mi guardavo attorno strabiliato.

- Sarà una fottutissima figata! -

- Lo so! Disfa pure le valigie, ti aspettiamo giù in veranda quando sei pronto – ci scambiammo un veloce cenno di assenso e sparì dalla porta.

Quando non sentii più i suoi passi sulle scale mi decisi a muovermi.

- Rendiamo questa camera una capolavoro...-





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Capitolo 9
*** Funny intuitions ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

*Note dell'autore*: noto con piacere che qualche lettore c'è, e ciò mi ha invogliato a riprendere in mano la storia. Vi ringrazio per esservi fermati qualche minuto a leggere la mia storia, spero vi sia piaciuta fino adesso e che continui a piacervi. Recensioni, positive o negative che siano, sono sempre ben accette. Grazie mille a chi recensisce già ;)

TOM



Tornai al piano di sotto, ma invece che raggiungere subito i ragazzi mi fermai un attimo in cucina, dove avevo lasciato il cellulare.
Ero proprio patetico, ma quel giorno controllai il telefono almeno una ventina di volte in attesa di un messaggio o di una chiamata che mi avvisassero del suo arrivo.
Il fatto che Fliss avrebbe vissuto qui con noi mi faceva sentire finalmente tranquillo: dopo una settimana di contrattazioni ero riuscito ad ottenere dal management quello che volevo, Harry e Danny avevano preso questa notizia con entusiasmo (non fosse altro perché qualcuno ci avrebbe ricordato di essere esseri umani) e io, beh...non vedevo davvero l'ora.
Mentre tornavo dai ragazzi sorrisi per via della sensazione di chiusura allo stomaco che sentivo e a quanto ero emozionato.
Uscii in veranda attraverso l'entrata sul retro, in salotto.

- Chi era alla porta? - mi chiese Harry, seduto su una sedia in giardino e una birra in mano.

- Dougie, il bassista - presi dal tavolo una birra e mi sedetti per terra sull'erba fresca.

- Oh finalmente è arrivato! E dove si è cacciato? - Danny mi chiese venendosi a sedere anche lui accanto a me sull'erba. Si sdraiò e si mise le mani dietro la testa.

- Gli ho detto di sistemarsi prima, poi ci raggiungerà – presi un sorso di birra e appoggiai per terra la bottiglia.

- Oh bene, ora manca solo una persona... - Avrei tanto voluto uccidere Danny per tutte le allusioni che aveva fatto per l'intera settimana. Non vedeva l'ora di poter continuare con il suo piccolo divertimento personale e la cosa iniziava a darmi proprio sui nervi.

- Dan, finiscila qui per favore -

- Chi manca? - Ci voltammo tutti verso la porta.

Dougie stava lì in piedi e in evidente imbarazzo per avere tutti gli occhi su di lui.

- Hey! Ciao! Vieni a sederti! - Harry gli fece cenno di sedersi sulla sedia accanto a lui e Dougie rispose con un sorriso timido, facendo quello che gli era stato detto.

- Deve arrivare la cugina di Tom – Harry gli aprì una birra e lui l'accettò volentieri anche se con uno sguardo ora confuso.

Non aspettai altre domande e decisi di spiegare tutto.

- Felicity starà con noi, ci aiuterà a gestire la casa e tutto quanto... -

- Come se fosse una governante, ma molto più carina! - lanciai un'occhiataccia a Danny che nel frattempo aveva preso a ridere, e giuro che se avesse continuato in questo modo gli avrei staccato le sue preziosissime dita una ad una.

Anche Harry rideva di gusto, più per la mia faccia penso, ma notai che Dougie era stranamente silenzioso.

- Qualche problema? - lo strappai dalla bolla in cui si era rinchiuso improvvisamente. Mi fissò per qualche secondo senza sapere cosa dire.

- No, è che...pensavo che saremmo stati solo noi ragazzi, tutto qui -

- Sarà divertente avere una ragazza in giro per casa - Harry si stirò e appoggiò i piedi sul tavolo.

- Non vi fate strane idee! - Ma tutte le mie resistenze sembravano essere del tutto inutili: Danny e Harry iniziarono a farmi mille domande su com'era, quanti anni aveva, se aveva mai avuto un ragazzo, se era simpatica...mi innervosii e sbottai, sbuffando.

- Basta! - Poi sentii dei rumori provenire dal salotto. Non feci in tempo ad alzarmi da terra che dei passi si avvicinarono veloci fino alla porta del giardino. Sorrisi.



HARRY



-Tom!-

Un fulmine attraversò la porta e collise con Tom a metà strada, davanti al tavolo.

-Whoa... - esclamai e posai i piedi per terra. 

Appena riuscii a realizzare cosa fosse successo capii che il fulmine doveva essere Felicity e mi presi qualche attimo per contemplare la scena. Certo che vedere il sorriso sulla faccia di Tom mentre l’abbracciava era incredibile. Non l’avevo visto sorridere così in tutta a settimana.
Entrambi avevano gli occhi chiusi fermamente, assaporando quella che si vedeva essere una grandissima felicità ed era come se, mentre si abbracciavano e Tom la sollevava da terra, la sentissero talmente forte da sentirla esplodere più grande di loro.
Sorrisi mentre li fissavo sbalordito. Oh beh, so essere sentimentale all’occorrenza.
Finalmente si staccarono ancora senza fiato per l’emozione, e si fissavano ancora felici come se fossero soli. C’era un legame tra loro che non riuscivo ad afferrare completamente, ma era sicuramente molto forte.
Danny finse un colpo di tosse, ed entrambi si risvegliarono improvvisamente. Tom la prese per mano, mentre lei fu come se si fosse resa conto improvvisamente di avere degli spettatori.

-Ragazzi, lei è Felicity- alzò la mano in segno di saluto guardandosi i piedi. 

Quando alzò gli occhi tutto si fece molto più interessante: aveva due begli occhi marroni con delle sfumature verdi, contornati da un trucco nero e intenso, la carnagione chiara e i capelli le ricadevano ribelli sulle spalle, castani con dei riflessi che rilucevano sotto il sole. Indossava una canottiera bianca che le metteva in risalto il seno e dei jeans corti, accompagnati da un paio di sneakers bianche.
Non persi certo tempo.
Mi alzai dalla sedia e in poco tempo avevo fatto il giro del tavolo pronto a presentarmi, ma non feci in tempo. Danny era stato più veloce e me lo ritrovai di fronte a sbarrarmi il passaggio.
La stava abbracciando e, dalla faccia che lei stava facendo, penso che ne fosse totalmente scioccata.

-Fliss! Ti stavamo aspettando, non vedevamo l’ora!- E dopo questa sua frase, credo che tutto fosse improvvisamente 10 volte più interessante. Sorrisi consapevole finalmente di tutto quello che avevo di fronte e incrociai le braccia, attendendo che tutte quelle smancerie finissero.

-Ma si conoscono già?- non mi ero accorto che Dougie si era portato accanto a me e fissava la scena accigliato.

-E’ tutta la settimana che stuzzica Tom su sua cugina. Direi di si. Dimmi, cosa vedi?- Mi fissò con un sopracciglio alzato.

-Un pallone gonfiato?- Scoppiai a ridere.

-Già, un pallone gonfiato che non vuole dividere il suo giocattolino-

Alzò gli occhi al cielo e fece un passo in avanti. Bussò sulla spalla di Danny, che nel frattempo stava per abbracciarla per la centesima volta.

-Scusa, se la lasci respirare magari può presentarsi-

Danny si voltò a fissarci e ci guardò per qualche secondo boccheggiando senza sapere cosa dire. Mi lasciai scappare una risatina divertita che lo fece sprofondare.

-oh...- fece un passo indietro e Doug fu il primo a tenderle la mano. Lei nel frattempo cercò di ricomporsi.

-Sono Douglass, ma puoi chiamarmi Dougie- lei sorrise immediatamente e scambiò con Tom uno sguardo complice. Allargarò il suo sorriso per Dougie e gli strinse la mano.

-Felicity, piacere-

-Harry- mi rivolse la stessa espressione e mi prese la mano con stretta decisa.

-Piacere di conoscerti!-

Mentre ancora ci tenevamo la mano notai con la coda dell’occhio Danny accigliato. Decisi di divertirmi un po’.

-Il piacere è mio- le feci l’occhiolino e lei arrossì leggermente sulle guance in maniera molto dolce.

Prima che Danny potesse dire o fare qualcosa mi mossi e le presi le spalle. Appoggiai la mia mano aperta sulla sua spalla, accarezzandola impercettibilmente.

-Ti porto a fare un giro della casa, vuoi?-

-Oh! Certo!- mi avviai verso la porta portandola con me.

-Harry!- Feci finta di non sentire Tom e tantomeno Danny che continuava a ripetere che il giro della casa avrebbe potuto farlo più tardi.



Era ormai mezz’ora che l’avevo rubata al gruppo. Mi piaceva sempre di più parlarle: era molto simpatica, alla mano, e con una gran voglia di iniziare qualunque cosa avrebbe dovuto fare nella nostra casa. Anche se non le era ben chiaro cosa fosse.
Non avevo intenzione di provarci con la cugina di Tom, sia chiaro. Mi avrebbe sbranato nel giro di pochi minuti se lo fosse venuto a sapere, L’idea di avere una ragazza in giro per casa, però, mi rendeva euforico.
E anche l’idea di sgonfiare un po’ Danny, sinceramente. Adorabile ragazzo, ma con un ego decisamente spropositato.
La ascoltai mentre iniziava a sistemare tutte le sue cose negli armadi, seduto sul letto.

-...Oh, e poi canto anch’io sai?- Arrossì -Per hobby,ovviamente non sono brava come Tom....ma io parlo, parlo, e probabilmente tu ti sarai rotto di starmi a sentire- un’ondata di simpatia per quella ragazza mi travolse. Veniva quasi voglia di abbracciarla quando era imbarazzata come in quel momento.

-Figurati..Mi fa piacere parlare con un essere umano!- scoppiò a ridere per poi addolcire il suo sorriso guardando la porta.

-Tom, ho iniziato a sistemare se non ti dispiace, era l’unica stanza libera-

Tom oltrepassò la soglia e venne a sedersi accanto a me su quello che sarebbe stato il letto di Felicity.

-Hai fatto bene. Allora Harry, hai finito di importunarla?- gli tirai una pacca sulla spalla fingendo un’espressione scioccata.

-TOM! Sono tremendamente offeso!-

-Ma finiscila, mi ha fatto compagnia invece!- Mi sorrise e raccolse dal pavimento una bustina e una trousse.

-Se mi spieghi dov’è il bagno vado a portarci le mie cose-

-E’ l’ultima porta del corridoio sulla destra, vai pure-

Trotterellò fuori contenta, mentre io improvvisamente iniziai a sentirmi osservato.

-Non-

-Non ci provare neanche capito?!- Imitai la versione autoritaria di Tom con un'espressione serissima.

Dopo esserci osservati per qualche secondo scoppiammo a ridere entrambi.

-Ah, di te mi posso fidare...- mi diede una pacca sulla spalla. Poi lanciò un’occhiata alla porta e mi si avvicinò.

-E’ di Dan che non mi fido. E’ tutta la settimana che mi fa saltare i nervi! Dannazione, è il ragazzo più simpatico del mondo ma quando è in modalità 'conquista' è insopportabile-

-Non ci pensare, godiamoci la serata-

Mi guardò per qualche secondo, poi una lampadina gli si accese in fronte.

-Birra pong?!- scoppiai a ridere e mi alzai.

-Solo se siamo in squadra insieme- si alzò e mi strinse la mano deciso.

-Non mi perderei quei due ubriachi per nulla al mondo!-

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Capitolo 10
*** Teasing The Wild Beast ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

*Note dell'autore*: Chiedo scusa se la storia è stata un pò lenta fino adesso...ma le cose iniziano a farsi un pò più interessanti con questo capitolo...buona lettura!

FELICITY




.Due mesi dopo....


- Harry, sei bello, non ti preoccupare- mi ero appena guadagnata una linguaccia e risi mentre si specchiava per la centesima volta.

- Vorrei che mi trovassero bello anche tutte le altre ragazze, cara – si sistemò un ciuffo di capelli che gli ricadeva sulla fronte.

Finsi un'espressione oltraggiata.

- Cosa vorresti dire? Che la mia opinione non conta?! - alzò gli occhi al cielo e finalmente abbandonò lo specchio, venendosi a sedere accanto a me.

- Tu sei innamorata di me, non saresti obiettiva – cercò di farmi un sorriso innocente, sbattendo le palpebre.

- Oh certo, non vedo l'ora di infilarmi nel tuo letto Judd, tengo una tua foto nel portafogli. Oh, a proposito, non avevi promesso di regalarmi una foto più grande?!–

- Lo so, lo so, vedrò di ordinarti quella gigantografia che volevi mettere in camera tua -

- Oh grazie Harry, cercherò di non eccitarmi troppo guardandola- feci la forma di un cuore con le dita e me la misi sul petto, poi gli mandai un bacio con occhi sognanti.

Reggemmo lo sguardo serio per qualche secondo poi scoppiammo entrambi a ridere. Sospirai e gli appoggiai una mano sulla spalla.

-Andiamo rubacuori, ci sono un sacco di ragazze là fuori che ti aspettano! -

mi guardò storto squadrandomi da capo a piedi. Poi mi indicò con un gesto schifato.

- E tu avresti intenzione di andare a ballare vestita......Così?-

Mi guardai stupita. Ero vestita bene, senza niente di troppo appariscente né sciatto. Dunque?

-Perchè, cos'ho?!-

Fece un cenno di disapprovazione con la testa.

- Quando mai lo trovi un ragazzo tu così! - ero indecisa se sentirmi offesa o terrorizzata.

Mi irrigidii.

- Io non esco con l'intento di...-

- Ma fammi il piacere, non è che puoi....DEVI! - si alzò di scatto e mi trascinò in piedi con lui.

- Forza, andiamo a scegliere qualcosa che sia più....eccitante –

-HARRY!- rise e mi trascinò da camera sua fino alla mia.



Mi fissai sconvolta allo specchio per qualche secondo.

-Harry, non posso uscire conciata così – mi si portò alle spalle, un sorriso orgoglioso dipinto sulle labbra, le mani sui fianchi.

-Oh, io dico di sì....sapevo che quella gonna prima o poi sarebbe tornata utile! – Mi aveva costretto ad indossare l'unica minigonna che avevo nell'armadio, che LUI mi aveva forzato a prendere un paio di settimane prima, ma fosse stata solo quella avrei potuto anche tirare un sospiro di sollievo.

Aveva scelto, tra tutte le mie magliette, quella più scollata di tutte che ovviamente normalmente portavo con sotto un top, per mascherare la scollatura.
Tutta rigorosamente vestita in nero. Rigorosamente in tacchi alti.

- Ma io cadrò da questi cosi! E sarà la volta buona che finirò o a gambe all'aria o con le tette in faccia a qualcuno....Harry, per favore! -

Mi voltai e lo supplicai anche con lo sguardo, sentendomi molto più che a disagio. La sua espressione si addolcì e mi accarezzò la guancia destra fissandomi teneramente.

- Ma tu sei bella, la vuoi capire? Tirale fuori queste gambe, fatti notare per una volta -

Avrei tanto voluto raccontargli di quello che provavo per Danny.
Eravamo molto amici io e lui, in poco tempo ci fidavamo già l'uno dell'altro. Avrei potuto sfogare quel peso che mi portavo dietro e finalmente avere una spalla per condividerlo. Dan in quel periodo non aveva certo cambiato il suo comportamento...io non dico di essermi pentita di aver accettato quel lavoro, ma ci stavo davvero male.
Tom non era utile in questo: so che se gli avessi parlato ancora di Danny e di tutto quello che provavo per lui mi avrebbe detto sempre le solite quattro cose, cercando di farmi desistere.
Feci per aprire bocca e spiattellare tutto. Avrebbe capito il mio poco entusiasmo nell'uscire con loro in qualche club pieno di ragazze tutte curve.
Come avrebbe capito che non volevo vedere Danny sbavare dietro al fondo schiena di ognuna di loro. E non volevo mettermi più in imbarazzo di quello che già ero attirando l'attenzione su di me. Avrei sicuramente fatto qualche figuraccia.
Ma non riuscii a dire nulla e gli sorrisi, finta.

- Farò finta di sentirmi a mio agio – trionfante mi circondò le spalle e ci avviammo verso la porta.

- Così mi piaci!- Beato lui e il suo entusiasmo.




HARRY



La musica era alta e ti si insinuava dentro, i bassi così vibranti e le luci basse e confuse rendevano ancora più eccitante la nostra prima serata fuori.
Con una casa nostra e indipendente non avevamo davvero sentito il bisogno di uscire.
Ora che ci conoscevamo meglio e avevamo passato molto tempo insieme ci era venuta l'esigenza di rimettere il naso fuori casa e passare una serata differente.
Feci un giro per la discoteca, guardando le ragazze in pista.
Flirtai con un paio di ragazze e riuscii a rimediare un numero di telefono da una davvero carina, così, soddisfatto, tornai al tavolo che avevamo prenotato, dove avevo lasciato gli altri circa un'oretta prima.


FELICITY


Che imbarazzo.
Mi aveva fatto vestire come una squillo, trascinato qui, per poi lasciarmi al tavolo da sola. Me l'avrebbe pagata.
Oh beh, ma non ero sola, c'era quell'essere, Douglass, che dopo l'apparente gentilezza dei primi giorni, oramai erano settimane che mi evitava come la peste. E ora, mi sedeva il più lontano possibile quasi come se puzzassi. Ma che avevo fatto di male?!
Tom era andato in bagno circa quindici minuti prima, e chissà dove si era perso per non essere ancora tornato indietro.
Mi allungai per tentare di scorgere Danny in mezzo alla folla di gente in pista.
Ma ad un certo punto avrei preferito non averlo mai fatto.


HARRY


Ero quasi arrivato al tavolo e alzai la mano per segnalare a Fliss la mia presenza. Mi avrebbe ucciso per averla lasciata da sola con Dougie, quel ragazzo sembrava avercela con lei per qualche strana ragione. Non che con noi fosse mister estroverso.
Poi però, dal punto della pista in cui ero, mi resi conto che la sua attenzione era totalmente assorbita da qualcos'altro.
Seguii il suo sguardo fino a che non mi resi conto che non si stava posando su qualcosa. Ma su qualcuno.
Danny stava ballando in maniera abbastanza provocante con una ragazza visibilmente interessata a non finire la serata in pista, considerando il suo sedere che oscillava pericolosamente sull'inguine del mio amico.
Guardai ripetutamente da Danny a Fliss, studiandoli a fondo: lui ovviamente non si rendeva conto di nulla, preso com'era dalla ragazza che gli si stava strusciando addosso. Quello che mi preoccupò davvero, era l'espressione di lei.
Era ferita.
Si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto non vedere quello che aveva di fronte, ma allo stesso tempo non aveva la forza di distogliere lo sguardo da quello che stava vedendo, come se non ci credesse.
Avevo ormai capito che le piaceva, dal primo giorno.
E mi dispiaceva da una parte che non si fidasse ancora abbastanza di me per dirmelo, ma io, dato che avevo iniziato a volerle bene, stavo cercando di fare di tutto per far si che uscisse dal guscio e dirigesse le sue attenzioni altrove.
Danny non la meritava.
Era un ottimo amico, un ottimo musicista e inquilino, ma Felicity non meritava di essere trattata in quel modo. Credevo fermamente che lui fosse pienamente conscio della cotta che aveva nei suoi confronti e solo questo pensiero mi faceva venire voglia di prenderlo a sberle.

Sospirai.

Era ora di ripagare Danny con la sua stessa moneta.



FELICITY


Le sue mani stavano scivolando sotto la maglietto di quella...quella.....
E io mi sentivo sempre più stupida.
Quando poi Danny la voltò e iniziò a baciarla infilandole la lingua in bocca, dovetti trattenermi dall'urlare per la frustrazione: che ci trovava in quella ragazza che io non avevo? Cosa?!
Distolsi lo sguardo non potendo sopportare oltre.

- Madame, vuole ballare con me? - Harry era rispuntato dal nulla e mi tendeva la mano, sorridendomi.

- Non hai trovato neanche una ragazza che ci stia? - gli risposi un po' acida, ma in quel momento stavo troppo male per far caso a trattenermi.

- In realtà sì, ma la migliore ce l'ho qui davanti- mi fece l'occhiolino e prese lui la mia mano visto che io non riuscivo a muovermi da dov'ero.

Così mi feci trascinare al centro della pista.


HARRY


Riuscii a vincere le sue ritrosie e alla fine si lasciò andare. Ad un certo punto iniziò davvero a divertirsi a ballare con me, ed ero contento di averla distratta.
Ma non era quello il mio unico obiettivo.
Piano piano mi spostai facendo in modo di trovarci in un punto della pista dove eravamo chiaramente visibili al nostro tavolo, dove nel frattempo Dan era tornato.
Dalla faccia tronfia che aveva probabilmente si stava vantando con Dougie di quella “cosa” che aveva rimorchiato.
Un ghigno impercettibile mi raggiunse il viso quando la musica finalmente cambiò e il pezzo che era appena iniziato era molto sensuale. Proprio quello che aspettavo.
Da quel momento in poi, i riflettori erano puntati su di lei.
Feci di tutto per far si che tirasse fuori tutto il suo lato più femminile e quando mi avvicinai a lei prendendola per la vita, con la coda dell'occhio vidi che tutta l'attenzione dei nostri amici era su di noi. Dan compreso.

- Harry, ma che stai facendo! -

- Attiro l'attenzione-

La voltai e la presi per la vita, cercando di non eccitarmi sul serio al contatto della sua schiena con il mio corpo.
Le volevo bene come amica, ma ero per sempre un ragazzo in tempesta ormonale, e lei era bella.

- Devono tutti vedere cosa perdono...così dopo correranno da te – le sussurrai all'orecchio lanciando un'ultima occhiata al tavolo.

Tom ci fissava contrariato in piedi accanto al tavolo, con la braccia incrociate, Dougie aveva un sopracciglio alzato e mostrava un'espressione divertita e Dan...beh, lui stava MO.REN.DO.
Gli leggevo in faccia l'odio che stava provando nei miei confronti, le vene evidenti sul collo teso, lo sguardo fisso su di noi e l'espressione che aveva non era certo amichevole. Sorrisi soddisfatto.
Quando la canzone finì, mi inchinai a lei che rise di gusto, finalmente un po' più tranquilla, e tornammo al tavolo mano nella mano.
Dan, come previsto, non mi parlò più per tutta la sera.

Obbiettivo raggiunto.


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Capitolo 11
*** Closeness ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

*Note dell'autore*: Io giuro che non vedo l'ora di pubblicare il prossimo capitolo. E' uno dei miei preferiti! E mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, quindi se vi va....scrivete una piiiiiccola recensione ;) buona lettura.

3 mesi dopo....


DANNY


-DANNY!QUANTE VOLTE TI HO CHIESTO DI NON LASCIARE LE CALZE IN CUCINA?!-

Porca miseria. Ero fritto. Non facevo apposta giuro, ma l'ordine non era esattamente il mio forte.

-SCUSA FLISS!HAI RAGIONE!- Gli urlai dalla mia camera sperando che fosse finita lì. Stavo suonando in camera la mia chitarra e non avevo proprio voglia di muovermi.
Qualcuno sbuffò sonoramente dal piano di sotto.

-TE LE VIENI GIU' A PRENDERE!- Sospirai sconfitto.

Appoggiai la chitarra per terra accanto al letto e mi alzai di malavoglia, ma non potevo proprio parlare. Da tre mesi se non avessimo avuto lei in giro per casa ci saremmo trasformati in animali selvatici coperti da una montagna di rifiuti. Marci, visto quante volte ci ricordavamo da soli di portare fuori la spazzatura.
Di giorno, con discrezione, svolgeva il suo lavoro senza disturbare nessuno, senza interferire troppo, tant'è che a volte non ci rendevamo neanche conto di essere in cinque in casa.
Se aveva del tempo libero si chiudeva in camera sua a leggere uno dei suoi tanti libri con la musica alta, aveva speso praticamente tutto il suo stipendio in libreria o al negozio di cd. Oppure la si poteva trovare in giardino con un bel sorriso rilassato, sia con il freddo che con il caldo, per lei non faceva differenza.
La sera si univa a noi, e improvvisamente avevamo il nostro diversivo fatto di grazia e femminilità, che ci faceva aspettare con ansia la sera per poter condividere con lei tutte le cose che avevamo fatto durante il giorno, tutte le nuove esperienze, che non sarebbero state altrettanto elettrizzanti se non avessimo avuto anche lei a cui raccontarle.
Mi tirai una sberla in fronte. Mi rendevo sempre più conto che stava diventando un punto di riferimento non solo per Tom, ma anche per me e Harry in casa. Dougie stranamente non sembrava darle troppa confidenza. Sospettavo che fosse rimasto da una parte deluso di avere una ragazza in casa con noi, in parte che la sua ragazza gli creasse qualche problemino a riguardo. Gelosa, possessiva e stressante. Non avevo altri aggettivi per lei.
Felicity invece non era così.....era solare, bella, attenta....
Ma io non potevo.
Era totalmente fuori discussione.

Scesi le scale e una volta in salotto entrai in cucina, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori.

- Non pensare di spuntarla con un sorrisino stavolta- mi fissò imbronciata con una scopa in una mano e l'altra che indicava un paio di calzini in un angolo, accanto al frigorifero.

- Sai che assomigli molto a mia madre quando fai così? - mi nascosi dietro alle sedie del tavolo della cucina prima che lo straccio della polvere potesse centrarmi in faccia.

Mi rialzai vittorioso e la sfidai con gli occhi.

- Ripetilo e ti lascio la biancheria da lavare per una settimana! - mi si avvicinò minacciosa puntandomi un dito contro.

Iniziai ad indietreggiare.

- E' il meglio che sai fare?! - le dissi mentre mi si avvicinava sempre più velocemente.

- Non osare sfidarmi Jones, non sai di cosa sono capace – sentii la parete fredda del frigorifero toccarmi la schiena mentre il suo dito mi si conficcava nel petto, gli occhi dell'uno ancora fissi in quelli dell'altra.

Il sole che entrava dalla finestra le illuminava lo sguardo donando ai suoi occhi marroni bellissime sfumature verdi.
Per qualche secondo mi dimenticai di cosa stavamo parlando.
Poi sorrise, e dopo un secondo scoppiammo entrambi a ridere.

- Sono decisamente troppo buona – appoggiò la scopa a terra e si passò una mano tra i capelli.

- Già – le feci l'occhiolino e notai come le sue guance arrossirono per un secondo prima che si voltasse pretendendo di continuare a pulire. Non potevo fare a meno di farlo, era un istinto più forte di me provocare il suo imbarazzo.

Siamo onesti, sapevo di piacere molto alle ragazze ed ero sempre stato abituato a sfruttare tutto ciò a mio favore. Con Fliss non ero mai andato oltre a qualche battuta e qualche occhiata, ma la tentazione era forte.
In quel momento mi ripetei che quella tentazione c'era solo perché era l'unica con cui sapevo di non poterci provare.
Così bypassai le sensazioni che provavo e mi rivolsi di nuovo a lei.

- Ora basta – alzò la testa confusa, interrompendo per un momento le pulizie.

- Adesso vieni con me – la presi per mano e iniziai a trascinarla fuori dalla cucina.

- Ma devo finire di pulire! - tentò di protestare e di oppormi resistenza, ma io ero più forte. Iniziai a salire le scale portandola con me.

- Chi è il tuo datore di lavoro?- mi bloccai a metà strada sulle scale e mi voltai a guardarla. Confusa, ci pensò un attimo, realizzando proprio quello che le avrei detto.

- Esatto - ripresi a salire le scale – e il tuo datore di lavoro, ora ti sta ordinando di prenderti mezza giornata libera - mi sentii troppo furbo per quell'idea. Non era un lusso che potevo permettermi molto spesso non abbondando di solito di idee geniali.

Entrammo in camera mia, dove finalmente le lasciai la mano, mi sdraiai e le feci cenno di fare lo stesso.


_______________________



FELICITY


Danny jones, cioè, proprio Danny Jones, mi aveva appena trascinato in camera sua, si era sdraiato sul letto e mi stava facendo segno di raggiungerlo.
Il mio cervello aveva appena appeso alla porta d'entrata un cartello con scritto “SHUT DOWN” a lettere cubitali.
Rimasi a fissarlo senza avere il coraggio di muovermi.

- Allora, vuoi venire qui con me o devo usare le maniere forti?!- mi risvegliai improvvisamente e lottai contro il mio imbarazzo, cercando di sembrare più rilassata possibile.

Avevo imparato, dopo qualche tempo, a neutralizzarlo e a stare più tranquilla in sua presenza, perché mi resi ben presto conto che la mia permanenza qui sarebbe stata un incubo altrimenti.
Mi avvicinai al letto e mi sdraiai tesa accanto a lui: il contatto fisico, però, non era una di quelle cose a cui avevo fatto l'abitudine. Decisamente no.
Per cui rimasi dritta sulla schiena, fissando il soffitto mentre contavo mentalmente da uno a 10.

- Ma dai, vieni qui – entrai in apnea totale. Mi aveva appena afferrato la vita e mi aveva trascinato arrivando in qualche modo ad essere sdraiati entrambi su un fianco, le schiene rivolte verso il muro e la sua mano appoggiata alla mia pancia, all'altezza dell'ombelico.

Premette il suo petto sulla mia schiena e appoggiò la testa alla mia spalla.
Ci mancò poco che il cuore mi schizzasse dal petto e sperai che in qualche modo lui non lo sentisse battere così veloce.

- Devi rilassarti di più...sai che non ci interessa anche se vieni da noi durante il giorno, ci fa piacere -

Ci fa piacere, o MI fa piacere? Scacciai dalla testa il pensiero e cercai di concentrarmi nel dargli una risposta.

- Non voglio disturbarvi, avete così tanto da fare....non voglio che abbiate problemi a causa mia – deglutii e cercai di concentrarmi sui poster che aveva appeso al muro che avevo di fronte: la sua mano sulla pancia era come se pesasse chili e chili in quel momento tanto la mia mente ne era rapita.

- Ti fai troppi problemi – Sentire la sua voce così vicina al mio orecchio mi stava facendo impazzire.

- Lo so -

Rimanemmo abbracciati e in silenzio per un po'.
E mentre sentivo il suo respiro farsi sempre più lungo e pesante, la mia mente si perse in mille ragionamenti.
Ripensavo agli ultimi mesi, a quanto mi trovassi bene con i ragazzi e al rapporto che avevo con ognuno di loro.
Io e Tom eravamo sempre più legati. Prima di andare a letto passava sempre dalla mia stanza per vedere se tutto fosse a posto e per chiacchierare un po' del più e del meno, come spesso facevamo anche a casa. Ma qui, tutto aveva un peso diverso.
Io contavo su di lui e lui su di me allo stesso modo, e per la prima volta mi resi conto di quanto potessi essere anche io rassicurante per lui così come lui lo era stato per me per molti anni.
Era la grande esperienza, con grandi responsabilità. Che quindi si portavano dietro grandi paure.
Io ed Harry, insieme, eravamo due pazzi. Era la MIA persona. Quella che faceva per me.
Era l'amico che ti dava il calcio nel sedere quando la razionalità prendeva il sopravvento, e con me, capitava spesso. La domenica, quando Tom e Dougie uscivano con le proprio ragazze e Danny con quella di turno (notate forse un po' di acidità? No?) era lui a passare la giornata con me, cantando a squarciagola sdraiati per terra o a fare tutto quello che ci veniva in mente di fare. Sapevo che tutto sarebbe cambiato se avesse trovato qualcuna, ma lo meritava più di altri.
Dougie era strano. Non andavamo molto d'accordo. Nel nostro rapporto uno tentava di rientrare nelle grazie dell'altro e quest'ultimo lo ignorava.
Indovinate che parte ricoprivo io.
E poi c'era Danny.
Al solo pensiero di quello che provavo per lui, nel viverlo tutti i giorni, nel vederlo ogni mattina ed ogni sera, sentii una stretta al cuore togliermi il respiro.
La sua stretta si era fatta nel frattempo sempre più molle, e il respiro pesante.

Basta.

Non riuscivo a stare così, in quella posizione, con lui, stavo male. Avevo bisogno di aria.
Mi divincolai dal suo abbraccio facendo molta attenzione a non svegliarlo, e scesi dal letto.
Non ce la feci, e prima di uscire dalla stanza mi soffermai a guardarlo dormire per qualche secondo: le braccia abbandonate sul letto dove prima c'ero io, la bocca leggermente aperta, il petto che si alzava e abbassava lento, e un viso che, se non avessi saputo fin troppo bene com'era fatto, pareva quello di un angelo.
Scossi la testa, disapprovandomi per la centesima volta e uscii di corsa e scesi al piano di sotto.
Passai senza curarmi di chi non stessi salutando in salotto, e inforcai l'uscita.
Quando finalmente mi trovai fuori attraversato il giardino e il cancello, sulla strada, mi resi conto che non avevo più aria.
Mi premetti le mani sul petto, non comprendendomi più: mi facevano male i polmoni, avevo un forte bisogno d'aria e la mia testa sembrava sempre più leggera più ci pensavo.
Mi imposi di respirare temendo di essere nel bel mezzo di un attacco di panico, e mi sedetti a terra lasciandomi andare contro la staccionata, sul marciapiede.
Ero finalmente riuscita a calmarmi quando sentii qualcuno urlare.


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Capitolo 12
*** Rage ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo

*Note dell'autore*:  grazie mille a MusicHeart che recensisce sempre la mia storia, sei carinissima ;* e ora direi che scoprirari chi stava urlando...non mi dilungo oltre, buona lettura!

DOUGIE



-Cosa?-

Silenzio. Da cui mi sentivo ingoiare vivo.

-Doug, ti prego per-

-Doug, Doug un cazzo- trovai la forza di alzarmi dal letto e mi sentii come se stessi fluttuando, in una dimensione parallela.

Faticavo a realizzare.
Che puttana.

-Non era nulla di importante! Io ti amo! -

-NON CI PROVARE LAUREN!-

Mi accorsi di aver alzato la voce e frustrato tirai un calcio alla base del letto per cercare di sfogare il risentimento.

- ASCOLTAMI!-

-NO!- avevo il fiato corto, la rabbia mi stava riempiendo i polmoni, lasciandomi poco di che respirare.

Deglutii e presi l'unica decisione possibile.

-Non farti mai più vedere- Attaccai. Quelle parole mi uscirono dai denti in un sibilo, le più difficili che io avessi mai detto da che ero nato.

Mi fissai allo specchio che avevo di fronte.
La mascella si tese, i denti stretti e i pugni serrati. La frangia mi scendeva davanti agli occhi, ma non mi interessava sistemare nulla. Avevo solo voglia di ridurre quello specchio in mille pezzi.
Stritolai il telefono nella mia mano destra, quasi come se rompendo quello nulla di quello che avevo sentito si sarebbe trasformato in realtà.
Avevo bisogno d'aria.
Aprii la porta di camera mia con un tonfo sordo e percorsi il corridoio senza davvero vedere quello che mi scorreva di fronte. Scesi le scale e mi ritrovai come in trance fuori dalla porta d'ingresso, colpito in volto dall'aria fresca.
Sentii vibrare il telefonino nella mia mano e, nonostante la stretta allo stomaco, preso da una rabbia cieca risposi comunque.

-DOUG! Doug non attaccare! Ti p-

-VAI A FARTI FOTTERE!- premetti con rabbia la cornetta rossa e attraversai furioso il giardino.

- Ti odio, TI ODIO! - non so cosa mi prese. Avevo tanta rabbia in corpo che sentivo la testa compressa, come se dovesse scoppiare da un momento con l'altro dalla tensione.

Arrivai oltre al cancelletto di entrata e la mia mano partì da sola.


FELICITY


Appena il tempo di girare la testa e me lo ritrovai a pochi metri.
Dougie aveva appena lanciato nella direzione opposta alla mia quello che pensavo fosse il suo telefonino, che a contatto con l'asfalto del marciapiede si aprì in mille pezzi.
Lo fissai terrorizzata.
Abbassò lo sguardo, i pugni chiusi lungo i fianchi, e da dove ero seduta potevo vedere una vena sul suo collo gonfiarsi tesa.
Qualcosa doveva essere successo. E non sembrava nulla di bello.
Ci misi qualche secondo a realizzare cosa fosse meglio fare: potevo appiattirmi il più possibile contro la staccionata e sperare che non mi vedesse oppure muovermi di lì e fargli capire che avevo visto.
Aiutare una persona che palesemente ti odia anche a costo di rischiare un insulto oppure farmi i fatti miei e lasciare che sbollisse qualunque cosa fosse da solo?

Oh, al diavolo!

-Dougie!- mi alzai in piedi e avanzai un timido passo nella sua direzione. Mi bloccai quando il suo sguardo incontrò il mio.

Fuoco.

Meno male che Tom diceva che saremmo andati d'accordo.

-Lasciami in pace – si voltò e rientrò in giardino a passo svelto. Guardai un attimo il telefonino a terra e lui. Decisi di seguirlo, visto che per il suo telefono non c'era molto da fare oramai.

- Dougie! Aspetta, cosa succede? - cercai di riguadagnare il suo passo, ma mi stava mettendo in difficoltà.

- Non voglio parlarne – non riuscivo neanche a vedere il suo viso, cercava di evitare in tutti i modi un contatto visivo. Lo seguii su per le scale fino all'entrata di camera sua.

- E' successo qualcosa con Lauren? - Domanda sbagliata.

Si girò furente, il suo naso ad un centimetro dal mio, gli occhi neri di rabbia piantati nei miei.

- VATTENE!-

La porta picchiò sui cardini così violentemente che il rimbombo si sentì in tutta la casa.

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Capitolo 13
*** Unexpected truth ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo

FELICITY



Un'ora.

Una maledettissima ora.

La schiena iniziava a dolermi, per non parlare delle mie chiappe. Stavano diventando quadrate.
Dopo qualche minuto di totale scoraggiamento, impietrita di fronte alla porta della sua stanza, avevo deciso di aspettare.
Soprattutto dopo aver sentito i primi singhiozzi giungere alla mie orecchie soffocati dal legno della porta.
Dannata me e la mia indole da crocerossina.
Quindi mi ritrovavo seduta da un'ora accanto alla porta, con la schiena appoggiata al muro e dunque ecco spiegato il sedere quadrato e la schiena dolente. Tamburellai le dita sul pavimento pensando a cosa fare, fino a che non mi resi conto che mi ero rotta di stare lì fuori e mandai tutte le cautele all'aria.
Mi alzai e mi portai di fronte alla porta decisa, la mano già appoggiata sulla maniglia.

- ORA ENTRO, NON MI INTERESSA SE MI SBRAITI IN FACCIA, IO ENTRO! – attesi un secondo con il cuore in gola.

-Oh signore, cosa sto facendo...- sussurrai a me stessa prima di spingere sulla maniglia e spalancare la porta in un unico gesto veloce.

- Dougie...-

Non arrivò nessuna risposta.
Era seduto sul letto, la testa bassa e la schiena curva, i gomiti appoggiati stancamente sulle ginocchia mentre si osservava le mani in trance, quasi senza vederle.
Mi avvicinai lentamente.
Poi, appena si rese conto che ero nella stanza e che mi stavo avvicinando a lui voltò la testa nella direzione opposta alla mia, mentre due lacrime si staccavano dal suo mento e gli ricadevano sulle braccia.
Mi si strinse il cuore. Va bene, mi odiava, va bene, quasi non mi parlava. Ma era pur sempre un ragazzo in lacrime santiddio!
Lo raggiunsi e mi sedetti con cautela accanto a lui: sentivo il materasso sprofondare sotto le mie dita e il mio peso, un piccolo sbuffo si era sentito chiaramente nel silenzio totale in cui eravamo immersi.
Cercai di scrutare i suoi movimenti, ma l'unica cosa che potevo vedere erano le sue spalle tese che si sollevavano ad ogni respiro.
Non so per quanto tempo rimasi a fissarlo, ma so che alla fine mi ritrovai anche io guardare nel vuoto in un silenzio che non sembrava poter essere diverso da com'era.

- E' andata con il mio migliore amico -

Sussultai.
Il troppo tempo immersi nel silenzio mi aveva fatto perdere contatto con la realtà. Rimasi d'altronde scioccata da questa confessione spontanea, ma soprattutto dal suo contenuto.

- Chi? Lauren?! -

Si voltò finalmente a guardarmi, con le guance rosse e solcate da alcune lacrime e un sorriso amaro.

- Già -

- Che gran zoccola- strabuzzai gli occhi. Non potevo averlo detto sul serio! Mi tappai la bocca con le mani e lo guardai terrorizzata.

Incredulità penso fosse la parola per descrivere il suo viso, ma mentre io avrei voluto trovare una pala per scavarmi una profonda fossa, lui mi prese in contropiede e scoppiò a ridere.

- Sai che ti dico? Hai ragione. Le cose vanno dette come stanno – mi rivolse un ultimo sorriso e tornò a fissare di fronte a sé.

Sollevata, mi concessi qualche momento per pensare al fatto che aveva davvero un bel sorriso e per stupirmi di quanto per il nostro brutto rapporto non l'avevo mai visto rivolto a me in così tanto tempo. Gli si formavano delle pieghe molto carine attorno agli occhi, molto chiari e che si stringevano in un'espressione felice che coinvolgeva tutto il suo viso.

- Come ti senti? -

- Uno schifo -

- Non mi è mai piaciuta -

- Ora che mi ci fai pensare, neanche a me –

- Le minigonne così corte non sono mai un buon segno – rise alla mia battuta e si asciugò le guance con il dorso della mano.

- E' liberatorio parlare male della propria... – si bloccò per qualche secondo, in evidente difficoltà.

-..Ex-

Gli appoggiai una mano sulla spalla e la strinsi delicatamente.

- Quando vuoi, io sono sempre disponibile. Conosco una serie infinita di cattiverie femminili, ti piaceranno – gli feci l'occhiolino e tolsi la mano dalla sua spalla, indecisa se fosse un gesto troppo confidenziale per lui o meno.

Penso che si rese conto del mio imbarazzo perché inaspettatamente riprese la mia mano tra le sue.

- Sembro una gran checca se ti dico che ho bisogno di un abbraccio ora?-

Puntò i suoi occhi, in parte nascosti sotto la frangia, nei miei.
Era indifeso e vulnerabile. Spalancai le braccia e gli rivolsi il sorriso più rassicurante che avevo in repertorio.

- Aawww! Lo sapevo che sotto sotto eri un cucciolone! - ridendo si rifugiò a testa bassa tra le mie braccia. 

Quando sentii le sue avvolgersi attorno alla mia schiena rimasi stupefatta e contenta insieme.Gli massaggiai la schiena con movimenti circolari. Rimanemmo in quella posizione per un po' fino a che non si staccò da me con fare imbarazzato.

- Grazie...-

Gli accarezzai una guancia, ma ritrassi velocemente la mano quando mi resi conto di quello che stavo facendo. Probabilmente per lui era un gesto troppo 'intimo' per una con cui lui a malapena scambiava due parole...però mi era venuto spontaneo allungare la mano e cercare di consolarlo in qualche modo, fargli capire che in realtà non doveva ringraziarmi proprio di nulla. Ero contenta di essere lì in quel momento e fare qualcosa per lui...chissà cosa speravo, chissà che pensavo. Forse che il nostro rapporto potesse improvvisamente migliorare? Mi diedi subito della stupida. Probabilmente non appena finito il momento di crisi saremmo tornati a comportarci come se niente fosse. Non potei fare a meno di provare una stretta al petto a quel pensiero.

- Di nulla – fissammo entrambi il pavimento.

Seguirono minuti di silenzio imbarazzante in cui non sapevo davvero in che direzione muovermi: sarebbe stato meglio iniziare a buttare lì qualche battuta e alleggerire la tensione? Andarmene e lasciarlo solo?

- Beh, io vado, dovresti riposarti – Feci per alzarmi ma la sua mano sul polso mi ritrascinò giù.

- Non ho voglia di stare solo -

- Vuoi che ti chiami i ragazzi? Loro saprebbero sicuramente tirarti su il morale -

- No, grazie, ora avrei bisogno di una compagnia un po' più 'discreta' - mi scappò una risatina capendo subito cosa volesse dire. Un po' dell'euforia che avevo provato prima mi tornò al pensiero che mi stesse davvero chiedendo di fargli compagnia e che preferisse la mia presenza a quella dei suoi amici. Tuttavia cercai di nasconderla per non sembrare una completa idiota.

- Ok, beh..che vuoi fare? -

Ci pensò su un attimo.

- Avrei bisogno di riposare gli occhi – se li strofinò per darsi un po' di sollievo, immagino senza tanti risultati.

- Dormirei un po' ma non voglio davvero stare solo ora. Ti dispiace? - Mi sentii entusiasta di poter finalmente poter fare qualcosa per lui che non fosse rifiutata e rispedita al mittente. E forse accettai un po' troppo velocemente.

- Agli ordini – E con un sorriso mi infilai sotto le coperte.

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Capitolo 14
*** Vanilla and raspberries ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo

*Note dell'Autore*: Grazie MusicHeart per le tue recensioni sempre gentili :D sono felice che la storia continui a piacerti. Ecco un altro capitolo che spero piacerà sia a te che ai miei lettori silenziosi....;) buona lettura!

DOUGIE



Felicity.
Per la prima volta la guardavo davvero.
Mi ero svegliato dopo un paio di ore e voltandomi l'avevo vista lì. Mi era tornato tutto in mente dopo i primi momenti di confusione.
Si era addormentata insieme a me sotto le coperte e dormiva ancora, con la bocca spalancata e la guancia schiacciata contro il cuscino. Soffocai una risatina divertita, ma avrei davvero voluto farle una foto.
Come dicevo, per la prima volta la guardavo davvero: Lauren aveva sempre fatto scenate immense ogni qualvolta accennavo alla sua presenza in casa, per cui mi era venuto naturale assecondare la mia ragazza, che amavo moltissimo, e semplicemente ignorarla.
Più lo facevo e meno risultava difficile farlo, meno desideravo la sua presenza.
Che idiota.
Avevo trattato molto male una ragazza molto gentile, per stare dietro ad una ragazza che mi aveva poi fatto del male in questo modo. Con il senno di poi, quella che meritava di essere ignorata era Lauren.
Mi resi conto solo in quel momento, nella penombra della mia stanza, di quanto i tratti del suo viso fossero gradevoli.Amichevoli.
Allungai una mano e delicatamente le spostai una ciocca di capelli dal viso fino ad adagiarla dietro al suo orecchio.
Aprì gli occhi.

- Ciao – le sorrisi.

- Ciao -

- Potevi svegliarmi – si stropicciò gli occhi e io alzai le spalle.

- E perché? -

Fece un grosso sbadiglio e poi si rannicchiò sotto la coperta, stringendosi le braccia attorno al petto. Le uscirono dalla bocca dei mugugni assonnati davvero incredibilmente carini.

- Come siamo carini e coccolosi appena svegli-

- Non mi prendere in giro...- mi disse con gli occhi ancora chiusi. Sorrisi.

- Vieni qui – scivolai vicino a lei nel letto e l'avvolsi in un abbraccio gentile, iniziando a massaggiarle la schiena con le mani.

Dopo qualche attimo la sentii rilassarsi e la sua testa accucciarsi nell'incavo del mio collo.

-Grazie per prima. E scusa per averti trattato male-

-Mmm-mm....va bene sei perdonato per la porta in faccia e tutto il resto...-

Le sue labbra che mi sfregavano sul collo mi fecero ridere per il solletico. Le accarezzai i capelli dopo un attimo di tirubanza.

-Io intendo per come ti ho trattato sin dall'inizio-

-Oh...-

Seguirono attimi di silenzio ma non arrivò nessuna risposta. Continuai ad accarezzarle i capelli e la testa come per trovare un gesto per farmi perdonare di tutto, sperando che non mi cacciasse via.

-Lauren era gelosa, e io...come un idiota ho fatto quello che la rendeva felice -

Si staccò da me quel tanto che bastava per salire al mio livello e guardarmi negli occhi.

- Un po' idiota sei-

Mi morsi il labbro non sapendo cosa dire. Aveva ragione, ero stato solo un cretino, ma sperai dal profondo del mio cuore di poter sistemare le cose.

- Ma se l'hai fatto per amore, allora ti capisco -

Mi sentii incredibilmente sollevato.
Chiusi gli occhi, trovando finalmente un po' di relax vero e inspirai portando aria nei miei polmoni.
Fliss sapeva di vaniglia e lamponi. Inalai il suo profumo scoprendo una sensazione nuova: mi sentivo accolto. Era il profumo di casa, di quando si sta davanti al caminetto d'inverno con una tazza di te in mano, sotto la propria coperta preferita. Mi persi per un attimo in quella sensazione di benessere concentrandomi solo sul mio respiro che si faceva sempre più regolare.

- Lo sapevo! - riaprii gli occhi di scatto ma quando lo feci vidi Felicity che fissava un punto dall'altra parte della stanza, preoccupata. 

Seguii il suo sguardo fino ad incrociare con il mio l'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento. Lauren stava in piedi sulla soglia, uno sguardo infuriato in viso mentre i suoi occhi saettavano da me a Felicity senza controllo.
Mi alzai e mi levai le coperte stizzito. Con la coda dell'occhio vidi Felicity fare lo stesso.

- Sapevi cosa? - le risposi fissandola con odio mentre mi alzavo in piedi per fronteggiarla senza tuttavia averne la minima voglia. Stavo finalmente riuscendo a rilassarmi e doveva arrivare di nuovo quella stronza a farmi saltare i nervi. Quale parte del 'Non ti voglio più vedere' le era sfuggita?

- Che te la facevi questa sciacquetta!-

- Ohi! A chi stai dicendo scusa?! - Stava lì, in piedi sulla porta, arrabbiata. 

Ma come poteva permettersi di arrabbiarsi? Lei?! Sentii la frustrazione risalirmi la bocca dello stomaco fino a bruciarmi nel petto. Avrei voluto farla sparire dalla faccia della terra anche solo per quello sguardo strafottente e sicuro che ci stava rivolgendo. Lei era andata con il mio migliore amico e pretendeva anche di avere ragione. Gliel'avrei fatta pagare, ad entrambi. Felicity le aveva risposto irritata e si era portata in piedi accanto a me.

- Cosa vuoi? -mi venne fuori più come un ringhio che come una domanda.

- Voglio il mio ragazzo, ecco cosa voglio!-

- DOVEVI PENSARCI PRIMA!- strinsi i pungi incapace di contenere la mia rabbia in risposta alla sua arroganza.

Sentii un'altra mano avvolgersi attorno al mio pugno chiuso e mi girai a guardare Felicity.

- Stai calmo, non ne vale la pena – i suoi occhi mi chiedevano silenziosamente di non perdere il controllo ma io ero talmente fuori di me da non riuscire a concentrarmi, così rimasi con il respiro affannato a fissarla sperando che ignorando Lauren mi sarei dimenticato di quella faccia da cazzo che si ritrovava e aveva avuto anche il coraggio di portare in casa mia dopo quello che era successo.

- Adesso ti fai dire anche cosa devi fare? Ho fatto proprio bene ad andare con Matt, tu non hai le palle – In quel momento persi le staffe.

Feci un passo in avanti verso di lei con gli occhi iniettati di odio. Non so di preciso cosa volessi fare ma non stavo ragionando lucidamente, era evidente. Non avrei mai voluto picchiare una donna ma la rabbia che provavo era così tanta che i miei piedi si erano mossi da soli. Non la volevo picchiare, non lo avrei mai fatto, ma avevo bisogno di urlargli in faccia, spingerla via, o qualcunque altra cosa che mi avesse aiutato a sfogare l'odio che sentivo dentro.
Poi vidi qualcuno pararmisi davanti e mi bloccai di colpo.

-Ora vattene – Fliss troneggiava di fronte a me, le mani sui fianchi e il suo tono era diventato molto più che infastidito.

- Tu non puoi cacciarmi! - Lauren si spostò la frangia scura con superiorità e fece per fare un passo in avanti ma Felicity le si fece incontro.

-Certo che posso. Ora mi fai il favore di girarti – indicò la porta puntando il dito verso l'uscita – imboccare la porta e andartene immediatamente – Sottolineò l'ultima parola per dare enfasi al fatto che era serissima e sperai per qualche secondo che Lauren le desse retta.

- Doug, mi devi ascoltare! - cercò di farsi strada verso di me ma Fliss continuava a bloccarle la strada. 

Distolsi lo sguardo per evitare di farmi impietosire quando sentii un groppo alla gola. Fui mentalmente grato a Fliss di trovarsi tra me e Lauren in quel momento. Stavo talmente male che avrei potuto scoppiare a piangere dal nervoso da un momento con l'altro e l'ultima cosa che volevo era farmi vedere da Lauren in quello stato. Non volevo darle la soddisfazione di vedere quanto ferito io fossi da quello che aveva fatto. Io l'amavo. Ero convinto che fosse l'amore della mia vita. E lei aveva fatto la cosa peggiore che potesse fare senza neanche rendersi conto di quanto il mio cuore si doveva essere spezzato.

- Vai a dire le tue cattiverie altrove – aveva un tono fermo, deciso, e che non ammetteva repliche.

-E levati!- Lauren le tirò uno spintone fino a farla collidere con la spalliera del letto.

Silenzio. Mi voltai con gli occhi spalancati per vedere che Felicity si guardava incredula il petto, dove le mani di Lauren l'avevano spinta indietro. Se le avesse fatto male non me lo sarei mai perdonato. Mi agitai subito pensando al peggio.
Mi avvicinai velocemente e le presi un braccio per attirare la sua attenzione.

-Tutto ok? Ti ha fatto male? -

Alzò finalmente lo sguardo e quello che ci vidi dentro non prometteva nulla di buono. Cercai il suo sguardo con il mio mentre i suoi occhi si incupivano e la sua bocca si serrava sempre di più.

- Fliss? -

Non mi diede neanche il tempo di finire di pronunciare il suo nome.
Si alzò in fretta e, un passo davanti all'altro, in un secondo collise con Lauren, spingendola talmente forte da farla finire per terra.Il panico si stava diffondendo nei suoi occhi ed io ero impietrito da quel gesto improvviso.

- MA SEI IMPAZZITA?! -

- SPARISCI! - le ruggì Felicity sovrastandola.

- E NON FARTI PIU' VEDERE!- Lauren cercò incespicandosi di rimettersi in piedi, infilando le scale il prima possibile.

Ero indeciso se avere paura o essere estremamente compiaciuto. Delle due, prevalse la seconda quando un peso enorme lasciò il mio petto per lasciare posto ad una piacevole morsa di emozione alla bocca dello stomaco.

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Capitolo 15
*** Bittersweet ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo

*Note dell'Autore*: Buonaseeeeeera. Grazie a tutti quelli che si fermano per qualche minuto a leggere la mia storia. Io vi lascio con un bel punto di vista di Danieluccio nostro che getterà un pò di chiarezza sulla situazione...Lasciate un commentino! Ps. a breve credo che cambierò il rating della storia...qualcuno - cioè io- potrebbe aver scritto - non è che potrebbe, ha scritto - dei capitoli un pò più...ehm...dettagliati per il futuro. Vi lascio con questa nuova consapevolezza (dehehiho) e buona lettura;)

DANNY


L'ironia è quando credi di aver bisogno di qualcosa, la ottieni, e poi ti rendi conto che non sei neanche lontanamente vicino a quello che volevi davvero.
Mi accasciai sul tavolo del pub vicino a casa, e sospirai passandomi una mano sui capelli.

- Che idiota..-
E avevo ragione a ritenermi tale.
Ero uscito da solo, la stupida idea in testa di aver bisogno di una ragazza per distrarmi, da cosa poi, non l'avevo capito neppure io.
Era qualche giorno che avevo addosso una strana sensazione di ansia generalizzata che non voleva andarsene via, e mi stava preoccupando: mi si stringeva il cuore e i polmoni in un attacco di ansia incontrollato di tanto in tanto, come se tutto mi stesse sfuggendo di mano come acqua tra le dita.
In realtà, niente poteva andare meglio di così.
Con la band tutto procedeva secondo i piani: stavamo ultimando le canzoni, facendo provare i pezzi ad Harry e Dougie, e la casa discografica stava predisponendo tutto per registrare nei prossimi mesi. L'uscita del primo singolo era vista da tutti noi come un traguardo che si faceva via via sempre più possibile, ed un sogno che andava realizzandosi.
Fliss era sempre la nostra salvezza sia con la sua compagnia sia con il suo lavoro, mentre economicamente e affettivamente non mi mancava proprio nulla.
Vita stupenda. Amici stupendi.

E allora cosa mancava?

Mi tirai a sedere composto, e dopo aver sorseggiato distrattamente un po' della mia birra iniziai a guardarmi in giro, determinato a raggiungere il mio obiettivo.
Così la vidi appoggiata alla colonna accanto al bancone, con un gruppo di amiche sorseggiava un cocktail lentamente, chiacchierando e spostandosi di tanto in tanto quei bellissimi capelli biondi dietro le orecchie.
Ma quello che dal preludio sembra essere un buon inizio, terminò in tragedia.

Sì, mi alzai dal tavolo.

Sì, mi feci avanti, mi presentai in un momento di distrazione delle sue amiche.

Sì, ci parlai per qualche minuto, compiaciuto di vederla sorridere ad ogni mia battuta, ottimo segno.

Ma ad un certo punto mi venne a mancare la motivazione.
Più parlava, e meno mi trovavo interessato a quello che aveva da dirmi.
Più si spostava i capelli dal viso meno mi trovavo interessato ad osservarla.
Smisi addirittura di fissarle le labbra, di fissarle il viso, perché l'idea di baciarla e combinarci qualcosa, improvvisamente non era più quello di cui avevo bisogno.
Chi era la persona che avevo di fronte? Una di quelle ragazze che conosco per una sera e non rivedo più?
Dov'era la sua storia? Dove i suoi guai e le sue gioie?
Non sapevo nulla di questa bellissima ragazza, e se prima questo era un elemento altamente attraente per me, ora improvvisamente non lo era più.
Con una scusa la salutai, e non mi girai per non vedere la sua espressione ferita mentre mi allontanavo veloce, recuperavo la mia giacca al tavolo e uscivo fuori dal pub senza voltarmi.
Camminai con le mani nelle tasche fino al cancelletto di casa.
Pensavo a cosa mi stava accadendo, e non riuscivo proprio a capire esattamente che cosa fosse cambiato in me.
Poi il pensiero mi colpì come un proiettile.
Io avevo bisogno di casa. Avevo bisogno di sentire calore, di un abbraccio che fosse pieno d'amore. Volevo qualcosa di familiare, un volto a cui potermi rivolgere nei momenti di sconforto, e che avesse una storia dietro da poter ricordare.
Volevo quel brivido che tutti dicono che si prova quando si incrocia lo sguardo della persona che si ama, quella stretta allo stomaco quando si aspetta di vederla, e quella tristezza quando la si lascia.
Improvvisamente non avevo più davvero bisogno di tenere occupata la testa e divertirmi con una ragazza a caso, una equivalente all'altra, ma mi rendevo conto che avrei davvero avuto bisogno di stringere qualcuno tra le braccia e fermarmi a godere del profumo dei suoi capelli, solo per il gusto di farlo. E volevo ritrovare quel profumo ogni giorno, riconoscerlo in pochi secondi, renderlo per me inconfondibile e non sentirlo diverso ogni volta, così come la pelle sotto le mie mani.
Volevo una relazione con una ragazza che mi amasse davvero per quello che ero e per quello che potevo dargli. Questa realizzazione mi fece fermare in piedi davanti alla porta di casa come se qualcuno mi avesse appena tirato uno schiaffo. Fino ad allora non ero stata in grado di ammetterlo neanche a me stesso e il fatto che il mio cervello avesse finalmente formulato quel pensiero a chiare lettere mi lasciò senza parole. Probabilmente ero arrivato ad un punto di rottura per avere avuto il coraggio quantomeno di ammetterlo con me stesso.
Alzai una mano per aprire la porta ma la ritrassi quando un pensiero, o almeno, un'immagine mi attraversò la testa. In un secondo mi si parò davanti agli occhi l'immagine dei suoi capelli ricadere in morbide onde sulla spalle o della sua mano che con naturalezza ne raccoglieva una ciocca e la sistemava dietro un orecchio. Rividi le sue labbra incurvarsi in un timido sorriso ogni volta che incrociavo il suo sguardo imbarazzato e i suoi occhi assumere quelle bellissime sfumature di verde ogni volta che il sole le illuminava il viso. Riuscii quasi a sentire il suono della sua risata cristallina quando qualcosa la faceva ridere e a percepire il tocco delle sue dita sottili sulle mie mani in quelle rare volte in cui le avevano sfiorate.
Spalancai gli occhi incredulo. Non poteva essere che il mio cervello mi stesse tirando quel brutto tiro, non ero pronto a sopportarlo. Serrai gli occhi e scossi la testa cercando di mandare via quelle immagini insistenti dalla mia mente. Non ero pronto ad ammettere che l'unica che volevo fosse anche l'unica che mi ero ripetuto alla nausea di non poter avere. Non ero pronto ad ammettere di volere Felicity.


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Capitolo 16
*** Confused feelings ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo.

FELICITY

Iniziai a chiudermi al mondo. Dentro di me si stava svolgendo una battaglia che mi stava sfinendo e non avevo la forza di affrontare lo sguardo di nessuno in quel periodo.
Non riuscivo più a concentrarmi in nulla, il lavoro con i ragazzi stava iniziando a risentirne, e sentivo lo sguardo di Tom che indagava su di me sempre più spesso.
Mi chiusi nella lettura sempre di più, bloccando fuori inconsciamente le mie ansie.
Non volevo più avere a che fare con il mondo reale, perchè il mondo reale non rispettava le mie aspettative. Era questa la verità.
Immagino fosse solo un momento di rottura.
Improvvisamente la mancanza di una famiglia stabile, di una situazione famigliare tranquilla, di un papà e una mamma che mi accogliessero a braccia aperte e da poter chiamare nel momento del bisogno mi sembravano determinanti per ogni mio fallimento.
Daniel compreso.
Facevo fatica a gestire la convivenza con lui, la sua vicinanza mi mandava in bestia un giorno e il giorno dopo mi mandava in paradiso, e avrei dato oro per poter avere una mamma che mi prendesse per mano al momento e mi dicesse cosa dovevo fare.
Quindi, semplicemente, mi chiudevo, lasciando che tutto scorresse, vedendo il tempo scorrermi tra le mani senza riuscire o avere la forza di fermarlo.

- Fliss? -

Tom si affacciò alla porta della mia camera, rimandandomi uno sguardo incerto.

- Posso entrare? - Capii che non c'era verso questa volta di trovare una scusa per evitarlo come avevo cercato di fare fino a quel momento. Così annuii e gli feci spazio sul mio letto, invitandolo con una mano a sedersi.

Mi raggiunse e una volta seduto rimasi a fissarlo mentre nell'imbarazzo più totale si torturava le mani non sapendo evidentemente come cominciare un discorso che sapevo benissimo dove sarebbe andato a parare.

- Tom, spara -

Mi fissò qualche secondo, poi lasciò andare un grosso sospiro.

- Vorrei solo sapere cos'hai -

- Nulla -

- Sono giorni che sei chiusa qua dentro ed esci solo per l'indispensabile-

- Non ho voglia di vedere nessuno -

- Ma perchè?! Sono preoccupato Fliss...- si passò le mani tra i capelli in un gesto di disperazione.

- Se qui non sei felice, se non trovi che questa sia la tua strada, ti prego, dimmelo! Io posso capire che...-

- Sei fuori strada-

- E allora cos'è? - mi presi qualche secondo per studiare il suo viso. La preoccupazione era preponderante in ogni sua linea. Gli dovevo una spiegazione, almeno a lui, perchè mi rendevo conto di quanto io fossi stata egoista a lasciare che si preoccupasse in quel modo senza fornirgli una spiegazione ben sapendo quanto tenesse a me.

- Avrei solo bisogno di un punto fermo Tom...- e prima che potesse aprire bocca continuai il discorso, immaginando già dove volesse puntare. - Tu lo sei, ma avrei bisogno di qualcosa...di materno ecco -

La sua espressione di addolcì all'istante. Avevo sperato che almeno lui mi avrebbe capito. Lui sapeva quello che mi portavo dentro e che la mia faccia sorridente non sempre nascondeva la felicità che facevo di tutto per dimostrare. Mi sentii sollevata quando capii che aveva già intuito cosa intendessi dire: avrei potuto evitare un sacco di spiegazioni che non avrebbero fatto altro che farmi sentire peggio e a farmi piangere. Prese le mie mani nelle sue e le accarezzò teneramente.

- Ascoltami, so quanto l'assenza di una figura portante influenzi la tua vita...ma tu devi essere sicura di te. Sei una ragazza forte, molto più forte di quel che credi. Tu puoi essere il tuo punto di riferimento- Un'espressione scettica mi uscì in volto senza che io potessi fermarla. Mi sentivo talmente debole e inconcludente in quel momento...La sua prese sulle mie mani si fece più forte.

- Tu non hai avuto nulla di quello che ho avuto io, credi che non lo sappia? Ma nonostante questo sei qui, bella, forte, indipendente e capace di fare tutto quello che vuoi- con una mano mi prese il mento e mi costrinse a guardarlo. I suoi occhi marroni luccicavano emozionati. Sentii un nodo stringermi la gola ma cercai di ignorarlo e deglutii per cercare di liberarmene e di non scoppiare in un pianto imbarazzante.

- Devi soltanto crederci tu. Quando crederai in te stessa a sufficienza ti renderai conto che nulla ti potrà fermare. Io lo so – mi sorrise e si alzò dal letto.

- E ti aiuterò a ricordarlo, sempre – mi accarezzò con il dorso della sua mano la mia guancia destra e uscì dalla stanza, lasciandomi con le sue parole gentili che mi frullavano per la testa.



- Vuoi davvero farmi credere che sei tornato da solo? -

Eravamo tutti in salotto a guardare un film sul grande divano ad angolo. Io avevo deciso di abbandonare la reclusione, mi ero resa conto che avevo fatto preoccupare tutti inutilmente e dopo le parole di Tom mi sentivo decisamente meglio e un pochino più sicura di me. Persino Dougie mi aveva guardato impensierito appena mi aveva visto uscire dalla stanza, ma sembrò tranquillizzarsi quando gli rivolsi un sorriso e proposi io stessa di guardare un film tutti insieme. Ciò non gli impedì di lanciarmi qualche occhiata di nascosto una volta iniziato il film, seduto accanto a me sul divano.
Danny era appena rientrato, e Harry lo fissava incredulo dal divano dopo aver rivolto a lui quella domanda.

- Non capisco cosa ci trovi di strano – Danny si levò la giacca visibilmente irritato e la appese accanto all'entrata, un'espressione corrucciata in volto.

- Dai Danny, tu, che non rimorchi nessuna? - Harry rincarò la dose e un campanello di allarme mi risuonò in testa.

- Non è come dici tu – fece per entrare in cucina ma Dougie lo bloccò.

- Un momento....non mi dirai che....- scoppiò a ridere sonoramente. - Danny, ti hanno mandato in bianco!-

Osservavo la situazione sul divano seduta accanto a Dougie (con cui per altro i rapporti erano totalmente cambiati da quel famoso giorno in cui avevo avuto il dispiacere di conoscere la sua ex ragazza) e da dov'ero, potevo vedere le vene sul collo di Danny ingrossarsi, i pugni stringersi e la faccia diventare rossa dalla rabbia. Iniziai a sentirmi sempre più a disagio. Possibile che quegli altri tre idioti non si rendessero conto che stavano decisamente oltrepassando il limite?
Strinsi tesa il cuscino che avevo tra le mani, vedendo arrivare il peggio.

- Non è così! -

- Signore e signori, anche Danny Jones ha ricevuto un due di picche! - Dougie si appoggiò alla mia spalla con una mano ancora ridendo.

- Non ho ricevuto nessun due di picche!!-

- Oh Danny, non te ne devi vergognare, sei uno di noi adesso!- anche Tom si era unito al gruppo e oramai tutti erano presi da una risata contagiosa e incontrollata.

- NON NE AVEVO VOGLIA OK? - Piombò di botto il silenzio nella stanza e il cuore mi saltò in gola.

Nessuno lo aveva mai visto così, e la rabbia con cui aveva urlato aveva gelato il sangue a tutti i quanti. Prese un profondo respiro fissandoci uno ad uno con gli occhi neri di rabbia e continuò.

- E ora, se avete finito, vado a dormire -

Senza aggiungere altro si avviò di corsa alle scale e le salii pesantemente, evidentemente fuori di sé dalla rabbia.
I ragazzi si fissarono tutti con un grosso punto interrogativo in faccia, mentre a me, che continuavo a fissare le scale ormai vuote, batteva forte il cuore.

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Capitolo 17
*** Sudden realizations ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo.

*Note dell'Autore*: Cari i miei lettori, spero non mi uccidiate per aver, forse, inavvertitamente (!), rimescolato un pò le carte in tavola con questo capitolo. Buona lettura e spero vi piaccia!

TOM


La mia ragazza stava proprio tornando.
Vederla in quelle condizioni, così triste, così delusa da sé stessa per quei pochi giorni, mi aveva davvero preoccupato. Ma qualcosa era cambiato.
Avevamo appena finito di provare al piano di sotto con i ragazzi, dove la casa discografica ci aveva allestito una specie di sala prove per fare pratica con le nuove canzoni, e ora eravamo affamati in cucina ad attendere che qualcosa atterrasse nei nostri piatti.

- Fliss, io ti amo, lo sai vero? - Harry guardava nel suo piatto con occhi sognanti.

Pannocchie abbrustolite, salsiccia e patate arrosto.

- Credo che in questo momenti mi amiate un po' tutti – mi fece l'occhiolino e mi riportò il piatto pieno di quelle prelibatezze.

Le sorrisi e iniziai a sgranocchiare la mia pannocchia pensieroso.
Ero davvero molto sollevato dal miglioramento del suo umore: da qualche giorno era felice, cucinava molto, era molto premurosa e attenta e soprattutto sorrideva in continuazione.
Ma mi sfuggiva il motivo di questo improvviso cambiamento. Ed io, essendo Tom Fletcher, sentivo l'assoluto bisogno di avere tutto sotto controllo.
Danny venne servito subito dopo di me, e le rivolse un grosso sorriso.

- Ecco la mia cuoca preferita! - 

Danny, che aveva appena aperto bocca per dire qualcosa fu costretto a zittirsi da Dougie, che era appena entrato in cucina con un'euforia insolita e a quanto pare una voglia smisurata di abbracciare mia cugina.
Appoggiai la forchetta al piatto nel momento in cui una lampadina mi si accese in testa.
Mi diedi il tempo di osservare la scena.

- Doug! Sono anche l'unica che non ti fa morire di fame! - 

Felicity si fece abbracciare poi si voltò verso di noi, le mani di Dougie ancora attorno ai suoi fianchi mentre appoggiava la testa sulla sua spalla.
Poi lui le si avvicinò all'orecchio e inaspettatamente le sussurrò qualcosa che non riuscii a cogliere.
Felicity arrossii subito e iniziò a ridere imbarazzata.
Ok. Questo era decisamente interessante.
Lei lo spinse via e prese due piatti dal piano della cucina e li mise sul tavolo davanti ai due posti vuoti.
Ma. Ero solo io ad accorgermi della stranezza di tutto ciò?
Non si erano mai parlati, ma guardati, mai riso insieme, e improvvisamente da qualche giorno erano tutti risatine, battutine, discorsi a due. Era quella la lampadina che si era accesa, avevo finalmente ricollegato il buon umore di Felicity con il nuovo rapporto che, a quanto pare, si era creato tra i due.
Mi guardai attorno: tutti avevano iniziato a mangiare e a parlottare tra un boccone e l'altro senza fare caso al mio sguardo.
Harry però, come me poco prima, fissava i due nuovi amici con un sorriso sorpreso di tanto in tanto, segno che non ero l'unico a vedere che qualcosa di strano stava improvvisamente succedendo.
Quando mi voltai verso Danny seduto subito accanto a me, rimasi di stucco.

- Dan? - Non mi sentì neanche.

Aveva in mano la forchetta con un pezzo di salsiccia sospesa a mezz'aria, lo sguardo fisso e serio su Dougie, quasi non riuscivo a vedere se stava ancora respirando o meno.
Una fragorosa risata mi distrasse da quello che avevo di fronte: Fliss era ormai piegata in due, impossibile per lei continuare a mangiare per qualcosa di evidentemente divertentissimo detto da Dougie che la fissava anche lui ridendo.
Ma quello che vedevo nei suoi occhi era qualcosa di simile all'adorazione.
Feci due più due e mi si gelò il sangue nelle vene.
Mi voltai di scatto tornando a guardare Dan: le nocche gli erano diventate bianche da quanto stava stringendo la forchetta con forza, e il suo sguardo era sempre fisso su loro due.

- Dan, tutto ok? - finalmente si risvegliò dalla sua trance. Mi guardò per qualche secondo senza dire nulla, poi abbassò la forchetta e la appoggiò al piatto.

- No, effettivamente no. -

Le risate si smorzarono mentre si alzava improvvisamente dal tavolo strisciando indietro la sedia.

- Dove vai? - mi rivolse un debole sorriso che però non arrivò agli occhi e poi fece lo stesso con tutti.

- Scusatemi, non ho molta fame, vado a sdraiarmi un attimo – e così non ci lasciò il tempo di parlare che era già sparito oltre la porta.

Rimanemmo in silenzio fino a che si sentirono i suoi passi sulle scale.

- Ma cos'ha ultimamente? - Felicity interruppe il silenzio che era piombato in cucina rivolgendo quella domanda a tutti noi.

Facemmo spallucce tutti quanti, ma in una frazione di secondo il mio sguardo e quello di Harry si incrociarono.
Capii che sapevamo esattamente entrambi quello che stava succedendo. E non sapevo come fare per far sì che non ci esplodesse tutto in faccia.

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Capitolo 18
*** Cruel eyes ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo.

FELICITY

Quel pomeriggio finii presto tutte le mie faccende e mi buttai sul divano, visto che nessuno era in giro. Dopo un po' che guardavo la televisione, cercando invano tra i canali qualcosa di interessante, ricominciai a pensare a Danny.
Non era più sceso dal pranzo e non era più uscito dalla sua camera: la mia preoccupazione per lui stava rasentando l'ossessione, nessuno e niente era riuscito a lasciarmi due minuti di pace quel giorno, il mio cervello perennemente in funzione e concentrato su di lui.
Perché si era alzato così e se n'era andato? Forse non stava davvero bene?
Passò un'altra mezz'ora prima di accorgermi che la tv stava trasmettendo a vuoto perché, effettivamente, nessuno la stava guardando. Irritata la spensi e gettai il telecomando poco più in là sul divano, massaggiandomi le tempie per cercare di darmi un po' di sollievo.
Basta.
Era arrivato il momento di agire.
Mi alzai determinata e salii i gradini delle scale due alla volta, ma quando mi trovai finalmente davanti alla sua stanza tutto il coraggio che avevo sentito fino a quel momento era improvvisamente sparito. Rimasi qualche secondo a fissare la porta, indecisa su cosa fosse giusto fare, ma quando feci per bussare questa si aprì di botto.
Sollevai lo sguardo, e incontrai quello di Danny, sorpreso.

- Ohi -

- Ciao -

- Cosa ci fai qui fuori? - cercai di non arrossire e lo guardai brevemente prima di distogliere lo sguardo imbarazzata.

- Sono....sono venuta a vedere come stai -

Alzai gli occhi e dopo qualche secondo il suo sguardo si addolcì, e mi fece un bel sorriso.

- Entra... - mi fece spazio e timidamente entrai nella sua stanza.

- Scusami, stavi andando da qualche parte? Ti ho disturbato?-

- Tranquilla, non era niente di importante... - Gli sorrisi e ci sedemmo entrambi sul suo letto.

- Come ti senti? -

- Bene, bene...ora mi sento molto meglio grazie -

- Bene – feci per alzarmi ma mi interruppi quando lo sentii parlare.

- Vorrei chiederti una cosa – Lo guardai incuriosita e aspettai che andasse avanti.

- Non voglio impicciarmi dei fatti tuoi, ma... - esitò qualche secondo prima di continuare, poi finalmente mi guardò negli occhi.

- ...tra te e Dougie c'è qualcosa?- Rimasi impietrita, senza respiro. Cosa?

- Cosa?! No...cioè...io....- Sentii che mi stavo perdendo in un vortice di confusione e mi imposi la calma – Ma perchè questa domanda?-

- Nulla, è che vi ho visto particolarmente vicini nell'ultimo periodo ed è strano, sai...non vi parlavate neanche -

Arrossii visibilmente. Io e Dougie?

- Non c'è nulla. Abbiamo avuto solo un chiarimento tra noi, per cui ora siamo diventati amici. Sì,credo di poterci definire amici adesso.-

- Scusami, non devi giustificarti -

- Non è per giustificarmi. Volevo solo rispondere alla tua domanda...ecco... -

Per una frazione di secondo i nostri occhi si incrociarono e il mio cuore iniziò a battere veloce, i suoi occhi così belli mi bucavano dentro ogni volta che mi fissavano, e sentivo quel vuoto come una ferita. Una ferita che mi ricordava sempre quanto io fossi stupida.
Fissò di fronte a sé per qualche istante.

- Che cos'hai ultimamente? Sei strano, anche l'altra sera eri furioso – 

Si alzò in piedi di scatto e si avvicinò alla scrivania. Capii di aver fatto un passo sbagliato nel momento in cui vi si appoggiò e le sue nocche diventarono bianche tanto le sue dita la stringevano sul bordo.

- Nulla -

Mi alzai anche io e mi portai con cautela alle sue spalle.

- Hai ragione scusami, sono sempre un po' indelicata -

- Ti dico che non ho nulla!- 

Si voltò e vidi nei suoi occhi la stessa rabbia e frustrazione che aveva quella sera. Era così evidente che qualcosa non andava. In quel momento capii che non avrei potuto aiutarlo come avrei voluto. Ero stata stupida a pensare che ne avrebbe parlato con me, in fondo se non aveva detto nulla neanche agli altri io non ero certo la prima persona con cui si sarebbe sfogato. Deglutii per cercare di eliminare il groppo che mi stava ostruendo la gola e sentii i miei occhi inumidirsi. Sbattei le palpebre e cercai di ignorare le lacrime che spingevano per uscire a quella sua reazione così forte nei miei confronti.

- Scusa –

Abbassai lo sguardo senza sapere cosa dire. Non osavo muovere un muscolo, un passo falso l'avevo già fatto ed ero terrorizzata dal compiere quello successivo.

- Vuoi aiutarmi? - rise sarcastico.

- Io...si, vorrei -

Sapevo che non avrei dovuto dire nulla. Ma le mie reali intenzioni mi erano sfuggite dalla bocca prima che io riuscissi a trattenerle e a evitare di creare ulteriori casini.

- E allora VATTENE! -

Mi impietrii all'istante. Non gli avevo mai fatto nulla per meritare quella cattiveria. Potevo essere stata indelicata, è vero, ma mi stava trattando come se fossi io la fonte dei suoi problemi, e per quello che ne sapevo io non gli avevo fatto proprio nulla. Sentii il mio cuore iniziare a battere veloce contro il mio petto e l'unica cosa che riuscii a fare fu quella di rimanere a fissarlo con un'espressione ferita sul volto.

-Perchè? -

Dopo qualche secondo di silenzio quel perchè mi uscì con un filo di voce, bloccato da quel groppo in gola che sentivo ingrandirsi sempre di più. Improvvisamente sentii dei passi alle mie spalle e qualcuno entrò in camera, ma ero troppo sconvolta per voltarmi.

- Hey, cos'avete da urlare voi due? - 

Feci un passo indietro, gli occhi di Danny sempre piantati nei miei. Erano neri di rabbia e mi guardavano con un disprezzo tale che non so come avessi fatto a sostenere il suo sguardo mentre il mio cuore si spezzava in mille pezzi ogni secondo di più.

- Fatti i fatti tuoi Harry – era così strano vedere nei suoi occhi tutta quella rabbia, che li trasformava in qualcosa di scuro e diverso da quello a cui ero abituata.

- Se stai diventando un grandissimo idiota con tutti, beh, sono anche fatti miei! -

Si voltò verso di me e con la coda dell'occhio vidi che studiava la mia espressione per capire cosa fosse successo.

- Cosa le hai fatto? - .

Dopo un istante distolsi finalmente lo sguardo da Danny e guardai Harry cercando di abbozzare un'espressione più serena.

- Nulla -

- Ma come nulla?! -

- Io vado giù –

Senza guardare più nessuno mi voltai, uscii dalla stanza e corsi per il corridoio facendo poi la prima rampa di scale, decisa a rifugiarmi in qualche angolo del giardino dove non mi avrebbero più trovato per il prossimo millennio.
Sentivo Harry chiamarmi dalla porta della camera e subito dopo urla, parole grosse iniziarono a volare e tutto quello che riuscii a fare in quel momento, invece che finire quegli stupidi 10 scalini e fare quello che mi ero proposta di fare, fu farmi trascinare a fondo dai mattoni che mi sentivo nelle gambe, nei polmoni e accasciarmi contro il muro del corridoio del primo piano, incapace di andare avanti.
Rimasi a guardare lo stesso punto di fronte a me almeno per una mezz'ora, nelle orecchie le urla provenienti dal piano di sopra e la musica che proveniva dalla stanza in fondo al corridoio.
Cercavo di pescare nella mia testa un ricordo, un evento che mi rendesse colpevole di qualcosa, che potesse spiegarmi cosa potevo aver fatto. Per quanto ci pensassi sopra, non riuscii a trovare una risposta, e di risposte ne avevo bisogno.
Poi finalmente mi alzai.
E mi diressi verso la sua stanza.

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Capitolo 19
*** Beating heart ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo

FELICITY

Entrai in camera sua e non si accorse neanche della mia presenza, preso com'era dal suo basso in quel momento, fino a che non mi sedetti accanto a lui.
Smise di suonare e mi squadrò per qualche secondo.

- Ciao splendore, a cosa devo la visita? -

- Al fatto che ti voglio tanto bene? - 

Sperai che la bevesse.

- Speravo in una risposta del genere! - 

Sorrise e appoggiò il basso ai piedi del letto.

- Ascoltiamo un po' di musica? Ho ritrovato il mio cd dei blink 182, Enema of the States, lo devi assolutamente sentire!- n

Non mi lasciò tempo di rispondere che stava già armeggiando con lo stereo di camera sua. Alla fine era proprio quello che volevo, quello di cui avevo bisogno: distrazione. Niente rompimenti di coglioni, niente persone che mi accusano di cose strambe o che mi guardano male per le mie vicende amorose. Solo Dougie. Un mezzo pazzo che si ricordava di usare la testa solo quando estremamente necessario.Era intelligentissimo. Ma non lo ricordava tanto spesso agli altri. Tendeva a stare in silenzio o a dire qualcosa di molto strano. Proprio quello di cui avevo bisogno.

-Ti immagini se riuscissi a incontrarli? - 

Improvvisamente si bloccò e si voltò a guardarmi.

-Oddio. E se capitasse?! Farei sicuramente qualche figura di merda – 

Scoppiai a ridere.

- Ne sono sicura! Probabilmente gli vomiteresti sui piedi in preda all'emozione – 

Storse il naso.

- Non è carino a parte tua ricordarmi certi episodi...-

Si sedette per terra di fronte al letto, gambe incrociate e occhi persi nel vuoto.

- Oh, il povero Dougie ha l'animo sensibile – 

Alzò gli occhi e li piantò nei miei.
Ne rimasi profondamente colpita. Aveva sempre quell'espressione così indecifrabile...era come se fosse concentrato a studiare quello che aveva di fronte, gli occhi seri, quasi vuoti, come se il pensiero che gli attraversava la mente prendesse tutta la sua attenzione, le mascelle serrate, le labbra leggermente appoggiate l'una all'altra, senza pressione. Senza rispondere nulla iniziò a mugugnare il ritmo della canzone ondeggiando la testa a ritmo, i nostri occhi sempre in contatto.

- Cosa ne dici? -

Mi trascinai fino a trovare il margine del letto e mi sedetti accanto a lui sul pavimento aiutandomi con le mani. Incrociai le gambe e ci ritrovammo entrambi a fissare lo stereo.

- Mi piace -

Restammo in silenzio fino alla metà della terza canzone circa, entrambi muti, tenendo il ritmo della canzone con la testa, persi ognuno nei propri pensieri.

- Lo sai che sembriamo due idioti probabilmente? - 

Annuì con la testa e fece spallucce. Seguirono altri momenti di silenzio in cui continuammo semplicemente ad ascoltare la musica.

- Dovrei comprarmi delle lucertole –

Mi voltai di scatto a fissarlo.Lucertole?! Ok....Lucertole.
Non gli chiesi neanche il motivo, e continuammo per un po' ad ascoltare il cd. Stare lì, seduta sul pavimento della sua camera con lui, mi rendeva calma. Improvvisamente le urla si sentivano ancora ma era come se non mi riguardassero più, vivevo un momento di astrazione dove il tempo sembrava fermo e lo spazio solo per noi. In pochi giorni avevo imparato ad apprezzarlo, a ricercare la sua compagnia e alla fine a volergli bene, ed era la prima persona che mi era venuta in mente quando avevo pensato alla soluzione più ovvia per stare meglio. Non Tom stavolta, proprio lui.
Delle lucertole...ghignai sotto i baffi pensando alla faccia di mio cugino.

- Sai che Tom ti ucciderà?-

- Sì...è proprio quello il bello –

Ci scambiammo un sorriso complice e ci riperdemmo ancora per un po' nei nostri pensieri.

- Perchè stanno urlando? -

Deglutii a fatica. Ottima domanda.

- Pensavo non te ne fossi accorto –

Sogghignò.

- Bisognerebbe essere sordi per non sentirli -

Mentii spudoratamente.

- Non so come mai. Fatti loro -

Si sdraiò per terra, le mani dietro la nuca e lo sguardo sul soffitto. Dopo poco lo imitai, il tessuto ruvido del tappeto contro la mia pelle creava una strana sensazione. Se mai esistesse un silenzio confortevole, un silenzio come un abbraccio, era proprio quello. Chiusi gli occhi e rimasi in ascolto del mio cuore che rallentava i battiti, sempre più piano fino ad arrivare ad un ritmo normale, e sospirai contenta. Improvvisamente sentii il contatto con la pelle calda, la mano che mi spostava i capelli dagli occhi e che mi accarezzava teneramente una guancia. Aprii gli occhi e mi rispecchiai in quelli di Dougie.

- Quando hai quell'espressione rilassata in viso, sei proprio bella –

Come se nulla fosse allontanò la mano dal mio viso e tornò a sdraiarsi accanto a me. Ma il mio cuore, oramai, aveva di nuovo iniziato a battere veloce.


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Capitolo 20
*** Illusions ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo

*Nota dell'Autore*:
grazie MusicHeart per le tue recensioni ;) mi spingono a continuare a scrivere e a inventare per questa storia! Grazie a chi continua a leggere! Nel frattempo, un capitolo un pò più lungo del solito per compensare i precedenti che erano un cicinino più corti...spero vi piaccia! Se avete voglia, ditemi cosa ne pensate....buona lettura!




FELICITY




.due mesi dopo…..



- Ok, ok. Al mio segnale…-

Si sistemò il fucile in modo da avere la mano saldamente attorno all’impugnatura. Ci guardammo tutti senza riuscire a contenere l’eccitazione.

-….scatenate….-

Tutti noi impugnammo il fucile e iniziammo a indietreggiare misurando i passi degli altri, pronti a scattare.

-….L’INFERNOOOO! –

Nel giro di pochi istanti il salotto di casa McFly, era diventato un campo di battaglia: il rumore dello scatto del proiettile aveva iniziato a ripetersi all’impazzata, macchie di colore scoppiate su ogni parete e su tutti i divani, che avevamo ribaltato per costruire delle trincee dove nasconderci. Riaffiorai dal divano approfittando del fatto che si stavano facendo guerra a vicenda senza curarsi di me in quel momento impegnati nel loro vortice di competizione maschile e appoggiai il fucile al divano per prendere la mira con precisione.
Mi muovevo con studiata lentezza, attenta a non dare nell’occhio con movimenti bruschi. Harry accanto a me era impegnato in un combattimento a due con Doug, e non oserei mi ripetere la quantità di improperi che stavano uscendo dalla bocca di entrambi.
Pensai qualche secondo a chi mirare prima di scegliere, sorrisi soddisfatta e aggiustai la mira nella sua direzione: anni di sofferenze, frustrazioni, ansie…avevo diritto di sfogarle. Almeno giocando a paintball!
Quando premetti il grilletto, una palla di colore blu colpì Danny in piena faccia. Chiuse gli occhi sull’impatto spaventato dalla velocità del proiettile, per poi ritrovarsi il viso completamente blu, unica distinzione il bianco dei suoi denti e dei suoi occhi quando riuscii a riaprirli. Si guardò intorno sconvolto cercando l’origine del colpo.
Proprio mentre era arrivato a posare lo sguardo su di me e vedevo la realizzazione dipingersi nei suoi occhi, pronto a reagire, mi sentii trascinare a terra, dietro al divano.

-DOVRETE USCIRE DA Lì! CODARDI! – 

Soffocai una risata e poi mi appoggiai alla spalliera del divano, voltandomi verso Harry.

-Capitano, mio capitano! Quali sono le istruzioni? – 

Harry con il fiatone si guardò a destra e a sinistra per prevenire agguati e si riconcentrò di nuovo su di me. Ci eravamo entrambi dipinti le guance con due strisce nere, ci sentivamo aggressivi e agguerriti, NOI eravamo i vincitori. Ma a guardarlo così, schizzi di colore in faccia, capelli in aria, fucile in mano e trucco nero faceva più ridere che tutto il resto.

- Soldato, hai combattuto con onore-

-Grazie capitano!-

-Hai assestato un bel colpo, ma abbiamo innervosito il nemico. Sei pronto a dare la tua vita per la causa?- Trattenemmo entrambi una risata mentre ci guardavamo fieri.

-Certo capitano!-

-Bene….-

Ci risistemammo cercando di non fare rumore in ginocchio, pronti a scattare. Nel frattempo era calato un silenzio di tomba in sala. Tre contro due. Che barbari.

-Uno-

Mi alzai impercettibilmente.

-Due-

Caricai il colpo e alzai il fucile a livello della spalla.

-TRE!-

Ci alzammo di scatto pronti a suonargliela di santa ragione con l’adrenalina a mille, il colpo pronto, le braccia tese.

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!-

Una sagoma schizzò fuori dal divano di fronte a me e corse convulsamente attraversando il campo di battaglia verso la porta, in mezzo ai due fuochi. Io, Harry, Tom e Danny in piedi con i fucili a mezz’aria basiti e bloccati guardavamo quello che avevamo appena riconosciuto come Dougie spalancare la porta di entrata del giardino, infilarcisi e chiuderla di botto. Calò il silenzio.


-HO VINTOOO! –

Ci guardammo increduli per qualche secondo. E poi facemmo l’unica cosa che si poteva fare: scoppiammo in una sonora risata e deponemmo le armi.


----------


Sorseggiavo una birra fresca in giardino, ero sola ma andava bene così: i ragazzi sapevano quanto mi piacesse prendermi ogni tanto uno dei miei “momenti” così mi avevano lasciato tranquilla immersa nella pace del giardino nel retro.

-Il tramonto stasera è davvero bellissimo-

Sussultai e mi voltai, giusto in tempo per vedere Danny sedersi accanto a me sull’erba.

-Già- 

tornai a guardare di fronte a me dove il cielo era ormai diventato di una splendida sfumatura arancione, i colori della sera che stavano iniziando a prendere il sopravvento sull’azzurro.

-E’ stato divertente oggi, Dougie che esce dal divano e corre urlando poi, è una scena che non dimenticherò mai-

Rise ricordando l’episodio del pomeriggio, il che portò un sorriso anche a me nonostante l'atmosfera tesa.

-E’ proprio da lui. Dici che Fletch mi ucciderà per tutto quello che abbiamo fatto oggi? Sarebbe mio compito tenere pulita la casa, non contribuire a devastarla-

Sospirai passandomi una mano tra i capelli ancora pieni di colore, cercando di non pensare a quali danni ulteriori stavo facendo spiaccicandolo.

- Gli diremo che tu non c’eri, semplice –

- Sicuro di non rischiare la morte in questo modo? –

Lo guardai e mi ricambiò sorridendomi dolcemente.

- Oramai ci siamo abituati! –

Ci sorridemmo per qualche secondo, ma sentii presto l’imbarazzo che si insinuava tra di noi.
Dopo quella famosa litigata io e Danny non avevamo più parlato da soli. Non so se fosse l’imbarazzo a tenerci lontani, come adesso, o se fosse la paura di aprire un discorso che non so dove ci avrebbe portati, ma la cosa era scivolata via sotto i nostri occhi. Avevamo tutti fatto finta di nulla e osservato mentre i cocci si sistemavano da soli, con fatica, ma il rapporto tra noi, almeno in gruppo era tornato quello di prima. Ma si sa che quando i pezzi si ricompongono senza una consapevolezza piena dietro, rimane sempre qualche crepa. La mia era non sapere cosa gli avessi fatto, e il senso di irrisolto mi aveva ormai imprigionato. E nonostante per lui questi erano dettagli che non potevano avere rilevanza, sapevo che Danny non aveva etichettato quella discussione come una semplice litigata tra amici, uno scoppio d’ira senza apparenti ripercussioni a lungo termine. La diceva lunga la perizia con cui cercava di evitare di rimanere solo con me. E il fatto di trovarci lì dopo così tanto tempo mi aveva immediatamente messo in tensione, come se vedessi qualcosa arrivare. Abbassai lo sguardo, ma le sue dita lo riaccompagnarono fino a che non ci trovammo a guardarci di nuovo.

-Non so se ne ho il diritto, ma vorrei chiederti finalmente scusa-

Sentii il cuore accelerare i battiti. Dunque era giunto davvero il momento.
Mi lasciò il mento, e in evidente imbarazzo iniziò a giocherellare con l’orlo della sua polo.

-Sai che sono un idiota, giusto? -

-Oh, beh....sei tu a dirlo-

-Non so cosa mi sia preso -

-Ah beh, questo spiega tutto -

-Fliss, per favore....-

Distolsi lo sguardo ferita. Possibile che non mi si tollerasse neanche un po' di cattiveria? Non ero io ad aver sbagliato.

-Puoi non infierire?-

Quando lo guardai e lessi quello sguardo così affranto nei suoi occhi, mi resi conto che, forse, c'era ancora una speranza.

-Avanti, spara. Mi sforzerò di non abbaiare-

Sorrise e scosse la testa divertito.

-Non me la perdonerai tanto in fretta vero?-

-Non fino a che starai qui a girarci intorno –

Gli lanciai un'occhiata severa. I nostri sguardi si incrociarono e comunicarono tra loro, senza che ci fosse bisogno di parole.
Sapeva quanto quello che aveva fatto mi aveva ferita. Non poteva più far finta di nulla perchè era chiaro tra noi chi avesse sbagliato e chi ne aveva subito le conseguenze.

-Niente più bugie?-

-Niente più bugie-

Ci guardammo ancora per qualche secondo, dove stranamente iniziavo a sentirmi sempre più sicura di me. Il momento della resa dei conti era arrivato, era arrivato il momento per me di affrontare il fantasma di quella discussione e di togliermi un gran peso dal cuore. Sospirò e abbassò la testa. Potevo vedere da lì le rotelline nella sua testa muoversi, pensare a qualcosa che in realtà, si vedeva, aveva una grande difficoltà a dire. Quando rialzò la testa e guardò davanti a sé, non potei fare a meno di avere un momento di tentennamento. Lo sforzo che gli si dipingeva in voltò, mi confermava che c'era qualcosa, qualcosa di grosso, e che faticava davvero a venire fuori: tristezza e difficoltà, dispiacere e pentimento. Tutto ciò mi ammorbidì all'istante.
Prima che mi potessi fermare, gli avevo già appoggiato una mano sulla spalla, e gliela strinsi piano.

-Ohi, Jones, mi fai preoccupare-

Sorrise e prese un respirone, pronto a parlare.

-Ragazzi, cosa diavolo state facendo qui fuori?! Alzate il culo, la cena è pronta! -

Harry ci fu alle spalle in poco tempo e non feci in tempo a voltarmi che Danny era già sparito. Si era alzato e, a testa bassa, aveva camminato frettolosamente verso la porta, mani nelle tasche, tutta l'aria di aver preso l'occasione per rimandare un discorso. Come si dice? L'occasione fa l'uomo ladro, sì. Mai detto più vero. Harry, mi guardò incuriosito dalla mia faccia, che ovviamente in quel momento doveva essere un dipinto dettagliato di tutto lo sconcerto che provavo.
Mi passai le mani sugli occhi e ne riemersi con una faccia diversa. Mi alzai in piedi.

-Chi ha cucinato?

-Io-

Orgoglioso si poggiò una mano sul petto.

-Oh, ehm....Harry, penso di avere un impegno per cena –

Iniziai a ridere, mentre lui cercava di tirarmi una sberla sul braccio. Io ridevo, ma in realtà la delusione era davvero troppa per essere felice davvero.

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Capitolo 21
*** Panic ***


*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

*Note dell'Autore*: Grazie ai nuovi lettori (vi vedo! ;)) e grazie a MusicHeart per le sue recensioni sempre bellissime. Io direi che questo capitolo potrebbe creare un pò di scompiglio....buona lettura!

FELICITY

-Giovanna! -

Le corsi incontro felice e la abbracciai forte. Non la vedevo da mesi, e le sue guanciotte piene e il suo viso radioso iniziavano a mancarmi.

-Come stai?- ci staccammo l'una dall'altra giusto per quello che bastava a guardarci negli occhi, entrambe felici di esserci riviste.

-Oh bene, a parte questi quattro idioti che mi rovinano le giornate!- si mise a ridere, guardando Tom con sguardo complice.

-Non sembra neanche che nella stessa stanza ci sia il suo fidanzato! Sei sicura che non sei venuta fin qui per Fliss e basta?- Tom le si avvicinò e subito si strinsero in un abbraccio davvero molto dolce.

Più li guardavo e più mi scioglievo in tante piccole goccioline di zucchero e dolcezza: come non farlo guardando l'amore che c'era in quella scena?

-Awww, qualcuno ha gli occhi a cuoricino!- spinsi via Dougie e non riuscendo a nascondere un sorriso ci scambiammo una breve occhiata consapevole. Proprio qualche sera prima avevamo parlato insieme di quanto ci mancasse una persona per noi, qualcuno da avere accanto non come amico, ma qualcuno da abbracciare e baciare, da aspettare di poter vedere. Ed era divertente scherzare su come avremmo potuto tra 10 anni, se non avessimo trovato nessuno, comprare una casa e sposarci. Poi fare un'inseminazione artificiale e avere 8 figli. Di cui 4 adottati perché 4 parti per me sarebbero stati fin troppi. Morivo dal ridere a ripensarci.

Dougie aveva sofferto molto per Lauren.

Non lo voleva dare a vedere, ma ogni tanto lo trovavo da solo a guardare qualche foto, e solo quando si rendeva conto di essere osservato sorrideva e semplicemente riponeva la foto al suo posto.

Si era creata davvero una certa connessione e io vedevo letteralmente la sua sofferenza. La sentivo. Si era creato questo strano rapporto dove non c'era bisogno di parole, non c'era bisogno di spiegarsi, tutto era chiaro solo con uno sguardo; mi piaceva molto l'idea di poter avere un amico così.

E ricercavo la sua compagnia sempre più spesso.

- Forza ragazzi, siamo pronti? - Dan e Harry scesero le scale di corsa, Danny in testa mentre si sfregava le mani agitato ed eccitato insieme.

Salutarono Giovanna e salimmo tutti nel pulmino che la casa discografica aveva preparato per noi.

Era una giornata speciale: la prima esibizione della band era arrivata, così come l'uscita del loro primo singolo, “Five colours in her hair”, e i ragazzi erano alle stelle!

Io e Giovanna ci sedemmo dietro, lasciando ai ragazzi quell'atmosfera di cameratismo che era giusto che avessero, e ci aggiornammo sul corso che la nostra vita aveva preso negli ultimi mesi.

Gi stava preparando degli importanti provini per alcuni spettacoli nel West End, e io gli raccontai della routine in casa con i ragazzi.

-Ma possibile che non hai ancora avuto una cotta per nessuno di loro?! Ovviamente non per Tom!- si mise a ridere sonoramente mentre le mie guance diventavano rosso fuoco dall'imbarazzo.

-Gi! Abbassa la voce!- ridacchiò e mi si avvicinò furba.

-Sono tutti molto belli devo dire....sarebbe impossibile non caderci- diventai ancora più rossa e farfugliai qualche risposta negativa, in evidente disagio, dopo aver controllato con la coda dell'occhio che i ragazzi fossero impegnati a parlare tra loro e non avessero sentito.

Fortunatamente arrivammo poco dopo agli studi di Top of the Pops e scendemmo dalla macchina.


DOUGIE


Tutto quello che riuscivo a pensare era “Oh mio Dio” ripetuto ad una velocità nauseante nel mio cervello per un numero ridicolo di volte.

Eravamo finalmente arrivati al grande momento, e continuavo a camminare avanti e indietro per il camerino in preda ad una crisi di panico. Sicuramente avrei vomitato sul palco.

Mi coprii gli occhi al solo pensiero per cercare di levarmi quell'immagine dalla testa, non sarei riuscito ad esibirmi se avessi continuato ad agitarmi in quel modo. Giovanna e Felicity erano andate a bere un caffè, gli altri, nonostante fossero visibilmente agitati, cercavano di dirmi di stare calmo, ma nulla stava funzionando.

Io ero il fottuto bassista! Se io o Harry avessimo sbagliato una nota era la fine!

Presi una boccata d'aria quanto più profonda possibile e cercai di concentrarmi nel ricordare le note, ma mi fu impossibile. Quando poi sentii la canzone dei Busted in sottofondo e capii che era quasi giunto il momento di salire sul palco mi feci prendere dal panico: non so cosa mi passò per la testa ma decisi che non potevo farlo. Senza dire nulla a nessuno mi fiondai verso la porta deciso ad andarmene, ma nella mia fretta non mi accorsi che stavo finendo addosso a qualcuno che stava entrando. Alzai la testa e quando mi trovai a guardare Fliss negli occhi e improvvisamente mi venne voglia di piangere. Bloccato davanti alla porta, i polmoni pieni d'aria e gli occhi terrorizzati, continuai a fissarla negli occhi. Improvvisamente fu come se avesse capito tutto quello che mi stava passando per la testa e, senza dire nulla, nel suo sguardo lessi tutta la comprensione di cui avevo bisogno. Ci abbracciamo avvicinandoci l'una l'altra nello stesso momento e quello che sentii quando il suo corpo fu a contatto con il mio, quando il suo calore mi avvolse e mi confortò con tutto l'amore che aveva, fu un'esplosione. Chiusi gli occhi per non essere sopraffatto dai sentimenti che stavo sentendo dritti alla bocca dello stomaco e che stavano diventando sempre più ingestibili.

Mi sentii capito, compreso, aiutato....completo.

La strinsi ancora più forte e affondai il viso tra i suoi capelli che sapevano di buono. Quando iniziò a parlare, soffiando quantità impercettibili di aria contro il mio orecchio e il collo, sentì un brivido corrermi per tutta la schiena, le gambe, fino a terra.

-Stai tranquillo, io credo in te –

Me lo sussurrò talmente piano che solo io sentii quelle parole dolci e il fatto che fossero solo per me mi riempì di orgoglio.

-Non voglio farlo –

Nascosi il viso nell'incavo del suo collo, cullandomi nel suo profumo buono.

-Si che vuoi farlo-

Un altro brivido mi partì dal collo per irradiarsi in tutto il corpo.

-Come faccio, potrei sbagliare tutto...-

Mi accarezzò la testa con una dolcezza infinita, le sue dita leggere e soffici contro la mia testa. Mi sentii avvolto dalla sicurezza. La sicurezza che potevo stare così, in quella posizione per ore e nulla di male sarebbe successo.

-Io sarò in prima fila. Se ti agiti guardami-

Si staccò da me piano, mi lasciai andare ad un sospiro sofferente come se improvvisamente mi fosse stata tolta l'aria per respirare. Mi guardò intensamente negli occhi prima di continuare a parlare.

-Io sono lì per te –

Fu come se il mio cuore avesse ricevuto una scossa elettrica. Cominciò a battere fuori controllo mentre il mio sguardo vagava sul suo viso. Era bellissima. I capelli sciolti che le ricadevano mossi lungo il viso, in piccole onde che incorniciavano quel naso così carino, gli occhi meravigliosi e pieni, la bocca perfetta e rossa. Per la prima volta sentii il bisogno di avvicinarmi a lei.

E sentire le sue labbra contro le mie.

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Capitolo 22
*** More than meets the eye ***


*Note dell'autore*: Buonasera! Scusate per l'attesa...arrivo con il nuovo capitolo anche se sinceramente non ne sono molto soddisfatta...il prossimo mi piace decisamente di più ;) vi lascio alla lettura! Un abbraccio

FELICITY

Le prime note partirono e fu come un esplosione di colori e di sorrisi: le ragazze erano in visibilio, e sinceramente mi chiesi quanto ci fosse dietro la casa discografica. Non potevo credere che tutte fossero già così pazze di loro...O forse ero solo un po' gelosa. Alla fine non erano più solo “miei”. I McFly si stavano presentando al mondo, e il mondo sembrava gradirli davvero molto. Soprattutto quello femminile. Gi non poteva distogliere lo sguardo da Tom, carichissimo come l'avevo visto poche volte, ed era evidente l'orgoglio che provava in quel momento. Io cercai di passarli in rassegna tutti quanti, e mi vergognai un po' di sentirmi molto mamma in quel momento: volevo vedere che tutto fosse in ordine, che tutti fossero sul pezzo, felici e pronti a portare a termine la performance. Mi sentivo un po' come una mamma che porta i suoi bimbi al primo giorno di scuola. Patetico. Tom sembrava totalmente a sua agio, dopo le prime note dove si erano divertiti un po' a girare per il palco sembrava in paradiso. Sorrisi e passai ad Harry. Era talmente preso dalla sua batteria, che quasi non guardava il pubblico. Era un tutt'uno, un unico corpo con lo strumento e, conoscendolo, la sua smania di primeggiare in ogni cosa lo stava portando a concentrarsi anche più nel necessario. Guardai Dougie, e sorrisi nel vederlo con la sua maglietta arancione, tenerissimo con quel ciuffo biondo che gli aveva fatto la hair stylist nel pomeriggio, e molto molto serio in viso. Poi la mia attenzione fu rapita da una voce roca e profonda. Danny aveva iniziato a cantare la prima strofa del ritornello, e non potei fare a meno di sentire le rane fare le acrobazie nel mio stomaco. Per quanto immaturo, per quanto io avessi sofferto nel non vedere ricambiati i miei sentimenti, solo a sentirlo cantare mi mandava su un altro pianeta. E poi l'espressione sicura che portava mentre per la prima volta si esibiva in pubblico, era....incredibile. Mi incantai per qualche secondo rapita da lui, mi dimenticai per un attimo degli ultimi mesi con la sola voglia di salire sul palco e baciarlo senza un motivo, ma ad un certo punto mi resi conto che in un punto dove doveva esserci un coro, il coloro non c'era. Collegai in un nanosecondo, e mi sentii subito in ansia. Mi diedi immediatamente della stupida, avevo promesso a Dougie aiuto, e mi perdevo via a guardare quell'altro stronzo che a me ultimamente non aveva dato nulla se non un gran calcio nel sedere. Come mi voltai a guardarlo mi resi conto che lui stava già cercando il mio sguardo, e quando ci fissammo, mentre suonava il basso, e gli sorrisi, la sua espressione da crucciata si distese, e una luce diversa gli brillò negli occhi. Niente di avveniristico o magico come nei film, ma una luce di sicurezza e felicità che fino a quel momento non c'era. Sentii il cuore pieno, felice come mai ero stata prima. Iniziai a ballare come tutte le altre ragazze, a scatenarmi con Giovanna come due pazze, mentre continuavo a guardare Dougie, e lui pian piano scioglieva quella patina di serietà e iniziava ad andare più a ritmo, a giocare con Danny, a muoversi, fino a che non iniziò a divertirsi sul serio a giudicare dal sorriso sulla sua bocca. Risi, perchè ad un certo punto quasi si stava dimenticando di fare un coro, ma stavolta era perchè se ne stava letteralmente sbattendo le balle. Mi guardò e mi fece l'occhiolino e lì, io, non so cosa mi prese. Rallentai all'istante, come se mi avesse appena colpito un proiettile. Realizzai che la canzone era quasi finita, e io non stavo più pensando a Danny.Rimasi impietrita a guardarlo mentre finiva la performance, a chiedermi cosa mi si fosse smosso dentro che non c'era mai stato prima. Presa dalla confusione inizia a guardarmi in giro. Ragazzine urlanti, Giovanna urlante mentre applaudiva felice, la musica si fermò ma il mio cuore stava continuando a battere forte, lo sentivo rimbombare dentro il petto, assordante. Tornai a guardarlo mentre ignaro ascoltava Danny parlare con Fearne Cotton e io iniziai a sentirmi davvero in difficoltà. Non riuscivo a fare a meno di continuare a spostare la mia attenzione da uno all'altro accrescendo sempre di più la mia confusione. I ragazzi scesero dal palco e mi sentii prendere la mano alla mia sinistra.

-Felicity?! Andiamo!-

Annuii ancora persa nei miei pensieri e seguii Giovanna verso l'uscita con i maniglioni antipanico in fondo alla sala. Non feci in tempo a richiudermi la porta alle spalle che un abbraccio mi travolse. Non c'era neanche bisogno di capire chi fosse, riconobbi subito il profumo. Sentii ancora quella strana sensazione. Quando ero entrata nel camerino, prima della performance, e l'avevo guardato negli occhi avevo sentito questo bisogno fortissimo e nuovo di aiutarlo, di abbracciarlo e fargli sentire che niente era fuori posto, aiutarlo a farcela. Era come se ne andasse della mia vita che lui salisse su quel palco e portasse a termine l'esibizione. E quando l'avevo stretto forte a me e avevo sentito il suo respiro tra i miei capelli, una strana sensazione si era fatta strada all'altezza del mio ombelico. Si allontanò a sufficienza per guardarmi negli occhi. Era felice, realizzato, come non era mai stato, e mi venne voglia di nascondere questa espressione in un vaso e riguardarla tutte le volte che avrei avuto bisogno di star bene. Gli sorrisi.

-Ce l'hai fatta!-

-Ce l'ho fatta!-

Mi riabbracciò di nuovo, un abbraccio come un grazie infinito. Poi due braccia mi presero all'altezza delle spalle. Mi voltai e mi trovai faccia a faccia con gli occhi blu di Danny. Non feci in tempo a dire nulla che i miei piedi si staccarono da terra e mi ritrovai tra le sue braccia, abbracciata al suo collo per non cadere. Mi appoggiò a terra e mi prese il viso tra le mani. C'era qualcosa che non riuscivo ad afferrare. Non si mosse per qualche secondo ed io iniziai a respirare più velocemente, non reggendo il suo sguardo così intenso. C'era qualcosa, qualcosa che cercava di dirmi. Ma io non avevo idea di cosa fosse.

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Capitolo 23
*** Racing heart ***


*Note dell'Autore*: Eeeeeee....BOOOOOM! Bomba sganciata ahahah! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo prossimo capitolo, perchè lo so che lo stavate aspettando da tempo ;D Buona lettura! Un abbraccio

DANNY




Preso dal momento non pensai neanche a quello che stavo facendo. Ero felice, e desideravo fare quello che avevo voglia di fare da tanto di quel tempo che non mi ricordavo più cosa volesse dire non avere un pensiero fisso in testa. Avevo tentennato anche troppo.
Con le mani tenevo il suo viso, la avvicinai a me con un gesto improvviso e in battito di ciglia le sue labbra e le mie furono premute insieme con una forza e un'intensità che mi lasciarono stordito per qualche secondo.
Non lo nego, era una sensazione incredibile.
Aveva le labbra talmente soffici che non sembravano neanche vere. Averla così vicina, mi faceva sentire il suo profumo talmente forte che i miei sensi andarono in tilt e la mia testa era leggera come un palloncino. Fu un bacio strano, senza muovermi sfogai tutta la gioia che avevo nel tenere le mie labbra con forza contro le sue, fino a che naturalmente mi allontanai. Sorrisi davanti al suo sguardo confuso. Le labbra rosse, e il petto che si alzava e si abbassava agitato. Quasi in imbarazzo, tolsi le mani dal suo volto e le abbassai lungo i fianchi, aspettando una reazione di qualche tipo. Improvvisamente mi resi conto che era calato il silenzio, e tutti ci stavano guardando, ma non importava: io ero concentrato su di lei. Cercai di leggerle negli occhi, sgranati e totalmente confusi. Continuava a fissarmi con la bocca leggermente aperta e un'espressione scioccata cucita in viso.
Il silenzio sembrò durare anni. Fino a che chiuse gli occhi strizzandoli e scuotendo la testa più volte, si voltò nella direzione opposta alla mia e corse via da me. Quando sparì dietro l'angolo del corridoio e mi guardai intorno incrociai lo sguardo di Dougie ed ebbi la conferma di quello che avevo sospettato per tanto tempo: gli occhi erano diventati più scuri, la mascella tesa, i pugni stretti. Tutto quello che passava da quella faccia, portava in una sola direzione: era innamorato di lei.



FELICITY

Cosa?

Cosa?!

Non so perchè ero scappata, so solo che ad un certo punto tutto era diventato davvero troppo, dovevo nascondermi da qualche parte per non avere un attacco di panico. Entrai nel loro camerino di corsa, poi una volta dentro mi bloccai di colpo. Alzai la mano e mi toccai le labbra, come in trance. Mi aveva...baciato?
Avevo ancora il cuore e lo stomaco sottosopra, quando mi guardai allo specchio. Avevo una faccia decisamente stravolta, come se avessi visto un fantasma, e volete biasimarmi? Danny. Lui, proprio lui. Mi aveva baciata. Oh porca...dovevo sedermi. Trovai la prima poltrona e mi ci sedetti sopra tenendomi ai braccioli come se rischiasse di sparirmi da sotto al culo da un momento con l'altro.
Ok.
Facciamo il punto della situazione.
Io ero innamorata persa di Danny. Danny parte per formare una band insieme a mio cugino. Io vado a vivere con loro. Io impazzisco perchè non riesco a stargli vicino e a vedere quanto si diverta con il genere femminile. Io litigo con Dan. Io rimango in ansia per settimane, perchè non ne so il motivo. IO sono stata baciata da Danny! Mi coprii la bocca con le mani, stavo per urlare dalla gioia, o dalla frustrazione, o dall'ansia, è uguale. Continuiamo ad analizzare la situazione.
Sempre io, mi sono accorta di una cosa. E la cosa in questione, è che da quando io e Doug siamo diventati amici, io, mi sento diversa. Quando lo guardo mi sento strana, in quell'occasione soprattutto mi ero sentita strana. Mi sentivo capita, tranquilla, a mio agio. Mi passai una mano tra i capelli, non si metteva per nulla bene. Oggi quando si era girato e mi aveva fatto l'occhiolino, mi aveva scatenato una tempesta dentro di cui sicuramente lui non si rendeva neanche conto. Mi faceva stare bene, come quella volta che mi aveva detto che ero bella rilassata. Il mio cuore reagiva d'istinto e iniziava a fare i salti mortali. La verità è che ero talmente confusa che non sapevo più se era diventato questo per me solo perchè cercavo una via di fuga ai miei sentimenti per Danny o se provavo un interesse per lui che forse volevo negare. Perchè adesso che mi aveva baciato, era stato un colpo al cuore, non potevo negarlo a me stessa. Non potevo provare la stessa cosa per due persone diverse. In preda alla frustrazione mi coprii il viso con le mani, per non vedere nulla, per dare riposo al cervello.

-Wow. Giornata piena di eventi direi –

La voce di Giovanna proveniva dalle mie spalle, tirai via le mani dalla faccia e la fissai riflessa nello specchio mentre si muoveva per sedersi accanto a me, sulla poltrona accanto alla mia.

-Non dirlo a me -

-E dire che pensavo che Danny non ti interessasse più-

Mi voltai a guardarla incredula.

-E per quale motivo?-

-Perchè bisognerebbe essere ciechi per non vedere quanto un'altra persona attiri le tue attenzioni- il suo sguardo la sapeva lunga, e io non sapevo più dietro quale maschera nascondermi.

-Non so di cosa tu stia parlando -

-Lo sai bene-

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, i suoi occhi cioccolato erano convinti di quello che stavano dicendo, molto più di me.
E alla fine, ho ceduto.

-Gi, non so più cosa pensare...-

-Lo vedo-

-Potrebbe essere solo una cotta passeggera, ho tanto cercato di togliermi dalla testa Danny che potrei averlo usato per farlo, senza volerlo...-

-Improbabile-

-Gi, io ho visto le stelle quando Danny mi ha baciato poco fa!-

Mi sporsi verso di lei visibilmente frustrata.

-Mai come quelle che avresti visto se a baciarti fosse stato Dougie-

Quelle parole mi centrarono come un pugno in faccia.

-Cosa?-

Sbattei le palpebre un paio di volte, non volevo credere a quello che Giovanna aveva appena detto. Mi sorrise,inclinando la testa leggermente, come per rassicurarmi. Prese le mie mani nelle sue mentre ancora le sue parole mi risuonavano in testa.

-Fliss, lui ti guarda come se al mondo esistessi solo tu!-

-Non dire stupidaggini!-

-Se entrasse Jessica Alba dalla porta e tu sei con lui, lui non se ne accorgerebbe neanche-

Negai con la testa più volte.

-Fliss, non puoi dirmi che oggi tutte le tue attenzioni non erano per lui, non gli staccavi gli occhi di dosso-

-Era solo perchè mi aveva chiesto aiuto! E poi te l'ho detto, potrei aver preso un'amicizia molto forte per qualcosa d'altro, io...-

Mi guardai attorno frastornata. Ma cosa diavolo stava succedendo tutto d'un tratto?

-Gi, non mi aveva mai fatto capire di piacergli, cosa è successo là fuori?! Mi sta prendendo in giro un'altra volta?-

Sull'orlo di una crisi di nervi sentii le lacrime spingere per uscire, bagnandomi gli occhi. Mi accarezzò la mano con il pollice delicatamente, cercò di confortarmi in ogni modo, ma io non riuscii a non iniziare a piangere come una bambina.

-Io non so Danny cos'abbia per la testa, però ti dico solo una cosa Felicity: sfogati, butta tutto fuori,però poi guardati dentro e capisci cosa vuoi davvero. Perchè secondo me, ancora non lo sai-

Lasciai sfuggire un singhiozzo, mentre continuavo a piangere, sempre più confusa in un suo abbraccio.

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Capitolo 24
*** Confusional Choices ***


*Note dell'Autore*: Ho notato il 'leggero scompiglio' che ha creato il capitolo precedente...sono proprio curiosa di sapere cosa direte di questo ahahah! ;) un abbraccio e grazie mille come sempre <3 vi adoro



FELICITY







-Fliss, ti prego, parlami-

Fissai di fronte a me, incapace di guardare altrove, e così era da circa 20 minuti.

-Capisco che quello che è successo deve averti scombussolata parecchio, ma non puoi esserti trasformata in un vegetale, così, di punto in bianco!-

Finalmente mi risvegliai appena il necessario per guardare Harry, senza trovare le parole giuste da dire. Eravamo seduti in cucina uno di fronte all'altro, separati dal tavolo tondo, e io non sapevo più come evitare le sue domande. Ma più che altro non avevo più parole per rispondergli! L'imbarazzo nel parlare con lui di quello che era successo al concerto era troppo grande per me e lui proprio non voleva capirlo. Ed era decisamente molto preoccupato.

-Oh, andiamo!-

Feci per aprir bocca ma la porta si spalancò.

-Grazie Tom! Ero quasi riuscito a farla parlare-

-Felicity! Stai bene?-

In due nanosecondi Tom mi era addosso e mi scrollava le spalle. Manco avessi appena rischiato di morire in qualche tragico frangente.

-Tom lasciala stare-

-Ma senti chi ha parlato, io sono suo parente!-

-Tom, non dire stupidaggini che sei suo cugino-

-E non è un parente il cugino?! Razzista-

-Ma vuoi stare zitto?!-

-Oh,mi stai facendo perdere la pazienza!-

-State un po' zitti-

Entrambi si zittirono all'istante e mi fissarono attoniti mentre mi massaggiavo le tempie.

Mi state facendo venire il mal di testa -

Tom non perse tempo e si sedette di corsa nella sedia accanto ad Harry. Due contro uno. Ottimo. La scena che segui fu insieme una delle più assurde, comiche e imbarazzanti della mia vita: nel silenzio più totale entrambi continuarono a fissarmi negli occhi, protesi sul tavolo verso di me, la fronte corrucciata nella stessa identica espressione preoccupata per esattamente 20 MINUTI. Lo so. L'orologio era nella parete subito dietro di loro. E io non sapevo più dove guardare.

Persi la pazienza.

-Si può sapere cosa volete?-

Sbuffai scocciata.

-Come stai?-

Guardai Tom incredula.

-Ma come volete che stia?! Bene! -

-So che non stai bene-

-Ma tu cosa ne vuoi sapere Harry?-

-So che ti piace Danny-

Mi bloccai senza sapere cosa dire. Brancai velocemente il bicchiere d'acqua che avevo di fronte e ne presi una lunga sorsata, sentendo improvvisamente la bocca asciutta. Mise una mano sopra la mia.

-Tesoro, oramai ti conosco come le mie tasche, e da subito si vedeva che qualcosa tra voi c'era. Almeno, da parte tua sicuramente-

Rimasi sempre più senza parole. Era davvero così ovvio? Abbassai lo sguardo imbarazzata. Cercai subito dopo lo sguardo di Tom. Con lui era decisamente inutile mentire ancora più che con Harry, e quando trovai i suoi occhi ci vidi dentro tutto quello di cui non avevo bisogno: ansia. Mi coprii gli occhi con le mani e buttai la testa sul tavolo, sbattendola più volte contro il legno.

-Ok, ok, ok. Manteniamo la calma-

-Oh, Tom, mantienila tu la calma!-

Mi vergognavo come una ladra, tutti sapevano della mia cotta mondiale per Danny e chissà quanto devo essere stata ridicola per mesi. MESI! La frustrazione era alle stelle. Ma come si fa porca vacca ad essere sempre così idioti...

-Qua bisogna capire cosa fare –

Improvvisamente mi rialzai e strabuzzai gli occhi.

-Cosa scusa?-

-Bisogna capire come risolvere la situazione!-

-Ma quale situazione Tom, direi che dovrei essere io a decidere cosa fare no?-

-E quindi cosa vuoi fare con Dougie?-





Cosa?!

-Dougie?! Ma voi siete tutti fissati!-

-Tutti chi?!-

-Fliss, calmati per favore-

Harry cercò di portare un po' di calma ma senza troppi risultati, ero troppo arrabbiata per sentire ragioni.

-Ma calmati che cosa, ora sono stufa!-

-Vogliamo solo aiutarti-

-Me la cavo da sola-

Mi alzai spingendo indietro la sedia rumorosamente, decisa a levarmi da tutta quella confusione.

Grazie del bell'aiuto ragazzi, davvero!-

Uscii inviperita, sbattendomi la porta alle spalle.

Ma era mai possibile che in questa casa nessuno si facesse i fatti suoi?

Di corsa salii le scale e infilai la porta della mia camera come una furia, stufa di tutte queste illazioni che non facevano altro che mettermi confusione in testa. La porta sbattè sui cardini e io mi buttai sul letto arrabbiata, a faccia in giù, cercando di bloccare fuori il mondo. Il tempo passava e pian piano che la rabbia lasciava il posto alla stanchezza, stavo iniziando ad addormentarmi; questo fino a che non sentii un peso accanto a me sul letto. Mi irrigidii subito.

-Felicity?Dormi?-

Un brivido mi percorse la schiena.

-No...-

Mi girai fino ad incontrare i suoi occhi, ed erano una cosa davvero meravigliosa.

-Dimmi-

Sapevo che era il momento della resa dei conti. L'agitazione mi stava mangiando viva ma io cercavo di fare in modo che lui non lo vedesse. Mi sorrise, e imbarazzata mi misi a sedere.

-Come stai?-

Alzai gli occhi al cielo pensando a quante volte mi era stato chiesto quel giorno, ma lui ovviamente non poteva saperlo.

-Vuoi dire come sto dopo che mi hai baciato davanti a tutti dal nulla?-

Sorrise imbarazzato e annuì, e quando vidi il suo sorriso dolce mi sciolsi. Era troppo meravigliosamente meraviglioso. Non potevo resistere. No, proprio no.

-Bene-

Mi fissò intensamente per qualche secondo. I suoi occhi blu erano piantati nei miei con una tale forza che iniziavo a non reggere più il confronto, ma non li avevo mai visti neanche così chiari, così sinceri. Alzò la mano e me la posò sulla guancia. Poi scivolò fino a sfiorarmi il collo e la appoggiò sulla nuca, senza mai perdere il contatto. In pochi secondi mi sentii trascinare verso di lui fino ad essere entrambi ad una distanza di qualche centimetro l'uno dall'altra. Trattenni il respiro.

-Muoio dalla voglia di rifarlo-

Il cuore impazzì e la mente si perse per qualche secondo nel ricordo di qualche ora prima. Deglutii e abbassai lo sguardo sulle sue labbra: si muovevano sincronizzate con il suo respiro, lucide e umide, corpose. Lo riguardai mentre il desiderio risaliva per la bocca dello stomaco e mi esplodeva nel petto, in testa, rendendomi incapace di ragionare.

-Fallo-

Qualcosa passò nei suoi occhi, un lampo veloce. Neanche il tempo di realizzare cosa avevo detto che mi avvicinò quel tanto che bastava ad accorciare le distanze e le sue labbra collisero con le mie, stavolta più piano della prima volta, i nostri occhi subito si chiusero insieme. Nello stomaco è come se avessi avuto un terremoto in corso, sensazioni contrastanti che si accavallavano tra loro senza lasciarmi il tempo di pensare, nella testa un unico pensiero: le sue labbra. Oh donne mie, le labbra più carnosamente morsicabili del mondo. Erano così piene e morbide che non resistetti alla tentazione, con i denti le mordicchiai delicatamente e fu la cosa più eccitante del secolo. Non fui l'unica a trovare quel mio gesto eccitante: un mugolio gli scappò dalla bocca, e mi ritrovai schiacciata contro il suo petto, le sue braccia ancorate alla mia schiena e le sue mani che la percorrevano come impazzite. Inutile dire che stavo andando totalmente fuori di testa.

Un'immagine mi passò per la testa ma cercai di scacciarla subito; assaporai un'altra volta le sue labbra e cercai di imprimere quel momento nella mia testa perché ci restasse per sempre...tutto sommato era una vita che aspettavo quel momento. E finalmente c'ero, lo stavo vivendo e non potevo credere ai miei occhi. Ci staccammo lentamente, e le sue mani scivolarono dalla mia schiena fino a prendere le mie appoggiate sulle mie gambe. C'era però sempre quella sensazione che stessi vivendo una bolla che prima o poi sarebbe scoppiata, e anche a rischio di rovinare il momento esitando presi coraggio e gli feci una domanda che mi premeva fare.

-Cos'è? E' solo attrazione?-

Serio fece no con la testa.

-E allora cos'è? Perchè mi sei sempre piaciuto Danny, non posso farcela ad essere presa in giro un'altra volta, io..-

Mi arrestai quando le sue mani strinsero forte le mie.

-Penso di essermi innamorato di te-

Quel blu intenso non mentiva. Ed io mi sentii in paradiso.


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Capitolo 25
*** Burning Hell ***


*Note dell'Autore*: chiedo venia per la lunghissima assenza, faccio un pò fatica a scrivere in questo periodo. Come qualcuno mi ricorda, i McFly sono tornati e quindi è giusto celebrare il ritorno con un nuovo capitolo ;) tuttavia, credo che sarete un pò contrariate alla fine....fatemi sapere cosa ne pensate!! un abbraccio  buona lettura

DOUGIE

Corsi subito in camera, e mi chiusi la porta alle spalle.

Silenzio.

Ma il mio cervello continuava a darmi martellate sulle tempie...era come se mille persone stessero camminando nel mio cranio, tutte parlando allo stesso momento.
Scrollai la testa e mi andai a sedere sul letto, dopo aver girato la chiave nella serratura.
Non so per quanto tempo rimasi a fissare il vuoto, ma mi riscossi solo quando mi sentii come se qualcuno mi stesse afferrando per la gola.
Mi coprii gli occhi con le mani, mi massaggiai le gambe e strinsi la coperta sotto di me, ma nulla sembrava essere sufficiente.

Che sfigato che sei. Sei solo uno sfigato.

Rendersi conto che ti piace, che la sensazione che senti alla bocca dello stomaco ogni volta che la vedi è un sentimento profondo, e poi?

E poi arriva quello stronzo di Danny.

Istintivamente afferrai il cuscino e lo lanciai contro la parete con tutta la forza che avevo.
Se fosse stata la sua faccia, giuro che l'avrei ridotta in mille pezzi.
Sbuffai e tornai a stritolare la coperta sotto le mie mani.
Lei era corsa via, certo, era confusa, ma io lo sapevo che le era sempre piaciuto...sapevo che sarebbe bastato un cenno da parte di Danny che lei sarebbe capitolata, era troppo evidente da come lo guardava, da come si irrigidiva quando entrava nella stanza...anche se...
Mi era sembrato che si fosse creato qualcosa, qualcosa che andava oltre ad un semplice rapporto di amicizia, qualcosa tra di noi che fosse solo nostro, ed ero arrivato a crederci così tanto che alla fine mi ero innamorato di lei.
Se pensavo al suo viso, mi si dipingeva immediatamente in testa, in ogni minimo particolare: le fossette sulle guance, i capelli sottili e morbidi, gli occhi sfumati di verde....Non dovevo neanche sforzarmi. Mentre il ricordo di Lauren era ormai un ricordo sfumato...
Sentii la rabbia risalire e stringermi lo stomaco, e tirai un pugno contro il materasso.

Ero così arrabbiato, così frustrato...

E' un'esplosione. Quando ti svegli e capisci di aver bisogno di lei, e che lei è la ragione per cui tutto questo brutto periodo se n'è andato senza lasciare troppe ferite. C'era lei! C'era lei a rendere le mie giornate colorate, piene di sole, con quel suo sorriso imbarazzato e le scarpe da tennis sempre slacciate!
Sorrisi al pensiero.

Come avevo potuto non accorgermene prima?


Come avevo potuto lasciare che lui me la portasse via sotto il naso?


Strinsi gli occhi cercando di dimenticare la sua faccia. L'avrei volentieri preso a schiaffi.
Non la meritava, non la meritava affatto!
IO ero la persona che le era stata accanto per mesi, IO ero quello che la faceva ridere la mattina a colazione, che faceva di tutto per rendersi ridicolo solo per sentire di averla resa felice, ero sempre io quello che l'aveva accolta senza chiedere nulla quando Danny l'aveva fatta soffrire facendo finta di non sapere...lui, LUI non meritava una briciola dell'amore che Felicity era capace di provare!
L'aveva tenuta a distanza per anni, messa in imbarazzo, si era preso gioco di lei, e proprio mentre io mi stavo rendendo conto d averne bisogno come l'aria che respiro, lui osava baciarla, davanti a tutti!
Mi alzai di scatto e iniziai a camminare nervoso per la stanza.
Dovevo fare qualcosa. Lei magari era già persa per lui, magari già anche nel suo letto,ma io non potevo lasciare le cose come stavano senza nemmeno provare a capire Felicity cosa provasse.
Solo il pensiero di lei con lui, nello stesso letto, mi stava facendo venir voglia di vomitare.

Ero convinto che ci fosse qualcosa tra noi.

Non potevo aver sognato lo sguardo che ci eravamo scambiati quando stavo fuggendo dalla sala prove, avevo visto qualcosa nei suoi occhi! Come l'avevo visto durante la canzone, quando la guardavo le sue attenzioni erano solo per me, ne ero sicuro!
Dovevo accertarmi che lei stesse bene, e che quello che mi ero convinto di aver visto, fosse lì davvero.
Ero la classica persona da “se lei è felice, sono felice anche io”, e avrei lasciato perdere tutto, per il gruppo, per lei, se Felicity voleva stare con Danny io non ero nessuno per rovinarle la “storia della sua vita”.

Ma prima dovevo capire.

Camminai a passo spedito verso la porta, e appena fuori neanche a farlo apposta la incrociai mentre usciva dal bagno.
Non si era accorta di me, così mi schiarii la gola e presi coraggio.
-Fliss...-
Alzò lo sguardo e trattenni il respiro.
Non avevo dubbi.
Non era una cotta passeggera, non era un pensiero di un momento che mi aveva semplicemente messo in crisi, un pensiero che avrei potuto superare standole lontano.
Da quando mi ero reso conto di volerla baciare mi sembrava ancora più bella.
Mi sorrise.
-Doug! Tutto ok?- 
Rimasi qualche secondo in silenzio. Nota mentale: prima di suicidarsi, preparare un valido piano per farlo.
-Ehm. Si...ecco...io vorrei...- 
Si avvicinò a me di qualche passo aggrottando la fronte.
-...volevo chiederti se ti andava di vedere un film con me, in camera mia. Per festeggiare la giornata- 
Sono un codardo....
La sua faccia cambiò nel giro di un secondo. Panico.
-Oh..-
-Se non ti va non fa nulla, possiamo ascoltare un po' di musica o stare un po' con gli altri- abbassai lo sguardo, poi mi feci coraggio e la guardai negli occhi.
-Non è quello Doug, io verrei volentieri, ma...ho promesso a Danny che avremmo passato la serata...insieme- sentii il cuore accartocciarsi su sé stesso.
-Ah...beh ecco, non...non fa nulla – imbarazzato mi voltai e feci per rientrare in camera mia. Non avrei retto il suo sguardo dispiaciuto ancora per un millisecondo.
- Posso dire a Dan che possiamo stare insieme domani, non sarà un problema per lui!- strinsi i denti.
Quando mi voltai cercai di tenere la faccia più serena del mio repertorio e le sorrisi.
- Tranquilla Fliss, non c'è problema. A domani ok? E grazie per oggi – ci fissammo per qualche secondo.

Sì, qualcosa c'era.

Ed era la scritta perdente che stava spuntando sulla mia fronte.

Mentalmente la supplicai di non guardarmi in quel modo, come se davvero le dispiacesse di non passare la serata con me, come se non sapesse cosa fare.
Le sorrisi un ultima volta e rientrai in stanza, chiudendomi la porta alle spalle.
Io ero quello del “se lei è felice, sono felice anche io”, sì. Ma questa volta era dannatamente difficile riuscire anche solo a pensarlo...
Sentii una lacrima scendermi lungo il viso senza che io potessi fermarla.
Ero lì, in piedi da solo in mezzo alla mia stanza, senza sapere più che fare.

Esplosioni, colori, farfalle nella pancia, amore e voglia di stringerla, di baciarla...per poi rendersi conto di averla solo persa...

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