Never Back Down

di fedetojen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Primi incontri…o scontri? ***
Capitolo 2: *** 2- Party in the USA ***



Capitolo 1
*** 1- Primi incontri…o scontri? ***


NEVER BACK DOWN

 
1- Primi incontri…o scontri?

 
Il college...un'altra fregatura, che purtroppo devo frequentare. 
Orlando è molto calda, anche se sono solita indossare felpone e pantaloni pesanti.
Tutti mi guardano straniti a scuola, ma non sanno che ho sempre da sotto, un pantaloncino e un top sportivo per quando ho voglia di correre o solo di allenarmi.

La mia regola è: io non ti do fastidio, se tu non dai fastidio a me.

Quel giorno la giornata era iniziata di merda e quando inizia così, è difficile che finisca in un altro modo: ero in cortile a mangiare il mio pranzo nell'intervallo, quando un ragazzo più alto di me inizia a infastidirmi e insultarmi.

"Sei solo una piccola bambina, anzi sembri proprio un maschiaccio! Ma come ti vesti? Ti guardi allo specchio, maschiaccio? O dovrei chiamarti femminuccia?" quando è troppo è troppo.

Velocemente mi alzai, misi la mano dietro al suo collo, portando violentemente il suo volto contro il tavolino, vedendo la sua testa balzare su di esso come una palla da basket. Subito alzò la testa, portandosi due dita al naso, sporco di sangue.

"Ma che cazz...piccola stronzetta!" mi disse guardandomi in cagnesco. Era pronto ad attaccare ma subito qualcuno intervenne.

"Ei, ei calmi...sbaglio o ero io quello che amava avere il pubblico e fare spettacolo?" Ryan McCarthy, si mise in mezzo, con un altro ragazzi bruno, che mi placcava a uomo, davanti a me.

"Ha iniziato questo stronzo" dissi a denti stretti, stringendo i pugni. Il bruno, Jake, si spostò dandomi la facoltà di avvicinarmi al biondino che era tra me e lo stronzo a cui sanguinava ancora il naso.

"Tu sei soltanto una piccola puttanella" mi disse a denti stretti il ragazzo più alto. Non ci vidi più e scattai in avanti contro il biondino che
stranamente riuscì a bloccarmi.

"Sta buona!" mi ringhiò Ryan, guardandomi male.

"Levati dalle palle!" urlai più aggressiva. Scosse la testa in un no e allora passai alle maniere forti: presi la rincorsa e iniziai a sferrare pugni, che lui riuscì ad evitare all’ultimo, prendendomi poi il polso e mettendomi il braccio violentemente dietro la schiena, bloccandomi.

"Calmati....okay?" mi disse vicino all'orecchio. Con una spinta riuscii a liberarmi da lui, guardandolo male.

"Con te non ho finito, stronzo" dissi alzando il dito contro il ragazzo che ancora perdeva sangue e che velocemente andò via con la coda fra le gambe.

"Abbiamo trovato un'altra persona come te" disse in modo spiritoso Jake, il bruno, guardando Ryan.

"A quanto pare non sono l'unico" disse di rimando il biondino, guardando l'amico.

"Sei forte, comunque" mi disse indicando le mie mani, chiudendole in pugni vicino al viso, come a prepararsi a combattere.

"Sono riuscito a malapena a evitare i tuoi pugni: a ogni pugno evitato, una folata di vento arrivava contro la mia faccia" disse divertito, mentre Jake con il viso basso e un sorriso, continuò a ridere.

"Ho filmato tutto" disse soddisfatto, un ragazzo riccioluto, forse doveva chiamarsi Max, se non sbaglio.

"Ti conviene tenerlo per te, riccioli d'oro: se vengo a scoprire che l'hai caricato su internet, credimi, nemmeno il miglior chirurgo in città possa risistemarti la faccia dopo" dissi minacciandolo. Vidi Max tremare dalla paura, mentre sul viso di Ryan c'era un sorriso molto divertito e allo stesso tempo inquietante.

"Cavolo! Sembra proprio io, in versione femminile" disse ridendo, voltandosi verso i suoi amici che ancora in piedi mi stavano guardando.

"Ma con le palle, però" dissi con un sorriso di sfida.

"Come hai detto?" mi ruggì contro, trasformandosi: da divertito divenne quasi malefico quel suo sorriso, mentre il suo corpo s’irrigidì di colpo.

"Dai, andiamo Ryan" lo incitò l'amico, Jake, richiamandolo vicino a sé. Ryan, annuì, continuando ad osservarmi, mentre si avvicinava all’amico.

“Un cane con la coda fra le gambe: ecco cosa sembri” dissi indicandolo. Non era difficile capire, che un tipo come lui, somigliasse molto a me: era difficile trattenere la nostra rabbia. Subito lo vidi bloccarsi e lentamente voltarsi verso di me, con guardo perfido e accusatorio.

“Sai quelli come noi, intendo come me e te, hanno il problema del disturbo borderline di personalità…te la farò breve: non riusciamo a contenere la rabbia che abbiamo dentro” gli spiegai, con un mezzo sorriso di sfida. Stava iniziando a scaldarsi perché mi accorsi, dato il suo petto nudo che esponeva a tutti il suo corpo ben definito e muscoloso, che iniziò a contrarre tutti i muscoli a partire dalle braccia.

“Non so quali problemi tu abbia, ma io quella fase l’ho passata” disse poi respirando a pieni polmoni, aprendo le braccia. Ryan era il più popolare della scuola, e sappiamo tutti che non sopporta suo padre.

“Ah sì? Mi spiace per te, ma se tuo padre è proprio un cazzone come dicono, credo che tu non sia da meno, sai? Come si dice…tale padre, tale figlio” dissi avvicinandomi a lui di qualche metro. S’irrigidì di nuovo, mentre vidi Jake iniziare a preoccuparsi sul serio a quella mia affermazione.

“Che c’è? Ho toccato un tasto dolente?” chiesi con voce colpevole, molto finta s’intende. Si lasciò scappare una risata nervosa, alzando poi il capo e avvicinandosi a me per guardarmi dritta negli occhi.

“Forse quel ragazzo aveva ragione: sei solo una puttanella” ormai il mio braccio insieme al pugno era già partito, dritto contro il suo bel faccino da miliardario qual era.

“Cazzo” sentenziò Max, mentre si voltò a guardare Jake, preoccupato come lui.

Fu una questione di attimi e anche Ryan mi diede un pugno, spaccandomi il labbro inferiore, facendomi anche uscire il sangue.
Mi passai la lingua su di esso, sentendo il sapore metallico del sangue nella bocca, mentre mi voltavo a guardare Ryan, che sanguinava invece dal naso.

Feci un ghigno, indietreggiando e andandomene.
Avevo perso abbastanza tempo con quel gruppetto di ragazzi, dovevo iniziare gli allenamenti.
Andai verso la parte della spiaggia, che era vicina al college e iniziai a fare i miei soliti 4/5 chilometri di corsa, dopo essermi tolta la felpa e il pantalone, rimanendo con un top sportivo e un pantaloncino corto molto comodi per fare i miei soliti allenamenti.

Misi le cuffie attaccate al telefono, situato sul mio braccio, nell’apposita tasca a strappo del braccio.
Appena ci fu silenzio, quello che va da una canzone all’altra, sentii un clacson troppo vicino a me che mi fece quasi cadere a terra.

Subito fermai la musica voltandomi verso destra, dove vidi una macchina nera fermarmi in corrispondenza mia.

“Ma dico, sei un cretino o cosa?” sbottai appena vidi la faccia sorridente di Ryan, mentre il finestrino scendeva verso il basso.

“Non mi sentivi e ho suonato” mi rispose con tono ovvio…e infatti mi hai anche ucciso un orecchio.
Gli risposi con una smorfia infastidita, mentre con le braccia conserte aspettai, mentre facevo ritornare il mio fiato al ritmo normale.

“Visto il tuo bel destro e questo bel corpo, non è difficile capire che tu lotti. Ti va di venire? Voglio vedere come te la cavi” mi disse alzandosi gli occhiali da sole, sorridendomi. Perché no? Feci il giro della macchina e salii a bordo.

Partì sgommando, facendo colpo su quelli che erano fuori, mentre ci guardavano sbalorditi.
Scossi la testa, schioccando la lingua, ma quanto è cretino?

Arrivammo poco dopo ad un’immensa abitazione: bella, imponente e mozzafiato.
Grandi e alti muri, arcate, stanze spaziose e luminose, piscine e attrezzi da lavoro.
Arrivammo vicino alle piscine e mi voltai verso Ryan, che aveva appena salutato Jake, Max e Baja, la ragazza di Jake.

“E’ tutto tuo?” dissi indicandomi intorno.

“Dal primo mattone, fino all’ultimo quadro, bellezza” rispose con tono spiritoso, saltellando sui piedi.

Con un gesto veloce si tolse la maglietta, rimanendo a torso nudo, lanciando la maglia chissà dove.
Unì più volte le mani come a darsi la carica, per poi guardarmi e posizionarsi difronte a me.

“Sei pronta?” mi chiese. Sorrisi, come se quella domanda fosse necessaria. Una sua svista e gli assestai un bel sinistro, che lo sentì tutto, tanto da sputare del sangue dalla bocca.
“Tiri forte per essere un pezzettino” mi disse sfottendomi.

“Anche tu sei un pezzettino” dissi indicandolo.

“Ora si fa sul serio” disse battendo i pugni, saltellando sul posto e avanzando verso di me, pronto ad attaccare: pugni, calci bassi e alti, con prese. Le prese, non riuscii ad evitarle, ma i calci e i pugni sì, con qualche difficoltà.

Mi allontanai e azzardai: attaccai per prima, ma mi precedette con un destro che riuscii a scansare, lo colpii con una serie che amavo: sinistro, destro e montante, andati tutti a segno vedendolo traballante indietreggiare per non subire altri colpi.

“Bello!” sentii urlare Max, che tutto euforico, continuava a filmarci.

Solo un attimo, un fottuto attimo che guardai altrove e mi beccai un destro e un colpo sulle costole che mi fece cadere qualche metro più lontano da Ryan.

“Con questo siamo pari, ragazzina” mi disse sputando altro sangue, Ryan, avvicinandosi lentamente a me.

Posai una mano sulla parte vicino alle costole, mentre digrignavo i denti per il dolore, cercando di capire quanto fosse grave il danno.
Alzai lo sguardo vedendo Ryan, con un sopracciglio spaccato e il sangue colare, mentre con il braccio teso e la mano aperta, stava aspettando che io mi alzassi.

“Come ti chiami?” mi chiese, strinsi la mano e mi alzai grazie al suo aiuto.

“Cassidy” dissi guardando anche gli altri, che con un cenno del capo salutarono.

“Chi ti ha insegnato a tirare pugni così forti?” mi chiese Jake, avvicinandosi a me e al biondino.

“Nessuno” dissi massaggiandomi la parte lesa, vicino alle costole.

“Una piccola autodidatta” scherzò Ryan, continuando, sorridendo divertito.

“E perché combatti e ti alleni?” mi chiese portandosi un dito sul sopracciglio rotto, per vedere quanto era il problema.

“Per una buona causa. E tu perché lo fai?” gli chiesi di rimando.

“Per non essere come mio padre” disse con un’alzata di spalle.

“Mi spiace ma il mio sembrerebbe una causa più impegnativa, sai com’è” dissi iniziando lentamente a camminare, trattenendo il fiato per le
fitte ad ogni passo.

“Fatti una doccia calda, magari ho tirato troppo forte quei pugni, sei gracile”

“Non sono poi così gracile, un po’ do muscoli li ho” dissi fermandomi a guardarlo.

“Dolcezza, io ho i muscoli, tu sei ossa e pelle…vai su, la prima porta a destra appena sali le scale” mi disse incitandomi, voltandosi poi parlando con gli altri. Salii a fatica le scale, chiudendomi poi nell’immenso bagno patronale.

Mi spogliai e mi immersi nella vasca piena di acqua calda e sapone.
Non so per quanto tempo rimasi nell’acqua ma appena vidi le mie mani molto rugose, uscii dalla vasca e mi asciugai.
Mi vestii il più velocemente possibile, cercando di non farmi troppo male dato il dolore alle costole e uscii dal bagno, ritrovandomi Ryan appoggiato al muro difronte a me.

“Tieni, è mia, dovrebbe essere abbastanza grande per te” mi disse porgendomi una felpa.
Ringraziai e la indossai, non sembra così stronzo, però.

“Domani ti presenterò il conto per l’uso del mio bagno” disse mentre si allontanava.
Mi sbagliavo. Scesi le scale, ritornando dai ragazzi che appena mi videro si voltarono ad osservarmi.

“Domani sera do una festa, una delle tante. Sei invitata, ovviamente” disse Ryan sorridendomi.
Con un cenno del capo, mi congedai ritornando a casa ringraziando Jake per il passaggio, data la sua vicinanza a casa sua.


Lei è Cassidy

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Chi non conoscesse i personaggi, può (e se vuole) andare a vedere il cast :)
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Capitolo 2
*** 2- Party in the USA ***


NEVER BACK DOWN

 
2- Party in the USA


 
La mattina seguente, mi alzai con un po’ di dolori, dovuti all’incontro della giornata precedente.
Molto lentamente uscii dalle coperte, preparandomi, con lo zaino su una spalla me ne andai a scuola.
Mentre ero per strada, il telefono mi iniziò a squillare: lo presi e vidi in sovraimpressione un numero che non avevo in rubrica, così risposi.

“Pronto?” dissi mentre attraversavo la strada, attenta a non farmi mettere sotto.

“Sei tu, il tipetto con la felpa e il pantalone che ha appena attraversato?” la voce non poteva non essere quella di Ryan, notando in ghigno divertito che avevo sentito.

“Ma come hai fatto ad avere il mio numero?” chiesi chiudendo la chiamata, appena lo vidi accostarsi a me con la macchina.

“Sono Ryan McCarthy, io. Dai sali, ti do uno strappo” mi disse chinandosi verso la portella, aprendola e invitandomi a salire sulla macchina nera.

Per il poco tragitto che facemmo in macchina fummo in silenzio e appena parcheggiò, gli occhi degli altri si catapultarono su di noi come se fossimo un paio di celebrità. Mi misi il cappuccio, sbuffando sonoramente dato il fastidio di tutta quella attenzione su di me.
Subito Ryan mi raggiunse, mentre sorrideva e mi guardava divertito.

“Non sei abituata a questo tipo di attenzione, eh dolcezza?” mi chiese indicando con un cenno del capo tutti quelli che ci fissavano: alcuni sorpresi, altri scioccati e altri addirittura impauriti, come se fossi chissà quale sorta di animale feroce.

“Detesto questo tipo di attenzione: mi guardano come se fossi una bestia…anzi, CI guardano come due bestie. Sarà colpa della tua fama?” chiesi voltandomi a guardarlo, con un sopracciglio alzato.

“Potrebbe essere, sì. Non lo nego” mi disse mostrando il suo sorriso bianco, in contrasto con la sua pelle abbronzata.

“Ci vediamo stasera allora, ci sarai?” mi chiese mentre le nostre strade si dividevano.

“Vedremo” dissi abbozzando un sorriso, cercando di trattenere il fiato per la fitta alle costole.

Mentre le lezioni passarono, rimasi a seguirle in silenzio cercando di contrastare il dolore che persisteva.
Appena suonò la campanella, mi alzai di scatto, maledicendo la mia solita abitudine di scappare via da quelle aule così opprimenti.
Nei corridoio già girava una gran voce sulla serata a casa McCarthy.

“Stasera ci sei alla festa, vero?”

“Certo! Non mi perdo una festa come quelle che organizza Ryan, lo sai!” le solite ragazzine egocentriche che si credono delle strafighe, che si vantano e si pavoneggiano per avere un po’ di attenzione dal genere maschile, bleah.

Scossi la testa, ormai fuori la scuola dalla parte dei tavolini con vista sulla spiaggia, colpendo qualcuno davanti a me.

“Ma che cavolo!” sentii dire mentre andai a sbattere contro la parete in legno del piccolo chiosco posto difronte ai tavolini marroni.
Posai le mani sulla parete aiutandomi a rialzarmi da terra, a fatica, togliendomi il cappuccio e respirando a pieni polmoni.
Appena guardai davanti a me, vidi il ragazzo del giorno prima con un bel nasone violaceo, che mi guardava infuriato.

“Guarda dove cammini, stronza!” mi urlò contro, avvicinandosi di qualche passo, cercando di intimorirmi.
Non risposi, cercando di attenuare il costante dolore alle costole che avevo, mentre notai Ryan, seduto al tavolo con i suoi tre amici, che si alzò e camminò verso di noi molto lentamente.

Non avevo la forza né di pestarlo né di parlare, così rimasi in silenzio, e Ryan se ne accorse.

“Che fai, non rispondi più piccola puttanella?” continuò ad inveire il ragazzo più alto di me. Vidi arrivare Ryan, con sguardo decisamente furente.

“Ei! Che ne dici se giri a largo, piccolo stronzetto?” disse catturando la sua attenzione, mentre già si toccava le mani pronto a intervenire diversamente.

“Oh, e tu chi saresti il suo ragazzo?” chiese con tono divertito verso Ryan che lo uccise con lo sguardo.

“Sparisci” ringhiò Ryan, con molta poca calma. Il ragazzo difronte a me e a lui, non era proprio disposto ad andarsene e Ryan non poté che colpirlo in faccia ripetutamente, fino a quando non iniziò a supplicare Ryan di lasciarlo andare.

“Se ti vedo a casa mia stasera, sei morto!” disse urlandogli contro, mentre se ne stava andando con la faccia spaccata.
Ryan si precipitò da me, con volto preoccupato mi osservò.

“Tutto bene?” chiese mentre andammo vicino al tavolo dove erano i suoi amici.

“Postumi di ieri” dissi sforzando un sorriso, mentre mi sedevo e salutavo i due ragazzi e la ragazza a tavolo.
Mentre loro stavano parlando, mi voltai a guardare la spiaggia: come le onde si infrangevano contro gli scogli e si formava la schiuma, affascinante.
Appena sentii una mano alzarmi la maglia e soffocare qualche parola mi voltai prendendo il polso di Ryan, bloccandolo a mezz’aria.

“Dovresti farti controllare” mi disse lasciando la presa dalla mia maglia e successivamente io lasciai la presa dal suo polso.

“Fatti gli affari tuoi, McCarthy” dissi a denti stretti. Serrò la mascella e mi osservò contrariato da quella risposta detta troppo velocemente e istintivamente.

“Andiamo ragazzi” ruggì Ryan, mentre vidi Baja osservarmi con sguardo triste e rammaricato, mentre si allontanavano dal tavolo tutti e quattro, insieme.
Digrignai i denti: okay, forse ero stata troppo dura, ma a lui cosa importava? Era stato lui a ridurmi così.
Forse rimorso, rammarico?
So solo che quel giorno non riuscii ad allenarmi, così erano le 22 in punto e decisi di andare a quella maledettissima festa.
Non era difficile capire da dove venisse la festa: musica, luci, rumori, schiamazzi e risa rimbombavano per tutta la città, o quantomeno nel quartiere.
Non fu difficile seguire i rumori e facilmente arrivai così a casa di Ryan.
La casa era piena di ragazze e ragazzi, non mancava l’alcool e il cibo, insieme a ragazze seminude e ragazzi ubriachi e con facce a dir poco disgustose a causa del troppo alcool ingerito.

Appena fuori, vicino alle piscine, Max corse verso di me sorridente.

“Sei venuta!” mi urlò, salutandomi e portandomi da Jake, Baja e Ryan. Mi sorrisero tutti e Ryan si avvicinò a me, cingendomi un fianco e salutandomi con un sorriso e successivamente con un bacio sulla guancia.
Quanto affetto stasera.

“Come stai?” mi sussurrò all’orecchio.

Sarebbe stato difficile che qualcun altro ci avesse sentito, data la musica molto alta.
Alzai le spalle, mentre lo vidi passare la mano, molto cautamente, sulla parte violacea sotto le mie costole scoperte.
Avevo lasciato la felpa e il pantalone a casa, uscendo con il mio solito outfit per gli allenamenti.
Quasi tremai appena sentii la sua mano sfiorare la mia pelle, e subito dopo che finì la sua ‘carezza’ mi allontanai a disagio.

“Ti va di bere qualcosa?” mi chiese avvicinandosi a me, con un sorrisone, Baja che era vestita in un bellissimo bikini bianco.
Scossi la testa, sorridendole.

“No, sto apposto così” dissi mentre mi allontanavo a guardare verso la spiaggia, un gruppo bello grosso di gente in cerchio che assisteva ad un combattimento selvaggio.

C’erano tutti quanti che si divertivano, nelle piscine, fuori, ridevano scherzavano, combattevano e perdevano sangue.
Una voce che gridava attirò la mia attenzione dietro di me: mi voltai e appoggiai i gomiti sul freddo metallo della ringhiera vedendo un tipetto parlare ad alta voce verso Ryan, che a petto nudo sorrideva.

“Ryan! Che ti è successo alla faccia?” chiese a gran voce, susseguito da un brusio di incoraggiamento della folla verso Ryan, che con le mani chiedeva alla folla di calmarsi.

“E’ successo tutto durante un allenamento, vero Jake?” disse verso l’amico che sorrise ed annuì, complice.

“Una svista e un sopracciglio sanguinante” disse divertito, ridendo insieme a Jake.

“Da quello che abbiamo visto è stata Cassidy a colpirti!” un’altra voce, diversa da quella precedente, uscì dalla marmaglia e parlò.

Subito i miei occhi si spalancarono, mentre furente guardai Ryan, che sorpreso ricambiò il mio sguardo.
Velocemente mi feci spazio tra la folla, tra spintoni e dolori vari, arrivai al centro dove c’erano Ryan insieme a Jake, Baja e Max.
Ero pronta ad avventarmi su Max, perché una promessa è una promessa. Subito Ryan mi placcò.

“Wooh, calma…calma” mi disse mentre io mi dimenavo e scalciavo quasi.

“Max!” ringhiai, alzando il dito verso di lui, dietro la spalla, mentre Ryan mi cingeva i fianchi placcandomi con forza.

“Ti avevo detto di non mettere nulla su internet, e ora verrai pestato a dovere! Le promesse le mantengo!” urlai più forte, sentendo Ryan stringermi con tutta la forza possibile. Vidi Max, iniziare a tremare e a guardarsi intorno, come se fosse un uccellino indifeso.

“Sappiamo tutti chi sono i genitori di Cassidy!” sentii gridare alle mie spalle.

Eh no, ragazzi, ora davvero spacco la faccia a qualcuno. Feci finta di riprendere il controllo del mio corpo e subito Ryan si tolse da dosso e mi voltai per vedere chi stava parlando: un biondino di media statura, mi stava guardando con un sorrisetto sulle labbra.

“Continua” lo incitai sorridendogli, facendo un gesto con la mano, apparentemente calma.

“Sappiamo tutti qui, che tua madre è un’alcolizzata e tuo padre è un drogato e tu, non sarai da meno” mi scagliai contro di lui come fa un toro, buttandolo a terra e colpendolo con una raffica di pugni.

Sentii una mano prendermi il braccio sinistro e cercare di allontanarmi dal ragazzo, ma istintivamente diedi una forte gomitata allo stomaco e continuai a colpirlo con tutta la rabbia che avevo in corpo. Non mi fermavo e ne volevo vendetta. Appena stavo caricando l’ultimo pugno, più forte e determinato degli altri, sentii prendermi da entrambe le braccia e portarmi via dal ragazzo che aveva la faccia piena di sangue, sdraiato a terra.

“Ora basta, Cassidy!” urlarono insieme Jake e Ryan, uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra.

Mi guardai le mani e le nocche sporche di sangue, sbuffando sonoramente, cercando di far ritornare il mio fiato normale.
Lentamente e insicuri i due ragazzi lasciarono la presa su di me, ma subito scattai e Ryan mi bloccò, portandomi lontani da loro.
Mi trascinò nel bagno, chiudendo la porta dietro di sé.
Posò le mani sui suoi fianchi nudi e mi osservò.

“Ma che diavolo ti è preso?” mi chiese d’un tratto alzando la voce.

“Perché mi hai fermato?” gli chiesi a braccia conserte.
Non rispose, mentre s’inumidì le labbra passandosi una mano sui capelli, nervosamente.

“Perché?!” urlai, rabbiosa.

“Perché in quel momento avevo visto me” mi disse, mentre mi guardava nervoso. Sorpresa, continuai ad osservarlo.

“Ho visto me, mentre prendevi a pugni quel ragazzo senza quasi timore di dovergli fare male” mi disse.

“Quasi come se provassi piacere nel farlo” continuò con un tono più basso.

“Non l’ho fatto perché mi piaceva, Ryan! Nessuno parla così dei miei genitori!” urlai puntandogli il dito contro, punzecchiandolo con esso sul petto.

“Sì ma-”

“Sì, ma cosa Ryan? Cosa ne puoi sapere tu? Figlio di un papà miliardario? Eh, eh?!” gli urlai contro, spingendolo con forza, facendolo sbattere di spalle al muro.

“Non lo sai, Ryan. Non lo sai…” gli dissi picchiettando il dito sul suo petto, mentre mi guardava con la fronte corrugata. Fermò il dito con la mano, senza lasciare la presa.

“Non puoi scagliarti contro chiunque appena dice qualcosa sui tuoi genitori, anche se è la verità”

“Oh, non pensavo fossi uno psicologo, Ryan! Non credo tu sia nella posizione di darmi qualche consiglio” dissi sarcasticamente, trattenendo la rabbia.

“Devi…riuscire a controllarla” mi disse in un sussurro.

“Come se fosse facile” dissi tirando bruscamente il dito dalla sua mano, uscendo dal bagno e chiudendo con forza la porta alle mie spalle.

Sbuffai sonoramente, come fanno gli animali che sono arrabbiati, mentre sbattevo ad ogni passo i piedi con forza sul pavimento.
Scesi le scale, dal rumore sembrava ci fosse un temporale in casa per la potenza dei miei piedi contro ogni gradino.
Poco prima di arrivare all’entrata sentii dei passi veloci scendere la scala e correre verso di me, vedendo poi Ryan pararsi davanti alla porta bloccandomi il passaggio.

“Spostati” dissi acidamente.

“Domani dopo scuola ti prendo e andiamo in un posto. Se ti opponi ti prendo con la forza, avvisata” mi disse spostandomi e facendomi uscire dalla casa.

Appena fuori da casa, sentii quasi come un buco al corpo e appena mi voltai vidi Ryan osservarmi appoggiato alla porta, con le braccia conserte, il suo sguardo mi stava davvero facendo impazzire.



A/S: Ora sappiamo qualcosa in più sulla protagonista. Cosa ne pensate? Vi sta piacendo?

Ryan

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