Angels and demons

di Spettro17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** About us ***
Capitolo 2: *** Everything for you ***
Capitolo 3: *** What you don't know ***



Capitolo 1
*** About us ***


ABOUT US

“So che non vuoi sentirlo, perciò te lo dirò una volta sola, se ho provato qualcosa per Camille è preistoria, quasi letteralmente.
Si ma sul fatto che sei immortale ha ragione, tu vedi le persone che ami invecchiare e morire
Alexander sarò anche il sommo stregone di Brooklyn ma neanche io so predire il futuro.”


Erano queste le ultime parole che eravamo riusciti a scambiarci alla fine di quella che era stata a tutti gli effetti una giornata assurda e adesso tutto ciò a cui riuscivo a pensare era che tutto risultava incompiuto.
Jace era sparito, non ero riuscito a salvarlo o almeno a fargli capire che lo avrei salvato sempre e comunque anche se lui non avesse voluto, io lo avrei riportato a casa in qualunque modo possibile, avrei fatto di tutto per riportarlo dalle persone che amava. Sentivo una voragine aprirsi nel mio petto, sapevo che era vivo, sapevo che era da qualche parte anche se non lì.
Jocelyn era libera, lei era l’unica risorsa disponibile per risolvere quella situazione, ero stato tentato di chiuderla in una stanza e sottoporla ad un interrogatorio senza fine ma la reazione di Clary mi aveva bloccato, mi era sembrato ingiusto privarla dell’unica cosa positiva che quella giornata ci aveva dato.
L’unica cosa positiva… Magnus Bane.
Mi rigirai nel letto ancora freddo e nel buio di quella camera la mia mente non faceva altro che ripropormi il nostro bacio, il mio bacio, l’avevo baciato, non riuscivo a capire come ma lo avevo fatto.
Mi rigirai ancora, nel buio riuscivo a vedere un bagliore luminoso che filtrava sotto la porta chiusa della mia camera… Camille e Magnus, Magnus e Camille, la mia mente voleva giocare con me e ancora mi mostrava il loro bacio, ancora mi mostrava le sue labbra sporche del suo rossetto o le sue mani su di lui o le sue parole: “Non durerà molto”. In quel momento non avevo avuto la possibilità di pensare molto a quell’espressione, anche perché effettivamente non avevo avuto il tempo di pensarci, quanto poteva essere fattibile una storia con Magnus Bane e per quanto tempo?
Nella mia vita avevo sempre ragionato in maniera realistica ed oggettiva, per ogni missione ero sempre stato pronto, forte della preparazione fisica, forte delle indicazioni del Clave ma soprattutto forte della presenza di Isabelle e Jase, invece in quel momento mi ero da solo imbarcato in qualcosa che non aveva basi, mi ero annullato per cinque minuti avevo chiuso la comunicazione cervello- bocca ed adesso mi ero immerso in un loop.
Mi tolsi velocemente l’enorme piumone che avevo addosso, lasciandolo cadere ai piedi del letto, dovevo uscire da quella camera avevo bisogno di scemare lo stress di quella giornata, indossai i miei soliti abiti per l’allenamento e mi diressi quasi correndo verso il mio fidato compagno di stress ,il sacco da box, uscendo dalla camera restai un attimo interdetto dalla calma apparente che vigeva in quel luogo, probabilmente non c’era mai stato tanto silenzio, in quei giorni e alla fine di quella battaglia tutti avevano perso qualcosa di importante ed io avevo trovato e perso tanto.
Tutto era uguale, la mia mente si aspettava forse di vedere una grande freccia che indicasse una enorme insegna con su scritto “Manca Jase qui” ed era effettivamente così, poche volte mi era capitato di allenarmi senza di lui, era il mio braccio destro, mio fratello, il mio parabatai e per un po’ era stato anche la persona che credevo di amare. Iniziai ad allenarmi cercando di non pensare ma solo coordinare i miei movimenti; salto, pugno, pugno, salto, blocco e ancora.
-Alexander- sentire la sua voce mi provocò un iniziale senso di piacere ma la mia mente ancora mi bombardò con le immagini di quel stramaledetto bacio, mi voltai piano sapendo già chi fosse ma avevo bisogno di essere sicuro di non averlo immaginato.
Era ancora più bello del solito, non so come o quando aveva avuto il tempo di cambiarsi e ora se ne stava lì con un pantalone nero strettissimo probabilmente illegale per molte donne del mondo ma anche per gli uomini ovviamente e una camicia viola, quando lo guardai negli occhi riuscì solo a concludere che la semplicità gli donava e tanto.
-Magnus, che cosa ci fai ancora qui a quest’ora? - ero ancora arrabbiato era evidente. Lui si avvicinò facendo il suo solito sguardo da gattino infreddolito ed affamato.
- Sono rimasto per Jocelyn - disse fissando i suoi occhi nei miei - E per te - concluse, avvertì un brivido attraversarmi il corpo, non ero per niente abituato all’effetto che mi faceva.
- Come sta? - volevo sviare il discorso ancora evidente.
- Sta bene, l’ho lasciata con Clary, hanno molto di cui discutere come noi a quanto vedo - Beccato, lentamente mi allontanai da lui e indossai una felpa, non sapevo chi l’avesse lasciata lì ma lo ringraziai mentalmente.
- Mi sembra che abbiamo discusso o meglio parlato abbastanza per oggi, non credi? - Incrociai i suoi occhi solo per capire che non avrebbe lasciato cadere il discorso.
- No, non credo, penso piuttosto che tu sia ancora arrabbiato, forse dovremmo parlare di quello che è successo seriamente- disse ancora avvicinandosi, eravamo ormai a pochi centimetri di distanza, un altro brivido mi percorse ed ebbi la sensazione che la mia vibrazione interna fosse per lui evidente, perché provò ad avvicinarsi ancora e io ancora mi allontanai.
- Vedi che ho ragione, non vuoi che ti tocchi, parlami Alexander-  Non lo avevo mai visto così era visibilmente stanco ma impeccabilmente perfetto.
- Io non so che dirti Magnus, abbiamo giocato al gatto con il topo per troppo tempo e adesso non so davvero come comportarmi- mi fermai, ispirai e continuai -Lei ha ragione Magnus, tu lo sai io lo so, non abbiamo nulla che ci lega e non possiamo fare finta di niente e andare avanti, è la realtà dei fatti, tu sei immortale io no e non posso legarmi a te sapendo che non potremo mai avere nulla, o almeno nulla di importante- Mi bloccai appesantito da quelle parole e senza fiato, non avevo nulla da dargli, nulla da offrirgli, abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo. Dopo pochi secondi sentì le sue mani sulle mie braccia.
-Alexander io non posso prometterti nulla ma so quello che voglio e non mi interessa cosa accadrà domani, so solo che oggi ho bisogno di te- con una mano riportò i miei occhi ai suoi - sei così bello, così perfetto Alexander, non sai quanto sei speciale, ho bisogno di farti capire che sei importante ora per me, lascia che sia io a pensare a te mentre tu pensi all’intero mondo- In un attimo annullò la distanza tra noi, era il nostro secondo bacio, diverso dal primo, adesso eravamo soli e gli unici rumori intorno a noi erano i nostri respiri e i battiti dei nostri cuori, ero a casa, ero felice, sentì sciogliersi qualcosa nel mio petto, era il mio rifugio felice.
Le mie mani corsero inevitabilmente alla sua vita mentre le sue si allacciarono ai miei capelli, era una sensazione meravigliosa ed era questo il nostro primo bacio. Improvvisamente fui colto da una sensazione di ansia, avevo ceduto, ancora, piano mi staccai da lui continuando a fissarlo negli occhi, lui si bloccò.
-Magnus ti prego, così non fai altro che confondermi ancora di più, lasciami andare- osservai i suoi occhi rabbuiarsi e le sue labbra deformarsi in un ghigno di disapprovazione.
- Alexander sento quello che provi, lo vedo nei tuoi occhi, nei tuoi tocchi, nei tuoi baci, perché vuoi allontanarti da me? - carte in tavola non potevo più nascondermi, avrei dovuto ferirlo per allontanarlo e così feci.
- Magnus il nostro bacio è stato un errore, avrei dovuto sposare Lydia- Ottenni ciò che volevo ma non potevo immaginare che quelle parole avrebbero ferito anche me, solo pensare di non poterlo più toccare o baciare mi generava dolore e quasi volendo placare quella sensazione, tentai di toccare Magnus ma lui si ritrasse.
-Non sei serio, so che non volevi sposarla, puoi avere dubbi su di me ma non su quella scelta- Aveva ragione, lo sapevo ma optai per il silenzio e lui continuò.
- Non obbligo la mia presenza a nessuno, se non mi vuoi vado via- si fermò un secondo fissando ancora i suoi occhi nei miei, speravo non leggesse la menzogna che gli stavo raccontando ma io potevo leggere delusione, insicurezza… Paura, voleva che lo fermassi, mi stava chiedendo di farlo ma io non lo feci.
-Addio Alec- così dicendo mi lasciò un lieve e casto bacio sulla guancia, per poi voltarsi e sparire nella penombra dei corridoi dell’Istituto.
Cosa avevo fatto? Mi portai le mani alla testa e mi inginocchiai, ero distrutto e stanco di soffrire.
POV MAGNUS
 
Non posso credere di esserci ricaduto, dopo più di 130 anni ero stato rifiutato e i miei sentimenti calpestati ma stavolta era diverso sapevo di non poter convivere con la decisione che Alexander stava prendendo per me, ero stanco e amareggiato. Niente più giochi ma solo dolore e delusione, uscito dall’Istituto aprì velocemente un portale, avvertivo la necessità di parlare con qualcuno che mi conoscesse e avesse la capacità di allontanarmi dai miei sentimenti per Alec e probabilmente fu quello un errore.
Mi ritrovai nella stessa stanza piena di libri in cui ero stato quel pomeriggio con gli Shadowhunters, notai nella penombra un movimento e prima che me ne potessi rendere conto ero faccia a faccia con la persona che stavo cercando.
- Buonasera Camille- riuscì a dire, la vampira se ne stava davanti a me, indossando solo della biancheria intima ed una leggera vestaglia bianca sicuramente di seta, era bellissima, chiunque lo avrebbe pensato nel vederla così ed anche io lo pensai.
- Tesoro come mai questa visita notturna, già ti mancavo? - scandì ogni parola in maniera languida, accompagnando ogni suono con un lento movimento del corpo verso di me.
-Come hai potuto dire quelle cose davanti ad Alexander dopo tutto quello che c’è stato tra noi, penso di meritare da te il minimo del rispetto, che puoi riservare al tuo prossimo- sbottai, ero arrabbiato era evidente.
-Amore mio- iniziò
-Non chiamarmi così- la bloccai
-Va bene, tesoro- ricominciò -tutto quello che volevo era farti rendere conto che non puoi amare un mortale ma soprattutto non uno Shadowhunter-
- E perché di grazia- chiesi.
- Perché sei mio, ovvio- così dicendo mi baciò.
Quel bacio non aveva nulla a che fare con quello che mi ero scambiato con Alec poche ore prima, era come un ricordo lontano che riprende forma davanti ai tuoi occhi e tu non puoi fare altro che assecondarlo perché è un ricordo di un momento felice.
Con violenza Camille mi afferrò per i fianchi mentre approfondiva il nostro bacio, io mi sentivo totalmente inerme, non avevo più la forza di fare o disfare nulla e mi lasciai trascinare nella sua camera, mi lasciai spogliare, mi lasciai baciare e lasciai che mi facesse suo.
Ero in un vortice senza controllo ed io non avevo la forza di fermare gli eventi, volevo solo sentirmi amato quella notte ma quando riaprì gli occhi il giorno dopo conclusi che quello non era amore.


Ecco il primo capitolo, spero vi sia piaciuto, premetto di non essere una scrittrice ma amo questa coppia ed è giusto provare a dare alla loro storia ,in attesa della prossima stagione (attesa troppo lunga a mio parere), una continuità avvalendomi anche dei vostri suggerimenti, attendo con ansia le vostre opinioni su questo capitolo. Grazie.

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Capitolo 2
*** Everything for you ***


Everything for you


POV ALEC
Quella mattina non avevo alcuna intenzione di alzarmi da quel maledetto letto, volevo restare lì inerme e farmi assimilare dal vuoto, lasciarmi trascinare via senza alcuno sforzo, ero solo e perso.
Sentì bussare alla porta e automaticamente mi nascosi sotto il piumone bianco e caldo, era il mio unico alleato.
Dopo poco sentì la porta aprirsi.
-Alec cosa ci fai ancora a letto? - Era Isabelle e per risposta le riservai un mugolio.
-Alec forza- mi strappò le coperte e fui costretto ad abbandonare il mio nuovo rifugio -Abbiamo bisogno di te… Per Jace- Furono queste le paroline magiche, che mi fecero alzare dal letto e vestire in maniera più rapida che potessi, Isabelle mi guardò confusa.
-Stai bene? - mi chiese.
Evitai di guardarla negli occhi e risposi con un veloce –bene- Come avevo potuto dimenticarmi di Jace, troppi eventi, troppe emozioni e perdite.
Mi diressi nel centro di controllo dell’Istituto seguito da Isabelle, c’erano tutti, seduti intorno ad un tavolo in vetro, tranne chi speravo di vedere, mia madre, mio padre, Jocelyn, Clary, Simon e perfino Luke, a quanto pare Shadowhunters e Nascosti avevano tutta l’intenzione di collaborare per sconfiggere Valentine e per recuperare Jace. Velocemente presi posizione accanto a Isabelle e rivolsi un saluto ai presenti limitandomi ad un cenno del capo, quello non era un buongiorno per nessuno in quella stanza, accanto a me c’era Clary, era più pallida del solito e uno sconosciuto moto di preoccupazione per lei mi investì, eravamo stati tutti nemici in quella stanza ed adesso dovevamo essere amici.
Maryse prese la parola - Anche se manca qualcuno- mia madre mi stava rivolgendo un’occhiataccia terribile -dovremmo cominciare- Bene a quanto pare non solo io avevo notato l’assenza di qualcuno ma questo era prevedibile.
-Allora la priorità oggi è recuperare Jace e con lui la Coppa mortale- iniziò ma venne subito interrotta.
-Vuoi dire che il Clave ha finalmente riconosciuto che Valentine è tornato ed è di nuovo un pericolo per tutti noi? Ironia della sorte era solo necessario che iniziasse a decimare i Nascosti e rapire suo figlio- Tutti si voltarono verso la fonte della voce e io feci lo stesso, Magnus Bane se ne stava all’ingresso, nella sua ormai innegabile bellezza, sentì il sangue affluire alle guance ricordando che ora tra noi non c’era più nulla ma che nonostante ciò era lì quella mattina.
- Ben arrivato Magnus, perspicace come al solito- intervenne Maryse, si accomodò teatralmente su una sedia accanto a Jocelyn, era sempre uguale, in lui nulla era cambiato quel giorno, almeno fisicamente, quando incrociammo lo sguardo capì, che come me la sera prima, stava recitando, un moto di tristezza si impossessò di me e fui costretto ad abbassare gli occhi. Probabilmente tutti notarono il nostro scambio di sguardi perché la conversazione sembrò bloccarsi e mi sentì di nuovo come il giorno prima su quell’altare solo contro i miei sentimenti.
-Allora continuiamo- Ringraziai mentalmente mia madre, magari mi stava perdonando? Forse - Il Clave appoggia ogni nostra decisione ed è pronto a mandare rinforzi qualora saranno necessari- fece una pausa e riprese -Sappiamo tutti Valentaine cosa vuole, ossia creare un esercito di Shadowhunters al suo servizio, con lo scopo di eliminare chi ritiene indegno-
-Questa cosa fa molto Hitler- sussurrò Simon seduto accanto a Clary, che accennò un –si-
- Mi sembra chiaro che noi abbiamo due cose che lui vuole o almeno speriamo che voglia, ossia Clary e Jocelyn, la nostra proposta è usarle per catturarlo-
-Non riuscirete a sconfiggere Valentaine, puntando sulla compassione- intervenne Jocelyn, era la prima volta che sentivo la sua voce quel giorno e un moto di dispiacere mi attraversò nel pensare a cosa quella donna aveva vissuto, abbandonare il suo mondo, perdere un figlio, averne un altro, dall’uomo che aveva decimato la popolazione dei nascosti e non solo, crescendolo e proteggendolo dal suo mondo, probabilmente solo il tempo potrà o meno dimostrare se le sue scelte sono state giuste.
-Non rischieremo le loro vite per il Clave Maryse- intervenne Luke.
-Non si tratta più del Clave Luke, qui si tratta di proteggere noi e il mondo dei mondani, faremo in modo di non mettere le loro vite in pericolo, abbiamo già dimostrato che potete fidarvi di noi proteggendo Clary- concluse Maryse.
-Possiamo? - intervenni senza rendermene conto
-Che cosa intendi Alexander? - mi stavo per giocare il suo probabile perdono, ignorai gli occhi puntati addosso e un brivido troppo conosciuto che mi attraversò il corpo e continuai - Siete stati membri del Circolo, tutti voi, chi ci assicura che non confondiate più le due parti? - Isabelle mi diede un calcio sotto il tavolo, riuscì solo a mimare un Ahia in risposta.
- Alexander Gideon Lightwood- mi apostrofò mia madre - Non puoi mettere in dubbio la nostra parola, erano tempi e situazioni diverse, quando abbiamo capito, come la situazione che Valentine stava creando si sarebbe risolta, tutti noi siamo tornati sui nostri passi- concluse risoluta rivolgendomi uno sguardo di pura minaccia, la ignorai e continuai- Certo ma nessuno si sacrificherà per i  vostri errori del passato, Clary compresa- Quest’ultima si girò e mi lanciò uno sguardo sconvolto come il resto dei presenti - Per quanto il mio legame parabatai con Jace stia perdendo forza, posso dire che Jace è vivo, e fin quando lo sarà io potrò raggiungerlo, posso sapere dove è e posso sfruttare questo a mio vantaggio-
- Che cosa vuoi fare? - mi chiese Clary, mi votai e la guardai negli occhi.
- Lo localizzerò e lo raggiungerò anche se non in maniera corporea, lo metterò al corrente dei nostri piani e mentre lui cercherà un modo per recuperare la Coppa, noi organizzeremo un’imboscata quando Valentine sarà più debole, ossia quando non avrà più la Coppa- Era fatta avevo parlato, restava a loro decidere.
-Colui che non può essere nominato- mormorò Simon, gli lanciai uno sguardo truce e si azzittì, mentre i presenti lo ignorarono.
- Troppo pericoloso- mormorò Magnus, era rimasto in silenzio ad ascoltarci e in quel momento mi stava lanciando uno sguardo furente.
 -Valentine non ha idea di quanto sia forte il mio legame con Jace, non è la prima volta che comunichiamo in questo modo, è comunque qualcosa da sfruttare a nostro vantaggio- Ero convinto della mia decisione e neanche Magnus mi avrebbe dissuaso.
-E’ necessario che questo vostro legame venga rafforzato- Intervenne mio padre.
-Di questo posso occuparmene io, tenete però conto che anche la mia magia è limitata- intervenne Magnus e continuò -Alexander, sai che se il legame venisse interrotto, la tua coscienza potrebbe restare bloccata fuori dal tuo corpo vero? - Mi guardò più intensamente.
-E’ la cosa meno rischiosa che possiamo provare, procediamo con questo piano, se ci saranno problemi avanzeremo altre idee, per ora atteniamoci a questo- Conclusi risoluto.
Mia madre accennò in sì con il capo e prese la parola - Confidiamo nella tua idea, naturalmente saremo pronti con un secondo piano, nel frattempo dobbiamo organizzarci per lo scontro, sarà frontale quindi avremo bisogno di tutti i nascosti…- Non so esattamente come la discussione proseguì, so solo che avvertì un improvviso dolore acuto all’addome, era Jace gli stava succedendo qualcosa, non so se urlai o meno ma in un attimo il mondo intorno a me si spense.
 
-Stupido Shadowhunter testardo e fuori di testa- sentì urlare mentre un calore innaturale mi avvolgeva, chi era con me sembrava davvero arrabbiato, infatti continuò a ripetere quella frase ancora e ancora fino a quando per me non divenne una ninna nanna e mi addormentai e sognai un modo pieno di demoni, un mondo in cui Shadowhunter e Nascosti non esistevano, c’erano solo demoni.
Mi svegliai nel tepore della mia stanza, cosa era successo? Ero svenuto, cercai di alzarmi, ancora quel dolore, mi scappò un gemito, era orribile, raggiungeva la colonna vertebrale e si irradiava per tutto il mio corpo, non avevo mai provato nulla del genere.
-Fermo lì- Una voce mi raggiunse da un angolo della stanza, mi voltai per capire chi fosse, Magnus Bane era lì seduto su una sedia con un librone sulle gambe mentre le sue dita emettevano delle lucine blu.
-Che ci fai qui? - riuscì a dire prima di costringermi a coricarmi di nuovo.
-Che ci faccio? Bene sembra che uno stupido Shadowhunter testardo e fuori di testa- la mia ninna nanna, era lui - si sia beccato l’effetto del Karma per i suoi piani stupidi ed insensati- rimasi un attimo interdetto e lui dovette capirlo dal mio sguardo perché continuò -E’ stato Jace, probabilmente è stato ferito gravemente e naturalmente tu hai provato lo stesso-
-Oh Mio Dio Jase- scaraventai le coperte giù dal letto e mi alzai ignorando il dolore, traballai un secondo giusto per rendermi conto di avere addosso il pantalone del pigiama ed essere a petto nudo, chi mi aveva spogliato?
In un attimo Magnus mi sorresse, invitandomi a sedermi.
-No Magnus, devo… Jace… Non capisci- biascicai, il dolore era troppo forte.
- Si certo, tutto quello che vuoi ma adesso ti devi riprendere, non pensavo di dirlo in questo contesto ma forza a letto- lo guardai di traverso ma il dolore mi costrinse a fare quello che mi diceva e sentire il suo tocco era ancora più doloroso, lo guardai negli occhi e lui dovette capire la mia sofferenza tanto da accompagnarmi nei movimenti fino a trovarmi disteso con Magnus accanto, che iniziò ad emettere bagliori dalle dita e a muoverle su e giù lungo il mio corpo, una sensazione di pace mi attraversò era bellissimo, tanto da costringermi a chiudere gli occhi per bearmi del dolore placato.
Dopo minuti che mi sembrarono ore, sentì la mano di Magnus accarezzarmi il volto, istantaneamente aprì gli occhi e lo ritrovai a pochi centimetri dal mio viso, averlo così vicino era come riascoltare le parole che mi aveva detto ore prima, i sentimenti si manifestano come sintomi; ti tolgono il respiro, aumentano i battiti del cuore e la pelle diventa vulnerabile al respiro di chi ti è accanto. Per un attimo mi persi nei suoi occhi nocciola beandomi dell’assenza di dolore ma c’era qualcosa che non andava lo sentivo, quando iniziai a domandarmi mentalmente cosa c’era che non andasse lui mi lasciò un bacio veloce sulla fronte e si allontanò.
-Dove vai? - riuscì a dire e la mia voce sembrò roca.
Lui mi guardò per alcuni secondi, come se volesse fissare la mia immagine nella sua mente.
-Lontano da te Alexander- così dicendo uscì dalla porta chiudendola piano alle sue spalle.
Lontano da me, lontano da quello che provava, lontano da noi, un dolore nuovo si aggiunse a quello fisico, il dolore dell’abbandono.

Eccovi il secondo capitolo, spero che la mia storia sia minimamente riuscita a coinvolgervi, sto cercando di restare legata alle informazioni della serie senza sconvolgere troppo la storia originale dei libri ma discostandomi comunque, cercando di renderla una storia nuova. Fatemi sapere cosa ne pensate, nell'attesa ringrazio chi ha speso pochi minuti per recensire il capitolo precedente, Grazie.

 

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Capitolo 3
*** What you don't know ***


cap3

Mi lasciai trascinare in un sonno senza sogni ed agitato, almeno non provavo più dolore fisico, ancora una volta stavo inibendo me stesso ma questa volta non era per proteggere qualcun altro ma per proteggermi. Speravo che quel dolore con il tempo si attenuasse e che i miei sentimenti per Magnus potessero cambiare. Restai a letto per ore o forse giorni, ritrovai la forza di riaprire gli occhi solo quando l’immagine di Jace sofferente e solo mi si palesò nella mente, era qualcosa che non potevo sopportare di vedere o immaginare ma la mia mente continuava a presentarmi gli scenari peggiori: Jace torturato, Jace ferito, Jace dolorante, Jace che mi chiamava con tutte le sue forze. Piano riaprì gli occhi e fui quasi sollevato nello scoprire di essere solo nella stanza, mi alzai e mi diressi nel bagno attiguo alla mia camera, decisi di aver bisogno di una doccia, giusto per rimettere le idee al loro posto ed in effetti il getto d’acqua calda mi aiutò a rilassarmi. Ritornato in camera indossai i miei soliti abiti ma prima di uscire dalla stanza qualcuno bussò.

“ Avanti” la mia voce sembrava stanca, nonostante avessi riposato allungo.

Quando vidi una folta chioma rossiccia fare capolino nella stanza, capì che si trattava di Clary, mi sembrò veramente strano averla nella mia camera, troppo strano.

“Buongiorno, come ti senti” Mi chiese piano.

“Bene” mentì almeno in parte, lei mi guardò con sguardo indagatore ed io assunsi la miglior espressione da Poker che conoscessi.

“Senti ancora dolore?”

“No” la incalzai, cosa era questo un interrogatorio?

“Okay” mi disse

“Cosa c’è che non va Clary?” Ero stufo di giocare.

“Niente, ecco io volevo ringraziarti per aver difeso me e mia madre, è stato..." si prese del tempo per ispirare forte "...Carino" concluse, sembrava sincera, ma l’appellativo carino proprio non andava, decisi di sorvolare sulla cosa ma involontariamente alzai un sopracciglio e lei accennò in automatico un sorriso.

“Ho solo detto quello che pensavano tutti” risposi ugualmente sincero.

“Si ma non tutti hanno avuto il coraggio di parlare, quindi Grazie”

“Dovere Clary, sono uno Shadowhunter è mio compito essere obiettivo e valutare ogni situazione al meglio” conclusi sottolineando quello che per me era ovvio.

“Capisco…” tentennò, sapevo che c’era altro quindi la invitai con lo sguardo a continuare “…Ecco poi vorrei darti un consiglio se permetti” sollevai automaticamente un sopracciglio, probabilmente c’era una predica in arrivo, solitamente ero io quello che predicava però.

“So che le cose tra te e Magnus non vanno tanto bene, ecco io vorrei tu sapessi che si è dannato come un’ anima in pena per te in questi giorni, è stato lui a starti vicino e a curarti senza chiedere nulla, era intrattabile e nervoso, visibilmente preoccupato, prova davvero qualcosa di importante e non lasciare che dei dubbi possano privarti di vivere queste emozioni, usale e vivile perché così deve essere” Rimasi interdetto nel rendermi conto che probabilmente aveva parlato così veloce da non respirare nel mentre ma soprattutto mi resi conto che aveva ragione, stava sottolineando l’ovvio ma sentire quelle parole ad alta voce fu terribile, cosa avevo fatto? In quel momento mi resi conto che io e Clary stavamo probabilmente provando emozioni simili.

“Clary vedrai che riusciremo a riportare Jace a casa” la mia voce suonò ferma e sicura, era qualcosa in cui dovevo credere anche io, lei accennò un sì in risposta, “adesso devo andare” riuscì a sussurrarle prima di abbandonare la mia stanza e dirigermi fuori dall’Istituto, ignorando i gridolini di Isabelle e di mia madre. Senza rendermene conto mi ritrovai a passeggiare per le strade, era il tramonto di non so quale giorno esattamente e c’era un silenzio innaturale come se ogni cosa fosse in attesa. Non sapevo esattamente cosa stessi facendo ma dovevo farlo.

Quando raggiunsi l’appartamento di Magnus era ormai sera, entrai come mi era capitato di fare altre volte, senza chiedere il permesso e senza bussare, l’ampia entrata era vuota, l’unica cosa che notai erano due calici di vino su un tavolino di vetro vicino la finestra, probabilmente non era solo. Forse per curiosità iniziai a girare per la casa in cerca di Magnus e del suo ospite ma quando raggiunsi la sua camera mi ritrovai davanti la scena peggiore che potessi immaginare. Magnus se ne stava sdraiato a petto nudo sovrastato dalla figura di Camille, che lo stava baciando dappertutto e quando lui emise un gemito di piacere, la mia unica reazione fu quella di scappare, dovevo andare via. Corsi per i corridoi e per un po’ pensai di essermi perso, il mio cuore era a pezzi avevo ottenuto quello che volevo, lo avevo allontanato e ora lui non voleva più me, sentì il mio viso bagnato e quando mi portai le mani al volto capì di stare piangendo, era orribile non ricordavo neanche l’ultima volta in cui avevo pianto, la mia mente cercò di ricordare e ciò che ottenne fu una immagine di me disperato sul letto perché avevo capito di essere innamorato di Jace e di non avere possibilità di essere ricambiato, che stupido! Allora non avevo alcuna idea di cosa fosse l’amore.

Amore, era quello che provavo per Magnus? Era troppo non potevo sopportare altro, era inutile negare ero innamorato di lui ed adesso lo avevo perso per sempre.

Cercai di concentrarmi sui miei passi e mi ritrovai all’ingresso, dovevo uscire da lì subito! Dopo pochi secondi però una luce bluastra mi bloccò la strada e mi ritrovai a terra era stato come sbattere contro un vetro trasparente, mi resi conto che la ferita all’addome si era probabilmente riaperta perché del sangue era finito sulle mie mani, chiusi gli occhi per il dolore, cercando di assimilarlo o almeno abituarmici, quando li riaprì mi ritrovai Magnus in piedi coperto dalla sola vestaglia, che mi osservava sconvolto e preoccupato, lo guardai con lo sguardo più truce che sapessi fare e respinsi la mano che mi protese per aiutarmi a rialzare, non avevo certo bisogno di lui per farlo.

Quando mi rimisi in piedi Magnus se ne stava davanti a me in silenzio, passarono secondi o forse minuti fino a quando decisi di staccare i mei occhi dai suoi e andare via.

“Alexander” mi chiamò e mi afferrò per un braccio mentre ero già pronto ad uscire da quell’appartamento.

“Magnus lasciami andare” Non riuscì a controllare la mia voce rotta dalle lacrime.

Lui strinse più saldamente la mano intorno al mio braccio, costringendomi a voltarmi.

“Ti prego Alexander guardami” Non avevo più forze ero distrutto, alzai lo sguardo perché volevo fosse consapevole del dolore che mi aveva inflitto e fissai i miei occhi nei suoi, era preoccupato, era triste ma non era il mio Magnus.

“Lasciami andare Magnus” ripetei come una cantilena.

“Alexander perché sei venuto qui?” la sua mano era ancora salda intorno al mio braccio, come se volesse assicurarsi che io non scappassi, come se io avessi possibilità di scelta, come se lui non potesse obbligarmi a restare usando la magia.

“Ero solo venuto perché volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me in questi giorni” nel suo sguardo notai sorpresa per le mie parole “ma ho visto” continuai “che avevi da fare e quindi mi è sembrato poco opportuno disturbarti” conclusi sprezzante.

Lui mi guardò squadrandomi “Vedo che hai bisogno di cure” disse osservando la mia ferita sanguinante.

“Non c’è bisogno, ti lascio tornare ai tuoi doveri” lanciai uno sguardo alla sua mano intorno al mio braccio “Lasciami andare ora”.

“Alexander tu mi hai lasciato, non puoi piombare qui e fare una scenata di gelosia” incalzò

“Hai ragione” conclusi, quella discussione sarebbe finita male lo sapevo, mi guardò interrogativo e io continuai “Ci siamo lasciati, non mi devi alcuna spiegazione, ora se me lo permetti vado via”

“No che non te lo permetto” Okay ora basta, sfruttai la runa della velocità per sottrarmi dalla sua presa e spingerlo verso il muro, bloccandolo con il mio corpo.

“Tu non hai il potere di impedirmi nulla, capito?” mi guardò stupito, probabilmente quella era una parte di me che lui non conosceva, beh era giusto fare le doverose presentazioni.

Evitai di pensare che probabilmente era nudo sotto quella vestaglia, evitai di pensare che probabilmente Camille era nell’altra camera in attesa del suo amante e lasciai la mia mente libera.

“Ti amo Magnus Bane e per quanto noi non potremo stare insieme, sarai per sempre il mio primo bacio e il mio primo amore, sei libero” abbassai le braccia lungo i fianchi e lo sguardo, non volevo sapere cosa pensasse davvero, ormai era fatta.

“Addio Magnus” riuscì a dire prima di lasciare definitivamente quell’appartamento, in cui probabilmente lasciavo anche una parte di me.



Eccovi il nuovo capitolo, sono successe tante cose e non vorrei commentare più di tanto ma lasciare la parola a voi, cosa ne pensate? Cosa succederà ora? Tante domande e non vendo l'ora di leggere le vostre reazioni. Grazie a chi ha lasciato una recensione al capitolo precedente, i vostri commenti e le vostre idee sono preziose. Alla prossima!

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