Il Vampiro Che Si Innamorò Di Un Angelo

di AliceMiao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~~1000 d.C. circa, Egitto, Alessandria

Ero lì da alcuni anni ormai. Ero giunto in quel Paese quando il mio creatore mi aveva trasformato in vampiro. Pensavo fosse stato bello vivere con lui, ma a quanto pare mi sbagliavo. Di molto anche. Mi teneva imprigionato a palazzo, non voleva che uscissi mai dalle sue mura. Potevo scendere in giardino, ma oltre no.
"Non puoi uscire perchè è pericoloso", mi aveva detto Amun, un giorno quando gli avevo domandato il perchè di tanta insistenza sul rimanere a palazzo.
Non ero affatto d'accordo, però non potevo farci nulla.
Un giorno, però, la mia vita cambiò.
Ero affacciato alla finestra della mia stanza quella sera; una serata stupenda, con il cielo pieno di stelle e con un raro venticello fresco che soffiava.
Stavo ammirando il deserto illuminato dalla luce della luna, quando vidi qualcosa precipitare in giardino.
Guardai giù dalla finestra e vidi una ragazza, molto carina, capelli lunghi e rosa, occhi azzurri e pelle molto chiara, evidentemente non era di queste parti. Mi ero incantato a guardarla, quanto mi ricordai che era precipitata dall'alto, quindi corsi giù da lei.
Quando arrivai in cortile vidi che aveva iniziato a ballare. Era bravissima oltre che bellissima. All'improvviso la vidi cadere. La presi in tempo prima ch toccasse terra.
"Stai bene?!", dissi preoccupato.
"Fa molto caldo qui", disse lei.
"Beh siamo in Egitto, è ovvio che faccia caldo".
Sorrise e poi svenne. Accidenti! La presi in braccio e la portai in una camera per gli ospiti e la adagiai delicatamente sul letto. Dopodichè presi un'anfora d'acqua fresca e la bagnai un pochino, rinfrescandola.
Dopo poco si risvegliò. Iniziò a guardarsi intorno e, dopo aver capito dove fosse, scattò in piedi. Solo allora notai le ali che aveva. Erano bianchissime e pure.
"Cosa sei?", le chiesi.
"Cosa sei tu?".
Sorrisi. Era normale che fosse spaventata, era precipitata e subito dopo svenuta per il troppo caldo.
"Sono un vampiro. Non preoccuparti, non voglio farti del male".
"Cosa me lo garantisce?".
"Beh, avrei potuto ucciderti mentre eri svenuta, sarebbe stato tutto più semplice no?".
Sembrò pensare. Avevo ragione e lo sapeva anche lei.
"Hai ragione. Mi diresti dove siamo?".
"Siamo ad Alessandria, Egitto".
Sgranò gli occhi. "Sul serio? Non mi stai prendendo in giro? Perchè se è così non è divertente!".
"Sono serissimo".
Si prese il volto tra le mani. "Dovevo andare in Grecia, ma a quanto pare ho sbagliato strada".
Sorrisi. La Grecia.... Era la mia patria, la mia casa. Quanto avrei voluto tornarci!
"Come ti chiami?".
"Rosaliel, ma puoi chiamarmi Rosy. Tu?".
Stavo per rispondere, quando sì sentì una voce arrivare dal corridoio.
"Demetri!!". La porta si spalancò ed entrò Amun. Rosy si irrigidì.
"Ecco perchè si sentiva odore non di vampiro in casa!", disse puntandola. "Fuori di qui! Subito!".
"No! Lei può restare quanto vuole!", dissi urlando.
Amun mi guardò malissimo. "Da quando osi ribattere a me?!".
Quando mi voltai verso Rosy lei non c'era più.
"Complimenti, l'hai fatta scappare!".
Il suo sguardo si fece ancora più severo. "Io?! Doveva andarsene, con le buone o con le cattive!".
"Perchè fai così? Perchè cacci via tutte le persone?!". Volevo una risposta e doveva essere plausibile.
"Potrebbero essere delle spie de miei nemici! Ma non capisci che potrebbero essere ovunque?!".
"Sei tu che vedi pericoli ovunque!", urlai prima di salire sul terrazzo; ero furioso.
Sentii dei passi dietro di me e accanto comparve Kebi, la compagna di Amun.
"Ho sentito che avete litigato".
"Non capisco perchè sia così ossessionato da questo pensiero che  suoi nemici siano qui".
Lei sorrise. "Nemmeno io lo so, ma so che non cambierà mai. Devi accettarlo, tutto qui. È fatto così".
Annuii. Non riuscivo a smettere di pensare a quella ragazza. "Rosy". Sussurrai il suo nome senza volerlo e vidi Kebi sorridere.
"Non lasciar andar via ciò che ti rende felice. Ricordalo Demetri" e detto questo se ne andò.
Rimasi sul terrazzo a riflettere. Volevo rivederla, ma non avrei mai potuto senza trasgredire la regola più importante: lasciare il palazzo. Dopo alcuni minuti feci una decisione.

(Rosy)
Ok, quel tipo era fuori di testa. Avevo ascoltato tutta la conversazione dal cortile e devo dire di aver provato un po' di pena per il ragazzo. Però mi aveva salvata. Non era cattivo e avevo una voglia matta di rivederlo.
Volai verso la città. Innanzitutto dovevo trovare un posto dove passare la notte, dopodichè avrei pensato a come e quando rivederlo. Perchè sapevo che sarebbe successo.

Note: Rosaliel è un personaggio di Stardust94, che ringrazio per avermi permesso di utilizzarlo. Spero che questa storia vi piaccia!
Baci AliceMiao

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


~~1000 d. C. circa, Egitto, Alessandria
Non so come aveva fatto quella vampira a convincermi, fatto sta che quella sera mi ritrovai al palazzo dove ero precipitata. Indossavo un abito semplice, ma al tempo stesso elegante, bianco e dorato. La vampira (credo si chiamasse Kebi) mi aveva convinto a danzare a palazzo alla festa di quella sera.
Ero nervosa, non solo perchè dovevo esibirmi davanti a dei vampiri che avrebbero potuto papparmi in un secondo, ma anche perchè tra quei vampiri c'era Demetri, quello che mi aveva salvata.
Quando entrai nella sala della festa mi guardai attorno meravigliata. L'intera stanza era dipinta e decorata con ghirigori dorati. Tutti mi guardavano incuriositi, così li accontentai iniziando a ballare.
Mentre ballavo scorsi il viso di Demetri: era sorpreso di vedermi lì, ma al tempo stesso felice. Gli sorrisi e continuai a ballare. Incrociai anche lo sguardo furioso del vampiro che mi aveva cacciata, ma non ci feci caso. Se non gli piacevo non poteva interessarmi più di tanto.
Credo di aver ballato per un'oretta buona, quando sentii un rumore, uno strisciare, arrivare dall'entrata della stanza.
All'improvviso entrarono degli strani esseri, senza zampe, ricoperti di squame e sibilanti. Non ne avevo mai visti del genere e urlai. Dalla paura. Senza rendermene conto ero fuori dalla finestra, mentre tutti gli altri vampiri ridevano. Eccetto Demetri.
Lo guarda8i negli occhi prima di volare via. Doveva essere stato quel vampiro odioso a organizzare tutto. Ma come faceva a sapere che mi sarei spaventata? Forse nemmeno lui se l'aspettava. Volai fino al tetto del palazzo e mi misi ad osservare le stelle. Erano così belle! Una più luminosa dell'altra e di tanti colori diversi. La luna poi, era magnifica!
Rimasi lì tutta la notte a osservarle, anche se non potei fare a meno di ascoltare i discorsi avvenuti sotto di me.

(Demetri)

"Come hai potuto farlo?!", urlai ad Amun, una volta che la festa terminò.
"Come ho potuto?! Ho dovuto farlo, se no chissà quando se ne sarebbe andata!".
"Che fastidio ti dava?".
"Possibile che tu non lo capisca?! Poteva essere una spia nemica!".
Sbuffai e tirai un pugno al muro, dove si formò una crepa.
"Stai diventando sempre più paranoico! Quando aprirai gli occhi e vedrai che non tutti sono nemici?!".
"Non sto diventando paranoico! Sono realista! I nemici sono dappertutto!".
Ringhiai. "Sai cosa penso? Che dovresti darti una calmata e iniziare a guardare il tutto con occhi diversi!". E corsi fuori.
Arrivai in cortile. Davanti a me si trovava il muro del giardino. Fu allora che capii che non potevo essere tenuto in gabbia per sempre. Saltai e iniziai a correre libero.

(Rosy)

Lo vidi saltare fuori dal palazzo. Lo seguii volando; quel ragazzo mi metteva curiosità, lo ammetto. Lo seguii fino al porto e quando si fermò scesi dietro di lui.
"Grazie per ieri" dissi nel momento stesso in cui lui si girò.
"Prego...". Era imbarazzo quello che udivo nella sua voce?
Sorrisi e mi sedetti sulla sabbia. "Non è male qui sai?".
"Sì lo so. Ho una gran voglia di esplorarlo tutto!", disse ridendo.
Potevo immaginare perchè avesse quella voglia, anch'io ce l'avrei dopo aver passato tutta la mia vita chiusa in un palazzo.
"Da dove vieni?".
"Grecia. A proposito, non mi ha ancora detto cosa sei".
Accidenti, non se n'era dimenticato. Sospirai e feci comparire le ali. "Sono un angelo".
Allungò una mano e ne accarezzò una. Era fredda, tanto che mi procurò un brivido di freddo, cosa assurda considerato il caldo che faceva lì.
"Sono molto belle. Ma sono piume?".
Annuii. Evidentemente non sapeva cosa fosse un angelo, altrimenti sapeva che erano piume.
Lui sorrise. "Sono perfette, non belle".
Ricambiai il sorriso e insieme ci mettemmo a guardare il sole sorgere sul mare.

Note: spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

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