Odio il giapponese antico: l'inizio di tutto!

di Yasha 26
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un viaggio chiamato vita ***
Capitolo 2: *** Il mio primo bacio ***
Capitolo 3: *** Amore al primo sguardo ***
Capitolo 4: *** Brutti ricordi ***
Capitolo 5: *** Gioie e... dolori ***
Capitolo 6: *** Notte di riflessioni ***
Capitolo 7: *** Decisioni difficili ***
Capitolo 8: *** Prime gelosie ***
Capitolo 9: *** Un giorno indimenticabile ***
Capitolo 10: *** Un nuovo anno poco rassicurante ***
Capitolo 11: *** In attesa? ***
Capitolo 12: *** A Little Pain - Una piccola pena al festival della scuola ***
Capitolo 13: *** Un regalo importante ***
Capitolo 14: *** Non c'è mai fine al peggio! ***
Capitolo 15: *** Ricatti e punizioni ***
Capitolo 16: *** Felicità alla luce del sole ***
Capitolo 17: *** In viaggio verso il futuro ***
Capitolo 18: *** Coronamento di un sogno ***



Capitolo 1
*** Un viaggio chiamato vita ***


      

 


Questa storia è coperta dal diritto d'autore, in quanto registrata a nome mio, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.





- Con il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa. - alle parole del sacerdote, segue un lungo applauso dei presenti. Mio marito, appena diventato tale, mi accarezza la guancia, si avvicina al mio viso e mi bacia.
- Ti amo signora Yamada. - sussurra dolcemente.
- Ti amo anch’io. - rispondo commossa, sentendomi chiamare così.
- Ehi, è così terribile essere mia moglie che già piangi? - dice scherzando, asciugandomi le lacrime con i pollici.
- Stupido! Piango per l’emozione. Aspettavo da tanto questo giorno. -
- Anch’io. Dai, ora andiamo, ci stanno guardando tutti. - sussurra, rivolgendo lo sguardo agli invitati che ci guardano incuriositi.
- Sì, andiamo. - rispondo, prendendo il braccio che mi porge, incamminandoci fuori dalla chiesa.
 
Finalmente io e Akira ci siamo sposati. Questo è il giorno più bello della mia vita! E domani, forse, lo sarà ancora di più, quando dirò a mio marito che presto saremo in tre. L’ho scoperto ieri mattina. Ha sempre detto che avrebbe voluto subito un bambino dopo il matrimonio, quindi penso sarà felice di sapere che tra otto mesi avrà il figlio che tanto desidera.
Il resto della giornata passa tranquillo, in un clima di allegria generale, tra festeggiamenti e brindisi.
 
- Accidenti, sono stanchissimo! Non ho mai ballato tanto in vita mia! Possibile che le tue amiche chiedessero sempre a me di ballare? - sbuffa, buttandosi ancora vestito sul letto della camera d’albergo che abbiamo preso per stanotte.
Domani partiremo per il viaggio di nozze direttamente da qui, andremo in Italia. Ho sempre desiderato vederla!
- La colpa è tua che sei troppo bello come professore! Per questo sei stato assalito dalle tue ex alunne. Sapessi che pensieri si facevano su di te le mie amiche. Avrei voluto strozzarle non so quante volte! - gli rivelo, piena rabbia al solo ripensarci, tanto da strappare una lettera di auguri ricevuta da una zia.
- Davvero? E che dicevano? - domanda incuriosito.
- Che in momenti d’intimità avrebbero voluto sculacciarti col libro di giapponese, oppure che avrebbero voluto ricevere come regalo di compleanno te, impacchettato, con tanto di fiocco al collo, o peggio ancora… avere ripetizioni, invece che sul giapponese, sul kamasutra! Che rabbia se ci penso! Purtroppo non potevo replicare, considerate le nostre posizioni, altrimenti… - dico scrocchiando le dita. Credo le avrei uccise tutte! Devono ringraziare Ryoko se sono vive!
- Ah… caspita! E pensare che sembravano tutte delle santarelline! Perché in questi anni non me ne hai parlato? -
- Oh, andiamo Akira, potevo raccontarti che le tue alunne ti sbavavano dietro, appena ti vedevano scendere dalla moto? Come le avresti viste in classe, conoscendo i loro pensieri poco casti mentre spiegavi la lezione? -
- Beh, in effetti, hai ragione. Dai, basta pensarci, andiamo a nanna mogliettina! Domani ci aspettano dodici ore di viaggio. Meglio riposare. - mi ricorda, mentre si spoglia per mettersi a letto.
- Sì tesoro, prima faccio una doccia; arrivo subito. -
Appena entrata nella doccia, però, capisco che il “riposo” che mi aveva proposto il mio caro maritino, dovrà aspettare. Infatti, sento le sue mani sulle mie spalle nude.
- Forse è meglio che ti aiuti a insaponarti la schiena. -
- Non volevi riposare? - chiedo divertita.
- E perdermi la nostra prima notte di nozze? Certo che no! Ci tengo alle tradizioni. - sussurra malizioso, cominciando a baciarmi la spalla destra.
- La tradizione vuole la sposa vergine, lo sai vero? -
- Diciamo che non rispetto proprio tutte le tradizioni. Anche se per me è come se lo fossi, poiché sono stato il tuo primo e unico uomo. -
- Hai sempre la risposta pronta, eh? - dico voltandomi. Adesso siamo faccia a faccia. Gli allaccio le braccia dietro il collo e lo bacio dolcemente sulle labbra.
- Certamente. - risponde, aprendo il getto dell’acqua e tornando a baciarmi.
 
 
- E anche questa è fatta. Credo di non dimenticare nulla. - mi dico ad alta voce, chiudendo la valigia.
- Una cosa l’hai dimenticata. - replica Akira, uscendo dal bagno e passandomi la trousse dei trucchi.
- Accidenti, grazie amore, non l’ho vista! -
- Senti Yuki, mi spieghi perché nel cestino della spazzatura c’erano queste? - chiede dubbioso, mostrandomi le pillole contraccettive che ho buttato stamane. Me le stavo portando dietro, ma ormai il “danno” è fatto.
- Perché non mi servono più amore. -
- Allora ci hai ripensato? Avevi detto di voler aspettare un po’ quando te l’ho chiesto. Sono felice che tu abbia cambiato idea! - esclama euforico.
- Veramente non ho cambiato idea. - in effetti, non è stato voluto.
- In che senso? Non capisco. Perché le hai gettate via allora? - domanda confuso.
- Indovina… - dico sorridendo.
Rimane a guardarmi qualche istante con aria perplessa, poi sembra accendersi una lampadina fra i suoi pensieri.
- Aspetta, non mi dirai che… che tu… sei già… - farfuglia incredulo a ciò che ha realizzato. Come dargli torto? In teoria non sarebbe dovuto accadere.
- Diciamo che la prossima volta che vogliamo evitare una gravidanza, è bene non assumere antibiotici insieme alla pillola. Il medico ha detto che l’antibiotico ne elimina l’effetto. Io l’ho preso per due settimane a causa del mal di denti, quindi… - stupido mal di denti!
Il suo volto assume un’espressione indecifrabile. E’ immobile, a bocca spalancata. Oh no! Forse è troppo presto per lui?
- Akira, tutto bene? -
Lui resta ancora fermo a guardarmi scioccato. Oh cielo, forse mi sono sbagliata e non lo vuole più così in fretta!
- Aki, senti, lo so che forse è ancora presto, ci siamo sposati ieri, ma ormai non… - non riesco a finire la frase però, perché lui mi stritola in un abbraccio.
- E’ la notizia più bella che potessi darmi! Sono così felice Yukiko! Diventerò padre! Avremo un bambino! Ti rendi conto? Un piccolo marmocchio che sgambetterà in giro per casa mettendo tutto in disordine, strillando a tutte le ore della notte! E’ magnifico! - eh, mica tanto vista così! Ma se si alza lui la notte, a me va benissimo!
- Sei felice Aki? Dall’espressione che avevi prima, non sembrava. - chiedo ansiosa.
- Per forza! Non me lo hai certo detto con dolcezza! Anzi, se non ti avessi chiesto delle pillole nel cestino, quando me lo avresti detto? E da quanto sai di essere incinta? -
- Te lo avrei detto oggi, con più calma. L’ho scoperto due giorni fa. Avevo un ritardo, così, più per gioco che per altro, ho fatto un test di gravidanza, che è risultato positivo. Non credendoci ne ho fatto altri due, anch’essi positivi. Così sono andata dal medico, che mi ha spiegato la faccenda dell’antibiotico. Non volevo crederci neanche io all’inizio. -
- Avresti potuto dirmelo prima però! Pazienza, l’importante è che vada tutto bene. Però, non credi sia meglio rimandare il viaggio? Potrebbe essere stancante. -
- Non ci penso neanche! Sto benissimo! E poi tra qualche settimana potrebbero cominciare le nausee, quindi voglio godermi adesso il mio viaggio di nozze e gli ultimi giorni di tranquillità che mi rimangono, prima di cominciare a vomitare ad ogni passo che faccio. -
- Esagerata! Chi ti dice che sarà così? -
- Le gravidanze di mia madre sono state così. Quelle di mia nonna materna idem, a rigore di logica è ereditario. -
- Che sciocchezza! Comunque, se te la senti di partire è meglio che andiamo, o arriveremo tardi all’aeroporto. -
- Sì sì, certo che me la sento! Per me possiamo andare! - dico elettrizzata.
- Ok, su mammina, il taxi è giù che ci aspetta da mezz’ora ormai. - m’informa, prendendo le valigie e chiudendo la porta della camera.
- Eccomi tesoro! - rispondo, seguendolo.
Evviva! Finalmente sto per andare in Italia! Non vedevo l’ora di fare questo viaggio. E’ il primo che faccio in vita mia. Anche se a ben pensarci, non è forse un “viaggio” quello che ho intrapreso sposando Akira, il mio caro ex professore di giapponese? Presto avremo anche un bambino.
Il viaggio più importante della mia vita l’ho già cominciato sei anni fa, conoscendo Aki. Quanto abbiamo lottato per proteggere e nascondere il nostro amore, ma alla fine abbiamo vinto noi!
Ed è proprio di questo viaggio che vorrei narrarvi… un viaggio chiamato vita!
 
 
 
Sei anni prima.
 
- Yukiko, sei preparata per il compito di domani? - chiede la mia amica Ryoko, mentre torniamo a casa dopo le lezioni.
- Certo che sì! Non voglio mica prendere un brutto voto! Ho la media del dieci in tutte le materie e così saranno sempre i miei voti, Ryoko! - affermo convinta.
- Che vanitosa che sei amica mia! Comunque, anche se prendessi un brutto voto, non è mica la fine del mondo! Hai solo tredici anni e sei in prima media*. Non ti stai già laureando. -
- Ne ho quasi quattordici e comunque lo so, però mia madre ci tiene molto che io vada bene a scuola. Mio papà era un insegnante, e se fosse ancora vivo, sarebbe fiero di me! Ho intenzione di non deludere le sue aspettative. Quindi le mie pagelle e i miei voti non dovranno essere mai, e dico MAI inferiori ad un otto. O sarebbe una tragedia per me! -
- Guarda che un sette mica fa schifo, anzi! Comunque la prendi troppo seriamente questa cosa, Yuki. Capisco tu voglia onorare la memoria di tuo padre studiando molto, ma devi anche vivere, sai? Ogni tanto dovresti pur fare una passeggiata, invece di stare sempre a casa, china sui libri. Credi che tuo padre ne sarebbe felice? -
- Non lo so Ryoko. Io non ricordo quasi nulla di lui, ero troppo piccola quando è morto. Ricordo solo quando mi insegnava a leggere. Diceva sempre che dovevo diventare bravissima nello studio e renderlo fiero, diventando una ragazza intelligente. E questo ho fatto. E’ l’unico legame che ho con lui. - replico triste.
- Mi spiace… -
- Dai, non pensiamoci più! Ti andrebbe di venire a casa mia, piuttosto? Abbiamo preso un gatto, ti va di vederlo? -
- Un gatto? Certo che voglio vederlo! Io amo follemente i gatti! - esclama allegra.
- Lo so, per questo te l’ho chiesto. A proposito, come sta Kira? Sono guarite le sue ferite? -
- Sì, per fortuna non era niente di grave. Quella gattina è una furia! Dico io, attaccare un cane cinque volte più grosso di lei; che paura ho avuto! -
- Per fortuna si è ripresa subito, ma la prossima volta non lasciare il cancello di casa aperto! Quella volta è solo entrato un cane e Kira l’ha cacciato via, ma la prossima volta potrebbe essere un malintenzionato. -
- Hai ragione. Sapessi la ramanzina che mi hanno fatto i miei. Comunque guarda Yuki! Un furgone dei traslochi vicino casa tua. Hanno finalmente affittato la casa stregata? - mi fa notare la mia amica, giunte ormai sotto casa mia.
- Già, a quanto pare. Comunque non è stregata, Ryoko. Sono solo stupidaggini! - io non credo a queste cose!
- Allora perché tutte le volte che viene ad abitarci qualcuno, scappa via dopo nemmeno sei mesi? E poi ho sentito dire che sul tetto si sentono strani rumori di notte. E’ stregata, te lo dico io! - insiste.
- Macché, sarà solo qualche gatto che cammina sui tetti! Non puoi credere a queste stupidaggini! -
- Yuki, come puoi non credere agli spiriti? Eppure sei la nipote di un sacerdote shintoista! -
Il sacerdote in questione è mio nonno. Viviamo vicino al tempio shintoista di famiglia, tramandato di generazione in generazione. Per tradizione, avrei dovuto esserne la sacerdotessa fino al giorno del matrimonio, ma non ho tempo per queste sciocchezze. Devo studiare, non pregare i Kamigami. **
- E allora? Le cose non cambiano per me. Se non vedo non credo mia cara. - ribatto sicura.
 
- Mamma sono a tornata! Abbiamo un’ ospite! – esclamo appena giunte a casa mia.
- Bentornata cara! Oh, ciao Ryoko, che piacere rivederti. Come stai? - le chiede mia mamma.
- Salve signora, tutto bene, grazie. E lei? -
Mentre loro si dirigono in cucina scambiando due chiacchiere, io vado a prendere il gattino per farlo vedere a Ryoko, ma vengo bloccata dal suono del campanello.
- Vado io! - avviso, andando ad aprire. Sarà il postino.
Aprendo la porta, però, non trovo il postino, ma un ragazzo mai visto prima. Alto, bel fisico, occhi scuri ma brillanti, capelli castani, lineamenti degni di un modello. Cavolo che bello!
- Posso aiutarla? - chiedo arrossendo un po’.
- Ciao piccola. Sono il nuovo vicino, mi sono appena trasferito. Scusa il disturbo, posso chiederti se avete una scala da prestarmi? Mi trovo in difficoltà per sistemare alcuni scatoloni sopra un armadio. -
Piccola? Mi ha chiamato piccola???
- Sì, certo, aspetti che gliela porto subito. - rispondo, correndo verso il ripostiglio, per poi porgergliela - Ecco a lei. -
- Grazie piccola. Te la riporto subito. -
- Veramente non sono piccola! Tra poche settimane compirò quattordici anni! - borbotto infastidita da quell’appellativo.
- Ah scusa, non volevo offenderti. Comunque piacere… Akira Yamada il vostro nuovo vicino. - si presenta, inchinandosi.
- Yukiko Hayashi, piacere mio. – rispondo, ricambiando il gesto.
- Allora grazie Yukiko. Te la riporto subito. - dice voltandosi e andando via.
Caspita, che bel vicino che abbiamo! E ha pure una bella voce! E’ stupido dirlo, lo so, però spero che non scappi via anche lui da quella stramba casa. Comunque, perché mi ritrovo a fare questi pensieri? Neanche lo conosco. E soprattutto… come si è permesso di chiamarmi per nome se neppure mi conosce? Solo tra amici ci si chiama per nome!*** Che tipo.
Bah! Meglio che vada a prendere il gattino, invece di pensare a queste sciocchezze.
 





 
 
Legenda che vi servirà per i prossimi capitoli.
Yukiko: il nome Yukiko ha molteplici significati in base a come è scritto. Alcuni sono: bambina preziosa, bambina della neve, bambina felice, in quanto Yuki significa felicità, ricchezza, neve. Il Ko finale significa bambina/bambino. 
 
Akira: brillante, luminoso.
 
*In Giappone gli anni di frequentazione scolastica non sono come quelli in Italia. Le elementari durano sei anni di frequentazione  (dai 6 ai 12 anni)  le medie durano tre anni (età dai 12 ai 15 anni) le superiori tre anni (dai 15 ai 18 anni) poi c’è l’università che vai fino ai sei anni di frequentazione, in base alla specializzazione scelta.

**I Kamigami (o semplicemente Kami) sono le divinità della religione shintoista. "Oh Kami!" é un’esclamazione come per noi dire “Oh Dio!“

***In Giappone non ci si chiama mai per nome se non si è amici molto stretti o familiari. Anche tra amici si tende comunque ad usare un suffisso onorifico dopo il nome o il cognome (eh sì, in Giappone anche tra amici si chiamano per cognome XD).
Alcuni suffissi sono: san, kun, chan, sama, sensei, senpai ecc... ma in questa storia ve li evito per non creare confusione ^_^ 
 
 

Salve lettrici (ci saranno lettori? Chissà XD) Lo avevo preannunciato qualche settimana fa pubblicando la one shot “Odio il giapponese antico” che sarei ritornata con la long ^_^ ed eccola.
 
Ci tengo a precisare una cosa sull’età dei protagonisti. La storia inizia con Yukiko che ha 13 anni, quindi ancora una “bambina” rispetto ad Akira che ne ha otto in più di lei. Ovviamente sarà una storia d’amore non certo un racconto pedopornografico e Akira non sfiorerà Yukiko con un dito fino ai suoi 16 anni, età normalissima per una prima volta e che per la legge non fa di lui un pedofilo XD (ma chi ha già letto la os questo lo sa) lo preciso nel dubbio pensiate: ma che se la fa con una di 13 anni? No no U_U ci mancherebbe!
 
Un’altra cosa da precisare è anche che non terrò conto delle reali leggi giapponesi su maggiore età, età per il matrimonio ecc. Solo l’età scolastica sarà fedele ^_^ (la maggiore età si consegue a 20 anni, io l’abbasso a 18 perché mi serve così ^^, bella la licenza poetica eh? XD)
 
Ora vi chiederete: Che è il giapponese antico? E’ una versione di giapponese molto più complessa, formata da caratteri cinesi, e che prevedeva molte più sillabe rispetto al giapponese moderno. Un po’ come studiare il latino, anche se non è esattamente così. Si è sviluppato intorno all’anno 710, per essere sostituito nel 794 dal giapponese tardoantico, fino al 1185. Dopo tale data vi furono  il medio giapponese, il giapponese pre-moderno ed infine il moderno giapponese utilizzato oggi.
Il professore di giapponese (come quello di italiano per noi) inizia a spiegare questa versione a partire dalle superiori ^_^
Spero la storia vi piaccia anche se diversa da ciò che solitamente leggete qui (soprattutto l’ambientazione) ^_^
Baci Faby <3 <3 <3

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Capitolo 2
*** Il mio primo bacio ***


       

 



Dannazione! Possibile che quelli dei traslochi non avessero nemmeno una scala? Come diamine li metto gli scatoloni sopra l’armadio?
- Aki, perché non chiedi la scala ai tuoi vicini? - propone il mio amico Masumi, venuto ad aiutarmi a sistemare le mie cose.
- Quelli del tempio dici? Non mi sono ancora presentato e vado a chiedergli un favore? Non mi sembra molto educato. -
- Che male c’è? Puoi approfittarne per farlo adesso, no? E poi magari ci vive qualche bella ragazza! Anzi, sai che ti dico, ci vado io, non preoccuparti! - esclama euforico.
- Ehi, non pensarci nemmeno! Non voglio certo fare brutte figure già al primo giorno! Ho capito, ci vado io! - rispondo rassegnato.
- Perché brutte figure? -
- Mi prendi in giro? Come se non lo sapessi! Se incontrassi davvero una ragazza, di sicuro ci proveresti! Così i vicini potrebbero scambiarmi per un maniaco, come te! -
- Maniaco, esagerato! Per un invito a cena? - si finge scandalizzato.
- Non si chiede a qualcuno che non conosci di uscire, idiota! Sei senza speranza! Vado io, che è meglio! - affermo, così mi avvio verso il tempio.
Masumi è un ottimo amico e anche una brava persona, ma ha il brutto vizio di provarci con ogni ragazza carina che incontra. E’ così da quando lo conosco. Non l’ho mai visto impegnarsi con nessuna donna. Vuole godersi i suoi anni migliori, sostiene. Quelle rare volte in cui qualche malcapitata cede alle sue lusinghe, lui si defila subito dopo aver ottenuto da loro ciò che gli interessa. Mi chiedo quando metterà la testa a posto.
Dopo aver suonato alla porta dei vicini, viene ad aprirmi una ragazzina. Carina! Occhi da cerbiatta, incorniciati da lunghe ciglia, capelli castani, lunghi fino ai fianchi, le prime curve al punto giusto. Da adulta non sarà niente male. Dopo averle chiesto la scala ed esserci presentati, ritorno a casa mia.
- Allora? C’era qualche bella fanciulla a cui fare il filo? - chiede quello stupido, appena entro in casa.
- In effetti, sì, ma dubito che i suoi genitori ti vedrebbero di buon occhio senza scambiarti per un pedofilo. -
- E perché? Quanti anni aveva? -
- Quasi quattordici. -
- A quattordici anni non sono più delle bambine, amico mio! Sapessi che combinano quelle della sua età oggi! Però se ne avesse avuti un paio in più sarebbe stato meglio. Uffa! - sbuffa deluso.
- Dico, ma ti senti? Sei proprio un caso disperato! -
- E perché mai? -
- Lascia stare e aiutami a sistemare piuttosto! -
 
Finalmente quando tutto è in ordine e Masumi va via, posso godermi il meritato riposo. Oh no, accidenti! La scala! Cavolo, sono le venti però, forse stanno cenando. E va beh, non posso certo tenerla qui. Forza, andiamo! Così poi ordino una pizza e si va a nanna, sono distrutto!
 
- Sì? Desideri ragazzo? - chiede un anziano signore, venuto ad aprire la porta.
- Buona sera signore. Scusi se la disturbo a quest’ora, io sono il nuovo vicino. Le ho riportato la scala che mi ha prestato oggi sua nipote, immagino… -
- Se parli di Yukiko sì, è mia nipote. Così tu sei quello venuto a vivere nella casa stregata? -
- Casa stregata? – ripeto preoccupato. Nessuno mi aveva accennato al fatto che la casa fosse stregata!
- Papà, chi è? - domanda una donna, affacciandosi alla porta.
- Buona sera signora, sono Akira Yamada, mi sono trasferito oggi nella casa accanto. - mi presento inchinandomi.
- Oh, ma che bel ragazzo! Vieni, entra caro, ti offro una tazza di thè e dei biscottini per darti il benvenuto. – m’invita gentile.
- Grazie, ma veramente io… -
- Dimmi, hai cenato Akira? - chiede premurosa, interrompendomi.
- Non ancora, stavo per ordinare una pizza quando ho ricordato di portarvi la scala. Scusate ancora per l’ora. -
- Figurati. Piuttosto, ti andrebbe di fermarti a cenare qui, invece di mangiare una pizza? Sempre se a casa non ti attende nessuno. -
- No, vivo solo ma non vorrei disturbare. -
- Nessun disturbo! Accomodati! – dice sorridente, facendomi accomodare in soggiorno.
Caspita, che accoglienza! Sono tutti così cordiali in questo quartiere o sono loro che sono così espansivi? Dove vivevo prima i vicini nemmeno salutavano.
 
Appena entrato, vengo assalito da un bambino di nome Saito, che ha insistito per farmi vedere il loro gattino, Baku. Per la verità preferisco i cani ai gatti, ma per farlo contento ci gioco un po’. Peccato che quella palla di pelo mi abbia graffiato una guancia. Come brucia, accidenti!
- Mi spiace che Baku ti abbia ferito. Chiamo subito mia figlia per disinfettare la ferita. Ormai dovrebbe aver finito di studiare. – si scusa la signora Hayashi, che si dirige verso le scale.
- Non si preoccupi, è solo un graffio. - le rispondo, ma è già sparita.
Che donna premurosa. Mi ricorda mia madre. Quanto mi manca l’aria di famiglia che si rispira in questa casa.
Mia madre è morta quando avevo quindici anni e da allora non so più che significhi famiglia. Ho badato a me stesso lavorando e studiando come un dannato. Almeno ne è valsa la pena. L’anno prossimo, finalmente, prenderò la laurea. Sono soddisfatto delle scelte che ho preso, anche se alcune mi sono costate care, molto care.
- Buona sera signor Yamada. Mia madre ha detto che Baku l’ha ferita, mi faccia vedere. - chiede la ragazza che ho conosciuto oggi, interrompendo i miei pensieri. Se ricordo bene, si chiama Yukiko.
- Grazie, ma non preoccuparti, non è niente, guarirà da sola. -
- Meglio disinfettarla ugualmente. - insiste, prendendo la cassettina del pronto soccorso.
 
Dopo un’ottima cena e chiacchiere raccapriccianti sulla mia piccola villetta, che il signor Hayashi mi ha spiegato essere infestata dai suoi primi proprietari uccisi proprio in quella che adesso è la mia camera, mi congedo dalla famiglia Hayashi per andare finalmente a riposare. Certo, pensare alla mia casa invasa dai fantasmi non è una bella prospettiva per cominciare a viverci, ma Yukiko mi ha rassicurato più volte che sono solo dicerie e che sicuramente c’è qualche gatto che gira per i tetti. Speriamo!
Quella ragazzina sembra molto intelligente. Non ha mai fatto discorsi banali e si esprimeva in maniera impeccabile, anche meglio di me che sono all’università. A dispetto della sua età sembra molto più matura. Però, non sembra una ragazza piena di vita come le sue coetanee. Mi ha dato l’impressione di essere spenta, poco vitale. Chissà perché.
Di certo, il suo nome non rispecchia la sua personalità. Di felice aveva ben poco.
 
 
                                                                 ************************
 
Che stanchezza. Non ho voglia di alzarmi oggi. Ma che ore saranno? Fuori c’è già il sole. Volto la testa verso la sveglia e…
- Nooooo sono le otto! Aiuto! - urlo disperata, schizzando subito fuori dal letto.
Maledizione! Stamane non ho sentito la sveglia! Farò tardi a scuola! Questo non può accadere proprio a me! Mai in vita mia sono arrivata tardi! Mai!
- Accidenti, accidenti, accidenti! – impreco furibonda, mentre mi pettino con una mano e lavo i denti con l’altra. Metto di corsa la divisa e scendo quasi volando dalle scale.
- Yukiko, fai colazione prima di uscire! -
- Non posso mamma! Sono: non in ritardo… di più!- replico, fiondandomi fuori casa come una furia, inciampando ovunque per la fretta.
Se non avessi passato tutta la notte a studiare, non avrei fatto tardi oggi! Devo correre, correre, correre!
- Ehi Yukiko! - mi sento chiamare da un ragazzo che mi si avvicina in moto. Solo quando toglie il casco lo riconosco; è Akira, il nostro vicino. Sono un paio di mesi che vive in questo quartiere ormai, e da altrettanto tempo mia madre lo invita a cena da noi. Credo lo abbia preso in simpatia.
- Buon giorno signor Yamada. -
- Non ti avevo già chiesto di darmi del tu? Cavolo, mi fai sentire vecchio! - mi ricorda.
- Ah già, scusa. - rispondo imbarazzata. Non sono abituata a dare del tu a qualcuno più grande di me, anche se non di molto.
- Sei in ritardo, vero? Vuoi un passaggio? -
Oh santissimi Kami! Che bello! In moto arriverei in un lampo!
- Magari! Se non è un disturbo per te. -
- Affatto! Metti questo e salta su. - dice, porgendomi un casco di riserva.
- Grazie! - rispondo felice, mettendo il casco e salendo dietro. Lo abbraccio per non cadere e partiamo a razzo.
Mi ci voleva proprio un passaggio. Di sicuro la metro sarà già passata da qualche minuto. Avrei dovuto correre fino a scuola, arrivando stremata. Sono stata fortunata!
- Eccoci arrivati! - mi avverte, fermandosi davanti ai cancelli della scuola. Sono arrivata in tempo, la campanella non è ancora suonata.
- Ti ringrazio! Mi hai salvato oggi! - lo ringrazio grata, inchinandomi e porgendogli il casco.
- Di nulla. Strano però che tu abbia fatto tardi. Ogni giorno ti vedo passare un’ora prima delle lezioni. -
- Infatti, oggi però non ho sentito la sveglia. Ho studiato fino alle quattro e non sono riuscita ad alzarmi in tempo. -
- Fino alle quattro? Esagerata! Hai dormito neanche quattro ore, quindi. Ovvio avessi sonno stamattina. Vai così male da dover studiare tanto? - chiede curioso, pensando forse che sia una schiappa per restare a studiare fino a quell’ora.
- Veramente è il contrario, ho tutti dieci. Voglio solo essere preparata in anticipo, per questo studio tanto. - specifico un po’ infastidita dalla sua supposizione.
- Oh, ma che brava alunna! Fossero così anche i miei futuri allievi, sarei felicissimo! - esclama lui, rimontando in sella.
- Futuri alunni? - domando un po’ confusa.
- Già. Sto studiando per diventare insegnante. L’anno prossimo prenderò la laurea finalmente. - spiega entusiasta, con gli occhi che brillano di soddisfazione.
- Wow! So che frequenti l’università, ma non sapevo volessi fare il professore. E cosa insegnerai? -
- Giapponese per scuole superiori. -
- Davvero? Allora tra due anni, quando andrò alle superiori, potrei ritrovarmi te come professore. -
- Può darsi, dipende da quale istituto mi assumerà e in quale deciderai di andare tu. - mi fa presente lui.
- Già, è vero, non ci avevo pensato. Ora devo andare, sta suonando la campanella. Grazie infinite per il passaggio, mi hai salvato la vita! - esclamo riconoscente, inchinandomi ancora.
- Per così poco? Esagerata. - ride lui.
- Per niente, la scuola per me è tutto. Ciao, ci vediamo! - lo saluto, correndo via ed entrando, mentre lo vedo andar via, dopo avermi fatto un saluto con la mano.
 
Le lezioni si svolgono come sempre, ed io, come prevedibile, ho preso il massimo dei voti al compito d'inglese svolto qualche giorno fa. Prendere buoni voti è un dovere ormai. Mio papà diceva sempre che voleva il meglio per me, ed io non ho intenzione di deluderlo.
Non so ancora cosa farò da grande ma immagino debba essere qualcosa che m'impegni molto nello studio e che mi faccia guadagnare abbastanza da vivere dignitosamente. O almeno credo fossero questi i suoi desideri.
Anche se… a volte mi chiedo quali siano i miei di desideri…
Arrivata a casa, mi metto subito a studiare, come sempre del resto.
- Yukiko, ho preparato una torta per ringraziare il nostro vicino di averti accompagnato a scuola. Gliela porteresti tu? - chiede mia madre, con un pacco tra le mani.
- Mamma, sto studiando. E poi non ti sembra eccessivo fargli una torta per ringraziarlo? - le dico scocciata. Non ho voglia di interrompere lo studio per una simile sciocchezza.
- Non discutere e porta la torta ad Akira, su! Lui è stato molto gentile ed è giusto ringraziarlo adeguatamente! - risponde lei con tono che non ammette repliche.
- Ok ok, vado! - sbuffo contrariata.
 
Arrivata a casa sua suono il campanello, ma non risponde nessuno. Strano, la sua moto è davanti all’ingresso della villetta. Vado sul retro, dove c’è un piccolo giardino in stile zen che ho sempre adorato, magari è lì. E, infatti, eccolo, è seduto sotto un albero a leggere un libro. Ha gli auricolari, per questo non ha sentito il campanello; che stia ascoltando della musica? Come fa a concentrarsi? Osservandolo meglio noto che ha gli occhiali. Però, anche con quelli è affascinante! Ha un’aria così seria e concentrata.
- Akira! - urlo, agitando una mano oltre il cancello per farmi vedere meglio.
- Yukiko, ciao! Come mai qui? Hai bisogno di qualcosa? - domanda sorridente, togliendo le cuffie e gli occhiali, avvicinandosi poi al cancello per aprirmi.
- Ti ho portato questa, te la manda mia madre per ringraziarti del passaggio di stamattina. E già che ci sono ti ringrazio nuovamente anch’io. -
- Grazie, ma non era necessario per così poco. Comunque ringrazia tua madre, è stata molto gentile. – dice, prendendo la torta e posandola sul tavolino dove prima aveva poggiato anche il libro.
- Stavi studiando? - chiedo, osservandolo curiosa. È pieno di kanji che non conosco.
- Già, è giapponese antico. La mia materia preferita! -
- Giapponese antico? Nella mia scuola non lo studiamo ancora. Com’è? E’ difficile? -
- Non per me, dipende comunque da chi lo studia. Io mi sto specializzando proprio in questa materia. Comunque tu la studierai quando frequenterai le superiori. -
- Posso chiederti come riesci a studiare se ascolti la musica? - domando curiosa. Io non ci riesco, mi confonde.
- Abitudine. Ho sempre studiato così. La musica mi rilassa, riuscendo a liberarmi la mente, cancellando i rumori e le distrazioni del mondo esterno. -
- Capisco. - rispondo, anche se non del tutto. Io ho bisogno solo di silenzio per concentrarmi.  - Ora vado. Ti lascio studiare in pace allora. Ciao! - mi congedo, apprestandomi ad andare via.
- Yukiko? - mi ferma lui.
- Sì? -
- Ti andrebbe una tazza di thè? Sinceramente non mi va di mangiare tutta quella torta da solo. -
Fermarmi a mangiare una fatta di torta con lui? Beh, perché no, in fin dei conti?
- Volentieri, grazie. -
 

                                                                           *********************
 

Perché accidenti le ho chiesto di fermarsi? Non capisco perché l’ho fatto. Anche se è vero che non ho molta voglia di mangiare da solo quella torta; troppi ricordi della mia infanzia.
- Wow, quanti libri! Li hai letti tutti? - esclama incredula, entrando nel salone dove ho la libreria.
- Già. Mi sono stati utili per capire che strada volessi intraprendere. E direi che sono serviti. Comunque mi piace leggere, quindi sono destinati ad aumentare di numero. -
- Libri sul Rinascimento, l’Impero Romano, la Rivoluzione Francese, tutti i periodi storici del Giappone, il codice dei samurai, libri sulla geografia, di scienza, perfino diversi romanzi! Caspita, ce ne saranno più di 400! - li guarda incuriosita, facendo scorrere le dita sui libri, quasi come fossero tasti di un pianoforte.
- Per la precisione sono 478. -
- Sembrano molto interessanti! – dice, guardandoli estasiata.
- Se vuoi, puoi leggerli. Prendi quelli che t’interessano, te li presto volentieri. -
- Davvero? E se ti servissero? -
- Non mi servono, tranquilla, li conosco a memoria. Ho bisogno solo dei testi universitari. Per il resto puoi prendere quello che vuoi. -
- Aaaah grazie mille! Grazie, grazie, grazie! - esulta contenta.
Lo sapevo che ne sarebbe stata felice. Lo avevo capito da come li guardava.
 
- Ecco il thè. – le servo, sedendomi di fronte a lei.
- Grazie. - risponde, mentre taglia la torta che le ha dato la madre.
- Allora, hai scelto i libri che vuoi leggere? -
- Sì, se posso, vorrei prendere quei tre sul Giappone feudale. -
- Prendili pure. Quando li avrai finiti ne potrai venire a prendere altri.-
- Sei davvero molto gentile. Non so come ringraziarti! -
- Figurati, lo faccio con piacere. -
Passiamo quasi tutto il pomeriggio a parlare. Avevo ragione quando dicevo che Yukiko è molto intelligente. Parlare con lei non è per nulla noioso, si può spaziare su tutto. Conosce già perfettamente molti degli argomenti trattati nei libri che ha scelto. Chissà se le saranno utili.
Come accidenti fa, a soli quattordici anni, nemmeno compiuti tra l’altro, a essere così sveglia? Io alla sua età giocavo ancora con le figurine!
- Ora vado, ho ancora da studiare. Grazie per il thè e per i libri. - mi ringrazia sorridendo. E’ la prima volta che la vedo sorridere così, di cuore. Solitamente i suoi sorrisi sono di cortesia.
- Grazie a te per la torta. E se mi permetti Yukiko, sorridi più spesso. Sei davvero carina quando sorridi. - le dico, notando poi le sue guance imporporarsi, rendendola ancora più graziosa.
- Gra… grazie. Lo terrò presente. Ora vado! Buona serata.- mi saluta, inchinandosi.
- Grazie per la compagnia. - molto gradita, devo ammettere.
Quasi mi dispiace sia andata via. E’ stato un pomeriggio interessante. Era da tanto che non parlavo con qualcuno di libri. Nessuno, tra ex o amici, era mai stato interessato a conoscerne anche solo il titolo.
A quella ragazzina, invece, si sono illuminati gli occhi quando li ha visti. Mi ha divertito parlare con lei, non so il perché. Forse perché sembra siamo sulla stessa linea di pensiero. Ci piacciono anche gli stessi autori di romanzi.
E’ una ragazza molto diversa dalle altre della sua età però. Più la conosco e più lo noto. C’è qualcosa nei suoi occhi, come un velo di tristezza, che li oscura. Cosa sarà?
 

                                                                   ***********************
  

Com’è stato gentile Akira a prestarmi i suoi libri. Li ho letti in due giorni. Domani glieli riporterò per prenderne altri, forse quelli sull’Impero Romano. Mi piace approfondire la storia.
- Yukiko, la settimana prossima è il tuo compleanno. Non vuoi festeggiare nemmeno quest’anno? - chiede mia madre prima di andare a letto.
- No mamma, sai che ho deciso di non festeggiarlo più. - ogni anno sempre la stessa richiesta!
- Sono passati dieci anni ormai, tesoro. -
- Lo so, ma non posso festeggiare il giorno della morte di papà con torta e palloncini! Non me la sento! -
- Come vuoi tu cara, buonanotte. -
- Buona notte mamma. -
Mio padre è venuto a mancare dieci anni fa, a causa di una brutta malattia, proprio il giorno del mio quarto compleanno. Da allora non voglio più festeggiarlo, ma mia madre insiste sempre dicendo che è ora di dimenticare. Io però non ci riesco e forse mai ci riuscirò. È stata tutta colpa mia…
 
Il giorno dopo, terminato lo studio, vado da Akira per restituirgli i libri. Così ne posso prendere altri.
- Ciao Yukiko. –
- Ciao Akira. Ti ho riportato i libri. Posso prenderne altri? -
- Li… li hai già letti tutti e tre? - domanda stupito.
- Sì, perché? -
- Caspita, che velocità! Io per leggerne uno, impiego una settimana! -
- Li ho letti tutti d’un fiato. Sono scritti benissimo, la lettura è stata fluida e mai pesante. E’ stato facile finirli velocemente. -
- Bene, sono felice ti siano piaciuti. Prendi pure quelli che vuoi, entra. - dice, facendomi entrare.
- Spero di non averti disturbato, studiavi? -
- No, stavo per guardare un film veramente. -
- Quale, se posso saperlo? -
- Shinobi, La Spada Contro Il Cuore.-
- Shinobi? Dal titolo immagino parli di ninja, giusto? -
- Esatto. E’ un riadattamento del romanzo The Kouga Ninja Scrolls, il romanzo preferito di mia madre. Lo guardo perché mi ricorda lei. - spiega, rattristandosi.
- Ti ricorda? Non c’è più? -
- No, è morta sette anni fa. -
- Mi spiace. Io ho perso mio padre invece, ma immagino che perdere la mamma sia davvero orribile. -
- Già. Io ho perso entrambi comunque, anzi mio padre non l’ho nemmeno conosciuto perché è morto dopo la mia nascita. -
- Senti, cambiamo argomento… di che parla il film? - chiedo, quasi sull’orlo delle lacrime. La conversazione non è delle migliori, lui lo intuisce e sembra essere d’accordo.
- Parla della storia d’amore tra Gennosuke, discendente del leader del clan ninja di Koga, e Oboro, discendente del clan di Iga. Entrambi i clan sono rivali da secoli. Lo shogun Ieyasu Tokugawa, con la scusa di essere alla ricerca di un successore, scatena una guerra sanguinaria tra i due clan, in modo da toglierseli dai piedi entrambi, perché dotati di strani poteri. Così Gennosuke e Oboro si ritrovano costretti a lottare tra di loro per la supremazia del proprio clan. -
- Poverini! Devono proprio lottare tra di loro? E come finisce? - domando curiosa.
- Se vuoi saperlo, perché non lo guardi con me? - mi propone, sedendosi sul divano e avviando il lettore dvd.
- Non vorrei disturbarti… -
- E in cosa disturberesti? Sei una di quelle che parla durante tutto il film? -
- No no, assolutamente! Non sopporto chi parla invece di seguire i film! - chiarisco subito. E’ una cosa che ho sempre detestato in certa gente!
- Bene, allora siediti, sta cominciando. -
Mi siedo accanto a lui, mentre scorrono le immagini delle varie etichette di produzione. E’ la prima volta che stiamo tanto vicini, da soli. Riesco perfino a sentire il calore che emana il suo corpo. E che buon profumo che ha!
Oh cielo, ma che diamine vado a pensare? Non è da me fare certi pensieri! E per uno più grande di me poi! Al massimo potrei essere la sua sorellina. Figuriamoci se uno bello come lui potrebbe prendermi in considerazione.  E comunque, perché diavolo  mi sto facendo tutti questi problemi? Da quando penso queste cose? E su Akira poi.
Yukiko, guardati il film e basta! Spegni il cervello ogni tanto!
 
Dopo un’ora e mezza il film finisce e io sono in lacrime come una bambina.
- E’… è tristissimo! - esclamo dispiaciuta, asciugandomi gli occhi che continuano però a bagnarsi di nuove lacrime.
- E’ vero, ma non potevi certo aspettarti un lieto fine. -
- No, però, non pensavo che Oboro finisse con l’uccidere il povero Gennosuke e che per fermare la guerra tra i due clan dovesse accecarsi per rinunciare ai suoi poteri! Poverini! - continuo a piagnucolare. E la tristissima canzone dei titoli di coda certo non aiuta! (*)
- Lei ha rinunciato alla vista, quindi al suo potere distruttivo, come prova di lealtà allo shogun che voleva tutti morti, proprio a causa di quei poteri sovrannaturali. Ha dovuto farlo. -
- Lo so, però mi spiace che quei due si siano dovuti separare. Io non rinuncerei mai all’uomo che amo per niente e per nessuno! -
- Fossi in te, non ne sarei così convinto. Ci sono casi in cui l’amore impossibile rimane tale, anche contro il nostro volere. -
- Volere è potere, lo conosci questo modo di dire? Se davvero tieni a qualcuno, non permetti a nessuno di portartelo via! -
- Quando dipende dalla razza, dallo stato sociale e dall’età, come la mettiamo? Dai Yukiko, sei troppo piccola per capire certe cose. La vita non è tutta rosa e fiori. -
- Sarò anche più piccola di te ma non sono stupida! Come prima cosa non sono razzista! E questo per rispondere alla tua prima supposizione! Secondo: lo stato sociale è un problema più mentale e materiale che altro, i soldi non sono tutto nella vita! E terzo: la differenza d’età è solo un problema per l’anagrafe! Il cuore non conosce l’età anagrafica della persona che ama! - affermo, più sicura che mai.
- Davvero lo pensi? Tu riusciresti a passare sopra a tutte queste cose per amore? - domanda scettico.
- Certamente! - ribadisco convinta.
- Allora, se adesso ti baciassi, non mi prenderesti per un maniaco perché sono più grande di te? Visto che mi piaci posso anche farlo senza sentirmi in colpa, giusto? - sostiene, sollevandomi il viso e dandomi un bacio sulle labbra.
Un… bacio? Mi sta baciando?
Inizialmente rimango quasi scioccata, non riuscendo a muovere un muscolo, ma quando sento che le sue labbra iniziano a staccarsi lentamente dalle mie, porto istintivamente una mano dietro al suo collo, spingendolo nuovamente verso me.
Non voglio pensi che lo rifiuto, perché è esattamente il contrario. Sento, però, che il semplice sfiorarsi di labbra non mi basta, e sembra nemmeno a lui. Così appena le dischiudo, sento subito la sua lingua in cerca della mia. E quando la incontra inizia il vero bacio… il mio primo bacio!
 
 

 





Note autrice e angolo curiosità

Ed eccoci al secondo capitolo ^_^
Come noterete non mi dilungherò troppo nella fase “innamoramento” poiché la parte più lunga sarà il dopo ^_^ o sarebbe venuto fuori un polpettone XD (ed io personalmente non amo le storie che narrano secondo dopo secondo tutto quello che accade, mi annoiano ^^’)
 
Parlando del film visto dai due, è uno dei miei preferiti in assoluto. Se non lo conoscete ve lo consiglio vivamente (anche se vi ho spoilerato la fine ^^’ eheheh scusate ma mi serviva così)
Se siete curiosi, ecco un video molto carino di SHINOBI con la canzone The Kill dei 30seconds to Mars (che non c’entra nulla ma è ben fatto ed è un modo per mostrarvi il film ^^’)   QUI
 
(*)La canzone a cui fa riferimento Yukiko è Heaven, l’ending del film, cantata da Ayumi Hamasaki    QUI
 
E se può interessarvi, ecco anche la traduzione di Heaven (così capirete il motivo per cui dice che è triste, poiché parla della morte della persona amata)
 

Quello che mi hai donato sorridendo
con fermezza l'ultima volta
era così bello
che non sono riuscita a trattenere le lacrime

Quel giorno di certo abbiamo toccato l'amore

Ci siamo cercati
a volte ci siamo persi di vista
ma se alla fine ci siamo ritrovati
non importa quale finale ci attenda

Non possiamo che chiamarlo destino

Lalala... Lalala...

Nel cielo verso cui sei partito
le stelle brillavano illuminandomi dolcemente

Restami vicino, mio amato, supera il tempo e cambia forma
perché sai, il futuro che ancora non conosciamo
rimane qui così

Restami vicino, mio amato, supera il tempo e cambia forma
perché il futuro che ancora non conosco
rimane qui

Credimi, mio amato, tu vivi dentro di me
perciò d'ora in poi e per sempre
non ti dirò mai addio

Quel giorno di certo abbiamo toccato l'amore

 
 
 
Bene con questo è tutto. Al prossimo capitolo se vorrete ^_^
Baci Faby  <3 <3 <3
 

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Capitolo 3
*** Amore al primo sguardo ***


                          






 
- Fossi in te, non ne sarei così convinto. Ci sono casi in cui l’amore impossibile rimane tale, anche contro il nostro volere. - io ne so qualcosa con la mia ex.
- Volere è potere, lo conosci questo modo di dire? Se davvero tieni a qualcuno, non permetti a nessuno di portartelo via! - replica convinta.
- Quando dipende dalla razza, dallo stato sociale e dall’età, come la mettiamo? Dai Yukiko, sei troppo piccola per capire certe cose. La vita non è tutta rosa e fiori. -
- Sarò anche più piccola di te ma non sono stupida! Come prima cosa non sono razzista! E questo per rispondere alla tua prima supposizione! Secondo: lo stato sociale è un problema più mentale e materiale che altro, i soldi non sono tutto nella vita! E terzo: la differenza d’età è solo un problema per l’anagrafe! Il cuore non conosce l’età anagrafica della persona che ama! - risponde sicura, spiazzandomi per la sua maturità. Una tale risposta, nemmeno io avrei saputo darla con tanta ponderatezza.
- Davvero lo pensi? Tu riusciresti a passare sopra tutte queste cose per amore? - le chiedo dubbioso.
- Certamente! - afferma lei, ancora una volta.
- Allora, se adesso ti baciassi, non mi prenderesti per un maniaco perché sono più grande di te? Visto che mi piaci posso anche farlo senza sentirmi in colpa, giusto? - le chiedo quasi in tono di sfida, o almeno questa era l’intenzione, perché contro ogni mia volontà, il mio corpo si muove istintivamente, sollevandole il viso e baciandola.
Che accidenti stai facendo Akira? Fermati! L’età! Ricorda l’età! E poi lei è immobile. Di sicuro non vuole. Come darle torto? Ho quasi otto anni più di lei! Che diavolo ho combinato?! Meglio scusarmi subito.
Sto per allontanarmi, quando lei avvolge un braccio dietro al mio collo, spingendomi nuovamente contro le sue morbide labbra. Lo vuole anche lei, quindi? La risposta arriva subito quando dischiude le labbra, lasciandomi capire che sì, lo vuole anche lei.
Non resisto al suo dolce richiamo, così approfondisco quel bacio che, sono sincero, ho voglia di darle già da un po’. La sua bocca sa di dentifricio alla fragola. E’ dolce come lei.
Dannazione, ma che mi prende? Non riesco a staccarmi dalle sue labbra! Riesco a farlo solo dopo diversi minuti per la mancanza d’ossigeno. Ho ancora il suo viso tra le mani. E’ caldo. Mi allontano un po’ per poterla guardare. E’ tutta rossa e sta scottando per l’imbarazzo.
Così è ancora più bella.
Oh cielo, aspetta un attimo! Se è così imbarazzata forse… era il suo primo bacio? E gliel’ho rubato proprio io? Merda! Non posso aver fatto una cosa tanto stupida senza nemmeno riflettere! E’ ancora una tredicenne, è normale che non abbia ancora baciato nessuno. Accidenti a me!
- Yukiko… io… - come diamine faccio a scusarmi? Per qualcosa di cui neanche mi dispiace poi?!
- S… sì? -
- Era il tuo primo bacio? - riesco a chiederle.
- Veramente… ecco… sì… - mormora, ancora più imbarazzata.
Cazzo! L’ho fatta davvero grossa!
- Ecco, io… non so come scusarmi. Non volevo, mi spiace. Sarà stato il momento, il film, la discussione fatta prima… non volevo rovinarti il tuo primo bacio. Perdonami, ho sbagliato. - come accidenti potrebbe perdonarmi? Per le ragazze è una cosa importante!
- Beh… non hai rovinato niente. L’ho voluto anche io… - risponde, abbassando la testa. Sicuramente sarà pentita. Ovvio sia così! Sono troppo vecchio per lei. Dannazione, l’adulto ero io tra i due, invece mi sono comportato da ragazzino in piena crisi ormonale!
- La colpa è stata mia. Ti chiedo scusa, non avrei dovuto. Sei ancora piccola, invece io… sono più grande. Mi spiace. Ti prego dimentica quel bacio, è stato un errore. - provo a scusarmi ancora.
- Io non sono affatto piccola! – afferma, alzando di scatto il viso e lanciandomi un’occhiata truce  - E’ vero, era il mio primo bacio, ma se questa era una scusa perché ti sei pentito di baciare una ragazzina, non c’era bisogno di girarci tanto intorno! Ho capito! Certamente tu sarai abituato a donne più esperte, ovvio! Mi spiace non essere stata all’altezza! Senti… grazie per il film, io devo andare, ciao! - sbraita furiosa, correndo verso la porta e uscendo come un fulmine.
Io sono rimasto imbambolato sul divano, osservando la porta da cui è appena uscita, con un grosso punto di domanda sulla testa: che cavolo ha detto? Donne più esperte? Non essere all’altezza? Ma che accidenti ha capito quella stupida?
Devo assolutamente parlarne con Masumi!
 
- Allora, amico? Perché mi hai fatto venire così di corsa? Cos’è successo? - domanda lui, sedendosi.
- Devo raccontarti una cosa. -
- Spara! -
- Ho baciato Yukiko. -
- La figlia dei vicini? “Quella” Yukiko? – chiede con aria sconvolta.
- Se tieni la bocca ancora più spalancata ci entrano le mosche, guarda! - dico irritato.
- Scusa ma… non immaginavo lo avresti mai fatto! E pensare che facevi la predica a me! -
- Masumi, non rigirare il coltello nella piaga! Non ti ho chiamato per questo! -
- E allora per cosa? -
- Perché non capisco la sua reazione. Pensavo si sarebbe pentita di aver baciato uno più grande di lei, invece sembra abbia scaricato a me la responsabilità nel considerarla una bambina! -
- Eh? Racconta un po’ che ti ha detto.- chiede interessato, così riferisco le sue esatte parole al mio amico.
- Ahahahah sei un idiota Akira! - afferma, ridendo come un demente.
- Si può sapere che ci trovi di divertente? E poi non chiamarmi più idiota! -
- Invece sei un idiota! E’ mai possibile che tu non abbia capito che piaci a quella ragazzina? -
- Eh? -
- Sei più tonto di quello che pensavo. Sveglia! Se ha ricambiato il tuo bacio in quel modo, vuol dire che tu le piaci! Si è arrabbiata tanto perché di sicuro ha pensato che il bacio che ti ha dato non ti sia piaciuto, perché la ritieni una bambina inesperta. Cosa che non mi sembra assolutamente. Il bambino qui sei tu, che non capisci se piaci a una ragazza o no. -
- Masumi, sei impazzito? Ti rendi conto che è troppo giovane perché stia con uno come me? Con tutti i ragazzi della sua età che potrebbero starle dietro, figurati se pensa a me! E’ impensabile! -
- Hai pensato che forse i suoi coetanei non le interessano? Più volte mi hai parlato di lei come una ragazza più matura della sua età. Forse le piaci per questo. E poi molte donne preferiscono uomini più grandi di loro, perché li vedono come una figura di riferimento. -
- Se fosse come dici, potrebbe solo essere attratta dalla mia età allora. -
- Non mi sembra il tipo ma se vuoi vado a chiederglielo, magari provandoci! Se è interessata all’età matura, non avrà problemi a dire di sì. La sverginerei volentieri! – esclama ridendo.
Mai, in vita mia, una sua battuta mi ha dato tanto fastidio quanto oggi, tanto da spingermi ad alzarmi di scatto e afferrarlo per il colletto della camicia, guardandolo minaccioso.
- Non azzardarti neanche a pensarla una cosa del genere, sono stato chiaro? Yukiko non si tocca! -
- Ehi ehi, calmati, stavo scherzando! L’ho detto solo per provocarti! - si difende lui.
- E’ uno scherzo che non mi piace questo! Potevi risparmiartelo! - replico furioso, lasciandolo ricadere sul divano.
- Ok, scusa, non volevo offenderti, ma se te le prendi tanto, vuol dire che mi dai ragione. Quella ragazza ti piace! Forse troppo. Fossi in te, ci proverei. -
- Continui? Vuoi davvero che ti spacchi la faccia oggi? -
- Non “provarci” in quel senso! Lo so che non te la porteresti mai a letto alla sua età! Per quanto ti ricordo che nel medioevo, a tredici anni, le donne erano già sposate e madri. Intendevo di farti avanti e provare a instaurare una relazione con lei. Crescerà guarda. Non avrà sempre tredici anni. Presto ne avrà quattordici; te lo aveva detto lei, no? -
- Primo: non siamo più nel medioevo da un pezzo! Secondo: chi ti dice che un giorno non si stufi di uno più vecchio, andando a cercarne uno più giovane? -
- Cielo Akira, vi dividono sette anni di differenza, non venti! Mica sei Matusalemme! -
- Quasi otto. Comunque non so, per adesso sono confuso. Devo riflettere. -
- Ogni lasciata è persa, amico mio, ricordalo! -
 
 
                                                                        ********************
 
 
Che figuraccia! Perché ho ricambiato il suo bacio? Era ovvio non gli sarebbe piaciuto! Che vergogna! Non so come farò a guardarlo in faccia adesso! Mi viene da piangere, mi sento così stupida! Era la prima volta che baciavo un ragazzo. È normale che non fossi brava come le altre cui lui sarà abituato. Anzi, chissà se ha la ragazza. È qui da un po’, ma non l'ho mai visto con nessuna. Vorrei tanto sapere cosa l’ha spinto a baciarmi. Ha detto che gli piaccio, ma sarà vero o sarà stato solo per via del film? Forse è stata solo l’atmosfera. Fatto sta, che si è pentito subito, appena ha scoperto che non ho esperienza con i ragazzi. Ma che si aspettava? Che passassi il tempo a baciare ragazzi? Brutto stupido!
- Yukiko, ha chiamato la madre di Ryoko. La tua amica è in ospedale, l'hanno ricoverata per appendicite. - mi avverte mia madre, appena rientro in casa.
- Ecco perché oggi non è venuta a scuola e non rispondeva al cellulare. Ti ha detto in quale ospedale è e il numero della stanza? -
- Certo. Ci vai adesso? - chiede, passandomi un foglio con gli appunti.
- Sì mamma, ci vediamo stasera. -
- Ok cara, fai attenzione. -
 
Arrivo in ospedale praticamente subito.
- Ryoko… come stai? - chiedo preoccupata appena entro nella sua camera. Saluto educatamente anche le altre pazienti con cui divide la camera.
- Ciao Yuki. Insomma, sto uno schifo, ma tu sembri stare peggio. Cos’è successo? -
Come l’ha capito? Ce l’ho  stampato in faccia forse?!
- Nulla, perché? -
- Non mentire e sputa il rospo! - insiste.
- Va bene! Akira, il mio nuovo vicino, mi ha baciato. - le rivelo, imbarazzandomi ancora al pensiero.
- Che cosa? Quel modello di perfezione ti ha baciato? - sbraita all’improvviso, facendo girare tutti i presenti della stanza.
- Credo che all’ultimo piano non ti abbiano sentito! Vuoi un megafono? - chiedo irritata.
- Scusami, è che non me l’aspettavo! Dimmi, com’è stato? -
- Orribile! Non il bacio, ma il dopo! -
- Perché, cosa è successo? -
- Si è pentito. Sono solo una ragazzina inesperta per lui. - dico triste.
- Cosa ti ha detto? -
Dopo averle spiegato tutto, la mia “ex” amica scoppia a ridermi in faccia.
- Sono felice che trovi divertenti le mie disgrazie! - replico infastidita.
- Yukiko ahahaha sei proprio una stupida amica mia! Ahi ahahah mi fa male la pancia! Non posso ridere così! -
- Si può sapere cosa ci trovi di divertente? E perché sarei stupida? -
- Perché se Akira ti ha detto le stesse parole che hai riferito a me, allora gli piaci! - spiega semplicemente, lasciandomi confusa.
- Come fai a dirlo? E poi come potrei piacere ad uno come lui? Sono solo una ragazzina in confronto alle donne che di sicuro frequenta. -
- E non hai pensato che forse anche lui pensa la stessa cosa di te? -
- Non ti seguo. -
- Tu credi di essere troppo piccola per piacergli, ma non hai pensato che forse anche lui crede di essere troppo vecchio per interessarti? Per questo si sarà scusato del bacio. Si sarà sentito come se te lo avesse rubato. -
- Ma è assurdo! Io volevo quel bacio! -
- Tu glielo hai detto? -
- Sì, ma poi mi sono arrabbiata e sono andata via. -
- Sbagliato! Scappando non si risolve nulla. Parlagli e chiaritevi. Se invece non fosse interessato a te, tiragli un pugno per averti baciato senza motivo! -
- Forse hai ragione. -
- Senza forse! Io ho ragione! -
- Lo spero amica mia. Se fosse così, ne sarei davvero felice. -
- Yuki, seriamente, a te quanto piace questo ragazzo? – mi chiede Ryoko, cogliendomi di sorpresa.
Quanto mi piace? Non lo so, non ci ho mai pensato, o almeno non come oggi. Akira mi piace come persona. Mi trovo a mio agio quando parliamo. Abbiamo gusti simili in molte cose. Parliamo di tutto quando viene a cena a casa mia. E’ anche intelligente; un paio di volte gli ho chiesto aiuto per alcuni esercizi di matematica che non capivo bene e lui ha saputo spiegarmeli in pochi passaggi. Mi piace quando parla con mio nonno di testi antichi che si ritrova a studiare per la tesi; vecchi sutra che il nonno lo aiuta a tradurre, poiché, essendo sacerdote di un tempio shintoista, conosce le varie forme più arcaiche di giapponese. E poi è un bellissimo ragazzo, gentile e disponibile.  In conclusione…
- Mi piace molto, credo… -
- Credi? –
- Oh insomma! Non ho mai pensato a queste cose, lo sai! Non ho mai provato interesse per nessuno. Posso solo dirti che mi piace, sia caratterialmente sia fisicamente! –
- E’ già un buon punto di partenza per innamorarsi. – afferma, sorridendo soddisfatta.
Innamorarmi? Non so. Al momento è solo un interesse, nemmeno tanto ricambiato forse.
 
 
                                                                      ******************
 
È quasi una settimana che non vedo Yukiko. Non è neanche passata a prendere altri libri. Devo parlarle, ma come faccio? Se vado a casa sua, con che scusa chiedo di lei alla madre? Non posso neanche aspettare di vederla passare davanti casa mia però. Ho deciso, ci vado! Oggi è domenica e dovrebbe essere a casa.
 
- Akira! Che bello rivederti! - esulta il fratellino di Yukiko, venuto ad aprirmi la porta. Ha undici anni ma al contrario della sorella è così infantile da dimostrarne meno.
- Ciao Saito, come va? -
- Malissimo! Mi serve il tuo aiuto! - dice, tirandomi dentro casa per il braccio.
- Perché, cosa è successo? Tua sorella sta male? -
- Che c’entra Yukiko? Io parlavo di questi! - risponde, mostrandomi il libro degli esercizi di grammatica.
- Ti riferivi ai tuoi compiti? – chiedo sorpreso. Che idiota che sono!
- Certo! Perché credevi parlassi della mia sorellina? -
- Ehm, niente, lascia stare. Comunque certo che ti aiuto. Come mai non lo hai chiesto a Yukiko? -
- Lei non c’è. -
- Ah no? E’ forse uscita con il suo… ragazzo? - chiedo curioso, indagando un po’ preoccupato.
- Lei non ha il ragazzo. E’ al cimitero da papà. Oggi è l’anniversario della sua morte. -
- Mi spiace. C’è andata con vostra madre? -
- No, lei preferisce andarci sola. E’ ancora molto legata a papà. E’ per lui che studia così tanto, lo fa per renderlo fiero. Era un insegnante, sai? -
- Davvero? Non lo sapevo. Perché però è voluta andarci da sola? Non è più doloroso? -
- Non saprei. Mamma dice che è perché la mia sorellina si sente in colpa, visto che papà è morto il giorno del suo compleanno. - mi spiega Saito, rattristandosi.
- Che cosa? Allora oggi è il suo compleanno? Ma perché si sente colpevole? -
- Te lo posso spiegare io Akira. -
- Signora Hayashi! - rispondo alzandomi velocemente. Mi ero accomodato in casa, ignorando le buone maniere, anche se è stato Saito a trascinarmi dentro  - Mi perdoni per essere entrato senza il suo permesso, signora! – mi scuso, inchinandomi mortificato.
- Figurati caro, un bravo ragazzo come te è sempre il benvenuto. – dice, accomodandosi vicino al figlio.
- Signora, perdoni la mia curiosità, ma perché sua figlia si sente colpevole per la morte del padre? Cos’è successo, se non sono troppo indiscreto? –
- Vedi Akira, mio marito aveva diversi problemi al cuore. Yukiko era piccola e Saito era appena nato. Mia figlia non poteva capire la gravità della malattia del padre, che purtroppo andava spegnendosi ogni giorno di più. Il giorno del suo quarto compleanno, Yukiko chiese al padre di insegnarle a usare la bicicletta che le avevamo preso come regalo. Mio marito non ebbe il coraggio di rifiutare, anche se le sue forze non gli consentivano di starle dietro. Mentre correva dietro la bici si sentì male e morì subito dopo all’ospedale a causa di un infarto. Lei, da allora, si ritiene responsabile, rifiutandosi perfino di festeggiare il suo compleanno. Si è anche convinta di dover diventare un’alunna modello, con voti sempre alti perché il padre  era insegnante. Passa intere giornate studiando perché vuole che lui, dal cielo, sia fiero di lei. Questo perché le diceva sempre che voleva il meglio per la sua bambina, ma non era questo ciò che intendeva. Non voleva certo che nostra figlia diventasse un genio. Certo, come ogni padre, voleva che la figlia studiasse per avere una possibilità in più in campo lavorativo, ma non voleva che diventasse una punizione o una costrizione. Per lui andava anche bene che Yukiko non lavorasse, decidendo di metter su famiglia una volta finita la scuola, l’importante era la sua felicità. Lei però, ha totalmente frainteso i desideri del padre. Ho cercato più volte di parlarle, di spiegarle che le cose non sono come lei crede, che non è colpevole della morte del padre. Mio marito sapeva a cosa andava incontro, ma lei si è intestardita così. - mi spiega, con le lacrime negli occhi.
- Mi spiace molto signora. Non dev’essere stato facile tirare su due figli così piccoli, da sola e con tanti problemi alle spalle. Anche a mia madre è capitata la stessa sorte purtroppo, ritrovandosi a crescere un figlio da sola, quindi la capisco perfettamente. -
- A quanto pare tu e mia figlia avete molto in comune. - sostiene, accennando un lieve sorriso di amarezza.
- Purtroppo sembra di sì. Senta, posso chiederle un favore? - le chiedo all’improvviso.
- Certo, dimmi pure caro. -
 
 
                                                                  *********************
 
 
Oggi è il decimo anniversario della morte di papà. Come passa veloce il tempo. Stamattina, come prima cosa, sono andata al cimitero. È sempre difficile sia andare da lui sia tornare a casa e lasciarlo solo, ma sono le dieci e mezza, ed è meglio che torni a casa adesso.
Più tardi andrò a trovare Ryoko a casa, l’hanno dimessa dall’ospedale; ormai devono solo toglierle i punti e da questa settimana ritornerà a scuola.
Passando davanti casa di Akira noto che è tutto chiuso. Chissà dove sarà andato. E’ domenica, magari sarà fuori con qualche “amica”. Dal giorno del bacio non l’ho più visto. Avrei voluto parlargli ma non ho avuto il tempo. La mattina ero a scuola e il pomeriggio fino a tardi andavo a trovare Ryoko in ospedale, per darle gli appunti delle lezioni e per fare i compiti insieme.
Chissà se mi avrà pensato. Ryoko dice che sicuramente gli piaccio, ma io ne dubito.
- Mamma, sono a casa! - avverto, entrando e togliendomi le scarpe.
- Bentornata tesoro. Mi faresti un piacere? Dovresti portare questo pacchetto ad Akira. - dice mostrandomelo.
- Cos’è? - chiedo curiosa, ricordandomi poi che sono appena passata da casa sua  - Comunque  non credo sia in casa, ho visto tutto chiuso. -
- Di sicuro sarà in giardino. Portaglielo cara. Grazie. -
- Mamma, non può andarci Saito? Sono stanca. – più che altro non ho voglia di vederlo adesso, così, solo per portargli una cosa che gli manda mia madre.
- Tuo fratello sta studiando. Avanti, non ci vorrà molto. -
- Va bene! - sbuffo rassegnata.
Arrivata a casa sua passo direttamente dal giardino, ed è lì che lo trovo, davanti alla sua moto. Sta sistemando alcune cose in uno dei bauletti laterali della moto che ha montato sicuramente oggi, perché prima non c’erano; lo vedo ogni mattina prima di andare a scuola. Chissà dove va.
- Akira! - lo chiamo, con un po’ d’imbarazzo.
- Ah, finalmente. Cominciavo a chiedermi quando saresti arrivata! - esclama impaziente, chiudendo il bauletto e uscendo la moto nel vialetto. Mi aspettava?
- Sono appena tornata a casa. Mia madre ti manda questo. – dico, dandogli il pacchetto.
- Bene! Dovrebbe esserci tutto. -
- Vai da qualche parte? -
- Sì, ma non posso dirti dove! - risponde sorridendo.
- Ah, ok, scusa. Non volevo impicciarmi. Ti saluto. - mi congedo per andarmene ma lui mi trattiene, afferrandomi per un braccio.
- Dove vai? – chiede, tornando serio, guardandomi dritta negli occhi.
- A casa. Dove dovrei andare? - replico perplessa. Che gli importa poi dove vado?
- A studiare immagino. -
- Sì, ma come lo sai? -
- Non fai altro che quello! Non hai mai pensato di uscire? Di prendere un gelato fuori? Di farti una passeggiata la domenica, col tuo ragazzo magari? - domanda curioso, tenendomi ancora per il braccio.
- Io… non ho il ragazzo. E poi no! Non ho mai pensato né di uscire né di mangiare gelati né di fare una passeggiata di domenica! - rispondo contrariata dal suo terzo grado.
- Bene! Vorrà dire che farai tutte queste cose oggi! - afferma risoluto, lasciandomi il braccio e mettendomi un casco sulla testa.
- Ehi, che fai? -
- Sali e non fare domande! - mi ordina, sedendosi in moto.
- No grazie, preferisco di no! -
- Se non sali dietro, ti prendo di peso e ti faccio sedere sulle mie gambe. Scegli! - minaccia ghignando.
- Non si può andare all’amazzone sulla moto! - ribatto scioccata.
- Appunto, quindi sali dietro e non fare storie! - insiste ancora. Oh santi Kami! Questo ragazzo è davvero capace di farlo per davvero dallo sguardo serio che ha.
- Uffa e va bene! Posso almeno sapere dove andiamo? - chiedo curiosa, salendo e stringendomi a lui per non cadere.
- Assolutamente no! -
Antipatico!!!
 
 
                                                        ***********************
 
 
Immaginavo avrei dovuto insistere per farla salire. Alla fine, però, ha ceduto come speravo.
Mia cara Yukiko, oggi festeggerai il tuo compleanno. Volente o nolente!
Arrivati alla prima tappa del nostro viaggio, mi fermo. Parcheggio la moto e la faccio scendere.
- Dove siamo? - chiede, guardandosi intorno.
- Signorina, benvenuta ai giardini più belli di Tokyo e credo di tutto il Giappone! Siamo al Koishikawa Korakuen Gardens! - (*)
- Wow! Questo posto è bellissimo! - esclama sorpresa, osservando tutti gli alberi in piena fioritura.
- Ti piace? -
- E’ un posto magnifico! Neanche sapevo ci fosse un parco così bello in città! -
- Per forza, se stai sempre chiusa in casa come potresti conoscerlo? Dai vieni, cerchiamo un posto tranquillo, avremo tempo per girarlo. È quasi ora di pranzo e sto morendo di fame! -
- E cosa vorresti trovare da mangiare qui scusa? - domanda incuriosita. Ed è qui che entra in gioco il favore che ho chiesto a sua madre.
- Apri il bauletto di destra e prendi il pacco che ti ha dato tua madre. -
- Ok… - risponde titubante  - Poi? -
- Bene, ora aprilo. -
- Sono due bento! Ma quando… - (**)
- Ho chiesto a tua madre di prepararceli. - l’anticipo, conoscendo già la sua domanda.
- Mia madre sapeva che mi avresti portata qui? Ehi ma, aspetta un momento, non dirmi che sai che oggi… - mi guarda sorpresa.
- Sì! Oggi è il tuo compleanno, lo so. E so anche che non lo festeggi da dieci anni ormai. Quest’anno però si cambia! -
- Che cosa? Non ci penso nemmeno! Non ho intenzione di festeggiare un bel niente! Riportami a casa! – ordina indispettita.
- Non ci penso proprio! Sei troppo giovane per sprecare la tua vita in maniera così stupida, per dei sensi di colpa inutili poi! -
- Sensi di colpa? Mia madre ti ha parlato della morte di papà? Non ci posso credere! Perché è venuta a dire proprio a te queste cose? In fin dei conti sei un estraneo e non hai diritto di dirmi cosa è giusto o cosa è sbagliato! -
- Smettila di fare la bambina e ragiona! Cosa potevi saperne tu, a soli quattro anni, di quello che sarebbe potuto succedere? -
- Non chiamarmi bambina! -
- Invece è proprio quello che sei se ragioni così! -
- Ok bene, come vuoi, sono una bambina allora. Ora riportami a casa! - insiste ancora.
- Ti ho detto di no! -
- Ed io invece ti dico di sì! -
- Ed io invece dico no! -
- Ok, me ne andrò in metrò. - dice voltandosi per andare via. Quanto è cocciuta, accidenti!
- Yukiko, fermati! - la blocco, afferrandola per un braccio.
- Lasciami stare! Ti ho detto che non ho voglia di festeggiare nulla! - urla nervosa, girando la testa per evitare il mio sguardo.
- Guardami… - le chiedo preoccupato.
- No! -
- Yukiko, ti prego, guardami… - le chiedo dolcemente, prendendole il viso tra le mani e voltandolo. È bagnato, come immaginavo. Sta piangendo.
- Yuki, ascoltami… - le chiedo, usando per la prima volta l’abbreviazione del suo nome, come fanno i suoi amici e i suoi familiari  - Tu non hai colpa per quello che è accaduto a tuo padre. È inutile negare che quel giorno si è affaticato più del dovuto ma tu non potevi certo saperlo. Eri una bambina di quattro anni che non sapeva nemmeno vestirsi da sola senza l’aiuto della mamma. Tuo padre sapeva a cosa andava incontro, ma ha rischiato ugualmente per vedere il sorriso di sua figlia. Tu, invece, da quel giorno non ridi più. Passi il tuo tempo dietro i libri. Studiare è giusto ma non puoi vivere solo di quello se non è la tua passione. Ti sei punita inconsciamente, buttandoti a capofitto nello studio. Sei brava, è vero, ma non sei felice. Perché tu non sei felice, vero? – le chiedo dolcemente, per farla calmare.
- No… - sussurra debolmente ancora scossa dalle lacrime.
- E pensi che tuo padre sia sereno sapendoti infelice? -
- Forse… no. - risponde, fermando finalmente le lacrime.
- Sicuramente no! Tuo padre voleva il meglio per te, non nello studio, ma nella vita! Ti voleva felice e soddisfatta delle tue scelte. Ti voleva sveglia e intelligente, non un Einstein versione donna. Devi ricominciare a ridere e a essere la bambina sorridente che ho visto nelle foto di quando avevi tre anni, cioè come ti ricordava tuo padre. Solo così lui sarà veramente fiero di te. - cerco di spiegarle, sperando capisca.
- Tu… pensi che… mio padre, non sia fiero di me? - chiede triste. In questo momento sembra davvero una bambina.
- Non adesso. No, se piangi perché ti senti in colpa. No, se ti ostini a non festeggiare il tuo compleanno. No, se continui a non sorridere. – la vedo abbassare lo sguardo, afflitta.
Dai Yukiko… capisci che non è questo il modo giusto per andare avanti… ti prego.
- Forse… hai ragione. - dice, sorprendendomi. Fa una pausa, per poi sospirare  - Potrei cominciare a piccoli passi. Magari… festeggiando il mio compleanno in questo parco magnifico. - termina, sforzandosi di sorridere. Ha capito per fortuna!
So che le costa. La capisco. Io ho perso entrambi i genitori e so cosa si prova, però, lei si addossa responsabilità che non ha, e questo prima o poi ti uccide.
- Brava, mi sembra un ottimo inizio. Allora, visto che ti sei decisa, posso anche darti il mio regalo adesso. -
- Non era quello di portarmi qui? -
- No. Il vero regalo è questo… - le svelo, chinandomi verso la sua bocca per baciarla. Le sue labbra sono salate per via delle lacrime. La sento irrigidirsi al tocco della mia lingua ma non sembra intenzionata a spostarsi.
Attendo paziente che accetti o respinga il mio bacio, ma per mia enorme fortuna lo accetta, schiudendo le labbra. E stavolta il contatto con la sua bocca è ancora più dolce dell’altra volta. Forse perché ho ancora il sapore delle sue lacrime sulle papille… chissà.  So solamente che se avessi atteso ancora per baciarla, sarei morto sicuramente.
Che accidenti mi ha fatto questa ragazzina? Possibile che in meno di tre mesi mi sia innamorato di lei?
Lei… così diversa da me, all’apparenza, ma così simile nei sentimenti, nel carattere, nei gusti.
Ci si può innamorare al primo sguardo?  Io posso dire di sì, perché è quello che mi è successo il giorno in cui mi ha aperto la porta di casa sua, prestandomi quella benedettissima scala!
 




 
 
 
Angolo curiosità
 
(*)  Il Koishikawa Korakuen Gardens è un parco immenso che si trova a Tokyo. Se siete curiosi di vederlo e volete sapere cosa vede Yukiko, qui trovate le foto di Google  Koishikawa_Korakuen_Garden
 
(**)  Il bento è una specie di "pranzo al sacco" giapponese. Viene usato sia per i bambini che lo portano a scuola sia per portarlo a lavoro. E’ come il nostro portapranzo quindi, ma molto più bello da vedere, soprattutto quando i destinatari sono i bambini. In alcuni casi diventa una vera e propria arte saper preparare dei bento ^_^  eccovi alcuni esempi:
Bento classico QUI
Bento artistico (oltre che buono da mangiare *-*)   QUI
Altro esempio ^_^   QUI
 
 
Ed eccovi il terzo capitolo della storia ^_^ mi spiace dirvelo ma dovrete sopportare spesso le mie note poiché ci saranno molti riferimenti al Giappone, soprattutto luoghi ^_^ anzi, se avete domande e perplessità su qualcosa che non vi è chiara chiedete pure, vi risponderò con piacere ^_^
Passando alla storia, ecco che il primo passo i due l’hanno fatto. Il primo di tanti altri. La differenza d’età sembra non essere un problema, almeno per i due innamorati. Ma sarà così per tutti?
Baci Faby <3 <3 <3 <3

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Capitolo 4
*** Brutti ricordi ***




          


Sono tra le braccia di Akira, non mi sembra vero! Mi sta baciando con passione. Cielo, che bella sensazione! Non mi staccherei più! Peccato che i nostri polmoni non la pensino allo stesso modo, infatti, dobbiamo allontanarci per riprendere fiato.
Ci stiamo guardando. I miei occhi si rispecchiano nei suoi; riesco a vedervi dentro il mio riflesso. Adesso cosa accadrà? Si pentirà come la volta scorsa?
- Yukiko, io… - comincia lui.
- No, ti prego! Non dirmelo di nuovo! - esclamo irritata.
- Che cosa? -
- Che è sbagliato e che ti dispiace avermi baciato! -
- Non ci penso affatto! -
- Eh? -
- Ho detto che non ci penso affatto a dirti le cose dell’altra volta. Non le pensavo prima e non le penso nemmeno adesso. -
- Scusa ma non ti seguo. -
- Yukiko, ti ho baciato perché mi piaci. E molto anche. - confessa, lasciandomi sbigottita.
- Io… io ti… - oh cielo! Non riesco ad articolare nemmeno una frase! Io piaccio ad Akira? Non posso crederci. Ryoko aveva ragione! Però, sono solo una mocciosa rispetto a lui. Com’è possibile? Sto forse sognando?
- Lo so di averti lasciato senza parole, in fondo sono molto più grande di te, quindi non ti biasimerei se adesso mi rifiutassi, io, però, dovevo dirtelo, E tra l’altro, non mi sono affatto pentito di averti baciata quella volta, mi spiaceva pensare di averti rubato un bacio contro il tuo volere. - precisa infine, leggermente imbarazzato.
- I… io… io… - NO NO NO! Reagisci Yukiko! Parla! Spiaccica quelle maledette parole fuori dalla bocca e digli che anche a te piace!
- Dal tuo silenzio, immagino di averti davvero sconvolto. Scusami, ma ti capisco, non preoccuparti. Ti giuro che non mi permetterò mai più di baciar… - interrompo ciò che stava per dire, perché con uno slancio gli chiudo la bocca con un bacio.
Stava per pronunciare parole che non mi sarebbero piaciute di sicuro. E data la mia incapacità di parlare, credo che questo bacio valga più di mille parole. Lui sembra capirlo, infatti approfondisce il bacio. Questo però non è uguale ai primi due che ci siamo dati. E’ pieno di passione. Lo sento da come la sua lingua cerca incessantemente la mia, senza darle tregua, e la mia non è da meno. Le sue mani si spostano delicate dietro il mio collo, provocandomi strani brividi mai provati prima. Una scende ad accarezzarmi la schiena, per poi spingermi con forza contro di sé. Sentire il suo corpo così vicino al mio mi fa sentire strana, cosa sarà?
Mentre il bacio continua sempre più impetuoso, la mia mano scivola sul suo petto, accarezzandolo da sopra la camicia, ma appena lo faccio, lui s’irrigidisce e si allontana.
Perché? Che cosa ho fatto di sbagliato?
Passandosi una mano tra i capelli lo vedo sospirare e poi guardarmi.
- Scusa io… ho forse sbagliato qualcosa? - chiedo incerta e imbarazzata. Non so come ci si comporta in questi casi.
- Assolutamente no, non hai sbagliato nulla, anzi… - dice sorridendomi dolcemente.
- Allora perché ti sei allontanato in quel modo? -
- Diciamo che il tuo bacio cominciava a piacermi troppo. - risponde, mettendomi ancora più confusione di prima.
- Ma se ti piaceva, perché lo hai interrotto? Non capisco… - chiedo dubbiosa. Lui, sghignazzando, mi si avvicina all’orecchio.
- Te lo spiegherò quando sarai più grande… piccina! - sussurra con voce maliziosa.
Ma spiegare cosa???
All’improvviso, una lampadina si accende nei miei pensieri, facendomi perfino ignorare l’appellativo che ha usato. Accidenti, ora ho capito! C’era il doppio senso! Lui… lui si… si… stava eccitando? Per un mio bacio?
- Tu… cioè… io… ecco… forse tu… - non riesco nemmeno a chiederglielo! Sono troppo imbarazzata! Cielo, che vergogna!
- Ahahaha, dal colore della tua faccia credo tu abbia capito! – mi prende in giro, ridendo di gusto, mentre io abbasso la testa come per nascondermi, poi prosegue.
- Dai vieni, troviamo un posto tranquillo dove pranzare. -
Prendendomi per mano mi porta in un punto bellissimo del parco, sotto degli alberi ricoperti di fiori bianchi. Ci siamo solo noi qui e l’atmosfera ha un che di romantico.
Tira un leggero venticello che fa cadere alcuni petali in giro. Sembra stia nevicando. Che spettacolo magnifico!
- Guarda Akira, piovono petali! - sorrido, mentre giro su me stessa, godendomi questa pioggia profumata. Adesso sembro davvero una bambina. Lui mi guarda e sorride dolcemente, poi stende una coperta per terra, si siede e mi tira a sé, afferrandomi per i fianchi. Mi ritrovo praticamente seduta sulle sue gambe.
- Sei così bella quando ridi. - sussurra, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e accarezzandomi una guancia.
- Grazie. – rispondo, arrossendo nuovamente.
- Yukiko, cosa ne pensi di quello che sta accadendo tra di noi? Cosa pensi di me? - chiede, fissando i suoi occhi nei miei. Potrei affogarci dentro i suoi occhi neri! Mi ricordano le profondità immense dell’oceano, sento che potrei perdermici.
- Veramente non penso nulla. -
- Che significa? - domanda perplesso.
- Che non penso nulla di particolare, a parte il fatto che mi piaci. Cosa dovrei pensare di te? –
- Non trovi difficoltà nella nostra differenza d’età? Non pensi che io sia, come dire… -
- Vecchio? -
- Non avrei usato esattamente questo termine, comunque sì. -
- No, per niente. Io credevo invece mi considerassi una bambina rispetto a te. – confesso sincera.
- E’ comica la cosa, non trovi? Temevamo entrambi che l’età dell’altro sarebbe stata un problema. – sorride ironico.
- Sì, è vero. -
- Yuki? – mi chiama, facendosi terribilmente serio.
- Sì? -
- Te la senti di iniziare a frequentarci seriamente? - chiede spiazzandomi.
- Di… dici sul serio? Come una coppia? -
- Sì, sempre che tu voglia. -
- Sì! Certo che voglio! - esulto, abbracciandolo con tutta la mia forza. Forse troppa.
- Mi stai strozzando! – si lamenta.
- Scusami! -
- Se mi uccidi dubito che potremo uscire ancora insieme. – ride divertito.
- Basta un abbraccio per ucciderti? Come sei deboluccio! – replico scherzando.
- Cosa? A chi hai dato del deboluccio? - domanda, guardandomi male. Forse si è offeso?
- Akira, scusa non volev… - ma non riesco a finire la frase perché lui mi salta addosso, facendomi il solletico ai fianchi.
- A chi hai detto deboluccio eh? Ripetilo se ne hai il coraggio! - insiste, mentre io soffoco tra le risate cercando di fermarlo.
- Ahahahah non ahahah ti prego basta! Ok, ok sei l’uomo più forte della Terra! – mi arrendo infine.
- Bene… così va meglio! - si ferma soddisfatto, ma appena ci accorgiamo della posizione in cui ci troviamo, mi guarda in maniera strana. Lui è sopra di me, inginocchiato, io in mezzo alle sue gambe. Una sua mano tiene le mie ferme sopra la mia testa e l’altra, quella con cui mi faceva il solletico, è sotto la magliettina, quasi a sfiorarmi il seno. Come se avesse preso la scossa, si alza di scatto e inizia a scusarsi.
- Yukiko, perdonami! Non volevo! Non fraintendere ti prego! Non mi sono accorto di… -
- Akira, calmati! Non è successo niente! Perché fai così? - lo interrompo.
- Perché non voglio ti faccia strane idee su di me. -
- Tipo? -
- Tipo che voglio portarti a letto! -
- Ah… e non è così? Non fraintendere, non dico che voglia venire subito a letto con te ma, significa che non ne hai voglia? Mi trovi poco attraente forse? - domando triste. Rimango pur sempre una ragazzina per lui.
- Ma che dici? Ti trovo bellissima! Anche troppo direi! Certo che avrei voglia di farlo però… per te è troppo presto. -
- Che cosa significa “è troppo presto”? -
- Significa che è meglio che io metta un freno ai miei istinti e che scene come quelle di prima non si ripetano più! E’ vero che mi piaci e che voglio provare a stare con te nonostante la differenza d’età, ma hai quattordici anni. E per rispetto sia verso te sia verso tua madre, che mi ha dato fiducia lasciandoti uscire con me, è bene che mi dia un contegno! -
- Oh… - riesco solamente a dire. Mi ha lasciato senza parole.
- Ti prego, non offenderti Yuki. Non voglio dire che ti considero una bambina, però… -
- Tranquillo, ho capito. E’ molto dolce da parte tua pensare a me in questo modo. - dico sorridendogli.
- Davvero? Non sei arrabbiata? -
- E per cosa? Non potevi trovare parole migliori per dimostrarmi quanto tieni a me. – ammetto sinceramente colpita.
- Menomale, sono felice che tu abbia capito. - dice abbracciandomi.
Quanto è stato tenero! Adesso mi piace ancora di più! Mi chiedo solo se aspetterà davvero che io cresca ancora un po’, per fare le cose seriamente, oppure se si stancherà prima. Mi auguro proprio di no.
 
La giornata al parco passa tra risate, chiacchiere e momenti romantici. Abbiamo guardato il tramonto e poi siamo ritornati a casa, dove ho scoperto aspettarmi un’altra sorpresa.
- Auguri Yukiko! - urlano tutti, appena entro in casa accompagnata da Akira.
- Mamma, nonno, Saito… ci sei anche tu Ryoko! Ma come… - mi blocco sbalordita. Li trovo tutti in soggiorno, con una torta strapiena di candeline.  - Ma che avete fatto? E poi perché tutte quelle candeline? - chiedo osservandole.
- Sono tutte le candele che avresti dovuto spegnere in questi anni. Sono ben novantanove! Quattro candeline per i tuoi quattro anni, cinque candeline per i tuoi cinque anni, sei candeline per i tuoi sei anni, sette candeline per i tuoi sette anni e così via fino alle quattordici candeline di oggi. Auguri Yukiko! - spiega Akira, rispondendo al perché di tutte quelle candele.
- L’idea è stata di Akira, cara. Ci teneva molto che tu ricominciassi a festeggiare il tuo compleanno finalmente, lasciando il passato alle spalle. -
- Mamma… - dico quasi in lacrime.
- Ti piace la sorpresa? - chiede Akira, poggiandomi una mano sulla spalla.
- E’ stupenda! Grazie! – lo ringrazio, abbracciandolo e piangendo come una bambina di cinque anni.
- Guarda che ci sono anche i regali! - m’informa Ryoko, mostrandomeli in un angolo della casa. Ce ne saranno una decina.
- Davvero? Ma non dovevate! Questo per me è già un regalo magnifico! -
- Li ha presi quasi tutti Akira. - mi spiega Saito, raggiante.
- Davvero? - gli chiedo guardandolo.
- Già, perché non inizi ad aprirli? – propone, passandomene uno.
- Ok! - come sono emozionata! Non ho mai aperto tanti regali in una volta, nemmeno a Natale!
Scartato il primo regalo piena di curiosità, che, ahimè, scema subito, lasciando posto alla perplessità.
- Questo cos’è? Un bambolotto? Cicciobello? – leggo incerta sulla pronuncia.   - Ma che nome è? E’ straniero? Sembra italiano. Comunque… perché mi hai regalato un bambolotto, scusa? - chiedo parecchio innervosita. Mi prende in giro?
- Cicciobello è una bambola molto famosa in Italia, infatti. L’ho travato in un negozio di giocattoli ben rifornito. Se non ricordo male, una volta dicesti che ti piace l’Italia e che vorresti visitarla. Questo è un piccolo souvenir, diciamo. Ottimo regalo per i tuoi sei anni. - mi spiega con un sorrisetto divertito sulle labbra.
- Ah, divertente! Grazie! Ma che ci faccio? - chiedo un po’ acida.
- Ci giochi a fare la mamma, no? -
- La smetti di prendermi in giro adesso? -
- Ahahahah sì… dai… passa al secondo regalo! - sghignazza ancora, passandomelo. Dopo aver aperto anche questo…
- Barbie Principessa del Giappone? Con tanto di ombrello di carta e kimono rosso decorato. Questo invece è per? - chiedo atona, ormai ho capito il suo gioco.
- Per i tuoi dieci anni! - risponde divertito.
- E’ molto bella! – interviene Ryoko, ridendo come una pazza. Traditrice!
Con molta pazienza scarto anche gli altri regali, trovandovi: un set di mini tazzine da thè, una casa delle bambole, un monopattino fucsia, un kit per produrre collane e bracciali con perline colorate, più altri oggetti per bambine.
Domani giuro che gliela faccio pagare cara! Oh sì! La mia vendetta sarà tremenda Akira!
Per fortuna c’erano anche i regali, seri, della mia famiglia e di Ryoko.
- Bene, ora porto tutte queste cose di sopra, così poi tagliamo la torta. Aspettatemi. – dico loro, avviandomi con i regali in camera mia. Cicciobello e Barbie… roba da matti!
- Aspetta Yukiko, ne manca ancora uno! - mi avverte Akira, raggiungendomi e dandomi una scatolina rettangolare rossa.
- Ti sei scordato la spazzola per i capelli di Barbie? - chiedo sarcastica. Ormai mi aspetto di tutto da lui.
- Chissà… forse! - risponde divertito.
Con mia enorme sorpresa, il contenuto della scatola non è un giocattolo ma un bellissimo bracciale in oro bianco con ciondoli a forma di cuore in diverse dimensioni, ricoperti per metà da madreperla.
- Aki, è stupendo! -
- Questo è per i tuoi quattordici anni, permalosa! – ride, prendendo il bracciale dalla scatola e mettendomelo al polso.
- Wow, come brilla! - esulto felice, muovendolo per godere del luccichio della madreperla.
- Lo vedi che sei ancora una bambina? Ti entusiasmi per un brilluccichio! - dice dandomi un colpetto col dito sulla fronte.
- Ehi, non trattarmi come se fossi una mocciosa in fasce! - replico irritata.
- Tranquilla, me ne sono accorto oggi che non sei più una bambina. - bisbiglia malizioso al mio orecchio per non farsi sentire dagli altri, facendomi diventare nuovamente rossa come un peperone.
- D… dai, andiamo a tagliare la torta. – propongo, riprendendomi.
 


                                                             ********************
 


Stasera Yukiko è di una bellezza incredibile. Il sorriso non ha lasciato le sue labbra nemmeno per un secondo. Ed è ciò che volevo! Osservarla scartare quei regali è stato davvero esilarante! Mi lanciavi sguardi pieni d’odio! Mi sono divertito da matti!
Organizzare tutto in così poche ore non è stato facile, ma con l’aiuto di sua madre è stato tutto più semplice. Credo di piacere a quella donna. E’ sempre così cordiale e disponibile. Buon per me! Un problema in meno per la nostra storia.
Oggi, al parco, è stato imbarazzante. Ritrovarci senza volere in quella posizione talmente equivocante, mi ha sia eccitato che spaventato. Devo essere più cauto con lei. Rimane comunque una minorenne ed io un ragazzo più grande e non voglio commettere errori di cui sia io che lei potremmo pentirci.
Per quelle cose avremo tutto il tempo che vogliamo in futuro; se la storia durerà ovviamente, ma ho come l’impressione che sia la ragazza giusta. Mai con nessuna ragazza con cui sono stato, ho avvertito questo feeling che avverto con lei.
Sapere che anche lei ricambia il mio interesse è stato magnifico. Spero che questi sentimenti possano diventare per lei qualcosa di più forte. Io credo di esserne già innamorato, ma lei?
- Akira, ecco la torta. – mi chiama Yukiko, risvegliandomi dai miei pensieri.
- Grazie. Allora, dimmi, ti sei divertita oggi? -
- Come mai in vita mia! Non so come ringraziarti! -
- Io un’idea ce l’avrei. - sorrido, portandola in una camera della casa dove non c’è nessuno.
- Perché mi hai portato qui? -
- Perché voglio i tuoi ringraziamenti. Ovvio! – rispondo, prendendole il viso tra le mani e baciandola  - E’ tutta la sera che ho voglia di baciarti! - le confesso dopo un lungo bacio, poggiando la mia fronte alla sua.
- Akira? – mi chiama piano, ad occhi chiusi.
- Sì? -
- Grazie. -
- Non ringraziarmi. L’ho fatto col cuore, perché ti voglio bene. -
- Akira? – sussurra nuovamente, tornando a guardarmi.
- Mmh? -
- Tu credi esista il colpo di fulmine? -
- Certo che sì! Molte persone sono rimaste fulminate a causa di un fulmine che li ha colpiti anche indirettamente, tramite le linee telefoniche, toccando i rubinetti, altri sono stati colpiti perché avevano oggetti d’oro addosso… - le dico per provocarla. So già che si arrabbierà tantissimo!
- Lascia stare. - risponde invece rattristandosi, cercando di allontanarsi. C’è rimasta male, accidenti!
- Scusa, non volevo rattristarti. Volevo solo scherzare un po’. Comunque certo che esiste il colpo di fulmine. O noi non saremmo qui adesso, non credi? – la rassicuro, stringendola a me.
- E secondo te è possibile innamorarsi di qualcuno che conosci da pochissimo tempo? -
- Sì, credo proprio di sì. - la conversazione sta prendendo una strana piega.
- Allora, se ti dicessi che mi sono innamorata di te pochi giorni dopo averti conosciuto, mi crederesti? -domanda, lasciandomi basito.
Ha proprio detto di essere innamorata? Sì l’ha detto! Non è più un semplice piacersi da parte di entrambi! Meglio di così non poteva andare questa giornata!
- E se io ti dicessi che mi sono innamorato di te il primo giorno che ti ho conosciuta? Nel preciso istante in cui mi hai aperto la porta? - le dico, ripetendo parte della sua domanda
- Da… davvero? Sei innamorato di me da quel giorno? - chiede sorpresa.
- Sì… credo proprio di sì. –
- Certo che è strano me ne sia resa conto solo adesso. Ripensandoci, inizio a capire perché mi trovassi così bene in tua compagnia. – confessa imbarazzata.
- Lo stesso vale per me. – ammetto. Nemmeno io lo avevo capito prima di oggi.
- Akira… io… -
- Yukiko! Dove sei? - la chiama la madre, interrompendoci.
- Ora è meglio andare, tua madre ti cerca. Parleremo dopo ok? – propongo, accompagnandola dalla sua famiglia.
- Ok. -
- Ah, eccoti tesoro! Vieni, aiutami a rimettere un po’ a posto così preparo il thè. -
- Sì mamma, eccomi. – risponde, voltandosi a guardarmi, sorridendo.
Yukiko, spero che da stasera la tua vita cambi. Io cercherò di fare il possibile per aiutarti a superare i tuoi problemi. Ti starò sempre vicino. Ti voglio felice e sorridente.
Giunte le undici, saluto Yukiko e ritorno a casa mia. Con l’università e il lavoro non posso permettermi di fare troppo tardi la sera.
 
Il giorno dopo decido di farle una sorpresa, andando a prenderla all’uscita da scuola, ma quello che vedo e sento non mi piace per niente.
- Dai Hayashi! Che ti costa? Dimmi di sì! Andiamo al cinema questo sabato! - le chiede un ragazzo poggiato al cancello.
- Mudo, ti ho detto no! Non mi va di uscire con nessuno. - replica Yukiko, infastidita.
- Ma che ti costa provarci visto che non hai il ragazzo? -
- E chi ti dice che non ce l’ho? -
- Sei sempre china sui libri. Dove lo troveresti il tempo per un ragazzo? Noi siamo della stessa classe e sarebbe facile per noi stare insieme. Dai, non farti pregare! -
Ok, adesso non resisto più! Metto il casco sotto il braccio e mi dirigo come un fulmine verso di lei, che mi nota subito.
- Akira? Che ci f… - la interrompo chiudendole la bocca con un bacio, mentre il ragazzino ci guarda sbalordito.
- Ciao amore. Sono venuto a prenderti. Andiamo? - le dico dopo il bacio, mettendole il casco.
- Eh? Ah… s… sì, andiamo. - risponde imbarazzata.
- Questo ragazzino è un tuo amico? - faccio finta di chiedere in sua presenza.
- E’ un mio compagno di classe. -
- Oh, piacere! Io sono il ragazzo di Yukiko. Tu sei? - è talmente sconvolto da guardarmi imbambolato.
- Mu... Mudo, piacere mio… - biascica dopo qualche minuto.
- Ciao Mudo… scusaci ma devo rapire la mia principessa! Abbiamo molte cose da fare! - lo saluto, trascinando via Yukiko per mano.
- Ciao… - risponde atono, mentre ci allontaniamo.
- Akira ma… cosa ti è preso prima? - chiede Yuki, prima di salire in moto.
- Nulla. Ho solo messo le cose in chiaro con quel bamboccio! Non mi piace chi ci prova con la mia ragazza! -
- Allora hai sentito tutto! Wow, sei geloso quindi! - esclama al settimo cielo.
- Lo trovi strano? -
- Un po’ sì. Però non trovo giusto tu mi abbia chiamato amore solo per ripicca verso Mudo! - mi fa notare imbronciata.
- Non ti ho chiamato così solo per ripicca! Tu sei il mio amore, Yuki. – la rassicuro, accarezzandole una guancia.
- Davvero? -
- Certo! Non ti fidi? -
- Sì che mi fido! - risponde sorridendo.
- Bene, perché non avresti motivo di non farlo. Dai ora andiamo. -
- Ok! -
Prima di tornare a casa, andiamo a prendere un gelato, e ci sediamo a mangiarlo sulle panchine di un piccolo parco vicino la gelateria. Io l’ho preso al caffè con uno spruzzo di panna sopra, lei invece l’ha voluto alla fragola, limone, nocciola, menta e zuppa inglese, con triplo spruzzo di panna. Non guarda certo le calorie!
- Riesci a sentire il sapore di tutti questi gusti insieme? - chiedo curioso.
- Sì, perché? -
- Così, chiedevo. -
- Aki? -
- Dimmi. -
- Ti offendi se ti chiedo una cosa personale? –
- Certo che no. Puoi chiedermi tutto quello che vuoi. –
- Quante… quante ragazze hai avuto? – domanda, abbassando la testa.
- Sicura di volerlo sapere? Non è che poi te la prendi? -
- Oh cavolo! Perché me lo chiedi? Sono forse così tante se temi mi arrabbi? - domanda sbigottita.
- In effetti, non riesco a ricordarne il numero… - mento, prendendola in giro.
- Ah… -
- Scherzavo sciocchina! Solo tre. Ho avuto tre storie prima di conoscerti. -
- Dici sul serio? Tre? Com’è possibile? Al liceo dovevi essere meta ambita di tutte le ragazzine della tua scuola con la tua bellezza! -
- Grazie del complimento, ma non ero interessato a fare numero in una lista immaginaria, per sentirmi più uomo degli altri. Comunque, la prima ragazza l’ho avuta a sedici anni e non era nulla di che, una leggera cotta e basta. E lo stesso valeva per la seconda. -
- E la terza? -
- La terza… è stata il mio primo amore. Siamo stati fidanzati per tre anni. Poi ci siamo lasciati. - racconto un po’ infastidito. Mi fa male pensare a quel periodo.
- Quando vi siete lasciati? -
- Un anno fa. -
- E posso chiederti il perché? -
- Ho scoperto che mi aveva tradito. - il motivo scatenante è stato quello, in effetti, anche se le cause erano più serie e dolorose del tradimento, ma questo preferisco ometterlo per adesso.
- Ma che stronza! Come ha potuto tradirti? Con che coraggio? - sbraita inviperita.
- Chissà, bisognerebbe chiedere a lei. Comunque dimmi un po’, da quanto quel mollusco invertebrato ti viene dietro? - le chiedo, spostando abilmente l’argomento altrove.
- Dall’inizio delle medie. E’ un anno che mi scoccia chiedendomi di uscirci. – sbuffa infastidita.
- Insistente il ragazzetto! Adesso immagino si arrenderà. -
- Immagino proprio di sì. – afferma, e ridiamo pensando alla faccia di quel tizio.
 
Finito il gelato e fatto quattro passi, ritorniamo entrambi a casa. Sdraiato sul mio divano ripenso alla domanda di Yukiko sulle ragazze che ho avuto.
Era da tanto che non ripensavo alla mia ex ragazza, cosa di cui avrei fatto volentieri a meno. Chissà cosa penserebbe Yuki se scoprisse quello che è accaduto in quei tre anni in cui ho frequentato quella sgualdrina della mia ex. Non credo la prenderebbe molto bene.
Per adesso è un segreto che tengo per me, poi un giorno, forse, le racconterò tutto. Al momento è meglio che non sappia nulla, o potrebbe addirittura decidere di non volermi più vedere. E questo non deve assolutamente accadere!
Voglio Yukiko per me, e nessuno me lo impedirà, nemmeno il ricordo di Kyoko!







E salve gente ^_^ dichiarazione fatta e tutti felici... o no? 
Akira ha un segreto che riguarda la ex Kyoko, cosa sarà? 
Baci Faby :*  e un grazie a zero2757 per le sue recensioni che mi rallegrano davvero molto ^.^
A presto ^_^

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Capitolo 5
*** Gioie e... dolori ***


      




- Allora amico, come procede la storia con la lolita? –
- Non chiamarla così, Masumi! Comunque procede bene. Sabato l'ho portata al luna-park. Pensa che non c'era mai andata. Si è divertita tantissimo sulle giostre. Quando l'ho portata alla casa degli orrori per poco non sveniva dalla paura. – gli spiego ridendo ancora al pensiero di Yuki stretta al mio braccio.
- Immagino ti si sia attaccata addosso dalla paura. Come t’invidio! A dispetto della sua età quella ragazza ha già un fisico niente male. Chissà come sarà da adulta. -
- Se non la pianti di fantasticare sulla mia ragazza, ti apro la testa come un cocomero, chiaro? – lo avverto già infuriato. Non mi piacciono certi pensieri su Yukiko.
- E dai Akira, facevo solo un apprezzamento! Non fare il geloso! -
- E tu non farmi incazzare! -
- Ok ok scusa! Mi correggo allora: la tua ragazza è una brutta cozza, deforme e piatta come una tavola da surf. Contento? -
Ovviamente non gli rispondo ma gli tiro semplicemente un pugno ben assestato sulla testa.
- Ahi! Ma che ti prende? Perché mi hai dato un pugno? -
- Perché sei un idiota! -
- Da quando stai con quella ragazzina sei più violento, lo sai? -
- Lo sono solo con te! Depravato! -
- Vuoi farmi credere che invece tu sei un santo con Yukiko? -
- No, non sono un santo, ma le porto rispetto. -
- Non ti capisco Aki, non è una bambina. Sai quante ragazze alla sua età non sono più vergini? -
- Nella tua testa deviata forse. Ma se anche fosse, la maggior parte di loro lo fa con dei coetanei! Non con uno più grande. La situazione è diversa. –
- Bah, come vuoi. Io non riuscirei ad aspettare. -
- Ovviamente! -
- Che intendi scusa? -
- Che conoscendoti era ovvio dicessi una cosa del genere. -
- Pensi davvero male di me allora. -
- A pensar male ci si indovina, infatti lo hai appena confermato tu stesso. – gli faccio notare. Sta per replicare ma il suono del campanello lo interrompe. Guardo l’ora: le 21:25. Chi sarà?
- Yukiko! – esclamo sorpreso appena apro la porta  - Che ci fai qui a quest’ora? Sono le nove passate! Può essere pericoloso girare da sola di sera! - la rimprovero, facendola entrare in casa. Questa ragazza è un’incosciente!
- Viviamo a due minuti di distanza. Cosa vuoi che mi accada? E poi dovevo chiederti un libro per una ricerca. -
- Non potevi telefonarmi? Te lo avrei portato io! –
- Ho fatto prima a venire io. Non preoccuparti, so badare a me stessa. Lui chi è? - mi chiede, guardando Masumi.
- Sono il migliore amico di Akira, Masumi Matsumoto, è un piacere rivederti Yukiko. -
- Lei mi conosce? – chiede incuriosita.
- Dammi pure del tu. Comunque sì, ti ho già visto tempo fa con Akira, vi stavate salutando quando sono arrivato. E poi lui non fa altro che parlarmi di te, sai? -
- Da… davvero? Gli hai parlato di me? - mi chiede arrossendo.
- Certo che sì. Non avrei dovuto? -
- No… è solo che… non pensavo che tu… ecco… - inizia a balbettare.
- Yukiko, che c’è? - le chiedo dolcemente.
Forse non voleva che qualcuno sapesse della nostra storia?
- E’ che… sono felice che tu abbia parlato di me al tuo amico. Non sai quanto ne sia contenta. - mi rivela con le lacrime agli occhi.
- E perché la cosa ti stupisce tanto? – chiedo perplesso.
- Perché… io sono… -
- Più piccola? Credevi mi vergogni di questo? -
- No, però…-
- Niente però! Ti ho già detto che sono innamorato di te e i giudizi della gente non m’interessano! Non mi credi forse? -
- Scusami io… non volevo mettere in dubbio le tue parole. Perdonami. Sono una sciocca! – si scusa abbassando la testa mortificata.
- Dai, non è successo nulla. Tira su il faccino e fammi un bel sorriso! - le dico sollevandole il viso.
- Scusa! -
- Ok. - le rispondo semplicemente, poggiando le mie labbra sulle sue in un semplice ma dolce bacio a stampo.
- Scusatemi piccioncini ma io vado e vi lascio tubare in santa pace. Non voglio fare il terzo incomodo. Anche se assistere non mi dispiaaaaaaaaahiiiiiiiii! E adesso perché mi hai colpito? – mi chiede l’idiota, massaggiandosi dove l’ho bastonato.
- Masumi, torna a casa, che è meglio! – replico, fulminandolo con lo sguardo.
- Sì sì, vado! Noioso! Ciao Yukiko. Ci vediamo. – la saluta, prendendole la mano e baciandogliela con fare teatrale, mentre i miei occhi roteano osservando il soffitto, in segno di disperazione.
- Ehm… ciao Masumi. - lo saluta lei, sgomenta per il gesto.
- Idiota. - sussurro tra me e me quando va via, per poi dedicarmi alla mia ragazza  - Allora cucciola, che libro ti serviva? - le chiedo curioso.
Neppure il tempo di finire la frase che la vedo osservarmi furente. Che ho detto?
 
 
                                                                     ************************
 
 
Cucciola?
Mi ha chiamato cucciola?
- Come mi hai chiamato? - gli chiedo sconcertata.
- Cucciola. Perché, non ti piace? - domanda serafico, come se niente fosse.
- Mi dà tanto l’impressione di essere una ragazzina se mi chiami così. -
- Ma tu sei una ragazzina. -
- Akira! –  
- Che c’è? Che ho detto? E poi a me piace come nomignolo. Ti fa sembrare più tenera. – sostiene, accarezzandomi una guancia.
- Semmai più stupida! - replico imbronciata.
- Se fai quel faccino indispettito sei ancora più tenera… cucciola! – ripete ancora, per indispettirmi. Prima che possa rispondergli, però, mi chiude la bocca con un bacio, che approfondisce subito. Mentre mi abbraccia, dimentico quello stupido appellativo, lasciandomi andare.
- Allora, quale libro ti serviva? – chiede, staccandosi lentamente dal bacio, soffiando sensuale sopra le mie labbra ancora schiuse. Sentire il suo respiro entrare nella mia bocca è qualcosa di stranamente eccitante.
- Forse il libro può aspettare… - rispondo, tornando a baciarlo con trasporto. Senza quasi accorgercene finiamo sul divano. O meglio, lui è seduto sul divano, io cavalcioni sulle sue gambe.
Le mie mani si spostano dietro il suo collo, infilandosi fra i suoi capelli, che scorrono come seta tra le mie dita. Una sua mano accarezza il mio fianco, mentre l’altra mi tiene la testa premuta contro le sue labbra, come se avesse paura che scappi.
E chi ci pensa a scappare!    
Peccato che quello a scappare sia lui appena la mia mano passa, in un gesto istintivo, ad aprire i primi due bottoni della sua camicia.
- Yukiko, no! - mi blocca, fermando la mia mano e allontanandomi.
- Io, volevo solo… scusami! - accidenti! Avevo dimenticato che non devo provocarlo così!
- E’ meglio che ti accompagni a casa. Dai, prendi il libro per la ricerca. - dice sospirando, prendendomi per i fianchi e facendomi alzare, per poi alzarsi anche lui.
- Ok. Eccolo è questo. - dico afferrandolo di corsa, è meglio andare via!
- Bene, andiamo. -
- Non serve che mi accompagni, posso tornare da sola. - cosa che preferirei! Mi sento una vera stupida in questo momento!
- Neanche per sogno! Non ti faccio andare da sola a quest’ora! -
- Ma... -
- Niente ma! - mi rimprovera con freddezza. Si vede che è arrabbiato. Ho commesso un grave errore, accidenti a me!
 
- Akira… scusami non volevo. – chiedo mortificata, mentre arriviamo vicino casa mia. Mi sento così colpevole! Lui era stato chiaro, non avremmo dovuto oltrepassare un certo limite. Ma non l’ho fatto apposta!
- Perché ti scusi Yuki? - mi chiede, voltandosi per guardarmi.
- Per prima. Io non volevo farti arrabbiare. Scusami, non era mia intenzione provocarti. – gli spiego davvero dispiaciuta. Lui rimane qualche istante a guardarmi, poi mi abbraccia forte, cogliendomi di sorpresa.
- Non sono arrabbiato con te. Scusami, non volevo darti quest’impressione. Io sono arrabbiato solo con me stesso. -
- Perché? –
- Perché avevo capito da subito cosa sarebbe successo, una volta finiti sul divano, ma non l’ho impedito. Fermarti è stato difficile. E questo mi pesa! – confessa, stringendomi ancora di più.
- La tua è stata una reazione normale. Sono io ad aver esagerato. So come la pensi e non avrei dovuto. Ma sappi che per me non sarebbe necessario aspettare nulla. Io ti amo. - è la prima volta che glielo dico così chiaramente da quando stiamo insieme. Lo vedo guardarmi prima sorpreso, poi sorridente.
- Anche io ti amo Yuki. Ed è per questo che aspetteremo. - risponde baciandomi e chiudendo il discorso. Discorso che io non ho intenzione di riaprire al momento.
 
I giorni passano veloci, così come le settimane. Io e Akira ci frequentiamo da quasi sei mesi e tutto va a gonfie vele. Per adesso non ho detto nulla alla mia famiglia. Sinceramente non so come potrebbero prenderla il nonno e la mamma. Al momento stiamo ancora vedendo come vanno le cose tra di noi e preferiamo non parlarne. Per vederlo tutti i giorni, ho trovato la scusa che mi da ripetizioni di grammatica. Lui sta molto simpatico a mia madre, ma non credo sarebbe ancora così se sapesse di noi.
Domani sarà il suo ventiduesimo compleanno e abbiamo deciso di organizzargli una festa al tempio, anche se lui all’inizio ha rifiutato. Io, però, so essere molto persuasiva!
- Allora Aki, ricapitolando! Alla festa ci saranno: Masumi, due tuoi amici di università, Yuu e Touya, la mia famiglia e Ryoko. Sicuro di voler invitare solo loro? -
- Sicurissimo. -
- Ok, se è questo che vuoi. Per la torta ho ordinato la tua preferita con crema al caffè con glassa al toffee. Gli addobbi per il giardino li ho già presi, cosa manca? - chiedo più a me stessa che a lui, mangiucchiando il tappo della penna mentre penso.
- Non credi di esagerare? Sono ventidue i miei anni, non diciotto. -
- E allora? Sbaglio o mi hai insegnato che è importante festeggiare il compleanno? -
- Sì, ma non in pompa magna ogni anno, cucciola. -
- Smettila di chiamarmi così! Mi urta! – mi lamento infastidita. Odio questi nomignoli idioti tutti pucci pucci! Non sono da me!
- Lo so, per questo lo faccio! – ammette soddisfatto.
- Ti odio. – gli confesso stizzita.
- Invece io ti amo. – replica, baciandomi per chiudermi la bocca e non farmi ribattere.
Ormai è un nostro giochino quello del “ti odio - ti amo”. Ogni volta che bisticciamo un po’ e uno dei due dice ti odio, l’altro risponde sempre io invece ti amo. Ottimo modo per far pace.
 
Finalmente il giorno della festa arriva. Come  regalo ho scelto un notebook. Il suo non va più bene. Quelle poche volte che l’ho usato avrei avuto voglia di prenderlo a martellate per tutte le volte che si bloccava. Mi è costato un bel po’, praticamente i miei risparmi, ma sono molto soddisfatta.
Akira mi ha presentato i suoi amici, Touya e Yuu; due ragazzi molto simpatici. Mi hanno raccontato stare insieme da quasi cinque anni. Sono una coppia bellissima. Si vede che si amano molto.
- Scordatelo! – la voce di Ryoko interrompe all’improvviso le mie chiacchiere coi ragazzi.
- Ryoko, ma… - dico, osservando la mia amica incavolata.
- Non ci penso proprio a venire a casa tua! Per chi mi hai presa? - gli urla lei, mentre assistiamo alla scena attoniti.
- Masumi, sei un idiota! - lo rimprovera Akira.
- Scusa Ryoko! E’ che sei così bella. Morivo dalla voglia di chiedertelo. -
- Muori pure! Chi se ne frega! - gli risponde Ryoko, scandalizzata.
- Scusalo Ryoko, Masumi è sempre stato così. Ma non è cattivo. - interviene il suo amico Touya.
- Già. E’ solo un po’ fissato. C’ha provato anche con me, ma io ho occhi solamente per il mio Touya! - replica Yuu, con occhi lucidi e sognanti.
- Ehi! Non ci ho mai provato con te! A me piacciono solo le belle donne! - si difende Masumi.
- Vuoi dire che sono brutto, Masumi- chan? - domanda Yuu, imbronciato.
- Yuu, non credo sia quello il punto. – gli spiega Akira, scoppiando a ridere, seguito da tutti noi. Anche se Yuu è un bel ragazzo e ha delle fattezze abbastanza femminili, è ben lontano dal piacere a un tipo come Miroku.
La serata passa tra scherzi e risate. Perfino mio nonno e mia mamma si stanno divertendo molto. Ad Akira è piaciuto molto il portatile che gli ho regalato, con mia enorme felicità. Quando tutti vanno via, io e lui ci salutiamo, baciandoci di nascosto, per non farci scoprire.
Dopo aver ripulito un po’ in giro il disordine, mia mamma inizia una strana conversazione.
- Divertenti gli amici di Akira, vero cara? -
- Sì mamma, tralasciando Masumi, ovviamente. -
- Ma no, anche lui tesoro, si vede che in fondo è un bravo ragazzo. -
- Sì, in fondo, molto in fondo! – scherzo io.
- Yukiko, lo sai che ti ho sempre dato la libertà di fare le tue scelte, qualunque esse siano, vero? -
- Sì mamma, perché me lo dici? -
- Perché sono convinta che tu sia abbastanza matura da conoscere i rischi di una relazione con una persona più grande di te. Hai pur sempre quattordici anni figlia mia, e lui ventidue. –
- Mamma, non vuoi che io frequenti Akira? - chiedo con un filo di voce. Se si opponesse sarebbero guai! Sono troppo piccola per poter contestare le sue scelte.
- No cara, non è questo ciò che voglio chiederti. Vorrei solo che prima di fare “certe scelte”, tu valutassi i pro ed i contro. -
Certe scelte? Ho capito male o c’era il doppio senso? Kamigami che imbarazzo dover parlare di certe cose con la propria madre, ma non ho molta scelta! In fin dei conti ha ragione a preoccuparsi per me.
- Mamma, se ti riferisci al… sesso… non c’è e non ci sarà per un bel po’ di annetti. Akira è stato chiaro. Pensa io sia troppo piccola, quindi aspetteremo quando sarò grande. – le spiego, imbarazzata fino alla punta dei capelli.
- Bene figlia mia. Non sai che sollievo mi danno le tue parole. Sapevo di non essermi sbagliata a giudicarlo; Akira è davvero un bravo ragazzo. - dice togliendomi un peso dal cuore.
- Ma tu come fai a sapere che stiamo insieme? - chiedo infine più sollevata.
- Sono tua madre, quindi ti conosco bene, e poi prima vi ho anche visto baciarvi. - ammette con un sorriso.
Cielo che vergogna!
 
Il giorno dopo ne ho parlato con lui. Akira è rimasto molto sorpreso dalla reazione di mia madre. Ha detto che stasera verrà a parlare con lei ed il nonno, visto che mia madre è a conoscenza del fatto che ci amiamo. Non capisco però di cosa voglia parlargli. Mia mamma mi ha già dato il permesso, quindi non capisco.
- Buona sera signora Hayashi. Mi perdoni se mi sono autoinvitato questa sera. – la saluta lui appena arrivato a casa mia.
- E’ sempre un piacere per me averti a cena, ragazzo mio. Entra. -
Dopo la squisita cena, Akira comincia a parlare…
- Signori Hayashi, Yukiko mi ha detto che siete al corrente del fatto che ci frequentiamo, e… -
- Che cosa? La mia nipotina ha una storia con te? Ma come? Quando? Dove? Perché? Ma dico, siete impazziti? Non eravate solo amici? Yukiko, tu sei ancora una bambina! - sbraita mio nonno, interrompendo Akira.
- Non sono affatto una bambina! - strillo in risposta, alzandomi in piedi.
- Yukiko, non alzare la voce con tuo nonno. Ha ragione a preoccuparsi. Siediti e fammi parlare. - mi rimprovera serio Akira, lasciandomi sbalordita. Mi ha rimproverata come una poppante davanti a tutti? Perché?
- Papà non fare così, ascoltiamolo prima. - interviene mia mamma, calmandolo.
- E va bene! Sentiamo cosa ha da dire prima che lo sbatta a pedate fuori da casa mia! -
- Signor Hayashi, comprendo il suo stato d’animo. Yukiko è ancora una giovane adolescente che frequenta le medie. Io invece, con quasi otto anni più di lei sto per laurearmi, la differenza d’età c’è, non lo nego, ma questo non mi ha impedito di innamorarmi di lei. E’ una ragazza splendida. Non è come le altre ragazze della sua età. E’ più matura, sensibile, sveglia ed intelligente. Non si farebbe certo abbindolare dal primo pollo che passa, non crede? Anche Yukiko si è innamorata di me, consapevole delle nostre differenze. Le anticipo già da ora che so bene quali limiti ho nei suoi confronti, limiti che non ho intenzione di oltrepassare con sua nipote finché non sarà una donna. Ho intenzioni serie con lei, mi creda, e voglio ufficializzare la cosa. Per questo sono venuto qui. - spiega lui, lasciando mio nonno visibilmente colpito.
- Ovvero, vuoi un fidanzamento ufficiale con la nostra benedizione, ragazzo? - chiede mio nonno con tono più rilassato.
- Sì signore. Vorrei il permesso di entrambi. -
- Papà? - lo chiama mia mamma, cercando una sua risposta.
- Mmmh… se prometti di non approfittare di lei e non farla soffrire, potrei anche acconsentire! -
- Davvero nonno? - chiedo entusiasta.
- Certamente signore. Le do la mia parola. - risponde Akira.
- Va bene, avete la nostra benedizione figlioli. -
- Ti ringrazio nonno! – urlo felice, abbracciandolo. - Grazie mamma! - dico abbracciando anche lei.
- Ehi, ed io? - chiede Akira, indicandosi col dito.
- Tu niente! Prima mi hai rimproverata come un mocciosa, mettendomi a tacere! Tzè! -
 - Che? Ma che dici stupida? Ti ho rimproverata perché hai alzato la voce con tuo nonno! Ti sembrano maniere da signorina queste? -
- “Maniere da signorina”? Da quando sei il cultore del Bon Ton, scusa? -
- Da quando la mia ragazza mi interrompe mentre parlo con suo nonno! -
- Oh scusami tanto! Avevo dimenticato che le femmine devono stare zitte quando parlano gli uomini! -
- Ma la smetti di dire sciocchezze? -
- Io non dico affatto sciocchezze! -
- Ragazzi, vi andrebbe una bella tazza di thè con dei pasticcini di riso? - ci chiede mia madre sorridendo.
- Eh? Ah sì mamma grazie. -
- Molto volentieri, grazie mille. – risponde lui.
- Non ti facevo così raffinato, sai? -  
- Che intendi, che sono rozzo? -
- No no, mai detto questo! -
- Mi sembra di vedere me e la nonna quando eravamo giovani! - confessa mio nonno sognante.
- Perché nonno? -
- Anche noi battibeccavamo così a volte! E anche tua nonna aveva qualche anno in meno di me. Tenerle testa era sempre un’impresa. Che bei tempi! – dice nostalgico.
- Come la capisco! - risponde il mio già “ex” ragazzo.
- Akira! -
- Che c’è? – chiede facendo l’indifferente. Io lo strozzo se continua così! Altro che fidanzamento!
Dopo aver chiacchierato un pò, io ed Akira ci salutiamo, finalmente senza doverci nascondere. Adesso posso davvero dire di essere la sua fidanzata, e non c’è più niente che rovinerà questo bel momento. Sono davvero felice!
 

                                                                       **********************

 
Parlare col nonno di Yukiko mi ha fatto perdere dieci anni di vita! Mi mostravo sicuro e deciso, ma non è stato affatto facile. Temevo in un suo rifiuto. La madre aveva già acconsentito, ma lui pensavo sarebbe stato più ostico. Per mia fortuna devo essere stato abbastanza convincente. Baciarla davanti la porta di casa sua è stata una liberazione. Ero stanco di nascondermi dietro un albero o in qualche camera.
Felice come un ebete arrivo a casa mia. Non vedo l’ora di buttarmi sul letto. Mi sento come se avessi corso la maratona di New York Forse sarà stata la tensione. Peccato che i miei piani vadano a farsi benedire, perché trovo una bruttissima sorpresa ad attendermi davanti casa.
- Ciao Akira. Non ci vediamo da un po’. -
- Kyoko? Tu? - rispondo impietrito.










Salve ^_^ non aggiornavo da un pò ^^' scusate.
Ci ritroviamo con una bella gatta da pelare per i due, Kyoko è ritornata, e non c'è niente di peggio di una ex -.-  cosa vorrà? 
Baci Faby <3 <3 <3

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Capitolo 6
*** Notte di riflessioni ***


        




 
- Che diavolo ci fai tu qui? Come hai fatto a sapere dove vivo? - le chiedo, dopo averla trascinata in casa. Non voglio che qualcuno ci veda insieme.
- Sono felice anch’io di vederti. Sto bene grazie, e tu? Caspita, quanto sei freddo! - risponde con tono acido.
- Non potrei essere diversamente dopo ciò che hai fatto! -
- Akira, è stato tanto tempo fa. Perché non puoi perdonarmi un piccolo errore? Io ti amo ancora. -
- Lo ritieni un piccolo errore andare a letto col mio migliore amico? Io no! -
- Ma è successo solo nei primi mesi che ci frequentavamo. Se quell’imbecille non te l’avesse confessato, per i suoi stupidi sensi di colpa, non lo avresti mai scoperto, e adesso saremmo anche sposati. - mi ricorda lei, purtroppo.
- Mi hai mentito per tre anni Kyoko, e questo non potrò mai perdonartelo. Puoi tornare da dove sei venuta, non ti amo più, e comunque non ti rivorrei nella mia vita per nulla al mondo! –
- Dì la verità, la tua è una scusa perché mi ritieni colpevole di quello che è successo tre anni fa, non è vero? -
- Non voglio parlarne, lo sai! -
- Adesso avrebbe due anni e mezzo se fosse nato. -
- Smettila Kyoko! -
- No, non la smetto! Ammettilo, tu non mi perdoni di aver perso il bambino che aspettavo, e utilizzi la scusa di Eiji per non stare con me! -
- Vuoi proprio sentirtelo dire? Ok, è vero, ti ritengo responsabile della morte del nostro bambino! Se non avessi avuto la brillante idea di andare a cavallo, al quarto mese di gravidanza, adesso saremmo genitori! - le urlo contro, con tutta la frustrazione trattenuta in questi anni. Per colpa sua non ho potuto conoscere mio figlio, tenerlo in braccio, vederlo ridere, giocare, oppure sentirmi chiamare papà. Tutto solamente per colpa sua!
- Come potevo sapere che il cavallo si sarebbe imbizzarrito a causa di una vespa, buttandomi a terra, scusa? E poi fare equitazione era importante per me, lo sai. -
- Oh, certo che lo so! Talmente importante da venire prima di nostro figlio. Il dottore era stato chiaro al riguardo: niente cavalcate. Tu, invece, hai fatto di testa tua, ed ecco il risultato! Non è stata questa, comunque, la causa principale della fine della nostra storia. Certo, questo influiva parecchio sulla nostra serenità, ma quello che proprio mi ha disgustato di te è stato sapere che mentre venivi a letto con me, giurandomi amore, andavi anche con Eiji, il mio migliore amico fin dai tempi delle elementari. Sostenete che la vostra relazione è durata qualche mese, ma quando ci siamo fidanzati ufficialmente, vi siete lasciati. Ma ti dirò, ci credo poco. E per quanto ne so, il figlio che aspettavi poteva anche non essere mio! -
- Come ti permetti di insinuare una cattiveria del genere? -  
- Da una come te mi aspetto di tutto! Ora vattene! Non voglio che ti fermi oltre in casa mia! – le intimo, stanco di averla ancora davanti ai miei occhi.
- E perché no? Hai paura che ci vedano insieme? – ipotizza perspicace.
- Sono affari miei. Va’ via adesso! -
- Hai un’altra per caso? Non è possibile! Ci siamo lasciati un anno e mezzo fa e tu hai già un’altra? Dov’è l’amore che mi hai giurato per tutta la vita? Eh Akira? – domanda irritata, iniziando a gesticolare.
- TU stai accusando ME di non amarti? Ma ti senti quando parli? - chiedo allibito. Che faccia tosta! -  Comunque, il mio amore per te è morto Kyoko, come nostro figlio. Vattene e non cercarmi mai più! Vai da Eiji. Lui ti ha sempre amato. Di certo non ti rifiuterà! -
- Questa me la pagherai Akira! – mi avverte, avviandosi verso la porta.
- Cos’è, una minaccia? -
- Lo scoprirai. -
- Ti avverto Kyoko, non fare sciocchezze! - la avverto, afferrandola bruscamente per un braccio. - Non ho mai alzato le mani su una donna, ma potrei anche cominciare adesso. Sparisci e non farti più vedere! –
- Va-va bene. – risponde, andandosene.
Maledizione! Questa non ci voleva! Se Yukiko scoprisse che stavo per sposarmi e diventare padre, mi lascerebbe di sicuro. Sarebbe troppo per lei.
Ho solo ventidue anni, ma di scemenze ne ho combinate molte. La peggiore di tutte è stata mettere incinta Kyoko. La stavo anche per sposare per via del bambino. Questo fa di me un ragazzo irresponsabile agli occhi della gente, e a quelli della sua famiglia soprattutto!
Che faccio adesso?
 

 
                                               *********************
 
 

In questi giorni Akira è strano, taciturno, assente; sembra avere la testa altrove. Ho provato a chiedergli perché, ma dice che sono gli esami che lo stressano. Ci credo poco però.
Qualcosa non mi convince, così decido di andare a trovarlo nel pomeriggio. Dovrebbe essere in casa, oggi non lavora, ma quando suono il campanello non risponde nessuno, dove sarà?
- Ehi ragazzina, conosci Akira? - mi chiede una ragazza molto bella, vestita elegantemente e senza un capello fuori posto, sbucata fuori da una macchina parcheggiata di fronte casa di Akira.
- Sì, perché? Lei chi sarebbe? -
- Perché lo stai cercando a casa sua? - chiede, ignorando la mia domanda.
- Mi scusi, ma perché dovrei dirglielo? E poi lei chi sarebbe per farmi queste domande? - rispondo infastidita dal suo atteggiamento.
- Sono la sua fidanzata. Tu chi sei mocciosa? La figlia della vicina venuta a chiedere lo zucchero? – replica acida, lasciandomi sconvolta. Ha detto di essere la sua fidanzata? Ho capito bene?
- Credo che lei abbia sbagliato persona. La fidanzata di Akira sono io! Forse cerca un altro ragazzo! -
- Non credo proprio visto che l’altra sera ero qui in casa con lui. Comunque, tu saresti la sua fidanzata? Ma non farmi ridere ragazzina. Non avrai neanche quindici anni! Cosa dovrebbe farsene di una come te? Smetti di sognare e scendi sulla Terra! – mi schernisce, iniziando a ridere sguaiatamente. Ma chi si crede di essere questa pazza?
- Se continui a ridere così, ti si spaccherà tutto il cerone che hai in faccia! – ribatto, mettendo da parte i formalismi e offendendola a mia volta. - E sappi che non ti credo! Non ho mai conosciuto un ragazzo più sincero di Akira. Non mi prenderebbe mai in giro! Tu non sei la sua fidanzata, brutta vecchiaccia, perché sono io l’unica fidanzata che ha! - se crede di mettermi i piedi in testa, perché è più grande di me, si sbaglia di grosso!
- Ma come ti permetti? Io vecchia? Brutta mocciosa maleducata! Comunque, anche se fossi la sua attuale ragazza, sappi che sei solo il suo giochino momentaneo! Quando si sarà stancato ti butterà via! La sua unica fidanzata sono io, visto che stavamo per sposarci! - mi rivela, lasciandomi a bocca aperta.
- Spo-sposarvi? - ripeto sorpresa. Akira non mi ha mai parlato di un matrimonio rimandato. Perché?
- Oh, ma guarda, a quanto vedo il “tuo” fidanzato non ti ha raccontato la verità sul suo passato. Ovviamente ai giochini del momento non si racconta la propria vita privata. - dice maligna.
- Io non sono il gioco di Akira! Si vede che non lo conosci affatto! – replico offesa.
- Quella a non conoscerlo sei tu, piccina. Lo sapevi che stavamo per sposarci? – ripete nuovamente.
- N-no… però… -
- Allora non saprai nemmeno che stavamo per avere un bambino. Mi sbaglio? – mi informa, cogliendomi del tutto impreparata. Un bambino? Con lei? E non mi ha detto niente? Perché? Perché Akira?
- Dal tuo mutismo, deduco proprio di no! – ghigna soddisfatta, godendosi la sua vittoria e infierendo ancora.  - Non ti reputa così importante da rivelarti la sua vita. Sei solo un passatempo. Sciocca bambina, torna a casa tua a giocare con le bambole! Akira ed io ci siamo presi una pausa di riflessione per riprenderci dalla perdita del nostro bambino, quindi non intrometterti e sparisci! – mi urla contro, approfittando del mio turbamento. Vorrei tanto replicare, ma le parole non accennano a uscire dalle mie labbra, l’unica cosa che esce senza che io lo voglia, sono le lacrime.
Come una stupida appena sconfitta, scappo via in lacrime. Quella maledetta starà gioendo di sicuro della sua vittoria. Ed io stupida che le ho dato questa soddisfazione!
Akira, perché mi hai fatto questo? E tutte le belle parole sull’amore e il rispetto che avevi per me, dove sono andate a finire?
Mi hai tradito! Mi hai tradito nelle parole! Mi hai tradito nei gesti! Mi hai tradito con i sentimenti! Perché?
Rientrata in casa come un fulmine, mi fiondo subito nella mia stanza a piangere, stretta al mio cuscino, l’unico che non mi tradirà mai. A lui lascio tutte le mie lacrime, che, come sempre in questi dieci anni, ha raccolto silenzioso e consolatore, finché stremata, cado nel sonno.
 
 

                                               ********************
 

 
Che strano, chiamo Yuki al cellulare ma non risponde. E’ da stamattina che la cerco, ma niente. Meglio che passi a casa sua, forse sta male.
- Akira, ciao. – mi saluta mogia sua madre, aprendomi.
- Buona sera signora, Yukiko sta male per caso? E’ tutto il giorno che la cerco al cellulare. -
- Cosa? Non avete litigato? - chiede lei, sorpresa.
- Litigato? No, affatto. Cos’è successo? - chiedo preoccupato.
- E’ rientrata nel pomeriggio piangendo disperatamente. Si è chiusa in camera e non vuole né uscire né cenare. Pensavo aveste litigato e che fosse una reazione passeggera. -
- Posso vederla? -
- Certo, sali pure. – mi da il permesso, facendomi entrare. Arrivato alla sua porta busso, ma non risponde.
- Yuki, sono io, posso entrare? -
- Va’ via traditore! - strilla. Traditore? E perché? Che ho fatto?
- Yukiko ma che dici? Fammi entrare! -
- No, vattene! Non voglio vederti! – urla ancora. Allora è proprio con me che ce l’ha, ma perché?
Non riesco ad aspettare che si decida a farmi entrare, così entro anche senza il suo permesso, trovandola stesa sul letto a piangere.
- Perché entri senza il mio permesso? Vattene ho detto! - continua a gridare, tirandomi il cuscino, che prendo al volo.
- Yuki, ma si può sapere che ti prende? Che ti ho fatto? - le chiedo perplesso, sedendomi vicino a lei, che si riprende con rabbia il cuscino dalle mie mani.
- Che mi hai fatto? Che mi hai fatto mi chiedi? Che mi dici del tuo “quasi matrimonio”? -
- Ma-matrimonio? – ripeto incredulo. Come lo sa?
- Già. E del tuo “quasi figlio”, quando pensavi di dirmelo? Me lo hai tenuto nascosto! Aveva ragione quella ragazza, tu non mi ami, o me lo avresti raccontato! E soprattutto non avresti passato la notte con lei!  Se vuoi andare da lei, vacci pure! - dice tra le lacrime, girandosi dall’altro lato del letto e dandomi le spalle.
- Passare la notte con chi? Ma che dici? Chi ti ha raccontato queste cose? – le chiedo, rigirandola verso me.
- La tua ex! Era davanti casa tua che ti aspettava, e quando mi ha vista, ha ben pensato di raccontarmi la vostra tragedia familiare! E’ stata a casa tua l’altra sera, non è così? Ha detto che siete in pausa di riflessione e che presto tornerete insieme. Come hai potuto Akira? -
Kyoko… dannata!
- Yukiko, ti prego calmati e spiegami meglio che ha detto. - cerco di calmarla, mentre quasi soffoca nei singhiozzi.
- Non ho voglia di parlarti, vattene! -
- Non ci penso nemmeno! Credo di meritare almeno di poterti spiegare come sono andate le cose, non credi? Finora non ti ho mai dato motivo di dubitare di me, no? -
- No, ma lo hai fatto adesso! Hai passato la notte con lei e mi hai nascosto tutto, perché? -
- Non ho passato la notte con nessuno, te lo giuro! E’ stata lei a venire da me per chiedermi di rimetterci insieme, ma io l’ho rifiutata, e così si è vendicata dicendoti tutte quelle cose! Ti prego, credimi! -
- Vuoi forse dire che non è vero che stavate per sposarvi e diventare genitori? -
- Quello purtroppo è vero. Su questo hai ragione, te l’ho tenuto nascosto, ma non sto affatto con lei! Devi credermi! Io amo solo te! -
- Perché non mi hai raccontato nulla in questi sei mesi? Di tempo ne hai avuto, mi pare! -
- Perché temevo che sapendo del matrimonio e del bambino, avresti potuto rifiutarmi, vedendomi come uomo vissuto, troppo adulto per te. Temevo che mi vedessi come un irresponsabile per aver messo incinta una ragazza così giovane, o che lo pensasse la tua famiglia. Cerca di capirmi… - provo a spiegarle, sperando mi creda.
- E’ davvero questo il motivo? La tua ex non c’entra nulla? – domanda dubbiosa.
- Ti giuro di no! Ho smesso di amarla lo stesso giorno in cui ho saputo che mi aveva tradito. Non ho alcun interesse per lei, credimi! -
- Ti credo. – risponde, guardandomi seria.
- Davvero? Yukiko, sono così felice che tu abbia capito! - le dico abbracciandola, lei però non ricambia l’abbraccio e si sposta, alzandosi.
- Sì, ho capito Akira. Ho capito che mi vedi ancora come la bambina che sono, che mi ritieni immatura da non saper distinguere il passato dal presente. Ho capito che credi ti giudichi per la tua età, quando invece quello a farlo sei stato tu. Non avrei pensato nulla di tutto ciò che hai detto, non avrei pensato che sei irresponsabile, o che tu sia un uomo vissuto. Anzi, il fatto che tu volessi sposare quell’arpia per il bambino e per prenderti le tue responsabilità, ti fa onore. Peccato tu abbia rovinato tutto, reputandomi una bambina che non capisce nulla, spingendomi a pensare che di me non hai capito davvero nulla, se mi credi capace di lasciarti per le cose che mi hai detto. - spiega atona, fredda e distaccata, voltandomi le spalle. Sentirla parlare così è un dolore che mi lacera l’anima. Ha ragione però. Malgrado tutti i miei inutili discorsi agli altri, su quanto lei sia matura, quello a non averla reputata tale sono stato proprio io.
- Yukiko perdonami. Sono un idiota. Hai ragione, ho sbagliato, ma ti prego, non dire che ho rovinato tutto! Perdonami! Ho sbagliato perché ti amo e non volevo perderti! - le dico alzandomi e abbracciandola da dietro.
- Mi hai già perso! Lasciami sola Akira. – dice, liberandosi dal mio abbraccio.
- Yukiko, io… - tento ancora, poggiandole una mano sulla spalla, che lei scosta bruscamente.  - Va bene, come vuoi. – mi arrendo, andando via. E’ inutile insistere al momento. E’ troppo arrabbiata. Che posso fare per farmi perdonare? Non posso rinunciare a lei per questo malinteso!
Se trovo Kyoko, la uccido!
 
 
                                               *********************
 
 
Aveva paura di perdermi, temendo che lo giudicassi. Mi reputa così sciocca e immatura da non capire come stanno le cose? Mi ha ferito. Mi ha trattato davvero come una bambina. Per questo non vuole fare l’amore con me, altro che rispetto! Sono una mocciosa per lui.
- Yukiko? - mi sento chiamare dolcemente da una voce alle mie spalle.
- Mamma… - rispondo voltandomi e trovandomela accanto.
- Non credi di essere stata troppo dura con lui? -
- Hai ascoltato la nostra discussione? -
- L’hanno sentita tutti in casa, tesoro. Urlavi parecchio. -
- Mamma, mi crede una bambina! Che faccio adesso? Io mi fidavo di lui. Credevo mi amasse, invece non è così! – piagnucolo disperata e confusa, oltre che delusa.
- Sicura di poter affermare che Akira non ti ama? – chiede calma, sorridendomi.
- Eh? -
- Puoi onestamente affermare che quel ragazzo non sia innamorato di te? – ripete lei.
- Ecco… veramente… no, non posso. – ammetto triste. So che mi ama, però…
- Vedi? Lui ti ama bambina mia. Ha solo sbagliato il modo di farlo. Non voleva sminuirti, ritenendoti immatura. Aveva solo paura di perderti, pensando che io, o il nonno, vi avremmo proibito di stare insieme, conoscendo la sua storia. - mi spiega lei con calma.
- Mamma che devo fare? - le chiedo, scoppiando a piangere tra le sue braccia.
- Rifletti figlia mia. Pensa a cosa accadrebbe se lo perdonassi, e a cosa accadrebbe se non lo facessi. Il cuore ti darà la risposta che cerchi. –
- Grazie mamma, lo farò. –
- Di nulla tesoro. Buonanotte Yuki, sai dove trovarmi se avrai bisogno di un abbraccio. – dice, andando via.
Riflettere... devo riflettere su cosa accadrebbe se rinunciassi a lui per avermi mentito, o cosa accadrebbe se lo perdonassi, correndo magari il rischio che lo rifaccia.
Sarà una lunga notte!





 

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Capitolo 7
*** Decisioni difficili ***




          





Dannazione! Non ho chiuso occhio stanotte! Mi sento uno straccio. Il viso in lacrime di Yukiko mi è apparso ogni singolo istante in cui chiudevo gli occhi. Che posso fare per farmi perdonare? Non può finire così!
Mentre mi vesto per andare all’università, suona il campanello. Che sia Yukiko? Forse mi ha perdonato!
- Yuk… - la chiamo aprendo la porta, ma bloccandomi subito quando vedo la persona che invece ho difronte.
- Buongiorno tesoro! Come stai? Ti ho portato la colazione! -
- Kyoko! Si può sapere che hai detto alla mia ragazza ieri? - le chiedo, afferrandola bruscamente per un braccio e trascinandola dentro casa.
- Akira, lasciami! Mi fai male! – piagnucola, cercando di liberarsi.
- Oh, certo che ti lascio! - rispondo, lanciandola malamente sul divano.
- Cielo Akira, cos’è tutta questa rabbia? Mi fai paura! - dice lei, massaggiandosi il braccio.
- Sei una maledetta stronza! Perché hai detto quelle cose a Yukiko? -
- E tu perché non gliele hai raccontate? – replica furba.
- Sono affari miei il perché! Che cazzo vuoi da me Kyoko? Non ti basta avermi rovinato la vita per tre lunghi anni? Mi hai tolto mio figlio, ora anche la donna che amo! – le inveisco contro furibondo.
- Sono io la donna che ami Akira! Non quella mocciosa! Come puoi considerare donna quella bambinetta che ha ancora bisogno del biberon? Io sono quella che stavi per sposare! -
- Io stavo per sposarti perché, coglione come sono, ti ho messo incinta! Ti amavo, questo è vero, ma non al punto da sposarti così giovane! Lo avrei fatto per mio figlio, che già sentivo di amare. L’unica che vorrei sposare adesso, anche oggi stesso, è Yukiko! La conosco da poco, è vero, ma la amo come mai ho amato prima d’ora. E’ prematuro, me ne rendo conto, ma sento che lei è la donna della mia vita, l’unica con cui mi sento bene, l’unica che mi trasmetta amore solo con un sorriso, l’unica che io vedo come donna con la D maiuscola! Sarà ancora un’adolescente, ma per me non è affatto una bambina! E’ migliore di te Kyoko. Di sicuro più sveglia e intelligente, e di certo più matura! Dubito che lei sarebbe mai andata a cavallo con nostro figlio in grembo. Questa è un’azione che solo un’idiota come te ha potuto fare! -
- Ahahah, ma dai, mi credi davvero così stupida Akira? – ribatte, ridendo di gusto, lasciandomi perplesso.  - Guarda che sapevo benissimo che rischio corressi andando a cavallo. Perché pensi che lo abbia fatto? – mi chiede, continuando a ridere.
- Che intendi dire? – chiedo confuso, per poi comprendere.  - Tu hai… lo hai… - balbetto incredulo. Non posso aver capito bene ciò che ha detto!
- L’ho fatto di proposito vuoi dire? Sì, è così! Io volevo te, non un moccioso piagnucolone da lavare ogni mezz’ora! Dopo averlo perso, bastava solo far leva sul tuo dolore, costringendoti a sposarmi ugualmente. Peccato che quell’idiota di Eiji ti abbia raccontato che eravamo stati a letto insieme, rovinando tutto! Già che c’era, poteva anche raccontarti che avevo perso il bambino di proposito, visto come sono andate le cose! - mi rivela contrariata, lasciandomi senza parole.
- Eiji… lo sapeva? - riesco solo a chiedere.
- Già, per questo ti ha detto della nostra relazione, non era d’accordo col mio piano. Quell’idiota smidollato! -
Quindi Eiji… mi ha salvato la vita!
- Sei proprio una gran puttana! - sento dire da una voce alle mie spalle, così mi volto.
- Yukiko?! - esclamo stupito.
- Sei davvero la peggiore delle troie! – le dice Yuki, dirigendosi da lei e dandole un pugno in faccia.  - Mi fai davvero schifo! Come hai potuto fare questo all’uomo che dici di amare? Come hai potuto uccidere tuo figlio? Sei solo una lurida sgualdrina! - continua a urlarle, tirandole i capelli e trascinandola per terra.
- A-aiuto Akira! La tua ragazza vuole uccidermi! E’ impazzita! - strilla Kyoko, cercando di liberarsi dalla presa di Yukiko, che le si è perfino gettata addosso, continuando a tirarle i capelli. Sembra una furia.
Io, invece, sono pietrificato, non riesco a muovere un muscolo. E’ una scena che mai mi sarei aspettato di vedere. E soprattutto… quando è arrivata Yuki?
- Non sono impazzita! E non sono nemmeno la ragazza di Akira! - le dice, schiaffeggiandola ancora.
Le sue parole mi ridestano dal mio stordimento, ferendomi l’anima. Non vuole più essere la mia ragazza?
- Yuki, io… - cerco di dirle, ma lei m’interrompe.
- Io sono la fidanzata di Akira, brutta stronza pelle e ossa mal rifatta! E per la salute del tuo silicone, ti consiglio di non avvicinarti più a noi! Sono stata chiara? - le sbraita contro, trascinandola per i capelli verso la porta di casa e sbattendola fuori.
Sono assolutamente… scioccato! Ma dove ha trovato la forza di farlo?
- Si può sapere che cavolo hai visto di bello in quella stronza, da starci insieme? E’ davvero una serpe velenosa! Adesso comunque, credo che non ci romperà più! – dichiara sicura.
- Ma Yuki… quando sei arrivata? - le chiedo confuso.
- Praticamente quando hai trascinato dentro casa quella bugiarda. Hai lasciato la porta aperta, così ho ascoltato tutta la vostra conversazione. -
- Tutta… la conversazione? – ripeto turbato, ripercorrendo con la mente le parole dette a Kyoko.
- Sì. - afferma lei.
- Tutta… tutta? - chiedo sbiancando.
- Sì, tutta tutta. - conferma nuovamente.
Accidenti! In quella conversazione ho detto che sposerei Yukiko anche subito! Che cosa penserà adesso?
- Aki, respira! Stai diventando blu. -
- Ma… ma Yukiko io… prima ho detto che vorrei… - balbetto preoccupato.
- Sì ho sentito. Hai detto che vorresti sposarmi. Ma c’è tempo, non credi? Magari quando finirò la scuola. Ah, guarda! Quella strega ha lasciato qui la colazione. Che ne dici, la mangiamo o può essere avvelenata? – dice, prendendo il sacchetto da terra.
Non credo alle mie orecchie! Ha praticamente accettato di sposarmi? Anche se non gliel’ho neppure chiesto direttamente? Vuol dire che mi ha perdonato?
All’improvviso vengo colto da un attacco di risate, sia liberatorie, per smaltire la tensione, sia per la scena di Yukiko che picchia Kyoko.
- Perché ridi? -
- Perché non ti facevo così violenta e forzuta! L’hai stesa con un pugno, l’hai schiaffeggiata e l’hai addirittura trascinata per i capelli! La scena è stata bellissima! – continuo a ridere.
- Io non sono forzuta e violenta, sono un fiore delicato! Solo che, come molti fiori, ho le spine e quando pungo faccio male. - mi spiega lei, mettendo il broncio.
- Ok mio bocciolo di rosa. Sei piccola e indifesa allora. - le dico, avvicinandomi e prendendole il viso tra le mani. - Se hai fatto tutto questo, vuol dire che mi hai perdonato, amore? - le chiedo speranzoso.
- Quasi... – risponde.
- Quasi? - le faccio eco.
- Sì, quasi. Non ti ho del tutto perdonato. – dice, in un modo che di arrabbiato, però, non ha nulla; anzi, sembra quasi malizioso.
- E sentiamo, cosa posso fare per farmi perdonare? – sussurro, avvicinandomi alle sue labbra.
- Eh no mio caro! Niente baci per adesso! Prima devi fare una cosa! – mi allontana.
- E cosa? -
- Lo vedrai! – risponde ridendo.
Questa frase mi preoccupa!
 
Infatti, come da previsione, le mie preoccupazioni erano fondate. Cinque minuti dopo, mi ritrovo in casa di Yukiko con addosso uno di quei grembiuli da donna stile Maid Cafè, con tanto di cuffietta per capelli e lei che mi fa strane richieste.
- Dunque, per tutto il giorno dovrai fare ciò che dico. Come prima cosa: prepara il mio pranzo preferito visto che mia mamma non c’è. -
- Ma io non so cucinare! – obietto irritato.
- Imparerai oggi. Seconda cosa: mi ripulirai la stanza e cambierai le lenzuola. Sono tutte piene di lacrime per colpa tua! -
- Scusami. - le dico colpevole.
- Non scusarti. Lavora piuttosto, su, su! - mi ordina perentoria.
- Mi spieghi come il farti da cameriere possa farmi perdonare da te? - domando dubbioso.
- Ovvio, vederti vestito così è divertente! Questa è una piccola ripicca per avermi tenuto nascoste quelle cose. E poi, almeno mi faccio quattro risate ritornando di buon umore. – ride divertita.
- Ah. – rispondo atono.
- Non vuoi farlo? -
- Veramente non proprio. – ammetto, sentendomi ridicolo.
- Allora, per farti perdonare, hai una seconda scelta. –
- E quale? - chiedo curioso, sperando sia migliore di questa.
- Fai l’amore con me, adesso. – mi spiazza, dicendolo con una sicurezza disarmante.
- Yu-Yukiko… sei impazzita? - le chiedo sbigottito.
- No affatto, sono lucidissima. Fai l’amore con me e ti perdono. Rendimi donna, Akira. – domanda, con voce provocante, avvicinandosi a me.
- Non posso! Non così! – nego categorico. Non voglio certo usarlo come merce di scambio!
- Allora non ti rimane altro che farmi da cameriere per tutto il giorno. Scegli! – mi impone, così sbuffo e le do la mia risposta, non avendo altra scelta.
- Il cameriere… -
- Bene, bravo il mio amore! Ora a lavoro! – ordina, sorridendo soddisfatta, facendomi venire un dubbio.
- Yukiko? -
- Sì? -
- Sapevi avrei scelto il cameriere, vero? -
- Certo che sì tesoro! Ti conosco! -
- Stronza! – le dico sorridendo.
- Grazie! – risponde allegra, mandandomi un bacio col dito.
Mi toccherà assecondarla tutto il giorno mi sa, ma in fin dei conti, l’importante è che mi abbia perdonato. Temevo di averla persa per sempre ieri. Non ho mai avuto tanta paura in vita mia. Questo mi fa pensare quanto questa ragazza mi abbia legato a sé in così poco tempo.
Sono davvero convinto di ciò che ho detto a Kyoko, amo Yukiko e voglio averla al mio fianco per sempre, ora più che mai!
 
 
                                                                                  **********************
 
 
Vedere Kyoko davanti casa di Akira mi ha dato parecchio fastidio. Quando poi ho visto lui tirarla dentro per un braccio, dimenticando la porta aperta, non ho resistito ad origliare.
Stavo andando da lui per dirgli che lo avevo perdonato. Tutta la notte ho pensato ai sei mesi passati insieme e al nostro primo bacio dopo il film Shinobi, e le lacrime sono ritornate incessanti, perché stranamente mi sono immedesimata nella protagonista del film, Oboro, che perde l’amore della sua vita: Gennosuke. E’ davvero stupido come paragone, lo so. Quello è un film, eppure ho pensato a come sarebbe la mia vita se perdessi Akira. Lui è vivo e vegeto per fortuna, ma il solo pensiero mi ha straziato il cuore. Oboro ha perso il suo amore perché era morto, io stavo per perdere il mio per uno stupido sbaglio. Non lo avrei permesso!
Mi ha ferito, è vero, ma il pensiero di lasciare Akira per questa sciocchezza, fa troppo male. Lo amo troppo per non perdonarlo. In fin dei conti non mi ha tradito con un’altra. In quel caso non credo lo avrei mai perdonato. Per un’omissione, però, non posso e non voglio perderlo.
Origliando ho sentito tutto quello che Akira e Kyoko si dicevano, comprese le più belle parole che lui potesse mai dirmi. Sarei voluta entrare e mandare via la sua ex, ma sono stata bloccata dalle parole su come aveva perso il bambino. Che donna vuota e fredda. Ben sapendo che Akira non è tipo da picchiare una donna, benché lei le avrebbe meritate tutte, ho deciso di farlo io per lui. E’ stata una soddisfazione incredibile! Più gliene davo, più avevo voglia di picchiarla. Akira mi guardava impietrito. Di sicuro in quel momento non riusciva nemmeno a riconoscermi. Ma ero troppo arrabbiata per quello che avevo appena sentito. Nessuno deve toccare il mio Akira, o divento una belva!
Non riesco ancora a credere che quella maledetta abbia abortito volutamente, in quel modo poi! Akira deve aver sofferto tantissimo per la morte di suo figlio, e lei glielo ha confessato come se nulla fosse. Mi auguro per lei che non si faccia mai più vedere, o è la volta buona che la faccio fuori sul serio!
- Yuki, il letto è fatto. La camera è pulita da cima a fondo e il pranzo è pronto. Ora posso togliermi questo stupido grembiule? Mi sento un idiota! – mi informa Akira, ridestandomi dai miei pensieri.
- Non ancora, prima devi fare una cosa. -
- E cosa, sentiamo. - risponde scocciato.
- Baciami. -
- Questo lo faccio più che volentieri! Ma perché devo farlo col grembiule addosso, scusa? - domanda perplesso.
- Perché così conciato ti trovo sexy! – ammetto, guardandolo maliziosa.
- Davvero? Certo che hai un concetto di sexy alquanto strambo, sai? -  
- No, se ti immagino nudo sotto quel grembiule. -
- Yuki! Ma che cavolo dici? –
- Che ho detto di strano? – chiedo, facendo la finta ingenua.
- Ti sembrano discorsi da fare in queste circostanze? -
- E perché no? - gli chiedo, avvicinandomi a lui e accarezzandogli in modo sensuale il petto.
- Vuoi provocarmi per caso? - mi chiede, fermando la mia mano con la sua.
- Sì. – ammetto.
- Ti prego di smettere allora. Sono un uomo, non un robot! -
- Oh, che sei un uomo l’ho appena sentito, tranquillo. - gli dico, guardando il rigonfiamento nel cavallo dei suoi pantaloni.
- Yukiko, ma che ti prende? Non sei mai stata così! – mi fa notare quasi sconvolto.
- Beh, diciamo che anche questa è una piccola ripicca. - gli confesso, ridendo e dandogli un veloce bacio a stampo, allontanandomi subito e lasciandolo  basito.
- Ti odio! – sbuffa infastidito.
- Io invece ti amo, e tanto. E nessuno dovrà mai permettersi di farti del male, perché giuro che gli cavo gli occhi e gli strappo il cuore. – dico seria come mai.
- Yuki… - sussurra, riavvicinandomi e accarezzandomi una guancia. - Ma tutta questa combattività da dove esce fuori? - chiede, guardandomi negli occhi.
- Dal mio cuore. Sentire quelle parole, pronunciate con tanta cattiveria, e vederti in stato di shock, mi ha fatto venire una gran rabbia! Avrei voluto ucciderla! – ammetto furente.
- Grazie cucciolotta! - dice sorridendo e baciandomi.
- Non chiamarmi in questo modo così scemo! – mi lamento infastidita, staccandomi dal bacio.
- Uffa! Piccola no, cucciolotta nemmeno, stellina neanche. Come caspita devo chiamarti? -
- Col mio nome, per esempio? O amore, tesoro. Insomma, nomignoli che non siano adatti ad una poppante in fasce! –
- Ok, va bene… amore! – risponde, marcando l’ultima parola quasi infastidito, facendomi sorridere.
- Comunque togliti pure quel grembiule ora. Tra un po’ devi andare a lavoro, no? - chiedo guardando l’orologio.
- No, ho chiamato per dire che non stavo bene. Sono tuo per tutto il giorno. -
- Davvero? Evviva! Allora andiamo a casa tua! – esulto entusiasta.
- Pe-perché? Che intenzioni hai? - domanda preoccupato.
- Stai tranquillo Akira, non voglio violentarti, non ancora almeno. Voglio solo vedere un film. -
- Che spiritosa! E che film vuoi guardare? -
- Quello del nostro primo bacio. -
- Shinobi? -
- Bravo! Te lo ricordi. -
- E come potrei scordarlo? Dai andiamo allora, prendiamo il pranzo così mangiamo da me. – dice, togliendo il grembiule e andando in cucina.
- Eccomi! – rispondo, seguendolo felice.
 
Sono sicura della scelta che ho fatto. Perdonare Akira è stata la cosa giusta. Lo amo troppo per perderlo.
Passiamo tutto il pomeriggio sdraiati sul divano a guardare un film dietro l’altro. Prima abbiamo visto Shinobi, il nostro preferito, poi Red Cliff e infine Azumi.
Di pomeriggi e serate come queste ne passiamo molte. Amo guardare i film a casa. E’ più comodo che farlo al cinema. A volte si uniscono a noi anche Ryoko e Masumi che, con enorme sorpresa mia ed Akira, hanno cominciato a frequentarsi. Ovviamente non mancano le liti tra di loro, che finiscono sempre con Masumi dolorante.
I mesi passano veloci. Adesso ho quindici anni e tra un po’ andrò al liceo. Sono stata promossa col massimo dei voti, cento centesimi su cento. Akira si è laureato e ha già iniziato a cercare lavoro. Chissà in quale istituto verrà assunto. Lui ha mandato il curriculum in diverse scuole. Speriamo non venga assunto in un collegio femminile! Con un professore così bello e giovane c’è da rifarsi gli occhi! Già immagino i commenti.
Accidenti! Non ha nemmeno cominciato a lavorare e già sono gelosa delle sue alunne. Doveva per forza essere così bello, mannaggia a lui?
 
- Yukiko! Ho una bella notizia! – m’informa allegro.
- Quale? -
- Ho un lavoro! Sono stato contattato da un liceo che cerca un insegnante con i miei requisiti! - spiega euforico.
- Che meraviglia! Dobbiamo festeggiare allora. Che liceo è? Non è un college femminile, vero? – chiedo preoccupata.
- College femminile? Macché, nemmeno ho fatto domanda per quelli, conoscendoti. Dunque, il nome del liceo è scritto nella lettera che mi hanno mandato… – dice, aprendo la lettera che ha in mano. - Si chiama: Istituto Superiore Musashi. -
- Musashi? Mi è familiare quel nome. -
- Forse perché è vicino casa nostra. Sono stato fortunato anche in quello. Non dovrò farmi chilometri per andare a lavoro! -
- Quello vicino casa nostra? Intendi per caso quello che dicono essere infestato da un fantasma? - chiedo sbiancando.
- Così dicono. Si crede sia il fantasma di Miyamoto Musashi, dato che l’istituto è dedicato a lui. -
- Questo è davvero un grosso, grossissimo, enorme problema! - realizzo sconvolta.
- Ma no, tranquilla, vedrai che non ci sarà alcun fantasma! Magari sarà come è successo con casa mia. Tutti credevano fosse infestata per via dei rumori provenienti dal tetto, invece è solo una gatta che viene a partorire lì, infilandosi attraverso il buco che c’è nel solaio. Anzi, devo portarle i croccantini stasera, così la pianta di miagolare la notte per chiamarmi. Quando abitui i gatti sono terribili. Yukiko che c’è? Hai una faccia… - mi chiede, vedendo la faccia sconvolta che sicuramente avrò.
- Akira… quell’istituto… è… quello dove andrò anche io! – gli rivelo infine, sentendomi quasi svenire.
- Come? Sei sicura? Non è che ti sbagli? – domanda sgranando gli occhi, sconvolto quanto me.
- Purtroppo no. Stando così le cose, sarai il mio professore. Cielo, è una cosa terribile! – esclamo, cercando di trattenere le lacrime.
- Allora rifiuto il lavoro! - dichiara deciso, sorprendendomi.
- Eh? -
- Ho detto che rifiuterò il lavoro e ne cercherò uno in un altro liceo! Non posso farti da insegnante. -
- Cosa? No! Assolutamente no! Rifiutare quel lavoro è da pazzi! Quando ti ricapiterà un’altra opportunità come questa? Faremo finta di non conoscerci, non abbiamo altra scelta. - suggerisco triste.
- Cioè, dovrei far finta che tu sia una semplice alunna? Una come tante? Ignorarti quando i ragazzi ti si avvicineranno per chiederti un appuntamento? Oppure nasconderci quando usciamo? –
- Perché nasconderci anche quando usciamo, scusa? – chiedo perplessa.
- Yukiko, ti rendi conto della situazione? Se qualcuno dei tuoi compagni ci vedesse insieme, a braccetto per strada, capirebbe che stiamo insieme! Di sicuro la voce si spargerebbe ed io perderei il lavoro. Diventerei il professore che si fa l’alunna minorenne! Non riuscirei più a trovare un lavoro, di nessun tipo! -
- Allora non ci vedremo più fuori! Ci vedremo a casa nostra o dai nostri amici. In fondo il problema è solo per tre anni, no? Quando avrò finito la scuola sarò anche maggiorenne e nessuno potrebbe parlar male di te come professore. - dire queste parole mi costa, ma non posso permettere che rifiuti questa opportunità.
- Non lo so, devo pensarci. -
 
 
                                                                              **********************
 
 
Maledizione! Sembrava tutto troppo bello! Come accidenti posso restarle indifferente, avendola tutto il giorno accanto, farle lezione, interrogarla e correggere le sue verifiche, restando distaccato? Mi sta chiedendo una cosa difficilissima. Ma dalla faccia che ha, intuisco che nemmeno per lei sia facile dire quelle cose. In fondo ha ragione, un’altra occasione come questa quando mi ricapita? Ma come faccio ad averla davanti per quasi otto ore, senza parlarle?
Ma proprio quel maledettissimo istituto doveva capitarmi?
 
- Amico mio, questa è davvero una bella gatta da pelare per voi! -
- Non so davvero cosa fare Masumi! Ho la testa che mi scoppia da quanto c’ho riflettuto. – ammetto amareggiato.
- Non puoi rifiutare tanto alla leggera un lavoro come questo, potresti dover attendere anni per trovarne un altro, lo sai vero? -
- Sì, certo che lo so, infatti temo che sarò costretto ad accettarlo, anche se non voglio proprio! -
- Pensa che sarà solo per tre anni e poi Yukiko finirà la scuola. – prova ad incoraggiarmi il mio amico, riuscendoci ben poco.
Accidenti, saranno i tre anni più lunghi di tutta la mia vita! 









Salve ^_^ come promesso ad alcune lettrici sono ritornata a pubblicare questa storia che avevo deciso di interrompere, pensando che non interessasse ^^' beh mi sono sbagliata poichè ho ricevuto richieste di proseguirla e sono ben felice di accontentarle, quindi  eccovi il settimo capitolo.
Da adesso andremo un pò avanti nei mesi ^_^ si cresce ;)
Grazie alle persone che seguono la mia storia, mi ha resa davvero felice sapere che qualcuno che la segue c'è ^_^ 
Baci Faby <3 <3 <3 <3 

P.S. : sabato prossimo ci sarà l'ottavo capitolo se vorrete leggerlo ^_^

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Capitolo 8
*** Prime gelosie ***


                           



 
Il giorno tanto temuto era infine arrivato.
- Ryoko, voglio tornare a casa! E se non andassi più a scuola? E se mi trovassi un lavoretto?? - le chiedo tremante, giunta davanti ai cancelli dell’istituto.
- Yukiko piantala! E’ un mese che rompi! E’ così, punto e basta! Akira sarà il tuo professore. E’ orribile, è ingiusto, è triste, è penoso, doloroso, soffocante e stressante! Lo so! Me lo hai ripetuto fino alla nausea! Ma non puoi farci nulla. Quindi stringi i denti e mostrati forte davanti a lui! Se cedi lo farai sentire peggio, lo capisci o no? - mi rimprovera la mia amica, stanca di sorbirsi i miei piagnistei.
- Lo so, ma ho un nodo allo stomaco. Mi sembra di dover attendere una sentenza di morte. È esagerato, ma non posso farci niente. Sto male al pensiero di dover stare attenta anche a salutarlo. -
- Vedila così, almeno avrai sempre buoni voti! Puoi approfittare delle sue “ripetizioni speciali”! - dice maliziosa.
- Te lo dico col cuore, amica mia, stare con Masumi ti ha portata sulla cattiva strada! Comunque non ci saranno mai queste ripetizioni speciali, come le intendi tu. Lui ancora non vuole spingersi oltre i baci. - le spiego triste.
- Ancora? Ma aspetta che diventi vecchia? Hai quindici anni adesso, non sei più una bambina. -
- Lo so, ma lui è fermo sulle sue posizioni. -
- Ma non vi togliete nemmeno qualche sfizietto? - domanda lei.
- Che intendi con sfizietto? -
- Oh cielo, Yukiko! Sei ancora parecchio ingenua, sai? Non dovete per forza arrivare ad un rapporto completo. Ci sono “altre cosucce” diciamo… -
- Ah… tipo? – domando curiosa.
- Mi prendi in giro? -
- No, perché? -
- Ti si deve spiegare tutto, vero? -
- Eh?  - credo la mia faccia sia fatta di punti interrogativi adesso.
- Uff… vieni qui che ti spiego. – dice, portandomi in un posto meno affollato.
 
- Cheeeeeeeeee? T-tu… tu e Masumi… fate che? Oh cielo! - esclamo sconvolta e imbarazzata dalle cose affatto caste che mi ha raccontato.
- Dai Yuki, sono cose normali, perché ti sorprendi tanto? Forse l’unica a non conoscerle nemmeno per sentito dire sei solo tu. -
- Ma Ryoko, io non so se ne sarei capace. Insomma… è imbarazzante! -
- Fare l’amore non lo ritieni altrettanto imbarazzante? -
- Sì ma… credo sia diverso. -
- Ti assicuro che non lo è. - afferma sicura, fin troppo sicura direi.
- Ryoko, toglimi una curiosità… ma tu e quel maniaco che ti ha insegnato tutte queste cose, ecco, come dire… avete fatto sesso, vero? Mi sembri troppo esperta! - mi decido a chiederle.
- Beh ecco… in effetti sì. – confessa infine, lasciandomi esterrefatta.
- E non mi hai detto nulla? -
- Non volevo pensassi male di Masumi. Lui non la pensa come il tuo ragazzo. -
- Questo l’ho notato! Comunque tranquilla, io penso sempre male di Masumi, anche quando non fa nulla! – ironizzo per alleggerire l’imbarazzo che avverto.
- Però evita di dirlo ad Akira, non vorrei litigassero. – chiede lei.
- Non vedo perché dovrebbero, non sei mica sua sorella. Comunque è una cosa privata e non vado certo a sbandierarla ai quattro venti. – la rassicuro.
- Ti ringrazio. – mi sorride più tranquilla.
Incredibile! Le cose che ha detto mi hanno scioccata. Lei e Masumi si sono spinti già a quel punto! Certo non immaginavo si facessero certe cose tra innamorati. Ma quello che mi chiedo è: Akira, con quella donnaccia della sua ex, le avrà fatte? Al solo pensiero mi viene la nausea! Non capisco perché, ma mi viene un gran moto di gelosia adesso, a pensarli in certi atteggiamenti. Con me non si spinge oltre ai baci. Nemmeno mi sfiora quasi. Mi chiedo se sia davvero per rispetto che lo fa o perché non mi trova attraente.
Persa in questi pensieri, passano i minuti. C’è già stata la solita chiacchierata del preside in palestra e l’assegnazione delle classi. Per fortuna io e Ryoko siamo nella stessa classe.
Le prime ore di lezione passano tranquille e non ho ancora avuto il “professor Yamada” ringraziando i Kamigami! Però vorrei sapere dov’è, non l’ho ancora visto oggi, nemmeno alla cerimonia di inizio anno. L’ho cercato in giro per la scuola ma non l’ho trovato.
Eppure è ora di pranzo, dov’è? Spero non sia con qualche bella professoressa!
 
- Ehi bellezza, ti sei persa? Hai bisogno di una mano? - mi sento chiamare, così mi volto, trovandomi di fronte un bel ragazzo dagli occhi verdi.
- Eh? No grazie, cercavo una persona, non mi sono persa. -
- Peccato, speravo di farti da guida. Sei del primo anno, vero? Non ti ho mai vista. -
- Indovinato, e tu? -
- Io sono del secondo, quindi sono un tuo senpai. Il mio nome è Kenta Tanaka, piacere! -
- Yukiko Hayashi, piacere mio. – m’inchino in segno di rispetto.
- Senti, ti va di visitare la scuola? -
- Ehm… veramente io… ho da fare. Ti ringrazio senpai Tanaka, ma sarà per un’altra volta magari. -
- Se vuoi ti aiuto a trovare la persona che cercavi. – insiste. E come me lo schiodo di dosso questo tipo adesso? Uff!
- Tanaka, la pausa pranzo sta per terminare. E’ il caso che ritorni in classe. Non amo ritardi alle mie lezioni. E la “signorina” dovrebbe fare altrettanto. - sento dire da una voce che conosco bene. E’ Akira! Oh cielo, quanto è bello in giacca e cravatta! Peccato che mi stia guardando con uno sguardo truce, perché?
- Sì professor Yamada! Arrivo subito! Ciao Hayashi, ci si vede. - mi saluta il ragazzo, prima di scomparire in fondo al corridoio.
- Buongiorno professor Yamada. L’ho cercata per tutto l’istituto sa? - gli dico sorridendo.
- Seguimi un attimo, Hayashi! - ordina freddo, dirigendosi verso le scale. Perché ha quel tono? Che sia arrabbiato perché l’ho cercato? Mi porta dentro una piccola biblioteca e una volta entrati chiude la porta a chiave.
- Akira, che c’è? Sembri arrabbiato. È perché ti ho detto che ti cercavo? -
- Mi dici perché quel tipo ci stava provando con te? Perché non lo hai mandato al diavolo subito? - domanda con tono di voce alterato.
- Cercavo di farlo in modo gentile. Non potevo mica dirgli di andare a quel paese, no? -
- Invece sì! Non hai visto come insisteva? Se già il primo giorno le cose vanno così, non oso immaginare in questi tre anni che succederà! -
- Akira, sei geloso? -
- Tu che dici? -
- Ma che amore che sei! – stridulo felice, saltandogli addosso e abbracciandolo.
- Ehi, che fai? - chiede lui, prendendomi meglio in braccio.
- E’ la prima scenata di gelosia che mi fai! Che bello, sono felice! – rispondo, riempendogli il viso di baci.
- E Mudo lo hai scordato? - domanda lui, con tono più tranquillo stavolta.
- Quella non era una scenata di gelosia contro di me, ma contro Mudo. Ora invece ti sei arrabbiato anche con me! -
- E tu sei felice per questo? -
- Sì! -
- Certo che sei strana, lo sai? -
- E perché? E poi a quanto vedo ti sei calmato subito. - rispondo sorridendo furbamente.
- Quindi la tua è una finta innocenza, eh? Calcolatrice! - si lamenta, posandomi a terra.
- In amore e guerra tutto è lecito tesoro mio! Comunque mi è piaciuta davvero la scenata. - confesso sincera.
- Sì, sì, va bene. Ora è meglio che torni in classe. La pausa pranzo sta finendo. Ah, per oggi non ho lezione nella tua sezione, ma domani sì. – m’informa pensieroso.
- Credi che ce la faremo? - chiedo abbracciandolo.
- Dobbiamo farcela...  – risponde, accarezzandomi la testa. Restiamo così un paio di minuti, poi mi decido a staccarmi.
- Vado allora. Chi esce per primo? -
- Vai tu. Poi uscirò io. -
- Finirai tardi oggi? -
- Sì, credo starò qui fino alle venti. Ci sono un po’ di cose da sistemare. Tu invece resti per scegliere un club da frequentare? -
- Non so. Oltre che per lo studio non sono molto portata in altre cose. -
- Vedi tu, magari sceglierai con calma domani, ora vai in classe. -
- Sì professore! - rispondo prendendolo in giro.
- Stupido appellativo! – sbuffa contrariato.
- Dovrai abituartici. Ci vediamo stasera a casa mia allora. Mia mamma ti preparerà il ramen. -
- Amo tua madre, lo sai? -
- Devo essere gelosa forse? – scherzo.
- Fila in classe, stupida! - dice ridendo.
 
Vederlo anche pochi minuti mi ha già fatto sentire meglio. Uffa, che situazione! Ritornata in classe trovo Ryoko parlare con alcune nostre compagne.
- Yukiko vieni, queste sono Himeko, Eri e Ai. – me le presenta.
- Piacere ragazze, io sono Yukiko. -
- Ryoko-chan ci ha raccontato che sei un portento con lo studio, è vero? - chiede Himeko.
- Beh, diciamo che me la cavo abbastanza bene. -
- Il suo “abbastanza bene” vuol dire la media del 100/100 ragazze! - precisa Ryoko.
- Davvero? Cento centesimi su cento? Allora sei bravissima! Ti prego, spiegami come fai! - chiede Eri, quasi supplichevole. 
- Passo tutto il giorno a studiare. - spiego semplicemente.
- E non ti annoi? - domanda Ai.
- No ragazze, io amo studiare quindi per me è normale. – ma che domande sono? Ciò che mi sta annoiando è questa conversazione stupida direi! Per fortuna sono salvata dal suono della campanella che segna la fine della pausa pranzo.
Le lezioni terminano alle 16. Una noia mortale! Essendo il primo giorno non ho imparato nulla se non il nome dei miei professori e quello di alcuni compagni di classe. Per quanto riguarda i club, ho deciso di non frequentarne. Preferisco passare il pomeriggio a ripassare invece di perdermi in stupide cose.
Non posso farci nulla, studiare rimane il mio chiodo fisso ormai. Sono abituata a prendere buoni voti e anche se non mi sento più costretta dalle idee errate che avevo su mio padre, voglio continuare su questa strada. Anche se, sinceramente, non so se dopo il liceo proseguirò gli studi.
Finalmente all’ora di cena arriva Akira. Non mi sono schiodata da lui nemmeno un attimo. Dopo cena abbiamo parlato con la mia famiglia del primo giorno di scuola. Mia madre dice che dobbiamo avere molta pazienza e che questo servirà a mettere alla prova la resistenza del nostro amore. Messa così sembra quasi una sfida in effetti. Sfida che io non ho intenzione di perdere!
- Adesso vado Yuki. Si sta facendo tardi, è quasi mezzanotte e devi andare a nanna anche tu. -
- Non trattarmi come una bambina! Comunque hai ragione, buonanotte tesoro. A domani per la prima lezione. Sarà un supplizio, ma dobbiamo abituarci. - dico un po’ giù.
- Già. Mi raccomando, cerca di essere la migliore della mia classe. Almeno mi darai la soddisfazione di essere un bravo insegnante. -
- Puoi contarci! Io sono la migliore in tutto, dovresti saperlo! -
- Va bene modesta, a domani. Buonanotte. - mi augura, baciandomi e andando a casa.
 
 
 
 
<<  - Le solite parole famose, eh? Invece sei stata quasi la peggiore della mia classe! -  >>
<<  - Akira! Perché interrompi il mio racconto?? Alla gente non interessa il tuo parere! Antipatico! -  >>
<<  - Ehi mogliettina, guarda che stai raccontando anche la mia di storia! Ci sono anche i miei pensieri qui. E’ ovvio che ti interrompa se voglio! -  >>
<<  - Uffa! Primo: hai insistito tu per metterci anche i tuoi di pensieri. E secondo: non puoi fermare la storia solo per informare i lettori che sono stata la peggiore! -  >>
<<  - Che permalosa che sei! Ok scusa. Quanta pazienza! Spero che nostro figlio non abbia il tuo carattere! -  >>
<<  - Che intendi dire scusa? - >>
<<  - Niente, niente. Riprendi il racconto. Io vado a scattare qualche foto a quella strana torre pendente. -  >>
<<  - Si chiama Torre di Pisa, dato che siamo a Pisa! Uff! Dunque, dov’ero rimasta? Ah sì, dicevo… -  >>
 
 
 
 
Il giorno dopo avrei avuto la prima ora proprio con Akira. Una vera ingiustizia cominciare la giornata così.
- Ragazze, oggi la prima ora è giapponese. Ho sentito da una mia amica, che il professore di giapponese è un bellissimo ragazzo! Alto, bel fisico, occhi profondi come le immensità dell’oceano, capelli neri e viso da star! Insomma, un Dio! - racconta Eri entusiasta.
- L’ho sentito anch’io! Sembra sia molto severo, e per questo anche molto sexy! Non vedo l’ora di conoscerlo! - replica Ai.
Non so il perché, ma uno strano tic mi prende un occhio.
- E’ così che lo descrivono questo professore? – chiedo, lanciando scintille d’odio dagli occhi. Dalla rabbia avrei voglia di alzare i banchi e rivoltarli per aria! Siamo solo al secondo giorno e già si vocifera che il mio fidanzato è sexy! Io le uccido tutte!
- Eh sì! Le ragazze che ieri lo hanno avuto in classe hanno fatto parecchi apprezzamenti su di lui. - sostiene Himeko.
- Ragazze, che ne dite se per pranzo saliamo tutte sul terrazzo? Mangiare in classe è noioso! - interviene Ryoko, cambiando argomento. Direi che ha notato il mio sguardo omicida.
- Volentieri! Oggi è una bellissima giornata! - risponde Himeko.
- Anche per noi va bene. - dicono le altre.
Poi, il tremendo suono della campanella segna l’inizio della lezione, e il mio incubo fa la sua apparizione in classe. Vestito in un completo grigio scuro, fin troppo aderente per i miei gusti, con una carpetta tra le mani e gli occhiali nel taschino della giacca. Si mette dietro la cattedra e si presenta.
- Salve ragazzi. Io sarò il vostro professore di giapponese e giapponese antico in questi tre anni. Il mio nome è Akira Yamada. Gradirei fin da subito, da parte vostra, assoluta attenzione alle mie lezioni. Non ammetto ritardi, chiacchiere e bigliettini volanti durante la mia ora. Ci siamo capiti? – avverte severo.
- Sì professore! – rispondiamo tutti.
- Bene, passiamo alla prima lezione. Prendete il vostro libro e aprite a pagina tredici. – dice, mettendo gli occhiali. E chissà come mai, a questo gesto, noto tutte le mie compagne con gli occhi luccicanti.
- Cominceremo col parlare delle Lingue Nipponiche. Queste lingue comprendono come sapete le lingue giapponesi e le lingue ryukyuane. Dal punto di vista filogenetico, le lingue nipponiche si considerano solitamente isolate.
Vari studiosi utilizzano il termine Protogiapponese per indicare la protolingua di tutte le varietà delle lingue moderne del Giappone, ovvero la lingua moderna giapponese, i dialetti del Giappone e tutte le forme di lingua parlata nelle isole Ryukyu.
Le lingue di questa famiglia diversero da una lingua comune, chiamata Proto-Giapponese o Proto-Giapponese-Ryukyuano, in un momento imprecisato anteriore al VII Secolo, quando è attestato il primo scritto in giapponese. Hattori ha posto questa separazione nel periodo Yamato, che convenzionalmente va dal 250 al 710 d.C.
Le lingue giapponesi comprendono : il dialetto Hachijō, il giapponese orientale, il giapponese occidentale, giapponese di Kyūshū e giapponese di Satsugū.
Le lingue ryukyuane comprendono invece : la lingua delle Amami, lingua di Okinawa, lingua di Miyako, lingua di Yaeyama e lingua di Yonaguni. Tutte queste lingue contengono a loro volta diversi dialetti.
Inutile dirvi che dovrete studiare ogni singola lingua, perché vi avviso già da ora che tra un paio di settimane farete una verifica a riguardo. -
Da quello che vedo, nessuno ha seguito ciò che ha letto Akira, a parte i ragazzi. Le ragazze sono impegnate in altro. Cominciamo proprio bene!
Terminata l’ora di supplizio, in cui cercavo di sbirciare di nascosto il mio fidanzato, tutte le ragazze si sono lasciate andare in commenti alquanto fastidiosi, tipo: ah, che fusto! Ah, che Dio greco! Ah, di qui! Ah, di lì!
Odio, odio, odioooooooo!!!!!! E’ questo che sento adesso!
- Se lo sguardo uccidesse, tu avresti già fatto una strage oggi. – sussurra Ryoko.
- La farei più che volentieri anche con le mie mani! Che rabbia! - ruggisco quasi.
- Dai, vedila così… un giorno sarai molto invidiata. -
- Io vorrei esserlo adesso e non “un giorno”! Vorrei mettere dei paletti, meglio se nei loro cuori, e marcare il territorio dicendo loro “Ehi, stupide, quello è mio!” -
- Yuki… fai paura! -
 
Arrivata ad ora di pranzo sono quasi distrutta. Non lo avrei mai detto, ma avere pensieri omicidi è stancante. Quando questa giornata è finalmente finita, mi dirigo pigramente verso casa. Almeno ho la consolazione che stasera vedrò Akira. Verso ora di cena, però, il suono del mio cellulare mi avvisa dell’arrivo di un messaggio.
 
“Tesoro scusa, ma oggi faccio tardi perché devo sistemare alcune cose qui a scuola. Ci vediamo domani. Dolce notte Yukiko. Ti amo.”
 
Ah… che bello! Poteva andarmi meglio? Trascinandomi come uno zombi vado a letto, saltando perfino la cena.
- Saranno i tre anni più schifosi della mia vita, accidenti! - urlo in preda ad una mezza crisi isterica.
 
I giorni si susseguono così. Vedo Akira più a scuola che a casa. Lui dice che essendo nuovo, vuole mostrarsi un buon insegnante, così rimane diverse ore a scuola per preparare la lezione per il giorno dopo. La domenica è stanco e preferisce dormire fino a tardi. Sono passati solo tre mesi e già mi sono rotta!
Mi chiedo se mentre si prepara le lezioni è da solo oppure c’è qualcun altro con lui, tipo la professoressa di inglese Hikari Takeshi, che ha circa trent’anni ben portati. Inizio ad essere gelosa!
Basta! Smettila Yukiko! Akira ti ama e non ti tradirebbe mai. Quindi non pensare più queste cose!
Almeno spero.
 
 
 
                                                                 *******************************
 
 
 
In questi giorni vedo pochissimo Yukiko, ma spero che capisca. Devo far vedere al preside e agli altri professori che so svolgere bene il mio lavoro, malgrado sia ancora fresco di laurea. Sono il professore più giovane di tutto l’istituto e questo è pesante. Ho a che fare con altri professori con anni di esperienza alle spalle che sanno farsi valere con gli studenti, e io non voglio essere da meno.
- Professor Yamada, ancora qui a quest’ora? -
- Oh, professoressa Takeshi, potrei farle la stessa domanda. -
- Devo preparare delle verifiche per domani. – risponde, sedendosi sulla sedia di fronte la mia.
- Idem, io però ho quasi finito. Immagino lei debba ancora cominciarle. -
- Che ne dice di darci del tu, professore? Mi fa sentire vecchia il lei, chiamami pure Hikari. – propone, accavallando le gambe e lasciando vedere, per i miei gusti, fin troppa roba da quella gonna che porta troppo corta.
- D’accordo, Hikari. - rispondo perplesso.
- Allora Akira… - dice con voce sensuale, che, sinceramente, mi fa accapponare la pelle. - Hai la ragazza? - prosegue lei, poggiando un gomito sulla cattedra.
- Sì, ce l’ho. - che caspita gliene importa?
- E’ davvero fortunata ad avere un ragazzo come te. Sei uno dei professori più giovani che ho avuto il piacere di conosce, ed anche uno dei più belli. Deve essere fiera di te. -
- Grazie dei complimenti, ma a me interessa essere bravo più che bello. E poi la mia fidanzata sarebbe ugualmente fiera di me, soprattutto per la mia fedeltà. - le rispondo battendola sul tempo. So già dove vuole arrivare. E’ davvero una gran bella donna, e confesso che se non fossi innamorato di Yukiko, una bella nottata ce l’avrei anche passata. Ma niente di più.
- Ah bene, buon per lei! Scusami, ora vado a casa. Finirò lì le verifiche. A domani Akira. – saluta, andandosene sconfitta.
- A domani Hikari. – ricambio io.
Mia cara professoressa Takeshi, i miei pensieri, il mio cuore e perfino i miei istinti sessuali, sono rivolti verso un'unica persona, e cioè Yukiko. Non la tradirei per niente e nessuna al mondo. E’ cascata male con me.
Finalmente si avvicina il suo sedicesimo compleanno… e questo vuol dire solo una cosa per me.
 
Dopo alcune settimane, inizio a spiegare le prime cose sul giapponese antico. Ovviamente non è una materia semplicissima, però mi stupisco di una cosa che mai avrei creduto possibile: Yukiko è in difficoltà su questa materia.
Le prime due verifiche che ha fatto sono andate malissimo, mentre sul giapponese va benissimo, prendendo sempre voti altissimi, come in tutte le altre materie del resto. In giapponese antico, però, va davvero male.
Adesso siamo a casa sua, è domenica. Le ho mostrato per prima la sua verifica, che avrei dovuto consegnarle domani, ma mi è venuto un dubbio.
- Yukiko, mi spieghi perché in giapponese antico prendi voti bassi? In questi cinque mesi sei andata benissimo col giapponese moderno ma non con quello antico. Lo spiego male forse? -
- Assolutamente no! Sono io che non lo capisco e la cosa mi fa una gran rabbia! E’ il primo cinque che prendo il tuo, sai? - mi rivela triste, guardando il suo voto insufficiente.
- Mi spiace, ma non potevo fare altrimenti. E’ davvero disastroso come compito. -
- Ma figurati, siamo d’accordo entrambi sul “niente favoritismi”. E’ solo che non capisco perché trovo tanta difficoltà con questa materia. Cercherò di impegnarmi di più dai. – promette, abbozzando un sorriso.
Lo so che è stato un duro colpo per lei. E lo è stato anche per me. Accidenti, sono l’unico che le abbia mai dato un cinque! Ma proprio a me doveva capitare?
- Senti… forse potresti studiare dal mio libro di università. Magari quello può aiutarti maggiormente di quelli delle superiori. -  le propongo.
- Ma non sarà più difficile? -
- In parte, però spiega meglio alcuni passaggi che nei tuoi libri mancano. Domani lo cerco e te lo do, ok? -
- Ok, grazie amore. -
- Figurati. Cambiando discorso, credi potrei rapirti per un intero weekend senza che tuo nonno mi uccida? -
- Eh? Perché per un weekend? Dove vuoi portarmi? -
- E’ un segreto per il tuo compleanno. -
- Davvero? Ma è tra un mese e stai già pensando adesso al regalo? Vuol dire forse che sarà un viaggio? - chiede curiosa.
- Diciamo… -
- Waaaaaaah che bello, non vedo l’ora! Mi sei mancato tantissimo in questi mesi! Averti tutto per me per due giorni sarà magnifico! – esulta felice.
- E non sei interessata ad insistere su dove ti porterò? -
- No! L’importante è che possiamo stare insieme senza nasconderci! - dice euforica.
- Che cucciola che sei. -
- Non chiamarmi così! - risponde inviperita.
- Ok, scontrosa! Ora vado. Questa settimana passo a chiedere a tua mamma e tuo nonno se ti lasciano venir via per quei due giorni. -
- Ok! Che bello, non vedo l’ora! -
Sapessi io Yukiko! Sono tre anni che aspetto questo giorno.
Spero solo che anche tu lo voglia, o saranno dolori per me!







E rieccomi come promesso ^_^
Abbiamo visto i primi giorni di scuola e non sembrano essere il massimo della felicità, ma come si dice: non c'è mai fine al peggio XD
L'unico sollievo per la coppia sarà il viaggetto, e che viaggetto ^.^ preparatevi, il prossimo sarà un capitolo che sfiorerà il rosso ^.^
Ovviamente le cose tecniche sul giapponese antico le so grazie a delle ricerche effettuate ^_^
Vi saluto e vi ringrazio per le recensioni, così come ringrazio i lettori silenziosi che con mia somma gioia sembra siano aumentati *^* me felice e vi ringrazia con un inchino ^_^
Baci Faby  <3 <3 <3 <3 <3  a sabato prossimo <3

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Capitolo 9
*** Un giorno indimenticabile ***



               


 [Capitolo con probabili scene da Rating Rosso. Se volete evitarle, saltate i punti con gli asterischi rossi.]



- Un sei? Ma perché? Uffa, credevo sarebbe andata meglio stavolta! - esclamo disperata. E’ già la settima volta che prendo un voto così basso! Solo una volta ho ottenuto un otto.
- Yukiko, non t’impegni abbastanza! Le domande che ho fatto erano semplici. Perfino la tua amica Ryoko ha fatto meglio di te, e la sua media è decisamente inferiore alla tua! Perché odi tanto questa materia? Forse perché te la insegno io? E’ una cosa psicologica? - mi chiede Akira alquanto irritato.
- Non posso avere una materia che odio anche io? Sono fatta di carne e ossa come tutti guarda! Sbaglio o la materia che più odi è matematica? E non credo avessi qualcosa contro i tuoi professori di matematica! – sbotto ancora più irritata di lui.
- E’ un’altra cosa quella. -
- Invece no! E’ la stessa cosa. Non vado bene in giapponese antico perché non mi piace. Mi spiace che sia la tua materia ma non posso farci nulla. Come puoi notare, in giapponese mi dai sempre il massimo dei voti, no? Se fosse un fatto psicologico, come dici tu, andrei male in quello, non credi? -
- Ok va bene, ma vedi di fartela piacere un po’ di più almeno da prendere la sufficienza! Odio darti sempre questi voti così bassi. - risponde quasi rassegnato.
- Certo che se mi dessi ripetizioni magari andrei meglio, non credi? - gli dico infastidita, conoscendo la sua risposta.
- Lo sai come la penso. Se una delle tue compagne mi chiedesse ripetizioni io non gliele darei. Ci sono corsi adatti per questo. Quindi non vedo perché con te dovrebbe essere diverso. -
- Forse perché io sono la tua ragazza? Mica devi per forza aiutarmi come mio professore! Se una ragazza chiede al proprio ragazzo, più bravo di lei a scuola, di aiutarla con una materia, lui lo fa. Perché tu non puoi? Mica ti chiedo di falsificare le mie verifiche o di passarmi le risposte. -
- Va bene, va bene, mi arrendo! Ti darò ripetizioni, contenta? Ma non come professore, intesi? Quindi niente domande che riguardano le lezioni o le verifiche! - mi dice severo.
- Certo! Non mi piace barare. Ho solo bisogno di un piccolo aiuto per capire meglio questa materia. – chiarisco, d’accordo con lui. voglio riuscirci con le mie forze, non certo approfittando di lui.
- Bene, prendi il libro. Ricomincerò da capo a spiegarti le cose. Quando non capisci basta che mi fermi, ok? -
- Sì. -
Per fortuna sono riuscita a convincerlo. E’ un vero testone quando ci si mette. Purtroppo, però, alla verifica successiva ho preso solo un sette. Pazienza, meglio di un cinque! Ormai, dopo sei mesi, inizio a rassegnarmi. Speriamo che col tempo riesca a capirci di più e a riprendere voti più decenti.
Akira, come promesso giorni prima, è andato da mia madre per chiederle il permesso di portarmi fuori per il weekend per festeggiare il mio compleanno. Mio nonno non era molto contento, infatti aveva rifiutato, ma mia madre l’ha convinto a calmarsi perché che ormai avevo sedici anni e non ero più una bambina.
Quando il nonno gli ha chiesto dove voleva portarmi, lui ha risposto che dei suoi amici hanno una casa ad Okinawa dove terranno una festa, e voleva portarmici per presentarmeli. All’idea che non saremmo stati davvero soli mi sono sentita triste. Speravo che facessimo un vero viaggio, io e lui… e che magari…
Uffa, devo smetterla con questi pensieri da maniaca! Ecco che succede a frequentare Masumi e Ryoko! Fa niente, almeno non dovremo nasconderci per paura che ci riconoscano. Okinawa disterà 1500 chilometri da Tokyo. Dovremo prendere l’aereo. Un po’ mi spaventa. Non ne ho mai preso uno. E se precipitasse? E se prendesse dei colpi d’aria? O se invece si staccasse uno dei motori? Oh cielo!
Meglio non pensarci ora! Partiremo sabato pomeriggio dopo le lezioni, per ritornare domenica verso mezzanotte, così il giorno dopo ritorniamo a scuola.
 
Arrivato il giorno della partenza mi sento tesissima. Ho appena scoperto di soffrire di vertigini! Ho paura!
- Yukiko ti prego, smettila di tremare come una foglia! Non succederà niente! Ci sono solo due ore e mezza da qui all’isola di Okinawa. Calmati cucciola. - mi dice Akira, prendendomi per mano mentre siamo al gate d’imbarco.
- Non chiamarmi cucciola! - rispondo irritata ma con tono terrorizzato.
- Ok, ok, ma goditi il viaggio adesso. Vedrai che nemmeno ti accorgerai di essere in volo. -
- La fai facile… -
Saliti sull’aereo mi siedo tesa come una corda di violino, attendendo la partenza. Per cercare di  distrarmi faccio qualche domanda ad Akira.
- Come mai hai deciso di portarmi da questi tuoi amici? -
- Da chi? - chiede lui.
- Come da chi? Hai detto che andiamo alla festa dei tuoi amici e che mi presenterai a loro. -
- Aaah, ora ricordo! La festa dei miei amici, vero! Non c’è nessuna festa e nessun amico. - mi confessa tranquillamente.
- Come prego? - domando confusa.
- Non andiamo a nessuna festa di nessun mio amico. - mi ripete.
- Questo l’ho capito. Non ho capito perché hai detto così allora. -
- Mi serviva una scusa per la tua famiglia, ovvio no? -
Era una scusa? Allora saremo soli?
- Ma se non andiamo nella casa dei tuoi amici, dove andiamo? -
- Alla casa dei miei amici ci andiamo davvero. -
- Ok, mi stai mettendo una confusione terribile adesso! Mi spieghi che combini? - chiedo irritata da tutto questo mistero e giri di parole.
- Segreto! Lo scoprirai quando arriveremo! – dice facendomi l’occhiolino.
- Uff! – sbuffo infastidita.
 
Dopo due ore e mezza terribili, per me, arriviamo ad Okinawa. Usciti dall’aeroporto andiamo a prendere un taxi.
- Dove vi porto? - chiede il tassista.
- A questo indirizzo. - risponde Akira, facendogli vedere un fogliettino e lui, annuendo, parte per la destinazione chiesta.
- Dove si va? - chiedo curiosa.
- A Naha. La capitale. - risponde sorridendo.
Circa mezz’ora dopo arriviamo ad una villa magnifica in stile moderno e che dà sulla spiaggia. Esco sul terrazzo e il profumo del mare mi riempie i polmoni.
- Akira… ma qui è magnifico! – esclamo, osservando la spiaggia meravigliosa che ho di fronte. Il mare è talmente bello che sembra essere finto. Il cielo è un tutt’uno con le acque cristalline dell’oceano.
- Benvenuta alla spiaggia di Naha! - dice dopo aver pagato il tassista e portando dentro le valigie, mentre io mi perdo a guardare l’oceano incantata. - Ti piace la villa? - chiede avvicinandosi a me e abbracciandomi da dietro.
- E’ bellissima! Ma di chi è? -
- E’ di Touya e Yuu. Ci passano l’estate. Me l’hanno prestata per questo weekend per festeggiare il tuo compleanno. – spiega, baciandomi il collo.
- Quindi, saremo qui, fino domani sera… solo tu ed io? - chiedo voltandomi e guardandolo.
- Sì. – conferma, accarezzandomi una guancia. Il mio cuore comincia a battere fortissimo. Che sia arrivato finalmente il momento? Mi sta guardando in maniera diversa in questo istante.
- Yukiko… - sussurra dolcemente.
- Akira… - gli rispondo con altrettanto tono dolce.
- Tra poco è ora di cena. Andiamo a cambiarci. Voglio portarti in un ristorante particolare. – dice, prendendomi per mano e rientrando in casa. - Le tue valigie sono già in camera tua, quella in fondo al corridoio. - aggiunge dopo.
- La… mia stanza? – chiedo perplessa.
- Sì. Cambiati, così ti faccio vedere un po’ la città. -
Ah… ”la mia camera”. Quindi dormiremo separati. Come non detto! Da soli o con cento persone non cambiava niente.
 
Visitiamo per un paio di ore la città di Naha, che devo dire è molto bella. Mi è piaciuto molto il suo castello.
Proprio oggi al castello di Shuri si teneva una cerimonia, non so dedicata a cosa, ma ho potuto osservare la gente vestita con abiti tradizionali come piace a me. Dopo il tramonto, il castello  aveva un aspetto quasi divino. Davvero bello!
Verso le venti arriviamo al ristorante per la cena, è lì quasi ci rimango secca! Il ristorante si trova sopra un gigantesco albero tutto illuminato di luci. Mi da l’impressione di dover cadere giù da un momento all’altro!
Mi vuole portare davvero lassù?
- Questo è il famoso ristorante sull’albero di Naha. Molti turisti vengono in questa città proprio per vedere questo ristorante così particolare. Ho prenotato la nostra cena qui un mese fa perché trovare un tavolo è molto difficile. Vieni, saliamo! -
- E come saliamo? Io non so arrampicarmi! -
- Stupidina, ci sono le scale dietro. O credi che tutti i clienti facciano i salti mortali per salire? - mi spiega ridendo per la cretinata che ho detto.
- Ah, scusa non le avevo viste al buio. - dico imbarazzata per la figuraccia fatta.
Che cretina che sono!
La cena è stata incredibile. Non ho mai mangiato tanto bene. Solo che devo aver esagerato un po’ troppo col vino e col sakè. Mi gira la testa, ma cerco di non darlo a vedere ad Akira o di sicuro mi prenderà per una bambina, anche se a volte è così che mi sento con lui. Lui però, osservandomi, mi chiede se sto bene.
- Sì, perché? - chiedo preoccupata che possa essersi accorto della mia lievissima sbronza.
- Sei tutta rossa in viso. -
- Ah, no è che fa un po’ caldo stasera. Tu non lo senti? -
- Sì, in effetti un po’ lo sento. Le isole del Ryūkyū, e quelle di Okinawa soprattutto, hanno un clima tropicale; è normale faccia più caldo che a Tokyo. Ma forse è meglio andare adesso, magari facciamo una passeggiata in spiaggia. Lì farà più fresco che in città. - dice alzandosi e aiutandomi a fare lo stesso, spostandomi la sedia.
 
- La cena era buonissima! Non ho mai mangiato così bene. – confesso, mentre camminiamo mano nella mano sulla spiaggia privata della villa degli amici di Akira, illuminati solo dalla luna e dalle luci accese della casa poco distante da noi.
- Sono felice ti sia piaciuta. Touya mi aveva detto che si mangiava davvero bene lì. Aveva decisamente ragione. -
- Quei due devono avere parecchi soldi per permettersi questa villa e la spiaggia privata, vero? -
- Sì, se la passano bene. Entrambi i loro genitori sono ricchi. Loro due lavorano nelle aziende delle rispettive famiglie, quindi i soldi non mancano. -
Oh mamma! Che fatica che sto facendo stasera. Mi sembra di andare a fuoco. Mi stupisce che sia ancora in grado di ragionare. Ma di quanti gradi era quel vino? O forse sarà stato il sakè? O entrambi? Cavolo, Akira sta parlando ma io quasi non lo ascolto più. Ho bisogno di una doccia fredda!
- Aki, che dici di farci un bel bagno di mezzanotte? - gli dico correndo come un fulmine verso l’acqua e tuffandomi.
- Yukiko che fai, sei impazzita? - mi urla dalla riva. Com’è bella fredda l’acqua! Mi sento già molto meglio!
- Yukiko hai bagnato tutti i vestiti. Ma che ti salta in mente? -
- Dai Akira, vieni anche tu, si sta benissimo! L’acqua è freschissima! - gli dico allegra tornando sulla spiaggia e prendendolo per mano e trascinandolo in acqua con me.
- Mi si bagneranno i vestiti! -
- Non si rovinano mica, sai? - rispondo ridendo come una scema.
- Yukiko, ma sei ubriaca? - mi chiede con l’acqua ormai giunta alla vita.
- Sì, forse un po’. – ammetto infine, per poi baciarlo stringendomi a lui.
 
 
                                                                                   ************************
 
 
Ma cosa le prende? Prima si è buttata all’improvviso in acqua e ora trascina anche me ridendo senza freni. Un dubbio mi assale all’improvviso.
- Yukiko, ma sei ubriaca? - le chiedo stupendomi di non essermene accorto prima.
- Sì, forse un po’. - risponde baciandomi e stringendosi a me. Quando ci stacchiamo per riprendere fiato la sento tremare.
- E’ meglio andare dentro a cambiarci. Stai tremando e non vorrei prendessi un raffreddore. - dico trascinandola fuori dall’acqua.
I miei piani non erano certo quelli di farla ubriacare, accidenti! Ma stando così le cose è meglio metterla a letto. Pazienza sarà per la prossima volta ormai.
- Akira? - mi chiama, fermandosi.
- Dimmi. -
- Io non ti piaccio fisicamente? - chiede triste, quasi sull’orlo delle lacrime.
- Che? – chiedo confuso.
- Ti ho chiesto se fisicamente ti piaccio. -
- Certo che mi piaci, che domande fai? -
- E allora perché non sono ancora la tua fidanzata a tutti gli effetti? Ormai ho sedici anni e non sono più la tredicenne che hai conosciuto! -
- Perché dici così Yuki? -
- Perché hai sistemato le nostre cose in due stanze diverse? Pensavo che essendo soli qui, noi… ecco… - dice rattristandosi ancora di più e abbassando la testa.
- Yukiko… - la chiamo, prendendole il viso tra le mani.
- Tu mi consideri una bambina, è vero? Dì la verità! -
- I tuoi pensieri sono del tutto infondati. Io ti desidero da così tanto tempo che mi sembra di impazzire quando ti ho tra le braccia. Ma ho dovuto sempre darmi un freno per via della tua età e della differenza che c’è tra noi. Questo weekend l’ho pensato per passare momenti unici insieme. Da domani avrai sedici anni e lo so bene che non sei più una bambina, per questo pensavo che stasera le cose tra noi sarebbero potute cambiare. Ma date le tue condizioni, non mi sembra proprio il caso. - le confesso rattristato quanto lei.
Certo dirle che l’ho portata qui per fare l’amore non è il massimo, ma se non le avessi detto le cose come stanno credo avrei complicato tutto, visto che si sentiva rifiutata. Sapesse quanto si sbaglia!
- Cosa? Tu volevi… ma io sto benissimo guarda! - sostiene lei, sorpresa dalla mia confessione ma intenta credo a farmi cambiare idea.
- Ma se sei ubriaca! Ti sei gettata in mare tutta vestita ridendo come se fosse una cosa divertente. -
- Lo so ma è perché avevo terribilmente caldo. Ti sembro ubriaca o poco lucida adesso? – replica, insistendo.
- Perfettamente lucida non sembri a dir la verità, o entreresti subito in casa per toglierti quei vestiti bagnati. - le dico in tono forse troppo severo.
- Ma Akira, io voglio essere tua finalmente. Perché non lo capisci? - chiede avvilita. Non so cosa risponderle. Non mi aspettavo dicesse queste cose. Che dovrei dire? - Va bene, ho capito… - mormora con voce strozzata dalle lacrime, avviandosi con passo svelto verso casa.
Maledizione! Non era questo che volevo!
- Yukiko, aspetta! - la chiamo seguendola e afferrandola per un polso, abbracciandola dopo averla voltata verso me.
- Che vuoi? Hai detto che devo andare a cambiarmi, no? - ripete con lo stesso tono triste di prima.
- Non andare… - le chiedo guardando i suoi occhi velati dalle lacrime, che si spalancano sorpresi alla mia domanda.
- Akir… - la interrompo, prendendole il viso tra le mie mani e zittendola con un bacio. Stava sicuramente per chiedermi qualcosa, ma io non voglio sentirla. Ho solo voglia di baciarla.
E’ un bacio pieno di disperazione, la stessa che sento in lei. E più la bacio, più sento risvegliare il desiderio che fino ad ora ho dovuto reprimere. Sentirle dire che vuole essere mia, mi ha fatto perdere la testa. Continuando a baciarci, la trascino a terra insieme a me. Lei, arrendevole, si lascia sdraiare con la schiena sulla sabbia.
La voglia di toccarla è tanta e finora mi sono proibito anche quello, per paura di perdere il controllo. Controllo che stasera mando al diavolo, perché la mia mano va ad accarezzarle la gamba da sopra la gonna, che istintivamente piega per permettermi di toccarla meglio, lasciando scivolare così la stoffa bagnata verso il suo ventre.
Attratto da quella pelle tanto scoperta, le accarezzo la gamba per tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare alla sua natica, che stringo forte. La sua pelle è così morbida e liscia che vorrei morderla. Le mani di Yukiko invece, passano dietro la mia nuca, per poi scendere verso le mie spalle. Lascio le sue labbra e scendo a baciarle e leccarle il collo, che sa di acqua salata. La sento sospirare ai miei gesti, e la cosa mi eccita maggiormente.
- Sei sicura? – m’informo, prima di spingermi oltre.
- Sicurissima! - afferma lei, così ritorno a baciarla, sbottonando la sua camicetta, bottone dopo bottone, togliendola e lasciandola in reggiseno.
*****
E’ così bella! Il suo respiro affannato fa muovere ritmicamente il suo seno su e giù. Resistere al suo richiamo è impossibile, così inizio a baciare tutta la porzione di pelle scoperta del suo petto, infilando la lingua nel solco dei suoi seni.
Quando questo non mi basta più, passo una mano dietro la sua schiena. Lei, intuendo le mie intenzioni, si solleva per permettermi di sganciarle il reggiseno. Senza più quell’impedimento, posso finalmente baciare ed esplorare quel seno che tante volte ho immaginato di toccare e leccare.
Mentre la mia mano scorre sul suo fianco, però, avverto la granulosità della sabbia tra le dita, e la cosa mi fa bloccare. Non è così che l’avevo immaginato. Non è quello che volevo per lei. Non sulla fredda e umida sabbia, bagnati fradici di acqua salata. Riprendendo un po’ di lucidità, mi alzo e la prendo in braccio.
- Akira, ma cosa… - chiede lei sorpresa.
- Non qui. Entriamo. - le dico solamente, varcando la soglia di casa e dirigendomi verso il bagno.
- Che vuoi fare? – domanda, mentre inizio a riempire la vasca idromassaggio.
- Il bagno con la mia ragazza. Siamo pieni di sabbia. – spiego, tornando a baciarla e riprendendola tra le braccia.
Mentre la vasca si riempie, le abbasso la zip della gonna, lasciandola scivolare sul pavimento. È rimasta solo in slip. Guardarla meglio alla luce mi lascia senza fiato. Se già era bella con le luci soffuse della casa e della luna, adesso, sotto la luce diretta dei neon, è magnifica.
- Sei bellissima. – ripeto anche a lei, che sentendosi così osservata, arrossisce più di un pomodoro maturo.
Quando la vasca è quasi piena, verso dentro il bagnoschiuma, che comincia a profumare la stanza e a ricoprire la superfice dell’acqua di soffici bolle. Nel frattempo mi spoglio anch’io, restando nudo davanti gli occhi di Yukiko che mi guarda imbarazzatissima, spostando poi lo sguardo sul pavimento.
Rido tra me e me, pensando alla sfacciataggine che ha avuto diverse volte provocandomi in ogni modo, anche coi ricatti, e adesso, invece, sembra quasi turbata da ciò che vede, tanto da farmi tenerezza.
- Yukiko, non vergognarti né di essere guardata né di guardarmi… né di toccarmi… - le spiego, portando la sua mano sul mio membro già eretto dall’eccitazione che mi provoca anche solo baciarla.
Lei sembra molto esitante, ma dopo averle fatto capire cosa fare e come, prosegue da sola, muovendo la sua mano prima delicatamente e poi con più energia, mentre io con una mano le stringo un seno stuzzicandole un capezzolo col pollice, e con l’altra le accarezzo la nuca ritornando a baciarla, godendomi il tocco delle sue dita che mi fanno quasi tremare di piacere.
Erano tre anni che lo aspettavo!
Quando la vasca è del tutto piena, mi allontano da lei per chiudere l’acqua, e soprattutto perché credo che non avrei resistito molto se avesse continuato a toccarmi.
Dopo averle tolto con infinita lentezza anche gli slip, baciando la scia immaginaria che questi ultimi lasciano sulla sua pelle mentre scivolano giù, fino alle caviglie, entriamo insieme in l’acqua. Mi siedo e faccio fare la stessa cosa a lei, mettendola sulle mie gambe.
La sua bocca è difficile da lasciare. Non ne ho mai abbastanza delle sue labbra così morbide e della sua lingua così provocante. La sua gamba sfrega contro il mio membro, che pulsa quasi dolorosamente dalla voglia che mi provoca. Come se avesse letto il mio pensiero, Yukiko riporta la sua mano a darmi sollievo, stringendolo stavolta con più sicurezza e con tutta la mano, muovendola su e giù.
Ma io non voglio certo essere da meno. Con la mano scendo dal suo seno verso il ventre, andando sempre più giù fra le sue gambe, che comincio ad accarezzare. Lei le apre un po’, per permettermi ciò che voglio fare. Inizio così ad accarezzarla e a stuzzicarla nei punti più sensibili. Geme all’interno del bacio che ormai ci scambiamo da interminabili minuti. Quando inserisco un dito fra le sue morbide pieghe la sento irrigidirsi. Forse non si aspettava che lo facessi. Solo quando inizio a muoverlo sembra rilassarsi.
Malgrado l’acqua, riesco a sentire il suo caldo piacere avvolgere il mio dito. Ed è quando inserisco un secondo dito che si stacca dal bacio, inarcando la schiena e gemendo più forte.
- Akira… - chiama tra un sospiro e l’altro.
Estremamente eccitato dai suoi versi, muovo ritmicamente le dita dentro di lei, sentendo le sue contrazioni sempre più forti. Anche lei nel frattempo accelera e intensifica i movimenti sulla mia erezione, portandomi al limite della resistenza. Quando sento la stretta sulle mie dita farsi più forte, capisco che è lo stesso anche per lei, così le muovo più velocemente, provocandole il primo orgasmo della sua vita. E dopo il suo segue il mio, sollecitato anche dai suoi gemiti, che suonano così dolci e melodiosi alle mie orecchie.
I suoi sospiri sono unici, come lei. Mai nessuna delle ragazze che ho avuto emetteva suoni così seducenti ed eccitanti. O forse, così mi sembra perché non ho mai amato nessuna di loro come amo Yukiko?
Appena i nostri battiti tornano normali usciamo dall’acqua. Avvolgo Yuki in un asciugamano e lo stesso faccio io. Mi asciugo frettolosamente perché non riesco ad attendere oltre di farla mia finalmente.
- Aspetta, ti aiuto io. - le dico, prendendo il suo asciugamano e strofinandole i capelli.
- Grazie. - mi sorride, mentre finisco di asciugarla.
- Vieni con me. – sussurro, prendendola per mano e conducendola in una camera matrimoniale.
A terra c’è un sentiero fatto di petali di rose rosse olandesi Red Naomi, le sue preferite, che conduce al letto, coperto anch’esso di petali. La luce soffusa delle abatjour rende il tutto più romantico. Yukiko guarda la stanza meravigliata.
- Aki, ma quando… -
- L’ho fatto prima di uscire per la cena. – confesso, facendola camminare sul sentiero di petali e portandola verso il letto.
- Lo avevi già programmato allora? - chiede stupita.
- Te lo avevo detto mentre eravamo in spiaggia che speravo le cose andassero in questo modo, no? Poi, però, i miei piani iniziali sono cambiati a causa della mia ragazza un po’ alticcia. - le spiego, prendendola dolcemente in giro.
- Scusami. - sussurra colpevole.
- Dai, è stata una sciocchezza. Mi sembra ti sia ben ripresa dopo il bagno in mare, no? -
- Non mi riferivo a quello. - dice piangendo.
E ora perché piange? Ha forse cambiato idea adesso che ci siamo vicini? Magari ha paura e non vuole più? Non deve certo sentirsi costretta, anche se mi dispiacerebbe.
- Tesoro, che c’è? Hai paura forse? Guarda che non sei obbligata solo perché lo voglio io. Sarà per un’altra vo… -
- No! Non intendevo quello! - si affretta a rispondere, interrompendomi.
- E allora perché piangi? - domando confuso, non comprendendo la sua reazione.
- Perché prima ti ho accusato di credermi una bambina e di non volermi perché non ti piacevo, mentre invece avevi già preparato tutto. Per colpa mia hai aspettato tre anni soffrendo in silenzio, ed io, invece, da stupida quale, sono mi sono pure arrabbiata. Scusami! – esclama, gettandosi disperata tra le mie braccia, facendo aprire entrambi i nostri asciugamani che finiscono ai nostri piedi quando ci stacchiamo.
- Ehi, non fare così. Non è successo nulla. Non mi piaci quando piangi, lo sai. Ora fammi un bel sorriso e poi baciami. – la tranquillizzo. Lei mi sorride e mi bacia, abbracciandomi a facendo aderire il suo corpo nudo al mio.
Sento il suo seno e i capezzoli inturgiditi contro il mio petto, e di sicuro lei sentirà la mia erezione contro le sue gambe. Incapace di attende oltre, tolgo il primo lenzuolo coi petali e la stendo sul letto, sovrastandola.
Le mie labbra lasciano le sue, scendendo verso il collo, baciandolo e mordendolo delicatamente. Sentirne le pulsazioni così forti sotto le mie labbra è bellissimo. Mi sento quasi un vampiro che ha voglia del suo sangue, e la sua testa inclinata indietro sembra volermelo dare, lasciando più spazio ai miei baci famelici.
Le sue mani mi accarezzano la schiena e poi il collo, infilandosi vogliose dentro i miei capelli con i quali gioca. La mia mano nel frattempo scivola su uno dei suoi seni, stringendolo e torturandolo di carezze sempre più provocanti. Sazio del collo scendo sul suo petto, leccandolo e succhiandolo in ogni punto. Lei, gemendo, si inarca sempre più contro il mio bacino, provocando uno fregamento quasi insopportabile contro il mio pene.
Sono minuti che cerco di resistere, ma non ce la faccio più!
Con la mano scendo ad accarezzarla intimamente, prima lentamente e poi con più intensità. Quando la sento un po’ umida e calda, la penetro subito con due dita per eccitarla maggiormente e prepararla meglio al dopo.
Anche le sue mani scendono a toccarmi, ma se da una parte sento sollievo al tocco delle sue dita, dall’altro soffro di più per l’urgenza di averla.
Finalmente, quando la sento pronta, prendo uno dei preservativi che avevo messo nel cassetto e lo metto. Mi posiziono meglio tra le sue gambe, poggiandomi appena alla sua verginità. Subito dopo al mio tocco, allarga meglio le gambe, permettendomi una maggiore libertà di movimento, ma appena inizio a spingere la sento contrarsi, troppo direi, bloccandomi il passaggio. Potrei forzare, ma non voglio. La sento tesissima e se non si rilassa sarò costretto a fermarmi.
- Amore, rilassati. Cercherò di fare piano. Concentrati su di me, ok? - cerco di rassicurarla, guardandola negli occhi e accarezzandole una guancia.
- Sì… scusami… - sussurra appena.
- Non scusarti, ma devi rilassarti, o dovrò fermarmi. -
- No! Non voglio! – nega con forza, chiudendo gli occhi e facendo un profondo respiro.
Per farla rilassare torno a baciarla, mentre con la mano le stuzzico i seni. Per fortuna le sento distendere i muscoli, è meno tesa, così riprovo a penetrarla, con dolcezza ma anche con decisione, altrimenti temo si bloccherà di nuovo. E quando finalmente sono dentro di lei, il piacere che sento è incredibile! La realtà va al di là di ogni mia immaginazione. Ma prima di andare avanti devo assicurarmi che Yukiko stia bene.
- Tutto a posto cucciola? - le chiedo, asciugandole una lacrima caduta dai suoi bellissimi occhi pieni di desiderio.
- Sì, ma non chiamarmi così! – protesta arrabbiata, facendomi sorridere. Ok, allora sta bene.
Iniziamo una danza che ho atteso per tanto. Finalmente Yukiko è mia! Corpo e anima! Quando sento le sue gambe avvolgersi strette al mio bacino, perdo del tutto il contatto con la realtà. Questa posizione mi permette di amarla più profondamente di prima, e la cosa mi stimola ancora di più.
Le mie spinte si fanno più veloci e intense, fino a  portarci in paradiso, nello stesso istante, urlando i nostri nomi.  È la prima volta che mi capita di giungere all’orgasmo contemporaneamente alla mia partner. E credo sia questo il punto, Yukiko non è una donna come le altre, lei è la “mia” donna adesso. Sembra quasi animalesco definirla così, ma non mi vengono altri termini al momento.
*****
Stremato dal piacere, la stringo a me per poi sdraiarmi e portarla sul mio petto che ancora lotta per riprendere fiato. Lei è nella mia stessa situazione.
Passano i minuti, in silenzio, godendo degli ultimi strascichi che il piacere ha lasciato in noi. I nostri respiri sono ancora irregolari ma il mio corpo ha già nuovamente voglia di lei. Devo trattenermi stavolta, e darle tempo di abituarsi a queste nuove sensazioni.
Accarezzandole la testa, la sento pian piano calmarsi. Ha ancora il viso tutto rosso. Fa un’immensa tenerezza.
- Akira? - mi chiama lei, poggiando il mento sul mio petto per guardarmi.
- Mmh? -
- Ti amo. – dice, baciandomi di slancio, ed io non posso far altro che approfondire il dolce bacio.
- Anche io ti amo. - rispondo quando ci separiamo.
Lei, con mia sorpresa, si siede a cavalcioni sul mio stomaco, poggiando i palmi sul mio petto e guardandomi negli occhi, come una tacita richiesta.
- Yuki… - provo a parlare, ma mi interrompe.
- Ne hai ancora di quei cosi? – domanda, arrossendo fino alla punta dei capelli.
- Cosi? Intendi i preservativi? -
- Sì. -
- Una ventina. Ti bastano? – scherzo, per provocarla.
- Esagerato! Che ci vuoi fare con venti di quelli in due giorni? - chiede scioccata.
- Magari riempirli d’acqua per lanciarceli. - ipotizzo, ridendo dentro di me per quanto si starà arrabbiando.
- Stupido! –
- Dai amore, stavo scherzando, non arrabbiarti. Ma perché vuoi sapere se ne ho ancora? - domando sorridendo malizioso. Mi sento tanto Masumi in questo momento.
- Beh… perché… ecco… - comincia a balbettare imbarazzata.
Che tenera che è! Ancora si imbarazza dopo tutto quello che abbiamo fatto. Accarezzandole i fianchi l’avvicino  al mio viso, baciandola.
- Anche io ti rivoglio Yuki. - le confesso, togliendola dall’imbarazzo di dovermelo chiedere e ritornando a baciarla con la stessa passione di prima.
 
 
                                                                                        ************************
 
 
Sento qualcosa bruciare sugli occhi. E’ fastidioso, così decido di aprirli, rischiando quasi di rimanere accecata dalla luce diretta del sole che entra dalla finestra. Infastidita, giro la testa dall’altro lato, trovando gli occhi di Akira a fissarmi.
- Buongiorno amore. - dice baciandomi la fronte.
- Bu-buongiorno. - rispondo imbarazzata, ricordando che sono nuda tra le sue braccia.
Oh cielo, stanotte sono stata terribile! Presa com’ero dall’eccitazione, ho perso ogni freno, facendo di tutto. Che vergogna! Che penserà Akira?
- Ehi, perché arrossisci di nuovo? -
- Io… Akira… stanotte ecco… non è da me comportarmi così. Scusa! -
- Stai scherzando spero! - replica severo e accigliato.
- Pe-perché? - chiedo timorosa.
- Yuki, stanotte mi hai reso l’uomo più felice del mondo! Soprattutto con quelle bellissime labbra che mi hanno fatto vedere il paradiso. E non scherzo! - spiega lui, accarezzandomi le labbra col pollice. E questo gesto mi fa ricordare le immagini di stanotte e a quello che ho fatto con queste labbra. Che imbarazzo!
- Uff! E non nasconderti il viso sul mio petto. Ti ci abituerai dai. Sono cose normali guarda. -
- Anche Ryoko lo dice. – rispondo, ripensando alle parole della mia amica.
- Ryoko? Avete parlato di queste cose? – chiede incuriosito. Accidenti, ho parlato troppo!
- Ehm… sì ma, così, niente di che. Ci trovavamo a parlare a scuola ed è uscito questo argomento. -
- E perché tu e la tua amica parlavate di sesso orale a scuola? - mi domanda con tono un po’ arrabbiato.
- Beh… mi hai appena detto anche tu che sono cose normali, no? Quindi è anche normale parlarne. - come me ne esco da questa discussione ora?
- No, non è normale visto che la mia ragazza si vergogna perfino di guardarmi nudo. Figuriamoci parlare di certe cose. Fammi indovinare, è stata lei a parlarne vero? Se prendo Masumi lo trucido! Ryoko ha ancora quindici anni. Ma un po’ di buon senso ce l’ha quell’idiota? -
- Dai Akira, non arrabbiarti. E poi a te che importa? -
- Ryoko è una mia alunna adesso, e Masumi è il mio migliore amico! Se i suoi genitori lo scoprissero, ci andrei di mezzo anch’io, no? -
- Ma no! Ryoko non è una bambina, tantomeno una stupida, tranquillo. -
- Tranquillo mica tanto! Spero tu abbia ragione, perché altrimenti lo uccido quello stupido! -
- Sì, sì… andiamo a fare colazione? – chiedo, cambiando discorso, alzandomi e coprendomi col lenzuolo.
- Ehi, quanta fretta, dove stai andando? Prima il tuo regalo di compleanno. - mi ferma, afferrando il lenzuolo e tirandolo via.
- Akira! - lo rimprovero arrossendo.
- Ti vergogni ancora? Stanotte ho visto, toccato e leccato tutto di te. – dice, alzandosi e leccandomi il collo. - Non arrossire. – sussurra sulla pelle umida, facendomi rabbrividire.
- Aki… - sospiro, quando la sua mano mi accarezza il fianco.
- Yukiko, voglio darti una cosa. – m’informa, allontanandosi e prendendo qualcosa da dentro un cassetto. - Queste sono le chiavi di una casa che ho comprato. La sto rimettendo in sesto ristrutturandola e rimodernandola. Vorresti venirci a vivere con me quando saremo liberi di amarci? – propone, mostrandomi le chiavi e lasciandomi senza parole.
- Ma… dici davvero? – chiedo sorpresa.
- Certo che sì! Non sono mai stato più serio. -
- Certo che voglio! – urlo felice, saltandogli in braccio e costringendolo a sorreggermi con le mani sotto le gambe. Peccato che abbia dimenticato che siamo entrambi nudi, infatti la reazione di lui si fa subito sentire.
- Guarda che in questa posizione potrei non rispondere di me. - mi sussurra all’orecchio con voce roca.
- E chi ti ha chiesto di trattenerti? - rispondo maliziosa.
- Oh, ci siamo disinibite finalmente. Così ti voglio! - dice baciandomi e dirigendosi nuovamente verso il letto.
 
Una casa per il nostro futuro insieme… Che altro avrei potuto chiedere di meglio?
Non vedo l’ora che questi maledetti tre anni passino veloci. E poi, finalmente, potremo essere felici per sempre, amore mio!
 







Buon salve ^_^ come anticipatovi la scorsa settimana, questo è un capitolo particolare per i due piccioncini ^-^
Riguardo le immagini che ho inserito all'interno del testo, spero che si aprano tutte, nel caso non fosse così avvisate pure ^_^ ogni tanto cambiano i link e mi tocca ricambiarli -.-
Spero il capitolo vi sia piaciuto ^_^ alla prossima settimana  :*
Baci Faby <3 <3 <3 <3

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Capitolo 10
*** Un nuovo anno poco rassicurante ***


       




Una casa… la nostra casa! Non riesco ancora a crederci. Sono così emozionata che mi viene da piangere! Non mi aspettavo un regalo simile da Akira. E’ un grande passo in avanti per la nostra relazione. Questo mi aiuterà a sopportare questi anni difficili, ne sono certa!
La domenica è passata tra coccole, spiaggia e mare. Mi sono divertita tantissimo. E’ stata una giornata fantastica, anzi, Akira è stato fantastico! E’ stato dolcissimo la scorsa notte. Ha saputo calmare la mia paura coi suoi gesti e le sue parole. Purtroppo, verso sera, abbiamo lasciato quell’angolo di paradiso per ritornare a casa. Mi è dispiaciuto andare via. Lì ho conosciuto una parte di me che non credevo di avere.
Ho provocato Akira per tutto il giorno e in decine di modi diversi. Mi sono stupita di me stessa e delle libertà che mi sono presa con lui. In fin dei conti, però, è il mio fidanzato e se non le prendo con lui certe libertà, con chi dovrei prenderle? E poi a lui sembrava non dispiacere.
Il giorno dopo, ritornare a scuola è stato stancante. Avrei preferito restarmene a letto a dormire.
- Yuki, racconta! Com’è andato il viaggio con Akira? – chiede curiosa Ryoko, mentre aspettiamo l’arrivo del professore di musica.
- Bene. – rispondo vaga.
- Solo bene? -
- No! E’ stato fantastico amica mia! E non posso che darti ragione su certe cose! -
- Tipo? - domanda incuriosita.
- Ti racconto… - e mi avvicino per raccontarle a bassa voce una parte di ciò che è successo.
- Davvero? E brava la nostra santa vergine! – strilla, dandomi una pacca dietro la schiena.
- Ryoko abbassa la voce! Sei impazzita? Potrebbero sentirti! -
- E che potrebbero capire scusa? Mica ho fatto nomi. Comunque mi hai sorpreso. Brava! Almeno quel povero ragazzo non sarà più costretto a tormentarsi la notte, tutto solo. -
- E chi ti dice che si tormentava, scusa? -
- Lo immagino nel letto solo soletto coi suoi pensieri, ovvio no? -
- Mmmh… dici? -
- Yuki, i ragazzi hanno esigenze diverse rispetto alle ragazze. Per loro certe cose sono difficili da gestire. -
- Non l’ho mai messa su questo piano. -
- Sei ancora molto ingenua amica mia, ma imparerai! -
- Non atteggiarti tanto ad esperta Ryoko. -
- Ma io sono esperta, cara mia! Con un maestro come Masumi che ad esempio mi fa… -
- Ferma ti prego! Non voglio conoscere le esperienze sessuali tue e di Masumi! - esclamo quasi schifata.
- Mica volevo dirti quello! Comunque c’è il prof, ne riparliamo. -
Grazie professor Hiroki! Mi ha salvata!
 
Verso ora di pranzo, io e le mie amiche ci dirigiamo verso il terrazzo per il pranzo, ma vengo fermata.
- Yukiko! -
- Kenta-senpai… Dimmi. - questo tizio è sempre tra i piedi, accidenti!
- Senti, forse ti sembrerà strano ma, ho due biglietti per il concerto dei Cat’s Eye per questa domenica. Ti andrebbe di venirci con me? -
- Ti ringrazio, ma non posso. La domenica ne approfitto per stare col mio ragazzo. -
- Ah… hai il ragazzo? Eppure avrei giurato di no. In sei mesi non l’ho mai visto venirti a prendere a scuola. – sostiene scettico.
- Come fai a saperlo? Mi spii per caso? - chiedo infastidita dalla sua sfacciataggine.
- Non ti spio affatto. Sono solo un ottimo osservatore. - spiega lui per discolparsi.
- Sarà… comunque lo vedo al pomeriggio perché la mattina è impegnato, quindi non lo vedrai mai a scuola. Ora scusami, vado a pranzare. –
- Non mi piace essere rifiutato, sai? Ti farò una corte serrata finché non cederai! – annuncia sicuro prima di volatilizzarsi per i corridoi.
Ma quel ragazzo capisce la parola “NO”? Che tipo presuntuoso! Chi si crede di essere?
- Uffa, perché non chiede a me di uscire? Io non rifiuterei mai. - sento dire alle mie spalle da Himeko che deve aver sentito tutto.
- Ti piace Kenta? – le chiedo.
- Sì. Mi è sempre piaciuto fin da bambina. Abbiamo sempre fatto le scuole insieme. Lui ha un anno più di me purtroppo, e non mi prende in considerazione per questo. - spiega triste.
- Ma tu hai la mia stessa età. Perché con me ci prova allora? -
- Evidentemente gli piaci. – risponde lei. Che genio… io non c’ero arrivata a tale ovvietà!
- Ma a me lui non piace, quindi è bene che non insista. So essere poco gentile se mi arrabbio. - e Kyoko ne sa qualcosa!
Con la coda dell’occhio, alle mie spalle vedo passare Akira. Chissà se ha sentito qualcosa. Dalla sua faccia mi sa di sì.
 
 
                                                                                **********************
 
 
Maledetto moccioso! Se solo potessi, lo riempirei di verifiche per tenerlo col sedere alla sedia per tutta la vita! Come osa provarci con la mia fidanzata? Se prova a metterle un dito addosso, mando tutto all’aria e lo pesto sotto i piedi! E al diavolo il lavoro!
- Akira, che espressione truce che hai! Litigato con la fidanzata? - chiede la professoressa Hikari, incontrandomi nei corridoi. Ci mancava la babbiona che vuole farsi il prof più giovane!
- Io e la mia ragazza andiamo d’amore e d’accordo per fortuna. – preciso. E dopo ieri ancora di più.
- Ah, ti avrei consolato volentieri. Sarà per un’altra volta. Ora scusami, vado a fare lezione. - dice andando via sculettando.
Che donna spudorata, accidenti! Non si perde in giri di parole negli ultimi periodi. E’ fin troppo lasciva per i miei gusti. Anche senza Yukiko, non sarebbe una donna che frequenterei per più di una notte.
- Cos’è che ha detto? - sento domandare da una voce terrificante.
- Yuki… hai sentito? - chiedo preoccupato. Quando ha quel tono diventa pericolosa! Emana un’aura malefica da far rabbrividire!
- Sbaglio o quella baldracca ha detto che vorrebbe “consolarti”? – chiede, imitando il tono provocante con cui lo ha detto Hikari.
- Yuki, è finita la pausa pranzo… vai in classe. - cerco di cambiare argomento.
- Chissenefrega! Io vado a fare lo scalpo a quella là! E non in testa! – urla, dirigendosi verso l’aula della professoressa in questione.
- Yukiko fermati! Ma sei impazzita? Che vuoi fare? Una scenata? - la fermo, prendendola per un polso.
- No affatto! Quale scenata! Io voglio solo ucciderla! Niente di più! – afferma, guardandomi come se fosse un demone assetato di sangue.
- Tu non vai da nessuna parte, chiaro?! – ribatto, trascinandola dentro un’aula vuota.
- Perché mi hai fermato? Quella zoccola ci ha provato con te ed io dovrei fare finta di niente? - sbraita inferocita.
- Ah beh, se è per questo, io avrei dovuto fare lo stesso col fighetto del secondo anno che ti ronza sempre intorno, vero? O credi che non me ne sia accorto? -
- Qu-quella è un’altra cosa! Io lo rifiuto sempre e spesso lo tratto anche male. Tu, invece, non hai detto nulla a quella stron… -
- Yukiko! - la zittisco, rimproverandola con lo sguardo per il linguaggio scurrile che sta cominciando ad avere. Lei non risponde ma sembra volermi fulminare con gli occhi. – Lo sai che non mi piace quel genere di linguaggio. E comunque io non do certo corda alla professoressa Takeshi. Anzi, le ripeto in continuazione che sono felicemente fidanzato. Adesso vuoi calmarti per favore? -
- Va bene, mi calmo. Ma è bene che la prossima volta, se ci riprova, la mandi dritta a quel paese! Perché se dovessi sentire altre parole simili a quelle di poco fa, giuro che la faccio in piccoli pezzi! -
- Ok va bene, va bene! Cavolo, diventi violenta quando ti arrabbi! Fai paura lo sai? -
- Io non sono violenta! È solo che difendo ciò che è mio! -
- Ah, è vero, sono tuo adesso… - le dico malizioso avvicinandomi, ben sapendo che questo la farà calmare. Con le donne funziona sempre!
- Lo sei sempre stato veramente. Comunque non cercare di fare il furbo distraendomi, perché non ci casco! – afferma, allontanandosi da me.
- Ma quanti accidenti di anni hai tu, si può sapere? Sei troppo sveglia! Tra i due, tra un po’, il bambino sono io! – sbuffo contrariato.
- Non sei un bambino amore. Sei solo più stupido e meno sveglio rispetto a me per certe cose. -
- Ah… grazie eh? -
- Di nulla! - dice sorridendo finalmente.
- Ti odio quando fai così! -
- In effetti anch’io! - risponde spiazzandomi. Lei, come nostro solito, avrebbe dovuto rispondere che mi ama, non il contrario.
- Yukiko ma… -
- Non ti dico che ti amo se prima non ti fai perdonare con un bacio! - mi precede lei, intuendo i miei pensieri-
- Ma perdonare di cosa? Io non ho fatto niente! -
- La colpa è sempre di voi uomini! Baciami e taci! -
- Scusa ma… ho per caso sbagliato Yukiko quando siamo saliti sull’aereo? Ho lasciato quella buona e dolce a Naha e ho preso per sbaglio la gemella cattiva? -
- Non vuoi baciarmi? Bene, me ne ritorno in classe allora! – mi avverte, avviandosi verso la porta.
- Aspetta tu… razza di furba! Ammettilo che la tua è solo una scusa per baciarmi! - le dico prendendola per il braccio e abbracciandola.
- Se l’hai capito perché non l’hai fatto? -
- E dartela vinta? Mai! -
- Sempre tutti uguali voi uomini, eh? Maschilisti! Orgogliosi fino alla fine! -
- Ovvio! Ora però devi essere tu a baciare me. -
- Ricattatore! -
- Hai terminato con questi dolci termini nei miei confronti? - domando baciandole la fronte, poi gli occhi, le guance, avvicinandomi piano alle sue labbra.
- Per adesso sì… devo tornare in classe… - risponde sottovoce, abbandonandosi ai miei baci.
- Ok. Stasera ti va di venire da me? -
- Certo, ma cosa posso dire a mia madre per giustificare l’orario? Non sono mai venuta da te dopo le 21. -
- Dille che è per le ripetizioni e che essendo impegnato di giorno con la scuola, sono libero solo la sera. -
- Buona idea. Allora a dopo! – risponde sorridendo e ritornando allegra, come preferisco.
- A dopo tesoro. – la saluto, dirigendomi verso la porta, ma lei mi blocca parandomisi davanti.
- Ehi, dove credi di andare senza questo? – dice, sollevandosi sulle punte dei piedi e baciandomi. – Ecco, ora puoi andare. - prosegue sorridendo ancora.
- Sei terribile! - dico scuotendo la testa e uscendo per primo dall’aula.
Avrò mica creato un mostro?
 
 
                                                                             ***********************
 
 
 
Finalmente, finite la scuola, torno a casa per ripassare di corsa tutte le lezioni per il giorno dopo. Alle 21 mi preparo e vado da Akira.
- Ciao tesoro. Ma ti sei portata i libri e tutti i quaderni? - chiede vedendomeli in mano.
- Scusa… potevo mica dire alla mamma che venivo a studiare senza portarmi libri? – come dicevo oggi, è un po’ tonto a volte.
- Quello sì, ma tutta quella roba non ti sembra troppa? -
- Più roba ho da studiare e più tempo mi fermo qui, no? - rispondo facendogli l’occhiolino.
- Hai ragione!- replica ridendo e stringendomi a lui per poi baciarmi, mentre ci dirigiamo in camera sua.
 
Cavolo che freddo! Aprendo stancamente gli occhi, mi accorgo essere mezza scoperta e con una gamba e un braccio penzoloni fuori dal letto. Solo io ho la capacità di dormire così scomposta, accidenti. Akira invece dorme beatamente.
Dorme? Oh no, ci siamo addormentati! Che ore saranno? Le 23:49! E’ quasi mezzanotte maledizione!
- Akira… svegliati! E’ mezzanotte! Rivestiti e accompagnami a casa! - lo chiamo, mentre recupero i vestiti sparsi per la stanza.
- Mmmh… di già? Fermati qui… - biascica assonnato, rigirandosi nel letto intenzionato a non alzarsi.
- Ma sei pazzo? Alzati e accompagnami subito! - gli dico tarandogli addosso le mutande.
- Uffa e va bene… che sonno accidenti! - si lamenta sbadigliando.
Per fortuna dormivano tutti in casa, così sono sgattaiolata in camera mia buttandomi sul letto esausta.
I giorni seguenti sono stata più cauta rientrando alle undici precise.
- Mamma io vado da Akira. Ci vediamo domani! - la saluto, prima di uscire da casa.
- Yukiko? - mi chiama lei, bloccandomi davanti la porta.
- Sì mamma? -
- Ma… durante queste ripetizioni che ti da Akira, prendete le dovute precauzioni vero? – chiede tranquilla, facendomi sbiancare.
- Ma-mamma che dici? A che precauzioni ti riferisci? - balbetto imbarazzata.
- Oh andiamo Yukiko, ho fatto queste cose con tuo padre prima di te. Dicevo alla nonna che tuo padre mi dava ripetizioni mentre invece facevamo tutt’altro. - mi confessa lei, lasciandomi scioccata.
- Ma… io… in realtà… ecco… sì mamma, prendiamo precauzioni… tranquilla. - ammetto ormai impossibilitata dal negare l’evidenza, imbarazzandomi oltremodo.
- Sarebbe meglio però prenotare un controllo dal ginecologo adesso. -
Oh cielo, ma perché dovevo parlare di queste cose con mia madre?
- Mamma, scusa ma… a che mi serve il controllo? Sto benissimo! Non ho voglia di farmi visitare dal tuo medico. E poi non ti arrabbi per quello che ho fatto? - dico totalmente rossa per la vergogna.
- Tesoro, quando si inizia un’attività sessuale è bene fare dei controlli periodici per prevenire future malattie. E un piccolo controllo non ha mai fatto male a nessuno. Per quanto riguarda l’arrabbiarmi, servirebbe a qualcosa? Sei abbastanza grande da capire se sbagli, no? E poi proibirtelo servirebbe a poco ormai. -
Perché ho una madre così moderna, cavolo? È quasi agghiacciante sentirla parlare così!
- Va bene, come vuoi tu mamma. - accetto arrendevole.
- Brava figlia mia! – risponde, dandomi un bacio sulla testa e andando verso la sua camera da letto.
Una volta arrivata da Akira e raccontatagli la strana chiacchierata con mia madre, è scoppiato a ridere.
- Si può sapere che ci trovi di così divertente? - chiedo accigliata.
- Tua madre è proprio forte! Ho una suocera incredibile! Se prima mi piaceva adesso la amo! -
- Finiscila! Io invece sono arrabbiata. Non ho voglia di essere visitata, soprattutto da un uomo. -
- E dai Yuki, è una cosa normale quella. E poi tua madre ha ragione, una visita non ha mai fatto male a nessuno, ma se la cosa ti crea tanto imbarazzo, chiedile di poterla scegliere donna. – mi consiglia lui.
- Non ci avevo pensato in effetti. -
- Visto? Non fasciarti la testa prima di romperla. – dice, prendendomi in braccio e portandomi a letto.
- Non perdi tempo eh? -
- Indovinato! -
Uffa, beato lui che essendo uomo non ha di questi problemi. Se non altro ha avuto una buona idea sul cercare una dottoressa. Almeno mi sentirei più a mio agio.
Per fortuna mia madre è stata d’accordo sul cercare una ginecologa. Dopo la visita mi ha prescritto la pillola, per grande felicità di Akira direi, e anche mia veramente.
L’anno scolastico nel frattempo è finito. Sono stata promossa con novanta centesimi su cento. Che affronto per me, che avevo sempre il massimo. Il tutto per quel maledetto sufficiente in giapponese antico!
Odio il giapponese antico! Lo odio! Lo odio!! Lo odioooo!!!!!
- Yuki… hai le fiamme che escono dagli occhi. Tutto bene? - mi chiede Himeko, osservando la mia faccia indemoniata che fissa i voti esposti in cortile.
- Tutto bene Himeko, perché? - rispondo socchiudendo gli occhi in due fessure sottilissime.
- No, no, niente! Ah… vediamo il mio voto. Oh, settantacinque centesimi che bello! - esclama felice saltando dalla gioia.
- E tu sei felice per un settantacinque? - chiedo stupita. Io sono furiosa per un novanta e lei con quindici centesimi in meno esulta?   
- Certo! È un ottimo risultato guarda! Molti non arrivano nemmeno a cinquanta. Tu sei la terza della scuola con novanta. Dovresti essere felice. -
- Affatto! Sono sempre stata la prima. Se non fosse per il giapponese antico sarebbe ancora così! -
- Uffa e piantala di lagnarti! Ed io che dovrei dire che ho un sessantacinque? Non cercare di primeggiare in tutto, accettalo. Ormai hai capito i veri desideri di tuo padre. L’importante è prendere ottimi voti. - dice Ryoko unendosi a me e Himeko.
- Sono costretta ad accettarlo ormai. Ma ciò non vuol dire che ne sia felice. -
Maledetta materia! Ma non mi fregherai! E no! Ho intenzione di darci sotto l’anno prossimo. Non mi piace essere terza!
C’è un motivo se in Giappone vengono resi pubblici i voti degli studenti, e il motivo è la competitività! Più ce n’è e più gli studenti tendono a dare il meglio.
 
Iniziate le vacanze, io e Akira ne approfittiamo per fare lunghi viaggi in moto. Adoro sentire il vento sul viso mentre mi scompiglia i capelli. Poi, essendo in primavera (*), siamo nel periodo dell’hanami (**) che dà alle città un fascino particolare.
Abbiamo visitato molti posti ancora in stile medievale. Le cose che ho preferito vedere però sono stati i castelli. Molto bello quello di Hiroshima , ricostruito totalmente dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Poi i castelli di Hirosaki e Osaka erano davvero stupendi, completamente sommersi dai ciliegi. Sembrava di essere in un quadro. Magnifico anche il parco Maruyama dove ho visto il famoso ciliegio piangente Shidarezakura. Akira mi ha anche comprato un bellissimo kimono fiorato bianco e rosa, col quale sono andata in giro felice come una bambina.
Purtroppo per noi le vacanze finiscono fin troppo in fretta e il nuovo anno scolastico ricomincia.
 
- Buongiorno Yukiko. Passate bene le vacanze? -
- Buongiorno a te Eri. Benissimo grazie. E voi ragazze? - chiedo al gruppo venuto a salutarmi.
- Tutto bene anche noi. Hai saputo che Kenta, quello del secondo che ti fa la corte, si è fatto bocciare di proposito? - mi informa Ai.
- No. E perché si sarebbe fatto bocciare di proposito? - chiedo fingendomi interessata.
- Per stare più tempo con te. Ce l’ha detto la povera Himeko. - risponde Eri.
- Davvero? Non vedo perché avrebbe dovuto fare una sciocchezza del genere. Non aveva alcuna sicurezza che saremmo finiti nella stessa classe. -
- E’ qui che ti sbagli. Kenta è proprio in classe con noi quest’anno! -
- Che cosa? Ma com’è possibile? Come ha fatto? - chiedo davvero curiosa stavolta.
Questa non ci voleva! Già rompeva quelle poche volte che ci vedevamo per i corridoi, ora lo avrò pure nella stessa classe?
- Ma Yuki, non dirmi che non sai che lui è il nipote del preside? Basta chiedere al nonno un piccolo favore no? - spiega Himeko sedendosi al suo banco.
- Davvero? Io non lo sapevo… comunque sono stati tempo e fatica sprecati! Si è fatto bocciare per niente perché io non sono e non sarò mai interessata a lui! - ribadisco a chiare lettere.
- Oh vedremo bellezza! Al momento dici così, ma sono sicuro che presto cambierai idea! - afferma l’arrogante in questione appena entrato in classe.
- Kenta, finora sono stata fin troppo gentile ed educata, ma ora hai rotto! Non rompermi le balle e gira a largo, sono stata chiara? Ti avviso che sono una persona manesca se mi arrabbio! -
- Meglio, così mi ecciterò di più a metterti sotto! - dice lui sorridendo malizioso. Impossibile non intuire il doppio senso della sua frase.
- Aaahhiiii! Ma che fai stupida? - urla dolorante il babbeo, gettandosi a terra. Mentre lui era impegnato a pavoneggiarsi e a fare la ruota, io gli ho assestato un bel calcio ai suoi gioielli di famiglia.
- Mi sa ti sarà difficile eccitarti per un bel po’, razza di imbecille! E sotto mettici tua sorella! Cretino! -
- Io mi offro volontaria! -
- Himeko! Ma sei impazzita? Per lui neanche esisti! - replico inorridita.
- Yukiko… non lo sai che l’amore è cieco? – risponde lei soccorrendo Kenta.
- Sì, e la morte è orba! Ma insomma… non hai un briciolo di amor proprio? -
- Beh… veramente… - esita incerta. Evidentemente no.
- Lasciamo perdere! Fai come ti pare, ma tienimi quel coso lontano visto che te ne preoccupi tanto. -
- Io non… mi arrendo così facilmente… sai? - dice Kenta, rialzandosi a stento aiutato da Himeko.
Ma cosa ho fatto mai fatto di male? E questo è solo il primo giorno di scuola! Se il buongiorno si vede dal mattino… il resto dell’anno sarà un inferno!
- Buongiorno Yukiko, ciao ragazze! - saluta Ryoko, entrando in classe affannata.
- Ciao Ryoko. Come mai così in ritardo? Ti sei persa l’interessantissimo, quanto poco seguito, discorso di inizio anno del preside. -
- Non ho sentito la sveglia! Sono stata quasi tutta la notte sveglia a litigare con quell’idiota senza cervello di Masumi! - si lamenta irritata.
- E perché? Che ha combinato? -
- Te ne parlo all’ora di pranzo. Sta arrivando la prof. -
 
All’ora di pranzo, in cortile, Ryoko mi racconta cosa le è successo con Masumi.
- Ieri sera, mentre eravamo in un locale, ha detto alla barista che era bellissima e che sarebbe stata il suo tipo. Io non ci ho visto più e gli ho tirato addosso le sedie. Per farsi perdonare ha passato tutta la notte a scusarsi, ma non è servito. Sono davvero arrabbiata! Anzi furiosa! – esclama, lanciando fiamme dagli occhi.
- Beh, che dire… sai com’è fatto. Ma non ti tradirebbe mai, lo sai. -
- Sì questo lo so, soprattutto perché lui sa benissimo ne andrebbe della sua virilità. Altro che Lorena Bobbitt. Dopo averglielo tagliato glielo brucio, così non glielo riattaccano! - afferma gelida.
Accidenti! E Akira chiama me violenta! Pensa se sentisse queste parole…
- Se lo sai perché te la prendi? -
- Perché… ecco… perché….a me non ha mai detto di essere bellissima e che sono il suo tipo ideale. Ecco perché! - confessa mutando espressione da furente a delusa.
- Ma scusa Ryoko, avete una relazione già da un bel po’. Stai più a casa di Masumi che a casa tua ormai. Perché dovrebbe dirti delle cose del genere? Si intuisce che le pensi o non starebbe con te., no? Quando compirai diciotto anni andrete anche a vivere insieme. – dico, ripensando al giorno in cui mi disse euforica che Masumi le aveva chiesto di trasferirsi da lui appena maggiorenne.
- Masumi non è come Akira. Lui vuole fare le cose davvero seriamente con te. Masumi, invece, non ha mai messo in chiaro la nostra relazione. Ci frequentiamo e spesso passo la notte da lui, questo è vero. Come è anche vero che mi ha chiesto di trasferirmi da lui quando sarò maggiorenne. Ma non parla mai del futuro, di un possibile matrimonio, di figli, di famiglia insomma. Mi ha detto che mi ama sì e no tre volte. E questo mi rattrista molto. Per questo sentirgli dire quelle cose ad una sconosciuta mi urta. Forse non lo vuole avere legami con me? - domanda con occhi lucidi.
- Non credo sia questo, amica mia. Credo che lui non te lo abbia mai detto perché tu sei diversa dalle altre. Forse aspetta il momento migliore, non credi? Hai solo diciassette anni, magari non vuole spaventarti parlando di matrimonio e figli. Perché non ne parli con lui? Magari volete la stessa cosa senza saperlo. -
- Non l’avevo mai messa su questo piano veramente. -
- Ti consiglio di parlarne con lui. -
- Sì, farò come mi hai consigliato amica mia, grazie. - dice abbracciandomi.
- Di nulla Ryoko. – ricambio.
- Ehi ragazze siete qui? Vi abbiamo cercato sul terrazzo ma non vi abbiamo trovato! - ci chiama Eri insieme alle altre.
- Scusate ragazze! Era una così bella giornata che abbiamo preferito il prato al cemento, sedetevi con noi. - spiega Ryoko.
- Volentieri. Ah, a proposito di bella giornata… sapete che alla quinta ora abbiamo il professor Yamada? Amo quel professore! Con gli occhiali è divino! Che fortuna averlo come prof! - esclama Ai con occhi sognanti.
A queste parole, mi va di traverso un boccone di riso che Ryoko mi aiuta a sputare con colpi alla schiena.
- Yukiko tutto bene? - domanda Himeko vedendomi mezza cianotica a tossire chicchi di riso.
- Sì… tutto bene… grazie. - rispondo asciugandomi la bocca. Ma non faccio in tempo a riprendere fiato che le parole di Eri mi fanno diventare livida di rabbia.
- Amiche mie, vi confesso che mi piacerebbe ricevere come regalo di compleanno, il professore Yamada coperto solamente da un fiocco rosso! Nudo deve essere mozzafiato! Anche da sotto le camicie si vede che ha un bel fisico! - ridacchia maliziosa.
- Io ti uccido maledetta! - urlo furiosa, alzandomi di scatto e fronteggiandola.
- Eh? A chi ti riferisci Yukiko? - domanda Himeko.
- A questa stron… -
- Ad una  “strana” vespa che le ronza intorno! - interviene Ryoko, interrompendomi, prendendomi per un braccio e portandomi via. – Scusate, ma Yukiko soffre di allergia alle punture di insetto! Ci vediamo in classe! - urla Ryoko da lontano, per giustificare la nostra “fuga”.
 
- Io la uccido! Come si è permessa di dire quelle cose? Stupida oca depravata! - grido furiosa. Se Ryoko non mi avesse portata via, credo non sarebbe finita molto bene.
- Yuki, ma sei impazzita? Che ti è saltato in mente? -  mi rimprovera lei, mentre entriamo nella classe ancora vuota.
- Ma l’hai sentita, Ryoko? Nudo e conciato come un pacco regalo? Lei immagina il MIO fidanzato nudo ed io dovrei sopportarlo come niente fosse? Questo è un affronto! -
- Ma ragiona, loro non sanno che voi due state insieme! Era una semplice confessione di una ragazza attratta da un bel ragazzo. Non puoi fargliene una colpa, anche se la cosa ti infastidisce. -
- Lo so, ma restare impassibili è difficile! -
- Devi imparare a sopportarlo invece! Altrimenti rischi di buttare in aria i vostri sacrifici e addio casa e futuro insieme, perché se cacciano via Akira, stai sicura che nessuna scuola lo assumerebbe col curriculum che gli accrediterebbero se si scoprisse che sta con una minorenne! - ribadisce lei.
- Hai ragione… -  rispondo più calma, ma col cuore pieno di rabbia mista a dolore.
Loro non sanno che io e Akira siamo fidanzati. E’ normale che ne parlino con tale libertà. Ma la cosa fa male! Però devo imparare a conviverci.
Mancano altri due anni alla fine della scuola. Può sembrare poco, ma a me sembreranno due secoli!
 
 
 
                                                                               ************************
 
 
 
- Allora Akira… come va la nostra Yukiko a scuola? -
- Bene signor Hayashi. Sua nipote è molto brava in quasi tutte le materie. -
- Quasi? - chiede sua madre, sedendosi a tavola. Come ormai accade ogni giorno da quando mi sono trasferito in questo quartiere, sono a cena da Yukiko. Amo davvero la sua famiglia, che mi ha accolto subito come un loro membro.
- Diciamo che sua figlia ha ancora problemi col giapponese antico purtroppo. -
- Ancora? Ma è assurdo! Allora a che gliele dai a fare le ripetizioni serali? - chiede suo nonno, mettendomi estremamente in imbarazzo. E ora che cavolo gli rispondo?
- Papà, Akira non le dà solo ripetizione di giapponese antico, ma di un po’ tutte le materie. - risponde la signora Hayashi, facendomi l’occhiolino. Caspita, questa donna è incredibile!
- Di che parlate? - chiede Yukiko, entrando in soggiorno.
- Di come tu vada ancora male in giapponese antico! Ma dico, nipote mia, lo sai che per una famiglia di sacerdoti shintoisti è importante conoscere il giapponese antico! Nel nostro tempio custodiamo numerose scritture sacre in quella lingua. Come farai a prendere il mio posto, un giorno, se non sei in grado di leggerli? - si lamenta suo nonno.
- E chi ti dice che io voglia prendere il tuo posto, nonno?? Non ci penso nemmeno a diventare la custode di questo tempio! - risponde Yukiko.
- Che… che… cosa? E chi porterà avanti il tempio?- chiede il nonno coi lacrimoni.
- Akira, domani sei da me alla seconda ora, vero? - mi domanda lei, ignorando del tutto suo nonno, come fa sempre quando si tocca l’argomento.
- Sì, mi pare di sì. Perché? -
- Così, per sapere. Almeno mi preparo mentalmente. -
- Certo che se durante le lezioni evitassi di guardarmi insistentemente, sarebbe meglio non credi? -
- Tranquillo, come avrai notato non sono l’unica. Tutti gli sguardi delle ragazze sono sempre addosso a te e non sui libri. Non desto alcun sospetto almeno. – si giustifica.
- Non saprei, non le guardo le mie alunne. – davvero mi guardano? Non ci ho mai fatto caso.
- Sì, sì come no! Mangiamo, che è meglio! - dice fulminandomi con gli occhi.
Ma che ho fatto? Perché si è arrabbiata?
 
- Akira, quando mi porti a vedere la casa che hai comprato? Sono settimane che dici di dover dare prima una sistemata. Sono curiosa di vederla! - chiede, quando rimaniamo soli nel salotto.
- Mmmh, che ne dici di domani pomeriggio? -
- Davvero? Mi ci porterai davvero? - chiede sorpresa.
- Sì. Se hai così tanta voglia di vederla ti ci porto. Ma ricorda che devo ancora farle alcune modifiche. -
- Che bello! Non vedo l’ora che sia domani! - esulta euforica.
Il giorno dopo, appena finite le lezioni, mi precipito a fare un po’ di compere. Devo dare almeno una sistematina apparente alla casa. Spero che le possa piacere perché sarà la casa dove passeremo la nostra vita insieme quando finalmente saremo liberi.
Verso le cinque del pomeriggio passo a prendere Yukiko. Arrivati vicino la casa, fermo la moto davanti l’entrata principale.
- Eccoci arrivati. Yukiko, ti presento la nostra futura casa! – le dico, mostrandole la casa in stile antico e con un bellissimo giardino tutto intorno. Entriamo dentro e le faccio vedere le varie stanze. - Come vedi non è propriamente in ottimo stato. Devono essere cambiate molte cose come l’impianto elettrico che è troppo vecchio ed alcune assi del pavimento. Bisogna togliere anche alcune pareti. Poi ci sono da definire alcune camere e il giardino zen. – proseguo, mostrandole tutto. Lei la osserva ad occhi aperti. Chissà se le piace.
- Ma stai scherzando, vero? Questa casa mi sembra già perfetta! Cosa vuoi cambiare? Il soggiorno mi sembra in ottime condizioni, così come lo è il corridoio. Per quanto riguarda il giardino zen, una piccola sistematina all’erba ed è a posto. Io non cambierei nulla Akira! -
- Davvero? Ti piace così? - le chiedo stupito.
- Sì! Già l’adoro! Vorrei poterci venire a vivere già adesso! Adoro lo stile tradizionale, lo sai. – risponde sorridendo.
- Ne sono felice! Vieni ti faccio vedere il resto della casa. – le propongo, prendendola per mano. Menomale, mi sento più sollevato ora che so che piace anche a lei. Ho fatto bene ad optare per una casa in stile tradizionale allora!
Le faccio vedere la cucina, il ripostiglio, i bagni, due camerette che le ho già presentato come “camera dei nostri figli” ed infine arriviamo alla nostra camera da letto.
- Akira? –
- Sì? -
- Come mai in questa stanza c’è il letto pronto se non ci vive nessuno? - mi chiede osservandolo.
- Indovina? - le dico, stringendola da dietro.
- Vuoi inaugurare la nostra camera in anticipo? – chiede piegando il collo quando sente le mie labbra passarci sopra.
- La camera no, perché deve essere ancora finita, ma il letto sì dato che è nuovo. L’ho preso oggi. Inaugureremo quello per adesso. - le spiego, prendendola in braccio e posandola delicatamente sul futon.
- Beh sì, mi sembra un’ottima idea. - conferma abbracciandomi.
 
Sono davvero felice che le sia piaciuta la casa. Appena avrò finito di sistemare gli ultimi dettagli, inizieremo ad arredarla. Nel frattempo lei sarà maggiorenne e frequenterà già il terzo anno. E quel giorno le chiederò di sposarmi.
Le basi le ho già buttate. Spero solo che tutto prosegua per il meglio e che nessuno si accorga della nostra relazione o tenti di allontanarci. Dobbiamo solo avere pazienza.









(*) La scuola in Giappone finisce a marzo e ricomincia ad aprile.
 
(**) L’hanami è il periodo della fioritura dei sakura, gli alberi di ciliegio. E’ una tradizione molto sentita per i giapponesi che ogni anno in questo periodo si riuniscono sotto i grandi ciliegi in fiore per fare dei picnic con amici e parenti.

 

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Capitolo 11
*** In attesa? ***


          
                        



Sono furiosa! No, anzi… furibonda! No, meglio ancora… rabbiosa! Sì, rabbiosa come i cani! Ho voglia di azzannare qualcuno e ucciderlo!
È la cosa peggiore che potesse mai capitarmi in ambito scolastico! Punita dal mio professore/fidanzato… è incredibile!
- Dai tesoro, lo sai che non potevo fare altrimenti. Non tenermi il broncio! - ripete Akira, abbracciandomi da dietro mentre gli do le spalle a letto.
E’ sabato e stasera resto a casa sua con la scusa che usciamo in gruppo per andare in un locale notturno. Ovviamente la scusa vale solo per mio nonno. Mia madre è difficile da raggirare quindi tanto vale dirle la verità. Ha il viso da angelo, ma ai suoi tempi doveva essere terribile come adolescente.
- Non sono arrabbiata con te. - rispondo senza però girarmi.
- A me sembra il contrario. I tuoi occhi sembrano iniettati di sangue. – sostiene, sporgendosi a guardarmi.
- Ti ho detto che non ce l’ho con te Aki. Ce l’ho con me stessa! Accidentaccio a me e alla mia testa bacata! - sbraito all’improvviso e così forte da farlo quasi cascare giù dal letto. – Ma dico io… si può prendere un cinque scarso? E per giunta essere punita per questo con una ricerca sul periodo Sengoku? Mi maledico da sola! - continuo furiosa.
- Mi spiace cucciola, ma lo sai che punisco così tutti gli studenti di seconda e terza quando prendono un cinque. Non ce l’avevo con te. Lo faccio per incentivare lo studio. - si giustifica lui.
- Sì che lo so, ma è lo stesso orribile per me! Primo perché faccio schifo in questa materia, secondo perché ho avuto una punizione dal mio professore, e terzo perché il prof in questione è il mio fidanzato. Incredibile! Potrei scriverci un libro… ”Le mirabolanti disavventure di Yukiko la sfigata”! Di sicuro venderei migliaia di copie! -
- Ma non è così grave cuccio… -
- Se mi chiami ancora cucciola, giuro che ti strozzo! – lo minaccio voltandomi a guardarlo storto.
- O-ok. Cavolo… oggi fai paura! -
- Sono sull’orlo di una crisi di nervi! Non hai idea di come mi senta male ogni volta che mi consegni le verifiche. – confesso, diventando triste.
- Ma tesoro… non è una cosa così sconvolgente. Hai dieci in tutte le materie. Perfino in educazione fisica. Dovresti preoccuparti se anche gli altri voti fossero bassi. - dice per consolarmi.
- Lo so, però è difficile da accettare. Sono noiosa, ripetitiva, esagerata… avete tutti ragione a dirmelo, ma ero abituata ad avere il massimo dei voti in tutto. Cosa è cambiato? -
- Sbaglio o una volta sei stata tu a dirmi che sei umana e che può capitare anche a te di odiare qualche materia? -
- E’ vero… - ammetto.
- Allora non te la prendere. Io ormai ho fatto l’abitudine a darti brutti voti! - dice sogghignando.
- Mi stai prendendo in giro? - chiedo con  sguardo truce.
- In effetti sì, ma non arrabbiarti. Tanto non verrai certo rimandata per quel voto. Fattene una ragione. -
- Idiota! – sbotto incavolata, alzandomi stizzita dal letto.
- Dove vai? - chiede quasi preoccupato. Forse teme che possa andarmene.
- In bagno… cretino di un fidanzato! Dovresti consolarmi invece di prendermi per in giro lo sai, razza di screanzato? - rispondo sparendo in bagno, mentre lo sento ridere divertito, seguito poi anche da me, già più calma rispetto a prima.
Non ci è mai capitato di litigare davvero. Qualche piccola scaramuccia l’abbiamo anche noi ma finiamo sempre col fare pace nel giro di pochi minuti. L’unica volta in cui ci abbiamo impiegato mezza giornata per fare pace è stato per colpa di Kenta.
Quel ragazzo è peggio di una piattola. Me lo ritrovo sempre dietro a chiedermi appuntamenti o a lanciarmi bigliettini con dei cuori disegnati. Come risposta gli disegno sempre un dito medio alzato. Più chiaro di così? Ma lui è duro di comprendonio.
Un giorno, uno di questi bigliettini è finito proprio ai piedi di Akira, durante la sua lezione. In classe è rimasto quasi impassibile. Ha solo sbattuto fuori Kenta per tutta l’ora, ma a casa si è scatenato il finimondo. Lui mi accusava di dargli corda e io gli ripetevo di no. Ero davvero arrabbiata per le sue accuse. Che colpe ho se quel ragazzo è completamente stupido? L’ho picchiato, l’ho offeso, l’ho rifiutato in tutti i modi, ma lui continua.
Quando Akira ha finalmente capito che avevo ragione, mi ha chiesto scusa, ma in quel caso l’offesa ero diventata io, per la mancanza della sua fiducia. Gli ho tenuto il muso per mezza giornata. Poi, quando mi ha detto “se mi rivesto da cameriera come quella volta, mi perdoni?”. Sono scoppiata a ridergli in faccia. Era troppo buffo con quel faccino tutto dispiaciuto e colpevole. Sembrava un cane bastonato, così l’ho perdonato.
Da allora non dà più peso a Kenta, si limita solo a punirlo in tutti i modi possibili quando lo vede distratto a scrivere bigliettini o a fissarmi. Peccato che in queste punizioni, a volte ci vada di mezzo io. Qualche settimana fa, mi ha fatto fare una figuraccia in classe, facendomi arrabbiare tantissimo. Mentre faceva lezione, ha visto Kenta girato a guardarmi e a sorridermi. Aki, alzandosi e parandomisi davanti gli disse: “Kenta, potresti rendere partecipi anche me e i tuoi compagni sul perché fissi Hayashi? Ti faccio presente che la lavagna è davanti e che la signorina in questione non ti degna nemmeno di uno sguardo. Se invece speri di poter copiare da lei caschi male, dato che ha voti peggiori dei tuoi! Fila fuori e quando rientri faremo alla Bart Simpsons… scriverai su tutta la lavagna: non mi girerò più a guardare Hayashi!”
Tutti si misero a ridere come scemi. Che imbarazzo! Quel giorno lo mandai in bianco per punirlo per le cose che aveva detto.
Certamente a nessuno verrebbe in mente che è il mio fidanzato da quasi quattro anni. In un anno e mezzo di insegnamento, si è già guadagnato la nomea di professore  più severo dell’istituto. Non la fa passare liscia a nessuno. Gli studenti hanno il terrore di fiatare quando lui fa lezione. È parecchio vendicativo se ti trova distratto durante la sua lezione. Oltretutto, ha l’abitudine di assegnare ricerche sui periodi storici del Giappone se qualcuno dei suoi alunni prende meno di cinque, come è capitato a me stamane.
Pazienza. Ho una settimana di tempo per farla almeno. Dovrò fare parecchie ricerche perché nel Sengoku Jidai ne sono successe di cose. Fortuna che non mi ha chiesto il periodo Jomon. Sarei stata rovinata!
- Ehi, perché non mi hai detto che volevi farti una doccia? Sarei venuto a lavarti la schiena. - dice Akira, raggiungendomi in bagno e vedendomi entrare in doccia.
- Veramente l’ho appena deciso. Sei ancora in tempo se vuoi. - rispondo sorridendo.
Ovviamente, il suo ultimo pensiero è lavarmi la schiena!
 
Passiamo la domenica a dare una pulitina alla nostra casa. Che bella che è la parola “nostra”!
Quando ho raccontato alla mamma e al nonno della casa, è stato davvero divertente! Mia madre era tutta felice e allegra, mio nonno, invece, sembrava a lutto. Era parecchio scocciato da questa cosa. Si è lamentato che corriamo troppo e che vogliamo saltare le tappe. Ma quali tappe poi? Stiamo insieme da quattro anni, ci amiamo, e comunque ci andremo a vivere tra circa due anni, quindi dopo quasi sei anni  di fidanzamento. Dobbiamo forse aspettare quando saremo vecchi?
Comunque sia, la casa è piaciuta ad entrambi. Il nonno ha gradito molto il giardino zen sul retro. Ha chiesto se può venire ogni tanto da noi a dargli una sistemata. Ovviamente gli ho risposto che può venire tutte le volte che vuole e che quella sarà come casa sua. Ci mancherebbe pure che mi chieda il permesso.
Il giorno dopo, a scuola, le prime ore di lezione trascorrono come al solito. Kenta che rompe le balle ed io che lo picchio. Ormai è routine. All’ora di pranzo, riunite tutte in terrazzo, Himeko ci fa provare il suo pranzo. A lei piace molto cucinare ed è anche molto brava. Per mia grande fortuna ama soprattutto la cucina italiana, di cui io vado pazza!
- Che hai preparato di buono oggi? – le chiedo curiosa.
- Oggi trenette al pesto, arancini di riso e olive all’ascolana. Le ricette le ho trovate ieri in un sito italiano molto famoso, il Gambero Rosso. - spiega entusiasta, mostrandoci il suo capolavoro culinario.
- Wow, che bell’aspetto ha la pasta! - osservo con occhioni luccicanti.
- Tieni, assaggia golosona! Ne ho preparato in più per te. – ride, dandomene una bella porzione.
- Hime- chan, ti adoro! E’ buonissima! - esclamo in estasi dopo averla assaggiata.
Amo tutto quello che è italiano! Mi piacerebbe visitare l’Italia. Dev’ essere un posto magnifico, o almeno da quello che si vede nei documentari. E il cibo credo sia la parte migliore!
Per mia sfortuna, nemmeno un’ora dopo pranzo, ho scoperto di essere intollerante al basilico. Sono stata tutto il giorno a vomitare. Fortuna che almeno non ho avuto reazioni cutanee. Per forza di cose, sono andata via prima da scuola. Stavo troppo male e non riuscivo a reggere fino alle quattro.
Ovviamente non potevo chiamare Akira, così gli ho solo mandato un sms dicendogli che andavo via perché stavo poco bene e di non aspettarmi all’uscita. È nostra abitudine tornare insieme a casa quando abbiamo gli stessi orari. Ci incontriamo al parco vicino alla scuola in un luogo poco frequentato.
Quando è tornato a casa è corso da me preoccupato, ma l’ho rassicurato che stavo bene, anche se non era proprio così. Accidenti, quel pesto sembra essere stato veleno per me! Ho passato una settimana con la nausea. Il medico però ha detto che bastava mangiare in bianco per un po’.
Promemoria per quando andrò in Italia : NIENTE PESTO!
Nei giorni successivi, mentre mi riprendevo, ho fatto quella noiosa ricerca che mi aveva dato per punizione. Almeno ho approfittato della vacanza forzata.
 
Qualche giorno dopo essermi ripresa, ho notato che Ryoko è strana. E’ fatta taciturna. Non è da lei.
- Ryoko, c’è forse qualcosa che non va? - le chiedo preoccupata.
- Yuki… ti posso parlare di una cosa?  Che resti tra me e te però! Non devi dirlo ad Akira. – domanda ansiosa.
- Ma certo che sì. Che succede? -
- Ho un ritardo del ciclo e sono spaventata a morte! - confessa quasi sull’orlo delle lacrime.
-  Oh cavolo! E di quanto? -
- Più di una settimana! Ho paura di essere… - s’interrompe, troppo spaventata per dirlo.
- Ma no, magari non lo sei! Ogni tanto un ritardo può capitare. - dico per consolarla.
- A me non è mai successo Yuki! Come farò se dovessi essere incinta? Ho sedici anni, cavolo! Eppure ci sto attenta! - dice piangendo.
- Ok calma Ryoko! Come prima cosa sarebbe bene controllare se sei davvero incinta. Andiamo in farmacia a comprare un test di gravidanza e poi andiamo nella casa che ha comprato Akira. Lì staremo tranquille senza interruzioni. – propongo, trascinandola in farmacia.
 
- Allora… che dice? - domanda Ryoko ansiosa. Lei non ha avuto il coraggio di guardarlo così l’ho fatto io.
- Amica mia… dice che non sei incinta! - annuncio felice, gettando il test nel cestino del bagno.
- Davvero? Menomale mi sento meglio! Non sai che peso avevo! – esclama abbracciandomi e piangendo di felicità.
- Visto? Come ti avevo detto è un piccolo ritardo. - le ripeto sicura. E infatti, come le avevo detto io, alcuni giorni dopo ha avuto il ciclo. Per festeggiare, ci siamo comprate un mega gelato con dieci gusti diversi.
È davvero troppo presto per avere un bambino. Troppe responsabilità. Ryoko è ancora troppo giovane e deve finire la scuola. Meglio si faccia prescrivere la pillola come me, almeno va sul sicuro.
 
 
 
 
 
< < - O quasi! Ricordatevi che se prendete l’antibiotico per uno stramaledettissimo mal di denti, questo riduce l’effetto dell’anticoncezionale, lasciandovi un ricordino magari pochi giorni prima del matrimonio e del vostro tanto atteso viaggio in Italia!!!! - > >
< < - Uffa! Da come lo dici sembri dispiaciuta di essere incinta! Io ne sono felicissimo! Almeno facciamo la luna di miele in tre! - > >
< < - Sta’ zitto Akira! Sei felice perché le nausee ce le ho io! Non sei tu che ti chiudi in bagno la mattina a vomitare l’anima! Non mi sto godendo quasi nulla di questo viaggio! - > >
< < - Ma che colpa ho io adesso? Ti avevo detto di rimandare il viaggio, ma tu hai insistito che stavi bene! - > >
< < - Ed io che ne sapevo che i sintomi si sarebbero presentati tanto in fretta? Il medico ha detto che potevo stare tranquilla  e che ci sarebbero volute un paio di settimane ancora. Quando torno in Giappone lo scuoio! - > >
< < - E dai tesoro,  ci stiamo divertendo lo stesso anche se siamo chiusi in camera. Oltre che a coccolarci, stiamo raccontando la nostra bellissima storia ai lettori di questo sito, no? E poi al pomeriggio stai meglio così usciamo. - > >
< < - Già, almeno mi consolo così. - > >
< < - Scusateci per l’interruzione. Riprendiamo da dove c’eravamo fermati… - > >
 
 
 
                                                                               **************************
 
 
Quando Yukiko aveva detto di stare male mi sono preoccupato. Non l’avevo mai vista stare così male in questi anni, nemmeno per un raffreddore. È stata male per quasi una settimana. Mi dispiaceva vederla correre sempre in bagno appena mangiava qualcosa. Non sapevo che un’allergia ad un cibo potesse procurare tanti fastidi.
Per fortuna si è ripresa e ora sembra stare benissimo. Mi ha consegnato una ricerca che ha meritato la lode. Sono stato felicissimo. Peccato che col giapponese antico non accada altrettanto.
Oggi verranno gli elettricisti per cambiare l’impianto elettrico della nostra casa. Quando anche quello sarà a posto, potremo iniziare ad arredarla. Sperando che Yukiko non scelga un arredamento costoso. Non mi sembra il tipo che spende molto, ma quando si tratta di complementi d’arredo e vestiti, le donne non capiscono più niente!
Quando gli elettricisti finiscono, controllo che tutte le luci funzionino bene. Arrivato alla luce del bagno, qualcosa di molto colorato attira la mia attenzione da dentro il cestino dei rifiuti. Quando lo prendo, rimango scioccato. E’ un test di gravidanza!
Maledizione! E’ sicuramente di Yukiko! Solo lei, oltre me, ha le chiavi di questa casa. Provo a guardare il risultato ma non capisco come si faccia. C’è un display ma è spento. Che diceva?
Aspetta un attimo… nausee e vomito, più test di gravidanza… oh merda! Yukiko è incinta!
Torno a casa sconvolto e incredulo. Allora non era vero dell’allergia a quel pesto o come l’ha chiamato. In realtà era una scusa per nascondermi che è incinta! Sarà spaventata forse. Ma perché non me ne ha parlato? Non penserà mica che io la lasci? O forse pensa che io la tratti come Kyoko! Una volta le dissi che fui così stupido da metterla incinta. E se lei ora pensasse questo di me? Ovvero che io potrei pensare di essere stato doppiamente stupido mettendo incinta pure lei? O magari pensa che io non lo voglia. No è assurdo! Io volevo il figlio che aspettava Kyoko, anche se ero molto più giovane di adesso.
Chissà da quanto lo sa. È stata male circa tre settimane fa, quindi lo sa già da così tanto e non me ne ha parlato? E ora cosa faccio?
 
- Allora Akira? Cosa dovevi dirmi di così importante da farmi venire tanto di corsa? - chiede Masumi accorso dopo che l’ho chiamato quasi disperato.
- Yukiko è incinta! - rivelo mettendomi le mani tra i capelli.
- Accidenti! E tu non lo vuoi? - domanda vedendo la mia reazione.
- Certo che lo voglio! Perché me lo chiedi? Lo volevo anni fa con Kyoko, figurati adesso con Yukiko! -
- Allora è lei a non volerlo. - ipotizza lui.
- Veramente non lo so. -
- Come non lo sai? Non capisco… - dice confuso.
- Yukiko non mi ha detto di essere incinta. L’ho scoperto io. -
- E come fai ad esserne tanto sicuro? -
- Perché ha avuto delle forti nausee nei giorni scorsi, e oggi ho trovato il test di gravidanza nella nuova casa. -
- Ma se lei ancora non te l’ha detto, perché sembri così preoccupato? Magari ti sei sbagliato e il test era negativo. -
- E le nausee e il vomito come te li spieghi? -
- In effetti… E ora che vuoi fare? - chiede pensieroso.
- Non lo so. Non capisco perché non me ne parli. Credo lo sappia da un bel po’ ormai. -
- Non puoi far altro che attendere. Aspetta che sia lei a parlartene e magari nel frattempo le fai capire velatamente che tu vorresti questo bambino. Magari è spaventata e non sa come fare. Soprattutto con la sua famiglia. Ha solo sedici anni, senza contare la scuola. Se si venisse a sapere che tu sei il padre sarebbero guai. -
- E pensi me ne importi? Lei e mio figlio vengono prima di tutto! -
- Ma lei questo non lo sa. Dovresti dirglielo, non credi? - mi consiglia lui saggiamente.
- Hai ragione Masumi! Cavolo, stare con Ryoko ti fa bene sai? -
- Eh? E perché? -
- Perché mi hai dato un consiglio intelligente e serio. -
- Grazie eh! - risponde stizzito.
- E’ la verità! Quella ragazza ti ha cambiato. -
- Su questo ti do ragione. Amo davvero quella ragazza. Non mi sarei mai immaginato di provare tanto amore per una donna. Comunque, se fosse capitato a me di scoprire di stare per diventare padre, sarei al settimo cielo. Anche se la mia situazione con Ryoko è diversa visto che io non sono il suo professore. -
- E’ vero. Comunque sia più tardi parlerò con Yukiko. Voglio capire i suoi pensieri. -
- E fai bene. Ora scusami ma devo da andare dalla mia bella fidanzata! - dice con un sorriso ebete sul viso.
- Ok, e grazie amico! -
- Ma di che! A questo servono gli amici! – dice prima di andar via.
 
Masumi ha ragione. Devo capire i pensieri di Yukiko e farle capire che può contare su di me qualunque cosa accada.
Lo stesso giorno, quando incontro Yukiko, la vedo ridere felice come sempre. Non mostra alcun segno di tristezza o di cedimento. Cerco di farle dire cosa pensa dei bambini o robe del genere, ma lei sembra impassibile all’argomento. Possibile che mi sia sbagliato?
Il giorno dopo la porto a cena in un locale. All’uscita, però, i miei dubbi si rafforzano maggiormente quando ci passa vicino una donna piena di profumo, causando uno strano malessere a Yukiko.
- Cielo! Quella donna era soffocante! Ma si è fatta il bagno nel profumo? Mi viene la nausea solo a pensarci! - si lamenta, respirando a fondo per riprendersi.
- Yuki, non c’è niente che vuoi dirmi? - le chiedo, sperando confessi finalmente.
- Cosa dovrei dirti? -
- Magari il motivo dei tuoi malesseri. -
- Quali malesseri scusa? - chiede quasi sorpresa.
- Yukiko… lo sai che ti amerò qualunque cosa succeda e che ti starò sempre vicino, non è così? Penso di avertelo ampiamente dimostrato. -
- Akira mi stai facendo preoccupare. Perché parli così? Cosa è successo? -
- Io lo so Yukiko. E ne sono felice credimi! - le dico abbracciandola, ma lei si scosta guardandomi come preoccupata, come se stessi dicendo chissà quale assurda eresia.
 
 
 
                                                                          **********************
 
 
 
Dopo essermi ripresa dal quasi soffocamento di quella donna puzzolente di profumo, Akira ha cominciato a fare strani discorsi incomprensibili.
- Yukiko… lo sai che ti amerò qualunque cosa succeda e che ti starò sempre vicino, non è così? Penso di avertelo ampiamente dimostrato. - dice mettendomi una strana ansia addosso.
- Akira mi stai facendo preoccupare. Perché parli così? Cosa è successo? - non vorrà mica che ci lasciamo? O forse qualcuno a scuola ha scoperto di noi? Non può essere!
- Io lo so Yukiko. E ne sono felice, credimi! – esclama all’improvviso  abbracciandomi, ma io mi libero dalle sue braccia guardandolo confusa. Che accidenti sta blaterando?
- Si può sapere che cosa è che sapresti? Sei strano stasera! Mi dici cos’è successo? Problemi a scuola su di noi forse? -
- Oh dai, lo sai che mi riferisco alla tua dolce attesa! L’ho scoperto. Certo, avrei preferito me lo dicessi tu, ma fa lo stesso! Io ne sono felicissimo quindi non devi preoccuparti di nulla, capito? -
Se prima ero confusa adesso sono sconvolta! Ha detto… che crede io sia… in dolce attesa? Ovvero incinta? Ma si è bevuto il cervello???
- Si può sapere chi ti ha detto una cosa del genere? - chiedo stordita. Non capisco da dove ha tirato fuori questa notizia assurda!
- Ho trovato il test di gravidanza nel cestino di casa  nostra. E l’ho collegato alle tue nausee. - mi spiega lui.
- Aaaah, ora ho capito! - si riferisce a quello che ho fatto fare a Ryoko un paio di settimane fa. L’ho gettato senza pensarci nel cestino del bagno. Ma cavolo, non credevo mica di avere Sherlock Holmes come fidanzato! Non immaginavo sarebbe andato a guardare dentro al cestino. – Stupidone, quel test non era mio! Non sono incinta! - gli rivelo quasi divertita. Ecco del perché dei tanti giri di parole negli ultimi due giorni.
- Tu non sei incinta? - chiede quasi dispiaciuto.
- No! Ti dispiace forse? -
- Beh… veramente io… - s’interrompe, come in difficoltà. Non sa che rispondermi? Aspetta… oh no cavolo! Forse lui vorrebbe un bambino? Anche adesso?
- Aki ma… tu avresti voluto che io fossi incinta? -
- L’idea non mi dispiaceva affatto ad essere sincero. Ma se non lo sei sono felice per te. Capisco che con la scuola avresti avuto seri problemi. Comunque, se quel test non era tuo, di chi era? - chiede incuriosito.
Oh porca miseria! Che gli rispondo adesso? Non posso mica dirgli che era di Ryoko. Lei mi ha chiesto di non dire nulla!
- Ehm… di una mia amica… - rispondo restando sul vago, ma lui non sembra soddisfatto, infatti assottiglia gli occhi.
- Quale amica? -
- Ehm… Eri! Sì Eri! Era suo! - dico mentendo. Perdonami Eri, ma sei l’unica che mi sia venuta in mente.
- Ah davvero? E tu avresti portato quella ragazza in casa nostra? E con quale scusa gliel’hai presentata? – chiede ancora.
Accidenti non ho pensato a questo!
- Beh… -
- Yukiko… perché invece non mi dici di chi era veramente quel test? Tanto l’ho capito! Se non era il tuo può essere solo di una persona che sa di casa nostra! – afferma innervosito.
Beccata, accidenti!
- Se lo sai che altro devo spiegarti scusa? Comunque tranquillo era negativo! Ma non azzardarti a riferirlo a Masumi! Ryoko non voleva che lo sapessi nemmeno tu, quindi taci! -
- Tranquilla, mi farò gli affari miei. Ma non vedo il motivo di tanto mistero. Masumi mi ha detto che sarebbe felice di diventare padre. -
- E quando te l’ha detto? - domando incuriosita. Quando hanno parlato di figli?
- Ieri. Gli ho detto che credevo tu fossi incinta e così è venuto fuori che lui sarebbe felice di avere un figlio. -
- CHE COSA HAI FATTO TU? Hai detto a Masumi che sono incinta? Ma sei rimbecillito? Ora come glielo dici che ti sei sbagliato senza coinvolgere Ryoko, eh? - sbraito furiosa.
- Calmati! Mi vuoi spaccare i timpani? Basterà dire che il test era negativo e che io mi sono sbagliato. Tutto qui. - dice sbrigativo.
- E quindi dovrei passare io per quella incauta che ha avuto paura di restare incinta? Stupido di un fidanzato! -
- Ma dai che male c’è? -
- Lascia stare va! Andiamo a casa. - rispondo inviperita.
Non ci sarà nulla di male per lui! A me però infastidisce far credere agli altri cose che non sono. Uffa! Sarà imbarazzante per me, la prossima volta, vedere Masumi. Conoscendolo, mi lancerà sguardi maliziosi. Accidenti!
 
 
 
                                                                             *************************
 
 
 
Yukiko non è incinta. Se devo essere sincero la cosa mi dispiace un po’. Mi sarebbe piaciuto avere un figlio da lei. Lo so che sono un egoista. Lei è ancora così giovane ed io, invece, sono più grande di lei. È ovvio che alcuni pensieri e desideri siano diversi. Ma in fondo è meglio così. Anche lei ha il diritto di viversi questi anni, libera e non incatenata in casa a cambiare pannolini e a scaldare biberon.

Anche il secondo anno scolastico passa finalmente. Ne rimane solo uno. Yukiko ha diciassette anni adesso.
- A cosa pensi Aki? - chiede lei, mentre si rimette a posto i pantaloncini della tuta da ginnastica. Ci siamo nascosti in palestra mentre tutti gli altri studenti sono fuori a giocare o a correre. Ogni volta che la vedo con queste stupide divise così scosciate e scoperte, mi urtano i nervi! Però, allo stesso tempo mi eccita vederla così, e resisterle è difficile. Non di rado, quando posso, la trascino via per la troppa voglia che ho di lei.
- Pensavo a quanto odio queste tute che la scuola impone alle ragazze! Non potevano scegliere dei pantaloncini a mezza gamba invece di un microscopico slip? Non lo sopporto! -
- Concordo con te ma non possiamo farci nulla purtroppo. Le divise sportive sono così in quasi tutte le scuole. - risponde lei già rivestita, mentre io mi appresto a fare lo stesso.
- Cambiando argomento, quel Kenta, ci prova ancora con te? – indago.
- Non più come prima. Credo si stia arrendendo finalmente. Spesso lo trovo a parlare con Himeko. Forse è la volta buona che me lo tolgo dalle balle! -
- Speriamo! Quell’idiota dovrebbe aver già finito la scuola, invece sta facendo il terzo anno. Il tutto solo per stare nella tua classe. Imbecille! -
- A proposito di terzo anno… questo finalmente è l’ultimo! Ci pensi? Tra qualche mese sarò maggiorenne e saremo liberi! -
- Sì che ci penso. E non vedo l’ora! Finalmente sarai tutta per me. -
- Ma non lo sono già? - mi chiede sorpresa.
- Non come intendo io. -
- Ovvero? -
- Lo scoprirai. Dai, ora andiamo prima che ci trovino qui insieme. -
- Va bene. Ah quasi dimenticavo! Quest’anno, per il festival culturale della scuola, abbiamo deciso di fare una festa in maschera che ha come tema i demoni, esseri magici e tutto ciò che li riguarda. Noi studenti vorremmo che anche i professori partecipassero. Tu che ne pensi? Ti andrebbe? - mi chiede entusiasta.
- Non so, ma in fin dei conti perché no? Magari ci si diverte! -
- Allora posso sperare in un tuo appoggio col preside dopo che gli avremo fatto la richiesta? -
- Certo! Anzi, che ne dici di vestirti da affascinante sirena e stregarmi? - le dico accarezzando le sue invitanti gambe scoperte, di cui non mi stancherei mai.
- Vedremo, marinaio sperduto. Per oggi il porto lo hai raggiunto. Vedremo la prossima volta. - risponde sorridendo e togliendo la mia mano dalle sue gambe,  avviandosi verso l’uscita.
- Come per oggi? Ehi, voglio arrivare al porto pure stasera! – preciso, ma rimanendo nel gioco del doppio senso.
- Mmmh… vedremo! - risponde uscendo e ridendo divertita.
Che stramba idea hanno avuto gli studenti quest’anno. Una festa in maschera il cui tema sono i demoni. E vogliono che partecipino anche i professori. Sarà mica una velata offesa per paragonarci ai demoni? Io di sicuro rientro in questa categoria visto che ogni volta che fisso uno studente sembra terrorizzato.
La categoria, però, non credo vada bene per la professoressa Hikari. Per lei ci vorrebbe la festa delle zoccole. È terribile quella donna. Mai vista una più immorale di lei. Ho scoperto anche che si è portata a letto alcuni studenti. Sarebbe mio dovere informare il preside, ma preferisco non alzare un polverone su questo genere di cose essendone il primo interessato. E di certo non si può dire che lei ne abbia abusato… figurarsi. Ragazzini in piena esplosione ormonale poi. Se non altro ha smesso di scocciare me.
Speriamo quest’anno sia più tranquillo degli ultimi due!
 
 



 

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Capitolo 12
*** A Little Pain - Una piccola pena al festival della scuola ***


                            




 
- Sono stanca morta Ryoko! – mi lamento, buttandomi sulla prima sedia che trovo.
- A chi lo dici! Questo festival mi sta sfinendo. Per fortuna domani questa tortura finirà! -
- Non immaginavo che preparare un festival culturale fosse così stancante! Comunque, sai se Himeko e Keiko sono riuscite a contattare quel gruppo di cantanti? -
- Sì, per fortuna. Quindi il concerto è a posto. Chissà chi sono però. Himeko non ha voluto dirlo. Ha detto che sarà una sorpresa. Per il teatro alla fine c’ha pensato Yuu. Quel ragazzo è nato per fare lo sceneggiatore. Ma perché ridi adesso? – chiede, vedendomi sorridere.
- Scusa, pensavo a Yuu, l’amico di Akira. Sai, credo che anche al nostro compagno di classe non dispiacciano le compagnie maschili. -
- Davvero? Sarà mica il nome? – scherza lei.
- Non saprei, ma la cosa che mi fa ridere non è quella. Ieri ho visto Yuu fare gli occhi dolci a Kenta. Lui sembrava quasi terrorizzato! -
- Tsè, ben gli sta! - ci raggiunge una voce alle nostre spalle.
- Salve professore Yamada. - lo saluto io, ridendo insieme a Ryoko.
- Salve alunne indisciplinate. Battete la fiacca? - domanda vedendoci spaparanzate con le braccia sui banchi.
- Magari! Siamo stanche morte! Non vedo l’ora finisca questa seccatura. Preferisco studiare a queste perdite di tempo! – esclamo scocciata.
- Bisogna anche divertirsi e non solo studiare! Sei sempre la solita! - mi rimprovera lui.
- Lo dici perché non sei tu a dover cucinare un quintale di biscotti e pasticcini per i visitatori di domani. Mi fanno male le braccia. – ribatto stanca.
A me e Ryoko è stato dato il compito di occuparci della cucina. Insieme ad altre ragazze, abbiamo dovuto cucinare una quantità incredibile di cibo da offrire domani al festival a tutti i visitatori che verranno.
- Mettila così, quando andremo a vivere insieme sarai una cuoca perfetta. Almeno non corro il rischio di essere avvelenato. – ride lui, mentre io sbuffo.
- Akira, fossi in te non ne sarei così sicuro. Ha già bruciato due teglie di biscotti oggi. -
- Ryoko! - strillo io, fulminandola con gli occhi.
- Che c’è? E’ la verità! – risponde lei.
- Grazie, eh? -
- Ahahaha… dai amore non prendertela! Sarà meglio, comunque, che ti faccia fare un corso di cucina. –
- Stupido! - rispondo mettendo il broncio, ottenendo però il risultato di farlo ridere di più.
- Ora vi lascio ragazze. Mi raccomando, non fatevi trovare a poltrire dagli altri professori. - ci avvisa lui prima di andarsene.
- Tranquillo, ce ne ritorniamo in cucina. Ho altre quindici teglie da bruciare! - rispondo sarcastica.
- Meglio mi porti il pranzo da casa domani! – sostiene, andandosene ridendo divertito.
Cretino! Questa me la paghi! A casa facciamo i conti!
- Akira ha ragione, meglio tornare in cucina Yuki. -
- Sì andiamo. Prima finiamo, prima ce ne andiamo. -
 
Alla faccia del prima finiamo prima ce ne andiamo! Abbiamo finito di preparare e sistemare quasi all’una di notte.
Il giorno dopo mi alzo alle sei che sembro un cadavere. Va bene che il festival ha come tema i demoni e le creature magiche, ma il mio costume non era quello di uno zombie! Per fortuna un doccia ghiacciata mi dà la carica e mi risveglia perfettamente. Prendendo al volo il mio costume e corro a scuola per dare una mano con gli ultimi ritocchi.
Come noi studenti avevamo chiesto, anche i professori hanno partecipato al festival indossando un costume. Il preside si è vestito da drago cinese. Abbastanza ridicolo direi. Ma che c’entra poi coi demoni? Mah… contento lui. Quella poco di buono della professoressa Hikari, indossa un kimono cortissimo e delle corna, spacciandolo per il costume di una principessa posseduta da un oni. Meglio sorvolare. So io che abito sarebbe più adatto a lei. Altri professori e studenti hanno scelto costumi di vampiri, zombie, fate, kappa, spettri, kitsune, oni*… insomma non si sono fatti mancare niente.
Io ho scelto un costume da vampiro e Ryoko da zombie. I classici insomma. Masumi, venuto anche lui, si è vestito da lupo mannaro. Akira, invece, si è vestito da tengu*, quindi di nero e con piume del medesimo colore. Un po' inquietante, soprattutto per i lunghi artigli neri. Però è sexy anche vestito da corvo.
La giornata passa tranquilla e serena, nonostante io e gli altri alunni giriamo come trottole per occuparci dei visitatori. Gli studenti del club di recitazione hanno inscenato una piccola recita comica su Dracula.  Gli studenti dei club sportivi invece hanno organizzato gare di judo, kendo, karate e kyudo. Altri, invece, erano addetti alle bancarelle e alle vendite.
Verso le cinque, ci dirigiamo tutti nella grande palestra della scuola, allestita per l’occasione con un palco e delle attrezzature varie per il gruppo che dovrà esibirsi. Il padre di Himeko lavora in una casa discografica, quindi chiedere un favore non gli sarà costato nulla. Io, Ryoko, Masumi e Akira, avvicinatosi facendo finta di niente, ci siamo sistemati quasi sotto al palco. Appena il misterioso gruppo sale sul palco quasi mi strozzo con la bibita che stavo sorseggiando.
- Ma… quelli sono… - dico incredula dopo averli riconosciuti.
- I TRAPNEST!* - urlano tutte le ragazze all’unisono, spaccandoci i timpani.
- I chi? - chiede Masumi, confuso dalle urla delle ragazzine in calore.
- Masumi non li conosci solo tu! E’ il gruppo più famoso del momento! - lo rimprovera Ryoko.
- Cavolo quanto strillano! - si lamenta Akira, tappandosi le orecchie.
 
Dopo una buona mezz’ora di urla stridenti, i Trapnest riescono finalmente a cominciare il loro piccolo concerto.  Mentre suonano la mia canzone preferita A Little Pain, noto che la cantante Reira fissa in maniera a dir poco irritante Akira. Mi chiedo se è solo incuriosita dal suo costume o è perché gli piace il mio ragazzo. Fatto sta che mi infastidisce molto come lo guarda.
- Andiamo via! - gli dico il più vicino possibile per farmi sentire senza urlare.
- Perché? Questi ragazzi sono bravissimi. Mi piacciono le loro canzoni. - risponde lui.
- A me invece no! Andiamo! – insisto, con un nervo pulsante sulla fronte. Così, con finta indifferenza, ci allontaniamo da quella confusione e da quegli occhi troppo curiosi sul mio ragazzo.
- Si può sapere che ti è preso così all’improvviso? - domanda lui, mentre ci dirigiamo in biblioteca, che sarà sicuramente deserta.
- Non mi piaceva come ti guardava la cantante! - rispondo irritata.
- Eh? Ma che esagerata! Guardava un po’. È il suo lavoro guardare il pubblico, no? -
- Già, il pubblico, non te! -
- Mi piaci quando fai la gelosa! – afferma abbracciandomi.
- Akira aspetta! Potrebbe venire qualcuno! –
- E chi vuoi che venga in biblioteca, con un concerto come quello. Comunque ho già chiuso la porta a chiave tranquilla! – m’informa prima di baciarmi, lasciando scivolare così via tutta la mia rabbia.
- Così non vale! – protesto.
- In amore e in guerra tutto è lecito! L’importante è farti sbollire la rabbia. - risponde soddisfatto.
- Non è giusto che approfitti delle mie debolezze. Ora andiamo, prima che qualcuno ci cerchi. -
Dopo essere usciti con cautela dalla biblioteca, torniamo in palestra per divertirci. Stare troppo a lungo vicini è rischioso. Noto però che il concerto è finito e che i Trapnest non sono più sul palco.
- Ragazze ma dove sono finiti i Trapnest? - chiedo alle mie amiche.
- Yukiko ma dov’eri? Comunque hanno finito da un po’. Sono stati magnifici! Non mi sarei mai aspettata di vederli nella nostra umile scuola! Takumi è così bello! Mi sono fatta fare l’autografo! - racconta Eri con la bava alla bocca. Ma a questa piacciono tutti? Mah.
- Dobbiamo risistemare tutto ragazze. Sono quasi le otto. Ormai si può considerare concluso il festival. In molti vanno già via. - dico stanca e desiderosa di tornarmene a casa.
Meglio ancora se a casa di Akira.
 
 
                                                                              *****************
 
 
Yukiko è terribilmente gelosa ultimamente. Mi ha trascinato via dal concerto solo perché si è fissata che la cantante mi guardava. Devo ammettere però che non mi spiace la sua gelosia, entro certi limiti ovviamente.
Quando siamo ritornati in palestra il concerto era ormai finito. Peccato, le canzoni di questo gruppo non mi dispiacciono affatto. Credo comprerò qualche loro cd.
- Ciao! Bel costume! – dice una ragazza coi capelli lunghi e ricci che incontro in corridoio. Mi sembra familiare. Ah sì… ecco chi è!
- Grazie. Tu non sei la cantante del gruppo che ha suonato prima? -
- Sì, sono Reira, piacere. Dalla tua domanda intuisco che non conoscevi i Trapnest, non è così? – domanda allegra e sorridente. Devo dire che è molto carina. Ma la mia Yukiko è molto più bella!
- Indovinato. Vi ho sentiti oggi per la prima volta. Devo dire che le vostre canzoni sono molto belle. E complimenti per la tua voce. Canti bene anche dal vivo. Non è da tutti senza i computer della Nasa che modificano le voci dei cantanti stonati. -
- I che, scusa? - chiede confusa.
- Niente, è una battuta. Hai mai sentito cantare dal vivo i cantanti più famosi ai loro concerti? Ebbene, non ce n’è uno che non prenda delle stecche tremende. Così si vocifera scherzosamente che le loro voci, al momento di registrare gli album, siano modificate dai potenti computer della Nasa. -
- Ahahahah, questa non la sapevo! Beh allora grazie del complimento! Sei uno studente di questo istituto? -
- Veramente ci lavoro. Sono il professore di giapponese. -
- Davvero? Wow… ma sembri giovanissimo! - esclama stupita.
- A dir la verità sono giovane. Ho ventisei anni. -
- E pensare che ti credevo uno studente. Immagino sarai l’idolo di tutte le tue alunne… professor? -
- Scusami, non mi sono presentato, Akira Yamada, piacere. Comunque non sono affatto un idolo per le mie studentesse, te lo posso assicurare. Sono troppo severo. – ammetto compiaciuto.
Comunque che strana discussione. Perché mi trovo in corridoio a parlare con questa ragazza?
- Beate loro! – sospira.
- Eh? Perché beate loro? -
- Perché possono avere un professore così giovane e tremendamente sexy tutti i giorni! - afferma in modo civettuolo. Ok, la discussione inizia a non piacermi.
- Non importa l’aspetto del professore, ma le sue competenze. Comunque ora scusami, devo andare in aula professori a sistemare alcuni registri. Complimenti per l’esibizione. Ciao! - la saluto freddamente, avviandomi verso l’aula professori. Meglio tagliar corto subito in certi casi. Mi ha proprio dato l’aria di una che sta flirtando. Credo che Yukiko non avesse tutti i torti.
- Ehi, aspetta! Perché te ne vai così? - domanda lei, seguendomi fin dentro l’aula.
- Questo è un luogo con accesso privato. Non può entrare nessuno a parte gli insegnanti. Comunque ti ho spiegato che devo sistemare alcuni registri, quindi ti pregherei di andare. - le chiedo gentilmente.
- Perché hai reagito così? Ho forse detto qualcosa di sbagliato? -
- Diciamo che dire ad un uomo che non conosci che è tremendamente sexy, non è proprio un buon modo per intraprendere una discussione. – rispondo, facendo finta di credere alla sua buona fede. Ma ne dubito sinceramente.
- E perché scusa? Che ho detto di male? E’ la verità. - eccola che insiste
- Senti, ti ringrazio del complimento, ma lo ritengo fuori luogo. Soprattutto perché sono impegnato. -
- Ah, capisco. Ok, ti chiedo scusa allora, non volevo crearti problemi. Mi spiace. Ci stringiamo la mano per salutarci in modo amichevole senza rancore? – propone, porgendomi la mano.
Magari l’ho giudicata male. Forse ha visto un ragazzo che le piaceva e ha voluto provarci. In teoria non ci sarebbe nulla di male in questo.
- Va bene, tranquilla non è successo nulla. Basta essersi capiti. – rispondo, stringendole la mano amichevolmente. Ma proprio mentre sto per allentare la presa e lasciarle la mano, la sento tirarmi a sé e di slancio mi bacia.
Rimango talmente stupito che non mi sposto subito. Non me l’aspettavo proprio. Appena la scosto con forza dalle mie labbra, il mio viso sbianca. Yukiko è ferma davanti alla porta e ci guarda impietrita. Anch’io sono paralizzato. Che faccio ora?
- Sono tue alunne? - chiede Reira guardandole. Ryoko è insieme a Yukiko e mi sta fulminando con gli occhi. Ed è proprio lei a prendere la parola.
- Ci scusi professor Yamada! Non sapevamo fosse impegnato! - esclama Ryoko con rabbia, afferrando Yukiko per una mano e trascinandola via come fosse un peso morto. Lei era immobile e impassibile, ferma ad osservarmi stupita.
- Aspettate ragazze! - le chiamo ritornando in me, ma Reira mi ferma.
- Dove vai? Non credo tu debba dare spiegazioni alle tue alunne. -
- Ma ti vuoi levare dai piedi, stupida ragazzina? Non sai quello che hai combinato! - le urlo furioso, correndo dietro a Yukiko e Ryoko, senza però riuscire a trovarle in mezzo la miriade di gente che si appresta ad uscire dall’istituto.
Maledizione! Questa non ci voleva! Come lo spiego a Yukiko che è stata quella mocciosa a baciarmi e non io? Non mi crederà!
Accidenti a me e quando le ho dato corda in corridoio! Ma certo non credevo sarebbe finita così!
 
 
                                                                  ******************
 
 
Mentre alcuni studenti cominciano già a sistemare tutto e gli ultimi visitatori si apprestano ad andarsene, chiedo a Ryoko di aiutarmi a cercare Akira. In sua compagnia la cosa può sembrare meno sospetta. Devo chiedergli se viene a cena da me o preferisce che andiamo direttamente a casa sua. Io preferirei di gran lunga la seconda ipotesi.
Di solito, quando non è in giro per l’istituto, è in aula professori, così ci dirigiamo prima lì. Appena varco la soglia però, rimango scioccata dall’immagine che mi ritrovo davanti. Akira sta baciando Reira!
Vorrei urlare, ma la voce sembra scomparsa. Vorrei muovermi e tiragli uno schiaffo, ma le gambe non rispondono al mio comando. Il mio cervello è andato in tilt. Quando si staccano dal bacio lui mi vede e sbianca. Non immaginava certo che lo avrei scoperto.
Il mio cuore sembra fermo. Non riesco più a sentire il mio corpo. È Ryoko a parlare per poi portarmi via. Non ho nemmeno capito cosa ha detto.
- E muovi quelle gambe Yukiko! Sembri imbalsamata! - mi strattona, mentre arriviamo all’uscita della scuola.
- Ryoko… - riesco solo a dire guardandola, per poi scoppiare in un pianto irrefrenabile.
- Andiamocene dai. – propone lei ed io annuisco.
Quando arriviamo a casa sua,  sono ancora in lacrime. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da Akira.
- Tieni questo pigiama. Stasera ti fermi a casa mia. Non voglio che stai sola. Ho chiamato tua madre per avvisarla che ti fermavi da me. -
- Grazie. – rispondo solamente.
- Yuki, so che forse non dovrei  dirtelo ma… forse non è come sembra. -
- Non è come sembra? Si stavano baciando!. Secondo te cos’altro poteva sembrare? -
- Magari non è andata proprio così. -
- E come sarebbe andata secondo te? -
- Beh, non so… magari è stata lei a baciarlo. - ipotizza lei.
- Se anche fosse, lui non mi sembrava dispiaciuto. Ci ha messo un bel po’ a staccarsi. - le faccio notare.
- E’ vero, però… non so. Akira non mi sembra il tipo. Una cosa del genere potrei aspettarmela da Masumi, ma non da Akira. Ha dimostrato più volte di tenere a te. Ti ha aspettato per tre anni senza mai lamentarsi. Ha preso perfino una casa per voi due. Queste sono cose che non si fanno per chiunque. Figurati se poi le butta al vento per la prima venuta. – spiega lei, e non posso darle torto.
- Non lo so. Per adesso ho bisogno di riposare. Mi sta esplodendo la testa. - dico infilandomi il pigiama.
- Ok riposati. Se domani non te la senti di venire a scuola stai a casa. - propone lei, alzandosi per spegnere la luce.
- Scusami per il disturbo amica mia. – mi scuso dispiaciuta.
- Non dirlo nemmeno per scherzo! Le amiche servono a questo! Buonanotte Yuki. -
- Buonanotte Ryoko. -
Stanca e spossata dal pianto, mi addormento subito, avendo però un incubo dietro l’altro.
 
 
 
                                                            ********************
 
 
Tornato di corsa a casa, mi tolgo il costume e mi dirigo subito a casa di Yukiko. Sarà sicuramente lì a piangere disperata per colpa mia. Dannazione!
- Oh ciao Akira. Che bella sorpresa. Come mai qui? - chiede allegra e cordiale la signora Hayashi. Da questo intuisco che la figlia non le ha raccontato nulla.
- Salve signora. Potrei parlare con Yukiko? -
- Ma caro, Yukiko non è qui.. Rimane a dormire a casa di Ryoko. Non dirmi che non lo sapevi? - domanda stupita.
- Veramente… no… - rispondo dispiaciuto. E ora come faccio a parlarle?
- Vieni, entra. Ti offro un tazza di tè. - dice lei con fare materno, come sempre.
- La ringrazio ma non è il caso... credo. – rispondo, pensando alla sua reazione quando vedrà la figlia in lacrime.
- Una tazza di tè e due chiacchere fanno sempre bene ad un cuore ferito, ragazzo mio. – replica sorridendo.
- Ma lei come… -
- Voi giovani dimenticate che oltre ad essere una madre, sono stata giovane anche io. Capisco quando qualcosa non va. E dalla tua espressione capisco che hai litigato con mia figlia. – spiega, dirigendosi in cucina a metter su il bollitore per il tè.
- La ringrazio per la fiducia. Non sa nemmeno cosa sia successo tra me e Yukiko, senza sapere di chi sia la colpa, eppure lei mi accoglie in casa come una madre. La ringrazio. -
- Per me sei sempre stato come un figlio Akira. In questi cinque anni ho imparato a conoscerti e se c’è una cosa che ho imparato su di te, è che ami mia figlia con tutto il cuore. E so anche quanto lei ama te. Qualunque cosa possa essere accaduto tra di voi, si risolverà di certo. - afferma sicura mentre si siede di fronte a me.
- La vedo difficile a dir la verità. Non credo Yukiko mi perdonerà stavolta. - dico quasi rassegnato.
- Ti va di raccontarmi? - chiede lei, così le racconto tutto con grande imbarazzo, ma non raccontarle la verità dopo le parole che mi ha detto, mi sembrava ingiusto. - Certo è un bel guaio. Non sarà facile spiegarlo a mia figlia. - sostiene pensierosa.
- Lei mi crede? -
- Certo che sì. Non avrei motivo di non farlo. Il problema sarà farlo capire a Yukiko. -
- Non posso far altro che attendere il suo ritorno domani. Se è andata a casa della sua amica, vuol dire che non vuole parlarmi. - non mi resta che constatare deluso.
- Già, lo credo anche io. Su, fatti coraggio e non arrenderti! Vedrai che capirà. -
- Lo spero. – sussurro, sorseggiando l’ultimo goccio del mio tè.
 
Per tutta la notte non ho fatto altro che rigirarmi tra le coperte. Mi alzo più stanco di quando mi sono messo a letto.
Perché accidenti devono capitare tutte a noi? Poi tra tutte, questa è la cosa peggiore che potesse capitarci! Quella stupida cantante! Con tutti i ragazzi presenti alla festa, doveva rompere le balle proprio a me?
Oggi ho lezione proprio in classe di Yukiko, alla prima ora. Sarà la lezione più lunga e difficile di tutta la mia vita! Ero perfino meno teso il giorno degli esami di ammissione all’università. Non so come comportarmi.
Arrivato a scuola, mi dirigo subito alla classe di Yukiko. Entrando, però, non la trovo. Non è venuta oggi. Vorrà di sicuro evitarmi. Dannazione, devo parlarle!
 
All’ora di pranzo cerco Ryoko per chiederle di Yukiko.
- Stava poco bene ed è rimasta a casa mia a riposare. - mi spiega lei.
- Ryoko, lei ha frainteso! Non stavo baciando quella ragazza! E’ stata lei a prendermi alla sprovvista! Quando poi l’ho allontanata ho visto Yukiko guardarci. – provo a discolparmi.
- In effetti immaginavo fosse andata così. Però potevi anche spostarla via prima, no? Ci hai messo un po’ anche tu! - mi rimprovera giustamente lei.
- Lo so, ma non me lo aspettavo. Sono rimasto stupito quanto voi! -
- Eh no! Mai più di Yukiko, credimi! Comunque tieni. – dice, dandomi un mazzo di chiavi.
- Che devo farci? -
- Sono le chiavi di casa mia. A quest’ora non c’è nessuno. Vai da lei e parlale. -
- Grazie Ryoko! Non so come ringraziarti! – la ringrazio grato prendendo le chiavi.
- Fatti perdonare dalla mia amica e falle ritornare il sorriso. Non mi piace vederla piangere. È come una sorella e le voglio bene. Ma falla soffrire ancora e ti spezzo tutte le ossa! - minaccia lei. E so che ne sarebbe capace dato le botte che prende Masumi quando allunga le mani verso un’altra donna.
- Non accadrà. -
- Lo spero! Ah un’altra cosa! Possibilmente, se dovete fare sesso, non fatelo sul mio letto! Usate la stanza degli ospiti, capito? –
- Va bene, ma non credo accadrà, tranquilla. Al massimo se va tutto bene la porto via con me. - l’avverto, nel caso tornando non la trovi.
- Ok va bene. Mi raccomando, sii convincente! -
 
Dopo avermi spiegato brevemente come arrivare a casa sua, chiedo un permesso al preside per uscire prima per motivi personali.
Arrivato a casa di Ryoko, inizio a cercarla. Al piano terra non la trovo, quindi decido di salire su in camera. Ryoko mi ha detto che la sua è in fondo al corridoio a sinistra. Aprendo la porta la trovo rannicchiata a letto. Sta dormendo. Avvicinandomi noto che ha il viso ancora umido. Dev’essersi addormentata piangendo.
Mi fa male da impazzire essere la causa del suo dolore, anche se involontariamente. Non so se svegliarla o lasciarla dormire. Le accarezzo una guancia, spostandole le ciocche di capelli attaccati all’umido delle lacrime.
- Akira… - sussurra, continuando a dormire. Mi sta chiamando. Chissà cosa sta sognando.
Decido di non svegliarla per adesso, così faccio l’unica cosa che mi viene in mente. Mi stendo accanto a lei sotto alle coperte, faccia a faccia, abbracciandola.
Ryoko ha detto che fino alle quattro del pomeriggio non verrà nessuno. E’ l’una, quindi posso lasciarla dormire. Dopo un po’ la sento muoversi. Si sta sistemando meglio sul mio petto, come se sapesse inconsciamente che sono qui con lei.
Verso le tre inizia a svegliarsi, puntando i suoi occhi dentro i miei, che non hanno smesso un secondo di osservarla.
- Akira? - domanda sorpresa.
- Ciao amore. - le rispondo dolcemente.
- Sto sognando? - chiede poi, sollevandosi appena per guardarmi meglio.
- No, sono qui con te. Ryoko mi ha dato le chiavi di casa. - dico accarezzandole i capelli.
Di sicuro, appena si renderà conto di essere sveglia e ricorderà quello che è successo ieri, inizierà ad urlare. Sempre che non mi arrivi prima un ceffone.
Stranamente, però, non accade nulla di tutto questo. I suoi occhi iniziano a riempirsi nuovamente di lacrime e invece di urlare o schiaffeggiarmi si butta tra le mie braccia singhiozzando.
- Ehi calmati cucciola! Perché fai così? Prendi fiato o soffochi! - dico spostandola dal mio petto quando sento i singhiozzi strozzati dalla mancanza d’aria.
- Perché sei qui? - chiede tra un singhiozzo e l’altro.
- Per chiederti perdono. Anche se io, per la verità, non ho fatto nulla. È stata quella pazza a baciarmi. Non sono stato io. Io ti amo e non farei mai una cosa del genere! Devi credermi ti prego! - la supplico disperato per la paura di perderla. Ma lei ancora una volta mi stupisce.
- Ti credo. - risponde calmandosi un po’.
- Cosa? - chiedo stupito e incredulo.
- Ho detto che ti credo. - ripete lei.
- Davvero? - domando ancora incapace di crederci.
- Ti ho detto di sì! Sei diventato sordo adesso? Cos’è… il bacio di quella lì ti ha rincretinito forse? -  chiede cambiando tono.
Incapace di aspettare oltre, la stringo fortissimo a me. Non immaginavo che mi credesse così facilmente. Eppure ieri mi è sembrata talmente scioccata. E anche prima Ryoko mi ha detto quanto stava male.
- Non che la cosa mi dispiaccia, sia chiaro, ma come mai mi hai creduto così facilmente? Io mi aspettavo urla, schiaffi, o addirittura che non volessi più vedermi. -
- Ho riflettuto. Non mi hai mai dato modo di dubitare del tuo amore. Così ho deciso di darti fiducia. Non ho lottato tanto, sopportando duramente questi tre anni e perfino quella strega della tua ex, per perderti per un bacio. Oltretutto fino a mezz’ora prima non sapevi nemmeno chi fosse Reira. Lei invece non ti toglieva gli occhi di dosso. Lì per lì ero disperata perché era una scena difficile da mandar giù, ma col senno di poi, a mente più lucida, ci ho riflettuto su. – spiega, accoccolandosi nuovamente sul mio petto.
- Yuki, io… non so che dire. Mi hai stupito. Davvero! Sappi che non ti ho mai amato tanto come in questo momento! – confesso, fiero della donna che è diventata.
- Ovvero stai dicendo che prima mi amavi meno? - domanda con un finto broncio.
- Rispetto a quanto ti amo in questo preciso momento, sì! - rispondo serio.
Accarezzandole una guancia, la bacio con disperazione. Temevo che non avrei più avuto queste labbra sulle mie. In poco tempo, le carezze e i baci diventano qualcosa di più, ma le parole di Ryoko mi rimbombano nella mente.
- Credo sia meglio andare a casa. – mi fermo, riprendendo il controllo delle mie azioni.
- Sì magari dopo, per adesso baciami. -
- Tesoro, la tua amica era preoccupata che finissimo col farlo nel suo letto, e sinceramente non so darle torto. Andiamo a casa nostra, che ne dici? -
- Ryoko ti ha detto così? - chiede stupita.
- Già. -
- Ma come sapeva che avremmo fatto pace? -
- Non so. Forse perché ti conosce. – ipotizzo.
- Stasera dovrò ringraziarla. È un’ottima amica. -
- Concordo anch’io. Comunque proporrei di rimandare a dopo le lodi su Ryoko. Adesso ho altre voglie. - le confesso prendendola per mano e aiutandola ad alzarsi dal letto.
Dopo aver richiuso a chiave la porta, ci dirigiamo verso casa nostra. Lei ha avvisato la madre che ci fermavamo a dormire lì, tanto ormai non serve certo mentirle, anzi, al telefono sembrava addirittura contenta che avessimo chiarito tutto.
Sono stato davvero fortunato a trasferirmi in quella casa vicino al tempio. Oltre ad una splendida fidanzata, mi ha dato una seconda madre. Mi sento davvero a casa con la sua famiglia, che spero diventi presto anche la mia, a tutti gli effetti.
Manca poco al tuo diciottesimo compleanno Yuki, e proprio come per i tuoi sedici anni, non vedo l’ora che quel giorno arrivi.
 
 
 




 
 
*Kappa, oni, tengu, kitsune ecc, sono demoni della mitologia giapponese. I kappa sono una specie di ranocchia, gli oni sono orchi, i tengu sono i demoni corvo, le kitsune i demoni volpe. Esempi negli anime/manga: Jaken di Inuyasha è un kappa, Takuma di Hiiro no Kakera è un oni, Kurama di Kamisama Hajimemashita è un tengu, Tomoe di Kamisama Hajimemashita è una kitsune. Ci sono un’infinità di esempi, ovviamente dico i primi che mi vengono in mente XD
 
*I Trapnest sono un gruppo musicale dell’anime/manga Nana. Reira è la vocalist di tale gruppo.
Olivia Lufkin presta la voce a Reira per le canzoni, è davvero brava *-* vi consiglio di ascoltare la canzone se non lo avete fatto, che tra l’altro è il titolo al capitolo.
Qui trovate invece la traduzione se vi interessa ^_^  Traduzione
 
E rieccomi finalmente *-* il mio bambino è tornato e con lui gli aggiornamenti ^_^ mi spiace avervi fatto attendere :’( scusate.
Ormai ci avviciniamo alla fine, ma i guai non sono ancora finiti. Sta per arrivare qualcuno dal passato che la nostra Yuki ricorda bene ^.^ Chi sarà? Lo scopriremo più avanti ^_^
Nel prossimo capitolo, invece, ci sarà il compleanno di Yukiko, e se tutto va bene lo leggerete in settimana, quindi occhi aperti ^_^
Baci Faby <3 <3 <3 <3 

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Capitolo 13
*** Un regalo importante ***


         





Dopo l’accaduto con Reira, io ed Akira siamo stati più uniti che mai. Lui è stato molto colpito dalla mia reazione, ma non avrei potuto averne altre. Sarebbe stato proprio da sciocchi credere che mi stesse tradendo con una di cui non conosceva nemmeno l’esistenza fino a pochi minuti prima. Non nego però di esserci rimasta malissimo. Ero rimasta davvero impietrita a quella scena disgustosa. Ed è bene per quella stronzetta che non si faccia mai più rivedere, perché stavolta giuro che le cambio i connotati.
Domani è il mio compleanno. Finalmente sarò maggiorenne. Da adesso in poi, se anche ci scoprissero, le cose sarebbero diverse. Nessuno potrebbe fare più nulla contro Akira. Però è sempre meglio evitare scandali al momento. Sono pur sempre una sua alunna ed è bene restare cauti.
Chissà cosa mi regalerà domani Aki. Sono giorni che lo vedo strano. Di sicuro ha in mente qualcosa. Magari un altro bel viaggio a Naha come due anni fa. Sarebbe bellissimo ritornarci! Quello è stato il giorno più bello della mia vita! Non dimenticherò mai la mia prima volta in quel posto così magico.
Akira è il fidanzato migliore che possa esistere. Figurarsi se non gli davo fiducia!
 
- Yukiko mi hai sentita? - mi chiama Eri, interrompendo il filo dei miei pensieri.
- Eh? Scusami ero distratta. Cosa mi chiedevi? -
- Ti chiedevo chi vuoi invitare di questa scuola per sabato. -
- Cos’è sabato? – chiedo confusa?
- Ma Yuki, dove sei con la testa oggi? Non ti ricordi che avevamo deciso di festeggiare il tuo compleanno sabato, in modo da poter essere tutti presenti visto che domani, che è martedì, sarà difficile? - mi ricorda Himeko, abbracciata a Kenta. Finalmente quei due stanno insieme per mia immensa gioia! Alla fine quello zuccone ha capito che Hime è la ragazza perfetta per lui.
- Di sicuro pensa al suo ragazzo! - risponde Kenta, facendomi arrossire.
- CHE COSA???? Hai il fidanzato? Perché non ce l’hai mai detto? - chiedono tutte all’unisono, facendo girare tutti i nostri compagni.
- Zitte non gridatelo! Che vergogna, mi guardano tutti! - mi lamento facendomi piccola piccola. Non amo stare al centro dell’attenzione.
- La colpa è tua! Hai il ragazzo e non ce lo dici? Ma che amica sei? - replica Ai, offesa.
- Non mi avete mai chiesto se lo sono o meno. - cerco di giustificarmi.
- Non è una buona scusa per non dirci che hai il ragazzo Yukiko! E da quanto state insieme? - chiede Eri.
- Beh… veramente… -
- Lo era già al primo anno. – risponde nuovamente Kenta. Questo ragazzo vuole morire per forza, vero? Prima o poi gli avveleno il pranzo! I fatti suoi mai, eh?
- Davvero? E chi è questo ragazzo? E’ bello? Lo conosciamo? - domanda Himeko curiosa.
Oh lo conosci eccome Himeko! Che voglia avrei di dirlo accidenti!
- E’ molto bello, però è molto impegnato col lavoro essendo più grande di lei. Quindi non aspettatevi di poterlo assalire all’uscita da scuola un giorno, come avete fatto col mio! - interviene Ryoko, salvandomi.
Ricordo ancora il giorno in cui Masumi venne a prenderla all’uscita da scuola. Tutte le ragazze lo accerchiarono estasiate e adoranti. Anche se terribilmente donnaiolo, devo riconoscere che Masumi è un gran bel ragazzo. Mai quanto il mio ovviamente.
- Allora non ce lo farai conoscere? - chiede Ai dispiaciuta.
- Ma no, lo vedremo di sicuro alla festa di Yukiko sabato, no? Dovrà esserci per forza! E ce lo presenterai stavolta! - esulta Eri. Ma questa ragazza è terribile! Quando si parla di bei ragazzi è una vampira in cerca di sangue fresco. Non se ne lascia scappare uno! Ricordo ancora le sue fantasie sul mio ragazzo!
Come se mi avesse letto nella mente, Himeko da voce ai miei pensieri.
- Eri sei incredibile! Quando ci sono ragazzi di mezzo non capisci più niente! -
- E che ci posso fare se mi piacciono i bei ragazzi? Ho solo buon gusto cara! E tu non mi sembri da meno visto il bel ragazzo che hai! - ribatte lei.
- Ohi ohi qui si comincia a parlare di cose noiose tra donne! Io vado piccola a dopo. - dice Kenta, andandosene.
- Siamo rimaste solo noi femminucce finalmente! - ride Ryoko.
- Già, ma ritornando al discorso di prima… io non faccio gli occhi dolci a tutti Eri! Io li ho solo per il mio Kenta! Che poi sia anche bello è un caso. -
- Già come no! Sbaglio o eri tu che dicevi al primo anno, che avresti voluto prendere a sculacciate col libro di giapponese, il professor Yamada… nudo? - replica Eri.
- Co-COSA???? - esclamo furiosa, sbattendo le mani sul banco e perdendo quasi il controllo. Io queste le strozzo una per una! Oggi faccio una strage!
- Yu-Yukiko… che ti prende? Perché quello sguardo omicida? Che abbiamo detto? - domanda Ai impaurita.
- Siete delle depravate, accidenti a voi! Come vi permettete di fare questi discorsi sul mio fidamhmhhmh!!! - continuo a lamentarmi ma con la bocca tappata appena in tempo da Ryoko.
- Ahahahah  scusatela ragazze! Quando sente questi discorsi si imbarazza e perde il controllo! Sei troppo pudica amica mia, te lo dico sempre! - strilla arrabbiata  al mio orecchio, continuando a tenermi la mano premuta sulla bocca, mentre io cerco di calmarmi.
- Addirittura? Scusaci allora Yuki. Non credevamo fossi così casta. - dice Eri.
- Già, ma povero il tuo ragazzo allora. - ribatte Himeko con chiare allusioni al sesso. Se non fosse che Ryoko mi tiene ancora la bocca tappata, saprei io cosa risponderle! Ryoko nota il mio sguardo assassino così mi porta via.
- Scusate ragazze, noi andiamo un attimo fuori così Yukiko si riprende dall’imbarazzo eheheheh. – risponde la mia amica, trascinandomi fuori dalla classe.
 
- IO LE UCCIDO!  - urlo furiosa, prendendo a calci dei sassi nel giardino della scuola. – Le faccio a pezzi e poi le dò in pasto agli squali! -
- Yukiko calmati! Ti rendi conto che stavi per confessare tutto? -
- Non me ne frega un accidenti Ryoko! Sono stanca di sopportare queste frasi sconce sul mio ragazzo! Sono tre anni che le sento, ma ora basta! Sono stanca! -
- Appunto! Hai sopportato per tre anni e non riesci a sopportare per sei mesi? Fatti forza e stringi i denti, dai. -
- La fai facile tu! Se fosse Masumi l’oggetto sessuale dei pensieri di quelle pervertite, che faresti? -
- Credo le avrei già uccise da tempo. - risponde lei.
- Hai visto? Quindi mi dai ragione! -
- Non ho mai detto che hai torto, ma se riveli la vostra relazione, le cose potrebbero andare molto male per voi due. La professionalità di Akira sarebbe in serio rischio e come professore non sarebbe più credibile se si scoprisse che si porta a letto una sua alunna, non credi? Hai atteso tanto; porta pazienza ancora per un po’. Poi, finalmente, potrai spiattellare in faccia a quelle gatte morte la vostra relazione. Magari invitandole anche al vostro matrimonio un giorno. -
- Stai pur certa che lo farò! Avrei voglia di sposarmi oggi solo per il puro gusto di vederle sbiancare per la figuraccia che hanno fatto in questi anni! - dico maligna. Non sono una persona cattiva, ma con loro sì! Le vorrei vedere mortificate fino alla punta dei capelli!
Sculacciare il mio fidanzato col libro di giapponese… dissolute! Svergognate!
- Se ti sei un po’ calmata, dovremmo ritornare in classe. La pausa pranzo sta per terminare. -
- Sì, sì, andiamo. Cercherò di non ucciderle per oggi. Grazie amica mia! Se non ci fossi tu… - la ringrazio grata. Senza di lei mi avrebbero già scoperta da tempo.
- Figurati, tu faresti lo stesso con me. A proposito, come farai con la festa di sabato? Non puoi certo invitare il tuo professore alla festa. -
- Non lo so, ma credo che non potrà venire. Io lo vorrei ma sarà impossibile temo. - non mi resta che constatare dispiaciuta.
Ritornate in classe, ho guardato male le mie compagne per tutto il tempo. State certe che un giorno mi  vendicherò!
 
 
 
  ***************************
 
 
 
Domani è il compleanno di Yukiko finalmente. Non vedevo l’ora che anche questo giorno arrivasse.
La amo da impazzire. Non credevo si potesse amare tanto una persona. Se non fosse stata minorenne, glielo avrei già chiesto da tempo. Non sono mai stato più sicuro di una scelta simile in vita mia.
L’appoggio e l’affetto della sua famiglia ce li ho. La fiducia di Yukiko anche. La casa l’ho già presa due anni fa e ora è praticamente pronta. Manca solo qualche piccolo dettaglio d’arredamento e sarà perfetta. L’unica cosa che manca adesso per rendere anche la nostra vita perfetta, è il matrimonio.
Veramente, oltre quello, ci sarebbe pure avere dei figli, ma Yuki mi ha fatto ben capire che per lei è presto e non mi va certo di pressarla. In fin dei conti anche io sono ancora molto giovane. Vedremo magari tra un paio di anni.
L’anello l’ho già comprato da mesi. Ora manca solo il modo migliore per farle la proposta. Ne ho pensate tante, ma con lei ho già fatto praticamente tutto. Come potrei stupirla? Sono giorni che ci penso ormai. Anzi, settimane. Ogni volta che penso qualcosa, finisco per scartarla perché la trovo banale.
A lei piacciono le rose rosse olandesi, i ciliegi in fiore, gli oggetti antichi, gli animali, i film in costume tradizionale, il mare, i cibi italiani e l’Italia ovviam… aspetta un attimo… l’Italia! Perché non ci ho mai pensato prima? Ha sempre detto che le piacerebbe vedere l’Italia un giorno! E se non ricordo male le piace soprattutto Venezia.
Ho trovato come fare. Akira sei un genio!
 
- Masumi devo chiederti un favore! - gli chiedo dopo averlo chiamato al cellulare.
- “Dimmi amico”-
- Anni fa, a casa tua, ho sentito un cd con delle canzoni molto originali pop-barocche italiane, ti ricordi? -
- “Musica italiana barocca? Forse ti riferisci a quel gruppo di musicisti che si esibiscono sempre con costumi europei del 1700?”-
- Esatto, proprio loro! Ti ricordi come si chiamano? -
- “Se non ricordo male aveva a che fare con Venezia. Forse Ronda a Venezia… no no aspetta… Rondò Veneziano! Sì, erano i Rondò Veneziano. Ma perché lo vuoi sapere?”- mi chiede incuriosito dalla strana richiesta.
- Devo fare una cosa. Poi ti spiego! Ora devo andare, ciao e grazie amico! -
Dopo aver riattaccato, corro subito in un negozio per cercare questo cd. Non sarà facile trovarlo in Giappone, ma devo provarci. Una volta Masumi mi disse che sono famosi a livello internazionale quindi qualcosa dovrebbe esserci, e infatti, dopo mezzo pomeriggio passato a girare negozi, finalmente trovo uno dei trenta cd che il gruppo ha realizzato. Cavolo… uno su trenta però! Pazienza, meglio che niente. Ora devo passare in un’agenzia di viaggi per qualche informazione ed è fatta!
 
Il giorno tanto atteso arriva.
Purtroppo, il giorno del suo compleanno coincide con quello scelto dal nostro strambo preside per effettuare le visite a casa dei genitori che hanno figli un po’ indietro con lo studio. Accidenti, questa è una cosa che si fa alle elementari!
Comunque sia, ad ogni insegnante è stato chiesto di fare un elenco degli studenti che vanno peggio nelle loro materie. Il professore, quindi, farà visita ai genitori per parlare con loro del rendimento del figlio.
Che cosa umiliante per un diciottenne. Ma se il preside ha deciso così, non possiamo fare altrimenti. In totale sono una decina quelli con cui dovrò parlare. Ovviamente a me tocca Yukiko per il giapponese antico. Approfitterò della visita per chiedere alla sua famiglia il permesso di sposarla. E’ solo per educazione e rispetto che lo faccio. L’unica di cui mi serve il consenso è lei, ma dato il rapporto che c’è con la sua famiglia mi sembra giusto farlo.
Prima mi libero di queste visite noiose e prima potrò stare con Yukiko. Abbiamo appuntamento nella nostra casa alle sei.
 
 
 
************************
 
 
 
Uffa! Sono le sei e mezza e Akira ancora non si vede. Sicuramente quelle stupide visite alla famiglia gli stanno facendo perdere tempo. Da me invece verrà stasera.
Mi chiedo perché voglia vedermi qui visto che poi andremo insieme a casa mia per una cena con la mia famiglia. Stranamente, quest’anno non ha preparato nulla. Non che la cosa mi dispiaccia o che volessi chissà che, però l’ho visto talmente strano in questi giorni, che mi sarei aspettata qualcosa. Forse ha voluto vedermi a casa nostra per darmi il suo regalo lontano dalla mia famiglia e non sentirsi in imbarazzo.
Oggi ho con me quasi tutti i regali che mi ha fatto in questi anni. Il bracciale coi cuori dei quattordici anni, le chiavi di casa che mi regalò per il mio sedicesimo compleanno, la collana in oro bianco col ciondolo a mezza luna e un piccolo diamante laterale a fare da stella, regalo per i diciassette anni. Forse oggi mi regalerà un paio di orecchini. Non mi dispiacerebbe se fossero simili al ciondolo della collana.
- Tesoro sono a casa! – scherza appena entrato, come se fossimo una vecchia coppia di sposi,
- Ciao amore…ben tornato! Com’è andata a lavoro? - rispondo ridendo, raggiungendolo e stando al gioco.
- Bene mogliettina. Che facevi di bello? - chiede dandomi un bacio ed entrando in salotto. Si siede sul divano dove lo raggiungo abbracciandolo.
- Nulla, ti aspettavo. Ci hai messo un po’. -
- Scusami, è che queste visite mi hanno richiesto più tempo del dovuto. E pensa che ne manca ancora una. -
- Già, la mia. Chissà che dirà mia madre. Che umiliazione però uffa! -
- Lo so, è stato così per tutti. Ha dei metodi strani questo preside. Comunque fa niente dai, tua madre sa già che fai schifo in giapponese antico. Non è una novità! –
- Grazie eh? Molto gentile! - rispondo imbronciata. Addirittura schifo! Cavolo, è vero che prendo appena la sufficienza, ma c’è di peggio in fondo!
Oh cavolo! Ma cosa penso? Mi sto discolpando da sola? Io che mi auto-criticavo sempre? Sto impazzendo o sto accettando i miei pessimi voti finalmente? No, mai! Non li accetterò mai quei voti orribili!
- Terra chiama Yukiko! Ci sei? – mi chiama lui, interrompendo i miei pensieri.
- Eh? Che vuoi? - rispondo fulminandolo con gli occhi.
- Dai cucciola, non farmi quel visino così imbronciato! Lo sai che scherzo. Io mi sono adeguato ai tuoi voti. Fallo anche tu, no? -
- Mai! E non chiamarmi cucciola! -
- Va bene… permalosa! Piuttosto, questo è il tuo regalo Yuki. - dice sorridente, prendendo un pacchetto dalla giacca. Dalla forma schiacciata sembra un cd.
- Speri che ti perdoni e di cavartela col regalo adesso? - chiedo facendo la finta offesa.
- Mi sa proprio di sì! Anzi, sono sicuro che farai anche di meglio! - dichiara sicuro di sé.
- Davvero? E che ci sarà mai qui dentro? - domando incuriosita dalla sua sicurezza.
- Aprilo e vedrai! -
Dopo averlo osservato scettica qualche secondo, lo scarto dalla carta regalo. Come avevo supposto è un cd.
- Rondò Veneziano “La Serenissima”? - chiedo leggendo il nome e il titolo scritti sulla copertina. Sono in italiano.
- Sì. Sono un gruppo di musicisti che fanno musica pop-barocca italiana, soprattutto dedicata a Venezia come dice il loro nome che, se non erro, è una delle tue città preferite. Giusto? -
Lo guardo davvero sorpresa. Ha ricordato questo particolare? Gli ho detto che amo Venezia solamente una volta anni fa, ma lui lo ricorda ancora. Che dolce! Come si fa a non amarlo?!
Sono una ragazza davvero fortunata.
 
 
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Dopo aver letto il nome del cd l’ho vista sorpresa. Bene, questo è un buon primo passo!
- Sì è vero. E tu lo hai ricordato? Te l’ho detto tanto tempo fa. Mi stupisci sempre! E’ senz’altro un cd bellissimo se è dedicato all’Italia. Quanto la amo! E di sicuro amerò anche questo cd! Grazie Aki, è un regalo bellissimo! - esulta felice abbracciandomi.
Mia cara Yuki, questo è solo l’introduzione al vero regalo!
- Sono felice ti sia piaciuto. -
- Mi serve un lettore cd per ascoltarlo! Un lettore, un lettore! Il mio regno per un lettore! - grida cercandolo in giro per casa. Fortuna che ancora non lo abbiamo comprato.
- Calma mia “Re Riccardo III d’Inghilterra”, presto avrai il tuo lettore cd, ma prima ritorna qui. Devo ancora darti una cosa. - la chiamo divertito.
- Eh? E cosa? - chiede ritornando.
- Questi… - le mostro ciò che ho preso ieri all’agenzia di viaggi.
- Ma… ma questi sono… - balbetta incredula osservandoli.
- Due biglietti aerei per l’Italia. - proseguo io per lei, vedendo il suo improvviso mutismo.
- E’… è… FANTASTICO!!! Aaaaaah vedrò l’Italia!!! Non ci credo! – saltella emozionata come una bambina. E’ proprio una cucciola anche se non lo ammetterà mai. - Grazie amore! Sei unico! Magnifico! Straordinario! Stupendo! Bellissimo! E ti amo tantissimo!!! Sììììì che bello! L’Italia! Ancora non ci credo! Ti saranno costati tantissimo però! Quando partiamo? - strilla entusiasta ed euforica, cercando poi la data sui biglietti.
- Tra sei mesi. - la precedo io.
- Sei che? Non può essere! – dice incredula, osservando i biglietti e la data, rendendosi conto che non scherzavo. – E’ davvero tra sei mesi? Ma perché? - chiede con tono deluso.
- Perché prima devi finire la scuola e io ho bisogno delle ferie, ma oltre a ciò, perché dobbiamo fare una cosa molto importante. -
- E cosa scusa? -
- Mi sembra ovvio amore… sposarci. - le spiego con molta semplicità, ottenendo l’effetto voluto: un’espressione sconvolta.
- Cosa… hai detto? - chiede in un flebile sussurro.
- Che prima di fare quel viaggio ci sposeremo. Questo sarà il nostro viaggio di nozze Yuki. -
- Ma… ma… come… - balbetta incredula.
- Tesoro, non serve dirti quanto ti amo perché lo sai. Sei la donna della mia vita e lo so già da cinque anni, quando mi sentisti parlare con la mia ex, ricordi? Non ho mai amato una donna come amo te, perché per me non sei mai stata una ragazzina. Certo ho dovuto rispettare dei tempi precisi, però nel mio cuore già sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Da oggi sei maggiorenne e tra sei mesi saremo liberi. Non voglio più aspettare oltre. Quindi sposami. Sposami lo stesso giorno in cui finirà questa nostra tortura, ovvero l’ultimo giorno scolastico. -
- Ma… dici sul serio? Lo stesso giorno? - domanda  ancora più sorpresa.
- Sì, lo stesso giorno. Inviteremo tutta la scuola e daremo la prova del nostro amore. Tanto lo saprebbero ugualmente ed io non voglio più nascondermi. Voglio che sia fatto tutto alla luce del sole. Che mi rispondi? -
- Ti rispondo di sì! Sì, sì, sì e altre mille volte sì! – urla in lacrime, gettandosi tra le mie braccia.
- Ma come? Solo mille volte sì? – mi fingo deluso.
- Milioni di miliardi di sì credi bastino? -
- Mmmh… posso accontentarmi per stavolta. - rispondo facendo finta di pensarci.
- La ringrazio per la sua comprensione signore! - dice ridendo ancora con le lacrime agli occhi.
- Bene, ora manca solo una cosa. -
- Che cos’altro manca? A me sembra tutto perfetto! -
- Invece no. Che proposta è senza anello? – sostengo, tirandolo fuori dalla scatoletta.
- Anche l’anello? Ma tu sei pazzo! Si può sapere quanto hai speso in questi giorni? -
- Non preoccuparti di questo. Lo sai che guadagno bene. È anche per questo che abbiamo dovuto fare così tanti sacrifici in questi tre anni, no? -
- E’ vero, e tuttora io li sto ancora facendo! - si lamenta, cambiando espressione.
- Perché? E’ forse successo qualcosa? - chiedo preoccupato.
- No, niente lascia stare. Scaramucce tra ragazze.  Poi un giorno ti racconto. Ora mettimi l’anello dai! Non vedo l’ora di farlo vedere a Ryoko e alla mamma! - dice ritornando allegra mentre le metto l’anello al dito.
- A proposito di questo… voglio chiedere a tuo nonno e tua madre il permesso di sposarti cucciola. -
- Per oggi sono troppo felice, quindi sorvolerò per quello stupido nomignolo, ma perché devi chiedere loro il permesso? Non sono una bambina. -
- Lo so, ma è per rispetto nei loro confronti. Mi sembra giusto così. Sono sempre stato trattato come uno di famiglia da subito e questo non è da tutti. Soprattutto quando uno dei due è molto più grande dell’altro. Spero per te non sia un problema. -
- Assolutamente no, perché dovrebbe? Di sicuro mia madre sarà al settimo cielo. Lei ti considera già come un terzo figlio e il nonno sarà felice di sapere che non andremo a convivere come avevamo deciso. -
- Veramente io non ho mai pensato un solo giorno di voler vivere con te in questa casa senza essere sposati, solo che non te l’ho mai detto per non rovinare la sorpresa. -
- Che cosa? Ma da quant’è allora che volevi chiedermelo? -
- Te l’ho detto prima… da cinque anni. -
-  Perché me lo hai sempre tenuto nascosto? -
- Che piacere ci sarebbe stato se ti avessi detto “ Yukiko, sposami quando sarai maggiorenne.”? Sinceramente non mi sembrava un’ottima idea. E poi avevi quattordici anni. Le ragazze, a quell’età, non pensano certo al matrimonio, alla casa e al dopo. E’ vero che sei sempre stata più matura delle tue coetanee, però era troppo prematuro. O ti è forse dispiaciuto il modo in cui l’ho fatto oggi? - le chiedo curioso.
- No, affatto! Anzi, è stata una sorpresa magnifica. Però scusa, a cosa serve il cd allora? -
- A tenerti compagnia fino al giorno della partenza. Tra l’altro, la prima città che visiteremo indovina quale sarà. -
- Venezia? - risponde con occhi luccicanti.
- Esatto! Prima tappa il Veneto con Venezia in primis. -
- E’ magnifico! Non vedo l’ora di girare per la città su quelle gondole che vedo sempre stampate sui libri! – esclama emozionata.
- Solamente? E io che speravo non vedessi anche l’ora di sposarmi! -
- Perché? Tanto ti vedrò tutti i giorni della mia vita. L’Italia invece no! Avrò occhi solamente per lei in quei giorni! -
- Ma grazie eh? Vedo che mi ami molto! -
- Ma dai che scherzo stupidotto! E’ ovvio che non vedo l’ora di sposarti! -
- Però non l’hai detto! Lo hai fatto perché te l’ho fatto notare io! -
- Ooohh quanto sei pesante quando fai così! – sbuffa. girando la testa e incrociando le braccia.
- Come osi dirmi che sono pesante? -
- Sì, sei pesante quando ti fissi su una cosa! -
- Ah sì? Ora ti faccio vedere quanto sono davvero pesante! - le dico buttandomi su di lei e facendole il solletico sui fianchi, come la prima volta  al parco, il giorno del suo compleanno.
- No, no, ti prego… ahahah pietà! Scusa! - strilla ridendo.
- Non basta! Chiedi perdono per avermi trattato male! - le ordino, continuando a torturarla.
- Ti prego perdonami! Ahahaha non lo faccio più… giuro! - a queste parole mi fermo e sorrido soddisfatto.
- Così impari! -
- Sei cattivo! – brontola, asciugandosi le lacrime uscite con le risate.
Proprio come quella volta al parco, le mie mani sono sotto alla sua magliettina a toccarle i fianchi. La guardo, inerme sotto al mio corpo, e non posso fare altro che ripetermi quanto sia bella.
- Ti ricorda qualcosa vero? – chiede, notando che la osservo.
- Già, ma stavolta non mi fermerò come allora. – rispondo, baciandola e spostando le mie mani sui suoi seni.
Non mi stancherei mai di fare l’amore con lei. Il suo corpo è una calamita alla quale il mio corpo non sa resistere. Più ci provo più vengo soggiogato dalla voglia irrefrenabile di averla tra le braccia e sentire i suoi dolci sussurri che mi eccitano fino all’estremo.
 
Verso le otto e mezza, ci rivestiamo e usciamo. Dobbiamo andare a cena a casa di Yukiko sia per festeggiare il suo compleanno e dire alla famiglia del matrimonio, sia per la visita come professore. Alla cena sono stati invitati anche Ryoko e Masumi.
Arrivati a casa sua, la madre nota subito il solitario che la figlia porta al dito e scoppia in lacrime. Non ho ancora aperto bocca che già tutti si complimentano con noi.
Perfino il nonno di Yuki ha pianto per la felicità di sapere la nipote sposata a breve. Non gli andava proprio giù la convivenza. E non so dargli torto anche se non ho mai pensato a quella. Il primo giorno in cui Yukiko varcherà quella casa per viverci insieme, sarà solo come mia moglie.
Dopo tanto tempo ho pronunciato nuovamente la parola mamma. Quando ho chiesto alla madre di Yuki l’onore di poterla chiamare così, mi ha abbracciato piangendo.
Devo molto a quella donna. Sempre pronta a credermi e a difendermi e darmi una mano. Sono stato trattato come un figlio da lei, quindi sarà naturale considerarla come una seconda madre.
Con mia grande sorpresa, anche il signor Hayashi vuole che lo chiami nonno. A quanto pare mi ha accettato del tutto in famiglia. Non ha mai obiettato la mia relazione con la nipote, ma non è mai stato un tipo molto espansivo con me. Forse perché temeva non facessi davvero le cose seriamente con lei, non so. Stasera comunque è stato diverso. E’ stato più paterno direi. Abbiamo fatto due chiacchiere. Mi ha chiesto di avere cura della nipote come un tesoro, e di prendermi cura della nuora e di Saito quando lui non ci sarà più.
E’ stato un vero onore e piacere accettare la sua richiesta, perché la sua famiglia adesso è anche la mia. Quella che non ho mai avuto come desideravo. Anche quel poco che avevo con mia madre, mi è venuto a mancare molto presto. Adesso posso davvero dire di essere l’uomo più felice del mondo.
Mancherebbe solo una cosa per mandarmi al settimo cielo, ma per quello dovrò aspettare ancora qualche anno. Per il resto, chiedere la scala in prestito a questa famiglia, è stato il regalo più bello che la vita potesse farmi!
 
 





 
Buona sera ^.^ come promesso, doppio aggiornamento questa settimana visto che a causa del pc non ho potuto aggiornare per un paio di settimane.
Altro passo fatto per avvicinarci al primo capitolo ^_^ ma non ancora alla conclusione della storia ^_^
Nel prossimo capitolo, qualcuno scoprirà i due piccioncini… chissà chi sarà ^.^
Baci e al prossimo capitolo ^_^


P.S. Per chi non li conoscesse… i Rondò Veneziano sono un gruppo di musicisti che si esibiscono sempre in abiti del periodo barocco con tanto di parrucche. Il gruppo risale al 1979 ed è tuttora esistente. Il loro è un modo per portare a tutti la musica classica sotto una luce diversa in un misto tra pop e rock.
Un esempio di un loro brano è la “Serenissima” titolo anche di un loro album del 1981, ovvero quello che ha in mano Yukiko ^.^ è un gruppo che amo molto.

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Capitolo 14
*** Non c'è mai fine al peggio! ***


 






Che serata fantastica che ho passato ieri! Tra sei mesi sarò la moglie di Akira. Non mi sembra ancora vero! Ho pianto per quasi tutta la serata. Akira ogni tanto mi prendeva in giro per questo, ma è stato più forte di me. Ero e sono tuttora emozionatissima. Non si riceve tutti i giorni una proposta di matrimonio dall’uomo che ami. Purtroppo a scuola non potrò portare l’anello. Attirerei troppo l’attenzione. Mi spiace molto ma non posso fare altrimenti.
Oggi non avevo molta voglia di andare a scuola sinceramente. Non mi va di sentire parlare della mia festa di sabato. Non avevo neppure voglia di farla, hanno insistito Eri e Himeko. Se non fossero tutte delle pazze assatanate sarebbero delle ottime amiche devo ammettere.
Come farò però con Akira? Non mi va di non vederlo. Però non posso nemmeno far venire il mio professore alla mia festa e se invitassi tutti gli altri professori per far venire anche lui, verrebbe anche quella depravata della professoressa Hikari. Non la sopporto!
- A che pensi? - mi chiede Ryoko vedendomi assorta nei miei pensieri.
- A sabato. Come farò con Akira? Non posso farlo venire a casa mia con tutta quella gente che lo conosce come mio professore. - le bisbiglio per non farmi sentire dai nostri compagni di classe.
- Lo so, sarà un bel problema. Non so davvero come aiutarti in questo caso amica mia. -
- Uff… - sbuffo, appoggiando disperata la testa sul banco.
- Buongiorno ragazze! Avete sentito la novità? - ci saluta Eri entrando in classe raggiante.
- Ciao a te. No, quale novità? - domanda Ryoko.
- Oggi verranno degli studenti dall’America. Staranno qui da noi per quasi tre mesi per studio. E la cosa più sorprendente è che sono guidati da un ragazzo giapponese che vive lì in America da oltre tre anni. - ci spiega euforica.
- Ah ti riferivi a quello. Speriamo non siano antipatici. - rispondo io, quasi del tutto disinteressata. I professori ce ne avevano già parlato tempo fa, ma sinceramente la cosa non mi importa più di tanto.
- Eh sì! Chissà se ci sarà qualche bel ragazzo! -
- Eri non cambi mai! Sembri il mio ragazzo in versione femminile! - afferma Ryoko e io non posso che darle ragione.
- Voi parlate così perché avete il fidanzato! Io che invece non ce l’ho, sono sempre alla ricerca. Non tutte sono fortunate come voi due sapete? -
- Se tu continui a cercare solo i bei ragazzi, non troverai mai quello che fa per te. Lascia andare le cose per il loro verso. Non buttarti sempre addosso a tutti i bei ragazzi che vedi o li farai solo scappare. - suggerisce saggiamente Ryoko.
- Vedremo, Per oggi voglio vedere chi saranno questi ragazzi che verranno qui. Il ragazzo giapponese sarà in classe con noi. -
- Ah bene. Quindi uno in più da invitare alla festa sabato. - mi lamento io.
- Veramente dovresti invitare tutti i ragazzi che verranno dall’America, per farli ambientare e stare a loro agio sai? - dice Eri con occhi sognanti.
- O più che altro diciamo che vorresti avere la possibilità di provarci con loro durante la festa, vero? - ipotizza Ryoko.
- Esatto! Ti prego Yukiko-chan! Ti prego, ti prego! – mi supplica Eri.
- E va bene li inviterò, sei contenta? - magari sposta le sue attenzioni su altri lasciando in pace il mio ragazzo.
- Grazie, sei una grande amica! Non vedo l’ora che il prof ce lo presenti! -
- Eccoti accontentata, sta entrando il professore. - dico io indicandole il suo ingresso. Lei si precipita di corsa al suo posto e io e Ryoko ci guardiamo per poi sospirare. Non cambierà mai!
- Ragazzi, come forse già saprete, oggi verranno nel nostro istituto un gruppo di studenti americani per fare una ricerca sul nostro paese, soprattutto dedicata ai manga e agli anime di cui il nostro paese è famoso. Siamo fieri venga effettuata questa ricerca, perché l’istituto da cui provengono questi ragazzi è uno tra i  più prestigiosi che esistano in America. Quindi mi raccomando, comportatevi bene e siate cortesi con i nuovi arrivati e aiutateli ad ambientarsi nel nostro istituto, capito? -
- Sì professore! - rispondiamo tutti, alla sua richiesta.
- Bene. Vi informo anche che uno di questi studenti è un nostro connazionale trasferitosi lì per motivi familiari. Sia lui che tre di questi ragazzi saranno in classe con voi. Ovviamente non capiscono molto il giapponese quindi parlate con loro in inglese. -
- Va bene professore! –
E c’era bisogno di dircelo? Mica siamo cretini. Ovvio che gli avremmo parlato in inglese e non a gesti. Il professor Yoshi è proprio strano.
- Passiamo alle presentazioni. Il primo studente si chiama Ty Pennington, a seguire Paige Hemmis e Preston Sharp. - dice facendoli entrare in ordine per come li ha presentati.
Per fortuna di Eri, i due ragazzi sono molto carini, infatti l’interessata ha la bava alla bocca. Il ragazzo chiamato Ty è alto, biondo e con un bel fisico palestrato, sicuramente farà qualche sport tipico americano tipo rugby o football. L’altro che si chiama Preston sembra più un tipo intellettuale. Ha una postura tipica dei geni con tanto di occhiali ben posizionati sul naso. Capelli castani e occhi blu. Anche lui molto carino. La ragazza, Paige, è davvero molto bella. Sembra una bambola di porcella. Lineamenti molto fini e lunghi capelli castano biondo coi boccoli. Ha l’aria molto imbarazzata.
Dopo una breve presentazione in inglese, i tre si accomodano ai loro posti. Paige è seduta accanto me e Ryoko. Ty, con immensa felicità di Eri è seduto accanto a lei. Preston invece è vicino Ai.
- Tra un po’ arriverà anche l’altro ragazzo che al momento è dal preside per sistemare alcune cose e… -
- Eccomi professore, sono qui! - lo interrompe un ragazzo entrando in aula. Appena lo vedo il mio cuore si ferma. Mi sento come attraversata da mille brividi. Mi sento morire! Mi manca il fiato. Non può essere proprio lui!
Non proprio in questa scuola!
- Salve. Sono Setsuna Mudo… piacere di conoscervi! - dice inchinandosi, ed è l’ultima cosa che vedo prima che tutto diventi buio.
 
 
 
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Oggi nella nostra scuola verrà un gruppo di studio dall’America per fare qualche ricerca sul Giappone, in particolare sul mondo dei fumetti e dell’animazione, i migliori che esistano al mondo.
Tre di loro saranno nella classe dove terrò lezione la prima ora, quindi dovrò presentarli io. Li ho già conosciuti e a quanto ho visto parlano pochissimo il giapponese, ma avranno tempo per imparare, soprattutto se vogliono fare ricerche approfondite sui nostri usi e costumi.
- Buongiorno ragazzi! – saluto entrando in classe.
- Buongiorno professore! - rispondono loro.
- Credo sappiate che oggi verranno nel nostro istituto dei ragazzi dall’America. Tre di loro saranno vostri compagni per i prossimi tre mesi. Guai a voi se create casini, sono stato chiaro? - dico senza troppi giri di parole.
- Sì professore! -
- Bene. Loro parleranno con voi solo in inglese quindi cercate di non sfigurare! Dunque, cominciamo col presentare : Ed Sanders, Tracy Hutson e Tanya McQueen. Presentatevi pure ragazzi. – spiego loro, mettendomi comodo alla cattedra.
Mentre loro si presentano, sistemo delle verifiche da far fare ai miei studenti, mentre i nuovi arrivati si eserciteranno in degli ideogrammi molto semplici da imparare, in modo da conoscere meglio la nostra lingua e sapersi gestire in giro per la città, anche se so che hanno una guida giapponese.
Mentre sto per dare i fogli con le verifiche, sento una gran confusione provenire dall’aula accanto che è quella di Yukiko. Cosa succede?
Esco fuori per dare un’occhiata e mi si gela il sangue alla scena che ho davanti: Kenta Tanaka che esce dall’aula con Yukiko tra le braccia, priva di conoscenza, e credo la stia portando in infermeria seguito da Ryoko.
Mi trattengo con immensa fatica dal seguirla di corsa e abbandonare tutti lì!
- Co-cosa è successo professor Yoshi? - chiedo agitato al professore, col cuore che va a mille.
- Non saprei. La ragazza ha perso i sensi mentre uno degli studenti venuti dall’America si presentava. - mi spiega lui confuso.
Dò uno sguardo all’interno dell’aula e capisco il perché della reazione di Yukiko. C’è l’imbecille che le andava dietro alle medie! Che diavolo ci fa qui? Maledizione, lui mi conosce! Sa che sono il ragazzo di Yuki! Ecco perché è svenuta. Voglio andare da lei, ma con quale scusa posso andare da una studentessa che finisce in infermeria?
Trovato!
- Professore Yoshi, se permette chiamo io i parenti della ragazza. Sono stato da loro ieri per la visita degli insegnanti ai genitori. Mi sono sembrati dei tipi molto apprensivi. Se vuole me ne occupo io! – propongo fingendo indifferenza.
- Per me va bene professore Akira, se ne occupi lei. – accetta, ritornando in classe, mentre io mi precipito in infermeria dove trovo quel Tanaka fuori dalla stanza che aspetta notizie.
- Tanaka puoi andare in classe. Ci penserà la sua amica a farle compagnia in attesa che si riprenda. -
- Ma professore io… -
- Niente ma, fila! - gli intimo spazientito, così lui ubbidisce e ritorna indietro.
Finalmente posso precipitarmi dentro la stanza, dove trovo il medico che sta facendo prendere a Yukiko una zolletta di zucchero. Menomale, si è ripresa! Che paura ho avuto accidenti!
- Dottore, come sta la signorina Hayashi? - chiedo avvicinandomi.
- Niente di grave professore. Sicuramente un calo di zuccheri. Tra un po’ sarà come nuova. - risponde lui tranquillizzandomi. Anche se potevo immaginare il perché si fosse sentita male, sapere che sta bene è un sollievo.
- Hayashi come ti senti? Vuoi tornare a casa? - le chiedo, sperando dica sì.
- No professore Yamada. La ringrazio ma sto meglio adesso. E’ tutto a posto. - mi risponde lei cercando di sorridere.
- Sei sicura? - domando nervoso.
- Sì, sicura. -
- Come vuoi. Ma per tutta l’ora resti sdraiata in infermeria, intesi? Ikeda, te la senti di restare qui con lei? - le chiedo, sperando in una risposta affermativa.
- Certo professore. - almeno è già qualcosa sapere Ryoko con lei.
Come vorrei poterla abbracciare dannazione! E’ così frustrante questa situazione! Fortuna che mancano solo sei mesi e questa tortura finirà!
- Professore, se vuole può tornare dai suoi studenti. La sua alunna deve riposare adesso. - mi avvisa il medico. Anche se a malincuore sono costretto ad uscire e ritornare in classe. Oggi non ho lezione in classe di Yukiko e potrò vederla solo all’ora di pranzo.
Per essere sicuro di poterle parlare, le mando un sms prima di rientrare in classe, dandole appuntamento in biblioteca, che a quell’ora è sempre desertissima.
Come faccio per tirarci fuori dai guai stavolta?
 
 
 
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- Yuki come ti senti adesso? - mi chiedono le mie amiche quando rientro in classe.
- Tranquille, tutto bene, solo un calo di zuccheri. - rispondo per tranquillizzarle. Sì, altro che calo di zuccheri! Il mio male si chiama Mudo. Ed ecco il diretto interessato venirmi incontro, povera me!
- Ciao Hayashi! Non ci vediamo da tanto! - mi saluta lui.
- Ciao Mudo.- rispondo con poca voglia.
- Mi spiace ti sia sentita male. Spero nulla di grave. -
- Solo un calo di zuccheri. Grazie per l’interessamento. -
- Figurati! Ma tu guarda quanto è piccolo il mondo. Sono felice di essere capitato nella tua scuola e di averti come compagna di classe per i prossimi tre mesi! -
- Già… una vera fortuna. - dicono atona.
Per tutti i Kamigami! Cosa ho fatto mai di male? Perché tra tutti gli istituti del Giappone, quel pesce lesso doveva finire proprio nel mio? Appena l’ho visto non ho capito più nulla. Sono stata presa totalmente dal panico e sono svenuta. E rivederlo adesso mi provoca ancora uno strano senso di nausea.
Cielo… se dicesse a qualcuno che Akira è il mio fidanzato sarebbero guai!
- Yukiko calmati! Stai ridiventando bianca come un fantasma! - mi rimprovera Ryoko notando il mio pallore.
- Chi dice che i fantasmi siano bianchi? - chiedo sarcastica sedendomi al mio banco.
- Finiscila di fare la puntigliosa! Si dice così. -
- Uffa ma perché proprio a me? Appena lo vedrà lo riconoscerà subito Ryoko. Come possiamo fare? - chiedo avvilita tenendomi la testa con le mani.
- Potreste dirgli che vi siete lasciati e che adesso frequenti un altro, no? -
- Dici che se la berrebbe? - chiedo sollevandomi a guardarla.
- Chissà. Sempre meglio che accettare che state insieme e creare uno scandalo, non trovi? Magari ci casca visto che non è mai stato un tipo molto sveglio. -
- Forse è una buona idea la tua. Comunque se prima cercavo un modo per far venire Akira alla festa di sabato, adesso è sicuro che lui non potrà assolutamente essere presente o Mudo capirà tutto. -
- Già. Alle altre e a lui dirai che il tuo ragazzo è partito per lavoro. -
- Ottima idea Ryoko! Sei la mia salvatrice amica mia! - urlo gettandole le braccia al collo.
 
Non mi resta che proporlo ad Akira e vedere cosa ne pensa. Chissà cosa dirà quando saprà che Mudo è in questa scuola. Certo non sarà il massimo fingere di non stare più insieme, ma tanto fra tre mesi la piattola va via. Dovremmo stare ancora più attenti adesso. Non potremo neppure guardarci di sfuggita, ma pazienza.
All’ora di pranzo mi dirigo in biblioteca per parlare con lui. Lo trovo già lì intento a fingere di leggere un libro che getta quasi via appena mi vede entrare.
- Amore come stai? Tutto bene? Mi hai fatto preoccupare! - esclama abbracciandomi fortissimo.
- Se non mi lasci credo che morirò.- rispondo con un filo di voce strozzato dalla mancanza d’aria.
- Scusami! -
- Tranquillo sto bene. E’ solo che oggi… -
- Sì lo so. L’ho visto purtroppo. - mi anticipa lui.
- E lui ti ha visto? - chiedo ansiosa.
- No, non credo. Era voltato a parlare con un ragazzo biondo, immagino uno di quelli del gruppo di studio venuto dall’America. -
- Ah menomale! -
- Ti sei sentita male per lui non è così? -
- Già, e a questo proposito devo dirti una cosa, sperando tu sia d’accordo. -
- Cosa devi dirmi? -
Dopo avergli proposto l’idea di Ryoko…
- No! No e no! Non fingerò che ci siamo lasciati, così poi quell’imbecille ci riprova con te! Tanto ormai sei maggiorenne. Che lo scoprano pure, mi sono rotto le balle ora! - urla furioso.
- Ma Akira, cerca di ragionare! Si alzerebbe un polverone se si venisse a sapere adesso! Certo, forse non perderesti il posto, ma perché rischiare per colpa di Mudo? E poi gli dirò che ho un altro ragazzo così non ci riproverà, ammesso che sia ancora interessato a me dopo tutti  questi anni. -
- Non mi piace lo stesso l’idea! - insiste lui.
- Dai amore e poi tra tre mesi se ne andrà. Dobbiamo pazientare ancora un po’. - cerco di convincerlo.
Dopo qualche minuto di silenzio riprende la parola.
- Dobbiamo proprio reggere anche questa farsa? - domanda un po’ più calmo.
- Io direi di sì. Almeno andiamo sul sicuro, non credi? -
- E va bene come vuoi, ma sappi che lo faccio per te! A me questa storia non va proprio giù, ma se ti senti più tranquilla così accetto. Però sappi che per quasi tre mesi non dovremo assolutamente rivolgerci nemmeno una parola a scuola che non sia solo attinente allo studio. Ce la farai? -
- Ce la dovrò fare. E poi ci rifaremo a casa, no? - gli dico maliziosa accarezzandolo.
- Ovviamente! Anzi, se te la senti… stasera ti fermi a dormire da me? – domanda, ricambiando le mie carezze.
- Certo che sì. Ora è meglio andare. Meno tempo passiamo insieme per adesso, meglio è. Quindi mi raccomando, dovesse chiederti qualcosa… -
- Non stiamo più insieme da tre anni ormai. Me lo ricordo, tranquilla. - mi precede lui.
- Bene, io vado. Ci vediamo stasera a casa tua allora. - lo saluto baciandolo.
 
Ritornata in classe, vengo assalita da Eri e Himeko che mi avvisano di aver già invitato i ragazzi americani alla mia festa. Kenta non mi sembra molto contento dell’interesse che la fidanzata prova per Ty e non posso dargli torto. Quando lo guarda ha gli occhi a forma di cuoricini. Ai, invece, sembra aver legato con Preston, l’intellettuale.
Quando il sabato arriva sono già sfinita!
Mudo, ovviamente, ha riconosciuto subito Akira e ha chiesto spiegazioni. Dopo oltre mezz’ora passata a convincerlo che c’eravamo lasciati prima che diventasse il mio professore, sembra averci creduto. Gli ho chiesto il favore di non dire in giro che stavo con lui e spero tenga la bocca chiusa. Però noto che ci guarda in modo strano. Credo che qualcosa sospetti. Comunque sia non ci tradiremo. Siamo stati tre anni come in guerra per questa storia e ormai ci siamo abituati.
Da tre giorni, a scuola facciamo finta di non esistere l’uno per l’altra. Anzi, Akira non proprio visto che mi ha dato un’altra punizione per aver preso un altro stramaledetto cinque. Odio queste ricerche del cavolo! Ovviamente lui non sarà presente alla festa organizzata dalle ragazze. Ci vedremo stasera per rifarci del tempo perduto.
- Yukiko, è quello il ragazzo per cui fingete di non stare insieme? - chiede Masumi indicandolo, mentre io e mia madre dividiamo degli antipastini.
- Sì, proprio lui. Sono stata costretta ad invitarlo purtroppo. - affermo sbuffando e bevendo un po’ di cola.
- Certo che siete proprio sfortunati voi due. Hai conosciuto Kyoko nel peggiore dei modi, siete finiti nella stessa scuola, poi quella Reira, ora quel ragazzo. Ah… senza dimenticare la tua quasi gravidanza. - elenca lui, beccandosi la mia bibita in faccia, che gli ho inavvertitamente sputato addosso dallo shock per quello che ha detto di fronte mia madre  Ma si è bevuto il cervello quest’idiota?
- Cos’ha detto il tuo amico? - domanda lei fissandomi. Ora che accidenti gli dico?
- No… vedi mamma, ecco, le cose non stanno proprio così come hai sentito. Masumi sei un idiota! - gli urlo dandogli un calcio sul ginocchio per la rabbia.
- Ahi! Ma che ti prende? Non lo sapeva già? Strano, so che vi raccontate tutto. - si giustifica lui.
- Non le cose false stupido! -
- Yukiko mi vuoi spiegare? Non ho capito. Sei incinta? -
- Ma assolutamente no mamma! - rispondo inorridita anche al solo pensiero di poterlo essere.
- Ma Masumi ha detto che… -
- Oh no signora, lei credeva mesi fa di esserlo, non adesso. - la interrompe Masumi, spiegandogli ciò che sa.
- Masumi tieni quella boccaccia chiusa! - urlo furiosa.
- Ma sto solo dicendo la verità scusa! -
- Oh Kami! Qua si mette male! RYOKOOO! - la chiamo disperata sull’orlo di una crisi di nervi.
Questo no! Anche questa situazione non la reggo! E’ ora di sputare fuori la verità o giuro che oggi esplodo al posto del Fuji, del Vesuvio e del Kilauea messi insieme!
- Che c’è Yukiko? - domanda lei raggiungendoci.
- Spiega al tuo stupido ragazzo bocca-larga la storia della gravidanza, perché io non ci riesco! Devo prima spiegare a mia madre che non sono né sono mai stata incinta! - spiego con un nervo pulsante sulla testa.
- Eh? Che hai detto? Ma di che parlate? - chiede lei confusa.
- Il tuo ragazzo ha detto davanti mia madre che credevo di essere incinta. Cosa che oltre che inesatta è anche fuori luogo! -
- Masumi! Razza di imbecille che non sei altro, ma che ti salta in testa? - gli urla Ryoko picchiandolo.
- Ehi ma che avete oggi? Ma cosa ho mai detto di male scusa? -
- Ora te lo spiego! Vieni con me idiota! - dice lei trascinandolo via.
Quando spiego a mia madre tutta la storia lei scoppia a ridere.
- E io che pensavo tu fossi incinta bambina mia. Menomale! Non che mi dispiacerebbe diventare nonna, ma prima è meglio che tu finisca la scuola e ti sposi. -
- Mi spiace per te ma dovrai attendere ancora un po’ perché non ho ancora intenzione di avere figli. Voglio prima godermi qualche annetto la vita matrimoniale. - dico convinta.
- Qualche annetto? Ma tesoro, Akira ha una certa età rispetto a te. Non dico sia vecchio, intendiamoci, ma credo lui vorrebbe un figlio un po’ prima di qualche annetto, non credi? -
- Beh dovrà aspettare mamma. Non mi sentirei pronta solo perché mi sposo. -
- Come vuoi tu Yukiko. Ma pensaci. -
- Vedremo mamma.- rispondo, osservando Ryoko che picchia ancora Masumi, che non è stato l’unico a beccarsi uno schiaffo devo dire. Anche Eri ha tirato un ceffone a Ty che aveva allungato troppo le mani. Suppongo che quella che voglia allungarle sia solo lei, considerando i discorsi che fa sul mio ragazzo e il suo sedere.
 
Finita questa noiosissima e stressante festa, me ne vado finalmente dal mio ragazzo.
- Aki, sono stanca morta! – esclamo, buttandomi vestita a peso morto sul letto.
- E cosa avete mai fatto per esserti stancata tanto? - domanda lui, sedendosi accanto a me, togliendomi le scarpe e spogliandomi.
- Chiedilo al tuo amico Masumi. - rispondo sospirando stancamente.
- Che ha combinato quello stupido? - chiede stendendosi accanto a me e abbracciandomi, dopo averci coperto entrambi col lenzuolo.
- Ha detto davanti la mamma che sospettavo di essere incinta. – racconto, accoccolandomi sul suo petto.
- Che ha fatto? Ma io lo uccido quel babbeo! Tenere la bocca chiusa no, eh? E tua madre cosa ha detto? -
- Dopo un primo momento di smarrimento, è scoppiata a ridere quando le ho spiegato che quella che sospettava di essere incinta era Ryoko, non io. Anzi, ha pure detto che finita la scuola e dopo il matrimonio non le dispiacerebbe diventare nonna. - che madre strana che ho.
- Concordo con tua madre! Ho sempre amato quella santa donna! Dice cose buone e giuste! - asserisce lui allegro.
- E certo che tu le dai ragione. Lo so come la pensi ma mi spiace per te dovrai aspettare! Tra sei mesi non me la sento di cominciare a provare una cosa del genere. -
- Va bene amore, non insisto. Dai ora dormiamo così ti riposi. Ti va di andare a fare un picnic a casa di Touya e Yuu domani? Me lo hanno proposto per scusarsi di non essere potuti venire per il tuo compleanno. -
- Sì ci sto! Amo la loro casa. Ha un giardino meraviglioso! – accetto felice, ricordandomi l’ultima volta che sono stata alla loro villa.
Certo quella a Naha è molto più bella visto che è sulla spiaggia, ma anche questa in città non è male. Ha un giardino immenso, ben curato e pieno di roseti di tutti i colori. È Yuu che se ne occupa personalmente amando i fiori.  Ed è sempre lui che si occupa dell’arredamento, perché se fosse per Touya starebbero anche dentro una stalla.
E’ divertente vederli “litigare” quando Yuu lo rimprovera per non aver usato il sottobicchiere sui tavoli di cristallo, o per aver lasciato il lavandino sporco di dentifricio, o ancora quando Touya poggia i piedi sul tavolino del salotto. Vivono insieme da parecchi anni, ma sembrano sempre una coppia di novelli sposi. Si amano molto.
Spero che anche io ed Akira ci ameremo per tanti anni e anche di più, come loro che stanno insieme da quasi quindici anni, ma è come se fosse sempre il primo.
Come promesso, il giorno dopo siamo andati da loro.
- Ma ciao mia piccola Yukiko! Sei fatta ancora più bella di come ti ricordavo! - mi accoglie Touya abbracciandomi.
- Ciao Touya. Non ci vediamo da un paio di mesetti, non credo di essere cambiata molto. -
- Oh no tesoro, sei cambiata eccome! Sei talmente radiosa oggi! Magari è per la proposta del mio adorato Aki. Lo sarei anche io se lo avesse proposto a me! Sai che ho sempre avuto un debole per il tuo bel professore! - risponde Yuu, venendomi a salutare e facendo poi gli occhi dolci ad Akira.
- Yuu, mi spiace, ma il tuo cuore è già impegnato ed io non guardo le ragazze fidanzate! - risponde lui ridendo.
- Ma lo mollo subito questo troglodita se vuoi! -
- Ehi grazie per l’appellativo! - interviene Touya.
- La colpa è tua! Possibile che dopo dieci anni che viviamo insieme, lasci ancora le tue mutande a terra nel bagno? - lo rimprovera Yuu.
- Uffa le ho dimenticate! Quanto la fai lunga! - risponde Touya roteando gli occhi.
- Scommetto che Aki non lascia le sue mutande a terra nel bagno! Vero Yukiko? - mi domanda Yuu.
- Beh è presto per dirlo dato che non viviamo ancora insieme, ma tutte le volte che fa la doccia mette i vestiti nel cesto dei panni sporchi. Non ho mai trovato nulla di sporco in giro per casa. -
- Ecco, hai sentito? Sei un cavernicolo Touya! -
- Ma quanto rompi! - si lamenta lui andando in giardino.
- Povero me, che mi tocca sopportare! Mi raccomando Yukiko, se lasci Akira chiamami così mollo Touya e me lo prendo io! -  
- Ok te lo prometto. Ma temo dovrai aspettare secoli! - rispondo scoppiando a ridere insieme a lui.
Ogni volta è sempre così con questi due. Sono troppo divertenti. Stare ai loro scherzi è diventato facile adesso. I primi tempi confesso che mi davano fastidio perché ero un po’ gelosa di queste battute, ma col tempo mi sono abituata dato che è il loro modo di scherzare.
La giornata passa tra risate e rimproveri di Yuu a Touya. Verso sera mi hanno perfino offerto la torta con le candeline. Sono davvero gentili.
- E come farete adesso con questo ragazzo che sa che siete fidanzati? - domanda Touya dopo che abbiamo parlato un po’ della nostra vita a scuola.
- Yukiko ha pensato di fargli credere che ci siamo lasciati prima di diventare professore e alunna. Al momento c’ha creduto. Speriamo si tolga presto dai piedi così mi sentirò meglio. Mi sento ancora più sotto pressione di prima da quando c’è quel tipo. - si lamenta Akira
- Immagino, ma abbiate pazienza, ancora sei mesi e sarete liberi ragazzi. - dice Yuu mentre si appresta a sparecchiare. Io mi alzo e lo aiuto.
- No cara siediti, ci penso io. Tu sei un’ospite! -
- Ma figurati! Sarò anche un’ospite, ma siamo soprattutto amici e ci tengo a sdebitarmi almeno in parte per la splendida giornata che mi avete fatto passare. - insisto io, aiutandolo.
Ritornati in sala, Yuu mi domanda dei preparativi.
- Veramente non ci abbiamo ancora pensato a questo. Ma in effetti sarebbe ora di farlo. - constato alla domanda di Yuu.
- Bene, fammi sapere di che colore userai gli addobbi così saprò scegliere un bel kimono in tinta! -
- Ah… ok. - rispondo perplessa.
Scegliere il kimono in base al colore che sceglierò per il matrimonio? Beh, meglio non scelga il bianco o potrebbe confondersi con me vestita da sposa! Dopo un’altra ora fatta di chiacchere sugli addobbi floreale del matrimonio, siamo tornati a casa di Akira.
- Amore sono le 22:30. È presto per ritornare a casa mia. Ci godiamo gli ultimi minuti insieme? - propongo accarezzandogli il petto in modo sensuale.
- E cosa propone la mia futura mogliettina? – risponde, cominciando a togliermi la maglietta.
- Non saprei proprio, tu cosa vorresti fare? - chiedo sbottonandogli la camicia.
- Vediamo… magari potremmo studiare qualche materia in cui vai male. – suggerisce, accarezzandomi la schiena e sganciandomi il reggiseno.
- Ottima idea. Dunque, vado male in educazione fisica e anatomia umana professore. Vuole insegnarmi lei qualcosa? -
- Certamente. E da cosa vuole cominciare alunna Hayashi? - domanda mentre mi spinge verso il letto dopo avermi lasciato solo gli slip.
- Da anatomia professore. – rispondo, sbottonandogli anche i pantaloni.
- Ottimo inizio. -
Mentre è alzato per togliere i pantaloni  io ne approfitto per abbassargli anche i boxer.
- La prima lezione vorrei fosse sul corpo maschile professore. – preciso, inginocchiandomi di fronte a lui e baciandolo dall’ombelico in giù.
 
- Direi che è promossa a pieni voti signorina Hayashi. Sia in anatomia che in educazione fisica! - mi informa appena riprendiamo fiato.
- Davvero? Ah che bello! Anche se credo il merito sia suo professore. E’ un ottimo insegnante sa? – scherzo, scoppiando a ridere seguita da lui. – Amore, che ore sono? – domando poi, avendo perso la cognizione del tempo.
- E’ quasi mezza notte. - risponde guardando il suo orologio.
- Cavolo si è fatto tardi! Staranno già dormendo tutti a casa. -
- Fermati qui anche stanotte, dai. Non mi va di dormire solo. - mi prega, abbracciandomi e affondando la testa tra i miei capelli.
- Da quando il mio cucciolone soffre di solitudine? -
- Mi sto troppo abituando a svegliarmi con te avvinghiata alle mie gambe e alle lenzuola come un involtino. Comunque non chiamarmi cucciolone… mi fa senso. -
- Ok, allora ti chiamerò Aki-chan. - dico sorridendo.
- Ho cambiato idea. Fila a casa! - mi ordina arrabbiato, stringendomi però più forte a sé.
- Va bene. Ma se non mi lasci come vado? - domando restando al gioco.
- Tra un po’ ti lascio. Per adesso non ho voglia. -
- Allora quando avrai voglia avvisami, così mi alzo. – replico, mettendomi più comoda sul suo petto e avvolgendo le mie gambe con le sue, come sempre.
- Buona notte amore. - dice dandomi un bacio sulla testa.
- Buona notte tesoro. - rispondo ricambiandogli il bacio sul petto.
Sono fatta parecchio sdolcinata ultimamente. Cosa che non mi dispiace molto dato che a Akira sembra piacere.
 
Un’altra settimana passa tranquilla senza problemi anche se ho sempre l’impressione che Mudo spii le reazioni di Akira e le mie. Sembra meno stupido di quel che pensassi. Che essere fastidioso.
I ragazzi americani sono molto simpatici, soprattutto le ragazze con cui vado molto d’accordo. Sono molto brave a scuola e hanno imparato in fretta alcune cose in giapponese anche se continuiamo a dialogare  in inglese.
Akira ci ha fatto fare una verifica sempre sul giapponese antico ma credo di essere andata male anche stavolta. Uffa che pall…
- Hayashi? - mi interrompe Mudo chiamandomi.
- Che c’è Mudo? - chiedo scocciata.
- Ti va di venire a prendere un gelato dopo le lezioni? - riecco che rompe.
- Mi spiace Mudo. Come ti ho già detto le altre cinque volte che me lo hai chiesto, all’uscita da scuola vado prima a casa mia a studiare e poi dal mio ragazzo. Perché non lo chiedi a qualche ragazza libera? Non so se lo hai notato, ma Paige ti guarda sempre con occhi adoranti. Porta lei a prendere un gelato! -
- Cosa? Paige? Ma se non mi ha mai degnato di uno sguardo in quattro anni che la conosco! -
- Le cose cambiano! Tu provaci e poi dimmi. -
- Lo farò, anche se quella che mi interessa sei tu. – eccolo che ritorna alla carica.
- Ma io sono impegnata Mudo! Quando lo capirai? -
E’ qui da sole due settimane e già non lo reggo più!
- Mi piacerebbe conoscere il tuo nuovo ragazzo sai? Vorrei vedere se è differente dal professor Yamada. - dichiara ad un certo punto lui.
- Che intendi dire con “differente”? - chiedo incerta.
- Intendo dire che è strano che qui a scuola nessuno, oltre la tua amica Ryoko, abbia mai visto questo tuo ipotetico fidanzato. È una coincidenza curiosa non trovi? -
Maledetto bastardo! Le sue allusioni sono chiarissime.
- Ovvero stai insinuando che io e Akira stiamo ancora insieme? -
- Chissà… forse… - lo sapevo che qualcosa sospettava.
- E se anche fosse? Sentiamo, che faresti? Andresti a dirlo al preside e al consiglio scolastico? -
- No affatto, sono affari vostri e non miei. In fondo state insieme da prima che lui diventasse il tuo professore. Però... diciamo che al posto del mio silenzio, potrei chiederti di essere "più gentile e disponibile” con me, Yukiko-chan! - spiega con un tono lascivo che non mi piace per niente.
- Ma io non sto con Akira, quindi le tue minacce le puoi tenere per te! E ti sarei grata se non ti prendessi mai più tanta confidenza con me chiamandomi per nome! Non siamo amici Mudo e da oggi ancor meno di prima! - ribatto sicura, senza lasciare trasparire la preoccupazione che mi ha invaso i pensieri.
- Peccato. Sarà per la prossima volta. Ciao Yukiko-chan! - risponde andandosene e ignorando la mia richiesta di non chiamarmi per nome.
- Ma che fottuto stronzo! - sento dire alle mie spalle da qualcuno che non avrebbe dovuto ascoltare questa conversazione.
Ora che faccio? Avrà capito che io e Akira stiamo insieme?
Ma perché tutte a me?
 
 






Chi non muore si rivede, e Mudo è vivo e vegeto XD Avreste mai pensato a lui? Chissè che guai combinerà.
E chissà chi ha ascoltato la conversazione tra Yuki e Mudo, e soprattutto come reagirà.
Vi informo che mancano 4 capitoli alla conclusione della storia ^.^
Vi auguro buone feste e ci si rilegge al prossimo capitolo :*
Baci Faby <3 <3 <3 <3 

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Capitolo 15
*** Ricatti e punizioni ***


  





 
 
- Ma che fottuto stronzo! -
- Ke-Kenta? Hai sentito tutto? - chiedo con un nodo alla gola, in preda all’agitazione.
- Già, ho sentito che ti ha ricattata. Così tu e quel professorino state insieme da anni. Ora finalmente capisco perché era sempre tanto severo con me quando ti rivolgevo più attenzioni del dovuto. -
- Kenta… non è come pensi e poi non stiamo più insieme. – provo a convincerlo, anche se temo sarà inutile. Lui è il nipote del preside. Lo farà buttare fuori a pedate per ripicca.
- Ah no? E allora spiegami come sono le cose. Non ha forse abusato del suo potere di insegnante per darmi più punizioni del dovuto? E che non stiate insieme non ci credo. – risponde con tono duro.
Incapace di replicare, abbasso la testa. È tutto finito adesso! Non ci sarà più il matrimonio, forse dovremo vendere la casa che richiede troppe spese senza lavoro e la cosa peggiore, Akira sarà sulla bocca di tutti.
- Ehi, perché piangi? - chiede Kenta vedendo le mie lacrime.
- Tu che dici? Per quello che accadrà adesso, ovvio no? -
- E cosa accadrà? -
Mi prende in giro forse, o vuole rigirare il coltello nella piaga?
- Di sicuro andrai a parlare con tuo nonno e lo farai cacciare per vendicarti. - affermo sincera. Tanto cercare di convincerlo con le buone non servirebbe a niente ormai.
- Ti sbagli Yukiko. -
- Cosa? -
- Non andrò a raccontarlo a mio nonno. - risponde sorridendo.
- Davvero? Perché? - chiedo sorpresa.
- Devo dire che la voglia di vendicarmi di quell’idiota ce l’ho, ma non se la cosa fa soffrire te. E poi, ad essere sincero, è stato anche grazie a lui se mi sono innamorato di Himeko. Lei era sempre pronta ad aiutarmi con tutte le ricerche che mi assegnava quello stupido del tuo ragazzo. Così, tra una ricerca e l’altra, ho capito di aver sempre amato Himeko, anche se non lo avevo mai ammesso prima di allora. - confessa un po’ imbarazzato.
- Quindi… non dirai niente? – domando piena di speranza.
- No, tranquilla. Io non so nulla. -
Troppo felice per la sua risposta, gli salto al collo abbracciandolo. Siamo salvi anche stavolta! Vi ringrazio Kami! Prometto che vi porterò presto delle offerte!
- Scusate… vi disturbo? - ci domanda una voce tetra. Mi volto e trovo Akira a guardarci truce. Cerco di staccarmi da Kenta, ma lui non me lo permette tenendomi stretta per i fianchi.
- Oh toh guarda chi c’è! Il professore Yamada! Come sta professore? - gli chiede, stringendomi ancora più forte a sé.
- Kenta che fai? - chiedo preoccupata, cercando di liberarmi. Akira ha un’espressione furiosa in faccia. Chissà che starà pensando! Povera me!
- E dai Yukiko, perché tenere nascosta la nostra relazione al professore? Sono sicuro che sia felice per noi! Vero professore? -
- Kenta, ma che accidenti dici? – perché parla così? Perché mi sta facendo questo?
- Non vedo perché dovrei interessarmi delle tue conquiste, Yamada. - risponde Aki con tono talmente freddo da gelarmi il sangue. Sto per parlare, quando Kenta mi precede.
- Ahahahaha se vi vedeste entrambi! Avete una faccia a dir poco sconvolta! Ahahahah scusami Yukiko, ma almeno una piccola rivincita dovevo prendermela con lui! - afferma Kenta, lasciando la presa e ridendo più divertito che mai.
- Cosa? - chiediamo io e Akira all’unisono.
- Mi stavo solo divertendo un po’. Tranquillo professorino, non dirò a nessuno che state insieme! - dice continuando a ridere.
- Che cosa ha detto? - mi chiede Akira, guardandomi sconvolto.
- Lo ha saputo da Mudo. – rispondo.
- Mudo? Che c’entra quell’idiota? -
- Quel bastardo la stava ricattando. E in modo a dir poco schifoso. - spiega Kenta per me. La parte del “schifoso” poteva anche saltarla. Adesso saranno dolori!
- Che cosa? Ti ha ricattata? Che ti ha detto? - mi domanda nervoso.
- Beh, non importa dai… nulla di importante. – mento, per alleggerire la tensione che non fa altro che aumentare.
- Yukiko, non farmi arrabbiare e rispondi! - insiste lui afferrandomi un braccio. Non l’ho mai visto così arrabbiato.
- Le ha praticamente detto che per tenere la bocca chiusa vuole scoparsela! -
- Kenta sta’ zitto! Non peggiorare la cosa! E poi non ha detto proprio questo! - almeno non così volgarmente.
- Ah no?  E con quel “devi essere più gentile e disponibile con me” secondo te cosa intendeva? Che voleva lo aiutassi coi compiti? - chiede retorico Kenta.
- Io lo uccido! - dichiara Akira, lasciandomi il braccio e uscendo dall’aula, sicuramente in cerca di Mudo.
- Accidenti! Hai visto che hai combinato Kenta? Non potevi tenere la bocca chiusa? Professore Yamada aspetti! - urlo rincorrendolo nel corridoio.
- Yukiko va’ via! Adesso ne ho piene le scatole di quell’imbecille! - risponde lui, continuando a camminare spedito verso le scale per raggiungere Mudo in cortile. Per fortuna nelle aule non c’è nessuno visto che è ora di pranzo, quindi sono quasi tutti in cortile o sul terrazzo.
- Akira, ti prego fermati! Ma che vuoi fare? - chiedo prendendolo per un braccio, ma non si ferma.
- Mi sembra ovvio, gli spacco la faccia! Così vediamo con chi vuole tu sia “gentile”! - risponde furioso fermandosi a guardarmi con occhi infuocati di rabbia.
- Ti prego non fare così! Rovinerai tutto se lo farai! - lo supplico.
- Ma ti rendi conto di cosa ti ha detto? Tu al mio posto che faresti? -
- Lo so che hai ragione e credo che reagirei così anch’io, ma sono sicura ci saresti tu a fermarmi, facendomi tornare la lucidità! Ti prego ora vieni con me e parliamone! - insisto disperata.
- Va bene… come vuoi. – acconsente, calmando un po’ la tensione dei muscoli, lo sento tra le mani mentre lo tengo per il braccio.
- Vieni, ritorniamo da Kenta e sistemiamo prima la cosa con lui. - propongo, dato che lo abbiamo lasciato lì da solo.
 
- Ma brava vedo che lo hai ripreso! - esclama Kenta vedendoci tornare.
- Guarda che non sono un cane fuggito e che ha “ripreso”!- ribatte Akira ancora visibilmente alterato.
- Non cominciate per favore! Piuttosto, Kenta ti ringrazio ancora per aver deciso di non dire a nessuno della nostra storia. Conto sulla tua discrezione. -
- Certo, te l’ho promesso, quindi non aprirò bocca tranquilla! Ora vi saluto, Himeko si starà chiedendo che fine ho fatto. - dice andandosene e lasciandoci soli.
- Ora che ho riacquistato un po’ ci calma, mi spieghi perché diavolo vi stavate abbracciando? - domanda Aki guardandomi male.
- Lo stavo solo ringraziando perché ha detto che non dirà niente a nessuno. Poco fa quello stupido scherzava per vendicarsi di tutte le volte che gli hai dato punizioni per essermi stato troppo vicino. Gelosone! -
- E vorrei ben vedere se non devo essere geloso nel vedere la mia ragazza attaccata come un polipo a quel tipo! -
- Ehi quale polipo? Esagerato! Comunque vedi di non far danni ti prego. Manca poco ormai. Non permettiamo a Mudo di rovinare i nostri piani. -
- Va bene. Comunque ne riparliamo meglio stasera a casa mia, ok? -
- Certo. Ora vai, tra un po’ la pausa finisce. - dico dandogli un veloce bacio a stampo. Non possiamo permetterci altro al momento.
 
 
 ********************
 
 
Brutto stronzo che non è altro! Se non mi avesse fermato Yukiko, lo avrei ucciso di sicuro. Gli conviene non riprovare ad avvicinarla ancora, altrimenti non mi fermeranno neppure tutti gli Dei scesi in terra!
Dopo questo fatto, non so se avrò voglia di fare quel viaggio a Osaka. Stamattina il preside mi ha chiesto di partecipare a nome della scuola, ad un convegno che si terrà ad Osaka tra due giorni. Lui non può andare e ha chiesto a me di fare le sue veci. È un grande onore essere stato scelto tra tanti insegnanti più anziani che ci sono, ma come faccio a lasciare da sola Yukiko proprio adesso? E se quel dannato ci riprova? Potrei chiederle di non andare a scuola per quei due giorni in cui starò via, così starei più tranquillo. Ma lei non accetterà di sicuro! Maledizione, ma perché non ne va mai bene una?
Verso sera, dopo aver parlato con Yuki di Mudo, le dico del viaggio.
- Che cosa? Ma perché proprio tu? - chiede triste.
- Perché il preside non può andarci e ha chiesto a me di farlo al suo posto, dicendo che malgrado i pochi anni di insegnamento che ho alle spalle, sono uno dei suoi migliori insegnanti e che grazie all’idea delle mie punizioni sto aumentando il rendimento scolastico di molti. Quindi ci terrebbe che fossi io a occuparmene. -
- Beh in effetti è la verità. Uffa però mi mancherai tantissimo! – piagnucola, mettendo il broncio.
- Anche tu cucciola, ma devo andare. - le dico accarezzandole i capelli.
- Lo so... – risponde semplicemente, lasciandomi perplesso.
- Ma come? Niente urla e proteste sul tuo odiato soprannome? -
- No, oggi sono troppo giù per lamentarmi. – risponde mogia.
- Dai tesoro, non fare così, sono solo due giorni e mezzo. -
- Non mi riferivo solo a quello, ma a tutta la situazione. Sembra che i Kami vogliano farcela sudare la felicità. Ci mancavano solo Mudo e Kenta per completare il tutto. -
- E’ vero, ma mettila così, alla fine saremo ancora più felici per aver raggiunto il nostro obiettivo. - sostengo abbracciandola,
- Già. Senti, ora che ci penso, andrai da solo a Osaka, vero? - domanda indagatrice.
- Certo e con chi dovrei andare sennò? -
- Che ne so, magari il preside ti affibbiava la professoressa Hikari. -
- Assolutamente no tranquilla. Sarò solo io e i miei pensieri per te. -
- E ti conviene! Guai a te se osi guardare altre donne quando sarai lì da solo! - minaccia guardandomi storto.
- Scusami ma, quando mai ti ho dato modo di pensare che possa provarci con altre donne? -
- Conosci il detto “uomo avvisato, mezzo salvato”? -
- No, mai sentito. -
- E’ un proverbio italiano. In pratica significa: tu provaci con altre e io ti scuoio! -
- Ma cos’è tutta questa gelosia? Non lo sei mai stata fino a questo punto. - le faccio notare sorpreso.
- Non hai mai viaggiato da solo con me lontano! Comunque dopo Reira è meglio che ti avvisi. Non dare corda a nessuna, chiaro? - ribadisce seria.
- Va bene mia padrona! Sarò il tuo servo ubbidiente! - rispondo malizioso, prendendola in braccio e portandola in bagno.
- Ma che fai? -
- Un bravo servitore che si rispetti, fa sempre il bagno alla sua padrona, no? – preciso, iniziando a spogliarla.
- Sai, questa scena mi è familiare. - risponde sorridendo e riferendosi al bagno fatto quel giorno a Naha nell’idromassaggio.
- In effetti dovremo mettere un idromassaggio a casa nostra. -
- Vedremo, per adesso godiamoci quello normale. - suggerisce spogliandomi a sua volta.
Stare lontano da lei per quasi tre giorni non sarà facile. Ma sono costretto purtroppo.
 
Mio malgrado, ho chiesto a Kenta di badare a Yukiko in questi giorni. Non potevo fare altrimenti. Non mi piace, ma ancor meno mi piace sapere che quel babbeo bastardo le gira intorno. Anche Ryoko è stata informata. In caso di necessità le ho chiesto di immaginarsi Masumi al posto di Mudo così lo avrebbe picchiato più duramente possibile.
Dopo il breve viaggio in aereo, ho chiamato Yukiko per dirle che era tutto a posto e che andavo in hotel. In quei giorni l’ho chiamata spesso e per fortuna Mudo non le ha rotto le scatole. Speriamo duri.
Stanotte torno a casa finalmente. Non potrò vedere Yukiko prima di domani a lezione però. Nemmeno a pranzo potremo vederci perché dovrò parlare col preside, anche se una scusa proverò a cercarla comunque. Mi manca terribilmente!
Le prime due ore le avrò proprio in classe con lei. Sarà stressante vederla e non poterle nemmeno dare un bacio.
 
- Dunque ragazzi, oggi parleremo della lingua giapponese tardoantica. Aprite il vostro libro a pagina 126. - dico cominciando la lezione.
- Sì professore! -
- La lingua giapponese tardoantica è il giapponese parlato fra il 794 ed il 1185,  fino al termine del periodo Hiean, ed è il successore del giapponese antico. Se nel giapponese antico era preso in prestito il sistema di scrittura cinese, durante il periodo tardoantico nacquero due nuovi sistemi: l'Hiragana ed il Katakana. -
Mentre leggo, cerco di osservare Yukiko. Mi guarda come se fossi un alieno. Credo non stia capendo nulla di quello che dico. Com’è tenera però! Mi spiace che per lei sia così difficile questa materia, ma pazienza. Di certo non le creerà problemi ad essere promossa.
Da quel che ho visto nella sua scheda scolastica, i suoi voti complessivi si aggirano attorno ai 94 centesimi. Non può lamentarsi “miss voglio voti perfetti”!
- Per domani studiate da pagina 126 a pagina 130. Faremo una verifica sul giapponese tardoantico la settimana prossima! - avviso chiudendo il libro e togliendomi gli occhiali.
- Va bene professore! -
- Queste invece, sono le vostre verifiche della settimana scorsa: Chidori ottimo compito, Yagami anche il tuo era ottimo, Ikeda, potevi fare meglio ma brava comunque per l’impegno, Hayashi, sei appena alla sufficienza! Mi chiedo quando comincerai a prendere quel libro in mano e studiare come si deve! - dico severo, consegnandole la verifica piena di errori.
Non vorrei essere così duro, ma con Mudo tra i piedi ad osservarci, un po’ di scena male non fa. L’ho già avvisata in anticipo che sarei stato più duro con lei oggi riguardo la verifica.
All’ora di pranzo ho aspettato il preside, ma aveva da fare così è andato via quasi subito. Bene! Ne approfitterò per vedere Yuki. Dopo averle mandato un messaggio attendo la sua risposta, che però non arriva. Forse ha tolto la suoneria. In effetti mi sapeva impegnato col preside. Di sicuro è sul terrazzo con le sue amiche. L’andrò a chiamare con la scusa della verifica. Mudo è dall’altro lato del cortile con i ragazzi americani quindi non ci sono problemi, ho via libera una volta tanto!
Appena apro la porta del terrazzo, vedo arrivarmi sulla testa una pallina di carta. Mi piego a prenderla e dopo averla aperta vedo che è la verifica di Yukiko.
- Hayashi! - la richiamo serio, sotto lo sguardo di tutte le sue compagne. Bene, mi ha dato un motivo in più per trascinarla via! Brava la mia Yukiko!
- Professore, io… - cerca di giustificarsi.
- In aula professori! Subito! - la interrompo bruscamente, avviandomi verso le scale.
- Punizione in arrivo! - sento dire da una delle sue amiche. 
Mentre controllo che nei corridoi non ci sia nessuno, ne approfitto per sapere perché diavolo ha ridotto in quel modo il suo compito. Anche se è la mia ragazza, le darò comunque una punizione. Resto sempre il suo professore tra le mura di questo istituto.
- Hayashi, mi spieghi perché hai tirato via il compito che ho consegnato oggi sulla mia testa? - chiedo entrando in aula professori e accertandomi che non ci sia nessuno. Il bello di quest’istituto è che tutti gli alunni, compresi i professori, scappano fuori dileguandosi dalle aule all’ora di pranzo.
- Mi scusi professore, non volevo colpire lei! È stato un caso! - spiega abbassando la testa e non accorgendosi che siamo soli.
- Fatto sta che hai rovinato il compito, accartocciandolo in quel modo! Lo sai che dovrò darti una punizione per questo, vero? – affermo, chiudendo la porta a chiave mentre lei si avvicina alla scrivania.
- Sì, lo so profess… - non la lascio finire di parlare perché la bacio prendendola alla sprovvista, spingendola contro la scrivania. Sarei morto se avessi aspettato ancora!
- Professore che fa? - domanda sorpresa e guardandosi in giro preoccupata.
- Non c’è nessuno Yukiko! Ho già controllato! Smettila di chiamarmi professore! - le spiego baciandola di nuovo.
- Ma potrebbe arrivare qualcuno. - sostiene allontanandomi.
- Ho chiuso la porta a chiave. Non riuscivo a starti lontano! Sono tre giorni che non ti tocco. Mi sembrava di morire! – confesso, infilando subito una mano sotto la camicetta della divisa, facendola gemere sulle mie labbra quando le alzo il reggiseno e le stringo un seno.
Mi sono mancati i suoi sospiri. Mi sembra di esserne quasi drogato.
Lasciando il suo seno, sposto la mano sotto alla sua gonna, e mentre con una mano le tengo la testa schiacciata contro le mie labbra, con l’altra l’accarezzo intimamente, sentendola già bagnata.
Mi sa che le sono mancato anch’io. Meglio, perché io non resisto più!
- Non è colpa mia… se hai avuto quel congresso… a Osaka. - riesce a rispondermi finalmente tra un sospiro e l’altro. La sua voce è un sussurro davvero eccitante.
- Non riesco ad aspettare stasera amore! Ti voglio ora! - le confesso con voce roca all’orecchio, leccandole poi il collo e sentendo i suoi brividi sotto la lingua.
- Professore... mi pareva lei dovesse darmi una punizione, no? Io sono qui che aspetto. - sussurra provocante, inclinando il collo per farsi assaporare meglio.
- Vuoi giocare all’alunna e al professore? - le domando sedendomi sulla poltrona e trascinandola seduta su di me.
- E’ quello che siamo mi pare, no? - replica lei, sbottonandomi la camicia, accarezzandomi e seguendo la forma dei miei pettorali con la punta delle dita. Quanto mi piace quando lo fa!
- No, visto che sei la mia fidanzata da cinque anni e che quest’anno diventerai mia moglie. - le ricordo, mentre con un dito le sposto gli slip di lato. Lei ha già sbottonato i miei pantaloni e abbassato quanto basta i boxer, così, aiutandola, la faccio scivolare su di me.
Anche se siamo stati lontani per soli tre giorni, mi è mancata questa sensazione. Sentire il suo calore avvolgermi è magnifico! Ancora mi chiedo come sia riuscito a trattenermi per tre anni, quando adesso non riesco nemmeno ad aspettare tre giorni per farla mia!
- Ah già, è vero. Che smemorata che sono… - risponde ansimando, muovendosi su di me e facendo un sorrisino furbo.
- Spiritosa! - ribatto un po’ infastidito.
Come se si potesse dimenticare che tra sei mesi ci sposiamo!
Dopo aver ripreso fiato, ci diamo una sistemata ai vestiti. Stasera andrò a cena dalla famiglia di Yukiko. Adoro quando sua madre mi vizia coi piatti che preferisco! Quando stiamo per uscire dall’aula mi ricordo di una cosa.
- Ah, Hayashi, aspetta un attimo… la punizione per aver appallottolato il compito! Dunque, per la settimana prossima portami una ricerca che parla della dinastia imperiale del nostro paese, dal primo imperatore Jinmu a oggi! -
- Ma… ma… non ti sembra di esagerare per una semplice pallina? - chiede spalancando gli occhi pensando al tempo che le ci vorrà per la ricerca.
- No! La disciplina è disciplina! Lo sai come la penso, niente favoritismi anche se sei la mia futura moglie. - preciso io.
- Ma che meraviglia, dopo il dolce mi dai l’amaro. Uffa e va bene! Come vuoi “professore”! Ti odio sai? -
- Io invece ti amo tantissimo! - le rispondo sorridendo.
- A più tardi allora, ma è bene tu sappia che stavolta mi aiuterai con la ricerca! E non da professore ma da fidanzato, capito? -
- Ok si può fare. Mentre tu studi io ti massaggerò dolcemente per alleggerire il peso della ricerca. - dico provocandola.
- Spiacente, finché non finirò la mia ricerca niente “massaggini”, o il mio professore potrebbe darmi un due se porto un compito fatto male perché mi sono distratta! - risponde facendo un sorriso quasi malvagio.
Che furba!! Quella frase e il sorrisetto significano “vai in bianco per un bel po’ se non mi aiuti!”
- Ricattatrice! E va bene ti aiuterò ma nulla di che! Solo semplici consigli su dove fare le ricerche, intesi? - rispondo arrendevole.
Purtroppo conosce il mio punto debole. Questo non vale però!
- Bene! Allora a dopo. Ti amo! - dice soddisfatta della sua vittoria.
- Io ti odio invece! - ribatto stizzito per la sconfitta.
- Che cucciolone che sei quando fai quella faccia! - risponde chiudendosi velocemente la porta dietro.
Accidenti a quello stupido nomignolo! Mi fa sembrare un idiota. Chissà come se la sta ridendo adesso! Ah ma stasera me la paga. E con gli interessi!






Salve ^_^ e con questo capitolo riprendiamo la one shot da cui è nata questa storia ^_^
Ad aver assistito alla conversazione di Yuki con Mudo è stato Kenta, che non sembra intenzionato a rivelare nulla. Ma Mudo, secondo voi, crederà che Yuki e Akira non stanno più insieme? ^.^ ovviamente no! Preparatevi ad una catastrofe... o no? ;)
Ci leggiamo al prossimo capitolo :* 
Baci Faby <3 <3 <3 <3 <3




P.s: se a qualcuno interessa e conosce il manga Skip Beat, sto scrivendo una storia anche lì. Volendo la si può leggere anche senza conoscere i personaggi poiché è una AU del tutto scollegata alla storia originale. La trama parla dell'amore tra due fratelli un po' particolari *^* per chi vuole conoscerli, vi lascio anche l'indirizzo della mia pagina Facebook dedicata a Skip Beat ^_^ https://www.facebook.com/Skip-Beat-Italia-CainSetsu-1704418523135327/  

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Capitolo 16
*** Felicità alla luce del sole ***


 



Non credevo che in soli tre giorni, Akira potesse mancarmi tanto. Sto diventando troppo dipendente da lui. Però chiudermi un intero fine settimana in camera da letto non era nelle mie previsioni, ma ha voluto farmela pagare per averlo chiamato cucciolone. Sinceramente questa punizione non mi è dispiaciuta per niente. Dovrei farlo arrabbiare più spesso anzi, ma a lui non lo confesso di certo. E poi, tutte queste attenzioni mi fanno sentire, come dire… sexy ed attraente. Mi piace sapere che il mio uomo mi desidera tanto. Ovviamente la cosa è reciproca, ma per me, che mi sono sempre sottovalutata tanto negli anni, è come vincere alla lotteria. Aki mi fa sentire apprezzata.
Altrettanto non si può dire di Masumi purtroppo.
- Sapessi che rabbia Yukiko! -
- Non so darti torto.-
- Ogni volta che penso abbia smesso di guardare le altre donne, eccolo lì che non si smentisce! Inizio a scocciarmi di lui. -
- Dai Ryoko, non dire così. Lui ti ama nonostante questo piccolo vizietto. E sai anche che non ti tradirebbe mai. Lo fa per abitudine. Sai, come i tic nervosi. -
- Ma tu sai cosa si prova quando il tuo ragazzo che ti tiene per mano, ti molla per andare a fare i complimenti ad un’altra? E’ umiliante! – sbotta frustrata.
- Lo hai sempre saputo che era così. Perché ultimamente sei così arrabbiata Ryoko? È forse successo qualcosa? Di solito ci passi sopra colpendolo e via. - chiedo sorpresa da tanta collera.
- Insomma. Diciamo che in questo periodo ho avuto modo di pensare. Come sai, appena finita la scuola non andrò all’università. Vivrò con Masumi e lavorerò nel suo ufficio come segretaria. Avere un commercialista come fidanzato non è male devo dire. Stavo anche pensando che magari un figlio potrebbe pure starci, visto quanto insiste lui da quando ha saputo che credevo di essere incinta. Mi ha fatto tenerezza quando con occhioni da cagnolino bastonato mi pregava di darglielo davvero un figlio. Ma con questi presupposti mi passa la voglia. - confessa triste.
- Mi stai dicendo che vorresti un figlio? - chiedo stupita.
- Beh sì, magari non proprio appena finisco la scuola, ma dopo qualche mese si potrebbe anche fare. E poi se il tuo capo è il tuo compagno, non ti fa certo storie se ti porti a lavoro il bambino o se vai in maternità. -
- Hai già pensato a tutto vedo. -
- In effetti c’ho pensato molto come ti ho detto. Ma un compagno del genere, che va dietro a tutte, non è il massimo da immaginare come padre di tuo figlio. -
- Io penso che se dessi un figlio a Masumi, non andrebbe più dietro a niente e a nessuno. Per quanto, ti ripeto, non lo fa seriamente. Se anche qualche ragazza, pazza di sicuro, accettasse, lui non ci andrebbe di certo. Ti ama e di questo ne sono sicura. Io ti consiglio di parlare con lui, seriamente però. Senza picchiarlo come tuo solito. Dovete mettervi seduti e parlarne seriamente. Digli che stai pensando ad una famiglia con lui ma che prima deve mettere la testa a posto sul serio. Altrimenti niente. Io la penso così. -
- Dici di parlarci? E se mi dice sì e poi si comporta male come suo solito? -
- Per quanto maniaco, non ce lo vedo con un neonato in braccio a fare il filo ad altre. Se dice che si dà una calmata, stai tranquilla che lo fa. È un bravo ragazzo in fondo, molto in fondo, ma lo è. -       
- Forse hai ragione. Sai che ti dico? Ora lo chiamo e gli dico che stasera voglio parlargli. -  
- Ok. E mi raccomando, cerca di essere dolce. Si attirano più mosche col miele che con l’aceto. - le dico facendole l’occhiolino.
- Altro proverbio italiano? - chiede lei, non conoscendolo.
- Sì sì! - rispondo ridendo. Adoro anche i proverbi italiani! C’è poco da fare… amo troppo quel paese a forma di stivale!
- Sei sempre la solita! - dichiara andandosene su in terrazzo per chiamare il fidanzato. Io, invece, mi avvio in classe. Tra un po’ rientreranno tutti dalla pausa pranzo.
- Ciao Yukiko-chan! – mi ferma una voce sgradevole. Oh no! E che palle adesso! Tutti i giorni sempre la stessa storia!
- Mudo che vuoi? Comunque ti ho detto e ripetuto di non avere tanta confidenza con me! – ripeto per la milionesima volta. Che seccatore! Ha ripreso di nuovo a scocciare con la storia di uscire con lui. Non lo sopporto!
- Che ne dici di andare a fare due passi? -
- No grazie! E smetti di rompere! Ti ho detto che con te non esco! -
- E perché no? Il tuo professore è geloso se vai con un amico a fare due passi? -
- Finiscila di insinuare che sto con Akira! Mi hai stancata! - sbotto esasperata.
- Ho solo detto la verità! Il professore Yamada non è forse il tuo ragazzo? E se così non fosse, perché non lo abbiamo mai visto un altro ragazzo al tuo fianco visto che sostieni di averne uno? -
- Perché... – accidenti, che rispondo? Non sono mai stata brava a dire le bugie! Accidenti a me!
- Ecco vedi, non sai cosa rispondere. Ora andiamo su. - dice prendendomi per un braccio.
- Giù le mani! - rispondo schiaffeggiando la sua mano.
- Ehi moccioso paranoico, non osare toccare la mia donna! - sentiamo dire da lontano.
Per un attimo ho temuto si trattasse di Akira, ma la voce non era la sua, ma di Kenta che, avvicinandosi a noi, dà uno spintone a Mudo, sotto il mio sguardo stupito.
- Co-cosa? La tua donna? Ma come... non stai con quella Himeko? -
- Yukiko è la mia amante! Lo teniamo nascosto a tutti per non farlo scoprire ad Himeko! Contento moccioso schizofrenico? Ora fila, prima che ti prenda a pugni! E non osare riferire ad anima viva che sto con lei, o non vivrai abbastanza per rivedere l’America! - lo minaccio Kenta.
- Non avrei mai creduto che fossi tu il suo ragazzo. Ecco… io, scusatemi! Ciao Hayashi! - mi saluta tornando alle formalità finalmente.
- Kenta ma… sei sicuro di quello che hai fatto? - gli chiedo preoccupata.
- Certo che sì o non lo avrei fatto Yukiko. -
- Ma se andasse a raccontarlo ad Himeko? Che farai? -
- Non lo farà se ci tiene alla vita. - risponde tranquillo, andandosene. Mmmh sarà… ma io non mi fido molto di Mudo.
Passano i giorni e per fortuna quell’idiota mi sta lontano. Mi saluta appena. Che bello, forse è la volta buona che me lo tolgo dai piedi!
Passa un altro mese in totale tranquillità. Ormai mancano poche settimane alla fine del viaggio di studio dei ragazzi americani, così quel babbeo se ne ritorna da dove è venuto!
Io e Akira dobbiamo molto a Kenta. E’ davvero un ottimo amico. Per precauzione, però, non ci vediamo più a scuola. Abbiamo rinunciato alle “fughe” in giro per i luoghi isolati dell’istituto. C’è troppa tensione nell’aria e abbiamo deciso di evitare. I muri a volte sembra abbiano le orecchie. Tanto poi ci rifacciamo a casa nostra la sera. Infatti, è da un po’ di tempo che ci rifugiamo lì. Facciamo un po’ avanti e indietro tra casa nostra, la mia e la sua. Si potrebbe quasi dire che viviamo insieme. Ok ,magari non proprio, visto che oltre a dormirci non ci facciamo altro, però è una specie di convivenza. Ci svegliamo insieme, facciamo la doccia insieme, poi usciamo a far colazione al bar vicino casa, e dopo si va a scuola. Io scendo dalla moto parecchi isolati prima e lui continua fino alla scuola. All’uscita, ritorniamo alle nostre rispettive case, così che io possa cambiarmi e preparare lo zaino per il giorno dopo e lui per fare altrettanto. Dopo aver cenato con la mia famiglia, ce ne andiamo a casa nostra.
Lo so, è una cosa davvero stramba questa. Potremmo praticamente trasferirci lì ormai, tanto tra quattro mesi ci sposiamo; ormai nemmeno il nonno si lamenta più di questa cosa, però a casa nostra mancano ancora le ultime cose da sistemare. Aspettiamo l’arrivo di alcuni mobili e poi, finché non saremo sposati, Akira non vuole ci viviamo stabilmente. Nel frattempo continua a vivere vicino casa mia, per stare sempre vicini. È una grande spesa per lui mantenere due case, però se andasse via, ci vedremo davvero poco.
 
Oggi, con mia madre e Ryoko, siamo andate a scegliere finalmente il mio abito da sposa. Ne ho provati circa una cinquantina, cambiando sempre negozio, ma non ne ho trovato uno che mi piacesse e rispecchiasse i miei gusti però.
Lo voglio particolare e non bianco. Odio gli abiti tutti bianchi, ma quando ne provo qualcuno colorato, mi sento come una di quelle dame del carnevale di Venezia. Forse sceglierlo ampio e colorato non fa per me.
Poi, finalmente, eccolo! In raso di seta color avorio, taglio a sirena a lungo treno, corpetto drappeggiato con applicazioni di perline e cristalli che va da sotto il seno sinistro a finire sul fianco  destro. Quando lo provo mi sta a pennello. È un po’ strettino sul seno ma va bene così. Se fosse più largo temo scivolerebbe. Piace anche a mia madre e a Ryoko, così prendo questo. Mi piace tantissimo!
Dopo l’abito cerchiamo le scarpe. Ryoko mi fa vedere un paio scarpe altissime, con plateau e tacco 16. Li definirei più trampoli che scarpe!
- Tu mi vuoi morta, vero? – le chiedo scioccata.
- Non vorrai mettere dei piccoli tacchetti? Arrivi appena alla spalla di Akira. Sembrerai una nana in foto! Con queste almeno sarai più alla sua altezza! - spiega lei.
- Così lo supero mi sa. -
- Uffa, zitta e provale! - insiste lei facendomele mettere. In effetti, sono più comode di quello che sembra, però… riuscirò a starci su un’intera giornata?
Comprate anche quelle, ritorniamo a casa. Non vedo l’ora di dire ad Akira che ho comprato l’abito finalmente!
 
 
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Oggi non ho visto per niente Yukiko. Non è venuta a scuola perché doveva andare in giro a vedere l’abito da sposa. Conoscendola ne avrà provati centinaia. Diceva di volerlo colorato perché il bianco non le piace. Magari color glicine o verde chiaro. Povero me, spero non lo compri rosso, o invece che da sposa sembrerà vestita da Halloween! Stasera vado a cena da lei, così potrò sondare il terreno.
Mudo, in questo mese, non ha più rotto le scatole per fortuna. Ho saputo che Kenta si è spacciato per il suo fidanzato misterioso e che rimane tale per non litigare con Himeko. Ma per quanto ci crederà quell’idiota? Spero a lungo!
 
- Buona sera mamma, come va? – la saluto, entrando in casa Hayashi.
- Ciao tesoro, tutto bene. Yukiko è di sopra con Ryoko. Si sta allenando con le scarpe che userà con l’abito. – m’informa ridacchiando.
- Le scarpe? Ma allora ha scelto anche il vestito? - chiedo stupito. Credevo ci avrebbe impiegato giorni.
- Eh sì. Dopo un bel po’ di cambi lo ha trovato. Amore a prima vista direi. - spiega sua madre.
- Wow, avrei detto ci avrebbe messo una vita! La prego… mi dica che non è nero, blu o rosso? – chiedo preoccupato.
- Ahahaha tranquillo figliolo, niente colori strambi se è questo che temi! Anche io avevo paura quando ha detto che lo voleva colorato, coi fiori, ricamato ecc. Alla fine niente di tutto questo. – mi rassicura.
- Menomale! Non sa che peso mi toglie! Vado da lei, col suo permesso. -
- Vai pure caro. Tra un po’ la cena è pronta.- mi avverte, tornando in cucina sorridente come sempre.
Arrivato davanti la camera, sento le due ragazze ridere di gusto. Dopo aver bussato, mi ritrovo davanti Yukiko con una coroncina sulla testa. Quanto è bella! Sembra una principessa. La mia principessa.
- Ciao amore! Vieni entra, guarda un po’! – esclama, afferrandomi per il braccio e trascinandomi dentro la stanza.
- Ciao Ryoko. -
- Ciao Akira. Ora chiederemo a lui cosa ne pensa! Vedrai che darà ragione a me! -afferma Ryoko, rivolgendosi a Yuki.
- Ragione su cosa? – chiedo.
- Queste! - risponde la mia ragazza, facendomi vedere delle scarpe.
- Accidenti, come sono alte! - esclamo scioccato. Ma come riescono le donne a stare su questi cosi? Amano così tanto la tortura?
- Infatti! È quello che dico io! Ryoko insiste che mi stiano benissimo! Io invece mi sento una papera ubriaca a camminarci. - si lamenta lei.
- Mettitele e lasciamo giudicare al tuo fidanzato! - le dice l’amica.
Quando le indossa e comincia a sfilarci per la stanza, quasi mi viene un colpo! È davvero magnifica coi tacchi. Davvero femminile e sensuale. Non l’ho mai vista con i tacchi in effetti.
- Allora? - domanda Ryoko.
- E’ magnifica! - riesco solamente a risponderle. Sinceramente, l’unica cosa che mi passa per la mente ora è portarmela a casa e farla sfilare con quei tacchi su e giù con addosso qualcosa di sexy!
- Akira insomma, mi rispondi? - mi richiama Yukiko.
- Eh? Scusa ero distratto, dicevi? -
- E a cosa pensavi? - domanda lei.
- Sicuramente a qualcosa di poco casto! Ha la stessa espressione che fa Masumi quando mi vede con qualcosa di sexy addosso! - sostiene Ryoko, più sveglia di Yuki su queste cose.
- Davvero? Allora ti piacciono davvero come mi stanno? –
- Ti stanno benissimo amore. Non sembri affatto una papera ubriaca, ma una bella e sexy modella! - le dico prendendola per i fianchi e baciandola sulla fronte. Lei scoppia a ridere felice, continuando a ticchettare per la stanza con quei tacchi vertiginosi.
- Senti ma… e la coroncina? - chiedo curioso.
- Ah questa! E’ per il velo. Lo terrò fermo con questa. - dice togliendosela.
- Allora sposerò non solo una modella, ma anche una principessa. Interessante! - dico scherzando.
Dopo cena, riaccompagniamo Ryoko a casa sua, mentre io e Yukiko andiamo a casa nostra. Lei è talmente stanca che crolla subito tra le mie braccia. Che tenera che è. La guarderei dormire per ore. Deve aver girato molto per negozi oggi.
E’ incredibile pensare che tra pochi mesi sarà mia moglie. Sei anni fa sembrava che questo giorno non dovesse arrivare mai. L’unico problema resta quel demente di Mudo. Come vorrei spaccargli la faccia per tutto quello che ha detto a Yukiko finora. Ma non posso purtroppo.
Per fortuna, tra un mese andrà via, così ci toglieremo questa palla al piede.
 
 
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Che giornata ieri! Girare per negozi è stancante. Mi fanno male i piedi e le gambe. Pazienza, mi sono divertita tantissimo però. Arrivata a scuola, mi dirigo tranquilla come ogni giorno nella mia classe, ignara della brutta sorpresa che mi aspetta.
- Ma cosa… - sussurro incredula, osservando il mio banco imbrattato di vernice rossa con la parola “puttana”. Tutti mi guardano malissimo, ma io non capisco cosa stia succedendo.
- Oh eccola, è arrivata la traditrice! Ed io che ti credevo un’amica! Sgualdrina! - esclama Himeko, dandomi uno schiaffo.
- Ma che ti prende Himeko? - chiedo stordita.
- Osi anche chiedermi che mi prende? Ti porti a letto il mio ragazzo e chiedi a me che mi prende? Mi fai schifo Yukiko! - mi urla contro, lasciandomi senza parole. Vuol dire che Mudo ha parlato! Io lo sapevo che sarebbe successo!
- Ehi, si può sapere che succede? - chiede Ryoko appena entrata.
- Succede che la tua amica è una puttana, ecco che succede! -
- Himeko ma che dici? Sei impazzita? - domanda Ryoko.
- Io sono sanissima! E dato che quella maledetta neppure si difendem vuol dire che è vero! -
- Ma non è vero un accidente! Yukiko ha un fidanzato. Perché dovrebbe stare con il tuo? – mi difende la mia amica.
Le sento discutere, ma io non parlo, sono incapace di farlo.  Mi tremano le gambe dalla rabbia. L’unica cosa a cui penso adesso è che devo uccidere Mudo! Maledetto! È andato da Himeko a dirle che io e Kenta stiamo insieme. Lo ha fatto apposta. Di sicuro non ha creduto alla storia di Kenta e per farmi dire la verità, ha combinato questo casino. Ora che faccio? Come me ne esco?
Appena anche Kenta arriva in classe e legge il messaggio, inizia a litigare con Himeko. Cerca di spiegarle ma lei non vuole sentire ragioni. Non doveva accadere questo. Non doveva!
Quando anche lo stronzo entra in classe, non rispondo più di me. Mi dirigo verso di lui e gli do un pugno dritto in faccia con tutta la mia forza, iniziando a piangere.
- Hayashi che accidenti ti prende? - chiede lui tenendosi il naso.
- Sei contento adesso, razza di maiale che non sei altro? Hai visto che hai combinato? Perché non confessi che hai creato tutta questa confusione solo perché ti ho rifiutato tante di quelle volte da perderne il conto? Perché non hai detto anche questo a Himeko? - urlo disperata.
- Se vuoi posso anche dire a Himeko e a tutta la scuola il resto della verità. Che dici Yukiko-chan? Che ne dici di far sapere a tutti che ti fai il professore di giapponese? - risponde maligno, mentre tutti cominciano a spettegolare alla notizia appresa.
E’ la fine! Ora tutti sapranno di me e Akira. Già sento i loro commenti perfidi su di noi!
- Sei un maledetto bastardo Mudo! - esclama Kenta, dandogli un altro pugno e facendolo cadere a terra.
- Ma bene, la difendi anche adesso? Prima cerchi di discolparti e poi la difendi? – strilla la sua ragazza.
- Himeko finiscila! Non hai capito un bel niente, cretina! - risponde Kenta, infuriato.
- Non alzare la voce con me! Chi ti credi di essere! Sei un disgraziato! Tu e quella troietta di Yukiko! -
Tutta questa confusione mi sta facendo star male. La testa mi sta scoppiando. Ieri ero al settimo cielo e oggi mi sento nell’ultimo girone dell’inferno!
I professori, richiamati dalle urla, vengono a controllare cosa succede, compreso Akira che, quando mi vede in lacrime tra le braccia di Ryoko, e Mudo per terra, capisce subito tutto.
- Yuki! - mi chiama, venendomi in contro e prendendomi tra le braccia.
- Mi-mi… dispiace! – singhiozzo, in preda ad una crisi di pianto e stringendomi a lui.
- Sssh… stai tranquilla amore. Non è colpa tua. – mi rassicura dolcemente, accarezzandomi la testa.
Tutti, alunni e professori, ci guardano scioccati. Ormai è inutile continuare a fingere.
- Himeko perdonami. Hai ragione ad avercela con me, ma io e Kenta non stiamo insieme. Lui lo ha detto a questo idiota solo per farlo smettere di ricattarmi. Mi spiace avervi creato tutti questi problemi! – mi scuso, profondamente dispiaciuta.
Lei guarda scioccata prima me e Akira, poi Kenta. Finalmente sembra aver capito. Ma che ne sarà adesso di noi? Che succederà adesso?
- Professor Yamada, signorina Hayashi… nel mio ufficio. Subito! - ci ordina autoritario il preside.
- Nonno vengo anch’io! Ti devo parlare! - interviene Kenta.
Ho il cuore in gola. So già cosa accadrà adesso, ovvero il preside licenzierà Akira. E’ tutto finito! Addio matrimonio, casa e felicità! Ma quel che è peggio è che lui passerà per la persona che non è! Questo mi strazia l’anima! Mi sento quasi morire, mi mancano le forze. Sento che le gambe stanno per non reggermi più, così mi aggrappo alla giacca di Akira, che capisce subito e mi prende in braccio prima che io perda i sensi.
 
Dopo non so quanto, mi risveglio in infermeria con Ryoko e Himeko vicine.
- Yuki, ti sei svegliata finalmente! -
- Ryoko... dov'è Akira? – domando, non vedendolo al mio fianco.
- E’ ancora dal preside. E’ più di un'ora che lui e Kenta sono chiusi lì dentro. -
- Yukiko, ti prego perdonami! Non immaginavo che Mudo mentisse per ripicca. Sono stata davvero perfida. - si scusa Himeko, con aria realmente dispiaciuta.
- Non preoccuparti, ti capisco. Al tuo posto avrei reagito allo stesso modo. -
- Ti ringrazio amica mia. Perdonami! - ripete lei, abbracciandomi.
- Devo andare da Akira. Non posso lasciarlo da solo. - dico alzandomi dal lettino, ma i capogiri non sono ancora del tutto passati e sono costretta a poggiarmi a Ryoko.
Perché devo essere così emotiva? Maledizione!
- Tranquilla, sono già qui amore. - mi avvisa lui, spostando la tendina divisoria.
- Akira! Com’è andata? Ti ha licenziato? Ti ha offeso? Che è successo? – chiedo agitata.
- Ehi stai calma! Non fare così! Va tutto bene! - mi tranquillizza, accarezzandomi una guancia.
Come fa a dire che va tutto bene dopo quello che è successo?
 
 
*******************
 
 
Credevo fosse una giornata come le altre, invece è cominciata malissimo!
Pochi minuti dopo il mio arrivo, io e gli altri insegnanti abbiamo sentito delle urla provenire dall'aula in fondo al corridoio. Ho subito temuto si trattasse di quella di Yukiko. Non so il perché, però me lo sentivo. Infatti, come temuto, ho trovato Yuki in lacrime e Mudo per terra, steso se ho ben capito da Kenta. Quel bastardo deve aver spiattellato tutto di sicuro.
Senza più badare a nessuno e a ciò che diranno, mi precipito dalla mia ragazza.
- Yuki! - la chiamo e lei si gira a guardarmi.
- Mi-mi… dispiace! – si scusa, aggrappandosi a me singhiozzante.
- Sssh… stai tranquilla amore. Non è colpa tua. – la rassicuro, accarezzandola
Tutti gli occhi sono puntati su di noi. Ma non m’importa più. Non potevo certo ignorare il suo stato. Lei si scusa con Himeko, ma al richiamo del preside sviene tra le mie braccia.
- Yukiko? Ehi Yukiko svegliati! - la chiamo, schiaffeggiandola delicatamente sul viso, ma lei non si riprende.
- Professore Yamada, la porti in infermeria. Ci penserà il medico. – ordina il preside.
- Sì, signor preside. In quanto a te, verme schifoso, ci penserò dopo! Questa me la paghi! – minaccio Mudo, guardandolo con odio e uscendo poi con Yuki tra le braccia.
Mi spiace piccola mia. Tutta questa tensione non ti fa bene. Ma se temi che io non ti sposi più, solo perché hanno saputo di noi, ti sbagli di grosso! Forse avremo problemi per mantenerci, ma io a te non rinuncio per niente e per nessuno!
 
Dopo averla portata in infermeria e averla lasciata con Ryoko e la sua amica, visibilmente dispiaciuta, mi dirigo dal preside con Kenta.
- Professore Yamada, questo da lei non me lo sarei mai aspettato! La consideravo uno dei migliori professori di questo istituto, invece intratteneva una relazione clandestina con un’alunna! Da quanto va avanti questa storia? - chiede adirato e deluso.
- Sei anni. – rispondo.
- Sei anni? Ma come… -
- Nonno, loro non hanno una relazione segreta nata qui a scuola. Si sono fidanzati anni prima di ritrovarsi professore e alunna. Yukiko andava alle medie e lui non era nemmeno professore, ma solo uno studente universitario. - si affretta a spiegare Kenta.
- Davvero professore? - chiede il preside.
- Sì, è vero signor preside. Io e Yukiko siamo fidanzati da molto prima che ne diventassi il professore. Purtroppo, per una sfortunata coincidenza, ci siamo ritrovati nello stesso istituto, nello stesso identico anno. Quando ho presentato richiesta qui, ignoravo che anche la mia fidanzata l’avesse fatto per studio. Ci tengo a precisare che la nostra non è una storiella. Fra quattro mesi, alla fine delle lezioni dell’ultimo giorno di scuola, ci sposeremo. Abbiamo già una nostra casa e la sua famiglia è al corrente di tutto ovviamente. Come sicuramente potrà notare dal suo rendimento scolastico, e nella mia materia soprattutto, non ho mai agevolato la mia ragazza in alcun modo, anzi, direi l’esatto contrario. Ho sempre trattato tutti i miei studenti allo stesso modo, senza distinzioni, lei compresa. Quindi la pregherei di non giudicare il mio lavoro come insegnante, perché ho sempre rispettato la mia etica personale nel non mischiare la vita privata col lavoro. – spiego risoluto.
Kenta non interviene, ma sento che mi sta guardando malissimo a quest’ultima affermazione. In effetti, con lui non ho proprio rispettato in fondo la mia etica. Per fortuna, però, non lo sta dicendo al nonno, tenendolo per sé. Dovrò ringraziarlo parecchio per il suo aiuto, alla fine di questa storia!
- Resta comunque il fatto che avrei dovuto essere avvisato prima di questa storia. Ci saremmo evitati questi problemi. Però vorrei sapere come faceva quel ragazzo, Mudo, a sapere di voi. Vi siete forse fatti cogliere in atteggiamenti poco consoni, qui a scuola? -
- Assolutamente no! Lui era un vecchio compagno delle medie della mia ragazza. Le correva dietro per chiederle un appuntamento, ma lei lo ha sempre rifiutato. Mi ha conosciuto proprio quando andava alle medie con Yuki e, riconoscendomi come suo insegnante in questo istituto, ha deciso di ricattarla, con atteggiamenti e frasi a dir poco sconvenienti. Non sono mai intervenuto perché per fortuna c’era suo nipote che teneva a bada quel verme, o lo avrei già tolto dalla circolazione, cosa che ho intenzione di fare appena lei mi licenzierà, signor preside! – confesso, vedendomi già senza lavoro. Tanto vale prendersi almeno questa piccola rivincita su quell’idiota!
- Mi spiace per lei professore Yamada, ma lei non sfiorerà neppure con un dito quel ragazzo! -
- E per quale motivo, scusi? Una volta che non sarò più il suo professore, nessuno mi vieta di farlo! -
- A meno che non sia lei a licenziarsi per picchiarlo, io non ho intenzione di farlo. Stando così le cose, non vedo il motivo di licenziarla. – risponde, lasciandomi di sasso.
- Dice davvero? Non mi licenzierà? - chiedo sbalordito.
- No. A patto però, che lei e la signorina Hayashi non diate spettacolo e ostentazione della vostra relazione di fronte agli studenti, chiarendo con tutti la vostra storia, in modo da non dare un’immagine sbagliata dell’istituto, che non ammette relazioni tra alunni e insegnanti. Il vostro però è un caso a parte, visto che la vostra storia è antecedente l’amissione di entrambi all’istituto Musashi. È chiaro? - precisa il preside, con tono severo.
- Certamente signor preside! Le assicuro che non sentirà neppure fiatare di noi dagli studenti! Non so davvero come ringraziarla! -
- Mi ringrazi svolgendo seriamente il suo lavoro come fatto finora professore. Può andare dalla sua fidanzata a vedere come sta. E informi anche lei sul comportamento da tenere. -
- Certamente! Ancora grazie! – dico grato, fiondandomi poi fuori e correndo da Yukiko.
 
 
********************
 
 
- Non mi stai prendendo in giro, vero? - domando con le lacrime agli occhi, di felicità stavolta.
- No amore! E’ la verità! Siamo liberi finalmente! - mi ripete lui. Quando mi ha raccontato cosa ha deciso il preside, quasi svenivo una seconda volta.
- Waaaaah! Sono felicissima! Evviva! Evviva! - esulto felice, saltandogli in braccio e riempendolo di baci. Mi sono miracolosamente ripresa in un secondo!
- Ok, ok, ma ora scendi! Il preside ha detto di non dare spettacolo di fronte agli studenti. – ridacchia, mostrandomi Ryoko, Himeko e Kenta alle nostre spalle, che sghignazzano divertiti.
- Sissignore! - esclamo radiosa, scendendo velocemente, non prima di avergli rubato un ultimo bacio.
- Ma adesso con Mudo come la mettiamo? - domanda Himeko.
- Mio nonno ha già avvisato la famiglia e gli insegnanti del suo comportamento e lo rispediranno in America domani, con tanto di nota di demerito. Per quanto riguarda i ragazzi americani venuti con lui, siamo stati incaricati noi di occuparcene finché non termineranno il viaggio studio in Giappone. -
- Kenta, non so davvero come ringraziarti! Sei stato un vero amico! - lo ringrazia Akira, porgendogli la mano.
- Di nulla. Anche se l’ho fatto per Yukiko. Le sono rimasto molto affezionato. – risponde, ricambiando la stretta di mano.
- Ehi? – lo rimprovera Himeko dandogli una gomitata.
- Affetto fraterno, gelosa! - chiarisce lui.
Dopo essere scoppiati tutti a ridere, ritorniamo in classe. Ora la parte antipatica della storia: raccontare tutto ai nostri compagni.
 
- Ecco… e questo è tutto. Quindi vi pregherei di tenere certi commenti fuori luogo per voi, visto che io e il professor Yamada eravamo già fidanzati da molto prima di venire in questa scuola. E’ solo per questo che il preside ci ha dato il suo permesso, non essendo andati contro nessuna regola dell’istituto. – preciso, dopo aver raccontato tutto davanti centinai di studenti.
- Ci teniamo anche ad informarvi che alla fine di questo anno scolastico, io e Yukiko ci sposeremo. Appena terminata la cerimonia di consegna dei diplomi ci sarà il matrimonio. Chi vorrà partecipare alla cerimonia e al piccolo rinfresco che terremo nel pomeriggio, sarà il benvenuto. - interviene Akira al mio fianco.
Il preside ha riunito studenti e insegnanti in palestra per farci raccontare la nostra storia, in modo da render chiaro che non stiamo infrangendo nessuna regola e che noi due siamo un’eccezione. E’ presente anche la mia famiglia per dimostrare che non ci siamo inventati nulla. Già che c’eravamo, abbiamo pensato di tenere un piccolo rinfresco dopo il matrimonio, in modo da far partecipare anche gli studenti.
- Wow! Sei anni insieme? Che fortuna! Vi amate proprio, eh? - esclama Ai, quando raggiungo le mie amiche. Akira invece è con gli altri professori.
- Oh Cielo! Che vergogna Yuki! Dopo tutti i commenti che ho fatto sul tuo ragazzo… vorrei sprofondare! - confessa Eri imbarazzata.
- E pensa me, che ho detto avrei voluto sculacciarlo con libro di giapponese…- ricorda Himeko, dispiaciuta.
- Ma io sono stata la peggiore! Ho detto che lo vorrei come regalo, nudo avvolto da carta regalo, che al posto del giapponese vorrei m’insegnasse il kamasutra, che al posto della cravatta lo avrei voluto con un collare di borchie, che con i suoi capelli avrei vol… -
- Eriiiii!!! - la interrompo io con tono spettrale e con un tic visibile all’occhio sinistro. - Non serve ricordare tutte le sconcezze che ti sei inventata in questi tre anni! Sentirle una volta è stato più che sufficiente! Piantala! - esclamo irritata oltremodo.
- Scusa. - risponde intimidita, e credo anche spaventata.
- Fai quasi paura Yukiko! - dice Ai.
- Non sapete quante volte siete andate contro la morte, ragazze! Se non l’avessi bloccata diverse volte, ve la sareste passata male! - confessa Ryoko, davvero divertita.
- Ora mi spiego perché eri così strana e reagivi a quel modo bizzarro quando parlavamo di quelle cose. – riflette Ai.
- Già! Comunque, cambiamo discorso ragazze, o finisco con l’incavolarmi sul serio! Ci venite al matrimonio? Potreste farmi da damigelle. – propongo loro. Apprezzo almeno si siano scusate.
- Davvero Yuki? Certo che verremo! - rispondono in coro.
Per fortuna, tutto sembra essere andato bene. Mi sembra di pesare dieci chili in meno. Era davvero pesante come situazione, e non ci voleva certo Mudo a complicare le cose, ma alla faccia sua, tutto si è sistemato.
Il preside non ha trovato nulla da obiettare alla nostra relazione, dato che era cominciata anni prima di trovarci in questa situazione. E poi l’aiuto di Kenta è stato provvidenziale! Ovviamente, lui sarà uno di quelli che inviteremo personalmente al matrimonio e al ricevimento serale al ristorante. È stato un grande amico, non lo avrei mai creduto possibile viste le premesse quando l’ho conosciuto.
Adesso, l’unica cosa da fare è organizzare il matrimonio in grande, alla luce del sole. Anche insieme a quelle tre spudorate di amiche che mi ritrovo. In fondo, non ce l’ho mai avuta seriamente con loro. Non essendo a conoscenza di nulla, parlavano tranquille, senza sapere però che la loro vita era in pericolo costante con me sempre pronta a strozzarle. Ma pazienza, adesso non si permetteranno di certo di rifare certi commenti, anche se credo proprio continueranno a pensarle. Ma sì, chi se ne frega! In fondo ho una ragazzo bellissimo, quindi sono felice se le altre me lo invidiano. Ora sarà una soddisfazione andare in giro per la scuola vicina a lui.
Sì! Morite d’invidia! Lui è tutto mio!
- Hai un aria inquietante Yukiko. A cosa pensi? - chiede Ryoko, osservando la mia faccia soddisfatta.
- Oh nulla di che, amica mia! Solo che da adesso ho intenzione di godermi appieno il mio fidanzato! – esclamo allegra.
 
Ora sì, posso dire di essere davvero felice, e niente potrà rovinarmi il giorno più bello della mia vita, compreso il mio tanto atteso viaggio in Italia!







Buona sera ^_^ e con questo capitolo siamo a  - 2 capitoli dalla fine *-* finalmente!
Spero che fin qui la storia non vi abbia annoiato ^^' 
Ci rileggiamo in settimana per il capitolo 17 (già pronto, e sto concludendo il 18) 
Vi ricordo sempre (per chi volesse leggerla) l'altra storia nella sezione Skip Beat, che può essere tranquillamente letta anche senza conoscere i personaggi, visto che non ci saranno nemmeno quelli originali ^^' ma due fratelli di cui racconterò la travagliata (?) storia d'amore <3 (s', amo gli incest <3) eccovi il link se volete darle un'occhiata  Don't leave me alone
Per chi invece vuole conoscere il mondo Skip Beat (le vo consiglio se amate i manga e gli anime *-*) può farlo sulla mia pagina facebook Skip Beat Italia - Cain&Setsu 
Mi tolgo dalle scatole ora ^^'''''
Baci Faby <3 <3 <3 <3 <3 

 

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Capitolo 17
*** In viaggio verso il futuro ***


 

 
 
- Casa dolce casa! Che meraviglia! - esclamo fiondandomi sul mio letto.
- Yuki, non fare movimenti tanto bruschi, ti prego! - mi riprende Akira, posando le valige.
- Tranquillo amore. Non mi sono buttata sopra un masso. Ah, a proposito… volevi vedere la prima foto di tuo figlio, no? Eccola qui! – ricordo, prendendo l’ecografia fatta qualche settimana fa.
- Il mio bambino! Chissà cosa sarà. - si chiede accarezzando la foto.
- Tu cosa vorresti? -
- Non importa. Mi va bene sia maschio che femmina. -
- Sai che questo è il tuo primo bambino, vero Aki? -
- Certo che sì! Che domande fai. Dato che quello di Kyoko non era mio, è normale che questo sia il mio primo bambino. E non sai come ne sono felice che sia con te! In fondo, ho tutto questo grazie a Eiji. Sai, ci ho pensato… voglio provare a riallacciare i rapporti con lui. Tu che ne pensi? Ti darebbe fastidio? -
- E perché mai dovrebbe? -
- Perché ci sarebbe spesso la figlia di Kyoko. -
- La bambina non mi ha fatto nulla. Non ha colpa se la madre è la regina delle troi… -
- Yukiko! - mi rimprovera lui.
- Uffa! E cavolo con questa mania! E’ troppo piccolo perché capisca le parolacce Akira! E’ talmente microscopico che non avrà nemmeno le orecchie! -
- Non m’interessa! Non voglio sentire uscire quel genere di parole dalla tua bocca! -
- Va bene! Mi arrendo professore. Ora andiamo a letto che sono distrutta, dai. – propongo, uscendo dal bagno dopo essermi spogliata. Lui è già sotto alle coperte.
- Sì, ottima idea. – risponde, distendendosi tranquillamente.
Lo osservo qualche minuto sbalordita. Ma come, non mi dice niente? Sono con una sottoveste nera con bordi in pizzo, corta e attillata… e lui vuole dormire???
- Beh? - gli dico, aspettando come una scema chissà cosa.
- Beh, cosa? – domanda, girandosi a guardarmi.
- Ti vuoi addormentare davvero? - chiedo stupita.
- Perché, tu che vuoi fare? -
- Mi sembra strano che non ci provi nemmeno, come tuo solito. -
- Ma sei hai detto che sei distrutta! - mi ricorda lui.
- Ma tu di solito non mi ascolti e mi provochi ugualmente! -
- Ma tu di solito non sei stata incinta! Devi riposare Yuki. -
- Uff… - sbuffo irritata, stendendomi più comoda e dandogli le spalle. Questa storia che devo riposare mi ha rotto!
- Che moglie capricciosa che ho! Dai, vieni qui. - dice prendendomi per i fianchi e tirandomi su di lui. Accidenti, che forza che ha!
- Lascia stare dai. Hai ragione tu, è meglio che riposi. - rispondo accoccolandomi sul suo petto.
- Eh no, monella! Ormai mi hai stuzzicato e ne devi pagare le conseguenze! – sostiene, sollevandosi e mettendomi a cavalcioni sulle sue gambe, togliendomi velocemente la  sottoveste.
- Ma Akira… -
- Niente ma! - replica baciandomi, mentre le sue mani dai miei fianchi salgono sul mio seno.
- Aki… - sospiro al suo tocco.
- Sei una tentatrice Yukiko. – sussurra sensuale al mio orecchio, facendo scorrere nel frattempo una mano dietro la mia schiena nuda e avvicinandomi meglio sul suo bacino.
- Ti dispiace? – chiedo, mentre ormai sento chiaramente tutta la sua eccitazione. Solo ora mi accorgo che è nudo. Allora lo ha fatto apposta per vedere come reagivo!
- No, affatto! - risponde sogghignando, notando che ho capito il suo “giochino”.
Per adesso lascio correre, ma dopo me la paghi mio caro. Oh sì!
 
Il giorno dopo andiamo a casa di mia madre e lì troviamo ad aspettarci tutti i nostri amici. Bene, almeno annunceremo una volta sola la notizia della mia gravidanza.
Dopo alcune chiacchiere di routine, tipo come è andato il viaggio, com’era l’Italia e se avevamo portato souvenir, le mie intenzioni di annunciare la mia gravidanza in modo delicato, per via del nonno, vanno a farsi benedire.
- Yukiko, sai che ti trovo diversa dall’ultima volta che ti ho visto un mese fa al matrimonio? Sei ingrassata per caso? - chiede molto amabilmente Yuu, ferendo la mia già poca autostima di donna gravida.
- Te lo avevo detto che già si vedeva! Ma tu hai detto no! Diventerò una balena! - mi lamento con mio marito.
- Ma io non ho notato differenza a parte il seno più pieno. - risponde lui, grattandosi la fronte.
- Ma a quanto pare sono già ingrassata! Possibile non conosca il corpo di tua moglie? -
- Scusate, ma di che state parlando? - ci chiede Ryoko incuriosita.
- Ah beh ecco… volevamo dirlo in maniera diversa ma… -
- Yukiko è incinta! Aspettiamo un bambino! - annuncia Akira, precedendomi con un sorriso a trentadue denti.
Vederlo così entusiasta mi fa tenerezza. Da quando ha saputo che sono incinta, non smette di coccolarmi. Parla addirittura col bambino, come se potesse già sentirlo.
- Wow! Davvero? E di quante settimane sei? Due? Tre? - domanda Ai.
- Veramente quasi sette. -
- Cosa? Quasi sette? Ma allora sei partita già incinta? - chiede Ai sorpresa.
- Già… - rispondo, non capendo il motivo della sua reazione.
- Ai, mica sarai così ingenua da pensare che quei due si fossero sposati casti, vero? - le spiega Eri.
- Beh… in effetti sì. - risponde imbarazzata.
- Mi spiace deluderti dolcezza, ma il mio amico ci dà già sotto da quasi tre anni, come me del resto! -
- MASUMI!! - lo richiamiamo io, Akira e una Ryoko con occhi pieni di rabbia, che non manca ovviamente di colpirlo.
- Sei un imbecille! Un idiota! Un cretino! Prima o poi giuro che ti lascio, brutto cretino del cavolo! - gli inveisce contro Ryoko, arrossendo.
- Ma che ho detto? - domanda quello stupido.
- Masumi, più passano gli anni, più il tuo cervello evapora! Ma ti sembrano dichiarazioni da fare, soprattutto con la famiglia di Yukiko presente? - gli fa presente Touya, ed io solo ora mi ricordo che il nonno era con noi!
- Oh cavolo, nonno… tutto bene? – domando, vedendolo svenuto per lo shock.
- Tranquilla cara, tutto bene. Si riprenderà. Comunque non ha sentito quasi nulla. E’ svenuto quando hai detto di essere incinta. – sorride mia madre, sventolandolo con un panno.
- Scusate, non ci ho pensato. - si scusa Masumi.
- Questo è il problema, Masumi! Tu non pensi! - replica Akira infastidito.
- Chissà se è una bambina o un bambino! Che bello! Congratulazioni! -
- Grazie Himeko. Comunque è presto per saperlo e noi interessa solo che sia in ottima salute. -
- Yukiko ha ragione. Qualunque sesso andrà benissimo. Anche perché non sarà certo l’unico che avremo. - afferma Akira, tutto contento.
- Scusami, ma quand’è che avresti deciso che questo non sarà figlio unico? - chiedo curiosa.
- Da prima di conoscerti amore mio. Ho sempre desiderato una famiglia numerosa. E uno o due figli non fanno certo una famiglia numerosa. – sostiene lui.
- Ah… che bello! E sentiamo, quanti figli avresti programmato per il mio povero utero, se posso saperlo? - domando con una vena pulsante sulla fronte. Già gli ormoni impazziti mi rendono nervosa, e lui non mi aiuta di certo!
- Beh… forse è meglio parlarne in privato cara. Non cominciare ad arrabbiarti. - tenta di calmarmi, notando la mia espressione.
- Non pensare di averla scampata “caro”! A casa facciamo i conti! -
- Ma povero il mio Aki-chan! Yukiko, non trattarmelo così male! Non disperare mio amato, ti darò io tutti i figli che vuoi! - esclama Yuu, con aria felice.
- Idiota, sei un maschio! Non puoi partorire! – fa presente Touya al suo compagno.
- Ma la scienza oggi fa miracoli, non lo sai Tou-chan? - replica Yuu offeso.
- Grazie amico, ma credo che non accetterò la tua proposta. Cercherò di convincere mia moglie. - si affretta a rispondere Akira.
Nonostante l’arrabbiatura di prima, scoppio in una risata che trascina anche gli altri. Yuu è insostituibile! Se non esistesse bisognerebbe inventarlo.
- Piuttosto ragazzi, già che siamo in vena di sorprese, dobbiamo darvi la nostra! - interviene Ryoko
- E quale? - le chiediamo in coro.
- Masumi mi ha chiesto di sposarlo! - annuncia euforica.
- Ma dai? Davvero? - dico sorpresa.
- Finalmente ti sei deciso, razza di donnaiolo! - risponde Akira.
- Eh già, era ora mettessi la testa a posto, depravato! - continua Touya.
- Un vizioso in meno in giro! - replica Yuu.
- Lo conosco poco, ma già tanto mi è bastato a comprenderne la dissolutezza. Sei sicura di quello che fai Ryoko? - chiede infine Kenta. La faccia di Masumi è una maschera di odio puro, credo scoppierà!
- Insomma, la volete finire di offendermi?! Ma che amici siete? - esplode lui, rosso in viso.
- Ahahaha dai Masumi, non prendertela. Lo dicono perché ti vogliono bene! -
- Non ne sarei così sicuro Yukiko! – sbotta lui, mentre noi continuiamo a ridere.
La serata trascorre in totale allegria. Mio nonno, dopo essersi ripreso, è stato molto felice di sapere che presto diventerà bis nonno. Tutto finalmente procede come deve.
Le settimane passano tranquille. Akira è ritornato a lavoro serenamente, godendosi finalmente il suo tanto amato lavoro da professore.
Io mi occupo della casa e di dare ripetizione ai bambini più piccoli. Un modo come un altro per guadagnare qualcosina. Sono al quinto mese di gravidanza. Oggi ho la visita dal ginecologo per vedere come vanno le cose e scoprire il sesso del bambino. Aspetto solo che Akira venga a prendermi, ma è in ritardo.
- Yukiko! Eccomi! - mi chiama lui dal giardino.
- Akira, finalmente! Ma dov’er… - mi zittisco, osservando ciò che ho davanti. – Ehi, ma quella cos’è? - chiedo guardando l’auto dalla quale è sceso.
- La nostra nuova auto, tesoro! Non potevi certo spostarti ancora con me in moto con quella pancia. – spiega, mentre mi avvicino all’auto.
- Wow, che bella! E l’hai presa oggi? - chiedo sedendomi. Com’è comoda!
- Sì, ho voluto farti una sorpresa. Però l’ho presa a rate. Con l’arrivo del bambino non potevo fare spese pazze in una volta. -
- Mi sembra giusto, ma ora andiamo Akira. Siamo già in ritardo! - dico guardando l’orologio, così mio marito si avvia verso lo studio del dottore.
 
- E’ un bel maschietto, signori Yamada. - ci rivela il medico.
- Un maschio? Avremo un maschio, Yukiko! Il mio ometto! E’ meraviglioso! - esulta felice Akira.
- Sì, è meraviglioso. Il nostro bambino… - rispondo con le lacrime agli occhi, guardando lo schermo dell’ecografo.
Adesso riesco ad immaginare il viso mio figlio. Non è più solo un’immagine puramente indicativa. Avremo un bellissimo bambino. Nonostante fossi contraria ad averne uno così presto, non posso nascondere di esserne felice. Immensamente felice!
Passano altre settimane. Ogni giorno che passa lo avverto muoversi dentro di me. La sensazione di avere una vita dentro, che cresce grazie a te, che ha il tuo sangue… è indescrivibile! A volte credo mi capisca quando gli parlo, perché ad una mia domanda o ad un mio pensiero espresso ad alta voce, lui scalcia. E’ stupendo!
- Amore, piangi ancora? - mi domanda Akira vedendo le mie lacrime.
- Sì! E’ più forte di me. Sono troppo felice! -
- Per mia fortuna! Almeno gli attacchi di ira sono scomparsi lasciando il posto al pianto. Era diventato pericoloso starti accanto. -
- Oh andiamo Aki, mi sono scusata fino alla nausea per averti tirato quel piatto, che tra l’altro non ti ha colpito! - sbuffo annoiata dal ripeterlo per l’ennesima volta.
- E’ vero, ma se mi vessi colpito? - dice abbracciandomi, anche se con difficoltà. Ormai sfoggio un bel pancione di quasi nove mesi.
- Ti avrei baciato tutto il giorno il bernoccolo! - rispondo sorridendo.
- Allora fa’ finta di avermi colpito e baciami tutto il giorno. -
- E sentiamo, dove ti avrebbe colpito questo piatto immaginario? -
- Un po’ ovunque. Vieni, ti faccio vedere meglio in camera da letto dove mi hai fatto male. –
- Sempre il solito! – rispondo sorridendo, seguendolo nella nostra camera.
Per fortuna, il medico ha detto che possiamo vivere la nostra vita intima anche col pancione, anche fino poche ore prima del parto, ed io non voglio rinunciarvi. Anche perché dubito che dopo il parto ne avrò voglia. E per un bel po’ temo.
- Akira? - lo chiamo dopo un po’.
- Mmmh? -
- Penso che dovremo rivestirci adesso. -
- Perché? -
- Credo di avere avuto una contrazione. -
- Che cosa??? E me lo dici con questa calma?? - urla scattando subito fuori dal letto.
- E che dovrei fare? Urlare in giro per la stanza come fai tu? E poi me lo aspettavo. Oggi ho avuto più mal di schiena del solito. -
- Accidenti, e non potevi dirmelo? Non ti avrei fatto fare sforzi prima! Magari è stata colpa mia! – inizia a blaterare agitato.
- Non dire sciocchezze! Lo sai anche tu che il sesso in gravidanza si può fare, o pensi che il ginecologo sia cretino? Doveva capitare, punto! Aiutami ad alzarmi perché non ce la faccio. - gli chiedo. cercando di mettermi seduta.
Sta arrivando il momento che ho sempre temuto in questi nove mesi, e ho una paura folle! So che è doloroso, soprattutto se poi mettono i punti, ma devo farmi forza e affrontarlo con coraggio. Ma accidenti, il coraggio viene meno con queste fitte atroci!
 
 
 
******************
 
 
 
- Akira, ti prego calmati! Mi stai facendo sentire male a forza di andare avanti e indietro per la stanza! Stai scavando un solco quasi! - mi chiede lei, stesa sul letto e rannicchiata sul fianco.
- Io non capisco perché non vuoi andare subito in ospedale! Non sarebbe più prudente andarci ora? -
- Il dottore ha detto che devo aspettare di avere le contrazioni ogni cinque minuti, altrimenti mi rimandano a casa. Ci hai parlato anche tu due ore fa, lo hai scordato? –
- Non l’ho scordato, ma è mia moglie che vedo soffrire, non la sua! -
- Amore, stai tranquillo. Sto bene. Ma se ti agiti così non mi sei d’aiuto. Ho bisogno che tu mi stia vicino, soprattutto se vuoi assistere al parto. -
- Ok  tesoro, provo a calmarmi, hai ragione! -
Sono nervoso come mai in vita mia accidenti! L’attesa mi uccide! Credevo di essere pronto psicologicamente, ma sbagliavo. Anche se ho frequentato i corsi pre-parto con Yukiko, assistito alle scene “horror” dei video delle nascite dei bambini, letto libri e cavolate varie, mi sento agitato! Neanche dovessi partorire io!
Ok Akira, adesso calmati e fai vedere a tua moglie che può contare su di te! Su, forza e coraggio!
- Possiamo andare ora. Siamo a cinque minuti scarsi adesso. - mi avverte lei, tenendosi la pancia. Chissà che dolore poverina.
- Ok. Le valigie sono in macchina. Tua madre è già stata avvisata. Il preside anche. Il gas è chiuso, l’acqua pure… -
- Akira sbrigati! - mi chiama Yukiko già in macchina. Cavolo che fulmine! E menomale che sta male!
Comunque sono davvero fiero di lei. Si sta comportando da donna molto coraggiosa e matura anche se ha soli diciannove anni. Quello immaturo sembro io in questo momento. Ed io che sette anni fa temevo di essere troppo grande per lei. Mi complessavo di essere troppo vecchio per quella bellissima quattordicenne che mi aveva stregato con uno sguardo. Bella, fiera, determinata, sicura, intelligente, paziente.
Se anche me l’avessero predetto quel giorno in cui le chiesi di prestarmi una scala, non avrei mai creduto di trovarmi qui con lei, a sette anni di distanza, felice, sposato e con un figlio in arrivo. Mai avrei creduto di amare tanto una donna.
Dopo oltre dieci ore di travaglio di Yukiko e quasi venti minuti di dolore alla mia mano, stritolata con forza da mia moglie mentre spingeva, è nato il nostro bellissimo bambino, Shinichi (primo vero figlio). Dopo ciò che è successo con Kyoko, non trovavo nome più adatto di questo.
Il mio è il bambino più bello del mondo! Ne sono sicuro! Capelli neri con riflessi castani, occhi blu, che ha preso da mia madre, pelle chiarissima e guancette rosse. Sembra un bambolotto.
- Il mio bambino… - sussurro piano per non svegliarlo, mentre lo cullo. Si è appena addormentato e spero ci rimanga ancora un po’ per non svegliare Yukiko.
- Akira… -
- Amore, ti sei svegliata. Come ti senti? - le chiedo avvicinandomi.
- Come se mi avesse investito un camion, per il resto bene. – sorride lei.
- Hai visto che bello nostro figlio? -
- Ha preso tutto da te, per forza doveva venire così bello, no? - risponde stanca.
- Sei stata bravissima Yukiko. Hai saputo mantenere un controllo invidiabile senza mai gridare di dolore. -
- Infatti a quello ci pensavi tu. Una femminuccia piagnucolante in sala parto era più che sufficiente. - dice ridendo
- Grazie, eh? Mi hai quasi staccato una mano! - ribatto finto offeso.
- Tuo figlio mi stava quasi squartando come in una scena del film Alien, eppure non ho pianto. -
- Ti odio! -
- Io invece ti amo tanto! E amo anche il nostro bambino. - mi confessa accarezzandolo dolcemente.
- E pensare che non lo volevi. -
- Non è che non lo volevo. Avrei solo voluto aspettare qualche anno, ma ormai che c’è non potrei più farne a meno. –
Mentre cullo e accarezzo Shin, arrivano le prime visite.
- Ciao ragazzi! Auguri mamma e papà! - ci saluta Eiji, entrando con un mazzo di fiori e dei palloncini.
- Ciao! Grazie! Che belli! - risponde Yukiko allegra.
- Come state voi due? - chiede a Yukiko e poi guardando mio figlio, che ho posato nella culla.
- Oh noi stiamo bene! Quello che è stato peggio è stato il signorino qui seduto accanto a me! - gli rivela mia moglie divertita.
- Yukiko! - la chiamo infastidito. Non poteva tenerlo per sé?
- Che intendi? - domanda Eiji.
- Che lui ha gridato quasi tutto il tempo del parto solo perché gli stringevo la mano! -
- Non è vero che gridavo! Mi è uscito un piccolo urlo quando hai stretto un po’ di più. Esagerata! -
- Ahahahah, ok, ok, la smetto. A parte gli scherzi, stiamo tutti bene. E Ayumi dov’è? - domanda Yukiko.
- E’ con una mia… amica. – risponde lui, imbarazzato.
- Mmmh, amica “amica”? - chiedo curioso.
- Diciamo che ci stiamo conoscendo. E’ la maestra d’asilo di Ayumi, ma ci vado coi piedi di piombo. Sapete bene quello che provo ancora per quella donna, ma sto cercando di guardarmi intorno per darmi una possibilità, soprattutto a mia figlia, che merita anche lei una mamma. -
- Lo trovo giusto. Anche perché ricordati che Kyoko non è interessata a lei e mai lo sarà. Attendere il suo ritorno è assurdo. Goditi anche tu la vita, Eiji. Col tempo dimenticherai. -
- Grazie Akira, lo spero. Beh ora vado. Ci vediamo ragazzi e ancora congratulazioni! -
- Grazie e salutaci Ayumi! - gli dice Yukiko.
Poco dopo Eiji sono venuti anche gli altri a trovare Yukiko e a vedere il nuovo arrivato. Ovviamente l’arrivo di Masumi non passa inosservato alle infermiere, che non perdono certo occasione di schiaffeggiarlo come merita. Non cambierà mai. Nemmeno da sposato si dà una calmata quello stupido!
- Mio piccolo Shinichi, quando sarai un po’ più cresciuto, lo zio Masumi ti insegnerà come corteggiare le belle donne! – gli spiega lui, accarezzandogli una mano.
- Tu provaci e io ti spacco la faccia Masumi! -
- Che esagerato che sei Akira! Questo ometto dovrà pur imparare a sedurre una donna, no? -
- Lo imparerà da solo Masumi, grazie! - risponde Yukiko, leggermente irritata.
- Uff, che guastafeste che siete! -
- Sei tu che sei un idiota Masumi! - lo rimprovera Ryoko.
Dopo tutto questo chiacchierare, era normale che si udisse un forte ed assordante vagito, che reclama attenzione ma soprattutto cibo. Dopo aver chiamato un’infermiera che ha aiutato Yuki, ho assistito alla prima poppata di mio figlio. I nostri amici sono andati via per lasciarci il nostro momento di intimità. Sono tutte emozioni nuove ed intense che non dimenticherò mai. Mi sento l’uomo più felice del mondo.
Sette anni fa ero solo, deluso dalla vita, dall’amore e dall’amicizia, ma grazie a Yukiko, poco a poco, ho recuperato le cose che avevo perso, guadagnandone di decisamente migliori.
- Chissà cosa vorrà fare da grande. – mi chiedo ad alta voce, mentre lo guardo succhiare beatamente, con le manine strette a pugno sul petto di Yuki e gli occhietti chiusi.
- Non lo so, ma qualunque cosa andrà bene, non credi? -
- Certo. Però pensa che bello se anche lui volesse fare il professore. Tuo padre era un professore, io idem, magari anche lui lo sarà. Magari di giapponese antico come me! -
- Oh Kami, per favore! Mi ha torturata abbastanza quella materia! Quando la sento sto male! – esclama esasperata anche solo dal sentirla nominare.
- Io la trovo bellissima invece. Ma perché non ti piace? Non l’ho mai capito! -
- Akira, non è che a me non piace… io ODIO IL GIAPPONESE ANTICO! Come devo dirtelo? -
A queste parole, Shinichi smette di succhiare e inizia a ridere, guardando la madre. Chissà perché…
Che nel suo futuro ci sia qualcosa che avrà a che fare col giapponese antico? Beh, mi auguro per la salute mentale di Yukiko di no!
 
 
 




 
 
 
Il kanji del nome Shinichi così scritto    真一     si traduce con “primo vero figlio” 
 
 
E con questo capitolo si chiude la storia di Aki e Yuki ^_^
Grazie a tutti quelli che hanno seguito questa folle avventura, nata da un mio sogno ^_^
Grazie infinite per le vostre recensioni, che mi hanno spronata ad andare avanti nonostante volessi interrompere la storia ^_^
Grazie di cuore anche a chi non ha recensito ma ha letto, anche se non so chi siete, grazie ugualmente per aver dedicato minuti preziosi della vostra vita a leggere le mie cavolate XD
Grazie grazie grazie <3 <3 <3 <3 <3
Ci si rilegge (forse XD)
Baci Faby <3 <3 <3 <3 
 

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Capitolo 18
*** Coronamento di un sogno ***


 




Devo ringraziare quel maledetto di Mudo forse. Non sono mai stata così felice in tutta la mia vita!  È magnifico poter girare per le strade della città mano nella mano col mio futuro marito. Che meraviglia! Ci fermiamo ai fast-food, andiamo nei centri commerciali, andiamo e torniamo a scuola insieme in moto senza mai dividerci.
E’ ASSOLUTAMENTE MAGNIFICO!!!!!!!
Questa è la felicità! Andare al parco la domenica col tuo fidanzato a braccetto, mentre mangi un gelato salutando tranquillamente i tuoi compagni di classe, che incontri per caso, non ha prezzo!
- Tra un po’ ti verrà una paralisi se continui a sorridere così! - mi fa notare Akira.
- Vorrà dire che nelle foto del nostro matrimonio verrò sempre sorridente, caro! -
- Caro??? -
- Non rovinarmi questo momento Akira! Voglio godermelo appieno dopo questi tre anni di tortura. Mi sembra di essere la protagonista della pubblicità della MasterCard: ”Uscire col tuo uomo alla luce del sole? Non ha prezzo! Per tutto il resto c’è MasterCard!”- recito come nella pubblicità, continuando a sorridere felice.
- Fai così da due mesi. Stai gongolando parecchio mi pare. -
- Oh sì! Puoi dirlo forte amore! Sbattere in faccia a tutte le mie compagne la verità è stato stupendo! -
- E che c’entrano le tue compagne? -
- Ma niente di che, lasciamo perdere. Piuttosto, quand’è che andrai a comprare il vestito? Ti ricordo che mancano poche settimane al matrimonio! -
- Ci andrò in settimana con Masumi e tuo nonno, tranquilla. Tu coi preparativi hai finito? -
- Quasi. Devo scegliere gli abiti per le damigelle. Sono indecisa se renderle ridicole per vendetta o se è meglio non rovinare le foto con loro vestite come grosse caramelle. - dico maligna.
- Non ho capito una parola di quello che hai detto. -
- Tranquillo, capirai un giorno. Senti, ho voglia di un altro gelato. Lo andiamo a prendere? -
- Un altro? Ne hai già mangiati due! -
- Lo so, ma il bello di non ingrassare mai è che posso mangiare quello che voglio. Daiiiii!!!- chiedo con occhioni dolci, degni di Bambi.
- Va bene mangiona. Andiamo! – acconsente, portandomi al chiosco dove prendo un altro gelato.
Passiamo una domenica divertente al luna-park insieme Masumi e Ryoko. Ancora stento a credere che possiamo andare dove vogliamo senza avere paura delle conseguenze! Ho intenzione di divertirmi fino alla fine e niente mi impedirà di farlo!
 
- Aaaahiiiiii! - mi lamento, tenendomi la guancia dolorante.
- Te lo avevo detto di non mangiare anche le mele caramellate! Era normale ti venisse mal di denti con tutto quello zucchero! - mi rimprovera Akira. Siamo in piena notte e mi sono svegliata con un mal di denti atroce e la guancia gonfia.
- Non infierire! – piagnucolo, tenendo la busta del ghiaccio premuto contro la guancia.
- Domani stai a casa. Non puoi andare a scuola con questa bocca gonfia. Ti porto da tua madre così ti accompagna dal dentista, va bene? - dice premuroso.
- Sì. Scusami! Ti sto tenendo sveglio. Vai a dormire amore, o domani non potrai andare a lavoro. Tanto non puoi far nulla. -
- Va bene, ma se hai bisogno chiamami, capito? -
- Sì tranquillo. – rispondo, poggiandomi sul divano. A letto non riesco proprio a stare.
Il resto della notte passa con una lentezza incredibile. Ma perché le cose capitano sempre il sabato oppure di notte? Quando non puoi chiedere aiuto a nessuno e devi aspettare il medico? Sto così male che vorrei strapparmi il dente da sola.
Per fortuna, in mattinata, il dentista mi scrive degli antidolorifici e degli antibiotici, così il dolore calma e la mia povera guancia si sgonfia in pochi giorni. Il dente cariato è stato otturato, per mia immensa felicità e ora sto benissimo. A quanto pare ce l’avevo da un bel po’, ma non mi ha mai dato fastidio, strano. Menomale che non è capitato a pochi giorni dal matrimonio. Fare le foto col viso a palla non era il massimo!
Passa un altro mese. Mancano due settimane al matrimonio ed io inizio ad essere nervosa. Perché? Eppure devo solo mettere una firma su un foglio, dato che io e Akira siamo una coppia a tutti gli effetti da anni.
Non so, magari è l’ansia per i preparativi, o forse perché un mio “caro amico” non è ancora venuto a farmi visita questo mese? Sarà l’ansia che provoca il ritardo del ciclo… sicuramente. Con la pillola posso stare tranquilla al cento per cento! Sono solo molto stressata e questo mi porta uno scombussolamento totale. Mi auguro solo che non si presenti il giorno del matrimonio, perché sinceramente la cosa mi scoccerebbe parecchio! E’ vero che non sarà la mia prima volta con Akira, però ci tengo a non saltare la prima notte da sposati.
Chissà se ad Akira piacerà il vestito. Lo spero! Credo tema il modello che ho scelto. Gli avevo detto che il mio abito sarebbe stato spettacolare e diverso dagli altri, invece mi sono fatta conquistare dalla semplicità, anche se sono rimasta fedele a non prendere il bianco, che non mi piace per niente.
Nelle ultime due settimane mi sono concentrata sugli esami. Se non li passerò a pieni voti saranno cavoli! Odio essere tra gli ultimi! E se non fosse per il giapponese antico, sarei ancora la prima della scuola! Che rabbia! Stupidissima materia!
Matrimonio ed esami insieme… forse non è stata una buona idea sposarci proprio a cavallo con gli esami, ma ormai abbiamo scelto così.
Comunque, mancano tre giorni al matrimonio e oggi ho la prova del vestito. Non vedo l’ora!
 
- Aiuto, mi sta soffocando! -
- Mi spiace ma non riesco a chiuderlo senza stringere un po’! -
- Ma così morirò! - mi lamento, sentendomi mancare l’aria.
- Tesoro, ma sei ingrassata per caso? - chiede mia madre.
- No mamma. Ho mangiato pochissimo veramente a causa dell’ansia. -
- Mi spiace, ma il corpetto non si chiude bene sul seno. Bisogna allargarlo se vuole entrarci fra tre giorni. - mi informa la sarta.
- Va bene. Ma riuscirà a farcela? - chiedo preoccupata.
- Certo che sì. Non è la prima volta che mi tocca modificare l’abito della sposa prima del matrimonio. Per questo si effettuano diverse prove. - mi rassicura la sarta, prima di andar via.
- Uffa, mi fa male il seno accidenti! Mi stava uccidendo a forza di stringere i lacci del corpetto! - mi lamento con mia madre appena uscite dall’atelier.
Sembrava una scena da cartoon in cui quella dietro ti poggia un piede dietro la schiena per tirare con forza i lacci del corpetto per rendere la figura più magra possibile, strizzando fuori però il seno, tipo damine settecentesche europee.
- Tesoro, ma ti si è gonfiato solo il seno? - mi chiede lei.
- Beh, non saprei. Io non l’ho notato. So solo che mi ha fatto un po’ male negli ultimi giorni, questo sì. -
- Yukiko? - mi chiama pensierosa.
- Sì? -
- Hai avuto il ciclo questo mese? – domanda, prendendomi alla sprovvista.
- Perché me lo chiedi? -
- E’ un no? - insiste lei.
- No, ma… perché… oh no, porca miseria! Non vorrai dire che… - esclamo incredula, intuendo il pensiero di mia madre.
- Il seno gonfio e dolorante, più la mancanza di ciclo danno solo un esito figlia mia… -
- NO!!! Mi rifiuto di crederci mamma! Non può essere! Lo sai che con la pillola è impossibile! Sarà lo stress! Sì, è sicuramente quello! - cerco di dire più a me stessa che a lei.
- Non è meglio toglierci il dubbio comprando un test di gravidanza? - propone lei.
- Ma a che serve mamma. Come ti ho detto è impossibile! -
- Ma noi compriamolo ugualmente, così ci togliamo il dubbio. – sostiene, dirigendosi verso la farmacia seguita a ruota da me, quasi sconvolta.
Dopo aver fatto il test…
- Nooooooo!!! Non può essere! Questo coso à fasullo! Non funziona di sicuro! Aggiustati, cavolo! - urlo disperata, guardando il risultato positivo sul test e scuotendolo come fosse uno dei vecchi termometri al mercurio.
- Non credo figlia mia. Il test è corretto. Anche se lo scuoti il risultato non cambierà. -
- No, no, no, no, no! Non può essere vero! Vado a comprarne altri di marche diverse! Di sicuro questo non è buono! Torno subito! - sbraito precipitandomi in farmacia a prendere altri due test, entrambi di marche differenti.
Test differenti, marche differenti, risultato… identico! Sono incinta! Non può essere. Non ora! Ma perché proprio adesso che tutto andava bene? Ma è una congiura questa?    
- Domani andiamo dal medico cara. Per oggi non prendere la pillola o potrebbe essere rischioso, ok? - mi avvisa mia madre.
- Ok… - rispondo triste e sconsolata.
Questa era l’ultima cosa che mi serviva proprio adesso!
 
 
***********************
 
 
Accidenti sono nervoso! Domani sposerò Yukiko! Finita la cerimonia di assegnazione dei diplomi andremo a sposarci. Non mi sembra vero!
Ovviamente Yuki è stata promossa con voti altissimi, ben 98 centesimi. Se non fosse per il giapponese antico avrebbe avuto 100 su 100. Ma non può proprio lamentarsi. Certo riesce difficile a tutti capire come mai Yukiko vada male proprio nella mia materia, invece che il contrario. È un mistero inspiegabile, o semplicemente una casualità che odi proprio la materia che insego io.
- Professore Yamada! - mi chiama il preside.
- Buongiorno signor preside. Posso esserle utile? -
- Volevo solo farle gli auguri per domani. -
- Come mai? Domani non sarà presente al matrimonio? -
- Eh no, mi spiace. Partirò con mia moglie per festeggiare il nostro quarantacinquesimo anniversario di matrimonio. - mi spiega lui.
- Ah, davvero? Che coincidenza che vi siate sposati anche voi il giorno che corrisponde alla chiusura dell’anno scolastico. -
- E’ una coincidenza che quest’anno capiti esattamente lo stesso giorno dopo quarantacinque anni, ma non è una coincidenza che abbia sposato mia moglie appena finite le superiori. Io ero il suo insegnate. - mi rivela, lasciandomi sorpreso.
- Davvero? -
- Eh già. Ma al contrario suo e della sua ragazza, io e mia moglie ci siamo conosciuti proprio come insegnante e alunna. È stato un amore tormentato il nostro, soprattutto dalle nostre famiglie che si opponevano. Ma io me ne infischiai e la sposai appena finita la scuola, anche contro il volere delle famiglie, costrette ugualmente ad accettare la cosa. Anche per questo capisco ciò che avete passato voi due. Sa professore, nella vostra storia ho rivisto in parte la mia. Devo ringraziarvi, perché questo mi ha fatto apprezzare nuovamente i sacrifici fatti da me e mia moglie per stare insieme. Per questo, quest’anno, ci concediamo una vacanza. – spiega lui, lasciandomi sorpreso.
- Ne sono veramente felice signor preside. E mi creda, capisco bene a cosa si riferisce quando parla di sacrifici. Ma come si dice “tutto bene ciò che finisce bene”! - credo di aver preso il vizio di Yukiko per i proverbi.
- Vero. Faccia gli auguri anche alla sua bellissima sposa. E mi raccomando di tenere per sé le mie confidenze. – raccomanda, andandosene sorridendo sornione.
Hai capito il vecchietto? E bravo!
 
Arrivato a casa, tristemente da solo perché Yukiko è fuori con sua madre non ho capito a fare cosa, trovo un messaggio in segreteria. Chi sarà?
- “Ciao Akira. Sono io, Eiji. So che sono l’ultima persona che vorresti sentire, però mi è giunta voce che ti sposi. Ne sono davvero felice. Credimi. Ci tenevo a farti gli auguri perché finalmente credo tu abbia trovato la persona giusta per te. So di chiederti troppo, però mi piacerebbe poterti fare gli auguri stringendoti personalmente la mano dopo tanti anni. Nella speranza che tu possa accettare, ti aspetto oggi pomeriggio al BabyMoon, il vecchio locale dove ci riunivamo da ragazzi io, tu, Masumi e… ”lei”. Beh… ciao. Spero di vederti.”-
Eiji? Dopo quasi dieci anni vuole rivedermi? Ma come può chiedermelo dopo quello che ha fatto? Anche se a ben pensare, forse mi ha fatto solo un favore, o adesso sarei sposato con serpe di Kyoko.
Che devo fare? Ignorare il messaggio e cancellarlo, oppure mettere una pietra sul passato e andarci? Ho deciso… ci vado! Voglio proprio vedere com’è cambiato in questi anni e se dopo essersi fatto la mia ex si è almeno pentito.
Raggiunto il locale, lo trovo seduto ad un tavolo con una bambina in braccio dai lunghi capelli neri, intenta a mangiare un gelato. Chi sarà?
- Akira? Sei venuto! Non ci speravo più! Ciao amico! - esclama alzandosi e allungandomi la mano, che di istinto stringo.
Dopo dieci anni rivedo quello che per me è stato più di un fratello. Siamo cresciuti insieme. Mai avrei detto che una donna ci avrebbe diviso. Che strana sensazione di nostalgia essere in questo locale con lui.
- Ciao Eiji. Come te la passi? – chiedo, sedendomi di fronte a lui e la bambina.
- Insomma, sono stato meglio. Ti presento mia figlia Ayumi. – dice, presentandomi una bambina di circa quattro o cinque anni. Davvero graziosa.
- Ciao signore! - mi saluta lei.
- Ciao Ayumi. Lo sai che sei proprio carina? - le dico sorridendo, osservando il suo viso tutto impiastricciato di gelato al cioccolato. Che carina che è! Amo i bambini!
- Sai, è figlia… sua. – m’informa, abbassando lo sguardo.
- Sua? Intendi Kyoko per caso? - domando come paralizzato.
- Sì. Abbiamo avuto una breve relazione cinque anni fa. Lei è rimasta incinta. Voleva abortire ma non gliel’ho permesso. Dopo il parto mi ha lasciato la bambina e si è dileguata dalla circolazione. - mi spiega, guardando la figlia che mangia ancora il suo gelato allegra.
- Ah… - rispondo solamente, lasciando cadere il silenzio, quando è lui a riprendere il discorso.
- Mi spiace per quello che è successo con lei quando stavate insieme. Credimi! Ma io ho sempre amato Kyoko. È più forte di me. La amo anche adesso che ha abbandonato sua figlia. È stato così dal primo giorno che me l’hai presentata come tua amica. Avevo solo quindici anni, ma già sapevo che era la donna che avrei voluto amare per la vita. Oggi ne ho trenta e penso ancora la stessa cosa. Lo so, sono un vero idiota, ma non riesco a comandare il mio cuore. - racconta triste.
- Non sei tu l’idiota! E’ lei che è una stronza! La colpa è tanto tua quanto sua. Se mi avesse amato non sarebbe venuta a letto con te. Ancora oggi mi chiedo di chi potesse essere il figlio che ha perso. -
- Era mio. - mi rivela, sconvolgendomi.
- Tuo? Allora lo sapevi? -
- Me lo ha confessato dopo la nascita di Ayumi. Mi ha anche detto di essere venuta da te, ma che l’hai cacciata via malamente e che la tua fidanzata l’ha picchiata. -
- In pratica è venuta a frignare da te. Ti ha anche detto il perché la mia fidanzata l’ha picchiata? -
- Sì. Mi ha detto di averti confessato di aver perso il bambino di proposito. Cosa che io sapevo dall’inizio. Per questo ti dissi della relazione che avevamo avuto. Io amavo Kyoko ma non potevo permettere che lei ti prendesse in  giro in quel modo. Eri comunque il mio migliore amico. -
- Di questo te ne sono grato o adesso sarei sposato con quella serpe con l’inganno. Diciamo che nel male hai fatto bene. Domani mi sposo con una donna stupenda. Kyoko non vale nemmeno un’unghia della mia ragazza. Io ci ho guadagnato. Quello a cui è andata peggio sei stato tu. Come hai fatto a crescerla da solo? - chiedo guardando la bambina.
- Con tanti sacrifici, ma non ne sono pentito. Amo questa piccola peste e non potevo permettere che Kyoko uccidesse anche lei. E’ la mia forza. -
- Eiji, vedi di scordarla una volta per tutte! Rifatti una vita con una brava ragazza che ami te e tua figlia. Anche io amavo Kyoko, ma quando ho capito com’era l’ho mandata all’inferno! -
- Credo tu abbia ragione. Spesso Ayumi mi chiede perché lei non ha una mamma come le altre bambine ed io mi trovo costretto a mentirle. In questi anni ho sempre sperato che lei cambiasse idea e venisse a vedere sua figlia, ma invano. -
- E non lo farà mai. E’ una donna egoista e fredda, che non sa cosa sia l’amore. -
- Papà ho sonno! - ci interrompe la piccola, assonnata e stropicciandosi gli occhi.
- Ok tesoro, adesso andiamo a casa. Prima papà deve salutare il suo amico. -
- Va bene… -
- Akira, mi ha fatto davvero un immenso piacere rivederti. In questi anni ho pensato tanto a te e alla nostra amicizia. Mi sono pentito ogni singolo giorno di averti tradito. Spero che tu sia riuscito a perdonarmi. -
- Perdonare la trovo una parola grossa. Ti sei comunque portato a letto la mia ragazza, tradendo la mia fiducia. Comunque diciamo ogni tanto un gelato al cioccolato potremo anche venire a prenderlo qui, vero Ayumi? - le dico facendole una carezza sulla testa.
- Sìììììì!!! Mi piace il gelato! - esulta lei felice.
- Ti ringrazio amico. E auguri per domani! Sii felice! Te lo meriti. -
- Grazie! – lo saluto, tornando a casa.
Una figlia… Eiji ha avuto una figlia da Kyoko. Quella maledetta, trovando le porte chiuse da me è andata da lui per farsi consolare. Oltretutto, quello che aspettava non era neanche mio figlio. Un po’ lo immaginavo, ma ne avevo il dubbio. Pensavo che almeno in questo fosse sincera.
Che stronza! Donna perfida. Mi fa quasi pena Eiji. Ha sempre amato quella sgualdrina con tutta l’anima. In questo lo capisco perché è lo stesso amore che io provo per Yukiko, però c’è un limite a tutto!
 
 
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- Wow! Davvero ha avuto una figlia e l’ha mollata al tuo ex amico? – chiedo sorpresa, mentre pettino i capelli prima di  mettermi a letto.
- Già. Quella donna è peggiore di quello che credessi. Per anni ho pianto un figlio che nemmeno era mio. Che essere spregevole. - dice mentre si spoglia.
Ma se quello con Kyoko non era suo figlio, questo che aspetto io è… il suo primo figlio? Non me l’aspettavo! Ho sempre pensato che quello che avrebbe avuto con me sarebbe sempre stato il secondo, anche se in effetti quello con Kyoko non è mai nato, quindi sarebbe stato comunque il primo. Però, sapere che il primo figlio che ha generato, sangue del suo sangue, è quello con porto in grembo io, mi rende tremendamente felice!
Oggi il ginecologo ha confermato la gravidanza e tutto sembra essere a posto. Mi ha anche dato il permesso di fare il viaggio. Ho intenzione di dirlo ad Akira come regalo di nozze, quindi per adesso non gli dirò nulla. Quando lo farò sarà al settimo cielo. Non riesco a fare a meno di sorridere al pensiero, cosa che lui nota.
- Perché sorridi? -
- Eh? Ah no niente tesoro, sono felice per domani! Quel Eiji ti ha fatto un favore in fondo, no? Adesso hai me! – rispondo, stendendomi accanto lui e accoccolandomi al suo petto.
- E’ vero. Infatti gli sono grato per questo. Avrò la moglie più bella, dolce e cucciola di tutti! – afferma, baciandomi la testa.
- Non chiamarmi cucciola! -
- Ok amore. Buonanotte. - risponde stringendomi forte.
- Buonanotte tesoro. -
 
La mattina a scuola passa con una velocità incredibile. Appena terminata la cerimonia di consegna dei diplomi, ci dirigiamo tutti a casa propria per prepararci al matrimonio. Verrà praticamente tutta la scuola. Che emozione!
Il parrucchiere mi sistema il trucco e i capelli, poi fa lo stesso con mia madre, Ryoko e le mie damigelle. Per quelle tre pazze ho scelto infine un abito normale e non orrendo come volevo. Non voglio sfigurare con niente il giorno del mio matrimonio.
- Yukiko sei bellissima figlia mia! - esclama mia madre, piangendo dopo avermi vista con l’abito.
- Grazie mamma. Tu dici che Aki ne sarà felice di lui? - chiedo preoccupata, accarezzandomi  la pancia ancora abbastanza piatta, per fortuna.
- Sarà al settimo cielo! Ne sono sicura. -
- Lo spero mamma! - rispondo abbracciandola.
- Yukiko è ora di andare! - mi chiama Ryoko.
Quando siamo tutti pronti ci dirigiamo alla chiesa. Avendo scelto un matrimonio all’occidentale, mio nonno si è un po’ risentito, perché sperava di vedermi col classico kimono in un tempio shintoista, ma quando mi ha vista col vestito da sposa che ho scelto, si è messo a piangere come un bambino per l’emozione.
I ciliegi in fiore mi fanno da sfondo mentre scendo dall’auto e avanzo verso la chiesa, dirigendomi accompagnata da mio nonno all’altare.
Oggi è il gran giorno finalmente! Diventerò la moglie di Akira. Dopo tanti problemi, pianti, incomprensioni, segreti e litigi… ce l’abbiamo fatta. Abbiamo vinto noi!
Akira è lì che mi aspetta e mi guarda sorpreso. Non si aspettava un abito semplice come questo. Per giorni mi ha fatto domande per sapere almeno il colore. Quando gli ho detto che non era bianco ha cominciato a scervellarsi per indovinare il colore. A tutto ha pensato, meno che al semplice avorio lucido. Niente fronzoli colorati o strambi. Il che mi sembra lo renda parecchio felice data l’espressione dipinta sul suo volto.
Arrivata al suo fianco mi prende la mano, baciandomela dolcemente.
- Sei assolutamente splendida! Molto più che nei miei sogni! - sussurra piano.
- Grazie. - rispondo imbarazzata.
Il sacerdote comincia la cerimonia. Dopo lo scambio degli anelli e delle promesse, e dopo aver firmato il registro, siamo finalmente sposati!
- Con il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa. - alle parole del sacerdote, segue un lungo applauso dei presenti.
Mio marito, appena divenuto tale, mi accarezza la guancia, si avvicina al mio viso e mi bacia.
- Ti amo signora Yamada! - sussurra dolcemente.
- Ti amo anch’io! – rispondo commossa, sentendomi chiamare così.
- Ehi, è così terribile essere mia moglie che già piangi? – dice scherzando, asciugandomi le lacrime coi pollici.
- Stupido! Piango per l’emozione! Aspettavo da tanto questo giorno. -
- Anche io. Dai, ora andiamo, ci stanno guardando tutti. – sussurra, rivolgendo lo sguardo agli invitati che ci guardano incuriositi
- Sì, andiamo. - rispondo felice, prendendo il braccio che mi porge e incamminandoci fuori dalla chiesa.
 
 
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E’ stata una cerimonia splendida e Yukiko era magnifica fasciata in quell’abito. L’ho osservata estasiato per tutto il tempo. Ho immaginato tutti gli abiti possibili, ma non ho mai pensato ad un abito semplice. Mi ha davvero stupito.
Dopo il piccolo rinfresco, in cui molte mie alunne mi chiedevano di ballare, siamo andati al ristorante. Finito anche quello, siamo andati in albergo. Per stanotte ci fermiamo qui e non a casa nostra. È da qui che prenderemo il taxi per andare in aeroporto a prendere il volo per l’Italia.
Yukiko è emozionata come una bambina. È bello vederla così radiosa finalmente, dopo anni di sofferenze. La vedevo soffrire quando la domenica restavamo a casa perché non potevamo permetterci di fare un giro, o andare anche a prendere un gelato insieme. O quando in classe non poteva guardarmi. Le pesava darmi del lei, lo vedevo. Dovevamo fare sempre tutto di nascosto, ma non potevamo fare diversamente. Finalmente è tutto finito adesso!
Sono parecchio stanco, ma di certo non rinuncio alla nostra prima notte da sposati, cosa che a lei non sembra dispiacere. Il giorno dopo ci alziamo molto presto per prepararci a prendere il taxi e andare all’aeroporto. Entrato in bagno per controllare che quella sbadata non dimentichi qualcosa, noto il suo beauty-case. Dopo averlo preso, noto che dentro al cestino della spazzatura ci sono le sue pillole contraccettive. Forse le saranno cadute? Ammesso siano davvero le sue. Dopo quello accaduto con Ryoko e l’equivoco del test di gravidanza, mi aspetto di tutto!
- E anche questa è fatta. Credo di non dimenticare nulla. – dice chiudendo la valigia.
- Una cosa l’hai dimenticata - le faccio notare, dandole la trousse dei trucchi.
- Accidenti, grazie amore, non l’ho vista! – mi ringrazia, mettendola in valigia.
- Senti Yukiko, mi spieghi perché nel cestino del bagno c’erano queste? – chiedo, mostrandole le pillole.
- Perché non mi servono più amore - risponde semplicemente.   
- Allora ci hai ripensato? Avevi detto di voler aspettare un po’ quando te l’ho chiesto! Sono felice che tu abbia cambiato idea! – esclamo felice.
- Veramente non ho cambiato idea. –
- In che senso? Non capisco. Perché le hai gettate via allora? - chiedo confuso dai suoi giri di parole.
- Indovina… - sorride lei.
Inizialmente non capisco cosa voglia dire. Non ha cambiato idea ma non prende più la pillola? Che significa? Se non la prende, per forza di cose rimarrà incinta prima o poi. A meno che lei…
- Aspetta, non mi dirai che… che tu… sei già… - balbetto incredulo per ciò che ho pensato.
- Diciamo che la prossima volta che vogliamo evitare una gravidanza, è bene non assumere antibiotici insieme alla pillola. Il medico ha detto che l’antibiotico ne elimina l’effetto. Io l’ho preso per due settimane a causa del mal di denti e quindi… -
L’antibiotico? Quello di un mese e mezzo fa? Ma allora è davvero incinta! Yukiko è incinta!  
- Akira, tutto bene? - mi chiama lei, notando la mia mancanza di reazioni. Ma non me l’aspettavo proprio così all’improvviso! – Aki, senti, lo so che forse è ancora presto, ci siamo sposati ieri, ma ormai non… -
- E’ la notizia più bella che tu potessi darmi! Sono così felice Yukiko! Diventerò padre! Avremo un bambino! Ti rendi conto? Un piccolo marmocchio che sgambetterà in giro per casa mettendo tutto in disordine e strillando a tutte le ore della notte! E’ magnifico! - la interrompo, abbracciandola entusiasta alla sola idea di tenere mio figlio tra le braccia.
- Sei felice Aki? Dall’espressione che avevi prima non sembrava. -
- Per forza! Non me lo hai certo detto con dolcezza! Anzi, se non ti avessi chiesto delle pillole nel cestino, quando me lo avresti detto? E da quanto sai di essere incinta? -
- Te lo avrei detto oggi, con più calma. L’ho scoperto tre giorni fa. Avevo un ritardo, così, più per gioco che per altro, ho fatto un test di gravidanza che però è risultato positivo. Non credendoci ne ho fatti altri due, anch’essi positivi, così sono andata dal medico, che mi ha spiegato la faccenda dell’antibiotico. Non volevo crederci neanche io all’inizio. -
- Avresti potuto dirmelo prima! Pazienza, l’importante è che vada tutto bene. Però, non credi sia meglio rimandare il viaggio? Potrebbe essere stancante. -
- Non ci penso neanche! Sto benissimo! E poi tra qualche settimana potrebbero cominciare le nausee, quindi voglio godermi adesso il mio viaggio di nozze e gli ultimi giorni di tranquillità che mi rimangono prima di cominciare a vomitare ad ogni passo che faccio. -
- Esagerata! Chi ti dice che sarà così? -
- Le gravidanze di mia mamma sono state così. Quelle di mia nonna materna idem. A rigore di logica è ereditario. -
- Che sciocchezza! Comunque, se te la senti di partire è meglio che andiamo, o si farà tardi per andare all’aeroporto. -
- Sì sì, certo che me la sento! Per me possiamo andare! – esclama elettrizzata.
- Ok! Allora su mammina, il taxi è giù che ci aspetta da mezz’ora ormai! – la informo, avviandomi fuori dalla stanza con le valigie in mano.
- Eccomi tesoro! - dice raggiungendomi.
 
 
 
 
< < - “E da qui si ritorna ai giorni nostri, miei cari lettori!” - > >
< < - “Amore, credo lo abbiano capito da soli, non credi?” - > >
< < - “E io ho voluto farglielo notare! Problemi Akira?” - > >
< < - “No, no! Cavolo che caratteraccio che hai ultimamente!” - > >
< < - “Sono gli ormoni! Non rompere!” - > >
< < - “Quanta pazienza! Dai, lasciamo continuare ai lettori la storia in santa pace. E’ ora di ritornare in Giappone. Il viaggio qui in Italia è finito.” - > >
< < - “Non me lo ricordare! Che depressione! Mi mancherà l’Italia! E’ un posto così bello. Un po’ troppo abbandonato a livello monumentale però. Ho visto delle rovine antiche abbandonate al degrado. E’ un vero peccato che delle belle cose come quelle vengano trascurate così. Molti paesi ucciderebbero per delle opere d’arte come quelle che esistono in Italia.” - > >
< < - “Non essere polemica cara. Queste cose non riguardano noi, ma il popolo che vi abita.” - > >
< < - “E tu non credi che anche agli italiani non dispiaccia vedere una città antica come Pompei cadere a pezzi perché non c’è nessuno che se occupi?” - > >
< < - “Vuoi andare dal loro Presidente a chiederglielo Yukiko?” - > >
< < - “No! E non prendermi in giro Akira! Io sono seria! Comunque andiamo su. Il volo è previsto per le 16 . Si ritorna a casa!” - > >
 
 






 
Io polemica? Ma quando mai XD figuriamoci se c’erano frecciatine in un semplice testo scritto per passare il tempo :3 Pompei è così bella (era)
Comuque sia, il prossimo sarà l'ultimo capitolo ^_^ e pensare che avevo abbandonato questa storia perchè non la seguiva nessuno ^^' invece ho ricevuto richieste di riprenderla, quindi che dire... GRAZIE DI CUORE a chi ha voluto leggere questa storiella senza pretese ^_^ in effetti credo sia la storia più tranquilla che abbia scritto ^^' 
Ci leggiamo al prossimo capitolo :*
Baci Faby <3 <3 <3 <3 
 

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