Gensaku-sha. Raccontami una storia!

di EuphemiaMorrigan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 -Extra- ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** Hey, Teachers, leave those kids alone! ***
Capitolo 7: *** Se il cuore dice sì, la mente ti dirà di no. ***
Capitolo 8: *** Sorelle: S'impicceranno sempre dei tuoi problemi. ***
Capitolo 9: *** Se conosci dei folli: sii folle. ***
Capitolo 10: *** Di Suigetsu, Karin, Juugo, Sasori e Deidara: perché un pazzo si circonderà, sempre, da pazzi (Extra n'2) ***
Capitolo 11: *** Bracconaggio: inizia la caccia alle papere! ***
Capitolo 12: *** Il passato busserà sempre alla tua porta. ***
Capitolo 13: *** Una tranquilla giornata in Accademia. Parte uno. ***
Capitolo 14: *** Una tranquilla giornata in Accademia. Parte due. ***
Capitolo 15: *** Quando tutto cambia, cambia in meglio ***
Capitolo 16: *** I fenomenali membri dell'Akatsuki ***
Capitolo 17: *** Nuovi nemici?! ***
Capitolo 18: *** Una vera guerra lampo, nuovi Akatsukini all'orizzonte ***
Capitolo 19: *** Un matrimonio... Fin troppo movimentato. ***
Capitolo 20: *** Passato. Presente. Futuro. ***
Capitolo 21: *** Vecchi amici, nuovi dolori. ***
Capitolo 22: *** La vita riserva sempre qualche brutta sorpresa. ***
Capitolo 23: *** Scendere a patti con il nemico. ***
Capitolo 24: *** A piccoli passi.. ***
Capitolo 25: *** Essere padre... ***
Capitolo 26: *** Sempre. ***
Capitolo 27: *** Mai dubitare della velocità di una lumaca. ***
Capitolo 28: *** Fanfiction. ***
Capitolo 29: *** Il momento di dire la verità. ***
Capitolo 30: *** Pensieri da bambino. Lacrime da adulto. ***
Capitolo 31: *** Nuovo inizio... Sempre uguali. ***
Capitolo 32: *** Gli adulti. ***
Capitolo 33: *** Il nuovo, terribile, nemico di Sasuke Uchiha. ***
Capitolo 34: *** Il patto degli Uchiha: Di Mikoto, Fugaku, Sasuke, Itachi, Madara e Teyaki. Come compiere un buon omicidio. ***
Capitolo 35: *** Scoiattoli e Porcospini. ***
Capitolo 36: *** Apocalisse: Mai usurpare la proprietà privata di un Uchiha. ***
Capitolo 37: *** Tenebra. ***
Capitolo 38: *** Quel sottile filo. ***
Capitolo 39: *** Oblio. ***
Capitolo 40: *** Puzzle. ***
Capitolo 41: *** Luce fioca ***
Capitolo 42: *** Cambiamenti ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** -Extra- ***



Capitolo 1
*** 1 ***


 

Note: Halo ^^'. Questo è un “progetto” che avevo in testa da un po', nasce visivamente. Vi spiego, alcune scene le ho viste proprio, nella mia zucca vuota.

Comunque il Gensaku-sha è colui o colei che crea (a volte) la trama di un manga. Qui però è più una “musa” ispiratrice, se così vogliamo chiamarlo.

Un bacio, buona lettura!

 

Per creare una storia basta guardarsi intorno, attentamente.

Tutto è ispirazione.

Anche la persona più scortese.

Antipatica.

Sterile.

E bastarda.

Soprattutto se sai leggere tra le righe.

E, magari, tra queste percepisci altro.

Perché l'apparenza è il più grande nemico dell'uomo.

E di un Mangaka.

 

Era il tramonto, il sole moriva oltre la linea dell'orizzonte per dar spazio all'ennesima notte, le ombre si allungavano e creavano strane forme ai loro piedi mentre si dondolavano su una delle tante altalene del parco. Da ore. Ridendo e scherzando insieme, come sempre.

Naruto amava quelle ore del giorno, osservava sognante le tenebre e la luce confondersi ed unirsi, creando disegni fantastici; storie, racconti meravigliosi; qualsiasi cosa vedesse per lui era un immenso e spettacolare disegno.

Ed amava raccontare le storie che inventava a quella bambina, così simile a lui nell'aspetto, ma completamente diversa nel carattere.

Era la sua migliore amica, l'unica che aveva da quando la sua mamma e il suo papà erano andati in cielo, almeno questo era ciò che gli dicevano le suore dell'orfanotrofio.

«Da grande farò la principessa. Avrò un castello, sarò bella e mi sposerò con un principe forte e coraggioso che mi vuole tanto bene» Affermò la bambina, sicura e sognante, spingendosi più in alto e sorridendo in direzione del compagno di giochi.

«Saresti una bellissima principessa Ino-chan» Le disse lui, ricambiando il sorriso e allungando le gambe; per poi piegarle per darsi una spinta più forte. Gli piaceva tanto giocare con lei e raccontarsi i propri sogni. Lei raccontava la storia della bella principessa Ino e lui la disegnava, inserendosi come cavaliere alla corte della principessa; lottava contro draghi, la salvava dai cattivi e poi vivevano felici e contenti: lui diventando un eroe e lei accanto al suo principe.

A quelle parole, Ino, gonfiò il petto contenta del complimento. Adorava Naruto, era il suo fratellino d'altronde «Tu invece sarai il mio cavaliere e staremo sempre insieme» Esclamò con un trillo felice.

Naruto rise forte e cristallino e rispose «Però io... Ecco, voglio fare il Mangaka da grande» Balbettò, non aveva ancora detto il suo sogno all'amica.

«Davvero?» Domandò lei, sorpresa.

«Sì» Pigolò lui imbarazzato.

Ino scese con un salto dall'altalena, sorrise felice e disse «E allora farai il Mangaka ed io la principessa a cui racconterai e farai vedere le tue storie, poi le faremo leggere a tutti e diventerai famosissimo».

Naruto sbatté le palpebre, pensava se la sarebbe presa, e poi ricambiò ancora una volta il sorriso.

Sì, ci sarebbero riusciti.

Avrebbero realizzato tutti i loro sogni. Insieme.

 

Nagato mi uccide. Nagato mi uccide. Cazzo! 'Sta volta mi ammazza davvero... Pensava un biondo ventenne, mentre correva affannato facendo lo slalom tra le macchine e tentando di non ammazzare nessuno, caricandolo come un rinoceronte.

Mancavano pochi metri alla casa editrice e lui tirò un sospiro di sollievo, se non che dovette fermarsi di colpo per non investire, con tutto il suo peso, un bambino di massimo dieci anni che camminava tranquillamente in sua direzione.

«Cazzo!» Imprecò cadendo a terra di sedere, a pochi centimetri dal marmocchio. Almeno non gli era finito contro.

Il bambino, sorpreso, si abbassò verso quello strano tizio e chiese preoccupato «Signore sta bene?»

Naruto alzò il volto, incontrando gli occhi neri del piccolo, e disse con un sorriso, rimettendosi in piedi, «Sì, sì. Scusa ti ho spaventato?».

Questo scosse la testa, leggermente imbarazzato e con le gote arrossate, non parlava mai con gli estrani; mamma gli aveva detto che non doveva farlo.

Naruto si portò una mano dietro la testa e scompigliò ancora di più il groviglio di capelli biondi, proprio quando stava per scusarsi per l'ennesima volta cominciò a piovere, d'improvviso, senza alcun preavviso.

Cazzo le bozze! Grazie al cielo mi sono portato l'ombrello... Pensò guardando il cielo plumbeo e carico di nuvoloni grigi.

«Uffa» Udì pigolare dal moccioso, si era quasi dimenticato di lui, lo vide mettere un tenero broncio e coprirsi la testa con le mani.

Mi sa che non ha l'ombrello... Si disse pensieroso, poi sbuffò e avvicinò il suo al marmocchio «Tieni!» disse con un sorriso. È un bambino mica posso farlo camminare sotto la pioggia.

Il più piccolo lo guardò per un attimo, poi accettò l'enorme ombrello arancione «Grazie, signore» mormorò lievemente.

«Di niente. Oh cavolo! Sono in un ritardo mostruoso. Ciao marmocchio» Affermò tutto d'un fiato, infilando la cartellina con le bozze dentro il cappotto. Stava per cominciare a correre quando la voce del bambino lo fermò «Sasuke. Mi chiamo Sasuke».

«Oh... Allora, ciao Sasuke -Salutò di nuovo mettendosi a correre, si girò un ultima volta verso di lui ed urlò- E NON PARLARE CON GLI ESTRANEI».

Sasuke lo guardò correre, scioccato da quelle ultime parole. Ma anche lui è un estraneo, mi sa che il signore è un po' scemo... Si disse con un leggero sorriso, poi si avviò verso casa; coperto da quel improponibile ombrello arancione.

 

Circa dieci anni dopo il loro incontro:

 

Salve, questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto, sto lavorando per cui: NON MI ROMPETE LE PALLE!

Se sei Sai: crepa lentamente.

Se sei Ino: tesoro ti voglio bene, ma sto lavorando non chiamarmi mille volte e di a tuo marito di morire!

Se sei Nagato: no cazzo! Ancora non ho una trama, non stressarmi.

Se sei Sakura, Hinata o Ten-Ten: quando avrò un'idea vi contatterò! Sakura-chan non uccidermi!

Se sei Gaara: non avrebbe funzionato! Troppo diversi, scusa.

Se sei Iruka: mi dispiace il lavoro mi sta uccidendo, chiamerò appena possibile. Si sto mangiando, si anche le verdure!

Se se Hidan invece: FOTTITI! TU, JASHIN E LE TUE SCADENZE DEL CAZZO!

Per chiunque altro: non lasciate messaggi, tanto non vi rispondo!

 

Bip.

 

Sono Sai, uccello-piccolo. Come va? Ah si, saputa la novità? Vendo più di te. Ciao fallito!”

 

Bip.

 

Naruto! Idiota! Deficiente! Mi stai facendo preoccupare e anche Sai lo è, anche se non sembra, richiamami. Stai mangiando vero? Dormi? Ti lavi? Hai biancheria pulita? Naruto, giuro che se non mi richiami entro oggi contatto la polizia!”

 

Bip.

 

Incompetente! Decerebrato! Ma perché, perché sei mio cugino? IMBECILLE! Ti uccido con le mie mani se non consegni in tempo”.

 

Bip.

 

Emmm... Naruto-sama? Ecco sono... Hinata. Vedi, Ten-Ten e Sakura sono leggermente alterate e...

-DAMMI IL TELEFONO È LUI VERO? LO SGOZZO, HINATA DAMMI IL TELEFONO-

-LO AMMAZZO! IO DEVO LAVORARE, COME FACCIO A MANTENERMI SE NON INIZIAMO MAI?-

Meglio che chiudo. Ciao Naruto-sama.”

 

Bip.

 

Potevi almeno lasciarmi faccia a faccia. Dico solo questo!”

 

Bip.

 

Fratellino? Ti sento giù di morale. Non lavorare troppo capito?”.

 

Biiiiiiiip.

 

CREPA, MOSTRO INFEDELE”.

 

U-C-C-I-D-E-T-E-M-I.

Oppure... Oppure... Datemi una cavolo di idea!

Questi erano i pensieri, non propriamente razionali, di Naruto Uzumaki: trent'anni compiuti da poco, capelli biondi costantemente scapigliati, occhi azzurri, due cicatrici sul volto e leggermente più basso della media nazionale.

Professione: Mangaka.

Ed era proprio questo il problema.

Se ne stava scompostamente seduto al tavolo di un bar: tormentandosi a sangue il labbro inferiore, con le mani nei capelli, i gomiti puntati sul duro legno e fissava con occhi spalancati, contornati da occhiaie violacee, la tavola completamente bianca.

Da ore. Senza alcun risultato.

Se le ricordava perfettamente, con terrore, le parole del suo editore, nonché cugino di secondo grado e quelle del capo redattore, un sadico attivista del culto di Jashin:

Disegna un manga di successo o sei fuori. Hai un mese di tempo...

Li odiava.

Un'idea di successo in solo un mese di tempo era impossibile.

Avevano ordinato quell'assurdità senza riflettere, nemmeno un secondo, del fatto che creare uno Shonen non era per niente una passeggiata.

Doveva pensare:

-Alla trama, ovviamente originale. Una storia che avrebbe attirato un vasto pubblico, soprattutto giovanile.

-Lo stile di disegno, era indeciso su un tratto leggermente rozzo o più lineare. Voleva che lo leggesse anche qualche ragazza.

-I paesaggi, dove ambientare la storia, come far muovere i personaggi nei vari luoghi.

-I personaggi principali e secondari, quanto spazio dare agli uni e quanto agli altri.

E mille altre cose che richiedevano più di un mese di tempo.

Sarebbe stato licenziato, se lo sentiva ed era piombato in panico; il Mangaka era l'unica cosa che sapeva fare, almeno che credeva di saper fare, come si sarebbe mantenuto?.

Disperato aveva chiesto perfino consiglio a Sai.

Sai, lo scrittore di Shojo più melenso dell'intero Giappone, la cui musa ispiratrice (come affermava) era sua moglie. Ino.

E la cosa orribile era che i suoi manga: vendevano più dei flop di Naruto.

Lo odiava. Si anche lui, nonostante fosse il marito della sua migliore amica.

Comunque parlando con Sai, come si aspettava, non aveva risolto nulla. L'unica cosa che ci aveva guadagnato era stata un insulto al suo pene. Bastardo!

A Naruto serviva uno Shonen. Non una storia d'amore per ragazzine, non dei protagonisti belli da togliere il fiato, ma intelligenti come scimmie ammaestrate.

A lui serviva: sangue, dolore, colpi scena e un protagonista forte e coraggioso

Aveva delle idee, in linea generale, ma mancava qualcosa. E senza questo tassello a completare il mosaico proprio non riusciva ad andare avanti.

«Senti o ordini qualcosa o te ne vai» Interruppe i suoi pensieri la voce secca e dura di uno dei camerieri.

Naruto alzò la testa verso di lui ed intravide, aveva gli occhi troppo stanchi visto che non dormiva decentemente da giorni, un ragazzetto di vent'anni che lo fissava incazzato nero; senza alcuna ragione.

«Un caffè» Biascicò assonnato, se non fosse stato così distrutto l'avrebbe mandato a quel paese per il tono strafottete; in fondo era più grande avrebbe dovuto portagli rispetto.

Peccato che il rispetto quello non sapesse nemmeno cos'era «Se vai in collasso per la stanchezza io non ti raccolgo» Rispose perentorio il ragazzo, girando i tacchi verso il bar per prendergli quel dannato caffè.

Naruto sbarrò gli occhi completamente scioccato. Del Tu. Quel moccioso gli aveva dato del Tu. E l'aveva anche preso in giro.

Piccolo bastardo... Pensò digrignando i denti, poi lasciò perdere troppo distrutto perfino per infuriarsi e sbatté la testa sopra il tavolo in legno, tre o quattro volte.

Perché? Perché non riesco a trovare una trama convincente?... Sì chiese tristemente.

Se perdeva il lavoro la sua vita era finita, distrutta, che altro poteva fare a trent'anni suonati?

Sarebbe morto di stenti. Anche se, visto che viveva di solo ramen in scatola e caffè, ci era molto vicino lo stesso.

Il cameriere, da Naruto soprannominato “piccolo-teme-bastardo-perfido-meschino”, tornò e, con stizza, gli sbatté la tazza davanti agli occhi.

E no. Va bene una volta, va bene la seconda, ma la terza no...

«Non dovresti almeno far finta di essere gentile?» Domandò, tentando di trattenersi dall'insultarlo pesantemente.

Calmo Naruto è un bambino... Si diceva.

«Non con un cliente che è un peso. Sono tre ore che occupi il tavolo ed hai ordinato solo un caffè, me ne fotto dei tuoi problemi e non guardarmi con quello sguardo da ebete. Sono un cameriere non ti devo cullare tra le braccia» Affermò gelido e brutale.

Uzumaki sgranò gli occhi così tanto da farseli quasi uscire dalle orbite.

È un bambino... Naruto calmati, non fare gesti affrettati è solo un bambino. Un po' stronzo, ma è piccolo...

È UN BAMBINO MORTO! Pensò nero di rabbia, mentre una vena pulsava pericolosamente sulla sua fronte, raccattò velocemente le sue cose, si tirò su dal tavolo e si avvicinò a lui, quasi ad un centimetro di distanza.

È... È... Più alto di me... Si disse scioccato, osservando il torace del “bambino”, poi alzò la testa verso di lui e sibilò «Ok Hulk. Mi hai rotto il cazzo! Mi sto trattenendo dall'ammazzarti perché sei un moccioso. Quindi stronzetto, vedi chiedermi scusa».

Il ragazzo inarcò un sopracciglio e fece una mezza risata sarcastica «Chiedere scusa? Non contarci cretino. Sarò più giovane di te, ma almeno ho un cervello. Io».

Naruto si morse il labbro, incazzato nero, pronto a farlo secco con un pugno; poi però gli tornò in mente una cosa: non posso picchiarlo, rischio la galera e poi se lo faccio Nagato mi licenzia davvero! Cazzo... Imprecò ancora più incazzato.

Sbuffò, gonfiò le guance e si incamminò verso l'uscita senza dire una parola, ma fumando di rabbia.

«Baka. Guarda che il caffè non è omaggio della casa!» Gli disse, con tono di voce leggermente più alto, il cameriere. Ormai tutta la clientela del locale li stava guardando.

Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio.

Naruto posò i soldi sul tavolo là vicino e, con spalle curve e tremanti, uscì.

Non sarebbe tornato mai più in quel posto. Mai più.

Stupido ragazzino con i capelli a culo di papera!

 

«Sasuke, non avrai leggermente esagerato?»

Il ragazzo continuò a pulire il tavolo alzando le spalle incurante «Era una seccatura inutile».

L'altro incrociò le braccia al petto osservando la porta principale, con un cipiglio sul viso «Sì, ma si vedeva che aveva avuto una brutta giornata».

«Ita-Nii, non sono uno psicologo. Non mi interessa della sua giornata» Rispose Sasuke, mostrandosi calmo ed indifferente.

Dannazione! Ma che cazzo mi è preso? In fondo che fastidio mi dava quello scemo?... Si domandava scioccato, non era da lui comportarsi in quel modo con i clienti, ma quel... Coso... L'aveva urtato da quando era entrato nel locale.

Senza una ragione.

 

Naruto sbatté la porta di casa, gettando la borsa all'ingresso e gridando «MALEDETTO FIGLIO DI PUTTANA!» Era nero, furioso ed affamato. Sopratutto affamato.

Si tolse le scarpe e raggiunse la cucina, mettendo sul fuoco una scatola di ramen precotto; premette il pulsante della segreteria ed ascoltò i nuovi messaggi, incazzandosi ancora di più.

Prese il cellulare dalla tasca dei Jeans e mandò un SMS uguale per tutti:

Sono vivo! Hinata, Ino, Iruka scusate per avervi fatto preoccupare. Gaara, perdonami, ma non sono il tipo da relazioni stabili. A tutti gli altri: Vaffanculo!”.

Lo spense, non voleva scocciature e si sedette alla scrivania, fumando ancora di rabbia.

Doveva sfogarsi o avrebbe distrutto qualcosa, quello era il periodo più brutto della sua vita!

Senza nemmeno rendersene conto si mise a disegnare, scordandosi per fino la cena. Lo faceva sempre, ogni volta che qualcosa andava male lui disegnava, senza una trama, senza un perché. Per puro istinto.

Quando finì ed osservò cosa aveva fatto sgranò gli occhi completamente scioccato.

La papera! Ho disegnato la papera... Si disse sorpreso. Mmm però, è venuto bene... Continuò guardando meglio la bozza: lì, davanti ai suoi occhi, c'era il cameriere bastardo; leggermente più piccolo, forse sui tredici anni, con una maglia a collo alto (che Naruto si figurava blu) e dei pantaloni che arrivavano all'altezza delle ginocchia; lo sguardo serio e le mani in tasca, mentre guardava verso il basso.

Non sembra un normale ragazzo di tredici anni però... Si disse pensieroso, poggiandosi la punta della matita tra le labbra.

Sembra... Beh... Quello cos'è?... Si chiese avvicinando la faccia alla bozza. Un kunai? Perché ho disegnato un kunai?... Continuò stupito, osservando l'oggetto che aveva in mano il ragazzo nella bozza, ma la trama che aveva in testa non parla di Ninja o cose simili.

Si mise le mani nei capelli ed imprecò; perché si complicava sempre la vita?.

Si sentiva maledettamente masochista.

Poi, forse per la prima volta in vita sua, ebbe un'illuminazione.

Ninja... Forse potrei provarci... Così, senza nemmeno rendersene conto, grazie ad una litigata con un perfetto sconosciuto, creò il suo primo manga di successo.

Perfino le persone più antipatiche possono darti la giusta ispirazione.

Basta coglierla al volo.

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


 

Note: °Si prostra a terra° Mi serve un favore.

-Tu pubblichi solo per chiedere un favore?

Zitto 'Suke, mica gli chiedo soldi, cavolo! Comunque mi serve il titolo di una storia, che amo e non so perché, allora ecco... Ho ricordi confusi, praticamente Sasuke è una forza portante di un demone pantera che usa il fulmine come elemento ed è, mi pare, più grande di Naruto di 8 anni, quando la volpe attacca Konoha Minato affida Naruto a lui... Non mi ricordo come: si mettono insieme e distruggono Konoha... È incompleta, però mi piace tanto T.T. Mi dite il titolo se lo sapete? Per favore °occhi languidi°. Almeno supplico l'autrice di finirla!

NON LASCIATE INCOMPLETE LE VOSTRE STORIE CHE TRATRIN CI STA MALE!

-Pubblicità regresso ScemAutrice?

Bastardo T.T

 

 

 

Mi sono sempre guardato dai sentimenti, di tutti i tipi.

Li credevo inutili e dolorosi.

Avevo la netta certezza, senza motivo, che chiunque, prima o poi, ti abbandonerà.

Poi...

Ho incontrato l'unico essere sulla terra capace di ancorarmi a sé.

Da sempre.

Da quando ero bambino.

In fondo, quel maledetto ombrello arancione, non mi ha mai fatto sentire solo.

 

Ai tempi nostri:

 

Questa è, per disgrazia e maledizione dei Kami, la segreteria telefonica di Uchiha Sasuke. Non lasciate messaggi.

 

Se sei mamma o papà: vi risponderò. Sì mamma, sto bene. Sì papà, sto studiando.

Se sei Itachi: sto seriamente pensando di diventare figlio unico.

Se sei la ragazza di Itachi: no! Qualsiasi cosa chiedi la risposta è no!

Se sei Kakashi: devo capire come fai a trovare sempre il mio numero.

Se sei Orochimaru-sama: le ricordo che lo stalking è illegale.

Se sei Kabuto: perché conosco tutti tipi strani?

Se sei Deidara: ancora non sei morto? Quanto cazzo ci vuole?

Se sei un qualsiasi Uchiha: siamo così tanti che non mi ricorderei di te nemmeno pagato.

Per chiunque altro: mi ripeto: non lasciate messaggi!

 

Bip.

 

Tesoro, sono la mamma, quando vieni a cena da noi? Fammi sapere”

 

Bip.

 

Sasuke, come è andato l'esame? Ah sì, credo che tua madre voglia un altro figlio. Osserva le vostre stanze vuote in modo strano e poi guarda me... Ne ho timore!”

 

Bip.

 

Otouto, lo senti il rumore del mio cuore spezzato? Comunque sabato mi servi al bar, ovviamente gratis!”

 

Bip.

 

Siamo cresciuti insieme e nemmeno il nome mi merito? Sasuke-kun, mi serve un favore! Piccolo, piccolo giuro! Richiamami”

 

Bip.

 

Hello, mio allievo prediletto! Ho le mie conoscenze. Oh è uscito il nuovo Icha-Icha, te lo presto?”

 

Bip.

 

Mi sento offeso dalla tua mancanza di rispetto, Sasuke-kun. E pensare che sei sotto la mia lingua... Ala protettrice”.

 

Bip.

 

Come se io volessi aver qualcosa a che fare con te, Uchiha. E non insultare Orochimaru-sama”

 

Bip.

 

Per tua gioia sto alla grande. Oh, ho messo dei fuochi d'artificio illegali nel tuo zaino”

 

Bip.

 

Sono Madara Uchiha, tuo zio e il miglior Uchiha sulla faccia della terra. Solo questo, volevo lodarmi un po'”

 

Bip.

 

Non mi merito nemmeno di essere nominata vero? Sasuke-kun, sono la tua ragazza e pretendo un messaggio personale!”

 

Bip.

 

Karin si sta spacciando per la tua fidanzata, che faccio la uccido?”

 

Bip.

 

Ah sì, sono Suigetsu”

 

Bip.

 

Comunque stavo seriamente pensando al tuo essere asociale. Non è un bene sai, il libro di psicologia dice che è sinonimo di abusi infantili; sei stato abusato? Come è stato? E da chi? No perché vorrei stringergli la mano”.

 

Bip.

 

Sempre Suigetsu”

 

Bip.

 

Ho la giornata libera e non so che fare, ti dispiace se mi diverto così?”

 

Bip.

 

Ancora Suigetsu”

 

Bip.

 

Sapere che in questo momento mi odi, mi appaga. Giuro mi sento tutto eccitato! Secondo te sono gay? No, non credo. Ma se fossi gay mi daresti il tuo lato B? Oh su su, scherzavo. Forse! Comunque per me sei represso, ti trovo un ragazzo? Magari se ti sbatte un po' diventi umano. Il sesso cambia le persone...

 

Bip.

 

Che cazzo! Avevo finito il tempo massimo per i messaggi. Che stavo dicendo? Ah sì, conosco uno. Credo sia gay, te lo presento, fareste una bella coppia. Però ho l'impressione che sia solo passivo. No, non va bene ad una donna come te serve un uomo! Peccato”.

 

Bip.

 

Oh mi ha chiamato Jugo devo andare”

 

Bip.

 

Il solo ed unico Suigetsu”

 

Una vena cominciò a pulsare prepotentemente sulla fronte del giovane Uchiha, mezz'ora. Era uscito per mezz'ora da quella bettola di appartamento che si era trovato e l'avevano invaso di messaggi senza senso. Perché si ostinava ancora a tenere una dannata segreteria?.

Con mani tremanti estrasse il cellulare dalla tasca dei Jeans e mandò un messaggio a quel deficiente del suo migliore amico:

SUIGETSU, TI AMMAZZO. Smettila di intasarmi il telefono con le tue stronzate!”.

Nemmeno due secondi dopo il cellulare squillò:

Ah 'Suke, ti voglio bene proprio perché sei scemo °pat-pat sulla testa°”

Sasuke guardò con occhi sgranati quell'ultimo messaggio e lanciò il cellulare a cinque metri da sé, rompendolo. Quello era il quinto in un mese. E sempre per colpa di Suigetsu.

Lo ammazzo. Lo ammazzo. Lo ammazzo. Lo ammazzo. Lo ammazzo.

Si avviò a passo marziale, ed occhi infuocati, verso il telefono fisso; pronto a distruggere anche quello, quando questo suonò. Paralizzandolo sul posto.

Sono masochista... Si disse, mentre con uno sbuffo seccato alzava la cornetta.

Sasuke-kun? Sono Sakura. L'hai sentito il messaggio in segreteria? Perché non mi hai richiamato? Uff... Dai è uguale, però mi serve un favore!” Parlò lei tutto d'un fiato. Tossendo e starnutendo ad ogni mezza parola.

Che favore?” S'informò cauto. Quando, Sakura Haruno, chiamava lui e non Itachi c'era sempre da preoccuparsi. Aveva il potere di fargli fare le cose più assurde con la scusa: sono la ragazza del tuo unico fratello!

La sentì soffiarsi e il naso e poi dire rauca “Ho la febbre alta e il raffreddore, però devo finire alcuni disegni, ma la bozza ce l'ha il mio capo. Potresti... Ecco... Andarla a prendere e portarmela?”.

Ma certo Sakura-chan. E magari dopo ti porto anche un cioccolato caldo, una bella coperta di lana e ci mettiamo a vedere un film strappa lacrime mentre tu mi fai i bigodini. HARUNO! CHE CAZZO TI FUMI?” Concluse con tutto il fiato che aveva in corpo mentre la vena sul suo collo rischiava di scoppiare.

Sasuke Uchiha! -Lo richiamò lei- Sono la fidanzata del tuo unico fratello -Un motivo in più per odiare Itachi- E ti sto chiedendo un favore -No, mi stai chiedendo di farti da fattorino- Per cui: POCHE STORIE E FALLO!” Attaccò furiosa, lasciandolo di stucco.

Maledetta, stup... Nemmeno il tempo necessario per terminare il pensiero che il telefono squillò un'altra volta.

Vai al Rinnegan, la casa editrice, e chiedi di Naruto Uzumaki. È un idiota dai capelli biondi, trafelato e scontroso ogni volta che si avvicina la scadenza. Ciao” riferì prontamente attaccandogli, un'altra volta, il telefono in faccia.

Sakura Haruno, un giorno o l'altro ti ucciderò! Pensò, incazzato nero, infilandosi il pesante cappotto blu scuro, per sicurezza estrasse l'ombrello dal porta-ombrelli ed uscì di casa. Direzione Rinnegan!

Chissà che fine ha fatto? Pensò osservando lo strano ombrello arancione.

 

 

Dieci anni prima:

 

Cavolo! Ma proprio oggi doveva piovere... Pensò un bambinetto di circa dieci anni, lo zaino in spalla e portava a fatica un grande ombrello, colorato d'arancione, sopra la testa. Camminava lentamente verso casa, stando attento a non intralciare nessuno dei passanti. Quando arrivò di fronte alla sua dimora estrasse le chiavi dalla tasca dei pantaloni della divisa ed aprì la porta.

«Otouto?» Disse sorpreso un ragazzo quindicenne; bloccato davanti all'entrata, con una manica del giaccone messa e l'altra che gli penzolava dietro la schiena.

«Ita-Nii, ma che fai?» Domandò Sasuke divertito dalla scena e inclinando la testa di lato.

Itachi tornò in una posizione composta, si tolse la giacca e, osservando attentamente l'oggetto che aveva in mano il fratello minore, parlò «Piove e volevo venire a prenderti. Di chi è quello? Di una tua insegnante?».

«No, me l'ha prestato un signore» Rispose ingenuamente il bambino, si tolse le scarpe e si spostò dalla soglia; lasciando l'oggetto nel porta-ombrelli.

«Sasuke» Lo riprese il fratello maggiore, incrociando le braccia al petto.

Sasuke sbuffò e disse «Lo so, non devo parlare con gli estranei, lo so». Poi salì le scale verso la sua camera, continuando a sbuffare, odiava essere rimproverato da Itachi.

Chissà se il signore-scemo ha trovato un altro ombrello...

 

Presente:

 

L'antro della bestia. Ore 15.30.

«No! No! NO! ED ANCORA NO!» Urlò con furia Nagato Uzumaki: quarant'anni, editore, lunghi capelli rosso fuoco, sguardo da diavolo dell'inferno e personale tormento del cugino.

«Nagato, tesoro, falla finita di urlare o ti scoppierà qualche coronaria» Lo riprese duramente Konan, sua moglie e segretaria personale.

Naruto deglutì pesantemente, Nagato aveva il potere di terrorizzarlo se si metteva d'impegno, e pigolò «Ma Nagato, io ci ho provato! Mi sembrava una buona idea».

«Io ci ho provato! -Gli fece il verso con una smorfia sul volto magro. Da quanti secoli non mangia? Si chiese Naruto- Non ci devi provare, lo devi fare! Questo... Questo -Disse strappando le bozze che aveva osato portagli- FA SCHIFO!» Gridò ancora, beccandosi un'occhiataccia dalla moglie.

«Ma...» Cercò di dire, guardando scioccato tutto il suo lavoro, tutto il suo impegno, stracciato e cestinato in meno di due secondi.

«MA NIENTE! Dov'è la trama? Dov'è il protagonista principale? Dove cazzo sono gli altri personaggi? -Si mise una mano sulla fronte e respirò, tentando di calmarsi- Naruto, ascolta, l'idea è ottima; veramente, ma così -E mostrò i fogli fatti a pezzi- non è vendibile, lo capisci?» Concluse tornando calmo e professionale.

«Capisco! Mi dispiace, farò di meglio la prossima volta» Si scusò, abbassando gli occhi al pavimento. In fondo Nagato aveva ragione: gli aveva presentato una squallida storiella di meno di due pagine e un solo personaggio, che aveva specificato, non era nemmeno il protagonista; ma che ci poteva fare? Era bloccato, completamente, sapeva come svolgere la trama, ma le sue dita si rifiutavano di disegnare. Ci aveva provato, ad abbozzare il volto del protagonista, ma non gli piaceva: od era troppo grande, o troppo piccolo, o troppo triste, o troppo felice... Voleva qualcosa di reale, di... Suo.

La cosa peggiore è che non aveva dato nemmeno un nome all'unico personaggio che era riuscito a disegnare: la papera. Di certo non poteva chiamarlo in quel modo!

«Naruto! -chiamò il cugino, facendolo tornare in sé- Se non credessi nelle tue potenzialità non ti avrei assunto» Finì, posando i gomiti al tavolo della scrivania e portando le dita intrecciate tra loro sotto al mento appuntito.

«Lo so... Grazie» Affermò mogio, raccattò le sue cose e s'incamminò verso l'uscita.

Il problema è che io non credo in me... Pensò tristemente, mentre la stanchezza di quell'ultima settimana si faceva sentire, percorse i lunghi corridoi dell'edificio e sospirò una volta arrivato dinanzi l'ascensore; premette il pulsante ed aspettò che raggiungesse il suo piano, l'unica cosa che desiderava fare in quel momento era tornarsene a casa.

«Oh... La volpe!» Udì dire da qualcuno alle sue spalle.

Sì voltò con un cipiglio sul viso e quando notò chi era sbuffò, gonfiando le guance «Hidan» Salutò incolore, non prestandogli più attenzione.

L'ascensore arrivò in quel momento e sia lui che l'uomo più grande vi entrarono.

«Allora. Di nuovo flop, volpino?» Domandò sarcastico premendo il pulsante per il primo piano.

Naruto s'irrigidì e gli ringhiò contro «Non sono fatti tuoi! E smettila di chiamarmi volpe, o volpino, o altri stupidi soprannomi».

«Sono il capo redattore: SONO FATTI MIEI! -Urlò incazzato, ancora non gli era andato giù l'insulto a Jashin sulla sua segreteria. Lo sacrificherò e berrò il suo sangue- Poi per i soprannomi non rompere, ci somigli volpastra spelacchiata» Concluse uscendo dall'ascensore e facendogli l'occhiolino.

Lo sapevo, la setta satanica gli fa male... Pensò Naruto sgranando le palpebre; poi sorridendo furbo disse, prima che le porte si chiudessero un altra volta, «Hidan, amico mio: Vaffanculo» Ed alzò il dito medio.

L'uomo lo guardò scioccato, poi corse verso l'ascensore; sbattendo la faccia sulle porte serrate ermeticamente «UZUMAKI SEI MORTO!».

Naruto percependo il suo urlo ovattato cominciò sghignazzare fino alle lacrime, Hidan se si prendeva nel verso giusto era uno spasso ed in quel momento aveva proprio bisogno di una sana risata.

Quando raggiunse l'esterno dell'edificio il suo cellulare iniziò a squillare in modo rumoroso e continuo; lo tirò fuori dalla tasca dei Jeans chiari che portava quel giorno e rispose “Sì, pronto?”.

Naru-Nii sono io. Come è andata eh? Lo pubblicano? Lo pubblicano?” Trillò eccitata Ino dall'altra parte dell'apparecchio.

Ecco... Proprio ora che ero riuscito a dimenticarmene... “No” Rispose statico.

Come no?” Pareva delusa, come ogni volta.

Naruto fece una smorfia, quasi colpevole, e disse perentorio “Senti Nee-chan, ora... Ora devo chiudere... Scusami” Concluse in un sussurro, attaccandole in faccia e spegnendo il cellulare. Non gli andava di parlare con nessuno. Soprattutto con lei.

Perché non riesco mai a mantenere le mie promesse?...

 

Cinque anni prima:

 

«Naruto. Mi sposo!» Parlò d'un tratto Ino, erano seduti sulla solita altalena, ormai adulti e indipendenti.

Naruto per poco non si strozzò con il trancio di pizza che stava mangiando e balbettò, tossendo in modo rumoroso, «C-che c-cosa?».

Lei si mise una mano davanti alla bocca e rise leggermente «Hai una faccia da ebete».

«Cavolo! Mi dici che ti sposi, all'improvviso, che faccia dovrei fare?» Domandò retorico, mettendo il broncio.

Lei allungò le gambe e portò in dietro la chioma bionda, spingendosi più in alto, poi lo guardò seria «Ti pare così strano?».

«No. Però... Ecco... Non volevi fare “altro”?» Chiese lui in modo impacciato.

Ino scoppiò a ridere e poi rispose, con occhi leggermente adombrati, «Naruto, era un sogno da bambina».

«Ma era il tuo sogno...» Mormorò flebile lui. Non erano stupidi, né degli illusi; ma a quei desideri infantili ci tenevano, forse troppo.

«Lo realizzerai tu al posto mio» Affermò lei sicura.

Naruto sbatté le ciglia bionde confuso, poi disse «Nee-chan, non per dire nulla eh... Ma non ci tengo vestirmi di nastrini e fronzoli di seta».

La donna si sporse verso l'amico e dandogli un leggero pugno in testa, chiarì, «Scemo! Non intendo questo... Diventerai un Mangaka famoso in tutto il mondo. Capito? Ora è questo il mio sogno. Il nostro sogno!» Finì dolcemente.

Naruto abbassò lo sguardo verso i suoi piedi, dondolandoli leggermente, e rispose «Non credo di riuscirci».

Lei saltò giù dall'altalena, mise la mani sulle catene di quella del ragazzo e sporgendosi verso il suo volto disse, con occhi infuocati «BAKA! PROMETTI».

«Eh...?» Chiese confuso il biondo.

«Prometti che lo farai» Ribadì lei, sporgendosi un altro po' contro il suo viso, quasi minacciandolo.

«P-prometto» Biascicò Naruto, deglutendo sonoramente, Ino cambiava personalità ogni due secondi.

 

Presente:

 

Era incazzato, furioso, nero di rabbia e qualsiasi altro sinonimo potesse enfatizzare il concetto. Camminava, con lunghe falcate, percorrendo i corridoi di quel maledetto edificio; pronto a staccare la testa a quel fantomatico Naruto Uzumaki, causa del suo precario stato mentale.

«Mi scusi?» Pigolò una giovane donna, intimorita dalla faccia scura del ragazzo.

Sasuke si voltò, molto lentamente. Troppo. E la incenerì con un'occhiataccia, non disse nulla ma i suoi occhi scuri (che prendevano una strana sfumatura di rosso ogni qual volta s'infuriava, per cui sempre) gridavano a gran voce: SPERO PER TE CHE SIA IMPORTANTE!

«Emmm... Ecco... Posso aiutarla?» Squittì, facendosi piccola-piccola e cercando di non guardarlo in faccia.

«Uzumaki Naruto» Affermò lui con un basso ringhio.

Lei sussultò, ancora più impaurita, poi disse; sancendo la sua condanna a morte «Uzumaki-sensei se ne andato cinque minuti fa»

Sasuke contrasse la mascella, spezzandosi quasi l'arcata dentaria e senza aggiungere altro se ne andò, la coltre scura e minacciosa che avvolgeva il suo corpo si faceva ad ogni passo più grande.

Itachi... Deidara... Sakura... Suigestu... Kakashi... Orochimaru e... E... E UZUMAKI NARUTO... La lista delle persone da uccidere si era allungata incredibilmente in nemmeno mezza giornata.

Quando uscì dal Rinnegan fece un grande sospiro, tentando in tutti i modi di calmarsi e tornare lucido; camminò per un po' per il vicino spazio verde della struttura, le mani in tasca e la faccia scura rivolta verso il terreno; una sferzata di vento gelido lo colpì in viso facendoglielo alzare e in quel momento: lo vide.

Seduto su un muretto, le gambe incrociate, su queste era posata una cartellina da disegno dal colore arancione e aveva una matita tra le labbra. I capelli biondi, leggermente scapigliati, venivano mossi dal vento e gli occhi, azzurri, erano concentrati a squadrare il foglio di carta, come a cercare una qualche risposta. Per quanto Sasuke cercasse di impedirsi di pensarlo, un'unica e sola parola aveva attraversato la sua mente in quel momento: bellissimo...

È... È... Lui... Pensò mentre il ricordo di quando era un bambino gli premeva insistentemente in testa. Ma, l'ho già visto da qualche altra parte: L'IDIOTA DEL BAR! Si disse ancora, urlandosi quelle parole, possibile che lo scemo senza speranza di qualche giorno prima fosse lo stesso ragazzo che aveva incontrato a dieci anni? Lo stesso a cui, seppur odiava questo, non faceva altro che pensare da una vita? Come aveva fatto a non riconoscerlo quel giorno?. Beh... era pur vero che, quella volta, pareva un terremotato sfuggito allo Tsunami.

Senza volerlo le sue gambe si mossero da sole, ed arrivò proprio di fronte al biondo.

Naruto, sentendo dei passi avvicinarsi, alzò lo sguardo verso chi osava disturbarlo mentre lavorava, o meglio tentava di lavorare.

La papera? Si chiese stupito, poi notò l'oggetto che aveva in mano e sgranò gli occhi fino all'inverosimile. No, impossibile. Sasuke? Continuò completamente scioccato.

A volte il destino si diverte con poco.

Molto poco!

 

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


 

Note: Ciao ^^'. Piccola premessa, ad ogni capitolo avremmo una segreteria e delle frasi iniziali. In questo, oltre a Sasuke e Naruto, ci saranno Sakura e Hidan... Perché... Beh... Il nostro Hidan ha un ruolo! Crepa di gelosia 'Suke hahahahahaha °ride satanica°. In alcune parti è meno comico, ma come commedia-romantica vuole: un po' si ride, un po' si pensa, un po' si “piange”, poi si ride ancora. Ma la nostra Sakura-chan sul finale darà una botta di vita XD. Spero!

Bacio!

Ps: il prossimo capitolo sarà un piccolo extra con... Chi indovina avrà un biscotto (Ljn te no perché lo sai °porge biscotto e corrompe Ljn così non fa spoiler°)

 

Quando ero una adolescente, piangevo sempre.

Per lui.

Perché non mi amava.

Perché mi trattava male.

Perché non mi considerava.

Perché non mi vedeva bella.

Poi, per caso...

Ho incontrato l'altro.

Che è diventato lui.

Così velocemente da farmi girare la testa.

Con lui, solo con lui, ho imparato ad amarmi.

Ed amare.

 

Dieci anni prima:

 

Ho fatto una figura orribile... Pensava depresso un biondo ventenne, accucciato in posizione fetale all'interno del grande ascensore del Rinnegan. Si era presentato alla sua prima riunione completamente inzuppato di pioggia, con le bozze del suo primo manga bagnate fradice ed illeggibili. Nagato l'aveva quasi ucciso, per davvero, aveva provato a strangolato davanti a tutti e lui, non si sa come, era riuscito a fuggire e rinchiudersi nell'ascensore a maledirsi per aver offerto il suo ombrello ad un bambino. Era troppo buono.

«Ma che cazzo...? Che ci fai accucciato a terra?» Udì dire da una voce maschile in tono vagamente divertito.

Naruto alzò lo sguardo verso di lui e notò un ragazzo, forse di qualche anno più grande, con ingellati capelli argentei ed occhi scuri, che se si osservavano da vicino parevano quasi rossi; portava un plico di fogli tra le braccia e lo guardava con un sorrisino sadico sul viso.

«Scusa! -Pigolò Naruto mettendosi in piedi- Ho avuto una brutta giornata» Finì appiattendosi sulla parete per fagli spazio, continuando a guardare in basso e maledirsi per la sua proverbiale sfortuna.

«Di merda!» Se ne uscì fuori l'altro, premendo il bottone per il suo piano.

Naruto alzò il volto sbattendo le palpebre confuso «Eh...?».

«Si dice “ho avuto una giornata di merda. Porco Kami!”. Non, “ho avuto una brutta giornata”» Informò tranquillamente, per niente intimorito dal fatto di aver praticamente bestemmiato contro uno sconosciuto.

Naruto strabuzzò gli occhi fino all'inverosimile, incredulo di ciò che aveva sentito, e prima che potesse dire qualcosa le porte si aprirono e lo strano tizio uscì; gli sorrise divertito e disse «Ciao, ciao volpino».

Da quel giorno, non si sa come, Hidan divenne il migliore amico di Naruto Uzumaki, ma nonostante questo continuavano a picchiarsi, insultarsi, prendersi a morsi e litigare per ogni minima cosa.

 

Ai giorni nostri:

 

Naruto, alzò un sopracciglio biondo e squadrò quel ragazzino che aveva di fronte, lo studiava come se avesse avuto una sonda al posto dei bulbi oculari. Non era possibile, era Sasuke: il bambino buono e carino di dieci anni prima; come poteva essersi trasformato in un... Una specie di... Di papera-emo-bastarda?.

Il mondo è crudele con i suoi figli... Si ritrovò a pensare, mentre i suoi occhi vagavano sul corpo di Sasuke, incontrollati.

Però mica male il bastardo!... Eh? Cosa? Che?... Oddio, oddio, oddio, ma che dico? È un bambino! Scemo, Naruto, scemo... Cominciò ad insultarsi internamente, dandosi un immaginario pugno in testa. Si sentiva imbarazzato e tremendamente stupido ad aver pensato una cosa del genere; voltò il viso dall'altra parte e gonfiò le guance, stizzito con se stesso e la sua idiozia.

Sasuke, che non si era perso neanche un sua espressione, sentiva la gola secca e riarsa. Perché gli faceva quell'effetto strano? Per quale motivo non riusciva a dire nemmeno una parola? Stava facendo la figura del cretino. Si sforzò di dire qualcosa, ma non vi riuscì; il suo cervello era andato in tilt totale alla vista dell'altro mordesi il labbro inferiore.

Cazzo! Riprenditi idiota. È un uomo, un uomo scemo. Torna in te!... Si insultava delirante.

Assottigliò ancora di più le labbra fine, scosse la testa e allungò l'ombrello arancione verso di lui «Tieni. Non voglio debiti con uno come te» Affermò acidamente.

Ma sei deficiente? Ringrazialo, coglione... Lo ammonì la sua coscienza.

Naruto, riportò lo sguardo su di lui e sgranò le palpebre, non aveva compreso cosa volesse dirgli, «Debiti? Di cosa?» Domandò ingenuo.

Perfetto! È un idiota. Vai così, la fortuna sta girando. Ora ritira quello che hai detto prima, ringrazialo ed offrigli un caffè... Anzi no, invitalo fuori a cena!... «Tzs... Ma sei proprio cretino allora? Vediamo traduco in cretinese: non voglio avere nulla a che fare con te! Nemmeno un sudicio ombrello dal dubbio gusto» Ribadì con cattiveria.

E addio dopo cena tra le lenzuola. Lasciatelo dire: sei un demente e pure un po' matto... Ringhiò la sua testa continuando ad insultarlo pesantemente; se avesse potuto, Sasuke, in quel momento si sarebbe dato un calcio in culo.

«CRETINO?! -S'infuriò Uzumaki mettendosi in piedi di scatto, gli strappò l'ombrello dalle mani e poi urlò ancora- SEI UN MALEDUCATO ED UN BASTARDO! IMPARA L'EDUCAZIONE, STRONZO!» Concluse stringendo i pugni lungo i fianchi e guardandolo con malcelato disprezzo.

Sasuke contrasse la mascella poi parlò velenoso «L'educazione con te? Con una feccia, un idiota che appesta la città? Mai!».

Naruto deglutì, ferito, quante volte si era sentito dare della feccia in orfanotrofio? Non se le ricordava nemmeno più. Erano troppe. Si morse il labbro a sangue e affermò in tono piatto «Basta! Litigare con un moccioso di vent'anni, che non sa nemmeno cosa dice, fa di me davvero un idiota» Si voltò verso il muretto, dove aveva poggiato le sue cose, e le sistemò in silenzio nella tracolla.

Sono un pezzo di merda! Si disse Uchiha. Sospirò e tentò di allungare una mano verso la sua spalle per, almeno tentare, di scusarsi. Aveva di nuovo esagerato, non ne capiva il motivo, ma davanti a quel ragazzo (uomo adulto) perdeva la ragione.

Proprio quando stava per toccarlo un grido acuto gli fece ritirare la mano:

«UZUMAKI! ECCOTI. ORA TI UCCIDO» Urlò furioso Hidan, raggiungendo i due a passo di carica e fulminando il biondo con gli occhi.

Uzumaki? No, non ci credo... Pensò il ragazzo dai capelli scuri, sconvolto. Era proprio destino!

Naruto alzò i suoi occhi verso la figura dell'amico, che ormai era davanti a lui, ed Uchiha rimase paralizzato sul posto alla vista di quello spesso velo di tristezza che vi leggeva.

L'uomo albino inarcò un sopracciglio, osservando l'uno e poi l'altro, cambiando completamente espressione facciale. Si avvicinò ancor di più al biondo, sorrise e gli mise le mani tra i capelli, iniziando a scompigliarli giocoso; rise del broncio infantile dell'amico e se lo abbracciò, coccolandolo come un peluche «Volpino mio! La papera cattiva ti ha fatto arrabbiare vero? -Domandò prendendolo in giro- Sciò via brutta papera» Continuò facendo un gesto con la mano a Sasuke, mentre continuava a cullare Naruto, che ora stava ridendo sonoramente, quasi piangendo dal divertimento.

«Hidan. Queste sono le rare volte in cui ti amo» Dichiarò Naruto, ridendo ancora più forte.

«Anch'io MI amo» Ribadì l'altro sorridendo divertito, poi quasi soffocò Naruto stringendolo al petto e, mentre questo si dimenava, scoccò un'occhiata carica d'odio a Sasuke, mimando con le labbra “fallo piangere e ti uccido lentamente”. Era serio, dannatamente serio. Nessuno, in nessun universo, doveva permettersi di far star male l'unico amico sincero che aveva trovato in tutta una vita.

 

Passato, circa dieci anni prima:

 

Erano sfiancati dal lavoro di apprendisti e seduti su una scomoda sedia di uno squallido bar. Hidan si era ordinato una birra grande e Naruto, invece, un caffè forte.

«Sei un caffeinomane» Affermò il ragazzo dai capelli argentei, bevendo un sorso.

Naruto sorrise, poi rispose «Ho sempre amato il gusto del caffè, la trovo una buona bevanda per scacciare le preoccupazioni».

«Mmm... E che preoccupazioni può avere una volpe spelacchiata come te?» Chiese divertito, ma con un pizzico di acidità nella voce.

«Come pagare l'affitto ad esempio» Affermò tranquillamente il biondo, alzando le spalle.

Hidan lo squadrò di sottecchi e domandò «Non vivi con i tuoi?»

«No, sono morti quando avevo tre anni. Ho vissuto in orfanotrofio fino a quindici anni e... Non è stata una bella esperienza. Poi mi ha preso con sé Nagato, ma ora che si è sposato ho deciso di cavarmela per conto mio. Per non dargli peso.» Raccontò calmo, sorseggiando il suo caffè bollente.

«Ti capisco» Mormorò Hidan, quasi d'istinto, non si aspettava un racconto del genere da quel ragazzino sempre così solare ed altruista.

Naruto alzò gli occhi verso di lui, in una muta domanda, ed Hidan, per la prima volta in vita sua, raccontò di sé a qualcuno «I miei genitori, o presunti tali, mi hanno abbandonato. Non mi volevano, così sono cresciuto in una famiglia adottiva e, diciamo, che non sono stato fortunato. Quando ho compiuto la maggiore età me ne sono andato, per un anno ho campato facendo l'elemosina per strada, poi ho deciso di fare qualcosa nella mia vita. Ed eccomi qui» Concluse alzando le spalle, fingendosi incurante.

Naruto annuì, capendo la situazione, poi sorrise solare, alzò la tazza di caffè e la fece cozzare contro il boccale di birra «Che vita di merda...».

«...Porco Kami!» Finì per lui, Hidan, sorridendo a sua volta.

 

Presente:

 

Sasuke si morse il labbro inferiore, irritato da quella scena e strinse i pugni. Mollalo, figlio di puttana! Mollalo... Pensò, osservando il biondo, che ormai aveva capito essere il Naruto Uzumaki che cercava, tentare di liberarsi dalla sua presa stritolante.

Si schiarì la voce e disse, gelido e tetro, «Bene, sei Uzumaki a quanto ho capito. Mi servono le bozze per Haruno!». Dannazione scusati, coglione... S'insultò ancora.

Naruto, finalmente libero, piegò le labbra in una smorfia e chiese «Conosci Sakura?».

«È la fidanzata di mio fratello» Lo informò apatico.

Hidan s'intromise e domandò, stupito, «Sei il fratello di Itachi? Tu?» Pareva tanto che quel “tu” fosse un insulto non troppo velato.

«Sì» Replicò Uchiha, fulminandolo con uno sguardo. Gli stava sul cazzo, tremendamente. Era troppo... Troppo appiccicoso nei confronti del biondo, non lo sopportava e si chiedeva per quale dannata ragione.

Naruto, notando l'aria pesante che si era creata tra i due, allungò una cartellina verso Sasuke e disse «Tieni. Queste sono le uniche che vanno bene, tutti paesaggi. Puoi dire a Sakura di dargli un'aggiustata? E che per i personaggi ci sto lavorando? Per favore» Finì, in tono secco e professionale, il lavoro era lavoro ed anche se non gli andava di rivolgergli più parola, doveva farlo.

«Mmm... Ok» Rispose Uchiha, impressionato da quel tono così distaccato.

Hidan s'intromise di nuovo, rischiando di venir arso vivo da Sasuke, «Bene. Ora che il mio volpino si è liberato dal lavoro, me lo porto a spasso. Ciao papera-cattiva» Dichiarò velocemente, trascinando Naruto per un braccio.

«HIDAN. HIDAN. BAKA, MI FAI MALE» Gridò il biondo, ridendo cristallino e arrancando dietro di lui; prima di andarsene, però, volse il suo sguardo verso Sasuke: stringeva convulsamente tra le mani la cartellina arancione e aveva gli occhi puntati a terra, coperti dalle lunghe ciocche corvine.

Forse... Forse... Non è così stronzo...

 

 

Ciao, cari, questa è la favolosa segreteria telefonica di Sakura Haruno. Shannaro!

Lasciate un messaggio dopo il bip:

 

Se sei mamma o papà: sto alla grande! Vi voglio bene.

Se sei Itachi: ...Ecco, t-ti a-amo e mi manchi. È una settimana che non riusciamo a vederci.

Se sei lo stronzo: stronzo!

Se sei Nagato-sama: non è colpa mia se tuo cugino è un idiota.

Se sei Hinata o Ten-Ten: ragazze! Ho comprato un vestito da urlo.

Se sei l'idiota: PREGA DI NON ESSERE TU O TI SCORTICO!

Per chiunque altro: vi richiamerò appena possibile. Baci.

 

Bip.

 

Oh cara! Sono felice che va tutto bene. Ti ho comprato un reggiseno imbottito. Così ora che, per miracolo, sei fidanzata fai bella figura. Almeno in apparenza. La mamma ti manda un bacio. Ti voglio bene, il tuo spettacolare papà!”

 

Bip.

 

Sakura... Quando riuscirai a dire che mi ami senza balbettare?. Anche tu mi manchi”

 

Bip.

 

Ti ho fatto il favore che volevi, ma te le porto domani. Oggi... Oggi... Devo... Studiare”

 

Bip.

 

SI CHE È COLPA TUA. È COLPA DI TUTTI!

-NAGATO, SMETTILA DI URLARE-

Ma... Konan.

-NIENTE MA!-

Tu Haruno... Tu... Lascia perdere! INCOMPETENTI!

-NAGATO!!!-”

 

Bip.

 

Uh davvero? Lo voglio vedere. Ti saluta Hinata. Oh, si è fidanzata.

-Non è v-vero, Ten.

Si che è vero! Ne parliamo a voce”

 

Bip.

 

Sakura-chan! Ma perché? Non sono un idiota, sei cattiva. Senti... Ho conosciuto il fratello del tuo ragazzo, potresti... Potresti... Non mandare più lui? Per favore.”

 

Bip.

 

Salve signorina Haruno. Sono la dottoressa Tsunade Senju, chiamo dall'ospedale di Konoha. Ho il risultato delle analisi, quando può venga a ritirarle. Anche ora. Arrivederci!”.

 

Sasuke, idiota, che diavolo hai combinato 'sta volta?... Pensò la donna dai capelli rosa, poi sbuffò e lasciò perdere. Si soffiò rumorosamente il naso, mettendosi di malavoglia la mascherina medica, s'infilò il pesante cappotto rosso ed un cappello di lana dello stesso colore ed uscì di casa, diretta all'ospedale.

Il lavoro la stava lentamente uccidendo, fisicamente e psicologicamente, ed in più quella maledetta influenza non accennava a passare: aveva un mal di testa lancinante, sentiva tutte le ossa del corpo pesanti e il naso non la smetteva di gocciolare, nemmeno per un attimo.

Era distrutta.

Una volta arrivata alla fermata della metropolitana, estrasse il cellulare dalla tasca del cappotto e digitò il numero di Itachi.

Dimmi, Sakura” Rispose lui, con tono affaccendato, riconoscendo il numero della ragazza.

Deve avere una marea di cose da fare, tra il mio e il suo lavoro non riusciamo a vederci quasi mai... “Itachi, scusa se ti disturbo, ma sto andando all'ospedale e...” Lui non la fece nemmeno finire di formulare la frase che parlò, leggermente ansioso “Che è successo?”.

Lei scosse la testa, salendo sul treno appena arrivato e stracolmo di gente “Nulla. Nulla. Mi ha chiamato la dottoressa, per le analisi di qualche settimana fa, vado a prendere i risultati. Sicuramente mi dirà che è colpa dell'influenza e del troppo lavoro se sono svenuta.” Lo tranquillizzò.

Ok, cinque minuti e arrivo... ITACHI-SAMA DOVE VA QUESTO? -Udì dire, lei, da qualcuno all'altro lato del telefono- ...Lì, sullo scaffale in alto” Sentì, poi, rispondere dal fidanzato.

Fidanzato... Pensò, dolcemente, guardando la fede d'argento sul suo anulare sinistro “Itachi? Non preoccuparti. Devi lavorare, vado da sola” Lo informò comprensiva.

Sei sicura?” Domandò lui, pareva stanco. Non le andava di fargli fare tutta quella strada per delle stupide analisi.

Sì... Senti, ti ho chiamato per un'altra cosa però” Disse, ricordandosi il vero motivo della chiamata.

Sentì degli strani rumori all'altro lato, come di scatoloni che venivano aperti, poi Itachi chiese “Per cosa?”.

Ecco. Sasuke mi sembra un po' strano. Mi ha lasciato un messaggio in segreteria e pareva, oddio è strano dirlo, triste... Credo abbia litigato pesantemente con il mio capo, anche perché lo stesso Naruto non era molto... Sereno, dal tono di voce. Dovresti parlarci” Affermò lei, controllando la sua fermata, mancava ancora un po'.

Ah -sospirò lui alla cornetta- Otouto litiga con tutti. Ci parlerò domani”

Ok... Oh, sono arrivata. Ti chiamo dopo... Ti amo” Finì con un sussurrò imbarazzato.

Itachi rise lievemente e rispose “Anch'io. A dopo”.

Lei sorrise, chiuse la conversazione e scese dalla metropolitana; fece qualche passo quando un capogiro la colpì improvvisamente, facendogli perdere l'equilibrio, si poggiò contro una delle colonne della stazione e respiro pesantemente.

Cavolo! Devo fare qualcosa per questa dannata influenza... Si disse, tornando a camminare lentamente verso il complesso ospedaliero. Quando arrivò domandò, ad una gentile tirocinante dai capelli rossi, dove doveva dirigersi per parlare con la dottoressa Senju. Raggiunse l'ufficio della caposala e bussò educatamente alla porta.

«Avanti!» Squillò la voce della donna più anziana.

«È permesso? Sono la signorina Haruno» Si annunciò, facendo sbucare dalla porta semi aperta solo la testa.

«Sì, sì. Entri e si sieda» La invitò cordiale la donna dal seno prosperoso, indicando la sedia di fronte alla scrivania.

SHANNARO! MA PERCHÈ HANNO TUTTE PIU' TETTE DI ME?... Si urlò in testa, mentre si accomodava composta sulla sedia e osservava quanto diavolo erano enormi.

«Haruno?» La richiamò la donna, visto che la vedeva leggermente presa da “altro”.

Sakura arrossì vistosamente «Scusi, scusi -si affrettò a dire- Allora com'erano le analisi?» Chiese tranquillamente, cambiando argomento.

Kami! Che figuraccia...

Tsunade sorrise divertita e la informò «Molto buone ed ho una bella notizia»

«Ah sì, quale?» Chiese con curiosità, in fondo era raro vedere un medico dare una buona notizia. Si sentiva fortunata e molto più rilassata.

«È incinta» Ampliò il sorriso la dottoressa, amava quel lavoro proprio in certi momenti.

I-I-I-INCINTA???! Sakura sbiancò e svenne un secondo dopo.

Fu così che Naruto Uzumaki si giocò la sua migliore assistente.

Fu così che ad Itachi Uchiha per poco non venne un infarto.

 

 

Guardava quei disegni da ore, perso, ammaliato. Uzumaki era... Fantastico; ogni paesaggio, ogni foglia, o sasso, o casa erano disegnati perfettamente. Parevano vivi!

Non lo credeva possibile, ne era completamente affascinato. Aveva sempre snobbato il lavoro di Sakura, quello di un Mangaka.

Sasuke Uchiha frequentava l'accademia d'arte e credeva, era sicuro, che tutto ciò che non era considerato “pura arte” non poteva essere degno di nota. Invece, quei disegni... Si chiedeva perfino, stupidamente, cosa avrebbe dovuto modificare Sakura. Li trovava perfetti così. Poi lo notò: in alcuni punti mancava qualche tratto e si vedeva erano stati disegnati velocemente. Si morse il labbro inferiore pensoso, poi inforcò gli occhiali dalla montatura leggera ed iniziò a modificare e migliorare quei punti.

Così Naruto Uzumaki acquistò il suo nuovo assistente e seccatura personale.

Così Itachi Uchiha trovò un altro pretesto per poter prendere in giro il fratello.

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Capitolo 4
*** 4 -Extra- ***


Note: Il biscotto lo mangio io ^^'... Madara e Hashirama, iniziamo gli extra con loro due. Una piccolissima flash, come ce ne saranno altre... Ah suggerite coppie (per coppie intendo anche coppie d'amici) per il prossimo extra!

Ora giusto perché sono buona lascio un pezzetto del prossimo capitolo il cui titolo è: Marmotte veggenti, scoiattoli dementi... Hahahahahahahaha °piange fino alle lacrime per 'sta stronzata°

 

«Non è che: sei innamorato?»

«Eh...?»

«Solo l'amore cambia così tanto qualcuno»

«Oh... -Si portò una mano sul cuore- Come hai ragione! Da domani diventerò un Guru dell'amore, ballerò, salterò e lancerò margheritine, poi vomiterò arcobaleni e... E MUORI! FRATELLO DEMENTE».

Sì, si è innamorato...

 

Il migliore a scuola.

Il migliore negli sport.

Il migliore con le ragazze.

Il migliore sul lavoro.

In tutto.

Qualsiasi cosa facessi ero il migliore.

Poi...

È arrivato Hashirama Senju.

 

Come si usa 'sto coso, Izuna? Ah sta registrando?”

Segreteria telefonica di Uchiha Madara, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.

Otouto, che cazzo di aggeggio malefico mi hai dato?”

 

Se sei Izuna: che chiami a fare che viviamo insieme?

Se sei mio cugino (uno dei tanti): auguri! Per cosa non lo so e me ne fotto.

Se sei mio nipote (uno dei tanti): zio non mangia dolci, va a chiedere le caramelle a qualcun altro; se invece servono soldi: non parlo la tua lingua!

Se sei un altro Uchiha: Izuna no, basta! 'Sta stronzata non ci riesco a farla.

Che palle: se sei Tobirama Senju: CREPA!

Se sei Hashirama Senju: TI ODIO. TI ODIO. TI ODIO. TI ODIO. TI ODIO. TI ODIO.

Al resto: andate a farvi fottere!

 

Izuna inarcò un sopracciglio e disse «Nii-san? Credo che non ti chiamerà mai nessuno se continui così» Lo rimproverò, in tono bonario.

«E quindi?» Domandò Madara con un'alzata di spalle, buttandosi sul divano e sospirando stanco; gridare contro il telefono l'aveva distrutto.

«Se non cambi modo di fare rimarrai solo, Madara» Affermò il fratello minore, sedendosi su una sedia del lungo tavolo del salone ed aprendo un libro, cominciando a leggere.

«E quindi?» Chiese di nuovo Madara, cambiando canale televisivo, per l'ennesima volta.

Izuna lo osservò di sottecchi, scosse la testa e disse, con tono sicuro, «Da soli si è infelici».

L'Uchiha maggiore tornò a prestargli attenzione, poi serio e preoccupato, parlò «Otouto? A volte sei preoccupante. Ho paura che la tua testa abbia qualcosa che non va. Che so: NON CE L'HAI PROPRIO UNA TESTA!» Concluse urlandogli contro, di nuovo incazzato.

 

Biiiiiip

 

«Oh ci siamo dimenticati di chiuderla!» Esclamò Izuna, che non si era per niente scomposto alle parole del fratello maggiore. Conosceva Madara e quella era la loro routine quotidiana.

 

Hola amico mio! Ha-ha. Scommetto che ho avuto l'onore di inaugurare la tua segretaria. Fantastico! Vieni a cena con me sta sera? In ricordo dei vecchi tempi. Dai, su Madara non fare l'asociale come tuo solito. Non preoccuparti Tobirama non viene, dice che non ti vuole vedere mai più; vieni? E su, ti prego! Ciao, ciao”

 

Madara indicò il telefono con la mano e disse in tono superiore «Visto! Qualcuno ha chiamato». Anche se quel qualcuno vorrei vederlo morto... Dichiarò, maledicendo Hashirama dentro di sé.

«Quindi vai a cena con lui» Non era una domanda.

«Ma neanche morto!» S'affretto a dire Madara, incrociando le braccia al petto e sbuffando in modo infantile.

 

Qualche ora dopo, Madara Uchiha si alzò dal divano, su cui aveva passato ore come un ameba a fare zapping di canale in canale e, infilandosi il cappotto, fece per uscire di casa.

«Dove vai?» Domandò, tranquillamente, il minore.

«Lavoro» Rispose prontamente l'altro, chiudendosi la porta alle spalle.

Lavoro eh? Di sabato sera?... Ah Nii-san, non cambierai mai... Pensò Izuna, scuotendo la testa un po' rassegnato ed un po' divertito.

 

Per strada compose il numero di telefono di Hashirama Senju e attese.

Sporco Senju. Spero non si ceni in una bettola” Disse pomposo, mentre camminava lentamente per le strade di Konoha.

L'uomo all'altro lato rise di gusto “Non preoccuparti, basta che mi raggiungi alla fermata della metro. Poi andiamo” lo informò ilare.

Mmm... Arrivo, ciao” Parlò scocciato. Stava per chiudere la conversazione quando l'altro lo richiamò “Madara?”.

Cosa?” Chiese con uno sbuffo, gli stava facendo finire tutti i soldi.

Non sei malaccio come persona se ti impegni un po' sai. Sei anche simpatico a volte, magari inconsciamente, ma lo sei. Credo che dovresti solo aprirti un po' di più, fidarti di chi ti sta intorno. Anche perché sei il mio migliore amico e, davvero, ti voglio bene” Parlò, con tono accalorato.

Hashirama...” Chiamò, Madara, in un basso sussurro.

Si?” Udì dire in modo speranzoso dall'altro lato.

FOTTITI” Gridò spaventando a morte il poveretto.

In fondo Madara Uchiha e Hashirama Senju non sarebbero cambiati mai di una virgola.

Né a quindici anni.

Né a venti.

Né a trenta.

E nemmeno ora che ne avevano quaranta.

Anche perché: Hashirama avrebbe continuato a tormentarlo in eterno!

Un baka resta sempre un baka.

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Capitolo 5
*** 5 ***


 

Note: Nonostante il titolo idiota ed il fatto che Itachi e Sasuke (spero) vi strapperanno un sorriso, il passato di Naruto all'orfanotrofio ha un perché. Un enorme perché. Sono sinceramente ancora molto indecisa tra due cose... Vedremo come si evolverà!

Bacioni...

 

 

Ho sempre preso la mia vita alla leggera.

Non perché fossi stupido.

Non perché non avessi nulla a cui pensare.

Ma...

Ma perché c'era già Otouto che faceva l'adulto per entrambi.

Ed io, a volte, mi comportavo da bambino anche per lui.

Ora però...

Io faccio l'adulto e Otouto il bambino.

E ne sono felice.

 

 

Circa tre anni prima:

 

Camminavano tranquillamente, uno accanto all'altro, sereni. Le mani in tasca uno e l'altro a reggersi la tracolla piena di libri. Come ogni giorno, Itachi, era andato a prendere il fratello minore fuori la sua scuola superiore e come sempre, facevano la strada verso casa insieme.

Sasuke aveva diciassette anni, lo sguardo serio e la testa sulle spalle; più adulto della sua età si sentiva diverso dai suoi coetanei, per questo non aveva praticamente nessun amico; non li voleva, gli sembravano tutti idioti fissati con le ragazze o qualche stupido sport; non ne sentiva il bisogno, in fondo aveva Itachi come amico. Il suo migliore amico.

«Quindi, stai con Haruno?» Domandò, con un velo di stupore nella voce, Sasuke.

Itachi fece un leggero sorriso e rispose «Già». Lui stesso si era stupito di questo: innamorarsi della ragazzina dai capelli rosa che correva sempre dietro a Sasuke, ma Sakura era cresciuta; molto cambiata da quando aveva tredici anni. Era più adulta, matura, anche se rimaneva la solita impulsiva. Gli veniva da ridere ricordando come si era dichiarata urlandogli contro: “MI SONO INNAMORATA DI TE. PERCHÈ SEI TU, PERCHÈ TI AMO PUNTO E BASTA. QUINDI STAREMO INSIEME!”. Si era praticamente imposta nella sua vita come uragano, ma era una graditissima imposizione per lui.

«E ti sembra una buona idea?» Interruppe i suoi pensieri il minore, con tono grave.

«Sì, perché non dovrebbe esserla?» Domandò calmo Itachi, calciando un sasso sulla via. Adesso, come minimo, mi dirà che è troppo piccola e che non è abbastanza matura per stare con me... Ah, non cambierà mai... Pensò, leggermente divertito.

«Perché è una sgualdrina!» Buttò fuori, Sasuke, acidamente.

Itachi s'irrigidì sul posto, bloccando il suo cammino, e si voltò scioccato verso il minore «Cosa?» Chiese duramente.

Sasuke, per niente impressionato dal tono, affermò risoluto «Mi dispiace! Lo dico per te, come puoi fidarti di una che nemmeno due anni fa decantava al mondo il suo amore per me? Quella o ti sta usando perché gli ricordi me o, molto probabilmente, è solo una sgualdrina da quattro soldi».

Itachi contrasse la mascella e strinse i pugni lungo i fianchi poi, furioso come non era mai stato con il fratello, gli inveì contro «La conosci? Ci hai mai parlato seriamente mezza volta? Sai cosa ama, odia, quali sono i suoi sogni? Sai nulla di lei a parte l'apparenza? No. Per cui non puoi permetterti di parlare di quello che non conosci. Solo perché tu sei un pezzo di ghiaccio privo di alcun sentimento non significa che siano tutti meschini come te. Quando imparerai a vedere oltre le apparenze eh? Quando ti farai dei veri amici? Quando la smetterai di far finta che stare solo non ti fa male? Fatti una vita Otouto perché io non ci sarò sempre e sono stufo dei tuoi complessi, del tuo orgoglio e della tua superiorità» Parlò tutto d'un fiato, spuntando fuori tutta la rabbia che aveva, dicendo cose che non pensava minimamente. Ma il minore l'aveva colpito proprio li dove faceva più male: e se si è innamorata di me solo perché gli ricordo Sasuke?... Era la domanda che si faceva ogni giorno, a cui tentava inutilmente di non pensare.

Sasuke non si scompose, anche se dentro di lui quelle parole l'avevano colpito come un pugno allo stomaco «Hai ragione. La vita è tua, fa come vuoi» Affermò secco e gelido, ricominciando a camminare e lasciando indietro il fratello maggiore.

Da quel giorno il loro rapporto era cambiato, drasticamente. Troppo orgogliosi entrambi avevano accantonato la cosa come: normale litigata. In realtà, non era così. Continuavano a sfottersi, litigare e lavorare insieme al bar di Itachi, ma non parlavano più dei loro sogni, della loro vita, di quali erano le loro speranze per il futuro.

A volte le parole feriscono più di una spada e l'indifferenza da il colpo di grazia.

 

Presente:

 

Segre... Segreteria telefonica di... Uchiha Itachi.

Oh mio Dio! Siamo incinti.

 

Bip.

 

Avrò un nipotino, avrò un nipotino. Non vedo l'ora che venga a dormire da noi! PERCHÈ VERRA' A DORMIRE DA NOI, VERO?”.

 

Bip.

 

Figliolo, salvami da tua madre”

 

Bip.

 

Nii-san... Sono assolutamente felice che tu ti sia rovinato la vita! Grazie, mi hai risollevato l'umore”

 

Bip.

 

IZUNA? A QUANTI UCHIHA SIAMO CHE HO PERSO IL CONTO?

-VENTIDUE QUEST'ANNO-

PORCA VACCA... Non ti aspettare nessun regalo da noi!”

 

Bip.

 

Itachi, amico mio! I bambini sono... Perfidi, puzzolenti e bavosi. Mi fai pena. Saluti da Kisame in vacanza alle Hawaii”.

 

Bip.

 

Sakura è incinta? Oddio! HINATA! SAKURA-CHAN È INCINTA”

 

Bip.

 

Itachi-sama? Sono Hinata. Volevo farti i miei migliori auguri. Sarà un bambino stupendo”

 

Bip.

 

TU. MALEDETTO. UCHIHA. ORA COME FA QUELLO SCEMO SENZA LA SUA ASSISTENTE?.

VI ODIO.

ODIO TE. ODIO SAKURA. ODIO NARUTO. ODIO TUTTI.”

 

Bip.

 

Ah sì. Sono Nagato Uzumaki, il capo di Haruno”

 

Bip.

 

HAI MESSO INCINTA LA MIA BAMBINA. MOSTRO!”

 

Bip.

 

Carissimo! Non far caso a mia moglie è la sindrome premestruale che parla. Non vedo l'ora di diventare nonno! Spero sia femmina, anche perché ho comprato tante tutine rosa. Ciao, mio caro”.

 

Itachi Uchiha: venticinque anni, proprietario di un bar-ristorante, occhi scuri, capelli color ebano era... Piombato in stato di Shock. Se ne stava stesso sul divano da tre giorni, le gambe poggiate sul supporto di questo, le braccia incrociate sopra gli occhi e un mal di testa lancinante.

Incinta... Pensava a quella parola costantemente, di continuo; gli martellava in testa senza sosta. Ne era felice, quello era ovvio, amava Sakura e se s'immaginava un futuro lo vedeva sempre, e solo, con lei accanto. Ma la sua fidanzata aveva vent'anni e lui venticinque, erano troppo giovani, troppo bambini per occuparsi di un altro bambino. Lui... Non si sentiva all'altezza.

Che doveva fare? Come doveva comportarsi? Con chi poteva parlare?

Se avesse esposto i suoi dubbi a sua madre, come minimo, l'avrebbe scuoiato e fatto un tappeto con la sua pelle.

Al padre nemmeno ci pensava; l'avrebbe guardato comprensivo, per poi allungargli tutti i suoi risparmi per fuggire il più lontano possibile, dicendo “scappa, figliolo, scappa tu che sei in tempo” e poi sarebbe morto per mano di Mikoto.

Sasuke, lui l'aveva escluso a priori. Come minimo sarebbe scoppiato in una risata satanica, dicendogli “Tzs... Stupido Nii-san, ti sta bene” e poi l'avrebbe preso a calci, così per noia.

Chiedere agli altri Uchiha, invece, sarebbe stato un suicidio. Soprattutto Madara, che gli avrebbe sputato in faccia e dato del “codardo senza spina dorsale” per poi suggerire, pomposo ed arrogante, “falla abortire!”.

La sua famiglia era inutile!

Inutile e folle.

Mentre pensava a questo e si malediva per non aver usato precauzioni, la porta di casa scattò ed un trafelato Sasuke fece il suo ingresso, incamminandosi verso la cucina «Ho dimenticato di fare la spesa, per cui la faccio qui» Lo informò spicciolo, aprendo il frigorifero e cacciando dentro una borsa praticamente tutto ciò che conteneva.

Itachi nemmeno gli diede conto, non aveva voglia di discutere con lui, e se ne rimase nella stessa posizione: pareva morto o piombato in coma.

Il più piccolo inarcò un sopracciglio e lo osservò, studiandolo attentamente, «Stai bene?» Chiese posando la borsa della “spesa” sul tavolo; si poggiò contro lo sportello del frigo ed incrociò le braccia al petto. Di solito, il maggiore, tentava di ammazzarlo ogni volta che entrava a casa sua; un giorno l'aveva perfino rincorso con un coltello. Invece, ora, era stranamente accondiscendente.

«No» Rispose seccamente lui. Ora Sasuke avrebbe infilato il dito nella piaga, anzi no, l'intero braccio e l'avrebbe fatto sentire ancora di più uno straccio. Si era praticamente suicidato.

Sasuke sbuffò, si avvicinò, lo guardò per un secondo dall'alto in basso, scosse la testa e, in un gesto completamente inaspettato, si coricò su di lui; abbracciandolo, come non faceva da anni.

Itachi sgranò le palpebre, scioccato da tale gesto, poi sorrise dolcemente avvolgendo le braccia sulle spalle del fratello minore. In fondo, il suo Otouto, gli era mancato in quegli anni. «A cosa devo l'onore?» Domandò sfottendolo un po', un Sasuke così “dolce” era un'apparizione miracolosa, non ci era più abituato.

Il minore fece una smorfia stizzita e, liberandosi dall'abbraccio, si rimise in piedi; diede un leggero pugno sulla spalla dell'altro e ordinò duro «Fammi spazio, mi devo sedere!».

Quest'ultimo, di malavoglia, fece posto al minore; lo guardò attentamente e un po' impressionato, pareva pronto a dire qualcosa d'importante.

«Allora. -Iniziò piano, Sasuke- Lo dirò una volta e mai più per il resto dei miei giorni. Per cui tieniti stretta questa specie di confessione e se provi a prendermi in giro, o dirlo a qualcuno, ti uccido tra atroci torture. -Minacciò, scoccandogli un'occhiata eloquente- Ti... Ti voglio bene, Nii-san. E credo, sono certo, che sarai un padre perfetto, per cui: va dalla tua fidanzata scema che sta per crollare in depressione! Baka» Concluse, alzandosi dal divano e riprendendosi la sua spesa, mentre Itachi era rimasto paralizzato sul posto alle parole “ti voglio bene”.

«Ah Itachi? -Lo chiamò riscuotendolo- Ti ho svuotato il frigo» Lo informò con un ghigno, poggiando la mano sulla maniglia della porta.

Non cambierà mai, però... Pensò Itachi, sorridendo consapevole. Forse aveva capito cosa era successo al suo Otouto.

«Sasuke. -Lo bloccò prima che potesse andarsene- Non è che ti sei innamorato?» Chiese, sinceramente curioso.

«Eh...?» Domandò il minore, preso in contro piede, alla parola “innamorato” si era immaginato due occhi blu e questo l'aveva rincretinito all'istante.

«Solo l'amore cambia così tanto qualcuno» Affermò, Itachi, ridendo della sua strana espressione da ebete, non l'aveva mai visto in quelle condizioni.

Sasuke tornò in sé, lo guardò con odio e disse «Oh... -Si portò una mano sul cuore- Come hai ragione! Da domani diventerò un Guru dell'amore, ballerò, salterò e lancerò margheritine, poi vomiterò arcobaleni e... E MUORI! FRATELLO DEMENTE» Finì urlando furioso e sbattendo la porta.

Sì, si è innamorato... Si disse Itachi, ridendo sonoramente per la scenata che aveva fatto. Poi si alzò dal divano e decise di smetterla di starsene a fare la muffa. Doveva andare da Sakura.

 

Sakura-chan, non puoi farmi questo!” Si lamentò al telefono, Uzumaki Naruto, depresso e completamente nel panico.

Lei sospirò pesantemente e rispose, con tono triste, “Mi dispiace. La dottoressa ha detto che non è una gravidanza facile, devo stare a riposo, scusami”.

Il biondo si morse il labbro e chiese preoccupato “Ma stai bene? Ti sento un po' strana”.

Si... -Fece una leggera pausa- Sto bene. Senti, i disegni ce li ha ancora il fratello del mio fid... Di Itachi” Si corresse, sospirando ancora una volta.

Sakura! -La richiamò serio- Sei assolutamente sicura di star bene?”

Io... Io... -Bisbigliò con tono spezzato, poi parlò tutto d'un fiato- Sì, sto benissimo, cretino. Vai a prendere i disegni da Sasuke e lavora, altrimenti Nagato fa una strage. Ciao, grazie” Concluse attaccando il telefono, non voleva farlo preoccupare per nulla; già gli aveva causato tanti di quei problemi...

Così s'incamminò lentamente verso la cucina e decise di farsi un cioccolato caldo, forse l'avrebbe tirata un po' su di morale.

«Sakura! -Udì chiamare da una voce conosciuta, si voltò e vide Itachi entrare in cucina che la guardava dispiaciuto e colpevole- Mi dispiace. -Continuò, avvicinandosi ancora un po' a lei- Sono un idiota e un ragazzino. Non dovevo... Mi dispiace, Sakura» Finì abbassando lo sguardo a terra, incapace di spiegarsi. Non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti in situazioni del genere.

Sakura gli si avvicinò, mettendogli le mani sulle spalle e disse, comprensiva, «Itachi... Ho capito, ma... Non farlo più, ti prego» Singhiozzò poggiando la testa sul suo petto.

Itachi l'abbracciò stringendola a sé e mormorò «Scusami... Ti amo, anzi, vi amo» Si corresse.

Lei sorride, alzò le punte e lo baciò sulle labbra rispondendo «Anche noi».

 

Naruto camminava per casa con le mani nei capelli, borbottando e maledicendo la sfiga, il destino e tutti i Kami. Perché? Per quale stramaledetto motivo non gliene andava bene una?. Il suo lavoro era sfiancante, i suoi amici erano pazzi e l'amore... Ah quello! Era peggio di qualsiasi altra cosa, in trent'anni di vita non si era mai; nemmeno mezza volta, innamorato di qualcuno o qualcuna. Ci aveva provato, ad esempio con Gaara, ma non ci riusciva. Non voleva soffrire, dipendere da qualcuno. In tutti quegli anni, Naruto, era sempre stato restio nei confronti degli altri, perfino con Ino, Iruka, Hidan e Nagato, che erano la sua unica famiglia, non si apriva completamente. C'era qualcosa che lo bloccava, che gli impediva di fidarsi. E sapeva perfettamente cos'era. Era colpa sua, tutta colpa di Kurama. Lo odiava. Lo odiava come non aveva mai odiato nessuno, era il suo demone personale. La sua disgrazia.

Perché? Perché l'ho incontrato?... Si chiese, come ogni volta che ci pensava, accucciandosi a terra e mettendosi le mani nei capelli. Come sempre, quando si ricordava di lui.

 

Ventidue anni prima:

 

«NARUTO! -Gridò, un vecchio parroco, correndo dietro ad un bambinetto di circa otto anni; raggiungendolo e sollevandolo per il colletto delle maglia- Devi farti il bagno, muoviti» Ordinò trascinandolo nelle docce comuni dell'orfanotrofio.

«Che palle! Jiji me lo sono fatto la scorsa settimana» Affermò il marmocchio, sbuffando e mettendo un broncio sul viso.

Il vecchio Sarutobi rise sonoramente, poi gli diede un leggero pugno in testa «Non ci si lava una volta alla settimana, scemo! Ora vai che le sorelle ti stanno aspettando» Gli disse lasciandolo dinanzi alla porta chiusa.

Naruto si grattò la testa e lo guardò male, gli fece la linguaccia e svincolandosi scappò un'altra volta da lui «FREGATO, JIJI» Gridò contento mentre faceva le scale di corsa, avviandosi verso il giardino.

«MOCCIOSO! NARUTO! SE TI PRENDO...» Gli urlò contro Sarutobi arrancando dietro di lui. Ogni volta era la stessa storia, quel bambino era un tornado, non stava fermo un secondo; ma per quanto fosse uno dei bambini più problematici, Sarutobi, si era affezionato a quella peste, forse più degli altri. Sapeva che sotto alla facciata del bambino sempre sorridente e giocoso si nascondeva la tristezza per essere rimasto solo al mondo, per non avere nessuno da amare.

Naruto, fece una pernacchia in sua direzione, poi ridendo cristallino aprì la porta d'ingresso; bloccandosi alla vista di chi vi era davanti: un ragazzo alto, muscoloso, gli occhi erano di uno strano rosso rubino ed i capelli dello stesso colore, quasi arancioni, aveva una faccia scura e minacciosa ed osservava il bambino dall'alto in basso con un ghigno cattivo sul viso, che scomparì alla vista del parroco. Il piccolo si ammutolì, quasi spaventato, non gli piaceva quel ragazzo; aveva qualcosa di strano.

«PRESO! -Disse Sarutobi con affanno, sollevando di nuovo Naruto per il colletto, poi si accorse di chi aspettava dinanzi alla porta- Tu chi sei ragazzo?» Domandò cordiale.

«Kurama. Mi hanno detto che devo fare volontariato qui» Rispose questo incurante, con un'alzata di spalle; buttando un altro sguardo verso Naruto.

«Jiji? Io vado a lavarmi eh» Parlò velocemente il piccolo, divincolandosi un'altra volta e correndo su per le scale; non voleva stare li, aveva paura di quel ragazzo.

Sarutobi lo guardò, quasi con occhi sgranati, poi ridendo si rivolse a Kurama «Vieni ragazzo, ti faccio fare un giro dell'istituto. -Gli mise un braccio dietro le spalle in modo amichevole e s'incamminarono- Non far caso a Naruto è un uragano pieno di energie, però gli vogliamo tutti bene» Lo informò ridendo.

«Capisco. È un bel bambino» Affermò Kurama in tono piatto.

Sarutobi, si stupì di quella frase, ma decise di non farci caso; continuando a mostragli la struttura. Avere un aiuto in più, da un giovane, era quello che gli serviva.

Fu questo il suo più grande errore.

 

Ai giorni nostri:

 

Il campanello suonò all'improvviso e lui, trascinandosi come un fantasma, aprì la porta con uno sconsolato «Sei venuta a prendermi sorella morte?».

«Sinceramente? -Domandò una voce conosciuta- Lo vorrei tanto, cretino. Peccato sia leggermente illegale» Concluse il ragazzo dai capelli corvini, ghignando in sua direzione.

Naruto, alla vista della papera-folle (anche detto Sasuke), sgranò gli occhi. Che cazzo ci fa a casa mia?... «Che vuoi?» Domandò duro.

Sasuke gli lanciò contro la cartellina arancione e rispose acidamente «Faccio il fattorino per quella strega! Ecco cosa ci faccio qui» Poi voltò le spalle e fece per andarsene.

«ASPETTA! -Gli urlò dietro Naruto- Senti, ti offro qualcosa. Per ringraziarti -Non voglio stare solo in questo stato-, so che magari abbiamo cominciato con il piede sbagliato, -Per colpa tua- ma... Potremmo tentare di... Non so... Andare d'accordo, per una volta» Concluse in modo disordinato.

Accetta... Accetta... Accetta... Scemo, se mandi all'aria tutto pure oggi me ne vado sul serio!... Lo minacciò duramente il suo cervello, così fece una leggera smorfia e disse «Sì, va bene» In fondo era curioso di vedere altri lavori di Uzumaki.

Peccato che, quando entro in casa sua, per poco la non gli cascò la mandibola. Era... Era... Un delirio: fogli carta sparsi da per tutto, vestiti puliti e sporchi mischiati insieme ed accalcati sul divano, scatole di ramen ovunque... Sembrava che quella casa fosse stata colpita da un uragano.

Naruto si mise una mano tra i capelli, grattandosi la testa imbarazzato, e pigolò ridendo istericamente «È che con il mio lavoro non riesco a star dietro a tutto e Nee-chan è un po' che deve venire a casa mia, di solito ci pensa lei -Sbraitandomi contro e dandomi del cretino-» Concluse nella sua testa.

Sasuke annuì semplicemente, trattenendosi dal fare un commento al vetriolo.

«Vieni -Disse Naruto- In cucina è leggermente migliore la situazione» Aggiunse facendogli strada, poggiò al tavolo la cartellina arancione e fece gesto a Sasuke di sedersi mentre lui metteva sul fuoco la teiera per il tè «Ho solo tè verde. Va bene?» Chiese macchinando ai fornelli.

«Sì, non preoccuparti» Rispose il ragazzo, osservando l'uomo di spalle; perdendosi come al solito sulla sua figura: era minuto per avere trent'anni, sembrava più adolescente, un liceale carino. Non un trentenne affermato ed indipendente. Lo vide voltarsi verso di lui, sorridere e porgergli la tazza; Sasuke l'afferrò, mormorando un “grazie” a mezza bocca. Si sentiva a disagio in una situazione del genere: troppo intima, troppo famigliare, troppo... Piacevole.

Il biondo si limitò a fare un altro sorriso, poi sconsolato aprì la cartellina contenente i disegni. Avrebbe dovuto fare tutto da solo, Hinata e Ten-Ten si occupavano dei personaggi, non erano in grado di disegnare un paesaggio come voleva lui. Solo Sakura ci riusciva. Quando però li osservò, per poco, non si strozzò con il tè «Oh Kami! Grazie! Oddio, devo chiamare Sakura-chan e farle un monumento. Ma come ha fatto? Aveva detto di non averle nemmeno toccate!» Domandò a raffica con un sorriso a trentadue denti, mentre osservava perso quei disegni assolutamente perfetti.

«Ecco... In verità...» Cercò di dire Sasuke, che però venne immediatamente bloccato dall'altro; che lo guardò pensieroso «Questo non è il tratto di Sakura. Chi li ha fatti?».

Uchiha scostò lo sguardo, odiava quando qualcuno vedeva i suoi lavori, e rispose «Li ho fatti io».

L'altro schiuse le labbra, sorpreso, poi piegò la testa da un lato ed esclamò «Sei bravissimo! Sono stupendi. Grazie».

«Non avevo nulla da fare, non ringraziarmi. Non l'ho fatto per te» Rispose brusco.

Naruto scoppiò a ridere cristallino, rimise delicatamente le bozze all'interno della cartellina, poi parlò sereno «Mi hai comunque salvato la vita! Ora mancano solo i personaggi» Finì con tono leggermente depresso.

«Non hai disegnato nulla?» Domandò tornando ad osservarlo attentamente, pareva pensieroso e giù di morale.

Questo si morse il labbro inferiore e posando i suoi occhi sulla tazza di tè, rispose, «Due o tre li ho fatti, ma manca il protagonista... -Sasuke stava per parlare, ma venne bloccato- ...Lo so, lo so sono un idiota. Non sei il primo che me lo dice, ma non so davvero come fare» Finì in un sussurro.

«Posso vederli?» Chiese, Uchiha, in tono piatto; ma curioso di poter vedere altri lavori di Naruto. Gli piaceva il suo stile, come rendeva tutto dannatamente bello e quasi tangibile, aveva talento e questo non poteva negarlo.

«COSA?!» Urlò sorpreso ed intimorito dall'idea che Sasuke vedesse il suo disegno. No, sarebbe stato troppo imbarazzante ed assurdo.

«Perché no? Fanno così schifo?» Lo provocò, sorridendo sadico in sua direzione. Se aveva capito com'era fatto, e l'aveva capito, ora si sarebbe infuriato e glieli avrebbe mostrati. Infatti: «I MIEI LAVORI NON FANNO SCHIFO, BASTARDO!» Gridò stizzito, si alzò dalla sedia e con passo veloce andò in salotto; quando tornò gli sbatté davanti un'altra cartellina, mettendo un broncio arrabbiato e offeso sul volto; dimenticandosi completamente di ciò, o meglio di chi, avesse disegnato.

Sasuke sorrise soddisfatto ed estrasse il primo foglio, rimanendo paralizzato a quella vista. Ma... sono io... Si disse, sbattendo le palpebre confuso.

Naruto arrossì e balbettando, chiarì, «Non... Non farti strane idee! Non so come... Come mai, ecco... Però sei... Cioè è... Un buon personaggio, ha anche una storia» Finì d'impulso.

«Una storia?» S'informò, curioso, squadrando meglio il ritratto di se stesso su quel foglio di carta. Era identico a lui e Uzumaki l'aveva visto si e no un paio di volte; doveva ammetterlo era un genio nel suo lavoro, per quanto dare del genio ad un dobe un po' lo indispettiva.

Il biondo sospirò, ormai era fatta non poteva ritirare quello che aveva detto e fatto, così si sedette un'altra volta e puntando i suoi occhi sul tavolo della cucina, raccontò quello che aveva in mente «Sasuke Uchiha, ho deciso di usare il tuo nome, ha dodici anni e vive a Konoha, nel villaggio segreto della foglia. È un Ninja, almeno un aspirante tale. È scontroso, un po' scorbutico, ma geniale in tutto quello che fa. Però è solo, la sua famiglia è stata uccisa quando lui aveva otto anni... Non so ancora da chi, comunque da quel giorno si è auto-imposto il ruolo di vendicatore, vive solo per quello e null'altro... Non sei il protagonista, non credo sia il ruolo adatto, ma sei il... Coprotagonista? Beh sì, potremo dire così... Diciamo che ho in mente di farti divenire uno degli antagonisti principali, pensavo di farti tradire il villaggio ed i tuoi amici... Ma sono abbastanza confuso su questo...».

«Lo sai vero che è tutto molto incerto?» Chiese sarcastico l'altro.

Naruto gonfiò le guance e buttò fuori con uno sbuffo «Lo so».

Sasuke osservò ancora quei disegni, poi parlò «Se io... Lui -Si corresse- è così come l'hai descritto, allora avrà bisogno di qualcuno completamente diverso come rivale. Credo qualcuno come te potrebbe andar bene. E poi, hai detto aspirante Ninja, no? Fa una scuola? Qualcosa di simile? Ha degli... Amici? E come sono questi? O è realmente così solo come sembra in questi disegni?... Dovresti pensare attentamente alla trama, non puoi iniziare qualcosa di così complesso se non hai idee precise. -Lo sgridò quasi, in tono bonario. Pareva leggermente divertito da quella faccenda. Poi continuò- Itachi...».

«Che...?» Domandò Naruto alzando il viso verso di lui, completamente confuso da quel discorso. Che centrava Itachi? Non era il nome di suo fratello?.

Sasuke ghignò e chiarì «Chi meglio di un fratello maggiore, amato e venerato, per recitare il ruolo dell'assassino? Conoscendomi non sarei mai divenuto un vendicatore se fosse stato chissà chi, non avrei tradito i miei amici per uno sconosciuto... Per cui Itachi è la soluzione migliore, a mio parere» E poi così potrò prendere in giro quello scemo, buono e gentile con tutti, per il resto dei miei giorni... Pensò, sfregandosi mentalmente le mani.

Il tradimento di un fratello maggiore? Si domandò, Naruto, con un sorriso triste. Come me... Aggiunse abbassando di nuovo lo sguardo. «È una buona idea» Rispose flebile, stringendo forte la tazza tra le mani.

Sasuke si stupì di quel cambiamento e chiese «Tutto bene?».

«Sì, scusa. -Si affrettò a dire- Senti ti va se... Se... Io disegno le tue idee e mi dai un parere?» Domandò leggermente imbarazzato.

Uchiha guardò l'orologio al polso, poi rispose evasivo «Si, in fondo ho un po' di tempo».

Così passarono il loro primo pomeriggio insieme: Naruto disegnava e Sasuke raccontava.

Ecco come un bastardo senza speranza divenne il Gensaku-sha di un idiota.

Anche se, la strada per concludere il primo volume era ancora fin troppo lunga.

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Capitolo 6
*** Hey, Teachers, leave those kids alone! ***


 

-Hey, Teachers, leave those kids alone!-

 

Note: Gioite fan dello yaoi finalmente fanno pocatmmkjdkwjqiwdqk °Viene imbavagliata da Sasuke°

-Ma sei scema? Non è questo il capitolo-

Ah no? °Chiede confusa liberandosi°

-No cretina-

Uffa però °Broncio° Ti dai una mossa!

-Sei tu che scrivi imbecille-

Tu non collabori

-Tu sei deficiente-

Tu bastardo

-Tu idiota-

Tu impotente

-TU SEI MORTA!-

Scusate, lo dovevo fare almeno una volta. Hahahahaha. Meglio che fuggo 'Suke mi sta inseguendo con la spada. Bacio! Oh, il titolo viene da The Wall. Pink Floyd.

 

 

Fare il professore non era il mio sogno.

Non lo era mai stato.

Obito...

Lui, lo voleva.

Lo stupido, impulsivo e divertente Obito.

Poi...

Poi Obito mi ha lasciato, ed io...

...Ho deciso di fare il professore.

Per lui.


Ventidue anni prima:


«Uffa» Sbuffò Naruto, seduto a gambe incrociate sul pavimento della sua stanza. Sarutobi l'aveva costretto a rimanere in camera perché non aveva finito tutti i suoi compiti e lui si annoiava, terribilmente.

Qualcuno bussò alla porta, lui si rialzò e, con un piccolo broncio, aprì borbottando «Jiji se sei tu, sono ancora arrabbiato».

«Non sono Sarutobi-sama» Rispose la voce dura e profonda di Kurama.

Il bambino si bloccò, impaurito, e balbettò «C-che ci fai qui?»

Il ragazzo fece un piccolo sorriso «Sarutobi-sama mi ha detto di portati questo» Lo informò, mostrandogli il vassoio con dentro un piccolo pezzo di torta.

A quella vista lo stomaco di Naruto borbottò sonoramente, mettendolo in imbarazzo «Sì... Grazie» Disse con voce incerta, prendendo il cibo che gli porgeva il giovane.

«Bene. Ora vado» Affermò Kurama, voltandosi ed allontanandosi lentamente.

Forse mi sono sbagliato. È stato gentile... Poi oggi è... Almeno visto che jiji ha da fare festeggio con qualcuno... Pensò il bambino, in modo confusionario, osservando la sua schiena. «Kurama-san -Lo richiamò con un sorriso- Te la sai fare matematica?».

Il ragazzo dai capelli rossicci si voltò di nuovo verso di lui ed arcuò un sopracciglio «Sì, perché?» Domandò incolore.

Il più piccolo si guardò la punta delle scarpe, arrossendo timido e chiese flebile «Io no. Me la dai una mano? Per favore».

Kurama fece una strana smorfia poi, tornando inespressivo, alzò le spalle e rispose «Va bene. Tanto non ho da fare».

Era il dieci ottobre. Il giorno del suo compleanno. Da quella volta, Naruto, non aveva mai più festeggiato un compleanno. Nemmeno uno.


Presente:

 

C'era una volta uno spirito malvagio, dalle sembianze di una gigantesca volpe a nove code. Con il solo movimento delle sue code, la volpe, poteva provocare frane e maremoti. Per far fronte a quello spirito, la gente invocò l'aiuto dei Ninja. Uno solo di quei Ninja, a costo della propria vita, riuscì a imprigionare lo spirito. Quel Ninja era il quarto Hokage...”


«Allora. Allora. Allora. Allora. Che te ne pare?» Gli saltellò intorno Naruto, eccitato ed incapace di stare fermo. Era una settimana intera che ci stavano lavorando senza sosta, giorno e notte. Si erano rinchiusi con Hinata e Ten-Ten nello studio del biondo, al Rinnegan, e non facevano altro che disegnare, scrivere e corregge le bozze; dormendo si e no tre ore al giorno, ammazzandosi di lavoro senza lamentarsi. Doveva ammettere che, Sasuke, era realmente un genio, proprio come il suo personaggio, in soli sette giorni era riuscito a sbloccarlo, a dargli nuove idee e, in più, disegnava qualsiasi cosa alla perfezione. Perfino Sakura, che non poteva muoversi dal letto, aveva dato una mano: inviando alcune foto di quando era bambina, per dargli una traccia e mandando Itachi a portagli da mangiare. A Naruto veniva da ridere, ricordandosi la faccia furente dell'Uchiha maggiore quando gli raccontarono il suo ruolo nella storia ed ancor di più, sorrideva, ricordandosi il ghigno soddisfatto quando all'orecchio gli disse “In verità mi è venuta in mente una cosa: lo hai fatto su ordine di Konoha per proteggere il villaggio e il tuo Otouto, ma acqua in bocca che Sasuke ancora non lo sa”. La papera-cattiva, così come ormai lo chiamava Hidan ogni qual volta che lo incrociava per i corridoi, l'avrebbe ucciso. Ma non importava, ora la cosa fondamentale era il giudizio di Nagato.

«Mmm sì. -Affermò il maggiore degli Uzumaki, osservando attentamente le tavole- L'idea di usare personaggi reali e dargli un ruolo all'interno della trama è buona, originale. Ma non so... Manca qualcuno!» Finì storcendo la bocca pensieroso e grattandosi il naso appuntito. C'era qualcosa che non lo convinceva, era troppo... Infantile: tre ragazzi che diventano Ninja e svolgono missioni. Da soli. No, era poco “reale”. Serviva un adulto.

Naruto si bloccò a quello parole e, stringendo i pugni lungo i fianchi, abbassò gli occhi al pavimento. Basta! Perché? Per quale dannato motivo non gli va mai bene nulla?... Si domandò affondando le unghie nella carne. «Non riesco a capirti, cosa c'è ora che non va? Abbiamo una trama, dei personaggi, un cavolo di protagonista, cosa... Cosa manca ancora?» Parlò tutto d'un fiato, con furia.

Nagato alzò gli occhi verso di lui e sospirò, a volte Naruto era maledettamente infantile, poi lo informò calmo «Un sensei!»

«Un sensei? -Ripeté, stralunato- Ma c'è già un sensei. Non lo vedi? -Indicò le tavole- È Iruka!» Concluse alzando leggermente il tono di voce. Cosa? Mi sta prendendo in giro?.

Nagato scosse la testa e dichiarò «No, Iruka è l'istruttore delle reclute! Serve qualcun altro, per ogni squadra. Questi ragazzi hanno tredici anni, Naruto, anche se sono Ninja è irreale che vadano in giro ad affrontare missioni pericolose senza una guida. Qualcuno che li faccia crescere. Che li istruisca. Mi capisci?» Chiese, in tono bonario. Era la prima volta che non gli urlava contro.

Naruto annuì, aveva ragione. Come sempre.

«Naruto? -Lo richiamò Nagato, con tono cupo- Sei sicuro di voler inserie...» Lasciò la frase in sospeso, incapace di pronunciare quel nome.

Il giovane uomo sospirò e disse duro, prendendo le tavole dalla sua scrivania, «Sì, Nagato. Sono sicuro» Poi uscì dal suo ufficiò. Senza potersi trattenere dallo sbuffare sonoramente una volta fuori. È un pezzo della mia vita. È la mia vita. Se il protagonista sono io, lui deve esserci...

«Allora? Che ha detto il capo? C'è l'abbiamo fatta?» Lo investì, letteralmente, Ten-Ten con tono entusiasta ed un grande sorriso. Erano tutti lì: Ten-Ten gli si era avvicinata andandogli incontro, incapace di stare ferma. Hinata stava, invece, compostamente seduta su una sedia; leggermente stanca per le ore di sonno perse. E Sasuke... Lui era poggiato con la schiena contro il muro, stravolto, le braccia incrociate al petto ed i capelli spettinati... Beh... Era un po' tutto scompigliato. Lo osservava attentamente, con la testa inclinata in sua direzione, aveva arcuato un sopracciglio nello stesso istante in cui era uscito dall'ufficio di Nagato. Aveva capito cos'era successo con un solo sguardo, senza bisogno di parole. In soli sette giorni si erano legati in modo fin troppo stretto, tanto che, Sasuke, riusciva a leggergli in viso ogni pensiero ed emozione. Avevano praticamente passato ventiquattro ore su ventiquattro insieme, dormendo l'uno poggiato all'altro sulle scomode sedie dell'ufficio di Naruto. E questo non andava bene, per niente. Non poteva, non voleva innam... Affezionarsi ad Uchiha Sasuke. No, mai!

Sospirò stancamente e li informò con tono asciutto «Mi dispiace. Ha detto che mancano i sensei!».

«Ma come? C'è Iruka!» Disse Ten-Ten, sbattendo le palpebre confusa.

Naruto si sedette vicino ad Hinata, mentre gli occhi di Sasuke gli perforavano la schiena. Da qualche giorno non faceva altro che osservarlo. Non va bene. Non va bene. Non va per niente bene! Continuò a ripetersi stringendo convulsamente le tavole tra le mani, quegli occhi lo stavano bruciando, letteralmente. «Dice che... Ne servono altri per ogni squadra. -Parlò a fatica, sempre più imbarazzato dalla presenza di Sasuke- Quindi... Pensavo ad Asuma, era il mio vecchio professore di matematica al liceo; molto legato a Shikamaru Nara, quello pigro in squadra con Ino e Choji. Credo sarebbe perfetto per il team 10» Finì portandosi una mano dietro il collo e massaggiandolo delicatamente. Prudeva e scottava ogni secondo di più. Cazzo! Smettila di guardarmi!.

«Kurenai» Pigolò piano Hinata, distraendolo da suoi pensieri.

Il biondo si voltò verso di lei e chiese, con un leggero sorriso, «Cosa Hinata? Scusa non ho sentito bene».

Lei si tormentò le mani per un attimo, poi sospirando parlò «Per noi! Cioè... Per Hinata, Kiba e Shino... Kurenai era la mia insegnante di pianoforte... Una donna bella e forte. Mi ha insegnato molto, anche nella vita. Sarebbe perfetta... Ovviamente se lei è d'accordo Naruto-sama» Sì affrettò a concludere, con le gote leggermente rosse dall'imbarazzo. Non era il tipo che parlava molto.

«Certo che sono d'accordo! -Esclamò con un sorriso enorme- Hinata sei fantastica. Quando puoi portami la sua bozza e la miglioriamo insieme» Le disse felice.

La ragazza si alzò dalla sedia e sorridendo rispose «Lo faccio subito! Ten-Ten, mi aiuti?» Chiese rivolgendosi all'amica.

«Certo che sì» Affermò questa, prendendola per mano e trascinandola quasi verso l'ufficio di Naruto.

Lui se ne rimase seduto, sospirando distrutto ancora una volta; quel lavoro lo stava uccidendo «Ora manca solo il sensei del team 7» Sussurrò a se stesso, si era quasi dimenticato della presenza, asfissiante, dell'Uchiha.

«Io avrei in mente qualcuno» Intervenne lui con voce profonda, provocandogli un brivido lungo la schiena.

Cristo! Perché la sua voce mi fa questo effetto? Naruto, cazzo! Ha vent'anni è un ragazzino, riprenditi... Si ammonì «E chi?» Domandò poi, voltandosi verso di lui.

Sasuke sorrise leggermente e lo informò «Il sensei più demente della galassia!».


Hola. Hola. Hola. Segreteria telefonica di Kakashi. Lasciate un messaggio e vi risponderò, in ritardo, ma lo farò.


Se sei Jiraya: l'ultimo Icha-Icha era... Fenomenale, mi ha commosso!

Se sei Orochimaru: serpente a sonagli! Il povero Sasuke preferisce le mie lezioni non le tue.

Se sei il leccapiedi di Orochimaru: scusa, ma tendo a dimenticarmi i nomi.

Se sei Gai: ho vinto!

Se sei uno dei miei allievi: non sono in ritardo, sto creando ecco perché non sono lì.

Se sei Sasuke: se avessi avuto un figlio... L'avrei voluto l'opposto di come sei tu! Ma ti adoro lo stesso, mio pupillo.

Se sei Rin: … Sarei molto felice se ogni tanto mi chiamassi.


Bip.


Kakashi. Carissimo. Ti è arrivata la copia autografata con dedica?. Dovresti vedere il prossimo, ho fatto ricerche in ogni dove per scriverlo. Oh, sono all'ospedale Tsunade mi ha pestato di nuovo”.


Bip.


Dovresti portare rispetto per i tuoi sempai. E poi, perché nomini prima Jiraya eh? Quel fallito, scribacchino da due soldi, brutto rospo, bavoso, vecchio pervertito...”


Bip.


Si vergogni! È un maleducato. Ha perfino fatto infuriare Orochimaru-sama”


Bip.


La giovinezza vince sempre. Per cui ho vinto io”


Bip.


Sensei? Dannazione, è la terza volta che saltiamo le sue lezioni perché sta “creando”. Si muova!”


Bip.


Perché io ho un messaggio personale? Per quale cazzo di motivo mi perseguiti? E comunque alle 14.00 precise fatti trovare allo Sharingan, mi servi. NON FARTI STRANE IDEE!”


Biiiiip


...”


Quell'ultimo messaggio muto, fu la cosa che a Kakashi fece più male. Sapeva che era Rin, ne era certo, chiamava sempre quel periodo dell'anno. Lo chiamava e riagganciava immediatamente, senza dire una parola, da quindici lunghi anni. Doveva vederla da allora, da quando tutta la sua vita cambiò. Da quando lui stesso divenne un'altra persona. Lei gli dava la colpa di quello che era successo e lui non poteva darle torto, né poteva prendersela. In fondo condividevano lo stesso dolore. Quasi lo stesso.


Quindici anni prima:


«KAKASHI! OBITO!» Li richiamò, con un dolce sorriso, una giovane donna di vent'anni; correndo verso di loro con un braccio alzato e scuotendo la mano, salutandoli.

«La mia Rin!» Esclamò, Uchiha Obito, con gli occhi che stavano per prendere la forma di due cuori. Pareva il personaggio di uno shojo.

Kakashi, lo scrutò in cagnesco, poi si limitò a fare un cenno con la testa. Aveva le mani in tasca e la faccia, per quanto potesse intravedersi da sotto la mascherina medica che portava costantemente, scura e seria. Tutto il contrario dell'altro.

Rin li raggiunse, si piegò posando le mani alle ginocchia per riprendere fiato ed infine si rialzò parlando dispiaciuta «Per fortuna vi ho trovato. Mi dispiace tanto, ma mia mamma ha la febbre alta e devo badare a mio fratello. Non posso venire a cena con voi stasera. Però voi andate, io verrò un'altra volta».

«Non fa niente» Le rispose perentorio Kakashi, quella uscita nemmeno la voleva fare.

«Ma come “Non fa niente”? -Sbraitò Obito agitando le mani- No, Rin. Erano secoli che dovevamo stare tutti e tre insieme. Ti prego!» La supplicò, mettendosi le mani davanti al volto ed unendole in preghiera.

Lei rise dell'atteggiamento infantile dell'amico, che non sarebbe mai cambiato «Mi dispiace tanto, ma ora devo proprio andare. -Disse tutto d'un fiato- Sarà per la prossima volta giuro. Ciao ragazzi!» Li salutò con un altro sorriso, correndo di nuovo verso casa.

Obito la guardò andare via con un broncio sul viso, poi con quasi le lacrime agli occhi si lamentò «Non vale! Proprio oggi che potevo stare solo con la mia Rin».

«Solo?» Domandò Kakashi, alzando un sopracciglio.

L'altro si voltò in sua direzione «Beh... Tu non conti, non parli mai!» Esclamò scoppiando a ridere.

Kakashi cominciò a camminare lentamente, seguito “dall'amico”, «Ma quando la smetterai?» Domandò retorico e leggermente irritato.

«Di fare cosa?» Chiese Obito, incrociando le braccia dietro la testa.

«Di far finta che ti piace ancora Rin» Buttò fuori velenoso, velocizzando il passo. Non lo sopportava quando faceva finta di non capire.

Obito si arrestò e cercò di dire flebile «Kakashi è che...» Questo lo bloccò, fulminandolo con lo sguardo «Kakashi un cazzo! Stiamo insieme da tre fottutissimi anni e lei, come tutti, ancora non lo sa. Cosa vuoi aspettare: la vecchiaia?» Finì con un ringhio.

«È innamorata di te. -Sussurrò abbassando gli occhi a terra- Non voglio farmi odiare, è l'unica amica che ho» Concluse triste.

L'altro sbuffò esasperato, non lo capiva. Non l'aveva mai capito. Che bisogno aveva di un'amica se aveva lui «Vacci da solo a cena fuori!» Disse perentorio, attraversando la strada, senza nemmeno controllare che il semaforo fosse verde.

Obito sgranò gli occhi, impaurito, e lo seguì «KAKASHI, ASPETTA. CRETINO È ROS...» Non fece in tempo neanche a finire la frase, che una macchina lo investì in pieno.

«Obito...» Mormorò Kakashi con occhi sgranati, non aveva nemmeno la forza di urlare; era successo tutto così velocemente che non se ne rendeva conto. Un secondo prima stavano litigando, un secondo dopo Obito era steso in una pozza di sangue. Il suo. Crollò sulle ginocchia, incapace di reggersi ancora in piedi e continuò ad osservare il sangue colare dal suo corpo. L'avrebbe guardato per sempre.


Ai giorni nostri:


«Sicuro che verrà?» Chiese, Naruto, per la centesima volta; leggermente preoccupato. Aveva già contattato Asuma, mentre Hinata aveva chiamato Kurenai, ed entrambi si erano dimostrati felicissimi di partecipare a tale progetto, complimentandosi con loro ed aspettando con ansia l'uscita del primo volume. Ma questo Kakashi? Avrebbe accettato? Avrebbe dato il suo consenso?. Era pieno di dubbi.

«Ne sono certo! Quello non rifiuta mai un mio invito» Rispose stizzito; odiava Kakashi, era l'essere più appiccicoso e cretino, no forse Naruto era più cretino, sulla faccia della terra. E aveva deciso di diventare la sua cozza.

«IL MIO PUPILLO!» Ululò qualcuno, fiondandosi tra le braccia di Sasuke e stringendolo in una morsa ferrea. Adorava far arrabbiare l'Uchiha.

Naruto per poco non sputò il caffè che stava sorseggiando alla vista dell'uomo, di forse qualche anno più grande di lui, con una mascherina medica sul viso, i capelli argentei scompigliati verso l'alto ed un paio di occhiali da sole, strusciarsi su Sasuke come un gatto e ripetere le parole “cosa ti serve, mio allievo prediletto?”. Era dannatamente assurdo!

«KAKASHI!» Ringhiò il corvino, staccandoselo di dosso e sbattendolo sulla sedia accanto, incrociando le braccia al petto e sbuffando incazzato, mentre gli scoccava un'occhiataccia di puro odio.

«Mostro senza cuore! E pensare che ti voglio così bene» Affermò, recitando la parte dell'offeso, e tentando di abbracciarlo un'altra volta.

Sasuke si alzò fulmineo dalla sedia e disse al suo professore, in tono duro che non ammetteva repliche, «Parla con lui e di sì. Io devo lavorare».

Kakashi si sedette composto e disse «Oh, allora: Sasuke caro, mi porti un tè freddo».

«PRENDITELO DA SOLO!» Gli urlò contro allontanandosi, mentre una vena cominciava a pulsare pericolosamente sulla sua fronte alla parola “caro”. Che aveva fatto di male per meritarsi quel... Quel.... Quel rompi coglioni?!.

«Quel ragazzo è proprio scorbutico -Affermò ilare, voltandosi verso il biondo- Tu chi sei?» Domandò curioso. Era raro, rarissimo, quasi del tutto impossibile che Sasuke gli presentasse qualcuno.

L'uomo si alzò in piedi ed allungò una mano verso l'altro «Mi scusi, sono Naruto Uzumaki, è un piacere conoscerla».

Kakashi la strinse e rispose «Kakashi Hakate. Piacere mio -Poi aggiunse, con il solito tono strafottente, proprio mentre Naruto beveva un altro sorso di caffè- Sei il suo fidanzato?» E si spostò leggermente di lato, già sapendo cosa sarebbe accaduto.

A quella domanda, Uzumaki, sputò tutto ciò che aveva in bocca; tossendo rumorosamente «N-no -Rispose rauco- NO!» Ribadì alzando la voce.

«Oh scusa. -In realtà non era per niente dispiaciuto- Lavori con lui?» Chiese ancora, asciugando con un tovagliolo il casino che aveva combinato quel ragazzo, ringraziando mentalmente Sasuke; quel giorno gli serviva una distrazione e lui gliel'aveva offerta su un piatto d'argento.

Naruto sospirò, stavano divagando troppo, «Sì e no. Sono un mangaka e Sasuke mi sta dando una mano» Chiarì.

«Un mangaka? -Ripeté stupito l'uomo- E per quale motivo un mangaka ha chiesto di vedermi? Sì, è vero che insegno pittura, ma non abbiamo molto in comune io e te» Esclamò, con un'alzata di spalle.

«Ecco... Mi serve un sensei e Sasuke ha pensato che lei fosse adatto» Cercò di spiegarsi, grattandosi la testa imbarazzato, le parole non erano il suo forte.

«Del tu. Dammi del tu. -Disse lui- Un sensei? E per cosa? Imparare a disegnare?» Chiese poi con una risata. Credo che Sasuke mi ucciderà, gli sto offendendo il futuro fidanzato... Pensò divertito, avvertendo lo sguardo tagliente dell'Uchiha dietro le sue spalle, anche se erano a metri e metri di distanza.

Naruto mosse la mani in segno di diniego, quasi istericamente, «No. No. No. Mi sono spiegato male. In verità... Sto... Creando un manga -Si abbassò tirando fuori dalla sua tracolla una cartellina e mostrò le tavole che aveva disegnato fino a quel momento- e uso personaggi reali, prendo ispirazione da loro, ma mi manca un sensei per questo team -indicò la tavola con su disegnati tre ragazzini di tredici anni- il team 7, composto da Sakura Haruno, che è una delle mie assistenti. Sasuke Uchiha, che beh... Potremo dire che anche lui è un mio assistente e da... Ecco Naruto Uzumaki. -finì imbarazzato, per poi spiegarsi rapidamente- Non è stata un'idea mia, non volevo inserirmi per niente, ma il teme... Cioè Sasuke ha creato una storia dall'inizio alla fine e mi ha praticamente imposto di essere il protagonista. Non l'ho fatto per manie di grandezza» Si spiegò, mettendo un broncio sul viso, non gli piaceva quell'idea; non amava stare al centro dell'attenzione. Ma Sasuke l'aveva praticamente costretto, anzi aveva disegnato lui stesso Naruto Uzumaki.

Sembra Obito... Pensò Kakashi, divenendo scuro in volto. Poi tentò di tornare in sé e disse «Ok. Ma solo perché il mio pupillo ti ama -Un ringhio lontano sovrastò quell'ultima parola- e ad una condizione».

Naruto sbatté le palpebre, confuso «Che condizione?» Domandò leggermente preoccupato. Oddio, non vorrà mica una percentuale?.

«Obito» Riferì serio, stupendo completamente Naruto di quell'improvviso cambiamento.

«Cosa...?» Domandò il biondo.

Kakashi si posò una mano sotto il mento, spostando la testa verso destra e sospirò «Obito è... Era... Il mio fi... Migliore amico. -si corresse con un sussurro- Lui e Rin, sono sempre stati la mia famiglia, ma ormai è andata completamenti in pezzi. -Per colpa mia- Vorrei, rivederci insieme, anche solo su carta. Anche solo su un piccolo riquadro mi basterebbe. -Voglio rivederlo vivo- Almeno questo» Concluse continuando a guardare un punto fisso alla sua destra, perso nei suoi pensieri.

Naruto si morse il labbro inferiore, colpito da quel tono, non credeva che un uomo così... Folle, divertente e un po' stupido potesse aver provato tutto il dolore che traspariva da quelle poche parole «Puoi descrivermi Obito e Rin?» Chiese sorridendogli ed estraendo un nuovo foglio di carta.

Kakashi annuì, tornando di buon umore. Fu così che, insieme, disegnarono il team di Minato Namikaze, creando la loro storia.

Peccato che, in futuro, quando Naruto informò Kakashi della decisione di far divenire Obito l'antagonista principale, sotto suggerimento di Sasuke, rischiò quasi lo strangolamento.


Era stravolto, si trascinava verso il suo appartamento con gli occhi socchiusi; voleva sprofondare nel letto e andare in coma.

«È andata bene, no?» Lo riscosse, la voce calma e profonda di Sasuke, che aveva deciso di accompagnarlo fino a casa vista l'ora tarda. Più passava il tempo, più diventava protettivo nei suoi confronti.

«Sì. -Biascicò Naruto- Ma sono distrutto Kaka-sensei parla un casino» Si lamentò poggiando la testa sullo stipite della porta. Era finalmente arrivato. Casa, dolce, casa... Si disse sorridendo e pregustando già la morbidezza del materasso sotto la sua schiena dolente.

«Anche troppo per i miei gusti. -Rispose duro Sasuke, osservando attentamente l'altro che stava quasi per svenire dal sonno- Meglio che vada, sei uno straccio. Riposati, domani abbiamo da fare» Riferì. Finirà per ammalarsi se continua così: non dorme, mangia solo ramen e beve solo caffè. Mi morirà davanti... Si disse preoccupato. Fin troppo in ansia.

Naruto si voltò verso di lui, gli sorrise sincero e disse con un leggero mormorio «Grazie 'Suke, te l'ho già detto che mi hai salvato la vita?» Rise inclinando la testa d'un lato e poggiando la schiena alla porta.

È stupendo... Pensò, Sasuke, deglutendo sonoramente, poi spinto da una forza invisibile, posò le mani ai lati del suo viso, sul freddo legno. Si sporse verso di lui, prendendolo di sorpresa e vedendolo sgranare gli occhi, mormorando a fior di labbra «Usuratonkachi... Posso baciarti?». Nemmeno gli diede il tempo di rispondere che unì le loro bocche in un lieve contatto, leggero e prolungato.

No! Non va bene, non va bene, non va per niente bene!... Si ripeté ancora una volta Naruto, nel panico; poi però, troppo stanco per obiettare, chiuse gli occhi ed assaporò quel momento. In fondo, un solo, misero e stupido bacio che conseguenze poteva portare?.

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Capitolo 7
*** Se il cuore dice sì, la mente ti dirà di no. ***


 

-Se il cuore dice sì, la mente ti dirà di no-

 

Note: Mal di testa -.-''. Tanto mal di testa. L'ho scritto un bel po' di volte e questa è la versione che mi fa meno schifo! Sorry. Si è OOC. Scusate ancora. Un bacio!

 

Il demone della solitudine è una macchia scura.

È il buio che ti logora.

È la forza della disperazione che ti distrugge, lentamente.

È inesorabile.

Non serve circondarsi di estranei.

Non è la gente che ti fa sentire meno solo.

Sta a te rialzarti.

Io l'ho fatto.

Buttando quel vecchio cartone su cui dormivo e afferrando la sua mano.

Non mi ha chiesto nulla in cambio.

Non ha mai voluto nulla.

E per quanto io non sia una persona sentimentale.

Due sole parole non possono fare a meno di uscire dalla mia bocca.

Grazie, Naruto.


Come siamo arrivati fino a questo punto?... Si chiedeva, Naruto, avvertendo le mani grandi e calde di Sasuke affondare nei suoi capelli, massaggiargli la cute e tirarlo verso di lui in modo frenetico. Lo baciava, infilandogli la lingua in bocca, assaporando ogni parte del suo essere. Lambiva con tocchi leggeri il suo muscolo, esplorando l'umida cavità, succhiandolo vorace, avvolgendo le braccia attorno ai suoi fianchi, unendo i loro corpi bollenti e bisognosi, saldandoli assieme. Senza scampo.

Kami! Perché non riesco a fermarlo?... Si domandò ancora, in panico, mentre contro ogni suo volere le braccia andavano a circondare il collo di Sasuke. Gemendo sonoramente dentro la sua bocca quando i bacini, ancora vestiti, si sfiorarono. No! Perché? Non voglio... Tremante, tentò di riacquistare lucidità, staccandosi dalle sue soffici labbra e sussurrò con affanno «Basta... Sasuke».

Quest'ultimo spostò la bocca sul suo collo, mordendolo, il respiro veloce, le mani febbrili che si muovevano lungo il corpo morbido di Naruto «Perché? Lo vuoi anche tu» Soffiò nel padiglione auricolare, tirandone il lobo con i denti.

«Dai! Lo so che mi vuoi» Come una gelida lama questa frase colpì la sua mente. A quel ricordo sussultò, terrorizzato. Quelle parole gli martellavano in testa senza sosta, continuamente. Quelle parole urlate, ringhiate all'orecchio di un bambino di soli otto anni. La puzza di sangue. Il suo. Le lacrime. Le sue. Il dolore lancinante. Il suo. E gli occhi. Gli occhi rossi di Kurama. No, non voglio più vedere quegli occhi... Gemette, nella sua testa, sofferente. Prese un grande respiro e posò le mani sul torace di Sasuke, cercando con tutto se stesso di calmarsi, lo allontanò da lui; abbassando il volto al pavimento «Sasuke, no!» Disse ancora, ammonendolo, stringendosi i palmi al petto. Fragile, indifeso, bambino. Come quella volta.

Uchiha lo osservò, stupito da quella reazione, portò una mano tra i suoi capelli, carezzandoli «Cos'hai?» Domandò, con preoccupazione. Impensierito da quel cambiamento.

Naruto mosse la testa in un gesto negativo e rispose, flebile ed insicuro, mentendo, «Nulla. E che... sono stanco e non... Non me la sento».

L'altro si avvicinò ancora a lui, baciandogli la fronte «Scusa. Hai ragione, devi riposare» Affermò con premura, non pareva nemmeno lo stesso Sasuke che aveva incontrato più di una settimana prima, in quel bar. Era dolce, sinceramente dispiaciuto.

«Perché?» Chiese riportando le iridi cerulee sul suo volto. Bello, fin troppo in quel momento. Lo spaventava, gli faceva perdere la ragione e non poteva... Non voleva permetterselo.

«Perché cosa?» Domandò lui, sfiorandogli le labbra con un leggero tocco delle sue. Naruto gli faceva perdere la testa, era guidato da un istinto sconosciuto che non faceva altro che spingerlo verso l'altro, desiderava toccarlo, baciarlo, fare l'amore con lui. All'infinito. Sentiva lo stomaco contrarsi in modo doloroso ogni volta che gli era vicino, ogni volta che respirava il suo odore. Naruto era la calamita e lui una semplice monetina sotto il suo controllo.

Perché mi tratti così? Perché ti preoccupi per me? Perché sento il cuore scoppiarmi nel petto? Perché non ho paura di te?... Questo era ciò che voleva chiedere, ma si trattenne. Scottato da quelle strane sensazioni. Portò le mani sulle sue spalle, allontanandolo nuovamente e domandò invece «Perché mi hai baciato?».

Sasuke deglutì sonoramente, indeciso sul da farsi. Diglielo! Per una volta lascia perdere l'orgoglio e diglielo... Prese un respiro profondo e parlò, per la prima volta espresse ciò che pensava davvero. O almeno ci provò, con tutto se stesso «Non ho fatto altro che aspettarti, da quando avevo dieci anni. Non è da me dire certe cose, non è da me fare lunghi e stupidi discorsi da ragazzina, ma... Credo... Di essermi... Di essere sempre stato... Dannazione! Penso tu l'abbia capito» Concluse velocemente portandosi una mano al collo e massaggiandolo, quasi imbarazzato. Non ci riusciva, si sentiva un idiota.

Ha proprio vent'anni... Pensò Naruto, leggermente più rilassato. Capendolo. Ma questo lo fece incupire ancora di più. Sasuke era... Speciale per lui, non voleva illuderlo, fargli male. Per questo parlò serio, come non lo era mai stato, «Non farlo 'Suke. Non innamorarti di me, ti prego. Non farlo perché ti farò solo soffrire».

«Cosa...?» Cercò di dire Uchiha, ma l'altro lo fermò guardandolo negli occhi, duramente, «Io non mi innamoro Sas'kè. Di nessuno. Mi dispiace» Finì, voltandosi verso la porta ed inserendo la chiave nella serratura. Era meglio per tutti e due, non iniziare nulla. Rimanere colleghi di lavoro, conoscenti e basta. Perché mi sento soffocare? Per quale motivo avverto un nodo in gola?... Si chiese stupito. Non gli era mai successo, con nessuno, di provare quelle sensazioni. Allora perché con Sasuke, sì?. Faceva male. Non riusciva a non far male.

«Uzumaki -Lo richiamò con tono profondo- Lo trovo divertente, sai? -Affermò con un ghigno- Nel manga tu insegui me, nella realtà io faccio altrettanto con te. E fidati: ti prenderò! Non sono il tipo da farmi abbattere da due paroline recitate male» Concluse, quasi minaccioso, voltando le spalle ed incamminandosi verso la sua dimora con le mani in tasca. Gli aveva praticamente dichiarato guerra.

Naruto lo osservò sorpreso e confuso. Una parte di lui a quelle parole aveva esultato di gioia, ma l'altra, quella spezzata e sofferente, ne aveva avuto paura. Una tremenda e giustificata paura. Doveva difendersi da quegli strani sentimenti. Aveva bisogno di un alleato.


Due giorni dopo:


Pezzi di merda! Questa è la mia nuova segreteria. Prima di lasciare un messaggio urlate: LODE A JASHIN! Ve lo ordino.


Se sei Nagato: capo! Per me è un onore, ma di tutto ciò che dirà non me ne frega nulla!

Se sei una delle assistenti del mio volpino: ma chi cazzo è quella incinta? Mi volete rendere partecipe di qualcosa?.

Se sei la papera-cattiva: COME CAZZO HAI AVUTO IL MIO NUMERO?.

Se sei il mio volpino: papà ti vuole spupazzare! Dove sei finito eh? Colpa della papera vero? Non dar confidenza agli sconosciuti che somigliano a papere, capito?.

Per gli atri scocciatori: sacrificherò le vostre madri a Jashin!


Bip.


La tua segreteria fa schifo Hidan. Sei uno dei miei redattori migliori, CAMBIA SEGRETERIA, DANNAZIONE”


Bip.


Sono io quella incinta! Sakura Haruno. E se tu fossi un po' meno sboccato faresti un piacere a tutti, maleducato!”


Bip.


Ho il tuo numero perché lavoriamo insieme. Demente. Kami! Quanto ti odio. È pronto il primo volume, lavora invece di fare stronzate. E SMETTILA DI CHIAMARMI PAPERA!”


Bip.


Hidan! Siamo in guerra. A casa mia. Ora.”


Hidan ascoltando i messaggi della sua nuova segreteria, ghignò malefico. Soprattutto quando sentì l'ultimo. Guerra? Era quello che gli serviva per distrarsi dal lavoro. Afferrò il cappotto che aveva poggiato su una sedia ed uscì di casa. Sorridendo sadico, camminò lentamente per le vie di Konoha e quando giunse di fronte all'appartamento di Naruto suonò al campanello, gongolando contento ad immaginarsi già morte e distruzione. Oh Jashin! Questa è la giornata perfetta per un omicidio... Si disse felice.

Naruto aprì la porta, trafelato e con sguardo duro, affermando «È aperta la caccia alle papere».

A quelle parole Hidan rise di gusto, si fiondò tra le sue braccia e quasi saltellando lo bombardò di domande «Come lo uccidiamo? Come lo uccidiamo? Oh volpino mio, posso spaccargli tutte le ossa? Ti prego. E dare i suoi resti ai topi della discarica? Possiamo usare un fucile e vestirci da cacciatori? Per favore».

Lo sapevo che Hidan mi avrebbe aiutato!... Pensò ghignando sadico e staccandosi dall'abbraccio dell'amico. Lo fece accomodare in casa e lo condusse fin alla cucina, sedendosi sulla sedia ed incrociando le braccia al petto. Pareva furioso.

L'altro si guardò attorno poi sbuffò «Certo che vivi in un porcile!».

«HIDAN! -Lo ammonì- Non siamo qui per parlare di questo»

«Giusto! Allora cosa ha fatto la papera-cattiva?» Chiese ilare, poggiando la schiena contro il lavabo e mettendosi le mani in tasca.

Naruto assottigliò le labbra e buttò fuori, irritato, «Mi ha praticamente detto che mi ama».

E addio omicidio! Che palle... Lo scrutò serio, poi con un'alzata di spalle parlò «E allora?».

«Come allora? Dobbiamo liberarci di lui. Come al solito. Inventati qualcosa, l'ultimo l'hai quasi fatto secco con un infarto. Fallo anche 'sta volta» Ordinò quasi, parlando tutto d'un fiato. Agitato, come non era mai stato.

Ah, volpino. Odio quando ti devo fare da psicologo... Si sospirò in testa «No! -Parlò duro- Perché dovresti liberarti di lui se lo ami?. Jashin, ed io che speravo di ammazzare qualcuno» Si lamentò infantile, osservando di sottecchi la reazione dell'altro.

Naruto sussultò a quelle parole. Come al solito Hidan era incapace di girare attorno ad un discorso. Sempre troppo diretto. «N-non è vero» Balbettò torturandosi le mani e abbassando lo sguardo verso il tavolino di legno.

Colpito e affondato!... «Naruto -Era raro che lo chiamasse per nome- Non è che sei un attore professionista, sai? Si vede lontano un miglio quando menti».

«Non voglio... Non posso» Pigolò dolorante. No, non doveva andare così. Hidan doveva aiutarlo, non farlo sentire peggio.

Questo sospirò, si sedette sulla sedia dinanzi a lui e disse giocoso, incapace di restare serio per più di cinque minuti, «Lo so che la zoofilia è reato, ma non preoccuparti ti copro io. -Rise facendogli l'occhiolino, poi cambiò tono di voce- Ho notato una cosa: -Iniziò piano- lui ti guarda sempre, i suoi occhi ti accarezzano in un modo che non ho mai visto da nessun altro. Mi faccio schifo da solo a dire queste cose maledettamente melense, ma -Si bloccò sorridendo sincero- mi piace quello stronzetto. Mi, Jashin aiutami a dire cosa sto per dire, fido di lui e dovresti farlo anche tu» Finì, per poi fare una smorfia schifata, alzarsi e sputare dentro il lavandino. Ah, gli zuccheri, la dolcezza, i buoni consigli d'amico. Mi uccideranno...

Uzumaki a quella scena rise, ma poi il suo viso si scurì, di nuovo «È questo il problema, non voglio farmi odiare da lui. Trascinarlo nelle mie paure. Nel mio... Passato. Mentirgli» Concluse incerto.

«Diglielo allora!. -Esclamò l'altro- Digli tutto! Fidati, per una volta provaci. Mi ci gioco le palle che è quella giusta» Finì in modo convinto.

«Non capirà...» Mormorò, sicuro delle sue parole. Intimorito dai suoi sentimenti.

Hidan incrociò le braccia al petto e lo guardo incazzato «Non capirà cosa? Naruto, dimmi che non ti dai ancora la colpa per ciò che è successo. Ti strappo le budella se è così».

«È COLPA MIA!! -Urlò, sbattendo le mani sul tavolo ed alzandosi in piedi- È tutta colpa mia!» Ribadì ancora una volta, stringendo i pugni sul freddo legno.

Hidan contrasse la mandibola, tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca e digitò un numero. Si era stufato, se Naruto non voleva agire da solo gli avrebbe dato una spinta.

«Che fai?» Domandò l'altro, confuso da quel gesto.

Pronto? Sasuke?” Parlò squillante il ragazzo dai capelli argentei, facendo sbarrare gli occhi al biondo e scuotere la testa, nel panico.

Vieni a casa di Naruto. Ti deve parlare seriamente. Ciao” Riferì tutto d'un fiato, prima che l'amico potesse strappargli il telefono dalla mani. Cosa che aveva provato a fare fin da subito.

«Perché l'hai fatto?» Chiese con occhi adombrati dalla rabbia e dalla delusione.

Hidan si incamminò verso la porta d'ingresso e l'aprì «Perché sei il mio migliore amico e voglio vederti felice» Affermò uscendo e chiudendosela alle spalle; estrasse nuovamente il cellulare e cominciò a scrivere un messaggio: “È la prima volta che mi fido di qualcuno che non sia Naruto. Se lo fai soffrire, se gli fai del male, non ci sarà luogo dove potrai nasconderti. Ti ucciderò con le mie stesse mani! Va da lui e... Comprendilo”. Quando finì di scrivere alzò gli occhi al cielo, facendo una smorfia. Il volpino mi ha contagiato, sono diventato troppo buono...Dovrò andare a far incazzare Nagato per riprendermi...


Se ne stava seduto sul divano, le mani tra i capelli e gli occhi rivolti a terra chiedendosi il perché. Credeva, era certo, che sarebbe stato tutto come sempre. Hidan l'avrebbe aiutato, minacciando di morte l'ennesimo spasimante, che sarebbe fuggito a gambe levate. E allora tutto sarebbe andato bene, tutto sarebbe tornato normale. Allora perché l'aveva messo in quella situazione? Non voleva parlare con Sasuke. Non voleva.... Che provasse ribrezzo per lui. Per quale motivo l'aveva costretto ad affrontarlo?.

L'ha fatto per te... Gli rispose la sua coscienza e lui sospirò, affondando con la schiena contro la pelle del divano, tentando di calmare i nervi.

Ha ragione lui... Devo dirglielo e... Almeno... Se ne andrà... Sì, mi libererò di Sasuke in questo modo... Pensò, confuso, osservando il soffitto bianco, sentendo gli occhi inumidirsi di lacrime. Non era giusto, aveva trent'anni, era un uomo e stava frignando come un idiota sulla sua prima cotta, o meglio, sul suo primo amore. Si sentiva un adolescente cretino.

Forse, visto che non ho avuto un adolescenza, ora sto regredendo. Cavolo, spero solo di non regredire fino all'infanzia. Non sarebbe molto “appagante”, credo, farsi cambiare il pannolino... Delirò, completamente nel panico, stava facendo di tutto per non pensare al fatto che tra poco avrebbe dovuto affrontare, di nuovo, il suo passato. E quella volta sarebbe stata più difficile delle altre, perché nonostante la testa gli dicesse che no, non era innamorato dell'Uchiha, il suo cuore non faceva altro che battere incontrollato ogni volta che ci pensava.

Potrei dire a Sai di disegnarci uno Shojo, dal titolo: il coglionissimo Naruto Uzumaki. Sarebbe un'idea... Si disse, mentre si chiedeva se il bianco del muro fosse bianco sporco o bianco perla.

In quel momento il campanello lo ridestò; facendolo singhiozzare di sorpresa. Proprio ora che era riuscito a rilassarsi l'ansia era tornata più forte di prima. Si alzò dal divano e con gambe tremanti andò ad aprire, rivolgendo gli occhi al pavimento. Non si dissero nulla, semplicemente gli fece strada fin dentro casa, la presenza di Sasuke dietro le sue spalle era asfissiante. Voleva fuggire, ma le gambe erano inchiodate a terra.

«Quindi -Cominciò l'Uchiha- Perché il pazzo mi ha detto di venire?» Domandò tranquillo. Non si aspettava minimamente quello che stava per dirgli Naruto.

Parla, tanto se ne andrà comunque alla fine. Sarà un'altra delusione, non importa. Ci sei abituato. Digli tutto, poi ti andrai a leccare le ferite. L'ennesimo graffio sul cuore... Cercò di farsi coraggio rimanendo voltato di spalle, non sarebbe riuscito a parlare guardandolo in faccia «Hai vinto! -Comunicò lieve, leggero come il soffio del vento- Avevi ragione, non sono bravo a mentire. Me lo dicono tutti. Credo sarai soddisfatto di sapere che... Ti amo -La voce si affievolì ancora di più a quelle parole- Che sei il primo e, sicuramente, il solo che amerò per il resto della mia vita. -Rise triste, stingendo i pugni lungo i fianchi- Però ora... Vorrei... Farti capire perché non posso stare con te» Lo informò, martoriandosi il labbro tra i denti.

Sasuke, che aveva ascoltato tutto il suo discorso in silenzio, si avvicinò a lui prendendolo per un polso e lo voltò, strinse il suo mento tra le dita di una mano e gli fece alzare lo sguardo, sorprendendosi dell'enorme velo di tristezza che adombrava le sue iridi di solito cristalline «Sentiamo. Perché non puoi stare con me? Per la differenza d'età? O quale altra cretinata?» Domandò furioso, non gli piaceva quel Naruto. Era spento, morto, non era lui.

«No. -Disse debolmente- L'età non conta realmente, a volte io sono più bambino di te -Sorrise, inclinando la testa e osservando un punto oltre la spalla di Sasuke- Semplicemente, non posso... Non sono abbastanza per te... Non sono abbastanza per nessuno» Concluse con una smorfia di dolore.

Sasuke s'irrigidì «”Non sono abbastanza per te?” -Ripeté cupo- Chi sei tu, per decidere cosa sia giusto per me? -Domandò con rabbia poi, notando il sussulto dell'altro al suo tono, si calmò, circondando la sua vita con le braccia e mormorandogli all'orecchio- Voglio te, Naruto. Voglio la tua follia, il tuo talento, la testardaggine, l'impulsività, l'idiozia, le tue risate, la tua dolcezza, la felicità del tuo sguardo e... Il tuo dolore e la tua insicurezza. Voglio tutto, Naruto, non rinuncio a te solo perché hai paura. Sono troppo egoista per farlo».

A quelle parole, il biondo, avvolse le braccia su i suoi fianchi affondando il viso contro il petto dell'altro, respirando il suo profumo «Sas'kè... Io... Devo dirti una cosa, poi se vorrai andare via... Ti capirò» Parlò incerto ed insicuro, stringendolo sempre più forte contro di lui. Non voleva mandarlo via, desiderava rimanere chiuso in quell'abbraccio per sempre.

«Non andrò via, dobe» Lo rassicurò, baciandogli la testa bionda. Non comprendava nemmeno lui il perché, ma in quel momento si sentiva in dovere di proteggerlo, di tenerlo tra le braccia sempre più forte. Come se, se l'avesse lasciato, gli sarebbe scivolato tra le mani, come polvere.

Naruto prese un profondo respiro e raccontò, sentendo un forte dolore al petto come ogni volta che lo faceva, «Mamma e papà sono morti quando avevo tre anni, di loro ho solo una foto sgualcita e il ricordo di quando lei mi accarezzava i capelli. A volte, sempre, mi manca quella sensazione. Mi mancano loro. Da morire. -Confessò mordendosi il labbro e cacciando indietro le lacrime- Nagato era troppo giovane per badare a me ed i suoi genitori non avevano abbastanza soldi per sfamare un altro figlio, non gliene faccio una colpa, anche se lui si sente responsabile. Così mi spedirono all'orfanotrofio. -Sentì la presa sulle spalle diventare sempre più salda. Quanto era idiota! Farsi consolare da un ragazzino di vent'anni- Lì stavo... Bene. Sarutobi, il rettore, era... Buono con me. Ero, se così si può dire, felice... Poi però...» Si bloccò, non riuscendo ad andare avanti.

Sasuke si sentì stringere la gola e chiese, spingendolo ad andare avanti, «Poi cosa?».

«Poi... Kurama... -La volpe! Aveva detto che non esisteva... Pensò Uchiha- ...Lui, veniva da noi a fare volontariato... Dopo mi dissero, scoprii, che lo faceva perché era troppo giovane per finire in riformatorio... In questo modo scontava la pena per... Per aver... -Respirò affondo- Quasi ucciso un altro ragazzo della sua età...Non sembrava... Cioè... Sì era un criminale, ma non sembrava così... Così... -Era confuso, non sapeva come spiegarsi- ...Non lo so il perché. Sicuramente è colpa mia, in fondo l'ho fatto entrare io nella mia stanza -Avvertì il corpo di Sasuke irrigidirsi d'improvviso. Aveva capito. In fondo era semplice da immaginare- ...Avevo otto anni quando lui... Mi ha fatto del male. E da allora io... Davvero ci ho provato, ma non riesco a farmi toccare più da nessuno... In quel modo... Per questo non voglio che stai con me. Che te ne fai di un amore a metà?» Concluse affondando ancora di più il volto sul suo petto. Ora se ne andrà e io, ancora una volta, rimarrò solo...

Sasuke contrasse la mascella. Odio, rancore, vendetta. Null'altro. Quei tre sentimenti lo stavano logorando dall'interno. L'ha violentato. L'ha violentato quando era solo un bambino... Si ripeteva senza sosta, avvertendo le esili spalle di Naruto tremare in modo impercettibile. Cercò di respirare per sciogliere il nodo che gli impediva di parlare, posò le mani sulle guance dell'altro, alzandogli il viso e il dolore che vi lesse lo colpì al petto come un gancio. Si chinò su di lui sfiorandogli le labbra, martoriate per tutte le volte in cui se l'era strette tra i denti «Credi davvero che rinuncerò a te per questo? Te l'ho già detto, Naruto, ti inseguirò per il resto della mia vita» Sorrise leggero, rassicurandolo.

Il biondo ricambiò il sorriso, con uno lievemente più tirato, e chiese «È una minaccia?» Stava bene tra le sue braccia. Stava così bene che questo gli faceva paura e lo tranquillizzava allo stesso tempo. Diviso. Era diviso in due.

Sasuke scosse la testa, abbassandosi nuovamente sulla sua bocca «No, è una promessa» Rispose coprendola con la propria. Non importa se è più grande di me, non conta l'età, il sesso, o altro. Non conta nulla...

Grazie Hidan... forse, avevi ragione tu!

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Capitolo 8
*** Sorelle: S'impicceranno sempre dei tuoi problemi. ***


 

-Sorelle: S'impicceranno sempre dei tuoi problemi-

 

Note: Sai e Ino. Madara è come il prezzemolo. Shin è il vero fratello di Sai. Che di cognome farà Yamanaka (potere alle donne). Sasuke è un dittatore. Naruto un cretino. Nagato ci sarà al prossimo. Scrivere il più grande riferito a Naruto mi ha quasi ucciso, giuro. Bacioni. ^_^. Oh, giusto si torna al comico!

 

 

Il lungo vestito blu fasciava i miei fianchi.

Gli occhi splendevano, sorridenti e felici.

Il mio principe si avvicinava a me.

Si chinava sulle mie labbra e...

Ino, questo vestito t'ingrassa”

MA PERCHÈ SOGNO SEMPRE MIO MARITO?

 

«'Suke? Non dovresti lasciarmi, ora?» Domandò fievole, rinchiuso ancora tra le sue braccia, da quasi quindici minuti; minuti in cui i solchi dolorosi e profondi che gli squarciavano il cuore, avevano iniziato a guarire, richiudersi, in modo impercettibile. Stretto in quell'abbraccio sentiva che, quella volta, poteva realmente farcela; credeva in Sasuke, come non aveva mai creduto a nessuno.

«Tra un secondo» Biascicò quest'ultimo, cingendo ancor di più la sua vita. Percepiva il corpo caldo e morbido del compagno aderire al suo, avvertendo, nitidamente, l'alzarsi e abbassarsi della cassa toracica contro il proprio petto. Il respiro leggero sul suo collo, le sue curve modellate contro di sé, i suoi fianchi tondi, tutto. Ogni parte di Naruto, per lui, era preziosa.

Il più grande si allungò sulle punte... Ma perché sono un tappo?... E, tentando di non cedere all'ansia, lo baciò, con un tocco leggero, su una guancia «Lasciami, altrimenti soffoco» Lo ammonì con un dolce sorriso, strusciando una gota contro il suo collo, stupendosi di se stesso. Non era mai accaduto che lui avesse ricercato un contatto fisico con gli altri, di solito si limitava a non scappare terrorizzato ricevendo un bacio, (rigorosamente a stampo, non si spingeva oltre) o una carezza. In quel momento, però, l'unica cosa che desiderava era sentire la pelle di Sasuke a contatto con la propria. Kami! Devo cercare di riprendermi, non mi riconosco più... Si disse, preoccupato da quei sentimenti.

Uchiha si chinò leggermente su di lui, baciandogli il collo e mordendolo in modo delicato, poi lo lasciò andare. Appena il corpo di Naruto si scostò, lui, sentì freddo.

Il biondo, colpito da un profondo imbarazzo, si portò una mano tra i capelli, scompigliandoli, spostando lo sguardo verso la parete e chiese incerto «Vuoi... Ecco... R-rimanere a cena?».

Sasuke, sorride, internamente, di quella scena e scuotendo la testa, rispose neutro «No».

A quella risposta, le iridi cerulee si spalancarono di colpo...Ovvio, le sue erano solo parole... Annuì e affermò bisbigliando «Capisco».

«Sta per calare la notte e devo sbrigarmi se voglio tornare ad un orario decente, visto che ho abbastanza cose da prendere e portare qui; ma, credo, che mi ci vorranno alcuni giorni, per prendere tutto. Per cui non cucinare. Compro qualcosa per strada, tu cosa vuoi?» Parlò tranquillo, con il velo di un sorriso tra le labbra fine, incamminandosi verso l'uscio.

Naruto sbatté le palpebre confuso «Cosa?».

«Rimango qui!» Esclamò Sasuke, in tono ovvio, cercando nel mobile del corridoio le chiavi di riserva e gettando uno sguardo verso di lui.

Inclinò la testa d'un lato, non capiva. Che stava cercando di dirgli? «A cena?».

Uchiha mosse la testa in un gesto negativo «Naruto, -sospirò, esasperato- Mi trasferisco qui, e prima che tu chieda: no per qui non intendo nel tuo stesso palazzo; intendo: nel tuo appartamento. Nostro» Chiarì, parlando lentamente, quasi si stesse confrontando con un ritardato, forse ora avrebbe capito. Lo vide paralizzarsi su posto, preso di sorpresa, ghignò soddisfatto ed uscì di casa, senza aggiungere altro.

Collega. Gensaku-sha. Conoscente. Quasi ragazzo fisso e... Seccatura. Un'enorme, orribile, testarda, bastarda seccatura.

Fin troppo gradita!

 

«Allora, hai capito? Io dico “segreteria”, tu “telefonica”, io di “di Ino”, tu “e Sai”; poi insieme “lasciateci un messaggio”. Vedi di fare tutto alla perfezione!» Disse duramente la donna.

L'uomo annuì, restandosene in silenzio. Come sempre.

 

Segreteria... Telefonica... Di Ino... E Sai... Lasciateci/lascia un messaggio. SAI, HAI SBAGLIATO!

 

Se sei mamma o papà: ho sposato un incompetente. Lamentarsi per telefono è sinonimo di infantilità.

Se sei Iruka-san: è tantissimo che non ti fai sentire, come stai?. Conversare con un apparecchio elettronico: follia.

Se sei Nagato: ho parlato con Konan, smettila di sbraitare per telefono; non arriverai alla mezza età. Quindi nemmeno tu visto che urli sempre?.

Se sei Konan: chiedi il divorzio, tesoro, davvero è un uomo pessimo! Ah, donne...

Se sei Hidan: spero tu non lo sia. Ho letto che Jashin non esiste, è vero?.

Se sei Shin: come fate ad essere fratelli? Come? Che Sai è completamente idiota. Nii-san, se vuoi te la regalo, vuoi?.

Se sei Naruto: Nii-chan! Bastardo! È una settimana che non ti fai sentire. Ti è cresciuto il pisello?.

 

Bip.

 

Cara, lasciatelo dire. Questa segreteria è un delirio. Saluti da papà e mamma. Sai, figliolo, mi domando tutt'oggi per quale motivo ti ho fatto sposare mia figlia!”

 

Bip.

 

Sono felice di sentire che state bene. Oh, Sai, non cambierai mai”

 

Bip.

 

Tu hai parlato con CHI? Ma perché mia moglie non fa altro che spettegolare INVECE DI LAVORARE!

-Nagato, idiota, smettila di urlare anche dentro casa-

-DIRIGO UN'AZIENDA, IO, DANNAZIONE! NON UN SALONE DI BELLEZZA-

-UN'ALTRA PAROLA E SEI MORTO-

-SMETTILA DI FARE SALOTTO!-

-SMETTILA DI URLARE-”

 

Bip.

 

Scusalo Ino, mi marito è un... Pazzo. Kami! Che figura, comunque hai saputo che...

-KONAN!-

-Uff... Ti chiamo dopo!”

 

Bip.

 

DOVE? CHI È IL PAZZO CHE HA OSATO SCRIVERE UNA COSA DEL GENERE? Dimmelo! O ti sbudello”

 

Bip.

 

Non saprei che dire se non: mi dispiace, fratello, deve essere dura... Beh, sai cosa”

 

Bip.

 

Scusa, ma tra il lavoro e... SASUKE! SMETTILA DI PULIRMI CASA!

-Fa schifo, dobe. Io non ci vivo in questo porcile-

-Non ci devi vivere-

-Sì-

-No-

-Sì-

-No-

-Ho detto no-

-E IO DICO SI! CAZZO, TEME!-”

 

Ma chi diavolo è Sasuke?... Si chiese Ino, erano le sette di domenica mattina e lei, già in piedi, stava ascoltando i messaggi della segreteria, con un cipiglio sul viso, come ogni volta. Dovevano cambiarla, Sai l'aveva rovinata. Si portò una mano sotto al mento e lo massaggiò pensosa. Sasuke? Era un uomo e viveva con Naruto, da quello che aveva capito; perché non era stata informata? Assottigliò gli occhi chiari e chiamò, squillante «SAI, ALZATI!» Suo marito era così pigro!

Dopo qualche minuto uno scompigliato Sai, fece la sua apparizione in salotto. Ci siamo! L'apocalisse è vicina... Pensò, notando lo strano umore della donna ed osservando, attentamente, il suo piede che sbatteva a terra ritmicamente «Che c'è?» Domandò assonnato.

«Dobbiamo andare da Naruto!» Esclamò, perentoria, in piena fase: “ti odio perché non mi hai reso partecipe di questa cosa”.

Domandagli perché o crederà che non ti interessa. -Ma non mi interessa- Domandaglielo!... Lo consigliò la sua coscienza «Come mai?».

Lei s'infilò il cappotto e gli lanciò le chiavi della macchina «Sta succedendo qualcosa ed io non ne sono al corrente. Non è giusto!» Si lamentò, uscendo di casa.

Sai si osservò, notando che era ancora in pigiama, poi alzando le spalle la seguì. Mai intralciare una donna impicciona come Ino, dopo anni di matrimonio e relativi anni passati in ospedale per essere stato quasi ucciso da lei, l'aveva capito.

Salirono in auto e lui, con uno sbadiglio, partì, osservando di sottecchi la moglie tamburellare le dita della mano sulle cosce accavallate. Mi sa tanto che oggi uccello-piccolo morirà... Si disse, non propriamente preoccupato di questo. Più che altro gli avrebbe dato fastidio dover mettere un avvocato per la moglie ed andarla a trovare in prigione.

Quando arrivarono, neanche il tempo di parcheggiare decentemente, che Ino fu fuori dal mezzo; come una furia si avviò verso l'appartamento del “fratello”, estraendo le chiavi di scorta dalla sua borsa. Sai, sbadigliando ancora, la raggiunse. Come fa ad avere l'energia di un tornato alle sette di mattina? È veramente pazza... Pensò, scuotendo la testa in modo impercettibile.

Lei spalancò la porta, ma quando entrò s'irrigidì, stupita dalla scena che aveva di fronte: suo fratello era lì, sul divano, tra le braccia di un altro uomo, dai capelli neri di cui non riusciva a vedere il volto. Erano stretti l'uno all'altro, Naruto respirava veloce con il viso affondato nel collo dell'altro e questo respirava leggero tra i suoi capelli biondi, le braccia lunghe circondavano i fianchi del biondo e una gamba era posata sopra le sue, fasciandole e tirandole verso di sé.

Sai alzò un sopracciglio alla scena da diabete che aveva davanti agli occhi e si lamentò, nella sua testa, Non basta che io disegni Shojo e abbia queste scene davanti ogni giorno, adesso anche il cretino ci si mette!..

Lei invece sorrise... Nii-chan, sono così felice per te... Poi tornò irritata per non averlo saputo prima, prese una profonda boccata d'aria ed urlò, a pieni polmoni «NARUTOOOO!» Svegliando l'intero quartiere. Ed oltre.

 

A qualche chilometro di distanza, nel quartiere Uchiha.

 

«Izuna? Svegliati!» Ordinò, Madara, scuotendo il fratello minore per le spalle.

Questo aprì un occhio, assonnato, e si lamentò con un balbettio «Oggi è domenica».

«Esiste un Uchiha di nome Naruto?» Domandò curioso e preoccupato, non gli andava di avere a che fare con un altro pazzo di cui non sapeva l'esistenza.

Izuna biascicò, con la bocca impastata dal sonno, «Mmm... No».

«Strano! Ma meglio così. -Affermò Madara- Bene, visto che sei sveglio alzati, andiamo dagli sporchi Senju a fare colazione» Riferì autoritario uscendo dalla sua stanza.

Ah, devo andarmene da qui... Pensò Izuna, sprofondando di nuovo tra le coperte e maledicendo il fratello maggiore.

 

A casa di Naruto:

 

L'uomo dai capelli biondi, a quell'urlo, cadde dal divano spaventato, sbattendo il sedere a terra e gemendo dolorante bisbigliò confuso «Che succede?» Voltandosi verso la soglia di casa e sfregandosi gli occhi col pugno chiuso, cercando di mettere a fuoco quelle due figure.

Sasuke si mosse, irritato, svegliandosi e gettando un occhio alla sveglia sulla scrivania la vicino. Erano solo le sette e trenta, si tirò a sedere e gettò un'occhiata carica d'odio a quei due sconosciuti, fermi davanti a loro. A casa sua. Sì, ormai era casa sua e dei desideri del dobe se ne fregava altamente. Poi doveva ancora capire perché l'avesse costretto a dormire sul divano, se durante la notte era andato da lui e gli si era appallottolato contro, strusciandosi come un gatto bisognoso d'affetto. Da stasera letto, o la mia schiena ne risentirà... Pensò sofferente, portandosi una mano sul punto che gli doleva; poi domandò duro «Chi cazzo siete?».

Sai fece un sorrisino di scherno e tentò di dire «Noi, siam...».

«Chi cazzo sei tu? Estraneo!» Sputò fuori Ino, bloccandolo, e fulminando il ragazzo moro con lo sguardo. Mentre questo ricambiava. Se ne fossero stati capaci si sarebbero uccisi solo guardandosi negli occhi.

È iniziata... Si disse Sai, indeciso se chiamare la polizia o andare a prepararsi i pop-corn.

Sasuke si rialzò, la osservò dall'alto in basso, quasi schifato, stirò le braccia e con un'alzata di spalle si incamminò verso il bagno. Ignorandola.

Una vena cominciò a pulsare sulla fronte di Ino, che gli urlò dietro «DOVE VAI?!».

«Nee-chan? -La richiamò, Naruto, alzandosi da terra e massaggiandosi il sedere- Che hai?» Chiese notando la sua agitazione.

«Perché non mi hai detto nulla?» chiese lei in tono offeso.

«Ti ha visto il pisello?» domandò Sai in tono neutro, quasi contemporaneamente.

«SAI» Urlarono i due, uno rosso d'imbarazzo e l'altra furiosa.

Naruto sospirò pesantemente e poi disse giustificandosi «Mi dispiace, è successo tutto così in fretta che ancora mi gira la testa e poi Sasuke, non è proprio il mio fidanzato».

«SI, INVECE» Si sentì gridare dal bagno.

«HO DETTO NO!» Gridò di rimando il ragazzo.

«SI» Replicò l'altro.

«NO» Ribadì Naruto.

«NO!» Urlò Sasuke.

«SI... PORCA ZOZZA, TEME!» Mise su un broncio ed incrociò le braccia al petto, perché mi frega sempre? Si chiese stizzito. Mentre Ino e Sai lo osservavano scioccati, di solito Naruto non era così con i suoi “ragazzi da una settimana, massimo due”.

Oddio! Sembrano una coppia di sposi... Pensò la donna, poi si riprese «Ok, perfetto di a tuo mari... -Si corresse- fidanzato di sbrigarsi e vestiti anche tu è ora di colazione e voglio una spremuta d'arancia, si va al bar» Ordinò tutta contenta, aveva di nuovo cambiato umore.

«Ma I...» Cercò di parlare Sai.

«Non rompere Sai, muoviamoci!» Esclamò lei, tirandolo per un polso.

Quando si renderà conto che sono ancora in pigiama?... Si chiese lui rassegnato.

Quando giunsero al bar, la maggior parte dei clienti si voltò in direzione di Sai sconvolti, chiedendosi perché un uomo adulto dovesse vagare per la città in pigiama.

Ino, ti odio... Si lamentò nella sua testa, sedendosi al tavolino; nemmeno il tempo di rilassarsi un secondo che lei lo chiamò «Sai? Portami una spremuta, per favore».

Lui fece una smorfia e parlò acido «Anche? Non puoi farlo da sola visto che sono in pigiama?».

La donna gli scoccò un'occhiataccia e allora lui annuì e si alzò borbottando e maledicendola tra sé.

Sasuke li osservò, provando pena per l'uomo, poi si rivolse a Naruto. «Tu cosa vuoi?» Meglio che vado con lui, di sicuro non avrà con se nemmeno i soldi per pagare...

«Un caffè» Rispose sorridendo.

Sasuke lo ammonì «Dobe!». Doveva smetterla di bere sempre e solo caffè ad ogni ora del giorno.

Questo gonfiò le guance, poi disse lamentoso «Ok, ok. Una granita».

«Ok -Si alzò dal tavolo- A che gusto?» Domandò ancora.

Naruto sghignazzò «Al caffè» Affermò ovvio.

«DOBE!» Lo riprese furioso. Ma mi sta prendendo per il culo?.

«Che palle! Alla menta, va bene?» Borbottò lui, poi, d'istinto, si allungò sul tavolo e lo baciò. Non capiva perché, ma gli era mancato non toccarlo per quei minuti.

Sasuke, ricambiò arpionando la testa bionda con una mano e approfondendo il bacio, si staccò e scuotendo la testa esasperato raggiunse Sai.

Quando fu abbastanza lontano, Ino, trillò «Mi piace!».

«Eh?» Chiese lui confuso.

«Sasuke -Chiarì lei- Ok è un po' stronzo, ma... Kami! -Sospirò sognante- Se non fossi sposata te l'avrei fregato» Finì con occhiolino.

Naruto scoppiò a ridere cristallino e disse «Non farti sentire da Sai»

«Oh, Sai è inutile -Affermò lei sorridendo, lo amava ma non poteva fare a meno di litigarci e parlare male di lui. Per loro bisticciare era come dirsi ogni giorno che si amavano- Sono felice per te, Nii-chan» Aggiunse in tono serio.

Lui spostò lo sguardo verso destra e parlò incolore «Nee-chan! Non è la prima volta che conosci uno con cui esco»

Lei si mise composta sulla sedia e portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli biondi, poi disse «Ma con lui è diverso. Lo cerchi, lo tocchi, non ti scosti quando ti accarezza, non lo fermi quando tenta di baciarti, anzi, lo fai tu. Si vede che lo ami»

Naruto arrossì di botto e non rispose nulla. Cosa poteva dire? Che era vero? «Smettila» Sussurrò imbarazzato.

«Ci hai fatto l'amore?» Domandò lei speranzosa.

«No -Dichiarò scuro in volto- Lo sai che non ci riesco».

Lei sorrise «Ci riuscirai!» Affermò sicura.

Naruto si torturò le mani sotto al tavolo «Non credo proprio».

La donna lo osservò seria e dichiarò «Fidati, io ne capisco di queste cose. E poi lui è...».

«L'hai già da detto: fico!» La interruppe lui.

Ino scoppiò a ridere e agitò la testa in un gesto negativo «No. Non solo. È il modo in cui ti guarda, ti tocca e ti sta vicino. Scommetto quello che vuoi che se, ora, io tentassi di darti, che so, uno schiaffo arriverebbe lui e mi staccherebbe una mano in termine di due secondi».

«Ma che dici?» Chiese confuso, sbattendo le ciglia bionde.

Lei sogghignò «È vero. Si beccherebbe anche una pallottola al posto tuo».

Naruto sgranò gli occhi, poi abbassò la testa al tavolino e parlò cupo «Smettila! Non mi piacciono certi discorsi».

La donna fece una smorfia dispiaciuta, allungò una mano verso il fratello e gli carezzò i capelli dolcemente «Scusami, ma secondo me lo farebbe davvero. Si vede che ti adora, non ho mai visto uno sguardo così innamorato. Lo riconosco perché -Sorrise lieve- è lo stesso che ha Sai quando siamo soli».

Naruto annuì, con gli occhi umidi, ancora fragile. Ancora insicuro e spaventato da tutti quei cambiamenti fuori e dentro di lui. Non si sentiva pronto ad affrontare qualcosa di così grande, ma Sasuke era... Sasuke. Non aveva altro modo per definirlo.

I due tornarono in quel momento ed Uchiha, notando lo strano umore di Naruto, chiese sedendosi nuovamente accanto a lui «Tutto bene?».

Uzumaki annuì e bisbigliò «Sì, non è nulla».

Ino li osservò di sottecchi, poi si sentì sbattere qualcosa davanti al viso «Tieni, strega» Parlò acido Sai, accomodandosi e incrociando le braccia al petto.

Lei assottigliò gli occhi e si voltò verso di lui, sibilando «Cosa hai detto?».

«Tieni, amore» Rispose l'uomo, neutro.

«No. Marito inutile, ripeti cosa hai detto!» Ordinò infuriata. Mentre Naruto e Sasuke osservavano la scena, uno rassegnato ed abituato, l'altro scioccato e quasi solidale con quel poveraccio. Parevano sua madre e suo padre. Forse dovrei presentagli Oto-san, potrebbero creare una specie di gruppo dei mariti sfruttati; magari lo dico anche ad Itachi, tanto farà la stessa fine con la piattola...

Sai portò le mani sulle guance della moglie e guardandola con amore, disse «Ino, sei stupenda oggi come ogni altro giorno della tua vita. Ti amo».

«Davvero?» Chiese lei, contenta, cambiando umore come al solito.

No, oggi sei più racchia del solito... «Sì, davvero!» Confermò lui baciandola dolcemente.

Ed anche per questa volta sono vivo!... Pensò, divertito. Amava far arrabbiare sua moglie che, nonostante tutto, era davvero stupenda per lui. Anche se non l'avrebbe mai ammesso a se stesso.

Così passarono quasi tutta la giornata insieme, con Sasuke che malediva internamente quell'impicciona e Naruto che lo fermava dall'uccidere Sai quando se ne usciva fuori con una delle sue frasi pervertite. Quando rientrarono a casa, Uchiha si buttò letteralmente sul divano, stirando le gambe e lamentandosi «Tu conosci tutti pazzi!».

Naruto s'incamminò in cucina, visto che era ora di cena, e rispose sereno «Beh... Non mi pare che Kakashi-sensei sia meglio e scommetto nemmeno gli altri».

In effetti. Suigetsu è un coglione, Karin una maniaca, Deidara un folle e i miei genitori... Aspetta... «Dobe? -Lo richiamò alzandosi e raggiungendolo- Domani vieni a cena dai miei genitori» Lo informò, quasi fosse un ordine.

A Naruto cadde di mano la pentola che stava per posare sul fornello e con occhi sgranati dal terrore parlò «No, sei pazzo? È p-presto!».

«Sono abbastanza maturo da sapere ciò che voglio e voglio te. Per cui poche storie» Affermò duramente.

«Ma sono un uomo» Pigolò piano, stringendosi le mani al petto.

«E allora?» Chiese Uchiha circondandolo tra le braccia.

Naruto storse il naso, possibile che gli devo spiegare tutto... «Non credo ne saranno felici».

Sasuke scoppiò a ridere «Kami! Tu non ti rendi minimamente conto com'è la mia famiglia» Lo informò sereno. Come minimo mamma gli farà una statua e getterà petali di rosa al suo passaggio, non appena vedrà che anch'io sto con qualcuno... No, purtroppo non stava esagerando. Per niente.

 

Villa Uchiha:

 

«FUGAKU! -Chiamò una bella donna dai lunghi capelli neri, correndo verso il marito- Fugaku, oddio, Sasuke si è fidanzato. Oddio, sto per morire dalla gioia»

«Chi è la sfortuna?» Domandò lui, incolore, tornando a sfogliare il giornale. Per colpa della moglie, in un intera giornata, non era riuscito nemmeno a leggere una pagina. Sasuke, perché anche tu sei caduto nella loro trappola? Figlio mio... Pensò tristemente!

«Naruto. È un uomo. Devo pulire casa, domani vengono a cena» Riferì tutto d'un fiato, quasi saltellando felice.

Un uomo?... Sasuke, figlio mio... Sono così fiero di te!... Pensò contento. Almeno uno dei suoi ragazzi si era salvato.

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Capitolo 9
*** Se conosci dei folli: sii folle. ***


 

 

-Se conosci dei folli: sii folle-

 

Note: Annunci (?): 1) Lo so, anche qui Naruto in un punto è OOC, ma... Ragazze è stato violentato, ditemi voi come dovrebbe reagire?. E Sasuke, beh diavolo non è che non ha un cuore eh! 2) Ho cancellato My Immortal, perché era la prima long (incompleta) e non ero pronta a scriverla, non che ora scriva meglio, ma la correggerò e la ripubblicherò in futuro. 3) Il seguito di My December è fatto, nella mia testa, credo pubblicherò il primo capitolo un giorno della prossima settimana. 4) Il prossimo capitolo di Gensaku-sha sarà un extra su, molto probabilmente, i professori di Sasuke: per cui Orochimaru, Gai e Kakashi, oppure su i suoi amici: Suigetsu, Juugo, Deidara e Karin. Sono indecisa, quindi non so, ditemi voi su chi di questi vi piacerebbe! Un bacione, buona lettura! Giacos, ti ho fregato il super-fico ^^' 

DOMANDA: Se alzo il rating a rosso potete leggere tutti chi segue? No, perché se non ci sono obiezioni lo farò, tra un po' di capitoli, altrimenti mi limiterò all'arancione.

 

La colpa è mia.

Lo so.

Ed è inutile negarlo.

Mia e della mia famiglia.

Troppo giovane.

Troppo povero.

Troppo stupido.

Per pensare a qualcun altro.

Per questo non posso fare a meno di maledirmi.

Ogni giorno.

Quel dolore, lo vivrei sulla mia pelle se potessi.

Lo farei davvero.

 

Questa è la segreteria telefonica della famiglia Uzumaki: della meravigliosa Konan, del fantastamitico Konohamaru, di Yahiko il super-fico e dello stupidissimo Nagato. KONAN MALEDETTA...

 

Se sei uno dei dipendenti d... TU, VERME. SEI LICENZIATO! CHIUNQUE TU SIA! NAGATO, FAMMI FINIRE.

Se sei Ino, o un'altra delle mie amiche: care, scusatemi! Ma ieri proprio non potevo, mio marito è una specie di... Dittatore, megalomane. Credo sia più egocentrico di Dio! IO SONO DIO, STREGA IMMONDA.

Se sei un amico dei nostri figli: tesoro, se lasci un messaggio non succede nulla, davvero. DANNAZIONE, SMETTILA DI ISTIGARE I NOSTRI FIGLI A SPESE SUPERFLUE! FALLA FINITA DI INTERROMPERMI, NAGATO!

Se sei Hidan: credo che, Nagato, sia leggermen... TI ODIO. FIGLIO DI PUTTANA. STRONZO. PEZZO DI MERDA. MORIRAI. MORIRAI. MORIRAI. NAGATO, SMETTILA O TI VERRA' UN INFARTO.

Se sei Naruto: non dico nulla, tanto so che questo cr... IMBECILLE! INCOMPETENTE! SONO DUE GIORNI CHE NON TI PRESENTI A LAVORO. DUE GIORNI! Appunto, mi sono rassegnata.

A chiunque altro: lasciate un messaggio e richiameremo. No, il telefono costa! Hai smesso di urlare? Mi fa male la gola!

 

Bip.

 

Nagato-sama, la prego. Ho dei figli da mantenere. Giuro che domani consegnerò, lo giuro”

 

Bip.

 

Konan, gli uomini sono inutili, da soli non sanno fare nulla e...

-Ino? Dove sono le mie mutande?

-APPUNTO! Idiota dove credi che stiano, nel cassetto.

-Non le trovo.

-Sai, smettila di girare nudo per casa! Scusami, tesoro, mio marito è un incompetente; devo andare perfino a vestirlo.

-Oppure, visto che sono nudo, potremmo fare sesso.

-SAI!”

 

Bip.

 

C-ciao. Io sono un amico di Kon. E... E... P-potrebbe, quando torna da scuola, chiamarmi e d-dirmi i c-compiti, visto che ho l-la f-febbre? Senonpuònonfanullaciao!”

 

Bip.

 

Capo! Ti voglio così bene. Non sono stato io a rigare la tua macchina, né a scrivere FORZA JASHIN sul cruscotto. Lo giuro. Ciao, ciao”

 

Bip.

 

Nagato? Sì, lo so, mi dispiace, ma sto avendo dei contrattempi. Mi puoi chiamare?

-Digli della cena.

-Quando mi chiamano.

-Diglielo.

-Oh, ma lo sai che sei un rompi palle?

-Dobe, fa ciò che dico.

-NO!

-Uzumaki, passami quel coso.

-NO!

-Salve, Naruto smettila, sono Uchiha Sasuke il fidanzato del... DOBE, SE PROVI A STACCARE LA SPIN...”

 

Hidan, tu, lurido bastardo... Pensò, un infuriato, Nagato Uzumaki, fumando, letteralmente, dalla rabbia.

Strinse convulsamente il suo cellulare tra le mani, rischiando di romperlo, ed i suoi occhi, di un'insolita sfumatura viola, stavano quasi per lanciare fulmini e saette contro la sua segreteria; contrasse la mascella, digrignò i denti e bestemmiò sonoramente, poi prese un profondo respiro e tentò di calmarsi.

Era appena rientrato da un'inconcludente e sfiancante mattinata di lavoro e stava morendo di fame, ma, ovviamente, di sua moglie e dei suoi figli non vi era traccia.

Strega, per quale motivo ti ho sposata?... Si chiese, nero di rabbia, marciando velocemente verso la cucina; aprì lo sportello del frigorifero, quasi staccandolo, e rischiò l'infarto quando scorse ciò che conteneva: un uovo (marcio), del formaggio (ammuffito), una bottiglia di latte (scaduta) e del prosciutto (molto probabilmente in decomposizione). La vena sulla sua fronte cominciò a pulsare pericolosamente e il sopracciglio, rosso, scattò verso l'alto in un tic nervoso «Konan» Ringhiò a detti stretti, sbattendo lo sportello del frigo e sedendosi al tavolino, puntando il suo sguardo verso la porta d'ingresso. La stava aspettando al varco, come sempre.

Lui e Konan si erano conosciuti all'università, innamorati durante il secondo anno di studi e sposati il terzo, prima ancora di riuscire a dare la tesi, Konan, era rimasta incinta; ma purtroppo quel primo figlio non riuscirono ad averlo, per anni, a causa del dolore, rinunciarono ad averne; poi però, sette anni prima, era nato Konohamaru e dopo soli due anni, Yahiko. A volte, ancora adesso, fatica a crederci. A credere di essere pienamente felice; nonostante le litigate con la moglie e l'esuberanza di quelle due pesti che gli invadevano casa, con i loro giochi, le loro domande e le loro risate. Si lasciò andare ad un raro sorriso, poi, però, gli tornò in mente la strana telefonata di Naruto; mugolò scocciato e tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni, digitando il numero telefonico dell'altro.

Pronto? Casa Uchiha-Uzumaki” Si sentì rispondere da una voce sconosciuta.

Come prego?” Domandò confuso.

Chi è lei?” Chiese il suo interlocutore in tono duro.

Nagato s'incazzò ancora prima che potesse finire la frase ed urlò “CHI CAZZO SEI TU? IO STO CHIAMANDO MIO CUGINO!”

Sono Sasuke Uchiha, -Rispose calmo, per niente impressionato da quelle urla- se non se lo ricordasse da una settimana lavoro per lei e sono il fidanzato, e convivente, di Naruto”

Se Nagato Uzumaki, non fosse stato un uomo tutto d'un pezzo, o quasi, a quella frase gli sarebbe caduta la mandibola “Fidanzato? -Ripeté scioccato- Dov'è Naruto?” Chiese ansioso.

In bagno. Questa sera lei e la sua famiglia, siete invitati a cena dai miei genitori. Alle otto, al quartiere Uchiha. Ora la devo salutare” Riferì gelido, chiudendo la conversazione.

Il maggiore degli Uzumaki, sentendosi sbattere il telefono in faccia da quel ragazzino, per poco, per molto poco, non disintegrò il suo cellulare tra le mani.

Uchiha Sasuke. Ti odio... Pensò, preparandosi ad ammazzare quella specie di stronzetto irriverente.

 

«'Suke? Chi era?» Chiese Naruto, uscendo dal bagno con un asciugamano in testa ed un altro legato in vita.

Calmo, Sasuke, calmo. Non puoi saltargli addosso, calmo. Cazzo!... «Tuo cugino. Gli ho detto della cena» Lo informò, con tono piatto, dirigendosi in camera da letto e non degnandolo più di uno sguardo.

Naruto lo seguì, con un cipiglio sul viso e lo sgridò «Potevi passarmelo».

«Eri in bagno» Dichiarò monocorde, spogliandosi da pesante maglione blu che indossava e cercando la sua camicia nell'armadio.

Uzumaki stava, come al solito, per sbraitargli contro; quando la saliva gli mancò. Cosa? Cos'è quello?... Si chiese, scrutando ammirato il tatuaggio di un falco, che spiccava, sulla schiena nivea di Sasuke; pareva vero. Reale e spaventoso: le ali aperte e flesse, gli artigli lunghi ed affilati, pronti a catturare la sua preda e gli occhi infuocati, rossi, per quale dannato motivo erano rossi? A quella vista cominciò a tremare, impaurito. Kurama...

«Dobe? Sai dov'è la mia... -Si bloccò, voltandosi verso di lui e vedendolo in quelle condizioni; lo raggiunse e chiese, preoccupato- Che hai?».

«Perché sono rossi?» Sussurrò, lui, quasi inudibile, abbassando lo sguardo al pavimento.

Sasuke lo guardò confuso e domandò «Di che parli?».

«I suoi occhi... Gli occhi del... Falco» Balbettò a fatica, sentendo l'adrenalina riversarsi tutta sulle sue gambe, pronto a fuggire.

«Perché non dovrebbero? -Chiese, sinceramente stupito- Ho sempre pensato che fosse un colore adatto per gli occhi di un predatore» Spiegò con un'alzata di spalle.

Lui è il cacciatore ed io la preda... Deglutì sonoramente l'altro, poi agitò la testa, scacciando via quei pensieri e mormorò «Lascia stare, non è nulla!».

«Naruto...» Tentò di dire, afferrandolo delicatamente per un polso.

«LASCIAMI!» Urlò, Uzumaki, nel panico, respirando in modo veloce e sconclusionato; allontanandosi il più possibile da lui, andando a cozzare con le gambe sul letto e sedendosi su questo senza forze. In trappola, si sentiva di nuovo in trappola.

Uchiha gli si avvicinò piano, cercando di non spaventarlo; s'inginocchiò dinanzi a lui, prese le mani fredde e tremanti tra le sue e lo rassicurò «Naruto, va tutto bene. Sono io, capito? Non ti farò del male».

Dalle labbra del ragazzo biondo sfuggì un singhiozzo, poi un altro, ed un altro ancora. Scoppiò in un pianto disperato, come non succedeva da anni, aveva sempre cercato di tenersi tutto dentro, sempre, ma in quel momento una forza sconosciuta gli impediva di smettere di lacrimare come un bambino. Avvertì le braccia nude di Sasuke avvolgerlo, petto contro petto, carne contro carne. «Ho paura... Ho paura di lui... Dei suoi occhi rossi... Di... Di... Tutto» Confessò con un bisbiglio spezzato, sentendosi uno stupido e una femminuccia; odiava quella parte di sé.

Sasuke contrasse la mascella, maledicendosi, anche se in verità non aveva alcuna colpa; lo strinse ancora di più tra le braccia e gli baciò la zazzera bionda «Mi sono imposto nella tua vita come un uragano, -Cominciò piano- ti ho praticamente costretto a stare con me, a vivere insieme a me... Naruto -Parlò a fatica- ...Se vuoi, se non mi vuoi, me ne andrò... Perché l'ultima cosa che voglio è farti del male» Concluse, sentendo le sue labbra diventare secche.

L'uomo dai capelli biondi, a quelle parole, smise di piangere spalancando le palpebre scioccato. No, non Sasuke... Lui non può lasciarmi, non voglio... «'Suke. -Chiamò flebile- Io... T-ti amo e, se mi vuoi ancora...» Lui non lo lasciò nemmeno concludere la frase che catturò le sue labbra con le proprie, baciandolo in modo profondo, sdraiandolo sotto di lui; in quel letto sfatto, dove solo un asciugamano e un pantalone leggero li dividevano.

Fermati, idiota, ha appena avuto una crisi e tu cerchi di scopartelo?... Lo ammonì, come una lama, la sua coscienza. Sasuke si bestemmiò in testa, dandosi del bastardo e si scostò da lui, sorridendo tirato e dicendo «Scusa. Ora vestiamoci e andiamo, siamo in ritardo».

Naruto annuì leggermente, catturandosi il labbro con i denti e, alzandosi dal letto, raccattò i suoi i vestiti dirigendosi in bagno.

Uchiha posò i gomiti alle ginocchia, prendendosi la testa tra le mani. Perché faccio sempre qualche cazzata?

Durante tutto il tragitto per raggiungere il quartiere Uchiha non scambiarono una parola, l'uno perso nei suoi pensieri e l'altro continuando a maledirsi e darsi del cretino. Ad un certo punto, Naruto, allungò una mano verso quella di Sasuke, stringendola forte sussurrando «Scusami».

«Di cosa?» Chieste, questo, arrestando il suo cammino e allacciando le dita a quelle del compagno.

«Di non andar bene nemmeno per fare sesso» Affermò tristemente, non riuscendo a guardarlo negli occhi.

Sasuke, posò la mano rimasta libera sulla sua guancia e disse «Sei un idiota. Tu vai bene per tutto, Naruto! Non dire mai più una cosa del genere» Stava per sporgersi e baciarlo, quando una voce squillante li richiamò «NARUTO! SASUKE» Gridò Sakura Haruno, agitando una mano in loro direzione, seguita da un cenno della testa di Itachi Uchiha, in piedi accanto a lei.

Uzumaki si riprese e stampandosi in faccia un sorriso, la raggiunse, trascinandosi dietro Sasuke. Niente drammi oggi, Naruto, fallo per lui... Si disse. «Sakura-chan! Come stai?» Chiese, lasciando la mano dell'altro e abbracciandola delicatamente.

Lei sorrise, stringendogli le spalle e rispose «Meglio, ma non posso stare troppo in piedi».

«Appunto per questo: muoviamoci! -Li interruppe Itachi, cingendole un fianco e avvicinandola a sé- Otouto, Naruto-kun» Li salutò con un cenno del capo.

«Itachi-kun è piacere conoscerti» Parlò educato inchinandosi, come forma di saluto. Kami! Ora che ci penso: IO SONO IL PIU' GRANDE!.. Si urlò in testa, spiazzato e terrorizzato da quella considerazione.

«No. Niente formalità Naruto-kun e poi sarei io quello che, in teoria, dovrebbe inchinarsi» Affermò, il maggiore dei fratelli Uchiha, con un sorriso.

Ecco, appunto... Pensò depresso, Naruto, era come se un gigantesco masso l'avesse colpito in testa. Sono “fidanzato” con un ragazzino di vent'anni e sono perfino più grande del fratello maggiore... La mia vita fa schifo!

«Bene, se avete finito muoviamoci!» Lo ridestò, Sasuke, prendendolo, di nuovo, per un polso e trascinandolo per i vicoli del quartiere Uchiha.

Sakura ed Itachi li seguirono e quest'ultimo esclamò ilare «Sapevo di averci visto giusto, Otouto».

«Muori!» Affermò duro il più piccolo, non degnandolo nemmeno di uno sguardo.

«Su cosa teme?» Chiese curioso, Naruto.

«Sul fatto che Sasuke-kun è innamorato!» S'intromise la donna ridendo cristallina.

Sasuke arrossì impercettibilmente e, per non farlo notare, abbasso la testa al terreno, ringhiando irritato e maledicendoli internamente.

«Guardate! Che carino il mio Otouto imbarazzato» Lo prese in giro, il maggiore, posandogli una mano sulla testa bruna e scompigliandogli i capelli; mentre Naruto se la rideva sotto i baffi, fin quasi alle lacrime.

Sasuke s'irrigidì, si voltò verso di loro ed urlò incazzato, minacciandoli «FATELA FINITA O VI AMMAZZO A TUTTI E TRE!»

«Teme!» Lo sgridò serio Naruto.

«Stronzo!» Ribadì Sakura, fulminandolo con un'occhiataccia.

«Otouto, sei proprio scemo» Lo ammonì, Itachi, ridendo lievemente.

Ma che ho fatto di male?... Si chiese, contraendo la mascella. Stava per sputare fuori un altro insulto verso quei tre dementi, quando una voce profonda lo bloccò, ancora, «Si può sapere che hai da starnazzare, paperino?».

Naruto scoppiò a ridere, contorcendosi su se stesso e spostò lo sguardo verso quella figura sconosciuta, ma fin troppo simile ai fratelli Uchiha

«Zio Madara -Salutò Itachi- Dove vai?» Domandò, mentre l'uomo adulto si avvicinava.

Madara osservò attentamente quei quattro, cercando in tutti i modi di ricordarsi il nome dei due Uchiha che aveva davanti, poi rinunciando e decidendo di rimanere sul vago, disse «Da Hashirama -Fece una smorfia schifata a quel nome- Cosa volevi... Mio caro nipote?» Come cazzo si chiama 'sto capellone?...

«Nulla. È raro, però, vederti gironzolare per il quartiere» Parlò con un'alzata di spalle.

Itachi! Il figlio di Fugaku e quello è... Mmmm Sosoke, Sasuko, Sisuke o come cazzo si chiama... Ebbe l'illuminazione, almeno in parte, «Mmm... Sì, vero» Rispose evasivo, era di corsa.

Il maggiore dei fratelli Uchiha ghignò e poi disse, voltandosi verso il minore, «Vedi? Non sei l'unico gay in famiglia» Ora ci divertiamo...

Sakura scosse la testa, guardando male il suo fidanzato. A volte era peggio di un bambino.

«Di che parli?» Domandò duro Sasuke, assottigliando gli occhi.

«Madara e Hashirama, non state insieme, zio?» Chiese sorridendo sornione ed aspettando l'ovvia reazione dell'uomo. Ah Naruto-kun, se dopo questa non fuggi a gambe levate allora lo ami davvero...

Madara scoppiò a ridere, una risata profonda che veniva direttamente dall'inferno, i suoi occhi (come ogni Uchiha) si adombrarono di una strana luce rossa, si avvicinò ad Itachi e, scrocchiando il collo, lo issò per il colletto della maglia, sibilando «Di un'altra volta un'eresia del genere e ti uccido».

Oddio, gli Uchiha sono pazzi... Pensò Naruto, stringendo la mano del compagno ed osservando con occhi sgranati, Itachi e Madara, insultarsi a mezza bocca, con un sorrisino sarcastico sui loro volti.

Dopo qualche altro paio di insulti e minacce di morte, Madara, si voltò ad osservare Naruto e Sakura, poi chiese, quasi schifato, «Chi sono loro?».

«Lei è Sakura, la mia fidanzata» Rispose Itachi, prendendola per la mano e presentandola a Madara, che in verità già la conosceva, ma aveva la memoria corta per quelle, da lui definite, sciocchezze.

Sasuke sospirò, spinse letteralmente Naruto di fronte all'uomo e dichiarò «Naruto, il mio compagno, viviamo insieme».

Da quando sono passato da fidanzato a compagno?... Si domandò nel panico, Uzumaki, sbarrando le palpebre. Tra una settimana divento il marito, se continua così...

Il più grande dei tre Uchiha lo guardò attentamente, alzando un sopracciglio, poi con una scrollata di spalle disse «Carino! Sembra una ragazzinA delle superiori. Gli fai indossare la divisa?».

«COSA?!» Ululò, Naruto, preso in contro piede da quella frase, mentre Itachi e Sakura erano scoppiati a ridere sonoramente.

Madara osservò l'orologio che aveva al polso «Sono in ritardo, parleremo un'altra volta. Ciao Itachi, Sakura, Sisasuke e Nasoruto. Ci vediamo!» Concluse incamminandosi disinvolto per la sua strada.

La risata di Sakura si fece sempre più forte alla parola “Sisasuke”, così tanto da provocarle le lacrime agli occhi.

«Non prendertela Nasoruto, zio è fatto così» Riferì Itachi, sorridendo sornione e osservando la mascella contratta del fratello minore.

 

Intanto in macchina di Nagato:

 

«Dove si va, papo?» Domandò Yahiko, incapace di stare fermo sul sedile posteriore dell'auto.

Nagato fece una smorfia, non gli piaceva la parola “papo”, che razza di termini usava suo figlio? «A cena fuori!» Rispose perentorio.

«Pizzaaaaaaaaaa!» Esclamo contento Konohamaru, alzando le braccia al cielo.

Konan si girò verso di loro e disse «No, niente pizza! E state fermi».

«Uffa!» Dissero i due in coro, mettendo un broncio.

La donna osservò le spalle curve del marito e domandò dolce, notando la sua ansia, «Nagato, tutto bene?».

«No, sono preoccupato per Naruto» Sussurrò, guardando la strada davanti a sé.

«Per lo zio?» Domandò Konohamaru sorpreso.

«Che è successo allo zio?» Rimbeccò Yahiko.

«Nulla, fate silenzio. -Li sgridò la madre- Per cosa sei preoccupato?» Domandò nuovamente al marito.

Questo assottigliò gli occhi e poi affermò «Non mi piace l'idea che viva con un estraneo» Potrebbe fargli del male... Continuò nella sua testa, stringendo le mani sul volante.

 

A villa Uchiha:

 

«FUGAKU. -Gridò Mikoto, raggiungendolo in camera da letto, dove l'uomo si stava infilando una squallida, a detta sua, maglietta nera- Cambiati immediatamente!» Ordinò.

«Mi sto cambiando, tesoro» Affermò lui, paziente.

«No! Che figura ci facciamo? Sembri un profugo. Mettiti il completo nero» Disse lei duramente.

«Ma Mikoto, non è una cena di gala» Si lamentò l'uomo, tentando di farla ragionare.

Lei assottigliò gli occhi, in un'espressione che gli ricordava tanto il figlio minore e sibilò, scura in volto «Fugaku. Cambiati. Ora!»

Lui annuì, arrendendosi come sempre. Figliolo, ora capisco il perché stai con un uomo. Sei uguale a tua madre. Figliolo, provo pietà per il tuo fidanzato...

 

Al quartiere Uchiha:

 

Nagato e la sua famiglia erano appena arrivati quando, l'uomo, notò Naruto camminare accanto a Sakura Haruno, Itachi e Sasuke Uchiha.

Sakura la conosceva bene; in fondo lavorava per suo cugino da quasi due anni, ma quegli altri due, a parte le rare volte che li aveva incrociati per i corridoi del Rinnegan, non li conosceva; non sapeva nulla di loro. E ciò non era un bene.

«ZIO NARUTO» Urlarono contemporaneamente Konohamaru e Yahiko, fiondandosi tra le sue braccia e bombardandolo di domande, su qualsiasi cosa gli venisse in mente.

Nagato si avvicinò, a passo di carica, al più giovane degli Uchiha e sibilò «Tu, sei Sasuke» Non era una domanda.

«Sì» Rispose questo, allungando una mano verso quella dell'uomo più grande e stringendola, Nagato quasi non la stritolò ed approfittando che Naruto fosse impegnato con i suoi figli e Sakura ed Itachi con Konan, lo minacciò gelido «Fagli del male e ti farò pentire di essere venuto al mondo»

Sasuke annuì e disse serio «Non lo farei mai».

E siamo a quattro: Hidan, Ino, perfino Sai e ora Nagato. Cazzo, dobe, sei più protetto dei tesori della Regina d'Inghilterra... Meglio così, però... Si disse, mentre la mano cominciava a far leggermente male.

Il maggiore degli Uzumaki lo liberò e affermò «Sarà meglio per te!».

Itachi li osservò di sottecchi e disse, in tono leggermente alto per far sentire a tutti, «Ok, meglio che ci incamminiamo, se arriviamo tardi mamma ci uccide!».

Mi divertirò un mondo 'sta sera, quasi-quasi chiamo anche Karin e Suigetsu... Pensò, scoccando un'occhiata eloquente al fratello.

Stai pensando a qualcosa di perfido, lo so. Ti vedo. Nii-san ti ammazzo... Si ringhiò in testa, ricambiando lo sguardo.

Oh Otouto, è inutile che minacci tanto lo farò lo stesso... Sogghignò internamente, ammiccando in sua direzione.

Nii-san, dirò a Sakura che non è vero che hai smesso di fumare... Minacciò con un'occhiata carica di disprezzo.

Otouto, pezzo di merda! Non puoi... Pensò, quasi impaurito.

Oh sì, che posso... Sorrise sadico il minore.

Naruto, osservò con occhi sgranati quello scambio di sguardi. Oh mio Dio! Gli Uchiha si leggono nel pensiero... Si disse intimorito, sentendo la mano di Sasuke afferrare la sua e stringerla delicatamente, mentre s'incamminavano verso villa Uchiha.

Pochi minuti dopo arrivarono e, Naruto, stava quasi per andare in iperventilazione, maledicendosi per aver accettato una cosa del genere; sicuramente i genitori di Sasuke l'avrebbero odiato e avrebbe passato un'intera serata a venir guardato con disgusto. Ancora. Quando Itachi suonò al campanello aveva quasi voglia di fuggire il più lontano possibile, ma la mano calda del compagno gli impediva qualsiasi movimento.

Una bella donna, dai lunghi capelli color ebano ed il sorriso gentile aprì, pareva la copia al femminile di Sasuke, ed esclamò guardando prima Nagato e poi Naruto «Chi di voi è Naruto?» Ti prego quello biondo, ti prego Kami. Sasuke se non è quello biondo ti scortico...

Il ragazzo deglutì sonoramente e poi pigolò «Emmm... Io».

Sì. Grazie Kami!... «Oddio, sei meraviglioso! -Trillò gettandosi praticamente tra le sue braccia e stringendolo a lei- Sasuke, sono così felice. Ti credevo asessuato!» Concluse sorridente e facendoli accomodare, rimanendo ancorata al braccio di Naruto.

Itachi a quella frase scoppiò a ridere, seguito da Konan e Sakura. Si quella sarata sarebbe stata uno spasso!

Ecco perché non vengo mai a cena da voi... Pensò il minore degli Uchiha, assottigliando gli occhi e fulminando i tre con lo sguardo.

«Papo? Cos'è l'asenculato?» Domandò innocentemente, Yahiko.

«YAHIKO!» Urlò Nagato, riprendendolo.

«Anch'io voglio sapere cos'è l'asenculato» Trillò Konohamaru, saltellando contento.

Konan scoccò ad entrambi un'occhiataccia e Nagato sospirò rivolgendosi a Mikoto «Scusateci, sono due pesti. Io sono Nagato, il cugino di Naruto e loro sono Konan, mia moglie, Yahiko e Konohamaru, i nostri figli. È un piacere conoscerla, signora Uchiha» Disse educato, presentandoli.

«Non preoccupati, io adoro i bambini e chiamami Mikoto -Parlò sorridente- Oh, Sakura, come stai?» Domandò poi, rivolgendosi alla ragazza.

«Bene, Mikoto-sama. Solo un po' stanca» La informò, lei, seguendola nel salone con gli altri.

Mikoto prese anche la ragazza sotto braccio e li trascinò sui divani «Tu siediti e chiamami mamma! -Disse rivolta a Sakura- E tu anche tesoro. Vado a chiamare Fugaku» Finì in direzione di Naruto, per poi avviarsi a cercare il suo stupidissimo marito, dato per disperso.

Sasuke sussurrò all'orecchio del fratello maggiore «Dici che papà è scappato?».

«No. Anche se scappasse lei lo ritroverebbe, sempre!» Esclamò, accomodandosi accanto alla fidanzata.

Dal corridoio fece la sua comparsa, scuro in volto, Fugaku Uchiha, che senza nemmeno presentarsi disse duro «Mikoto ha detto che tra cinque minuti è pronto, per cui accomodatevi. Tu. -Si rivolse a Sasuke- Vieni con me!».

Lo sapevo... Pensò tristemente Naruto, torturandosi le mani. Non poteva di certo filare tutto liscio.

«Padre, se hai qualcosa da dire; dilla pubblicamente» Affermò duro, il minore degli Uchiha, incrociando le braccia al petto. Stupito da quella reazione, era certo che suo padre non avesse nulla in contrario, invece...

Fugaku sospirò, fece una smorfia, poi acconsentì «E va bene. -Cominciò serio- Sasuke... Se, io, fossi stato più intelligente... Avrei sposato un uomo. Ed ora muoviamoci o Mikoto fa una strage» Concluse dirigendosi, rigido, in sala da pranzo. Dannato figlio, volevo chiedergli di aiutarmi a fuggire, stronzo!...

È un covo di pazzi... Si disse Nagato, vagamente divertito da quella stramba famiglia e, seguendo gli altri, si sedette al lungo tavolino.

Così iniziò quella folle “riunione di famiglia”.

Con Mikoto che non faceva altro che sgridare i suoi figli perché non si facevano sentire mai, per poi concentrarsi su Naruto, domandandogli qualsiasi cosa le passasse per la mente: che lavoro faceva? Quanti anni aveva? Come aveva incontrato Sasuke? Da quanto stavano insieme? Qual'era il suo colore preferito? E il suo cibo? Ogni cosa. Decretando infine che, sì, Naruto era perfetto per suo figlio. Per lei.

Itachi e Nagato, invece, avevano stipulato una specie di accordo silenzioso, per stuzzicare Sasuke, con battutine ed occhiatacce. E quest'ultimo, tentò perfino di strangolare il fratello maggiore, colpevole di aver contattato Karin durante la cena.

Quando Sakura venne a sapere che il suo ragazzo non aveva smesso di fumare, cominciò ad urlagli contro, seguita a ruota da Mikoto, ogni genere d'insulto.

Fugaku si limitò a bere una decina di bicchieri di vino rosso, notando, rassegnato, quanto i suoi figli erano simili alla moglie e non a lui.

Konan continuò a sgridare il marito per tutta la serata, scusandosi ogni cinque secondi per la sua maleducazione e pensando seriamente di chiedere il divorzio.

Yahiko e Konohamaru, ridevano sonoramente di tutti quegli adulti un po' matti, continuando a domandare a chiunque cosa fosse un “asenculato”.

Naruto, sorrise leggero, osservando tutte le persone che dividevano quel tavolo con lui e voltando il viso verso Sasuke, impegnato a dare della strega a Sakura, mormorò fievole ed inudibile «Grazie, teme!».

 

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Capitolo 10
*** Di Suigetsu, Karin, Juugo, Sasori e Deidara: perché un pazzo si circonderà, sempre, da pazzi (Extra n'2) ***


  

-Di Suigetsu, Karin, Juugo, Sasori e Deidara: perché un pazzo si circonderà, sempre, da pazzi (Extra n'2)-

 

Note: Segreteria di Karin, che racchiude tutti i folli amici di Sasuke. Una piccola flash.

Come sempre lascio una traccia di cosa parlerà il prossimo capitolo, il cui titolo è: Bracconaggio: inizia la caccia alle papere:

«Io dico che in verità è donna»

«Ma no, Nagato, in fondo Otouto è un ragazzo. È solo leggermente schizofrenico»

«Jashin! Leggermente? Ma se sembra un folle-paperino, mestruato ventiquattro ore su ventiquattro»

«HA RAGIONE!»

«Beh... In effetti...»

Bastardi, luridi bastardi. Vi ucciderò...

Dalla cena a casa Uchiha. Nagato, Itachi e successivamente Hidan, avevano formato l'Akatsuki; cioè un'organizzazione “criminale” contro Sasuke Uchiha.

 

 

Cos'ho di sbagliato?

Non trovo risposta.

In fondo, sono abbastanza carina.

Ho buoni voti all'università.

Sono, credo, simpatica.

Sì, ho anch'io i miei difetti, ma chi non ne ha?

Allora perché nessuno si preoccupa per me.

Nemmeno quando si vede che sto male?

Perché l'unico che lo fa...

È lui?

 

 

 

Segreteria telefonica di Karin Uzumaki; lasciate un messaggio! TU, NO! SUIGETSU. TU, NO!

 

Se sei il mio amore: Sasuke-kun... Perché? Perché lui e non me? Che poi Naruto-sama è un mio lontano parente, sai? Quindi... Posso accettarlo. Sì, in fondo è pur sempre un Uzumaki. UN UZUMAKI HA CONQUISTATO UN UCHIHA! Perché lui però? Io non vado bene? Sasuke-kun non ti amo più... Anzi no, ti amo ancora! Ah, sono indecisa!

Se sei Deidara: no, non lo so dov'è la tua creta, perché chiedi a me? Te l'avrà nascosta il tuo strambo ragazzo, come al solito. Ma perché conosco tutti gay? Perché?

Se sei Sasori: NON SONO IN RITARDO PER LA LEZIONE! La smetti di chiamare tutti per svegliarli? Cazzo, Danna, sei un maniaco. Perfino Kaka-sensei te lo dice!

Se sei Juugo: no! Non vengo con te in discoteca sabato. Perché dovrei accompagnarti, cavolo! Tu e Kimimaro mi lasciate sempre sola! Ripeto: perché conosco tutti gay?

Se sei Suigetsu: TI HO DETTO DI NON LASCIARE MESSAGGI!

Agli altri: ditemi e vi risponderò! Un bacione.

 

Bip.

 

Karin, ma che diavolo di segreteria hai? Ti rendi conto di essere completamente fuori di testa? Kami, ma per quale assurdo motivo ti conosco? Lasciamo perdere, mi servono gli appunti della lezione di ieri, passo a prenderli io. KARIN IO, NON TE. NON TI AZZARDARE A METTERE PIEDE A CASA MIA!”

 

Bip.

 

Ma se tu e Danna vi mettete sempre d'accordo per rovinarmi la vita. Tira fuori la creta che devo consegnare la prossima settimana, capito? Oppure ti faccio saltare in aria a te e quel coso mono-espressivo che si spaccia per mio fidanzato!”

 

Bip.

 

Chiamo perché siete sempre in ritardo. Tu, lo stupido Deidara e quel pennuto dell'Uchiha, per voi l'università è una specie di ritrovo di matti. Io, invece, studio! E poi smettila di lamentarti per telefono, sembri costantemente in menopausa. Ci credo che siamo tutti gay, ci hai spaventato tu”

 

Bip.

 

Karin, che diavolo hai questi giorni? Sembri sempre depressa! Vieni con noi almeno ti diverti un po'.”

 

Bip.

 

Puttana! Fessa! Imbecille! Come stai? Io alla grande. Vai ancora dietro all'Uchiha? Oppure ti sei arresa all'evidenza? Non si è capito bene! Comunque se fossi in te diventerei lesbica e poi mi farei due domande: perché conosco solo uomini? E per quale motivo a quasi nessuno di quegli uomini interesso? La parola chiave è il quasi. Ciao, strega!”

 

Karin, sdraiata sul suo letto a pancia in sotto, non aveva ascoltato nemmeno una parola di quei messaggi. Se ne stava con la testa affondata contro il cuscino, con gli occhi gonfi e rossi.

Perché? Per quale motivo nessuno s'interessa a me?... Si chiedeva depressa.

Non era giusto! Aveva speso anni della sua vita a farsi bella, a sembrare sempre gentile, a calmare parte del suo carattere burrascoso, si era completamente trasformata in un'altra persona. Solo per Sasuke, solo per farsi piacere da lui.

E, lui, non l'aveva mai degnata di uno sguardo.

Certo, sapeva che l'Uchiha, in fondo, le voleva bene, ma come amica. Nulla di più. E questo faceva male, troppo male. Perché vedere il ragazzo che ami da sempre essere felice con qualcun altro che non sei tu è un immenso dolore e non puoi far nulla per evitarlo.

Il ragazzo che credeva di amare. In fondo, dentro di lei, l'aveva capito, ma era così attaccata a quel sentimento da bambina che si rifiutava di vedere Sasuke in un altro modo.

Il suono improvviso del campanello la ridestò, si asciugò le lacrime che gli rigavano il volto e, infilandosi gli occhiali, andò ad aprire la porta; non trovando nessuno là fuori. Stava per sbatterla ed imprecare contro gli stupidi scherzi dei mocciosi quando s'accorse di una cosa, posata davanti al l'uscio, sul pavimento: una scatola di cioccolatini, una rosa e un biglietto.

Ecco, avranno sbagliato appartamento... Si disse acida, chinandosi e raccogliendo quelle cose; con una smorfia aprì il bigliettino per capire a chi dovesse fare da fattorino e sgranò le palpebre, leggendolo:

Tieni, matta! Magari un po' di cioccolato ti tirerà su (anche se ti farà diventare una balena, ma tanto già lo sei). La rosa l'ho staccata per strada, non pensare che spenda soldi per te e i cioccolatini metà li ho mangiati io, più della metà a dire il vero. Suigetsu. Ps: fa una visita dallo psicologo. Fidati che ti serve.”

Pesce lesso, non sei così stronzo come pensavo... Sorrise lei, rientrando in casa e cercando un vaso dove poggiare quel fiore, si sentiva meglio. Molto meglio!

Il suo cellulare squillò e lei, mantenendo il sorriso, rispose contenta “Sì, chi è?”.

Karin? -La chiamò la voce di Sasuke al telefono- Come... Ecco... Stai?” Chiese a fatica, sputando fuori le parole con estremo disgusto.

Lei scosse la testa poi scoppiò a ridere “Alla grande, Sasuke-kun. Oh, per gli appunti, ieri non ero a lezione, scusami. Prova a chiedere a Sasori” Finì, carezzando i petali della rosa.

Sì, stava decisamente molto meglio!

Grazie, sardina sotto sale!...

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Capitolo 11
*** Bracconaggio: inizia la caccia alle papere! ***


  

-Bracconaggio: inizia la caccia alle papere!-

 

Note: Hola! Era corto l'altro per cui eccomi qui! Allora è la prima Lemon Het che scrivo, quindi perdonatemi se farà leggermente schifo T.T. Bene, vi lascio e mi nascondo perché credo che a fine lettura mi vorrete uccidere, MA non è come sembra... Cioè sì, ma no... Vabbé... Bacio!

 

Dovrei dire qualcosa, giusto?

Tipo una frase ad effetto...

Non sono bravo in queste cose!

Mi limiterò a dire che la amo.

Nonostante sia pazza.

Scema.

Leggermente schizofrenica, con manie omicida.

Tutto questo, verso la mia persona!

 

Erano sdraiati nel loro letto matrimoniale. Nudi.

Si baciavano, toccavano, accarezzavano tra loro con amore. Passione. Desiderio.

L'uomo dai capelli neri sfiorò ancora una volta le labbra tumide della compagna, infilando il suo muscolo nell'umida cavità: esplorandola, giocando con la sua lingua.

Le strinse delicatamente un fianco leggermente arrotondato, affondando le dita nella sua morbida carne; portò una mano tra i piccoli seni e ne sfiorò con il palmo uno dei capezzoli inturgiditi, poi lo catturò tra l'indice e il pollice seguendone i contorni, stuzzicandolo. La bocca scese verso il basso, sull'altro bottoncino di carne, ci soffiò sopra poi lo leccò e lambì, mordendolo delicatamente e strappando un urlo di piacere alla sua amante.

Le mani grandi si sposarono verso il torace, scendendo giù seguendo il profilo delle anche e risalendo da quel punto fin verso i seni, maneggiandoli, tramutando quel corpo in creta tra le sue mani.

«I... Oddio... Itachi -Lo richiamò a fatica, Sakura- Tsunade... Ha detto che devi... Ah... Fare piano se proprio vuoi... Cazzo!... -Ansimò ed imprecò quando avvertì una delle mani del compagno infilarsi tra le sue cosce e cominciare a stuzzicarla- Porco!» Esclamò, avvertendo un dito farsi strada lentamente dentro di lei e muovesi al suo interno.

Itachi sorrise e, chinandosi su di lei, chiuse di nuovo le sue labbra con le proprie, si staccò qualche secondo dopo passando la lingua sul mento della donna, scendendo verso il collo, spostandosi fino al padiglione auricolare, tirandone il lobo coi denti e mormorando roco ed eccitato «Sto facendo piano».

Sakura s'inarcò sentendo le dita divenire due e cercò di scoccargli un'occhiataccia, strinse con le mani le lenzuola sgualcite, mentre il cuore le martellava frenetico nel petto e si sentiva ardere in mezzo alle gambe «I-Itachi... Ti prego...» Pregò con un miagolio, mordendosi il labbro inferiore e sopprimendo un gemito quando avvertì le dita aumentare il ritmo d'improvviso.

Lui le sfilò piano dal suo corpo teso e si posizionò meglio tra le sue gambe divaricate, stando attendo a non gravare sul ventre ancora piatto; le carezzò una guancia arrossata, scendendo su di lei e ricoprendole il viso di baci «Ti amo» Sussurrò penetrandola con dolcezza, centimetro dopo centimetro.

Sakura sospirò appagata sentendolo entrare in lei, ed avvolse le gambe tra i suoi fianchi andandogli incontro, circondò il suo collo con le braccia e, prima di ricambiare con trasporto l'ennesimo bacio, soffiò sulla sua bocca «Ti amo anch'io».

Itachi strinse i suoi fianchi tondi, aumentando gradualmente la velocità delle spinte, entrando e uscendo dal suo corpo bollente e umido.

Sakura ansimò pesantemente sentendo il ritmo aumentare, boccheggiò in cerca d'aria e si aggrappò ancor di più alla schiena del compagno arcuando la propria ad un colpo più forte e venendo con un urlo acuto, accasciandosi sul materasso respirando veloce ed irregolare.

Lui si mosse frenetico arpionando le sue cosce ed allargandole ancora di più, sentendosi stringere dalle sue morbide pareti si riversò al suo interno con un gemito roco.

«Questo non è andarci piano. Maniaco!» Lo sgridò lei dopo qualche minuto, tirandogli, senza l'intenzione di fargli male, una lunga ciocca di capelli scuri.

«E pensare che mi sono anche trattenuto» La prese in giro lui, uscendo con gentilezza da suo corpo e posando la testa contro il suo petto, abbracciandola in vita.

Sakura fece una smorfia esasperata, sbuffò e poi, scuotendo la testa rassegnata, si accoccolò tra le sue braccia «Papà è cattivo! -Esclamò infantile, carezzandosi il ventre e sentendo la risata gioiosa del fidanzato- Brutto e cattivo» Ripeté dolce, baciandogli la testa bruna e chiudendo le iridi chiare.

Itachi la strinse leggermente più forte, respirando il suo profumo e s'addormentò anche lui. Felice, sognando di poter tenere tra le braccia il prima possibile quel figlio che già amava.

 

Era passato più di un mese dalla cena a villa Uchiha, il primo volume del manga era stato pubblicato e, sorprendendo lo stesso Naruto, era balzato primo in classifica in solo una settimana. Ne era felice, dannatamente felice di aver realizzato il suo sogno, almeno in parte. Ma... C'era un ma, le cose tra lui e Sasuke non era cambiate: continuavano a vivere assieme, ad amarsi; però il più grande era sempre restio alle manifestazioni d'affetto dell'altro, non riusciva ad aprirsi completamente e questo lo faceva sentire inutile. Inadeguato. In colpa perché ancora lo “costringeva” a dormire sullo scomodo divano del salone. Sasuke gli aveva ripetuto mille volte che per lui non era un peso, che andava bene così, ma lui non riusciva a fare a meno di pensare che, un giorno o l'altro, si sarebbe stancato di lui e non voleva. Non voleva perdere anche Sasuke.

Si rigirò tra le coperte, agitato, sentendo il lento e regolare respiro del compagno provenire dalla stanza accanto, buttò uno sguardo alla sveglia posata sul comodino: segnava mezzanotte precisa e lui, come al solito, non riusciva a prendere sonno. Si alzò piano dal letto, tentando di non fare rumore, prese la sua cartellina da disegno e s'incamminò verso la cucina. Da sempre. Da anni. L'insonnia non lo lasciava in pace, i suoi sogni erano incubi. Reali. Tangibili. Mostruosi.

Lo soffocavano, lo distruggevano.

Si sedette al tavolo, inspirò una boccata d'aria e tentò di scacciare l'ansia che l'aveva colpito anche quella notte; posò un gomito sul freddo legno e si portò una mano sotto al mento, osservando con occhi vuoti davanti a sé.

Troppo in fretta, era successo tutto troppo in fretta. Ed ora non era più in grado di tornare indietro. Non desiderava farlo, però ne era spaventato.

Un improvviso rumore lo fece sobbalzare e sentì dei passi ovattati avvicinarsi.

«Dobe, che fai?» Biascicò l'Uchiha assonnato, raggiungendolo in cucina. Aveva i capelli scompigliati e gli occhi gonfi dal sonno; pareva un bambino. In fondo, lo era veramente.

«Nulla. Disegnavo» Rispose flebile senza guardarlo in viso, posandosi le mani tra le gambe e stringendo le spalle.

Sasuke si portò una mano alla bocca, sbadigliando, poi si sedette dinanzi a lui «Mmm... A mezzanotte?» Domandò, posando le braccia al tavolo e poggiandoci sopra la testa.

Naruto allungò una mano verso di lui, carezzandogli i capelli bruni e disse docile «Va a dormire 'Suke».

«Non riesco a dormire se tu gironzoli per casa!» Esclamò questo, chiudendo gli occhi e godendosi i leggeri movimenti della mano dell'altro sul suo scalpo.

Il ragazzo dai capelli biondi si morse il labbro inferiore e parlò dispiaciuto «Scusa».

«Fa... Niente» Rispose lui, con un mormorio.

Naruto lo osservò per un po', senza bloccare le carezze, notando stupito che si stava addormentato sul tavolino. 'Suke... Sei... Un idiota... Pensò a fatica, sentendo la gola secca e un peso sul petto, all'altezza del cuore. Perché è così dolce con me? Come ha fatto a innamorarsi di me? Come posso meritarmi una persona del genere?. Lui... Si merita di meglio... Pensò con gli occhi lucidi e il respiro spezzato.

«Sas'kè -Richiamò con tono leggermente più alto- Svegliati» Lo ridestò, scuotendolo lievemente e cacciando indietro le lacrime. Era stufo di piangere. Di essere debole.

Uchiha mugolò stranito, si sfregò gli occhi con una mano e li puntò sul volto del, ormai per lui, fidanzato. Lo guardò attentò per qualche secondo, poi si alzò dalla sedia, si avvicinò e lo sollevò tra le braccia con delicatezza.

«Sasuke? Ma che stai facendo?» Domandò sgranando gli occhi e tenendosi a lui per non cadere a terra.

Il più piccolo lo trasportò fin in camera da letto e disse duro, irritato «Non so a cosa stavi pensando e non lo voglio sapere, perché conoscendoti sarà qualcosa che mi farà incazzare! Per cui adesso dormi, anzi, dormiamo» Concluse facendolo sdraiare sul letto ed abbracciandolo in vita, posando la testa sul suo torace.

«Ma...» Tentò di dire Uzumaki.

«Dobe... Ti prego. Lo so che è difficile, lo so che fa male. Ma... Fidati di me» Parlò serio, allungandosi verso il suo collo e baciandolo delicatamente, sospirando appagato sentendo il suo profumo d'arance.

Non importa quanto tempo ci vorrà, non ti lascio Naruto. Mai... Pensò con convinzione, facendosi cullare dai battiti del suo cuore.

Naruto annuì piano, avvolse le braccia sulla sua schiena e chiuse lentamente le iridi azzurre. Mi dispiace di non essere abbastanza, Sasuke...

 

 

Salve! Questa è la segreteria telefonica del solo ed unico Suigetsu. Il vostro psicologo personale. Lasciate un messaggio e... Non me ne fregherà un cazzo!

Se sei Juugo: tu chiami me? Tu? Ma non hai da fare con pucci-pucci l'amore tuo? Vai Giagantor che non mi interessano le tue prodezze sessuali.

Se sei Sasori: guarda che non ti curo gratis eh!

Se sei Deidara: il discorso che ho fatto a Juugo vale anche per te, carA.

Se sei Karin: strega, infida strega. Sciò via brutta strega dell'ovest!

Se sei Sasuke... Cioè Sasuko: “Non ti picchio perché è da uomo. Non ti graffio perché è da donna. Ma ti odio, ti odio, ti odio”. Non la trovi perfetta per te? Io sì. Mia dolce Sasuko! Voglio conoscere Naruto, è un mese che prometti di presentarcelo.

 

Bip.

 

Dio, Sui. Credo che molti vorranno il tuo scalpo se non la smetti.”

 

Bip.

 

Muori! Curare cosa? Folle! Curati da solo che ne hai bisogno. Sto pregando ogni Kami che tu non finisca mai i tuoi studi in psicologia, sai i pazzi che ne usciranno dopo le tue sedute? Mi trasferisco all'estero se succede!”

 

Bip.

 

TU! Hai osato darmi della donna? Tu, stronzo. Ti farò implodere!”

 

Bip.

 

Suigetsu... Pesce lesso, sardina, trota marcia... Grazie, davvero!”

 

Bip.

 

Non ti picchio, ti spacco direttamente le ossa. Non ti graffio, ti scortico con una mazza chiodata. E poi ti uccido lentamente. Ora è perfetta. No! Non vi presenterò MAI Naruto!”

 

Erano le dieci di mattina e Suigetsu se ne stava comodamente seduto al tavolo della cucina, intento a fare colazione. Affondava il cucchiaio nella tazza di cereali al cioccolato, sbadigliando sonoramente ogni cinque secondi, con un piede si grattò il polpaccio dell'altra gamba e si portò un altro boccone alle labbra. Odiava non avere lezione all'università, non sapeva che fare per tutto il giorno.

Juugo era impegnato con Kimimaro.

Deidara, Sasori e Karin erano all'università.

E Sasuke da quando si era fidanzato era divenuto latitante.

Gli veniva da ridere se pensava ad Uchiha cotto come un liceale, vederlo innamorato era una scena rivoltante; pareva sempre così dannatamente felice. Ed accostare la parola felice a Sasuke Uchiha era... Strano e... Beh... Strano.

È proprio vero l'amore rende idioti. Pensò ridendo.

Ed anche lui si sentiva leggermente scemo alle volte.

S'incamminò verso il telefono fisso e decise di provare a disturbare la strega.

Chi è a quest'ora?” Rispose una voce irritata con un sussurro.

Io. Mi cara” Parò lui ironico, aspettandosi un insulto che avvenne immediatamente.

Imbecille. Sono a lezione” Mormorò lei acida.

Il ragazzo rise, poi divenne serio “Senti Karin -Si interruppe per un secondo- Ti va di uscire con me?”

Cosa?” Domandò lei in tono stupito.

Un appuntamento” Chiarì Suigetsu. Si era stancato, da anni non faceva altro che pensare a Karin, era il momento di provarci e se avesse detto di no... Beh... Almeno aveva tentato.

La sentì sospirare e poi chiedere “Perché?”.

Perché mi piaci. -Disse lui sicuro- Mi piaci da anni e mi sono stufato di far finta di non sopportarti. Ok sei pazza, isterica e manesca, ma... Trovo tu sia... La ragazza più bella dell'intero pianeta, strega” Concluse, incespicando leggermente sulle parole, si sentiva a disagio nel dire certe cose proprio a lei. Alla sua ''Nemica''

Alle cinque al parco, se tardi ti stacco la testa. -Lo minacciò alzando leggermente il tono- Ah... Suigetsu, -Era raro lo chiamasse per nome- anche tu... Mi piaci... Un po'” Finì imbarazzata, chiudendo la conversazione.

Il ragazzo sorrise contento, posando il telefono nella cornetta; forse Karin non era proprio una causa persa. Forse una speranza ancora l'aveva.

Innamorato di una matta! Beh, vorrà dire che la curerò io... Si disse fischiettando e tornando a fare colazione. Decidendo che quel pomeriggio avrebbe ritardato all'appuntamento di quindici minuti abbondanti. In fondo amava vederla arrabbiata.

 

Dalla cena a villa Uchiha le cose erano nettamente e drammaticamente cambiate per Sasuke, difatti da un mese a questa parte tre enormi problemi gravavano sulla sua persona: Itachi, Nagato e Hidan.

Quei tre folli si erano trovati!

Erano divenuti amici, amici per la pelle. Per la sua pelle.

E, non contenti di limitarsi a battutine e sguardi truci, avevano perfino creato un gruppo, un cavolo di club privato dal nome Akatsuki. Il cui obbiettivo era quello di distruggergli l'esistenza. La cosa che l'aveva fatto più irritare era che l'Akatsuki, a parte i tre fondatori, aveva come simpatizzanti tutti i suoi amici e... E anche Naruto ed i suoi maledetti genitori. Per non parlare del resto del clan Uchiha, soprattutto Madara che continuava a chiamarlo Sisasuke e tormentarlo ogni volta che metteva piede nel quartiere.

La sfiga lo perseguitava.

E lì, allo Sharingan, era stata formata la base principale. Lavorava nella tana del lupo.

«ITACHI!» Chiamò una voce, Sasuke si voltò e vide le sue disgrazie: Nagato e Hidan che gli si avvicinavano sorridendo sadici ricercando il fratello maggiore e scoccandogli occhiate divertite.

«Yo! Paperino» Lo salutò Hidan con un gesto della mano, sedendosi poi al bancone.

Nagato fece altrettanto e aggiunse «Ciao carissima. Passato il ciclo?».

«Voi maledetti figli di p...» Non riuscì a finire che Itachi, sbucando fuori da chissà dove, lo bloccò incamminandosi verso di loro e salutandoli con enormi pacche sulle spalle «Ragazzi! Come va il lavoro?» Chiese sedendosi accanto a loro e non degnando di uno sguardo il fratello, che stava letteralmente fumando dalla rabbia.

«Alla grande! Naruto è primo in classifica» Lo informò soddisfatto Nagato. Era quasi un mese che non urlava contro i suoi dipendenti per la felicità.

«Il mio volpino è stato fenomenale» Aggiunse Hidan, scoccando un occhiata eloquente a Sasuke mentre diceva la parola “mio”.

Itachi sorrise poco raccomandabile e disse «Peccato ci sia Otouto, rovina tutto. Comunque sto corrompendo Naruto-kun per farlo ammazzare al prossimo, magari da me».

«No, no. Voglio avere io l'onore» Rimbeccò Hidan, pregustandosi già le varie torture da suggerire al suo amico.

Nagato rise, poi affermò «Potremo dirgli di farcelo fare tutti insieme».

Vi odio, vi odio, vi odio, vi odio... Pensò furioso Sasuke, stringendo tra le mani una bottiglia d'acqua e spaventando a morte il cliente che stava servendo e perdendosi le frasi compiaciute di Itachi ed Hidan all'idea.

«Comunque. Io dico che in verità è donna!» Affermò il maggiore degli Uzumaki, convinto.

«Ma no, Nagato, in fondo Otouto è un ragazzo. È solo leggermente schizofrenico» Lo “difese” Itachi, buttando un occhio verso il minore.

«Jashin! Leggermente? Ma se sembra un folle-paperino, mestruato ventiquattro ore su ventiquattro» Rimbeccò Hidan.

«HA RAGIONE!» Ululò ilare Nagato, ridendo di gusto.

Itachi scoppiò a ridere dietro di lui e concordò «Beh... In effetti...».

Bastardi, luridi bastardi. Vi ucciderò... Si disse Sasuke sempre più furioso, si avvicinò a loro e ringhiò acido «Io ho finito il turno. Stronzi! Addio» si voltò e s'incamminò all'uscita.

«SASUKO! -Gli gridò dietro Hidan- ATTENTO AL BASTONE NEL CULO!»

Vi ucciderò, un giorno o l'altro tutti voi morirete per mano mia... Pensò incamminandosi verso casa con un diavolo per capello.

Il suo culo d'anatra, o papera che dir si voglia, era ancora più ritto dei giorni precedenti.

 

Naruto non era a casa, se ne stava appollaiato su una panchina del parco ad osservare la gente che gli passava di fronte. Perso nei suoi pensieri, leggermente più tranquillo dopo la nottata passata tra le braccia di Sasuke. Forse poteva davvero farcela, dimenticare il passato.

Dei passi ovattati si avvicinarono a lui, ma non vi fece caso continuando a sorridere lievemente facendosi cullare dal leggero venticello di quel giorno.

«Naruto?» Domandò in modo stupito una voce profonda, sconosciuta, ma vagamente famigliare.

Il biondo si voltò tranquillamente in quella direzione ed il sorriso gli si congelò in faccia, tramutandosi in un espressione di puro terrore, gli occhi si sgranarono e avvertì una lancinante fitta al petto.

Kurama...

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Capitolo 12
*** Il passato busserà sempre alla tua porta. ***


   

-Il passato busserà sempre alla tua porta-

 

Note: Oddio. Ho il terrore faccia schifo °Piange°... Oddio! Vabbé l'insonnia come al solito. Devo scappare!

Oh... Ah... Prima °Abbraccia tutte e coccola° VI ADORO! VI AMO! E se fosse legale vi sposerei a tutte... Un bacione, ora devo andare. Davvero!

Ps: Veloce, veloce. NON è una giustificazione per Kurama. Non è che ora Naruto dal prossimo dimenticherà il passato eh? No, no. Spero sia chiaro! A ri baci!

 

 

Mostro.

Demone.

Diavolo.

Abominio.

Ero cosciente di esserlo.

Fui costretto ad esserlo.

Da una vita che non fa altro che togliere.

Da un destino che ti soffoca e uccide...

...Lentamente.

Non chiederò perdono.

Non lo merito!

 

Kurama...

Un semplice nome può distruggere ogni certezza.

Perché... Quando credi che tutto sarà perfetto...

Che ogni cosa andrà meglio...

Che sarai, finalmente, felice...

Qualcosa. In un singolo secondo. Cambia le carte in tavola.

Irrimediabilmente.

Ed allora capisci che, forse, la felicità è solo una pallida illusione.

Forse.

No, è impossibile... Naruto era lì, immobile. Non provava nulla, nessuna emozione. Incapace di muoversi, di respirare, di fare qualsiasi gesto lo facesse apparire vivo.

Si sentiva... Leggero. Perso, come se una forza invisibile gli avesse d'un tratto fatto mancare la terra sotto i piedi. L'aria. Ogni sentimento.

Un secondo dopo, però, la paura lo colpì in pieno petto, spezzandogli in modo definitivo ogni suo respiro. Tremava. Di un terrore fin troppo conosciuto.

Vissuto sulla sua carne. Scottava come fuoco vivo quel ricordo.

Gli occhi offuscati gli impedivano la visuale completa, l'unica cosa che riusciva a vedere, nitidamente, erano le iridi color cremisi di quel l'uomo così tanto odiato.

Nient'altro.

Solo Kurama.

Dinanzi a lui, come se niente fosse accaduto, c'era il mostro che aveva intossicato, avvelenato, il suo sangue. La sua anima. Il suo corpo.

La bestia che l'aveva distrutto. Spezzato. Senza pietà.

«Sei davvero Naruto...» Parlò con un sussurro lontano, con voce roca e stanca. L'aveva riconosciuto al primo sguardo, incapace di dimenticare quegli occhi chiari. Puri. Gioiosi.

Li stessi occhi che aveva spento. Rendendoli impauriti. Fragili. Adombrati da un velo oscuro.

Nel vederlo così vicino le iridi azzurre si sgranarono ancora di più, cariche di terrore e lacrime trattenute a stento.

Avrebbe voluto alzarsi, scappare da lì. Fuggire lontano da quel demone. Ma le sue gambe parevano inchiodate al suolo, divenute di piombo, non le sentiva più e non era neanche in grado di urlare. Chiedere aiuto.

La gola era secca, riarsa e le parole parevano non volere uscire.

Avrebbe voluto... Avrebbe voluto smettere di respirare. Scomparire.

Perché il petto faceva così male?

Perché i battiti frenetici del cuore gli spaccavano i timpani?

Perché... Perché stava accadendo proprio in quel momento?

Kurama deglutì e continuò ad osservarlo, maledicendosi per essersi avvicinato; cosciente che non avrebbe dovuto farlo. Ma dopo anni di buio, di colpa e dolore, rivedendo il volto della sua vittima innocente non aveva potuto fermarsi «Non credevo vivessi ancora a Konoha» Parlò flebile, mordendosi quasi a sangue il labbro inferiore, sapendo che non avrebbe ricevuto risposta. Si avvicinò ancora, arrivando a pochi centimetri da quel corpo congelato e morto, allungando una mano per sfiorargli una spalla.

Non voleva, davvero, fargli nuovamente del male.

Solo svegliarlo da quello stato di shock in cui l'aveva visto piombare.

Naruto a quel gesto si irrigidì, schiaffeggiò la mano tesa con violenza e si alzò dalla panchina con gambe tremanti, guardandolo con odio e rancore.

Non seppe nemmeno lui come vi riuscì, dove avesse trovato la forza di farlo, ma lo colpì in pieno viso con un gancio, così violento, carico di disprezzo, da ferirsi le nocche e far barcollare il corpo della bestia all'indietro; facendolo accasciare sulle ginocchia.

Per quanto esile. Distrutto. Per quanto di fronte a lui si sentisse ancora un bambino indifeso, Naruto era un uomo. Un uomo adulto.

E non avrebbe permesso, per nulla al mondo, di fargli ancora del male. Mai.

«Me lo meritavo» Comunicò a se stesso, Kurama, asciugandosi con una manica della maglia scura il rivolo di sangue che colava dal labbro spaccato.

«TU, COSA CI FAI QUI? DOVRESTI ESSERE IN PRIGIONE!» Urlò, Naruto, furioso. Impazzito. Con tutto il fiato che possedeva. Stringendo i pugni ai lati dei suoi fianchi, affondando le unghie nella carne, così forte da tagliarla, non sentendo alcun dolore.

Non sentiva altro se non l'adrenalina e il terrore.

Kurama, fece leva sulle ginocchia rimettendosi in una posizione eretta e lo informò, fingendosi calmo «Ho scontato la mia pena. Sono libero da due anni, ormai».

No. No. No. Non è vero!... Pensò nel panico, non riuscendo neanche a respirare decentemente «Non puoi essere libero... Non è vero... NON MERITI NEMMENO DI RESPIRARE LA MIA STESSA ARIA!» Gridò ancora, sofferente, il fardello che sentiva sul petto si era fatto ancor più pesante, ancor più doloroso.

Sempre. Sempre di più.

«Tutti gli uomini sbagliano...» Affermò Kurama leggero, quasi inudibile. Non credeva neanche lui alle sue stesse parole.

«Mi hai violentato...» Mormorò il biondo a fatica, accusandolo ancora, mentre le lacrime avevano cominciato ad inondargli il viso ed i singhiozzi a squarciargli il petto.

Non voglio apparire fragile davanti a lui...

Perché era ancora lì?

Per quale motivo non era ancora fuggito?

Cosa voleva sentirsi dire dal mostro?.

Perdonami...Non volevo, perdonami...

«Non chiederò perdono, Naruto. -Parve leggergli nel pensiero- Non lo merito e non sono così presuntuoso da chiederlo. Dirò solo solo che è... Un peso che mi porterò dentro per sempre» Concluse incerto, non riuscendo a reggere il suo sguardo ferito.

Chiediglielo... Chiediglielo...

«P-perché...?» Singhiozzò il più piccolo. Voleva capire, voleva sentirselo dire. Anche se avrebbe fatto male. Anche se l'avrebbe ucciso ancora una volta. Non importava, doveva sapere il perché.

L'altro sospirò ed incrociò le braccia al petto, spostando lo sguardo altrove. Chiedendosi come mai nessuno si fosse ancora immischiato nella loro conversazione, eppure il parco era pieno di gente. Gente ipocrita, se avesse tentato di fargli nuovamente del male nessuno avrebbe alzato un dito.

Finirò mai di stupirmi degli uomini?... Non che io sia migliore...

«Vuoi davvero saperlo?» Domandò con distacco, bloccando i suoi pensieri e tornando ad osservarlo in viso.

Naruto annuì, non fidandosi della sua voce e abbassò la testa al suolo. Sfinito. Vuoto.

«Non ho una storia strappa lacrime da raccontare. Non ho una storia che faccia dire “Poverino, in fondo è solo una vittima del mondo”, non lo sono. Sono cosciente di essere il carnefice e non lo negherò mai. -Iniziò gelido e duro- Ero un ragazzino stupido, un teppista di periferia che incolpava il padre per la morte della sua adorata mamma, quando in realtà di colpe non ne aveva. Mi sentivo solo, abbandonato e... Volevo che qualcuno provasse il mio stesso dolore. Mi chiedevo come tu, un bambino abbandonato da tutti, potessi sorridere sempre nonostante la solitudine che ti circondava, nonostante le tenebre ed un passato di sofferenza e dolore. Ti odiavo. Perché tu eri... Sei... Quello che io non sarò mai. Invidia. Rancore. Semplice cattiveria. Non lo so, tutt'oggi nemmeno io ho la risposta...» Finì con un mormorio lontano, distante.

Solo per questo...

«Non... Non... Ti perdonerò mai! Non importa cosa dirai... Io non...» Esclamò in tono spezzato, Naruto, non riuscendo a finire la frase.

Kurama lo osservò duramente e ribadì «Non ti sto chiedendo il perdono. Non lo voglio».

«ALLORA PERCHÈ TI SEI FATTO VEDERE DA ME?» Gridò rauco, sentendosi ancor più vuoto. Senza senso. Senza scopo.

Cosa voleva da lui?

Farlo soffrire ancora?

Ricordargli con un ghigno soddisfatto che gli aveva rovinato la vita?

Perché era lì?

«Non è colpa tua» Affermò in un tono così basso da non parere nemmeno lui. Pareva... In un modo così strano da sembrare irreale... Confortevole. Confortante.

«Cosa?» Flebile come il soffio del vento, Naruto, aveva posto quella domanda, incredulo.

Kurama inclinò la testa, pensieroso, poi parlò «Ho letto... -Si interruppe incapace di continuare, era più difficile di quel che credeva- Ho letto il primo volume del tuo manga. Sono la volpe vero? -Domandò retorico, sapeva già la risposta- E ho capito che ancora ti senti colpevole, quando non è così. Volevo dirti solo questo, non pretendo che le mie parole ti rincuorino. Egoisticamente, credo di star facendo tutto questo per me. -Sospirò pesantemente, poi continuò- Addio Naruto. Dimenticami, o almeno provaci! Lo... Lo dico per te» Concluse voltando le spalle ed allontanandosi senza dire altro. Senza mostrare il suo volto ferito e colpevole. Il volto di un uomo che non si sentiva più tale da troppi anni.

Forse... Nel profondo. Non era così egoista.

Uzumaki guardò la sua schiena divenire sempre più piccola e lontana. Lasciando un vuoto enorme tra loro, portandosi via tutto. Qualsiasi cosa.

Portandosi via parte di quel passato che avrebbe accompagno sempre il cammino di Naruto.

Così come era apparso, se ne era andato.

Un fantasma. Un silenzioso ed eterno fantasma.

In quel momento, il suo personale demone non gli appariva più così spaventoso.

Solo... Solo un uomo...

Solo questo...

 

Era seduta al tavolino del chiosco all'aperto. Le gambe accavallate, una mano posata su queste e, con le dita dell'altra, s'attorcigliava una ciocca di capelli rosso fuoco.

Irritata.

Erano venti minuti che attendeva l'arrivo di quel coglione di Suigetsu e lei, cretina, ancora non se ne era andata.

Che poteva aspettarsi da lui?

Credeva davvero che un tale idiota si fosse “innamorato” di lei?

L'aveva fatto solo per prenderla in giro, di nuovo. Come sempre.

E lei, stupida, ci era cascata e la cosa peggiore era che... Faceva male.

Fin troppo.

Abbassò la testa, sconfitta dal destino avverso, con gli occhi lucidi. Decise di andarsene, era inutile rimanere lì, si alzò dalla sedia e prese lentamente la sua tracolla; proprio in quel momento una mano fredda le spossò una lunga ciocca di capelli dietro l'orecchio e, qualcuno, parlò divertito alle sue spalle «Streghetta! Scusa, ma ho avuto.... Mmmm... Un contrattempo» Si aspettava un insulto e uno schiaffo dritto in faccia, si era perfino preparato ad un calcio nelle palle. Ma non avvenne nulla di tutto ciò.

Lei si allontanò da lui e, rimanendo di spalle, disse asciutta «Smettila, tanto l'ho capito. Senti, trovati un altro passatempo. Ciao».

Lui la bloccò per un polso e la fece voltare verso di sé «Che stai dicendo?» Chiese, confuso.

Karin se lo scrollò di dosso e parlò acida «Oh, ma ti prego! Tutta la scenetta del “mi piaci”, -Mimò quella parola con le dita della mano- ti conosco. È un altro dei tuoi stupidi scherzi. Trovati qualcun altro!» Concluse voltando nuovamente i tacchi e cercando di andarsene.

Suigetsu assottigliò gli occhi, furioso,e la fermò ancora una volta «Scherzi?! Credi sia uno scherzo, cretina!».

«A chi hai dato della cretina, MEZZA TROTA?!» Lo insultò lei, puntandogli un dito smaltato al petto.

«Fessa!» Esclamò lui con astio.

«Sardina!» Rispose, avvicinandosi sempre di più al suo viso.

Tutto secondo i piani... Pensò Suigetsu sorridendo compiaciuto da quel gesto e sussurrò ad un centimetro dalle sue labbra «Presa...» Poi la baciò passionale, circondando i suoi fianchi con le braccia.

Karin sgranò gli occhi, scioccata, avvertendo la bocca di Suigetsu a contatto con la propria e le sue braccia circondargli la vita; tentò di divincolarsi, senza volerlo davvero, poi si arrese godendosi quel momento e abbracciandolo a sua volta.

Forse, ma forse... Non era poi così male... Il pesce!

In fondo, qualcosa la sapeva fare anche lui.

Tipo baciare.

 

Sasuke stava cucinando, intento a maledire interiormente quei tre pazzi ed il dobe che, come al solito, se ne era andato a gironzolare per Konoha senza nemmeno degnarsi di preparare qualcosa da mangiare.

Oh, ma sta volta l'avrebbe ucciso: lui, Nagato, Itachi, Hidan e pure Sakura, colpevole di stare con il fratello e portare in grembo l'Anticristo.

Sì, perché il figlio di Itachi sarebbe stato il Diavolo.

Ed era suo dovere salvare l'umanità da tale sciagura.

Salvare se stesso da tale sciagura!

La porta d'ingresso scattò e Uchiha, senza neanche aspettare di vederlo varcare la soglia, si piazzò a braccia incrociate dinanzi l'uscio (vagamente rassomigliante ad una moglie isterica) e quando vide la sua figura entrare, cominciò a sgridarlo «Possibile che non sei mai a casa quando torno? Perché non mi hai lasciato nemmeno un biglietto, dobe? E poi si può... Saper... -La sua voce scemò notando gli occhi gonfi e rossi, le lacrime solcargli il volto e le nocche della mano desta arrossare e ferite. Si avvicinò a lui rapido posandogli le mani sulle guance e chiese preoccupato- Che è successo?».

Naruto lo abbracciò, posando la testa sul suo torace e scoppiando nell'ennesimo pianto disperato di quel giorno «K-K-Kurama...» Balbettò stringendo con le dita la stoffa della sua maglia.

Sasuke s'irrigidì a quel nome e chiese gelido, sperando di non aver capito, «Kurama, cosa?».

«Mi... Ha... Parlato» Mormorò sentendo il corpo del ragazzo tremare dalla rabbia repressa.

Questo si staccò da lui e lo guardò negli occhi, serio «Ti ha fatto qualcosa?» Domandò roco, tentando in tutti i modi di non farsi divorare dall'odio che provava in quel momento.

Doveva stare calmo, tranquillizzare il compagno.

Dopo, l'avrebbe trovato ed ucciso.

Naruto scosse la testa, aggrappandosi ancora di più a lui. Il suo unico scoglio per non sprofondare ancora più in basso.

Grazie a Dio... Pensò Sasuke calmandosi leggermente, poi chiese «Dov'è? Dove l'hai visto?».

«Al parco» Rispose con un sussurrò triste e lontano; ripensando a ciò che era successo.

«Bene» Uchiha si staccò da lui e tentò di raggiungere la porta, forse era ancora lì e se così fosse stato l'avrebbe ammazzato con le proprie mani.

I propositi di far prima calmare Naruto erano stati completamente dimenticati.

«NO! -Gridò, il compagno, tirandolo per un polso- S-sasuke, no...» Pregò, mentre le lacrime si facevano più copiose di prima. Non voleva... Rimanere solo.

L'altro si morse il labbro, poi, sospirando, lo sollevò da terra trasportandolo sul divano, cullandolo tra le braccia, baciandogli i capelli e massaggiandogli, con movimenti lenti e circolari, la schiena per rasserenarlo «Ci sono io. Sono io» Parlò con gentilezza.

Naruto, pareva un bambino indifeso, lo era tornato davvero in quel momento.

Annuì piano, stringendosi sempre più forte in quell'abbraccio protettivo e caldo; affondando la testa contro il suo petto, tentando di arrestare le lacrime ed il tremore del suo corpo. Dopo diversi minuti parlò, bisognoso di liberarsi da quel peso «Gli ho... Chiesto il perché -Iniziò lentamente- ...Perché l'avesse fatto... E ha detto... Che era perché mi o-odiava... Io non... Capisco... Io...» Non sapeva come continuare, cosa dire. Cosa fare. Cosa pensare.

Non sapeva nulla.

Sasuke strinse la mandibola, bestemmiando tra sé contro quel mostro e respirò una profonda boccata d'aria, poi gli prese il viso tra le mani baciandolo ancora ed ancora; posando le sue labbra sugli occhi gonfi, sulle guance arrossate, sulla punta del naso e sulle labbra umide «Non è colpa tua. Non sarà mai colpa tua» Affermò leggero, dolce, con un tono di voce che, Naruto, non gli aveva mai sentito usare.

Il tono di qualcuno pazzamente innamorato di chi aveva di fronte.

È la stessa cosa che mi ha detto... Lui... Pensò mordendosi il labbro inferiore. “Dimenticami”... Forse. Posso almeno tentare... Sarà doloroso, ma... Posso... Provarci!

Guidato da quest'ultimo pensiero posò le sue mani ai lati del viso dell'Uchiha e, arricciando le labbra in un dolce sorriso, disse sincero «Grazie, 'Suke».

«Di cosa?» Soffiò caldo sulle sue labbra, rafforzando la presa su i suoi fianchi. Pareva non volerlo lasciare andare. Mai più.

Sarebbe stato lì. L'avrebbe protetto, ogni singolo giorno delle loro esistenze. Era come se il tempo, gli anni di differenza, il sesso, il passato... Tutto. Fosse stato dimenticato.

In quel misero secondo.

«Di essere qui. Solo di essere qui» Rispose Naruto, posando la testa nell'incavo del suo collo e respirando il suo profumo, sapeva di casa.

Si sentiva, per la prima volta nella sua vita, veramente amato.

Ci vorrà tempo... Ma c'è la farò Sasuke. Te lo prometto!...

Sì, ce l'avrebbe fatta. Perché il mondo tra le braccia di Sasuke, faceva meno paura.

Tutto era meno spaventoso.

Perfino il suo demone.

 

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Capitolo 13
*** Una tranquilla giornata in Accademia. Parte uno. ***


 

-Una “tranquilla” giornata in Accademia-

Parte uno.

 

Note: L'ho dovuto dividere in due parti perché 1) Sto avendo un blocco assurdo per questo capitolo e sono riuscita a scrivere solo questo in mmmm Tre giorni che ci provavo circa 2) non sarei riuscita ad inserire gli amici di Sasuke se non l'avessi fatto! Zabusa (Versione Italiana) Zabuza (Giapponese). Ho usato quella Giapponese.

 

Ho la netta impressione che la gente mi odi.

Non che mi dispiaccia.

In fondo...

...Amo far impazzire chi mi sta intorno.

Peccato che la maggior parte delle volte,

chi mi sta intorno fa impazzire me!

 

Questa è la segre... Questa è la danza del serpente che viene giù dal monte, per ritrovare la sua coda che s'era persa un dì... KAKASHI! COME CAZZO HAI FATTO A MANOMETTERLA!

 

Bip.

 

Oddio! Oh mio Dio! Ancora... Ancora... Ancora non sei riuscito a cambiarla... Scusa, sto piangendo dalle risate e non riesco a parlare”

 

Bip.

 

La forza della giovinezza di Kakashi risplende. Orochimaru fatti contagiare anche tu”

 

Bip.

 

Orociok, amico mio. Sono secoli che io, te e Tsunade ci si deve vedere. Non sparire di nuovo; ora che ho il tuo numero, datomi dal gentilissimo Kakashi, ricuciremo il nostro rapporto”

 

Bip.

 

Orochimaru-sama, trovo la mancanza di rispetto di Hatake-sensei veramente orribile; io sono dalla sua parte”

 

Bip.

 

Voi sareste i miei colleghi di lavoro? Di Hatake non mi stupisco è sempre stato un idiota, ma tu... Ti commisero!”

 

Tzs... Stronzi... Pensò, acidamente, Orochimaru seduto al tavolo della cucina e rigirando svogliato il cucchiaino nella tazzina di caffè, si portò una mano dinanzi alla bocca e sbadigliò stanco. Odiava svegliarsi presto per andare a lezione, mal sopportava vedere come prima cosa della giornata le facce inebetite dei suoi studenti e, soprattutto, ripugnava dover parlare con gli altri membri del corpo docenti. L'Accademia d'arte di Konoha aveva il vanto di essere la migliore di tutto il Paese del fuoco, ma era anche quella con gli insegnanti più folli e disadattati.

Kakashi era... Un bambino troppo cresciuto, sempre pronto a snobbarlo e prenderlo in giro per ogni cosa; si era impuntato nell'eterna lotta “Sasuke preferisce me” contro di lui ed Orochimaru di certo non si tirava indietro, visto che Uchiha era l'unico studente che meritava il suo rispetto: studioso. Talentuoso. Intuitivo. Intelligente. Di bella presenza e silenzioso, soprattutto silenzioso.

Gai, invece, non sapeva ancora come definirlo se non con la parola coglione-stupido-esagitato che, disgraziatamente, aveva contagiato con le sue manie anche il figlio Rock Lee che, porca zozza, era uno dei suoi studenti. Lo odiava e l'avrebbe volentieri fatto fuori, anzi no, LI avrebbe volentieri fatti fuori.

Ma, in uno strano modo che non capiva nemmeno lui, erano quasi divenuti “amici” dopo tutti quegli anni.

Ma il peggiore, quello che veramente odiava, il collega più rompi coglioni dell'intera galassia era uno: Zabuza Momochi. Detto anche “Demone della nebbia”. Soprannome che gli calzava a pennello, visto che era l'essere più meschino, insopportabile, sadico e ambizioso che avesse mai conosciuto in tutti quegli anni di vita. Non uno, mai nessuno, era riuscito a prendere un trenta durante i suoi esami; nemmeno Uchiha. Era l'incubo di ogni studente e di ogni professore, godeva nel vedere la scintilla di terrore negli occhi di chi incrociava il suo cammino nei corridoi della facoltà.

Non che ad Orochimaru facesse paura quel ragazzino, ma doveva ammettere che terrorizzare la gente era la sua abilità innata, ed un po' lo invidiava.

Scrollò le spalle, decretando che aveva perso solo tempo in pensieri inutili e, posando la tazza nel lavandino, decise di preparasi per andare al lavoro; indossò il pesante cappotto nero ed uscì di casa, camminando svogliato per le vie di Konoha.

Ma perché era tornato in quel postaccio? Quanto rimpiangeva gli anni passati ad Oto, lì si che stava bene: rispettato e venerato da tutti. L'unica cosa positiva era che era riuscito a portarsi dietro il suo assistente personale: Kabuto. Anche se quella specie di criceto troppo cresciuto alle volte lo irritava come nessun altro; proprio in quel momento il suo cellulare squillò e lui, con cipiglio sul viso, rispose “Chi è a quest'ora?”.

Orochimaru-sama si è svegliato?” Gracchiò una voce dall'altro lato.

Questo sbuffò “No, Kabuto, stai parlando con la segreteria”

Davvero?” Chiese sorpreso il ragazzo.

Orochimaru per poco, molto poco, non si spiaccicò una mano in faccia “Idiota! Che cavolo vuoi a quest'ora?” Lo insultò fumando già di rabbia e non erano passati nemmeno dieci minuti da quando era uscito di casa.

Scusi sensei. -Affermò dispiaciuto l'altro- Volevo dirle che ho corretto i test della settimana precedente” Lo informò.

Mmm... Sì, va bene ci vediamo in aula” Rispose perentorio chiudendo la conversazione, senza dargli tempo di dire altro.

In fondo è utile... Si disse infilando le mani in tasca e continuando a camminare.

 

 

La stanza era avvolta dal buio e lui respirava leggero tra le lenzuola, dormendo serenamente, l'unica parte della giornata in cui si sentiva vagamente felice era quando era in casa. Con lui.

«Zabuza? Alzati dai, arriveremo in ritardo» Lo ridestò una voce gentile, scuotendolo delicatamente per le spalle.

L'uomo fece un verso infastidito, una lieve smorfia con le labbra ed aprì un occhio cercando di mettere a fuoco il viso sorridente di Haku «...Ore...?» Biascicò sentendo la gola secca.

«Le otto -Rispose il ragazzo baciandolo sulle labbra, poi aggiunse- Ho preparato la colazione, tu vestiti» Detto questo si allontanò con passi leggeri.

Sì, mammina... Pensò sarcastico scompigliandosi con una mano i corti capelli neri e tirandosi su dal letto, allungò le braccia sopra la testa sciogliendo i muscoli intorpiditi e si diresse in bagno, avvertendo distintamente i rumori provenienti dalla cucina.

Cinque anni. Da cinque lunghissimi anni viveva con quel ragazzino, che si era imposto nella sua vita di propria iniziativa; obbligandolo a farsi amare da lui. Aveva rivoluzionato tutto il suo essere, tutti i suoi principi, l'aveva invaso senza chiedergli il permesso e... Andava bene così. Più che bene.

 

Cinque anni prima.

 

Stupidi esseri umani... Si disse Zabuza portandosi alle labbra l'ennesimo boccale di birra della serata; annegando i dispiaceri nell'alcool come ogni giorno. Era stato licenziato, di nuovo, perché aveva dato un ceffone ad un suo studente. Un meritato ceffone vista l'inutilità di quel mentecatto. Sbuffò guardando in cagnesco l'ennesima bella donna che tentava di approcciarsi a lui e pagando le sue consumazioni uscì dal locale.

Zabuza Momochi non aveva avuto una bella vita. La madre era morta di parto dandolo alla luce ed il padre, con lo stesso vizio dell'alcool del figlio, lo aveva sempre trattato come uno straccio rinfacciandogli di averla uccisa lui. All'inizio faceva male, poi però ne era diventato indifferente; congelando i suoi sentimenti con un'alzata di spalle, divenendo arido ad ogni contatto umano. Compiuta la maggiore età abbandonò la casa paterna senza alcun rimpianto ed oramai erano anni che si manteneva da solo, non sentendo la mancanza di quel padre che non avrebbe mai considerato tale.

Camminava tranquillamente, provocando quasi terrore nei passanti che incrociavano la sua stessa strada vista l'enorme stazza e lo sguardo duro; si grattò la testa decidendo di passare in un altro bar visto che si sentiva ancora troppo lucido ed imboccò un vicolo da lui poco frequentato.

«Allora puttana, quanto vuoi?» Udì dire da qualcuno; scosse le spalle disinteressato e non si sprecò nemmeno a voltarsi per osservare la scena. Che importava a lui di un sudicio porco che chiedeva ad una zoccoletta qualsiasi il prezzo per un po' di sesso?.

«Ti ho già detto che sono un uomo e non faccio la puttana. Lasciami!» Parlò una voce fine e leggermente spaventata, ma che tentava in tutti i modi di intimorire l'uomo.

«Ma come non sei una donna? Su, non dire bugie a papà e fatti scopare» Affermò acido l'altro, alitandogli in faccia e tenendo saldi i suoi polsi.

Il ragazzino si morse le labbra e cercò di toglierselo di dosso «Ho detto lasciami!» Ordinò.

Il rumore di un sonoro schiaffo, seguito da un gemito dolorante, arrivò alle orecchie di Zabuza. E che palle... Pensò voltandosi e decidendo che aveva abbastanza alcool nel sangue per fare una buona azione. Raggiunse l'angolo buio da dove provenivano le loro voci, batté un dito sulla spalla dell'uomo e disse «Mi scusi, sa non vorrei interrompere il suo... Mmmm... Approccio. Non che me ne freghi molto. Ma il ragazzino o ragazzina non lo vedo molto d'accordo».

Questo si voltò, pronto a dare una lezione allo scocciatore, peccato che quando lo guardò in viso per poco non si strozzò con la sua stessa saliva:un metro e novanta di puri muscoli e due tizzoni ardenti e pericolosi al posto degli occhi. Un demone. Uno spaventoso demone. L'uomo lasciò la presa sui polsi del ragazzino e si allontanò velocemente senza dire una parola; non gli andava di morire proprio quel giorno.

Peccato... Una bella rissa era l'ideale... Si disse deluso osservandolo fuggire.

«Grazie» Un lieve pigolio attirò di nuovo la sua attenzione, senza troppo interesse spostò i suoi occhi sulla sua figura e, nonostante il buio, ne rimase incantato: i lunghi capelli neri incorniciavano un viso piccolo ed elegante, le labbra erano fine, rosate, la pelle candida e gli occhi scuri, ma grandi, pieni di vita e, in quel momento, riconoscenza. Mai nessuno l'aveva guardato in quel modo.

«Sì... Emmm... Sì... Prego e ciao» Disse velocemente, incartandosi sulle sue stesse parole e dandosi del idiota per aver balbettato di fronte ad un insulso essere umano. Lui odiava tutti, non poteva sentirsi a disagio con quel... Quell'insignificante bambinetto.

Questo inclinò la testa con un sorriso e parlò gentile «Io mi chiamo Haku e tu?».

Oddio... Non dirgli nulla e mandalo a fare in culo... «Zabuza» COGLIONE!...

Haku notando la smorfia che aveva assunto l'uomo rise leggiadro «Posso chiederti un favore Zabuza?» Domandò poi un po' in imbarazzo.

No!... «Sì, dimmi» Ma allora è un vizio!...

«Potresti accompagnarmi a casa... Ecco... Io... Non me la sento di camminare da solo... Però se non puoi non fa nulla. Scusa non dovevo chiedertelo, non ti conosco, non so nulla di te e... Scusa davvero! Mi dispiace» Affermò velocemente, cambiando idea ogni cinque secondi e arrossendo fin alla punta delle orecchie dandosi dello stupido.

Ora gira i tacchi e vattene... «Andiamo -Parlò Zabuza allungando una mano verso di lui- Per oggi ti accompagno io» Finì prendendolo per un polso e trascinandolo fuori da quel vicolo. Ok, è ufficiale. Ti sei rincoglionito... Lo sgridò ancora la sua coscienza, mentre sentiva il suo palmo andare a fuoco a causa del contatto con quella pelle chiara e delicata. Camminarono in silenzio per circa mezz'ora e quando Haku intravide casa sua si fermò, dicendo, «Grazie... Io non so come ringraziarti».

Almeno chiedi dei soldi... «Non preoccuparti -Rispose con un'alzata di spalle, poi d'istinto disse- Offrimi qualcosa da bere, se proprio devi...» COSA?!...

«Certo!» Esclamò il ragazzo con un sorriso solare e lo trascinò davanti il suo appartamento.

Beh. Mettila così, almeno svuoterai le palle, in fondo è carino... «Guarda che non intendevo ora!» Lo fermò stupito l'uomo.

«Ah, no?» Domandò innocentemente Haku.

No, non farlo. Zabuza ti prego non farlo... Non cadere così in basso... «Che ne dici di domani, a pranzo? Così oltre che a bere mangiamo anche. -Poi gli venne in mente una cosa- Ma tu quanti anni hai?» Chiese, visto che gli sembrava tanto un ragazzino delle medie.

«Diciotto -Rispose intrecciando le dita con quelle del più grande- Per domani va bene, cucino io. Sono bravo» Concluse con un sorriso fin troppo amorevole.

L'uomo sgranò gli occhi e scosse la testa «Sì. Certo. Ora vado» Parlò sciogliendo la presa e voltandosi per tornarsene a casa.

Domani non andrai, capito?...Quel ragazzino ti rincoglionisce. E poi è troppo giovane hai ventisette anni, sei un uomo adulto e NON sei gay...

Il giorno dopo Zabuza incontrò nuovamente Haku. Il giorno dopo fecero l'amore sul tavolo della cucina, senza nemmeno pranzare. Da quella volta non riuscì più a liberarsi di lui. Non che gli dispiacesse.

 

Ai giorni nostri:

 

«Dobe, ti uccido!» Sbraitò Sasuke Uchiha, mentre se lo trascinava con forza per le vie di Konoha. Erano in ritardo, per colpa di quel cretino che non aveva impostato la sveglia sarebbero arrivati tardi e quel giorno non poteva permetterselo; anche perché altrimenti il Diavolo l'avrebbe ucciso.

«Teme! Cavolo, aspetta... Mi fai male!» Lo riprese arrancando con affanno dietro di lui.

Questo invece di fermarsi accelerò il passo ed esclamò «Se domani vorrai ancora avere un fidanzato in vita muoviti!».

Naruto gonfiò le guance esasperato e con un ansito rispose «Guarda 'Suke che se lo fai per me non c'è bisogno. Ti amerò anche da morto eh...».

«Zitto e cammina» Ordinò ancora, notando in lontananza il complesso universitario e tirando un sospiro di sollievo.

«UCHIHA!» Una voce conosciuta lo arrestò, si voltò verso questa e maledisse ancor di più la sfiga e tutti i Kami esistenti.

«Sensei! Mi scusi stavo giusto...» L'uomo non gli fece concludere la frase che disse acido, squadrando torvo la figura di Naruto, «...Facendo una passeggiata mano nella mano con il tuo fidanzatino».

Uzumaki s'irrigidì offeso, stava per rispondere a tono quando vide qualcuno dare uno schiaffo dietro la nuca dell'insegnante «ZABUZA! Smettila di fare lo stronzo con tutti.-Lo riprese Haku leggermente divertito- Scusatelo, non riesce a capire che siamo in ritardo anche noi visto che stiamo ancora per strada» Concluse con un tenue sorriso.

«Mi hai dato uno schiaffo?» Domandò stralunato, sbattendo le palpebre.

Haku lo squadrò per un secondo poi scosse la testa «No amore, te lo sei sognato».

No. Haku tesoro mio... Ok l'amore, ma prendermi per il culo proprio no!... Pensò inviperito scoccandogli un'occhiata di puro odio, se l'avesse fatto con chiunque altro sarebbe fuggito a gambe levate, il ragazzo invece si limitò ad alzare le spalle e dire «Sarebbe meglio muoversi visto che le lezioni inizieranno tra poco» Così ricominciò a camminare tranquillamente.

Naruto scoppiò a ridere divertito, guadagnandosi un ringhio soffocato e una minaccia di morte «Non so chi tu sia biondino, ma se ridi un'altra volta ti strappo gli incisivi e ci faccio una graziosa collanina per lA tuA ragazzA» Detto questo voltò i tacchi e se ne andò.

Sasuke abbassò la testa quasi rassegnato e si morse la lingua per non insultarlo, non era il caso di mettersi contro Zabuza; piuttosto avrebbe fatto prima ad andare al circo, cospargersi di grasso ed entrare nella gabbia delle tigri. Avrebbe fatto comunque meno male che essere uccisi dal suo sensei.

«Loro» Affermò d'improvviso Naruto.

«Come?» Chiese Uchiha non capendo di cosa stesse parlando.

«I nemici del prossimo volume. Saranno loro» Dichiarò sorridente, intrecciando le dita con quelle del compagno e ricominciando a camminare.

Perfetto... Ed ora come convinco il Demone della nebbia a dire di sì?... Si chiese sconvolto Sasuke formulando mentalmente il suo testamento, che avrebbe messo su carta alla prima ora di lezione.

Naruto aveva il potere di cacciarlo sempre, costantemente, nei guai.

 

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Capitolo 14
*** Una tranquilla giornata in Accademia. Parte due. ***


  

-Una “tranquilla” giornata in Accademia-

Parte due.

 

Note: Hola mie amore (?)... Se la scena lemon (Di Haku e Zabuza. Quella tra Sasuke e Naruto ci sarà al prossimo °Si gioca l'effetto sorpresa°) è troppo spinta DITEMELO che modifico; purtroppo non riesco a regolarmi con il rating... Vi saluto e ci leggiamo lunedì o martedì, bisogna vedere quanto riesco a scrivere con i parenti mutanti che mi invadono casa. Bacioni! Scusate eventuali errori sono riuscita a rileggerlo solo due volte, me ne servono minimo cinque per beccarli tutti o quasi! ^^'

 

Ci siamo... Pensò deglutendo sonoramente e pregando ogni Kami di non farlo morire proprio quel giorno. Di non farlo morire senza aver fatto l'amore almeno una volta con Naruto. L'aveva lasciato in caffetteria, con la promessa che a fine lezioni lo avrebbe prima presentato ad i suoi amici e successivamente portato a parlare con Zabuza.

Anche se sapeva che il suo sensei non avrebbe mai dato il suo consenso per una cosa del genere, mai, nemmeno per tutto l'oro del mondo si sarebbe prestato per divenire un personaggio di un manga. Lo conosceva fin troppo bene. Inspirò profondamente ed entrò in aula, sentendo su di sé le occhiate di alcune compagne di corso; come al solito. Scosse la testa infastidito e salutò Karin, Sasori e Deidara con un cenno del capo; sedendosi poi accanto alla ragazza che, grazie al cielo, da quando frequentava Suigestu si comportava con lui solo come una buona amica.

«Sasuke-kun ti senti bene?» Domandò lei, leggermente preoccupata dal pallore sulle guance dell'amico.

«Mmm... Sì» Rispose portandosi una mano dietro al collo e massaggiandoselo, avere una spada di Damocle, dalle fattezze di Momochi Zabuza, sopra la testa era snervante.

Deidara si sporse verso di loro e ridendo disse «Rin-Rin, lascialo perdere. Sicuramente è colpa del suo ragazzo che se lo sta sbattendo troppo!».

Uchiha alzò un sopracciglio e lo fulminò sul posto con un'occhiataccia, fece schioccare la lingua pronto ad insultarlo quando vide Sasori dargli un pugno in testa e parlare incolore «Come io sbatto te! Per questo sei scemo, ti ho sfottuto fuori tutto il cervello».

Karin gonfiò le guance, piangendo per le silenziose risate e dovette posare le braccia sul banco e la testa su queste per non farsi udire dal professor Momochi che aveva appena varcato la soglia della classe.

Deidara guardò male il suo ragazzo e gli sussurrò all'orecchio «Quando finisce l'ora di Momochi ti faccio saltare in aria».

Sasori si limitò a sbadigliare e mandarlo a quel paese con un esplicativo gesto delle dita. O meglio del dito.

Sasuke ghignò divertito e leggermente più rilassato, ma non parlò. Con Zabuza in aula aprire la bocca sarebbe stato un suicidio.

La classe era così silenziosa che gli studenti parevano morti.

«Ciao. Teste di cazzo! -Iniziò mostrandosi più alterato del solito- Oggi dovete ringraziare un vostro compagno -No, oddio. No... Pensò Sasuke tornando ansioso- Il caro Uchiha-kun mi ha rovinato la mattinata, per cui: Test a sorpresa, che vale come un esame scritto. Contenti?» Domandò in fine con un sorriso soddisfatto, osservando i visi di tutti i suoi studenti scattare verso Sasuke Uchiha e maledirlo con lo sguardo.

Kami! Perché?... Si domandò il ragazzo avvertendo l'aura omicida dei suoi compagni di corso, se non fosse stato un Uchiha avrebbe sbattuto la testa sul banco fino a morire.


Intanto, seduto al tavolo della caffetteria, Naruto si guardava attorno con curiosità: non aveva mai frequentato l'università e per lui era tutto nuovo. Osservò divertito due uomini completamente vestiti di verde chiacchierare ad alta voce con uno strano tizio dai lunghi e lisci capelli neri.

«Orochimaru! Non abbatterti per così poco, la forza della giovinezza dimora in te» Esclamò ilare l'uomo più grande dando delle forti pacche sulla spalla all'altro.

«Ha ragione papà. Sensei io credo che lei sia il più giovane tra di noi! Si nota anche dai capelli, chi a cinquant'anni li avrebbe così lunghi?» Disse il ragazzo dalle folte sopracciglia imitando il padre e “consolando” il suo sensei.

Orochimaru abbassò la testa e ringhiò al suo interno, chiedendosi cosa avesse fatto di male per sopportare i due contemporaneamente.

Naruto ampliò il sorriso ascoltando la loro conversazione e si appuntò mentalmente di chiedere al Teme chi fossero, magari in futuro poteva usare anche loro. Fischiettando sereno addentò un altro pezzo del suo tramezzino al tonno ed abbozzò su un foglio di carta le loro figure; bevve un sorso di tè, stiracchiò le braccia e si grattò il naso. Ignaro che, in quel momento, l'amore della sua vita stesse rischiando di morire.


«Lei non può farlo» Si lamentò uno dei tanti ragazzi, sbattendo le mani sul banco e provocando mormorii di approvazione nei suoi compagni.

Perfetto assisterò ad un omicidio in diretta. Grazie al cielo non il mio... Pensò Sasuke, leggermente preoccupato dal fatto che Karin lo stava guardando con odio. Forse morirò anch'io oggi... Si disse ancora, distanziandosi leggermente da lei ed estraendo un foglio di carta; prima di iniziare a scrivere le sue ultime volontà udì la risposta del sensei.

«Hai ragione, non posso. Perdonami. Come ti chiami ragazzo?» Chiese con una voce stranamente gentile e dolce.

Non dirglielo... Pensarono all'unisono Karin, Deidara e Sasuke.

Povero scemo... Pensò invece Sasori sbuffando annoiato.

«Matsu Odedara» Rispose il giovane tranquillamente.

IDIOTA!!...Si urlò in testa praticamente tutta la classe

Zabuza allargò il sorriso, mostrando i denti leggermente affilati e disse «Matsu... FUORI DALLA MIA AULA, PER SEMPRE!» Gridò, puntando un dito in direzione della porta.

«COME?!» Gracchiò il giovane, intimorito e sorpreso.

«Fuori. Altrimenti ti ci sbatto a calci in culo» Ribadì l'insegnante guardandolo con astio.

Il ragazzo si alzò dalla sua postazione e con un cipiglio sul viso uscì senza dire nulla. Mai mettersi contro Momochi Zabuza. Mai. La cosa positiva era che non l'aveva ucciso.

Sasuke sospirò dando dello scemo a quel ragazzo e tornò a pensare a se stesso, stilando il suo testamento: “Io Sasuke Uchiha, morto per mano di: o il Demone della nebbia alias Zabuza Momochi, o uno dei miei... Conoscenti... Sasori No Danna e Karin Uzumaki sono i più papabili al ruolo di miei assassini. Dichiaro di NON voler donare i miei organi, sono miei e me li tengo. Voler essere cremato, non mi va di occupare spazio inutile. Inoltre lascio i miei averi a Naruto Uzumaki. Dobe, ti amo. Mi spiace di non avertelo mai detto. Con la speranza che i miei voleri vengano accolti. Sasuke Uchiha, morto troppo giovane e senza aver ancora fatto sesso con il suo amato”.

«Uchiha si può sapere che diavolo fai?» Chiese Momochi inclinando la testa ed osservandolo scrivere qualcosa prima ancora di aver consegnato il test.

«Testamento, sensei» Rispose incolore l'altro, piegando il foglio ed infilandoselo nella tasca dei Jeans scuri.

Zabuza si ritrovò a sorridere divertito e poi disse, quasi lodandolo «Bravo. Fai bene, ha ragione Orochimaru. Sei intelligente».

Ummm... Almeno mi ha fatto una specie di complimento... Pensò Sasuke, aspettando tranquillamente di scoprire per mano di chi sarebbe passato a miglior vita.

Karin ancora lo osservava con odio.

Sì, l'avrebbe ucciso lei.

Deidara stava preparando dell'argilla.

O forse lui.

Sasori aveva estratto da non si sa dove un coltello.

Ok era il più probabile.

Zabuza si leccò le labbra mostrando i denti da squalo.

Forse... Sarebbe stato più d'uno il suo assassino.


Naruto posò un gomito al tavolino e poggiò una guancia sul palmo aperto, sbuffando annoiato si guardò ancora intorno non notando più nulla di interessante. Erano passate solo due ore da quando era lì e già si stava stufando di aspettare Sasuke. Una candida e curata mano gli sfiorò la spalla destra facendolo sussultare «Scusa, ti ho spaventato?» Domandò lo stesso ragazzino (O ragazzina?) di quella mattinata.

Naruto lo (La?) guardò e, decidendo di rimanere sul vago, rispose «No. No. Più che altro mi hai sorpreso».

Haku si sedette al tavolo davanti a lui e sorrise «Posso stare qui? Zabuza ha lezione e da solo mi sto leggermente annoiando».

«Certo. Non c'è problema. Oh io sono Naruto Uzumaki» Si presentò cordiale. Forse dal nome riesco a capire di che sesso è...

«È un piacere conoscerti Naruto, io sono Haku Yuki. -Osservando la faccia basita dell'altro aggiunse con una smorfia- Sono uomo, non capisco perché tutti mi diano della femmina» Finì lamentandosi a bassa voce.

«Scusa. -Pigolò avvilito il biondo- È che sei molto carino, cioè non prenderla male non voglio offenderti» Aggiunse velocemente agitando le mani in modo convulso.

Lui scoppiò a ridere cristallino e lo tranquillizzò «Non fa niente, ormai ci sono abituato».

Naruto sorrise di rimando. Ok, è inutile aspettare il Teme... «Posso chiederti un favore? Non è nulla di che, davvero. Però mi faresti un piacere enorme».

«Cosa?» Domandò sbattendo le palpebre e guardandolo con curiosità.

L'altro sospirò «Vorrei usare te e Zabuza per il mio manga. Per favore, non dovete fare nulla, solo darmi il consenso per disegnarvi. Purtroppo non vi posso pagare» Lo informò giungendo le mani in forma di preghiera.

Manga?... Si chiese stupito «Aspetta! Tu sei Naruto Uzumaki?» Domandò facendosi d'improvviso concentrato e felice.

«Emmm... Sì, mi sono presentato prima» Rispose questo grattandosi la testa.

«No. No. Non in quel senso. Sei il Naruto Uzumaki di Konoha. Il Ninja» Dichiarò ampliando il sorriso e puntandogli un dito contro.

Questo annuì, leggermente imbarazzato, ancora nessuno l'aveva riconosciuto e si sentiva a disagio in una situazione del genere.

«E vuoi davvero inserire me e Zabuza nel tuo manga?» Domandò eccitato con gli occhi che gli brillavano.

«Se non è un problema...» Mormorò Naruto con le gote arrossate per via di tutto quell'entusiasmo.

«CERTO CHE NO!» Trillò contento, alzandosi dalla sedia e trascinandoselo dietro.

Naruto arrancò seguendolo e chiese «Ma dove stiamo andando?».

«Da Zabuza» Rispose ovvio l'altro.

«Ma ora non ha lezione?» Domandò ancora facendo una smorfia di dolore, quel ragazzino era sì carino, ma aveva una forza sovrumana. Gli stava spezzando un polso.

«Oh e chissenefrega! Faremo un'opera pia salvando i suoi studenti» Affermò ilare continuando a tirarlo dietro di sé ed arrivando di fronte l'aula di Momochi; senza nemmeno bussare vi entrò trascinando dentro Uzumaki.

«MA CHI CAZ...?» Zabuza si fermò a metà frase osservando con un cipiglio sul viso il suo fidanzato/seccatura e quell'altro insulso ragazzino che teneva per mano. E già li s'incazzò.

«Zabuza! Naru ha avuto un'idea fantastica» Esclamò felice, avvicinandosi a lui e fregandosene di più di duecento paia di occhi puntati su di lui.

Oddio! Mi ammazzano il dobe... Pensò Uchiha piombando nel panico, si alzò dal suo posto e scese fin alla cattedra scoccando un'occhiata stranita a Naruto e alle loro mani intrecciate.

Naru?!... Zabuza parlò glaciale e cupo «Quale idea fantastica -Calcò la parola- Ha avuto Naru. -Ringhiò quest'ultima- Tesoro» Sibilò infine.

«Già -S'intromise Uchiha incrociando le braccia al petto e cercando di bruciare con gli occhi le loro mani. Ancora. Maledettamente. Unite- Deve essere qualcosa di assolutamente meraviglioso» Sputò fuori quella parola come veleno.

Ma Teme si è rincoglionito? Gliel'ho detto prima... Si disse esterrefatto avvertendo l'aura omicida dei due. Perché conosco tutti pazzi?... Perché li attiro come la carta moschicida?...

Haku, abituato agli attacchi di pazzia dell'amante, alzò le spalle incurante e lo informò «Sai quel manga che mi piace tanto? Quello con i Ninja. Lo scrive Naru -Due ringhi soffocati arrivarono alle sue orecchie- e... Vuole inserirci come personaggi. Ovviamente io ho det...».

«Neanche morto!» Affermò duro il “Demone della nebbia” non lasciandolo nemmeno concludere la frase.

Naruto, leggermente in soggezione dai tizzoni ardenti di Sasuke puntati sulla sua nuca, s'intromise e parlò in tono cordiale «Mi farebbe molto piacere avere lei e Haku come personaggi e giuro che non dovrete fare nulla. Niente pose od altre scocciature, l'unica dote che ho è la memoria fotografica. Dovreste solo dire di sì».

«NO!» Disse perentorio il professore. Non gli piaceva quel biondo idiota. Primo perché aveva osato ridere di lui e secondo perché se ne stava appiccicato ad Haku, che era di sua proprietà.

Haku assottigliò le labbra, mollò la presa sulla mano di Naruto e si avvicinò a pochi centimetri da Zabuza, si alzò sulle punte per arrivare a guardarlo negli occhi e puntandogli un dito sotto al naso lo minacciò acido «Tu ora dici di sì, oppure ti scordi di scoparmi per i prossimi venti anni. Mi hai capito? E non ti azzardare a dire “Chissenefrega ti lascio e ne trovo un altro” perché te lo taglio con la tua stupidissima spada da collezione!».

Questo grugnì di disappunto «Si chiama Kubikiri Hōchō non stupidissima spada da collezione. La leggenda dice che...».

«Me ne fotto di che dice la leggenda, di sì e basta» Ordinò ancora.

Sasuke lo guardò stupito, quel ragazzino aveva il coraggio di mettersi contro Momochi e la cosa più assurda era che. Uno: non l'aveva ancora sbranato. Due: stava vincendo.

«FATE COME CAZZO VI PARE! -Gridò, per poi scostarsi dal fidanzato e dire- Voi fecce della società... AL PROSSIMO ESAME INIZIATE TUTTI CON CINQUE VOTI IN MENO!» Poi voltò i tacchi e se ne andò sbattendo la porta.

Sentendo quella frase tutti gli studenti si misero le mani nei capelli guardando sempre con più odio Sasuke Uchiha, perché era comunque colpa sua! Se Karin non fosse stata fermata da Deidara sarebbe corsa a strangolarlo seduta stante «Lasciami dannato! Lasciami, lo uccido. Uchiha maledetto, ti ammazzo con le miei mani!» Sbraitava senza sosta.

«Rin-Rin tesoro, non ora. Lo uccidiamo con calma dopo» Gli disse all'orecchio con voce carica di disprezzo.

Sasuke sospirò avvilito e abbassò la testa, ringraziando i Kami del fatto che aveva stipulato testamento quel giorno.

Proprio mentre Naruto stava per consolare il suo fidanzato e tentare di trascinarlo via senza farsi uccidere anche lui, l'uscio si riaprì «Uchiha -Sibilò Zabuza- Tu invece inizierai con dodici voti di meno. Ciò vuol dire che dovrai prendere TRENTA!» Concluse con un sorriso che proveniva direttamente dall'Inferno, sbattendo di nuovo la porta.

Suicidio... La cosa migliore da fare in questi casi è il suicidio!... Pensò il ragazzo cadendo in depressione ogni secondo di più.

Uzumaki gli baciò una tempia con amore e abbracciandolo lo rincuorò «Suvvia, Teme una cosa positiva c'è».

«E cosa?» Domandò sentendo la disperazione premere sempre di più dentro di lui.

L'altro sorrise solare «Ho i personaggi per il nostro manga».

Dobe, questo non mi consola per niente... Pensò stringendo la presa sui suoi fianchi.


Maledetto Haku e le sue minacce. Stupido stronzetto viziato. Dittatore. Menefreghista. Acido... Zabuza era, finalmente, tornato a casa e se ne stava seduto sul divano; con indosso solo un paio di pantaloni e con uno schifoso bicchiere di spremuta d'arancio in mano. L'alcool era vietato e se solo avesse provato a bersi mezza birra Haku l'avrebbe sbranato ed appeso sul balcone per le palle.

Proprio in quel momento il ragazzo fece il suo ingresso nel salone, osservò la sua faccia burbera con un sorriso e si avvicinò a lui, gli tolse il bicchiere dalle mani e si sedette tra le sue gambe, posando il viso nell'incavo del suo collo e massaggiandogli le spalle tese.

L'altro grugnì «Sono ancora incazzato».

Haku non disse una parola, fece scorrere le mani delicate e flessuose lungo il torace ampio e le diresse fin al suo inguine, frizionandolo da sopra la stoffa dei pantaloni.

«Ora sono solo leggermente alterato» Affermò roco Zabuza arpionandogli i glutei e maneggiandoli tra le mani. Lo voleva nudo, così con un colpo di reni cambiò le loro posizioni ghignando contento e mostrando i denti affilati. Haku gemette sonoro avvertendo le mani grandi dell'amante spogliarlo e carezzare ogni suo punto, infilò le sue dentro i pantaloni della tuta e gli sfiorò il membro masturbandolo velocemente e gemendo soddisfatto quando sentì i denti di Zabuza mordergli la carne bollente del collo.

L'uomo mosse le dita verso la bocca socchiusa del più piccolo premendole sulle labbra gonfie e spingendole all'interno; sorrise quando la sua lingua cominciò a leccarle con gusto ed impazienza. Quando furono abbastanza umide le liberò da quella cavità calda e passandole su tutto il corpo del giovane le puntò sulla sua apertura, sfregandole su questa e spingendo l'indice al suo interno.

Haku s'inarcò estraendo le mani dai suoi pantaloni, ansimando di piacere allargò le gambe madide di piccole gocce di sudore e socchiuse le palpebre quando le dita divennero tre.

Zabuza si morse a sangue il labbro inferiore vedendo il corpo minuto e candido sotto di lui, ancora si stupiva della perfezione di Haku, ed ancora si chiedeva il perché stesse con un uomo così burbero e asociale. Non credeva di meritare tanto. Decise di lasciar perdere quegli stupidi pensieri ed estraendo le dita si sfilò l'unico indumento che lo copriva.

Il più piccolo alla vista del suo inguine teso allargò ancora di più le gambe, sollevando il bacino ed afferrandosi le cosce magre con le mani; sorrise di aspettativa avvertendo la punta farsi strada al suo interno ed urlò colto da un enorme piacere quando lo riempì del tutto.

L'altro mosse i fianchi verso di lui posando le mani sulle sue guance e baciandolo con veemenza, arpionò le sue cosce affondando le dita nella tenera carne e, mentre i colpi aumentavano di velocità e forza, se le allacciò alla schiena; ringhiò appagato sentendosi stringere dalle sue pareti calde e con potenza lo sbatté ancora più forte, penetrando nel suo antro bollente e colpendo ripetutamente la sua prostata. Riempendolo poi con il suo seme.

Haku singhiozzò di piacere, con gli occhi lucidi ed adombrati dalla passione; lo stomaco si contrasse dolorosamente avvertendo il liquido colare tra le sue gambe e la schiena si arcuò mentre si liberava tra i loro corpi sudati con un sospiro di godimento.

Zabuza, sfiancato, si accasciò su di lui e mormorò al suo orecchio, con il respiro spezzato «Non sono più arrabbiato».

L'altro gli circondò le spalle larghe e sorridendo rispose «L'avevo capito. Ti amo».

«Mmm... Ancora mi chiedo il perché» Affermò con un soffio lontano, strusciando la testa nell'incavo del suo collo e respirando il suo profumo.

Haku gli tirò i capelli e disse, sicuro e convinto, «Perché tu e solo tu sei l'unica ragione per cui esisto Zabuza. Farei di tutto per te, unicamente per te».

Il più grande lo abbracciò ancora più forte, tentando quasi di farlo entrare in lui, modellando il suo corpo contro di se e parlò dolcemente «Grazie, Haku». Non aveva bisogno di aggiungere altro, in quel misero grazie c'era tutto l'amore e la gratitudine per quel ragazzino testardo che l'aveva salvato. Ogni singolo giorno lo salvava.

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Capitolo 15
*** Quando tutto cambia, cambia in meglio ***


 

-Quando tutto cambia, cambia in meglio-



Annunci (Leggete):Allora... La lemon, per quanto ci abbia provato, mi è uscita così. Sono sinceramente indecisa su cosa fare, se lasciare o no arancione, ma credo sia impossibile ormai. Comunque all'inizio e alla fine della lemon ho avvisato! Vado a dormire che è l'una di notte, magari la notte porta consiglio... Boh... Mi scuso (Al solito) per gli errori, che ci saranno sicuramente. Un bacio! Ps: Con questa storia farò dei salti temporali di alcuni mesi, perché finirà quando Naruto avrà 40 anni e Sasuke 30. come al solito 'Suke affretta i tempi, o quasi, infondo 7 mesi sono tanti! Per lui -.-''. A ri-baci!

Ps: Perdono! Perdono! Perdono! La mia solita memoria di ferro, la lemon è dedicata a Giacos °Coccola tutta°... E l'ho un po' censurata, ma la ripubblicherò, allungata, come One-shot. Che cosa strana scrivere note di capitoli ormai passati!



Inizia così.

Da un semplice bacio.

Poi un altro e un altro ancora.

Fin quando...

...Non cerchi qualcosa di più profondo.

Che vi unisca in modo definitivo.

Io...

Io ne avevo timore.

Il sesso per me era qualcosa di...

...Doloroso. Impuro.

Sporco.

E lo sarebbe ancora se...

...Se non avessi incontrato Sasuke.



«TEME!» Lo richiamò, inviperito, Naruto.

Piombò in sala da pranzo con le mani posate sui fianchi e lo sguardo irritato, cominciando a battere ritmicamente un piede a terra. Pareva una di quelle casalinghe disperate, sempre pronte ad urlare contro il proprio marito o compagno.

Uchiha, comodamente seduto al tavolo, nemmeno si degnò di alzare gli occhi verso la sua figura; sfogliò di malavoglia una delle pagine del libro di Restauro e, con tono annoiato, chiese «Cosa vuoi?».

«Come: “cosa vuoi?” -Sbraitò- Dobbiamo andare al Rinnegan e TU -Calcò quell'ultima parola puntando un dito accusatorio verso di lui- non sei ancora pronto» Finì, aspettandosi di vedere il suo Teme sbuffare come un bambino, alzarsi e coinvolgerlo in un bacio umido. Come al solito.

«Ho un esame. Non ho tempo per disegnare stronzate» Dichiarò, invece, inacidito.

Il più grande sbarrò gli occhi, sorpreso da quel tono di voce. Il nostro manga sarebbe una stronzata?... Si chiese con delusione. Comprendeva il fidanzato, si rendeva conto dell'impegno che stava mettendo nei suoi studi, ma non per questo aveva il diritto di rispondere da bastardo senza cuore, come, in fondo, era.

«Fa' come ti pare» Parlò piccato. Uscì dalla cucina, s'infilò il capotto e se ne andò sbattendo la porta di casa. Doveva lavorare, non poteva perdere tempo con un bambino viziato e stupido.

Uchiha, furioso, si morse l'interno di una guancia e abbassò gli occhi verso il libro di testo, lo osservò come se volesse incenerirlo e sputò fuori «'Fanculo». Si alzò dalla sedia e chiuse violentemente quelle pagine. Da settimane non faceva altro che prendersela con Naruto per ogni minima cosa. Tutto: gli dava fastidio il suo abbraccio, la sua voce, il rumore che faceva quando si lavava i denti, le canzoncine idiote che stonava sotto la doccia, il continuo fischiettio quando disegnava, la sua risata. Il semplice fatto che respirasse. Per colpa di quel maledetto esame stava buttando fuori la sua frustrazione prendendosela con Naruto. La cosa peggiore era che: ne era consapevole. Si passò una mano tra le ciocche corvine e inspirò pesantemente, tentando di calmarsi.

Non poteva andare avanti così.



Uzumaki ringhiò di rabbia repressa, sbatté le bozze sul tavolo della sua postazione e, senza salutare né Hinata né Ten-Ten, iniziò a lavorare.

Le ragazze lo osservarono confuse e stralunate. «Naruto-sama si sente bene?» S'informo la donna dai lunghi capelli corvini con voce gentile.

«Sì. -Pareva più un imprecazione- Lavorate e zitte. La consegna è per domani mattina alle nove» Ordinò acre, squadrando attentamente una delle cento (o più) tavole che doveva finire. Come sempre si era ridotto all'ultimo momento, non era una novità.

Deve aver litigato con Sasuke-kun... Si sospirò in testa avvilita e, senza aggiungere altro, cominciò il suo lavoro in silenzio; buttò un occhio verso il viso contratto del suo capo e si dispiacque per lui. Teneva molto a Naruto, era sempre stato un amico, un buon datore di lavoro e il suo primo amore. Amore che era passato come una folata di vento, ma di cui manteneva un ricordo felice. Lui e Kurenai erano le uniche persone al mondo che avessero mai creduto nelle sue potenzialità, le uniche che avrebbe sempre sostenuto.

Aveva ragione Neji. Questo lavoro prima o poi mi ucciderà... Sbuffò, invece, Ten-Ten. Seguì l'esempio dell'amica e si sedette alla sua postazione, maledendo internamente Sasuke Uchiha. Mai fidarsi di un ragazzino. Lo sapeva che li avrebbe messi nei guai.

Cadde il silenzio ed i tre passarono l'intera mattinata e metà pomeriggio a disegnare senza sosta; sfiancati e sempre più nervosi. Nemmeno le cinque tazzine di caffè (A testa) portate da Hidan riuscirono ad aiutarli. L'uomo li osservò con un cipiglio sul viso, avrebbe voluto dare una mano, ma faceva schifo nel disegno; l'unica cosa che poteva fare era tentare di ritardare la consegna: urlando al telefono senza risultati. O consegnavano entro le nove dell'indomani mattina o la produzione del manga sarebbe stata bloccata, per sempre.

Naruto mosse le dita della mano sentendo male alle giunture, avvertendo nitidamente le lacrime di frustrazione premere per uscire dai suoi occhi. Posò lo sguardo sulle settanta tavole che ancora dovevano essere corrette e si mise le mani tra i capelli. Non ci riusciva e non ne capiva il motivo, si erano già trovati in quella situazione: quante volte Sakura gli aveva urlato contro? Ten-Ten dato del cretino? Ed Hinata supportato in silenzio? Quante volte Hidan aveva sbraitato per telefono e rimpinzati di caffè prima di quel giorno? Allora perché... Per quale motivo quella volta era tutto diverso? Perché ogni dannato disegno che faceva veniva da schifo? Tanto che, le sue assistenti, erano costrette ad aggiustarlo o, nei casi peggiori, ricominciare tutto il lavoro.

Invece di aiutarle stava solo complicando le cose.

Perché? Perché non ci riesco?... Si chiese per l'ennesima volta. In quel momento la porta del suo ufficio si aprì di scatto, rivelando la figura di Sasuke Uchiha e altre quattro persone a lui sconosciute.

«Tayuya tu da una mano a Ten-Ten, è la ragazza con i capelli castani. Sakon tu invece aiuta Hinata. Jirobo e Kidomaru disegneranno tutti i paesaggi. Io assisto Uzumaki. Muovetevi» Ordinò perentorio, si sedette di fronte a Naruto e gli tolse dalle mani la tavola a cui stava lavorando; non lo guardò in viso neanche per un secondo, sentendosi colpevole per averlo lasciato solo proprio quel giorno. Notò, però, le lacrime trattenute e assottigliò le labbra in una smorfia.

Per quale motivo mi comporto sempre da bastardo?... Si domandò, mentre iniziava a disegnare una delle tante scene di lotta.

Uzumaki gli passò una mano tra i capelli, accarezzandogli la testa in un gesto affettuoso e grato «Non dovevi studiare?».

«Studierò domani» Rispose questo con viso concentrato. Godendosi internamente quella carezza.

Naruto osservò quei quattro strani ragazzi e udì l'unica donna del gruppo bestemmiare sonoramente contro Ten-Ten, pareva uno scaricatore di porto o meglio: pareva Hidan.

«Loro chi sono?» Domandò ancora, indicandoli con un cenno della testa.

Sasuke puntò i suoi occhi su di lui e lo informò «Il quartetto del suono!».

«Eh...?» Disse confuso.

L'altro sospirò e chiarì «Il primo anno di università l'ho passato ad Oto e loro... -Indicò i quattro- Frequentavano i miei stessi corsi. Poi Orchimaru decise di tornare a Konoha e siamo tornati anche noi. Non sono miei amici, diciamo che collaboriamo quando serve».

«Sei stato ad Oto? E sei tornato qui solo per Orochimaru? Perché?» S'informò sempre più stupito, non gliel'aveva mai detto. Non che Sasuke si aprisse molto, era la prima volta che gli raccontava qualcosa del suo passato.

Uchiha fece una smorfia esasperata e raccontò «In parte sono tornato perché era il mio sensei, in parte perché, in fondo, mi mancava la mia famiglia. A dir la verità mal sopporto vivere a Konoha, non so il perché non lo sento il mio posto -A quelle parole le iridi azzurre si sgranarono con preoccupazione- credo che... Se non ti avessi incontrato, me ne sarei andato di nuovo» Finì con un'alzata di spalle.

«Quindi... Un giorno o l'altro, te ne andrai?» Domandò triste, stingendo la presa sulla matita e puntando gli occhi al tavolino.

«No. Lo farei solo se tu venissi con me o... Mi lasciassi» Affermò incolore, tentando di apparire indifferente a quell'ultima frase. Odiava parlare ed esprimere i suoi sentimenti.

Naruto annuì con un piccolo gesto del capo e tornò a disegnare in silenzio. Non gli piaceva quella conversazione.

Conclusero il loro lavoro a notte inoltrata, distrutti. Ma ci erano riusciti ed in più, Tayuya e Hidan tra una bestemmia, una parolaccia e una maledizione verso l'Uchiha avevano scoperto di essere molto simili, fin troppo.

«Porco cazzo, frocio di un Uchiha ti sacrificherò a Jashin la prossima volta» Minacciò la donna, passandosi una mano tra i folti capelli rossicci.

«Tayuya, una ragazza non parla in questo modo!» La riprese velocemente Jirobo.

Lei schioccò la lingua e disse «Fa' silenzio ciccio-merda!».

Hidan sentendo quelle frasi, e il nome di Jashin, scattò sull'attenti e chiese eccitato «Sei una consorella del culto di Jashin?».

«Sì. Ti causa problemi, damerino incontinente?» Sputò fuori guardandolo come si osserva uno scarafaggio da schiacciare.

«Tayuya il tuo vocabolario...».

«STAI ZITTO CICCIONE!» Gli urlò contro, bloccandolo a metà frase.

Hidan per poco, molto poco, non si inginocchiò a terra per chiederle la mano e decise che quella donna era la donna della sua vita.

Naruto rimase completamente sconvolto quando lo udì chiederle «Che ne dici se ti offro una birra, mia cara» E rimase ancor più basito sentendo la risposta di lei «Mia cara un cazzo. La prossima volta che mi chiami così ti strappo lo scroto e ci faccio un centrino».

In quel momento l'albino si avvicinò all'amico e gli disse all'orecchio «Volpino mio, non è meravigliosa? Credo di amarla» Detto ciò uscì insieme a lei tirando qualche bestemmione verso la papera-folle, facendola scoppiare a ridere contenta.

Se non si fossero ammazzati tra loro, Naruto, avrebbe rivisto Tayuya molto spesso.



Durante tutto il tragitto per tornare al loro appartamento, Naruto non aveva mai parlato; camminava accanto al fidanzato pensieroso e con le mani in tasca, avvertendo uno strano peso all'altezza del petto. Non capendone il motivo. Quando arrivarono a casa lo vide dirigersi verso la cucina e chiedere, senza particolare enfasi nella voce «Vuoi qualcosa da mangiare?».

«No...» Mormorò quasi inudibile, rimanendo fermo sulla soglia con le braccia lungo i fianchi. Quella sensazione di soffocamento si faceva sempre più forte.

E se se ne andasse di nuovo? Se mi lasciasse? Se si stancasse di me e delle mie paure?... Pensava ininterrottamente, paralizzato sul posto.

Uchiha non udendo risposta tornò sui suoi passi, gli si avvicinò e posando le mani sulle sue spalle chiese «Cosa ci fai imbambolato all'ingresso?».

«Non lo permetterò» Biascicò l'altro con labbra tremanti.

Il ragazzo dai capelli scuri inclinò la testa confuso «Di cosa stai parlando?».

«Non voglio... Perderti...» Confessò flebile, vergognandosi di se stesso e di quella maledetta fragilità che non l'avrebbe mai abbandonato in certe occasioni.

Sasuke sgranò gli occhi, sorpreso, inspirò a fondo e lo abbracciò con forza «Idiota. Quante volte devo dirtelo Naruto? Quante prima che ti entri in testa? -Domandò leggermente inacidito, poi il tono cambiò e si fece stranamente dolce- Non sono bravo con le parole, non lo sono mai stato. Ma... Per una volta credo che lascerò da parte l'orgoglio e... -Sospirò pesantemente- ...Ti amo» Dichiarò con un mormorio così basso che se le sue labbra non fossero state posate sull'orecchio dell'altro difficilmente l'avrebbe udito.

A quelle due insignificanti parole Naruto sentì il suo cuore contrarsi dolorante, come se fosse stato colpito da mille pugnali; percepì il battito arrestarsi per un millesimo di secondo e poi pompare ancora più forte, con violenza; come se volesse uscire dalla sua gabbia toracica, liberarsi di tutte le sue insicurezze e paure. Posò il volto sulla sua spalla e circondando la sua schiena affermò sicuro, con coraggio «Fa' l'amore con me».

Voglio essere suo e di nessun altro...

Quella richiesta sorprese Sasuke che, alzandogli il volto, mormorò sulle sue labbra «Se è per quello che è successo oggi non...»

Non riuscì nemmeno a concludere la frase che la bocca di Naruto coprì la sua, coinvolgendolo in un bacio umido e passionale; quando si staccarono il biondo ansimò «Voglio fare l'amore con te perché ti amo. Ti desidero. Perché voglio darti qualsiasi cosa possiedo, anche se il mio corpo ormai è marcio. -Sasuke tentò di fermarlo, ma lui lo guardò con convinzione e continuò- No. Teme, non cambierò mai idea, so che non vorresti sia così, ma non riesco a sentirmi... Puro... -la voce vacillò su quell'ultima parola- Non voglio perderti per le mie paure, perché... Se ti perdessi... Molto probabilmente ti inseguirei per mari e monti e ti riporterei qui. Da me. E visto che sarebbe abbastanza stancante -Sorrise tirato- ...Preferisco ovviare al problema rendendoti felice ora. Ogni singolo giorno della mia vita, che senza di te... Varrebbe... Nulla. Mi hai invaso senza chiedere permesso, assumiti le tue responsabilità» Concluse ridendo piano e affondando la testa contro il suo petto; sentendosi più leggero dopo essersi liberato da quel peso.

INIZIO LEMON

Sasuke rimase impietrito da quelle parole, respirò a fondo e gli sollevò nuovamente il volto, posando il suo sguardo sulle iridi cristalline, leggendovi dentro una sicurezza mai vista prima. Spostò una mano sul retro del suo collo e lo attirò verso le sue labbra, baciandolo con passione. Naruto dischiuse la bocca avvertendo la lingua dell'altro premere insistentemente sul suo labbro inferiore, lambirlo e sfiorarlo; si strinse ancor di più contro di lui, percependo le sue membra divenire come burro. Stava bruciando. Respirava a fatica, succube di quel bacio senza fine. I vestiti divennero pesanti e fastidiosi, irritandogli la pelle; quella carne che non bramava altro che altra carne.

Desiderava spegnere il fuoco sconosciuto che lo stava logorando, che lo terrorizzava ed eccitava allo stesso tempo.

Uchiha infilò una mano sotto la sua maglia, carezzando con tocchi leggeri un morbido fianco, lo pizzicò e salì fin ai capezzoli: chiudendoli tra le dita, seguendone il contorno. Con l'altra mano gli circondò la schiena, piegandosi su di lui e rendendo il contatto ancor più profondo, affannoso e bisognoso. Lo trasportò in camera da letto, senza mai staccarsi dal suo corpo e lo fece stendere sulle fresche lenzuola; lasciandolo finalmente libero gli sfilò la maglia, facendo lo stesso con la sua. Attaccò il collo brunito con la bocca, succhiando e mordendo quella parte con voracità, mentre con le mani sfiorava ogni porzione di pelle scoperta.

Naruto tremò a quelle somministrazioni, intimorito da tutta quella passione; sospirò e aprì le braccia lasciandole inermi sulle candide lenzuola; un gemito soffocato gli sfuggì quando si sentì succhiare un capezzolo inturgidito. Arpionò con le dita la stoffa bianca quando la mano di Sasuke si posò sopra la sua nascente erezione, intrappolata nei jeans chiari.

«Sei certo di volerlo?» Gli soffiò eccitato ad un orecchio.

Il biondo annuì con convinzione e, nonostante il leggero timore, allargò le gambe in un silenzioso invito, notando il pomo d'Adamo di Sasuke avere un spasmo a quella vista. Sentendosi, stranamente, bene leggendo il desidero all'interno delle iridi scure.

Uchiha si sfilò rapido i pantaloni ed i boxer, facendo lo stesso con quelli di Naruto, osservò la stoffa scivolare via dalle sue gambe sode e scoprire lentamente la sua pelle; quasi non si strozzò con la sua stessa saliva quando poté ammirarlo completamente nudo.

Naruto sentendosi toccare in modo così intimo dall'altro si morse le labbra per non far uscire alcun suono; il corvino mosse lentamente la testa in un gesto di diniego e, accentuando la presa sulla carne, ordinò con voce roca e sensuale «Voglio sentire la tua voce».

A quella richiesta, Naruto schiuse le iridi azzurre trovandosi di fronte tue tizzoni scuri, velati di desiderio, ancor più neri e profondi del normale. Dentro questi poteva leggere ogni emozione dell'uomo sopra di lui: voglia, brama, lussuria, venerazione e... Amore. Accennò un tenue sorriso e lo avvicinò a sé, chiudendo la bocca con la propria nell'ennesimo bacio. Sasuke sentì un lieve dolore al basso ventre, ma non vi badò; doveva prima mettere a suo agio Naruto. Proprio per questo gli carezzò dolcemente una guancia, strusciandosi su di lui e strappandogli un altro piccolo gemito, spostò le labbra sulla sua spalla tempestandola di baci fin ad arrivare al padiglione auricolare, vi soffiò dentro udendo la lieve risata del compagno e morse piano il lobo, sorridendo felice. Mai, in tutti quei pochi anni di vita, si era sentito così vivo. Mai il sesso gli era apparso in quel modo: dolce, delicato. Toccava quel corpo con un rispetto che non aveva avuto per nessun altro. Passò i palmi aperti sul torace magro e scese fin verso l'inguine, per poi risalire verso i pettorali, seguendo quel percorso infinite volte e riempendosi le orecchie con mugolii del biondo. Affondò le dita nelle tondeggianti anche e le strinse forte, facendo scontrare i loro bacini. Intrecciò le loro mani portandosele alla bocca, baciandole, succhiandole e mordendole. Il loro corpi erano saldati insieme così tanto che non si capiva dove iniziasse l'uno e finisse l'altro. Sorrise ancora, incapace di non farlo in quel momento, e posò la testa nell'incavo del suo collo, respirandone il profumo «Mi vuoi davvero, Naruto?» Chiese nuovamente, sfiorando le natiche sode con le dita.

Il suo amante squittì acuto, respirando a fatica, incapace di formulare un solo pensiero lineare e allargò ancora di più le gambe; mosse il capo in un gesto affermativo e, mentre continuava a strusciarsi sul suo corpo, con i polpastrelli sfiorò i candidi pettorali, spostandoli poi fin ai muscoli delle braccia. In suo confronto, Sasuke era immenso.

Buttò la testa all'indietro ad una frizione più forte delle precedenti e fece un mezzo urlo eccitato. Si sentiva morire e gli piaceva da impazzire quella sensazione.

Uchiha tentò di riacquistare un minimo di lucidità e facendo pressione sull'interno coscia dell'altro gli spalancò le gambe ancora di più, si immerse tra queste e respirò il suo profumo, vezzeggiò le labbra gonfie con le dita e avvertì Naruto farle sparire tra le sue labbra inumidendole con la lingua; un rivolo di saliva colò dalla sua bocca bagnandogli il mento. Uchiha leccò la parte bagnata del suo viso e gli infilò la lingua in bocca, aiutandolo a lubrificare le dita. Circondò la sua schiena e lo tirò a sé, ricominciando a muoversi su di lui. Affamato e irrazionale. Stava per scoppiare e, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva più a trattenersi. Lo voleva, ne aveva un disperato bisogno.

«Sasuke... Sasuke... Sasuke...» Non faceva altro che ripetere il suo nome e spingersi verso di lui, le sue membra bramavano un contatto perenne con la carne calda del compagno; era stato completamente risucchiato da quel vortice di desiderio e passione che non aveva mai provato prima di quel giorno.

Uchiha inspirò profondamente ed iniziò a preparalo per accoglierlo, avvertì i muscoli irrigidirsi e respingerlo, così si fermò e, chinandosi sul suo orecchio, parlò comprensivo «Se vuoi per oggi la finiamo qui».

«No. -Affermò, prendendogli la mano e infilandosela tra le gambe- Voglio essere tuo».

«Tu sei già mio!» Dichiarò Sasuke, vezzeggiando la sua apertura e succhiandogli il collo come un vampiro. Solo ed unicamente mio... Si disse possessivo, percependo il corpo sotto di lui rilassarsi ogni secondo di più.

Naruto si lasciò andare completamente a quelle sensazioni e, quando il compagno finì di prepararlo, avvolse le gambe sui suoi fianchi. Sasuke le tirò ancor più su fino a poggiarle sulla sua schiena; si posizionò tra queste e, con quella poca lucidità rimasta, disse «Farà male... Non posso... Evitarlo».

«Lo so... Non fa nulla se sei tu» Lo rassicurò sfiorandogli la fronte sudata e spostando una ciocca di capelli neri dal suo viso.

Sentendo quelle parole Sasuke cominciò ad entrare lentamente in lui con quanta più dolcezza potesse. Naruto tentò di rilassare i muscoli, ma gridò dolorante quando una fitta ancor più forte delle precedenti lo colpì, affondò le unghie nella schiena del compagno con violenza; graffiandolo e penetrando la sua carne, si morse il labbro inferiore avvertendo il sangue invadere la sua cavità e strizzò gli occhi carichi di lacrime. Sasuke gemette di dolore avvertendo le unghie dell'amante squarciargli la pelle, ma non se ne lamentò; una volta entrato del tutto bloccò i movimenti del bacino e infilò, di nuovo, la lingua nella bocca del compagno, sentendo il sapore del suo sangue. Quando, dopo minuti che gli parvero un infinità, percepì il suo corpo rilassarsi iniziò a muoversi lentamente su di lui.

Naruto, una volta che il dolore fu del tutto dimenticato, miagolò di piacere e sorrise felice. Erano uniti in modo indissolubile. Finalmente era completo, finalmente si era lasciato dietro le spalle il passato, il dolore e tutte le sue paure; affondò la testa sul cuscino e scoppiò a ridere, circondò il collo dell'amante e se lo tirò contro tempestando il suo viso di baci «Ti amo bastardo. Ti amo. Ti amo. Ti amo» Canticchiò senza sosta, con ansimi spezzati, assecondando i suoi movimenti.

Sasuke, vedendolo così felice, si morse a sangue l'interno di una guancia per non scoppiare anche lui in una risata liberatoria; ormai certo di non fargli più male aumentò la velocità, soffocando un gemito quando si sentì stringere in una morsa e venne dentro di lui con un ultimo colpo.

Naruto, sentendosi riempire dal seme caldo dell'altro, lo seguì pochi istanti dopo, lasciandolo accasciare sul suo petto e baciandogli dolcemente una tempia madida di sudore.

FINE LEMON

Rimasero immobili e chiusi in quell'abbraccio intossicante per lunghissimi minuti, poi Sasuke uscì da lui e si sdraiò al suo fianco, attirandolo contro il suo sterno e intrecciando le dita nelle ciocche bionde «Ti ho fatto male?» Domandò con preoccupazione.

Naruto si strinse a lui, strusciandosi contro il suo corpo, il sorriso appagato che aveva disegnato sulle labbra non accennava a spegnersi, anzi, «No. Ti amo tanto 'Suke» Dichiarò con una sicurezza che non aveva mai mostrato in quel mese.

«Sì -Sbuffò Uchiha- Idem» Disse poi, avvertendo un conato di vomito nel ricordarsi il suo “Ti amo” precedente. Oddio, non lo farò mai più... Pensò irritato da se stesso. Non era il tipo che si riempiva la bocca di stupidi ti amo e non doveva diventarlo.

Uzumaki scoppiò a ridere cristallino intercettando i suoi pensieri e scostandosi lievemente da lui affermò, posandosi una mano sul cuore «Io Naruto Uzumaki prometto di non dire mai a nessuno che anche Sasuke Uchiha ha dei sentimenti. Ti senti meglio ora?» Chiese ilare sfiorando le labbra fine, piegate in una smorfia, con le dita di una mano.

L'altro sentì le membra diventare fredde non appena si allontanò e, stritolandogli un fianco, lo attirò di nuovo a sé, accigliandosi. Era da qualche settimana che pensava ad una cosa, sentendosi sempre più cretino e dicendosi che era troppo presto. Ma da quando aveva incontrato Naruto non aveva fatto altro che accelerare i tempi, quindi... Forse... Osservò le iridi chiare scrutarlo confuse da quel comportamento e ghignando decise «Naruto. Che ne dici di sposarci» Non era una domanda, ma un velato ordine.

«COSA?!» Ululò il più grande preso completamente dal panico e cercando sgusciare via da lui. Lo sapeva che il teme stava pensando a qualche idea folle, lo sentiva.

Sasuke lo strinse ancora più forte e gli salì sopra, bloccando i suoi polsi «Non ho detto domani, dobe» Informò tranquillamente.

«Ah no? E sentiamo allora quando? Dopodomani?» Domandò sarcastico l'altro.

«Tra... -Si bloccò pensieroso- Sette mesi. Giusto per dar tempo a mia madre di organizzare tutto» Anche perché se non avesse permesso a Mikoto di farlo, sarebbe morto tra atroci torture.

Naruto gonfiò le guance e sbuffò «No. È assurdo. E se ci lasciamo? Ci conosciamo da poco più di un mese». Perché dice e fa sempre qualche stronzata? Cos'è una malattia congenita del clan Uchiha? Eppure Itachi e Fugaku non sono così...

Tzs. Lasciarci, imbecille. Ormai non potresti lasciarmi nemmeno se lo volessi... «Con quei sette saranno otto» Rimbeccò l'altro. Non avrebbe perso quella guerra.

Uzumaki sorrise furbo e dichiarò «Non ti dirò mai di sì» Col cavolo che si sarebbe fatto obbligare a fare anche quello. Già gli aveva permesso di invadergli casa.

Sasuke mosse il bacino su quello dell'altro strappandogli un gemito sorpreso e timoroso «C-che f-fai?» incespicò con ansia crescente.

«Scommetti che il “sì” te lo faccio urlare?» Domandò minaccioso, gustandosi già la vittoria.

Vittoria che, per disgrazia di Naruto, avvenne.



La mattina dopo a villa Uchiha.

-Questo stralcio è stato scritto dal signor Fugaku Uchiha in persona-



Passi veloci. Squittii eccitati e risa contente.

O meglio: rantoli satanici, bisbigli infernali e risa intrise di malvagità.

Ecco, cosa percepiva Fugaku Uchiha ancora leggermente insonnolito, steso nel suo letto. Solo. Era, sicuramente, successo qualcosa di grave. Di dannatamente tragico, per lui. Il suo istinto di sopravvivenza gli imponeva di fuggire da quel posto il prima possibile... Ma era troppo stanco, per cui decise di correre il rischio ed affrontare... La bestia.

Ella entrò nella camera in penombra e con un verso mostruoso (Almeno questo era ciò che percepiva lui) gridò «SVEGLIATI!» Eccola, era giunta a lui. La fine.

L'uomo grugnì e sprezzante del pericolo chiese «Cosa vuoi, cara?».

«Il nostro bambino di sposa» Lo informò lei con un ringhio infuocato (Trillo felice).

Lui aggrottò un sopracciglio, pregando interiormente per l'anima del figlio e immerse la testa nel cuscino, mugolando verso l'orrenda creatura «Fai gli auguri ad Itachi e Sakura».

Mikoto s'indignò della stupidità del suo concubino (Marito) e chiarificò «Non Itachi, anche se sarebbe anche ora visto lo stato di Sakura, ma Sasuke. Sono Sasuke e Naruto che si sposano ed io organizzerò il loro matrimonio» Concluse sprizzando felicità da tutti i pori e uccidendo una volta per tutte la sua metà. Uscì dalla stanza quasi saltellando (Somigliando vagamente ad un coniglio pasquale) e cominciò, fin da allora, ad organizzare il matrimonio più spettacolare della galassia (Universo).

Fugaku sbarrò gli occhi, rotolò fra le lenzuola, prese il suo cellulare dal comodino e digitò un numero di telefono.

Pronto?” Udì dire da una voce esile, mogia e sull'orlo della depressione.

Quindi è vero” Esclamò, sentendo un respiro gelido dietro il collo. Si guardò attorno, nessuno. Il Diavolo ancora non aveva intercettato i suoi pensieri e loschi piani di sabotaggio.

Sentì l'altro sospirare pesantemente “Purtroppo sì”.

Il maggiore degli Uchiha assottigliò le labbra e disse “Le mie più sincere condoglianze, Naruto-kun”.

Grazie, Fukagu-san” Parlò il suo interlocutore, pareva la voce di un uomo che stava per salire sulla sedia elettrica. Il paragone calzava a pennello.

Credo chiederò a Naruto-kun di fuggire assieme da qualche parte... Pensò, chiudendo la conversazione e spremendosi le meningi per trovare un luogo adatto alla loro permanente latitanza.

«FUGAKU! -Urlò ancora una volta il mostro, dal piano inferiore- SE TI AZZARDI A METTERE BOCCA SUL MATRIMONIO DI NOSTRO FIGLIO. TI UCCIDO» Aveva captato i suoi pensieri.

Infida donna. Naruto-kun, mi spiace. Forse però, riuscirò a salvare Itachi... Forse...

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Capitolo 16
*** I fenomenali membri dell'Akatsuki ***


  

-I fenomenali membri dell'Akatsuki-

 

Note: Hola! Perché sono ancora sveglia a quest'ora? Non lo so T.T L'insonnia mi ammazzerà! Morirò senza finire la storia, oh beh non è una grossa perdita! XD. Comunque, le note sono un delirio, il capitolo pure. Sono passati due mesi dalla proposta, ma in un pezzo si capisce! È il capitolo più demenziale della fic e non sarà il solo! Vabbé Bacio e buona notte... O buon giorno, buona sera, buon pomeriggio. Che ne so io quando lo leggete ^^.

Ps: Citazione dai Promessi sposi, Nagato è acculturato XD.

 

Un buon Uchiha dev'essere:

-Serio.

-Di talento.

-Intelligente.

-Carismatico.

-Mono-espressivo.

-Brillante.

Allora...

...Cosa hanno di sbagliato i miei figli?

 

Questa è la segreteria segreta di Uchiha Fugaku. Siete pregati di non dare il numero alla bestia, né alla sua reincarnazione... Cioè mia moglie e mio figlio.

 

Se sei Naruto-kun: tranquillo, figliolo. Ci stiamo organizzando e se non dovessimo farcela... Ho comprato tre biglietti per l'Antartide. Per me, per te e per Itachi.

Se sei Itachi: non sono d'accordo sul far esplodere la chiesa, non per le due creature, ma per noi. Potremmo morire e fallire, ho l'impressione siano immortali.

Se sei Madara o Izuna: vi ringrazio per l'aiuto. Sarebbe il caso di procurarsi qualche pallottola d'argento.

Se sei un membro dell'Akatsuki: la parola d'ordine è: sabotaggio!

 

Bip.

 

Il teme si sta lavando. Ma se lo affogassi nella vasca? Comunque non potremmo fuggire in un luogo leggermente più caldo? Io soffro il freddo”

 

Bip.

 

A mali estremi, estremi rimedi. Preparo l'esplosivo con Deidara e Sasori. Cambiando argomento: ho dato il tuo numero a Nagato e altra gente fidata, ciao”

 

Bip.

 

Frassino. Figakiu il frassino è la cosa migliore.

-Si chiama Fugaku, Nii-san

-Izuna, è uguale.... Dicevo: frassino, per me son dei vampiri. Prepariamo i paletti”

 

Bip.

 

Ma se lo sacrificassimo a Jashin? Io e Tayuya ci proponiamo volontari.

-Veramente non ho ancora capito chi cazzo si deve far fuori

-Tesoro, ovviamente Paperinik.

-Cazzo! Quando? Ci sto! Gli spariamo? Lo trucidiamo? Oppure lo appendiamo per le palle?

-La amo... Ci pensiamo noi, carissimo Fugaku!”

 

Bip.

 

QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE!

-Nagato... Per pietà: SMETTILA DI URLARE.

-KONAN COME POSSO SMETTERE? MIO CUGINO SI SPOSA CON UN UOMO META' PAPERA E META' BASTARDO”

 

Bip.

 

Padre??...

-NO! TEME. DAMMI IL CELLULARE.

-Aspetta! Questa è la voce di mio padre?

-No, scherzi? Soffri di allucinazioni uditive. Ora dammelo!

-State cercando di sabotare il nostro matrimonio?

-No! Non lo farei mai, amore mio.

-Padre... Credo darò questo numero a mamma, IMMEDIATAMENTE!”

 

Cazzo... Cazzo... Cazzo... Imprecò l'uomo, chiuso in bagno e con il cellulare all'orecchio. Doveva fuggire il prima possibile, altrimenti il Diavolo l'avrebbe ucciso. Uscì dal suo “nascondiglio segreto” e, tentando di non fare alcun rumore sospetto, attraversò la cucina. Ella era di spalle e non l'aveva udito; tirando internamente un sospiro di sollievo raggiunse la porta d'ingresso. Avrebbe contatto i suoi figli: Itachi e Naruto, quel Giuda di Sasuke non era più considerato tale, e se ne sarebbero andati.

«Amore» Quella misera parolina, sussurrata a pochi centimetri dal suo orecchio, ebbe il potere di farlo rabbrividire fino allo scalpo.

Si girò piano verso di lei e notò il telefono che teneva tra le mani giunte. Era tempo di morire da eroe! «Dimmi, cara» Parlò calmo, maledicendo Madara che, come al solito, era in ritardo nella costruzione dei paletti di frassino.

Se morirò tornerò sotto forma di fantasma e ti ucciderò Sasuke... Si ripromise con decisione.

Lei inclinò la testa d'un lato e fece un piccolo sorriso «Se tu e il tuo esercito di inetti -Cominciò scandendo le parole sillaba per sillaba- provate a mettervi contro di me, vi ammazzo. A tutti. Anche ad Itachi. Nessuno può impedirmi di assistere al matrimonio del mio figlio preferito» Finì minacciosa.

Fugaku rimase confuso e spiazzato da quella frase «Come figlio preferito?» Chiese, non credeva che Mikoto avesse preferenze. Poi proprio Sasuke? Quello che era nato bastardo, meschino e sadico? Beh... In fondo tale madre, tale figlio.

«Ovvio! -Esclamò lei seria- Mi pare che Itachi ancora non sia sposato» Concluse storcendo la bocca in una smorfia e guardando suo marito dall'alto in basso.

L'uomo resse lo sguardo, con qualche difficoltà, e poi disse «Tesoro senti... Per il matrimonio -Esitò un attimo quando la vide assottigliare gli occhi- ...Ecco, Naruto-kun non è molto...».

Lei lo bloccò con un gesto della mano e con superiorità affermò «Ci penserà Sasuke. Tu non impicciarti!».

Ha ragione Itachi... L'unico modo è far esplodere la chiesa...

 

«Dobe!» Lo insultò, ad un centimetro da suo volto, così infuriato da poter uccidere qualcuno e Naruto sperava di non essere quel qualcuno.

Tentò di mantenere la calma, si allontanò leggermente dalla sua faccia contratta e chiese «Cosa vuoi?».

«Volevi sabotare il nostro matrimonio!» Lo accusò, assottigliando le palpebre e incrociando le braccia al petto. Erano in piedi, a scrutarsi come due animali pronti alla lotta, davanti l'uscio di casa. Naruto prevedeva morti e feriti. Morti: Sasuke. Feriti: sempre Sasuke.

«È presto! Come diavolo devo dirtelo?» Domandò esasperato, trattenendosi dallo sbuffargli in faccia tutta la sua irritazione.

«Ti ho già detto che saranno passati otto mesi» Rimbeccò acido. Non capiva quale fosse l'enorme problema del compagno.

Naruto per poco non sbatté i piedi a terra «È comunque presto, cazzo!» Imprecò arrabbiato.

Idiota... «E sentiamo: quale sarebbe il momento giusto?» Domandò alzando un sopracciglio.

MAI!... «Tra... Tre o quattro -Secoli!- anni» Sussurrò pensoso, cercando di non far capire a Sasuke cosa in realtà gli stava dicendo la sua testa.

«No!» Obbiettò Uchiha, senza possibilità di replica

«Due anni» Esclamò l'altro, infilandosi le mani in tasca e guardandolo in cagnesco.

«Nemmeno» Ribadì sicuro e glaciale.

Naruto rantolò dolorante e gli bestemmiò in faccia, voltò i tacchi e tentò di raggiungere la cucina; era inutile discutere con un Teme.

Il corvino lo bloccò delicatamente per un polso e lo voltò verso di sé «Naruto... -Cominciò piano- Mi spieghi qual è il tuo problema? Il vero problema» S'informò serio e attento.

Uzumaki si morse il labbro e abbassò la testa «Ok... Senti... -Iniziò incerto- Non ci credo. Non credo nel: finché morte non vi separi. -Scimmiottò quella frase storcendo la bocca- Io, sì, voglio passare tutta la mia vita con te. ORA. Ma... Chi mi dice che tra qualche anno ti vorrò ancora o tu vorrai me, non ho la sfera di cristallo e nemmeno la voglio avere, ma... Il matrimonio no... Non ci riesco. Scusami» Finì guardandolo negli occhi e aspettandosi una scenata, che non avvenne.

Sasuke sospirò stanco e lo abbracciò «Va bene» Riferì alzando le spalle.

«”Va bene”?» Ripeté sinceramente stupito Naruto.

L'altro gli baciò gentilmente la fronte e disse «Se non vuoi non posso costringerti. -Si bloccò per un secondo poi, accennando un sorriso, continuò- Vado ad uccidere mio fratello» Tanto a papà ci pensa mamma... Pensò, uscendo di casa e infilandosi le mani in tasca.

Il più grande sbarrò ancora di più gli occhi, sentendosi uno stronzo. Conosceva Sasuke, non sembrava, ma lo conosceva perfettamente. Dietro quel “va bene” si nascondeva un mondo: delusione, dispiacere e... Tristezza. Inalò una boccata d'aria fresca e s'incamminò lentamente in cucina, mise sul fuoco l'acqua per il ramen ed osservò la pentola piena con sguardo vuoto. In fondo, però, che mi cambia se lo sposo? Viviamo già insieme. Lavoriamo insieme. Lui conosce i miei amici ed io i suoi. La sua famiglia mi adora e io voglio bene a loro. In poche parole già siamo sposati... Kami! Che palle... Si disse muovendo le dita della mano sinistra di fronte al viso, una fede al dito era un così enorme problema?.

 

In quel momento, allo Sharingan, si stava svolgendo una delle tante riunioni “segrete” dell'Akatsuki.

«Izuna? Mi spieghi perché siamo qui, in mezzo a questi mocciosi?» Domandò Madara, osservando stranito quei ragazzini confabulare cose di cui non gli importava nulla. Discorsi su matrimoni omosessuali, volpi da salvare, papere da uccidere.

Cos'era, l'allegra fattoria?.

Il fratello gli si avvicinò tranquillamente, con un piatto di stuzzichini in mano e rispose, con una scrollata di spalle, «Perché si mangia gratis».

Il maggiore degli Uchiha là presenti allungò una mano verso il suo piatto e farfugliò a bocca piena «Ma Figaro? Non viene?».

«Fugaku... -Lo corresse. Di nuovo- Non credo, ho paura che Mikoto l'abbia scoperto» Concluse disinteressato. Izuna era un tipo fin troppo tranquillo, chiuso nel suo mondo e con poca voglia di pensare ai problemi degli altri, ne aveva già tanti di suoi. Il suo cellulare squillò, attirando l'attenzione del maggiore.

Emm... Pronto?” Rispose cercando di mantenere la solita espressione imperturbabile.

Dove diavolo sei?” Domandò il suo interlocutore.

«Chi è che rompe le palle? Non sarà lavoro eh? Io non ho voglia di lavorare oggi» Esclamò Madara ad alta voce; il minore agitò il capo in un gesto di diniego, poi biascicò incerto al telefono “Sono ad un... Incontro di famiglia. La richiamo dopo Signor... Kisuto...”.

Sì, sì... Certo. Izuna sei un ragazzino quando ti ci metti” Affermò l'altro, chiudendo la conversazione.

Tobirama. Deficiente, quando capirai che rischio la morte se lo viene a sapere? Stupido... Lo maledì internamente.

«Chi è Kiputo?» Chiese calmo Madara.

L'altro sorrise e rispose sicuro «Il Signor Kiputo è l'elettricista!».

Madara arcuò un sopracciglio e affermò pericolosamente «Ma non si chiamava Kisuto? Eh Otouto, cos'è non mi correggi 'sta volta?».

Oh, porca troia...

Proprio in quel momento la porta del bar si aprì, mostrando il nemico comune.

Sono salvo... Pensò Izuna, ringraziando la sua buona stella.

«Tayuya! Prendi il fucile» Ordinò Hidan sorridendo sadico in direzione della papera. Finalmente oggi sacrificherò qualcuno a Jashin...

Lei saltellando contenta replicò «Sì, amore». Alla fine, dopo una settimana e mezza di film splatter di serie z, era riuscito a conquistarla. Ed erano già due mesi che quei due pazzi si frequentavano assiduamente, facendo piombare Konoha nel panico. La cosa strana era che... Si erano veramente innamorati.

Nagato, dopo aver sgridato Yahiko per aver importunato, l'ormai, zio Itachi con le sue domande sulla cicogna, scrutò schifato la sua nemesi e chiese «Sasuke. Ti rendi conto di esserti suicidato?».

Proprio mentre il ragazzo stava per replicare velenoso, Suigetsu, parlando ad alta voce con Deidara e Sasori, esclamò «L'ho sempre detto io che è una Drama Queen».

Karin annuì convinta, mentre porgeva una lattina di birra a Zabuza che intervenne, mostrando i denti da squalo e rivolgendosi ad Orochimaru là di fianco, «Il tuo allievo è un completo idiota». La, da lui ormai chiamata, cara Karin l'aveva invitato a far parte dell'organizzazione tempo prima e per questo era divenuta la sua studentessa preferita. Peccato che quello stronzetto dell'Uchiha riuscì lo stesso a prendere trenta a quel famoso esame. Quel maledetto si era studiato anche le note a margine del libro, di tutti i libri di Restauro del pianeta. Per questo lo odiava ancor di più.

Haku gli posò una mano sulla spalla e parlò comprensivo «Però se Naru ci sta insieme qualche pregio lo avrà». Il ragazzo era lì solo per un motivo: fermare Zabuza dall'uccidere veramente quel moccioso, non voleva che il suo fidanzato finisse in prigione.

Sasuke osservò sconvolto tutta quella gente, fulminandoli con gli occhi, c'erano tutti. Nessuno escluso, perfino il fratello di suo padre, con moglie e figli al seguito, anche il melodrammatico Shisui che non vedeva da quando aveva cinque anni e tutti gli strani amici di Itachi, tra cui un ragazzo che pareva star per fare la fotosintesi.

Sai e Ino lo salutarono con un sorriso, tornando poi a parlottare fitti-fitti con Kisame. KISAME! Che era alle Hawaii fino a due giorni prima.

Sono tutti dei folli. Sembra un pic-nic di debosciati... Pensò sempre più scioccato. La cosa peggiore era che non era riuscito a dire nemmeno mezza parola da quando era entrato là dentro.

D'improvviso Itachi parlò, attirando la sua attenzione «Fratello».

«Itachi!» Replicò Sasuke scrutandolo irascibile.

L'altro si sedette su uno sgabello, accavallò le gambe e si posò le mani in grembo, poi mortalmente serio chiese «Con il tuo Sharingan... Fin dove riesci a vedere?».

L'intera sala per poco non si strozzò per le risate trattenute e a Sasuke quasi non esplosero le vene del collo dalla rabbia «Pezzo di deficiente! -Ululò avvicinandosi minaccioso- Ti ammazzo sul serio» Concluse tentando di strangolarlo.

Il maggiore sfuggì dalla sua presa per un soffio e ridendo cominciò a dire «Otouto e dai! Scherzavo... Otouto... Non ci provar...» Non riuscì a finire la frase che il minore lo colpì in piena faccia con la copia ad edizione limitata dell'Icha-Icha che stava leggendo Kakashi «Muori!» Sputò fuori con cattiveria.

«Nooooo. Il mio libro» Si lamentò il sensei, osservando la copertina completamente rovinata.

«Voi altri -Ringhiò incazzato- Trovatevi un altro Hobby. Idioti» Concluse, tornando sui suoi passi ed uscendo dal locale.

Come? È già finita? Cazzo, Sasuke potevi rimanere un altro po'... Si lamentò Izuna avvertendo gli occhi del fratello puntati su di lui.

Ha osato spiaccicarmi un libro in faccia... Si disse Itachi furioso.

Ha ucciso il mio povero libro... Frignò Kakashi.

Quello stronzo non mi ha degnato di uno sguardo... Pensò irritato Nagato.

Dannazione, ho comprato un fucile nuovo per nulla... Imprecò Hidan.

Ok, è praticamente morto... Constatò Suigetsu percependo l'aura omicida che veniva dalla maggior parte delle persone presenti in quella stanza.

E chi l'avrebbe mai detto. Gli adulti, a volte, sono più divertenti dei ragazzini.

Konohamaru e Yahiko ridevano sonoramente, osservando le vene sulla fronte del loro papà pulsare sempre di più. Zio Naruto sarebbe diventato vedovo, molto prima del previsto.

 

Uchiha Sasuke ringhiò furioso, rientrò nel suo appartamento e lanciò, in malo modo, le scarpe nell'ingresso. Chiedendosi per quale dannato motivo l'omicidio, o meglio, la strage fossero illegali.

Raggiunse il salone e rimase bloccato notando il compagno che lo aspettava poggiato al davanzale della finestra.

Basta, che altro deve succedere ancora... Si sbuffò in testa esasperato. Era stanco di tutti quei problemi e dei pazzi che lo circondavano; cosa voleva ancora Naruto? Aveva accettato i suoi voleri, no? E allora che altro c'era? Stava per sputare fuori un commento pieno di rabbia e rancore quando la voce dell'altro lo arrestò.

«Sì» Dichiarò Naruto, cogliendolo di sorpresa.

L'altro lo guardò stupito e chiese «Sì, cosa?».

«Sì, ti sposo. -Mormorò flebile- Ma ad alcune condizioni» S'affrettò a dire, puntandogli un dito contro e guardandolo seriamente.

Ha detto sì?... Si chiese Uchiha, fermandosi dal lasciarsi andare ad un sorriso cretino; s'incamminò verso di lui e, piegandosi leggermente sul suo viso, soffiò «Quali condizioni?».

Naruto deglutì, perdendosi per un attimo nel nero profondo dei suoi occhi, poi deciso espose i suoi voleri «Uno: niente chiesa! -Iniziò duramente- Due: le fedi le voglio in oro bianco, il giallo mi fa schifo. Tre: poca gente. Lo stretto necessario. Quattro: se provi ad infilarmi un completo bianco ti uccido lentamente, non sono una donna. Cinque: niente cerimonia classica, le promesse le scriviamo di nostro pugno. Sei: al pranzo di nozze io voglio il ramen! Se ti sta bene ti sposo, altrimenti rimaniamo così» Concluse aspettando una risposta dal suo fidanzato.

Questo lo scrutò attentamente e domandò, allungando una mano in sua direzione, «È un patto?».

«È un patto» Confermò il biondo stringendola nella sua. Non era di certo una normale proposta di matrimonio, anche se non avevano poi molto di normale loro due.

Sasuke ghignò, avvolse la sua vita con le braccia e, prima di baciarlo, disse «Non ho sentito obiezioni sul cognome, dobe».

CAZZO!... Si urlò in testa Naruto. Come se ne era potuto dimenticare?.

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Capitolo 17
*** Nuovi nemici?! ***


  

-Nuovi nemici?!-

 

Note: Hola! Manca poco al giorno delle nozze tranquille, giusto un altro capitolo poi si sposano! La vera domanda è: visto che Naruto non si vuole sposare in chiesa, chi sarà il sindaco di Konoha? °Ghigna° Secondo voi? Dai è semplice, conoscendomi l'avrete già capito! Un bacione, buona lettura! Ps. Scusate per gli errori, ma anche questo l'ho letto di fretta!

 

Non è facile vivere con tre uomini.

Badare a tuo marito.

Comprendere il figlio maggiore.

Far capire al minore che lui è un essere unico,

che non deve somigliare ad altri per farsi accettare.

Che va bene così com'è.

Non è semplice dare affetto in egual modo.

Però ci provo.

 

Sono Mikoto e questa è la mia nuovissima segreteria. Fatemi gli auguri, il mio bambino si sposa.

Non dirò altro a parte: se osate mettere bocca sul loro matrimonio vi uccido!

Un bacione, carissimi!

 

Bip.

 

Noi. I membri del comitato: salvaguardia di Figakiu.

-FUGAKU

Cornacchie, smettetela di starnazzare. Dicevo. Noi. I membri del comitato: salvaguardia di Figaro, chiediam...

-Madara! Mi chiamo F-U-G-A-K-U.

Vaffanculo! Parlaci tu.

-Mikoto, mia adorata...

-Mia madre è un mostro.

-Tutte le donne Uchiha sono dei mostri.

Izuna, Itachoco, smettetela di interrompere il povero Figano.

-ITACHI/FUGAKU

Nessuno urla Izuna? Oh, ma poi chi era quel “Kisuto”?

-Emm... Il veterinario!

-Smettetela di interrompere! Mikoto, mia adorata lo vedi con chi sono costretto a vivere? Sono passati mesi da quel giorno mia cara, perdonami ti prego!

-Oto-san, nemmeno Sasuke è così... Così...

Schifosamente sottomesso!

-Itachi, ma perché tu vivi qui?

-Sakura mi ha sbattuto fuori di casa fino al parto!

E brava la nostra Sokara.

-SAKURA

MADARA!

-Nii-san, ma perché?

Nulla è che tutti gridano il nome di tutti e mi sentivo in dovere di urlare il mio!

-Dio, gli Uchiha sono pazzi!

-Fugaku anche tu sei un Uchiha eh.”

 

Bip.

 

Mikoto tesoro perdonami è caduta la linea.

-Zio Madara? Ci facciamo una partita a Poker?

-Ci sto. Otouto, Figaro voi che fate?

Emmm... Cara, ti chiamo dopo.”

 

Bip.

 

Mamma Mikoto, hai per caso notizie di Itachi? Non che mi interessi... Forse... No, ok mi interessa. Un pochino. Pochissimo!”

 

Bip.

 

Sono Naruto... Ecco... Si potrebbero diminuire leggermente gli invitati?

-Dobe te l'ho già detto sono miei parenti.

Trecento persone?!

-Il clan Uchiha è vasto!

Kami! Vi odio... Non lei Mikoto-san... Gli altri, non lei. Davvero!

-Stupido”

 

Bip.

 

No! Mi rifiuto di veder mio cugino sposato con quello. Mi comprenda signora, suo figlio è... Il male! Mi sono trattenuto dall'urlare per rispetto, spero venga apprezzato”

 

Bip.

 

Lo ripeterò all'infinito: la zoofilia è reato! Santo Jashin, avrei preferito vederlo morto che sposato a quel mutante. Senza offesa signora, comprendo che ogni madre veda il suo mostriciattolo bavoso bello, ma Paperino... Ecco... Mai fatta una visita dall'oculista?”

 

Sono circondata da idioti... Pensò scioccata la donna dai lunghi capelli corvini, sospirò pesantemente e si sedette sul divano. Erano passati tre mesi da quando aveva sbattuto Fugaku fuori di casa, in verità non era arrabbiata con lui, ma non lo voleva tra i pedi mentre organizzava il matrimonio. Il leggero velo di un sorriso le si disegnò sul volto gentile, la sua famiglia era un po' pazza, ma senza di loro non si sarebbe divertita così tanto. Accavallò le gambe e osservò il cellulare indecisa; poi compose il numero di casa di Madara, doveva parlare seriamente con lui e dire a Fugaku che poteva tornare a casa.

Sì, qui Uchiha Madara” Rispose l'uomo in tono piatto e annoiato.

Mikoto si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e disse “Sono Mikoto, devo chiederti un favore”.

Se sono soldi la risposta è no” S'affrettò a dire lui.

No, non sono soldi. -Sbuffò lei scocciata- Voglio chiederti di celebrare il matrimonio di mio figlio!”.

Quale figlio? Itachiu si sposa?” Domandò stupito, sbagliando nome come al solito. Mikoto aveva la netta sensazione che lo facesse apposta. Beh... Non era una sensazione così sbagliata.

No, Sasuke” Riferì lei. E pensare che questo scemo è sindaco da dieci anni... Si disse sconsolata.

Il suo interlocutore grugnì e poi affermò “Va bene. Tanto non ci rimetto nulla.”

Perfetto! Ora passami Fugaku”

Se, se” Parlò lui annoiato, se lo immaginava alzare gli occhi al cielo e maledirla. Immaginava il giusto!

Udì degli strani rumori e poi un voce avvilita “Cara, io...” Lei lo interruppe prima che potesse finire la frase “Muoviti e torna a casa, stare troppo a contatto con Madara ti fa male”.

Sì, arrivo” Disse perentorio, tentando di chiudere la conversazione, ma la moglie parlò ancora “Di ad Itachi di tornare da Sakura”.

Agli ordini!” Rispose serio, se fosse stato lì avrebbe anche fatto il saluto militare.

Mikoto rise cristallina e mormorò “Fugaku... Nonostante i mille difetti che hai ti amo”.

Lo sentì sussultare e balbettare “Emm... Sì, lo sai... Cioè... Ecco...”.

La donna scosse la testa ed attaccò. Inutile: gli Uchiha non riescono a dire quelle due dannate paroline più di una volta ogni dieci anni!

 

Naruto sfiorò le spalle nude del compagno, con le gambe gli circondò i fianchi e reclinò la testa all'indietro, ansimando pesantemente. Chiuse le iridi chiare e percepì Sasuke muoversi sempre più velocemente sopra e dentro di lui. Era strano, la sensazione di sentirlo al suo interno, il rumore delle loro pelli che si scontravano e univano, lo imbarazzava. Ma era bello, così dannatamente piacevole da far quasi male.

Sasuke lo attirò verso di lui, baciandolo sulle labbra piene e dischiuse; circondò la sua schiena con un braccio e lo strinse contro il suo torace, sempre di più. Sarebbe morto se si fosse scostato di un solo millimetro; era assuefatto dal suo odore, dal sapore della sua pelle e da calore che lo avvolgeva e comprimeva in una morsa. Non poteva più farne a meno. Era certo, dalla prima volta che l'aveva visto, di volerlo, ma non aveva ancora capito la vastità dei suoi sentimenti; dopo averci fatto l'amore, per Sasuke cambiò tutto. Da quel momento il solo pensiero di vivere una vita senza Naruto aveva il potere di terrorizzarlo come poche altre cose al mondo. Avrebbe venduto perfino l'anima al diavolo per tenerlo con sé, per sempre.

Dopo poche altre poderose spinte vennero ed Uchiha, dopo essere uscito da lui, si accasciò sul suo petto ascoltando il veloce battito del suo cuore, baciandogli il torace e intrecciando le dita affusolate alla chioma bionda.

«Non ci farò mai l'abitudine» Biascicò Naruto tentando di immettere aria nei polmoni.

Il suo amante sorrise, coprì i loro corpi con il lenzuolo e facendogli posare la testa sul suo sterno affermò, sfiorandogli una tempia con le labbra «Dormi. Domani dobbiamo lavorare».

«Lo so... 'Notte» Mormorò stanco, chiudendo gli occhi e facendosi cullare dal suo respiro.

Sasuke lo strinse e sospirò sereno, chiudendo anche egli le iridi scure.

 

La mattina dopo, arrancavano rapidi verso il grande palazzo del Rinnegan. Come al solito in ritardo.

«Cazzo!» Imprecò d'improvviso il biondo, bloccando la sua corsa e posandosi le mani alle ginocchia, respirando affannato.

Sasuke si voltò in sua direzione e chiese «Perché ti sei fermato?».

«Ci siamo dimenticati le tavole che abbiamo completato l'altra sera. Merda!» Lo informò, bestemmiando internamente.

«Dobe! Sei un... Dobe» Lo insultò, incrociando le braccia al petto e guardandolo storto.

Naruto gonfiò le guance offeso, poi disse «Vai avanti, io vi raggiungo dopo».

No!... Pensò senza alcuna ragione, stupendosi, scacciò quel pensiero assurdo ed esclamò «Ok a dopo» Voltandosi e continuando a camminare.

Giunse al Rinnegan cinque minuti dopo e si diresse verso il loro studio, notando due strani tizi discutere di chissà cosa di fronte alla porta.

«Dovrei passare!» Parlò perentorio, fulminandoli con lo sguardo. Come faceva con chiunque.

Il ragazzo dagli occhi di uno strano bianco tendente al violetto lo guardò stranito e chiese «E tu chi saresti, moccioso?».

Il tuo futuro assassino... «Lavoro qui» Sputò fuori irritato.

L'altro ragazzo s'intromise e, per smorzare i toni, disse ilare presentandosi «Io sono Kiba, lui e Neji. Abbiamo accompagnato le nostre fidanzate».

«Sì, come vi pare. Ora devo passare» Ribadì in tono piatto, non gli interessava fare conversazione con due estranei. Soprattutto non con quella strana ansia che lo attanagliava, non ne capiva il motivo, ma era certo che sarebbe successo qualcosa di spiacevole.

Neji lo bloccò per una spalla e, con il tono di voce meno duro che conosceva, domandò «Sei Uzumaki?» Anche se gli pareva un po' troppo giovane per essere il datore di lavoro di sua cugina e della sua fidanzata.

«No. Sono il futuro marito! Arrivederci» Informò velocemente, entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Quella giornata era iniziata male.

«Futuro marito?» Si chiese stupito l'uomo dagli occhi bianchi.

Kiba lo osservò e disse «Non lo sapevi? A me l'ha detto Hinata qualche giorno fa».

«No, non lo sapevo. Problemi loro, andiamo cane le passiamo a prendere stasera» Affermò senza troppo interesse, incamminandosi verso gli ascensori.

«La fai finita di chiamarmi cane! Hyuuga sei insopportabile» Abbaiò, letteralmente, seguendolo con irritazione. Perché doveva frequentare un tipo come quello? Ah, sì. Aveva promesso ad Hinata di provare ad andarci d'accordo.

 

Naruto corse fino al suo appartamento, prese le tavole e uscì nuovamente di casa cinque secondi dopo. Nemmeno il tempo per riprendere fiato che s'incamminò verso il Rinnegan. Dove cavolo ho la testa alle volte... Pensò scocciato, abbassò il volto al terreno per un secondo e proprio in quel momento si scontrò contro qualcuno «Mi scusi» Parlò veloce, inchinandosi leggermente.

«Naruto?» Domandò una voce conosciuta e stupita.

Questo alzò il viso e osservò l'altro ragazzo sorpreso «Gaara? Che ci fai a Konoha?» Domandò con un sorriso gentile, in fondo era felice di rivederlo nonostante fosse il suo ex. Ex che aveva lasciato lui, quindi non poteva recriminargli nulla, anzi.

«Sono venuto a trovare Temari e Shikamaru» Parlò con il solito tono calmo e lontano.

Il biondo si mise una mano dietro la testa imbarazzato, era ovvio la sorella viveva a Konoha da anni con suo marito «Già... Ecco... Come stai?» Chiese ancora.

L'uomo dai capelli rossi scrollò le spalle e rispose «Vivo».

«Questo si notava! -Esclamò Naruto ridendo, poi si rabbuiò- Mi dispiace per...» L'altro alzò una mano e lo bloccò «Lascia stare, acqua passata».

Uzumaki guardò l'orologio che aveva al polso, poi si rivolse ancora a lui «Senti ho un po' di tempo, cioè non ce l'ho in verità, ma... Ti va un caffè? Per favore» Voleva parlare un po' con lui, magari tornare ad essere quello che erano un tempo: amici. E farsi perdonare in qualche modo.

«Va bene. Dove andiamo?» Chiese seguendolo con le mani in tasca.

Naruto si guardò intorno e disse «Credo che l'unico bar nelle vicinanze sia -Sospirò avvilito- Lo Sharingan» Speriamo non sia di turno Itachi...

«Non ci sono mai andato!» Dichiarò calmo.

Naruto si voltò leggermente, sorrise ed iniziò a decantare le qualità di quel bar «È un bel posto, è anche un ristorante, ma io di solito ci vado solo per il caffè, quello che fa Sa... -Si arrestò e decise che era meglio non nominarlo per il momento- Uno dei camerieri è fenomenale!».

Quando entrarono nel bar la speranza di Naruto risultò vana, visto che Itachi era dietro al bancone che parlava amabilmente con Tayuya.

Il maggiore degli Uchiha li notò, alzò un braccio in segno di saluto e li raggiunse al tavolo in cui si erano accomodati «Naruto-kun, ma tu e Sasuke non dovevate lavorare?» Domandò salutando l'altro ragazzo con un gesto del capo e un sorriso cordiale.

«Sì ma ho incontrato Gaara, un mio vecchio amico, e ho deciso di tardare un po'. Il teme e le ragazze se la caveranno da soli».

Itachi allungò una mano verso il rosso e si presentò «È un piacere conoscerti, io sono Itachi Uchiha».

«Piacere mio» Rispose stringendola leggermente. Non era un tipo di molte parole.

«Che ci fa qui Tayuya?» Chiese curioso Uzumaki.

«Aspetta Hidan. Pranziamo a casa mia. Vengono anche Nagato e Konan -Riferì- Avremmo voluto invitare anche te e Sasuke, ma lavoravate oggi e sentire le urla di Nagato non era il caso» Rise scuotendo la testa. Quei tre erano diventati inseparabili, parevano amici d'infanzia e pensare che li dividevano anni e anni di differenza.

«Oh non preoccuparti -Lo tranquillizzò- Senti ci porti due caffè, per favore».

«Certo, offre la casa» Parlò sereno dando una pacca sulla spalla a Naruto e allontanandosi.

Gaara scrutò l'altro attentamente e poi chiese, leggermente inacidito, «Lui è il tuo nuovo ragazzo occasionale?».

Naruto sussultò, sbarrò gli occhi e negò con la testa «No. Lui è un mio amico...»

«Che diventerà la prossima conquista» Dichiarò non lasciandolo concludere la frase.

Uzumaki assottigliò le labbra e affermò duramente «No! È il fidanzato di una mia cara amica e aspettano un figlio, in più è il fratello maggiore del mio fidanzato, mi sposo fra tre mesi» Non avrebbe voluto dirlo in quella maniera, non voleva litigare con Gaara, ma quel tono di voce, quelle frecciatine, lo infastidivano.

Il rosso fece un sorriso di scherno e sussurrò impercettibile «Tu, sposato?» Pareva una presa in giro.

«Sì» Ribadì puntando i suoi occhi su quelli freddi e duri del ragazzo.

«Poveraccio. Già mi immagino quanto durerà prima che ne troverai un altro che ti piace di più» Parlò con il chiaro intento di ferirlo. Riuscendoci perfettamente.

«Non sono una puttana. Non vado a letto con il primo che mi capita e tu lo sai! -Sbraitò offeso, rapido si alzò dal tavolo e raccattando le sue cose si allontanò- Mi dispiace, non pensavo di averti fatto così male. Non volevo» Continuò triste, dandogli le spalle.

«Naruto, dove vai?» Lo richiamò Itachi notando che si stava incamminando verso l'uscita.

Uzumaki non si voltò e rispose rapidamente «Sono in ritardo. Ci vediamo!».

Uchiha assottigliò gli occhi, si avvicinò al tavolo dove era ancora seduto l'altro ragazzo e, sbattendogli la tazzina dinanzi alla faccia, ghignò «Tanto per informarti: l'Akatsuki ha cambiato obiettivo!».

«Cosa?» Domandò Gaara, non capendo di cosa stava parlando.

«Tranquillo, bevi con calma. Offro sempre io» Esclamò Itachi. Tornò sui suoi passi e riferì qualcosa all'orecchio di Tayuya, lei annuì con un sorriso poco raccomandabile e, fulminando Gaara con lo sguardo, uscì dal locale.

Era praticamente morto e non lo sapeva!

Il ragazzo chinò la testa verso il tavolino, prese la tazza tra le mani e ne osservò il contenuto senza notarlo realmente. Ho esagerato... Pensò con dispiacere.

 

Naruto respirò a fondo, si calmò e girò la maniglia della porta «Scusate il ritardo non trovavo le tavole» Rise cristallino salutando Hinata e Ten-Ten.

Sasuke alzò un sopracciglio e lo squadrò confuso, era successo qualcosa. Lo vedeva, conosceva il compagno e sapeva che era turbato per qualche motivo. Avrebbe dovuto accompagnarlo e dar retta alla sensazione che aveva da quella mattina. «Va tutto bene?» Domandò serio.

Uzumaki sussultò, si sedette alla sua postazione e disse perentorio «Alla grande, ora lavoriamo». Non gli andava di far infuriare il teme per nulla, anche perché la colpa era solo sua e capiva Gaara. L'aveva lasciato con uno squallido messaggio, non si era fatto più vedere né sentire, nonostante sapesse di essere l'unica persona sulla quale il ragazzo poteva contare a parte i suoi fratelli. Era stato uno stronzo. Un egoista. E ne era veramente dispiaciuto, ma... Prima di incontrare Sasuke aveva sempre agito in quel modo. Sapeva di aver sbagliato anche quel giorno: portarlo a prendere un caffè al bar del cognato! Cos'era, un idiota? Ma non l'aveva fatto con cattiveria, era così dannatamente felice in quel periodo che non riusciva a vedere l'infelicità negli altri; aveva sperato di tornare suo amico, di ricucire il loro rapporto. Niente di più. Era stato un coglione. Osservò il foglio bianco con occhi spenti e sospirò, doveva parlare con Gaara e chiedergli scusa. Seriamente.

«Naruto. -Sussurrò Sasuke al suo orecchio- Che succede?» Chiese ancora, posandogli le mani sulle spalle rigide e preoccupandosi di quello strano comportamento.

L'altro si voltò leggermente verso di lui, sfiorò una pallida guancia e lo rassicurò «Nulla, davvero. Ne parliamo a casa, anche perché stiamo dando spettacolo» Sorrise indicando le sue assistenti, che erano divenute rosse dall'imbarazzo e avevano chinato la testa a quella frase.

Uchiha stava per parlare ancora, ma qualcuno ebbe la geniale idea di sfondare letteralmente la porta dell'ufficio: Itachi, Nagato e Hidan. Insieme e dannatamente furiosi per qualcosa.

«Tu Mr. Papero -Lo indicò l'uomo dai capelli argentei- Da oggi fai parte dell'Akatsuki» Informò con tono duro.

Le due ragazze e Naruto sbarrarono gli occhi scioccati, mentre Sasuke si chiese se si erano fumati qualcosa durante il tragitto «State scherzando?».

«No! È tornato il ravanello e dobbiamo farlo fuori» Affermò Hidan, mentre Itachi e Nagato annuivano convinti.

No, porca troia. Addio scuse... Pensò Naruto nel panico!

«Eh...?» Chiese sempre più confuso il minore degli Uchiha.

Itachi incrociò le braccia al petto e parlò «Gaara no Sabaku. Trent'anni. Ex ragazzo di Naruto Uzumaki. Ha osato dargli della troia. Un morto che cammina».

Come cazzo fa a saperlo?... Si domandò il biondo, con i bulbi oculari che gli stavano per cadere dalle orbite. Come diavolo faceva l'Akatsuki a sapere sempre tutto? Non era normale.

Prima che Sasuke potesse comprendere a pieno la frase intervenne Nagato «Se ti stessi chiedendo come possiamo saperlo. Semplice, Zetsu era al tavolo accanto al vostro e ha riferito ogni cosa.».

«Allora paperino? Sei dei nostri?» Chiese di nuovo Hidan, sapendo già la risposta.

Sasuke sorrise sadico, così pericoloso da far venire i brividi perfino all'uomo dai cappelli argentei «Ovviamente sì. Come lo uccidiamo?»

Cazzo! L'ho condannato a morte...

Quel giorno una nuova, terribile, alleanza nacque e Naruto non poté fare altro che pregare per l'anima di quel povero ragazzo.

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Capitolo 18
*** Una vera guerra lampo, nuovi Akatsukini all'orizzonte ***


-Una vera guerra lampo, nuovi Akatsukini all'orizzonte-

 

Note: BuonSalve... Spiegazioni temporali: sono passati nove mesi! Per cui, beh... Vi ricordo che Sakura è incinta... Oh, vi ringrazio per “Non sei abbastanza “carino” per essere gay” che ha quasi raggiunto le mille letture °S'inchina°... Un bacione... Ovviamente il personaggio di Gaara verrà approfondito con il tempo, come tutti... Questa, fino al matrimonio, è la prima parte della storia e le cose da dire saranno tante! Purtroppo i personaggi sono molti ed è normale che ogni tanto qualcuno non si farà vedere, ma comunque sia per la fine c'è ancora da macinare.

 

Avevo una sua foto, una vecchia collana e le parole di mio padre:

lei ti amava”.

Come poteva amare il suo assassino?

Non capivo.

Odiavo troppo me stesso per riuscire a comprenderlo!

 

Da ben due settimane si sentiva pedinato, costantemente seguito da qualcuno.

Si diede dell'idiota per aver deciso di restare da Temari e Shikamaru qualche giorno in più e continuò a camminare per le strade di Konoha con le mani in tasca, pensando al suo incontro con Naruto. Era stato un bastardo e un insensibile, sapeva perfettamente che l'altro non era il tipo d'uomo che apriva le gambe a chiunque incontrasse, ma era deluso. Ferito. Scottato. Da quanto accaduto con lui.

Quando erano una coppia ne era veramente innamorato e sapere che aveva superato le sue paure con qualcun altro lo irritava.

Quelle paure di cui non gli aveva mai parlato, ma sapeva esistere; percepiva il terrore nei suoi occhi ogni qual volta provasse a toccarlo e avrebbe voluto essere lui, lui soltanto, degno della sua fiducia e del suo amore. Ma non era andata così e doveva farsene una ragione, accettare ciò che era accaduto e scusarsi con quello che, in fondo, considerava ancora un amico.

Arrestò il suo cammino e si grattò il collo infastidito, come se qualcuno lo stesse perforando con lo sguardo, si voltò di scatto e non vide nessuno, eppure era sicuro di aver avvertito qualcuno osservarlo. Sospirò e decise di non pensarci, in quel momento la cosa importante era una sola: parlare con Naruto.

 

«Cazzo! Danna smettila di spingere» Esclamò Deidara lamentandosi con un mormorio carico di sofferenza.

Sasori gli tappò la bocca con una mano, lo appiattì ancora di più contro la parete e disse «Zitto o quello ci scopre».

Il biondo assottigliò le palpebre guardandolo con odio, morse forte il suo arto e ghignò con cattiveria.

L'altro per non urlare di dolore s'infilò il pugno della mano sana in bocca «Stronzo» Lo insultò a denti stretti quando si riprese, promettendosi di fargliela pagare in modo doloroso.

Deidara uscì dal vicolo buio, si guardò attorno e, posandosi le mani sui fianchi, riferì «L'abbiamo perso».

Il suo compagno lo colpì con un pugno sulla nuca e parlò irritato «Se tu non avessi fatto l'idiota...».

Il biondo bestemmiò portandosi una mano sul punto dolente, si voltò e prese a camminare nella direzione opposta, si era stufato di seguire un idiota per conto di Sasuke, non era mica il suo capo. Il ragazzo dai capelli rossi scrollò le spalle e lo seguì, era tardi e voleva tornare a casa. Ci avrebbe pensato qualcun altro a Gaara No Sabaku.

 

Naruto e Sasuke erano seduti al tavolo della cucina, uno di fronte all'altro e parevano pronti a darsi battaglia; si scrutarono attenti per interi minuti senza dire una parola.

«Ritira i tuoi uomini!» Esclamò Uzumaki, puntando un dito verso di lui.

Uchiha intrecciò le dita delle mani e posò il mento sopra queste «Mai» Rispose assottigliando gli occhi neri come la pece.

L'altro si sporse leggermente verso di lui e soffiò «Fallo o smetterò di fare sesso con te».

Fregato. Ucciso. Sasuke Uchiha era stato battuto.

«Ti odio quando metti di mezzo il sesso» Sbuffò dichiarando la resa e cedendo a Naruto anche il Sud d'America.

«YATTA! HO VINTO!» Esultò il biondo alzando le braccia sopra la testa e scoppiando a ridere contento. Sì, stavano giocando a Risiko.

«Hai barato» Buttò fuori l'altro infantile.

Naruto si avvicinò a lui e gli si sedette sulle gambe, circondò il suo collo con le mani e lo baciò profondamente, quando si staccò dichiarò roco «Ho vinto io e posso chiedere ciò che voglio».

«E cosa vuoi?» Domandò Sasuke mordendogli il collo e succhiando forte quel lembo di pelle divenuto rosso, Naruto era così pieno di morsi e succhiotti da far quasi spavento; una volta Ino gli chiese perfino se stesse cercando di divorarlo.

Ansimò, gli fece staccare il volto dalla sua carne martoriata e dichiarò serio «Niente cognome Uchiha».

L'incanto era finito. Aggrottò le sopracciglia e lo riprese duro «Naruto!».

Lui abbassò lo sguardo e sussurrò triste «Mi dispiace, ma ci tengo al mio cognome è l'unica cosa che mi rimane di mamma e papà».

Uchiha sospirò, lo strinse ancor di più al suo petto e chiese «Che ne dici di venirci incontro? Uzumaki-Uchiha?».

Il più grande posò la testa sulla spalla, ci pensò su e poi annuì piano. In fondo era un buon compromesso. «Devo chiederti un'altra cosa però» Ruppe ancora il silenzio.

«Cosa?» Domandò di nuovo, arpionandogli i fianchi con le mani e maneggiandoli tra queste, era da quando avevano messo piede in casa che aveva voglia di fare l'amore con lui.

Naruto gli morse il lobo dell'orecchio e lo tirò leggermente verso di sé «Potresti non uccidere Gaara?» Chiese speranzoso.

L'altro grugnì di disappunto, lo tirò su dalla sedia e lo trasportò fin in camera, sbattendolo sul letto e mangiandoselo con gli occhi.

Stupendo e mio... Pensò possessivo, schiacciandolo con il suo peso e posando le mani sui suoi glutei fasciati dai pantaloni «No!» Rispose duramente alla sua richiesta.

«Hentai! -Lo riprese irritato- Possibile che ogni scusa è buona per fare sesso?».

«Ti dimostro il mio amore» Lo sfotté sfilandogli la maglia arancione e lambendo i capezzoli con la sua bocca.

Naruto cercò di fulminarlo con gli occhi, ma l'unica cosa che ottenne fu uno sguardo languido e passionale, mentre le mani grandi dell'amante premevano sul cavallo dei suoi pantaloni.

Uchiha si bloccò e poi ghignò pericolosamente in sua direzione «Facciamo un gioco?».

«No» Negò quasi spaventato, aveva in mente un'idea perversa, lo sapeva.

«Come no? -Domandò quasi dispiaciuto- Tu hai vinto a Risiko, barando. E voglio la rivincita, però a “fotti il dobe” che, visto che è un gioco da tavolo, non possiamo mica rimanere sul letto» Spiegò mortalmente serio, issandolo di nuovo per le braccia e trasportandolo un'altra volta in cucina. Cazzo quanto pesa! Dovevo farmi venire questa idea prima... Pensò adagiandolo sul tavolo e gattonando sopra di lui, stava per tappargli la bocca con la propria e sfilare i suoi pantaloni quando il campanello suonò.

'Fanculo/ Sono salvo... Pensarono contemporaneamente i due; il biondo sgusciò da sotto di lui e, dimenticandosi di essere a torso nudo, andò ad aprire la porta con un sorriso.

«Ciao Naruto» Lo salutò Gaara, stupito di trovarselo di fronte in quelle condizioni.

L'altro rimase paralizzato alla sua vista e balbettò «G-gaara... Cosa ci fai qui?... Cioè sono contento di vederti dovevo parlarli, ma... -Si ricordò improvvisamente di come era conciato- Scusa, scusa, scusa... Non pensavo fossi tu» Concluse arrossendo fino alla punta delle orecchie.

Uchiha li raggiunse e, incrociando le braccia al petto, sibilò velenoso «Oh, ma che onore. Ora potresti evaporare?» Fece per sbattergli la porta in faccia quando Naruto lo bloccò.

«No, devo parlarci! -Dichiarò scrutando duramente il compagno, poi si voltò verso “l'amico”- Mi dispiace per... Lui... Mi infilo qualcosa e usciamo».

«No, lascia stare. -Lo fermò Gaara- Non ce ne è bisogno, volevo solo scusarmi con te per ciò che ho detto, non lo penso ero solo arrabbiato» Un ringhiò furioso giunse alle sue orecchie ed incrociò gli occhi neri e profondi di quello che doveva essere il compagno di Naruto. Geloso, possessivo, bastardo e orgoglioso. Se l'è scelto proprio bene... Pensò sarcastico, poi notò un'altra cosa... È molto più giovane di lui... «Quanti anni ha?» Chiese curioso al biondo, come se stesse parlando di un animale domestico.

«Maledetta feccia che caz...»

«Quasi ventuno» Informò Naruto, sovrastando gli insulti dell'altro.

Il rosso annuì facendo un piccolo sorriso divertito «È un marmocchio!».

«Ti ammaz...».

Uzumaki scoppiò a ridere cristallino e rispose «Sì, lo è».

«Bene, ora se avete finito di dire stronzate. Tu -Indicò Gaara con odio- tornatene da dove sei venuto e tu -Spostò il viso sul suo fidanzato- mettiti qualcosa addosso, anzi no basta chiudere la porta!» Prima mi scopo il dobe, poi uccido il ravanello... Concluse nelle sua testa.

I due nemmeno lo ascoltarono «Mi dispiace per come mi sono comportato, non volevo ferirti» Si scusò Naruto.

«Non importa è acqua passata. Spero di rivederci un giorno -Sorrise leggero il rosso, facendo un cenno del capo all'altro e spostando per un secondo gli occhi sulla figura di Sasuke- Trattalo bene. Ciao!» Finì voltandosi e incamminandosi per la sua strada.

Uchiha per poco non si strozzò con la bile che aveva in corpo, assottigliò le palpebre minaccioso e fece un passo avanti cercando di inseguire quel coso sputa sentenze e gonfiarlo fino a vederlo stramazzare al suolo.

Il compagno lo bloccò per un polso e ridendo domandò, distraendolo dai suoi pensieri di vendetta e omicidio, «Non dovevamo giocare a “fotti il dobe”?».

Sasuke grugnì qualche insulto a mezza bocca, circondò la sua vita con le braccia e, chiudendo la porta con un calcio, lo trasportò nuovamente in cucina. Un giorno o l'altro ti spaccherò la faccia con un pugno stupido rossino... Si ripromise, per poi dimenticarsi completamente di quella seccatura, denudando la sua personale proprietà privata.

 

Itachi e Sakura se ne stavano abbracciati sul divano del salone a vedere un film, lei aveva poggiato la testa sul suo sterno e lui le circondava le spalle con le braccia.

«Non ho ancora capito come mai mi hai sbattuto fuori di casa» Dichiarò divertito.

Lei rise lievemente e allungando il collo per baciargli il mento chiarì «Solidarietà femminile con tua madre. Mi davi noia a causa degli ormoni e volevo che ti divertissi un po' prima di diventare papà».

Lui gli carezzò la pancia gonfia e tonda e disse dolce «Non vedo l'ora che nasca»

«Manca poco. -Affermò lei con un sussurro, poi mise un tenue broncio- Ho fame!» Si lamentò.

«Hai sempre fame, balena» La prese in giro lui.

Sakura gonfiò le guance e gli diede un leggero pugno in testa, poi si alzò a fatica, baciò la parte dolente del fidanzato ed esclamò «Cretino!» dirigendosi lentamente in cucina.

«Vuoi una mano?» Chiese lui, notando la sua camminata precaria.

La donna si voltò di scatto per rispondere e gemette dolorante, portandosi le mani sul grembo «Cazzo» Imprecò storcendo la bocca in una smorfia.

Itachi la raggiunse preoccupato e domandò ansioso «Che hai?».

«Credo... Credo... Che ci siamo» Ansimò lei poggiando una mano al muro e respirando velocemente.

L'uomo rimase impietrito e paralizzato con sguardo vacuo per interi minuti, Sakura lo osservò, digrignò i denti ad una contrazione più forte ed urlò «MUOVI IL CULO!».

Lui si riprese con un singhiozzo, tirò fuori le chiavi della macchina dal cassetto della scrivania e, tenendola per le spalle, l'aiutò a raggiungere la vettura.

Oddio... Oddio... Oddio... Sarò padre... Oddio... Continuava a ripetersi, guardando la strada davanti a sé con volto inespressivo, in realtà Itachi Uchiha era completamente scioccato, così tanto che non riusciva a proferire parola.

Non seppe nemmeno lui come, ma si ritrovò sbattuto in sala d'aspetto su una scomoda sedia e con i suoi parenti, avvertiti da non si sa chi, che ciarlavano contenti mentre lui continuava a non parlare.

Un trafelato Sasuke, seguito da Naruto, gli si parò davanti e domandò «Allora dov'è l'Anticristo?».

«Teme! -Lo sgridò il biondo, mettendo una mano sulla spalla del più grande, che continuava a guardare davanti a sé con occhi vuoti e sgranati.- Non vedi che è completamente andato!».

Il minore degli Uchiha si sedette accanto al fratello, gli circondò l'altra spalla e disse «Non preoccuparti se mai avesse i capelli rosa li puoi tingere».

«Sasuke! Ma ti pare un buon modo per stargli vicino?» Chiese scioccato il biondo, seduto dall'altra parte.

«E che dovrei fare? Coccole e baci?» Domandò schifato e facendo una smorfia, proprio quando Naruto stava per alzarsi e prenderlo a pugni la dottoressa Tsunade fece la sua comparsa «Vi pregherei di fare meno rumore!» Ammonì quel numeroso gruppo di persone schiamazzanti.

Itachi si tirò su di scatto e parlò per la prima volta in quasi due ore «Come stanno?».

«Bene, è nata -Sorrise la donna in direzione del ragazzo- se vuoi tu, da solo, -sottolineò quelle parole- puoi entrare»

Itachi annuì e la seguì, aveva la gola secca.

 

«Hidan?» Lo richiamò Tayuya.

L'uomo si voltò verso di lei e sorridendo disse «Dimmi».

«Ma se facessimo qualche marmocchio bavoso anche noi?» Domandò accavallando le gambe ed osservando schifata tutti quei festeggiamenti inutili.

Lui valutò per un attimo le parole della compagna poi rispose «Sarebbe il bambino più sadico del pianeta»

«Già» Concordò lei sognante, immaginandosi già tutte le cose che poteva insegnarli: rincorrere le lucertole e staccargli la coda, picchiare i bambini più deboli, vomitare sulla maglia nuova di zio Sasuke...

«Facciamolo, amore mio!» Esclamò lui intercettando i suoi pensieri.

 

Ino e Sai, dopo aver salutato Naruto, andarono a prendere qualcosa di caldo alle macchinette del caffè.

«Io non voglio bambini» Buttò fuori l'uomo sorseggiando la sua bevanda.

Lei lo guardò e affermò seria «Nemmeno io».

Incrociarono i loro occhi per qualche secondo e dissero all'unisono «Strano/stranissimo».

Erano finalmente d'accordo su qualcosa.

 

«Nagato?» Chiamò Konan sedendosi accanto al marito e tenendo fermi Yahiko e Konohamaru che non facevano altro che vagare per l'ospedale.

«Che vuoi?» Chiese lui grattandosi il collo e sbadigliando.

«E se ti dicessi che sono di nuovo incinta» Informò lei, aspettandosi una determinata reazione.

«NOOOOO!» Urlò l'uomo completamente nel panico.

I due bambini saltellarono sul posto e trillarono felici «Sì, una sorellina o un fratellino!».

 

Naruto e Sasuke, rimasti nei loro posti aspettavano di veder uscire Itachi dalla stanza.

«Teme?» Disse il biondo voltandosi verso di lui.

«Mmm...?» Biascicò l'altro annoiato da quell'attesa.

«E se ti dicessi che... LA DEVI SMETTERE DI PALPARMI IL CULO!» Ululò scagliandogli un pugno in testa e scoccandogli un'occhiataccia.

Uchiha sbuffò e incrociò le braccia al petto bestemmiando.

 

Mikoto si soffiò il naso con un fazzoletto e piangendo biascicò «Voglio un altro figlio».

Oh, cazzo... «Tesoro, siamo leggermente anziani. Non è il caso» Riferì Fugaku, pregando tutti i Kami che si accontentasse della nipote, forse poteva chiedere ad Itachi di vendergliela.

 

«Visto che ho fatto bene a comprare tante tutine rosa» Affermò sorridente Kizashi Haruno.

La moglie lo fulminò con gli occhi e sbuffò irritata «Se, se».

 

Dopo circa mezz'ora Itachi fece la sua comparsa, con in braccio un fagottino rosa che si agitava contro il suo petto «Lei è Sora» Dichiarò avvicinandosi ai suoi genitori e a quelli di Sakura.

Quando Mikoto vide la bambina per poco non scoppiò a piangere un'altra volta, aveva grandi occhi verdi e i capelli di uno strano viola scuro; abbracciò forte Kizashi e disse «La nostra nipotina è bellissima».

«Si Mikoto è stupenda!» Concordò l'uomo ridendo contento.

«Viola?» Sussurrò pensosa Mebuki.

Fugaku si sporse verso la nipote e affermò «Beh... Tra il nero e il rosa, credo esca fuori il viola!».

I due guardarono Itachi e la donna dichiarò «Dai su, è abbastanza carina. Almeno non ha la fronte di Sakura».

«O le occhiaie di Itachi» Continuò il maggiore degli Uchiha.

Il ragazzo sospirò avvilito, i suoi genitori non sarebbero mai cambiati. Qualcuno lo colpì ritmicamente su una spalla, si voltò e vide Sasuke scrutare la bambina con occhi attenti, si aspettava un'altra cattiveria uscire dalla sua bocca invece si sentì cingere piano le spalle e sussurrare «Sono felice per te Nii-san».

«Ti voglio bene Otouto» Rispose il maggiore con un sorriso sereno.

 

Al quartiere Uchiha.

 

«Nii-san. È nata Sora» Informò Izuna raggiungendo il fratello in cucina.

Madara arcuò un sopracciglio e chiese confuso «E chi è Tora?».

Ah, ma perché mi ostino a parlare con lui... Pensò l'uomo tornando sui suoi passi e non rispondendo alla domanda. Di normale gli Uchiha non avrebbero mai avuto nulla.

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Capitolo 19
*** Un matrimonio... Fin troppo movimentato. ***


 

-Un matrimonio... Fin troppo movimentato-

 

Note: Hola! Il matrimonio è un deliro ed è veloce, sono scenette idiote. Anche perché dal prossimo capitolo il demenziale subirà un drastico calo... Dobbiamo ancora dire alcune cose su Naruto, Iruka e Sarutobi, poi... Poi tocca a Sasuke... E sarà un bel casino anche lui! Vabbè... Un bacio! Come sempre mi scuso per le sviste!  

 

Non avevo mai pensato al futuro.

Troppo giovane.

Troppo solo.

Non volevo creare una mia famiglia.

Un'inutile rottura di scatole.

Invece ora...

...Ora non potrei vivere senza di lui.

Senza di loro.


Era lì. Da solo.

Steso in un piccolo letto, in una stanza dalle pareti alte, sterili, bianche e fredde.

Sentiva l'esile respiro del suo compagno di stanza e tremava di paura, paralizzato sul posto.

Era buio, tanto. Troppo buio.

L'unica, flebile, luce proveniva da lungo e stretto corridoio, da lì si udivano i chiacchiericci delle infermiere, i loro passi e le risate soffocate.

Era tutto tranquillo, ma lui aveva il terrore di chiudere gli occhi.

Ogni parte del corpo faceva male, gli occhi rossi, gonfi e tumefatti; gli veniva da piangere ancora e ancora. Non aveva mai smesso. Voleva... Voleva qualcuno da abbracciare, che gli stesse vicino, ma non c'era nessuno. Nemmeno Jiji, ricoverato al quarto piano colpito da infarto. Per colpa sua, per il dolore che gli aveva procurato lui.

Si tappò la bocca con entrambe le mani, mani solcate da profondi graffi, e singhiozzò in silenzio.

Quel silenzio che lo accompagnava da due lunghe settimane.

Un pesante e preoccupante mutismo; aveva timore degli adulti che lo visitavano e si rifiutava di parlare con loro.

Vuoto.

Sporco.

Colpevole.

Sentimenti troppo forti per un bambino della sua età. Troppo forti per chiunque.

Avrebbe voluto chiudere gli occhi per sempre, ma aveva il terrore di rivederlo nei suoi sogni.

Incubi.

«Non riesci a dormire?» Domandò una lieve vocina proveniente dall'altra parte della stanza.

Lui si strinse le ginocchia al petto in un abbraccio protettivo, gemendo per il dolore al fondo schiena, insaccò la testa tra le spalle e singhiozzò più forte, tappandosi la bocca con violenza. Di nuovo.

L'altro bambino si alzò a fatica dal letto e gli si avvicinò lentamente, lo scrutò per qualche secondo poi gli mise una mano sulla testa, carezzando dolcemente i suoi capelli «Chiamo un infermiera? Stai male?» Chiese ancora con preoccupazione.

Agitò la testa in un gesto di diniego e alzò leggermente il viso rigato dalle lacrime, osservando la sua figura: era più grande di lui, aveva una benda posta in orizzontale che gli copriva il naso e portava i capelli legati in una coda alta.

Le tenebre di quella stanza erano troppo fitte per scorgere altro, infossò nuovamente la testa tra le scapole e cominciò a tremare più forte.

«Allora vuoi che accenda la luce?» Parlò, di nuovo, comprensivo.

«S-sì» Pigolò lui con la gola secca, così piano da essere certo che non l'avesse sentito.

Il più grande invece l'aveva udito perfettamente, si mosse verso l'interruttore e la stanza s'illuminò completamente. Voltò il viso verso quel bambino scosso ancora dai singhiozzi e si stupì di quanto appariva piccolo e fragile. Gli si avvicinò di nuovo e chiese «Posso dormire con te?».

L'altro sollevò di nuovo il volto di scatto e sbarrò gli occhi impaurito, agitò la testa in un gesto negativo e si strinse ancor di più su se stesso, facendosi ancor più piccolo.

«Mi chiamo Iruka. -Affermo il castano- Sembri triste e io mi sento solo, non ti farò del male. Possiamo diventare amici» Concluse con un caldo sorriso che l'altro non poteva vedere.

«I-io... M-mi chiamo... N-naruto» Sussurrò con enorme sforzo, sciogliendo leggermente la presa sulle ginocchia, lo scrutò di nuovo e tentò di ricambiare il sorriso...

«TU, MOSTRO» Un urlo gli perforò le orecchie mentre una delle tante suore dell'orfanotrofio rompeva il silenzio di quella notte entrando nella stanza.

«Signora, dannazione, non può entrare in questo reparto» La ammonì una giovane infermiera, cercando con gentilezza di farla uscire.

«È colpa tua se Sarutobi-sama non c'è più. È colpa tua, perché hai causato tutto questo?» Singhiozzò ancora con il viso solcato da lacrime e profonde occhiaie, mentre veniva accompagnata fuori.

È colpa tua...

È colpa tua...

È colpa tua...


Si svegliò di soprassalto, ansimando spaventato e passandosi una mano tra la chioma bionda; era sudato e stava tremando come una foglia. Si sedette sul letto, portandosi le ginocchia al torace e prendendosi la testa tra le mani. Faceva male, stava per scoppiare.

Erano mesi che non aveva più incubi, che non sognava più il suo passato e proprio quella notte era tornato prepotentemente a fargli visita.

La morte di Sarutobi.

Quel ricordo doloroso non l'avrebbe mai abbandonato... Respirò a fondo cercando di scacciare quei pensieri, non era il giorno giusto per perdersi nelle pieghe del passato. Avvertì il corpo accanto al suo muoversi infastidito, poi una voce roca biascicò «È ancora presto, dormi».

«S-scusa» Parlò a fatica, posandosi una mano sul cuore e sentendolo martellare con forza contro il suo sterno. Non andava bene, invece di rilassarsi si stava agitando ancora di più e non ne capiva il motivo, era passato, era tutto finito.

Le palpebre dell'altro tremarono e si aprirono stancamente; osservò con preoccupazione il compagno e si tirò su dal letto stringendolo contro il suo petto nudo, erano entrambi nudi. Come ogni notte da quando si era completamente lasciato andare con lui. Passavano serate intere a fare l'amore, a toccarsi, baciarsi, fondersi in un unico corpo.

Non si era mai sentito così felice e completo prima di allora.

Una felicità che in quel momento credeva di non meritare.

«Che hai? Stai male?» Chiese in ansia avvertendo il tremore del suo corpo e massaggiandogli la schiena tesa e gelida con il palmo delle mani.

«Mi dispiace... È solo... Non volevo svegliarti» Sussurrò roco, stringendosi su di lui e posando il viso sul suo sterno.

Sasuke lo trascinò delicatamente sotto le coperte e, avvolgendogli le spalle, cominciò a cullarlo come un bambino «Va tutto bene. Ci sono io».

Naruto annuì imbarazzato. Come sempre si stava facendo consolare da un ventenne, si sentiva davvero un bambino idiota alle volte, ma era più forte di lui: ogni volta che stava per sprofondare aveva bisogno di percepire quelle braccia stringerlo e proteggerlo.

Aveva bisogno di Sasuke.

Si accoccolò contro di lui ancora di più e chiuse gli occhi.

Va tutto bene... Se c'è Sasuke è tutto perfetto!


Nuova segreteria telefonica della futura famiglia Uchiha... UZUMAKI... Dobe fa' silenzio! Se volete lasciateci un messaggio, tanto abbiamo deciso di non ascoltarli. HAI DECISO!.


Se sei mamma: ho incatenato il Dobe, non può fuggire. Mikoto-sama la prego mi dica che non sono davvero trecento persone!. Forse dovrei anche imbavagliarlo.

Se sei papà: spero che tu e Itachi abbiate fatto testamento. FUGAKU-SAN MI SALVI!.

Se sei il mio stupidissimo Nii-san: dovevo nascere figlio unico. Teme non dire così, in questo momento dovresti stargli vicino. E perché?. Sarà sommerso da pannolini sporchi! Ti amo, dobe. C-che?. Nulla, nulla è bello che tu gli abbia ricordato la sua disgrazia.

Se sei Nagato: non riuscirai mai ad uccidermi, fattene una ragione. Nagato fai gli auguri a Konan. Gli auguri per cosa?. È incinta. Perfetto un altro idiota. Perché?. I bambini sono una piaga. A me piacciono i bambini. Vuoi provare a fare un figlio?. N-no... Non ti azzardare...

Agli altri fate come vi pare, io e il dobe dobbiamo mettere su famiglia. NO! TEME LASCIAMI!


Messaggi di Sabato tredici Dicembre:


Bip.


Ti ordino di lasciare andare il volpino!

-Ti consiglio di ascoltare Hidan o te la vedrai con noi.

Papera, ti ricordo che abbiamo un fucile.

-Nuovo.

Già nuovo, comprato appositamente per te!

-Lascia andare il prigioniero... Cavolo quanto mi diverto!

Vero? Tesoro te l'avevo detto io che rovinare la vita a Sasuke era spassoso.

-È per questo che ti amo.”


Bip.


Otouto ti odio. Ti odio così tanto che...

-Itachi vieni ad aiutarmi, devo fare il bagnetto a Sora.

...Ti ammazzerò Otouto. Anch'io voglio essere gay.

-Hai detto qualcosa?

Nulla!”


Bip.


LASCIA ANDARE MIO CUGINO!

-NAGATO! VOGLIO LE FRAGOLE.

A dicembre?

-NAGATO PORTAMI LE DANNATE FRAGOLE!”


Bip.


Sasuko, mia dolce Sasuko, ma poi chi ti farà da testimone?

-Itachi e Juugo.

C-cosa? Ma grandissimo figlio di puttana! Io sono il tuo migliore amico e scegli la marmotta e Gigantor? Vaffanculo Sasuko, non ti amo più.

-Sasuke, io te l'avevo detto di scegliere Suigetsu.

Karin non parlare con l'infame.”


Bip.


Io porto i fuochi d'artificio.

-Bombe a mano.

Non rompere Danna, tu non capisci una sega d'arte!

-Oh, ti prego. Quella sarebbe arte?

Ovviamente sì.

-Se, se... Si sa l'ora di questo strazio?

In realtà io non so nemmeno il giorno.

-DOMANI, INCOMPETENTE!”


Bip.


Hola, mio pupillo! Ti chiamo dalla sala professori. Ragazzi fate gli auguri al mio allievo prediletto!

-Caro Sasuke-kun, anche tu sei stato irretito da una donna.

Orociok, è un uomo!

-Peggio! E non chiamarmi Orociok, stupido spaventapasseri.

-Muori bestia! Spero che vivrai una vita misera.

-Zabuza su non dire così, la giovinezza è una cosa bella!

-Ma che diavolo c'entra ora?

-La giovinezza c'entra sempre.

Bene, ci vediamo domani mattina caro, ovviamente tua madre ha invitato anche noi! Oh sì, auguri anche a te Naruto!


Bip.


Non preoccuparti figliolo, ho un piano!

-Fugaku con chi parli?

Con l'amante.”


Bip.


Nii-chan, io e due amici di Itachi, Zetsu e Kisame, abbiamo pensato ai fiori. Sono meravigliosi.

-Ino si è trovata due nuove amichette.

SAI! NON INSULTARE ZETSU E KISAME!

-Ah, donne! Ma poi il pisello te l'ha visto sì o no?

SAI!”


Bip.


Naruto sono Iruka. Sono arrivato ora a Konoha, ci vediamo domani! Sono felice per te.”


Bip.


Domani puntuali che non mi va di lavorare!”


Messaggi di Domenica quattordici Dicembre:


Bip.


AVEVO DETTO PUNTUALI, IDIOTI

-Nii-san calmati o ti verrà un infarto.

-Ma dove diavolo si sono cacciati?

-Gli Uchiha si stanno leggermente spazientendo!

DATEGLI FUOCO!

-Nii-san! È la nostra famiglia.

ME NE FOTTO!

-MADARA, IL CUORE.

AMMAZZATEVI.

-Io lo sapevo che Otouto combinava qualche disastro.

-È sempre colpa di quello stronzo.

-Itachi dobbiamo cambiare il pannolino a Sora.

-Dallo a noi il pannolino, lo usiamo al posto del riso.

-Sì, ma solo su Sasuke.

-Tzs... Io nemmeno ci volevo venire.

-Suigetsu smettila di fare il bambino!

-Karin ha ragione non è...

-Zitto Gigantor, vi odio!

-Ma quando facciamo esplodere 'sto postaccio?.

ZITTI O VI AMMAZZO A TUTTI.

-Madara non mi sembrava così stronzo la prima volta che l'ho visto!

-È il lavoro. Nii-san odia lavorare.

VOI STRONZI! SIETE SULLA MIA LISTA NERA.

-Sono morti.

-Perché?

-Mai mettersi contro Madara Uchiha.”


«Cazzo. Cazzo. Cazzo» Imprecò Uchiha Sasuke cercando di infilarsi i pantaloni e allacciarsi contemporaneamente la camicia bianca.

Naruto Uzumaki, intanto, saltellava per la stanza con lo spazzolino in bocca, un calzino indossato per metà, la camicia sbottonata e senza mutande.

«Perché? Per quale dannato motivo ci riduciamo sempre all'ultimo minuto? Perfino il giorno del nostro matrimonio» Si lamentò cominciando ad infilarsi i pantaloni.

«NARUTO LE MUTANDE» Gli gridò acido il compagno, buttò un occhio verso la sveglia e poi si guardò allo specchio; niente quel giorno non sarebbe riuscito nemmeno a pettinarsi: i capelli cadevano lunghi contro le sue spalle e le ciocche davanti agli occhi gli impedivano perfino di vedere davanti a sé.

Il biondo bestemmiò e si svestì un'altra volta, correndo verso i cassetti dell'armadio in cerca di un paio di boxer decenti. A tempo record si rivestì e si girò verso Sasuke rischiando il collasso per le risate, non l'aveva mai visto così trasandato; pareva... Madara con i capelli leggermente più corti.

Questo nemmeno lo degnò di uno sguardo, furioso lo strattonò per un polso ed uscì di casa «Ok, macchina» Si disse cercando le chiavi della vettura nelle sue tasche, senza risultati.

«Mi sa che le abbiamo lasciate a casa» Informò Naruto tentando di sistemarsi la camicia dentro i pantaloni.

«E allora va a prenderle!» Ordinò ansioso il corvino, pareva sull'orlo di una crisi isterica.

Il biondo sogghignò e facendo il saluto militare disse «Vado, capo. -Dopo qualche secondo però si girò in direzione del fidanzato e, leggermente intimorito, chiese- 'Suke... le hai tu le chiavi di casa?».

Uchiha a quella frase sbarrò gli occhi, si prese la testa tra le mani e, accucciandosi al suolo, si lamentò «No... Non è possibile. È una maledizione!».

«Ok. -Naruto si avvicinò a lui, lo prese per la mano e lo rialzò da terra- Pronto?» Domandò con un sorriso.

«Ti odio...» Mormorò avvilito sentendosi strattonare ed iniziando a correre per le vie di Konoha; da quando si erano conosciuti ogni dannata volta che avevano un impegno importante finivano per farsi la maratona della città.

Fecero lo slalom tra le macchine parcheggiate suscitando la curiosità degli automobilisti; due uomini adulti, in giacca e cravatta, mano per la mano, correre come matti per la strada, mentre uno di loro bestemmiava e l'altro rideva senza sosta.

Non era di certo uno spettacolo quotidiano.

Arrivarono dinanzi alle porte del Comune con fiato corto, le spalancarono e Naruto, respirando a fatica e con le mani posate alle ginocchia, ansimò «Eccoci».

L'intera sala si voltò verso di loro bisbigliando «Era ora. Abbiamo aspettato un'eternità. Ma sono venuti a piedi da Oto? Sembrano distrutti. Ma chi diavolo è quello accanto al biondo? Io sapevo si sposava Sasuke, non un metallaro».

Mikoto si avvicinò a loro fumando dalla rabbia, li prese entrambi per le orecchie, mentre Fugaku voleva sotterrarsi alla scena, e li sbatté di fronte a Madara Uchiha, incazzato come mai prima di allora.

«Sposa questi due dementi!» Sibilò acida. Il matrimonio dei suoi sogni era andato in frantumi; odiava suo figlio e poco importava che in realtà la colpa fosse di Naruto che non aveva, come sempre, impostato la sveglia.

Nello stesso istante in cui il Sindaco provò a pronunciare la prima parola Fugaku si alzò dalla sua seduta «Io mi oppongo!».

«Anch'io» Rimbeccò Itachi, in piedi accanto al fratello minore, scioccato dalla vista dei suoi capelli e dal fatto che Uzumaki pareva un terremotato.

«Lascia andare il biondo o facciamo saltare questo posto» Aggiunse Deidara con tono minaccioso.

Sasuke si voltò verso ognuno di loro con gli occhi che gli lampeggiavano di rosso, mentre Naruto si teneva la pancia per le risate ed Iruka, che ancora non aveva conosciuto nessuno dei suoi nuovi “parenti”, osservava tutti con stupore e preoccupazione; sentendo qualcosa perforagli la schiena, si voltò in quella direzione e notò un uomo, con una strana mascherina sul viso, guardarlo con insistenza.

Oddio, ma chi sono questi pazzi?... Si chiese, mentre sentiva le risate soffocate del suo fratellino e sussurri degli altri invitati.

«Dite un'altra parola e vi uccido lentamente, fin quando non griderete pietà continuerò a torturavi» Minacciò a denti stretti il minore degli Uchiha, era spaventoso, così irritato che i capelli gli stavano tornando dritti sopra la testa. La cosa positiva era che non aveva bisogno del gel.

I tre si guardarono negli occhi, poi alzarono le spalle e lasciarono perdere decretandosi troppo giovani per morire.

Fugaku si sedette nuovamente e affermò «Almeno ci ho provato!».

Intanto Mikoto si stava progressivamente trasformando in una belva assetata di sangue, il sangue del marito e del figlio maggiore.

«Non preoccuparti Figakiu, ho i paletti» Lo tranquillizzò Madara che pareva tornato di buon umore. In fondo si stava divertendo anche lui.

«SPOSALI E BASTA!» Urlò Mikoto minacciandolo con lo sguardo e progettando lo sterminio del suo maledetto clan; difatti gli Uchiha presenti stavano ridendo da quando i due avevano fatto il loro ingresso.

Quel matrimonio si stava trasformando in un circo.

«Tua madre è una strega» Sussurrò sporgendosi verso il ragazzo.

«Veramente è la madre di Sasuke, non la mia» Rispose Naruto leggermente a disagio ad avere Madara così vicino, il più giovane ringhiò di disappunto vedendoli così attaccati bisbigliarsi nelle orecchie cose che lui non riusciva a sentire.

«Beh... È uguale! -Esclamò tornando composto- Bene iniziamo, prima di dichiararvi sposati dite le vostre promesse, entro oggi perché ho fame!».

No, non era un matrimonio per nulla convenzionale il loro.

Naruto rise di nuovo, scosse la testa ed iniziò, aveva passato giorni ad imparasi a memoria il suo discorso e non ricordava nulla in quel momento «Trovo sia... -Si bloccò sghignazzando ancora- ...Strano dire qualcosa di serio dopo tutto il macello che abbiamo combinato e che gli altri stanno combinando -Si voltò verso Madara che aveva preso una sedia e si era seduto sbuffando e facendo cenno di continuare- ...La tua famiglia è pazza -I mormorii stizziti degli Uchiha aumentarono- ...Ed è per questo che la amo. -Prese le mani di Sasuke tra le proprie e lo guardò intensamente negli occhi- Tu sei la mia felicità, ogni singolo momento passato con te è un momento perfetto, ogni singolo bacio per me è come se fosse il primo. Tu, solo tu, mi dai la forza di dimenticare ogni dolore, ogni cicatrice smette di far male se ci sei tu. Ti amo Sasuke. Grazie» Concluse abbassando le iridi chiare al pavimento, con le gote rosse e completamente imbarazzato da quelle parole.

Uchiha sentì la gola secca e le mani sudate, respirò a fondo tentando di tornare in sé ed iniziò a parlare con voce rauca «Non ho preparato un discorso. -Lo vide sorridere e avvertì la presa sulle sue mani intensificarsi- …Ma... Mi sforzerò di dire qualcosa e credo che basti una sola frase per fartelo capire. -Si arrestò per un attimo, cercando di dimenticare di essere di fronte a più di trecento persone e mormorò inudibile ad altri che non fossero Naruto- Tu sei il solo motivo per cui respiro» Finì ringhiando verso il fratello che, essendo il suo testimone, aveva sentito ogni cosa e stava per rotolarsi a terra dalle risate.

Naruto lo abbracciò con forza, cacciò indietro le lacrime e tentò di baciarlo, era così felice che si era perfino dimenticato che quello era il suo matrimonio.

«Prima vi devo sposare!» Li fermò Madara, strusciando i piedi a terra e avvicinandosi a loro, ancora seduto sulla sedia girevole. Era stanco e annoiato.

«Scusa» Rise ancora Uzumaki rimanendo tra le braccia di Sasuke; il corvino gli posò una mano sulla guancia e lo osservò con uno sguardo carico d'amore da stupire perfino suo padre e suo fratello che, senza farsi vedere, si scambiarono un'occhiata eloquente e un sorriso soddisfatto.

«Allora: vuoi tu Uchiha -Ti prego fa che dica i nomi giusti... Pensarono gli invitati- Sasuke prendere il qui presente Uzumaki Naruto -Oddio, un miracolo... Si disse di nuovo l'intera sala-come tuo legittimo sposo?»

«Sì» Rispose il più piccolo chinandosi lievemente verso l'altro.

«E tu Uzumaki Naruto vuoi prendere il qui presente Uchiha Sasuke come tuo legittimo sposo?» Dio, che palle dire le stesse cose mille volte...

«Sì, lo voglio» Sussurrò Naruto alzando le punte dei piedi e avvicinandosi al viso dell'altro.

«Perfetto! Lo strazio è finito, vi dichiaro Marito e Marito. Ora potete pomiciare!» Annunciò con uno sbadiglio e incrociando le gambe sulla sedia, osservandosi attorno e notando qualcosa di sospetto.

Ma quello è Izuna, che ci fa vicino a Tobirama?... Si chiese assottigliando gli occhi.

I due novelli sposi si fiondarono l'uno sulle labbra dell'altro, stringendosi possessivamente tra le braccia; quando il contatto finì Sasuke poggiò la fronte su quella del, finalmente, marito e sorrise felice. Come non aveva mai fatto in vita sua.


Suigetsu e Karin si guardarono in modo strano e lui disse «Che ne dici streghetta?».

«Beh... Sardina, si potrebbe anche fare» Rispose lei intrecciando le dita con quelle dell'altro.

Juugo s'intromise nella conversazione, avvicinandosi insieme al suo ragazzo, il suo compito da testimone era finito in fretta «Fare cosa?».

«Sposarci» Riferì Karin con un'alzata di spalle, in realtà già s'immaginava con l'abito bianco e i suoi occhi stavano risplendendo contenti e innamorati.

Non credeva che Suigestu fosse la persona giusta.

«Ovviamente quando si sarà trasformata in una donna decente» Affermò ghignando in sua direzione.

Lei fece scattare un sopracciglio verso l'alto e gli diede un leggero pugno in testa, per poi scoppiare a ridere e avvinghiarsi al suo collo, baciandolo profondamente.


«Me lo immaginavo decisamente diverso!» Esclamò Iruka con un sorriso divertito.

Ino gli mise una mano sulla spalla e dichiarò «Ti ci abituerai, Naruto ha una specie di calamita attira pazzi».

Sai osservò il suo amico baciare un altra volta il marito e affermò con convinzione «Sì, gli ha visto il pisello».

«Sai, ma non pensi ad altro?» Lo sgridò la moglie, scioccata dal suo vocabolario.

L'uomo la strinse per un fianco e disse con un sorrisino «Non è colpa mia se ce l'ha piccolo».

Ino sbuffò stizzita, poi sorrise e gli sfiorò le labbra in un casto bacio; salutarono Iruka e si incamminarono verso Kisame e Zetsu, poggiati contro un muro a parlare di tutto tranne che del matrimonio. Non capendo per quale diavolo di motivo erano stati invitati.

L'uomo dai capelli castani si guardò intorno sorridente, poi sentì qualcuno colpirgli ritmicamente una spalla «Ciao, io sono Kakashi. Il professore di Sasuke» Si presentò allungando una mano verso di lui.

L'altro ricambiò la stretta e rispose «Piacere, io sono Iruka. Il fratello maggiore di Naruto».

«Non sapevo avesse fratelli!» Esclamò stupito, grattandosi una guancia da sopra la mascherina.

Lui sorrise caloroso e chiarì «È leggermente complicato».

Hatake si trovò spiazzato da tutta quella gentilezza e da quel calore, gli piaceva il sorriso dolce di quell'uomo.


«Danna, stavo pensando...» Cominciò a dire Deidara.

Il ragazzo dai capelli rossi lo bloccò e affermò perentorio «Neanche morto bombarolo-pazzo, io non ti sposo!».

«Ma chi cazzo ti vuole sposare, scemo. Pensavo di saltare il pranzo e andare in pizzeria!» Lo informò con uno sbuffo seccato.

Sasori sorrise leggermente e disse «La trovo un'idea geniale!».


«VIVA LA FORZA DELLA GIOVINEZZA» Ulularono Lee e Gai seduti in fondo alla sala accanto ad Orochimaru e Kabuto.

«I matrimoni sono inutili!» Sputò fuori la serpe, incrociando le braccia al petto e sbadigliando.

Kabuto si voltò verso di lui e domandò «Perché?».

«Perché dopo sei costretto a svegliarti ogni giorno accanto alla solita faccia, per sempre. Una condanna» Spiegò l'uomo duramente.

«Ma io vedo sempre lei e so...» Si bloccò voltando la testa dall'altra parte, pregando che non l'avesse sentito.

Orochimaru si sporse verso il ragazzo e domandò con un sibilo «Cosa stavi dicendo?».

«Nulla!» S'affrettò a rispondere.

Non era il caso di dirgli della gigantografia che teneva accanto al suo letto.


«Zabuza svegliati» Sussurrò Haku al suo orecchio, scrollandolo per le spalle con delicatezza; aveva dormito per tutta la durata della cerimonia.

Il più grande si sfregò gli occhi con una mano e biascicò «È finito lo strazio?».

«Sì» Pigolò il compagno soffiandosi rumorosamente il naso con un fazzoletto.

Zabuza gli circondò le spalle con un braccio e, attirandolo contro il suo sterno, chiese «Perché piangi?».

«Mi sono commosso» Confessò con imbarazzo, sposando lo sguardo verso il basso.

Un motivo in più per uccidere Sasuke... Si disse, baciandolo sulla testa e cullandolo tra le braccia, guardandosi intorno preoccupato che qualcuno lo vedesse fare un gesto gentile.


Madara s'incamminò a passo deciso verso il fratello minore, sondò la figura dello sporco Senju da capo a piedi e domandò duro «Che ci fa lui qui? Con te».

«Sono il suo accompagnatore» Lo informò Tobirama, stringendo la mano di Izuna e sorridendo sadico verso il maggiore dei due Uchiha.

Questo assottigliò gli occhi, fulminò le loro mani intrecciate e chiese di nuovo «In che senso?».

«Nii-san, devo dirti una cosa... -Parlò il minore con voce preoccupata- ...Io e Tobirama... Ecco... Siamo fidanzati da quasi tre anni!» Concluse con un lungo sospiro.

Madara sgranò gli occhi, spostò lo sguardo dall'uno a l'altro per qualche secondo poi... Successe una cosa molto poco Uchiha: svenne!

«Oddio, abbiamo ucciso Nii-san» Esclamò, piegandosi su di lui e scuotendolo per le spalle.

Tobirama incrociò le braccia al petto e disse felice «Meno uno!».

«Cosa?» Domandò Izuna alzando gli occhi verso di lui.

«Nulla, parlavo tra me e me» Obiettivo principale di Tobirama Senju: uccidere tutti gli Uchiha esistenti, tranne Izuna!


Il pranzo di nozze non fu dei migliori:

Mikoto tentò di uccidere Fugaku più di una volta e lui si muoveva veloce tra i tavoli chiedendo asilo,o un'arma, ad ogni Uchiha là presente.

Naruto si guardava intorno sconvolto da tutti quegli Uchiha, tutti dannatamente uguali, scambiando più di una volta il marito per uno di loro con conseguente sgridata di Sasuke e occhiata raggelante.

Kakashi flirtava spudoratamente con Iruka che non faceva altro che balbettare e arrossire, mentre Gai e Rock Lee incitavano il loro amico.

Orochimaru e Zabuza programmavano test a sorpresa per i loro alunni, facendo a gara su chi fosse il più cattivo fra loro.

Ino, Sai, Kisame e Zetsu si erano appartati in un angolo a disquisire di fiori, spade e delle vacanze alle Hawaii di Kisame; decidendo di partire tutti e quattro per una crociera nel Mediterraneo.

Deidara e Sasori erano dati per dispersi, tanto che Suigetsu pensò immediatamente ad un omicidio/suicidio, l'aveva sempre detto lui che due come loro non erano fatti per stare insieme.

Konan passò l'intera giornata nel bagno del ristorante a causa delle nausee, mentre i suoi figli avevano deciso di entrare a far parte anche loro del clan Uchiha tentando di farsi adottare da Shisui che, ad ogni pietanza, s'inventava una nuova allergia.

Hidan, Tayuya e Nagato, durante il taglio della torta, decisero di comune accordo di riaprire la caccia alle papere, lanciando pezzi di dolce verso un Sasuke sempre più furioso che tentò di sgozzarli con il coltello.

Itachi e Sakura se ne stavano tranquillamente seduti ai loro posti badando alla piccola Sora, fino a quando anche il maggiore dei due fratelli Uchiha non si unì alla caccia, chiedendo prima il permesso alla compagna che, da dopo il parto, era divenuta ancor più violenta.

Naruto, ad un certo punto, trascinò il marito lontano da quei pazzi e sghignazzando contento gli buttò le braccia al collo baciandolo «Ti amo» Dichiarò con le iridi che gli brillavano di felicità, mentre il chiacchiericcio e le risate dei loro parenti aumentavano.

«Anch'io» Rispose l'altro avvolgendo i suoi fianchi e posando la testa nell'incavo del suo collo. In fondo la loro famiglia e i loro amici non erano poi così male, nonostante i difetti, le loro follie e gli scatti d'omicidio ci sarebbero sempre stati. In ogni momento.


All'Ospedale di Konoha:


«Mi rifiuto di vedere mio fratello con... Con... Con... TOBIRAMA!» Gridò quell'ultima parola, cercando di alzarsi dal letto e raggiungere la sala d'aspetto per ucciderlo.

Un medico gli mise le mani sulle spalle e lo rimise a letto «Signor Sindaco la prego stia calmo».

«Tradimento! Attentato! Mi ha ucciso, mio fratello ha tentato di uccidermi» Sbraitò, progettando la tortura e l'omicidio dello sporco Senju.

In sala d'attesa i due se ne stavano in silenzio «Per lo meno non è morto» Affermò Izuna, martoriandosi le mani giunte sopra le gambe.

«Peccato!» Esclamò il compagno, per poi sporgersi verso di lui e baciarlo dolcemente sulle labbra. Secondo obiettivo di Tobirama Senju: convincere il suo fidanzato ad andare a vivere insieme e uccidere ogni Uchiha esistente, tranne Izuna.

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Capitolo 20
*** Passato. Presente. Futuro. ***


 

-Passato. Presente. Futuro.-

 

Note: Hola! È corto ed è ancora leggero, boh... È stato complicato scriverlo, nonostante non sia chissà cosa... È un capitolo di passaggio e forse un sorriso con i tre moschettieri lo strappo ancora! Al prossimo cominciamo la seconda fase della storia... Oh, sono aperte le scommesse sull'ultimo pezzo. Tranne per chi sa hahahaha... Ma perché ti spoilerizzo sempre tutto? Hahahaha.

Un bacio a tutte!

 

Se il pranzo di nozze era stato una vera tragedia.

Un delirio e un'immensa follia...

...Il viaggio di nozze fu ancora peggio.

Nagato, da buon schiavista, aveva concesso alla coppia di novelli sposi solo, ed esclusivamente, una settimana di ferie.

Non un minuto di più.

Quando Naruto provò ad urlargli contro i suoi diritti, l'uomo rispose con un semplicissimo «I Mangaka non hanno diritti».

Per questo motivo invece delle tre settimane da sogno in un costoso e confortevole Hotel nel Paese del Fulmine, furono costretti a ripiegare su Suna, per grande gioia di Sasuke.

Avrebbe tanto voluto uccidersi: non solo era nella tana del nemico, ravanello pallido, ma doveva anche sopportare il tremendo clima di quel Paese; impossibilitato a muoversi di un solo millimetro da sotto l'ombrellone, cosparso di crema solare fin dentro alle orecchie, scivoloso come una saponetta bagnata e lasciato da solo, a marcire, mentre suo marito costruiva castelli di sabbia, nuotava e faceva ciò che gli veniva meglio: l'idiota!

Più che una coppietta innamorata in luna di miele parevano padre e figlio, un padre scorbutico e un figlio scemo.

Ma in fondo, Sasuke era felice di vederlo così sereno e tranquillo.

Almeno fin quando non incontrarono di nuovo Gaara, che si premunì di fare le sue, per Uchiha false come Giuda, felicitazioni per il matrimonio, invitandoli a cena.

Ovviamente Naruto, da buon fesso, accettò e il compagno non poté fare altro che pregare i Kami di sotterrare entrambi in una tempesta di sabbia.

Così, l'ultima sera del loro viaggio di nozze, invece di fare l'amore sulla spiaggia, al chiaro di Luna; come tentava di convincerlo da giorni, si ritrovò lì: nella tana del rosso infame, sperando in un attacco di dissenteria acuta per lo stronzo, infelice e inappagato.

Fortunatamente il neo signor Uzumaki-Uchiha, da quando si erano sposati Sasuke presentava sempre il compagno con il doppio cognome, si accorse dello stato mentale del giovane marito e, salutando il suo trovato amico, lo trascinò alla tanto agognata spiaggia; lo buttò in acqua con una fragorosa risata e si lasciò fare qualsiasi cosa da lui.

Sasuke l'aveva praticamente preso in ogni luogo, modo e posizione disponibile; fregandosene della possibile denuncia per atti osceni in luogo pubblico.

Era dalla sera prima delle nozze che doveva toccarlo, farlo suo, stava rischiando d'impazzire; il corpo di Naruto era come una droga, non riusciva a smettere di fare l'amore con lui, baciarlo, sentire il suo calore avvolgerlo e riempirgli il collo di morsi e succhiotti, marchi che ne attestavano l'assoluta proprietà a lui. Solo a lui.

Tutta la natura possessiva di Sasuke era uscita fuori nel preciso istante in cui gli infilò l'anello al dito.

Lo strazio, comunque, durò poco.

Cinque giorni dopo il loro arrivo al Paese del Vento si ritrovarono nuovamente sul treno del ritorno, finalmente diretti a casa.

 

Erano seduti in treno, l'uno accanto all'altro, Naruto poggiò la testa sulla spalla del marito e, sorridendo leggero, lesse il messaggio appena arrivato sul suo cellulare:

Fratellino, scusa se ti disturbo. Volevo avvisarti che rimango a Konoha più del previsto. Ci vediamo quando torni.”

«Chi è?» Domandò Uchiha circondandogli le spalle e posando una guancia sopra la chioma bionda, sospirando stanco e socchiudendo gli occhi.

Naruto buttò malamente il telefono dentro la sua sacca e, seguendo l'esempio del compagno, chiuse le iridi chiare, mormorando «Era Iruka, resta per un po' a Konoha».

«Mmm... Non parli spesso di lui» Constatò strusciando il viso nei suoi capelli e baciandolo in quel punto.

Naruto gli circondò la vita con un braccio e chiese stupito «Davvero?» Non se ne era minimamente reso conto.

L'altro sospirò, riaprì gli occhi e asserì «Me ne avrai parlato una o due volte, eppure... Eppure il vostro rapporto mi ricorda quello che -Fece una smorfia stizzita per ciò che stava per dire- ho io con Itachi. Escludendo i piani di omicidio» Concluse muovendo il volto fino alle labbra piene e coprendole con le sue.

Naruto ricambiò il bacio e, quando questo finì, sorrise in sua direzione «Non so il perché, ma io e Iruka ci siamo sempre sostenuti in silenzio. Possono passare giorni, mesi, anni eppure lui c'è e io ci sono per lui, è strano da spiegare».

Sasuke annuì e rimase in silenzio per qualche minuto, osservò il paesaggio fuori dal finestrino, poi chiese lieve «Ti va di dirmi tutto?».

«Tutto cosa?» Domandò alzando la testa dalla sua spalla e grattandosi lo scalpo.

«Qualsiasi cosa» Affermò serio il ragazzo dai capelli neri, ancora con lo sguardo rivolto altrove.

Naruto intrecciò le dita della sua mano con quella dell'altro, se la portò alle labbra e ne baciò il dorso, lì dove la fede d'oro bianco faceva bella mostra, posò le mani intrecciate sul suo grembo e tornò ad appoggiarsi contro la spalla del marito; chiuse gli occhi e iniziò a raccontare «Credo sarà noioso, dovrò ricominciare dall'inizio: come sai i miei genitori sono morti in un incidente ed io non avevo parenti, o meglio... La famiglia Uzumaki non era mai stata d'accordo con la decisione di mia madre, quella di sposare uno straniero...».

«Straniero?» Lo interruppe confuso.

«Non proprio! -Riprese i biondo- Papà era di Konoha e mamma di Uzu, il mio cognome viene da lì. È un villaggio antico, molto, dove tutt'oggi vigono regole ferree; per... Credo preservare il sangue puro. -Sasuke stava per interrompere di nuovo- Lo so “Non ha senso”. -Disse Naruto leggendogli nel pensiero- Non ho idea del perché e non mi interessa; queste cose le ho sapute da Nagato, non me la sono mai sentita di andare dai miei nonni».

Uchiha arcuò un sopracciglio e domandò acido «Quindi loro sono ancora vivi? Non potevano prendersi cura di te dopo la morte dei tuoi genitori?».

«Te l'ho detto: non erano d'accordo con la scelta di mia madre; non mi considerano loro nipote, non lo faranno mai. -Le iridi chiari si incupirono per un istante- Comunque le uniche due famiglie Uzumaki residenti a Konoha erano quelle di Nagato e Karin, con quest'ultimi però i miei genitori non avevano mai avuto nessun tipo di rapporto e, come ti dissi, la famiglia di mio cugino era troppo povera all'epoca per badare anche a me. Dalla parte di papà invece non avevo nessuno, così mi spedirono in orfanotrofio... -Respirò a fondo, poi continuò- Lì incontrai Sarutobi: il nonno che non avevo mai avuto. -Si morse il labbro e cacciò indietro le lacrime- Volevo bene a Jiji e lui ne voleva a me, forse... Forse troppo. Non so perché, chi gli ricordassi, non ho fatto in tempo a chiedere, ma... Credo mi considerasse come un vero nipote... Per questo quando Kurama... -Sasuke a quel nome lo strinse ancor più forte contro di lui- ...Mi violentò e... Quando mi vide steso a terra, coperto di sangue... Lui... -Si bloccò ancora una volta, accentuò la presa sulla mano del marito e chiuse gli occhi- ...Fu colpito da infarto; venimmo ricoverati all'ospedale di Konoha lo stesso giorno e... Due settimane dopo lui morì e da lì cominciarono gli anni peggiori della mia vita, le suore mi odiavano, ancora oggi non ne capisco il motivo; mi davano la colpa, mi consideravano sporco e impuro. -Uchiha s'irrigidì a quelle parole- Le uniche due persone che mi stettero vicino furono Ino e Iruka, ma al tempo lei era troppo piccola per capire...».

«Iruka era un bambino dell'orfanotrofio?» Domandò flebile, tutte quelle parole, quel racconto; capire, di nuovo, quanto l'uomo che amava aveva sofferto in passato lo stava uccidendo. Irrazionalmente si malediva per non essergli stato affianco in quel periodo.

«No, all'inizio no! -Rispose lui- Lo incontrai in Ospedale, dividevamo la stanza. I suoi genitori ebbero lo stesso destino dei miei ed anche lui, come me, non aveva nessun altro; per questo venne spedito all'orfanotrofio e, so di essere egoista, ma... Ero felice di non essere più solo. -Mormorò sentendosi colpevole di quelle parole- Non avrei resisto tutti quegli anni senza il suo sostegno e la sua amicizia, non avrei sopportato le occhiate disgustate e le ingiurie, forse non sarei nemmeno qui... Non ero così forte, ero... Un bambino e avevo paura, una tremenda paura che Kurama tornasse. -Inalò aria nei polmoni e scosse la testa tentando di liberarsi di quel pensiero- Quando compì diciotto anni poté andarsene, si trovò un lavoro fuori da Konoha e tentò perfino di portarmi con lui, ma non poteva; non avevamo nessun legame di sangue ed io ero ancora minorenne... Il legame di sangue non conta, a parte Nagato, io mi sono costruito una famiglia basandomi su altro e... La mia famiglia ora è più numerosa che mai. -Rise divertito ricordandosi tutti gli Uchiha che aveva incontrato al pranzo di nozze; la famiglia Uchiha, la sua famiglia, non era così seria come si vociferava. Erano solo dei pazzi con manie di grandezza e... Parecchi problemi mentali- Comunque quando compii quindici anni, un giorno come tanti, senza nemmeno avvisare, Nagato mi portò via da lì. Vissi con lui fino all'età di vent'anni poi decisi di trovare un appartamento per conto mio, era sposato, aveva passato un brutto periodo...».

Uchiha lo bloccò e ripeté «Un brutto periodo?».

«Lui e Konan si erano sposati da poco e mentre lavoravano al Rinnegan frequentavano l'ultimo anno di università, lei rimase incinta, ma perse il bambino durante il primo mese... Piombò in una forte depressione e Nagato non sapeva come comportarsi, cosa fare, aveva sulle spalle una moglie fantoccio e un cugino fragile e impaurito... Non volevo pesare ancora di più su di loro, proprio in quel periodo, non me la sentivo di trascinarli nei miei problemi. Non era il caso. Dopo essermene andato trovai lavoro anch'io al Rinnegan, ero sempre stato bravo a disegnare, per cui un vecchio Mangaka mi prese come suo apprendista; decisi di non fare l'università e... Beh... Ecco qui, non credo ci sia altro da dire; quell'anno conobbi Hidan, che divenne il mio più caro amico e incontrai un moccioso... -Rise di nuovo notando la faccia irritata del compagno e poi gli diede un leggero pugno in testa- Per colpa tua quel giorno ho rischiato di venir ammazzato!» Finì continuando a sghignazzare.

«Cosa?» Domandò confuso, si era perso.

«Dovevo consegnare delle bozze e quando arrivai in ufficio erano completamente zuppe d'acqua; Nagato tentò di strangolarmi, se ci penso ancora mi fa male il collo» Lo accusò quasi, con tono divertito.

«Come se fossi stato io a chiederti quello schifo d'ombrello» Sbuffò infantile.

Il più grande gli fece una linguaccia «Dovresti ringraziare marmocchio, il mio era un gesto caritatevole».

«Mi pare di averti ringraziato abbastanza. -Sussurrò allusivo al suo orecchio, si staccò da lui e gli si sedette tra le gambe, ponendo le mani sul suo collo e strusciandosi lievemente sopra il cavallo dei suoi pantaloni- Però se vuoi quando torniamo a casa ti ringrazio ancora un po'» Continuò leccandogli una guancia e mordicchiando quel punto.

Naruto arrossì, gli scoccò un'occhiataccia e disse «Maniaco! Un bambino così carino trasformato in un pervertito senza speranza, mi sento quasi in colpa».

Sasuke rise leggero, posò la testa nell'incavo del suo collo e respirò il suo profumo, poi tornò serio, alzò il viso e, guardandolo negli occhi, esclamò «Mi dispiace per il tuo passato, per... Per tutto».

«Non conta più 'Suke, ora ho te» Si sporse verso le sue labbra e le sfiorò delicatamente. Da quel momento in poi tutto sarebbe stato perfetto.

 

Intanto a Konoha:

 

«Mi manca!» Esclamò tristemente, portandosi un sorso di birra alle labbra.

L'altro uomo si posò una mano sotto al mento e sospirò «Non posso credere che se ne sia andato».

«È una disgrazia» Affermò una terza persona, accavallando le gambe e passandosi le dita tra i lunghi capelli neri.

«Mi viene voglia di piangere, ed io non piango mai» Disse ancora l'uomo dai capelli argentei, osservando con sguardo vacuo l'interno del boccale.

«BASTA! PRETENDO CHE TORNI» Sbraitò il maggiore dei tre.

Itachi sbuffò di nuovo e si lamentò «Senza Otouto è una noia mortale!».

«Già» Concordarono Hidan e Nagato.

 

Le luci della sua città erano così belle di notte, le osservava con il naso pigiato al vetro della finestra e lo sguardo perso; sorrideva sereno oscillando i piedi sulla sedia «Sembrano lucciole» Affermò con uno sbadiglio.

La donna accanto a lui sorrise dolcemente, gli baciò la testa e lo strinse contro il suo petto sospirando stanca; Le sarebbe mancato il suo Paese, ma non aveva altre soluzioni.

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Capitolo 21
*** Vecchi amici, nuovi dolori. ***


 

-Vecchi amici, nuovi dolori-

 

Note: Come? Come hai indovinato? Ci penso da quando ho letto la recensione! Comunque: BuonSalve care, ma secondo voi: potevo far filare tutto liscio come l'olio? Ma ovviamente no. Quindi mi sono complicata la vita e l'ho complicata ai nostri ragazzuoli... Ovviamente, risponderò in futuro a tutti i vostri dubbi... Un bacione, buona lettura!

Ps: Sì, il vestiario è un pugno in un occhio. Ma è dannatamente fatto apposta! Daisuke vuol dire: Grande aiuto.

 

Non ho mai avuto un posto fisso in cui vivere.

Non perché non potessi.

Non volevo.

Amavo viaggiare, vedere posti nuovi, nuove città...

...Dovetti smettere per lui.

Ma ne sono felice.

Vorrei tanto... Esserci sempre, stargli vicino...

Lo vorrei così tanto, ma non posso!

 

Passato, circa tre anni prima:

 

Frocio...

Quella parola lo tormentava da giorni.

Tu? Il ragazzo più bravo dell'istituto un frocetto? Oh, ma allora la giustizia esiste. È per questo che quando cammini sembri avere costantemente un bastone nel culo, vero?...

Le risate di scherno, la prima ed unica volta che qualcuno gli aveva parlato era stato per additarlo e insultarlo. Non che lui non si fosse difeso, gli aveva spaccato la mandibola e sputato in faccia, ma... Faceva male.

Non ricordava nemmeno lui come l'avessero scoperto, colpa di un bicchiere di troppo ed un ragazzo decente da fottere probabilmente.

E così si era giocato la sua reputazione.

Tutti quelli che al liceo avevano timore di lui, da quando erano venuti a conoscenza del suo orientamento sessuale, non facevano altro che sfotterlo, bistrattarlo e... Tentare di mettergli le mani addosso. Sasuke sapeva che il motivo non era il suo essere “frocio”, non era stupido. Lo odiavano, da sempre, e quella era solo una scusa per sfogare la loro frustrazione.

Ed un po' li capiva; si era sempre, costantemente, comportato da stronzo e da infame. Si reputava superiore di quella mandria di pecore e le trattava come tali; aveva ragione Itachi quando quella volta l'aveva definito un iceberg senza alcun sentimento.

Anche per questo era seduto da ore su quel treno, diretto verso Oto, rimanendo a Konoha non sarebbe mai cambiato di una virgola e lui, in fondo anche se non lo ammetteva, un po' voleva cambiare.

Non stava scappando, quello mai, aveva passato l'ultimo anno di liceo ad insultare e venir insultato, a picchiare e venir picchiato ed aveva percorso i corridoi di quella squallida scuola sempre a testa alta; sempre vincitore. Se andava per lui. Solo per se stesso.

Nuova città. Nuove persone. Nuovo inizio.

Sospirò, si toccò con le punta delle dita il labbro spaccato e fece una smorfia di dolore; guardò fuori dal finestrino, con le cuffie alle orecchie e tirò su le gambe, incrociandole sul sedile e poggiandosi sopra la valigia piena, sicuro di essersi dimenticato qualcosa.

Chiuse gli occhi e tentò di estraniarsi dalla realtà, fin quando qualcuno non bussò ritmicamente sulla sua spalla; si voltò e vide una donna, molto probabilmente della sua età, dai lunghi capelli biondo cenere e gli occhi scuri; sorrideva gentile in sua direzione e muoveva le labbra, cercando di comunicare con lui.

Spense il suo Mp3, si tolse le cuffie e cercando di essere educato, mesi prima l'avrebbe ignorata e mandata a quel paese, disse «Scusa, non ti sentivo».

«Non preoccuparti! Chiedevo se potevo sedermi lì» Indicò il posto vuoto davanti al ragazzo.

«Sì, non c'è problema» Rispose lui con un alzata di spalle. Non gli importava di un estranea.

No, Sasuke, cosa ti eri ripromesso? “Smetterla di essere apatico”... Almeno provaci... Inveì la sua coscienza.

Lei sorrise grata e si accomodò, posò il pugno chiuso sotto al mento ed osservò per un attimo fuori dal finestrino; poi tornò a rivolgersi al suo compagno di viaggio e, con un altro sorriso, si presentò «Io mi chiamo Yugito Nii, tu?».

«Uchiha Sasuke» Rispose perentorio. No, la conversazione amichevole non faceva per lui; sospirò e sforzandosi tentò di accennare un sorriso di rimando, rischiando di vomitare a quel gesto.

Lei arcuò un sopracciglio, poi fece un gesto con la mano e affermò «Tranquillo, non sforzarti, anche se sembri un po' stronzo mi sei simpatico».

«Come?» Chiese lui confuso.

«Sì, credo tu sia un bravo ragazzo» Asserì la donna.

Uchiha la scrutò stranito per qualche secondo, ora che notava meglio era... Strana... Vestiva troppo colorato: maglione rosso e verde. VERDE. Pantaloni celesti chiaro, scarpe viola e un frontino nero. Dio, quella non era una donna, ma un alieno incapace di vestirsi. Pareva aver fatto a pugni con l'armadio e sorrideva costantemente. In ogni dannato secondo.

Cosa? Aveva una paresi facciale?.

«Magari sono un criminale!» Esclamò serio.

Perfetto! Bravo scemo... Come al solito i buoni propositi vanno a farsi fottere...

La donna sgranò gli occhi, si chinò verso di lui e domandò a bassa voce «Che tipo di criminale?» Pareva pronta ad una cospirazione internazionale, sembrava... Divertita.

«Se lo fossi stato davvero molto probabilmente un serial killer... -Ed avrei ucciso te! Cazzo, per guardarti mi sta abbassando la vista.- Peccato che invece sia un semplice studente universitario!» Concluse incrociando le braccia al petto.

«Io una ladra professionista! -Trillò ilare- Anch'io sono una fuori sede. Accademia di belle arti di Oto, tu?» Domandò infine.

Oddio, no... Pensò afflitto dal fatto che se la sarebbe ritrovata ai suoi stessi corsi «Idem» Sbuffò infantile.

«Fantastico! -Batté le mani felice- Potremmo diventare amici».

«Non sto più nella pelle» Rispose sarcastico, meglio la solitudine che amico di quella pazza.

Lei scoppiò a ridere contenta, per non si sa quale motivo, e per un attimo Sasuke si disse che, in fondo, aveva un bel sorriso.

 

Presente:

 

«SEI TORNATO!»

Tre uomini urlarono quelle parole alla vista dei due dispersi e si fiondarono contro chi gli era mancato da morire: Sasuke. Lo abbracciarono felici, ignorando completamente la figura di Naruto che sorrideva e scuoteva la testa.

«Paperino, come sei stato?».

«Otouto, me l'hai portato un regalo?».

«Uchiha, dalla prossima settimana lavorerai anche di domenica. Ne sei felice?».

Parlarono contemporaneamente, stringendolo in una morsa e cominciando a saltellare sul posto; si trasformavano in ragazzini dementi quando c'era il minore degli Uchiha nei paraggi.

«Lasciatemi! Imbecilli» Sibilò velenoso, dando un forte strattone con la schiena e liberandosi da loro; lo stavano soffocando. Sicuramente era uno dei loro tanti metodi per ucciderlo.

I tre sbuffarono e salutarono anche Naruto, con molta più calma, poi Hidan chiese «Volpino, ma che anche oggi ha il ciclo?».

Uzumaki non fece in tempo a rispondere che Itachi affermò sicuro «Mio fratello ha perennemente il ciclo, non c'è nemmeno bisogno di chiedere».

«Che ne dite se ci sediamo ad un tavolo? Tanto il bar oggi è vuoto» Costatò Naruto, tenendo fermo il marito per un polso, visto che ringhiava e borbottava maledizioni.

Itachi e gli altri annuirono «Di domenica il bar è sempre quasi vuoto» Parlò il maggiore, sedendosi e poggiando i gomiti sul tavolino.

«Per questo passiamo io e Nagato, almeno Itachi non è solo e non si annoia» Riferì Hidan, tirando fuori il cellulare dalla tasca e rispondendo ad un messaggio di Tayuya.

Sasuke li scrutò schifato, parevano quasi fidanzati, un orribile fidanzamento a tre «Ma quanto siete amorevoli» Sputò fuori con stizza.

Sei paia di occhi lo fulminarono con odio.

«Chi ti ha chiesto d'intervenire?».

«Va a cambiarti l'assorbente e non rompere il cazzo!».

«Otouto, invece di sparare acidità vacci a fare un caffè».

«Sì, 'Suke per favore, lo fai anche per me».

La vena sulla tempia di Sasuke rischiò seriamente di scoppiare, si alzò rapido fumando di rabbia «Vaffanculo» Imprecò contro di loro dirigendosi verso il bancone e decidendo di sputare nei loro stramaledetti caffè; tranne che in quello di Naruto.

Era di spalle, incazzato e pronto ad uccidere chiunque quando qualcuno batté gentilmente sulla sua spalla; credendo fosse il marito, disse mentre si voltava «Dobe, sto arr... -Si bloccò alla vista di un sorriso gentile, lunghi capelli biondo cenere e due occhi scuri- ...Yugito?» Domandò preso di sorpresa.

«Già. Ciao, Sasuke» Rispose lei inclinando la testa.

Lui uscì da dietro il bancone, la raggiunse e, sorridendo, l'abbracciò «Come stai? Sono anni che dobbiamo vederci».

La donna rimase completamente spiazzata da quel gesto così poco da lui, scrutò il suo volto rilassato e sereno e ridendo chiese «Chi sei tu? Che ne hai fatto di Sasuke Uchiha?».

Il ragazzo scoppiò a ridere, attirando l'attenzione del marito, «La gente cambia».

«Oh, beh... Diavolo! Tu sei cambiato radicalmente» Costatò ancora leggermente stupita dal quel nuovo Sasuke che aveva davanti. Meglio così, magari in questo modo sarà più facile...

Naruto assottigliò le labbra osservando SUO marito parlare con una DONNA SCONOSCIUTA e ridere. RIDERE. Sasuke che si concedeva una risata SOLO con lui ogni mille anni. Storse il naso, sbuffò dalle narici e, sotto gli occhi divertiti e preoccupati dei suoi amici, sbatté le mani sul tavolo e li raggiunse a passo di carica. Non mi faccio cornificare a nemmeno due settimane da quando mi ha COSTRETTO a sposarlo! Lo castro...

«Ciao -S'intromise con un sorriso di puro disprezzo- Io sono il marito -Calcò quella parola con forza- del Teme. Tu?» Chiese sbattendo le ciglia bionde, mentre il compagno lo scrutava basito da quel comportamento.

«Chi è il Teme?» Domandò ingenua la donna, chiedendosi il perché di tutto quell'astio da parte di quel biondo mai visto prima.

«Sasuke. Sono sposato con lui da una settimana, due giorni, ventidue minuti e quarantacinque secondi. Tu chi sei?» Domandò ancora mettendo le mani in tasca e puntando gli occhi sulla sua figura. Cazzo... È carina, molto. Troppo!

La donna sgranò le palpebre, notò la fede al dito del vecchio amico e spostò lo sguardo di nuovo su Naruto; fece un enorme sorriso e lo abbracciò di slancio «Ah, che bello! Io sono una vecchia amica di Sasuke; facevamo l'università insieme, ad Oto».

Uzumaki s'irrigidì in imbarazzo, si staccò da lei, lanciò un'occhiata confusa al marito, che stava ghignando contento della sua possessività, e biascicò «S-scusa... Io non.. Cioè pensavo che... Mi dispiace».

«Dobe!» Lo insultò Uchiha, incrociando le braccia al petto e godendosi la scena.

La donna scosse la testa, allungò una mano e si presentò «Non fa nulla. Io sono Yugito Nii».

«Naruto Uzumaki... Emmm Uchiha. Scusami» Balbettò, abbassando lo sguardo al pavimento e stringendo la sua mano. Era stato troppo precipitoso, forse. Ancora non riusciva a capire come comportarsi con lei.

Sasuke sghignazzò «Scusalo Yu, è un po' scemo. -Lo insultò bonario, scompigliandogli la testa bionda ed udendolo sbuffare- Ti va di pranzare con noi? Da... Quella volta non...».

Lei lo bloccò «Scusami, Sasuke. Ma mi sono appena trasferita e ho bagagli che mi stanno invadendo casa; magari la prossima volta!» Concluse con un altro sorriso.

«Come vuoi» Asserì facendo un gesto affermativo col capo.

Yugito si sistemò la borsa a tracolla su una spalla e disse «Ora devo andare, mi ha fatto piacere rivederti. -Spostò gli occhi verso Naruto- Sono contenta che stia con te, spero che diventeremo amici. Mi piaci» Finì con un occhiolino, uscendo dal locale e facendo un gesto di saluto con la mano.

«Quale volta?» Domandò Naruto non appena la vide scomparire oltre la porta.

Uchiha si voltò verso di lui e aggrottò le sopracciglia «Come?».

«Stavi dicendo “Da quella volta...” Quale volta?» S'informò ancora puntando le sue iridi chiare su quelle del marito; non capiva perché, ma Yugito non gli piaceva. Aveva una brutta sensazione, non voleva... Che entrasse nella loro vita. Eppure non era mai stato geloso, lasciava Sasuke libero di uscire e frequentare chi voleva. Di vedere Karin, Tayuya. Chiunque, ma Yugito... Lei... Lei no. Non gli piaceva, portava guai.

Sasuke inclinò il collo, si posò una mano su questo e rispose, leggermente imbarazzato «Ecco... Vuoi davvero saperlo?».

«Sì» Affermò perentorio, duro e senza possibilità di replica.

L'altro si mordicchiò un labbro, poi decise che sarebbe stato meglio dire la verità. In fondo era il passato. «Tre anni fa ci sono andato a letto. -Sospirò pesantemente- Ma... Eravamo ubriachi, non conta! Né per me, né per lei... Naruto io a Yugito voglio bene. Solo questo» Confessò calmo.

Io a Yugito voglio bene... Si ripeté con occhi sgranati, sorpreso.

Chi era quello? Suo marito non avrebbe mai detto una cosa del genere; perfino con il fratello tanto amato si tratteneva da fare stupidi discorsi sentimentali.

Perché con quella donna era così diverso?.

«Cos'ha di speciale? Sembra... Sembra che tu...» Diede voce ai suoi pensieri; lasciando la frase in sospeso. Odiava quella sensazione.

L'altro si avvicinò a lui e lo abbracciò, gli sollevò il viso e sfiorò le sue labbra con le proprie «Naruto... È -Cominciò a fatica, odiava parlare di se stesso- ...È solo una buona amica, la migliore che abbia mai avuto. Non mi lega nessun sentimento romantico, né altro. Lo giuro. Smettila di fare la donna gelosa» Concluse con un ghigno divertito.

Mai giurare se non si ha la certezza.

Uzumaki gli diede un leggero pugno dietro la schiena e si strinse a lui senza dire nulla.

Scusami Teme, ma non fido di Yugito Nii...

 

 

Inserì le chiavi nella serratura e si morse il labbro inferiore.

Non posso! Come faccio a dirglielo? Non voglio rovinargli la vita... Si disse tristemente sbottonandosi la giacca ed avviandosi verso il salone.

«Signora Nii, ben tornata» La salutò una voce femminile.

«Grazie, Midori. I soldi sono sulla scrivania dell'ingresso» La informò cordiale, sedendosi su divano e accavallando le gambe, mentre l'altra donna la salutava e si allontanava con passi leggeri.

«Mamma, dove sei stata?» Chiese un bambino di quasi tre anni, dai folti capelli neri e gli occhi grandi e scuri, continuando ad impiastricciare su un foglio di carta con le matite colorate.

Lei si chinò leggermente verso di lui, gli carezzò la testa e rispose «Da un vecchio amico».

Da papà... Si corresse nella sua testa con un nodo in gola.

Tossì violentemente e si portò una mano alla bocca lasciandosi andare contro il divano in pelle. Chiuse gli occhi stanca. Distrutta. E piena di dubbi.

Non sapeva cosa fare.

Il bambino si arrampicò sul suo corpo e, posando la testa sul petto della donna, domandò con un pigolio preoccupato «Stai male?».

Sì... «No tesoro, solo influenza» Lo abbracciò stretto, affondando il viso nei suoi capelli e decise.

Mi dispiace Sasuke, non posso lasciare Daisuke da solo. Non voglio rimanga solo, perdonami ti prego...

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Capitolo 22
*** La vita riserva sempre qualche brutta sorpresa. ***


  

-La vita riserva sempre qualche “brutta” sorpresa-

 

Note: Hola! Ehehe... Per fortuna c'è l'avviso OOC... Ma, beh... Credo sia abbastanza sconvolgente una notizia del genere; ed è anche meno scioccato di una persona normale... Io avrei fatto peggio! Suvvia, cavolo: sei gay, felicemente accompagnato, e una mattina qualsiasi scopri di avere un figlio che non vuoi... Cioè... Non è molto bello! Vabbè, vi lascio! Visto? Ho aggiornato prima, molto prima, na faticaccia! Bacio, buona lettura!

 

Non ho molti ricordi del passato.

So che mi manca.

Nonostante ora sia felice. Sereno.

Credo che...

Qualsiasi cosa farò; ovunque andrò.

Mi mancherà sempre!


Una grande stanza colorata di un tenue celeste, mobilia ridotta all'essenziale, uno strano quadro appeso al muro dinanzi a lei e, sulla scrivania ordinata, diverse foto di famiglia; il suo sguardo si perse su una di queste e un sospiro stanco sfuggì dalle sue labbra.

Posò le mani tremanti in grembo, i capelli sciolti le coprivano il viso contratto in una smorfia e serrò le iridi scure. In attesa, di una qualsiasi risposta.

«Mi dispiace» Disse solo l'uomo.

Odiava quella parte del suo mestiere, riferire a qualcuno carico di speranza che non c'era più nulla da fare. Che avevano perso la loro personale battaglia.

La donna deglutì a vuoto, poi con voce spezzata domandò «Quindi è finita?».

Izuna si morse l'interno di una guancia e, mantenendo la sua maschera professionale, affermò «Se vuole un secondo parere posso chiedere ad un mio collega di visionare le sue cartelle».

«No. -Parlò lei alzando il viso- La ringrazio, ma non me la sento. Ho già parlato con un'infinità di Dottori: qui. Al mio Paese. Ad Oto. A Suna... Perfino all'Estero. Voglio solo che finisca, un nuovo parere non servirà a nulla; lo so».

L'uomo comprese, intrecciò le dita portandosele sotto al mento e domandò, osservando un punto oltre la spalla della paziente «Lei ha un bambino, vero?».

«Sì, ha quasi tre anni» Confermò Yugito.

«Ha qualcuno a cui affidarlo?» Si preoccupò lui assottigliando le labbra fine.

La donna scrutò nuovamente una di quelle tante foto, la centrale, ed esclamò sicura «Sì, il padre».

Non avrebbe lasciato suo figlio da solo, rinchiuso in qualche squallido orfanotrofio.

Senza nessuno che si occupasse di lui.

L'unica soluzione era affidarlo a Sasuke e... Suo marito.

Non sarebbe stata una famiglia tradizionale, ma... Desiderava che qualcun altro lo amasse come lo amava lei.

Ed avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per convincerlo.


Erano passati tre mesi dal loro matrimonio e tutto appariva perfetto.

Per chiunque li circondasse.

Itachi, Sakura e Sora erano una famiglia stupenda.

L'uomo si era irrimediabilmente innamorato di sua figlia: ogni gesto, sorriso, squittio, pianto assumevano un significato ed era divenuto estremamente geloso di lei. Sakura era certa che, quando la figlia sarebbe cresciuta, Itachi avrebbe ucciso ogni suo pretendente e, dentro di sé, già stava pensando a come tirarlo fuori di galera.

Ino, Sai, Kisame e Zetsu erano finalmente partiti per la loro agognata crociera nel Mediterraneo; mandavano foto e cartoline costantemente, e i due ragazzi si erano trovati anche qualche compagnia femminile per quel lungo viaggio. Si stavano divertendo così tanto che pensavano quasi di rimanerci per sempre.

Fugaku e Mikoto continuavano a litigare per ogni cosa: l'uomo tentava di fuggire o chiedere asilo ad uno dei suoi tanti parenti e la donna lo rintracciava e riportava a casa, sgridandolo per il suo comportamento infantile.

Konohamaru e Yahiko frequentavano costantemente il quartiere Uchiha, trovando sempre qualche nuovo amichetto con cui giocare e stressando fino alla morte il loro Baby-sitter: Shisui.

Karin e Suigetsu stavano, sorprendentemente per tutti, ancora insieme. Lei lo picchiava, lui la chiamava strega, litigavano ogni giorno della loro vita e facevano pace rotolandosi nel letto. Picchiandosi anche in quel frangente.

Deidara e Sasori avevano deciso di andare a vivere insieme, due giorni dopo il biondo fece esplodere la cucina con uno dei suoi esperimenti e fu sbattuto fuori di casa. Meglio una relazione a distanza.

Iruka aveva deciso di trasferirsi in pianta stabile a Konoha; per la gioia di Naruto e di Kakashi, che provava ad uscire con lui dal giorno del matrimonio. Non riuscendoci.

Ten-Ten e Neji avevano deciso di sposarsi; la ragazza era costantemente sotto-pressione e si lamentava per ogni cosa; tanto che Sasuke minacciava di ucciderla più di una volta al giorno.

Konan era entrata nel quarto mese di gravidanza e ogni giorno ordinava a Nagato di portargli i cibi più assurdi, oppure gli svuotava la carta di credito per fare compere. Per questo l'uomo stava lentamente cadendo in depressione, sfogando le sue frustrazioni su Sasuke.

Hidan e Tayuya erano sempre i soliti, avevano deciso da tempo di andare a vivere insieme e la convivenza procedeva a gonfie vele. Un mese prima la ragazza scoprì di essere incinta ed aveva comunicato il fatto all'amato sfondando la porta del suo ufficio ed imprecando «Porco Kami! Fa' scorta di pannolini damerino, tra nove mesi saremo sommersi di merda». Neanche a dirlo Hidan svenne per la felicità. In molti a quella notizia cominciarono a pregare per il futuro di Konoha; due pazzi erano sopportabili, tre un po' meno.

Kiba e Hinata stavano costruendo il loro rapporto con calma e pazienza; la ragazza si sentiva sempre meglio accanto a lui e la sua vicinanza l'aveva resa più sicura, sorridente e felice; tanto che a volte appariva irriconoscibile.

Zabuza, Orochimaru, Gai e Kakashi continuavano a litigare tra loro, inventarsi stupide sfide e spaventare gli studenti. Una volta alla settimana si recavano a cena nel locale di Itachi e mettevano in tremendo imbarazzo Sasuke; costretto a servirli dal sadico fratello maggiore.

Madara, Izuna e Tobirama erano nel pieno della loro personale “Guerra fredda”:

Tobirama era la Russia.

Madara il colosso Americano.

E il povero Izuna la Germania divisa in due.

Nonostante questo, per tutti e tre, quella situazione si era trasformata più in un gioco assurdo che in una battaglia all'ultimo sangue.

Il ritorno della primavera e del caldo rendeva tutti estremamente felici e sereni.

Tutti.

Tranne Naruto.

Quel dannato peso sullo stomaco non accennava a diminuire: Yugito...

Non si era fatta più vedere da quel giorno... Almeno: Sasuke affermava che non l'aveva più vista e lui... Non riusciva a fidarsi.

Quella donna l'aveva sconvolto nel profondo e non ne capiva il motivo.

Ogni, dannata, volta che il marito non era accanto a lui credeva, in modo illogico, che fosse con lei.

Stava impazzendo, ma si rifiutava di parlarne; non voleva incrinare il suo rapporto con Sasuke, non aveva la forza di fare una cosa del genere.

Aveva paura.

Una tremenda paura di perderlo.

Ci erano voluti anni, carichi di sofferenza, prima di riuscire ad aprirsi con qualcuno; fidarsi in ogni modo possibile. Non voleva tornare all'inizio.

Tornare solo.

Posò la fronte sulla superficie fredda della scrivania e sospirò affranto.

Era nel suo ufficio, durante la pausa caffè, in solitudine.

Ma cosa ti aspettavi?... Parò all'improvviso la sua coscienza. Ha appena ventuno anni, davvero sei così stupido da credere di non essere stato una cotta passeggera?...

Mi ha sposato!...

Oh, ma ti prego! Era solo il momento. In realtà non vede l'ora di liberarsi di te...

N-non è vero.

Sì, che è vero. E lo sai anche tu; ti lascerà e si metterà con quella donna che, lasciatelo dire, è assolutamente migliore di te!

No... Non è vero... Si ripeté ancora, portandosi le mani alla nuca.

Non sopportava più quelle assurde lotte interiori, stava sprofondando sempre più in basso e non capiva come doveva comportarsi, cosa fare per tenerlo con sé. Per uscire da quel baratro oscuro fatto di dubbi e paure che lo stava cambiando. Di nuovo.

E la stesura di quel maledetto Manga non lo aiutava per niente; erano giunti a QUEL punto della storia: il tradimento di Sasuke Uchiha e agli occhi del biondo sembrava una premonizione di sventura.

Qualcuno, d'improvviso, gli sfiorò delicatamente la nuca bionda, si chinò verso il suo orecchio e chiese «Dobe, stai bene?».

«Sì» Rispose flebile, rimanendo nella stessa posizione.

Uchiha si scostò da lui, lo issò per le spalle e, sedendosi su una sedia, se lo portò tra le braccia; gli sfiorò la bocca con la propria e soffiò «Allora perché sei qui a fare la muffa?».

«Ho mal di testa» Mentì circondandogli il collo e posando la testa sulla sua spalla.

«Vuoi che chieda a Sakura se ha una medicina?» Disse massaggiandogli la schiena e stringendolo un po' di più contro di lui.

Uzumaki si morse un labbro, quel giorno appariva peggiore dei precedenti; si era tenuto per così tanto quelle paure dentro di sé che in quel momento lo stavano distruggendo «No... Adesso passa!» Informò con voce sottile.

Rimasero in un pesante silenzio per qualche minuto; poi Sasuke decise di smetterla con quella recita, da mesi sapeva che c'era qualcosa che non andava. Non comprendendo cosa fosse; aspettando di veder Naruto aprirsi con lui.

Ma ormai era stanco di attendere che si facesse avanti il compagno. «Mi spieghi che diavolo hai?» Domandò allora duro.

Naruto sussultò preso alla sprovvista e senza nemmeno rendersene conto dalle sue labbra uscì «Yugito...».

«Che problema hai con lei? Tutti questi mesi di depressione e mutismo per lei?» Sputò fuori, alzando leggermente il tono della voce. Era irritato. Si aspettava chissà cosa, non una cazzata del genere.

Naruto si alzò, liberandosi dal suo abbraccio, e strinse i pugni lungo i fianchi «Lei è il problema. Il fatto che esiste, respira, ed è qui. È il mio cazzo di problema!».

Sasuke sbarrò gli occhi basito da quel comportamento così poco da Naruto e mormorò ancora scioccato «Ma se non la vedo da mesi; dal giorno del bar».

«Ed io che ne so eh? -Domandò con rabbia- “Io a Yugito voglio bene” -Gli fece il verso con una smorfia sul viso- Non voglio che tu la veda, questo è il punto. Cazzo, ci sei andato a letto! Ed io dovrei anche fidarmi di te? Di un moccioso di ventun anni? Chi me lo dice che in realtà io non sono solo un maledetto passatempo? Chi mi...».

Ucihia lo bloccò strattonandolo per un polso e portandolo ad un centimetro dal suo viso: furioso, le iridi contornate di rosso e l'espressione incattivita, come non l'aveva mai visto. Pareva pronto a pestarlo e per un attimo, Sasuke, ci aveva anche pensato seriamente.

«Ciò che vuoi o che non vuoi non è affar mio, Uzumaki» Sibilò velenoso, lasciando la presa e uscendo dalla stanza sbattendo la porta dietro di sé.

Un secondo, era tutto durato un orribile secondo.

Naruto rimase paralizzato e con gli occhi spalancati per interi minuti, si portò una mano sul cuore ed osservò le tavole posate sulla scrivania: la schiena di Sasuke che si allontanava!

Ringhiò con rabbia e le stracciò sbattendole a terra, cacciò indietro le lacrime e decise di andarsene anche lui. Senza una meta precisa camminò per le vie della sua Città, a testa bassa e con le mani nelle tasche dei pantaloni: era arrabbiato, triste, frustato...

Non sapeva nemmeno lui cosa provava.

«Oh, stai più attento Na... Na... Com'è che ti chiami?» Chiese la voce dell'uomo contro cui era andato a sbattere.

Il biondo sollevò il viso. Possibile che dove mi giri incontri un dannato Uchiha?... «Naruto, mi chiamo Naruto. Mi dispiace, Madara non ti avevo visto».

L'altro si grattò una guancia pensieroso, poi gli circondò una spalla con un braccio e cominciò a trascinarselo dietro «Allora. Parliamone: lo sai i problemi che mi causi se ti ammazzi? Ti rendi minimamente conto delle scartoffie che dovrò firmare? Io odio lavorare».

«Ma che diavolo stai dicendo?» Domandò sconvolto, aggrottando le sopracciglia e arrancando accanto a lui; chiedendosi dove lo stesse portando e che diavolo stesse blaterando.

Madara lo scrutò in viso e affermò «Sembri pronto a buttarti da un ponte».

Davvero faccio così schifo? Così tanto che perfino l'uomo meno empatico dell'Universo se ne è reso conto?... Non disse nulla, abbassò il volto a terra e lo seguì docilmente; a casa non voleva tornarci, in ufficio nemmeno, tanto valeva seguire quel folle di Madara; magari gli avrebbe risollevato il morale.

Camminarono per un po' di tempo e si ritrovarono in una delle tante zone industriali della città, in un quartiere in costruzione. «Vuoi uccidermi e gettare il mio corpo in un cantiere a cielo aperto?» Chiese il biondo, vedendo il più grande sedersi su un muretto e incrociare le gambe.

«No, sarebbe faticoso e una rogna da sbrogliare! Questo è il luogo in cui vendo a riflettere» Riferì con un'alzata di spalle.

Naruto si accomodò vicino a lui portandosi le mani alle ginocchia e, chinando leggermente la schiena, osservò davanti a sé in silenzio. Ammettendo a se stesso che, in fondo, la compagnia di Madara non era così male come immaginava.

«Quindi... -Parlò l'uomo dopo qualche secondo- Di che morte deve morire mio nipote?».

Fece un sorriso tirato e abbassò le palpebre «Nessuna, non è successo nulla».

«E allora perché sembri pronto a scoppiare in lacrime?» Chiese inclinando il viso verso di lui.

Naruto strinse la stoffa dei pantaloni tra le dita e scosse la testa «È colpa mia, ho esagerato e abbiamo litigato».

«Nel matrimonio è normale! -Esclamò atono- Izuna dice che l'importante in un rapporto di coppia è la fiducia» Concluse con una smorfia schifata.

Naruto arcuò un sopracciglio e chiese stringendosi le spalle «Tu invece, che dici?».

Madara incrociò le braccia al petto e rispose pensieroso «Che non mi fido nemmeno di me stesso, perché dovrei farlo con qualcun altro?. L'essere umano fa schifo: ti usa, ti sfrutta e poi ti manda affanculo senza un motivo. Viviamo in un mondo ipocrita, dove si segue la massa per sopravvivere ed è sbagliato; perché se possono ti getteranno nella fossa dei leoni il prima possibile. Nessuno si sacrifica per te. Tu, solo tu, sei il fautore del tuo destino, delle tue scelte. -Parlò serio, poi lo guardò in viso e continuò- Vuoi stare con lui? Stacci. Non vuoi più? Mollalo. Non puoi aspettare che un estraneo ti dica cosa fare, perché a quell'estraneo di te non fregherà un cazzo! Il santo martire non ha futuro, se vuoi una cosa te la prendi. Il sacrificio è da fessi» Finì tornando ad osservare i palazzi in costruzione.

Uzumaki scrutò il suo profilo affilato e serio, sorrise lievemente e seguì il suo sguardo «Madara. -Lo richiamò- Posso usare anch'io questo posto per pensare, ogni tanto?».

«Il Martedì e il Giovedì» Affermò piatto.

«Come?»

«Io sono qui il Martedì e il Giovedì, alle cinque» Ribadì allo stesso tono.

Naruto si portò le mani dietro la testa e oscillò i piedi «Grazie, Madara».

Non lascerò Sasuke a Yugito, né a chiunque altro. Mai. Per nessun motivo...


Sasuke si sedette su una panchina del parco, portò un ginocchio sotto al mento ed osservò i bambini giocare, assottigliando gli occhi e sbuffando spazientito.

In quel momento odiava tutto e tutti.

Avrebbe volentieri ucciso Naruto se per caso se lo fosse trovato dinanzi agli occhi; doveva calmarsi, tornare lucido, poi sarebbe andato dal marito e avrebbero chiarito ogni cosa. Era solo una stupidissima litigata causata dallo stress di quei giorni, nulla di più; non c'era altro.

Nonostante questo però non riusciva a spiegarsi quel dannato strappo che sentiva all'altezza del petto, come se qualcosa si fosse incrinato. Rotto irrimediabilmente.

Perché quell'idiota non lo capiva?

Per quale motivo ancora aveva dei dubbi?

Gliel'aveva detto. Dimostrato mille volte. Era cambiato totalmente per stare con lui.

Eppure... Eppure... Ancora non si fidava, ancora lo trattava come un ragazzino.

Non lo sopportava.

«Sasuke?» Una voce conosciuta interruppe i suoi pensieri; lui si voltò, la osservò e disse incolore «Come mai qui?».

La donna si morse il labbro inferiore, si accomodò accanto a lui e, sospirando pesantemente, decise che quello era il momento. Aveva aspettato anche troppo. «Ho portato Daisuke a giocare».

«Chi?» Domandò senza troppo interesse, poggiando una guancia sul ginocchio tirato su.

Yugito buttò uno sguardo verso di lui e si strinse le braccia al petto «Mio figlio».

Tzs... Eccolo il mio grande tradimento Naruto: una donna con un figlio... Idiota... «Sono felice per te!» Esclamò gelido, non avrebbe voluto comportarsi in quella maniera con Yugito, ma in quel momento, egoisticamente, pensava solo a se stesso.

La donna rimase spiazzata da quel tono, si massacrò le mani tra loro e buttò fuori «Sasuke, devo dirti una cosa».

Lui si voltò verso di la donna e, assottigliando le labbra, domandò «Cosa?».

«S-sasuke -Balbettò con voce spezzata, facendosi forza dentro di sé- ...Io... Io sto morendo! Ho un tumore al cervello, inoperabile e non c'è più nulla da fare» Confessò puntando le iridi scure al pavimento, con la gola secca, non riusciva ad arrivare a dire la vera cosa importante per lei.

Uchiha sgranò le palpebre a quella frase e smise di respirare per qualche secondo «No... Hai ventun anni, non puoi avere un tumore» Sussurrò con voce roca, scattando in piedi; non era in grado di decifrare le sue parole, il tempo stava scorrendo troppo velocemente.

«Non è quello il problema» Affermò con tono affilato.

«Beh, ovviamente morire non lo è» Rispose sarcastico, riducendo gli occhi a due fessure e fulminandola con un'occhiataccia. Che significava “Non è quello il problema”? Che diavolo stava dicendo? Perché non sembrava così preoccupata per la sua morte, ma per altro?.

Anche Yugito si alzò in piedi e portandosi le mani giunte dinanzi al grembo parlò «Ti voglio bene, Sasuke. Solo questo e nient'altro, non c'è mai stato altro...».

«Cosa diavolo centra ora?» La bloccò confuso.

«Fammi finire! -Rispose dura- ...Non mi sono mai sognata di stare con te. Mai. Ma quella notte... Avevamo entrambi bisogno di qualcuno, eravamo ubriachi e confusi... Credevo, davvero, che non avrebbe causato conseguenze... -A quella frase Sasuke capì, rimanendo completamente paralizzato sul posto- ...Me ne sono andata per non rovinarti la vita con un figlio, sapevo che non lo volevi. Ti conosco, so che non lo vuoi. Però, Sasuke... Ti prego, occupati di lui. Ti supplico, non lasciarlo solo» Concluse abbassando lo sguardo al terreno e trattenendo le lacrime; non voleva piangere ed impietosirlo, doveva decidere da solo, con la sua testa cosa fare.

In quel momento il mondo di Sasuke Uchiha crollò. Completamente.

Non poteva star accadendo veramente, quelle parole non erano reali.

Deglutì a vuoto, con il respiro pesante e le mani sudate e tremanti.

Un figlio...Un figlio di cui non sapeva l'esistenza, che sarebbe rimasto senza nessuno accanto; di cui doveva occuparsi lui. Da solo.

Lui... Che non aveva mai desiderato una squallida famiglia in tutta la sua esistenza.

Si passò una mano tra i capelli «Mi dispiace... Io... Non posso, scusa» Sussurrò scuotendo le testa e tentando di fare qualche passo indietro; doveva andarsene, non riusciva a ragionare con lucidità in quel momento.

«Sasuke, aspetta. -Lo fermò per la manica della maglia- Ti prego non voglio che cresca in un orfanotrofio!» Lo supplicò affannata, pallida e sofferente. Ora che la guardava meglio pareva davvero una persona malata.

Naruto... Pensò, fulminato da quella frase.

«Ascolta... -Sussurrò con voce spezzata- Dammi... Qualche giorno, ok? Io... Devo... Devo parlarne con mio marito, ora non ci riesco, perdonami...».

Yugito sorrise tirata e annuì «Va bene, questo è il mio numero. -Disse passandogli un piccolo cartoncino- Chiamami quando vuoi, però fallo. Per favore!» Asserì nuovamente.

Lui fece una smorfia e un cenno affermativo col capo e si incamminò nella direzione opposta, verso casa; cercando di schiarire quel turbinio di pensieri che aveva in testa.

Quando arrivò e la trovò vuota si sedette sul divano, al buio, con le mani tra i capelli e lo sguardo basso; incapace di pensare a qualcosa di razionale, a qualsiasi cosa che non fossero le parole di Yugito. Gli martellavano in testa senza pietà, facevano male e una parte di lui si sentiva un mostro per averla lasciata sola. Per essere praticamente scappato.

Codardo...

Cosa poteva fare? Aveva ventun anni, cazzo! Era ancora un ragazzino che giocava a fare l'adulto, non era in grado di sopportare una cosa del genere da solo.

Non ci riusciva.

Non voleva.

La sua vita era perfetta così come l'aveva costruita ed un maledetto poppante la stava rovinando.

Egoista...

La serratura in quel momento scattò e Naruto fece il suo ingresso in casa; accese le luci del corridoio e del salone sussultando spaventato quando notò la figura del marito china sul divano in pelle. Si incamminò verso di lui in ansia, piegandosi sulle ginocchia gli alzò il volto chiedendo «'Suke? Cos'è successo?».

Uchiha sentendo quella voce tornò in sé, lo guardò negli occhi con sguardo vacuo e lo abbracciò stretto contro il petto, portandolo sopra al suo corpo. Lo cullò per un po', lasciando che il calore del compagno scaldasse le sue membra gelide.

Sospirò sulla pelle bollente del suo collo e riempì di baci quel punto «Non lasciarmi» Parlò con un sussurrò lontano, accentuando la presa fin quasi a soffocarlo.

Naruto passò le mani tra i suoi capelli e lo rassicurò «Non ti lascio, mai».

«Giura che qualsiasi cosa accadrà non mi lascerai» Disse, di nuovo, con tono quasi dolorante; se Naruto l'avesse abbandonato non ci sarebbe riuscito.

Aveva bisogno di averlo accanto, era... Era davvero l'unico motivo per cui respirava e il pensiero di un'intera esistenza senza di lui, solo per un errore del passato, lo stava logorando dall'interno. Non si era mai sentito così debole e indifeso come in quel momento.

L'altro gli sollevò ancora una volta il viso, puntò le iridi chiare su quelle nere e tormentate del marito e affermò serio «Lo giuro. Ma ora pretendo di sapere cos'hai!».

«Io... -Immetté aria nei polmoni- ...Non lo sapevo. Non me l'aveva mai detto e ora... Sta morendo...» Lo informò a fatica, posando la testa nell'incavo del suo collo.

«Chi sta morendo?» Domandò con preoccupazione.

«Yugito... Ha un tumore...» Si bloccò di nuovo, incapace di continuare. Perché sapeva che lo avrebbe guardato con dolore, delusione e rammarico e non voleva vedere quello sguardo puntato su di lui.

Si era ripromesso che non l'avrebbe mai ferito, invece...

Per un secondo a Naruto si mozzò il respiro «Mi dispiace Sasuke... -Affondò la testa nei suoi capelli, trattenendo i singhiozzi- ...Non volevo dire quelle cose oggi. Mi dispiace per lei, per te... Io... Scusami» Singhiozzò sentendosi colpevole e idiota per la sua gelosia infondata.

Uchiha si liberò dal suo abbraccio, incapace di rimanere in quella posizione e sentirlo piangere per colpe che non aveva; si alzò dal divano e camminò fino alla finestra portandosi una mano sul collo; inspirò a fondo cercando con tutte le sue forze di tornare il solito Sasuke «Ascolta... Quello che è successo non ha nessuna importanza ormai. Naruto... -Disse martoriandosi le labbra a sangue- ...Oggi ho scoperto di avere un figlio» Confessò in tono fermo, stringendo i pugni e rifiutandosi di guardarlo negli occhi.

Per favore, Naruto...

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Capitolo 23
*** Scendere a patti con il nemico. ***


  

-Scendere a patti con il nemico-

 

Note: Hola! In verità non avevo intenzione di aggiornare, ma non mi pareva giusto per chi segue, visto che siamo ad un punto cruciale e rimandare non era il caso, ma comunque non sono molto convinta del capitolo, non per gli avvenimenti in sé, ma per la scrittura. Purtroppo/per fortuna, sono una di quelle che nella vita tende sempre a prendere il toro per le corna e così fa Naruto in questo capitolo, perché: dove crolla l'uno c'è l'altro. Li ho sempre visti così ^^'. Un bacio, buona lettura. Chiedo scusa per eventuali errori.

Ps: L'Universo di Gensaku-sha si può dire che è “mio”, nel senso è ambientata nei nostri anni, ma... Con i Paesi ed i Villaggi di Kishimoto, quindi mi sono permessa di creare leggi a mio gusto. Konoha è in Giappone, in Giappone i matrimoni omosessuali e le adozioni sono vietati, ma qui no. Perché appunto è un “mio” Giappone (?)... Spero di essermi spiegata! :)

 

 

Ho scoperto di avere un figlio...

Ho un figlio...

Un figlio...

Quelle parole vorticavano nella mente di Naruto senza alcun freno, gli perforavano la testa come scaglie affilate ed ardenti.

Il respiro completamente bloccato, il sangue che pompava con violenza nelle sue vene, uno strano sapore acre nel fondo della sua gola e con occhi sbarrati e vacui osservava le spalle tese del marito.

Delusione.

Furia.

Tristezza.

Inspirò due volte, serrò le iridi chiare e buttò fuori un soffio caldo dalle labbra dischiuse; voltò i tacchi senza dire una singola parola e si rintanò nella loro camera da letto, sbattendo la porta dietro di sé con forza; aveva l'insana voglia di tornare nel salone e prenderlo a pugni, spaccargli la faccia e gonfiarlo di botte senza pietà.

Strinse le mani tremanti e si lasciò andare contro il materasso, scrutando con disinteresse il soffitto bianco, cercando una qualche tipo di risposta all'interno dell'intonaco.

Cosa doveva fare? Come doveva comportarsi in quella situazione?.

Non poteva semplicemente tornare nell'altra stanza e dire: “Non preoccupati, va tutto bene. Che importa se hai un figlio e la madre sta morendo? Che problema c'è, va tutto alla grande!”.

L'aveva deluso.

Credeva così tanto in Sasuke da farlo divenire la sua colonna, ed in quel momento gli mancava la terra sotto i piedi. Non era abbastanza forte da poter affrontare una cosa del genere, non ci sarebbe mai riuscito.

«Sono io. Ci sarò sempre, Dobe»... Quella frase lo colpì come un pugno allo stomaco, accentuando i conati di vomito che avvertiva fin da prima.

Doveva... Doveva comportarsi da adulto, quella volta toccava a lui farlo e non poteva tirarsi indietro.

Per il suo bene e quello di Sasuke.

Sospirò, si passò una mano tra i capelli biondi e con uno scatto di reni si rimise in piedi; velocemente tornò nell'altra stanza, con sguardo affilato scrutò la figura del compagno, rimasto nella stessa posizione: in piedi, di fronte alla finestra, con gli occhi puntati al terreno; ed ordinò «Siediti, torna il Sasuke che ho sposato e raccontami tutto. TUTTO».

Uchiha sussultò, si morse il labbro inferiore e mormorò «Ma...».

«Nessun “ma”. -Lo bloccò duramente- Vuoi giocare a fare l'adulto? Fallo sempre, non solo quando ti fa comodo. Siediti» Lo spronò di nuovo, indicando il divano e prendendo una sedia per accomodarsi dinanzi a lui, accavallò le gambe, incrociò le braccia e attese.

Il più piccolo annuì, si avvicinò lentamente verso di lui, ancora con le ciocche corvine a coprirgli il volto, non voleva vedere quegli occhi.

La sua delusione.

Faticava anche solo a respirare vicino a Naruto.

Si sedette, portò le mani in grembo e rimase in silenzio. Vuoto e confuso, non si era mai sentito così fragile come in quel momento.

Uzumaki sospirò, cercò di assumere un tono di voce leggermente più calmo e domandò «Che significa che hai un... Figlio?» Pronunciare quell'ultima parola era stato un calvario.

L'altro s'inumidì le labbra secche e parlò «Oggi... Dopo la nostra litigata, ho incontrato Yugito... Per caso, non avevo nessun genere di appuntamento con lei -S'affrettò a giustificarsi- ...È successo tutto velocemente: mi ha informato di essere malata, che stava per morire e che non poteva abbandonare... Daisuke... Credo si chiami così, non ricordo. -Si bloccò per un secondo, confuso- Poi... Mi ha detto che il bambino è mio, frutto della notte che passammo insieme tre anni fa. Io... Non so altro, non lo so davvero» Terminò aggrottando le sopracciglia scure, rendendosi conto di essere incapace di fare un discorso lineare in quel momento.

Il biondo batté ritmicamente un piede a terra e chiese ancora «Hai modo di contattarla?».

«Mi ha dato il suo numero» Mormorò deglutendo a vuoto, pregando dentro di sé di non sentirsi dire di chiamarla. Era... Troppo presto.

«Bene. -Si alzò dalla sedia- Comprendo la tua confusione, i tuoi dubbi. Ma voglio incontrarla e tu verrai con me. Sasuke... Risolviamo questa cosa ora. Adesso. Non ho intenzione di aspettare altri tre mesi come ha fatto lei; anche perché, se davvero sta morendo, non abbiamo tempo. Lo capisci, vero?» Dichiarò incrociando le braccia al petto ed attendendo una sua risposta.

Sasuke sollevò il viso verso il marito e rimase stupito dalla sua espressione sicura, determinata, non l'aveva mai visto in quel modo.

Naruto... Era sempre stato fragile, insicuro, più bambino di lui nelle sue espressioni e gesti; nel modo in cui affrontava la sua vita. In quel momento, invece, pareva realmente un adulto.

Annuì piano, estrasse il piccolo cartoncino dalla tasca dei Jeans e se lo rigirò tra le dita, pensieroso «Non credo... Di riuscirci» Confessò a fatica; odiava quella debolezza, quel sentirsi insicuro e spaventato. Non era da lui.

Tutte quelle scoperte l'avevano destabilizzato, aveva bisogno di tempo. Un tempo che non aveva.

L'altro allungò una mano verso di lui, con il palmo rialzato, e affermò comprensivo «Dallo a me, la chiamo io».

Sembri un maledetto moccioso che non riesce a fare nulla da solo... S'insultò Uchiha, mentre posava quell'insignificante pezzo di carta sopra il palmo del marito.

Questo notando lo stato mentale di Sasuke si chinò verso di lui, gli scostò i capelli dal viso e lo baciò lievemente sulle labbra «'Suke, non è un tradimento, non ce l'ho con te... Nemmeno ci conoscevamo a quel tempo. Sì, è difficile da accettare, ma non è colpa tua. Non ti lascio, davvero!».

Detto questo, senza attendere alcuna risposta, s'avviò verso il telefono fisso, alzò la cornetta e compose il numero di Yugito; poi attese, sospirando internamente e cercando di rimanere calmo e lucido. Doveva essere razionale e non lasciarsi andare all'istinto che gli urlava a gran voce di maledirla, dirle di stare lontana dalla sua famiglia.

Non poteva farlo.

C'era di mezzo un bambino e per quanto, internamente, odiava quel piccolo essere venuto a rovinargli la vita, sapeva che non poteva realmente farlo. Che la colpa non era sua, ma di quei giovani genitori, di quella madre troppo sicura delle sue scelte ed ora troppo malata per portarle avanti.

Pronto?” Rispose una voce lieve al terzo squillo, distraendolo da i suoi pensieri.

Lui s'attorcigliò il filo dell'apparecchio telefonico tra le dita e domandò “Parlo con Yugito Nii?”.

Sì, lei chi è?” Rimbeccò la donna con lo stesso tono di prima. Pareva stanca.

Naruto. -La informò perentorio, poi decise che era inutile perdersi in stupidi discorsi e passare direttamente all'argomento principale- Mio marito mi ha riferito della vostra conversazione, non sto chiamando per attaccarti, non mi interessa particolarmente litigare per telefono con una ragazzina di ventun anni. -Sentì sia Sasuke che Yugito sussultare a quella frase. Forse il tono di voce era leggermente troppo duro. Si calmò ancora e continuò- Voglio vederti, vogliamo vederti -Si corresse- ...E parlare con te da persone civili ed adulte. Da quanto ho capito vuoi affidare tuo figlio a Sasuke, per cui anche a me, per questo motivo pretendo delle spiegazioni. Credo mi sia dovuto” Concluse posandosi una mano al fianco destro ed aspettando la sua replica.

Oggi... Non mi sento molto bene. -Rispose lei a fatica- Possiamo fare domani?”.

Dove e a che ora?” S'informò duro, era più forte di lui: odiava quella donna. Sapeva di essere irrazionale, ma non riusciva a rimanere tranquillo quando parlava con lei.

Dall'altro lato della cornetta venne un sussulto sorpreso da quel tono di voce piatto e tagliente, poi con tono mal fermo riferì “A casa mia, se non è un problema nel pomeriggio... Però ci sarà anche Daisuke e...”

Naruto la bloccò “Ti ho già detto che non voglio fare scenate, per me può esserci chiunque. Dove abiti?”

Nei nuovi quartieri appena finiti di costruire, è un edificio grigio, sono al quinto piano!” Rispose calma, quasi rassegnata all'odio che trapelava dal suo interlocutore. Odio che comprendeva. L'importante non era lei, Naruto non doveva accettare lei.

Bene, a domani” La salutò, stava per attaccare quando la voce della donna lo richiamò “Mi dispiace, io non volevo succedesse tutto questo!”.

Ne parliamo domani” Rispose riagganciando e posando le mani sopra al mobile, respirò una boccata d'aria e si voltò verso il marito «Hai sentito?».

«Sì» Affermò l'altro, ancora basito da quel Naruto che si ritrovava davanti.

Questo ritornò accanto a lui, si sedette al suo fianco e gli circondò le spalle con un braccio tirandolo contro il proprio corpo «Quando torni in te, ti massacro di pugni» Asserì massaggiandogli la schiena e baciandolo tra i capelli.

«Tzs.... Certo» Buttò fuori sarcastico, strusciando il viso sul suo sterno e rilassandosi avvertendo quel profumo tipico di Naruto, quel calore che riusciva a salvarlo da ogni gelo che gli opprimeva il cuore.

Il più grande gli tirò leggermente una ciocca color ebano e posò il mento sulla sua nuca, osservando la parete dinanzi a lui con sguardo vacuo.

Va bene, ci posso riuscire... Ci devo riuscire...

 

Mmm... Sì, capisco. Sicuro che va tutto bene?. Ok, ne parliamo domani. Ciao”.

«Chi era?» Domandò la donna, tenendo in braccio la bambina di pochi mesi e scrutando preoccupata l'espressione del fidanzato.

Itachi si voltò verso di lei e riferì «Naruto. Dice che domani né lui, né mio fratello possono andare al lavoro e se gli faccio il favore di avvertire Nagato».

«E allora perché sembri preoccupato?» Chiese inclinando la testa e sfiorandogli una spalla.

Lui la baciò sulle labbra e prese tra le braccia la piccola Sora «Perché di solito non telefona Naruto, ma Sasuke. Perché per un attimo dal tono di voce mi è parso mio fratello nei suoi giorni peggiori e perché so per certo che mi stanno nascondendo qualcosa. Di grave».

Sakura sorrise leggera e scosse la testa «E come fai ad esserne certo?».

«Quanto succede qualcosa ad Otouto lo sento» La informò incolore, scrutando oltre il vetro della finestra e facendo una smorfia.

La donna gli strinse una spalla, poggiò la testa su questa e lo baciò delicatamente su una guancia tentando di rassicurarlo «Vedrai che non sarà nulla di grave».

Lui annuì, anche se dentro di sé sapeva che non era così.

Otouto, che diavolo hai combinato questa volta?... Si chiese, incapace di attendere il giorno successivo per le dovute spiegazioni.

 

Quella notte non dormirono quasi per nulla.

Sasuke, steso sul letto, osservava il soffitto e Naruto, come sempre quando aveva qualche problema, disegnò senza sosta; spostando lo sguardo verso l'orologio appeso alla parete ogni cinque minuti.

Alle sei del mattino il ragazzo dai capelli corvini decise di alzarsi dal suo giaciglio, strusciò i piedi fino alla cucina e avvolse le braccia intorno alla schiena curva del compagno «Mi dispiace» Sussurrò, sentendosi inutile come non era mai stato da quando lo conosceva.

Si era auto-imposto il ruolo di sua colonna, invece in quel frangente era crollato, si era screpolato senza via di scampo; gli aveva buttato sulle spalle un peso che non meritava, comportandosi da ragazzino qual era, ma che all'interno di sé non voleva essere.

Il biondo circondò le mani fredde con le proprie e disse comprensivo «Non devi scusarti, non è colpa tua».

Uchiha posò il mento sulla sua nuca, poi affondò il viso nei suoi capelli ed affermò flebile «Grazie...».

Naruto sorrise lievemente, si staccò dal suo abbraccio e, mettendosi in piedi, si avvicinò ai fornelli «Preparo un caffè! Non credo che riusciremo a dormire, ma vorrei essere lucido questo pomeriggio, almeno un po'».

«Naruto, vai a letto. Riposati» Dichiarò l'altro con preoccupazione, non gli andava a genio vederlo in quelle condizioni, non lo sopportava nemmeno quando lavoravano, figurarsi per un motivo che aveva causato lui.

Il compagno scosse la testa e sbadigliò «No, non ci riuscirei. Sto bene! Vai tu, con quelle occhiaie sembri Itachi, non sei un bello spettacolo».

Sasuke assottigliò gli occhi, lo prese per la vita e spense il fornello accesso con un gesto rapido delle dita; lo trasportò fin al loro letto e, abbracciandolo, ordinò «Dormiamo, almeno qualche ora...» Detto questo posò la testa nell'incavo del suo collo e lo baciò, il corpo bollente di Naruto che riscaldava le sue membra lo faceva stare meglio, lo rendeva più sicuro. Uzumaki annuì piano, avvolse le braccia sulla sua schiena e chiuse gli occhi; non avrebbe dormito, lo sapeva, ma tenere stretto contro il suo petto Sasuke lo rassicurava. Almeno un po'.

 

L'appartamento di Yugito Nii era spazioso, dipinto con colori pastello e, se la situazione fosse stata diversa, Naruto avrebbe affermato anche rilassante.

La donna li aveva accolti con un tenue sorriso sulle labbra, facendoli accomodare nel salone ed offrendogli una tazza di tè caldo.

«Daisuke dorme ora, ma credo si sveglierà presto» Li informò con imbarazzo, trovandosi a disagio in quella situazione; situazione che lei stessa aveva creato, per cui non poteva lamentarsi.

Sasuke decise che era il momento di assumersi le sue responsabilità e, stringendo la tazzina tra le dita, parlò «Sarebbe il caso che tu ci raccontassi tutto, Yugito».

Lei annuì, assottigliò le labbra e iniziò lentamente «Mi dispiace di non avertelo detto, ma quando compresi di essere incinta ne fui spaventata. Non avevo nessuno a cui appoggiarmi e... -Sospirò- ...Non nego che la mia intenzione era abortire; per questo me ne sono andata...».

«Inventando l'assurda scusa di avere problemi in famiglia» La interruppe acidamente Uchiha, mentre accanto a lui il compagno si ostinava a non proferire parola.

La donna lo guardò dispiaciuta e riprese «Già... Andò così... Ma, non volevo che tu stessi con me per dovere e non per amore, bada bene Sasuke io non ti amavo e non ti amerò mai; sei... Forse è il caso di dire eri vista la situazione... Un mio amico, nulla di più. -Riferì duramente, poi il tono si addolcì.- Ti voglio bene e mi dispiace tanto, non avrei voluto che accadesse tutto questo... -Poi risprese il racconto- ...Tornai nel mio Paese d'origine e contattai un medico per l'aborto, ero... Ero certa di volerlo fare, ma... Ma alla fine non ci riuscii. Non potevo ucciderlo, non aveva colpa... La colpa era nostra, non sua. Così mi imposi di vivere la mia vita sola con mio figlio, senza entrare di straforo nella tua. Ero dannatamente certa che tutto sarebbe andato bene, avrei raccontato a Daisuke qualche storia assurda, forse gli avrei detto che eri morto... O non lo so. Comprendo sia sbagliato ed egoista, ma... Forse sono davvero egoista! Però, non è andata come avrei voluto...».

«Il tumore» La bloccò quella volta Uzumaki, parlando per la prima volta da quando era entrato in quella casa e fulminandola sul posto con un'occhiataccia; l'aveva studiata, ogni suo movimento, ed aveva compreso quanto fosse malata: la pelle era bianca, troppo, a volte assumeva un colorito giallognolo e faticava anche solo a parlare, appariva confusa nei movimenti del corpo, nonostante si sforzasse di sembrare normale; ma Naruto non era stupido ed era sempre stato un buon osservatore.

Non sarebbe vissuta a lungo e questo lo spaventava. Terribilmente.

Yugito ricambiò lo sguardo con uno sempre più stanco e dispiaciuto, annuì di nuovo e, lasciandosi andare contro la spalliera del divano, esclamò «Un anno fa scoprii di avere il cancro al cervello, un tumore maligno incurabile. Già dalla prima visita che feci mi dissero che non c'era più nulla da fare, si era esteso troppo per essere operato e la chemioterapia fu del tutto inutile. Nonostante questo non mi arresi: contattati vari dottori e, per qualche mese, riuscimmo anche a fermare il progredire della malattia... -Inspirò una boccata d'aria e chiuse gli occhi- …Ma ormai è finita. Non so nemmeno quanto tempo mi rimane, ma non più di qualche mese, forse anche meno... È per questo che sono tornata a Konoha, per... Per affidarti Daisuke, per non lasciarlo solo. -Guardò negli occhi il suo amico e affermò seria- Non sapevo che eri sposato, non mi importa che lui sia un uomo... -Indicò Naruto- Va bene, va dannatamente bene lo stesso. Odiate me. Maledite me. -Alzò leggermente il tono di voce- Ma non lasciate Daisuke da solo, non lo abbandonate vi prego. Non voglio cresca in un orfanotrofio. Non potete nemmeno immaginare quanto faccia male vivere da soli, senza nessuno che ti abbracci, ti consoli... Vi prego» Concluse, abbassando gli occhi carichi di lacrime al pavimento e respirando sempre più velocemente, avvertiva un gran male alla testa, ma non poteva pensare a lei. Prima doveva convincerli.

Naruto strinse la mano del marito e assottigliò le labbra, scosse la testa cacciando indietro anche egli le lacrime, immaginava perfettamente ciò che aveva affermato la donna «Nessuno affiderebbe un bambino a due omosessuali. Non è legale».

Yugito sollevò il viso, mosse il capo in un gesto negativo e parlò con agitazione «No! Lui è il padre biologico; basterebbe che... Che gli desse il suo cognome... Che lo riconoscesse come suo figlio ed io firmerei il consenso. Vi prego. Sasuke, ti prego» Lo supplicò ancora una volta.

Uchiha non disse nulla, strinse saldamente la mano del compagno e si voltò verso di lui, ricambiando il suo sguardo confuso ed impotente. Non sapeva cosa fare, non era pronto ad avere un figlio e, egoisticamente, non lo voleva.

«Ci penseremo» Rispose per lui Uzumaki, comprendendo i suoi dubbi e le sue incertezze; sapeva che il marito aveva l'estremo bisogno di starsene per conto proprio, di riflettere e capire, con la sua testa, ciò che era giusto fare.

E sapeva anche che quel bambino avrebbe fatto parte delle loro vite.

Conosceva Sasuke, fin da subito aveva capito quale sarebbe stata la sua decisione e l'accettava, ma prima doveva comprenderla ed accettarla anche il ragazzo.

La donna si alzò dal divano e, stringendo i pugni lungo i fianchi, accusò «Potrei morire domani, se muoio prima di aver firmato per l'adozione non ve lo affideranno mai».

«Sei tu che hai aspettato tre mesi. -Le inveì contro il biondo, alzandosi anche lui; infuriato da quel tono duro e pretensioso. Non aveva diritto di pretendere nulla in quel momento- Cosa dovremmo fare noi? È un bambino, non un giocattolo che puoi passare di mano in mano. Non puoi preten...».

«Mamma? Che succede?» La fine ed esile voce di Daisuke interruppe la loro appena iniziata litigata: camminava scalzo, quasi timoroso di quelle urla non troppo violente, ma cariche di risentimento; il pugno chiuso a sfregarsi gli occhi assonnati ed un grande pupazzo tenuto con la mano libera contro il suo corpicino, come se volesse tentare di proteggersi.

Scrutava la figura dell'uomo biondo con sospetto e paura, chiedendosi perché stesse urlando contro la sua mamma e cosa voleva da lei.

Non gli piaceva quell'uomo.

Uzumaki ricambiò lo sguardo deglutendo a vuoto, poi abbassò la testa percependo i suoi pensieri, erano gli stessi. Li stessi occhi di quando aveva visto per la prima volta Kurama.

Mi odia... Pensò, stringendo le mani lungo i fianchi e mordendosi a sangue l'interno di una guancia. Aveva sbagliato tutto. Non era riuscito a rimanere lucido ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

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Capitolo 24
*** A piccoli passi.. ***


  

-A piccoli passi...-

 

Note: Hola! Eccomi tornata... Allora, piccole precisazioni: I bambini sono complicati, a volte si conquistano con poco, altre volte è difficile farlo... Ma comunque è sempre possibile fino ad una certa età... Non è che Daisuke da un momento all'altro, in nemmeno mezza giornata, cambia idea su Naruto... Però, per lo meno, ammette di avere qualcosa in comune con lui e appare leggermente più rilassato! Bene, detto questo vi lascio. Un bacio!

 

Da quando aveva varcato la soglia di quella abitazione, non era in sé.

Non sentiva nulla.

Non provava niente.

Si comportava e parlava senza pensare, o pesare, ciò che usciva dalle sue labbra.

Era come se non fosse lì, come se solo il suo corpo apparisse ancora consistente.

Null'altro.

Se per tutto il racconto della donna, che ronzava nella sua testa come un sibilo impazzito, non ci fosse stata la mano calda del marito a stringere la sua, probabilmente, avrebbe compreso ancor meno di ciò era riuscito a captare.

Inspirò a fondo e scosse la testa due o tre volte, voltò il viso in direzione di Naruto: in piedi, le mani strette in una morsa ferrea lungo i fianchi ed il leggero tremore sulle spalle ricurve; stava rinfacciando qualcosa a Yugito, ma non capiva precisamente cosa, le sue orecchie registravano solo quel sibilo.

Strizzò le palpebre, stava per alzarsi e tentare di calmarlo e tranquillizzarsi a sua volta stringendolo tra le braccia, quando il fiato gli mancò completamente.

Udì distintamente quella voce fine.

Scrutò con occhi sgranati la figura di quello che... Era suo figlio: si stava avvicinando a loro timoroso, nascondendosi in parte dietro le gambe della madre ed osservando con un cipiglio sul viso paffuto i due uomini sconosciuti.

Sasuke deglutì e si rivolse ancora verso il compagno, aveva... Aveva un tremendo bisogno di sentirlo vicino, stava affogando ogni secondo di più e le tempie gli scoppiavano dal gran dolore che aveva alla testa.

Cosa doveva fare? Dire?

Come era il caso di comportarsi in quella situazione?

Non lo sapeva, non sapeva nulla e si sentiva inutile.

Un miserabile, un incompetente, un incapace senza spina dorsale.

Si vergognava di se stesso, di quella fragilità mai provata che lo stava inghiottendo sempre di più.

Naruto si sedette in silenzio accanto a lui, gli strinse nuovamente la mano ed abbassò il viso verso il pavimento chiaro; non disse nemmeno una parola, nessun suono uscì dalle sue labbra.

Uchiha gli sfiorò una spalla con la mano rimasta libera e scostò i suoi occhi verso la figura del figlio; quel bambino che in quel momento guardava con curiosità le loro mani intrecciate.

Aveva capelli neri come l'ebano, con leggeri riflessi blu, cadevano scomposti e spettinati sulla sua fronte. La pelle rosata, liscia, somigliava pericolosamente ad una bambola di porcellana; l'unica parte di lui che aveva un colore più vivo erano le guance, arrossate a causa del sonno interrotto. Gli occhi grandi, lucidi e scuri, un oceano di puro petrolio liquido; profondi ed immensi, screziati in parte, attorno all'iride, di un chiaro color cioccolato. Era minuto nel corpo, e paffuto sulle guance, le dita delle mani apparivano lunghe e affusolate e Sasuke si ritrovò ad osservare le proprie, constatando che, seppur più piccole, erano simili alle sue.

Suo figlio era... Stupendo.

Non poté fare a meno di pensarlo e rimanere incantato dalla sua figura:ogni parte di lui, anche la più insignificante, gli appariva perfetta.

La sua copia in carta carbone ricambiò lo sguardo, poi arrossì e abbassò il capo, arpionando le dita nella stoffa dei pantaloni della madre.

La donna gli carezzò la testa e decise che era il momento di parlare «Lui è Daisuke. -Lo presentò con un lieve sorriso- Loro invece sono Sasuke e Naruto, degli... Amici della mamma» Continuò indicando i due e chinandosi leggermente verso il figlio.

Daisuke annuì piano, scrutando ancora le due figure sedute sul divano e posando le iridi su quella dell'uomo biondo; gli incuteva timore e non capiva il perché, ma la sua mamma aveva detto che erano amici, per cui li salutò con un lieve pigolio «Ciao».

«Ciao, Daisuke» Mormorò Uzumaki, sorridendo gentile poi, non udendo nessun suono da parete del compagno, gli diede una leggera gomitata sulle costole, si sporse verso il suo orecchio ed ordinò «Avvicinati a lui e sii gentile. Già non sopporta me, cerchiamo di fargli piacere almeno il padre!».

Uchiha lo guardò stralunato, intrecciò le dita con le sue e le strinse forte, nemmeno un secondo dopo lo lasciò andare e s'incamminò verso il bambino, chinandosi in avanti e tentando di sorride «Io... -Scoccò un'occhiata verso Yugito, poi continuò- ...Io sono Sasuke».

«Siete davvero amici della mamma?» Chiese con uno squittio, rintanandosi ancora di più dietro le gambe della donna.

«Sì, la conosco da tanto tempo» Sussurrò l'uomo, allungando una mano verso di lui e carezzandogli leggermente la chioma bruna.

«Perché non rimanete a cena?» Propose Yugito, spostando lo sguardo verso Naruto e pregandolo di dire sì.

Il più grande, con le gambe accavallate e le braccia incrociate al petto, osservò suo marito e il bambino, ancora intenti a parlare di qualcosa; sospirò e spostò lo sguardo sulla donna, annuì piano, proprio mentre Sasuke si voltava verso di lui.

«Sas'kè. -Pigolò Daisuke- Ti va di vedere la mia cameretta?» Chiese tirandolo per la manica della maglietta. I bambini, in fondo, sono creature semplici da conquistare. Sopratutto se sono così piccoli, non chiedono molto, solo un sorriso e qualcuno con cui giocare.

Daisuke non aveva nemmeno un amico a Konoha, in verità non li aveva mai avuti, lui e Yugito viaggiavano spesso, si trasferivano dopo pochi mesi in una nuova città, in una nuova casa, in un posto sconosciuto. Aveva passato i primi tre anni della sua vita completamente solo e, con ogni persona nuova che incontrava, cercava un contatto.

«Va bene» Accettò l'uomo, guardando per un'ultima volta il compagno mentre veniva praticamente trascinato via da suo figlio.

Così Naruto e Yugito rimasero soli, in un pesante silenzio «Io... Io vado in cucina a...»

«Vengo con te! -La bloccò l'uomo- Non ho voglia di rimanere seduto qui come un idiota» Riferì posandosi le mani alle ginocchia e mettendosi in piedi.

«Se vuoi, puoi raggiungere Sasuke e Daisuke di là» Propose lei con un sussurro imbarazzato, mentre camminavano lentamente verso l'altra stanza.

Naruto si mise le mani in tasca e scosse la testa «No, è bene che Sasuke rimanga solo con suo figlio per un po'... -Sospirò poi chiese- ...Vorrei sapere il vero motivo».

«Cosa?» Domandò la donna, sbattendo le palpebre confusa.

«So che il motivo vero non è “Non volevo rovinagli la vita”, almeno non solo questo...» Rimbeccò, posandosi al piano cottura e guardandola in viso.

Lei racchiuse il labbro superiore tra i denti e rispose «...Non era pronto, non lo è ancora. Non volevo che mio figlio, se mai l'avessi tenuto, crescesse con un padre che... Che non era in grado di amarlo! Un padre che non è adatto ad esserlo...».

Uzumaki indurì lo sguardo e parlò duro «Credi di sapere cos'è meglio per tutti? Cosa è giusto o sbagliato? Cosa ne potevi sapere tu a quel tempo? Hai privato Sasuke dei primi anni di vita di suo figlio, perché non è solo tuo... Ed ora, ora che non hai nessun altro, lo molli a lui come un pacco postale!» Finì con un ringhio soffocato.

«Ha te... -Affermò lei- ...Non puoi nemmeno immaginare quanti giorni, mesi, sono rimasta ad aspettare una risposta per tutto. Poi... Poi ho deciso che era la scelta migliore perché ha te... -Ripeté ancora una volta- ...Non è solo. Non sono soli».

«Tuo figlio mi odia» Riferì perentorio, sospirando internamente.

Yugito gli si avvicinò, posò gentilmente una mano sulla sua spalla e dichiarò, abbassando gli occhi al pavimento «No. Almeno non ancora. Ha timore di te, perché... Perché lo vede, tutti i bambini lo vedono».

«Vede cosa?» Domandò, buttando un occhio alla sua mano ancora posata su di lui; non sopportava avere un contatto fisico, seppur minimo, con quella donna.

Lei si staccò, cominciò a prendere dalla dispensa gli ingredienti per la cena e mormorò «Che disprezzi sua madre. Hai pienamente ragione a farlo, ma un bambino... Queste cose non le capisce e... E non... -Parlò a fatica, avvertendo un gran dolore alla testa- ...Non ti accetterà se non cambi verso di me! Prova a fingere, non dovrai farlo per tanto» Concluse cacciando indietro le lacrime e respirando profondamente.

Naruto inclinò la testa verso di lei, le si avvicinò e, prendendogli la scatola di riso dalle mani, disse con un lieve sorriso «Va bene, fingerò. Ora siediti, cucino io».

«Grazie... -Soffiò lei leggermente, poi lo abbracciò, lasciandolo completamente stupito dal quel gesto- Per favore, prenditi cura di lui» Pregò al suo orecchio, stringendolo forte a sé e scoppiando in lacrime sul suo petto.

L'uomo rimase rigido tra le sue braccia, circondò la sua vita e la lasciò fare per un po'. Doveva almeno tentare di non odiarla, ed in fondo... Non la odiava veramente, non poteva permetterselo.

 

Daisuke decise di mostrare al suo nuovo amico tutto: la sua stanza, i suoi giochi, i libri che gli leggeva la mamma e i suoi disegni.

A differenza dell'Uchiha, quando il bambino acquistava un minimo di fiducia, parlava tanto, di qualsiasi cosa gli venisse in mente. Forse anche troppo.

Gli raccontò di quando abitava al Paese del Fulmine, dell'anno che avevano passato a Suna e di quando, per cinque mesi, aveva vissuto in America. A volte incespicava su alcune parole più difficili e s'intestardiva finché non riusciva a dirle bene, altre s'imbronciava e chiedeva a Sasuke la corretta pronuncia.

Senza che l'adulto capisse come, si ritrovarono seduti sul pavimento, mentre il piccolo colorava contento un foglio di carta e ogni tanto chiedeva se gli piaceva cosa stava facendo.

«Sei bravo» Constatò Uchiha posando il palmi a terra e sbuffando internamente, non credeva che i bambini fossero così stancanti: l'aveva trascinato in ogni luogo di quella stanza, mostrandogli di tutto e parlando senza sosta per quasi un'ora. Non immaginava che suo figlio potesse essere così logorroico.

Con il Dobe si troverebbe bene... Pensò sorridendo leggermente.

«No, non sono ancora bravo come vorrei... -Rispose, facendo una smorfia e prendendo un pennarello rosso dal suo astuccio- ...Posso chiederti una cosa?».

«Dimmi» Lo incitò Sasuke, avvicinandosi ancora un po' a lui e scompigliandogli i capelli bruni.

«Al tuo amico io e mamma stiamo antipatici, vero?» Pigolò piano, fermandosi dal colorare e osservando il viso dell'adulto.

Uchiha ricambiò lo sguardo, poi sorrise sereno e rispose «Il Do... Naruto... -Si corresse- ...È solo stanco, quando non dorme gli sto antipatico perfino io».

«È il tuo migliore amico?» Domandò ancora, facendo una smorfia con le labbra.

«No. -Affermò scoppiando a ridere- ...È... Ecco. Gli voglio bene. Ma non è un mio amico, cioè anche, ma... È complicato!» Concluse grattandosi la nuca e sospirando internamente. Cosa doveva dirgli? Di sicuro prima o poi avrebbe dovuto spiegargli cosa legava veramente lui e Naruto, ma non gli pareva il caso di farlo quel giorno.

«Senti... Se non è il tuo migliore amico... Posso esserlo io?» Chiese ancora, mentre le guance gli si coloravano di rosso e non lo guardava in viso.

Sasuke sorrise ancora, l'aveva fatto più in quei cinque minuti che in una vita intera, lo abbracciò, leggermente teso da quel gesto che di solito compiva solo ed esclusivamente verso Naruto, poi esclamò «Sarei molto felice se diventassi mio amico» Detto questo ebbe la netta impressione che Suigetsu si sarebbe sentito spodestato, senza un motivo scoppiò in una fragorosa risata e lo strinse ancora un po' tra le braccia. Gli piaceva quella sensazione, quel calore e quell'affetto incondizionato che avvertiva crescere dentro di lui.

«Sì. Però mi stai soffocando» Squittì il bambino, ridendo leggermente e svincolando dal suo abbraccio.

L'uomo lo guardò, inclinò la testa ed ebbe un'idea «Lo sai che conosco un Mangaka. Vuoi che te lo presenti?» Domandò stranamente euforico.

Tutto sarebbe andato bene, lo sentiva. Lo sapeva, aveva fiducia in se stesso ed in Naruto.

«Chi?» Trillò euforico, balzando in piedi di scatto.

Sasuke si rialzò, gli sfiorò la fronte con due dita ed ordinò «Aspetta qui. Vado a prenderlo!».

Quando entrò in cucina si fermò per un secondo ad osservare suo marito e Yugito che cucinavano in silenzio, si morse il labbro inferiore e quando stava per parlare udì dire alla donna «No, Naruto, non puoi metterci tutto quel sale!».

«Perché?» Chiese lui ancora con la saliera a mezz'aria.

«Perché dopo è immangiabile. Come fa ad essere ancora vivo Sasuke?» Scosse la testa e gli tolse l'oggetto dalle mani.

Il biondo sbuffò e buttò fuori «Perché cucina lui».

Erano impacciati, timorosi di parlare tra loro e vedeva in Naruto un leggero fastidio quando si trovava troppo vicino alla donna, ma ci stavano provando. Ci stava provando con tutto se stesso e Sasuke era dannatamente fiero dell'uomo che si era spostato.

«Dobe. -Lo richiamò, facendolo sussultare per la sorpresa- Mi servi, vieni con me».

«Eh? Cosa?» Chiese Naruto voltandosi verso di lui, per poi avvicinarsi piano.

Il più piccolo lo prese per la mano e se lo trascinò dietro senza dire nulla, rientrò nella stanza del figlio e lo presentò, di nuovo «Naruto è un Mangaka... E, lo ammetto, è molto bravo».

«Che significa “lo ammetto”?» S'imbronciò il compagno, scoccandogli un'occhiataccia ed incrociano le braccia al petto, mentre Daisuke sbuffava visibilmente all'intrusione di quell'estraneo.

«Che a volte disegni bene! -Sogghignò Uchiha, sfiorandogli un fianco e spingendolo dolcemente verso il figlio. Poi sussurrò al suo orecchio- Provaci, fallo per me».

Come se non lo stessi già facendo... Biascicò internamente, sedendosi a terra ed incrociando le gambe. Non sapeva cosa fare o dire in quel momento.

Daisuke scrutò attentamente l'uomo vicino a lui, poi spostò il viso verso Sasuke, gonfiò le guance e disse «Sai davvero disegnare?».

«Sì, meglio di tuo... Di 'Suke sicuramente» Affermò, guardando male il marito.

«'Suke?» Chiese curioso, inclinando il capo verso il biondo e stringendosi le ginocchia tra le braccia.

«Il soprannome del Teme!» Rispose indicando l'altro uomo.

«Naruto!» Lo sgridò il compagno arcuando un sopracciglio.

Il bambino sposò lo sguardo da l'uno all'altro e domandò «Ma Teme non significa bastardo?».

«Appunto! Il Teme è... Beh... Un Teme» Riferì alzando un dito al cielo ed annuendo convinto.

«Dobe... Cioè Naruto, smettila!» Esclamò inacidito, dandogli un pugno in testa e sbuffando sonoramente.

«E Dobe significa idiota -Sussurrò Daisuke, osservandoli litigare con un cipiglio sul viso, alzò leggermente il tono della voce e si rivolse al biondo- Sasuke ha detto che ti vuole bene, tu?».

Uchiha impallidì a quella affermazione, poi arrossì leggermente scostando il viso da un'altra parte. No, non è stata una buona idea farli stare nella stessa stanza...

Uzumaki rise e lo sfotté «Oh, Teme! Anch'io ti voglio tanto bene, me lo dai un bacino?» Chiese continuando a sghignazzare e sporgendo le labbra verso di lui.

Daisuke rise della faccia sconvolta che fece l'altro uomo e lo sentì dire acido «Naruto... Stasera me la paghi cara, tu sai come!».

«Come?» Trillò subito il bambino, curioso di sapere di cosa stessero parlando.

«Intende dire che stmmmmksajsdk» Sasuke gli tappò la bocca con una mano e sedette dietro di lui tenendolo fermo con le gambe «Non intendevo nulla. Ed ora smettila di fare l'idiota. Idiota!» Esclamò duro verso il compagno, sentendo la schiena magra aderire al suo torace e rilassandosi internamente a quel contatto.

Il più grande si poggiò del tutto su di lui, tolse la mano che gli copriva la bocca e, con un caldo sorriso, si rivolse al piccolo «Direi che è il momento di fare ciò per cui Sasuke mi ha portato qui, sei d'accordo?».

Il bambino lo guardò serio per qualche minuto, continuava a provare uno strano senso d'ansia vicino a quell'uomo, però annuì e sospirò leggermente «Va bene».

Sasuke si trattenne dal posare il capo sopra la schiena curva del marito, intento a disegnare su un foglio di carta mezzo spiegazzato insieme a suo figlio... Si trattenne per cinque minuti, poi si lasciò andare e lo fece, chiudendo gli occhi ed ascoltando il battito del suo cuore che si confondeva con il brusio delle loro voci.

«Si è addormentato?» Mormorò Daisuke dopo un po'.

Uzumaki percepì il respiro leggero dell'uomo che amava e rispose piano «Credo di sì... -Poi strinse le mani che gli circondavano la vita e continuò- Sasuke ti piace?».

«Sì, è divertente. -Constatò il piccolo, spostando gli occhi sulle loro mani- A te piace?» Non pareva nemmeno una domanda.

«Sì, piace anche a me» Affermò dolcemente Naruto.

«Abbiamo qualcosa in... In... Come si dice?» Domandò mettendo un lieve broncio sul viso paffuto.

«In comune... -Asserì il biondo- Abbiamo qualcosa in comune!» Ripeté ancora, sorridendo lievemente al bambino.

Forse, col tempo, non sarebbe stato così difficile come appariva...

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Capitolo 25
*** Essere padre... ***


 

  -Essere padre...-

 

Note: Hola! Tra titoli che fanno sempre più schifo. Giovani nonne con crisi isteriche. Amici e parenti sempre più strani ed un pranzo molto teso... Ecco il nuovo capitolo! Credo che quello con più bisogno di sostegno non sia tanto Sasuke (Sì anche lui, ma è un discorso diverso), ma Naruto! Vi ricordo che Naruto è cresciuto solo, senza nessuna figura genitoriale accanto; ed un surrogato di padre (Sarutobi) e fratello (Iruka) non servono a molto. Non sa nulla, niente, di cosa significhi essere padre. Di come si comporti un padre. Di quello che fa, dice... ecc... ecc... In realtà non lo sa nemmeno l'autrice hahahaha (Siamo messi malissimo)... Comunque a parte le mie cacchiate, il concetto è semplice: Se hai i genitori hai qualcuno a cui “ispirarti”, se non li hai °Sospira° le cose diventano maledettamente difficili in certe situazioni. Bene, il sermone è finito! Buona lettura, bacio.

Ps: Un volta Naruto, una volta Sasuke. Questo è più incentrato su Naruto. Sasuke e Itachi avranno modo di parlare DA SOLI nel prossimo capitolo! Qui ho preferito dire e basta, per le reazioni vere ed i pensieri ci sarà il prossimo, decisamente più lungo del solito!

 

L'aria frizzante della notte frustò i loro visi mentre camminavano lentamente per le vie, ormai deserte, della loro cittadina. L'uno accanto all'altro, in silenzio.

Sasuke prese la mano calda di Naruto tra le sue e lo avvicinò al proprio fianco ancora di più, continuando ad avanzare pensieroso, ricordandosi la serata appena passata.

Credeva sarebbe stata di gran lunga peggiore, invece, grazie alla forza di volontà del marito, non era stato così; sebbene solo il tempo avrebbe migliorato le cose e solo la pazienza avrebbe fato avvicinare Daisuke e Naruto.

Però Sasuke era fiducioso, forse anche troppo, nei riguardi del suo compagno.

Uzumaki non disse una parola per tutto il tragitto verso il loro appartamento, sentiva che se avesse detto qualcosa sarebbe scoppiato in un pianto disperato e non poteva permetterselo. Tutto quello stress, quell'ansia, le percepiva premergli sulle spalle senza pietà.

Giunti a casa si spogliò e si stese accanto al marito nel letto matrimoniale, lo abbracciò in vita ed insabbiò la testa sul suo petto, sospirando pesantemente.

«Cosa vuoi fare?» Chiese atono Uchiha, intrecciando le dita nei suoi capelli dorati.

«Di che parli?» Mugolò l'altro, distrutto da quella serata; voleva dormire. Dormire e non fare altro per tutta la sua esistenza.

L'uomo dai capelli corvini gli massaggiò la schiena con una mano e sussurrò «Daisuke... Dobbiamo decidere insieme!».

Naruto deglutì in difficoltà, poi alzò il viso verso quello del marito e comprese cosa volesse sentirsi dire «Non lascerò che tuo figlio finisca in un orfanotrofio».

Sasuke sfiorò le labbra del biondo con le proprie e gli carezzò dolcemente una guancia «Allora dobbiamo dirlo alla nostra famiglia».

«Quando?» Domandò scostandogli dagli occhi una ciocca scura e premendo le dita sulle sue tempie, per poi insinuarle tra i suoi capelli.

Rimase in silenzio per un attimo, godendosi le carezze del compagno, poi disse «Domani. Credo sia la scelta migliore... -Si bloccò- ...Vuoi che Iruka e Nagato siano presenti?».

«Tu vuoi?» Domandò lui, facendo passare la mano sul suo collo ed avvicinando il viso del marito al suo. Aveva bisogno di sentirlo, di averlo. Un estremo e sconvolgente bisogno di percepirlo vicino a lui.

«È la tua famiglia... -Lo baciò ancora, in modo profondo- ...Quindi anche la mia» Concluse insinuando le mani sotto la maglia del pigiama carezzandogli il ventre piatto.

«Li vorrei vicini... -Affannò mordendogli il mento e leccando quella parte con la lingua- ...Vorrei anche Ino e Hidan, ma lei... Lei è ancora in viaggio!» Finì lasciandosi sovrastare dal suo corpo e circondandogli i fianchi con le gambe.

«Vuoi davvero fare l'amore con me stasera?» Chiese Uchiha sfilandogli la maglia e scendendo a succhiare e mordere i suoi capezzoli.

Uzumaki gli abbassò leggermente i pantaloni del pigiama ed affermò «Ne ho bisogno più di qualsiasi altra cosa».

Ed era vero. In quel momento, avvertendo le sue membra gelide ed il terrore di quello che stava accadendo fin sotto la pelle, l'unica cosa che voleva sentire, toccare ed assaporare era Sasuke. Almeno per quella notte desiderava che lo costringesse a non pensare ad altro che non fosse il suo corpo sul suo, le sue mani sfiorarlo e farlo godere, il suo membro muoversi dentro di lui e riempirlo, scaldarlo, portarlo in un posto dove non serviva pensare; dove non era necessario farlo.

«Ti amo» Mugolò mentre le sue dita lo preparavano con cura e lui si spingeva contro di queste chiedendo di più; continuò a ripeterlo per tutta la durata dell'amplesso, mentre le sue labbra lo divoravano e si sentiva penetrare da lui con forza e desiderio. Allacciò le gambe tremanti ai suoi fianchi e si mosse sempre più velocemente per andargli incontro.

Solo Sasuke, il suo respiro, i gemiti che si confondevano con i suoi, le mani che s'intrecciavano le une con le altre.

Non c'era altro.

Non voleva nient'altro.

 

Il giorno seguente fu uno dei più strani della loro vita assieme.

Quando Sasuke chiamò Itachi ebbe come l'impressione che lui sapesse, non cosa stava accadendo, ma che c'era qualcosa che lo logorava, preoccupava ed intristiva ogni attimo di più. Accettò d'incontrarli per l'ora di pranzo, a casa dei coniugi Uchiha, ed avvertì anche Nagato ed Hidan per conto del fratello e del compagno.

Nessun altro. Né Sakura, Konan o Tayuya decisero di partecipare.

I due avevano la netta sensazione che i tre avessero discusso molto, insieme, di quella situazione. Sensazione che divenne certezza quando li videro ad aspettarli di fronte il portone di Villa Uchiha.

«Che hai fatto?» Sputò fuori Hidan, fulminando il giovane Uchiha con lo sguardo, mentre Nagato scrutava il cugino notando la sua strana rigidità.

«Non ora... -Parlò calmo Itachi, posando una mano sulla spalla del suo amico- ...Ne parliamo dentro» Concluse spostando gli occhi su Naruto, che diveniva mano a mano più pallido, e Sasuke, che si ostinava a tenere il viso basso, coperto dalle ciocche corvine.

Il biondo era in difficoltà, sentiva ancora il peso della telefonata ad Ino di quella mattina, era furiosa e maledettamente in ansia una volta che finì di spiegarle cos'era successo; aveva tentato di tranquillizzarlo, dicendogli che avrebbe preso il primo volo per tornare da lui e stargli vicino, ma tutte quelle premure, invece di calmarlo, non facevano altro che agitarlo ancora di più.

Ci fu un silenzio glaciale per quasi tutta la durata del pranzo, l'unica cosa che sentiva Sasuke era il ticchettio delle posate sui piatti ed i respiri pesanti di chi divideva la tavola con lui, sospirò internamente, stava per parlare quando la madre lo anticipò «Volete divorziare, vero? Ecco perché siamo tutti qui» Disse piatta, con un tono di voce che somigliava terribilmente a quello del figlio minore nei suoi momenti d'ira.

«No, mamma, non stiamo per divorziare» Parlò questo, stringendo la mano del marito da sotto il tavolo ed inspirando una boccata d'aria.

«Visto? Che ti avevo detto? -Disse Fugaku rivolto alla moglie- Bene, ora che ci siamo tranquillizzati...» Provò a continuare, ma Hidan lo bloccò.

«Tranquillizzati un corno, cos'è quella faccia da funerale?» Chiese a Naruto, sempre più propenso a staccare la testa di Sasuke a morsi, mentre il biondo sussultava impercettibilmente a quelle parole.

Iruka sospirò pesantemente e parlò per la prima volta in una giornata «Credo che prima di litigare tra di noi, visto che siamo tutti uomini adulti, dovremmo ascoltare cosa hanno da dire e capire perché siamo qui» Aveva sempre avuto il potere di riportare ordine nelle situazioni più tese e, per questo, Naruto lo ringraziò con lo sguardo; poi spostò il viso verso Sasuke ed annuì, spronandolo a parlare. Non poteva farlo al suo posto, era compito suo.

«Io... -Cominciò il più piccolo inumidendosi le labbra- ...Mi dispiace... Non so nemmeno come dirlo... -Ricercò gli occhi del fratello maggiore, poi continuò leggermente più calmo- ...Tre anni fa vissi ad Oto per un anno e questo credo lo sappiate tutti. Lì incontrai una persona... Un'amica e... -Respirò e scosse la testa- ...Credo sia inutile mandarla troppe per le lunghe. Ho un figlio, di tre anni» Concluse abbassando di nuovo il volto.

«Cosa?» Ansimò Mikoto, percependo distrattamente il braccio del marito circondarle una spalla.

«E quando avevate intenzione di dircelo? Al compimento della maggiore età?» Sbraitò Nagato, che aveva definitivamente perso la pazienza. Pazienza che, soprattutto quel giorno, non aveva mai avuto.

Naruto agitò la testa in un gesto negativo ed affermò «Sasuke non ne era a conoscenza, la madre aveva deciso di non dirglielo mai. Non sono nemmeno tre giorni che l'abbiamo scoperto!».

«Perché? -Domandò Fugaku puntando le sue iridi sul figlio minore- Per quale motivo si è fatta viva solo ora?».

«Ha un tumore... -Riferì flebile il ragazzo dai capelli corvini- ...Sta morendo e vuole affidarci il bambino» Finì sentendosi sempre più a disagio in quella situazione assurda.

Itachi incrociò le braccia al petto, rigido, «Cosa avete deciso di fare?» Domandò sapendo già quale sarebbe stata la risposta del fratello.

«Non possiamo abbandonarlo» Mormorò confermando i suoi sospetti.

Calò il silenzio per un attimo, poi Mikoto si alzò lentamente da tavola, abbracciò forte il figlio e carezzò una guancia a Naruto «Va bene, ci siamo noi. Ora cercate di tranquillizzarvi, ok?».

«Grazie» Esclamò piano il biondo, increspando le labbra in un tenue sorriso, mentre la stretta sulla sua mano diminuiva leggermente e Sasuke annuiva piano alla madre.

«Io me ne vado!» Affermò Hidan, sbattendo le mani sul tavolo e dirigendosi a grandi passi verso l'uscita: seriamente furioso come non era mai stato.

Il più giovane degli Uchiha lasciò definitivamente la presa sulla mano del marito e gli fece segno di seguirlo, questo gli sfiorò una spalla e lo lasciò solo con la sua famiglia, raggiungendo il suo migliore amico.

«Qual è il tuo problema?» Lo fermò duramente, poco fuori di casa.

L'uomo si voltò e contrasse la mascella «Tu! -Rispose acido- E la tua faccia tosta di annuire al suo “Non possiamo abbandonarlo!”».

«Non posso lasciare che il figlio di Sasuke finisca in un orfanotrofio. Tu più di chiunque altro dovresti capirmi, è la cosa giusta da fare!» Gli inveì contro deluso dal suo comportamento.

«Appunto perché ti conosco lo so... -Scostò il viso di un lato e si mise le mani le mani in tasca- ...Tu quel figlio non lo vuoi, Naruto» Concluse socchiudendo gli occhi e sospirando.

L'altro strinse i pugni lungo i fianchi «Ho paura... -Confessò con un soffio- ...Ho una folle paura che quel bambino mi odierà per sempre, che alla fine Sasuke scelga lui per il suo bene, che mi lasci di nuovo solo... -Alzò leggermente il tono della voce e si conficcò le unghie nei palmi- ...Sì, cazzo! Hai ragione, fosse per me Daisuke non esisterebbe. Ma c'è... È vivo, parla e respira. E... E non è colpa sua, purtroppo non posso dargli la colpa» Finì con voce spezzata.

L'uomo tentò di avvicinarsi «Naruto...».

Lo bloccò puntando le iridi chiare e sofferenti nelle sue «Credi che sia felice? Che abbia accettato tutto con un sorriso? -Allargò le braccia, poi le sbatté nuovamente lungo i fianchi e scosse la testa- Sono terrorizzato. Mi terrorizza il solo pensiero di dover fare il padre, quando non so nemmeno che significa averne uno. Ho paura di non essere all'altezza, di deludere tutti... Di far star male Sasuke! Ha ventuno anni... Sono io quello adulto. Sono io che non posso permettermi di piangere, quando in realtà non vorrei fare altro...» Respirò a fatica sentendosi stringere contro il suo petto e scoppiando, per la prima volta in tre giorni, in lacrime.

Hidan lo strinse ancora un po' contro di lui e mormorò «Scusami. -Poi sorrise- Diventeremo padri insieme praticamente! E... -Tornò serio, staccandolo da lui e posando le mani sulle sue spalli tremanti- ...Anch'io sono terrorizzato. Anch'io non ho mai avuto nessuno a cui ispirarmi per essere un buon padre, l'unico che ho avuto mi picchiava dalla mattina alla sera... Nemmeno io so che fare, Naruto!» Confessò con una smorfia.

«Impareremo insieme» Esclamò l'altro asciugandosi le lacrime e tentando di tornare in sé, non voleva far capire al marito cos'era successo.

Il più grande gli circondò le spalle con un braccio e, tornando sui suoi passi, disse «Si può fare».

Quando Iruka li vide rientrare si avvicinò a loro assieme a Nagato e, sfiorandogli un braccio, chiese al “fratello” «Come stai?».

«Ora meglio» Rispose con un sorriso, mentre il cugino gli posava una mano tra i capelli dicendo «Se vuoi parlare, io ci sono».

Naruto annuì abbracciandoli entrambi e tenendo un lembo della giacca di Hidan con la mano destra «Grazie».

L'uomo dai capelli argentei si guardò intorno: Sasuke era tra le braccia del fratello con i genitori accanto e Naruto stava ancora stringendo a sé Iruka e Nagato. Per poco non vomitò a quelle scene strappa lacrime e, battendo le mani tra loro, affermò ilare «È il momento di fare gli auguri a Mamma-Oca. Quanti mesi hai dovuto covare, Sasu-chan?».

Tutti si voltarono verso di lui sconvolti poi scoppiarono in una fragorosa risata, mentre Sasuke stava per esplodere dalla rabbia, opportunamente bloccato da Itachi prima che riuscisse a saltargli al collo per sbranarlo.

 

«È andata bene, no?» Domandò Naruto una volta giunti a casa, stendendosi tra le gambe di Sasuke e circondando il suo sterno con le braccia.

Questo sospirò, posò la testa contro il muro alle sue spalle e, sistemandosi dietro la schiena il cuscino, rispose «Mi sento distrutto!».

Uzumaki affondò il viso sul suo ventre e borbottò «Domani dobbiamo parlare con Yugito e... Dobbiamo anche decidere come dirlo a Daisuke, quando farlo...».

Il più piccolo sospirò, affondò le dita sui suoi capelli e parlò stanco «Ne sei certo? Sei assolutamente sicuro di voler occuparti di... Mio figlio?» Concluse incerto, non era ancora in grado di riferirsi a quel modo verso il bambino.

Naruto rimase in silenzio per qualche minuto, alzò il viso e sfiorò le labbra fine con le sue «Sì. -Disse incorniciandogli il volto con le mani- Sono sicuro della mia decisione» Ripeté ancora, baciandolo un'altra volta con amore.

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Capitolo 26
*** Sempre. ***


 

-Sempre-

 

Note: Hola! Capitolo bello lungo e ricco di avvenimenti e dolcezza °Sputa un dente per via della carie°... E Sensei grazie per i consigli sull'ultima parte ^^'... Bene, che dire di più? Un capitolo che più che altro ci fa capire cosa provano gli altri e Sasuke stesso... Anche se Hidan rimane il solito ^^'... Un bacione!

 

Sempre. Sempre. Sempre.

E per sempre.

Era l'unica cosa che mi riscaldava il cuore.

Quel per sempre sussurrato, urlato, ringhiato...

...Era lì.

Nel mio petto.

Nella mia anima.

Sempre.

 

Lo sterno magro, esile e baciato dal sole si alzava ed abbassava con rapidità.

Il respiro accelerato, spezzato, i polmoni bruciavano ogni volta che immetteva una nuova boccata d'aria, quell'aria che si mischiava e confondeva con quella che respirava l'altro: tra le loro labbra, tra i loro ansimi e sospiri vogliosi.

I capelli biondi s'incollarono alla fronte madida di sudore, la carne malleabile ustionava a contatto con quelle mani grandi, che tante volte l'avevano toccato ed amato. Le sue, invece, stringevano spasmodicamente le lenzuola, stropicciandole ancor di più di quanto già non fossero, mentre il suo bacino si muoveva verso l'alto in cerca di maggior contatto.

Voleva sentirlo dentro di sé. Più a fondo. Sempre di più.

Fin quando quel vortice di umida passione non li avesse uccisi entrambi, liberati da tutti i pesanti fardelli che avevano portato sulle loro spalle, che continuavano a premere, insistentemente e sempre più numerosi, per schiacciarli al suolo. Distruggerli. Vederli strisciare.

«Sas'kè... Sas'kè... Sas'kè...» Ansimò senza sosta, sofferente, allungando le mani verso il suo volto, incorniciandolo tra queste e facendo combaciare le sue labbra gonfie e rosse con quelle fine ed umide dell'amante.

Sasuke frizionò la tenera carne dei fianchi e lo tirò verso il suo inguine penetrandolo in profondità; afferrò le cosce, solcate da piccole e brillanti gocce di sudore, e se le allacciò alla schiena, divaricandole e sollevandole ancora.

Carezzò con tocchi leggeri la piega dei suoi glutei, infiammandosi e godendo di quel calore che gli stava straziando lo stomaco: come se fuoco vivo lo stesse bruciando dall'interno.

Masochista.

Aizzò ancora di più le fiamme scarlatte, spostando le mani sulla sua nuca e baciandolo con passione, bisogno e desiderio; la lingua s'addentrò nella sua umida cavità, lambendo e massaggiando quella dell'altro.

Ringhiò sulle labbra arrossate e colpì con violenza quel fascio di nervi che lo aveva risucchiato in un vortice di pazzia, incapace di pensare al dolore che poteva patire l'altro a quel gesto. Era completamente, ed irrazionalmente, perso dentro quell'uragano di bramoso desiderio verso quel corpo; una sensazione mai provata prima d'allora, nemmeno con l'uomo che, schiacciato da lui, si contorceva, gemeva e supplicava di andare più veloce.

Naruto strizzò gli occhi e spalancò le labbra in un urlo muto, conficcò le unghie nei suoi avambracci e buttò all'indietro la testa, allargando le gambe tese ed arricciando le dita dei piedi «Non lasciarmi... Non lasciarmi...» Pregò irrazionale, senza pensare a cosa stava dicendo.

«Mai» Affannò al suo orecchio, sfiorando con i polpastrelli la vena pulsante del collo e succhiando quel punto come fosse un vampiro.

«G-giura... -Biascicò posando i palmi sulle sue natiche e spingendolo ancor più dentro di lui- ...Giura che starai sempre con me! GIURALO!» Ordinò sbarrando le iridi cerulee e tirando le ciocche corvine con forza, serrando le cosce attorno ai suoi fianchi.

«Sempre... -Ringhiò coprendo nuovamente le labbra ormai martoriate dai troppi baci e morsi-...Sempre... -Ripeté mentre con un ultimo colpo si scioglieva dentro di lui e lo faceva venire a sua volta- ...Per sempre!» Gemette sulla pelle bollente del petto, accasciandosi distrutto sopra il compagno.

Naruto tremò, sconvolto dall'orgasmo e dalla violenza dei loro gesti, circondò le sue spalle larghe con le braccia ed insabbiò il capo nell'incavo del suo collo, singhiozzando di dolore quando lo sentì uscire da lui. Una mano pallida si posò sulla sua guancia bollente e bagnata dal pianto, gli fece sollevare il viso fin a perdersi nei suoi occhi, ancora velati di passione «Naruto, ti ho fatto male?» Mormorò con dispiacere.

Questo agitò rapido la testa in un gesto di diniego e si buttò sulle sue labbra, baciandolo fino allo sfinimento. Poco importava se l'aria era finita, se poteva sentire chiaramente i polmoni spremersi e contrarsi in modo doloroso per non collassare; l'unica cosa che contava era non lasciarlo andare. Mai.

Per nessun motivo al mondo avrebbe liberato Sasuke, non dopo che era finalmente riuscito ad incatenarlo a lui. E mai lui stesso si sarebbe divincolato da quelle stesse catene che l'altro aveva posto sulla sua anima ed attorno al suo cuore sanguinante. Mai.

Per nessun motivo al mondo.

 

Sospirò. Si mosse ancora una volta nel letto. Infine decise di alzarsi.

Una mano possente e pallida fermò i suoi movimenti con gentilezza «Mikoto, dormi» Sussurrò il marito assonnato, aprendo stancamente gli occhi per osservare il suo volto contratto e preoccupato.

«Non ci riesco!» Confessò lei respirando a fatica e posandosi una mano sul cuore.

Stava male, erano giorni che non riusciva a scacciare quel macigno che le pesava sul petto; tentava di non pensarci, di distrarsi sgridando il marito o passando ore ed ore al telefono con Sakura: parlando male del suo stupido figlio maggiore.

La ragazza, capendo lo stato d'animo della “suocera”, aveva perfino proposto di far dormire Sora da loro per qualche tempo; così da farla stare più tranquilla e distrarla da tutto ciò che stava accadendo a Sasuke. Però una madre non può scacciare il pensiero e basta, così come non può farlo un padre.

Per questo motivo Mikoto ogni notte la passava sveglia, non riuscendo a riposare e sentendosi inutile. Per questo Fugaku faceva finta di dormire, mentre in realtà controllava con ansia che la moglie non stesse male.

«Vieni qui» Sussurrò l'uomo abbracciandola con forza contro il proprio sterno e passandole una mano tra i lunghi e lisci capelli color ebano.

«Andrà tutto bene, vero? Sasuke e Naruto staranno bene, giusto?» Soffiò tra le sue braccia, lasciandosi cullare dal respirò calmo e profondo del marito.

Fugaku sospirò internamente, le alzò il volto e le diede un leggero bacio sulle labbra «Sì, vedrai presto avrai un altro nipote da viziare ed una nuora... Ops... Genero... -Si corresse ridendo lievemente- ...Geloso della nonna troppo appiccicosa» Concluse con sicurezza e malcelata dolcezza nel tono di voce.

«Io non sono appiccicosa, marito inutile!» Si lamentò, affondando nuovamente il viso sul suo petto e stringendolo a sé con tutte le sue forze.

«Non lo sei, tesoro» Confermò facendo una smorfia di dolore quando la donna accentuò la presa ancora di più. Semplicemente hai la forza di dieci uomini e mi stai stritolando... Pensò cercando di non svenire a causa del respiro completamente bloccato.

 

Scrutò il soffitto, si grattò la fronte e sbuffò irritato.

Un'altra notte in bianco. L'ennesima.

La sua mente lavorava senza sosta in cerca di una soluzione, una soluzione che lui non poteva trovare. Non essendo il diretto interessato, non aveva il diritto di immischiarsi in quella situazione.

Però... Sapere, più di qualsiasi altro, che in quel momento Naruto stava soffrendo lo rendeva nervoso ed irascibile. Più di quello che non fosse normalmente.

L'incertezza del futuro l'aveva sempre spaventato, il non sapere cosa succederà.

Per questo motivo programmava ogni sua mossa ed era così ligio al dovere, arcigno ed, a volte, pieno di sé. Per non rimanere ferito da una speranza di felicità inconsistente. Di nuovo.

Già una volta si era lasciando andare, la prima volta che Konan gli annunciò di aspettare un figlio e... Quando quel figlio fu perso, tutto divenne un immensa macchia scura.

Non voleva rivivere quei giorni. Non sarebbe riuscito a sopportarlo ancora.

Percepì la moglie rigirarsi tra le lenzuola, la vide fare una smorfia scocciata e posarsi una mano sul ventre gonfio, sospirando piano. Poi cominciò a borbottare nel sonno «Nagato... Smettila di fare... Il... Il... Il Nagato... Il coso... Stupido!... Non urlare e... Smettila...» Biascicò sempre più incoerente ed aggrottando le sopracciglia. Perfino nei suoi sogni passava il tempo a sgridarlo.

L'uomo sorrise, le baciò la fronte e fece una carezza al grembo tondo, poi mormorò al suo orecchio, prima di chiudere gli occhi, «Va bene Konan, la smetto».

 

Itachi si passò le mani sul volto e sorseggiò un goccio della sua tisana, ormai fredda.

Accavallò le gambe, poi si mise ancora una volta in piedi: camminando in circolo e percorrendo tutto il salone.

Sakura, poggiata allo stipite della porta, lo osservava impotente da ore. Sapeva che non c'era nulla che poteva dire per tranquillizzarlo, che ogni conforto sarebbe stato inutile.

Si avviò con lentezza nella stanza di Sora, mentre i passi rapidi e pesanti del fidanzato le rimbombavano in testa, la prese in braccio delicatamente e mormorò amorevole «Hai una missione, tesoro. Ora andiamo da papà e lo fai sorridere, d'accordo?» Le disse perdendosi nei suoi profondi e svegli occhi verdi. Nemmeno la bambina riusciva a riposare per via di tutta quell'ansia che proveniva dai genitori.

Sakura tornò sui suoi passi, si accostò al marito, di nuovo seduto sul divano, e s'accomodò accanto a lui senza dire una parola. Stringendo al petto loro figlia e carezzandole i capelli di quello strano colore viola.

L'uomo le guardò inclinando la testa di lato, carezzò una guancia rosata di Sora: si stava succhiando un pugno e lo scrutava con un cipiglio concentrato che, gli raccontava sua madre, era uguale al suo quando era bambino. Poi spostò gli occhi sulla compagna, avvertì una sua mano scostargli una ciocca di capelli scuri dal volto e carezzarlo dolcemente.

«Grazie» Disse lui, sorridendo lievemente, baciandola e accoccolandosi sulla sua spalla, mentre posava una mano sulla schiena di loro figlia.

«Andrà tutto bene, Itachi» Parlò flebile Sakura, lasciando che l'uomo si tranquillizzasse ascoltando il battito dei loro cuori.

 

Iruka sbadigliò assonnato, si grattò una guancia e, stringendosi le ginocchia contro al petto, cambiò di nuovo canale televisivo.

Osservò l'orologio che aveva al polso: le due di notte. Poi spostò il suo sguardo sulla parete colorata di un tenue arancione. Mesi addietro, i primi giorni in cui si era trasferito definitivamente a Konoha, Naruto gli era piombato in casa decretando che quel luogo smorto, parole sue, aveva bisogno di colore.

Gli mancava quel Naruto, ma lui non poteva fare altro che stargli vicino in silenzio.

Notò il cellulare poggiato sul comodino a fianco a lui, erano giorni che non lo controllava, lo prese tra le mani e cominciò a scorrere i messaggi:

Iruka! Sono Kakashi, come stai? Ti va un caffè?”.

Stai bene?”.

Senti, lo so che sono appiccicoso e... Magari non mi sopporti, non c'è problema davvero. Non ne farò una tragedia, ma per favore fammi sapere se stai bene!”.

Lesse quell'ultimo messaggio con occhi sgranati, poi scosse la testa e decise di rispondere, sicuro che, vista l'ora tarda, l'altro l'avrebbe letto l'indomani mattina.

Non sei tu il problema, scusami se ti ho fatto preoccupare. Sei... Stato gentile. Sto bene, solo... Un po' preoccupato! Ma non è nulla. Scusami ancora”.

Chiuse il telefono e si alzò dal letto, camminò svogliato fino alla cucina e decise di mangiare qualcosa; visto che di dormire non se ne parlava da giorni almeno avrebbe passato il tempo cucinando. Nemmeno mezz'ora dopo il campanello di casa lo fece quasi sobbalzare, leggermente timoroso di aprire a qualcuno a quell'ora di notte domandò cauto «Chi è?».

«Io. -Rispose una voce gioviale- Due uomini che soffrono d'insonnia e si annoiano possono farlo insieme, non trovi?» Concluse sempre allo stesso tono.

Iruka aprì la porta basito e chiese «Kakashi-san, cosa ci fai qui?».

«Tu hai bisogno di compagnia, io anche. Facciamoci compagnia insieme. -Propose alzando un piccolo fagotto davanti al viso- Dango! Ottimi per le nottate insonni» Lo informò sorridente, o almeno Iruka se lo immaginava sorridente, visto che non riusciva a scorgere la sua faccia nascosta dalla mascherina.

Sorrise gentile lo fece accomodare e disse «Grazie, Kakashi. -Nessun suffisso onorifico- Hai avuto un'ottima idea».

L'altro uomo lo osservò attentamente, si accomodò dinanzi a lui al tavolo da pranzo ed affermò «Ora mangiamo! Poi... -Continuò serio- ...Se vuoi parlare, io sono qui».

Iruka annuì piano e sorrise ancora, non si sentiva più così solo ed intristito in quel momento.

 

«Bistecca!» Esclamò improvvisamente Tayuya, svegliando Hidan dal suo leggero sonno, costellato da terribili incubi su uomini-papera incinti, che rinchiudevano volpini indifesi su un'alta torre fatta dalle ossa di mille donnole giganti e lui, intrepido cavaliere, partiva al galoppo del suo cavallo dal manto rosso e gli occhi viola, salvando il suo amico dalle grinfie della bestia. Sgozzandola e bagnandosi con il suo sangue marcio. Ma dal suo ventre rigonfio ne usciva un mostro abominevole dai mille tentacoli che stava per inghiottirlo, ad aiutarlo giunse la sua “dolce” principessa, bestemmiando contro i Kami con una bistecca in mano... Bistecca?!.

«Eh...?» Incespicò confuso ed insonnolito, irritato dall'essere stato interrotto da quel bel sogno che stava facendo. Difatti per Hidan più gli incubi erano terribili e senza senso, più lo rilassavano.

«Ho una fame! Voglio una bistecca. Muoviti» Ordinò stritolandogli un braccio per farlo alzare.

«Ma Kami bastardo! Sono le tre di notte» Sbadigliò lui, voltandosi d'un fianco e tentando di tornare a dormire, sparando di continuare il suo bellissimo sogno.

La donna digrignò i denti, gli diede un pizzico sulle anche, come se gli volesse staccare la pelle, e minacciò «Muovi quel culone che ti ritrovi, o giuro che ti faccio sbranare da Jashin in persona!».

Hidan sbuffò, scacciò le coperte e si diresse in cucina bestemmiando sonoramente, poi cominciò a fischiettare contento. La mia donna è così adorabile... Pensò felice di aver trovato qualcuno come lui.

 

S'era ormai fatto pomeriggio inoltrato.

Sasuke e Naruto chiamarono Yugito, decisi a risolvere una volta per tutte quella situazione e parlare seriamente di cosa fare e come farla.

La donna era andata a casa loro e, in quel momento, sedeva dinanzi ai due ragazzi, con le mani posate sul ventre e le spalle rigide.

Terribilmente preoccupata di cosa i due volevano dirle, timorosa del fatto che avessero deciso di abbandonare suo figlio.

«Dopo averci pensato molto abbiamo deciso che occuparci di Daisuke sia la soluzione migliore» La informò Uchiha, parlando in tono calmo e poggiandosi con la schiena sulla spalliera del divano.

Lei si rilassò a quelle parole, fece un sospirò di sollievo e sorrise verso di loro con gratitudine «Grazie, davvero. Grazie!».

Naruto annuì piano, s'accostò ancor di più al fianco del marito, in cerca di calore, e chiese «Come vogliamo comportarci da oggi in poi?».

«Di cosa parli?» Rimbeccò lei leggermente confusa, osservando attentamente come Sasuke circondasse le spalle del compagno con un braccio e lo tenesse stretto contro il suo torace. Sorrise internamente a quel gesto, vederli lì, comportarsi come una coppia d'innamorati, la rendeva ancor più sicura della decisione che aveva preso.

Sarebbero stati degli ottimi padri e lei avrebbe potuto riposare in pace.

«Naruto intende dire che ci sono diverse cose di cui nostro figlio deve essere messo al corrente. -Cominciò a spiegare in modo serio- Prima di tutto informarlo del fatto che io sono il padre. Della tua malattia e... -Si bloccò per un attimo, sposando il viso verso il marito- ...Del fatto che io e Naruto non siamo semplici amici».

«Capisco... -Mormorò la donna- ...Ma non so come fare! Ha solo tre anni, molte cose non è ancora in grado di comprenderle» Si giustificò lei, nuovamente in ansia. Si era così tanto preoccupata della possibilità che due avessero potuto abbandonare suo figlio al proprio destino che non aveva minimamente pensato al dopo.

Naruto assottigliò le labbra pensoso «Forse è meglio iniziare dalla cosa più semplice».

«Cosa intenti?» Chiese Sasuke, accentuando leggermente la presa sulle sua spalle.

«Beh... -Iniziò incerto- ...Daisuke non sa nulla di tutto quello che sta accadendo e, per ora, credo sia meglio così... Ecco, prima di dirgli di Sasuke o della tua condizione... -Continuò rivolgendosi a Yugito- ...Forse dovremmo fargli accettare me e Sasuke. Insieme» Finì aspettando di sentire una una loro risposta.

Yugito non disse nulla, valutando attentamente le sue parole e trovandosi d'accordo con la sua idea, mentre Sasuke si portò una mano sulla tempia e, massaggiandola, cominciò a dire «Naruto, io non credo che...».

«No, aspetta. Ascoltami! -Lo bloccò prima che lui potesse finire la frase- Se lui accetterà la nostra relazione, cosa che credo fattibile vista l'età che ha, magari... Magari comincerà lentamente a fidarsi di te... Di noi... -Sussurrò impercettibile, poi alzò di nuovo il tono- ...E dirgli che sei il padre risulterà più semplice!».

«Io credo che sia una buona idea, nonostante il tempo non giochi a nostro favore. Penso che la cosa migliore sia, appunto, fare un passo alla volta!» Concordò la donna.

«Dobbiamo cominciare a trascorrere più tempo con lui, soprattutto tu -Affermò Naruto rivolto all'uomo accanto a sé- ...E comportarci naturalmente» Concluse accavallando le gambe, cercando di capire come fare.

«Di cosa parli?» Lo interrogò Uchiha.

«Comportarci come una coppia, come stiamo facendo ora» Riferì con uno sbuffo, indicando con le dita di una mano il suo braccio e la loro vicinanza.

Sasuke sussultò, arrossì e scosse la testa «No... Non credo che... Non possiamo...» Cominciò a balbettare in panico.

Uzumaki lo fulminò con lo sguardo e disse duro «'Suke! Non devi scoparmi di fronte a lui eh».

Yugito rise serena alla faccia contratta del suo amico «Sasuke ascoltalo, è una buona idea» Gli disse gentilmente.

Il ragazzo annuì e poi si sbuffò in testa, quella situazione stava man mano diventando assurda, era come se si stessero invertendo i ruoli. Vedere un Naruto adulto e responsabile lo confondeva e, in modo del tutto irrazionale, lo intristiva. Era il suo ruolo, non quello del marito. D'un tratto il telefono squillò ed il giovane si alzò dal divano per rispondere, non riusciva più a rimanere seduto insieme a Yugito a Naruto, si sentiva... Di troppo!

Il biondo osservò la sua schiena allontanarsi e sospirando si poggiò contro lo schienale. «Naruto... -Lo richiamò la donna- ...Grazie!» Parlò con sincerità.

Lui sorrise leggermente, poi chiese «Come stai?».

Lei inclinò il capo, guardò il pavimento ai suoi piedi e disse flebile «Non sto bene. Ma... Non voglio morire ora, non adesso. Prima devo, dobbiamo, sistemare ogni cosa».

«Vorrei che tu non morissi mai» Sussurrò Naruto in tono impercettibile, più a se stesso che alla donna che aveva dinanzi.

Yugito si sporse verso di lui e gli strinse la mano che teneva poggiata su un ginocchio, sorrise gentile ed affermò tristemente «Lo vorrei anch'io».

 

Al telefono era Itachi, come d'altronde Sasuke si aspettava. Sapeva che il fratello maggiore, prima o poi, gli avrebbe chiesto di parlare ed era accaduto quel giorno.

Quando varcò la soglia dello Sharingan lo trovò stranamente vuoto, opportunamente lasciato chiuso per l'occasione e per far si che i due fratelli potessero parlare in tranquillità.

«Non c'era bisogno che chiudessi il bar» Constatò atono guardandosi intorno, per poi tornare ad osservare la figura del fratello maggiore: poggiato al bancone con un cipiglio sul viso, le occhiaie ancor più marcate del solito e l'aria provata. Fin troppo.

«Un giorno di chiusura non mi manderà fallito! -Rispose con tono grave, facendo segno al ragazzo di sedersi ad un tavolo e raggiungendolo lentamente- Come stai?» Domandò successivamente, posando le mani sulla superficie fredda e legnosa.

«Bene» Lo informò perentorio, in tono asciutto, spostando gli occhi ed osservando con improvviso interesse la parete alla sua destra.

Itachi socchiuse le iridi scure e, posandosi le mani intrecciate sotto al mento, lo incalzò «Otouto, veramente!».

Sasuke si morse l'interno di una guancia, trovando già quella conversazione appena iniziata terribilmente seccante «Sto. Bene» Scandì lentamente quelle parole, sperando che l'altro non andasse avanti con il suo stupido ed inutile interrogatorio.

«Ovviamente. Tu stai sempre bene!» Quasi lo accusò, con una leggera punta di sarcasmo nel tono di voce.

Il minore dei due contrasse la mascella, poi domandò cupo «Cosa vuoi sentirti dire, Nii-san? -Puntò i suoi occhi in quelli del più grande e continuò, ancor più duro- Non lo so come sto! A volte mi estranio da ogni cosa mi capiti intorno, altre mi dico che devo fare l'adulto, che devo tornare in me. Poi però... Poi vedo Naruto -Sputò fuori con rabbia- ...Lo vedo più forte e combattivo di me e... Non lo sopporto, non riesco a sopportarlo!» Concluse abbassando il tono fin a farlo divenire un lieve sussurro.

Itachi scrutò il suo volto, confuso da quelle frasi, ed affermò «Non ti capisco. Ti sta vicino, come è giusto che sia in una coppia! Dov'è il problema?».

«Appunto: non puoi capire! -Esclamò con tristezza, mescolata ad un senso di umiliazione crescente- Sono io quello che dovrebbe stargli accanto. Io lo devo proteggere. Io devo essere più forte di lui, non il contrario. -Lo informò con un ringhio soffocato- ...Avevo promesso, giurato, che mi sarei occupato di lui... ed ora, invece, non riesco a farlo» Si maledì interiormente per la sua debolezza ed affilò ancor di più lo sguardo. Non si sentiva se stesso, più passavano i giorni più il suo senso di inutilità aumentava, rendendolo insicuro e solo.

L'altro inclinò la testa d'un lato chiudendo gli occhi, incrociò le braccia al petto e domandò acre «Com'è strutturata la tua tipica giornata?»

«Come prego?» Chiese aggrottando le sopracciglia sorpreso.

«Dimmelo e basta!» Ordinò l'altro perentorio.

«Come quella di un normale essere umano» Rispose acidamente, mentre batteva agitato un piede a terra e lo fulminava con un'occhiataccia.

«Cioè?» Incalzò ancora il maggiore dei due, facendo un ampio gesto con la mano per spronarlo.

Sasuke scosse la testa esasperato e tentò di alzarsi da quel tavolo «Mi sveglio. Vado all'università. Lavoro e torno a casa». Lo sapeva che non doveva parlare con Itachi, era cosciente che l'avrebbe fatto infuriare più di quanto non si sentisse già per conto proprio, ma lui stupido ci era cascato. Come sempre.

Il fratello lo bloccò per un polso, forzandolo a tornare seduto e, tenendolo sempre stretto, disse severo «Non voglio un riassunto! Cosa fai da quando ti svegli, fin quando non vai a dormire la sera? È questo che pretendo di sapere».

«Pretendi?» Sibilò velenoso.

«Otouto...» Disse calmo, lasciando la presa sul suo polso ed annuendo lentamente, invitandolo a parlare.

I minore sbuffò «Mi sveglio e preparo la colazione. -Iniziò atono, ma leggermente imbarazzato da quell'assurda richiesta- Di solito litigo con Naruto, perché vorrebbe mangiare ramen ad ogni ora del giorno, ci insultiamo e poi lo accompagno in redazione. Se non ho lezione rimango con lui, altrimenti me ne vado e all'ora di pranzo gli mando un messaggio per ricordargli di mangiare. Se ne dimentica sempre. -Si posò una mano sotto al mento e tornò ad osservare la parete alla sua destra con sguardo vacuo- A fine lezione passo da lui e lo aiuto con la stesura del manga, poi vado a casa e preparo la cena, lasciando un biglietto con le istruzioni del microonde. Vengo qui al bar, lavoro e mi prendo gli insulti dei tuoi amici. -Si arrestò per un attimo e scosse la testa con rassegnazione- Alle sette mi chiama Naruto per sapere quando tornerò a casa, ed io gli chiedo se si è ricordato di cenare, la maggior parte delle volte dice di no ed io mi arrabbio con lui. Torno nel nostro appartamento e controllo se ci sono panni o piatti da lavare, oppure se Naruto tentando di farlo ha combinato qualche disastro. L'ultima volta ha allagato il bagno per fare una lavatrice! -Arricciò le labbra in una smorfia semi divertita- Infine ceniamo, sistemiamo il lavoro fatto nel pomeriggio e poi, se non è troppo tardi, lui insiste per vedere un film. Poi andiamo a dormire» Finì di raccontare sbuffando una seconda volta.

«Dormire?» Domandò Itachi con un sorriso, aveva avvertito il tono leggermente incerto del fratello all'ultima frase.

«Se vuoi ti racconto anche la mia vita sessuale! -Rispose sarcastico- Allora vediamo: all'inizio, di solito, comincio con il baciarlo poi...».

«No, no, no. Grazie, otouto. Non ce ne è bisogno» S'affrettò a bloccarlo l'altro ridendo leggermente.

Sasuke sorrise fiaccamente, ma un secondo dopo tornò ad incupirsi e chiese «Ora mi spieghi a cosa è servito?».

Itachi assottigliò le labbra e tornò serio, iniziando quello che Sasuke sapeva sarebbe stato un discorso terribilmente lungo «Che tu viva in funzione di Naruto già lo sapevo. -Sussurrò monocorde- E devo ammettere che questo mi fa leggermente paura! Ti occupi di lui, solo di lui, ogni singolo giorno... E non perché te lo chiede, ma lo fai per te stesso... -Si bloccò per qualche secondo, cercando di mettere insieme i propri pensieri- Tutti ce ne siamo accorti, Sasuke. Tutti ci siamo resi conto di come lo tocchi, lo guardi, lo baci... Di come i tuoi occhi si perdano ad osservarlo, eliminando dal loro campo visivo qualsiasi altra cosa. Otouto, tu sei ossessionato dal fatto che possa capitargli qualcosa!».

«È assurdo! Tutto questo discorso è assurdo. Me ne vado!» Sbottò alzandosi di nuovo e voltandogli le spalle.

«Se Naruto ti lasciasse, tu ne moriresti» Affermò velocemente, notando l'irrigidimento delle sue spalle.

«Stronzate. -Sputò fuori il minore- Non sono una ragazzina, Itachi» Disse voltandosi verso di lui con rabbia.

Il maggiore scosse la testa «Non sto dicendo questo... Lo capisco, in parte credo di poterti comprendere. Le tue preoccupazioni, il sentirsi inutile e non abbastanza forte per proteggere la persona che ami... -Si posò una mano sul retro del collo e continuò grave- ...Sai quante volte mi sono sentito inutile io? Quante nostro padre? Quante altre ho dovuto ripetere a Nagato che questa gravidanza andrà bene e rassicurarlo? Quante volte, invece, Hidan mi ha detto di non sentirsi pronto per fare il padre? Quante io stesso non mi sento in grado di esserlo? -Parlò tutto d'un fiato, vedendogli scuotere la testa ad ogni domanda- ...Non lo sai perché come sempre ti chiudi nel tuo mondo. Sai che Karin e Suigestu sono andati a vivere insieme?».

«No, non lo sapevo» Rispose incerto, abbassando gli occhi verso il pavimento.

«E perché non lo sai? -Non aspettò alcuna risposta- Perché perso nel tuo mondo non ti importa! Perché nonostante Naruto, davanti a me, ti abbia ripetuto mille volte “Mi ha chiamato Suigetsu, dice se puoi contattarlo”... Tu non l'hai mai fatto. Perfino Madara... Madara, quello che si preoccupa più di un suo capello che di una popolazione intera, ha più vita sociale di te. Quello che fa finta di dimenticarsi i nomi mi ha chiamato, chiedendomi cosa avesse quell'idiota di mio fratello e per quale motivo suo marito sembrasse così depresso!».

Sasuke non replicò, sentiva la gola secca e sapeva di non aver il controllo della sua voce.

«Anni fa ti dissi che lo stare solo avrebbe finito per distruggerti e tu, a modo tuo, mi hai ascoltato... Ora, Invece... È come se fossi regredito! -Inalò una boccata d'aria fresca- ...Tutto questo chiuderti in te stesso e non chiedere aiuto...»

«Ho chiesto aiuto: l'ho detto a Naruto, l'ho detto alla mia famiglia. Cosa dovrei fare di più?» Sbraitò interrompendolo ancora una volta.

Itachi assottigliò le labbra, poi sputò fuori «No, l'hai detto perché eri obbligato a farlo. Sasuke... -Sussurrò poggiando le mani al tavolo di legno- ...Finirai per rimanere solo, veramente solo, se non cambi almeno un po' il tuo atteggiamento. Se non la smetti di sentirti inutile quando non è così. Per Naruto non sei inutile, non lo sei per me, né per nessun altro! Sei, forse, più adulto e forte di quanto lo sia io. Ma se non lo comprendi, se non abbandoni il tuo guscio, non servirà a nulla esserlo. -Abbassò il volto e sospirò stanco- Sasuke, non posso vederti crollare. Non perché non voglia raccogliere i cocci, ma perché... Non ne sarei in grado e ti perderei» Mormorò concludendo il suo discorso.

Sasuke poggiò le spalle al muro che aveva accanto e strinse i pugni lungo i fianchi, percepiva gli occhi di Itachi puntati su di lui, scrutarlo e cercare una risposta al suo atteggiamento; si passò una mano sul volto e s'incamminò verso l'uscita.

Si aspettava di sentir il fratello tentare di fermarlo, invece non fu così.

S'infilò le mani in tasca, cupo e furioso per il discorso che aveva appena sentito da Itachi, umiliato dal suo modo calmo di sbattergli in faccia ogni suo errore o mancanza. Era sempre così con lui: Itachi era il figlio perfetto, amorevole, buono e giusto. Lui... Un pallido riflesso, arcigno, chiuso, apatico e dannatamente orgoglioso.

Sapeva da sé quali erano i suoi difetti, perché doveva sempre ricordarglieli? Per quale motivo si divertiva così tanto a rammentargli com'era quattro anni prima?

Come stava tornando ad essere...

Perché ogni volta che faceva un passo in avanti tornava al punto di partenza? Per quale motivo era tornato ad isolarsi?

Forse l'unica risposta che poteva darsi era che non voleva mostrarsi debole. Non sarebbe riuscito a sopportare la pietà e la consolazione negli occhi di chi aveva a fianco, ed era per questo che li allontanava... Ogni giorno sempre di più.

Anni prima si era ripromesso di cambiare, di smetterla di essere apatico e l'aveva fatto... Invece in quel momento si stava nuovamente rintanando nel suo guscio.

Ma cosa doveva fare?

Non era bravo con le parole, con i sentimenti.

Non era divertente, né di compagnia.

Il semplice fatto che Naruto lo amasse era una specie di miracolo secondo Sasuke. Non poteva di certo chiedere di più e farsi accettare da tutti quelli che conosceva.

Arrestò il suo passo sospirando pesantemente, estrasse pensieroso il cellulare dalla tasca dei Jeans e scorse lentamente la rubrica, posando il suo sguardo su un nome...

Mi dispiace” Scrisse velocemente, inviando il messaggio e mordendosi il labbro inferiore.

Beh... Almeno ci aveva provato. In fondo con Suigetsu si era comportato in modo deplorevole e le sue scuse se le meritava.

Il suo cellulare squillò qualche minuto dopo mostrando la risposa dell'altro ragazzo, due semplici parole: “Vaffanculo stronzo”.

Lo sapevo... Si disse... Per qualcuno, giustamente, la mia presenza ed amicizia sono inutili. Non lo biasimo, l'avrei fatto anch'io... Pensò sfiorando lo schermo del suo telefono con un unghia e facendo una smorfia, fin quando il suono improvviso non lo fece quasi sobbalzare... “Dimmi che ti sei suicidato dal gran dolore per avermi perso!”.

Sasuke trattenne un sorriso e rispose “No, festeggiavo”

Bastardo! Ed io che ho pianto lacrime amare per te”

Non ci crederò mai”

Infatti non è vero!”

Meglio così, pesce”

Devi farti perdonare, 'Suke”

Lesse quell'ultimo messaggio con un espressione preoccupata sul volto e poi chiese “Come?”

Nemmeno un secondo dopo, sicuramente Suigetsu se l'era già scritto in anticipo, arrivò la sua risposta “Domani. Vieni nel mio nuovo appartamento: pranziamo insieme, facciamo qualcosa il pomeriggio (SONO ETERO!) e poi ceniamo insieme. Sfratterò Karin, tranquillo!”

Non potremmo solo... Rimanere sul pianerottolo di casa tua, ti stringo la mano e me ne vado?”

No!”

Come ti pare”

Infilò nuovamente il cellulare in tasca e tentò, invano, di non dar retta ai successivi messaggi di Suigetsu, che più passava il tempo, più divenivano deliranti...

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Capitolo 27
*** Mai dubitare della velocità di una lumaca. ***


 

-Mai dubitare della velocità di una lumaca-

 

Note: Ben trovate ^^'. Il titolo pare senza senso, ma non lo è. Utakata è la forza portante della lumaca a sei code, ma ne parlerò sotto di lui. Lo so, non ho un giorno d'aggiornamento, lo faccio quando mi viene l'ispirazione per un nuovo capitolo. Comunque uno dei miei “lavori” (La MadaNaru) sta quasi per concludersi per cui il tempo per questa sarà di più in futuro e potrò riprendere il seguito di MD... Il capitolo tre è pronto, dovrei solo correggerlo... E la voglia che mi manca! Bacio, buona lettura ^^'.

NB: Utakata è la forza portante del sei code, Fuu del sette code. Per lei (Visto che appare per pochissimo) non ho scelto un cognome. Per lui ho optato per Saiken (Significa sei code). Quell'uomo è molto... Mmmm... Fico (?). Hahahahaha lo adoro!

PS: Mi scuso per i sicuri errori, ma la vita sociale mi chiama al telefono e rompe un bel po' ^_^ 

 

 

Sentiva caldo e la testa pulsava forte.

Inspirò ed espirò con lentezza, osservò la sveglia a led posta sul comodino e decise di alzarsi. Le nausee erano aumentante vertiginosamente in quei pochi giorni, la vista era divenuta man mano più sfocata ed avvertiva le forze venire meno. Molte volte aveva perso l'equilibrio arrancando su una superficie piana e liscia, da tempo il suo medico le suggeriva di effettuare il ricovero definitivo, ma lei aveva sempre rifiutato.

Non poteva arrendersi, non era possibile farlo in quel momento. Doveva prima sistemare ogni cosa, compiere il suo dovere di madre.

Si lavò e vestì con lentezza, cercando di non badare al perenne mal di testa che non l'abbandonava da giorni e giorni.

Doveva svegliare Daisuke e accompagnarlo all'asilo, poi avrebbe raggiunto Naruto e Sasuke. Per firmare, finalmente, i moduli necessari per l'adozione. Sperava, con tutta se stessa, che non fossero sopraggiunti problemi.

 

«Come stai?» Le chiese Naruto, vedendola più pallida del solito.

«Abbastanza bene» Lo tranquillizzò lei scoccando un'occhiata in direzione di Sasuke. Pareva più rilassato rispetto ai giorni precedenti, meno agitato e scontroso. L'uomo ricambiò lo sguardo con un leggero sorriso ed un cenno del capo, rimanendo in assoluto silenzio.

Erano seduti nella sala d'aspetto dello studio legale del loro avvocato, e Yugito non faceva altro che martoriarsi le mani giunte sul grembo. Si era informata, sapeva che se il padre naturale riconosceva il figlio l'affidamento sarebbe aspettato di diritto a lui, ma Sasuke era sposato con un uomo. Questo avrebbe influito? E se sì, quanto? Come? Non si chiedeva altro da giorni. Era così persa nei suoi pensieri che non udì nemmeno la segretaria, una giovane donna dai capelli di un insolito verde chiaro, richiamarla.

«Lei è la signora Nii?».

La donna sollevò il capo verso l'altra e rispose «Sì, sono io».

«Questi signori sono con lei?» Domandò nuovamente indicando Naruto e Sasuke.

«Sì» Confermò ancora Yugito, sentendosi lievemente intimorita.

La donna minuta e da quello strano colore di capelli sorrise cordiale ed annunciò «Il signor Saiken è libero ora. Potete andare!».

I tre si alzarono da dove erano seduti e la superarono ringraziandola educatamente. Quando entrarono dell'ufficio del loro difensore legale rimasero completamente sbalorditi, non trovandosi dinanzi propriamente la stanza in cui poteva lavorare un avvocato di successo: era estremamente disordinata. La scrivania e parte del pavimento erano pieni di fogli. Alcune piante, quasi del tutto appassite, poste di fronte alla finestra. Quattro bicchieri di cartone, in cui tempo prima avrebbe dovuto esserci del caffè, lasciati a marcire sul davanzale. Il cestino della spazzatura era pieno. Le pareti colorate di uno sgargiante verde evidenziatore e, dietro la scrivania, seduto in una posizione scomposta, un giovane di massimo venticinque anni stava sgranocchiando una manciata di patatine. Aveva lunghi capelli neri, di cui una ciocca copriva l'occhio destro, e l'altro era di un intenso color nocciola.

«Chi...? Oh, salve» Disse sorpreso di vedere qualcuno là dentro. Accartocciò il pacco di patatine ormai vuoto e, con un gesto della mano, spostò alcune carte che gli coprivano la visuale, facendone cadere qualcuna a terra ed imprecando sonoramente di questo.

Naruto sorrise tirato, scoccandosi un'occhiata eloquente con il marito e si chinò per aiutare a raccorglieli.

«No! -Lo bloccò perentorio- Sedetevi. Ci... Emmm... Penserò dopo. Ora sedetevi» Ripeté mostrandosi sempre più a disagio.

I tre si sedettero come era stato richiesto e Sasuke si sporse verso Yugito mormorando «Dimmi che non è lui».

«Mi avevano detto che era il migliore» Pigolò lei, giustificandosi.

«Ti hanno detto una stronzata!» Asserì l'Uchiha con irritazione.

Intanto il giovane avvocato cercò di accomodarsi in modo composto e di aggiustare la camicia mal abbottonata «Mi scuso, ho avuto una pessima giornata».

«Si nota» Sussurrò Naruto, completamente scioccato da chi aveva davanti agli occhi. Sembrava lui quando era in ritardo con la consegna del manga, forse anche peggio.

«Bene... -Parlò imbarazzato- ...Voi siete...?».

«Yugito Nii, ci siamo parlati per telefono qualche giorno addietro» Gli ricordò la donna, stupita dal modo trasandato in cui si mostrava l'uomo.

Lui divenne serio e dalla pila di fogli estrasse un fascicolo mal ridotto, come gli altri, poi parlò «Quando mi ha riferito del suo problema ho cercato nel Database nazionale se in passato ci fossero mai stati casi simili al suo. Purtroppo non ho trovato nulla di utile e, come sapete, l'affidamento o l'adozione ad una coppia omosessuale è proibita per legge...».

«Ma lui è il padre!» Lo interruppe Yugito, che a quelle parole si era agitata ancora di più.

«Appunto! Se mi avesse fatto finire... -Disse con tono laconico e professionale- Come ha giustamente esposto la signora Nii, Sasuke Uchiha è il padre biologico del minore. Ovviamente i servizi sociali prendono atto di questo, ma disgraziatamente il bambino non ha il cognome del signore Uchiha, né sa di essere suo figlio e non è riconosciuto come tale dalla legge. Il Tribunale crede sia un trauma per un infante scoprire di essere figlio di un omosessuale, soprattutto in così tenera età. Comunque...».

«Cosa significa? Che solo per questo sarebbe preferibile farlo crescere in un orfanotrofio?» Lo bloccò nuovamente, questa volta Naruto, con tono grave e scocciato.

Il giovane lo scrutò per qualche secondo poi chiese «Lei chi è?».

«Naruto Uzumaki-Uchiha. Il marito di Sasuke» Lo informò duramente.

«Oh, sì certo. Giusto! -Affermò Utakata come illuminato da quelle parole- Se non sbaglio la signora Nii mi disse che avrebbe gradito anche la sua firma per l'adozione».

Naruto si voltò confuso verso la donna. Non ne sapeva nulla. Credeva che solo Sasuke avrebbe dovuto farlo. Perché anche lui? Per quale motivo complicare ancora di più le cose?

«Vorrei che mio figlio considerasse entrambi suoi genitori!» Informò seria Yugito, senza spostare il viso in direzione di Naruto, ma continuando ad osservare dinanzi a lei.

Sasuke s'inumidì le labbra, poi si rivolse a Saiken «Potrebbe rispondere alla domanda di mio marito?».

«Certo, scusatemi. -Si riprese lui, che era impegnato a seguire la conversazione silenziosa tra Yugito e Naruto- Dicevo: le cose si erano complicate un poco. Sapete, per la questione del vostro orientamento sessuale ed altre cose leggermente assurde, ma alla fine... -Estrasse alcuni fogli dal fascicolo- ...Dovete firmare qui».

«Come?!» Ansimò Naruto. Non ci stava capendo nulla di tutto quel discorso e non era il solo in quella stanza: Yugito guardava Utakata con occhi fuori dalle orbite e Sasuke stava per saltargli al collo e sbranarlo, visto che la sua voce annoiata e laconica mentre parlava di suo figlio lo irritava dal più profondo del cuore.

«Dovete firmare qui» Ripeté indicando un punto della fotocopia, come se stesse parlando a tre scimmie ritardate.

«Lei aveva detto che si erano verificati problemi» Ringhiò Uchiha, incapace di controllarsi.

L'uomo sorrise «Appunto “Si erano” non ho mai detto di non aver risolto».

«Significa che possono adottarlo?» Domandò la donna speranzosa.

«Sì. -Annuì il giovane- Ovviamente sarà un affidamento pre-adottivo. Questo significa che per un anno, dopo la sua morte... -Pareva stesse parlando del tempo- ...I servizi sociali seguiranno con costanza la nuova famiglia e, al termine del suddetto periodo di tempo, il Tribunale dei minori, se lo riterrà il caso, rilascerà il decreto di adozione. Così che il bambino potrà cambiare cognome prendendo quello paterno e divenire ufficialmente figlio di... Emmm... Non ricordo i vostri nomi» Concluse rivolto ai due uomini.

«Naruto Uzumaki-Uchiha e Sasuke Uchiha» Sibilò il giovane dai capelli corvini con astio.

Il marito gli scoccò un'occhiataccia e cercò di dire insicuro «Quindi Daisuke è...»

«Daisuke? Oh, il bambino. -Rispose, ricordando d'improvviso di cosa stavano parlando- Sì, sì. È tutto risolto. Sentite... Potreste firmare? Tra poco è la mia pausa pranzo e... Vorrei mangiare!» Esclamò indicando nuovamente alcuni fogli.

«Sì. Certo!» Parlò euforica ed incredula Yugito, firmando con mano tremante il suo consenso per l'adozione del figlio. Successivamente fu il turno di Naruto che, completamente scioccato, per un attimo si dimenticò perfino il suo nome. Quando fu il turno di Sasuke, fece la sua firma velocemente e si alzò dalla sedia; voleva andarsene da quel luogo il prima possibile.

«Un'ultima cosa... -Lì bloccò ancora una volta Utakata- Ecco... Non è consigliabile cambiare avvocato. Quindi se ci saranno problemi dovrò seguirvi io».

«Sì. Ovviamente sì. La ringraziamo molto è stato fantastico» Affermò Naruto con un immenso sorriso. L'aveva completamente rivalutato.

Quando finalmente potettero uscire, Sasuke lo imitò risentito «È stato fantastico».

«'Suke... -Lo sgridò il compagno- Ha praticamente fatto un miracolo!».

Yugito sospirò rilassata e disse «Mi avevano detto che era bravo, ma non credevo così tanto».

«È un folle» Dichiarò Uchiha infilandosi le mani in tasca.

Naruto fece finta di non sentirlo e rimbeccò verso la donna «Ed è anche un bell'uomo».

«Naruto!» Lo riprese il marito, irritato.

«Hai ragione! -Esclamò lei ignorando completamente Sasuke- È veramente bello, ma credo che abbia qualcosa in corso con la sua segretaria, sai?» Gli fece l'occhiolino.

«Peccato» S'imbronciò Uzumaki, buttando un occhio verso la faccia furiosa del marito.

«Idioti» Li insultò lui, voltandosi dall'altra parte e digrignando i denti.

Naruto e Yugito scoppiarono a ridere per l'espressione inacidita di Sasuke, poi la donna disse «Che ne dite di passare il pomeriggio con Daisuke?».

«Sei sicura?» S'informò Uzumaki.

Lei annuì piano «Sì. È il momento che impari a conoscervi. E poi sono terribilmente stanca, ne approfitterò per riposare un po'».

«Se per te non è un problema...» Dichiarò atono il ragazzo dai capelli corvini.

«No, per niente!» Riferì lei con un caldo sorriso rassicurante. Il pensiero che tutto sarebbe andato bene la rendeva estremamente felice.

 

Dopo aver salutato la donna, i due, aspettarono Daisuke all'uscita dell'asilo. Ovviamente Yugito aveva informato le insegnati del fatto che quel giorno il bambino sarebbe tornato a casa con due uomini fino a quel momento sconosciuti a loro.

«Dov'è mamma?» Domandò il piccolo quando li vide, accostandosi a Sasuke e sorridendo leggermente in sua direzione.

Uchiha gli scompigliò i capelli bruni e rispose gentilmente «Aveva da fare. Starai un po' con noi».

Il bambino annuì, poi gli tese la mano e cominciarono a camminare lentamente per le vie di Konoha. Naruto li osservò per qualche secondo poi chiese cordiale «Com'è andata a scuola?».

«Bene... Ma è noiosa» Rispose il piccolo, imbronciandosi lievemente. Dopo l'ultima volta che si era visto con Naruto e Sasuke aveva deciso che, in fondo, l'uomo dai capelli biondi non era così male come pensava. E poi la sua mamma ne parlava sempre bene.

«Nemmeno a me piaceva» Sospirò solidale.

«Daisuke... -Richiamò Sasuke- ...Ti consiglio di fartela piacere, o diventerai scemo come Naruto» Ghignò in sua direzione. Doveva fargliela pagare per il commento fatto sull'insulso avvocato che, purtroppo, li seguiva.

Il bambino rise, mentre Uzumaki lo fulminò con un'occhiataccia. Sbuffò irritato e borbottò quasi inudibile «Stupido teme, con un fascio di bastoni piantato in culo. Damerino del cavolo...».

Daisuke, che aveva un ottimo udito, l'aveva sentito perfettamente e rise ancora più forte. Tirò la manica della maglia dell'adulto e disse innocentemente «Ti ha insultato».

«Poi a casa me la paga» Minacciò Sasuke.

L'uomo dai capelli biondi deglutì spaventato, ricordandosi della sua ultima vendetta: ancora gli doleva il fondo schiena. Agitò la testa scacciando quei pensieri e si rivolse al bambino «Che ne dici di un gelato?».

Questo storse le labbra in una smorfia e, sorprendendo i due, affermò «Non mi piacciono le cose dolci».

«Ah...» Disse solo Naruto, rimanendo a bocca aperta.

Sasuke si costrinse a non sorridere come un ebete a quella rivelazione ed esclamò «Meglio così! Nemmeno a me piacciono i dolci».

«Uffa. -Sbuffò Naruto, lamentandosi in modo infantile- Io volevo andare in gelateria».

«Dobe, ma quanti anni hai? Cinque?» Lo riprese l'Uchiha, allungando la mano libera e dandogli un leggero pizzico su un fianco.

Naruto mugolò infastidito da quel gesto e, prima che potesse parlare, Daisuke propose «Andiamoci lo stesso».

«Sì. -Festeggiò l'uomo- Muovetevi voi due» Ordinò accelerando il passo, saltellando quasi per la strada e lasciandoli indietro.

«Idiota» Sbuffò l'Uchiha osservandolo con un cipiglio sul viso.

Il piccolo sorrise e dichiarò «Però è divertente».

«Ma è scemo» Gli comunicò l'uomo, avanzando lentamente verso il compagno senza lasciare la sua mano.

Daisuke sbatté le palpebre leggermente confuso, a volte non capiva se quei due si volessero bene o no, poi concordò «Sì, un pochino».

Quando il bambino (Naruto) finalmente prese il suo benedetto gelato, si avviarono al parco della città. Era una calda giornata di Sole e Sasuke si sedette sull'erba, mentre Naruto e suo figlio si accomodarono accanto a lui su una delle tante panchine. Il piccolo incrociò le gambe su questa ed osservò per un po' i due adulti. Erano leggermente strani. Certo non aveva molti termini di paragone, visto che l'unico adulto che frequentava assiduamente era la sua mamma, però non parevano comportarsi come gli altri.

«Teme, ne vuoi un po'?» Lo richiamò Naruto, sporgendosi verso di lui ed avvicinandogli il cono alle labbra.

Sasuke si ritrasse con un'espressione schifata e rifiutò «No».

L'altro gonfiò le guance, si alzò da dove era seduto e si accomodò tra le sue gambe «Su, non mi va tutto» Lo pregò con sguardo languido.

«Sei una piattola, buttalo» Rimbeccò Uchiha, posando le mani sul terreno erboso per non perdere l'equilibrio.

«Poi si spreca, almeno assaggialo» Riferì il biondo con un sorriso. Era come se si fossero dimenticati della presenza di Daisuke, ed in fondo era proprio quello che sperava Naruto. Dovevano comportarsi normalmente, niente recite. Solo loro due ed il vero modo che avevano per stare insieme.

Sasuke imprecò a mezza bocca, poi diede una veloce leccata alla parte al gusto di vaniglia «Soddisfatto?».

«Quasi» Mormorò l'altro, sentendo crescere dentro di lui la voglia di baciarlo, ma decise di rialzarsi e tornare al suo posto. Forse un bacio sarebbe stato troppo per quel giorno.

Il bambino inclinò la testa e domandò curioso «Siete amici da tanto?».

Naruto gli sorrise serenamente e rispose pensieroso «Ci conosciamo da un anno, o poco di più... Ma non siamo amici».

«No? Sas'kè mi aveva detto di sì» Pigolò confuso.

Uchiha si rialzò, si passò una mano sul collo e fece cenno al compagno di tornare in piedi, occupò il suo posto facendo accomodare Naruto sulle gambe e lo strinse in vita. Poi rispose leggermente incerto «Diciamo che... Stiamo insieme» Prima affrontavano il discorso, meglio era. Non potevano rimandare ancora per molto.

«Non capisco» Disse sinceramente il piccolo.

Uchiha sospirò e si osservò intorno, poco lontano da loro notò una coppia tenersi per mano e scambiarsi gesti affettuosi, storse la bocca riluttante. Odiava dar al rapporto che aveva con Naruto una visione globale. Era differente, completamente diverso da ogni altra coppia: Naruto per lui era tutto. Il tutto che respirava, toccava, vedeva. Ogni cosa che lo circondava non avrebbe avuto senso in sua assenza, ma capiva che per la mente di un bambino sarebbe stato troppo complicato da spiegare. Così li indicò e disse «Simile a loro».

Daisuke osservò per un po' la coppia di estranei, poi spostò lo sguardo su di loro, successivamente di nuovo verso gli altri due ed infine, osservando Naruto e Sasuke, chiese sorpreso «Vi baciate?!».

«Sì, capita» Rispose Uzumaki portandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli ancora di più, sentendosi in imbarazzo.

L'altro si limito ad osservare le reazioni di suo figlio senza dire nulla, l'unica cosa che lesse nei suoi occhi fu la genuina sorpresa e questo lo fece rilassare impercettibilmente.

«Ma siete due maschietti» Esclamò scrutando attentamente la figura di Naruto, come se si potesse trasformare in una donna da un momento all'altro.

Sasuke sorrise e riferì serio «L'affetto, il bene o l'amore non ha un sesso. Non è quello l'importante, conta soltanto ciò che provi».

«Quello che vuole dire Sasuke... -Continuò Naruto in tono calmo- ...È che, a volte, può capitare che una donna o un uomo s'innamorino, vogliano bene, a qualcuno del loro stesso sesso e... Non c'è nulla di male in questo!».

Il bambino li guardò per qualche secondo poi pigolò «Non credo di aver capito tutto... -Naruto stava per parlare ancora quando la voce di Daisuke lo bloccò- ...Però va bene. Siete... -Si sforzò di trovare la parola adatta- ...Carini» Concluse scollando le spalle.

«Sei sicuro che non ti da fastidio?» S'informò nuovamente Sasuke.

«Sì. -Rispose rapido, poi si fece pensieroso- ...Però sono curioso».

«Di cosa?» Domandò Uchiha, rilassandosi sulla superficie fredda della panchina. Almeno un problema era stato superato.

«Datevi un bacio» Chiese facendo oscillare i piedi verso il terreno ed osservandoli con curiosità.

Sasuke arrossì d'improvviso e boccheggiò sconvolto, mentre Naruto era scoppiato a ridere cristallino a causa dell'espressione imbarazzata del marito, si avvicinò al suo viso ancora sghignazzando e l'altro si ritrasse basito «Che fai?».

«Teme! Ti bacio...» Riferì sfiorando le labbra fine con le proprie per qualche secondo, poi tornò comodo tra le braccia del compagno che si era completamente paralizzato a quel gesto e faticava a riprendersi.

«Quindi?» Domandò al bambino.

Questo indicò la coppietta poco distante da loro e disse sinceramente «Quelli sono strani! Sembra che gli stia per mangiare la faccia».

Naruto si aprì un grande sorriso e circondò le spalle di Sasuke con un braccio «Svegliati, bell'addormentato» Affermò baciandogli una guancia.

«Mi hai baciato davanti a lui» Parlò ancora scioccato.

Uzumaki scosse la testa e si piegò sul suo orecchio sussurrando divertito «Tranquillo! A tuo figlio fa più schifo una coppia di etero».

«Mmh... Nostro!» Borbottò Sasuke accentuando la presa sui suoi fianchi.

«Come?» Domandò il marito che non l'aveva udito bene.

«Nostro figlio» Ripeté l'altro al suo orecchio, baciando poi teneramente una sua tempia.

Naruto si accoccolò su di lui posando la testa sulla sua spalla e sospirò sereno, felice della giornata appena passata.

Daisuke si avvicinò a loro «Anch'io voglio venire in braccio a 'Suke» Squittì usando il soprannome con cui di solito lo chiamava Naruto e arrampicandosi su di loro aiutato dal biondo.

Uchiha fece una smorfia dolorante e sbuffò «Mi state schiacciando!» Però non li allontanò da lui, anzi, li strinse ancora di più tra le braccia. Per la prima volta da quando aveva scoperto di essere padre si sentiva parte di una famiglia. La sua.

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Capitolo 28
*** Fanfiction. ***


-Fanfiction-

 

Comunicazione di servizio: Non è mai stata, e mai sarà, mia intenzione offendere nessun fan di nessuna coppia. Questo capitolo contiene un'ovvia reazione umana di un uomo che scopre delle storie yaoi tra la sua persona ed il fratello maggiore. E non è una felice reazione! Tutto ciò è scritto per far ridere. Pur non amando la coppia Itachi X Sasuke non mi permetterei mai di insultare pesantemente una loro fan, ma la storia due o tre insulti (da parte di Sasuke) li pretende!

Sproloqui personali: Lette le indicazioni terapeutiche per proseguire la lettura? Perfetto, spero di sì anche perché non vorrei ripetermi nelle recensioni. Allora di che parliamo oggi? Prima di tutto aggiornamento velocissimo, cavolo ero ispirata e avevo una voglia assurda di scrivere questo capitolo! La prima parte la adoro, l'ultima è giusto una scenetta comica per far ridere! Ho sempre desiderato scrivere di Sasuke che scopre l'esistenza dell'ItaSasu. Anche perché SO °Egocentrismo dell'autrice° che ne farebbe una tragedia. Direi di chiudere qui mi sono fin troppo dilungata, un bacio. Buona lettura!

Ps: Una cosa seria. Gensaku-sha è lunga. Molto. Lo ridico perché noto che... Boh... Sta annoiando? Non che ne faccia una tragedia, anzi, verrà portata a termine comunque. Ma preferisco avvisare del fatto che, molto probabilmente, non siamo nemmeno a metà.

NB: (Cavolo che note lunghe) Il nome della Fanfiction menzionata è pura fantasia dell'autrice, quindi se mai esistesse (Possibile, anche perché è un titolo veramente semplicissimo) non l'ho mai letta e non era mia intenzione citarla! Anche perché magari, se esiste, è un capolavoro. Bene, credo di essermi parata le chiappe su tutto ^^'.

NB: LE MAIL SONO SCRITTE SGRAMMATICATE APPOSTA! IDEM PER LE FACCINE. CI HO MESSO MEZZ'ORA PER SCRIVERE IN QUEL MODO.

Ps: I Love you: No, ok... Non scriverò mai più a quest'ora di notte, divento ancor più scema! Grazie Ljn-sensei per l'aiuto e per... °Ride° L'ultima parte, la sgrammaticatezza (??) di quelle parole mi stava per uccidere! ^_^

 

 

Aveva la schiena leggermente curvata in avanti, il gomito destro poggiava contro il tavolo da lavoro e la mano era affondata nelle lunghe ciocche corvine. Udiva, alle sue spalle, il ciarlare ovattato dei suoi colleghi mentre tentava di dare un senso al disegno che aveva dinanzi.

Suo marito, come al solito, non era stato per nulla utile. Visto la mole di scene senza senso che aveva abbozzato. Scene che lui, ovviamente, doveva scremare, decidendo quali fossero realmente importanti per il prosieguo della trama.

Si morse il labbro inferiore, indeciso tra le diverse prospettive da cui si sarebbe vista la cascata della Valle dell'epilogo e fece una smorfia seccata, osservando una delle due statue.

Perché?... Ancora se lo domandava.

Non capiva per quale motivo proprio Madara dovesse essere lui.

Quello che Naruto definiva “L'uomo che diede inizio ad ogni cosa”.

Lo irritava, terribilmente, ma il compagno gli aveva spiegato, circa un milione di volte, che, visto il potere innato degli Uchiha, sarebbe stato stupido inventarsi un altro personaggio da far apparire come principale nemico all'interno del Manga. Poi Madara, secondo Naruto, era assolutamente perfetto per quel ruolo, soprattutto considerando che aveva scelto Hashirama per vestire i panni dello Shodai Hokage di Konoha.

Di certo il sindaco della città lo avrebbe ucciso una volta scoperto che, non solo sarebbe stato disprezzato dai lettori, ma era anche stato spodestato del suo ruolo di “comandante”, “signore supremo”, dell'intera Konoha. Così come si definiva egli stesso.

Tutti gli abitanti della città, infatti, erano perfettamente coscienti che Madara Uchiha non avrebbe mai rinunciato al suo ruolo, se non da morto. Cosa che andava più che bene per tutti. Anche perché, tralasciando la pazzia, il suo lavoro, quelle rarissime volte che aveva voglia di lavorare, lo sapeva ben svolgere.

Sasuke tornò in sé ed allungò le gambe sotto il tavolo, sospirando stanco.

Da una settimana, quasi ogni giorno, era impegnato con suo figlio. Non importava dove e come, Yugito aveva preteso che fosse così. Non che la cosa gli dispiacesse, ma questo aveva portato, ovviamente, Daisuke a conoscere la maggior parte dei folli che frequentava. Con la conseguenza che lui, o Naruto, avevano dovuto dire a tutti di non dire nulla della malattia di Yugito o del fatto che Sasuke era il vero padre del piccolo davanti a quest'ultimo.

Anche quel pomeriggio l'aveva trascorso con il figlio.

O meglio: aveva portato Daisuke al Rinnegan, visto che doveva lavorare, ed in quel momento non sapeva nemmeno dov'era finito. Visto che lo “zio Hidan” se l'era trascinato da qualche parte insieme allo “zio Nagato”...

Cazzo!... S'imprecò in testa improvvisamente, sbattendo le mani sul tavolo e facendo sobbalzare gli altri occupanti dell'ufficio. Mio figlio è con Hidan e Nagato. DA SOLO!... Stava per sfondare la porta ed uccidere quei due maledetti rapitori di minori indifesi, quando una voce fine e curiosa attirò la sua attenzione, fermandolo.

«Cos'ha 'Suke?» Chiese Daisuke, seduto sulle ginocchia di Naruto, intento ad osservare attentamente il suo lavoro.

Uzumaki sollevò il viso dal foglio di carta e scrutò la figura immobilizzata davanti alla porta «A volte si comporta in modo strano. Non farci caso» Rispose con una scollata di spalle. In quei pochi giorni lui e il bambino avevano cominciato ad instaurare un tranquillo ed ottimo rapporto d'affetto, in fondo Naruto non aveva mai compiuto nulla di concreto per farsi realmente odiare.

A Daisuke piaceva molto passare i pomeriggi con Naruto e Sasuke, anche perché mai prima di allora aveva conosciuto così tante persone strane e divertenti. In più l'ormai zio Nagato gli aveva presentato Konohamaru e Yahiko e, seppur li dividessero anni di differenza, erano diventati immediatamente suoi amici.

All'inizio era leggermente restio a rapportarsi con persone sconosciute, ma successivamente, grazie anche alla vicinanza dei due adulti, ogni amico di questi diveniva automaticamente zio o zia per il bambino.

Però non capiva per quale motivo gli fosse stato proibito chiamare nello stesso modo sia Naruto che Sasuke.

Uzumaki semplicemente non se la sentiva. Egoisticamente non voleva apparire uguale agli altri, non essere distinto dalla massa di persone che aveva conosciuto Daisuke in quel breve periodo di tempo. Non pretendeva di certo di essere chiamato papà, ma il nome... Quello sarebbe andato bene per sempre.

Sasuke invece lo pretendeva. Lo voleva. Era infastidito dal fatto che sia Yugito che suo marito gli impedissero di dire la verità a Daisuke. Li capiva, la parte razionale di lui dava ragione ad entrambi, ma desiderava cominciare ad inserirsi nella vita di suo figlio come un padre. Si era perso i suoi primi tre anni, non voleva privarsi di altro.

«Tu non eri con Hidan e Nagato?» Indagò avvicinandosi ai due ed osservandoli attentamente.

Il bambino annuì, ma non rispose. Era troppo impegnato a seguire i movimenti della mano di Naruto mentre disegnava un combattimento. Al suo posto parlò l'adulto «L'hanno riportato qui circa mezz'ora fa. Ha visto l'ufficio di zio Hidan vero? -Altro cenno del capo del piccolo- Ma tu ovviamente non l'hai notato, anche perché eri troppo impegnato ad insultarmi tra te e te per aver scelto Madara... -Uchiha scostò lo sguardo, inasprito dal fatto che il dobe avesse fatto centro- Dove stavi andando?» Chiese infine con un sorriso.

«A salvare mio... -Si corresse all'istante, leggermente risentito- ...A salvarlo da quei due» Affermò tornando a sedersi al suo posto, scoccando un'occhiataccia a Sakura e Ten-Ten che avevano smesso di lavorare per impicciarsi della loro conversazione. Come al solito.

Haruno gli fece una linguaccia e tornò al suo lavoro, sporgendosi verso Hinata per chiederle consiglio su una cosa. Dopo il parto, Sakura, era tornata immediatamente ad occupare il suo posto di assistente, stufa di starsene a casa senza fare nulla.

Naruto ne era rimasto sorpreso, visto che era certo che avrebbe deciso di fare la mamma a tempo pieno, alla fine però decise di tenere tutti e quattro i suoi assistenti.

Licenziare Hinata sarebbe stato orribile. La ragazza era l'unica che lo appoggiava durante la stesura del manga, non voleva privarsi di una preziosa alleata.

Ten-Ten stava per sposarsi, ed in più il suo futuro marito lo terrorizzava.

Sakura... L'avrebbe ammazzato a suon di pugni.

E Sasuke... Beh... Era suo marito!

«Io e Ten-Ten abbiamo finito» Annunciò Hinata, sorridendo gentile e mostrando il suo lavoro al maggiore. A volte Naruto si sentiva leggermente a disagio quando si ricordava che lui, tra tutti, era quello con più anni d'età.

Annuì e ricambiò il sorriso «Perfetto! Credo che per oggi possiamo concludere. Sasuke? Laggiù come va?» Chiese poi voltandosi verso l'altro.

«Mmh... -Mugolò non spostando gli occhi dalla tavola- Ho quasi fatto!».

Uzumaki sbuffò, congedò le ragazze e disse «Voi andate, io e Daisuke aspettiamo Sas'ké».

Queste ricambiarono il saluto, facendo un grande sorriso al bambino, poi uscirono dall'ufficio, ma d'improvviso Sakura si ricordò qualcosa e tornò indietro, sporgendo la testa oltre la porta e parlando euforica «Cerca su Google “Naruto Fanfiction" e leggi “Brothers”. Ciao, ciao -Salutò di nuovo sghignazzando, prima ancora che Naruto potesse aprire bocca riapparve- Oh, e filma Sasuke per favore. Itachi ha cercato di suicidarsi con il pannolino sporco di Sora, poi ha minacciato di morte l'autrice, poi non so... È ancora steso sul letto, con un panno umido sulla fronte, che borbotta maledizioni» Concluse ridendo ancora più forte e piroettando definitivamente fuori dalla porta.

«Che cosa diceva la zia Sakura?» Domandò Daisuke, confuso da tutto quello strano discorso.

Naruto scosse la testa semi-sconvolto, non aveva capito nulla nemmeno lui, e rispose «Non ne ho idea. -Detto ciò si rivolse all'Uchiha- Teme, hai finito? Ho fame e dobbiamo riportare Daisuke a casa».

«Sì, eccomi» Affermò questi, inserendo i suoi lavori nell'apposita cartellina ed avvicinandosi a loro. Il bambino sbadigliò sonoramente, così Sasuke decise di prenderlo in braccio, affiancando Naruto ed iniziando a camminare lentamente verso casa di Yugito.

Perché ogni giorno si dimenticavano di prendere la macchina?

Per quale motivo da quando stava con Naruto aveva cominciato a covare una sorta di fobia per i mezzi di trasporto?

Quella situazione era divenuta assurda.

Spostò lo sguardo verso il marito, che stava procedendo accanto a lui e chiacchierando amabilmente con suo figlio. Daisuke aveva il viso poggiato sulla sua spalla e voltato verso Naruto, con le braccia gli circondava il collo e con le gambe il busto, mentre lui lo teneva stretto contro il suo petto con la mano sinistra.

In quel momento capì per quale motivo preferiva camminare: il tempo per stare insieme era maggiore. Kami! Sto diventando troppo sentimentale... Pensò.

Allungò la mano libera verso quella di Naruto ed intrecciò le dita con le sue, sentendo subito il calore dell'altro invaderlo in ogni parte del corpo. Era assuefatto dall'effetto che gli procurava.

Qualche minuto dopo arrivarono a casa del bambino, salutando la madre e congedandosi con la promessa di rivedersi il giorno successivo. Fatto ciò si avviarono verso il loro appartamento distrutti, consapevoli che il tragitto sarebbe stato fin troppo lungo, visto che abitavano quasi dall'altra parte della città.

Naruto si appoggiò al fianco di Sasuke, sbadigliando e circondandogli la vita con un braccio, facendo sì che il marito gli avvolgesse le spalle con il proprio, e posando la testa sul suo petto socchiudendo stancamente le iridi cerulee.

«Vuoi venire in braccio anche tu?» Lo prese in giro Uchiha, sentendo il corpo morbido dell'altro modellarsi contro il suo.

«Magari...» Biascicò facendo un altro sbadiglio e sopprimendolo sul torace di Sasuke.

Questo si sporse un poco verso le sue labbra e le baciò dolcemente «Mi spiace dobe-koi, pesi un po' troppo».

«Cattivo! -S'imbronciò il biondo, aprì gli occhi velati e lucidi per la stanchezza ed osservò il profilo serio e duro del marito. Si alzò sulle punte e gli morse la mandibola sussurrando- Ti amo» Poi leccò gentilmente quel punto e tornò ad accoccolarsi contro di lui, avanzando lentamente verso la loro dimora.

«Mmh... Ummh... Sì» Balbettò Sasuke irrigidendosi leggermente ed annuendo.

«Ah, voi Uchiha e la vostra mania di dichiararvi una volta ogni dieci anni» Sospirò divertito da quella reazione imbarazzata.

«Come?» Domandò l'altro dando un buffetto sulla guancia brunita.

Naruto rise allegro e lo informò «Tua madre tiene un diario! Si chiama “il diario dei ti amo di Fugaku”».

«Non ci credo!» Esclamò con sconcerto l'uomo dai capelli corvini.

«Lo giuro. L'ho visto! -Dichiarò, staccandosi da lui e gesticolando, mentre continuavano ad avanzare. Poi seguitò contando con le dita- È diviso per date e ci sono tutte le dichiarazioni ed i ti amo che le ha detto nell'arco di una vita intera. Il primo quando si sono fidanzati. Il secondo il giorno del loro matrimonio. Il terzo quando è nato Itachi ed il quarto quando sei nato tu. Poi più nulla! Infatti è leggermente irritata».

«Oh...» Disse solo Sasuke, sorpreso dalla conferma di quanto fosse pazza sua madre.

«Già... Itachi se la cava meglio però!» Esclamò portandosi le mani dietro la schiena ed intrecciando le dita tra loro.

Uchiha arcuò un sopracciglio e chiese «Ah, sì?».

«Sì. Dieci volte, ma non ricordo quali. Me le aveva anche dette Sakura-chan» Rispose meditabondo.

Sasuke, allietato dalla sua buffa espressione, asserì «Scommetto che tu conti i miei».

Naruto piegò il capo d'un lato e confermò candidamente «Certo».

«E a quanti siamo?» S'informò infilandosi le mani in tasca. In realtà non aveva bisogno di farselo dire, visto che lo sapeva benissimo.

Il biondo gonfiò le guance poi fece una smorfia risentita «Uno solo. Ufficiale. Poi c'è quello che mi hai detto per scherzo, ma Sakura-chan e Mikoto-san dicono che non vale».

Sasuke scosse la testa e sorrise. Lo osservò per un po' di sottecchi poi arpionò un suo fianco e lo avvicinò a lui, fermando il loro avanzare e facendo cozzare i loro toraci insieme. Gli sollevò il mento con una mano ed accostò le proprie labbra al padiglione auricolare «Ti amo. -Disse con un caldo soffio che fece rabbrividire l'altro d'eccitazione- Ti amo. -Dichiarò di nuovo, prendendo tra i denti il lobo e tirandolo leggermente verso di sé- Ti amo. -Ribadì spostandosi a leccare una sua gota arrossata per poi scendere verso il basso- Ti amo» Ripeté ancora con un roco sussurro, mordendogli il collo e succhiando quel punto fin a farlo arrossare; facendo piegare lievemente all'indietro la schiena di Naruto per stare più comodo.

Quando finalmente lo lasciò andare, Uzumaki, si posò una mano sul cuore tentando di regolarizzare i battiti ed il respiro «C-co-cosa...?» Balbettò con occhi sgranati. Non era psicologicamente abituato a sentirsi dire ti amo così tante volte. Non era abituato a sentirlo uscire dalle labbra di un Uchiha. Il suo Uchiha!

«Così puoi vantarti con mia madre» Rispose atono, afferrandolo per la manica della maglia e portandolo nuovamente contro il suo fianco, riprendo ad avanzare tranquillamente per le vie semi-deserte della città.

Naruto abbracciò un'altra volta la sua vita e sorrise, insinuando divertito «Però tu non puoi vantarti con Itachi».

«Non ci provare dobe! Papà sarà pronto a saltellare per casa perché è tornato primo, non voglio vedere la stessa scena con protagonista Itachi» Parlò monocorde, tornando il solito di sempre.

«Non capisco di cosa stai parlando» Confessò l'altro aggrottando la fronte.

Sasuke sospirò e poi disse «Anche... Emm... Gli uomini? -Lo guardò incerto poi continuò fregandosene della sua espressione risentita- ...Dicevo: anche gli uomini della famiglia hanno una specie di classifica. Completamente diversa dalla vostra».

Naruto lo fulminò con lo sguardo, poi decise di soprassedere al quel velato “Io sono uomo, tu donna” che aveva annunciato con tono quasi annoiato, e chiese «E chi è il primo? Tuo padre?».

«No, di tutto il clan: Madara. Quota zero. Io ero secondo!» Riferì, sembrando quasi dispiaciuto della sua scesa in classifica.

Uzumaki scosse la testa e disse «Prima o poi ti raggiungerà anche Madara».

«Impossibile, in quarant'anni di vita non si è mai innamorato!» Esclamò sicuro delle sue parole.

«Nemmeno io mi ero mai innamorato. Ed ho trent'anni, anzi quasi trentuno. A volte tendi a dimenticalo» Parlò serio Naruto, intristendosi lievemente. Alcuni giorni si sentiva troppo vecchio per far coppia fissa con un ragazzo così giovane.

Uchiha scrollò le spalle, lo strinse un po' di più contro di sé e ghignò «Non li dimostri, soprattutto quando sei nudo».

L'altro scoppiò a ridere tornando di buon umore e lo sgridò «Pervertito!».

Giunti a casa i due optarono per una lunga doccia, nella quale Sasuke dimostrò, a fatti, quanto poteva essere pervertito se s'impegnava un poco. Una volta che Naruto riuscì a staccarselo di dosso, proibendogli categoricamente un terzo round, si buttò sul loro letto ancora in accappatoio, mentre Sasuke si asciugava e vestiva scuotendo la testa rassegnato dall'infantilità del compagno «Dobe...».

«Un attimo! Prima voglio leggere quello di cui mi ha parlato Sakura-chan» Lo bloccò digitando allegramente sulla tastiera del portatile.

«Sarà una cavolata!» Asserì sdraiandosi accanto a lui ed incrociando le braccia dietro la nuca.

Naruto non rispose e cominciò a scrutare la pagina web che aveva di fronte, aggrottò le sopracciglia e poi sbarrò gli occhi. Cambiò pagina ed ebbe la stessa identica reazione, arrossendo lievemente sulle gote ogni tanto. Per più di mezz'ora non fece altro, alla fine spostò il computer ancora acceso sul comodino e, basito e leggermente schifato, si rivestì.

«Allora?» Chiese Uchiha con tono annoiato. Due minuti dopo che il compagno era sprofondato nel suo mondo, aveva aperto uno dei tanti libri che teneva sul suo comodino, cominciando a sfogliarlo con disinteresse.

«Nulla, lascia perdere... -Rispose atono, per poi borbottare tra sé e sé- ...Assurde».

Sasuke si allungò e prese il portatile, poggiandoselo in grembo. Curioso di leggere quelle stronzate con cui tanto si divertiva sua cognata.

«No! 'Suke. Non...» Tentò di fermarlo Naruto, senza riuscirci.

«Mmh... Storie scritte dai fan del manga? -Domandò senza aspettarsi nessuna risposta- Ah, ho capito! Sono quelle, appunto, cavolate dove Sakura viene trasformata in una ragazza innamorata follemente di me ed io mi rendo conto di amarla a mia volta. Oppure dove tu ed Hinata vi sposate e sfornate una cinquantina di figli. Oh, guarda... Una storia in cui tu rimani gravido, beh... Devo dire che ne hanno di fantasia» Affermò calmo, sorridendo lieto e continuando a navigare all'interno del sito. Quella giornata era stata una delle migliori della sua esistenza, nemmeno le ovvie cazzate che stava leggendo, tipo una fic in cui Naruto lo lasciava per mettersi con Gaara, potevano rovinarla. Al contrario, lo facevano perfino divertire.

Naruto deglutì spaventato, cercando una scusa qualsiasi per spaccare il computer, oppure per sfracellarlo fuori dalla finestra. Vide Sasuke scuotere la testa ancora rilassato, stava per fare un sospiro di sollievo quando il compagno fece per chiudere la pagina, ma in quel momento s'irrigidì d'improvviso. Oddio, l'ha vista... È la fine... Pensò facendosi mentalmente il segno della croce.

«Cos'è questa?» Sibilò il più giovane con occhi iniettati di rosso.

Naruto boccheggiò e aprì le braccia facendo il vago «Questa cosa?».

«LO SAI COSA!» Urlò, tentando di dar fuoco al portatile con Amaterasu, per poi ricordarsi che purtroppo non poteva farlo.

«'Suke... -Parlò con voce tremante- ...L'hai detto anche tu, no? Sono stronzate. Non pensarci...» Cercò di sorridere in sua direzione.

Uchiha inspirò una grande boccata d'aria «COME FACCIO A NON PENSARCI? COME POSSO NON PENSARCI SE QUI LEGGO DI UN ME STESSO CHECCA ISTERICA CHE GEME “AH, SÌ ITACHI ANCORA”? ITACHI È MIO FRATELLO, PORCO KAMI!».

Naruto strabuzzò gli occhi scioccato. Non lo aveva mai sentito bestemmiare, quella era prerogativa di Hidan, od urlare in quel modo. Pareva davvero pronto ad uccidere qualcuno, pericoloso come non era mai stato. Lo osservò mentre si scrocchiava le dita delle mani ed il collo, poi lo vide cominciare a scrivere qualcosa. «Teme? Che fai?».

«Stai zitto e non interrompermi» Sussurrò cupo.

 

Tu.

Essere immondo che calpesti la mia stessa terra,

esiste un girone dell'Inferno anche per te!

Aspetta solo che mio fratello si riprenda dal collasso psico-emotivo in cui sicuramente sarà piombato e poi ti denunceremo.

Con astio e disprezzo,

Sasuke Uchiha e Itachi Uchiha”

 

Naruto lesse la mail e gli poggiò guardingo una mano sulla spalla, non voleva farsela staccare a morsi, successivamente pigolò «Forse esageri».

«No, non esagero» Sputò fuori velenoso aspettando una risposta da... Quella! Risposta che non tardò ad arrivare:

 

Sasuke? 6 tu vero? Ti si riconosce dal tono.

Nn potete farlo, siete xsongi pubblici ;).

Mi denunciate xké ho detto la verità, vero?

Kiss. Kiss”

 

«Troia! Ma come cazzo si esprime?!» Sbraitò cominciando a tremare leggermente dalla rabbia. Naruto cercò ancora una volta di togliergli il PC di mano, ma un ringhio soffocato lo fece desistere.

 

Grandissima vacca.

Punto primo: parla in Giapponese, non riesco a decifrare le tue rune.

Punto secondo: mio fratello ha una figlia avuta con una, credo, donna.

Punto terzo: il solo pensiero di fare il passivo mi fa schifo!

Muori velocemente.”

 

Naruto gli scoccò un'occhiataccia e disse risentito «Ti fa schifo fare il passivo?».

«Non provarci dobe... -Parlò inacidito- ...Il mio culo non lo vedrai mai» Asserì con convinzione, bloccando le proteste del marito sul nascere con uno sguardo carico d'odio. Non era la serata giusta per litigare con Sasuke.

 

OMG.

Qnd te stai up con Itachi?”

 

Uchiha sbarrò gli occhi e sbottò «MA È RITARDATA!».

«Sas'kè... Ti prego» Lo supplicò ancora. Vedendolo passare dal colore rosa, al terra di Siena, al rosso, viola, verde vomito...

 

Vai a fare una visitina dallo psicologo. Forse, ma forse, riesce a curarti!”

 

Inviata quest'ultima e-mail aspettò in silenzio per qualche minuto, quando ne furono passati quindici si rilassò e sorrise vittorioso «Non risponde».

«Si sarà offesa» Constatò il maggiore tranquillizzandosi leggermente, ma poi lo sentì grugnire «Ha risposto!».

 

Nn 6 x nnt funny. Si vede ke 6 sexxualmente frustrato!”.

 

«Ma cosa c'è scritto?» Chiese Naruto, sporgendosi verso lo schermo e assottigliando gli occhi, come se così avesse potuto captare qualche significato nascosto in quella frase.

Sasuke, che era abituato ai messaggi sgrammaticati di Karin, s'irrigidì ancora di più e bestemmiò sonoramente.

 

Bestia!

La mia vita sessuale è più attiva della tua”

 

La risposta non si fece attendere, ma anzi fu quasi istantanea:

 

Sì hahahahaha. Forever Alone!”

 

Stronza. Sono sposato e fidati che mio marito non si lamenta!”

 

Un istante dopo che ebbe mandato quel messaggio sbarrò gli occhi sconvolto «No, cazzo» Gemette realmente frustrato dalla consapevolezza di essersi lasciato troppo andare.

«Io te lo avevo detto di lasciar perdere» Lo riprese Naruto, scuotendo la testa ed arrendendosi alla stupidità del compagno in certe occasioni.

 

Marito? Qnd è 1 uomo *.*. 6 veramente gay! Lo sapevo. Ki è?”

 

«Perché non mi ascolti mai?» Domandò Uzumaki, osservando la faccia sconvolta del compagno e incrociando le braccia al petto.

Sasuke guardò lo schermo come se fosse un mostro abominevole e mormorò «Basta non rispondere!».

 

Sasuke? Ci 6? E su risp. Se mi dici ki è giuro ke ti faccio smpr exxere Seme, anke cn Itachi ;)”

 

«La odio» Mugolò infantile.

Uzumaki gli tolse il portatile dalle gambe, osservò l'ultima e-mail e si bloccò dallo scoppiare a ridere. Spense il computer, fece sdraiare il marito e si accoccolò su di lui sghignazzando «Hai una stalker!».

«Che bello...» Affermò in tono sarcastico, guardando il soffitto e sentendo crescere il mal di testa. Lo sapeva. Sapeva che non doveva dare il consenso a Naruto di renderlo un cazzo di personaggio pubblico, la sua vita era finita.

 

Intanto a casa Haruno-Uchiha:

 

«Sakura?» La richiamò tristemente Itachi.

«Cosa, tesoro?» Domandò la donna, sfogliando con pigrizia una rivista.

Lui sospirò pesantemente poi s'informò cauto «Nessuno sa di quella schifezza, vero?».

Lei si voltò verso il fidanzato, sorrise tirata e poi mentì «No, nessuno. Tranquillo!».

In realtà lo sapeva tutta Konoha.

 

Al quartiere Uchiha:

 

Madara era comodamente seduto sul divano, le gambe incrociate su questo ed il telecomando tra le mani, si stava rilassando dopo una stancante... No, in realtà aveva passato tutto il pomeriggio su quel divano.

«Nii-san... -Lo raggiunse Izuna, completamente in panico- Nii-san, tu non hai dato il permesso a Naruto-kun di usarci per il suo manga, vero?» Domandò sempre più spaventato.

«Sì, perché?» Chiese grattandosi la testa confuso.

«Oddio, no! -Si lamentò accasciandosi accanto a lui e prendendosi la testa tra le mani- ...Cominceranno a scrivere cose strane anche su di noi» Concluse con dolore.

«Fregatene, Otouto!» Esclamò ilare dandogli una pacca dietro la schiena curva.

Izuna lo scrutò stranito e disse «Voglio vedere quanto te ne fregherai tu, quando ti faranno scopare DA -Sottolineò quella parola- Hashirama».

Madara sbatté le palpebre una o due volte, poi sorrise sadico e parlò lugubre «Se accadrà moriranno tutte per mano mia -Poi si rilassò di nuovo- E poi a me piacciono le tette».

«Eh...?» Domandò confuso Izuna che non lo aveva mai visto insieme ad una donna, in realtà non lo aveva mai visto insieme a nessuno.

«Non sono gay, Otouto!» Lo informò con tranquillità.

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Capitolo 29
*** Il momento di dire la verità. ***


Il momento di dire la verità.

 

Note: BuonSalve! Eccoci qui. °Coro in lontananza: “Era ora!”°... Lo so! Non è colpa mia, ho avuto dei problemi con un personaggio!

Maledetto. Bastardo. Idiota. Egocentrico. Stupido. Megalomane. Fig... Emmh °Tossisce°. Credo si sia capito di chi parlo, solo due personaggi sono così ed uno è il protagonista. Per cui è per forza quell'imbecille di Madara. Che fa la prima donna ç.ç... A parte lui, che è abbastanza utile qui, si scoprirà una verità e si vedrà come la prende Daisuke. Ci ho provato, l'ho scritto in giorni e giorni quel pezzetto. Non so, comunque sia al prossimo approfondirò di più. Buona lettura, grazie a chi ancora segue questa storia ^^'.

 

Non riusciva a prendere sonno.

Non aveva mai avuto paura del buio, ma quella notte si sentiva solo. Strinse un po' più forte il pupazzo con cui riposava ogni sera, ma nemmeno questo gli diede sollievo. S'imbronciò e decise di alzarsi dal suo giaciglio per raggiungere la stanza della sua mamma, trascinandosi a piedi scalzi ed un po' agitato per il silenzio di casa sua.

Si “arrampicò” sul grande letto matrimoniale e, posando le braccia sul suo ventre, si accoccolò contro di lei; rilassandosi sentendo il suo profumo ed il suo respiro regolare.

Yugito, avvertendo un peso sul petto, si ridestò ed aprì stancamente gli occhi scuri intravedendo la chioma corvina del figlio «Cos'hai tesoro?».

«Non riesco a dormire da solo» Pigolò lui, sbadigliando sonoramente e cominciando a riacquistare di nuovo il sonno precedentemente perduto.

La donna lo strinse contro di sé e sospirò stanca. Il mal di testa non la abbondava un attimo, neanche quando dormiva. Doveva accelerare i tempi e far abituare Daisuke alla sua futura assenza, non poteva continuare ad illuderlo. Così, con un nodo in gola, bisbigliò «Tesoro, vai in camera tua!».

«Ma il letto è grande» S'impuntò il piccolo, mettendo un lieve broncio.

«Devi imparare a dormire da solo» Affermò duramente la donna, posizionandosi in una posa semi seduta e carezzandogli una guancia.

«Ma... -Provò a dire lui, poi notò il suo sguardo serio e abbassò la testa mentre si alzava dal letto- ...Cattiva! Sasuke e Naruto mi avrebbero fatto dormire con loro» Esclamò con gli occhi lucidi, uscendo dalla stanza e tornando nel suo letto, coprendosi fin sopra il capo con le coperte e affondando il viso nel cuscino.

Non voleva stare solo, aveva paura.

Lo faranno... Pensò Yugito, posandosi le mani sul volto e scoppiando silenziosamente a piangere. Non voleva morire. Non voleva lasciarlo.

Cosa aveva fatto di così orribile per meritarsi una punizione del genere?

 

«Dobe, perché i nostri vestiti sembrano stracci sporchi?» Domandò Sasuke con un sopracciglio alzato, scrutando attentamente quel mucchio di panni nel loro armadio.

Il marito rise isterico, si portò una mano sulla zazzera scompigliata e disse «Ecco... Mi sono dimenticato di stirarli e piegarli... Forse anche di asciugarli, non ricordo bene».

«Dimenticato?!... -Ripeté con un sibilo, mentre la vena sulla sua fronte pulsava in modo incontrollato- ...IDIOTA!» Lo insultò lanciandogli in faccia un paio di boxer sgualciti, di un improponibile colore arancione. Per cui di Naruto.

«Mi hai fatto male!» Si lamentò, massaggiandosi il naso e mettendo il broncio, seguendo con lo sguardo il suo compagno sbuffare, raccattare i vestiti e portarli in salone. Lo raggiunse nell'esatto momento in cui li posizionò sulla tavola da stiro, continuando a borbottare insulti a mezza bocca.

La mia bella casalinga... Oddio, se sa che lo chiamo così mi stampa il ferro in faccia... Si disse preoccupato che Sasuke potesse aver intercettato i suoi pensieri.

«Naruto... -Pericolo. Pericolo. Pericolo. Abbandonare la nave madre- ...Perché sei improvvisamente sbiancato?» Gli chiese assottigliando le palpebre e alzando in maniera eloquente “l'arma” bollente che teneva in mano.

«Ti amo...» Provò a distrarlo avvicinandosi a lui passandogli le mani sullo sterno nudo, facendole scivolare fino al colo ed insinuandole tra i suoi capelli.

«Oh, dobe... -È fatta. Naruto Uzumaki si salva ancora una volta... Pensò gongolando contento- ...Lo so cosa stavi pensando e, la prossima volta, ti ammazzo!» Lo minacciò pizzicandogli mortalmente un fianco, facendolo allontanare da lui e appallottolare su se stesso per il dolore.

«Sas'ké! Mi verrà un livido» S'imbronciò massaggiandosi la parte lesa e trotterellando un'altra volta vicino a lui per farsi dare un bacio.

«Naruto, per pietà, ho da fare» Lo ammonì, avvertendo le sue labbra scoccagli baci sonori sul collo e le sue mani insinuarsi sotto la stoffa dei pantaloni. A quel gesto mandò a quel paese i panni da stirare, spense il ferro e si voltò, arpionando le sue natiche e sollevandolo da terra.

«'Suke... -Mugolò sorreggendosi alla sua schiena- ...Visto che abbiamo la giornata libera che ne dici di, non so, fare l'amore su ogni superficie verticale, orizzontale e laterale di casa» Propose mordendo e tirando verso di sé il lobo del suo orecchio, gemendo sonoramente quando il compagno lo spinse contro il muro attaccando il suo collo con le labbra.

«Trovo che sia una splendida idea» Concordò lappando con la lingua un suo capezzolo e muovendo il bacino contro quello del marito. Era raro che Naruto prendesse l'iniziativa e di certo non si sarebbe fatto sfuggire quell'occasione per nulla al mondo.

«Oh, ma che carini! Fate con calma, io mi preparo un caffè» Parlò d'improvviso una voce strafottente a pochi passi da loro.

Sasuke lasciò la presa sull'altro e si voltò scioccato verso chi li aveva interrotti, a casa loro, con uno sguardo che pareva tanto dire: “Dì le tue ultime preghiere”. Naruto boccheggiò stupito e spalancò gli occhi «C-come hai fatto ad entrare?».

«Sono il sindaco. Ho le chiavi di tutti gli appartamenti, case, negozi e palazzi della città» Riferì tranquillamente Madara Uchiha, osservandosi intorno e facendo una smorfia schifata per tutto quel disastro che lo circondava. Si sedette comodamente sul divano, come se quella fosse casa sua, ed incrociò le braccia al petto.

«È illegale, te ne rendi conto?!» Ringhiò il minore dei due Uchiha, rischiando l'iperventilazione a causa della rabbia.

L'uomo adulto scrollò le spalle e disse innocentemente «Ah, sì? Non lo sapevo».

Ma ci sta prendendo per il culo?... Si chiese Uzumaki, ancora leggermente scioccato di vedere il sindaco di Konoha accomodato tranquillamente sul suo divano che litigava, ancor più tranquillamente, con suo marito «Madara, potresti dirci come mai sei qui?».

«Giusto! Non mi sono di certo svegliato così presto per nulla» Affermò tornando in una posizione eretta e passando vicino a Sasuke, scrutandolo quasi fosse la cacca di un cane.

«Sono le dieci del mattino» Sibilò “la cacca di cane” imponendosi di non saltargli alla giugulare e sbranarlo. Anche perché, una piccolissima parte di lui, sapeva che sarebbe morto se ci avesse provato.

L'altro lo guardò come se avesse detto un'ovvietà, poi decise che non era il caso di trattare con quel pezzente e si rivolse a Naruto «Tieni... -Disse allungandogli un foglio e delle chiavi- ...Non c'è bisogno che mi ringrazi, mi ero dimenticato di farvi il regalo di nozze e, visto che aspettate un figlio, ho pensato che possa essere utile. Chi dei due è incinto?».

Naruto rise a quelle parole e Sasuke, inspirando profondamente, rispose «Siamo due uomini!».

«Beh, la scienza ha fatto passi da gigante in questo campo... -Poi si rivolse nuovamente all'altro- ...I primi mesi sono i peggiori, prova a fargli qualche tisana e asseconda sempre le sue voglie» Concluse dandogli una pacca sulle spalle.

Prima che il giovane dai capelli corvini potesse dire qualcos'altro, Naruto domandò mostrando ciò che aveva in mano «Senti, Madara, ma... Cosa sono?».

«Le chiavi di casa vostra ed il passaggio di proprietà!» Esclamò profondamente annoiato da quel discorso.

«COME?!... -Ululò Naruto, sentendo il respiro del marito farsi sempre più pesante- ...Ci hai regalo una... Una... Una...».

«Casa... -Finì per lui- ...Ha anche il giardino così potrai far giocare tuo figlio con il cane!» Lo informò annuendo leggermente alle sue stesse parole.

«N-non abbiamo un cane» Balbettò Uzumaki, guardando ancora con occhi fuori dalle orbite.

Madara si voltò lentamente verso Sasuke, aggrottò le sopracciglia ed inclinò la testa «Quello non è un cane parlante?» Domandò. A volte Naruto non capiva se parlasse sul serio o lo prendesse in giro, se ne usciva con frasi e discorsi assurdi che solo un folle avrebbe potuto capire.

«Sono un essere umano, tu... Tu... Grandissimo...».

«Ah... Dio, mi dispiace. È una malattia curabile?» Chiese posando una mano sulla spalla del giovane Uchiha e guardandolo tristemente. In verità dentro di lui si stava facendo le migliori risate, erano più di vent'anni che non si divertiva tanto.

«Ok, smettetela... -Tornò in sé Naruto- ...Non possiamo accettare, è troppo!» Disse scuotendo la testa in modo convito.

Madara divenne serio, si infilò le mani in tasca e rispose con tono superiore «Ascoltami attentamente: non ti ho chiesto di accettare, te l'ho ordinato. E un ordine di Madara Uchiha si esegue in silenzio, comprendi?».

«Tu cosa ci guadagni?» S'informò scettico Sasuke, sapeva che suo zio aveva in mente qualcosa. Lo sentiva.

«Il vecchio Toichi Uchiha è morto qualche mese fa e, purtroppo, quasi tutti gli Uchiha hanno già una casa. Quindi se rimane inabitata qualche estraneo potrebbe avere la geniale idea di venire a vivere nel quartiere e non mi sta bene. Soprattutto se deve essere il mio vicino, quindi Sasuke... -Mormorò minaccioso- ...Torni a vivere con la tua famiglia!».

«Ma neanche morto! Me ne sono andato proprio perché siete pazzi» Esclamò scioccato da quel discorso. È un sadico... Pensò, cercando una soluzione. Non voleva vivere vicino ai suoi genitori, a sua madre, sarebbe stato un incubo.

«Com'è la casa?» Intervenne Naruto in tono sereno e divertito.

«Ha due piani. Tre camere da letto e un bagno in quello superiore. Una cucina, un salone, un altro bagno e un piccolo studio in quello inferiore. Un giardino e un garage» Lo informò spicciolo, detestava parlare troppo.

Sasuke sgranò gli occhi ed ansimò «Non ci starai pensando veramente?».

«Beh... -Cominciò il marito grattandosi una guancia- ...Dovevamo comunque cambiare casa, no? Madara ha detto che non possiamo rifiutare, sarebbe uno spreco» Sorrise tirato. In verità si stava trattenendo dal saltare al collo di Madara e cominciare a fare le fusa per ringraziarlo. Gli aveva risparmiato una spesa che non potevano permettersi.

«È il quartiere Uchiha...» Gemette dolorante, conscio che se Naruto diceva sì era finita.

«E allora? Io adoro la nostra famiglia» Alla parola nostra il maggiore degli Uchiha sorrise, sapendo che aveva la vittoria in pugno.

Sasuke si morse il labbro inferiore e pensò a qualcos'altro «Madara sarà il nostro vicino di casa!».

«Oh, non sono rumoroso» Disse il diretto interessato in tono tranquillo.

«Sentito?... -Domandò Uzumaki ampliando il sorriso- ...Non è rumoroso!».

«Questa me la paghi cara, Naruto!» Esclamò, dirigendosi a grandi passi verso il bagno e bestemmiando tra sé e sé.

L'uomo dai capelli biondi incrociò le braccia al petto, si voltò verso Madara e, assottigliando gli occhi, indagò «Perché ci hai regalato una casa? La verità, non inventarti storie assurde».

L'altro fece una smorfia, consapevole di essere stato messo con le spalle al muro, poi disse «Perché... Izuna voleva comprarla per venirci a vivere con Tobirama e non voglio lo sporco Senju a meno di dieci chilometri da me. E poi... Sasuke è un'ottima distrazione, mi diverte torturarlo ed in più... Mi sei abbastanza simpatico».

«Anch'io ti considero un buon amico» Affermò Naruto con un sorriso gentile.

L'Uchiha sollevò un sopracciglio e s'avviò verso la porta d'ingresso «Io non ho amici! Controlla che tuo marito non si sia affogato nella vasca. Arrivederci».

Gli Uchiha sono tutti, completamente, fuori di testa... Pensò, sbattendo convulsamente le palpebre e poi si guardò attorno tristemente. Gli sarebbe mancata quella casa, ma non potevano continuare a vivere lì. Era troppo piccola per tre persone, per un bambino. L'improvviso trillo del telefono fisso lo ridestò ed andò a rispondere di malavoglia “Sì, chi è?”

Naruto? Sono Yugito, disturbo?”

Lui si mise una mano in tasca e la tranquillizzò “No, dimmi”.

La udì sospirare pesantemente e poi parlare incerta “Credo... Credo sia il momento di parlare con Daisuke, non è il caso di aspettare ancora. Non sappiamo quando... Sai, no?”

Mmh... Ne sei sicura?”

Sì, è giusto così!” Esclamò in tono convinto.

Naruto ci pensò su qualche secondo, poi concordò “Hai ragione. Quando?”

Siete liberi nel pomeriggio?” Chiese lei.

Uzumaki diede una risposta affermativa e la salutò, si passò una mano sul collo, inspirando profondamente, e raggiunse la sua camera da letto. Dove un'ancora furioso Sasuke si stava cambiando, borbottando insulti a mezza bocca verso di lui ed il “porcospino gigante”.

«Sasuke...?» Lo richiamò, attirando la sua attenzione e facendolo voltare verso di sé.

Il giovane sbuffò e lo incenerì con un'occhiataccia «Cosa c'è?».

«Ha chiamato Yugito. Oggi... Vorrebbe parlare con Daisuke» Riferì abbassando lo sguardo al pavimento, conscio che il marito non avrebbe avuto una reazione serena a quelle parole.

Uchiha sbarrò gli occhi ed ansimò confuso «Oggi? Perché proprio oggi? È... Lei aveva detto... Io, non sono pronto per... Non...» Concluse balbettando, accasciandosi sul materasso e posandosi le braccia sopra gli occhi. Fino a qualche secondo prima era ansioso di parlare con suo figlio, di cominciare a considerarlo veramente tale, ma... In quel momento i dubbi lo stavano dilaniando.

E se non l'avesse accettato come padre?

E se cominciasse ad odiarlo?

E se lo consideraste un bugiardo per avergli mentito tutti quei mesi?

E se gli facesse schifo avere un genitore gay?

Tutti quei pensieri, alcuni irrazionali, non riuscivano ad abbandonarlo, neanche per un secondo. Nemmeno il corpo caldo del compagno, steso in silenzio accanto a lui, lo rilassava come era solito fare. Avvertiva le mani di Naruto carezzarlo ed il suo respiro sulla nuca, mentre lo baciava e gli diceva che sarebbe andato tutto bene, ma non ci credeva.

Era sempre stato solo, amava la solitudine e la tranquillità. Odiava la massa e, anni prima, disprezzava la normalità di una famiglia. Pensava, con certezza, che sarebbe sempre rimasto per conto proprio e... Invece...

Perché si era sposato?

Cosa gli era passato per la testa quando aveva deciso di vivere tutta la sua esistenza accanto ad un'altra persona? Un uomo più grande e più fragile di lui?

Per quale motivo si era convito ad adottare un bambino sconosciuto?

Si era comportato da idiota.

Tutto sarebbe andato a rotoli, lo sapeva. Tutto il suo equilibrio si sarebbe spezzato a causa di quella nuova ondata di dolore.

Perché Daisuke avrebbe odiato sia lui che Naruto e, di conseguenza, questo avrebbe provocato la sofferenza di suo marito, incolpandolo di tutto e lui... Sarebbe tornato solo.

Perché si era legato così tanto a qualcuno?

Per quale motivo aveva abbassato tutte le sue impenetrabili difese?

Stupido. Stupido. Stupido... S'insultò senza sosta.

«'Suke... -Sussurrò Naruto, scoprendogli il viso e mettendosi a cavalcioni sopra il suo bacino- ...Smettila! So cosa stai pensando. Se osi fuggire ti inseguirò in capo al mondo e ti prenderò a calci in culo, ti picchierò e ti costringerò ad inginocchiarti e chiedermi perdono. Riprenditi».

«Io non volevo tutto questo... -Asserì roco, abbassando le palpebre e deglutendo. Aveva la gola secca- ...Non volevo una famiglia, non desideravo innamorarmi. Stavo bene da solo. Poi sei arrivato tu e... Mi hai sconvolto! Sono... Disgustato da me stesso, dalla mia paura di essere abbandonato da te, da mio figlio, da tutti... Non voglio essere così, non sono così».

Il più grande gli incorniciò il volto con le mani e lo costrinse ad aprire gli occhi, si chinò sulle sue labbra e soffiò «Giusto, tu non sei così. Sei forte, adulto, affidabile e sicuro di te. Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto, 'Suke. Io... Io ci sarò sempre, non ti libererai di me, mai. Né della nostra famiglia».

«Non puoi saperlo!» Esclamò con un'alzata di spalle, come se la cosa non gli interessasse.

Naruto agitò la testa in un gesto di diniego, lo abbracciò stretto e, insinuando il viso nell'incavo del suo collo, mugolò «Stupido. Narcisista. Maniaco. Bastardo. Egocentrico. Insicuro... A-amore mio... -Balbettò completamente imbarazzato, promettendosi che quella sarebbe stata la prima ed ultima volta che lo avrebbe apostrofato in quella maniera- ...Sei tutto per me, non ti lascerò mai. Ne sono certo!».

L'Uchiha gli massaggiò la schiena senza dire nulla, con le gote leggermente arrossate per via dell'espressione che aveva usato il compagno «Potresti non farlo mai più, dobe? Mi sento il protagonista di una soap».

Naruto annuì, rischiando l'autocombustione e si diede mentalmente del cretino «Sas'kè, credo che non riuscirò più a guardanti in faccia per i prossimi dieci anni».

Il ragazzo dai capelli corvini rise leggermente «Posso dirlo ad Hidan?».

«Provaci e ti castro!» Ululò sollevandosi dal suo corpo e mettendosi in piedi, con le unghie conficcate nei palmi e gli occhi che lanciavano saette. Hidan non doveva guadagnarsi un altro pretesto per prenderlo in giro.

«Ok, ok... -Disse Sasuke, mettendosi in una posizione semi seduta- ...Grazie, dobe».

«Emm.. Sì, certo! Vestiti» Ordinò tornando a colorarsi di rosso, notando solo in quel momento che il compagno era ancora in boxer e che... Pareva molto felice di vederlo.

Uchiha lo afferrò per un polso, facendolo stendere sotto di lui e parlò roco «Quando dobbiamo andare a casa di Yugito?».

«Oggi pomeriggio» Rispose con la gola secca, avvertendo il marito cominciare a strusciarsi sopra il suo corpo ed attaccargli il collo con le labbra.

«Mmh... -Mugolò Sasuke, leccandogli padiglione auricolare e soffiando- ...Allora abbiamo tempo per fare l'amore su ogni superficie orizzontale, verticale e laterale di casa» Finì ripetendo le sue stesse parole con un ghigno sadico sul volto.

«Non credo sia una... Ah... Buona idea» Gemette, sentendo i pantaloni ed i boxer scivolare via dalle sue gambe, mentre un dito di Sasuke percorreva lentamente tutta la sua lunghezza.

«Ah, no?» Canticchiò, arpionando la piega delle sue ginocchia e spalancandogli le cosce, mostrandolo in tutta la sua interezza. Kami, non mi stancherò mai di questo corpo... Si disse prima di abbandonare ogni pensiero e lasciarsi guidare solo dall'istinto.

 

Il pomeriggio arrivò prima del previsto e, Sasuke, si ritrovò seduto accanto al compagno con Yugito e Daisuke dinanzi a loro. Non aveva sentito nulla. Nessuna frase d'accoglienza, battuta, o saluto. Era piombato nuovamente in ansia e l'unica cosa che si chiedeva era: Come diavolo diavolo facciamo a dirglielo?

«Cos'ha 'Suke?» Domandò il bambino, notando l'agitazione dell'uomo adulto.

Naruto strinse forte la mano del marito, poi scoccò un'occhiata alla donna e disse «Forse è meglio che lo chiedi alla mamma» A quelle parole Daisuke si voltò curioso verso sua madre ed inclinò la testa, attendendo che gli rispondesse.

«Tesoro, ti ricordi cosa ti ho detto quando mi hai chiesto del tuo papà?» Sasuke sussultò impercettibilmente ed accentuò la presa sulla mano del compagno, costringendolo a mordersi a sangue l'interno di una guancia per non gemere dolorante.

Il piccolo annuì «Sì, che non devo pensarci».

«Ok... -Uchiha si alzò improvvisamente e sospirò- ...Non deve pensarci. Quindi perché non andiamo al parco e...»

«Sasuke, siediti!» Ordinò Yugito scoccandogli un'occhiata raggelante.

Loro figlio li osservò con un cipiglio sul viso, poi abbassò la testa verso il pavimento. Daisuke non era un bambino stupido, nonostante la tenera età era molto più intelligente anche di molti bambini più grandi di lui, parlava quasi correttamente la sua lingua, era intuitivo e allegro. Da quando aveva visto per la prima volta Sasuke sentiva qualcosa di strano ed in più, come mille volte gli aveva detto Naruto, si somigliavano. Non era una certezza, anzi quasi non ci pensava, ma si sentiva agitato in quel momento e tanto confuso. Per questo non udì le proteste dell'uomo, l'intervento di Naruto e le giustificazioni di sua madre, stava ancora pensando alla frase che aveva detto la donna.

«Piccolo?... -Lo riportò in sé Yugito, carezzandogli la chioma bruna- ...Vuoi bene a Sasuke, vero?» Domandò con un sussurro.

«Sì» Pigolò impaurito, spostando lo sguardo verso l'adulto che se ne stava con il viso chino, coperto dai lunghi capelli neri.

Sua madre gli sfiorò dolcemente una guancia e parlò ancora, con fatica, «Gli vorrai bene lo stesso? Anche se... È lui il tuo papà?» Finì con voce spezzata.

Daisuke sgranò le palpebre e smise per un secondo di respirare, i suoi occhi s'inumidirono e, alzandosi dal divano, corse verso la sua stanza. Detestava piangere davanti alle altre persone, non voleva rimanere lì.

Gli avevano mentito.

Erano tutti dei bugiardi.

Si stese sul suo letto, con la testa affondata nel cuscino e scoppiò in un pianto disperato. Sasuke era suo amico, invece era stato cattivo e non gli aveva mai detto la verità.

Naruto, che era l'unico mentalmente stabile: visto che anche Yugito era scoppiata a piangere e Sasuke non accennava nemmeno a muovere un muscolo, raggiunse la stanza del bambino e provò a parlare «Daisuke, ascoltami...».

«Vai via!» Gridò, o almeno l'adulto aveva interpretato quelle parole soffocate dal cuscino e dai singhiozzi in quel modo. Si sedette piano accanto a lui e cominciò a massaggiargli la schiena tremante «Non piangere...».

«Ho detto vattene! -Esclamò ancora, scostandosi e rannicchiandosi in posizione fetale, il più possibile lontano da lui- Siete dei bugiardi, avevate detto di essere miei amici» Ansimò insabbiando la testa sulle sue ginocchia.

«Lo siamo» Affermò Naruto dolcemente.

«No! Vi odio».

L'uomo dai capelli biondi sospirò, poi disse «Non è vero, non ci odi».

«Si, invece» Asserì sollevando il viso rigato dalle lacrime.

È testardo quasi quanto Sasuke... Pensò tristemente, poi notando il suo sguardo di sfida rise leggero e scosse la testa.

«Che hai da ridere?» Mugolò asciugandosi le lacrime con il lembo della maglietta ed imbronciandosi.

«Sasuke è testardo come te, sai? Mi ricor...».

«NON MI IMPORTA» Urlò arrabbiato, non voleva sentir parlare di Sasuke. Avrebbe detto alla mamma che da quel giorno si sarebbe rifiutato di vederlo per sempre.

Naruto non si scompose, fin troppo abituato agli scatti d'ira del compagno e cominciò a parlare serenamente «Fisicamente siete identici. Disegni come lui, anche se lo stile è un po' grezzo. Sei intelligente, proprio come tuo padre... -Lo vide irrigidirsi a quella parola- ...Entrambi testardi, vi impuntate sulle cose che non vi vanno bene e cominciate a disprezzarle. Siete ordinati... -Rise di nuovo, percorrendo con gli occhi la sua stanza- ...E quando volete bene a qualcuno non usate le parole, ma i gesti. Sei più simile al tuo papà di quanto credi» Concluse gentilmente, carezzandogli una guancia bagnata da un altro attacco di pianto, si avvicinò un poco di più e lo abbracciò stretto contro il suo petto. Lasciandolo sfogare contro di sé «Anche lui quando sta male mi abbraccia» Disse ancora baciandogli i capelli, come era solito fare con il marito. E come Sasuke, il bambino a quel gesto si calmò all'istante. Fin troppo uguali... Pensò accentuando ancora di più la presa.

«Lui ora sta male?» Domandò fievole dopo qualche minuto, con voce roca a causa delle precedenti lacrime.

«Sì».

«E perché non sei con 'Suke?» Chiese ancora e Naruto si rilassò quando sentì il bambino chiamarlo nuovamente con il suo sopranome. Posò il mento sulla sua nuca e rispose sincero «Perché vuole che io stia qui con te».

«E perché?» Indagò ancora, rimanendo sempre stretto al suo corpo. Il calore di Naruto lo tranquillizzava, si sentiva bene tra le sue braccia.

L'adulto assottigliò le labbra e mormorò «Perché sei il nostro bambino... -Spostò il viso in direzione della porta, notando il marito poggiato allo stipite con il capo chinato verso il pavimento- ...Ti va di parlare con lui?».

«No... -Biascicò contro il suo torace e Sasuke, a quella parola, cominciò ad allontanarsi lentamente. Cosa pretendevo? Lo sapevo... Si disse, conficcandosi le unghie nei palmi. Poi, però, lo sentì pigolare ancora- ...Ma, se vuole, può venire ad abbracciarti».

Naruto sorrise, allungò una mano verso il compagno, che la osservò per qualche secondo, intrecciò le proprie dita con le sue e si accoccolò sulla spalla del più grande, avvolgendo entrambi tra le sue braccia e stringendoli contro di lui. Posò un bacio sul collo brunito e spostò il viso sui capelli bruni del figlio. Avrebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre.

Teme... Si disse Naruto, percependo le loro braccia comprimerlo in modo saldo ed il respiro farsi mano a mano regolare... Sarà dura dividermi tra questi due!

 

 

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Capitolo 30
*** Pensieri da bambino. Lacrime da adulto. ***


-Pensieri da bambino. Lacrime da adulto-

 

Note: Salve... Bene, non credo ci sia molto da dire su questo capitolo! A parte il pezzo finale, era molto. Molto più lunga quella lettera, ma... Ripeteva cose che sono destinate a Daisuke. Per questo è stata ridotta all'essenziale. Per quella rivolta al bambino c'è da macinare un bel po', visto che la mia intenzione è fargliela leggere da adulto... Ma comunque Yugito ha scelto questo, sì lo ha scelto lei non io... Perché l'idea iniziale era completamente diversa, ma poi il personaggio si è evoluto da solo! Buona lettura, un bacio. Spero non sia... Non lo so, certi capitoli mi sembrano sempre strani e ho sempre la sensazione che non li abbia resi bene. E questo mi dispiace!

 

Ho imparato...

Che crescere non significa solo fare l'anniversario.

Che il silenzio è la miglior risposta quando si sente una stupidaggine.

Che lavorare non significa solo guadagnare soldi.

Che gli amici si conquistano mostrando chi realmente siamo.

Che i veri amici stanno con noi fino alla fine.

Che le cose peggiori spesso si nascondono dietro una buona apparenza.

Che la natura è la cosa più bella di questa vita.

Che quando penso di sapere tutto ancora non so niente.

Che un solo giorno può essere più importante di molti anni.

Che si può conversare con le Stelle.

Che ci si può confessare alla Luna.

Che si può viaggiare nell'infinito.

Che è salutare sentire buone parole.

Che anche essere gentili fa bene alla salute.

Che è necessario sognare.

Che si può essere bambini tutta la vita.

Che il nostro essere è libero.

Che Dio non vieta nulla in nome dell'amore.

Che giudicarsi non è importante, quando realmente importante è la pace interiore.

E finalmente ho appreso... Che non si può morire per imparare a vivere.

-William Shakespeare-

 

Daisuke, prima d'allora, non aveva mai incontrato un così vasto numero di adulti.

In pochi mesi, invece, ne fu circondato.

Una moltitudine di visi, sorrisi, individui dapprima ignoti invasero la sua giovane esistenza, fin a quel momento quasi del tutto solitaria, portando con loro sensazioni di benessere e serenità raramente provate in precedenza.

Questo fatto lo rendeva felice, ma anche timoroso.

Soprattutto da quando gli era stata rivelata l'identità di suo padre, appesantendo il suo cuore con percezioni d'ansietà mai provate.

Tutto il suo mondo mutò, inevitabilmente.

Il comportamento della madre nei suoi riguardi si modificò a tal punto da apparire inconsistente e disinteressato. Come se lo scopo della donna fosse allontanarlo da sé ogni giorno di più.

L'unica occasione che aveva per trascorrere del tempo con lei era quando, dopo aver consumato la cena nella dimora di Sasuke e Naruto, ambedue lo riaccompagnavano a casa.

Allora lei gli rimboccava le coperte e, arruffandogli i capelli corvini, sussurrava dolcemente al suo orecchio «Sogni d'oro, piccolo mio».

Quattro parole, di chi l'aveva messo al mondo in quei sette giorni gli rimanevano soltanto quattro semplici parole. Non udiva altro e percepiva la sua assenza emotiva divenire un enorme vuoto nell'esatto centro del suo esile petto.

Lo odiava?

Perché?

Per quale motivo non aveva più il suo bene?

Questi erano i suoi più reconditi pensieri, quando nella sua stanza piangeva in solitudine, silenzioso con il viso affondando nel morbido e candido cuscino. Per poi addormentarsi sfinito dopo pochi minuti.

Non capiva, era troppo piccolo, innocente e fiducioso per capire.

E forse fu la cosa migliore per lui.

«Buon giorno, tesoro» Lo salutò Yugito in una qualsiasi mattinata. Continuando serena, od almeno fingendosi tale, a preparare la colazione mentre il bambino s'accomodava mogio al tavolo della cucina.

«'Giorno» Pigolò con flebile sussurro, intrecciando le dita delle mani tra loro e posandole sul grembo, non aggiungendo altro. Sarebbe stato perfettamente inutile ed includente farlo. Avrebbe potuto parlare. Parlare e parlare ancora, fin quanto la gola non gli si fosse seccata, ma dall'altra parte non avrebbe mai ricevuto risposta.

Di contro, la donna si stava sforzando con tutta se stessa per mantenere le distanze dal figlio, sapeva di procurargli un'immensa sofferenza e se ne rammaricava, ma era l'unico modo. Il tempo viaggiava fin troppo rapidamente e quella mattina, Yugito si era imposta di dover discutere con lui. Decidendo di tener per sé la completa verità e narrare soltanto l'essenziale.

«Daisuke ascoltami... -Iniziò stringendo spasmodicamente la tazza tra le mani- ...Per un po' dovrò andarmene» Continuò scrutando l'interno della suddetta con occhi vacui.

«Ci trasferiamo, di nuovo?» Indagò intristito da questa notizia, una parte di lui aveva volto i suoi pensieri a Sasuke. Al suo papà. Non voleva lasciarlo.

«No. Devo fare delle visite dal Dottore, da sola» Sospirò lei, tentando di essere il più chiara possibile, sfiorandogli una guancia diafana con un tocco leggero.

«P-perché?» Balbettò avvertendo una grande morsa all'altezza dello stomaco.

Lei si alzò in piedi, lo raggiunse e, accucciandoglisi dinanzi, disse «Non sto molto bene, è... -Tentennò un poco mentre stringeva le sue piccole mani con le proprie- ...È solo per qualche tempo!».

Lui annuì, alla morsa s'era aggiunto un soffocante nodo in gola.

S'era reso conto, per quanto non del tutto coscientemente, che da molti mesi la sua mamma non era più la stessa fisicamente: pareva sempre stanca, pallida... Sofferente «S-stai tanto male?» Avrebbe voluto piangere, ma l'orgoglio ereditato dagli Uchiha glielo impediva. Almeno di fronte agli altri.

«Un pochino» Confessò cercando d'esser il più sincera possibile. Mai l'avrebbe informato della sua malattia, una mezza verità era tutto ciò che poteva concedersi di riferire.

Gli avrebbe fatto del male quando non ci sarebbe stata più? Sì, sicuramente.

E l'avrebbe odiata? Anche.

Ma... Non voleva che soffrisse nell'attesa della sua dipartita, non desiderava che il figlio subisse l'ansia e la preoccupazione al suo capezzale in uno squallido letto d'Ospedale.

Ogni uomo muore solo.

E lei stava dando a Daisuke l'illusione di un ritorno in quei pochi giorni, forse settimane, che la dividevano dall'eterna lontananza.

«Guarirai, giusto? Non è nulla, vero?» Domandò chinando ancor di più la nuca e cacciando indietro le stille salate.

Yugito inclinò il capo, socchiuse gli occhi scuri e recitò la sua più grande ed ultima menzogna «Sì, guarirò».

Daisuke sollevò il viso, speranzoso «Lo giuri?».

«Giuro... -Affermò lei abbracciandolo e stringendo il suo fragile corpicino contro il proprio petto rigonfio di sofferenza. Perdonami, lo faccio per te... Pensò baciandogli il capo e parlando ancora- ...Per un po' andrai a vivere con papà e Naruto, d'accordo?».

«Per quanto?» Biascicò con la faccia premuta contro la sua spalla.

La donna si morse un labbro e ripeté vaga «Per un po'...».

Spero che ti diano l'amore di cui hai bisogno. Ne soffrirò ovunque andrò, ma desidererei che mi dimenticassi...

 

Da quattro giorni esatti, i coniugi Uzumaki-Uchiha si erano definitivamente trasferiti nella loro nuova abitazione.

Gentilmente” concessa dal buon sindaco di Konoha.

Nonostante i borbottii e le maledizioni verso tutto il creato, il più giovane dovette ammettere che quella casa era ciò che ogni essere vivente sognava quando s'immaginava autonomo e sposato: luminosa, spaziosa, con due bagni e un immenso giardino.

Peccato che il pessimo vicinato rovinasse quell'idillio.

Erano circondati da Uchiha, i peggiori sulla faccia della Terra.

Ed in più Mikoto appariva assolutamente entusiasta del fatto che i suoi bambini si fossero trasferiti a meno di quattrocento metri da lei. Praticamente si era avverato il suo più grande sogno, ma per renderlo completo necessitava anche della presenza di Sakura e Itachi...

Peccato che il figlio maggiore fosse un tantino più fortunato del fratello, per non esser stato scelto come antistress personale del più sadico degli Uchiha.

Madara era... Il suo incubo.

Un tormento continuo che si divertita ad invadere la sua privacy. E più Sasuke s'infuriava, più l'altro ne godeva. Affermando che, in quei pochi giorni, aveva combattuto e sconfitto la noia che lo attanagliava da un'intera esistenza.

Il destino infingardo, in più, aveva fatto sì che Naruto si schierasse dalla parte dell'uomo più grande.

Parevano aver instaurato un'infelice relazione a tre e, se non avesse avuto la completa certezza dell'eterosessualità di suo zio... Probabilmente sarebbe morto tentando di ammazzarlo.

Perché perfino Sasuke era cosciente del fatto che solo una persona al mondo sarebbe stata in grado di ucciderlo... E lui amava quella stupenda, meravigliosa, donna.

In quell'attimo, però, se ne stava accasciato sul suo nuovo e scomodo divano. Osservando con occhi vacui, e con un gran mal di testa, lo schermo spento del televisore.

Naruto stava preparando il pranzo aiutato da un Fugaku che sprizzava gioia da ogni poro. Aveva il terrore che, presto o tardi, avrebbe udito suo padre cinguettare.

O tubare.

Sasuke era quasi certo che si fosse innamorato di Naruto.

Cosa abbastanza comprensibile essendo sposato alla figlia di Satana da anni. Nello stesso istante in cui aveva incontrato un'anima buona come l'Uzumaki si era proteso verso di lui, adottandolo come suo unico figlio e ripudiando la progenie precedente.

L'unica cosa positiva di tutto quel trambusto era che, la follia della sua famiglia, lo distraeva da pensieri ben più gravi. Almeno in parte.

«Chiedi e ti sarà risposto» Parlò improvvisamente una voce alle sue spalle.

Il ragazzo si voltò e vide sua madre sorridergli con affetto «Non ho nulla da domandare. Stavo riflettendo, niente di più».

La donna sospirò e si accomodò accanto a lui «Su cosa?» Indagò circondandogli le grandi spalle con un braccio e tirandolo verso di sé, facendogli poggiare la nuca nell'incavo del suo collo e udendolo sbuffare contrariato. Non le importava se ormai era un uomo adulto, rimaneva pur sempre il suo Sasuke e aveva il diritto di abbracciarlo quando e come voleva.

Il giovane socchiuse gli occhi, conscio che sarebbe stato del tutto impossibile scostarsi da lei e confessò con un mormorio «Stavo riflettendo su... Daisuke, Yugito. Le solite cose, lascia stare».

Mikoto gli passò le mani tra i capelli ed affermò materna «A lui piacerai, sei il suo... -S'arrestò per un attimo, ancora scossa di quanto in fretta il tempo era passato da quando chi teneva tra le braccia in quel momento era solo un bambino- ...Sei il suo papà, ti vorrà bene. E lei... È la vita, Sasuke. Non puoi fare nulla, l'unico compito che devi portare a termine è prenderti cura di chi ti affidato. Perché... -Parlò flebilmente- ...Posso solo tentare di immaginare il suo dolore» Dichiarò baciandolo sulla fronte ed immergendo il viso nei suoi capelli. Le era mancato tenerlo tra le braccia.

«Lo farò. Grazie, mamma» Soffiò grato Sasuke, tendendosi per sfiorarle una guancia con un lieve tocco delle sue labbra, inspirando quel profumo che sapeva di casa.

 

«Daisuke... -Lo abbracciò di slancio Naruto, quando lo vide dinanzi l'ingresso di casa accompagnato da Yugito- ...Come stai?» Domandò, notando i suoi occhi rossi e gonfi.

Il piccolo affondò il volto nell'incavo del suo collo e non rispose nulla, semplicemente si strinse il più possibile al suo corpo. Uzumaki lo sollevò da terra e scoccò uno sguardo comprensivo alla donna, mentre Sasuke le si avvicinava cingendo debolmente il suo fragile corpo, come se avesse avuto il terrore di spezzarla.

Lei ricambiò la stretta con tutte le sue poche forze «Ti voglio bene. Grazie, Sasuke» Sussurrò al suo orecchio, bloccandosi dallo scoppiare in lacrime di fronte ad un già sconvolto Daisuke.

Naruto immerse il viso nei capelli bruni del bambino, passò una mano sulla piccola schiena tremante e lo cullò gentilmente tra le braccia. Incapace di dire una singola parola in quel momento di sofferenza. Per tutti.

Sapeva che anche Sasuke ne era profondamente addolorato.

Non ne aveva mai parlato, nemmeno una volta, ma scoprire la malattia di Yugito era stato distruttivo per lui.

Le voleva bene. E seppur altri pensieri avevano invaso la sua mente: la vita coniugale appena iniziata, gli ostacoli, suo figlio, il timore di perdere ogni cosa... Nonostante questo lei era sempre stata lì, a premere insistentemente sulla sua mente per tutto il tempo.

L'aveva rimosso, scacciato, come era solito fare con ogni cosa che lo destabilizzava. Non voleva ricordarlo, ma ogni qual volta tornava a tormentarlo il suo viso si scuriva.

«Anch'io... -Rispose in tono caldo e profondo- ...Verrò a trovar...».

«No... -Lo interruppe lei, staccandosi dal suo abbraccio e ricercando qualcosa nella borsa a tracolla che portava. Poi mormorò per non farsi udire dal bambino- ...Non voglio che nessuno mi veda morire lentamente, quando accadrà lo saprete».

«Yugito...» Tentò di opporsi furioso. Non aveva il diritto di costringerlo a lasciala sola.

«Non voglio, non ci riesco. Mi dispiace... -Parlò ancora, asciugandosi una lacrima e passandogli due bianche lettere- ...Quando sarà abbastanza grande questa dalla a lui, invece... -Indicò la seconda- ...Questa è per te!».

Uchiha si morse a sangue l'interno di una guancia ed annuì con mani tremanti, strinse i pugni fin quasi a far sbiancare le nocche rimanendo in silenzio. Se avesse parlato ancora sarebbe crollato irrimediabilmente.

Yugito si voltò verso Naruto, sorridendogli con affetto e sussurrò «Trattalo bene» Volse un'ultima volta gli occhi verso il figlio poi si allontanò lentamente.

Sasuke osservò la sua schiena da sotto le ciocche corvine, figurandosi quella ragazzina che aveva incontrato anni prima: il maglione rosso, i pantaloni celesti e quell'improponibile colore delle sue scarpe. Per lui non sarebbe mai cambiata.

L'avrebbe eternamente ricordata come quell'unica, prima, amica che in quel cupo periodo era riuscita ad aiutarlo... Con un semplice sorriso.

Era felice... Davvero felice di aver avuto un figlio con lei.

 

In un surreale, cupo ed infrangibile silenzio scese la notte.

E Naruto sapeva di non poter dire nulla per alleviare le sofferenze del compagno e di Daisuke. Nessuna parola sarebbe stata abbastanza.

Lì ritrovò insieme, stesi supini sul grande letto matrimoniale. Svegli, con le iridi puntante al bianco soffitto.

Gli occhi del bambino erano lucidi e carichi di lacrime trattenute, quelli del marito... Coperti da uno spesso velo di disperazione.

Così simili in quella misera differenza che faceva male osservali.

Nessuno dei due si sarebbe lasciato andare al pianto, ne era certo. Così come era consapevole che avrebbe dovuto liberare lui anche le loro lacrime. Era il suo compito.

Si stese nel mezzo dei loro corpi con delicatezza, li avvolse entrambi tra le sue braccia facendogli poggiare i visi sul suo torace e, ancora in silenzio, continuò a piangere.

Sasuke spostò un braccio sulla schiena del figlio, stringendo il suo corpo e quello del marito con violenza, avvicinandoli a sé ancora di più.

Daisuke s'aggrappò con tutte le sue forze alla stoffa della maglia di Naruto ed allungò una mano verso quella di suo padre, incapace di lasciarli andare e rimanere completamente solo.

 

Caro Sasuke.

Scrivo queste pochissime righe in uno dei tanti momenti di solitudine, divenuti una piacevole routine in questi giorni.

Io, che ne ho sempre avuto timore, in lei ho trovato una fedele compagna di viaggio.

Il mio ultimo viaggio.

Quando ero bambina avevo paura, tanta paura, di rimanere senza nessuno accanto.

Nonostante tu sappia quanto la mia infanzia non sia stata tale, quanto al tempo volessi fuggire da quel luogo mai chiamato casa e come in fine ci riuscii... Mi manca.

Vorrei rivedere mio padre almeno una volta, ma non ne ho più il coraggio né la possibilità. Perché nonostante mi sia sempre considerata una donna forte... Non lo sono mai stata.

Non voglio dilungarmi con frasi fatte o con il racconto della mia vita, lo sai. Conosci tutto di me... La mia storia è racchiusa tra le righe che ho lasciato a nostro figlio, non è necessario scriverla in un altro luogo.

Non ripeterò il bene che ti voglio.

Sai anche questo, sono certa che tu l'abbia sempre saputo.

Per quel poco tempo che hai fatto parte della mia vita sei stato un amico, un fratello... L'essenziale che mi circondava.

E ti ringrazio. Perché la tua sola, silenziosa, presenza mi rendeva felice come non ero mai stata prima di quel momento.

Rimpiangerò sempre l'averti perduto, ma ora posso ben dire che ti ho ritrovato. Anche se per poco, osservandoti da lontano, ho finalmente rivisto il mio migliore amico.

Sii forte come sai di essere. Vivi ogni attimo della bellissima esistenza che ti sei creato con serenità e gioia e, se puoi... Se vuoi. Vivi anche per me.

Nelle carezze che farai a Daisuke, nelle favole che gli racconterai, nelle notti passate assieme sullo stesso letto. Negli abbracci, nei sorrisi, nelle ramanzine, nelle future litigate... In tutto. Ti dono un po' dell'amore che provo io.

Proteggilo sempre... Perché ha ereditato la nostra fragilità. Non ti dirà quando starà male, non piangerà sulla tua spalla... È troppo simile a te per farlo, ma il suo dolore lo noterai. Perché imparerai che ogni qual volta soffrirà avvertirai un pugno allo stomaco, così potente da mozzarti il respiro... Ed io non riesco a respirare da giorni, Sasuke.

Abbraccialo... Perché è l'unico gesto d'affetto che concede, perché è l'unica cosa che lo fa star bene quando è triste.

Amalo ogni giorno... Perché non ha bisogno d'altro.

Semplicemente vivilo in ogni attimo che d'ora in poi trascorrerete insieme.

Non credo di avere altro da dirti, sono certa che non hai bisogno delle mie parole per essere un buon padre.

Imparerai col tempo... Proprio come ho fatto io.

Perdonami per averti vietato di vederlo crescere fino ad ora, solo adesso mi rendo conto di aver completamente errato... Di essere stata egoista.

Ringrazia da parte mia il tuo compagno. Riferiscigli che, nonostante il poco tempo, ho voluto bene anche a lui e sono felice che tu non sia solo, non sai quanta gioia ho provato nel sapere che non lo eri più.

Non tornare a chiuderti in te stesso, te ne prego. Fallo per me, sii sempre il nuovo Sasuke che ho ritrovato, perché è quello reale.

Grazie di esserci sempre stato.

Davvero, grazie...”

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Capitolo 31
*** Nuovo inizio... Sempre uguali. ***


-Nuovo inizio... Sempre uguali-

 

Note dell'autrice: BuonSalve e Buona Domenica. Allora dirò una cosa seria (?)... So da me che posso apparire, forse, antipatica alle volte. O magari troppo... Mmmh... Menefreghista (?)... È che faccio veramente, ma veramente, schifo con i ringraziamenti, però non credete che non sia grata di ciò che è diventata Gensaku-sha. Non vedo l'ora di pubblicare un nuovo capitolo, cerco sempre di dare il meglio (Anche quando sono giù di morale) e cerco di non far passare troppo tempo, perché capisco che aspettare un aggiornamento che non avviene mai è una rottura. Tutto questo perché sono veramente grata del seguito che ha, del fatto che amate (Spero) questi personaggi e questo mondo un po' folle dove sono stati “rinchiusi”...

...E così tento di fare con le altre fic, anche se alcune mi prendono più tempo! Perché il fatto che piaccia, almeno un po', ciò che scrivo è un'immensa soddisfazione. Credo sia ipocrita negarlo, fa piacere quando si è apprezzati, questo è un dato di fatto. Che poi la scrittura non si debba basare solo su questo è un altro, lungo, discorso ^^'.

Detto questo, alcune spiegazioni per la lettura del capitolo: Si inizia con Yugito, la sua ultima apparizione, poi c'è una parte dopo qualche settimana dalla sua morte e alla fine si “sfuma” di qualche mese e si torna al comico, quindi dai prossimi capitoli torneranno i toni leggeri.

La foto che ho inserito alla fine è come mi immagino Daisuke, quando l'ho vista mi son detta “Cavolo, è lui”... Ovviamente senza le orecchie da coniglio (?)... Gatto (?)... Volpe (?)... Che piffero di animale è??! Vabbè, non è importante!

Un bacio, buona lettura!

NB: È un capitolo diviso in due, circa (Nel prossimo ci sarà la conclusione di questo e l'apparizione di alcuni nostri vecchi amici ^^')... Perché ci avrei messo altri giorni e visto che ne sono passati 10, mi pare, dall'ultimo aggiornamento, non me la sentivo di rimandare ancora! Scusate eventuali errori di distrazione!

 

 

Mi mancherà!

In ogni sorriso, in ogni sguardo...

...In tutti i miei futuri respiri.

Per sempre.


 

Il fitto silenzio di quelle quattro, sterili, pareti accresceva la sua ansia in modo esponenziale.

Trascorreva le giornate osservando il cielo, a volte plumbeo altre cristallino, al di fuori della finestra. Oppure, quando si sentiva fisicamente meglio, usciva dalla struttura Ospedaliera, sedendosi ai piedi di un grande albero di ciliegio, nel piccolo giardino che circondava l'edificio.

Tutto questo contro il parere degli specialisti, ma... Cosa sarebbe cambiato rimanendo rinchiusa nella sua stanza? Nulla. Si fosse riguardata o no, non poteva di certo sfuggire alla sicura morte che l'attendeva.

Quel giorno, lungo e noioso come gli scorsi, si sentiva terribilmente stanca e debilitata; per questo s'accasciò contro il duro materassino, sospirando leggermente. Con lentezza si portò dinanzi al volto l'unica foto di suo figlio che aveva con sé, stirando le labbra in un tenue sorriso.

In verità non avrebbe dovuto averla con lei, conscia che con il trascorrere del tempo il distacco si sarebbe fatto sempre più doloroso, ma non aveva avuto la forza di lasciarla in un cassetto, di dimenticarla.

Dimenticarlo.

Era testarda. Sicura delle decisioni prese, e scomparì completamente dalla vita del bambino, come si era ripromessa all'inizio.

Come, secondo Yugito, era giusto fare.

Però... Aveva paura.

Non di morire... Era il morire sola che la intimoriva, più di qualsiasi altra cosa.

Osservò ancora una volta fuori dalla finestra mentre carezzava la superficie liscia di quell'immagine, senza pensare a nulla.

Ciò che doveva fare era stato fatto.

Ciò che doveva dire, detto.

Non aveva più alcun rimpianto!

*°*

Difficile.

Tutto tremendamente difficile.

Così tanto che Naruto cominciò a provare una strana sensazione di soffocamento ogni volta che rientrava nella sua dimora.

Daisuke non parlava quasi mai e, tutti i giorni, doveva costringerlo con la forza a mangiare, almeno un poco.

Non sapeva cosa fare, cosa dire.

Si sentiva impotente. Sconfitto dagli eventi e... Odiato.

Lo vedeva distintamente: ogni qualvolta forzava Daisuke a mandar giù un boccone; quando lo costringeva a lavarsi e vestirsi, trascinandolo di peso all'asilo... Questo accresceva il suo disprezzo nei confronti dell'uomo dai capelli biondi.

Naruto credeva di essere stato accettato e invece...

Questo l'aveva fatto smagrire e impallidire sempre di più. Diviso tra il lavoro, suo marito e chi, dentro di sé, considerava un figlio e amava come tale.

Quella sera stava trascorrendo come le altre... Come un circolo inarrestabile.

Aveva perfino dimenticato cosa accadde il giorno in cui Yugito morì, quel pianto straziante, quelle emozioni deleterie, non riusciva a ricordare. Non voleva. E quando tentava di farlo avvertiva solamente un gran mal di testa e la voglia di rimettere il pasto.

E Sasuke... Sasuke... Si era nuovamente chiuso nel suo spesso guscio protettivo, in quell'impenetrabile corazza d'indifferenza. Quello sguardo freddo, duro, lo uccideva ogni dannata volta che si posava su di lui. Era lì, ma pareva quasi che non ci fosse.

Si dava la colpa, denigrandosi per l'incapacità di non far soffrire le persone che amava.

Ci aveva provato, all'inizio, aveva tentato con tutto se stesso di fare qualcosa. Qualsiasi cosa, cambiando perfino il suo carattere essenzialmente freddo e arcigno.

Ma non era in grado di forzare le labbra del figlio come faceva Naruto, di udire quel pianto strozzato tutte le notti e scacciare i suoi incubi con un abbraccio.

Non era in grado di fare il padre, lo aveva sempre saputo.

E li vedeva, ogni sera, addormentarsi nel piccolo letto di Daisuke, abbracciati.

E li udiva, ogni mattina, discutere.

Ed ogni giorno, non importava l'ora, quelle cinque parole distruggevano il compagno e egli stesso: “Tu non sei mio padre”...

E a Sasuke gli si seccava la gola mentre lo stomaco si contraeva dolorosamente.

Cosa doveva fare?

Perfino gli assistenti sociali, al loro primo incontro, rimasero insoddisfatti dal pallore e dal dimagrimento di Naruto... Non appariva abbastanza in salute per occuparsi di un minore, così dissero, causando un nuovo potente colpo al cuore di Sasuke.

A quello del marito.

Lo vide, distintamente, trattenersi dallo scoppiare in lacrime dinanzi a quegli sconosciuti. Rinchiudersi in bagno e crollare poco dopo che se ne erano andati.

Perché tutto stava andando in pezzi?

Cosa poteva fare lui? Lui... Che non era mai stato in grado di approcciarsi alle persone che lo circondavano. Sostenerle, capirle, dimostrare il suo bene...

«Daisuke... Ti prego...» Il mormorio di Naruto lo distolse dai suoi pensieri e spostò gli occhi su di lui: seduto accanto al bambino, con una mano a sorreggersi la nuca sicuramente dolorante, poteva avvertire il pulsare continuo della fronte e le vertigini che colpivano il marito.

«No!» Ribatté ostinato il minore, scacciando le bacchette con un gesto stizzito della mano, facendo cadere il riso sul pavimento e assottigliando le labbra ancora di più.

Uzumaki deglutì pesantemente e si chinò per pulire, l'ennesima volta, successivamente si posizionò di nuovo dov'era seduto in precedenza e ricominciò tutto da capo.

All'infinito.

Basta! Basta! BASTA!... Si urlò in testa Uchiha, esasperato. Dopo settimane e settimane percepiva l'irrefrenabile bisogno di parlare, aveva perso la pazienza, così sbatté le mani sul tavolino e ringhiò, rivolto al figlio, «Fai ciò che dice tuo padre... -Sottolineò quella parola con forza- ...E smettila di dare la colpa a lui per qualcosa che non ha causato. È morta! Non tornerà, accettalo!».

Sia Naruto che Daisuke s'irrigidirono a quelle parole e il biondo provò a far ragionare l'altro e placare la sua furia «Sasuke, ora esager...».

«NO!... -Gridò contro di lui, interrompendo le sue proteste- ...Mangia, fatti una doccia e vai a riposarti. Non ha bisogno di te, non ti vuole, no?... -Domandò sarcastico- ...Allora che dorma da solo questa notte e ti proibisco di alzarti al suo pianto, a costo di legarti a letto!» Concluse scoccando un'occhiata raggelante a suo figlio, facendogli strabuzzare gli occhi. Il piccolo si alzò tremante e impaurito dal tavolo, guardò quasi supplicante Naruto e poi corse nella sua stanza con gli occhi gonfi di lacrime.

«No... P-perché?» Domandò Uzumaki tentando di raggiungerlo, ma la mano del marito gli afferrò saldamente un polso, voltandolo verso di lui.

«Lascialo solo!».

«Non posso... Lui...» Cercò di parlare con voce flebile.

Sasuke lo strinse contro al suo petto e ripeté addolcendo il tono «Lascialo solo», percependo un attimo dopo le lacrime di Naruto bagnargli il collo, di nuovo.


 

La mattina dopo Sasuke si ridestò con una strana sensazione d'acidità alla gola.

Forse non avrebbe dovuto urlare in quel modo, attaccarlo. Magari aveva peggiorato la situazione, ma non era più riuscito a trattenersi.

Spostò lo sguardo verso il lato del letto dove di solito riposava Naruto e, come sempre, non lo trovò. Tirò un profondo sospiro e si preparò psicologicamente alle urla, gli insulti e le preghiere che, da tempo, riempivano le mattine in quella casa... Stranamente non udì nulla quel giorno.

Ancora in pigiama comminò lentamente verso la cucina e li vide. In silenzio.

Daisuke, già vestito, si portava pigramente un cucchiaio di cereali alla bocca, e Naruto zuccherava il suo caffè perso nei suoi pensieri.

«Buon giorno...» Sussurrò il biondo rivolto al marito che, prima ancora di poter rispondere o chiedere delucidazioni per quella strana atmosfera, venne interrotto dal figlio «Oggi... Oggi... Mi porti tu all'asilo?» Domandò incerto, mantenendo i suoi occhi rivolti alla ciotola della colazione.

«Mmmh... Per quale motivo me lo stai chiedendo?» Indagò con tono basso e calmo, incrociando le braccia al torace scoperto e assottigliando le labbra.

«P-perché... N-naru ha da fare!» Pigolò in tono impercettibile. Aveva trascorso la notte precedente solo, ad inzuppare il cuscino di lacrime e sentendo la mancanza di qualcuno accanto... Forse Oto-san ha ragione...

«Va bene... -Disse Uchiha avvicinandosi a lui e passandogli gentilmente una mano tra il groviglio di capelli bruni- ...Va' a pettinarti, non vorrai diventare come il dobe?».

Daisuke arricciò le labbra in un lieve, quasi inesistente, sorriso e mosse il capo in un gesto affermativo. Spostò per una frazione di secondo gli occhi su Naruto, che continuava a martoriarsi il labbro inferiore tra i denti, e poi si alzò da tavola. Dirigendosi docilmente in bagno.

Sasuke incorniciò il viso del più grande tra le mani e scrutò attentamente gli occhi cerulei, lucidi dalle lacrime trattenute, capendone il motivo. Daisuke non lo aveva mai chiamato Naru in quelle settimane, si limitava a rivolgersi a lui con epiteti sgradevoli e distaccati, ferendolo sempre di più. Quella piccola, stupida, parola aveva profondamente colpito il biondo.

Lo abbracciò stretto come la sera precedente, avvertendo le ossa delle scapole sotto i palmi delle mani, e mormorò al suo orecchio «Da ora ci penserò io... Andrà tutto bene, Naruto» Promise con una sicurezza che poche volte aveva avuto in quella situazione.

Non poteva andar male...


 

Circa due mesi dopo.

Un tormento.

Un vero e proprio tormento, che perdurava da anni.

«PORCOSPINO GIGANTE, APRIMI. ORA!» Urlò la donna sempre più forte, sbattendo il pugno chiuso contro l'uscio della porta serrata e sghignazzando interamente. Felice di dar fastidio al suo “amore”.

«MUORI, STREGA IMMONDA» Gridò l'uomo di rimando, bloccando l'entrata trascinando dinanzi a questa la scrivania del salone. Dannazione, e se avesse un Ariete?!

Lei scoppiò a ridere sonoramente, poi urlò ancora fingendosi profondamente addolorata «MADARA, IO TI AMO. MI STAI SPEZZANDO IL CUORE!».

«IO NO! CREPA DOLOROSAMENTE» Rispose scostando circospetto le tende dalla finestra e trattenendo un grido spaventato, quando la vide fargli l'occhiolino e mandargli un bacio. Che i Kami mi salvino da lei!

Da tre, lunghissimi, anni doveva sopportare la persecuzione di quell'orribile, orribile, donna. Che donna non pareva visto che si vestiva come un uomo, picchiava come un uomo (E lui ne portava i segni su tutto il corpo) e parlava come un uomo. Forse era veramente un uomo, un travestito...

«BASTARDO!... -Il tono era cambiato, in quel momento sembrava realmente infuriata- ...FAMMI ENTRARE, OPPURE BUTTO GIU' LA PORTA A CALCI. FIGLIO DI PUTTANA!» Appunto, nessuna donna normale si comporterebbe in quella maniera.

L'uomo lanciò, con sforzo sovrumano, la scrivania a venti metri da lui. Estrasse dalla tasca dei jeans neri che portava il coltello a serramanico e lo fece scattare, scardinando quasi la porta d'ingresso «Come osi, sgualdrina?».

Lei scrollò le spalle incurante, si portò le mani dietro la schiena, gonfiò il petto e disse, sbattendo le ciglia scure, «Usciamo insieme, tesoruccio?».

Madara boccheggiò per per qualche secondo, sconvolto, poi chiarì per l'ennesima volta «Ascoltami bene Anko Mitarashi... -Puntò l'arma in direzione della sua gola- ...Ti odio, ti disprezzo con tutto il mio cuore e non uscirò MAI con te!».

Chiunque a quelle parole, gesti e all'espressione pericolosa del viso dell'Uchiha sarebbe fuggito a gambe levate... Anko no «Almeno facciamo sesso!».

«Sei la donna meno femminile che esista!» Mormorò esasperato.

«È un sì?» Chiese lei speranzosa, saltellando quasi dalla contentezza. Quella... Cosa, perché donna non poteva essere definita, non era normale. Non aveva le reazioni logiche delle altre persone, come poteva cambiare umore ogni due secondi? Come poteva passare dall'essere la reincarnazione del Diavolo ad una adolescente iperattiva? Forse dovrei farla curare...

«NO!... -Ribadì, sfiorando l'urlo isterico- ...Si può sapere che vuoi da me?».

Anko sorrise sorniona, gli tolse il coltello dalle mani e avvolse il suo collo pulsante con le braccia «Voglio fare sesso con te, sposarti e diventare la madre dei tuoi figli. Non chiedo molto, tesoruccio» Soffiò sulle sue labbra contratte.

Perché a me? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?... La scostò da lui, spintonandola senza alcuna grazia, «Senti... -Devo trovare una soluzione per levarmela di torno- ...Sono gay!» Mentì, scrutandola con occhi attenti.

Lei scoppiò in una nuova fragorosa risata e disse «Tzs... Non ci crederò mai. Arrenditi!».

Stronza... «Sono... -Inventati qualcosa o questa ti perseguiterà in eterno, pensa ad un uomo adatto allo scopo... Gli suggerì il suo cervello- ...Fidanzato, sì, sono fidanzato con Hash... -NO! Cazzo, il demente è sposato, poi chi la sente Mito?- ...Tobir.... -Ma porca zozza, no! L'altro, inutile, sporco Senju no!- ...Con... NARUTO! Sì, si chiama Naruto» E vaffanculo a mio nipote, che me lo presti per un po' di tempo!

Anko gli sfiorò una pallida guancia con le dita della mano, provocando un suo conato di vomito, e sussurrò con tono maligno «Posso conoscerlo?».

«Ovviamente no!» Esclamò Madara, schiaffeggiando il suo arto.

Lei sorrise consapevole «Allora non è vero!».

Maledetta... «Ok, domani» Devo preparami psicologicamente ad apparire gay... Grazie al cielo ho Izuna come esempio!

«No, oggi» Ribatté lei con un ghigno poco raccomandabile.

Ok, la uccido! No, cazzo se lo faccio dovrò occultare il cadavere e sarà faticoso... Si disse maledicendo la sua pigrizia e il fatto che l'omicidio fosse illegale, doveva cambiare qualche legge in proposito. La guardò ancora per qualche secondo, sfidandola con gli occhi, poi grugnì «Perfetto!».


 

Non appena si liberò di lei per qualche ora, non capendo nemmeno lui come ci fosse riuscito, sfondò letteralmente la porta di casa Uzumaki-Uchiha «Tu... Che cazzo hai in testa?!» Domandò inclinando il capo e sbarrando gli occhi scioccato.

Naruto sobbalzò preso di sorpresa, si tolse lo strofinaccio che aveva legato alla nuca e balbettò imbarazzato «Io... Io... Stavo spolverando! Che diavolo ci fai in casa mia?» S'informò cambiando argomento di discussione.

Madara, d'un tratto, si ricordò il motivo che l'aveva spinto a rinunciare al suo sonnellino pomeridiano e ordinò «Da oggi sarai il mio finto fidanzato!».

«EH..? COSA?» Domandò confuso ed irritato. A volte aveva la netta impressione che Madara avesse qualche problema di testa. Molti problemi.

«Hai capito benissimo... -Rispose atono, osservandosi intorno- ...Dov'è quell'altro scemo? Come mai non è qui che mi starnazza contro?» S'informo genuinamente curioso.

Naruto si posò una mano alla fronte dolorante, gli era tornato il mal di testa, e disse «È andato a prendere nostro figlio all'asilo!».

«Fantastico!» Esclamò sorridendo. E questo era molto preoccupante.

«Fantastico, cosa?» Indagò guardingo Uzumaki. Fortuna voleva che fosse proprio vicino ai pensili della cucina, poteva almeno tentare di difendersi puntandogli contro una mannaia, un coltello, o la prima cosa che avesse trovato disponibile.

Uchiha annuì a se stesso e parlò «Sì, le dirò che abbiamo un figlio. Così la smetterà definitivamente di tormentarmi, è un'idea geniale».

«Madara... -Mormorò cercando di riportarlo in sé- ...Non riesco a comprenderti pienamente, ma comunque dalle tue parole, non credo che Sasuke sarà molto d'accor...».

«Internalo per qualche giorno, legalo, fa' come vuoi! Ma tu sarai il mio finto fidanzato, è un ordine!» Lo interruppe duramente, senza possibilità di replica.

Proprio in quel momento la porta di casa scattò e Sasuke, assieme al bambino, fecero il loro ingresso, osservando confusi e incuriositi il loro “ospite” discutere con Naruto.

«Ciao, zio Madara» Squittì Daisuke, per poi fiondarsi verso il biondo, chiedendogli di prenderlo in braccio. Cosa che questi fece ben volentieri.

«Ciao moccioso, chiamami pure pap...».

«MADARA!» Gracchiò Uzumaki, sovrastando fortunatamente la sua ultima parola, ma rischiando di rompere i timpani al bambino che fece una smorfia dolorante. Lo posò nuovamente a terra e si scusò carezzandogli il viso.

In quel momento Sasuke, che aveva seguito il discorso fumando di rabbia, decise di intervenire e chiese rivolto al parente «Si può sapere cosa vuoi? E che diavolo ci facevi da solo... -Ringhiò quelle due parole- ...Insieme a mio marito?» Sottolineò queste ultime.

Madara si voltò in sua direzione e lo informò con tono di sufficienza «Ascoltami scoiattolino, fatti una vacanza a spese mie. Ci penserò io alla tua famiglia per un po' di tempo!».

«Di che cazzo sta parlando?» Domandò furioso, rivolgendosi al marito.

«Sasuke, le parolacce no!... -Lo ammonì Naruto fulminandolo con lo sguardo, poi si rivolse a Daisuke- ...Non ripeterla, ok?».

Il piccolo annuì e pigolò «Ok». Gli adulti parevano tutti molto arrabbiati per qualcosa, non era il caso di accrescere ancora di più la loro furia.

Non voleva rimetterci la pelle!

«Naruto, mi vuoi rispondere?!» Lo interpellò per l'ennesima volta Sasuke, rischiando il collasso cerebrale a causa dell'odio che stava provando per quel maledetto metallaro troppo cresciuto.

«Non ne ho idea!» Esclamò esasperato l'altro, allargando le braccia e sbuffando sonoramente.

«Fate silenzio... -Intervenne Madara, stanco di quelle chiacchiere inutili- ...Tu, alle quattro precise presentati a casa mia, con il moccioso. E tu... -Indicò il giovane Uchiha- ...Prenditi un calmante!» Concluse, uscendo a grandi passi dall'abitazione, senza voltarsi indietro.

Lo ammazzo. Lo ammazzo. Qualsiasi cosa sia, lo ammazzo... Pensò Sasuke mentre Naruto s'accasciava sul divano chiudendo gli occhi e avvertendo la nuca pulsare dolorante. Forse non era stata una buona idea andare a vivere accanto a Madara Uchiha.

Una pessima, terribile, idea... Si disse udendo i ruggiti del compagno e i suoi passi farsi sempre più pesanti mentre loro figlio li osservava con il capo inclinato d'un lato, chiedendosi per quale motivo il suo Oto-san dovesse, ogni giorno, arrabbiarsi con lo zio Madara.

A me lo zio sta simpatico, anche se è un po' folle... Magari quel pensiero l'avrebbe tenuto per sé.

«Maledetto porcospino, ti uccido!».

Sì, sarebbe stato molto meglio non farlo sapere al suo Oto-san.

Mai.

Per nessuna ragione al mondo.

*°*

Dopo aver, letteralmente, legato Sasuke al loro letto matrimoniale, aveva usato la tecnica del giochino erotico per rilassarlo e farlo fesso, Naruto s'incamminò, assieme al bambino, verso la dimora di Madara Uchiha. Voleva capire, con calma, cosa stesse accadendo.

«Naru?... -Lo richiamò Daisuke- ...Cosa vuole lo zio?» Domandò curioso.

L'adulto scosse la testa e rispose «Non lo so, ce lo faremo spiegare».

«A volte fa un po' paura!» Confessò storcendo il naso e stringendo lievemente la mano tesa dell'altro.

«Ma no... -Sorrise questi- ...In fondo è una brava persona» Menti Naruto, menti e non spaventarlo ancora di più... Oddio! E se trovassimo in casa di Madara le ossa dei suoi nemici? No, no. Impossibile, è troppo pigro per uccidere realmente qualcuno... Come il Teme, gli Uchiha sono tutti uguali. Hanno anche il marchio di fabbrica... Cominciò a delirare, chiedendosi dove avrebbe potuto trovarsi suddetto marchio.

Su una natica? No, il culo di Sasuke lo conosceva fin troppo bene. Come il resto del suo corpo d'altronde. Ma allora dove? Sull'attaccatura dei capelli? In effetti lì non ci aveva mai controllato. Si ripromise che una volta tornato a casa, possibilmente vivo, si sarebbe tolto quel dubbio.

«Naru, siamo arrivati!» Esclamò il piccolo, riportandolo nuovamente nel mondo reale.

Il signor Uzumaki-Uchiha (Proprietà esclusiva di Sasuke Uchiha, non di altri) indurì lo sguardo dinanzi al campanello, suonò e si preparò alla Guerra.

Se rimango in vita trascinerò la mia famiglia a vivere da eremita su una montagna... Si ripromise con convinzione.

Intanto in camera da letto di casa Uzumaki-Uchiha:

Bastardo... Ringhiò dentro di sé Sasuke, scrollando la testa e tentando di rimuovere il bavaglio, arcuò la schiena e strattonò le funi... Dove le ha prese delle funi?!... Che lo tenevano legato e si provocò alcune abrasioni sui polsi... Oh, Naruto. Quando ti rifarai vivo ti inchioderò a questo stra-cazzo di letto e ti fotterò finché non chiederai pietà! Si ripromise anche lui, strattonando ancora di più le braccia e premendo la lingua sulla stoffa per farla scivolare in basso.

Quel giorno sarebbe stato sempre ricordato come l'inizio, il prosieguo e conclusione della Prima, Seconda, Terza, Quarta, anche un po' Quinta, Guerra Mondiale... Ninja.

Il tutto a discapito di Naruto, ovviamente.

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Capitolo 32
*** Gli adulti. ***


-Gli “adulti”-

 

Note: BuonSalve. Tornano i capitoli prettamente comici e, con loro, le segreterie telefoniche. Ovviamente iniziamo con quella di Madara! Una cosa, che non avete notato (Forse) il nostro Madara ricorda nome e cognome di Anko, quindi tesoruccio è già cotto, bisogna solo tirarlo fuori dal forno (?)... Un bacione, buona lettura! (Dai, 'sta volta ho aggiornato un po' prima)...

NB: Non mi ammazzate (?), serviva allo scopo... Ci sono già Naruto, Sasuke, Anko e Madara che chiedono la mia testa su un piatto d'argento! E pure Fugaku e Daisuke, credo. Sono circondata da personaggi infuriati!

 

Maledette, luride, donne.

Ne sono circondato!

Come ho potuto perdere contro quella strega?

Non trovo risposta.

Poi osservo gli occhi di lei e...

Dannata! Ecco come ci è riuscita.


 

Questa è la segreteria telefonica di Madara Uchiha.

Vostro Signore supremo. Tessete le vostre lodi, squallidi mortali.

Pena: la morte e l'eterna umiliazione.

Se sei Izuna: ...Ti diseredo! Tu, che hai osato abbandonare il tuo unico fratello per andar a vivere con quell'uomo dalle fattezze di verme, non osare mai più contattarmi.

Se sei l'inutile verme: Con te non parlo e ricordati: un giorno, non troppo lontano, morirai per mano mia.

Sei il fratello del lurido Senju, lurido tu stesso: Vaffanculo!

Se sei la povera moglie del Senju: Ammazza quel demente di tuo marito. Non è un consiglio, bensì un ordine!

Se sei un membro qualsiasi del clan: …Che cazzo vuoi?

Se sei uno dei tre Uzumaki-Uchiha: …Domani anatra all'arancia. Ciao, scoiattolino vuoi una noce? O del mangime per papere?

Se sei Anko -strega- Mitarashi: ...Ti odio.

Agli altri che hanno avuto l'ardire di chiamare: ...SUICIDATEVI, SONO IN FERIE!

Bip.

Nii-san! Nii-san io... Non saprei cosa dire. Sei assolutamente peggiorato da quando non viviamo più assieme. Ho paura che, un giorno o l'altro, troverò il tuo corpo in decomposizione sul divano del salone... Con un pugnale alla schiena!”

Bip.

Quando vuoi squallido Uchiha! Crepa, tu e tutta la tua schifosa razza”

Bip.

...Ovviamente: tranne Izuna!”

Bip.

M-madara? Ma cosa ho fatto? N-non puoi trattarmi così. MADARA, TI VOGLIO BENE! NON ODIARMI”

Bip.

Punto uno: non puoi ordinarmi proprio nulla e...

 -M-mito? Dici a Madara che voglio un abbraccio?-

...Seguirò il tuo consiglio, ciao!”

Bip.

Sono Mikoto. Sono venuta a sapere, non chiedere come, che hai discusso con il mio bambino... FAGLI DEL MALE E TI CASTRO!”

Bip.

Sono Fugaku. Mikoto mi ha riferito che hai discusso con la paper... Sasuke... Usa i paletti, uccidilo e poi manda Naruto-caro da me!”

Bip.

...Ah, sì, anche Daisuke!”

Bip.

Sono Itachi. Ho chiamato mio fratello, ma... Non so, parlava in modo molto strano. Sai cosa gli è capitato?

-Nagato, spara a vista-

-Sì, ma a chi?-

-A tutti quelli che hanno i capelli a culo di papera!-

Emmh... Potresti avvisare i nostri parenti di non uscire di casa, oggi? Grazie”

Bip.

Sappi che sono armato!

-Ma, Naru, non è vero-

Zitto, non dirglielo”

Bip.

Tesoruccio! Ah, ho addirittura un messaggio personale e, devo dire, così dolce che mi scioglie il cuore. Se mai ne avessi uno! Tra poco sarò da te, ti amo”

Bip.

I-in f-ferie? Signor sindaco è un anno che è in ferie. Torni a lavoro, la prego!”

Perfetto! Rimani calmo e concentrato... Si fece coraggio Naruto, scrutando in modo circospetto il profilo austero del suo nemico. Desideroso di discutere da solo con lui aveva spedito suo figlio in cucina, con la scusa della merenda. E, in quell'istante, sedeva rigido sul divano del salone, con Madara Uchiha accomodato di fianco, aspettando una spiegazione logica. Passarono diversi minuti in cui l'unico rumore era il ticchettio continuo dell'orologio ed i loro respiri, null'altro rompeva quel pesante ed innaturale silenzio.

Il più giovane sospirò pesantemente ricordandosi che, di solito, nessun Uchiha parlava se non interpellato. Per questo domandò «Vorrei capire il motivo per cui sono qui, con mio figlio. Potresti spiegarti?».

Madara arcuò un sopracciglio e rispose in tono annoiato «Ho detto ad Anko che sono omosessuale e vuole sincerarsi delle mie parole. Ovviamente quello che le ho riferito è una menzogna».

«Mmmh... -Mugolò Naruto, soppesando quella frase- ...E qual è il mio scopo in tutto questo?» Indagò ancora, spostandosi un poco verso la sua sinistra e allontanandosi dalla figura dell'uomo più anziano. Anche se, lui e Madara, potevano considerarsi amici... Avere una presenza imponente e scura accanto lo metteva lievemente in soggezione. Soprattutto dato il fatto che, alle volte, quando assumeva alcune espressioni facciali rassomigliava incredibilmente a suo marito.

L'Uchiha voltò il capo verso l'altro, s'accigliò come se gli stesse dando dell'idiota, cosa che pensava realmente, e diede voce a questo «Sei stupido? Mi servi come fidanzato!».

Tzs... Uguale identico a 'Suke, tutti stronzi gli Uchiha. Tranne il povero Fugaku. Ah, ma perché non mi sono inna... No, Naruto, no. Mikoto ti uccide se lo viene a sapere!... «E non potevi chiede a qualcun altro?» Stramaledetto metallaro... Concluse dentro di sé.

«E sentiamo: chi?... -Chiese sarcastico, schioccando la lingua contro il palato- ...Hashirama e Tobirama non li avrei coinvolti in tutto questo neanche morto, il primo perché è un cretino, l'altro perché lo odio con ogni brandello della mia anima. Degli altri del clan Uchiha non mi fido, troppo simili a me per chiedere loro un favore. E... Non conosco nessun altro così fesso da accettare!» Finì accavallando le gambe.

«Fesso?... -Ripeté spalancando le palpebre. Si alzò dal divano e disse acido- ...Se è così: addio, stronzo!».

«Uzumaki. Devo ricordarti che la casa in cui abiti è mia?» Non pareva molto una domanda, visto il tono che aveva usato.

Naruto si voltò di scatto in sua direzione e sibilò «Mi stai per caso ricattando?».

Madara si rimise in una posizione eretta, gli si avvicinò e lo osservò dall'alto in basso con un ghigno poco rassicurante sul viso affilato «Mettila così: io faccio un favore a te, tu fai un favore a me!».

Cazzo, lo sapevo che dovevo venire armato...

«E va bene!... -Sbottò esasperato, puntandogli un dito in faccia e muovendolo dall'alto verso il basso- ...Ma Daisuke continuerà a chiamarti zio e, soprattutto, se osi sfiorarmi la morte sarà l'ultimo dei tuoi problemi!» Lo avvisò inacidito.

Mmh... Vediamo come reagisce a questo... Si disse, sogghignando internamente. Allungò un braccio circondandogli i fianchi tondi e fece cozzare i loro toraci, si piegò un poco verso le sue labbra e soffiò, sfiorandole con le proprie «Ti da fastidio, Naruto?».

Questi sgranò gli occhi completamente scioccato e paralizzato da quei gesti, lo spintonò all'indietro con forza e ringhiò furioso «Stronzo, maniaco, bastardo! La prima cosa che farò se ti azzardi ad avvicinarti di nuovo è strapparti le palle a mani nude, capito?».

«Esagerato! Sono etero, volevo giocare un po'» Sbuffò l'Uchiha, sedendosi nuovamente sul divano e non degnandolo più della benché minima considerazione. C'è da dire che quando s'incazza diventa quasi un demone... Pensò osservandolo di sottecchi mentre tentava di regolarizzare il respiro.

Naruto, ancora paonazzo in volto, incrociò le mani al petto e ordinò acre «Ora dimmi di te!».

«Come prego?» S'informò, non comprendendo le sue parole.

Il più piccolo si lasciò andare contro la spalliera del divano, il più lontano possibile da lui, e congiunse le mani al grembo, chiarificando, «Se devo fingere di... Stare con te... -Sputò fuori velenoso- ...È tuo dovere informarmi su alcune cose, non credi? Tipo: il giorno del tuo compleanno? Il tuo colore preferito? Il cibo che ti piace? I tuoi hobby? Cosa odi? Cos...».

«Ok, ok... Fai silenzio... -Lo bloccò, poggiandosi una mano alla tempia destra, maledicendo la logorrea di quell'idiota- ...Ventiquattro Dicembre. Nero. Mangio tutto. Stare solo. L'umanità».

«Mmh, non che questo sia molto d'aiuto» Parlò stizzito Uzumaki.

Madara scrollò le spalle incurante e rispose allo stesso tono «Accontentati» Di certo non avrebbe riferito nulla di personale ad un semi-sconosciuto.

Proprio quando il biondo stava per insultare, ancora, quel porcospino troppo cresciuto, Daisuke fece il suo ingresso nel salone, buttandosi letteralmente sopra le sue gambe «Allora, a cosa giochiamo?».

«Ecco... A far finta che io e zio Madara ci vogliamo bene!» Rispose lievemente imbarazzato, non aveva ancora pensato a cosa dire al bambino.

«Non vi volete bene?» Chiese innocentemente, inclinando la testa d'un lato.

L'adulto sbatté le ciglia confuso, si grattò la chioma bionda e rispose incerto «Sì, cioè non in quel senso... Però sì... No, non...».

«Tzs... Marmocchio! Deve far finta che me lo scop...».

«MADARA!» Gridò ammonendolo e scoccandogli un'occhiata carica di disprezzo, non desiderava che suo figlio imparasse certe parole. Madara era troppo sboccato per stare a contatto con un bambino così piccolo, con qualsiasi minorenne.

L'uomo dai capelli neri sbuffò risentito e si corresse «...Che sono il suo fidanzato».

Daisuke annuì leggermente scettico e si rivolse ancora a Naruto «E Oto-san? Non gli vuoi più bene?».

«NO! Cioè sì... È un gioco, una finzione!» S'affrettò a rispondere muovendo le mani in modo compulsivo. Dannato metallaro, ti farò lo scalpo alla fine di tutto...

«Una recita?» Domandò ancora una volta, non troppo convinto da quelle parole. Non gli piaceva quel gioco. Naruto era suo e di Oto-san, non doveva essere toccato da altri.

Ah, i germi Uchiha stavano crescendo!

L'adulto, che ignorava quei possessivi pensieri, altrimenti si sarebbe preoccupato, annuì rilassandosi «Sì, una recita».

«Ok... -Affermò contraendo le sopracciglia- ...E perché?» Indagò ancora, fulminando con una tipica occhiata da Uchiha suo zio.

Madara ricambiò lo sguardo con uno ancor più glaciale, guadagnandosi un ruggito da parte di chi aveva soprannominato “Mamma-chioccia” proprio in quell'istante, ed esclamò «Mi devo liberare di una putta...».

«MADARA, SMETTILA!» Lo riprese ancora una volta Naruto, alzandosi in piedi e prendendo suo figlio in braccio.

«Che palle!» Borbottò, vedendo Uzumaki mostrare i canini contro di lui, aveva la netta impressione che stesse puntando al collo.

La prossima volta dirò ad Anko che sono impotente...

*°*

Inspirò ed espirò profondamente dalle narici.

Più volte, soffiando e sbuffando.

Strattonò con violenza i polsi legati e digrignò i denti per il dolore arrecatosi e lo sforzo fatto. Aveva percepito qualcosa, una tremenda sensazione. Come se qualcuno stesse toccando Naruto in modo tutto fuorché amichevole e casto, cioè qualsiasi cosa superasse la stretta di mano.

Lo ammazzo... Si disse con occhi iniettati di sangue.

Doveva liberarsi.

Doveva raggiungere la sua personale proprietà privata.

Doveva uccidere Madara e fare un tappetino con i suoi capelli.

Soprattutto quest'ultimo punto.

Portato a termine ciò avrebbe messo dei tappi per le orecchie a Daisuke, legato Naruto alla spalliera del letto e fatto urlare per una settimana intera. Magari però ci sarebbe andato piano, non voleva ricordagli brutte esperienze... Forse era il caso di cambiare vendetta?

Gli butterò tutte le scorte di Ramen!... Si disse deciso, rendendosi conto che il sesso violento non era una grande idea visto il suo passato. Non che non ci avrebbe fatto sesso una volta riportato, sano e salvo, nella loro dimora.

Forse prima sarebbe stato il caso di chiedere ad Itachi di tenergli il bambino per un po'.

In quel preciso istante il cellulare, poggiato sopra il comodino, squillò riportandolo alla realtà.

Sono salvo!... Si disse, tentando di trovare un modo almeno per rispondere alla chiamata. Con una contorsione della schiena, che a qualsiasi altro individuo avrebbe spezzato la spina dorsale, allungò il piede destro verso il mobile, cercando di premere il pulsante. Ringraziando il cielo che avesse dovuto rimettere in funzione il suo vecchio telefono con i tasti, dato che una settimana prima per colpa di Suigetsu ne aveva distrutto un altro. L'ennesimo.

Assottigliò le labbra da sotto il bavaglio e bestemmiò, avvertendo i muscoli della coscia tirare e contrarsi in modo doloroso. Ma consapevole che chiunque fosse stato, udendolo biascicare incoerente, sarebbe andato a controllare la situazione, liberandolo.

Chiunque l'avrebbe fatto, chiunque...

Otouto? Perché ci hai messo tanto?” Provenne dall'altra parte, quando finalmente riuscì a rispondere.

Chiunque tranne Itachi.

Pezzo di deficiente, secondo te?... “Mmh. Puff. Mmmhh”

Eh?... Sasuke, credo che la linea sia disturbata!”

ITACHI, SEI UN DEMENTE... Si urlò in testa, furioso. “MMMMMH... SJSKJFSH.... MMH!”

Sentì suo fratello fare una risata strozzata e dire “Otouto, ma stai imparando una nuova lingua?”.

BAKA! Giuro su ciò che ho di più caro, Naruto e Daisuke, che un giorno ti spaccherò quella faccia da hippy spiantato che ti ritrovi!... “Itasnshdlujd... Mmh sojskjhò...” La vena sulla fronte del minore stava per scoppiare e le mani, divenute viola per la circolazione arrestata, tremavano di rabbia repressa.

Sasuke?... -Richiamò, con tono leggermente preoccupato- ...C'è qualche problema?!”

Dai, idiota, che forse ci arrivi... “Mmh” Mugolò in modo affermativo.

E dove sei?” Chiese il maggiore.

No, niente da fare, è cretino!... “Mhahdjkshd buansdkja”

A... Casa tua?” Disse incerto Itachi.

IDIOTA, muovi il culo!... “Mmh” Altro mugolio affermativo.

Itachi scoccò la lingua sul palato ed esclamò “Ho capito! Però non insultarmi. Arriviamo, Otouto!”

A-arriviamo?! NO. CAZZO, VOI TRE INSIEME NO... “Nojhhskad MMMH”

Eccoci paperino, resisti!” Sentì dire dalla voce di Hidan, succeduta dall'urlo di battaglia di Nagato: “Per il papero”, prima che la chiamata venisse interrotta.

Cazzo! Vaffanculo, Naruto. Questa me la paghi cara...

*°*

Il suono del campanello ebbe il potere di far sussultare Madara, si riprese all'istante e, a passo di carica, andò ad aprire. Tentando di non vomitare alla vista di quell'infida strega.

«Amore mio!... -Trillò lei entusiasta di vederlo e abbarbicandosi al suo collo- ...Allora, questo fidanzato?» Ammiccò sfidandolo a fare del suo peggio.

Odiosa. Maledetta... È andata in giro così?... Si chiese d'improvviso, scrutando torvo la minigonna inguinale che indossava e la maglietta a V troppo scollata per i suoi gusti «Come cazzo sei conciata? Sembri una prostituta!».

«Esagerato... -Sorrise lei con soddisfazione, lo superò entrando in casa e subito adocchiò Naruto, si portò una mano sul fianco e, ancheggiando, chiese- ...Quindi, tu sei?».

Il biondo buttò un occhio verso Madara, che ancora stava cercando di far allungare la gonna di Anko con lo sguardo, e biascicò in imbarazzo «N-naruto Uzumaki. Il... Compagno di Madara, è un piacere con...».

«Voi due non state insieme!» Esclamò duramente, non dandogli tempo nemmeno di concludere la frase. Tzs... Tesoruccio alle volte è un idiota!

«Invece sì» Ribatté Madara, avvicinandosi a Naruto e circondandogli le spalle con braccio nel modo più delicato che conoscesse, causandogli un livido.

La donna scoppiò a ridere, scosse la testa notando la loro evidente rigidità, causata dalla vicinanza, e sedette su una sedia accavallando le gambe. Uccidendo quasi il povero Naruto, dato che Madara pensò seriamente di strappargli i bulbi oculari perché le stava guardando le cosce. In verità Uzumaki nemmeno se ne era reso conto, troppo impegnato a trattenersi dal mordere alla giugulare l'altro uomo e chiedersi dove si fosse cacciato suo figlio.

«Se davvero fate coppia fissa... Baciatevi!» Ordinò tamburellando le unghie sopra il ginocchio.

«Ma neanche morto!» Esclamò indignato il più piccolo, scattando in piedi e muovendo il capo in un gesto di diniego, indietreggiando il più lontano possibile da Madara.

Stronza... Pensò vedendo il ghigno di trionfo disegnarsi sulle labbra di Anko, dando fondo a tutto il suo orgoglio raggiunse Naruto e lo bloccò per un polso «Vieni qui tu».

«Tzs... Credi che io sia così stupida? Fallo, dai voglio vedere se hai abbastanza palle» Dichiarò la donna, immensamente divertita da quella scena.

Naruto sgranò gli occhi fin all'inverosimile e puntellò i palmi delle mani al suo torace «Non ci provare! Madara, ti ammazz...» Le sue parole vennero interrotte da due labbra, sconosciute, che chiusero con violenza le sue. Percepì le mani dell'altro insinuarglisi nei capelli e tenerlo fermo per la nuca, inserendogli la lingua in bocca.

Vaffanculo, baciare un uomo fa più schifo di quello che pensavo!... Si disse l'Uchiha, avvertendo la rigidità del corpo di Naruto farsi man mano maggiore.

Tutto ciò durò meno di cinque secondi. Furono abbastanza.

Allo scoccare del quarto secondo, la porta d'ingresso si spalancò «MADARA, LA PROSSIM... la... La... CHE CAZZO STATE FACENDO?» Urlò, ancora più forte, Sasuke. Respirando a fatica e tremando completamente di rabbia, l'unica cosa che vedeva era rosso. Tutto, completamente, rosso sangue. Quello che avrebbe versato se il suo parente non avesse tolto le mani da Naruto.

«S-sasuke... -Balbettò il marito, spintonando l'altro uomo e ringhiandogli contro un insulto- ...Salvami!» Disse fiondandoglisi addosso e abbracciandolo, insinuando la testa nell'incavo del suo collo e avvertendo qualcosa di strano. Infatti le braccia del più giovane erano ancora inerte lungo i fianchi.

D'un tratto altri tre individui fecero il loro ingresso, stranamente due di loro armati di fucile ed in mimetica «Squadra speciale papera al vostro servizio, chi è il rapitore?» chiese Hidan, mentre Nagato sondava il corpo di Anko con gli occhi, ringraziò i Kami che Konan non fosse là presente. Anche perché l'avrebbe ucciso altrimenti. Itachi semplicemente se ne stava poggiato contro il muro a tenersi la pancia preda delle risate, causate dallo stato di shock di suo fratello e l'espressione furiosa di Madara. Pareva pronto a trasformarsi in un enorme drago sputa fuoco, o nel Diavolo.

Quest'ultimo si pulì la bocca con un lembo della maglia, osservò quegli invasori fare i loro porci comodi a casa sua, inspirò una potente boccata d'aria e gridò, così forte da essere udito a chilometri di distanza «FUORI DA CASA MIA, BANDA DI DEBOSCIATI».

Sasuke, che a quell'urlò tornò nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, o quasi, staccò Naruto dal suo corpo facendolo sbattere contro Nagato e, incamminandosi furioso verso Madara, disse allo stesso tono ad un centimetro dal suo viso «HAI BACIATO MIO MARITO, PEZZO DI MERDA!».

«Marito eh?» Domandò sarcastica Anko, arcuando un sopracciglio.

«Ha baciato Naruto?... -Chiese Nagato, basito, poi si rivolse al cugino- ...Ma cazzo! Se proprio volevi lasciare la papera mestruata, perché ti sei scelto un porcospino mestruato?».

«Di male in peggio...» Sussurrò ilare Itachi, non vedendo letteralmente l'ora di assistere alla battaglia fra Madara e Sasuke. Probabilmente il suo Otouto sarebbe morto quel giorno.

Ma morirà da eroe... Si disse trattenendosi dallo scoppiare a ridere come un cretino.

«Oh, su paperino! Cosa vuoi che sia un bacietto innocente?... -Parlò Hidan, sedendosi comodamente sul divano ed aspettando di veder scorrere del sangue. Per questo lo istigò, maligno- ...Però magari a Naruto è piaciuto!».

Il minore degli Uchiha strabuzzò ancora di più gli occhi alle parole dei tre uomini, afferrò il nemico per il colletto della maglia e sputò fuori acido, scandendo ogni parola «Io. Ti. Ammazzo».

«Provaci, stronzetto!» Esclamò velenoso Madara, stringendogli il collo con una mano e puntando gli occhi scuri in quelli del ragazzino.

Naruto, completamente in panico, e Anko, sghignazzando divertita, raggiunsero i due e li separarono con fatica, tentando di calmarli. Almeno, Naruto, tentò di far ragionare il marito.

«E così... Avevo ragione io!» Dichiarò la donna, prendendolo a braccetto e poggiandosi con il suo peso contro il fianco.

«Mollami, bestia. Ho un moccioso da squartare» Disse furioso, tentando di scollarsela di dosso. Senza alcun successo.

Sasuke, tenuto fermo per un polso dal compagno, fece qualche passo in avanti e ruggì «Che vorresti fare, squilibrato? Io ti...».

«Sas'kè! Smettila, stai esagerando» Lo interruppe Naruto, completamente scioccato da quella situazione. Non credeva che il marito fosse così tanto possessivo.

«Ha osato baciarti» Mormorò cupo, strattonando la mano che lo teneva fermo.

«Che fate?» Pigolò una voce infantile, il cui proprietario trotterellò verso i suoi genitori osservando con un cipiglio sul viso la faccia scura e incattivita del suo Oto-san.

«E tu dove sei stato tutto questo tempo?» Indagò il biondo sbattendo, sorpreso, le lunghe ciglia e facendo una smorfia sofferente quando Sasuke strattonò il suo braccio ancora più forte, così gli circondò le spalle posando il volto sulla sua schiena.

Daisuke sbuffò risentito da quella domanda «In giardino, a giocare con il gatto».

«Io non ho un gatto» S'intromise Madara, arrendendosi a doversi tenere Anko appiccicata.

«Sì che lo hai!» Esclamò il bambino, alzando la testa verso il suo Oto-san ed allargando le braccia per chiedergli di prenderlo.

«Dovrò mettere delle mine antiuomo, se è vero» Disse tra sé e sé, dimenticandosi momentaneamente dell'omicidio di Sasuke.

Ma come? Già finito? Cazzo, paperino, ma che culo hai?... Si chiese Hidan, sbuffando internamente ed imprecando. Avrebbe voluto vedere una bella scazzottata tra Uchiha, non delle chiacchiere senza senso e scopo.

Papà non ne sarà contento... Si disse Itachi.

Ma no. Non può salvarsi sempre... Si sbuffò in testa Nagato.

Omicidio della papera: fallito! Anche quella volta.

*°*

Dopo essere stati, letteralmente, sbattuti fuori dalla dimora del porcospino gigante, Naruto lasciò suo figlio di fronte alla televisione, accesa su qualche programma pomeridiano per bambini, ed andò a sdraiarsi sul letto. Colpito da un gran mal di testa.

«Allora... -Cominciò duramente Sasuke, dopo averlo raggiunto- ...Per quale motivo l'hai baciato?» Lo accusò acido.

L'altro sospirò d'esasperazione e rispose flebile, non aveva la forza di litigare anche con lui, «Non sono stato io. Madara lo ha fatto perché voleva liberarsi di Anko, cosa che non gli è riuscita visto che lei è ancora a casa sua» Infatti la donna non si era mossa di un millimetro dal fianco dell'Uchiha maggiore.

«Hai baciato un altro uomo!» Esclamò nuovamente, incrociando le braccia al petto e scrutandolo torvo.

«Oh, vaffanculo. Credi quello che vuoi» Ribatté irritato, voltandosi su di un fianco e dandogli le spalle. Voleva riposarsi e dormire, non discutere con un bambino troppo cresciuto. Quando il marito si comportava in quella maniera gli veniva l'insana voglia di sbranarlo e lasciare il suo corpo dilaniato preda degli avvoltoi.

Uchiha contrasse la mascella, si incamminò in sua direzione e gli si stese accanto, circondandogli la vita con le braccia «Mi ha dato fastidio, dobe. Non mi piace quando altri toccano ciò che è mio».

«Non sono un oggetto, teme!» Parlò risentito, tenendo sempre gli occhi serrati.

Il più giovane si sporse un poco e gli baciò dolcemente una guancia, lo voltò verso di sé sovrastandolo con il suo corpo ed immerse il viso nei suoi capelli «Lo so, ma sei mio. O vuoi ribattere anche su questo?» Chiese atono, facendo vagare le mani sul suo sterno coperto.

«Mmh... No, su questo non ho nulla da dire» Mugolò, godendosi le attenzioni del compagno e sorridendo di soddisfazione quando avvertì le sue labbra posarsi sulle proprie. Ricambiò il bacio con la stessa voglia e gli buttò le braccia al collo per tirarlo più vicino a sé. Con gli occhi ancora chiusi sentì le mani di Sasuke cominciare a denudarlo con rapidità, continuando a invadergli la bocca e sospirando bollente su questa.

Nel momento esatto in cui i loro corpi nudi si sfiorarono, provocando un brivido lungo la spina dorsale al più grande, la porta si spalancò riportandoli alla realtà.

«Che state facendo?»/«Che gioco è?» Chiesero all'unisono due voci, una completamente scioccata e imbarazzata, l'altra curiosa.

«Iruka?»/«Nii-chan?» Domandarono Sasuke e Naruto, per poi arrossire fino alla punta dei capelli quando si resero conto che sia Iruka che Daisuke li avevano sorpresi mentre tentavano di fare sesso.

Dannazione, ma perché ogni volta che sto per fare l'amore con Naruto qualcuno ci interrompe? Cazzo...

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Capitolo 33
*** Il nuovo, terribile, nemico di Sasuke Uchiha. ***


-Il nuovo, terribile, nemico di Sasuke Uchiha-

Note: Salve! Mi dispiace per i ritardi in tutte le storie, ma sto avendo alcuni problemi in questo periodo e non riesco a scrivere, oltre al fatto che mi sono anche un po' bloccata per quanto riguarda la scrittura, spero che non duri molto. Che dopo aver pubblicato questo riprenda il ritmo normale, ma non prometto nulla. Il capitolo è abbastanza lungo e parliamo di Anko, Kakashi, Naruto, Sasuke e altri... Ho provato a cercare il vero nome della mamma di Madara, ma non l'ho trovato, per cui sarà Yuri (Giglio). E chi sarà il personaggio alla fine? Chi è per ora non importa, voi odiatelo ^^'.Scusatemi per gli errori l'ho modificato una decina di volte e sicuramente qualcosa mi è sfuggito! Oh, e... La scrittura è troppo grande? Ho avuti problemi con il codice HTML e... Beh, se è troppo grande fatemelo sapere, modificherò in qulche modo!

 

Forse... Aveva ragione mia madre, quando affermava che gli uomini sono tutti uguali,

che usano noi donne soltanto quando avvertono il bisogno di sfogare la loro fisicità,

oppure procreare nuovi eredi.

Forse... Davvero gli uomini sono tutti dei gran bastardi.

Ed io, ovviamente, mi sono innamorata del più bastardo di tutti e...

...Non potevo compiere scelta migliore!

Forse... Mia madre aveva torto.

 

Correva con rapidità ed ansimava a causa dello sforzo.

Era in ritardo, come al solito, per le lezioni di pianoforte che si sarebbero tenute quel pomeriggio a casa della sua nuova insegnante.

Dopo che la prima, troppo anziana per continuare, era giustamente andata in pensione.

Anko quel giorno aveva esultato.

Odiava stare, ore ed ore, seduta su quello scomodo sgabello.

Disprezzava il suono acuto dei tasti quando errava in qualcosa, per cui spesso dato che, come dichiarava sua madre, era terribilmente distratta.

Costantemente con la testa fra le nuvole.

In poche parole: mal sopportava le noiosissime lezioni di pianoforte.

Però, sempre sua madre, aveva insistito così tanto che non se l'era sentita di dirle di no.

La donna desiderava una figlia posata, elegante e gentile.

Tutto ciò che, nonostante i suoi dodici anni, non era Anko.

La ragazza preferiva di gran lunga trascorrere i pomeriggi con i suoi compagni di classe, maschi, e giocare a calcio. O qualsiasi altro sport da uomini.

Non metteva gonne.

Non si truccava.

Non le interessavano i ragazzi. Anzi... Provava un profondo e genuino disgusto se pensava che, un giorno o l'altro, ne avrebbe dovuto baciare uno.

Era un maschiaccio, in tutto e per tutto.

Sarò lesbica?!... Si chiese, scoppiando a ridere internamente, per poi sbuffare e gonfiare le guance quando si ritrovò dinanzi il portone di quella villa enorme dove dimorava la sua nuova, già odiata, “aguzzina”.

Suonò il campanello, profondamente imbarazzata, ed attese. Non era mai stata in quel luogo prima di allora, suo padre le aveva scritto l'indirizzo su un foglio di carta dicendo: “Scusa, piccola, domani lavoro devi andare da sola. Vedrai che non avrai problemi”.

Menefreghista... Lo insultò dentro di sé, torcendosi le mani giunte ed aguzzando l'udito, tentando di avvertire se qualcuno stesse raggiungendo l'ingresso per aprirle.

Nello stesso istante in cui stava per allungare ancora una volta la mano e suonare, la porta si spalancò. Mostrando un ragazzino, poco più grande di lei, accoglierla con un leggero sorriso sulle labbra «Ciao. Anko, vero? Sei qui per le lezioni?» Le domandò cordiale.

Lei fece una smorfia e rispose, trattenendosi dallo sbuffargli in faccia, «Sì. Mi dispiace per il ritardo» Come vorrei non essere qui...

«Non preoccuparti, può capitare. Vieni, ti porto dalla mamma» Parlò ancora, continuando a sorriderle gentile e facendole strada verso il salone.

Era strano, Anko si sentiva come in uno di quei videogiochi Horror che tanto le piacevano: la casa era immensa. Pulita, anche troppo. Antica e, nell'ingresso, erano stati appesi diversi quadri che le mettevano terrore solo a guardarli.

In più, quel ragazzino, le pareva un fantasma per quanto era pallido, magro, con infossati occhi scuri come la notte più buia ed i capelli, leggermente lunghi, dello stesso colore. Pareva malato, moribondo, eppure sembrava in perfetta forma.

Magari è davvero un fantasma... Pensò, seguendolo docilmente, percependo l'ansia crescerle all'interno.

«Comunque io mi chiamo Izuna» Si presentò, dopo pochi minuti di silenzio, arrestando il suo passo dinanzi ad una porta chiusa che, evidentemente, dava alla stanza in cui si sarebbero tenute le lezioni di piano.

Anko spostò gli occhi sul suo viso sorridente ed annuì, senza dire una parola, tornando un secondo dopo ad osservare attentamente il pavimento. Voglio tornare a casa...

«Madre... -Lo udì chiamare dopo aver bussato- …È arrivata la ragazza per le lezioni» La annunciò, sfiorandole un braccio e facendole segno di seguirlo all'interno. Pur di non entrare, Anko, si sarebbe perfino finta morta. Ma ormai non poteva fare altro.

Odio mia madre... Pensò, quando si ritrovò di fronte ad una donna magra, ancor più pallida del ragazzo che aveva a fianco, con lunghi e lisci capelli color ebano. La scrutava con un cipiglio duro sul viso fine e magro, assottigliando le labbra ed osservandola dall'alto in basso.

Già alla prima impressione le pareva terribilmente presuntuosa e arcigna, più della sua ex insegnante.

«Sei in ritardo, ragazzina» Disse in tono piatto, freddo, colpevolizzandola.

Anko contrasse la mascella ed affermò acida, poco le importava di chi aveva dinanzi, «Mi sono già scusata per questo».

L'altra donna sollevò elegantemente un sopracciglio curato «Che non accada più... -Poi si rivolse a qualcuno, dall'altra parte della stanza che Anko, troppo presa da lei, non aveva notato minimamente- ...Madara, tu ed Izuna potete andare» Disse con tono leggermente più dolce. Materno.

«Sì, madre» Rispose, una voce profonda e calda.

Il possessore di tale timbro passò a fianco della ragazza senza degnarla di uno sguardo e si allontanò silenziosamente assieme all'altro ragazzo, come un fantasma.

Se lui non l'aveva guardata, Anko invece lo aveva osservato fin troppo bene. Sbarrando le pupille per la sorpresa. Si era ritrovata di fronte un ragazzo molto più grande di lei, quasi sicuramente di diciannove/venti anni, immensamente alto e muscoloso.

Simile alla madre e quello che, molto probabilmente, era il fratello minore. Però diverso, aveva qualcosa di assolutamente differente rispetto a loro.

Gli occhi.

Dello stesso nero, ma piatti, morti. Come se in questi non dimorasse alcuna luce, però... Magnetici, almeno per lei lo erano.

Avrebbe passato la vita ad osservare quelle iridi, per assimilare ogni minima sfumatura che esse contenevano.

Sì, è muschio... si disse pensosa, inspirando una boccata d'aria quando passò al suo fianco. Quel profumo ebbe il potere di rilassarla all'istante e, per un secondo, le fece girare la testa.

«Non farlo» La ridestò improvvisamente la voce dell'altra donna, di cui ancora non conosceva il nome.

«Cosa non dovrei fare?» Domandò lei, tornando improvvisamente alla realtà, e ricordandosi di quanto le stesse antipatica quella persona così fredda e pomposa con cui avrebbe dovuto trascorrere, probabilmente, per anni ore ed ore chiusa in una stanza a fare qualcosa che disprezzava profondamente.

La vide sedersi sullo sgabello dell'enorme pianoforte a coda al centro del salone e rivolgerle uno strano sorriso «Non farti piacere Madara, a lui non piacerai mai. Sei troppo piccola, trasandata, stupida ed insignificante per stare con mio figlio. Ed ora muoviti, i tuoi genitori mi pagano per insegnarti a suonare, non per parlare».

Sì, ti odio... Pensò mordendosi il labbro inferiore ed eseguendo i suoi ordini.

Yuri Uchiha, senza che la ragazza la vedesse, sorrise ancora più apertamente, sospirando al suo interno e socchiudendo gli occhi per qualche secondo. Sarà divertente...

 

Ma allora sono veramente sfigata... Si disse Anko Mitarashi mentre correva, come ogni giorno, per le vie di Konoha, nuovamente in ritardo per le lezioni di piano che si sarebbero svolte a casa Uchiha.

Da quel primo giorno, più di un anno prima, aveva intravisto Madara solo altre due volte, e questo la irritava.

L'unico motivo per cui continuava a frequentare quella donna antipatica era... Perché si era presa una cotta per il maggiore dei suoi figli.

Un'enorme, immensa, cotta.

Come non credeva fosse possibile succedesse proprio a lei.

Persa nei suoi pensieri non si rese conto che, nell'istante in cui aveva voltato l'angolo, qualcun altro stava attraversando la via nella sua stessa direzione.

Inevitabilmente sbatté il viso su qualcosa di duro e profumato.

Inspirò per qualche secondo, dicendosi che aveva un odore buono e famigliare, successivamente un fulmine di consapevolezza la colpì in pieno.

Muschio... Pensò arrossendo fino alla punta delle orecchie. Era crollata, con tutto il suo peso, sul corpo del ragazzo che le piaceva.

Qualcosa si posò suoi suoi fianchi, la sollevò senza sforzo rimettendola in piedi, soltanto dopo qualche secondo si rese conto che erano mani: pallide, grandi, con dita lunghe e affusolate... Meravigliose.

Le sue mani.

«Guarda dove vai la prossima volta» Quella voce. Profonda, dura, calda. Per la prima volta in tutto quel tempo si rivolse direttamente a lei. Ed Anko sospirò e decise di godersi appieno il momento. Per questo sollevò il viso lentamente, osservando ogni suo dettaglio: le gambe, il busto, il torace, le braccia, il viso.

Gli occhi...

Quegli occhi la uccidevano senza pietà tutte le volte che si posavano su di lei.

Lo giuro! Sarai mio... Si ripromise con convinzione, decise di farsi coraggio e, sollevando il mento, dichiarò «Quando sarò grande tu mi sposerai!».

Madara, impegnato a scrutarla leggermente stizzito, a quelle parole non riuscì a trattenersi e spalancò la bocca basito, ansimando «Eh...?».

«Mi hai sentito bene... -Parlò puntandogli un dito contro- ...Staremo insieme, mi sposerai e faremo dei figli» Finì, per poi arrossire ancora di più a quelle parole, ed a ciò che comportava la frase “Faremo dei figli”.

Il ragazzo si morse il labbro inferiore, ma non riuscendo a trattenersi scoppiò a ridere divertito dinanzi a lei e le arruffò i corti capelli scuri con una mano «Certo ragazzina, torna quando sarai diventata una donna. Va bene?» Disse ilare, tornando sulla sua strada e scuotendo il capo. Almeno mi ha risollevato l'umore...

Lo farò... Si ripromise Anko con un enorme sorriso. Si voltò di nuovo verso di lui e gli afferrò un polso costringendolo a voltarsi, Madara non fece in tempo nemmeno a fulminarla con lo sguardo che, la ragazzina, si alzò sulle punte scoccandogli un casto bacio sulle labbra. Per poi correre via velocemente, saltellando verso la casa della sua insegnante.

Yuri Uchiha avrebbe potuto dire qualsiasi cosa: che non era adatta, trasandata, un maschiaccio, poco fine, bruttina e per niente femminile. Ma avrebbe conquistato Madara, a tutti i costi.

Lui sbatté le palpebre sorpreso, portando le dita della mano sulle labbra e osservando sconvolto il punto in cui quell'uragano in miniatura era scomparso. Sorrise di nuovo, stranamente felice di aver incontrato quella ragazzina e si passò una mano tra i lunghi capelli neri. Sì, sarà estremamente divertente... Pensò, ripetendo senza nemmeno saperlo le stesse parole di sua madre.

*°*

Anko non si era minimamente mossa da casa di Madara Uchiha.

Se ne stava comodamente seduta sulle gambe dell'uomo, con la nuca poggiata sul torace muscoloso e la mani che giocavano con le dita lunghe di quella dell'altro «Come mai non stai sbuffando, tesoruccio?» Domandò con un sorriso, carezzandogli amorevolmente il dorso e portandolo alle labbra, scoccandoci un bacio.

Nessuna risposa. Lui non parlò.

«Tesoruccio?... -Richiamò ancora, spostandosi leggermente per guardarlo in viso ed ampliando il sorriso quando notò che si era beatamente addormentato. Si allungò verso la sua bocca dischiusa e lo baciò gentilmente, per poi affondare la faccia nell'incavo del suo collo e respirare quel profumo che tanto adorava- ...Ti amo, Madara» Lo udì sospirare nel sonno e percepì le sue braccia avvolgerle la schiena con delicatezza, per stringerla contro di lui ancora di più.

«D-dormi, strega immonda» Biascicò in dormiveglia, trattenendo uno sbadiglio e posando il volto sul capo della ragazza. Sono diventato troppo vecchio per giocare ancora a guardia e ladri con lei... Si disse, consapevole che lui era il ladro e la guardia... Lo aveva catturato da tempo. Anche se, forse, potevano continuare a giocare ancora. Ogni tanto.

*°*

Questa è la segreteria telefonica di Kakashi Hatake.

Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.

 

Bip.

 

“Tutto qui? Niente canzoncine sui serpenti? Insulti? Dichiarazioni d'amore nei confronti del povero Sasuke-kun? È davvero tutto qui? Spaventapasseri... Ecco... Se ti serve un consigl... Oh, vaffanculo. Chiedi a qualcun altro”

 

Bip.

 

“Amico mio, segui sempre il cammino della giovinezza che porta alla completa felicità. Ti insegnerò io come fare!”

 

Bip.

 

Hatake se ti suicidi, ti ammazzo!”

 

Bip.

 

Kakashi, sono Jiraya. Domani pomeriggio ti va un caffè?”

 

Bip.

 

Sensei. Ci chiedevamo...

-Diglielo-

Lo sto facendo Danna, non stressarmi.

-Muoviti bombarolo, il telefono costa!-

Stronzo! Dicevo: sta bene? No, perché ieri è arrivato puntuale e Sasori si è preoccupato.

-Io non sono preoccupato, sono solo sorpreso-

Era preoccupato!

-Fottiti. Anzi, ci penso io a farlo-

No, Danna... Lasciami! LASCIAMI, BESTIA!”

 

Bip.

 

Kakashi... Vorrei... Parlarti. Lo so che sono passati anni, ma... Richiamami”

 

Se ne stava seduto lì: sulla scomoda sedia di un Bar al centro di Konoha.

In silenzio.

Da lunghi minuti maneggiava, con un cucchiaino, la stessa tazzina di caffè. Ormai divenuto freddo. Osservava il liquido scuro con occhi vacui e si domandava cosa dovesse fare.

Come doveva agire in quella situazione?

Da quando Rin, la sua vecchia amica, gli aveva lasciato quell'ultimo messaggio in segreteria non pensava ad altro che non fosse lei: se richiamarla ed affrontare il passato, oppure lasciar perdere e comportarsi da codardo.

Come si sentiva da tempo.

Una parte di lui desiderava intensamente incontrarla, parlarle ed abbracciarla nuovamente come quando facevano parte della stessa piccola famiglia che si erano creati.

L'altra, invece, aveva un immenso timore che, quel loro incontro, potesse cambiare ogni cosa.

In peggio.

Ancora una volta.

In quegli anni di solitudine in cui erano stati lontani, a fatica era riuscito ad uscire da quell'enorme baratro di dolore che la morte di Obito gli causò. Egoisticamente non voleva soffrire di nuovo, provare le stesse sensazioni che lo stavano per distruggere tempo addietro.

Quelle stesse che ogni notte divenivano incubi, causandogli un insonnia perenne da anni.

«Sei pronto a spiegarmi per quale motivo sembri così infelice?» Gli domandò d'un tratto Jiraya, distogliendo da quei deleteri pensieri, spezzando il lungo silenzio che li avvolgeva da quando si erano seduti a quel tavolo.

Il giovane sollevò un sopracciglio e mugolò atono «Sto bene. Non sono infelice!».

«Non sembra. Qual è il problema, Kakashi?» Rimbeccò l'uomo più anziano, tentando di invogliarlo a parlare ed aprirsi con lui. Lo conosceva da anni, lo considerava quasi un figlio, e sapeva che qualcosa lo turbava nel profondo.

Lo vedeva chiaramente.

Kakashi non era difficile da comprendere, se si perdeva un po' di tempo a studiarlo, conoscerlo ed apprezzarlo. Era un uomo acuto, capace ed intelligente. Leggermente fuori di testa nei suoi periodi migliori, ma chiuso come un riccio. Preferiva mostrare al mondo quella maschera, la stessa che indossava anche sul volto, pur di non far capire come e quanto soffriva quando ricordava il sangue di Obito impregnare l'asfalto.

Jiraya sapeva che quel rosso lo avrebbe perseguitato in eterno.

«Il problema... -Ripeté il più giovane con un sospiro stanco- ...Cosa ti fa credere che sia solo uno?» Chiese retorico, rifiutandosi ancora di sollevare il viso verso il suo interlocutore.

«Spiegati allora. Parlamene» Sussurrò paterno, aspettando paziente una sua risposta. Quel fiume di parole che, era certo, lo avrebbe inondato da un momento a l'altro. Poteva leggere nitidamente, nonostante la mascherina che gli copriva parte del volto, tutta la sua frustrazione.

Hatake si morse l'interno di una guancia, accasciandosi ancor di più sulla sedia, cominciando ad esporre con lentezza «Sta cambiando ancora ogni cosa ed io non sono pronto ad accettarlo. Non voglio vedere Rin, non voglio innamorarmi di qualcuno che non sia Obito, non voglio andare avanti... -Fece una pausa, portandosi il dorso della mano sotto al mento ed inspirando una profonda boccata d'aria- …Nonostante gli anni mi sento ancora in colpa per la sua morte. Nonostante tutto il tempo passato ancora lo amo, ma... Non riesco a non provare sensazioni simili con quel qualcun altro che io stesso ho avvicinato. Sto tradendo Obito, Rin e anche lo stesso Iruka. Tutti. E non posso. Non posso tradire la sua memoria, dimenticarmi di lui come se niente fosse stato. Era... È... Il mio intero universo» Soffiò in tono impercettibile, sentendosi lui stesso confuso da quelle parole.

Jiraya assottigliò le labbra ed affermò acido, deluso, «In tutti questi anni non hai compreso nulla!... -Socchiuse gli occhi e continuò acquietando il tono di voce- ...Non lo devi dimenticare e non lo stai tradendo. Guarda me... Sono sposato da anni con una donna che rimpiangerà sempre la morte del suo primo amore eppure... Eppure so che mi ama, così come amerà Dan allo stesso modo per sempre...»

«Un ripiego...» Lo bloccò Kakashi, avvertendo il senso di colpa nei confronti di Iruka crescere ancora di più.

«No!... -Esclamò immensamente irritato- ...Perché non riesci a comprenderlo? L'essere umano può amare incondizionatamente più persone, in modi diversi, ma allo stesso tempo di eguale intensità ed importanza. Kakashi... Non dimenticare il passato, ma voltati verso di lui con un sorriso. Non aver timore del futuro, afferralo e vivilo sulla tua pelle. Se non lo fai, non sarai mai completamente felice» Concluse posandogli una mano sulla spalla e stringendo con forza quel punto.

Kakashi abbassò il capo e continuò ad osservare l'interno della tazza, senza aggiungere altro. Non pensando a nulla.

Non voleva farlo, non ci riusciva.

Non in quel momento. Non da solo.

*°*

Dopo quel primo momento di grande imbarazzo, e dopo che Sasuke ebbe maledetto internamente la sua sfiga, la coppia di sposi si rivestì velocemente raggiungendo loro figlio ed Iruka nel salone.

Lì, l'uomo più grande, si stava martoriando le mani facendo avanti e indietro con un cipiglio cupo e preoccupato sul viso. Come se gli fosse capitato qualcosa di orribile.

Ma perché non possiamo mai stare tranquilli?... Si chiese l'Uchiha, facendo segno al bambino di seguirlo in cucina, dato che era quasi giunta l'ora di cena, così da poter lasciare il compagno solo con suo fratello.

Intanto lui si sarebbe messo ai fornelli, sentendosi sempre di più la donna della coppia in quelle occasioni, ma se avesse lasciato cucinare il dobe sarebbero tutti morti avvelenati. Le uniche cosa che sapeva fare Naruto erano, ovviamente, il Ramen ed i dolci.

Entrambe schifate dai due Uchiha.

Daisuke lo seguì docilmente, si accomodò su una sedia e, oscillando le gambe mentre lo osservava macchinare ai fornelli, chiese in modo del tutto innocente «Oto-san, che gioco stavate facendo tu e Naru?».

Sasuke, preparato a quella domanda, rispose atono e perentorio «Nessuno!».

«E perché eravate senza vestiti?» Rimbeccò ancora, saltellando dove era seduto, divertendosi un mondo nel vedere l'irrigidimento delle spalle del suo papà.

Senza che l'uomo adulto se ne rendesse conto era appena caduto nella trappola dei “perché”, perdendo inesorabilmente contro un bambino di nemmeno cinque anni.

«Avevamo caldo» Disse, spostando una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio destro e continuando il suo lavoro, sperando, invano, che fosse finita lì.

«Perché avevate caldo?» Chiese ancora, grattandosi il naso.

Sasuke si voltò verso di lui, lo scrutò per qualche secondo e disse esitante «Perché... Perché sì, non c'è un motivo».

«Perché, perché sì. Non c'è un motivo?» Squittì il piccolo, aprendosi in un sorriso. Che somigliava più ad un ghigno stile Uchiha in verità.

Il padre s'impose di rimanere perfettamente calmo e decise di smetterla con quel gioco che, a parer suo, era durato anche troppo.

Non poteva di certo definirsi un uomo paziente.

«Daisuke, ascoltami. Io e Naruto stavamo facendo una cosa che possono fare solo gli adulti, ed ora smettila di fare domande» Concluse, sbattendo la pentola sul fornello con irritazione.

Passò qualche secondo di silenzio e poi il bambino rimbeccò di nuovo «Perché possono fare quel gioco solo i grandi?»

«Daisuke!» Lo sgridò, voltandosi verso di lui ed incrociando le braccia al petto. Imponendogli di smetterla con un'occhiataccia.

Il piccolo s'imbronciò e poi sbuffò risentito «Va bene... -Fece una piccola pausa e parlò in modo genuino e del tutto ignaro di quello che stava per dire- ...Quando sarò grande potrò giocare con voi?».

Morto.

Sasuke Uchiha si strozzò con la sua stessa saliva, avvampò come non gli era mai capitato arrossendo fino alla punta dei capelli a culo di papera. Tossì così violentemente da sputare quasi un polmone e, tentando di tornare a respirare, disse rauco «N-no... -Schiarì la voce e ripeté con convinzione- ...No. Mai, nemmeno tra un milione di anni».

Il bambino s'intristì al fatto che i suoi genitori non volessero giocare con lui, ed esclamò flebile «Ma anch'io voglio fare quel gioco!».

«Ascolta... -Parlò Sasuke, poggiandosi al piano cottura- ...Quando sarai grande lo farai con qualcun altro, ok?» Finì sentendosi sempre più imbarazzato da quel discorso, sperando che fosse concluso lì. Vide suo figlio storcere le labbra pensieroso e poi muovere la testa in un gesto affermativo, si rilassò voltandosi verso i fornelli e sospirò impercettibilmente.

Ce l'aveva fatta.

«Però mi devi insegnare come si gioca».

Kami, questo marmocchio mi ammazzerà...

 

Intanto in salone Iruka se ne stava rigido accanto alla finestra, con Naruto che non aspettava altro che una sua parola. Conosceva il fratello, e sapeva che non poteva chiedergli lui stesso cosa c'era che non andava. Lo avrebbe soltanto imbarazzo e bloccato, senza risolvere nulla.

«Non so cosa fare...» Soffiò piano, dopo qualche minuto.

Uzumaki, seduto sul divano, si strinse le ginocchia al petto e poggiò il mento su queste «Cosa intendi dire?» Indagò cauto.

«Kakashi... -Rispose con un lieve mormorio- …Mi piace, ma... Ma... È come se ci fosse qualcosa che non mi ha detto. Non riesco a fidarmi di lui e... A farlo aprire con me. Mi preoccupa, però non voglio apparire un impiccione. Non so che fare» Ripeté ancora, rifiutandosi di voltarsi verso il suo interlocutore.

Naruto si morse il labbro inferiore, indeciso su cosa fare, lui sapeva di Hatake. O meglio, era cosciente che nella vita dell'uomo c'era stato Obito, ma null'altro. Ed in più non considerava giusto parlarne con il fratello, doveva scoprirlo da solo, doveva... Avere la completa fiducia di Kakashi senza che lui si mettesse di mezzo «Nii-chan, devi parlare con lui».

«Non... Non lo so... E se, davvero, mi considerasse solo un impiccione?» Chiese ancora, guardandolo negli occhi in cerca di un aiuto.

Il biondo gli rivolse un sorriso e scosse la testa «Non lo farà, vedrai. Fidati di me».

*°*

Passarono l'intera serata insieme ed Iruka si rilassò completamente in compagnia della sua famiglia. Quando si congedò Naruto e Sasuke erano così stanchi che l'unica cosa che riuscirono a fare fu mettere a letto loro figlio e crollare loro stessi sotto le lenzuola, mentre il più giovane ancora malediva internamente tutti gli strani tizi che conoscevano.

Il giorno dopo, quando ebbero portato uno sbuffante Daisuke all'asilo, raggiunsero il Rinnegan controvoglia.

Difatti Nagato, qualche settimana prima, aveva chiamato informando suo cugino che ben presto avrebbe dovuto occuparsi di un nuovo assistente per qualche mese.

Naruto non era per nulla d'accordo, aveva già Sasuke, Sakura, Hinata e Ten-Ten, per quanto fossero i migliori, da istruire così come avevano fatto con lui anni addietro.

In più il Manga era ad un punto morto, in ritardo di una settimana con la pubblicazione.

Un altro ragazzo, uno sconosciuto, sarebbe stato un impiccio che non poteva, e non voleva, permettersi, ma Nagato era stato chiaro: “Tu sei il migliore. Tu ti becchi le grane!”.

Maledetto... Pensò Uzumaki, sedendo al suo posto e osservando l'ufficio ancora vuoto.

Nemmeno Sasuke ne era felice.

La vena possessiva nei confronti del marito, in quel breve periodo, non si era ancora mostrata del tutto. Un po' perché avevano affrontato in poco più di un anno molti, troppi, problemi. Ed un po' perché, in fondo, le persone che frequentava assiduamente Naruto erano di famiglia e, anche se faceva fatica ad ammetterlo, si fidava di Hidan, Tayuya, Sai, Ino e gli altri.

A parte l'episodio con Madara, che col senno di poi lo faceva sorridere data la faccia schifata di entrambi per quel bacio, non aveva mai avuto motivo di ingelosirsi.

Ma quello sconosciuto... Gli dava una spiacevole sensazione.

«Chi di voi è Uzumaki?» Domandò una voce piatta e cupa, d'improvviso, il cui proprietario non ebbe nemmeno la buona educazione di presentarsi.

Naruto, che era una persona solare e gentile, dopo il primo momento di sorpresa s'avvicinò a quel ragazzo dai lunghi capelli neri e gli occhi grigi, allungando una mano e sorridendogli calorosamente «Sono io. E lui è Sasuke Uchiha, un tuo collega» Parlò, presentando il marito in un modo che questi odiò profondamente.

Collega?... Pensò il giovane... Marito, non collega!... Si disse tremando di rabbia, cosa che si aggravò quando vide lo sconosciuto scrutare attentamente ogni parte del corpo della sua personale proprietà privata.

«È un piacere conoscerti, Uzumaki-sama» Sorrise leggermente, inchinandosi dinanzi a lui e decretando fin da subito che quell'uomo sarebbe divenuto suo.

E sarà un piacere ancor maggiore portarti a letto... Si disse, intuendo e godendo del malcelato disprezzo che proveniva dall'Uchiha.

Questo significa guerra, stronzo... Si ringhiò in testa Sasuke, scrutando cupamente le mani ancora allacciate dei due.

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Capitolo 34
*** Il patto degli Uchiha: Di Mikoto, Fugaku, Sasuke, Itachi, Madara e Teyaki. Come compiere un buon omicidio. ***


-Il patto degli Uchiha: Di Mikoto, Fugaku, Sasuke, Itachi, Madara e Teyaki. Come compiere un buon omicidio-

 

Note dell'autrice: Tremate, la strega è tornata! Più in forma di prima °S'inchina a tutte°... Ho aggiornato prestissimo perché così posso scervellarmi sulle altre storie ^^'. Prima di delirare un po' sul capitolo in questione e spiegarvi alcune cose, devo dirne un'altra: Kakashi per questo capitolo non si vedrà, visto che ho deciso di lasciare la scena ai nostri sei intrepidi eroi (Notasi titolo). Ma nel prossimo approfondiremo la sua situazione! Parlando di questo: Teyaki è il vero fratello di Fugaku, anche se nel Manga è apparso poco e niente. Muku è l'antagonista principale del film Blood Prision. Somiglia molto a Sasuke, per questo ho scelto lui. Dato che non ha cognome questo sarà Satori, come il demone del film! Per Gaara la situazione si era risolta da sola, anche perché ravanello pallido vuole bene a Naruto, e si sono chiariti. Qui, invece, c'è bisogno di una squadra di tutto rispetto. Oh, se vi servisse compiere un omicidio contattatemi che ve li mando in blocco. Anche se questi sei Uchiha nella stessa stanza potrebbero causare morti e feriti, in caso succeda vi rimborserò ;). Un bacione!

 

Quando lo vedo assieme alla sua famiglia non posso fare a meno di sorridere.

Credevo che mio figlio sarebbe rimasto solo per sempre.

Non è stato così ed io...

...Ne sono estremamente felice.

Pur continuando a macchinare piani per fuggire insieme a Naruto!

 

L'uomo dagli scompigliati e folti capelli biondo grano sbatté le palpebre sorpreso, arrossendo lievemente in viso quando si rese conto che, quel nuovo e strano ragazzo, ancora teneva la sua mano stretta tra le proprie e pareva non avere la benché minima intenzione di lasciarla.

Quella situazione lo metteva in un tremendo disagio, anche perché si era reso conto di quanto somigliasse al marito: Aveva lunghi capelli neri, tenuti legati in una coda alta, lasciando libere le ciocche che gli incorniciavano il viso. Gli occhi, dal taglio orientale, di un grigio tendente al nero più buio a seconda della luce. Piatti, freddi, calcolatori. C'era qualcosa in lui che lo intimoriva, mettendolo in soggezione; era come se lo stesse scrutando nelle più recondite profondità della sua anima.

Non gli piacevano quelle sensazioni sgradevoli.

Non gli piaceva quel ragazzo.

«Sarà un onore lavorare con lei, Uzumaki-Sama. Io sono Muku Satori» Si presentò con un caldo sussurro, muovendo le labbra in un sorriso, senza smettere nemmeno per un secondo di sondare con gli occhi quel corpo dannatamente sensuale. Immaginandoselo nudo ed ansimante sotto di lui.

Quando Nagato Uzumaki gli riferì che avrebbe dovuto iniziare il suo percorso facendo da assistente ad un altro Mangaka, crebbe in lui la voglia di strangolarlo.

Ma Naruto Uzumaki... Era stato una stupenda e gradita sorpresa.

Una sfida allettante.

Lo doveva avere, ad ogni costo.

Voleva quel corpo che in pochi secondi era stato capace di accenderlo, come se fuoco vivo gli stesse ustionando il ventre. Probabilmente, se non fosse stato presente quell'estraneo, lo avrebbe sbattuto sulla prima scrivania libera, rendendolo suo.

Prendendolo con foga e violenza.

I suoi urli saranno sicuramente la musica più dolce che avrò mai l'onore di udire... Si disse, perdendosi ancora una volta nello scrutare quel misero lembo di pelle scoperto dalla maglia.

In quello stesso istante, qualcuno staccò con violenza le loro mani «Dobbiamo iniziare a lavorare» Sputò fuori con risentimento Sasuke, stringendo possessivamente un fianco del marito e tenendolo attaccato al suo corpo mentre questi, che non aveva compreso appieno la situazione, gli lanciò uno sguardo preoccupato. Sconvolto dalla sua maleducazione.

Quindi stanno insieme davvero... Pensò Muku, sempre più allietato da quella scoperta. Sarebbe stato divertente irretire la sua preda e, nel contempo, infastidire quell'irritante ragazzino.

«Mi spiace di avervi fatto perdere tempo prezioso. Il suo ragazzo ha pienamente ragione, dovremmo darci da fare Uzumaki-sama» Sottolineò quelle ultime parole in una maniera che ad Uchiha non piacque per nulla.

«Marito! Sono suo marito e lui è Uzumaki-Uchiha-Sama» Ringhiò astioso, assottigliando gli occhi scuri, contornati di rosso attorno alla pupilla come ogni volta che la furia lo accecava.

Sono sposati?... Si domandò sorpreso l'altro, per poi ghignare apertamente ...È ancora meglio di ciò che pensavo... Concluse inclinando la testa e lanciando un'occhiata significativa al corpo del biondo, non curandosi di Sasuke.

Ringraziando il cielo Sakura, Hinata e Ten-Ten fecero la loro comparsa nel momento esatto in cui il loro amico stava per lasciar andare Naruto e fiondarsi contro quell'uomo che in pochi minuti si era fatto odiare da lui come non era accaduto con nessuno.

«Cosa sta succedendo?» Gli domandò la compagna del fratello, in tono preoccupato ed ansioso. Conosceva abbastanza Sasuke da sapere che qualcosa lo stava turbando incredibilmente.

Naruto, a quelle parole, tornò alla realtà. Si allontanò dal marito e, cercando di sorridere, rispose tranquillizzandola «Nulla, nulla. Ragazze lui è Satori Muku... -Indicò con un gesto della mano il nuovo arrivato- ...Lavorerà con noi per un po' di tempo... -Spero poco... Si disse, sospirando internamente- ...Cerchiamo di andare d'accordo!» Disse quell'ultima frase rivolgendo uno sguardo duro a Sasuke, che strinse la mascella e ricambiò il favore con un occhiata torva. Cristallina. I suoi occhi neri parlavo chiaramente: “Me ne fotto dell'andare d'accordo. Lo odio e se ti tocca lo ammazzo, non sto scherzando”.

Le ragazze, preoccupate per il giovane dai capelli neri, decisero di andare a fare le loro presentazioni al nuovo arrivato, così da poter smorzare leggermente i toni e lasciare che il loro capo calmasse il suo compagno.

«Teme... Cos'hai?» Pigolò flebile accostandosi a lui, che se ne stava, in un furioso silenzio, accostato alla grande finestra dell'ufficio. Osservando al di fuori con occhi vacui.

«Non mi piace come ti guarda» Esclamò sincero, spostando per un secondo le iridi scure come la pece in direzione del suo nemico, intento a parlare amabilmente con una sospettosa Sakura ed un'imbarazzatissima Hinata.

Naruto gli sfiorò dolcemente un braccio «È soltanto per poco tempo».

«Non potresti chiedere a Nagato di togliercelo di torno?» Chiese, ben conscio della risposta che avrebbe ricevuto.

Naruto socchiuse gli occhi e parlò con tono fine «Lo so che è un impiccio in più, non piace nemmeno a me. Ma... Se Nagato lo ha affidato a noi è perché siamo i migliori... -Arrestò il suo discorso per un attimo, poi continuò- ...Perché, finalmente, si fida di me. Significa che ho fatto qualcosa di buono, che... Che ci sono riuscito, lo capisci? Prego, spero, di riuscirci da anni e non voglio. Non posso. Tornare indietro. È tutto ciò che ho sempre sognato! Sas'kè, per favore. Prometto che non ti darà alcun fastidio» Finì, supplicandolo quasi con gli occhi.

Il più giovane era conscio di quanto Naruto tenesse all'approvazione di Nagato, al suo lavoro. Quanto aveva sofferto quando il cugino bocciava ogni sua iniziativa, quanto si sentisse inadeguato. Seppur non lo fosse per nulla. Il semplice fatto che il loro capo gli avesse assegnato qualcuno da istruire le rendeva immensamente fiero di se stesso e, sapeva, che questo avrebbe giovato anche nella stesura del Manga.

Così fu costretto ad annuire e accettare i suoi desideri.

Vorrà dire che lo terrò d'occhio... Si disse cupamente, una strana morsa all'altezza del petto gli suggeriva che quella non era stata una buona idea.

Passarono il resto della mattina in completo silenzio, od almeno era quello che fece Sasuke, limitandosi ad osservare attentamente ogni gesto compiuto da Muku. Lo vedeva, chiaramente, come si rapportava con Naruto: gli si avvicinava, lo sfiorava lasciandogli intendere le sue vere intenzioni, ma mascherando tutto con gesti innocenti.

Era bravo.

Non poteva ammettere il contrario.

Fosse stato per lui, però, lo avrebbe già pestato e fatto stramazzare al suolo in un lago di sangue, ma era certo che il Dobe non ne sarebbe stato molto felice. Forse.

Strinse i pugni lungo il corpo, notando l'irrigidimento del marito quando il giovane gli sfiorò il fianco destro con una carezza. Si morse a sangue l'interno di una guancia, avvertendo il sapore ferroso invadergli la gola, imponendosi lucidità e calma.

Inutilmente.

Quel tipo era pericoloso. Troppo.

Non solo perché voleva scoparsi suo marito, c'era qualcosa infondo alle sue iridi che lo disturbava, mettendolo in allerta.

Quando scoccò l'ora di pranzo il macigno nel petto dell'Uchiha crebbe in modo esponenziale, dato che doveva allontanarsi e lasciare Naruto da solo fino a sera. Era obbligato ad andare a prendere loro figlio all'asilo e poi raggiunger Itachi allo Sharingan.

Avrebbe chiesto al fratello maggiore il permesso di assentarsi da lavoro per un po' di tempo, forse sarebbe stato costretto a saltare anche le lezioni all'Università, ma poco gli importava.

Non voleva, e non poteva, lasciare il compagno solo con quell'individuo.

«'Suke... -Gli si avvicinò il biondo, circondandogli il busto e affondando il viso sul torace- ...Dopo torno in metropolitana, ok?» Riferì scoccandogli un bacio sul collo rigido ed inspirando il suo fresco profumo. Provocando, senza saperlo, un immenso fastidio al giovane apprendista.

Uchiha gli incorniciò il viso tra le mani e catturò il suo labbro inferiore con i denti, sorrise lieve e negò «No, veniamo a prenderti io e Daisuke» Non ti lascio viaggiare di notte. Non finché lui ti guarderà in questa maniera... Finì al suo interno, lanciando un'occhiata infuocata a Satori, che ricambiò con la stessa moneta ed un sorriso sadico sul volto pallido.

«Sicuro?» Indagò amorevole, passandogli una mano tra i fili corvini ed attirando nuovamente la sua attenzione verso di sé.

«Sicurissimo!» Esclamò Sasuke, celando il disprezzo che provava per Muku e carezzando un'ultima volta la guancia del marito, per poi salutare le ragazze con un cenno del capo e allontanarsi.

Prima di ciò guardò Sakura e mimò con le labbra: “Non lasciarli mai soli”.

 

Sakura Haruno aveva una bruttissima sensazione.

Da quanto era giunta a lavoro quella morsa d'ansia non la lasciava nemmeno un secondo. All'inizio di quel conflitto silenzioso si era detta, con un'alzata di spalle, che sicuramente il suo vecchio amico stava esagerando.

Come sempre.

Conosceva alla perfezione la possessività degli Uchiha, dato che perfino lei ne faceva le spese con Itachi, non a caso il fidanzato la chiamava minimo tre volte al giorno per rassicurarsi che nessun essere sulla Terra la avesse importunata.

A volte si chiedeva se Itachi non fosse cieco. Sì, non era brutta, ma nemmeno una di quelle stangone tutte curve a cui di solito gli uomini toccavano il culo in metropolitana.

Per questo motivo sapeva che Sasuke, quando si trattava di Naruto, perdeva tutto il suo raziocinio, se mai ne avesse avuto uno.

Però, quella volta, dovette dargli ragione.

Muku Satori era strano.

La preoccupava.

Quegli occhi così freddi ed inespressivi ebbero il potere di farla tremare di paura, come non le era mai capitato. Nonostante conoscesse metà del clan più pericoloso di Konoha.

È ancor peggio di Madara Uchiha quando s'infuria, e Muku è calmo in questo momento... Pensò, martoriandosi le mani giunte e storcendo le labbra in una smorfia quando questi le sorrise dall'altro lato della stanza.

Quell'uomo aveva in mente qualcosa: puntava a Naruto.

Questo lo avrebbe capito anche un asino, e lo stesso Uzumaki lo sapeva, ma c'era qualcos'altro e la ragazza era perfettamente consapevole che... Quel qualcos'altro non doveva succedere, di nuovo.

Tranquilla, Sakura, lo scanneremo prima che possa anche solo pensare di sfiorarlo... Si disse, incrociando le braccia al petto e ricambiando il sorriso.

 

Dopo essere andato a prendere un saltellante Daisuke all'asilo ed essersi sorbito, con gioia, il resoconto della sua giornata, che ebbe il potere di rilassarlo. Raggiunse, assieme a lui, il Bar di Itachi dove, stranamente, trovò suo padre intento a sciogliersi come neve al Sole di fronte alla nipotina.

«NONNO!» Lo assordò Daisuke, fiondandosi tra le braccia dell'uomo più grande e baciando sulla fronte la piccola Sora, che squittì in un gorgoglio quello che doveva rassomigliare vagamente al suo nome, facendolo quasi svenire per la felicità.

Sì, Daisuke s'era preso una colossale cotta per la cugina. Ed Itachi, dopo mesi, lo aveva capito. Dichiarando la futura morte, con annesse torture di settantadue ore, del suo unico nipote. Colpevole di tradimento.

Nessuno poteva toccare sua figlia. Piuttosto si sarebbe trasferito su una montagna, facendo vivere alla sua famiglia un'esistenza da eremiti.

Aveva già scelto il posto adatto.

Sasuke, che aveva intercettato le sue macchinazioni, gli diete un pugno tra le costole per farlo tornare in sé, e perché aveva osato pensare di uccidere suo figlio, poi rivolse lo sguardo nuovamente verso il padre.

L'uomo che lo aveva cresciuto duramente, con regole ferree. Arcigno e scontroso con tutti... Aveva preso in braccio Daisuke, mentre con l'altro teneva Sora, baciandogli una guancia e rivolgendogli il più caloroso sorriso che gli avesse mai visto fare.

La mascella del ragazzo per poco non rotolò a terra.

«Essere nonno gli fa bene, non trovi?» Domandò sereno Itachi, poggiandosi al bancone con tutto il peso e sorridendo gentile verso di lui.

Mmmh... Tra poco entrerà Madara, con un arpa, vestito da Cupido e intonerà una canzone d'amore per me... A quell'immagine una parte di lui ebbe un conato di vomito, l'altra si arrotolò su se stessa in preda al riso più sfrenato. All'esterno rimase mono-espressivo come sempre «La cosa mi turba, Nii-san. Non vorrei divenire come lui in vecchiaia».

«Cosa? Un essere umano?» Domandò il maggiore arcuando un sopracciglio.

Sasuke assottigliò le labbra e sputò fuori «Cretino».

«Schizofrenico» Fu l'ovvia risposta di Itachi.

«Donnola demente» Lo insultò ancora, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

«Scoiattolo mestruato» Sputò fuori l'altro, puntando le iridi scure in quelle del minore e grugnendo incattivito al suo sguardo di sfida.

«Ah, piccoli miei, non diventate mai come i vostri papà... -Sospirò Fugaku, battendo un dito prima sul nasino di Sora e poi su quello di Daisuke, provocando le sue risate. Buttò un occhio verso i suoi, purtroppo, figli e domandò, tentando di distrarli dal loro bagno di sangue- ...Pape... Mmmh... Sas'kè, dove hai lasciato Naruto-caro? Mi avrebbe fatto piacere vederlo» Ed adottarlo al tuo posto, abbracciandolo. Fossi stato più giovane sarei diventato gay e te lo avrei fregato da sotto il naso, ringrazia che non sia così e che, purtroppo, amo tua madre...

Sasuke, che ormai era divenuto bravo ad intercettare i pensieri della sua famiglia, gli ringhiò contro perentorio «A lavoro, e se non la smetti farò un bel discorso a mamma... -Improvvisamente si ricordò del vero problema e seguitò- ...Nii-san, devo chiederti un piacere» Disse rivolgendosi al fratello maggiore.

«Cosa?» Indagò Itachi, allietato dalla faccia sconvolta e spaventata di loro padre alle parole di Sasuke.

Il più giovane s'infilò le mani in tasca e parlò «Delle ferie!».

«Come mai? Problemi con la stesura del Manga?» S'informò nuovamente, prestandogli finalmente degna attenzione.

«Non proprio. Devo controllare Naruto» Mormorò atono, lasciando intravedere il fastidio che provava ogni volta che ripensava a quel maledetto ragazzo.

Fugaku lasciò i suoi nipoti alle cure di una gentile cameriera, collaboratrice di Itachi, e si avvicinò a loro chiedendo «Per quale motivo?».

Il figlio minore sbuffò, poco invogliato ad esporre la situazione a loro due. Però era certo che lo avrebbero tampinato di domande, stressandolo, fin quando non li avesse resi partecipi, per questo cominciò ad esporre in tono glaciale «Perché il nuovo apprendista vuole portarselo a letto... -Vide le espressione consapevoli e divertite di entrambi, ed aggiunse controvoglia- ...Non è solo questo, ho l'impressione che possa fargli del male. Non mi fido di quell'uomo».

Gran brutta idea.

Il ghigno felice sulle labbra di Itachi si trasformò in una smorfia sadica e pericolosa mentre Fugaku si scurì in viso, come se gli avesse appena annunciato l'Apocalisse.

«È un uomo morto... -Sussurrò cupamente il maggiore degli Uchiha là presenti, per poi continuare furioso... -E tu lo hai lasciato solo?» Lo accusò, puntandogli un dito contro.

Prima che Sasuke potesse rispondere, il fratello lo interruppe dicendo «Calmo Oto-san, la cosa migliore è fare un patto tra di noi».

«Di cosa parli? Cosa c'entra adesso?» Indagò il più giovane, scrutandolo guardingo.

«Otouto... -Scosse la testa sorpreso dalla sua idiozia- ...Faccio parte, anzi sono uno dei fondatori, di un'associazione di potenziali pluriomicidi e papà è uno dei membri onorari... -Lo indicò e Fugaku annuì, poggiandosi anche egli al bancone- ...Secondo te potrebbe mai farci paura un misero essere umano? Lo spaventeremo così tanto che comincerà a camminare ad un chilometro di distanza da Naruto!» Concluse ampliando ancora di più il sadico sorriso che aveva disegnato in viso.

Sasuke, a quel discorso, agitò la testa in un gesto di diniego «Mai! L'ultima volta che ho stabilito una tregua con l'Akatsuki è durata meno di una settimana, la peggiore della mia vita» Constatò acido. Ricordandosi gli agguati di Hidan e Zabuza durante le riunioni, gli sbuffi seccati di Nagato e le prese in giro di Madara. Non voleva ripetere un esperienza del genere, non gli serviva l'aiuto di quella banda di pazzi.

«Infatti non parlo dell'Akatsuki...» Chiarificò Itachi, lasciando la frase in sospeso.

«...Ma di un patto tra Uchiha!» Continuò Fugaku.

Il ragazzo assottigliò le labbra e s'informò, sospettoso «Di cosa state parlando?».

«In poche parole i peggiori, o migliori che dir si voglia, Uchiha del clan ti daranno una mano a finire il nemico se mai dovesse toccare con un solo dito Naruto» Spiegò suo padre, incrociando le braccia al petto ed attendendo una sua risposta.

«E chi sarebbero i peggiori, a parte noi tre?».

Itachi e Fugaku ghignarono in contemporanea.

 

Nuova segreteria di Fugaku Uchiha.

Lasciate un messaggio.

 

Se sei Sasuke: Nel momento esatto in cui torni a casa dal Rinnegan, chiamami.

Se sei Itachi: Manca qualcuno, suggerimenti?

Se sei Madara: Alza il culo dal divano, è la quarta volta che ti chiamo!

Se sei Teyaki: Aniki, so che non partecipi più a queste cose, ma per me sarebbe un piacere averti in squadra.

 

Bip.

 

Loro? Sei serio? Madara e zio Teyaki sarebbero i peggiori Uchiha del clan? Un pigrone con manie omicide e il proprietario di un supermercato? Sapevo che non dovevo dirvi nulla!”

 

Bip.

 

Otouto ha chiamato anche te, vero? Ma lo sa che l'ultima volta zio Teyaki ha quasi ucciso quel povero malcapitato che ci provò con sua moglie? E che Madara... Beh... Già dal nome dovrebbe capire che è meglio non irritarlo troppo! Peccato che Otouto sia scemo”

 

Bip.

 

Quante volte devo dirtelo che sono in ferie? Chiedi a qualcun altro!”

 

Bip.

 

Ci sto. Tanto Uruchi è andata a trovare sua sorella ad Oto, posso muovermi come voglio”

 

Fugaku osservò meditabondo il suo cellulare, quello per le occasioni speciali.

Mancava qualcuno, in cinque erano troppo pochi. Avevano bisogno, minimo, di un altro elemento.

Ma chi?

Izuna no. Madara, convintosi ad aiutarli solo con la promessa che se si sarebbe giunti alle mani lui avrebbe potuto picchiare per primo, aveva affermato che suo fratello era troppo, schifosamente, buono per stare a contatto con più di un Uchiha schizofrenico per volta.

La cosa interessante era che ammetteva di esserlo.

Shisui per carità, quel ragazzo era un concentrato di fobie e problemi irrisolti.

Kagami? Forse. Ma nell'ultimo periodo non lo aveva visto spesso e, gli era stato riferito, che l'uomo stava lavorando su un grande progetto. Non desiderava sapere cosa.

Meno si conosce degli altri Uchiha, meglio è... Si disse, chiedendosi come fosse possibile che più di metà clan lavorasse in polizia, quando erano i primi criminali di Konoha ...Beh, però ancora non abbiamo ucciso nessuno!... Ancora... Pensò il capo delle forze dell'ordine.

Doveva contattare qualcuno di spietato, ma chi?

«Tesoro, ma che fai?» Domandò improvvisamente Mikoto, sorprendendo nel suo covo segreto, il bagno al secondo piano, confabulare tra sé e sé cose senza alcuna logica.

Lei... «Mikoto! Se ti dicessi che qualcuno punta a separare Sasuke e Naruto, probabilmente facendo del male a quest'ultimo, tu come ti comporteresti nei suoi confronti?».

La donna sgranò gli occhi, assottigliò le labbra e sbuffò dalle narici, ruggendo «Gli strapperei la giugulare a morsi e poi ballerei sulla sua tomba! Chi è?».

«Sei in squadra!» Esclamò contento l'uomo, allontanandosi però dal suo raggio d'azione. Non voleva che sfogasse la sua rabbia su di lui.

 

Nuova ed aggiornata segreteria telefonica di Fugaku Uchiha.

Domani pomeriggio, alle tre, la prima riunione.

Sono riuscito a mettere in contatto tutti, quindi i messaggi sono pubblici. Contenetevi!

 

Se sei Sasuke: Noi siamo al completo, tu fai il tuo dovere di marito e di Uchiha.

Se sei Itachi: Hai più parlato con Sakura?

Se sei Madara: Domani puntuale. Non con le tue solite tre ore di ritardo.

Se sei Teyaki: Porta da mangiare.

Se sei Mikoto: Tesoro, hai ragione, ma non puoi ucciderlo davvero!

 

Bip.

 

Mamma? Sei serio, la mamma? Ok che gli taglierei volentieri le palle, per poi fargliele mangiare, scannarlo e lasciarlo morire dissanguato. Ma la MAMMA? L'omicidio è illegale, cristo!”

 

Bip.

 

Mmmh... Sì, non piace nemmeno a lei. Ed a me non va bene che la mia fidanzata lo frequenti. Credo dovrò costruirmi un alibi”

 

Bip.

 

Mikoto è dei nostri? Fantastico, so già dove occultare il cadavere. E domani mi presento quando cazzo voglio, Figakiu!”

 

Bip.

 

Sono ancora io. Non ho ben capito, lo scoiattolo è dei nostri od è il nemico? Figakiu, dimmi che è il nemico. Ho sempre sognato di squartare una papera-scoiattolo-antropomorfa”

 

Bip.

 

Madara ha detto che devo portagli da bere, ovviamente alcolici, visto che dovrà passare le sue preziosissime ore assieme a Sasuke. Mikoto invece mi ha chiesto una torta confezionata, non ha voglia di cucinare. Tu, Sasuke e Itachi mangiate salato, giusto?”

 

Bip.

 

Ma perché dobbiamo sentirci per telefono se viviamo insieme e gli altri abitano a pochi metri da noi? Tranne Itachi. Oh piccolo, quanto vorrei che vivessi qui con Sora e Sakura. Ma questo messaggio può sentirlo? Siamo collegati? Fugaku, rispondimi!”

 

Bip.

 

Sì, mamma lo posso sentire. E no, non verrò a vivere nel quartiere Uchiha. Mai”

 

Bip.

 

Madara, maledetto porcospino gigante! Prima ammazzo Muku, poi scanno te. Stronzo”

 

Bip.

 

Chi ha parlato? Qualche essere insignificante ha detto il mio nome? Ti pesto, sgualdrina!”

 

Bip.

 

Ragazzi, cercate di non litigare. Madara, calmati, lo sai com'è fatto mio figlio”

 

Bip.

 

Mi hai dato della donna? Domani sei morto, Madara. Morto”

 

Bip.

 

Aniki, credo sia stata una pessima idea far collaborare quei due”

 

Bip.

 

GRANDISSIMO STRONZO, TOCCA MIO FIGLIO E TI UCCIDO”

 

Bip.

 

Mamma, tranquillizzati. In fondo Otouto sa difendersi e se non lo sa fare... Beh... Scriverò un discorso per il giorno del suo funerale”

 

Bip.

 

Nii-san, vaffanculo!”

 

Bip.

 

Vacci tu, papera-scoiattolo-antropomorfa!”

 

Bip.

 

Fottiti, porcospino schizofrenico”

 

Bip.

 

Otouto, hai osato mandarmi affanculo? Crepa!”

 

Bip.

 

Smettetela di litigare, figli degenerati!”

 

Bip.

 

Sai, Aniki... Non credo sia stata una buona idea mettere in contatto tutti. Diciamo che un po' tutte le tue idee sono pessime, Fugaku!”

 

Bip.

 

Già, lo credo anch'io”

 

Bip.

 

Concordo, mio marito è un idiota”

 

Bip.

 

Come sopra. E l'idiota è lo scoiattolo”

 

Bip.

 

Mi vedo costretto a dar ragione a Madara. Crepa, Otouto, crepa!”

 

Bip.

 

Vi odio con ogni brandello della mia anima”

 

Il fatto che Muku non sapesse a cosa era andato incontro puntando alle chiappe di Naruto fu una delle cose più divertiti dell'intera vicenda, ma quella ancora più esilarante fu quando Fugaku decise di dividere la squadra in piccoli gruppi da due.

Lui con Teyaki.

Mikoto con Itachi.

E... Sasuke con Madara. Per la grandissima gioia di entrambi.

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Capitolo 35
*** Scoiattoli e Porcospini. ***


-Scoiattoli e Porcospini-

 

Note: Salve... Lo so, è passato un po' di tempo, ma siamo ad Agosto e... Le vacanze, i parenti, il caldo, altre cose... Credo possiate capirmi. Comunque oggi e domani sarò sola a casa, per questo motivo cercherò di abbozzare, almeno, tutti i capitoli arretrati. Bene, vi lascio al capitolo che è stato di nuovo diviso in due perché troppo lungo... L'ultimo pezzo verrà di nuovo descritto nel prossimo capitolo, per far capire come siamo giunti a quel punto. Madara e Sasuke sono tanto carini da pazzi/amici/nemici e... Beh... Nel prossimo FINALMENTE avremo la vera azione ;)... Come al solito mi scuso per i sicuri errori di distrazione, io correggo e correggo, ma qualcosa mi sfugge sempre!

 

Non che non mi fidi del prossimo.

Alle volte, lo faccio anche troppo.

Però... Pretendo un minimo di sincerità.

 

Kakashi Hatake se ne stava dritto come un fuso dinanzi a quella porta serrata, da più di quindici minuti non faceva altro che osservarla. Tentando di trovare il coraggio di bussare, suonare, fare qualsiasi altra cosa il raziocinio gli imponesse.

Inutilmente.

La sua mano si arrestava a mezz'aria ad ogni dannato tentativo.

Così, ritornava sui suoi passi, si voltava e, pochi secondi dopo, si girava nuovamente in direzione dell'uscio chiuso, ritornando nella posizione precedente.

Indeciso.

Su cosa fare, dire, come iniziare un qualsiasi tipo di discorso.

Le frasi di Jiraya gli si erano stabilizzate in testa, come un marchio bollente, non pensava ad altro da giorni. Ogni ora. Ogni minuto.

Doveva parlare con Iruka.

Doveva spiegarsi.

Doveva... Affrontare i fantasmi di un passato ancora troppo recente.

Però desiderava tornare a vivere.

A respirare.

Da anni, dalla morte dell'uomo che amava, un peso enorme gli schiacciava il petto, impedendogli di inalare una singola boccata d'aria fresca.

Una misera speranza di rinnovamento per la sua anima, per il suo cuore. Non chiedeva altro.

Qualcuno da amare, da cui farsi amare. Nonostante tutto.

La solitudine... Quella stessa che si diceva di agognare, in verità lo stava distruggendo, trascinandolo in una fitta oscurità fatta di rimpianti e colpe.

Socchiuse gli occhi ed allungò, ancora una volta, la mano destra. Suonò al campanello, sobbalzando egli stesso al rumore, ed attese ansioso di veder quella porta spalancarsi e mostrarlo.

Voleva essere accolto, con tutto se stesso.

Si sentiva quasi un gatto randagio, aspettando una carezza ed un po' di calore umano, un misero gesto d'affetto di cui si era privato in quegli anni.

Troppi anni.

Ed Iruka si mostrò in quel momento: duro, furioso. Osservava l'uomo dai capelli argentei con un cipiglio sul viso, l'espressione scocciata e le braccia incrociate al torace «Cosa vuoi?» Chiese, senza nessuna particolare inflessione nel tono di voce.

Hatake mandò un giù, infondo alla gola, un grumo acido, avvertendo il suo senso di colpevolezza crescere in modo esponenziale «Mi spiace per...».

«Ti dispiace?... -Lo bloccò, arcuando un sopracciglio. Kakashi non credeva possibile una tale reazione in un uomo buono come Iruka. Oh, sì, Iruka era buono e gentile, ma disprezzava i bugiardi ed essere preso in giro- ...Sono tre giorni che ti chiamo al telefono, tre giorni che suono alla porta di casa tua, tre giorni che provo a contattare i tuoi colleghi... Col solo “mi dispiace” non ci faccio nulla!» Concluse acidamente, tentando di sbattergli la porta in faccia. Ma Kakashi fu più veloce e la bloccò con un braccio ed una gamba, sopprimendo un gemito di dolore. Dopo tutto il tempo passato lì davanti si proibiva categoricamente di arrendersi proprio quando si era deciso.

«Ma sei scemo...?»

«Iruka, mi dispiace. Per tutto» Esclamò, facendo una smorfia sofferente, e avvicinandosi lentamente all'altro. Che a quel gesto arretrò, ancora troppo risentito per perdonarlo.

«Mi spieghi cosa vuoi da me? Tu ti sei avvicinato. Tu hai deciso di uscire insieme. Tu, sempre tu, sei stato il primo ad affermare di volere di più di una semplice scopata. E poi... Sparisci e mi tratti come un estraneo? Credo di meritare qualcosina in più di un semplice “mi dispiace”» Espose Iruka, mantenendo un tono calmo e paziente, nascondendo la nota delusa e scocciata della sua voce. Non era di certo il tipo di persona che sbraitava ai quattro venti la sua rabbia, ma voleva una risposta soddisfacente.

Risposta che, stranamente da ciò che si aspettava, non tardò ad arrivare «Lo so. Comprendo il tuo astio, lo so... -Sospirò ancora, passando una mano tra i capelli- ...Non smetterò mai di dirti che mi dispiace infinitamente, ma... Io... Credo di aver avuto paura» Confessò riluttante, ma deciso ad essere completamente sincero con l'uomo che, dentro di sé, sapeva di amare realmente.

L'altro si morse il labbro inferiore e valutò rapidamente quelle poche parole, successivamente inspirò una lunga boccata d'aria e, rilassando le spalle precedentemente tese, disse «Vieni, l'uscio di casa non è il posto adatto per certi discorsi... -Si spostò leggermente, facendogli spazio, e continuò- ...Sediamoci, poi mi spiegherai tutto... Se vuoi!» Aggiunse in modo flebile, facendogli strada all'interno del suo appartamento e avviandosi nella piccola cucina poco distante. Avvertiva il bisogno di bere qualcosa per eliminare la sensazione di secchezza infondo la gola, ma Kakashi lo bloccò dicendo, per la prima volta insicuro di cosa stava per fare, «Vorrei che venissi con me in un posto».

«Dove?» Indagò attento, scrutandolo nel profondo con i suoi occhi color nocciola.

Hatake si grattò una guancia da sopra la mascherina medica e sussurrò «Per favore...».

Iruka, riluttante, annuì. Pretendeva, anche se una parte di sé continuava a darsi dell'egoista, delle risposte. Voleva conoscere l'uomo che aveva iniziato a frequentare, capire cosa li legava e... Se quel legame esisteva veramente.

Lo seguì nel più completo silenzio, uscirono dal suo appartamento senza scambiarsi neanche uno sguardo, addentrandosi per le strade di Konoha.

Camminando... Camminando... Camminando...

Non fecero altro per i successivi venti minuti, non parlavano, troppo persi nei loro pensieri e domande che, in fondo, erano le stesse dell'altro.

Nelle incognite che quel gesto poteva causare.

Nel timore di una separazione che poteva avvenire.

Nella speranza di una futura unione.

Quando l'uomo dai capelli castani alzò il volto, precedentemente puntato al terreno, si trovò dinanzi agli occhi l'enorme cancellata di ferro del cimitero comunale.

La porta del suo personale Inferno.

Odiava quel luogo, dove il passato lo schiacciava sotto il suo peso.

Per quale motivo lo aveva portato lì?

«Perché?» Lo chiese con un mormorio.

«Volevo presentarti una persona» Rispose allo stesso tono.

La ghiaia sotto i loro piedi faceva, per il più piccolo, un rumore terrificante e le mani tremavano ansiose. Quanti anni erano che non entrava lì? Che non andava alla tomba dei genitori?

Tanti. Forse troppi.

Ma... Non ci riusciva.

Vedere quelle lapidi, tutte uguali, accresceva in lui i conati di vomito. Gli ricordavano con dolore chi aveva perso, chi gli mancava ogni singolo giorno. Le battaglie affrontate per divenire indipendente, la sofferenza di quando era solo un bambino, gli anni bui passati accanto a quell'unica persona che era divenuta un membro della sua nuova famiglia.

Con forza e sofferenza si era lasciato tutto alle spalle ed, in quel momento, solamente per seguire Kakashi, ogni passo su quel terreno portava a galla un ricordo.

Perché aveva accettato di entrare? Forse... Perché in quegli occhi spenti aveva intravisto un dolore simile al proprio.

L'avanzare di Hatake si interruppe d'un tratto, di fronte ad una lapide di marmo bianco dove, tutto ciò che importava notare, era la foto sorridente di un giovane uomo dagli scompigliati capelli neri.

Ridicolmente, Iruka, pensò che faceva sembrare quel luogo un po' meno cupo.

Il più grande si chinò, poggiando il peso sulle ginocchia, sfiorò la fotografia con la punta delle dita e sussurrò rivolto al candido marmo «Scusami, è passato tanto tempo dall'ultima volta. Come stai, amore mio?» Domandò, come se davvero quella pietra potesse rispondergli.

Quelle parole colpirono l'altro uomo dritto al cuore.

Non era furioso, geloso, od irritato. Come poteva esserlo nei riguardi di un morto?

L'unica cosa che provò fu un'immensa, infinita, tristezza ed il bisogno di sciogliersi in lacrime per tutto il dolore che traspariva nitidamente dal tono di voce di Kakashi. Si sfregò gli occhi con il pugno chiuso e, con voce roca, chiese «Lui chi è?» Non voleva metterlo in imbarazzo, accusarlo di qualcosa. Desiderava soltanto conoscere il nome di quel ragazzo morto troppo giovane. Del ragazzo speciale che si era guadagnato il cuore e l'anima di Kakashi.

«Lui... Era Obito. Lui è l'uomo che ho sempre amato» Dichiarò con una sincerità disarmante, sfiorando ancora la fotografia con le dita, come se volesse carezzargli il viso.

Iruka fece qualche passo in avanti, rendendo omaggio alla tomba, inspirò piano e sfiorò l'avambraccio del più grande «Mi dispiace, tantissimo» Parlò a fatica, con voce rotta dal pianto trattenuto. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma... Aveva timore di mancar di rispetto ad Obito per quel desiderio inconscio.

Hatake si portò nuovamente in una posizione eretta, poggiò le mani sulle spalle di Iruka e lo avvicinò dolcemente contro il suo torace, posando il mento sulla nuca castana, narrando con gli occhi rivolti ad un punto sfocato «Aveva venti anni quando è morto, per colpa mia. Perché se non mi fossi infuriato con lui per una sciocchezza, se non mi fossi incamminato in mezzo alla strada trafficata come un idiota, se mi fossi reso conto che il semaforo era verde... Obito non mi avrebbe seguito... E sarebbe qui, con me. Probabilmente ad ingelosirsi per nulla, ridere come un cretino, dirmi quanto sono poco divertente. Accusandomi di quanto la mia sola presenza lo renda invisibile alla sua adorata Rin... Voleva bene a Rin, così bene che fece di tutto per non farla soffrire, anche mentire su di noi... Ed io, invece... Sono stato così stupido, cattivo, sofferente... Da farle del male lo stesso giorno in cui aveva perso il suo migliore amico!» Concluse affondando il viso nei capelli di Iruka, non credeva che avrebbe fatto così male confessare i suoi sbagli.

«Continua...» Lo spronò gentilmente, era certo che mancasse qualcosa. Le poteva chiaramente avvertire nell'aria, quelle parole non dette che premevano insistentemente per essere confessate a qualcuno.

«Io... Io la feci soffrire... -Confessò addolorato- ...Le dissi che la colpa era sua, che se non fosse stata così cieca ed egoista, troppo innamorata di una mia illusione, non sarebbe accaduto... Perché... Perché io e Obito non avremmo litigato a causa sua e... E non sarebbe morto... L'ho ferita, distrutta ed ora, giustamente, mi odia... -Parlò confuso, come se non riuscisse a dare un senso lineare ai suoi pensieri- ...Ed ora sto ferendo anche Obito e te... Perché, anche se so che non posso riportarlo indietro, anche se continuerò ad amarlo, ho paura... Ho paura di tradirlo».

«Tu non lo stai tradendo. Non...»

«Mi sono innamorato di te» Affermò in un fiato, interrompendo le sue parole e stringendolo ancor più forte tra le sue braccia, buttandosi nel vuoto, nell'ignoto.

Iruka sbarrò gli occhi, scioccato, smettendo completamente di respirare. Le lacrime, non riuscendo più a trattenerle, rigarono copiosamente il viso arrossato e le mani, lasciate inerti lungo i fianchi, circondarono la vita dell'uomo, tenendolo saldo contro di lui «Non... Non... Andartene mai più» Sussurrò sul suo petto, tentando di placare i singhiozzi.

Quanti anni erano che non piangeva?

Sempre troppi.

 

Era passata una settimana da quando Muku aveva iniziato a collaborare con il gruppo di Naruto. Una settimana pesante e burrascosa, in cui Sasuke Uchiha aveva cominciato ad accusare segni di insofferenza verso il nuovo apprendista. Alla fine, però, grazie al patto con gli altri Uchiha era riuscito a rilassarsi leggermente, e continuare la sua vita con regolarità. Anche se... Controvoglia.

Quando era costretto a lasciare Naruto a lavoro, di solito, Mikoto raggiungeva il luogo con una scusa assurda e faceva compagnia al suo adorato genero, ringhiando internamente verso il nemico.

Uzumaki, stranamente, aveva capito perfettamente cosa stesse accadendo. Anche perché gli sguardi della donna parlavano chiaramente. Quasi provava un piccolissimo senso di pietà nei confronti di quel ragazzo così masochista da essersi inserito, per sua scelta, nella lista nera di Mikoto Uchiha. La donna gli lanciava degli sguardi così cattivi e demoniaci che non pareva nemmeno lei e, Naruto, poteva giurare di aver intravisto Muku sussultare più di una volta in presenza di quei pozzi scuri...

...Forse per quello evitata di avvicinarglisi quando era presente Mikoto.

Con l'aggiunta di Itachi, giunto al Rinnegan per vedere la compagna, almeno questa era la versione ufficiosa, le cose degenerarono ancora di più.

Sfortuna volle che, il maggiore dei fratelli Uchiha, entrò sorridente (O ghignante) nello stesso, esatto, momento in cui il giovane dai capelli neri se ne stava dinanzi alla scrivania di una riluttante Sakura, con il volto a pochi centimetri dal suo, chiedendo gentilmente un consiglio per una scena del Manga.

Tragedia.

L'unica cosa che Itachi e Sasuke avevano in comune era la possessività e, chiunque, avrebbe giurato su ogni Kami conosciuto e non che il maggiore riusciva a battere il fratello.

Di tanto e con poco sforzo.

Naruto, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, ne ebbe una tremenda paura. Vide le sue pupille mischiarsi all'iride, le labbra tremare come se stessero per cacciare fuori un ruggito e l'espressione del volto completamente folle. Quando si avvicinò al malcapitato, a passo marziale, e disse gelido «Sakura, qualche problema?»... Uzumaki s'immaginò il corpo dell'apprendista steso in una pozza di sangue, completamente dilaniato dai canini che Itachi, di sicuro, si sarebbe fatto crescere di lì a poco.

Freddo.

Il tono di voce più cupo che avesse mai udito essere umano, gli Uchiha erano pericolosi anche quando si trattenevano.

E Muku Satori si era appena aggiudicato il terzo nemico mortale.

Però... Non era intenzionato ad arrendersi.

Quei potenziali assassini, i suoi, lo intimorivano. Non poteva affermare il contrario. Ma si era sempre considerato un uomo paziente, in grado di attendere il momento propizio.

Prima o poi Naruto Uzumaki sarebbe caduto nella sua tela, che lo volesse o no.

Il clan Uchiha era soltanto un piccolissimo imprevisto.

 

Odio mio padre... Pensò Sasuke Uchiha, seduto a gambe incrociate sul divano dell'abitazione di Madara mentre, quest'ultimo, se la ronfava della grossa sulla poltrona poco distante.

Cinque minuti.

Gli aveva prestato attenzione per soli cinque, maledetti, minuti. Poi era piombato in uno stato comatoso senza precedenti, pareva morto. Ed un po' il più giovane ci sperava.

Peccato che il respiro, lento e regolare, desse a vedere il contrario.

Lo aveva notato benissimo il suo calo d'attenzione: da che era partito dritto con la schiena contro la spalliera, ad accasciarsi lentamente contro questa ed infine chiudere gli occhi, addormentandosi.

ADDORMENTANDOSI!

Quello stronzo aveva osato addormentarsi mentre parlava, e non di sciocchezze, ma di Naruto. Il suo Naruto. Che in quel momento era solo, chissà dove, quando invece quel maledetto porcospino avrebbe dovuto essere con lui, per controllare che non incontrasse persone sgradite.

Oh, ma io ti uccido... Si disse nuovamente, facendo scrocchiare le nocche delle mani ed alzandosi piano dal divano. Con lentezza, senza provocare alcun rumore, si avvicinò al volto dormiente, inclinò il collo per osservarlo e prese tra le dita una ciocca corvina. Storse la bocca in una smorfia ed un secondo dopo ghignò pericoloso, allontanandosi e raggiungendo la cucina.

Mmmh, ma dove le tiene le forbici?...

Avrebbe potuto sbraitargli addosso ogni tipo d'insulto e svegliarlo, ma non sarebbe stata la vendetta perfetta. Quando trovò la sua “arma” tornò indietro e si posò, pensieroso, la lama sulle labbra, scrutandolo con attenzione.

Prese con delicatezza, non voleva di certo svegliarlo, la ciocca corvina che gli copriva l'occhio sinistro e s'impose di rimanere calmo, lucido e soprattutto di non ridere sadicamente al pensiero di cosa stava per fare. Con un gesto preciso e veloce delle dita la tagliò di netto, fin sopra la fronte. Fece gli stessi identici gesti per la parte destra e poi, lavorò sui fili corvini che poteva raggiungere in quella posizione. Per pochissimo non inciampò nei piedi del “Bell'addormentato”, rischiando di infilzargli il collo con le forbici (E questo non sarebbe stato male), oppure svegliarlo a causa dell'urto (E questo avrebbe fatto malissimo. A se stesso).

Quando finì il suo spettacolare lavoro, degno del miglior acconciatore del mondo, gli scattò una foto con il cellulare, giusto per ricattarlo negli anni futuri, raccolse le ciocche dal pavimento e si sedette, di nuovo, a gambe incrociate sul divano.

Prese i capelli di Madara e, alla bene e meglio, fece una specie di treccia, alzandola poi nella mano destra. Con la sinistra puntò le forbici, aperte, in direzione del suo stomaco e, un secondo dopo, ululò acidamente «BUON GIORNO, PRINCIPESSA!».

Il più grande sussultò e grugnì di disappunto, ancora prima di aprire gli occhi tentò di dire «S... Senti, scoiattolo con la rabbia, perché non vai a cercare ghiand...» Li aveva visti!

Sgranò gli occhi così tanto da rischiare di farli rotolare sopra il pavimento.

«C-cosa?... Cosa sono quelli?» Domandò afono. Sbuffando dalle narici e sentendo il suo respiro bloccarsi alla consapevolezza di cosa avesse osato fare il suo ex nipote morto. Tutto il suo corpo tremava, furioso, e cercò di portarsi una mano alla nuca per constatare se i suoi capelli fossero tutti lì... Non vi riuscì, troppo scioccato a quella vista.

«Questi?... -Pigolò innocentemente Sasuke, portandosi dinanzi al viso la treccia corvina e sporgendo il labbro inferiore, fingendosi meditabondo. Pareva quasi una ragazzina indifesa- ...Forse potresti riattaccarli con la colla, bestia!» Continuò tornando al solito tono freddo e spietato, aprendosi in un ghigno che avrebbe terrorizzato il Diavolo in persona. Pareva una di quelle bambine possedute dei film horror.

«Io... Ti... Ammazzo...» Minacciò Madara a denti stretti, dopo aver preso coraggio ed essersi toccato il capo.

Nulla.

Niente.

Lo aveva tosato come un barboncino.

Si fiondò su di lui, come desiderava quel piccolo mostro, ma fortunatamente notò l'arma e la evitò buttandosi sopra il suo corpo e prendendolo a pugni nello sterno. Gli avrebbe rotto ogni singolo osso «Me ne fotto se sei un un Uchiha, oggi morirai».

Sasuke gemette di dolore e fece una smorfia tirata, l'ennesimo pugno nello stomaco gli tolse il respiro per qualche secondo, così decise di restituire il favore: dandogli un sonoro calcio nelle palle.

Continuarono a picchiarsi per la successiva ora, maledicendosi in contemporanea, il salone di Madara era divenuto un campo di guerra. Completamente distrutto, dato che Sasuke gli spaccò anche una sedia sulla schiena.

Disgraziatamente quello stronzo era duro a morire.

In quel momento, troppo stanchi per continuare, se ne stavano seduti sul pavimento, l'uno di fronte all'altro.

Respiravano a fatica e si lanciavano occhiate cariche di disprezzo, se avessero potuto avrebbero usato Susano'o e, dall'aura violacea che li circondava, ci stavano anche per riuscire.

«Bastardo, figlio di puttana. Ti odio» Disse Madara incattivito e con fiato corto. Con la voglia di alzarsi ancora e strozzarlo, purtroppo le gambe non reggevano più il suo peso.

Sasuke respirò, posandosi una mano sulle costole doloranti, e rispose «Fallo. Ed anche da morto tornerò a perseguitarti».

«Mi hai rotto il cazzo! Che vuoi da me?» Gli ringhiò contro il più grande, passandosi una mano sul labbro spaccato, per poi osservare il palmo macchiato di sangue.

L'altro sghignazzò malefico a quelle prime parole ed esclamò «Attento, Tartufo, può essere che con tutti quei calci te l'ho rotto davvero!».

Tartufo?!... Si ripeté, sconvolto. Quel moccioso era masochista o cosa? Per quale motivo cercava in tutti i modi di farsi uccidere? Sì, perché lo faceva, Madara non lo andava di certo a cercare... Forse, forse... Ho sentito dire che i bambini picchiano e tormentano chi gli piace! No, che schifo...

«ODDIO!... -Si alzò di scatto e gli puntò un dito contro- ...Fuori da casa mia papera-schizofrenica e non ti avvicinare mai più a me» Ordinò ringhiando in sua direzione.

«Eeh?... Idiota, mi servi!» Affermò Sasuke, arcuando un sopracciglio.

Madara sbuffò e disse stizzito «Perché non pensi a tuo marito e mi liberi dalla tua folle presenza?».

E che cazzo sto facendo? Non avrei di certo accettato di fare coppia con lui se non mi preoccupassi di Naruto... «Vaffanculo, Madara. Per colpa tua abbiamo perso un'ora di tempo!» Esclamò scocciato, pensando già a come spiegare i suoi lividi e quelli del più grande. Quando Naruto li avrebbe visti non ne sarebbe stato contento.

«Vacci tu, masochista... -Rispose allo stesso tono, attirando l'attenzione del suo interlocutore- ...Non sono la tua balia, non sono il tuo fidanzato, cavatela da solo» Aggiunse colpendolo dritto al suo orgoglio.

Sasuke assottigliò gli occhi e si tirò su, a fatica, dal pavimento. Gli si avvicinò, a pochi centimetri dal viso e sussurrò cupo «Cavatela da solo?... -Ripeté incattivito- ...Me la cavo da solo da quando avevo diciotto fottutissimi anni. Ho lasciato il clan, ho lasciato tutti. Tu, invece, cosa cazzo hai fatto, oltre commiserare la tua esistenza? Perché lo fai, stronzo, lo so che lo fai!» Finì sputandogli in faccia quelle parole.

Madara Uchiha, di solito, era un uomo abbastanza paziente. Sì, s'infuriava spesso e volentieri, ma non andava mai oltre gli insulti e le urla. Sasuke, quel moccioso troppo simile a lui, aveva il potere di fargli perdere la calma con una sola frase. Per questo, senza nemmeno pensare, lo schiaffeggiò, così forte da fargli voltare la testa verso destra «Non farlo mai più, ragazzino. Non provare mai più a giudicare la mia vita dall'alto del tuo piedistallo, o comincerò ad odiarti davvero... -Sasuke spalancò gli occhi, portandosi il palmo alla guancia, quel misero schiaffo aveva fatto molto più male di qualsiasi altro colpo. Forse perché quello era stato veramente dato con odio- ...Vattene!» Concluse il maggiore, dandogli le spalle e facendo qualche passo nella direzione opposta.

La presenza di Sasuke stava cominciando ad irritarlo, dato che sapeva perfettamente cosa avrebbe provato a fare quel ragazzino.

Infatti...

Ho esagerato... Si disse il giovane, colpevole. Per quanto non sembrasse Sasuke conosceva Madara, forse meglio di qualsiasi altro Uchiha. Lo capiva.

«Mi dispiace, non ti disturberò più. Hai ragione, io non so nulla. Però... Non è colpa tua, sai?... -Parlò, infilandosi le mani in tasca- …Intendo se i tuoi sono morti. Madara, ne abbiamo già parlato, no? Ora sono un adulto se vuoi...»

«HO DETTO VATTENE!» Lo interruppe, gridandogli contro tutta la sua frustrazione. Come era successo? Perché erano passati a quell'argomento? Perché lo tormentava da anni?

«Madara... -Sussurrò ancora, per niente intimorito dalla sua reazione- ...Quando avevo diciassette anni e ti ho confessato di essere gay, le tue parole sono state: “Coglione, quale sarebbe il grave problema?”... Forse non c'entra un cazzo con la tua situazione, ma molto probabilmente se non mi fossi sentito dire che mi stavo comportando da stupido starei ancora qui ad autocommiserarmi, da solo, non avrei incontrato Naruto, non sarei stato in grado di fare il padre. Starei qui, oppure sarei rimasto ad Oto, a far finta che il mondo non mi interessi. Chiuso in casa mia, recitando il ruolo della persona felice, scacciando via chiunque tenga a me! Come fai tu. Quindi... Chiama Anko, Izuna, Hashirama, chi vuoi tu. Ricomponi la tua vita, sono anni che non vivi... -Inclinò la testa e socchiuse gli occhi- ...Sei un coglione, Madara» Concluse, incamminandosi verso la porta d'ingresso, non aspettandosi alcuna risposta dall'altro. In fondo, non sono io quello con cui deve parlare... Pensò uscendo da casa sua e osservando le nuvole plumbee di quel giorno. Si era svegliato con una brutta sensazione alla bocca dello stomaco e, aveva timore, che la discussione con Madara fosse soltanto l'inizio di una giornata che si prospettava orribile, da ogni punto di vista.

 

Madara Uchiha si poggiò stancamente sul davanzale della finestra, serrò la mano sinistra a pugno e si morse il labbro inferiore, con forza. Inclinando la schiena in avanti, distrutto. Per quale motivo, ogni volta che lui e Sasuke non si insultavano o picchiavano, quel marmocchio impertinente riusciva a colpire dove altri avevano fallito?

Ho una teoria, Nii-san... Sasuke-kun ha i tuoi maledetti geni e, credo, che la pensiate allo stesso modo su molte cose. Basta vedere come tratta Naruto-kun, la sua gelosia, la sua possessività. Sei assolutamente sicuro di non aver mai fatto sesso con Mikoto-san?”...

Se non avesse avuto la certezza di non aver mai sfiorato Mikoto... Avrebbe chiesto alla papera-scoiattolo-schizofrenica di fare il test del DNA.

Per poi abbatterlo se fosse risultato positivo.

Respirò, si mise in una posizione eretta e s'incamminò, a passo marziale, verso l'ingresso, indossando prima un cappello per coprire quell'orrore. Si chiuse la porta alle spalle e cominciò a camminare nella direzione in cui sapeva si era diretto Sasuke Uchiha, dopo parecchi minuti, dato che lo stronzetto aveva un'andatura maledettamente veloce, lo vide in piedi, come se si fosse trasformato in una statua di sale ad osservare qualcosa.

Gli si accostò curioso, lasciando da parte la sua vendetta, e puntò lo sguardo nella stessa direzione degli occhi di Sasuke...

...Questo è un problema!... Pensò osservando Muku Satori sbattere contro il muro Naruto Uzumaki e baciarlo... Un grosso problema... Si disse ancora, vedendo le mani del più giovane chiudersi a pugno, fin quasi a sbiancare le nocche.

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Capitolo 36
*** Apocalisse: Mai usurpare la proprietà privata di un Uchiha. ***


Apocalisse: Mai usurpare la proprietà privata di un Uchiha.

 

Ringrazio immensamente frenci piuggi e Kyuukai per l'aiuto nella “scena madre”. Grazie. Grazie. Grazie °S'inchina, poi le abbraccia°.

Note dell'autrice: Salve carissime! Prima di lasciarvi al capitolo una piccola legenda per capire il discorso tra Naruto e Teyaki:

Marmocchi: Sasuke e Daisuke (No, ma vaaaaa??!)

Tre moschettieri: Hidan, Itachi, Nagato.

Paperino: Sasuke (Ma vaaaaaaa??!)

Ka-san: Kagami.

Tu-sai-chi: Vold... Mmmh... Madara

Mantra: Il pesce rosso di Teyaki.

Dai: Mi rifiuto di... Daisuke (Viene picchiata! -Non siamo mica sceme eh?!-).

Nee-chan: Ino °Si lecca le ferite inflitte dalle lettrici°... Perché non sono spiegati? Semplice, il dialogo lo ascolta Muku quindi non posso descrivere più di tanto e... Due persone che si conoscono non specificano, no? Sarebbe inutile e ripetitivo! E visto che Naruto È un Uchiha (Lo è. Se ne è sposato uno quindi lo è °Non contraddite l'autrice quando è in fase “La mia OTP è bella, bella, bella, bella, canon, bella, canon. MALEDETTO KISHIMOTO”°) ha dovuto imparare il gergo degli Uchiha (Che beh... Oltre grugniti e sbuffi ha anche parole).

 

Freddo.

Incattivito.

Mortale.

Mai ebbi così tanta paura di Sasuke prima di allora.

 

 

Muku attendeva, e ricercava, l'occasione perfetta.

Il giusto momento.

Cosa che avvenne nello stesso istante in cui meno se lo aspettava, come avviene la maggior parte delle volte, per non dire tutte.

Quel giorno decise di lasciare il suo squallido appartamento per recarsi al più vicino, e meno affollato, Supermercato per fare spesa; dato che il frigorifero era completamente vuoto.

Camminava per le vie ingombrate di Konoha mentre, all'interno di se stesso, malediva il Sabato pomeriggio stracolmo degli individui più disparati. Si passò il palmo della mano sul retro del collo ed inclinò il capo verso l'insegna di un piccolo negozio di alimentari, sospirando pesantemente e socchiudendo gli occhi allo stesso momento.

Avrebbe preferito compiere i suoi acquisti nel centro commerciale cittadino in verità, ma la consapevolezza che, a quell'ora, sarebbe stato invaso da una mandria di amebe travestite da esseri umani lo bloccava, facendogli modificare il suo pensiero nell'immediato.

Per questo, con profondo rammarico, prese la decisione di dare una chance a quel negozio che poco lo ispirava sin dal primo, fugace, sguardo.

Trascinandosi all'interno udì, chiaramente, una sonora risata provenire da poco lontano, la stessa che avrebbe riconosciuto tra mille, spostò il viso in quella direzione e lo vide: Naruto Uzumaki, più bello di qualsiasi altro giorno.

Sorrideva e cianciava cordiale assieme ad un ometto bassino, dai capelli neri e gli occhi del medesimo colore. Leggermente stempiato ai lati della nuca, quando annuiva il suo mento, già di per sé appuntito, pareva una lama affilata...

...Il mondo è invaso dagli Uchiha... Si disse acido, Satori.

Sì, perché quello era un Uchiha, non poteva essere altrimenti.

Quel portamento eretto e fiero; quella scintilla di orgoglio, testardaggine e superiorità tipica di ogni membro del clan più vasto di Konoha.

Nessun altro essere umano poteva vantare quegli occhi.

Cercando di non attirare la loro attenzione e mostrarsi, Muku si avvicinò un poco di più, curioso di ascoltare, almeno, un brandello della conversazione che avevano intavolato.

«...Teyaki-san, è stato gentilissimo» Lo ringraziò Naruto.

Il più anziano fece un brusco gesto con la mano, come a scacciare una mosca molesta, e ritornò ad imbustare ordinatamente il cibo del suo cliente «Se la mia famiglia viene a servirsi qui è mio dovere essere disponibile... -Rispose con tono piatto ed atono. Tono che infastidiva Muku sin dalla prima volta che lo aveva udito. Disprezzava quella superiorità innata; perfino un barbone, se avesse avuto come cognome Uchiha, sarebbe stato saturo di dignità ed orgoglio. Lo sapeva. Lo odiava- ...Dove hai lasciato i due marmocchi?» Continuò austero.

Marmocchi? Sapevo che avevano solamente un figlio... Si chiese meditabondo, irrigidendosi ancora di più.

Forse aveva puntato ad un pesce troppo grande, troppo protetto.

In quel periodo di tempo era venuto a sapere molte cose sulla famiglia Uchiha-Uzumaki, cose che lo irritavano in modo poco lecito.

Una famiglia felice!

Ecco cos'erano: felici, sereni ed innamorati.

Ma davvero un uomo oscuro come Uchiha, un ragazzino borioso ed egoista, era riuscito a rendere felice Naruto? L'emblema vivente della solarità?

Non che gli importasse del suo appagamento spirituale, il desidero che celava era puramente carnale. Però... Non capiva, ed il non capire lo rendeva furioso.

In poco tempo si erano innamorati. In poco tempo si erano fidanzati. In poco tempo si erano sposati. In poco tempo avevano adottato il figlio di Uchiha.

Il tempo.

Avrebbe sfruttato ciò a suo vantaggio.

Tornò a prestare attenzione ai due e vide il biondo sorridere caloroso «I ragazzi sono dei bravi zii» Affermò, rispondendo quasi sicuramente alla precedente domanda dell'altro uomo. Domanda che Muku, perso nei suoi pensieri, non era riuscito a captare.

«Non lascerei mio figlio al parco con la brutta copia dei tre moschettieri neanche morto» Constatò, scuotendo la testa, e strappando una sonora risata al suo interlocutore.

«Mmh... -Mugolò Uzumaki, fingendosi serio- ...Quello che mi preoccupa è Paperino, non dire che lo chiamo così... -Aggiunse di tutta fretta agitando le mani in aria- ...Dicevo: Ka-san mi ha riferito che lo ha visto entrare, o meglio correre, nell'abitazione di Tu-sai-chi... Quindi, se non è morto, starà giocando con il suo amichetto, ma non vorrei ci rimettesse la pelle. In fondo mi ci sono affezionato!».

«Quando morì Mantra piansi. Posso capirti, ragazzo... -Annuì cupo, poi continuò ancor più serio- ...E non nominare Tu-sai-chi in pubblico, altrimenti la cittadinanza ci bombarderà di domande per sapere quando tornerà a lavoro. Ah, quello stupido ragazzino non cambierà mai» Sbuffò dalle narici.

Ma che cazzo stanno dicendo?!... Si domandò strabuzzando gli occhi, non credeva di aver compreso bene tutto il loro dialogo.

«Oh, ora è meglio che vada, Dai cena da Nee-chan e devo andare a prenderlo» Si congedò Naruto, rivolgendogli un nuovo sorriso e voltandosi verso l'uscita.

Quel sorriso.

Quello che aveva disegnato in viso.

Come poteva, Sasuke Uchiha, meritarsi quel sorriso?

Come poteva rivolgere quella stessa espressione ad ogni, fottutissimo, Uchiha con cui parlava?

Perché? Perché quell'amore incondizionato traspariva dagli occhi del più grande tutte le volte che parlava del giovane marito e della loro famiglia?

No, Uchiha non si meritava quella bellezza eterea, ma fragile come cristallo.

Non merita questo corpo meraviglioso... Pensò Muku, incantato dalla sua vista. All'osservare con lussuria i capelli biondi sfiorare il collo ambrato in una lieve carezza; il sedere sodo fasciato dai jeans; i muscoli del torace modellati dalla leggera maglia. Non che Uzumaki fosse di stazza enorme, anzi, era abbastanza minuto di statura, con una muscolatura adatta al suo peso.

Pareva morbido al tatto, caldo, bollente come le fiamme dell'inferno... Era tutto ciò che più bramava nelle profondità della sua anima!

La cosa che, però, maggiormente “amava” erano gli occhi: quell'azzurro cangiante che pareva brillare di luce propria in quell'effimero istante.

Mai lo aveva veduto così appagato, rilassato.

Mai era accaduto mentre lavoravano assieme.

Un velo celava quello splendore al suo sguardo e, questa, era la cosa che meno sopportava.

Nello stesso momento in cui Naruto s'allontanò, congedandosi definitivamente dall'altro uomo, Muku lo seguì. Deciso come mai prima di allora a compiere la sua mossa.

«Uzumaki-sama?!» Attirò la sua attenzione, quando fu certo di essersi abbastanza distanziato dal negozio dell'ennesimo, dannato, Uchiha.

Il biondo, a quel richiamo, si voltò sorpreso. Sospirò pesantemente riconoscendo il suo interlocutore e si rivolse a lui, educato, «Muku-kun, è un piacere incontrarti».

No, non lo era.

«Lo stesso vale per me... -Mormorò avvicinandoglisi- ...Posso chiederle l'onore di accompagnarla?».

Il più grande si strinse le spalle, accentuando la presa sulle buste della spesa e rispose, scostando lo sguardo da lui, sentendosi esaminato da quegli occhi «Io... Stavo tornando a casa e...».

«Mi farebbe immensamente piacere fare un tratto di strada con lei» Lo interruppe bonario. Sovrastandolo con la sua imponente figura ed osservando ostinatamente il suo viso, notandolo divenire sempre più rosso d'imbarazzo.

Questa è la reazione che voglio... Si disse ghignando internamente.

Naruto, a disagio, annuì; si scostò da lui e ricominciò a camminare. Avvertire la sua presenza ingombrante alle spalle lo soffocava, non capendone il motivo.

Certo, che Muku fosse un uomo molto bello era innegabile, ma questo non gli procurava imbarazzo. Poco importava all'altro del suo aspetto fisico, dato che qualsiasi essere umano sulla Terra diveniva nulla ai suoi occhi se comparato al marito.

Però... Quello sguardo che pareva volerlo spogliare ogni volta che si posava su di lui, il tono di voce basso e caldo, il portamento fiero, la ricerca di contatto fisico...

...Stava cercando di sedurlo, lo sapeva.

E non ci sarebbe riuscito, di questo ne era perfettamente certo.

Allora cosa lo intimoriva?

Non era di certo la prima volta che qualcuno ci provava insistentemente con lui.

Perché Muku... Lo terrorizzava?

Una mano bollente afferrò la sua dopo qualche minuto di cammino, venne fatto voltare di scatto, tanto che le buste caddero al suolo con un sonoro tonfo. Il suo torace cozzò contro quello di Satori, così forte da mozzargli il respiro e chiudere istintivamente gli occhi. Delle dita si piantarono sul suo mento, facendoglielo alzare.

Stava accadendo tutto così velocemente da provocargli un violento capogiro, accompagnato dal senso di nausea.

«Mi sono stancato, Naruto» Parlò duro, sottolineando il suo nome. Lo trascinò e sbatté verso la parete più vicina e, prima che Uzumaki potesse riprendersi dallo stupore, serrò la sua nuca con le mani. Baciandolo.

Poggiando le labbra secche su quelle morbide e rosee dell'altro, giocando con il suo labbro inferiore e passando la lingua su questo. Gustandosi il sapore dolciastro del più grande.

Una droga.

Quella bocca era una droga di cui non avrebbe più potuto fare a meno ora che la aveva assaggiata.

Naruto ne fu disgustato e terrorizzato.

Non era come quando lo aveva baciato Madara, seppur gli avesse fatto schifo, sapeva che l'Uchiha non nascondeva brutte intenzioni, che non voleva fargli del male, che era uno strano gioco che aveva in corso con la donna che amava...

...Ma in quel momento era diverso.

Si dimenò tra le sue braccia, aprì le fauci e, nell'istante in cui Muku lo invase con il suo muscolo, lo morse con violenza. Avvertendo il ferroso sapore del sangue invadergli la gola. Stava per colpirlo con un calcio, un pugno, qualsiasi cosa potesse per liberarsi di lui, ma d'un tratto quel peso non gli comprimeva più il corpo.

Non riuscì a scorgere perfettamente cosa era accaduto, avvertì solamente una mano posarsi sulla sua spalla e trascinalo indietro mentre Muku cadeva a terra, colpito da un pugno in pieno viso.

«Stai buono qui, bamboccio!» Esclamò una voce profonda e conosciuta.

Naruto si voltò leggermente, mettendo a fuoco il viso contratto di Madara Uchiha e una consapevolezza lo invase. Se Madara era lì, allora...

«Alzati» Udì sibilare dalla figura che, in un primo momento, non era stato capace di mettere a fuoco: Sasuke. Suo marito. Gli dava le spalle e stringeva i pugni lungo i fianchi, rivolgendosi con malvagità e disprezzo al ragazzo steso al terreno.

«Sas'kè...».

«Uchiha... -Gracchiò Satori, coprendo il pigolio dell'Uzumaki e rimettendosi in una posizione eretta- ...Perché, ogni dannata volta, appare un lurido Uchiha?» Domandò retorico, assottigliando le palpebre.

Quel tono e quello sguardo avrebbero gelato sul posto chiunque, ma non Sasuke.

L'unica cosa che pensava il giovane era come fargliela pagare, come distruggerlo. Si stava trasformando in quel predatore che aveva sempre impaurito Naruto nel profondo del suo essere.

Gli si avvicinò ancora, sicuro di sé e della mossa successiva del suo avversario, e, quando vide il suo braccio allungarsi rapidamente verso di lui, parò il colpo bloccandolo con una mano. Strinse il polso in una morsa ferrea, affondando le dita nella tenera carne, lo storse fin a portarlo dietro la schiena di Muku e poggiò la suola delle scarpe tra le sue scapole: spingendolo verso il basso, facendolo inginocchiare al terreno. Serrò la presa sul suo arto come se volesse spezzargli le ossa in mille piccoli pezzi e, successivamente, lo lasciò andare.

Tornò a posizionarsi dinanzi al suo viso sofferente, si piegò e dichiarò «Non osare mai più sfiorare con le tue luride mani ciò che è mio».

Possesso.

Gelosia.

Rabbia.

Ossessione.

Odio.

Sasuke Uchiha mostrò il suo vero volto e Muku, nonostante tutto, non poté fare a meno di sentirsi migliore di lui.

Perché quello non era un essere umano, ma un mostro.

Perché avrebbe potuto uccidere con un solo sguardo chiunque si fosse frapposto a lui e alla sua personale felicità: Naruto.

Perché, era certo, che stava progettando il modo più doloroso per ucciderlo realmente.

Uchiha si rialzò, lo scrutò dall'alto in basso per un misero secondo e, quando lo vide tentare di far leva sulle gambe, sorrise.

Sorrise colpendolo sotto al mento con una potente ginocchiata, facendo sì che si mordesse la lingua e sputasse sangue.

Sorrise avvertendo i suoi gorgoglii di dolore mentre si accasciava nuovamente, portandosi le mani al volto.

Stava per colpirlo ancora una volta , se non che due mani grandi lo fermarono posandosi sulle sue spalle e trascinandolo a qualche metro di distanza.

«Idiota, vuoi finire in prigione?» Disse cupo Madara, rivolgendosi ad un Sasuke fuori di sé che, scoccandogli un'occhiata torva, tentava di liberarsi.

«Basta!» Esclamò duramente Naruto, stringendo un polso del marito tra le mani e puntando gli occhi nei suoi. Non voleva che capitasse qualcosa di male al compagno a causa della sua stupidità.

Madara, vedendolo distratto, si avvicinò lentamente al corpo sofferente di Muku Satori. Assottigliò le palpebre e, annoiato, si rimise in sesto il cappello nero che copriva lo scempio causato dal nipote poco prima. Ghignò divertito alla vista della sua sofferenza e caricò un calcio diretto alla mandibola. La punta dei suoi scarponi cozzò contro la carne morbida e già insanguinata del giovane, che gemette e si accasciò ancora di più.

Il maggiore si piegò sulle ginocchia, lo issò per la coda dei capelli e gli sputò un grumo di saliva in faccia «Vediamo se riesci ancora a baciare qualcuno conciato così» Sibilò con profondo disprezzo.

«MADARA, SMETTILA!» La voce allarmata e pregna di panico dell'Uzumaki lo richiamò, si rimise in una posizione eretta e raggiunse i due con calma, come se non fosse accaduto nulla. In realtà era ancora più furioso di quello che lasciava intravedere.

Non che gli importasse di Naruto, almeno non così tanto da farlo imbufalire, ma... La proprietà privata di un Uchiha non si tocca. Mai.

«A casa. Ora» Affermò cominciando ad avanzare e scoccando uno sguardo eloquente a Sasuke.

Era un ordine, non una richiesta.

Me la pagherete cara... Pensò Muku, osservando le loro schiene allontanarsi. Da quel giorno avrebbe avuto un motivo in più per prendersi Naruto Uzumaki.

Per fargli realmente del male.

 

Due Uchiha infuriati nella stessa casa non erano per nulla sopportabili, per questo Madara decise di tornarsene nella sua abitazione, chiamare Anko e sfogarsi su di lei.

Cosa che alla donna fece estremamente piacere.

Naruto, invece, contattò Ino chiedendole di badare a Daisuke fin quando non fosse riuscito a calmare il marito. Cosa che stentava ad avvenire.

Nel momento esatto in cui chiuse la conversazione con sua sorella, Sasuke colpì la parete della cucina con un pugno così forte da farlo sobbalzare di paura, sia per se stesso che per l'altro.

«Sasuke...» Tentò di dire, terribilmente preoccupato.

«STAI ZITTO!... -Gli sbraitò contro, fulminandolo sul posto- ...Perché eri con lui?» Indagò cupamente. Le mani penzolavano inermi lungo il corpo e le ciocche nere gli coprivano gli occhi; respirava a fatica, ansimando e sentendo male ai polmoni ad ogni boccata. Voleva... Voleva tornare da quel bastardo ed ucciderlo, null'altro.

«Io... 'Suke... Io... -Balbettò confuso, impaurito. Socchiuse gli occhi e s'impose di mantenersi lucido, almeno lui. Non capiva il perché, per quale motivo un bacio fosse così grave per il marito. Gli si avvicinò prudente, sopprimendo il terrore che gli procurava vederlo in quello stato, allungò una mano verso la sua guancia e la chiuse a coppa su questa, mormorando- ...Mi dispiace. Ci siamo incontrati per caso e, davvero, non credevo che potesse farlo. Non sono riuscito a reagire, è colpa mia. Scusami, 'Suke».

«Poteva farti del male...» Biascicò il giovane, stringendo con la mano sana un suo fianco e attirandolo a sé.

Naruto lo abbracciò con forza, avvolgendogli il collo con le mani, capendo finalmente il vero motivo della sua furia «Sto bene. Se non fossi arrivato tu gli avrei dato un calcio nelle palle... -Si bloccò, sospirando pesantemente- ...Sas'kè, ora so difendermi da solo!».

Il più giovane non rispose, semplicemente ricambiò la stretta ed affondò il volto nei capelli biondi. Respirando il suo profumo.

Non riesco mai a proteggerti!

Non è vero, Sas'kè.

Ogni volta che ti capita qualcosa di male non sono lì...

Stupido...

...Perdonami!

...Non devo perdonarti nulla.

Naruto si allontanò di qualche centimetro e incorniciò il viso del marito tra le mani «Dobbiamo andare all'Ospedale, ti sei rotto una mano».

«Non ora!» Esclamò con tono profondo, sporgendosi sulle sue labbra e sfiorandole con le proprie in un casto bacio.

«Ma...» Tentò di dire Naruto, ma l'altro soffocò le sue proteste insinuando la lingua all'interno della sua cavità, ricercando il calore che tanto amava, il sapore che gli dava alla testa ogni volta. Con il braccio sinistro, quello sano, circondò la vita magra dell'Uzumaki e lo tenne stretto a sé mentre, con sforzo, cercava di accompagnarlo verso il divano.

Desiderava fare l'amore con lui, averlo. In quell'istante.

Percepire il suo corpo nudo sulla pelle.

Prenderlo.

Udire i suoi gemiti e le sue urla.

Sentirlo suo. Solamente di sua proprietà.

Ne aveva un estremo bisogno.

Il più grande sospirò all'interno della sua bocca e gli allacciò le gambe ai fianchi, captando il desiderio del marito. Capendo quando quell'atto fisico fosse l'unica cosa che poteva riportarlo in sé. Insinuò le mani nei suoi capelli e passò le labbra sul suo collo, fino al lobo dell'orecchio «Dopo non voglio storie, marmocchio» Riferì autoritario.

«Sì, signore» Rispose Sasuke, sorridendo lievemente e facendosi sfilare la maglia.

Ovunque andrai, qualsiasi cosa farai. Se ti azzarderai ancora una volta a toccarlo... Poco mi importerà delle conseguenze... Si ripromise, per poi scacciare ogni deleterio pensiero e concentrarsi sul corpo ambrato ed ansimante sotto di lui.

 

«Beh... -Cominciò Anko, arcuando un sopracciglio- ...Sei bello lo stesso... -Assottigliò le labbra e gonfiò le guance paffute- ...NON È VERO, SEI ORRIBILE!» Ululò scoppiandogli a ridere in faccia, rotolandosi tra le candide lenzuola e tenendosi la pancia mentre le lacrime, tante lacrime di divertimento, le rigavano il viso.

Non aveva notato immediatamente la nuovissima acconciatura del... Fidanzato? Amante?... Semplicemente del suo bisbetico e tenero tesoruccio, fino a quando non avevano concluso di fare l'amore e far sfogare, con enorme compiacenza della donna, la rabbia repressa dell'uomo.

Solo allora, mentre stava per dirgli che lo amava, LI aveva visti.

Ed ovviamente il “ti amo” si trasformò in una folle risata di scherno.

«Strega... -Sputò fuori risentito, toccandosi la nuca ed avvertendo l'insana voglia di scoppiare a piangere per il dolore. Fosse stato solo si sarebbe accucciato in un angolo buio e forse lo avrebbe fatto davvero. Oppure si sarebbe imbottito di schifezze meditando vendetta. La seconda ipotesi era la più veritiera- ...E SMETTILA DI RIDERE!» Ruggì, dopo cinque lunghi minuti, vedendola insabbiare la testa nel cuscino e prenderlo a pugni mentre ancora sghignazzava e calciava il materasso.

Tutto ciò completamente nuda, ovviamente.

«Sei... -Ansimò a fatica- ...Sei veramente la cosa più brutta che abbia mai visto... Oddio, mi fa male la pancia...» Parlò, nuovamente, tentando di regolare la respirazione, fallendo e scoppiando ancora a ridergli in faccia.

«Prima ammazzo te, poi il ragazzino» Soffiò imbufalito, unendole i polsi sopra il capo e spingendola contro il letto mentre lui, a cavalcioni sul suo bacino, la osservava con odio.

Anko smise di contorcersi e gli scoccò un'occhiata per nulla impaurita «Biscottino, adoro il modo in cui mi uccidi».

Ninfomane... Pazza e ninfomane... E pure un po' masochista!... Pensò l'Uchiha, per poi soprassedere al disgustoso modo in cui lo aveva chiamato e “vendicarsi”.

Il giorno dopo sarebbe andato dal barbiere.

Poi avrebbe trucidato Sasuke.

Poi... Avrebbe di nuovo sfogato la rabbia su quella donna. Per piacere di entrambi.

Le sue giornate erano più faticose quando era in ferie che quando lavorava.

La prossima volta che rinasco sterminerò il mio clan, Konoha, Suna, Il mondo...

Quanto invidiava il se stesso del Manga in certi momenti.

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Capitolo 37
*** Tenebra. ***


-Tenebra-


NB (Sì, all'inizio. Almeno son sicura che si legge, spero!): Come al solito molte cose non sono spiegate, perché? 1) Perché sono un'autrice brutta e cattiva che dice sempre tutto alla fine. 2) Perché ho le idee confuse su una cosa e devo ancora pensarci seriamente ^^'.

Note: Hola! In verità avrei dovuto aggiornare la TobiIzu, ma parecchi uccellini mi hanno cinguettato alle orecchie che erano settimane che non postavo un nuovo capitolo di Gensaku-sha, per cui eccomi qui... °Indica titolo°... Odiatemi, aggrappatevi alla tastiera e quando avrete la mia stessa vena sadica tornate da me (Semi-Cit.)... Penso che, prima o poi, Itachi mi chiederà di pagargli i diritti ^^'...

Seriamente? Io... Mi sono letta 5 pagine di Wikipedia per una pistola che, tra parentesi, già sapevo esistere... Mmmh... Non ammazzatemi, ok? Altrimenti non posso continuare la storia °Ride isterica e si nasconde nelle profondità del suo Bunker°.

 

Quelle urla.

Quei pianti.

Quei mormorii.

Era tutto così straziante.

Se solo fossi arrivato prima.

Due, dannati, minuti prima!


«Naru? Ma che cos'ha Oto-san?» Pigolò preoccupato Daisuke, facendo oscillare i piedi sotto al tavolo, accomodato al fianco del suo secondo papà ed osservando il ragazzo dai capelli corvini percorrere il salone, come se fosse stato un animale in gabbia.

Il biondo sospirò, intrecciò le dita delle mani e se le poggiò sotto al mento, puntellando i gomiti sulla superficie di legno e seguendo, con occhi attenti, i movimenti del marito «È semplicemente... -Furioso, incattivito, pericoloso... Pensò- ...Un pochino arrabbiato» Disse, sorridendo con amore a suo figlio.

«Con me?» Si preoccupò il piccolo, inclinando il collo ed indicandosi con un dito, mentre il labbro inferiore andava a coprire quello superiore e le iridi scure divenivano lucide.

A Naruto andò in tilt il cervello.

Come poteva non amare quella cosa così... Così... Così dannatamente simile ad un Sasuke più piccolo, paffuto e carino? Gli faceva venir voglia di mangiarselo.

«Ovvio che no!».

Lo abbracciò, portandoselo sulle ginocchia e cullandolo contro il suo petto; cominciò a riempirgli di baci ogni parte di pelle disponibile, provocando le sue acute risate.

Il mio mini-Teme... Si disse continuando la “tortura”.

«AH! NARU, LASCIAMI» Strillò, continuando a ridere di gusto e tirandogli le ciocche bionde.

Quel momento perfetto fu interrotto dall'avvicinarsi di una figura oscura e minacciosa che, con il braccio libero dal gesso, indicò i due ed ordinò «Tu, all'asilo. Tu, al lavoro. Muovetevi!».

«Sì, capo» Risposero in coro, trotterellando nella camera da letto della coppia di sposi per cambiarsi assieme.

Daisuke aveva sviluppato una sorta di dipendenza nei confronti di Naruto: quando era a casa passava tutto il suo tempo attaccato a lui, quando non c'era martellava il suo Oto-san di domande per sapere, con precisione, quando sarebbe tornato.

Un altro “uomo” caduto dinanzi al fascino dell'idiota!

Ecco cosa si diceva Sasuke, maledicendo il compagno e la sua... Bellezza. Non sapeva nemmeno lui come definirla.

L'unica sua certezza era che incatenava al suolo; uno sguardo di quei profondi e, stranamente, caldi occhi azzurri bastava a chiunque per adorarlo.

Impedendogli di allontanarlo da lui, o lasciarlo.

Perfino suo padre era caduto nella rete come un pesce.

Perfino Madara, per quanto si ostinasse a non darlo a vedere, si era profondamente affezionato a quell'uomo adulto dai comportamenti infantili ed esuberanti.

Proprio per questo Sasuke era turbato.

Naruto aveva il potere di far innamorare le persone di lui, e fin quando si trattava dei suoi amici, della sua famiglia, di individui onesti... Poteva andar bene!

Disprezzava il fatto che tutti gli ronzassero attorno come api sul miele, ma... Erano uomini e donne fidati, che mai lo avrebbero anche solo sfiorato con un dito.

Diversamente da Muku Satori.

Strinse il pugno lungo i fianchi ed osservò fuori dalla finestra, con occhi vacui e perso nei suoi pensieri. Tremendamente in ansia per qualcosa che non aveva ancora detto a nessuno.

Per quelle poche righe, trovate qualche giorno prima dinanzi la porta della sua abitazione.

“Me la pagherai cara, Uchiha”.

Si massaggiò il gesso, desideroso di spaccarlo sulla maledetta faccia di quello stronzo, e percorse a grandi falcate la cucina ed il salone.

Ricominciando a camminare, irritato.

Cosa doveva fare?

Presentarsi a casa di Satori ed ucciderlo veramente? Sapeva dove abitava, avere un padre poliziotto, alle volte, era abbastanza utile.

Oppure denunciarlo e mettere fine a quella storia?

Il raziocinio gli diceva che la seconda era la soluzione migliore, quella giusta.

Però... Però il suo dannato orgoglio gli impediva di farlo.

Avvertì le mani prudere una seconda volta, le osservò e si disse che avrebbe risolto tutto.

Da solo.

Lo odiava, profondamente. Come mai gli era capitato con nessuno.

Come aveva osato entrare nella loro vita?

Come aveva osato toccare ciò che era solamente ed esclusivamente suo?

Muku Satori avrebbe presto capito che mettersi contro un Uchiha non procurava altro che guai.


Se ne stava in piedi vicino alla finestra, rigirava tra le dita lunghe e diafane quel misero pezzo di carta e assottigliava gli occhi color pece, scrutando quella via silenziosa.

Spostò le iridi verso la casa del nipote e sospirò, deciso estrasse il suo cellulare dalla tasca dei jeans e compose quel numero.

Conosceva Sasuke e, con un solo sguardo, comprese Muku.

Era fin troppo bravo a capire la mente umana, soprattutto una mente malata come la sua. Probabilmente aveva minacciato anche quell'idiota di suo nipote e, con ancor più certezza, lo scemo si era tenuto tutto per sé, meditando vendetta.

Oh, se conosceva Sasuke Uchiha, meglio delle sue stesse tasche.

In fondo... Lo avrebbe fatto anche lui se... Se non avesse avvertito una sensazione strana all'altezza dello stomaco che gli imponeva di stare in guardia.

Una morsa gelida.

E... Madara Uchiha da quella volta di tanti anni prima, la prima in cui avvertì quella sensazione, aveva imparato a non ignorarla; per nessun motivo.

“Fugaku?”

Non Figakiu.

Non qualche altra storpiatura del suo nome.

Solo Fugaku.

Questo mise in allerta il suo interlocutore, che indagò guardingo “Che è successo?”.

Madara osservò ancora una volta quel pezzo di carta: Considerali morti... E rispose “Ti aspetto a casa mia” non aggiunse altro.

Attaccò e spense il telefono, sedendosi sul davanzale della finestra e stracciando quel biglietto con malcelato disprezzo.

Chiedendosi il perché, capendolo subito dopo.

Muku Satori era un folle che aveva programmato di farla pagare a tutti i suoi “nemici” contemporaneamente, così pazzo che credeva davvero di aver spaventato a morte Madara Uchiha... Quando in verità l'uomo non era per nulla preoccupato.

Non per lui...

Né per Sasuke e Naruto.

E nemmeno per chi reputava di vitale importanza: Izuna, Hashirama e Anko.

Almeno così si diceva.

Era abbastanza grosso, spaventoso e conosciuto da avere la certezza assoluta che mai quel pezzo di merda avrebbe avuto l'ardire di avvicinarsi a lui.

Mai avrebbe stuzzicato il temuto Madara alla vendetta.

Non poteva davvero essere così scemo da credere che, se mai avesse toccato con un solo dito un membro della sua famiglia, ne sarebbe uscito illeso.

Ma... Allora perché le sue mani non smettevano di tremare?

«Madara?... -Sussurrò Anko, posandogli il palmo sulla spalla e riportandolo alla realtà- ...Stai bene?» Chiese con affetto.

Uchiha afferrò la sua mano, portandosela alle labbra in un gesto completamente inaspettato e poco da lui, la baciò delicatamente e domandò «La verità o una menzogna?».

«La verità» Parlò lei, in tono fine.

«Allora la risposta è no».


Devo dirlo a mio padre, è l'unica cosa da fare... Pensò finalmente, convincendosi di quelle parole nonostante al suoi interno volesse risolvere la situazione per conto proprio.

Però non era uno stupido.

Alla fine la sua lucidità aveva avuto la meglio sul desiderio di vendetta.

Non poteva presentarsi da Muku e pestarlo, o meglio ucciderlo.

Non poteva lasciarsi sopraffare dalla rabbia, il suo compito era proteggere la sua famiglia.

Null'altro.

Scrutò con occhi vuoti e piatti le persone che incontrava per la sua via, sentendo accanto a sé la presenza del marito e del figlio.

Che, felicemente inconsapevoli delle sue preoccupazioni, gli camminavano allegramente al fianco. Tenendosi per mano e sorridendosi, parlando di cose assolutamente poco importanti, cercando di far partecipare anche lui alla conversazione.

Parlare era l'ultima cosa che invadeva i pensieri di Sasuke Uchiha: qualcosa infondo alla gola gli impediva di emettere alcun suono e stringeva alla giugulare in modo ferreo, quasi lo stesse soffocando.

Cosa c'era che non andava?

Perché pareva tutto più pericoloso di ciò che sembrava all'inizio?

«Teme?» Lo riportò alla realtà Naruto, sfiorandogli con i polpastrelli il dorso della mano libera dal gesso e intrecciando le dita con le sue.

Alla fine la mano se l'è rotta davvero, cretino... Pensò, per poi rilassarsi e lasciar perdere. Aveva già sgridato Sasuke giorni addietro.

«Mmh...» Mugolò distrattamente, continuando a guardarsi intorno in modo frenetico. Perché lo stava facendo? Cercò di osservare in viso il compagno, ma era come se le sue iridi si rifiutassero di rimanere ferme.

Naruto, stanco di quel comportamento sfuggente, gli schioccò le dita davanti al naso e propose con un luminoso sorriso «Andiamo a fare colazione da Itachi?».

Non era preoccupato, od ansioso, per lo strano modo di approcciarsi di Sasuke; lo conosceva abbastanza bene da comprendere che era soltanto ancora infuriato per ciò che era accaduto qualche giorno prima.

Sasuke era un rancoroso di primo ordine.

L'unica cosa che poteva fare era attendere che la rabbia diminuisse, almeno un pochino.

«Sì! Oto-san, per piacere» Lo supplicò Daisuke, congiungendo le mani in forma di preghiera e guardandolo in viso con occhi brillanti e speranzosi.

«Allungheremo» Constatò atono, completamente disinteressato a quel discorso, ma bensì concentrato nel cercare di capire cos'era quello strano formicolio che avvertiva sul retro del collo.

Naruto si sollevò sulle punte, lambì le sue labbra sottili con le proprie e sussurrò, facendogli l'occhiolino «Conosco una scorciatoia, non sono adorabile?».

Sasuke passò distrattamente la mano tra i suoi capelli biondo grano e annuì.

Sembrava tutto così tranquillo.

Allora... Allora perché avvertiva l'irrefrenabile e assurdo impulso di scoppiare in lacrime?


«Dove sono?» Indagò Fugaku, afferrando per le spalle il figlio maggiore e voltandolo verso di sé, facendogli cadere dalle mani il vassoio con sopra l'ordinazione di un cliente.

Era entrato allo Sharingan, senza rivolgere un singolo sguardo a nessuno, e travolgendo letteralmente Itachi.

Questi lo osservò scioccato e rimbeccò «Dove sono chi?».

«Sasuke...» Chiarificò guardandosi attorno con occhi sgranati, allarmando profondamente il più giovane che mai aveva veduto suo padre perdere la calma e la lucidità.

«Papà... -Gli sfiorò il gomito, facendolo voltare in sua direzione- ...Cos'hai?» Domandò, dicendosi che non poteva essere nulla di buono se Fugaku Uchiha aveva perso ogni residuo di compostezza che lo caratterizzava.

«Sono un completo idiota» Gemette il più grande, portandosi le mani nei capelli.

Perché?

Per quale motivo non aveva indagato prima su Muku Satori?

Perché accantonò il tutto dicendosi che era solamente un ragazzino? Uno scemo deciso ad infastidire la persona sbagliata con i suoi desideri egoistici, non pericoloso e poco interessante anche solo il parlarne.

Per quale motivo, nonostante il fastidio che gli procurava, nonostante le richieste della moglie ed i suoi cenni d'assenso... Si era completamente, ingenuamente, dimenticato di controllare la sua fedina penale?

Perché?

Per qual dannato motivo suo figlio riusciva sempre a cacciarsi nei guai?

Più ci pensava, più non trovava risposta.

Semplicemente, alle volte, la sfortuna decide di accanirsi su qualcuno e, quando si è dei miseri esseri umani, non si può nulla per scacciarla.

Se non aspettare.


«Naru, io ho fame ed abbiamo fatto tardi per la scuola» Si lamentò Daisuke, poggiando il capo al suo fianco e gonfiando le guance rosee.

Quella scorciatoia si stava rivelando più lunga della strada normale.

Naruto storse il naso, non riconoscendo quel negozio di elettronica che avevano appena superato e fece mentalmente testamento.

Era riuscito a sbagliare strada, nella Città in cui era nato e cresciuto... Sasuke lo avrebbe strozzato, già percepiva le mani del marito sulla sua gola.

«Naru... -Lo tirò per un lembo della maglia- ...Ho fame!» Ripeté, tentando di attirare la sua attenzione. Con Oto-san nemmeno ci provava, erano tre giorni che non lo degnava di uno sguardo. Che non parlava quasi con nessuno.

«Hai già fatto colazione» Affermò, per poi sospirare e dirsi che sarebbe stato meglio farsi la strada a ritroso, sperando che Sasuke non avesse deciso di uscire dal suo stato catatonico proprio in quel momento.

Il ragazzo dai capelli corvini, con la mano buona infilata in tasca, fissava la strada ai suoi piedi senza vederla realmente. Non udendo nulla che non fosse il costante martellio del suo cuore, non era mai stato così intenso, vivo. Era come se... Se fosse la prima volta che batteva così violentemente, scandendo il ritmo in maniera perfetta.

E mentre ascoltava affascinato lavorare il suo muscolo, cercava di attutire quel dolore che gli colpiva le viscere, facendogli desiderare di accasciarsi su se stesso ed impallidire ancor di più in viso.

Il biondo, quando finì di calmare Daisuke dalle sue lamentele, si voltò verso il compagno, pronto a supplicarlo di non arrabbiarsi, quando notò il suo pallore. Coprì la poca distanza che li separava e gli posò il palmo su una guancia, scrutandolo impensierito.

«Sasuke...»

Questa non è la voce di Naruto... Una lama, quel pensiero fu come una lama gelida che lo colpì alla testa, facendolo tornare perfettamente in sé.

«Naruto... -Continuò quella voce estranea, ma fin troppo conosciuta ai due, che si voltarono rigidi in sua direzione- ...E lui deve essere vostro figlio» Continuò, piegando il collo d'un lato ed osservando con divertimento Daisuke, per nemmeno un decimo di secondo.

Difatti Uzumaki se lo era portato dietro la schiena scoccandogli un'occhiata eloquente: “Non muoverti”.

«Muku... Come mai qui?» Domandò rivolgendogli un falsissimo sorriso e serrando tra le falangi una manica della maglietta del marito, imponendogli di rimanere fermo e buono al suo fianco. Desiderava risolvere la cosa senza dover giungere alle mani e spaventare ancora di più loro figlio.

Non gli piaceva.

Affatto.

Quelle iridi cariche d'odio e rancore gli ricordavano lucidamente il suo passato, erano le stesse... Solo di un colore diverso. Gli stessi occhi ricolmi di follia che aveva Kurama un attimo prima di stuprarlo.

Per questo, per evitare qualcosa di orribile, Sasuke aveva l'obbligo morale di rimanere in silenzio e non farlo infuriare ancora di più.

Peccato che il giovane non aveva compreso la gravità di quello sguardo.

«Torna alla tua fogna... -Gli ringhiò contro, staccandosi dalla presa del più grande e posizionandosi davanti a lui, con ancora la mano in tasca- ...Ti sei divertito, Muku? Intendo a mandare quelle letterine così cariche d'amore per me e la mia famiglia» Concluse acidamente, sentendo la voglia di uccidere crescere sempre di più.

Lettere?... Si domandò Naruto, stupito.

Satori lo ignorò completamente, incrociando le braccia al petto e osservando intensamente il più grande, chiedendo sadico «Visto che non ho più intenzione di scoparti... -Fece una pausa, ghignando in direzione dell'Uchiha, poi continuò- ...Per quale motivo vivi, Naruto?».

Bum!

Come?

Bum!

Cosa?

Bum!

Che stava dicendo?

Il cuore riprese il suo incessante martellio in maniera maggiore ed il ragazzo spalancò gli occhi mentre le pupille gli si dilatavano a causa della rabbia. Lo raggiunse a grandi falcate, sollevandolo con la mano sana per il colletto della maglia e ruggendo pericolosamente ad un centimetro dal suo viso «Come osi rivolgergli la parola? Come osi guardare me con superiorità? Quando al mio cospetto sei un fallito. Prova a toccarlo, sfiorargli un capello soltanto, fargli del male e ti ammazzerò, Muku. Ti procurerò così tanto dolore da implorarmi di ucciderti» Finì di parlare abbassando il tono di voce sempre di più, scurendosi in viso ed attendendo una sua, sicura, mossa.

L'altro stese le labbra in un sorriso, poi gli sputò in faccia un grumo di saliva «Come ringraziamento per il tuo paren...» Non riuscì nemmeno a finire la frase che un pugno lo colpì allo stomaco, mozzandogli il respiro e facendolo accucciare su se stesso, tossendo convulsamente. Aveva usato la mano ingessata.

«Torna qui, per favore... -Lo richiamò Naruto, stringendosi al torace un tremante Daisuke e sentendo crescere la sua ansia- ...Sasuke andiamo. Sasuke per favore, lascia perdere» Avrebbe voluto avvicinarsi e trascinarlo via prendendolo a calci in culo, ma la consapevolezza di avere un bambino piccolo tra le braccia glielo impediva.

Muku fece leva sulle ginocchia e si rimise in piedi, scocco un'occhiata ricolma di risentimento al moro e sussurrò malevolo «Sei così stupido. Ti conviene lasciarmi parlare con Naruto, Uchiha. Oppure te ne pentirai».

Nel momento esatto in cui Sasuke stava per rispondere a tono e colpirlo con un altro pugno... Muku lo fece, estrasse dalla tasca interna della giacca un revolver calibro nove e lo puntò dritto verso il petto dell'Uchiha.

All'esatta altezza del cuore.

«MUKU! PARLA CON ME... -Gracchiò Naruto, con il sangue che gli si era completamente congelato nelle vene- ...Stavi... Stavi... Parlando con me, no?... T-ti prego... -Cacciò indietro l'ennesimo singhiozzo, avvertendo le gambe tremargli di paura e la voce affievolirsi a causa del pianto mal trattenuto- ...Muku... Muku, ti supplico... -S'inginocchiò a terra, stringendo al petto suo figlio e singhiozzando, costringendolo ad affondare la faccia sul suo collo per non fargli vedere- ...Ti prego... Vuoi me. Puoi avermi... Puoi fare di me quello che vuoi, ma ti prego...».

«Fa' silenzio, Dobe» Lo bloccò Sasuke, osservandolo di sottecchi e maledicendosi per essere così inutile. Cosa poteva fare? Era suo dovere riuscire a far allontanare la sua famiglia e, se disgraziatamente non fosse stato possibile, almeno Daisuke.

Ma come?

Il sangue freddo lo stava abbandonando; avere una pistola puntata contro il più importante dei suoi punti vitali non lo stava aiutando a ragionare, per niente.

Satori gli scoccò uno sguardo eloquente, imponendogli il silenzio assoluto, poi domandò ironico «Sacrificheresti davvero te stesso per lui?».

«Sì... -Mormorò Naruto, distrutto da quella vista- ...Però... Però... Lasciali andare. Con me potrai fare quello che vuoi... Uccidermi. Torturami. V-violentarmi. Ma... Ti supplico, Muku» Disse ancora una volta, affondando il viso nei capelli neri di Daisuke e baciandogli la nuca per tentare di calmare quei forti singhiozzi soffocati che squarciavano le sue esili spalle.

«Vediamo... Uchiha, tu che dici?» Chiese sarcastico ad un Sasuke che, se avesse potuto, lo avrebbe sbattuto al suolo e preso a pugni in faccia fin quando non fosse divenuto irriconoscibile perfino ai suoi genitori. Se un mostro del genere ne aveva.

«Neanche morto, figlio di puttana» Il solo pensiero di Naruto tra le sue mani lo straziava.

Muku fece una smorfia risentita e sputò fuori «Beh... Allora addio».

«NO!... -Strillò Naruto, prima che potesse sfiorare il grilletto- ..Aspetta... Ascoltami... Sasuke non conta nulla! Decido io per me, non lui e... E... -Ansimò, sentendo i polmoni bruciare- ...Io voglio stare con te. Te lo prometto... Lo giuro» Concluse, tentando di non vomitare a quella enorme bugia rivoltante.

«Non sono idiota, lo so che menti ed in più, come ho detto, non mi interessi più in quel senso. Però... Su una cosa hai ragione... -Puntò le iridi scure su quelle color pece dell'Uchiha, gli sorrise e soffiò- ...Sasuke non conta nulla!» Così sancì la sua condanna a morte.

Sparando.

In quel piccolo istante, in quell'infinitesimale attimo, l'Universo di Naruto si accartocciò su se stesso ed esplose.

Proprio come quel colpo di pistola che prese in pieno petto chi amava.

Si spezzò.

Come un ramo vecchio, come si annientò il suo cuore; infrangendosi ai suoi piedi e divenendo polvere.

Morendo.

Non vedeva nulla, non udiva alcun suono.

Né il pianto del bambino, né il proprio.

Buio.

Oscuro.

Fuori e dentro di lui.

Come se fosse stato svuotato dalla sua stessa anima.

«SASUKE!» Quell'urlo in lontananza gli ferì le orecchie.

Chi era stato?

Chi chiamava?

Perché degli uomini sconosciuti lo sorreggevano? Per quale motivo non avvertiva più quell'esile peso tra le braccia? E perché le sue mani era sporche di sangue?

Non capiva.

Stava per caso avendo un incubo? Allora perché non riusciva a svegliarsi?

Qualcosa si posò sulla sua spalla e la strinse così forte da far male, sollevò il capo, inebetito, verso quell'uomo dal viso rigato di lacrime e lo vide crollare ai suoi piedi, stringere qualcosa con amore e cullarsela contro il petto. Dondolandosi quasi in maniera maniacale.

Ripetendo, come una lenta litania, le stesse parole «Due minuti. Due, dannati, minuti prima».


 

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Capitolo 38
*** Quel sottile filo. ***


-Quel sottile filo-

 

LEGGETE LE NOTE!

Note: Allora prima di dire una cosa leggermente più seria, né dico un'altra riguardante il capitolo: Vi ho mentito! Su parecchie cose... Perché non volevo si capisse! Comunque sia, quando leggerete mi odierete ancora di più... Ma avevo in mente questo da quando ho battuto la prima lettera del primo capitolo. Ha fatto male, soprattutto le ultime frasi in corsivo, molte provengono dai capitoli precedenti, mi hanno fatto piangere come non facevo da secoli per una storia!
Ed ora una cosa più seria.
Io scrivo per piacere. Perché EFP non mi paga né da mangiare né le bollette, scrivo perché è la mia passione ed il mio sogno. Sono, credo, una persona abbastanza disponibile che cerca sempre di rispondere a tutti e ringrazia chi ha speso tempo per dare un opinione a qualche mio racconto; accetto lo scherzo e le critiche con piacere... Però... Però gradirei diversi toni... Non dico che non dovete arrabbiarvi con me perché ho fatto del “male” ad un personaggio, ma di usare dei toni più leggeri se vi è possibile. Perché sono un essere umano, non una macchina da scrivere.
Un bacio...

NB: Non mi sono dilungata molto su... Muku... Perché mi fa sinceramente ribrezzo parlare di lui.
Ovviamente questo capitolo non contiene la sua reazione (Con "sua reazione" non intendo Muku, specifico perché quando ho pubblicato, per non dare anticipazioni non lo avevo fatto! Intendo la reazione di... Qualcuno) , almeno non del tutto, c'è un accenno! Molto piccolo, perché qui ripercorriamo il precedente, solo da altri punti di vista! Nel prossimo, che dico da subito non avverrà presto (Dato che è complicato), mi concentrerò su di lui e qualcun altro. Probabilmente gireranno intorno a due figure i prossimi capitoli!
Ps: Non so come sia venuto! Perché è stato davvero... Brutto scriverlo! Potevo fare di più? Sicuramente, ma più di così non sono riuscita... Davvero, non volevo pubblicarlo per niente, ma se non lo facevo ora, non lo avrei fatto mai! 

Bum...

Cos'è?

Bum...

Il mio cuore sta ancora battendo?

Bum...

«SAS'KÈ»

Bum...

Di chi è questa voce?

Bum...

«Sas'kè... Ti prego...»

Bum...

Cosa vuole da me?

Bum... Bum... Bum...

Lasciatemi in pace!

Bum... Bum... Bum...

Smettila di battere!

BUM... BUM... BUM...

Perché... Perché... PERCHÈ STAI BATTENDO SE HA COLPITO ME?

BUM... BUM... Bum... bum...

Non è vero... Non può essere vero!

Bum.

La cattiveria umana, alle volte, non ha motivo di esistere.

Fugaku Uchiha lo sapeva.

Dopo tutti quegli anni a capo della Polizia di Konoha aveva capito che, in rari casi, non esiste un perché dietro una mente insana.

E lì... Dove si nascondeva la follia e la rabbia più nera, c'era il vero mostro.

Subdolo, ingannevole, spaventoso.

Il nemico peggiore.

Ne era perfettamente cosciente, ma non credeva che, un giorno, qualcosa del genere avesse potuto distruggere la sua famiglia.

Era certo fosse completamente impossibile.

Viveva, da sempre, la sue esistenza come un doppio.

Scisso.

A casa... Il marito e padre duro e arcigno in apparenza, ma profondamente innamorato di sua moglie e dei suoi due figli. Quegli uomini che erano cresciuti così in fretta davanti i suoi occhi da renderlo maledettamente orgoglioso di ogni loro gesto.

A lavoro... L'uomo tutto d'un pezzo ed inflessibile, autoritario e severo con i suoi subordinati. Lasciando da parte, tutte le volte che indossava la divisa, ogni parvenza di sentimento umano.

In un istante si era spezzato.

Nessuno aveva mai visto quell'uomo con il volto rigato di lacrime.

Nessuno lo aveva mai visto così disperato, accucciato su quel corpo ricoperto di sangue mentre pregava un qualsiasi Dio che fosse solamente un brutto sogno.

Che non fosse il corpo del suo bambino quello che teneva tra le braccia.

Perché?

Perché era successo?


Qualche ora prima:

Era mattina ed aveva ancora sonno, malediva Madara per averlo svegliato così presto e si chiedeva quale fosse il motivo di tanta ansia in quel tono di voce che si era finto freddo e atono come al solito.

Cosa voleva da lui?

Sulla sua via incontrò Anko, stranamente scura in volto, come se avesse visto un fantasma. Non lo salutò, non lo fermò come di solito accadeva per prendere in giro qualche strano comportamento del suo “tesoruccio”. Semplicemente gli passò a fianco senza proferire parola, con le iridi puntate al terreno.

Sbuffò, dicendosi che non desiderava rientrare nei problemi di coppia di quei due, anche perché parlare d'amore con Madara Uchiha sarebbe stato leggermente raccapricciante. Però... Qualcosa gli diceva che non era così.

Perché Anko non si buttava giù per una litigata, oppure per una minaccia, se fosse stato questo l'avrebbe vista saltellare per la via come sempre; gridandogli contro frasi come: “Tesoruccio oggi ha il ciclo”, oppure: “Portagli un antidolorifico, devo averlo pestato troppo forte”.

Non era da lei deprimersi per certe sciocchezze.

Allora perché?

Smise di pensare alla ragazza e suonò il campanello di quella dimora, era inutile mettersi a vagliare le ipotesi quando avrebbe presto parlato con il diretto interessato. Si grattò la nuca e sbadigliò, aspettando di venir accolto.

E pensare che quello era il suo unico giorno libero settimanale, e doveva, probabilmente, trascorrerlo con un Madara tremendamente incazzato per qualcosa di futile.

«Fugaku. Hai fatto tardi» Lo accusò il minore, una volta che ebbe aperto la porta, spostandosi poi d'un lato per farlo passare e facendogli strada verso il salone.

«Allora, cosa c'è? Bada che se è per Anko, o perché Paperino ti irrita, non sono problemi miei e non me ne frega nulla!» Chiarificò, posandosi una mano sulla schiena, poco più su del coccige, e facendo una smorfia sofferente. Stava cominciando a diventare troppo vecchio per quel mestiere, quello di far da balia al suo clan.

Fare il poliziotto gli causava meno stress, sia fisico che psicologico. Gli Uchiha, invece, lo uccidevano lentamente.

Madara nemmeno lo ascoltò, ma domandò atono «Hai parlato con Sasuke?».

«Di cosa?» Chiese assottigliando gli occhi. Sentir pronunciare da lui il nome vero del figlio fu tremendamente strano ed inaspettato.

«Di Satori» Mormorò, con un disprezzo tale che, nonostante il carattere guerrafondaio e bastardo, mai nessuno si era guadagnato.

Fugaku sospirò, poi sorrise divertito «Ragazzi! La state prendendo troppo seriamente questa storia, cerchiamo di tornare lucidi. Sì, è stato spassoso formare una specie di club privato contro di lui, ma è un ragazzino non...»

«Falla finita, Fugaku» Lo interruppe, puntando le iridi scure e fiammeggianti d'odio sul suo volto, sorprendendolo.

Il più grande incrociò le braccia al petto e chiese acidamente «Vuoi spiegarmi cos'hai? Oppure devo indossare i panni dell'uomo di legge per farti parlare?».

«Perché non hai indagato su Muku Satori?» Sussurrò ancora in tono gelido, posandosi i palmi alle ginocchia e stringendo i pugni.

Per quale motivo quella dannata morsa alla bocca dello stomaco non lo abbandonava nemmeno un secondo?

Fugaku spalancò le palpebre, poi le sbatté confuso.

Che Diavolo stava succedendo?


No... Non è vero... Pensò, osservando attentamente la documentazione riguardante Satori Muku; puntellando i gomiti sulla scrivania del suo ufficio e prendendosi la testa tra le mani.

Accanto a lui, Kagami Uchiha era forse quello più pallido. Se ne stava dritto come un fuso, con lo sguardo fisso e vitreo puntato alla parete, mentre si chiedeva come era possibile che nessuno, nessuno dei poliziotti di Konoha, fosse stato a conoscenza di... Di quello scempio.

«Ha ucciso la sua famiglia...» Mormorò, come se non volesse credere alle sue stesse parole, né a ciò che aveva letto con i propri occhi nemmeno un un minuto prima.

Ucciso?

No, non era la parola adatta.

Aveva sterminato la sua famiglia sarebbe stata più appropriata, dato l'orrore compiuto da quel ragazzo instabile a soli diciotto anni.

Un mostro.

Una creatura mostruosa che aveva reciso, a sangue freddo, la giugulare del padre, piantato nel petto della madre venti colpi di pugnale e... E... Spezzato il collo a mani nude al fratello di soli dodici anni.

Per la prima volta in tutta la sua carriera Fugaku ebbe voglia di vomitare alla vista delle foto scattate sulla scena del crimine.

Ed era libero!

Assolto per incapacità di intendere e di volere.

No.

Non poteva essere vero, nessun uomo sano di mente avrebbe potuto fare una cosa del genere. Nessun giudice avrebbe rimesso in libertà un assassino così pericoloso.

Sbatté con violenza i palmi sulla scrivania, facendo sussultare Kagami e Shisui, scoccò ad entrambi uno sguardo ed a grandi falcate si avviò verso l'uscita, estraendo il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni e componendo quel numero.

Un solo uomo, in tutta Konoha, poteva essere così meschino e attaccato al potere da compiere un atto così disgustoso per mero profitto personale.

“Danzo...” Ringhiò quando finalmente il telefono smise di squillare a vuoto.

“Sbaglio o questa è la voce del capo degli scimpanzé senza cervello? Cosa posso fare per lei Fugaku-san?” Parlò con tono superiore, annoiato dalle continue lamentele di quell'uomo troppo attaccato alla giustizia per capire cos'era realmente la legge.

“Perché? Per quale motivo hai rimesso in libertà un tale mostro?” Domandò, avvertendo le mani tremare e lanciando con spregio le chiavi della volante a Kagami. Non se la sentiva di guidare in quelle condizioni.

Dall'altro lato del telefono ci fu una pausa, poi una nuova domanda “Di chi stai parlando?”.

“Satori”

“Mmh... -Pareva non ricordare, lo udì sospirare e affermare- ...Quel ragazzino con problemi mentali? La difesa ha giocato bene le sue carte e suo padre... Era un importante uomo d'affari, se così possiamo chiamarli. Inimicarmi l'unico erede non sarebbe stato intelligente da parte mia”

“Alle volte mi chiedo chi sia il vero criminale” Affermò flebilmente Fugaku, attaccandogli il telefono in faccia e pregando... Qualcuno, qualsiasi cosa esistesse o non esistesse, di non far capitare nulla di male alla sua famiglia.

Al suo bambino.

Perché Sasuke era ancora un bambino di ventuno anni, perché non doveva morire così giovane. Non avrebbe permesso di farlo morire prima di lui.

 

Provò a chiamare a casa. Non erano lì.

Provò a contattare Sasuke sul suo cellulare. Squillava a vuoto.

Allora chiamò Naruto. Dava costantemente fuori servizio.

Per la rabbia scagliò il suo telefono al suolo, rompendolo in mille pezzi.

Idioti! Per quale cazzo di motivo si comprano un cellulare se non lo usano?... Li maledì fuggendo dal bar di Itachi e pensato a dove potessero essersi cacciati.

Alla casa editrice non c'erano, era stato il primo posto da lui stesso controllato.

All'asilo nemmeno, Kagami gli aveva riferito che le maestre erano leggermente preoccupate di quello strano ritardo fatto da uno dei bambini più puntuali che frequentava la loro scuola.

Ed aveva appena finito di controllare lo Sharingan, l'ultimo posto in cui potevano essere.

Dove? Dove si trovavano?

«Torna al tuo lavoro!» Strillò quasi, quando vide il figlio maggiore seguirlo e osservarlo con il tipico sguardo da: “Se è successo qualcosa ad Otouto, io vengo con te!”.

Sempre.

Costantemente.

Quando si trattava di Sasuke, Itachi faceva quello sguardo. Come se il suo unico compito in vita fosse quello di proteggere il fratello minore.

Fugaku si passò una mano tra i capelli e rispose a quella protesta silenziosa «Itachi... Stiamo tentando di rintracciare un assassino, probabilmente armato. E prego Dio che sia un'arma bianca. Tu. Non. Vieni... -Scandì quelle parole, poi continuò gelido- ...Non è il tuo fottuto lavoro!».

«Il mio lavoro è badare a Sasuke» Esclamò duramente, senza possibilità di replica.

Però a Fugaku poco interessava dei suoi stupidi voleri «Ma è tuo dovere non farmi preoccupare per un figlio in più quando ne ho già uno che rischia di morire, né farmi perdere tempo».

Itachi scoccò la lingua sul palato, stava per rispondergli una nuova volta se non che Shisui li interruppe, bianco come un lenzuolo. Probabilmente non era stata una buona idea coinvolgere i membri del clan, né se stesso. Non erano abbastanza lucidi, senza emozioni, per riflettere accuratamente sulla situazione.

«Ha con sé un arma da fuoco».

«Come lo sai?» Indagò Itachi, dato che suo padre era troppo impegnato a cercare di comprendere pienamente quelle parole che si rifiutava di capire con ogni brandello di sé.

Il giovane poliziotto osservò per un attimo il cugino, successivamente tornò composto e professionale, riferendo «Ho appena scoperto che il padre di Satori possedeva il porto d'armi, e vari fucili da caccia. Tutto fu sequestrato anni fa, ovviamente. Ma... Non è detto che qualcosa, magari di ben nascosto, non sia rimasto nelle mani del figlio... -Abbassò la testa e sussurrò- ...Anche se spero di no!».

«Vaffanculo!» Gracchiò Fugaku Uchiha, dando un potente calcio allo sportello della volante e respirando pesantemente.

Lo avrebbe trovato.

E poi lo avrebbe ucciso svuotandogli un intero caricatore nel petto, poco gli importava delle conseguenze.

Itachi osservò quei tre uomini con un cipiglio sul viso, serrando i pugni lungo i fianchi.

No, non erano abbastanza lucidi.

 

«Se non sono al bar, non sono all'asilo e non sono alla casa editrice. Se nessuno dei loro famigliari e amici li ha visti o sentiti... Dove potrebbero essere?».

Quella domanda, posta da Kagami, mentre percorrevano senza meta le vie di Konoha, rimbombava nella mente dei presenti ostinatamente.

«Forse... Hanno percorso una strada diversa» Riferì Itachi dopo qualche minuto. Aveva costretto suo padre a portarlo con sé, senza alcuna possibilità di obiettare a questo. Poco gli importava di non essere un uomo di legge, se suo fratello era davvero in pericolo non se ne sarebbe stato con le mani in mano ad aspettare l'inevitabile.

Non lo avrebbe fatto per nulla al mondo.

«Smettila di dire cazzate e fingerti un investigatore, è completamente illogi... Co...» Fugaku stesso si bloccò a quelle parole, sgranando le iridi scure e capendo, finalmente, dove cercare.

Il figlio maggiore lo guardò in viso e confermò i suoi pensieri «Esattamente! Naruto è illogico ed ha la capacità di coinvolgere Sasuke in ogni sua esuberanza, facendolo costantemente irritare per qualcosa di stupido. Quindi... Quali sono le vie meno probabili per raggiungere i tre luoghi che avete già controllato?».

«Intendi delle scorciatoie?» Chiese Shisui, aggrottando le sopracciglia.

Ci pensò il maggiore dei presenti a negare, dicendo «No, quasi sicuramente, una delle strade più lunghe».

Kagami si passò una mano una dietro il capo e si grattò quel punto, pensieroso. Non aveva una bella sensazione da quando era iniziata quella ricerca. Muku Satori pareva scomparso, i membri della loro famiglia anche e nessuno sapeva cosa fare «Capo?... -Richiamò Fugaku, intendo a discutere nuovamente con Itachi per convincerlo ad allontanarsi- ...Le strade più logiche sono tre, cosa facciamo?».

«Dividiamoci... -Ordinò con lungo sospiro- ...E contattate la centrale se credete sia il caso di chiedere supporto. Itachi, tu resta qui» Aggiunse, fulminandolo con un'occhiataccia che il ragazzo ignorò.

«No, vengo con te» Affermò, ancora, perentorio.

In quel momento Fugaku Uchiha perse tutta la poca pazienza di cui ancora disponeva; gli si avvicinò a grandi falcate e lo strinse per un polso, sbraitandogli in faccia «NON SEI UN POLIZIOTTO!».

«NON PUOI DIRMI COSA FARE MENTRE MIO FRATELLO RISCHIA DI MORIRE».

Aveva urlato.

Mai, in più di venticinque anni di vita, lo aveva sentito urlare e perdere la sua innata calma. Nemmeno una volta, Itachi gli era apparso così umano come in quel momento.

Credeva, era convinto, che il figlio maggiore fosse un uomo ancor più calcolatore e posato di se stesso. Che non potesse farsi prendere dalle emozioni, che ragionasse e pensasse costantemente al modo più intelligente per risolvere qualsiasi difficoltà che gli si presentava dinanzi.

Aveva sbagliato... Itachi era più umano di quello che credeva. Ed in quel momento stava facendo vincere l'istinto.

«Fai come ti pare» Disse scontroso, socchiudendo gli occhi e raggiungendo a passo veloce una delle stradine secondarie che portavano al suo bar. Cosciente che nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

Se fosse stato egli stesso più lucido, se avesse avuto più tempo, probabilmente lo avrebbe ammanettato allo sportello della macchina senza troppe cerimonie, ma... Anche Fugaku Uchiha era un essere umano.

E gli esseri umani sbagliano.

Kagami si voltò in direzione del figlio e gli fece un cenno col capo, cominciando ad allontanarsi velocemente «Papà?... -Lo bloccò Shisui- ...Io non...».

«Fa' il tuo lavoro e basta, Sui» Mormorò, sparendo alla sua vista. Sapeva cosa stava per dire: “Non credo arriveremo in tempo”.

Non lo credeva nemmeno lui, aveva capito fin da subito che quello scenario si sarebbe risolto con il sangue di qualcuno.

Lo aveva capito Fugaku.

Lo aveva compreso perfino Itachi.

Ma più che il loro dovere cosa potevano fare?

Se non sperare che la fortuna tornasse a sorridergli?

 

Itachi...

Se solo non avesse odiato profondamente il sangue, la morte e quel mestiere degradante che vedeva distruggere suo padre da più di vent'anni, avrebbe seguito le orme del genitore. Divenendo un ottimo poliziotto, forse il migliore dell'intera città.

Intuitivo, calmo, sapeva cosa fare e come farla in modo da dissipare ogni nodo.

Però preferiva di gran lunga la vita tranquilla che si era scelto: costruendosi con le sue mani un lavoro che lo soddisfaceva, una figlia da adorare ogni giorno e una compagna da amare e riempire di attenzioni.

Sentendosi alle volte un bambino circondato da oggetti luminosi e bellissimi.

Non era mai stato così felice come in quell'ultimo anno.

Con Sakura e Sora.

Sasuke.

I suoi genitori.

Naruto.

Con Hidan e Nagato, che in un modo assolutamente folle e contorto era divenuti i suoi primi e unici migliori amici. Nonostante la sostanziale differenza d'età si erano riscoperti e apprezzati, in ogni loro sfaccettatura.

Nei loro punti forti, nelle loro debolezze. Supportandosi a vicenda.

Era quel tipo di amicizia che quando la trovi sai, sei certo, che durerà finché avrai vita. Si sarebbero ritrovati da vecchi a progettare ancora piani malefici contro il suo povero Otouto, con Sakura, Tayuya e Konan che li sgridavano e gli urlavano contro.

Passando serate intere a lamentarsi delle loro mogli violente, bevendo la birra gentilmente offerta, con interessi futuri del 50%, da quel sadico di Hidan.

Mentre Nagato sbraitava e urlava non riuscendo ad assumere un tono di voce normale.

L'estate venuta avrebbero costretto Sasuke, Naruto e Daisuke a passare le vacanze al mare con loro, ricorrendo la papera sulla spiaggia e sotterrandolo vivo come, mille volte, aveva detto l'uomo dai capelli argentei ridendo di gusto.

Sarebbero nati i figli di Nagato e Hidan e lui era già stato costretto a fare da padrino ad entrambi; magari avrebbe anche dato un fratellino alla sua bambina, fra qualche anno.

E magari, proprio come affermava quel pazzo di Hidan: suo figlio e Sora si sarebbero sposati e, se non avessero voluto, li avrebbero costretti con la forza.

Praticamente, in quell'anno, Itachi si ritrovò a progettare il suo futuro.

Quello stesso futuro a cui non aveva mai pensato e che, in quell'istante, gli appariva così perfetto e desiderato da far quasi male.

Quel futuro lontano che aveva assunto la stessa consistenza della cenere, quando vide Muku Satori puntare una pistola verso il torace di suo fratello.

E lì capì che le sue mani non avrebbero mai afferrato quella completa felicità posta ad un passo da lui.

«SASUKE!»

Il grido straziante di suo padre gli ferì i timpani, mentre correva ancora in direzione dei due uomini, vide distintamente la scintilla d'odio negli occhi del mostro quando si rese conto di non essere più solo con le sue impotenti vittime e vide ancor più nitidamente il suo ghigno beffardo quando premette il grilletto.

Un secondo.

Circa venti centimetri di distanza.

Sembrano nulla se osservati da un'altra prospettiva, ma furono tutto quando Itachi spostò di lato il corpo scioccato e congelato di Sasuke, facendolo cadere a terra e percependo un acuto dolore al centro esatto del petto.

Cadendo a sua volta nel rosso, come un ramo tranciato di netto.

Uno... Due... Tre... Quattro... Cinque... Sei colpi di pistola gli rimbombarono in testa, ma non uno gli penetrò nel corpo. Chi aveva sparato quella volta, se non era stato Satori?

Un attimo dopo la sua coscienza andò alla deriva, costringendolo a chiudere gli occhi, troppo stanco anche solo per pensare.

Bum...

Staranno bene?

Bum...

Sasuke... Papà... Mamma...

Bum...

Starete bene dopo?

Bum...

Sakura... Mi... Dispiace...

Bum... b... m... ...

 

Fugaku si accanì sul corpo di Muku Satori, svuotando con rabbia, frustrazione e immensa sofferenza, un intero caricatore su di lui. Continuò a sparare per altri cinque secondi nonostante le pallottole furono finite, udendo il cupo suono del grilletto farlo a vuoto.

Come vuoti erano i corpi di Sasuke e Naruto.

Quest'ultimo strisciò in stato di trance verso Itachi, non sapendo nemmeno lui quando e come aveva liberato Daisuke dalla sua presa, gli posò le mani tremanti sul petto cercando di... Di... Cosa stava facendo?

Non sentiva nulla.

Non vedeva il suo torace muoversi.

Perché Itachi non respirava più?

Perché?

Fugaku crollò a terra, si sorresse per un secondo su una spalla di Naruto, poi cadde ancora, senza forze. Stringendo contro al petto il corpo morto di suo figlio, con un amore e una dolcezza che mai gli aveva riservato in vita.

Cullandolo come quando era appena nato, ricordando quella bellissima sensazione di calore provata la prima volta che lo aveva tenuto tra le braccia.

Così piccolo e fragile.

Quell'uomo adulto gli appariva così tremendamente piccolo e fragile in quell'orribile istante.

Pianse tutte le sue lacrime mentre Shisui Uchiha, giunto sul luogo pochi attimi prima, si accasciava al suolo coprendosi il viso con le mani; desiderando non vedere, né udire più nulla. Alzandosi ancora, con gambe tremanti, e decidendo, invece, di coprire gli occhi di quel bambino troppo innocente e piccolo per assistere già ad una scena del genere.

Kagami scuoteva con forza le spalle Sasuke.

Immobile, morto, ancora nella stessa posizione in cui la spinta del fratello lo aveva fatto cadere; gli occhi vitrei, adombrati da uno spesso velo, osservavano cosa stava accadendo senza realmente vedere.

Distrutto.

Nello stesso momento in cui il dolore gli esplose in testa, il suo urlo straziante costrinse l'uomo più grande a fargli affondare il viso nel proprio petto, avvolgendo paterno le sue spalle tremanti e percependo la divisa bagnarsi copiosamente di calde lacrime, mentre udiva i singhiozzi lontani del suo capo.

Nessuno, mai nessuno, aveva veduto Sasuke e Fugaku piangere.

Nemmeno una volta.

Neanche per sbaglio.

Otouto, non è che ti sei innamorato?

Sei un cretino, Sas'kè!

E sentiamo: fin dove riesci a vedere con il tuo Sharingan?

Se la smettessi di reputarti superiore a chiunque forse non rimarresti solo!

Sei esagerato! Oto-san non ti detesta per aver irretito Naruto... Desidera solamente ballare sulla tua tomba.

Se tuo figlio osa avvicinarsi alla mia bambina sei un uomo morto.

Hidan mi ha detto che ti ha quasi ucciso. Peccato non ci sia riuscito!

Otouto... Oggi ovviamente lavori gratis.

Povero Naruto-kun, vivere con un essere come te. Non preoccuparti Sas'kè, lo salveremo noi!

Io, Hidan e Nagato apriamo ufficialmente la caccia alle papere! Tirate fuori i fucili.

Veniamo a liberati, Otouto. Resisti.

Ma no, che dite? Otouto non è una donna, ha solo le mestruazioni come le donne.

Abbracciami Sasuke, sii un essere umano per... Beh... Ma sei umano?

Sai cosa? Mi sono divertito più in questo anno che in una vita intera.

Mi vedo costretto a concordare con Madara, sei un idiota.

Otouto... Ti voglio bene!

Perché... Perché era tutto finito?

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Capitolo 39
*** Oblio. ***


-Oblio-


Note dell'autrice: Bene! È venuto completamente diverso da quello che pensavo.
Ma comunque erano scene che andavano descritte, pensavo di farlo dopo, ma si è scritto per conto proprio.
Tutti i capitoli di Gensaku-sha si scrivono senza che io possa fare nulla °Sospira°...
Diciamo che sarà il prossimo quello più duro, dato che Sakura e Sasuke qui sono solo... Accennati.
Visti da occhi esterni, ma ugualmente distrutti.
Direi che è meglio lasciarvi alla lettura.
Bacio.


In stallo.

Quando accade qualcosa di altamente deleterio, la nostra mente si fossilizza.

Diveniamo degli automi: esseri senz'anima, né coscienza.

Il sangue continua a circolare imperterrito della nostra morte emotiva, la respirazione non si arresta ed il battito cardiaco che ci martella nelle orecchie assume un suono cupo.

Un martellio incessante e fastidioso.

E continuiamo a chiederci il motivo.

Per quale ragione, se la nostra essenza è stata estirpata, quell'organo ancora ci rende vivi?

Non c'è risposta.

Nessuno l'ha mai trovata.

 

Fugaku.

Sasuke.

Naruto.

Non uno dei tre ricordava nulla di quei giorni.

Come se uno spesso ed amaro velo, pregno di dolore e oscurità, avesse celato il loro sguardo al mondo circostante.

Nulla riusciva ad intaccare quella difesa.

E Fugaku lo poteva ancora sentire, ogni qualvolta che chiudeva gli occhi, la consistenza vischiosa del sangue incollarglisi alle vesti, alla pelle, all'anima.

Poteva udire, nel silenzio di quella stanza, le urla e pianti di sua moglie mentre le si spezzava tra le mani come un esile fuscello.

Quelle stille salate che gli bagnavano il collo, così amalgamante alle sue da non comprendere di chi in verità fossero. Il respiro spasmodico e le spalle squarciate da potenti singhiozzi.

Minuti interi.

Per interi minuti non la aveva avvertita nemmeno respirare.

Non voleva ricordare Sakura.

Nessuno di loro lo voleva.

Ma quel fantasma così dannatamente reale invadeva gli incubi di ognuno.

La vista di quella donna era come quella di un morto.

Si era accasciata al suolo, quasi come se quella pallottola avesse colpito anche lei; come se quello stesso sangue avesse cominciato a sgorgare anche dal suo petto.

Aveva scosso la testa in lacrime, i lunghi capelli sfioravano il pavimento gelido, mentre lei si posava le mani al volto impallidito; celando allo sguardo le sue iridi arrossate, gonfie e sgranate.

E poi...

Cos'era successo poi?

Naruto si rifiutava di rimembrare quelle parole, la confusione di quella ragazza che non riconosceva più.

Quel... “Non è vero! Non è vero! È solo un scherzo! Non è vero”.

Una litania continua e crescente che gli perforava i timpani.

Ogni notte. Ogni giorno. Ogni minuto.

Non ne era sicuro, ma probabilmente aveva cominciato a gridare.

Però... Per quanto urlasse forte, fino a sentir male alla gola e perdere la voce, nessuno di loro la aveva ascoltata.

Niente udivano le orecchie dei sopravvissuti, se non quel martellio continuo nel petto.

 

Sasuke...

Sasuke aveva cominciato a soffrire di forti mal di testa da giorni.

Settimane?

Mesi?

Anni?

Non lo sapeva e poco gli importava del tempo che passava senza riguardo.

L'unica cosa che si chiedeva era il perché... Per quale motivo era ancora vivo se egli stesso si sentiva morto dentro?

Vivo...

Vivo e colpevole di esserlo.

Indegno di esser sopravvissuto, sacrificando l'esistenza di chi lo amava così tanto da annullarsi per il suo bene.

 

Il fatto che Fugaku fosse stato sospeso dal suo lavoro a tempo indeterminato, poco importava.

Il fatto che Sakura stava appassendo rinchiusa tra quattro mura, anche quello non era importante.

Così come la spirale di silenzio che li avvolgeva e li allontanava, senza arrestarsi un secondo.

Da quanto tempo fissavano una parete bianca?

Da quanto tempo quelle mani, oramai pulite, apparivano ancora marchiate di rosso?

Le avevano sciacquate, sfregate con forza, con una violenza tale da ferirle, ma quel colore e la sensazione di sporco non andava via minimamente.

Nulla era bastato per eliminarla.

Mostrava, nitidamente, il lato più fragile di quegli uomini e quelle donne che tante sofferenze avevano superato prima di allora.

Perché?

Qualcuno aveva una risposta esaustiva?

 

«Nagato...» Mormorò Konan, raggiungendolo lentamente, oscillando un poco a causa del peso che gravava sul suo ventre rigonfio di vita. Gli sfiorò una spalla con i polpastrelli, avvertendolo tremare in modo impercettibile. Osservando, straziata, il capo chino verso il pavimento del salone, ed i capelli rossi celare le sue iridi sicuramente appannate.

«Devi riposare... Vai a dormire...» Rispose lui con un sussurro lontano, serrando le mani sulle ginocchia e stringendo come un appiglio la stoffa dei pantaloni.

«Vieni con me?» Provò di nuovo, comprendendo che nessuna parola di conforto avrebbe alleviato il dolore di suo marito.

Misero.

Rispetto a quello che provavo i famigliari di Itachi, ma abbastanza potente da distruggerlo.

Lui negò con un gesto del capo, la percepì sederglisi vicino e la abbracciò in vita: affondando il viso tra i suoi morbidi capelli e respirando il suo profumo.

Davvero...

...Davvero tutto sarebbe tornato come prima?

No...

 

Iniziò poco dopo i funerali.

Lo vedeva chiaramente, Hidan.

Riconobbe all'istante quel vuoto che, già anni prima, aveva quasi demolito ogni parte di lui. Sapeva sarebbe tornato, e nonostante ciò aveva abbassato la guardia come un pivellino.

E chi gli avrebbe teso la mano?

Quando quella stessa mano che lo aveva salvato in precedenza non ne aveva più la forza?

Sarebbe caduto ancora, da più in alto di quando era uno stupido adolescente.

Qualcosa di caldo sfiorò le sue dita contratte, qualcosa di piccolo e delicato come non credeva potesse essere la sua donna.

«Voglio andare da Sakura» Affermò Tayuya, con il solito tono sicuro, che nascondeva un tremore scacciato in profondità da chi voleva costantemente apparire forte, cinica e sicura di sé.

L'uomo la guardò, forse come mai aveva fatto prima di allora, stirò le labbra in una smorfia che pretendeva di essere un sorriso e disse «Le farai del male se vai ora».

Poteva sentirla chiaramente.

Entrambi potevano.

Sakura... Che in un gesto istintivo, la sera, componeva il numero del cellulare del compagno in attesa di una risposta che mai più avrebbe ricevuto.

Potevano udire il suo cuore spezzarsi alla consapevolezza dopo il secondo squillo a vuoto.

Vedere nitidamente il volto rigarsi di lacrime, abbracciare il cuscino di Itachi e ricercare il suo profumo durante la notte.

Era così semplice immaginarsela che questo pensiero li dilaniava.

 

Mikoto si bagnò le mani nel lavello della cucina, udendo i passi lenti e pesanti del marito avvicinarsi a lei.

«Cosa fai?» Le domandò senza alcun interesse, voleva solamente scacciare quell'assurdo e pesante silenzio che lo stava facendo impazzire.

Ogni giorno di più.

«La cena... -Disse lei esile come un soffio di vento, continuando il suo lavoro per poi parlare ancora, con estrema fatica,- ...Pensavo... Questo fine settimana, sarebbe bello invitare... Tutti a pranzo da noi... -Si passò il dorso della mano sugli occhi umidi, cercando di scacciare le lacrime- ...Potrei... Potrei cucinare qualcosa di buono e... -Si accasciò sul lavabo, incapace di continuare quella squallida recita che lei stessa aveva iniziato e chiese, per la centesima volta da quando era accaduto,- …Perché, Fugaku? Perché proprio nostro figlio?».

L'uomo si morse a sangue il labbro e si accasciò accanto a lei, prendendola di nuovo tra le braccia, mentre la sentiva scoppiare nell'ennesimo pianto disperato.

Non rispose.

Non rispondeva mai a quella domanda.

 

«Allora? Come sta?» Indagò Karin, martoriandosi le mani dinanzi al grembo e perforando con gli occhi il profilo del fidanzato, che aveva le iridi puntate verso il telefono fisso.

Perso in pensieri che non riusciva a condividere con nessuno.

Dopo il funerale di Itachi Uchiha avevano deciso tutti, di comune accordo, di non contattare Sasuke.

Lo conoscevano.

Non a caso erano suoi amici.

Lo conoscevano così bene che avrebbero potuto decifrare ogni suo pensiero.

E sapevano, avevano la certezza, che mostrare a lui il loro dispiacere.

Ciò che avrebbe considerato pietà.

Avrebbe soltanto aggravato le cose.

Ma da allora erano passate già tre settimane e, nessuno di loro, riusciva più a sopravvivere con la consapevolezza di non sapere. Di non stargli accanto, od almeno provarci.

Per questo Suigestu si era preso quel peso, compito, per tutti.

Perché, in fondo, seppur litigavano ogni giorno, o non si parlavano per mesi interi, rimaneva il migliore amico di Sasuke...

...Un migliore amico che nulla poteva, con le mani legate e la sensazione di impotenza che cresceva sempre di più all'interno di sé.

Si voltò verso Karin, scosse la testa e la informò «Mi ha risposto, è già questa la considero una vittoria. Però... Mi ha declinato subito con un: “Sto bene”» Concluse accigliandosi.

«Bugiardo!» Sputò fuori lei, infuriata. Tentò di afferrare il telefono, voleva chiamare quello stronzo e sbraitagli contro qualcosa, qualsiasi cosa.

Voleva sentire il suo tono superiore prenderla in giro ed insultarla.

«No... -La bloccò il suo compagno, togliendole l'apparecchio di mano e prendendola per le spalle- ...Non peggiorare le cose» Continuò, abbracciandola.

Lei abbassò il capo e mormorò con voce spezzata «Io... Volevo...».

«Lo so... Lo so» Parlò lui, stringendola ancora di più.

“Volevo solo stargli vicina”.

Lo avrebbe voluto anche lui.

 

“Naruto, come ti senti?” Chiese Iruka, mantenendo il tono più gentile e calmo che potesse, cercando di non apparire né ansioso, né addolorato per non gravare ancora di più sulle sue spalle.

Non desiderava farlo stare ancor più male di quanto già non stesse.

Udì un lieve sospiro e poi una meccanica risposta “Bene...”

Il più grande assottigliò le palpebre e strinse con violenza la cornetta, poi domandò ancora, con la solita, falsa, impostazione di voce “E Sasuke?”

“Anche lui...” Lo informò nuovamente, atono.

A quella risposta non resistette più, prese un respiro profondo e cominciò a parlare velocemente e preoccupato “Naruto, ascoltami attentamen...”

“Ho la cena da fare. Ciao” Lo bloccò, non facendogli finire nemmeno una frase e gli attaccò il telefono in faccia senza alcun riguardo.

Lasciando Iruka ancora con la bocca socchiusa e quelle parole che gli pulsavano in gola, provocando dolore per non essere state dette.

Sbatté con violenza il telefono, si passò una mano tra i capelli castani e camminò spedito verso la porta di casa. Sarebbe andato da lui, da loro, ci avrebbe parlato.

Li avrebbe fatti sfogare e...

«Dove credi di andare?» Arrestò i suoi passi la voce dura e profonda di Kakashi.

Questi nemmeno si voltò, inserì le chiavi nella serratura e fece per aprire la porta; se non che la mano dell'altro uomo non si posò pesantemente su quella superficie, impedendogli di andarsene.

«Lasciami uscire!» Ringhiò, infastidito da quella presa di posizione, a suo parere, sbagliata.

Hatake abbassò la testa e sospirò, duro e serio «Iruka, non puoi fare nulla per loro. Non ora. La ferita è ancora troppo profonda».

«E quindi dovrei starmene qui a vederli sprofondare?» Domandò, con un grande velo di tristezza nella voce; stringendo saldamente la maniglia della porta e cominciando a tremare in modo impercettibile.

L'altro uomo non rispose, semplicemente lo abbracciò con forza, affondando il viso tra i suoi capelli e carezzandogli la schiena rigida con la punta delle dita.

Sapeva...

Fin troppo bene.

Cosa significasse perdere una persona così tanto amata.

Conosceva il buio che avvolgeva Sasuke, che come riflesso: soffocava anche Naruto. Non potevano fare nulla, non in quel momento.

 

Fissava il suo piatto senza vederlo realmente, rigirava le bacchette al suo interno non provando il minimo senso di fame o sete.

Gli appariva rivoltante.

Così tanto che i conati di vomito divennero insostenibili.

Si rialzò dal tavolo, puntellando i palmi sul legno freddo e mantenendo lo sguardo basso, facendo sì che le ciocche corvine coprissero i suoi occhi. S'incamminò in direzione del bagno, non rivolgendo parola né a suo marito, né a suo figlio.

Da un po' era come se non esistessero.

L'unico che toccava cibo era Daisuke, costretto da Naruto che lo invogliava con uno dei più falsi ed ipocriti sorrisi che avesse mai fatto nella sua vita. Poi tornava ad osservare la parete bianca davanti a lui con sguardo vuoto.

Dicendosi di doversi svegliare da quello stato comatoso in cui era piombato ed afferrare la mano di Sasuke, perché era l'unico che poteva farlo.

Se non ci fosse riuscito tutto sarebbe andato perduto.

Per questo si mise in piedi, con fatica visto che le gambe non lo reggevano bene e aveva degli enormi e dolorosi capogiri da giorni. Camminò nella stessa direzione che aveva preso il marito, sospirò e sollevò una mano, deciso a bussare e parlare con lui.

Ed in quel momento lo udì...

Li udì...

Quei dannati singhiozzi che oramai lo tormentavano da un tempo che appariva infinito.

Non ci riusciva.

Il suo corpo si paralizzava ogni volta che li sentiva, lo colpivano al petto, uccidendolo lentamente. Non sapeva come comportarsi con quel Sasuke.

Non lo riconosceva come l'uomo che aveva sposato, ma... Era un semplice ragazzino schiacciato dalla sofferenza e inghiottito dalle tenebre.

Cosa doveva fare?

Non voleva vederlo in quel modo.

Le sue mani tremarono ancora, posò il palmo sulla maniglia, percependo un brivido lungo la schiena, i suoi occhi si inumidirono e lo ritirò all'istante.

Ancora una volta.

Come accadeva da giorni.

Aveva fallito, di nuovo.

Troppo debole...

 

«Cosa facciamo?» Domandò, incrociando le braccia al petto e poggiandosi allo stipite della porta. Osservando con sguardo serio suo fratello perdere tempo di fronte ad un dannato puzzle.

«Di che parli?» Rimbeccò l'altro, senza degnarsi di guardarlo in viso e sbuffando un'ennesima volta. Quelle settimane erano state terribilmente noiose.

Izuna gli si avvicinò, sbatté le mani sul tavolo di legno, facendo cadere verso il pavimento alcuni pezzi e ringhiò, furioso «La nostra famiglia è praticamente distrutta e tu fai puzzle!».

Madara li osservò in terra e disse, sospirando «Questo casino lo pulisci tu, eh».

Il minore sgranò gli occhi, si allontanò da lui e, indossando la sua giacca, si avviò verso la porta d'ingresso «Credevo che un minimo di cuore lo avessi acquistato in questi anni, mi sbagliavo».

L'uomo osservò la sua schiena e parlò flebilmente «Cosa ti aspettavi da me, Izuna?».

Questi s'irrigidì, strinse i pugni lungo i fianchi e disse acre «Nulla. Cosa posso aspettarmi da qualcuno che si autocommisera da vent'anni?».

Fece male.

Anche se non lo diete a vedere.

Osservare il suo unico fratello sbattersi la porta alle spalle e accusarlo, ancora.

Fece più male di quanto si aspettasse.

Spostò gli occhi scuri sui pezzi in terra e ne raccolse una manciata, erano anni che provava a finire quel maledetto puzzle e non ci riusciva. Aveva perfino perso per strada qualche tassello. Eppure... incastrò un nuovo pezzo, facendolo combaciare alla perfezione e stirò le labbra, rilassato.

Qualcosa di buono poteva uscirne fuori comunque.

Non perfetto, magari non così meraviglioso da andarne fieri, ma... Finito.

Inizierò con il pezzo più facile... Si disse, posandosi una mano sotto al mento.

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Capitolo 40
*** Puzzle. ***


-Puzzle-

 

Note dell'autrice:
Oggi, dopo tempo, vado ad aprire Openoffice per rileggere un capitolo che avevo scritto e... Mi aveva cancellato l'ultima parte; quella di Sakura e Hinata.
Dopo che ci avevo messo secoli per scriverla.
Non so se potete immaginare la delusione immensa che ho avuto nel dover riscrivere qualcosa che, a mio modesto parere, mi era uscito fuori decente.
Quindi... Non è assolutamente come prima!
Anche perché le cose che scrivo una volta, non riesco a riscriverle più.
Per fortuna la parte più sostanziosa e sentita; quella di Madara e Naruto; non è stata intaccata.
Vi lascio alla lettura,
mi spiace per l'inconveniente.
Un bacio.

 

Soffrirò; crollerò ancora.

Però... Però finirò quel dannato puzzle.

 

Viveva la sua esistenza a quel modo.

Da sempre.

Componeva i pezzi del suo personale mosaico ad uno ad uno: incastrando alla perfezione ciò che lo aggradava, rincollando le crepe, modellando quello che lo disturbava e distruggendo cosa gli procurava irritazione.

Era un uomo profondamente egoista.

E nel suo egoismo era sempre sopravvissuto.

Cosa importava della morte di Itachi Uchiha?

Era solo un nuovo pezzo da accantonare, nulla di più.

Almeno così si ripeteva.

Scacciando la sua parte umana, quella immensamente dispiaciuta per la perdita di un componente così giovane del clan Uchiha.

...Famiglia...

Però anche i suoi genitori erano giovani quando morirono, quando li uccise.

Eppure nessuno si era preoccupato per lui.

...Rancore.

Ancora provava rancore per il passato.

Ancora la furia lo dilaniava; verso se stesso, verso quella famiglia che non aveva compreso quanto si era rintanato nel suo guscio.

Quella stessa corazza che stava coprendo e schiacciando Sasuke.

Diventerà come me, forse peggiore.... Si disse, stringendo i pugni sulle cosce tese.

Doveva intervenire come affermava Izuna?

E per fare cosa?

La colpa era per metà di Sasuke Uchiha.

L'altra metà di suo marito.

Ed una buona parte di Fugaku che, stupido, non solo non aveva compiuto il suo lavoro quando doveva, ma aveva anche lasciato che un civile s'impicciasse della faccenda.

Perché avrebbe dovuto tendere la mano a loro, quando nessuno si era minimamente preoccupato di allungarla verso di lui venti anni prima?

Cosa ci avrebbe guadagnato da una buona azione: un posto in Paradiso?

No...

Aveva le mani macchiate del sangue della sua famiglia, non poteva pretendere una fine felice; lo sapeva da sempre.

Sospirò, alzandosi in piedi e guardandosi allo specchio.

Ricordando il giorno in cui Itachi morì, in cui il suo assassino lo segui sotto metri e metri di terra. Era inutile pensare ai morti, nulla li avrebbe riportati in vita.

Peccato che nessuno avesse ancora accettato questo.

Continuavano a distruggersi, ignorarsi, logorarsi alla ricerca di un passato che non potevano più fare proprio. Che nessuno poteva far tornare, neanche volendolo con tutte le forze.

S'incamminò lentamente verso il telefono fisso, si posò una mano su un fianco e lo osservò duramente: come se fosse la persona che, in un atto di pura follia e masochismo, aveva deciso di contattare.

Perché lo stava facendo?

Davvero era così umano da sentire il terrore della solitudine avanzare e ghermirlo?

Era davvero così umano da... Rammaricarsi per gli altri?

Aveva ancora un'anima?

Sì...

Era ancora un essere umano.

Compose quel numero per la centesima volta, imponendosi di non riattaccare al primo squillo, ed inspirò una profonda boccata d'aria.

“Pronto?”

Peggio di ciò che pensavo... Si disse, udendo quel pigolio soffocato e dolorante “Sono Madara”.

Un respiro sorpreso, un attimo di silenzio e poi “Oh... Come stai?”

“Io bene... -Si guardò le unghie e domandò, atono- ...Quando sei libero?”

Sentì chiaramente la sua sorpresa, anche se non poteva vederlo “...Devo lavor...”

“Stasera, ci vediamo davanti casa mia” Non lo fece nemmeno finire e riattaccò. Un ordine di Madara Uchiha non si rifiutava mai, e se lo avesse fatto ne avrebbe pagato le conseguenze.

Non amava i giochetti, né pregare le persone.

Quella stessa sera avrebbe ficcato in testa dei concetti basilari per la sopravvivenza a Naruto Uzumaki.

E si sarebbe guadagnato almeno il Purgatorio.

Forse...

 

«Dove vuoi andare?»

Non era uno di quegli uomini che chiedeva come andavano le cose.

Le vedeva nitidamente: dalle occhiaie profonde, il viso pallido, gli occhi vitrei, le mani tremanti e quella smorfia di sofferenza che non lo aveva abbandonato per tutto il tragitto.

Le cose andavano male.

Malissimo.

Le labbra di Naruto si schiusero e disse, d'istinto, «Al bar di... -Le morse a sangue, gli occhi si inumidirono e scosse il capo con forza; per poi abbassarlo e lasciare che le ciocche bionde celassero alla vista del maggiore le sue iridi arrossate- ...Dove vuoi tu...».

«Bene!» Rispose atono l'altro, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans e facendogli strada fino ad un supermercato aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Entrò tranquillamente, non rivolgendo parola al ragazzo più giovane ed acquistò due bottiglie di birra, facendo segno a Naruto di seguirlo ancora.

Quello stesso Naruto che si chiedeva perché era lì, quando il suo compito era rimanere chiuso in casa a farsi distruggere dalla profonda sofferenza di Sasuke.

Quello stesso Naruto che, fino a qualche settimana prima, se si fosse trovato in una situazione del genere non avrebbe smesso di ciarlare un secondo: irritando Madara con le sue battute cretine.

Ed invece era in silenzio, in un profondo e asfissiante silenzio.

Udì i passi dell'uomo più grande arrestarsi, sollevò un poco lo sguardo e si osservò intorno; senza provare alcun sentimento: né di stupore, né di fastidio.

Nulla.

Anche se dentro si trovò a dare dello stupido a Madara Uchiha.

«Non credo che servirà molto avermi portato qui questa volta».

L'altro si sedette sul, oramai loro, solito muricciolo e puntò le iridi verso il cantiere in costruzione; scrollando le spalle con stizza «Non è il posto che conta».

Il biondo gli si avvicinò, accomodandosi piano accanto a lui e si posò le mani in grembo, abbassando ancora la testa. «Perché?» Domandò dopo un qualche minuto, non c'era bisogno di specificare altro.

Madara si attaccò al collo della bottiglia, bevve e, continuando a scrutare davanti a sé, rispose sinceramente «Perché Izuna dice che non ho cuore».

Uzumaki sorrise fiaccamente a quella confessione «Ci è andato pesante questa volta...»

«È semplicemente troppo empatico» Affermò, senza alcun tono di voce.

«Mi dispiace... -Sussurrò di rimando, ed aggiunse ancor più flebile- ...Tra fratelli non si dovrebbe litigare...» Cacciò indietro un singhiozzo e strinse le mani tra loro, tentando in tutti i modi di non crollare lì. Di fronte a qualcuno che, sapeva, non avrebbe fatto nulla se si fosse piegato; per poi spezzarsi in mille piccoli pezzettini.

«Dillo!» Esclamò placidamente Madara, come se stesse parlando del tempo.

Il più giovane si voltò verso di lui, confuso e domandò «Come?».

Questi ricambiò lo sguardo e ordinò di nuovo «Dillo e basta. Siamo in un posto isolato, se vuoi puoi anche urlare».

«Non ho nulla da dire» Ansimò con un nodo in gola, indietreggiando di poco e provando una strana sensazione di terrore a stargli così vicino.

Stava per distruggerlo lui stesso. Lo sapeva.

Lo vide serrare la mascella, socchiudere gli occhi e sospirare.

Lo vide riaprire le iridi scure, puntarle nuovamente su di lui in modo duro.

E colpì, senza remore.

«Sai che è colpa tua, vero?»

Una pugnalata al ventre avrebbe fatto meno male; serrò i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi e squarciando la pelle, gli occhi cominciarono a pizzicare come se qualcuno ci avesse sfregato sopra una spezia piccante, non seppe nemmeno Naruto quando le lacrime cominciarono a rigargli il viso.

Si mise in piedi, tremando da capo a piedi ed urlò a piedi polmoni contro l'altro uomo «Cosa vuoi da me? Cosa vuoi che ti dica?... CHE È VERO?... Che se non fossi mai apparso nella vita di Sasuke, tutto questo non sarebbe successo? Che la mia sola esistenza rende misera la vita di chi mi sta accanto?... Avevano ragione... Avevano ragione le suore quando dicevano che ero un Demone» Portò le mani al viso, mentre i singhiozzi gli squarciavano le spalle esili, e si accasciò a terra.

Potendo fine a se stesso in quel luogo.

Madara bevve un altro sorso di birra e crucciò le labbra «Hai finito?... -Posò, con distacco, le iridi sul suo corpo spezzato dal pianto e parò ancora- ...Per questo non apprezzo i miei simili: siete deboli, stupidi e pretendete il felici e contenti, anche quando è impossibile averlo» Concluse con disprezzo.

Il più giovane ansimò ancora, tentò di tornare in una posizione eretta e si trascinò lontano da lui. Procurava un dolore assurdo rimanere nello stesso luogo di quell'uomo; un dolore che non aveva mai provato prima di allora «M-me ne vado...».

Uchiha gettò con spregio la bottiglia vuota, si alzò e lo afferrò saldamente per un polso, voltandolo verso di sé «Cosa vuoi, Naruto? Che qualcuno schiocchi le dita e lo faccia resuscitare per non costringerti a tirare su le maniche e lottare? Credi che tutto tornerà come prima se aspetti un po' di tempo?... -Strinse la presa e si avvicinò al suo viso impaurito da tanto odio che proveniva dalle iridi scure- ...Svegliati, pezzo di idiota! Se non combatti nulla sarà più come prima. Mi vedi, Uzumaki? Guarda attentamente cosa diventerà tuo marito!».

«Lo so... Smettila, lo so!» Gracchiò ancora, dibattendosi dalla sua presa ferrea, senza alcun successo; non aveva ascoltato una singola parola.

No, ancora non lo sapeva.

Madara indurì ancora di più l'espressione del volto e si decise a svegliarlo una volta per tutte: colpendolo con un pugno in faccia e facendolo barcollare all'indietro.

Lo tenne saldo per il polso, schiaffeggiandolo con violenza, spaccando definitivamente il labbro di già gonfio per via del precedente pugno.

Lo avvicinò ancora, alzandogli il mento con le dita della mano, costringendolo ad osservarlo negli occhi.

Costringendolo a vedere ciò che aveva sempre celato ad altri.

«Smettila di piangerti addosso! Hai trentuno fottutissimi anni. Fai l'uomo, porca troia! Quel ragazzino è troppo giovane per essere abbandonato a se stesso. Non ha più una madre e un padre, troppo impegnati con il loro dolore. Non ha più degli amici, troppo codardi per tentare anche solo di alzare il culo dal loro divano... -Parlava del se stesso di venti anni prima e nemmeno se ne rendeva conto- ...Ma ha te! Lurido idiota, che invece di buttare giù la sofferenza e pensare a lui, scommetto che non hai nemmeno il coraggio di stringerlo tra le braccia mentre sta affondando! Sei un verme, Uzumaki. E come tale puoi solo strisciare ai miei piedi» Finì con rabbia, lasciandolo cadere a terra e sovrastandolo con la sua immensa figura minacciosa.

Si era mostrato, il vero Madara Uchiha.

Dopo tutti quegli anni a fingersi un uomo pigro ed idiota, quella disgrazia aveva fatto riaffiorare tutto il suo odio per persone come Naruto, come tutti gli altri che lo circondavano.

Si era mostrato in tutto il suo cinismo e le sue verità.

Sbattendo in faccia a quell'uomo ciò che non voleva sentirsi dire.

Uccidendolo.

Saldando i cocci distrutti.

Salvandolo.

Il più giovane osservò il terreno sotto di lui, immerse le dita delle mani su questo e strinse il terriccio con forza, avvertendo il vento gelido asciugargli le lacrime che non colavano più dai suoi occhi.

Era vero.

Quanto erano vere quelle parole?

Quanto era stato codardo?

Perché non aveva ancora parlato con Sasuke?

Perché era stato così sciocco?

Rialzò le iridi cerulee verso il viso dell'uomo più grande e mugolò «Madara...».

Questi addolcì di poco lo sguardo e scosse la testa, poggiò una mano sulla sua chioma scapigliata e sussurrò «Non pensare a me...».

Naruto si morse l'interno di una guancia, arpionò la sua maglia e si alzò facendo leva sulle ginocchia, abbracciandolo in un gesto istintivo e stringendolo con forza.

Non sapeva il perché quell'uomo, apparso costantemente disinteressato al mondo esterno, gli fosse sembrato così debole in quegli istanti.

Non riusciva a comprendere cosa aveva visto nel fondo di quei pozzi neri come petrolio.

Senza neanche rendersene conto Madara aveva mostrato ad un estranio quell'infinitesimale parte della sua sofferenza, del suo rancore, della sua rabbia.

E Naruto pianse ancora.

Non per se stesso, non per Sasuke.

Ma per quell'agglomerato d'odio mal trattenuto che aveva tra le braccia.

Madara batté un dito sulla sua spalla e sussurrò dopo qualche minuto di stallo «Smettila di frignare o dovrò darti un altro pugno. Vai a fare il tuo dovere!».

Il più giovane si staccò, per quanto ancora provasse dolore per la perdita di Itachi provò a sorridergli sinceramente, e mormorò flebile «Grazie, Madara. Credo... Di volerti realmente bene».

Il maggiore spalancò le palpebre sorpreso, s'irrigidì nuovamente e spostò il viso d'un lato, stizzito, «Vaffanculo, idiota!».

Nel gergo Uchiha era un: anch'io.

 

Suonò al campanello, lasciando che i capelli di quello strano colore scuro ed intenso le incorniciassero il viso chiaro.

Non riusciva a capire nemmeno lei cosa la avesse spinta fin lì.

Di certo Sakura Haruno era sua amica, collega, conoscente... Però, non al di fuori delle piccole e confortanti mura dell'ufficio di Naruto-sama.

Era raro che si frequentassero al di fuori del luogo di lavoro, sì: alle volte era capitato, ma avevano vite diverse, altri doveri, altri interessi...

Non si conoscevano abbastanza per piangere l'una sulla spalla dell'altra, per confidasi certi dolori; quei piccoli o grandi dolori che colpivano la loro anima.

Allora... Perché era lì?

Perché stava aspettando che le aprisse?

Ed in quell'istante qualcuno la accolse: una donna.

Ed in quell'istante comprese perché era lì.

Dinanzi a quell'involucro che di Sakura Haruno non aveva più nulla.

I capelli erano sciolti, morti, di un rosa pallido. Il viso sciupato e cadaverico. Gli occhi gonfi e rossi e le labbra spaccate e tremanti.

Hinata spalancò scioccata le iridi chiare a quella vista, non credeva possibile che qualcuno potesse ridursi a quel modo per un lutto; si morse a sangue il labbro inferiore e la strinse a sé con tutte le sue poche forze, carezzandole i capelli in maniera materna e amorevole.

«Sakura...».

«...S-sto bene...» La interruppe con voce incerta e tremante, serrando tra le dita la stoffa della sua maglia e abbandonandosi ad un pianto disperato nell'incavo del suo collo.

«No... Non stai bene» Parlò flebile lei, aiutandola a rientrare in casa: sorreggendola per un fianco e facendola delicatamente accomodare sul divano; portandosela successivamente ancora tra le braccia, cercando di rassicurarla in ogni modo possibile.

Sakura era rimasta sola.

Nonostante i suoi genitori mille volte la avevano pregata di andare a vivere da loro, con Sora. Con quella figlia che non vedeva da settimane.

Però aveva sempre rifiutato, affermando che le serviva tempo.

Solo un po' di tempo.

Non era così.

A volte il tempo non serve a nulla.

Sakura aveva bisogno di qualcuno che non c'era, di un abbraccio, di una carezza, di una parola sussurrata al suo orecchio, del calore di un corpo amico.

Ma non aveva avuto nulla di tutto ciò.

Poiché la sua famiglia era troppo accartocciata sul proprio dolore, ed egoisticamente, anche se non conteneva cattiveria, il pensiero non veniva rivolto ai sopravvissuti.

«H-hinata... -Balbetto il suo nome, continuando a bagnare il suo collo con calde lacrime, aggrappandosi a lei come se fosse il suo unico scoglio in un mare in tempesta- ...Non posso vivere senza di lui...» Singhiozzò ancora una volta, tentando invano di immettere aria nei polmoni bruciati ed avvertendo, in modo ovattato, il respiro pesante dell'altra ragazza.

Stava piangendo anche lei?

Perché?

E lì, Hinata, bloccò i movimenti delle mani e le sollevò delicatamente il viso: osservando con una durezza tale da destabilizzarla ancora di più; le asciugò le lacrime e sussurrò distante «Quando mamma morì avvertii un vuoto ed un dolore enorme invadermi il petto; credetti di non aver più alcuno scopo, di essere rimasta sola in un modo ingiusto. Poi... -Si perse ad osservare un punto lontano dietro il viso di Sakura- ...Poi compresi che avevo mille altre ragioni per rialzare il viso e lottare. Mia sorella, mio padre, il mio futuro... La mia stessa madre. Quella donna che, sono certa, agognava vedere il sorriso nascere sulle mie labbra nonostante tutto. Come vorrebbe Itachi con te; di questo ne sono assolutamente certa. Perché... Chi ci ama, non ci abbandona mai» Concluse addolcendo il suo sguardo.

Sakura non rispose, ma bensì la osservò come mai aveva fatto prima. Percependo una forza d'animo ed una bontà che non credeva poter esistere in un essere umano così... Piccolo e tremendamente fragile come appariva la compagna di lavoro.

«Non ho nessuno per cui lottare...» Nello stesso istante in cui lo disse comprese la sua immensa bugia.

«Sora...» Mormorò ancora una volta; non aggiungendo null'altro.

La ragazza dai capelli rosa abbassò nuovamente gli occhi verso il basso e si morse il labbro inferiore, martoriandoselo tra i denti «Che se ne fa di una madre che non fa altro che piangere?».

«Il pianto finirà. Non il dolore, lo ammetto. Quello... -Soffiò, puntando per un attimo gli occhi verso il soffitto; due secondi dopo tornò a posare quelle iridi sorprendente chiare e dure su di lei- ...Con quello devi imparare a convivere».

In quel momento, perdendosi in quegli occhi comprensivi e allo stesso tempo forti e cristallini; tra le braccia di quella donna che aveva sempre sottovalutato...

...Sakura smise di piangere.

Ci riuscirò Itachi, te lo prometto...

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Capitolo 41
*** Luce fioca ***


-Luce fioca-

Note dell'autrice:
Ciao ^^'
Lo so, in netto ritardo.
Ma come ho detto nella MadaNaru mi spiace immensamente per questi ritardi.
Sto cercando di riprendere in mano le storie lentamente e di aggiornarle; dopo questo capitolo lavorerò all'ultimo della TobiIzu e al quinto (?) di “Squadra speciale Uzumaki-Uchiha”.
Spero che, con un po' di tempo, riuscirò a riprenderci la mano.
E soprattutto spero che questo capitolo sia decente.
Non vi annoio con le note e non aggiungo altro, vi lascio alla lettura.
Un bacione!
Ps: Perdonate eventuali errori di distrazione.

 

In un giorno di pioggia...

...Mi hai preso per mano portandomi via.

 

Cosa c'è d'interessante e costruttivo nel vagare per le strade deserte ed aride di una Città che, in ogni ombra, palazzo, costruzione, non senti più la tua casa?

Camminare a testa bassa, con gli occhi puntanti a quel marciapiede che funge da navigatore verso una meta che nemmeno tu conosci.

Con le cuffie poste alle tue orecchie e la musica sparata ad alto volume dentro la tua testa.

Cosa si prova quando il vento gelido trapassa le tue ossa e le membra sfiancate vengono colte da tremiti violenti?

Rimani bloccato lì.

In quel mondo formato da armoniche sinfonie, parole sussurrate od urlate che nessuno ascolterà. Suoni diversi che attraversano la tua coscienza in un lampo.

Lenti. Tristi. Malinconici. Poetici. Divertenti. Romantici. Movimentati. Pietosi. Inutili...

Lui non ascoltava quelle note per piacere, non vagava per le strade di Konoha per ricercare una parvenza di tranquillità. Credeva che non avrebbe più ritrovato quelle sensazioni.

Sasuke si estraniava dai suoni esterni e da un mondo che non accettava più la sua presenza.

Od almeno queste erano le sue percezioni.

E poco gli interessava se la maggior parte delle canzoni contenute in quell'aggeggio, in un periodo normale della sua esistenza, gli avrebbero causato sicuri conati di vomito.

L'importante per lui era il non pensare.

A nulla.

Solo il rimbombo che avvertiva alle sue orecchie, simile a tanti colpi di pistola sparati a raffica. Solo quel niente che si estendeva ai suoi piedi...

Strinse i pugni sulla superficie bianca e fredda del lavandino, rinchiuso in quel bagno come ogni sera, inspirò una grande boccata d'aria e chiuse gli occhi quando provò quella costante sensazione di spilli infuocati conficcati nella sua gola.

Che ore erano in quel momento?

Non lo sapeva, ma probabilmente sera tarda dato che Ino aveva appena messo a letto Daisuke.

Ino...

Da quanti giorni erano Ino e, in maniera minore, Naruto che si occupavano di quello che in fin dei conti era solo suo figlio?

Troppi.

E quella piccolissima parte di lui ancora lucida lo detestava.

La stessa che si domandava, in modo quasi svogliato, dove fosse suo marito a quell'ora così tarda.

Con chi fosse. Cosa stesse facendo mentre lui annegava...

Scrollò il capo tentando di scacciare quei pensieri infantili ed egoistici, ma non vi riuscì e la sua mente tornò a quello stesso pomeriggio.

Lo aveva avvisato.

Di questo ne era certo anche perché vide nitidamente le sue labbra muoversi lentamente, parlandogli di qualcosa che lui, come sempre, non era riuscito ad udire.

Sospirò affranto, tolse piano le cuffie dai suoi orecchi, concentrandosi per un secondo suoi suoni esterni: respiri spezzati provenivano dalla stanza poco lontana, il lieve canto di una ninna-nanna accennata, ed il silenzio circostante che ancora riusciva a soffocarlo.

Un silenzio che in quella casa, vissuta appieno dai suoi coinquilini, non v'era mai stato.

Dov'era quella forza iniziale che li univa?

Dov'era il Sasuke che giocava a fare l'adulto, quando adulto non era mai stato?

Forse sparito per sempre. Forse troppo distrutto per tornare.

Come un vaso gettato al suolo con violenza inaudita, sfaldato in mille piccoli pezzettini destinati a divenire polvere dimenticata da tutti.

Della stessa sostanza di quella polvere da sparo che gli aveva strappato dalle mani il fratello tanto amato e un'enorme parte della sua anima.

Itachi...

S'accasciò su stesso quando il suo cervello cominciò nuovamente a lavorare in modo frenetico, non più distratto dalla musica, quando tornò a rivolgere il pensiero a chi non sarebbe più tornato.

Il figlio adorato.

Il fratello sempre pronto ad allungare una mano in sua direzione.

L'uomo che gli aveva insegnato a vivere e lottare.

Perché in fondo era stato lui a scalfire per primo la sua stupida mascherata e quell'universo freddo in cui si rifugiava. Con le sue frasi fatte, le prese in giro, le risate, le scelte grottesche. Tutto ciò che lo aveva sempre spronato a fare di più.

A raggiungerlo.

Ora chi avrebbe inseguito lungo il suo cammino?

 

«Vuoi continuare così: a lasciar fuori dalla tua esistenza chi tiene più a te?» Il tono non era per nulla divertito, nonostante il suo interlocutore cercasse in ogni modo di non ascoltarlo.

 

«Cosa ne sai, Sasuke, di chi è Sakura? Cosa Diavolo ne sai tu che non fai altro che scacciare senza rimorso chi ti è vicino e cerca di aiutarti?... -Probabilmente se Itachi non fosse stato l'emblema della calma apparente lo avrebbe preso a pugni quel giorno- ...Rimani pure da solo, perché io mi sono stancato di preoccuparmi per te!» Bugiardo.

 

«Quindi... Sei innamorato, Otouto?... -Sorrise sarcastico, cinguettando quasi quella domanda che nascondeva una profonda presa in giro. L'occhiata perforante che gli venne rivolta fu la più gelida che uomo abbia mai veduto, ma questo non lo diede per vinto- ...Stagione di accoppiamento per le anatre?» Indagò nuovamente, schivando un libro direttamente lanciato da Sasuke verso la sua faccia da schiaffi.

 

«La cosa che apprezzo di tuo marito è che riesce a sopportarti... -Sorrise lievemente, mentre in quel momento il fratello minore pensava e ripensava a come tappargli la bocca, possibilmente per sempre. Poi continuò, in tono meno derisorio- ...E che sia riuscito dove io ho sempre fallito!» Non era vero. Se non ci fosse stato Itachi a scalfire per primo quella corazza nessuno sarebbe riuscito in quell'impresa, nemmeno Naruto.

 

Perché?

Perché ogni volta che rimaneva solo nel silenzio ricordava?

Per quale motivo, da quell'infausto giorno, non faceva altro che pensare e ripensare ad ogni singola frase che Itachi gli rivolse in un'intera vita?

Tutto.

Rimembrava ogni cosa. Ogni attimo passato con lui.

Ogni litigio. Incitamento. Risata.

Fantasmi di un passato, di un presente e di un futuro che qualcuno aveva cancellato senza remore con un profondo colpo di gomma.

Senza la possibilità di tornare indietro.

Poteva riscriverlo, ricominciare, ma alcuni sentimenti ed emozioni non sarebbero più tornati a colmare la sua anima in pena. Nemmeno volendolo con tutte le forze che possedeva.

Per cui: cosa doveva fare?

L'unica risposta sensata a quella domanda era rimanere nel guscio accogliente che gli impediva di percepire qualsiasi altro dolore.

Insapore. Inodore.

Nulla avrebbe più avuto un gusto od un tatto, però sarebbe stato bene.

Chiuso in quell'illusione da lui stesso creata.

La potente fantasia di una vita perfetta, in cui nessuna sofferenza poteva intaccarla. Là dove Itachi era vivo e felice. Dove le sue più recondite paure non avevano né forma, né immagine.

Dove tutto era finto ed artefatto, ma accogliente.

Nuovamente i suoni la ruppero, proprio quando stava per ricrearsi.

Un sospiro pesante, la porta d'ingresso che veniva aperta, parole che non riusciva a decifrare e un congedo veloce a quella donna che anche per quella sera aveva fatto le veci di madre ad un bambino che madre non aveva più.

Che neanche padre poteva vantare.

Sasuke inspirò nuovamente l'aria gelida, s'infilò le cuffie con mani tremanti e si sedette sul pavimento freddo del bagno, osservando le mattonelle chiare senza vederle realmente.

Avrebbe atteso, come ogni notte, che Naruto si fosse coricato nel loro letto ed addormentato profondamente. Lo avrebbe raggiunto poco dopo, lasciando sulla sua fronte una carezza che nessuno di loro due sarebbe riuscito a percepire sotto pelle, per poi lasciarsi sprofondare al suo fianco e chiudere gli occhi anche lui.

E come ogni notte udì passi leggeri dirigersi in sua direzione, arrestarsi d'un tratto e sostare per minuti che parevano un'eternità dinanzi la porta serrata.

La prima volta che li avvertì, la parte più fragile di lui, sperò quasi di vederlo entrare e tendergli la mano come mille altre volte era capitato.

Lo sperava così tanto, in profondità, che tra quelle tenebre aveva scorto un fioco spiraglio di luce accogliente e calda.

Dolorosa, sì.

Reale e distruttiva.

Ma bollente e vera.

Eppure... Non entrò, e quell'oscurità tornò ad inghiottirlo e gremirlo senza pietà alcuna, cullandolo in un abbraccio che appariva confortevole ed intossicante allo stesso tempo.

Le prime volte fece male non vedere quella maniglia abbassarsi, lo ammetteva da sé.

Però, col passare dei giorni, anche quel dolore era divenuto sordo e distante. Non si aspettava nulla, perché in fondo la colpa era solo sua.

Sua e della debolezza che gli aveva impedito di proteggere la famiglia che tanto diceva d'amare...

...Non di Naruto!

Non udì la maniglia scattare, la musica era troppo alta.

Non vide il marito entrare, troppo concentrato sul pavimento candido.

Non seppe da quanto tempo era lì quando risollevò lo sguardo dinanzi a lui.

Paralizzandosi.

Gli occhi neri si sgranarono di colpo, come se fosse stato un bambino scoperto dai genitori a compiere qualche marachella; una parte di lui si sentiva perfino in colpa, non capendone il motivo.

Vide nitidamente la sua figura stropicciata, i vestiti sporchi di terra e le labbra spaccate tremare, chiedendosi perché quella sera il marito pareva essere stato picchiato.

Era successo davvero quel giorno?

Oppure da così tanto tempo e lui non se ne era neppure reso conto?

E Naruto, nell'istante in cui cominciava a porsi quelle domande, camminò nuovamente in sua direzione. Lento, ma sicuro di sé.

Od almeno così appariva all'esterno.

E Sasuke, senza volerlo, s'appiattì ancora di più contro la parete, terrorizzato.

Sapeva.

Era perfettamente cosciente che quella sera lo avrebbe riportato con brutalità nel mondo reale; ferendolo ancora ed ancora fin quando la sua anima non avrebbe grondato sangue e non fosse tornato a vivere.

Non voleva.

Quella parte di lui che s'era fossilizzata in quel mondo accogliente non desiderava tornare.

Ma questo non impedì alle mani bronzee e graffiate di allungarsi verso il viso impallidito, con lentezza tolse le cuffie dalle sue orecchie, mentre ancora osservava con rammarico ed un'espressione corrugata le iridi nere puntate su di sé.

Spente.

Cosa doveva fare?

In quel momento tutto il discorso mentale che s'era preparato mentre avanzava verso casa a fianco di un silenzioso e pericoloso Madara Uchiha era scomparso.

Dimenticato in un istante.

«'Suke...» Fu l'unica cosa che riuscì a pronunciare con dolore, incorniciando con dolcezza il suo viso tra i palmi caldi e tremanti.

Sasuke respirò.

Respirò realmente a quel suono ed a quel tocco.

Mosse le braccia, in precedenza morte ai lati del corpo, dietro l'esile schiena dell'altro uomo; artigliando la stoffa della sua maglia sporca di terriccio.

Lo avvicinò un poco, posando la fronte sul suo torace, per poi indirizzare la guancia pallida all'altezza del cuore e chiudere gli occhi per ascoltare; riempiendo i suoi orecchi con suono di quel battito accelerato e vivo.

Naruto compì piano i suoi stessi movimenti, carezzando le spalle grandi del compagno che in quel momento pareva realmente un bambino bisognoso d'amore e rassicurazione. Lo strinse al petto, cullandolo in un silenzio puro e confortante.

In cui gli unici suoni che lo rompevano erano i respiri leggeri ed il rimbombo dei cuori uniti, come i loro corpi.

«Non me ne andrò più, 'Suke» Promise al suo orecchio, sfiorando poi con le labbra una sua tempia e lasciando sulla pelle coperta da alcune ciocche corvine un piccolo bacio.

A quelle parole la presa del più giovane aumentò a dismisura, quasi gli tolse il respiro per la violenza di quella stretta bisognosa.

Non importava.

Respirare in quell'istante era l'ultimo dei suoi problemi.

Passarono interi minuti. Forse ore. Forse giorni.

Lì, seduti sul pavimento di un bagno freddo, chiusi l'uno tra le braccia dell'altro, e finalmente Naruto udì ancora una volta la sua voce.

«Grazie...» Nulla più di un sussurro uscì dalle labbra sottili, ma tanto bastava al maggiore per avvertire le lacrime pizzicare all'interno delle iridi cerulee.

Affondò il viso nella chioma corvina e disse roco, cercando di bloccare senza successo il nuovo pianto «Non ho fatto nulla!».

Sasuke stirò le labbra in un impercettibile sorriso stanco e borbottò flebile «Idiota...».

...Fai sempre qualcosa per me.

Ti amo, Sasuke.

Lo so, lo so... Anch'io. 

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Capitolo 42
*** Cambiamenti ***


-Cambiamenti-

 

Note dell'autrice:

I Titoli dei capitili fanno pietà, prima o poi devo decidermi a non metterli più ^^.
Bene! Iniziamo il capitolo con un poco di tranquillità ed un cambiamento; per poi tornare all'argomento principale e ancora altri cambiamenti.
Positivi!
Da questo capitolo in poi per quasi tutti i personaggi qualcosa cambierà. E verranno descritti tutti mano a mano che i capitoli si susseguono per poi giungere ad un punto e cercare di ritrovare la serenità.
Inizio questi capitoli con i personaggi principali: per cui Madara e Sasuke. Con di sfondo le loro famiglie, o future tali.
Mia intenzione era inserire anche Sakura, ma sarebbe stato troppo per un capitolo, per questo lei la vedremo al prossimo. Sicuramente!
Bene, dopo questa premessa vi lascio.
Buona lettura!
Bacio e grazie ^^
Ps: Perdonate eventuali errori di distrazione, mi sfugge sempre qualcosina alla correzione!

 

Per quale recondito motivo la mia persecutrice personale/Fidanzata tiene in mano un vasto numero di valigie?

Questa era la domanda che si poneva Madara Uchiha in quell'appena cominciata giornata di mezza Estate.

S'era ridestato relativamente ad un'ora decente, le undici/mezzogiorno, ciondolando un poco incerto sulle gambe verso la cucina per prepararsi un caffè forte e per nulla zuccherato. Ancora in Boxer sorseggiò la bevanda bollente, ustionandosi la gola e avvertendo sulle papille gustative il retrogusto amaro di questa. Successivamente aveva tentanto, fallendo miseramente, di recarsi a lavoro.

Dato che il suo deceduto migliore amico/assistente personale/Senju lo aveva contattato per... Per cosa? Non era sicuro di ricordare per filo e per segno cosa avesse esposto in quella mattiniera telefonata; anche perché non era mai stato in grado di decifrare i suoi piagnistei.

Per questo dopo averlo insultato un poco per telefono, causandogli una profonda depressione, ed essere sfuggito allo specchio (Da quando era stato costretto a tagliarsi i capelli specchiarsi divenne un immenso dolore). Si era deciso ad accomodarsi sul comodo divano: accavallò le gambe, rivolse la schiena alla spalliera e socchiuse gli occhi. Pensando a come poter trascorrere quell'ennesima giornata di fiere.

Cinque minuti dopo, nell'esatto momento in cui s'era nuovamente appisolato, qualcuno suonò ripetutamente al campanello.

Bestemmiò in modo poderoso contro chi si ostinava nel disturbarlo ad ogni ora del giorno per qualsiasi cosa accadesse all'interno del clan o fuori e camminò a passo marziale verso l'ingresso.

Non premunendosi neppure di infilarsi un paio di pantaloni.

Se fosse stata una donna sarebbe svenuta e lo avrebbe lasciato in pace.
Se fosse stato un uomo, intercettando la sua espressione corrugata e cupa, sarebbe fuggito a gambe levate.

In entrambi i casi la vittoria sarebbe stata di Madara, come sempre.

Peccato che l'infausto destino volle che non fosse né uomo, né donna, ma bensì... La sua personale aguzzina/Tormento/Fidanzata/Strega...

...Quella gonna è troppo corta...

«Anko...» Ringhiò gutturale, abbassando il tono della voce e facendo vibrare le corde vocali. Osservando in cagnesco lei ed i suoi “vestiti”/Straccetti troppo corti.

Lei si aprì in un sorriso gioioso e per nulla timoroso, le valigie schiantarono a terra con un sonoro rimbombo e si tuffò letteralmente tra le sue braccia, cinguettando con un misto di adorazione e risentimento per il vederlo semi-nudo «Pasticcino adorato! Quante volte devo dirti che devi sempre vestirti in presenza di altri? E se fosse stata un'altra donna, eh?... -Serrò i suoi avambracci in una morsa ferrea tra le dita- ...Poi la tua Anko tanto amata potrebbe arrabbiarsi e fare una strage» Concluse assumendo un'espressione imbronciata e riempiendo di bacini ogni porzione di pelle disponibile.

Perché a me?

Quale maledizione affligge il mio spirito per meritarmi tutto questo?

Madara ruggì nuovamente, infastidito dal contatto fisico con quella... Cosa.

«A cosa devo il dispiacere di questa visita inattesa?» Indagò atono, ancora insonnolito e vagamente svogliato.

Anko pose le labbra sul suo mento osservandolo da sotto la frangia di capelli scuri, si fece seria e compunta per un secondo, chiedendo dolcemente «Come stai?».

«Stavo meglio prima che una piattola mi s'incollasse addosso!» Rispose freddamente, assottigliando le labbra e scostando lo sguardo dalle sue iridi.

La donna s'incupì leggermente, leggendo tra le righe di quella frase come aveva imparato a fare frequentandolo. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e lo avvolse in vita: abbracciandolo cautamente e sospirando affranta sulla pelle diafana.

Madara socchiuse gli occhi trascinando d'istinto le sue mani sulla schiena minuta: carezzandola in maniera circolare tracciò con la punta delle dita le sue forme, sospirando pesante e poggiando il mento sulla sua nuca, mentre ancora osservava un punto indistinto dinanzi a sé.

Spostò lo sguardo a terra, notando finalmente le valigie e aggrottò le sopracciglia in modo pensieroso; ponendosi finalmente quella domanda e dandosi una terribile risposta.

S'irrigidì furibondo, la afferrò per le spalle e ringhiò ad un centimetro dal suo viso «Dimmi che non hai avuto la pessima pensata di trasferirti da me».

La donna spalancò le palpebre di rimando, sospirando tristemente qualche secondo dopo, cosa che provocò all'uomo un brivido freddo lungo la spina dorsale, poi riferì lieve «No! Devo trasferirmi nel Paese della Pioggia per qualche mese, ero venuta a salutarti».

Un calcio all'inguine probabilmente sarebbe stato meno doloroso.

«Ah, e perché?» Indagò mostrandosi completamente indifferente. Incrociò le braccia al torace muscoloso e si poggiò allo stipite della porta, quasi annoiato da quel discorso.

«...Lavoro» Sussurrò flebile come il vento lei, abbassando lo sguardo e distanziandosi da Madara, martoriandosi nel contempo le mani in grembo.

Perché?

C'era qualcosa che stonava in quella situazione, qualcosa che appariva quasi surreale ai suoi occhi.

Sì, non si aspettava un abbraccio, un bacio carico di dolcezza od un “Ti amo”, però... Però avrebbe voluto qualcosa. Qualsiasi cosa dall'uomo che considerava il suo compagno.

Non quello sguardo freddo e quel tono piatto che le regalava da troppi, troppi, anni.

Credeva che dopo essere riuscita a farsi accettare come donna da tenere al suo fianco si sarebbe aperto un pochino di più, invece...

...Invece nulla era cambiato.

«Va bene» Gracchiò atono, interrompendo i suoi pensieri.

No, non va bene per niente...

Anko si lasciò andare ad una risata per nulla divertita e raccolse da terra le sue valigie «Ti telefonerò tutti i giorni, amore».

«Staccherò il telefono».

Aspetterò tu lo faccia...

La donna strinse le labbra fino a farle sbiancare a quella risposta, non riuscendo più a leggere tra le righe delle sue frasi sprezzanti e orgogliose, non capendo neppure lei per quale motivo questo stesse avvenendo.

Forse perché nonostante gli atteggiamenti infantili e divertenti Anko era una donna, una donna fragile e profondamente ferita da lui.

Come tante gocce che s'infrangono su una roccia, dopo anni ed anni di tempo una singola particella d'acqua la corrode. Grande o piccola che sia, lo fa.

Provocando una spaccatura quasi impossibile da risanare.

«E ti porterò... Un bel regalo!» Esclamò gioiosa.

«Rimanere lontano dalla mia persona in eterno sarebbe il migliore».

Mi basta vederti tornare a tormentarmi...

«Tornerò presto, tesoruccio» Aggiunse scoppiando nuovamente a ridere della sua faccia seccata e voltandogli le spalle prima che potesse rispondere. Trascinandosi dietro le sue valigie e allontanandosi con la solita andatura saltellante che la caratterizzava.

Era brava a recitare Anko. Tanto quanto Madara.

Si strinse nelle spalle mentre ancora avanzava a testa bassa e si bloccò ad una fermata degli autobus, indecisa se chiamare un taxi e farsi venire a prendere, oppure attendere un mezzo pubblico. Si sporse pensierosa verso gli orari, mordicchiando il labbro inferiore tra le fila di denti bianchi e seguendo con l'indice della mano destra le scritte fin troppo piccole per i suoi gusti.

Avvertì qualcosa sfiorare la sua spalla qualche minuto dopo, simile al tocco di una mano che s'era posata su di lei per poggiarsi. Un colore scuro invase i suoi occhi quando voltò piano il capo per controllare chi fosse, notando una maglia dal profondo blu notte su un torace che le pareva vagamente famigliare.

Rialzò le iridi per scorgere il viso dell'uomo e vide le labbra contratte di Madara ed i suoi occhi neri concentrati sugli orari degli autobus.

«Mezz'ora. Ci conviene chiamare un taxi» Affermò improvvisamente, con il solito tono piatto, rischiando quasi di far sobbalzare la donna.

Dopo qualche secondo, trascorso ad osservare con stupore la mano grande ancora posata sulla sua spalla, indagò «Ci...?».

«Sono in vacanza ed ho deciso di fare un viaggio» La informò perentorio. Estrasse il cellulare dalla tasca dei suoi jeans e se la attirò al torace, circondandole le spalle magre con un braccio e parlando con pigrizia al telefono.

Anko strabuzzò gli occhi a quel gesto strano ed improvviso, domandandosi chi fosse quell'uomo e dove fosse sparito Madara. Non che avesse compiuto chissà quale strano atto d'amore, ma... Ma la aveva toccata di sua volontà!

Arrossì di botto quando si rese conto che parevano realmente una coppia di fidanzati, poi le tornarono in mente le sue parole precedenti e chiese piccola «Dove vai in vacanza?».

Chinò il viso verso quello della donna e la scrutò attentamente «Secondo te?»

«Al mare?» Chiese giocando con le sue dita e mandandosi mentalmente a quel paese, voleva nuovamente il Madara che le aveva aperto la porta di casa mezzo nudo e pronto ad uccidere qualunque scocciatore a morsi; non quell'uomo normale che se la teneva stretta.

Con quello non sapeva cosa dire o fare senza apparire come un'adolescente cretina.

Lui sospirò pesantemente e schioccò la lingua sul palato, informandola con tono annoiato e leggermente divertito dalle sue espressioni quasi sofferenti per via del contatto fisico inaspettato «Al Paese della Pioggia!».

Il cuore di Anko compì un salto carpiato all'indietro con avvitamento e fu abbastanza surreale che non morì d'infarto a quelle parole. Si mordicchiò le labbra, lasciando che la frangia scura le coprisse le iridi e si aprì in un piccolo, ma sincero, sorriso. Poggiandosi un pochino di più contro il torace di Madara e afferrando la sua mano, cominciando a giocare con le dita lunghe e diafane dell'uomo con le proprie...

...Progettando di violentarselo in albergo.

Il caffè di stamattina probabilmente derivava da una partita di droga provenuta dal Sud America. Non ho altre spiegazioni logiche per questo...

No, in fondo nessuno dei due sarebbe mai cambiato!

*°*

Naruto sbadigliò sonoramente, si grattò svogliato la chioma bionda scompigliata e strusciò i piedi in direzione della cucina, arrestando il suo avanzare all'ingresso del salone.

Era rimasto sveglio quasi tutta la notte precedente per concludere alcune tavole del Manga. Dopo la morte di Itachi non era più riuscito a lavorare come un tempo, anche perché Sakura e Sasuke avevano giustamente smesso di essere i suoi assistenti.

Quell'ufficio conteneva troppi ricordi, ed il disegnare Itachi Uchiha non aiutava di certo nel superamento di un lutto così grande e sentito da tutti.

Aveva quasi pensato di farlo scomparire per sempre da quelle pagine, proponendo la cosa anche a Nagato, ma... Non sarebbe stato giusto...

«NO!... -Quell'urlo improvviso distolse la sua attenzione dal filo scombussolato dei suoi pensieri ed ebbe il potere di farlo sobbalzare e guardarsi intorno sconvolto- ...Ti rendi conto della stronzata che stai per compiere?» La voce di suo marito era sempre alta e furiosa, ma almeno aveva smesso di urlare come un matto.

S'avvicino piano al telefono fisso, osservando Sasuke ringhiare sulla cornetta.

«NON MI IMPORTA UN CAZZO SE LA TROVI LA SOLUZIONE MIGLIORE... -Aveva ripreso ad urlare con forza, il volto tirato ed un'espressione assassina- ...Non puoi decidere tu del Bar di Itachi, cerchiamo di parlarne con... -Una pausa, probabilmente il suo interlocutore lo aveva bloccato dal continuare. E, dalla smorfia esasperata che Naruto vide compiere al volto del giovane marito, la persona all'altro lato della cornetta non aveva detto una cosa che lo aggradava- ...ME NE FOTTO SE ERA ANCHE TUO FIGLIO. IL BAR NON LO VENDI FINCHÈ AVRO' FIATO IN CORPO!» Concluse gridando ancor più forte che in precedenza e sbattendo la cornetta sul ricevitore con violenza inaudita.

«Sasuke co...» Provò a parlare, prima di venir interrotto dall'Uchiha.

«Devo andare a discutere con i miei genitori per un poco. Potresti andare a prendere Daisuke all'asilo?» Lo informò spicciolo, mentre si avviava all'ingresso con passo marziale e una rabbia che poteva essere perfino palpabile.

Naruto lo seguì lentamente, mantenendosi però a debita distanza da lui e cercò di parlare una nuova volta «Sì posso, ma...».

«Perdonami Naruto, sono di fretta. Ne parliamo dopo!» Lo interruppe nuovamente, sforzandosi di addolcire un poco il tono della voce. S'infilò rapidamente le scarpe ed uscì dalla porta di casa, sbattendosela alle spalle e facendo sobbalzare di spavento il marito una nuova volta.

Il biondo spostò nuovamente lo sguardo al telefono, poi alla porta. Questo per vari secondi, rimanendo in piedi al centro esatto dei due. Si passò ancora una mano tra i capelli e mosse il capo in un gesto rassegnato, avviandosi verso la camera da letto per cambiarsi.

La cosa positiva era che Sasuke stava progressivamente tornando il solito di sempre.

Quella negativa era che aveva ricominciato a sbraitare contro chiunque!

*°*

Erano lì, fermi nella stessa rigida posizione, da più di mezz'ora.

L'uno dinanzi all'altro.

Con una Mikoto che non aveva più la forza di intromettersi nei loro litigi come in precedenza.

Non appena Sasuke varcò la soglia di quella casa, dopo settimane e settimane di assoluto silenzio, e posò lo sguardo su quella donna che di sua madre ricordava poco e niente; quasi non sprofondò nuovamente in depressione. Maledicendosi per non aver pensato minimamente alla loro di sofferenza.

Guardò nuovamente il padre: più magro e cupo di come se ne ricordasse. Solo un mese prima aveva discusso con Itachi del fatto che Fugaku Uchiha s'era trasformato in un ometto sempre sorridente e catastroficamente assurdo nelle sue espressioni di serenità.

In quel momento pareva una copia più vecchia e rigida di se stesso.

Su sua madre nemmeno voleva posare più lo sguardo, non riconoscendola come tale in nessuno dei suoi tratti doloranti.

Sospirò pesantemente, posando i palmi sulle ginocchia e parlò cercando di mantenere un tono calmo «Itachi ha lavorato una vita in quel posto, costruendolo e migliorandolo con le sue mani. Non è giusto nei suoi confronti venderlo».

«Nessuno potrebbe occuparsene!» Esclamò gelido Fugaku, mantenendo sempre lo sguardo dritto e fiero davanti a sé. Ma non lo guardava, il ragazzo avvertiva perfettamente che i suoi occhi non lo stavano osservando.

S'inumidì le labbra, sospirando una nuova volta «Io sono vivo, padre!».

Mikoto sussultò leggermente a quella frase, stringendosi le mani in grembo e provando a sussurrare «L'università...».

«L'ho lasciata l'università» La bloccò duramente, con tono sicuro e fermo.

E finalmente lo guardarono, sconvolti. Vide gli occhi di sua madre dilatarsi per la sorpresa e le labbra di suo padre tremare di rabbia repressa.

Stava per scoppiare, lo dava quasi per certo.

Ed era proprio quello che voleva.

Non per masochismo o per qualche strano concetto di sadismo, ma per dar loro una scossa. Un motivo per tornare a fare i genitori.

Di certo non avrebbe modificato la sua decisione, dato che era stata soppesata con lucidità da Sasuke, parlandone perfino con il compagno che, dopo ore intere di litigi, s'era arreso alla sua volontà; comprendendone i motivi.

Però, anche se non sarebbe tornato indietro, avrebbe almeno risollevato i suoi parenti. Od almeno ci avrebbe provato. Non era tipo da abbracci e rassicurazioni improvvise, l'unica cosa che poteva compiere era farli irritare abbastanza da urlargli contro tutta la loro frustrazione.

In modo da sfogarsi con lui.

«Lasciata?» Indagò afona la donna, stringendosi saldamente le mani in grembo.

Sasuke accavallò le gambe ed incrociò le braccia al petto, riferendo tranquillamente «Sì. Ho deciso di ereditare l'attività di Itachi e, nel contempo, tornare ad aiutare mio marito con il suo di lavoro. Non avrei il tempo materiale per continuare anche gli studi».

«Lasciata... -Quella di Fugaku Uchiha non era una domanda. Assottigli pericolosamente gli occhi neri e ringhiò con rancore- ...Hai abbandonato per un anno la tua casa, la tua città e la tua famiglia per i tuoi maledetti studi! Sei tornato senza avvisare, andando a vivere in uno squallido appartamento onorandoci della tua presenza solo dopo settimane, per i tuoi maledetti studi! Hai abbandonato un lavoro sicuro e ben retribuito, per i tuoi maledetti studi! Hai deciso di non seguire le mie orme, per i tuoi maledetti studi!... -Il tono di voce si stava alzando pericolosamente ogni secondo che trascorreva, accentuando sempre di più quella frase ripetuta come una litania- ...Ed ora che sei ad un passo dalla laurea... -Inspirò profondamente, serrando i pugni con potenza- ...Vuoi abbandonare tutto per fare il barista?».

«Sì» Rispose pacato a quella domanda, sapendo perfettamente che quel tono di voce lo avrebbe fatto infuriare ancora di più.

«TE LO PROIBISCO!» Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, alzandosi di scatto dal divano e minacciandolo con la sua figura scura e profondamente infuriata.

Mikoto afferrò con una mano il polso del marito, cercando di trattenerlo, «Fugaku, calmati».

«Impedirò a mio figlio di rovinarsi ancora una volta la vita» Gracchiò arcigno, strattonando la mano della moglie dal suo arto e voltandosi nuovamente verso il viso inespressivo del ragazzo, socchiuse le labbra pronto a gridare contro di lui ancora una volta, se non che...

«Un figlio che per più di due settimane non avete contatto nemmeno una volta? Un figlio che al funerale di suo fratello non vi siete degnati di stringere neanche una volta tra le braccia?» No, non li stava accusando. Pretendeva solo di veder tornare i suoi veri genitori. Comprendeva i loro motivi, non li aveva odiati mai, nemmeno un secondo, per quei fatti, ma era il caso di far loro comprendere cosa stavano compiendo giorno dopo giorno.

La donna a quelle domande si portò una mano alla bocca e gemette con dolore, i suoi occhi arrossati s'inumidirono ancora una volta e le lacrime cominciarono a sgorgare sul suo viso, mentre abbassava il capo per cercare di coprirlo con i lunghi fili corvini.

Fugaku s'irrigidì ancora di più a quelle parole ed all'udire il pianto sommesso della moglie, chinò il capo in modo colpevole e assunse un'espressione sofferta «Sasuke...».

Lui mosse il capo lentamente, si sollevò da dove era seduto e li raggiunse piano. Posò una mano sulla spalla tremante dell'anziano uomo e poi strinse la stoffa della sua camicia tra le dita pallide. «Non è colpa tua, papà» Mormorò, lasciando un flebile tocco sulla sua spalla e raggiungendo poi la donna per stringerla dolcemente tra le braccia.

«Mi dispiace, S-sasuke...» Balbettò lei, avvolgendo la vita del figlio e posando il volto rigato da stille salate sul suo torace. Serrando un pochino di più la presa per non lasciarlo andare via. Almeno lui.

«Sto bene. Andrà tutto bene» Sussurrò tra i suoi capelli color ebano, carezzando teneramente la sua nuca con movimenti leggeri e rassicuranti.

Più di quello, per loro, non avrebbe potuto fare. 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


-Capitolo 43-

Angolo autrice: Hello...
Dopo la quinta volta che ci provo, forse questa è quella buona per scrivere questa maledetta introduzione. Prima di tutto mi scuso per l'assenza, ma... Ci sono stati degli impedimenti in questo lungo periodo che mi hanno portato sempre di più ad allontanarmi dalla scrittura.
Nonostante questo avevo un grande rimpianto per non aver concluso Gensaku-sha, per cui ho deciso di... Farlo. Almeno questa.
Ho aspettato molto per pubblicare questo capitolo, ho aspettato di averli scritti almeno un poco. E dato che me ne mancano veramente pochi alla fine della storia, ho deciso di pubblicare.
Aggiornerò abbastanza velocemente, almeno spero.
Detto questo mi dileguo e... Vi ringrazio.

 

Ho la certezza di ritrovare le tue dita
dove finiscono le mie.

 

In seguito all'animata discussione, e successiva riconciliazione, con i genitori, Sasuke si gettò, anima e corpo, nel rinnovo e riapertura del locale ereditato dal defunto fratello maggiore.
Il tempo, che mai aveva smesso di scandire secondi, minuti, ore, agli occhi del giovane uomo non pareva più un nemico spietato e imbattibile; le sue giornate avevano smesso di apparire infinitamente cupe e lunghe. In quel momento sentiva di aver trovato uno scopo, la motivazione necessaria, per poter continuare a vivere.
Più forte. Maturato ancora. Sbocciato.
Nonostante avesse abbandonato momentaneamente gli studi era ben conscio che quella fosse la strada giusta da percorrere per ritrovare la serenità che spettava lui e la sua famiglia.
Fu dura. Fu doloroso. Fu ingiusto.
Feriti s'erano sostenuti e ricucito i profondi tagli, tornando poi ad alzarsi senza vergogna di vacillare, senza nascondere le cicatrici. Mantenendo il ricordo; com'era giusto. Non abbandonandosi al dolore; come avrebbe voluto lui.
Sasuke sospirò piano avvertendo la stanchezza di quelle settimane gravargli sulle spalle, s'asciugò il sudore sulla fronte con il dorso della mano e spostò lo sguardo, adocchiando poco lontani il figlio e il marito comportarsi da stupidi ad un angolo dell'ampia sala, svuotata in quel momento da ogni tavolo o sedia.
Non lo avevano raggiunto allo Sharingan per aiutarlo quel pomeriggio?
Sembrava stessero facendo il completo opposto in quell'istante.
-Vi state divertendo?-
Domandò loro con leggero sarcasmo, scendendo agilmente dalla scala e posando il rullo da pittura in equilibrio precario sopra il secchio di vernice bianca. Si accucciò, estraendo dalla sacca grigia che s'era portato una bottiglietta d'acqua e ne bevve un lungo sorso, maledicendosi per aver staccato anche il frigo con tutto quel caldo.
-Stiamo aiutando!- Esclamò Daisuke con tono piccato, aggrappandosi ad una gamba di Naruto e tirandolo di nuovo verso di lui per riavere la sua attenzione e mostrargli quanto era stato bravo a dipingere quella parte di muro.
-Sporcando dove ho appena finito di lavorare-
Nascose un sorriso divertito quando udì il compagno ridacchiare leggermente, lo osservò scompigliare la zazzera bruna del loro bambino, per poi rispondere -In verità stiamo dando un pizzico di colore, dovresti ringraziarci-
-Certo, così sembrerà di entrare in un asilo nido- Borbottò in modo vagamente burbero, prendendoli bonariamente in giro.
-Ma come osi, bastardo?-
Daisuke rise cristallino notando come il suo papà biondo gonfiava le guance con stizza e successivamente faceva la linguaccia in direzione del marito; tornando in seguito ad accucciarsi vicino a lui, ma lamentandosi ancora a mezza bocca.
L'Uchiha scosse il capo con rassegnazione a quella scena, incamminandosi verso di loro, decidendosi a prendere una piccola pausa. Lasciò una carezza paterna sulla testa del figlio e sfiorò con malcelato affetto una spalla di Naruto, serrando lieve le dita in quel punto.
-Grazie-
Il maggiore sollevò il capo, inclinando il collo in sua direzione -Ma se hai detto che sembrano disegni da asilo...-
-Non per quello- Lo bloccò, chinandosi un poco per sussurrare quelle parole al suo orecchio, avvertendo un secondo dopo le braccia di Naruto muoversi leggiadre per circondargli le spalle e quel sottile sorriso premuto con amore sulla tempia sinistra. Trascinandolo un poco più in basso per coinvolgerlo in un goffo abbraccio.
-Ma che schifo! Basta farvi le coccole- Disse il piccolo, irritato da quanto fossero appiccicosi i suoi papà, tirando con più forza l'orlo della maglia di Naruto per riavere la sua completa attenzione.
Sasuke sfiorò la fronte del marito con le labbra e lo lasciò andare, chiedendo -E da quando a te da fastidio?-
-Da quando distrai sempre papà mentre sta giocando con me-
Naruto assunse un'espressione genuinamente divertita al cipiglio infastidito del figlio e tornò ben volentieri ad occuparsene; anche se quell'epiteto lo sorprese come sempre, quando era rivolto a lui.
Ricordava bene la prima volta che Daisuke lo aveva chiamato papà, l'emozione provata in quell'istante riuscì a farlo rimanere di sasso per interi secondi, tanto che il piccolo si sentì in dovere di dire per giustificarsi 'Se non ti piace non lo faccio più'.
Come poteva davvero pensare che ne sarebbe rimasto infastidito? Quando da tempo non desiderava altro che ritrovare un poco di gioia?
E con quella misera parola era riuscito a renderlo estremamente felice, come non accadeva da lunghe settimane.
Li aveva fatti felici. Entrambi i genitori.

Svegliarsi ad un'ora così mattiniera per recarsi al bar non aveva mai entusiasmato Sasuke, in più quella mattina si sentiva dannatamente stanco.
Il pomeriggio precedente Hidan e Nagato lo avevano letteralmente distrutto di parole... E non solo. Con quale pazienza Itachi li sopportava? Erano così chiassosi...
Però, da un lato, quando ricominciarono a frequentare il locale e la sua famiglia, tornando per gradi quelli di un tempo, ne era stato vagamente soddisfatto. Aveva preso coscienza, una volta riprese le redini della sua vita, di quanto di quella perdita improvvisa avessero sofferto anche loro.
Lo vedeva chiaramente in quel silenzio carico di rimpianti di Nagato e nelle poche, formali, parole che gli rivolgeva Hidan quelle rare volte che lo incontrava per i corridoi del Rinnegan.
Per moltissimi giorni non avevano parlano nemmeno tra di loro, per poi ritrovarsi una sera come tante, dopo la riapertura dello Sharingan, seduti ad un tavolo in completo silenzio con una birra davanti agli occhi e la sensazione che mancasse qualcosa in quel quadretto.
Qualcuno.
Scacciò via quei pensieri deleteri, tornando a lavarsi i denti e cercando di relegarli ad un angolo della mente, come sempre quando la tristezza tornava prepotentemente ad invaderlo. Gli bastò avvertire distrattamente il figlio e il marito canticchiare, dalla cucina, qualche stupidissima canzoncina che Daisuke aveva imparato all'asilo per tornare in sé.
Di certo non di buonumore però, non alle sette di mattina almeno.
Quando crescerai, Naruto? Si chiese bonario, ma i suoi pensieri vennero interrotti dal fastidioso ed acuto trillo del telefono. Sbuffò spazientito, uscendo dal bagno e facendo segno al marito che ci avrebbe pensato lui; sollevò la cornetta controvoglia, domandandosi distrattamente chi potesse avere l'insano coraggio di disturbare qualcuno a quell'ora e mormorò laconico “Pronto?”
Sentì degli strani rumori dall'altro capo, come se qualcuno cercasse di appropriarsi della cornetta, poi una voce conosciuta “Nagato faccio io, stai fermo! Ehilà, Papero, indovina chi...”
“KONAN STA PARTORENDO! MUOVI IL CULO TE E QUEL DEBOSCIATO DI MIO CUGINO, O VI LICENZIO!”.
L'urlò acuto dell'Uzumaki per poco non gli perforò i timpani; allontanò la cornetta giusto in tempo per non sentire altri strilli gracchiati provenienti da quei due impiastri.
“OH, MIO JASHIN! VEDO LA TESTA”
“DOVE?! -Ci fu una pausa di qualche secondo, in cui Sasuke provò ad aprire bocca, ma venne interrotto da un ringhio e colpo sordo- CRETINO, SIAMO IN SALA D'ASPETTO”.
“Me lo stavo immaginando. E smettila di prendermi a pugni o ti sacrifico a Jashin!”.
Idioti... Stava per parlare, quando l'esclamazione di una voce distante lo bloccò una nuova volta. S'appoggiò sconsolato alla parte, scuotendo la testa con rassegnazione.
“Papà per favore smettila, le infermiere ci stanno guardando male”.
“Dà retta a Konohamaru, con Paperino ci parlo...”
Sasuke gli riattaccò in faccia proprio in quel momento, sbuffò ancora alla consapevolezza di dover farsi sostituire a lavoro per quel giorno e raggiunse i suoi famigliari nell'altra stanza.
-Che succede?- Lo interrogò Naruto, preoccupato dall'espressione infastidita del compagno.
Sasuke si sedette compostamente al tavolo, scompigliando svogliatamente la chioma corvina del bambino e lo mise al corrente -Facciamo presto ad accompagnare Daisuke all'asilo. Konan sta partorendo ed Hidan e Nagato sono da soli, rischiano di farsi arrestare-
Non che gli dispiacesse.
-Voglio venire anche io a conoscere la cuginetta!-
Lo sguardo che gli rivolse il padre a quella richiesta non ammetteva repliche, così come le sue parole -Assolutamente no-
-Sas'kè non essere così cattivo. -Intervenne Naruto all'espressione imbronciata del figlio- Scommetto che saranno lì anche Yahiko e Konahamaru, farà il bravo e rimarrà assieme a loro, vero?- Continuò rivolto al piccolo con un sorriso vittorioso.
Se l'altro papà si schierava dalla sua parte, Sasuke aveva perso in partenza, lo sapeva.
-Fate come vi pare- Borbottò acidamente, osservando i due scambiarsi un cinque.
Da quando era diventato lo zimbello della sua famiglia?
-Grazie, papà Teme-
Probabilmente da sempre.

Quando finalmente riuscirono, stranamente incolumi, a raggiungere l'Ospedale di Konoha Sasuke, per molto poco, non fece immediatamente dietrofront alla vista d'un ansioso Nagato che stava camminando avanti ed indietro come un'anima in pena per il lungo corridoio della sala d'aspetto, rischiando di creare un solco sul pavimento.
Hidan borbottava, a voce fin troppo alta, al telefono con Tayuya; costretta a rimanere a letto per quegli ultimi mesi di gravidanza, raccontandole, a mo di telecronaca, minuto per minuto cosa stava accadendo. Inventandosi di sana pianta ogni cosa, come il fatto che la bambina appena nata avesse dei tentacoli al posto degli arti.
Mentre Yahiko e Konahamaru se ne erano rimasti seduti, stranamente composti e tranquilli, ad aspettare che qualche infermiera li informasse di come stava la loro mamma e la sorellina che ancora doveva nascere. Parlottando ogni tanto tra loro su che nome le avrebbero dato i genitori.
Saranno stati adottati... Pensò Naruto, notando come il cugino non la smettesse nemmeno un secondo di camminare esagitato per il corridoio.
Daisuke lasciò gli adulti ai loro problemi e si unì fin da subito alla conversazione degli altri due bambini, mentre il biondo lanciava un'occhiata supplicante in direzione di Sasuke.
-È tuo cugino- Rispose piccato alla sua preghiera silenziosa, per nulla intenzionato ad avvicinarsi a quell'instabile.
-È tuo amico- Rimbeccò Naruto con uno sguardo torvo.
Il minore avvertì un brivido lungo la schiena a quelle parole -Non è assolutamente ve...- Sospirò, non finendo nemmeno la frase e schioccò stizzito la lingua contro il palato. Per quale masochistico motivo, in quegli ultimi tempi, s'era lasciato così tanto avvicinare da quei due pazzi?
-Lo vedo terribilmente combattuto! -Intervenne improvvisamente Hidan con il sarcasmo che lo contraddistingueva- Paperino, non importa se oggi sei uscito senza trucco. Per noi sei bello lo stesso, o vuoi andare ad incipriarti il naso?- Concluse facendogli l'occhiolino e accennando una risata divertita.
-Pezzo di merda- Mormorò a mezza bocca, osservando sottecchi quel folle di Nagato discutere con l'ennesima infermiera, dicendosi che la scelta migliore sarebbe stata legarlo da qualche parte. E magari imbavagliare anche Hidan.
Peccato che l'albino parlò ancora, deciso ad irritarlo -Oh, Hidan come sei cattivo con una povera fanciulla indifesa! Stai lontano da me, villano. Quack- Finì, posandosi una mano sul petto con fare drammatico e facendogli il verso.
Sì, quella giornata sarebbe stata realmente logorante per il povero Sasuke.

Dopo la nascita di Ayako Uzumaki sia Naruto e, soprattutto, Sasuke, si erano ripromessi di non ripetere mai più un'esperienza così distruttiva.
Rimanere ore ed ore nello stesso luogo assieme ad un Nagato preda dell'ansia ed un Hidan eccessivamente molesto non aveva per nulla giovato ai nervi del povero Uchiha.
Peccato che un'altra tremenda disgrazia stava per scuotere le fondamenta di tutta Konoha... E dintorni.
“PAPERINO MIO! -L'urlo straziante di Hidan gli perforò perfino il cervello quando, trascinandosi come uno zombie fuori dalle calde coperte, aveva arrancato fino al telefono fisso. Perché nessuno aveva ancora imparato a chiamarlo sul quel fottutissimo cellulare? Forse perché ne rompeva uno ogni settimana... -PAPERINO LA MIA SIGNORA STA PER PARTORIRE! CHIAMA I RINFORZI, CHIAMA L'ESERCITO, CHIAMA UN PRETE!”.
“Hidan... Per l'amor del cielo, sono le... -Si fermò, osservando con occhi appannati l'orologio e sgranandoli quando mise a fuoco a che ora quel pazzo aveva osato chiamarlo, svegliando tutta la sua famiglia con le sue urla isteriche- ...Sono le tre e mezza del mattino, figlio di puttana!”
Pochi secondi dopo avvertì la presenza di un insonnolito e preoccupato Naruto dietro di sé, sentendosi circondare dolcemente la vita dalle sue braccia e il mento del più grande posarglisi su una spalla, lo udì sbadigliare sommessamente e biascicare rauco -Tutto bene?-
Lo tranquillizzò, voltando leggermente il viso e sfiorando con le labbra sottili la sua fronte -Nulla di grave. I demoni stanno nascendo- Concluse con un pizzico d'acidità per esser stato svegliato così bruscamente a quell'ora di notte.
Uzumaki si riprese subito a quelle parole, strappandogli bruscamente la cornetta dalle mani, udendo gli urli pieni di panico dell'amico “Hidan?”.
“Volpino mio... -Mormorò pietoso, per poi tornare ad alzare il tono di voce- ...MUOVI LE CHIAPPE PELOSE, STAI PER DIVENTARE ZIO! Oh, mio Jashin devo avvisare Nagato e dirgli di portare l'acqua Santa...” Aggiunse tutto d'un fiato per poi attaccargli brutalmente in faccia.
Naruto sbatté le palpebre, sentendosi ancora leggermente confuso, osservò la cornetta del telefono per qualche secondo, poi voltò il viso verso il marito che stava letteralmente schiumando di rabbia al suo fianco. Sospirò e dichiarò con un'alzata di spalle -Credo che oggi Daisuke dovrà saltare scuola-
-YATTA!- Udirono l'esclamazione di gioia del figlio dall'altra stanza.
E in contemporanea l'ultimo brandello di pazienza di Sasuke infrangersi a terra con un tonfo sordo.
Sinceramente era d'augurarsi che nessun altro loro parente decidesse di procreare in quel periodo. Per il bene della sanità mentale della povera Papera. 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


-Capitolo 44-

Angolo autrice: Hello, di nuovo.
Che stregoneria è mai questa? Il mondo finirà? Probabilmente.
No, vabbe'... Lo avevo detto che mi sarei impegnata, sono stata brava, merito un dolcetto?
Mi scuso per i non-titoli, ma ho sempre fatto schifo a trovarne e... Nulla.
Direi ciao, buona lettura.
Un bacino e basta ^^

 

-Zia Sakura!- La richiamò Daisuke, districandosi rapido dalle braccia di Sasuke che cercava, in vano, di sistemare quel cespuglio disordinato che aveva al posto dei capelli, trotterellando verso la giovane donna.
Teneva in braccio Sora, con disegnato sul viso quel sorriso gentile di chi ancora provava un immenso dolore, ma tentava in ogni modo di farsi forza e rialzarsi. Carezzò materna i capelli corvini del nipote, sistemando qualche ciuffo con la punta delle dita, e sussurrò cordiale -Come stai cucciolo?-
Lui fece una smorfia a quel nomignolo, non adorava i soprannomi affettuosi, ma a lei poteva concederlo. Solo a lei però!
-Papà mi infastidisce -Disse infantile riferendosi a Sasuke, poi si sollevò un poco sulle punte, mentre lei si chinava piano in sua direzione, e scoccò un bacio sulla fronte della cuginetta tranquillamente addormentata tra le braccia della madre- Ciao mostriciattolo! Ma dorme sempre?- Concluse con un pizzico di delusione.
Sakura accennò una risata -I bambini piccoli hanno bisogno di riposare spesso-
Naruto e Sasuke li raggiunsero qualche secondo dopo, e quest'ultimo abbracciò delicatamente la cognata, approfittando della vicinanza per mormorare piano al suo orecchio -Ti trovo bene...-
Non che si ritrovasse dinanzi la vecchia Sakura, quella che ricordava e conosceva dai tempi del liceo. Ancora troppo magra, ancora troppo provata; ma almeno non era più il fantasma pallido e privo di vitalità di molte settimane addietro.
Questo un poco lo rassicurava.
Il non essersi occupato minimamente di lei e della nipote, preso solo ed esclusivamente dal proprio di dolore, lo faceva sentire terribilmente in colpa, però, anche da sola, era riuscita a risollevarsi mostrandosi ancora una volta come la donna combattiva che era sempre stata.
Quella donna che lui, troppo egoista e pregiudizievole, non era mai riuscito a vedere prima di quella terribile disgrazia e che, ironicamente, solo adesso riusciva ad apprezzare appieno.
-Meglio- Rispose lei con lo stesso tono lieve, accennando un sorriso affettuoso in direzione di Naruto, avvicinandosi di più a lui e circondandolo con il braccio libero in un abbraccio più caloroso del precedente. Non che non volesse bene a Sasuke, ma quei gesti d'affetto che compiva verso di lei ancora la stupivano un poco e si trovava più a suo agio con l'Uzumaki, da sempre eccessivamente amorevole con tutti.
Si guardò attorno ammirata per qualche istante da quel nuovo locale in cui prima di quel giorno non aveva avuto il coraggio di mettere piede, un velo di tristezza adombrò il suo sguardo, ma riuscì a scacciare quella sensazione velocemente così come era arrivata prima che i due potessero rendersene conto. In seguito constatò con ilare scetticismo -Avrei creduto che voi due, assieme, avreste finito per dar fuoco al locale-
-Li ho controllati io- S'intromise Daisuke fieramente.
Lei inclinò il viso in sua direzione e sorrise nuovamente -Sei stato bravo, grazie-
-Malfidata -Borbottò Naruto vagamente offeso. Felice però di vederla più serena, più se stessa di quanto lo era stata prima. Avevano trascorso settimane terribili, tutti quanti, ma con il tempo stavano superando anche quel tormento. Ed ogni giorno appariva migliore del precedente, almeno un poco.
Sospirò poi, leggermente intristito alla vista delle due valigie ai piedi della donna, e domandò- Quindi hai proprio deciso?-
Sakura sistemò meglio Sora tra le braccia, cullandola con delicatezza per non svegliarla, ed annuì con sicurezza -Sì, per un po' andrò a vivere dai miei genitori. Il tempo necessario per... -Si fermò, non volendo dire altro in presenza di quel bambino che già troppo aveva dovuto subire e vedere a quella giovane età, accennò uno sguardo verso Sasuke e si limitò a dire sincera- Ne ho bisogno-
L'Uchiha si limitò a muovere il capo in un gesto affermativo, comprendendola pienamente. Probabilmente, se lui non avesse avuto un figlio e un marito che amava e che gli erano stati vicini in quel momento orribile della sua vita, anche lui se ne sarebbe andato da Konoha per un po' di tempo.
O forse per sempre.
-Ma ci verrai a trovare, vero zia?-
-Certamente -Rispose senza nessun velo d'incertezza- Magari riesco a convincere anche mia madre, così la farai impazzire un poco- Finì con un occhiolino complice in sua direzione.
-Sakura-chan -Sussurrò Naruto, posandole dolcemente una mano sulla spalla e sfiorando poi con una carezza la guancia paffuta della bambina, che stava cominciando a svegliarsi in quel momento- ...Sei... Sei stata la mia migliore assistente ed una preziosa amica, lo sei ancora e lo sarai sempre. So che è impossibile, ma se mai vorrai tornare a lavorare con me, in futuro, ti accoglierò a braccia aperte in qualsiasi momento-
Lei strinse le labbra, commossa da quelle semplici parole -Lo so, grazie davvero Naruto. -Lo strinse ancora tra le braccia per qualche secondo, poi salutò con affetto anche Daisuke ed, infine, abbracciò nuovamente Sasuke, mettendoci più forza di quanto potesse immaginare in quel gesto e sfiorando la sua guancia pallida con un bacio- Ora devo andare, il taxi mi starà già aspettando-
Il ragazzo dai capelli neri arcuò un sopracciglio e domandò, sgridandola quasi -Sei venuta fin qui a piedi?-
-Oh, no, no. Mi hanno accompagnato Kiba e Hinata, ma sono fuggiti al lavoro, altrimenti il capo schiavista della mia povera amica le avrebbe fatto la ramanzina- Disse ironicamente rivolgendosi al più grande, che alzò gli occhi al cielo ed accennò una risata.
Da quel non troppo lontano giorno Sakura, nel dolore della perdita, aveva guadagnato un'amica. Forse la più preziosa che potesse mai desiderare, ed era certa che nonostante la lontananza non si sarebbero mai perse di vista. Così come le altre.
Le faceva male il pensiero di dover lasciare i suoi affetti, soprattutto Konan e Tayuya, proprio quando avevano più bisogno d'aiuto con i piccoli appena nati; abbandonare Mikoto e Fugaku e privarli della vicinanza di Sora; allontanarsi da Sasuke e la sua famiglia, ma sarebbe tornata a Konoha prima o poi.
Quella era l'unica promessa che avrebbe mantenuto ad ogni costo.
-Ti accompagno- Si offrì Uchiha, sollevando le due valigie ed attendendo che il figlio si staccasse dalle braccia della ragazza, anche se era poco intenzionato a farlo. Le poggiò nel portabagagli dell'automobile, assieme al passeggino ed aiutandola poi a sistemare bene Sora sul seggiolone, in silenzio.
Avrebbe dovuto dire qualcosa? Sicuramente sì, ma era sempre stato un uomo di poche parole e gli addii, seppur momentanei, non gli piacevano.
Ci pensò lei a parlare, come sempre, stringendo piano il polso del ragazzo e mormorando accorata -Stammi bene, Sasuke. Prenditi cura dei tuoi genitori e dei due bambini che si stanno disperando lì dentro-
-Lo farò -La rassicurò, cercando ancora qualcosa da dire, o meglio il coraggio di farlo. La vide allontanarsi leggermente, salire sul taxi e chiudere la portiera. In quel momento, prima che potesse partire e andarsene davvero, bussò con le nocche sul finestrino e sbuffò autoritario -Chiamami. Anche quando non avrai nulla da dire, fallo comunque-
Lei sgranò gli occhi, sorpresa e commossa da quella gentilezza, poi sorrise, sincera e serena come da tempo non era più -Smettila di fare il bravo ragazzo, mi farai piangere altrimenti-
E se andò così.
Intristita dal dover abbandonare chi amava, ma con un peso in meno sul cuore.

Quando il tassista la lasciò a cinquanta metri da casa dei suoi genitori, con l'assurda scusa che in quella stradina la macchina non sarebbe riuscita ad entrarci, per poco, molto poco, non gli tirò una scarpa in testa.
Possibile che tutte le sfortune dovevano capitare a lei?
Ansimò con stanchezza, ancora tremendamente irritata, spingendo il passeggino e trascinandosi dietro a fatica i due bagagli; e grazie al cielo non erano troppo pesanti, dato che sua madre e suo padre l'avevano aiutata, giorni prima, a portare via la maggior parte delle sue cose. Altrimenti averebbe seriamente preso a pugni quel maleducato.
Suna era rovente, come ricordava, avvertiva il sudore appiccicarsi alla pelle ed agognava farsi una doccia il prima possibile; ma avrebbe dovuto abituarsi presto a quel clima o si sarebbe sciolta da lì a pochissimo.
Si ricordò improvvisamente dell'appuntamento al Comune per il giorno successivo, ed il fatto che s'era ripromessa di cercare un nuovo lavoro il prima possibile, non volendo rimanere a carico dei suoi genitori senza far nulla. In più doveva ancora iscrivere Sora al nido, sistemare le sue cose per bene...
Il solo pensiero di tutti quegli impegni imminenti le fece venire il mal di testa e la nausea; dopo la morte di Itachi, infatti, aveva passato settimane a vegetare nel proprio letto, a piangere e non fare altro, per questo non si sentiva più in grado di tornare a vivere, ma... Doveva farlo. Non c'era altra scelta.
Proprio per quel motivo se ne era andata da Konoha, per ritrovare la voglia e la motivazione necessaria per tornare ad occuparsi di se stessa e della figlia. Ringraziando per la prima volta da quando era nata la fortuna, o sfortuna, di avere una madre così dura che le aveva, da sempre, insegnato a cavarsela da sola in ogni situazione.
Ed un padre così infantile da seguire la moglie nel trasferimento in una nuova città, senza pensare minimamente alla figlia diciannovenne lasciata sola, appena diplomata e senza lavoro in una casa dove ancora dovevano finire di pagare il mutuo, costringendola a rimboccarsi le maniche fin da subito.
La vicinanza con loro le avrebbe fatto bene, lo sapeva. I suoi genitori, per quanto alle volte sbagliassero nei loro comportamenti, erano le persone migliori con cui stare in quel momento. Mai le avrebbero dato il tempo di piangersi addosso.
Sentì una pressione contro la sua spalla, quasi uno strattone, e ringhiò inacidita verso il povero malcapitato che s'era scontrato con lei -Fa' più attenzione-
L'uomo arrestò il suo passo veloce, irritato la osservò dall'altro verso il basso, concentrandosi però un attimo dopo sul passeggino ed addolcendo vagamente i lineamenti duri. Non era il caso di litigare con una giovane mamma.
-Scusami, non ti avevo vista-
-Lo avevo notato- Borbottò Sakura, ma si ritrovò ad assottigliare gli occhi all'istante e concentrarsi meglio sul proprio interlocutore. Le pareva una figura vagamente famigliare, non che lo avesse mai visto, ma non pareva un completo estraneo.
Improvvisamente ricordò qualche assurdo discorso di Nagato, Hidan e Itachi su... Come lo avevano chiamato? Non le veniva in mente ed il pensiero dell'uomo che amava la fece adombrare in volto, quelle risate e quella felicità che riempivano le sue giornate molto tempo prima. Un tempo che non sarebbe più tornato...
Scosse il capo con convinzione, scacciando quei pensieri deleteri. Probabilmente appariva una pazza agli occhi di quell'estraneo.
-Per caso sei Sabaku?- Domandò con incertezza, Naruto le aveva parlato di qualcuno di simile, ma era lui? O stava solo facendo una figuraccia?
-Gaara No Sabaku, sì- Rispose atono lui, chiedendosi dove l'avesse incontrata prima. Forse al lavoro? Ma era impossibile, ricordava ogni bambino di cui si occupava. Magari era una madre che aveva incontrato mesi prima per l'iscrizione? Una di quelle che alla fine non aveva trovato posto? Possibile. Gli adulti non gli interessavano minimamente.
-Emmh... -Tossicchiò Sakura a disagio. Le pareva scortese non dire nulla, o almeno presentarsi, dato che era un 'amico' di Naruto. E poi aveva già fatto un'orribile figura quando gli aveva praticamente sbraitato contro- Io sono Sakura Haruno, la cognata di Naruto Uzumaki, mi spiace per prima, io...-
-Tranquilla. -Bloccò le sue scuse, tornando a prestarle attenzione e affermando in modo piatto- La moglie di Itachi Uchiha, immagino-
Per un secondo smise di respirare, si morse il labbro a disagio, provando nuovamente quella terribile voglia di scappare via, rinchiudersi in casa e scoppiare a piangere per sempre. Ad un tratto stare per strada la faceva sentire a disagio, fuori posto.
Deglutì, cercando di farsi coraggio. Non poteva crollare dinanzi alla prima difficoltà, s'era fatta una promessa, la aveva fatta a Sora e all'uomo che ancora amava incondizionatamente.
-Ero la compagna. Disgraziatamente è venuto a mancare tempo fa. -Specificò con finta calma. Prima o poi lo avrebbe saputo da Naruto, omettere o mentire sarebbe stato inutile.
E poi perché farlo?
Comunque cambiò immediatamente argomento, non voleva parlarne. Soprattutto non con un estraneo- Sono contenta di averti incontrato Gaara, Naruto mi ha sempre parlato bene di te. Perdonami ancora per prima e arrivederci- Fece un sorriso di circostanza, ricordare di Itachi le aveva aggravato il mal di testa; spinse nuovamente il passeggino in avanti, desiderando arrivare a casa dei suoi genitori il prima possibile.
Lui rimase spiazzato da quell'informazione, non era a conoscenza di nulla, l'ultima volta che aveva parlato con Uzumaki era poco dopo il viaggio di nozze.
E all'epoca pareva così felice ed appagato della sua nuova vita...
La affiancò, comprendendo il desiderio della ragazza di non essere compatita non diede le sue condoglianze, ma non poteva di certo farla stancare a quel modo con una bambina piccola a cui badare. Lo avrebbe fatto per chiunque.
-Ti accompagno, sarebbe maleducato non farlo -Spiegò prima che potesse controbattere, prendendo le valigie dalle sue mani e domandando- Ti sei trasferita qui? Hai trovato già un asilo per... Lei?-Concluse continuando a camminare e guardare dinanzi a sé, non era bravo nella conversazione, non lo era mai stato.
-Non dovevi disturbarti. -Disse più calma e rilassata, grata di quella gentilezza- Sora. Sì, è una bambina e no, sinceramente non ho avuto tempo per pensarci, domani inizierò a cercare qualcosa- Lo informò poi, sospirando alla vista della figlia, impegnata a mordere un piccolo peluche e cercando di toglierglielo dalla bocca.
-Lasciala fare, quando cominciano a mettere i denti fanno tutti così- Parlò spicciolo.
Sakura s'imbronciò un momento, poi però ascoltò le sue parole e lasciò che la bambina continuasse a giocare con quel pupazzetto -Scusami, credo di essere diventata una madre ipocondrica-
-Tutte le madri lo sono -Si voltò verso di lei e continuò a parlare- Anche se ad anno già iniziato è difficile, se vuoi, posso trovarle un posto nel nido in cui lavoro-
Sembrava abbastanza a disagio mentre parlava, manteneva costantemente un tono freddo e distante, nonostante si sforzasse di essere gentile.
Non era mai stato un tipo semplice, parlare con altre persone lo considerava superfluo, per questo aveva scelto di lavorare con i bambini. Chiunque lo conoscesse non lo credeva possibile, dato il suo carattere arcigno, ma con loro si trovava bene, più sereno, più paziente.
-Sei un educatore?- Chiese infatti lei stupida.
Gaara si strinse nelle spalle incurante e fece un gesto affermativo con il capo -Trovo i bambini molto più interessanti degli uomini-
Lei sbatté le palpebre. Sì, Naruto gli aveva parlato di lui, ma non così tanto da credere anche solo di conoscerlo, si ritrovò a sorridere di quel tono così annoiato con cui rispondeva alle sue domande e capì perché il suo amico ne parlasse sempre così bene. Sembrava scontroso ed inavvicinabile ad una prima impressione, ma in verità era un uomo immensamente buono e disponibile, con chi voleva.
-Ci penserò e... Se mi dai il tuo numero appena mi sistemo ti faccio sapere, va bene?- Si fermò, erano appena arrivati dinanzi a casa dei suoi genitori; per fortuna la strada era davvero breve e non ci avevano messo molto.
-Va bene -Rispose lui, posando i bagagli nell'ingresso di quella piccola villetta circondata da un grande e ben tenuto giardino e prendendo poi il cellulare che la ragazza gentilmente gli porgeva per fargli scrivere il suo numero. Lo memorizzò velocemente in rubrica ed aggiunse seppur in modo restio- Quando contatterai Sasuke e Naruto digli che...-
Sakura lo fermò prima che potesse dire altro -Lo farò, ma forse sarebbe meglio li chiamassi tu, a Naruto farebbe piacere-
-Ci penserò-
Non aggiunse altro, le rivolse un gesto di saluto e si allontanò lentamente da casa della ragazza con le mani affondante nelle tasche dei pantaloni, camminando quasi con andatura svogliata.
Sakura si piegò sulle ginocchia, vicino al passeggino, vezzeggiando dolcemente una guancia della bambina, che pareva stesse per scoppiare a piangere -Hai fame, vero? Tranquilla, siamo arrivate. E poi devi essere contenta, ci siamo già fatte un amico-
Le scoccò un bacino sulla fronte, tornando nuovamente in piedi e suonando il campanello di casa, venne letteralmente travolta dalle braccia di suo padre, che più che abbracciarla con affetto sembrava la stesse per stritolare.
Quando finalmente riuscì a liberarsi di lui ed entrare in casa accadde qualcosa di completamente inaspettato, perfino quella donna scontrosa e autoritaria che era sua madre la strinse dolcemente tra le braccia, con un affetto che poche volte, per via del suo carattere, le aveva riservato.
In quel momento la ragazza si lasciò andare del tutto, ricambiando quel calore di cui sentiva un estremo bisogno rendendosi conto che, senza nemmeno accorgersene, quel mal di testa lancinante era completamente passato.

Naruto abbassò la cornetta del telefono, sospirando, si passò una mano tra i capelli, sentendosi terribilmente stanco e riferì -È arrivata a Suna-
Stavano cambiando così tante cose, così in fretta...
-Bene- Rispose Sasuke tranquillamente, seduto al tavolo del salone e cercando di sistemare i bilanci di quella settimana lavorativa con ben poca voglia di lavorare anche a quell'ora.
-Mmh- Lo sentì mugolare, ed allora rivolse lo sguardo al marito:trovandolo imbronciato ancora vicino al telefono.
Ad occhi esterni Naruto era sembrato il più forte in quella situazione, in fondo era solo grazie a lui se Sasuke poteva dirsi di essere tornato in sé, ma quell'ennesimo cambiamento. Quell'ennesima perdita, seppur non definita e grave come la precedente, lo aveva nuovamente intristito molto di più di quello che mostrava agli altri.
Il più giovane si alzò dal tavolo, gettò sgraziato quelle scartoffie in un cassetto e poi disse ad alta voce, rivolto al figlio che se ne stava sul divano a guardare i cartoni animati completamente concentrato -Mettiti il cappotto, andiamo a cena dai nonni-
-Ma non li abbiamo avvisati- Si lamentò un poco, non che non fosse contento di vederli, però in quel momento era estremamente impegnato, ma all'occhiata del padre non poté fare altro che assecondarlo.
Sasuke si avvicinò al marito, circondando la sua vita con un braccio e sollevandogli il mento con due dita -Vai a vestirti anche tu, cretino-
Il più grande, sentendo il calore dell'uomo che amava così vicino s'appoggiò al suo torace, stringendolo piano e annuendo docilmente, per poi gonfiare una guancia e dire con stizza -Non sono un cretino, stronzo-
-Lo so, sei un completo idiota-
Sorrise divertito alla sua espressione offesa, catturando le sue labbra e coinvolgendolo in bacio profondamente sentito, carezzando delicatamente la sua guancia e sentendolo rilassarti visibilmente tra le sue braccia.
A Naruto serviva serenità e il calore di una famiglia per riuscire a mantenere la sua forza d'animo ed i suoi genitori avevano bisogno di qualcuno che non gli facesse avvertire il silenzio di quelle quattro pareti distruggerli. E per lui... Per lui era necessario come l'aria riuscire a far sentire ognuno di loro amato, vivo, nuovamente felice... 
-Non vi posso lasciare soli un secondo che vi sbaciucchiate, basta!- Gracchiò il bambino, aggrappandosi alla gamba di Sasuke e cercando di staccarlo da Naruto. Erano troppo appiccicosi i suoi papà, decisamente in modo eccessivo per i suoi gusti.
L'Uzumaki scoppiò a ridere improvvisamente, vedendo come suo figlio e suo marito si stessero guardando in cagnesco, strinse la mano di entrambi con la propria e affermò squillante -Forza, litigate a casa della nonna, così si divertirà a sgridarvi-
E sì, il tempo pareva correre ad una velocità folle in quel periodo, però... Pensandoci bene, non sembrava poi così male. 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


-Capitolo 45-

Angolo autrice: Salve ^^
Ho ufficialmente messo un punto sul cinquantesimo, ed ultimo, capitolo di Gensaku-sha. Proprio per questo motivo aggiornerò una volta al giorno fino alle fine, così che finalmente anche questa storia sarà conclusa.
Cioè fosse per me li metterei tutti in una volta così mi levo il pensiero, ma non si fa... Quindi nulla, per cinque/sei giorni mi dovete sopportare.
Io vorrei solo dire che per scrivere questi ultimi capitoli mi son dovuta rileggere tutta la storia e... Mio Dio, quanto facevo schifo?
Non che ora scriva bene, ma santo cielo...
Lasciamo perdere, va ^^'
Buona lettura <3


Ma dove diavolo era finita?
Izuna sbuffò sonoramente, passandosi una mano tra le ciocche corvine e maledendo le infermiere che non riuscivano mai a fargli avere una cartella clinica per tempo, nascondendola chissà dove all'interno del suo ufficio.
Controllò meglio sopra la scrivania, decidendosi a sistemare in modo definitivo quel dannato disordine che s'era creato in quei pochi giorni d'assenza.
Sapeva di non dover partire con Tobirama per il fine settimana, ma quello stronzo lo aveva praticamente ricattato e costretto a prendersi due giorni di ferie.
E quando era tornato, tra i pazienti e la pazzia del fratello maggiore da sedare, o raramente assecondare, non aveva avuto un minuto di tempo per mettere mano a tutti quei fogli stipati malamente, uno sopra l'altro, all'interno dell'ufficio.
Quando udì un leggero scricchiolio proveniente dalla porta disse con tono profondo, ancora intento a sistemare e non degnando di uno sguardo dinanzi a sé -Karui, per favore, dammi una mano-
-Buon giorno, Izuna -A quella voce l'uomo rivolse finalmente attenzione all'uscio- Ti disturbo?-
-Mikoto-san? No, nessun disturbo, stavo solo... -Parlò leggermente sorpreso da quella visita inaspettata. Non concludendo la frase precedente aggiunse, indicando una sedia- Prego, accomodati-
Si sedette con lentezza dinanzi a lui, osservando con vago interesse le cornici poste sopra il mobile disordinato e sospirando internamente. Era sempre stato un ragazzo fin troppo sentimentale, amava circondarsi di oggetti, soprattutto fotografie, sostenendo che racchiudessero ricordi troppo preziosi per farle andare perdute.
Probabilmente considerava quegli scatti le cose più care da lui possedute.
Spesso lei stessa si stupiva di quell'animo nobile, così diverso degli altri Uchiha, così di buon cuore. Rimaneva un mistero, per Mikoto, come quel ragazzo riuscisse ad esercitare la professione di medico senza autodistruggersi...
-Cercando di trovare un senso in questo disastro?- Finì la sua frase precedente, rivolgendogli un velato sorriso materno.
-Di solito non sono così disorganizzato. -Sentì in dovere di giustificarsi mentre s'accomodava anche lui dietro la scrivania, rivolto verso la donna- Come mai qui?-
-Non posso venire a far visita ad un mio parente?-
Izuna negò con la testa -Non intendevo questo- Nonostante quelle parole continuava a pensare che quel comportamento era fin troppo strano.
La famiglia Uchiha era vasta, spesso nemmeno strettamente imparentata, e trascorrevano solo il tempo necessario tutti assieme.
Matrimoni, funerali, eventuali folli piani di sterminio che si risolvevano in nulla di fatto e rarissime feste comandate, ma forse nemmeno quelle. Erano così numerosi da non riuscire ad entrare in una sola casa, e se ci fossero riusciti sarebbero finiti a discutere aspramente per le cose più assurde.
In più, con la famiglia di Mikoto, non esisteva un vero e proprio rapporto stretto. Probabilmente, per assurdo, quello più legato a loro era Madara, non lui.
-Volevo solo ringraziarti...-
Quel sussurro spontaneo lo ridestò dai suoi pensieri, stupendolo ancora di più -Per cosa?-
Mikoto abbassò il viso, osservandosi le mani unite in grembo, serrando con forza le dita sulla borsa. Si stringeva nelle spalle, sembrando ancora più minuta di quando già non fosse, ancor più stanca e debilitata di quando era apparsa sulla soglia della porta.
-So che, prima che partisse, sei stato molto vicino a Sakura e Sora-
Lui affilò lo sguardo, accavallando le gambe sotto il mobile e parlò serio -È il mio lavoro. La solita routine: vaccini, visite... E le ho semplicemente consigliato un mio collega dell'Ospedale di Suna-
Non sembrava lo stesse ascoltando, però, probabilmente persa in chissà quali pensieri -E ti sei occupato di Daisuke quando è stato male...-
-Mi sono limitato a prescrivergli uno sciroppo-
-Sarei dovuta esserci io...-
E a quella frase Izuna comprese l'estremo bisogno di parlare, di sfogarsi, che aveva la donna. Probabilmente non aveva mai detto quelle poche parole ad alta voce, chiudendosi in se stessa ogni giorno di più per non avvertire altra sofferenza.
Socchiuse gli occhi, lasciando che continuasse, ben sapendo che non aveva ancora finito.
-Sono la nonna e, nonostante questo, per tantissimo tempo non mi sono fatta viva con Daisuke e Sora. Nemmeno quando lui stava male, o quando lei se n'è andata.
Non sono riuscita a salutarla, a prenderla in braccio, non sono stata in grado di rimanere accanto a Sakura quando più ne aveva bisogno, oppure... Consolare il mio bambino.
L'unica cosa che mi rimaneva di Itachi era la mia nipotina ed io... L'ho scacciata...-
Izuna riaprì gli occhi, rialzandosi ed avvicinandosi a lei, le posò lieve una mano sulla spalla e disse sinceramente -Non l'hai scacciata, potrai rivederla quando vorrai. E nessuno della tua famiglia prova rancore nei tuoi confronti.
Sono stati mesi difficili per tutti, soprattutto per te-
-Questo non diminuisce le mie colpe- Obiettò piano, tenendo sempre lo sguardo basso.
-Magari no, ma le giustifica. -Asserì nuovamente, provando a rivolgerle un sorriso gentile. Si allontanò ancora una volta, decidendo di tenere le mani occupate e pinzare alcuni documenti nel frattempo, per quanto volesse aiutarla sentiva di non avere abbastanza confidenza per fare chissà cosa.
Forse più gentile, forse più umano degli altri, ma era pur sempre un Uchiha e tendeva a chiudersi a riccio quando lo colpivano emozioni troppo potenti da gestire.
Per questo provò a cambiare argomento, cercando un appiglio per spostare la conversazione su un terreno meno doloroso, forse- Sei da sola?-
-Mi ha portato qui Fugaku, ma è rimasto in macchina- Riferì docilmente, pareva eccessivamente pensierosa nel nominare il marito.
-Poteva salire, mi avrebbe fatto piacere salutarlo-
Mikoto stirò le labbra, informandolo con tono basso e privo di qualsiasi emozione -Non gli piacciono più gli Ospedali. E poi è pigro, ormai stiamo diventando vecchi-
Quel 'più' non era una parola messa a caso, lo sapeva, ma in fondo a chi piacevano quei posti? Lui stesso, nella giornate peggiori, faceva un'estrema fatica a rimanere lì
dentro.

Arrivare a provarne disgusto, però, lo vedeva spesso succedere, soprattutto ai famigliari dei pazienti più gravi o deceduti. L'Ospedale era da sempre visto come il posto in cui le persone andavano a morire, non a curarsi.
-La vecchiaia alle volte è più una condizione puramente psicologica, e poi voi non avete nemmeno sessant'anni. Ho conosciuto novantenni ancora pieni di vita...-
Lei sorrise senza alcun divertimento -Magari loro non avevano perso un figlio così giovane-
L'uomo prese un profondo respiro, detestava vedere qualcuno distruggersi a quel modo. Probabilmente la Mikoto che aveva davanti era meno sofferente di quella di settimane prima, ma quel dolore non accennava a diminuire né per lei, né per il marito che ancora si dava la colpa. Se avessero continuato così si sarebbero uccisi prima del tempo.
-Magari sì, invece.
Ne ho visti tanti morire, di tutte le età, etnie, credi religiosi; persone che non lo meritavano, che hanno lasciato i loro cari nel dolore. E ho visto tanti modi diversi di affrontare un lutto, nessuno meno logorante dell'altro.
Il mio lavoro consiste in questo, in fondo, una lotta eterna contro un nemico troppo spaventoso e forte da sconfiggere.
Ho visto i miei genitori andarsene quando ancora non ero in grado di fare nulla e, sicuramente, nemmeno ora avrei potuto fare qualcosa per salvarli.
Sono diventato un Dottore per tentare, nulla di più, ben sapendo che la maggior parte delle volte provarci equivale comunque ad un fallimento. Ed ho appreso che soffrire per la morte dei miei pazienti è inutile, perché sarebbe un'ennesima sconfitta.
La più grande.
Quando Itachi è deceduto mi sono ritrovato nuovamente nella situazione di aver perso qualcuno di importante, nonostante non lo conoscessi così bene. Diviso tra il famigliare che incolpava il chirurgo di non averlo salvato ed il medico che sapeva benissimo quanto il suo collega si fosse ritrovato impotente dinanzi ad un corpo arrivato praticamente già morto-
Mikoto trasalì a quel fiume di parole, le sue labbra cominciarono a tremare impercettibilmente ed i suoi occhi s'inumidirono a quell'ultima frase.
Non parlò, non sapeva cosa dire e credeva che se solo ci avesse provato sarebbe scoppiata in un pianto disperato, l'ennesimo.
-Non possiamo morire tutti perché lui non c'è più, Mikoto. -Disse ancora, quasi severamente- Non sono un padre, non sono una madre e non lo sarò in futuro. Quindi probabilmente non riuscirò mai a capire cosa si prova, ma posso solo immaginare quanto sia grande la voragine che cerca di risucchiarti. Però... Una cosa la so: so che il miglior modo di vincere la morte è non averne paura, so che per onorare la memoria dei nostri cari la cosa più importante è farsi forza e continuare a vivere, per loro-
Lei socchiuse gli occhi umidi, accennando un piccolo movimento con il capo e prendendo un profondo respiro disse -Riuscirci è estremamente complicato alle volte-
-Lo so...- Mormorò comprensivo.
Mikoto lo guardò per qualche istante, sorrise mestamente e si sollevò dalla sedia -Devo andare, non voglio far aspettare troppo Fugaku. -Lo bloccò prima che potesse dire qualcosa, sicuramente scusarsi sentendosi in difetto per le parole dure, ma vere, che le aveva rivolto- Grazie, Izuna, mi ha fatto bene parlare con te. Sicuro di essere un Uchiha?- Diede voce ai suoi pensieri, mostrandosi più serena di minuti prima.
Accennò una risata roca, puntellando il gomito sopra la scrivania e posando la mano chiusa a pugno contro una guancia rispose -I tratti 'migliori' li ha ereditati mio fratello-

Quando la donna uscì dall'Ospedale il vento freddo di quel giorno le fece prudere la punta del naso, rilassò leggermente le spalle, sollevando per un attimo gli occhi verso il cielo plumbeo e poi cominciò ad incamminarsi lentamente in direzione della macchina.
Notò il marito, silenzioso e immobile, all'interno dell'abitacolo; anche lui più vecchio e provato di quanto fosse mai stato.
Salì nel posto del passeggero, silenziosa lei stessa, e quel senso di impotenza tornò a soffocarla facendole nuovamente abbassare lo sguardo. Come sempre.
Quell'aria satura di parole non dette li stava divorando poco a poco.
-Fugaku? Potresti accompagnarmi in un posto?- Lo richiamò dolcemente, nello stesso istante in cui udì il motore ruggire e la macchina mettersi in moto.
-Dove?-
Quella freddezza nel tono di voce del marito la destabilizzò ancora, non sapendo bene come comportarsi con lui, ma riferì comunque piatta -Al cimitero-
Lo vide stringere le mani sul volante e serrare la mascella, perso in pensieri che mai le avrebbe confidato, ma che lei conosceva perfettamente.
-Va bene. Ma non mi va di scendere con questo tempo, ti aspetto in macchina-
Mikoto si ammutolì nuovamente, stava di nuovo per assecondarlo, sbagliando.
Allontanandolo.
Facendolo dannare inutilmente e continuando a darsi la colpa, sentendosi come il mostro che la aveva privata del suo adorato figlio a causa di una terribile mancanza.
Ma ormai puntare il dito ed incolpare qualcuno sarebbe stato del tutto inutile. A fermarlo ci aveva provato quel giorno, a farlo ragionare anche. Itachi, però, s'era sempre dimostrato troppo testardo quando si trattava del fratello minore.
Dirgli questo. Consolarlo. Non avrebbe riportato Fugaku da sé, ne era cosciente. Spesso, troppe volte, si era data per vinta, incapace di trovare la forza necessaria per risollevare se stessa e nel contempo anche il marito, ma era stanca.
Non voleva più vivere con il fantasma di chi amava.
Per questo si ritrovò a ri-addrizzare la schiena, voltarsi verso il suo profilo ed affilare lo sguardo, ordinado senza alcuna possibilità di scelta -Tu vieni con me, invece-
Fugaku si stupì di quel tono che per molti mesi non aveva più udito, chiedendosi perfino se non se lo fosse immaginato. La osservò di sottecchi per un istante, tornando poi a rivolgere attenzione alla strada -Ma...-
-Niente ma, marito inutile! -Arrestò il suo tentativo di obbiezione ancora prima che potesse dire qualcosa di sensato, incrociò le braccia sotto al seno e tornò anche lei ad osservare dinanzi a sé- E per l'amor del cielo concentrati sulla guida, non voglio fare un incidente a causa della tua stupidità-
Lui stirò vagamente le labbra in un sorriso, avvertendo la tenaglia che stringeva le sue viscere da mesi e mesi allentarsi un poco, sempre di più mano a mano che i secondi passavano e i rimproveri di Mikoto divenivano più aspri, e infine, con un sussurro accondiscendente, disse solo -Come desideri, tesoro-
La donna lo osservò nuovamente, allungando una mano verso la gamba del marito e posando il capo sulla sua spalla, finalmente tranquilla.

Anko sbuffò sonoramente, puntellò i gomiti sul tavolo del salone e poggiò il mento sopra le nocche delle mani, osservando in cagnesco il suo fidanzato, a cui grazie al cielo in quel tempo erano ricresciuti i capelli fin quasi alla vita, che stava vagando per la stanza come un'anima in pena.
-Tesoruccio, se vuoi lo faccio io-
-Non ti azzardare, strega! È mio compito- Esclamò perentorio, scoccandole un'occhiata raggelante e tornando poi a creare un solco sul pavimento mentre percorreva, a passi sostenuti, per la centesima volta il salotto.
Sono un uomo adulto, non posso farmi intimorire da... Questo... Si disse annuendo pensieroso tra sé e sé e contraendo la mascella mentre si posizionava davanti ad Anko, di nuovo.
-Sono tre ore che cerchi di chiedermi di sposarti, possiamo fare veloce? Devo andare in bagno urgentemente- Parlò lei annoiata, tamburellando a terra con i piedi.
Quel bastardo le aveva perfino impedito di alzarsi, ed era mezz'ora che la tratteneva.
-Ho i miei tempi! -Sbraitò incattivito, per poi allontanarsi nuovamente da lei e borbottare- Perfetto, ho perso l'ispirazione- Sbuffò come un toro inferocito e ricominciò a vagare per la stanza, continuando a biascicare parole sconnesse ed insulti.
Per l'amor del cielo, mi piscerò addosso se continua così... Lo maledì internamente, stendendo con sofferenza le braccia lungo il tavolo e sbattendo la testa contro il legno, intenzionata a causarsi uno svenimento.
Ma così non accade e trascorsero altri tremendi e lunghissimi minuti; minuti in cui Anko aveva immaginato la morte del suo sadico tesoruccio in mille e più modi, tutti per mano sua. Poi finalmente udì un colpo di tosse seccato, sollevò il viso e spostò lo sguardo verso la sua destra, arcuando scettica un sopracciglio quando lui s'inginocchiò a terra e buttò fuori monocorde -Vuoi passare ogni irritante ora della tua esistenza con me?-
Lei storse il naso, aveva davvero fatto trascorrere così tanto tempo per quella frase?
Alzò gli occhi al cielo, sospirando internamente ed adocchiando l'anello che le stava porgendo di malavoglia, e l'idea di spostarsi era perfino stata di Madara, non sua.
-E questo a chi lo hai fregato?- Domandò con un sorriso strafottente, quell'aggeggio era troppo bello e di classe per esser stato scelto da quell'uomo così poco incline a quei gesti, da lui definiti, superflui.
Schioccò la lingua contro il palato, infastidendosi ancora di più e si rimise in piedi. Il romanticismo era finito, se mai c'era stato.
-Era di mia madre-
Anko ne rimase profondamente sorpresa, non riuscendo a trattenere un'espressione più dolce farsi strada sul proprio viso; si alzò anche lei, facendo un passo verso il compagno, mentre sulle labbra le si disegnava un sorriso prezioso e pieno d'amore.
Così strano che per poco Madara non si chiese se fosse stato il caso di buttarle addosso una pentola d'acqua piena di sale, come si fa per uccidere le streghe.
Ma lei lo bloccò prima ancora che quel pensiero si facesse realmente strada nella sua mente, sfiorandogli delicatamente le dita con le proprie e porgendogli la mano, lasciando che potesse infilarle l'anello.
Stranamente non fece alcuno sforzo, le calzava a pennello e seppe che, con molta probabilità, quel pazzo aveva preso la misura del suo anulare mentre dormiva.
Lo conosceva fin troppo bene.
Si osservò la mano, ancora silenziosa e sorridente, ma non si trattenne dal provocarlo -Sai che questo significa che dovremmo vivere assieme?-
Madara storse la bocca, voltò il capo d'un lato e domandò -Non se ne potrebbe fare a meno?-
La sentì scoppiare a ridere cristallina, le sue braccia avvinghiarglisi al collo un attimo dopo e le labbra piene, ancora piegate in un'espressione euforica, premersi contro le proprie per coinvolgerlo in un lungo bacio che ricambiò con voracità, senza farselo chiedere due volte. Circondò la sua vita, avvicinandola ancora di più e inclinando il collo lievemente per approfondire il contatto delle loro bocche, la udì mugolare e ridacchiare ancora mentre si allontanava di qualche millimetro da lui per guardarlo negli occhi e soffiare ilare -No, biscottino-
-Me ne farò una ragione. -Mormorò roco, mordendole le labbra e catturandole nuovamente con le proprie, per nulla intenzionato a lasciarla allontanare da sé, almeno per un poco. Ghignò sarcastico contro la bocca della donna e aggiunse, parlando direttamente poggiato a questa- Basta che non mi pisci sul tappeto-
Anko lo schiaffeggiò su una spalla, scoppiando nuovamente a ridere, poi tornò seria, lo allontanò con uno spintone e corse via, ringhiando -Dannazione! Devo davvero andare in bagno-
Non si preoccupò nemmeno di rispondere alla sua proposta di matrimonio, ma... Ce n'era seriamente bisogno? 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


-Capitolo 46-

Angolo autrice: BuonSalve...
Prima di leggere il capitolo una cosina veloce veloce, ok?
Prima di tutto... Per varie ragioni avevo a disposizione solo cinque capitoli per sviluppare la storia di due personaggi e, dato che mi serve che il loro cerchio si chiuda, saranno onnipresenti. Mi dispiace... Buona lettura ^^ Bacio <3

 

-Parlami di loro- Richiese una notte come tante, osservandosi l'anulare sinistro alla fioca luce della Luna che illuminava la stanza da fuori la finestra chiusa; affascinata dai magnifici riflessi che quel piccolo diamante creava ad ogni angolazione, sfiorandolo dolcemente con le dita e facendosi sempre più pensierosa ed intristita ogni secondo che passava.
Madara grugnì, si sistemò meglio su un fianco, con un braccio ripiegato sotto la testa e continuando a darle le spalle. Possibile che le donne trovino sempre qualche pretesto per conversare? Anche in piena notte?
-Di chi?-
Anko assottigliò le labbra, lanciando un'occhiata incerta in direzione della sua nuca, ben sapendo che lo avrebbe fatto infuriare terribilmente, ma non demorse -Dei tuoi genitori-
Lo vide irrigidirsi all'istante mentre sentenziava, senza possibilità di replica -Non mi va, fai silenzio-
La donna si lasciò sfuggire un sospiro a quelle parole, accomodandosi meglio contro il morbido materasso e circondandosi le ginocchia scoperte con le braccia; continuando a guardare le sue spalle rigide per qualche lungo attimo. Chiedendosi se davvero avesse fatto la scelta giusta.
Per anni s'era imposta di non forzarlo mai a parlare, ad aprirsi, ma da quando stavano veramente assieme avvertiva la profonda necessità di conoscerlo davvero, di diventare quella donna matura che sapeva di essere, ma che per tanto tempo aveva tenuto sopita, mostrando solo la sua parte più folle, forte e testarda.
Quella di cui entrambi avevano bisogno.
Anko stessa ne era tremendamente impaurita, timorosa di cosa potesse trovare al di fuori di quel comodo mondo che s'era costruita attorno, ma ormai aveva passato da tempo i trent'anni, stava per sposarsi, non poteva più giocare a fare la bambina.
Era giunto il momento di uscire, affrontare il mondo reale e tutte le conseguenze che questo avrebbe portato, si sentiva in colpa a forzarlo così, nonostante ben sapeva che non ci fosse scelta.
-Non puoi vivere così, io non voglio vivere così, Madara. -Mormorò sommessamente, notando come lui non si degnasse di dire alcunché, testardo come al solito.
Quasi non le sfuggì uno sbuffo divertito alla consapevolezza del fatto che quel caratteraccio non lo avrebbe mai cambiato, nemmeno tra un milione di anni. E lei non voleva cambiarlo di una virgola. Desiderava solo... Alle volte, poter essere la persona speciale con cui condividere i suoi pensieri e quelle paure che, nonostante nascondesse, ancora lo tormentavano- Sono passati vent'anni. Non li hai uccisi tu- Disse ancora, colpendolo alle spalle come una pugnalata.
Quelle parole lo fecero scattare a sedere, stranamente più pericoloso di quanto mai fosse stato in presenza di Anko, facendole, per un attimo, perfino paura -Ti ho detto di fare silenzio-
Non si fece impressionare, o almeno non lo mostrò più di tanto, inclinò il collo con il mento ancora poggiato pigramente sulle ginocchia e abbassò le palpebre -Non voglio più rimanere in silenzio mentre tu ti fai del male-
Si sarebbe aspettata di ricevere uno schiaffo, non che l'avesse mai sfiorata, ma conoscendo la rabbia che aveva trattenuto per tutti quegli anni non se ne sarebbe stupita per nulla, ma ciò non accade. E questo le fece capire ancora di più che negli anni quella corazza gelida, almeno un poco, qualcuno era riuscita a scalfirla.
Toccava a lei finire il lavoro.
Percepì il suo peso lasciare il letto, probabilmente intento ad allontanarsi e andare a dormire sul divano, lasciandola sola. Tornando lui a quella solitudine confortevole.
Glielo impedì, di nuovo, decisa a non arrendersi -Non è colpa tua se quel camion vi è venuto addosso, Madara. Non potevi fare nulla per impedirlo-
L'uomo serrò la mascella di scatto, sentendo l'estremo bisogno di prendere a pugni qualcosa -Guidavo io. E sono morti solo loro-
Anko riaprì gli occhi, stupita di averlo udito parlare quando si aspettava di dover intavolare, ancora per molto, un discorso a senso unico. Osservò la sua figura scura ancora di spalle, immobile a pochi passi dalla porta e, lentamente, lo raggiunse. Non provando a toccarlo, cosciente che se lo avesse fatto si sarebbe rivoltato come un animale feroce.
-Non eri ubriaco, né sotto droghe, è stato... Il fato, la sfortuna, chiamala come preferisci. Non hai puntato loro un coltello alla gola, nessuno ti colpevolizza, nessuno lo ha mai fatto-
Un suono stizzito provenne dal fondo della sua gola, allungò una mano per afferrare la maniglia e andarsene, tornando a non rispondere. S'irritò quando le dita di lei gli circondarono il polso con forza, ma prima che potesse scacciarla la sentì parlare ancora -Sei così stupido da credere che qualcuno lo faccia davvero?-
-Ho privato Izuna di una madre e di un padre quando ne aveva più bisogno- Ringhiò in tono basso, liberandosi della sua mano e voltandosi finalmente verso di lei. Destabilizzandosi ancora alla vista del viso duro e fiero della donna, da sempre specchio del proprio, così simile a lui da chiedersi spesso se anche lei non fosse solo frutto della sua fantasia. Un pezzo della propria coscienza che ogni tanto tornava ad irritarlo e farlo vacillare.
-Ha avuto te. Ha te. -Soffiò accorata, per nulla intenzionata a concludere quella discussione, nonostante i profondi occhi neri la stesso guardando ancora con disprezzo. Farsi odiare non era un problema, sarebbe sopravvissuta anche a quello.
Fece qualche passo avanti, costringendolo ad indietreggiare ancora, lo abbracciò con forza quando si trovò a pochi millimetri dal suo torace, poco importava se la avesse scacciata.
Nemmeno quello accadde.
Ne respirò il profumo, socchiudendo gli occhi e posando una guancia all'altezza del suo cuore- Sei migliore dell'uomo che credi di essere. Ed è così facile amarti, nemmeno te ne rendi conto-
Madara assottigliò le labbra, arrendendosi poco dopo. Che senso aveva ormai continuare quella farsa? Era stanco di allontanare quella donna che ormai lo aveva legato a sé con nodi impossibili da sciogliere. Le sollevò il viso, richiudendole le guance tra le mani e poggiò la fronte sulla sua, sbuffando contro le sue labbra -Lo stesso vale per te-
Anko sgranò gli occhi scuri, avvertendo le labbra sottili modellarsi alle proprie con estrema delicatezza e le mancò un battito quando riuscì a metabolizzare le parole che aveva detto, chiedendosi se non se le avesse sognate o se ne avesse interpretato male il significato.
Si trattenne più che poté, seriamente.
Ci mise tutta la sfacciataggine e la forza d'animo che aveva accumulato in quegli anni, si diede della sciocca. Ed altri epiteti poco lusinghieri rivolti a se stessa per non crollare, aggrappandosi alle spalle dell'uomo e cercando di scacciare ogni emozione.
Perse quella lotta titanica contro se stessa pochi secondo dopo, lasciandosi andare in un pianto disperato tra le sue braccia, singhiozzando come mai le era capitato in vita sua e nascondendo il viso nell'incavo del collo di Madara, bagnandolo con le sue lacrime.
-E che cazzo! -Esclamò sorpreso da quella reazione, mai l'aveva vista piangere da quando la conosceva. Era sinceramente convinto che non possedesse ghiandole lacrimali- Non dirò più che ti amo se è questa la reazione- Continuò scocciato, sentendola sciogliersi in un nuovo pianto dopo quelle ultime parole, solcandole pigramente la schiena tremante con la punta delle dita e posando il mento sulla sua testa, stranamente tranquillo. Quasi soddisfatto.
Un pizzico di sadismo non lo avrebbe mai abbandonato, in più aveva appena scoperto un buon metodo per farla stare zitta... O quasi.

“In che senso si sposano?!” Sakura strabuzzò gli occhi, scioccata, cercando di tenere ferma Sora con un solo braccio, ma ormai aveva cominciato a pesarle.
-Mamma, giù!- Implorò lagnosa, tirandole un poco i capelli per riconquistare la sua attenzione.
La donna sospirò, lasciandola però andare come desiderava -Non allontanarti-
-In giardino, mamma- La distrasse nuovamente dalla conversazione che stava avendo al telefono, tirandola per una mano e saltellando euforica, sbuffando poi quando le fece segno di rimanere tranquilla.
-Tesoro sto parlando con lo zio, per favore-
In quel momento una mano pallida si posò dolcemente sulla chioma violetta della bambina, carezzandole i capelli con affetto -Ci penso io a lei, Sakura -Parlò tranquillo Gaara, venendo travolto un secondo dopo da quell'uragano che era Sora, e prima che venisse trascinato via da questa fece tintinnare le chiavi di casa su un dito mostrandole alla donna e aggiunse- Salutami Naruto-
-Ho fatto male a farti un copia- Ridacchiò Sakura, scuotendo il capo ormai arresa alla sua costante presenza come compagno di giochi di sua figlia e poi tornò a prestare completa attenzione alla cornetta.
“Sakura-chan? Tutto ok?” Domandò Naruto dall'altro lato.
“Sì, scusami. I miei genitori non sono in casa e Sora si annoiava. Per fortuna il suo babysitter preferito la sta distraendo. -Riferì con un sorriso, udendo in lontananza le risate cristalline della figlia. Ancora si chiedeva come potesse divertirsi tanto con quel musone di Gaara- Ma torniamo al motivo per cui mi hai chiamata: in che senso Madara e Anko si sposano?”.
Avvertì un suono lamentoso proveniente dall'amico “Da quando le ha infilato l'anello al dito hanno rimandato il più possibile, sai come sono fatti. Ma ormai il danno è fatto, Sasuke pensa che sia incinta. Ho paura di cosa possa uscire fuori da quei due, molto di più di Hidan e Tayuya.
E poi Masaru e Itachi sembrano così bravi bambini... Chissà da chi avranno preso”.
Sakura si mordicchiò leggermente il labbro inferiore all'udire quelle parole, in seguito si aprì in un sorriso sereno al ricordo di quando Hidan le chiese il permesso di chiamare uno dei gemelli con il nome del suo compianto amico, in quel momento non era riuscita a trattenere il pianto. Conscia che l'uomo che amava sarebbe rimasto con loro: nei lineamenti di Sora, nei ricordi felici e nel nome di quel nipotino acquisito che tanto adorava.
“Spera che decidano di adottare -Rise un poco, poi s'informò- Si sa la data?”
“Tra due mesi. -Mormorò ormai arreso all'evidenza di partecipare a quello strazio, conoscendo i soggetti non si aspettava un matrimonio normale. Aveva perso qualsiasi speranza in partenza- Verrai?” La stava pregando.
“Non posso lasciarti solo in mezzo a tutti quegli Uchiha, Naruto”
Lui la ringraziò internamente, poi domandò con un velo d'incertezza nella voce “Quindi... Come vanno le cose a Suna?”
Lei si stupì leggermente di quel tono, poggiò la schiena contro la parete del corridoio e ci pensò su per qualche secondo “Direi bene. In questo ultimo periodo mi sono sistemata, anche se vorrei trovarmi un appartamento. Non posso rimanere da mamma e papà per sempre, cominciano ad irritarmi” Riferì scherzosa, adorava i suoi genitori, ma sapevano essere tremendamente invadenti. Soprattutto suo padre.
Naruto sospirò intristito “Quindi non tornerai a Konoha?”
Si odiò per un momento, ben sapendo che non stava mantenendo la sua promessa, e si strinse nelle spalle colpevole. Nonostante lui non potesse vederla si sentiva quasi giudicata “Io... Naruto, da una parte vorrei tanto tornare da voi. Dall'altra qui mi sento bene, ho un lavoro che mi piace e le persone che ho incontrato mi sono state molto vicine...”
“Già. Soprattutto Gaara” Sbuffò lui, con quel tono supponente che ogni tanto Sakura detestava, anche se sapeva non lo faceva con cattiveria.
“Sì, anche lui. Che è irrimediabilmente gay, Naruto”
“È bisessuale! E vi adora, si staccherebbe un rene a mani nude per voi due, anzi no, se li strapperebbe entrambi”
Sakura alzò gli occhi al cielo “Come sempre vedi cose che non esistono -Parlò tranquilla poi, arrotolando il filo della cornetta tra le dita- Ho finalmente ritrovato la forza di andare avanti, ora so che ho un futuro e non ho bisogno di un uomo accanto per essere felice.
Se accadrà, se sarà Gaara o qualcun altro non mi tirerò indietro quando succederà, ma davvero Naruto, per ora vedi qualcosa che non c'è”.
Sentì il silenzio dall'altra parte e poi delle parole sussurrate con dolcezza “Sai che se e quando accadrà nessuno ti accuserà di nulla, vero? -Stava per rispondere, ma udì dei borbottii indefiniti e l'obiezione acuta dell'amico- Sas'kè smettila di lamentarti come un vecchio! Sto avendo una conversazione privata con Sakura-chan, tu non sei gradito. Torna a starnazzare nel tuo stagno!”
E lei scoppiò in una grande risata, non sarebbero mai cambiati; percepì un tonfo sordo e la nuova lamentela di Naruto “TEME! Mi fai male, staccati!”
“Naruto? Ti lascio ai tuoi impegni, ora devo andare” Lo salutò, continuando a ridacchiare per i suoni indefiniti che provenivano dall'altra parte del telefono.
“No, Sakura-chan, aspett...”
Prima che potesse continuare la frase chiuse la conversazione, le avrebbe tenuto il broncio per un poco, ma si divertita troppo a lasciarlo in balia di un Sasuke irritato. S'aggiustò una ciocca di capelli dietro le orecchie e sollevò un sopracciglio vedendo sua figlia correre verso la cucina con passi incerti, tenendo sempre per mano Gaara e continuando a trascinarselo dietro, nemmeno fosse diventato in quel tempo il suo enorme peluche umano.
-Zio Gaara, merenda!-
Sakura li raggiunse poco dopo nell'altra stanza, sedendosi su una sedia poco lontana dalla bambina e incrociando le braccia sopra i tavolo, inclinò il viso e chiese dolcemente -Vi siete divertiti?-
-Sì- Rispose infantile, annuendo con veemenza e saltellando sulla sedia mentre aspettava che l'uomo mettesse del cioccolato in polvere nel suo latte.
-Come stava Naruto?- Domandò lui, avvitando la tazza con il beccuccio e passandola alla piccola.
La donna carezzò i capelli corti di Sora -Bene, come sempre mi ha chiesto se io e te stiamo assieme-
-Potresti dirgli di sì, almeno lo faresti contento -Rispose con sarcasmo, ma sereno, estraendo il telefono dalla tasca dei jeans e rispondendo a qualche e-mail di lavoro, poi aggiunse- Un tizio con cui uscivo, una volta, mi ha chiesto se la bambina che tengo come sfondo del cellulare fosse mia figlia-
-Hai una foto di Sora sul telefono?- Domandò sorpresa, allungando il collo per sbirciare sullo schermo e notando le guance pallide dell'uomo colorarsi di un leggero rosato.
-È di quando siamo andati a pesca, mi piaceva lo sfondo- Borbottò, cercando di scacciare l'imbarazzo nella voce e accennando un mezzo sorriso verso la bambina, notando come li osservava interessata ed in silenzio, nonostante non comprendesse appieno i loro discorsi.
Sakura si posò il pugno chiuso su una guancia, osservandoli con affetto e mormorando, tornando ad ottenere la completa attenzione dell'uomo -Ne sono felice. Sei l'amico più prezioso che abbia mai avuto, Gaara-
-Ehm... Sì... Certo...- Rispose con fatica, tornando subito dopo a controllare il cellulare e celando il suo sguardo, completamente a disagio e ancora più rosso in viso di prima. In tutta una vita mai nessuno gli aveva mostrato così tanto affetto come facevano quasi ogni giorno Sakura e Sora, ancora non ci era abituato.
-Zio è rosso- Cinguettò improvvisamente, stemperando un minimo l'imbarazzo dell'uomo e facendo nuovamente ridere la madre in maniera genuina.
Sakura non aveva la presunzione di programmare nulla ormai del futuro, avrebbe preso le cose belle per quelle che erano e sarebbero venute. E seduta al tavolo di quella piccola cucina, con una Sora eccessivamente euforica e un Gaara innamorato perso di quella bambina speciale si sentiva, semplicemente, a casa.
E tanto le bastava.

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


-Capitolo 47-

 

Angolo autrice: Hola!
C'era ancora questa piccola cosa in sospeso di quest'altro personaggio ed era più che giusto risolverla; come è giusto sciogliere ogni nodo e far crescere tutti, anche se all'interno rimarranno sempre bambinoni...
Baci <3


Se ne stava fermo dinanzi a quella candida tomba di marmo bianco, il leggero vento primaverile smuoveva le ciocche argentee con delicatezza, come una carezza. Provava una serenità inusuale dinanzi a quella fotografia, come se Obito avesse smesso giudicarlo da tempo. O forse non lo aveva mai fatto.
Quando la sua vita aveva ripreso a scorrere, quando assieme ad Iruka aveva cominciato a provare nuova fiducia per il futuro, per un attimo s'era sentito in colpa, ancora, ma più andava avanti più il passato gli sembrava meno doloroso, meno ingombrante.
Notò degli sgargianti fiorellini rossi posati sulla lapide, si chinò piano per sfiorarne i petali, chiedendosi distrattamente chi li avesse messi lì. Non erano i soliti che lasciavano i genitori di Obito, erano così colorati che quasi stonavano con il silenzio di quel posto, ma si rese conto poco dopo di quanto in verità apparissero perfetti assieme al sorriso pieno di gioia del ragazzo nella foto.
-Perché non mi hai richiamato, Kakashi?-
Quella domanda improvvisa lo fece sobbalzare e sentì, di nuovo, la gelida morsa della colpa ghermirlo con eccessiva violenza. Sospirò pesantemente, cercando in se stesso la forza di voltarsi verso di lei, seppur inconsciamente desiderasse non farlo.
E la vide.
Dopo anni ed anni di silenzio e rancore i suoi occhi si posarono nuovamente sul viso di Rin. Cresciuta. Cambiata. Diversa da come la ricordava. Dal ricordo della ragazza che custodiva gelosamente dentro di lui.
Mandò giù un grumo di bile, abbassando gli occhi al terreno. Cosa dire?
Non aveva mai risposto a quel messaggio di anni prima, quello in cui gli chiedeva di incontrarsi, quello che per un attimo lo aveva fatto sperare, ma la paura di affrontare nuovamente il passato lo aveva bloccato.
Troppo codardo per un confronto. Troppo colpevole per affrontare a testa alta il suo personale demone.
-Non fa nulla. In fondo nemmeno io mi sono comportata bene con te, per tantissimo tempo- La sentì mormorare placida, lasciando che il vento trasportasse quelle poche parole.
-Mi dispiace, io...-
Lo bloccò dolcemente, non era lì per delle scuse. Non andava ogni giorno su quella tomba, sperando di incontrarlo, da mesi, per distruggerlo e fargli altro male -È così strano. Sei qui, sei Kakashi, ma ho la sensazione di parlare con un estraneo- Sorrise mestamente e poi domandò al suo silenzioso interlocutore- Non trovi sia quasi ridicolo?-
-Abbastanza- Accennò uno stiramento di labbra da sotto la mascherina medica, non sapendo come doversi comportare con lei.
Rin si avvicinò alla lapide con passi leggeri, affiancandolo, si chinò un poco per sistemare il vaso che aveva riempito d'acqua sopra il marmo bianco, inserendo al suo interno quei piccoli fiorellini. Lasciò una carezza affettuosa sulla foto di Obito con la punta delle dita e poi disse ancora -Ho letto quella cosa, sai? Quel Manga. Quello scritto da un certo Uzumaki, immagino tu lo conosca...-
-Rin, io... Mi dispiace. So che non ne eri al corrente, volevo solo... Solo che qualcosa di noi rimanesse e...- Non concluse, ben sapendo di aver commesso l'ennesimo errore nei suoi riguardi. Probabilmente ferendola ancora.
Non faceva altro che ferirla, anche quando erano lontani.
Si sentì mostruoso, un uomo egoista, ma quello che lei disse subito dopo riuscì a stupirlo e alleggerirlo da quel nuovo peso.
-Mi piace. Sì, potevi chiedermelo, ma... Mi piace davvero. Anche se il ruolo di Obito non rispecchia molto la realtà dei fatti-
Kakashi socchiuse le palpebre al sorriso divertito di lei, rilassando le spalle tese e affermando, mentre s'infilava le mani nelle tasche dei pantaloni -Mi sono già vendicato per quello-
La risata di Rin gli scaldò il cuore, come non credeva potesse più accadere, la vide tornare in piedi e scurirsi in viso poco dopo.
Indecisa se liberarsi di quelle parole che tratteneva da anni o lasciar perdere ancora, sollevò il mento verso il cielo limpido di quel giorno e abbatté quel muro che li divideva da anni con un sola frase -Potrai mai perdonarmi per averti lasciato solo, Kakashi?-
L'uomo sgranò gli occhi, smise di respirare di colpo per un secondo che gli parve una vita e poi tornò a farlo, più libero, più sereno. Grato.
-Ti avrei perdonata anche se ne fossero trascorsi altri venti-

-Non possiamo lasciarlo andare, Sas'kè- Affermò con tono lamentoso, spostando il peso da un piede all'altro e aggrappandosi al braccio del marito con forza, stritolandolo quasi.
L'altro trattenne un mugolio di dolore alla presa ferrea che stava quasi per fermargli la circolazione; si liberò da quella stretta, voltandolo del tutto verso di lui e posandogli le mani sui fianchi, dando fondo a tutta la sua pazienza per tranquillizzarlo -Naruto, ora stai esagerando-
Uzumaki per poco non gli tirò una testata in piena fronte a quelle parole.
Come poteva non capire? Come faceva ad essere così tranquillo? Sembrava quasi che non gli importasse nulla del loro bambino innocente.
Spostò gli occhi languidi in direzione di Daisuke, che li osservava leggermente scioccato da qualche minuto, tirò su con il naso e cominciò testardamente a scuotere la testa -No. No. È troppo piccolo!-
-Dobe, stai facendo una scenata inutile- Ringhiò Sasuke, tentando in ogni modo di far entrare un po' di sale in zucca dentro quella testa quadra che s'era sposato.
Purtroppo a poco servirono le sue parole, dato che il compagno non lo stava minimamente ascoltando, anzi cercava in ogni modo di liberarsi di lui per raggiungere loro figlio, continuando a ciarlare insensato.
-E se lo trattano male? E se incontra brutta gente? E se decide di andarsene di casa? E se comincerà a drogarsi, bere, per poi morire di overdose nei bagni della stazione? Solo e triste senza i suoi papà?-
Daisuke rimase completamente sconvolto da quelle parole, anche se gli veniva da ridere notando come i suoi padri stessero litigando per nulla. Vide Sasuke passarsi entrambe le mani in faccia, incredulo, con il palpabile desiderio di tappare per sempre la bocca del marito. E lui non voleva sinceramente sapere con cosa lo avrebbe fatto.
-Naruto, per pietà, sta solo iniziando le elementari-
-Se ne vedono di tutti i colori al telegiornale- Gracchiò ancora in ansia, agitandosi di più quando il bambino si mise in spalla la sua cartella e s'avviò verso la porta di casa.
-Io vado, il pulmino mi starà aspettando-
Sasuke strinse saldamente il compagno tra le braccia, intrappolandolo, facendo un cenno affermativo in direzione del figlio e premurandosi -Mi raccomando, fai il bravo-
-E non accettare caramelle dai ragazzi più grandi, potrebbe essere Ecstasy!-
-NARUTO- Lo riprese il marito, pizzicandogli un fianco per azzittirlo e non fargli fare la figura del completo idiota, anche se ormai era fatica sprecata ed aveva perso le speranze.
-Va bene, papà -Disse alzando gli occhi al cielo ed accennando una risata lievemente sadica a quella vista- Ci vediamo dopo!- Aggiunse velocemente, uscendo di casa e chiudendosi la porta alle spalle prima che Naruto potesse liberarsi e seguirlo.
Forse l'idea di iniziare la scuola un anno prima non era stata molto buona.
-Hai sentito?- Mormorò il biondo, accasciandosi sopra il torace dell'amante.
Sasuke lo scrutò per qualche attimo, poi alzò le spalle incurante e domandò -Cosa dovrei aver sentito?-
-Quella risata... Frequenta troppo Hidan. Si trasformerà in un Jashinista, in un assassino, in un folle...-
Ecco che ricomincia... Pensò esausto il più giovane, decidendosi a tappare per sempre la bocca del marito con le sue labbra.

Anko si guardò le unghie, battendo al contempo ritmicamente un piede a terra, per poi scoccare un'occhiataccia al mobile del bagno; controllò l'ora e sedette nuovamente sul gabinetto, un secondo dopo era di nuovo in piedi.
Non avrebbe mai creduto che tre miseri minuti potessero apparirle così lunghi e strazianti.
Negli ultimi otto mesi, però, ci aveva fatto fin troppo l'abitudine a quella sensazione d'impotenza; abbassò il viso al pavimento, lasciando che le ciocche scure le coprissero gli occhi e sospirò pesantemente, avvertendo un nodo in gola che non riusciva a sciogliere.
Forse s'erano decisi troppo tardi ad avere un figlio...
Aveva trascorso una vita intera a comportarsi da ragazzina, da pazza, ed ora che desiderava lasciarsi tutto alle spalle ed abbracciare quel nuovo futuro non ci riusciva, per colpa dei suoi maledetti ovuli.
Strinse i pugni con forza, tornando dritta sulla schiena e con rabbia afferrò il test di gravidanza, guardandolo senza emozione.
Negativo. Come sempre.
Lo gettò nel cestino dell'immondizia con stizza, sciacquandosi il viso con dell'acqua fresca per cercare di riprendersi. Ma quella terribile sensazione di bruciore alla gola non l'abbandonava.
Si sistemò alla bene e meglio, disegnandosi sulle labbra un sorriso strafottente ed uscì dal bagno, avanzando fischiettando in cucina ed ostentando una sicurezza che non le apparteneva per nulla.
-Smettila- La ammonì Madara come al solito, non premurandosi di alzare gli occhi sulla moglie e continuando a leggere il giornale con poco interesse. Odiava alzarsi così presto per andare in Comune, quasi stava pensando di tornarsene in vacanza.
Lei mandò nuovamente giù il groppo in gola, gli si avvicinò e posò le mani sulle sue spalle, decisa ad infastidirlo ancora di più per scacciare quei pensieri persistenti che non la abbandonavano mai -Di fare cosa, biscottino?-
-Di essere così irritante- Rispose come al solito, ma rilassandosi visibilmente al tocco della donna. Anche se poche volte lo dava a vedere.
Gonfiò le guance, poggiando il mento sopra la sua testa e carezzandolo con più affetto del dovuto, lasciando perdere il presupposto di farlo arrabbiare. Non ne aveva per nulla voglia.
-Mai una parola buona, vero?-
-Ormai dovresti esserci abituata- Di spalle, e poco concentrato su di lei, credeva che quella fosse una normale conversazione, in quella solita routine che condividevano da anni.
Non era mai stato bravo a guardare 'oltre'.
-Sono tua moglie, potresti essere più gentile- Mugolò, allungando le braccia per circondare il suo collo e stringersi un poco di più a lui, avvertiva l'estremo bisogno di un'amorevole gesto in quel momento.
Madara sbuffò quasi con divertimento, ripiegando il giornale, -Non ricordarmi le mie disgrazie già di prima mattina, strega-
Anko serrò la mascella a quelle parole, non comprendendo nemmeno lei per quale motivo l'avessero ferita così tanto. Si staccò immediatamente da lui, stupendolo, e provò a trattenersi, invano, prima di scoppiare come una bomba -Se faccio la pazza non ti vado bene. Se sono una persona normale non ti vado bene. Se faccio l'isterica non ti vado bene. Non ti vado mai bene, per nulla. Dimmi per quale dannato motivo mi hai sposata allora?-
Nemmeno gli lasciò il tempo di voltarsi e risponderle che si diresse a grandi passi verso la camera da letto. Non voleva vederlo, non voleva ascoltarlo.
Non voleva deluderlo.
Non era in grado nemmeno di dargli un figlio.
Madara si passò una mano tra i capelli, leggermente irritato da quello scatto di rabbia, secondo lui, immotivato. S'alzò dalla sedia e la raggiunse, deciso a mettere in chiaro che quel genere di comportamento, con lui, era assolutamente inaccettabile.
-Spero tu abbia finito di fare la pazza... -Bloccò le sue parole quasi sul nascere quando, aprendo la porta della camera, la ritrovò stesa sul torace, abbracciata al cuscino, a singhiozzare anche l'anima contro questo.
Quella era la seconda volta che la vedeva piangere, e non sapeva minimamente come comportarsi in una situazione del genere. Disprezzava la fragilità, così tanto che stava perfino per andarsene e lasciarla lì fin quando non avesse finito, ma vederla star male, per chissà quale motivo, gli procurava una strana sensazione di fastidio.
Puntellò un ginocchio contro il materasso, appoggiandosi con la schiena alla testata del letto e allungando una mano verso i corti capelli della moglie, carezzandoli come se stesse toccando un cane. Era il meglio che riuscisse a fare...- Cos'hai?-
-Da quando ti ho sposato sto diventando una frignona- Buttò fuori stizzita, parlando direttamente contro il cuscino e tirando su con il naso.
Madara le tirò una ciocca di capelli, facendole sfuggire un lamento dolente e rispose -Non incolpare me per qualcosa che sei sempre stata-
Anko strusciò il viso sopra la stoffa, cercando di asciugare le lacrime, poi si tirò su di scatto e lo colpì con un leggero pugno sulla spalla, lanciandogli un'occhiata arrabbiata. Tornò a martoriarsi il labbro inferiore ed abbassare lo sguardo quando si rese conto d'essere crollata di fronte a lui, quando s'era ripromessa di non farlo mai, sconfitta s'avvicinò al corpo del marito, posando la fronte sullo stesso punto che aveva colpito e aggrappandosi alla sua maglia con le dita, stringendo con eccessiva forza.
-E se non riesco a rimanere incinta?-
Quel mormorio dolente, finalmente, lo illuminò. Ecco cos'era che la turbava da tempo, ora lo capiva. Anche se... Forse se fosse stato un uomo migliore lo avrebbe compreso prima, per un attimo si sentì terribilmente in colpa, come mai avrebbe creduto di sentirsi.
Le circondò le spalle con le braccia, stringendola un poco di più contro di lui e domandò al suo orecchio -È davvero così importante? Non ci serve un moccioso a cui badare, probabilmente sarei anche un pessimo padre...- Oltre che un pessimo marito... Questo non lo disse.
La donna s'irrigidì per un secondo. Sì, per lei era estremamente importante. Ma non riuscì a non lasciarsi sfuggire un piccolissimo sorriso alle sue parole, sfiorò la pelle scoperta del collo con un bacio fugace e si lasciò cullare beata da quelle braccia, sentendosi meglio.
-Ed io sarei una pessima madre, ma... -Sospirò piccola, confessando- ...Lo desidero così tanto-
Lui allungò goffamente una mano verso la sua fronte, liberandola da qualche ciocca di capelli e osservando il viso intristito della moglie, non sapendo cosa dire in una situazione del genere, ma provandoci lo stesso per il suo bene -Sei la donna più irritante e testarda che conosca...-
Anko arcuò un sopracciglio, riaprendo gli occhi e non riuscendo a trattenere una corta risatina, interrompendolo dolcemente -In questi casi si dovrebbe consolare l'altro, non insultarlo-
-Se mi lasciassi finire... -Borbottò adirato, facendo scivolare la mano fino alla sua guancia e disegnando cerchi concentrici con il pollice sulla pelle ancora umida ed arrossata dal pianto, poi aggiunse neutro- Proprio per queste tue ''qualità'' sono certo che riuscirai a rimanere incinta e darmi un'altra bocca da sfamare di cui non sento il bisogno-
Nel sarcasmo la donna notò quanto fosse bravo a consolarla con così poche parole, quanto tenesse a lei e quanto l'amasse. Sì, alle volte essere la moglie di Madara Uchiha appariva terribilmente logorante, ma erano quelli i momenti in cui averlo accanto la faceva sentire estremamente fortunata.
-Grazie, tesoruccio- Miagolò contenta, accoccolandosi ancora di più tra le sue braccia.
Ci sarebbe riuscita di certo, e gli avrebbe fatto passare i successivi anni a cambiare pannolini.

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


-Capitolo 48-

Angolo autrice: Salve ^^
Ce l'abbiamo quasi fatta, sì.
E non vedo l'ora di postare tutti i capitoli, extra compreso.
Abbiamo quasi finito anche con Madara ed Anko, grazie al cielo, mentre Naruto, nonostante le sue buone intenzioni, ci rimette sempre le penne.
Sì, le penne. Dopo anni di matrimonio credo sia diventato una papera anche lui.
Buona lettura, bacio <3


-Domani c'è l'inaugurazione del nuovo Centro Sportivo e sì, ci devi andare per forza.
In più Shikamaru Nara, il capo della Protezione Civile, vorrebbe discutere con te del problema delle barriere architettoniche attorno alla Riserva naturale; e no, non puoi mandare me come al solito.
Tra cinque giorni cominceremo ad entrare nel clima Natalizio, dobbiamo decidere dove far montare il palco per il concerto, dato che attorno alla solita piazza sono iniziati i lavori di ristrutturazione di alcuni palazzi... E poi...
Poi... Madara? Madara mi ascolti?- Hashirama sospirò pesantemente, accasciandosi sulla sedia dell'ufficio, ormai fin troppo abituato a quel comportamento.
L'Uchiha stava vagando per la stanza, seduto sulla sedia girevole, per nulla interessato a quei lunghi e noiosi discorsi lavorativi.
Trascorse qualche minuto di completo silenzio, poi lo guardò e domandò -Hai finito di disturbarmi?-
-Io sto lavorando!- Esclamò offeso e depresso il Senju, sbattendo ritmicamente la testa sopra il legno spesso della scrivania e meditando l'omicidio/suicidio.
-Smettila, Hashirama! -Lo riprese con tono preoccupato- Mi rovini la mobilia- Per la scrivania ovviamente, non per la testa del suo strambo amico. Di quella poco gli importava, ormai lo tormentava da anni, se ci avesse rimesso la pelle ne sarebbe stato felice, una seccatura in meno a cui badare.
L'altro uomo mugolò sofferente, con la fronte ancora poggiata sulla superficie fredda, e una strana aura scura a circondare il suo corpo -Mi stai spezzando il cuore-
-Magari- Bofonchiò Madara, per poi quasi sobbalzare di sorpresa quando la porta dell'ufficio si spalancò di scatto, lasciando che una figura fin troppo famigliare entrasse e lo travolse, letteralmente.
-Sindaco... Non... Non... Sono... Riuscito... A fermarla...-Ansimò come un rinoceronte Yamato, sbiancando mano a mano e reggendosi allo stipite con una mano, mentre con l'altra si teneva la milza. Hashirama poteva sentire le pulsazioni accelerate del suo cuore arrivare fino alle orecchie come un martellio in costante crescita, pareva star per avere un infarto.
-Tesoruccio!- Cinguettò in quel momento Anko, fregandosene del resto e abbracciandolo con forza inaudita, rischiando quasi di spezzargli le ossa.
Suddetto tesoruccio nemmeno provò a staccarsela di dosso, ormai arreso a doversela tenere appiccicata in quelle situazioni -Non bastava il Senju a rovinarmi la vita, dovevo anche sposarmi-
-Sarai masochista -Affermò Hashirama, riprendendosi dall'attimo di depressione, estremamente contento di vedere il suo amico patire le pene dell'Inferno con quella donna. Saltellò quasi accanto a Yamato e gli circondò affabilmente una spalla- Andiamo ragazzo, ti offro un caffè- E una pastiglia per il cuore... Disse trascinandoselo dietro, immune alle sue proteste e alle sue lacrime.
-Proprio oggi che stava lavorando!-
Uchiha inclinò il collo, osservando disinteressato la scena orribile di un Senju fin troppo contento di prendersi una pausa, trascinarsi via quello straccio umano che ormai era diventato Yamato.
Oh, l'avrebbe pagata cara per averlo lasciato in balia di quella strega, il giorno dopo nessuno poteva salvarlo dal caffè al lassativo che gli avrebbe fatto bere a forza.
La moglie non badò minimamente al suo sguardo omicida, troppo presa a saltellare tra le sue braccia, nemmeno fosse regredita a dieci anni di età. Forse anche cinque.
-A cosa devo il dispiacere?-
-Indovina- Ridacchiò lei, battendo le mani e scoccandogli un bacino sulla guancia.
Madara fece una smorfia, nascondendo per bene la soddisfazione di vederla contenta e parlò sprezzante -Immagino nulla a che vedere con un eventuale divorzio che mi farebbe estremamente piacere-
Lei scosse il capo, continuando a sorridere -Non ti libererai mai di noi, biscottino-
Madara socchiuse gli occhi, sfiorandole il ventre morbido con la punta delle dita e trattenendo dentro di sé il sorriso, non poteva mica darle quella soddisfazione.
Fingendosi completamente tonto, chiese -Hai sviluppato un'altra personalità? Devo fare domanda per internarti?-
Anko lo stritolò ancora tra le braccia, oscillando le gambe oltre quelle del marito e specificando, seppur conscia che non ce n'era alcun bisogno, ma non vedendo l'ora di dire quelle parole ad alta voce per renderle ancora più reali -Sono incinta-
L'uomo premette il viso su una sua spalla, sfiorandola con le labbra e avvicinando il corpo della moglie un poco di più contro il proprio, rimase in silenzio per qualche secondo, indeciso se dire qualcosa di 'normale' oppure non abbandonare il suo ruolo di bastardo.
Alla fine scelse una via di mezzo -Ti stai avvicinando sempre di più al peso della te stessa d'inchiostro-
Lei s'irrigidì, scoccando la lingua contro il palato e lasciandosi sfuggire un ringhio sommesso mentre gli tirava con poca grazia una ciocca di capelli; ricordandosi del suo proposito di spaccare la testa sia a Naruto Uzumaki che a quell'animale domestico che si spacciava come suo marito per aver l'intenzione di trasformarla in una balenottera depressa e dipendente da dolci...
E vabbe', anche perché avrebbero fatto ammazzare il suo tesoruccio.
Di quello però poco le importava in quel momento, dato che stava cercando di uccidere quello vero lei stessa.
Sbuffò alla sua espressione per nulla impaurita e tracciò con il polpastrelli il ghigno divertito che aveva disegnato sulle labbra, tralasciando per qualche secondo il proposito di farlo fuori.
-Preferisci un maschietto o una femminuccia?-
-Perché si può scegliere?-
Anko alzò gli occhi al cielo, sorridendo di nuovo, non riusciva a fare altro in quel momento -Sciocco -Mormorò, arrotolando una ciocca dei suoi lunghi capelli neri tra le dita e accoccolandosi meglio contro il suo torace, continuando a far ondeggiare le gambe come una ragazzina- Davvero, cosa ti piacerebbe?- Insistette di nuovo, sperando in una risposta vagamente seria.
-Non è rilevante- Disse atono, facendola sedere meglio sopra di lui per farla stare comoda e coprendole le spalle con il cappotto.
La donna non badò molto a quei gesti, anche se forse avrebbe dovuto visto che ci avrebbe letto tra le righe cosa la aspettava per nove lunghi mesi.
-No?-
-No...- Confermò nuovamente e lei poggiò una guancia sulla sua spalla, guardandolo negli occhi per cercare di capire ciò che l'uomo non avrebbe mai detto a voce alta. Accennò un'espressione soddisfatta quando finalmente ci riuscì e disse -Hai ragione, l'importante è che stia bene-
Madara storse il naso, infastidito dall'aria troppo affettuosa che aveva la moglie in quel momento; ad una parte di lui non dispiaceva poi così tanto, in rare occasioni, un minimo di fisicità in più, ma c'era poco abituato e ancora lo rendeva estremamente nervoso.
-Sei felice, Madara?-
Quella domanda e il fatto che lo avesse chiamato con il suo nome, e non qualche soprannome orribile e eccessivamente smielato, lo spiazzò per qualche secondo, l'aveva posta all'improvviso, con una voce così seria e calma che poche volte aveva udito provenire da quella squinternata della moglie. Contrasse la mascella, deglutì sonoramente e la guardò negli occhi, trattenendo un sospiro quando intuì che quella volta desiderava ricevere una risposa veritiera.
Si sporse verso il suo orecchio, liberandolo con le dita da qualche ciocca di capelli e bisbigliò, con il tono di voce più basso che riuscisse a fare, con il timore che, se lo avesse detto troppo forte, qualcuno avrebbe potuto sentirlo e smascherare quella farsa che portava avanti da una vita intera -Sì, Anko-

Naruto si grattò lo scalpo, pensieroso, poggiò la nuca sulla spalliera del divano e osservò il soffitto candido del salone. Poi si passò una mano sul mento, avvertendo un lieve accenno di barba dargli leggermente fastidio; quella mattina non aveva proprio avuto tempo di rasarsi dato che s'era svegliato in tremendo ritardo, poteva farlo in quel momento, ma non ne aveva molta voglia.
Scoccò un'occhiata a Daisuke, avevano appena finito di fare i compiti e se ne stava steso di pancia sopra il grande tappeto, a giocare con le costruzioni in tutta tranquillità.
Adorava il fatto che trovasse sempre qualcosa da fare anche nelle giornate più noiose, senza assillarli ogni momento come vedeva spesso fare ad altri bambini.
E come faceva anche lui, dato che in quell'istante si stava terribilmente annoiando.
Sasuke era a lavoro quel pomeriggio, Nagato e Hidan anche, Ino e Sai invece, quando li aveva chiamati, lo avevano liquidato immediatamente, probabilmente immersi nell'ennesima discussione, Sakura era a Suna. E a Madara ed Anko nemmeno ci pensava, da quando era rimasta incinta quel pazzo del marito era diventato ancora più pazzo, non si sarebbe più avvicinato a loro fino a dopo il parto.
Cosa poteva fare? Di lavorare per carità, non ne aveva voglia. Anche se Tenten lo avrebbe scannato il giorno dopo, ma in fondo era quasi Natale. Forse lo avrebbe risparmiato.
Natale, certo!
Ecco cosa poteva fare per distrarsi.
-Ehi! -Richiamò il figlio, incrociando le gambe sui morbidi cuscini del divano e sporgendosi un poco in sua direzione- Cosa vogliamo regalare a papà per Natale?- Chiese, magari pensare al regalo per Sasuke gli avrebbe fatto passare un poco di tempo.
Il piccolo si grattò il naso con la mano, poi continuando a giocare disse -Zio Hidan gli regala un fischietto per richiamare le anatre, zio Nagato un accendino e della benzina, zio Madara del mangime, zio Sai e zia Ino un collarino e un guinzaglio per portarlo a spasso.
Noi potremmo regalargli delle paperelle di gomma per fare il bagno-
Naruto strinse le labbra con forza, impedendosi di ridere come in realtà voleva fare, e poi lo sgridò bonario -Daisuke, sai che a papà dà fastidio che tu lo prenda in giro-
-Ma lo fanno tutti- Disse innocentemente, ormai per lui era diventato un gioco non ci vedeva nulla di male. Certo, alle volte i suoi parenti esageravano un poco, ma lo trovava comunque divertente.
-Lo so, ma meglio che non prendi esempio dagli zii -Lo ammonì serio, poi tornò a sorridergli e chiese con curiosità, dato che Daisuke pareva sapere sempre tutto di tutti- E i nonni cosa gli regalano?-
Il bambino si stese meglio, voltandosi in direzione del padre, incrociò le braccia sotto al mento e sollevò le gambe dietro la schiena, facendole oscillare leggermente mentre rispondeva -Il nonno aveva detto di volergli regalare una museruola, ma nonna lo ha scoperto, cioè gliel'ho detto io, e lo ha riempito di schiaffi. Quindi probabilmente un regalo normale- Sogghignò al ricordo della sua marachella.
Naruto rise piano, poi tornò a grattarsi il mento pensieroso -Questo però non risolve il nostro problema...-
-Regaliamogli una macchina nuova, si lamenta sempre di quella che abbiamo!- Esclamò il bambino con un'espressione serena, in contrasto con la mascella appena caduta a terra del padre, che scosse la testa con vigore dopo qualche secondo.
-Non ho tutti quei soldi, tesoro-
-Io ho dei risparmi, li vado a prendere!- Disse ancora, alzandosi in piedi di scatto e correndo verso la sua camera da letto, accucciandosi un poco per riuscire a prendere il salvadanaio che teneva sotto il materasso. Pochi secondi dopo lo stava porgendo fieramente a Naruto.
L'adulto sorrise dolcemente, gli carezzò la testa con affetto e lo sollevò per le ascelle, portandoselo in braccio -Per comprare una macchina servono tanti soldi, e anche se li andassi a prendere in banca, probabilmente Sasuke ci rimarrebbe male. Perché non pensiamo a qualcosa di meno dispendioso e questo...- Bussò con un dito sopra il salvadanaio di ceramica- ...Non lo lasciamo intatto ancora per un poco?-
Daisuke gonfiò le guance, annuendo leggermente e borbottando -E va bene, però io non ho altre idee- E tutte quelle che aveva o erano troppo costose, oppure qualcosa che aveva a che fare con le papere. Forse frequentava davvero troppo i suoi zii.
Naruto posò il mento sulla testa del figlio, continuando a pensarci un poco su. Sasuke era sempre stato un problema con i regali, diceva di non volere nulla e che era contento così e in più aveva pochi interessi, soprattutto in quegli ultimi anni in cui s'era occupato del bar e del lavoro del marito senza prendersi nemmeno una pausa.
In verità al biondo avrebbe fatto estremamente piacere regalare al marito un viaggio tutto per loro, ma erano tremendamente impegnati e prendersi una vacanza era fuori discussione ancora per un poco di tempo. E aveva scartato anche un semplice fine settimana alle terme, dato che Sasuke non ne andava matto.
Poi ebbe un'idea, a detta sua, geniale -Un quadro! Magari di un'artista emergente, a papà piace l'arte. E forse così riusciremo anche a fargli tornare la voglia di riprendere gli studi-
-Sì, mi piace l'idea!-
Poco importava che, per chissà quale scherzo del destino, il famoso quadro ritraesse uno stagno. Naruto giurò sulla tomba dei suoi genitori che non lo aveva fatto apposta, ma questo non bastò a salvarlo dalla terribile vendetta di un Sasuke profondamente irritato. Con tutti. Dato che quell'anno si erano impegnati molto per farlo impazzire.
Non che in futuro avrebbero smesso...

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


-Capitolo 49-

Angolo autrice: Hola!
Naruto e Sasuke sono sfigati, si sa, se un gatto nero li incontra si gratta. Però se le cercano anche, così imparano ad andare a vivere nel quartiere Uchiha.
Buona lettura <3


Naruto in quell'istante provava dentro di sé una bruttissima sensazione...
Forse il motivo era il marito ninfomane che lo aveva intrappolato contro un muro, senza possibilità di scampo. Con le braccia tese ai lati del viso, lo sguardo oscuro e pericoloso celato dalle ciocche nere e i loro corpi coperti solo dai boxer.
O forse quei sentimenti erano dovuti alla fame e alla consapevolezza che quel giorno, per colpa di Sasuke come sempre, non avrebbe fatto in tempo a pranzare.
C'era anche da dire che Nagato voleva il suo scalpo, dato che era in tremendo ritardo con la consegna del prossimo capitolo del manga...
Probabilmente era per quello che si sentiva in ansia.
-Potresti concentrarti su di me in certe circostanze, Naruto?- Lo riprese con irritazione crescente, mordendogli non troppo forte una guancia morbida; per la prima volta dopo settimane erano soli, con qualche ora libera, e quello scemo pareva avere la testa fra le nuvole.
Il più grande lo squadrò da capo a piedi, pizzicandogli con stizza una natica -Abbiamo finito di fare l'amore nemmeno mezz'ora fa, Sas'kè! Scusami se bere, mangiare e rimanere in vita ogni tanto vengono prima della tua regale persona-
Quest'ultimo accennò un sorriso vagamente divertito a quelle parole, avvicinandosi di più al corpo caldo del compagno e sfiorandogli lo zigomo con le labbra, disegnandone la forma con tenui baci -Se ho sviluppato una dipendenza nei tuoi riguardi la colpa è solo tua-
-E certo! Adesso è colpa mia se tu sei un pervertito senza speranza?-
Non riuscì però a trattenere una risata e circondargli le spalle con le braccia, mentre s'appoggiava meglio al suo torace e ricercava la sua bocca, ne tracciò il contorno con la punta della lingua suggellandola poi con le proprie labbra ed apprezzando, come sempre, quel sapore famigliare dell'amante.
Sfuggì un'altra risata, vagamente rassomigliante ad una pernacchia, al pensiero che lo avrebbe fatto arrabbiare ancora da lì a poco -Ma io ho davvero tantissima fame, teme-
Sasuke alzò gli occhi al cielo a quella frase e a quel suono infantile -Tu hai sempre fame, discarica umana!-
Uzumaki s'allontanò un poco dal suo viso per regalargli una vistosa linguaccia, poco dopo tornò nuovamente a strusciare il naso nell'incavo del suo collo e percorse la schiena scoperta con i polpastrelli, soffermandosi a tracciare con cura la spina dorsale.
-Se mi lasci andare preparerò qualcosa di buono anche per te-
Il più giovane si sporse un poco per mordicchiare un suo orecchio, stringendo i denti un poco più forte e rispondendo strafottente -Non provare a comprarmi, dobe. Non sai cucinare nemmeno un uovo in padella-
Naruto s'imbronciò offeso a quelle parole, lagnandosi -Sono migliorato-
-Davvero? E come mai l'ultima volta sono quasi finito all'ospedale?- Domandò con sarcasmo, arpionando i suoi fianchi e sfregando i loro bacini assieme.
-Perché hai lo stomaco delicato- Rimbeccò testardamente, anche se ormai la fame gli era completamente passata, ma non poteva dargli vittoria facile senza farlo penare almeno un pochino.
O almeno provarci.
Si sentì sollevare da terra dolcemente ed avvinghiò le gambe attorno alla sua vita per non cadere, continuando giocosamente a lamentarsi di lui fin quando non avvertì la sua schiena cozzare contro la superficie morbida del divano -E va bene, mi arrendo- Mormorò prima che le labbra di Sasuke, ancora piegate in un sorriso divertito, celassero le sue una nuova volta.
Peccato che, proprio quando l'altro si sentì la vittoria in tasca, lo spalancarsi violento della porta di casa, seguito da qualche imprecazione, non li fece sobbalzare entrambi di sorpresa, facendo in modo che Naruto colpisse con forza il mento del marito con la testa.
-Cazzo, dobe! Stavi per spaccarmi i denti-
-Ahio, la testa!-
Esclamarono all'unisono, uno massaggiandosi la mascella e l'altro reggendosi la nuca con le mani e gli occhi lucidi per il gran dolore.
-E smettetela di accoppiarvi! Piuttosto aiutatemi a tenere lontano mio marito da me- Parlò una inferocita Anko ed anche leggermente schifata dalla scena che s'era ritrovata ad assistere. Poggiò una mano sul ventre tondeggiante mentre con l'altra si sosteneva ad una parte, prendendo profondi respiri. S'era perfino dovuta mettere a correre, nelle sue condizioni, per sfuggire a quel folle.
-Si può sapere che diavolo ci fai in casa nostra?- Domandò acido Sasuke che stava per avere una crisi isterica. Tornò in piedi, raccattando da terra una maglia ed infilandosela mentre continui ringhi uscivano dal fondo della sua gola.
-Che carino, il tuo gatto fa anche le fusa. Il mio ancora non ha imparato- Lo prese in giro lei, rivolgendosi a Naruto; per nulla impressionata dall'aura omicida che pareva avvolgergli tutto il corpo.
Né Naruto, né a maggior ragione Sasuke, fecero in tempo a risponderle che un Madara, più pericoloso del solito e con un occhio orribilmente pesto, fece il suo ingresso in casa loro, senza preoccuparsi dei due padroni ancora scioccati ed imbufaliti poco lontani.
-Torna immediatamente a letto!-
-No. Sono cinque mesi che mi tieni segregata! Non sono una prigioniera di guerra- Ululò incattivita, guardandosi attorno alla ricerca di qualche arma per difendersi, possibile che quei due impiastri non possedessero nemmeno un bastone? Un fucile? Un bazooka?
Qualsiasi cosa.
L'uomo le scoccò un'occhiata infuocata, avvicinandosi a lei e prendendola delicatamente per un polso. Non arrecandole alcun male, ma deciso a farsi seguire senza storie -Smetti di urlare, sei gravida-
Lei cercò di liberarsi, sibilando -Incinta, Madara! Si dice incinta, non sono una vacca-
-Dal peso non si direbbe...-
Folle. Mai lo avesse detto.
Nemmeno il tempo di finire la frase che Anko gli si rivoltò contro come un animale feroce, scagliandogli un pugno in un occhio e rischiando perfino di farlo cadere a terra, se non fosse stata in dolce attesa e stanca dalla corsa probabilmente ci sarebbe riuscita.
In compenso però riuscì perfettamente a fargli l'ennesimo occhio nero della giornata, facendolo rassomigliare vagamente ad un panda.
Naruto spalancò le palpebre a quella scena, si passò una mano in viso e dondolò il capo mestamente, chiedendosi senza aver la pretesa di ricevere una risposta -Perché vengono sempre a litigare a casa nostra?-
-Io te lo avevo detto di non trasferirci nel quartiere Uchiha-
Glielo avrebbe rinfacciato in eterno.

Quando vide per la prima volta quel fagottino rosa tra le braccia della moglie cercò in tutti i modi di trattenersi, diede fondo a tutta la sua secolare bastardaggine per non mostrare alcuna emozione. E per qualche secondo ci riuscì.
Poi quella mocciosetta del cavolo aprì prima un occhio e, successivamente, con fatica anche l'altro, mostrandogli quei pozzi scuri e magnetici così simili ai propri da destabilizzarlo. La vide sbadigliare dolcemente e accennare un mezzo pianto, tornando dopo poco a sonnecchiare beata tra le braccia della sua mamma, nonostante dormisse da quando era nata.
E in quel misero istante, era certo, che quella strega di Anko lo avesse irretito con qualche strana magia nera, perché altrimenti non sarebbe riuscito a spiegarsi quell'immensa voglia di sorridere che sentiva crescere ogni secondo di più e per quale motivo si sentisse così maledettamente... Felice.
Dallo sguardo stralunato che gli rivolse la moglie, ancora terribilmente stanca e provata dal parto, si rese conto che probabilmente lo stava già facendo.
Stava sorridendo. Lui.
Stava sorridendo come un ebete, come un bamboccio. E la cosa peggiore era che non riusciva a smettere, nemmeno volendo.
-Non credi sia perfetta?- Sussurrò Anko, non facendogli pesare quell'attimo di umanità che lo aveva colpito. Anche se quando si sarebbe ripresa lo avrebbe preso in giro per tutti gli anni a venire.
Ah, dov'era una macchinetta fotografica quando ne aveva più bisogno?
Madara si trattenne ancora una volta, seriamente ce la stava mettendo tutta per non perdere quella lotta titanica contro se stesso, ma quell'incantesimo pareva infrangibile.
Sedette piano sulla brandina della moglie, sfiorando la fronte crucciata della bambina con un dito e chiedendosi cosa potesse pensare un neonato. Timoroso di poterle far male se l'avesse toccata di più, essendo tutto fuorché delicato, allontanò la mano ed osservò attentamente Anko.
Una donna diversa da quella che conosceva.
Sorrideva lieve al fragile fagottino che teneva tra le braccia, cullandola piano, illuminata da una gioia che mai le aveva visto in viso, così piena d'amore e dolcezza che lui quasi si sentiva di troppo in quel quadretto.
E seppur stremata, completamente spettinata e con immense occhiaie, sembrava... Beh, agli occhi di Madara pareva la donna più bella dell'Universo.
Ed era sua. Sua moglie. Sua figlia.
Le sue donne straordinarie.
E non riuscì a non sporgersi verso di lei e sfiorarle una tempia, ancora lievemente sudata, con le labbra, carezzandole dolcemente i capelli corti.
Cercò ancora di trattenersi, dandosi dell'invertebrato per la maggior parte del tempo, ma quell'infida strega della moglie si voltò verso di lui, guardandolo con lo stesso sentimento con cui poco prima i suoi occhi carezzavano il corpicino della figlia.
Gli posò una mano sulla guancia con eccessiva delicatezza, nemmeno fosse fatto di cristallo, ringraziandolo con un solo sguardo per tutto. Ogni anno passato assieme, ogni secondo trascorso a rincorrersi, scontrassi, trattarsi male, prendersi in giro, urlarsi contro...
E non poté fare altro che arrendesi.
-Ti amo immensamente, Anko-
Lei sollevò le sopracciglia, rompendo d'improvviso quell'incantesimo e scoppiando a ridere malevola in sua direzione, pizzicò la guancia pallida con forza e la tirò leggermente -Ma come siamo romantici, biscottino-
-Tzè, bestia!- Buttò fuori lui, incrociando le braccia al petto e voltandosi per non degnarla più di uno sguardo, stranamente però non riusciva ancora a smettere di sorridere.
Maledette donne. 

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


-Capitolo 50-

Angolo autrice: Hola.
Capitolo finale! Sì, manca l'extra (Quindi la lascerò in corso fino a domani, quando pubblicherò anche l'extra), ma ufficialmente è conclusa.
L'ho amata, odiata, maledetta, apprezzata di nuovo, odiata ancora con ogni viscera del mio corpo, ma alla fine sono riuscita dopo tre anni a finirla. E sono contenta.
Probabilmente, dei capitoli prima del 43 cambierei molte cose nel modo di scrivere.
Tantissime cose.
Ma in fondo, a questa storia voglio bene, con tutti i suoi enormi difetti.
Mi ha fatta crollare, mi ha fatto piangere e dubitare di me.
Mi ha reso insicura sulle mie scelte, in errore, stupida... Ma alla fine non cambierei una virgola della trama. Perché questa sono io, e va bene così.
Perché io non posso essere apprezzata da tutti, come non lo è Gensaku-sha. Ed è giusto.
Mi mancherà il Naruto casinista, ansioso, ferito, ma forte.
Mi mancherà il Sasuke pazzo, innamorato, fragile, ma combattivo.
Mi mancheranno Nagato, Hidan... Itachi. Rimarranno sempre i tre moschettieri.
Mi mancherà Sakura, mi mancherà Mikoto, Ino, Tayuya, Konan, Anko. Semplicemente mi mancheranno le mie donne.
Non mi mancherà Madara... No, vabbe' un pochino anche lui.E soprattutto mi mancheranno i miei bambini, che qui non vedrete alla perfezione, ma che nell'extra finalmente potranno mostrare quanto la pazzia sia ereditaria ahahaha
E mi mancheranno le lettrici, e vi ringrazio da profondo del cuore.
Chi ha letto, chi ha parlato, chi non lo ha fatto, chi mi ha mandato qualche maledizione, chi ha capito, chi non è riuscita a comprendere.
Tutte.


Trascinò il suo corpo verso il bagno, massaggiandosi il collo ed esercitando una leggera pressione con le dita su quel punto per cercare di sciogliere i muscoli; passò la mano sopra il mento, grattandosi leggermente la barba con ben poca voglia di rasarsi, magari l'avrebbe fatta crescere.
Sbadigliò sonoramente e si guardò allo specchio, notando le vistose occhiaie violacee che gli contornavano gli occhi e facendo una smorfia. Forse non doveva fare così tardi la notte precedente, si sentiva stanchissimo eppure era già mezzogiorno inoltrato.
Niente da fare, la socialità non faceva proprio per lui.
Si lavò i denti controvoglia, cercando poi di dare un senso ai folti capelli neri ed arrendendosi poco dopo. Tanto era Domenica, poteva anche lasciarli in quel modo.
Si diresse in cucina canticchiando, ancora in pigiama ed a piedi nudi. Abbracciò Naruto da dietro, scoccandogli un bacio sulla guancia e poggiando il mento sulla spalla, sopprimendo l'ennesimo sbadiglio di quel giorno e continuando a biascicare qualche parola di quella canzone che, da quando l'aveva sentita la sera prima, non riusciva più a togliersi dalla testa.
L'uomo sorrise, ma poi alzò gli occhi al cielo e, continuando a cucinare qualcosa di commestibile per pranzo, disse -Non ci provare, sei in punizione-
-Mi spiace, in tutti gli Stati è vietato mettere in punizione un diciottenne- Si lamentò scherzosamente Daisuke, rimanendo poggiato alla schiena del padre e socchiudendo gli occhi, con il desiderio di tornare a dormire. Poco importava che fosse in piedi.
Sasuke grugnì alle loro spalle, intento ad apparecchiare la tavola -Sei tornato a casa alle quattro di mattina, sei un irresponsabile-
Il diretto interpellato non ci badò più di tanto, continuando ad ondeggiare assieme all'uomo adulto e canticchiare al suo orecchio, cercando di ingraziarselo con le coccole come al solito.
E riuscendoci benissimo.
-Era Sabato sera e non ho bevuto nulla. Sono stato bravissimo, vero?-
Naruto stava per rispondere di sì, ma la voce profonda del marito lo bloccò prima ancora che potesse solo provarci -Finché vivrai sotto il mio stesso tetto ti proibisco di rientrare ad un'ora così indecente-
Il più grande fece roteare gli occhi, guardando comprensivo il figlio e facendogli capire che l'idea della punizione non era di certo stata sua, anche se non c'era bisogno di dirlo.
Sapeva che Daisuke aveva la testa sulle spalle e non si preoccupava di certo se ogni tanto rimaneva un poco di più fuori con i suoi amici, amici che conoscevano bene dato che per la maggior parte erano i figli dei loro parenti o amici.
Nonostante il ragazzo fosse leggermente più grande della maggior parte di loro, escludendo Konohamaru che ormai era diventato a tutti gli effetti un adulto e Yahiko che in quel periodo era impegnato con gli esami all'Università e si faceva vedere di meno, si trovava bene con tutti. In fondo erano cresciuti assieme, cosa sarebbe potuto mai succedere?
Però Sasuke era iperprotettivo...
-Papà diglielo tu a mamma-oca che sono un bravo pulcino- Si lagnò, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo e ridendo contro questo di gusto quando avvertì gli occhi glaciali del padre perforargli la schiena.
Decisamente frequentava troppo Itachi e Masaru; lo avevano corrotto con le loro pazzie da Jashinisti.
-Non provare ad aizzarmi contro il dobe e soprattutto smettila di chiamarmi a quel modo, o ti scordi di aiutarmi al bar questa estate per comprati la macchina- Lo ammonì con veemenza, per nulla avvezzo allo scherzo quel giorno.
Il biondo batté bonariamente il mestolo in testa al suo figlio scemo, costringendolo a staccarsi da lui e sbuffando; possibile che ogni Domenica doveva fare da arbitro a quei due testoni? Gli indicò la sedia, imponendogli di starsene zitto e buono per qualche minuto e cominciò a servire il pranzo in tavola, sperando che per quel giorno avessero finito.
Però, troppo buono, osservò Sasuke di sottecchi e disse, prima di mettersi a mangiare -Dai, 'Suke, ormai è grande. Un po' di fiducia...-
-Tzè, non sarà mai grande- Bofonchiò, servendosi del vino bianco e non rivolgendo nemmeno uno sguardo al figlio, tremendamente offeso per il modo in cui aveva osato chiamarlo.
Gli sarebbe passata tra qualche minuto, se Daisuke non avesse peggiorato le cose.
-Sei peggio di una donna con il ciclo-
E Naruto non riuscì minimamente a trattenersi dallo scoppiare a ridere in modo rumoroso, rischiando di strozzarsi con il boccone appena messo in bocca e posandosi una mano su questa per non sputacchiare in giro come un idiota.
Le cose degenerarono quando quell'omicida del figlio rivolse una vistosa linguaccia ad un Sasuke pronto a tirargli il collo, sentiva il pezzo di carne che aveva ingerito intero tappargli la gola senza pietà. Che brutta morte sarebbe stata quella.
Grazie al cielo il marito decise di salvarlo, battendogli qualche pugno sulla schiena e rivolgendo qualche insulto a mezza bocca ad entrambi.
Per fortuna il suono improvviso del campanello salvò il collo anche a Daisuke, che si fiondò in corridoio come un lampo, strusciando la sedia sul pavimento e beccandosi i rimproveri dei padri per la sua poca grazia nel fare le cose.
Ancora sghignazzante aprì la porta, ritrovandosi travolto da un abbraccio caloroso -Daisukino! Ti disturbiamo?-
Lui sbatté le palpebre, passandosi il pugno chiuso su un occhio, ancora insonnolito nonostante la discussione con i genitori e mise a fuoco un Madara a dir poco imbufalito che emetteva fumo dalle narici e la nuca corvina della figlia, ancora appiccicata a lui.
-No, come mai qui?- Sentiva la morte ghermirlo piano piano, ogni secondo che passava tra le braccia di Lilith; la gelosia di Madara per la ragazza era patologica e a lui divertiva tantissimo.
Fece un'ennesima linguaccia allo zio, scompigliando i capelli della bambina che nel frattempo s'era staccata da lui e lo osservava con due occhioni a forma di cuore -Mi sono alzata presto, così mi son detta: perché non andare a trovare il mio Daisukino? -Parlò tutta d'un fiato, mentre dietro le sue spalle il padre stava fulminando con gli occhi quel maledetto ragazzino impertinente- E ti ho portato una torta! L'ho fatta con le mie mani, ti piace il cioccolato, vero? Mi ci sono impegnata tantissimo...-
Sinceramente il ragazzo, visto che non aveva freni inibitori, stava per rispondere di no e che i dolci gli facevano abbastanza schifo, ma non ci teneva a morire proprio quel giorno.
Già se l'era cavata per un soffio con il padre...
-Da morire- Affermò con fin troppo entusiasmo, prendendo la busta che le porgeva, con dentro la tortiera, e continuando a sorridere come se nulla fosse.
Anche perché lo sguardo di Madara parlava chiaro: gli avrebbe staccato il collo a morsi se avesse provato a far soffrire la sua amata e venerata bambina.
Lilith batté le mani con entusiasmo, tornando a prendere a braccetto il suo silenzioso papà e rivolgendosi a lui con affetto -Papino? Andiamo a casa, mamma ormai sarà pronta, dobbiamo pranzare dagli zii non possiamo fare tardi-
Madara mascherò abilmente la sofferenza di dover stare allo stesso tavolo con Tobirama Senju e disse semplicemente -Sì-
Daisuke gonfiò le guance, trattenendo una risata; non lo aveva mai sentito dire di no alla figlia, pareva ne fosse completamente incapace. Oppure l'età lo aveva rincretinito.
-Oh, ciao Daisukino. Ci vediamo presto!- Lo salutò con la mano lei, fin troppo felice di averlo potuto incontrare anche quel giorno, mentre l'uomo adulto grugniva qualcosa in sua direzione con astio.
La osservò saltellare contenta a fianco del padre, facendo oscillare la lunga coda di capelli neri alle spalle e ridere gioiosa di qualcosa che probabilmente aveva detto il genitore, mostrando apertamente quanto lo adorasse.
Peccato che da grande quell'iperattiva dodicenne, se avesse continuato a crescere così bene, sarebbe diventata una splendida donna e, per Madara, sarebbero iniziati anni bui e dolorosi.
E anche per lo scemo che si sarebbe innamorato di lei.
Daisuke ghignò ilare al pensiero di poter prendere in giro ancora di più l'uomo e, magari, aiutarlo nel cercare di ammazzare quello sventurato ragazzo.
Forse poteva chiedere ad Itachi e Masaru qualche arma in prestito, o un aiuto...
Sì, si sarebbe divertito da matti, tra qualche anno, a terrorizzare la popolazione maschile di Konoha assieme a suo zio.

Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.

Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
Se siete Iruka o Kakashi: Il prossimo fine settimana che dite di pranzare assieme?
Porterò un dolce avvelenato solo per lei EX-sensei.
Se siete Mikoto o Fugaku: Fugaku-san, mi spiega per quale motivo suo figlio con l'età è diventato ancora più stronzo?
Mamma, per favore, lega in cantina quel pazzo di papà e fallo morire di fame, mi sono stancato di sentirlo confabulare con mio marito e mio figlio di fughe e chissà che altro.
Sei un tormento, Sas'kè.
Se siete Suigetsu o Karin: Non siete graditi!
Sas'kè vergognati, è il tuo migliore amico!
Se siete Madara o Anko: Come sopra.
Ecco... Sì, questa volta concordo.
Per qualsiasi dei nostri nipoti: Dovreste farvi sentire più spesso.
Itachi, Masaru, la prossima volta che osate tentare di sacrificarmi a Jashin per conto dei vostri genitori vi scuoio vivi!
TEME, ECCO PERCHÈ NON CHIAMANO MAI!
Se sei Daisuke: ...Torna a casa, ti prego! Non lasciarmi solo con lui, pensa al tuo povero papà. Daisukeeeeee...
Cretino, ma se tutte le sere viene a cena da noi?
Mi manca lo stesso.

Bip.
Ho comunque il cazzo più lungo del tuo!

Bip.
Sasuke rimarrai sempre un maleducato, e tu Nii-chan stando a stretto contatto con lui sei peggiorato.

Bip.
MA SE SEI IN RITARDO DI TRE SETTIMANE?!

Bip.
Non dovevo tornare a Konoha e non dovevo tornare a lavorare con te, stupido.
-Ho dei figli da mantenere io. IDIOTA!-
-Naruto-sama, la prego torni a lavoro...-

Bip.
Passerò allo Sharingan molto volentieri assieme a Sora una di queste mattine. Sto ignorando volutamente Sasuke, sì.

Bip.
Volpino mio, come te la passi? Ti voglio un poco più bene quando dici certe cose.
Oh, Paperino sai che io e la mia signora abbiamo comprato dei nuovi giocattolini?
-Non ci dovevo legare te con quelle corde, amore?-
Sì, ma qualcuna possiamo usarla anche sulla Papera, non vorrei si offendesse.

Bip
Per noi va benissimo questo Sabato, fratellino...
-Adorato allievo perché mi tratti così? Io che ti voglio così bene? Come se fossi il figlio uscito male che non ho...
Non preferirai mica Orociock a me?-
Kakashi, non è vostro allievo da anni!
-Lo so, ma nessun altro è riuscito a rapire i nostri cuori come Sasuke.
Non dovevamo farti laureare, mio pupillo-

Bip.
Codice rosso, Naruto.
Richiedo supporto aereo ed eventuale asilo.
-Fugaku si può sapere che diavolo ci fai sempre chiuso in bagno? Aprimi, sei anziano mi farai preoccupare!-
Mikoto te lo dico da anni: parlo con l'amante.

Bip.
Perché noi due abbiamo un messaggio in comune? Non voglio essere accostata a Suigetsu!
-Come osi parlare così di me, maledetto? Hai perfino fatto da madrina a mio figlio!-
Padrino.
-No, Karin, madrina. Sasuke è femmina, lo sai. A proposito come stai dopo l'operazione?-
Cretino... Domani tornano Deidara e Sassori dal viaggio di nozze, fatti trovare a casa.

Bip.
Ti denuncerò per come mi hai ridotto in quello squallido manga, Uzumaki!
-Ancora ci pensi, strega?-
Ti tormenterò fino all'ultimo dei tuoi giorni...
-Se non muori prima tu per il troppo colesterolo-
Ma come osi? Ti strangolo...
-Mi schiacci, forse-
Ammazzo mio marito e ti richiamo.

Bip.
Sono Sora... Credo che sia il caso controlliate i messaggi di vostro figlio.

Bip.
Zii come state? Sono Konohamaru, mi chiedevo vi è arrivata la partecipazione per il matrimonio?
-L'avranno stracciata-
Yahiko, ma che dici?
-Sai com'è fatto zio Sasuke...-
-VI STATE UN PO' ZITTI? ODIO QUANDO TORNATE AD INVADERMI CASA, FRATELLI DEMENTI, IO DEVO STUDIARE!-
-AYAKO SMETTILA DI URLARE, SEMBRI TUO PADRE-
-Ha proprio ereditato tutto da mamma e papà, eh?-
Disgraziatamente...

Bip.
Papà? Rispondetemi! Credo di essermi appena cacciato in un casino enorme...

Bip.
Come osa quell'oca di vostro figlio provare a chiedere alla MIA BAMBINA di uscire con lui?
-Biscottino, calmati...-
IO NON MI CALMO PROPRIO PER NIENTE!
-Papino ho diciassette anni, su...-
SEI MINORENNE E QUELLO È UN PEDOFILO.
-Complimenti Lilith, adesso gli verrà un infarto!-

Bip.
Frusta? Catene? Cappio? Pistola?
-Che fai, Aniki?-
Sto chiedendo a zio Madara cosa preferisce per ammazzare Daisuke.
-Itachi... Ecco, ma questo non è il numero di Sasuke e Naruto?-
Ops, devo essermi sbagliato.
-Come no... Comunque se vuoi ti presto i miei coltelli sacrificali-

Bip.
Papà seriamente, stanno bussando alla porta...

Bip.
E quindi Daisuke ha chiesto alla mia nipotina di uscire? E magari crede che glielo lascerò fare? Non permetterò a mia nipote di frequentare un Uchiha!
-Tobirama vorrei ricordarti che sia io che Lilith siamo Uchiha-
Sta zitto, Izuna! Tu non capisci, devo chiamare Madara.
-Oh mio Dio... Da quando siete amici mi disgustate-
Non siamo amici, stiamo solo proteggendo la verginità della nostra piccola.
-Appunto, sto per vomitare-

Bip.
Falso allarme, era solo il fattorino delle pizze!


Sasuke si passò una mano tra i capelli, stravolto ed incredulo di come, più passassero gli anni, più la sua famiglia diventava maggiormente rumorosa, pazza e numerosa.
Lanciò uno sguardo in direzione del marito, scioccato tanto quanto lui dalla miriade di messaggi che, in solo mezza giornata, gli avevano intasato la segreteria telefonica.
-Che facciamo?- Domandò, mentre premeva il tasto per cancellarli e pregava che nessuno provasse a chiamarli ancora. Speranza vana, lo sapeva bene...
Il minore s'accasciò su una sedia, massaggiandosi le tempie pulsanti e poi disse -Ma se lo staccassimo e basta questo dannato telefono?-
-In effetti... -Mormorò pensieroso Naruto, grattandosi il mento e accucciandosi un poco per staccare la spina dalla presa. Mostrandola soddisfatta al compagno.
Accennò una leggera risata vittoriosa, sedendosi senza grazia sulle sue gambe e circondandogli il collo con le braccia- Ma per quanto riguarda la spada di Damocle che pende in testa al nostro bambino?-
-È grande! Se la caverà da solo- Rispose con una scrollata di spalle incurante, fece sistemare meglio Naruto sopra di lui e posò le mani sui suoi fianchi, sporgendosi verso le sue labbra e sfiorandole con un bacio, nascondendo in questo un sorriso divertito.
Si chiamavano ufficialmente fuori, a quei folli membri della loro sconclusionata e seccante famiglia, da quel momento in poi, ci avrebbe pensato Daisuke.
In fondo, ormai, loro due erano anziani.
-Paparini! Ma che cavolo, io rischio di morire e voi pomiciate? Che genitori siete? Vergogna!-
L'urlo divertito di Daisuke, deciso a rovinare la serenità di Sasuke anche se ormai non abitava più sotto il loro tetto, distrusse ogni speranza dei due.
Non si sarebbero mai liberati di quei pazzi.
Non che lo volessero davvero...
-E poi diciamocelo, alla vostra età ancora queste cose? Ed io che credevo che mamma-oca avesse bisogno del Viagra ormai-
...Forse.

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Capitolo 51
*** -Extra- ***


-Extra-
Fate, unicorni, troll e mazze da baseball.

Angolo autrice: Hola ^^
Fine davvero! Ecco qui l'extra, che inizia un poco malinconico perché Daisuke affronterà la famosa lettera che gli aveva scritto sua madre prima di morire, ma poi ci inoltreremo nelle allegre vicende dei due futuri fidanzati demoniaci; quando Daisuke mai avrebbe creduto che in futuro potesse innamorarsi di quella bambina, mentre invece Lilith già progettava il loro matrimonio.
In fondo è pur sempre figlia di Anko.
Con Sasuke e Naruto che cercano di fare i bravi papà, e ci riescono.
Itachi e Masaru degni figli di Tayuya e Hidan, motivo di grande orgoglio per i genitori.
E, sul finale, una chat di gruppo di tutti quei matti degli amici di Daisuke. Perché se i loro genitori si insultano via telefono, loro lo fanno via chat. Si sono evoluti.
Ringrazio ancora tutte voi per aver seguito questa pazzia fino alla fine <3
E soprattutto ringrazio Kyuukai, che mi ha regalato un disegno meraviglioso (Lo trovate a fine lettura) che ben rappresenta come mi sono immaginata Daisuke e Lilith e... Una certa scenetta che mi ha causato tanta morte e tante risate mentre rileggevo.
Perché l'unica figlia femmina, con l'aiuto del suo prode cavaliere, ad un padre può far fare tutto.
Buona lettura <3
Oh, Daisuke è un figo! Grazie, Yugito per non avergli fatto ereditare i capelli a culo di papera!

 

Da pochissime settimane aveva compiuto diciassette anni, non che si sentisse diverso da quando ne aveva sedici, ma probabilmente per Sasuke qualcosa era cambiato.
Da giorni lo osservava con sguardo crucciato quando credeva di non essere notato, coinvolgendo anche Naruto, dopo qualche tempo, in quella fastidiosissima routine.
Cosa stavano macchinando quei due?
Se lo chiedeva spesso, indeciso se andare direttamente lui a parlare con loro od aspettare che si decidessero ad informarlo su cosa li turbasse così tanto. Per fortuna non dovette attendere molto per ricevere delucidazioni e, proprio quando la sua pazienza cominciava a venir meno ed agognava spaccare il loro cranio con la mazza di legno, un pomeriggio come tanti Sasuke lo prese in disparte, con gli occhi dell'altro papà puntati su di loro con preoccupazione crescente.
Stava per chiedere chi fosse morto quella volta, ma forse non era il caso di fare quella domanda o ci avrebbe rimesso la pelle... Piume.
Daisuke, da quel che ricordasse, non aveva combinato chissà quale disastro in quei giorni, a parte bruciare i capelli di Sora, nonché sua migliore amica, con l'accendino... Ma non lo aveva fatto di proposito, forse...
Comunque si sentì abbastanza tranquillo quando i padri lo scortarono in camera da letto per parlargli. Certo, quel velo d'ansia che avvolgeva i genitori lo metteva a disagio, raramente li aveva visti in quel modo, ma cercò di non darci troppo peso.
Spesso si preoccupavano per nulla.
Sedette a gambe accavallate sul letto, inclinando il collo ed osservandoli con il solito sorriso strafottente sulle labbra -A cosa devo l'onore? Se è per Sora tranquilli! Già mi ha preso a frustate quello strambo del suo ragazzo. E poi Itachi ha ricambiato il favore per avergli rubato l'arma! È stato divertente vederli scannare tra loro-
Naruto, stranamente, non rispose con un'altra battuta o una lavata di capo e Sasuke non gli scoccò alcuna occhiata furibonda, si limitò ad osservare il marito per qualche secondo e poi, ad un segno affermativo con il capo, sospirare ed avviarsi verso il cassetto più basso del grande comò. Chinandosi ed estraendo una vecchia lettera ancora sigillata da questo, girandosela tra le mani per qualche secondo. Indeciso sul da farsi.
Il ragazzo si scurì in viso.
Sapeva bene cos'era, lo aveva sempre saputo.
I due uomini non erano mai stati bravi a tenergli nascosto qualcosa; l'aveva scoperta per caso, quando aveva undici anni, l'aveva aperta e riconosciuto la scrittura di sua madre. Non riuscendo a leggere oltre quel maledetto 'Ciao mio piccolo Daisuke...'.
Non voleva leggerla, non ci riusciva. Preferiva detestarla per l'assurda decisione di morire sola ed avergli impedito di piangerla come avrebbe voluto fare da piccolo.
-Non la voglio, non mi serve-
-Daisuke...- Provò ad intervenire Naruto, avvicinandosi sofferente e posandogli dolcemente una mano sulla spalla, mai avrebbe voluto causare un così grande dolore al suo bambino, ma non potevano venir meno alle ultime volontà di Yugito.
Lo avevano promesso. Era la cosa giusta.
Il giovane schiaffeggiò quell'arto senza riguardo, furioso, alzò gli occhi lividi di rabbia verso il padre biologico e mormorò cupamente -Non mi interessano le parole di una morta-.
-Era tua madre e ti amava immensamente, è tuo dovere- Rispose duro Sasuke, carezzando un braccio del marito per consolarlo, ancora scioccato di come il figlio lo avesse scacciato con rabbia, quella furia tipica del suo carattere istintivo. Quando qualcosa lo destabilizzava diveniva una bomba pronta ed esplodere per proteggersi.
Le labbra di Daisuke tremarono impercettibilmente, mentre i pugni si chiudevano e la voglia di distruggere qualcosa cresceva e ruggiva al suo interno come una bestia ferita; per la prima volta dopo tanti anni sentiva di detestare i suoi genitori.
La decisione era sua, non potevano metterci bocca.
Stava per alzarsi, andarsene e non voltarsi indietro, ma si bloccò quando, da sotto le ciocche nere, vide Naruto carezzare le mani pallide del compagno e prendere la lettera con riguardo.
Sollevò il viso contratto in un'espressione furiosa quando gli si avvicinò ancora, ma non lo sfiorò, limitandosi a poggiare quel foglio sopra il letto e sorridergli piano, senza alcun rancore per quel comportamento. Facendogli capire che comprendeva i suoi sentimenti ed avrebbe appoggiato qualsiasi sua decisione, come sempre.
Daisuke serrò la mascella, voltandosi per non guardarlo in viso, odiando come il padre riuscisse a farlo sentire colpevole per averlo trattato in maniera così sgarbata, pur non accusandolo di nulla.
-Ti lasciamo solo, quando vuoi siamo di là-
-Naruto...- Cercò di intervenire Sasuke, non potevano dargliela vinta quella volta, dovevano parlare, cercare di fargli comprendere cos'era giusto. Ma Naruto scosse il capo con lentezza, stringendo le dita fredde del marito con le proprie e accompagnandolo fuori dalla stanza.
Loro figlio, in quel momento, aveva bisogno di rimanere solo.
Di maledirla, odiarla, leggere quelle poche righe e piangere, avvertire la sua mancanza e odiarla ancora, fin quando non avrebbe capito quel dolore e, alla fine, accettato. 
Non potevano aiutarlo in quello, anche se avrebbe tanto voluto.
Daisuke strinse quel pezzo di carta tra le mani, accartocciandolo e dirigendosi verso il cestino per gettarlo nell'immondizia; allungò una mano sopra questo, rimanendo immobile per minuti interi con quel foglio sgualcito ancora stretto nel pugno.
Si morse le labbra, inalando una boccata d'aria e s'accasciò contro il muro della camera dei suoi genitori, stanco, stirando tra i palmi quel dannato pezzo di carta...
Sasuke osservò l'orologio appeso in cucina, seduto rigido su una sedia, con le braccia incrociate al torace e le sopracciglia contratte in un'espressione pensierosa. Erano già quaranta minuti che Daisuke s'era rinchiuso in camera, senza emettere un fiato, sarebbe voluto andare da lui, ma un fin troppo cocciuto Naruto per ben tre volte lo aveva fermato dal fare qualche sciocchezza.
Quando udì la porta della stanza venir sbattuta con forza scattò come una molla dalla sedia, vedendo con la coda dell'occhio il marito fare lo stesso. Con rammarico notò loro figlio posarsi in spalla la mazza da baseball da cui raramente si separava e avviarsi a passi veloci all'ingresso, liquidandoli con una singola parola -Esco-
Quelle frasi martellavano nella testa del ragazzo senza pietà, doveva sfogarsi, fare qualcosa per non pensare e per smaltire tutto quel risentimento che stava crescendo dentro di lui.
Bestemmiò sonoramente quando arrivato al campo da baseball lo trovò chiuso, si era dimenticato che quel giorno non c'era alcun allenamento...
Calciò con stizza la rete, alzando il mento verso il cielo plumbeo.
So che probabilmente mi odierai per questo, ma ogni mio errore è stato fatto solo per amor tuo, Daisuke... Agitò la testa, scacciando per l'ennesima volta il ricordo di quelle parole ormai marchiate a fuoco vivo dentro di lui.
E cambiò nuovamente strada.
Di tornare a casa non se ne parlava. Che senso aveva ormai?
Suo padre era uno stronzo, che aveva appoggiato quella menefreghista di sua madre senza pensare a lui e... E quell'altro tizio che viveva assieme a loro non era nulla. Nessuno.
Si fermò.
Stringendo i denti fin quasi a spezzarseli e serrando le dita sull'impugnatura della mazza di legno, la rabbia lo stava annebbiando, doveva spaccare qualcosa.
Quando sei nato avevo paura perfino di toccarti, eri così piccolo, fragile... Calciò un sasso, abbassando il capo al terreno e lasciando che la frangia celasse le sue iridi.
Chissà quanto sarai cresciuto adesso. Me lo chiedo spesso, sai? Come diventerai, cosa farai, cosa ti piacerà... Si sfregò gli occhi con il lembo della felpa grigia che
indossava, riprendendo a camminare celere chissà dove.
Perché non riusciva a pensare ad altro?
Hai la ragazza? O il ragazzo? Ti piace qualcuno? Mangi le verdure? Ti trovi bene con i tuoi papà?... S'appoggiò ad un muricciolo del quartiere Uchiha con una mano, le spalle incurvate e la voglia di urlare tutta la sua frustrazione contro quella stupida donna che anche da morta era tornata a tormentarlo.
Stava così bene fingendo che non fosse mai esistita; che quelle carezze, quei baci, quei racconti, quelle risate fossero solo frutto della sua mente.
Vai bene a scuola? E, soprattutto, la cosa più importante: hai dei buoni amici?... Cercò di sopprimere un singhiozzo, sbattendo il pugno chiuso contro quella parete e ferendosi le nocche di conseguenza, ma non importava.
Quell'improvviso bruciore alla mano lo fece riprendere leggermente, osservò il rivolo di sangue colare tra le sue dita e scacciò definitivamente quei pensieri deleteri; s'asciugò il viso rigato dal pianto al meglio che poteva, socchiudendo gli occhi e decidendo di rimanere lì per un po'. Il tempo necessario per dimenticare.
Spalancò scioccato le palpebre quando avvertì qualcosa stringersi attorno alla sua caviglia e tirarlo con forza eccessiva da un lato, tanto da fargli perdere l'equilibrio e cadere a terra di sedere. Facendo ruzzolare anche la mazza da baseball poco lontana da lui, che l'aveva lasciata andare per puntellare le mani contro il terreno cementato e non farsi ancora più male, avvertendo però una fitta dolorosa provenire dall'arto ferito in precedenza.
-L'ho preso! Dieci punti per me, Aniki-
La voce fin troppo conosciuta di Itachi, uno dei due gemelli Infernali, lo irritò ancora di più.
-Non vale se usi la frusta, dovevamo avvicinarci di più- Sbuffò Masaru, poggiandosi una mano su un fianco e scoccando un'occhiataccia al fratello.
Daisuke li mise a fuoco, assottigliando le palpebre e liberando la caviglia dalla presa di quel pazzo, afferrò la sua mazza, controllando che non si fosse rovinata nella caduta e domandò, per nulla desideroso di 'giocare' con loro quel giorno -Non siete troppo piccoli per avere delle armi?-
-Autodifesa- Lo informò spicciolo il ragazzino dai lunghi capelli rossicci, rigirandosi tra le dita un pugnale finemente decorato con delle strane incisioni in qualche antica lingua.
Itachi ghignò sadico e divertito in direzione del fratello, poi tornò ad osservare l'Uchiha con uno scintillio per nulla raccomandabile negli occhi scarlatti, facendo mulinare la frusta ai suoi piedi sinuosa e serpentina, quella cosa pareva terribilmente viva -Allora bello: giochiamo alla caccia al pulcino? Tu fai il pulcino, Calimero-
Daisuke alzò gli occhi al cielo e sbuffò -Oggi no-
-Come?!- Per poco Masaru non rimase senza mascella, dato che aveva aperto così tanto la bocca da rischiare di farle toccare il terreno.
L'altro, stupito quasi quanto lui, disse indicando la mazza -Ma se hai perfino la spacca ossa con te!-
-Mi spiace ragazzi, la prossima volta- Rispose atono, scrollandosi il terriccio dai pantaloni con qualche pacca e allontanandosi da loro senza più degnarli di uno sguardo. 
Masaru s'accigliò un poco, lamentandosi con il gemello -E noi che ci siamo venuti a fare al quartiere Uchiha?-
Quest'ultimo alzò le spalle incurante, carezzando la sua arma nemmeno fosse stata un tenero gattino e poi ebbe un lampo di genio -Lasciamolo stare per oggi, sembrava depresso. Piuttosto andiamo da zio Shisui, magari riusciamo finalmente a farlo suicidare-
Daisuke non badò molto ai loro fischi di derisione, ancora preso dai suoi problemi.
Indeciso se tornare a casa o no, per nulla desideroso di affrontare i suoi genitori e avvertire i loro occhi dispiaciuti puntati su di lui.
Come doveva comportarsi?
Sì... Vedere i suoi amici, e persecutori, lo aveva calmato un poco e, sicuramente, se si fossero presi a botte come sempre quel senso d'inquietudine sarebbe passato, ma non ne aveva per nulla voglia in quel momento.
Preferiva di gran lunga allenarsi fino allo sfinimento alle battute, ma il campo era chiuso e di scalare la recinzione non se ne parlava, troppo alta; si sarebbe seriamente rotto una gamba se ci avesse provato.
D'improvviso gli tornò in mente che, in quel periodo, era sua zia ad occuparsi del Centro Sportivo del quartiere, quindi possedeva una copia delle chiavi.
Bingo!

Osservava sua figlia macchinare concentratissima con qualche cartoncino colorato, se ne stava sdraiata sopra il tappeto del salotto, indossando un tutù orribilmente rosa e un cerchietto dello stesso colore per reggerle la lunga frangia scura che, altrimenti, le sarebbe ricaduta sugli occhi.
Come era successo?
Quella bambina era così diversa da lui ed Anko: così dolce, femminile, sognatrice ed educata... Che l'avessero scambiata con la loro vera figlia quand'era nella culla?
-Cosa stai facendo?- S'informò con il solito tono burbero.
La piccola, di appena undici anni, si voltò verso di lui e poi gli sorrise con affetto, mostrandogli fieramente il lavoro finito: un lungo cono fucsia, ricoperto di brillantini e strani ghirigori.
Allo sguardo per nulla interessato del padre specificò, mentre sistemava la base e ci appiccicava con cura un poco di nastro biadesivo -Questo è il corno di un unicorno! -Si alzò da terra, avvicinandosi leggiadra a lui e gli si arrampicò sulle gambe, puntellò la ciocca di capelli neri che copriva un occhio dell'uomo dietro l'orecchio e con cura gli attaccò il cartoncino sulla fronte, aggiungendo -Tu sei il mio unicorno-
Madara deglutì, improvvisamente senza saliva, sollevò una mano per staccarsi quell'obbrobrio dalla fronte, rifiutandosi di subire una così terribile umiliazione.
Purtroppo compì l'errore fatale di soffermarsi troppo sugli occhi pieni di divertimento e felicità di sua figlia e si costrinse a dire -Va bene-.
Perché non riusciva mai a dirle di no?
Forse... Il fatto che quella bambina gli dimostrasse il suo amore ad ogni occasione lo aveva fatto rammollire un poco, ma resistere a quel sorriso pieno d'affetto che ogni giorno gli rivolgeva risultava semplicemente impossibile.
-Evviva! -Batté le mani, abbracciandolo forte subito dopo- Sei il papino migliore del mondo- Cinguettò felicissima per quella concessione. E nuovamente riuscì a centrare il bersaglio in pieno petto, strappandogli un sorriso e una carezza sulla guancia.
Poi si staccò da lui, scendendo dalle sue gambe, si aggiustò la gonnellina con cura e prese la sua bacchetta magica, dicendo -Io sono una fatina, invece-
-Come desideri-
-No! -Lo bloccò con delusione- Gli unicorni sono dei cavalli, quindi non parlano: nitriscono-
All'uomo morì il sorriso sulle labbra e cercò di obiettare -Ma sono magici, quindi parlano-
-Il mio non parla se non è necessario, ed ora non è necessario papino- Lo rimise in riga, estremamente seria in viso e testarda.
Ripensandoci, non c'erano dubbi che quel mostro fosse sua figlia.
E Madara nitrì.
Ringraziando ogni Divinità esistente o non esistente che nessuno lo potesse vedere e che la moglie fosse a lavoro quel maledetto giorno.
Altrimenti quello sarebbe stato il pomeriggio peggiore della sua intera esistenza.
Quando il campanello suonò per poco non gli venne un infarto alla consapevolezza che qualcuno avrebbe potuto assistere a quella scena, cercò nuovamente di staccarsi quel pezzo di cartone dalla fronte, ma gli occhioni tristi e lacrimosi della figlia lo bloccarono ancora, facendolo bestemmiare internamente.
-Vai a vedere chi è, ma non fare entrare nessuno. Io ti aspetterò qui- Le ordinò, scoccandole un'occhiata esaustiva.
-Sì, papino- Fece il saluto militare, precipitandosi alla porta, quasi saltellando. La spalancò a fatica, dato che era un portone fin troppo grande per lei, aprendosi in un nuovo sorriso quando vide chi era -Cosa posso fare per lei, straniero?-
Daisuke per un secondo fu sorpreso da quell'abbigliamento, ma non ci fece troppo caso, conscio che alla cugina piaceva travestirsi spesso e volentieri, inventandosi storie assurde per passare il tempo.
-Cercavo zia Anko, devo chiederle le chiavi del campo da baseball-
-La Regina delle fate al momento non c'è, è presente solo il mio fido unicorno- Lo informò con allegria e le guance imporporate d'imbarazzo per essere così vicina alla sua cotta infantile.
Il ragazzo però non ci badò poi molto, troppo piccola per interessargli o anche solo pensarci; si grattò la schiena con la mazza, scompigliandosi i capelli in confusione -Unicorno?-
Lilith arrossì ancora di più, trovandolo estremamente carino in quel momento, ma si riprese subito, afferrando una sua mano -Vieni, solo perché sei tu puoi avere un colloquio con lui-
Non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione per stare un poco con Daisuke.
-Lilith! Ti avevo detto di non far entrare nessuno- La sgridò il padre, alzandosi in piedi e guardando male il ragazzo, se uno sguardo potesse uccidere...
Il giovane Uchiha squadrò prima la cuginetta vestita da, probabilmente, principessa delle fate, con tanto di bacchetta con la punta a forma di stella tra le mani, e poi lo zio, con ancora in testa quel corno di cartone e i capelli legati in una lunga coda, il corpo tremante di rabbia e la voglia di... Beh, a quel punto incornarlo.
A quella vista non riuscì a trattenersi, non che ci stesse provando.
-Oh, mio Dio... -Si tenne la pancia dolente per il troppo ridere, rischiando di scoppiare a piangere come un bambino per la felicità di aver beccato Madara in quella situazione equivoca, glielo avrebbe fatto pesare per anni.
E così decise di stare al gioco. S'inchinò riverente, muovendo la mazza da baseball come se fosse una spada e disse- Venerabile Saltanuvole, sono venuto fin qui per porgerle un'importante domanda-
-Tu brutto moccioso...-
-Saltanuvole è un nome carinissimo-
L'entusiasmo della figlia lo fermò ancora una volta, pareva così appagata e contenta in quel momento che a Madara non rimase altro che mandare giù un nuovo grumo di bile, ben sapendo che se avesse trattato male il ragazzo sarebbe scoppiata in un pianto disperato.
E lui odiava vederla piangere.
Con tutta la forza d'animo che possedeva rispose monocorde -Cosa desideri... -Guardò la bambina che lo spronava ad andare avanti e sputò fuori- ...Principe di Paperonia?-
Daisuke stava per morire, era così felice di aver potuto assistere a quella scena che non gli importava minimamente se, il giorno dopo, lo zio lo avrebbe arso vivo.
La sua vita era completa.
-Io... -Si posò una mano sul cuore, cercando di smetterla di piangere dal ridere- ...Il Principe di tutte le papere sono qui, grazie alla guida della graziosa Principessina, per chiedere a lei, creatura venerabile e mistica, che devo dire possiede un bellissimo corno e quei brillantini le donano terribilmente, di poter ricevere le agognate chiavi del campo d'allenamento. Per potermi fortificare e proteggere il regno dai temibili troll Jashinisti- Concluse inchinandosi di nuovo.
Madara, che in quel momento pregustava già la sensazione del suo collo spezzarglisi tra le dita, rispose -Le ha mia moglie-
-No, papà! Uffa non ti impegni per niente. Sei un unicorno non puoi essere sposato con la Regina- Lo riprese Lilith, sbuffando in sua direzione. Non era per nulla bravo a giocare, a differenza di Daisuke che era bravo in tutto.
-Le ha la mia... -Si sforzò per far uscire quelle parole- ...Adorata sovrana- Riuscì a dire a denti stretti, cozzavano tra loro provocando un suono terribile.
Il ragazzo si grattò il mento, adocchiando Lilith -Ma la Principessina mi ha detto che lei poteva aiutarmi, destriero-
-La giovane Principessina forse non ricorda che sua madre, la venerata Regina, è andata a la... In missione per il regno e si è portata via la borsa con la polvere magica e le tue dannate chiavi, imbecille- Peccato, s'era rovinato sul finale. Stava andando così bene.
Daisuke si finse profondamente scioccato -Che comportamento scurrile-
La ragazzina sospirò, scuotendo il capo rassegnata -Già, è un unicorno molto burbero-
-Dovreste castrarlo, mia adorata Principessa- Le suggerì con un sorriso talmente bastardo da far invidia a Madara nei suoi giorni peggiori. E quello era il giorno peggiore di tutti.
Però Lilith non ci badò per nulla, troppo emozionata per quel 'mia adorata' che aveva detto il suo amato Daisuke rivolto a lei. Già sentiva le campane, il vestito bianco, le colombe...
Invece Madara ringhiò...
-Papino, ricordati: sei un cavallo-
Cioè nitrì.

Quel divertente siparietto per qualche tempo aveva scacciato dalla mente del ragazzo ogni problema, certo... Ad un certo punto Madara lo aveva preso a calci in faccia con la scusa di essere un cavallo, ma tutto sommato era andata bene.
In fondo era ancora vivo per raccontarlo, doveva chiamare Sora e Ayako la sera stessa e dir loro ogni minimo particolare dell'accaduto. Per i posteri.
E quando, finalmente, Anko tornò a casa, tra le risate e le prese in giro verso il marito, si ricordò di lanciargli le agognate chiavi e farlo fuggire via come un lampo da casa loro.
I suoi zii erano decisamente strani, folli, ma... Carini quand'erano assieme.
Sospirò pesantemente, adocchiando i nuvoloni neri, presagio di un temporale imminente; aveva anche cominciato a far freddo.
Alle volte invidiava sua cugina.
Sì, Anko era completamente pazza, ma assieme alla sua famiglia si trasformava in una vera madre e suo zio, nonostante i mille difetti, si stava seriamente impegnando come un matto per rendere felice la sua bambina ed essere un buon padre.
Erano una famiglia vera.
Non che non considerasse Naruto e Sasuke dei bravi genitori, non gli avevano mai fatto mancare nulla e ci provavano con tutte le loro forze a renderlo felice, riuscendoci la maggior parte del tempo, ma... Qualche volta, dentro di lui, avrebbe tanto voluto riavere sua madre accanto.
Colpì con rabbia la prima di una serie di palline sputate fuori a velocità folle da quell'aggeggio infernale, non rendendosi conto nemmeno delle goccioline di pioggia che cominciavano a cadere dal cielo ed inzupparlo.
Avrebbe dovuto scusarsi con i padri?
Probabilmente erano furiosi con lui, non li biasimava.
S'era comportato in modo infantile, scappando come un ladro senza nemmeno degnarli di uno sguardo; ma rimanere rinchiuso dentro quelle quattro mura a parlare, mostrare la sua fragilità, non ci sarebbe riuscito. Non era il tipo.
Lui era Daisuke il sadico, il casinista, il rumoroso adolescente.
Quello che ogni giorno s'inventava una nuova tortura per i membri della sua famiglia, che si picchiava con Masaru ed Itachi, quello che infastidiva Ayako e Sora.
Il ragazzo che progettava piani di fuga con l'anziano nonno, per poi venderlo al nemico con il sorriso sulle labbra; era quello che disturbava Sasuke quando cercava un po' di intimità con Naruto e che poi, quando rischiava di venir ammazzato dalla papera isterica, si comprava l'altro papà con due abili moine.
Lo studente impossibile da gestire, il giovane che ogni settimana cambiava ragazza ritenendo tutte troppo noiose per i suoi gusti. Una volta ne fece perfino svenire una quando le presentò Itachi, Masaru e la frusta del primo, che questo considerava una persona reale. Era quasi svenuto anche lui quel giorno... Dal ridere.
Alzò nuovamente gli occhi verso il cielo carico di minacciose nuvole nere, sentendosi stranamente meglio.
Sì, mamma, sto alla grande... Grazie.
Calò le palpebre, apprezzando il fresco della pioggia sul viso e si aprì nel solito sorriso vittorioso e sadico, più simile ad un ghigno. Si costrinse a riaprire gli occhi quando non avvertì più alcuna sensazione bagnata sulle guance, trovandosi dinanzi il tessuto sgargiante di un grande e vecchio ombrello; si voltò di scatto, notando i genitori dietro di lui e Naruto che, con un sorriso, lo copriva al meglio che poteva.
-Ti prenderai un malanno-
-Sei proprio idiota! Potevi portati dietro qualcosa per coprirti, oltre al tuo ego- Sputò fuori Sasuke, ancora arrabbiato. Sbuffando poi contro il marito, sempre troppo buono e beccandosi di rimando uno sguardo intimidatorio da questo.
Daisuke sbatté le palpebre, osservandoli bisticciare come due vecchi brontoloni e scoppiò a ridere di gusto, buttandosi tra le loro braccia per dargli fastidio -Oh, i due paparini che si preoccupano così tanto del loro pulcino, quanto siete carini? Quanto?-
Naruto fece roteare gli occhi al cielo, scompigliando la testa del ragazzo con la mano libera -Il solito cretino-
-Disgraziatamente...- Buttò fuori Sasuke più tranquillo, cercando in tutti i modi di staccarsi di dosso quella cozza.
Il giovane li liberò, rivolgendo loro l'ennesima vistosa linguaccia e si posò la mazza di legno su una spalla come sempre, correndo in direzione di casa sua e gridando -Forza vecchietti, o vi prenderà un colpo!-
-Daisuke, l'ombrello- Gli urlò dietro Naruto, ma era già troppo lontano.
-Lascia perdere, dobe. Non cambierà mai-
E andava bene così, andava davvero bene così.

Daisuke Uchiha Uzumaki ha cambiato il nome del gruppo in:
Appassionati di Sadomaso.

Sora: Calimero! Siamo troppo piccoli per certe cose, se lo vede mamma mi strangola.
Itachi: A me piace, mi rappresenta.
Daisuke: Su è uno scherzo, non prenderla troppo sul serio.
Sora: Oh, per l'amor di Dio...
Masaru: ...Jashin! Tesoro, Jashin!
Sora: PER L'AMOR DI CHI VI PARE! CAMBIATE QUEL NOME.
Ayako: Fallo tu invece di rompere le palle, puttana traditrice.
Masaru: Ohi, piano con le parole, scimmia urlatrice.
Sora: Non mi serve protezione, Masaru!
E tu Ayako che diamine ti prende? È tutto il giorno che mi insulti, troia!
Daisuke: Vi porto del fango?
Itachi: No, graffiatevi tutte.
Masaru: Fratello, sei malato...
Itachi: Mi piacciono gatti.
Ayako: Non devo rendere conto a te, brutta stronza!
Itachi: Avverto dell'astio tra le nostre donne, Aniki.
Ayako: Io non sono tua, puttaniere di merda.
Itachi: Mi piace quando ti arrabbi così, micina.
Ayako: Stronzo! Ho visto mentre ti baciavi con la cozza!
Sora: Ma che cavolo dici?
Daisuke: La situazione si sta scaldando.
Torno subito, prendo i pop-corn!
Masaru: HAI BACIATO LA MIA RAGAZZA?
Itachi: Ma chi?
Daisuke: Tu, stupido.
Itachi: Quando? Ma che schifo.
Ayako: ALLORA?
Sora: Tu sei pazza! Io sto con Masaru.
A proposito amore, smettila di chiamarmi, sono assieme a Gaara. Lo sai che è iperprotettivo.
Masaru: Esci di casa e rispondimi immediatamente!
Ayako: Non mentite! Vi ho visti, Itachi portava perfino il cappellino di lana che gli ho fatto per il suo compleanno. Vi odio.
Itachi: Quello rosso che mi faceva schifo ed ho riciclato a mio fratello?
Ayako: ...Sì.
Itachi: Visto? Tutto è bene quel che finisce bene, micina.
Ayako: VAFFANCULO!
Daisuke: Dato che è tutto risolto...
Premio.

Daisuke Uchiha Uzumaki ha inviato una foto.

Sora: Ma cosa...
Itachi: Oh, grandissimo Jashin.
Masaru: Che visione stupendamente raccapricciante.
Ayako: Ma quello non è Madara?

Ayako Uzumaki ha cambiato il nome del gruppo in:
Vola mio mini Pony.

Yahiko: Ragazzi! E dai, smettetela. Domani ho un esame importante, ora passerò la sera a ridere invece che studiare.
Chi cavolo lo ha conciato in quel modo?
Daisuke: La mia amata Principessa.
Lilith: Hai davvero scritto amata? Io... Io...
Oh, Daisukino...
Yahiko: Smettila di prenderla in giro, poverina è una bambina.
Non hai un minimo di cuore!
Daisuke: Esagerato! È intelligente, sa perfettamente che scherzavo.
È troppo piccola, dai.
Lilith: …
Yahiko: Appunto.
Masaru: La vedo nera per Daisukino.
Itachi: Se muori adotto io la spacca ossa, la mia meravigliosa bambina vuole una sorellina.
Daisuke: Lily?
Tutto ok?
Lilith: Sì.
Daisuke: Non avrai creduto che...?
Lilith: No.
Daisuke: Allora perché tuo padre sta cercando di sfondare la porta di casa?
Lilith: PERCHÈ TI ODIO, DAISUKINO!
Masaru: Che gran peccato non essere lì per assistere, vero?
...Aniki?
Dove cavolo ti sei cacciato?
Sei in bagno?
Ohi? Non ti trovo.
Mamma e papà stanno cominciando ad irritarsi.
Vieni fuori, la cena è pronta.
Itachi: Dì loro che sono in missione, capiranno.
Masaru: MA COME? SEI ANDATO SENZA DI ME?

Sora Uchiha ha cambiato il nome del gruppo in:
Domani funerale di Calimero, non ci mancherai.

Sei felice, Daisuke?
Sì.


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