Raccolta Oneshot Su Elsword

di TheBaddus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ElesisxRaven Valentine's Day ***
Capitolo 2: *** La Vendicatrice Scarlatta ***



Capitolo 1
*** ElesisxRaven Valentine's Day ***


Elesis e Raven sono senza classaggio ed hanno entrambi 16 anni in questa storia (nonostante Raven al classaggio base di anni ne abbia 24)

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

"Tesoro"

Si sentì chiamare il ragazzo. Aprì gli occhi e si rivolse verso la fonte della voce, solo per incontrare davanti a sé il volto più familiare di tutti, quel sorriso e quello sguardo che tante volte aveva visto in questi tre anni, ma mai si era stancato di loro e mai se ne sarebbe stancato. Rimase zitto e incantato da quegli occhi rosso fuoco, quello smagliante sorriso e quel delizioso profumo di rose; rimase incantato perché ormai non vedeva la sua ragazza da un mese, siccome dopo l'operazione subita al braccio non erano ammesse visite al di fuori dei genitori.

"Amore mio quanto tempo, ne avevo quasi perso la cognizione. Vedo che sei arrivata subito come hanno permesso le visite; grazie mille, ti amo." Sussurrò, appoggiandosi poi lentamente alle sue labbra.

La ragazza gli mise una mano dietro il collo per stringerlo più forte a sé e si lasciò andare nel bacio che aspettava da un lungo mese. Raven rimase ancora una volta inebriato dal suo profumo e staccandosi, affondò la faccia nel collo della sua amata, per poterlo sentire ancora di più.

"Non sai quanto tu mi sia mancata Elesis, da quando mi sono svegliato ti ho sempre pensata e pregavo che questo giorno arrivasse il prima possibile; finalmente è così." Disse con tono dolce guardandola negli occhi.

"Lo stesso è per me, quasi non ci credo che oggi ti dimetteranno dall'ospedale e potremo andare a festeggiare assieme San Valentino."
Rispose dandogli un bacio sulla fronte.

"Non posso mangiare nulla di pesante o di dolce, il mio corpo adesso ha bisogno solo di vitamine e proteine, dopotutto mi hanno tagliato un braccio. Mi dispiace di non poterti portare in un posto romantico."

"Non ti preoccupare tesoro, a me basta che stiamo assieme. Comunque, mi stavo quasi dimenticando dell'operazione. Allora come va l'arto meccanico, uomo-robot?"

"Ehy, guarda che non sono un robot. Come hai detto tu è un arto meccanico, una semplice protesi, niente di differente." Rispose Raven alzando il nuovo braccio per mostrarlo alla ragazza.

"Che bello, tutto in metallo! Ma perché non è come le altre protesi che si usano di solito per le braccia?"

"Questo è un esperimento per una nuova tecnologia di protesi che il governo vuole introdurre. I dottori hanno detto che saranno arti metallici uguali a questo, ma con parti aggiunte come armi da fuoco o piccoli propulsori che servono ad aumentare la forza. Tutto ad uso militare comunque, stai tranquilla perché come ho già detto è solo una normalissima protesi."

"Va bene amore, grazie." Disse Elesis dandogli un bacio sulla guancia poi riprese "Vado a chiedere alle infermiere se posso già iniziare a preparare le tue cose per quando ti dimetteranno verso sera, arrivo subito."

Tornò qualche minuto dopo e cominciò a mettere in una valigia già presente nella stanza le cose di Raven: gli abiti, gli oggetti per l'igiene e il resto; tutto questo mentre parlava con lui, si faceva raccontare di ciò che era accaduto durante quel mese e raccontava a sua volta quello che aveva fatto lei, gli argomenti spiegati a scuola e i fatti divertenti. Finché non arrivarono le sei, l'orario in cui il ragazzo fu dimesso e finalmente, dopo quei trenta giorni, tornò a vedere qualcosa di diverso dai muri e i pavimenti bianchi dell'ospedale, tornò a sentire un odore diverso da quella fastidiosa puzza di detersivo e igienizzante che sempre vi era, si sentiva di nuovo libero, nonostante non fosse prigioniero in quell'edificio, ma costretto al suo interno per colpa dell'incidente che lo aveva portato lì: la scena era troppo brutta da ricordare e quindi evitando il pensiero inspirò a pieni polmoni quell'aria di libertà, guardando il cielo e sorridendo a quella bellezza.

"Amore, i miei genitori sono fuori a cena questa sera. Ti va di stare da me? Cucino io, ovviamente qualcosa che puoi mangiare." Disse Elesis mentre si dirigevano verso la casa di Raven.

"Se mi lasciano venire lo faccio davvero volentieri; ho una voglia matta di stare con te." Rispose il ragazzo.

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

"Mamma, papà, sono a casa! Mi ha accompagnato Elesis come vi avevo già scritto nel messaggio!" Esclamò il giovane mettendosi le mani attorno alla bocca in modo da amplificare la voce, come se dovesse parlare a qualcuno lontano kilometri.

I genitori rapidamente scesero le scale e corsero ad abbracciare loro figlio, riaccogliendolo a casa come se fosse mancato per decenni; dopodiché salutarono la ragazza, trattando anche lei come parte della famiglia. Si susseguirono grida di gioia, baci, abbracci e tante chiacchiere, poi arrivò il momento della richiesta: Raven si fece un poco più serio e disse

"Mamma, papà, stasera posso..."

Quasi non riuscì ad iniziare a parlare che venne interrotto dai due

"Vai pure, stai da lei a cena e per la notte; un mese è tanto e vi servirà del tempo da passare insieme. Promettici solo che mangerai come hanno detto i dottori, ne va della tua salute."

Raven faticava a trattenere le lacrime per la felicità, non riusciva a credere che glielo avessero permesso e corse ad abbracciarli, più forte di quanto aveva mai fatto:

"Vi voglio bene, grazie tantissimo, era davvero importante per noi."

"Giusto, grazie Alyssa, grazie Crow, grazie per lasciarci realizzare questa serata, vostro figlio mi mancava moltissimo." Intervenne la ragazza.

"Non preoccuparti Elesis, ci siamo passati anche noi per queste cose e vi capiamo, adesso andate pure." Risposero i genitori di Raven.

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

La sera

"Amore grazie per la cena, era davvero buona; forse esagero però il cibo che fanno in ospedale è indecente, non lo rimpiango affatto." Disse il ragazzo quando ebbero finito di mangiare.

"Con tutti questi complimenti mi farai arrossire; comunque non era un granché, ho preparato solo un'insalatona."

"Se la fai con amore qualsiasi cosa è buonissima. E tu di sicuro la hai fatta con amore, quindi"
Si interruppe e le si avvicinò, guardandola dritta negli occhi
"Devo ringraziarti, e un bacio te lo meriti."

Dopodiché la baciò, intensamente e passionalmente, come non faceva da un mese; la prese in braccio e la strinse a sé più forte che poteva. Elesis si lasciò andare in questo momento cercando di cogliere e fare tesoro di ogni minimo secondo che passava, di lasciargli uno speciale spazio nel cuore, perché mai si sarebbe dimenticata di quel bacio.
Lasciando la tavola apparecchiata e sempre con la sua amata in braccio, mentre continuavano, Raven si diresse verso la camera di lei e si stese sul letto, interrompendo il bacio. La sdraiò e si mise seduto, iniziando ad accarezzarle la guancia:

"Grazie, grazie per essere qui, grazie supportarmi sempre, grazie per essere la mia stampella in ogni momento, grazie per tutto, ti amo Elesis."

La ragazza si mise quasi a piangere dalla gioia, quelle parole la facevano sentire bene, amata da qualcuno in questo mondo crudele, era così anche per Raven ovviamente. Da quando si sono conosciuti non si sono mai sentiti soli e si sono sempre supportati a vicenda, era questa la loro grande forza.

"Se continui così mi farai piangere, quelle parole mi scaldano il cuore; ti amo anche io Raven."

Restarono per ore, abbracciati sul letto a coccolarsi, finché la stanchezza non prese il sopravvento e caddero entrambi fra le braccia di Morfeo.

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

"Hey amore, dai cosa ci fai lì impalato, sbrigati o perdiamo l'autobus."

" tranquilla, calmati un attimo, sto arrivando."

-strano, non so perché ma mi sembra familiare questo momento.-

"Raven Von Krähe, non arriverai in tempo al compleanno di tua madre se continui a camminare così lentamente."

" Elesis, sto arrivando, stai tranquilla."

-continua a sembrarmi familiare, come un deja-vu.-

Perdiamo l'autobus perché non corro abbastanza veloce, ora dovremo fare ancora più in fretta perché altrimenti facciamo tardi. Ci siamo fermati troppo tempo in quel negozio appena fuori dal centro, maledetta Elesis che si voleva provare quell'elegante vestito rosso con gonna, stava davvero bene, però accidenti a lei; stiamo correndo come forsennati per colpa sua.

-e la cosa peggiore è che tutto questo mi sembra sia già successo, non so perché ma ho un brutto presentimento.-

"Raven corri o il semaforo diventa rosso, poi faremo tardi di sicuro!" Esclama Elesis mentre scatta lungo le strisce pedonali.

Purtroppo accade tutto in una frazione di secondo: il semaforo diventa rosso e da il via per passare alle macchine, che però stanno ferme siccome Elesis è sulle strisce; però un furgone sta arrivando dall'altra parte della strada ad una velocità incredibile. Scatto, correndo più veloce di quanto abbia mai fatto in vita mia e la spingo al di fuori della traiettoria del furgone, però il mio braccio sinistro resta indietro; l'unica cosa che sento è un violento schianto, ma non gli do peso, guardo Elesis che per fortuna è salva sul marciapiede. Poco dopo un lancinante dolore mi assale, provo a muovermi ma sono incastrato, mi volto, solo per vedere il mio braccio sinistro incastrato fra il furgone e una macchina, piatto e schiacciato come una sottiletta. Urlo, urlo di dolore, un dolore che mai ho provato, un dolore così forte che mi impedisce il movimento.

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

Raven si svegliò urlando, urla di dolore miste a terrore, che svegliarono Elesis, la quale preoccupatissima si rivolse verso il ragazzo:

"Amore tutto bene? Hai fatto un incubo?

Vide il volto cupo, preoccupato e sudato del fidanzato, che la guardava ma con uno sguardo cupo e assente. Lo prese per le spalle e iniziò a scuoterlo affinché si riprendesse:

"Raven, riprenditi perfavore, mi sto preoccupando."

Tra singhiozzi e colpi di tosse rispose:

"Ho sognato l'incidente."

A queste parole Elesis rabbrividì:

"Continua a tormentarti? Deve essere stato un vero e proprio trauma. Sono mortificata che sia stato a causa mia; ma non ti avevano dato dei farmaci in ospedale e non eri stato dallo psicologo? Così mi hanno detto i tuoi genitori."

"Sì, ho seguito un percorso per la riabilitazione mentale ed era riuscito, ma a quanto pare non in modo completo. Scusa se ti ho svegliato."

"Non preoccuparti tesoro, qualsiasi cosa per te, visto che mi hai anche salvato la vita. Ti amerò per sempre e non ti lascerò mai. Ora torna a dormire, speriamo gli incubi non ti riassalgano." Disse, poi concluse con un bacio e lo strinse a sé, cingendolo con le braccia.

"Ora dormi, piccolo mio."

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Capitolo 2
*** La Vendicatrice Scarlatta ***


La storia di Elesis iniziò male già solo con la sua nascita: secondogenita di una famiglia nobile, i genitori avevano occhi solo per la figlia più grande a cui insegnarono tutto, lasciando in disparte purtroppo la piccola Elesis.

"Sei solo uno stupido errore, è già tanto che non ti abbiamo ucciso, quindi ringrazia del dono della vita e non darci fastidio. Abbiamo altro da fare." Sbraitavano i suoi genitori ogni volta che provava a chiedere qualcosa.
Crebbe sola e senza ricevere aiuti da nessuno; i pochi amici che si fece erano falsi e la trattavano come un oggetto. Si sentì sempre più isolata da qualsiasi cosa, quindi decise di iniziare ad allenarsi e si impose che non avrebbe smesso finché non avesse raggiunto sua sorella. Purtroppo mancava davvero di talento e per quanto si allenasse non riusciva a giungere a nessuna conclusione. Si disperò e cadde in depressione, rimanendo chiusa nelle sue stanze per giorni; fino a quando, dopo una settimana non sentì uno strano rumore, un sibilo che la chiamava:

"Elesis, vieni da me. Io ti darò la forza, non sarai più trattata come ora."

Prima spaventata, ma dopo risoluta si avvicinò al piccolo caminetto acceso, dal quale proveniva la voce; le fiamme avevano preso la forma di quello che avrebbe potuto definire un demone.

"Chi sei? Cosa vuoi da me?"

"Io voglio aiutarti, stai tranquilla."

"Sì ma chi sei?"

"Sono un demone, un demone del sangue per la precisione.
E devi sapere una cosa, ultimamente sono un po' a corto di anime, però venire a devastare la terra non è divertente, mi piace di più vedere dei burattini umani che lo fanno; quindi qui entri in gioco tu. Vuoi ascoltare la mia offerta?"

"Oo-oo-okkei, dimmi." Rispose Elesis preoccupata e con voce tremante.

"So che odi la tua vita e tutto quello che ti circonda è uno schifo, una falsità.
Bene, voglio darti la possibilità di uscire da questa cosa; ti cederò il mio potere, il potere di controllare il tuo sangue e di usarlo come un'arma."

"Sembra interessante" pensò lei.

"Però c'è una condizione, quando tu morirai la tua anima sarà mia, come quella di ogni persona che ucciderai. Sei d'accordo con questo?"

"Poter cambiare vita e vendicarmi di chiunque mi abbia fatto quel male al solo costo di essere sua alla mia morte? Assolutamente allettante, devo accettare."

"Ci sto." Rispose.

"Bene allora, quando domani ti sveglierai sarai una nuova persona, ora scusami ma dovrò segnare che il patto è stato siglato."

"Dovrai far" Non fece in tempo a finire la frase che sentì un dolore allucinante all'occhio sinistro, come se qualcosa la stesse sfregiando, e anche un bruciore immenso, come se quell'oggetto fosse fatto di pura lava. Gridò di dolore, molto molto forte, poi quel dolore finì e mentre crollava a terra svenuta udì una flebile voce che diceva:

"I tuoi abiti infernali ti sono stati consegnati, benvenuta fra noi vendicatrice scarlatta."

Si svegliò la mattina dopo nello stesso posto dove si era "addormentata", vicino al camino. Non ricordava bene quello che era successo e si avviò verso il bagno; una volta lì rivolse lo sguardo allo specchio per potersi guardare. In quel momento si vide ed era completamente diversa: i capelli castani erano ora di un rosso cremisi, gli occhi, uno completamente nero come la pece e l'altro rosso sangue, con una grossa cicatrice che ci correva sopra.
Subito impaurita da quella orrenda visione prese varie ciocche di capelli e le portò a coprire completamente l'occhio, poi continuò ad esaminarsi: una sciarpa scarlatta le cingeva il collo, indossava un abito nero attillato che metteva in mostra le sue forme, i guanti, come anche gli stivali, avevano incisioni di fiamme attraverso le quali sembrava scorrere pura lava.
Dove teneva il fodero con la sua arma ve ne era invece una diversa; la estrasse, rivelando una katana rossa, ricoperta da runici segni neri a cui non sapeva perché ma si sentiva profondamente legata, come se fosse un'estensione del suo corpo.

Dopo quell'attimo di stupore si ricordò ciò che era successo la sera precedente e presone atto decise di fare quello per cui aveva stretto il patto. Ma non subito, prima doveva scoprire in cosa consistevano i suoi nuovi poteri e come usarli; avrebbe avuto sicuramente tempo, visto che la sua famiglia non voleva nemmeno vederla e si teneva ben lontano dalla sua stanza. Iniziò a rimuginare su quali potrebbero essere state le sue nuove abilità e poco dopo ricordò che il demone aveva menzionato il sangue; fece appena in tempo a pensare di volersi procurare un taglio sul braccio che vide lungo un'apertura nel vestito situata in quel punto la pelle aprirsi, ma senza causarle dolore né facendo uscire sangue. Un poco inorridita scacciò via quel pensiero e la "ferita" si richiuse all'istante; si chiese cosa potesse significare: forse poteva modellare il suo sangue come voleva? Se fosse stato così la forma più utile era quella di un oggetto appuntito, come la punta di una freccia o quella di una lancia. Riprovò, ma questa volta pensando che il sangue potesse cambiare forma come aveva deciso prima ed ecco che dalla ferita aperta il sangue prese la forma di tantissime "spine" che si sollevarono.

"Mi piace." Esclamò mentre faceva richiudere il taglio. "Vediamo che altro sai fare, caro il mio demone."

Elesis passò i successivi giorni a scoprire i lati nascosti di quel potere e ad allenarsi, poi quando fu a conoscenza di ciò che credeva le fosse sufficiente pregustò il momento in cui avrebbe affondata la sua spada nelle carni di quelli che per tutta la vita la avevano usata e trattata come un oggetto, scoppiando in una risata maniacale.

"Inizierò con gli "amici", Lyn sarà l'ultima, deve soffrire più di tutti per avermi tolto una vita normale come avrei dovuto avere." Disse nel frattempo che sistemava meglio i capelli sull'occhio ferito e si copriva la bocca con la sciarpa.

Uscì dalla finestra e con qualche piccolo gesto acrobatico scese dal primo piano dove si trovava la sua stanza fino in giardino, lasciando la tenuta della sua famiglia dal cancello principale. Si diresse lentamente in città rimanendo concentrata sul suo obiettivo e ignorando chiunque, finché non giunse dove sapeva di trovarli: il solito vicoletto dove la picchiavano tanto tempo prima. Quando la sua figura si pose davanti al vicolo quelli esclamarono:

"Che vuoi? Vattene se non intendi passare dei guai."

Continuò ad avanzare, senza far caso alle loro voci.

"Te le cerchi proprio allora eh? Come pare a te." Disse il più alto dei quattro estraendo la spada seguito dagli altri.

Si abbassò la sciarpa e sfoderò la katana, poi senza parlare se la conficcò in mezzo alla pancia, attraversandosi completamente. Quelli risero increduli dell'azione e pensando fosse una stolta. Ma lei estrasse la spada dal suo corpo, restando incolume; il sangue sull'arma iniziò a prendere forma dando un'altra immagine alla lama: una grossa e grezza tagliatrice infernale, una di quelle armi che si vedevano usare ai demoni nei libri di storie sugli eroi. I quattro non erano più tanto felici e la paura cominciò ad apparire sui loro volti, dopodiché cercarono di scappare, ma non appena fecero un passo Elesis scattò colpendo il primo nella sua traiettoria con un fendente e tagliandolo nettamente in due. Quello dopo di lui provò un affondo centrandola in pieno, purtroppo per lui senza causarle danni, anzi quando questo estrasse la spada dalla ferita si generò una spina che lo colpì dritto in mezzo agli occhi facendolo cadere a terra senza vita. Tranciò a metà anche il terzo con quella enorme tagliatrice demoniaca, lasciando il capo per ultimo; gli si avvicinò, lui paralizzato dalla paura non riusciva a muovere un muscolo. Una volta vicino all'orecchio sussurrò:

"E questo è per tutto quello che mi avete fatto." Dopodiché gli mozzò la testa con un colpo netto.

Si sedette soddisfatta sopra una cassa lì vicino per contemplare la sua gioia nell'essere riuscita nella vendetta. Era così felice e si sentiva davvero bene, praticamente in estasi. Finito il suo riposo si alzò e tornò verso casa mantenendo la stessa calma con la quale era arrivata. Non venne notata perché uno dei poteri concessole era quello di abbandonare quel piano di esistenza, diventando invisibile e intoccabile da chiunque, ma le costava parecchia forza, quindi aveva deciso di usarla solo per camminare.

Giunta nuovamente alla tenuta tornò visibile, passò dal cancello ed entrò in casa dal portone di ingresso. Cercò la madre e il padre, che a quell'ora probabilmente erano rispettivamente in salotto e nello studio. Andò prima dal padre, che come era sicura si trovava nello studio. Entrò con calma nella stanza e si avvicinò all'uomo chino sulla scrivania che non la sentì e continuò quello che stava facendo.

"Ciao papà." Disse.

L'uomo si girò e sobbalzò alla vista della figlia totalmente diversa: "E-E-Elesis?"

"Sì papà sono io. E sai perché sono qua?"

"N-no, p-perché s-sei q-qua?" Balbettò l'uomo impaurito dalla figura intimorente della sua bambina.

"Sono qui perché siete stati dei pessimi genitori e avete abbandonato vostra figlia a sé stessa, ignorandola e trattandola come fosse uno straccio. Facendola vivere a pane e acqua ogni giorno quando voi vi cibavate di ogni prelibatezza assieme a mia sorella. ORA MUORI, LURIDO UOMO CHE NON SEI ALTRO!"

Detto questo non gli lasciò nemmeno il tempo per rispondere, lo prese per il collo e lo attaccò al muro, poi perforandolo ripetutamente all'addome con la sua spada. Si diresse poi silenziosa verso il salotto, in cerca della madre; che come era certa si trovava su una poltrona. E così fu, ma Elesis usò un approcciò più brutale verso di lei, nemmeno le parlò, non voleva più nemmeno sentire la voce di quella donna, la odiava troppo: generò una spina di sangue per colpirla direttamente al cuore, poi moltissime altre che fece accanire violentemente su tutto il corpo ormai già senza vita, mentre rideva come una pazza e si sentiva estasiata dal porre fine alla vita di quelle disgraziate persone.

Appena ebbe finito entro nella stanza la sorella, probabilmente venuta a controllare cosa stava accadendo, ma come vide la scena estrasse la sua spada e si preparò a combattere:

"Chi sei?"

"Ma come sorella non mi riconosci nemmeno?" Estrasse la katana e scostò i capelli dall'occhio, lanciando uno sguardo omicida alla sorella. "Sei rimasta solo tu Lyn e io ti spedirò dritta alle fiamme dell'inferno perché per colpa tua la mia vita è stata uno schifo totale. Però ora è diverso, adesso sono più forte di te, non sei più la migliore."

"Elesis? Dannata bimbetta, saresti dovuta rimanere in quel buco che è la tua camera, finché non sei in giro si sta così bene."

Sentendo queste parole la vendicatrice scarlatta cadde nella follia più totale e il suo occhio sinistro iniziò a risplendere di fiamme, mentre queste si propagavano lungo ogni vena del suo corpo e la spada tornò di nuovo a mutare in una tagliatrice anche senza un sacrificio del suo sangue.

"Sembra proprio che tu voglia morire davvero. Bene, allora iniziamo." Detto questo scattò a velocità sorprendente verso Lyn, che però con i suoi riflessi acuti parò il colpo della sorella.

"Guarda che non sei l'unica ad essere forte, non hai mai nemmeno visto quanto lo sono io."

Con un agile movimento fece breccia nella guardia di Elesis e la ferì al fianco. Subito svariate spine di sangue partirono per colpirla, ma lei schivò perfettamente.

"Hai ragione, non ti ho mai visto combattere sul serio. Nemmeno tu hai mai visto me però."

Usò la tagliatrice per colpire con estrema forza il pavimento, distruggendolo e spargendo un grande ammasso di polvere nella stanza, poi scattò e riuscì a portare un fendente a bersaglio, che fu seguito da un gemito. Diradata la polvere vide che aveva colpito la sorella al braccio, facendole cadere l'arma. Sfruttò il momento e scatenò varie spine verso di lei, colpendola con alcune e mancandola con altre.

"Te lo ho detto, non puoi vincere. I miei poteri superano la tua forza e la tua agilità vanificandole. Ti conviene arrenderti al destino e morire in fretta."

Lyn colse il momento per raccogliere la spada e scattare verso la sorella colpendola al cuore con un affondo. Elesis la guardò impassibile:

"Ah, non ti ho detto che non funziona colpirmi nei punti vitali? Peccato per te, siamo già giunti al termine. Spero che quel demone ti faccia provare i peggiori dolori esistenti, magari capirai come mi sono sentita per tutto questo tempo."

Mentre la sorella aveva ancora l'arma in mano la vendicatrice scarlatta le mozzò le braccia con la tagliatrice.

"E ORA MUORI, INUTILE ESSERE VIVENTE!" Urlò prima di tagliare a metà il suo corpo.

Lo scontro era finito e tutti i suoi bersagli sconfitti. Si gettò a terra per riprendere fiato e le fiamme che le percorrevano il corpo così come la tagliatrice scomparvero lasciando solo Elesis con la sua katana.

Sentì una voce: "Sembra che tu abbia finito, bel lavoro."

Guardò dietro di sé e vide il demone: "Oh ciao, sì ho finito. Come sono andata?"

"Egregiamente, hai sfruttato al meglio i poteri da me concessi. Quindi direi che ora hai finito."

"Ho finito cosa?"

"HAI FINITO DI VIVERE, STUPIDA UMANA! Credevi davvero a quello che ti ho detto? Io volevo solo farmi due risate guardando una ragazza che per risentimento uccideva tutta la sua famiglia. E non sai quanto è stato divertente. Ora è giunta anche la tua fine però." Disse mentre le prendeva la testa e la staccava di netto, smembrando poi in vari pezzi il suo corpo.

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