3.
My Paradise in the Hell
[E' solo una questione di occhi]
Uno sguardo all'indietro, una destra, poi infine uno a sinistra.
Nessuna copia, solo l'originale davanti a se.
Itachi Uchiha e Kisame Hoshigaki, nukenin di livello S e facenti
dell'Akatsuki, erano lì pronti per attaccare i tre jonin,
quasi
inermi di fronte a tanta potenza.
Ma Kakashi non poteva avere paura.
Lui uno dei più potenti e rispettati Ambu di tutta Konoha
non poteva
tremare davanti a quegli occhi, che anche lui possedeva, nonostante
non facesse parte dello sfortunato clan.
Era lì bloccato, a parlare cercando di risultare
più coraggioso di
quanto in realtà fosse,
Il pensiero di non uscire vivo da quel posto lo scoraggiava a tal
punto da frenarlo come una femminuccia. Tuttavia, essere consapevole
che nessuno avrebbe pianto la sua morte, aveva qualcosa di
più...
terribile.
Nella sua vita ormai non c'era più nessuno di importante.
Tutti lo
aveano lasciato, uno ad uno tutti erano morti: suo padre, Minato,
Rin... Obito.
Poteva definirsi...sì solo.
«Kakashi Hatake! Il ninja copia del villaggio della foglia
» disse
l'uomo sfilandosi il cappello dalla nuca corvina. Era impressionante
quanto il suo sguardo fosse impassibile.
«Itachi Uchiha. Tornato al villaggio eh? »
Non un sorriso era presente sul suo volto, non una qualsiasi
espressione.
Solo... solo un immenso vuoto.
Gli occhi scarlatti e grandi, percorrono l'ambiente danzando da una
persona all'altra:
Asuma, Kurenai... Kakashi.
«Stiamo cercando una persona » la voce
inconsistente.
«Mh? E chi sarebbe? »
Una risata sommessa nacque dal petto dello squalo, spezzata dallo
sguardo infuriato del compagno accanto a lui.
Con Itachi Uchiha il detto “uno sguardo non
può uccidere”,
poteva anche rivelarsi errato.
I suoi sguardi potevano
uccidere eccome.
«Il tuo semplice Sharingan non potrà mai competere
con il mio
Kakashi » dichiarò infine, voltandosi verso il
jonin. «Quanto sai
resistere al dolore? »
Aprì lentamente gli occhi e il mondo intorno
sembrò rallentare.
«Preparati »
E lo Sharingan incontrò lo Sharingan.
Inspirai l'aria, ancora convinto di trovarmi nella laguna.
Ma quello che mi riempì le narici non fu l'odore salmastro
del mare,
ma uno più acre, più riconducibile all'odore del
sangue seccato.
«Visto Kakashi? »
Provai a muovermi, senza successo.
«Non puoi sfuggire al vero Sharingan » Trasalii
sentendo la sua
voce vicina. Troppo vicina.
Aprii gli occhi, dimenandomi nella sua prigione
scarlatta.
Sentivo i polsi bruciare, imprigionati tra qualcosa di ruvido; vagai
con lo sguardo per l'ambiente circostante e capii di essere in
trappola.
«I-Itachi » sibilai, guardando la figura che
pericolosamente si
avvicinava: portamento elegante, l'abituale vestito e una spada
tenuta nobilmente in mano. Ma il particolare più spaventoso
non era
la consapevolezza di quello che stava per fare; erano i suoi occhi.
Prima calmi e ora... semplicemente folli.
«Quanto potrai resistermi? »
Avrei voluto ridere per l'esplicito doppio senso nelle sue parole,
avrei voluto citargli frasi dell' Icha Icha Paradise come, in una
situazione normale, avrei fatto. Ma non mi sembrava il caso; non era
il momento di stupide battutine pronunciate da un pervertito
naturale.
L' Uchiha, intanto, raddrizzò la spada orizzontalmente,
protendendola verso il mio fianco.
«Chissà quanto » Mosse la spada, e la
pelle si lacerò al contatto
con la lama affilata. Un dolore mi percosse il corpo, mostrandosi
sotto forma di urlo strozzato, il più sommesso possibile.
Non
meritava di ricevere il mio dolore.
Era insopportabile, mille aghi che mi dilaniavano il petto: chiusi
gli occhi, costretto dal mio assassino. Lo sentivo il sangue colare
per la gamba, imbrattando i vestiti sotto il suo passaggio; lo
sentivo pulsare nel piccolo squarcio subito sopra alla gamba.
Ma allora... allora perchè niente di tutto questo era reale?
Niente
ferita, niente sangue, niente dolore.
«Questa è... un Genjustsu? » ansimai,
boccheggiando l'aria pesta
di sangue.
«Nella mia luna insanguinata » cominciò
la frase, ma non la
terminò. No, il suo divertimento ora era
ferire me con
l'ennesimo colpo di spada. Che divennero due, tre. «Io
controllo lo
spazio e il tempo, e perfino la massa degli oggetti »
L'ennesimo
dolore, stavolta più intenso degli altri.
«A partire da adesso, sarai sottoposto a 72 ore di tortura
» Gocce
salate trasudavano dal volto, come sempre coperto. «A meno
che »
Alzò il braccio, andando a tastare – sadico
– la ferita
pulsante.
«tu non riesca ad occuparmi in maniera differente »
Le dita si sporcarono del mio sangue, la sua voce diventò
suadente e
i suoi lineamenti si fecero più morbidi.
Era impressionante quanto assomigliava a Obito: quegli occhi vermigli
sporcati di nero.
Quegli occhi che furono la sua condanna, e la mia salvezza in molte
occasioni.
«Cioè? » Sapevo a cosa si riferiva, i
suoi occhi lasciavano
trapelare – per la prima volta - tutto. Ma il mio orgoglio mi
ordinò di fargli pronunciare quelle parole.
Ma lui non disse niente, solo un movimento meccanico di chi gioca con
la sua preda: con le dita scese verso la coscia, soffermandosi sul
linguine divenuto fremente.
«Lasciami checca » ordinai cercando di essere il
più convinto
possibile. Quello che uscì fuori però, sembrava
più un gemito
portato dall'improvviso piacere.
«O questo o il dolore di prima Kakashi. Dimmi la
verità. Cosa
preferisci? »
Divertito, giocò con l'orlo dei miei pantaloni, abbassandoli
con
un'esasperante lentezza.
Un gemito lasciò le mie labbra al tocco del membro teso.
«Da uno come te, non potevo sperare di meglio »
sussurrò,
giocandoci come un bambino.
La percorreva con le dita affusolate, passando dalla punta turgida e
gonfia fino ad arrivare alla gola.
«La tua risposta Kakashi Hatake? »
mugolò, ordinando ad una delle
sue copie di slegarmi.
Rimasi in silenzio, osservando le sue mani muoversi lente.
«Icha Icha Paradise, capitolo quattordici » parole
scoordinate,
forse senza senso.
«Mh?»
«E il ragazzo disse: “La tua risposta allora
qual'è Saeko? Mi
darai quello che voglio o preferisci ritornare alla tua vita
abituale?” La ragazza esitò guardandosi intorno
imbarazzata. Poi
si tolse i vestiti, un
sorriso malizioso che
piegava le sue labbra
sottili. “Prendimi” Lì
cominciò il suo paradiso. »
Ricordavo tutto il libro a memoria, ma quel punto mi colpì
particolarmente: il ragazzo, suo nemico, suo
aguzzino riuscì
ad
ottenere fiducia sotto le coperte. Chi se lo immaginava che un giorno
la stessa situazione sarebbe capitata anche me?
«Bene » Si inginocchiò, arrivando con il
volto all'altezza
dell'interno coscia: gli occhi chiusi, il volto divertito, mentre il
mio piacere venne rinchiuso in un umida prigione.
«Itachi... » Sentii le ginocchia tremare al
contatto della sua
lingua. Uno sciame di gemiti, intanto rieccheggiò nel rosso
del
cielo. Troppo voluti, per essere soffocati.
«C-Ci sono » provai ad avvertirlo, ma non si
curò delle mie
parole.
Itachi Uchiha, Nukenin di livello S, assassino della sua stessa
famiglia, ora... stava procurando piacere a me, un semplice
jonin.
«Divertito? » si accarezzò la guancia,
pulendosi il seme con cui
avevo sporcato il viso candido.
«Diciamo di sì »
«Mmm... Beh, non è ancora finito. Abbiamo
settantadue ore a
disposizione Kakashi »
Un – raro- sorriso piegò le sue labbra, troppo
vicine alle mie
per essere ignorate.
Senza pensarci, posai la mia mano – finalmente libera
– dietro la
sua nuca, spingendolo verso di me, perdendomi in quel lascivo e
violento bacio.
Le sue labbra si muovevano fameliche, contemporaneamente alle gemelle
a contatto.
Cercava la mia lingua, la pretendeva.
«Non
vedo l'ora »
Sì. Li cominciò il mio di paradiso, al
centro esatto
dell'inferno.
Un sussulto percosse il corpo del jonin, facendolo cadere
all'indietro.
«Stai bene Kakashi? » sussurrò la donna
accanto a lui. «Dobbiamo
ancora tenere gli occhi chiusi?»
Si guardò intorno stranamente stanco e vide di essere
tornato alla
laguna.
Erano passati pochi secondi a giudicare dall'ambiente circostante,
eppure...
il piacere e il dolore provato nella prigione scarlatta dell' Uchiha,
li sentiva ancora dentro si se.
«N-Non preoccupatevi per me, pensate solo a non aprire gli
occhi.
Sarebbe la fine per voi. »
«Ok»
Alzò la mano, andando a sistemare il coprifronte sul suo
Sharingan,
mentre con l'altra provò ad alzarsi. L'occhio
faceva male.
E finalmente lo vide quel suo sguardo ghignante, osservarlo divertito
in ogni goffo movimento.
Aveva giocato con lui, lo aveva preso
puntando sul suo
unico punto debole.
Era riuscito a farlo gemere, nonostante fosse stato da sempre il
seme.
Era riuscito... ad ottenere la sua fiducia sotto le coperte, come
aveva fatto il ragazzo nel libro.
«Bastardo» sibilò il
jonin, scagliandosi contro il nukenin.
La loro sembrava quasi una danza, fatta di schivate e di colpi andati
a vuoto.
Era stanco, e in quelle condizioni non sarebbe mai riuscito nemmeno a
procurargli un graffio.
«Bastardo pervertito»
sussurrò nuovamente Kakashi, cercando
di colpirlo con il kunai in mano.
Itachi tornò serio, prendendo il jonin per un braccio: nei
suoi
occhi la stessa eccitazione di poco prima.
Sussurrò poche parole.
Pronunciò poche sillabe.
Ma bastarono a far cadere a terra il jonin, sconvolto e imbarazzato.
«Tanto lo rifaremo presto Kakashi»
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Sì. Oddio.
òò
Questa l'ha voluta lei eh xD
Va bè una ItaKaka nella luna insanguinata di Itachi,
òò
Qualche commento è sempre ben accetto <3
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