The different faces of love

di Hisokagirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Taiyou no Sumika. [KakaIru] ***
Capitolo 2: *** 2. Silent Words [DeiTobi] ***
Capitolo 3: *** 3. My Pardise in the hell [ItaKaka] ***
Capitolo 4: *** 4. L'ultima arte [DeiIta] ***



Capitolo 1
*** 1. Taiyou no Sumika. [KakaIru] ***


The different Faces of love

1. Taiyou no Sumika

[KakaIru; 1163 parole]

Un passo lento, per quella via in salita che ormai era diventata la mia strada abituale: una mano in tasca, l'altra che teneva delicatamente il solito libro, coprifronte sistemato obliquamente sull'occhio scarlatto, e capelli che, ormai rassegnati, cadevano sul volto stanco. Sarei dovuto andare a letto, una cena veloce e poi via. Ma non potevo: non potevo terminare la giornata senza vederlo. Non potevo, senza aver aspirato il suo profumo di menta, senza aver osservato quel volto color ambra sfigurato – e abbellito - da quella cicatrice che padroneggiava sul naso delicato. Senza aver passato la mano tra quei capelli morbidi, irrealmente colorati di nero e di aver sfiorato le sue labbra carnose ed invitanti.

Appuntamento a mezzanotte sulla residenza del sole, picco più alto di tutta Konoha.

Non potevo più sottrarmi alla deviazione serale, perchè ormai ne ero intrappolato, come una mosca in una ragnatela.

In quella montagna, si poteva osservare il tramonto come in nessun altro luogo, o l'alba se si preferiva. Ma in ogni caso, lo spettacolo si poteva definire unico.

«Ehi » sussurrò una voce all'improvviso; si poteva quasi dire che fosse imbarazzata «Sei venuto anche oggi »

«Ne dubitavi? » Alzai lo sguardo, sapendo con certezza a chi appartenesse quella voce. Ed eccolo, delicatamente appoggiato alla ringhiera di sicurezza, a guardare il cielo scuro. Troppo scuro e senza stelle.

«Sì » L'uomo si alzò di scatto, il volto che ormai tendeva a viola «Ho sempre paura che tu cambi idea; riguardo a noi intendo »

«Ormai non potrei più Iruka »

Lo strinsi forte andando con le dita, a sfilarmi la maschera, quel poco che bastò a baciarlo.

Dio, quanto desideravo quelle labbra.

«E' sbagliato Kakashi » sibilò, beandosi dei leggeri baci che io stesso gli donavo.

«E chi l'ha deciso? Tu? »

«E' sbagliato, punto e basta » dichiarò poi, allontanandosi di qualche millimetro dal mio volto.

Quella frase lasciava ogni sera le sue labbra, quasi fossero accuse; e ogni sera – inevitabilmente - anche lui, Iruka Umino, si lasciva andare a gesti forse troppo sentimentali per un Ninja.

Questo non voleva dire che io non pensavo alle conseguenze di quella relazione, anzi... L'unica differenza era che io non davo a vedere niente.

Per quanto fosse difficile tenere nascosto tutti i miei veri pensieri, ci provavo.

Quando non si ha una maschera che cela abilmente le tue emozioni, le cose si fanno più difficili; e io lo avevo imparato a mie spese.

Ricordavo ancora quando, in quella notte dominata dalla nebbia, lo strinsi più forte del solito confessandogli tutto quello che provavo; quella notte in cui presi le sue labbra, temendo - e aspettando - una reazione ben diversa da quella che invece mi riservò Iruka.

Era passato poco meno di un mese da quelle notte.

E io, grazie a lui, mi ero dimenticato il fatto di essere il maestro di Naruto, Sasuke e Sakura, il team più disastrato dopo il vecchio team dei Sennin.

Mi ero dimenticato – o quasi – di Obito, di Rin, di Minato, persone morte anche per causa mia.

Ma sopratutto mi aveva fatto dimenticare cosa voleva dire essere solo.

Sapevamo di andare contro a molte regole.

Ma entrambi avevamo deciso di infrangerle, insieme.

«Ormai non potrei più tirarmi indietro, tu sei mio » Alzai il braccio, andando a delineare il profilo della sua spalla, del suo collo terminando con una mano dietro la nuca.

Delicatamente sfilai il fermaglio sistemato nei suoi capelli corvini, e ripresi a baciarlo.

Mi guardò un attimo, sorpreso di quel gesto così semplice e innocente.

«Stai meglio così » dissi come se quella risposta potesse spiegare tutto.

Lo vidi avvampare, mentre si scostava leggermente una ciocca, dietro l'orecchio: negli occhi si poteva quasi intravedere una sottile eccitazione.

All'improvviso sbuffò, in segno di resa.

«Ci riesci ogni sera » mugolò poi, avvicinandosi. Con un gesto veloce avvinghiò le sue dita con le mie, cominciando ad accarezzare con la bocca il mio collo, le guance e le labbra... che coprì teneramente con le sue.

E di nuovo un fremito gli percorse il petto, al semplice tocco della mia mano.

«Kakashi te l'ho già detto. Non voglio spingermi più in là »

Sorrisi. «Io sì »

Iruka non rispose, non si mosse, solo un silenzio assorto in chissà quali pensieri.

Rimasi a guardarlo, mentre intorno calò un silenzio tutt'altro che reale; Guardai il cielo, quella notte non c'era la luna.

«Però non ti prenderò, se non lo vorrai anche tu » sibilai allontanandomi «Non voglio che l'uomo che amo, abbia questo tipo di ricordi »

Questa volta non un sorriso piegava il mio volto, serio e ancora nudo.

Feci un passo verso la discesa che mi riportava a casa, quella sera l'appuntamento era durato meno del previsto.

«Però sappi che quando vorrai io sono qui »

Ancora silenzio in quella notte irrealmente buia.

Poi un rumore, quasi un sussurro riconducibile a parole esistenti.

«Che... » una lacrima , pizzicò i suoi occhi, senza scendere lungo le guance abbronzate «che hai detto? »

«Che sarò qui quando vorrai » Avevo solo una cosa da dire, però... però non riuscivo a dirla. Che cose banali le parole.

Forse era per questo che ne usavo molte, ma mai quelle giuste.

«Non quello idiota »

E solo adesso capivo, che avevo detto tutto pur non sapendo di averlo fatto.

«Sai che non lo dirò » la voce quasi divertita, ironica, di chi ha capito.

«L'hai già fatto e... » si avvicinò lento mentre con una mano mi spingeva, divertito, sull'immenso prato verde che tracciava i limiti della scogliera. « Sinceramente mi basta »

Non risposi. E perchè avrei dovuto farlo? Il mio sguardo, la mia espressione dicevano tutto quanto ciò che c'era da dire. Contento, sorpreso, frustrato.

Famelico, cercò le mie labbra con successo, facendomi perdere in quei suoi occhi castani.

Audace e dannatamente prudente.

Chiuse gli occhi, con la chiara intenzione di godersi quel bacio in ogni istante; quelle cicatrici che gli ornavano il volto, erano davvero marcate.

Un pensiero stupido, che mi passò per la mente in un momento decisamente sbagliato.

Rischiavamo la vita ogni giorno. Sia io come jonin, sia lui come chunin.

«Qualcosa non va Kakashi? » sibilò boccheggiando l'aria, toltagli dal bacio.

«Devi promettermi una cosa »

«Eh? »

«Tu non morirai nella missione di domani. Vero?» Tono sbagliato, così risuonava come un ordine.

«E' un ordine? » rispose lui, un sorriso sulle labbra gonfie.

«Mmm... Sì »

«Allora va bene »

Una risata seguì le sue parole, poi l'ennesimo bacio stavolta più corto e dolce degli altri.

«Domani non morirò »

Un ultimo sguardo al cielo, un ultimo sguardo alla luna invisibile e un ultimo sguardo a lui.

«Tornerò Kakashi, tornerò qui »

«E io ci sarò ad aspettarti »

Sopra di noi, una scia luminosa tagliò il cielo: una stella cadente.

Una sola promessa, anche se sapevo che nulla dura per sempre.

Un solo desiderio passò per la testa.

Iruka ed io saremmo rimasti insieme.

[Per sempre]

NdA: Dovevo farla ùOù
Questa è la mia coppia preferita in assoluto ùù
Volevo fare una lemon, ma non ci sono riuscita xD
Quindi mi accontento di stà cosa qui xD
Comunque, questa la dedico alla Mitsuki19 e a Etellenie ùù
Perchè? Perchè odiano questa coppia xD
Baci.
Poo




Allora questa sarà la prima di una raccolta su pairing diversi.
Ho già in mente qualcosa ma  poi scriverò tutto nella prossima.
xD



















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Capitolo 2
*** 2. Silent Words [DeiTobi] ***


2. Silent Words

[DeiTobi 402 parole]

- Dedicata a  Etellenie -


Buio, solo qualche raggio illumina l'ambiente, filtrato da quelle toppe che svettano tra le tende gialle. L'ambiente è lo stesso di sempre, vuoto e quasi inconsistente.

Solo un intruso confonde l'uomo, facendogli pensare di aver davvero esagerato col sakè: quella non doveva essere la sua stanza?

Le lenzuola bianche tracciano il profilo di un corpo sinuoso, lasciando intravedere la pelle candida di un uomo fin troppo conosciuto. I capelli biondi sparsi disordinatamente sul cuscino, e due labbra rosee che lente si muovono, soffiando sussurri scoordinati l'uno con l'altro.

«Sasoridanna tu...bastardo »

L'uomo sorride, poi cammina avvicinandosi lentamente al bordo del letto. Si siede sulla coperta di lana, senza perdere l'arrogante grazia. Percorre con lo sguardo il corpo del compagno, soffermandosi sulla scapola, dove un ideogramma sta ad indicare una follia compiuta anni fa. Nello sguardo una sottile malizia. « L'arte è boom! »

Sembra quasi un bambino, con quella voce impastata - ma sempre squillante -.

Il volto pulito, può' sembrare quasi innocente.

«Non dovevi... » All'improvviso l'espressione cambia, e una smorfia prende il posto del sorriso, sulle labbra sottili. «Dovevi restare con me » Una lacrima solitaria scende per la guancia albina, passando per le palpebre ancora chiuse. «Non dovevi morire ».

Intanto l'uomo osserva, divertito e sorpreso, quel volto che si contrae al pensiero dell'amico morto.

[Forse era più che un amico.]

Alza la mano andando a sfiorare le dita affusolate, mentre con l'altra si toglie la maschera, rivelando il suo volto da assassino. Ancora un sorriso sul quel volto da schiaffi, e ancora una lacrima sul volto del biondo.

Non lo senti il suo sguardo artista?

Non senti l'occhio scarlatto – che hai sempre odiato – osservarti durante il tuo sonno?

«Mi hai lasciato con quel cretino. Sì sì Tobi è un emerito cretino »

Un sussulto rallegrato percorre il corpo del guardone al piccolo accenno. Ancora sorride Tobi, mentre il biondo si sistema su un lato.

E deve ammetterlo, per quanto gli costi.

Deidara è bello. Deidara è arte.

Si piega su se stesso, andando a sfiorare il volto latteo con le labbra. Accarezza la fronte sudata dagli incubi che tormentano il sonno del mancato artista, poi il profilo del naso, fino ad arrivare alla sua ultima tappa: le labbra. Assapora il gusto salato, portato dalle lacrime e le addolcisce con il suo sapore.

«Buona notte Deidara» sussurra poi, uscendo dalla sua stanza.

«Mnaaa.. Notte Notte Tobi »

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Ahah! Oddio ce l'ho fatta xD

Questo pairing era difficile òò


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Capitolo 3
*** 3. My Pardise in the hell [ItaKaka] ***


3. My Paradise in the Hell

[E' solo una questione di occhi]




Uno sguardo all'indietro, una destra, poi infine uno a sinistra.

Nessuna copia, solo l'originale davanti a se.

Itachi Uchiha e Kisame Hoshigaki, nukenin di livello S e facenti dell'Akatsuki, erano lì pronti per attaccare i tre jonin, quasi inermi di fronte a tanta potenza.

Ma Kakashi non poteva avere paura.

Lui uno dei più potenti e rispettati Ambu di tutta Konoha non poteva tremare davanti a quegli occhi, che anche lui possedeva, nonostante non facesse parte dello sfortunato clan.

Era lì bloccato, a parlare cercando di risultare più coraggioso di quanto in realtà fosse,

Il pensiero di non uscire vivo da quel posto lo scoraggiava a tal punto da frenarlo come una femminuccia. Tuttavia, essere consapevole che nessuno avrebbe pianto la sua morte, aveva qualcosa di più... terribile.

Nella sua vita ormai non c'era più nessuno di importante. Tutti lo aveano lasciato, uno ad uno tutti erano morti: suo padre, Minato, Rin... Obito.

Poteva definirsi...sì solo.

«Kakashi Hatake! Il ninja copia del villaggio della foglia » disse l'uomo sfilandosi il cappello dalla nuca corvina. Era impressionante quanto il suo sguardo fosse impassibile.

«Itachi Uchiha. Tornato al villaggio eh? »

Non un sorriso era presente sul suo volto, non una qualsiasi espressione.

Solo... solo un immenso vuoto.

Gli occhi scarlatti e grandi, percorrono l'ambiente danzando da una persona all'altra:

Asuma, Kurenai... Kakashi.

«Stiamo cercando una persona » la voce inconsistente.

«Mh? E chi sarebbe? »

Una risata sommessa nacque dal petto dello squalo, spezzata dallo sguardo infuriato del compagno accanto a lui.

Con Itachi Uchiha il detto “uno sguardo non può uccidere”, poteva anche rivelarsi errato.

I suoi sguardi potevano uccidere eccome.

«Il tuo semplice Sharingan non potrà mai competere con il mio Kakashi » dichiarò infine, voltandosi verso il jonin. «Quanto sai resistere al dolore? »

Aprì lentamente gli occhi e il mondo intorno sembrò rallentare.

«Preparati »

E lo Sharingan incontrò lo Sharingan.




Inspirai l'aria, ancora convinto di trovarmi nella laguna.

Ma quello che mi riempì le narici non fu l'odore salmastro del mare, ma uno più acre, più riconducibile all'odore del sangue seccato.

«Visto Kakashi? »

Provai a muovermi, senza successo.

«Non puoi sfuggire al vero Sharingan » Trasalii sentendo la sua voce vicina. Troppo vicina.

Aprii gli occhi, dimenandomi nella sua prigione scarlatta. Sentivo i polsi bruciare, imprigionati tra qualcosa di ruvido; vagai con lo sguardo per l'ambiente circostante e capii di essere in trappola.

«I-Itachi » sibilai, guardando la figura che pericolosamente si avvicinava: portamento elegante, l'abituale vestito e una spada tenuta nobilmente in mano. Ma il particolare più spaventoso non era la consapevolezza di quello che stava per fare; erano i suoi occhi. Prima calmi e ora... semplicemente folli.

«Quanto potrai resistermi? »

Avrei voluto ridere per l'esplicito doppio senso nelle sue parole, avrei voluto citargli frasi dell' Icha Icha Paradise come, in una situazione normale, avrei fatto. Ma non mi sembrava il caso; non era il momento di stupide battutine pronunciate da un pervertito naturale.

L' Uchiha, intanto, raddrizzò la spada orizzontalmente, protendendola verso il mio fianco.

«Chissà quanto » Mosse la spada, e la pelle si lacerò al contatto con la lama affilata. Un dolore mi percosse il corpo, mostrandosi sotto forma di urlo strozzato, il più sommesso possibile. Non meritava di ricevere il mio dolore.

Era insopportabile, mille aghi che mi dilaniavano il petto: chiusi gli occhi, costretto dal mio assassino. Lo sentivo il sangue colare per la gamba, imbrattando i vestiti sotto il suo passaggio; lo sentivo pulsare nel piccolo squarcio subito sopra alla gamba.

Ma allora... allora perchè niente di tutto questo era reale? Niente ferita, niente sangue, niente dolore.

«Questa è... un Genjustsu? » ansimai, boccheggiando l'aria pesta di sangue.

«Nella mia luna insanguinata » cominciò la frase, ma non la terminò. No, il suo divertimento ora era ferire me con l'ennesimo colpo di spada. Che divennero due, tre. «Io controllo lo spazio e il tempo, e perfino la massa degli oggetti » L'ennesimo dolore, stavolta più intenso degli altri.

«A partire da adesso, sarai sottoposto a 72 ore di tortura » Gocce salate trasudavano dal volto, come sempre coperto. «A meno che » Alzò il braccio, andando a tastare – sadico – la ferita pulsante.

«tu non riesca ad occuparmi in maniera differente »

Le dita si sporcarono del mio sangue, la sua voce diventò suadente e i suoi lineamenti si fecero più morbidi.

Era impressionante quanto assomigliava a Obito: quegli occhi vermigli sporcati di nero.

Quegli occhi che furono la sua condanna, e la mia salvezza in molte occasioni.

«Cioè? » Sapevo a cosa si riferiva, i suoi occhi lasciavano trapelare – per la prima volta - tutto. Ma il mio orgoglio mi ordinò di fargli pronunciare quelle parole.

Ma lui non disse niente, solo un movimento meccanico di chi gioca con la sua preda: con le dita scese verso la coscia, soffermandosi sul linguine divenuto fremente.

«Lasciami checca » ordinai cercando di essere il più convinto possibile. Quello che uscì fuori però, sembrava più un gemito portato dall'improvviso piacere.

«O questo o il dolore di prima Kakashi. Dimmi la verità. Cosa preferisci? »

Divertito, giocò con l'orlo dei miei pantaloni, abbassandoli con un'esasperante lentezza.

Un gemito lasciò le mie labbra al tocco del membro teso.

«Da uno come te, non potevo sperare di meglio » sussurrò, giocandoci come un bambino.

La percorreva con le dita affusolate, passando dalla punta turgida e gonfia fino ad arrivare alla gola.

«La tua risposta Kakashi Hatake? » mugolò, ordinando ad una delle sue copie di slegarmi.

Rimasi in silenzio, osservando le sue mani muoversi lente.

«Icha Icha Paradise, capitolo quattordici » parole scoordinate, forse senza senso.

«Mh?»

«E il ragazzo disse: “La tua risposta allora qual'è Saeko? Mi darai quello che voglio o preferisci ritornare alla tua vita abituale?” La ragazza esitò guardandosi intorno imbarazzata. Poi si tolse i vestiti, un 

sorriso malizioso che piegava le sue labbra sottili. “Prendimi” Lì cominciò il suo paradiso. » Ricordavo tutto il libro a memoria, ma quel punto mi colpì particolarmente: il ragazzo, suo nemico, suo 

aguzzino riuscì ad ottenere fiducia sotto le coperte. Chi se lo immaginava che un giorno la stessa situazione sarebbe capitata anche me?

«Bene » Si inginocchiò, arrivando con il volto all'altezza dell'interno coscia: gli occhi chiusi, il volto divertito, mentre il mio piacere venne rinchiuso in un umida prigione.

«Itachi... » Sentii le ginocchia tremare al contatto della sua lingua. Uno sciame di gemiti, intanto rieccheggiò nel rosso del cielo. Troppo voluti, per essere soffocati.

«C-Ci sono » provai ad avvertirlo, ma non si curò delle mie parole.

Itachi Uchiha, Nukenin di livello S, assassino della sua stessa famiglia, ora... stava procurando piacere a me, un semplice jonin.

«Divertito? » si accarezzò la guancia, pulendosi il seme con cui avevo sporcato il viso candido.

«Diciamo di sì »

«Mmm... Beh, non è ancora finito. Abbiamo settantadue ore a disposizione Kakashi »

Un – raro- sorriso piegò le sue labbra, troppo vicine alle mie per essere ignorate.

Senza pensarci, posai la mia mano – finalmente libera – dietro la sua nuca, spingendolo verso di me, perdendomi in quel lascivo e violento bacio.

Le sue labbra si muovevano fameliche, contemporaneamente alle gemelle a contatto.

Cercava la mia lingua, la pretendeva.

«Non vedo l'ora »

Sì. Li cominciò il mio di paradiso, al centro esatto dell'inferno.




Un sussulto percosse il corpo del jonin, facendolo cadere all'indietro.

«Stai bene Kakashi? » sussurrò la donna accanto a lui. «Dobbiamo ancora tenere gli occhi chiusi?»

Si guardò intorno stranamente stanco e vide di essere tornato alla laguna.

Erano passati pochi secondi a giudicare dall'ambiente circostante, eppure...

il piacere e il dolore provato nella prigione scarlatta dell' Uchiha, li sentiva ancora dentro si se.

«N-Non preoccupatevi per me, pensate solo a non aprire gli occhi. Sarebbe la fine per voi. »

«Ok»

Alzò la mano, andando a sistemare il coprifronte sul suo Sharingan, mentre con l'altra provò ad alzarsi. L'occhio faceva male.

E finalmente lo vide quel suo sguardo ghignante, osservarlo divertito in ogni goffo movimento.

Aveva giocato con lui, lo aveva preso puntando sul suo unico punto debole.

Era riuscito a farlo gemere, nonostante fosse stato da sempre il seme.

Era riuscito... ad ottenere la sua fiducia sotto le coperte, come aveva fatto il ragazzo nel libro.

«Bastardo» sibilò il jonin, scagliandosi contro il nukenin.

La loro sembrava quasi una danza, fatta di schivate e di colpi andati a vuoto.

Era stanco, e in quelle condizioni non sarebbe mai riuscito nemmeno a procurargli un graffio.

«Bastardo pervertito» sussurrò nuovamente Kakashi, cercando di colpirlo con il kunai in mano.

Itachi tornò serio, prendendo il jonin per un braccio: nei suoi occhi la stessa eccitazione di poco prima.

Sussurrò poche parole.

Pronunciò poche sillabe.

Ma bastarono a far cadere a terra il jonin, sconvolto e imbarazzato.

«Tanto lo rifaremo presto Kakashi»






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Sì. Oddio. òò

Questa l'ha voluta lei eh xD
Va bè una ItaKaka nella luna insanguinata di Itachi, òò
Qualche commento è sempre ben accetto <3











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Capitolo 4
*** 4. L'ultima arte [DeiIta] ***


» L'ultima arte

La testa oscillava a tempo con i battiti del cuore, i polsi si muovevano meccanicamente provando – inutilmente – a liberarsi dalla morsa di metallo.

«Ma guarda, il dinamitardo » la voce si perse nell'aria, divertita. Era così strano ritrovarsi in quella situazione: di solito era io il carnefice, non la vittima.

«Divertente eh? » qualcosa di liscio mi percorse il ventre piatto, salendo lentamente verso il petto nudo. «E da quel giorno che sogno di farlo »

Aprii gli occhi, incontrando i suoi: occhi di zaffiro, lucidi e freddi come la stessa pietra. «Forse adesso finiremo quest'inutile battaglia, io sono l'arte. Io sono il migliore. » Deidara emise un gemito, al primo contatto della lama sulla mia pelle diafana.


Ti diverti?

[Non si vede?]


Gocce di liquido cremisi, sporcavano dei piccoli tratti di pelle; mentre il dolore cominciava a farsi sentire. Potevo liberarmi facilmente, potevo far finire tutta quella follia... ma non volevo.

E perchè mai? Adoravo quella sensazione di dolore – piacere -. Masochista dite? Forse sì. Forse no.

E' solo questione di punti di vista.

Perchè qui?

[E che cazzo ne so io]


«Itachi » sulle sue labbra il mio nome assumeva il sapore del possesso, della sfida.

Davvero osava paragonare l'ebbrezza di un attimo fuggente ad un arte eterna e perfetta?

Rabbrividii, capendo di pensare allo stesso modo di quella schifosa marionetta vivente. «Chi è l'arte? Voglio sentirtelo dire. Voglio vedere e sentire il mio nome su quella faccia da culo » Sorrisi, lasciando intravedere i denti perfettamente bianchi, e rimasi in silenzio;


Il silenzio è una della arti più complicate.


«Allora? » alzò una mano scostando i capelli d'oro dalla faccia. Inutile pensare al suo unico punto debole – lì in bella vista sulla spalla -. Superfluo ambire ad una sconfitta reale.

Per quanto io ne fossi dispiaciuto, lui non era in grado di uccidermi, o almeno non da solo.

Non era capace di porre fine al mio tormento, alla mia vita basata sulla menzogna.

… E contemporaneamente non era nemmeno in grado di alleviare il peso che padroneggiava sul mio cuore. Sasuke. «Sei completamente inutile» sibilai, tra i denti.


Perchè io?

[I tuoi occhi... li odio.]


«Non mi sembri in una posizione tale da permetterti di giudicare Uchiha» posò la lama del coltello sul ventre, solcando il derma pallido.

Un piccolo passo verso la morte.

Una piccola goccia per riempire il mare.


«Non usi lo Sharingan? Mi reputi davvero così debole?» Prese qualcosa dal tavolo, un forcina credo, e si sistemò il ciuffo in una rigida pettinatura all'indietro. «Se lo usassi, tu moriresti in pochi attimi » Parole che suonavano come provocazioni, sillabe che fecero tremare il terrorista. Lo vedevo; lui aveva paura... paura di perdere. «Allora provaci » Alzai lo sguardo, gli occhi ancora d'onice. «No»

«Perchè? » Il sorriso si spense, il coltello premette nuovamente sulle ferite.

«Perchè potresti servirmi; potresti davvero aiutarmi » gemetti, sentendo il coltello penetrare la carne. «Non capisco »

«Uccidimi»


Voglio terminare la mia opera d'arte.

Voglio mettere la parola fine a questa sofferenza.

Voglio tante cose, troppe.

Non ce la faccio.

La mia vita non mi appartiene più da tempo.


«E' quello che voglio fare » Mosse la mano, posandomi accanto il coltello.

«B-Bene » Chiusi gli occhi, così sarebbe stato tutto più facile. Presto sarei finito dove realmente meritavo di stare. Presto li avrei rincontrati tutti. Tutti tranne lui.

«Piangi? » sentii la sua voce a fatica, intrisa di stupore.


Non piango.

O forse sì?


«Le tue lacrime sono... rosse » sentenziò infine, osservandomi.

Ora capisco. «Non parlare, agisci »

Prese nuovamente la lama tra le dita, impugnandola in posizione d'attacco. «Allora... Addio »


Lo vedo, il braccio si sta muovendo.

Lo sento, il braccio mi ha raggiunto.

Sasuke...

Avevo detto a tutti che mi sarei fatto uccidere da te.

Mi ero ripromesso di regalarti il mio potere.

Ma non ce l'ho fatta...

Sasuke...

Guardami, cercami.


Perdonami.

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Partorita in 30 minuti per una sfida del Writer'zone xD

Macabra forse, ooc boh xD

Però mi sono divertita ùù





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