Iris & Aurora, un'amicizia che mai nessuno potrebbe immaginare di avere

di Jasmine_97
(/viewuser.php?uid=863596)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo: una bimba molto allegra ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo: emozioni nuove e strane sensazioni ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo: l’incontro ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo: rimproveri e lezioni ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Iris & Aurora
Un’amicizia che nessuno potrebbe immaginare di potere avere mai.

INTRODUZIONE
 
Le leggende narrano che i lupi sono sempre esistiti, ma come ogni cosa esistente anche loro avevano, e tutt’ora hanno una MADRE PROGENITRICE, questo è conosciuta come Iris, per i suoi meravigliosi occhi color arcobaleno. Ella è la madre di tutti i lupi e la loro protettrice. Come ogni mamma li tiene tutti d’occhio, li ama e loro amano lei e la rispettano.
Se per caso uno di loro viene ferito, la ferocia di Iris difficilmente potrebbe essere arrestata! Si narra di famiglie e clan sterminati da lei perché avevano ferito e ucciso dei lupi.
Lei però è consapevole che tra gli uomini esistono, anche se difficilmente, “i puri di cuore”. Solo loro hanno, potremmo dire, l’onore di poterla osservare, anche se per poco. Alcuni solo secondi, altri anche qualche minuto. Lei lo decide. E chi ha potuto farlo per più tempo è riuscito ad osservare la meraviglia e il mistero di quegli occhi che tutto osservano e hanno raccontato la loro esperienza a chi non magari non avrebbe avuto quell’opportunità.
Come tutti sanno i bambini sono i custodi dei cuori più puri, e sono loro che con più possibilità riescono a vedere Iris.
Lei conosce la purezza d’animo dei bambini e da loro, qualche volta si fa anche avvicinare.
questa è la storia di una bambina e di un lupo dai misteriosi e meravigliosi occhi; questa è la storia di un’amicizia che poche persone possono solo sognare di avere ...
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primo capitolo: una bimba molto allegra ***


Primo capitolo: una bimba molto allegra

Mi chiamo Aurora, ho 15 anni e sono una ragazzina come tante. Sono l’ultima figlia del capo del villaggio Vee ja maa. Mia sorella più grande si chiama Erica, di 25 anni, poi ci sono Ariet, di 23, Rayan, unico fratello, di 21, Joy, di 20 e Jasmine di 18. Mio papà si chiama Jordan e pur non essendo molto anziano è considerato un saggio. Ho perso mia mamma quando avevo solo un anno e mezzo per un malore di cui non si conosce la causa, e quindi non ricordo quasi nulla di lei. Il nostro villaggio è situato tra le montagne e un fiume che finisce in un grande lago e una foresta. Di solito per poter mangiare cacciamo o peschiamo, ma solo lo stretto necessario. Crediamo che non sia affatto giusto uccidere dei poveri animali solo per il piacere di farlo, è decisamente una cosa crudele!
Penso che la gente qui, compresa io, siamo molto fortunati. Abbiamo l’onore di vivere vicino agli esseri più belli e misteriosi che Madre Natura abbia mai potuto creare: i lupi. Ed è proprio con loro che la storia, che vi voglio raccontare, inizia.
La gente del mio villaggio è solita narrare storie, per la maggior parte di ragazzini, che hanno avuto la fortuna di vedere e chi, addirittura, incontrare colei che protegge tutti i lupi. Molte storie ora vengono conservate anche per iscritto. Alcune storie sono molto brutte, perché narrano la brutalità dei lupi, spesso capeggiati da un enorme, dopo che alcuni componenti del branco sono stati feriti o addirittura uccisi. L’enorme lupo di cui parlano le storie è la madre, Iris. Lei è bellissima. I suoi occhi vengono descritti come un arcobaleno. E’ molto diffidente con gli uomini proprio per la crudeltà che spesso hanno e che hanno dimostrato in tutti questi secoli uccidendo poveri animali, anche cuccioli. Il pelo dei lupi ha un valore enorme se venduto, quindi è oggetto di uomini avidi che farebbero qualunque cosa per poterlo avere.
Ma, Lei, che sa tutto, fa pagare a caro prezzo un gesto del genere.
La mia storia comincia quando ancora io avevo 9 anni.
Mio papà aveva deciso che dovevo andare con le mie sorelle Erika, ed Ariet ed altri ragazzi al fiume per prendere l’acqua per il villaggio, mentre mio fratello andava a caccia, le altre sorelle stavano a casa e mio padre svolgeva il suo lavoro da leader.
Ero ancora nella mia stanza che mi stavo preparando, quando sentii mia sorella gridare che dovevo scendere.
<< Sì sorellona, sto scendendo >> le gridai dalla mia stanza.
<< MUOVITI >> mi gridò di risposta lei.
<< Certe volte è proprio fastidiosa >> dissi a me stessa a bassa voce.
Scesi di corsa le scale e presi il secchio che era già preparato vicino la porta e tutta contenta per la mia prima “missione”, con il mio secchio abbracciato al petto, quasi più grande di me, sbucai fuori dalla porta di casa, con un sorriso grande grande. Mia sorella
mi guardava dall’alto verso il basso con uno sguardo di rimprovero e le mani ai fianchi.
<< Sbrighiamoci, è tardi >>. Disse semplicemente prendendo il secchio dalle mie e mettendolo sul carretto trainato da un pony, anzi dal mio pony, era un regalo di mia mamma.
<< Agli ordini >> dissi io mettendo il broncio e dirigendomi verso il pony così che lei mi prendesse in braccio e per farmi salire sulla groppa.
<< Sei una lentona, mi fai sempre fare tardi >> si lamentò prendendomi e mettendomi sul pony.
<< Scusa >> dissi io ancora col broncio e sistemandomi per partire. Non volevo tenere le redini, avevo paura che il pony ad un certo punto partisse e mi facesse cadere.
<< Su, non preoccuparti >> mi sorrise << andiamo >> disse con tono solenne. E così partimmo, gli altri erano già poco più avanti, sul vialetto, che ci stavano aspettando. Durante il tragitto parlavamo e scherzavamo tutti e mia sorella mi spiegò nel dettaglio cosa dovevamo fare e come era il posto e io ascoltavo molto bene. Ero contentissima ed entusiasta. E non vedevo l’ora di arrivare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Secondo capitolo: emozioni nuove e strane sensazioni ***


Secondo capitolo: emozioni nuove e strane sensazioni
 
Arrivati lì io rimasi estasiata. Era un posto bellissimo. Eravamo sulla riva di un fiume la cui acqua era limpidissima. Scorreva veloce e zampillava sui massi che le intralciavano la strada. Il letto del fiume era parecchio ampio. Noi eravamo nel punto in cui il fiume sfociava in un lago. Un posto a dir poco meraviglioso. Mia sorella mi aveva accennato che, poco lontano da lì, c’era un bosco, una foresta, ma mi aveva anche raccomandata di non avvicinarmi, per paura delle bestie che mi avrebbero potuta aggredire.
Scesa dal pony con l’aiuto di Erika, corsi subito verso la riva del fiume e mi inginocchiai.
<>
Non avevo mai visto una cosa del genere, per me era tutto nuovo. Improvvisamente vidi cose strane dentro l’acqua e per lo spavento caddi all’indietro e mia sorella che si era avvicinata si mise a ridere.
<< ah ah, ma cosa è successo?>>
<< Co… cosa sono quei … cosi … dentro l’acqua?>> dissi io in un miscuglio tra disgusto e paura.
<< Ooh quelli, sono pesci>> disse avvicinandosi al fiume <>
<< Pesci… >>. Mi avvicinai a gattoni e guardai. Piccoli esserini, o meglio pesci, che guizzavano veloci o nuotavano lentamente nell’acqua. Su di loro si rifletteva la luce del giorno. Erano di colore verde-azzurro, di forma allungata, grandi quanto il palmo della mano e nuotavano a gruppo.
Erika guardava un po’ me sorridendomi e un po’ l’acqua del fiume, inginocchiata accanto a me.
Nel frattempo gli altri già stavano preparando tutto per riempire i secchi con l’acqua.
<< Erika noi cominciamo? >> gridò per farsi sentire da noi, che eravamo lontane, Ariet.
<< Sì sì, Ariet, iniziate pure ‘che noi stiamo arrivando >> le rispose lei e poi si rivolse a me << andiamo? >>
Io sorrisi entusiasta e dissi quasi urlando << Certo! >>
Ci dirigemmo verso gli altri e prendemmo un secchio per ognuno e li riempimmo. Facevamo avanti e indietro perché tutti quei secchi dovevano poi a loro volta riempire delle botti che sarebbero andate una a famiglia. Ogni famiglia che aveva un numero di barile in base al numero dei componenti, lasciava la sera o la mattina stessa la botte da riempire e poi noi andavamo e li riportavamo al villaggio per posarli nella piazza centrale. Ognuno di quelli aveva un simbolo, che era proprio quello della famiglia, così da poter essere distinti.
<< Mamma mia! Uff, sono stanca >> dissi esausta sedendomi su una roccia a terra.
<< Ma come? Di già? >> mi prese in giro Erika << io continuo, tu riposa un po’ >> e così tornò indietro e continuò il lavoro, i contenitori erano molti e molto capienti. Man a mano che venivano riempiti i ragazzi li sollevavano e sistemavano nei carretti.
Ad un certo punto mi accadde una cosa molto strana. Così, tutto ad un tratto, iniziai a provare qualcosa di strano dentro di me impossibile da descrivere. Sentivo di dover andare, alzarmi e camminare perché qualcosa mi attirava e io dovevo andare verso quella cosa. Reprimere quella richiesta del mio cuore (credo che venisse da lì) era impossibile, così mi alzai e iniziai a camminare. Tenevo una mano al cuore, chiusa in pugno. Mi guardai indietro per essere certa che nessuno mi vedesse allontanarmi: sentivo di dovermi dirigere verso il bosco, nessuno doveva saperlo, perché me lo avrebbero impedito.
Camminavo un po’ incerta, non conoscevo quel luogo e devo ammettere che ero un po’ spaventata. In quel momento forse solo il mio cuore solo sapeva cosa stesse accadendo. Arrivai davanti al bosco e quello che vidi mi fece sussultare: due grandi occhi di un colore indescrivibile che mi guardavano nell’oscurità.
 

Spazio autrice:
Buon giorno/ buona sera a tutti, è la prima volta che scrivo e pubblico una storia, quindi tutte le critiche saranno ben accolte ;) saranno, di certo, molto J
Spero che la lettura sia stata molto piacevole. Vi annuncio già da ora che questi primi capitoli li pubblicherò a poco tempo di distanza l’uno dall’altro, forse, fra poco altri due. Ma nei prossimi giorni rallenterò parecchio perché devo prepararmi agli esami di maturità T.T
Non riuscivo proprio a resistere oggi a pubblicare questi capitoli... quindi l’ho fatto. Ad ogni modo CIAUU :D e tante recensioni  pleasee

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Terzo capitolo: l’incontro ***


Terzo capitolo: l’incontro
 
Stavo lì, immobile. Sentivo quegli occhi che mi penetravano l’anima, ma percepivo che non erano cattivi. Erano loro che avevano attirato il mio cuore.
Avevo capito subito a chi appartenevano. Le storie li descrivevano bene: occhi arcobaleno che ti guardano e ti scrutano dentro curiosi. Solo una cosa non capivo: come fosse possibile che non scappasse. Eravamo lì ormai da qualche minuto, ma sentivo che lei non era intenzionata ad andare via. Fino a che, ad un certo punto, è accaduto qualche cosa di inaspettato… Ho iniziato a sentire il bisogno di avvicinarmi a lei, quasi mi chiamasse e ad un certo punto ho addirittura sentito nella mia testa una voce calma e calda di donna.
<>.
Io ubbidii quasi subito, ero un po’ … sorpresa, mai mi era capitata una cosa del genere, ma anche … curiosa.
Mi avvicinai. Adesso potevo vederla meglio. Quegli occhi appartenevano proprio a quel grande lupo, o meglio, lupa, che ero convinta che fosse. Il pelo era lungo e candido come la neve. Era molto rilassata, stava lì, davanti a me, seduta. Era talmente grande che da seduta stessa era più alta di me!
… e poi di nuovo quella voce …
<>
Non sapevo se rispondere ad alta voce oppure nella mia testa ed infine scelsi la seconda.
<>.
<>.
<<Certo! Sei la mamma di tutti i lupi>>. Improvvisamente sentivo un grande entusiasmo dentro, forse perché avevo proprio lei di fronte a me, che non riuscivo proprio a mascherare, infatti lei sembrò sorridermi.
<< Sei una brava bambina…>>
All’improvviso da lontano si sentivano delle urla che chiamavano il mio nome e il mio entusiasmo iniziò a diminuire. Mi intristii, perché capii subito che dovevo tornare indietro, e questo significava andare via da Iris.
<< Ti stanno cercando i tuoi amici e tua sorella, non farli preoccupare, torna da loro>>. Me lo disse con una voce così da … mamma, ma io non volevo andare via, volevo stare con lei perché mi ero mi ero già affezionata, e quella voce mi faceva sentire al sicuro e protetta. Insomma avevo già le lacrime agli occhi, e questo lei lo notò.
<< Tranquilla, su >> si avvicinò a me come se volesse abbracciarmi e appoggiò la sua testa sulla mia spalla << mi rivedrai >> mi sussurrò nella mente.
Io a quel punto sussultai di gioia e la abbracciai fortissimo dicendole << davvero? >>.
<< Ah ah, sì sì, cara Aurora, certo, mi sono già affezionata molto a te e rivederti mi farebbe molto piacere, tu però non mi cercare, va bene? >>
<< Promesso, quindi? >> dissi allontanandomi da lei per poterla guardare negli occhi.
<< Sì promesso, tu, però, hai capito? Non cercarmi, verrò io da te >>
<< va bene>> dissi con un cenno della testa.
<< Ora va, non farli preoccupare >>
<< Sì, va bene >> Così mi allontanai, mi voltai e dopo qualche passo mi rigirai indietro e la salutai mentre lei già si stava allontanando, ma prima di iniziare a correre via, anche lei si voltò per guardarmi prima di sparire nel buio della foresta.

 
Spazio autrice: Buon giorno/ buona sera. Ecco a voi il terzo capitolo, forse un poco corto L. Spero. Comunque che vi sia piaciuto. Vi raccomando, recensite in tanti! :D ora vado ciauuu

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quarto capitolo: rimproveri e lezioni ***


Quarto capitolo: rimproveri e lezioni

 
Sono tornata di corsa al fiume e trovai solo una delle ragazze che, appena mi vide, il suo viso divenne un misto tra contentezza, preoccupazione e rimprovero.
<< È qui >> gridò improvvisamente << è tornata, Aurora è tornata >>
Subito un gruppo di ragazze e ragazzi arrivarono correndo. Ovviamente non mancò la ramanzina di mia sorella.
<< Mi spieghi dove eri finita? >> iniziò gridando con uno sguardo a dir poco spaventoso e fisso su di me e le mani strette sui fianchi. Ero nei guai, di certo avrebbe raccontato tutto a papà e a quel punto ci sarebbe stato un secondo tempo accompagnato da un ceffone. Dovevo trovare un modo per scusarmi e convincerla a non raccontare nulla al babbo.
<< Scusa sorellona >> iniziai << sono andata a fare un giro … ero curiosa di conoscere il posto. Non sono mai stata qui e ho voluto dare un’occhiata, ecco tutto>>. Avevo lo sguardo basso e mi torturavo le mani per il nervosismo.
<>
<< Io… io sono stata … lungo il fiume … vicino al bosco … >> dissi con voce lieve, lieve << ti prego Erica, ti prego >> mi attaccai forte forte alla sua gamba implorandola << non dirlo a papà, mi rimproverebbe e mi metterà in punizione, non dirglielo, non ho fatto nulla di male>>   dissi scoppiando a piangere.
<< Va bene, non dirò nulla >> disse inginocchiandosi e prendendomi le spalle, mi prese il viso con una mano e continuò << ssh, non piangere più, non dirò nulla a papà, ma tu mi prometti che quando ti allontani me lo dici prima? E soprattutto rimani dove io posso vederti? Lo sai che la foresta è un luogo molto pericoloso. Ci sono animali che possono farti male, lo sai… >>
Io a quel punto la guardai fissa. Non sapevo se dirglielo oppure no. Lei era come mia mamma; in fondo io, la mamma non l’ho quasi conosciuta perché ero troppo piccola quando è morta ed Erica l’ha sempre sostituita benissimo. Dovevo e volevo dirglielo, ma quando eravamo da sole. Quindi annuii, sorrisi e l’abbracciai forte.
<< Capito, scusa, non lo farò più >>
<< Va bene, brava >> mi disse ricambiando l’abbraccio. << Nessuno dica nulla a mio padre, Aurora ha promesso di fare la brava d’ora in poi >> esclamò alzandosi e prendendomi la mano. << Andiamo >> mi disse guardandomi e sorridendomi << torniamo a casa >>.
Prendemmo secchi e tutto ciò che avevamo portato con noi e mettemmo tutto sul carro. Erica mi prese in braccio e mi fece salire sul pony, prese le redini e mi chiese <>
<< Sicura?>> dissi un po’ incerta.
<< Forza, ormai sei grande e comunque ci sono qui io >> disse facendomi l’occhiolino.
Io sorrisi felicissima ed esclamai << grazie, poi mi insegni ad andare a cavallo? >>
<< Certamente, questa sarà la tua prima lezione. Prendi le redini e tienile forte, forte. Il mignolino lo devi tenere chiuso, mentre tutte le altre dita devono tenere strette, strette la corda, capito?>> mi disse mostrandomi come si facesse con la sua stessa mano.
<< Capito >> così decisa le afferrai. Ora non avevo più paura!
<< E adesso un bel colpo di gambe per fare partire il pony, forza! >>
E così dopo qualche gambata il cavallino partì e ci incamminammo tutti verso casa.
 

 
Spazio autrice
: Buona sera / buon giorno a tutti. Ecco l’ultimo per oggi forse un po’ cortino, che dite? :( Spero che vi sia piaciuto. Spero di poter pubblicare i prossimi fra qualche giorno. Ora vado ciauu
P.S. recensite in tanti ok? Ad ogni modo grazie anche solo a chi legge in silenzio :)
Baci baci da Jasmine_97

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3444388