Kyūbiko no Ko di Voglioungufo (/viewuser.php?uid=371823)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** parte II ***
Capitolo 3: *** parte III ***
Capitolo 4: *** parte IV ***
Capitolo 5: *** Parte V ***
Capitolo 6: *** Parte VI ***
Capitolo 7: *** Parte VII ***
Capitolo 8: *** Parte VIII ***
Capitolo 9: *** Parte IX ***
Capitolo 1 *** Parte I ***
Kyūbiko no Ko
Il
bambino della Volpe a
Nove Code.
Non si può
pensare, anche solo provarci è vietato, lo scrosciare
dell’acqua che cade dal
cielo nero riempie ogni spazio, ogni vuoto lasciato dalle parole, non
c’è più
silenzio e senza il silenzio non si può pensare. Piove e
quando piove non si
pensa, non si parla perché la pioggia è troppo
forte e fredda e bagna e
colpisce e distrugge i brandelli dei tuoi pensieri.
Sasuke non
pensa, si lascia bagnare e probabilmente sta piangendo. Ha i capelli
lucidi e
bagnati, le gocce di pioggia incastrate tra le ciglia, gli occhi neri
socchiusi
e privi di vita, l’acqua che scivola per tutta la lunghezza
del suo viso, che
si appoggia sulle labbra, che precipita dal mento. I vestiti attillati,
fastidiosi, freddi incollati al corpo.
Ha freddo,
trema, la pioggia lo colpisce e gli fa male, fa male un po’
tutto a dir la
verità, è tutto bagnato e gli sembra di
soffocare. No, cioè, non è che gli
manchi l’aria in maniera disperata, semplicemente non ne ha
bisogno.
Erano andati
via tutti, poco alla volta (le persone alla cerimonia funebre o le
persone
della sua vita, non ha importanza) ed era rimasto solo lui, aveva
iniziato a
piovere, piano e leggermente, poi ogni goccia era diventata
più pesante e più
vicina alla precedente. Adesso si ritrova sotto un temporale ma non si
muove,
resta lì ancora un po’ e guarda la tomba grigia
del suo migliore amico, il
simbolo della foglia è inciso beffardo sopra il nome di chi
a quel villaggio ha
dato tutto, anche la vita.
(Perché tutte
le persone che ama lo antepongono al bene del villaggio? È
egoistico sperare
che almeno una volta lo abbiano amato più di quella stupide
case?)
“Sei un
maledetto bugiardo” urla alla fine, talmente forte che la
pioggia tace per un
secondo.
Avevi
promesso che saremmo morti insieme, che non mi
avresti lasciato da solo. Perché non hai mantenuto la
promessa?
**
“Che cosa hai
intenzione di fare, adesso?”
Continua a
piovere fuori, la pioggia sbatte contro le finestre creando dei
rivoletti
simili a lacrime sul vetro, come se la vecchia villa degli Uchiha
stesse
piangendo. Sasuke non ama particolarmente questo posto, per quanto si
impegni a
tenerlo pulito lo vede sempre sporco di sangue e sente ancora le sue
grida da
bambino. Questa casa piange da anni.
Sakura è
seduta su una vecchia sedia, le mani strette attorno a una tazza di
tè caldo
appoggiata al tavolo in legno. Ha il viso stanco, come se non dormisse
da mesi,
e anche gli occhi verdi smeraldo sono spenti, i capelli rosa legati in
una
pratica coda con dei ciuffi che scivolano davanti al viso, ha il
giubbotto
verde da chuunin ma non indossa il copri fronte da ninja. Non lo
guardava negli
occhi quando glielo ha chiesto, fissava il fumo che saliva dal liquido
bollente, adesso si porta il tè alle labbra e beve un
piccolo sorso per non
scottarsi la lingua.
È amaro.
Sasuke è in
piedi, in un punto impreciso della stanza in penombra, non ha acceso le
luci e
lascia che siano due piccole candele e i lampioni fuori e illuminare
l’interno.
Ha paura di ferirsi gli occhi con una luce troppo diretta. Indossa una
maglia
blu molto a simile a quella che portava da bambino e tiene le mani
dentro le
tasche dei pantaloni, guarda fuori la finestra come se stesse
aspettando
qualcuno.
Oh,
Sas’ke-kun, lui non
arriverà...
“Cosa dovrei
fare?” le rigira la domanda.
Sakura non lo
sa, sinceramente ha paura di cosa l’Uchiha possa fare. Lei
è triste e
spaventata, come se avessero tolto una cosa fondamentale, tipo il
pavimento
sotto i piedi o il sole lasciando una notte lunga e piena di incubi.
Aveva
sempre avuto tre certezze nella vita, solo tre ma erano sempre state
abbastanza, poche ma fondamentali: aveva la certezza del suo amore
incondizionato per Sasuke, che non lo avrebbe mai abbandonato anche se
non
ricambiata, che lo avrebbe amato con tutta la capacità del
suo fragile cuore;
sapeva che Naruto ci sarebbe stato sempre, che non l’avrebbe
mai abbandonata,
l’avrebbe protetta e aiutata, le avrebbe dato tutta la forza
necessaria per
vivere; per ultima, la certezza che sarebbe diventata abbastanza forte
da
proteggere i due uomini della sua vita, avrebbe lottato con le unghie e
con i
denti, si sarebbe spinta oltre i suoi limiti per proteggere
ciò che la rendeva ancora
viva dopo quella disastrosa guerra, sempre più forte per
poter stare accanto
alle sue due ragioni di vita.
Ma adesso.
Adesso Naruto
non c’è più, è morto e da
sotto strati di terra, chiuso in una bara stupida,
non può di certo sostenerla, non può asciugare le
sue lacrime, non può
proteggerla. Non può fare più niente.
E lei non è
riuscita a proteggerlo, lei debole come la bambina che era un tempo ha
lasciato
che glielo uccidessero sotto gli occhi, non ha fatto niente per
salvarlo. Ha
pianto e basta, non ha avuto tempo, non ha avuto abbastanza forza. Non
si è
spinta contro nessun limite per salvare uno degli uomini della sua
vita. È
morto e basta.
Vorrebbe
piangere ma non lo fa, ha pianto abbastanza e adesso
c’è il cielo a farlo per
lei, stringe la presa sulla tazza bianca e pensa solo a quanto adesso
abbia
paura. Le è rimasta una sola certezza, l’amore che
prova per Sasuke ed è per
questo che ha paura. Teme che l’Uchiha possa andarsene anche
lui.
“Non lo
so”
dice con la voce che trema “Non so più
niente” aggiunge talmente piano che si
sente solo lei.
Il ragazzo non
risponde perché ciò che vuole fare è
distruggere ogni mattone di quel piccolo
villaggio che gli ha portato via prima onii-chan
e poi Naruto, vuole bruciare tutto con l’amaterasu,
le fiamme nere che divorano tutto finché non resta solo
cenere, urlare la sua
furia, uccidere e distruggere quei bastardi che glielo hanno portato
via. E
magari far finire pure il mondo perché non ha senso che
esista se lui non c’è a
renderlo il posto migliore che tanto sognava.
Vuole
lasciarsi andare, spalancare i suoi occhi rossi e iniziare la sua
sanguinosa
vendetta ma non ci riesce, c’è una mano sul suo
cuore che mi impedisce di
muoversi e una voce fastidiosa come il suo proprietario.
Gli dice di
non fare cose stupide.
Visto
che non ci sono più io a proteggere questi
scemi, fallo tu.
“Farò
quello
che avrebbe fatto lui” dice alla fine, sa che è
una cosa giusta quanto
dolorosa, ma gliela deve a quella stupida testa quadra
“Proteggerò il
villaggio, lui avrebbe voluto questo. Ha sempre voluto
questo”.
Sia Itachi-niisan
che Naruto gli hanno lasciato questa eredità e non
può fare nient’altro se non
accoglierla.
**
Cinque
anni dopo.
Sasuke Uchiha
è un ANBU rispettato, per quanto la gente ormai continui a
guardarlo di male
occhio è riuscito a trovare un suo posto come ombra che
protegge il villaggio
dai nemici esterni. Non parla con nessuno, a volte con Sakura
perché se la
ritrova a casa, lei si sente sola e ha bisogno di un conforto che non
trova
nell’Uchiha ma sembra che la sua sola presenza le basti. Ogni
tanto incontra
Iruka e si fanno un cenno, ogni tanto commentano qualcosa di inutile o
discutono delle novità con distacco, sa che il maestro va
ogni giorno alla
tomba per mettere dei fiori nuovi. Con Kakashi non parla più
da anni se non per
l’assegnamento delle missioni.
Sasuke si
limita ad essere un ombra.
Ogni mattina
si allena, ogni mattina indossa quell’armatura pezzo per
pezzo ricordando
quando lui e Naruto lo facevano insieme aiutandosi dove con un braccio
solo non
riuscivano ad arrivare. Ha provato a disfarsi dei ricordi, li ha
soffocati in
diversi modi ma alla fine ha rinunciato, tornavano sempre in momenti
meno
opportuni, come durante una missione, ha semplicemente capito di
doverli
accettare.
A volte quando
piove va ancora a trovarlo, guarda la tomba fredda e basta, non parla e
non fa
niente. Pensa solo a quanto lo odi per averlo lasciato solo, per non
aver
mantenuto una stupida promessa.
“Non ci ha
abbandonato, non ci ha lasciati soli” gli dice ogni volta
Sakura “Lui è con noi”.
E odia anche
lei per quella bugia così spudorata, Naruto ormai
è polvere, terra e niente,
non c’è più niente di lui e quelle sono
solo menzogne.
**
“Non è
possibile” dice Kakashi e Sasuke, da fuori
l’edificio seduto su un balcone, non
può che non essere d’accordo con lui.
Dentro
l’ufficio dell’Hokage ci sono Kakashi che tiene
stancamente le mani tra i
capelli, seduto sulla sedia in una posa abbandonata, Shizune che si
tiene le
mani strette al petto, Shikamaru che per una volta ha abbandonato la
sua
perenne espressione annoiata per sostituirla con una sorpresa, Iruka
che si
massaggia la radice del naso nel tentativo di capirci qualcosa e Sakura
che
come al solito piange silenziosamente, il viso rotondo lucido dalle
lacrime.
Sasuke
dovrebbe essere lì dentro con loro ma resta fuori
perché si rifiuta di entrare
e scoprire che è tutto vero. Non capisce.
Oltre ai
ninja, l’altra presenza è un bambino seduto a
terra in maniera scomposta che si
guarda attorno spaventato e curioso ed è proprio lui a
scatenare quelle
reazioni.
È piccolo,
avrà cinque anni o poco meno, i capelli biondi lunghi e
spettinati, pieni di
nodi, un viso
rotondo e sporco con delle
strane cicatrice parallele sulle guance dal quale svettano luminosi e
profondi
due occhi blu come il cielo estivo. Indossa degli stracci, è
sporco dalla testa
ai piedi ed è pieno di graffi e cicatrici, sembra un
po’ denutrito e selvaggio,
ha gli occhi diffidenti come quelli di un cane randagio. Lo hanno
travato
quella mattina alle porte di Konoha che correva, dove non lo sa nemmeno
lui,
avvolto in uno strano bagliore arancione: il manto del Kyuubi. Gli
shinobi di
guardia lo hanno immediatamente portato dall’Hokage e ora
sono lì a guardarlo,
a guardare quel bambino che porta l’aspetto e il nome di un
fantasma.
Ha ripetuto
mille volte di chiamarsi Naruto e che Kurama è sempre stato
con lui da che ha
ricordo, che non sa chi siano i suoi genitori, che non sa da dove venga
o
perché sia solo. Sa che è sempre stato
così e che camminava per caso da quelle
parti.
“Io sono
Naruto Uzumaki!” soffia ancora, le guance gonfie in un
broncio.
“No, che non
lo sei!” sbotta Shikamaru guardandolo con gli occhi sbarrati.
Ha visto il corpo
del suo amico venire deposto su una bara e dopo quello come
può solo pensare
che sia tornato?
“Ti dico di
sì!” urla a sua volta il bambino, le mani strette
a pugno e una scintilla
scarlatta brilla nei suoi occhi color cielo.
“Come
può
essere possibile tutto questo?” chiede Iruka, cerca di capire
ma non ci riesce
“Il nostro Naruto è morto”
“E’ un
jinchuuriki” borbotta Kakashi come se fosse quello il punto
cruciale “Possiede
il chakra del Kyuubi. Ma il demone è morto insieme a Naruto,
non dovrebbe più
esistere”.
“Gli è
stato
estratto?” tenta Shizune cercando di non far tremare la
propria voce.
“No”
dice
Sakura asciugandosi le lacrime “Naruto è morto
davanti a me, io lo ho visto.
Lui non può essere Naruto”.
Sasuke stringe
le mani in un pugno, vorrebbe fare irruzione nella sala, prendere il
bambino e
urlargli contro perché, come osa quello sporco essere
prendere il suo aspetto e
il suo potere? Come osa chiamarsi Naruto?! Il peso di Kusanagi
è tentatore, se non si trattiene sa che potrebbe farla
calare sul quel corpo minuto.
“Facciamo il
punto della situazione” dice Shikamaru riacquistando un
po’ di lucidità.
“Naruto muore
in una missione per salvare i suoi compagni. Il Kyuubi muore con lui,
la sua
essenza si dissolve e solo fra mille anni potrà ricomparire
su questa terra.
Cinque anni dopo, si presenta un bambino uguale a lui, con il chakra
della
Volpe a Novecode sigillato dentro di lui, che dice di chiamarsi Naruto.
Non sa
chi siano i suoi genitori, dove sia nato, ha sempre vissuto da solo
vagando e
con solo il demone ad aiutarlo.
Qualcuno ci
vede un nesso logico?”
No, non
c’è.
**
“Iruka-san”
lo
chiama il bambino tirandolo per una manica.
Dopo il punto
della situazione di Shikamaru tutti hanno iniziato a litigare dicendo
le
proprie ipotesi, ma non hanno combinato niente riempiendo solo la sala
di
confusione e facendo piangere il piccolo biondo. Iruka a quel punto si
era reso
conto che nessun bambino, impostore o meno, aveva il diritto di subire
tutto
quello e con il permesso dell’Hokage era uscito
dall’ufficio portando il
piccolo a fare un giro.
“Dimmi
Na—“ si
interrompe perché per quanto gli venga spontaneo dirlo visto
la somiglianza c’è
qualcosa che gli ricorda che il suo amato studente è morto.
“Naruto!”
termina per lui il bambino, gonfiando le guance
“Perché non mi credete? Perché dite
che io devo essere morto?”
Lo aveva
chiesto anche a Kurama ma la volpe gli aveva detto di non sapere niente.
“Eh?”
chiede
Iruka preso in contropiede.
“Io sono
Naruto Uzumaki e
non sono morto! Io
esisto!” ribatte con cipiglio sicuro. Gli occhi
dell’insegnante pizzicano agli
angoli perché il modo rumoroso di fare di quel bambino lo
riporta indietro nel
tempo, si porta una mano agli occhi per impedirsi di piangere.
“Lo so, ti
credo” dice infine, non sa se per farlo contento o
perché è sincero. “Hai fame?
Vuoi mangiare qualcosa?”
A queste
parole il viso del piccolo Naruto si illumina e Iruka è
certo di aver colto il
segno, quel bambino deve essere denutrito, così lo porta da
Ichiraku a mangiare
il ramen.
“Non fare
domande” dice a denti stretti all’uomo dietro il
bancone quando il piccolo
sgambetta dentro con una risatina eccitata e sale sullo sgabello con
qualche
difficoltà e poi batte con trepidanza le mani sul banco in
attesa del cibo.
Quando gli mettono sotto il naso la ciotola fumante la guarda con
adorazione,
come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto, la
fissa a lungo prima di
riscuotersi e gira la testa verso il giovane uomo:
“Iruka-san,
come lo dividiamo?”
“Dividiamo?”
chiede un attimo perplesso “Certo che no, quello è
tutto tuo”.
La bocca del
bambino si spalanca. “Davvero è tutto per
me?”
“Mangia
pure”
Naruto resta
un secondo interdetto, poi apre la bocca in un sorriso enorme pieno di
gioia e
si getta con fame sulla ciotola, come un animale.
“Se ne vuoi
ancora, chiedilo pure” lo sprona guardando divertito tutta
quella voracità, in
un minuto ha già finito la ciotola gigante.
“Davvero
posso?”
“Certo che
sì”
gli sorride e spera che non abbia lo stesso appetito del suo Naruto e
di avere,
in quel caso, abbastanza yen dietro.
Hanno mangiato
e adesso camminano per le vie di Konoha quando il bambino di ferma e si
gira a
guardare i tetti delle case con sguardo timoroso.
“Che succede,
Naruto?” gli chiede Iruka, chiamarlo per nome in quelle ore
è diventato così
spontaneo che non si sorprende più.
“Qualcuno ci
segue” dice aggrappandosi alle sue gambe, un strano bagliore
arancione
fuoriesce dal suo corpo mentre le sue pupille di allungano e la iride
diventa
cremisi. “Il suo battito è cattivo, Kurama ha
paura”.
Iruka spalanca
gli occhi, battito? Che con quel nome, battito, intenda il chakra?
Allora
significa che Sasuke-kun li sta seguendo, come ha fatto il piccolo ad
accorgersene?
“Non sono un
moccioso!” urla improvvisamente Naruto aggrappandosi ancora
più stretto alle
gambe dell’adulto mentre il manto svanisce lentamente
com’è comparso.
“Cosa?”
chiede
Iruka confuso da quel repentino cambio di umore. Naruto solleva gli
occhi blu
offesi verso di lui e con un adorabile broncio dice:
“Kurama mi ha
dato del moccioso. Io non sono un moccioso, vero Iruka-san?”
Lo guarda, le
labbra piegate e gli occhi incerti, gli stringe il cuore e fa male un
po’
ovunque perché per la prima volta la sente sulla sua pelle
la mancanza
dell’Uzumaki.
“No, non sei
un moccioso” decide di rispondere alla fine accontentandolo.
“Esatto”
si
stacca e mostra le manine al cielo chiuse in pugni, si guarda intorno e
urla
verso i tetti, verso la presenza che sente ma che non può
vedere. “Io non ho
paura di te, vieni fuori e combatti se ne hai il coraggio!”
Iruka prega
intensamente che l’Uchiha non sia così crudele da
prendere alla lettera il
farneticare di un bambino un po’ spaccone. Fortunatamente,
nella via non scende
nessun ninja con intenti omicidi e il piccolo Naruto si gira orgoglioso
verso
il giovane uomo. “Hai visto quanto sono coraggioso?”
“Lo sei
moltissimo” lo vezzeggia spettinandogli i capelli stopposi e
pieni di nodi. Si
allontana leggermente infastidito mentre cerca di rimettersi con le
piccole
manine i capelli ai loro posto.
“Neh,
Iruka-san” lo chiama poi indicando le teste degli Hokage “Ma quei brutti
musi chi sono?”
L’insegnante
ride. “Quelli, Naruto-kun, sono gli Hokage, dei supereroi
fortissimi. Oggi ne
ha conosciuto uno” aggiunge indicando l’ultimo
volto che è stato scolpito.
“Ma chi? Il
vecchietto?”
“...Vecchietto?”
“Certo, ha
tutti i capelli bianchi, come i vecchi!”
“O-i, guarda
che in realtà non è tanto più vecchio
di me. Ed è fortissimo!”
“Seh. Io posso
fare di meglio!” annuisce convinto portandosi le braccia
dietro la testa e
accentuando il suo sorriso sghembo “Anzi, sai che dico?
Diventerò uno di quei
Hokage, diventerò il più forte di loro
dattebayo!”
Iruka si ferma
in mezzo alla strada, lascia le braccia inermi lungo i fianchi e lo
guarda con
la bocca aperta, gli occhi spalancati e si rende conto di avere
veramente
davanti a sé un fantasma.
Tutto
questo non può essere vero, si dice e stringe le mani
a pugno. Oppure quel bambino è vivo, sa bene che i fantasmi
non sono nulla,
sono gelidi e non hanno carne e lui ha sentito la stretta sulle sue
gambe,
quando lo ha abbracciata ha sentito il calore di quel corpicino e il
cuore che
batteva regolare, quel muscolo pulsante c’è.
C’è carne, c’è sangue e
c’è vita.
C’è un sorriso, ci sono i capelli biondi,
c’è quella buffa espressione, lo
sguardo deciso e blu, c’è gioia e coraggio,
c’è Naruto in quel bambino.
Ma Naruto è
morto, com’è possibile?
**
“Allora, cosa
ne pensi?”
Sasuke entra
nella stanza, per tutto il giorno ha seguito Iruka-sensi con il piccolo
impostore nascosto tra i tetti delle case, non si aspettava che il
bambino si
accorgesse della sua presenza. Ripensa come ha definito il chakra,
battiti del
cuore, pensa anche a cosa ha aggiunto, oscuro; pensa a come rideva, a
come si è
sporcato con il ramen, a quello che sbraitava e come tendeva le piccole
manine
verso l’alto.
Nell’ufficio
dell’Hokage sono rimasti solo Kakashi e Iruka, il bambino
è crollato
addormentato sfinito dopo la lunga giornata sul pavimento. Ha la stessa
espressione che aveva Naruto quando dormiva, stringe le manine vicino
al viso e
il petto si solleva a ritmo regolare.
“Cosa dovrei
pensare?” dice freddamente all’Hokage, non riesce a
togliere lo sguardo da quel
corpicino minuto e non sa cos’è quella morsa che
prova dentro al cuore, se odio
o amore, non sa se vuole ucciderlo o proteggerlo con tutte le sue forze.
“Non lo
so”
ammette l’uomo passandosi una mano sul viso stanco,
è tutto il giorno che
cercano di capirci qualcosa.
“E’ fin
troppo
uguale a lui. Sembra che qualcuno lo abbia rispedito
indietro” sussurra Iruka.
“Non credo a
queste cose”
“E allora a
cosa credi, Sasuke-kun?”
Si avvicina al
bambino che forse percependo il suo chakra nell’incoscienza
del sonno si agita
leggermente, sfiora con le dita quei capelli biondi e poi scuote la
testa.
“Non credo che
sia il Naruto che conosciamo noi. I morti non tornano
indietro” dice alla fine
lasciando andare la ciocca di capelli che ha tenuto tra le dita
“Cosa avete
intenzione di fare, adesso?”
“Niente”
risponde Kakashi “Non ha addosso nulla di sospetto per farlo
considerare un
nemico. Domani farà dei controlli per vedere se si tratta di
un jutso o altre
diavolerie. Se risultasse pulito, vivrà nel villaggio. In
fondo, si tratta di
un bambino che ha bisogno di aiuto, ed è anche il
Jinchuurike del Kyuubi”
Iruka
annuisce, Sasuke non dice niente.
**
Due
giorni dopo
A Naruto quella
nuova casa piace, è grande e ha un
letto morbido su cui saltare, lo pensa mentre zampetta allegramente
verso la
porta dove dall’altra parte qualcuno bussa con insistenza.
“Yo,
Naruto-kun” quando apre la parte (a fatica, perché
la maniglia è troppo in alto
per la sua bassa statura) trova una bella ragazza a salutarlo, la
riconosce: è
quella che piangeva due giorni. Inclina la testa e la guarda attraverso
gli
occhi socchiusi stringendo le labbra in una smorfia pensierosa.
“Cosa
vuoi?”
chiede scorbutico.
La ragazza si
congela e sembra restarci male per quella risposta così
brusca e lui si sente
in colpa e allora la fa entrare. “chi sei?”
“Sono
Sakura”
si presenta guardando la stanza che sebbene sia abitata solo da un
giorno è già
in condizioni pietose “Hanno deciso che io sarò la
tua dottoressa, perciò verrò
ogni settimana a controllare la tua salute” aggiunge
inclinandosi verso di lui
facendogli l’occhiolino, poi si rialza e si dirige verso la
tavola per
appoggiare la borsa.
“Uh? Altri
controlli? Che noia, dattebayo” sbuffa perché
è da ieri che gira per l’ospedale
a fare cose noiosissime e adesso vuole giocare un po’. Appena
termina la frase
Sakura si immobilizza, le mani stretta sulla tracolla e gli occhi
sbarrati, il
respiro si immobilizza tra le sue labbra.
“Tutto
bene?”
chiede il bambino accorgendosi dello strano stato della ragazza e
avvicinandosi
a lei.
“Oh? Certo che
sì” si riscuote girandosi a guardarlo con uno
sforzatissimo sorriso sulle
labbra “Solo, non dire più quella parola, per
favore”
“Uh? Che
parola?” chiede ingenuamente spalancando gli occhi chiari.
“Dat-tebayo”
dice tremante.
“Eeeh? E
perché non posso dirla, a me piace. E non lo faccio apposta,
‘tebayo”
“Ma ti ho
detto di non dirlo!” scatta Sakura, urla, e sbatte con rabbia
la mano sul
tavolo. Il bambino si ritrae spaventato, gli occhi grandi di paura e la
guarda
con la bocca spalancata , sembra a un passo dalle lacrime.
Haruno prende
un grande respiro e chiude gli occhi maledicendosi, perché
deve sempre
lasciarsi andare così tanto ai sentimenti? Perché
per una volta non può essere
calma e imperturbabile come lo è Sasuke-kun?
Perché non c’è Sasuke-kun? Lui
saprebbe cosa fare, lui è bravo in tutto quello che fa.
“Mi
dispiace”
sussulta, il piccolo bambino si è aggrappato al suo vestito
stringendolo con
forza “Scusami, non lo faccio più, ma non
piangere”.
Si passa una
mano sulla guancia, la trova umida con sorpresa, è proprio
un disastro; si era
imposta di restare calma e lucida, di essere gentile e paziente, invece
ha
iniziato subito a piangere come la solita bambina.
“Sto
bene”
dice mente cerca di fare un altro sorriso rassicurante davanti allo
sguardo
dubbioso del bambino; il suo cuore sussulta quando il piccola allunga
l’altra
manina facendola scivolare tra i suoi capelli rosa.
“Sono molto
belli” dice rapito fissando le sfumature che fanno le ciocche
colpite dal sole
“Hanno lo stesso colore di certi fiori nella
foresta”.
“Ti- ti
ringrazio” balbetta sentendosi come colpita da mille aghi.
Non può farcela, non
ci riuscirà mai.
“Neh,
Sakura-Chan!”
“Che
vuoi, bakamono-Naruto?”
“Certo
che i tuoi capelli
sono molto belli. Quando li avevi lunghi erano bellissimi, ma
così corti mi
piacciono ancora di più!”
Un tonfo la riscuote
da quel ricordo, la borsa è caduta a terra provocando quel
rumore. La fissa,
non sente nulla, nemmeno la voce insistente del bambino che la chiama
chiedendole se sia tutto okay, nel suo cervello tutto si è
azzerato, c’è
silenzio e il suo cuore che batte regolare.
Tum,
tum, tum.
Abbassa lo
sguardo, Naruto è ancora aggrappato al suo vestito e muove
la bocca ma non esce
nessun suono e ha i graffi sulle guance proprio come lui,
e gli occhi blu spalancati come lui,
il viso rotondo come lui,
la bocca come lui e—
“Io... io devo
andare” dice scoprendo si sapere ancor parlare.
“Cosa? Ma sei
stata pochissimo. Non andare via” sente finalmente, il
bambino si aggrappa con
più forza ai suoi vestiti.
“Devo
andare”
ripete meccanicamente, con uno scatto della mano stacca quelle del
bambino, non
vuole essere toccata, non può aggrapparsi a lei con quelle
mani uguali a quelle
di lui. “Devo
andare”
“Ma...”
“Devo
andare!”
strilla, gli occhi spalancati, il viso distorto dalla paura e da
qualcosa che
non riesce a capire, odio o pietà?
Molla la presa
sui suoi vestiti e la guarda immobile mentre sbatte con forza la porta
alle
spalle, Naruto non ha capito, Naruto si sente sbagliato.
Sakura corre
via lontana, corre e piange come una disperata e non sa nemmeno dove
sta
andando finché non sbatte contro il petto di un uomo.
“Sakura-chan?”
chiede sorpreso Iruka-sensei guardando le lacrime che scendono dagli
occhi
verdi, porta le dita sulla faccia della ragazza nel tentativo di
asciugarle.
“Che succede Sakura-chan?”
“Sensei!”
fa
disperata, aggrappandosi alle sue spalle e nascondendo il volto sul suo
petto,
si aggrappa con tutte le sue forze, disperata come solo una persona
passionale
come lei può essere.
“I-io n-n-o-n
vo-voglio” soffia tra le lacrime, singhiozza e balbetta
“No-n-n vo-vog-lio
p-più-ù ve-ved-erlo”
“Parli di
Naruto?” indaga cercando al contempo di rassicurarla facendo
passare le sue
mani lungo la schiena tremante della ragazza.
“NO!”
grida
aggrappandosi ancor più forte “Lui-i no-on
è Na-ru-to. È un-n mo-mostro, un
impo-posto-re. Pe-perché ha-a pre-so il-il pos-sto
di—.”
“Va tutto
bene” la rassicura “non devi rivederlo se non vuoi,
non sei costretta.
Kakashi-san manderà qualche altro medico. Va tutto
bene”
“Na-ru-to”
balbetta “Pe-perc-hé ha l-la su-uah
fa-faccia?”
“Non lo
so” le
da qualche pacca sulla spalla “Non lo so”.
Sakura è
pietosa, lo pensa Sasuke che ha visto tutta la scena dal cornicione
della casa
del piccolo Naruto. Scuote la testa e torna a spiare
l’interno, il bambino fissa
ancora la porta, le mani ancora sollevate dove prima stringeva il
vestito di
Sakura. Non sta piangendo, ma trema leggermente, lo vede portarsi le
braccia al
petto.
“E’
andata
via” dice, come a rimarcare l’ovvio. Si sposta sul
letto dove ci si getta sopra
con un balzo.
“Perché
sono
solo?” chiede, ha gli occhi liquidi e stringe il cuscino tra
le braccia
bisognoso di un abbraccio vero.
Non
sei solo, Naruto. Ci sono io con te. Gli risponde Kurama nella
sua mente
**
La gente e
cattiva e parla tanto, i loro sussurri sono taglianti come vetro e si
spostano
veloci fra le vie spinti dal vento, arrivano di casa in casa e ogni
sussurro
porta parole cattive e sguardi carichi di odio e disprezzo.
È passato un
anno da quando il bambino che dice di chiamarsi Naruto è
arrivato alle porte
del villaggio, un anno da quando Sasuke ha preso a seguirlo di
nascosto, da
quando ha messo piede in quelle vie. Gli abitanti di Konoha avevano
visto nel
piccolo un demone, l’idea si era rafforzata con la presenza
del kyuubi dentro
di lui, un demone che aveva ucciso l’amato eroe del Villaggio
della Foglia e
rubato il suo corpo per vivere e perseguitarli. Odio gridavano i loro
sguardi,
assassino le loro parole, dicevano ai propri figli di non parlargli, di
non
guardarlo, ignoralo è un mostro,
perché è
ancora qui?, perché l’Hokage non lo manda via?,
mostro, mostro, mostro.
Naruto camminava
con sorrisi allegri tra quelle parole piene di odio, mostro,
e la gente si scansava, lo ignorava come se non esistesse. Era
doloroso per il piccolo essere ignorato o guardato con tanto odio, non
capiva
cosa avesse fatto di male, non trovava senso in tutti quegli sguardi e
non
capiva perché le poche persone che gli parlavano con
gentilezze poi iniziassero
a piangere. Non capiva, cos’aveva di sbagliato?
Sasuke non sa
cosa prova per quel corpicino tutto , non sa cosa lo spinga a seguirlo
ogni
giorno, a spiarlo e fissarlo. Lo segue la mattina, il pomeriggio e la
sera, di
notte lo guarda dormire e non va a casa finché non
s’assicura che non gli
capiterà niente, che sarà al sicuro. Lo sa che il
demone della volpe lo
protegge, ha già visto più volte il chakra del
novecode avvolgerlo per
proteggerlo dalle rovinose cadute frequenti nelle sue corse vivaci,
solo che
non riesce a lasciarlo solo.
Lo odia perché
ha la faccia del suo Naruto, ma non può non proteggerlo:
è come se gli sia
stata data una seconda possibilità.
È cresciuto da
quando è arrivato e i vestiti che gli erano stati regalati
da Iruka non gli
vanno più (a proposito, il maestro ha iniziato a venire a
salutarlo sempre meno
perché è impegnato con l’Accademia e il
biondo ormai passa le giornate in
completa solitudine) e quando va in giro i pantaloni sono troppo corti
e
lasciando scoperti parecchie centimetri di caviglia. Guarda la tuta
arancione
che tiene in mano, non sa perché gliela abbia comprata,
è stata una cosa
istintiva, l’ha vista in un negozio e l’ha presa,
tutto qui. Gliela appoggia
sulla sedia e poi lancia uno sguardo al bambino addormentato, la testa
bionda
spunta appena dall’ammasso di coperte sotto cui si
è rifugiato.
È
così
indifeso, potrebbe ucciderlo adesso e la volpe nemmeno se ne
accorgerebbe. Ma
non lo fa.
Lo vede
agitarsi e sbadigliare, si fa attento e velocemente come è
entrato esce dalla
stanza per non essere visto dal bambino che si sta svegliando. Lo
guarda mentre
si stropiccia gli occhi con le manine, poi si alza a sedere e le
coperte
scivolano dal suo corpo scoprendo il pigiama azzurro con i pinguini. Si
guarda
intorno, convinto di non essere solo con lo sguardo assonnato che si
illumina
non appena lo posa sui vestiti nuovi; elettrizzato scende dal letto
gettando di
lato le coperte e zampetta con i piedi scalzi fino alla sedia,
accarezza la
stoffa con le dita, un sorriso meraviglioso sulle labbra.
“Guarda,Kurama,
è bellissima!” esalta tutto felice con la volpe
che porta dentro. Poi alza lo
sguardo e sempre con quel bel sorriso guarda il soffitto, come se
stesse
vedendo il cielo. “E’ stato lui,
vero?”
**
Naruto sta
giocando sull’altalena, dondola lentamente e guarda i muri
dell’Accademia, ha
sei anni a e fra pochi mesi potrà andarci anche lui. Vuole
diventare forte come
il maestro Iruka, anzi di più! Vuole superare i supereroi
scolpiti nella roccia
ed essere così amato da tutti, la gente ama gli eroi quindi
se lo diventerà non
dovrà più subire quegli sguardi pieni di un
incomprensibile rancore.
Sente la campanella
suonare e decretare la fine delle lezioni, la porta di apre e tanti
bambini
escono dall’edificio, alcuni portano cartelle sulle spalle,
altri ridono tra
loro. Ci sono i genitori e li accolgono a braccia aperte, i figli ci si
gettano
veloci oppure scappano ai baci con “Mamma, ma io sono
grande!”
Vede un
bambino prendere la mano del padre, vede una ragazza pettinare i
capelli della
sorella e due genitori battere pacche orgogliose sulle spalle del
figlio.
“Kurama, ma
dov’è
la mia famiglia?” chiede aggrappandosi con più
forza alle corde dell’altalena
mentre dondola sempre più in altro.
“Kurama?”
chiama quando non ottiene risposta.
I
tuoi genitori sono dovuti andare via, ma hanno
lasciato me con te in modo che potessi proteggerti al loro posto.
Sorride. “Sono
stati gentili. Ma vorrei che fossero qui con me”.
Non
ti basto, moccioso?
Ride.
“Sì, tu
mi basti, volpaccia” salta giù
dall’altalena e atterra appoggiandosi con le
mani per non cadere in avanti. Alcuni dei genitori lo hanno visto e lo
guardano
con disapprovazione, tengono nascosti i figli dietro le proprie gambe.
“Be’,
che
avete da guardare?” bercia gonfiando le guance graffiate
“Io non vi ho fatto
niente!” e scappa via tra gli alberi lasciandosi alle spalle
quegli sguardi che
gli bucano la schiena.
Sasuke,
accovacciato tra i rami degli alberi, lascia vagare gli occhi ancora
per
qualche secondo sull’altalena che continua a dondolare sempre
più piano fino a
fermarsi, poi lo segue.
**
Naruto aveva
compiuto sette anni aveva pensato che andando all’accademia
tutto sarebbe
migliorato, che avrebbe finalmente incontrato qualcuno con cui ridere e
passare
il tempo (oltre che con la vecchia volpe, si intende)
Invece nella
scuola ha trovato gli stessi sguardi carichi di odio che trova per
strada, solo
che alcuni adesso lo insultano apertamente e gli fanno dei dispetti
orribili.
Aveva sperato che Iruka-sensei potesse renderlo meno solo, magari
essere
gentile e consolarlo, ma lo tratta come tutti gli altri studenti,
spesso lo
rimprovera perché non fa i compiti per casa e non segue
attentamente le
lezioni. Si sente ignorato, per questo si è trasformato in
una piccola peste:
dipinge cose oscene sui muri dell’Accademia, tira i gessetti
contro Iruka,
mette le rane nella borse delle sue compagne e tanti altri dispetti, ma
non
funzionano e riceve solo insulti e strigliate cattive.
È seduto
sull’altalena, nessuno la usa e allora fa compagnia lui a
quel vecchio gioco, e
guarda i compagni mangiare la merenda preparata dai genitori mentre il
suo stomaco
brontola perché lui non ha niente da mangiare, la mattina si
è alzato tardi e
non c’era nessuno ad avergli preparato qualcosa. Si spinge
lentamente per
distrarsi dalla fame, ne ha tanta, e ignora i bambini che lo guardano e
bisbigliando.
“Sono a
casa!”
grida quando apre la porta e sebbene sapesse già che nessuno
avrebbe risposto
il silenzio lo colpisce comunque come un pugno in piena faccia.
Richiude la
porta alle spalle e i suoi occhi corrono a uno strano contenitore sopra
il
tavolo, curioso si avvicina e lo guarda con gli occhi spalancati, un
principio
di sorriso gli compare sul volto. Lo apre con un po’ di
difficoltà perché è
chiuso ermeticamente ma quando finalmente toglie il coperchio il suo
viso si
illumina e spalanca completamente la bocca incapace di contenere il
sorriso:
dentro ci sono degli onigiri e
hanno
un aria buonissima.
“E’
stato lui, non è
vero?” urla eccitato a Kurama
che può sentirlo benissimo anche se non strilla
così tanto, come gli fa notare.
Naruto ride e ignora quel tono burbero unendo le mani tra di loro, alza
lo
sguardo e dice:
“Itadakimasu¹”
**
Fa freddo, i
respiri delle persone si condensano in nuvolette che salgono verso il
cielo
grigio, qualcuno dice che fra un po’ nevicherà e
che è strano tutto quel gelo in
una città calda come Konoha, sarebbe la prima nevicata dopo
undici anni.
Naruto sfrega
le mani tra di loro protette dalla lana di alcuni vecchi guanti che ha
ritrovato a casa e ci soffia sopra per riscaldarle, ha la punta del
naso rossa
e una sciarpa troppo grande striscia fino a terra. Ha chiesto a
Iruka-sensei di
mangiare del ramen insieme da Ichiraku ma lo shinobi lo ha liquidato
velocemente con un sorriso di scuse perché doveva correggere
i compiti, ha
anche ribadito il fatto che il bambino non li avesse fatti tutti.
Quindi adesso
è solo e andare a mangiare il ramen da solo non è
una bella cosa per questo è
andato all’alimentari e ha comprato delle scatole di ramen
preconfezionato da
scaldare a casa, le tiene dentro una borsa di plastica che sbatte con
insistenza contro il suo fianco.
C’è un
grande andirivieni
di persone per la via, tutti stretti nel propri cappotti scuri e le
mani ben
nascoste nella tasche, le sciarpe alte fin sopra il naso e Naruto si
sente
infinitamente basso in mezzo a tutte quelle persone alte e rese grosse
per
tutti i vestiti che indossano. Si stringe nelle spalle e cerca di
scivolare fra
la folla ma un uomo lo colpisce con
il
gomito alla schiena e per non cadere mette le mani avanti aggrappandosi
al
cappotto lungo di un’altra persona, la borsa gli scivola
dalla spalla
rovesciando per la strada gelata tutta la sua spesa. Fa
un gemito strozzato perché cadendo ha
sbattuto il ginocchio e adesso gli fa male.
“Ma guarda
dove vai, brutto ba—” La voce stridula della donna
a cui si è appoggiato si
spegne quando il bambino punta gli occhi blu sul viso
dell’estraneo per
chiedere scusa. Gli occhi della donna sono attraversati da un lampo
d’odio e
con uno scatto lo allontana con sprezzo. “Non mi
toccare” sibila.
Le persone si
sono fermate a guardare la scena e bisbigliano fra loro mentre la donna
si
allontana con passi secchi e furiosi lamentandosi con la propria amica,
come se
fosse stata contagiata da una brutta malattia, e guardano il bambino
raccogliere le sue scatole di ramen istantaneo e metterle nella borsa
con le
mani tremanti per il freddo, nessuno alza un dito per aiutarlo. Lo
guardano
dall’alto della loro statura con gli occhi socchiusi
in disprezzo e cappelli calati sul
viso.
Perché?
Perché
lo guardano così? Che cosa ha fatto per meritarselo?
In uno sprizzo
di orgoglio raddrizza la schiena tenendo la borsa con presa sicura, le
ciglia
arcuate nel viso distorto dalla rabbia, li guarda tutti e ogni volta
che
incontra gli occhi di uno di loro quello distoglie lo sguardo, come se
la sola
vista gli facesse ribrezzo. Gonfia le guance e sbraita: “Si
può sapere che cosa
vi ho fatto?! Smettetela di guardarmi così!” sente
gli occhi pizzicare, le
lacrime lottare per uscire e ha un nodo in gola che gli fa morire le
parole.
“Io
diventerò
l’Hokage più forte, ve lo farò vedere
‘teb-bayo!” grida prima di dare la
schiena a quel muro di persone e correre in una via secondaria verso
casa. Sta
correndo da pochi minuti quando va a sbattere contro qualcun altro.
“Mi
scusi”
soffia senza alzare il viso perché non vuole essere
riconosciuto, non vuole
vedere ancora quello sguardo.
“Naruto-kun?”
conosce la voce e la sorpresa gli fa sollevare il volto verso la
ragazza dai
capelli rosa avvolta in una sciarpa verde.
“Sakura-chan!”
dice ma la felicità gli muore in gola non appena vede gli
occhi della giovane
donna iniziare a tremare, pronti ad accogliere le lacrime che
scenderanno lungo
il viso pallido.
“Naruto-kun”
ripete con quella voce sorpresa, come se avesse visto un fantasma
Digrigna
i denti. “Perché... perché ogni volta
che mi vedi inizi a piangere?” sussurra
senza reprimere la rabbia.
Sakura ripete
il suo nome con il tono inclinato, tremante, e solleva una mano per
toccare la
testina bionda del bambino ma lui la scaccia con furore e riprende a
correre
verso casa con il cuore pesante e troppe domande in testa.
Quando entra a
casa ha gli occhi umidi e le guance tutte rosse, ma dopo aver corso
così a
lungo si sente bene, è contento che il cuore gli batti
così veloce per la
fatica e non per la rabbia. Lascia cadere la borsa a terra con poca
grazia e le
scatole di ramen rotolano per il pavimento, toglie anche il giubbotto,
i guanti
e la sciarpa, getta tutto a terra e accoglie con piacere il calore
della sua
piccola casetta. Muove le dita arrossate per scaldarle e tira
giù la zip della
felpa che indossa guardando la stanza disordinata, le magliette sporche
sparse
a terra, il letto da sistemare e le sua colazione ancora sul tavolo.
Prende uno
dei ramen in scatola che sono rotolati fuori dalla borsa e lo appoggia
sul
banco, il rumore sebbene lieve nella stanza silenziosa sembra un
frastuono.
Mangiare il
ramen da solo non è bello.
Fa un piccolo
sorriso. “Perché non entri e ti fai vedere? Riesco
a sentire il battito del tuo
cuore, lo so che ci sei”.
Sasuke seduto
sul cornicione spalanca mitemente sorpreso gli occhi. Il bambino da
dentro la
casa continua a parlare:
“Tu mi segui
praticamente da sempre, sei tu che mi sistemi i vestiti
nell’armadio e che mi
compri le verdure, vero? Lo so che sei fuori vicino alla finestra, a
volte ti
siedi sopra il tetto. Perché non entri?”
La finestra si
solleva e una ventata di aria gelida entra dentro la casa colpendo le
spalle
del bambino e facendo ondeggiare la felpa aperta, sorride apertamente e
il
cuore gli batte furiosamente nel petto né per la rabbia e
né per la corsa,
crede sia l’emozione.
“Io lo so chi
sei...” dice socchiudendo gli occhi e girandosi verso la
persona che è entrata
nella stanza. È un ragazzo sui vent’anni alto e
bello, sembra una statua di perfezione
e armonia coni capelli neri che gli coprono una parte di volto, gli
occhi scuri
e grandi che lo fissano senza nessuna particolare emozioni, lucidi come
le
pietre nere; Il naso è dritto e lungo, la bocca piccola e la
pelle chiara come
la neve, un viso ovale e dolce. Indossa uno strano mantello nero per
proteggersi dal freddo. Lo
guarda e non
dice niente, lo guarda e basta.
“Io lo so chi
sei” ribadisce il piccolo Naruto allacciando le mani dietro
alla schiena, sorride
allegro e felice.
“Tu
sei un angelo, vero?”
NDA.
Chi mi legge, sa benissimo
quanto io sia logorroica
e quindi dubito sia sorpreso dalla lunghezze del testo (sedici pagine
di word
auf auf), per quelli nuovi che sono arrivati fin qui: complimenti!
Nella mia testa era nata
come una one-shot, solo che
non potevo buttarvi trentacinque
pagine tutto in un colpo, vi ammazzavo (non che adesso io abbia risolto
lol)
quindi l’ho divisa in due.
EEEEee, in certi punti mi sono
messa a piangere come una matta, da sola, tipo che passavano
i miei e mi
vedevano piangere davanti al computer. NORMALISSIMO!
Sì, mi rendo conto di
aver fatto una cosa abbastanza angst ma non trovate che il piccolo
Naruto con
il pigiama azzurro con i pinguini sia una cosa totalmente tenerella?
(Perché
parlo come Leopardi?)
Detto questo, lascio la
parola a voi (sempre che
siate sopravvissuti fin qui hahah) e alle vostre
recensioni/critiche/lacrime/pomodori che fate tanto felice
Sas’ke/ramen/mele/fragole/commenti
e tutto il resto, si accetta ogni cosa qui! No, dai seriamente, non
lasciatemi
da sola in questa valle di lacrime auto creata T_T
Lo so che in
tutti gli anime lo traducono con buon appetito, in realtà
è un ringraziamento,
letteralmente dovrebbe essere “Io ricevo qualcosa”
e lo si dice in segno di
umiltà, tipo: “Grazie per avermi offerto questo
cibo”.
Quindi boh, parentesi
lessicale molto brutta perché le cose non so spiegarle io.
|
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Capitolo 2 *** parte II ***
Kyūbiko no ko
Il
bambino della volpe a novecode
Gli occhi blu
del bambino lo spiano da dietro le nuvole di fumo che salgono dalla
tazza di
cioccolata fumante appoggiata sul banco; un ciuffo ribelle cade a
coprire
parzialmente un occhio. Non hanno ancora parlato da quando Sasuke
è entrato,
l’ex-nuniken si è limitato a preparare una tazza
di tè amaro per sé e una di
cioccolata per il bambino che per tutto il tempo lo ha fissato
spalancando gli
occhi, spiando ogni singolo movimento senza lasciare che una sola
sillaba
fuoriuscisse dalle labbra socchiuse. Scalcia impaziente le gambe non
riuscendo
a stare compostamente seduto sulla sedia in attesa che la cioccolata si
raffreddi per berla.
“...Angelo-san?”
Sasuke sbatte
violentemente la tazza sul legno del tavolo. Angelo-san?
Ma seriamente?! La prima volta che lo aveva chiamato
così, quando era entrato, lo aveva spudoratamente ignorato
perché giustamente
se questo bambino è uguale in tutto a Naruto deve esserlo
anche nella stupidità,
quindi non ha senso dare troppo peso alle sue parole, è
stupido. Ma non
può continuare a chiamarlo così!
Il piccolo
socchiude gli occhi infastidito da quel rumore e si nasconde dietro la
tazza in
ceramica cercando di capire cosa abbia detto di sbagliato.
“Sasuke”.
Spalanca gli
occhi ed emerge da dietro il suo scudo improvvisato sbattendo le
palpebre
confuso, la bocca storta in una piega assorta.
“Sa-su-ke
Uchiha. È il mio nome” ripete, scandendo con
attenzione ogni sillaba e nel
mentre il volto del bambino si illumina, la bocca si spalanca in un
sorriso e
gli occhi si accendono di una luce carica di aspettative, appoggia le
manine
intorno alla ceramica calda della tazza e stringe leggermente, inclina
la testa
e allarga il sorriso.
“Tu sei il mio
angelo custode, vero?”
“Ch’,
cosa te
lo fa pensare?” sbuffa stizzito con tono duro ma
ciò non sembra scoraggiare il
bambino che stacca le mani dalla tazza e le mette sulle guance
appoggiando i
gomiti sulla tavola.
“Iruka-sensei
dice che gli angeli custodi vegliano sui bambini aiutandoli quando sono
soli e
tristi. Ti seguono e proteggono dai mali, scacciano i brutti sogni e
non ti
abbandonano mai. Come te” termina soddisfatto, fa un sorriso
storto continuando
a scalciare le gambe da sotto il tavolo “Però ti
immaginavo diverso” continua,
ora che ha iniziato a parlare non riesce più a fermarsi o a
stare semplicemente
fermo, si appoggia allo schienale della sedia attaccando le mani ai
bordi del
tavolo “Credevo che il tuo occhio fosse rosso e uno viola e
che avessi delle
grandi ali nere. Perché non hai un braccio? E
perché non hai le ali?”
Perché
non sono un angelo, vorrebbe dire stizzito ma
dalla sua bocca escono suoni diversi. “Ho un occhio
viola”
La bocca del
bambino si spalanca in una ‘o’ perfetta mentre gli
occhi si ingrandiscono
all’inverosimile. “Davvero? Posso
vedere?”
Non fa in
tempo a negare che il piccolo Naruto è già sceso
dalla sedia e zampettando si è
ancorato al suo unico braccio e si alza sulle punte cercando di
raggiungere con
la manina la frangia che copre una parte del suo volto. Non ci riesce,
è troppo
basso, tira fuori la lingua dalla sforzo e tende ancora di
più il braccio, le
sopracciglia corrugate nascoste dalla frangia bionda e stopposa; Sasuke
inspira
ed espira pesantemente poi si accuccia con la faccia verso la mano del
bambino
permettendogli di scoprire l’occhio, non sa nemmeno
perché sia così
accondiscende (gli ha perfino preparato una cioccolata calda!) o cosa
sia
quella morsa al cuore davanti alla innocente espressione colpita di
Naruto
davanti al rinnegan. Nella sua testa ci sono sentimenti contrastanti,
una parte
di sé vorrebbe attivare lo sharingan per soggiogare la
stupida volpe e farsi
dire cosa cazzo sta succedendo, un’altra estrarre Kusanagi
per mettere fine a
quella inopportuna vita, l’altra vuole solo che quel bambino
mantenga quel
sorriso per sempre.
“E’
fighissimo!” dice Naruto spostando la manina dal viso pallido
del ragazzo e
facendo ricadere la frangia nera sul rinnegan, poi fa una cosa che
lascia
Sasuke totalmente spiazzato: allarga le braccia stringendole intorno
alla
schiena del più grande e lo abbraccia appoggiando la
testolina bionda sul lato
sinistro del petto. Il moro allarga gli occhi e trattiene bruscamente
il
respiro, il bambino ascolto il suo cuore accelerare i battiti.
“Va
così
veloce...” sussurra Naruto. Ho chiuso gli occhi e un leggero
sorriso increspa
le sue labbra “I battiti del tuo cuore sono così
pieni di odio, c’è tanto buio
ma, non so perché, mi rassicurano”.
Inconsciamente,
davanti alla trasparenza di quelle parole innocenti, Sasuke avvolge il
corpo
minuto con il proprio braccio e stringe, forte, per tenere quella testa
più
vicino al proprio cuore.
Kakashi,
seduto alla scrivania dell’Hokage, legge il rapporto
dell’ultima strana
calamità che ha toccato il villaggio, qualcosa di
incomprensibile: delle
persone hanno smesso di esistere. Il che è impossibile, una
persona non può
tutto d’un tratto sparire come se l’aria intorno a
lei l’abbia inghiottita
senza lasciare nulla; i testimoni dicevano di aver visto queste persone
scomparire improvvisamente, davanti ai loro occhi, come se qualcuno li
avesse
cancellati con la gomma.
Sospira e
getta il rapporto malamente sulla scrivania, si porta le mani ai
capelli
stringendo con forza le ciocche quasi che il dolore possa aiutarlo a
ragionare
in maniera più lucida, a trovare una spiegazione razionale a
una cosa
totalmente impossibile.
Deve mandare
qualcuno ad indagare.
“Ma se sei
così potente, perché non sei un ninja?”
chiede Naruto pulendosi gli angoli
della bocca sporchi di cioccolata. Sasuke inarca elegantemente una
sopracciglia
in una muta domanda e allora il bambino si appresta a spiegare:
“Tutti i ninja
hanno il copri fronte, come Iruka-sensei. Tu non lo hai”.
Arriccia le
labbra. “Ch’— certo che lo ho, ma non
posso sbandierarlo ai quattro venti”
“An
no?”
confuso il più piccolo inclina la testa a destra
socchiudendo leggermente gli
occhi e aprendo la bocca. “Posso vederlo?”
Che
fastidioso,
pensa ma infila comunque la mano nella
tasca interna del mantello per tirare fuori il suo distintivo ninja e
lo
appoggia sul tavolo dove Naruto sporge la testa per vederlo bene;
sbatte gli
occhi blu confuso e poi li punta verso il più grande.
“Perché
è
rovinato?” chiede riferendosi allo striscio che percorre il
metallo.
“Il
mio—” la
voce gli muore in gola, se la schiarisce e riprende “Il mio
migliore amico me
l’ha rovinata”.
“Che
cattivo!”
commenta ingenuamente il bimbo gonfiando le guance
“Perché lo ha fatto?”
Stringe le
labbra, queste sono domande scomode alle quali proprio non ha voglia di
rispondere ma ha degli occhi talmente grandi e limpidi che la sola idea
di
starsene zitto e ignorarlo spudoratamente lo fa sentire in colpa,
sospira e si
chiede da quando esattamente sia diventato così malleabile.
“Volevo abbandonare
il villaggio e lui voleva riportarmi indietro, tutto qui”.
“Perché?”
“Cosa
perché?”
“Perché
ti ha
riportato indietro se non volevi più stare al
villaggio?” spiega sedendosi sul
tavolo e porgendo il viso verso quello dell’adulto.
Silenzio.
“...perché
era mio amico” sussurra, stringe la
mano e l’occhio si offusca perso tra i ricordi.
“Perché ti
spingi a tanto
solo per intralciare i miei piani?”
“Perché
siamo amici”.
“Sa...
Sas’ke!” lo chiama il bambino afferrandogli un lembo del mantello e
iniziando a tirare con
insistenza “Sei ancora qui?”
Si scosta
arrabbiato e gli scocca uno sguardo infastidito. “Dove altro
dovrei essere,
moccioso?”
Il moccioso in
questione spalanca gli occhi e gonfia le guance rigate offeso.
“Io non sono un
moccioso!”
**
Fa sempre più
freddo, da qualche giorno ha finalmente iniziato a nevicare e Konoha è immersa da un
soffice strato bianco, i
padri spalano la neve dai tetti delle case e i passanti devono stare
attenti a
non finire sommersi dai mucchi che vengono gettati nella strada, i
bambini
corrono sulla neve a costruire pupazzi o si spostano di casa in casa
sullo
slittino ben chiusi nei loro cappotti colorati, alcuni negozi hanno
chiuso e
pure all’Accademia non si va più per una breve
vacanza.
Naruto è
sempre fuori a giocare con la neve e ogni sera torna a casa con i
vestiti
bagnati e le guance tutte rosse per il freddo, ma sembra felice e
questo è un
bene; Sasuke continua a seguirlo ma a distanza di sicurezza anche se
adesso che
è stato scoperto si mostra senza timore. Ogni tanto il
bambino gli tira una
palla di neve e lui si offende, altre volte bevono una cioccolata e il
tè
insieme ma il ramen no, perché l’angelo non lo
sopporta e allora Naruto è
costretto a rinunciare a quella squisitezza quando è in sua
compagnia.
Poi un giorno
si sveglia e il cielo non è più grigio, ma un
caldo sole riscalda le strade del
Villaggio, i pupazzi di neve diventano sempre più piccoli
finché non resta solo
una corata e i rametti, per le vie devi andare con gli stivaloni alti
perché è
tutto bagnato di una strana poltiglia, se ti sporchi i vestiti la mamma
si
arrabbia e quindi sono guai; Naruto la mamma non ce l’ha e
quindi i primi
giorni si diverte a saltare sulle pozzanghere di neve sciolta ma ogni
volta che
torna con i pantaloni schizzati Sasuke lo guarda male e quindi ha
smesso perché
quello sguardo fa davvero paura.
Oltre alla
neve, scompaiono altre persone che lasciano spiazzato
l’Hokage: nel mondo e nel
villaggio stanno succedendo cose strane, come se di intere cose venga
cancellata l’esistenza. Recentemente una montagna che si
trovava al confine del
Paese della Terra ha smesso di esistere lasciando al suo posto un
fiume. I
ninja vengono convocati e mandati in tutti gli angoli per capire, ma
nessuno ci
riesce, e in molti non tornano dalle missioni; però nel
Villaggio gli abitanti
non conoscono ancora i particolari e tutto va bene, più o
meno.
All’accademia
le cose vanno un po’ meglio perché quando Naruto
non capisce un esercizio o non
ha voglia di farlo chiede al moro che sebbene in maniera troppa
sbrigativa una
spiegazione veloce gliela dà. La gente lo guarda ancora male
quando cammina per
strada e i bambini lo evitano, non ha ancora trovato un amico ma ha
deciso che
non gli importa, che sta bene così e che non ha bisogno di
amici, lui. Sta bene
da solo.
Però
è
difficile mentire quando si sa di star dicendo una bugia e allora
chiede a
Sasuke perché tutti lo trattino così.
“Perché
sei
insopportabile” gli risponde la prima volta infastidito dal
comportamento un
po’ troppo espansivo del bambino ma poi ha visto il sorriso
di Naruto sparire e
ha capito di aver sbagliato.
“Sono solo
degli idioti senza speranza” e appena dice questa cosa serra
le labbra e non
parla più, ma questo è normale, il bambino ha
notato che l’angelo parla davvero
poco e quando lo fa è per sputare sentenze.
“Sas’ke,
ma se
tu il villaggio lo odi, perché sei ancora qui?”
gli chiede un giorno, perché
davvero non capisce, ma ha anche paura che gli risponda che
sì, ha
assolutamente ragione, e che quindi sparisca dalla sua vita lasciandolo
definitivamente da solo.
“Perché
l’ho
promesso a quell’usuratonkachi” gli ha risposto
invece.
Naruto non sa
chi sia questo fantomatico amico di cui parla a volte, ogni volta che
glielo
chiede l’altro si chiude in un mutismo che dura giorni quindi
ci ha
semplicemente rinunciato ma vorrebbe davvero conoscerlo
perché sembra uno veramente
forte e magari è più simpatico di
Sas’ke.
**
“Dove stai
andando?”
Naruto, dodici
anni, si blocca sulla porta della sua casetta e dentro di sé
maledice Sasuke.
“A giocare
fuori” si gira a guardare il giovane uomo che è
scivolato dentro la casa grazie
la finestra aperta, il ragazzino la lascia sempre aperta.
“Dovresti fare
i compiti, fra qualche mese hai l’esame”
“Li ho
già
fatti” mente spudoratamente e infatti Sasuke non gli crede,
inarca una
sopracciglia e lo guarda scettico e Naruto si maledice
perché non è giusto che
lo scopra sempre.
“Uffa! Non
è
colpa mia, io non so fare la moltiplicazione del corpo quindi
è inutile!”
incrocia le braccia al petto e scuote la testa offeso.
“Naruto...”
lo
riprende con voce dura “Dovresti smetterla di andare in giro
a fare scherzi.
Iruka-sensei avrà un infarto se continui
così”.
“E
allora?”
borbotta stringendosi nelle spalle “Sono l’unica
cosa che so fare. E almeno
così si ricordano della mia esistenza”
Sbuffa. “Mi
ricordo io della tua esistenza. Io e quella stupida volpe”.
Naruto
vorrebbe urlargli dietro qualche insulto ma invece abbandona le braccia
lungo
il busto e abbasso lo sguardo, è ovvio che è
contento che Sasuke e Kurama siano
sempre al suo fianco e alla fine anche Iruka-sensei è sempre
gentile con lu. Sa
che finché si comporterà come un monello la gente
avrà ancora più motivo per
disprezzarlo, ma in fondo il disprezzo va bene, basta solo che ci sia
un
sentimento che gli ricordi la sua esistenza. Gli scherzi che fa sono la
maschera della sua tristezza, una maschera che non ha ancora il
coraggio di
togliere. Quindi...
Stringe le
mani a pugno. “Lasciami in pace” ringhia.
“Come
vuoi”
dice Sasuke, la sua voce sembra fatta di ghiaccio “non voglio
perdere tempo con
una nullità come te”.
È una frazione
di secondo, il ragazzino ha solo il tempo di spalancare gli occhi
azzurri che
il ninja è già uscito dalla finestra.
Non
è vero, pensa mentre corre in quella
direzione.
Non
è vero, continua a pensare mentre si
affaccia alla
finestra.
Non
è vero, pensa ancora con disperazione
mentre si guarda
intorno.
Stringe con
forza i bordi della finestra con la consapevolezze che quel battito che
lo ha
accompagnato per una vita ha cessato di esserci.
“Va
benissimo!” grida “Io non voglio perdere tempo con
una persona che mi considera
una nullità! Starò meglio senza di te!”
gli brucia la gola e forse quello che
ha fatto è tanto, molto, infantile ma non importa
perché Naruto è un bambino e
come tale si comporta.
Ma perché
nessuno se ne accorge?
Cammina per
strada, con le mani in tasca e la felpa aperta, fa caldo e il sole
colpisce i
suoi capelli biondi in maniera diretta, il cielo è blu e gli
sembra tanto una
presa in giro. Non ha fatto nessuno scherzo alla fine, ci ha provato,
aveva
iniziato a disegnare sui muri di una casa delle cose oscene con dei
gessetti ma
poi si è fermato ripensando a quel teme e con rabbia ha
gettato tutto a terra
sbattendo i piedi con rabbia. Ha fame, ma non vuole andare da Ichiraku
o
tornare a casa. In realtà non vuole fare niente di
particolare; è come se non
vedesse il senso di impegnarsi in qualcosa.
Affonda ancor
di più le mani nelle tasche incurvando la schiena e
guardando sfacciatamente
una donna che lo fissa con riprovazione negli occhi.
Non lo sa
ancora perché è così odiato, in tutta
sincerità non sa nemmeno chi sia o perché
esista, che senso ha essere nato, sa solo che tutti lo fissano con
quello
sguardo. Ogni uomo, donna, vecchio o ninja che sia quando passa e lo
vede ha
quello sguardo, adesso che ci pensa è lo stesse che aveva
Sasuke prima che se
ne andasse dalla finestra. L’improvvisa consapevolezza lo
ferma in mezzo alla
strada e si sente come se qualcuno gli abbia dato un pugno nel centro
perfetto
dello stomaco, sente che sta per vomitare. Invece si gira a guardare
tutte le
persone con le sopracciglia incurvate fino a toccare gli occhi, la
gente invece
distoglie lo sguardo leggermente imbarazzata.
“Perché?!”
grida chiudendo gli occhi. Non riceve risposta, non che si aspettasse
il
contrario ma quel silenzio fa comunque male e per questo fa la cosa che
più gli
viene naturale: inizia a correre.
Io
non sono una nullità, pensa,
ve lo dimostrerà dattebayo!
**
Iruka era
preoccupato già da un po’, per questo quando
spalanca la porta della casa di
Naruto sente un leggero attacco di panico prendergli il cuore. Il
ragazzino ha
saltato ben cinque giorni di lezioni, all’inizio non ci aveva
fatto caso perché
era già successo in passato che bigiasse per qualche giorno
solo per farsi
venire a prendere o consolare da un Iruka preoccupato; quindi
sì, all’inizio
aveva ignorato il posto vuoto dicendosi che se il ragazzino aveva
davvero
l’intenzione di diventare un ninja doveva smetterla con quei
capricci infantili
e iniziare a trattenere le proprie emozioni. La cosa che lo aveva fatto
preoccupare era stata ben altra: in tutta Konoha, in quei cinque
giorni, non
c’era stato un solo fastidioso scherzo del biondo, tutto era
stato irrealmente
tranquillo.
Così eccolo
qui, il nostro sensei, ha pensato che Naruto fosse ammalato e quindi
è venuto a
trovarlo con delle medicine e un brodo caldo nella borsa della spesa ma
è il
vuoto quello che trova una volta aperta la porta. La stanza
è disordinata come
al solito, una ciotola di latte avanzato che ha l’aria di
appartenere a tante
colazioni fa risalta sul tavolino, il letto è sfatto ma la
cosa che più risulta
fuori luogo è la finestra chiusa. Sa che Naruto per qualche
ragione la lascia
sempre aperta, per lasciare entrare dentro il suo angelo, gli diceva ma
allora
perché adesso è chiusa con le finestre tirate?
Lascia cadere
la borsa a terra e corre fuori dal condominio per cercarlo, per
chiedere se
qualcuno lo abbia visto; è solo un bambino, con dei capelli
biondissimi tra l’altro,
non può
essere andato tanto lontano e
non può avere fatto nulla di stupido, deve essere per forza
lì tra qualche via
nascosto a fare le solite monellate. Corre al palazzo
dell’Hokage, Naruto è il
Jinchuuriki del Kyuubi, deve esserci per forza un modo per
rintracciarlo,
quelli del consiglio non lo lascerebbero mai vagare da solo senza una
guardia,
anche con il Naruto originale c’era un ninja a sorvegliarlo.
Apre la porta
dell’ufficio senza bussare.
“Kakashi!”
sbraita dimentico delle buone maniere, che non deve rivolgersi a lui
come
vecchio amico ma come Hokage, dimentica l’onorifico e che con
lui potrebbe
esserci già qualcuno. Ci trova, infatti, due ANBU.
Non si dà il
tempo
di arrossire davanti agli sguardi perplessi che riceve e a grandi
falcate si
dirige verso la scrivania gesticolando:
“Naruto-kun
non si trova da nessuna parte!”
“...Naruto?”
chiede uno dei due ninja esperti coperti delle maschere.
“Cosa ha
combinato questa volta?” chiede l’Hokage lasciando
perdere l’informalità di
Iruka e cercando di andare subito al punto anche se con aria stanca.
“Niente! Sono
cinque giorni che non si presenta alle lezioni e non riesco a trovarlo
da
nessuna parte” dice con il fiatone, leggermente in panico.
L’ANBU che
prima ha parlato si muove a disagio dando le spalle
all’Hokage mostrando una
maleducazione più grave di quella dell’uomo
preoccupato.
“Non è
casa?”
“No, nemmeno
al parco o negli altri posti che frequenta di solito” si
spiega.
“Hokage-dono...”
dice l’altro ANBU con la voce attutita dalla maschera ma che
ha comunque un
tono preoccupato e femminile, ma il capo degli shinobi di Konoha non fa
nemmeno
in tempo a rispondere che l’altro ANBU è corso
fuori ignorando ancora una volta
la buona educazione investendo quasi Iruka.
“Accidenti”
sbotta Kakashi prendendosi i capelli grigi tra le mani
“Quello sconsiderato non
mi ha dato nemmeno il tempo di parlare!”
“Non
cambierà
ma” dice l’altro ANBU togliendosi la maschera e
rivelando il viso di Sakura
“Sasuke non può evitare il legame che ha con
Naruto”.
L’Uchiha
corre, sia lo sharingan che il rinnegan attivati, pregando che sia solo
uno
stupido scherzo della versione in miniatura del dobe e che non sia
stato
veramente rapito come sembrava trapelare dal tono preoccupato di Iruka
sensei.
Nonostante i fori della maschera siano piccoli con i suoi occhi riesce
a vedere
ogni cosa e non ci mette tanto a individuare un punto del bosco che
circonda
Konoha in cui una forte concentrazione di chakra si agita. Si dirige
verso
quella zona senza fermarsi a pensare che quell’ammasso sembra
solo e puro
chakra, come se non ci fosse nient’altro, ma lo riconosce,
è quello di Naruto.
(Del suo
Naruto)
Ed è proprio
lì che lo trova, nel bel mezzo di una radura, stremato e
pieno di lividi e
tagli, si aggrappa convulsamente ad un ramo di un albero
perché fatica a stare
in piedi. Disattiva lo sharingan e rapidamente lo raggiunge, un secondo
prima
che il ragazzino perda la presa sull’albero a cada di faccia
a terra, completamente
asausto.
“Naruto!”
lo
chiama agitandolo mentre lo stringe con il braccio a sé
evitando che cada a
terra.
“Naruto!”
ripete non avendo risposta. Il suo viso è completamente
sporco, pieno di
graffia e un labbro pericolosamente tumefatto per non parlare dei
preoccupanti
cerchi neri intorno agli occhi. Lo adagia delicatamente a terra, gli
scosta un
ciuffo biondo dalla fronte sudata e si accorge che scotta, talmente
tanto da
bruciargli le dita; appoggia il palmo della mano fresca sulla pelle
bollente e
lo chiama ancora, più forte.
Finalmente il
più piccolo socchiude un occhio, il blu dell’iride
appannato, lo sguardo perso
e poco lucido.
“...angelo?”
sussurra muovendo appena le labbra. Sasuke sospira pesantemente per il
sollievo
e stupito che lo abbia riconosciuto nonostante la maschera da ANBU.
“Baka, va
tutto bene” dice in un mugugno perché a consolare
fa proprio schifo, quello che
vorrebbe in realtà fare è spezzargli ogni ossa
per impedirgli di farlo
preoccupare così tanto in futuro.
Inaspettatamente
il viso del ragazzino si accortoccia in una smorfia e mal trattiene il
pianto e
le lacrime che iniziano a uscire dagli angoli degli occhi socchiusi.
“Io non
sono una nullità. Io diventerò forte come te e
poi Hokage. Ma non ci rie—sco,
no–”
Sasuke gli
tappa improvvisamente la bocca impedendogli di continuare con tutte
quelle
stronzate. “Ci penseremo più tardi. Ora dormi e
non fare altre cazzate”
**
Sakura è
appoggiata muro che divida la stanza dell’ospedale dove si
trova il piccolo
Naruto e il corridoio dove si trova invece lei. Tiene entrambe le mani
appoggiate sul petto, il capo inclinato verso terra e lascia che la
frangia le
copra il viso; non è di turno all’ospedale infatti
veste in maniera informale
con un dei tanti vestitini estivi che le regala Ino, ma è
comunque lì perché
vuole vedere Naruto e sapere come sta ma.. ma è da quando
è entrata che è
ancora lì fuori.
Sono
patetica.
“Sakura-chan”
la voce familiare le fa alzare lo sguardo ed è contenta di
vedere il viso
parzialmente coperto del suo Hokage.
“Kakashi-sensei”
dice accennando un sorriso e socchiudendo le ridi verdi tra le ciglia
lunghe.
“Sei qui per
Naruto?” chiede l’ex-maestro accostandosi alla
giovane.
“S-sì”
balbetta pensando a come non sia ancora riuscito a vederlo.
“Lo vorrei tanto
ma...”
“Non è
lui” la interrompe Kakashi
“Lo so che ha
la sua faccia e che in tutto quello
che fa sembra... ma non è lui,
ok?”
le appoggia una mano sulla spalla e socchiude gli occhi in un sorriso
sornione.
Adesso che Sakura lo guarda bene nota che non indossa la vesta da
Hokage, ma il
giubbotto militare che portava quando li allenava.
“Perché
mi
dici così se non ci credi nemmeno tu?” fa un
sorriso di chi la sa lunga, perché
da quando è diventato Hokage Kakashi ha preso ad indossare
quel completo solo
quando succede qualcosa al suo adorato ex-team.
“Naah,
Sakura-chan, da quando sei diventata così
perspicace?” si lamenta fintamente
offeso, poi le prende la mani e la stringe con forza. “Va
tutto bene, non devi
preoccuparti se non riesci ancora ad accettare. Un cuore che ama come
il tuo fa
fatica a guarire, è comprensibile”.
“Grazie,
sensei” sospira con gli occhi lucidi.
“Non
immaginavo che conoscessi Sasuke-kun” dice Iruka mentre
soffia contro il brodo
bollente che Naruto è costretto a bere come ricostruente. Il
ragazzino è della
parte opposta del letto e lo guarda diffidente perché quel
ricostruente ha un
saporaccio terribile, non vuole berla, tanto guarisce lo stesso.
“Certo che lo
conosco” borbotta guardando diffidente il cucchiaino pieno
del liquido che si
avvicina pericolosamente al suo viso “E posso mangiarlo anche
da solo,
‘ttebayo!” aggiunge ritirandosi ancor di
più rischiando di cadere dal letto.
“Lo so, lo so
Naruto-kun” lo asseconda Iruka con un sorriso sibillino sulle
labbra “Ma so
anche che non hai nessuna intenzione di mangiarlo”.
Il ragazzino
imbroncia le labbra punto sul vivo.
“E scommetto
che se fosse Sasuke-kun a dartelo non faresti tutte queste
storie” aggiunge
socchiudendo gli occhi in un espressione divertita. A queste parole
Naruto
arrossisce fino alle orecchie e con un solo boccone ingoia il liquido
del cucchiaino.
“Ecco fatto,
contento?!”
“No, devi
berlo tutto”.
“Ma fa
schifo!”
“Vuoi che
chiami Sasuke-kun?”
“Dà
qua!”
sbotta maledicendo l’insegnante perché questo
è barare. Prende poche e veloci e
cucchiaiate del brodo che è costretto a ingerire e lo manda
giù velocemente
scottandosi la lingua e il palato, qualsiasi cosa pur di non sentire
quel
saporaccio. Quando lo finisce ha la gola completamente ustionata ed
è convinto
di non poter sentire mai più i sapori.
Iruka ride.
“Non fare quella faccia” e gli dà un
buffetto sulla guancia rigata nell’unico
lembo di pelle disponibile. Ha la testa completamente fasciata e un
sacco di
cerotti e bende per il resto del corpo, gli sembra strano che si sia
ridotto
così cercando semplicemente di allenarsi ma alla fine
è quello che è successo:
per cinque giorni Naruto non ha mangiato o dormito troppo preso al
portare il
proprio corpo al limite, se si feriva non smetteva e continuava,
così alla fine
è semplicemente collassato, nemmeno il Kyuubi poteva
aiutarlo fino a quel
punto.
In fondo è
solo un bambino, non può avere tutta quella resistenza.
Gli poggia
velocemente un bacio leggero sui capelli biondi cogliendolo
totalmente di sorpresa e Naruto
sobbalza allontanandosi come un gatto diffidente.
“Che
fai?”
borbotta stringendo infastidito le coperte tra le dita.
“Scommetto che
se fosse stato Sasuke-kun non avresti fatto tutta questa
scena”
Il viso del
ragazzino diventa ancora più rosso e offeso e colto in
flagrante si nasconde
sotto le coperte tirandole fin sopra la testa e rannicchiandosi.
“Non è
vero!”
grida al riparo del suo rifugio improvvisato.
Sasuke, anche
lui leggermente arrossato sulle guance, ha sentito tutta la
conversazione da
sopra il tetto dell’ospedale ed è abbastanza
sicuro che l’ultimo diniego
gridato dal ragazzino non fosse rivolto al sensei ma a lui. Da quando
è tornato
al villaggio con Naruto svenuto sulla schiena Iruka non fa altro che
lanciare
frecciatine e la cosa lo infastidisce parecchio.
Già quando
Naruto si è svegliato la prima cosa che ha chiesto era
stata: “Dov’è il mio
angelo?” e Iruka aveva capito subito a chi si riferisse e,
inevitabilmente, era
scoppiato a ridere in maniera piuttosto spudorata.
Ora
dovrò ucciderlo... pensa pigramente, ma almeno
adesso quel ragazzino idiota smetterà di chiamarmi in quel
modo altrettanto
idiota.
Guarda il
cielo azzurri con leggere nuvole volare spostate dal vento e pensa a
quanto sia
stata stupido quel giorno a prendersela con il ragazzino, per avergli
detto
quelle parole. Non è egocentrico, sa di essere stato lui a
spingere il biondo
ad andare oltre i propri limiti e per questo non riesce a sentirsi
tranquillo,
i sensi di colpa lo divorano ancora una volta. Non capisce
perché ma tutte le
sue azione non fanno altro che ferire Naruto, che sia questo bambino o
il suo.
Il fatto è che
dà tanto della patetica a Sakura perché non ha
ancora deciso come comportarsi
con Naruto, ma la verità è che nemmeno lui sa
esattamente cosa provare. Sono
passati ben sette anni da quando quel bambino è arrivato
tutto malridotto al
Villaggio, fra meno di un mese potrebbe diventare un ninja e lui,
Sasuke, deve
ancora decidere come comportarsi esattamente con lui. Se odiarlo
o–
“E
così eri
qui”
Sasuke ruota
leggermente la testa, quel tanto che basta per vedere
l’Hokage sedersi vicino
al lui sul tetto.
Fa un cenno
con la testa. “Se sei qui per riprendermi per il modo in cui
me ne sono
andato...”
“Oh, lascia
perdere” lo interrompe Kakashi facendo un gesto vago con la
mano. “Almeno sei
arrivato in tempo, un secondo più tardi e Naruto avrebbe
smesso di emanare chakra
e trovarlo sarebbe stato difficile”
“Già”.
Rimangono in
silenzio a guardare le nuvole passare sopra le loro teste con il vento
a
scompigliare i capelli dei due shinobi, una rondine vola sopra le loro
testa
per poi posarsi poco distante su una tegola. Da lì si vedono
le persone
affaccendarsi per le vie di Konoha in una vita fatta di abitudini
completamente
sconosciuta per shinobi come loro.
“Ero venuto a
trovare Naruto, ma sembra che Iruka non voglia uscire dalla stanza. E
poi ti ho
visto qui, così...” interrompe improvvisamente
quella pace Kakashi.
“Non hai del
lavoro da fare?”
“Scorbutico
come sempre” lo riprende con uno scappellotto leggero e
riceve in cambio uno
sguardo infastidito.
“Accidenti, mi
chiedo proprio come abbia fatto a scambiarti per un angelo...”
L’occhiata
infastidita si trasforma in omicida.
“Però
sono
contento” lo lascia spiazzato Kakashi alzandosi e camminando
verso la scala
antincendio “Almeno anche questo Naruto ha trovato qualcuno
che lo possa
capire”.
“...”
“Cerca di non
combinare casini anche questa volta, va bene?” gli dice
sorridendo furbo prima
di sparire.
**
“Non ce la
farò mai, non ce la farò mai, non ce la
farò mai, non ce la farò mai...”
“Smettila”
“Non posso
riuscirci, non posso riuscirci, non posso riuscirci, non posso
riuscirci...”
“Un’altra
parola e t’ammazzo”.
“Non
passerò
mai, non passerò mai, non passerò mai, non
passerò mai...”
Naruto sta
sbattendo ritmicamente da ormai mezz’ora la testa sul legno
del tavolo
ripetendo come una mantra sempre le stesse parole, la cosa è
talmente
preoccupante da far entrare l’Uchiha che da un quarto
d’ora cerca di fermare il
biondino dal spaccarsi la testa.
“Idiota”
sbotta alla fine Sasuke perdendo la sua compostezza e piazzandogli un
pugno
diretto sulla testa e fermando quel flagello.
Domani ci sarà
l’esame per diventare ninja, Naruto si è allenato
duramente e ormai riesce a
padroneggiare quasi tutte le tecniche, tranne quella che ovviamente lo
sta
facendo disperare al punto di colpire ritmicamente la tavola con la
testa.
“Sas’ke-nii,
aiutami” piagnucola disperato. C’è da
dire di buono in tutta questa faccenda
che almeno ha smesso di considerarlo come un angelo, anche se gli ha
dato il
ruolo non del tutto gradito di fratello maggiore. Adesso non fa altro
che
chiamarlo nii-chan, quasi per ripicca verso il maestro Iruka.
“Tsk,
sbrigatela da solo” lo riprende.
“Ma la tecnica
della moltiplicazione del copro è impossibile”
continua a lagnarsi.
Per Sasuke
questa frase sembra una presa in giro, sembra impossibile che il
ragazzino sia
carente proprio su quella tecnica quando il suo omonimo non faceva
altro che
abusarne in ogni situazione. Troppo preso a pensare
all’ironia del destino non
si accorge che Naruto si è alzato e gli afferrato il braccio
che ora tira in
maniera insistente come quando era più piccolo, qualche anno
fa.
“Insegnamela
tu, ti prego!” borbotta tutto rosso in viso, quella frase
è uno sforzo immane
per lui che si era promesso di far vedere all’adulto quanto
fosse bravo.
“Tze, sei
fastidioso” sentenzia gelido ma un sorriso compare sulle
labbra del più piccolo
perché lo sa che quella frase in realtà significa
che ancora una volta ha
vinto.
“Perfetto,
andiamo fuori allora” si esalta tirando per la manica del
kimono verso la porta
per uscire ai campi di allenamento.
“Non
tirare”
lo riprende svogliato mentre nel suo contorto cervello una malsana idea
si fa
spazio, tanto vuoi che gli chiedano proprio quella
tecnica all’esame?
**
“Bene,
Uzumaki-kun, sei pronto?”
Ecco,
ci siamo,
annuisce sicuro mentre Iruka-sensei vicino
all’insegnante che ha fatto la domanda gli fa un sorriso
incoraggiante.
Finalmente il
giorno è arrivato, se supererà la prova pratica
potrà diventare un ninja
(quella teorica l’ha passata con un minimo storico, dicono
che solo due persone
siano riuscite fare peggio di lui, una è un certo Obito
Uchiha, l’altra Iruka
si è rifiutato di rivelargliela). Attende con trepidanza che
i maestri scelgano
la tecnica da eseguire, divarica le gambe e rende lo sguardo
più determinato.
“Bene,
Uzumaki-kun, vediamo come te la cavi nella moltiplicazione del
corpo”.
Dattebayo! Pensa concentrandosi e portandosi
le mani davanti
a sé a formare il sigillo, nella sua testa rimbomba la voce
saccente e gelida
dell’onii-chan che gli spiega cosa fare.
Per prima cosa
chiama a sé il chakra necessario e poi urla: “Kage
Bushi no Jutsu!”
Iruka aveva
annusato il disastro non appena aveva percepito la quantità
esagerata di chakra
ma di certo non poteva immaginare quella cosa
lì.
Non appena la
sala viene invasa da dieci copie di un Naruto vittorioso si alza di
scatto come
se qualcuno avesse messo uno spillo sulla sua sedia mentre gli altri
insegnanti
borbottano tra di loro.
“Come fa a
conoscere la tecnica proibita?”
“Chi diamine
gliela ha insegnata?”
“Forse il
rotolo proibito è stato trafugato?”
Il sorriso di
vittoria di Naruto sfuma man mano facendosi sempre più
incerto, si guarda
intorno e si chiede cosa abbia fatto di sbagliato, ha fatto tutto
quello che
gli ha insegnato Sas’ke e i cloni d’ombra sono
venuti bene, che c’è questa
volta?!
“SASUKE-KUN!”
grida arrabbiato Iruka camminando a passi pesanti verso la finestra e
spalancandola, lo sa che quell’idiota è sul tetto
a godersi la scene, lo sa che
è stato lui a insegnare quella tecnica a Naruto, lo sa e la
cosa lo fa
infuriare.
“Mi ha
chiamato?” la nonchalance dell’Uchiha che si
materializza al suo fianco come se
non avesse fatto assolutamente nulla di male gli fa salire ancora di
più il
sangue alla testa. Gli punta furioso l’indice accusandolo con
lo sguardo:
“Tu non puoi
insegnare ad un bambino una tecnica proibita. È
proibito!”
“Tze”
Naruto fissa
il maestro e il fratellone con lo sguardo stralunato mentre le copie
svaniscono
una ad una, anche gli altri maestri hanno iniziato a sbottare
minacciosi.
“E’
inammissibile!”
“Questa
faccenda non avrà una buona fine!”
“L’Hokage-dono
dovrà assolutamente prendere dei provvedimenti”.
Sasuke lancia
uno sguardo di disprezzo verso quei vecchi ninja, poi torna a
concentrarsi su
Iruka. “Non vedo dove sia il problema. Anche lui
è passato con quella tecnica, o sbaglio?”
Questo è
troppo per il maestro che non ci vede davvero più, carica un
pugno per colpire il
viso dell’Uchiha ma si ferma appena in tempo
perché Naruto vedendo la scena si
è gettato in mezzo ai due per fare da scudo
all’amico con il proprio corpo.
“Na-
Naru-to?”
balbetta Iruka sorpreso.
“Non fategli
niente!” sbotta il ragazzino allargando le braccia
“Gliel’ho chiesto io di
insegnarmela, lui non ha fatto niente di male dattebayo!”
Iruka spalanca
gli occhi e abbassa il pugno, lancia un’occhiataccia
all’Uchiha prima di
tornare al proprio posto tra gli insegnanti.
“L’Hokage
verrà comunque a saperlo”.
“Ch’,
fate
pure”.
Naruto cammina
avanti fissando il proprio nuovo copri fronte con orgoglio, lo guarda e
non
riesce a smettere di sorridere; finalmente è un ninja, il
suo sogno di
diventare Hokage è sempre più vicino!
Accarezza il
metallo e passa le dita tra la stoffa, vorrebbe indossarlo subito ma
non vuole
rovinarlo, quindi ha deciso che aspetterà di incontrare il
suo team per
metterlo. Sasuke gli cammina di lato, per nulla interessato e
indifferente alla
felicità del biondo, tiene lo sguardo puntato a terra e le
mani dentro le
tasche dei pantaloni.
“Sono un
ninja, diventerò fortissimo!” Naruto bercia da
quando sono usciti, parla, urla,
si esalta e si agita, gesticola e più di una volta ha
rischiato di colpire
l’uomo con una manata per sbaglio.
Quanta
pazienza.
Fa le scale
verso il suo appartamento saltando i gradini due a due e continua a
chiacchierare sulle missioni che farà, a quanto
sarà forte e come a tutti lo
adoreranno, diventerà un eroe importantissimo e blabla.
“Dobbiamo
andare a festeggiare mangiando ramen!” conclude il suo lungo
monologo mentre
cerca le chiavi di casa dentro le tasche della tuta e ride quando il
moro fa un
verso sprezzante, non lo capisce tutto quell’entusiasmo,
quando è diventato
genin non ha mica fatto delle scenate simili, lui.
Quando
spalanca la porta della casa dopo aver
a lungo armeggiato con il chiavistello la prima cosa che gli arriva
alle narici
è un forte odore di biscotto, poi i suoi occhi registrano la
presenza della
kunoichi dai capelli rosa.
“Sakura?”
anche Sasuke sembra sorpreso da quella strana improvvisata.
La
donna, che per tutto il tempo ha dato le spalle alla porta troppo
impegnata a
preparare qualcosa in cucina si gira verso la voce e appena li vede fa
un
tenero sorriso.
“Yo,
Sasuke-kun! Naruto-kun!”
dice abbandonando la sua
postazione e raggiungendoli sulla porta, una volta lì si
abbassa sulle
ginocchia fino ad arrivare all’altezza del biondo e con fin
troppo slancio lo
abbraccia.
“Congratulazione,
Naruto-kun” gli dice abbracciandolo stretto e lasciandolo
totalmente basito e
stupito, talmente tanto che resta inerme tra le braccia della donna con
la
bocca e gli occhi spalancati.
“Sono
fiera di te” continua staccandosi e guardandolo con un
leggero sorriso sul viso
rotondo. Fa leva sulle ginocchio rialzandosi cercando di arrivare
all’altezza
del moro, che è comunque troppo alto per lei, e indurisce lo
sguardo.
“Bakamono-Sas’ke-kun!”
lo rimprovera “Che ti salta in testa di insegnare a un
bambino una tecnica
proibita!”
“Le
notizie viaggiano in fretta” dice incolore quello
sorpassandola ed entrando in
casa.
“Io
non ne sapevo nulla” dice un’altra voce proveniente
dal letto di Naruto e
adesso che l’Uchiha ci fa caso scorge tra il copriletto
sfatto la figura
dell’Hokage distesa comodamente e con un libro, il solito
immagina, a pochi
centimetri dalla faccia. “Cos’è questa
storia, Sasuke-kun?” continua girando
una pagina.
“Non
ha fatto niente!” salta prontamente Naruto in suo difesa
riprendendosi dallo
shock “E scenda dal mio letto, vecchio Hokage!”
“Io
non sono vecchio” protesta Kakashi ma scendendo comunque dal
letto e sedendosi
per terra in maniera scomposta.
Sasuke
lo guarda storcendo il naso “Che cosa ci fai qui,
sensei?”
“Ma non è ovvio?” chiede
l’Hatake inclinando
la testa lasciando che dei ciuffi bianchi gli coprano parzialmente gli
occhi
“Sono qui per fare le mie più sentite
congratulazioni a Naruto. E poi avevo
troppe scartoffie da firmare”.
“E’
scappato dai suoi doveri” sbotta Sakura tornando alla cucina.
“Immagino
si possa dire anche così” la asseconda il sensei
con un sorrisetto sornione
percepibile attraverso la mascherina.
Naruto
si guarda intorno cercando di capire perché improvvisamente
ci siano così tante
persone a casa sua e ogni tanto lancia qualche sguardo preoccupato a
Sakura per
controllare che non scoppi a piangere come ad ogni loro incontro.
Sasuke sembra
aver preso bene la cosa da come scosta una sedia e ci si siede
appoggiando il
gomito alla tavola.
“Venite
a mangiare il ramen con noi?” chiede dopo aver studiato un
po’ la situazione.
“Ho
qualcosa di meglio qui” dice Sakura prendendo un vassoio
pieno di biscotti
fatti a casa e porgendoli verso il ragazzino.
“Ah,
io non lo farei” lo avverte Kakashi quando Naruto allunga la
mano per prenderne
uno “Tutto quello che quella donna cucina è un
attentato alla propria vita”
“Kakashi-sensei!”
sbotta Sakura alzando un pugno verso la sua direzione “Non
è vero!” Ma
Naruto che ha morso uno di quei... cosi
non può che dare ragione al vecchio
Hokage.
“Meglio
andare a mangiare il ramen” dichiara e Sakura abbassa la
testa sconfitta da
quello sguardo deciso.
“Ma
perché nessuno apprezza i miei biscotti”
piagnucola sconfitta.
Naruto
inizia a ridere e Kakashi si unisce a lui, Sakura cerca di mantenere il
broncio
offeso ma le spalle iniziano a tremare e ben presto non riesce nemmeno
lei a
trattenere la risata e la stanza si riempie dei loro suoni cristallini.
Sasuke
storce il naso infastidito da quei suoni acuti. “Sono
l’unica persona seria,
qui?”
“Hahaha,
non dire così, Sas’ke-kun” lo riprende
la donna
picchiettando un dito sul petto dell’Uchiha
“Lo sai cosa si dice in
giro? Se non hai mai riso almeno una
volta non puoi dire di essere una persona seria”.
Sasuke
si scosta al tocco non richiesto della kunoichi e borbotta qualcosa a
mezza
voce alzando lo sguardo altezzoso.
“Quindi
si va da Ichiraku?” chiede Kakashi alzandosi da terra e
ponendo il libro dentro
uno dei borsellini ma non riesce a fare un passo che Naruto lo blocca
puntandogli l’indice contro.
“Vecchio
Hokage!” sbraita e Sasuke si deve trattenere dallo sbattersi
una mano sulla
fronte.
“Io
non sono vecchio!” ribatte Kakashi.
“Ti sfido per
il ruolo da Hokage, se ti batto dovrai cedermi il posto!”
annuncia ignorando
spudoratamente le proteste dell’Hatake.
“Certo,
certo”
lo assecondo l’uomo spettinandogli i capelli con una mano
“Appena diventerai
Jounin” aggiunge. Naruto vorrebbe protestare ma si interrompe
perché sente un
rumore dietro di sé e
si gira a guardare
Sakura.
La donna ha
guardato la scena con un amorevole sorriso sul volto, uno sguardo quasi
materno
e le mani strette insieme al grembo. Era da qualche giorno che ci
pensava, le
parole del sensei le risuonavano nella testa; ci aveva pensato, si era
data
della cretina e alla fine si era decisa. Così era entrata
dentro la casa
dell’Uzumaki( e di certo non si era aspettata di trovarci
Kakashi-sensei preso
a curiosare) per fare una sorpresa al ragazzino, per dimostrare che
anche lei
può farcela e forse per chiedere perdono per essere stata un
essere umano così
pessimo troppo impegnato ad asciugare le proprie lacrime per notare
quelle di
un bambino.
Adesso li vede
lì, sembra un tuffo nel passato, sembra che lui
sia ancora lì con loro ed è tutto così
bello con Naruto che sfida Kakashi e
Sasuke poco distante che li guarda fintamente annoiato.
“Ti prego
Sakura-chan! Se ti rende triste non lo sfido davanti a te” la
distrae Naruto
dai suoi pensieri. Che sciocca, ha iniziato a piangere, nemmeno lei
cambierà
mai.
“Va tutto
bene, Naruto-kun” dice posando una mano sulla sua testina
bionda “Non sono
triste, anzi... sono tanto felice” e lo abbraccia lasciandosi
andare alle
lacrime liberatorie, sente qualcosa sciogliersi nel suo cuore e
finalmente, dopo
tanto tempo, si sente ancora libera. E piange dalla gioia.
**
“Sono in
ritardo, sono in ritardo!” urla Naruto correndo come un pazzo
per le strade di
Konoha pregando che il suo futuro team non si sia già
incontrato, se non fosse
stato per Sasuke lui sarebbe ancora sotto le coperte, grazie al cielo
l’onii-chan s’è improvvisato sveglia. Fa
lo slalom tra le persone rischiando di
far cadere qualche borsa e ricevendo qualche imprecazione ma li ignora
e
prosegue nella sua corsa verso i campi di allenamento.
Quando arriva
ci trova già i due ragazzi e il suo futuro sensei.
“Scusate il
ritardo!” dice con il fiatone una volta arrivato, piegandosi
sulle ginocchia.
Ragazzi, che corsa!
“Finalmente”
dice seccato l’adulto e Naruto alza lo sguardo trovandosi
davanti un viso ovale
con degli occhi piccoli e scuri, i capelli castani tenuti in una coda
alta che
gli ricorda un ananas. Quel particolare glielo fa riconoscere e fa un
passo
indietro puntandogli un dito contro.
“Tu dicevi che
ero morto!” sbraita ricordandosi la prima volta a Konoha in
cui tutti lo
avevano guardato con la faccia di chi si trova davanti un fantasma.
“Ch’,
che
seccatura” sbuffa “Al momento sono il tuo sensei,
mostra un po’ di rispetto”.
Naruto gonfia
le guance punto nell’orgoglio per essere stato ripreso in
maniera così plateale.
Gli dà le spalle rivolgendo l’attenzione ai due
ragazzini con lui, non li
ricorda di averli visti alle lezioni dell’Accademia,
c’è una ragazzina che
dagli occhi chiari immagina appartenga al clan degli Hyuuga, ha i
capelli
rossicci tenuti corti con un una frangia lunga molto spettinata, il
viso tondo
e dolce, una felpa grande che nasconde tutta la sua figura.
L’altro è piuttosto
anonimo, con i capelli scuri tagliati molto corti, il taglio orientale
degli
occhi nascosti dietro a delle lenti degli occhiali e il viso
è perfettamente
ovale. La Hyuuga gli rivolge un sorriso a trentadue denti, mentre il
ragazzino
corruccia la fronte e lo guarda sospettoso, per questo lo trova subito
antipatico, si va quindi a sedere vicino alla ragazzina mentre il
sensei inizia
a parlare.
“Io sono
Shikamaru Nara, da oggi dovrò occuparmi di voi seccature.
Cercate di non urlare
troppo e di fare quello che dico io, magari riusciremo ad andare
d’accordo.
Oggi vedrò di testare le vo—”
“Shika-sensei!”
lo richiama la ragazzina alzando la mano e muovendo le gambe in maniera
scomposta.
Nara fa una
faccia scocciata e indurendo la mascella per essere stato interrotto le
permette di parlare. “Sì?”
“Prima non
dovremmo presentarci? Parlare di noi, cosa ci piace e cosa no, i nostri
sogni....
” spiega continuando a muovere le gambe.
“Va
bene”
borbotta il sensei incrociando le braccia al petto “Mi piace
giocare a Shogo e
guardare le nuvole, odio quando mia moglie o mia madre mi urlano dietro
e...
non ho un sogno particolare, voglio solo una vita tranquilla”.
“Entusiasmante”
borbotta sarcastico Naruto ricevendo un’occhiataccia dal Nara.
“Bene, parla
tu adesso”.
“Dattebayo! Mi
chiamo Naruto Uzumaki e amo il ramen di Ichiraku, specialmente quando
lo mangio
con Iruka-sensei o con Sas’ke-nii, odio aspettare che il
ramen si riscaldi o
quando Sas’ke-nii mi ignora e ho un sogno che
realizzerò a tutti i costi:
diventerò l’Hokage più forte e
finalmente tutti mi accetteranno!”
Sarà
una seccatura...
sbuffa fra sé Shikamaru
rivolgendo lo sguardo alla ragazzina affianco al biondo.
“Ouss! Mi
chiamo Haatta Hyuuya e mi piacciono un sacco di cose: i panda, i lama,
i
capelli di Hinata-sama, lo yaoi, i dolci, gli shuriken... Odio quando
fanno
soffrire Hinata-sama e il mio sogno è proteggere il mio
clan, renderlo grandioso
e diventare la guardia del corpo dei capofamiglia!” conclude
alzandosi in piedi
esaltata dal suo stesso discorso.
E
le saccature saranno due... pensa sconfortato puntando
tutto sull’ultimo ragazzino.
Quello
annuisce. “Mi chiamo Yoshi Itadashi, mi piacciono le ragazze
formose e non mi
piace essere costretto a mangiare i broccoli. Il mio sogno è
conquistare il
cuore della fiorai Ino Yamanaka-chan!” dice accendendo
pericolosamente lo
sguardo. Al che Shikamaru inizia a tossire sconvolto dalla conclusione
di quel
discorso che già era iniziato in maniera idiota.
“Ino è
la mia
migliore amica!” dice sconvolto.
“Yatta!”
si
esalta il ragazzino “La prego, mi aiuti a conquistare il suo
cuore!”
“No”
ribatte
secco meditando di mandare una lettera di protesta a Kakashi,
perché diavolo
gli ha incastrato un ruolo così ingrato? Lui non vuole
addestrare le matricole.
Seccature,
solo seccature qui!
Quando Naruto
torna a casa ci trova Sasuke dentro, seduto a bere una tazza di
tè con lo
sguardo perso verso il vuoto e il biondo lo interpreta come un cattivo
segno.
“Sono a
casa”
dice, anche se sa che il moro si è già accorto
della sua presenza, nonostante
questo non muova un piega del viso e non dà nessun segno di
averlo sentito.
Naruto zampetta verso di lui e si arrampica una sedia guardandolo
attentamente.
“Come
è
andata?” gli chiede alla fine l’Uchiha con voce
automatica.
A Naruto
basta, gli si accende lo sguardo e subito inizia a parlare del sensei
super
pigro, della compagna simpatica anche se leggermente fuori di testa e
di quell’altro
che non gli sta tanto a genio.
“Mi guarda
sempre male” sbuffa infastidito dalla cosa.” Kurama
non ha fatto altro che
criticare e darci dei pagliacci, ma io mi sono divertito. Forse
riuscirò ad
avere degli amici...” medita alzando gli occhi al cielo e
mordendosi
distrattamente la pellicina del pollice.
Fuori
c’è
ancora il sole, è una bella giornata, i raggi di luce
entrano con prepotenza
nella stanza dalla finestra spalancata, sono intensi e caldi,
colpiscono il
viso del bambino e illuminano con violenza i suoi capelli biondi e gli
occhi
chiarissimi. Li sposta verso la finestra, si vede il sole che scivola
verso le
montagne da lì, è rotondo e sfuma
sull’arancione, ci sono poche nuvole sottili
come fumo.
Sasuke gli
lancia una breve occhiata, poi ripunta l’occhio nero davanti
a sé. Sembra
inchiostro liquido, riflette tra sé Uzumaki stiracchiandosi
e poi arrossisce da
solo rendendosi conto di quanto quel pensiero sia così da ragazzina, ruota quindi la testa per non
guardare più il viso pallido
del moro che tiene gli angoli delle labbra piegate mollemente verso il
basso e
si gratta la testa imbarazzato.
“Mi hanno
affidato una missione” dice improvvisamente Sasuke, la voce
taglia il silenzio
e lascia perplesso il ragazzino che non ha ben capito.
“Uhm?”
grugnisce abbassando la testa sul tavola appoggiandola tre le braccia
incrociate.
“Mi hanno
affidato una missione” scandisce girandosi a guardarlo e
attende che il
ritardato cervello del biondo elabori il significato.
Socchiude gli
occhi e storce il naso infastidito. “Starai via
molto?” sbuffa una volta capito
cosa comporta.
“Probabile”
risponde caustico “Sembra una cosa seria” aggiunge
pensieroso e il ragazzino
abbassa lo sguardo lasciando che le ciglia bionde sfiorino le guance,
indossa
ancora il copri fronte e un raggio di sole colpisce il metallo
accecando
parzialmente l’Uchiha. È così piena di
luce quella figura minuta.
“Quanto
tempo?”
mormora stringendo e rilasciando i pugni in un gesto nervoso. Non gli
piace la
partenza, non vuole che Sas’ke-nii se ne vada. Loro vanno
bene così, no?
“Non ne ho
idea” brontola “Potrebbero bastare poche settimane.
O anni. Sembra una cosa
complicata”.
“Quando
parti?”
“All’alba”
Naruto si
gratta una guancia. “Okay. Va bene”
I loro occhi
si incontrano e il biondo sbuffa. “Eddai, almeno potrai
sfogare su qualcosa la
tua voglia omicida. Io starò bene, davvero! Ci
sarà Iruka-sensei e
Sakura-chan... e adesso sono un ninja anche io, non posso continuare a
fare il
moccioso, ‘tebayo! Posso badare a me stesso”
termina sollevando le braccia
dietro la testa e facendo un lieve ghigno.
Sasuke inarca
una sopracciglia scettico. “Morirai per overdose di ramen,
dobe”.
“Il ramen non
ha mai ucciso nessuno” sbotta scendendo dalla sedia e
spalmandosi addosso al
corpo dell’adulto aggrappandosi alla sua schiena con le mani
e affondando il
viso nell’incavo del collo, con il naso gli sfiora
involontariamente la
mascella.
“Questo
perché
nessuno ne ha mai ingurgitato tanto” ribatte sprezzante
mentre appoggia il
braccio sulla spalla del ragazzino per invitarlo a staccarsi da
quell’attenzione
non richiesta. “Mollami” dice infatti.
“Va
bene”
borbotta arrendevole “Solo... un altro minuto, poi smettiamo.
Solo un minuto,
stiamo così solo per un altro minuto” strofina la
faccia sulla sua spalla
facendo scivolare la manica del kimono lungo il braccio
dell’uomo e scoprendo
un lembo di pelle bianca. Contro la sua guancia quel corpo è
così freddo,
sembra fatto di neve.
“Na-ru-to”
scandisce con voce roca, sembra sia rassegnato, o infastidito, o
dispiaciuto, o
arrabbiato, o affettuoso... ci sono un’infinità di
sfumature in quelle tre
sillabe dette da quella bocca, come se non sapesse nemmeno lui come
dire quel
nome. La sua mano però si sposta dalla spalla alla testa
accarezzando i capelli
biondi e stopposi con una lenta dolcezza a volte, altre tira le ciocche
con
poco garbo facendo sfuggire un lamento dalle labbra del ragazzino e il
respiro
caldo si posa sulla pelle dell’Uchihca.
Sa di bucato
pulito e qualcosa che sembra dopobarba, un profumo un po’
neutro ma molto
buono. A Naruto quell’odore ricorda qualcosa di nostalgico e
lontano, quando
abbraccia Sas’ke gli sembra improvvisamente concreto e reale
quando nella sua
mente tutto è confuso e privo di fondamento, come sabbia che
scivola dalle
dita.
“Solo un
minuto” concede Sasuke quando di minuti ne sono
già passati tre.
**
Tutto è
silenzio a Konoha, così si potrebbe descriverla
all’alba. Le stelle del mattino
sbiadiscono mentre con struggente lentezza i primi raggi di un sole
rosato
scavalcano l’orizzonte, una piccola brezza sposta i cirri
notturni lasciando
presagire che anche in quella giornata il cielo sarà limpido
e azzurro. Adesso
è scuro, poi i spruzzi di nuvola si colorano di viola e
infine un tenue rosa,
simile ai capelli di Sakura, sale. È fresco e non
c’è nessuno, non c’è un solo
suono, forse il ronzare di qualche insetto operoso già alla
prima luce, o il frusciare
delle foglie mosse dal vento.
Sasuke indossa
la maschera da ANBU appoggiandola al lato del viso, la
indosserà del tutto una
volta abbandonato il Villaggio segreto, il mantello fruscia tra le sue
caviglie
e la katana pende fedele dal suo fianco, getta un ultimo sguardo alla
casa del
piccolo Naruto ancora addormentato tra le lenzuola e ignaro di essere
rimasto
solo, non si cura più di tanto e inizia a camminare verso
ciò che rimane del
quartiere degli Uchiha per prendere la sua porzione di provviste. Le
strade
restano silenziose anche al suo passaggio, i piedi pestano la via ma
non emettono
nessun suono.
Si ferma solo
quando davanti alla porta di casa sua, seduta sui gradini
dell’ingresso, ci
trova Sakura scalza.
“Sei venuta a
salutarmi?” sbotta incolore, leggermente tagliente,
guardandola con
disapprovazione.
“Sas’ke-kun”
dice alzandosi non appena sente la voce dell’Uchiha.
“Io... certo” ammette
abbassando la testa e spostando una ciocca rosa dietro
l’orecchia con imbarazzo
quasi colpevole.
“tsk”
borbotta
aprendo la porta di casa, ma resta lì fermo
nell’uscio con la mano appoggiata
al pomello, poi si gira torcendo il busto puntando lo sguardo sulla
Kunoichi
dagli occhi verdi, è così penetrante e deciso da
far arrossire la giovane
donna.
“Sakura, puoi
fare una cosa per?”
Qualsiasi
cosa.
“Certamente” annuisce sorridendo timida.
Con Sasuke è così, torna un po’ bambina
e il mondo sembra bello come a quell’età.
L’uomo fruga
con la mano dentro la sacca da viaggio e dopo pochi secondi tira fuori
una
busta completamente bianca, non c’è né
un nome o un indirizzo o un segno fatto
per sbaglio con l’inchiostro. È bianca.
“Nel caso
dovessi morire in missione, dalla a Naruto” dice con calma,
come se le stesse
chiedendo di annaffiare le piante di pomodoro durante la sua assenza.
Sakura
spalanca gli occhi sorpresa; quella è una cosa molto comune
tra gli shinobi,
prima di una missione fanno una sorta di testamento nel caso morissero,
spesso
lo aveva fatto perfino lei ma Sasuke... Sasuke non aveva mai fatto
parola da
quando lui era morto.
Afferrò la
busta con mano tremante. “Tu non morirai” decide di
precisare.
“Ch’”
fa
sprezzante “Mi sembra ovvio”.
Fissa la busta
avvicinandola al viso mentre si tortura con i denti bianchi il labbro
inferiore, poi alza lo sguardo deciso e duro come davanti a un
paziente. “Facciamo
un gioco”.
“Non ho tempo
per queste stronzate”.
“Qualsiasi
cosa c’è scritto, lo dirai a voce a Naruto-kun
quando tornerai. Okay?” ha un
sorriso leggero sul viso tondo e unisce le mani dietro la schiena
guardando
fiduciosa il cielo che lentamente si schiarisce.
“Tze”
commenta
l’Uchiha.
NDA.
E finisce
qui.
TROLOLOLOLO,
sto scherzando. Vi avevo detto che la dividevo in
due parti? Be’, nel week-end ho avuto
un’illuminazione divina che mi ha portato
a cancellare la fine per riscriverla e... ehm, penso ci saranno altre
due
parti.
Eh, eh, eh.
Sono pessima, lo so. Ma voi mi amate lo stesso, vero? *cuori random*
A proposito di
persona da amare, vogliamo parlare delle splendide recensioni ricevute?
Ragazze
(o ragazzi, ce ne sono?) siete fantastici! Vi prenderei una/o a una/o
per strapazzarvi
di coccole e baci. Non ho parole per ringraziarvi, davvero! *scaccia le
lacrimucce*
Spero che dopo
qui Sakura vi stia un po’ più simpatica xD O che
il rapporto Kakashi/Sakura sia
almeno un pochino visibile... (lo ammetto, li shippo so
hard. Non quanto Sasuke e Naruto, ma hanno la loro parte nel
mio
cuore).
Invece per il
personaggio di Hatta, ecco, diciamo che quelle è il nome in
cui la gente mi
conosce per internet (?) e quindi sì, sono nella storia. Yeee
E quindi, non
mi sembra ci sia altro da dire! Ci vediamo nella terza parte.
(Davvero, mi
dispiace di averla allungata ma adesso è... Penso sia una
delle storie più
belle che ho scritto qui! Forse mi odierete ma voglio fingere il
contrario)
V.
|
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Capitolo 3 *** parte III ***
Kiūbiko no ko
Il
bambino della volpe a nove
code
“Si
scompare. Voglio dire, le persone, gli oggetti,
gli alberi e gli animali e pure un fiume hanno smesso di esistere. Nel
senso,
da un giorno all’altro sono state cancellati.
Così, dal nulla. Senza un motivo,
un criterio, non c’è nemmeno un biglietto, tipo: il mondo mi fa schifo, mi disintegro, si scusano
eventuali disagi.
Insomma,
un bel grattacapo! Il problema è che non se
ne viene fuori e spero vivamente non inizino a scomparire pure i panda,
anche se
a quanto pare sono a rischio di estinzione (ma poi i panda sono troppo
carini e
coccoloni per odiare il mondo e disintegrarsi e sicuramente si scuserebbero per eventuali disagi).
Panda
a parte, oggi è tornata un’altra squadra di
ricerca –non mi ricordo il nome, non ho chiesto io di
scrivere il verbale visto
che dovrebbe toccare a quel pigrone del mio capitano! E insomma
sì, è tornata
questa squadra e le notizie non sono mica cambiate, non si sa ancora
nulla e
non si capisce proprio niente. Si spera che la squadra principale che
tornerà
alla fine del mese possa essere un minimo più informata.
Utile dubito
fortemente.
Comunque
sia, è un anno che il sesto Hokage Kakashi
Hatake s’è diretto alla nazione del ferro
–sempre per ‘sta merda, ormai si
parla solo di ‘sta merda– con
gli altri
Kage, in ogni caso il suo ritorno è fissato sempre per fine
mese (inno alla
fantasia!) e magari si avrà un piano di attacco,
un’alleanza, un’illuminazione
divina o qualche cosa che smuova la situazione. Quindi
tornerà a fine Settembre
con la scorta composta dal Capitan Yamato e Maito Gai (Sensei! La
primavera
scorre in me!) e con l’accompagnatore ospite speciale, il
Jinchuuriki
Naruto-baka Uzumaki. V’ho mai parlato del mio amico baka?
Ecco, da quando ha
avuto la splendida idea di andarsi a fare un viaggetto nel Paese del
Ferro m’ha
lasciata sola in una squadra composta da un sensei noiosamente pigro e
un
pervertito che definiscono i miei adorati yaoi spazzatura (morite
soffocati).
(Nacchan,
tu che mi capisci, torna presto!)
La
missione Quadrifoglio
–un nome
cretino quanto la missione, tra
l’altro– è stata compiuta con successo e
fortunatamente non durante quel periodo del
mese. Nessun ferito, a
meno che non si voglia contare l’unico neurone di
bakamono-Yoshi, ma quello s’è
suicidato anni fa; la missione
è
durata solo un giorno e il tempo è soleggiato, ma si vede
che l’estate sta
finendo. Fra un po’ è il compleanno di Naruto-kun,
spero che nessuno degli
invitati scompaia nel frattempo.
Dal
Team Nara, questo è tutto.
Rapporto
del: cinque Settembre
Missione:
Quadrifoglio.
Livello:
B
Da:
Hyuuga Haatta.”
Iruka sospira
abbandonando i fogli sulla scrivania.
“Tutto bene,
sensei?” chiede la ragazza dai capelli rossi legati in due
stravaganti e
asimmetrici codini.
“Haatta-chan”
sorride il maestro guardandola “Tu devi davvero imparare come
si fa un rapporto
serio”.
“Cos’ha
che
non va il mio?”
**
Paese
del Ferro.
Ha indossato
un maglione verde molto malandato che ha tirato fuori da sotto il
letto, ma
d’altronde deve accontentarsi, Naruto mica se lo immaginava
così freddo il
Paese del Freddo. Però finalmente quella barboso riunione
che è durata qualcosa
tipo un anno sta per finire e lui potrà tornarsene a casa,
al caldo. A dirla
tutta non sa nemmeno perché lo abbiano convocato, va bene
che è un Jinchuuriki
e tutto il resto, ma lui e Kurama si sono annoiati un sacco; grazie al
cielo
c’è questo tipo, il Kazekage, che è
veramente forte. In mezzo a tutti quei
vecchietti è il più giovane, probabilmente ha
l’età di Sasuke e uno sguardo
altrettanto gelido anche se i suoi occhi sono di un azzurro chiarissimo
e
circondati da borse molto marcate. Ma è simpatico ed
è stato gentile con lui,
hanno parlato molto in quei mesi ed è abbastanza sicuro di
poterlo chiamare
amico.
Setaccia
calzini per la stanza che gli era stata assicurata per tutta la durata
del
meeting per non lasciarne nemmeno uno e tutto ciò che trova
lo infila di
malagrazia dentro lo zaino, domani all’alba partono e lui
deve ancora fare i
bagagli.
Che
freddo,
pensa soffiando sulle dita delle mani. Non vede
l’ora di essere a Konoha, lì è caldo e
fra un po’ sarà anche il suo compleanno
ed è emozionato perché sedici anni non si
compiono tutti i giorni. Farà una
grande festa dove inviterà tutti i suoi nuovissimi amici,
che tra l’altro gli
mancano tantissimo. Sì, gli manca anche quel nullafacente
del suo sensei, Yoshi
un po’ meno, ma non vede l’ora di riabbracciare
Haatta-chan o di mangiare il
ramen con Iruka-sensei, di pranzare con Sakura-chan e
chissà, magari nel
frattempo Sasuke sarà tornato e finalmente dopo
più di tre anni potrà
riabbracciarlo, la sola idea gli fa comparire un sorriso spontaneo e
leggermente euforico sulle labbra. Elettrizzato canticchia un vecchio
motivetto
che aveva sentito alla televisione ed è talmente preso che
non si rende conto
della presenza fuori dalla sua stanza improvvisata finché
questi non bussa alla
porta. Alza la testa di scatto riconoscendo subito il proprietario del
chakra
che percepisce al di là della tavola di legno, ci si dirige
sempre di buon
umore gridando il nome dell’uomo che si trova davanti.
“Gaara!”
esclama, invece Kurama sbuffa, Naruto deve anche capire
perché ma davanti al
rosso il demone diventa stranamente diffidente, non che abbia paura ma
è
estremamente attento a ogni cosa.
“Naruto-kun”
lo saluto anche lui accompagnato da un lieve gesto del capo poi getta
un’occhiata alle spalle del biondino e fa un sorrisetto
divertito davanti al
disordine in cui versa la stanza dopo essere stata abitata da un
Uzumaki
selvaggio.
“Uh”
sbuffa il
tale Uzumaki girandosi per notare che la stanza verso davvero in uno
stato
vergognoso e per questo si vergogna, lui – quello che ha
messo la stanza in
questa condizione.
“Stavo
sistemando” blatera
a mo’ di spiegazione
e nel mentre sventola una mano davanti alla faccia colpendosi per
sbaglio il
naso. Se Sasuke lo vedesse adesso gli darebbe dell’idiota,
Gaara si limita a
stendere le labbra in un altro piccolo sorriso. Non è un
tipo che parla molto,
il rosso, ma è gentile e parlare con lui può
diventare piacevole, specialmente
perché asseconda tutte le sue buffonate, non come fanno gli
adulti ai bambini,
ma come fanno i vecchi amici d’infanzia e questo per Naruto
è abbastanza strano
perché di amici così non ne ha mai avuti.
Corre a
sedersi a gambe incrociate sul letto, guarda fuori dalla finestra la
neve che
cade leggera, lì nevica sempre, e inizia a berciare senza
nessun nesso logico
sulla crema solare che si è portato per niente, mica poteva
immaginare lui che
lì manco sapessero cosa fosse il sole.
“E comunque
non la trovo più, dattebayo. Me l’ha prestata
Sakura-chan, spero se lo sia
dimenticato perché non ho voglia di essere colpito da un suo
pugno. Mi chiedo
dove l’abbia tutta quella forza...”
A parlare è
sempre lui, socchiudendo gli occhi o dondolando lentamente, si gratta
la
zazzera bionda e si stringe nelle spalle,fa un leggero broncio e si
illumina
quando dice il nome di qualcuno a cui vuole bene, scuote la testa
davanti ai
pensieri negativi e poi getta il pugno in aria, inarca le sopracciglia
e
atteggia le labbra in leggeri bronci, sorride o intristisce gli occhi,
si tira
il colletto del maglione fin sotto il naso, sorride ancora e parla
senza più
finire, per Gaara Naruto è un tripudio di emozioni e
sfumature, ha un modo fin
troppo espansivo, non riesce a dimostrare un momento di
serietà davanti agli
Hokage e ficca sempre il naso in cose che non lo riguarda con fin
troppa
naturalezza, infastidisce sempre po’ tutti e risulta
rompiballe.
Come quel
Naruto.
Per Gaara
tutta quella somiglianza è impossibile, sa che
c’è un motivo e il suo istinto
gli dice terribilmente collegato con le sparizioni degli ultimi anni.
**
Punto
non ben definito al confine con il paese della
Terra.
Il sole sta
tramontando lentamente e Sasuke si è appena svegliato dal
suo turno di riposo,
attorno a lui i suoi compagni ANBU si stanno mobilitando per la
partenza
cancellando ogni traccia della loro sosta, partiranno con il favore
delle
tenebre così che nessuno li possa vedere.
Se ne sta
pigramente sul ramo dell’albero, la schiena appoggiata alla
corteccia ruvida e
il mantello avvolto intorno al corpo –l’estate
è ormai giunta al termine –a
guardare i suoi compagni operosi per nulla intenzionato ad aiutarli.
Tra le
mani tiene la sua maschera da ANBU, anche se in realtà non
è esattamente di suo
proprietà. È una volpe che ghigna, i denti
scoperti e il viso appuntito
colorato con decorazioni rosse, apparteneva a Naruto, ma quando
morì passò a
lui, perché così era scritto nello stupido
testamento. È un po’ una benedizione
e una maledizione insieme, perché da un lato sa di averlo
vicino, è come
tornare a fare le missioni insieme; dall’altro gli ricordo di
non essere stato
bravo a salvarlo e che ora giace in decomposizione sotto strati di
terra umida.
Se la rigira tra le mani e i pensieri corrono al suo testamento,
conseguentemente
al piccolo Naruto che, dopo quegli anni passati lontano, di sicuro non
sarà più
piccolo. Socchiude le palpebre mentre ci pensa, adesso dovrebbe avere
quindici
anni ma se non ha sbagliato nel contare i mesi (in missioni come quelle
molto
spesso capita) fra un po’ compierà gli anni.
Quando arrivò al villaggio
ovviamente non aveva una data di nascita, così scelsero
quella del suo arrivo,
ventotto settembre.
“Uchiha-senpai”
lo richiama un sottoposto, un ragazzino che indossa la maschera anche
quando
dorme, ligio alle regole. Sasuke volta la testa verso la voce e gli
dà la sua
attenzione inarcando una sopracciglia. “E’ ora di
andare”.
Annuisce
alzandosi dalla sua posizione, gli fanno un po’ male le
articolazioni per la
posizione scomoda in cui ha dormito ma non importa perché
ormai ci è abituato.
Indossa la maschera mentre l’apri fila alza il braccio
facendo segno di partire
con la mano.
Si torna a
Konoha.
**
Luogo
segreto vicino al Villaggio della Sabbia
tredici giorni dopo.
Il Kazekage
cala il cappuccio dalla testa scoprendo il viso pallido e guarda la
Cava, una
vecchia galleria abbandonata in cui nessuno non mette piede da secoli,
il luogo
dove vive il monocoda. Si guarda intorno anche se sa che nessuno
l’ha seguito
fin lì, è appena tornato al Villaggio dopo il
meeting con gli altri Kage e non
si è ancora riposato, parlare con Shukaku ha la massima
priorità.
Appurato di
essere solo incede verso l’entrata ma non fa in tempo a
superare la soglia che
la terra inizia a tremare segno che qualcosa di molto grosso e pesante
si sta
muovendo verso di lui.
Una risata
stridula si manifesta ancora prima del Bijuu. “Ma guarda,
guarda un po’. Il
piccolo Kazekage è venuto a trovare il suo
animaletto”.
“Ciao
Shukaku”
sospira quando il demone tasso si presenta sull’uscio della
caverna, gli occhi
dorati che brillano nel buio. “Dobbiamo parlare”
aggiunge seriamente.
Il monocoda
sposta la testa. “Senti, se si tratta ancora di quella storia
della mandria di
mucche... sono sparite da sole, ecco. Non le ho mangiate io”.
“Lo so”
dice
sedendosi su una roccia lì vicino “Non sono le
uniche cose ad essere sparite,
in fondo”.
“Già,
già”
ride “Ho sentito certe voci” non sa
perché ma la cosa lo sembra rendere estremamente
felice. “Magari primo o poi, sparirà
tutto”.
“Tu sai cosa
sta succedendo” sbotta andando dritto al punto,
perché lo sa che i Bijuu
c’entrano in tutto questo. Quando un jinchuuriki muore il
demone che contiene
si dissolve e bisogna aspettare che si reincarni in altro, quindi
seguendo
questa logica non dovrebbe assolutamente esistere un Jinchuuriki del
Kyuubi.
Gaara guarda
torvo Shukaku che preso in contropiede da quell’affermazione
–perché è
un’affermazione, non una domanda – inizia a
scuotere nervosamente la coda.
“Perché
diavolo dovrei saperlo?” strida avvicinando il muso mostruoso
alla figura
dell’umano “Non sono di certo affari miei”
“Il Kyuubi non
è morto, e nemmeno Naruto” continua imperterrito
con le sue sentenze.
“Nh, certo che
è morto, moccioso. Abbiamo sentito la presenza di quella
volpaccia sparire”
borbotta mostrando le zanne.
“Non è
sparito” ripete “Si è presentato un
bambino, dieci anni fa, uguale in tutto e
per tutto a Naruto-kun ed è il Jinchuuriki del
Kyuubi”
Shukaku resta
in silenzio. “Ah” lo spia, con attenzione,
inclinando il muso e raspando con
una zampa a terra. Gaara resta immobile, in attesa, e alla fine sembra
averla
vinta perché il Bijuu distoglie lo sguardo dal quello
dell’uomo.
“A quanto pare
è successo davvero”.
“Già.
E tu sai
perché?”
“Senti qui,
senti. Questa è una cosa che voi umani-baka non dovreste
assolutamente sapere”.
Se Gaara
avesse le sopracciglia le avrebbe inarcato scettico.
“Eh, mica
l’ho
detto io. È stato lui, il Saggio delle Sei Vie,
ecco.”continua a borbottare
riottoso.
“Shukaku”
lo
riprende fermo “Della gente è sparita, montagne
sono sparite. Se continua così
arriverà il caos, dobbiamo come minimo capire. E se tu sai
qualcosa...”
Viene
interrotto da uno sbuffo da parte del cercotero. “E va bene.
Ma nemmeno io so
tutto, non me n’è mai fregato un
accidente”.
“Mai
sospettato il contrario” .
“Allora,
allora. Da dove posso iniziare?” si chiede retoricamente
“La sai la storia del
Jiuubi, no? Ecco, quando il Saggio pensò di smembrarlo in
noi cercoteri non lo
distrusse totalmente; il guscio lo hai visto, è la statua
che quel Madara ha
usato per intrappolarci. Oltre a quello rimase la sua coscienza, la sua
volontà
di agire. Voi umani la chiamereste anima, immagino”.
“Continua”.
“Il Saggio
lasciò il guscio nascosto qui in questo mondo, la
volontà la gettò nella
profondità di... dell’altra parte”
“Altre
parte?”
ancora una volta, se solo avesse una sopracciglia la inarcherebbe
scettico.
“Sì,
perché
vedi c’è questo mondo in cui viviamo e tutte
queste belle cose ma c’è
dell’altro. È una dimensione parallela che ricopre
il nostro mondo come una
coperta, è una dimensione vuota che registra lo scorrere del
tempo e tutte le
cose che succedono qui”.
“Non
capisco”
ammette stirando le labbra.
Shukaku
sbuffa. “Non so nemmeno io cosa sia esattamente. Diciamo che
lì ha gettato la
Coscienza del Jiuubi in modo che non potesse scappare o combinare
casini. L’ha
imprigionato in un luogo privo dello scorrere del tempo e che controlla
il
nostro in un certo senso”.
“E questo cosa
c’entra? È lì che stanno finendo le
cose del nostro mondo? Perché?”
“Calma,
calma!” strepita. “Lì non finisce
niente, lì non c’è niente se non le
memorie
del nostro mondo e la Coscienza. Il fatto è che la Coscienza
riesce ad
affacciarsi al nostro mondo grazie a noi Bijuu, siamo pur sempre una
parte del
dieci coda. Avrai percepito una strana presenza mentre eri il mio
Jinchuuriki”.
“Solo
una?”
chiede ironica.
“Sì,
lasciamo
stare” borbotta “Bene, la Coscienza vede ma non
è mai entrata in contatto con
il mondo. Solo una volta un Jinchuuriki si è accorto della
sua esistenza e ha
iniziato a interagire con lei”.
“Naruto?”
cerca di indovinare, ma ne dubita seriamente.
“Non
proprio”
borbotta.
“Non
proprio?”
“Sì,
non
proprio! Smettila di ripetere quello che dico” sbraita.
“D’accordo”
si
porta una mano alla faccia, ci vuole tanta pazienza. “Se non
è stato Naruto,
chi ha avuto un tale rapporto con il proprio Bijuu da percepire
questa...Coscienza?”.
“Allora”
inizia titubante “c’era questo bambino che divenne
il Jinchuuriki del Kyuubi
anni fa, ancora prima della costruzione dei Villaggi Ninja. Diciamo
agli inizi
del Clan Uchiha”.
“E’ un
sacco
di tempo fa”
“Non
m’interrompere” sbotta “c’era
questo bambino che era diverso da tutti gli
altri, la gente diceva che fosse maledetto e per questo gli fu
sigillato il
Kyuubi e mandato a vivere da solo tra le montagne”.
“Tz”
sbuffa
nauseato ancora una volta dall’idiozia della gente.
“Visse da solo
lì per le montagne, la gente diceva che vedeva delle luci,
tipo una polvere
d’orata, che si muoveva per l’aria e che parlasse
con il demonio. In realtà
quello che vedeva era la strada per l’altra parte e parlava
con la volpaccia e
la Coscienza”.
“Interessante”
“Chissà.
Era un
bambino speciale in fondo, però tutti lo temevano. Perfino
il padre che era
abbastanza intenzionato a eliminare l’esistenza del bambino.
Un essere del genere
rischiava di mettere in subbuglio l’equilibrio tra i due
mondi.” Fa una pausa “Dopo
però....”
“Che
successe?”
“Di’ un
po’,
ti sei mai chiesto perché lo sharingan
riesca a controllare il Kyuubi?”
Sbatte le
palpebre. “Avrei dovuto?”
“Voi
umani, esseri sanguinosi e ignoranti.”
Sbuffa “Be’, un giorno tra
le montagne arrivò un uomo. E guarda casa, era un
Uchiha”.
**
Villaggio
Segreto della Foglia.
Naruto è
assurdamente felice, è arrivato al villaggio prima del
previsto e quindi sono
ancora in pochi a sapere del suo ritorno, ha appena appoggiato i
bagagli a casa
ma non si è trattenuto che per cinque secondi troppo deciso
ad andare a
mangiare una ciotola di ramen. È li che sta andando quando
qualcosa lo afferra
per la collottola e si ritrova trascinato dietro un cespuglio
abbastanza grande.
“—bayo!”
grida
prima che una mano spigolosa venga premuta bruscamente sulla bocca.
Spalanca
gli occhi guardandosi finalmente intorno trovando i suoi assurdi
compagni di
team vestiti con altrettanto assurde tute mimetiche e le facce dipinte.
“Ciao
baka”
sbuffa Yoshi non molto motivato mentre Haatta sposta la mano dalla sua
bocca
con un’espressione schifata, il byakugan attivo.
“Che schifo, me l’hai leccata”
“Mi stavi
soffocando!” sbotta e subito viene zittito “Cosa
diavolo state facendo?” li
guarda sospettoso “Perché avete quella roba in
faccia?”
“Questa”
inizia con mortale serietà Haatta “è
pittura per mimetizzarci, non ci deve
assolutamente vedere”.
“Chi?”
domanda
stupida, se ne accorge non appena realizza che è con la
Hyuuga che sta
parlando.
“Haatta-chan,
ancora?” esala.
“Ancora”
annuisce Yoshi grave. “La psicopatica sta spiando Hanabi-sama
e il ragazzo con
cui ha un appuntamento. Deve essere scritto nel DNA degli Hyuuga,
essere degli
stalker intendo”
“Io non sono
una stalker” soffia offesa passando a Naruto un binocolo.
“A proposito, tu che
ci fai qui?”
“Eh?”
chiede
poco intelligentemente guardando l’oggetto passatogli dalla
ragazza “Sono
tornato prima”
“Appena in
tempo per la missione Salviamo
Hanabi-sama”
Naruto
strabuzza gli occhi inforcando il binocolo e puntandolo oltre le
foglie, la
giovane donna è seduta in un negozio di tè con un
uomo affascinante dall’aria
esotica e vestiti dai colori sgargianti. Stanno sorridendo.
“Non capisco,
perché dovremmo salvarla?” chiede confuso
distogliendo lo sguardo dalla scena
lontana parecchi metri e puntandolo sulla sua compagna di team.
“Non è
ovvio?!” sbotta agitando il cespuglio “Quello
è palesemente
gay!”
“Per te tutti sono gay, Psicopatica”
borbotta
funesto l’altro ragazzo della squadra.
“Non è
vero!”
dice piccata e oltraggiata.
“Ah no?
Vogliamo parlare dell’ipotetica tresca tra
l’Hokage-dono e Iruka-sensei?”
“Sono sempre
appiccicati” cerca di difendersi.
“O di
....”
“Zitto,
zitto!” sbraita “Si stanno spostando, dobbiamo
seguirli”
“Perché
usi il
plurale?!”
“Perché
voi
verrete con me”
“Neanche per
sogno, Sociopatica”
“Pervertito!”
“Stalker!”
“Cappellone!”
“Ehi, non
insultare i miei capelli!”
Naruto li
guarda e ride sotto i baffi, certo che ne hanno fatta di strada da
quella prima
lezione e tutti e tre sono cresciuti tantissimo. Naruto e praticamente
identico, ma ha il viso meno tondo e si è alzato di parecchi
centimetri; Yoshi
è cambiato tantissimo, non ha più un espressione
da idiota in viso e il suo
corpo si è fatto molto più muscolosa, non taglia
i capelli da quando è
diventato un ninja e adesso gli arrivano a metà schiena, a
sentirlo li
accorcerà solo una volta diventato Jounin. Haatta
è rimasta bassa come
quand’era bambina, al massimo avrà preso un
centimetro e il viso lo ha ancora
rotondo con gli occhi esageratamente grandi, ma il suo corpo si
è modellato
completamente in quegli anni come creta tra le mani di madre natura,
ora è una
donna a tutti gli effetti. La considera senza rifletterci molto la sua
migliore
amica, forse perché è stata la prima nel team ad
accettarlo senza rimostranza,
ed è sempre sorridente e allegra, non pensa tanto alla moda
ma non è manesca
come Sakura-chan, è una giusta via di mezzo. È un
po’ fissata con lo yaoi, nel
vedere coppie dove non ci stanno e nel portare onore al proprio clan,
si allena
e combatte solo per la salvaguardia del suo Villaggio, darebbe la vita
senza
pensarci due volte e Naruto sa con una certezza chirurgica, che se
necessario,
sarebbe disposta a tradire un amico se questo si dimostrasse una
minaccia per
Konoha.
**
Quando Sasuke
torna al villaggio sono passati solo tre giorni, quando hanno saputo
del
ritorno dell’Hokage al villaggio hanno accelerato la tabella
di marcia per
poter portare il prima possibile le misere notizie che in quei tre anni
hanno
raccolto. Ha appena finito una noiosissima riunione e non vede
l’ora di andare
a casa per fare una doccia e pulirsi da tutto quel sudiciume. E
sì, vuole anche
dormire in un letto degno di questo nome. Sistema meglio lo zaino dove
ha messo
tutta la sua attrezzatura ANBU sulle spalle mentre la manica
inutilizzata del
kimono bianco volteggia mossa da una lievissima brezza e non fa in
tempo a
muovere che cinque passi che una voce estremamente conosciuta e
fastidiosa lo
chiama attirando l’attenzione di tutte le persone per strada.
“Ti prego,
no”
dice tra i denti perché non ha proprio la forza di
sopportare quel bambino
pieno di vita ma quando si gira verso la fonte di quel suono con un
sussulto si
rende conto di non avere più davanti le forme buffe di un
dodicenne ma quelle
più modellate di un adolescente.
“Sas’ke!”
lo
abbraccia di getto Naruto senza dargli possibilità di
protestare o scappare da
quella trappola mortale “Sei tornato!” continua a
gridare rimarcando l’ovvio.
“Mollami”
dice
atono e giusto per rimarcare quanto la coerenza gli stia antipatica
dall’età di
otto anni passa il braccio lungo le spalle del ragazzo lasciandogli un
pizzicotto.
“Sas’ke”
borbotta quello “Puzzi”.
Come se fosse
stato lui a chiedergli di abbracciarlo, tze.
Lo afferra per i capelli e lo stacca a forza perché sta
davvero diventando
troppo appiccicoso.
“Neh,
antipatico come sempre” borbotta riottoso massaggiandosi la
testa dove il moro
ha tirato tenendo gli occhi socchiusi, poi lentamente li apre rivelando
totalmente quelle iridi color cielo. E si prendono qualche secondo per
guardarsi, insomma, tre anni sono tanti.
Sasuke ha
delle ombre scure sotto gli occhi e il viso tirato, più
pallido del solito e i
capelli sporchi, dal kimono leggermente aperto vede una strana
cicatrice lungo
il petto, deglutisce cercando di fermare la propria immaginazione del
capire
cosa ci sia dopo e risposta gli occhi sulla faccia seria del moro,
sorride
mentre viene a sua volta studiato e cerca di non sentirsi a disagio
perché
quegli occhi neri sono due abissi senza fondo.
Agli occhi di
Sasuke Naruto è cresciuto veramente tanto ed è
qualcosa di strano vederlo con
quel corpo modellato, più muscolosa e alto, gli sembra di
tornare al passato
con il suo Naruto, che aveva quello
stesso sorriso e lo guardava in quello stesso modo. Segue con gli occhi
la
linea della mascella più definita rispetto a tre anni fa,
risale sulle labbra
screpolate –l’arrivo dell’autunno
– e guarda quelle pupille blu fissarlo con la
stessa intensità, i capelli un po’ più
lunghi ma sempre scompigliati, non
indossa il copri fronte e perciò gli ricadono sulla fronte
in una frangia
disordinata.
“Ch’”
commenta
senza un motivo, forse per zittire la morsa allo stomaco e punta lo
sguardo
altrove, verso dei ragazzini della stessa età di Naruto che
li guardano poco
distante.
“Neh, neh!
Sas’ke, dove vai? Vengo con te!” dice il biondo
agitandosi sul posto.
“A farmi la
doccia, visto che puzzo” sbotta a tono basso in una
frecciatina che deve
scatenare un qualche strano pensiero nella mente perversa di Naruto da
come
arrossisce imbarazzato sulle guance.
“Fai
bene”
sbuffa alla fine con uno strano broncio solo per dire qualcosa e non
restare in
silenzio come un fesso davanti a quel teme (questo mai!).
L’Uchiha, dopo
avergli rivolto una breve occhiata carica di sufficienza, gli
dà le spalle per
riprendere il suo cammino verso casa ma il biondo lo afferra per una
spalla.
“O-i. Vengo
con te” bercia allungando una gamba per raggiungerlo ma
Sasuke si sposta
facendogli perdere la presa sulla sua spalla e inevitabilmente cade a
faccia
avanti.
“Non
scomodarti” dice l’uomo con falsa cortesia.
“Temé!”
sbotta
sedendosi e soffiando sui palmi delle mani, cadendo si è
fatto male “Sono
passati tre anni, abbiamo un sacco di cose da raccontarci” si
lamenta.
Lo ignora e
prosegue per la sua strada infilando la mano in tasca ma quando nota
che il
ragazzo è ancora seduto in mezzo alla strada come uno
sfollato a guardarlo
sorpreso sospira.
“Che cosa ci
fai ancora lì, dobe?”
Il volto di
Naruto si illumina, gli occhi sembrano voler catturare tutta la luce, e
si alza
con uno scatto. “Non chiamarmi dobe, teme!” dice
fingendosi offeso ma ci riesce
male per via del sorriso a trentadue denti che gli occupa il volto e
corre
verso di lui a grandi falcate. Si gira verso gli altri due compagni di
team che
per tutto il tempo li hanno guardati in disparte.
“Ci vediamo
domani” agita una mano.
“A
domani”
borbotta Yoshi mentre vede il biondo compagno allontanarsi affianco di
quel
ninja inquietante senza un braccio e strabuzza le palpebre
finché i due non si
perdono tra la folla, dopodiché si volta verso Haatta che,
stranamente, ha
assistito alla scena silenziosamente e quando vede
l’espressione che le riempie
il viso capisce il perché di quel silenzio, ha un sorriso
esaltato che sa che
non gli porterà nulla di buono.
“Haatta,
no”
dice perentorio e con una nota lieve di preoccupazione.
“Haatta,
sì” lo contraddice allargando
quell’inquietante sorriso e inizia a correre subito verso la
direzione presa
dagli altri due ninja.
“Psicopatica!”
la richiama seguendola preoccupato che possa fare qualcosa di
imbarazzante “Non
si stalkerano le persone,
è un
reato!” ma vedendo da parte della ragazza nessuna reazione le
afferra la mano
strattonandola forte e quella finalmente si decide a guardarlo, gli
occhi
chiari spalancati carichi di delusione.
“Perché
Na-chan non me l’ha detto?” si dispera.
“Detto
cosa?”
chiede confuso.
“Che il suo
ragazzo è così figoo!”
e riprende a
correre per spiare i due ninja.
“...ragazzo?”
si domanda per un secondo Yoshi totalmente confuso, ma poi realizza
“Haatta!
Smettila di vedere coppie dove non esistono!” urla pestando i
piedi a terra e
poi le corre dietro perché deve assolutamente evitare che
venga uccisa da quel
tipo poco raccomandabile.
**
“...e
così
sono riuscito a batterlo! Avresti dovuto vedere la faccia dei presenti,
nessuno
se l’aspettava” sghignazza Naruto seduto su una
panchina accanto a Sasuke, sono
giorni che il biondo non fa altro che raccontare tutte le meravigliosi
avventure che gli sono capitate in quei tre anni e lui non fa altro che
ascoltare, a volte, perché di quelle chiacchiere non gliene
frega nulla. Le
trova noiose.
“Tz”
commenta neutro, sovrappensiero. Lancia
uno sguardo sbieco al biondo, gli sta troppo appiccicato. A dire la
verità gli
sta costantemente troppo appiccicato, ogni scusa è buona per
toccarlo e la cosa
lo infastidisce un pochino, cioè no, è solo che
lo confonde perché vede ogni
volta un altro Naruto, il suo,
sovrapporsi a quella figura ed è una cosa che lo manda in
stato confusionale.
Anche quando combattono, il biondo ha un espressione completamente
diversa, lo
guarda in un modo che non sa ben spiegare.
In realtà di
tutta quella situazione non sa spiegare nulla.
Forse, più
semplicemente, finché il biondo era un bambino i sentimenti
che provava per quell’altro dobe
si erano riversati in
questo Naruto in maniera più innocente, ma adesso che ha il
corpo di un ragazzo
maturo, lo stesso che aveva il suo
Naruto quando lo riportò a casa, gli scatena anche il resto
dei suoi
sentimenti.
Maledizione.
Sussulta
quando Uzumaki strofina la guancia contro la spalla del moro, bisognoso
di un
contatto. “Ho fame”.
“Baka, hai
appena mangiato a sbafo”. Lo allontana con una menata sulla
nuca.
“Non posso
farci niente” si
lamenta massaggiandosi
la parte lesa. “E poi tu prepari solo verdura, quella non
sfama”
“Tsk, mi
chiedo come tu sia sopravvissuto fin’ora” si alza e
Naruto lo fa a sua volta
per seguirlo.
“Me la cavo
benissimo da solo, eh, cosa credi” gli si affianca mettendo
le braccia dietro
la nuca.
Senza un
motivo apparente, vedendo il sorriso del biondo, a Sasuke torna in
mente quello
sciocco gioco che Sakura gli aveva proposto prima che partisse per la
missione.
Stringe la mano a pugno, dovrebbe dirglielo adesso? Anche se non
avrebbe senso,
non può rivelargli la verità sul
perché sia sempre stato trattato con così
tanto odio, per cominciare è vietato dall’Hokage e
poi lo ferirebbe e basta,
probabilmente inizierebbe a dubitare di sé stesso. E poi...
poi non lo sa,
dovrebbe dirglielo?
“Sas’ke”
la
voce squillante lo distrae dai suoi pensieri e prima che se ne renda
conto si
trova imprigionato in un abbraccio leggermente soffocante.
“Sono felice
che tu sia tornato” sussurra il biondo aumentando la presa
mentre il corpo
dell’Uchiha si irrigidisce “Mi sei mancato
tanto”
Si chiede che
profumo sappia il sole, probabilmente quello che emana il ragazzo dagli
occhi
blu.
“Va bene, ho
capito” dice sbrigativo staccandoselo “Andiamo a
mangiare”
Naruto
ridacchia e si gratta con imbarazzo una guancia facendo sbuffare il
moro.
“Neh,
Sas’ke.
Perché non torni a dormire a casa mia come facevi quando ero
piccolo?” gli
chiede dopo un po’ a sorpresa.
“Perché
non
sei più piccolo, appunto” sbuffa chiedendosi da
dove salti fuori un discorso
così idiota. Ah giusto, il cervello di Naruto non fa altro
che sfornare
pensieri idioti.
“Sì,
ma—“
“Non siamo una
famiglia, non sono il tuo tutore o altro. Non ha senso”
“Però
sei il
mio angelo” infierisce
calcando con
sarcasmo l’ultima parola e quando vede lo sguardo raggelato
dell’Uchiha la dice
nuovamente, ridendoci su. È la frazione di un attimo, il
tempo di assottigliare
l’occhio color pece, e Sasuke tira fuori una kunai pronto a
colpire Naruto per
punirlo di quell’affronto alla sua persona. Sul volto del
biondo compare un
ghigno e schiva il colpo.
“Troppo
lento”
ridacchia ma fa appena in tempo a finire la frase che il moro lo
afferra per un
braccio spingendolo a terra con forza e sbatte dolorosamente la schiena
sulla
strada, alza lo sguardo trovando il viso di Sasuke che lo guarda
impassibile e
la kunai puntata al collo.
“Chiamami
ancora così e ti ammazzo” lo ammonisce premendo
leggermente la lama sulla pelle
ma Naruto non ci fa caso, non sente nemmeno il leggero dolore, quello
che se
sente è il corpo di Sasuke premuto sul suo. In mancanza di
un braccio, per
tenersi in equilibrio ha scaricato tutto il peso sulle ginocchia in
mezzo alle
gambe del ragazzo più giovane. La posizione lo fa arrossire
e sente il cuore
battere forte, è assordante alle sue orecchie, non riesce a
distogliere gli
occhi da quelli di Sasuke; quel nero è come una calamita che
lo attrae in un
baratro di desiderio e confusione. Apre il viso in un ghigno e apre
ancor di
più le gambe allacciando i piedi dietro la schiena
dell’Uchiha tirandolo ancor
di più verso di sé.
“Ah, a quanto
pare sono proprio in una posizione
sfavorevole” lo deride e Sasuke si alza di colpo
districandosi dalle due gambe
come punto da uno spillo.
“Baka”.
Sussulta guardandolo altezzoso, si sposta una ciocca di capelli neri
lontano
dalla fronte. Il cielo dietro di lui è di un azzurro fumoso
che tende al
violetto, con quelle nuvole sottili che sembrano i respiri dei bambini
e una
stella che brilla distrattamente, la sera sta arrivando.
Ti
amo.
Arriva così
improvviso come pensiero alla mente del biondo, fulminante ma allo
stesso tempo
capace di ingrandire la bolla di felicità che aveva sentito
crescere dentro il
suo petto; si mette seduto incapace di distogliere gli occhi da quel
viso, che
poi è come guardare un po’ tutto il mondo.
Ti
amo.
“Cosa ci fa
ancora lì seduto?” sbotta il moro con leggero
astio nella voce tremante, ma c’è
sempre quella nota incomprensibile che rende le sue parole un eco
lontano.
Sorride in risposta nel suo solito modo sbruffone e pieno di
sé, è così felice
e non sa nemmeno perché.
Ti
amo.
Sasuke sbuffa
ancora, esasperato, e gli tende la mano per aiutarlo a tirarsi su, lo
guarda
indecifrabile ma l’angolo sinistro delle labbra è
piegato verso l’alto in un
mite sorrisetto.
Ti
amo.
“Arrivo”
dice,
urla, esuberante e caloroso come sempre, afferra la mano e fa leva per
alzarsi,
Uchiha preso in contro piede dall’esagerata forza usata per
tirarsi su fa un
passo in avanti piegandosi leggermente e si ritrova il sorriso
straffottente
del biondo poco distante.
Ti
amo.
Vorrebbe
urlarlo.
“Neh, allora
andiamo a mangiare?
**
Hatta cammina
per la strada sicura e stringe a sé un ombrello,
perché se lo sia portato
dietro è un mistero anche per lei visto che il sole
è presente dalla mattina,
forse le piace tanto il colore, un violetta chiaro che ricorda le
nuvole ma che
fa anche a pugni con i suoi capelli. Cammina senza pestare le righe
delle
mattonelle che lastricano la strada, come fanno i bambini (e tutti gli
altri,
siamo sinceri) quando un voce delicata la saluta distraendola dal suo
piccolo
gioco, alza lo sguardo per incontrare gli occhi chiari tipici del suo
clan.
“Hinata-sama!”
saluta frettolosamente con un sorriso sincero e tanta
felicità “Com’è bello
vederla”
La donna ride
brevemente per quel tono, come se non si vedessero da anni che da poche
ore. La
Hyuuga è cambiata da quando era un adolescente, se non nella
gentilezza e nella
voce leggera come petali è diversa la sua timidezza, sono
passati anni
dall’ultima volta che ha balbettato davanti a troppa
esuberanza.
“E’
stata
trovare Neji-sama?” chiede la ragazza indicando il cesto la
mora tiene tra le mani.
“Sì,
sono
appena tornata” dice mitemente con un sorriso morbido
“Ho salutato anche un...
amico” aggiunge facendosi malinconica.
“Chi?”
chiede
curiosa Haatta camminandole affianco, fa piroettare distrattamente
l’ombrello.
Hinata si
prende qualche secondo prima di rispondere, come se stesse pensando a
qualcosa
di triste e bellissimo allo stesso tempo. “Non lo conosci,
è morto prima che
nascessi. Lui è l’eroe del villaggio, il mio
eroe”.
“Il suo
eroe?”
chiede inarcando le sopracciglia piena di sottointesi, ma poi abbassa
lo
sguardo rimproverandosi la propria sfacciataggine. Non sta parlando con
Naruto
o Yoshi, ma con la primogenita del Capo-Clan.
La donna
stringe tra le mani il manico del cesto in vimini e accenna a un altro
sorriso
dolce. “Sì, è grazie alla sua forza se
non ho mai perso la speranza in me, lui
credeva in sé e non ha mai smesso di lottare per questo
io...” arrossisce e si
porta una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchia
“Era pura luce, ha dato la
vita per il villaggio e i suoi amici, non si è mai arreso e
lottava per i suoi
sogni. Lui era... ciò che non è
più” sussurra mordendosi un labbro, un
singhiozzo bloccato in gola, le gote rosse e gli occhi persi
chissà dove.
Haatta si dispiace per averle fatto pensare a qualcosa di triste e sta
per
scusarsi quando la donna riprende a parlare.
“Sono successe
tante cose brutte, ma finché c’era lui il mondo
conservava ancora una luce, per
questo non posso che dirgli grazie di essere esistito, anche se
c’era dolore,
oscurità e morte lui era ciò di cui io, tutti,
avevamo bisogno. Senza di lui, probabilmente io non avrei mai trovato
la forza
di credere in me” e sorride, un sorriso così bello
che sembra quello di una
stella, ha gli occhi umidi ma così pieni di gratitudine che
Haatta, dentro di
sé, sente qualcosa sciogliersi e allo stesso tempo una
consapevolezza si fa
spazio nel suo cuore:
Farò qualsiasi
cosa perché questo sorriso non possa sparire.
**
Si è fatto
tardi, il sole ha appena finito di tramontare e i lampione rischiarono
la via
mentre i negozi chiudono calando le saracinesche. L’aria si
è fatta più
pungente senza i raggi del sole che riscaldano tutti ciò che
sfiorano, ma
Sasuke non sente freddo perché c’è
Naruto a prende il posto di quel calore.
Sono davanti a casa del biondo che sta parlando da ore,
non sa nemmeno di cosa, a un certo punto ha semplicemente
smesso di ascoltarlo annoiato. Strofina il mento sulla stoffa della
sciarpa
rossa che porta distrattamente mentre Uzumaki lo afferra per il braccio
per
farlo andare entrare. È difficile ignorare il disordine che
imperversa nella
stanza di Naruto ma c’è da lodarlo su una cosa: ha
rifatto il letto e i piatti
sono tutti dentro il lavandino. Forse è un po’
migliorato dall’ultima volta. Si
ricrede quando lo vede togliersi le scarpe e abbandonarle
distrattamente in
mezzo alla stanza.
“O-i, oi,
Sas’ke non è che vuoi qualcosa?” insiste
“Ho del succo di –”
“No,
grazie”
“—pomodoro”
“Forse”
concede al sentire l’ultima parola e il Jinchuuriki ghigna
divertito facendo
sbuffare il moro. Si alza dirigendosi verso il frigo e sbircia dentro
alla
ricerca del barattolino, lo tira fuori con un sorriso vittorioso e lo
passa
all’Uchiha con un lancio.
“Al
volo”
Ringraziando i
riflessi da ninja Sasuke lo prende senza farlo cadere ma prima di
aprirlo legge
la targhetta di scadenza estremamente sospettoso.
“Ingrato”
sbuffa Naruto davanti all’occhio socchiuso e indagatore
“Se non parla o cammina
si può mangiare lo stesso” blatera a caso.
Sasuke lo
ignora ma appurando che è ancora commestibile svita il tappo
avvicinandosi al
tavolo, prende una sedia e ci si siede prendendo un lungo sorso. Naruto
guarda
ipnotizzata la gola dell’Uchiha, candida e apparentemente
così morbida, resa
scoperta dal gesto.
“Senti, te ne
stai qui ‘sta sera, neh?” dice puntando lo sguardo
al vetro della finestra per
non venire beccato nella propria contemplazione.
“Perché
dovrei?” chiede secco l’altro, come il suo che fa
la bottiglietta quando
l’appoggia al tavolo.
Naruto apre la
bocca per dare una piccantissima risposta ma un’improvvisa
oscurità lo precede
lasciando la stanza completamente buia.
“Dattebayo?!”
sbotta colto di sorpreso staccandosi dal ripiano della cucina al quale
si era
appoggiato per andare dall’interruttore e pigiarci sopra con
insistenza.
“Perché non va?” si lamenta
“S’è fulminata la lampadina?”
Va allora alla
finestra e guarda fuori, anche le strade e le altre finestre sono buie,
sembra
che l’oscurità abbia inghiottito
l’intera Konoha.
“Un
black-out”
esala sbattendo la testa sul vetro esasperato. Poi ritorna verso la
cucina e a
tentoni cerca una candela e dei fiammiferi dentro i cassetti, per
fortuna la
luna è sorta ed è molto luminosa, rischiara un
pochino il buio.
“Non trovo i
fiammiferi ‘tebayo” sbuffa chiudendo il cassetto
con uno scatto e girandosi
verso il moro con una candela in mano. L’Uchiha sembra
inghiottito
dall’oscurita e per poco teme che se ne sia andato, ma delle
mani pallide
sbucando dal nulla afferrandolo e trascinandoselo verso di
sé. Il cuore di
Naruto inizia a battere furioso, spaventato ed eccitato, lo stomaco e
il sangue
in subbuglio, gli si blocca il respiro dall’aspettativa ma
Sasuke si limita a
sfilargli la candela dalle mani, poi un piccolo fuoco accende lo
stoppina
permettendo finalmente a Naruto di vedere qualcosa di più in
quell’oscurità.
L’Uchiha è ancora seduto e dalle sue labbra esce
un piccolo sbuffo di fumo, giusto
l’elemento del teme è il fuoco, quando appoggia la candela
sulla tavola di
legno. Naruto si sente ancora scombussolato ma una piccola delusione
gli pugne
gli occhi, lui che si aspettava chissà cosa. Stringe con
forza la mano a pugno
sopra la tavola.
“Naru-to, va
tutto bene?” la voce apatica di Sasuke gli fa alzare il viso,
la candela fa dei
strani giochi di luce e ombra sul viso pallido, gli occhi brillano come
carboni
che bruciano al fuoco. Deglutisce, la bolla che da giorni gli riempie
il cuore
sembra ingrandirsi sempre di più e, Kami,
non ce la faccio più.
“Sas’ke,
facciamo un gioco” dice sbrigativo, il viso in fiamme.
Lo guarda
scettico. “Cosa?”
“Chiudi gli
occhi!”
“Perché
mai
dovre—“
“Tu
fallo!” lo
incita avvicinandosi verso di lui, negli occhi brilla una scintilla
pericola
alla luce della candela “Fidati di me”.
Fidati di me.
Glielo era stato detto tante volte dal suo Naruto e così,
senza capire perché,
chiude le palpebre.
Sasuke sobbalza quando
nell’oscurità
data dagli occhi chiusi sente le dita calde di Naruto percorrere con la
punta,
a volte graffiando, il palmo pallido della sua mano, segue il profilo
delle
dita e gira intorno alle nocche, accarezza i tendini con tocchi
così leggeri
che quasi non ci sono, sembra che un leggero vento caldo passi sulla
pelle
fredda. Stringe con dolcezza ma decisione quelle dita rassicuranti sul
suo
polso magro, basterebbe poco per spezzarlo come se fosse fatto di
ghiaccio. Il
moro fa un po’ di resistenza quando sente quella presa
leggera sollevargli la
mano dal tavolo, irrigidisce le dita e la postura ma poi con il pollice
il
biondo disegna piccoli cerchietti e abbandona la mano alla sua stretta,
tenendo
sempre gli occhi chiusi, sentendosi stanco e con un desiderio
inespresso di
potersi fidare totalmente di quel biondo dagli occhi color cielo. La
manica del
kimono bianco scivola dal polso e lungo l’avambraccio
lasciando la pelle
scoperta e i radi peli ebano si drizzano per il freddo e per le piccole
carezze
che Naruto gli somministra con
i
polpastrelli, serra le labbra per i brividi e senza poter fare
alcunché
digrigna i denti. Il braccio si solleva sempre di più e la
manica scivola
sempre più giù, Sasuke non vede ma la sua pelle
bianca illuminata dalla sola
luce di una candela e della luna lo fa assomigliare a un fantasma, un
essere
etereo che proviene dal buio spazio. Sobbalza e spalanca gli occhi
sentendo le
proprie dita venire accolte in qualcosa di caldo e umido e quello che
vede gli
fa affluire il sangue alle guance: Naruto ha aperto la bocca iniziando
a
succhiare con titubante lentezza la punta delle dita, le graffia
leggermente
con i canini e mordicchia le unghie, stringe la presa sul polso e porta
l’altra
mano su quella di Sasuke per trattenerla ancor vicino al volto, apre
ancor di
più la bocca e l’Uchiha sente le labbra secche
dell’Uzumaki accarezzarlo per un
breve tratto poi la lingua passa lasciando una scia umida e calda
assaporando
le dita sottili. Le succhia una a una mantenendo gli occhi socchiusi,
liquidi
tra le ciglia bionde, sembrano pronti a sfaldarsi in qualsiasi momento
come se
fossero persi in chissà quale luogo quando sono solo
lì, puntati sul corpo
dell’Uchiha che si confonde tra il buio della stanza; ha le
guance arrossate,
bollenti come le labbra che passano sulla sua mano. Gli morde la pelle
lasciandoci un leggero segno rosso che scompare poco dopo, succhia e
lecca le
dita inumidendole di saliva, gli bacia il palmo e fa passare la lingua
nella
mezzaluna che divide il pollice e l’indice, il naso che
sfiora le altre dita e
il respiro caldo e leggermente affannoso che sollecita e percorre la
pelle fino
all’avambraccio. Anche Sasuke si rende conto di aver la
respirazione
accelerata, alle sue orecchie arrivano
solo i battiti del proprio cuore e i sospiri leggeri (suoi
o del ragazzo
più giovane?).
Naruto assapora quella
pelle gelida che
sa proprio come la neve con voracità, sente
l’eccitazione salire e una fame mai
provata prima riempire in maniera struggente ogni cellula del suo
corpo, come
se ogni atomo gravitasse verso quella pelle così fresca
all’interno della sua
bocca. Passa la lingua su tutto il contorno nel tentativo di imprimersi
nella
mente, di imparare a memoria quella pelle, in quel momento è
lì ma potrebbe
essere ovunque e sarebbe comunque nel posto giusto. Mordicchia e
graffia con il
canino il palmo e un singhiozzo, sembra un gemito, lo fa tornare quasi
in sé e
sposta lo sguardo sul viso dell’Uchiha, lo guarda senza dare
speranza a quegli
occhi neri di soffermarsi altrove, gli occhi blu lo puntano senza
possibilità
di fuga, lo guardano quasi a scavargli dentro l’anima.
È un mettersi a nudo
davanti al calore del sole in una giornata d’inverno.
Sono solo brividi.
Sasuke ha il viso rosso, la
frangia
incollata alla fronte e si morde le labbra per non lasciare che i
respiri
abbandonino la sua bocca, sembra non farcela più. E nemmeno
Naruto ce la fa
più.
Prosegue in una scia di
baci umidi per
il polso, accarezza le vene azzurre che risaltano sulla pelle quasi
trasparente
con le labbra e segue con la lingua la piega interna del gomito, un
punto
sensibile da come l’Uchiha inclina la testa verso
l’alto e sospira.
Il kimono intralcia il
lavoro di Uzumaki
e sposta il viso dal braccio verso
il
collo niveo sfiorandolo prima con il naso e poi affondandoci
appoggiando le
labbra in un bacio molto impacciato, oltre all’eccitazione un
leggero panico
agita il suo cuore nel rendersi conto cosa sta accadendo, è
come se una mano
calda entrasse nel suo stomaco mescolandolo, accarezzandolo e
stringendolo
forte. È confusione ma ha tanto desiderio.
Si aggrappa con la mano
alla spalla
mentre apre le gambe del moro infilandoci il proprio ginocchio in mezzo
e
spalmandosi completamente su di lui. Attraverso lo strato di pelle e
vestiti
sente il cuore dell’altro andare in un battito irregolare
uguale al suo, come
se uno stesso muscolo stesse pompando sangue in due corpi diversi. Si
infila
con le dita sotto la stoffa del kimono iniziando a far calare la
spallina
lasciandolo scoperto, alza il viso e poggia le labbra sulla mascella
dritta, ci
passa la lingua sul contorno e Sasuke , fino a quel momento rimasto
immobile
sotto i suoi tocchi reagisce stringendo con forza indelicata la spalla
del
biondo.
“Basta
così” dichiara tentando di
assumere una voce gelida nel suo tono affannato.
Naruto alza gli occhi
grandi e limpidi
sul suo viso, il moro ha la bocca socchiusa dalla quale il respiro esce
accelerato, le labbra completamente martoriate e gonfie, se
l’è morse così
tanto da averle macchiate di sangue; le guance sono imporporate e i
capelli
attaccati al suo viso leggermente sudato. Ma gli occhi sono persi nel
nulla,
socchiusi tra le ciglia, carichi di nonosoche,
come se stesse guardando altro e quel qualcosa è troppo
doloroso e al contempo
troppo bello per poter distogliere lo sguardo. Sono neri, ma di una
tonalità
chiara, come se stessero sbiadendo.
“Sas’ke”
sussurra Naruto dimentico
dell’affermazione del moro poggiando un bacio lieve sulla
clavicola
dell’adulto.
“Sas’ke”
ripete come se desiderasse
trattenere quel nome sulla sua bocca per sempre, con la mano supera
l’impedimento dei vestiti raggiungendo la pelle liscia
dell’addome e passandoci
le dita sempre più in basso ma la mano fulminea
dell’Uchiha lo blocca
afferrandolo per il braccio e impedendogli di continuare oltre.
È già
abbastanza doloroso così.
Ora si guardano, occhi blu
su occhi
neri, i primi carichi di aspettativa e ormai completamente offuscati, i
secondi
più lucidi, dolorosi e privi di qualsiasi altra
tonalità. Neri e basta.
“Na-ru-to”
scandisce il suo nome “No”.
Il biondo completamente
sordo alza il
viso tendendo il collo per raggiungere quelle agognate labbra rosse,
distrutte
dall’orgoglio, socchiude gli occhi ma la propria bocca si
posa sul mento del
moro, l’altro si è allontanato per sfuggire a quel
contatto troppo intimo.
“Sas’ke”
soffia contro il suo viso, poi
lo guarda, fisso, non dà possibilità di
distogliere lo sguardo, è determinato e
sorride. “Voglio farlo. Con te” sospira ancora con
quell’espressione innocente,
così bambina, e Sasuke pensa che non può dire
certe cose con uno sguardo così
ingenuo e così naturale mentre alza di più il
ginocchio verso il cavallo dei
suoi pantaloni.
Si alza di scatto, come
colpito da un
fulmine, spingendolo via. Con lui addosso non potrà mai
ragionare in maniera
lucida e responsabile; il ragazzo è caduto a terra, in
ginocchio e da lì lo
guarda con la stessa espressione ingenua, innocente, piena di
aspettativa e
così fanciullesca, le gote ancora rosse.
“Io ti
amo” dice, senza veli, senza
tremare o avere la più piccola esitazione, Naruto
è sempre stato così
trasparente, non ha mai avuto problemi a mostrarsi per quello che
è, a mostrare
ogni lato di sé stesso con naturalezza, con incosciente
fiducia. Darebbe tutto
sé stesso per qualcuno senza nemmeno pensarci, semplicemente
è così e non
smetterà mai di mostrarsi per quello che è.
Sasuke ama Naruto.
Cioè no, Sasuke ama
il suo Naruto e quello che prova
per
questo Naruto non sa cosa sia, non sa se considerarlo come quel vecchio
sentimento che si accende davanti a un corpo così simile a
quello, davanti a
uno sguardo ugualmente desideroso. Si confonde, non capisce
improvvisamente se
tutto quello che ha provato per questo
Naruto, se il senso di protezione e la voglia di stringerlo a
sé non siano in
realtà rivolti al suo
Naruto, non sa
nulla, non sa cosa prova per quell’adolescente che, appunto,
in confronto a lui
è un bambino e solo per questo non dovrebbe, ma tutte
quelle emozioni
Realmente
Per chi
A chi
Sono
rivolte?
Lui non è
trasparente, lui è buio, il
buoi confonde e lui è confuso e ha paura e non sa nemmeno
cosa pensare e quindi
se ne va. Perché non c’è altro che
possa fare, se ne va senza dire una parola
lasciandolo lì, quel Naruto carico di aspettative, con gli
occhi liquidi e le
guance rosse, un cuore troppo piccolo per tutto quell’amore,
in ginocchio. Lo
lascia lì e non dice niente. Non sa cosa dire e forse non ha
niente da dire.
E Naruto resta
lì.
E piange.
**
“Voglio una
missione”
“Si bussa prima
di entrare”
“Una qualsiasi
fuori dal villaggio”
Kakashi sospira
massaggiandosi la radice
del naso rendendosi conto che più che l’Hokage
sembra il dirigente di un asilo
pieno di poppanti capricciosi.
“Sono il tuo
superiore, Sasuke. Pretendo
rispetto. Prima di entrare, si bussa” alza lo sguardo verso
il giovane uomo che
lo guarda stravolto con gli occhi rossi, non deve aver dormito molto
quella
notte. Il moro deve rendersi conto del modo in cui si è
presentato dall’Hokage,
spalancando la porta e travolgendolo con un ordine che con una
richiesta,
perché si ricompone.
“Mi
scusi.”
“Bene”
dice Kakashi lanciando
un’occhiata all’orologio “Sei appena
tornato da una missione di tre anni, non
vuoi riposarti un po’ prima? Che ne so, passare del tempo con
Naruto-kun?” dal
fremito che ha il corpo di Sasuke capisce di avere centrato il punto.
Hokage
del passato, datemi la forza.
“Voglio una
missione” ripete
meccanicamente.
“Kami,
Sasuke-kun” sbuffa appoggiandosi allo schienale della
poltrona “Non avrai
intenzione di lasciare il villaggio ancora una volta!”
“Se
sarò in missione non lascerò il
villaggio” ribatte spiccio.
“Cielo, vuoi
abbandonarlo in modo
legale” fa una leggera risata “Cosa diavolo ha
fatto questa volta?”
“La cosa non la
riguarda” dice gelido
sulla difensiva.
Kakashi scuote la testa e
continua a
ridacchiare. “Credevo fossimo d’accordo di non
combinare ancora casini...”
“ME LA
DIA!” grida con rabbia sbattendo
la mano sul legno della scrivania e facendo sobbalzare alcune penne che
rotolano giù.
“E se non ce ne
fossero al momento?”
incrocia le braccia al petto guardandolo con sfida.
Questa volta è
il turno dell’Uchiha a
fare una risata amara. “Non dica stronzate, le cose
scompaiono, avrà carenza di
personale piuttosto”.
Kakashi inarca una
sopracciglia. “Touché”
“La prego... mi
serve una missione”
ripete Sasuke cercando di calmate la rabbia e la confusione che gli
scorre
nelle vene.
L’Hokage sospira.
“Va bene”
**
Il giorno dopo Naruto si
comporta come
se nulla fosse, è stato agli allenamenti del team dove ha
riso e preso in giro
con Haatta Yoshi, ha pranzato con Iruka al chiosco del ramen e nel
pomeriggio
Sakura è andato a trovarlo, aveva una pausa
dall’ospedale. Non ha nemmeno gli
occhi rossi e i suoi sorrisi sono luminosi come al solito, nessuno si
è accorto
di niente e chiacchiera allegramente con la kunoichi sul freddo
improvviso da
più di mezz’ora. Certo, ci è rimasto
male ma questo non lo fa di certo
desistere, lo immaginava che con Sas’ke nulla sarebbe stato
facile.
Ma
io non mi arrendo, ‘tebayo!
“Naru-to”
lo richiama Sakura “Mi stai
ascoltando?”
“Certo”
mente con disinvoltura ma
davanti agli occhi verdi e scettici della donna dai capelli rosa
è costretto ad
ammettere “Scusa, mi sono perso l’ultimo discorso.
Stavo pensando a...” alza
gli occhi al cielo che si arrossa per il tramonto in cerca
dell’ispirazione e
quando vede un lampione mal funzionante continua “...al
black-out di ieri
sera”.
“Oh”
annuisce Sakura “Mi ha presa
proprio di sorpresa. Chissà che è
successo”.
“Bah”
si limita a commentare alzando le
braccia dietro alla schiena “Meno male che non è
successo niente di grave”
“All’ospedale
c’è stato qualche casino,
sai con i macchinari... ma nulla di pericoloso”.
“Meglio
così”.
“Già”
muore la conversazione e Naruto si
gratta il mento pensieroso. Non è molto presente con la
testa, nota Sakura,
chissà che è successo da farlo preoccupare
così tanto. La kunoichi si guarda
attorno chiedendosi se sia il caso di indagare su questa stranezza ma
viene
distratta da una figura che cammina in fondo alla via. Quando lo
riconosce
sorride e alza un braccio verso la sua direzione per indicarlo al
biondo.
“Guarda chi
c’è!”
Quando Naruto guarda il
punto indicato
dalla rosa sente il suo stomaco agitarsi e il sangue affluire ovunque,
si porta
le mani dietro la schiena per non mostrarsi agitato ma alla fine decide
che
–dattebayo– lui non ha motivo di sentirsi
così e si sposta a gran passi insieme
alla kunoichi verso Sasuke che sentendo i richiami della donna si
è fermato a
guardarlo con espressione neutra.
“Sas’ke!”
lo richiama vivacemente
sorridendo socchiudendo gli occhi, poi li apre troppo curioso di vedere
la sua
reazione. L’Uchiha non sembra intenzionato a cambiare
espressione facciale
anche se è abbastanza sicuro che la sua sopracciglia abbia
avuto un veloce,
impercettibile, fremito di disagio.
“Che cosa ci fai
qui?” chiede Sakura
inclinandosi verso di lui.
“Mi preparavo per
una missione” dice
atono, troppo anche per i suoi standard, ma la rosa non ci fa troppo
caso
impegnata com’è a spalancare la bocca dalla
sorpresa.
“EEEH?! Ma sei
appena tornato” protesta
confusa.
“Ordini
dell’Hokage” ribatte
meccanicamente.
“Ma-a! Fra un
po’ c’è pure il compleanno
di Naruto-kun, non puoi andare via proprio adesso. Naruto,
diglielo!” chiama in
causa il biondo che per tutto il tempo se ne è stato zitto a
fissare con una
strana espressione Sasuke dritto in viso.
“Neh, che dovrei
dirgli?” chiede
pigramente stiracchiandosi “Torna presto e non farti
ammazzare”
In realtà
vorrebbe gridargli che è un
bastardo e un codardo, come ha potuto accettare una missione che li
allontanerà
ancora? Vuole picchiarlo, stampargli un pugno ben fatto sulla guancia,
gridargli contro e impedirgli di andarsene, magari poi baciare il
livido,
passare la lingua su quelle labbra, stringere tra le dita le ciocche di
quei
capelli neri e tenerlo con sé, talmente vicino da impedirgli
di andarsene come
sta facendo.
“Naruto...”
borbotta Sasuke senza
guardarlo negli occhi forse capendo almeno in parte quello che agita le
viscere
del biondo, non può dire il suo nome in quel modo, non
quando si è prefissato
di comportarsi in maniera responsabile e matura.
Ehi, ma aspetta! Naruto e
la maturità
vivono in due galassie opposte.
Al diavolo.
Lo abbraccia, di colpo,
stretto perché è
terrorizzato che se ne possa andare via in quel preciso momento; Kami,
se
l’idea lo spaventa. Altro tempo senza di lui? Adesso che
finalmente ha capito
cos’era quel subbuglio che gli ha sempre mandato in pappa il
cervello. Affonda
il viso sul suo petto, improvvisamente il mondo ha smesso di girare e
non c’è
nulla che possa farlo desistere dal volere Sasuke. Lui lo vuole, lo
vuole con
sé; è un desiderio che viene da lontano, come un
eco di un ricordo passato,
come se un differente sogno avesse già perso
l’occasione si stringerlo così
come sta facendo.
“Senti, se
è per quella cosa che ho detto che
inizia per a, mi dispiace. Lo so, pessimo
tempismo. Ma non mi interessa, ‘tebayo.” Grida
stringendo più forte Sasuke
immobile privo di un’espressione “Anche
perché l’ho sempre saputo, credo. Cioè,
quando era piccolo non potevo mica capire che fosse quella
cosa per a, ma adesso sì. Non ci posso fare
niente, tu sei
sempre stato per me l’unico che mi capisse. Quindi non andare
via, non mi hai
mai lasciato solo perché adesso sì?”
alza il viso e lo guarda serio, gli occhi
decisi.
“Sono disposto a
spezzarti le ossa pur
di impedirti di andartene”
E’ una
maledizione, tutta questa storia
è un maledetto déjà-vu, una punizione
divina per tutti i suoi sbagli, Sasuke lo
sa e per questo lo spinge via con fin troppa forza, talmente tanta che
il
biondo cade a terra.
“Tutto questo non
ha senso” dice
mantenendo un tono sprezzante.
“Ma lo ha per
me!” grida Naruto
rialzandosi. “Non puoi andare via!”
“Ch”
sbuffa voltando le spalle e
andandosene.
“Saaaaas’ke!”
urla il biondo ma lui lo
ignora spudoratamente e si allontana senza mai girarsi indietro.
Sakura, in tutto questo,
guarda senza
capire e sicurissima di essersi persa qualcosa.
**
Non
puoi andare via.
Non
puoi andare via.
Non
puoi andare via.
Le parole
rimbalzano nella sua mente, non riesce a cancellarle e gli consumano il
cuore
briciola dopo briciola. Sasuke lo sa che non può, glielo
dice ogni cellula del
proprio corpo, ma sa anche che non può restare
finché i suoi sentimenti sono
agitati e incomprensibili, poi Naruto è solo un bambino e
questo rende la cosa
sbagliatissima. Ci sono anni e anni di differenza tra loro!
Si appoggia
con la schiena a un muro e guarda il cielo in cerca di una risposta,
perché la
sua vita deve essere così complicata.
“Perché
sei tu che complichi tutto!”
Naruto
lo guardò offeso mentre gettava il giubbotto
da chuunin sul letto e lanciandogli un occhiata torva.
“Perché
mai dovrei essere io, dobe?” chiese Sasuke
srotolando le bende attorno alla gamba, la ferita non faceva
così male.
“Perché
tu dici una cosa, ma poi fai tutt’altro”
spiegò con fare ovvio gettandosi a sua volta sul letto, un
braccio davanti al
viso.
“Ad
esempio?” chiese seccato sedendosi accanto a lui
sul letto.
“Tipo,
tipo quando mi minacci di morte e poi mi
baci” gli puntò l’indice contro
“Se vuoi baciarmi, baciami! Non dire di volermi
uccidere”.
“Io
non voglio mai baciarti” ringhiò furioso
bloccandolo sul letto con il proprio corpo e nel mentre si prese una
ginocchiata sull’addome.
“Vedi?”
continuò a blaterare il biondo “Neghi, neghi
e poi quello che ci va di mezzo sono io e il mio culo”.
“T’ammazzo,
usuratonkachi” lo avvertì avvicinando
pericolosamente il viso distorto in un muto ringhio.
“Neh,
neh” fece accondiscendente e accarezzando i
capelli serici dell’Uchiha “Dopo ti fai troppe
seghe mentali”
“Solo
perché penso a differenza tua non vuol dire
che—“
“Va
bene pensare!” lo bloccò ponendo la mano sopra
la sua bocca e ricevendo così una morsicata “Ma a
volte dovresti lasciarti
andare. Fare quello che vuoi sul serio. Ad esempio, cosa vuoi fare
adesso?”
continuò imperterrito per il suo discorso estremamente
ispirato.
Cosa
voleva fare? Sasuke lo fissò chiedendoselo più
volte ma non arrivò a una conclusione perché il
biondo riprese a parlare.
“Lo
vedi? Ci stai pensando! Ma tu lo sai già cosa
vuoi, ‘tebayo. Devi solo farlo”
“Ah
sì?” chiese con un sorriso divertito.
“S—
umpf” si interruppe perché l’Uchiha
aveva
premuto con prepotenza le proprie labbra a quelle calde
dell’Uzumaki.
“Vedi?
Incoerenza e troppe seghe mentali” riprese a
blaterare una volta staccati.
Sasuke sbuffa
al ricordo, non sa perché ci abbia pensato ma...
Forse quel dobe
ogni tanto aveva ragione.
NDA:
No, mi tocca
interromperlo qui perché non voglio uccidervi. Vi voglio
troppo bene!
Ci sono un
sacco di cose da dire ma ovviamente me le sono dimenticate tutte TT_TT
sono
senza speranze.
Però volevo
scusarmi per il ritardo, ma ultimamente la mia vita è un
altalenarsi di angst
allo stato puro e fluff che mi fa sciogliere sul pavimento come un
budino e la
cosa si riflette su quello che scrivo. S’è visto,
quindi il mio modo di
scrivere potrebbe essere risultato un tanto incoerente. Come
Sas’ke.
(Accidenti,
dovevo davvero dire qualcosa ma non me la ricordo più!)
Ah, spero che
la questione dell’Altro mondo sia chiara, come tutto il
resto. E la parte della
mano e del black-out, dio mi vergogno un sacco ad averla scritta
perché la
trovo una cosa talmente intima e personale che vorrei scavare la fossa
e sotterrarmici
dentro. Ecco, sì.
(E nulla, se
mi verrà in mente troverò un modo per dirvela,
mannaggia a me)
Ai sopravvissuti
fin qui, un abbraccio.
Alle
fantastiche persone che hanno recensito: biscotti e torte gratis.
A chi segue la
storia e tutti glia altri lettoti silenziosi: tanti baci.
V.
|
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Capitolo 4 *** parte IV ***
Per
me questo mondo era come una notte buia ed eterna,
macchiata dal loro sangue, una notte che inghiotte ogni cosa ma da
quando quel
buio è stato illuminato dalla tua voce ho trovato una nuova
speranza a cui
aggrapparmi.
“Dimmi,
qual è il tuo nome?”
Non
avevo nulla quando ti ho incontrato, avevo perso
tutto. Ma da quel momento la famiglia, gli amici, il potere, il
dolore... non
ne avevo più bisogno.
“Io...
sono...”
Era
stata una carezza gentile e per la prima volta dopo
tanto tempo avevo visto ancora il mondo illuminato da una piccola,
flebile
luce.
“...Uchiha.
Solo un Uchiha”.
Kyūbiko no ko
Il
bambino della volpe a
novecode
“Rinuncio alla
missione”
Kakashi fa in
tempo ad alzare lo sguardo che si trova davanti alla scrivania il viso
tirato
dell’Uchiha.
“Cosa avevamo
detto del bussare?” sbuffa. In pensione, vuole andare in
pensione, maledetto
Obito che l’ha costretto in un compito così
ingrato. “Questa è l’ultima volta
che chiudo un occhio, la prossima volta ti degrado direttamente come
ninja pulisci-cessi”
“Mi
scusi”
accenna un inchino veloce, fatto a caso, giusto per districarsi
velocemente da
quelle faccende noiose. È entrato sbattendo la porta e
scansando molto
bruscamente una persone ammantata che stava parlando con
l’Hokage per poi
piazzare senza tante cerimonie il dossier della missione sotto il naso
sorpreso
di Kakashi-sensei.
“Mi scusi, ma
ho intenzione di rinunciare alla missione” sbotta con tono
più controllato.
“Non
dire stronzate” lo scimmiotta
l’Hokage “Le cose
scompaiono, ho carenza
di personale” ma prende ugualmente il dossiere che
malamente Sasuke gli ha
gettato sulla cattedra, liscia con sufficienza le pagine ma poi, con
uno
strappo secco, le divide in due, le accartoccia e le getta nel cestino.
“Grazie
al cielo ti ho dato una missione falsa” medita con noncuranza.
Sasuke
trattiene malamente la bocca dallo spalancarsi lanciando
un’occhiata truce al
viso del suo ex-sensei. “...missione falsa?”
ringhia furioso.
“Certo”
socchiude sornione gli occhi “Sapevo che era una cazzata
dettata dal momento”.
L’Uchiha resta
impietrito per qualche secondo troppo preso a comprendere la
meschinità
dell’Hokage, poi si gira offeso marciando a grandi passi
verso la porta
meditando piani di vendetta ma la voce dell’uomo dai capelli
grigi lo blocca
ancora.
“Potresti
almeno chiedere perdono per la tua maleducazione al Kazekage della
Sabbia”.
Perché
diamine dovrei.... pensa girandosi di scatto
pronto a lanciare una palla di fuoco suprema contro quel maledetto uomo
di
mezza età ma finalmente si decide a guardare con sufficienza
la persona che ha
malamente gettato a terra, ora che il cappuccio è sceso
dalla testa può vedere
i capelli rossi tagliati corti e il tatuaggio svettare fiero dalla
fronte, gli
occhi acquamarina che lo guardano sospettoso.
“Kazekage-dono”
sputa accennando brevemente un inchino con il capo “Mi
perdoni la fretta”
continua con il suo tono glaciale e freddo.
“Nessun
problema, Sasuke-kun” ribatte il ninja
della sabbia con un tono altrettanto pacato.
“Posso andare,
ora?” sbuffa allora l’Uchiha impaziente
dimenticandosi di chiedersi cosa
diavolo ci faccia il Kage lì dopo così
poco tempo la fine del meeting. Ma non gli importa in
realtà, infatti non
attende nemmeno la risposta del proprio Hokage per andarsene dal
palazzo.
“Umpf”
sbuffa
Kakashi meditando di mandare una nota disciplinare al suo ex-allievo,
si prende
troppe libertà e mostra troppo poco rispetto.
“Mi dispiace
per l’interruzione improvvisa” continua
massaggiandosi gli occhi, è stata una
giornata massacrante e tutto ciò che chiede è
andare a letto per leggere gli
ultimi capitoli del suo icha icha, quella improvvisata del Kazekage lo
ha colto
impreparato ed è inutile sperare che non sia nulla di grave.
“Non
importa”
taglia corto Gaara, poi aggiunge con un sorriso triste “Anche
la mia è un’interruzione
improvvisa”.
“Che
cos’è
successo?” decide di andare dritto al punto, prima
saprà prima potrà fare
qualcosa e andarsene a casa.
Il rosso
assottiglia gli occhi preso da un pensiero negativo. “So cosa
sta succedendo”
dice infine e a Kakashi non resta che spalancare gli occhi.
**
“Cosa diamine
stiamo facendo fuori dalla finestra dell’Hokage?”
sbuffa stizzito Yoshi rivolto
alla compagna di team conosciuta anche come la Psicopatica.
“Cerchiamo di
capire che stia succedendo” ribatte in risposta lei
aggrappandosi al tetto e
mettendosi con la testa in giù, il viso che diventa
progressivamente rosso. “Se
avessi portato la mia microspia...” aggiunge tra i denti
assottigliando gli
occhi chiari per vedere meglio.
“Questo lo
capisco anche io” borbotta Yoshi accucciandosi a terra e per
nulla intenzionato
a far cadere l’argomento “Ma perché lo
stiamo facendo?”
“Te
l’ho
detto!” sbotta stanca di ripetersi e dalla fatica di stare
appesa come un
pipistrello “Ho visto un uomo misterioso entrare
nell’ufficio di Kakashi-sama,
e poi il ragazzo di Na-chan...”
“Non è
il suo
ragazzo”.
“...insomma,
devo capire cosa ci facciano lì dentro. Non vorranno tradire
i loro fidanzati,
spero” lo ignora tornando a terra con un saltello silenzioso
e accucciandosi
vicino a Yoshi. Questo appoggia l’orecchio sul muro
continuando:
“Per
l’amor
dei Kami, Kakashi-sama non sta con Iruka-sensei! Lui non è
gay”
“Dimostramelo”
soffia Haatta spostandolo di lato per appoggiare anche lei
l’orecchio sul muro,
“Byakuugan” aggiunge poi attivando il potere
speciale dei suoi occhi.
“Certo che te
lo dimostro” assicura Yoshi accanto a lei “Legge
sempre roba porno etero. Etero. Non
gay”
“E questo cosa
c’entra?” fa stizzita mentre segue
l’Uchiha uscire dalla stanza, posa una mano
sulla bocca del compagno per impedirgli di sparare qualche cazzata e
farsi così
scoprire dall’ex-niniken. Quando percepisce il chakra della
figura nera
abbastanza lontano toglie la mano e continua ad esporre le proprie
tesi. “Io
leggo yaoi ogni giorno, ma sono comunque innamorata di te”
conclude con
nonchalance.
Yoshi resta in
silenzio qualche secondo per metabolizzare la frase poi quasi li fa
scoprire
con un verso soffocato.
“Tu sei
innamorata di me?!” sbotta stridulo.
“Shhht, fa
silenzio per l’amor del cielo!” lo riprende
preoccupata “Certo che sono
innamorata di te” aggiunge quando vede che i ninja
all’interno della stanza non
si sono accorti di nulla.
Che
fessi.
“Ma come,
Psicopatica-chan” si lamenta il ragazzo dai capelli lunghi
“Volevo dirtelo io
per primo”
“E cosa
aspettavi, che Na-chan diventasse Hokage?” sbuffa divertita
ma si impietrisce
quando sente, dall’altra parte del muro, che il ninja della
sabbia ha, anche
lui, nominato il nome del suo amico biondo. E il contesto in cui
l’ha detto non
le piace per niente.
No,
no, ma proprio no.
Guarda Yoshi
con gli occhi spalancati e lo shinobi le rivolge lo stesso identico
sguardo.
“Che
cazzo?!”
sbuffa sottovoce il ragazzo esprimendo il pensiero generale.
**
So
cosa sta succedendo.
Kakashi cerca
di riprendersi, di formulare una frase coerente o altro ma dalle sua
labbra
coperte dalla mascherina esce solo uno strozzato:
“Quando?!”
“Quando
cosa?”
chiede Gaara prendendo di propria iniziativa una sedia e sedendoci
sopra.
“Quando lo
avresti scoperto?” sbotta mentre riporta ordine nella sua
mente in modo che
possa elaborare velocemente la situazione come nelle battaglie.
“Senti, no. Non
è questo quello che mi interessa. Dimmi cosa hai scoperto.
Tutto” precisa
mentre con i pensieri viaggia da una elaborazione all’altra,
sul come ci sia
riuscito, da chi e perché non abbia informato gli altri Kage
ma sia andato
direttamente lì da lui e... Un’illuminazione
violenta gli fa
sbarrare nuovamente gli occhi. “Naruto
c’entra davvero in questo storia?”
Sembra aver
colto il segno da come il volto del Kazekage si acciglia.
“Lui non è Naruto”
una frase secca, decisa e distruttiva che fa silenziare perfino i
barbagianni
che per tutto il tempo si sono agitati fuori dal palazzo.
“Non
sarà quel Naruto, ma lui
è Naruto” dice
spazientito da quella piega Kakashi.
Gaara sospira,
sarà una lunga conversazione e loro hanno poco tempo.
“Kakashi-san, tornati dalla
riunione con i Kage sono andato dal demone tasso e lui mi ha raccontato
una
storia interessante”
“Che genere di
storia?” chiede guardingo intrecciando le dita delle mani tra
loro e
appoggiando i gomiti sopra la scrivania.
“A quanto
pare, quando l’Eremita divise il Jiuubi tra i nove Bijuu
mantenne intatta la
sua volontà che mise in una specie di universo parallelo,
una dimensione vuota
e priva di vita che prosegue a pari passo con la nostra. Shukaku la
chiama
l’Altra Parte. Ecco, l’Eremita delle Sei Vie mise
lì questa Coscienza in modo
che non potesse nuocere a nessuno.” Prende una pausa.
“Vai
avanti”.
Lo incita Kakashi.
“Centinai di
anni fa, prima di Madara e Hashirama, ci fu un bambino che ospitava il
Kyuubi
dentro di sé capace di entrare in contatto con la Coscienza
del Juubi e questo
costituiva una minaccia enorme. La Coscienza poteva usare il corpo del
bambino
come ponte per il nostro mondo”
“Decise di
eliminarlo” immagina l’Hokage.
“Esatto”
annuisce “Solo che l’anima di una persona tende a
reincarnarsi ogni tot di anni
e per impedire che lo spirito del bambino potesse tornare con il suo
potere in
questo mondo decise di sigillare l’anima con il Sigillo del
Diavolo dopo aver
estratto il Kyuubi, così una minaccia del genere non si
sarebbe più
presentata”.
“Molto
prudente”
“Purtroppo,
quel bambino era anche la rincarnazione di uno dei due figli
dell’Eremita e
ovviamente entrò a contatto con un Uchiha, anche se tra loro
le cose andarono
diversamente. Infatti l’Uchiha cercò di salvarlo,
ma...”
“Ma?”
Gaara lo
guardò serio. “Lo sai, noi siamo Kage, ninja. Il
nostro compito consiste nel
proteggere il Villaggio senza lasciarci travolgere dai
sentimen—”
“Che cazzo
è
successo?!” grida Kakashi alzandosi dalla poltrona e
sbattendo i pugni sulla
scrivania. Preso un respiro per calmarsi. “Come Hokage
proteggerò ogni persona
di questo villaggio dando la mia vita se necessario. Ma non
farò scelte
azzardate se prima non avrò il quadro generale della
situazione. Quindi parla,
Gaara!”
**
Naruto si
stringe sul letto tra le lenzuola leggere, ha lasciato la finestra
aperta con
le tende bianche che ondeggiano spostate da un leggero venticello
notturno, una
porta verso la città addormentata, ed ora sente brividi un
po’ ovunque e il
cuore in gola. Tiene le palpebre chiuse e la fronte rilassata, ma non
riesce a
dormire, nonostante il respiro regolare è ancora sveglio.
Finge di dormire
anche se lo vorrebbe sul serio. Dormire, intendo.
Sono quasi le
ventitré, solitamente va a letto più tardi, e la
luna illumina con i suoi raggi
pallidi gli spettri scolpiti sulle montagne, alcuni arrivano fin dentro
la casa
illuminando di una luce pallida alcune assi del pavimento sporco,
colpiscono un
mucchio di stoffa informe —che dovrebbe essere una
maglietta— rivelando tutte
le pieghe. Il silenzio è invadente e fastidioso, sembra che
sia questo a non
far dormire il povero ragazzo. Non è così che
voleva passare la notte, voleva
che ci fosse qualcuno con lui, invece è solo ed ansioso
perché domani Sas’ke
partirà ancora una volta verso il confine e ancora una volta
lui non sa se
tornerà tutto intero o se non tornerà proprio.
Lui non vuole fare la
mogliettina disperata, ecco.
Alla fine si è
addormentato, ma non per molto tempo perché adesso
l’orologio ticchetta la
ventitré e venti e lui ha ancora i sensi vigili, ma richiude
gli occhi fingendo
di dormire ancora e che quella piccola sbirciata all’orologio
sia solo la
parentesi di un sogno.
Che poi il
fatto che lui sia lì disteso a far finta di dormire e che il
suo.... (riempire i punti con il giusto
appellativo,
risuona nella sua testa ma lui proprio non sa quale sia la risposta)...
si sta
preparando per una missione altamente omicida. No, basta, ormai ha
deciso,
cinque secondi e si alza, andrà a Villa Uchiha a sbattergli
in faccia la sua
presenza e la situazione scomoda finché la testa di cazzo
non trova una cazzo
di soluzione, e magari lo abbraccerà così tanto
forte che le ossa gli si
spezzeranno davvero e allora addio missione.
Tock. Suono soffocato e silenzioso, ma
lo percepisce lo
stesso, il rumore di qualcosa che si appoggia con leggerezza sul
cornicione
della finestra lasciata aperta. Naruto sente il forte istinto di
girarsi e
guardare cosa stia succedendo ma si impone di restare immobile al suo
posto,
deve dormire.
Ma è costretto
a schiudere le palpebre quando sente un braccio tiepido aggrapparsi
attorno a
lui con disperazione, il corpo del suo .... aderire perfetta alla sua
schiena,
con le dita affondare con una presa ferrea, decisa, possessiva, sulla
stoffa
del suo pigiama in cotone, attraverso la stoffa riesce a sentire il
calore di
quella pelle. Apre piano gli occhi puntando le iridi verso la mano
pallida che
lo stringe forte, talmente tanto che le articolazioni sono in rilievo e
bianche
per via dell’intensità della presa.
È ironica la
cosa, lo sta abbracciando con lo stesso impeto spezza-ossa con cui
voleva farlo
lui. Inconsciamente
il biondo si stringe
ancor di più in quella stretta intrecciando i piedi sotto le
lenzuola con le
gambe del più grande.
“Sas’ke”
bisbiglia come se fosse appena stato svegliato e appena schiude la
bocca sente
la presa del moro più forte e il biondo sente sussultare il
proprio petto per
una lieve risata di vittoria mal contenuta.
“Non. Dire.
Niente.” Sillaba brusco stringendo la presa sul suo sterno e
affondando con più
forza il viso nell’incavo del collo, corruccia le
sopracciglia così tanto che
Naruto sente quel nodo premuto sulla sua nuca. Al che non
può non trattenersi
dal fare un lieve sorriso e afferrando il braccio dell’Uchiha
lo usa per fare
leva e girarsi verso il viso del moro senza districarsi da quel
groviglio di
gambe, è un po’ difficile.
“Sto zitto,
giuro, ma prima dimmi per—” inizia ma
l’altro lo interrompe bruscamente.
“Stai zitto e
basta”.
“Ma voglio
sapere perc—gh”
Lo bacia senza
dargli possibilità di continuare con le sue stronzate, lo
bacia premendo con
prepotenza le labbra contro quelle del più piccolo che sono
bollenti e quasi
febbricitanti, Naruto è sempre stato pieno di calore, anche
nel bel mezzo
dell’inverno era capace di girare con solo una stupida felpa
a scaldarlo. Per
un attimo la sua mente gli presenta il terrificante paragone di un
falena che,
incantata dal calore e dalla luce di una lanterna, scambiandola forse
per una
stella, si brucia le ali e muore precipitando
nell’oscurità della notte.
La bocca di
Sas’ke invece è fresca come l’aria che
fa ondeggiare le finestre e ha le labbra
lisce come se lui non sentisse l’autunno che bussa,
è bello passarci sopra la
lingua. Non immaginava così tanto.
Quando si
staccano Naruto si rende conto che quel bacio, probabilmente nato solo
per
farlo tacere, è il suo primo bacio e la cosa lo esalta al
punto di volerne un
altro, si sporge per cercare ancora
quella labbra fresche ma nell’oscurità sbaglia
mira e invece di prendere la
bocca si ritrova a baciare il mento, ride contro la pelle pallida per
l’errore
mentre Sasuke sbuffa per nulla divertito dalla cosa.
Il biondo
preme il palmo della mano leggermente sul petto dell’Uchiha e
questa volta
centra la parte del volto giusta, morde il labbro inferiore nella foga
quasi
per dispetto e sfila i bottoni della camicia del moro dalle asole,
basta una
leggere pressione per sbottonarlo, gioca con la lingua
dell’altro e passa la
mano sul petto tiepido che si alza e abbassa in un respiro accelerato.
Scivola
con le dita sugli addominali e segue il contorno
dell’ombelico quando la mano
di Sasuke gli afferra il polso interrompendo la sua discesa e il bacio
affannoso.
“Può
bastare”
gli soffia sul viso.
“Perché?”
borbotta Naruto affondando la testa sull’incavo della sua
spalla e
strofinandosi a lui.
“E’
troppo
presto” spiega calmo sistemando meglio il mento sulla testa
bionda e sperando
al contempo di bucargli il cranio. Naruto mugugna qualcosa di
incomprensibile,
forse un insulto, forse gli dà del vecchio ma non se ne cura
molto.
“Mi basta
anche così” dice infine con voce comprensibile
sistemandosi meglio contro il
petto dell’uomo e abbracciandolo come se fosse un pupazzo.
“Anche così va bene”
“Non
andrò in
missione” dice incolore Sasuke passando distrattamente una
mano sulla schiena
del biondo.
“Nh?”
borbotta
il biondo corrucciando la fronte. È buffo, prima quando
voleva dormire il letto
vuoto gli impediva di perdere totalmente conoscenza, adesso che ha un
corpo
tiepido da abbracciare sente la stanchezza prenderlo tutto in una
volta. C’è
anche il cuore di Sas’ke che sente battere attraverso la
pelle bianca, è un
suono regolare bellissimo. È vivo.
“La missione.
Ci ho rinunciato” sbuffa accorgendosi che Naruto ha smesso di
ascoltarlo, che
il sonno lo ha preso all’improvviso e che ha rilassato la
bocca lasciando che
un piccolo rivoletto di saliva esca.
Che
cosa disgustosa,
sa che dovrebbe pensarlo
ma invece sente solo l’ennesimo e prepotente desiderio di
proteggere ciò che
gli appartiene.
**
Una nuvola ha
coperto la luna e ora si vedono più stelle, Gaara alza il
viso al cielo quando
esce dall’ufficio dell’Hokage, un leggero vento
autunnale gli solletica i
capelli corti.
Kakashi ha
rifiutato la sua proposta, ha detto che ci potrebbe essere un altro
modo, che
ci deve essere un altro modo, che Naruto è comunque un ninja
della foglia ed è
suo dovere proteggerlo.
Oh,
Kakashi-san, ma chi vuoi proteggere è morto
ormai da molti anni...
Incrocia le
braccia al petto e dice con voce sufficientemente alta.
“Allora, adesso che lo
sapete cosa avete intenzione di fare?”
Haatta e
Yoshi, nascosti dalla loro postazione, sobbalzano e si guardando
spaventati
quando si rendono conto che il Kazekage ce l’ha con loro.
Si materializzano
davanti a lui tenendo la testa bassa e gli occhi chiusi, ma lo sguardo
del
rosso non sembra arrabbiato. Li sta studiando.
“E’
tutto
vero?” arrischia Yoshi. Si chiede come sia finito in questa
storia, come possa
essere tutto reale. “Naruto-kun è davvero il
fantasma dell’eroe della foglia?”.
Gaara fa un
sorriso amaro a sentire il termine che ha usato il ragazzo per quel
corpo
vuoto. “Sì” dice semplicemente, poi
sposta lo sguardo verso la ragazza.
Haatta stringe
con forza i pugni e si morde il labbro fino a farlo sanguinare.
“Tutto questo
sta accadendo davvero per causa sua?” sbotta infine con voce
tremante.
“Tutto quello
che accadde è a causa sua” precisa gelido.
Yoshi
trattiene il respiro, mentre Haatta ne lascia uno lungo.
“Se seguiamo
il tuo piano, tutto andrà al posto giusto?”
“Sì”
risponde.
Il ragazzo dai
capelli lunghi si agita e afferra la rossa per un braccio
costringendola a
guardarlo. “Haatta” la chiama corrucciando le
sopraciglia “Naruto-chan è un
nostro compagno”.
La Hyuuga si
limita a un sorriso triste, sconfitto. “Lo so” dice
solo.
**
Pericolo.
Primo pensiero
coerente che gli presenta la sua mente.
Pericolo.
Nel
dormiveglia, Sasuke si alza dal letto e attivando lo sharingan
intercetta una
kunai e allo stesso tempo prende Kusanagi abbandonata accanto al letto.
Pericolo.
“Che
diamin..?” sbadiglia Naruto svegliato
all’improvviso.
Pericolo.
Sasuke scende
dal letto pronto a scandagliare l’oscurità.
Pericolo. Pericolo. Pericolo.
Pericolo. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Distingue un
movimento e
scatta brandendo con eleganza omicida la spada di Kusanagi. Naruto si
accorge
anche lui del pericolo e cerca di afferrare il kunai che tiene sempre
sul
comodino ma qualcosa gli afferra la mano e poi qualcosa striscia sul
suo corpo
bloccandolo in una morsa d’acciaio.
Sabbia. Della
sabbia lo sta imprigionando.
Gaara, pensa con ferocia Sasuke evitando
egli stesso di
essere imprigionato in quel jutsu e di liberare il biondo dalla
prigione.
“Fermo dove
sei” una voce incolore lo gela al suo posto, una figura nera
si è
materializzata dietro il biondo e gli preme una kunai alla gola. Il
moro
ringhia e Gaara fa una lieve pressione sulla pelle ma abbastanza forte
da far
scivolare un rivoletto di sangue.
Impotente.
Sasuke si
sente impotente quando vede il ragazzo e l’uomo
smaterializzarsi davanti a suoi
occhi, e lui non ha potuto fare niente.
Non prende
nemmeno un secondo per analizzare la situazione, tutta la faccenda si
è svolta
in una manciata di secondi con mosse talmente veloci che solo grazie al
suo
sharingan è riuscito a vedere. Attiva anche il Rinnegan e si
getta dalla
finestra per inseguire il Kazekage con il Jinchuriiki, scandaglia la
città alla
ricerca dei chakra e non ci mette molto a individuarli.
Salta da un
tetto all’altro con il cuore che gli martella nel petto e
un’unica domanda: che cazzo sta
succedendo?!
“Sasuke-kun!”
percepisce il chakra di Sakura affiancarsi a lui e voltando la testa
vede la
kunoichi dai capelli rosa corrergli accanto “Che diavolo stai
facendo?” grida
per sovrastare il vento.
“Sabaku ha
rapito Naruto” grida in risposta con un ringhio animale.
La donna
spalanca gli occhi. “Cosa..”
“Devi
avvertire l’Hokage” la interrompe bruscamente
“Va’ da Kakashi e digli che Gaara
ha rapito Naruto”
“Ma...”
“VAI!”
sbraita
con gli occhi spalancati, fuori di sé. La kunoichi sussulta
ma poi annuisce
leggermente con il capo e salta nella direzione opposta, verso il
palazzo
dell’Hokage.
L’Uchiha la
segue per un secondo con lo sguardo, poi punta di nuovo gli occhi
davanti a sé
e aumenta il passo.
**
Naruto ad un
certo punto ha perso conoscenza e quando riapre gli occhi si trova in
una
radura a guardare il cielo, ormai la luna e le stelle sono totalmente
scomparse, inghiottite dalle nuvole spinte dal vento.
Che
cosa è successo? Si chiede alzandosi
traballante sulle braccia mentre la sua mente ripercorre gli ultimi
avvenimenti. Stava dormendo beatamente accanto a Sasuke quando qualcuno
li ha
attaccati. Spalanca gli occhi mentre il respiro gli si blocca in gola.
Gaara!
“Finalmente ti
sei risvegliato” una voce femminile lo fa sobbalzare e alza
gli occhi sbarrati
verso il luogo da cui proviene la voce.
“Haatta!”
esala con sollievo riconoscendo la ragazza con i codini rossi, accanto
a lei
c’è Yoshi.
“Ragazzi, cosa
diavolo sta...” cerca di chiedere ma una forte pressione lo
fa cadere avanti
con la faccia premuta sull’erba umida. L’impatto
è talmente forte che sente gli
occhi lacrimare.
Cosa
sta succedendo?
Gli muore in gola e sente
il cuore smettere di battere quando si accorge che a colpirlo
è stata Haatta.
“Ti conviene
stare fermo” lo avverte con voce robotica, è
strano sentire la ragazza parlare
con un tono così incolore, nemmeno durante le missioni era
capace di restare
seria, un po’ come lui per questo erano andati subito
d’accordo. Sentire la Hyuuga
parlare con un tono del genere è innaturale.
Lancia uno
sguardo a Yoshi che fa di tutto per evitare di incrociare i propri
occhi con
quelli del biondo, si tiene di disparte con la bocca serrata.
È tutto così
sbagliato, così impossibile. Chiude gli occhi sperando che
questo sia solo un
brutto, bruttissimo incubo.
Naruto! Sente Kurama chiamarlo con
insistenza, preoccupato. Gli dice di usare il suo potere, di liberarsi
o fare
qualsiasi altra cosa ma il biondo non ce la fa, non vuole fare del male
ai suoi
amici.
“Naruto”
questa volta la voce proviene con più pacatezza da fuori
della sua testa, apre
lentamente gli occhi e girando il capo vede Gaara
che lo guarda dall’altro con sguardo
impassibile.
Il rosso
lancia uno sguardo ad Haatta. “Mollalo pure” ordina
e Uzumaki si sente libero
dal peso che lo teneva bloccato.
Tossisce un
paio brevemente passandosi una mano davanti alla bocca.
“Immagino tu
voglia sapere cosa sta succedendo” inizia Gaara.
“Ma
dai, ‘ttebayo” sbuffa accorgendosi
che si è spaccato il labbro. È ancora
terrorizzato ma cerca di non darlo troppo
a vedere. “Immagino che questa non
sia
una vecchia rimpatriata” aggiunge, anche se nella
voce c’è una sfumatura
diversa e quando alza lo sguardo gli occhi di Naruto non sono
più azzurri come
il cielo ma cremisi come quelli della volpe.
“Non
interferire ancora una volta, Kurama”.
Naruto,
posseduto dalla volpe, ridacchia. “Oh,
quindi alla fine il maledetto tasso ha sputato il rospo!”
“Lasciami
parlare con il ragazzo, Naruto” insiste Gaara.
La volpe
ringhia. “Non ch—”
inizia ma il suono
di alcuni shuriken che
fendono l’aria la interrompono e la sorpresa è
così forte che Naruto riesce a
riprendere il controllo del proprio corpo.
“ Cosa diavolo
dovrei sapere?!” urla mentre evita le armi ninja, invece
Gaara resta immobile
al suo posto lasciando che sia la sabbia a proteggere lui e i due
chuunin dalla
pioggia di shuriken.
“NARUTO!”
L’urlo risuona
nella radura pieno di emozioni, tutte negative, vibra attraverso
l’aria spinto
dal vento e fa perdere un battito al biondo, Sas’ke
è arrivato ad aiutarlo.
“SAS’KE!”
grida in risposta verso gli alberi e subito l’Uchiha si
materializza all’inizio
della radura. Fa paura, con i capelli neri completamente scompigliati,
entrambi
gli occhi bicolori sbarrati e attivi, dentro vi si legge una scintilla
di
rabbia e pazzia, e attorno a lui un’aura malvagia, il chakra
che si addensa
intorno a lui.
Naruto
vorrebbe correre verso l’amico per combattere al suo fianco
ma si rende conto
di essere rimasto immobile per un secondo di troppo, approfittando
dello
stupore il rosso aveva bloccato le gambe dell’Uzumaki con la
sabbia.
Concentrare
il chakra sui piedi, concentrare il
chakra sui piedi... si ripete all’infinito
mentre lo fa defluire verso le gambe ma sembra
venir assorbito dalla sabbia.
Porca
Merda!
“Non
sprechiamo tempo a combattere, Sasuke-kun” dice pacatamente
la voce di Gaara
mentre il moro innalza intorno a sé barriere di chakra.
“Lascia perdere il
Susanoo’”
“Cos’è?”
lo
schernisce l’Uchiha con quell’espressione folle che
mette i brividi al ragazzo
più piccolo “Hai paura di prendertele come quella
volta con i tuoi amichetti?”.
Haatta e Yoshi
estraggono delle kunai pronti ad entrare in azione ma il Kazekage li
blocca con
un gesto imperioso della mano. “Se non sbaglio”
continua imperturbabile “Quello
che se le prese fosti tu. Dal Raikage”.
Un ringhio
gutturale esce dalla gola di Sasuke e con il Susanoo’ non
ancora del tutto
completo si getta verso il ninja della Sabbia, mirando ad ucciderlo.
Gaara senza
battere ciglio o cambiare espressione si difese dal colpo, attaccando a
sua
volta ma ovviamente non può nulla contro la corazza parziale
del Susanoo’.
“Sas’ke!”
grida Naruto appena riesce a liberarsi dal suo impedimento e fa per
andare in
aiuto del moro ma i suoi compagni di team gli sbarrano la strada.
“Ragazzi!”
sbotta sentendo una rabbia cieca prendere il soppravvento sul suo petto
“Che
diavolo vi prende?!”
“Ci dispiace,
Naruto-kun” continua Haatta ad usare quella voce incolore, e
più delle parole è
il tono a colpirgli il cuore in una ferita dolorosa.
Stringe i
pugni e guarda i volti dei suoi due amici, le sopracciglia corrugate.
“Sono
così pericoloso?”
“Sì”
ribatte
Haatta.
Sente la
rabbia aumentare, lui non è un pericolo, lui ama il suo
villaggio, come
potrebbe essere pericoloso? Finalmente che aveva trovato delle persone
pronte
ad accettarlo, perché quello sguardo è tornato?
Sperava che fosse finito,
sperava che...
Il manto della
volpe inizia ad avvolgerlo lentamente mentre i segni sulla sua faccia
si fanno
più marcati, non vuole fare del male ai suoi amici ma si
sente così arrabbiato,
così odiato che non riesce a impedire alla volpe di prendere
il soppravvento.
“Naruto-kun”
la voce di Gaara lo riporta alla realtà, è a
faccia a faccia con Sasuke mentre
combattono. “E’ giunto il momento che tu sappia la
verità”
“No!”
grida
perentorio il moro lanciando allo stesso tempo un attacco che colpisce
di
striscio la spalla del suo avversario.
“Verità?”
balbetta mentre cerca di scacciare la mente di Kurama che cerca di
sovrapporsi
alla sua, come se non volesse farlo sentire.
“Sì,
su chi
sei veramente” grida Gaara.
“Un’altra
parola e t’ammazzo!” lo avverte con rabbia
l’Uchiha mirando un colpo con la
spada al cuore ma che viene evitato.
“Chi...
sono... veramente?” deglutisce, sente il suo corpo farsi
pesante come un macigno.
“C’è
una
regola al Villaggio della Foglia che tutti conoscono e tutti
rispettano” inizia
gridando per farsi sentire sopra i colpi del combattimento
“Una regola che
tutti conoscono, tranne te, Naruto!” si difenda con la sabbia.
“Una
regola?”
gli occhi del biondo sono sbarrati, puntati verso i movimenti eleganti
dei due
adulti, Kurama che grida nella sua testa.
“La regola
dice” prende fiato Gaara.
“Non
un’altra
parola!” lo minaccia Sasuke gettandosi contro il rosso con
tutta la sua forza.
Gaara si difende come può a tutta quella furia e ne esce con
un taglio dove
dovrebbe esserci la sopracciglia dal quale esce molto sangue
bagnandogli le
ciglia e costringendolo a tenere gli occhi chiusi.
“Quella regola
impedisce di dire a Naruto Uzumaki che il suo nome, il suo aspetto e
perfino il
potere che possiede sono gli stessi dell’Eroe di Konoha che
morì anni fa...”
“MALEDETTO!”
grida Sasuke cercando di impedire che quelle parola raggiungano le
orecchie del
ragazzo, ma ormai è troppo tardi.
Naruto
spalanca gli occhi e la bocca, il cuore che smette di battere
improvvisamente.
“Cosa...”
annaspa in cerca di aria, si artiglia il petto con una mano,
improvvisamente
gli fa tutto male.
“Tu sei solo
la copia di un morto” continua implacabile e crudele Gaara
sotto i colpi dell’Uchiha
“Un guscio vuoto che conserva l’anima di una
persona che dovrebbe essere morta
da tempo. Le persone che ami e quelle che desideri proteggere.... Tutto
ciò che
riesci ad ottenere... è falso! Tu non hai mai realmente
avuto qualcosa o
qualcuno da definire tuo, in ogni caso”.
“HO DETTO
BASTA!” Gaara cade a terra sotto i colpi
dell’Uchiha che ora lo sovrasta
implacabile.
“Anche
lui”
sussurra il rosso indicando l’ex-nuniken “Anche lui
si comporta così solo
perché gli ricordi lui... il suo unico legame”
Sasuke ringhia
e cerca di decapitarlo ma la sabbia glielo impedisce ancora.
“Questo non è
vero!”
Naruto cade in
ginocchio come una bambolina a cui sono stati tagliati i fili, guscio
privo di
vita, il contenitore per un fantasma, è questo che ha detto.
“Non è
vero...” singhiozza mentre sente delle lacrime di
incredulità fare capolino tra
le sue ciglia.
“Se non mi
credi” continua inflessibile il Kazekage sfuggendo alla presa
del moro
“Chiedilo al Bijuu che porti dentro di te, a colui che si fa
chiamare Kurama”
Cosa,
cosa, cosa, cosa, cosa, cosa, cosa...
Non capisce
più niente, gli fa così male il petto come se
qualcuno gli avesse preso il
cuore tra le mani e lo stesse stringendo troppo forte, fa male. Non
vuole
chiedere, non vuole sapere, vuole che tutto questo sia solo un incubo
orribile.
Tutto questo
non è reale.
Io
sono Naruto Uzumaki, ho sempre vissuto da solo
con Kurama finché Konoha non mi ha accolto. Konoha
è la mia casa. Mi piace il
ramen e adoro mangiarlo con Iruka-sensei. Mi diverte fare gli scherzi
al sesto
Hokage con Haatta e Yoshi. Amo i capelli di Sakura.
Diventerò Hokage, il ninja
più forte. Voglio stare con Sas’ke. Voglio
proteggere Konoha, la mia prima
casa, voglio essere riconosciuto da tutti. Questa è la mia
vita.
La
mia, non quella di un morto!
“Smettila di
parlare!” ringhia Sasuke a Gaara tentando ancora una volta di
ucciderlo.
“E’ la
verità.
Ed è il momento che anche tu sappia tutto”
continua in direzione del moro. “Non
vuoi sapere il segreto che si cela dietro questo bambino?”
Io
sono Naruto Uzumaki, ho sempre vissuto da solo
con Kurama finché Konoha non mi ha accolto. Konoha
è la mia casa. Mi piace il
ramen e adoro mangiarlo con Iruka-sensei. Mi diverte fare gli scherzi
al sesto
Hokage con Haatta e Yoshi. Amo i capelli di Sakura.
Diventerò Hokage, il ninja
più forte. Voglio stare con Sas’ke. Voglio
proteggere Konoha, la mia prima
casa, voglio essere riconosciuto da tutti. Questa è la mia
vita.
La
mia, non quella di un morto!
“Con il tuo
sharingan puoi vedere chi gli si nasconde dentro” insiste
Gaara notando una scintilla
diversa negli occhi dell’Uchiha. “Non vuoi sapere
cosa successe in realtà?”.
Io
sono Naruto Uzumaki, ho sempre vissuto da solo
con Kurama finché Konoha non mi ha accolto. Konoha
è la mia casa. Mi piace il
ramen e adoro mangiarlo con Iruka-sensei. Mi diverte fare gli scherzi
al sesto
Hokage con Haatta e Yoshi. Amo i capelli di Sakura.
Diventerò Hokage, il ninja
più forte. Voglio stare con Sas’ke. Voglio
proteggere Konoha, la mia prima
casa, voglio essere riconosciuto da tutti. Questa è la mia
vita.
La
mia, non quella di un morto!
“Tutto questo
è una follia” impreca Sasuke smettendo,
però, di combattere. Gaara capisce di
aver vinto.
“In fondo, le
mie e quelle del demone Tasso sono solo supposizioni” spiega
il rosso con il
fiatone “Se tu usassi il suo sharingan la verità,
tutta la verità, verrà fuori”
Gli punta
contro la spada di Kusanagi. “Se dovessi
sbagliarti...” ringhia.
“Mi ucciderai
con le tue stesse mani” assicura deciso il Kazekage.
“La presenza di questo
bambino ha alterato gli equilibri del nostro mondo che sta
progressivamente
sparendo”.
Sasuke ringhia
ancora, ma lo ignora puntando lo sharingan contro il biondo. Naruto ha
gli
occhi sbarrati, è paralizzato con il cuore che ha preso a
battere in un ritmo
talmente veloce da fare male. Ha gli occhi colmi di lacrime, pieni di
paura.
“Sas’ke...”
lo
implora, non vuole essere tradito anche da lui. Non da lui. Lui...
“Mi dispiace,
Naruto”
Ancora quelle
parole.
A Sasuke era
già capitato di vedere il Kyuubi dentro la testa del suo Naruto, era entrato spesso in quella
dimensione e per questo si
aspetta di vedere il solito grande cancello
con la volpe spaparanzata dall’altra parte
pronta a riempirlo di
insulti.
Invece si
trova davanti a un grandissimo spazio vuoto diverso da quello a cui era
abituato, l’acqua ricopre un pavimento a scacchi con quadrati
bianchi e neri e
basta. Non c’è nient’altro.
“Accidenti
a te”
Sasuke
sobbalza quando sente quella fastidiosa e familiarissima voce
così diversa da
quella di Kurama. Proviene dalle sue spalle.
“Accidenti
a te” ripete quella voce
solare, da ragazzo “Non posso
credere
che tu lo abbia fatto davvero, ‘tebayo”
Il moro sa di
doversi girare ma qualcosa lo paralizza.
“Adesso
sì che iniziano i casini”
continua a blaterare la voce.
Il cuore gli
batte impazzito nel petto mentre vuole impedire a quella realizzazione
di
accendere una speranza dentro di sé.
“Però...
è bello rivederti di persona” la voce cala di qualche
ottava per avere un tono più imbarazzato.
Sasuke si
gira, ogni atomo del suo corpo gli urla di non farlo perché
dopo non tornerà
più indietro.
Ma lo fa.
E se lo trova
davanti, seduto con nonchalance in un divano arancione. È
lui, il suo, non una
copia o altro, è lui. Quello vero.
Naruto
sorride. “Yo, Sas’ke”
NDA.
TADDADAAAN
Colpo di
scena, mentre vi riprendete vado a nascondermi (non si sa mai che dopo
vogliate
uccidermi. Ma, ehi, se lo fate non
saprete mai come andrà a finire!)
Lo so, volete
delle spiegazioni. Pretendete delle spiegazioni. E ve le meritate, ma
sul
serio, dovete aspettare solo il prossimo capitolo in cui
verrà chiarito tutto.
La storia del
bambino e dell’Uchiha.
Di
com’è morto
Naruto.
Che ci fa il
Vero Naruto al posto del Kyuubi.
Il piano di
Gaara.
Saprete tutto
(se ci sta, ma ci deve stare. Caso mai per il piano di Gaara aspettate
il
prossimo ancora xD)
Ah, chiedo
venia per le schifose scene di combattimento, ma non sapevo come
renderle
realistiche permettendo al povero Kazekage di rivelare tutto a Naruto
(suvvia,
non odiatelo, ha i suoi motivi per farlo)
Detto questo,
ci vediamo nel prossimo capitolo che è anche il mio
capitolo. Tra parentesi, la
frase prima del titolo è una ripresa della storia del
bambino e dell’Uchiha,
infatti comparirà anche nel prossimo capitolo. (Quante volte
ho detto prossimo
capitolo?!)
Come al
solito, a chi recensisce regalo abbracci e biscotti e ciambelle eeee
affetto,
tanto affetto.
Ringrazio chi
lo ha già fatto con cuori grandi come case! Siete
fantastiche, grazie di cuore!
V.
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Capitolo 5 *** Parte V ***
Kyūbiko no ko
Il bambino della
volpe a nove code
“Yo,
Sas’ke”
No.
In un primo momento tutto
ciò che riesce
a pensare è solo un ‘no’ secco,
incredulo e pieno di rabbia.
Non
può essere vero.
Si sente preso in giro,
sente dolore fin
dentro le ossa e sente che tutto gli sta sfuggendo di mano incapace di
concepire. È tutto così...
Eppure è quello
che gli mostrano i suoi
occhi, davanti a lui, seduto in una posa vigile
c’è Naruto. Il suo
Naruto. Non il bambino che comparve
undici anni fa alle porte del villaggio, ma il ragazzo che lo ha
inseguito in
capo al mondo per più di tre lunghissimi e dolorosissimi
anni per riportarlo
indietro. Sente un peso sordo al centro del petto, come se il cuore
smettendo
di battere fosse diventato pesantissimo e stesse cercando di lacerare
la sua
carne dall’interno.
Naruto lo guarda in
silenzio, un sorriso
stiracchiato e un po’ nervoso per la situazione complicata.
È diverso da quando
era vivo, voglio dire: i suoi occhi non sono blu, ma scarlatti con la
pupilla
allungata come quando era posseduto dal Kyuubi, tra i ciuffi biondi escono delle
orecchie da volpe dal
pelo rossiccio e vede distintamente le nove code ondeggiare dietro al
suo copro
in movimenti furtivi. È come se il Kyuubi avesse preso la
forma umana di
Naruto.
Ma Sasuke lo sa, lo sa con
la precisione
chirurgica di un medico, lo sa che chi ha davanti è il vero
Naruto, il ragazzo
che sedici anni or sono morì per salvare i suoi compagni e
il Villaggio in una
missione. Glielo grida ogni cellula del suo corpo, glielo urla il suo
corpo che
vorrebbe correre verso quello abbronzato del biondo per pestarlo a
sangue e poi
baciarlo, glielo urla il silenzio, quelle forme.
Ma...
“Non è
vero” si risolve infine a dire,
diffidente come sempre. Stringe le mani a pugno e assottiglia gli occhi
in
cerca di una qualche illusione anche se lo sa che ciò che
appare davanti alla
potenza del suo sharingan non è altro che la cruda, contorta
verità.
“Cosa ci fai
qui!” infierisce ancora,
non è una domanda, è un’affermazione,
un ordine che impone quasi di sparire
perché ormai è stanco, stanco di avere a che fare
con fantasmi, corporei o
eteri come il sonno, ogni giorno.
Naruto ridacchia e si passa
una mano tra
i capelli biondi e stopposi, ha lo stesso identico aspettò
di quando morì. “Ecco, la
cosa adesso si fa complicata”
continua a ridacchiare divertito come se la complicazione fosse in una
dannata
serie televisiva con troppi episodi e non in quella ridicola vita.
“Sas’ke,
Kurama!” il moro sobbalza
quando sente la voce dell’altro
Naruto poco distante (Perché ci sono così tanti
Naruto? Che diavolo sta
succedendo?). Il
ragazzo siede a
terra,con l’acqua che gli bagna i vestiti, gli occhi grandi e
pieni di
confusione, il suo mondo è appena caduto a pezzi, ha
scoperto di essere il
fantasma di un morto e perché Sasuke ha chiesto a Kurama
cosa ci faccia lì? Il
demone è sempre stato lì da che ha memoria,
è sempre stato dentro di lui,
sempre. Perché non dovrebbe essere lì? Quello
è il suo posto!
...no?
Sposta gli occhi blu dal
viso pallido di
Sasuke su quello dello spirito della volpe, certo hanno lo stesso
aspetto ma è
una cosa normale, giusto?
“Kurama, che sta
succedendo?” lo chiama
sentendo uno strano gelo strisciare sotto la pelle.
“O-i,
niente di cui preoccuparsi, moccioso!” lo
riassicura il nove coda mostrano
il pollice e tentando di risollevare l’atmosfera con un
sorriso impertinente.
“Ku-ra-ma?”
sillaba Sasuke alzando la
spada verso il demone diffidente, pronto a qualsiasi trucco.
“Tu non sei
Kurama!” ringhia. Sa benissimo com’è
fatta la volpe e se bene che non ha mai
preso l’aspetto dell’Uzumaki e che non ha mai detto
‘dattebayo’.
“Certo che
è Kurama, chi dovrebbe
essere!” bercia il Naruto più piccolo con il
cervello che sta per scoppiare in
due perché davvero non capisce più niente.
“Naruto”
ribatte lapidario senza
spostare gli occhi affilati da quelli del suo migliore amico morto “Naruto
Uzumaki” specifica.
“Ehh?!
Ma Naruto Uzumaki sono io, ‘bayo!” esala colto alla
provvista il biondo. Guarda
Sasuke con tanto di occhi, spalancati, atterriti e increduli, sono
tutti
impazziti e- e vorrebbe piangere dalla frustrazione. “Kurama,
diglielo anche tu
che Naruto Uzumaki sono io!” strepita infine con la voce
piena di disperazione
aggrappandosi all’ultima cosa concreta che gli rimane. Il suo
nome.
La volpe, o Naruto, o
chiunque esso sia,
non risponde, non sposta gli occhi da quelli dell’Uchiha come
se tra di loro si
stesse consumando una furiosa e mortale battaglia, la spada di Sasuke
è ancora
a pochi centimetri dal viso del biondo.
“Kura-ma?”
singhiozza sull’ultima sillaba
sentendo il terreno mancargli sotto il corpo, è come se
cielo e terra si
stessero scambiando e lui, essere minuscolo, resta al centro di quello
spostamento incapace di agire.
“Già,
Kurama” infierisce calcando con
ironia su quel nome Sasuke “Perché non ci dici
cosi dell’ sta succedendo, o
devo costringerti con lo sharingan?”
A quel punto, lo spirito
della volpe
sussulta, chiude gli occhi e quando li riapre sono come offuscati da un
velo di
lacrime. “Mi dispia-ace” sussulta.
“Cos—“
Non fa in tempo a finire l’altro
Naruto che, con le lacrime che hanno iniziato a scendere sulle guance
arrossate, spalanca gli occhi mentre la sua testa si riempie di
immagine e
l’aria di parole.
**
Non appena Sasuke ha
attivato lo
sharingan per parlare con il demone volpe, Gaara è crollato
a terra vinto dalle
innumerevoli ferite causate dal breve scontro con l’Uchiha.
“Kazegake-dono!”
lo chiama Haatta non
appena lo vede accasciarsi a terra leggermente atterrita, lo afferra un
secondo
prima che possa schiantarsi dolorosamente a terra e nel mentre tira
fuori il
kunai guardando guardinga il moro.
“Non
preoccuparti” tossisce il rosso “La
sua mente è immersa in quella di Naruto, non può
nuocere al momento”.
Yoshi li affianca guardando
comunque con
circospezione l’ultimo degli Uchiha, ma si appresta subito a
dare le prime cure
mediche a Gaara, fortunatamente alla fine aveva deciso di diventare lui
il
ninja medico del gruppo, se aspettava che la Hyuuga imparasse qualche
jutsu
medico il suo team sarebbe morto dissanguato da tempo.
La rossa, nel frattempo,
attivato il
biakuugan scandaglia la foresta che circonda la dura. “Stanno
arrivando altri
ninja della foglia”.
“Qualcuno ha
avvertito l’Hokage” sbotta
il ragazzo dai capelli lunghi mentre una gocciolina di sudore scivola
lungo la
sua tempia.
“Cosa
facciamo?” chiede ansiosa Haatta
posizionandosi già per un combattimento.
“Nulla”
li sorprende il Kazekage
cercando di rimettersi in piedi a fatica “Se vogliono salvare
il villaggio, di
sicuro faranno la cosa più giusta”.
Haatta stringe le mani a
pugno davanti a
quell’affermazione e Yoshi sente il cuore farsi pesante come
un macigno.
**
Ricordi.
Ricordi di una vita che credeva di non aver mai vissuto, ecco da cosa
è
riempita la testa di Naruto.
Una
promessa di diventare Hokage. Una promessa di salvare un amico.
Battaglie,
dolore. La morte di un maestro. Ancora dolore. Sangue. Kurama. Sasuke.
La forza
di credere in sé. “Perché siamo
amici”. Una ciotola di ramen. Il sorriso rugoso
di un vecchio Hokage. I tetti di un villaggio.
Ogni
cosa comparve nella sua testa come un fiume in testa, immagini che
passavano
davanti ai suoi occhi piene di disperazione, allegria, amore, dolore,
speranza
e poi, il buio.
“Naruto
non morire!”
Pioveva,
pioveva come se il cielo desiderasse sommergere la terra, pioveva e
l’acqua non
si fermava, proiettili di lacrime. La missione era semplice quanto
complicata,
dovevano portare al Villaggio un rotolo proibito senza farsi
intercettare da
dei nuniken. Era stato tutto così veloce,
l’attacco con le carte bombe, e senza
rendersene conto si erano ritrovati
circondati tra gli alberi di un bosco sacro.
“Non
attivare la modalità Kyuubi” gli
abbagliò dietro Sasuke “Se distruggiamo questa
zona scatterà una guerra diplomatica”
ringhiò furioso di non poter manifestare
tutta la sua potenza.
“Sakura-chan”
decise velocemente Naruto “Scappa con il rotolo mentre noi
guadagniamo del
tempo”
“Ma
Naruto...” tentò la Kunoichi desiderosa di
combattere con i suoi compagni e
poterli aiutare.
“Fa’
come dice” ordinò perentorio Sasuke togliendosi la
maschera da ANBU, che lo
riconoscessero, che tremassero di paura alla vista dei suoi occhi
demoniaci.
La
ragazza tentennò qualche istante, poi saltò verso
uno spiraglio aperto dal
biondo, pregò che non ci mettessero molto. La pioggia le
bagnava la maschera
Anbu, i capelli completamente fradici incollati sul collo e i muscoli
tremanti
e tesi dalla fatica, dall’ansia.
Ragazzi...
Sentì
qualcuno che la seguiva e con uno scatto scartò di lato
pronta a menare un
pugno verso il ninja traditore che cercava di bloccarla quando vide
alla
propria sinistra ciò che accedeva ai suoi amici: un kunai
avvolto in uno strano
chakra saettava verso il petto di Sasuke.
Successe
tutto in un attimo, il tempo di dare un pugno al suo avversario.
“Sasuke!”
il grido di Naruto risuonò per chilometri mentre si gettava
in avanti facendo
scudo con il proprio corpo al moro, in mano un rasengan ma non
servì a nulla.
Non
servì a nulla. Non servì niente.
Il
kunai superò la difesa dell’armatura e della pelle
conficcandosi al centro del
suo petto come se fosse burro, colpì il cuore con precisione
chirurgica. Naruto
spalancò gli occhi azzurri sentendo il proprio corpo scosso
da un brivido, il
chakra fuoriuscì dal suo corpo avvolgendolo, durò
una frazione di secondo
perché poi chiuse gli occhi, il chakra della volpe
sparì e cadde sull’amico,
sull’amante, sull’ex-nemico, senza più
respirare.
“Naruuuto!!”
gridò Sakura sbarazzandosi del suo avversario,
invertì la rotta per correre
verso l’amico nel tentativo di salvarlo ma fu tutto inutile,
lo vide dentro lo
sguardo di Sasuke un secondo prima che l’Uchiha rilasciasse
tutta la potenza
del suo chakra distruggendo
ogni cosa.
Sakura
fu avvolta da una luce bianca.
Naruto
era sospeso, galleggiava nella sua mente sentendo ogni atomo di
sé stesso
sgretolarsi. A fatica si tirò a sedere mentre sentiva la
consapevolezza di sé
scemare, era tutto così buio.
“Dove...”
“Finalmente
sei qui” una voce di bambino.
Naruto
s’irrigidì e si voltò verso la voce,
Kurama era distesa sul pelo dell’acqua e
lentamente si sgretolava, accanto alla volpe sembrava esserci un clone
di
Naruto da piccolo. Accarezzava con sguardo triste il pelo del nove coda
sussurrando parole gentili.
“Chi...sei?”
chiese Naruto sentendosi sempre più debole.
Il
bambino smise di passare le mani sul pelo fulvo e lo guardò
negli occhi, si
morse il labbro inferiore. “E’ vero, tu non ricordi
nulla di me”
Sentì
un eco lontano, qualcuno chiamava il suo nome. Cos’era
successo? Perché si
trovava lì, un attimo fa era... spalancò gli
occhi sentendo un dolore pulsante
al petto. Giusto... Sasuke...il kunai... sentì gli occhi
pizzicare, inghiottì
le lacrime.
“Io-io
devo andare” disse tremante “De-devo andare da
Sas’ke”
“Non
puoi” disse il bambino sedendosi a terra, le ginocchia
strette al petto lo
sguardo basso e pieno di nostalgia. “Stai morendo, non
puoi”
“Stai
zitto!” gridò artigliandosi il petto
“Devo tornare di là, ‘tebayo!”
Il
bambino affondò il viso sulle ginocchia, quando riemerse
aveva gli occhi colmi
di lacrime. “Tu hai davvero dimenticato tutto...”
alzò una mano verso di lui,
le dita tese in una muta richiesta.
Trattenne
il respiro.
“Ti
aiuterò a ricordare” promise il bambino tendendo
la mano “Ti aiuterò! E se
esaudirai il mio desiderio, ti farò tornare da
Sasuke”
Tornare
da Sasuke? Guardò la mano con diffidenza e uno strano calore
irradiarsi per
tutto il suo corpo.
Il
bambino sorrise. “Vieni, Naruto”
Come
in un sogno afferrò quella mano
**
Il primo ricordo che ho di
lui è una
voce infantile, piena di esagerato entusiasmo, che mi chiamava. Ero
disteso su
qualcosa di duro, forse legno, e mi tenevo stretto in una coperta
–non
ricordavo di avere una coperta. Non volevo rispondere a quella voce,
non volevo
più niente semplicemente, ogni cosa aveva perso il suo
significato e desideravo
solo che quella voce rinunciasse dal tentare di farmi allontanare dal
buio in
cui stavo precipitando.
“Ehi,
tu!”
Era fastidioso e alla fine
aprii gli
occhi, da dietro i ciuffi di capelli neri che nascondevano il mio viso
lui mi
apparve improvvisamente davanti. Un bambino, dai capelli biondi e
stopposi, gli
occhi rossi con le pupille feline... era chiaro che lui non
appartenesse a
questo mondo.
“O-i”
ripeté scuotendomi, aveva il viso
completamente sporco pieno di graffi, sulle guance ne risaltavano tre
perfettamente paralleli, indossava una semplice veste che in origine
doveva
essere stata bianca.
“Oh, finalmente
ti sei svegliato” gioì
vedendo un guizzo di occhi aperti dietro la mia frangia corvina.
“Dimmi, come
ti chiami?”
Non lo so il
perché, forse non saprò mai
cosa mi indusse a rispondere. “Io sono... un
Uchiha” Feci un sorriso amaro.
“Solo un Uchiha”.
Sul viso curioso del
bambino comparve un
sorriso, le guance si arrossarono e socchiuse gli occhi demoniaci
“Che nome
strano!”
Io non capivo, chi era quel
bambino?
“Vedi, ti ho
trovato vicino al tempio. È
vietato venirci, non lo sapevi? Comunque eri svenuto e non potevo
lasciarti lì
in mezzo alla neve, cioè! Quindi ti ho portato qui e ti ho
curato, eri proprio
ridotto male, lo sai?”
No, non lo sapevo, non
sapevo nemmeno
dove fossi arrivato. Ascoltai il bambino parlare senza mai fermarsi,
sembrava
felice di avere qualcuno che lo ascoltasse ma in realtà le
sue parole mi
arrivavano vuote, prive di significato. Mi strinsi nella coperta
pulciosa
desideroso di riprendere a dormire, di tornare al buio, senza che
questa volta
qualcuno mi svegliasse.
“Allora, mi stai
ascoltando?”
“Non mi
interessa, davvero” dissi
abbassando la testa. Il bambino mi fissò interdetto per
qualche secondo prima
di modellare le labbra in una smorfia imbronciata.
“Cosa?
Perché dici questo? Non vuoi
farmi un sacco di domande?” riprese a scuotermi incredulo
“Tipo, cos’è questo
tempio! O chi sono, o perché indosso questa veste leggera
con la neve fuori! O
magari perché sono da solo!”
“Sei da
solo?” chiesi meravigliandomi io
stesso per il tono stupito.
Il volto del biondo si
illuminò.
“Finalmente una domanda!” fece un sorriso
soddisfatto avvicinando il viso verso
il mio, gli occhi felini spalancati “Ti stai interessando di
me?”
Fissai i suoi occhi...
rossi. Degli
occhi crudeli che stonavano su quel viso innocente e ingenuo, quegli
occhi mi
attiravano verso di lui, non riusciva a distogliere lo sguardo.
Ci lessi
perplessità in quelle iridi.
“Tu...” tentennò “Tu non hai
paura dei miei occhi?”
Fece un sorriso commosso,
sembrava
stesse per mettersi a piangere “E’ la prima volta
che qualcuno mi guarda senza
distogliere lo sguardo”.
Non capivo, chi era quel
bambino?
Lo fissai mentre si
allontanava, la
stanza in cui mi trovavo era spoglia, vuota, solo un tavolo con delle
tazze.
“Chi
sei?” chiesi guardando quella
figura minuta. Quello irrigidì la schiena, poi la
rilassò, quando tornò a
guardarmi aveva un sorriso rammaricato. Era incredibile quante
sfumature di
sorriso fossi riuscito a vedere in così poco tempo sulle
stesse labbra.
“Non so
risponderti” fece tornando verso
di me reggendo una tazza tra le mani, del fumo saliva da essa. Me la
tese e
quando l’afferrai si sedette a gambe incrociate davanti a me,
dondolandosi
lentamente. “Io non ho un nome” mi
spiegò quando inizia a bere piccoli sorsi.
“Nessuno me ne ha mai dato uno e comunque non
c’è nessuno a cui possa servire
sapere il mio nome. Io sono solo il bambino del Kyuubi” fece
un altro sorriso
mesto.
“Il bambino
del...”
“Sì”
mi interruppe “dentro di me è stato
sigillato un demone, per questo ho questi occhi e sono qui. Devo
prendermi cura
del tempio e impedire che qualcuno possa entrarci. Però tu
sei qui...” si fece
pensieroso, ma poi scacciò il pensiero con un altro sorriso
“Non importa,
basterà non dirlo al mio onorevole padre!”
“Tuo
padre?”
“Sì!
È un ninja potentissimo, è il capo
di un clan” si esaltò “E’
stato lui a dirmi cosa fare e a sigillare il Kyuubi
dentro di me dopo che la mia onorevole madre morì.
Sai...” abbassò il tono
facendosi confidenziale “Penso che lui mi odi”.
Trattenni brevemente il
respiro preso in
contropiede, lo aveva detto con una tale naturalezza che mi aveva preso
impreparato.
“Adesso tocca a
me farti le domande!” mi
distrasse “Perché tieni i capelli in quel modo?
Così non ti vedo il viso!” si
lamentò.
Mi toccai i ciuffi neri che
mi coprivano
la parte superiore del volto e gli occhi. “Non voglio
vedere...” sussurrai
distrattamente.
“Eh?”
fece confuso inclinando la testa
“Cos’è che non vorresti
vedere?” insistette ma io non risposi.
Restai in silenzio.
Il tempio del Novecoda si
trovava sulla
cima di un monte alto della Regione del Fuoco sulle cui pendici sorgeva
un
villaggio usato di tanto in tanto come punto di rifornimento dai Clan
ninja.
Era un luogo completamente
immerso dalla
natura, sembrava chiuso dentro una campana di vetro, un fiume scorreva
poco
distante anche se al momento era ghiacciato. Tutto il paesaggio era
coperto da
un manto bianco.
Decisi di restare
lì finché non sarebbe
tornata la primavera. Bambino –avevo deciso di chiamarlo
così –me lo permise,
ad essere sincero quello più contento della mia scelta
sembrava essere lui,
doveva sentirsi tanto solo. Non mi fece più domande che
potessero risultarmi
scomode, si limitava a tenere pulito il tempio e a vagare per la
foresta
circostante danzando sotto i fiocchi di neve con addosso solo
quell’abito
leggero, i piedi scalzi sul terreno gelato. Parlava tanto su ogni cosa,
mi
raccontò della volpe sigillata dentro di lui e del suo
pessimo carattere, mi
raccontò di ogni albero o creatura di quella foresta, di
come sognasse diventare
anche lui un ninja e di poter avere l’approvazione del padre
almeno una volta.
“Quanti anni
hai?” gli chiesi una volta,
il suo aspetto era quello di un bambino ma spesso parlava di cose che
mi
facevano credere tutt’altro.
Lui si girò con
un sorriso imbarazzato.
“Non lo so, il tempo scorre in modo strano qui”.
La prima volta che mi
parlò di Lei fu
anche quando mi resi conto che non sarei mai riuscito ad abbandonare
quel
luogo. Per tutta la mattina e il pomeriggio ero rimasto solo, non avevo
visto Bambino
da nessuna parte e lui non era mai venuto a infastidirmi con suo solito
fare.
Verso sera decisi di andare a cercarlo, cominciavo a preoccuparmi, mi
misi
sulle spalle una coperta per proteggermi dal freddo e mi inoltrai fuori
dal
tempio.
L’aria era gelida
e leggeri fiocchi di
neve si posavano sui miei capelli spettinati, era una vita che non li
tagliavo.
“Ehi,
moccioso!” gridai sperando che
fosse nelle vicinanze, il mio respiro che si condensava in una nuvola
di vapore
che saliva verso il cielo. Mi rispose il silenzio.
Tentai qualche passo tra
gli alberi
barcollando, per via dei miei capelli sugli occhi la visuale non era
delle
migliore, avrei potuto scostarli ma la sola idea mi terrorizzava, non
volevo
rivedere tutto quel sangue.
“Bambino!”
chiamai ancora e ancora solo
il rumore della foresta innevata mi rispose. Una leggera sensazione di
panico
mi prese le viscere, inizia a temere che gli fosse successo qualcuno,
che lo
avessero capito, che si fosse stufato di restare in quel luogo, che
fosse finalmente
morto congelato... mille prospettive mi passarono davanti agli occhi
con la
consapevolezza che, per la prima volta dopo anni, ero di nuovo solo e,
inaspettatamente, la cosa mi atterrì.
“Bambino!”
gridai ancora iniziando a
correre spaventato da quella nuova prospettiva. Lo chiamai con tutto il
fiato
che avevo in gola, cominciarono a farmi male i piedi per il freddo e
l’idea che
fosse morto assiderato non mi sembrò più
così ridicola.
Poi mi rispose.
“Uchiha-san!”
Avevo sempre odiato quel
nome sebbene
fosse l’ultima certezza che mi portavo dietro, ma in quel
momento detto da
quella voce infantile mi sembrò la cosa più bella
del mondo. Perché ero io e
stava chiamando me.
“Bambino!”
ripetei correndo verso quella
voce, mi ritrovai un piccolo spazio privo di alberi e il biondo mi
stava
correndo contro camminando con nonchalance a piedi nudi sulla neve
mentre io
congelavo lentamente.
Lo afferrai preoccupato per
un braccio,
forse con un po’ troppa forza. “Dove sei
stato?!” lo sgridai. “Perché mi hai
lasciato solo?”
Il bambino fece una leggera
risata. “Ma
allora mi vuoi bene” poi mi abbracciò
affettuosamente, il suo corpo era così
caldo, sembrava impossibile quel calore in una sera così
gelida. “’sta
tranquillo, io non ti lascerò mai solo!” mi
assicurò stringendo forte.
“Andiamo a
casa” dissi stupendomi di
aver chiamato casa quel tempio sperduto tra le montagne.
“Sì!”
disse, poi si girò a guardare alle
proprie spalle, fece un sorriso dolce e salutò con la mano
anche se dietro di
noi non c’era nessuno.
“Che stai
facendo?” sbuffai cercando di
scaldarmi le mani.
“Uh?”
fece il più piccolo camminandomi
dietro “C’erano due ninja, dovevano essersi persi e
così gli ho detto che non
potevano stare qui e di andare via. Appena mi hanno visto, uno ha
tirato fuori
una lama, sembrava intenzionato a
colpirmi ma l’altro ha urlato di fermarsi e allora lui ha fatto uno sguardo strano
e ha iniziato a
piangere. Piangeva così tanto che è perfino
caduto in ginocchio, mi ha fatto
tanta pena. Però ho ripetuto che dovevano tornare a casa,
che erano finiti nel
posto sbagliato, poi sei arrivato tu” terminò
cercando di afferrarmi la mano.
Mi lasciai andare a quel contatto perché le dita del bambino
scottavano ed
erano un sollievo per le mie ormai quasi insensibili.
“Dove sei
stato?” gli chiesi quando
arrivammo alle porte del tempio. Lui le spalancò zampettando
dentro con
allegria.
“Ero
dall’Altra Parte” disse con
noncuranza cercando qualcosa con cui accendere il camino, doveva
essersi accorto
del modo convulso in cui tremavo.
“Altra
Parte?” ripetei.
“Sì,
sì” fece distrattamente provando ad
accendere il fuoco con un fiammifero. Davanti ai suoi maldestri
tentativi
sospirai, era evidente che non avesse mai usato quel camino immune
com’era al
freddo, per questo portai le mani al petto intrecciandole tra loro in
vari
sigilli, poi dalle mie labbra uscì del fuoco che
investì la legna. Bambino
saltò all’indietro per non essere egli stesso
investito e spalancò gli occhi
cremisi, la bocca socchiusa dalla meraviglia; io mi rilassai davanti a
quel
calore, i muscoli che ancora tremavano.
“Ma tu sei un
ninja!” sbottò il bambino
della volpe a nove code guardandomi come se fossi un regalo.
“Lo
ero” precisai, odiavo usare il
chakra. Mi ricordava troppe brutte cose.
“Ti prego, ti
prego!” fece Bambino
cogliendomi di sorpresa aggrappandosi alle mie gambe
“Insegnami ad essere un
ninja, dimmi come usare il chakra di Kurama in maniera
controllata!”
“Ch’”
sbuffai perdendo l’equilibrio e
cadendo a terra con lui sopra aggrappato a me.
“Ti prego, ti
prego, ti prego” cantilenò
insistente.
“E va
bene” sbottai scrollandomelo via
“Solo se tu mi spieghi cos’è
quest’Altra Parte”
Il biondo si morse le
labbra. “In realtà
sarebbe un segreto...”
“E allora niente
ninja” dissi malefico
mettendomi a sedere davanti al fuoco.
“No!”
gridò preoccupato “Te lo dico, te
lo dico” strillò “ma tu non dirlo a
nessuno”
Evitai di fargli notare che
effettivamente non avrei potuto dirlo a nessuno, ero solo, in quel
luogo
eravamo solo noi due.
“Vedi”
iniziò a spiegarmi portandosi una
mano al viso “Con questi occhi riesco a vedere cose che la
gente normale non
vede”
Tremai davanti a
quell’affermazione
soffocando l’istinto di portare io stesso una mano davanti
agli occhi che
tentavo con tutto me stesso di nascondere.
“Io
vedo...” continuò mordendosi il
labbro, squadrandomi incerto “Io vedo delle scie di luce,
sono come un sentiero,
ogni volta che le seguo mi ritrovo in un luogo strano, come se fossi da
un’Altra Parte” i suoi occhi si persero lontano
come se stesse seguendo con la
mente quei sentieri dorati. “Non so esattamente dove sia o
cosa sia, è un luogo
infinito in cui lì tutto è strano, come se il
tempo si potesse controllare. Non
ci vive nessuno, a parte Lei” allungò le mani
verso le fiamme.
“Lei?”
“Ah-ah”
fece affermativo cercando di non
scottarsi le dita “Non so cosa sia, è un ammasso
di luce concentrato con
l’aspetto di una principessa con un bel vestito. Anche Lei
non ha un nome e
anche Lei è sola, io sono l’unico che riesce ad
andare da Lei. Non lo so
perché. Quindi molto spesso La vado a trovare in modo che
ogni tanto abbia un
po’ di compagnia. Lei una volta viveva qui, solo che dopo
è stata costretta ad
andare dall’Altra Parte e Le manca molto questo mondo, quindi
Le porto sempre
dei fiori” terminò con un sorriso.
“E Lei non riesce
a venire qui?” chiesi
sinceramente curioso, quel bambino non finiva mai di stupirmi.
Scosse la testa.
“Ci ho provato, ma Lei
qui sparirebbe perché il suo corpo glielo hanno rubato, si
trova sulla luna.
Può esistere solo dall’Altra Parte.”
Ritrasse le dita dalle fiamme con un
piccolo lamento “Quindi non preoccuparti se ogni tanto
sparisco, sono andato a
trovarLa. Però dopo torno” mi assicurò.
“Mhh”
commentai.
“Bene, adesso
insegnami ad essere un
ninja!” ricominciò saltandomi addosso.
Capii ben presto cosa
intendesse quella
volta che mi disse che lì il tempo scorreva in modo diverso,
sebbene la neve si
fosse sciolta e un’aria più mite riscaldava la
montagna mi accorsi di non
sapere più quanto volte il sole fosse tramontato dal mio
risveglio al tempio.
Era come se fossi vissuto lì da tempo.
Con l’arrivo del
caldo iniziai, come
promesso, ad allenare Bambino nella arti magiche ed illusorie, gli
insegnai i
rudimenti del corpo a corpo sottoponendolo a dure sessioni ogni giorno.
I primi
giorni si era lamentato ma poi aveva capito che quello era
l’unico modo per
apprendere le tecniche ninja così aveva iniziato a prendere
sul serio i miei
allenamenti.
Fino a quel momento non mi
ero accorto
quanto mi mancassero, era come tornare indietro nei momenti belli della
mia
vita, prima del disastro.
Iniziai sempre di
più ad affezionarmi a
quella piccola creatura bionda piena di vita, ogni volta che andava
dall’Altra
Parte attendevo il suo ritorno con un misto di impazienza e terrore che
riuscisse a ritrovare la strada. In un certo senso, diventò
l’unica cosa capace
di legarmi a questo mondo e trascinarmi lontano dal buio che per anni
mi aveva
accolto.
“Perché
dormi sempre con una candela
accesa?” gli chiesi una notte mentre ci coricavamo nei nostri
futon.
“Ho paura del
buio” ammise girandosi in
un lato a guardarmi.
Sospirai. “Il
buio è solo assenza di
luce, non può farti niente” dissi pensando che in
realtà io avevo sempre amato
il buio prima di incontrarlo, la presenza di quel mare nero era
rassicurante.
“Lo so,
è questo che mi spaventa”
sussurrò “Senza la speranza non
c’è nemmeno la disperazione e allora non provi
niente, è come cessare di esistere”.
Feci un sorriso amaro
capendo perché mi
ci trovassi così a mio agio. Capii una cosa in
più, che la più grande paura del
bambino non era il buio, ma il non esistere in tutte le sue forme. Per
tutta
una vita era rimasto solo e solo le rarissime visite del padre lo
rassicuravano
sulla sua esistenza, lui era solo senza nessuno che confermasse la sua
realtà.
Per questo si aggrappava con così tanta intensità
a me, la mia presenza era una
conferma alla sua esistenza, grazie a me sapeva di non essere un
fantasma, ma
una cosa viva. Un po’ come lui dava un senso alla mia vita.
Avevo perso tutto,
delle ricchezze, della famiglia, del potere e degli amici non mi
importava più
nulla perché ora c’era lui a stringersi alla mia
mano dandomi un motivo per
esistere. Io esistevo per lui, se sé ne fosse andato da me
io avrei perso il
mio ultimo appiglio in questo mondo. Eravamo l’uno la luce
dell’altro in una
stanza buia.
Purtroppo nonostante tutto
l’affetto che
sentivo per quel bambino biondo non riuscivo a raccontargli del mio
passato,
non riuscivo nemmeno a mostrargli il mio volto sebbene lui avesse
insistito
tanto sulla faccenda.
“Cosa stai
facendo?” chiesi trovandolo
seduto a terra che disegnava su un pezzo di legno levigato con un
carboncino.
“Disegno”
trillò appena mi vide entrare,
il viso e le mani tutte sporche di nero, gli occhi rossi spiccavano
come le
fiamme tra le ceneri.
“Ma
davvero?” feci ironico, come se non
me ne fossi accorto “E cosa disegni”.
Sotto il nero sulla faccia
lo vidi
arrossire leggermente. “Uh” bofonchiò
imbarazzato “Ho raccontato a Lei dei
nostri allenamenti e Lei vorrebbe tanto vedere Uchiha-niisan
ma...” si
interruppe arrossendo completamente.
“Ma..?”
lo canzonai divertito dal suo
imbarazzo.
“Ma ho paura che
Lei si innamori di
Uchiha-niisan!” strepitò velocemente ormai viola
in volto “E poi non so se
posso portare qualcun altro con me, non ci ho mai provato”
continuò a blaterare
riprendendo a premere il carboncino sul legno.
“Quindi che
fai?” non lasciai perdere
accennando un sorriso.
Si grattò il
mento con la matita
improvvisata sporcandosi ancor di più il viso.
“Pensavo di mostrare un disegno
di Onii-san però...” mi fissò cauto dal
basso verso l’alto “...però io non ho
mai visto il viso di Uchiha-kun”.
L’aria mi
sembrò tutto a un tratto farsi
più pesante, piena di tensione e inevitabilmente io mi misi
sull’attenti. “Puoi
sempre disegnarmi così” dissi guardingo
riferendomi ai capelli che mi coprivano
il volto. Bambino di morse le labbra per niente convinto.
“Ma io voglio
vedere i tuoi occhi...”
Non risposi.
“Perché
li nascondi?”
Non risposi.
“Vorrei tanto
vedere il viso di
Uchiha-nii” sospirò appoggiando la faccia sopra la
tavoletta, rimase fermo in
quella posizione in attesa di una mia risposta.
Posai una mano tra i
stopposi capelli
grano accarezzando lentamente la testa.
“Hai le mani
fredde” si lamentò, si alzò
drizzando la schiena “Non importa. Se non mi fai vedere la
tua faccia, dico. Va
bene anche così”
Rimasi in silenzio qualche
secondo.
“Sarai la prima persona a cui mostrerò i miei
occhi, te lo prometto”.
Due giorni dopo
all’alba venni svegliato
dallo scalpicciare di Bambino che correva frenetico per il tempio.
“Che stai
facendo?” sbuffai, l’aria era
gelida nonostante si prospettasse una giornata soleggiata. Mi chiesi
distrattamente in che mese o stagione fossimo, non mi sorpresi nel
costatare
che non lo sapevo, che non avevo la più pallida idea di
quanto tempo fosse
passato dal mio arrivo, e
non mi
scombussolò nemmeno il sapere che non mi importava niente.
Lo segui con lo sguardo
mentre sistemava
dentro un cestino in vimini un po’ danneggiato dei panni
sporchi. “Vado a
raccogliere dei fiori. Nell’aria c’è un
profumo buonissimo” disse felice sorridendomi,
aveva il viso pulito, probabilmente doveva aver anche fatto un tuffo
nel
ruscello poco distante. Era incredibile pensare come quel bambino fosse
sempre
così pieno di energie.
“Dei
fiori?” sbadigliai.
“Certo. Per
Lei” precisò “Vieni anche
tu?”
Respirai a pieni polmoni,
aveva ragione:
nell’aria c’erano mille profumi dolci,
così forti da far girare la testa e il
cielo aveva un colore stupendo.
Andai con lui tra gli
alberi
raccogliendo i fiori che crescevano nei rami più alti dove
lui con la sua bassa
statura non arrivava, raccogliemmo anche molti frutti e funghi. Non
sapevo che
stagione fosse ma a quel bosco non doveva importare perché
si trovava fiori e
frutti di ogni periodo.
“Era veramente
felice ieri quando Le
portato il disegno” mi raccontava intanto
“E’ contenta che nonostante abbia
trovato un’altra persona non mi sia dimenticato di Lei, ha
anche detto che
voleva rendersi utile pure Lei così mi ha fatto un
regalo” continuò saltellando
sul posto nel tentativo di arrivare con la mano ad un ramo troppo alto.
“Davvero?”
dissi prendendo la bacca al
posto suo e mettendola nel cestino.
“Grazie!”
poi annuì seguendo con lo
sguardo il volo di un uccello spaventato dal suo urlare “Mi
ha dato un po’ del
suo chakra!” gli brillarono gli occhi “Mi ha detto
di usarlo per realizzare il
mio desiderio più grande e mi ha detto di passarne un
po’ anche a te perché mi
devi aiutare”
“Cosa?”
boccheggiai fermandomi sotto un
albero come colpito da una doccia fredda. “Del chakra? Ti ha
dato un po’ del
Suo chakra per entrambi?”
“Certo, seguimi
quando parlo” sbuffò con
entusiasmo, poi spalancò gli occhi vedendo un cerbiatto dal
manto lucidissimo,
gli occhi dolci.
“Che
bello” urlò spaventandolo e allora
lo seguì correndo tra gli alberi mentre la sua risata
cristallina si
disperdeva nell’aria. Scossi la testa
divertito da tutto quel sincero entusiasmo nonostante sapesse a memoria
quella
foresta e lo seguii con calma seguendo il suono limpido di quella
risata
gioiosa. Che si interruppe.
Quando non la sentii
più sussultai mentre
si faceva largo dentro di me quell’orribile sensazione
strisciante di essere
solo, di essere rimasto indietro. Presi un respiro tremante iniziando a
correre
verso l’ultima volta che avevo sentito la risata.
“Bambino!”
chiamai e prima che me ne
rendessi conto qualcosa mi colpì con forza alla nuca
facendomi cadere a terra.
“Guarda, guarda.
C’è un altro moccioso”
disse una voce strisciante e quando tentai di alzarmi un piedi si
piantò sulla
mia schiena costringendomi a terra con un lamento. Alzai quel poco che
bastava
il viso per vedere la figura di un uomo adulto, probabilmente un ninja
a
giudicare dal chakra, sovrastarlo e poi più lontano un altro
uomo teneva
inchiodato al tronco di un albero Bambino.
“Questo qui
è più grande” continuò
l’uomo dalla voce viscida premendo ancor di più il
piede sulla mia schiena
facendomi uscire un gemito di dolore dalle labbra.
“Andrà
bene lo stesso” rispose il suo
compare, la voce di questo era cavernosa, mentre studiava puntiglioso
il viso
del biondo. “Ha gli occhi da demone, ai nobili piace un sacco
esibire questi
bambini. Ci pagheranno profumatamente”
Schiavisti, mi resi conto
mentre il
sangue mi si congelava nelle vene.
Bambino invece sembrava
molto calmo e
per nulla intimorito dai due ninja. “Questo è un
bosco sacro, non potete stare
qui” disse tranquillo “Vi chiedo di lasciare questo
posto”.
Le sue parole fecero ridere
sguaiatamente i due uomini e io ne approfittai per togliermelo dalla
schiena.
Tentai di colpirlo ma improvvisamente la mia vista si
offuscò mostrandomi qualcosa
che non volevo assolutamente vedere e non mi accorsi del colpo in
arrivo finché
non mi trovai il suo pugno sul naso. Caddi a terra mentre un fiotto di
sangue
mi bagnava le labbra, respirare diventò improvvisamente
difficile.
“E stai
fermo” protestò l’uomo
colpendomi con un calcio doloroso.
“Vediamo di
chiuderla qui” sbuffò il suo
compagno ma prima di terminare la frase urlò, un urlo
agghiacciante carico di
dolore, lasciò andare Bambino prendendosi la mano
continuando a urlare dal
dolore.
“Tu...
cosa...” strepitò fissando il
palmo completamente ustionato.
“Normalmente mi
sarei limitato a
mandarvi via” la voce di Bambino era lugubre, seria e
terribilmente mortale.
Alzai lo sguardo e vidi uno strano chakra avvolgere completamente il
corpo del
bambino.
“Cosa...?”
esalò il ninja che mi aveva
colpito allontanandosi, io rimasi al mio posto stupito.
“Ma avete osato
fare del male a
Uchina-niisan e io non posso perdonarvi” continuò
con quella voce fredda,
dietro di sé si agitavano tre code di chakra, sembrava che
il demone che
portava dentro di sé fosse saltato fuori in tutta la sua
furia omicida.
Fissò con aria
truce i due ninja
terrorizzati davanti a sé prima di sentenziare:
“Crepate”.
I corpi esplosero.
Esplosero davanti ai miei
occhi in
brandelli di carne e organi con il sangue che schizzava verso il cielo
e poi
precipitava come pioggia maledetta. Bambino guardò in alto,
facendo da prima
un’espressione stupita ma poi tese le mani verso il cielo
sorridendo come se
stesse nevicando e non piovendo sangue.
“E’
bellissimo” disse iniziando a
volteggiare tra i pezzi di carne e le budella dei due ninja che aveva
distrutto
senza battere ciglia. Rise sporcandosi il viso con quel liquido rosso,
come i
suoi occhi, come un demone.
Lo so, davanti a quella
morte avrei
dovuto essere altro che sconvolto, terrorizzato da quella strage ma tutto ci che pensai fu
quanto fosse
meravigliosa quella creatura demoniaca mentre ballava sotto una pioggia
di
sangue.
“Padre si
arrabbierà”
La sera mi aveva curato il
naso rotto e
avevamo fatto il bagno nel fiume dall’acqua cristallina per
ripulirci dal
sangue.
“Per
cosa?” chiesi mangiando uno dei
frutti raccolti nel pomeriggio.
Sospirò.
“Perché li ho uccisi invece di
mandarli via” disse con lo stesso tono rammaricato di chi ha
dimenticato di tirare
dentro i panni prima che iniziasse a piovere “Posso far
uscire Kurama solo in
casi di estrema necessità e non posso uccidere in ogni
caso”.
“Non è
detto che lo verrà a sapere”
cercai di rincuorarlo. Era incredibile la calma che stavamo usando per
parlare
di due uomini fatti a pezzi davanti a noi.
“No...”
sospirò mordendosi un’unghia
“Lui lo viene a sapere sempre”.
Non mi soffermai troppo sul
quelle
parole ma ripensandoci ora avrei dovuto: stavano a significare che
quella non
era la prima volta che uccideva.
Purtroppo le parole di
Bambino
risultarono veritiere, non passò molto tempo che un giorno,
tornando da una
piccola mattinata di caccia, trovai delle persone davanti al tempio. Il
biondo
si strinse alle mie gambe terrorizzato.
“E’
arrivato” sembrava ansioso, poi mi
guardò “Tu non dovresti essere qui”
“Se vuoi mi
nascondo finché non se ne
andrà” proposi ma lui si strinse ancora di
più a me.
“No, non
lasciarmi solo!” supplicò
affondando la testa sulla mia pancia. Tremava, la cosa sembrava davvero spaventato.
“Va
bene” sussurrai ricambiando la
stretta “Vedremo d—“
“Un
intruso!” e la mia frase venne
troncata da un kunai che si conficcò sulla corteccia
dell’albero dietro cui ci
nascondevamo. “Esci fuori con le mani ben in
vista!” gridò il ninja che aveva lanciato
l’arma. Guardai Bambino, lui annuì e lasciandomi
nascosto tra gli alberi uscì
mostrandosi.
“Sono solo
io” disse facendo un sorriso
nervoso, il ninja assottigliò lo sguardo ma parve credergli
da come rilassò la
posizione.
Feci per tirare un sospiro
di sollievo
ma un’altra voce eruppe nell’aria severa:
“Strano, eppure percepisco
chiaramente il chakra di un’altra persona”.
Mi irrigidii
nell’accorgermi che
l’albero dietro cui stavo nascosto iniziò a
muoversi attorcigliando i suoi rami
tra le mie braccia imprigionandomi e costringendomi a venire allo
scoperto.
Bambino trattene il respiro
bruscamente
e tentò di corrermi incontro ma l’uomo che prima
aveva parlato lo afferrò
malamente per il braccio. Glielo torse guardandolo con aria superba.
“Chi è
lui, bambino della volpe?” gli chiese.
Aveva dei lunghi capelli
castani tenuti
legati da una coda bassa e tirati dietro da una fascia, il viso duro
segnato da
profonde cicatrici e rughe che gli conferivano un’aria
spaventosa.
“Era
ferito” disse Bambino con le lacrime
agli occhi per il dolore “Non potevo lasciarlo...da
solo” prese fiato “Mi fate
male, padre”
Padre? Sussultai preso in contropiede.
Il bambino con gli occhi da
demone
apparteneva al clan dei Senju?!
Eravamo dentro la stanza
principale del
tempio, quella in cui mi era stato assolutamente vietato entrare
poiché si
trovava la statua della Volpe. Io e Bambino eravamo in piedi in mezzo
alla
stanza rettangolare, due shinobi sorvegliavano l’unica porta
d’entrata e il
capo del Clan, il padre del biondo, ci fissava truce seduto accanto
all’altare.
I suoi occhi scurissimi
erano puntati su
di noi truci, severi.
“Tu sai
perché sei qui, Kyuubiko no ko”
iniziò il Senju con voce dura e inflessibile.
Bambino abbassò
lo sguardo. “Sono troppo
pericoloso” disse come se stesse dicendo qualcosa imparato a
memoria.
“E il tuo compito
è...?”
“Tenere lontano
gli intrusi dal tempio”
continuò la frase. “Ma, padre...”
“Silenzio”
lo interruppe secco “Rispondi
solo alle mie domande.”
Nessuno parlò
per qualche minuto, l’aria
era pesante e carica di tensione, mi sentivo schiacciato.
“Perché
hai disubbidito all’ordine?”
riprese a parlare con quella voce fredda e priva di inflessione.
Il biondo si morse il
labbro, non
rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo sentendo le
guance bruciare dalla
vergogna e dalla delusione. Volevo allungare una mano per confortarlo
ma non
feci niente sapendo che ogni mio gesto avrebbe solo rischiato di
peggiorare la
situazione.
“Tu!”
sussultai quando il Senju mi fece
un cenno con il capo “Mostrati in volto, subito”
ordinò pacato.
Raggelai sentendo le mie
braccia
pesantissime e incapaci di muoversi. Scoprire il mio volto. I miei
occhi.
Quegli occhi. Mostrarli. Il mio volto. Quel marchio. No. No. No. No.
“Mi hai
sentito?” continuò perentorio ma
vedendo che non sembravo intenzionato a ubbidire fece un gesto secco
con la
mano verso i due ninja alla porta che subito mi immobilizzarono le
braccia
dietro alla schiena. Io ero troppo sconvolto alla prospettiva di
mostrare il
mio volto per reagire, il Senju si alzò dalla sua postazione
camminando
lentamente verso di me.
“Bene, vediamo
chi ha fatto a perdere il
controllo del Demone” disse posando la mano sulla mia frangia
fin troppo lunga.
“Padre!
No!”urlò Bambino aggrappandosi
al braccio dell’uomo “Lui non vuole...
lui...” tentò di difenderlo.
Senju se lo
scrollò di dosso e ordinò
all’altro ninja di tenerlo fermo, Bambino continuò
a ribellarsi ma non poteva
nulla contro la forza dello shinobi.
La luce mi colpì
prima che potessi
rendermene conto e fu violenta, non ero più abituato dopo
tutto il tempo
passato dietro quei ciuffi corvini.
Il volto duro
dell’uomo in un primo
momento s’irrigidì, poi fece un sorriso
sprezzante. “Un Uchiha” gli mollò i
capelli facendolo sprofondare nuovamente nel suo mondo fumoso.
“Pensavo che le
loro capacità oculari fossero andate perdute”.
Lanciai uno sguardo di
sfuggita a
Bambino, teneva gli occhi chiusi, serrati, deciso a non vedere.
“Ch’”
commentò suo padre piazzandosi
davanti a lui “Smettila con questa farsa”.
Aprì lentamente
le palpebre, spiando se
i miei capelli erano tornati al loro posto, poi puntò le
iridi scarlatte sul
pavimento.
“Se tornato
dall’Altra Parte?” domandò
ancora duro, il silenzio fu una risposta più che sufficiente.
Il Senju
sospirò, aveva l’aria stanca.
“Hai ucciso due uomini. Hai disubbidito ai miei ordini. Hai
permesso ad un
estraneo di stare al tempio. Continui a mettere a rischio gli equilibri
di
questo mondo per un tuo capriccio...” si fermò,
per un attimo sembrò triste, ma
poi fece tornare il suo sguardo impassibile “Penso che non ci
sia altra
soluzione” terminò inflessibile.
Bambino spalancò
gli occhi il viso
completamente strasformato da un terrore folle.
“No...” sussurrò, mentre le
labbra tremavano.
“Sono anni che
questa storia va avanti,
non abbiamo più soluzioni” lo seccò
freddo “E ora portatelo nella sua stanza.
Devo parlare con...l’Uchiha” sputò.
“Padre...”
riprovò il bambino sentendo
le gambe non reggerlo più
“Papà...” soffocò un
singhiozzo davanti all’occhiata
raggelante che ricevette.
“Uscite tutti,
lasciateci soli” ordinò
davanti alla titubanza dei due ninja.
Rimasero soli.
“Che....che
cosa” tentai sentendo un
groppo in gola “Che cosa gli farete?”
Senju mi ignorò,
guardava la statua del
Kyuubi pensieroso.
“Uchiha”
lo chiamò distrattamente
“Secondo te, quanti anni ha mio figlio?”
Rimasi perplesso dalla
domanda. “Otto o
nove?” tentai.
Silenzio, poi:
“Ventisei”.
Spalancai gli occhi. Il tempo scorre in modo strano qui, mi
tornò in mente.
“Mio
figlio venne alla luce e morì ventisei anni fa, quando la
sua anima fu fusa con
quella di un demone” disse solenne “Me ne rammarico
di aver perso così un mio
figlio, ma certi sacrifici sono necessari”.
Boccheggiai, mi mancava
l’aria. Era
tutto così assurdo.
“Tu
conosci” continuò l’eremita
“La
storia del juubi e dell’Eremita?”
Annuii ancora sconvolto.
“Dal potere Juubi
vennero creati i nove
cercoteri, il suo corpo fu sepolto nella luna per evitare che potesse
riprendere a vivere. Ma nell’estremo caso che questo potesse
capitare, divise
dal corpo anche la sua Coscienza in modo che solo con un Jinchuuriki si
potesse
manifestare quel potere.”
Lo guardai confuso,
perché mi raccontava
quelle cose?
Toccò con una
mano il legno della
statua. “La sua Coscienza venne messa in un luogo impossibile
da raggiungere,
venne messa in una dimensione chiama l’Altra Parte.
È un luogo parallelo al
nostro mondo e che registra ciò che accade qui, è
una prigione dalla quale è
impossibile evadere in grado di controllare il tempo e il chakra
naturale.”
Altra Parte...
“Mio
figlio” e la voce si fece più tagliente
“Il Bambino della Volpe” si corresse
“Riesce a raggiungere quel luogo e a
parlare con la Coscienza”
Lei...
Tutto nella mia mente
acquistò senso.
“Questo
è pericoloso” il Senju chiuse la
mano a pugno “Chi possiede quel bambino possiede
l’origine del Chakra e può
mutare il tempo. Capisci perché deve vivere
isolato?”
Abbassai lo sguardo.
“Lo capisco. Ma io,
tutte queste cose, non le conoscevo”
“Lo so”
disse semplicemente il ninja.
“Allora,
perché...”
“Sta diventando
troppo pericoloso” lo
freddò “Il suo contatto con l’Altra
Parte cresce di giorno in giorno, sta già
avendo delle ripercussioni sul nostro delicato equilibrio. Il semplice
fatto
che qui il tempo non scorra lo dimostra; potranno passare anni e le
stagioni ma
questa terra resterà immutata perché troppo
vicina all’Altra Parte”.
Il mio cuore
sembrò smettere di battere.
“Che cosa vuole fare?”
Silenzio.
“Vuole
ucciderlo?” balbettai
terrorizzato dalla prospettiva.
“No”
per un semplice secondo mi sentii
sollevato “Se lo uccidessi, la sua anima con il suo potere si
reincarnerebbe
nel giro di qualche secolo e il problema si ripresenterebbe”
“Che
cosa...”
“Hai mai sentito
parlare del Sigillo del
Diavolo?”
Quando tornai da Bambino la
luna era già
tramontata e la stanza era immersa nella penombra, poche candele erano
accese.
“Sei
tornato” mi girai verso il sussurro
trovando Bambino rannicchiato vicino alla finestra, lo sguardo
più triste che
avessi mai visto. Desiderai proteggerlo, anche con la mia vita se
necessario.
Accesi altre candele prima
di sedermi accanto
a lui, era una notte limpida e piena di stelle.
“Ho
paura” mi confidò. “Domani
sparirò”
una lacrime scese lungo una guancia.
Gli presi la mano, volevo
consolarlo in
qualche modo ma sentivo io stesso il bisogno di essere consolato.
“Vuoi tagliarmi i
capelli?” gli chiesi
schiarendomi la voce.
Mi guardò
confuso, gli occhi lucidi.
“Cosa?”
“Tagliami i
capelli” dissi deciso “Io...
non voglio più nascondermi da te”
Mi guardò, un
sorriso riconoscente sulle
guance umide: “Va bene”
I ciuffi corvini iniziarono
a cadere
intorno a me formando un cerchio, il rumore delle forbici riempiva
l’aria e
tenni per tutto il tempo lo sguardo puntato allo specchio, quando
arrivò alla
frangia iniziai a parlare.
“Vengo da un Clan
ninja molto
prestigioso, un tempo era potentissimo. Si diceva avessimo
un’abilità innata
ereditata dall’Eremita dei sei cammini in persona, solo che
con il tempo sparì.
Mio padre era il capo Clan e sembrava ossessionato da questa
particolare
abilità, allenava me e Onii-sama ogni giorno nel tentativo
di risvegliarla. Era
doloroso, ogni giorno. Impazziva ogni giorno sempre di più
fino a quando non
perse totalmente la ragione. Mio padre uccise mio madre con un coltello
da
cucina e Onii-chan spaventato, penso nel tentativo di proteggermi, lo
colpì con
una katana al cuore” mi si ruppe la voce, ma presi un grosso
respiro tentando
di continuare “Quando si accorse cosa aveva fatto la casa era
completamente
zuppa del loro sangue e i nostri genitori... morti” una
lacrima scese dai miei
occhi, davanti a me rivedevo quell’orrore, il viso di
Onii-sama completamente
sporco di sangue “Lui mi guardò, mi disse qualcosa
e poi si colpì al petto con
la stessa arma con cui aveva ucciso nostro padre. Morì
davanti i miei occhi,
avevo dodici anni. E da quel giorno vedo tutto sporco del loro sangue
con questi occhi”
terminai mentre l’ultima
ciocca cadeva a terra e due occhi rossi, demoniaci, due occhi da
mostro,
ricambiavano lo sguardo allo specchio.
I miei occhi.
Bambino
sprofondò il viso sulla mia
spalla. “Perché mi dici queste cose?”
“Perché
ho già visto la mia famiglia
morire una volta, non voglio che succeda ancora” mi girai a
guardarlo “Tu sei
diventato la mia famiglia”
Mi fissò per un
interminabile istante,
poi scoppiò a piangere. Si aggrappò alle mie
spalle con la forza di un
naufrago, le sue lacrime mi bagnavano la veste e sentivo la sua pelle
scottare.
Singhiozzava senza ritegno, le spalle scosse da quei sussulti e le
lacrime che
non si accennavano di smettere di scendere.
“Io-io n-non
vo-vogl-io—“ singhiozzò “
Io vo-vo-glio es-esist-e-re”.
Lo abbracciai stretto,
più che potevo,
quasi a spezzargli le ossa. Non volevo lasciarlo andare, non volevo
perdere la
mia ultima luce di speranza.
Quando si calmò,
dopo minuti che parvero
anni, si passò una mano sugli occhi per asciugarli, le
labbra che tremavano
ancora. Era così... piccolo.
“In questo
momento” mi sussurrò
“Desidero più di ogni altra cosa che il mondo cada
in un sonno eterno in cui
tutti possano sognare solo ciò che li rende
felice” appoggiò la testolina
bionda sul mio petto. “Se tutti sogneranno i loro desideri
realizzati tutto
sarebbe più bello. Non ci sarebbe tutto questo dolore.
Io” chiuse gli occhi
“Non voglio svegliarmi”
“Scappiamo”
dissi di getto.
“Lui mi
troverà ovunque, mi ha
marchiato” scosse la testa. “Non posso scappare in
nessun luogo”.
“Se andassi
dall’Altra Parte...”
proposi.
“Io... non riesco
a stare lì per tanto
tempo, ci ho già provato. Dopo un po’ questo mondo
mi reclama”
Eravamo senza speranza.
Bambino rialzò
la testa guardandomi
serio. “Potresti... potresti esaudire tu il mio
desiderio?” mi chiese, con le
dita mi toccò la fronte “Ti prego, fa che questo
mondo abbia un sonno lungo e
felice” e appena le lasciò scivolare via dal mio
viso sentii una strana forza
scorrermi nelle vene, mi bruciò gli occhi.
“Che
cosa...?” chiesi
sconcentrato, lui mi prese il viso tra
le mani.
“Ti ho dato il
potere per realizzare il
mio desiderio” mi sorrise e lo sforzo fu tale che cadde a
terra svenuto,
sconfitto dalla stanchezza.
Decisi che lo avrei salvato.
Il giorno dopo irruppi nel
tempio durante
la cerimonia nel tentativo di fermare quelle barberia. Lo trovai al
centro
della stanza, all’interno di un cerchio pieno di sigilli, da
un lato un ninja
gli estraeva il Kyuubi, dall’altro suo padre prendeva la sua
anima, dietro di
lui vedevo la sagoma di un
demone.
“No!”
gridai spalancando gli occhi, una
fiamma nera iniziò a divorare la statua del Kyuubi dietro di
loro. Il mio urlo
svegliò Bambino che aprì gli occhi volgendo il
viso sorpreso verso di me.
“Uchiha-niisan!”
gridò.
Senza rendermene conto mi
ritrovai
addosso i ninja presenti nella stanza ma mi accorsi di riuscire a
prevedere
tutte le loro mosse e a copiarle senza alcuna fatica, batterli fu
inspiegabilmente semplice e come una furia mi getta verso il cerchio.
Il Senju era
troppo impegnato a completare il rito per intervenite. Provai ad usare
nuovamente le fiamme nere per uccidere il ninja che stava estraendo il
Kyuubi.
Morì agonizzante
mentre il suo corpo
veniva consumato da quel fuoco impalcabile. Evitai un kunai mentre lo
spirito
del demone a nove code veniva liberato in tutta la sua potenza. Se non
potevo
salvare Bambino dalla morte, avrei fatto in modo di ucciderlo prima che
la sua
anima venisse sigillata. Magari, in un’altra vita ci saremmo
rincontrati e per
allora avrei esaudito il suo desiderio.
Mi gettai sul Senju brandendo una lama per fermare quello
stupido
rituale, affondai sul suo petto fino all’elsa sentendo il suo
sangue bagnarmi
le dita con una strana soddisfazione.
Lo guardai negli occhi
cercando di
imprimere tutto l’odio che provavo nei suoi confronti. Lui
sorrise: “Troppo
tardi”.
Il demone dietro di lui
scomparve e
Bambino cadde come una bambola priva di vita ai piedi della Volpe
liberata, gli
occhi spalancati nel nulla, non più rossi ma blu.
Come quelli del cielo che
non poteva più
vedere.
Il mio urlo
risuonò per ogni angolo
della montagna e oltre, il mondo intero tremò sotto il mio
dolore.
Stringevo con disperazione
quel corpo
improvvisamente freddo, era sempre stato così caldo, lo
stringevo pregando che
da un momento all’altro quel cuore riprendesse a battere. Non
piangevo, gridavo
e basta, la gola bruciava e quando finì il fiato mi
accasciai su di lui
pregando che fosse solo un incubo.
Kurama era accucciato
accanto a me,
guardava il corpo del suo ex-jinchuuriki con occhi vuoti.
“Non sono
riuscito a salvarlo.”
Realizzai “Ancora una volta, non sono riuscita a salvare la
mia famiglia”
“Forse non tutto
è perduto” la voce
della Volpe mi prese di sorpresa e alzai lo sguardo verso quegli occhi
cremisi.
“Prima che
venissi del tutto estratto ho
frammentato la sua anima portandone un pezzo con me”
“Vuoi dire
che...”
“Sì”
confermò “Un pezzo della sua anima
ora è dentro di me. In più, il tuo intervento non
è stato inutile, non ha fatto
in tempo a portare via tutto il resto. Un pezzo della sua anima
è stato
liberato e si unirà ad un’altra per
reincarnarsi”.
“Vuoi dire... che
tornerà?” sentii
riaccendersi dentro di me la speranza.
“C’è
una possibilità” concesse.
Accarezzai il viso freddo
di Bambino,
sembrava di marmo da quanto era pallido e freddo.
“Che cosa
farai?” chiesi alla volpe.
“Mpf”
sbuffò “Approfitterò della mia
nuova libertà per starmene il più lontano
possibile da voi odiosi umani”
Spostai un ciuffo di
capelli biondi e
passai una mano sulle sue palpebre, chiudendo gli occhi,
così sembrava che
stesse dormendo. “Esaudirò il tuo desiderio.
Farò in modo che tutti possano
vivere un sogno eterno” promisi baciandogli la fronte.
“E’ un
desiderio pericoloso”
“Non
m’importa”
“Allora le nostre
strade di dividono
qui” disse Kurama “Ma sei mai avrai bisogno di me,
potrai chiamarmi. Lui ti ha
dato anche questa possibilità, mi ha chiesto di
proteggerti”
“Ti
ringrazio”
Bruciai quel tempio con
l’Amaterasu, il
fuoco maledetto, bruciai il bosco e me ne andai; tornai dagli Uchiha
che mi
accolsero come un dio vedendo i miei occhi, mi cedettero la chiave per
riconquistare l’antico potere. Mi unii a più donne
possibile per far sì che più
sharingan si risvegliassero e ad ognuno dei miei figli tramandai il
sogno di
Bambino in modo che potessero esaudirlo nel caso io morissi prima.
L’unico che si
avvicinò a quella
realizzazione fu Madara Uchiha.
**
Naruto
voleva vomitare.
“E’...
E’ terribile” disse con gli occhi
spalancati dall’orrore.
Il
bambino davanti a lui fece un sorriso
mesto “Già. Terribile. Ho visto il tempo passare
attraverso gli occhi di
Kurama, ho visto ogni cosa, tante guerre e tante morti, ho visto questo
mondo
rischiare spesso l’auto-distruzione. Questo... terribile...
ridicolo...
bellissimo mondo” Piangeva con quel bellissimo sorriso triste.
Naruto
sentiva la gola secca. “Hai detto
che se esaudivo il tuo desiderio mi avresti riportato da
Sas’ke ma...” strinse
le labbra, era doloroso dirlo “Io non permetterò
che il mondo ricada nello
Tsukyomi eterno”.
Il
bambino gli accarezzò la guancia con
dolcezza. “Lo so, Naruto, lo so. Ma quello non è
più il mio desiderio”
Spalancò
gli occhi.
“Io
voglio vivere” sorrise come per
scusarsi “E’ il desiderio più egoistico
che si possa avere. Ma io amo questo
mondo nonostante tutti gli orrori, lo amo con tutto me stesso e io
voglio...
esistere” singhiozzò “Voglio avere una
seconda possibilità”.
“Una
seconda possibilità?” ripeté
stupito.
“Voglio
dimenticare chi sono e vivere
ancora per un ultima volta, essere una persona normale. Diventare un
ninja,
avere degli amici e una famiglia.”
“Ma
questo è impossibile” balbettò.
“No.
Dentro di te c’è l’altro pezzo
della mia anima, per questo posso manifestarmi. Io possiedo ancora un
po’ del
Chakra della Coscienza, potrei usare quello per permetterci di avere la
nostra
seconda possibilità”
“La
nostra?” era incantato da quelle
parole.
“Sì.
Kurama ha assorbito tutto l’impatto
della tua morte per proteggerti e ora sta morendo al posto
tuo”
“Cosa?!”
sbottò guardando il demone. “Vecchia
volpaccia!” strepitò “Come ti
è saltata in mente una cosa del genere! Smettila subito,
tu non puoi morire al mio posto!”
“Naruto”
rise sommessamente questi “Non
cambierai
mai. Ed è per questo che l’ho fatto. Tu hai fatto
tanto per me e il mio odio, è
giunto il momento di sdebitarmi”
“Kurama”
singhiozzò sentendo le lacrime
cadere inesorabili. Non poteva essere, no, era tutto sbagliato.
“Quando
lui morirà” la voce calma e
triste del bambino lo raggiunse come da un altro universo “Tu
acquisterai i
suoi poteri diventando un il Bijuu enneacoda”
“Cosa?
È possibile?”
Annuì.
“A quel punto userò quel poco
Chakra della Coscienza che mi resta per creare un corpo in cui
trasferire le
nostre anime. Io diventerò il tuo Jinchuuriki e tu mi
cancellerai la memoria”
“Tutto
questo è impossibile”
“No
che non lo è” fece impaziente “abbiamo
poco tempo, devi darmi il tuo consenso perché io possa
procedere”
Non
rispose.
“Potrai
stare ancora con Sasuke. E con
Sakura. Kakashi. Iruka...”
Sasuke.
Sasuke.
Sentivo
la sua voce che mi chiamava, non
potevo abbandonarlo.
“...va
bene. Procedi”
NDA
Kaaaaami, 23 pagine! Ho
provato ad
alleggerire il più possibile con dialoghi ma... nella mia
testa è tutto chiaro,
spero che lo sia anche per voi. Quindi se non avete capito un
passaggio,
DITEMI! Io spiegherò come posso.
Adesso vi lascio
sconvolgervi.
Pubblico il capitolo senza
rileggerlo,
lo correggo domani xD
V.
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Capitolo 6 *** Parte VI ***
Kyūbiko no Ko
il
bambino della volpe a
nove code
I ninja si
spostano velocemente saltando da un ramo all’altro con
agilità, i muscoli tesi
dalla fatica, le schiene piegate in avanti per aumentare la
velocità. Kakashi è
in testa al gruppo, ha lasciato la veste da Hokage a casa e porta i
suoi vecchi
abiti da Ninja. Non si aspettava che Gaara agisse per conto suo, quando
Sakura
si era presentata a casa sua trafelata aveva capito subito cosa fosse
successo.
E la prospettiva era stata agghiacciante.
Pochi ninja lo
seguono, quelli che è riuscito a chiamare in un tempo
così breve ma infondo non
deve essere preoccupato, è quello che ha detto Sakura, non
deve essere
preoccupato perché Sasuke li ha preceduti e nessuno, si sa,
è in grado di
battere Sas’ke-kun, giusto sensei?
Hai ragione,
Sakura-chan, nessuno può battere il freddo Sasuke, solo le
sue emozioni possono
ed è questo che teme principalmente il sensei. È
rimasta al villaggio, Sakura,
le ha ordinato di chiamare altri ninja per raggiungerlo al
più presto.
I rami non
scricchiolano nemmeno tanto sono veloci, si appoggiano il tempo di un
sospiro e
poi saltano di nuovo, sempre più veloci, sempre
più avanti per non arrivare
troppo tardi.
Arrivano ad
una radura, gli alberi si interrompono di colpo e saltano con grazia
sull’erba,
accucciati e pronti ad attaccare al minimo segnale. Sono lì,
li hanno trovati.
L’erba riluce alla luna di una sostanza vischiosa e nera,
Gaara è seduto a
terra con i due compagni di Naruto, è completamente sporco
di sangue, ferite
ovunque sul viso e i vestiti squarciati, respira a fatica ma sembra
star bene
considerando lo scontro con Sasuke.
L’Uchiha
è al
centro, in piedi, dà la schiena ai ninja di Konoha, con il
respiro accelerato
guarda Naruto e sembra che non ci sia nient’altro nella
radura, o nel mondo a
prescindere. Il biondo piange seduto scompostamente a terra, le lacrime
che
cadono dai suoi occhi blu come un fiume in piena, il viso incredulo e
distorto
da un dolore così insostenibile che gli sgretola i
lineamenti del viso.
Lo
sa,
capisce Kakashi. Lo sanno entrambi.
“Hokage-dono”
scatta in piedi Yoshi in un gesto spontaneo, l’Hateke
distoglie lo sguardo
dalla schiena tremante di Sasuke, vorrebbe vedere la sua espressione
per
capire, per sapere a cosa deve prepararsi. Adesso guarda Gaara.
“Hai avuto la
tua conferma?” chiede in tono calcolato, freddo.
“Sasuke-kun?”
chiede a sua volta spostando solo gli occhi verso la figura
dell’Uchiha. Il
moro trema leggermente quando sente il proprio nome, come se fosse
improvvisamente tornato alla realtà, e si gira con lentezza,
il viso
leggermente inclinato. In quegli occhi non c’è
niente, solo un tormento di
rabbia che ribolle come le ultime fiamme di un fuoco che va via a via a
spegnarsi.
Sta zitto,
silenzio, labbra serrate e annuisce piano. Gaara ha ragione, non ha
altro da
aggiungere.
Kakashi
inspira rumorosamente. “Non avresti comunque dovuto rapirlo,
Kazekage. Ho detto
che troveremo una soluzione”.
“Ho
già una
soluzione” dice pacato Gaara “Te l’ho
già proposta”.
“Un’altra
soluzione” precisa fra i denti.
“ Non abbiamo
il tempo per trovarne una migliore. Più il tempo passa,
più la Coscienza
distruggerà questo mondo per trovarlo” si scalda
leggermente.
“Sas—”
decide
di interpellare l’Hokage per scoprire come, cosa abbia
scoperto da ridursi in
quello stato così apatico, trasparente ma viene interrotto
da altri ninja che
arrivano a fiotti alla radura come ombre sfocate. I rinforzi di Sakura.
“Che diavola
sta succedendo, qui?”
Si
irrigidisce, a parlare non è la voce squillante della donna
dai capelli rosa,
ma quella cadente e scricchiolante dell’anziano consigliere.
Si volta vedendo
la coppia accanto agli shinobi appena arrivati, chi li ha avvertiti?
Che ci
fanno lì?
“Kazekage-dono”
dice la vecchia “Spero che abbia un motivo più che
valido per il rapimento del
Jinchuuriki della Foglia”.
Del Jinchuuriki,
non di Naruto. Questo piccolo
dettaglio sembra riscuotere in parte Sasuke
da come ruota la testa verso i due anziani ninja.
Gaara
lancia uno sguardo all’Hokage come per
chiedere il permesso di parlare ma poi a fatica si alza in piedi, trema
sulle
gambe e Haatta deve sorreggerlo per non farlo cedere rovinosamente a
terra.
“Naruto
Uzumaki è la causa delle scomparse che stanno avvenendo in
questi anni” dice
serio appoggiato alla kunoichi dai capelli rossi.
A sentire
queste parole il ragazzo biondo fa saettare gli occhi verso il Kazekage
e poi
verso tutti gli altri ninja, sembra accorgersi solo adesso della loro
presenza.
Inizia a tremare più fortemente, gli occhi completamente
sbarrati.
Lo sguardo
degli anziani si riduce a una fessura tagliente.
“Parla” e al contempo fanno un
segnale ai ninja dietro di loro, si devono preparare ad attaccare con
lo scopo
di uccidere se ciò che ascolteranno non gli
piacerà. E addio alla diplomazia.
Gaara inizia a
parlare. Parla prendendo grossi respiri, della Coscienza, del Bambino
della
Volpe a Novecode e dell’Uchiha, di come il padre aveva
pensato di eliminarlo, a
come non ci fosse riuscito e tutte le conseguenze, di come il bambino
fosse
sopravvissuto per tutti quei secoli nell’anima di Kurama e si
fosse manifestato
in qualche modo a Naruto permettendo a questa... copia di nascere.
“Ora che
è
tornato la Coscienza lo sta cercando e per farlo cancella pezzi
dell’esistenza
di questo mondo, l’unico modo per fermarLa è
terminare ciò che tentò di fare
Senju all’origine: sigillare la sua anima
definitivamente”.
La consigliera
inarca il sopracciglio. “Non possiamo sapere come
reagirà questa Volontà,
questa Coscienza. Potrebbe decidere di cancellare questo mondo se
dovesse
sparire ciò che più le è
caro” obbietta con senno.
“Per
questo ho un’altra soluzione. Una
soluzione che possa risolvere anche tutti gli errori passati”
ribatte senza
tentennare Gaara.
“Un piano
sconsiderato” lo interrompe Kakashi che sa già
cosa ha in mente Sabaku
“Sconsiderato e rischioso”.
“Ma
l’unico
possibile” dice con tono funebre.
“Parla”
ordinano imperiosi gli anziani, i ninja pronti a scattare ma al
contempo
interessati.
“L’Altra
Parte
può controllare il tempo, userò questo Naruto per
aprire uno spazio in quella
dimensione. Sono stato un Jinchuuriki, grazie a Shukaku ho abbastanza
forza per
resistere al potere distruttivo di quella dimensione.
Viaggerò indietro e
sigillerò l’anima del Bambino della Volpe
impedendogli così di ricevere il
Chakra dalla Coscienza, in questo modo gli Uchiha non riusciranno mai
più ad
avere il rinnegan e nessun Madara tenterà di creare uno
Tsuyukomi eterno perché
nessuno di loro avrà questa potere o questa idea”.
“Vuoi cambiare
il passato” riassume Kakashi accusatorio.
“Sì”
ribatte
“In questo modo non solo salveremo questo mondo ma riusciremo
a risparmiare
molte vite”.
“Il
prezzo?”
hanno una voce secca e frettolosa come se stessero contrattando al
mercato del
pesce “Cosa rischieremo di perdere?”
“Sicuramente”
inizia con voce controllata e chiara “La mia vita,
poiché eseguirò il Sigillo
del Diavolo io stesso, e Naruto, sia quello che questo, non
nascerà mai, la sua
esistenza verrà completamente cancellata dalla
Storia”
Silenzio.
“Mi sembra un
prezzo ragionevole per la salvezza del mondo” conclude infine
con voce
definitiva il consigliere mentre la vecchia annuisce sicura.
“E sia”
sancisce ordinando agli shinobi di sciogliere la posizione di attacco.
“Come?!”
sbotta Kakashi chiudendo le mani a pugno “Davvero siete
pronti ad accettare una
cosa del genere?!”
“Per il bene
della Foglia” precisano “Ogni cosa è
lecita”.
Vorrebbe
prenderli a pugni. “Io sono l’Hokage
e—“
“E come tale
dovrete comportarvi, Kakashi Hatake” lo rimbeccano altezzosi
“Un bravo Hokage
non rischierebbe mai la sorte del proprio villaggio per una sola vita,
dovrebbe
sapere bene quali siano i suoi doveri come ninja e come capo”
Non
sono mai stato tagliato per fare l’Hokage, pensa tra i denti furioso
sentendosi imprigionato da quel titolo, da quei doveri e da quelle
leggi. Si volta
verso l’Uchiha, gli occhi scuri che
brillano per la rabbia e l’impotenza. È
l’Hokage e proprio per questo non può
fare nulla, sembra una barzelletta.
“Tu sei
d’accordo?” ringhia verso l’ex-nuniken.
Sasuke gli
lancia una breve occhiata in tralice, come se fosse da
tutt’altra parte e senza
dire niente scatta verso l’oscurità nascondendosi
tra essa.
“Credo fosse
un sì” dice Gaara.
Naruto sa di
essere morto, ancora, ma questa volta fa ancora più male.
Per quante
volte ancora dovrà subire tutto questo?
**
Il pavimento è
freddo, lo hanno rinchiuso nelle prigioni di Konoha,
c’è un odore disgustoso
nell’aria, un misto di vomito, piscio di topo e muffa, sente
gli spifferi di
corrente gelata farlo tremare ma resta disteso, i capelli biondi sparsi
attorno
a lui come un ventaglio sul pavimento sporco. Sono diventati davvero
lunghi, è
arrivato il momento di tagliarli, pensa irragionevolmente mentre sente
l’eco di
passi che calpestano la pietra dura di quel luogo disgustoso. Le
guardie
dall’altra parte delle sbarre si agitano improvvisamente e
dicono qualcosa
concitati, non si gira e resta nella sua posizione distesa e
abbandonata, che
siano venuti a prenderlo? Non importa.
A Naruto non
importa più niente, si sente solo vuoto.
“Oi” il
ragazzo spalanca gli occhi sentendo quella voce familiare e dolce, si
alza a
fatica con i polsi legati dietro la schiena e guarda la donna
dall’altra parte
delle sbarre. Le guardie non ci sono, deve averle mandate via.
Sakura lo
guarda a sua volta, i capelli scarmigliati e lo sguardo stanco ma
comunque
fiera e bella come ogni volta che l’ha vista. Chi?,
chiedete. Naruto vero o
Naruto falso? Non importa molto in realtà.
“Naruto”
lo
chiama ancora avvicinandosi “Stai bene?” gli occhi
verdi lo scrutano con
attenzione, in cerca di qualcosa.
“Sì”
dice
abbassando lo sguardo lasciando che i ciuffi biondi gli coprano il
viso, dice
che sta bene perché non sa cos’altro rispondere,
non c’è niente da dire.
Sakura stringe
le sbarre tra le dita sottili e si lascia scivolare a terra, in
ginocchio, fino
ad avere la stessa altezza del biondo.
“Non stai
bene, Naruto” lo contraddice dolcemente. Abbassa lo sguardo
smeraldino
stringendo con più forza le sbarre, poi ripunta le iridi su
di lui cercando di
apparire più vivace. “Non che Gaara fosse messo
tanto meglio, eh” dice cercando
di fare un sorriso. “Lo hanno
proprio ridotto per le feste, sono stata fino adesso con Tsunade-sama a
curarlo” ridacchia nervosamente ma la risata si spegne subito
e la donna
appoggia la fronte sulle sbarre.
Come
siamo arrivati a questo punto?
“Vuoi parlare
con lui, giusto?”
La voce del
ragazzo la riscuote dal suo breve momento di autocommiserazione e alza
la testa
incontrando gli occhi azzurri dell’amico. Sono spenti,
sconfitti, gli occhi di
uno sconosciuto su quel volto così familiare.
“Cosa?”
chiede
confusa. Ovviamente le ha raccontato tutto e sa i perché e i
per come, ma non
capisce come mai le abbia fatto quella domanda.
“Sei qui per
questo, per poter parlare con Kura— Naruto, con
il vero Naruto. ” dice il ragazzo facendo un
sorriso amaro, orribili.
“Io sono qui
per te” balbetta
incredula.
Naruto incurva
le spalle e inclina la testa mantenendo sempre quel sorriso.
“Per me? Io non
esisto” dice piatto.
“Non dire
idiozie!” lo interrompe infervorandosi “Baka,
tu—“
“Io sono solo
una bambola” la blocca incurvato sotto il peso di tale
affermazione “Sono solo
il contenitore delle anime di due morti” alza lo sguardo
incontrando quello
interdetto dell’amica “Questo corpo e questa anima
non mi appartengono”
Silenzio.
Sakura non riesce a parlare, ha un nodo in gola che le blocca la voce,
le
lacrime e il cuore. Naruto la guarda tranquillo con
quell’espressione
sconfitta.
“Io sono come
un kage Bushin eterno. Sono fatto di puro chakra e la mia
volontà è quella di
due morti. Chi l’avrebbe mai detto...” finalmente
gli occhi gli diventano un
po’ lucidi “Stava dicendo la
verità”.
No,
no, no. Ti stai sbagliando completamente stupido
Naruto.
“Sakura-chan”
la richiama vedendo gli occhi della Kunoichi velarsi
“Finalmente ricordo chi
sono realmente. Ho visto i ricordi del vero Naruto e ora lo so... Ho
imparato
la verità. Ho voluto dimenticare nella speranza di avere una
vita normale, una
famiglia, qualcuno che mi amasse... Ma non è servito a
niente” si morde un
labbro “Nonostante tutto, non posso avere niente di tutto
questo. Le persone mi
vogliono bene solo perché ricordo lui. Sakura-chan, tu non
provi affetto per
me, ma per il ricordo di lui. Iruka, Kakashi...e Sas’ke. Io
non posso ottenere
niente di reale per me. Come non posso provare nulla di reale per voi,
ho solo
gli echi di Kura— Naruto che mi spingono a provare affetto.
Ecco ciò che sono.
Io non esisto, ho solo preso il posto di Naruto Uzumaki. La
verità è questa,
non sono niente, solo uno stupido contenitore. Sono solo... un
falso” una
lacrima precipita dal suo viso, non si è
nemmeno accorto di aver iniziato a piangere.
“Volevo solo
una seconda possibilità, volevo esistere per un ultima
volta. Speravo di... ma
non è servito a niente. Non ho fatto altro che portare
distruzione a questo
mondo e per colpa mia—“ la voce gli si blocca
improvvisamente. La guarda con
gli occhi blu completamente sciolti nelle lacrime, ogni goccia che cade
sembra
un pezzo della sua vita che scivola via, la sua volontà
sfaldata. “Arrivato a
questo punto, credo che sia giusto così. Anzi, desidero con
tutto me stesso non
essere mai esistito. Io non voglio più
esist—“
Lo abbraccia
di colpo, lo afferra attraverso le sbarre sentendo che anche lei ha
iniziato a
piangere, qualcosa in lei è esploso e vuole solo
abbracciarlo più stretto e poi
picchiarlo fino a farlo rinsavire in modo che si renda conto delle...
“Pe-perché?”
singhiozza con rabbia sulla sua spalla maledicendo quelle sbarre di
metallo che
lo tengono lontano da lei “Pe-perché d-dici
ques-te cos-se terrib-ili?” sembra
una bambina, è tornata bambina ancora una volta e non le
importa “Per-ché d-di
tut-te le per-perso-ne...Tu de-vi di-dire così?”
“Sakura-chan”
sussurra con gli occhi spalancati “io...”
“Baka!”
lo
interrompe urlando tra le lacrime e tenendolo più stretto
bagnandogli il collo
“Ecco cosa sei!” almeno non singhiozza
più. Si stacca guardandolo dritto negli
occhi, lui fa per parlare ancora ma non gli lascia spazio, ha
già detto troppe
idiozie.
“E’
ovvio che
ho amato Naruto con tutta me stessa, che le prime volte che ti vedevo
piangevo
per questo ma io... io ora amo te con tutta me stessa. Non
m’importa un cavolo
del tuo aspetto, shannaro! Sono qui per te, per la peste che rifiutava
con
maleducazione i miei dolci, per il ragazzo che dovevo curare dopo ogni
maledetta missione perché era uno spaccone, per quel bambino
che ha detto che i
miei cap-capel-li so-sono bel-lis-lissimi—“ non ce
la fa proprio a non
piangere, per quanto sia stupido non ci riesce a interrompere quel
flusso di
emozioni. “Ci ho messo anni a capirlo, è vero, ma
non posso più paragonarti a
lui. Lui è morto, sono riuscita ad accettarlo e per questo
ho capito che non
potevo mandarti via a prescindere. Tu sei
tu, ed è per questo che sei una delle persone
più importanti della mia
vita. Io ho bisogno che tu esista!”
Ha
il fiatone e le guance arrossate come gli occhi, le lacrime incastrate
tra i
capelli, le ciglia, sul naso e sulle labbra. Deve essere patetica ma
non le
importa, lei è così e non può farci
niente.
Naruto la
guarda, gli occhi sbarrati con le lacrime che hanno smesso di scendere.
La
guarda come se non capisse cosa stia dicendo e lei sbuffa.
“Tu non sei un
falso, tu sei vero. Lo sei per me come per Iruka, Kakashi e
quell’altra testa
quadra. Lo so. Naruto”
Gli si blocca
il respiro e sente come che qualcosa nel suo cuore torni al suo posto,
un
frammento di puzzle che finalmente sa dove incastrarsi. Fa un sorriso
triste,
ma almeno è vero e sincero, è il sorriso di
Naruto.
“Grazie,
Sakura”.
**
È salito il
vento, è forte. Gli spettina i capelli color della notte ma
non lo sposta dalla
sua posizione sopra la testa del Quarto Hokage così simile a
Naruto. Sasuke non
sa ancora cosa provare, sente solo il cuore in tumulto e niente di
tutto ciò
riesce a raggiungere la sua espressione. Riesce solo a tenere gli occhi
sbarrati sul villaggio addormentato. Tutti quei ricordi... tutto
cioè che ha
visto... Gli Uchiha sono davvero un clan che porta distruzione soltanto
per
amore.
“Sasuke-kun!”
Non si gira
verso la voce anche se sente chiaramente la voce di Iruka-sensei
chiamarlo, lo
avverte atterrare sulla testa di pietra accanto a
lui, il vento fischia forte e le nuvole si
spostano correndo una corsa agitata.
“Che ci fai
qui?” urla convinto di non essere stato sentito per via del
fischio del vento,
è freddo e tagliente “Naruto
è—“
Quel nome, è
un istante. Inizia a ridere, quel suono sguaiato e terribile gli esce
della
gola senza che possa fare alcun che, è una risata perversa e
malata, deve
essere un folle a ridere in quel modo, un pazzo. Forse la ragione
l’ha persa
sul serio. Iruka lo guarda incredulo, non capisce perché
reagisca in quel modo.
Ride e basta,
è pazzo. È malato. È insano.
Spalanca le
braccia chiamando a sé il vento che lo colpisce con forza.
“Dimmi,
Iruka-sensei” dice con la voce ancora tremante per quella
risata priva di
controllo. Ha il viso arrossato e le pupille ridotte a un puntino.
“Questo non
è un sogno, vero?”
Si guarda le
mani, guarda il cielo, chiama il vento, chiunque possa dargli una
risposta.
“Tutto questo è reale... quei ricordi, erano
reali. Per quanto tempo ancora
sarò cieco?” cade sulle ginocchia, sospira in
cerca di fiato, ride ancora, una
risata che si spegne e che fa paura.
Iruka lo
guarda con pietà, anche lui vorrebbe impazzire in quel
mondo. Per tutto questo
tempo il vero Naruto era stato con loro e ora sta per svanire, di
nuovo, e
questa volta per sempre. Quando si risveglieranno, non avranno nemmeno
un
Naruto da ricordare, non sapranno nemmeno chi sia. Magari lui
riavrà i suoi
genitori, ma non ci sarà Naruto. Vorrebbe davvero sapere
quale delle due
opzioni faccia meno male.
“Sasuke-kun”
cerca di appoggiare una mano sulla sua schiena per consolarlo ma a quel
tocco
rizza la testa di colpo e riporta lo sguardo sul villaggio, una sola
lacrima
scivola sulle guance. “Ma si sbagliano!” grida
“Vi sbagliate se credete che non
farò niente!”
**
“Kakashi, sei
un’idiota!” la porta non si apre, la porta si
disintegra sotto il pugno
implacabile di Sakura Haruno. La kunoichi avanza pestando il pavimento
con
rabbia, quasi sia lui il colpevole di tutto quel disastro, ho lo
sguardo
infuocato e ancora arrossato per la crisi di pianto che ha avuto
giù alle
segrete con Naruto ma adesso sa cosa deve fare e non
piangerà, nossignore,
prenderà a pugni chiunque non sia disposto a ragionare in
maniera lucida e a
capire che no, uccidere questo Naruto non è contemplato
esattamente come
impedire che Naruto possa esistere.
Cambiare il
passato? Uomini, tutti stupidi. Se ci fosse stata ancora Tsunade come
Hokage
niente di tutto questa sarebbe successo, ci avrebbe pensato lei a far
tornare
la ragione a tutti pigliandoli a sberle. Invece per colpa di questi
uomini
idioti questo compito ingrato spetta a lei, accidenti.
Kakashi non si
scompone, perché non ne ha la forza più che
altro, è seduto per terra con le
gambe posizionate in maniera scomposta davanti a sé, la
schiena appoggiata alla
scrivania di legno i capelli bianchi che ricadono sul viso a coprirgli
un
occhio, sembra un fantasma e tale idea è accentuata dalla
luce spenta, solo la
luna e le stelle illuminano la stanza. Però Sakura
è una kunoichi e non ha
bisogno delle luci elettriche per marciare verso l’idiota.
Si mette le
mani sui fianchi e con cipiglio severo si inclina in avanti verso
l’uomo. “Che
diavolo ci fai lì rannicchiato?” vorrebbe
aggiungere qualche insulto alla frase
ma non lo fa, non perché si sta rivolgendo
all’Hokage, tutt’altro, è
perché
nonostante tutto riesce a vedere il suo cuore pieno di incrinature.
L’Hatake non
risponde, allora lei prende un lungo respiro. “Non dovresti
essere qui, ma giù.
A fare la cosa giust—“
“Quale cosa
giusta, Sakura-chan?” la voce dell’Hokage
è rotta, secca.
“Se tu fossi
venuto appena Gaara ti ha detto tutto a parlarne con me o Sasuke tutto
questo
non sarebbe successo. Avremmo trovato un’altra soluzione
insieme. Ma nooo,
lasciamo che succeda il disastro perché non sai cosa fare. E
adesso? Adesso
davvero tu hai intenzione di startene qui a non fare niente?! Vogliono
distruggere il nostro passato e non mi interessa quanto brutto possa
essere
stato, c’era Naruto, c’eri tu, Sai, Sasuke e tutti
gli altri, con voi potevo
superare tutto. Abbiamo superato tutto. E quindi? Te ne vuoi stare
davvero qui
al buio, come un bambino?!” urla tutto in un fiato, le guance
arrossate e il
cuore che batte così forte nel petto che i Kami solo sanno
cosa la trattiene
dal lanciarsi di sotto per portare via Naruto, cercare Sasuke per
pigliarlo a
botte e poi scappare insieme da qualche parte. Respira pesantemente,
prima deve
far ragionare questo idiota qui.
“Hai ragione.
Ma io sono l’Hokage, non posso pensare solo al mio
bene” dice Kakashi
artigliando con una mano il bordo della scrivania e facendo leva per
alzarsi.
“Non posso sacrificare il bene del mio Villaggio per un
motivo egoistico”.
Esterefatta,
Sakura è esterrefatta. “...motivo
egoistico?”
“Devo essere
un bravo Hokage” la fronteggia l’uomo ormai in
piedi.
“Essere un
bravo Hokage non implica essere una brava persona. Ed è
questa la cosa
importante, devi essere una brava persona” lo picchietta con
l’indice al petto
maledicendo la sua bassa statura. È troppo imbarazzante
alzarsi sulle punte?
“Siamo ninja,
non dobbiamo lasciarci andare ai sentimenti. La regola numero 25 dice
che non
importa la situazione, uno shinobi non...”
“Ho studiato
più di cento regole all’accademia, la so la regola
venticinque” abbaia offesa
“E non me ne fregava niente di quella maledetta regola a
dodici anni, pensi davvero
che me ne importi qualcosa adesso?!”
sbatte le mani sulla scrivania e il legno fa uno scricchiolio
preoccupante.
Ringrazia
che non sia la tua faccia, Hatake...
“Anche
i ninja sono esseri umani,
ricorda? E io piangerò sempre se necessario, non
smetterò mai di mostrare i
miei sentimenti. Questa sono io. E io
dice di alzare quel maledetto culo per impedire che una delle cose
più belle
della mia vita venga cancellata” grida e lo colpisce con un
pugno. Non forte,
lo appoggia e basta. Non ha davvero la voglia di fare male alla persona
che
l’ha sempre sostenuta. Sente le lacrime pizzicarle gli occhi
ma le ingoia.
“Devo fare il
mio dovere...”
“Smettila!”
non lo sopporta, non sopporta quelle parole “Smettila di
ripetere sempre le
stesse cose. Vuoi fare l’eroe che sacrifica i propri
sentimenti per il bene
superiore?” fa una risata amara “Non farmi ridere,
sei uno stupido uomo di
mezz’età, che diavolo credi di fare? Noi non siamo
eroi, Naruto lo è” Si volta
e gli dà la schiene, le spalle le tremano ma non
è mai stata così tanto sicura
di sé stessa. Sa cosa deve fare e lo farà.
Cammina a passo deciso verso la
porta distrutta, se Kakashi ha un po’ di sale in zucca la
seguirà altrimenti
non importa, si sente abbastanza forte da distruggere eserciti interi
da sola.
È
sull’uscio
quando si ferma, ha un’ultima cosa da dire. “Nel
mondo dei ninja chi non
rispetta le leggi viene considerato feccia... però chi non
tiene conto dei
propri compagni è feccia della peggior specie”.
Kakashi
spalanca gli occhi, come trafitto e sente chiaramente il proprio cuore
dilaniarsi quando quegli occhi verdi come i prati in primavera si
girano a
guardarlo con espressione seria. “E’ questo che mi
ha insegnato ed è questo che
farò” riprende a camminare con quel passo deciso e
pesante.
“Obito si
rivolterebbe nella tomba” gli grida alla fine quando
è ormai fuori.
**
È arrivato il
momento.
Sono in una
stanza vuota, priva di finestre e c’è molta gente,
Naruto sa solo questo. Per
tutto il tempo ha tenuto gli occhi fissi sul pavimento, le parole di
Sakura-chan che gli rimbombano nelle orecchie, avrebbe dovuto dirle
qualcosa di
più di un patetico grazie, salutarla meglio, adesso non ne
ha più occasione.
Ha ancora i
polsi legati dietro la schiena e li sente intorpiditi, fa fatica a
muovere le
dita ma non gli importa molto. È dentro una circonferenza
con strani simboli,
ma non gli importa nemmeno quello.
Gaara è
davanti a lui mentre altri shinobi stanno in punti strategici del
cerchio con
le mani congiunte a formare uno strano sigillo, probabilmente
serviranno per la
tecnica che deve utilizzare il rosso per aprire la porta per
l’Altra Parte.
Spera che
succeda tutto velocemente.
Affianco al
Kazekage c’è Haatta, evidentemente deve essersi
guadagnata molta stima da parte
dello shinobi della sabbia ma non riesce a fargliene una colpa. Haatta
è fatta
così, distruggerebbe il mondo per proteggere ciò
che ama di più e in questo
caso ciò che va distrutto è lui quindi va bene
così, è giusto. Le sorride, ci
prova anche se risulta difficile, il fatto è che vuole che
lei lo sappia che
non la odia, che lo accetta e cha la capisce, le vuole ancora bene.
Una morsa allo
stomaco gli ricorda gentilmente che lui non può,
è un corpo vuoto.
Smettila
di dire così, non hai sentito Sakura-chan,
‘tebayo?! Sbotta Kurama, cioè
Naruto –accidenti
è difficile abituarsi a questo concetto. Lo ignora e lo
lascia imprecare senza
degnargli attenzione, tanto tutto sta per finire.
Non
dire così Naruto...
Tu
sei Naruto, non io, lo zittisce definitivamente
mentre i piedi di Gaara si spostano sulla sua visuale di pavimento in
pietra,
sbatte le palpebre e alza la testa, la sua figura troneggia su di lui,
ha lo
sguardo serio e forse un po’ triste. Deve essere davvero
orribile dover
condannare un proprio amico.
Prova a
sorridere anche a lui ma tutto ciò che riesce è
una smorfia fatta male.
Gaara porta le
mani al petto incrociando le dita fra loro.
Naruto piega
nuovamente il capo scoprendo il collo come se una spada debba gettarsi
su di
lui, lo fa istintivamente come un condannato al patibolo.
“E’
ora” dice
il Kazekage mentre sente il chakra naturale vibrare intorno a
sé, Kurama (no,
il vero Naruto) si muove a disagio nella sua testa.
Chiude gli
occhi, non sa cosa aspettarsi. Spera solo che sia veloce.
Avrei
voluto salutare meglio Sakura-chan.
No, iniziare a
piangere adesso è ridicolo.
E
mangiare un’ultima coppa di ramen con
Iruka-sensei.
Il chakra
divampa, lo percepisce vivido e doloroso nella sua mente.
Non
ho ancora chiesto a Kakashi-san scusa per quello
stupido scherzo...
Serra le
palpebre con forza per non vedere, sentire, tutto quel chakra che gli
toglie il
respiro, e per non lasciare che delle lacrime precipitino al suole. Non
vuole
avere rimpianti, no.
Sasuke...
avrei voluto....
Spalanca di
colpo gli occhi annaspando, è come se improvvisamente
l’aria gli fosse stata
gettata via di colpo, le fiammelle di chakra si sono spente e
c’è solo il
silenzio. Apre la bocca, boccheggia in cerca di aria.
“Sa...su...ke”
NDA.
Odiatemi.
No, non
finisce qui, ovvio che no. Ma amo questa sospesa (traduciamo robe
inglesi così,
a caso)
Aggiorno prima
perché il 23 parto per un luogo in cui il wiifii
sarà reperibile quanto un
leocorno e meh, dovrei provare a postare il 23 pomeriggio ma non lo so.
Io ci
provo. Anche perché devo capire se manchino due o uno solo
capitoli.
Sopportate, please.
E nel caso non
dovessi riuscirci, ci vediamo dopo la befana *coriandoli*
Questo
capitolo è dedicato a Sakura che spero di non averla resa
troppo OOC. Cioè,
come personaggio alla fine non è poi così male,
perde punti solo quando sbava
dietro a Sasuke, ma tolti i suoi sentimenti per Culo di Paperotto si
dimostra
una ragazza determinata e forte, piange sì ma probabilmente
nei suoi panni io
farei anche di peggio.
Non lo so
questa filippica incoerente, è che ultimamente su tumblr ci
sono troppi post
anti-Sakura e mi viene spontaneo difenderla T_T
A voi piace
Sakura come personaggio? *apriamo discussioni random*
A presto!
(Spero)
V.
|
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Capitolo 7 *** Parte VII ***
Alla
fine dello scontro alla Valle dell’Epilogo.
“Sei un
ex-nuniken, non possiamo rischiare che tu tradisca di nuovo il
Villaggio, lo
capisci, questo?”
Sasuke guarda
il ninja davanti a lui con sufficienza. “lo so”.
“Imposteremo
un sigillo sul tuo sharingan in modo che tu non possa compiere azioni
dannose
per Konoha”.
“Ch’”.
“Quest’occhio
ti legherà a noi per sempre, sappilo”.
Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a
nove code
“Sa...su...ke...”
Il mondo è
bianco, del sangue schizza a terra e improvvisamente un
dolore lancinante gli invade il corpo, come se una lama di chakra stia
passando
da un lato all’altro del suo cervello. Tutto è
silenzioso, delle gocce di
sangue cadono sui lineamenti di Naruto sporcandogli il viso. Ha gli
occhi
sbarrati, guarda solo la figura davanti
a sé senza emettere un respiro, non ci riesce, è
troppo faticoso, le iridi sono
così chiare da sembrare trasparenti.
Gaara indietreggia di
qualche passo portandosi una mano alla spalla
dalla quale cola del sangue vischioso, il viso distorto da
un’espressione di
dolore.
“Che cosa ci fai
qui, Sasuke-kun?” digrigna di denti assottigliando gli
occhi color del ghiaccio.
Sas’ke.
Sas’ke. Sas’ke. Naruto riesce a pensare solo a
questo mentre
tutto il resto scompare, talmente sorpreso da non reagire nemmeno. Ma
poi...
vede il suo viso e non importa più se è
lì per salvarlo o altro, è solo
terrore.
“Sas’ke”
trema, lo dice così piano che non si sente, cerca di
raggiungerlo ma i polsi legati dietro la schiena glielo impediscono.
“Mi dispiace,
Kazekage-sama” la voce fredda dell’Uchiha gli
procura
brividi lungo la schiena mentre Gaara stacca la mano dalla spalla
rivelandola
completamente zuppa di sangue. “Ma io...” continua
il moro.
“Sas’ke...”
lo chiama Naruto con il cuore che ha preso a battergli in
maniera così velocemente da fargli male il petto.
“Sas’kee!”
“...Io non
sottostò agli ordini di nessuno”.
“Cosa!”
grida il biondo completamente accecato dal panico “Cosa
è
successo al tuo occhio?!”
Sasuke sorride, un sorriso
insano su quel volto, una cascata di sangue
scivola sulla pelle candida macchiandola e deturpandola
dall’orbita vuota, si è
strappato l’occhio con rabbia, forza, come
un’animale, lo ha strappato e
gettato a terra la gelatina senza rimorsi. Ora c’è
solo un buco nero distrutto
e gocciolante di sangue.
“Non ho bisogno
di un occhio che mi impedisce di essere libero” dice
brandendo la katana davanti a sé con eleganza difendendo
l’amico dal Kazekage
con la propria presenza. “Non mi serve a nulla se non
può salvarti”.
“IDIOTA!”
urla Naruto fuori di sé, non riesce a credere a quello che
ha
davanti, a quello sguardo vuoto, a tutto quel sangue che cola dal viso
pallido.
No, no. Lui non dovrebbe essere lì a salvarlo, Naruto deve
morire. Deve. Perché
si è messo in mezzo?!
“Sei un completo
idiota!” continua a gridare.
Una risata amara.
“Hai ragione, sono un’idiota. Ma ho deciso molto
tempo fa, l’unico che potrà spezzare il nostro
legame sono io, non permetterò a
terzi di mettersi in mezzo” aumenta la presa su Kusanagi
mentre i ninja intorno
a lui ripresisi dallo shock iniziale si organizzano.
“Naruto... io sono un
Uchiha, sono il nero contrapposto alla luce, ma nonostante
ciò, sono anche il
tuo migliore amico. Questo non cambierà mai, non importa
quello che faremo, non
importa chi diventeremo... non ho intenzione di cambiarlo nemmeno per
la
salvezza del mondo”
Delle lacrime troppo a
lungo trattenuto iniziano a precipitare al suolo
in contemporanea al primo shinobi che con un cenno di Gaara si getta
sui due.
Sasuke muove la Katana con un colpo elegante del polso per colpire
l’avversario
ma improvvisamente una furia si getta sullo shinobi colpendolo prima
della lama
con un pugno troppo potente e il poveretto cade al suolo sovrastato da
tanta
forza e il pavimento di pietra si incrina in una nuvola di polvere e
detriti.
“SHAA-ANNARÒ
!” strepita
Sakura con rabbia “Non azzardatevi a toccare i miei preziosi
compagni!”
Sasuke ritorna alla sua
posizione iniziale con un sorrisetto divertito
sulle labbra. “Sei in ritardo.”
Sakura sistema il guanto
sulla mano con uno sciocco secco mentre si
rialza. “Ho avuto un piccolo contrattempo” si
giustifica mettendosi a un lato
di Naruto. Il biondo trattiene il respiro percependo una terza figura
farsi
accanto per proteggerlo.
“Ci teneva a
farmi ricordare la mia età avanzata” dice Kakashi
sistemando l’ingombrante cappello da Hokage sulla testa.
“Non ti sarai
mica offeso” alza gli occhi al cielo la kunoichi.
“Hokage-dono!”
strepita la consigliera “Che cosa diavolo è questa
pagliacciata?”.
Socchiude gli occhi
lasciando intravedere il sorriso morbido dietro la
maschera. “Potremmo definirla la rimpatriata del Team
7” risponde ironico “E a
proposito” solleva il copricapo da Kage e con noncuranza lo
getta ai piedi dei
due anziani “Abdico, trovatevene un altro”.
Gaara solleva la mano la
mano per evocare la sabbia che velocemente
esce dalla giara ma un kunai lanciato senza che nessuno se ne
accorgesse
colpisce il palmo trapassandolo, il rosso spalanca gli occhi sorpreso
mentre Haatta
ancora ferma nella posa di lancio grida:
“Yoshi!
Va’ con loro”
Lo shinobi si getta al
fianco di Sakura mentre Sasuke ghigna divertito.
Il chakra inizia a scorrere pesante intorno a lui mentre il cavaliere
maledetto
si crea proteggendoli al proprio interno.
“Andiamo”
dice concitato Sasuke forzando ancora di più il chakra
attorno a sé, il rinnegan attivo.
La stanza esplode. Polvere,
calcinacci, fuliggine e grida di dolore.
Gli shinobi del team 7 ignorano tutto per gettarsi verso il cielo, il
Susanoo’
apre le proprie ali pronto a stagliarsi per la volta che si schiarisce,
il sole
sta per sorgere.
“Haatta!”
grida Yoshi vedendo la kunoichi degli Hyuuga farsi sempre
più
piccola sotto di loro, la ragazza schiva il colpo di uno shinobi e ne
colpisce
un altro con un calcio laterale, rotola a terra e si rialza poco
più lontano.
“Andate!”
urla lanciando l’ennesimo kunai “Vi raggiungo
dopo”
Sakura annuisce e
l’Uchiha ordina al Susanoo’ di allontanarsi da quel
palazzo, Gaara vedendoli in fuga alza ancora una mano per fermarli con
la
sabbia ma anche questa volta Haatta lo blocca colpendolo con attacco
fisico.
“ANDATE!”
urla ai ninja sopra di lei tentando di trattenere il
Kazekage, solo quando il mostro viola è lontano dal cielo si
permette di
respirare.
I ninja intorno a lei sono
presi in una guerra interna, chi appoggia
l’ex-Hokage e il Kazegake combatte senza esclusione di colpi
ma Haatta li
ignora troppo presa a non lasciarsi mettere i piedi in testa dalle
tecniche
dello shinobi della sabbia ma la loro differenza è abissale
e si nota subito.
“Non mi aspettavo
mi tradissi” dice Gaara mentre si ripara dal suo
ennesimo attacco con uno scudo di sabbia, quella è davvero
una difesa assoluta.
“Non sono mai
stata dalla vostra parte!” sbuffa dalla fatica decisa a
mettere le cose in chiaro.
“Credevo
accettassi certi sacrifici per proteggere ciò che ti sta a
cuore” la sabbia le trafigge una spalla e schizzi di sangue
si confondono tra i
capelli rossi della ragazza. Ansima per il dolore piegandosi su
sé stessa, con
una mano regge la spalla, delle lacrime le pizzicano gli angoli degli
occhi
chiari.
“Perché
lo stai facendo?” continua impassibile sovrastandola, la
sabbia
le colpisce il fianco mentre cerca di indietreggiare e perde
l’equilibrio in un
verso strozzato, ansima sentendo il suo corpo bruciare, sta perdendo
troppo
sangue...
“Perché?”
chiede Haatta cercando di fare un sorriso, gli occhi
completamente lucidi per il dolore insostenibile.
“Perché?” richiede mentre
viene trafitta al centro del petto, allo stomaco senza
pietà, sputa del sangue
e un rivolo cola dalle sue labbra.
“Perché...”
parlare le costa così tanta fatica
“Perché ho promesso di
fare qualsiasi cosa per proteggere quel sorriso...”
Gaara spalanca gli occhi
mentre la kunoichi fa leva sulle braccia per
alzarsi, le tremano le gambe e sente ogni pezzo del suo corpo
abbandonarsi alla
gravità, ma cerca di resistere con le lacrime che hanno
iniziato a scendere
impietose. Deve dare abbastanza tempo ai suoi compagni, deve lottare
ancora,
non è il tempo di riposarsi. Allarga le gambe e ignorando il
sangue che le
infradicia i vestiti si posiziona in assetto di combattimento, una mano
stesa
davanti a sé e una vicino al seno.
“Non hai visto il
sorriso di Hinata-sama... il sorriso che faceva pensando
a quel Naruto...” inghiotte sangue, è un sapore
ferroso che le fa venire da
vomitare. “Lei ha detto che nonostante tutto quel dolore,
finché quella luce
fosse esistita lei non avrebbe mai smesso di sorridere. E io non
voglio...”
tossisce sangue e crolla a terra, è stata colpita ancora e
il dolore è
insostenibile, non può più reggersi in piedi.
“Io non voglio che quel sorriso
scompaia!” singhiozza per il dolore “Tu vuoi
cancellare quell’oscurità, ma per
farlo devi distruggere quella luce. Io non po-posso permettertelo. Lei
ha
bisogno di quella luce” termina con un sorriso sporco di
sangue e lacrime,
pieno di dolore ma fiducia perché lei ha lottato per
ciò che più le è caro, non
gli permetterò di spegnere quel sorriso.
Gaara la guarda sentendo
qualcosa incrinarsi dentro di lui, vorrebbe gettare
la sua giara piena di sabbia a terra e scappare in un angolo buio per
piangere,
vorrebbe essere ancora un bambino ma non può, ora
è un uomo, è il Kazekage, non
può e basta.
Chiude la mano tesa davanti
a sé a pugno e la trafigge con orripilante
certezza al cuore, chiude gli occhi perché non
può vedere quel sorriso così
sporco di sangue e comunque fiducioso.
Gli occhi di Haatta si
spalancano leggermente mentre l’ennesimo rivolo
di sangue esce dalla sua bocca e precipita con lei a terra, priva di
vita. Gli
occhi chiari rivolti al soffitto distrutto vedono per
l’ultima volta il cielo
tingersi di lillà, le stelle che spengono pian piano come i
battiti del suo
cuore.
**
Sasuke vacilla
leggermente poi cade sulle ginocchia reggendosi il viso macchiato di
sangue con
una mano.
“SAS’KE!”
lo
chiama subito Naruto mentre Sakura gli libera i polsi dalle catene,
scatta
verso l’Uchiha afferrandolo per le spalle e lo costringe e
guardarlo in viso.
Quella cavità vuota, nera, un precipizio verso
un’anima distrutta, gli fa
venire da vomitare, ma si impone di non distogliere lo sguardo, stringe
solo la
presa sulle sue spalle.
“T-tornate
indie-tro” singhiozza solo vedendo quel bel viso distrutto
per colpa sua
“Tornate indietro. Siete shinobi di Konoha, tornate
indietro”.
“Di che
diavolo parli?” chiede Sakura sbattendo le palpebre.
“Se state con
me verranno ad uccidere anche voi!” urla Naruto fuori di
sé “Non voglio che
accada! Tornarne indietro”
Quel buco
vuoto lo costringe come a precipitare verso i più dolorosi
ricordi, è come se
gli risucchiasse ogni cosa. “Perché...”
stringe con disperazione “Perché
avresti fatto una cosa del genere?! Perché hai distrutto il
tuo ultimo legame
con tuo fratello?” Abbassa la testa mentre ogni parola
rimbomba con dolore.
Perso. Perso. Perso. Perso. Perso.
“Non
m’importa” l’affermazione di Sasuke detta
con un voce così fredda lo fa andare
a pezzi.
“SMETTILA!”
grida al limite della sopportazione “Smettila, idiota! Sei
un’idiota, un’IDIOTA
SENZA SPERANZE!”
Sasuke fa un
sorriso ironico davanti a quella furia. “Va bene, sono
un’idiota e tu non puoi
farci niente. Ora lasciami andare”
Naruto
digrigna i denti e al contrario di quanto richiesto stringe la presa.
“A che
serve proteggere uno come me?! Questo corpo non è reale!
Tutto ciò che sono è
falso, sono una dannata bambola che ha pr-preso i-l po-posto del-l
ve-vero
Na-rut-o... Io sono... un falso...” appoggia la testa sul
petto del moro, gli
occhi pieni di lacrime, trema e vorrebbe solo che tutto finisse presto.
“Che cosa
è
esattamente reale?”
Spalanca gli
occhi.
“Qual
è il
problema di essere un falso?” chiede ancora
l’Uchiha con insistenza. Naruto
sbarra gli occhi. Sasuke lo afferra per le spalle tirandolo
giù mentre un kunai
con una carta bomba si infrange sul Susanoo’, hanno trovato
la loro posizione.
“Chi è
che
decide cosa è vero e cosa è falso? Puoi essere
quello che vuoi, chi vuoi, non
mi interessa nulla se rimarrai al mio fianco. Ho visto quel passato e
sono
contento di averlo visto, altrimenti non sarei in grado di affrontare
tutto
questo. Non ha importanza quanto abbiamo sofferto, abbiamo passato un
sacco di
momenti terribili ma tutto questo è parte di ciò
che siamo. Non posso
rinunciare al primo Naruto come non posso rinunciare a te. Io... sono davvero felice di averti incontrato”
Dei ninja di
Konoha cercano di colpire e superare la barriera di chakra e Kakashi
gli lancia
contro degli shuriken, Yoshi estrae un kunai.
“Ti sto
dicendo che è tutto apposto, m’importa solo di
questo” ribadisce Sasuke
alzandosi per combattere anche lui. “Hai qualche obiezione,
Naruto?”
Il biondo lo
guarda incredulo, poi fa un sorriso. “Sei...
un’idiota” ride “Un’idiota
senza
speranze”
Anche Sasuke
ride mentre il Susanoo elimina gli avversarsi senza fatica.
“Senti chi parla, usuratonkachi”.
**
Gaara si
guarda la mano lasciando che la sabbia curi un pochino la ferita, fa
male, ma
non quanto sapere di aver ucciso quella ragazzina. Gli risulta
difficile
ricordare che anni fa la cosa non l’avrebbe sfiorato
minimamente, anzi si
sarebbe sentito più vivo. Flette le dita, le piega e le
allunga rapito.
“Kazekage-sama”
alza lo sguardo verso uno dei ninja rimasti fedeli al villaggio,
attorno a lui
le macerie dell’edificio completamente distrutto, i medici si
stanno già
adoperando per i feriti.
“Abbiamo
mandato un battaglione per catturarli”.
“Non era
necessario” dice Gaara alzando lo sguardo al cielo dove fanno
capolino i primi
raggi del sole.
“Ma... la
porta...” tentenna lo shinobi preso in contropiedi.
“La porta si
aprirà lo stesso...” spiega Sabaku tenendo gli
occhi puntati sulla volta sempre
più chiara “Lei lo ha trovato”
Lo shonibi di
Konoha sbatte le palpebre aggrottando la fronte, ha una faccia davvero
confusa
perché lui la storia non la conosce davvero bene, gli
è arrivato un racconto di
terza mano e quindi non sa tutti i particolari.
La sabbia
inizia ad accumularsi sotto i piedi del Kazekage che viene sollevato da
terra,
è ora di andare.
**
Il battaglione
di nemici che gli era alle costole è stato eliminato
velocemente dal freddo e
calcolatore Sasuke Uchiha, ora stanno sorvolando la foresta per tentare
di
uscire dalla giurisprudenza del Villaggio della Foglia.
Sakura ha
curato velocemente l’occhio distrutto del moro arrestando il
sangue che
imperterrito continuava a colare, invece Yoshi si sta occupando di
Naruto che presenta
ferite meno gravi. Ha lo sguardo concentrato e serio, il biondo sa a
cosa, chi,
sta pensando, ci sta riflettendo anche lui.
“Era il suo
piano fin dall’inizio” borbotta alla fine lo
shinobi medico finendo il suo
dovere “Quella psicopatica... aveva intenzione di farti
scappare in qualche
modo fin dall’inizio con o senza l’intervento di
Uchiha-san. Aveva già deciso
di sacrificarsi” tira su con il naso ma non piange
perché nonostante tutto alle
regole dei ninja lui ci ha fatto sempre caso.
Naruto non dice
niente sentendosi in colpa, pensa alle stramberie della Hyuuga e alle
sue
malsane idee sul pedinare la gente, i manga yaoi che leggeva durante le
missioni e alla mano che gli aveva teso al loro incontro. Stringe le
mani a
pugno, non meritava di morire, non dovevano lasciarla indietro,
perché è
successo? Una vita senza Haatta è una cosa irrazionale,
pensare che non ci sarà
più è terribile.
Ed è morta per
colpa sua.
Un senso di
panico gli prende le viscere, gliele stringe con forza e sente che sta
per vomitare,
serra le labbra e cerca di concentrasi sulle parole si Sas’ke
e Sakura, non ha
importanza il suo essere un falso, non ha importanza...
Però la cosa
lo spaventa lo stesso, non può proprio farci niente e il
respiro accelera, è
come se improvvisata qualcosa sia scivolata sotto la sua pelle
rendendolo
irrequieto e instabile.
Andrà
tutto bene,
dice Kurama notando la sua agitazione. Anche
lui è agitato, si sente osservato.
“Qualcuno ci
segue” la voce incolore di Sas’ke lo riporta alla
realtà. Ha una benda a
coprire l’occhio mancante e il viso pulito dal sangue, ora
guardarlo è meno
doloroso. Naruto non può non pensare quanto comunque sia
bellissimo con
quell’espressione concentrata.
Kakashi si
alza prendendo uno shuriken ma Sasuke lo ferma. “Non
è un nemico, è Iruka-san”
A sentire quel
nome Uzumaki spalanca gli occhi rincuorato e si sporge per vedere il
maestro
che salta da un albero all’altro sotto di loro, sembra
affaticato. Kakashi tira
fuori una corda mentre il Susanoo’ rallenta e così
riescono a far salire lo
shinobi, appena lo vede Naruto si sente la testa spaccare in due, non
lo sa il
motivo, il mondo si è appena capovolto e lui sa di star
precipitando giù dalla
volta celeste, un sussurro lo chiama e si stappa le orecchie sentendo
quella
voce troppo acuta.
“Naruto-kun!”
sbatte le palpebre e il nero che aveva improvvisamente preso il suo
campo
visivo si dirada, Iruka-sensei è davanti a lui che lo guarda
preoccupato, lo
stesso sguardo nel volto degli altri. Sta tremando, non se ne
è nemmeno reso
conto, ma adesso il cielo è al suo posto e non sente
più quel sussurro acuto e
stridulo.
“Sense’”
borbotta abbassando lo sguardo, di sicuro non si aspetta la mano che
l’uomo
insinua fra i suoi capelli scompigliandoli con fraterno affetto.
“Grazie al
cielo stai bene!” sospira con un sorriso, poi si rivolge
verso l’ex-Hokage
“Qual è il piano?”
“...Improvvisiamo?”
propone quello rimettendo la corda al suo posto “Sicuramente
dobbiamo trovare
una soluzione alternativa al problema della Coscienza”
aggiunge.
Sakura
annuisce. “Da quel che mi avete detto, lei sta cercando
l’anima del bambino per
salvarlo. Se dovesse essere al sicuro smetterebbe di tormentare questo
mondo,
no?”
“No”
nega
Naruto prendendo la parola, ora che ha tutti i suoi ricordi
è insieme a Sasuke
quello che ha la situazione più chiara “Lei vuole
la mia anima con sé.
Nell’Altra Parte”.
Yoshi si
asciuga la fronte con il dorso della mano. “In questo caso
dovremmo solo
impacchettarti e spedirti da Lei”.
La mano che
repentina scatta sull’elsa della katana mette ben in chiaro
che cosa ne pensi
Sasuke della proposta del chuunin. “Assolutamente
no” ringhia come se la sua
espressione non fosse abbastanza chiara.
“Ma non
è una
brutta idea” lo contraddice Naruto portandosi le ginocchia
sotto al mento
“Teniamolo come piano di riserva. Se non ci viene in mente
niente di meglio”.
Ora anche
Sakura ha un espressione omicida. “Col cazzo”
chiarisce nella sua finezza “Non
ho distrutto un palazzo per nulla”.
“Tecnicamente
è stato il mio Susanoo’” precisa Sasuke
lasciando la donna di sacco davanti a
quell’espressione ironica, è la prima emozione
amichevole che le dimostra più o
meno da... be’, sempre.
Proprio
ora che non sono più attratta da lui, si lamenta ma internamente
esulta in onore della sé stessa del passato. Scuote poi la
testa costringendosi
a focalizzare tutta l’attenzione sulla situazione critica.
“Kakashi-sensei, tu
hai in mente qualcosa?” chiede.
“Uh?”
fa
fintamente distratto lo shinobi “Davvero ti interessa
l’opinione di un uomo di
mezz’età?”
“Ma
che...!”
bercia diventando rossa sulle orecchie, diamine, si è offeso
sul serio!
“Ora dove
siamo?” li distrae Iruka rivolgendosi a Sasuke che tiene il
controllo della
rotta.
“Ci stiamo
allontanando verso Nord” dice l’Uchiha.
Iruka
annuisce. “Dite che portare Naruto-kun sul monte Myobuko sia
una pessima idea?”
“No”
riflette
Kakashi tornando serio “Immagino che essendo una cosa a parte
possa garantirci
un po’ di tempo. Ma comunque non abbiamo nessuno disposto a
fare un richiamo al
contrario”.
“E senza ci
metteremmo un mese a raggiungerlo”
“Non con il
Susanoo’” dice con leggera arroganza Sasuke.
“Ci metteremmo
un mese in ogni caso” lo guarda male Kakashi “Anche
con il mezzo più veloce, un
mese ci si mette. È una cosa a parte, ho detto”.
Naruto
appoggia il mento sulle ginocchia cercando di essere pure lui utile in
qualche
modo, chiede aiuto a Kurama.
Forse
dovremmo davvero seguire l’idea di Yoshi.
Non
funzionerebbe, lo avverte il demone, la tua
anima non è completa, senza di me tu non puoi vivere, ti
dissolveresti.
Dobbiamo
trovare l’altro pezzo della mia anima.
Ma
è stato sigillato. E non piace quest’idea,
‘ttebayo.
Naruto ride
nervosamente. Sembra l’unica cosa
possibile. E Sas’ke resterebbe comunque con Naruto. Con te.
No,
se noi venissimo divisi morirei. Funziona così
quando due anime si fondono.
Il biondo si
morde le labbra fino a farle sanguinare, è un gran casino e
devono trovare
presto una soluzione. Gli shinobi intorno a lui stanno ancora
discutendo sulle
varie opzioni ma non li sente, talmente preso a discutere con Kurama
non si è
accorto che l’aria intorno a lui si è fatta
più spessa, come se qualcosa lo
imprigionasse senza via di fuga, la sensazione di essere osservato
è aumentata
ed è tutto troppo silenzioso, le voci degli altri gli
arrivano come se
attraversassero strati di sogni.
Kurama... sussurra spaventato. Anche il
Kyuubi s’è accorto
della strana situazione e si agita un po’ cercando di
scacciare quella
fastidiosa sensazione. È come essere avvolti da un bozzolo
di acqua e sonno,
come se fosse scollegato dalla realtà, gli è
tornato il mal di testa.
Ha paura e
sente il respiro accelerare, si aggrappa con le dita alla stoffa del
suo
pigiama (già, lo sta ancora indossando).
Va
tutto bene,
cerca di rassicurarlo il vero Naruto ma la sua
voce viene interrotta da un canto flebile, lontano ma che si avvicina
man mano,
lo raggiunge fino al cuore scuotendolo. Le parole si fanno
più comprensibili, è
la voce angelica di una donna che lo chiama con insistenza e dolcezza.
Ti
ho trovato.
Scatta in
piedi come una molla guadagnandosi l’attenzione di tutti,
improvvisamente sente
freddo e trema come un ossesso.
“Cosa...?”
inizia Sakura ma il ragazzo la interrompe.
“Mi ha
trovato” dice frettolosamente. Lo ha trovato, basta,
è finita. Game over, ora
possono solo sperare in
un miracolo.
La kunoichi
spalanca gli occhi verdi mentre esala un poco elegante
“Eeh?!” e Sasuke estrae
Kusanagi come se il nemico da affrontare fosse reale e non una stupida
luce che
si trova dall’Altra Parte, Kakashi si dimostra più
responsabile poggiando una
mano sulla spalla dell’allievo per calmarlo.
“Cos’è
successo?” chiede serio ma Naruto non fa in tempo a spiegare
che Yoshi richiama
l’attenzione del ninja copia.
“Hokage-sama...”
sussurra con gli occhi sbarrati dimenticando che l’Hatake non
è più il capo del
villaggio “Il cielo... cos’è successo al
cielo?”
Iruka alza lo
sguardo verso la volta insieme agli altri ninja e il respiro gli si
blocca in
gola. “Com’è possibile?”
chiede sconvolto.
Nessuno
risponde e si limitano a fissare il cielo sfregiato, un taglio nero e
netto lo
squarcia come se fosse una sottile coperta, una striscia oscura e
minacciosa
procurata dall’artiglio di un mostro assetato di sangue.
“Il
cielo...”
balbetta Sakura “Ha squarciato il cielo”
Sono arrivati
troppo tardi.
Ti ho trovato.
No...
non aver paura, non piangere mio bambino
amato .
Sorridi,
ho sempre amato il tuo sorriso.
Era
così bello in quel tuo rotondo viso .
Non
voglio perdere mai più quel sorriso, perciò sii
contento.
Distruggerò
tutto quello che ti procura spavento.
Ti
prego, vieni da me, io ti aspetto da tanto...
Tanto...
Vieni,
vieni, per favore, segui il mio canto.
**
Naruto si
prende la testa fra le mani e con un gemito si accascia a terra con un
singhiozzo, quella melodia si è trasformata in parola e
riempie ogni angolo
della sua mente. È intorno e dentro di lui, non
può sfuggirLe.
Sente qualcuno
poggiare le mani sulle sue spalle e un brivido di paura gli percorre la
spina
dorsale, la vista si offusca e gli sembra di essere totalmente
scollegato dal
suo corpo che viene scosso da quelle mani callose. La melodia, la
canzone, ha
preso il soppravvento su ogni cosa, non riesce a sentire altro,
è una cantilena
che si ripete all’infinito e lo porta a impazzire.
“Vat—”
sussurra ma non si sente, non è nemmeno sicuro di aver
prodotto qualche suono.
Vede solo delle ombre nere che torreggiano su di lui con gli artigli
pronti a
ghermirlo.
“Lasciatemi”
sussurra fioco. “Non toccatemi” gli tremano le mani
e la cantilena aumenta il
volume, gli perforerà i timpani, il cervello, gli
uscirà sangue dalle orecchie
basta basta basta.
Un’ombra si fa
più vicina della altre e cerca di spostarsi indietro, di
allontanare quegli
artigli che vogliono graffiargli viso.
“No!
No!”
strepita, il viso che si arrossa “Lasciatemi,
andatevene”
Qualcosa lo
afferra alle spalle e grida colto alla sprovvista, prova a dimenarsi ma
lo
tiene incatenato in una presa ferrea, lo sta trascinando da qualche
parte, la
voce nella sua testa che non accenna a svanire nemmeno un secondo per
dargli un
po’ di tregua.
“ANDATE VIA!
SPARITE!” grida divincolandosi con le lacrime agli occhi, non
riesce a vedere
nulla in quella nebbia di dolore.
Poi si ritrova
a precipitare, senza sapere come, ciò che finora lo ha
sostenuto si
è dissolto e si sente cadere, le ombre
intorno a lui non ci sono più ma la nebbia che lo ha avvolto
non accenna a
diminuire e lo stringe a sé come un panno bagnato e gelido.
L’impatto al
suolo è talmente doloroso che sviene.
“Cosa diavolo
è successo?!” la domanda alleggia
nell’aria mentre i ninja cercano di rialzarsi
doloranti.
“Va tutto
bene?” chiede Iruka “Niente di rotto?”
muove lui stesso braccia e gambe e con
sollievo nota che nonostante la rovinosa caduta sembra stare bene, ma
Kakashi
si tiene il polso della mano, si è spezzato.
Sasuke ha
ripreso a perdere sangue dall’occhio strappato e il suo viso
pallido è tornato
ad essere una cascata sanguigna ma si alza subito guardandosi intorno.
“Dov’è
Naruto?”
Scatta in
piedi ma lo vede poco distante, svenuto e con un preoccupante tagli
alla testa,
nonostante ciò non può fare a meno di prendere un
lungo respiro di sollievo.
Quando era caduto in ginocchio sul Susanoo’ si era spaventato
moltissimo ma
quando il biondo aveva iniziato a divincolarsi a loro che cercavano di
calmarlo
aveva temuto che...
“Dov’è
Yoshi?”
il sussurro spaventato di Sakura lo distrae dal viso sudato
dell’Uzumaki e si
guarda intorno notando che del chuunin amico di Naruto non
c’è nessuna traccia.
“E’
sparito”
dice con affanno Kakashi, la kunoichi è accanto a lui che
cerca di curare il
polso rotto e sussulta quando sente l’affermazione. Sparito.
“Quando lo ha
afferrato alle spalle, un secondo prima che il Susanoo’
scomparisse, lui è...
sparito. Non so come altro spiegarlo, ora capisco i rapporti”.
“Lei lo ha
preso” rabbrividisce la rosa, poi i suoi occhi si fanno
umidi. Iruka spalanca
gli occhi sconvolto.
“Non posso
crederci, era un alunno così diligente in
accademia...” sussurra.
Sasuke sa che
dovrebbe provare qualcosa per la scomparsa del ragazzino ma non ne ha
il tempo,
deve riattivare il Susanoo’ per riprende il viaggio, in
lontananza percepisce il
chakra di Gaara e di altri ninja e non può permettere che li
raggiunga.
Potrebbe farli fuori facilmente ma lo sa, Naruto non vuole questo. Non
immaginava fosse così difficile non uccidere qualcuno.
“Sasuke-kun,
il tuo occhio...” dice Sakura allungando una mano verso di
lui, la scaccia in
malo modo.
“Non ne
abbiamo il tempo, stupida”ringhia raccogliendo attorno a
sé il chakra, solo
che... non riesce ad attivare il susanoo’, non come se non
conoscesse la tecnica
ma come se non esistesse, che fosse uno sforzo inutile. Sbatte la
palpebra sul
rinnegan incredulo.
Quella
figlia di puttana...
A distrarlo
dalla rabbia che gli scorre alla realizzazione di ciò che
è successo è il corpo
di Naruto che si muove a scatti lenti, Iruka si getta subito
sull’allievo per
aiutarlo ad alzarlo.
“Forza, va
tutto bene” dice il sensei cercando di sembrare rassicurante
e al contempo lo
aiuta a mettersi seduto ma quando il biondo apre gli occhi questi sono
scarlatti con la pupilla allungata.
“Sono
io” dice passandosi una mano sulla
faccia “Il moccioso è...
diamine, non
riesco a calmarlo. Ho dovuto metterlo a nanna nella sua stessa mente”.
Sakura sbatte
un paio di volte le palpebre sicura di non star capendo esattamente
cosa stia
succedendo.
“Na-Naruto?”
balbetta.
“Quale?”
aggiunge Sasuke passando una mano sul sangue che gli sporca la guancia.
L’Uzumaki
ruota la testa di lato confuso. “Hm...
quello che è cresciuto con voi?” prova
“Si capisce così?”.
Sakura
spalanca la bocca. “Naruto-kun!” sbraita felice,
perché nonostante tutto non
può non esserlo trovandosi davanti quello... sì,
quello vero insomma. Senza
riuscire a trattenersi gli getta le braccia al collo stringendolo
forte, Dio
quanto le è mancato.
“Sakura-chan...”
esala quello “Mi soffochi,
‘tebayo”
“Waa”
non riesce a trattenersi, è più
forte di lei.
Sasuke si alza
dal suo posto. “che è successo?” chiede
calcolatore, è bello che Naruto sia lì
ma hanno dei ninja alle costole e devono scappare, o combattere. Di
sicuro non
vinceranno con la mossa koala di Sakura.
Staccandosi
dalla ragazza, Naruto lo guarda con quegli occhi scarlatti e sbuffa
offeso. “ehi, teme, puoi evitare di
essere sempre
così distaccato” lo riprende “Tu non
mi dai un abbraccio?” e allarga le braccia.
L’Uchiha
più
che abbracciarlo vorrebbe riempirlo di pugni fino a farlo svenire e
magari,
poi, abbracciarlo e baciarlo. E poi picchiarlo ancora, giusto
perché è davvero
un dobe e tutta quella situazione è solo colpa sua.
“Ti spiego la
situazione” ringhia sommessamente “il Kazekage e un
manipolo di ninja si stanno
dirigendo qui per cancellare la tua esistenza e per cambiare il nostro
cazzo di
presente. Quindi se non ci dici immediatamente cosa cazzo è
successo ti piglio
a sberle io prima che lo facciano loro, chiaro?”
Naruto alza le
mani al cielo e ruota gli occhi. “E
dire
che mi sembravi un minimo addolcito da lì dietro”.
“Sei tu che mi
fai perdere la pazienza”.
“Ti
faccio perdere altre cose. Non so, i
pantaloni, ad esempio”.
“Usura—“
“Avremo tempo
di parlare di pantaloni e dare pacche di bentornato dopo”
li ferma Kakashi prima che la cosa degeneri, Sasuke ha già
assunto una posizione di attacco. Che diamine, si vede che quello
è il Naruto
originale... “Sasuke ha ragione, Naruto. Dicci che
è successo in modo da
reagire di conseguenza”.
Gli occhi del
demone si ombreggiano. “Non lo so
con
esattezza. Improvvisamente la voce di una bambina ha riempito tutti i
nostri
pensieri, era dentro e fuori la nostra testa. Ci impediva di pensare e
tutto si
è fatto così doloroso, per quanto possibile io
sono riuscito a resistere ma il
bambino... lui.... era troppo forte per lui, ho provato a trattenerlo
ma era
spaventato e questa cantilena alzava di volume e non si fermava. Era
troppo. Ha
iniziato a gridare e dimenarsi come se qualcosa lo stesse aggredendo e
Lei ha
cancellato ciò che credeva fosse la causa...”
“Quindi
Yoshi-kun...”
“Sì.”
Sakura si
porta la mano alla bocca e Iruka le appoggia una mano sulla spalla per
farle
forza, Naruto si sente terribilmente in colpa.
“Ho fatto
scambio con lui perché è troppo sconvolto, non
riesce a controllarsi”.
“Hai fatto
bene” dice Kakashi “La situazione sta diventando
davvero cri—“ non termina la
frase che un kunai sbuca tra gli alberi impiantandosi sul tronco al
quale
l’ex-Hokage si era appoggiato.
“Sono
arrivati” sbraita Sasuke estraendo Kusanagi
“Merda”.
Si alza anche
Naruto posizionandosi al suo fianco, Sakura li guarda socchiudendo gli
occhi
verdi, un piccolo sorriso sul viso rotondo e pensa che è
giusto così, perché la
vita tenta in continuazione di dividerli? È giusto
così, non c’è nulla di
sbagliato.
Sarebbe dovuto
essere sempre così.
“Stattene
buono, moccioso” lo riprende Sasuke.
“O-i,
solo perché ho il corpo in formatto
ridotto sono sempre pronto a fare il culo a qualche nemico”.
“Anche se si
trattasse di qualche shinobi della foglia e di Gaara?” chiede
impassibile. Il
biondo stringe i denti e piega le labbra verso il basso, Sasuke si
limita a
sospiro.
“Sta’
indietro, dobe”.
Non lo
ascolta.
Degli shuriken
si dirigono verso Sakura ma prontamente la kunoichi salta con un
svolazzo di
capelli rosa atterrando affianco a Naruto.
“Dire che sono
in dieci” constatò.
“Piuttosto
numerosi” considerò Iruka estraendo anche lui
un’arma.
“Ci stanno
circondando” aggiunse Kakashi staccando il kunai conficcato
nella corteccia.
“Questo lo prendo io”.
Naruto fa un
passo in avanti stringendo le mani in pugno e grida verso gli alberi
circostanti, verso al chakra che percepisce. “Gaara,
smettiamola con questa
farsa. Ragioniamo”.
“Hai
ragione”
risponde la voce dell’amico e dall’ombra inizia a
intravedere i lineamenti
dello shinobi di Suna che si avvicina con passo lento e calcolato,
tiene le
braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso su di lui.
“Finiamola con questa
farsa”.
Naruto stringe
i pugni e assottiglia lo sguardo demoniaco.
Gaara inclina
la testa. “Sei tu? Quello morto?”
“Non sono
morto” precisa.
“Dovresti”.
Sasuke mostra
la lama della katana con fare minaccioso e per la prima volta si
maledice per
essersi strappato lo sharingan, nonostante tutti quegli anni non si
è mai
davvero allenato a controllare il rinnegan, riusciva solo ad attivare
il
Susanoo’ con quello ma adesso è inutile,
ciò che servirebbe è un forte
amaterasu per ricavare una via di fuga.
Sasuke Uchiha
che medita una via di fuga al posto di una strage sanguinosa, ironico.
Il
dobe ha ragione, mi sono rammollito.
Nel frattempo
Gaara apre le mani mostrando i palmi al cielo, le labbra sono piegate
verso il
basso e gli occhi di ghiaccio sembrano attraversati da miliardi di
crepe. Se
anche ci fosse stata una soluzione alternativa, questa è
sparita. Ormai lo ha
trovato, il cielo si è spaccato e i due mondi stanno entrano
a contatto, tutti
rischia di svanire.
Mi
dispiace...
Para una mano
davanti a sé e subito la sabbia si agglomera compatta pronta
trafiggerli,
Sasuke la taglia con la lama di kusanagi e Naruto circonda
sé stesso e i
compagni con il manto del demone polverizzando la sabbia. Il rosso alza
l’altra
mano, è così strano riprendere a combattere
contro il suo primo amico, è una
morsa dolora che potrebbe spezzarlo da un momento all’alto.
Mi dispiace...
Il seconda
attacco è mirato alle loro gambe e Sakura abbatte uno dei
suoi poderosi pugni
per frantumare la sabbia mentre gli altri ninja saltano sul posto,
Kakashi ne
approfitta per saltare sul ramo di un albero e stanare uno degli altri
shinobi,
Sasuke invece prova ad usare il rinnegan contro Gaara ma la sua
barriera
assoluta è... be’, assoluta.
“Gaara,
c’è un
altro modo!” prova intanto Naruto, non ha intenzione di
attaccare, si difende
solamente. Due shinobi nemici saltano fuori dal fogliami diretti al
biondo ma
Sakura ne mette fuori combattimento uno scagliando un calcio e
l’altro lo
stordisce lasciando a Iruka il compito di finirlo.
“Tutto questo
è ridicolo” continua il biondo
“Dattebayo!”
Sasuke
percepisce un altro shinobi e lo attacca ma allo stesso tempo si
accorge in uno
shuriken gigante uscire dal fogliame verso la schiena
dell’Uzumaki che
ovviamente è troppo impegnato nel tentativo di far ragionare
l’avversario che
accorgersi di quello che succede attorno. Trafigge
l’avversario schizzando
sangue e con un salto cerca di raggiungere Naruto ma si accorge, con
agghiacciante orrore, che non può farcela in tempo.
“NARUTO!”
grida, improvvisamente gli sembra solo l’ennesimo, merdoso,
déjà-vu.
È
un déjà-vu.
Quando Naruto
riapre gli occhi dopo aver sbattuto il mento sull’erba si
accorge del sangue
che gli cola tra i capelli e della pressione sulla sua schiena, ma non
sente
nessun dolore.
Qualcuno
tossisce sopra di lui e i capelli si bagnano ancor di più di
sangue
appiccicandosi sulla sua fronte, gli temano le mani e ha paura a
girarsi ma lo
fa, non sa quel istinto lo porti a voltarsi trovandosi le braccia ai
lati del
corpo e il viso di Iruka sopra di lui, ma ciò che lo fa
tremare è una punta
dello shuriken che esce dal petto del maestro.
Sasuke respira
affannosamente, il castano ha fatto in tempo, è riuscito a
intercettare
l’attacco prendendolo, però, al suo posto.
Naruto
spalanca gli occhi incredulo, del sangue cola dalle labbra del maestro
e...
e...
“Sensei’”
esala
incredulo mentre le macchie vermiglie gli macchiano il viso, il corpo e
i
capelli ma non ci fa caso, la pupilla allungata ridotta a una fessura.
Iruka fa un
sorriso mentre socchiude gli occhi lacrimosi per il dolore, tossisce
sommessamente, il corpo dell’adulto è scosso dai
fremiti e dallo sforzo. “Va
tutto bene” lo tranquillizza ma no, non va bene per niente,
cos’è questo
sangue, cos’è questa ferita? Il metalli macchiato
che esce dal centro del tuo
petto non ci dovrebbe essere, come fa ad andare tutto bene?
“Sensei”
non
può crederci, semplicemente non vuole realizzarlo
perché è semplicemente
sbagliato, tutta questa storia è dannatamente sbagliata.
Servirebbe riavvolgere
il nastro come in una vecchia videocassetta e rifare la scena, il
regista della
vita non si è accorto che c’è una cosa
fuori dal copione?
“Naru-to”
la
voce spezzata del maestro lo potrebbe spezzare in qualsiasi momento
“Mi dispiace
solo di non averti offerto... quell’ultima ciotola di
ram—“ Le palpebre si
abbassano per l’eccessivo sforzo e le braccia hanno un ultimo
tremito prima di
non reggere più il corpo e Naruto alza le sue di braccia per
afferrarlo, lo
stringe pressando le mani sulla schiena dello shinobi, non respira
più, non
sente più nessun battito, è terribile. Stringe
con gli occhi sbarrati e guarda
l’alba colorare il cielo, un nuovo giorno, perché?
Perché il mondo sta andando
avanti, perché il sole sta salendo nel cielo? Non si sono
accorti che... lui...
è—
“Iruka-sense’”
un singhiozzo esce dalle sue labbra mentre al posto del cielo compare
davanti
ai suoi occhi tutte le volte che non era mai stato solo
perché c’era lui, ancor
prima di Sasuke, Sakura o Kakashi c’era Iruka a spronarlo e a
rincorrerlo per
le sue marachelle.
C’è
sempre
stato lui prima.
Il rumore dei
battuti del suo cuore aumentano fino a dargli l’illusione che
anche nel corpo
freddo del maestro ci sia ancora un cuore funzionante, ma è
appunto solo un
illusione e tutto si colora di rosso.
E la rabbia
sale.
NDA.
Waaaa, alla
fine lo ho fatto davvero, l’ho ucciso davvero T_T
dall’inizio era indecisa se
farlo o no, perché la cosa mi destabilizza, uccidere Iruka
è un crimine, quindi
care scrittrici che passano per di qua, NON AZZARDATEVI A FARLO!
(Mi chiamavano
la signora Coerenza)
A parte gli
scherzi, quest’ultima parte è stata davvero un
parto perché non sono ancora del
tutto sicura se aver fatto o no la cosa giusta ma... è
necessario. E forse ci
arrivate anche voi perché.
Come il fatto
che io abbia fatto perdere l’occhio a Sasuke nonostante io
non sappia nulla sul
rinnegan (me ignorante), ha un motivo. E
finalmente avete capito perché della scena con Hinata
qualche parte fa xD
Un ultima
cosa, poi vi mollo: ricordate che capitoli addietro avevo scritto di
dover dire
una cosa importante ma che non la ricordavo?
Mi è venuta in
mente *coriandoli*
Alcuni
dettagli della storia, specialmente sul Bambino e l’Uchiha e
altre cosucce del
prossimo e ultimo capitolo, sono riconducibili a un manga che ho tipo
letto
cento, mille, volte: Pandora Hearts. Dire che è bellissimo,
disegnato da Dio e
geniale è poco. Se non lo avete mai fatto, leggetelo,
c’è un sacco di yaoi
(Elleo, Breim e Ozbert shippers a rapporto!) Comunque, sì.
Era questo che
dovevo dire, certe cose non sono proprio farina del mio sacco.
E sì, diamine
era una cosa importante e non posso credere di averlo dimenticato sul
serio. Ringrazio
la ragazza che con la sua recensione mi ha fatto tornare la memoria xD
Per il resto,
a presto! Come al solito le critiche sono sempre ben accette come le
vostre
considerazioni e supposizioni. Sono curiosa di sapere cosa pensate
succeda,
cosa facciano alla fine insomma. Io lo ho scritto e non è
nemmeno tanto
nascosto ^^
Adesso basta
con gli spoiler xD
V.
|
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Capitolo 8 *** Parte VIII ***
Kyūbiko no ko
Il
bambino della volpe a
nove code
**
Sakura
rabbrividisce mentre vede il corpo di Naruto trasformarsi, riempirsi di
luce
malvagia, sa cosa sta succedendo, lo ha visto molte volte purtroppo,
solo...
non immaginava che potesse accadere anche adesso che è il
Kyuubi a tutti gli
effetti.
Il chakra
della volpe lo avvolge mentre un ringhio animale esce dalla bocca del
biondo, del pelo
rossiccio inizia a
crescere dalla sua pelle mentre tra i capelli fanno capolino delle
lunghe
orecchie e i canini si allungano. Le code crescono una per una fino a
quando
Naruto non si trasforma a tutti gli effetti nella forma di Kurama.
Si lancia sul
ninja che ha tentato di pugnalarlo alle spalle fracassandogli il cranio
con una
zampata, e poi ruggisce ancora lanciandosi verso Gaara.
“Oh no,
Naruto!” lo chiama Sakura cercando di raggiungerlo, gli occhi
sbarrati dal
terrore “Fermati!”
Ma a
raggiungerlo per primo è Sasuke che si getta sulla volpe con
tutta la propria
forza maledicendosi per non avere più lo sharingan,
così non può controllare il
Kyuubi. Gaara alza le braccia per sferrare un attacco e allora Sakura
cambia la
sua direzione scagliandogli un pugno sulla spalla. “Shannaro!”
Kakashi tiene
impegnati gli altri ninja mentre Sasuke cerca di calmare Naruto o a
fermarlo
prima che distrugga tutta la foresta.
“Torna in
te!”
gli grida cercando di non farsi ammazzare “Torna in
te!” ripete. Ogni attacco è
una fitta dolorosa nel cuore dell’Uchiha che riesce a
percepire tutta la
confusione che alberga in quello del biondo in preda alla rabbia, al
dolore e a
tutti quegli eventi. Lo colpisce ancora chiamandolo forte cercando di
collegarsi a lui, di provare a creare quel legame che
l’Uzumaki era sempre
riuscito a forgiare nei loro scontri portandolo via dal proprio dolore.
Ora è
il suo turno, non può fallire.
Ho paura, Sas’ke.
Lo
so, lo so, stupida testa quadra. Ma ci sono io!
Ho paura.
Non
lasciarti sopraffare. Ci sono io con te!
Ci
sono io con te!
“Sasuke!”
grida Sakura quando una zampata del kyuubi lo colpisce facendolo
scontrare
contro un albero, cerca di correre verso di lui ma Gaara ne approfitta
per
colpirla. Grazie al cielo compare provvidenzialmente Kakashi che blocca
l’attacco del rosso.
Naruto si
dibatte, abbatte gli alberi con le sue lunghe code e ringhia come preso
da un
dolore interno che lo corrode pezzo per pezzo in una lentezza
estenuante.
Lentamente la luce riavvolge il corpo della volpe che inizia a correre
fra gli
alberi sradicandoli ma diventa sempre più piccola fino a
riprendere la forma
umanoide di Naruto che non si ferma, continua a correre lasciando che
l’aurea
di chakra che lo circonda distrugga ogni cosa.
Sasuke fa per
alzarsi ma la gamba gli cede, allora grida verso Sakura.
“Seguilo, stupida!
Seguilo!”
La kunoichi
pare ridestarsi e guarda verso il moro.
“Sas—“
“SEGUILO!”
grida quello rabbioso “Vi raggiungo subito!”
Sakura inizia
a correre verso Naruto chiamandolo lasciandosi alle spalle i rumori
della
battaglia, si disfa del ninja che cerca di fermarla con un solo colpo e
prosegue seguendo la scia di distruzione lasciata dal biondo.
Naruto corre,
corre verso la voce che lo chiama sperando che gli possa offrire un
po’ di
pace, dei globuli di luce iniziano a danzare davanti a lui formando un
sentiero
mentre quella dolce canzone gli accarezza il cuore, pare lenirgli ogni
ferita.
Dentro di sé
sente Kurama ruggire qualcosa, ma Naruto è sordo, gli occhi
blu sono persi a
seguire questo sentiero.
Ormai non ha
più senso. Haatta. Yoshi. Iruka. Sono morti. Non ha
più senso. Nulla ha senso
in questa stupida favola, singhiozza ignorando la voce della Kunoichi
che lo
chiama. Vuole solo andare via, sparire. Vuole un po’ di pace.
La luce lo
porta davanti a una porta, è sospesa in aria, i cardini
ancorati alla realtà ed
è chiusa ma è da lì che viene quella
dolce voce piena di promessa lo sa.
“Naruto!”
esala Sakura raggiungendolo e quando vede la porta sobbalza,
è semplice, di
legno con una maniglia dorata ma riesce a percepirne l’aura
malvagia.
Uzumaki la
guarda ipnotizzato, appoggia la mano sulla maniglia e la spalanca.
**
Sasuke ruota
il polso colpendo con il piatto della lama lo scudo di sabbia,
approfitta del
contraccolpo per girarsi e colpire un fianco di Gaara ancor prima che
possa
trovare una difesa, il Kazekage indietreggia piegandosi in avanti e
abbassa la
testa per evitare il conseguente pugno. Saltella all’indietro
mettendo più
distanza possibile con l’ex-nuniken. Sale sul ramo di un
albero con il fiatone,
il petto che si alza e abbassa velocemente.
Lancia uno
sguardo in basso dove Sasuke lo guarda in cagnesco, il viso una cascata
di
sangue. Kakashi è impegnato in un combattimento poco
distante.
“GAARA!”
grida
l’Uchiha “Lo sai che c’è un
altro modo!”
“No!”
grida a
sua volta il rosso “Se facessimo qualcosa adesso non
cambierebbe nulla. Se non
estirpiamo il problema dalla radici non cambierà
nulla!”
“Però
cambiare
il passato per cancellare tutto quello che è successo
fin’ora è sbagliato!”
sbotta serrando la presa sulla katana,
si accuccia pronto a balzare e ringhia “E anche se non lo
fosse, non lo posso
accettare!”
“Allora
muori!” grida Gaara ormai colmo di esasperazione, ha perso
così tanto sangue
che gli gira la testa, non riesce più a ragionare
lucidamente. Tutto è così
confuso. Si sposta dal ramo un secondo prima che Sasuke abbatti la
spada di
kusanagi con una violenza tale da tranciare il legno, velocemente
compone dei
sigilli con le dita mentre la sabbia prende anch’essa
l’aspetto di un’arma, un
lungo e massiccio spadone. Lo impugna con entrambe le mani brandendo un
colpo
verso il moro, l’Uchiha evita l’affondo inarcando
la schiena e prova a calcare
verso l’addome dell’avversario il quale blocca il
colpo con l’avambraccio. Il
contraccolpo li fa balzare entrambi lontano. Con un sibilo Sasuke porta
il
polso al viso per togliere il sangue che gli impedisce la vista, ancora
una
volta rimpiange lo sharingan. Gaara approfitta dell’attimo di
esitazione del
ninja della foglia per gettarsi all’attacco, si piega sulle
ginocchia e balza
tendendo la spada di sabbia. Sasuke ringhia, non può usare
il rinnegan, non
riesce ancora a controllarne la potenza, finirebbe per ucciderlo.
Ma
non sarebbe meglio? Non posso fermare
Gaara con le mezze misure. Devo ucciderlo...
Spalanca l’unico
occhio iniziando ad accumulare chakra ma qualcosa, un corpo, lo
ghermisce
trascinandolo lontano dalla traiettoria del Kazekage e perde il
controllo
sull’energia. Sbatte la testa a terra e l’aria esce
bruscamente dalle sue
labbra, sopra di lui Kakashi-sensei lo guarda con impazienza.
“Non fare cose
di cui potresti pentirti!” ringhia l’ex Hokage
appena in tempo per fermare un
kunai diretto verso di loro. Ormai sono rimasti in due contro il
manipolo di
shinobi mandati per fermarli, il corpo di Iruka giace ancora in mezzo
alla
battaglia.
Sasuke
annuisce confuso rialzandosi, Gaara è a qualche metro di
distanza da loro e li
guarda con gli occhi sbarrati, folli, esasperati.
“Perché
state
facendo così tanto per fermarmi?!”
L’Uchiha lo
guarda dritto negli occhi mentre si pulisce per l’ennesima
volta il viso dal
sangue che imperterrito continua a colare.
“Devo compiere
il mio dovere!” continua a gridare Gaara “Devo fare
ciò che è giusto!”
“Smettila!”
dice con voce ferma Sasuke “Lo sai perché. Tu...
tu non vuoi davvero cambiare
il passato. Non vuoi uccidere il tuo primo amico. Nel tuo
cuore...”
“DEVO
FARE CIO’
CHE E’ GIUSTO!”
“...speri che
qualcuno più forte di te riesca fermarti!”
Silenzio.
Gaara spalanca
la bocca incapace di respirare. Non
è
vero.
Io
voglio solo proteggere ciò che amo.
Io
amo questo mondo.
È
Naruto che me lo ha fatto amare.
Devo
permettere a questo mondo di vivere senza
dolore.
Devo...
“ADESSO
BASTA!”
grida con la gola in fiamme, serra gli occhi
lasciando che tutto il suo potere affluisca fuori di lui, che allontani
quelle
parole che fanno così male.
**
“Naru-to...”
trema Sakura “Non fa-farlo” sussurra sentendo le
lacrime bagnarle il volto.
Lui è ancora
immobile,
non si è ancora mossa, la mano appoggiata alla maniglia
della porta spalancata
a fissare il nulla oltre di essa. Resta fermo in quella posizione per
quelli
che sembrano secoli, Sakura cade in ginocchia e allunga una mano ad
afferrare
un lembo della sua giacca distrutta.
“Non
andare”
lo supplica con il viso arrossato dal pianto. Il potere che sente
provenire da
oltre quella porta è immenso e non riesce a smettere di
tremare, le fa provare
una paura incredibile.
Poi, il biondo
muove un passo verso l’abisso nero, senza una parola, senza
un respiro, lo fa e
basta come se fosse attratto da una calamita.
E Sakura cade
con lui nel baratro senza fondo.
**
Il mondo
inizia a disfarsi, come le tessere di un puzzle. Kakashi fatica a
mantenere il
controllo sul terreno mentre questo trema e intere parti iniziano a
sparire, a
distorcersi e al centro di tutto Gaara, con lo sguardo basso e la spada
di
sabbia che inizia a sciogliersi tra le sue mani.
Sasuke ringhia
cercando di aumentare la presa sul terreno ma il ninja di Suna sembra
aver
perso ogni interessa per loro perché volta la schiena
iniziando a camminare
verso una macchia di luce che sta cancellando le cose circostanti.
“Gaara!”
lo
chiama l’Uchiha cercando di balzare verso di lui per fermarlo
ma gli altri ninja
rimasti fedeli al Kazekage sbarrano loro la strada intenzionati a fare
il loro
dovere fino alla fine. Sasuke ne scavalca uno mentre Kakashi blocca gli
altri.
“Va!”
gli
grida “Seguilo e fa quello che devi fare. A loro ci penso
io” garantisce.
Sasuke distoglie
lo sguardo annuendo e raggiunge il rosso immergendosi nella luce bianca
un
secondo prima che sparisca.
L’Hatake tira
un sospiro di sollievo, il mondo ha smesso di tremare, e si concentra
sui ninja
rimasti.
“Ci dispiace,
Hokage” dice uno di quelli estraendo degli shuriken.
“Anche a
me”
sussurra allora prima di iniziare ad attaccarli. Cerca di non
ucciderli, di
mandarli solo k.o. e si sforza non pensare al fatto che sta combattendo
contro
dei suoi sottoposti. Ex-sottoposti. Ormai, ha abbandonato il titolo di
Hokage
per un desiderio personale ed egoistico.
Che
egoisti, lo siamo tutti. Pensa evitando e lanciando
a sua volta attacchi, la stanchezza inizia a dolergli i muscoli, la
vista
sfuoca e il sangue lo inzuppa completamente. Scavalca il corpo morto di
Iruka
facendo cadere un altro degli avversari, ormai nei restano due. Uno lo
abbatte
con un calcio alla mascella ma l’altro è
più in gamba e scappa a tutti i suoi
attacchi senza risparmiarsi colpi.
Ormai il
vecchio ninja è senza fiato e a corto di chakra.
Non
ci sono più abituato, pensa con ironico
rimprovero mentre l’avversario si nasconde fra il fogliame.
Si afferra il polso
con una mano concentrando quella poca energia che gli è
rimasta e subito l’aria
viene invasa dal suono stridenti di mille falchi, delle scariche
elettriche
attraversano la sua mano. Del sudore cola lungo il suo viso
mescolandosi al
sangue.
Il ninja
avversario cerca di coglierlo di sorpresa da dietro con un kunai ma
l’Hatake
coglie il movimento e si gira colpendo il nemico alla spalla con la
scarica di
fulmini con forza. Quello sputa sangue mentre i suoi occhi si allargano
per la
consapevolezza di aver fallito.
Non
hai fallito,
geme in silenzio Kakashi quando il corpo si
affloscia esamine e lo lascia cadere a terra. Si porta una mano
all’addome che
si sta progressivamente macchiando di rosso dove la lama del kunai si
è
conficcata nella sua carne. Stringe il manico con le dita mentre sente
la forza
abbandonarlo definitivamente e cade in ginocchio estraendolo.
È un dolore
lancinante. Si affloscia a terra volgendo lo sguardo verso il cielo, il
sole è
ormai sorto e sente male ovunque, è insopportabile. In
lontananza, come da un
altro luogo, riesce a sentire le voci di Obito e Rin che lo chiamano
concitate.
Kakashi. Kakashi. Kakashi. Chiude
gli
occhi proprio quando vede la mano del suo vecchio migliore amico
tendersi verso
di lui.
“Ti stavamo
aspettando” dice il fantasma.
**
Un porticato.
Un cane dal pelo fulvo. Un fiume. Gli occhi dolci di sua madre e poi
quelli di
Itachi. Dei campanellini appesi a una cintura. Specchi.
“Sas’ke!”. Il
nascondiglio di Orochimaru. Il suo copri fronte scheggiato. Due occhi
blu. I
tetti del villaggio. Le armi di suo padre. Naruto. Un cestino del
pranzo. Una
maschera.
Questi
sono i miei ricordi. Si accorge Sasuke. Gli
vorticano attorno come se fosse un ciclone e lui al centro esatto, nel
punto di
quiete. Non riesce che a scorgersi che pochi particolari, attimi
preziosi e
pochi.
Poi vede terre
che non ha mai visto, ragazzi tenersi per mano, guerre, orrori, fiori,
foreste
fitte e pianure sconfinate, regge, ancora guerre e persone baciarsi.
Questi
sono i ricordi del mondo. Ricorda una voce lontana
che gli dice che l’Altra Parte registra tutto ciò
che accade nel loro mondo, ne
conserva le memorie.
Continua a
precipitare giù mentre sente la pelle sciogliersi dalle sue
ossa, i vestiti
farsi a brandelli, è un pressione, una forza così
forte da distruggerlo,
trattiene un grido di dolore fra le labbra mentre si sente perdere fra
le
memorie del mondo .
“Sas’kee!”
è
un grido e il suo occhio riesce a scorgere nel ciclone di ricordi
Naruto, il suo Naruto, quando
ancora portava la
tuta arancione con il colletto bianco e si metteva nei guai durante le
missioni, il copri fronte scintilla colpito da un raggio di sole e il
sorriso
del biondo si accentua mentre socchiude gli occhi, tende una mano verso
di lui
come se potesse vederlo. Sasuke vorrebbe davvero crederlo, allora tende
la mano
verso quella dell’amico, in alcuni punti la pelle si
è completamente strappata
lasciando intravedere i muscoli e le ossa.
Una forza
incontrollabile sembra trascinarlo verso l’immagine del
biondo, afferra quella
mano e Naruto sorride, ancora, mentre la sua figura svanisce diventando
incorporea come un ricordo dimenticato, poi tutto diventa nero e perde
la percezione
di ogni cosa, si ritrova a stringere aria e scivola via, precipita
nell’Oscurità dell’Oblio.
Quando si
schianta a terra sente il rumore preoccupante di qualcosa che si spezza
e il
suo corpo geme dal dolore. La vista torna lentamente insieme alla
consapevolezza
di essere caduto su qualcosa di morbido e bagnato, sta guardando il
cielo
grigio e dei fiocchi di neve gli danzano precipitando sul suo viso.
Tenta di
alzarsi, dolorante, e sente una fitta partire dalla spalla incendiargli i nervi come
se stesse prendendo
fuoco, soffoca un ringhio di dolore e sbatte ripetutamente
l’occhio cercando di
scacciare i puntini neri agli angoli della vista.
Si trova in un
piccolo spazio aperto fra alti alberi bianchi, la neve sembra aver
sommerso
ogni cosa e sente il freddo infilarsi fin dentro le ossa. Si volta
vedendo la
schiena tremante di Gaara davanti a lui, la neve inizia già
a spolverargli di
bianco le spalle. Sta respirando velocemente e tra le mani ha ripreso
forma la
spada di sabbia.
Poi, dagli
alberi, compare un bambino di otto anni; Sasuke spalanca
l’occhio, il bambino
indossa una veste leggera nonostante il freddo glaciale e hai capelli
biondi
completamente zuppi dalla neve, il viso rotondo ha dei graffi paralleli
sulle
guance e i suoi occhi sono rossi dalle pupille allungate, come quelle
di un
demone. Il sorriso su quel volto infantile scompare immediatamente
appena nota
le due figure adulte e si avvicina tranquillamente privo di paura
nonostante la
spada minacciosa che il rosso tiene tra le mani e il moro sia
completamente
zuppo di sangue.
Gaara si
irrigidisce come se si sia ripreso solo adesso dallo shock di veder
spuntare
quel Naruto dagli alberi.
“Signori”
dice
quello gentilmente “Non dovreste restare qui”
È un attimo,
Sasuke non ha nemmeno il tempo di gridare e urlare qualcosa. Gaara
solleva
spalla mentre un sigillo si forma sulla lama.
**
Naruto vede
della polvere dorata danzare davanti ai suoi occhi quando li apre
sbattendo
leggermente le palpebre e si accorge che emanare quella luce dorata
è il suo
corpo. Non riesce a muoversi, ma la sua mente viene invasa da delle
risate, è
sicuro di conoscerle, voleva bene a chi appartenevano queste voci?
Tempo fa
rideva sempre con quelle persone, solo... perché non riesce
a ricordarle? La
luce dorata è accecante, tenta di chiudere gli occhi ma un
urlo lo scuote.
“NARUTO!
SVEGLIATI!”
Spalanca gli
occhi mentre ogni cosa, ogni ricordo combacia al suo posto e ricorda
quelle
risate, si alza di scatto sentendo un giramento di testa ma lo ignora.
È buio,
il luogo in cui si trova è buio, solo piccole luci danzano
nell’aria come
fuochi fatui. Davanti a lui c’è Sakura, ferita ma
viva, piegata in posizione di
attacco a difenderlo con la sua presenza, ha il fiato affannato ma non
trema,
c’è decisione della sua posa.
Sbircia fra le
gambe il nemico dal quale la kunoichi sembra volerlo difendere,
c’è una luce
bianca, non è accecante ma opaca e al suo interno riesce a
intravedere la
figura di una donna pallida da dei lunghi capelli e delle strane
orecchie da
coniglio sul capo, sulla fronte aperto c’è un
terzo occhio.
La
Coscienza...
la riconosce.
Un fascio di
luce bianca sembra compattarsi per colpire la donna dai capelli rosa ma
quella
la trancia di netto con un kunai come se fosse materiale.
“Sakura!”
grida spaventato.
“Naruto! Ti
sei svegliato!” dice con tono sollevato senza arrischiargli a
lanciargli un
occhiata per non essere presa di sorpresa.
Bambino! Una voce più dolce,
cantilenata, si sovrappone a
quella di Haruno spegnendola. Bambino,
finalmente ti ho trovato! Finalmente sei tornato da me, mi sei mancato
così
tanto...
La donna
dentro la luce allunga una mano verso di lui.
Vieni
Bambino, vieni. Diventiamo una cosa sola... in
questo modo starai meglio....
“TACI!”
grida
più forte Sakura con tutto il fiato che le è
rimasto in gola “LUI E’ UNO DEI
MIEI PREZIOSI COMPAGNI, NON TI PERMETTERO’ DI FARNE
Ciò CHE VUOI!”
“Sakura...”
“Non avere
paura, Sasuke-kun sta arrivando”
Sasuke? chi è
Sasuke? chiede la Coscienza. Nessuno può arrivare qui, solo
Bambino, è un caso
che tu sia riuscita ad attraversare la Porta... se resterai ancora a
lungo in
questo luogo verrai distrutta.
“Sasuke sta
arrivando!” ripete la kunoichi “Non ho dubbi! E per
allora, io proteggero
Naruto!” sbraita stringendo una mano a pugno.
Tu..?
Ridacchia l’essere. Ma tu sei debole, tu non puoi fare
nulla... sei inutile.
Sakura stringe
i denti e socchiude gli occhi conscia che quella creatura di puro
chakra ha
ragione... lei è solo un ninja medico, non è mai
stata all’altezza dei sue due
compagni che la hanno sempre difesa, non ha saputo fermare Sasuke...
tutto
quello che ha fatto è stato piangere mandando avanti gli
altri. Come può solo
pensare di poter proteggere Naruto da quella potenza?
“Shannaro!”
Il
suo pugno colpì il
macigno di roccia che gli stava davanti, si formò una crepa,
poi un’altra e
infine si sbriciolò sotto la forza usata dalla kunoichi. La
ragazzina si passò
una mano sulla fronte e fece un piccolo sorriso di vittoria mentre
posava lo
sguardo sul macigno successivo pronto a fare la fine del primo. Questo
era più
grosso e duro ma ce l’avrebbe fatta lo stesso a polverizzarlo.
Preparò
il pugno e poi lo
schiantò con tutta la forza che aveva verso la roccia
tentando di liberare il
chakra al momento giusto.
“Shanna-ro!”
gridò per lo
sforzo ma sul macigno di formò una sola crepa e il masso non
si distrusse, si
ammaccò solamente. Sospirò affranta, non aveva
controllato abbastanza bene il
chakra.
“Sono
felice di non essere
quei sassi” una voce beffarda e attutita la fece sobbalzare
riprendendosi dalla
commiserazione e alzò lo sguardo incontrando
l’occhio pigro di Kakashi-sensei
seduto sul ramo dell’albero vicino.
“Sense’!”
gridò felice
mentre il ninja copia scendeva con un balzo mettendo un segno fra le
pagine del
libro che leggeva.
“Stai
migliorando molto”
constatò fissando le briciole dei sassi che aveva
già provveduto ad eliminare.
A quelle parole il volto della kunoichi si adombrò.
“Purtroppo
non è ancora
abbastanza...” sussurrò abbassando lo sguardo
affranta. Naruto era a girovagare
chissà dove con quel Sannin ad apprendere tecniche pazzesche
e
Sasuke-kun...strinse i pugni cercando di trattenere la tristezza. Lei
era
ancora così debole...
“Su
con il morale” Kakashi
posò una mano sulla sua spalla facendola sobbalzare e si
avvicinò al suo viso
per farle un sorriso sotto la mascherina. “Vedrai che ci
riuscirai” aggiunse
come se avesse letto nella sua mente. La kunoichi spalancò
gli occhi verdi e un
sorriso grato fece capolino sulle suo labbra.
“Io
credo nella tua forza”
continuò il maestro accarezzandogli i capelli rosa sulla
testa.
Sbatte le
palpebre per scacciare quel ricordo ma ora un’improvvisa
risolutezza arde nel
suo petto al pensiero della leggera carezza di Kakashi-sensei, colui
che
l’aveva sempre spinta ad inseguire Sasuke e Naruto e che non
le aveva mai
permesso di restare indietro, colui che l’aveva sempre difesa
e consolata. Lui
aveva creduto nella sua forza dandole una fiducia incondizionata, ora
è il
momento di far capire al maestro che non si sbagliava. È il
momento di
proteggere i suoi compagni di squadra.
“Non
importa!”
risponde contro le insinuazioni della Coscienza “Naruto
è il mio compagno, il
mio amico e una ninja della foglia. Non lo abbandonerò mai.
E questo perché...”
un sorriso fa capolino sulle sue labbra “...amare i miei
compagni è il mio
nindo!”
Naruto
spalanca gli occhi blu mentre una sensazione di gratitudine si mischia
alla
paura, alla disperazione al dolore e alla confusione (è
talmente confuso che
non riesce nemmeno a capire chi dei due Naruto sia) e quel sentimento
è
talmente forte che gli schiarisce la mente, ora ogni cosa torna davvero
al suo
posto davanti alla sua risolutezza della compagna e lo fa alzare e con
passo
deciso si mette al fianco della donna afferrandole la mano.
“Neh, e sai
qual è il mio?” bercia gonfiando il petto
“Credere in me stesso sempre e
comunque, non arrendermi mai! E ora voglio pure credere in
Sakura-chan!”
Tu...
ridammi il mio Bambino, dammi il mio unico... inizia a strillare la
Coscienza mentre la luce aumenta fino ad accecarlo. Lo rivoglio, ho
bisogno di
lui... Lasciamelo!
Poi sembra
riprendere lucidità. Potrai venire anche tu... se anche tu
vuoi bene a Bambino
allora verrai anche tu con noi...
Dei fili di
luce iniziano a strisciare lungo il corpo di Naruto partendo dalle
braccia, la
Kunoichi cerca di intervenire subito tagliandoli e scacciandoli con il
kunai
che tiene in mano ma ogni volta che sfiora quella luce la sua pelle
inizia a
bruciare riempiendosi di vesciche ed ustioni.
“Sakura-chan!”
grida Naruto cercando di aiutarla.
Vieni con me
Naruto Uzumaki... vieni con il mio Bambino...
“Basta!”
grida
allora ilo biondo “Anche se cerci di prendermi non riuscirai
mai ad avere
Bambino! Non ti accorgi che la sua anima è
incompleta?!”
Io
troverò l’ultimo pezzo... lo troverò...
“Ma
così
distruggerai il mondo!” strilla Sakura.
Non mi
interessa il vostro stupido mondo!
“Ma a Bambino
sì!” continua imperterrito Naruto cercando di
liberarsi da quelle catene di
luce “Lui lo amava!”
Ma attraverso
la luce opaca riesce a vere gli occhi della Coscienza spalancati come
persi in
ricordi lontani, sono completamente folli.
No, io non voglio essere
sola. Ancora... ancora... sono sola...
....
Una
strana luce iniziò a
nascere nell’oscurità.
Cos’è?
La
luce iniziò a prendere
forma.
Scusa, mi correggo...Chi
sei?
Il
volto di un bambino
sorridente iniziò a squarciare
l’Oscurità con la propria luce.
La Coscienza
stringe le braccia attorno al proprio corpo di luce spenta mente Naruto
inizia
ad essere trascinato verso di lei.
Bambino...
Bambino...
Bam – bi
– no
–
La luce
improvvisamente aumenta e Sakura si sente scacciare via mentre una voce
grida
crudele. Non intrometterti.
**
Il bambino
maledetto è davanti Gaara che lo guarda, lo guarda con un
sorriso privo di
paura e sembra scrutarlo fin dentro l’anima con quegli occhi
da demone...
Il Kazekage si
sente spezzare mentre alza la spada pronto a colpirlo , fa un passo
verso di
lui mentre la sua espressione vacua si rompe e inizia a deformarsi in
preda a
un dolore insostenibile. Sente l’Uchiha gridare qualcosa
dietro di lui, non
immaginava che riuscisse a seguirlo, deve essere tutto merito del
Rinnegan...
Il bambino lo
guarda ancora, ora confuso ma poi fa un altro sorriso privo di
cattiveria, è lo
stesso sorriso di Naruto...
“Perché riesci
a fare così
tanto per gli altri?!”
“Perché
sono coloro che mi
hanno salvato dall’inferno della solitudine...e hanno dato un
senso alla mia
esistenza”
La sua mano ha
un fremito a quel ricordo, il suo cuore smette letteralmente di battere
nel suo
petto, totalmente oppresso.
Tu
mi hai dato un senso...
Il bambino
continua a guardarlo e a sorridere, la presa sulla spada scivola e si
dissolve
in sabbia mentre Gaara, sconfitto, cade sulle ginocchia, il volto una
maschera
di lacrime.
“Hai
ragio-ne”
singhiozza “Non posso... uccidere... Na-ruto-o”.
Piange, piange
come un bambino, lascia che le lacrime si portino via tutta
l’oppressione che
ha avuto nella gola, nel petto, nella testa, ovunque, da quando ha
scoperto la
verità capendo cosa dovesse fare. Piange, piange e si
maledice perché anche lui
è un bastardo egoista ma non importa, non può
farlo davvero. Piange ancora, le
lacrime sul viso si mischiano alla neve, singhiozza e non soffoca i
gemiti, si
lascia depurare da quelle lacrime. Era nulla, era un corpo assassino
che si
muoveva per uccidere e basta prima che Naruto lo trovasse e gli desse
un
senso... Era stato
il suo raggio di
sole, il suo unico raggio di sole, lo aveva reso felice quando il cielo
era
grigio e nessuno saprà mai quanto lo ha amato, quanto lo
ama... Pensare di
distruggerlo, di lasciare quel cielo grigio...
Quanto dolore.
Quanto sono
stupido.
Una manina
calda si posa sulla sua guancia raccogliendo le lacrime e lui spalanca
gli
occhi trovandosi il viso del bambino a pochi metri. Lo asciuga dalle
lacrime
con un sorriso dolce e triste come se avesse capito tutto, si abbandona
a quel
tocco caldo non riuscendo a crederci di aver sopportato tutto quel
dolore fino
a quel momento, non immaginava fosse così tanto.
“Dovete
tornare indietro” parla il bambino con un tono innocente
“Siete finiti nel
posto sbagliato. Dovete tornare a casa” e sembra che abbia
davvero capito
tutto.
Lo guarda
senza capire se provare riconoscenza, nostalgia, dolore, euforia...
“BAMBINO!”
grida una voce facendolo sussultare e il biondo toglie la mano dalla
sua
guancia e girandosi verso la voce con un sorriso sorpreso.
“Uchiha-san!”
grida felice.
Sasuke
trattiene il respiro sentendo il proprio cognome mentre una
consapevolezza lo
costringe immobile, incapace di reagire.
“Bambino!”
ripete la voce e questa volta la percepisce molto simile alla sua.
Anche Gaara
sembra pensarlo da come alza la testa, poi dagli alberi sbuca la figura
di un
ragazzo pieno di capelli arruffati in testa avvolto in una pulciosa
coperta. Si
guarda in giro confuso, il viso quasi del tutto nascosto
dall’ammasso di
capelli neri e quando vede il bambino corrergli incontro lo afferra per
un
braccio, forse con un po’ troppa forza.
“Dove sei
stato?” lo sgrida “Perché mi hai
lasciato solo?”
Una morsa di
nostalgia chiude lo stomaco dell’Uchiha come se quel ricordo
riaffiorasse nella
sua mente, il ricordo di una vita passata che credeva di aver
dimenticato.
Il bambino
ride leggermente. “Ma allora mi vuoi bene!” trilla
deliziato abbracciando poi
l’Uchiha di slancio, aggrappandosi affettuosamente con una
dolcezza tale che i
due iniziarono a capire di essere degli intrusi.
“Andiamo a
casa” dice l’Uchiha del passato scatenando una
tristezza incredibile in Sasuke
e una mancanza, la mancanza di Naruto.
“Sì!”
risponde
allegro il bambino iniziando ad incamminarsi dentro il bosco ma si gira
con un
ultimo sorriso e li saluta con la mano prima di sparire dietro il bosco.
Sul volto di
Sasuke compare un sorriso triste.
Gaara si alza
passandosi la mano sul viso per scacciare le ultime lacrime.
“Dammi pure del
patetico” dice piano con al voce rotta e roca dal pianto, ha
la faccia
completamente arrossata.
“Siamo
patetici” lo corregge Sasuke “Ed è tutta
colpa di Naruto”.
Alzano lo
sguardo verso il cielo, ha smesso di nevicare ma resta comunque grigio,
il
silenzio è quasi assordante.
“Non abbiamo
molto tempo” continua l’Uchiha.
“Lo so”
ha una
voce pietosa “La Coscienza è riuscita a prendere
Naruto. E in ogni caso, non
c’è più nulla che si possa
fare”
Sasuke lo
colpisce forte, con un pugno, e sente la spalla gridare in protesta ma
ignora
il dolore.
“Naruto non
accetterebbe mai questa sconfitta!” ringhia il moro mentre
Gaara porta una mano
al punto leso “E abbiamo una soluzione”
“Avete?”
“Sì”
si
colpisce con un pugno al petto “Due ninja esperti sanno
leggere nei cuori
quando combattono. Quando l’ho colpito mentre era il Kyuubi
ho letto nel suo
cuore”.
“Qualsiasi
cosa sarà inutile. La Coscienza non si fermerà
finché non avrà tutta l’anima
del bambino”
“E noi gliela
porteremo!” prosegue imperterrito “Orochimaru mi ha
insegnato a sciogliere il
Sigillo del Diavolo e qual punto sigillerò ciò
che resta dell’anima di Bambino
dentro di me, poi la porterò alla Coscienza”.
“Sei stupido,
Uchiha” ringhia a sua volta Gaara “Se unirai le
vostre anime tu—“
“Non
importa”
ringhia Sasuke “Naruto mi ha fatto una promessa e so che la
manterrà”.
Si guardano in
cagnesco con il fiatone come se avessero appena combattuto, il primo a
distogliere lo sguardo è Gaara. “Come intendi
raggiungere la Coscienza? Io ero
un jinchuuriki ma non ho comunque questa capacità.
L’unico era il bambino...”
“E
sarà lui a portarmici” risponde
“L’anima
che sigillerò dentro di me mi guiderà”.
Silenzio.
“Procedi,
allora”.
NDA.
Avevo detto che
mancava un capitolo? Scherzavo!
...
Non immaginavo
di scrivere così tanto, nella mia testa tutto questo durava
poco T_T ho capito
che non so fare le misure, uf.
A me sembra
che non succeda niente nel capitolo, però in effetti abbiamo
Naruto che va
dalla Coscienza, Kakashi che...muore, Gaara che tenta di portare a
termine il
piano ma capisce che non può, Sasuke che rivela la soluzione
finale (anche se c’è
un però...) e... sì, in effetti avete materiale
su cui lavorare ^^
Che, a proposito,
perché nello scorso capitolo così poche
recensioni? :c
Va be’, se era
una protesta per la morte di Iruka la capisco benissimo.
Ultima cooosa,
ho scritto una storia rosssa (spam gratuito) e nel caso vi interessasse
vedere
quanta pena faccio a scrivere scene di sesso sarete i benvenuti \(^3^)/
Ok, non vi
scoccio più.
Al prossimo
capitolo! (che si spera essere davvero l’ultimo xD)
|
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Capitolo 9 *** Parte IX ***
- Kyūbiko no ko
- Il bambino della
volpe a nove code
-
-
-
- La
Coscienza stringe le braccia attorno al proprio corpo di luce spenta
mentre
Naruto inizia ad essere trascinato verso di lei.
- Bambino...
- Bambino...
- Bam –
bi – no –
- La
luce improvvisamente aumenta e Sakura si sente scacciar via mentre una
voce
grida crudele: non
intrometterti!
- Qualcosa le
trapassa la spalla e il
dolore le fa cadere di mano il kunai, le lacrime le offuscano la vista
ma vede
chiaramente il corpo della Coscienza aprirsi su Naruto come una grande
e
terribile mano dalle dita nodose, lo sovrasta sul punto di rinchiudersi
su di
lui.
- “Naru—”
cerca di chiamare ma il ragazzo
sussulta mentre il rumore angoscioso di un cuore che batte riempie
l’anime, poi
il biondo si gira, proprio un secondo prima che la mano si richiudi su
di lui e
dice deciso:
- “Avevi
ragione! Sas’ke sta arrivando!”
sorride “Aspettalo”
- “NARUTOOO!”
- È il
tempo di un battito di ciglia, le
dita si chiudono su quegli occhi blu e la luce lo ingloba,
completamente.
- Sakura non
può crederci, ha gli occhi
sbarrati e colmi di lacrime impigliate che non vogliono scendere,
guarda quel
corpo di luce che si spegne lentamente portandole via Naruto e tutto
quello che
può fare è gridare ancora, ignorare la ferita
alla spalla e cerca di fare
qualche passo verso quella luce che si consuma ma le gambe non la
reggono che
per pochi secondi e la presa su quel pavimento surreale cede e si sente
cadere,
cade e semplicemente non può crederci ancora. Una mano
l’afferra malamente
cingendole il fianco e impedendole di rovinare dolorosamente a terra.
- “Smettila
di dimenarti” dice una voce
secca, familiare, e il cuore di Sakura perde un battito dal sollievo.
Alza la
testa e guarda i tratti affilati si Sasuke, ha il viso tutto sporco di
sangue
ma non importa, le sembra ancora la cosa più bella del mondo.
- “Adesso
ci penso io” le dice
appoggiandola a terra “Non preoccuparti
più”
- E Sakura
vorrebbe davvero smettere di
preoccuparsi, ma quei due sono dei tali idioti che non può e
la cosa la fa
ridere. Però lo asseconda e chiude gli occhi, solo per un
secondo.
- Non vede Sasuke
avanzare dentro la luce.
-
-
- “Io
lo so chi sei. Tu sei il mio angelo, vero?”
- È
l’eco di un ricordo, dolce come la
cioccolata calda e altrettanto confortante, lo culla come le braccia di
una
madre. Tiene gli occhi chiusi perché una strana
consapevolezza gli lascia
intendere che se li aprisse questa meravigliosa sensazione di
protezione
sparirebbe e lui non vuole.
- ...bino...
- Sente un rumore
in lontananza, è così
fievole che potrebbe scambiarlo per vento, se solo ci fosse il vento.
Non c’è
nulla lì, solo quelle braccia invisibili che lo cullano.
Sono le braccia di sua
madre? Ha una madre?
- ...mbino...
- Perché
non riesce a ricordare il volto
di sua madre? Non riesce nemmeno a ricordare chi è,
riconosce solo una paura e
un forte desiderio, ma no, non deve desiderarlo... o lo
perderà di nuovo. Ma
perdere chi? Non riesce a ricordare cosa ha perso e nemmeno
perché abbia paura.
La sensazione di calore svanisce, è così
addolorato, stanco... solo.
- ...ambino....
- Perché?
Perché? Perché è così
triste?
Perché adesso è tutto così freddo?
Quell’abbraccio adesso è terribile, freddo,
ha perso tutta la dolcezza di una madre e si accorge che no, lui non
l’ha una
madre, lui non può esistere. Basta, vuole aprire gli occhi.
Perché è così solo?
Basta, non ce la fa più, qualcuno lo aiuti!
- BAMBINO!
- Spalanca gli
occhi, di colpo, e vede
davanti a sé una mano. L’afferra
d’istinto. È la mano di un ragazzo dai capelli
biondi e gli occhi blu, decisi.
- “Kurama...?”
domanda, incredulo.
- L’altro
ragazzo sorride e lo abbraccia
stringendolo forte e ride: “No, sono Naruto. Ma penso che
ormai sia la stessa
cosa”
- E tutti i
ricordi gli tornano alla mente
e sente che vuole piangere e ricambia l’abbraccio affondando
il viso sulla
spalla di Naruto. “Mi dispiace. Mi dispiace”
singhiozza.
- “Non
devi piangere” cerca di
tranquillizzarlo.
- “Ma
per colpa mia il mondo andrà
distrutto e tu sei stato assimilato dentro la Coscienza insieme a me. E
Lei
continuerà a cercare la parte mancante di me e tu non potrai
più stare con Sasuke
e...”
- “Non
devi piangere” ripete “Anche Sasuke
sta arrivando qui, insieme alla tua parte mancante. Così tu
potrai stare con la
Coscienza e lei smetterà di perseguitarci.”
- “Ma
così voi... lui...”
- “Non
preoccuparti” sorride Naruto, è un
sorriso un po’ triste ma pieno di fiducia “Stiamo
solo mantenendo una vecchia
promessa”.
- Bambino abbassa
lo sguardo, ha capito a
cosa si riferisce ma si sente comunque meschino, colpevole.
Può davvero un
desiderio causare così tanto dolore? Vorrebbe ripete
all’infinito che gli
dispiace, avrebbe dovuto cessare di esistere tanti secoli fa, invece...
- “Niente
pensieri tristi, ‘tebayo” lo
rimbecca il ninja dandogli un colpo sulla testa
“Andrà tutto bene” e Bambino lo
invidia perché vorrebbe davvero essere forte come
quell’eroe.
- La voce di
Naruto lo richiama ancora.
“Sasuke è arrivato in questa dimensione. Manca
poco e si farà assimilare dalla
Coscienza”.
- Negli occhi del
più piccolo legge una
grande paura e quindi gli accarezza il viso per rassicurarlo.
“Andrà tutto
bene. Quando tu sarai completamente con Lei ogni cosa
tornerà al suo posto. Non
devi preoccuparti per noi.”
- Andrà
tutto bene.
- Bambino chiude
gli occhi, ha le ciglia
bionde umide. “Prima che tu mi svegliassi stavo facendo un
sogno”
- “Era
bello?”
- “Sì,
no... ero triste, ma anche felice.
Sentivo le braccia di mia madre, ma io non so nemmeno chi sia la mia
mamma...”
un’altra lacrima gli riga la guancia e Naruto lo guarda
dolcemente.
- “Forse
non era un sogno, forse era solo
un ricordo” ma non è stato l’Uzumaki a
dirlo, la voce è più dura e secca ed
entrambi i biondi si girano verso l’uomo dai capelli neri.
- “Sas’ke!”
grida contento Naruto e riceve
un sorriso.
- “Un
ricordo?” chiede invece Bambino.
- “Sì,
in fondo la Coscienza non è altri
che Kaguya, lei è la madre del chakra e dei ninja. Stare a
stretto contatto con
lei dovrebbe scatenare certi ricordi. O almeno, è la stessa
sensazione che
provo anche io”spiega il moro.
- Bambino abbassa
il viso e sorride
portandosi una mano al cuore. “Se così fosse, ne
sarei contento.”
- Restano in
silenzio per un secondo, i
due ninja si guardano e basta e Bambino si sente più
completo e sorride, perché
è quello che è successo con l’arrivo
dell’Uchiha, è finalmente tornato ad
essere intero.
- È
Sasuke a rompere quel silenzio di
pace. “Naruto, non c’è più
tempo”
- “Lo
so” risponde quello e guarda
Bambino.
- “Io..
io non voglio più ferire nessuno”
sussurra e annuisce.
- Il sole e la
luna si guardano dicendosi
tutto quello che c’è da dire con gli occhi, si
prendono per mano pronti a
dividere la propria anima da quella del bambino. Non sanno come fare,
è l’istinto
a guidarli. Bambino sorride mentre vede, percepisce,
un’energia invisibile che
lo sta tranciando da loro.
- “Grazie
per essere stati insieme a me.
Grazie per avermi dato una seconda possibilità...”
poi c’è solo un dolore
lancinante, come se gli venisse staccato un arto e le due figure
davanti a lui
scompaiono lentamente, non riesce più a vederle.
È completo, ma solo. Si
stringe sulle spalle e si abbraccia.
- “Finalmente”
sussurra con le lacrime
agli occhi.
- Dling.
- È il
suono di un campanellino,
cristallino e dolce, si gira e vede davanti a sé una donna
dai lunghi capelli
bianchi con il vestito da principessa. È Lei, è
la Coscienza.
- “Bambino”
dice quella e lui che sta
ancora piangendo apre le braccia verso di lei con un sorriso sporco di
lacrime.
- “Kaguya...”
sussurra, ora che conosce il
suo nome e Lei corre, raccoglie il vestito con le mani e corre verso di
lui
come una madre che ritrova il proprio figlio. Ad ogni passo il suo
corpo si
accende di luce. Si stringono forte mentre ogni cosa intorno a loro
diventa
come una stella cadente.
- “Mi
dispiace” singhiozza Bambino “Mi
dispiace di non essere più venuto a trovarti. Mi dispiace
averti lasciata sola.
Non ti lascerò mai più”
- E scompaiono in
quella luce dorata.
- Insieme.
- **
-
-
- Quando Sakura
apre gli occhi di scatto
sussulta davanti al meraviglioso spettacolo che le sta davanti.
- “È
davvero bello” sussurra guardando
quei puntini di luce che le danzano davanti agli occhi
“Sembra neve che brilla
di luce dorata” alza una mano per afferrarla. È
questo il mondo che vedeva
Bambino? È molto più bello del cielo stellato che
aveva visto quella volta da
bambina con il Team 7. Una dolce nostalgia le stringe il cuore.
- “Sakura-chan!”
- La kunoichi
gira la testa di scatto, i
capelli rosa danzano davanti a lei e spalanca gli occhi verdi alla
vista dei
suoi compagni. Naruto agita una mano davanti a sé mentre con
l’altra stringe
l’unica di Sasuke. Gli occhi le si riempiono ancora di
lacrime e senza
preavviso li abbraccia tutti e due e inizia a piangere con i singhiozzi
più
acuti, li stringe così forte da spezzare le ossa ma non
importa.
- “Stupidi!”
singhiozza “State bene?! Non
vi siete fatti niente?”
- “Waa!”
strilla Naruto “Così ci soffochi,
Sakura-chan”
- “Shannaro!”
grida e singhiozza lei
ancora più forte assordando Sasuke “Voi stupidi...
quando finirete di farmi
preoccupare...?”
- Sorridono,
tutti e tre, e si abbracciano
sotto quella neve di stella.
- “Andiamo
a casa” dice alla fine Sakura staccandosi
da quell’abbraccio disperato e si passa una mano sul viso
lucido. È
completamente sporca di sangue e ferite, le braccia sono ustionate ma
non
sembra importarle.
- Sasuke
distoglie lo sguardo e Naruto fa
un sorriso triste. “Non possiamo”.
- “Cosa?”
chiede vivacemente Sakura
finendo di asciugarsi le ciglia, deve aver capito male, per forza.
- Naruto sta
zitto, allora le risponde
Sasuke. “Non possiamo andare a casa con te”.
- Silenzio.
- “P-perché
no?” sussurra esasperata
l’Haruno. “Andiamo a casa” li supplica
quasi.
- “Quando
due anime si legano dopo non
possono più esistere separate. Noi saremmo dovuti sparire
insieme a Bambino
ma... Lei ci ha permesso un po’ di tempo per
salutarti” spiega Naruto.
- “Cosa
significa?” Sakura non vuole
capire.
- “Stiamo
morendo” risponde brutalmente
Sasuke.
- Gli occhi verdi
si sbarrano, resta
immobile solo un secondo e poi li abbraccia ancora, se
possibile più forte di prima come se stesse
giocando a tiro alla fune con la morte. Ha ripreso a piangere.
- “Sak...
non respi...”Esala Naruto.
- “IO
NON VOGLIO!” lo sovrasta la voce
tremula di Sakura “IO NON VOGLIO CHE VOI SPARIATE!”
- “Stupida,
ormai è...” cerca di farla
ragionare Sasuke.
- “Ho
capito, ma non posso farmene una
ragione” sbotta quella, arrabbiata e triste “Voglio
restare con voi, per
sempre! È naturale, no?”
- “Non
fare la bambina capricciosa!”
ritenta Sasuke ma ancora una volta viene zittito, ma da Naruto che si
stacca
dall’abbraccio. Entrambi lo fissano ammutoliti: ha gli occhi
blu pieni di
lacrime.
- “E’
colpa vostra” spiega il biondo con
una mano sugli occhi “Io non voglio sparire, è
naturale. Voglio restare con voi”
continua a cercare di asciugare le lacrime dagli occhi mentre anche
Sakura
piange e lo guarda tristissima “Io... dovevo diventare
Hokage, ‘dattebayo. E
Sasuke doveva ridare luce al propria clan, Sakura-chan deve trovare il
proprio
principe azzurro... e io voglio stare con voi... con il
villaggio...”
- Si interrompe
sorpreso, questa volta ad
abbracciarli è stato Sasuke. incredibile ma vero sta
piangendo anche lui, nel
modo composto degli Uchiha ma la sua stretta è
così forte e disperata che basta
a far capire che anche lui prova lo stesso. Sakura vorrebbe restare
lì per
sempre.
- “Però...
sono contento” continua a
sussurrare Naruto “Io ero solo, ma sono riuscito a incontrare
voi. Ci sono
state tante cose difficili e tristi, ma le abbiamo superate insieme. E
le
persone importanti per me sono via via aumentate. E adesso sono qui,
ancora con
voi, e stiamo piangendo tutti e tre. Ma va bene. Io sono davvero felice
di
avervi incontrato” ride. “Vi ricordate la nostra
prima missione? Credevamo che
Sasuke fosse morto e Sakura piangeva ma io vi ho salvati...”
- “Sono
stato io a salvarti, baka” grugnisce
Sasuke tirando poco elegantemente su con il naso e Sakura ride, una
risata
umida tre le lacrime e le braccia delle persone che più ama
al mondo.
- Vorrebbero
restare così per sempre.
- Ma poi sentono
uno strattone e i due
ninja si staccano dalla donna con i capelli rosa.
- “E’
ora” costata Sasuke. Sakura
semplicemente li guarda con le lacrime incastrate agli angoli degli
occhi.
- “Addio,
Sakura-chan” è quello che la
riscuote. Stringe le mani a pugno e serra gli occhi gridando con tutto
il fiato
che le resta in gola.
- “IO
VI ASPETTERO’!” i due la fissano
interdetti allora continua “AVETE DETTO CHE LE ANIME SI
REINCARNANO. ALLORA IO
VI ASPETTERO’, ASPETTERO’ CHE TORNIATE IN QUESTO
MONDO”.
- “Ma
Sakura-chan, ci vorrebbe un
miracolo...”
- “Lo
so, ma viviamo in un pianete verde
che ruota intorno a una massa di luce bollente in uno spazio freddo e
infinto,
non ti sembra già questo un miracolo? Il mondo è
un miracolo. Quindi vi aspetterò...
inoltre, io siamo abituati ad aspettare...”
- Si sorridono.
“Abbiamo dovuto aspettare
tre anni per poter stare insieme, e poi altri quindici... cento anni
non
faranno differenza”.
- “Pff”
ghigna Sasuke “Cento anni, eh? Sei
davvero noiosa” e
scuote la testa “Ma
grazie”.
- Naruto alza la
mano e la saluta, con un
sorriso bellissimo “Allora, a presto, Sakura-chan!”
- E spariscono,
diventando anche loro luce
dorata. Sakura guarda quel piccolo miracolo con il viso rigato.
- “Arrivederci”
sussurra.
- **
-
- Cari Naruto e
Sasuke,
- ogni giorno
cerco un modo per potervi
descrivere quello che successe dopo, ma ancora faccio fatica a trovare
le
parole.
- Dopo che mi
lasciaste sola, tornai nel
nostro mondo trovando Gaara e Kakashi-sensei accanto a lui svenuto.
Sembrava
morto ma il suo cuore batteva ancora impercettibilmente. Nello scontro
aveva
perso troppo sangue però sono riuscita a salvarlo in tempo
con l’arte medica,
ma finì ugualmente in coma. Non potevo sapere se si sarebbe
risvegliato. Non
credevo che mi fossero rimaste ancora così tante lacrime.
- Sono stati
giorni orribili, le grandi
Nazioni Ninja si sono prodigate in ogni modo per ricostruire tutti i
danni che
la Cosciena aveva causato, io rimasi tutto il tempo davanti al letto di
Kakashi-sensei pregando che si svegliasse, che non mi abbandonasse
anche lui.
- Odio i
funerali, nella mia giovane vista
ci sono stata fin troppe volte. Al vostro non ho parlato nessuno,
c’era tutto
il villaggio ma io mi sentivo ugualmente sola. Anche nella morte mi
avete
lasciato indietro, perché non ho potuto venire con voi?
Perché mi avete
lasciata qui? Ma poi Hinata mi si è avvicinata, mi ha
stretto in un dolce
abbraccio e mentre tutti se ne andavano lei ha iniziato a cantare una
vecchia
canzone del suo clan. Ha una bella voce, Hinata, e quelle parole
melodiose mi
hanno riempito di speranza.
- “Vedrai miracoli, se
crederai,
- la speranza non si può
fermare.
- Quanti miracoli sono tra noi
- E condividerli potrai, potrai se
crederai...”
- Sì,
aveva ragione, ho visto tanti
miracoli. Il primo accadde qualche anno più tardi, io ero di
turno all’ospedale
quando dei bambini corsero verso di me gridando felici parole piene di
speranza. Io mollai tutto quello che stavo facendo e corsi verso la
porta che
mi indicavano, la stanza dove riposava Kakashi-sensei. Lo trovai
sveglio, mi
guardava con la mia stessa faccia incredula e frastornata e io ho
iniziato a
piangere e l’ho baciato. L’ho baciato a lungo
tenendolo stretto tra le mie
braccia felice di quello splendido miracolo. Ci siamo sposati pochi
mesi dopo.
- Il secondo
miracolo accadde quando
rimasi incinta di due splendidi gemelli, entrambi maschi, due adorabili
bambini
pieni di energia che portano i vostri nomi. Non fanno altro che farsi i
dispetti
ma si vogliono bene, in loro rivediamo in voi. Entrambi vogliono
diventare
Hokage, vedremo cosa succederà.
- Va tutto bene,
Gaara viene ogni volta
che può alla vostra tomba. Il suo animo è
divorato dal senso di colpa e per
questo non posso avercela con lui. Ogni volta viene a prendere anche
del tè da
noi.
- Kakashi non
è più l’Hokage, comunque,
nel periodo in cui è stato in coma hanno nominato in fretta
e furia Shikamaru.
Quando è successo tutto lui era via per una missione e
quando è tornato la
notizia di essere stato nominato capo del Villaggio gli ha quasi fatto
venire
un infarto. Ma poi, quando ha scoperto cosa fosse successo ad Hatta,
Yoshi e
Naruto ha accettato. Per loro. Un’Hokage pigro come lui non
s’era mai visto.
-
- Naruto,
Sasuke... sono passate tanti
stagioni e io continua a vedere tante persone care andarsene. I miei
figli sono
cresciuti, io e Kakashi siamo vecchi, temo il momento in cui se ne
andrà anche
lui. Alla fine, voi siete morti insieme, Naruto ha mantenuto la
promessa.
Eravate sempre voi due, il vostro legame era qualcosa che invidiavo con
tutta
me stessa ma era giusto così, voi andavate avanti e io
tentavo malamente di
starvi dietro. Mi rammarico solo di essermi accorta troppo tardi che
Kakashi
era stato sempre al fianco, pronto a spingermi ed ad aiutarmi, non hai
mai
permesso che io fossi lasciata indietro. Io lo amo, e me ne sono
accorta tardi
ma non importa. Sono felice di vivere gli ultimi anni della mia vita
con lui,
passiamo il tempo sotto gli alberi di ciliegio che lui ha piantato in
giardino,
i fiori cadono e sbocciano in un ciclo continuo.
-
- Stupide teste
quadre, Kakashi è morto.
Si è spento nel sonno, mentre sorrideva e io sono triste. Mi
chiedo quanto
manchi che succeda anche a me. Non vi ho ancora trovati, o forse voi
non siete
ancora arrivati. Ma
non importa,
continuerò ad aspettare. Aspetterò
perché devo aspettare e se non dovesse
accadere in questa vita, pazienza, vi aspetterò in tutte le
vite a venire.
- Perché
noi dobbiamo stare insieme, è una
promessa.
-
-
-
-
-
- **
-
-
-
-
-
- “Baka!”
- Un libro si
schiantò su una testa bionda
facendo sussultare il ragazzo che aveva osato appoggiare la testa sul
tavolo e
interrompere il proprio lavoro.
- “Waa!”
gridò il ragazzo appoggiando le
mani sulla testa lesa “Perché lo hai
fatto?” si lamentò. Naruto Uzumaki, sedici
anni, biondo e nullafacente studente della Konoha High school guardò
corrucciato la ragazza che teneva
stretto nella mano l’arma con cui era stato colpito.
- Sakura Haruno,
sedici anni, capelli rosa
e studentessa diligente della Konoha High school lo trucidò
con uno sguardo
incazzato che preoccupò non poco l’amico.
“Smettila di poltrire e lavora.”
- “Voi
smettetela di fare tutta questa
confusione” si lamentò invece Sasuke Uchiha,
sedici anni, sguardo sprezzante
e miglior studente
della Konoha High
School da... tipo, sempre.
- Naruto
appoggiò nuovamente la testa sul
tavolo, stanco. “Sei una palla al piede,
Sas’ke” si lamentò.
- “No,
tu sei la nostra palla al piede” lo
corresse l’amico che stava diligentemente portando a termine
la proprio
punizione, Sakura annuì convinta riprendendo anche lei il
lavoro.
- “Siamo
chiusi qui dentro da ore!” cercò
di giustificarsi il biondo.
- “E tu
hai catalogato metà dei libri che
Sasuke-kun ha catalogato” gli fece notare la rosa.
- “Hn”
fu il commento assente dell’altro
ragazzo e quello parve far arrabbiare ancor di più il biondo
che gonfiò le
guance pronto a berciare qualcosa di offensivo, ma venne preceduto da
una voce
adulta.
- “Cos’è
tutto questo baccano?”
- Gli occhi di
Sakura si illuminarono
mentre lasciava cadere la penna sul tavolo.
“Sensei!” trillò deliziata. Naruto
si girò rivolgendo uno sguardo astioso verso il professor
Kakashi Hatake,
brillante quanto affascinante insegnante di letteratura della Konoha
High
School. Sasuke continuò il lavoro ignorando il mondo come
suo solito.
- “Cosa
abbiamo qui” ghignò il professore
da dietro la mascherina fissando i tre studenti. “Lasciatemi
indovinare.” Finse
di pensarci “Immagino che Uzumaki e Uchiha si siano messi a
battibeccare come
loro solito, Haruno ha tentato di calmate entrambi finendo con
picchiarvi. Così
Iruka-sensei ha messo tutti e tre in punizione”.
- “Non
che sia difficile immaginarlo” fu
il commento sarcastico di Sakura, mise le mani sui fianchi e
guardò con
rimprovero i propri miglior amici. “Sono dei tali
baka!” protestò “E adesso ci
tocca catalogare tutti i libri che vengono presi in prestito dalla
biblioteca
scolastica”.
- “Due
palle” commento Naruto con voce
funesto. “E comunque il baka è solo
Sas’ke”.
- “Usutankochi”
lo ammonì.
- “Teme-ee!”
- Vennero zittiti
da un coro di ‘shht’
appartenenti agli altri studenti che avevano scelto la biblioteca
scolastica
come luogo silenzioso per lo studio, non potevano immaginare che quel
chiassoso
gruppo fosse in punizione lì.
- “Che
cosa cerca, sensei?” chiese Sakura
pettinandosi i capelli rosa con fare civettuolo.
- “Devo
prendere in prestito questo
libricino” disse indicando il volume che teneva sotto braccio
“Come devo
proseguire?” chiese con un sorriso giovale.
- “Me
lo dia” fece servizievole la ragazza
senza smettere di sorridere “Segno titolo, autore, il suo
nome e la data. Dopo
avrà un mese di tempo per restituirlo” prese la
penna per scrivere sul foglio
ma quando vide il titolo del libro arrossì iniziando a
balbettare parole
sconnesse. Curioso Naruto lanciò un’occhiata alla
copertina e poi berciò
indignato: “Ma questo è un porno!”
suonava tanto come un’accusa ma Kakashi non
ci fece caso, sfoderando un altro sorriso.
- “E’
solo una piacevole lettura che
consiglio vivamente ad ogni ragazzo”.
- “Hn”
fu il commento di Sasuke. “Se ti
vergogni passa a me” aggiunse rivolto a Sakura che
eseguì senza fiatare troppo
imbarazzata.
- “Sei
davvero una piattola” ci tenne a
precisare il moro accentuando il rossore sul viso della ragazza.
- Naruto
sbatté gli occhi provando una
strana sensazione si déjà-vu, poi si mise a
ridacchiare divertito.
- “Oi,
che hai?” sbottò l’Uchiha
innervosito dalle stranezze del proprio migliore amico.
- “E’
solo... mi sembra di conoscervi da
una vita” disse provando un profondo affetto per i propri
compagni e sì, anche
per Kakashi-sensei.
- “Be’,
è vero”gli fece
notare Sakura “Ci
conosciamo da quando siamo piccoli”.
- “Intendo,
da prima. Capite? Come se vi
avessi già conosciuti in un’altra vita!”
cercò di spiegarsi agitando le
braccia, Sasuke smise di annotare e lo guardò curioso, con
una strana luce
negli occhi neri.
- “Questa
punizione deve averti stancato”
scherzò Kakashi passando una mano tra i capelli biondi e
stopposi “Che ne dite
di fare una pausa? Avete il mio permesso. Sistemate questi libri negli
scaffali
e poi prendete un tè”.
- “E’
gentilissimo, sensei!” esclamò
Sakura con un sorriso bellissimo e innamorato.
-
- “Dattebayo!”
sbottò Naruto quando, nel
tentativo di infilare un libro in uno scaffale particolarmente alto
della
biblioteca ne fece cadere altri tre. Uno dei quali sulla propria testa.
Sconsolato,
si accucciò per impilarli e cercare di rimetterli al proprio
posto, ma una copertina
attirò la sua attenzione quindi preso il libro leggendone il
titolo.
- “La
storia di un ninja coraggioso”.
- Aveva qualcosa
di familiare, una morsa
gli strinse lo stomaco e lo aprì leggendo la prima pagina:
- “C’era
una volta uno spirito malvagio dalle sembianze di una gigantesca volpe
a nove
code. Con il solo movimento delle sue code, la volpe poteva provocare
frane e
terremoti. Per far fronte a quello spirito, la gente invocò
l’aiuto dei ninja. Uno
solo di quei ninja, a costo della propria vita, riuscì a
imprigionare lo
spirito. Quel ninja era il quarto Hokage...”
- “Usuratonkachi”
- Naruto
sussultò chiudendo il volume di
scatto e si girò trovandosi davanti Sasuke che lo fissava
scocciato.
- “Chi
diamine stai facendo?” chiese il
moro.
- “Niente”
si affrettò a dire con la
sensazione di essersi appena svegliato da un sogno, la morsa allo
stomaco era
sempre lì e desiderò di essere confortato
dall’amico. Avvicinò i propri visi
per un bacio veloce e l’Uchiha subito voltò il
viso mentre la pelle pallida si
tingeva di rosso. “Non qui, potrebbero vederci”
borbottò imbarazzato.
- “Ah,
ah” fece distrattamente Naruto
cercando un altro contatto ma il moro si allontanò di un
passo.
- “Andiamo
a casa” gli disse incrociando
le braccia “Sakura ci sta aspettando”.
- La morsa allo
stomaco scomparve e
insieme ad esse lo strano disagio che lo aveva preso leggendo le frasi
di quel
libro, si illuminò come se ogni cosa fosse andata al posto
giusto.
- “Sì,
andiamo a casa. Con Sakura-chan”
ripeté appoggiando il libro in uno scaffale a caso malamente
e seguendo il
proprio migliore amico, il proprio rivale, il proprio fidanzato.
- Era nel posto
giusto, con le persone
giuste.
- Andava tutto
bene.
-
- Dalle pagine
del libro abbandonato
scivolò un foglio, planò dolcemente a terra e
sopra c’erano scritte solo poche
righe:
- “C’era
una volta lo spirito di una gigantesca volpe a nove code. Quella volpe
fu
sigillata all’interno di un piccolo ninja e col passare del
tempo i due
divennero amici. Una nuova minaccia, il dieci-code, venne risvegliato
ma il
bambino ormai era diventato un vero ninja e insieme allo spirito della
volpe
riuscì a sigillare di nuovo il dieci-code. Il bambino della
volpe a nove code
era il figlio del settimo Hokage ed era sempre solo, ma ora ha
finalmente
trovato il suo posto e persone che lo amano...”
-
-
-
- “Sakura-chan,
perché stai piangendo?”
- “Non lo, è
solo che vi voglio così bene...”
- “Ma cosa
avete oggi, voi due idioti..”
- “Taci
Sas’ke-teme!”
- “Usuratonkachi…”
- “Ragazzi,
sono davvero felice di avervi incontrato”
-
-
-
-
-
- The end.
-
-
-
-
- NON
UCCIDETEMI, POSSO SPIEGARE!
- Il mio pc
è andato a febbraio e mia
sorella non voleva prestarmi il suo, così ho dovuto
aspettare oggi per
rubarglielo e riuscire finalmente a scrivere questo benedetto capitolo.
Lo so,
dovrei essere fustigata per il modo vergognoso in cui sono scomparsa
c_c.
- Mi dispiace,
davvero. Però finalmente,
questa storia è finita. E me viene da piangere, se penso che
era nata come
ono-shot mi viene da ridere. Mi sento tanto Sakura in questo momento.
- Vorrei dire
tantissime cose, ma non
servirebbero a nulla. Lascio la parola a voi.
- Dico solo:
GRAZIE, GRAZIE PER AVER
SEGUITO LA STORIA E PER LE SPLENDIDE RECENSIONI CHE MI AVETE LASCIATO,
NON
AVETE IDEA DI QUANTO SIANO STATE IMPORTANTI PER ME. GRAZIE CON TUTTO IL
MIO
CUORE!
- Il capitolo
forse stilisticamente non è
il massimo, ho concentrato la scritture in tre ore e non ho nemmeno
avuto tempo
per rileggerlo, quindi cercherò di sistemarlo quando
avrò un pc tutto mio ma mi
sembrava giusto aggiornare ugualmente...
-
- Con tanto,
tantissimo affetto,
- La vostra V.
-
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