Di Cacciatori, Lupi e Finali Alternativi...

di Freya_Melyor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di Cacciatore ce n'è uno solo! ***
Capitolo 2: *** L'eroica impresa ***
Capitolo 3: *** Le Rovine dei Tre Porcellini ***
Capitolo 4: *** La casetta della nonna ***
Capitolo 5: *** La tana del coniglio ***



Capitolo 1
*** Di Cacciatore ce n'è uno solo! ***


 

Alla mia Melz,

che sopporta e supporta le mie storie pazze.

A lei,

che mi ha fornito l'input per terminare questa robetta completamente demenziale.

 

 

 

 

Di Cacciatori, Lupi e Finali Alternativi...

 

- Di Cacciatore ce n'è uno solo! -


 

 

 

C'era una volta, in un paese lontano lontano, un piccolo villaggio pacifico ed accogliente, i cui abitanti vivevano in armonia tra loro, grati per la quiete che aleggiava nel loro abitato grazie alle tangenti che pagavano in silenzio ai BossBriganti della zona.

La figura più rispettata ed ammirata del villaggio, era quella del Cacciatore, un avvenente uomo tutto muscoli e niente cervello, l'eroe di ogni bambino ed il sogno proibito di qualunque donna. Alto, palestrato, occhi scintillanti e chioma corvina degna di fare swish, bastava l'accenno di un suo sorriso o una melliflua parola uscita da quelle labbra tutte da mordere per far sì che anche la pigra Aurora si risvegliasse dal sonno profondo impostale dal sortilegio della strega Malefica.

Il Cacciatore, che avrebbe potuto avere ogni donna del proprio villaggio (ed anche quelle dei villaggi limitrofi) con un solo schioccare di dita, non spiccava certo d'intelligenza e, al posto di darsi alla bella vita tra sottane e corpetti, non aveva altro interesse all'infuori dell'ossessione che nutriva per il suo mezzo di trasporto: un purosangue Mustang dal manto corvino – che si abbinava perfettamente alla sua chioma lucente – fatto arrivare appositamente dall'America nord-occidentale.

Il cacciatore andava molto fiero del suo nuovo cavallo, il quale era stato domato appositamente per lui e, di conseguenza, non aveva ancora chilometri.

Ogni giorno lo passava nella stalla, in compagnia del purosangue, accudendolo meglio di come una madre possa accudire il proprio figlio: gli spazzolava il manto per rendendolo lucido, gli pettinava i crini in modo che potessero anch'essi fare swish e si assicurava che la coda fosse liscia e senza nodi. In più, il giovanotto si serviva dal miglior maniscalco della zona e, non appena cambiava la moda, lo chiamava per far ferrare il cavallo con i ferri di tendenza del momento.

Arrivati alla conta del settimo giorno, quando tutti gli abitanti del villaggio si riposavano dalle consuete mansioni, il Cacciatore saliva in groppa al proprio destriero e passeggiava per le strade dell'abitato esibendo se stesso ed il cavallo.

Le donne, che durante i sei giorni precedenti non facevano altro che bramare quella bollente mattinata, aspettavano impazienti davanti alle finestre della propria casa o sull'uscio della porta, fingendo di conversare in attesa che l'attraente giovane passasse loro davanti.

Gli uomini, dal canto proprio, aspettavano insieme alle mogli la comparsa del Cacciatore ma – dal momento che gli abitanti di quel villaggio non erano di certo tra i soggetti più intelligenti del pianeta – erano troppo impegnati a sbavare sul purosangue del ragazzo piuttosto che rendersi conto di come le proprie moglie sbavassero esplicitamente sul ragazzo stesso, con le mani nascoste tra le gonne, gli occhi lucidi e le gote arrossate.

Dopo aver fatto il giro del villaggio per tre o quattro volte ed aver procurato innumerevoli spasmi tra le giovani e le meno giovani, il Cacciatore era solito fermarsi alla taverna, “parcheggiare” il Mustang in mezzo agli altri cavalli (tanto per far crepare ancor di più d'invidia i meno fortunati) ed entrare a bere un boccale di sidro d'annata.

La taverna del villaggio, che era il posto preferito del Cacciatore, esibiva al proprio interno tutti quelli che erano i trofei del giovane: teste impagliate di ogni tipo di creatura, dalla più innocua alla più pericolosa; persino la testa di un giovane uomo faceva bella mostra in mezzo a quelle delle altre belve.

Osservandola, al Cacciatore tornò alla mente l'intera vicenda, di come – da vero eroe qual era, aveva giustiziato quel malfattore.

 

Si trattava del capo di un povero sventurato che, un giorno di qualche anno prima, trovandosi in viaggio diretto verso il regno della Regina Grimilde, aveva deciso di far sosta alla taverna.

Una volta entrato per domandare se vi fosse una camera libera, il proprietario della baracca gli chiese la pergamena d'identità dal momento che era un uomo molto fiscale sui propri affari e non teneva affatto ad essere multato ulteriormente dai BossBriganti.

Il viandante, da onesta persona qual era, consegnò all'anziano la propria pergamena; ma quest'ultimo, dopo aver letto che la mansione del giovane era quella di “cacciatore”, mandò a chiamare il Cacciatore del villaggio poiché di cacciatore poteva esisterne uno solo.

Il povero ragazzo, che cominciava a sospettare della sanità mentale di tutti all'interno di quel villaggio, cercò di spiegare loro che non voleva affatto prendere il posto del Cacciatore, che era solamente di passaggio e che sarebbe andato via seduta stante pur di non creare scompiglio di alcun tipo.

Ma tutta la popolazione dell'abitato, assuefatta probabilmente dal succo di qualche bacca selvatica che contribuiva a renderli poco assennati, si schierò (ovviamente) dalla parte del proprio Cacciatore, inveendo contro il povero sventurato peggio di come quel popolo di francesi inveì contro l'orribile Bestia che abitava in un lugubre castello nascosto tra la folta vegetazione dei boschi.

Dopo averlo accerchiato ed immobilizzato, il Cacciatore fece finalmente la propria comparsa in tutto il suo splendore, incutendo timore al povero giovanotto con la sua micidiale balestra magica, forgiata dal fuoco di Drogon – il più imponente e feroce dei tre draghi di Daenerys della Casa Targaryen, Nata dalla tempesta, prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, Khaleesi del Grande Mare d’Erba, la Non-bruciata, Madre dei Draghi, regina di Meereen, Distruttrice di catene, Mysha e chi più ne ha più ne metta.

Ma, prima di assestare al malcapitato il colpo di grazia, si cimentò in un infinito sproloquio sulla propria persona e sulle vicende che avevano caratterizzato la propria vita.

Il viandante, la cui paura aveva ceduto il posto alla noia, rimase dapprima shockato nel notare come tutti gli abitanti pendessero dalle labbra di quell'idiota; ma, dopo quattro ore e mezza passate ad ascoltarlo, la voce tanto mielosa quanto fastidiosa del Cacciatore gli aveva così tanto dato al cervello che, impiegate le ultime forze rimastegli, si liberò dalla presa degli uomini che lo avevano immobilizzato, rubò la balestra al legittimo proprietario – che, impegnato com'era in quel discorso autobiografico, non fece in tempo a realizzare cosa stava succedendo – e si auto-inflisse un colpo al cuore pur di far cessare quella tortura per i timpani.

Il Cacciatore, a quel punto, notando che il prigioniero aveva posto fine da sé alla propria vita, disse semplicemente: «Vedete, gente? Non ho bisogno di arrivare alle armi, bastano le eroiche imprese da me compiute per metter fine alle pene di chi si crede cacciatore. Il poverino deve essersi sentito così tanto inferiore alla mia persona che è rinsavito ed ha scelto spontaneamente di abbandonare questo mondo, dove non aveva alcuno scopo se non quello di imitarmi… ed anche in malo modo, aggiungerei!»

Dopo un attimo di silenzio in cui il Cacciatore non smise neanche per un secondo di sorridere come il professore Gilderoy Allock in prima pagina su “La Gazzetta del Profeta” – mostrando così la bianca e perfetta dentatura, il popolo cominciò ad applaudirlo: gli uomini lo sollevarono da terra prendendolo sulle spalle ed acclamandolo come il più figo degli eroi, mentre le donne riempirono l'aria con innumerevoli gridolini strozzati dal desiderio, supplicandolo di ingravidarle.

 

Dopo aver rimembrato quell'eroica impresa, il Cacciatore si diresse al bancone della taverna, dove la figlia dell'oste lo stava aspettando impaziente con un boccale traboccante di fresco sidro ed i nastri del corpetto non allacciati come di dovere.

«Oh, mio Cacciatore adorato! Ecco la vostra bevanda, dissetatevi pure… e se dovesse venirvi un certo languorino – e, così dicendo, cominciò a slacciare ancor di più il corpetto per poi accarezzarsi con fare provocante fino a far scomparire la propria mano sotto la gonna – non esitate a chiamarmi. Sono a vostra completa disposizione!» concluse, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.

Ma il Cacciatore, impegnato a controllare che nessuno stesse recando fastidio al proprio purosangue, neanche ascoltò le parole della ragazza che rimase comunque a fissarlo sconvolta dal desiderio pulsante.

All'improvviso, però, il messo dei BossBriganti fece il proprio ingresso nella taverna, suscitando un brusio generale tra i presenti.

 

 

 

 

NdA: Salve a tutti!

Perdonate questo delirio parodistico e completamente demenziale che mi ha colpita qualche giorno fa.

In principio l'idea era quella di scrivere una breve storiella dal finale alternativo creando un Crossover tra le diverse fiabe della mia infanzia (e non); ma poi, man mano che scrivevo, le dita sembravano muoversi da sole sulla tastiera e la fantasia ha ingranato la quinta senza chiedermi il permesso!

Perciò ho deciso di dar vita ad una storia breve che non avrà molti capitoli. Sintetizzare tutto in un sol capitolo mi è stato impossibile, così come pubblicare una long; sarebbe stata sfiancante da leggere.

Come avrete già notato, ho deciso di fare un mix completo, citando non solo altre fiabe, ma anche personaggi (più o meno famosi) facenti parte di altre opere letterarie: in questo capitolo abbiamo ritrovato Daenerys Targaryen – alias Khaleesi – presa dalla saga de “Il Trono di Spade” del grande George R. R. Martin; oltre Khaleesi, ritroviamo il professor Gilderoy Allock estrapolato dalla saga di “Harry Potter” di J. K. Rowling, donna completamente geniale e mio idolo indiscusso.

Per il personaggio del Cacciatore ho preso spunto da Gaston, il belloccio antipatico (che io comunque adoro!) del cartone animato “La Bella & La Bestia”.

Gli altri personaggi delle fiabe… beh, credo non abbiate avuto problemi, fin qui, ad identificarli. E per quanto riguarda i BossBriganti, quelli sono di mia completa invenzione; per loro ho preso spunto da quella che, purtroppo, è una delle realtà del mondo d'oggi.

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto… spero, più che altro, che vi avvia strappato un sorriso; ripeto, sono del tutto consapevole del fatto che sia completamente demenziale!, tutta questa follia è stata voluta.

Un beso, al prossimo capitolo :*

Freya

 

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Capitolo 2
*** L'eroica impresa ***


ATTENZIONE: POSSIBILE SPOILER RIGUARDANTE “IL TRONO DI SPADE”.

Se siete degli amanti della serie tv e non avete ancora visto la 6x02, allora NON LEGGETE il capitolo prima di aver visto la puntata. Non vorrei essere la causa di un probabile spoiler.

 

 

 

 

 

Al Lord Commander of the Night's Watch,

che ci ha preso tutti quanti per i fondelli.

 

 

 

Di Cacciatori, Lupi e Finali Alternativi…

 

- L'eroica impresa -


 


Il Cacciatore, messa mano su Lungo Artiglio (la spada d'acciaio di Valyria appartenuta a Jon Snow e rubata a quest'ultimo dopo la sua – falsa – morte), pronto a difendere ancora una volta gli abitanti del villaggio, avanzò verso il messo con una camminata in stile Far West ed una strafottente aria sul volto dalla pelle di pesca.

«Messere, – si rivolse al messo – a cosa dobbiamo la vostra presenza? Mancano ancora dodici lune prima che vengano riscosse le tangenti destinate ai vostri padroni».

«Vengo in pace – rispose il messo – Ho qui per voi un compito che solo un uomo della vostra portata potrà assolvere».

A quelle parole, il Cacciatore, estasiato da tali complimenti, abbandonò ogni precauzione e si precipitò ad abbracciare il messo neanche fosse stato un suo vecchio amico. Sorridendo come solo lui sapeva fare, condusse l'uomo al bancone ed ordinò da bere per entrambi col petto gonfio di fierezza.

«Ditemi tutto, – disse poi, dopo aver bevuto un mezzo boccale di sidro in una sola volta senza sbrodolarsi – per cosa sono richiesti i miei servigi?»

«I BossBriganti mi hanno mandato da voi per consegnarvi questa» disse l'ometto, porgendo così al Cacciatore una pergamena arrotolata. Quest'ultimo la srotolò tentando di leggerla, ma, dal momento che durante la fanciullezza era stato più impegnato a fare flessioni con una capretta di Heidi sulla schiena per accrescere e definire la propria massa muscolare, più che seguire le lezioni del maestro, chiese al messo di spiegargli di cosa la vicenda trattasse, fingendo di aver dimenticato le lenti da lettura a casa.

«È giunto alle orecchie dei miei padroni che una sanguinaria creatura, creduta leggendaria fino a pochi giorni orsono, stia seminando terrore e panico nei regni limitrofi. Ha già fatto strage dei nani della Regina Biancaneve* ed è riuscita ad eludere la sicurezza nel palazzo della Principessa Cenerentola, assalendo così nel sonno l'anziano Re, padre del principe James».

«Ebbene, - pronunciò il Cacciatore dopo aver assunto un'espressione da intellettuale – mi state forse dicendo che i BossBriganti richiedono i miei servigi per uccidere la bestia?»

«Non per ucciderla, – puntualizzò il messo – bensì per catturarla. La Regina di Arendelle, Elsa, ha emanato un decreto reale: chiunque riuscirà a catturare la bestia, verrà ricompensato con una montagna d'oro».

«Ma per quale motivo questa Regina, tale Elsa, vorrebbe la bestia viva?»

«Ma per inserirla nella sua collezione, non trovate? – disse con una certa ovvietà il messo – Così potrà renderla ghiaccio grazie ai suoi poteri ed aggiungerla alla raccolta privata che risiede nel suo palazzo».

«Oh, giusto, giusto» si affrettò a rispondere il Cacciatore, mentendo spudoratamente dal momento che non era a conoscenza dei poteri della Regina. Non poteva certo fare la figura dell'ignorante davanti ad un messo qualunque!

«Il vostro compito, quindi, sarà quello di trovare la bestia, catturarla e portarla ai miei padroni. Lasciate, ora, che vi parli del compenso – aggiunse sottovoce l'ometto, avvicinandosi maggiormente al volto del Cacciatore – È pur vero che il lavoro sporco toccherà a voi, ma se accetterete un simile compito, i BossBriganti vi propongono il 30% del guadagno e cesseranno di richiedervi tangenti per il resto della vita. Accettate?»

Il Cacciatore finse di pensarci su, ma in realtà non vedeva l'ora di poter partire alla ricerca della belva pur di mettersi in mostra per l'ennesima volta.

«Accetterò ad una sola condizione...» disse poi, creando suspense con un teatrale silenzio, fin troppo lungo per i gusti del messo che, quasi al limite della pazienza, stentava a star seduto correttamente sullo sgabello di legno. Dopo quello che gli parve un tempo fin troppo esagerato, il messo perse definitivamente la calma: «Suvvia, signor Cacciatore! Di cosa tratta la vostra condizione? Confidatemela! Non vorrete mica aspettare che il brutto anatroccolo scopra di essere un cigno o che a Lord Voldemort cresca il naso!»

«E va bene, sarò clemente – disse il Cacciatore, soddisfatto per essere riuscito ad infondere la giusta ansia nel messo – Accetterò solamente se i vostri padroni mi concederanno l'onore di portare a termine tale compito in via totalmente gratuita» asserì infine, dimostrando per l'ennesima volta di quanto fosse dotato di poco cervello.

E pensare che avrebbe potuto sfruttare una situazione del genere per manipolare e ricattare i BossBriganti!

 

Qualche giorno più tardi, dopo aver sparso per bene la voce della nuova eroica impresa che stava per compiere, e dopo aver rifiutato l'infinita sfilza di donne presentatesi alla sua porta (con la scusa di fargli passare notti di fuoco prima che partisse) poiché impegnato a render più lucida la propria chioma ed il manto del purosangue – non potevano di certo partire senza risultare impeccabili, che figura avrebbero fatto con chiunque avesse incrociato il loro cammino? – , il Cacciatore lasciò il villaggio alla volta dell'ignoto, cimentandosi nella ricerca dell'orribile creatura che stava distruggendo la quiete dei regni.

 

 

 

*: Biancaneve è già diventata Regina al tempo in cui si narra, ma ho ritenuto opportuno specificarlo. Il cacciatore chiamato dalla Regina Grimilde per farla fuori, come abbiamo notato nel capitolo precedente, non è mai giunto a destinazione. Ma questo non ha influito, come ben sappiamo, con il finale di quella data storia.

 

 

NdA: Eccoci giunti al secondo capitolo.

 

Per prima cosa vorrei ringraziare Melz per aver letto e recensito <3

Un GRAZIE va anche a tutti colori che hanno letto in silenzio.

 

Bene, allora… in questo capitolo ritroviamo altri personaggi delle fiabe, facili da riconoscere.

In più, così come nel capitolo precedente, ecco che fanno la loro comparsa ulteriori soggetti della saga de “Il Trono di Spade” e della saga di “Harry Potter”.

Nonostante vi sia stato un periodo in cui l'ho odiato e, lo ammetto, ho desiderato intensamente la sua morte, non potevo non citare Jon Snow (che, ultimamente, sto rivalutando) *.* così come non potevo non citare Voldy (fatemela passare, vi prego!, mi piace troppo chiamarlo così); lo so, la battuta sul suo naso è stata pessima, lo riconosco, ormai è sentita e stra-risentita… ma vi ricordo che si tratta di una storia parodistica e completamente NoSense, perciò…!

Abbiamo avuto modo di notare ancor di più quanto sia effettivamente stupido il Cacciatore che tutti amano alla follia, ma chissà come si svolgerà quest'eroica impresa che lo vedrà ulteriormente protagonista.

Cominceremo a scoprirlo nel prossimo capitolo :D

Infine, ho identificato il messo dei BossBriganti come il perfido Monsieur D'Arque, l'uomo che gestisce il manicomio presente nel cartone animato "La Bella & La Bestia".

A presto,

Freya 

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Capitolo 3
*** Le Rovine dei Tre Porcellini ***



Alla strega di Hansel e Gretel,

la vecchietta più dolce del mondo delle fiabe.

 

 

 

 

Di Cacciatori, Lupi e Finali Alternativi…

 

- Le Rovine dei Tre Porcellini -





 

Il giovane non aveva la più pallida idea di dove tale bestia potesse trovarsi, ma essendo dotato della stessa fortuna di Gastone, il tanto odiato cugino di Paperino, non dovette far altro che aspettare che la dea bendata lo trovasse per poi indicargli la giusta via da seguire.

In un assolato pomeriggio, mentre stava percorrendo un viottolo in mezzo ad un bosco, impegnato com'era nell'ammirare il proprio riflesso in un frammento di Specchio delle Brame che era riuscito a recuperare prima che la Regina Biancaneve lo distruggesse definitivamente, non si accorse della graziosa bambinetta vestita di rosso che stava appollaiata sul prato – disseminato da coloratissimi fiorellini – costeggiante il viottolo.

«Ehilà, messere! Dove ve ne andate di bello?» chiesa la bimba, distogliendo così l'attenzione dell'uomo da se stesso.

«Sono alla ricerca di una feroce bestia, cara bambina – rispose lui, ammiccandole e mostrandole le sue preziose armi: spada e balestra – E, a tal proposito, non dovresti star qui nel bosco tutta sola. Non è prudente» rispose il Cacciatore in uno sprazzo di lucidità; per una volta aveva detto una cosa sensata! Ma subito dopo, dato che, si sa, ogni cosa bella è destinata a finire, ritornando lo sconsiderato di sempre le chiese «Non è che per caso sai che aspetto abbia questa bestia? Magari l'hai intravista tra i cespugli...»

La bimba corrucciò la fronte, arricciò le labbra e socchiuse gli occhi, dando l'idea di star pensando intensamente. Ma il suo sforzo di ricordare risultò vano, poiché la sua risposta fu negativa.

«Mi dispiace messere, ma proprio non lo so. Sto andando a far visita alla mia cara nonnina ammalata che abita qui nel bosco; le porto un mazzolino di fiori profumati ed i biscotti che ha fatto la mamma, ma di questa bestia non ho mai sentito parlare» disse d'un fiato la fanciullina, l'espressione dispiaciuta per non essere stata d'aiuto.

«Non importa, cara bambina. Ora ti lascio, l'avventura mi chiama» le disse, spronando poi il cavallo a continuare la placida cammina e ricominciando a specchiarsi.

«Messere, messere!» gridò la ragazzetta «Di questa bestia non so nulla, ma di altre creature ho sentito parlare. Se imboccate l'altro viottolo – e, così dicendo, indicò con la manina paffuta un sentiero che il Cacciatore non aveva notato, impegnato com'era a complimentarsi con se stesso – troverete le Rovine dei Tre Porcellini; di sicuro conoscerete la leggenda. Ecco, forse lì potrete trovare quel che cercate».

«Certo che la conosco. Grazie fanciulla vestita di rosso, il tuo aiuto sarà sicuramente prezioso» affermò, riponendo il frammento dello Specchio delle Brame nella bisacca ed incitando il purosangue ad un trotto leggermente più movimentato. Poi, esattamente come Mr. Incredibile, disse con un sorriso a trentadue denti «Si va in scena!», quindi scomparve alla vista della bambina.

Inoltratosi nel sentiero, dopo quello che parve un tempo infinito e che avrebbe potuto benissimo essere dimezzato se solo avesse spronato il cavallo ad un sostenuto galoppo – cosa che non fece per evitare che i ferri all'ultima moda di quest'ultimo si logorassero –, arrivò alle Rovine dei Tre Porcellini, dove le casette di paglia, di legno e di mattoni (o almeno quel che ne rimaneva) facevano bella mostra di sé nell'ampia pianura.

Passando davanti ad un catasto di paglia dove, un tempo, sorgeva la prima casetta, il Cacciatore immaginò il lupo Ezechiele che soffiava con potenza sull'abitazione; quasi percepì l'odore aspro dell'alito dell'animale, assumendo un'espressione schifata per poi ricordarsi con gioia di come il proprio alito profumasse invece di menta peperita. Mentalmente ringraziò la strega di Hansel e Gretel per avergli venduto quelle caramelle miracolose. Che cara vecchietta era quella!

Il Cacciatore trovava ingiusto che venisse giudicata solamente per le sue abitudini alimentari… in fondo, che cosa poteva mai farci la dolce nonnina se il suo piatto preferito erano i bambini al forno?

Lungo il tragitto per arrivare alla seconda casetta, quella di legno, il giovane pensò alla fuga del primo porcellino che, impaurito, corse a chieder riparo dal secondo fratello. Arrivato davanti ad un cumulo di pezzi di legno, immaginò nuovamente il lupo soffiare forte, sino a che anche la seconda casetta non venne spazzata via ed i due porcellini corsero dal terzo fratello a chiedere aiuto.

Giunto davanti alla terza casetta, quella di mattoni e l'unica ad essere ancora in piedi, il Cacciatore notò del fumo uscire dal comignolo.

Smontò da cavallo, si avvicinò alla porta e con fare inquisitorio gridò: «Chi osa profanare una delle Rovine dei Tre Porcellini? Fatevi vedere, stolto che non siete altro. Uscite ad affrontare il pericolo e a sfidare la morte!» e, detto ciò, impugnò saldamente Lungo Artiglio e si preparò all'imminente scontro con gli occhi che emanavano fulmini di rabbia.

Ma, passato qualche minuto, nessuno uscì dalla porta. Allora, con mossa decisa, il Cacciatore fece il proprio ingresso all'interno della casa, trovando così il lupo Ezechiele seduto su di una poltrona accanto al camino.

Precipitandosi davanti all'animale, lo sfidò nuovamente: «Alzatevi e combattete, oh fiera maledetta!»

«Ma quale fiera e fiera! Siete forse privo del dono della vista? Non vi siete accorto che sono un povero lupo obeso? Non esercito più la mia professione di “cattivo della fiaba” da anni».

Il Cacciatore, mettendo meglio a fuoco la vista nella penombra della stanza, osservò l'animale, notando che effettivamente le sue parole erano veritiere. Del bel lupo dal pelo nero del quale si narrava in passato, non era rimasto nulla, se non un enorme ammasso di grasso contornato da zanne cariate ed ingiallite.

«Cosa mai vi è capitato, povero disgraziato?»

«Fu colpa della mia fame vorace e di quei maledetti porcellini. Li mangiai uno dopo l'altro, non appena riuscii ad entrare all'interno di questa casa. Ma, sapete, erano tre animali molto grassi quegli sciagurati. Dopo averli mangiati mi ritrovai col colesterolo alle stelle e comincia a gonfiarmi come una palla. Sono anni, ormai, che sono in pensione. Il SaLuCaF (comitato per la “Salvaguardia dei Lupi Cattivi delle Fiabe”) si è occupato dei permessi di cui avevo bisogno per risiedere stabilmente in quest'abitazione: sono in regola» disse d'un fiato, sottolineando l'ultima frase per puntualizzare la propria onestà ritrovata.

«Vi chiedo allora venia, signor lupo Ezechiele. Deduco, quindi, che non siete voi la bestia che sta terrorizzando i regni qui intorno» azzardò il Cacciatore.

«Ma come siete perspicace!» rispose il lupo sarcasticamente; sarcasmo che non fu colto dal giovane avventuriero poiché sul suo volto si dipinse un'espressione compiaciuta, come quella di chi è consapevole della propria intelligenza.

Il lupo Ezechiele decise di lasciar perdere, capendo che non c'era alcuna speranza per un soggetto del genere.

«Perdonate la mia intrusione. Mi rimetto in marcia alla ricerca della feroce creatura. Tornate pure a crogiolarvi nel grasso. Addio, lupo Ezechiele» pronunciò infine il Cacciatore con fare decisamente drammatico.

Il lupo, per tutta risposta, gli rivolse uno sguardo di compassione.

 

 

 

 

NdA: Ciao a tutti! Ecco per voi il terzo capitolo.

Per prima cosa, i ringraziamenti:

 

GRAZIE a Melz, Elissa98 e NeroNoctis per aver letto e lasciato un commento;

mi fa enormemente piacere sapere cosa ne pensate di questo scempio.

In più RINGRAZIO chi ha messo la storia tra le seguite

e chi continua a leggere in silenzio.

 

In questo capitolo l'unico personaggio esterno al mondo delle favole è Gastone, il cugino fortunato di Paperino, proveniente dalla fumettistica.

Questa volta la dedica è andata alla strega di Hansel e Gretel, una vecchietta che adoro *.* sì, ok, mangia i bambini… ma almeno, prima di mangiarli, li rende felici con quella bellissima casetta di marzapane ricca di ogni tipo di dolciume e delizia!

Ho mitizzato la storia dei Tre Porcellini, modificandone il finale.

Per il resto non c'è molto da dire, se non che il Cacciatore è sempre più vanitoso quanto poco perspicace.

Vi aspetta una bella chicca nel prossimo capitolo :-)

Kiss,

Freya

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Capitolo 4
*** La casetta della nonna ***


Al lupo cattivo di questo capitolo,

il primo vero rivoluzionario della sua specie.

 

 

 

Di Cacciatori, Lupi e Finali Alternativi…

 

- La casetta della nonna -


 

 

 

Rimontato a cavallo, il Cacciatore proseguì lungo il viottolo, ritornando – non si sa come, quando e perché – sulla strada fatta in precedenza, esattamente nel punto in cui incontrò la bambina vestita di rosso.

Rimembrando le sue parole, ricordò che la fanciulla aveva accennato qualcosa riguardo la nonnina che viveva nel bosco.

Magari la nonna saprà darmi qualche risposta pensò il ragazzo, al ché continuò la sua camminata finché non arrivò davanti ad una deliziosa casetta dalle cui finestre si intravedevano spiritose tende gialle a pois multicolor.

Si accinse a bussare alla porta, ma, in quell'istante, si accorse che l'uscio era socchiuso. Insospettitosi, imbracciò l'arco ed entrò silenziosamente all'interno.

Giunto nella camera da letto, notò una sagoma piuttosto enorme ronfare beatamente sotto le coperte e, avvicinatosi quel tanto che gli bastava, constatò che si trattava di un altro lupo cattivo.

«Svegliatevi e combattete, orribile bestia! – gridò il Cacciatore in direzione dell'animale – E ditemi che fine avete fatto fare alla povera nonnina».

Il lupo, sobbalzando per lo spavento, gettò un urlo disperato prima di rendersi conto di cosa stesse accadendo. Recuperato il cuore che, per la paura, gli era balzato fuori dal petto, si scrollò le coperte di dosso mostrando una cuffietta rosa tutta nastri e merletti ed una camicia da notte che dava l'idea di essere molto calda.

«Ma vi pare questo il modo di introdursi in casa altrui?» domandò al Cacciatore, incrociando le zampe anteriori in segno di disappunto.

«Non dite baggianate, per l'amor del cielo! – disse l'avventuriero – So bene che questa è la casa di una certa nonnina ammalata».

«Lo era un tempo, quando il mio regime alimentare m'imponeva grandi quantità di carne fresca; ma purtroppo, nonostante io abbia attualmente cambiato dieta, mi rammarico per non essere mai riuscito a sbranare la vecchia e quella dannata bambina di sua nipote».

«Mi state forse dicendo che non siete un lupo carnivoro?» domandò il Cacciatore.

«Oh, per Mago Merlino, no! – gridò scandalizzato il lupo con una tonalità talmente alta da far invidia persino alla balena Ugoladoro – Vi siete imbattuto nel lupo Ezechiele di recente? Non ho alcuna intenzione di tramutarmi in un impedito come lui, è per questo che sono diventato vegano».

«Ma allora – cominciò il Cacciatore, per nulla confuso dalle parole dell'animale: d'altronde, era una cosa piuttosto normale incontrare un lupo vegano! – che fine ha fatto la nonnina?»

«Cosa volete che ne sappia! Quando annunciai il cambiamento del mio regime alimentare, il SaLuCaF mi assegnò quest'abitazione. Ironia della sorte, mi capitò la stessa casa di una delle mie prede più ambite del passato. Che Dio l'abbia in gloria, quella vecchia!, e che possa, sua nipote, sprofondare negli Inferi e bruciare tra fiamme fulve come i suoi vestiti».

«Ma io l'ho vista la bambina di cui parlate! – disse il giovane uomo illuminandosi di botto – Era diretta qui, alla casetta della nonna».

«Cosa?! – strillò affranto il lupo, portandosi le zampe sulla testa ed entrando disperatamente nel panico – Cappuccetto Rosso sta venendo qui? Presto! Fate presto! Uscite immediatamente da casa mia! Devo sbarrare porta e finestre, devo proteggermi da quel piccolo demonio!»

«Quindi Cappuccetto Rosso è il suo nome. Ma cos'avete da strillare? È una bambina così a modo. Mi ha persino indicato la strada per…» ma il Cacciatore non riuscì a terminare la frase che il lupo, fermandosi di botto dal suo correre avanti ed indietro come un pazzo, gli parlò sopra: «Quella bambina è un demonio! E quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima, non lo sapete? Siete marchiato ormai, siete perduto. Sciò! Fuori da casa mia, non vi permetterò di contaminarmi. Sciò! Sciò!» e, tra uno “Sciò!” ed un altro, il lupo spinse via il Cacciatore, sbattendolo fuori casa e chiudendogli la porta in faccia, lasciandolo interdetto.

Il giovane avventuriero non ebbe neanche il tempo di realizzare cosa fosse accaduto che, proveniente dalle sue spalle, una vocina stridula lo fece voltare.

 

 

 

 

NdA: Ciao popolo di Efp!

Anche se con un giorno di ritardo, ecco qui il quarto capitolo di questa favola pazza.

 

RINGRAZIO, come sempre, Elissa98 e Melz per la loro costanza nel leggere

e per il commento che mi lasciano ad ogni capitolo.

GRAZIE anche a chi continua a leggere in silenzio e a chi segue la storia.

 

In questo capitolo abbiamo incontrato un solo nuovo personaggio, facente comunque parte del mondo fiabesco, benché si tratti di un lupo cattivo divenuto vegano dopo essere rimasto terrorizzato dall'esperienza del suo collega, il lupo Ezechiele.

Questo lupo cattivo (al quale non ho trovato un nome), è sicuramente il primo – ed anche l'ultimo – rivoluzionario della sua specie.

Ma che possiamo farci!, ha optato per una vita sana senza grassi e derivati animali :)

Il Cacciatore non perde occasione per mettersi in mostra, mostrando non solo la sua spavalderia ma anche la sua perspicacia inesistente!

Cappuccetto Rosso, infine, sarà davvero così diabolica come il lupo cattivo l'ha definita?!

Con questa domanda, vi lascio al prossimo capitolo…

Baci a tutti :*

Freya

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Capitolo 5
*** La tana del coniglio ***


 

A Cappuccetto Rosso,

la bimba più stupefacente delle fiabe.

 

 

 

Di Cacciatori, Lupi e Finali Alternativi…

 

- La tana del coniglio -


 

 

 

«Messere! Cosa ci fate qui? Vi avevo indicato la strada sulla quale proseguire. Perché non avete seguito il mio consiglio?»

Il Cacciatore si voltò e vide Cappuccetto Rosso poco distante da lui che lo fissava con aria interrogativa.

«Oh, cara bambina, che piacere incontrarti di nuovo» rispose con tranquillità, dal momento che non aveva creduto ad una sola parola del lupo cattivo; come poteva una bambinetta tutta trecce e lentiggini essere un demonio?

«Ho seguito il tuo consiglio e mi sono recato alle Rovine dei Tre Porcellini, ma della belva feroce non ho trovato alcuna traccia. In seguito, non so come – sai, mi stavo specchiando per controllare che il mio volto non avesse subito cambiamenti; essere un avventuriero stressa la pelle – mi sono ritrovato nel punto in cui ci siamo incontrati e le tue parole riguardo la tua cara nonnina ammalata mi sono ritornate alle mente. Allora ho pensato di venire a chiederle se sapesse qualcosa riguardo la creatura, ma… che fine ha fatto la tua nonnina?»

Cappuccetto Rosso ascoltò attenta le parole dell'uomo, meravigliata dal fatto che quell'individuo riuscisse a formulare un mini discorso di senso compiuto.

«Oh, per fortuna sono arrivata in tempo, messere. Lungo la strada per arrivare dalla nonnina, ho incontrato il coniglietto Tamburino – il migliore amico di Bambi – e da lui ho appreso le cattive intenzioni del lupo: voleva mangiare la mia nonnina...» e, a queste parole, la bimba cominciò a tirare su col naso cercando di non piangere, nonostante i suoi grandi occhi verdi si stessero riempendo di lacrime «…allora sono corsa a casa della nonna, l'ho portata via e l'ho nascosta in un luogo sicuro, dove il lupo non potrà mai trovarla».

Il Cacciatore, visibilmente confuso, cominciò a balbettare qualcosa di incomprensibile, guardando a momenti la bambinetta ed a momenti la porta chiusagli in faccia dal lupo.

«Mascalzone che non è altro!» disse alla fine, riferendosi all'animale che aveva occupato l'abitazione della nonna «E pensare che stavo quasi per credergli. Ma non temere, fanciullina, gli farò assaggiare la mia lama per le menzogne che mi ha raccontato».

Ma Cappuccetto Rosso, prima che il Cacciatore irrompesse nuovamente all'interno della casa, lo strattonò per un braccio piangendo disperata, costringendolo ad arrestare il suo intento.

«Messere, messere! Lasciate perdere quel ciarlatano di un lupo, venite piuttosto con me a controllare che la mia nonnina stia bene».

L'uomo, impietosito dalle parole della bambina, accettò di buon grado di accompagnarla… e poi, non poteva certo perdere l'occasione di mettersi nuovamente in mostra agli occhi di qualcuno (della cara nonnina questa volta): grandi o piccini, cavalieri o dame… non faceva alcuna differenza, l'importante era far sapere al mondo che lui valeva*!

Il Cacciatore stava per rimontare a cavallo, sul volto la tipica espressione di una star del cinema sul Red Carpet a farsi fotografare da ogni lato, quando Cappuccetto Rosso lanciò un urlo talmente acuto da far venire un infarto istantaneo a tutti gli uccellini che, in tranquillità, erano posati sui rami degli alberi lì attorno.

«No messere, il cavallo non può venire con noi!» pronunciò decisa.

«Cosa?! – disse il Cacciatore che stava palesemente entrando nel panico – Ma… ma non posso lasciare qui il mio fedele destriero; sai quanto mi è costato, Cappuccetto Rosso?! E se… se la creatura che sto cercando l'assalisse?! E se cadesse in depressione per via della solitudine a causa della mia assenza?! Dovrei portarlo in terapia poi… e non è facile per un Purosangue uscirne senza portarsi dietro dei traumi».

La bimba incrociò le braccia e corrucciò la fronte, assumendo un'espressione tra l'offeso e l'esasperato «Beh, fate un po' come volete. Ma non prendetevela con me quando verrà sbranato dal Ciciarampa, feroce creatura che si trova a guardia del luogo in cui siamo diretti; ho sentito che nutre una certa passione per i Mustang. Io vi ho avvisato» e, detto ciò, voltò indignata le spalle all'uomo.

Il Cacciatore cominciò allora a piangere disperato ed in maniera silenziosa, per quanto gli fosse possibile; non voleva di certo che il suo cavallo venisse sbranato, ma al contempo lasciarlo lì, solo soletto, nel bel mezzo del bosco, gli spezzava decisamente il cuore.

«Messere, non starete mica piangendo?» domandò la bambina, un sorrisetto di scherno appena accennato sul volto paffuto.

«Ovvio che no, bambina cara. È solo che… che… l'Ape Maia mi è… mi è appena passata vicino, lasciando che una scia di polline ricadesse sul mio viso ed io… io sono allergico al polline, ecco» rispose, cercando di camuffare la voce rotta dal pianto; Cappuccetto Rosso non gli credette ma, spazientita da quell'addio interminabile, decise di lasciar correre per non perdere ulteriore tempo.

Dopo vari tentativi e diversi strattoni per schiodarlo via dal collo del cavallo al quale si era aggrappato, la bambinetta riuscì finalmente a convincere il Cacciatore a proseguire verso il luogo in cui la nonnina aveva trovato riparo dal lupo cattivo.

Lungo il tragitto nessuno dei due parlò; l'uomo soffriva ancora per l'inaspettata separazione dal suo migliore amico, mentre la bimba era felice di godersi il silenzio.

Non si seppe per quanto camminarono, ma dopo aver attraversato un ponticello decisamente instabile, il paesaggio mutò: i fitti alberi del bosco lasciarono il posto ad un grande prato verde tipico della campagna inglese dove, in lontananza, poteva scorgersi una grande villa circondata da siepi e cespugli colmi di fiori.

In mezzo al prato, però, tra la villa e i due viaggiatori, vi era un albero ricurvo e molto grande, attorno al quale qualche fiorellino faceva capolino qua e là. Appoggiato al tronco, godendosi un fresco ristoro, un coniglio col panciotto dal pelo bianco dormiva beatamente.

Prima che il Cacciatore potesse rendersi conto di tutto, un fragoroso tuono squarciò la quiete della campagna, svegliando il povero roditore, mentre grossi nuvoloni grigi cominciarono a ricoprire la volta celeste.

«Sono in ritardo! Sono in ritardo!» gridò allarmato il coniglio, estraendo dal taschino un orologio per controllare l'ora.

Cappuccetto Rosso ed il suo accompagnatore raggiunsero il piccolo animale di corsa, domandandogli cosa ci fosse che non andava.

«Sono in ritardo! Questa volta mi taglierà la testa!!!» disse d'un fiato con la voce spezzata dal terrore, portando le zampine al collo come per impedire che lo decapitassero.

«Chi oserebbe mai fare del male ad un povero, piccolo, indifeso coniglietto come voi?» pronunciò il Cacciatore con tono deciso, il cui unico scopo era quello di mostrarsi gagliardo più che proteggere quella povera creaturina «Ditemelo e lo sfiderò a duello!»

«La Regina di Cuori, ecco chi!» rispose il coniglio «Mi farà decapitare ed userà la mia pelliccia per quel tanto agognato colletto di coniglio del quale parla sempre. Lo so! È la fine per me! Questa volta non ho scampo alcuno...».

Mentre il Bianconiglio si disperava e piangeva lacrime amare, il Cacciatore proruppe in una fragorosa risata che fece ammutolire l'animaletto.

«Ma cosa dite? Avete paura di una dama? Lasciate che parli con questa Regina, riuscirò sicuramente a convincerla a concedervi una grazia… santi numi!, avete detto che è la Regina di Cuori, dovrà pure averne uno. E, quando tutto manca, potrà prendere il mio!» asserì con tono sensuale l'uomo, ricacciando il frammento di Specchio delle Brame dalla bisacca e cominciando a rimirare nuovamente la propria immagine peggio di Narciso.

Il Bianconiglio rimase interdetto, spalancando la bocca fin quasi a far cadere la mascella in terra.

Era desto o stava ancora sognando? O meglio, stava avendo un incubo?!

«Ehm, credo di non aver ben capito il vostro nome, messere» disse poi.

«Perché non l'ho detto, creaturina. Io sono il Cacciatore, – pronunciò con orgoglio, accompagnando le parole con un teatrale inchino – piacere di fare la vostra conoscenza».

«Ehm, sì – rispose l'animale, scambiandosi uno sguardo con la bimba, la quale trattenne a stento una risata – piacere mio. Ora, vogliate scusarmi, ma devo scappare. L'orologio non mi da un attimo di tregua: quel tic-tac, tic-tac mi fa impazzire!» gridò esasperato, scomparendo poi all'interno di un grosso buco scavato nel terreno vicino alle radici del grande albero.

Nel frattempo cominciò a piovere e grossi goccioloni d'acqua iniziarono ad inzuppare i perfetti capelli del Cacciatore.

«Maledizione! La mia messa in piega! Presto fanciullina, ripariamoci all'interno di questa voragine, oppure le ore passate ad acconciare la mia chioma saranno state vane! Quando il tempo ritornerà ad essere clemente, proseguiremo con il nostro cammino e mi condurrai dalla cara nonnina. Suvvia, seguimi!»

La bimba sorrise in maniera dolce ed affettuosa; sorriso che il Cacciatore scambiò per un assenso. A sua volta sorrise alla bambina, catapultandosi poi all'interno della tana del coniglio… quanto mai poteva essere profonda?

«No, grazie, messere. Io ho il cappuccio a proteggermi dalla pioggia» rispose Cappuccetto Rosso, parlando più che altro con se stessa dal momento che il Cacciatore era già scomparso, risucchiato dalle viscere della Terra; la fanciullina, allora, ritornò da dove era venuta – saltellando sotto la pioggia e divertendosi a giocare nelle pozzanghere peggio di Peppa Pig & family – mentre sul suo volto un delizioso sorriso nacque spontaneo.

Il Cacciatore, al contempo, attendeva di toccare il fondo (non rendendosi conto di averlo toccato già da un pezzo!), pensando che forse aveva sbagliato i calcoli su quanto potesse essere profonda quella tana.

Man mano che il tempo passava, però, il suo precipitare si faceva sempre più veloce, cosa che lo mandò nuovamente in panico: “Oh, che sciagura ho patito! – pensò – Questa velocità ed il forte vento che ne consegue scompiglieranno di certo i miei capelli!”.

 

 

 

 

*: Ho preso in prestito questa citazione da una famosa pubblicità di cosmetici, ma credo l'abbiate individuata da soli.

 

 

NdA: Anche se con un giorno di ritardo rispetto al solito, ma ce l'ho fatta a presentarvi il quinto capitolo.

 

Come sempre, ringrazio Melz ed Elissa98 per la loro costanza

nel leggere e commentare ogni capitolo.

Grazie ancora a chi legge in silenzio e chi segue la storia.

 

Cappuccetto Rosso, sotto sotto, non ce la racconta giusta. Ma cosa nasconderà davvero?

Il Cacciatore è scemo, fine.

Fa la sua comparsa il Bianconiglio che, appunto, rimane shockato dal belloccio tutto muscoli e niente cervello.

Possiamo dedurre che il nostro beniamino (?) stia per arrivare nel Paese delle Meraviglie… cosa mai lo attenderà in quel luogo dove l'impossibile diventa possibile?!

Infine, non potevo non citare Peppa Pig XD

Saluti a tutti,

Freya

 

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