La vera storia di una giovane maga e del suo cavaliere

di Bishoujo Tensai Madoushi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Interludio: Come i nostri due eroi arrivarono VERAMENTE alla locanda ***
Capitolo 3: *** Here we go! ***
Capitolo 4: *** Surprise! ***
Capitolo 5: *** Primo litigio ***
Capitolo 6: *** Sotto la pioggia ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


Mi aggiravo furtivamente per i boschi di Elmekia, vestita con un orrido abito rosa, senza un soldo e decisamente affamata, le orecchie tese a captare il minimo rumore

Mi aggiravo furtivamente per i boschi di Elmekia, appena dopo il confine di Zefeeria, vestita con un orrido abito rosa che aveva pure visto giorni migliori, senza più un soldo e affamata, MOLTO affamata, le orecchie tese a captare il minimo rumore. Il fruscio alle mie spalle non mi colse però di sprovvista, anzi. Un po’ me lo aspettavo. Forse avrei dovuto dare una piccola lezione a qualcuno, alla fine. Sospirai, poi mi scrocchiai le nocche.

 

Com’ero finita in quella situazione?

 

Non volete saperlo.

 

Davvero, non volete.

 

Dicevo, ero in una maledetta foresta. Di notte. E attendevo l’attacco di alcuni briganti che avevo in precedenza derubato. Ma… i cattivi non hanno diritti, giusto? Nel senso, non era vero rubare il mio perché il maltolto non era certo di loro proprietà. Prendiamo ad esempio il rubino che avevo in tasca, grosso come una noce, montato su una collana d’oro rosso, lavorata. Si è mai visto un bandito indossare una roba del genere regolarmente acquistata? Pfui! Qualsiasi cosa prendessi ad un brigante non era suo, quindi io non stavo rubando, ne stavo semplicemente prendendo possesso essendo impossibile determinarne il precedente proprietario. Una logica schiacciante, permettetemi di dire.

 

“MOCCIOSA!”

 

Mi voltai. Mi sarei aspettata quantomeno un attacco a sorpresa… insomma, che banditi senza stile!

Un paio di loro mi avevano seguito dopo che avevo ridotto il loro campo ad un mucchietto di ceneri roventi. Ammiravo la loro perseveranza, nel senso, sarò anche una ragazzina ma avevo lanciato abbastanza Palle di Fuoco e Frecce Infuocate da far passare a chiunque la voglia di rivedermi… E poi, diciamolo, non avevo scelta… avevo urgente bisogno di contante e loro, davanti al loro bell’accampamento, ballavano lanciando per aria mucchi di monete d’oro. Se l’erano voluta, ecco.

 

Come dite? Volete sapere il perché della mia miseranda situazione? Eccovelo allora: ero fuggita di casa da un mese, abbigliata come una deficiente,  e presto mi ero trovata a fare i conti con la mancanza di denaro e di cibo. Perché ero scappata? Storia lunga. Diciamo solo che per me era tempo di vedere il mondo e nella fretta di andarmene non ero riuscita ad arraffare abiti da viaggio decenti e neppure una qualche coscettina di pollo freddo di mia madre. Il tutto senza soldi perché… perché a dodici anni non avevo soldi miei e di sicuro non andavo a rubarli nelle casse del negozio dei miei genitori. Non ero COSI’ TANTO pazza.

 

Sapevo di potermela cavare da sola. Sapevo procurarmi il cibo, pescavo con mio padre da quando avevo sei anni ed ero in grado di costruire trappole per gli animali. Sapevo riconoscere piante e radici. Usavo la magia come un adulto. E non sarei potuta rimanere a morire di noia a Zefeeria un secondo di più.

 

Ma torniamo a noi. I banditi, giusto.

 

Mi squadravano ad occhi stretti, cosa che di certo non migliorava il loro aspetto. Tenevano le braccia incrociate. Improvvisamente il più basso, con i denti sporgenti da coniglio, scoppiò in una sonora risata.

 

“Capo! Ma è una bambina!”

 

A quel punto strinsi anche io gli occhi. Non ero una bambina. Ero una giovane maga, la più giovane maga uscita dalla gilda di Zefilia! Serrai i pugni. Non avevo avuto intenzione di far loro del male, non più del necessario, ma se continuavano su quella strada mi sarei presto trovata costretta. Ero un’artista della Palla di Fuoco, guardare per credere.

 

Erano finiti i giorni in cui, novellina della fuga, avevo avuto incertezze e paure nel lanciare un incantesimo a qualcuno per ferirlo. Un mese on the road sola sulle tue gambe ti fa crescere in una maniera impossibile da descrivere a parole, anche per una ragazza indipendente come avevo sempre ritenuto di essere quando ancora vivevo in famiglia.

 

Riportai la mia attenzione sui due brutti ceffi. Quello grosso, il “capo” si sfregò le mani luride, delle dimensioni di due badili.

 

“Non mi interessa se è una bambina. Ci ha derubati e va punita.” Poi, rivolgendosi a me: “E poi quando sarò stufo, canterai e mi dirai CHI c’era alle tue spalle a lanciare incantesimi, mocciosa.”

 

Coooosa? Quello era un insulto bello e buono. Come osava? Mi fece cenno con la mano di avvicinarmi. Eccerto.

 

“Non ti farò del male, perché sei una bambina. Ma meriti una lezione: si vede che i tuoi non ti hanno sculacciata abbastanza… adesso vieni qui e ti metti in ginoc…”

 

La mia Palla di Fuoco, che avevo castato mentre ancora dava aria ai denti, lo colpì in pieno. Che razza di maniaco! Avrei preferito un bandito con tanto di spada ad un pedofilo! Ghignai in modo cattivo, con una mano sul fianco.

 

Mentre il grassone sfrigolava un po’, urlando come un ossesso, mi resi conto di essermi persa “coniglietto”. Questo fino a che non avvertii la lama di un pugnale tra le scapole. Un brivido mi corse lungo la schiena.

 

Che razza di cretina dovevo essere? E… adesso? Merda, merda, merda!!!

 

“Anche se sei capricciosa, come tutte le rosse, non ti ammazzo se ti sottometterai a m…

 

Il tizio smise di parlarmi all’orecchio, cosa per altro comunque disgustosa, e, dopo aver esalato una specie di sbuffo,  mi caracollò addosso. Il pugnale gli cadde di mano, finendo tra i miei stivali. Lo agguantai e mi girai, il più veloce possibile.

 

Di fronte a me c’era un ragazzo alto, dai capelli biondi che scendevano in ciocche arruffate fino quasi a toccargli le spalle.

 

In mano aveva una cerbottana.

 

Per un micro secondo gettai un’occhiata al bandito, che giaceva tramortito ai miei piedi, poi tornai a fronteggiare il ragazzo.

 

Rimanemmo zitti a fissarci per un minuto buono. Non si sentiva nessun rumore, probabilmente anche il capo bandito doveva aver avuto la fantastica idea di svenire mentre finiva di rosolare.

 

Ho già detto che ero appena scappata di casa? E che avevo una fame orrenda l’ho menzionato?

 

Ecco, il mio stomaco iniziò a borbottare rumorosamente proprio in quel momento, interrompendo il gioco di sguardi tra me e lo sconosciuto. Non sapevo cosa aspettarmi, dopotutto mi aveva aiutata, ma gli incontri nel bosco, di notte, non sempre sono buona cosa. Soprattutto per una ragazza sola.

 

E poi perché mai avevo dato retta a quello stupido col caschetto dai capelli viola e mi ero messa in marcia verso Elmekia invece di andare a Saillune come mi ero prefissata?

 

Il ragazzo sorrise, avvicinandosi in modo cauto.

 

Mi irrigidii.

 

“Non ti faccio niente, promesso.”

 

Oh, sentilo. Non aveva capito che era LUI semmai a dover aver paura di me. Forse perché mi aveva conosciuta in posizione di netto svantaggio, dite? Ma me la sarei comunque cavata… aspettavo solo di mandargli un bel Mono Volt attraverso il pugnale. Non avrei avuto esitazioni nel farlo, il fuoco è la mia specialità ma non ho problemi neanche con l’elettricità.

 

Incrociai le braccia sotto il seno, o meglio, quello che prima o poi sarebbe sbocciato come seno, e strinsi le labbra.

 

“Come ti chiami, ragazzina? Ti sei persa? Devi andare a casa, vero? E’ notte… che ci fai tutta da sola?”

 

Un attacco di logorrea in piena regola. Spalancai la bocca, in un’espressione sicuramente poco intelligente. Il ragazzo biondo sembrava… nervoso. Ora che si era fatto più vicino, con piccoli passi cauti, potevo vederlo meglio. Aveva gli occhi chiari e un fisico atletico. Era… bello. Sì, bello. Ma io non mi trovavo in una foresta, con un sacco di refurtiva addosso per rimirare i ragazzi, anzi, giusto, era proprio il caso di cercare una locanda e di mettere qualcosa sotto i denti. Forse avrei avuto bisogno anche di una spada, ora che ci pensavo. Il ragazzo ne aveva una bella grossa con sé, magari dietro pagamento me l’avrebbe anche lasciata.

 

Alzai la mano, interrompendo il suo flusso di parole.

 

“Senti, ehm…”

 

Non avevo idea di come si chiamasse. La mia indecisione diede il via ad un nuovo fiume di parole.

 

“Mi chiamo Gourry, Gourry Gab, Gourry, ecco. Ehm, senti allora… se mi dici dove abiti…

 

Gourry.” Gli misi una mano sul braccio. Avrei voluto mettergliela sulla spalla, per assumere un tono confidenziale ma era davvero troppo alto. “Senti, uh… sei stato gentile ad aiutarmi. Io adesso andrei, eh? E’ stato un piacere… conoscerti.”

 

Gourry mi guardò attonito per un secondo, come se non si fosse aspettato che avessi la lingua. E in effetti ero stata zitta per la maggior parte del tempo del suo sproloquio.

 

“No, aspetta, ragazzina. Questo è un posto pericoloso… voglio accompagnarti a casa. Davvero. Niente secondi fini, ci mancherebbe non sei che una bambina…”

 

Sempre sta storia della bambina… quasi tredici anni, suvvia! Alcune ragazze che conosco sono pronte al matrimonio! Sbuffai. “No, uhm… grazie, eh? Davvero, non c’è bisogno.”

 

“No, sul serio. I tuoi saranno preoccupati. Pensa se ti dovessi imbattere in qualche altro malintenzionato.

 

Andammo avanti per un po’, io cercando di levarmelo di torno e lui cercando di farmi capire quanto fosse necessaria per la mia salvezza la sua presenza al mio fianco. Nel frattempo il bandito ai nostri piedi iniziava a dare segni di imminente risveglio. Io invece iniziavo a dare i primi segni di imminente esaurimento nervoso.

 

Avevo una fame terrificante. Questo non aiutava la mia sanità mentale. Stavo già meditando di spedirgli ALMENO uno Sleeping. Solo per farlo stare zitto.

 

Al secondo mugugno del delinquente, io e Gourry in contemporanea fissammo gli occhi sulla sua figura prona.

 

Gli schiaffai lo stivale sulla schiena, abbassandomi verso di lui.

 

Ragazzin…”

 

Alzai l’indice per zittire Gourry.

 

“Bandito.”

 

L’uomo socchiuse gli occhi, per mettermi a fuoco. Dovevo avere quella cerbottana, adesso che ci pensavo. La spada E la cerbottana. Poteva sempre venire utile.

 

“Se ti muovi ti faccio fare la fine del tuo capo. Hai capito?”

 

L’uomo annuì.

 

“Bravo. Adesso tolgo il piede e ti lascio andare. Alzati lentamente.”

 

Il mio stomaco brontolò ancora, togliendomi un pochino di credibilità come cattiva. Che ci volete fare? Allo stomaco non si comanda.

 

Il brigante si alzò, portandosi una mano al collo, lì dove il dardo lo aveva colpito.

Avvicinai le mani, mettendole vicino alla bocca.

 

Laphas Seed!”

 

Ed ecco che l’uomo era legato come un salame. Per un po’ le corde magiche avrebbero fatto il loro effetto, impedendogli di andare a chiamare rinforzi. Il bandito mi guardò con aria malevola.

 

“Strega.”

 

Gli sorrisi. “Bravo, sette più.”

 

Mi rimandò uno sguardo confuso e io arrossii. Era una cosa che si diceva a scuola e io dovevo abbandonare certi vezzi, se non volevo passare per una mocciosetta.

“Adesso sparisci e non farti più vedere!” Sputacchiai.

 

L’uomo indicò con la testa le sue gambe strettamente avvolte nella corda. Alzai le spalle e mi voltai quello che doveva essere il sud-ovest, in direzione Saillune. Meglio mettere un po’ di strada tra me e Elmekia e tra me e Zefilia. A passo spedito fino ad una qualche locanda e poi Ray-wing per un po’. Quello era il piano.

 

“Ehm… ragazzina?”

 

Uh, mi ero dimenticata della cerbottana e della spada. Tornai a volgere lo sguardo verso Gourry.

Bravo ragazzo.

 

“Sei una ma…”

 

“A quanto mi fai  la spa…”

 

Avevamo parlato in contemporanea. Mi schiarii la voce. Insomma, la storia stava davvero andando per le lunghe, ero sporca e arruffata, iniziava a fare freddo, ero quasi stata pugnalata da un idiota con i denti da coniglio, avevo fame –l’ho già detto, per caso? E non riuscivo a liberarmi dal mio “salvatore”.

 

“Sì, sono una maga. Sì, sono qui di mia spontanea volontà. No, non devo tornare da mamma e papà.”

 

A nominarli mi veniva ancora un pochino di tristezza. Ma solo un pochino. Ero grande, potevo badare a me stessa. Lo avevo dimostrato, no?

 

Gourry mi fissava esterrefatto.

 

“Ah, e vorrei comprare la tua cerbottana e la spada.”

 

Gli sorrisi. Fino a quel momento a me non era neanche passato per l’anticamera del cervello di chiedergli perché lui fosse per boschi solo soletto. Non sembrava troppo più grande di me, poteva avere al massimo diciassette anni ma non sembrava un mercenario né un viandante. Non aveva neanche un misero mantello. Sembrava… sperduto?

 

, come sarebbe a dire “detto da me”? Io ero scappata di casa! Non avevo certo ancora avuto il tempo di abbigliarmi in modo consono. Quanto alla mia aria di maga vissuta… ci stavo lavorando!

 

“Ragazzina… non so ancora come ti chiami.”

 

Mi sorrise, mostrando i denti. Risposi al sorriso, riluttante. Non avevo mai pensato alla storia del nome. Dovevo dargli il mio vero nome? Era saggio? Certo, intendevo farmi una reputazione però… anzi, ero stata sciocca a non dire al bandito come mi chiamavo, l’idea della castigamatti mi piaceva molto. Però, non ero riuscita completamente nel mio intento. Per un pelo non mi facevo pugnalare…

 

Mi si illuminarono gli occhi. Potevo andare a razziare qualche altro campo di banditi! Altri tesori, altre monete d’oro! E poi… Mentre le fiamme ardevano, io, scenograficamente in piedi su una montagnola, avrei potuto gridare il mio nome e

 

“Ragazzina, ci sei?”

 

Ecco, una ragazza non ha neanche diritto a fantasticare. Gourry mi stava sventolando una mano davanti agli occhi.

 

“Sì, ragazzina,” la voce proveniva dal bandito, “siamo curiosi di sapere.”

 

Uh, faceva lo spiritoso. Dunque avevo avuto la mano troppo leggera?

 

Tornai verso di lui, col mio miglior ghigno sulla faccia.

 

Senti, feccia dell’umanità. Vuoi giocare davvero?”

 

Impallidì leggermente. Bene. Lasciai che tra le mani si formasse un Lighting. Per uno che non sa usare la magia sembrava una piccola palla di fuoco. E, il nostro amico non era esperto. La sua fronte si imperlò di sudore.

 

Scher.. scherzavo.”

 

Una macchia di urina si allargò sui suoi calzoni.

 

“Mi sembrava.”

 

Gli volsi la schiena e sospirando mi avvicinai a Gourry.

 

“Senti, a proposito della spada…”

 

Il mio stomaco gorgogliò ancora. Basta, non ne potevo più, era ufficiale. Scossi la testa.

 

“Lasciamo stare. Mi sai indicare una locanda dove si possa mangiare… tanto? Magari nelle zone, eh?”

 

Gourry annuì. “Non ci sono mai stato ma ne ho sentito parlare… Locanda Al Baciccio, a Ehmellin, non credo sia troppo lontano. Ti ci accompagno…”

 

“Lina.”

 

Mi premiò con un altro sorriso, la sua aria era quasi felice.

 

Ecco, glielo avevo detto. Ma Lina non voleva dire niente. Io ero la grande Lina Inverse, alunna genio della Gilda… no, maga genio! …e lo avrei presto dimostrato al mondo!”

 

“Avanti, allora!”

 

Fissai Gourry, ne valutai approssimativamente il peso e richiamai il Levitation.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Interludio: Come i nostri due eroi arrivarono VERAMENTE alla locanda ***


Sollevai le mani e iniziai a richiamare la formula che mi avrebbe permesso di volare fino alla locanda dove mi sarei letteralmente sfondata di cibo. Una brezza gentile iniziava a sfiorarmi le dita mentre il mio corpo si faceva leggero. Era una delicata questione di equilibri, quella che ti permetteva di staccare i pied…
 
“Ohi, ragazzina!”
 
Aprii gli occhi, che avevo chiuso per aumentare la concentrazione e sbuffai. Sonoramente.
Avevo deciso di portarmi quel Gourry fino alla taverna per poi poter mercanteggiare il prezzo per spada e cerbottana, questo non significava che fossimo amici o in confidenza. Questo significava che non doveva dannazione parlarmi quando stavo usando la magia.
 
E non dite che sono acida. Non può una ragazza che ha già avuto una giornata pesante fare le sue cose tranquillamente?
 
E poi, non lo sapete, ma non era la prima volta che mi interrompeva. Appena avevo iniziato a richiamare il Levitation il bandito bruciato si era ripreso e mi era toccato usare un Diem Wind per scacciarlo. Inavvertitamente però quello stupidone mi si era piazzato davanti a proteggermi, a proteggermi perCeiphied! e così era finito scaraventato lontano pure lui. Mi era toccato sollevarmi le gonne e correre come una contadina per ritrovarlo, usare unRecovery per curargli la faccia –grazie mamma per aver insistito che era una buona cosa impararlo!- e trascinarlo quasi di peso alla nostra postazione originale, dove potevo orientarmi meglio.
 
Vorrei ricordare che ormai il mio stomaco era serrato in una orrenda morsa per la mancanza di cibo… qualcuno DAVVERO potrebbe darmi torto quando dico che ho i nervi a fior di pelle?
 
“E adesso cosa c’è?” Sibilai. Tante storie per sapere il mio nome e poi mi chiamava ancora ‘ragazzina’.
 
Gourry mi osservò, una specie di broncio gli piegava le labbra. La sua faccia era di nuovo sana, anche se un po’ sporca di terra e arrossata nei punti in cui il danno era stato maggiore… ma sarebbe guarita.

 
“Al Baciccio non è molto lontano… ma neanche esattamente dietro l’angolo. Come pensi di andarci? Cioè… quella cosa, quella specie di vento che ti haavvolta… non vorrai…”
 
“Sì, voglio volare… e A QUANTO PARE ti devo portare io per cui fai il fav…”
 
“No, ascolta, volare no! Io… non voglio volare!”
 
Va bene, potevo andarci da sola. Sinceramente? Avevo il denaro, avevo la magia, al massimo mi sarei trovata un postaccio, andava bene una bettola schifosa, bastava avesse del CIBO!!! Non è che dovesse venire anche lui per forza, io viaggiavo BENISSIMO da sola!
 
Gli lanciai quella che speravo fosse un’occhiata di fuoco e sibilai “Allora. Stai. Qui.”
 
Mi fece gli occhi da cucciolo. Giuro su Ceiphied, me li fece. Un ragazzone grande e grosso con… con quei due enormi occhi azzurri che mi guardava come un maledetto povero orfanello. Seriamente???
 
“OK. Ok, senti. Voliamo basso, bassissimo,” ma perché lo faccio??? “Prometto.”
 
Gourry strinse gli occhi, poi annuì. “Mi sembra giusto. Alla fine ti ho salvata dal bandito… merito una ricompensa.”
Cos…?
 
A PALLE DI FUOCO TI FACCIO ARRIVARE ALLA LOCANDA! A PALLE DI FUOCOOOOOO!!!
 
Chiusi gli occhi, sospirai e iniziai a invocare la forza del vento. Sarebbe stato un luuuuungo viaggio.

   

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Capitolo 3
*** Here we go! ***


“Cameriere

“Cameriere! Dieci porzioni di stufato di manzo, quindici piatti di arrosto con patate e… almeno tre di queste coscettine di pollo in salsa piccante!”

 

Ceiphied che bello avere denaro contante e tintinnante con me!

 

Dall’altra parte del tavolaccio, Gourry mi guardava esterrefatto. Ovviamente. Ma si sa, i maghi devono mangiare per recuperare le forze e vi assicuro che portarselo volando fino alla locanda mi era costato un certo sforzo!

 

“Tu non ordini?”

 

Un gomito sulla tovaglia, il mento appoggiato al pugno, Gourry si accigliò.

 

“Scusa, hai appena ordinato roba per un esercito… pensavo fossi stata un pochettino abbondante per solo due persone invece… Dieci porzioni di stufato di manzo, quindici piatti di arrosto con patate e… almeno tre di queste coscettine di pollo in salsa piccante,ripetè rifacendomi il verso, “erano per TE?”

 

Mi rabbuiai. Detestavo chi mi prendeva in giro. E quando mi arrabbiavo… , le cose avevano la tendenza ad esplodere e ridursi in mucchietti di cenere. Ok, anche quando non ero arrabbiata ma non è il caso di sottilizzare sempre!

 

“Perché no? Io ho i SOLDI e posso ordinare quello che mi pare.

 

Sporsi la bocca facendo il broncio e strizzando gli occhi. Gourry scimmiottò la mia espressione e poi sospirò.

 

Gne gne gne non lo vuoi dire? No perché mancava. Sei proprio una bambina.”

 

Una vampata di furia mi investì. Le guance dovevano essermi diventate rosso acceso mentre mi pizzicavano le mani dalla smania di friggerlo. Eppure si salvò. Si salvò in corner e solo perché la sua faccia stitica venne coperta da un vassoio enorme e, a giudicare dal sudore che imperlava la fronte del cameriere, pesantissima.

 

La tua buona stella brilla in cielo, Gourry, e non te ne sei neanche accorto!

 

“Signori. La vostra… uff… cena.”

 

Mi tuffai sul pollo e Gourry mi imitò. Con un balzo felino si avventò sull’arrosto e prese a divorarlo come uno che non vede cibo da giorni.

 

Hei… gnam… Gourrygnam gnam, questa è… slurp… roba mia!”

 

La bocca piena di pollo, riuscivo a malapena a farmi capire ma con una mano libera gli mollai uno schiaffone sulla testa. Perché diavolo mi ero portata dietro quell’approfittatore?

 

“Ma dai… gnam… ragazzina… crunch… mica puoi mangiare tutto… glug… lascia che ti… gnam… dia una mano!”

 

Allungò una forchetta verso le patate, il sugo che gli colava sul mento. Gli lanciai il coltello che però venne parato e volò in aria, prima di conficcarsi nel legno. Che riflessi!

 

“Maleducata!” sputacchiò patate e sugo, “Una brava ragazzina non cerca di pugnalare i suoi ospiti!”

 

Cafone!” la bocca impastata dalla salsa piccante. “Ma chi ti ha invitato a questa tavola?”

 

Mi aveva salvato la pellaccia con la cerbottana, questo non voleva dire che IO avrei pagato per lui!

 

Proseguimmo così per tutta la cena, litigando, gozzovigliando, mandando giù sorsate di birra cattiva, calda come piscio.

 

Tre ore dopo, con lo stomaco gonfio, mi dondolavo sulla sedia pulendomi i denti con uno stuzzicadenti quando mi sovvenne che avevo bisogno di una camera per dormire. Non potevo certo campeggiare all’addiaccio e non avevo voglia di mercanteggiare per la spada di Gourry dopo tutto quel mangiare. E poi… qualcuno meritava una lezione!

 

Schioccai le dita e il cameriere, torvo, arrivò.

 

“Signorina?”

 

“Desidero sapere se ci sono camere disponibili per questa notte.”

 

L’uomo annuì, senza cambiare espressione. Forse il macello sul tavolo e l’enorme pila di piatti sporchi, per non parlare del fatto che ormai eravamo rimasti solo noi, non lo aggradava.

 

“Bene, vorrei la migliore.” Estrassi da una tasca del mantello un piccolo rubino. “Pensa che questo possa valere la mia cena e la camera?”

 

Il luccichio negli occhi dell’uomo mi disse che sì, poteva valerli. Il suo sguardo divenne untuoso.

 

“Ah,” aggiunsi sorridendo in modo malevolo, “conti separati per me e il signore.”

 

Gourry rimase in panciolle. Il cameriere sparì e tornò con un enorme abaco. “Dunque, quattro piatti di questo… cinque di quello… una botte di birra… più questo… più quello… fanno 5 monete d’oro, 2 d’argento e 25 di rame.”

 

L’aria da gatto soddisfatto e sonnolento di Gourry svanì di colpo. Si sbilanciò e cadde dalla sedia.

 

Ma… veramente… io…”

 

Le mie labbra si piegarono ancora un po’ all’insù. Sapevo che non poteva avere così tanti soldi, non aveva né mantello né sacca da viaggio, pareva non possedere altro che stesso, degli abiti spiegazzati, e quella spada. Gli avrei offerto la cena, l’avrei fatto davvero se non mi avesse fatta impazzire durante il volo, agitandosi come un’anguilla e facendomi fare una fatica spropositata per poi essere così simpatico durante la cena. Ben gli stava, quindi! Mi alzai, battendo le mani.

 

“Buona notte, Gourry!”

 

Gli volsi la schiena  sorridendo allegramente e lo lascia in balia del cameriere, a spiegare balbettando che non aveva così tanti soldi. Le grida dell’uomo mi accompagnarono per buona parte delle scale verso le camere.

 

 

-         * - * - * - * - * - * -

 

 

Al mattino, scendendo a colazione fresca e riposata come un bebè, trovai Gourry seduto al tavolo che mi fissava a braccia conserte, la bocca una linea sottile. Aveva le occhiaie e le mani cotte, arrossate.

 

“Lavato qualche piatto?”

 

Il suo sguardo si incupì ulteriormente. Che noioso! Sarebbe stato peggio se gli avessi lanciato una Palla di Fuoco all’inizio della cena, no?

 

“Parliamo di affari: a quanto mi fai la tua spada?”

 

“IO non ho ancora finito. Sono un attimo in pausa ma per ripagare quello che il cameriere ha deciso fosse la mia parte dovrò lavorare qui DEI MESI!”

 

Alzai le sopracciglia. “Bene, ti faccio un buon prezzo per la spada così ti ripaghi la cena e ti rimane qualcosa in tasca!”

Ghignai avidamente. I miei genitori erano mercanti e se c’era una cosa che ero brava a fare era fare soldi. Certo, andare per briganti avevo notato che era più veloce e redditizio ma anche il vecchio metodo di mercanteggiare a volte poteva ancora venirmi utile.

 

Gourry si passò l’indice sulle labbra, poi storse la bocca. Le sue unghie erano rosicchiate.

 

“Questa spada… questa spada è… insomma, porta sfiga.”

 

Una spada maledetta? Veramente? Stavo per farmela sotto dall’emozione! Evviva, un oggetto incantato… il primo che trovavo da quando viaggiavo da sola! Certo per uno ignorante in materia come sicuramente era Gourry, la spada portava sfiga ma di sicuro intendeva che attirava guai e quindi era quasi di certo stata toccata dalla magia.

 

Tesi la mano, gli occhi pieni di stelline luccicanti. Buttata alle ortiche la pretesa di una qualche transazione impersonale, dovevo costringermi a non strappargliela di dosso.

 

Gourry mi fissò con quei suoi occhi azzurri, serio. “No, davvero. Io…” Di nuovo abbassò lo sguardo e si mangiucchiò le unghie.  Abbassò le spalle. “Ok, va bene. Prenditela. Ma sì, prendila tu.”

 

Pagai il suo conto.

 

Presi la spada.

 

Mi accompagnò alla porta, in silenzio.

 

Il sole faceva scintillare la rugiada, mentre la bruma si sollevava dai prati incolti.

 

“Ragazzina? Stai attenta…”

 

Gli strizzai l’occhio mentre mi allacciavo la spada alla cintura. Il mondo mi sembrava bello, potevo cercare un carretto pieno d’erba tagliata e scroccare un passaggio, potevo fermarmi nelle vicinanze di un fiume a pescare e determinare la magia negativa della spada, se davvero c’era, potevo bivaccare o cercare una locanda, comprarmi abiti nuovi, assalire banditi. Potevo farmi un nome e diventare meglio di mia sorella. Potevo… una mano si abbattè sulla mia spalla.

 

Chiusi gli occhi e presi un respiro.

 

Gourry.”

 

“Ragazzina.”

 

Perché diavolo poi aveva voluto sapere il mio nome se continuava a chiamarmi ragazzina???

 

“Che vuoi.”

 

“Magari… magari potrei accompagnarti ancora un po’… fino… , fuori da Elmekia. Mi servirebbe una spada perché , uno spadaccino senza spada…

 

Mi girai lentamente verso di lui. “Sei uno spadaccino.”

 

Sì, aveva una spada. Ma una spada non faceva di una persona uno spadaccino. E uno spadaccino non vendeva la sua arma così, a cuor leggero. Per Ceiphied, la sfiga della spada iniziava a fare effetto? Io volevo viaggiare DA SOLA! Non volevo zavorre né –orrore!- qualcuno che mi mettesse in ombra.

 

Annuì, quasi timidamente. Che imbranato… scommettevo che anche con la spada non dovesse essere granchè. Anche se… , il mio coltello lo aveva deviato in modo veloce e preciso, pulito.

 

Che tipo strano, questo Gourry. Tutto solo vestito come un barbone, senza soldi, spadaccino con una spada da vendere.

E che mi voleva seguire, per un po’.

 

“Oh, non è che vuoi fregarmi la spada, vero?”

 

Gourry alzò le mani. “Piuttosto, dopo quello che ti ho visto fare al bandito di ieri sera potrei avere paura io di te.”

Mi stava prendendo in giro, ne ero certa. Non aveva visto ancora niente!

 

“Va bene, usciamo insieme da Elmekia e poi ci separiamo. D’accordo?”

 

La sua testa ballonzolò.

 

“Non fare così, sembri stupido!”

 

Mi sorrise. Ricambiai, mettendomi in marcia.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE: forse troverete i caratteri di Gourry e Lina magari un po’ diversi, soprattutto Gourry. Entrambi sono molto giovani, Gourry è appena fuggito con la spada, non è ancora diventato mercenario, non è abituato ad avere a che fare con le ragazze. Non ho segnalato l’ooc perché… perché questo Gourry e questa Lina sono i Gourry e Lina che conosciamo in divenire quindi il loro modo di essere non può essere identico a 12 e 17 anni rispetto a quando ne avranno 16 e 21. Lina penso abbia più o meno un carattere simile, di base, mentre Gourry me lo vedo più timoroso, ancora da formare. In ogni modo spero la storia vi piaccia. Buona lettura!  

 

 

 

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Capitolo 4
*** Surprise! ***


Bello. Sì, lo spadaccino era bello. Era un dato di fatto.
 
Non avevo molta esperienza con i ragazzi, non mi erano mai particolarmente interessati; la magia era il mio pane e fare la smorfiosa mi disgustava. Mi facevano pena le mie coetanee tutte prese a farsi carine e a cercare un bel figliolo da sposare per poi comandare nella loro casupola, seguiti da un mucchio di marmocchi e tanti saluti.
 
Che-orrore.
 
Eppure quella strana ero io, la ragazzina bassa che passava il tempo immersa in libri enormi e che aveva una posizione nella Gilda. Posizione che bè… non aveva esattamente voluto.
 
Per questo mi ero data alla macchia, per non essere Lina the Pink, incastrata nelle beghe di maghi e maestri, sotto l’ombra sempre più lunga di mia sorella maggiore.
 
“Ragazzina.”
 
Per Ceiphied, perché, PERCHE’ avevo accettato di viaggiare con lui???
 
“Lina. Hai voluto sapere il mio nome. Potresti degnarti di USARLO?”
 
Eravamo in viaggio solo da un paio di giorni, un paio di giorni tranquilli in cui ero stata scambiata rispettivamente per la sua sorellina (oste insultato – litigio – locanda accidentalmente bruciata – fuga inseguiti da folla inferocita), la sua cuginetta (contadino insultato – litigio – campo accidentalmente bruciato – fuga inseguiti da altri contadini infuriati) e una coppia di mendicanti (vecchia megera insultata – litigio – megera accidentalmente arrostita – fuga inseguiti da parenti della megera inferociti) e Gourry mi dava già sui nervi.
 
La prima volta che lo avevo visto, il fugace pensiero che fosse di bell’aspetto mi era passato per la mente. Ma avrei dovuto sapere che certi pensieri frivoli, tipici delle smorfiosette che non sopportavo, non mi portavano bene. Altro che la spada maledetta.
 
Gourry era sì di bell’aspetto ma un filino troppo pronto alla fuga in caso di folla inferocita, forse a causa della mancanza di abilità magiche e di spade e aveva la lingua un po’ troppo lunga, per i miei gusti. In compenso aveva un senso etico assolutamente sproporzionato. Avevo deciso di rifornirmi di contante, che iniziava a scarseggiare, andando a razziare un bell’accampamento di banditi che avevo adocchiato durante la notte precedente… e Gourry mi aveva fermato. Aveva iniziato a spiegarmi che non era il caso, io gli avevo illustrato la “nostra” situazione finanziaria, lui aveva ribattuto che era comunque un comportamento criminale, io avevo cominciato ad evocare una palla di fuoco, lui aveva gridato ed era finita con un discreto incendio e un tagliaboschi armato di accetta che ci inseguiva.
 
Dopo l’affare della megera e del tagliaboschi aveva iniziato a chiamarmi “attaccabrighe”, aggiungendo “poco femminile” al posto di “ragazzina”. La nuova moda era durata poco. Moooolto poco. Era bastato un occhio nero a tappargli il forno. E doveva anche ringraziarmi: se glielo avessi tirato in bocca avrebbe smesso velocemente di essere “carino”.
 
Mi aveva tenuto il muso, aveva mugugnato che ero troppo aggressiva eppure era ancora al mio fianco.
 
La mia natura sospettosa mi metteva in guardia nei confronti di Gourry ma, a parte essere una grandissima palla, sembrava innocuo. Avevo tentato di estorcergli notizie riguardo alla SUA fuga (perché, da fuggitiva a mia volta, mi pareva evidente che non stesse facendo una gita giusto per il piacere di vivere in mezzo alla natura) ma su quel fatto riusciva a stare molto, MOLTO abbottonato.
 
“Liiiinaaaaa,” ah! Si degna di chiamarmi per nome, “forse dovremmo fermarci a mangiare qualcosaaaaa.”
 
Aveva ragione. In effetti avevo fame… solo che c’era un piccolissimo problema.
 
Strinsi gli occhi.
 
“Razza. Di. Imbecille.” Sibilai. “Voglio ricordarti che non abbiamo un soldo?”
 
“E’ perché sei un’ingorda! Con tutto il contante che avevamo all’inizio…” Oh, ma questo vuole veramente morire!!!
 
“Co… cosa sono? Come mi hai CHIAMATA???”
 
Gourry fece un salto all’indietro, alzando le mani.
 
“Scherzavo… ahahah, scherzavo!” Goccioline di sudore freddo sulla sua fronte. Caro Gourry, sei lento a capire ma alla fine CI ARRIVI anche tu. “Potremmo cacciare!” Schioccò le dita.
 
Poteva… poteva essere una idea!
 
“Però… Lina… forse faremmo meglio a cercare un riparo, prima.”
 
Il mio sorriso iniziò a vacillare. Il tempo, fino ad un secondo prima piacevole, stava virando al brutto. Stupida primavera, ci mancava solo un bell’acquazzone.
 
Corremmo a perdifiato nel bosco, la sua spada che mi batteva sul fianco (ormai avevo il livido, non avrei mai ammesso di trovarla pesante ma stavo accarezzando l’idea di farla trasportare a lui. A che serviva un “uomo” al tuo fianco?) fino a raggiungere una specie di casotto di caccia. Era chiuso ma nulla poteva impedirmi di entrarci. NULLA!
 
Con un calcio sfondai la porta (grazie mamma per avermi fatto vedere come sfondare una porta!) e mi fiondai vicino al caminetto. Qualche ciocco di legno era lì, pronto per me e per il fuoco che si sprigionava dalle mie dita. Ceiphied quanto adoravo la magia!
 
“Li… Lina?”
 
Perché, PERCHE’ doveva rovinare ogni momento bello della mia vita? Avevamo un tetto sulla testa, presto ci sarebbe stato un fuoco caldo… PERCHE’???
 
Non mi voltai neppure. Sinceramente, COSA poteva avere?
 
“Ehm… Lina?”
 
OK. Ok, dovevo stare calma.
 
“COSA C’E’?” Mi voltai. Gourry mi osservava pallido. Col dito indicava l’angolo buio alla mia destra. Girai la testa.
 
AAAAAAAAAAAAAHRGH!

Un… un… uno zombie!!!
 
Nell’angolo del casotto, verde, sbavante, le orbite vuote… si stava avvicinando!
 
Alzai le mani. “DYNAST…”
 
Prima che completassi la formula successero tre cose in rapida successione: Gourry balzò in avanti (“ATTENTA, Lina!”), mi strappò la spada e mi spinse via malamente.
 
“Testa… testa di medusa!” Gridai, cercando di rialzarmi e riprendere la formula per lanciare un Dynast Flare. Nel frattempo anche lui urlò, brandendo la spada contro l’essere animato da magia nera.
 
“LUCE!”
 
La spada, perdendo la lama, emise un fascio di luce potentissima.
 
“Cos…”
 
Davanti ai miei occhi Gourry tagliò in due lo zombie.
 
La spada di Gourry non era maladetta. La spada di Gourry era la leggendaria SPADA DI LUCE!

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Capitolo 5
*** Primo litigio ***


 
Ok. Ooooo-kay.
 
Dovevo stare calma.
 
La Spada di Luce. La Ssssspada-di-Luce.
 
Mi feci rotolare più volte quella parola sulla lingua, come se fosse stata la caramella più dolce che avessi mai assaggiato. E lo era davvero.
 
Oh Ceiphied.
 
Avevo comprato la Spada di Luce. La mitica, leggendaria, introvabile spada... era... MIA!
 
Mi trovavo ancora a terra, esattamente dove Gourry mi aveva lanciata. E lui era rimasto fermo con la spada (la MMMMIA spada!) in mano, davanti agli avanzi fumanti (urgh!) dello zombie, in silenzio.
 
Mi dava le spalle.
 
Quando si girò, con deliberata lentezza, sembrava quasi un'altra persona. Il suo sguardo era... triste? Consapevole?
 
Bè, certo, si era venduto la Spada di Luce, no?
 
Anche io sarei stata depressa al posto suo.
 
Ghignai.
 
"Lina," disse con un sospiro, chiudendo gli occhi.
 
Lo interruppi subito. "Lo so, LO SO, sei pentito di aver preso i miei soldi e adesso la rivuoi indietro. Niente da fare, caro mio!"
 
Il suo sguardo si fece serio. Oh?
 
"Lina, sono stato sciocco a darti questa spada." (Ecco, vedete? Se la vuole riprendere!)
 
Stavo per ribattere ma Gourry mi fece cenno di aspettare.
 
"Questa spada... questa spada è VERAMENTE maledetta. Sul serio. Io... non volevo usare la sua luce e pensavo che TU, che sei una ragazzina," Ancora!!! "non saresti riuscita ad attivarla. Non avresti trovato niente di speciale in lei e te ne saresti stancata... dopotutto è pesante, non è adatta ad una donna. L'avresti venduta a tua volta molto prima che... insomma, quando avremmo smesso di viaggiare insieme ero CERTO che non la avresti più avuta tra le mani neanche tu."
 
Ero colpita. Un discorso così lungo non me lo aveva mai fatto. (Non voleva più viaggiare con ME... LUI?) Comunque...
 
"Gourry," gli misi una mano sul polso, molto vicino alla spada, "tu sei davvero gentile," meglio blandirlo un po’, che ne dite? "ma questa spada NON è maledetta. Puoi stare certo che non lo sia... Magica, se preferisci, ma assolutamente NON maledetta." Gli strizzai l'occhio avvicinando le dita all'elsa della spada. Capivo come in alcune zone del nostro mondo, nonostante fosse permeato da magia, certe cose potessero far paura. Questo ragazzo proveniva magari da qualche posto remoto dove c'erano solo maghi di terz'ordine, capaci di produrre incantesimi deboli o incompleti... Una cosa come la Spada di Luce doveva avergli fatto un gran terrore. Anche se... a pensarci bene l'aveva usata correttamente e non sembrava temere il suo potenziale, quantomeno non nel momento in cui l’aveva usata per “difendermi”. Che poi, davvero… Difendermi? In ogni modo, forse allora si era trattato di...
 
"Ci sei?" Gourry mi stava sventolando il palmo sinistro davanti agli occhi mentre con il destro stringeva ancora la (mia) spada.
 
"Gourry,” basta giochetti, per l’amor di Ceiphied, sento che mi sta arrivando il peggior mal di testa di tutti i continenti, dei quattro universi e del piano astrale intero! “Lascia-questa-spada."
 
"No."
 
"LASCIALA!"
 
"NO!"
 
Sussultai. Era la prima volta che gridava contro di me in quella maniera, il viso contratto da rabbia e... un'altra emozione che era passata come un lampo sul suo volto. Paura?
 
Mi accigliai stringendo per sicurezza la presa. Potevo picchiarlo. E lo avrei fatto.
 
“Lasciala.”
 
Indurì ulteriormente il viso. “HO DETTO NO!”  Mi strappò con violenza l'elsa dalle mani, sbilanciandomi e mandandomi per la seconda volta in quella giornata a gambe all'aria.
 
"Maledizione." Uggiolai massaggiandomi il sedere.
 
Mi osservò a bocca aperta, sgomento, poi mi diede le spalle e corse fuori dalla porta.
 
Ma che diav…?
 
Lo guardai allibita, poi scattai in piedi e lo seguii.
 
Quali che fossero le sue paturnie, PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO lo avrei lasciato sparire in quella maniera con la (mia) dannatissima Spada di Luce!
 
 

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Capitolo 6
*** Sotto la pioggia ***


Mi catapultai fuori dalla porta.
 
RUMBLE
 
"Dannazione, Gourry!" ululai alla foresta.
 
Ma potevo io star dietro alle bizze di una specie di  ragazzino troppo cresciuto  SOTTO LA PIOGGIA SCROSCIANTE???  Non era meglio, Gourry CARO, avere la tua cavolo di crisi isterica di coscienza al caldo e all'asciutto, senza per forza fuggire e farmi annegare in quel torrente d'acqua che stava cascando dal cielo?
 
L'unica cosa positiva era che il caldo provocatomi dalla rabbia mi stava dando la pia illusione che gli abiti inzuppati non fossero poi così gelidi.
Detestavo poi l’idea (va bene, sono un pochino vanitosa!) di apparire come il mostro del lago, bagnata fino al midollo, pallida, capelli miseramente flosci come quelli di una annegata.
 
"Levitation!"
 
Lo stupido aveva gambe lunghe e correva veloce... ma non aveva messo in conto che io ero in grado di VOLARE!
 
Nonostante tutto, ghignai.
 
Sollevandomi, mi guardai intorno… senza però fortuna: il maltempo rendeva tutto più buio e così la chioma di Gourry, tanto spendente sotto il sole, doveva essersi decisamente scurita. Mi alzai ancora più in alto, scostandomi la frangia dagli occhi.
 
RUMBLE!
 
Un altro lampo, un altro tuono il cui suono rimbalzò a lungo nella foresta. E io stavo levitando come una cretina rendendomi il parafulmine ideale. Quando avessi raggiungo Gourry, perchè lo avrei raggiunto, lo avrei STROZZATO.
 
Dove sei, razza di imbecille???
 
E poi…
 
BINGO!
 
Mi schiaffai il pugno sulla mano aperta, spandendo altra acqua. Lo avevo visto!
 
Correva come un dannato, bisognava riconoscerglielo ma dove non arriva l'uomo, la magia tutto può!
 
"RAYWING!"
 
Sfrecciai nella sua direzione, poi mi abbassai evitando le sagome scure degli alberi e qualche malefico ramo, proteso come una mano scheletrica.
 
"GOURRY!"
 
Ero vicinissima! Lo spadaccino trasalì e prese a correre ancora più forte, allontanando freneticamente a manate i rami bassi .
 
Per caso, oso davvero sperare per lui che non fosse intenzionale, ne spostò uno davvero grosso proprio mentre iniziavo ad atterrare pronta a saltare per acciuffarlo.
 
Il ramo partì come una frusta centrandomi in pieno viso. 
 
Caddi malamente a terra, il fango a bagnarmi il fondoschiena e il sangue in bocca. “Merda!”
 
Per un attimo grosse macchie nere invasero il mio campo visivo, mentre mi reggevo  il naso.
 
“Lina! Oh, no, Lina… cosa ho fatto!”
 
E’ bello quando riesci a non svenire, visto che cedere allo shock avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione. E’ brutto quando capisci dal suono simile ad un legno che viene spezzato e dal dolore che ti spacca il cervello che il tuo naso è.fottutamente.rotto.
 
“Lina, maledizione… cosa posso fare?”
 
Aprii gli occhi che si riempirono di lacrime e, sempre con una mano sul naso, sputai sangue. Il dolore si stava attenuando alla stessa velocità con cui il mio povero naso si gonfiava.
 
“Re…” tossii ancora sangue, “Recovery!”
 
La luce chiara della magia curativa agiva come un balsamo sulla ferita anche se sapevo che sarebbero rimasti dei lividi e qualche strascico di dolore. La magia bianca non era esattamente il mio campo, mi sapevo curare ma non ero (ancora) molto forte in quel genere di incantesimi.
Chiusi gli occhi, concentrandomi.
 
Non aiutava sentire quel traditore che si affannava intorno a me. Quando la mia mente si fosse distolta dall’operazione aggiusta-naso, LO AVREI UCCISO.
 
La Spada di Luce sarebbe tornata a me in modo molto, molto doloroso per Gourry.
 
“Lina, scusa… scusami, scusami! Ecco… ecco tieni, è un fazzoletto pulito!”
 
Lasciai andare l’incantesimo e, dopo aver afferrato il fazzoletto umido di pioggia, iniziai a tamponarmi delicatamente la faccia. Accidenti, quanto sangue… Neanche a lavarlo sarebbe più venuto pulito.
 
Feci per renderglielo, un affarino di batista, molto delicato e… con un monogramma. “Credo che la tua fidanzata non sarà contenta del modo in cui hai ridotto il suo pegno d’amore.” Ironizzai.
 
Gourry si mise una mano dietro alla testa, abbassando gli occhi. “Ecco… era di mia madre.”
 
Rimasi in silenzio, osservandolo fino a quando non riportò lo sguardo su di me. “Mi dispiace di averti fatto male. Io… non volevo.”
 
Ok, avevo deciso di non friggerlo però VOLEVO DELLE SPIEGAZIONI.
 
“Possiamo tornare all’asciutto e parlare?” Alzai un sopracciglio, tastando con cautela le zone limitrofe al mio povero naso e finendo col sobbalzare. La faccia mi faceva male, non un male cani  ma era comunque saggio cercare di non avere altri incidenti.
 
La bocca di Gourry si piegò in una smorfia.
 
“Senti. NON ti strapperò di mano la spada, se è questo che temi. Ma una spiegazione me la devi.” Stava cedendo… bastava mettere il carico da novanta, “Insomma, mi hai quasi spaccato la faccia…”
 
Si accigliò. “Io non l’ho fatto apposta… e poi SE TU non mi avessi inseguito…”
 
Coooooooooosa?
 
Fu il mio turno di accigliarmi. Solo che quando mi scoccio io, le cose tendono a esplodere. Chiedete pure ai miei maestri di Zefilia.
 
Chiusi gli occhi e sussurrando, allungai le mani. Una piccola luce iniziò a formarsi tra i miei guanti.
 
“OH DEI! No, Lina, no no no NO! Ok, o-kay!”
 
Lasciai il piccolo Lighting orbitare sopra di noi. Bè, era OVVIO che non avrebbe capito la differenza tra l’evocazione di una Palla di Fuoco e di un Lighting. Sorrisi. “Adesso sì che ragioniamo, Gourry!”
 
Rimanemmo per un paio di minuti in silenzio uno di fronte all’altro, bagnati fradici, infreddoliti, Gourry che occhieggiava con sospetto il Lighting.
 
“Quel… coso. Non esploderà?”
 
“No, non lo farà. E’ solo un innocuo tenero Lighting. Si va?”
 
Gourry sembrò riflettere, poi annuì. “Si va.” Sorrise. “Ehm… ma DOVE si va?”
 
Mi scese una gocciolona. “Torniamo al capanno?” A volte mi sembrava scemo, se mi era concesso dirlo. Alzai la testa verso il cielo cupo e sospirai. “Vieni qui.”
 
Si avvicinò. “Perché?”
 
“Perché al capanno ci torniamo in volo, testa di medusa!!!”
 
“No, io…”
 
“Gourry, ti prego, TI PREGO, non ho la forza morale di discutere. Piove a dirotto, forse lo avrai notato, il capanno è LONTANO e non ho voglia di farmela a piedi quando in volo ci metteremmo pochissimo. Per favore, non mettere alla prova la mia pazienza.”
 
Gourry strinse gli occhi. D’accordo ero decisamente più giovane di lui e non sempre ragionevole ma per Ceiphied!
 
“Cosa-c’è!”
 
Stavo davvero, davvero per arrabbiarmi. Lo “spadaccino” storse la bocca. “C’era uno zombie.”
 
Aveva ragione, c’era UNO zombie. Il che poteva essere un problema. Ma lo aveva abbattuto con la spada e non ne erano comparsi altri… avrebbero potuto ma se ci fosse stato sotto qualcosa di più grosso lo avrei notato. O no?
Quindi…
 
“C’era UNO zombie. UNO. Lo hai eliminato e non ne ho visti altri mentre sorvolavo il bosco…”
 
Mi interruppe. “Ma con la pioggia potresti non averli notati.”
 
“ESATTAMENTE quale è il tuo problema?”
 
“E’ che non voglio dover usare ancora la spada. Né voglio che la usi tu… e se non fossi intervenuto con la spada lo zombie ti avrebbe aggredita!  Preferisco cercare un luogo più sicuro.”
 
Dunque. Mi aveva appena detto che come maga non valevo nulla. Adesso non per vantarmi ma conosco decisamente MOLTI incantesimi e mi so difendere benissimo, se LUI non mi si fosse parato davanti con quel suo cavolo di fare cavalleresco avrei spazzato via lo zombie, lui e la sua eventuale famiglia zombie, nel caso. Avevo due opportunità: la prima era arrabbiarmi MOLTO (e già ero sulla buona strada) friggere Gourry  e poi andarmene con la spada, la seconda era stare zitta (mordendomi a sangue la lingua) e cercare un posto sicuro per sfogare la mia curiosità. Il posto sicuro sarebbe stato all’asciutto e ci sarebbe stato cibo, non avrei usato un incantesimo per nulla (non che punire Gourry si potesse definire nulla ma insomma…) mi sarei fatta spiegare per BENE cosa diavolo gli passava per il cervello e TUTTO QUELLO CHE MI STAVA NASCONDENDO.
 
Soppressi quindi i miei peggiori istinti e sospirai di nuovo. “D’accordo Gourry. Un posto sicuro. Ma poi dovrai raccontarmi alcune cose. Se cercherai di fuggire scoprirai a tue spese che non sono la maga scarsa che ancora inspiegabilmente credi che io sia.”
 
“D’accordo raggio di sole.”
 
Ma mi sta prendendo per il c…???
 
Strinsi gli occhi poi, rimanendo stoicamente ferma nella mia decisione di non ucciderlo, gli afferrai la mano.
 
“RAYWING!”
 
Mentre Gourry frignava schizzammo in alto, in un tripudio di fango, verso “un posto sicuro”.
 
 
 

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