Pokémon Journey To Dreams- Kanto/Johto

di FABRIZX
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Puntata 1- Le scintille di un'alba ***
Capitolo 2: *** Puntata 2- Al di là del Borgo ***
Capitolo 3: *** Puntata 3- Un'altro sguardo ***
Capitolo 4: *** Puntata 4- Le 5 prove ***
Capitolo 5: *** Puntata 5- Il coraggio di cominciare ***
Capitolo 6: *** Puntata 6- Si torna a volare ***
Capitolo 7: *** Puntata 7- Il Vuoto e il Coraggio ***
Capitolo 8: *** Puntata 8- Che vinca il migliore! ***
Capitolo 9: *** Puntata 9- Doppia emergenza!!, parte 1 ***
Capitolo 10: *** Puntata 10- Doppia emergenza!!, parte 2 ***



Capitolo 1
*** Puntata 1- Le scintille di un'alba ***


Fabrizio si svegliò con il fuoco negli occhi.
Di soprassalto, con un unico movimento, nell'istante in cui il primo raggio dorato dell'alba entrava sofficemente dalle persiane semichiuse della sua stanza, al primo piano di una villetta, nel modesto paesino di Borgo Foglianova.
La luce che aveva dominato la sua mente si spense svanendo nel profondo degli occhi nocciola.
L'aveva sognato ancora.
Uscì da sotto le coperte ancora stordito, cercando di mettersi in ordine i capelli castani e di vestirsi. Mentre procedeva come in trance, nella sua mente si fece strada un nuovo pensiero. È il gran giorno. Dopo aver rimandato per 3 anni. Sto per partire per il mio viaggio...
Il 14enne , finito più o meno di vestirsi, si preparò per scendere di sotto, e non potè fare a meno di pensarci...
L'aveva sognato ancora.
Il suo sogno, o meglio, ricordo ricorrente. Il motivo per cui non si era sentito pronto a partire per 3 anni .
Quella notte di tanti anni prima...

La notte in cui aveva visto il Drago. Era atterrato davanti a lui, che rientrava a casa dopo essere stato fuori troppo a lungo, calando in un vortice di ghiaccio e di fuoco, con gli occhi gialli brillanti nella foschia. Un solo ruggito aveva fatto tremare l'aria e i boschi del Borgo, e quando la nebbia era stata spazzata via, Fabrizio ne aveva visto per un attimo la sagoma. Enorme, oscura, glaciale. Poi il Drago si era lanciato di nuovo nel cielo stellato, ma non prima di averlo fissato con un occhio brillante, mentre era sconvolto nel prato.
Non era partito per timore. Timore di non essere all'altezza, misto al desiderio bruciante di incontrare di nuovo quel Pokémon misterioso per conoscerlo, capirlo... e forse sfidarlo.
Ma ora il momento era giunto.
Sapeva perchè l'aveva sognato ancora. Perchè l'avrebbe sempre fatto, fino al momento del loro incontro.
Ma ormai si sentiva pronto. Anche partendo qualche anno più tardi di altri Allenatori, non era stato con le mani in mano. A livello teorico si era preparato, ma sapeva che niente sostituisce l'esperienza. Aveva annotato ogni consiglio di ogni Allenatore esperto che incontrava, e per quel che poteva vicino Borgo Foglianova si era tenuto in allenamento fisico. Nel frattempo il suo amico Tom, che aveva un anno di più e coltivava il sogno di diventare Capopalestra di tipo Veleno era riuscito a fare amicizia con un esemplare di Zubat che si era rifugiato affamato nella sua soffitta. Anche se amicizia era una parola grossa. Tom adorava il Pokémon, ma Zubat si limitava a tollerarlo e a dargli vagamente retta in alcuni casi.
Comunque meglio di niente, soprattutto in confronto a lui, che di Pokémon non ne aveva. 
Si infilò le scarpe e scese. Dopo una veloce colazione e un discorsetto relativamente breve dei genitori, era fuori, diretto dall' esperto di Pokémon della città, il professor Elm.
E in quel momento Tom si incamminò verso di lui, dall'altro lato della stradina.
“Ehi, dove credi di andare senza di me?”
“Non sto andando da nessuna parte. Non ancora.”
“Beh, dovunque tu vada poi, non pensare di lasciarmi indietro. Questo viaggio volevamo cominciarlo insieme, ricordi? E poi sei tu quello che ha vuto l'idea.”
“Vero. Allora sbrigati, andiamo dal Professore, ho un Pokémon da scegliere. Dov'è Zubat?”
“Alla fine sono riuscito a farlo entrare in una Pokéball... anche se ha fatto quasi tutto il Professore. Almeno adesso so che non cercherà di andarsene se lo offendo.”
“Dovresti cercare di conviverci con quel Pokémon...”
“La fai facile, tu. Sta con me, ma è come se mi facesse un favore. Piuttosto, sai già quale starter sceglierai?”
“Neanche mezza idea. Sarà il caso che entriamo o no? Siamo arrivati davanti al laboratorio...”
“Giusto... beh, prima tu.”
“No, prima le signore...”
Tom guardò Fabrizio come se stesse per mettersi a ridere. Poi gli tirò un pugno leggero sulla spalla.
“Lo spiritoso...”
Entrarono insieme.
“Ah, ragazzi, finalmente siete arrivati! Vi stavo aspettando. Soprattutto te, Fabrizio. Oggi dovrai compiere una scelta cruciale, lo sai, no? Vieni, il Pokémon che ti accompagnerà nel tuo viaggio ti sta aspettando qui dentro!” Disse il professor Elm, magro e apparentemente distratto come sempre. Mentre Tom, un po' tamarro come sempre, con la sua canottiera nera a maniche corte e il suo cappello con visiera sui capelli corti, rimaneva appoggiato alla porta ad assistere, Fabrizio avanzò verso la macchina vicino al tavolo del Professore, sui cui facevano bella mostra tre Pokéball lucidate a specchio.
Ma a colpire l'attenzione del giovane fu il piccolo Pokémon che sbucò d'un tratto saltellando da sotto il tavolo, per poi guardarlo con aria interrogativa...

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Capitolo 2
*** Puntata 2- Al di là del Borgo ***


Puntata 2- Al di là del Borgo

 

Il piccolo Pokémon continuò a fissare Fabrizio.
Anzi, no.
In effetti non lo fissava. Perchè non aveva degli occhi. Era un Pokémon dal corpo azzurro, di forma minuta, con quattro zampe e del pelo nero sul petto, sul collo e su parte della piccola testa cornuta.
Lo stupore di Fabrizio aumentò. Perchè quel Pokémon apparteneva a una specie che non si era mai vista nella regione di Johto...
“Ah, ecco dov'eri, piccola furfante!” Fece il Professor Elm. “Si è schiusa da poco da un Uovo che mi è arrivato da Unima. È un esemplare di Deino, un Pokémon di tipo Buio/Drago. Ha fatto amicizia con un'altro Pokémon che mi è arrivato da una regione lontana.” Si avvicinò al Pokémon come per prenderlo in braccio, ma la piccola Deino caracollò di lato e annusando l'odore del ragazzo si sposto di nuovo di fronte a Fabrizio.
“Ehi, mi sa che le piaci!” fece Tom dalla porta. Almeno lui ha più fortuna di me con Zubat, pensò.
Deino continuò ad annusare l'aria davanti a sè.
“Ehm... io credo che sia meglio togliersi da lì, Fabrizio.”
“Perchè, Professore?”
“Beh, perchè...”
Deino si lanciò di peso in avanti, dando una violenta testata alla gamba di Fabrizio. “Whoaaa!!” fece il ragazzo, riacquistando l'equilibrio dopo aver rischiato di cadere. “Ecco perchè... Deino è un Pokémon cieco. Esamina ciò che lo circonda mordendo o lanciandosi di peso, perchè gusto e tatto sono i suoi due sensi migliori.” concluse laconico il Professor Elm. Fabrizio si chinò ad esaminare il Pokémon, con uno sguardo pieno d'interesse. Si accorgeva che c'erano diverse caratteristiche in lei. Era curiosa, e forse anche in cerca d'affetto. Ma era anche forte. Come ogni piccolo Pokémon, era pronta a crescere ed esprimere la sua forza allenandosi ed evolvendosi. Ma come per molti Pokémon, forse c'era bisogno di un Allenatore che la aiutasse. Forse hai trovato il tuo, piccoletta, pensò. O forse io ho trovato te...
Le avvicinò la mano. Deino cominciò ad annusare nella sua direzione e poi scattò tentando un morso delicato.
Fabrizio ritrasse la mano velocemente e i denti della piccola schioccarono a vuoto.
Poi si mise la mano in tasca e dopo avere armeggiato un po' ne estrasse una Pokémella scartata e la avvicinò piano al piccolo Pokémon.
Deino percepì l'odore del cibo e avvicinò piano la testa. Il Professore e Tom seguivano la scena come ipnotizzati. Elm si era completamente dimenticato di far vedere gli starter a Fabrizio. Tom ricordava quando Zubat era arrivato a casa sua e lui era riuscito a fargli accettare il cibo dalla sua mano. Ma ci era voluto molto più tempo. Vero è che Fabrizio aveva dalla sua il fatto che Deino fosse nata da poco, e quindi più incline ad affezionarsi, e che fosse stata lei a interessarsi per prima. Ma lui ed Elm si stavano chiedendo se non ci fosse già anche qualcos'altro...
Stavolta Deino sembrava aver capito di doverci andare piano per non rischiare che Fabrizio spostasse la mano. E anche non potendo vedere lo sguardo affettuoso del ragazzo in qualche modo lo percepiva. Per cui si avvicinò con cautela e gentilezza. Forse troppa.
Perchè da un altro angolo nascosto del tavolo sbucò una piccola forma arancione che si lanciò sulla mano di Fabrizio e si impadronì della Pokémella, per poi inciampare maldestramente rotolando su sè stesso mentre inghiottiva. Deino scattò troppo tardi e finì per mordere la mano del ragazzo, che resitette per un paio di secondi e poi gridò scompostamente per la sua povera falange.
Fabrizio saltò all'indietro con una mano nei capelli ricci e agitando l'altra per cercare di scacciare il dolore. Poi si ricompose e mise a fuoco il nuovo arrivato. Questo lo conosceva. Un piccolo Pokémon uccello color arancione, dalle piume calde e con una piccola cresta gialla a tre punte.
Era un esemplare di Torchic, della Regione di Hoenn. Che zampettava tranquillamente da un piede all'altro, senza sentirsi minimamente in colpa del piccolo disastro che aveva causato.
“Ecco...” sospirò sconsolato Elm. “Questa discola è il Pokémon con cui la nostra Deino ha fatto amicizia da poco. Anche se hanno un concetto strano di amicizia, temo...”
In effetti due Pokémon erano avvinghiati in una minuscola rissa causata dalla Pokémella perduta.
Tom guardò l'unica Pokéball alla sua cintura.
“Quindi sono tutte e due femmine, eh? Non lo so, non mi piacerebbe avere dei Pokémon femmina... non ci saprei trattare. Tu che dici, Fabrizio?”
“Beh, io non ho preferenze particolari. Ogni Pokémon ha il suo carattere, direi. E come fai a dire che non sai trattarci se non ci ha mai provato?”
“Non saprei, ma nemmeno con le ragazze me la cavo granchè...”
“Neanche io, Tom. Forse con i Pokémon è più semplice.”
“Forse dipende da chi sei. Magari tu ci sei più tagliato.”
Fabrizio rimase un attimo in silenzio. “O magari tu devi avere più fiducia in te stesso.”, disse alla fine.
Poi nella stanza scese per un attimo il silenzio, interrotto solo da Torchic e Deino che rotolavano contro una credenza, causando un piccolo tonfo.
A quel punto, Fabrizio si ricordò il motivo della sua visita. “Professore, doveva mostrarmi i Pokémon che avrei potuto scegliere come compagni di viaggio, giusto?”
“Ehm... credo che ormai non sia più necessario, in effetti.”
“Come?”
“Uh... mi sembra che tu e questo Pokémon”, disse indicando Deino “abbiate, diciamo, la giusta affinità. Quindi direi che non è necessario procedere alla scelta dello starter, giusto?”
“Professore, è la procedura corretta?”, si intromise Tom.
Elm ebbe un guizzo d'orgoglio: “Beh, credo che nel mio Laboratorio Pokémon dovrei essere IO a scegliere quale sia la procedura corretta. Mi pare che tu stia partendo con uno Zubat che ho dovuto aiutarti a catturare, no?”
“Oh, certo”
“Allora, Fabrizio? Che ne dici?”
Ma il ragazzo si era di nuovo chinato a guardare il piccolo Pokémon e le stava accarezzando la testa. Per il Professore ciò fu più eloquente di qualunque risposta. Non c'era bisogno che Fabrizio parlasse.
Però lo fece. Alzò, la testa, senza smettere di accarezzare la piccola Deino, ed esclamò: “Sì!”
Comincia con un drago... appropriato, visto ciò che mi ha spinto a partire...
Poi si alzò in piedi e si diresse verso il professor Elm. “Credo proprio che inizierò il viaggio con questa piccoletta. Che ne dici, Deino?” Per tutta risposta, il piccolo Pokémon Buio mandò un lieve ruggito soddisfatto.
Elm esclamò: “Bene, allora è deciso. È mio dovere consegnarti il Pokédex e la Pokéball di Deino,oltre che alcune per il viaggio.”
A quelle parole la piccola Torchic corse verso Fabrizio e si mise a beccargli le gambe.
“Ok, questo è decisamente irregolare.” fece Elm.
Ma il Pokémon non voleva saperne di fermarsi, e seguiva Fabrizio quando si spostava, rimanendo vicina a Deino.
“Ah!” fece il ragazzo. “Capisco. Credo che non voglia separarsi dalla sua amica... Professore, lei crede che...?” E lasciò la domanda nell'aria.
“ Beh... in questo caso... credo di sì!”
“Evvai!!” Fu il commento di Tom. “Certo che sei originale fin dall'inizio, eh? L'Allenatore che inizia il viaggio con due Pokémon, oltretutto che non vengono da Johto... mi hai ripreso in fretta. Ma torneremo pari, puoi scommetercii!”
“Andata!” esclamò Fabrizio con un sorriso radioso sul volto, dando il cinque a Tom.
Le formalità successive furono sbrigate in fretta. Il professore consegnò a Fabrizio la Chic Ball che racchiudeva Deino e la Pokéball di Torchic, ma i due Pokémon sembravano intenzionati a procedere rispettivamente al fianco e sullo zaino del ragazzo. Ad entrambi diede il Pokédex, l'enciclopedia elettronica in grado di registrare i dati dei Pokémon visti e catturati e augurò loro buona fortuna per il viaggio. Dopo un breve saluto alle famiglie e un controllo degli equipaggiamenti accurato, i due erano in cammino nella radura erbosa del bosco sul Percorso 29, che colllegava Borgo Foglianova a Fiorpescopoli. Alle loro spalle il Borgo si immergeva nella calma distesa d'acqua del Percorso 27, che portava, alla fine, al passaggio per la Regione di Kanto. La sagoma immensa e maestosa dell'imponente Monte Argento si stagliava contro il cielo come sfondo, monito, e forse meta dell'impresa che i due ragazzi e i loro Pokémon si accingevano a compiere.
Prima di andare i due si erano specchiati nell'acqua del Percorso 27, come per dare uno sguardo a chi erano, prima di dirigersi verso ciò che sarebbbero diventati.
Tom, con la sua canottiera nera, cappello e tracolla, i capelli scuri e corti, l'espressione fiduciosa, e Fabrizio, con la chioma ondulata di capelli castani ribelli, un sogno nel cuore e il desiderio di realizzarlo negli occhi, nella sua giacca nera sopra la maglietta, con lo zaino e i guanti da bici neri. Portava una bandana scura con una Pokéball ricamata in rosso e i due lembi liberi svolazzavano alla brezza leggera. Avevano guardato entrambi al cielo, e al Monte. Tom pensando alle sfide e ai Pokémon di Tipo Veleno che avrebbe incontrato, e a cosa avrebbe dovuto fare per diventare Capopalestra...
Fabrizio richiamando alla mente un ultima volta l'immagine del Drago di quella notte.
E infine erano partiti.

Dopo una mezz'ora di viaggio in mezzo al clima piacevole del Percorso e al canto di alcuni Pidgey purtoppo troppo distanti per essere avvistati i due si erano fermati per una breve pausa pranzo.
Tom aveva cominciato ad estrarre panini dallo zaino (la divisione dell'equipaggiamento prevedeva che lui portasse le provviste), e ad apparecchiare una tovaglia da picnic.
Fabrizio aveva estratto un piccolo album e si era messo a tracciare uno schizzo di Deino e Torchic. Gli piaceva disegnare e se la cavava discretamente. Dopo un po' Torchic si era messa ad osservare affascinata.
Deino invece aveva tentato di mangiarsi il foglio.
Salvo poi, dopo essersi avvicinata con più calma averlo annusato e sfiorato col muso come se, di nuovo, in qualche modo potesse percepire quello che non vedeva e sembrava aver apprezzato. Peccato che nel farlo avesse fatto sbavare il disegno su tutto il foglio, rendendolo irriconoscibile.
Promemoria: usare una china meno liquida per inchiostrare, e farlo solo mentre Deino sgranocchia altro, si disse Fabrizio mentre puliva con una salvietta l'inchiostro dal naso della piccola e Torchic sembrava sghignazzare senza motivo.
Poi Tom lanciò un grido, toccando Fabrizio sulla spalla: “Ehi, guarda là!” Con un lieve suono di passi, qualcosa si era avvicinato, attratto dall'odore del cibo, e ora era uscito allo scoperto. Un Pokémon di tipo Veleno dall'aria combattiva. Un Nidoran maschio si preparava ad attaccare...

 

Continua nella prossima puntata. Grazie a chi segue. Dedicato a tutti coloro che sognano il loro viaggio personale... sotto con le recensioni! Ciao, a presto!

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Capitolo 3
*** Puntata 3- Un'altro sguardo ***


Puntata 3- Un'altro sguardo

 

Nidoran sussultò per un attimo per essere stato individuato.Poi cominciò a raspare leggermente il terreno, preparandosi a caricare.
Tom e Fabrizio si alzarono in piedi in un attimo, pronti al confronto. “È il grande momento, Fabrizio! La prima lotta contro un Pokémon!” esclamò Tom.
“Giusto! Torchic, Deino, preparatevi!”
“Zubat, vai!”. Con un lancio veloce e vigoroso il Pokémon Pipistrello uscì dalla Ball e si mise a svolazzare alla destra di Tom, innervosito dalla presenza dell' avversario. Nidoran si irrigidì.
Fabrizio osservava la scena e d'un tratto il suo sguardo si indurì come se qualcosa fosse scattato in lui: “Tom, ti copro le spalle! Bloccate la fuga e indebolitelo, e tu preparati a tirare la Ball!”
“Cosa?” esclamò Tom stupito. “Mi stai lasciando il Pokémon?”
Fabrizio sorrise “Un aspirante Capopalestra Veleno dovrebbe essere più che interessato ad un esemplare di Nidoran maschio, non credi?”
“Sì, ma tu vuoi completare il Pokedex, no? E diventare un Maestro di Pokémon.”
“Beh, due Pokémon ce li ho già, tocca a te. Non è l'unico Nidoran del mondo... e poi non te lo sto esattamente lasciando...” concluse Fabrizio.
In effetti il Pokémon si era già lanciato all' attacco, puntando su Torchic.
“Zubat, Spennata!” urlò Tom.
Il Pokémon Volante si lanciò in picchiata e colpì con entrambe le ali la fronte di Nidoran, venendo spinto leggermente all'indietro dall'energia residua dell'attacco Beccata. Nidoran accusò il colpo e fermò la carica, alzando un po' di polvere mentre scivolava sul terreno.
Fabrizio sfruttò l'occasione.
“Deino, Azione!” Deino spiccò un piccolo balzo verso Nidoran, intenzionata ad abbattersi su di lui, ma il Pokémon Velenago fu più svelto e rotolò via, lasciando Deino a schiantarsi sul terreno alzando una piccola nube di polvere. “Torchic, Graffio!”. Il Pokémon scattò con gli artigli di un zampa pronti a colpire, dal lato in cui Nidoran si era appena tuffato.
“Attento! Se la sua abilità fosse Velenopunto?” esclamò Tom.
Dannazione, è vero! Non è prudente usare attacchi fisici! “Torchic, spostati da lì” gridò il ragazzo dai capelli castani.
Fu un errore.
Torchic perse l'equilibrio interrompendo il salto finale a metà e scartando di lato. Nidoran compì un movimento repentino e per un attimo sembrò brillare. Poi scattò e colpì Torchic con tutto il corpo spedendola a terra. Fabrizio sgranò gli occhi.
“Che diavolo di attacco era quello?” si chiese allibito Tom.
“Era un attacco Insidia!!” gridò Fabrizio: “Ignora le modifiche delle statistiche e colpisce quando il nemico abbassa la guardia... è sicuramente una Mossa Uovo!”
Si preparava a ripetere l'attacco, quando Deino saltò in mezzo fra lui e Torchic, intenzionata a difendere l'amica che si rialzava. “Deino, togliti di lì!” urlò Fabrizio. Poi però guardò verso Tom e riflettè. Il suo amico era sul punto di dare un ordine a Zubat. Poteva sfruttare la situazione. Gli fece un cenno di ok con la mano e Tom annuì. Poi disse: “Ok, Deino, fai solo qualche passo indietro.” Deino obbedì un po' perplessa, portandosi più vicina a Torchic, che si era rialzata.
Fabrizio aspettò. Nidoran tese i piccoli muscoli e scattò in avanti con Beccata. L'intesa con Tom doveva essere fondamentale. Si augurò di aver capito che mossa volesse usare l'amico.
Fu fortunato.
“Zubat, Supersuono!!!” gridò Tom all'ultimo momento e Zubat si lanciò di nuovo sfrecciando per un'attimo in mezzo alla traiettoria di Nidoran e investendolo con delle onde sonore stordenti che lo confusero. Con gli occhi momentaneamente fuori fuoco, il Pokémon di Tipo Veleno incespicò e Fabrizio colse l'attimo per gridare: “Deino, Ira di Drago!!”
Deino aprì la bocca e una piccola sfera azzurra e fiammeggiante si materializzò in un attimo al suo interno. Poi il Pokémon sputò la palla di fuoco che assunse la forma di una piccola testa di drago fatta di fiamme blu elettrico e sfrecciò verso Nidoran. Nonostante la distanza ravvicinata la mira fu imprecisa e l'attacco colpì il terreno qualche centimetro più in là. L'onda d'urto dello scoppio fu comunque sufficiente a scagliare il Pokémon a pochi metri di distanza, stordito, ma non esausto.
E Tom fu rapidissimo.
Mentre Nidoran rimbalzava sul terreno per poi riatterrare, la sua Pokéball era già in aria e si chiuse sul Pokémon al volo, prima che toccasse terra la terza volta. A rimbalzare fu invece la Ball chiusa e palpitante, che si agitò in volo e smise di vibrare nel momento stesso in cui toccò terra. Nidoran era stato catturato!
“Yeaaaah!!” gridò raggiante Tom, togliendosi il cappello per sventolarlo. “Il secondo passo per costruire una squadra che mi renderà Capopalestra!!”
Fabrizio sorrise. “Già, gran bel lancio. Una cattura spettacolare.”
“È merito tuo. Se non l'avessi indebolito non ce l'avrei fatta.”
Fabrizio rise. “Tom, se non l'avessi stordito tu non avrei potuto colpirlo. E ho commesso un errore interrompendo l'attacco di Torchic, anche se per un motivo. Smettila di rimuginare sui se e sui ma, e pensa alla prossima lotta, no?”
“Beh, ho capito, ma comunque sei stato bravo con le mosse. Mi sa che hai la stoffa per diventare un' Allenatore coi fiocchi.”
“Allora sarò il primo a sfidarti quando aprirai la tua Palestra.”
Risero entrambi, mentre Tom raccoglieva la Pokéball ed esaminava Nidoran dalla sezione Info del Pokédex.
“Pare che Nidoran maschio viva spesso con Nidoran femmina in gruppi di varie dimensioni, e che le difenda accanitamente.” commentò.
“Questo significa due cose.” replicò Fabrizio, mentre si rimettevano in cammino.
“Cioè?”
“Primo: è probabile che ce ne siano altri in questa zona, magari che si spostano cercando cibo dal Percoso 35...”
“Secondo?” incalzò Tom.
“Secondo, con le ragazze Nidoran ha più successo di te.” concluse malignamente Fabrizio.
“Ma va... “
E scoppiarono di nuovo a ridere.
“Piuttosto”, proseguì poi Fabrizio “ho notato che a funzionare, più che le nostre strategie, è stata la nostra collaborazione. Dovremmo tenerlo presente, e imparare a far combattere anche insieme i nostri Pokémon.”
“Non possiamo fare sempre squadra, però. Le battaglie importanti per la nostra carriera dovremmo affrontarle da soli...”
“Già, ma il viaggio no.” replicò Fabrizio. “E anche quello è fondamentale. Se non sappiamo cooperare con altre persone, come possiamo collaborare coi Pokémon?”. Tom ci pensò un attimo e riflettè. Poi domandò: “Come cominciamo?”
“Boh.. per prima cosa prova a far uscire Zubat e Nidoran. Fagli fare un po' di strada con Deino e Torchic, così fanno amicizia. Poi magari ci alleneremo domani, dopo la prossima città. A proposito, ce l'hai tu la Mappa Città?”
Tom rispose: “Ce l'abbiamo tutti e due sul PokéGear... comunque stiamo andando a Fiordpescopoli, poi passiamo a Violapoli, dove tu affronterai la tua prima lotta in Palestra, e io chiederò al Capopalestra Valerio quale sarà il mio percorso per ottenere il brevetto della Lega...”Il suo tono era pieno di eccitazione.
“Ottimo, grazie. Sbrighiamoci, che arriviamo prima di notte.”
Tom fece uscire i suoi Pokémon dalle Ball, e proseguirono così. Due ragazzi e quattro Pokémon sulle curve morbide e sterrate del percorso che portava alla prima tappa del viaggio verso i loro sogni...

Mentre le prime case di Fiorpescopoli cominciavano a sbucare lentamente da dietro l'orizzonte il cielo si tingeva delicatamente di luce aranciata. Il tramonto proiettava un fuoco tenue ma netto su quasi ogni cosa, colorando gli alberi e l'orizzonte di un colore che avrebbe fatto brillare come in fiamme le mura di pietra rossa della lontana Torre Campana, mentre l'aria primaverile diventava fresca e la brezza si faceva lieve e pungente, accarezzando con tocchi freddi ma delicati la pelle dei due ragazzi e dei loro Pokémon affaticati dal percorso, ma sereni.
Fabrizio, sentendo il fresco e vedendo la luce infuocata non potè fare a meno di pensare ancora una volta al Drago. A come si era sentito quella notte... Piccolo, spaventato, certo. Ma anche affascinato da quella sagoma enorme, con gli occhi gialli luminosi come il disco del sole calante. Gli aveva lasciato l'impressione che esistesse una grandezza, bella e terribile, che però era celata allo sguardo. Doveva essere cercata, doveva essere cacciata. Doveva trovare il Drago perchè così avrebbe capito il senso della sua ricerca. Avrebbe capito cosa voleva da sè stesso. Quell'incontro, se mai fosse avvenuto, avrebbe deciso il suo destino per sempre.

Forse era perchè stava guardando vero il cielo che vide per primo il Pidgey avvicinarsi. Il Pokémon piccione sfrecciava nell' aria, probabilmente incuriosito dagli intrusi nel suo territorio e atterrò zampettando davanti a loro con aria battagliera.
“Bene!” fece Tom: “Fabrizio, stavolta te le copro io le spalle! Questo è tuo. Fammi il favore e catturalo, ok?”
“Cosa... ? Oh, certo. Perfetto!” Stupito dalla prontezza dell'amico, Fabrizio si preparò mentalmente alla battaglia. Tom schierò Nidoran per la sua prima lotta.
“Torchic, tocca a te!” La piccola saltò giù dallo zaino di Fabrizio e assunse un'aria battagliera. Pidgey non si intimorì affatto e si alzò svolazzando a mezzo metro da terra, pronto a combattere.
I due Allenatori studiarono il Pokémon e poi si guardarono l'un l'altro come per elaborare una strategia. Un cenno di Tom lasciò a Fabrizio la prima mossa.
Che il giovane Allenatore non riuscì mai a fare...
“Ora! Attacca con Ripicca!” una voce eruppe dagli alberi al lato del percorso, e una sagoma scura, indefinita e tondeggiante volò fuori dai cespugli per poi fermarsi a mezz'aria per un attimo, di botto, vicino a Pidgey, rivelando due grandi occhi bianchi a mezzaluna dalla pupilla sottile e stiature lievi e rossastre fra di essi, sul corpo viola ed etereo. Un Gastly...
Il Pokémon Spettro, rimasto immobile con la bocca ghignante spalancata per una frazione di secondo, brillò di luce violacea e vibrò un colpo poderoso con tutto il corpo contro il Pokémon uccello stupito ed inerme, spedendolo contro il tronco di un albero e poi a terra. Quando Pidgey si rialzò, fece per lanciarsi in volo contro Gastly. Ma ricadde a terra.
Certo!, realizzò Fabrizio, Ripicca aumenta la sua potenza in base all'Attacco dell'avversario. Un bel colpo davvero, soprattutto dopo un attacco a sorpresa... ma da dove?
“Bene, ora concludi!” La voce, acuta e decisa, si fece risentire fra gli alberi, mentre Tom, Fabrizio, e i loro Pokémon osservavano come pietrificati lo sviluppo imprevisto degli venti.
Pidgey riuscì a superare lo stordimento, e sebbene rallentato, si lanciò in volo contro Gastly, con l'intenzione di eseguire un attacco Azione. Gastly rimase immobile, e l'impatto dell'attacco di Tipo Normale lo attraversò senza nemmeno sfiorarlo... e mentre Pidgey gli passava attraverso Gastly si era già voltato, pronto per il contrattacco.
Un secondo attacco Ripicca spedì il Pokémon uccello a terra, privo di sensi.
“Ma cosa...?” si chiesero all'unisono Fabrizio e Tom.
La risposta uscì dagli alberi in quel momento. “Bel lavoro, ragazzo mio!” si complimentò la voce femminile, rivolta a Gastly, che volò verso la sua Allenatrice per ricevere qualche carezza in premio per i suoi sforzi . Evidentemente non era sempre del tutto incorporeo, per quanto la sua consistenza fosse gassosa.
“Oh, ciao, ragazzi! Come va la giornata?” esordì la ragazza come se si fosse accorta di loro in quel momento.
I due la fissarono allibiti.
“Credo che tu abbia appena steso il nostro Pokémon. Non dovresti scusarti?” fece Tom con tono brusco.
“ E IO credo che un Pokémon selvatico non sia di nessuno finchè non lo catturi. Non avresti dovuto sbrigarti?” rispose lei senza nemmeno guardarlo. Tom cominciò ad infervorarsi e aprì la bocca per replicare.
“Già, ma hai visto che ci stavamo combattendo noi.” intervenne Fabrizio.
“Ho visto... “ sembrò concedere lei “che non stavate concludendo niente. Per cui, siccome ho un viaggio da compiere e delle Palestre da sfidare, io mi sbrigo. Voi fate le cose con calma, non preoccupatevi. Scusatemi, vi saluto!” E fece per avviarsi, metre Tom si avvicinava sempre di più al punto critico. Fabrizio gli posò una mano sulla spalla per trattenerlo e apostrofò la ragazza: “Perchè vuoi sfidare le Palestre?” Lei si fermò e si girò a guardarlo. “Per lo stesso motivo di ogni Allenatore. Diventare la migliore. Diventare Maestra di Pokémon, no?”
Fabrizio continuò: “E perchè hai deciso di diventare Maestra di Pokémon?”
Lei parve farsi seria. “Non è qualcosa che rivelo a uno che non conosco.” E si girò come per riprendere il cammino.
Tom le gridò dietro: “Beh, mi sa che ci conoscerai, signorina smorfiosa!!! Io viaggio per diventare Capopalestra, e Fabrizio diventerà Maestro di Pokémon e completerà il Pokédex, quindi abbassa la cresta, ok?”
Lei si fermò di nuovo, come fulminata. Si girò e riservò uno sguardo perplesso a Tom, quindi fissò Fabrizio negli occhi. La luce nei loro sguardi era identica e alla luce del tramonto assumeva anche il movimento e le sfumature di una scintilla rovente. Parte di quella luce si rifletteva negli occhi di Tom, vicino a loro. “Quindi vuoi diventare un Maestro di Pokémon anche tu? Dovrai avere la stoffa per battermi, perchè ti assicuro che non permetterò a nessuno di superarmi.”
“Vale lo stesso per me.” rispose il ragazzo dai ricci castani “Io sono Fabrizio, lui è Tom. Siamo in viaggio da oggi.”
Ora la osservava meglio. Aveva un viso tondo e ampio, dai lineamenti ironici, e l'aria sveglia. Una folta chioma di lunghi capelli castani che degradavano in sfumature chiare e scure ricadeva ai lati del volto, ed era invece tirata indietro sulla fronte. Era alta quanto lui, in forma, e portava i jeans sopra degli stivaletti, un maglioncino verde acqua e una sciarpa nera. Aveva un paio di orecchini dalla forma elaborata con al centro una pietra tra il verde e il turchese. E i suoi occhi erano di un colore indefinibile, fantastico, tra il verde e il grigio. Gli porse la mano.
“Io sono Marta. È il primo giorno anche per me. Quindi da oggi in poi, che vinca il migliore!”
Fabrizio le strinse la mano per qualche secondo, continuando a fissarla. “Che vinca il migliore!” concluse, lasciando la stretta.
“Ora non ho tempo, ma la prossima volta che ci incontreremo non te la caverai senza una sfida. Ci si vede, ragazzi!”.
E, correndo verso Fiorpescopoli con Gastly che le svolazzava al fianco, sparì.

I due ragazzi, ancora stupiti da quello strano incontro, ripresero i loro bagagli per arrivare in città prima che facesse buio. Nel frattempo, Pidgey si era ripreso abbastanza da zampettarre via e sparire alla vista.
Fabrizio camminava verso la città, mentre il riverbero del sole che diventava sempre più rosso mentre si immergeva nel mare di Fiorpescopoli puntava dritto verso i suoi occhi, ricordandogli la luce che voleva seguire. “Ci si vede, ragazzi!”, aveva esclamato Marta, correndosene via.
Ci si vede...
Ci puoi contare.

 

Alla prossima puntata! Spero vi sia piaciuto, sotto con le recensioni e spargete la voce! Come se sono state le descrizioni delle prime lotte? Che ne pensate dei personaggi? Cosa vi aspettate adesso? Fatemi sapere ogni cosa. Aggiornerò al più presto.

Dedicato a tutti quelli che sognano il loro viaggio personale...

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Capitolo 4
*** Puntata 4- Le 5 prove ***


 Puntata 4- Le 5 prove

 

Il vento fresco primaverile soffiava nella notte, agitando l'erba intorno al Centro Pokémon di Fiorpescopoli, che si piegava e rialzava in onde di vari toni di verde al ritmo della brezza. Una raffica leggermente più forte delle altre mosse la giacca e i capelli di Fabrizio, seduto sulla piccola altura che conduceva al boschetto dietro l'edificio. Deino dormiva, appoggiata a una gamba del giovane Allenatore, che le accarezzava il pelo soffice intorno al corno. Torchic invece gli stava seduta in grembo, a guardare le stelle con gli occhi sgranati, riscaldando il ragazzo con il suo incredibile calore interno. Pareva che volesse assorbire con gli occhi la volta stellata anche per l'amica Deino, per poi descrivergliela una volta che si fosse svegliata. Fabrizio aprì gli occhi e sorrise al pensiero.
Quella notte c'erano lo stesso vento e la stessa falce di luna di quando aveva visto il Drago.
Il vento fresco e il calore di Torchic richiamavano alla sua memoria il ghiaccio e le fiamme di quella notte di alcuni anni prima, anche se non erano nemmeno lontanamente paragonabili.
Ma il suo pensiero non indugiò troppo a lungo in quei ricordi. Bisognava riflettere sull'immediato, sul viaggio che stava compiendo. Fabrizio cominciò a richiamare alla memoria alcuni degli ultimi avvenimenti. Al momento del loro arrivo a Fiorpescopoli un simpatico vecchietto, evidentemente dotato di un talento per riconoscere gli Allenatori alle prime armi, aveva fatto fare a lui e a Tom un giro introduttivo della città, presentandogli il Centro Pokémon e il Pokémon Market. Poco importava che sapessero già di che si trattava, evidentemente, ma era stato ugualmente divertente. E poi la gentilezza andava rispettata. Poi avevano visto il mare. Deino aveva litigato con l'acqua salata, per realizzare abbastanza in fretta che non aveva molto senso prendere a capocciate il mare. E anche che aveva un pessimo sapore. Torchic era sembrata sospettosa. Seguiva con estremo interesse l'onda che si ritirava nel mare, per poi zampettare indietro terrorizzata ogni volta che l'acqua tornava a prendere possesso della spiaggia, e squadrare la distesa d'acqua con aria decisamamente offesa.
Per quanto riguarda Zubat, il Pokémon aveva svolazzato tutto eccitato sulla superficie avanti e indietro, ignorando gran parte dei richiami di Tom, fino a che un tentacolo piccolo e scuro non era momentaneamente sbucato fuori dall'acqua come una frusta, mancandolo di poco, e Zubat era tornato a vorticare spaventato intorno al cappello di Tom. I due ragazzi avevano fissato perplessi l'acqua, fino a quando un Tentacool non era saltato vorticando fra le onde, con la luce del sole che passava attraverso i due globi rossi gelatinosi sul capo, creando riflessi di rubino, per poi tornare scorbutico al fondale in cui cercava del cibo. Nidoran era rimasto per quasi cinque minuti sul bagnasciuga, raspando la sabbia con le zampe, e ringhiando all'avversario ormai scomparso.
Fabrizio ridacchiò pensando alla scena. Poi sospirò e tornò momentaneamente serio.
Si concentrò sull'Allenatrice che avevano incontrato lungo il cammino... Marta. Tom non l'aveva presa in grande simpatia, e aveva poi detto che non vedeva l'ora di vederla battuta da Fabrizio. Non da lui, come a dire che la loro era una sfida personale. Cosa che in effetti aveva fatto a capire anche lei, partendo per lo stesso scopo di Fabrizio esattamente lo stesso giorno, e con le sue parole. Chissà da dov'era arrivata. Di sicuro non era di Borgo Foglianova, non l'aveva mai vista prima. Eppure lei aveva guardato in particolare lui. Non si erano sfidati, come di solito fanno gli Allenatori quando si incontrano lungo la via, rimandando lo scontro a un altro momento. Ma era chiaro che quello scontro ci sarebbe stato. Era nell'aria come sospeso, il momento in cui avrebbero dovuto tirare fuori il loro talento e svilupparlo finalmente in abilità. Lei sembrava già abile e sicura di sè, ma anche Fabrizio lo era, e la sfida non sarebbe stata facile per nessuno dei due. Ormai era stabilito. Erano rivali.
Fabrizio si sdraiò con le braccia dietro la testa, masticando un filo d'erba e sorrise. Poi cominciò a sonnecchiare, all'addiaccio, preparandosi per l'indomani. Torchic si appollaiò vicino alla sua testa e Deino si svegliò quel tanto che bastava per accoccolarsi con la testa sul petto del ragazzo e dopo pochi secondi già russava di nuovo. Li aspettava un allenamento difficile.
Qualche istante dopo il silenzio fu spezzato da un frullo d'ali e dalla voce di Tom che cercava invano di richiamare Zubat, per poi aspettare sconsolato che il Pokémon tornasse a strillargli nelle orecchie...


La mattina dopo si erano svegliati di buon'ora, anche se Fabrizio aveva pagato con l'indolenzimento dei muscoli l'essersi addormentato sull'erba. Cionostante, i preparativi erano stati ultimati in poco tempo, e dopo una breve sosta al Pokémon Market per rifornirsi di quello che si erano scordati di comprare la sera prima, Fabrizio e Tom erano già di buona lena, Pokéball alla cintura, sullo sterrato del Percorso 30, che proseguiva verso Nord leggermente in collina. La loro chiaccherata sugli allenamenti che avrebbero dovuto compiere fu interrotta da una voce squillante: “Ehi, voi! Dove credete di andare? Di qui non si passa senza una sfida!”
I due si guardarono perplessi e poi rivolsero lo sguardo intorno a loro. Su un leggero rialzo del terreno, in posa a braccia incrociate e con una gamba piegata appoggiata a un sasso, c'era un ragazzino in pantaloncini corti azzurri, con un cappello dello stesso colore, e la maglietta giallo chiaro. Li guardava ghignando da sotto il cappello, e d'un tratto saltò giù dal gradino su cui si trovava, atterrando di fronte a loro con una Pokéball già pronta nella mano. “Allora? Chi di voi mi sfiderà? Io e il mio Rattata possiamo affrontare qualsiasi avversario!” proclamò il bulletto.
“Mi piacerebbe conoscere il nome di chi sto per battere...” rispose beffardo Fabrizio. Tom rise, poi disse: “Avrei voluto farla io, questa lotta.”
“Non preoccuparti”, intervenne un'altra voce: “Di te mi occupo io. Così questo Bullo da quattro soldi vedrà che sono i Pigliamosche i migliori!” Un altro ragazzino con una maglietta bianca e un cappello largo di vimini con una fascia di tessuto verde era comparso, con una Pokéball in una mano e un retino nell'altra. “Però spostiamoci, non è il caso di mischiare le due lotte. Io sono Din. E voi?” chiese il secondo arrivato.
“Io mi chiamo Tom, lui è Fabrizio. E voi state per pentirvi di averci sfidato!” dichiarò Tom.
“Tom... è il momento di concentrarsi.” lo avvertì Fabrizio da sopra la spalla, con un sorriso. E mise mano alla cintura.
Il ragazzo che era stato chiamato Bullo si posizionò di fronte a lui, lasciando libero uno spazio abbastanza ampio. “Io mi chiamo Gennaro. Sei pronto a cominciare?” chiese.
“Puoi scommetterci!” fu la risposta. Tom e Din si prepararono per la loro lotta, a qualche metro di distanza da Fabrizio e Gennaro.
“Cominciamo!” urlarono tutti e quattro contemporaneamente.


Fabrizio si concentrò solo sulla situazione che aveva di fronte. Staccò la Chic Ball di Deino dalla cintura e dopo averla fatta roteare in mano la lanciò, gridando: “Deino, il campo è tuo!”
Il piccolo Pokémon Impeto uscì di slancio dalla Ball e atterrò con aria decisa, lanciando un piccolo ruggito.
“Rattata, facciamogliela vedere!” gridò Gennaro. Il Pokémon Topo dal corpo viola e bianco scese in campo determinato, raspando il terreno.
Fabrizio decise di lasciargli la prima mossa.
“Rattata, Colpocoda!” fu l'ordine di Gennaro.
Rattata scattò, raggiungendo Deino in poco tempo, e prima che il Pokémon potesse reagire, vibrò un leggero colpetto con la coda. Deino fu spinta indietro di pochi centimetri. Apparentemente l'attacco non aveva avuto effetto. Bene. Adesso tocca a noi...
“Azione, adesso!” urlò Fabrizio. Deino si lanciò in avanti, pronta a colpire. Gennaro gridò: “Schiva con Attacco Rapido!!” Cosa??? pensò Fabrizio.
Rattata si mosse ad altissima velocità, lasciandosi dietro una scia di luce bianca, mentre Deino colpiva a vuoto il terreno, e si fermò dopo pochi metri.
“Hahaha!!” rise Gennaro. “Scommetto che non te l'aspettavi, eh? Beh, dove sta scritto che le mosse si possono usare in un solo modo?”
Fabrizio si limitò ad annuire.
No, hai ragione, mi hai sorpreso. Ma dove sta scritto che sorprendendomi una volta avrai la vittoria?
“Deino, Ira di Drago!” Il Pokémon lanciò la sfera di fuoco azzurro, che assunse la forma della testa di un drago e volò verso Rattata... mancandolo! L'esplosione scagliò in aria soltanto un po' di terra, senza scalfire il Pokémon nemico. “Attacco Rapido, Rattata!” Il Pokémon si scagliò contro Deino, spedendola a terra. Deino si rialzò in pochi secondi, colpita più nell'orgoglio che nel corpo e ringhiò.
Fabrizio udì un rumore di schianto provenire dalla lotta di Tom e Din, ma non potè girarsi a guardare di che si trattava.
“Hai visto? Siamo abbastanza veloci da schivare e abbastanza forti da colpirti! Abbiamo già lottato più volte, mentre tu sei solo un pivello, anche se sei più grande. Non ci vorrà molto per batterti.”
Fabrizio sogghignò. Sull'aver fatto molte lotte non scherzava, aveva esperienza ed era anche sveglio. Ma è anche vero che è ancora soltanto un Bullo... e poi sta iniziando a diventare troppo fiducioso. Se abbassa la guardia possiamo vincere.
“Ok, Deino, se è difficile colpirlo, facciamo almeno in modo di colpire duro! Focalenergia!”
Il Pokémon Buio/Drago fece un respiro profondo illuminandosi di luce dorata tremolante e sembrò gonfiarsi. Poi Deino lanciò un grido acuto e la luce lampeggiò per un attimo intorno a lei e sparì.
Ottimo... ora abbiamo il quadruplo delle possibilità di infliggere brutti colpi. Dovrebbe bastare.
“Ira di Drago, di nuovo!” gridò Fabrizio.
Stavolta il colpo fu preciso, ma, all'ordine del suo Allenatore Rattata scartò di lato con un Attacco Rapido, e, arrivato vicino a Deino, la colpì con Azione, spedendola di nuovo a rotolare per terra. Deino si rialzò nuovamente.
“Continua con Ira di Drago!” Stavolta la sfera di fuoco era molto più grande della precedente, ma sbagliò anche di parecchio la mira. Rattata non fu toccato nemmeno dal fumo.
Un terzo attacco Azione colpì Deino, che stavolta ci mise un po' a riprendersi.
“Vedi? Il mio Colpocoda ti ha indebolito! Un altro colpo e vincerò io!!” gridò Gennaro.
Ha ragione, Deino è stata danneggiata più del normale. Non dovevo sottovalutare Colpocoda, dopotutto... ma perchè non riesco a colpirlo?
Il ragazzo chiuse gli occhi per concentrarsi. Dopo qualche secondo li riaprì di scatto.
Aspetta... ho capito! L'abilità Tuttafretta di Deino ne diminuisce la precisione. Ma la forza degli attacchi fisici viene aumentata. E con Focalenergia un solo brutto colpo sarebbe sufficiente. A patto di assestarlo. Ma come?
Deino si girò sconsolata verso il suo Allenatore e ruggì. Non aveva intenzione di arrendersi. Poi si girò precisamente verso Rattata, percependolo grazie all'olfatto a dispetto della cecità.
Ho trovato!!
“Deino, usa Ira di Drago sul terreno attorno a Rattata, più velocemente che puoi!!!”
Il piccolo Pokémon Drago eseguì. Una raffica di teste di drago azzurre e fiammeggianti, alcune anche piuttosto grandi, venne lanciata contro Rattata, che le schivò agilmente destreggiandosi fra il fumo delle esplosioni, finchè tutto il campo non ne fu avvolto. Il Pokémon Topo si fermò. L'aria si fece carica di tensione.
A breve distanza, l'attacco Spennata di Zubat spedì a terra il Caterpie esausto di Din, mentre Tom esultava.
Almeno lui se la cava... pensò Fabrizio. È il momento di concludere!
Il grido fu quasi contemporaneo. “Rattata, Attacco Rapido!!!” “Deino, Ira di Drago!!!”
Rattata scattò seguito dalla scia di luce bianca, ma dovette deviare e rallentare il percorso, a causa dell'Ira di Drago. Saltò di lato nella piccola di fumo, pronto a concludere l'attacco. Gennaro gridò trionfante: “È inutile, non riuscirai a colpirci con quell'attacco!”
Fabrizio rispose ghignando: “E dove sta scritto che gli attacchi si possono usare in un solo modo? Azione, adesso!!!”
Deino si materializzò a mezz'aria dal fumo alle spalle di Rattata. Era stata abbastanza intelligente da capire la strategia del suo Allenatore, e aveva rallentato Rattata appena era stato a distanza sufficientemente ravvicinata e per poi nascondersi nel campo oscurato dal fumo. Concluse il salto colpendo l'avversario sbigottito con tutto il corpo, e una forza incredibile, mentre Rattata cercava invano di saltare al riparo. Il Pokémon Topo fu scagliato ai piedi del suo Allenatore, esausto. Un colpo formidabile. Ma fortunato, come Fabrizio sapeva. Non poteva sperare di cavarsela sempre così.
Gennaro era allibito. “Ma... ma... mi hai battuto con un solo colpo! Beh... nulla da dire. Io e Rattata abbiamo altri allenamenti da fare.” Il ragazzino era abbattuto, ma ancora determinato. Fabrizio decise che in fondo gli era simpatico. “È stata anche fortuna che l'ultimo attacco fosse così forte. Sei stato più bravo di me, stavolta.” ammise. “Grazie...” fece l'altro, rincuorato ma poco convinto. L'attacco Sanguisuga di Zubat sconfisse il secondo Caterpie di Din. Tom esultò: “Sì!! Un bell'inizio per il nostro viaggio!” Poi si rivolse a Fabrizio, di cui aveva sentito l'ultima frase: “Sarà stata anche fortuna, ma se con una rimonta del genere non sarai un futuro Maestro di Pokémon, beh, dovrai vedertela con me!”
Fabrizio sorrise: “Questo sì che è un amico!” esclamò. Si diedero il cinque.
“Beh, credete che sia finita qui?” disse Din. “Noi siamo i migliori qui. Dovete dimostrarci che siete superiori a tutti noi per passare! Don, Dennis, Mickey!”
Altri tre ragazzini, il primo vestito come Din, gli altri due con uno stile somigliante a quello di Gennaro, erano venuti ad assistere all'incontro. Fabrizio e Tom non si erano accorti di nulla.
E ora li squadravano in cagnesco, Pokéball alla mano. “Già”, proclamò quello chiamato Don: “Quando qualcuno passa per le nostre strade non c'è differenza fra Bulli e Pigliamosche. Ve la faremo vedere!!”.
Si disposero in cerchio intorno a loro, aspettando che uno dei due ragazzi si facesse avanti per primo.
Fabrizio e Tom erano abbastanza perplessi dalla piega che aveva preso la situazione. Portando la mano alla Pokéball di Torchic, Fabrizio si preparò a schierarsi contro Don, quando una nuova voce si fece sentire: “Andiamo, ragazzi, non vi sembra un po' eccessivo? Per oggi basta coi combattimenti, lasciateli riposare, ok?”
Il nuovo arrivato era un uomo abbastanza anziano e vestiva una giacca, un cappello a tesa media e dei pantaloni di stoffa, tutti marroni. Ma era arzillo e sorridente, pieno di energia. Tra un coro di “Uffa!” e “Sì, va bene, va bene”, i cinque bambini annuirono e andarono via contrariati. Fabrizio domandò, dopo una breve pausa: “Grazie molte, cominciavamo ad essere spossati. E Deino è stanca, vero, piccola?”
Il piccolo Pokémon ringhiò dolcemente in segno di assenso. “Lei chi è?”
Il vecchietto rispose con un sorrisetto: “Uno che crede che ora il “lei” sia fuori luogo, giovanotto. Mi chiamano Mister Pokémon, e dovrei mostrarvi una cosa. Volete seguirmi?”

La casa di Mr. Pokémon, all'estremo Nord del Percorso 30, era piccola ma accogliente, ben arredata e ingombra di libri e computer. Nonostante Tom e Fabrizio avessero sentito nominare lo strano studioso, amico del Professor Elm, non l'avevano mai incontrato di persona, nè avevano mai visto casa sua. Ciononostante, il vecchietto era così allegro e gentile da guadagnarsi la fiducia di tutti all'istante. Li aveva fatti sedere comodamente, e nonostante insistessero per non disturbarlo, aveva preparato loro un delizioso tè di Bacche. Tra un sorso e l'altro, finalmente Tom chiese: “Allora, che devi farci vedere? E perchè proprio a noi?”
Mr. Pokémon sorrise di nuovo. “Beh, in effetti io non vi conosco granchè, anche se Elm mi ha detto che siete... due promesse. Il mio amico a volte è timido, a volte è tonto, ma su queste cose ha un fiuto pari quasi a quello di Oak.” Ridacchiò. “Per quanto riguarda ciò che devo mostrarvi, devo mostrarlo a voi, perchè una certa signorina in kimono...” abbassò la voce “tra l'altro di decisamente piacevole a vedersi...” ridacchiò nuovamente “insomma, è passata per dirmi di consegnare un messaggio a un giovane Allenatore con un Pokémon Drago e ad un aspirante Capopalestra,che sarebbero presto passati di qui. E quando una di... quelle parla, beh, io non ci discuto. Ecco a voi.”
Una ridda di domande si affollò nella mente di Fabrizio, ma prima che potesse porle, Mr. Pokémon gli consegnò un oggetto rettangolare grosso come un piccolo scrigno, con cinque incavi di forma triangolare su quello che sembrava il coperchio.Quattro erano abbastanza sottili e appuntiti, il quinto, al vertice del pentagono formato in questo modo, era equilatero e più massiccio. Tutti puntavano verso un' altro incavo centrale di forma circolare. Sembrava che qualcosa vi dovesse essere inserito. L'oggetto, a un esame un po più attento, era una specie di antico incrocio tra un volume e una scatola, rigido e color pergamena, con l'apertura bloccata da una specie di cinghia intagliata...

Tutto questo non fece altro che aumentare le domande inespresse del ragazzo, accendendo nei suoi occhi una luce di curiosità bruciante. Ancora una volta provò ad aprir bocca e ancora una volta fu anticipato da Mr. Pokémon, che sembrava in grado di leggergli nel pensiero.“Calma, ragazzo, calma. Non so la risposta a buona parte delle domande che mi vuoi fare. Quindi ti dirò direttamente tutto ciò che posso. Quello che hai in mano è un antico volume che evidentemente contiene informazioni preziose... mi ha detto che può mostrarti come trovare il Drago. Qualunque cosa intendesse, ovvio.” Gli occhi di Fabrizio si fecero ancora più sgranati e poi ancora più stretti. Tom ascoltava come in trance. “Comunque, prima il libro va aperto, e per aprirlo bisogna inserire tutte le chiavi, che per inciso sono qualcosa del genere...” e tirò fuori una gemma color ametista di forma circolare, con venature di quasi ogni sfumatura di rosa e viola che procedevano a spirale verso il centro.
Se la fece saltare nel palmo, prese il libro dalle mani di Fabrizio e la inserì nell'alloggio rotondo al centro, dove si incastrò perfettamente, illuminandosi lievemente per un istante. “Ecco.”, continuò Mr. Pokémon “adesso puoi cominciare a cercare gli altri cinque. La signorina che mi ha consegnato il volume ha detto che avrai occasioni di trovarli lungo il tuo cammino se... ti guarderai bene intorno lungo la strada. E mi ha anche detto che ognuno si ottiene in un qualche modo particolare.”
“Una specie di prova, quindi?” lo interruppe Fabrizio.
“Esattamente. Inoltre ha detto che riceverai di volta in volta altre informazioni, sul come, e forse anche sul perchè di questa faccenda, quindi ovviamente a me non ha detto niente al riguardo.
L'unica altra cosa che posso dirti è che tutti i frammenti avranno una forma di quel tipo, quindi sembreranno delle gemme di forma triangolare... sai, sono curioso. Non è che potresti darmi il tuo numero e tenermi aggiornato su questa ricerca? Potrei darti informazioni utili se le trovo... o se quelle lì non te le danno abbastanza precise...” ridacchiò. “Allora, che ne pensi?”
Fabrizio, cercando di contenere la meraviglia e assimilare quella quantità di informazioni, annuì. “Sì, certo. Mi sembra una buona idea.” E si scambiarono i contatti del PokéGear.
Certo che era una buona idea. Tanto più che non era tanto l'idea del libro a interessare Fabrizio, per quanto ne fosse del tutto affascinato, ma il fatto, anche un po' inquietante, che qualcun altro (ma chi? Chi era la “signorina in kimono”?) fosse a conoscenza del motivo del suo viaggio e volesse apparentemente aiutarlo. Perchè apparentemente? Era diffidenza o era semplicemente geloso del suo sogno? In ogni caso, adesso aveva molte cose in più da scoprire e l'aiuto di qualcuno disponibile ed esperto come Mr.Pokémon avrebbe di certo fatto al caso loro. Dopo qualche saluto, i due ragazzi furono sulla porta. Il vecchietto li congedò amichevolmente: “Beh, buona fortuna ragazzi! Se vi sbrigate, arriverete al prossimo Centro Pokémon prima di notte. Fabrizio, non concentrarti troppo sul libro, quando verrà il momento di una prova te ne accorgerai, credimi. Quelle non lasciano nulla al caso...” i due ragazzi fecero per girare i tacchi, quando: “Ehi, Tom, dove credi di andare con quella faccia?”
Il ragazzo si fermò. Mr. Pokémon lo guardava sorridendo. “Non crederai che non mi abbia dato anche qualcosa per te? Certo, il mio senso del teatro me l'ha fatto riservare come sorpresa, ma scappando rischiate di rovinarmi il numero...” ridacchiò. Tom alzò un sopracciglio. Mr. Pokémon estrasse una specie di astuccio con il simbolo della Lega Pokémon e lo diede al ragazzo, poi spiegò: “Su questo posso essere più preciso. È il taccuino su cui dovrai registrare i timbri delle cinque prove della Lega Pokémon da affrontare per la tua certificazione come possibile aspirante Capopalestra. Quali siano le prove e come funzionino, te lo saprà dire meglio il Capopalestra Valerio, ma questo ti servirà. Io non lo so, perchè cambiano ogni anno, ma quando ci ho provato io erano interessanti... anche troppo, visto come mi è andata. Però credo che tu abbia la stoffa giusta. Buona fortuna!”

Tom si sprecò in ringraziamenti, assistito da Fabrizio, e poi partirono nel pomeriggio che diventava sera, la mente piena di sogni e domande, i loro discorsi pieni di meraviglia. Cos' altro avrebbero trovato sul loro cammino? Cosa nascondeva il libro? Quali prove aveva ideato la Lega Pokémon per testare il talento di un aspirante Capopalestra? Tom si lanciò in ipotesi piuttosto variegate, alcune anche improbabili. Fabrizio si divertì a discuterne con lui, pensando a cosa fosse possibile e cosa meno. Poi tornarono un po' più con i piedi per terra. La fine della giornata primaverile si avvicinava e con essa la prima tappa significativa del viaggio. La prima lotta in Palestra di Fabrizio, e un indizio su quale sarebbe stata la prima prova di Tom. E forse, come Fabrizio sperava, un confronto con Marta...
I dubbi avrebbero cominciato a chiarirsi. Il vero viaggio sarebbe cominciato...
Prossima tappa: Violapoli.

 

 

 

 

Ci vediamo alla prossima puntata, scusate la lentezza nell'aggiornare.
Grazie per la lettura e sotto con le recensioni!!
Dedicato a tutti coloro che sognano il loro viaggio personale.

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Capitolo 5
*** Puntata 5- Il coraggio di cominciare ***


Puntata 5- Il coraggio di cominciare

 

 

“Torchic, Braciere!!!” gridò Fabrizio.
Il Pokémon Pulcino spiccò un balzo, aprì il becco e sputò una raffica di piccoli proiettili infuocati, colpendo in pieno il Pidgey del giovane Avicoltore. Qualche sbuffo di fumo, e il piccolo Pokémon Volante fu a terra, esausto.
Bene! Un passo in più per la mia prima medaglia!
Il ragazzo aveva scelto di non sfidare direttamente il Capopalestra, allenandosi invece contro gli altri Allenatori, per arrivare più preparato allo scontro finale. Tom aveva osservato gli ultimi due incontri dalle gradinate del pubblico, tifando con entusiasmo per il suo amico, che gli dedicava il pugno alzato in segno di vittoria ogni volta che sconfiggeva un avversario.
“Pidgey non è più in grado di combattere! Vince Torchic! La vittoria va a Fabrizio, dalla città di Borgo Foglianova!” annunciò l'arbitro. Poi si rivolse a Fabrizio: “Puoi chiudere qui, per oggi, oppure sfidare direttamente il Capopalestra. Cosa scegli, sfidante?”
Fabrizio sorrise. Come se ci fosse stato bisogno di chiederlo. “Sfiderò adesso il Capopalestra!” disse.
“Ne sei davvero sicuro?” chiese una voce sicura e beffarda. Fabrizio si girò nella direzione delle gradinate, e vide un ragazzo con un completo orientaleggiante azzurro, e una zazzera di lisci capelli color del mare. Incorniciato dalle luci interne delle Palestra, che trasformavano metà della sua sagoma in una scultura di penombra, il giovane saltò giù, senza smettere di sorridere.
Il Capopalestra Valerio era arrivato...

 

Fabrizio aveva passato tutta la mattina a preparare i nervi e la mente per quello scontro. Una volta arrivati a Violapoli, il ragazzo aveva fatto visitare brevemente ai suoi Pokémon la bella cittadina, con i suoi tetti di tegole viola, e le sue strade, che risuonavano al vento del mattino. Ora che finalmente vedeva il suo avversario, il primo Capopalestra, si sentiva nervoso, ma anche e soprattutto eccitato. Valerio lo guardò, un occhio coperto da un ciuffo ribelle.
“Così, tu saresti lo sfidante? Bene... ti ho guardato lottare, e non sei male. Ma ci sono alcune cose che devi imparare. E credo che questa sia l'occasione per cominciare, che ne dici?” lo apostrofò poi.
“Benissimo. Quando cominciamo?” rispose Fabrizio.
Valerio ridacchiò, divertito dall'irruenza dell'avversario, che aveva all'incirca la sua età.
“Sei impaziente, vedo. Io direi... ora!" Il pavimento sotto Fabrizio si mosse. Prima ancora che il ragazzo potesse capire ciò che accadeva, una piattaforma scattò verso l'alto, portando lui, il Capopalestra, l'arbitro e le gradinate su, sempre più su, fino ad essere non troppo distanti dal soffitto, in effetti altissimo, della Palestra. Fabrizio si irrigidì. Essere sull'orlo del vuoto lo metteva sempre parecchio a disagio. Ma, si disse, avrebbe dovuto prevedere che in una Palestra Volante ci potesse essere un combattimento ad alta quota. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Si calmò.
“Puoi farcela! Fai come contro gli altri!” gli gridò Tom dalla porzione di gradinata che era salita insieme alla piccola arena. Fabrizio si limitò ad annuire, sorridendo in segno di gratitudine. Poi alzò gli occhi verso Valerio. Il giovane Capopalestra sembrava avere ancora qualcosa da dire: “Sono Valerio, Capopalestra di Violapoli! È ora di spiccare il volo!!”
Non perde certo tempo, il tipo. Beh, noi glielo dimostreremo in battaglia, chi siamo.
E la battaglia ebbe inizio.



“Pidgey, è il tuo turno!” gridò Valerio, lanciando in aria la Pokéball, che si aprì liberando il piccolo e agguerrito Pokémon Piccione.
“Un altro Pidgey? Ne avrò sconfitti almeno tre, da quando sono entrato qua dentro.” commentò Fabrizio.
“Quello che conta è la qualità, non la quantità.” rispose il Capopalestra.
“Allora noi ne abbiamo da vendere!” esclamò Fabrizio. “Vai, piccola!” fece, spedendo Deino in campo.
Il Pokémon Drago atterrò sulla piattaforma e lanciò un verso acuto. Poi si “guardò” intorno circospetta, capendo di trovarsi in uno spazio sopraelevato. Fabrizio si stupì ancora una volta del formidabile istinto della piccola.
Tornò a focalizzarsi sulla lotta. Pidgey svolazzava in attesa di ordini. Valerio voleva che Fabrizio facesse la prima mossa. Bene, allora. L'avrebbe accontentato.
“Deino, Focalenergia!” La luce tremolante avvolse il Pokémon che tirava un profondo respiro, e si dissolse quando tirò il fiato. Era pronta a combattere. “Bene, prosegui con Azione!” ordinò.
“Turbosabbia!!” gridò allora Valerio.
Mentre Deino si lanciava correndo contro il Pokémon avversario, quello cominciò a sbattere furiosamente le ali, alzando dal terreno una nube di polvere che sembrava non esserci fino a poco prima. L'ammasso turbinante inghiottì Deino, che starnutì e perse l'orientamento. Quando concluse l'attacco Azione era piuttosto lontana da Pidgey, e ottenne solo di colpire il suolo con la testa.
Fabrizio digrignò i denti. Valerio sorrise.
Bella mossa. Il problema di Deino è l'imprecisione... e lui è riuscito a peggiorarlo. Devo inventarmi qualcosa.
“Pidgey, Raffica!” ordinò il Capopalestra.
Di nuovo, Pidgey mulinò le ali nell'aria, ma stavolta mosse un piccolo vortice di vento, che prese corpo e volò verso Deino.
Fabrizio agì d'istinto. “Bloccalo con Ira di Drago!”. Deino eseguì. Lo scoppio dato dall'urto dei due attacchi scosse lievemente la piccola piattaforma.
“Bella parata! Continua così!” Tom continuava a tifare, e osservava concentrato.
“Raffica, un altra volta!” “Ira di Drago!” gridarono i due.
Ma stavolta l'esito fu diverso. Deino mancò il bersaglio, e l'attacco Raffica la colpì in pieno.
“Bene, Pidgey. Finiscila con Azione!” comandò Valerio.
Il Pokémon si lanciò all'attacco. Deino rimase immobile. Quando sembrava fosse troppo tardi Fabrizio gridò: “Azione anche tu, Deino!”. Il Pokémon Impeto si lanciò in avanti e cozzò contro Pidgey, mandandola a terra, e tornando al suolo un po' barcollante. Il Pokémon uccello si rimise in piedi, leggermente scosso, e pigolò agguerrito.
“Ancora Turbosabbia!” gli occhi di Valerio mandavano lampi. Pidgey ricominciò a sollevare polvere.
“Deino, Ira di Drago!” gridò Fabrizio. L'attacco volò fiammeggiando e colpì il suolo, scatenando un esplosione che disperse la nube disorientante.
Perfetto!
Valerio sgranò gli occhi, sorpreso dalla mossa.
“Non avevi davvero pensato di potermi fregare due volte con Turbosabbia, giusto?” rise Fabrizio. Poi tese il braccio in avanti e schioccò le dita. Deino, come aveva imparato a fare, scattò in avanti verso il nemico. Avevano provato per tutta la sera precedente, con lo Zubat di Tom a fare da bersaglio mobile. L'idea era che Deino e Torchic imparassero ad eseguire una serie di azioni associate ad un gesto, senza che Fabrizio dovesse parlare, per poter agire più in fretta e sorprendere gli avversari.
Funzionò. Deino arrivò fin quasi sotto a Pidgey, quando Fabrizio gridò: “Azione, adesso!”
Valerio ancora non li aveva visti agire, per cui fu lento ad avvertire Pidgey. Il Pokémon Buio/Drago saltò fuori da ciò che restava del fumo degli ultimi due attacchi e colpì Pidgey che svolazzava a bassa quota. Il Pokémon cadde, esausto. Fabrizio esultò con un grido, all'unisono con Tom.
Valerio sbatte le palpebre e fece rientrare Pidgey nella Pokéball. Rimase per un attimo in silenzio, poi commentò: “Questa è stata veramente una mossa di classe. Non me lo sarei aspettato, davvero. È una tattica piuttosto avanzata. Ma hai commesso un errore, e ora lo scoprirai! Vai, Pidgeotto!!!”

Lanciò la Pokéball, e il Pokémon Uccello fu in campo, gridando fieramente. Era più grosso e più deciso del suo stadio precedente con la cresta gialla e rossa che ogni tanto saltava su a ritmo col battito delle ali. Fabrizio commentò: “Lo stadio evoluto dello stesso Pokémon? Non è un po' monotona come strategia?”
“Se funziona...” fu la risposta del Capopalestra.
Fabrizio tornò a concentrarsi sulla lotta.
“Bene... Deino, preparati ad usare l'attacco Azione!!”
“Tornado!!” gridò Valerio.
Pidgeotto scattò in volo, e fu sopra Deino. Agitò velocemente le ali, che brillarono di un bagliore azzurrino. Da esse, invece della raffica di vento di Pidgey, scaturì un vortice turchese in cui sembravano vorticare foglie, rametti, e piccoli sassolini. L'attacco raggiunse Deino prima che avesse il tempo di reagire e provocò un'esplosione di fumo nero. Deino volò fuori dalla nuvola e cadde a terra. Era priva di sensi. Fabrizio sbiancò, prima di farla rientrare a riposarsi nella Pokèball. Il sorriso di Valerio si allargò.
Maledizione! Tornado è una mossa di tipo Drago, quindi Deino era decisamente vulnerabile, ma non credevo che sarebbe andata al tappeto con un solo colpo. Ora siamo in parità numerica, e il suo Pokèmon è piuttosto veloce, oltre che forte... ma possiamo ancora vincere!
“Vai, Torchic!!” gridò lanciando la Pokèball. Torchic uscì a mezz'aria, con una capriola, atterrò, e pigolò decisa contro il suo avversario. Pidgeotto le rivolse uno sguardo beffardo.
“Braciere!” gridò Fabrizio di scatto. Non voleva lasciare nemmeno un attimo al suo avversario, soprattutto se lui era più veloce. Torchic scagliò una piccola raffica di proiettili infuocati e riuscì a colpire Pidgeotto appena prima che l'avversario schivasse l'attaccò. Ci fu una piccola esplosione
e Pidgeotto fu spinto di lato, ma si riprese in un attimo.
“Attacco Azione, adesso!” gridò Valerio. Pidgeotto si scagliò contro Torchic a tutta velocità, e Fabrizio ordinò: “Fermalo con Braciere!”
Di nuovo, Torchic sputò una raffica di fuoco, in direzione dell'avversario. “Schivalo, e continua ad avvicinarti!” disse Valerio. Il Pokémon uccello eseguì, e con un giro della morte evitò le fiamme.
“Continua ad attaccare, Torchic!” Fabrizio non aveva intenzione di arrendersi. Valerio, non riuscendo ad avvicinarsi all'avversario, cambiò tattica.
“Ora basta! Ferma le fiamme con Tornado e concludi!”. Pidgeotto lanciò il vortice azzurro contro i proiettili di Torchic, disperdendoli in uno scoppio turchese e arancione. Poi si lanciò di nuovo in avanti per terminare l'attacco Azione. “Graffio, Torchic!”
Il Pokèmon Pulcino saltò a qualche centimetro dal terreno poco prima di essere raggiunta. Gli artigli della sua zampa brillarono, e Torchic colpì Pidgeotto sul becco all'ultimo secondo. L'attacco fu deviato, e Pidgeotto finì momentaneamente a terra, per rialzarsi poco dopo.
“Ottimo... mi piace chi non si arrende.” concesse Valerio. Poi il suo sguardo si fece duro. “Ma è finita! Pidgeotto, di nuovo Azione!”
Fu troppo veloce. Pidgeotto era già scattato in avanti prima ancora che Valerio desse l'ordine. Fabrizio provò un contrattacco repentino: “Braciere, subito!”. Ma quando Torchic aprì il becco la palla di fuoco fece appena in tempo ad uscire prima di spegnersi in uno sbuffo di fumo. Il Pokémon sbattè le palpebre.
Cosa???
E Pidgeotto le fu addosso con l'attacco Azione. Torchic venne mandata KO all'istante e, scagliata via dal colpo, volò oltre la piattaforma sopraelevata.
O meglio, l'avrebbe fatto.
Perchè Fabrizio si lanciò davanti a lei intercettandola proprio sull'orlo della piattaforma e acchiappandola al volo. L'inerzia del saltò lo sbilanciò e per qualche secondo oscillò pericolosamente sul bordo...
Stava definitivamente per cadere, quando Pidgeotto lo afferrò per il bordo della giacca, tirando con gli artigli, fino a che non l'ebbe messo al sicuro oltre l'orlo del campo. Si sentì un sospiro. Tom aveva trattenuto il fiato. Valerio stava ancora sbattendo gli occhi, sbigottito. Fabrizio, ancora ansimante per l'adrenalina, scosse la testa mentre accarezzava Torchic tenendola in braccio. Riusciva a pensare soltanto ad una cosa. Aveva perso il suo primo incontro in una Palestra...

 

“Non devi prendertela con tè stesso. In fondo non ti è andata così male. Hai una buona strategia, sai?” gli disse il Capopalestra Valerio, tenendogli una mano sulla spalla, mentre aspettavano nel Centro Pokémon di Violapoli. Fabrizio era abbattuto.
Il ragazzo alzò lo sguardo: “Come mai l'attacco di Torchic non ha funzionato?” chiese al Capopalestra.
“Beh...” fece Valerio. “È l'errore di cui ti avevo parlato. Hai affrontato tutte le lotte di fila senza una pausa. Non hai considerato le forze della tua squadra di Pokémon. Anche se la tua mente era ancora pronta, Torchic e Deino avevano esaurito le energie. E per quello che sono andati KO così facilmente.”
Fabrizio annuì. Il Capopalestra aveva ragione. “Sono stato arrogante. Non avrei dovuto essere così egoista.” disse abbattuto.
Valerio scosse la testa e sorrise: “Non è questione di egoismo. Hai rischiato le penne per evitare che Torchic cadesse dalla piattaforma, senza pensare che Pidgeotto avrebbe potuto recuperarla comunque. Questo non è di sicuro il comportamento di un egoista. Devi solo fare esperienza ed imparare a pensare ai dettagli. Spero di poterti riaffrontare presto. Sono sicuro che sarebbe una lotta interessante.”
Valerio abbassò la mano.
“Sì, hai ragione.” Fabrizio ascoltò con attenzione. Valerio aveva assolutamente ragione. I suoi errori erano dovuti alla mancanza di concentrazione e sincronia con i suoi Pokémon. Anche se il Capopalestra l'aveva rassicurato, ce l'aveva ancora un po' con sè stesso. Tom lo affiancò, con un mezzo sorriso.
“Già. Hai solo bisogno di un po' di allenamento. Hai già qualche idea?”
Fabrizio si girò e sorrise. Non era certo il momento di piangersi addosso. “Certo che ce l'ho...”
“Ora ti riconosco!” esclamò Tom.
“Ehi, ragazzo! I tuoi Pokémon sono di nuovo in forma.” avvisò una voce da dietro di loro. Fabrizio e Tom si girarono. Il sorriso dell'infermiera Joy, e il colore rosa dei suoi capelli acconciati in maniera curiosa li accolse amichevolmente. Accanto a lei, un esemplare piuttosto ben pasciuto di Blissey spingeva un carrello, su cui c'era un vassoio con due Pokéball.
Il ragazzo le prese sorridente e se le attaccò alla cintura, inchinandosi lievemente in segno di ringraziamento.
Tom si rivolse a Valerio, estraendo il taccuino datogli da Mr. Pokémon: “Senti, mi hanno detto che tu sai come si completano le prove della Lega Pokémon!”
Valerio, ancora una volta piacevolmente sorpreso, sbattè le palpebre. Non ricevendo risposta, Tom incalzò: “Allora? Me lo dici o no?”
Il Capopalestra, preso alla sprovvista, si impappinò: “Beh, io... ecco, vedi... insomma... Io non so esattamente come si svolgono le prove.”
Tom rimase a bocca aperta. Vedendo che stava per tornare alla carica, Valerio si riprese e lo anticipò, grattandosi la testa con una mano: “Aspetta, mi spiego meglio. Tu hai il Taccuino delle Prove, quindi sei un aspirante Capopalestra, giusto? Quindi saprai di dover affrontare cinque prove diverse per ottenere la candidatura per la prova finale.”
“No, non so ancora come funziona... quale prova finale? Che intendi per candidatura?” Tom gli era arrivato a pochi centimetri dalla faccia, ansioso di ricevere una risposta.
“Che irruenza!” trasalì Valerio. “Ok, allora, ecco tutto. Gli aspiranti Capipalestra devono avere tutti il Taccuino delle Prove, e riempirlo con cinque timbri. I cinque timbri si conquistano affrontando altrettante prove particolari: Prova di Coraggio, Prova di Forza, Prova d'Intelletto, Prova di Controllo e Prova di Valore. Le prove sono preparate e decise da cinque Sensei per ogni Regione. Alcuni Capipalestra conoscono la posizione del Sensei più vicino a loro, ma solo i Sensei conoscono la prova e possono conferire il simbolo una volta che sia superata. Una volta completate le cinque prove, bisogna iscriversi al Torneo Gym Leaders Election, indetto dalla Lega Pokémon, e qualificarsi fra i primi otto del Girone Finale. Oppure, ironia della sorte direi, basterebbe che un Capopalestra del tipo in cui ti sei specializzato ti riconoscesse come adatto a sostituirlo. Ma certe volte è più difficile così che facendo tutto il percorso, perchè prima di poter ricevere la Palestra bisogna affrontare un addestramento piuttosto lungo...”
“Non mi interessa! Affronterò il percorso completo. Voglio dimostrare che posso trasformarmi in Capopalestra da solo!” dichiarò Tom.
“Molto coraggioso da parte tua.” approvò Valerio. “I Capipalestra non cambiano troppo spesso, a meno che la Lega non decida diversamente, quindi anche vincendo il Torneo potresti dover aspettare un po'... sai che quando Scott ha fondato le due sedi del Parco Lotta a presentarsi come Assi del Parco sono stati vincitori del Torneo che ancora non avevano ottenuto una Palestra per loro?”
La notizia sorprese i due ragazzi. Ma Valerio aveva ancora una bomba da sganciare: “A proposito, se vuoi trovare il primo Sensei... fai una visita alla cima della Torre Sprout. È quella grossa pagoda oltre il laghetto a Nord-Est della città.”
Tom sgranò gli occhi come se gli avessero che quell'anno il suo compleanno cadeva due volte. Era chiaro che non vedeva l'ora di andarci, essendo ancora metà mattina. “Allora, che aspettiamo?” si rivolse a Fabrizio. “Abbiamo un appuntamento in cima alla Torre Sprout, giusto?”
“Non esattamente...” rispose Fabrizio, sistemandosi la bandana. “La Torre Sprout è la tua meta, ma io ho in mente un allenamento particolare per la mia sfida in Palestra. Avevo intenzione di tornare per un po' al Percorso 46. Ti dispiace se per oggi ci separiamo momentaneamente?”
“Beh...”, fece Tom, piuttosto dispiaciuto “Io ci sono stato mentre tu combattevi in Palestra.”
“Allora io ci sarò quando affronterai la prima prova. Stavolta facciamo così, per risparmiare tempo. Un po' di allenamento privato può essere utile. Ti ricordi che dovevamo imparare a cavarcela sia in squadra che da soli?” rispose Fabrizio.
“Ok,dai, va bene . Però ci rivediamo questa sera sotto la Torre Sprout.”
“Allora devo correre. Grazie, ti devo un favore.”
“Figurati...” tagliò corto Tom.
Dopo un breve saluto al Capopalestra, i due ragazzi lasciarono il Centro Pokémon, ognuno con i suoi progetti e ognuno per la sua strada. Una strada che si separava momentaneamente, ma che in fondo sarebbe sempre stata la stessa...

 

 

La Torre Sprout si ergeva abbracciata dal sole sulla fiancata che dava ad ovest, accarezzata dai raggi del sole primaverile, che, qualche ora dopo mezzogiorno iniziava con calma la sua discesa. Tom guardo ammirato la grande pagoda di un viola intenso. Riusciva a scorgerne vagamente la cima, a causa della sua distanza ravvicinata, quindi non fu del tutto sicuro di aver visto il pilastro centrale ondeggiare come tutti in ciittà dicevano che facesse. La struttura imponente e allo stesso tempo slanciata della torre, infatti, era costruita in legno massiccio intorno ad un grande pilastro anch'esso ligneo, che però non era fissato stabilmente, per un duplice scopo: permettere, con un accorgimento incredibilmente moderno che il grande edificio non subisse danni dai terremoti, e giudicare il valore di chi vi saliva per combattere, in base all'oscillazione che la lotta produceva nella piattaforma in cima al pilastro, che si diceva essere stato un tempo il fusto di un gigantesco Bellsprout.
Ma Tom non stava pensando alle leggende sulla torre, o alla sua architettura. Era un tipo piuttosto pratico, che aveva immaginazione, ma la usava solo quando voleva. E spesso non aveva nessuna voglia di stare a pensare alle cose. Se voleva fare una cosa la faceva. Se non la sapeva fare se la faceva spiegare da qualcuno di cui si fidava, e poi la faceva. Era Fabrizio quello che faceva lunghe riflessioni, a volte anche piuttosto intricate. Ma nonostante il loro stile diverso, erano buoni amici. Fabrizio sapeva che nonostante l'insistenza, e a volte la cocciutagine un po' grezza, Tom nascondeva un buon cuore, neanche troppo in profondità, e sapeva incoraggiarlo a credere in sè stesso. Tom sapeva che nonostante i suoi dubbi, il suo atteggiamento che pretendeva sempre troppo da sè stesso, e i suoi modi particolari, a volte pesanti, Fabrizio era uno di cui potersi fidare, e che ogni tanto lo tratteneva dal fare o dire qualcosa di avventato.
Perciò, mentre attraversava il ponte sul laghetto, diretto all'ingresso della grande pagoda, Tom pensava solo a come avrebbe affrontato la sfida della Torre Sprout.
Una volta entrato il ragazzo si trovò in un ambiente particolare, dall'aspetto nobile e soffuso. Tenui luci di torce illuminavano le pareti in legno e sembravano dare un volume anche allo spazio principalmente vuoto che illuminavano. L'aria profumava di incenso. Qualcosa spinse Tom a togliersi per un attimo il cappello, in segno di rispetto. Poi il ragazzo si rimise il berretto, con la visiera al contrario, e avanzò guardandosi intorno sul pavimento di legno, verso una delle scalette a pioli che che conducevano ai piani superiori. Da un angolo in penombra, un monaco vestito con un kimono scuro, uno dei maestri della torre, che reggeva meditando a occhi chiusi una specie di rosario con grani dal colore simile a quello delle Pokéball si girò per qualche istante verso di lui, senza aprire gli occhi, come se avesse sentito la sua presenza. Tom lo osservò per un'istante, incuriosito, ma quando quello distolse il volto (non lo sguardo, che non gli aveva mai rivolto), il ragazzo lasciò perdere, e salì la scala.
Fu così che Tom raggiunse il primo piano superiore, non più dedicato ai visitatori, bensì agli Allenatori che venivano per imparare a combattere usando anche la loro mente e il loro spirito oltre alle capacità dei loro Pokémon.
Ma intorno a lui non c'era assolutamente nessuno.
Provò ancora a guardarsi intorno, ma c'era effettivamente solo lui in quel piano. Si grattò la testa perplesso. Aveva sentito che molte persone venivano ad allenarsi con i monaci della Torre.
“C'è qualcuno qui? Si può passare?” chiese ad alta voce, un po' infastidito.
Gli rispose solo l'eco della sua stessa voce che rimbalzava tra le pareti e l'unica statua di Bellsprout del primo piano.
Tom decise di non ritentare. Non gli era piaciuto molto il suono della sua voce in mezzo alla sala vuota.
Un nuovo suono si fece sentire nell'aria profumata che pareva quasi aspettare. Il suono di una notevole massa di legno che scricchiola. Tom guardo verso il centro dellla sala, oltre la grata a forma di croce che si apriva nel mezzo del pavimento. E vide il pilastro ondeggiare.
Il movimento non era eccessimamente ampio. Ma di certo non era stato breve. Tom fece un'espressione di stupita soddisfazione: allora era vero. Puntò verso una scala a pioli, eccitato, e salì al piano superiore.
Ma anche lì non c'era nessuno...
Tom cominciava ad essere davvero irritato. Il suono scricchiolante si fece di nuovo sentire. Il pilastro oscillava con un movimento ancora più ampio. Un sibilo alle sue spalle lo fece voltare. E in uno sfarfallio violaceo, un Gastly emerse verso di lui praticamente dal nulla, sfrecciando in direzione della sua testa. Tom si abbassò di scatto, mentre il Pokémon Gas volava sopra di lui, per poi fermarsi a guardarlo con aria beffarda, perfettamente cosciente di averlo spaventato a morte. Tom estrasse la Pokéball che aveva alla cintura e gridò: “Vai, Zubat!”
Il Pokémon Pipistrello svolazzò per un attimo a casaccio, per poi piantarsi in aria di fronte all'avversario. Tom dedicò un secondo a decidere se fosse il caso di provare a catturare il Pokémon o sconfiggerlo.
Ma fu un secondo di troppo. Il Pokémon Spettro gli fece un'improvvisa pernacchia e si dileguò tuffandosi nella parete.
“Ehi, ma che cavolo fai? Torna subito qui!” gli gridò Tom, irritato per la piega presa dalla situazione.
Ma l'eco rimbalzante gli ricordò che era inutile.
Scuotendo la testa, il ragazzo si rivolse a Zubat: “Tu però potevi anche provare a fermarlo.”
Una serie di stridii indispettiti fu la risposta. Ovviamente, con quella maledetta eco fu ancora peggio. Al che, Zubat svolazzò intorno al cappello di Tom, per poi appoggiarcisi sopra con aria svogliata.
“Sì, certo.” commentò brusco Tom. “Sei senza speranza.”
Zubat si limitò a quello che parve uno sbadiglio. Sbuffando, Tom si diresse verso l'ultima scala a pioli.
La salita era più lunga delle precedenti, e per tutta la sua durata Zubat si agitò in testa a Tom in un tentativo abbastanza patetico di non cadere dal cappello del ragazzo mentre lui guardava in alto. Il fatto di poter volare evidentemente non gli era passato per la testa.
Mentre salivano il pilastro oscillò ancora di più. Tom si voltò ad osservarlo, poi guardò in su. E per un attimo fu accecato dalla luce del sole. La scala portava direttamente sul tetto della Torre Sprout. Appena i suoi occhi si abituarono alla luce, una sagoma scura si stagliò a mezz'aria nei contorni della botola per il tetto. Un Bellsprout, che apparentemente era stato spinto lì sopra da qualcosa.
Tom strizzò gli occhi. E sempre a mezz'aria, poco sopra Bellsprout, si materializzò la sagoma di un Hoothoot, i larghi e intelligenti occhi rossi che ne illuminavano il profilo in ombra. Il Pokémon Gufo roteò di colpo, come in un salto mortale, e colpì Bellsprout con un calcio, mandandolo a piombare giù per la botola, passando a fianco alla testa di un allibito Tom. Il Pokémon Fiore si schiantò esausto sul pavimento di legno del secondo piano e Hoothoot rimbalzò indietro per atterrare sul tetto. Perplesso, Tom si affrettò a salire, emergendo all'esterno e riparandosi gli occhi dalla luce con un braccio.Molti occhi lo fissarono.
Il tetto della Torre Sprout era piuttosto affollato...

 

Tom si guardo intorno perplesso, e capì il perchè dell'assenza di gente ai piani inferiori. I monaci della Torre stavano effettuando un allenamento speciale in cima all'edificio. Un monaco piuttosto giovane, l'Allenatore del Bellsprout che era stato sconfitto, aveva un espressione incredula, come se non credesse di poter essere stato battuto così facilmente. Dall'altro lato del tetto, su cui cinque monaci erano in posizione, due a destra e tre a sinistra, un monaco anziano con una veste viola su cui era appoggiato un panno dorato con motivi di Pokéball lo fissava con lo sguardo duro. Aveva folti baffi e sopracciglia, la testa pelata e lucida, e un aria scorbutica e saggia. Si accorse che gli sguardi degli altri erano puntati su Tom, ma non disse una parola. Il monaco giovane si distrasse per un attimo, poi, con qualche goccia di sudore che gli imperlava la fronte, si grò verso l'anziano e recitò: “Mi dichiaro sconfitto, maestro. Continuerò a perfezionare il mio spirito.” Il maestro annuì. Poi si rivolse a Tom: “Buongiorno, ragazzo. Pace a te. Cosa ti porta sulla cima della nostra Torre?”
“Sono venuto ad allenarmi.” rispose sbrigativo Tom.
“Beh, allora sei nel posto giusto. È proprio lo scopo di questa Torre, ragazzo.” affermò il monaco, senza distogliere lo sguardo da lui.
Gli altri monaci vociarono con concitazione, protestando: “Oggi è il giorno del nostro allenamento segreto! Non puoi entrare come se niente fosse e...” “È inaudito che venga interrotto...” “Davvero non sa...”
“SILENZIO!” tuonò il maestro. “Aristo, Plato, Orazio, Livio, Talete, basta comportarsi come bambini! Abbiate un po' di contegno.” I cinque abbassarono la testa con vergogna. “Sì, maestro.” esclamarono contriti all'unisono. “Renato!” chiamò l'anziano. Il monaco che era stato battuto si mise sull'attenti, e chiese: “Si, maestro?”
“Posso capire che tu sia distratto... ma non dovresti ricordarti di far rientrare il tuo Pokémon nella Pokéball, perchè si riposi?” Quello annuì mestamente. “Vai.” fu secco il maestro. Renato imboccò la scala a pioli e scese al secondo piano. Poi l'anziano tornò a rivolgersi a Tom: “Oggi è un giorno particolare. In cui i Saggi della Torre Sprout si confrontano fra loro allenandosi. Di norma non vengono estranei in questa occasione.”
“E io come potevo saperlo? Non abito mica a Violapoli! E poi nessuno mi ha detto nulla!” ribattè il ragazzo.
“E così tu non ti sei fermato, e hai fatto ciò che desideravi. Molto bravo ragazzo. Ma ricordati che la virtù è anche sapersi trattenere dagli errori senza che ti venga detto di farlo... allora, che tipo di allenamento ti interessa?”
A queste parole gli altri saggi della Torre Sprout stavano per ricominciare a vociare indignati,ma uno sguardo del maestro li convinse a desistere.
Tom rispose mostrando il Taccuino delle Prove, mentre Zubat, che era rimasto attaccato al cappello in preda alla tensione, scivolava e giù e gli svolazzava intorno cercando di darsi un contegno: “Valerio mi ha detto che tu sapevi quale prova avrei dovuto affrontare per diventare Capopalestra!”
I monaci sgranarono gli occhi. Il maestro sorrise fra i baffi, compiaciuto.
“Ho ho ho! È così allora.” Il vecchio rise apertamente. Poi tornò a guardare fisso Tom, e i suoi occhi ebbero un lampo glaciale.
Il Saggio parlò: “Allora sei venuto nel posto giusto. Io, Vico della Torre Sprout, sono Saggio e Sensei allo stesso tempo. È mio compito mettere alla prova i candidati alla Prova di Coraggio, ed esaminarne poi i risultati. Sei pronto ad affrontarmi?”
“Mi sembra ovvio!” replicò prontamente il ragazzo.
Vico non aspettò un attimo. Chiuse gli occhi per una frazione di secondo, ed estrasse una Pokéball dalle pieghe del suo elaborato kimono, gridando: “Bellsprout, è il tuo turno!”
I monaci si misero in posizione sulla piattaforma, tre per lato, per osservare la lotta.
“Zubat, preparati!” fu pronto Tom.
Il Pokémon Pipistrello, ora definitivamente deciso a comportarsi in maniera dignitosa, si parò a mezz'aria davanti al suo Allenatore. Se avesse avuto degli occhi, Tom avrebbe detto che aveva uno sguardo fiero.
“Frustata, Bellsprout!” ordinò marziale Vico.
Il curioso Pkémon Fiore agitò la testa a campana, e da sotto le sue fogli sbucarono due liane che scattarono verso Zubat.
“Schivale, e Spennata!” gridò in fretta Tom. Zubat scartò di lato con un movimento improvviso, e poi s lanciò contro Bellsprout, colpendolo con entrambe le ali. Il Pokémon volò all'indietro, colpito dall'attacco.
Sì! Un Pokémon d'Erba è spacciato contro un tipo Volante!
Anche Vico lo sapeva. E non si lasciò prendere di sorpresa.
“Prendilo, Bellsprout!” comandò.
Cosa?? Come fa a prenderlo?
Bellsprout reagì improvvisamente mentre era ancora a mezz'aria, come se la voce del suo Allenatore l'avesse in qualche modo risollevato dal colpo subito. Il Pokémon mosse di scatto le liane, che non erano ancora rientrate sotto le foglie, a causa dell'attacco improvviso.
E che ora si trovavano proprio dietro Zubat.
Il Pokémon Pipistrello fu afferrato prima di avere il tempo di reagire, e finì a terra avvinghiato a Bellsprout. La piattaforma si mosse. Tom impiegò un istante a trovare un equilibrio. Sapeva che sotto di loro il pilastro aveva cominciato ad oscillare. Cercò di concentrarsi sulla situazione.
“Zubat, usa Sanguisuga!” urlò al suo Pokémon.
Ma Vico, abituato al movimento del pilastro al punto da riuscir a rimanere perfettamente dritto grazie a dei movimenti impercettibili del piede, era stato ancora una volta più veloce, eclamando con voce secca: “Bellsprout, vai con Sonnifero!”
Mentre Zubat si districava dall'abbriaccio delle liane, Bellsprout spalancò la sua bocca a campana, e con un suono simile ad uno sbadiglio aspirò aria per poi sputare fuori una piccola nuvoletta vortivante di polvere dalle sfumature di verde. L'attacco investì in pieno Zubat, che si preparava ad eseguire Sanguisuga. Il Pokémon Pipistrello svolazzò nervosamente, ondeggiò e poi cominciò a cadere piano, addormentato. Vico decise di infierire: “Attacca a raffica con Frustata!”
Bellsprout non se lo fece ripetere due volte, e colpì di schianto Zubat con una liana mentre il Pokémon addormentato era ancora a mezz'aria. Zubat colpì rumorosamente il suolo della piattaforma. L'oscillazione del pilastro aumentò.
Tom agì d'impulso. Mentre le liane scattavano di nuovo verso il suo Pokémon steso a terra. Fece un rapido passo avanti e alzò il braccio sopra Zubat. Almeno tre colpi lo raggiunsero con violenza, prima che Bellsprout si fermasse, mentre Vico lo fissava allibito. Il ragazzo emise un leggero gemito.
Perfetto. Io mi sacrifico eroicamente e Zubat nemmeno se ne accorge. Ce ne vorrà prima che cominciamo a capirci.
Vico sbattè le palpebre e commentò: “Beh, per quanto mi riguarda , io potrei considerare finito l'esame. Anche se a fai fatica ad esprimerlo, l'affetto per i tuoi Pokémon ti porta a dei gesti piuttosto drastici, e direi anche ingenui, quando sei alle strette. Ma siccome qui non valutiamo l'esperienza, hai di sicuro lo spirito giusto per la Prova di Coraggio...”
Tom lo fissò, curioso, e anche lusingato. C'era una luce interessata negli occhi del maestro, che lo guardava con un sogghigno.
Sono quasi le stesse cose che Valerio ha detto a Fabrizio, quando si è buttato per salvare Torchic...
La voce del Sensei lo fece tornare alla realtà: “Ma le lotte iniziate si devono finire, giusto? E si finiscono tra Pokémon!” esclamò ghignando Vico, per poi aggiungere: “Avvolgibotta, subito!”
Le liane scattarono di nuovo dal corpo di Bellsprout, e stavolta afferrarono rapidamente Zubat, per poi tirarlo verso il Pokémon d'Erba, che cominciò a stringere con forza, con l'intenzione di stritolare l'avversario.
“No! Zubaaat!!!” gridò Tom, disperatamente.
Forse fu fortuna, forse l'ottimo udito del Pokémon, che lo rendeva sensibile ai rumori forti, forse qualcos'altro. Fatto sta che Zubat si risvegliò in quel momento, lanciando un grido stridulo quando si rese conto della sua situazione problematica.
Tom, consapevole dell'urgenza del momento ordinò: “Presto, usa Sanguisuga per liberarti dalla stretta!”
Il Pokémon obbedì all'istante, mordendo con ferocia le liane che lo stringevano all'esile corpo di Bellsprout. Le piccole zanne scintillavano in maniera particolare, mentre assorbivano energia dall'avversario. Atterrito dalla rapidità dell'attacco, il Pokémon lasciò di scatto la presa, rispedendo Zubat in aria. Poichè aveva morso le liane e non il corpo di Bellsprout, Zubat aveva recuperato poca energia, ma era comunque sufficiente a poter continuare tranquillamente la lotta.
L'aria si era fatta tesa. Il pilastro prendeva velocità, anche senza essere stato sollecitato, quasi vivesse di vita propria, percependo l'intensità della lotta. Tom faceva fatica a restare in piedi. Vico lo fissava, impalcabile, guardando dritto negli occhi. Il sole illuminava quelli stretti e chiari del Sensei, che valutavano, aspettavano... pianificavano.
Gridarono insieme: “Bellsprout, Sonnifero!!” “Zubat, Supersuono!”
Mentre Bellsprout lanciava il suo attaccco, Zubat gridò a squarciagola, e luminose onde concentriche saettarono dalla sua bocca verso l'avversario.
La scelta di Tom si rivelò vincente.
Quando Supersuono si scontrò con Sonnifero, la violenza delle onde sonore investì la polvere lanciata da Bellsprout, arrestandone il movimento ed invertendolo. Le onde che arrivarono contro Bellsprout erano verdi e tremolanti, avendo rivolto contro il Pokémon il suo stesso attacco. Bellsprout fu centrato in pieno, e sgranò gli occhi roteandoli, prima di chiuderli, e cominciare ad agitarsi scompostamente. Vico spalancò la bocca,stupefatto.
Mentre Bellsprout cominciava a perdere l'equilibrio per cadere al suolo, addormentato e confuso, Tom colse l'occasione: “Zubat, finiscilo con Spennata!!”
Il Pokémon Veleno scattò, e, come era successo a lui prima, colpì l'avversario a mezz'aria, di schianto.
Bellsprout cadde, esattamente al di sotto del punto in cui era saltato per attaccare.
Sopra la botola del secondo piano.
Quando si udì il tonfo del Pokémon che toccava il suolo, un monaco esclamò: “Bellsprout non è più in grado di combattere! Vince Zubat! La vittoria va a Tom, della città di Borgo Foglianova!”
Tom sgranò gli occhi per la felicità, quasi incapace di credere alla sua vittoria.
Vico rimase in silensio, a occhi chiusi, poi li aprì di colpo e parlò: “Complimenti. Davvero, sono impressionato, giovanotto. Hai dimostrato coraggio, sveltezza... e un po' di fortuna, che non guasta mai. Sei decisamente degno di affrontare la Prova di Coraggio. E prima che tu me lo chieda... consiste in questo: vai alle Rovine d'Alfa, appena fuori dalla città. Raggiungi il secondo piano dei sotterranei, e addentrati al suo interno. Quando sarai giunto al centro vitale della grotta...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà. Se terminerai la prova, avrai da me il Timbro Coraggio. Poi dovrai cercare il prossimo Sensei...”
“E dove si trova??” volle sapere subito Tom.
“Hahahaha!! Quanta fretta, ragazzo mio! Concentrati sul presente, o ti sguscerà dalle mani insieme al futuro a cui tanto guardi. E ora prendi questa.” disse Vico con un sorriso, consegnandoli un dispositivo dall'aspetto curioso.
“Che cos'è?” chiese il ragazzo. Il Sensei lo squadrò per un istante, prima di spiegare con tono pacato: “Un macchinario piuttosto utile. È una Macchina Tecnica, la numero 70 per la precisione. Contiene la mossa Flash, che abbaglia l'avversario e illumina le grotte. È inutile dire che non è valida nella Prova, ma potrà tornarti utile in futuro. Ora va, pace a te!”
Tom prese il dispositivo, e riflettè un istante, un po' confuso. Poi annuì. E prima di girare i tacchi disse: “Anche a lei, Sensei!”

 

 

Tom arrivò al piano terra in preda all'eccitazione, e si fermò all'inizio del ponticello sul lago, tamburellando con le dita sulla ringhiera vicino alla quale si era seduto. Aveva vinto, e in che modo!
Era però consapevole che la vittoria gli aveva solo aperto le porte di una nuova sfida.
Non potendo partire subito, ma non riuscendo nemmeno a vincere la propria impazienza, si arrovellava con mille domande: come sarebbe arrivato nei sotterranei delle Rovine d'Alfa? Come avrebbe fatto a cavarsela senza luce? E soprattutto, cosa avrebbe dovuto affrontare là sotto? Quali erano le strategie migliori per allenarsi... e altro ancora.
Pensieri di questo tipo misero a dura prova la sua mente per parecchio tempo, mentre aspettava. Guardando Zubat e Nidoran che sgranocchiavano allegramente cibo per Pokémon, Tom si ricordò di non aver mangiato per tutto quel tempo. Nonostante fosse tardi, il ragazzo estrasse un panino e se lo godette piano piano, calmandosi per un po'. Il sole continuò il suo arco, giocando a cambiar forma ai riflessi del sole sulle acque quasi magicamente piatte del laghetto. Un Poliwag tirò fuori la testa rotonda, e osservò ad occhi sgranati il sole che sfumava dal giallo al rosato, per poi diventare rosso fuoco. Mentre il Pokémon tornava ad immergersi, la familiare brezza di primavera si alzò di nuovo, portando una ventata di aromi floreali da est. Tom cominciava quasi ad addormentarsi, e per ammazzare il tempo, aveva ricominciato i suoi frenetici ragionamenti, quando, d'un tratto, gli parve che qualcosa nell'aria fosse cambiato impercettibilmente.
“Hai intenzione di metterci radici, qui sotto?”
Al suono pungente della battuta dell'amico Tom si voltò.
Dall'altro lato del ponte, contornato da un lato dalla luce aranciata, che sembrava accendergli lo sguardo, dall'altro definito nettamente dai contorni neri della sua giacca scura in controsole, coi lembi della bandana rossa che svolazzavano in volute luminose, si stagliava il contorno familiare del suo compagno di viaggio.
Gli stessi vestiti, gli stessi capelli castani sollevati sulla fronte e ondulati in quella sua strana maniera, lo stesso sorriso a volte inquietante, la stessa posa fiduciosa e riflessiva.
Ma qualcosa, nella luce che ardeva in unico punto rovente nel riflesso dei suoi occhi nocciola, era cambiato, come se il fuoco avesse aumentato la temperatura, ma stesse imparando a controllare il calore. Mentre gli veniva incontro oltre il ponte, pronto per raccontare ed ascoltare tutte le novità della giornata, Tom sapeva perfettamente come interpretarlo.

Fabrizio era tornato. Ed era pronto a combattere.

 

 

 

 

 

Continua nella prossima puntata! Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento, sotto con le recensioni, diteci tutto!
Dedicato a coloro che sognano il loro viaggio personale.

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Capitolo 6
*** Puntata 6- Si torna a volare ***


Puntata 6- Si torna a volare

 

 

La piattaforma della Palestra salì, con un ronzio meccanico, per poi fermarsi a pochi metri dall'alto soffitto dell'edificio. Lo scatto del meccanismo riecheggiò nell'unica sala, e le luci si accesero.
Era la sera di una giornata intensa. E che stava per diventarlo ancora di più.
Era la sera della rivincita di Fabrizio alla Palestra di Violapoli...
“Inizia la seconda sfida tra Valerio, Capopalestra di Violapoli, e Fabrizio di Borgo Foglianova. La sfida si svolgerà con tre Pokémon per ciascuno. Solo lo sfidante potrà effettuare sostituzioni!” proclamò l'arbitro, impassibile.
Il Capopalestra scosse la chioma azzurra e sogghignò: “Due sfide nel corso di una giornata? Dopo un allenamento intenso, per di più... ricorda che il tuo problema era che non sei stato consapevole di aver spinto i tuoi Pokémon al limite...”
Fabrizio si limitò a sorridere, e portò la mano alla cintura.
Sulle gradinate rialzate a fianco all'arena, Tom non condivideva la stessa calma. L'arbitro aveva detto tre Pokémon. Come avrebbe fatto Fabrizio a sostenere regolarmente l'incontro se...
Poi il ragazzo dai capelli tempestosi scostò la giacca nera rivelando la cinta.
E le tre Pokéball che vi scintillavano appese.

 

Tom rimase a bocca aperta.
Ma allora... questo significa...
Di colpo, la lotta per lui era diventata molto più interessante.
Tom aguzzò lo sguardo, intenzionato a non perdersi nemmeno un'istante. Non vedeva l'ora di saper cosa Fabrizio aveva escogitato per la sua rivincita.
Valerio prese una Pokéball e proclamò: “Vai, Pidgey! È di nuovo tempo di spiccare il volo!”
Il Pokémon Piccione scese in campo, lanciando il suo grido di battaglia.
Fabrizio abbassò per un istante la testa e un ombra si disegnò sui suoi occhi.
Poi, quando la rialzò con un ghigno, un lampo gli brillò nello sguardo.
Con un movimento repentino, scelse la Pokéball e la lanciò, gridando: “Torchic! Cominciamo!”
Il piccolo Pokémon Pulcino piroettò in aria materializzandosi dalla Ball, e atterrò lanciando un verso acuto. Sulla faccia della piccola c'era un'aria combattiva che ricordava in qualche modo quella del suo Allenatore.
Valerio valutò in silenzio la mossa. Torchic tamburellava il terreno con gli artigli, quasi seguendo una melodia. Pidgey sbatacchiava le ali con un ritmo incostante per mantenersi fermo nell'aria.
Poi, il Capopalestra indurì lo sguardo e comandò seccamente: “Bene, basta coi convenevoli. Raffica!”
Il contrattacco non si fece attendere: “Fermalo con Braciere, e poi Focalenergia!”
E così avvenne: il vento scatenato dalle ali di Pidgey non superò lo sbarramento di piccoli proiettili di Torchic, e il Pokémon Pulcino fece un profondo respiro, mentre sembrava gonfiarsi, e si illuminava di un alone dorato e tremulo. La luce si espanse, lampeggiò e sparì. Una leggera cortina di fumo tagliava in due il campo.
“Ora, Turbosabbia, e poi Raffica!” proruppe Valerio dall'altra parte. Tom osservava con il fiato sospeso.
Un nuovo turbinio delle ali di Pidgey, e la cortina di fumo grigio diventò del colore giallastro della sabbia, sfrecciando verso Torchic e avvolgendola. Il Pokémon tossì due o tre volte, chiudendo gli occhi per proteggersi. Poi la Raffica del Pokémon avversario la colpì in pieno, scagliandola indietro di qualche passo.
“Ora!!” gridò Fabrizio.
Appena al limite della nuvola di sabbia, mentre ancora rotolava su sé stessa a causa del vento, Torchic si rigirò con una capriola e spiccò un salto spingendo con gli artigli sul terreno. Lo slanciò la portò per pochi centimetri al di sopra della nube.
“Attacca con Braciere!” ordinò Fabrizio.
Il Pokémon non se lo fece ripetere due volte, e sparò una raffica di proiettili infuocati, alcuni dei quali, grazie a Focalenergia, molto più grossi del normale.
Il lancio fu impreciso, ma bastò per far sì che Pidgey interrompesse l'attacco.
Valerio comandò: “Turbosabbia, Pidgey! Isola completamente l'avversario!”
“Torchic, scatta verso di lui!”
Il Pokémon Piccione cominciò a volare in circolo, spingendo sabbia verso Torchic in turbini sempre più grandi e violenti. All'interno, Torchic perse l'orientamento e cominciò a tossire.
“Preparati a finirla, Pidgey!”
Tom trattenne il respiro.
“Torchic, chiudi gli occhi. Non lasciarti disorientare dalla sabbia.” L'ordine di Fabrizio lo lasciò perplesso. Che senso aveva che Torchic chiudesse gli occhi, se non doveva lasciarsi disorientare?
La sabbia aveva avvolto quasi tutta l'arena. Sospeso a mezz'aria, Pidgey scrutava il campo, in cerca dell'avversaria.
“Pidgey, spazza il campo con Raffica!!” ordinò Valerio.
Gli occhi di Fabrizio lampeggiarono.
Il Pokémon Piccione cominciò a volare in senso orario lungo i bordi del terreno del terreno di scontro, scagliando folate di vento con le ali. Sabbia e polvere si sollevavano come piccolòe esplosioni nei punti colpiti dagli attacchi. Una corona di sbuffi polverosi cominciò a delinearsi.
“Ora, Torchic, intercettalo con Braciere!!” comandò il ragazzo dai capelli castani.
Tom agrottò la fronte. Cosa?
Fu appena un movimento.
Uno scalpiccio di passi sul suolo rigido, un lieve scostarsi della sabbia, a segnalare lo scatto del Pokémon Pulcino. Quando Pidgey riuscì a individuare il movimento e a prepararsi per il colpo aveva già preso troppo slancio per fermarsi in tempo.
All'ordine di Fabrizio, Torchic aveva cominciato a correre alla cieca, in senso antiorario, in mezzo alla sabbia che la nascondeva. Nel momento in cui Pidgey le era passato quasi sopra, aveva sparato la sua raffica di proiettili di fuoco, e il Pokémon avversario, non riuscendo a interrompere il movimento era volato esattamente contro l'attacco, facendo appena in tempo a scagliare l'ultima Raffica.
Pidgey fu colpito con una piccola esplosione rovente, e fu lanciato verso la parete. Il vento del suo ultimo attacco aprì un buco rotondo nella nube di sabbia, rivelando il punto in cui Torchic veniva colpita e spinta all'indietro, per poi atterrare con un leggero barcollamento. Il danno non era stato troppo grave.
L'avversario, invece, era agli sgoccioli.
Valerio, Tom, e perfino l'arbitro, sbattevano increduli le palpebre, incapaci di credere a quello che avevano appena visto. Torchic aveva vibrato un colpo notevole all'avversario... senza vederlo affatto.
E non sembrava nemmeno particolarmente danneggiata dagli attacchi che aveva subito.
Come diavolo l'ha allenata? Avranno combattuto tutto il giorno? E poi, che razza di tattica ha usato? si ritrovò a chiedersi Tom.
Fabrizio sorrise, come a dire che il meglio doveva ancora venire.
Pidgey evitò di sbattere contro la parete, ma non aveva la forza di tenersi in aria, e cominciò a cadere, dapprima lentamente, poi sempre più veloce.
Fabrizio gridò: “Finiscilo, Torchic! Usa Gr...”
Ma il Pokémon era già scattato.
Mentre correva verso Pidgey, il becco di Torchic si illuminò di una luce bianco-azzurrina, allungandosi fino a divenire quasi uno stiletto affilato. Eseguì un'attacco in avanti, una sorta di affondo e colpì in pieno il nemico, spedendolo al suolo, esausto.


Di nuovo, Valerio e Tom sgranavano gli occhi, ma stavolta anche Fabrizio era rimasto a bocca aperta, a causa della conclusione imprevista.
Quello era un attacco Beccata? Non l'aveva imparato durante il nostro allenamento.... signifca che...?
La voce dell'arbitro risuonò chiara e limpida, quasi echeggiante: “Pidgey non è più in grado di combattere! Vince Torchi...”
Prima che avesse il tempo di finire, ci fu un suono metallico, una sorta di limpida scintilla, e Torchic sfolgorò, trasformandosi in una sagoma di luce bianca, che dopo qualche istante cominciò a tremare.
Fabriziò impallidì per un'attimo, poi deglutì mentre il sangue gli tornava al volto in una scarica di adrenalina pura.
SÌ!!! Avrei dovuto capire quanto ci eravamo arrivati vicini oggi... e lo stesso non posso crederci. Sì, sì, SÌ!!!
Anche Tom, sugli spalti, si era sporto in avanti con il cuore in gola. Sapeva cosa stava per succedere, eppure non l'aveva mai visto del vivo. Per l'eccitazione stava quasi sudando.
La sagoma di luce che era Torchic cominciò a dilatarsi e a mutare, assumendo dei contorni frastagliati, fino a riprendere corpo in una forma completamente diversa.
La forma luminosa sfavillò un'ultima volta, e la luce si disperse come un fuoco d'artificio.
Al suo posto, i grandi occhi arancioni puntati in avanti in un espressione combattiva, la cresta di piume leggermente arruffata, e le corte zampe artigliate che scattavano nervosamente ma con agilità sotto il corpo esile, c'era una giovane Combusken dall'aria piuttosto decisa.


L'arbitro deglutì due volte, e, ripreso un contegno, alzò la bandierina, esclamando: “Pidgey non è più in grado di combattere. Vince Combusken!”
Fabrizio fissò Valerio negli occhi, col sangue che bolliva per l'esaltazione, e sorrise, senza una parola.
Il Capopalestra chinò il capo con un sorrisetto e concesse: “Un'esibizione fantastica. Ma la vera lotta comincia adesso!! Vai, Hoothoot!”
Lanciò una Pokéball, e il Pokémon Gufo, con il suo sguardo attento negi tondi occhi rossi, e le due zampe che scattavano dandosi il cambio come appoggio, venne fuori ululando.
Valerio non si fece aspettare, e colpì subito: “Beccata, Hoothoot! Colpisci duro ora che abbiamo un vantaggio!”
Il Pokémon di tipo Volante scattò in avanti, e il suo becco si allungò, trasformandosi in uno stiletto luminescente. Colta di sorpresa dalla rapidità dell'attacco, Combusken fu colpita in pieno, e spedita indietro di un paio di metri. Cadde in ginocchio su una zampa.
Fabrizio digrignò i denti.
È vero. Adesso Combusken è anche di tipo Lotta, quindi è vulnerabile agli attacchi di tipo Volante. Ma non gli permetterò di sfruttare il vantaggio e ribaltare la situazione.
“Combusken, ritorna!” esclamò, estraendo la sua Pokéball.
Il Pokémon fu assorbito all'interno della Ball in un lampo rosso.
Valerio sogghignò: “Saggia mossa... e ora che farai?”
Ci fu un attimo impalpabile di silenzio. Sembrò che ognuno nella sala volesse saperlo con ansia. E probabilmente era davvero così.


“Vai, Deino!!Tocca a te!” esclamò Fabrizio, lanciando la Chic Ball che conteneva il Pokémon Impeto.
Deino fu in campo in un'attimo, e sbuffò spostandosi il ciuffo di peli dal muso azzurro, per poi lanciare un richiamo affettuoso in direzione del suo Allenatore.
Valerio annuì soddisfatto: “Bene... allora comincio subito. Hoothoot, Ipnosi!!”
Gli occhi del Pokémon Gufo si illuminarono di rosso, e da essi scaturì una serie di onde concentriche dirette verso il Pokémon Drago.
“Deino, schivalo,e vai con Morso!” ordinò Fabrizio.
Deino scartò di lato, e l'attacco Ipnosi le passò vicinissimo mentre correva verso l'avversario. Il Pokémon Impeto raggiunse Hoothoot spalancando la piccola bocca con slancio per attaccarlo.
“Hoothoot, attento!” gridò il Capopalestra.
Hoothoot eseguì ma lo fece un secondo troppo tardi: saltò a qualche centimetro dal suolo mentre Deino gli arrivava addosso e il Pokémon di tipo Buio/Drago colpì con Morso, addentando in una morsa la zampa di Hoothoot, e lanciandolo a terra. Il Pokémon Gufo rotolò sul campo.
“Ottimo! Finiscilo con Ira di Drago!!” urlò Fabrizio, con un lampo negli occhi.
Deino non si fece attendere e sputò dalla bocca la familiare fiamma azzurra a forma di testa di drago.
Valerio digrignò gli occhi e comandò a Hoothoot che si rialzava: “Presto, usa Baraonda per contrastare l'attacco!!”
Cosa? Come ha intenzione di bloccare Ira di Drago?
Fabrizio non potè scoprirlo.
Dopo essersi rialzato, Hoothoot si limitò a sbattere le palbebre, tremando sul posto per pochi istanti, prima di essere colpito dall'attacco di Deino, e scagliato all'indietro in un esplosione di fuoco azzurrino e fumo grigio.
“Hoothoot non è più in grado di combattere! Vince Deino!” decretò implacabile l'arbitro.
Tom non riuscì a contenere un grido d'esultanza, mentre Fabrizio si sistemava i capelli, sorridente, e stringeva il pugno destro con soddisfazione.
“Complimenti, piccola. Una lotta fantastica. Continua così.”
“Già... ti servirà che continui ad impegnarsi, perchè non riuscirai ad ottenere un'altra vittoria così rapida! Vai, Pidgeotto, Tornado!!!”
La mossa prese Fabrizio di sorpresa. Valerio gridò l'ordine lanciando la Pokéball, e Pidgeotto fu fuori in un attimo, con grido acuto, sbattendo le ali per creare il turbine azzurro con cui aveva vinto la lotta precedente.
Il vortice di foglie, rami e vento ceruleo volò in avanti, investendo in pieno Deino e facendola rotolare al suolo. Il Pokémon gemette e barcollò per rialzarsi.
Deino lanciò un ruggito acuto.
È affaticata... posso sentirlo. Un altro colpo sarebbe la fine. Non ripeterò l'errore della volta scorsa, pensò Fabrizio.
“Vieni Deino, ritorna! Hai fatto un'ottimo lavoro, ora riposati.” disse, estraendo la Chic Ball. Il Pokémon Impeto rientrò nella Ball, rivolgendo un verso quasi di saluto a Pidgeotto mentre abbandonava il campo. La tensione si fece quasi solida nell'arena sospesa.
Tom scese su un gradino più basso per avvicinarsi al bordo dell'arena e vedere meglio. Aveva i nervi a fior di pelle anche durante l'altra lotta, ma stavolta c'era qualcosa di diverso nell'aria. Fabrizio stava cominciando ad essere in sintonia maggiore con i suoi Pokémon, e il suo sguardo sembrava agitarsi come l'erba nel vento, pur rimanendo fisso sull'avversario, come se qualcosa si muovesse dentro di lui mentre lottava. Si sistemò la bandana e sorrise.
“Allora, Fabrizio? Cosa farai adesso? Non accetterò niente di meno che una sfida degna di un Capopalestra, visto il tuo potenziale.” lo apostrofò Valerio. Il ciuffo azzurro coprì un occhio del Capopalestra che riemerse poco dopo, scintillando di un blu se posssibile più intenso del solito.
Anche Tom voleva saperlo. Fabrizio aveva due Pokémon indeboliti, e non avrebbe rischiato di farli andare KO per strappare una rimonta, anche se ci avrebbe provato se messo alle strette. Tom lo conosceva abbastanza bene da saperlo.
Questo significava che avrebbe dovuto far scendere in campo il suo terzo Pokémon, quello appena catturato, e con cui c'era la minore intesa. Era una scelta rischiosa, ma era anche l'unica praticabile. E sia Tom che Valerio erano ansiosi di sapere quale sarebbe stata la strategia di Fabrizio.
“Se vuoi la sfida te la darò!! Vai e combatti!” gridò Fabrizio, lanciando la Cura Ball che portava alla cintura. La Ball sfrecciò per poi aprirsi di colpo in aria, liberando
un getto di luce bianca prima di volare di nuovo in mano al giovane Allenatore.
La luce mutò, prendendo corporeità e sfolgorò prima di spegnersi...
rivelando la sagoma grigia di un Geodude.


Certo! capì in fretta Tom, un Pokémon di tipo Roccia è una delle scelte migliori contro un tipo Volante. Questa dovrebbe essere una lotta facile.
Valerio strinse gli occhi, senza particolare sorpresa. In fondo se lo era aspettato.
“Sai, pensavo che mi avresti sorpreso...” commentò. “È piuttosto prevedibile come strategia, non trovi?”
“Come hai detto tu stesso: se funziona...” fu la risposta.
Valerio sorrise, e ordinò: “Pidgeotto, attacco Azione!!”
“Sassata!!”
Pidegotto scattò in avanti per colpire. Geodude mosse repentinamente le mani, e ci fu una specie di scintillio. Un sasso piuttosto grande sbucò come dal nulla e volò da Geodude verso Pidgeot. Il Pokémon Uccello deviò all'improvviso la traiettoria, e fu colpito ad un ala. Rotolando al suolo, però, riuscì a schiantarsi contro Geodude con l'attacco Azione.
Geodude fu spinto lievemente all'indietro, ma non aveva subito quasi nessun danno dall'attacco.
Fabrizio decise di sfruttare il vantaggio. “Geodude, usa anche tu Azione!”
Geodude scattò in avanti contro Pidgeotto, ma Valerio agì di sorpresa, gridando: “Vai con Tornado!”
Pidgeotto si rimise in piedi e aprì di colpo le ali, per poi colpire con forza scagliando il vortice azzurino e respingendo Geodude con uno scoppio. Il Pokémon Roccia rotolò sul terreno dell'arena.
“Come vedi, anche se non abbiamo il tipo dalla nostra parte, non siamo esattamente svantaggiati! Questa lotta deve ancora dare il meglio di sè!” lo apostrofò il Capopalestra.
“Sono d'accordo! E anche se io e Geodude ci siamo appena conosciuti, non significa che non faremo un buon lavoro di squadra. Vero, Geodude?” replicò Fabrizio.
Geodude annuì vigorosamente con una verso di assenso che parve una risata.
L'aveva incontrato mentre allenava Torchic e Deino nella precisione degli attacchi. In effetti Fabrizio si era recato sul Percorso 46 per l'allenamento anche nella speranza di catturare un Geodude, ma non immaginava che sarebbe successo così presto. Quel Pokémon era coriaceo e testardo. Aveva attaccato Torchic e Deino, venendo sconfitto, e poi aveva tentato altri due assalti, senza darsi per vinto, arrivando al punto di imparare Sassata durante la lotta. Un altro Geodude aveva tentato di dargli manforte, ma lui l'aveva praticamente cacciato, e quando Fabrizio aveva scelto di spostarsi altrove per un allenamento, e forse anche per una cattura più semplici, Geodude era rispuntato.
Allora era cominciata la lotta per catturarlo. Geodude aveva voluto combattere contro Deino, verso la quale sembrava avere una certa rivalità, mentre pareva aver preso in simpatia la piccola Torchic.
Ed era certamente interessato a Fabrizio, anche se, una volta catturato, era stato difficile convincerlo a seguire le istruzioni del suo Allenatore in battaglia.
Il compromesso era che, fuori dalla lotta, Geodude faceva più o meno come pareva a lui.
In ogni caso però, era un Pokémon che si prometteva affidabile. Fabrizio si riscosse dai ricordi e tornò alla lotta.
“Ok, allora, non gli piace il combattimento ravvicinato? Bene, vai con Sassata!”
Geodude eseguì, scagliando una pietra dritto davanti a sè.
Valeriò gridò: “Va fuori tiro, e usa Trespolo!”
Pidgeotto si diede una spinta all'indietro con le ali, e sfrecciò in alto. L'attacco Sassata lo mancò, e volò oltre il bordo, per poi cadere e infrangersi contro la parete della Palestra.
Il Pokémon Uccello volò sempre più altro, fino ad andare a posarsi sopra una delle luci delle Palestra, fuori dalla portata di ogni attacco di Geodude. Una volta lì, chiuse gli occhi, sbattè le ali, e le sue penne si illuminarono muovendosi leggermente mentre recuperava le energie perdute.
“Hahaha!!! Questo è il vantaggio dei Pokémon di tipo Volante: la possibilità di rendersi irragiungibili per l'avversario. Non sarà facile battermi!” rise Valerio.
Maledizione! Qui perderemo fin troppo tempo, a meno non mi inventi un modo per chiudere le distanze e prendere Pidgeotto in... ecco!! Ho trovato! pensò Fabrizio.
Il ragazzo dai capelli castani replicò: “Forse è vero. Ma se vuoi vincere dovrai scendere prima o poi!”
“Ne sei sicuro?” fu la risposta del Capopalestra. “Pidgey, Tornado!”
“Geodude, usa Lucidatura, e poi scatta!”
Il Pokémon Roccia assunse un espressione beffarda, e si sfregò rapidamente le mani contro il corpo. La roccia che lo componeva sembrò brillare mentre si levigava e gli spigoli si arrotondavano diventando curvi e lucidi, poi si diede una forte spinta con le braccia e sfrecciò di lato come un lampo, mentre il Tornado di Pidgeotto scendeva mancandolo di parecchio e causando un'esplosione. Il fumo vorticò e Fabrizio e Valerio tossirono.
Geodude levitava a pochi centimetri da terra in mezzo al fumo, con aria maliziosa e soddisfatta.
“Può diventare ancora più veloce, sai? Potremmo andare avanti cosi per sempre, quindi forse ti conviene scendere.” sogghignò Fabrizio.
“Bene, allora vogliamo le maniere forti, eh? Per quanto tu abbia accelerato, non sei ancora più veloce di Pidgeotto, e non ti darò il tempo di diventarlo. Vai con Azione!”
In un lampo, il Pokémon di tipo Volante era sfrecciato giù, colpendo in pieno Geodude con un attacco frontale. Fabrizio fu preso di sorpresa dalla velocità di Pidgeotto. Sembrava quasi che fino a quel momento si fosse trattenuto, volando più lento di quanto potesse. Oppure adesso stava usando tutta l'energia che aveva per evitare di perdere? Non ebbe tempo di riflettere ulteriormente, perchè Valerio gridò: “Ora, Tornado!!”
Ancora una volta, Geodude fu colpito in pieno, e stavolta il vortice azzurro lo spinse fino al bordo della piattaforma sopraelevata. Per un momento, rendendosi conto di dove si trovava, Geodude sgranò gli occhi e sembrò entrare nel panico.
No, maledizione! Non adesso! Se riesce a sconfiggere Geodude, potrebbe ribaltare il corso della lotta... Devo sbrigarmi ad attuare quella strategia.
“GEODUDE!!” gridò.
Riprendendo l'equilibrio, il Pokémon gli rivolse lo sguardo, e Fabrizio gli fece uno strano gesto con le mani, prima abbassando i palmi verso di sè, e poi stringendo di colpo i pugni come ad afferrare qualcosa. Valerio rimase perplesso. L'arbitro non lo notò nemmeno.
Tom invece sgranò gli occhi, ricordando la lotta precedente, e il modo in cui Fabrizio aveva segnalato a gesti la mossa da eseguire a Deino. Aveva capito cosa stava per succedere, almeno credeva, e sogghignò. La prossima mossa sarebbe stata memorabile.
Geodude rimase a sua volta perplesso, e sbattè le palpebre, poi fissò intensamente il suo Allenatore, annuì. Fabrizio sorrise.
“Ora basta, Pidgeotto! Finiscilo con l'attacco Azione!” Sfruttando la distanza ravvicinata. Pidgeotto si lanciò in avanti, intenzionato a speronare Geodude... e colpì il vuoto.
Valerio, Tom e l'arbitro spalancarono gli occhi. Geodude sembrava scomparso, dopo essersi mosso per tentare di schivare l'attacco di Pidgeotto. Per un momento pensarono che fosse caduto giù dal bordo dell'arena, poi Pidgeotto volò in alto di slancio, strepitando a causa del peso che lo rallentava.
Nel buttarsi all'indietro, Geodude aveva afferrato gli artigli del Pokémon Uccello.
“Pidgeotto, scrollatelo di dosso!!” ordinò repentinamente Valerio, nel tentativo di riprendere il controllo della situazione.
Il Pokémon Volante strattonò violentemente e fece una capriola in aria con violenza. Geodude lasciò andare praticamente subito, e si trovò per un istante a mezz'aria, sopra Geodude.
Fabrizio gridò: “ORAAA!!!”
E Geodude colpì, con un micidiale attacco Sassata.
Pochi istanti dopo, nell'aria della palestra, che risuonava di silenzio echeggiante, la voce dell'arbitro tuonò: “Pidgeotto non è più in grado di combattere! Vince Geodude. La vittoria va a Fabrizio, della città di Borgo Foglianova!!!”
Tom gridò la sua esultanza, mentre Fabrizio si girava ammiccando verso di lui, chiudendo il pugno destro davanti al volto in segno di vittoria.
“Beh...”, sorrise Valerio: “Non si può dire che tu non te la sia meritata. Vorrei che tutte le mie lotte fossero così. Trovare due sfidanti così abili in una giornata è una cosa rara...”
Nella sua mano, a riflettere le luci al neon dell'arena con uno scintillio incoraggiante, c'erano le ali argentate della Medaglia Zefiro.

 

 

 

“È stata una battaglia fenomenale!! L'ho sempre detto che sei uno stratega nato!” Si complimentò Tom, appena fuori dalla Palestra. “E quel Geodude... hai preso un gran bel Pokémon. È una belva!”
“Sì, ma è disciplinato quasi quanto il tuo Zubat. Però è molto sveglio. Credo che faremo strada.” rispose il ragazzo dai capelli castani.
“Come lo allenerai? E quando pensi che catturerò il mio terzo Pokémon? E..”
“E calmati, no?” sbottò Fabrizio, sistemando la Medaglia sul risvolto della giacca.
Poi si mise a ridere, seguito dall'amico.
Continuò: “Comunque, non lo so ancora, devo pensarci. La prossima meta sono le Rovine d'Alfa, giusto? Per la tua prova. Non mi hai ancora raccontato molto della Torre Sprout.”
“Ti dico mentre andiamo.” replicò Tom sistemandosi il cappello.
Fabrizio esitò un attimo, per poi rivolgersi a Tom: “Ti ricordi che Valerio ha detto che oggi ci sono stati due sfidanti? Chi pensi che fosse l'altro, che l'ha battuto prima di me?”
“Mah, chissene importa... comunque controlla, no?” gli rispose l'amico.
“Giusto.” annuì Fabrizio con un sorriso. Si girò verso l'insegna della Palestra... ed ebbe un mezzo tuffo al cuore.
Allora la sfida è davvero cominciata.
Sul cartello, non ancora aggiornato con la vittoria di Fabrizio, figurava la scritta:

                                                                                                              PALESTRA DI VIOLAPOLI
                                                                                                            CAPOPALESTRA: VALERIO
                                                                                                       ALLENATORI CERTIFICATI: MARTA

 

 

 

 

 

 

 

Nella luce dell'alba primaverile, le Rovine d'Alfa si risvegliavano delicatamente, mentre un velo d'oro rosato accarezzava le antiche stanze simili a case di pietra diroccate e i floridi alberi del Percorso 36.
Fabrizio e Tom, partiti di buon mattino per esplorare in tutta tranquillità le Rovine in vista della prova di Tom camminavano in silenzio, godendosi la brezza.
Fabrizio, in effetti, si godeva il fatto che Tom riuscisse a non parlare continuamente, pur sapendo di essere un chiaccherone lui stesso, e pregustava i misteri che avrebbe scoperto nelle Rovine, e gli incontri che avrebbero fatto più avanti.
Quando finalmente arrivarono in vista delle Rovine, Tom fu preso dall'eccitazione, lanciò un grido e cominciò a correre verso l'ingresso di una delle sale. Fabrizio gli gridò dietro: “Ehi, aspetta! Non c'è nessuna fretta di...”
“Voglio iniziare subito la mia Prova di Coraggio!! Hai intenzione di assistere o no?”
“Sì, certo, ma volevo anche prendermela comoda, visto che possiamo, no?”
“Allora io vado! Raggiungimi dentro le Rovine!” tagliò corto Tom, e partì di nuovo di corsa.
Fabrizio scrollò le spalle. Tom non era neanche un gran corridore. Ma di sicuro aveva una fretta maledetta. Aumentò il passo, tenendo sempre d'occhio l'amico. Fino a quando Tom non svoltò a destra e si infilò in una della rovine, sparendo dietro la porta buia.
“Aspettami!!” gridò invano.
Sospirò di nuovo, sconsolato, e avanzò verso le rovine.
“Ehi, fermo!!!” gridò d'improvviso una voce adulta.
Da dentro le rovine, Tom non la sentì.
Fabrizio si arrestò di colpo, nella spianata delle Rovine d'Alfa. Di fronte a lui, c'era un uomo con una specie di uniforme scura e una strana striatura dorata che ricordava una V sul petto.
Aveva un basco nero, e capelli scuri spettinati.
Accanto a lui, c'era un altro tizio di aspetto molto simile, vestito allo stesso modo. Di fronte ad entrambi era schierato un Houndour dall'aria feroce.
“Neanche a quest'ora del mattino riusciamo ad evitare le seccature? Ci mancava solo che dopo aver cacciato i seccatori ci si mettessero i mocciosi... andatevene da qui! È zona nostra, per oggi.”
sbottò uno degli uomini.
Fabrizio valutò la situazione. Evidentemente i due erano stati colti di soprpresa da Tom, e altrettanto evidentemente non gli interessava seguirlo nelle Rovine.
Non gli sembrava che i loro Pokémon fossero eccessivamente pericolosi, ma erano pur sempre in vantaggio numerico.
Purtroppo, aveva un'idea del tipo di Allenatori che poteva aver incontrato.
Se ne erano visti, di gruppi simili, in giro per le Regioni.
“E che cosa dovreste farci nelle rovine?” chiese, con aria perplessa.
“Non sono affari tuoi, mocciosetto, hai capito il concetto? Braciere!!” sbraitò uno dei due, e Houndour sputò una serie di palle di fuoco contro il ragazzo.
Fabrizio trasalì per l'aggressione imprevista, e tentò di ripararsi.
Non ne ebbe bisogno.
“Ombra Notturna!!” gridò una voce acuta e decisa.
Un'aura oscura nero-violacea si espanse davanti a Fabrizio, mentro una sagoma gli sfrecciava davanti, intercettando l'attacco. Ci fu un'esplosione di fumo.
Prima ancora che si diradasse, prima ancora di vedere per intero il Gastly che aveva lanciato l'attacco, Fabrizio capì, e si sentì avvampare per l'esaltazione. Sorrise menre si girava, un sorriso inquietante per i due uomini, e sincero per la persona che si aspettava di vedere.
E in effetti, Con una giacca grigia e pantaloncini scuri sopra gli stivali, stavolta senza sciarpa, i capelli sciolti, un sorriso sul viso ampio e un riflesso beffardo negli occhi dal colore indefinibile, c'era Marta.
La ragazza ammiccò: “Sai, non posso sempre coprirti così. Cerca di essere un po' più costruttivo adesso, ok?”
“Ci puoi contare...” sogghignò Fabrizio: “e Tom?”
“Ha ben altri problemi adesso. Ci siamo solo noi.”
Fabrizio annuì, ed estrasse una Ball.
Gli avversari ringhiarono, combattivi, per la resistenza inaspettata.
La prima battaglia tra Fabrizio, Marta e il Team Vuoto era cominciata.

 

 

 

Continua nella prossima puntata!

Dedicato a coloro che sognano il loro viaggio personale.
Sotto con le recensioni!

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Capitolo 7
*** Puntata 7- Il Vuoto e il Coraggio ***


 

 

Puntata 7- Il Vuoto e il Coraggio

 

Tom non si accorse nemmeno dei due uomini appostati tra le rovine, mentre correva verso l'ingresso della più vicina, e si tuffava nel buio della costruzione logorata ma salda. Una penombra calda e ovattata lo accolse al suo ingresso in una buia e grezza sala di pietra, e il ragazzo si fermò per un attimo con il fiatone, guardandosi intorno con aria perplessa.
Dietro di lui, il chiarore del mattino, che ancora gli impediva di abituarsi al grigio scuro dell'interno. Di fronte, un corridoio di pietra, le pareti divise in settori squadrati e ricoperte di iscrizioni simili a lettere, che tuttavia gli risultavano incomprensibili. Tom prese fiato ancora una volta e avanzò piano nel corridoio antico e sonnacchioso. La voce di Vico, il Sensei della Torre Sprout echeggiò nei suoi pensieri.
Raggiungi il secondo piano dei sotterranei, e addentrati al suo interno. Quando sarai giunto al centro vitale della grotta...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà...
Non aveva la più pallida idea di che cosa volesse dire. E, al contempo, era assolutamente certo di volerlo fare. Per la prima volta, avrebbe messo in gioco il suo sogno, segnando la prima tappa del suo percorso per diventare Capopalestra.
Continuò ad avanzare fino a una svolta, lasciandosi alle spalle la luce dell'ingresso. Tuttavia, si riusciva ancora a vedere senza troppo sforzo. Udì distrattamente un suono lontano di voci, ma non ci badò, poichè in quel momento, per la prima volta il suo sguardo cadde su una parete diversa dalle altre. Su di essa, un pannello più chiaro, di un colore giallo pergamena, ospitava dei tasselli di pietra intagliata, apparentemente incastrati in maniera confusa. Tom si avvicinò, e d'istinto sfiorò con la mano i tasselli. Al suo tocco, uno di quelli nella parte più esterna del pannello si staccò, cadendo. Inorridito, Tom si mosse di scatto e afferrò il tassello al volo, tirando un sospiro di sollievo per il salvataggio fortunato. Alzando di nuovo lo sguardo sul pannello, con in mano il piccolo frammento mobile di pietra, vide finalmente qualcosa nel pannello. Un disegno incompleto e mischiato, diviso in parti sparse apparentemente a caso... in cui, tuttavia, il ragazzo intravide con una certa chiarezza una figura nota.
L'immagine di un Pokémon fossile.

 

 

“Combusken! Sta a te!” esclamò Fabrizio lanciando in avanti la Pokéball, e contemporanemente saltando all'indietro. Il Pokémon Rampollo uscì fuori con un'aggraziata capriola aerea e lanciò un grido di battaglia.
“Houndour, Morso!” ordinò uno dei due uomini. “Braciere!” si aggiunse l'altro.
I due Pokémon Buio attaccarono insieme, emettendo un ringhio rabbioso. Uno dei due saltò in avanti con la bocca spalancata, pronto a colpire. L'altro si piazzò saldamente sulle zampe e sparò una pioggia di proiettili infuocati.
Il contrattacco di Fabrizio e Marta non si fece attendere. “Combusken, intercetta Morso con Doppiocalcio!” ordinò l'Allenatore dai capelli castani.
“Gastly, vai con Ipnosi!”
Combusken spiccò un salto, e roteando su se stessa colpì due volte Houndour a mezz'aria, spedendolo a terra senza più energie, mentre il suo Allenatore emetteva un grugnito frustrato. Contemporaneamente, gli occhi di Gastly lampeggiarono di un rosso tenue, incrociando lo sguardo dell'altro Houndour. Gli occhi del Pokémon Buio si sgranarono e si chiusero, mentre Houndour vacillava e cadeva addormentato, interrompendo l'attacco Braciere.
Tuttavia, i proiettili di fuoco già lanciati continuarono il loro volo e investirono in pieno Gastly, con una serie di piccole esplosioni. Il Pokémon Gas fu respinto violentemente all'indietro, accusando il colpo.
Fabrizio se ne accorse e capì di aver commesso un errore. Rivoltò a Marta, commentò: “Scusami, avremmo dovuto scambiarci i bersagli. Il Fuoco non è un problema per Combusken.”
Marta scosse la testa con un sorriso: “Una svista di entrambi. E poi Gastly è ancora in piedi, vero?”
Il Pokémon Spettro sghignazzò in segno di assenso. Tuttavia, la sua espressione era sofferente.
Marta se ne accorse, e scosse la testa con irritazione. In quel momento, l'Houndour addormentato aprì gli occhi di scatto, e si risvegliò latrando.
“Ma che diavolo..?” fu perplessa Marta, davanti al risveglio quasi istantaneo del Pokémon.
“Sveglialampo! L'Abilità Speciale di Houndour...si riprende praticamente subito dalle mosse che causano sonno.” commentò secco Fabrizio.
“Già” ghignò il suo Allenatore: “Non vi conviene tentare di usare Ipnosi, ragazzini.”
Se è per questo...” gli fece eco l'altro lanciando una Pokéball, “Non vi conviene tentare di intralciare il Team Vuoto e basta!! Vai, Misdreavus!”. Il Pokémon Stridio apparve librandosi in aria, con una risatina inquietante.
“Team Vuoto?” chiese Marta con un sorriso obliquo e lo sguardo perplesso: “È un riferimento al contenuto delle vostre teste?”
“Nah, credo che ci sia una gara in corso tra questi Team... i criteri sono il nome più pacchiano e l'abbigliamento più ridicolo.” aggiunse sogghignando Fabrizio.
“Sono anche saccenti... va bene, mostriamogli che non siamo incapaci solo perchè siamo Reclute. Misdreavus, Psiconda!!” esclamò uno dei due.
L'altra Recluta annuì, gridando: “Houndour, Braciere!!”
Fabrizio esclamò, rivolto a Marta: “Di Misdreavus mi occupo io! Combusken, ritorna!” Marta annuì, mentre il Pokémon Rampollo rientrava nella sua Ball, e rispose: “Ok, a me Houndour. Torna anche tu, Gastly!”.
Appena Gastly rientrò nella Pokéball, i due lanciarono una Ball ciascuno.
“Deino, intercetta Psiconda e colpisci!!” gridò il ragazzo.
“Houndour è nostro! Vai, Larvitar!!” fu il comando di Marta.
I due Pokémon uscirono dalle Ball e si materializzarono in campo, emettendo versi battaglieri.
Il Pokémon Peldisasso rimase immobile per un'istante, poi annuì rivolto a Deino con un'espressione minacciosa.
Deino ringhiò e corse in avanti, mentre Misdreavus scagliava un'onda violacea che si espandeva e restringeva, volando verso l'avversaria. Houndour prese la mira nella sua direzione e scagliò l'attacco Braciere.
Marta fu pronta. “Protezione, adesso!!”, gridò, e Larvitar, che aveva iniziato a correre accanto a Deino saltò in avanti raggomitolandosi su se stesso, per poi atterrare spalancando le piccole braccia mentre una barriera verde a forma di cupola si materializzava intorno ai due Pokémon. L'attacco Braciere fu neutralizzato in una serie di piccole esplosioni, generando piccole nuvole di fumo.
E da quella muraglia impalpabile che impediva la visuale sul nemico, saettarono le luci violette dell'attacco Psiconda.
“ORA, DEINO!!” ordinò Fabrizio a piena voce, e il Pokèmon Drago si mosse con rapidità, saltando davanti a Larvitar con un ruggito stridente di sfida. Il colpo la investì in pieno, e le onde psichiche si infransero ripetutamente sul Pokémon Impeto... per poi disperdersi in una nuvoletta di scintille purpuree non appena Deino scosse leggermente la testa, senza aver sortito alcun effetto.
Fabriziò sogghignò, mentre le Reclute del Team Vuoto osservavano allibite e rabbiose, e decise di passare subito all'azione: “Finiamola qui, Deino. Vai con Morso!!”
Marta si unì al contrattacco: “Larvitar, Frana!!!”
Deino si scagliò in avanti contro Misdreavus, che tentò vagamente una schivata, aspettando un ordine del suo Allenatore. Ma prima che quello si riscuotesse, il Pokémon di tipo Buio/Drago l'aveva raggiunto e addentato con forza, per poi roteare su se stessa e scagliarlo a terra, esasusto.
L'altra Recluta fu più pronta: “Houndour, vai con Braciere, a tutta potenza!!”.
Il Pokémon Buio abbaiò con ferocia e una palla di fuoco ardente si materializzò nella sua bocca. Houndour addentò la sfera fiammeggiante, e scuotendo il capo scagliò una pioggia di fiamme, che in effetti sembrava ben più forte della precedente. Larvitar tuttavia non si mosse, fissando un occhio rosso in quelli dell'avversario e si limitò ad abbassare la testa, prima che le fiamme lo colpissero in pieno.
Scintille e fumo crepitarono sul Pokémon Peldisasso, con un suono rombante. Poi, qualcosa si mosse nella nube polverosa, e il fumo si squarciò, lasciando intravedere qualche scintilla morente... e il ghigno di Larvitar, quasi completamente illeso.
Marta sorrise, e commentò: “Larvitar è piuttosto lento, è vero... perchè perdere ancora più tempo a bloccare l'attacco, quando posso sopportarlo tranquillamente, e prepararmi alla contromossa? Completa l'attacco Frana e finiscilo!”
Larvitar emise un verso sghignazzante d'assenso, e allargò le braccine lanciando un grido acuto. L'aria intorno a Larvitar sembrò tremare, e il terreno ai suoi piedi si spaccò, attraversato da luminose crepe arancioni, per poi sollevarsi in grosse schegge rocciose, che volarono implacabili contro il nemico.
“Houndour, togliti di lì!!” tentò disperatamente la recluta, e il Pokémon Buio scartò a sinistra, ma fu troppo lento.
I massi lo travolsero e fu al tappeto, senza energie. Nelle Rovine d'Alfa calò il silenzio.
Le Reclute del Team Vuoto, se possibile, erano diventate ancora più pallide. Ritirando il suo Pokémon, una delle due commentò: “Maledetti ragazzini... sarà con noi che se la prenderà il Capo per tutto questo, se perdiamo!” Poi si rivolse all'altra Recluta: “Ehi, tu! Forza, usa il tuo prossimo Pokémon!”
“Veramente...” gli rispose l'altro con la voce tremante: “Veramente, avevo portato con me solo Houndour questa volta. Non pensavo che avremmo avuto problemi dai turisti.”
Mentre lo diceva, osservava i due ragazzi di fronte a lui, che di sicuro turisti non erano. Marta aveva un'espressione piuttosto stralunata, come se stesse tentando di capire quanto stupidi fossero i due. Sul viso di Fabrizio si allargava un sorrisetto inquietante. Deino e Larvitar avevano un'aria spavalda. L'altra Recluta scosse la testa: “Maledizione! Ritiriamoci, avrai quello ti meriti alla base. E voi due, non crediate che sia finita qui!”
Sì voltò e fuggì, seguito a ruota dal compagno, correndo con la coda tra le gambe.
Marta fece per lanciarsi al loro inseguimento, ma Fabrizio la chiamò: “Ehi! Che hai intenzione di fare?”
Lei si girò con un'espressione strana sul viso, come se il ragazzo non avesse capito qualcosa di ovvio: “Scusami, ce li lasciamo scappare? Se non vuoi aiutarmi non è un problema, se no che altro c'è?”
Fabrizio assunse un'espressione corrucciata, prima di rispondere: “È inutile inseguirli, ecco che c'è. Se anche li raggiungessimo, non ci direbbero chi li ha mandati e perchè, e sicuramente non possiamo inseguirli fino alla loro base, dovunque sia. Oltretutto, qualunque cosa volessero fare qui, gliel'abbiamo impedita e la loro squadra è esausta. Mica possiamo farli aggredire dai nostri Pokèmon come facevano loro...”
“Secondo me lo meriterebbero...” rispose stizzita Marta, che tuttavia si era fermata. Poi scosse la testa, e commentò in tono più leggero: “Sì, sì, va bene, non dobbiamo scendere al loro stesso livello, capito, risparmia il fiato e parliamo d'altro!”
Fabrizio sbattè gli occhi un paio di volte, visibilmente perplesso: “Veramente, io...”. Poi rise, e lasciò perdere, scuotendo la testa. “Comunque...” riprese, “Proprio perchè li abbiamo fermati sul nascere, non abbiamo idea di che cosa avessero in mente, e tra l'altro non potremmo nemmeno denunciarli alla Polizia di Violapoli. Il Team Vuoto, poi, non l'avevo mai sentito. Tu?”
Toccò a Marta scuotere la testa. Sorrideva, adesso, ma era ancora un po' accigliata. Rispose: “No, non loro. Però parecchi Team del genere. Purtroppo quelli li conosciamo tutti, no?”
Fabrizio annuì con aria sconsolata, e si voltò a guardare i loro Pokémon. Larvitar aveva zampettato un po' e adesso si guardava intorno, con l'aria di chi deve assolutamente andare da qualche parte, ma non ha idea di dove. Deino, invece, dopo essere rimasta per un po' a ringhiare contro il punto da cui era sparito il Team Vuoto, si era messa a squadrare da vicino Larvitar, che non sembrava essersene accorto.
Vedendola annusare vigorosamente e sbuffare dubbiosa, Fabrizio impallidì e si rivolse alla ragazza: “Marta... è meglio che Larvitar si levi da...”
Troppo tardi. Il Pokémon Impeto scattò di peso in avanti e sferrò una solenne capocciata ad un esterrefatto Larvitar, come era troppo spesso abituata a fare di fronte a qualcosa che suscitava la sua attenzione. Il Pokémon di tipo Roccia reagì saltando di un passo all'indietro e cominciando a ringhiare minaccioso. Deino si indispettì ed assunse una postura di sfida. Sembravano esserci tutti gli ingredienti per una piccola rissa. I due Allenatori, però, furono rapidi ad intervenire.
“Deino, calmati e rientra!” fu pacato Fabrizio. “Larvitar, sta buono e vieni qui, dai!” aggiunse Marta, mentre entrambi i Pokémon rientravano nelle Ball. Fabrizio sbuffò divertito, spiegando: “Fa sempre così. Anzi, a volte morde, invece delle testate. Comunque, complimenti, Larvitar è un Pokémon parecchio raro, e anche forte, a quanto pare. L'hai catturato di recente?”
“Abbastanza.” rispose lei. “L'ho incontrato mentre scendeva dalle zone rocciose vicino al Percorso 46. Gli piace un sacco sentirsi forte, ma penso che si sia capito da quel ghigno che aveva durante la lotta. Guarda, un po' fa paura, ma io lo trovo adorabile...” concluse con espressione sognante.
Fabrizio ascoltava interessato, la testa leggermente inclinata a sinistra, con un lieve sorriso. Marta si riscosse e continuò: “Ah, e poi complimenti a te per l'evoluzione di Torchic. Combusken sembra in ottima forma. Non vedo l'ora di affrontarla...”
In quel momento, gli occhi di Fabrizio brillarono. Incrociò le braccia con un ghigno, e squadrò Marta a testa alta, ribattendo: “Sai, anche io non vedo l'ora di sfidare te e Larvitar... oltre che Gastly, ovviamente. Perchè non...”
Lei lo interruppe facendo cenno di no con la testa: “Non oggi, ragazzo, vado abbastanza di fretta. Inoltre, vorrei che i nostri Pokémon fossero completamente riposati e in forma perfetta prima della lotta. E, tra l'altro, al momento hai un Pokémon in più rispetto a me. Non mi dispiacerebbe avere il tempo di pareggiare la situazione, ok?”.
Un po' dispiaciuto, ma comprendendo le ragioni della ragazza, Fabrizio annuì, e rispose con aria un po' perplessa: “Ok, va bene. Piuttosto... “ragazzo”? Ma che modo di pa...” e si interruppe, accigliato, guardando alle spalle di lei. Marta se ne accorse e lo guardò per un attimo di traverso, prima di decidersi a girarsi per capire che cosa stesse guardando.

Fu con una certa sorpresa che si trovò davanti un ragazzo alto e silenzioso, avvolto in una lunga giacca grigia, capelli castano chiaro corti e regolari e un'espressione impassibile negli occhi tra il verde e il castano, che aveva l'aria di essere lì già da un pezzo.



Le dita di Tom si muovevano con attenzione e rapidità, mentre il ragazzo si concentrava intensamente sulla ricomposizione del puzzle. Gli era bastato uno sguardo attento a riconoscere i dettagli familiari di Kabuto, un Pokémon Crostaceo dell'antichità, di cui gli scienziati avevano resuscitato alcuni esemplari dai fossili. Non ne aveva mai visto uno dal vivo, in effetti, tuttavia ricordava la sua descrizione in un libro che aveva letto spesso da bambino, stracolmo di curiosità sui Pokèmon,e che aveva prestato più volte a Fabrizio, a cui piaceva perfino di più. Per cui, impiegò solo pochi secondi a ricomporre l'immagine del Pokémon nella sua mente. A quel punto, completare il puzzle fu un gioco da ragazzi.
Prima di posizionare l'ultimo pezzo, tuttavia, rimase fermo per un attimo, riflettendo intensamente su ciò che stava facendo. Non aveva agito un po' d'impulso, smanettando così con qualcosa che aveva trovato in delle antiche rovine? Chissà, magari aveva causato qualche danno... e però, il fatto stesso che quell'enigma fosse lì, incustodito, alla portata di chiunque, non voleva dire che nessuno temeva gli effetti del rimaneggiamento dell'enigma?
O forse lui era stato l'unico così irrispettoso, per non dire imprudente, da mettere le mani sui tasselli di pietra? In effetti, perchè lo aveva fatto? Quale istinto glielo aveva suggerito?
E soprattutto, che cosa sarebbe successo nel momento in cui avesse finalmente inserito l'ultimo tassello?
Tom prese fiato e inspirò a fondo, per poi annuire vigorosamente, rivolto a sè stesso. Perchè farsi domande se la risposta era proprio lì? Con un movimento deciso, incastrò l'ultimo tassello al posto giusto. Il pezzo di pietra si inserì con un click, completando quell'arcaica incisione, mentre Tom osservava col fiato sospeso.
E faceva bene.
Dopo pochi istanti, la tavola di pietra ricomposta sembrò risuonare di una delicata vibrazione, mentre la sagoma di Kabuto si illuminava di un lieve color crema screziato, lampeggiando flebilmente. Tom osservò esterrefatto la luce viva che respirava da dentro la pietra...
E sotto di lui, d'un tratto, una botola si spalancò senza pietà nè preavviso, e Tom volò con un grido di stupore nel buio sottostante.

 

 

Marta sbattè alcune volte le palpebre con un sorriso stupito. Non si era minimamente accorta dell'arrivo del ragazzo, e non aveva idea di quanto tempo lui avesse passato alle loro spalle. Anche Fabrizio restava in silenzio, senza nessuna espressione particolare. Qualcosa nella sua mente le diceva che la scena sarebbe dovuta essere misteriosa o densa di significati, ma riusciva a percepire soltanto un ovattato imbarazzo che andava gonfiandosi...
Alla fine, non lo sopportò più, e ruppe il silenzio con un imbarazzato: “Beh, ciao! C'è... qualcosa in particolare...? Voglio dire...”
“Voleva sapere se avevi intenzione di chiederci qualcosa di preciso, visto che ti sei fermato così vicino a noi. Comunque, ciao.” intervenne Fabrizio, sorridendo tranquillamente, anche lui un po' perplesso.
Dopo un momento, il ragazzo sorrise timidamente, e salutò con la mano e un lieve: “Ciao!”.
Un altro istante di silenzio, in cui il suo sguardo esaminò Marta, per poi fermarsi brevemente in quello di Fabrizio, e il ragazzo riprese: “Veramente, volevo solo ringraziarvi per aver sconfitto quei due uomini poco fa. Dovevo affrontarli io, ma siete arrivati prima, per cui...”
Marta aveva un aria curiosa. “Dovevi affrontarli tu? Cioè, sapevi che sarebbero venuti qui? Quindi sai anche che cosa volevano fare, no? Non è che potresti...” cominciò, per poi fermarsi come folgorata, scosse la testa con un sorriso imbarazzato e s'impappinò: “No, cioè, scusami, sono stata... insomma, hai capito, no? ...no, vero? Si, ok, cioè, no... AAARGH!! Comunque, mi chiamo Marta! Piacere di conoscerti!” e qui espirò come se avesse il fiatone dopo una lunga gara, un po' rossa in faccia, tendendo una mano al ragazzo, che aveva seguito le ultime frasi con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, apparentemente sconvolto. Le diede la mano continuando a fissarla perplesso, rispondendo piano con un sorriso: “Piacere mio.”
Anche Fabrizio diede la mano al ragazzo misterioso, dicendo: “E io sono Fabrizio. Siamo passati di qui per un allenamento, e abbiamo trovato quei due incompetenti del Team Vuoto... qualunque cosa sia. Ho idea che li rincontreremo, prima o poi, per cui se sai chi sono e che cosa vogliono, e oggi volevi fermarli, raccontaci, no? Magari potremmo darti una mano...” e qui il suo volto fu a metà tra un sorriso sincero e un ghigno beffardo. Marta lo osservò con attenzione. Le venne in mente, senza un motivo preciso, che le sarebbe potuto tornare utile imparare ad intuire il significato di quei sorrisi...
Soprattutto perchè a volte pareva essercene uno per ogni occasione, o quasi.
In ogni caso, alle parole di Fabrizio, l'espressione del ragazzo si era fatta sorridente, e con tono sereno gli rispose: “Ti ringrazio. Comunque, il Team Vuoto ha dei piani parecchio... strani, nel senso che sono da fuori di testa, capite? In questo caso ho saputo che volevano costringere gli scienziati che lavorano qui a fornirgli dei dati riservati riguardo alle ricerche sulle Rovine d'Alfa, per poi usarli... in qualche modo. Questa volta c'eravate voi, io sono arrivato in tempo per vederli scappare. Aspettavo che finiste di parlare... comunque, grazie ancora.”
“Di nulla, soprattutto perchè non sappiamo bene che cosa abbiamo sventato. Ah, non preoccuparti troppo di interromperci la prossima volta, ok? Preferirei non lasciarti sulle spine.” ribattè Fabrizio, che notò solo in quel momento il grosso zaino scuro che l'altro portava sulle spalle.
Lui chiuse gli occhi e scosse la testa con un sorriso, commentando: “Ok, grazie, allora. La prossima volta riuscirò ad affrontarli in tempo. Se li incontrate ancora, fate attenzione. Magari due Reclute non sono un problema, ma il grosso del Team... è più pericoloso, in effetti. Adesso non voglio disturbarvi ancora, arrivederci...” E si avviò verso l'ingresso delle Rovine d'Alfa, con i due Allenatori esterrefatti dietro di sè, con il dubbio su come reagire a quel commiato repentino, e la testa piena di altre domande.
Una in particolare venne in mente a Fabrizio, facendolo quasi trasalire per non averci pensato prima.
In quell'istante, il ragazzo parve trasalire allo stesso modo, e si girò, sempre camminando, con un'aria imbarazzata. Alzando una mano in un cenno di saluto, esclamò ad alta voce: “Ah, scusatemi... mi chiamo Gabriele!”
Fabrizio sorrise perplesso, mentre la domanda a cui aveva appena ricevuto risposta si spegneva sulle sue labbra. Tuttavia, rimase dov'era, desiderando dire qualcosa e non riuscendo a farsi venire in mente nulla di valido.
Marta invece sembrò riscuotersi, ed esclamò, avanzando in fretta verso il ragazzo che si allontanava: “Ehi, Gabriele! Aspetta un attimo!! Puoi spiegarci esattamente...?”
E si fermò di colpo, sgranando gli occhi per la sorpresa.
Mentre lei affrettava il passo per tentare di raggiungerlo, Gabriele aveva tirato gli spallacci dello zaino, sistemandoselo d'un tratto sulla schiena. A quel punto, una luce multicolore lo aveva avvolto come un lieve alone e la sagoma del ragazzo aveva tremato come un riflesso nell'acqua, per poi schizzare verso l'alto dissolvendosi all'istante in uno sprazzo di luce azzurrina.
Davanti agli occhi stupefatti di Marta e Fabrizio, di colpo non c'era più nessuno.

 

 

 

Con un tonfo sordo e doloroso, Tom raggiunse il suolo del misterioso piano sotterraneo delle Rovine D'Alfa. Gemette lievemente per il dolore. Non si sarebbe mai aspettato una caduta, perciò aveva completamente perso l'equilibrio, non riuscendo ad attutirla e facendosi abbastanza male. A pensarci bene, riflettè rialzandosi, non era poi così assurdo che in delle antiche rovine ci fossero botole e meccanismi segreti. Avrebbe dovuto pensarci. Gemette di nuovo. Gli faceva particolarmente male la schiena, perchè lo zaino aveva attutito la caduta in alcuni punti e ne aveva acuito gli effetti in altri. Si massaggiò i muscoli indolenziti è guardò verso l'alto, dove la poca luce che riusciva a filtrare dalla botola rischiarava a malapena il buio di quel corridoio di pietra.
Proprio nel momento in cui qualche altro ignoto meccanismo richiudeva con uno scatto la botola sulla sua testa. Tom deglutì, abbastanza inquieto per l'essersi ritrovato di colpo al buio, e la sua mano corse ad una delle tasche esterne dello zaino, dove ricordava di aver messo una torcia. Ne raggiunse la forma familiare, e piuttosto nervoso premette l'interruttore.
La luce elettrica si accese, illuminando nettamente una parte del corridoio sotterraneo, per poi perdersi nella sua oscurità, svanendo in buio nerastro che non voleva rivelare alcuno dei suoi misteri.
Tom osservò le pareti, scolpite in pietra di un giallo bronzeo, il pavimento consunto che forse un tempo era stato più levigato, le grosse statue rocciose di un qualche Pokémon che si ergevano a intervalli regolari su piedistalli granitici lungo una delle due pareti. A catturare la sua attenzione, però, furono le iscrizioni sulle pareti e nel pavimento, incise in un qualche alfabeto dall'aria al contempo arcana e familiare. Mentre le esaminava, tentando di capire se ci fosse una qualche logica, o un codice nella loro disposizione, ancora una volta la voce di Vico riecheggiò nella sua memoria.
Raggiungi il secondo piano dei sotterranei, e addentrati al suo interno. Quando sarai giunto al centro vitale della grotta...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà...
Quelle parole lo riportarono alla realtà. Era venuto lì per superare la Prova di Coraggio. Non poteva permettersi di perdersi ad ammirare le gallerie. Doveva cercare il centro vitale della grotta, qualunque cosa esso fosse. Non ne era troppo sicuro, in realtà. In ogni caso, cominciò a percorrere il corridoio segreto, seppur con un certo nervosismo, e la fastidiosa sensazione, a tratti, di essere osservato.
Per rassicurarsi, portò una mano alla cintura. Dopotutto, aveva i suoi Pokémon con sè...

 

 

 

“Che... COSA... è appena successo??” sbottò d'impeto Marta, rivolta a Fabrizio.
Il ragazzo dai capelli castani era stupito quanto lei, e la sua mente stava lavorando frenetica, quando rispose: “Quella sembrava la mossa Teletrasporto. È un attacco di tipo Psico che permette a un Pokémon di teletrasportare sè stesso ed eventualmente un bersaglio abbastanza vicino...”
“Lo so come funziona quella mossa... ma non c'era nessun Pokémon di tipo Psico, o sbaglio?”
Fabrizio guardava intensamente davanti a sè, gli occhi castani stretti e concentrati: “Nessuno che noi vedessimo, almeno. Quel ragazzo è decisamente interessante.”
“Lo credo anch'io, però non lo trovi un po' inquietante?” fece notare Marta, aggiungendo: “Soprattutto, chissà perchè è così timido...”
Fabrizio scrollò le spalle con un sorrisetto, e ribattè: “Mah... inutile chiederselo adesso.”
Lei lo guardò perplessa: “Perchè, scusa? Non ti interessa capire meglio le persone che incontri?”
“Certo... per questo non voglio farmi teorie e preconcetti prima di poterlo capire davvero.” fu la risposta. Il ragazzo dai capelli castani chiuse gli occhi, e con lo stesso lieve sorriso continuò: “Insomma... credi davvero che questa sia l'ultima volta che lo incontriamo?”
“Io...” Marta sembrò presa in contropiede: “Non saprei. Spero di rivederlo, ma potrebbe essere che non lo incontreremo per un bel pezzo.”
“Io sono certo del contrario.” affermò Fabrizio con aria decisa.
Marta decise di non chiedergli come ne fosse sicuro, e riprese il discorso: “A proposito di incontri, mi è venuta un'idea. Hai già la medaglia di Violapoli, no?” Fabrizio annuì, con aria di colpo più interessata. Soddisfatta, Marta proseguì: “Bene, la Palestra più vicina è quella di Azalina. Io sto andando ad affrontarla, dopo l'allenamento di stamattina da queste parti. Mi fermerò in città finchè non avremo entrambi ottenuto la nostra seconda Medaglia, e a quel punto ci sfideremo! Ci stai?” concluse, con uno scintillio negli occhi di quel bizzarro e indefinibile tono di verde. Un lampo elettrico si accese in quelli del ragazzo, che rispose all'istante: “Ottimo. Ci puoi contare! Preparati, perchè daremo il meglio di noi!”
“Lo spero proprio...” rispose lei. “E mi raccomando, non farci aspettare troppo.” Sorrise, e agitò la mano in segno di saluto, preparandosi ad andare. Fabrizio portò due dita della mano destra alla fronte, e le rivolse un cenno di salutò. Lei annuì, e corse verso l'ingresso delle Rovine, mentre il sole mattutino continuava la sua lenta ascesa e il vento di primavera si alzava di nuovo, giocando fra i capelli dei due ragazzi, specialmente nella lunga e ondulata chioma di Marta. Fabrizio restò a guardarla per un po' mentre si allontanava, per poi rivolgere uno sguardo sconsolato alle Rovine.
Ormai è troppo tardi per assistere alla Prova di Coraggio di Tom... mi dispiace davvero. Tuttavia, sono comunque contento. Ho fatto degli incontri... notevoli, stamattina.
Ripensò all'aria misteriosa e timida di Gabriele, e allo sguardo a volte deciso, a volte comico di Marta (ma perchè lui sembrava l'unico con dei normalissimi occhi castani? Era così banale avere gli occhi di un colore solo? Tra l'altro, perchè ci stava pensando?).
A quel punto, decise di mettere a tacere tutte le domande senza risposta. Fu il pensiero dell'ormai prossima sfida con Marta a riscuoterlo. Mise mano alle Pokéball fissate alla cintura osservando i laghetti fra le rovine e la piccola zona erbosa che intravedeva più avanti. Era il momento di un allenamento speciale, nell'attesa del ritorno di Tom...
“Combusken, Deino, Geodude, venite fuori!!” gridò lanciando le tre Pokéball, nell'aria placida del mattino.

 

 

L'esplorazione di Tom sembrava essere giunta ad un punto morto. Per quanto lungo ed inquietante, il sotterraneo non era affatto labirintico come aveva pensato, anzi, seguiva un semplicissimo zig-zag di cui Tom aveva intuito abbastanza presto le dimensioni. A quel punto, aveva deciso di tornare sui suoi passi, cercando di capire quale esattamente potesse essere il centro di tutto, il che non era affatto un'impresa facile. Soprattutto perchè a parte i punti in cui il corridoio ripiegava su sè stesso, non aveva altri punti di riferimento. In più, non c'era da nessuna parte un accesso ad una eventuale discesa verso il fatidico secondo piano dei sotterranei, per cui Tom cominciò a pensare che Vico avesse intesso come primo piano il piano terra dove aveva risolto l'enigma di Kabuto, ma la cosa gli era parsa poco sensata. A quel punto della ricerca, la frustrazione stava rapidamente superando sia l'eccitazione per la prova che la paura. Agitato, Tom vagava quasi senza una meta con lo sguardo rivolto a terra, prestando un attenzione estremamente vaga alle iscrizioni che ricoprivano il pavimento e alle spesse line scure incise nella pietra che le attraversano con traiettorie incomprensibili, con multiple deviazioni ad angolo retto, spezzando misteriosamente l'integrità del suolo della galleria...
Un momento...
Un pensiero colpì la sua mente, osservando da un lato la perfetta regolarità di quelle linee scure, che le denunciava come artificiali, e dall'altro quella loro traiettoria apparentemente casuale, che sembrava convergere... ecco!
Finalmente aveva realizzato cosa doveva cercare. Si rimproverò mentalmente, con più durezza del dovuto: doveva raggiungere un sotteraneo inferiore a quello in cui si trovava, e cercare il suo “cuore”.
Come aveva potuto non pensare prima a guardare in basso? O a seguire quelle che così evidentemente ora gli sembravano venature scure nella roccia antica, che perciò dovevano partire dal cuore delle rovine, quale che fosse, e ad esso nuovamente condurre?
Con il cuore in gola, si mise quasi a correrre, percorrendo i corridoi già attraversati, stavolta guardando praticamente solo per terra e seguendo con la massima concentrazione il percorso di una vena in particolare, che aveva scelto con estrema attenzione, dopo aver notato che la loro traiettoria passava apparentemente al di sotto delle pareti, per poi riprendere dal punto corrispondente nella parte adiacente di galleria. Proseguì la sua caccia, fino a raggiungere il corridoio che già prima aveva identificato come più meno centrale, quando aveva intuito le dimensioni del sotterraneo.
Si fermò poco prima di cominciare ad avere il fiatone, e percorse ansiosamente l'ambiente in lungo e in largo con lo sguardo cercando... qualcosa, qualsiasi cosa.
Al quarto tentativò, la trovò.
Serpeggiando da ogni angolo della grotta, le vene incise si riunivano in una sorta di elaborato intreccio più o meno al centro del corridoio... il centro vitale della grotta?
Tom raggiunse l'intricata matassa di linee scure con trepidazione. Curiosamente, più si avvicinava, meno il disegno sembrava avere senso, rassomigliando più che altro ad una serie di crepe nel pavimento. Che fosse per questo che non lo aveva notato prima?
Incerto sul da farsi, si fermò in piedi al centro di quella sorta di scarno mandala roccioso. Non accadde nulla. Quasi sul punto di soccombere nuovamente alla frustrazione, riflettè sul fatto che per aprire il passaggio precedente, aveva dovuto in qualche modo interagire con le Rovine. Non era improbabile che qualcosa del genere fosse nuovamente necessario. Ma quale sarebbe stata l'azione giusta, stavolta, per attivare i nuovi segreti delle Rovine d'Alfa?
Per la terza volta in quell'intensa mattinata, le parole di Vico si affacciarono alla sua memoria. ...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà...
Tom ci riflettè per un attimo, non esattamente desideroso di abbandonare la luce della torcia, che reputava già insufficente... in più, non vedeva nemmeno come questo avrebbe potuto far accadere qualcosa. Tuttavia, si fece coraggio. Tanto valeva tentare. La mano era pronta sulla torcia. L'avrebbe spenta per pochi istanti, poi avrebbe subito riacceso se non fosse accaduto nulla.
Almeno, questa era quello che aveva intenzione di fare.
La luce bianca della torcia si spense, e le gallerie piombarono nelle tenebre. Dopo una frazione di secondo, una luce di un tenue color cremisi brillò brevemente dall'interno di una delle tasche di Tom. Il ragazzo si mosse di scatto, stupefatto, ed estrasse dalla tasca... il taccuino delle prove della Lega Pokémon? Che cosa era stato a brillare, allora?
Non ebbe il tempo di rifletterci, perchè in quello stesso istante fiotti di luce azzurra fendettero l'oscurità sfrecciando lungo le vene di pietra e convergendo verso il mandala su cui si trovava Tom. Il pavimento sotto i suoi piedi sembrò tremare e il rumore di un marchingegno che rombava sordamente riecheggiò rimbalzando tra le gallerie. Al centro di tutto, in una fontana di luce turchese che irradiava dal pavimento, si trovava Tom, immobile come paralizzato, mentre l'energia misteriosa appena risvegliata metteva in moto il prossimo enigma.
In un ultimo lampo azzurro, la luce sparì com'era comparsa, e mentre il rombo si faceva più forte, la parte di pavimento su cui si trovava Tom tremò di nuovo e cominciò a sprofondare verso il basso, abbastanza in fretta, tuffandosi in ombre ancora più scure.
Dopo una discesa piuttosto breve su quell'arcano e roccioso ascensore, Tom si ritrovò in una sala dall'aspetto più grezzo, che si restringeva di poco verso il soffitto, le cui pareti erano scavate con precisione nella roccia, ma per nulla levigate, seppur ricoperte delle stesse misteriose iscrizioni del piano precedente. Solo che queste sembravano più dense, vive e inquietanti.
Aveva raggiunto il secondo piano segreto dei sotterranei delle Rovine d'Alfa.


Chiedendosi per un istante come facesse a vedere così bene l'ambiente in cui si trovava, si guardò le mani, e si rese conto di aver riacceso d'istinto la torcia mentre l'ascensore lo portava giù, probabilmente per il nervosismo. Una strana tensione filtrava nell'aria. Rassegnato, Tom spense la torcia per la seconda volta.
E di nuovo, la reazione delle Rovine (che ormai sembravano avere una vita propria) fu repentina.
La sensazione di essere osservato crebbe rapidamente, e una presenza cominciò a circondare l'aspirante Capopalestra con forza crescente, finchè Tom non si sentì come svariati occhi si fossero spalancati sulle pareti e lo fissassero inespressivi. Respinse l'assurda senszazione, tentando di osservare la sala con lucidità attraverso il buio, e trasalì...
Non se l'era immaginato.
Le decine di occhi che lo fissavano realmente dalle iscrizioni in rilievo furono percorsi da una luce azzurrina e uscirono dalle pareti circondati da vaghe forme scure sempre diverse, come se le iscrizioni si fossero animate ed ora fluttuassero nella sala...
Convergendo verso il centro, gli occhi si disposero in anelli concentrici che ruotavano intorno ad un punto focale, indipentemente gli uni dagli altri, formando una sorta di sfera in perenne mutamento.
Di fronte a Tom, bloccato dallo spettacolo inquietante, gli anelli accelererono la rotazione, e una sorta di fiamma nera e violacea si accese percorrendoli, finchè la sfera implose su sè stessa in una palla fiammeggiante come un fuoco fatuo vivente, si contrasse, ed infine sembrò esplodere diventando un enorme forma indefinita e minacciosa...
A quel punto, Tom non riuscì più a resistere di fronte allo spettacolo terrificante. Raggiunse una Pokéball e la lanciò contro la creatura, gridando: “Vai, Nidoran!!”
Il Pokémon Velenago atterrò fiero nella sala buia, lanciando il suo verso acuto. Poi, però, rivolse lo sguardo verso l'enorme fiamma di tenebre, e sgranò gli occhi rossì, indietreggiando spaventato verso il suo Allenatore. Tom se ne accorse, e si innervosì: era la prima volta che lottava con Nidoran, e il fatto che il Pokémon avesse paura lo metteva in un ulteriore svantaggio. Per cui, nascose la sua tensione, e quando il Pokémon di tipo Veleno gli rivolse uno sguardo spaesato, Tom assunse l'espressione più decisa che poteva (pur non essendo sicuro che Nidoran lo vedesse granchè in quel buio denso e avvolgente) e disse con forza: “Non preoccuparti, Nidoran! È un avversario come un altro, possiamo affrontarlo senza problemi. Preparati ad attaccare, ok?”
Evidentemente, il Pokémon aveva almeno intuito il suo stato d'animo, perchè emise un ringhio d'assenso, e si voltò di nuovo verso il suo avversario, raspando il terreno per prepararsi alla carica.
La fiamma oscura si mosse, scivolando all'indietro, come sospettosa, poi tremò e si agitò repentinamente, raccogliendosi su se stessa ed assumendo una forma lucida e densa, di un nero profondo con riflessi violacei, che si parò davanti a Tom e Nidoran mentre i loro occhi si abituavano sempre di più all'oscurità, rischiararata in parte da una luce emessa dalla forma stessa.
Un enorme Nidoran maschio alto circa due metri fatto di energia scura e misteriosa fronteggiava il ragazzo e il suo Pokémon.
Sempre più stupefatto, Tom si sentì tuttavia rincuorato. Se il suo misterioso avversario aveva assunto la forma di un Pokémon, era come un Pokémon che si sarebbe battuto. E per quanto potesse essere forte, Tom sentì di poterlo sconfiggere. Per cui, non perse tempo, e passò subito all'attacco: “Nidoran, probabilmente ha le nostre stesse mosse, per cui possiamo anticiparlo se siamo abbastanza veloci. Vai con Insidia!”
Nidoran annuì e prese la mira sull'avversario, che sembrava aspettare la loro mossa, mentre cambiava minacciosamente posizione. Brillò di una luce biancastra per un istante, e poi si lanciò all'assalto dell'oscura silhouette del nemico. Quanto fu sul punto di raggiungerlo e sferrare l'attacco, il Nidoran d'ombra saltò all'indietro e brillò anch'esso di luce chiara, per poi scattare contro il Pokémon di Tom.
All'impatto dei due attacchi Insidia, la luce bianca percorse di nuovo i corpi dei due Pokémon (ma era un Pokémon la creatura misteriosa? In questo caso, forse era come se lo fosse...) e si spense con un lampo, scaraventandooli entrambi indietro, illesi, mentre il vento generato dalla collisione di energia spazzava la polvere ferma da secoli.
Tom era perplesso. Possibile che quell'attacco Insidia fosse potente esattamente quanto il nostro? Eppure, quel Pokémon è molto più grande... E se stesse macchinando qualcosa? In ogni caso, non posso dargli tregua!
“Nidoran, prosegui con Doppiocalcio!” ordinò.
Sapeva che la mossa non era molto efficace contro il tipo Veleno di Nidoran, e quindi temeva che non avrebbe danneggiato molto la sua copia tenebrosa. Tuttavia, non era affatto detto che il suo avversario avesse copiato il tipo di Nidoran, oltre che l'aspetto e, a quanto pareva, le mosse. Chissà, magari era di tipo Buio... sperò.
Al contempo, pregò che non fosse di tipo Spettro...
Nidoran si lanciò ancora contro il Pokémon d'ombra e, raggiuntolo, si girò rapidamente all'indietro colpendo con due rapidi calci delle piccole ma forti zampe posteriori.
L'esito fu esattamente quello dell'attacco precedente: il Nidoran d'ombra si mosse all'ultimo istante, girandosi all'indietro, e sferrando anch'esso un Doppiocalcio, che andò a cozzare contro quello di Nidoran. Tuttavia, a questo punto accadde qualcosa di strano: il Pokémon di Tom venne violentemente respinto all'indietro ed andò a cozzare al suolo, per rialzarsi poco dopo con un gemito, accusando il colpo. Tom lo guardò stupefatto.
Anche stavolta la potenza dei due attacchi mi è parsa uguale... in più, anche se il suo Doppiocalcio fosse stato più potente del nostro, Nidoran non è stato colpito direttamente. Avrebbe dovuto respingerci e basta... così pare quasi che mi abbia colpito con una mossa superefficace...Ma che razza di attacco sarebbe, per essere uguale a Doppiocalcio, ma di un tipo diverso, superefficace contro il Veleno??
Non ne aveva la più pallida idea. Tuttavia, si sentiva di escludere che la mossa potesse essere di tipo Terra, per cui rimaneva il tipo Psico... e un avversario con mosse di questo tipo poteva essere davvero pericoloso per i suoi Pokèmon Veleno. Ma di nuovo, esistevano mosse di tipo Psico simili a calci? E come poteva essere sicuro del tipo delle sue mosse, o di quello dell'avversario? Doveva assolutamente tentare di colpirlo.
“Ok, attaccare direttamente è rischioso. Colpiamo dalla distanza: Nidoran, Velenospina!”
Per quanto ancora scosso dall'attacco Nidoran obbedì, e una luce violacea accese il suo piccolo corno, brillando con una certa intensità. Prendendo la mira sull'avversario, Nidoran lanciò un grido acuto e abbassò la testa lanciando contro il nemico una scarica di luminosi aculei violacei risplendenti di una luce dello stesso colore.
Per la terza volta, il Nidoran d'ombra rispose con la stessa identica mossa, e liberò una pioggia di aghi contro l'avversario. I due attacchi si incrociarono a mezz'aria, spedendo aghi luminosi a rimbalzare da ogni parte e infine neutralizzandosi a vicenda con un'esplosione, in un un fuoco d'artificio di effetti luminosi. Nidoran si fermò, la bocca spalancata per lo stupore e l'aria infastidita.
Tom stava cominciando a perdere la pazienza. Aveva sperato di scoprire dalla reazione all'attacco quale potesse essere il tipo dell'avversario, ma era stato intercettato di nuovo. Stavolta, però, gli attacchi erano sembrati di nuovo essere equivalenti, senza che uno dei due superasse l'altro.
In più, lo impenseriva il fatto che il nemico non attaccasse mai per primo e sembrasse a malapena muoversi fino al momento degli attacchi di Tom. Osservandolo, si convinse che forse c'era un modo per scoprire il segreto delle mosse del Nidoran oscuro.
Prese la sua risoluzione, e ordinò: “Nidoran, vai con Beccata, ma rimani concentrato sulla mia voce!”
Nidoran assunse un'espressione dubbiosa, ma percepì la decisione di Tom e scattò ancora verso il nemico, le grandi orecchie concentrate sul suo Allenatore.
Tom osservava con ansia la rapida carica di Nidoran... più vicino, sempre più vicino...
Nell'oscurità, scuotendosi all'istante, il Nidoran tenebroso si preparò a muoversi.
“ORA!!” gridò Tom: “Nidoran, interrompi subito l'attacco!!”
Il Pokémon Velenago spalancò gli occhi per la sorpresa, e quasi inciampò, riprendendosi appena in tempo per eseguire il comando e frenarsi, slittando con le zampe sul pavimento di pietra, e fermandosi ansiosamente ad osservare il suo avversario.
Che non si mosse.
La sagoma d'ombra rimase titubante a guardarsi intorno. Tom avvertì un suono confuso e agitato provenire da dentro la creatura e rimase piuttosto confuso.
La sua teoria sembrava confermata. Tuttavia decise di fare un'ultima prova... quale che fosse stato l'esito, non sarebbe stato un problema. “Nidoran, indietreggia e usa Velenospina!”
Il Pokémon Velenago eseguì, e mentre il suo corno si illuminava di viola, quello della sagoma di tenebre fece altrettanto. Tom fu rapido a intervenire: “Nidoran, cessa l'attacco!”
Sempre perplesso, ma senza perdere tempo, Nidoran ubbidì, e la luce violacea si spense. Dopo qualche secondo, con quella che sembrò esitazione, si spense anche quella dell'avversario, che indietreggiò con un salto. Di nuovo, si udì quel sono confuso e agitato.
Tom fu finalmente sicuro della sua intuizione. Per qualche motivo, l'avversario sembrava in grado soltanto di contrattaccare, e aveva bisogno di imitare la mossa nemica. In più, ci metteva un po' di tempo per riuscirci, anche se era più veloce con gli attacchi che aveva già visto una volta, come Velenospina. Da ultimo, non attaccava se poteva proteggersi usando meno energia.
Questo non lo aiutava minimamente a capire che Pokémon fosse, o di che tipo, tuttavia era sufficiente a svelargli la chiave per avere la meglio: paradossalmente, forse bastava non attaccare.
A quel punto, Tom agì d'impulso, ed esclamò ad alta voce, rivolto al Nidoran d'ombra: “Ehi, noi siamo qui! Che cosa hai intenzione di fare? Vuoi sfidarci o no? Non ci muoveremo di qui finchè non avrai fatto qualcosa, per cui ti consiglio di deciderti o andartene!”
Il Pokémon misterioso parve comprendere, perchè il suono agitato riprese e si fece più forte. Alla fine, la sagoma scura si rivolse verso Nidoran, agitò la testa come per osservarlo... e si lanciò alla carica.
Stupefatto da quella reazione, in cui pure aveva sperato, Tom lo osservò più attentamente: l'oscurità che lo formava sembrava avvolgere qualcosa, e il ragazzo dubitò che fosse corporea. Al limite, lo era qualcunque Pokémon, o chissà che altro, che fosse racchiuso al suo interno.
Si rivolse a Nidoran, lottando per restare calmo: “Nidoran, non preoccuparti, resta dove sei!”
Ma il Pokémon Velenago era sempre più spaventato, e scosse la testa in una sorta di cenno di diniego, indietreggiando sempre più in fretta verso il suo Allenatore... e allora Tom comprese: per quanto Nidoran potesse fidarsi, era la loro prima lotta, al buio contro un avversario sconosciuto. Non poteva chiedergli di ascoltarlo e vincere la paura, se non si dimostrava pronto a farlo anche lui...
e così, quando il Nidoran d'ombra fu quasi addosso al Pokémon Velenago, Tom scattò in avanti con il cuore in gola, mettendosi a fianco di Nidoran con le braccia spalancate e gridando: “Forza Nidoran, affrontiamolo insieme!”
Nidoran si fermò all'istante, al fianco di Tom con gli occhi attenti e fissi su di lui, e in quel momento il Nidoran d'ombra li travolse, perdendo la sua forma ed esplodendo di nuovo in una fiamma nero-violacea che riverberò nell'oscurità, rombando e avvolgendoli, mentre vorticava sempre più in fretta...
All'interno della fiamma, però, Tom e Nidoran non avvertivano calore nè dolore, quanto piuttosto un'indefinibile energia che li percorreva, sfiorandoli e ritraendosi ripetutamente, come sondandoli. L'intensità del suo flusso crebbe notevolmente in pochi secondi, poi d'un tratto sembrò calmarsi e rallaentare, scorrendo sul ragazzo e sul Pokémon come acqua, che cominciò a vorticare nel senso opposto, allontantanandosi da loro, finchè semplicemente schizzò verso l'esterno, svanendo come una bolla di sapone appena esplosa, e all'ombra seguì la luce, bianca, chiara, accogliente.
Stropicciandosi gli occhi infastiditi da quel lampo improvviso, Tom indietreggiò, e riprese fiato, ansimando dopo quell'incredibile esperienza.
Finalmente, si decise a riaprire gli occhi, e ad accoglierlo di nuovo nelle Rovine fu una figura familiare.
Il Saggio Vico, della Torre Sprout, sorrideva pacato, con una lanterna in mano. Intorno a lui e a Tom, una piccola nuvola di Pokémon dall'aspetto incredibile, simili ad antiche lettere con un grande occhio centrale, ruotavano pacatamente, senza sosta nè fretta, emettendo un pigolio allegro e soddisfatto.

 

 

“Vico? E tu da dove sbuchi? Cioè, lei da...?” tentò Tom, riprendendosi dallo stupore alla vista del vecchio dall'aria serena che aveva affrontato sul tetto della Torre Sprout.
Il Saggio, nonchè primo Sensei, scosse la testa con ironia: “Il tu va benissimo, ragazzo. Comunque, sono io che devo certificare il superamento della tua Prova di Coraggio, no? Era più che logico che mi trovassi qui. E se ti stai chiedendo come sapevo quando esattamente saresti arrivato... beh, è stato piuttosto semplice. Nel momento in cui abbiamo lottato, ho capito alcune cose di te, e ho potuto intuire quando avresti voluto affrontare la prova: ossia, il prima possibile! Dopo che sei sceso dalla Torre, al centro Pokémon mi hanno raccontato che viaggi con un ragazzo che sta sfidando le Palestre, e che aveva un'incontro in Palestra la sera stessa. A giudicare dall'ora attuale, è l'unica cosa che ti ha impedito di venire qui di notte, credo. E così, ho fatto qualche calcolo su quando sareste potuti partire stamattina... ed eccomi qui, anche con lieve anticipo, anche se mi trovavo in una parte diversa delle Rovine. Tra l'altro, mentre tu affrontavi la Prova, qui fuori è successo qualcosa di un po' strano, direi.”
Tom fu colpito dalle parole bonarie del vecchio, e da come dicesse di aver capito alcune cose su di lui dalla loro sfida... davvero era possibile? E come avrebbe fatto lui a riuscirci?
Riservando queste domande per sè, diede però voce alle altre che erano affiorate nella sua mente: “Aspetta, che intendi con “qualcosa di strano”? E soprattutto, che razza di Pokémon sono quelli? Che cos'era quell'ombra? E la fiamma? E soprattutto, posso sapere com'è andata la mia Prova di Coraggio??”
Come suo solito, il suo impeto cresceva man mano che proseguivano le domande, e Vico scoppiò a ridere: "Ha-Ha-Ha, vacci piano, ragazzo!! Andiamo con ordine: per quanto riguarda gli ultimi eventi qui fuori, credo che il tuo amico potrà raccontarteli con più precisione, io non ho visto nè sentito granchè. Comunque, questi Pokémon sono Unown, il principale mistero delle Rovine d'Alfa. Sono dei Pokémon di tipo Psico molto antichi, pressochè identici alle lettere dell'alfabeto utilizzato dai costruttori di queste Rovine. Tuttavia, gli scienziati hanno delle idee contrastanti sulla loro origine, e sul perchè di questa strana somiglianza... quello che ci interessa è il fatto che gli Unown reagiscono all'attivazione dei meccanismi delle Rovine, come il puzzle che hai risolto, risvegliandosi dal loro solito stato di quiete in cui rimangono nelle pareti, sovrapposti alle incisioni con la loro forma, e, a causa della loro debolezza, sono spaventati dagli estranei, pur essendo estremamente curiosi. In più, benchè deboli individualmente, quando sono in gruppo acquisiscono strani poteri la cui natura ancora non è del tutto chiara, e possono utilizzarli nei modi più svariati. La fiamma nera che hai affrontato sotto forma di Nidoran d'ombra, è uno di questi poteri. In effetti, sono stato io a scoprirlo facendo amicizia con gli Unown e ad addestrarli ad usarlo in quel modo. Per quello che sono riuscito a capire, l'energia che emettono li collega tra loro, proteggendoli dagli attacchi e permettendogli di imitare e analizzare ciò che hanno di fronte, come hanno fatto con voi. In pratica, è uno scudo di energia che espande i loro sensi. In combattimento, lo usano per modellare l'attacco Introforza, il cui tipo varia a seconda del Pokémon che lo usa, nella forma delle mosse dell'avversario. Il Doppiocalcio che ha sconfitto il tuo forse era formato da un'Introforza di tipo Psico.”
Anche se era solo una minima parte delle domande che aveva in mente, Tom chiese: “E la fiamma che ci ha avvolto quando abbiamo smesso di attaccare?”
Vico sorrise: “Quello è il modo in cui gli Unown usano quel potere per esaminare qualcosa. Appena hanno capito che non avevate intenzione di colpirli, vi hanno analizzato a fondo per capire il più possibile chi foste... e a giudicare da come volteggiano sereni e felici, si direbbe che gli piacete!”
Stavolta, il saggio rise di cuore, protendendo una mano ad accarezzare la curiosa forma di un Unown he gli fluttuava vicino. Quello si agitò chiudendo l'occhio, con un sereno e soddisfatto pigolio, e poi volò via tornando ad unirsi agli altri.
Tom guardava Vico con ammirazione: di nuovo quell'intuizione istintiva che gli aveva permesso di capire quale fosse lo stato d'animo degli Unown... Insomma, non avevano nemmeno una faccia, come si faceva a capire quali fossero le loro emozioni? Vico gli sembrava avere un potere simile a quello degli Unown. Come si poteva arrivare a capire in quel modo i Pokémon e le persone? Lui a volte non riusciva nemmeno a comunicare con Zubat...
Vico lo osservò attentamente. Vedendo la sua espressione corrucciata, e forse intuendo, di nuovo, parte dei suoi pensieri, il Sensei si fece solenne e proclamò: “Ragazzo, ascoltami bene.”
Colpito dal cambio nel suo tuono di voce, Tom si fece subito attento, con aria interrogativa, e Vico proseguì: “Il Coraggio che questa prova ti chiedeva di dimostrare non era quello di vincere una sfida, ma quello di esporti a qualcosa di sconosciuto, riuscendo a trovare nei tuoi Pokémon la forza di affrontarlo e imparare a conoscerlo. Alla fine, hai scoperto che il tuo nemico era tanto spaventato e curioso quanto te, e ti sei aperto alla sua mossa, rischiando di rimanere ferito. Tuttavia, non c'era altro modo per superare il vicolo cieco in cui la diffidenza vi aveva spinto, e per cui stavate combattendo. Dimmi, Tom... quando gli Unown hanno usato la fiamma per esaminarti, hai avuto paura?”
Il ragazzo rimase in silenzio, perplesso dalla domanda. Per un attimo, si vergognò di ammetterlo, ma poi pensò che non sarebbe riuscito a nascondere qualcosa di simile a Vico, e annuì, rispondendo: “Sì. Pensavo che mi avrebbero colpito con chissà quale attacco. Mi sono calmato solo quando la fiamma si è allontanata.”
Vico sorrise con aria grave, e domandò ancora: “E perchè l'hai affrontata?”
“Beh... che altra scelta avevo?” rispose turbato il ragazzo. Poi, guardò per un attimo il suo Pokémon che spostava lo sguardo da lui a Vico, e aggiunse: “E poi, non volevo che Nidoran fosse colpito da solo.”
Il Sensei annuì e replicò: “Hai risposto d'istinto, ma hai toccato due punti importanti. Per prima cosa, si può essere coraggiosi perchè non si ha altra scelta. Ma un coraggio forzato dal solo istinto di sopravvivenza è disperazione. Si tratta invece di capire che se non ci esponiamo mai a nulla, mai nulla potremmo ottenere. Un'altro motivo per cui si può, e si deve, essere coraggiosi, è per amore, in tutte le sue forme, come quello di un Allenatore per i suoi Pokémon. E per finire, il coraggio serve perchè tutti abbiamo paura. La paura ci spinge alle azioni più grandi, e alle più grette, ma se ci manca il coraggio per conviverci può portarci solo sempre più giù...
Sono sicuro che l'hai sentito mille volte: il coraggio non è non avere paura, ma guardarla negli occhi e passarle attraverso, lasciandosela alle spalle. Tuttavia, certe lezioni vanno ripetute anche per tutta la vita, a costo di suonare banali, temo. Molte di queste cose, scommetto, non le hai pensate con consapevolezza, e tuttavia sei stato in grado di comprenderle d'istinto e portarle alla luce. Per ora può bastare, ma in futuro dovrai riflettere sempre su quello che hai imparato oggi. Dovrai trovare il coraggio nel tuo cuore, quando non sarà più l'istinto a fornirtelo. Pensaci e dammi il taccuino, ragazzo. La tua prima Prova è superata!”
Tom sgranò gli occhi, sopraffatto dalla commozione, mentre il cuore gli batteva a mille, e rimase inebetito per parecchi istanti, prima di tornare bruscamente alla realtà. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni, e ne estrasse nuovamente il taccuino delle prove, chiedendo mentre lo porgeva al Sensei: “Prima, quando si è attivato l'ascensore, il taccuino brillava. Che significa?”
“Ah, quello.” sogghignò il Sensei. “Vedi, ragazzo, quel taccuino non è un semplice pezzo di carta. La Silph S.p.a lo ha sviluppato per conto della Lega Pokémon, inserendo nella costa e nella copertina alcune diavolerie d'eccezione fatte apposta per i candidati Capipalestra. Probabilmente, quello che si è attivato è un meccanismo che reagiva allo spegnimento improvviso di una luce in corrispondenza del mandala nel cuore delle Rovine, emettendo la frequenza che lo ha attivato. In quell'azienda dev'esserci qualche genio folle. Dopoutto, sono gli stessi che hanno inventato una sonda per vedere i fantasmi...
Comuque, ecco qua! Il primo timbro è fatto, e così il tuo primo passo verso la meta!” esclamò Vico, restituendogli il taccuino. Ora, su una delle pagine bianche all'inizio, campeggiava un simbolo in inchiostro fresco, stampato dal timbro che Vico stava ripondendo con cura in una tasca del kimono:
una grossa fiamma viola, dalle punte serpeggianti, all'interno della quale, in basso, lettere a forma di Unown formavano la parola CORAGGIO. Tom lo fissava quasi con i lucciconi agli occhi, mentre un'emozione incredibile lo pervadeva. Era come se si fosse reso conto solo ora, per la prima volta di aver finalmente affrontato e superato la Prova. Il viaggio verso i suoi sogni cominciava finalmente a diventare realtà. Commosso e con la voce tremante, riuscì solo a dire: “Grazie, Sensei. Grazie davvero!”
“Ringrazia Nidoran, Tom. È anche al suo coraggio che devi la vittoria.” fu la risposta.
“Ah, è vero! Grazie, amico mio! Per favore, continua così!” esclamò Tom con un sorriso, rivolto al suo Pokémon che annuì con un verso festoso e sì strusciò fiduciosamente sulla gamba del ragazzo.
Gli Unown ancora vorticanti si mossero più velocemente pigolando allegri, come per sottolineare il momento. Vico si rivolse a Tom: “Vieni ragazzo. Ti mostro l'uscita. Io tornerò a Violapoli più tardi per un'altra strada.”
Tom annuì e, appagato e soddisfatto, seguì il Sensei fuori dalle Rovine d'Alfa.

 

 

Fabrizio sbuffò con una certa impazienza, appoggiato ad una roccia, mentre il sole continuava a salire, spandendo raggi caldi e soffici, e quel vento di primavera ormai così familiare soffiava discreto. Tornò ad osservare i suoi Pokémon che riposavano dopo l'intenso allenamento, e non potè non sorridere.
Combusken era seduta con aria assorta e si guardava intorno pensosa, mentre Deino sonnecchiava con la testa appoggiata a una delle sue zampe. Il Pokémon Rampollo aveva un braccio poggiato a terra, mentre con gli artigli dell'altro accarezzava piano la testa di Deino. Qualcosa in quella scena risultò commovente al ragazzo dalla chioma ribelle. Nel frattempo, Geodude girava intorno alle due levitando a pochi centimetri dal suolo e pareva piuttosto preso da qualunque cosa stesse facendo, muovendo a tempo le braccia come se marciasse su chissà che ritmo, con sguardo fiero e concentrato. Fabrizio non riuscì proprio a prenderlo sul serio, ma si limitò a sorridere divertito. Aveva troppa fame e troppa poca forza per mettersi a ridere, o almeno così gli sembrava. Tom sembrava aver preso casa là sotto...
Poi, dopo un tempo piuttosto breve, ma che gli parve infinito, un suono di passi concitati si avvicinò dalle Rovine. Fabrizio lo sentì, ed attese senza voltarsi. Solo pochi istanti dopo, quando Tom emerse da una delle rovine più vicine, il ragazzo si girò con un ghigno e rivolse all'amico il suo tipico cenno di saluto. Poi, osservando la sua espressione, lo anticipò chiedendo: “Allora... com'è andata?”
Tom non seppe rispondere se non alzando il taccuino aperto, su cui il nuovo timbro sembrava scintillare glorioso, sotto la luce del sole.
Gli occhi di Fabrizio lampeggiarono, e il ragazzo esplose in un: “Sì! E dai!!” che risuonò un grido di vittoria, dando vigorosamente il cinque all'amico.
Poi la sua espressione si fece un po' più seria, e aggiunse: “Mi dispiace di non esserci stato. Ho avuto... qualche complicazione. Ho parecchie cose da raccontarti, sai?”
La risposta di Tom fu: “Io pure, fidati. Comunque non preoccuparti. Anzi, mi sa che se non avessi affrontato da solo questa prova non sarebbe stata la stessa cosa. E non so se sarebbe stata valida... Comunque, raccontami che è successo qui fuori!.”
“No, dai, preferisco che cominci tu. Io intanto preparo il pranzo. Sei stato parecchio lì sotto, sai? Non sarebbe ancora ora, ma ho troppa fame.” replicò Fabrizio, sedendosi a terra e mettendo mano allo zaino. Tom lo imitò, mentre si copriva gli occhi dalla luce del sole, a cui dovette riabituarsi. In effetti, aveva passato parecchio tempo nelle rovine e ora era la luce del mattino inoltrato a brillare sui loro sguardi e sulle loro avventure.
Mentre preparava il pranzo, poco prima che Tom cominciasse a raccontare, Fabrizio lo fissò e disse: “Un altro motivo per cui mangiamo presto è avere un po' di tempo per riposarci. Voglio partire il più presto possibile. La nostra prossima tappa è Azalina.”
“Per sfidare la seconda Palestra?” si incuriosì Tom, apprezzando lo spirito dell'amico.
Fabrizio sogghignò: “Sì. Ma anche perchè dopo aver battuto la seconda Palestra, affronterò finalmente Marta in un incontro di Pokémon.”
“Wow! Mi raccomando, sconfiggila! Falle vedere chi sei!” esclamò con foga Tom.
“Ti sta proprio antipatica, eh?” rise Fabrizio: “Comunque, farò del mio meglio, puoi contarci. E a quel punto... che vinca il migliore!!”

 

 

Alla prossima puntata!!
Dedicato a tutti coloro che sognano il loro viaggio personale...
Scusate l'immondo ritardo nell'aggiornare, e un grazie a tutti coloro che hanno trovato il tempo e la forza di leggere e recensire.
Un pensiero particolare a The Swordmaster e Dream Nini, tra le mie lettrici più accanite, e a Saitou Catcher... entrambe, sia quella che apprezza il genere sia la miscredente. Alla prossima!

 

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Capitolo 8
*** Puntata 8- Che vinca il migliore! ***


Puntata 8- “Che vinca il migliore!”

 

 

 

 

Lo Slowpoke dondolò la testa, sbattendo le palpebre, e sbadigliò nell'aria della mattina, fissando la ragazza seduta sulla panchina, che dondolava avanti e indietro con aria riflessiva nell'aria fresca del mattino. Marta ricambiò per un attimo lo sguardo del Pokèmon, con aria curiosa.
La presenza di svariati Slowpoke per le strade, rispettati e accuditi dagli abitanti, era una delle cose che rendeva famosa la cittadina di Azalina. Una leggenda raccontava che in passato proprio lo sbadiglio simultaneo di molti di quei Pokémon Psico avesse salvato la città da una tremenda siccità.
Per qualche secondo, la ragazza dai lunghi capelli castani cercò di figurarsi la scena.
Poi, forse contagiata dal Pokémon Ronfone, sbadigliò cercando di conservare un contegno e si voltò a guardarsi verso l'ingresso della Palestra.
Ripensando agli eventi di pochi minuti prima, sbuffò seccata.
Il custode della Palestra non aveva voluto lasciarla entrare, perchè l'incontro era già iniziato, e Marta aveva la netta impressione che provasse un malizioso piacere a negarle l'accesso. Se solo non si fosse messa a passeggiare per la città prima di dirigersi alla Palestra...
La sera prima, dopo essere stato sconfitto in battaglia e averle consegnato la Medaglia Alveare, Raffaello aveva detto che avrebbe portato la sua squadra al Centro Pokémon all'istante, per poi riaprire la Palestra alle 9:00 del mattino seguente.
A giudicare dal tempismo, Fabrizio doveva essere riuscito ad entrare praticamente appena si erano aperte le porte... e lei aveva perso poco più di 5 minuti ed era rimasta tagliata fuori.
Marta sbuffò di nuovo. Poter osservare la strategia di Fabrizio in una battaglia che presentasse qualche reale difficoltà (non la ridicola scaramuccia con le Reclute del Team Vuoto, o quel che erano...) sarebbe stato un notevole vantaggio per il loro scontro imminente.
E oltretutto, c'era un dettaglio che la lasciava perplessa: quando diavolo era arrivato in città? Non lo aveva visto per tutta la sera, e aveva dormito al Centro Pokémon. Quella mattina non l'aveva notato da nessuna parte, salvo poi scoprire che si era praticamente materializzato direttamente nella Palestra.
Marta guardò di nuovo lo Slowpoke, che non si era minimamente mosso da dove si trovava in precedenza, e che scelse quel momento per sbadigliare di nuovo.
Per un assurdo istante, la ragazza si chiese se il Pokémon la trovasse noiosa.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani, socchiudendo per qualche momento gli occhi grigioverdi. Avrebbe voluto far uscire i suoi Pokémon e passare un po' di tempo con loro... ma non aveva idea di quanto ci avrebbe messo ancora Fabrizio ad uscire dalla Palestra, e non se la sentiva di rischiare di rivelare l'unico membro della sua squadra che il ragazzo ancora non conosceva.
Non restava che aspettare... una cosa così semplice, e al contempo così insopportabile.
Assunse un'espressione sconsolata. Possibile che fosse così nervosa per una semplice lotta di Pokémon?
Beh, trattandosi di uno che dice di avere il mio stesso obbiettivo, forse dovrei.
Per qualche momento ancora, rimase persa nei suoi pensieri, a guardarsi intorno tra il sognante e il pensieroso, cambiando posizione sulla panchina, aspettando.
Poi, d'un tratto, il tuono secco di un'esplosione la fece sobbalzare, portandola quasi sul punto di cadere dalla panchina per la sorpresa. Cosa diavolo...?
Si voltò rapidamente verso la Palestra. Una delle finestre laterali si era infranta, sputando fuori schegge di vetro e sbuffi di fumo nero. La ragazza sbattè più volte le palpebre, piuttosto allibita.
Francamente eccessivo, credo. Cosa avrà mai fatto per ottenere un risultato del genere?
Mentre ancora se lo domandava, un rumore decisamente diverso cominciò ad emergere dalla finestra distrutta: senza ombra di dubbio, era il suono di un certo numero di applausi.
Wow... ha fatto in tempo ad entrare perfino il pubblico. Probabilmente quelli che hanno visto la mia lotta hanno passato parola appena hanno saputo dell'arrivo di un altro sfidante. Due lotte in Palestra in due giorni non è qualcosa che capita spesso.
Marta si alzò dalla panchina, con espressione di colpo fiera e determinata, pronta ad andare incontro al suo rivale. Si chiese come le fosse venuto naturale considerarlo in quei termini. Dopotutto, l'aveva conosciuto come uno dei tanti Allenatori che partono all'avventura, e durante il loro unico altro incontro avevano collaborato... perchè proprio quel ragazzo sarebbe dovuto essere l'avversario più importante nel suo viaggio?
Beh, era arrivato il momento di scoprirlo. Di mettere alle prova la sua sensazione e il talento di entrambi. Era arrivato il momento del loro scontro.

Raggiunse l'ingresso della Palestra proprio mentre le porte si spalancavano, e un drappello di persone fluì fuori dall'ingresso, dividendosi in gruppetti che conversavano animatamente.
“Non mi sarei aspettato che attaccasse in quel modo...”
“Ti sbagli, non è stata quella la sua mossa più originale, anzi...”
“Bah, secondo me oggi Raffaello era distratto.”
“Tu cosa ne pensi? Secondo me, quel ragazzo andrà lontano, però...”
“Sai, in fondo...”
“Un Combusken? Non ne avevo mai visto uno!”
“E un Deino, poi... dite che è di Borgo Foglianova?”
Ah, ecco da dove viene...
“Certo che questi due giorni sono stati interessanti...”
“Ma quella non è la ragazza di ieri...?”
“Che fine ha fatto quel ragazzo, poi?”
“Credo che sia ancora dentro a parlare con il Capopalestra.”
“Comunque, hai visto quando...”
Cogliendo stralci di conversazione, Marta si guardavo intorno perplessa, alla ricerca di un qualsiasi segno... una bandana nera, un cespuglio di capelli castano scuro... qualcosa, insomma.
Non vedendo nulla, concluse che evidentemente era ancora dentro, come aveva sentito dire poco prima, e puntò verso la porta con passo deciso...
“Cercavi qualcuno?” esordì una voce alle sue spalle.
Marta trasalì, e si voltò con una certa lentezza. Fabrizio era lì, con uno dei suoi sorrisetti beffardi, e si stava appuntando al risvolto interno della giacca la Medaglia Alveare.
Accanto a lui, con la sua solita canottiera nera e il cappello con visiera girato al contrario sopra i cortissimi capelli scuri, c'era Tom, a braccia conserte, con espresssione dura.
“Ehi... lo sai che mi hai fatto prendere un colpo, vero?” esordì la ragazza, alzando un sopracciglio.
Fabrizio sogghignò ancora di più: “Assolutamente.”
“Da dove saresti arrivato, scusa? Pensavo fossi dentro...”
“Infatti c'ero. Ciao, a proposito.” replicò lui con la stessa espressione.
Marta sbattè le palpebre, come presa in contropiede: “Sì, beh, ciao anche a te. Quand'è che sei arrivato in città? Non ti ho visto ieri sera.”
Ci fu una brevissima pausa di silenzio, durante la quale Marta si rese conto che molte delle persone intorno avevano rallentato, se non si erano proprio fermate ad ascoltare. La cosa la mise un pochino a disagio, e dall'espressione di Fabrizio sembrava fosse lo stesso anche per il ragazzo.
Poi, il giovane dalla chioma castana rispose: “Sono arrivato in città qualche minuto prima delle 9:00... Il tempo di finire la colazione e poi sono andato direttamente alla Palestra.”
Marta rimase ancora più perplessa: “E... dove avresti dormito, scusami?”
“In mezzo al bosco vicino al Percorso 33. Fammi indovinare... non sei il tipo che dorme spesso all'addiaccio, immagino.” replicò lui. Sembrava che la prendesse in giro.
“Non se posso evitarlo, no. Ma il mio sarà un viaggio lungo e difficile, per cui sì, dovrò sperimentare ogni sorta di cose.” ribattè piccata la ragazza.
Fabrizio ridacchiò: “Avevamo qualcosa in sospeso, giusto?”
Marta annuì con un sorriso, contenta di avere un modo per cambiare argomento e tagliare corto quella discussione in pubblico: “Per quanto mi riguarda, sono pronta. Tu, invece? Non dovresti far riposare la squadra dopo l'incontro?”
“Esattamente” confermò il ragazzo: “Però non dovrebbe volermici molto. Per quanto mi riguarda, ci vediamo al campo di lotta vicino al Centro Pokémon tra una ventina di minuti. Per te può andare?”
“Certamente! A tra poco, allora, io vado a prepararmi.” rispose Marta, e fu in quel momento che Tom intervenne: “Preparati bene, perchè anche dopo aver sconfitto il Capopalestra il mio amico non è per niente stanco. Tra venti minuti avrai una bella lezione di lotta...”
“Tom, per favore...” disse piano Fabrizio, che a Marta parve visibilmente irritato.
Tom, invece, evidentemente non colse il tono dell'amico: “Cosa c'è? Avevi detto che gliel'avresti fatta vedere, no? Sono sicuro che...”
Gli occhi di Fabrizio mandarono un lampo, e il ragazzo sibilò: “Io ho detto... che avrei fatto del mio meglio. Non posso far vedere altro che la verità. Sarà il migliore di noi a vincere.”
Tom lo fissò stupito: “Sì, ma...”
Fabrizio lo interruppe seccamente: “Io non ho detto nient'altro. Darò il massimo in questa sfida... il resto sono parole al vento. Parlerò pure troppo, ma non parlo a vuoto.”
Si rivolse a Marta: “Ci vediamo tra venti minuti al campo di lotta, ok?”
La ragazza annuì, decisamente perplessa dalla piega che aveva preso la conversazione.
Per un attimo, sembrò che Fabrizio stesse per aggiungere qualcosa, poi il ragazzo parve ripensarci, la salutò col suo curioso cenno, e si avviò verso il Centro Pokémon, seguito a ruota da Tom, che borbottava qualcosa.
Marta sospirò brevemente, mentre la gente se ne andava vociando. Tutto sommato, pareva che il tempo per una breve passeggiata con i suoi Pokémon ci sarebbe stato, prima della sfida più attesa.

 

 

Fabrizio sospirò, osservando il gruppetto di gente che si era radunato intorno al campo di lotta del Centro Pokémon. Sulle prime non se lo sarebbe aspettato. La vita ad Azalina doveva scorrere piuttosto monotona se la gente poteva e voleva seguire due incontri di Pokémon di fila nella stessa mattina.
Tuttavia, non poteva davvero dire che gli dispiacesse.
Sperò solo di dimostrarsi all'altezza del pubblico... certo, in Palestra l'aveva fatto. Ma questo aveva contribuito solo ad alzare le aspettative.
Accanto a lui, Tom scrutava un po' in tutte le direzioni, attendendo l'arrivo di Marta. Si sistemò il berretto sulla testa, e si rivolse all'amico: “Arriva o no? È scorretto farti aspettare così...”
Fabrizio alzò gli occhi al cielo: “Avrà i suoi tempi. Tanto non stiamo correndo. Ah, e scusami se sono stato un po' brusco, prima, ma non pensavo fosse il caso di darle addosso in quel modo. Come mai ti sta così antipatica?”
Tom sbattè le palpebre, colto di sopresa dalla domanda: “Io... Boh. Non lo so esattamente. Un po' non mi ci trovo con le ragazze. E lei mi sembra sentirsi chissà chi.”
Fabrizio ridacchiò: “Come se io fossi sempre modesto...”
Tom ribattè con decisione: “Sì, ma noi siamo amici. E poi lei è la tua rivale. È partita praticamente insieme a te e vuole arrivare prima. Se faccio il tifo per te, lei non può starmi simpatica.”
Ci fu una pausa di silenzio, prima che Fabrizio si voltasse verso Tom: “Grazie del sostegno... però a volte ci sono dei rivali che possiamo rispettare. E di cui si può essere amici, fuori dalla competizione. Ti dirò, lei mi ha colpito. Sto cercando di capire se e quanto ci somigliamo...”
“Secondo te ti somiglia?” fu perplesso Tom.
“Come ti dicevo... vorrei vedere quanto a fondo.” fu la risposta dell'amico. “Oh, eccola!” esclamò poi Fabrizio.
Marta incedeva con eleganza verso l'estremità opposta del campo di lotta, dove si fermò, con una mano appoggiata al fianco. Fabrizio la fronteggiava a gambe leggermente divaricate, reggendosi il mento col braccio sinistro, e sfoggiando l'abituale sorrisetto beffardo.
“Pare che faremo un debutto in grande stile.” cominciò il ragazzo, accennando al piccolo pubblico.
“Ci tocca, sì.” fu la risposta di Marta.
“Pronta?” la provocò Fabrizio.
“Ma dai? A questo punto... e tu?” civettò lei.
“E me lo chiedi anche...” sogghignò lui.
Quasi manovrato da un abile regista, un refolo di vento si fece sentire proprio in quel momento, increspando la tensione che vibrava in sottofondo.
Marta fissava l'avversario con un sopracciglio leggermente sollevato, e un'espressione intensa.
Fabrizio aveva lo sguardo acceso e puntato verso di lei come se stesse prendendo la mira.
Lasciarono montare l'anticipazione ancora per qualche istante, assaporando il momento...
Lo sguardo di Tom si fece attentissimo, e la piccola folla sembrò protendersi verso il campo.
Due voci, all'unisono, proruppero in un grido: “COMINCIAMO!!!”
I due ragazzi si prepararono a lanciare le Poké Ball, con gesti rapidi e decisi, quando...
“Ehi, ehi, ehi! ...eh... aspetta.” incespicò Fabrizio.
Marta si fermò nel bel mezzo del lancio, sbattendo le palpebre: “Ehm... cosa?”
Fabrizio sospirò: “Le regole della sfida. Andrebbero annunciate.”
Dal pubblico, si udirono frammenti di risatine e commenti sottovoce.
Lei sembrò sobbalzare, come se qualcuno le avesse schioccato le dita davanti al naso: “Ah... ehm... già. Lo avevo dato per scontato, in effetti. Battaglia totale, no? Tre contro tre , sostituzione libera, chi elimina la squadra avversaria vince. Ok?”
“Non chiedevo di meglio.” ridacchiò il ragazzo dai capelli castani: “Tom! Ci faresti da arbitro?”
“Sicuro, amico!” fu lesto a rispondere l'altro. Si piazzò a metà della linea di bordocampo, tendendo le braccia in orizzontale, una verso ciascuno sfidante, e annunciò con voce sonora: “Inizia la sfida tra Fabrizio, della città di Borgo Foglianova, e Marta, della città di...?”
Tom si interruppe, guardando interrogativamente la ragazza, che annuì prima di rispondere: “Solarosa.”
Tom ringraziò con un cenno, apparentemente sorpreso di aver avuto uno scambio verbale con Marta senza litigarci, e proseguì: “... Marta, della città di Solarosa!”
Fabrizio osservava la sua avversaria con accresciuto interesse.
La Regione di Hoenn, dunque... decisamente interessante.
Tom continuò con l'annuncio di rito: “Entrambi gli sfidanti utilizzeranno tre Pokémon, e potranno effettuare sostituzioni in qualsiasi momento. L'incontro finirà quando uno dei due sfidanti non avrà più Pokémon in grado di combattere.”
Ci fu un'ultima, interminabile pausa di alcuni secondi. Fabrizio si voltò in direzione di Tom e sorrise, facendo l'occhiolino all'amico.
Il ragazzo si sistemò il cappello, e abbassò di colpo le braccia, gridando: “CHE VINCA IL MIGLIORE!!”
E finalmente, l'incontro ebbe inizio.
Fabrizio non si fece attendere: “Ora cominciamo davvero! Vai, Geodude!!!”
Scagliò con foga la Cura Ball, che si spalancò portando in campo il Pokémon di Tipo Roccia.
Geodude lanciò un paio di pugni a vuoto, e poi un grido acuto di sfida.
Gli occhi di Marta lampeggiarono, mentre si faceva rimbalzare una Mega Ball in mano, per poi lanciarla con un incitamento: “Tocca a noi. Nidorina, scendi in campo!”
La Ball si aprì con un lampo, e il Pokémon Velenago si materializzò sul terreno della sfida, poggiata sulle quattro zampe. Annusò l'aria e si voltò verso la sua Allenatrice, annuendo decisa. Poi si rizzò sulle zampe posteriori e attese, con una posa che lasciava intendere come volesse essere un'avversaria difficile.
“Wow! Un Pokémon di Tipo Veleno niente male!” fu il commento istintivo di Tom. Inaspettatamente, Marta gli sorrise: “Ti ringrazio... ci conosciamo da poco, ma pare che ci sia una buona intesa tra me e lei.”
Fabrizio non commentò, mentre il suo sguardo si faceva più concentrato.
Un Pokémon di Tipo Veleno contro un Tipo Roccia/Terra...? Mossa interessante. E rischiosa. Possibile che sia solo uno sfoggio di abilità? O c'è una tattica dietro?
Il ragazzo dalla chioma tempestosa respirò profondamente, come tentando di dilatare i secondi preziosi che dovevano permettergli di ideare la sua strategia. Pensò al Nidoran di Tom, il Pokémon più simile a Nidorina che avesse visto in azione, e a quello che conosceva sul Pokémon della sua avversaria. Per quale motivo avrebbe dovuto usare un Pokémon con uno svantaggio di tipo evide...
Gli occhi di Fabrizio si spalancarono.
Ecco perchè! La tattica c'era eccome... Devo finirla in fretta, se voglio avere una possibilità.
E devo iniziare nel modo giusto.
Fabrizio sogghignò, rivolgendosi all'avversaria: “Bel tentativo, Marta. Ma non ti sottovaluterò come speravi che facessi! Geodude, Lucidatura, ed esci dalla sua traiettoria!”
Toccò a Marta spalancare gli occhi: “Co... cosa? Non credo di aver capito.”
E invece, la ragazza aveva capito benissimo. Si morse il labbro, frustrata. Addio effetto sorpresa, dunque. Serviva un contrattacco istantaneo: “Fermalo con Velenospina, ora!!”
Nidorina non se lo fece ripetere due volte, e chinandosi in avanti sparò una raffica di aculei violetti dal corno, in direzione di Geodude.
Il Pokémon Roccia completò l'attacco Lucidatura mentre gli aghi sfrecciavano verso di lui. Il suo corpo levigato scintillò un istante, e il Pokémon si lanciò di lato, appena un attimo troppo tardi.
L'attacco lo colpì di striscio, alzando una certa quantità di scintille. Geodude traballò, spinto all'indietro, ma il danno sembrava minimo. Un vocio eccitato si alzò dalla gente intorno.
Fabrizio osservò il suo Pokémon, con una certa apprensione. Gli attacchi di Tipo Veleno hanno effetto rapidamente, per cui dovrebbe essere riuscito ad evitare l'avvelenamento. Ottimo, ma anche così non abbiamo un vantaggio di velocità su Nidorina. Devo prendere un po' di tempo...
Sorrise lievemente. Forse sapeva come.
Anche Marta sorrideva: “ Un bell'inizio. Anche se abbiamo sferrato noi il primo colpo, te la sei cavata piuttosto bene. Spero che la lotta continui così.”
“Questo sta a entrambi.” fu la risposta di Fabrizio, che subito dopo ordinò: “Geodude, parti con Azione, e pronto al mio segnale!”
Il Pokémon Roccia/Terra annuì, e spingendosi con forza con le braccia caricò in avanti, levitando a pochi centimetri da terra, puntando a Nidorina.
“Un attacco diretto!!” constatò Marta, con tono compiaciuto: “L'hai voluto tu! Doppiocalcio, Nidorina!”
Gli occhi di Fabrizio lampeggiarono, mentre Nidorina scattava a sua volta verso Geodude, e un sorrisetto soddisfatto increspò le labbra del ragazzo.
Esattamente quello che avevo in mente. La combinazione tra la velocità di Nidorina e Doppiocalcio sarebbe letale per Geodude... SE mi avesse colto di sorpresa.
“Destra!!” ordinò seccamente Fabrizio, mentre Nidorina, vicinissima a Geodude, saltava girandosi a mezz'aria per colpire con le zampe posteriori.
Geodude eseguì all'istante, e con un braccio si spinse bruscamente di lato, schivando di misura l'attacco, e rotolando ad una certa distanza dall'avversaria. L'inerzia del colpo scagliato a vuoto spinse anche Nidorina a rotolare in avanti per qualche metro, leggermente disorientata.
“Geodude, ancora Lucidatura!” comandò rapidamente Fabrizio.
Con un verso grintoso, Geodude esegui, strofinandosi il corpo al massimo della velocità, rendendolo ancora più levigato e lucente, mentre Nidorina si rialzava di scatto, voltandosi verso l'avversario.
Marta sbattè le palpebre, colpita dalla piega presa dalla situazione. L'attacco diretto di Geodude le aveva lasciato un'apertura perfetta per un colpo superefficace, o alla peggio per avvelenare l'avversario con l'abilità Velenopunto se Nidorina fosse stata colpita...
Senonchè, in effetti, Fabrizio non aveva mai avuto intenzione di eseguire un attacco diretto, ma soltanto di portare Nidorina il più distante possibile in modo da eseguire ancora una volta Lucidatura. A questo punto, il vantaggio in velocità era passato dalla parte di Geodude.
Marta fece un respiro profondo, per poi esclamare decisa: “Bel colpo, farmi credere che volessi avvicinarti per poi allungare ancora di più le distanze. Mossa decisamente interessante, ma il tuo vantaggio in velocità non è ancora così netto, e il tuo punto debole non è cambiato! Nidorina, mettilo all'angolo e Doppiocalcio!”
Il Pokémon Velenago lanciò un acuto stridio e si lancio di corsa in avanti, percorrendo rapidamente la distanza che la separava da Geodude... ma il Pokémon di Tipo Roccia/Terra non si mosse. Guardava fisso il suo Allenatore, che teneva una mano sollevata all'altezza del viso come per trattenerlo.
La sicurezza negli occhi di Marta vacillò per una frazione di secondo. E adesso per quale motivo Fabrizio non stava reagendo all'attacco?
Dal lato opposto del campo, lo stesso dubbio passò nello sguardo del ragazzo. E se avesse agito nel momento sbagliato?
Ormai, conclusero entrambi, non aveva più molta importanza.
Nidorina era sempre più vicina, ed era sul punto di sferrare un Doppiocalcio che Geodude non avrebbe potuto schivare... Il Pokémon Velenago accelerò, preparandosi al salto...
“MAGNITUDO!” La voce di Fabrizio ruppe il silenzio in quel preciso istante.
Con un movimento fulmineo, Geodude gridò e abbattè con forza un pugno sul terreno, producendo uno schiocco rimbombante. Una frazione di secondo dopo, un'onda d'urto percorse il suolo partendo dal Pokémon, sollevando polvere, zolle e sassolini, e scavando crepe di medie dimensioni nella terra intorno a Geodude. Nel momento stesso in cui Nidorina si staccò dal suolo di qualche centimetro per attaccare, fu raggiunta dal notevole spostamento d'aria provocato dal colpo, e da svariati pezzetti di terreno scagliati contro di lei. L'impatto fu sufficiente a sbilanciarla e spedirla in volo all'indietro, rotolando per qualche metro sul campo. Si rialzò, visibilmente scossa dal colpo superefficace, ma dopo aver scosso rapidamente la testa un paio di volte parve di nuovo pronta a combattere.
Marta strinse i pugni, con una certa frustrazione, mentre Fabrizio tirava un sospiro di sollievo. Ancora una volta, il ragazzo aveva contrattaccato efficamente all'ultimo momento, ribaltando la posizione di vantaggio dell'avversaria.
Tuttavia, era preoccupato. Difficilmente il giochetto gli sarebbe riuscito una seconda volta allo stesso modo, e Nidorina si era dimostrata decisamente troppo veloce per stare tranquilli anche in questa situazione.
A giudicare dalla reazione di Nidorina, quella era una Magnitudo 6. Buono, ma tutt'altro che ottimo. Mi serve un altro modo per contrastare Doppiocalcio... e più respiro per farlo.
“Geodude, ancora Lucidatura!”
“È la terza volta!!” esclamarono all'unisono Marta e Tom, ugualmente perplessi... per poi scambiarsi uno sguardo sospettoso di un paio di secondi, entrambi con aria stranita.
Per la terza volta, Geodude levigò rapidamente il suo corpo, fno a riflettere la luce del sole mattutino con una certa brillantezza.
La mente di Marta lavorava frenetica. Adesso il vantaggio in velocità di Geodude era notevole, e doveva trovare un modo per aggirarlo, ed essere sicura di colpire l'avversario più volte che poteva... o almeno, di colpire con la potenza necessaria a chiudere in fretta.
“Ma certo!” esclamò, spalancando gli occhi grigioverdi: “Anche noi possiamo potenziarci: Nidorina, Focalenergia!!”
“CHE COSA??” trasalì Fabrizio. Lui e Tom sgranarono gli occhi, mentre Nidorina ruggiva beffarda, e respirava profondamente, avvolta da un'aura dorata che si disperse in uno sbuffo di luce, per poi cominciare a raspare agguerrita il terreno... con il doppio della possibilità di infliggere colpi critici.
Lo sguardo di Fabrizio si fece tagliente, e il ragazzo digrignò i denti con determinazione.
È piuttosto raro che Nidorina impari quella mossa... esattamente come l'attacco Insidia del Nidoran di Tom. Decisamente avvincente, ma se non sfrutto adesso la nostra velocità rischiò grosso.
“Geodude, accorcia le distanze e vai con Magnitudo!” gridò il ragazzo.
Geodude si lanciò alla carica, sfrecciando a una velocità decisamente imprevedibile per quel tipo di Pokémon, lo sguardo beffardo e grintoso.
Marta ribattè con un sorrisetto: “Vuoi evitare il contatto e avere la mira sicura, insomma. Scoprirai non funziona con le persone... e neanche in un'incontro di Pokémon! Tienilo a distanza, Nidorina!”
Il Pokémon Velenago annuì, e scartò di lato, costringendo Geodude a deviare per inseguirla e portarsi abbastanza vicino da andare a colpo sicuro.
Fabrizio replicò, abbastanza perplesso: “Quand'è che è diventata una seduta di psicologia? Geodude, marcala stretta!”
Per quanto Nidorina scartasse e sfuggisse, Geodude era sempre più vicino ed efficace nel chiuderle le vie di fuga. Il momento in cui avrebbe sferrato il suo attacco si avvicinava inesorabile.
“Allontanalo con Velenospina e riprendi terreno, forza!” gridò concitata Marta.
“Evita in salto e attacca!” comandò Fabrizio l'istante dopo.
Tom si voltò di scatto verso l'amico. In salto, aveva detto?
Fu esattamente quello che successe. Nidorina inchiodò di colpò e spianò il corno contro Geodude. L'organo si illuminò di violetto e sparò una raffica di aghi verso il Pokémon Roccia, che tuttavia si dette una forte spinta verso l'alto con le braccia e e volò sopra l'attacco, roteò a mezz'aria e abbattè il pugno al suolo, liberando Magnitudo proprio mentre l'avversaria scattava di nuovo in corsa.
Tuttavia, stavolta lo schiocco del colpo fu decisamente modesto, e l'onda d'urto si sprigionò molto più debole e contenuta, alzando persino meno polvere della precedente.
Nidorina venne comunque raggiunta dall'attacco, ma stavolta si limitò ad inciampare, e con un agile capriola fu in piedi, rivolta verso Geodude, e pronta al contrattacco.
Fabrizio si lasciò sfuggire un grugnito di frustrazione.
Maledizione... Magnitudo 4 proprio ORA?
Marta fu rapidissima a cogliere l'apertura: “Nidorina, concludi con Doppiocalcio, forza!”
Il Pokémon Velenago scattò. La distanza che la separava da Geodude era minore delle volte precedenti, per cui forse avrebbe prevenire la risposta di Geodude...
E invece Fabrizio fu fulmineo: “Scatta indietro e Magnitudo, Geodude! Mettici tutto te stesso!”
Marta sbattè le palpebre: di nuovo? Possibile che stesse usando lo stesso identico contrattacco ancora una volta?
Apparentemente, era proprio così. Geodude si catapultò all'indietro, mettendo di colpo parecchia distanza fra sè e l'avversaria, e poi, lanciando un grido selvaggio, calò entrambi i pugni sul campo di lotta.
Stavolta, la mossa fu seguita da un boato.
Sabbia, terra e sassi nelle immediate vicinanze del Pokémon Roccia saltarono in aria, e un tremore percorse il terreno fin sotto i piedi di Marta, Fabrizio, e degli spettatori stessi, poco prima che la piena potenza di Magnitudo 10 si sprigionasse dall'epicentro dell'attacco.
Marta sbiancò, e mentre il suo battito accelerava, il tempo sembrò rallentare. Sentì la determinazione sgorgare in lei, mentre con voce concitata gridava: “Nidorina, è il momento! Attraversa Magnitudo e sferra il colpo finale!!”
Fabrizio impallidì a sua volta, dal lato opposto del campo di lotta.
Che cosa diavolo...?
E poi accadde. L'onda d'urto del formidabile attacco di Tipo Terra esplose in tutte le direzioni, sollevando effetivamente il terreno e aprendo grosse crepe mentre alcune zolle sprofondavano e altre sembravano saltare fuori di colpo... il cerchiò dell'attacco si espanse rapidamente, e Fabrizio, Marta, Tom e gli spettatori stessi dovettero lottare per reggersi in piedi.
E, in mezzo al caos, Nidorina sfrecciava con un tempismo perfetto, lasciandosi spingere verso l'alto dalle zolle che salivano, e sfruttando la forza di quella spinta per saltare verso la prossima,o superare gli affossamenti, quasi sapesse dove sarebbe spuntata la prossima. Nel momentò in cui l'attacco cessò, Nidorina era vicinissima a Geodude, illesa.
Marta assaporò il momento del colpo vincente, mentre Tom tratteneva il fiato, gocce di sudore che gli imperlavano la fronte.
Ma Fabrizio non si arrese, e non perse un secondo: “Fermala con Sassata!!”
Marta stentò a credere alle sue orecchie: un'altra contromossa, con così poco spazio e dopo essere stato messo all'angolo in quel modo?
Ma neanche lei si sarebbe fatta fermare: “Nidorina, Doppiocalcio! Usa la forza del primo colpo per avvicinarti e sferrare il secondo!”
Nervoso quanto il suo Allenatore, ed altrettanto restio a cedere, Geodude lanciò un verso furioso, e scagliò verso Nidorina l'attacco di Tipo Roccia, come un proiettile.
Il Pokémon di Tipo Veleno saltò e si avvitò lateralmente su sè stessa, sferrando il primo poderoso calcio, che intercettò la pietra sparata da Geodude, disintegrandola in sabbia e sassolini. L'inerzia del colpo proiettò Nidorina in avanti in velocità, e il Pokémon rotolò a terra fulmineamente, si rialzò con un salto di fronte a Geodude... e lo colpì in pieno col secondo calciò, prima che potesse anche solo provare a reagire. Con uno schianto secco, Geodude fu catapultato via dall'attacco, impattando nella polvere ad un paio di metri dal suo Allenatore.
Per un paio di secondi rimase immobile a terra... poi, con un verso sofferente ed evidente fatica, a causa del colpo critico e superefficace, cominciò a rialzarsi.
Fabrizio e Marta furono ugualmente stupefatti dalla resistenza del Pokémon, ma la reazione della ragazza fu più rapida: “Finiscilo con Velenospina, ora!”
“Intercetta con Sassata!!” tentò disperatamente Fabrizio.
Nidorina balzò in aria mentre il corno si illuminava, e abbassò il capo in volo, sparando la raffica di aghi contro il Pokémon ancora bloccato a terra. Con ultimo sforzo, Geodude caricò e sferrò l'attacco Sassata, ma era decisamente troppo debole. La pietra fu deviata e sbriciolata da Velenospina, che investì il Pokémon Roccia/Terra in una pioggia di aghi e scintille, concludendosi in una piccola esplosione di fumo nero da cui Geodude cadde fuori rotolando a terra, esausto.
Dopo qualche istante, un Tom stupefatto e col fiatone proclamò sonoramente: “Geodude non è più in grado di combattere. Vince Nidorina. 1 a 0 per Marta, della città di Solarosa!”
Il silenzio avvolse per pochi secondi il campo di lotta, per poi cedere il posto ad un vociare serrato.
Marta fece l'occhiolino a Nidorina: “Brava, ragazza! Ottima prova!”
Fabrizio sospirò profondamente, richiamando Geodude nella sua Poké Ball: “Ottima lotta, amico. Peccato non sia bastato. Marta... complimenti. È stata una conclusione eccellente.”
Marta rispose con un sorriso: “Ti ringrazio... Ho catturato Nidoran che era prossima all'evoluzione, e si è evoluta lottando contro un Geodude selvatico. È in quell'occasione che ha imparato a superare Magnitudo in quel modo, e stavolta l'ha perfezionato. Non potevi saperlo, per cui naturale che ti abbia sorpreso.”
Il ragazzo dalla chioma castana sorrise: “È stata comunque una mossa affascinante... ed è il tipo di strategia che preferisco, onestamente.”
Per uno strano attimo, la ragazza parve arrossire: “Anche tu te la sei cavata benissimo. Un altro Allenatore sarebbe stato preso di sorpresa da Doppiocalcio, e comunque non avrebbe resistito così efficacemente e a lungo ad uno svantaggio netto di velocità. Se non avessi avuto sfortuna col secondo Magnitudo avrei seriamente rischiato di perdere. E Geodude ha un'ottima sintonia con te, o non avrebbe reagito con quel tempismo perfetto ai tuoi comandi. Spero che il resto della lotta sia come questo momento...”
Stavolta, era Fabrizio a sembrare lusingato. Tuttavia, il sorrisetto ricomparve presto sul suo volto, e ribattè: “Beh, io spero che ci sia giusto una leggera differenza nel finale. E ora... Deino, è il tuo momento!!”
Fabrizio fece un movimento fulmineo e deciso col braccio, e la Chic Ball di Deino volò sul campo, liberando il Pokémon Impeto.
Deino si voltò verso il suo Allenatore, emettendo un gridolino affettuoso. Poi, annusando l'aria intorno a sè, percepì subito l'odore di Nidorina e si fece guardinga, rizzando bellicosa il pelo.
Deino è potente, ma imprecisa... per andare a colpo sicuro devo usare un attacco ravvicinato e trovare il modo di evitare Velenopunto... come faccio a ridurre al minimo il rischio di avvelenamento?
Marta si fece di nuovo seria e concentrata. Deino era un Pokémon che non conosceva, ma sapeva che era almeno parzialmente di Tipo Buio dalla battaglia contro il Team Vuoto, e a giudicare dall'aspetto l'altro tipo sarebbe potuto essere Drago. Per un attimo, si chiese per quale motivo Fabrizio l'avesse mandato in campo... ma starci troppo a pensare avrebbe dato al ragazzo il tempo di organizzare una strategia decisa, per cui era assolutamente necessario concludere il più in fretta possibile.
“Nidorina, Doppiocalcio, a tutta velocità!!” gridò la ragazza.
“Focalenergia, e stai pronta!” ordinò Fabrizio.
Marta sgranò gli occhi, mentre Nidorina scattava verso Deino, avvolta per qualche secondo dall'aura dorata dell'attacco. E così anche Deino poteva usare Focalenergia? La cosa si faceva interessante.
Deino completò l'attacco, sotto lo sguardo di Fabrizio, talmente fisso su di lei da sembrare vitreo. Il Pokémon Buio/Drago annusava l'aria e stava all'erta, concentratissima, cogliendo il movimento dell'avversaria verso di lei, senza muoversi e in attesa della voce di Fabrizio.
Il ragazzo non si fece attendere: “ORA! Salta, rotola, e poi Bottintesta!”
Sia Marta che Tom fecero una smorfia perplessa. Che cosa?
Fabrizio si aggiustò un ciuffo, compiaciuto della sorpresa nel volto della rivale, e seppe che la sua intuizione era stata giusta.
Nidorina non ha aculei sulla parte inferiore del corpo... colpiremo dal basso!
Nidorina era quasi addosso a Deino, quando il Pokémon Impeto annuì con un ringhio di sfida e scattò in avanti a sua volta, per poi balzare verso l'avversaria. Nidorina intuì il movimento, e saltò girandosi a mezz'aria per anticiparla con Doppiocalcio. Tuttavia, Deino era partita con uno slancio molto minore e atterrò praticamente subito, per poi rotolare in avanti.
Si capovolse, ritrovandosi sulle zampe posteriori proprio mentre Nidorina le passava sopra in volo...
E fu in quell'istante che si dette la spinta e balzò verso l'alto colpendo in pieno il Pokémon Velenago con una violenta testata. Nidorina volò in aria stordita e ricadde all'indietro sul campo di lotta, visibilmente priva di sensi.
Dopo alcuni secondi, Tom proclamò: “Nidorina non è più in grado di combattere! Vince Deino! Il punteggio è di 1 a 1!”
Fabrizio serrò il pugno sinistro davanti agli occhi in segno di vittoria: “Ottimo. Situazione appianata. Grandissima, Deino!”
Marta sbattè un paio di volte le palpebre, come se fosse stata colpita: “La miseria... Ok, non mi aspettavo questo finale. Deino è veramente forte, complimenti. Nidorina, sei stata fantastica, ritorna.”
commentò, ritirando il suo Pokémon. Chiuse gli occhi per un momento, poi si rivolse a Fabrizio: “Anche stavolta hai eseguito un gran contrattacco... tra la forza di Deino, Focalenergia e i colpi già subiti da Nidorina, è logico che tu abbia pareggiato con un colpo solo, ma la tua sintonia con i tuoi Pokémon continua a colpirmi. È davvero interessante lottare con te...”
Fabrizio ridacchiò, ma pareva che fosse leggermente rosso in faccia, mentre il pubblico commentava la lotta e il loro scambio di battute: “Anche tu e Nidorina siete invidiabili, visto che vi conoscete da così poco. Comunque, il piacere è reciproco.”
Non ha contato l'abilità Tuttafretta, che aumenta la potenza dei colpi fisici di Deino... è evidente che non conosce il Pokémon troppo bene. Ottimo... però non posso sperare di ripetere ancora una volta il trucchetto di correre verso un attacco diretto e contrattaccare. Che mi sia riuscito due volte è già qualcosa. Ora dovrò improvvisare.
“Allora, Marta? Adesso a chi tocca?” chiese Fabrizio, con ironia e curiosità nella voce.
Marta sorrise: “Se sei proprio così ansioso... è ora di colpire ancora più duro. Vai, Larvitar, e fatti valere!!”
La ragazza lanciò la Poké Ball con un movimento elegante e il Pokémon Peldisasso comparve sul terreno della sfida. Si guardò intorno, e alla vista di Deino incrociò le braccine e cominciò a ringhiare piano, rivolgendogli uno sguardo sprezzante.
Deino rispose assumendo anch'essa un'aria altezzosa, e sbuffando stizzita.
“Temo che ricordi ancora la capocciata della volta scorsa” rise Marta, osservando la reazione dei due Pokémon.
Fabrizio sospirò: “Deino non aveva sicuramente intenzione di offendere... e comunque, credo che ora vi daremo qualcos'altro a cui pensare... cominciamo!”
“Puoi contarci! Larvitar, parti con Frana!” fu pronta Marta.
Il Pokémon Roccia/Terra pestò un piede sul terreno già martoriato da Magnitudo. Immediatamente, crepe luminose arancioni si diffusero intorno a lui, e varie rocce si sollevarono da terra, spiccando il volo contro Deino.
“Deino, schiva quelle che puoi e intercetta le altre con Morso e Bottintesta!!” ordinò Fabrizio.
Per l'ennesima volta in quella lotta, Marta non fu proprio sicura di quello che aveva sentito... sul serio?
Come a risponderle, Deino corse in avanti mentre la gragnuola di rocce si abbatteva su di lei. Grazie al suo potente olfatto, e qualunque altro misterioso senso che le permettesse di percepire i suoi dintorni, schivò un paio di macigni con agilità, per quanto di poco, mentre altri si abbattevano intorno senza colpirla. Una grossa roccia precipitò proprio sulla sua testa, e Deino non tentò neanche di schivarla, dandosi slancio con le zampe e spezzandola in due con una testata. Schivò un altro colpo rotolando, e rimase un ultimo pietrone in caduta libera verso di lei. Il Pokémon Impeto spiccò un balzo gridando e uno strano lampo brillò per un secondo nelle sue fauci, mentre le serrava intorno alla roccia, bloccandola. Deino si avvitò su sè stessa a mezz'aria, stritolando la pietra con i piccoli denti, e infine la scagliò a terra, dove si infranse in tre pezzi, per poi atterrare con uno sbuffo seccato, lanciando un ruggito di sfida all'indirizzo di Larvitar.
Il Pokémon Peldisasso rispose con uno sguardo minaccioso, assumendo una posa d'attacco.
Marta mise le mani sui fianchi e alzò un sopracciglio, prima di commentare: “Un contrattacco normale ogni tanto no? Comunque, ottimo modo per difendersi avendo solo attacchi ravvicinati, ma non puoi sperare di colpirci se non ti avvicini, e a questo provvederemo ora! Larvitar, vai con Terrempesta!”
Fabrizio si fece attento, mentre Larvitar si concentrava intensamente per poi lanciare un grido acuto, e sollevando un turbine di sabbia che si ingrandiva rapidamente, inglobando il campo di lotta.
Avendo solo attacchi ravvicinati”... Esatto, proprio quello che volevo che pensassi.
La piccola tempesta di sabbia infuriava sul terreno di lotta, rendendo impossibile vedere con chiarezza dove fossero i due Pokémon. Tuttavia, Larvitar era perfettamente a suo agio in quella situazione, ed essendo cieca Deino non aveva problemi di visibilità. Semmai era il danno provocato dalla tempesta di sabbia a metterla a rischio, e il rumore del vortice ad essere un problema per la comunicazione con Fabrizio. Il ragazzo era preoccupato, ma deciso.
Se perdo tempo a pensare la tempesta di sabbia manderà Deino KO. Devo fare in fretta... e a voce più alta che posso.
“Vai con Bottintesta, Deino! So che puoi percepirlo!” gridò sopra il turbine.
“Rispondi con Insidia appena si avvicina!” controbattè Marta.
Dentro la tempesta, Deino scattò verso Larvitar. Il Pokémon di tipo Terra, concentratissimo, rimase
pronto finchè l'avversaria non fu vicina, poi fu avvolto per un istante da un alone bianco e si lanciò in avanti a testa bassa. I due attacchi si scontrarono con un botto che risuonò al di fuori del vortice e i due Pokémon furono respinti entrambi all'indietro dalla potenza del colpo avversario. Larvitar finì sul bordo della nube di sabbia, e Marta riuscì ad intravederne la sagoma. Era completamente immobile, tranne per la testa, che ogni tanto si voltava confusamente. Evidentemente stava tentennando a causa di Bottintesta. Marta digrignò i denti. Questa non ci voleva...

Dal lato opposto del campo, Fabrizio gridò: “Deino, tutto ok?”
Un grido acuto rispose da dentro il vortice, non molto udibile ma rassicurante.
A Fabrizio bastò: “Perfetto. Adesso vai con Morso!!”
Deino si fece sentire di nuovo, per dar segno di aver capito, e poi si lanciò alla ricerca dell'avversario.
Marta, nel frattempo, osservava Larvitar con crescente preoccupazione, aspettandosi da un momento all'altro che la sagoma di Deino spuntasse nella sabbia, colpendo il suo Pokémon.
Tuttavia, colpita dalla tempesta di sabbia che la circondava e faticando a ritrovare l'odore di Larvitar, Deino ci mise un po' a rintracciare l'avversario, e quando lo fece, il Pokémon Peldisasso si era appena ripreso dal tentennamento.
Accorgendosene, Marta spalancò gli occhi. Aveva una possibilità. Non sapeva dove fosse Deino, o quanto fosse vicina, per cui doveva difendersi efficacemente e più in fretta possibile. E aveva la mossa giusta per farlo...
“Larvitar, aspetta tre secondi e poi Protezione!” gridò con tutto il fiato che aveva.
Dal lato opposto del campo, Fabrizio sbatteva le palpebre, decisamente stupito.
Tre secondi di attesa? Per quale ragione?
Deino raggiunse rapidamente Larvitar, e balzò in avanti, con la bocca spalancata e pronta a mordere l'avversario indifeso... proprio mentre Larvitar rilasciava finalmente Protezione.
L'infrangibile cupola verde si formò di colpo, respingendo con forza la sabbia circostante... e Deino, che impattò non contro una barriera statica, ma contro uno scudo che veniva verso di lei, venendo quindi respinta con violenza all'indietro e rotolando a terra, fino a una certa distanza.
Il boato dello scontro e il grido di Deino comunicarono l'efficacia della difesa di Marta e il fallimento dell'attacco di Fabrizio.
Il ragazzo dalla chioma castana strinse i pugni. Il vociare della gente si era fatto più forte, ma in effetti non lo sentiva granchè.
Geniale, maledizione... la mossa difensiva per eccellenza usata per attaccare. Se non mantengo la concentrazione questa lotta potrebbe diventare un grosso problema.
“Bel colpo, Marta. Ma non credere che basterà.” commentò con decisione.
“Non sei l'unico che sa contrattaccare all'ultimo secondo, parrebbe. E ora chiudiamo la questione. Larvitar, vai con Frana!” rispose lei.
Fabriziò ordinò: “Deino, come prima! Schiva e contrattacca!”
Larvitar attaccò allo stesso modo di poco prima. Alcune delle rocce scagliate dall'attacco volarono addirittura fuori dalla nube per poi ricadervi, come strani pesci in un oceano di sabbia. Deino si preparò ad evitare i macigni... ma stavolta non andò affatto come la precedente. Tra la sabbia che la feriva e le entrava nelle narici, e la quantità di aria e polvere spostata dai massi che le impediva di discernere la loro massa e traiettoria precisa, Deino evitò agilmente alcuni colpi, ma fu raggiunta prima di striscio e poi in pieno dalla maggior parte dell'attacco. Dei tonfi sordi seguiti dai lamenti del Pokémon furono la prova che la mossa era andata a segno.
“Bel colpo, Larvitar!” si complimentò la ragazza.
Fabrizio digrignò i denti. Decisamente lo era stato. La tempesta di sabbia era micidiale perchè non confondeva solo la vista, e Marta l'aveva sfruttata alla perfezione. Tuttavia, stava cominciando a calmarsi, e Deino avrebbe presto potuto individuare più facilmente l'avversario. Serviva solo l'occasione giusta...
“Deino, concentrati e localizza Larvitar, ok?” gridò Fabrizio.
Il verso affermativo di risposta però non venne. Al suo posto, si udì una sorta di ringhio confuso e sofferente, come se Deino non fosse pienamente sicura di dove si trovava. Poichè la tempesta era diventata leggermente meno intensa se ne accorse anche Marta, e colse l'occasione, esclamando soddisfatta: “Perfetto! Sta tentennando ed è bloccata a distanza! Larvitar, finiscila con Frana... alla massima potenza!!”
Dalla sua postazione di arbitro, Tom si morse il labbro, sicuro che il momento di dichiarare un altro KO per Fabrizio fosse arrivato. Nel farlo, non vide il lampo che brillò negli occhi dell'amico, nè il sogghigno che gli attraversò il viso.
Perfetto.
Fabrizio protese di scatto il braccio sinistro in avanti, in una posa decisa, e gridò a squarciagola:
“ORA, DEINO!! DRAGOSPIRO DALL'ALTO VERSO IL BASSO!!!”
“CHE... COSA???” gridò Marta, impallidendo dal lato opposto del campo.
L'attacco di Larvitar venne caricato per alcuni secondi, sollevando macigni ancora più grandi e pesanti dei due precedenti, che vennero praticamente sparati contro il Pokémon Buio/Drago. Il grido di Fabrizio raggiunse Deino, riscuotendola come una secchiata d'acqua, e il Pokémon rivolse la testa in alto, lanciò un ruggito lacerante... e sputò un raggio verde di fiamme verdi, compiendo un movimento ad arco verso il basso con il capo. Dragospiro eruppe con un boato, aprendo la nube di sabbia, e incontrò le rocce di Frana a metà della loro parabola discendente. L'attacco fu disintegrato dal raggio, che lo attraversò come una spada allungandosi mentre scendeva. Quando la testa di Deino fu completamente rivolta in avanti, Dragospiro parve strotolarsi come un colpo di frusta, spazzò via la sabbia davanti a sè, e centrò in pieno Larvitar, deflagrando in un'esplosione di fumo. L'onda d'urto finì il lavoro del resto dell'attacco, spazzando via del tutto la sabbia dal campo di lotta. Tom, Fabrizio, Marta e diverse persone nel pubblico tossirono un paio di volte. Quando anche il fumo si fu diradato, Larvitar era in ginocchio in mezzo a un piccolo cratere, un po' ammaccato e sporco di cenere, ma non ancora sconfitto.
Fabrizio spalancò gli occhi, con ammirazione per la resistenza del Pokémon, che aveva sopportato quello che probabilmente era stato un colpo critico.
Anche Marta, che aveva trattenuto il fiato fino a quel momento, riacquistò un po' di colore e tirò un sospiro di sollievo, incitando il suo Pokémon: “Complimenti, amico! Forza, possiamo ancora farcela!”
Annuendo, Larvitar fece per rialzarsi... ma d'un tratto gemette, come se qualcosa lo trattenesse, e rimase bloccato in quella posizione, mentre piccole scariche elettriche sembravano percorrere il suo corpo.
Lo sguardo di Marta tremò. No... non la paralisi ADESSO! E poi come accidenti è riuscita a riprendersi dal tentennamento in quel modo? Possibile che sia bastata la voce del suo Allenatore?
Il sorriso beffardo ricomparve sul volto di Fabrizio, mentre il ragazzo si rivolgeva a Deino: “Sei stata grandiosa, piccola! E ora... questo round è durato fin troppo. Finiscila con Dragospiro, Deino!”
“Larvitar, Protezione!!” tentò Marta, la fronte sudata.
Con uno sforzo notevole, il Pokémon Peldisasso riuscì a rialzarsi, e si preparò ad usare Protezione... ma ancora una volta rimase bloccato dalla paralisi causata da Dragospiro, e non potè difendersi.
Deino scagliò il getto di luce verde fiammeggiante, stavolta un po' più debole del precedente, e per la seconda volta Larvitar fu centrato in pieno. L'esplosione che seguì lo scaglio a terra ai piedi di Marta, dove gemette debolmente e poi perse i sensi.
Il vociare del pubblico montò ancora, e Tom lo interruppe, annunciando: “Larvitar non è più in grado di combattere. Vince Deino! 2 a 1 per Fabrizio, della città di Borgo Foglianova.”
Marta fece un respiro profondo, ad occhi chiusi: “Complimenti, Larvitar. Ritorna, ora!”
Mentre il Pokémon rientrava nella sua Ball, la ragazza si rivolse a Fabrizio: “Contavi sul farmi credere che Deino non avesse attacchi a distanza, vero? È per quello che hai usato un contrattacco così complesso... perchè io pensassi che non ne avevi uno migliore.”
Il ragazzo sorrise: “Diciamo che mi sono riservato la possibilità di sorprenderti. Per fortuna non hai visto la mia lotta in Palestra... visto che l'ha imparata stamattina. È esattamente così che Deino ha sconfitto il Scyther di Raffaello. Non sei l'unica che ha riciclato una tattica in questa lotta.”
“Ecco cos'era l'esplosione di prima!! Comunque, tu e Deino avete già stabilito un legame profondo... probabilmente è per quello che è riuscita a riprendersi così presto dal tentennamento.” constatò lei.
“Forse...” fu il commento del ragazzo: “Dopotutto, sono il terzo essere vivente che ha incontrato dopo essere nata, oltre al Professor Elm e a Torchic. Ed è stata una dei miei due primi Pokémon, per cui è naturale che ci siamo affezionati in fretta l'uno all'altra.”
“Aspetta... una dei due?” domandò Marta, perplessa.
“Fabrizio ha cominciato il viaggio con due Pokémon. È una storia un po' strana, ma uno come lui non poteva iniziare come tutti gli altri, no?” intervenne Tom da bordo campo.
Marta sospirò... evidentemente no, a quanto pareva: “Beh, poche chiacchere: è arrivato il momento di misurare il mio primo Pokémon contro... ehm... i tuoi primi Pokémon. Non credere che solo perchè è l'ultimo che mi rimane tu mi abbia messo alle strette. Gastly, è il tuo momento!!”
Così dicendo, estrasse di tasca la Ball di Gastly, e la lanciò con grazia, mostrando il Pokémon di Tipo Spettro/Veleno. Gastly svolazzò verso l'alto e roteò intorno alla sua Allenatrice, rivolgendo una linguaccia a Deino.
Il Pokémon Buio/Drago si limitò a sbuffare seccata, ancora ansimando leggermente per la fatica della lotta precedente.
“Deino, sei stata grande, ma ti serve riposo. Per adesso ritorna!” fu pacato Fabrizio, ritirando il Pokémon nella sua Chic Ball.
Deino ha un netto vantaggio di tipo su Gastly, ma ha subito troppi danni.. e di sicuro Marta non è impreparata. Tuttavia, se anche sconfiggese il mio prossimo Pokémon, dovrebbe indebolirsi abbastanza da tornare in parità per concludere.
Fissò Marta e commentò: “Gastly è decisamente un Pokémon interessante con cui iniziare il proprio viaggio. Come vi siete conosciuti, se posso chiederlo?”
Marta sospirò, e il suo sguardo vagò per un attimo verso il basso e alla sua sinistra: “Forse un giorno te lo racconterò. Per ora, mi concentrerei sullo scopo del nostro incontro.”
Fabrizio la squadrò, lievemente deluso, ma alla fine sorrise: “Con piacere, allora. Combusken, dentro per il gran finale!!” esclamò, lanciando la Poké Ball. Combusken si materializzò con grido bellicoso e annuì rivolta a Fabrizio, che le sorrise.
“Non è un po' presuntuoso da parte tua pensare che questo sarà l'ultimo scontro?” provocò Marta.
“Faremo in modo che non lo sia.” sogghignò Fabrizio. “E ora... Cominciamo!”
“Gastly, vai con Ripicca!!” fu rapida Marta.
Il Pokémon Gas brillò di luce violacea, e si lanciò contro Combusken a tutta velocità.
“Anche se Gastly è di tipo Spettro, quello resta un attacco fisico. Combusken, intercetta con Doppiocalcio!” ordinò seccamente Fabrizio.
Con una mossa fulminea, il Pokémon Rampollo sferrò un calcio rotante contro l'avversario, producendo uno schiocco secco all'impatto con l'energia dell'attacco Ripicca, neutralizzandolo. Ovviamente, il secondo colpo passò attraverso Gastly, che si trovò alle spalle dell'avversaria, e provò a colpire ancora con la stessa mossa. Combusken però fu altrettanto rapida, e sferrò il primo calcio a vuoto, fermando Ripicca col secondo e allontanando il Pokémon avversario con la forza dell'urto.
Fabrizio decise di sfruttare l'apertura: “Vai con Beccata, Combusken!”
Il Pokémon Fuoco/Lotta eseguì, balzando contro Gastly, il becco che si allungava e affilava, brillando di luce azzurrina.
Marta fu lesta a rispondere: “Non sei l'unico che ha mosse superefficaci per bloccare un attacco... Gastly, Tuonopugno!!”
“COME, SCUSA??” esclamò Tom sbigottito, e con lui svariate persone intorno al campo di lotta.
“Hai detto Tuonopugno???” sbiancò Fabrizio, convinto di aver sentito male.
Stavolta fu la ragazza dai lunghi capelli castani a sogghignare: “Hai sentito benissimo. Quello che stai affrontando non è proprio un Gastly come tutti gli altri!”
Di fronte allo sguardo allibito di tutti gli astanti, una piccola massa di gas condensato si staccò dal corpo di Gastly, accumulandosi e condensandosi nella forma di una mano chiusa a pugno, che fu istantaneamente avvolta da una ronzante aura elettrica. Gastly piantò lo sguardo verso Combusken, e stridette beffardamente. A quel segnale, il pugno etereo venne scagliato contro Combusken, roteando con la rapidità di una saetta e cozzando contro il becco del Pokémon Rampollo.
Ci fu un esplosione di fumo e scintille e Combusken fu respinta con violenza all'indietro, ma inchiodò con fermezza e mantenne la posizione, nonostante la scossa inaspettata.
L'aria si fece tesa, mentre i due ragazzi e i due Pokémon si studiavano agguerriti.
“Sai...” cominciò Marta: “Anche per me è stata una sorpresa scoprire che Gastly poteva apprendere i pugni elementali, per cui posso capirti... ma sta di fatto che è così.”
“Sai...” replicò Fabrizio, ironico: “Avrai pure delle mosse inaspettate, ma neanche tu stai affrontando un comune Combusken...”
Poi, il ragazzo si sistemò i ciuffi ribelli con espressione beffarda, e aggiunse in un sibilo: “E neanche un comune Allenatore, se è per questo.”
Il viso di Marta si fece duro e concentrato, segno che era di nuovo pronta ad attaccare. Fabrizio sogghignò... lui non sarebbe stato da meno.
Gridarono i loro comandi contemporaneamente:
“Gastly, ancora Tuonopugno!!”
“Combusken, Turbofuoco all'istante!!”
Gli attacchi si scontrarono a mezz'aria in un tripudio di fiamme e saette. La mano gassosa creata da Gastly cozzò contro il nastro di fiamme spiraleggiante di Combusken, ma nessuno dei due colpi ebbe la meglio sull'altro, ed entrambi esplosero in una nube nera, separando per qualche momento gli avversari.
Fu per questa ragione che Marta non vide il gesto di Fabrizio, che schioccò le dita per richiamare l'attenzione di Combusken e poi le segnalò qualcosa non appena si fu voltata.
La ragazza, come Gastly, percorreva con lo sguardo la nube di fumo, cercando di capire come si stesse muovendo il Pokémon Fuoco/Lotta di Fabrizio, quando Combusken eruppe dalla barriera di cenere con un salto mortale, per poi atterrare a poca distanza da Gastly, accovacciata e con le braccia artigliate incrociate di fronte alla testa. Le aprì di colpo, generando una sorta di scoppio nell'aria di fronte a sè, e catapultando un getto di sabbia direttamente negli occhi di Gastly. Il Pokémon ululò, semiaccecato dall'attacco.
Marta si fece rossa in viso per la frustrazione ed esclamò: “Dannazione... adesso usa Turbosabbia. Gastly, presto, Tuonopugno dritto davanti a te!!”
Fabrizio rispose gridando a sua volta: “Blocca con Doppiocalcio!”
Per la terza volta, Gastly lanciò il Tuonopugno, e Combusken, inizialmente lanciatosi con Beccata per sfruttare il disorientamento dell'avversario, cambiò mossa nell'esecuzione, e bloccò l'attacco con due calci rapidissimi, venendo tuttavia respinta all'indietro.
Marta reagì all'istante: “Gastly, neutralizzala con Ipnosi! Fai tutto quello che puoi per colpirla”
“Combusken, schivata e Turbosabbia, a oltranza! Non guardarlo mai direttamente” gridò di rimando Fabrizio.
Gli occhi di Gastly lampeggiarono di rosso mentre prendeva la mira su Combusken, lanciando le sue onde ipnotiche, ma la precisione già bassa della mossa, combinata con Turbosabbia e l'agilità di Combusken, fecero sì che il Pokémon Rampollo danzasse in mezzo all'attacco senza problemi, riuscendo a mandare Turbosabbia a segno altre due volte.
Marta e Gastly passarono allora a Tuonopugno, ma ormai era comunque troppo tardi. Gli attacchi di Gastly erano così palesemente fuori bersaglio che o non si avvicinavano neanche a Combusken o le davano tutto il tempo di schivarli in tranquillità. Il nervosismo di Marta era palpabile, e la ragazza sembrava sul punto di scoppiare quando, d'un tratto, semplicemente chiuse gli occhi e cominciò a rallentare il respiro. Fabrizio la osservò, d'un tratto preoccupato da quella pausa. Riconobbe la posa riflessiva, la sua stessa intensa concentrazione, e seppe che in quel momento Marta era più pericolosa che mai. Con uno schiocco di dita, segnalò a Combusken di fermarsi. Poco dopo, ad un cenno silenzioso di Marta, Gastly fece lo stesso.
La voce della ragazza era calma, quando finalmente parlò: “A quanto pare, questa battaglia si gioca sulla capacità di eludere gli attacchi... Ma io ho qualcosa da cui non puoi scappare. Gastly, vai con Maledizione!”
Fabrizio impallidì, mentre il pubblico cominciava a vociare concitato.
Oh, cavolo...
Gastly guardò in cagnesco Combusken, poi chiuse gli occhi e lanciò un grido stridente. Il gas che fluttuava intorno al nucleo del suo corpo brillò di un rosso scurissimo, mentre una sagoma oscura a forma di chiodo si addensava sulla fronte di Gastly. Il chiodo d'ombra roteò... e trafisse il Pokémon Gas, che stridette in modo inquietante.
Poi, semplicemente, scomparve, e sulla fronte di Combusken si materializzò tremolando uno strano segno nero. Fabrizio strinse i pugni, impotente, mentre Combusken cercava di capire cosa fosse successo. Poi, il segno tremò ancora, e sembrò farsi più scuro e stretto, come se stringesse la presa sul Pokémon Rampollo, mentre l'aria intorno alla sua fronte si increspava per pochi istanti. Combusken emise un verso sofferente, e cadde in ginocchio.
Tom non potè trattenersi: “Ma che diavolo sta succedendo?”
Fabrizio rispose nervosamente: “Maledizione... chi la usa sacrifica metà della sua salute massima per infliggere una maledizione che danneggia periodicamente l'avversario. Se avrà effetto ancora tre volte, Combusken sarà esausta... a meno che nel frattempo non sia Gastly ad essere sconfitto.”
“Ed è proprio per questo che ora giocherò al vostro stesso gioco...” intervenne Marta: “Non abbiamo più bisogno di attaccare. Colpiscici, se ci riesci!”
Il ragazzo di Borgo Foglianova strinse furiosamente i pugni e digrignò i denti. Poi sbuffò, e dopo qualche secondo di silenzio, semplicemente sorrise.
“E sia! Combusken, ci servirà la massima velocità. Al mio ordine, attacca in quel preciso istante, non importa cosa tu stia facendo. Se grido a tutta voce, massima potenza possibile. Hai capito, Combusken?”
Il Pokémon di Tipo Fuoco/Lotta fece per annui...
“Turbofuoco!” sputò praticamente Fabrizio.
Combusken scagliò il nastro di fiamme prima ancora che il ragazzo completasse l'ordine.
Marta sobbalzò, presa di sorpresa, ma ebbe comunque abbastanza prontezza: “Tuonopugno in avanti! A tutta forza!!”
Nonostante non ci vedesse granchè a causa di Turbosabbia, Gastly eseguì, e il gassoso maglio elettrico fu lanciato nella giusta direzione, intercettando il vortice di Turbofuoco. Dopo alcuni secondi di scontro senza risultati i due attacchi si annullarono in un'esplosione.
Il simbolo di Maledizione sembrò di nuovo “stringersi” su Combusken, che lanciò un grido.
Fabrizio si morse il labbro.
Ancora due...
“Vai con Beccata!” gridò.
Il becco di Combusken si allungò illuminandosi d'azzurro, e il Pokémon saettò in avanti.
Marta contrattaccò: “Segui le mie indicazioni, Gastly! Destra!”
Il Pokémon Spettro schivò magistralmente l'attacco.
“Combusken, ancora Beccata!”
“Sinistra e in alto!”
“Turbofuoco!”
“Passagli sotto e allontanati!!”
Gastly mise parecchi metri tra sè e Combusken, ancora illeso. La tensione del pubblico si sarebbe potuta tagliare col coltello, e quella di Fabrizio e Marta era ancora più densa. Per la terza volta, Maledizione ebbe effetto. Fabrizio chiuse gli occhi.
È la nostra ultima speranza... e la situazione è critica. Marta chiuderà l'incontro col prossimo colpo, e ormai conosce il mio modo di attaccare. Per cui... aspetta!! Marta chiuderà l'incontro perchè sa come attacco?
Gli occhi del ragazzo si spalancarono di scatto.
Sai cosa? Spero proprio che lo faccia!
“Beccata alla massima velocità! Non lasciare che scappi!” ordinò a Combusken, che scattò prontamente in avanti, divorando il terreno fra lei e Gastly.
Un lampo passò negli occhi di Marta: “E così vuoi finirla con un attacco diretto? Come vuoi. Non puoi più sorprendermi, ora! Tuonopugno, Gastly, finiscila!”
Ancora una volta, il pugno di Fabrizio si serrò di scatto. Ma stavolta non era per frustrazione.
Vittoria!
Gastly scagliò il Tuonopugno che avrebbe annullato Beccata, mandando KO Combusken o respingendola a terra... dove Maledizione l'avrebbe stesa appena rialzata.
“Doppiocalcio! Respingi l'attacco e poi Beccata!”
Marta si morse il labbro. Tuonopugno avrebbe annullato Beccata, di Tipo Volante, ma non una mossa del tipo di Combusken contro cui non aveva vantaggio. Se ci fosse riuscita, avrebbe chiuso le distanze e l'incontro con la prossima mossa. La sua contromisura fu istantanea: “Scatta in avanti, e passa attraverso Doppiocalcio a tutta velocità!”
Gastly eseguì. Smise di controllare il Tuonopugno, che si indebolì e fu respinto in un attimo dal primo calcio di Combusken. Quando il Pokémon sferrò il secondo, Gastly l'aveva già raggiunto e l'attacco di Combusken lo attraversò senza urtarlo. Grazie alla velocità di entrambi Gastly passò del tutto attraverso Combusken e sfrecciò in avanti, ormai alle spalle del Pokémon Rampollo, che ancora volava in avanti per l'inerzia del potentissimo Doppiocalcio...
“TURBOFUOCOOOOOO!!!!”
Il grido di Fabrizio esplose come una bomba... e mezzo secondo dopo averlo udito, ma un secondo prima di toccare terra, Combusken sparò il più potente Turbofuoco che avesse mai usato, dritto davanti a sè.
Il che, ovviamente, finì per catapultarla all'indietro come un razzo, spinta dalla forza della spirale di fiamme.
Marta si gettò di lato, evitando il getto rovente, e impallidì osservando la scena che le si parava davantì come al rallentatore.
“AVVITATI SU TE STESSA, FORZA!!” gridò Fabrizio, rosso in faccia, col fiato che gli restava. E Combusken lo fece. Mentre sfrecciava all'indietro, con un'incredibile colpo di reni si mise in orizzontale e si diede una spinta laterala... la rotazione del Turbofuoco fece il resto, stringendole intorno la spirale di fiamme e trasformandola in un missile incadescente che vorticava come un tornado.
Percependo il rombo del fuoco Gastly si voltò e sgranò gli occhi... giusto un secondo prima di essere investito dal colpo devastante, che divampò all'impatto, trascinandolo con sè per ancora parecchi metri. Anche Fabrizio si buttò a terra per evitare la scia rovente,che si schiantò poco più in là con una serie di esplosioni arancione acceso, sparando nell'aria fumo e scintille.
Il ragazzo e Marta si rialzarono col fiatone, leggermente intontiti, e rivolsero lo sguardo al piccolo cratere fumante oltre il campo di lotta, sbattendo le palpebre.
In pochi istanti, il fumo si diradò... rivelando Combusken in ginocchio, sfinita, ammaccata, piena di polvere, ma con gli occhi aperti e senza più il simbolo della maledizione sulla fronte, mentre accanto a lei giaceva Gastly, immobile ad occhi chiusi, con il fumo violaceo che vorticava piano attorno al nucleo, come se dormisse.
La voce di Tom ruppe il silenzio stupefatto: “Gastly non è più in grado di combattere! Vince Combusken! Il vincitore, per 3 a 1, è Fabrizio della città di Borgo Foglianova!”
Marta fissò stupefatta il ragazzo, scuotendo piano la testa, ma anche lui sembrava non aver realizzato... fino a quando, pochi secondi dopo, dalla piccola folla esplose l'applauso.

 

 

 

 

“Ecco fatto, ora i vostri Pokémon sono di nuovo in perfetta forma. Mi raccomando, fate attenzione” si inchinò sorridente l'infermiera Joy, consegnando due vassoi con tre Poké Ball ciascuno ai due ragazzi.
I due ringraziarono e presero i vassoi con un sorriso. Fabrizio in particolare sospirò, lieto che qualcosa avesse interrotto per un secondo l'esaltazione di Tom, che non aveva fatto altro che complimentarsi o descrivere ogni singola mossa dell'incontro come se fosse stata chissà quale leggenda. Certo, Fabrizio si sentiva lusingato, ma dopo un po' la cosa cominciava a dare davvero il mal di testa. Si assicurò le Poké Ball alla cintura, quando Marta gli rivolse la parola: “Guarda, ormai perfino l'infermiera Joy non vuole più vederci per un pezzo... visto che le abbiamo praticamente distrutto il campo di lotta, oltre a tutto il lavoro.” scherzò.
Fabrizio rise: “Intanto le abbiamo entrambi lasciato qualcosina per ripagarsi la manutenzione. Spero le vada bene. E comunque ne è valsa la pena.”
“Questo è vero...” ammise lei: “Una lotta così non la fai tutti i giorni.”
Rimase un secondo in silenzio, poi tornò alla carica: “Come te ne sei uscito con l'idea del proiettile di fuoco?” chiese, squadrandolo con aria inquisitoria.
Tom, inaspettatamente, le diede manforte: “Sì, esatto... Come cavolo fai a pensare una cosa simile?”
Fabrizio li guardò entrambi e sospirò: “Onestamente, ho tirato a indovinare.”
Marta si fece ancora più sospettosa: “Sarebbe?”
“Ho immaginato che non ti sarebbe piaciuto concludere l'incontro schivando e stando a guardare mentre Maledizione finiva Combusken... e che ti sarebbe piaciuto chiedere con un colpo di grazia. Per cui ho attaccato in maniera imprudente, provocandoti a reagire. E siccome tu conoscevi tutte le mie mosse, io conoscevo i tuoi contrattacchi. A Beccata avresti risposto con Tuonopugno, e a Doppiocalcio passando attraverso Combusken... e così Gastly le avrebbe dato le spalle. Dovevo solo riuscire ad attaccare all'indietro con precisione e abbastanza rapidamente da impedire a Gastly di girarsi, riflettere e schivare.”
“Ossia sparare Combusken all'indietro col suo attacco più potente.” concluse Marta. Poi aggiunse: “E hai costruito tutto questo casino per fare in modo che i nostri Pokémon fossero nella posizione giusta? Come potevi essere sicuro di riuscirci?”
“Non lo ero per niente.” sorrise lui, e il suo sorriso si fece ancora più largo di fronte alla faccia stralunata di Marta: “Ho solo pregato che funzionasse.”
Marta si prese il viso fra le mani e sospirò: “Ragazzo, tu stai un po' male.”
Tom la guardò storto: “Ehi, vacci piano! Intanto ha vinto, e poi...”
“Tranquillo, Tom...” intervenne pacato Fabrizio: “Come dicevi, intanto ho vinto. E poi, sì, magari non sono proprio normale... ma in fondo che gusto ci sarebbe?”
Marta lo fissò pensosa per qualche istante, poi sorrise: “Ma sì... per me va bene.”
“E ora, Fabrizio? La Medaglia Alveare ce l'hai, e hai vinto la sfida. E ora?” chiese Tom.
“E ora...” riflettè lui: “La prossima Palestra dovrebbe essere a Fiordoropoli, quindi...”
“Temo che dovrai fare una deviazione.” si intromise una voce.
Stupiti, i tre ragazzi si voltarono verso l'ingresso del Centro Pokémon, dove un giovane con un caschetto di capelli viola li osservava a braccia conserte.
“Raffaello!!” esclamarono i tre.
Il Capopalestra di Azalina sorrise, per poi rivolgersi a Fabrizio: “Una certa signorina in kimono si è presentata nella mia Palestra, chiedendomi se tu fossi ancora in città... e poi mi ha chiesto di riferirti un messaggio che ti avrebbe interessato di certo.”
Fabrizio si fece decisamente interessato: “Di cosa si tratta?”
Raffaello lo fissò intensamente: “Domani, al Parco Nazionale di Johto, poco oltre Violapoli, ci sarà una Gara Pigliamosche speciale. Di norma non si tengono di Venerdì, ma per qualche motivo c'è stata un'eccezione. Quella ragazza mi ha detto di dirti queste esatte parole:
Per un Drago da trovare,
hai un insetto da cacciare.
Sulla via c'è un peso grave
e con lui la prima chiave.
A parte il riferimento alla Gara Pigliamosche, che è la mia materia... non ho capito. Tu?”
Fabrizio annuì meccanicamente, mentre la sua mente lavorava frenetica.
La prima chiave... non sono sicuro del resto, ma la parte importante del messaggio mi sembra di sicuro l'ultima. E il concetto è chiaro...se la ragazza è la stessa che ha contattato Mr. Pokémon... allora per trovare la prima chiave del libro dovrò andare a vedere cos'ha di speciale questa Gara Pigliamosche. E qual'è il peso che mi attende sulla via...
“Ti ringrazio davvero, Raffaello. Ora so quale sarà la mia prossima mossa.” rispose il ragazzo.
Il Capopalestra sorrise: “Se lo sai tu, perfetto. Mi piacerebbe assistere alla Gara, ma ho una Palestra a cui badare, e se gli sfidanti arrivano al vostro ritmo, sto fresco. Arrivederci, e buona fortuna a tutti e tre!”
Fece per voltarsi, quando Tom lo chiamò: “Aspetta! Io sto cercando il prossimo Sensei per superare le prove da aspirante Capopalestra... per caso...?”
Raffaello si voltò con aria sinceramente dispiaciuta: “No, Tom, scusami. Non ne ho idea. Ma forse Chiara di Fiordoropoli lo sa... Di certo non è da queste parti.”
Tom sembrava un po' abbattuto, ma ringraziò ugualmente il Capopalestra, che salutò tutti ed uscì.
Fabrizio si rivolse agli altri due: “Usciamo anche noi, ragazzi?”
Marta e Tom approvarono.

 

 

 

“Tu che farai ora, quindi?” domandò Fabrizio alla ragazza.
“Continuo dritta... allenamento nel Bosco di Lecci e poi alla Palestra di Fiordoropoli. Non ho strani indovinelli da risolvere... ma forse avrò anche io qualcosa di urgente da fare presto.” rispose lei.
“E immagino che tu non te la senta di dirci cosa...” commentò Fabrizio.
Il mezzo sorriso di lei fu eloquente.
Fabrizio lasciò perdere: “Anche io ho i miei segreti. Allora alla prossima! É stato un piacere oggi, e spero di rivederci presto!” disse, tendendole la mano.
Lei gliela strinse, pensosa: “Presto? Sei già certo che ci rivedremo?”
Fabrizio rise, come se la cosa fosse del tutto ovvia, esattamente come con Gabriele. Marta non aggiunse altro, e con un ultimo cenno salutò i due. Poi, tanto per cambiare, corse via.
Stavolta, anche Tom ricambiò il saluto, seppure senza convinzione.
Subito dopo si rivolse all'amico: “La rivedremo di sicuro. E la batterai anche la prossima volta, contaci.”
Fabrizio si fece serio, prima di rispondere: “Quando mi ha dato del matto, un po' aveva ragione... subito dopo aver vinto la lotta, ho realizzato che avrei potuto risolvere tutto molto più facilmente.”
“Che intendi?” chiese Tom, incuriosito.
“Sarebbe bastato mandare in campo Deino, curando Combusken da Maledizione. A quel punto, se avesse voluto usarla ancora Gastly si sarebbe mandato KO da solo. Per cui, avrei potuto semplicemente rimandare in campo Combusken, o chiudere con Morso di Deino, con la sicurezza di aver eliminato la sua mossa più pericolosa. E invece, d'istinto, ho scelto una tattica molto più complicata e rischiosa... forse proprio per quello. E non è esattamente la strategia migliore.” considerò Fabrizio, con tono cupo.
Tom ribattè: “Però scusa, un sacco di lotte finora le hai vinte proprio così... non era la strategia più efficace, ma era talmente assurda che l'avversario non se l'aspettava e non sapeva come rispondere. Io dico che può funzionare. E dico anche che è proprio così che diventerai un Maestro di Pokémon!”
La convinzione scintillava negli occhi di Tom, e Fabrizio rimase decisamente colpito dalle parole dell'amico. Con un sorriso, replicò: “E allora si tratta di trovare la giusta misura tra efficacia e imprevedibilità... ti ringrazio, Tom. Per quanto riguarda te... se ti specializzi in questo tipo di sermoni, sarai un Capopalestra perfetto!”.
I due ragazzi risero, poi Tom chiese: “Insomma, ora che facciamo?”
“Se per te va bene...” rispose Fabrizio: “Partiamo questo pomeriggio per Violapoli, e da lì andiamo al Parco Nazionale. Parteciperò alla Gara Pigliamosche per vedere cosa c'è di speciale...e scoprire se ha a che fare con il libro misterioso. E magari potremmo anche vedere lo stadio del Pokéathlon. Poi, da lì, a Fiordoropoli, a battere la terza Palestra e scoprire dov'è il secondo Sensei. Che ne dici?”
Tom sogghignò: “Dico che è un ottimo piano. Andiamo al Parco Nazionale e facciamogli vedere chi siamo, allora!!”
Fabrizio annuì: “Però prima...”
“Cosa?” fu curioso Tom.
“Però prima si pranza!” rise il ragazzo dalla chioma ribelle.
Di nuovo, i due amici risero. Era stata una giornata fantastica, e chissà, con la giusta dose di coraggio e fortuna, tantissime altre li attendevano ancora.

 

 

 

FABRIZX

 

 

 

Alla prossima puntata, “Doppia emergenza- Parte 1”
Dedicato a coloro che sognano il loro viaggio personale.

 

 

 

Scusate il ritarderrimo nell'aggiornare, spero di accelerare da qui in avanti. E un enorme grazie a chi ha comunque la pazienza di seguirmi ancora!
Ciao!!

 

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Capitolo 9
*** Puntata 9- Doppia emergenza!!, parte 1 ***


 Puntata 9- Doppia emergenza: Parte 1

 

 

“Fantastico... siamo arrivati in ritardo.” sbuffò Fabrizio di fronte al cartello, che recitava:

 

-PARCO NAZIONALE-
GARA PIGLIAMOSCHE STRAORDINARIA: ORE 11:30-14:00
EVENTI POKÉATHLON: ORE 10:00-14:00; 16:00-20:00

 

La scritta “16:00-20:00” era sbarrata con una X rossa, vicino alla quale era inchiodato un foglio con scritto “Manutenzione straordinaria dalle ore 14:10”.

“Come ritardo? Sono ancora le 11:10!!” si infervorò Tom, piuttosto perplesso.
“Appunto. Hai visto la fila per l'iscrizione? Per fare in tempo dobbiamo andare adesso, e ci perdiamo le gare di Pokéathlon.” rispose Fabrizio, lievemente contrariato.
L'espressione delusa di Tom era evidente: “Cavolo!! Ci eravamo pure sbrigati per arrivare!”
“Insomma...” borbotto l'altro: “Non siamo proprio riusciti a tenere questo gran passo...”
“Mi dispiace... lo sai che non sono un gran camminatore, ce l'ho messa tutta!” si scusò Tom, peraltro ancora sudato.
Fabrizio sorrise e tagliò corto: “Non ho mica detto che fosse colpa tua. Avrei potuto prevederlo e mettere prima la sveglia. Piuttosto, bisogna sbrigarsi verso la fila.”
Tom annui, ancora deluso. Mettendosi in coda, il ragazzo dai ricci castani riflettè per un momento e poi si voltò verso l'amico: “Senti... io comunque ero venuto qui principalmente per la Gara Pigliamosche, quindi devo iscrivermi. So che a vedere il Pokéathlon dal vivo ci tenevi molto, anche più della Gara, per cui possiamo pure dividerci qui e rivederci a pranzo a uno dei chioschi vicino all'Arena, se ti va.”
Tom esitò, passandosi una mano sui capelli cortissimi: “Però non mi andava di lasciarti da solo. È una Gara importante,e Raffaello ha detto che potresti scoprire qualcosa sul libro... e magari avrei catturato qualche Pokémon di Tipo Veleno”.
“Tom...” rispose l'altro, fissandolo: “Non sei partito con me per farmi da ombra. Io sono andato ad allenarmi mentre tu affrontavi il primo Sensei, non sentirti in colpa se adesso vai a vedere il Pokéathlon. Mi hai fatto una testa così sulle gare che seguivi in televisione anche a costo di fare nottata, non te la puoi perdere così. E poi alla Gara Pigliamosche ti fanno tenere solo il Pokémon più grande che catturi. E potrebbe non essere affatto un Tipo Veleno. Però... in effetti io ho già tre Pokémon e tu solo due... se trovassi un buon Pokémon Veleno potrei catturarlo per te, che ne dici?”
Tom scosse la testa: “Non so se sarebbe una buona idea. I tuoi Pokémon ti si affezionano molto di solito, potrebbe non essere giusto verso di lui. E se invece avesse il carattere giusto per me, voglio essere io a catturarlo.”
Fabrizio rimase un secondo in silenzio, colpito, e avanzò con la fila prima di rispondere: “...capisco. Hai ragione, Tom. Beh, allora ti aiuterò senz'altro a catturare il prossimo. Però se vuoi andare a vedere quelle gare, vai, senza problemi. Ci vediamo a pranzo, ok?”
Tom esitò ancora qualche secondo, poi annuì vigorosamente: “Grazie, Fabrizio! Farò anche il tifo per te nel frattempo: fagli vedere chi sei!!”
“Contaci!” sogghignò il ragazzo dalla chioma caotica, mentre l'amico si avviava verso l'Arena. Affrettando il passo, l'aspirante Capopalestra si voltò ancora una volta, praticamente gridando: “Ci vediamo a pranzo, allora?”
“Sì, sì, tranquillo. Ti chiamo dopo per il punto preciso!” tagliò corto Fabrizio.
Continuando a salutare, Tom partì al trotto per la sua strada, lasciandosi dietro qualche sussurro perplesso in mezzo alla fila. Fabrizio lasciò andare un sospiro.
Che ansia, alle volte...
Spesso non gli era chiaro come e perchè lui e Tom fossero diventati amici... eppure lo erano, in qualche modo.
Sorrise lievemente, avanzando con la fila, che già pareva un po' meno eccessiva. Sarebbe stato un viaggio molto lungo, e spesso faticoso. Ma già ora, qualcosa gli diceva che per niente al mondo sarebbe tornato indietro.

 

 

 

“Ed... ecco fatto! Un ultima firma qui, prima di consegnare i Pokémon che non verrano utilizzati in questa Gara, grazie” concluse con calma il segretario al chiosco delle iscrizioni. Fabrizio eseguì le istruzioni e ricevette una scatola contenente le venti Gara Ball che avrebbe usato nella competizione, per poi dirigersi al punto d'inizio della Gara, giocherellando con la Cura Ball di Geodude.
Aveva pensato che il Pokémon Roccia fosse il candidato migliore per la sfida, dato che Deino era debole al tipo Coleottero, e Combusken, essendo anche di tipo Fuoco e già evoluta, sarebbe potuta essere fin troppo potente per la sfida... oltre al fatto che non si sentiva tranquillo ad usare attacchi di tipo Fuoco in quell'ambiente strapieno di erba alta, soleggiato, e accarezzato a tratti da un vento fresco.
Il sole di mezzogiorno dava un piacevole tepore al lastricato dell'enorme piazza centrale del Parco, in cui poco più di una ventina di Allenatori si erano già radunati nei pressi della grande fontana, esattamente al centro del disegno a forma di Poké Ball creato dalle due zone erbose principali. Un palchetto di legno dall'aria stranamente sgangherata era stato allestito per l'occasione e ospitava un tavolino con microfono a cui era seduto un uomo in giacca e cravatta, accompagnato da un uomo e una donna nell'uniforme bordeaux dei guardiani del Parco.
Prendendo posizione in mezzo agli altri, Fabrizio si guardò intorno con attenzione, cercando di scorgere in anticipo qualche Pokémon, o in generale qualsiasi cosa di utile o interessante... e notò un'atmosfera decisamente strana.
Il giudice e i due guardiani erano stranamente rigidi e si guardavano intorno nervosamente, mentre il palchetto stesso sembrava ben più che usurato, con molte riparazioni affrettate e solchi e tagli in più punti.
Il prato intorno poi, dava a tratti l'idea che un giardiniere molto maldestro avesse avuto una crisi di nervi. Ciuffi d'erba falciati disordinatamente, piegati e strappati, zolle divelte, e per quanto il ragazzo poteva vedere da lì, anche i tronchi e i rami di alcuni alberi non erano esenti da segni simili.
Cominciò ad avere un sospetto piuttosto forte sulle ragioni della Gara Pigliamosche straordinaria, ma preferì attendere il discorso del giudice, non sapendo ancora bene se sperare di avere torto o ragione...
“Buongiorno a tutti, Allenatori!” cominciò l'uomo tra qualche lieve crepitio del microfono, prima che la voce si stabilizzasse: “Come avrete sicuramente notato, la Gara Pigliamosche di oggi si svolge in un contesto particolare. Innanzitutto, il Venerdì non è solitamente giorno di gare, e inoltre gli Allenatori partecipanti a questa edizione sono ben più del solito. Per di più, vi sarete accorti che disgraziatamente il nostro amato Parco Nazionale non è esattamente in forma smagliante... e il motivo è molto semplice: abbiamo bisogno del vostro aiuto!”
Un mormorio tra l'eccitato e il perplesso percorse il pubblico, tra cui c'erano principalmente ragazzi piuttosto giovani, quattro ragazze, e un paio di adulti. Fabrizio sospirò scuotendo la testa.
Come volevasi dimostrare...
Il giudice di gara riprese: “Da poco più di due settimane, un grosso Pokémon Coleottero ha cominciato a far danni nella zona di Amarantopoli. Con l'aiuto dei guardiani del Parco e del Capopalestra Angelo, è stato possibile riuscire a spingerlo all'interno dei confini del Parco Nazionale, e contenerne i tentativi di fuga, ma è sempre riuscito ad eludere la cattura, e come avete visto è una causa costante di danni e disagio per tutta la zona. Non sappiamo esattamente cosa abbia spinto il Pokémon a iniziare gli attacchi, o quale sia la miglior soluzione al problema, ma vista la seria necessità di arginarlo e i danni economici che avrebbe potuto causare al Parco, abbiamo deciso di indire una Gara Pigliamosche straordinaria, con più Allenatori e più tempo a disposizione. La Gara Pigliamosche resta sempre una competizione, e come tale va bilanciata, per cui non vi diremo di che specie di Pokémon si tratta... tuttavia, poichè sappiamo per certo che in questo momento si trova nell'area della Gara,per l'occasione estesa anche per una certa distanza nel boschetto che circonda il Parco, chiunque riuscisse a catturarlo o sconfiggerlo guadagnerebbe un premio straordinario anche nell'improbabile eventualità che qualcuno catturasse un Pokémon Coleottero più notevole. Detto questo... ogni secondo è prezioso, per cui bando alle ciance... e al segnale dei nostri guardiani la Gara Pigliamosche straordinaria avrà inizio!!”
Durante il discorso, l'espressione tra il curioso e lo scettico di Fabrizio si era tramutata in sogghigno esaltato, mentre un lampo leggermente inquietante compariva negli occhi del ragazzo. Non avrebbe potuto sperare di meglio.
Questo sì che è interessante... per un Drago da trovare, hai un insetto da cacciare.
Mi domando in che modo possa guidarmi alla prima chiave... ma troverò quel Pokèmon! Con tutta questa gente e questo caos sarà un'impresa... ma qualcosa mi inventerò. A giudicare dalle facce non credo che gli altri abbiano altrettanta motivazione...
In effetti, mormorii nervosi e occhiate in tralice sembravano dominare la folla, in un atmosfera lievemente nervosa, anche se più perplessa che spaventata, come se dovessero ancora decidere se la cosa fosse avvincente, preoccupante, o semplicemente assurda.
Dal canto suo, Fabrizio lo sapeva già.
Sarebbe stata una nuova avventura.
Si sistemò rapidamente la bandana, mentre i due guardiani alzavano le bandiere verdi di inizio gara.
Respirò pronfondamente mentre il giudice portava alla bocca un fischietto...
Poi le bandiere calarono, il fischio echeggiò alto, e il gruppo di sfidanti ruppe i ranghi scattando in tutte le direzioni.
La caccia era cominciata.

 

 

 

Tom si guardò intorno nervosamente, mentre percorreva le gradinate cercando un posto libero. Fuori dalla Pokéball, Zubat svolazzava in cerchi di varie dimensioni intorno al suo Allenatore, senza mai avvicinarsi né allontanarsi troppo.
Alle volte, il ragazzo faceva veramente fatica a capirlo.
Dopo un po' trovò finalmente un posto e si affrettò a occuparlo, mettendoci un po' a sistemare la grossa tracolla per stare comodo. Sembrava avesse un leggero fiatone.
Finalmente, dopo qualche intoppo alla biglietteria, era riuscito ad entrare.
Quasi non ci credeva.

Aveva scoperto il Pokéathlon da piccolo, e gli era sempre sembrato un modo affascinante di competere con i Pokémon, così diverso dalle normali lotte fra Allenatori, che pure amava molto, e aveva cominciato a seguirlo sempre di più, registrando le gare preferite e documentandosi su tornei, campioni, premi e tattiche. Diceva spesso che avrebbe potuto benissimo farne la telecronaca, e Fabrizio ridacchiava, sfidandolo a provarci. Non era sempre chiaro se e quanto scherzassero in merito.
Tom scosse la testa. Si era talmente concentrato sull'esaltazione di poter finalmente guardare delle gare dal vivo da star rischiando di perdersele.
Si sporse un po' verso il campo di gioco, dove alcuni Pokémon cominciavano ad allinearsi sulla pista da corsa per una sfida di Corsostacoli.
Tra la dozzina di Pokémon in pista Tom notò particolarmente una Raichu, un Voltorb, un Growlithe, un Mightyiena e, stranamente, un Arbok.
Si fece perplesso. La gara era di velocità, e di salto. Come poteva un Pokémon strisciante come Arbok gareggiare alla pari con gli altri?
Non si fece grossi dubbi su Voltorb, invece, avendo già visto che il Pokémon appariva spesso in quel tipo di Gara.
Certo, la prima volta che aveva visto un Pokémon rotolare a tutta velocità sulla pista per poi balzare in aria con un impulso magnetico saltando agilmente l'ostacolo e riprendendo a rotolare come se nulla fosse gli aveva fatto una certa impressione, ma ora Tom era decisamente più curioso di vedere come se la sarebbe cavata il Pokémon Cobra.
Non dovette aspettare a lungo.
Il discorso dell'annunciatore fu breve e conciso, perfino troppo per gli standard del ragazzo, e poi la gara cominciò: i dodici Pokémon scattarono quasi all'unisono, ma le differenze in agilità e velocità si fecero sentire dopo pochi secondi dalla partenza.
Growlithe e Raticate correvano quasi testa a testa, ma le zampe più forti del Pokémon Fuoco lasciarono presto indietro il Pokémon Topo, mentre più avanti Raichu inseguiva Voltorb, e gli schermi dell'Arena mostravano il crepitare delle scintille sulle sue guance.
Poco più indietro, invece, Mightyena aveva appena superato un Linoone quando per un attimo rimase così sorpreso da perdere terreno per qualche secondo: strisciando a una velocità assolutamente imprevedibile Arbok lo aveva raggiunto, il cappuccio leggermente sollevato da terra, la lingua che saettava dentro e fuori dalla bocca per saggiare l'aria. Si voltò verso il Pokémon Buio, esponendo il disegno sotto il cappuccio ed emettendo di colpo un sibilo agghiacciante.
Mightyena voltò la testa orripilato ed incespicò, perdendo ancora più terreno mentre Arbok scattava in avanti, puntando al primo ostacolo, che i Pokémon precedenti avevano già superato, sotto lo sguardo stupefatto di Tom e di gran parte della folla.
Ehi, un momento!! Ma una cosa del genere non dovrebbe essere contro le regole??
A giudicare dagli sguardi dei presenti, Tom non aveva espresso il suo violento stupore solo col pensiero. Arrossì lievemente mentre si ricomponeva, riflettendo.
Intimidire l'avversario per guadagnare vantaggio... non è espressamente proibito, ma sicuramente ci sarà un conflitto arbitrale, è stato troppo evidente.
E comunque queste mosse non mi piacciono in una gara del genere... anche se quell'Arbok è un gran bel Pokémon Veleno. Davvero può essere così veloce? Mi piacerebbe catturarne uno, allora...
I mormorii del pubblico furono seguiti da un annuncio concitato della telecronaca, che confermò in parte l'idea di Tom: i giudici di gara avevano decretato che a gara finita i punteggi sarebbero stati stabiliti dopo aver visionato attentamente tutti i filmati della corsa.
Il ragazzo si agitò sul sedile, ancora più preso dalla tensione della gara... e si rese conto di essersi perso il primo salto di Arbok.
Agitò per un attimo un pugno, rivolgendosi da solo epiteti poco cortesi, ma non dovette maltrattarsi troppo a lungo: il Pokémon Veleno aveva quasi raggiunto Raichu, ad un nulla dal terzo ostacolo.
Tom si tese per osservare la gara, e sulla pista Arbok fece lo stesso...
Qualche gradinata sopra Tom, qualcun altro osservava l'Arena, rivolto tuttavia ad un punto diverso dello stadio.
Mentre Arbok contraeva di colpo tutti i muscoli per poi rilasciarli come una molla volando sopra l'ostacolo e sembrando quasi planare con il cappuccio per un paio di metri dopo l'ostacolo, l'uomo con una giacca scura inquadrava col binocolo un venditore di bevande sulla gradinata opposta, che dopo aver allungato due lattine ad una famigliola si volse verso di lui e fece un cenno col braccio.
L'uomo ripose il binocolo e si alzò con calma, mentre nessuno gli faceva caso.
Estrasse e accese una radiolina, alla quale dopo qualche secondo di interferenza borbottò qualche parola. Una voce gli rispose in tono affermativo.
Non erano ancora tutti in posizione.
Ma sarebbe stata solo questione di poco tempo, prima che fosse tutto pronto.

 

 

 

Con un fruscio d'ali, il Butterfree prese il volo dileguandosi frettolosamente, mentre Fabrizio entrava nella piccola radura spostando l'erba alta dal suo cammino, Geodude al suo fianco.
Il Pokémon Roccia grugnì e tentò di balzare in avanti, puntando Butterfree, ma Fabrizio lo richiamò con un cenno della mano: “Lascia stare, non lo prenderemmo. E poi non è lui che stiamo cercando.”
Per qualche secondo, Geodude lo ignorò, spingendosi in avanti a colpi di braccia, poi si fermò deluso, con Butterfree chiaramente fuori portata, e caracollò indietro dal suo Allenatore, incrociando le braccia con aria perplessa e leggermente infastidita.
Fissò Fabrizio per un paio di secondi e poi si mise a guardarsi intorno, apparentemente sforzandosi molto nel farlo.
Il ragazzo si aggiustò la bandana con un sospiro.
Se anche avesse effettivamente voluto catturare quel Butterfree, non avevano nascosto per niente bene i loro movimenti, dandogli troppo anticipo per fuggire. Se avesse fatto usare subito Sassata a Geodude forse avrebbe potuto rallentarlo e attaccarlo, ma avrebbe quasi sicuramente rivelato la sua posizione agli altri concorrenti, e al momento non aveva intenzione di farlo.
E sicuramente non voleva rivelarla al Pokémon misterioso.
Oltre a questo, però, il ragazzo ancora non aveva le idee molto chiare su come proseguire la caccia, e mentre faticava a riflettere stava anche cominciando ad irritarsi leggermente. Era un po' che vagava nella zona di erba alta a Sud del Parco, mancando Pokémon selvatici o ignorandoli di proposito, cercando segni di quello giusto.
Certo, non aveva la certezza assoluta, ma aveva un buona idea di che specie potesse essere, a giudicare dai segni che aveva lasciato in precedenza.
Ora però doveva solo capire come trovarlo, e come trovarlo per primo.
Si sedette, e Geodude lo raggiunse scrutandolo con curiosità.
Dopo un paio di tentativi falliti di trovare la concentrazione, Fabrizio chiuse gli occhi.
La zona di caccia del Parco ha la forma delle due metà di una Pokéball.
Erba alta nella metà Sud, ed erba ancora più alta e fitta nella metà Nord.
Per questa Gara, l'area di caccia è stata estesa anche al boschetto circostante, che probabilmente è dove si trovava il Coleottero misterioso all'inizio, essendo il punto più lontano dal centro.
Non sono stato l'unico a pensarlo, perchè altri si sono mossi subito verso il boschetto, e qualcuno nell'erba alta in cui mi trovo ora.
Se il Pokémon ha evitato la cattura finora, significa che può intuire dove siamo e spostarsi di conseguenza... il primo posto più sicuro dove andare sarebbe l'erba fitta a Nord.
Ma nel momento in cui qualcuno lo capisse, il Pokémon dovrebbe spostarsi...
Dopo qualche istante di silenzio, Fabrizio aprì gli occhi di colpo.
Specialmente se lo capissero tutti insieme.
Non sarebbe stata una “bella” mossa, probabilmente.
Ma altrettanto probabilmente sarebbe risultata efficace.
Sì alzò di colpo, facendo cenno a Geodude di seguirlo, e iniziò a muoversi a passo veloce, finchè non intravide un altro Allenatore sul bordo della zona di erba alta.
Iniziò a correre, e dopo qualche secondo gridò:
“Ehi!! Che cos'era quel Pokémon?”
L'altro, un ragazzo di qualche anno più grande, sussultò voltandosi nella direzione indicata da Fabrizio.
Senza smettere di correre,ma rallentando come se avesse un po' di fiatone, il ragazzo con la bandana urlò ancora: “L'ho visto, era grosso... e veloce... e andava di là!”
“Beh, grazie di avermelo detto, ragazzino...” sibilò l'altro.
“... perchè ci arriverò prima io!” proruppe poi, cominciando a correre molto più veloce e lasciando rapidamente indietro Fabrizio.
Mentre il giovane Allenatore si affanava a tenergli dietro, una ragazza che li osservava ad una certa distanza sgranò gli occhi e si mise a correre a sua volta, con una curva più ampia che portava verso la zona Nord.
Altri due concorrenti videro il movimento e iniziarono a loro volta a convergere verso la zona di erba fitta oltre il fontanile centrale. In pochi secondi superarono tutti Fabrizio, che rimase alle spalle del gruppo.
Perfetto!
Il ragazzo rallentò ancora e notò che il concorrente più grande si era voltato leggermente verso di lui...
fu allora che cadde in avanti, rotolando a terra e svanendo tra l'erba alta, mentre l'altro rideva tornando a guardare in avanti.


Ma in mezzo all'erba alta, seppure impolverato e leggermente ammaccato per la finta troppo realistica, Fabrizio rideva in silenzio ancora di più.
Fece cenno a Geodude di fermarsi e indietreggiare, e cominciò a strisciare all'indietro per quasi una decina di metri, per poi sollevarsi di pochissimo e restare rannicchiato tra gli steli, invisibile tra l'erba. Sorrise al suo Pokémon, cercando di contenere la soddisfazione per la riuscita della prima parte del piano.
La mossa era ancora rischiosa... ma la sua trappola era pronta.
Ora, doveva soltanto aspettare.

 

 

 

La cabina di comando era silenziosa, fatta eccezione per il pigolio degli strumenti su un paio di schermi, mentre la figura guantata seduta di fronte ad essi osservava in silenzio, spostando lo sguardo da un indicatore all'altro. Per pochi secondi, la quiete fu disturbata dal suono ritmato di stivali che si avvicinavano.
“Confermo, tutte le unità in posizione preliminare.” disse una voce secca alle spalle della figura seduta.
La risposta fu immediata, data con tono gelido: “Date inizio all'operazione. Cominciare avvicinamento all'obbiettivo tra dieci minuti esatti. Da questo momento in poi, voglio un contatto radio costante con la zona operativa.”
“Ricevuto, Capo!”
Il subordinato battè i tacchi e si ritirò nella cabina adiacente, mentre il grosso velivolo restava sospeso sui due grossi rotori gemelli, accompagnati da reattori stabilizzanti, fluttuando lievemente a destra e sinistra a decine di metri da terra, come un minaccioso uccello da preda che incombeva da lontano, gettando un'ombra funerea sul bosco sottostante.
In basso e lontano, un comando venne ricevuto e un'ordine trasmesso a mezza voce.
Nell'area circostante all'Arena Pokéathlon, e al suo interno, diversi ingranaggi parvero scattare contemporaneamente.
Un uomo con un carretto di gelati si spostò andandosi a piazzare di fronte a uno degli ingressi, raggiunto da due direzioni diverse da coppie di persone prima sedute su panchine vicine.
Sulle gradinate interne, un venditore di bibite, un uomo con una macchina fotografica e una donna con un cappellino si piazzarono vicino ai corridoi che portavano ai bagni, rimanendo quasi immobili sull'entrata
Alla reception, un gruppetto di giovani si affollò ai banchi per biglietti e iscrizioni, mentre altre sei persone chiesero contemporaneamente indicazioni a commessi e inservienti.
Con ogni paio d'occhi voltato altrove, un altro gruppetto abbastanza nutrito si divise in due entrando alla spicciolata in porte non più sorvegliate che conducevano al seminterrato.
Ci volle ancora un paio di minuti per far mettere del tutto in moto le ultime unità...
Poi, la macchina cominciò a funzionare davvero.

 

 

 

Con uno schianto, la mano di un Thyplosion si abbattè sulla pila di lastre di pietra, sbriciolando la prima in un tripudio di schegge, per poi seguire con una raffica di colpi forti e precisi nonostante le braccia corte. Lo Steelix accanto faceva lo stesso con colpi ritmati della coda metallica, come una sorta di martello pneumatico. Sorprendentemente in gara c'era anche un Wobbuffett, e se la stava cavando piuttosto bene, contro ogni pronostico.
Tom si sporse per osservare.
In tutta onestà, non poteva dire che Spaccalastra fosse la sua specialità Pokéathlon preferita, ma trovava comunque affascinante assistervi come dimostrazione della pura potenza fisica e velocità dei vari Pokémon. In questo momento, mentre spostava lo sguardo tra le inquadrature riprese dal megaschermo e i Pokémon in gara, tifava per il Toxicroak che ce la stava mettendo tutta, pur non riuscendo a conquistare un chiaro vantaggio. Il Tipo Lotta, subito dopo il Tipo Veleno, ovviamente, era uno di quelli che amava di più, in quanto tipo di pura potenza e determinazione.
Come aspirante Capopalestra, riteneva che fosse suo dovere comprendere a fondo la vera essenza di ogni tipo di Pokémon. Era convinto che la cosa avesse un'importanza profonda per il carattere dei Pokémon... e il suo.
Fabrizio lo ascoltava pensoso quando faceva questi discorsi, e Tom finiva sempre per chiedergli che cosa ne pensasse.
L'amico lo guardava accigliandosi per un secondo, e rispondeva che capiva ciò che intendeva Tom, ma non era certo di cosa significasse per lui, o di quale fosse la vera natura dei tipi, come non ne era del tutto certo nessuno studioso.
Tom rispondeva che prima o poi lo avrebbe sicuramente scoperto, vista la sua mente, e Fabrizio rideva scuotendo la testa, discendogli che esagerava come al solito.
Tom lo assicurava sempre che non era così.
A volte anche lui si chiedeva come fosse nata esattamente la loro amicizia. Forse era stata la loro infanzia, forse la situazione delle loro famiglie e dei loro fratelli...
Di sicuro, erano un duo decisamente strano. Nemmeno riusciva a ricordare quando esattamente avessero deciso di partire insieme per il viaggio.
In effetti probabilmente non lo avevano mai realmente deciso espressamente, era più che altro... successo. Tuttavia, Tom non avrebbe voluto di meglio ed era felicissimo che le cose fossero andate così. Non ci poteva essere inizio migliore.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dall'esultanza del pubblico quando la gara di Spaccalastra si concluse. Con sorpresa di Tom, Wobbuffet si era piazzato addirittura secondo, dopo la vittoria abbastanza combattuta di Thyplosion. Toxicroak aveva guadagnato la terza posizione rimontando abilmente Steelix, ma non era stato abbastanza.
Un vero peccato.
Il ragazzo fece per sistemarsi meglio sulla sedia, quando d'improvviso qualcosa lo richiamò alla realtà in maniera piuttosto brusca.
Doveva andare in bagno.
Sospirò. Avrebbe perso l'inizio delle semifinali di Fuori dal Ring, la sua specialità preferita...
ma la chiamata non poteva essere ignorata.
Si alzò dal posto badando di non lasciare nulla, e si diresse verso la toelette con in mano un po' di cose fuoriposto che non aveva voglia di perder tempo a sistemare.
Avanzò a grandi passi, sperando di non perdersi troppo, e quasi non notò lo sguardo dell'uomo all'ingresso del corridoio.
Ripensandoci, però, si rendeva conto che qualcosa lo aveva messo decisamente a disagio.
Tuttavia, era inutile sprecarci troppe energie ora.
Sperò solo di fare in tempo per il vero inizio della gara.

 

 

 

L'erba saliva e scendeva, un lago verde che si increspava secondo i capricci del vento.
Tentando di respirare più piano che poteva, e sperando che il cuore non gli battesse troppo forte, Fabrizio attendeva, le labbra secche e i nervi tesi
Ancora non riusciva del tutto a capacitarsi che la sua mossa avesse funzionato così bene.
Ci erano cascati, e non uno, non due, ma ogni singolo concorrente aveva fatto esattamente quello che Fabrizio sperava che facessero: correre tutti insieme da punti diversi verso la posizione più probabile del Pokémon misterioso.
Era andata come voleva... ma era veramente una cosa buona?
E se con il suo bluff non avesse fatto altro che consegnare il Pokémon ad uno dei suoi avversari?
Dopotutto, non poteva avere la certezza che non sarebbero riusciti a catturarlo.
Scosse la testa, cercando di non pensarci.
Ormai era fatta, e lui aveva fatto il meglio che poteva perchè funzionasse.
Se il Pokémon era abile come sembrava ad evitare la presenza umana, quella convergenza improvvisa sulla sua posizione lo avrebbe messo in allarme e spinto a fuggire.
Ma gli Allenatori sarebbero arrivati da punti diversi con tempi diversi, creando un accerchiamento con svariati punti deboli e nessuna coordinazione, che non avrebbe fatto altro che fare rumore senza veramente limitare i movimenti del bersaglio. A meno che i concorrenti provenienti da un lato non fossero stati molto più veloci degli altri, spingendolo o a Est o Ovest, ossia in bocca a chi veniva da quel lato, il Pokémon avrebbe dovuto ritirarsi a Nord o a Sud. In ogni caso, non potendo uscire dal boschetto oltre il parco, non avrebbe avuto altra scelta che fare in qualche modo il giro completo.
E se lo avesse fatto abbastanza velocemente, si sarebbe lasciato alle spalle tutti i concorrenti...
Tranne uno.
Fabrizio sogghignò, tra l'eccitazione e il nervosismo.
Doveva solo aspettare.
“Solo” aspettare.
Come se ci fosse qualcosa che odiava di più delle attese.
Spostò lo sguardo su Geodude, che aveva un sopracciglio alzato in un espressione che diceva esattamente lo stesso, mentre si osservava le braccia, più liscie e levigate del solito, come il resto del corpo.
Per il ragazzo fu difficile non mettersi a ridere.
In effetti, lo sbuffo iniziale di una risata non riuscì e a trattenerlo, e anche il Pokémon Roccia sembro ridacchiare divertito, un suono profondo e “roccioso”, seguito da una serie di sibili a metà tra il vento nell'erba e il suono di una lama sguainata.
Fabrizio sbattè gli occhi. Davvero la risata di un Geodude aveva quel...
No! Un momento...
Non è Geodude.
Fece un cenno al Pokémon per zittirlo, e quello ammutolì all'istante, guardandolo accigliato.
Un altro gesto del ragazzo, e Geodude cominciò ad indietreggiare pianissimo nell'erba, abbassandosi al suolo e piegando le braccia, tese e quasi tremanti.
Di fronte al ragazzo e al Pokémon celati dall'erba, un piccolo spiazzo libero.
Il cuore di Fabrizio accelerò, e il sibilo si fece più intenso, accompagnato da una serie di suoni leggeri e veloci.
Arriva.
Per un attimo, lo colse ancora il dubbio che potesse essere il Pokémon sbagliato, e la paura che se si fosse mosso troppo l'avrebbe comunque perso. Scosse la testa. Non doveva pensarci, ormai non avrebbe portato a nulla. Il suo cuore batteva così forte da pensare che sarebbe stato sufficiente quello a farlo scoprire. Prese fiato, mentre quel misto di passi di corsa, folate di vento leggero e suono di lame si avvicinava.
Tentò una stima della distanza, sapendo che sarebbe stata imprecisa.
Venti metri, quindici, dodici, dieci, sette...
Adesso!!
Fabrizio balzò in avanti con tutta la forza di cui era capace, con l'intenzione di piantarsi di fronte al Pokémon nel momento in cui quello usciva dall'erba...
Ma quando Scyther esplose fuori dal verde roteando le falci affilate, ringhiando con sguardo feroce, il ragazzo non riuscì a non trasalire e perse l'equilibrio durante il balzo, questa volta per davvero.
Prontamente interruppe la caduta con una capriola e si rialzò fronteggiando il Pokémon Coleottero, che era balzato di poco all'indietro, stupefatto e ringhiante.
Tenendosi la spalla lievemente dolorante, Fabrizio ordinò:
“ORA!!”
Scyther fece per scattare, lo sguardo fisso sul ragazzo... e non vide Geodude che balzava fuori dall'erba spinto dalle braccia forti.
Il Pokémon Roccia travolse il bersaglio con impeto, provocando un grido feroce, ed entrambi rotolarono al suolo confusamente.
Per ancora qualche secondo, il groviglio che avevano formato si mosse, per poi fermarsi con un tonfo.
Geodude teneva Scyther ventre a terra, pressandolo col suo peso e serrandolo con le braccia rocciose.
Il Pokémon Coleottero si agitava, ringhiava e strideva spalancando le mascelle quasi da rettile, ma invano.
Fabrizio tirò un sospiro di sollievo. Aveva quasi il fiatone per la tensione, e il sangue affluiva a ondate al viso.
Ce l'aveva fatta! Aveva funzionato!
La trappola era scattata, e il disturbo creato dai battitori inconsapevoli aveva spinto la preda verso il cacciatore che aspettava al varco.
Tuttavia, non era finita: per quanto bloccato, ora avrebbe dovuto catturarlo.
Era stata una buona idea far usare Lucidatura a Geodude, seppure con un certo anticipo, altrimenti, probabilmente Scyther sarebbe stato troppo veloce.
E così era lui il Pokémon misterioso... i Scyther sono rari, ma non è certo la prima volta che appaiono qui nel Parco Nazionale. Quindi se è lui dev'essere un esemplare particolare... ma in cosa?
Fece un passo in avanti, osservando più da vicino il Scyther che si dibatteva nella morsa rocciosa. Geodude stringeva i denti, intenzionato a resistere.
Il Pokémon Coleottero non sembrava neanche troppo grosso per un esemplare della sua specie, pur non essendo certo piccolo, e il ragazzo lo esaminò chinandosi in varie direzioni per cercare di capire quale fosse la sua peculiarità.
A quel punto, il Pokémon Mantide si scrollò con furia, ancora una volta senza riuscire a liberarsi, e ruggì verso Fabrizio, le fauci dentate spalancate e gli occhi grigioazzurri pieni di furia e paura.
E fu allora che il ragazzo vide.
Sopra e sotto l'occhio destro di Scyther, andando da poco sopra la mascella fino al sopracciglio, zigzagava una grossa ferita nerastra, cicatrizzata a metà e frastagliata, dall'aspetto doloroso e terrificante. E dal sopracciglio, nel punto in cui era più profonda, sporgeva una grossa scheggia di legno acuminata.
Fabrizio trasalì orripilato.
Ecco perchè...
Nella sua mente, riapparvero i tagli, i graffi e i solchi che aveva osservato in precedenza, e che gli avevano fatto sospettare l'identità del Pokémon che stava causando tanti guai nel Parco.
Il modo in cui serra e spalanca continuamente l'occhio. Non riesce nè a chiuderlo del tutto nè a tenerlo completamente aperto... per forza non capisce più nulla.
E considerando il suo atteggiamento verso le persone... forse potrei immaginare come si è ferito in quel modo.
Lo sguardo del Pokémon Mantide era un misto di dolore e rabbia, mentre la sua mente pensava alla stessa cosa.
Scyther ricordava, fin troppo bene. Era tutto vivido, nonostante i giorni passati.
Le voci, gli uomini vestiti tutti uguali che gridavano qualcosa, gli Houndour che lo avevano cacciato nel bosco... e poi il fuoco, l'incendio iniziato di colpo, la fuga e la lotta contro gli avversari, il colpo alle spalle e la caduta verso l'arbusto duro, spinoso e tagliente.
Furia, sgomento, dolore... e ancora furia, verso quegli umani.
E ogni altro che lo aveva inseguito e cacciato, mentre lui non era neanche capace di dormire, per quell'occhio che non voleva chiudersi.
Come se fosse appena accaduto.
Fabrizio non poteva vedere nulla di tutto questo, ma vedeva la luce nelle pupille di Scyther, e per quanto non potesse certo comprenderla fino in fondo, fino a un certo punto comprese.
“Scyhter...” cominciò: “Hai bisogno di aiuto, lo sai. Non puoi farlo da solo. Forse Geodude potrebbe...”
Geodude allentò per un attimo il braccio, ma Scyther si agitò con tale violenza che il Pokémon Roccia dovette lottare furiosamente per tentare di fermarlo di nuovo. Una volta che ci fosse riuscito, non avrebbe potuto lasciarlo andare di nuovo.
Fabrizio non aveva scelta: “Geodude, bloccagli la testa al suolo!”
Con un grugnito di assenso, il Pokémon Roccia si mosse bruscamente, ma senza ferire Scyther, e riuscì a immobilizzarlo di nuovo, stavolta premendo a terra la testa da rettile del Pokémon.
“Complimenti Geodude. Continua a tenerlo fermo, ora arriva il difficile.”
Per un Drago da trovare, un insetto da cacciare. É il momento.
Il ragazzo avanzò chinandosi di fronte a Scyther che ringhiò cercando invano di mordere: “Fidati. Non ti voglio ferire, anche se potrebbe fare un po' male. Cerca di credermi...”
Sapeva di non poterlo curare fino in fondo e che alla fine avrebbe avuto bisogno di un centro Pokémon, ma poteva provare a gestire almeno il problema più immediato. Posò una pozione presa dallo zaino vicino al Pokémon, e lo toccò delicatamente. Scyther ringhiò con una rabbia quasi fuori controllo, ma il ragazzo se lo aspettava. Mantenendo il contatto delicato tastò la scheggia senza muoverla e ispezionò gli orli della ferita, per cercare di capire che forma avesse la parte che non vedeva. Fu presto chiaro che era abbastanza regolare, e a quel punto, con un paio di movimenti il più delicati possibili, Fabriziò la disincastrò leggermente... e la estrasse!
Scyther ebbe uno scatto feroce, e prima che Geodude lo fermasse di nuovo, riuscì per un attimo a mordere il braccio del ragazzo, che strinse i denti per il dolore e gemette ma non gridò. Riaprì gli occhi fissando Scyther, il cui sguardo rabbioso e disperato sembrava aspettarsi una reazione violenta.
Fabrizio lo toccò di nuovo con delicatezza ignorando il ringhio, e spruzzò la Pozione spray sulla ferita, da vicino, per non farla andare nell'occhio del Pokémon.
Mentre il medicinale alleviava il dolore, il ringhio di Scyther si abbassò gradualmente di tono, fino ad essere solo stanco e sofferente, come se stesse per arrendersi. Il Pokémon chiuse gli occhi, respirando profondamente.
Fabrizio sorrise.
Bene... ora forse possiamo ragionare.
Fu interrotto da una voce seccata e da un'improvviso suono di passi.
“Bel colpo, ragazzino... ma ora levati di torno e lascia quel Scyther a chi gioca lealmente!”
Fabrizio sgranò gli occhi e si alzò a pugni stretti fronteggiando il nuovo arrivato: era il ragazzo che aveva cominciato a correre per primo poco prima, quando Fabrizio aveva finto di avvistare Scyther.
E non era solo.
No... non proprio adesso!
Gli altri concorrenti avevano intuito la trappola... ed erano tornati a regolare i conti.
Fabrizio si guardò intorno, stringendo i pugni in mezzo a un cerchio di sguardi indignati.
Una fitta di dolore lo raggiunse alla mano ferita, ma non importava.

In pochi secondi, decise la sua mossa.

 

 

 

Tom finì di sciacquarsi la faccia piuttosto di fretta, e raccolse le cose che aveva lasciato intorno.
Si guardò allo specchio, cercando di vedere se fosse tutto apposto.
Sperava proprio di non essersi perso nulla, o perlomeno di fare in tempo per la finale.
Non aveva nemmeno visto per bene quali Pokémon fossero in gara, e voleva assolutamente rimediare.
Un ultimo sguardo, tutto a posto.
Raccolse tutto, e si diresse alla porta... che non si aprì.
Tom indietreggiò perplesso.
Vero, l'aveva sentita sbattere poco prima, chiedendosi chi fosse stato ad essere così disattento o maleducato, ma addirittura immaginare che la porta si fosse bloccata...
Non posso perdermi la finale per QUESTO!!
Provo ancora due o tre volte, e chiamò se ci fosse qualcuno dall'altra parte, ma non ottenne risposta. Probabilmente, oltre la porta i rumori dello stadio coprivano troppo.
Rimase in silenzio e appoggiò l'orecchio alla porta, cercando di sentire qualcosa dall'altra parte.
Per parecchi secondi, non ci fu nulla, e Tom fu sul punto di rinunciare.
“Per... ccidenti l'hai chiuso... tro?... Fin... solo per... arci al...problemi!”
“Chi se... cosa credi... ssa fare... lì? Tan... remmo co... fare la guardia i... sto... nto.”
“Non ...glio sa... te. Sono... ri tuoi, ricor... lo.”
“Sì, sì, cert... Vai, abbia... re!”
Tom sgranò gli occhi.
Mi hanno chiuso qui dentro APPOSTA? Ma che cosa...
Fu sul punto di gridare di nuovo da oltre la porta, questa volta rivolgendosi alle due voci di fuori... poi fece un respiro profondo.
Se lo avevano bloccato lì, non sarebbe di sicuro servito a nulla.
Si sentiva salire il sangue al cervello per la rabbia e la frustrazione.
Non aveva idea di che cosa diavolo stesse succedendo, ma non sarebbe certo rimasto con le mani in mano.
Chiunque fosse stato a volerlo togliere di torno, avrebbe dovuto pensarci più attentamente...
Espirò per sfogarsi mentre estraeva la Pokéball di Nidoran, aprendola più piano che poteva.
Non riuscì a coprire il suono della materializzazione del Pokémon, ma fece immediatamente segno al Pokémon Velenago di rimanere in silenzio.
Per fortuna, Nidoran si era voltato d'istinto verso Tom, e colse subito il messaggio.
Dovevano agire in fretta e con forza.
“Nidoran...” sussurò Tom: “Doppiocalcio contro la porta, più veloce che puoi!”
Il Pokémon annuì, e raspò un paio di volte il suolo, mentre Tom gli indicava la serratura.
Partì alla carica verso il bersaglio. La porta non sembrava troppo blindata, e il ragazzo sperò che la mossa fosse abbastanza potente.
Lo era.
La serratura risuonò con uno schianto di metallo e calcinacci sotto la doppietta di calci a mezz'aria di Nidoran e sì spalancò violentemente, mentre il piccolo Pokémon di Tipo Veleno atterrava oltre la soglia.
Un secondo dopo, una raffica di palle di fuoco volò contro Nidoran.
“Attento!!” gridò Tom, con appena un attimo di ritardo. Il Pokémon venne colpito di striscio, evitando l'attacco Braciere solo a metà.
Scartò di lato, ringhiando per la ferita, mentre Tom si lanciava fuori dalla soglia... arrestandosi di colpo.
“Maledizione ragazzino, non potevi semplicemente restare la dentro e aspettare il custode?”
ringhiò una voce aspra per metà ironica e per metà furiosa.
“Mai, mai fidarsi delle buone maniere.” aggiunse una seconda voce, più acuta e gracchiante.
Tom si girò da una parte e dell'altra, incredulo e teso.
Due uomini gli bloccavano il cammino, affiancati da un Houndour e un Murkrow.
Da fuori, nessuno sembrava aver sentito o essersi accorto di niente. A Tom la cosa sembrò completamente assurda.
Finchè non sentì delle grida, e un boato tra le gradinate.
Non è solo qui... sono in tutto lo stadio. Maledizione, che sta succedendo?
Scrocchiarono entrambi le nocche con un ghigno, e il primo borbottò: “A questo punto... per ripagarci del disturbo puoi consegnarci i tuoi Pokémon.”
Tom sgranò gli occhi, preparandosi a urlargli contro infuriato.
“Non disturbarti a dire di no...” sibilò l'altro: “Ce li prenderemo comunque!”
“Nidoran, stai pronto!” ordinò Tom balzando all'indietro, seguito dal Pokémon e contemporaneamente il suo braccio scattò, lanciando un'altra Pokéball: “Zubat, unisciti a noi!”
I due uomini fecero un passo indietro a loro volta, sorpresi dalla rapidità della reazione.
Con un lampo, Zubat fu fuori dalla sfera, e i quattro Pokémon si fecero sotto, pronti alla battaglia.

Per la prima volta, Tom affrontava il Team Vuoto!

 

 

 

Continua nella prossima puntata, “Doppia emergenza, pt. 2”
Dedicato a coloro che sognano il proprio viaggio personale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Phew. Era TROPPO che non aggiornavo. Fa sentire... vivi.

The Swordmaster... sono tornato!

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Capitolo 10
*** Puntata 10- Doppia emergenza!!, parte 2 ***


 Puntata 10- Doppia emergenza, parte 2

 

 

 

 

Il caos si era scatenato contemporaneamente in quasi tutta l'Arena.
Durante la pausa precedente la semifinale di Fuori dal Ring, i Pokémon vincitori delle finali di specialità precedenti si erano radunati intorno a tre podi per le premiazioni, e i giudici di gara erano scesi per consegnare le medaglie...
Per poi fermarsi stupiti e dubbiosi quando per un paio di secondi l'immagine dei megaschermi di tutto la stadio aveva crepitato e lampeggiato per un paio di secondi prima di tornare normale. Cameramen e commentatori vociavano tra loro perplessi, cercando di capire cosa avesse causato il disturbo.
In quel momento, tre persone avevano fatto un cenno con la mano.
Quando l'Arbok classificato nella specialità Corsostacoli aveva improvvisamente eseguito un attacco Nube, ricoprendo il podio di fumo nero, nessuno era stato in grado di reagire con altro che un sussulto di sorpresa e nervosismo, e di certo nessuno si era aspettato di dover temere altro...
Finchè il Parasect al secondo posto nella gara di Spingicerchio, dal podio accanto, non aveva usato a tradimento Spora contro i due Pokémon sul podio con lui, addormentandoli e proseguendo ad attaccare intorno a sè. Intanto la nube nera si era espansa dopo che Arbok aveva attaccato di nuovo.
A quel punto, qualcuno aveva finalmente gridato, e parecchie persone sulle gradinate avevano provato ad alzarsi in piedi contemporaneamente, non facendo altro che intralciarsi a vicenda.
Per qualche secondo lo stadio era stato un sisma di voci discordanti, domande e grida.
Poi, un'intero stormo di Murkrow, Wingull e Swablu era comparso calando in volo dal tetto aperto, e usando Nebbia e Nube tutti insieme.
Un paio di Stunky mischiati tra la folla lanciarono più volte Muro di Fumo, mentre al centro dello stadio, Parasect e Arbok colpivano ancora.
In pochi, fatali istanti, l'attacco aveva trasformato l'Arena in una trappola di oscurità e fumo, in cui echeggiavano grida confuse e spaventate. Uomini, donne, famiglie con nonni e nipoti, tutti quanti sbandavano nella nebbia tentando di uscire o anche solo di capire dove si trovassero. Svariati bambini piangevano, coperti ogni tanto dall'urlo di qualche ragazza.
Nel caos, alcune grida più determinate si levarono per qualche istante dal centro dell'Arena, dove i Pokémon ancora svegli e i loro Allenatori tentavano di opporre resistenza.
Durò circa mezzo minuto, poi i loro avversari ebbero la meglio, avvantaggiati dalla capacità di muoversi tra le coltri grigio-nerastre. L'ultimo ad andare al tappeto fu lo Steelix che aveva gareggiato in Spaccalastra, colpito da un attacco Bruciatutto che non aveva potuto vedere arrivare.
Il boato dell'esplosione echeggiò fino al corridoio dei bagni...
dove Tom fronteggiava i suoi avversari.

 

“Zubat, Supersuono su Murkrow!! Nidoran, Doppiocalcio contro Houndour!!” gridò Tom, il sudore che cominciava a imperlargli la fronte, dopo che i suoi Pokémon avevano schivato il primo attacco e lui stesso ne era stato quasi colpito al posto loro.
“Contraccate!!” gridarono all'unisono i due del Team Vuoto. Tom ricordava il racconto di Fabrizio dopo le Rovine d'Alfa, ma non avrebbe certo immaginato di ritrovarseli davanti in così poco tempo.
Il Pokémon Pipistrello e il Pokémon Velenago obbedirono prontamente all'ordine, e si lanciarono all'attacco. Zubat lanciò le sue onde stordenti contro il Pokémon Oscurità, che riuscì a schivare di misura, e lo attaccò alle spalle, avvolto da un'aura oscura.
L'attacco Inseguimento fece oscillare pericolosamente Zubat mezz'aria, mentre vicino a loro Houndour venne colpito dal primo calcio di Nidoran e spedito all'indietro.
Al secondo calciò, scartò di lato e afferrò l'avversario con Morso, lanciandolo via contro una parete. Nidoran atterrò digrignando i denti, mentre Houndour si lanciava per proseguire l'attacco.
Tom aspirò a fondo, cercando di seguire contemporaneamente i due fronti della lotta:
“Velenospina, Nidoran! Zubat, Sanguisuga!”
“Houndour, Braciere!!” gridò il suo Allenatore, mentre l'altra recluta ordinava: “Vai con Attacco d'Ala!”
Questa volta Tom fu più fortunato, e il morso di Zubat raggiunse l'avversario alle spalle, assorbendo parte della sua energia ed evitandone il contrattacco.
Nidoran rilasciò la raffica di aculei velenosi, che andarono cozzare contro i proiettili infuocati dell'avversario, esplodendo a mezz'aria.
Houndour fece per proseguire l'attacco, ma d'un tratto ringhiò e sussultò sulle zampe, sofferente.
“Houndour! Che cosa...?” ringhiò una recluta.
Tom spalancò gli occhi, colpito dalla gradita sorpresa.
Perfetto! È stato avvelenato da Velenopunto dopo aver morso Nidoran!
“Continua a tenerlo lontano con Velenospina! Zubat, Supersuono!” ordinò con foga.
Ancora una volta, Velenospina cozzò con Braciere senza produrre risultati, mentre il veleno
continuava ad indebolire Houndour.
Contemporaneamente, Zubat inseguì Murkrow che tentava di manovrare nello spazio stretto per evitarlo, e riuscì a raggiungerlo con Supersuono. Gli occhi del Pokémon Buio/Volante sembrarono andare fuori fuoco per alcuni secondi e Murkrow stridette incoerentemente, tentando di attaccare Zubat e finendo invece per cozzare contro una parete, perdendo penne.
Per la prima volta dall'inizio della lotta, Tom tirò veramente il fiato.
Aveva riguadagnato il vantaggio, ma non era sicuro di che cosa fare ora. Avrebbe voluto sconfiggerli, ma aveva il dubbio che fosse meglio approffittare del vantaggio per fuggire e riflettere sulla situazione.
Non era molto nel suo stile, ma avrebbe potuto essere la mossa più adatta...
Una delle reclute nemiche saltò all'indietro, afferrando una radio e gridando nel ricevitore:
“Abbiamo un seccatore, quaggiù! Potrebbero servire rinforzi!”
“Siete già in due contro uno!!” non potè trattenersi Tom, indignato.
Se loro giocano così sporco, se la sono cercata!
“Zubat, usa Supersuono contro gli Allenatori!!” gridò.
Zubat stridette perplesso, ma Tom confermò l'ordine con foga.
Le due reclute fecero un passo indietro, trasalendo: “Ehi, che cosa diavolo hai in mente...?”
È il momento!!
Tom si lanciò di corsa nel corridoio, verso l'interno dell'edificio, gridando ai suoi Pokémon di seguirlo.
I suoi avversari impiegarono un paio di secondi per riprendersi dallo shock e gli gridarono dietro furiosi: “ATTACCATE!!!”
“Velenospina!!” urlò a Tom a Nidoran, senza voltarsi.
Il Pokémon Velenago si voltò in corsa e saltò, scivolando all'indietro e lanciando una raffica di aculei che fermò il Braciere in arrivo. Murkrow, ancora una volta, non era riuscito ad attaccare.
Il ragazzo continuò a correre, voltandosi ancora una volta per richiamare Nidoran nella Poké Ball, nel dubbio che non riuscisse a tenere il passo bene quanto Zubat.
Non cercò di vedere se lo stessero inseguendo, e ad un certo punto smise di sentire grida alle sue spalle.
Corse senza badare troppo a dove andava, cercando di allontanarsi da qualunque cosa stesse succedendo là fuori e trovare un punto dove riflettere sulla situazione.
Un misto di paura e rabbia lo pervadeva, mentre la sua corsa proseguiva.
Una porta, un corridoio, gradini, una svolta...
e fu al piano terra, ai piedi delle scale oltre la reception.
Si fermò di botto, udendo delle voci.
Un altro gruppo di uomini con la stessa uniforme nera striata d'oro occupavano il bancone, dietro il quale erano legati insieme tre inservienti e due impiegate.
Ogni tanto, qualcuno di loro tentava invano di dire qualcosa o di lamentarsi, ma il bavaglio lasciava uscire solo gemiti soffocati.
Tom non potè impedirsi di sudare freddo.
Anche gli ostaggi, ora? Fino a che punto sono arrivati? Possibile che sia l'unico che non hanno ancora preso?
Trattenne il fiato, cercando di conservare la calma.
Doveva capire la gravità della situazione, e trovare un punto da cui chiamare aiuto, magari la Polizia locale tramite Pokégear. Da lì l'avrebbero sentito, quindi non aveva intenzione di provarci subito, ma diede comunque un'occhiata allo schermo...
inorridendo quando non riuscì a vedere null'altro che disturbi statici.
Si sentì più furioso che spaventato. Non era mai successo che il Pokégear lo abbandonasse in quel modo...
E se loro stessero disturbando le comunicazioni?
Tom scosse la testa. Aveva sentito parlare tante volte di organizzazioni simili, e aveva seguito con preoccupazione l'attacco alla Torre Radio di Fiordoropoli da parte del Team Rocket anni prima, ma trovarsi in mezzo a una situazione forse anche peggiore era tutt'altra cosa.
Non aveva mai sentito il suo cuore battere così forte.
Tirò il fiato un'altra volta, cercando di ascoltare che cosa dicessero le reclute al bancone, senza uscire dal suo nascondiglio. Non parlavano troppo forte, per cui colse solo parti della conversazione.
“Qualcuno ha notizie del Capo?”
“Ancora nulla di preciso. Dovrebbe essere qui tra poco.”
“...molto tranquillo riguardo la situazione, voi invece?”
“No, nulla di cui... L'organizzazione è stata impeccabile. Comun... tra poco, ormai.”
“Vero, è solo... lche decina di mi...”
Una voce femminile si aggiunse al dialogo: “Avete sentito la chiamata dei... sopra? Sul... bagno?”
“Oh, sì... a questo punto non c'è da... l'avra...”
Tom cercava di non tremare. Parlavano di lui.
Fortunatamente, sembrava che considerandolo in trappola non lo stessero inseguendo con troppa dedizione.
“Se invece non...?”
“Se anche fosse, ci siamo noi. E anche l'uscita è sorv... si tratta so... ttendere in posizione.”
“E sbrigarsi col traferimento.” aggiunse una seconda voce femminile: “Ma ci pensate? Nessun altro Team è mai riuscito a...”
“Io aspetterei a cantare vittoria. Abbiamo fatto tutto perfett... ma è comunque...”
“Quel che è. Quanto ci stanno mettendo quelli del piano di sotto?”
“Dagli tempo, avevano un bel po' di Pokémon da portare giù.”
“Ma per quale motivo li stiamo portando nel seminterrato, se poi dovre...?”
“Idiota, non ci arrivi? Non saremmo mai riusciti a far passare i container sulle gradinate. Invece,
infiltrarli un po' alla volta nel magazzino... appena arrive... sigilleremo del tutto le gradi... dopo aver radu... rsone, caricheremo al volo... via alla base!”

Una serie di mormorii soddisfatti seguì l'ultima frase, mentre il cervello di Tom lavorava freneticamente.
Pokémon portati nel sotterraneo per caricarli in un secondo momento verso la loro base...
devono essere i Pokémon degli atleti!! E forse anche quelli lasciati a riposare mentre i compagni di squadra gareggiano. Hanno rubato tutti i Pokémon dello stadio!!
Strinse il pugno, furibondo. Avrebbe voluto irrompere fuori dal suo angolo sicuro e dar loro una lezione, specialmente a quelle due oche piene di sè, ma con uno sforzo immane si trattenne. Aveva due Pokémon già feriti, e dopo aver faticato contro due avversari non poteva affrontarne così tanti, qualunque fosse il loro livello. Non aveva semplicemente abbastanza Pokémon per tenergli testa.
No... ma se li avessi potrei...aspetta. IO non ho abbastanza Pokémon, ma...
Un'idea folle aveva cominciato a farsi strada nella sua testa.
In effetti c'erano abbastanza Pokémon per aiutarlo.
Doveva soltanto riuscire farsi strada per raggiungerli.
Come se fosse facile.
Cercò di sporgersi il più discretamente possibile, per osservare i dintorni...
Altri passi e altre voci ruppero la quiete tesa e minacciosa della reception.
“Oh, finalmente! Sono tornati!” esclamò una delle due giovani.
La squadra del seminterrato aveva finito di depositare i container, e stava per tornare al piano superiore.

 

 

 

 

“FATE SILENZIO!!” tuonò la voce dell'uomo col megafono, in mezzo alla coltre di nebbia.
Ci vollero alcuni secondi prima che la folla isterica sulle gradinate smettesse quasi completamente di vociare, o almeno perchè le voci si abbassasero ad un livello che consentisse allo sconosciuto di parlare.
Una quiete terrorizzata e nervosa, fatta di rabbia, paranoia e panico, calò sullo stadio.
Non c'era spettatore che non si guardasse intorno convulsamente nella muraglia gassosa, cercando di stringersi a chi gli stava vicino, sussurrando e temendo quello che poteva accadere. Le sagome scure di svariati Pokémon volanti sfrecciavano avanti e indietro nel grigiore, e ogni tanto emettevano sbuffi oscuri e vaporosi che addensavano la coltre.
L'uomo col megafono parlò ancora: “Vorrei dirvi di non preoccuparvi, signore e signori, ma ora come ora temo di non poterlo fare. Quanto ancora durerà questa spiacevole situazione, e quali conseguenze ci saranno, dipende esclusivamente da voi.”
Mormorii si diffusero tra la folla, mentre l'uomo aspettava che le sue parole facessero effetto. Avanzò in un punto in cui la nebbia era più rada, verso il centro dello stadio, dove il pubblico potesse vederlo. Un Hypno e uno Swalot lo affiancavano, mentre osservava la folla dall'alto in basso.
Riprese: “Radunatevi al centro dello stadio, e consegnate tutti i Pokémon che ancora tenete nascosti!”
Le voci della gente erano spaventate e riluttanti. Pochi trovarono il coraggio di rifiutare, gridandogli contro con indignazione, ma le loro voci erano alte e forti, e ogni tanto qualcuno timidamente gli faceva eco. Il mormorio iniziò a crescere di intensità, diventando momentaneamente un ronzio nervoso.
Lo sguardo grigio dell'uomo si fece duro. Alzò un braccio, scandendo lentamente una sola parola:
“Velenogas.”
Swalot aspirò, Hypno roteò il pendolo, che si illuminò di viola... e mentre il primo spalancava la bocca sporgendosi rapidamente in avanti, il secondo schioccò il pendolo davanti a sè come una frusta. Due masse di gas violaceo vennero disperse intorno ai Pokémon mentre l'uomo e tutte le altre reclute del Team Vuoto nascoste nella nebbia indossavano delle maschere antigas.
Swalot e Hypno continuarono ad emettere il loro attacco, aiutati da altri Pokémon del Team Vuoto... e lo stormo di Murkrow e Swablu plasmò la massa tossica col vento prodotto dalle ali, creando un anello intorno alla folla terrorizzata, e iniziando a restringerlo.
Senza altra scelta, gli ostaggi si ritirarono verso il centro dello stadio, cedendo i loro Pokémon al Team Vuoto, tra lacrime e gemiti.
Da dietro la maschera, l'uomo rise. Un suono basso, quasi meccanico.
Osservò l'orologio che portava al polso.
Non mancava troppo, e stava andando tutto secondo i piani.

 

In tutta l'arena e negli spazi circostanti, ogni membro del Team Vuoto occupava precisamente la sua posizione e ogni ingranaggio del macchinario girava come doveva. Piccole squadre che andavano da tre a sei unità pattugliavano l'esterno dello stadio e un gruppo più nutrito stava di guardia al viale che portava al Parco Nazionale.
Gli sguardi delle Reclute variavano dall'attento all'arrogante, fino al leggermente annoiato.
Quelli della pattuglia all'ingresso Sud dell'Arena, invece, vibrarono di sgomento e sopresa quando di fronte a loro si materializzò un'alta figura vestita di grigio, comparsa dal nulla in un piccolo fuoco d'artificio di scintille colorate.
Ci fu qualche secondo di teso silenzio, e sguardi circospetti.
Poi qualcuno sbiancò e gridò un nome...
a cui seguirono altre grida, di stupore ed allarme.

 

 

 

 

 

Con il cuore in gola, Tom scavalcò il bancone più velocemente possibile, trattenendo il fiato.
Strinse gli occhi quasi con disperazione e contrasse tutti i muscoli nel momento dell'atterraggio, pregando di non aver fatto rumore, e sentendo dolore un po' dappertutto.
Rimase immobile, respirando a malapena. Dietro di lui, le voci non si erano interrotte, nè avevano cambiato tono.
Fortuna... solo fortuna.
Avrebbe voluto tirare un grosso sospiro di sollievo, ma si costrinse ad espirare piano e gradualmente per non farsi sentire.
Ancora non si capacitava del tutto di essere in quella situazione.
La squadra emersa dal piano sotterraneo non si era diretta immediatamente verso le scale mobili bloccate dove era nascosto Tom, fermandosi invece a parlare con la squadra che teneva in ostaggio i dipendenti dell'Arena. Non aveva neanche tentato di sentire di che cosa parlassero, temendo di perdere l'occasione e venire scoperto. Si era sporto dal nascondiglio per assicurarsi che assolutamente nessuno degli sguardi puntasse verso di lui. Fortunatamente, erano tutti quanti rivolti verso i poveracci legati e imbavagliati dietro il bancone di sinistra, dove erano radunati tutti i membri del Team.
Non c'era momento migliore... e Tom non l'aveva perso.
In un disperato tentativo di essere insieme veloce e silenzioso, era uscito dal suo nascondiglio tenendosi più basso che poteva, a passo rapido ma senza correre, con le ginocchia che già iniziavano a dolergli per lo sforzo, fuori dall'angolo sicuro, attaccandosi al muro, praticamente strisciando contro la parete dietro la grossa pianta accanto al bancone centrale... e poi aveva scavalcato.
A un certo punto, gli era sembrato di udire uno scoppio di voci alle sue spalle, ma nessuno era venuto a catturarlo.
Probabilmente, gli ostaggi si erano lamentati o divincolati più rumorosamente del solito, e le reclute avevano reagito aspramente.
Per un attimo, si domandò se non fossero stati proprio gli ostaggi a sentirlo o ad accorgersi in qualunque modo di lui prima delle reclute... e in quel caso il rumore che avevano fatto...
Ma era improbabile. Da dove si trovavano era difficile che lo avessero visto, e per fortuna nessuno degli schermi o delle telecamere di sorveglianza sembrava funzionare.
Si mosse piano, per un tempo dilatato che sembrava oscillare come un pendolo inquietante, tenendosi basso fino all'altro lato del bancone centrale. Scavalcare anche questo sarebbe stato rischioso, ma doveva tentare.
Aveva considerato di passare dal cancelletto frontale usato dagli atleti dopo l'iscrizione, ma probabilmente era bloccato, oltre ad essere un passaggio più lento e probabilmente più rumoroso.
Si appoggiò all'ostacolo da superare, tendendo l'orecchio.
La squadra di guardia agli ostaggi stava finendo di consultarsi con quella dei sotterranei. Venne dato l'appuntamento a dopo. Si stavano per muovere, tra poco si sarebbero girati... e se gli altri li avessero guardati andar via probabilmente ci sarebbe voluto un bel po' prima che ci fosse un'altra finestra di tempo utile per muoversi.
Poi una delle reclute scoppiò a ridere rumorosamente, e due alzarono la voce per interromperla, sovrastando tutto il resto...
Come colpito da un fulmine, un fiotto d'adrenalina che passò in un sol colpo dai recessi del cervello alle gambe, Tom agì.
Si issò sul bancone rotolando al contempo oltre il bordo e atterò, indelicatamente ma in silenzio, ammortizzandosi con le mani e la punta dei piedi.
I muscoli gli si contrassero in modo poco gradevole, e le dita in particolare dolevano parecchio, ma si concesse un impercettibile sospiro.
Ce l'ho... fatta...
Le reclute della squadra container si mossero, e lo stesso fece anche lui. Mentre quelli salivano per le scale per andare a raccogliere gli ultimi carichi di Pokémon rubati, Tom, ormai fuori vista, imboccò e scese le scale mobili spente a destra del bancone centrale... e attraversò la porta del piano inferiore.

 

Si fermò a bocca aperta, indignato.
Il piano inferiore dell'Arena Pokéathlon era composto di 4 sale consecutive dedicate a celebrare in vari modi gli atleti Pokémon e le loro vittorie. Si trattava di un ambiente elegante, semplice e di grande impatto per Tom e per ogni altro appassionato, uno spazio dedicato all'onore e al talento, alla storia passata e recente del Pokéathlon.
Sale da rispettare e curare.
Non certo da usare come magazzino di ladri.
E purtroppo, era esattamente ciò che aveva fatto il Team Vuoto: lungo le pareti della Sala Solidarietà, in un paio di casi perfino danneggiando gli espositori di medaglie e trofei, erano appoggiati svariati container metallici dall'aspetto freddo e in qualche modo truce, chiusi da meccanismi complessi e sgraziati.
I Pokémon rubati!
Tom si avvicinò ad uno dei container e tentò per qualche secondo di armeggiare con i meccanismi ma non aveva nemmeno idea di dove cominciare per aprirli. Lasciò andare un gemito scoraggiato, e diede un altra occhiata alla stanza, prima di proseguire nella Sala Fiducia.
Trovò più o meno lo stesso spettacolo, sebbene con appena due o tre container e molti meno danni alla sala. Anche qui, nulla da fare.
La Sala Potenziale aveva uno strano macchinario collegato alla sorta di teca cilindrica centrale, che emetteva una serie di pigolii intermittenti. Tom lo ispezionò per un po', ma decise che prima di osservarlo più da vicino avrebbe indagato la Sala Amicizia, ultima e più maestosa delle quattro, in un certo senso.
Tom entrò con un lieve senso di riverenza per un luogo che finora aveva solo visto in qualche servizio.
Il pavimento decorato con geometrie dorate, lo stemma del pugno che usciva dalla Pokéball sul motivo rosso e vermiglio della parete di fondo, il triangolo di piedistalli scintillanti con un quarto al centro... quasi tutto come doveva essere.
Tutto, tranne forse la grata leggermente fuori posto di una bocchetta di areazione,apparentemente sporca di qualcosa di scuro e lucido, e le gabbie appoggiate vicino al piedistallo centrale.
Si trattava di strutture cubiche o parallelepipedi, che tuttavia non avevano vere e proprie sbarre o pareti rinforzate, ma piuttosto un telaio formato esclusivamente dalla faccia inferiore, superiore e dagli spigoli del solido, con un meccanismo simile ad una manopola in alto.
Il ragazzo si avvicinò per osservarle da vicino... e si fermò ancora una volta di botto, sbattendo le palpebre: a quanto pareva, una era piena.
Dentro una gabbia di forma cubica, alta circa un metro, confinato da quelli che parevano iridescenti e traslucidi, si agitava irritato e dubbioso un esemplare di Grimer.
Perplesso, Tom si chinò da vicino a guardare il Pokémon, che picchiettava con un braccio melmoso le “pareti” della sua angusta cella. A ogni tocco, la superficie luminosa sembrava ronzare e tremolare come se non fosse del tutto concreta.
Co... gabbie con campi di forza? E poi... che ci fa proprio qui un solo Grimer?
Al vedere l'aspirante Capopalestra, il Pokémon Melma cominciò a sbracciarsi da dentro la sua prigione, emettendo una sorta di lamento basso e annoiato, che in Tom causò un'espressione piuttosto infelice.
Lo fissò dispiaciuto, e Grimer ricambiò curioso il suo sguardo, con espressione perplessa.
Quel Pokémon... come era finito lì?
E soprattutto, come avrebbe potuto aiutarlo?
“Aspetta, Grimer!” proruppe infine, ancora a voce abbastanza bassa, non del tutto tranquillo: “Ti aiuterò ad uscire da lì, in qualche modo... contaci! Devo solo capire...”
Si guardò intorno, nervosamente, senza trovare nulla.
Scosse la testa. In che situazione si era cacciato?
Rimase per qualche secondo con le mani premute sulle tempie, cercando di ragionare, fissando invano la grata sporca di... melma violacea?
Un momento... quella melma sul condotto dell'aria! Ecco da dove arriva... ed ecco che ci fa in gabbia... è uscito da lì proprio mentre radunavano le gabbie in questa sala!
Certo, restava comunque bizzarro che tra le fogne e scarichi e depositi dei rifiuti che sicuramente si trovavano nel territorio dell'Arena, un Grimer fosse finito a gironzolare proprio nei condotti dell'areazione in un momento simile. Probabilmente, i movimenti del Team Vuoto al di fuori dallo stadio lo avevano spinto a rifugiarsi in uno dei tubi di scarico, e a quel punto il Pokémon si era semplicemente addentrato più che poteva, e sfortunatamente era sbucato fuori al momento peggiore per lui...
Tom fece un respiro profondo, una parte di lui che ribolliva.
Era tutto al contempo assurdo, inquietante, e assolutamente insopportabile...
Guardò il Grimer, che lo stava fissando apparentemente a braccia incrociate, anche se i due arti sembravano mescolarsi continuamente l'uno con l'altro, l'aria curiosa e lievemente malinconica.
Proprio un Tipo Veleno, ora che ci penso.
Staccò le Pokéball dalla cinta, lanciandole entrambe in contemporanea.
Beh, non poteva esserci coincidenza migliore!!
“Zubat, Nidoran, venite fuori! Abbiamo un Pokémon da liberare!”
I due Pokémon osservarono il loro Allenatore, mentre il Grimer imprigionato, comicamente sorpreso, sembrava rimbalzare senza risultato contro le pareti del campo di forza, purchè piuttosto afflitto.
A quanto pareva, non aveva intenzione di lasciarsi scoraggiare facilmente, e incitava i suoi aspiranti salvatori con foga.
Nonostante la situazione, Tom fece un largo sorriso. Era decisamente un bel tipo, quel Grimer.
“Siete pronti? Nidoran, Velenospina contro la gabbia, forza!” ordinò.
Il Pokémon Velenago puntò il corno verso il campo di forza ed emise la raffica di spine luminose, ottenendo un tremolio concentrico, come onde in uno stagno colpito da un sasso, ma alla fine l'attacco si concluse in uno scoppio rumoroso ma inefficace.
Tom sbuffò frustato, mentre Grimer scuoteva il capo melmoso, sconsolatamente.
“Zubat, prova con Spennata in un punto diverso!” tentò ancora il ragazzo.
Con un colpo d'ala e la bocca spalancata, Zubat si lanciò a volo in avanti, serrando le zanne contro un angolo della gabbia, che si inclinò per un istante di lato e ricadde senza danni visibili, mentre Zubat si ritirava scuotendo il capo. Ma per un attimo, solo per un attimo, il campo di forza aveva tremato, come un'immagine televisiva mal ricevuta. Tom trattenne il fiato: “Zubat, puoi indicarmi il punto che hai colpito?”
Il Pokémon Pipistrello fece una giravolta a mezz'aria e svolazzò sopra l'angolo che aveva attaccato, cercando di non ostruire la vista a Tom, che si avvicinò per osservare meglio.
Alla congiunzione degli spigoli, il telaio della gabbia era più spesso, e decorato da una placca traslucida di plastica rossa molto resistente.
Visto lo spessore dell'angolo, quel poco che intravedeva oltre la barriera di energia e la reazione precedente, Tom immaginò che il campo di forza venisse emesso dagli angoli del dispositivo, con gli emettitori protetti esternamente dal campo stesso e internamente da un rinforzo dello stesso materiale dello spessore sugli angoli. Al contempo, non riusciva a capire da dove cominciare per disattivarlo. Sospettò che servisse qualche tipo di chiave che probabilmente aveva la squadra del Team Vuoto.
Forse continuando a colpire in questo punto riusciremo a disattivarlo... spero. Altrimenti non so proprio che altro tentare.
Prese fiato. Il tempo stringeva: “Grimer, mi senti?”
Il Pokémon annuì, incuriosito. Sollevato, Tom proseguì: “Spostati dall'altro lato della gabbia. E scusa, potrebbe agitarsi molto.”
Grimer spalancò notevolmente i grossi occhi rotondi dalla pupilla stretta, e in qualche modo si ammassò nell'angolo opposto a quello indicato da Tom.
L'aspirante Capopalestra annuì soddisfatto, prima di rivolgersi ai suoi Pokémon: “Zubat, Nidoran, disintegrate quell'angolo della gabbia! Non importa con quale attacco, ma fate in fretta!!”
I due annuirono all'unisono, e Nidoran corse contro la gabbia, sferrando un Doppiocalcio contro l'angolo e facendola quasi rintoccare, ma senza danneggiarla. Zubat seguì con Morso, serrando denti luminescenti sulla sporgenza, apparentemente invano.
“Continuate!!” esortò Tom, piuttosto nervoso. Certo, a forza di colpi prima o poi ce l'avrebbero fatta... ma in quanto tempo? E cosa avrebbero rischiato nell'attesa?
L'assalto proseguiva. Spine velenose, morsi, calci, cariche si abbatterono su qualsiasi materiale formasse il telaio della gabbia, in una pioggia incessante, frustrante, infruttuosa.
Dopo un minuto e mezzo, scintille cominciarono a sprizzare dal punto d'impatto, e i due Pokémon iniziarono a sembrare affaticati. Tom li esortò ancora, e Nidoran proseguì, mentre Zubat non sembrava più tanto convinto dell'utilità del tentativo, attaccando pigramente ogni tanto.
Tom fu sul punto di infuriarsi con lui, ma il rimprovero finì solo per distrarre Nidoran, e il ragazzo allora si concentrò sull'incitamento. Altri trenta secondi e sbuffi di fumo nero, grigio e bianco si unirono alle scintille, mentre il campo di forza tremava sempre di più. Tra uno sballottamento e l'altro, Grimer li incitava agitando vigorosamente un braccio. Tom non riusciva a non sorridere guardandolo, ma al contempo aveva il cuore in gola. E se il Team Vuoto fosse tornato ora?
“Zubat, visto che non stai facendo nulla, torna indietro e nasconditi per controllare se arrivano!” ordinò seccato. Il Pokémon Veleno/Volante stridette un paio di volte, indisposto, e poi svolazzò di malavoglia oltre la porta. Sembrò quasi che borbottasse.
Tom fu sul punto di fare lo stesso, ma sebbene Zubat lo facesse impazzire, non era proprio il momento. Nidoran sembrava cominciare ad avere il fiatone, e faceva pause più lunghe tra un attacco e l'altro.
Tuttavia, il campo di forza ormai tremava e sembrava percorso da disturbi e irregolarità anche quando non era sotto attacco, e il generatore nell'angolo era ammaccato e fumante. Ogni tanto, sputacchiava scintille. Tom annuì tra sè, insicuro se essere soddisfatto di averlo già ridotto in quello stato o frustrato perchè nonostante tutto ancora non aveva smesso di funzionare.
Si rivolse a Nidoran: “Ok, amico... Vai con una raffica di Velenospina, finchè non cede!!!”
Nidoran lanciò un grido acuto di battaglia e caricò il colpo: la luce violacea avvolse il corno, e una volta presa la mira, la pioggia di aghi bombardò il bersaglio senza pietà...
Dieci secondi, poi quindici, venti... e il generatore all'angolo esplose come un petardo, riecheggiando per svariati secondi tra le pareti della Sala Amicizia. Tom esultò selvaggiamente nella propria testa, tutto il corpo in tensione...
Ma la barriera non aveva ceduto.
Nel momento in cui il generatore era andato, le placche traslucide sugli altri angoli del macchinario avevano lampeggiato di rosso, e con un misto fra un ronzio e un sibilo la barriera compatta era stata sostituita da una serie di sbarre luminose verticali aranciate emesse dal telaio: la gabbia aveva compensato la perdita di un generatore passando ad un tipo diverso di barriera energetica, meno compatto, ma altrettanto efficace.
“NO!” si lasciò andare Tom, agitando violentemente un braccio. Non era servito a nulla... pur essendoci dello spazio tra le sbarre, nessun Pokémon sarebbe riuscito a passare.
A quanto pareva, invece, Grimer la pensava diversamente.
Nel momento dell'esplosione si era appiattito dal lato opposto, coprendosi gli occhi. Scosse la testa e sollevò le braccia a bocca spalancata, in un'espressione di esultanza assolutamente ridicola, per poi infilare un braccio in uno spazio tra due sbarre, finendo per sfiorarle.
Lo ritrasse con un lamento stupito quando le sbarre lo scottarono, e si soffiò sul braccio agitandolo dolorosamente.
Tom si fermò sospirando. Adesso erano anche roventi?
Ecco perchè hanno cambiato colore... queste maledette gabbie sono geniali.
Un gorgoglio esultante interruppe i suoi pensieri. A giudicare dall'espressione, Grimer aveva in mente qualcosa. Si concentrò intensamente e venne avvolto da luminose ondulare verde acceso, mentre il suo corpo sembrava tremolare... e diventare decisamente più piccolo.
Co... aspetta, ho capito! Sta usando Minimizzato!
Grimer fece una sorta di largo sorriso compiaciuto, e semplicemente si deformò attraverso lo spazio tra due sbarre, scivolando progressivamente fuori sotto forma di una lunga e stretta striscia di melma viola.
La combinazione tra il suo corpo semiliquido e la riduzione di volume causata dalla mossa gli permise di passare quasi senza problemi dall'altra parte.
Quasi.
Non riuscì comunque ad evitare del tutto di sfiorare le sbarre, e un paio di volte si contorse violentemente come risultato. Una volta ripresa la forma abituale all'esterno della gabbia, aveva un'espressione abbastanza sofferente, ma decisamente soddisfatta.
Si voltò verso Tom, osservandolo per qualche secondo... e di colpo gli scivolò sulle gambe, in una sorta di fangoso abbraccio di gratitudine.
D'istinto Tom sussultò, con le mani fra i capelli corti: non era per niente preparato all'idea... e portava dei pantaloncini.
Tuttavia, quando pochi secondi dopo Grimer si staccò agitando felice le braccia, Tom notò che non sembrava avere l'odore terribile che si sarebbe aspettato, pur emettendone comunque uno abbastanza forte e dolciastro.
Apparentemente, non gli aveva neanche lasciato troppa melma sulle gambe.
L'aspirante Capopalestra Veleno sorrise compiaciuto: “Ehi, Grimer... sai che sei proprio un bel tipo? Che ne diresti di unirti a noi? Con un Pokémon Veleno come te potremmo fare grandi cose, me lo sento!”
Il Pokémon Melma inclinò la testa di lato, e gorgoliò curioso... poi alzò di colpo un braccio, come se colpito da una folgorazione, e indicò ripetutamente l'ingresso della sala, cominciando a scivolare in quella direzione.
Oh... giusto. Immagino che prima dovremmo uscire da qui.
Nella Sala Potenziale si riunirono a Zubat, che ancora non aveva visto segni del Team Vuoto e svolazzava intorno a uno dei macchinari collegati alla grossa teca cilindrica.
Tom si avvicinò, seguito dai suoi tre compagni e ispezionò attentamente il congegno, cercando di non toccare nulla. Un piccolo schermo riportava la stabilità di un segnale elettromagnetico, e lo stato di una lista di telecamere e schermi, tutti “neutralizzati con successo”.
Un'altra finestra riferiva lo stato del segnale diversivo trasmesso alle emittenti televisive, una schermata identica a quella ufficiale del canale che avvertiva di problemi tecnici che avevano portato all'interruzione momentanea della diretta.
Ecco con cosa hanno disturbato le comunicazioni!! Evidentemente da qui potevano nascondere il congegno e collegarlo al computer centrale.
Tom considerò per un attimo se spegnere o distruggere il congegno. Probabilmente sarebbe stata la cosa giusta da fare, e avrebbe permesso all'allarme di diffondersi più velocemente. Il Team Vuoto sarebbe stato filmato e forse la Polizia sarebbe riuscita ad intervenire in tempo.
Ma se il segnale si fosse interrotto di colpo, probabilmente sarebberosubito venuti a prenderlo. E in quattro non avevano speranza di difendersi contro tutte quelle reclute.
Avrebbe dovuto aspettare ancora un po' per lanciare l'allarme... ma non aveva intenzione di passare quel tempo con le mani in mano. Se volevano venire a catturarlo, che facessero pure.
Avrebbe fatto di tutto per preparargli una degna sorpresa.
Si diresse di corsa alla Sala Fiducia, con Grimer e gli altri al seguito.
Non c'era un secondo da perdere.
 

 

 

 

 

 

 

Nello stadio, la folla assembrata sul campo di gioco era in condizioni sempre peggiori.
Già una dozzina di persone avevano avuto un malore, e chi poteva tentava di prestare un minimo di assistenza cercando di evitare la pressione circostante. Su tutti i lati, reclute del Team Vuoto circondavano il campo affiancate da Pokémon in atteggiamento minaccioso. La coltre di fumo si stava diradando, ma ciò significava semplicemente più caldo per la maggior parte dei presenti.
L'ufficiale del Team Vuoto era rimasto praticamente impassibile per tutto il tempo, limitandosi a rispondere laconicamente a qualche messaggio radio, e occasionalmente ad ordinare seccamente qualcosa, e in un'altra occasione rivolgendosi alla folla: “È un piacere vedere che siate giunti tutti a più miti consigli, gentili signori. Come ho già detto, questa situazione spiacevole si concluderà presto.
Ci tengo a ricordarvi che tutto questo è dovuto alla tragica ottusità dimostrata da innumerevoli individui, tesi ad ostacolare il progresso dell'umanità.
Se le nostre guide non fossero in preda a un diabolico torpore tutto ciò non sarebbe necessario, ma a volte soltanto uno schiaffo può risvegliare da un sonno profondo.
Credetemi... non provo alcun piacere in ciò che siamo costretti a fare oggi...”
proclamò, con un sorriso che non sembrava troppo d'accordo.
“...ciònondimeno, se volete una vita più che libera, vi conviene ascoltarci. Abbiamo dovuto imporci bruscamente, perchè la nostra voce era soffocata da ciò che vi hanno abituato a credere... ma se vi unirete a noi dopo oggi, avrete finalmente ciò che per tanto tempo vi è stato negato!
Mi riferisco...”
Si interruppe, irritato. Una recluta gli si era avvicinata di corsa, richiamando insistemente la sua attenzione, a voce e gesticolando.
Ringhiò per un secondo tra i denti, ma non perse la calma: “Spero per te che ne valga la pena.”
L'altro impiegò un paio di secondi per riprendere fiato, poi si rivolse a bassa voce al suo superiore:
“L'intruso nei bagni... non è stato intercettato dalle squadre al piano inferiore, ma non è più presente sul corridoio. A quanto pare l'abbiamo perso!”
La reclutà potè quasi vedere il sangue scaldarsi sotto la pelle dell'ufficiale: “Come ne siete stati in grado? Mi avevate detto che era un ragazzino!”
L'uomo non rispose, piuttosto nervoso.
L'ufficiale proseguì: “Da ordine di rafforzare la sorveglianza all'ingresso e bloccarlo. Portate giù in fretta l'ultimo container e trasportate subito tutto fuori per il trasferimento. Il Capo è in arrivo. Scollegate il disturbatore di segnale solo all'ultimo momento. Non possiamo permetterci fughe di informazioni. E ora...”
Si interruppe ancora, impallidendo, con una goccia di sudore che scendeva sulla fronte.
Il ragazzo non era stato intercettato... i sotterranei...
“MANDA UNA SQUADRA AI SOTTERRANEI, SUBITO!! ABBATTETE OGNI RESISTENZA CHE INCONTRATE E CATTURATE L'INTRUSO!!!”
Il respiro dell'ufficiale si era fatto affannoso.
Non ora... non proprio adesso...
Un suono acuto lo distrasse, e l'uomo attivò un pulsante sull'auricolare, rispondendo alla chiamata.
Il Capo non sarebbe mai arrivato abbastanza presto.

 

 

Il grosso velivolo aveva coperto metà della distanza che lo separava dall'Arena Pokéathlon e stava cominciando ad accelerare in maniera leggera ma inesorabile. La quota a cui volava lo rendeva fuori portata di qualunque radar e la velocità era regolata in modo da raggiungere il bersaglio esattamente al momento del trasferimento, esponendosi per il tempo più breve possibile.
Il Capo del Team Vuoto contemplò con orgoglio il paesaggio che scorreva davanti ai suoi occhi: la quantità di tempo e preparazione del colpo aveva finora pagato con un esecuzione perfetta, e presto avrebbe fruttato ancora di più. Probabilmente, non avrebbero più avuto bisogno di grosse azioni per un bel pezzo, una volta avuto successo, fino a poco prima della vittoria finale.
Tuttavia, nulla andava mai perfettamente secondo i piani, e il suo tenente avrebbe dovuto sistemare un disturbo dell'ultimo momento prima che tutto filasse di nuovo liscio.
Non che la cosa turbasse troppo il Capo: anzi, aveva decisamente apprezzato che l'occasione si fosse presentata proprio in quel momento, con tutte le carte a loro favore.
L'ufficiale rispose, chiedendo di fare rapporto.
La voce fredda e tagliente del Capo replicò: “Obbedisci prima, riferisci poi. Il nostro carissimo amico si è ripresentato all'ingresso. Devi occupartene di persona, e catturarlo prima del mio arrivo.”
“Vedete, mi trovo in una posizione delicata...”
Una mano del Capo picchiò elegante ma secca sul quadro comandi posto di fronte, producendo un suono simile al martello di un giudice, sebbene di volume molto più basso.
L'altra continuò a tormentare uno dei due lunghi orecchini pendenti.
“Lasciala. La sua presenza mi renderà parecchio seccata se non rimediamo in fretta, e sei il più adatto ad impedirgli efficacemente di scappare. Hai venti secondi per riferirmi qualsiasi urgenza degna di questo nome, poi muoviti.”
Qualcosa a metà tra un ringhio e un gemito impotente precedette la risposta dell'ufficiale: “Capisco... Abbiamo un'altra intrusione. Un ragazzo è sfuggito alla sorveglianza nascondendosi nei bagni e ha eluso le guardie al piano superiore. Ho mandato una squadra a fermarlo. Credo abbia cercato di entrare nei sotterranei...”
“Annientatelo.”
“Sissignora! Comunque, non potrebbe far nulla. Non è possibile aprire i container e liberare i Pokémon contenuti nelle Pokéball senza le chiavi, e il ragazzo non...”
Una serie di urla e comandi praticamente abbaiati interruppe la frase.
La donna nella sala di comando del velivolo chiuse gli occhi per qualche secondo, ogni singolo lineamento che vibrava leggermente di rabbia: “Tenente... cosa è appena successo?”
Ci fu una lunga pausa, riempita da uno scambio incomprensibile di frasi nervose.
Poi la voce del tenente tornò in linea, tra il furioso e il disperato: “Abbiamo una fuga di Pokémon dal piano sotterraneo. La situazione...”
“Esegui i tuoi ordini. Manda rinforzi ai sotterranei. Sto arrivando.”
La donna sbattè il pugno sul quadro comandi e si alzò di scatto, furiosa ma composta: “Accelerate. Assetto d'attacco, alla massima velocità possibile!”
Lo sguardo del Capo del Team Vuoto era al contempo vitreo e rovente. Respirò profondamente e riguadagnò la concentrazione, mentre i rotori acceleravano furiosamente e i reattori stabilizzanti cambiavano angolazione, lanciando la macchina in avanti, contro l'obbiettivo.
Scrutò l'orizzonte, aspettando di vedere l'Arena avvicinarsi abbastanza.
Aveva sperato in una supervisione pulita... ma ora come ora, Halldis si sarebbe sporcata le mani con immenso piacere.

 

 

 

 

Tom correva in mezzo al caos del piano terra, affiancato da Grimer, Zubat e Nidoran evitando attacchi, Pokémon e reclute del Team Vuoto. Aveva il cuore a mille e la pelle d'oca, un vortice di adrenalina in circolo. Fu quasi sfiorato dal Lanciafiamme di un Quilava e rischiò di cadere per evitare il Fangobomba di risposta da un Seviper del Team Vuoto. Schegge e scintille volavano via dagli arredi mandati in pezzi nella grande sala, mentre il Team Vuoto cercava di contenere i Pokémon fuggiti, e Tom cercava di orientarsi in mezzo al caos, indeciso tra raggiungere l'uscita o tentare di tornare all'indietro dello stadio.
Diciamo che il piano è riuscito... a metà.
Perfino ora, nel fumo dello scontro, gli sembrava di rivivere le emozioni di pochi istanti prima.
L'eccitazione palpabile quando Grimer aveva usato un braccio semiliquido per forzare i meccanismi di chiusura del primo container, per poi passare i successivi ventidue secondi ad esultare scivolando di qua e di là mentre Tom liberava i Pokémon dalle Pokéball rotolate fuori prima di passare ai seguenti.
La tristezza nel vedere che alcuni Pokémon erano esausti, mandati KO poco prima di richiuderli nelle Ball e stiparli nei container, e una volta liberati si accasciavano tristemente sul pavimento, respirando affannosamente, deboli e spaesati.
Il momento di sgomento terrorizzato quando ad uscire svenuto da una Peso Ball era stato lo Steelix della gara di Spaccalastra, che avrebbe travolto Tom rovinandogli addosso se non fosse stato per il salvataggio di Nidoran.
La paura quando aveva sentito i passi delle reclute del Team Vuoto lungo le scale...
e l'esaltazione selvaggia quando erano stati accolti dai gridi di guerra furiosi di decine di Pokémon
liberati, lanciati in corsa contro di loro.

I Pokémon della prima squadra erano finiti a terra prima di sapere che cosa li avesse colpiti, e l'orda si era lanciata su per le scale invadendo il piano terra, con Tom che tentava di gridare qualcosa dietro di loro.
Aveva sperato di rimanere nei sotterranei abbastanza da distruggere il macchinario che disturbava il segnale, con la protezione dei Pokémon che aveva liberato, e poi di guidarli di nuovo allo stadio per ricongiungerli ai loro Allenatori...
Prevedibilmente, però, i Pokémon avevano agito d'istinto, fuggendo quasi ognuno di testa propria, e disperdendosi in svariati gruppi isolati. Da un lato questo aveva mandato il Team Vuoto del tutto in confusione, creando sicuramente una grossa falla nella loro strategia e mettendo in pericolo il loro piano. Dall'altro non era certo la soluzione più pratica, e avrebbe potuto finire per condurre soltando ad uno scontro più violento. Dopo aver gridato a vuoto ancora un paio di volte, e aver rischiato di nuovo di essere colpito da tre attacchi diversi, Tom si arrese definitivamente riguardo al cercare di far ragionare i Pokémon liberati e cercò di decidere come sfruttare il diversivo.
A questo punto, la cosa più utile da fare sarebbe stata tornare indietro con Zubat e gli altri e sabotare il segnale di disturbo, a costo di mettersi lui stesso a percuotere il macchinario con qualsiasi cosa avesse trovato.
Si voltò verso le scale del seminterrato, tentando di farsi sentire dai suoi Pokémon, ma si bloccò subito. Un gruppo di reclute del Team Vuoto, ciascuna scortata da tre o quattro Pokémon, aveva guadagnato l'ingresso del seminterrato e si era schierata a proteggerlo, lanciando attacchi contro i Pokémon fuggiaschi dalla formazione.
Non avrebbe mai potuto sfondare una difesa simile... ormai aveva perso la sua occasione.
Indietreggiò, continuando a guardarsi intorno nel caos che non riusciva a credere di aver scatenato, con un misto di orgoglio e paura che gli si agitava in testa.
Fu allora che un urlo terrorizzato gli ricordò degli ostaggi.
D'istinto corse verso il bancone, gridando: “Zubat, presto, taglia le corde che li legano con Morso!!”
Il Pokémon Pipistrello fece qualche giro a vuoto, disorientato dai rumori forti tutto intorno, e non molto sicuro di chi dovesse aiutare. Tom rimase immobile per un attimo prima di capire quale fosse il problema, poi si riscosse: “Oh, scusami... Nidoran, puoi guidarlo?”
Il Pokémon Velenago stridette affermativamente e cominciò a correre lanciando un richiamo, che Zubat seguì nonostante una certa difficoltà. Tom gli tenne dietro finchè...
“ECCOLO!! FERMATE QUEL RAGAZZINO!!” Una voce di donna dal centro della sala richiamò l'attenzione delle altre reclute.
Era una di quelle che Tom aveva visto fare la guardia agli ostaggi poco prima, e cominciò a correre verso di lui, seguita da un Poochyena ed un Granbull, oltre che da un altro paio di reclute. Tom impallidì e si lanciò di corsa verso l'uscita, chiamando a gran voce i suoi due Pokémon.
Grimer scivolava veloce al suo fianco, e rallentò per un attimo, voltandosi per lanciare un attacco Pantanobomba contro gli aggressori. Colpì soltanto Poochyena, mandandolo a rotolare per terra, ma costrinse gli altri a rallentare.
Evitando un Palla Ombra uscito da chissà dove, che invece disintegrò una grossa pianta in vaso, l'aspirante Capopalestra si avvicinò sempre di più all'uscita e fu raggiunto da Zubat.
Il Pokémon Pipistrello volava in modo stranamente lineare, puntando dritto verso Tom... e caricando un Attacco d'Ala.
Cosa... ma Zubat non conosce quella mossa!!
Stridendo furiosamente, il vero Zubat di Tom calò dall'alto sull'aggressore del Team Vuoto, raggiungendolo alla nuca con Morso, roteò su sè stesso a mezz'aria e lo scagliò con violenza a terra, riunendosi poi al suo Allenatore e sputando un pezzetto di corda masticata.
L'unico ostaggio che aveva fatto in tempo a liberare prima di giungere al soccorso di un commosso Tom stava sciogliendo più rapido che poteva le corde degli altri mentre il Team Vuoto era occupato ad attaccare il ragazzo.
Nidoran arrivò poco dopo, sventagliando Velenospina alle loro spalle insieme ad un'altra salva di Pantanobomba scagliata da Grimer.
Con i suoi compagni a coprirgli le spalle, Tom guadagnò finalmente l'uscita, e corse libero alla luce del sole, lasciandosi la battaglia alle spalle...


O così credeva.
Neanche una ventina di metri oltre l'ingresso, mentre si voltava per fronteggiare i suoi eventuali inseguitori. Apparentemente erano rimasti dentro a combattere i Pokémon in fuga e proteggere il sotterraneo.
Un'altra serie di impatti e piccole esplosioni risuonò tutto intorno. Tom cercò la fonte di quell'ulteriore caos, credendo di trovarsi davanti qualcuno dei Pokémon liberati... e per l'ennesima volta nella giornata, rimase a bocca aperta.

 

Un ragazzo alto e silenzioso con uno zaino scuro, avvolto in una lunga giacca grigia, capelli castano chiaro corti e regolari, stava in piedi a braccia incrociate di fronte a tre reclute del Team Vuoto, accompagnate da un Archen e due Murkrow. Una di loro, la ragazza con l'Archen, gridò un ordine.
Il Pokémon Paleouccello si alzò di poco e lanciò un attacco Sassata contro il ragazzo, seguito a ruota da un doppio Palla Ombra dei Murkrow.
È assurdo! Se quegli attacchi lo colpiscono...
Non lo colpirono.
In una sorta di sprazzo di luce iridescente, il ragazzo semplicemente si dissolse e riapparve per tre volte di fila, ogni volta a poco meno di mezzo metro dalla zona dell'impatto che avrebbe dovuto colpirlo. Tre crateri fumanti in miniatura testimoniavano il colpo mancato.
Le tre reclute ringhiarono di frustrazione: “Combatti almeno, maledetto!!”
Il ragazzo diede un rapido sguardo alle sue spalle, osservando un paio di Pokémon fuggire dall'ingresso e ascoltando i rumori che provenivano da dentro il primo piano dello stadio.
“Se volete... forse avete problemi più gravi.” fece notare, quasi timidamente. Una Pokéball sbucò fuori nelle mani del ragazzo da una manica della giacca, fu lanciata di pochi centimetri in aria e si aprì rivelando un Nincada.
“Attacco d'Ala!” ordinarono tutte e tre le reclute con furia, e i tre Pokémon Volante si scagliarono sul bersaglio, con una scia luminosa d'aria che emanava dalle ali.
“Introforza.” rispose laconico il ragazzo.
Una serie di sfere luminose ocra apparvero roteando intorno a Nincada. L'anello si strinse fino a toccare il corpo del Pokémon che lampeggiò per un istante, scagliando poi le sfere di luce verso l'esterno e colpendo in pieno tutti e tre i bersagli a distanza ravvicinata e scagliandoli a terra.
Un Murkrow era esausto, e gli altri due Pokémon erano in seria dificoltà.
Di qualunque tipo fosse quell'Introforza, probabilmente era superefficace sul Tipo Volante.
Tom sbattè le palpebre, ammirato.
Questo sì che è un Allenatore... chissà cosa ne direbbe Fabrizio!
“Ehi! Ti serve aiuto?” non potè fare a meno di chiedere Tom, correndo al fianco del nuovo arrivato.
La recluta allenatrice del Murkrow ancora in piedi ringhiò: “Non ti ci mettere anche tu!! Abbiamo già abbastanza da far pagare a lui! Ekans, Baltoy, andate!”
Il terzo membro del Team Vuoto ritirò il Murkrow esausto e schierò Cacnea ed Elgyem, mentre la ragazza con Archen mandò in campo Staravia e Houndour. Grimer, Zubat e Nidoran si schierarono davanti a Tom, pronti a combattere.
“Devo occuparmene io. Non c'è bisogno che tu rimanga coinvolto.” fece il ragazzo con tono neutro, rivolto a Tom, che non credeva alle proprie orecchie.
“Cos... come sarebbe? No, col cavolo, li affronterò anche io! Non so cosa vogliono, ma hanno passato il segno!”
L'altro aprì bocca un paio di volte come se non sapesse cosa rispondere ma fu la recluta con Archen a farlo: “Noi abbiamo passato il segno? Se proprio dovete, combattete invece di parlare! Non ci tireremo indietro! ATTACCATE!!”
I nove Pokémon del Team Vuoto si mossero quasi all'unisono, con una raffica di attacchi di vari tipi che colse Tom di sorpresa. Chiuse gli occhi, già immaginando di subire l'attacco come i suoi Pokémon, ma il mondo sembrò andare fuori fuoco per un istante, e il colpo non venne.
Quando Tom riprese l'orientamento, lui e i suoi Pokémon, insieme al ragazzo col Nincada, si trovavano a una ventina di metri buoni da dove nove mosse diverse avevano bombardato il terreno a vuoto.
L'aspirante Capopalestra osservò il suo misterioso compagno, sudando freddo per un momento.
Lui parve quasi in imbarazzo nel rispondere alla domanda inespressa: “Te... Teletrasporto. Se non sei abituato è... strano.”
Tom annuì senza riuscire a dire altro mentre un urlo di frustrazione segnalava che le tre reclute si preparavano ad attaccare di nuovo.
“Questa volta contrattacchiamo!!” fu deciso Tom.
“Io... d'accordo.” esitò per un momento l'altro. “Nincada, Protezione.”
“Nidoran, Grimer, copriteci! Zubat, vai con Supersuono!!” gridò Tom.
Non si fermò a pensare al perchè avesse dato con tanta naturalezza un ordine a Grimer come fosse già un Pokémon della sua squadra. Gli era semplicemente venuto automatico.
Grimer fermò un Braciere con Pantanobomba e Nidoran intercettò due raffiche di Missilspillo con Velenospina. Altri due attacchi a distanza si infransero insieme sulla cupola di energia verde emessa da Nincada.
Zubat si piazzò davanti agli altri, ma invece di emettere l'attacco sonoro che Tom si aspettava stridette rabbiosamente e sei globi di luce intermittente comparvero fluttuando intorno alla sua testa. Poi, il Pokémon Pipistrello prese la mira e scagliò i globi contro Archen raggiungendolo in pieno. Gli occhi del Pokémon andarono fuori fuoco per un attimo e il successivo attacco Forzantica venne scagliato contro i suoi compagni, spedendone vari al suolo.
Tom esitò per qualche secondo, fissando Zubat come folgorato, poi capì: “Hai imparato Stordiraggio! E nel mezzo della battaglia, per di più! Sei un grande, Zubat!!”
Certo, sapeva che poteva succedere, ma non gli era mai capitato di vederlo su un suo Pokémon. Ora capiva come si era sentito Fabrizio quando Torchic aveva imparato Beccata lottando contro Valerio, poco prima di evolversi.
“Bel colpo!” si complimentò il ragazzo alto, sinceramente sorpreso: “Hai fatto abbastanza, ora posso occuparmene io. Cerca di dare l'allarme, se puoi.”
Di nuovo, Tom scosse la testa: “Senti, non so chi sei, ma non posso lasciarti da solo contro quei tre...”
“Contro quei sette!” lo interruppe una voce aspra, facendolo sussultare.
Un uomo alto e massiccio, accompagnato da altri tre membri del Team Vuoto era giunto a dare manforte alle tre reclute e gli chiudeva la fuga. Ciascuno dei nuovi arrivati aveva tre Pokémon, tra cui due Poochyena, un Myghtiena, tre Houndour, un Misdreavus, due Nuzleaf e un Duskull.
Erano completamente circondati.
L'uomo fece scrocchiare le nocche con un sogghigno minaccioso.
“E adesso ci divertiamo...” sibilò.
“State più vicini.” avvertì il ragazzo misterioso a bassa voce, facendo un passo verso Tom e i suoi Pokémon, che d'istinto si strinsero a lui.
Diverse voci ordinarono un attacco... e ancora una volta Tom, il ragazzo e i loro Pokémon scomparvero per rimaterializzarsi a qualche decina di metri, mentre le mosse che avrebbero dovuto colpirli si scatenavano in mezzo all'accerchiamento colpendo i Pokémon che si trovavano dal lato opposto.
Il ragazzo alto e taciturno tirò il fiato per un attimo, cercando di capire se Tom stesse bene...
“Inibitore!!” tuonò una voce secca e gelida.
Il pendolo di un Hypno roteò fulmineo e una serie di onde azzurrine investì lo zaino del giovane misterioso, da cui si udì un gemito acuto.
“No!!” gemette il ragazzo, mentre una risata fredda si diffondeva nell'aria aperta.
“Il gioco è finito, Gabriele...niente più giochetti del tuo piccolo amico.” sogghignò l'ufficiale biondo dagli occhi grigi, avanzando verso di lui al fianco di un Hypno lievemente ferito dallo scontro con alcuni Pokémon liberati, mentre le sette reclute e i loro Pokémon li accerchiavano di nuovo rapidamente.
Lontano, si udì un'esplosione.
Gabriele? Il ragazzo che Fabrizio ha incontrato alle Rovine d'Alfa? Cosa ci fa qui? ... perchè lo conoscono?
La testa di Tom era sul punto di esplodere. A impedirglielo soltanto la gravità estrema della situazione.
“Tenente... non mi arrenderò comunque!” fu di colpo deciso Gabriele. Estrasse una Minor Ball dalla tasca e si preparò a lanciarla. Lo zaino tremò di nuovo, e Tom si chiese che Pokémon ci fosse nascosto dentro e per quale motivo non si mostrasse. Di certo, il suo teletrasporto non poteva più aiutarli.
“Molto coraggioso. Ma siete in pesante inferiorità numerica. E i miei Pokémon da soli potrebbero mettervi in difficoltà. Tu, ragazzo...” si rivolse a Tom: “Ci hai sorpreso. Davvero una persona ha quasi fatto la differenza. Che ne diresti di farla dalla parte giusta?”
Boati e grida si fecero più vicini. Una piccola squadra di reclute corse oltre l'accerchiamento, verso i chioschi e l'ingresso del Parco Nazionale, rivolgendo appena un cenno al tenente.
Gabriele sbottò: “Non tentate di coinvolgere anche lui!!”
Il tenente rise: “Preferisci coinvolgerlo tu?”
“Io... non avevo intenzione. Lasciatelo andare. Non è la sua lotta.” tentò Gabriele.
“Lo è diventata quando si è messo in mezzo.” fu secca una recluta.
Un'ultima esplosione risuonò a breve distanza.
Il tenente rise ancora, avanzando di un passo: “Sagge parole, direi. E ora...”
“Pronti all'attacco!!”
L'ufficiale sussultò.
Non era stata la sua voce a dare l'ordine.
Per una frazione di secondo, tutto parve fermarsi.
Poi, si scatenò l'inferno.
Un grosso sasso sfrecciò in volo da chissà dove e raggiunse Hypno alla nuca, schiantandolo a terra.
Il tenente del Team Vuoto fece per voltarsi verso l'origine dell'attacco Sassata.
Gabriele trasalì di sorpresa, mentre Tom si sentì avvolgere dall'adrenalina e sogghignò compiaciuto.
Sette reclute del Team Vuoto e ventuno Pokémon si mossero per fronteggiare la minaccia...
“CARICA!!!” gridò Fabrizio, dando il segnale con un braccio mentre Deino e Combusken gridavano battagliere al suo fianco e Geodude agitava i pugni.
Otto concorrenti della Gara Pigliamosche lanciarono all'assalto i loro Pokémon, travolgendo completamente la resistenza impreparata. Una decina andarono KO nei primi dieci secondi dall'attacco e subito dopo fu battaglia. Dal centro dell'accerchiamento, Tom e Gabriele non persero tempo e cominciarono a combattere a loro volta. Il Team Vuoto non cercava neanche di sconfiggere gli avversari, coprendosi piuttosto la ritirata dagli attacchi.
Grazie agli ordini del tenente, le reclute riuscirono finalmente a guadagnare spazio e cominciare a difendersi. Una decina di reclute si diresse a dare manforte ai compagni, ma furono intercettati da altri sette concorrenti della Gara che gli sbarrarono la strada pronti a combattere. Ai richiami del Team Vuoto, uno stormo immenso di Murkrow e Swablu emerse dallo stadio e calò su quello che ormai era un campo di battaglia.
Fabrizio gridò più forte che poteva, tentando di farsi sentire sopra il caos:
“È UNA SERIE DI DOPPIOTEAM, COME POCO FA! LA MAGGIOR PARTE SONO ILLUSIONI!”
Una serie di grida di assenso gli rispose dagli altri concorrenti, e lo Zangoose di una ragazza spazzò la nuvola di Pokémon volanti con un Geloraggio, facendone scomparire buona parte. Colpì anche un paio di Pokémon autentici, provocando la sparizione di una ventina buona di copie illusorie in un solo attacco.
Fabrizio sogghignò.
Come volevasi dimostrare...
Non era neanche sicuro che il cuore gli avrebbe retto. Scoppiava letteralmente di adrenalina e nervi e stomaco sembravano lampeggiare.

La situazione in cui si trovava al momento era insieme la più terrificante ed esaltante che avesse mai vissuto... specie considerando come ci si era trovato.

 

 

Bel colpo, ragazzino... ma ora levati di torno e lascia quel Scyther a chi gioca lealmente!”
Il ragazzo fissava Fabrizio minaccioso e quasi indignato.
Sguardi simili puntavano su di lui da tutti i lati, qualcuno con una sorta di ammirazione risentita per
il ragazzino che li aveva giocati.

Ciascuno di quei sentimenti si era fatto più intenso quando Fabrizio aveva semplicemente sospirato e sorriso, rivolgendosi a Geodude:
Come volete. Lascialo andare.”
Il Pokémon Roccia si era ritirato, e Scyther si era rialzato di scatto, facendo un mezzo balzo in avanti... e bloccandosi all'istante, ringhiando contro tutti gli Allenatori che lo circondavano e i loro Pokémon pronti all'attacco.
Ognuno di loro aveva un viso agguerrito, pronto a non lasciargli via di fuga.
Fabrizio sorrideva.
Sei libero, Scyther. Va' pure dove ti senti più al sicuro.”
Fece una pausa, osservando il suo Pokémon.
Geodude... coprigli le spalle.”
Il Pokémon Roccia aveva fronteggiato gli altri Allenatori, con i pugni alzati e minacciosi, osservando Scyther con la coda dell'occhio. Qualcuno era sbiancato, altri avevano protestato ancora.
Dopo lunghi secondi di ringhi sommessi e vociare furioso, Scyther aveva chiuso gli occhi e tirato un profondo respiro.
Per poi fare un balzo indietro, schierandosi al fianco di Fabrizio.
Il ragazzo gli aveva appoggiato una mano su una spalla levigata, una luce allegra negli occhi.
Ottima scelta, amico.”

 

Deino abbattè un Dustox avversario con Dragospiro, schivando di misura il Semitraglia di un Nuzleaf, mentre Combusken e Geodude affrontavano uno Swablu e un Houndour.
Il Pokémon Alidicotone venne investito dal Turbofuoco di Combusken, mentre Sassata mancò ampiamente Houndour.
Un getto di liquame violaceo colpì di striscio Geodude, facendolo rotolare a terra.
Un attacco Acidobomba! Da dove...?
Fabriziò si fermò. Il tenente biondo del Team Vuoto fronteggiava lui e lui soltanto, affiancato da Swalot, Victreebel e Cranidos: “Non so chi tu sia o cosa sia preso a tutti gli adolescenti di Johto stamattina... ma temo che questa piccola tempesta di ormoni non vi porterà nulla di buono.”
Il ragazzo dalla chioma caotica si morse il labbro.
“Preferirei non conoscervi anch'io. Dovervi ridicolizzare due volte in tre giorni è già diventato seccante.”
Se l'uomo era irritato, non lo diede a vedere. Semplicemente, il lampo nei suoi occhi si fece lievemente più violento per un attimo: “È odioso dovertelo dire, ma... dopo quello che hai fatto non ti aspetterai che giochi pulito, vero?”
Fabrizio sospirò, scuotendo la testa: “No di certo. Ma da chi attacca in questo modo un luogo pubblico non mi aspetto nemmeno che sappia cosa vuol dire “pulito”...”
Il tenente sembrò soffiare per il fastidio: “Mi stai facendo la morale, ragazzino?”
Il quattordicenne sorrise, sistemandosi la bandana.
La Gara Ball che stringeva nel pugno tremava sempre di più.
Non credeva di riuscire a trattenerla ancora per molto... ma non ne aveva nemmeno intenzione.
È più forte di te, vero? Come vuoi, allora... è il tuo momento.
“In fondo, ora come ora non posso giocare pulito neanch'io.” concluse il ragazzo.
Il tenente lo inchiodò con lo sguardo, facendo un ampio gesto con la mano rivolto ai suoi Pokémon:
“Swalot, Velenogas! Cranidos, rallentali con Visotruce!!”
È decisamente più pericoloso degli altri.Vuole incapacitare la mia squadra per poi finirci...
ma noi faremo altrettanto!
“Geodude, anticipa Cranidos con Magnitudo! Combusken, Turbofuoco per...”
L'uomo sorrise malignamente: “Victrebeel... prendi il ragazzo!”
Fabrizò impallidì, balzando d'istinto all'indietro, una scarica mista di paura e rabbia nelle vene, mentre il grosso Pokémon Erba/Veleno balzava verso di lui rimbalzando sul ventre cavo: “Vieni a prendermi, allora!!”
Col viso rosso e un leggero sudore freddo, lanciò la Gara Ball e mandò in campo Scyther.

 

 

 

 

 

 

La gara si era conclusa una decina di minuti più tardi.
Dopo la premiazione Fabrizio aveva cercato invano di dire qualcosa ad Hannibal, il ragazzo castano con il Phanpy che per primo aveva abboccato al bluff, ma l'altro l'aveva semplicemente ignorato, andandosene con gli altri concorrenti, e così il quattordicenne era rimasto indietro con Scyther, per farlo stare ancora un po' all'aria aperta, e presentargli i suoi altri Pokémon.
Massaggiandosi il braccio ferito, aveva chiesto al Pokémon Mantide se avesse davvero intenzione di venire con loro.
Avrebbe capito, altrimenti. Non voleva costringerlo.
Scyther si era limitato a ringhiare distrattamente, guardando da un'altra parte, e dandogli quasi le spalle.
Fabrizio aveva sospirato e fatto per andarsene, ma prima che potesse aprir bocca per dire qualcosa, Scyther era balzato lievemente in avanti cominciando a seguirlo.
Il ragazzo si era voltato, intenzionato a parlare... ma il Pokémon aveva sgranato gli occhi di colpo, assumendo un atteggiamento ostile, fissando una direzione alle spalle del giovane Allenatore.
Seguendo il suo sguardo, Fabrizio aveva notato un assembramento all'ingresso da cui si stavano alzando voci sempre più nervose.
Aveva raggiunto la piccola folla, cercando di capire quale fosse il problema.
La sua statura non lo aveva aiutato granchè e si era dovuto accontentare di mettersi in disparte tentando di ascoltare... finchè non era stato tutto fin troppo chiaro.
Una squadra del Team Vuoto bloccava l'ingresso del Parco Nazionale, insieme a svariate decine di Swablu, Murkrow e sei o sette Sneasel, intimando ai concorrenti di consegnare tutti i loro Pokémon.

 

Scyther uscì ringhiando dalla Ball, e prima ancora che Fabrizio potesse parlare, si scagliò in avanti investendo Victreebell con un Attacco d'Ala. Il Pokémon Moschivoro atterrò malamente e gorgogliò ostile, mentre Geodude eseguiva Magnitudo, accelerato da una Lucidatura eseguita in precedenza. La scossa si rivelò piuttosto debole, appena Magnitudo 4, ma ebbe comunque il suo effetto.
Deino e Victreebel barcollarono riportando qualche danno, Cranidos cadde a terra senza riuscire ad attaccare, e Combusken saltò via in ritardo, perdendo l'equilibro e atterrando in ginocchio, sebbene evitando comunque buona parte del danno. Scyther rimase incolume e Swalot accusò il colpo ma riuscì comunque ad attaccare con Velenogas.
“Deino, intercettalo con Dragospiro!” fu rapido Fabrizio, e il Pokémon Impeto scagliò la sua fiammata verde, incenerendo la nuvola velenosa.
L'Houndour che Geodude stava affrontando in precedenza tornò alla carica, puntando su Deino...
e fu investito dal Pantanobomba di Grimer, mentre un Introforza di Nincada abbatteva uno Swablu, forse lo stesso di poco prima.
“Se combatti contro un mio amico, combatti contro di me!” proclamò Tom, un pugno puntato verso il tenente, sorridendo a Fabrizio, che annuì deciso.
“Tenente Arvo... lascia che sia io il tuo avversario.” intervenne Gabriele, lo sguardo fisso in quello dell'uomo, che gli rise in faccia.
“Scordatelo, ragazzo. Con te farò i conti più tardi. Prima, lascia che mi rifaccia su chi sta tentando di rovinarmi la giornata!”
“Se ha intenzione di regolare conti, allora...” cominciò Fabrizio, ma Scyther lo interruppe con un urlo feroce.
Sembrava aver perso il controllo nel momento in cui Arvo aveva parlato, spalancando gli occhi in uno sguardo vitreo e terrificante, e aveva scagliato un Attacco Rapido contro Swalot, seguito da un Attacco d'Ala contro Victreebel, mandando definitivamente KO entrambi.
Cranidos caricò con Riduttore, ma Scyther incrociò al petto le braccia falcate, rivolgendo l'interno di ogni lama verso l'altra, e poi le roteò di colpo verso l'esterno.
L'aria stessa di fronte a Scyther sembrò tremare come se una bolla incorporea fosse stata scagliata in avanti, esplodendo contro Cranidos, che roteò a mezz'aria prima di volare a terra esausto.
Fabrizio aprì e chiuse la bocca un paio di volte, pallido, senza sapere cosa dire, mentre il tenente Arvo quasi tremava di rabbia.
Che... mossa era quella? Ma soprattutto...
“Scyther...” tentò, con voce piuttosto esitante.
Il Pokémon Mantide scosse la testa e gridò ancora, con lo stesso sguardo furioso... per poi scagliarsi direttamente contro Arvo.
Fabrizio rimase come paralizzato, mentre il Poochyena di un'altra recluta attaccava Scyther.
Gabriele sembrò realizzare qualcosa e annuì a se stesso, mentre il Pokémon Coleottero abbatteva il nuovo avversario, per poi puntare ancora il tenente...
fu allora che il ragazzo silenzioso si smaterializzò di nuovo, apparendo a fianco di Arvo e venendo avvolto dalla luminosa cupola verde di Protezione, che respinse l'attacco di Scyther. Il Pokémon Mantide ringhiò ferocemente, tentando di attaccare ancora... ma fu raggiunto dal raggio rosso della sua Gara Ball, che lo richiamò all'interno, spegnendone le grida rabbiose.
Fabrizio tenne chiusa con forza la Ball, che smise di agitarsi dopo qualche secondo.
Si rese conto di sudare freddo più di prima.
Forse non era stata una buona idea.

 

I concorrenti erano bloccati sul posto, frustrati e furiosi ma in netta inferiorità numerica rispetto al Team Vuoto, quando Scyther si era lanciato in avanti, balzando oltre la piccola folla aiutato dalle ali e abbattendo un'attacco Tagliofuria contro uno Swablu... che si era dissolto nell'aria, svanendo del tutto. Al che il Pokémon era balzato all'indietro, confuso e minaccioso.
Fabrizio era sbucato fuori in prima fila, facendosi largo quasi a forza per chiamare a gran voce Scyther, e non aveva visto la scena, sentendo unicamente una ridda di voci confuse.
Geodude si era piazzato fronte a Scyther, facendolo indietreggiare.
Non provateci neanche!” esclamò una recluta del Team Vuoto: “Richiama il tuo Scyther e consegnacelo, moccioso. E voi fate lo stesso, o vi attaccheremo tutti insieme!”
I sette Sneasel erano avanzati tutti insieme, appoggiando minacciosamente un piede in avanti.
Fabrizio aveva puntato la Gara Ball verso Scyther, pensando comunque di dover valutare la situazione prima di tentare qualcosa... ma poi aveva visto.
Dei sette Pokémon Lamartigli, sei avevano un'ombra meno netta del settimo, e sembravano fin troppo identici.
Frammenti di frase su uno Swablu “svanito”...
Aveva osservato gli Swablu in aria, di cui alcuni battevano le ali all'unisono.
Dei Murkrow, alcuni erano posati sul prato... ma solo due o tre avevano dell'erba piegata intorno.
Stanno usando Doppioteam!! Hanno molti meno Pokémon di quanto sembra! Possiamo affrontarli!!”
aveva gridato.
Per qualche secondo, c'era stata solo confusione.
Esitazione e incredulità tra i concorrenti, frustrazione e rabbia nel Team Vuoto.
Una delle reclute aveva aperto bocca per minacciarli e i Pokémon erano avanzati, sebbene meno minacciosi di poco prima.
Geodude ancora tratteneva Scyther, sempre più a fatica.
Inaspettatamente, era stato Hannibal a rompere lo stallo: “Che diavolo aspettate tutti?? Volete arrendervi o ascoltarlo? DECIDETEVI!!”
Fabrizio quasi non ci aveva creduto, mentre una recluta iniziava: “Non vi azzarda...”
Phanpy, Rotolamento!!” aveva gridato Hannibal, per poi guardare Fabrizio: “Hai preso l'iniziativa, adesso datti da fare! Io e te prendiamo il comando, ok?”
Il ragazzo aveva sogghignato: “Con piacere.”
E la battaglia era cominciata.

 

 

Tra i chioschi, la squadra guidata da Hannibal teneva testa a svariate reclute, conservando il vantaggio nonostante la fatica. Una volta eliminate le copie illusorie il vantaggio numerico del Team Vuoto, purchè concreto, faceva molta meno paura.
Più vicino all'ingresso, il gruppo di concorrenti di Fabrizio aveva già quasi fatto piazza pulita avendo meno avversari e il vantaggio della sorpresa, ma in compenso erano agli sgoccioli, con la maggior parte dei Pokémon quasi esausti.
I rinforzi del Team Vuoto li avrebbero messi in seria difficoltà se non fossero stati impegnati a tentare di arginare il caos totale scatenato dai Pokémon liberati da Tom.
Ora come ora, sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa.
Di fronte a Tom e Fabrizio, Arvo spinse via Gabriele, mandandolo quasi a terra, e fu raggiunto da due reclute accompagnate da un Duskull e un Venonat: “Molte grazie, ma non credere che questo ti procurerà un trattamento di favore da parte del Capo. Impeditegli di scappare!”
Gabriele si alzò, con espressione indecifrabile mentre la recluta col Venonat ordinava al Pokémon di eseguire Inibitore e Duskull attaccava con Malosguardo.
Ancora una volta gli attacchi colpirono lo zaino del ragazzo, dentro cui qualcosa si agitò gemendo.
Venonat si lanciò all'attacco, ma venne centrato dal Turbofuoco di Combusken e abbattuto.
Deino scagliò a terra il Duskull con un Dragospiro, paralizzandolo.
Il Pokémon Rampollo stridette con orgoglio, mentre Fabrizio le accarezzava il ciuffo di piume: “Non so perchè Scyther fosse così poco contento di avere a che fare con voi... ma neanche noi siamo troppo felici di avervi tra i piedi.”
“Oh, non preoccuparti, ragazzo... durerà molto poco ancora.” rise l'ufficiale.
Cos...? Questo rumore...
Un rombo tempestoso, e un'ombra immensa calò dal cielo, imponente e rapida ma elegante.
Un grosso velivolo da trasporto con due rotori gemelli e una serie di razzi a sostenerlo si fermò di fronte a loro, sospeso a tre metri da terra. Eccetto il fragore delle pale e dei getti, c'era silenzio.
La sua sola apparizione improvvisa e il rumore quasi assordante dei suoi motori erano stati sufficienti ad interrompere la battaglia.
Gabriele indietreggiò, sussurrando qualcosa di impercettibile, mentre il velivolo torreggiava su di loro come una grossa bestia impassibile.
Una voce di donna, metallica e inflessibile si diffuse da potenti altoparlanti: “Team Vuoto, ripiegare immediatamente!! La Polizia sta arrivando, insieme ai Capipalestra di Violapoli e Azalina. Caricate equipaggiamento e personale di rilievo, e chi non è necessario si ritiri immediatamente!!”
L'ordine colse tutti di sorpresa, compresi gli avversari del Team Vuoto e Arvo, che sembrò non credere a quello che aveva sentito, ma fu comunque eseguito più rapidamente possibile. Una squadra di quindici reclute corse verso il grosso velivolo che atterrava spalancando il portellone, e caricò dentro quasi tutti i container e le gabbie ammassati nei sotterranei.
Tom gridò: “Non possono scappare così!! Fabrizio, fermiamoli!”
“Concordo!” rispose l'amico, rivolgendosi agli altri concorrenti nelle vicinanze: “Tratteniamoli, la Polizia è quasi arrivata! Combusken, bloccagli il cammino con Turbofuo...!”
“IPNOSI!!”
Una sorta di luminescenza rossastra riverberò negli occhi di Combusken, che incespicò e cadde addormentata, senza riuscire ad attaccare.
Fabrizio si voltò di scatto... e deglutì, orripilato.
Nel portellone dell'enorme trasporto volante, era comparsa una figura.
Una donna alta, dai lineamenti eleganti e duri, lucidi capelli neri come gli occhi, lunghi orecchini dorati pendenti e una robusta giacca pesante, nera e bianca con una striatura dorata a forma di V inclinata.
Aveva un caschetto leggermente ondulato in ciocche robuste, con una frangia frastagliata, e un'aria gelida e minacciosa. Le labbra sarebbero potute sembrare delicate, ma il modo in cui erano serrate quasi con furia non lo era affatto.
Halldis, Capo del Team Vuoto, fronteggiava i due ragazzi... accanto a lei, uno Spiritomb ghignante si guardava intorno emettendo un sibilo inquietante.
Oh cavolo...
“Non tentare la fortuna, ragazzo.” si limitò a dire.
“Halldis...” smormorò piano Gabriele.
“Quanto a te...” scandì lei: “Quanto ancora hai intenzione di scappare?”
D'istinto, Fabrizio si parò davanti a Gabriele insieme a Geodude, mentre Deino scuoteva Combusken per svegliarla. Tom e i suoi Pokémon, compreso Grimer, fecero altrettanto.
Halldis sibilò: “Ti avevo avvertito, ragazzo.”
Gabriele scosse la testa: “Lasciali fuori, Halldis.”
“Allora sii ragionevole.” ribattè lei.
Gabriele strinse i pugni, quasi tremando.
Fabrizio si voltò verso di lui e gli fece cenno di no con la testa.
Lui continuò ad esitare, e il ragazzo con la bandana lo anticipò: “Combatteremo con te anche se ci dicessi di non farlo. Arrenditi a questo, o arrenditi a lei.”
“Contaci. Se sei suo amico, sei amico mio!!” si aggiunse Tom.
Il ragazzo altò li fissò entrambi, con un'aria indecifrabile: “Io...”
“Lascia stare i teletrasporti, Gabriele.” era stata Halldis a parlare, con una strana calma: “Me ne sto andando. Non ho tempo per sistemare tutti e tre e levare le tende come si deve, stavolta non ho un mezzo armato, e ho delle priorità. Il nostro prossimo incontro sarà diverso.”
Arvo salì sulla rampa del portellone, dopo aver ritirato i suoi Pokémon esausti, e fece per parlare.
“Tu sta' zitto. Avremmo parecchio di cui parlare, più avanti.” lo fulminò lei ancora prima, iniziando ad avviarsi.
“Halldis!! È così che si chiama, giusto?”
Il Capo del Team Vuoto si voltò. Era stato Fabrizio a parlare. Lo fissò, alzando un sopracciglio.
“Cos'è che non avete trovato alle Rovine d'Alfa e cercate qui?” chiese lui.
La donna sorrise, per un attimo quasi in modo amichevole: “Oh, eri tu,allora. Non funziona così, ragazzo. Risparmiate le domande. Oppure salite. Tutti e tre.”
“Scordatelo! Non ascoltiamo ladri e vandali!!” inveì Tom, con orgoglio.
“Prima o poi dovrà dirmelo comunque.” fu sereno il ragazzo.
“E perchè mai?” parve curiosa Halldis.
“Perchè se continuerà a cercarla così, dovremmo continuare a metterci in mezzo.” rispose Fabrizio, cercando di metterci più sicurezza di quanta ne avesse.
Halldis rise di gusto, suonando bizzarramente dolce: “Puoi darmi del tu, ragazzo.”
Fece un cenno di saluto e con uno svolazzo della giacca risalì nel velivolo, il portellone che si richiudeva dietro di lei.
Nel fragore assordante di razzi e rotori, il gigantesco mezzo di trasporto si levò in aria rapido e sparì all'orizzonte proprio mentre i primi poliziotti cominciavano ad arrivare, lasciandosi alle spalle svariate reclute in fuga, il fumo della battaglia, e un vorticare di polvere e domande senza risposta.
“Fabrizio...” cominciò Tom, con tono lievemente esaltato: “Dovremmo... non hai idea di quello che è successo, devo assolutamente raccontarti tutto!! E poi tu devi fare lo stesso, insomma, quel Scyther, che è successo alla Gara,e poi...
Tom continuava a parlare come un fiume in piena, tanto che Gabriele sembrava seriamente in difficoltà solo ad ascoltarlo.
Fabrizio sospirò con aria grave,come riflettendo a fondo sugli ultimi eventi.
“Ok... ora ho ho fame.”

 

 

 

 

 

Dopo svariati minuti di silenzio, lo zaino di Gabriele si agitò lievemente, e un musetto giallo sporse fuori esitante annusando l'odore del succo di Ghicocca rosa nel Ghicomixer di Tom, posato lì vicino.
Fabrizio e Tom trattennero il respiro, senza dire una parola. La prima volta, mentre mangiavano gli era scappato un commento e il Pokémon si era ritirato immediatamente.
Dopo qualche altro secondo di attesa, Abra tirò fuori del tutto la testa e si sporse verso il Ghicomixer, col risultato di far inclinare lo zaino di lato, cadendo a terra e scivolandone fuori piuttosto indispettito.
Gabriele gli sorrise, allungandogli il Ghicomixer: “Bravo, Abra... ce l'hai fatta. Non c'è da aver paura di loro.”
Abra bevve a sorsi rapidi, con aria beata, fermandosi per scrutare circospetto i dintorni.
Fabrizio sogghignò: “È estroverso quasi quanto te...”
Gabriele sbattè le palpebre un paio di volte, poi sorrise timidamente.
Tom sembrava star lottando con se stesso per non tartassarlo di domande, e si tratteneva unicamente per non spaventare Abra.
“È sempre stato timido... forse anche perchè è più piccolo di molti Abra. Pesa comunque... e si nasconde sempre nello zaino quando non è nella sua Pokéball.” spiegò alla fine Gabriele.
“E non esce mai neanche per combattere, sembra!” annuì Tom, colpito: “Fai di sicuro una gran fatica a portartelo dietro di così.”
“Tutta ripagata...” commentò enigmatico Fabrizio.
“Da cosa?” volle sapere Gabriele.
“Dal sentirti figo e misterioso con tutti quei Teletrasporti a sorpresa.” ridacchiò: “A me e Marta ha fatto prendere un bel colpo.”
L'altro fu colto di sorpresa, e come suo solito rispose con l'accenno di un sorriso.
Tom rise: “Scommetto che piacerebbe anche a te.”
“Sei tu che l'hai provato. Che effetto fa?” ribattè Fabrizio.
L'aspirante Capopalestra ci penso su: “Strano... mi ha disorientato.”
Fabrizio annuì, riflettendo: “Ehi, Gabriele... Se Halldis non ha intenzione di dirci che cosa vuole il Team Vuoto, potresti farlo tu.”
Il ragazzo alto si rimise in piedi, con aria triste: “Non so se è la cosa giusta da fare...”
“Come no? Ma se siamo dalla tua parte! Non puoi...”
“Calma, Tom.” intervenne Fabrizio, per poi richiedere con più leggerezza: “Qual è il problema, Gabriele?”
Il tono del ragazzo era timido e amaro insieme: “In realtà non conosco del tutto le loro intenzioni precise. So solo che da un po' di tempo hanno cominciato a fare cose inaccettabili... ma non so se posso dirvi altro.”
Stavoltà anche Fabrizio si era alzato, e lo guardava negli occhi: “Di che hai paura?”
“Se ve lo dicessi, forse voi cerchereste di sconfiggerli...”
Fabrizio sbattè le palpebre, come invitandolo a proseguire: “E se fosse?”
“Sono troppo forti. Non potete affrontarli, la prossime volte saranno peggio di oggi...”
“Non vorrei dirti niente...” ora il tono di Fabrizio era lievemente più duro: “Ma neanche tu sei proprio nelle condizioni di affrontarli da solo. Non mi piace per niente ammetterlo, ma credo che Halldis avrebbe potuto davvero battere tutti e tre insieme...”
“Io però devo farlo.” fu deciso Gabriele.
“È una questione personale?” fu curioso Fabrizio. Teneva in mano il misterioso libro sigillato, rigirandoselo tra le dita.
Il ragazzo rimase silenzioso per un po', valutando cosa rispondere: “In un certo senso sì. Comunque è un peso che devo portare io.”
Fabrizio sbuffò: “Non ti sembra di esagera... aspetta, che hai detto?”
Il quattordicenne rimase a bocca aperta.

Sulla via c'è un peso grave,
e con lui la prima chiave.

“Che... devo portare questo peso.” rispose perplesso Gabriele.
Fabrizio lo stava fissando intensamente, e tra le sue mani la gemma violacea incastonata nel libro aveva cominciato a rilucere debolmente dall'interno, pulsando piano.
Esitò, per un attimo, poi si decise a parlare: “Gabriele... Se non vuoi dirci cosa è successo tra te e loro, la scelta è tua. E anche se ti senti in dovere di opporti personalmente al Team Vuoto. Ma questo non ti impedisce di condividere questo peso, come lo chiami. Io e Tom oggi non abbiamo agito perchè qualcuno ci ha costretto, o perchè eravamo “coinvolti”, ma perchè era la cosa giusta da fare.
Non mi importa quale sia il loro obbiettivo. Se tenteranno come oggi di aggredire Pokémon e persone e costringere gli altri a obbedirgli con la forza, faremo il possibile per fermarli, e se ci sarai combatteremo con te.”
Gabriele fece per aprir bocca di nuova, ma il giovane Allenatore lo fermò, guardandolo dal basso in alto: “Aspetta. Qualunque sia il tuo dovere, non stai venendo meno per esserti lasciato aiutare. Se lasci che i tuoi Pokémon combattano al tuo fianco, compreso Abra che ha paura perfino di farsi vedere, perchè non dovresti volere anche altre persone con te?”
La gemma viola del libro brillava sempre più forte. Tom stava per dire qualcosa, ma Fabrizio lo fermò con un cenno e uno sguardo eloquente.
“Quello che sto cercando di dirti per la terza volta... è che se potrò darti una mano a portare questo peso, non vergognarti a chiedermela, o te la darò comunque, anche tuo malgrado. Chiaro?”
Ci fu un attimo di esitazione da parte di Gabriele, che distolse lo sguardo tra il verde e il castano e deglutì. Poi, annuendo lentamente chiese: “Come... come vorreste aiutarmi, però?”
Fabrizio ci pensò: “Noi abbiamo comunque un viaggio da proseguire, come tu hai i tuoi conti da regolare... e tu sicuramente conosci il Team Vuoto molto meglio di noi, visto che di solito sai più o meno dove o quando si faranno vedere...”
“Beh, in effetti questa volta ero qui quasi per caso.” corresse lui. “Mi stavo allenando qui intorno ieri e ho incontrato Nincada... probabilmente era scappato dall'habitat dei Pokémon più rari delle Gare Pigliamosche. Sai, per quel Scyther.”
Fabrizio annuì con un sorriso, facendo di nuovo segno a Tom di aspettare: “Però alle Rovine d'Alfa lo sapevi, anche se sei arrivato più tardi. Potremmo fare così: scambiamoci i numeri del Pokégear, e ogni volta che scopri qualcosa sulle loro prossime mosse avvisaci, e vedremo cosa possiamo fare
per te. Che ne dici?”

Tese una mano a Gabriele, che sembrava poco meno che commosso, oltre che decisamente sorpreso:
“Come mai sei così pronto ad aiutarmi?”
“Qualcosa mi dice che non me ne pentirò.” rispose con un sorrisetto: “Tom?”
“Certamente!” approvò lui, alzandosi in piedi a sua volta.
“Ne sei sicuro? E poi...” esitò ancora Gabriele.
“Se non stringi questa mano entro cinque secondi diventa un pugno.” rispose amabilmente Fabrizio.
La gemma violacea sembrò spegnersi per un attimo per poi tornare a brillare. Il ragazzo gli prestò appena uno sguardo.
Stai questionando i miei metodi, per caso?
Finalmente, Gabriele tese la mano a sua volta e strinse quella di Fabrizio: “Grazie...” sussurrò, con un sorriso timido...
Poi, la sua mano cominciò a brillare.
Raggi di luce verde smeraldo emanarono in tutte le direzioni dalla stretta di mano, insieme a una sensazione improvvisa di calore, seguita da pressione e da un tocco freddo. La luce della gemma incastonata nel libro cambiò, divenendo dello stesso colore. Con un ultimo lampo verde e un rintocco simile a quello di una campana, la luce si spense... e i due ragazzi avvertirono qualcosa di solido tra i palmi.
Stupiti, sciolsero la stretta, e qualcosa cadde dalla mano di Gabriele a quella di Fabrizio.
Il quattordicenne si sistemò la bandana... e spalancò gli occhi, alla vista della gemma triangolare color verde smeraldo che teneva fra le dita.
Esattamente della forma di uno degli incavi triangolari del libro.
Tom non riuscì più a trattenersi: “Ehi, aspetta, fammi vedere!! È... pensi che siano le chiavi che diceva Mister Pokémon? Wow... come hai fatto...? Aspetta, ma lo sapevi? Io...”
“TOM!!!” sbottò Fabrizio, con una leggera risata nervosa: “Non... ne ho... idea, ok? È semplicemente... apparsa. Come se Gabriele me l'avesse data senza volerlo.”
“Io...” iniziò il ragazzo alto: “Non so se sono stato io, non so davvero cosa significhi... però, quella luce è partita dalla mia mano, e in quel momento mi sono sentito... diverso.”
“Puoi spiegarti meglio?” tentò Fabrizio.
“Non molto... stavo pensando a quello che mi hai detto.”
Allora forse avevo ragione... anche se non sono troppo sicuro di che cosa avessi in mente, in effetti.
Le prove che devo superare. La prima quindi aveva a che fare con Gabriele... ma come dovrebbe funzionare una cosa simile?
Scosse la testa. Qualsiasi deduzione potesse ottenere adesso non sarebbe stata sufficientemente accurata: “Dovremmo chiamare Mister Pokémon per capirci qualcosa.”
Si rivolse a Gabriele: “Nel frattempo... non so come sia successo, ma credo che tu mi abbia appena fatto un grosso favore. Se per caso ti sentivi in debito per qualcosa, sei a posto.”
Gabriele rise piano: “Se lo dici tu... non con Tom, però.”
“Io te lo abbono, hai ripagato Fabrizio, e può bastare.” scherzò l'altro.
Fabrizio tirò un pugno alla spalla di Tom: “Puoi evitare di mettermi in imbarazzo, grazie?”
Gabriele alzò timidamente un dito poco prima che i due cominciassero a discutere: “Ehm... non dovevamo scambiarci i numeri?”
“Oh... giusto.” ricordò Fabrizio: “Sei riuscito a interrompere una conversazione per un motivo urgente. Audace, da parte tua.” sogghignò.
Stavolta risero entrambi di gusto.

 

 

 

La gemma verde si incastrò perfettamente nel suo alloggiamento, come se fosse sempre stata lì. Fabrizio la percorse con un dito, osservandola intensamente, insieme a Tom, che rigirava tutto contento tra le mani la Mega Ball in cui Grimer si era lasciato catturare.
Perchè verde? Perchè Gabriele, e perchè in quel momento?
Pensò al colore verde, a ciò che gli faceva venire in mente, e cercò di associarlo a Gabriele, ma continuavano a sfuggirgli troppe cose.
Tom lo riportò momentaneamente alla realtà: “Ora che se n'è andato, noi che vogliamo fare?”
Fabrizio annuì: “Per prima cosa, festeggiare le nostre vittorie. Sei stato grande, Tom, se non fosse stato per te probabilmente non li avremmo fermati.”
“Ora stai esagerando, tu e gli altri avete fatto gran parte della battaglia.”
“Piantala, senza il tuo diversivo sarebbe servito a poco... comunque Gabriele è un bel tipo, vero?”
L'amico ci pensò: “Sembra una brava persona, ma davvero non lo capisco. E poi ha rifiutato la tua sfida...”
Fabrizio sorrise, sistemandosi la bandana. In effetti, aveva declinato l'offerta rimandando ad un altro momento, prima di svanire nel nulla con Abra, tanto per cambiare.
“Non mi aspettavo che accettasse. È stata una giornata lunga per tutti. Meglio così. Quando verrà il momento, saremo entrambi più forti.”
“Giusto.” approvò Tom: “La prossima città è Fiordoropoli, no?”
Fabrizio annuì. Tom riflettè un attimo, e ricordò di avere un'altra domanda: “Quindi alla fine hai vinto la Gara?”
Il ragazzo dai capelli caotici sbuffò divertito: “A pari merito. Se avessi vinto del tutto, probabilmente qualcuno mi avrebbe picchiato.”
“Pari merito?” si indignò Tom: “Com'è possibile?”
“Guarda. Mi hanno dato questa.”

 

Il Giudice di gara aveva alzato il braccio ferito di Fabrizio, proclamandolo vincitore della Gara Pigliamosche straordinaria, sotto diversi tipi sguardi, dallo sprezzante al divertito all'ammirato.
Una ragazza bionda era stata proclamata vincitrice a pari merito secondo le regole standard, avendo catturato un Pinsir effettivamente più grosso del Scyther sfregiato, e aveva ricevuto una Pietrasolare, mentre a Fabrizio era stata consegnata una Pietralunare scura e frastagliata.
Hannibal aveva ricevuto una Pietrastante come premio per un grosso Beedrill, e al terzo concorrente, un uomo con un Venonat, era andato strumento bizzarro a forma di sacca, che il Giudice aveva chiamato “Disfoguscio”.

 

Tom restituì la Pietralunare a Fabrizio, che la rimise in tasca, commentando: “È comunque un bel premio. E comunque anche quell'Hannibal era un tipo interessante, mi piacerebbe rivederlo.”
“A proposito di carattere...” si corrucciò Tom: “Sei sicuro che Scyther stia bene?”
“Immagino che sarà difficile dirlo. Credo che quella ferita gliel'abbia causata in qualche modo il Team Vuoto. Forse proprio Arvo, a giudicare dalla reazione. Sarà una sfida riuscire a trovare il giusto equilibrio con lui. Proprio perchè è così forte, non posso permettergli di perdere il controllo in quel modo.”
“Già... ha steso tutti e tre i Pokémon di quel tizio in meno di dieci secondi.”
“Erano già indeboliti.” gli ricordò Fabrizio.
“Sì, ma comunque non è da poco. E cos'era la mossa che ha usato contro quel Cranidos?”
“Secondo il Pokédex, è un attacco di tipo Lotta chiamato Vuotonda. Una mossa speciale che permette di anticipare l'attacco nemico creando il vuoto di fronte a sè. Lo shock e lo spostamento d'aria dannegggiano il bersaglio.”
“Incredibile... è normale che Scyther conosca una mossa simile?”
“Apparentemente sì. È una delle prime mosse che apprende. Piuttosto...” si interruppe Fabrizio, osservando di sfuggita le ragazze che passavano.
“Dimmi.”
“Hai visto che la polizia è arrivata in forze? E oltretutto, c'erano effettivamente Valerio e Raffaello, li abbiamo visti, per un attimo. Ora, se sono arrivati così tanti agenti, e hanno chiamato due
Capipalestra, evidentemente sapevano con cosa avrebbero avuto a che fare. Non possono essere semplicemente venuti a indagare l'interruzione delle trasmissioni.”

“Quindi?” fece Tom, cercando di capire di cosa si preoccupasse l'amico.
“Quindi qualcuno ha chiamato la polizia avvisandoli dell'attacco.”
Tom sbattè la palpebre: “Con tutta la gente che c'era... aspetta! Non potevano, c'era quel segnale di disturbo!”
Fabrizio annuì: “Appunto. E visto che la polizia è arrivata così presto, dev'essere stato interrotto.
Ma tu hai detto che non sei più tornato nei sotterranei a spegnerlo, e che c'era una squadra di reclute a bloccare l'ingresso.”
“Esatto...” Tom cominciò ad intuire: “Quel Gabriele era già fuori quando sono uscito io ed è rimasto fino alla fine.”
“E io sono arrivato dal Parco.”
“Magari è stata l'altra squadra, quella di... come si chiamava?”
“Hannibal non è entrato nell'Arena, e neanche nessuno del suo gruppo. E secondo la polizia gli spettatori erano quasi tutti ancora nel campo di gioco, sono usciti solo quando l'ultimissima squadra del Team Vuoto è scappata... Comunque erano ancora lì quando le trasmissioni sono riprese.
Anche volendo considerare tutte le ipotesi, non penso che i Pokémon che hai liberato potessero o volessero tornare ai sotterranei.”
Fabrizio guardò Tom dritto negli occhi: “Per cui la domanda è... chi è che ha sconfitto la squadra di guardia e interrotto il segnale di disturbo?”
“E io che cavolo ne so?” dovette ammettere Tom: “Credi che sia importante?”
“Probabile...” Fabrizio si alzò, incamminandosi e passando con Tom vicino a una della aiuole fiorite nella zona dei chioschi: “Se cerchiamo di rispondere ora ad ogni singola domanda ci faremo solo scoppiare la testa.”
Rise tra sè, prima di rivolgersi a Tom, a voce piuttosto alta: “Pensa se venisse fuori che è stata... che so, Marta. Come minimo dovremmo offrirle un pranzo.”
Tom reagì in maniera quasi indignata, mentre Fabrizio rideva di gusto, ed entrambi riprendevano il cammino sotto il sole di primavera.

 

 

Dietro un aiuola particolarmente rigogliosa alle spalle dei due ragazzi Kuni, la quarta Kimono Girl, sorrideva a sua volta con delicatezza sotto la luce calda. Si sentiva in pace, e soddisfatta. Salutò con un lieve inchino elegante, e un terzo sorriso lucente le rispose, incamminandosi per la sua via vestito di luce ed ombra.
Acqua, ragazzo che cerca il Drago... o forse fuochino?

 

 

 

 

Journey To Dreams: Kanto/Johto
Volume 1.- Johto
Fine Prima Parte- Sogni di fuoco

 

 

 

Alla prossima puntata, “Lampi nella sera”!
(inizio della Seconda Parte- “Sguardi nell'acqua”)
Dedicato a coloro che sognano il loro viaggio personale.

 

 

FABRIZX

 

 

Ce...
l'ho...
fatta.

 

È stato un parto. Ora mi sa che per un mese non potrò scrivere granchè, eccetto modificare lievemente la disposizione delle scene di quest'ultimo capitolo, ma comunque... grazie del supporto, questa è per voi.

The Swordmaster, dopo la tua recensione faccio il “riassestamento”, per cui fatti sentire come non mai.

Alla prossima.

 

 

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