What kind of man

di Dolce Sango91
(/viewuser.php?uid=25119)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I watch your light shine ***
Capitolo 2: *** I see you sway like the trees ***
Capitolo 3: *** You're drunk and so am I ***
Capitolo 4: *** Like when I see you for the first time ***
Capitolo 5: *** Altar of madness ***
Capitolo 6: *** Days are forgotten ***



Capitolo 1
*** I watch your light shine ***


What kind of man





1. I watch your light shine





La pelle di Bonnie emanava un profumo tremendamente dolce. Un umano non avrebbe potuto riconoscerne l'esatta fragranza ma l'olfatto super sviluppato di Enzo gli permetteva di intercettare il suo odore. L'odore di Bonnie ricordava quello dei petali di rosa, mischiato all'intensa aroma del bagnoschiuma che usava per lavarsi. I capelli sapevano sempre di pulito, anche dopo aver passato l'intera giornata a cercare informazioni sull'Armeria. Doveva essersi appisolata da un po' perché la fanciulla sembrava immersa in un profondo sonno. Sdraiata sul divano, teneva un braccio sotto il cuscino, l'altro disteso lungo il fianco e le gambe piegate fuoriuscivano dal sofà. Ciò che risaltava di più all'occhio, era l'espressione calma e rilassata della ragazza. Enzo provò subito un inspiegabile moto di tenerezza verso quella creatura così incredibile e, con un gesto che non gli apparteneva, allungò una mano per sfiorarle il viso, caldo come quel sole di maggio. Bonnie mugolò qualcosa di incomprensibile e si girò a pancia in giù, continuando a dormire. La nuova posizione offriva al vampiro una completa visuale del suo fondo schiena. Sorrise, compiaciuto, di fronte a quel lato b alto e sodo. Un pensiero caldo lo colpì, veloce. Chissà come sarebbe stato tracciare con le dita ogni singola curva che il corpo di Bonnie offriva. Deglutì, maledicendosi mentalmente. Non era la prima donna con la quale aveva a che fare, anzi, avrebbe potuto riempire un libro di nomi che appartenevano alle fanciulle conquistate e abbandonate nel corso del secolo, ma Bonnie Bennett...possedeva quella grinta, quella passione, quel qualcosa di intrigante e misterioso che lo colpiva senza lasciargli scampo. Visto che la piacevole immagine del sedere di Bonnie non voleva abbandonare la sua mente, Enzo decise di andarsene. Prima di farlo però, si spostò in cucina per versarsi un bel bicchiere di vino rosso. Trovò un vino francese nello stipetto in alto e alla fine bevve una grossa sorsata direttamente dalla bottiglia. L'immediata sensazione di calore lo travolse come un fiume in piena e si sentì molto meglio.

Se ne andò, così com'era arrivato, lasciando una Bonnie dormiente e sexy e ignara di tutto.





Spazio autrice:


Dopo aver fatto del Bonenzo la mia unica ragione di vita (o quasi) ho deciso di creare una raccolta di drabble/flashfic su questa meravigliosa coppia che ha rubato la mia ultima parte di lucidità mentale. La storia inizia quando Enzo salva Bonnie dall'Armeria e la porta in quel cottage per proteggerla. Da lì in avanti le fanfction proseguiranno fino al finale di stagione e avranno quindi un arco narrativo di 3 anni. Ci saranno momenti molto piccanti da raiting rosso e altri tristi, chi lo sa...dipenderà tutto dalla mia mente malvagia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Cercherò di aggiornare al più presto. Baci :*


DS91

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I see you sway like the trees ***


What kind of man




2. I see you sway like the trees




Bonnie richiuse il vecchio libro ingiallito e usurato dal tempo che teneva sulle ginocchia e lo posò sopra la pila di tomi già consultati nelle ultime due ore. Stirò i muscoli indolenziti e le ossa scrocchiarono a causa della scomoda posizione assunta. Le doleva la schiena in un modo così incredibile che avrebbe voluto passare la giornata in una spa, coccolata dalle acque termali e dai vapori della sauna. Purtroppo però quella prospettiva non faceva parte dei suoi piani e, almeno per il momento, doveva rimanere nascosta in quella casetta di montagna, sperduta e dimenticata da Dio. Dopo essersi bagnata la faccia con dell'acqua fresca, uscì in cortile per prendere un po' d'aria e si sedette su una panchina di pietra mentre un leggero venticello le scompigliava i capelli mossi. Fu allora che lo vide. A pochi metri da lì, vicino al capannone degli attrezzi, Enzo era impegnato a spaccare la legna. Girato di schiena, i muscoli delle braccia tesi per colpire al meglio i cilindri di legno e con addosso una canottiera bianca che risaltava i bicipiti prominenti, aveva un'aria decisamente virile, pensò Bonnie mentre seguiva con gli occhi il percorso dell'ascia che veniva calata sul tronchetto senza alcuna difficoltà. A differenza da ciò che aveva pensato all'inizio, Enzo non era affatto male. Si faceva in quattro per procurarle tutto quello di cui aveva bisogno: vestiti, cibo, libri e in un certo senso anche una piacevole compagnia fatta di chiacchiere e bevute. C'era qualcosa in lui che le faceva credere di potersi fidare e sperava di non sbagliarsi. Dopo aver spaccato l'ennesimo tronchetto, Enzo posò l'ascia a terra e si asciugò la fronte imperlata di sudore con un fazzoletto recuperato dalla tasca dei jeans. Poi si voltò verso la ragazza e la raggiunse percorrendo il perimetro a grandi falcate.
- Ehi. - La salutò con un guizzo furbo negli occhi.
Bonnie ricambiò il saluto con un cenno del capo accompagnato da un sorriso impacciato. Enzo si sedette accanto a lei e allungò le braccia sullo schienale, completamente rilassato. Volse lo sguardo dalla sua parte e le diede una rapida occhiata. - Come vanno le ricerche?-
Bonnie fece spallucce e fissò il cielo, azzurro e limpido. - Non c'è molto purtroppo. Quei libri parlano solo della storia antica dell'Armeria ma non credo che serviranno a qualcosa. -
Enzo annuì, consapevole. - Cercherò di trovare altre informazioni. Prima però, devo finire questo lavoro. - Spiegò indicando col mento i ceppi accatastati in un angolo.
Bonnie si alzò di scatto, sorprendendolo. - Posso aiutarti, se vuoi. -
Enzo sbatté le palpebre più volte e fece una faccia strana. - Tu? - Domandò, scettico.
In risposta, Bonnie incurvò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto, offesa. Enzo la raggiunse in un secondo e sulle labbra sensuali si dipinse un ghigno. - Perdonami, non voglio dire che tu non ne sia capace. -
- E cosa, allora? - Lo incalzò Bonnie, fissandolo negli occhi.
- L'hai mai fatto? - Rispose Enzo con un'altra domanda.
Bonnie inghiottì e si morse un labbro. - No, ma non credo sia così difficile. -
Enzo sogghignò, divertito. - Prova, allora. - Disse mentre afferrava l'ascia. - Fammi vedere cosa sai fare. - Gliela porse, studiando la sua reazione.
Bonnie la tenne tra le mani senza pensarci due volte; era piuttosto pesante ma non lo diede a vedere. Sentiva lo sguardo di Enzo su di sé. Se quella era una sfida...lei era pronta a vincerla. Scelse uno dei cilindri dal mucchio e lo posizionò sul ceppo usato come appoggio. Inspirò a fondo. Enzo le toccò una spalla, bloccandola. - Metti questi. Non vorrai rovinare le tue belle manine. - Propose, sventolandole sotto il naso un paio di guanti di protezione.
Bonnie li guardò per un lungo istante e obbedì, non prima di aver lanciato un'occhiataccia ad Enzo. Sul volto del vampiro vi leggeva scherno e il bello era che non si curava nemmeno di nasconderlo. Munita di guanti spessi, sollevò la lama e la portò dietro la testa. Con un unico movimento, la lasciò cadere sul pezzo di legno ma a causa del brusco gesto digrignò i denti, colpita da un dolore lancinante sotto le costole.
Enzo si precipitò in suo soccorso e corrugò la fronte. - Che succede? - Chiese con apprensione.
Bonnie, chinata in avanti e impossibilitata a muoversi, sospirò premendo sulla parte dolente. - Credo di essermi presa uno strappo muscolare. -
Per prima cosa Enzo le prese dalle mani l'accetta, abbandonandola in un posto sicuro prima che potesse rischiare di farsi male, poi le cinse le spalle con un braccio chinandosi su di lei. - Adesso rilassati e cerca di tirarti su. - Mormorò, la voce ridotta ad un sussurro.
Bonnie serrò la mascella e senza esitare ulteriormente fece come le era stato detto. Quando si raddrizzò il viso di Enzo era a pochi centimetri dal suo e subito sentì le guance imporporarsi mentre osservava da vicino i lineamenti del volto, leggermente tesi. In mezzo alla fronte pulsava una vena, sintomo di preoccupazione. Si accorse anche del fatto che la stesse tenendo per i fianchi, esercitando una certa stretta. - Come ti senti? Ce la fai a camminare? -
Bonnie annuì. - Sì, non è niente. Passerà. - Rispose con noncuranza.
Enzo assottigliò gli occhi, per niente convinto. - Non c'è bisogno di fingere, streghetta. Si vede lontano un miglio che non stai bene. - Osservò, piccato.
Bonnie sbuffò. - Ok, va bene. - Concesse infine. - Mi fa un pochino male ma non è come quando Kai mi ha accoltellata. - Si lasciò sfuggire.
Enzo la guardò dritto negli occhi e per un attimo non seppe cosa dire. Il silenzio pesò come un macigno in mezzo ai due fino a quando lui non le offrì il braccio con fare galante. - Dai, andiamo. -
Bonnie non riuscì a trattenere una risata. - Sono diventata una vecchietta. -
Enzo le regalò un'occhiata in tralice. - E di chi è la colpa? -
Bonnie incassò il colpo, arricciando le labbra come una bambina capricciosa. - Avresti anche potuto fermarmi. - Mormorò, accettando di camminare a braccetto con lui.
- Fermare Bonnie Bennett? - Fece, dilatando le pupille scure.
Rientrarono in casa e raggiunsero il soggiorno, dove il rumore del fuoco scoppiettante nel camino riempiva la stanza piccola e accogliente. Bonnie si sedette sul divano e levò i guanti. Infilò una mano sotto la t-shirt e si toccò la parte lesa. Faceva male solo quando si muoveva troppo o se alzava il braccio. Non credeva che fosse così difficile fare la parte della boscaiola e soprattutto non pensava di essere diventata d'un tratto così irresponsabile. Cosa le fosse passato per la mente rimaneva ancora un mistero per lei.
Enzo tornò dalla cucina tenendo un panno di stoffa e una pomata. - Devi mettere il ghiaccio, altrimenti ti si gonfierà. - Spiegò allungandole lo strofinaccio.
Bonnie, incapace di articolare una frase di senso compiuto, aprì la bocca e la richiuse. Si vergognava troppo a chiedergli aiuto visto che lei era impossibilitata a spostare il braccio. Ma che diavolo le prendeva? Enzo, capendo al volo il problema, si schiarì la voce e si fece serio in volto. - Girati. -
Lei gli diede le spalle e si tirò su la maglietta, esponendo la schiena. La salivazione a zero, il cuore che le rimbombava nel petto come se fosse impazzito, quando sentì il ghiaccio freddo posarsi delicatamente nel punto stressato, saltò su come una molla. Enzo le sfiorò dolcemente la schiena con la mano e avvicinò le labbra al suo orecchio. - Sta ferma e lascia fare a me. - Disse a bassa voce.
Bonnie ebbe l'impressione che tutto a un tratto facesse più caldo. Avvampò e trattenne il fiato, non appena Enzo le spalmò la crema, delicato e attento a non farle male. Involontariamente le dita fredde del vampiro sfiorarono la stoffa del reggiseno e Bonnie inarcò la schiena, sorpresa dalla sensazione di benessere che le regalava. Quello ritrasse subito la mano e liberò un grosso sospiro. Suo malgrado, fu costretto ad allontanarsi mentre una strana fitta lo ghermiva nel profondo del petto. - Dopo mangiato prendi una pastiglia e vedrai che starai molto meglio. - Propose Enzo, rompendo quell'intenso momento silenzioso. Bonnie lentamente riprese a respirare e, aggiustandosi la t-shirt, si appoggiò comodamente sul divano. - Grazie. - Gli disse, realmente grata.
Enzo fece un piccolo inchino seguito da uno splendido e diabolico sorrisetto. - E' stato un vero piacere. - Si guardò intorno per un attimo e infine si voltò, camminando verso la porta. - Torno a spaccare la legna. Tu, mi raccomando, rimani qui e non combinare pasticci.- Pregò, in tono divertito.
Bonnie non rispose e lo seguì con gli occhi fino a fuori, dove il vampiro riprese il proprio lavoro. Fortunatamente proprio lì davanti c'era una finestra che le permetteva di godersi lo spettacolo. Alla fine di quella giornata decisamente rivelatrice la sua stima per Enzo crebbe ulteriormente. Come se non bastasse, in un angolo del suo cuore si era aggiunto un briciolo di sentimento indefinibile che la faceva sorridere da orecchio a orecchio. Non conosceva ancora il motivo, ma si sentiva bene, piena di vita dopo tanto tempo e rilassata. Se fosse opera di Enzo o meno lei non lo sapeva, ma in ogni caso non poteva negare che la sua compagnia era a poco a poco diventata una piacevole e affascinante abitudine. Qualcosa che, pensò un po' spaventata, non poteva e non voleva più lasciare andare.





Spazio autrice:


Buonasera fanciulli.
Non so da dove sia venuto fuori e non so se ne sono soddisfatta ma ormai scrivere di loro è diventato quasi un bisogno fisico, quindi eccomi qui con il secondo capitolo di questa -non so definire – fanfiction Bonenzo. Sto cercando di raggruppare un po' di momenti che secondo me Enzo e Bonnie possono aver condiviso durante i tre anni e spero che questa idea vi sia piaciuta. Bonnie ancora non lo sa, ma inizia ad avere certi pensieri verso quel sexy vampiro inglese che fa impazzire proprio tutte. Lui invece è già bello preso, anche se cercherà di reprimere ciò che prova. Sarà interessante vedere come però. Va beh, ora ho parlato anche troppo. Ringrazio chi ha commentato e chi ha messo la mia storia fra le seguite. Vi mando un abbraccio! A prestissimo :*


DS91

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** You're drunk and so am I ***


What kind of man

3. You're drunk and so am I.




Quel giorno non aveva smesso di piovere nemmeno per un secondo. Dal cielo nero come la pece scendevano scariche di acqua e soffiavano raffiche di vento ad alta velocità che rendevano instabile il traffico cittadino. Bastava un po' di pioggia per trasformare gli automobilisti. Diventavano subito inquieti, arrabbiati e decisamente pericolosi. Dopo essersi lasciato alle spalle l'autostrada principale, la vecchia Cadillac bianca di Enzo imboccò una stradina secondaria poco conosciuta. Stava tornando da uno dei suoi giri all'Armeria. Alex era piuttosto stressata. Nell'ultima settimana la sua squadra aveva setacciato ogni centimetro della città alla ricerca di Bonnie Bennett senza alcun risultato. Sembrava essersi volatilizzata insieme agli amici più cari. Il che era un bene dal momento che stava tramando qualcosa di losco ai danni della strega. Lui e Bonnie non erano esattamente amici e, in realtà, non esisteva un termine appropriato per definirli ma sapeva che proteggerla era la cosa migliore da fare.
La fitta boscaglia che circondava la stradina nascondeva il rifugio da occhi indiscreti e nemici. Per arrivare nel punto in cui si trovava la baita, era necessario percorrere un sentiero non asfaltato difficile da individuare quindi, a meno che qualcuno non conoscesse la strada, era impossibile scorgerla.
Enzo fermò l'auto posteggiandola sotto un albero dalle grandi foglie. Tirò il freno a mano e si precipitò fuori dall'abitacolo, cercando di evitare la pioggia battente. La porta di ingresso era socchiusa e dallo spiraglio si intravedeva solo buio.
- Bonnie? - Chiamò a gran voce, per sovrastare il rumore dello scrosciare dell'acqua.
Decise di entrare, spingendo in su l'interruttore della luce. Il soggiorno era vuoto. Gettò una rapida occhiata ai libri lasciati aperti e sparsi sul divano, la tazza di te ormai freddo sul tavolino e il vecchio telefono cellulare abbandonato in un angolo. Bonnie doveva aver trovato parecchie informazioni perché aveva riempito fogli di appunti e annotazioni. La sua calligrafia spiccava in mezzo ai post-it e alle fotocopie dettagliate di vari documenti. Poteva sentire il suo buon odore ma della ragazza nemmeno l'ombra. Corrugò la fronte, disorientato, mentre perlustrava le altre stanze. La camera da letto era in perfetto ordine, a parte qualche vestito adagiato sulla sedia e un solo stivale che giaceva capovolto vicino alla porta del bagno. Aguzzò l'udito ma quello gli rivelò il silenzio più assoluto. Bonnie non c'era e, in un primo momento, si lasciò assalire dal panico, spaventato dall'idea che qualcuno potesse averle fatto male. Che l'Armeria fosse arrivata fin lì? Scartò l'idea sul nascere perché in quel caso sarebbe stato il primo a saperlo.
Dannazione. Dove si era cacciata quella ragazza?
Tornò in cucina e poggiò i gomiti sul lavello, ragionando sul da farsi. Mentre alzava gli occhi al soffitto, notò l'anta dello stipetto della dispensa aperta. La bottiglia di Bourbon che di solito teneva lì era sparita. Ogni tanto, a Mystic Falls, gli era capitato di incontrare Bonnie ed era stato strano vederla tracannare alcool senza fare una piega. Alla fine le cattive abitudini di Damon Salvatore avevano influenzato anche la vita della dolce streghetta. Quindi, a meno che non si sbagliasse, Bonnie doveva essere lì da qualche parte.
Uscì in strada, lasciandosi bagnare dalla pioggia. Girò in lungo e in largo, attraversando il cortile in ciottoli mentre il vento ululava spaventosamente. - Bonnie! - Chiamò ancora e ancora. Proprio quando stava per spostarsi nei boschi, vide che l'entrata del capannone degli attrezzi era insolitamente libera. Veloce come il vento si piazzò di fronte e fu allora che il suo cuore sembrò riprendere a battere. In fondo alla struttura, seduta su una poltrona logora, vi trovò Bonnie. La raggiunse subito e storse il naso, venendo colpito dal forte odore di olio e grasso. Si prese un secondo per osservarla ma non ci volle molto a capire il suo stato d'animo. Zuppa dalla testa ai piedi, indossava una larga camicia di flanella trovata chissà dove che le stava appiccicata addosso e un paio di short neri che lasciavano intravedere le gambe flessuose e toniche. I capelli bagnati, resi mossi dall'acqua le cadevano disordinatamente sul viso stanco. Teneva gli occhi chiusi e si muoveva con i fianchi seguendo il ritmo di una musica inesistente. Un braccio posato sulla pancia e l'altro che fuoriusciva dalla poltrona, teso a reggere la bottiglia di liquore vuota per tre quarti. A terra, la lettera di Damon ancora chiusa nella busta e colpevole.
Quando si accorse del vampiro, lo salutò agitando la mano e provò ad alzarsi ma il risultato fu quello di cadere all'indietro. Enzo sospirò, inginocchiandosi davanti a lei. - Che ti è successo? Uhm? - Chiese, scostandole dalla fronte un ciuffo ribelle.
Bonnie lo guardò con occhi appannati e si sforzò di capire. La voce di Enzo sembrava lontana anni luce. - Sei tutto bagnato! - Esclamò, divertita. Poi si guardò i vestiti. - Come me. -
Enzo sorrise, di fronte a quella Bonnie così sopra le righe. - Sei ubriaca. Ma quanto hai bevuto? -
Lei mimò la quantità con le dita. - Un po...pochino. Il bourbon è così buono. Damon lo beve sempre, sempre, sempre. -
Enzo le prese le mani, tirandola su delicatamente. - Torniamo dentro, tesoro. - Propose. Bonnie però si divincolò subito, cercando di agguantare la bottiglia. Prontamente Enzo gliela levò. - Direi che hai bevuto abbastanza per oggi. -
A quel punto Bonnie gli diede una pacca sulla spalla per allontanarlo. - Sei diventato così noioso. -
Enzo alzò un sopracciglio. - Noioso? -
Lei gli puntò un dito sul petto, affondando con l'unghia. - Tu e Damon avete passato anni a bere e nessuno vi ha mai rimproverati. -
Enzo si lasciò sfuggire un ghigno sornione. - Noi però, streghetta, siamo vampiri e quella roba non ci fa niente. - Poi la prese per il polso, trascinandola via da lì.
Bonnie si toccò la testa dolorante e provò a scostarsi. - Dove mi stai portando? -
- Ad asciugarti, prima che ti prenda un raffreddore. -
Il panico si impossessò della voce di Bonnie ed Enzo udì il battito del suo cuore aumentare a dismisura. - No, no. Devo trovarlo! - Esplose, cadendo in ginocchio sul pavimento.
Enzo spalancò le iridi scure, preoccupato. - Chi? -
Bonnie si guardò intorno, girando il capo a destra e a sinistra. Poi puntò gli occhi lucidi in quelli di lui e alzò un braccio. - Il mio braccialetto. Vedi, non c'è più! -
Il vampiro vedeva già i luccichii delle lacrime, posate sulle ciglia lunghe e pronte a cadere.
- Possiamo cercarlo appena sarà finita la tempesta, stai tranquilla. - Propose, con tono di voce accomodante.
In un gesto che richiamava tutta la sua disperazione, Bonnie si tastò le tempie e poi, lentamente, si abbracciò le ginocchia al petto. - L'ho perso...come mia nonna, mio padre, Elena e Damon. - Rise tra le lacrime.
Enzo prese posto accanto a lei e le sfiorò con delicatezza un braccio. - Bonnie, calmati. - La pregò.
Bonnie nascose il volto tra le mani. - Voglio solo...voglio solo la mia migliore amica. -
Enzo si incupì. Come avrebbe potuto aiutarla? Non c'era un modo per alleggerire la sua pena e la cosa lo faceva sentire piuttosto impotente. - Mi dispiace, mi dispiace davvero. - Rispose, la voce incrinata. Poi digrignò i denti. - Damon è un coglione. Ed Elena...Elena non vorrebbe vederti ridotta in questo stato. -
Lei alzò di scatto il capo e ingoiò il groppo in gola. Il mascara le si era sciolto lungo le guance e appariva profondamente provata. - Tu...tu non sai niente. - Lo accusò.
Enzo annuì. - Forse hai ragione ma credimi, sono in giro da molto tempo per capire che non hai bisogno di quella robaccia. -
Bonnie afferrò la lettera di Damon e se la rigirò tra le mani, pensierosa. - Volevo solo stare bene per un po'. Ne avevo bisogno. -
In quel preciso istante la ragazza sembrò aver recuperato un pizzico di lucidità. - Ho capito, sul serio. - Affermò Enzo alzandosi in piedi. Aiutò Bonnie a tirarsi su con estrema facilità.
- Però adesso sarà meglio tornare dentro. Stai tremando. - Lei, aggrappandosi alle sue forti braccia, si fermò a fissarlo ammirata. - Hai degli occhi così belli. -
Enzo appurò con estremo piacere che il battito cardiaco della ragazza era nuovamente aumentato. Le toccò il naso, teneramente, e sorrise cercando il suo sguardo. - Grazie, anche i tuoi non sono male.- Si staccò quasi subito. Non era il caso di approfittarsi della situazione.
Bonnie seguì il vampiro all'esterno, dove la pioggia aveva iniziato a cadere con minore intensità, e correndogli dietro gli si affiancò. Le tremavano le gambe e si sentiva un po' frastornata ma soprattutto era come se sopra la sua testa ci fosse un peso enorme che rimbalzava continuamente.
Enzo prese ad osservarla mentre la ragazza si soffiava aria sulle mani per scaldarsi. Era decisamente buffa nella sua strana camminata a zig zag. Sul suo volto si posò un sorriso canzonatorio. - Credi di farcela? - Sghignazzò.
Bonnie ridusse gli occhi in due piccole fessure e provò a mandargli un aneurisma magico, ma a quanto pare non era più in grado. - Per chi mi hai preso? -
Enzo la pungolò scherzosamente sui fianchi. - Per un ubriacona. -
Lei alzò un dito con decisione. - Non sono ubriaca. Sto bene. -
- Non si direbbe dai tuoi movimenti alquanto bizzarri. - Rispose quello scrutandola con poca convinzione.
- L'apparenza inganna. - Affermò Bonnie mentre alzava un sopracciglio e accelerava il passo.
Entrarono in casa, e subito si piazzarono davanti al camino le cui fiamme sprigionavano calore a sufficienza per scaldarli.
Bonnie si portò una mano alla bocca, allarmata, poi scappò in bagno alla velocità della luce. Enzo, che aveva già capito cosa fosse successo, sospirò e mosse alcuni passi incerti verso la camera da letto. Si accostò alla porta del bagno tendendo l'orecchio verso l'interno. - Che ti prende? -
- Non mi sento molto bene. - Fu la risposta di Bonnie dopo svariati minuti, la voce rauca e quasi impossibile da udire.
La sentì tossire e vomitare più volte, come da copione. - Mi dispiace. - Commentò, costernato. - Hai bisogno di aiuto? -
Dalla gola di Bonnie uscì uno strano fragore. - Non preoccuparti. - Assicurò. I suoi conati di vomito riempirono nuovamente il silenzio della stanza, seguiti a ruota dal rumore dello scarico del gabinetto. - Sei sicura? - Chiese, Enzo apprensivo. - Sul serio, non c'è alcun problema. -
Bonnie impiegò un po' di tempo prima di rispondere. - Tra poco mi passa. Faccio una doccia e mi riprendo. -
Enzo decise di lasciar perdere e tornò alle sue faccende. In cucina preparò una limonata calda per Bonnie e attese, seduto sul divano. Passò almeno un'ora, poi la ragazza tornò. Si era cambiata d'abito e appariva un filino più rilassata. Indossava una lunga t-shirt bianca e un pantacollant nero, aderente. Era scalza e i piedi sottili si muovevano veloci sul pavimento di legno che scricchiolava ad ogni suo passo. Portava i capelli raccolti in una coda disordinata dalla quale erano sfuggite qualche ciocche. Si sedette accanto ad Enzo, buttandosi di colpo come un sacco di patate, poi accavallò le gambe e diede al vampiro un'occhiata fugace.
Lui le porse la tazza bollente accompagnando il gesto con un ampio sorriso di incoraggiamento. - Come stai? -
Bonnie afferrò tra le mani la tazza e fissò il contenuto, stringendosi nelle spalle. - Uno straccio. - Fece una pausa, poi sbuffò. - Penserai che io sia una stupida. - Soffiò timidamente.
- Bonnie, tu non sei stupida. - Chiarì, Enzo mettendoci forse troppa emozione nella voce suadente. Lei sussultò e voltò il capo dalla sua parte, prendendosi un po' di tempo per osservarlo...rapita dalla sua personalità fiera e impetuosa. Emise un sospiro tremolante e cercò di far scomparire i brividi che le correvano lungo la schiena.
- Sul serio? Mi sento proprio così. - Confessò, puntando nuovamente gli occhi sul caldo liquido che profumava di limone.
Enzo rimase fermo nella sua posizione per qualche secondo, cercando di imprimersi nella mente ogni singolo particolare che le sue pozze sovrannaturali riuscivano a captare. Era uno spettacolo troppo bello al quale assistere. Bonnie Bennett stava risvegliando in lui qualcosa, qualcosa che lo lasciava di stucco ogni volta che si trovavano insieme nella stessa stanza. - Vuoi parlarne? - Chiese con dolcezza, studiando attentamente la sua reazione.
Bonnie sembrò essere attraversata da una nube di preoccupazione. - Ho i ricordi ancora confusi ma, dimmi...dimmi che non ho fatto cose tanto strane e imbarazzanti. - Replicò con una certa premura nel tono della voce.
Enzo si umettò le labbra e fece una risatina diabolica, puntando le iridi scure in quelle verdi di lei. - Per cose strane e imbarazzanti intendi il nostro sesso sfrenato? -
Udendo quelle parole, Bonnie quasi fece cadere la tazza. Le sue guance si infuocarono e spalancò la bocca, allarmata. - Cosa? - Gracchiò.
- Sto scherzando. - Ammiccò, trattenendo a stento una risata. - La tua espressione è qualcosa di fantastico, sul serio. -
Bonnie gli diede una pacca non troppo affettuosa sul braccio poi ridusse gli occhi in due piccole fessure. Rise un secondo dopo. - Vorrei farti provare un po' di dolore ma sono una strega senza poteri al momento. - Ammise, sospirando.
Enzo fece schioccare la lingua sul palato. - Che peccato! -
Il discorso cadde lì e Bonnie assaggiò la limonata. Il gusto le piacque così tanto che, dopo averla lasciata raffreddare, la finì in poche sorsate. Posò la tazza in ceramica sul tavolino da caffé e sbadigliò, di colpo sopraffatta da una strana stanchezza. Non voleva addormentarsi sul divano così indugiò per un po' sul da farsi. Forse avrebbe resistito ma sentiva le palpebre pesanti e probabilmente si sarebbe addormentata da lì a poco. Lo stomaco aveva smesso di brontolare ma forse un po' di riposo le avrebbe fatto solo bene. Si schiarì la gola, per attirare l'attenzione di Enzo, impegnato nella profonda lettura di un grosso tomo dalle pagine ingiallite. - Se non ti dispiace, vado a stendermi un po' nel letto. Ho bisogno di farmi una dormitina. -
Enzo annuì. - Nessun problema, io torno in città. Starò via per almeno una settimana ma nella dispensa c'è tutto e se dovessi aver bisogno di qualcosa...chiamami. Ti ho ricaricato il cellulare. -
- Va bene. Grazie. - Rispose lei, nascondendo la repentina delusione nell'apprendere che non lo avrebbe visto per chissà quanto tempo. Gli diede le spalle e si rintanò nella propria camera.
Enzo la seguì con lo sguardo fino a quando gli fu possibile, inebriandosi del profumo della ragazza che ancora una volta riusciva a stordirlo come una pericolosa tentazione.





Spazio autrice


Lo so, sono in un tremendo e ripeto, tremendo ritardo. Avrei dovuto pubblicare il capitolo giorni fa' ma sono stata impegnata e non ho avuto proprio tempo. Perdonatemi.
Comunque, mi scuso anticipatamente per il capitolo un po'...strano. Non so, non mi piace molto come è uscito alla fine. Avrei voluto scrivere di più ma se lo avessi continuato, chissà quando sarei riuscita ad aggiornare...Beh in ogni caso fatemi sapere che ne pensate. Per i prossimi capitoli ho in mente un po' più di brio che coinvolgerà entrambi. Vi mando un abbraccio, alla prossima!


DS91


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Like when I see you for the first time ***


What kind of man






4. Like when I see you for the first time



Bonnie, le mani poggiate sui fianchi, osservava il bucato steso con cura all'esterno e diviso in base ai colori e alle dimensioni dei capi. Al campus Caroline la prendeva spesso in giro perché quando dovevano lavare i panni sporchi, passava ore a decidere come dividere t-shirt, calzini, mutande e quant'altro, mentre all'amica bastava separare i bianchi dai colorati per sentirsi soddisfatta.
Alzò il capo e si riempì i polmoni dell'arietta fresca montagnina. In cielo non c'era una sola nube e l'azzurro così limpido somigliava a quello del mare. Si godette ancora per un po' la vista mozzafiato che il posto regalava e poi rientrò in casa, dirigendosi in cucina. L'orologio segnava le sei e trenta del pomeriggio e lei iniziava ad avere un certo languorino. Enzo non si faceva vedere da quasi una settimana ma prima di andarsene le aveva lasciato cibo e acqua a sufficienza. Mentre apriva un pacco di patatine, seduta sul vecchio divano a gambe incrociate, nella sua mente apparve il viso del vampiro. Incredibile come pensasse a lui nei momenti meno opportuni. Si era fatto vivo una volta sola per assicurarsi che fosse tutto a posto e la telefonata era durata circa due minuti. Un vero peccato, pensò mentre arrossiva, perché amava ascoltare la voce sensuale e profonda. Così tanto che negli ultimi giorni aveva cercato di ricordare ogni piccola parte di quella conversazione, come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. Allontanò immediatamente quel pensiero scomodo e finì di sgranocchiare le Doritos e sbuffò. Davanti a lei si apriva un'altra serata in completa solitudine. Avrebbe potuto chiamare Caroline ma quella probabilmente era troppo impegnata a cambiare pannolini per rispondere.
Se solo avesse avuto con sé un computer o Netflix...dio, quanto le mancavano i telefilm. Prima di assopirsi sul divano si chiese a che punto fosse arrivato Game of Thrones e se Daenerys avesse finalmente conquistato i Sette Regni.
Fu svegliata dal rumore di una brusca frenata sull'asfalto e subito si alzò in piedi, il battito del cuore che le pulsava veloce nel petto, tanto che temette di vederlo schizzare fuori. Avanzò lentamente verso la porta dell'entrata e tese l'orecchio per captare qualcosa, le braccia rigide sui fianchi e i sensi all'erta. Stava per essere catturata? Non riusciva a muovere un muscolo e rimase in quella posizione per un momento che a lei parve infinito.
Poi la serratura scattò davanti a lei e comparve Enzo, in tutta la sua fierezza. Bonnie liberò un grosso sospiro di sollievo e in uno slancio di follia il suo corpo si mosse e finì per gettargli le braccia al collo, stringendo lievemente la presa. - Enzo. - Soffiò, sollevata.
Lui, colto alla sprovvista, rimase leggermente impacciato ma alla fine l'abbracciò e fece una risatina. - Mi sei mancata anche tu, streghetta. -
Bonnie si scostò di colpo e fece un passo indietro, abbassando gli occhi. - Io...Io...credevo che fossi...che tu...insomma...- Biascicò, in preda al panico.
Enzo le posò una mano sulla spalla e l'accarezzò con il pollice. - Tranquilla, nessun lupo cattivo all'orizzonte. -
Bonnie ritrovò il coraggio perduto e gli diede una breve occhiata. - Beh? Che ci fai qui? Pensavo saresti rimasto fuori città fino alla prossima settimana. -
Enzo la superò per andare a piazzarsi davanti al camino spento. - Doveva essere così, infatti, ma Alex è partita per Londra e quindi...- Alzò le spalle lasciando cadere il discorso.
Bonnie si prese un abbondante momento per osservare la figura del vampiro, che visto da dietro non era niente male. Beh, se doveva essere sincera, considerava affascinante qualsiasi parte del suo corpo. Indossava una polo a maniche lunghe nera che risaltava i bicipiti prominenti e un jeans stretto e scuro, il tutto accompagnato da un paio di anfibi del medesimo colore. Aveva sempre amato il look total black nei ragazzi ed Enzo sembrava prediligere quegli abiti un po' alternativi che gli calzavano a pennello. - Quanto durerà la vacanza di Alex, comunque? - Si informò.
Lui si girò dalla sua parte e incrociò le braccia al petto, fissandola distrattamente. - Tre o quattro giorni al massimo. - Fece una pausa durante il quale sembrò ricordare qualcosa di importante. - Hai mangiato? -
Bonnie si strinse nelle spalle. - Non proprio. -
Enzo fece una smorfia di disappunto mentre controllava il frigo. - Non c'è molto qui. - Constatò. - Mi dispiace, non ho avuto tempo di fare la spesa ma...posso andare adesso. -
- A quest'ora? -
- C'è un grande supermercato a 10 km da qui. -
Bonnie s'illuminò di colpo. - Posso venire con te? -
Enzo aggrottò la fronte. - Dici sul serio? -
Bonnie ammiccò portando le mani dietro la testa. - Sì, perché no? Ho una voglia matta di cibo spazzatura. -
Lui abbozzò un sorrisetto, divertito dalla sua faccia sognante. Poi tornò serio. - Potrebbe essere pericoloso. Sai, se qualcuno mi avesse seguito. -
Bonnie roteò gli occhi. - Ma invece è tutto ok, no? Dai, voglio passare qualche ora nel mondo reale, fare shopping, shopping e ancora shopping.-
Enzo sembrò impallidire di fronte a quella informazione e ridusse le pozze scure in due sottilissime fessure. - Fammi capire, dovrei accompagnarti a fare shopping? -
Bonnie si morse le labbra cercando di trattenere una risata. - Hai decisamente paura. -
Enzo sospirò ma non negò. - Non c'è modo, vero, di tenerti a casa? -
Lei fece spallucce con noncuranza. - Direi di no. Ti assicuro che sarà una cosa veloce e indolore. - Poi, dopo aver sciolto i capelli raccolti in una coda disordinata li ravvivò con entrambe le mani, e si precipitò fuori.
Enzo la seguì a ruota, prendendo le chiavi dell'auto dalla tasca dei jeans per aprire le portiere. - Prego. - Disse, con un cenno galante.
Bonnie si accomodò nel sedile accanto a lui e con la coda dell'occhio seguì i movimenti di Enzo che accese il motore e partì. La Cadillac uscì dal cortile buio e si inoltrò nella stradina in discesa piena di curve. Erano circondati da un fitto bosco e un silenzio quasi assordante. Davanti a loro infatti si apriva il deserto più totale; nessun'altra auto gli faceva compagnia. Bonnie realizzò solo in quel momento di essere molto vicina a Enzo che, quando cambiava marcia, gli sfiorava impercettibilmente la gamba con il dorso della mano. L'abitacolo tremava sotto le crepe dell'asfalto, rovinato dalle intemperie che per anni vi si erano abbattute.
Bonnie era stranamente agitata. Di solito riusciva a mantenere una tranquillità quasi invidiabile ma in quel momento non sapeva proprio come agire. Se ne stava zitta, tenendo lo sguardo fisso sul paesaggio che si specchiava dal finestrino mantenendo una certa rigidità.
Alla fine fu Enzo a parlare, strappando bruscamente Bonnie dalle proprie riflessioni. - Che hai fatto durante la mia assenza? Trovato qualcosa di interessante? -
Bonnie deglutì mentre osservava il profilo del vampiro, così maledettamente modellato, ancora una volta affascinata dalla sua bellezza. - No, solo noiosissime informazioni sull'Armeria. Mi sono addormentata più volte mentre leggevo la storia nei minimi dettagli.-
Enzo sollevò le guance e sogghignò. - Sanno essere molto esaurienti. -
- A te come è andata invece? -
- Bene, direi. Ho fatto finta di cercarti. - Rispose, dandole una fugace occhiata. - E quindi ho dovuto dare alla squadra di Alex false informazioni. -
Bonnie sollevò il pollice in segno di approvazione. - In poche parole stai svolgendo bene il tuo lavoro da 007. -
Enzo inclinò il capo e gli occhi furono illuminati da un guizzo furbo. - Sean Connery mi fa un baffo. -
Lei ridacchiò. - Vuoi dire Daniel Craig? -
Enzo arricciò le labbra, per niente d'accordo. - Assolutamente no. - Disse, deciso. - Il mio preferito rimane Sean. -
- Oh. - Mormorò Bonnie provando a mantenere un tono serio. - In effetti Sean Connery è un gran bell'uomo. - Poi però scoppiò a ridere.
Enzo roteò gli occhi e incurvò un sopracciglio, rivolgendole un'occhiata che doveva sembrare minacciosa. - Non continuare. - L'avvisò.
Bonnie alzò le mani in segno di resa e tornò a concentrarsi sulla vista che la sera le regalava. I lampioni ai bordi della strada si fondevano in una sola grande luce. Il cielo nero macchiato di nubi deformi sembrava fatto a posta per perdersi dentro. C'era sempre qualcosa di mistico che l'attirava pericolosamente, mentre i suoi pensieri vagavano nel profondo di quell'oscurità.
Ancora una volta, fu Enzo a riportarla alla realtà. - Comunque...stai bene? - Chiese.
Bonnie, che non si aspettava quella domanda, sbatté le palpebre più volte prima di rispondere. - Certo, perché me lo chiedi? -
Enzo si fermò al semaforo rosso e la fissò intensamente. - L'ultima volta che ci siamo visti non eri molto in forma. -
La ragazza interruppe il contatto visivo e abbassò la testa, imbarazzata a causa di ciò che era successo tempo prima. - Beh, ormai è acqua passata. Sto bene. - Assicurò.
La voce roca e appena sussurrata di Enzo la fece sussultare. - Mi fa piacere. Davvero. -
L'auto ripartì, lasciandosi alle spalle la parte incontaminata della montagna per inoltrarsi nel traffico accennato della statale. I due trascorsero il resto del tragitto parlando del più e del meno e dopo circa un quarto d'ora arrivarono nella città di Grapevine dove era situato il centro commerciale, aperto 24 ore su 24. Enzo trovò parcheggio davanti a una delle entrate e arrestò l'auto. - Che vuoi fare per prima? - Domandò girando la chiave nel commutatore di accensione e voltandosi verso di lei.
Bonnie annuì tra sé, mentre vagliava le varie possibilità. - Credo che inizierò dai vestiti. Se non ti va di entrare puoi aspettarmi fuori. -
- Oppure potrei darti alcuni consigli. - Disse, indicando con il mento le vetrine dei negozi di abbigliamento.
La ragazza lo scrutò, scettica. - Cos'è, adesso sei anche un esperto di moda? -
Lui si leccò l'angolo della bocca, sorridendo sornione. - Abbastanza da capire cosa dovresti indossare. -
Bonnie sentì le guance infiammarsi. Possibile che d'un tratto sentisse l'aria più calda? Ritrovata la lucidità momentaneamente perduta, incrociò le braccia al petto. - E sentiamo, cosa dovrei indossare? -
- Seguimi e lo scoprirai. - Fece Enzo, uscendo dall'auto e chiudendo la portiera. Bonnie lo seguì al di fuori e dalla sua gola uscì uno strano suono.
- Toglimi una curiosità. - Proruppe, camminandogli accanto a passo svelto. - Questa è una tecnica che usi per abbordare le ragazze? -
Enzo si arrestò di colpo, lanciandole uno sguardo stranito e allo stesso modo compiaciuto.
- Credi che voglia abbordarti? -
Lei increspò le labbra e arrossì. - Non ho detto questo. -
Enzo si fermò per un secondo a osservarla, divertito, poi riprese a camminare. - Devo dire che spesso funziona. -
In risposta Bonnie si limitò a scuotere la testa anche se, in realtà, dentro di lei poteva benissimo comprendere le miriadi di fanciulle che avevano ceduto al fascino inglese di Enzo St. Jones.
La galleria ospitava una moltitudine di negozi e supermercati e pur essendo passate le 21, continuava ad essere affollato da un via vai di gente indaffarata. Famiglie, bambini e anziani erano raggruppati in vari punti e inizialmente Bonnie si sentì soffocare. Dopo un mese di “prigionia” si era quasi abituata alla quotidiana solitudine e la vista di quelle persone la faceva stare un po' male.
- Ti va di entrare qui? - Chiese la ragazza, individuando il primo dei tanti negozi.
Enzo acconsentì, il viso rischiarato da un bellissimo sorriso. - Andiamo. -
Appena varcarono la soglia, una commessa bionda e abbronzata si precipitò da loro chiedendo se avessero bisogno di aiuto ma subito Enzo la soggiogò affinché li lasciasse girare indisturbati all'interno della boutique.
Bonnie si guardò intorno, osservando con attenzione i capi che le capitavano sotto tiro. C'era un vasto assortimento di t-shirt, jeans, top e quant'altro ed Enzo, dietro di lei, si muoveva silenzioso alla ricerca di chissà cosa. Bonnie si avviò verso uno scaffale colmo di magliette a maniche corte e prese ad ispezionarle una ad una. - Quindi...cosa proponi? - Domandò, notando che nel frattempo l'aveva raggiunta.
- Abbi pazienza, sto ancora guardando. - L'ammonì lui, scherzosamente.
- Intanto io credo di aver trovato qualcosa. - Esultò Bonnie, sventolandogli sotto il naso una maglia color prugna, abbastanza larga e morbida.
Enzo allargò le iridi, scioccato. - Sul serio? -
Bonnie gli diede un pacca su una spalla, mettendo il broncio come una bambina. - Non rompere! E' bellissima. -
Enzo ghignò a gran voce. - Se lo dici tu. -
- Ah, ah. Divertente. - Lo rimbeccò Bonnie con un dito alzato. - Vado a provarlo. - E si voltò di spalle con uno slancio, per poi rintanarsi nei camerini situati in fondo alla sala. Prima di spogliarsi si diede una controllata allo specchio e sospirò. La compagnia di Enzo era piacevole in un modo che non si era mai aspettata e più passava il tempo con lui, più si convinceva del fatto che fosse una brava persona. Avrebbe potuto sbagliarsi ma al momento voleva dare ascolto a quelle sensazioni positive anche a costo di rimanerne delusa. Indossò la t-shirt e girò su se stessa per controllare che tutto fosse a posto. Le piaceva davvero molto come cadeva sul suo corpo e accompagnata da jeans e scarpe appropriate, sarebbe stata perfetta. Uscì, spavalda come non mai piazzandosi di fronte ad Enzo. - Allora? Che ne pensi? -
Il vampiro la osservò dal profondo dei suoi occhi neri e trattenne il respiro. - Non ti sta male. - Affermò socchiudendo le palpebre e, con un gesto teatrale, portò in aria un abitino succinto, tenendolo dalla gruccia. - Fossi in te però, proverei questo. -
Bonnie rivolse l'attenzione verso quella specie di vestito, al quale sicuramente mancava molta stoffa. - Dov'è il resto? - Chiese, allarmata mentre scuoteva il capo più volte. - Non esiste che io metta una roba del genere! -
Enzo si morse un labbro e tirò indietro la testa. - Sapevo che lo avresti detto. Volevo solo vedere la tua reazione. - Ammise. Poi tirò fuori un altro vestito, anch'esso nero ma molto semplice e non troppo corto. - Che ne pensi? -
Bonnie si convinse a provarlo e tornò nuovamente nel camerino. Levò la maglia e i pantacollant e se lo infilò senza alcuna esitazione. Si guardò le Converse grige ai piedi e sorrise, di fronte a quella buffa combinazione riflessa attraverso lo specchio. In realtà però il vestito non era niente male e sembrava fatto su misura per lei. Stretto in vita e più morbido sui fianchi, le lasciava scoperta gran parte della schiena ma era decisamente sobrio, proprio il genere che preferiva. Pensare che avrebbe dovuto farsi valutare da Enzo la metteva parecchio a disagio e prima di muovere un muscolo indugiò qualche istante, cercando di calmare il battito del suo cuore. Infine si voltò in direzione dell'uscita e scostò leggermente la tendina, cercando di individuare il ragazzo. - Devo dire che questo vestito è molto...- Cominciò, bloccandosi di colpo quando percepì una folata di vento investirla a una velocità incredibile mentre le mani di Enzo si serravano sulle sue braccia e la spingevano dentro. L'urto della sua schiena contro lo specchio fu forte, secco e l'intero camerino vibrò sotto quel movimento violento. In un attimo Bonnie si trovò spiaccicata contro il corpo di Enzo e la sorpresa le fece sfuggire un singulto. Prima che potesse parlare però, Enzo le posò un dito sulle labbra, intimandole il silenzio più assoluto. - Shhh, sta ferma. - Ordinò, serio, la stretta sempre più forte e gli occhi ardenti oscurati da un velo di preoccupazione.
Bonnie non osò fiatare, né tanto meno battere ciglio. Credeva che da lì a poco il cuore le sarebbe uscito fuori dal petto e non sapeva per quanto tempo ancora le gambe avrebbero retto. Gli occhi di Enzo sembravano in grado di scrutarle l'anima, concentrati e immensi e incapaci di staccarsi da quelli verdi di lei. Bonnie si perse così a mirare ogni particolare del viso di Enzo, come se volesse imprimerselo nella mente, come se avesse paura di dimenticare ciò che stava provando in quel preciso istante. Rimasero bloccati per un tempo indefinito, fino a quando la presa di Enzo divenne, se possibile, ancora più forte e le sue viscere si contrassero e lo stomaco fece una doppia capriola mentre l'aria sferzava sopra la sua testa. Un attimo dopo erano all'esterno, davanti alla Cadillac bianca. Bonnie si portò una mano alla pancia e ansimò.
- Perdonami, Bonnie. - Disse Enzo, sfiorandole la testa con la mano. - Ma dentro c'era uno scagnozzo di Alex e ho dovuto portarti fuori. -
Subito il panico si impossessò della ragazza che impallidì. - Cosa? Credi che mi abbia vista?-
- Non penso. Mi sono accorto di lui in tempo. - Spiegò, rilassandosi un poco. - Dobbiamo tornare subito a casa, non si sa mai. -
Bonnie annuì e poi si rese conto di avere addosso ancora l'abito non pagato e di aver lasciato le sue cose all'interno del negozio. - Devo prendere i miei vestiti. - E fece per superarlo, ma Enzo la bloccò per un polso. - Vado io. E nel frattempo passo a comprarti qualcosa da mangiare. Tu sali in macchina e, mi raccomando, occhi ben aperti. Ci metterò pochissimo, promesso. - Rispose in tono rassicurante e premuroso. Le porse le chiavi e fece un sorriso dolce.
Bonnie obbedì e si rinchiuse in macchina, ancora scossa da tutto quel movimento. Lo seguì con gli occhi fino a quando le fu possibile e una volta rimasta sola con se stessa, capì di essere irrimediabilmente e totalmente sconvolta. Enzo gli era entrato sottopelle come un virus, come una malattia incurabile, come qualcosa di terribilmente sbagliato. Quel giorno lei lo aveva visto per la prima volta e non voleva assolutamente dimenticare il turbine di emozioni che l'aveva assalita fino a portarla all'esasperazione. Non poteva e non voleva. Non voleva dimenticare i suoi occhi...per nessuna ragione al mondo.






Angolo autrice:


Buonasera ragazzi, sono tornata ^_^
Scusate il ritardo ma in questi giorni sono molto impegnata e nonostante avessi molta voglia di scrivere...il tempo a disposizione è quello che è. In questo capitolo Bonnie ha realizzato di provare qualcosa per il sexy Enzo. Evvai, direte voi. Beh...non vi illudete. Le cose si sono appena messe in moto ma nel prossimo capitolo ci sarà una situazione un po' particolare che potrà turbare gli animi di entrambi. Ma non posso dirvi altro. Spero che continuerete a seguirmi e naturalmente voglio sapere cosa ne pensate, accetto qualsiasi recensione positiva o negativa che sia! Vi auguro una buona notte (vista l'ora) e ci sentiamo al prossimo aggiornamento! Bacioni :*


DS91

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Altar of madness ***


What kind of man






5. Altar of madness




Dopo aver parcheggiato la propria auto nel cortile spazioso dell'Armeria, Enzo sentì il cellulare vibrargli nella tasca dei jeans. Il nome di Alex comparve sul display e, con enorme disappunto, fu costretto a rispondere. - Sì? - Disse mentre apriva la portiera per scendere.
- Dove sei? - Chiese la donna, lasciando trasparire una certa apprensione.
- Sono appena arrivato. - Replicò, osservando l'imponenza della struttura davanti a sé.
Alex sospirò di sollievo. - Molto bene. Vieni direttamente nei sotterranei Z. C'è una cosa che devi fare per me. - Senza dire altro la comunicazione si interruppe. Enzo eseguì gli ordini come gli era stato chiesto e raggiunse Alex nell'edificio sottostante dove erano situate le celle. Quando entrò, il suo primo pensiero fu Bonnie e l'avventura poco piacevole avuta con lei e Damon qualche mese prima. Sembrava trascorsa una vita intera. La luce al neon lampeggiava, segno che da lì a poco si sarebbe fulminata del tutto.
La cugina sostava di fronte a una delle celle, lo sguardo rivolto verso la vetrata. Udendo il rumore dei suoi passi, girò la testa e fece ad Enzo un cenno con il capo. - Avvicinati. -
Enzo le si affiancò e sospirò impercettibilmente, già stufo della compagnia di Alex. - Che succede? -
La donna alzò un braccio e puntò il dito verso il doppio vetro. - Devi sbarazzarti di una persona. - Poi posò il palmo della mano in un quadretto digitale e la porta si sbloccò.
Enzo la seguì dentro e gli occhi si posarono subito sul pavimento dove giaceva un corpo inerme sdraiato a pancia in su. Si inginocchiò e strinse le labbra mentre osservava la pelle bianca come la cera, l'espressione calma che regnava in quel volto ormai privato della vita e i muscoli irrigiditi di una ragazza che avrà avuto sì e no vent'anni. Provò pena per lei ma non lo diede a vedere. - Chi è? - Domandò rialzandosi.
Alex sollevò le spalle con noncuranza. - Una strega che avevo assunto per un certo lavoretto. Purtroppo ha fallito ed ecco il risultato. -
La voce di Enzo si incrinò leggermente. - L'avete uccisa? -
Alex ravvivò i capelli e sbuffò stancamente. - Non ho detto questo, Lorenzo. - Precisò, con una tranquillità tale da mettere i brividi. - Diciamo che non è stata abbastanza forte per eseguire l'incantesimo. - Fece una pausa e poi fissò la giovane, impassibile. - Povera ragazza. -
Enzo resistette all'immensa voglia di mandarla a quel paese e annuì allontanandosi di qualche passo.
A quel punto Alex si afferrò il mento e assunse un'aria meditabonda. - Sono fermamente convinta del fatto che solo Bonnie Bennett possa riuscirci. -
Udendo il nome di Bonnie, Enzo deglutì e si impose di rimanere calmo. - Toglimi una curiosità: dopo che l'avrete trovata...cosa ne farai di lei? -
Una strana luce si accese negli occhi di Alex. Corrugò la fronte e si prese un lungo istante prima di replicare. - Perché lo chiedi? -- Semplice curiosità. - Rispose prontamente Enzo.
La donna lo fissò attentamente. - La costringeremo a collaborare anche a costo di ferirla e poi...beh, che viva o che muoia poco mi importa. -
Enzo sentì subito la rabbia montargli in corpo e serrò i pugni tremando, fino a quando le nocche non divennero bianche. - Mi sembra giusto. - Commentò con un tono monocorde.
Alex accigliò lo sguardo. - C'è qualcosa che ti preoccupa, forse? -
- No, è che Bonnie sembra sparita nel nulla. Nessuna traccia, nessun segno. Come farete a trovarla? - Domandò, intenzionato a scoprire qualcosa in più. Terminò la frase con un sorrisetto fintamente innocente.
- Oggi sembri molto interessato alla causa. - Osservò quella, lasciandosi scappare un certo sospetto.
- Voglio solo tenermi informato visto che si tratta del mio lavoro. - Mormorò Enzo con un'alzatina di spalle. Doveva giocarsela bene. Una sola emozione nella voce, una minima nota di preoccupazione potevano costargli molto care.
Per fortuna però la cugina non sembrò cogliere il motivo del suo interessamento e si decise a parlare. - Hai ragione. Al momento le ricerche sono a un punto morto. E' come se fosse scomparsa dalla faccia della terra, ma stai tranquillo. Non potrà nascondersi per sempre. -
Enzo concordò, annuendo. - Ne sono convinto. -
La donna congiunse le mani a mo di preghiera e gli diede le spalle. - Adesso occupati della ragazza e poi puoi andare. - Disse mentre usciva in tutta fretta.
Ripensando alle parole di Alex e rimasto da solo, Enzo si lasciò travolgere da una furia cieca. Nella sua vita aveva ucciso e mutilato moltissime persone e, di certo, non poteva considerarsi un santo ma adesso...le cose erano decisamente cambiate. Lui era cambiato.
Al posto di quella strega avrebbe potuto esserci Bonnie e lui non riusciva nemmeno a pensare a una possibilità così spaventosa.
Proteggere Bonnie stava diventando la priorità assoluta e ora più che mai doveva assicurarsi che lei stesse bene e che non se ne andasse a zonzo esponendosi ai mille pericoli.
Si caricò la ragazza in spalle e usando la propria super velocità sovrannaturale si precipitò fuori dall'edificio in un battibaleno. Depositò il corpo gracile e indifeso nel cofano e richiuse lo sportello con un gesto frustrato. La morte non avrebbe dovuto sconvolgerlo ormai, dal momento che lui la portava con sé da oltre un secolo, eppure non era in grado di allontanare il peso che gli premeva il petto, affondando sempre più nel profondo. L'immagine dell'anonima strega si confondeva con quella di Bonnie e faceva un male cane. L'Armeria sapeva essere spietata e da quando lavorava per loro aveva avuto modo di appurarlo in diverse situazioni. Doveva darsi da fare e depistare le ricerche di Alex. Non appena sarebbe arrivato alla baita avrebbe discusso con Bonnie per ideare un piano abbastanza efficace.
Aveva sepolto la giovane strega in una radura isolata dalla città ed era finalmente riuscito a tornare al rifugio. Rimase per almeno cinque minuti dentro l'auto, a ispezionare l'abitazione nei minimi dettagli. Affinò l'udito e quello gli rivelò i passi di Bonnie che si muovevano avanti e indietro sul pavimento di legno. In ogni caso sembrava tutto molto tranquillo. Il sole splendeva alto nel cielo e gli uccellini fischiettavano allegramente. Quando mise il naso fuori dall'abitacolo, un vento fresco gli solleticò la pelle e lasciò che i raggi luminosi lo scaldassero, aiutandolo così a tranquillizzare il suo animo agitato.
Indugiò momentaneamente sulla soglia dell'ingresso e poi usò la chiave posizionata sotto il vaso per aprire la porta. Una volta entrato, trovò Bonnie seduta sul divano e piegata in avanti per allacciarsi una scarpa.
La ragazza alzò subito il capo e sul volto comparve un bellissimo sorriso luminoso. - Ehi, sei tornato. - Mormorò, gioiosa.
Lui asserì col capo e le si avvicinò. - Già. Per oggi basta lavoro. - La guardò dall'alto in basso e notò il suo abbigliamento insolito. Portava una canottiera bianca corta sopra l'ombelico che lasciava intravedere la pancia piatta e un paio di pantaloni aderenti da training. I capelli erano raccolti in una coda alta dalla quale erano sfuggite un paio di ciocche. Pur essendo in tenuta da sport, con il viso privo di trucco...era incredibilmente bella. - Che stai facendo? - Si informò subito.
Bonnie portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e si mise in piedi. - Vado a fare una passeggiata. -
Enzo istintivamente incrociò le braccia al petto. - Non credo sia il caso. -
- Perché? -
- Non ricordi cosa è successo l'ultima volta che siamo usciti? 
- Oh sì. - Ridacchiò Bonnie. - Ma non intendo andare in città...voglio solo sgranchirmi le gambe qui vicino. -
I muscoli della faccia di Enzo si irrigidirono, la mascella si serrò con uno scatto. - Non sfidare la sorte. Non uscire. -
Bonnie lo rassicurò con una pacca sulla spalla. - Enzo, non devi preoccuparti. - E si mosse per superarlo.
Lui però allungò un braccio, bloccandole il passaggio. - Non te lo stavo chiedendo. - Dichiarò, scuro in volto.
Bonnie sbatté le palpebre, disorientata. - Come dici? -
Enzo, impaziente di ottenere ciò che voleva, la inchiodò con lo sguardo. - Fa come ti dico e non discutere. -
Lei, dapprima scioccata dal tono autoritario di lui, spalancò la bocca come se avesse appena ricevuto una secchiata d'acqua gelata addosso e poi l'irritazione si sostituì allo sgomento iniziale. - Stai scherzando, vero? -
Il cipiglio seccato di Enzo si allargò ulteriormente. - No, Bonnie, scherzare è l'ultima cosa che vorrei fare in questo momento. -
Qualcosa nel comportamento del vampiro la fece preoccupare. - Che è successo? - Domandò, l'ansia percepita in ogni fibra del corpo.

Enzo si mosse leggermente sul posto e scosse la testa. - Nulla. Semplicemente è meglio che tu rimanga qui. - Rispose a denti stretti.
Bonnie incurvò le sopracciglia e strinse le labbra, adirata. - Credevo di non essere tua prigioniera. -
- Non lo sei. - Assicurò Enzo facendole un mezzo sorriso.

Bonnie lo fulminò con un'occhiataccia e lo spinse via con entrambe le mani. - E allora posso fare ciò che voglio e se decido di uscire, tu non puoi impedirmelo. - Sbottò. Nel tentativo di raggiungere la porta, Enzo le fu di nuovo davanti.
- Per l'amor del cielo, Bonnie! - Esplose quello, esasperato. - Per una volta non potresti stare zitta e fidarti di me?! -
La sorpresa fece arretrare Bonnie un poco, ma subito si lasciò controllare dalla furia. - Lo farei se mi dicessi che diavolo ti prende! -
Enzo si accorse che gli occhi verdi e sempre dolci di Bonnie mandavano lampi e tuoni e sospirò. - Non insistere. Non lo ripeterò una seconda volta. -
Bonnie lo fissò, inorridita. - Inizio ad innervosirmi. - Proruppe, mentre le guance si coloravano di rosso. - Quindi spostati e fammi passare. -
- No. -
- Ti ho detto di spostarti, Enzo! - Gridò, scansandosi e muovendo un passo verso destra.
Lui, ancora una volta, le impedì di aprire la porta. - Sbraita quanto vuoi, non mi importa. -
Bonnie chiuse le mani a pugno e iniziò a batterle forte sul petto del vampiro, provando ogni tentativo per liberarsi della sua figura pressante, dura come il marmo. - Enzo...levati di mezzo. Levati di mezzo, dannazione! -
Quello la lasciò fare, irremovibile e fermo sulla propria decisione. Quando finalmente Bonnie si staccò, poté guardarla più attentamente e scoprire così quanto fosse maledettamente bella, arrabbiata e impetuosa. - Hai finito? - Chiese, piuttosto scocciato.
Lei gli donò uno sguardo carico di risentimento e si morse un labbro. Probabilmente si stava trattenendo dall'insultarlo pesantemente. Ansimò e digrignò i denti come un animale ferito e poi gli diede le spalle, rifugiandosi in camera e non prima di aver sbattuto forte la porta.
Enzo si grattò la nuca pensieroso. Aveva sbagliato totalmente approccio con lei ma era andato in tilt al ricordo di ciò che era successo poco prima con Alex. Il pensiero di Bonnie in pericolo non gli dava pace e per l'ennesima volta in dieci minuti si chiese che razza di problema avesse. Scattò in avanti come un gatto, non appena udì i passi veloci di Bonnie percorrere il sentiero in discesa che portava dritto alla fitta vegetazione. Doveva essere uscita dalla finestra della camera credendo di passare inosservata. La raggiunse senza alcuna fatica e si posizionò di fronte a lei, impedendole di continuare la sua fuga. - Mi prendi in giro? - Chiese, facendo una risatina fredda, di scherno.
Bonnie batté i piedi a terra con rabbia e gli diede uno sguardo tagliente. - Non lo so, forse lo sei visto che vuoi tenermi là dentro a tutti i costi! - La sua voce si alzò di un'ottava e alcuni uccelli posati sugli alberi volarono via, impauriti.
Enzo respirò profondamente e con un gesto delicato le afferrò un polso e si piegò in avanti. - Non intendevo spaventarti. E' che fuori è pericoloso e se solo mi lasciassi spiegare...-
Bonnie lo interruppe senza lasciarlo finire e si liberò dalla sua presa. - Mi stai spaventando, invece! Tu sai cosa ho passato con Kai, conosci la storia del mondo prigione, eppure vuoi tenermi là per qualche ragione che non capisco e questo mi sta facendo andare fuori di testa! -
Enzo sgranò gli occhi per lo stupore e nella ragazza vide i ricordi della paura provata solo un anno prima in compagnia di quello psicopatico che l'aveva quasi uccisa. Improvvisamente si vergognò di se stesso. - Bonnie, ascoltami...Hai ragione.- Sospirò, tremendamente dispiaciuto.
Bonnie però non parve neanche sentirlo e la furia provata piovve dalla sua bocca come un mare in tempesta. - Si può sapere qual è il tuo problema? Io non sono la tua fottuta prigioniera! - Urlò, passandosi le mani tra i capelli. - Passo le mie giornate chiusa in quella dannata casa come un'appestata e adesso anche questo! -
Enzo inarcò le sopracciglia con fare contrariato. - Cristo santo, Bonnie! - Esclamò, infervorandosi. - Sei obbligata a farlo, visto che l'Armeria ti sta dando la caccia! -
Lei emise un grugnito incomprensibile e rise amaramente. - Questo lo so, lo so da un mese ormai! Ma spiegami perché non posso neanche farmi una passeggiata in santa pace! Spiegami che diamine sta succedendo! -
Le mani di Enzo si chiusero sulle braccia di Bonnie con uno scatto fulmineo. - Perché Alex e i suoi ti vogliono morta! Ti useranno e ti faranno fuori senza battere ciglio! Lo capisci? Eh? -
Tuonò, parlandole a pochi centimetri dal viso. Sentiva il sangue fluirgli nelle vene e una sensazione di totale impotenza che non riusciva a calmare. Lei aprì la bocca per replicare ma la richiuse subito.
- Quello che hai passato con Kai è davvero orribile. Non lo augurerei a nessuno. - Continuò Enzo, riducendo la voce in un sussurro e guardando sparire piano piano la confusione dal volto di lei. - Nella tua giovane vita hai combattuto più battaglie di chiunque altro...e ne sei sempre uscita. Ecco perché non posso sopportare che qualcuno ti faccia male, ecco perché voglio proteggerti! - Confessò, il respiro che gli si spezzava in gola.
Bonnie rabbrividì e rimase a fissarlo, incapace di proferire parola. Per poco le gambe non le cedettero di fronte alla sua vicinanza. Non sapeva cosa dire, né come comportarsi. Sapeva solo di voler alleviare il turbine doloroso che sembrava aver colpito il vampiro. Trattenendo il respiro e deglutendo ridusse ulteriormente le distanze muovendo un passo verso di lui e senza smettere di fissarlo.
Le spalle di Enzo si strinsero all'improvviso e lentamente la liberò dalla stretta. Sollevò una mano per posarla sul viso delicato della ragazza. - Devi continuare a prendere le pillole e stare attenta, perché Alex non si fermerà fino a quando non ti avrà catturato. - Disse, abbassando lo sguardo sulle labbra carnose e dischiuse che in quel momento avrebbe voluto solo assaggiare.
Lei annuì, frastornata. - Sì, non preoccuparti. -
Enzo le accarezzò la pelle morbida con il pollice. - Mi dispiace per prima. -
Bonnie gli rivolse un debole sorriso. - Non importa. E' tutto ok. -
Come se un incantesimo si fosse spezzato da un momento all'altro, Enzo arretrò rapidamente. - Devo andare. - Disse cupamente. Aveva bisogno di stare da solo e riflettere su ciò che era appena accaduto.
Bonnie sussultò, disorientata ancora una volta dal comportamento del ragazzo. - Aspetta, che ti prende? - Protestò, non riuscendo a nascondere la delusione.
Enzo si voltò verso di lei, senza smettere di camminare. - Ci vediamo presto. C'è...c'è una cosa che devo fare. - Prese l'auto e se ne andò senza guardare indietro.
Bonnie rimase a fissare la Cadillac che si allontanava sotto i suoi occhi, chiedendosi che cosa avesse fatto di male per meritare un simile trattamento.





Angolo Autrice:


Ok. Vi ho lasciati praticamente sul più bello. E probabilmente adesso avrete una strana espressione stampata in faccia. Perché Enzo ha agito in quel modo? Cosa lo ha spinto ad andarsene nel bel mezzo di una conversazione con Bonnie? Beh, diciamo che l'idea di perdere la strega lo agita parecchio, in più...la sua vicinanza lo ha confuso. C'è molta tensione sessuale, qualcosa che non riesce ancora a spiegarsi e a gestire. Non vi soddisfa la spiegazione? Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo dove verranno svelate le carte e Bonnie si troverà a riflettere circa la situazione. Vi ringrazio per l'attenzione! A prestissimo :*


DS91

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Days are forgotten ***


What kind of man




    6. Days are forgotten



Bonnie si svegliò di soprassalto dopo una notte agitata e popolata da strani incubi. Si alzò a sedere spostando da un lato il lenzuolo e allungò un braccio per afferrare il cellulare abbandonato sul comodino. Era molto presto e avrebbe potuto dormire ancora un po' ma il caldo estivo di giugno le impediva di prendere sonno. In effetti non riusciva a riposarsi in modo adeguato da qualche giorno ormai, proprio da quando l'afa si era abbattuta sul paese regalando così agli abitanti nervosismo e voglia di evadere.
Sgusciò fuori dal letto e aprì la finestra per far arieggiare la camera. Subito i raggi del sole la raggiunsero scaldandole la pelle con una dolce carezza. Andò in cucina a bere un bicchiere d'acqua e per l'ennesima volta maledì la solitudine che regnava nel rifugio. Subito si rabbuiò, l'ira pronta a fuoriuscire. Non vedeva Enzo da quasi una settimana. Era già successo in passato ma c'erano stati sempre dei motivi validi mentre in quel caso...il vampiro se l'era data a gambe senza lasciare alcuna spiegazione. Inizialmente la ragazza era caduta in uno stato di apprensione immaginandosi i peggiori e tragici scenari ma poi aveva iniziato a pensare che forse Enzo era diverso da come se l'era figurato e che forse, soprattutto, avesse di meglio da fare piuttosto che stare lì a prendersi cura di una povera strega costantemente in pericolo.
Dopo aver provato a chiamarlo svariate volte senza ricevere alcuna risposta, si era decisa a comportarsi diversamente. Loro due non erano amici o chissà cos'altro e di conseguenza gli avrebbe dato il distacco che si meritava. Nulla di più.
Andò in bagno e si spogliò dei vestiti che portava e si lavò sotto il getto dell'acqua fresca, rimanendo lì a farsi coccolare da quel tocco per un'infinità di tempo. Terminata la doccia si asciugò velocemente e indossò un vestito leggero di colore blu a bretelle sottili lungo appena sopra le ginocchia e un paio di sneakers bianche. Pettinò i capelli e si spruzzò un po' di profumo estivo come d'abitudine e infine tornò in cucina per preparare caffè e frittelle. Consumò la colazione seduta al tavolo dove erano abbandonati disordinatamente libri e appunti vari e si prese qualche minuto per pensare alle ricerche, in stallo da un po'. L'Armeria restava un agglomerato di segreti e sotterfugi con la sua storia di facciata noiosa e totalmente inutile. Non sapeva più dove sbattere il naso e a dir la verità, le sembrava di non aver combinato nulla di buono. Si era fatta qualche idea al riguardo. Da quando la sua tranquilla esistenza era stata stravolta dalla presenza di creature sovrannaturali, aveva imparato una lezione molto importante seppur inquietante: il sangue Bennett era la chiave che apriva quasi tutte le porte del mondo magico e tale concetto era chiaro anche ai vampiri, alle creature millenarie e simili. Una cosa era certa: l'Armeria intendeva servirsi di lei fino ad ucciderla o almeno questo era ciò che aveva detto Enzo.
Fu un attimo. Il ricordo dello screzio avuto con il ragazzo era ancora vivido nella sua mente e se chiudeva gli occhi poteva riviverlo come un vecchio film.
Le frittelle che aveva cucinato erano mangiabili ma non eccezionali. Le mancavano le pietanze preparate da sua nonna che riuscivano sempre a sollevarle il morale. Avrebbe voluto mangiare una fetta della crostata di lamponi e più di ogni altra cosa al mondo avrebbe voluto stringerla forte a sé e sentire la voce di sua nonna che, mentre le accarezzava i capelli, assicurava che sarebbe andato tutto bene. Si impose di allontanare la tristezza e portò una mano al cuore, chiudendo gli occhi. Sua nonna non se n'era mai andata e lei lo sapeva bene.
Erano passate da poco le undici, quando qualcuno bussò alla porta della sua camera. Bonnie, seduta a gambe incrociate sul letto a leggere un libro, si immobilizzò e tese l'orecchio. “Enzo.” Pensò subito, deglutendo. Si trovò a stringere i lembi del lenzuolo con una tale forza da sentire i palmi bruciare.
I colpi alla porta, nel frattempo, si susseguirono per altri due minuti. - Bon, so che ci sei. No, non è un sogno e sì, sono proprio io. -
Quella voce...
Bonnie fece un balzo e si precipitò ad aprire la porta mentre il libro si rovesciava sul pavimento.
- Caroline! - Esclamò, elargendo un ampio sorriso e gettando le braccia al collo dell'amica.
I capelli biondi e mossi dalla piega ondeggiarono. - Oh Bonnie, mi sei mancata così tanto!- Fece lei, ricambiando la stretta.
Bonnie le stampò un bacio sulla guancia e insieme si accomodarono sul divano. - Che ci fai qui? E dove sono le gemelline? - Domandò, guardandosi intorno con una leggera delusione.
Caroline si aggiustò la gonna nera a pieghe e accavallò le gambe sottili. - Non ci vediamo da una vita ed io avevo decisamente bisogno di prendermi una pausa dai pannolini e biberon, quindi ho pensato di venire a trovarti! Le bimbe sono rimaste a casa. - Spiegò con un tono di voce allegro.
Bonnie allungò un braccio per stringerle la mano. - Hai fatto bene. Anche se avrei voluto vederle - Confessò. Poi si prese un secondo per osservarla, spalancando leggermente le iridi verdastre. - Ma tu...super maniaca del controllo come farai a stare tranquilla? -
Caroline fece spallucce. - Alaric è un papà fantastico e sa badare a loro. E comunque gli ho chiesto di mandarmi un video di Josie e Lizzie ogni ora, sai, per tutte le eventualità. -
Bonnie scoppiò a ridere. - Ah! Ora sì che ti riconosco! -
La vampira prese a fissarla, squadrandola con interesse. - Stai bene? Mangi a sufficienza? Mi sembri un po' sciupata. Spero che Enzo faccia la spesa regolarmente perché altrimenti giuro che lo ammazzo e non scherzo. A proposito, dov'è? -
Il fiume di parole uscito dalla sua bocca non spaventò affatto Bonnie, abituata da anni al carattere brioso di Caroline Forbes. - Sto bene, Care. - Assicurò alzandosi in piedi. - Mangio tre volte al giorno e ho tutto ciò di cui ho bisogno. Whiskey? - Chiese porgendole una bottiglia di Bulleit Rye piena per metà.
Caroline assunse una strana espressione osservando Bonnie riempire il bicchiere e ingurgitare il liquido giallognolo senza alcuna fatica. - No, grazie. Enzo non c'è? -
Udendo quel nome, Bonnie sussultò lievemente e fissò il bicchiere di vetro ormai vuoto.
- Come puoi vedere tu stessa, non è qui, non ho idea di dove si trovi al momento e neanche mi importa. - Rispose diventando seria di colpo.
Caroline sghignazzò e puntò un dito verso di lei. - Oh, oh. C'è del risentimento nella tua voce. Avete litigato? -
Bonnie sbuffò. - In un certo senso. -
La bionda spalancò gli occhi, tamburellando le dita sul poggia braccio. - E...? - La incalzò con una certa curiosità. - Avanti raccontami le news! Devo cavarti ogni parola dalla bocca?-
Bonnie tornò a sedersi accanto all'amica, poggiando i piedi sul bordo del tavolino da caffè e mordicchiandosi un'unghia. - Non c'è molto da dire, in realtà. Stavamo discutendo e se n'è andato. Da allora non l'ho più visto né sentito. - Spiegò, cercando di allontanare il fastidio che provava al ricordo di quella vicenda.
Caroline assottigliò lo sguardo con fare pensoso. - Forse il fatto che ne sia andato c'entra con il vostro litigio? - Ipotizzò.
Bonnie si grattò il collo e sospirò. - Sai cosa? Non mi importa. -
- In realtà ti importa se continui a ribadirlo. - Le fece notare l'altra, assumendo un'aria divertita.
Bonnie la guardò di sottecchi e scosse il capo con vigore. - Ma che dici? -
Caroline squittì e diede a Bonnie una pacca dolce sulla spalla. - Tornerà, vedrai. Farete pace, un po' di sano sesso e le cose si metteranno al loro posto. -
L'altra divenne paonazza e si lasciò sfuggire un singulto. - Caroline! - Esclamò. - Frena, frena, frena. Io ed Enzo non facciamo...sesso! - Disse abbassando la voce sull'ultima parola.
- A me puoi dirlo, sono la tua migliore amica. -
- Ti sto dicendo la verità! - Insistette Bonnie alzando gli occhi al soffitto. - Ti sembra così assurdo? -
Caroline fece una smorfia. - Sinceramente, sì! Voglio dire, vivete insieme da più di un mese ed Enzo è così...inglese, con quell'accento poi. -
Bonnie le allungò una gomitata sulle costole. - Tu lo sai bene, vero? -
Caroline scosse il capo, storcendo le labbra. - Oh, avanti. Sai di cosa parlo! Non mi sembra possibile. -
- E' così invece, quindi mettiti l'anima in pace. - La pregò, esausta. Parlare di certi argomenti con Caroline era davvero stancante.
La biondina arricciò il naso. - Che peccato. - I suoi occhi vagarono alla ricerca di qualcosa da poter usare per confermare le sue parole. - Suona anche la chitarra, quindi di sicuro con le mani ci sa fare. -
Bonnie sollevò un sopracciglio e trattenne una risata. - Oddio, smettila! -
Alla fine Caroline alzò le mani in segno di resa e si quietò. - Come vuoi. - Dopo un attimo di silenzio riprese a parlare facendosi seria. - Senti...non è un po' strano che lui faccia tutto questo per te? -
- Che vuoi dire? - Domandò Bonnie sgranando gli occhi.
L'amica allargò le braccia. - Sta andando contro l'Armeria e in un certo senso è come se si prendesse cura di te...senza volere nulla in cambio? -
Bonnie soppesò le sue parole e le rivolse un sorriso. - Posso fidarmi di lui. - Rispose, convinta. - Devo ammettere che inizialmente ero un po' scettica ma ha dimostrato di stare dalla mia parte, non devi preoccuparti. -
Caroline inclinò il capo di un lato, studiando a fondo l'amica. - Bene, mi fa piacere. - Replicò, rincuorata. - Che ne dici se prepariamo il pranzo? -
Bonnie acconsentì e camminò verso il tavolo in cui aveva lasciato la bottiglia di Bourbon.
- Sei sicura di non volere un po' di alcool? -
Caroline poggiò le mani sui fianchi e le lanciò un'occhiata di traverso. - Ancora? Non pensi di esagerare? -
Bonnie bevve un sorso direttamente dalla bottiglia e le fece una linguaccia. - Qualcuno qui sta diventando una bacchettona. -
Caroline la fissò con sarcasmo. - Disse la Bennett ubriacona. -
Entrambe si guardarono per un secondo e scoppiarono in una fragorosa risata come non facevano da molto tempo. Poi Bonnie aprì lo sportello del frigo ed esaminò il suo contenuto mugolando qualcosa di incomprensibile. - Pensiamo al pranzo, dai. -
L'amica le si avvicinò saltellando, gioiosa come una bambina la mattina di Natale. - Tu mettiti comoda, ho tutto sotto controllo. -
Bonnie increspò le labbra, titubante. - Sei sicura? Dovrei essere io a fare gli onori di casa. -
Caroline tirò fuori dalla dispensa conserva e pomodorini. - La mia cucina è migliore della tua. Senza offesa. - Ridacchiò.
Bonnie aprì la bocca per ribattere, ma dalla gola non le uscì alcun suono. Da dietro la porta d'ingresso vide fare capolino prima la testa di Enzo e infine il corpo intero. Entrò e accennò un lieve sorriso. - Ehi. - Mormorò puntando gli occhi in quelli di lei e muovendo un passo nella sua direzione.
Bonnie strizzò le labbra con fare teso e rispose al saluto con un cenno della testa appena visibile.
Il vampiro guardò oltre la testa di Bonnie e spalancò le iridi scure. - Caroline! - Disse con un'enfasi decisamente troppo esagerata. - Ti sei già stufata di fare la mamma? -
Quella si voltò per un secondo per poi riportare la sua attenzione alla padella sul fuoco che scoppiettava. - Vedo che sei sempre più simpatico. - Commentò, ironica. - Non mi sei mancato per niente. -
Enzo ghignò. - Non dirlo a me, biondina. -
Bonnie seguì con attenzione la scena che le si presentava davanti e inspirò a fondo. Caroline ed Enzo sembravano molto complici nonostante gli attriti avuti in passato. Lui nel frattempo si era avvicinato alla ragazza e aveva assaggiato i pomodorini appena buttati nella casseruola, mandandola su tutte le furie. In qualche modo quell'immagine la infastidì al punto di sentire la nausea salirle dallo stomaco. Qualcosa di oscuro e sinistro le vibrò nel centro del petto, facendola indietreggiare. Una sensazione mai provata prima, ma probabilmente era colpa del sonno arretrato e, in effetti, la stanchezza cominciava a dare i primi segni. Diede le spalle ai due e uscì nel cortile in cerca di aria. Si sedette su una panchina di legno, all'ombra di un albero verde e dalle grandi foglie e subito il suo malessere sembrò diminuire.
Chiuse gli occhi e lasciò che il venticello le scompigliasse i capelli, carezzandole il viso con fare dolce. Quando li riaprì, si trovò Enzo, in piedi di fronte a lei, preso a guardarla con un'espressione tranquilla che ispirava dolcezza. Fu inevitabile sussultare a causa della sorpresa. Non lo aveva sentito arrivare. Era di una bellezza disarmante e per un attimo pensò che stesse sognando. Ogni volta che lo vedeva diventava, se possibile, ancora più sexy e la cosa la confondeva alquanto.
- Quindi...come va? - Domandò, infilando le mani in tasca e mostrando i bicipiti prorompenti.
Gli occhi di Bonnie vagarono per un intenso momento sulle vene degli avambracci, evidenti e sensuali.
Si riscosse con un sospiro e ricordò di essere arrabbiata. - Meravigliosamente. - Rispose, rivolgendogli un risolino che di allegro aveva ben poco. - Soprattutto perché Caroline è finalmente venuta a trovarmi. -
Enzo incassò mentalmente il colpo e annuì. - Come è stata la tua settimana? - Si interessò.
- Perfetta, grazie. - Fu la risposta di Bonnie, rapida e chiaramente finta.
Il vampiro si massaggiò le tempie più volte, prima di formulare una frase abbastanza sensata. - Io ho avuto molto da fare, invece. E' per quello che non sono potuto tornare prima. -
Lei alzò il mento e sostenne il suo sguardo. - E immagino che nel posto in cui sei stato i telefoni non funzionassero. - Buttò lì, indispettita.
Enzo si grattò il collo in imbarazzo. - Mi dispiace di non averti risposto, ma... -
Bonnie alzò una mano per interromperlo. - Non importa, Enzo. Lasciamo perdere. - Disse più a se stessa che a lui.
- Sembra che ti importi, però. - Commentò Enzo con un ghigno accennato sulle labbra.
Bonnie arrossì e prima di replicare ingoiò il groppo in gola. - Non so di cosa stai parlando.- E si alzò di colpo intenzionata a sorpassarlo. Lui però le bloccò il passaggio, spostandosi sulla destra e incrociando le braccia al petto. - Sei palesemente arrabbiata o infastidita, scegli tu. -
Bonnie ebbe l'impressione di udire il suo sghignazzare fastidioso. Ridusse le pozze verdi in due sottilissime fessure e mosse un passo verso di lui, scontrandosi con il suo corpo. - E perché dovrei? - Lo stroncò, ostentando sicurezza. - Torniamo dentro, Caroline ci sta aspettando. - Ma in quel preciso istante sentì le forze abbandonarla e il mondo cominciò a girare intorno a lei. Si portò una mano alla testa e barcollò, mentre Enzo, prontamente, l'afferrava per i fianchi impedendole di cadere. - Ohi, stai bene? - Chiese, prendendole il volto tra le mani e ispezionandola, premurosamente.
Bonnie inspirò il suo buon profumo e subito si scostò da quel tocco così gentile. - Sì...sto bene. - C'era stato solo un momento in cui aveva creduto di svenire, ma fortunatamente era passato.
L'espressione di Enzo non mutò. - Sembri molto stanca. - Osservò piegandosi in avanti e riducendo nuovamente le distanze tra loro.
Bonnie fece un sorriso impacciato. - E' solo il caldo, tutto qui. - Insistette, superandolo e tornando dentro casa.
Nel frattempo la tavola era stata apparecchiata in modo impeccabile da Caroline e il profumo di sugo stuzzicava le loro narici. - Ce l'avete fatta, finalmente. - Disse la bionda, guardando con fare malizioso prima uno e poi l'altra. - Enzo, ti fermi con noi...vero? -
Lui annuì, senza staccare gli occhi di dosso a Bonnie. - Perché no? Accetto l'invito molto volentieri. -
Bonnie si affiancò all'amica e chinò lo sguardo sui fornelli. Annusò il contenuto del pentolino e le venne l'acquolina in bocca. - Hai bisogno di aiuto? -
- No, davvero. - La rassicurò Caroline asciugandosi le mani con uno strofinaccio. - Lascia fare a me, ormai sono una cuoca eccellente. -
Bonnie si alzò sulle punte dei piedi per raggiungere lo stipetto più alto e afferrò due bottiglie di vino. Enzo gliene prese una dalle mani e lo poggiò in tavola, sotto lo sguardo accigliato di lei. - Quello rosso è decisamente il più indicato. - Spiegò, scrutandola dall'alto in basso.
Bonnie si limitò a scuotere le spalle come se non volesse saperne e si sedette al suo posto. Enzo si accomodò sulla sedia di fronte a lei e incrociò le braccia al petto, torturandosi il labbro inferiore con fare pensieroso. Quando finalmente fu tutto pronto, Caroline riempì i piatti di pasta al sugo e i tre iniziarono a mangiare.
Bonnie non aveva molto appetito ma si sforzò di assaggiare qualcosa. Era come se d'un tratto le si fosse chiuso lo stomaco e non riusciva a capirne il motivo. Bevve una grossa sorsata di Merlot californiano e sentì le guance infiammarsi. Si rivolse all'amica per interrompere quel silenzio quasi assordante. - Come sta Rick? E' un po' di tempo che non lo sento. -
Caroline masticò con grazia il boccone e poi si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo di stoffa e le si illuminarono gli occhi. - Molto bene. - Cinguettò. - E' così preso dalle gemelline, sempre attento alle loro esigenze. Un grande papà. - Concluse con un moto di malinconia venuto da chissà dove.
Bonnie annuì, concordando. - Già. Ho sempre saputo che sarebbe stato un ottimo genitore. -
Enzo scosse il capo teatralmente e per poco non scoppiò a ridere. - Che umano perfetto ti sei scelta, Caroline! -
Quella gli lanciò un'occhiataccia e digrignò i denti per la rabbia. - Devi per forza commentare? Stavo parlando con la mia migliore amica, non con te. - Chiarì sperando di zittirlo.
Enzo però piegò la bocca come avrebbe fatto un bambino capriccioso e finse di piagnucolare. - Noto che sei diventata più acida. Credevo che la gravidanza ti avrebbe reso gentile di così e invece...-
Bonnie sbatté le palpebre ripetutamente, non appena si rese conto di vedere annebbiato davanti a lei. Le voci dei due vampiri arrivavano alle sue orecchie in modo ovattato, estraniata dal mondo che la circondava. Istintivamente si aggrappò al tavolo ma sentì le forze venire meno, risucchiata verso il basso da un'entità sconosciuta.
Enzo captò al volo il suo cambiamento e corrugò la fronte, in ansia. - Che ti prende? - Le chiese.
Bonnie provò a rispondere ma le fu impossibile. Si lasciò scivolare su un lato, stremata, e l'ultima cosa che vide prima di svenire fu la figura di Enzo che, scattante e rapida, l'acciuffava frenando la sua rovinosa caduta.




Angolo autrice:


Buonasera fanciulli. E' passato un po' di tempo dal mio ultimo aggiornamento. Questo perché sono stata senza pc per qualche giorno e in più ho avuto, non nego, abbastanza problemi a scrivere il nuovo capitolo. L'avevo impostato in un altro modo ma alla fine ha prevalso la mia strana voglia di complicare tutto. Come avrete notato, questa è solo la prima parte. Perdonatemi se l'ho fatto concludere sul più bello ma penso sia meglio così. Ci sono tante cose ancora da spiegare, come lo strano mancamento di Bonnie, per non parlare della scorsa “litigata” che i due sembrano ancora non aver superato (in particolare la nostra streghetta xD) Giuro che nel settimo capitolo vi sarà spiegata ogni cosa!
Spero che continuerete a seguirmi :* Un bacione


DS91

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3449764