Catfish.

di TheSwagMastah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Catfish. ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***



Capitolo 1
*** Catfish. ***


Il momento era arrivato.

Lo aveva temuto da tanto, era da qualche mese ormai che sapeva che sarebbe successo.

Non dall'inizio in realtà.

Sapeva che sarebbe potuto essere pericoloso, ma non pensava anche per sé stesso.

Cercava di scacciare i brutti pensieri, di amortizzare i sensi di colpa, nonostante ormai scorressero in lui come un fiume in piena.

Bruciava. Si sentiva andare a fuoco, ma non il quel modo dolce e violento di quando ti imbarazzi, o di quando arrossisci, no.

Il quel modo lento e inesorabile che si propaga ovunque, e senti che sta per distruggerti, e il dolore fisico, e sai che é tutta colpa tua.

Sbatté violentemente il pugno sul tavolo, con l'intento di sfogarsi, e perché no, di farsi male.

Ma tanto che cambiava?

Lo aveva conosciuto online, qualche mese prima, in uno stupido sito di incontri.

Di quelli per sfigati, o per pervertiti.

E ora lui voleva vederlo.

Stavolta era un ultimatum.

Rise sprezzante della sua stessa pateticità, mettendosi poi le mani tra i capelli.

Non può importarmi davvero, non l'ho mai incontrato, era solo un gioco, solo uno stupido gioco.

Le sue dita scorrevano sul cellulare, la sua chat aperta, offline.

Chissà con chi era. O cosa stava facendo.

Perché gli importava?

Continuò ad osservare quella chat, scorrendo verso l'alto per visualizzare sempre piú messaggi, finché, dopo la terza pagina non apparve il tasto 'inizio conversazione'.

Yoongi perse un battito.

Il suo pollice fremeva indeciso su quel touch screen.

Uno scatto istintivo -o forse no?- decise per lui.

Si meritava un po' di sofferenza.

Iniziò a leggere, sorridendo alle volte, e con il viso contratto in smorfie altre.

"Mi piace il tuo modo di pensare. In realtà mi piace tutto ciò che fai. Sei seriamente la persona piú interessante che io conosca, sono cosí felice di essere tuo amico >#<" recitava un suo messaggio, risalente a poco piú di un mese dopo la loro prima chattata.

Yoongi lo aveva contattato un giorno di pioggia particolarmente noioso, nel quale lui e Hoseok non avevano nulla da fare.

Si divertivano a fare domande stupide a persone a caso, ma quel ragazzo lo aveva colpito sul serio, e aveva aspettato che il suo amico se ne andasse per continuare a scrivergli.

"Hai visto le mie foto Jimin, voglio vedere te. Per favore, devo sapere la faccia del ragazzo con il quale chatto da due mesi".

"Sai che lo farei, mi fido di te, ma mi vergogno, non sono neanche lontanamente al tuo livello >.<"

Che incoerente del cazzo.

Jimin poco dopo gli aveva mandato una sua foto, un po' sfocata e fatta male, ma che mostrava comunque un ragazzino adorabile, piccoli occhi e un sorriso mozzafiato.

Dimostrava meno di 17 anni, che avesse messo un età falsa nel sito?


Yoongi si sentí uno schifo rivedendo quella foto nella chat.

Pensò anche di doverla chiudere, ma ormai non riusciva piú a farne a meno.

Quei messaggi erano una droga, Jimin lo era.

"Oggi é San Valentino! Sai che significa? Che bisogna passare tutto il giorno con la persona che ci piace!"

"Perché perdi tempo online allora?" gli aveva risposto scettico.

"Non sto perdendo tempo. Sto facendo esattamente quello che ti ho detto".

Yoongi era arrossito ora come allora.

"Come faccio a piacerti? Non mi conosci dal vivo, sai solo come sono su questo sito".

Gli aveva risposto con le mani tremanti e un sorriso stampato sul volto.

"Parliamo ogni giorno da quasi quattro mesi. Nemmeno io credo in queste cose di solito, ma hai qualcosa che mi attira da morire, non riesco a stare un giorno senza parlare con te. Sono patetico vero?"

"No, no che non lo sei".

Era lui quello patetico. Quello che si era divertito a prendere in giro un ragazzino senza alcun motivo.

Era stato egoista.

Non voleva che si allontanasse da lui.

Lo aveva rovinato.

"Oggi a scuola é successa una cosa pazzesca! Ho trovato un bigliettino sul banco, RinHee mi ha chiesto di uscire! Ti rendi conto? É la piú carina della classe!".

"Bene. Sarai contento." gli aveva risposto acido.

"Bhe sí, é una botta di autostima, non ero mai piaciuto a nessuno prima d'ora".

"Piaci a me".


Sospirò pesantemente accasciandosi ancora di piú su quel divano, gli occhi che iniziavano a diventare lucidi.
Non doveva piangere no, non era nulla di concreto.

Solo messaggi.

Non potevano nemmeno considerarsi ricordi veri, nessun momento passato a guardarsi negli occhi, a tenersi la mano o a fare l'amore.

Anche se lo aveva immaginato.

Lo aveva immaginato tante di quelle volte.
Si svegliava sempre con la speranza di trovare il piú giovane accanto a sé nel letto, sognava ad occhi aperti di essere con lui.

Quando tornava a casa da lavoro si immaginava di andare a prenderlo a scuola.

Quando prendeva un caffé immaginava di averlo seduto davanti a sé nel tavolino, mentre gli sorrideva, gli teneva la mano e gli parlava di tutto ciò che gli passava per la testa con quella sua voce dolce.

Poi, un battito di ciglia e piú nulla.

Niente piú Jimin.

Era da solo, come sempre.

Bastava una vibrazione del cellulare a farlo sorridere, perché sapeva che era lui, e che ci sarebbe stato sempre.

"Non voglio partecipare a quel concorso, sicuramente ci saranno tantissimi altri cantanti piú bravi di me, ci farò una figuraccia!"

"Jiminie, smettila di essere cosí insicuro. Voglio sapere come canti. Dai, fammi sentire".

"No, non se ne parla >#< non voglio essere piantato per via della mia brutta voce".

Yoongi aveva ridacchiato rileggendo quel pezzo di conversazione.

"Fammi giudicare. Mi piaceresti anche se avessi la voce piú brutta del mondo ❤"

"Cosí però non vale!"

E Yoongi ritrovò quella registrazione vocale, lunga appena una trentina di secondi. Schiacciò subito play, senza pensare.
La voce timida e incerta di Jimin si espanse nella stanza, in quella breve melodia.

"Se canti cosí al concorso vincerai anche finendo in ultima posizione".

"Cosa dovrei vincere in ultima posizione?😂"

"Il mio cuore".

La sua voce così dolce gli toglieva sempre il fiato.

Ogni volta che la sentiva gli veniva voglia di abbracciarlo, e tenerlo stretto.

E questo Jimin lo sapeva. Ecco perché da quel giorno, ogni notte, lui gli mandava una canzone.

Yoongi la aspettava tutto il giorno, e quando il più giovane stava per andare a dormire, gliela mandava, quasi fosse una ninna nanna.

Ma la notte prima non aveva avuto la canzone, e non l'avrebbe avuta nemmeno stavolta.

"Stavo pensando...e se un giorno prendessi il treno per Daegu e venissi a trovarti? Una notte puoi ospitarmi no?:P"

"Yah, maniaco, non farti strane idee! Devo studiare poi, lo sai che l'università non mi dà tregua".

"Dai scherzavo, però voglio vederti davvero...sono mesi che chattiamo senza sosta. Taehyung inizia a chiedermi chi sei tu per me, ha notato che ci tengo. Sembra che sia solo tu a non notarlo. Non capisco nemmeno cosa siamo noi due. Ho paura che non ti importi".

Quel flusso di parole Yoongi poteva immaginarlo così fitto uscire direttamente dalle labbra carnose dell'altro.

Per la prima volta, in quel momento, lo aveva attanagliato un sentimento nuovo. La paura di perderlo.

Immaginò una giornata, una sola, senza l'altro.

Niente messaggi sdolcinati del buon giorno, niente battute stupide e complimenti che lo facevano imbarazzare, niente risate guardando video stupidi in contemporanea, niente discorsi profondi e niente Jimin.

E aveva deciso di scrivere anche lui senza riflettere, di fare l'egoista più di quanto non avesse già fatto.

"Vuoi sapere cosa sei tu per me? Devo parlare sinceramente? Tu sei il mio ragazzo. E io mi sto innamorando sempre più di te. Del tuo carattere timido e innocente, e perché no, un po' rompicoglioni. Del tuo esserci sempre per me, anche se io non me lo merito. Mi rendi una persona migliore, Jiminie."

Una lacrima solitaria solcò il suo viso a quel punto.

Era stato un idiota. Lo amava.

Jimin non avrebbe sofferto così tanto in fondo. Lui non poteva amarlo davvero.

Il moro si era calmato un po' a quel punto, soddosfatto della risposta ottenuta. Non aveva tirato fuori l'argomento 'incontrarsi dal vivo' per un po', ma Yoongi sapeva che sarebbe tornato, infatti, un paio di settimane dopo Jimin ripropose la domanda.

E Yoongi aveva sempre da studiare, o un progetto per l'università, e quando Jimin si scusava lui si sentiva un po' più in colpa.

Nella chat ancora aperta ora si vedeva una sfilza di messaggi, ricevuti tutti da Jimin.

"Rispondimi ti prego"
"Non mi bloccare"
"Ti prego, spiegami cosa sta succedendo"
"Ti ho fatto qualcosa? Mi dispiace, ma ti prego parlami"
"Tutti si stancano di me, per favore non farlo anche tu"
"Te ne stai andando?"
"Non voglio stare senza di te".

Una fitta al cuore, l'ennesima di quel pomeriggio.

Yoongi ricordava benissimo quel giorno.
Aveva fatto il vigliacco.

Aveva provato a scappare, sparire nel nulla.

Pensava di essere solo una distrazione, qualcosa di astratto dietro uno schermo per Jimin.

Ma non era così. Il ragazzino aveva bisogno di lui.

Tanto quanto lui aveva bisogno del ragazzino.

Si diede dello stupido, mille e ancora mille volte.

Mise in play la registrazione vocale che seguiva quei messaggi di Jimin, e nuovamente, quella voce riempì l'aria.

La sua risposta era stata "perdonami Jimin".

Due parole che se potesse, continuerebbe a ripetergli ogni giorno, guardandolo negli occhi.

Ma lui non glielo permetterebbe mai, Jimin non lo perdonerà.


"Odio quando Jungkook mi ignora per stare con i suoi amici più grandi".
"Allora perché ci esci?"
"É mio amico no?"
"No. Devi imparare a farti rispettare, a farti trattare come meriti dalle persone. Non farti prendere in giro".

Da quale pulpito viene la predica, pensò criticando il suo stesso messaggio aspramente.

Dopo quella discussione però, Jimin aveva davvero provato ad assimilare la lezione.

Il Jimin di qualche tempo fa non avrebbe fatto quello che aveva fatto adesso.

"Mi sento preso per il culo. Tutto é più importante di me vero? L'università, i progetti, tutto ciò non ti permette di stare con me nemmeno un giorno? Non mi hai mai nemmeno permesso di chiamarti al telefono. Sei la mia ragazza, e ti comporti come un'estranea. Te lo dico per l'ultima volta, io domani voglio venire da te. Oppure é finita qua".

Jimin era stato troppo brusco, troppo innaturalmente schietto per il suo carattere, ma Yoongi aveva fatto traboccare il vaso.

Ed era uscito tutto, tutto insieme.

Guardò la chat di Jimin ancora aperta, e poi la chiuse, per entrare nel suo stesso profilo.

Sohee, femmina, 19 anni, Daegu.

Si mise le mani tra i capelli, prima di sospirare e tirare un pugno al cuscino accanto a lui.
Era un idiota.
Un fottuto idiota.

Scrisse velocemente senza pensare.

"Vediamoci alla stazione".


************************************


La notte prima del fatidico giorno, Yoongi non dormì.

Inizialmente aveva pensato a come vestirsi, o pettinarsi i capelli, ma si ricordò che poco sarebbe importato.

Non pensò nemmeno a come chiedere scusa, non sarebbe servito a niente.

Era imperdonabile e lo sapeva.

Provava a scacciare dalla sua testa la faccia che avrebbe fatto lui scoprendo che la bellissima ragazza che si aspettava in realtà...era solo lui.

Si ripromise di cancellare quell'account appena conclusa la storia con Jimin.

E anche di rimborsargli i soldi del treno che aveva sprecato per trovarsi davanti una delusione.

Come sarebbe stato? Cosa gli avrebbe detto?

Era pronto a incassare tutti gli insulti, a qualunque cosa, perché sapeva di meritarsela.


*******************************

Quella mattina si infilò sotto la doccia gelida per non pensare.

Vano tentativo.

Il tempo scorreva lentissimo, nonostante cercasse di tenersi impegnato.

Non rispondeva nemmeno a Jimin, che continuava a mandargli messaggi in continuazione, manifestando la sua felicità.

Uscí di casa con mezz'ora d'anticipo, nonostante la stazione distasse solo 10 minuti.

Cuffiette nelle orecchie, si era seduto su una panchina un po' nascosta dalle colonne che segnavano i binari, guardando i treni che passavano, in cerca di quello proveniente da Busan.

Persone che salivano e scendevano, chi andava a lavorare, chi andava a trovare figli e nipoti. E chi come lui, aspettava la persona che amavano.

Aveva già visto due coppie abbracciarsi e baciarsi, appena uno dei due era uscito dal treno.

Come girare il coltello nella piaga.

La prima coppia era composta da due ragazzini, lei avrà avuto sì e no 15-16 anni. Lui sui 18.

Lei gli era saltata al collo appena l'altro era sceso dal treno, tempestandolo di baci dolci e innocenti, mentre lui ridacchiava e la stringeva forte a sé.

La seconda invece, da due sulla sessantina.

L'uomo l'aveva aspettata con un mazzo di violette in mano, e il suo sorriso si era illuminato vedendo il treno arrivare.

Yoongi non sorrise vedendo il treno da Busan arrivare e fermarsi alla stazione.

Quando una testolina scura sbucò dalla portiera, Yoongi si sentí mancare.

Il suo cervello gli ordinava di correre, e scappare via, ma il suo corpo era inchiodato a quella panchina. Le gambe molli, quasi insensibili, ma pesanti come piombo.

Gli girava la testa, era nervoso, e ora tutto gli sembrava incredibilmente reale.

Gli avrebbe spezzato il cuore.

Doveva spezzare il cuore al ragazzo che amava.

Jimin era cosí bello con quel cappellino blu.

Si girava intorno con fare indagatore e l'aria un po' imbarazzata.

Ovviamente non aveva notato Yoongi.

Non stava cercando lui, non il suo sguardo, stava cercando la ragazza delle foto.

Il biondo sospirò prima di scrivere un messaggio, l'ultimo messaggio che avrebbe mandato al suo quasi ex ragazzo.

"Chiudi gli occhi, per meno di un minuto. Io sto arrivando. Ti amo tantissimo".

Vide il moro fare una smorfia confusa al telefono, ma che comunque obbedì e si poggiò su una colonna chiudendo gli occhi.

Fu lí che Yoongi si alzò, e iniziò a farsi strada tra la folla, spingendo le persone che lo guardavano in malo modo.
Arrivò davanti a lui.

Non pensava di aver mai visto qualcosa di cosí bello.

Gli prese la mano, accertandosi che l'altro non aprisse gli occhi.

Le dita affusolate e così piccole. Mani calde e morbide.

"Noona? Mancano meno di 40 secondi!" disse eccitato, un sorriso enorme sulle labbra e gli occhi chiusi.

Yoongi strinse di piú la sua mano, iniziando a vedere sfocato.

Le lacrime scorrevano sul suo viso e ormai non si preoccupava nemmeno più di trattenerle.
Il naso un po' schiacciato, ma pur sempre adorabile.

I capelli spettinati, ma che gli stavano da dio.
Le guance un po'arrossate, cosí come le labbra carnose.

Con la mano libera si coprí la bocca, per evitare di singhiozzare.

"10 secondi" gli ricordò Jimin, arrossendo ulteriormente.

Yoongi, si avvicinò di più a lui, e alzandosi leggermente in punta di piedi, si trovò esattamente con il viso alla stessa altezza dell'altro.

Gli accarezzò una guancia, mentre continuava a piangere, silenziosamente.

Lo osservava, gli bastava questo.

Voleva imprimersi nella memoria tutto ciò che si stava perdendo, voleva soffrire, farsi male.

Posò le mani sulle guance morbide dell'altro, che sussultò.

Le labbra di Yoongi si posarono su quelle di Jimin nel momento esatto in cui quest'ultimo aprí gli occhi.





**********************

Non chiedetemi il perché di tutto ciò, non lo so nemmeno io.
So che il finale é qualcosa di terribilmente malvagio, ma probabilmente prima o poi ci sarà una seconda parte di questa ficcina.
E questo finale non l'ho ancora deciso, dunque, VENGHINO SIGNORI, SONO ACCOLTI SUGGERIMENTI.

Come da titolo, é ispirata a Catfish, un programma trasmesso su Mtv nel quale persone che hanno relazioni 'online' incontrano il loro ragazzo/a nella loro vita reale, scoprendo molte volte di essere stati ingannati.

E bho fine :(

Fatemi sapere cosa ne pensate, sono ben accetti commenti positivi o negativi che siano ❤

Alla prossima~

-SwagMastah.

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Capitolo 2
*** #2 ***


Il letto di Jimin cigolò quando quest'ultimo si gettò sopra di peso.

Si mordeva le labbra a sangue, pur di non far uscire nessun suono, non voleva che i suoi genitori salissero a controllare.

Le sue orecchie fischiavano, e gli facevano male.

Sarà per il viaggio in treno? O per le sue stesse urla?

Non poteva averglielo fatto, non lei.

Lui.

Aveva urlato.

Lo aveva spinto via con forza, sgranando gli occhi e con il cuore a mille.

Gli aveva detto che era un pazzo, che lui non lo conosceva. Gli aveva detto di scostarsi perché stava aspettando una persona importante.

Poi aveva notato le lacrime sul suo viso.

"Tu....tu sei".

Il ragazzo biondo davanti a lui aveva annuito, continuando a singhiozzare.

Jimin aveva provato a indietreggiare, ma aveva finito solo per schiacciarsi ulteriormente contro la colonna dietro di lui.

"No. No, non sei tu" aveva sussurrato, incapace di muoversi.

L'altro semplicemente lo guardava, alzando le mani in segno di resa.

Ed era lí che aveva gridato. Gli aveva gridato contro che lo odiava, che era un pezzo di merda, che non si meritava una persona come lui.

E tante altre cose alle quali non vuole nemmeno ripensare.

"Mi aveva detto di amarmi, perché mi ha mentito?"

Non lo poteva sopportare.

Non aveva potuto dare il suo cuore alla prima persona che passava, non doveva fidarsi.

Jungkook gli aveva detto che era un ingenuo, Taehyung che era troppo buono e innocente per poter vedere del cattivo nelle persone.

In un impeto di ira prese in mano il cellulare, le lacrime a impedirgli bene la visuale.

"Dimmi almeno chi cazzo sei, merito di sapere come si chiama lo stronzo che mi ha spezzato il cuore" scrisse di getto, ormai non aveva piú niente da perdere.


Pochi minuti dopo, seppur inaspettata, arrivò la risposta.


"Mi chiamo Min Yoongi".


Cosí freddo, com'era possibile che fosse stato capace di fargli questo?


Aveva preso in giro un ragazzino, si era divertito, lo aveva fatto andare fino alla sua città per poi dirgli "era tutta una cazzata, sono un ragazzo".


Voleva solo chiedergli il perché.


Che motivazione poteva avere se non quella di essere uno psicopatico, di avere un qualche problema sociale.


Sentí il telefono vibrare.


Guardò la chat, aveva cambiato sia nome che foto su quello stupidissimo sito.


Min Yoongi, maschio, 19anni, Daegu.


Vide una nota vocale.


No, non doveva, non voleva ascoltarla.


Doveva bloccarlo prima che fosse troppo tardi. Doveva chiudere quel capitolo e cancellare quello stupido sito.


Come se gli leggesse nel pensiero il biondo gli scrisse un messaggio. 'No, aspetta'.


Min Yoongi sta scrivendo.


Jimin continuava a guardare la chat, con il cuore in gola.


Erano passati due minuti.


5.


7.


Continuava a scrivere.


"Prima di bloccarmi ascoltala, l'ho scritta per te. Hai tutto il diritto di odiarmi, cosí come io ho quello di continuare ad amarti. Addio Jiminie, spero che un giorno mi perdonerai".

Perdonarlo? Perdonarlo?!


Al piú piccolo scappò una risata sarcastica, che venne subito sostituita da dei singhiozzi nervosi e un pugno tirato al cuscino.


"Non ti perdonerò, mai. Addio Min Yoongi". Scrisse di getto, prima di bloccare il ragazzo, vedendo cosí la sua foto diventare un cerchietto bianco e vuoto.

Si sentí piú vuoto pure lui, al solo pensiero che fosse bastato un solo giorno a distruggere il suo cuore e a cambiare la sua vita.

In peggio.


**************


Yoongi vide la nota audio rimanere blu, e la foto del suo, ormai ex, sparire.

Se l'aspettava.

Chissà cosa penserà di lui.

Magari che é solo un gay pervertito che cerca di adescare ragazzini etero e perdipiù minorenni.

Sospirò.

Jimin era troppo puro, e lui lo aveva rovinato.

Si sarebbe di nuovo fidato di qualcuno? Il cuore del ragazzo era spezzato quanto il suo?

Il biondo sperava che l'altro lo odiasse almeno quanto lui odiava sé stesso.


Odiandolo avrebbe potuto dimenticare.


Quindi Yoongi non l'avrebbe dimenticato.


***************


Nemmeno tre settimane dopo la loro rottura Jimin aveva smesso di entrare in quello stupido sito di incontri.

Voleva staccarsi, ma allo stesso tempo non voleva farlo.

Yoongi era bloccato, sí, ma le chat erano ancora lí. Compresa quella nota audio che non aveva ancora ascoltato.

No, non lo aveva perdonato.


Si era solo abituato alla sua assenza.

Forse.

Lo aveva sbloccato per un paio di minuti un giorno, solo per vedere la sua foto.


I capelli, ora color argento, incorniciavano un viso apparentemente tenero e innocente.


Tutte cazzate, quel ragazzo era stato il demonio, altro che dolce e innocente.


Ma Jimin non era riuscito a trattenersi dal farne lo screenshot.


********************


Yoongi si era sentito estremamente stupido.


Semplicemente si era svegliato quel giorno, aveva preso il primo treno, ed era partito per Busan, ritrovandosi davanti al liceo di Jimin.


Non voleva fermarlo o parlargli, no, voleva solo vederlo all'uscita, anche per soli due minuti.


Tanto non lo avrebbe riconosciuto no?


E anche se lo avesse fatto si sarebbe guadagnato una scenata e magari uno schiaffo, idea che non disprezzava poi cosí tanto, pensando che comunque lo avrebbe visto.


Era seduto su un muretto in disparte, poco fuori dal cortile della scuola. Una grande sciarpa gli copriva il viso fino agli occhi, e i suoi piedi dondolavano ritmicamente, un po' seguendo la musica che ascoltava tramite le cuffiette, un po' per il nervosismo.


Vide i primi studenti farsi strada fuori dalla scuola. Tolse una cuffietta.


Una testolina nera a lui conosciuta uscí dal cancello.


Riconosceva Jungkook, l'amico di Jimin.


Quindi anche lui doveva essere vicino.


Quel viso paffuto e dai lineamenti dolci era estremamente comune, ma non per Yoongi.

Lo avrebbe riconosciuto ovunque.


Sorrise vedendo che anche Jimin sorrideva, a quanto pare stava bene, anche senza di lui.


Quell'ultima realizzazione gli fece provare una stillettata di dolore al centro del petto, ma Min scosse la testa come per scacciarla via. Non poteva permettersi di essere egoista con l'unica persona che lo aveva amato in vita sua.

E soprattutto che lo avesse amato.

****************


Lo zucchero non ne voleva davvero sapere di sciogliersi, così Taehyung continuava a girare il cucchiaino nella tazzina con fare impaziente.

"Farai schizzare tutto fuori, hyung!" Si lamentò Jungkook storcendo la bocca.


Il maggiore sembrava non ascoltarlo, troppo assorto nel suo caramel macchiato.


Un leggero sbuffo gli fece sollevare lo sguardo.

"Ancora quel sito Jiminnie?"

Il moro annuì.

"Ha cambiato di nuovo foto?" Continuò.

Jimin annuì di nuovo.

"Dai, faccela vedere!" Esordì improvvisamente Tae, facendo sussultare gli altri due dallo spavento.

Il moro si premette un dito sulle labbra, intimando all'amico di fare silenzio. "No, e smettila di urlare".

"Dai, per favore, così se lo vedo potrò spaccargli la faccia!" Tentò nuovamente agitando un pugno per aria.

Jungkook sbuffò ironico. "Ma se basta un soffio per stenderti!"

"Hey, guarda che sono un tuo hyu-"

"Va bene, ve la faccio vedere" li interruppe Jimin, passando ai due il telefono.

Jungkook fece una smorfia di disapprovazione. "Non é male, ma non é il tuo tipo, no, affatto".

Il moro scattò in piedi come una molla "é ovvio che non sia il mio tipo, le ragazze sono il mio tipo!" Esclamò.

"Io l'ho già visto" disse Tae, lo sguardo fisso sul telefono e la bocca socchiusa.

"Non é possibile perché vive a Daegu e..."

"No, io l'ho visto, ne sono sicuro" proseguì ancora guardando il telefono come in trance. "Fuori da scuola. Almeno tre volte".


"Scherzi? Non può essere lui, non ha motivo di venire davanti a scuola".

"Forse vuole solo vederti" fece spallucce il suo amico.

"Non ha senso, non gli importa di me!" Jimin iniziava ad alterarsi di fronte alla reazione dell'amico.

"Già non gli importa, continua a usare quel sito di incontri, fregando qualche altra persona magari, posta selca in continuazione!" Intervenne Jungkook.

"Magari lo fa perché spera che tu le guardi".

"Adesso basta" Jimin si alzò con fare calmo, ma i suoi occhi lucidi non sfuggirono a Taehyung.

"Jiminie, io non volevo dire niente di sbagliato ma-"

"Tranquillo Tae, ho solo bisogno di andarmene adesso, okay?" Disse congedandosi con un sorriso tirato.

Tae guardò Jungkook con aria tremendamente colpevole.

Il minore circondò la sua spalla con un braccio. "Non hai fatto niente di male, é solo che ci soffre ancora molto, e non vorrei che si illudesse".

Taehyung annuì senza rispondere, prima di afferrare la tazza con il cappuccino ancora fumante lasciato dal suo amico.

Lo bevve tutto d'un sorso, girandosi poi nuovamente verso l'altro. "Se torna fuori da scuola distrai Jimin per un po'? Voglio parlarci".

Jungkook alzò gli occhi al cielo prima di baciargli via i baffi di schiuma lasciati dal cappuccino. "Quanto sei testardo, Tae".


**************


Yoongi si trovava per l'ennesima volta davanti a quella maledetta scuola.

Il sorriso di Jimin gli creava dipendenza, non poteva farne a meno per troppo tempo.

Gli studenti iniziarono a uscire, e il ragazzo dai capelli grigi alzó un poco la testa, come al solito, per essere sicuro di non perderselo.

Mentre faceva scorrere lo sguardo sulla fila di studenti, peró, un paio di occhi si agganciarono ai suoi.

Taehyung. Lo aveva riconosciuto dalle foto che Jimin gli mandava.

E sembrava averlo riconosciuto anche lui dato che sembrava avanzare verso la sua direzione.



**************


Se i cinque mesi dopo la rottura erano sembrati lentissimi a Jimin, per Yoongi erano stati un inferno.

Lui non è una di quelle persone che si buttano giù e sono tragici, semplicemente aveva continuato a fare ció che faceva sempre.

Studiava, preparava i suoi progetti, usciva con Hoseok e componeva le sue canzoni, con il massimo impegno, come sempre, per non pensare.

Ha provato piú volte a togliersi Jimin dalla testa.

Ma non puó piú fare a meno di chiedere a Tae come sta e cosa fa. Se continuava a sorridere facendo sparire i suoi occhi, e se andava bene a scuola.

Quel giorno Taehyung gli aveva ripetuto come sempre che Jimin stava bene.

Ed era felice.

Con la sua nuova ragazza.


***************


Jimin controlló il cellulare mentre correva, rischiando quasi di inciampare per strada.

Era in ritardo, come al solito. Tae e Kookie l'avrebbero ucciso.

Spinse la porta del bar che fece un tintinnio, mentre cercava di riprendere fiato e rendersi presentabile.

Nel loro solito tavolo non c'erano solo i suoi due migliori amici, come si aspettava.

C'era una terza persona, che in quel momento lo fissava intensamente.

Min Yoongi era lì.

Si sentiva tradito, stupido, voleva solamente andarsene sbattendo la porta, ma per qualche ragione inizió ad avanzare verso i tre.

Non riusciva a staccare gli occhi dal piú grande.

Lo vedeva quasi impassibile, con un'espressione indecifrabile, mentre continuava a fissarlo come per leggergli l'anima.

I suoi amici ammutolirono improvvisamente.

"Non volevamo ingannarti Jimin, ma pensiamo che ci siano cose che debbano essere chiarite una volta per tutte. Per il bene di entrambi. Per farti andare avanti." Inizió Jungkook cauto.

"Sappiamo che non sei felice, e vogliamo che tu lo sia" sbottó Taehyung con lo sguardo piú colpevole del mondo e gli occhi lucidi.

Kook gli strinse la mano sotto il tavolo.

"Non fare il testardo, so che ne hai bisogno, dopo andrà tutto meglio. So che hai un milione di domande in testa. Hai la tua occasione per porle e metterti il cuore in pace. Una volta per tutte". Disse il minore pacato.

"Spero che non sia una sceneggiata per..." Inizió Jimin, venendo subito interrotto.

"Non ho intenzione di fare scenate pietose o di implorare il tuo perdono, so che sarebbe inutile. Voglio solo che tu sappia tutta la verità" concluse Yoongi.

Sapeva esattamente a cosa stava pensando, ancora prima che lo dicesse.

Come sempre.

Come prima.

La sua voce graffiante e bassa stonava terribilmente con quel viso così delicato.

Jimin si sedette al tavolo senza dire una parola, mentre gli altri due si alzarono e andarono via accennando un saluto.

Il momento di silenzio che seguì fu piuttosto imbarazzante.

Jimin continuava a giocherellare con il menú, sentendo gli occhi di Yoongi su di lui.

Alzó lo sguardo per un secondo, incontrando due vortici neri.

Tutte le domande che voleva porgli scomparvero immediatamente.

"Forse vorresti chiedermi come mai ho creato un profilo falso con nome e foto di una ragazza.. " inizió il maggiore titubante.

Il moro annuì, senza guardarlo negli occhi.

"Ti diró la pura verità per quanto stupida possa essere. Io e Hoseok ci divertivamo semplicemente a prendere in giro depravati. Poi mi hai contattato tu, e non sono piú riuscito a smettere di parlarti. Ho fatto una cazzata."

"Quindi non sei un maniaco gay che approcia minorenni?"

Yoongi sbuffó una risata sarcastica. "No, hai solo due anni meno di me Jimin, e non ero lì per approciare nessuno".

Il suo nome pronunciato da quella voce gli faceva sentire uno strano blocco alla bocca dello stomaco.

"Sei gay?" Chiese il moro, pentendosi subito dopo della troppa confidenza che si era preso.

Al diavolo la confidenza, era lui la vittima in tutto ció.

"Sono bisessuale" rispose l'altro facendo spallucce.

"Su cosa hai mentito esattamente?" Ormai tutte le domande gli erano risalite come un vulcano in piena esplosione.
"Sul nome e sul sesso".

"Sei davvero all'università?"

"Sì"

"Perchè non me l'hai detto subito?"

"Perchè quando mi sono reso conto della cazzata che avevo fatto ero già innamorato di te, non volevo perderti" snoccioló schietto.

"Perchè mi hai baciato?"

Yoongi perse per un secondo la sua impassibilità e arrossì quasi impercettibilmente.

"Ho sempre voluto farlo, e quella sarebbe stata la mia unica occasione" rispose aggiustandosi la frangia argentata che copriva parzialmente i suoi occhi.

"Avresti potuto chiedermi il permesso, magari non sarei stato d'accordo" sputó acido Jimin.

Yoongi ridacchió.

"I baci non si chiedono. Non sembravi così dispiaciuto prima di scoprire che sono un ragazzo".

Jimin abbassó la testa.

Riconosceva in tutte quelle frecciatine il modo di comportarsi della sua ex ragazza virtuale.

Doveva credere al fatto che non avesse mentito su altro?

Yoongi guardò l'orologio.

"Sto per perdere l'ultimo treno, Jimin, mi dispiace di dovermene già andare. Volevo solo dirti che sono davvero felice di quanto tu sia cresciuto in questo poco tempo. Sei riuscito a maturare e farti valere, restando comunque te stesso. Ti ammiro. E sono contento per te"

Vide per la prima volta il suo sorriso.

Era sinceramente felice.

"Non ti chiedo scusa, perché so di essere imperdonabile. Ma se tu mi dicessi di chiederti scusa un milione di volte per essere perdonato, io lo farei."


Il maggiore disse questo mentre si apprestava a mettersi la sciarpa intorno al collo con fare frettoloso.


Pagò la consumazione di entrambi, e uscí dal locale facendo un ultimo cenno con la mano a Jimin.


Il moro non appena la porta si chiuse e il campanellino suonò si accasciò su una delle sedie del bar, senza energie.

Si sentiva svuotato, ma non in senso positivo.

Si sentiva vuoto perché Yoongi non era più con lui.


***************



Tamburellava impazientemente per terra con il piede, seguendo il ritmo della musica e guardando ogni tanto i tabelloni con le partenze.

Il suo treno era in ritardo di un quarto d'ora, 15 minuti che avrebbe potuto passare con Jimin.

Sbuffò un'imprecazione prima di accomodarsi meglio su quella panchina e accavallare le gambe con fare annoiato.

Sentí un tonfo accanto a lui, qualcuno si era seduto sulla sua panchina.
Roteò gli occhi.

Il suo pensiero era solo 'fa che non mi chieda informazioni, fa che non mi chieda informazioni!'.

Sentí un ditino pigiargli la spalla.

Sbuffò girandosi con lo sguardo meno amichevole del mondo, e i suoi occhi si sbarrarono trovandosi davanti un faccino paffuto e due sottili occhi neri.

"Quindi te ne vai?" sussurrò Jimin timidamente, come se avesse paura di disturbare.

Yoongi si tolse le cuffie e le ripiegò diligentemente, per poi infilarle nella tasca della felpa.

"Già" rispose solo.

"Da dove te ne vai esattamente?"

Il maggiore alzò un sopracciglio confuso, e si prese qualche secondo per decifrare l'espressione di Jimin.

Guance leggermente gonfiate, occhi lucidi, capelli spettinati e fiatone di chi aveva corso.

"Intendo, te ne vai da Busan o dalla mia vita?"

Yoongi alzò le sopracciglia sorpreso dalla domanda. "Beh" esitò "direi che é ora di andarmene da entrambe, non credi?".

"Perché?" chiese diretto il piùm piccolo, fissandolo negli occhi.

"Venivo qui con l'unico scopo di vedere se tu stessi bene. So che non soffri più o almeno non come prima. Hai degli splendidi amici, una ragazza, vai bene a scuola e a danza. Voglio provare a soffrire un po' di meno anch'io, cercando di dimenticare. Non tornerò più a Busan. Sparirò come hai sempre voluto".

Jimin rimase in silenzio.

Il suo sguardo era vuoto, guardava i binari del treno.

Sentí un rumore in lontananza, il treno stava per arrivare.


"Chi ha detto che per me hai sofferto abbastanza? Non siamo ancora pari, Min Yoongi" sussurrò stringendo i pugni. "Non puoi decidere di non vedermi più per non soffrire. Io verrò a Daegu."

Suga si girò verso di lui con sguardo esterrefatto, nel momento esatto in cui arrivò il treno.

Si accorse delle lacrime che rigavano il volto di Jimin troppo tardi, quando ormai doveva salire sul mezzo.

Salutò Jimin con un cenno del capo, salendo sul treno, continuando a fissarlo dalle portiere aperte, con aria affranta.

Jimin si avvicinò al suo hyung a testa bassa.

Le sue mani tremavano, Yoongi aveva paura che volesse sferrargli un pugno.

Alzò lo sguardo, gli occhi neri annebbiati dalle lacrime erano uno spettacolo tanto bello quando doloroso per Yoongi, non poteva sopportare quella visione.

Gli poggiò le mani sul viso e fece scorrere i pollici sulle guance del minore, asciugando le lacrime.

"Non smetterai di soffrire cosí in fretta, non smetterai di amarmi cosí" singhiozzò prima di tirare il maggiore a se in un bacio tanto veloce quanto dolce, prima che le portiere si chiudessero e una guardia intimasse a Jimin di spostarsi dalla linea gialla.




*Angolo pseudo-autrice bho

Avevo detto che fooorse avrei pubblicato un seguito.
Ed eccolo qua!

Ovviamente la storia non è finita, ma il terzo e ultimo capitolo è già in elaborazione.

Volevo farla durare solo due capitoli, giuro, ma sarebbe uscita troppo lunga, e mi andava di far finire questo così, quindi GNEH.

Probabilmente non mi cacherà nessuno visto che pubblico dopo anni-secoli-ere geologiche AHAH

Comunque grazie a chiunque leggerà questa ficcy 🌹❤

E i commenti sono sempre ben accetti, anche solo dei 'buuuh, datti all'ippica'

-SwagMasta. 💕

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Capitolo 3
*** #3 ***


Jimin dondolava appena tenendo le mani in tasca mentre aspettava che il ragazzo accanto a lui cercasse le chiavi dell'appartamento.

All'improvviso si sentiva stupido, insicuro, era stata una decisione avventata.

In fondo non lo conosceva.

Non sapeva nulla di lui.

Eppure era nel pianerottolo spoglio, davanti alla porta dell'appartamento di Yoongi, guardando il ragazzo accanto a lui che imprecava cercando le chiavi nelle tasche del suo cappotto piene di cianfrusaglie.

E se fosse stato pericoloso? Lui non conosceva nemmeno una persona a Daegu, cosa avrebbe potuto fare in quel caso?

Cosa avrebbe detto ai suoi genitori che pensavano che lui fosse in centro con Jungkook e Tae?

Scosse la testa cercando di cacciare via quei brutti pensieri, mentre il maggiore con uno schiocco aprì la porta dopo aver trovato le chiavi.


L'appartamento non era grandissimo, ma comunque sofisticato.

"Mi hai preso un po' alla sprovvista venendo qui oggi, non ho avuto tempo di riordinare" si scusò goffamente Yoongi.

Jimin gli sorrise leggermente cercando di immagazzinare più informazioni possibili da quella casa.

Yoongi mangiava male, qua e là si trovavano delle buste di cibo d'asporto o confezioni di ramen istantaneo.

C'erano Cd e spartiti ovunque, il che dava alla casa un'aria disordinata ma interessante.

Altri ornamenti erano inesistenti, fatta eccezione per qualche pianta qua e là.

Jimin sobbalzò improvvisamente sentendo qualcosa di umido contro la sua caviglia.

Si voltò repentinamente trovando sotto di sé un adorabile esserino scodinzolante, che si abbassò subito ad accarezzare.

Il cane gli passava tra le gambe contento, mentre il padrone ridacchiava intenerito a quella scena.

"Holly è una ruffiana. Cerca di rubare coccole a chiunque" sbuffò fingendosi infastidito. "Se ti va dopo la portiamo a fare un giro".

Jimin gli sorrise annuendo, continuando a rimanere concentrato sul cagnolino.

Sua nonna gli diceva sempre di non fidarsi delle persone a cui piacciono i cani, ma di fidarsi delle persone che piacciono AI cani.

E Yoongi sembrava piacere molto a quel piccolo batuffolo che gli faceva le feste.



********




L'atmosfera si era fatta rigida e tesa.

Sicuramente Yoongi era confuso del perché Jimin fosse lì nonostante tutto quello che era successo, forse voleva delle spiegazioni dal minore.

Ma non poteva dargliele.

Semplicemente perché le motivazioni non le conosceva nemmeno lui.

Aveva semplicemente voglia di vederlo, di conoscere meglio quel ragazzo che in realtà già conosceva.

Era tutto così strano, uno sconosciuto del quale conosceva ogni cosa.

Jimin non sapeva come comportarsi, stava impazzendo.

Le immagini del film scorrevano sullo schermo da una ventina di minuti, ma non riusciva a concentrarsi.

Continuava a guardare il profilo di Yoongi con la coda dell'occhio, cercando di non farsi beccare e resistendo alla tentazione di girarsi completamente.

Lo hyung sembrava immobile, impassibile, totalmente assorto dal film.

Infilava un pop-corn alla volta tra le sue labbra sottili.

Stava fingendo?

Il suo pomo d'adamo si spostava su e giù.

Iniziava a fare caldo.

Abbassò lo sguardo per studiare le sue mani.

Candide, con le dita sottili e lunghe, delicate, ma con le vene in evidenza.

Un bracciale nero in pelle a circondare il polso sottile.

Voleva che Yoongi lo considerasse, si sentiva egoista, non sapeva cosa voleva, in quel momento desiderava solo essere stretto da quelle braccia mentre fingevano di guardare quello stupido film che per lui non aveva nè titolo nè trama.

Pensando a questo si corrucciò ed emise un tenero gemito di disappunto.

Yoongi lo guardò sorpreso.

"C'è qualcosa che non va?"

"Niente" bofonchiò il più piccolo.

Il maggiore alzò un sopracciglio, tornò a concentrarsi sul film, poggiando però un braccio disteso sullo schienale del divano.


Che fosse un invito? Jimin era confuso.


Ma in fondo chi se ne frega.

Senza pensarci si tuffò tra quelle braccia candide nelle quali ormai desiderava essere da più di mezz'ora.



********



Dopo quella sessione di baci e coccole mentre il film continuava ad andare ci fu il silenzio.

Jimin guardava per terra, mentre Yoongi avevo affondato il viso in una sciarpa enorme.

Entrambi camminavano fianco a fianco, non abbastanza vicini per sfiorarsi.

Jimin ripercorreva i momenti di quella serata, arrossendo da solo, desiderando anche lui una sciarpa come quella del suo hyung.

Yoongi lo aveva baciato piano sulla fronte, come se avesse paura di romperlo, dopo avergli delicatamente spostato la frangia con una mano.

Aveva intrecciato le dita alle sue.

Aveva leccato le sue labbra, se lo era trascinato sopra cingendogli dolcemente i fianchi con le braccia.

Si era fermato tra un bacio e l'altro, per guardarlo negli occhi, tutto questo senza dire una parola.

Quando arrivarono alla stazione si accorsero di essere in anticipo.

Jimin camminava sempre velocemente quando si sentiva nervoso.

Voleva guardare il suo Hyung per decifrare la sua espressione, ma allo stesso tempo aveva paura di sapere cosa passasse nella sua testa.

Si accorse che le sue piccole mani stavano diventando rosse dal freddo, e prese a osservarlo con una smorfia di disappunto sul volto.

Sentì improvvisamente una mano sulla sua, più grande e leggermente più calda.

Con un gesto fulmineo Yoongi prese una sua mano e se la infilò nella tasca del cappotto, intrecciandola alla sua.

Il moro sorrise.

Con Yoongi gli sembrava di stare su un altro pianeta.

Finalmente ebbe il coraggio di guardare il suo hyung, che a sua volta alzò lo sguardo per incrociare i loro occhi.

Fu assorbito per l'ennesima volta da quelle iridi color pece, che continuavano a farlo arrossire.


**********


Una voce nasale e dal volume decisamente troppo alto irruppe nella stanza, canticchiando una canzoncina infantile.

Yoongi sbuffò sonoramente, nascondendo il suo viso dietro al tomo polveroso che stava facendo finta di studiare.

Un coro di "sssssh!" si sollevò dagli altri studenti nella stanza.

Quando capirà che in una biblioteca non bisogna parlare, quel rompiscatole del suo migliore amico?

Arrivato al suo tavolo poggiò i libri con decisamente poca grazia, guadagnandosi ulteriori occhiatacce.

"Omioddio, ho ancora un amico!" ghignò Hoseok sarcastico. "Pensavo fossi morto, o che ti fossi trasferito a Busan definitivamente".

Yoongi sbuffò, rifiutandosi di rispondere all'ennesima frecciatina dell'amico.

"Ora che ti sei trovato un ragazzo sarai felice, ma cerca di tornare ogni tanto sul pianeta terra".

"Non è il mio ragazzo" precisò il maggiore piccato. "E comunque sono decisamente impegnato anche con gli esami in questo periodo".

"Ah, non è il tuo ragazzo? Ci passi ogni momento libero. Hai speso piu soldi in biglietti del treno che in alcool e CD, e questo non è da te". Hoseok poggiò la sua testa sulle mani, puntellandosi sui gomiti. "Sono mesi che uscite insieme. Vi baciate. Fate la coppietta gnegnegne". Recitò l'altro tutto d'un fiato.

Le persone nei dintorni iniziavano a ridacchiare.

"Per caso sei geloso?" lo prese in giro Yoongi.

"No amore, so che ami solo me." si pavoneggiò passandosi una mano tra i capelli "Adesso però non cercare di sviare il discorso e rispondi seriamente".

"Non gli piacciono i ragazzi. Non sono il suo ragazzo. Non so nemmeno cosa siamo non abbiamo mai chiarito nulla. E mi sta bene così. In fondo io gli ho mentito, è già tanto se posso passare del tempo con lui." snocciolò scuotendo i capelli argentati.

La bocca di Hoseok diventò un triangolo, e iniziò a sbattere ritmicamente la penna sul libro, fingendo di concentrarsi.

"Quindi anche il re dei ghiacci Min Yoongi può farsi perculare. Buono a sapersi, non avevo mai conosciuto nessuno che ci fosse riuscito" sputò fuori alla fine.

"Cosa stai dicendo?" sibilò il grigio fulminandolo.

Hoseok fece spallucce, iniziando a sfogliare distrattamente il suo libro. "Sto dicendo che sei lo svago, il giocattolino di un ragazzo giovane, che non sa cosa vuole dalla vita e senza abbastanza palle per darti un chiarimento, ma con abbastanza coraggio da tenerti al guinzaglio. Corri di nuovo da lui ti prego".


"Non sono il giocattolo di nessuno, Hoseok, e non parlarmi come se avessi tre anni, sono comunque un tuo hyung"

Hoseok sorrise vittorioso. "Usi la carta dello Hyung quando sai che ho ragione. Ho già preparato la tequila e la mazza da baseball per quando quel ragazzino ti spezzerà il cuore" finse di concentrarsi un attimo guardando il soffitto "jimin ridotto a marmellata potrà continuare a illuderti? No, non credo".

Yoongi alzò gli occhi al cielo "non sei assolutamente credibile quando fai il minaccioso. Rinunciaci. E comunque meriterei che mi trattasse male, sarebbe ripagarmi con la stessa moneta".

Il minore scaraventò letteralmente il libro che teneva in mano dall'altra parte del tavolo, sbuffando e alzando le braccia in modo plateale. "Va bene, gli hai mentito, e allora? Lo hai fatto per amore! Alla fine hai solo detto di essere una ragazza, tutto il resto era vero, compresi i sentimenti. Poi insomma, ti bacia sempre, quindi non credo che i ragazzi gli siano indifferenti. Se ti amasse, starebbe con te e basta. E invece ti sta prendendo per il culo, premendo su colpe che non hai. Ti sta giostrando come un burattinaio, hyung! E tu glielo stai lasciando fare perchè sei accecato dai sentimenti!"

"Non cercare di proteggermi Hoseok, io non mi aspetto niente da lui"

Il minore sollevò un angolo della bocca, e le sopracciglia, in un'espressione di scherno.

"E allora perché fai qualcosa che ti fa soffrire e che non ti porta a nulla?"




********



Yoongi non era come prima.

Si scrivevano pochi messaggi al giorno, ma che a Jimin bastavano sempre.

Non passavano più le ore incollati alla chat, sarebbe stato troppo strano dopo ciò che era successo, e in fondo non erano nulla.

Non erano amici, nemmeno fidanzati, nemmeno confidenti.

Semplicemente si mandavano il buongiorno, e poi si raccontavano cosa avevano fatto durante la giornata.

Dopo il discorso di Hoseok, il maggiore aveva provato a chiudere.
O anche solo ad arrabbiarsi con Jimin. lui aveva una ragazza, e lo odiava ancora.

Semplicemente voleva farlo in continuazione, ma appena lo vedeva, appena gli sorrideva, appena gli prendeva la mano, lui non poteva fare a meno di pensare che andasse tutto bene.


********


Il rumore delle stoviglie e delle chiacchiere delle persone nel bar creavano un brusio piacevole e rilassante.

"Yoongi-ssi? A cosa stai pensando?" chiese Jimin inclinando leggermente la testa.

Sapeva benissimo che quella mossa poteva fargli guadagnare un bacio sul naso, o una carezza sui capelli.

Niente di tutto ciò accadde.

Yoongi sorrise, un sorriso teso e finto.
"Nulla, sono solo un po' pensieroso, tutto qui".

Il moro sentì un dolore alla bocca dello stomaco.

Il suo hyung era venuto a prenderlo come al solito alla stazione dei treni, aveva risposto al suo bacio di saluto in modo poco entusiasta, e Jimin aveva pensato che gli esami lo stessero proprio sfiancando.

Ma non era mai successo che non lo coccolasse in questo modo.

Ci doveva essere qualcosa. Lo conosceva troppo bene.

"Parla" disse poi il moro, un peso sullo stomaco e il cuore che gli martellava nel petto.

Yoongi sospirò guardando fuori dalla vetrina del bar, il cielo grigiastro come i suoi capelli scoloriri e le persone che passavano frettolose.

Apriva la bocca e poi la richiudeva, il labbro inferiore che tremava leggermente.

Ma tutto questo Jimin non lo vedeva, fissava intensamente il tavolo sotto di lui, contando le striature, cercando di non farsi schiacciare da quell'ansia che si sarebbe potuta tagliare a fette.

"Chiudiamola qui" soffiò il maggiore in modo quasi impercettibile.

Le orecchie di Jimin iniziarono a fischiare, tutto si stava rendendo più ovattato.

"Hyung, io...tu...mi avevi detto che non mi avresti mai abbandonato. Sei un bugiardo". Disse con voce strozzata, stringendo il bordo del tavolo come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

L'altro, dal canto suo continuava a guardare fuori dalla finestra.

"Anche tu lo avevi detto. Avevi detto che ero importante. Io non sono uno sfizio, Jimin, io non sono un capriccio, un oggetto. O mi vuoi o non mi vuoi. Non merito questo".

Il minore aprì la bocca, ma non uscì alcun suono.

Incontrò gli occhi del suo hyung, più neri che mai, così indecifrabili, ma allo stesso tempo pieni di dolore.

"Troverai la ragazza per te. Troverai qualcuno che ti ami come lo faccio io. Ma per favore. Lasciami vivere".

Jimin non riusciva più a pensare, non capiva la calma e la totale sicurezza nel tono dell' altro. Come poteva lasciarlo senza pentirsi minimamente? Come poteva lasciare andare tutto così?

"Ti riaccompagno in stazione" affermò il grigio alzandosi lentamente e recuperando le chiavi della macchina.

Nella testa del minore continuavano a vorticare le immagini di ciò che stava succedendo, non sentendo di essere veramente lì.
Yoongi che pagava alla cassa
Loro due che uscivano dal bar lentamente.
Lui che entrava in macchina e si metteva la cintura.
Yoongi che guidava con calma, ma senza prendere la strada più lunga come al solito, come quando voleva passare più tempo con lui, e anche mezzo chilometro in più faceva la differenza.

Si ritrovarono nel parcheggio davanti alla stazione, la pioggia battente fuori, e un ombrello appartenente al suo ex ragazzo/amico/amante in mano, perché "tanto ne ho altri, puoi tenerlo".

"Il tuo treno è tra 5 minuti, se non ti sbrighi lo perderai" constatò Yoongi regolando l'aria condizionata all'interno della vettura.

Jimin cercava di non far notare quanto il suo respiro fosse pesante. Il suo labbro tremava, e gli occhi pizzicavano pericolosamente. Ma per qualche strano motivo si sentiva incollato a quel sedile.

"Quando io uscirò da questa macchina non ti vedrò mai più" diede voce ai suoi pensieri, involontariamente.

"È così"

Il rumore della pioggia sul vetro.

I fischi dei treni della stazione.

Jimin non sentiva più niente.

"Mi accompagni fino al treno?" domandò timidamente.

Yoongi scosse la testa piano, gli occhi nascosti da un cappellino nero. "Non posso".

Senza dire un'altra parola Jimin uscì di fretta dall'abitacolo,sbattendo con forza lo sportello e correndo verso il suo binario, ombrello alla mano, ma chiuso.

Solo allora Yoongi poté permettersi di piangere.


***************


"È il tuo giorno, hyung" saltellò iperattivo Hoseok come un cagnolino che fa le feste.


Yoongi sbuffò dondolando i piedi, stare seduti in quella sala d'attesa con un numero appiccicato sulla maglietta diventava sempre più snervante, soprattutto con accanto una molla come il suo migliore amico.

Pensava che fosse l'incrocio tra la macchina del moto perpetuo e un pappagallo.

Cambiava continuamente posto, ormai aveva provato quasi tutte le sediette blu, e continuava a parlare con chiunque, senza sosta.

Sbuffò per l'ennesima volta.

"Menomale che ho già tante foto tue imbarazzanti così quando diventerai famoso potrò venderle e farci i soldi. Quale venderò per prima? Quella di te ubriaco che abbracci il cesso? O quella nel quale dormi e ti ho truccato? Ho l'imbarazzo della scelta!"

Hoseok era un toccasana per l'ansia.

Più parlava più aveva voglia di entrare in quella sala per fare il maledetto provino da produttore.

Finalmente quella laurea presa con tante fatiche sarebbe servita a qualcosa no?

Tra poco sarebbe toccato a lui, tirò fuori con mani tremanti i suoi spartiti dalla cartellina blu nella quale li aveva sistemati con cura.

Una piccola fitta al petto lo colse vedendo la prima, ricordando quando e per chi l'aveva scritta.

Quell'audio mai ascoltato.


Quelle cose mai dette.


Una signora bionda si sporse dall'anonima porta dell'ufficio.

"Min Yoongi" lesse sul foglio che teneva in mano.

Il grigio scattò in piedi, come una molla.

Respirò.

"Sono io".


*******


Nonostante l'aria di Seoul ormai sembrava quasi familiare, Yoongi sapeva che se si fosse mosso tra le stradine si sarebbe sicuramente perso.

I manager dell'agenzia gli avevano detto "valutaremo"

Valuteremo.

È un bel traguardo, in fondo non gli avevano detto di no.

Non vedeva l'ora di dirlo a quell'idiota del suo accompagnatore che lo aveva scaricato con un "vado a prendere l'auto, aspettami davanti all'edificio".

Tutto questo mezz'ora fa.

La macchina era solo a due isolati.

Compose il numero di Hoseok a memoria, per l'ennesima volta.

"Segreteria telefonica, il numero da lei chiamato non è raggiungibile" gli comunicò la voce metallica.

"Fanculo" imprecò stringendo il cellulare tra le mani.

Guardò gli scalini dell'edificio, valutando se sedersi fosse una buona idea.

Pioveva da un quarto d'ora ormai, erano bagnati.

Ma in fondo anche lui era fradicio, cosa gliene fregava?

Il cielo di Seoul era grigio, dello stesso colore dei grattacieli che si stagliavano su di esso.

Qualche gocciolina cadeva dalla sua frangia, facendogli arricciare il naso.

Non gli dispiaceva la pioggia in fondo.

Non ebbe nemmeno il tempo di formulare quel pensiero che l'acqua cessò.

O meglio, cessò solo sopra di lui.

Una voce, un suono flebile ma dolce, qualcosa che non sentiva ormai da mesi.

La sua melodia.

"Baby baby geudaeneun caramel macchiato
Yeojeonhi nae ipgaen geudae hyanggi dalkomhae
Baby baby tonight".

Alzò lo sguardo di scatto, vedendo un ombrello conosciuto sulla sua testa.

Il suo.

Una piccola manina paffuta teneva il manico.

Il suo cuore iniziò a martellare nel suo petto.

Non riuscì neanche a pronunciare il suo nome, che delle labbra carnose si precipitarono sulle sue.

Sorrise nel bacio, e fu grato alla pioggia che prima li aveva separati.



Adesso nascondeva le sue lacrime di gioia al ragazzo che lo stava baciando sussurrandogli che lo amava sul viso.


Jimin.



*****************

nota autrice*****#&-@-@+ LEGGIMIPORCAVACCsnsmskka

NON CI CREDO, HO FINITO UNA FF


INCREDIBILE, L'HA FATTO DAVVERO.

Okay basta. Il finale lascia a desiderare, però nella mia testa è molto meglio lo giuro.
In realtà tutto il capitolo era molto meglio, e molto particolareggiato, (sempre nella mia testa), infatti penso che appena riuscirò a buttare giù qualcosa, lo modificherò, o aggiungerò una OS a parte su questo. Mi disp di averla conclusa in modo così sbrigativo e decisamente non come volevo, ma mi è salito l'attacco d'arte (?) e ho scritto sta cosa in mezz'ora

Sentivo il bisogno di finirla, nonostante ormai siano passati anni (?) da quando l'ho iniziata, e nessuno mai la cagherà più nella vita, ma avevo bisogno di soddisfazioni come CONCLUDERE QUALCOSA FINALMENTE.

Grazie a chiunque la leggerà, e a chiunque lascerà anche una minuscola recensione per insultarmi e accusarmi di lasciare sempre le ficcy a metà ❤

Passo e chiudo.

Swagmastah.

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