Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.

di Xhexania
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo, Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo, Capitolo 1 ***


Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.
Prologo.
Di Essenze ed Evocatori.

« Parlato »
" Pensato "
« Evocazione »
* Magia *
Linguaggio differente. ( l'inglese sarà la lingua standard. )


Fin dalla creazione del pianeta ad oggi, nel mondo, ci sono sempre stati segreti. Alcuni più custoditi di altri. Altri meglio tenuti di alcuni. Addirittura, un buon numero, dimenticati.

Uno di questi cosiddetti segreti era l'esistenza di un Mondo Magico. Intorno alle persone normali, prive di magia - comunemente chiamate Babbani da Utenti Magici - si dipanava un'intera comunità, luoghi ed eventi che vantavano la presenza e l'utilizzo di Magia.

Oh, agli Utenti Magici piace credere di mantenere a dovere il loro segreto. Sono tronfi e viziati nell'utilizzo dei loro incantesimi e rituali. Ritengono impossibile che altri, oltre a loro, siano a conoscenza del loro piccolo mondo retrogrado.

Ebbene, esiste un altro grande segreto. Questo, a differenza del precedente, è molto ben tenuto. Addirittura quasi la totalità della popolazione mondiale ha dimenticato e perso nel passato qualsiasi memoria o documento al riguardo.

Un segreto composto di Essenze, essenze del mondo stesso, che vegliavano millenni prima sul Pianeta Terra. Che con l'avvento dell'essere umano, con la perdita di controllo emotivo delle persone, scomparve. Un segreto ben tenuto, davvero. Ma in perdita dalle cadute di Atlantide ad oggi.

Nessuno, magico o non magico, sapeva che tale segreto era sul punto di emergere nuovamente in pochi anni. Le Essenze fremevano, in background: silenziose, nascoste, sconosciute a tutti.

In attesa non di qualcosa bensì di qualcuno. Qualcuno predetto di arrivare molto presto e cambiare le sorti dell'umanità: l'Evocatrice.

Una figura più misteriosa delle Essenze stesse, creature sia umanoidi che animali, la cui intera esistenza è basata sulla salvaguardia del proprio ambiente. All'inizio del Mondo, le Essenze erano infinite. Con il passare del tempo, le minori vennero assorbite dalle maggiori, riducendosi di numero costantemente. Poi Atlantide cadde.

Il potere. I Troni. Le Essenze. L'Utopia. Tutto andato perduto insieme al Continente Perfetto. Terre emersero e affondarono. Razze nacquero e si estinsero. Cicli di soli, cicli di lune, passarono. L'unica speranza rimase l'Evocatrice, che si disse potrebbe riportare il potere e la salvaguardia delle Essenze.

Le ultime a resistere furono cinque: il Re delle Anime, l'Imperatrice del Suono, la Madre Terra, l'Imperatore del Fuoco e la Regina di Ghiaccio.

Gli ultimi documenti cartacei su questa razza andarono persi con la Biblioteca reale di Alessandria. Nel corso dei secoli, diverse razze eminenti hanno ottenuto profezie riguardanti una misteriosa Evocatrice e le sue Essenze. Nessuno di loro ha mai compreso più che le basi.


Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.
Capitolo 1.
La Bambina Sopravvissuta.

« Parlato »
" Pensato "
« Evocazione »
* Magia *
Linguaggio differente. ( l'inglese sarà la lingua standard. )


Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Il signor Dursley era direttore di una ditta di nome Grunnings, che fabbricava trapani. Era un uomo corpulento, nerboruto, quasi senza collo e con un grosso paio di baffi. La signora Dursley era magra, bionda e con un collo quasi due volte più lungo del normale, il che le tornava assai utile, dato che passava gran parte del tempo ad allungarlo oltre la siepe del giardino per spiare i vicini. I Dursley avevano un figlioletto di nome Dudley e secondo loro non esisteva al mondo un bambino più bello. 

Avevano però un segreto. La signora Potter era la sorella della signora Dursley, ma non si vedevano da anni. Anzi, la signora Dursley faceva addirittura finta di non avere sorelle, perchè la signora Potter e quel buono a nulla del marito non avrebbero potuto essere più diversi da loro di così. Sapevano che i signori Potter avevano anche loro un figlio piccolo, ma non lo avevano mai visto. E questa era un'altra buona ragione per tenere i Potter a distanza: non volevano che Dudley frequentasse un bambino di quel genere. 

Quel martedì, dove inizia la nostra storia, il signore e la signora Dursley, rabbrividirono quando si lasciarono per iniziare la giornata. Stelle cadenti, gufi, fuochi d'artificio. Sì, era una giornata decisamente strana per Vernon Dursley, che tornò a casa sfinito e non vide solo l'ora di andare a dormire. Per Petunia Dursley, la giornata passata a spettegolare venne accompagnata da un peso sul petto, un peso che ignorò caparbiamente, fino ad addormentarsi quella notte. Sognò, urla, lampi verdi, risate... e il pianto di un bambino. 

La mattina dopo, quando la signora Dursley aprì la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, urlò. Sul tappetino d'ingresso, proprio davanti la porta, c'era un fagotto di copertine contentente una bambina, la cui manina stringeva una lettera di pergamena.
« Vernon! VERNON! »
Urlò alle sue spalle, risvegliando prematuramente il marito che con passi pesanti scese al piano inferiore, proprio mentre la moglie prendeva il bambino e con il minimo dei tocchi lo portava all'interno della casa, abbandonandolo sul pavimento e strappando via la lettera che si mise a leggere di fretta. Da sopra la sua spalla, il marito, lesse con lei e venne spiegato loro di come un malvagio stregone, Lord Voldemort, trovò e uccise il signore e la signora Potter quel martedì notte, di come la loro figlia rimase orfana, famosa in tutto il mondo dei maghi come la Ragazza-Che-Visse, e loro, unici parenti, incaricati di prendersene cura. Con la paura, segreta, di ritorsioni, il signore e la signora Dursley, del numero 4 di Privet Drive, preserò la bambina nella loro casa, promettendo amara vendetta.




Ecco. Mai scritto una storia in vita mia. Oggi ho deciso che avevo voglia di scriverla. Cerco assolutamente una beta, ho paura da morire degli orrori che scriverò. Protagonisti, insieme ad Harry e qualche altro personaggio dei libri, ci saranno 5 personaggi originali, miei. Arriveranno pian piano. 

Per ora ho già le idee fino alla fine del secondo libro. Ci saranno cose che modificherò, mentre scrivo e rileggo, sob. Ho già scritto circa cinque capitoli, ma sto cercando di capire quale lunghezza preferisco, così da potermi organizzare. 

Insomma, è un progetto. Ancora incompiuto. Non posso promettere che lo finirò, nè posso promettere che in un rapsus a metà storia la cancellerò e scapperò con la coda tra le gambe. In base a questo, decidete se leggere o meno, enjoy ò/

edit 20/05/16: re-impaginazione e poche correzioni.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.
Capitolo 2.
Privet Drive numero 4.

« Parlato »
" Pensato "
« Evocazione »
* Magia *
Linguaggio differente. ( l'inglese sarà la lingua standard. )


Erano passati cinque anni in cui le differenze tra Dudley Dursley e Hortensia Potter divennero marcate. Il primo: un biondiccio, grasso, prepotente bambino le cui foto tappezzavano tutta la casa, con due camere da letto e giocattoli infiniti. La seconda: una bambina minuta, sottopeso, con lisci capelli neri lunghi fino alle spalle, pelle olivastra, occhioni verde smeraldo e viso tondeggiante. Detta bambina non la si vedeva o sentiva mai, nascosta nel suo piccolo armadio sotto le scale che le faceva da camera da letto. 

A tre anni, Hortensia, già parlava troppo bene per una bambina della sua età. Menzionò solo un paio di volte un tale Animus e per questo ricevette i suoi primi schiaffi perchè « non esistono persone invisibili, freak! ». Imparò velocemente a non menzionare mai niente che le passasse per la testa, nessun pensiero. La piacevole voce familiare, nella sua testa, la incitava nel distaccarsi completamente dai suoi parenti, di non fidarsi di loro, di essere furba. 
Secondo l'intelligente logica del signore e la signora Dursley, se il bambino sa parlare allora dovrà fare anche altre cose da adulto. Ha iniziato Petunia, la zia, recuperando uno sgabello traballante dalla soffitta e ponendolo davanti alla stufa. 
« Ragazza, vieni qui! Prepara la colazione per tuo zio e il mio Duddykins. »
Pochi mesi dopo era lo Zio Vernon a far sentire le sue urla sputacchianti. 
« Freak, vai ad aiutare tua zia a riordinare la casa! »
E nessuno dice di no a Vernon Dursley se non vuole un manrovescio di ottanta chili in faccia.
Ogni pochi mesi il carico di lavoro aumentava senza remore. Zia Petunia divenne sempre più vanitosa sulla sua casa splendente e il giardino curato. Nonostante la sua assoluta solitudine, Hortensia aveva la Voce che le teneva compagnia e le dava consigli per migliorare la sua vita domestica. 

A sei anni, Animus - così la Voce disse di chiamarlo - non le spiegò esattamente il motivo per cui ogni livido sparisse nella notte. O il motivo per cui non si sentiva timorosa dei suoi parenti. Tuttavia, forse per compensare, le parlò ampiamente di Essenze, di poteri elementali, di luoghi speciali, di storie avventurose e intriganti. La bibliotecaria del Surrey non sapeva niente di Troni di potere. La sua professoressa di storia liquidò velocemente le sue richieste su Atlantide. Ma soprattutto, il suo professore di religione le rise in faccia quando chiese informazioni su Animus. Ovviamente, ogni domanda portò ripercussioni una volta che i signori Dursley avrebbero saputo. Ma non era importante. 
Un anno dopo, con grande sforzo e concentrazione, riusciva ad avere un assaggio di ciò che il signor Animus le insegnava. In quel periodo iniziarono le voci della bambina del numero quattro di Privet Drive, dai luminosi occhi verdi in grado di vederti l'anima. 

Da allora, molte poche persone videro o addirittura interagirono con la giovane ragazza. Sapevano che fosse una nipote di Petunia Dursley, che era una bambina problematica, dispendiosa e fin troppo cattiva. A scuola frequentava il minimo obbligatorio, spesso esausta per il lavoro domestico, e i suoi voti erano alti quanto bastasse per superare l'anno, senza nessuna eccezione di brillantezza. Mattina scuola, pomeriggio faccende domestiche, notte giardinaggio e bricolage. In tempo due anni, Hortensia non parlava più, non sollevava la testa, era malnutrita ed era immensamente stanca. Solo nella sua testa si permetteva di essere felice, parlando con il suo unico amico. 

Il 31 luglio del suo nono compleanno, Hortensia ricevette un regalo. Niente di concreto, nono, ma qualcosa di immensamente più importante: conoscenza. Animus, l'essenza dello spirito e delle anime, le rivelò di magia, mondi magici, incantesimi, pozioni e bacchette magiche. Scoprì dei suoi genitori, del loro sacrificio, di una guerra che lei terminò, di un mago disperato chiamato Lord Voldemort, di Hogwarts, di fantasmi, di poteri magici! Da quel giorno, Hortensia Potter non fece più nessuna magia accidentale. Con fatica ma ampie soddisfazioni, incanalò il suo vibrante potere magico in esplosioni di magia senza bacchetta. Insieme al suo tutore, studiò con cura tutto il materiale del primo anno, imparando valanghe di incantesimi, movimenti della bacchetta, pozioni e reazioni, ingredienti rari e metodi di preparazione. E insieme a questo, iniziò a preparare un vasto, vastissimo copione con l'intenzione di scuotere completamente il mondo magico. 

La prima scossa la ricevette lei. Il 23 giugno dell'anno dopo, osannato undicesimo compleanno del piccolo - si fa per dire - Diddydums, la Signora Figg - che era l'unica che accettasse di tenerla qualche tempo nei momenti di bisogno - si era rotta una gamba. 
« Zitta, non toccare niente, non guardare nessuno e non osare rovinare il compleanno di Dudley! » 
Il diretto ordine di Zio Vernon le scivolo addosso come acqua ma annuì obbediente. La gita allo Zoo stava andando piuttosto bene, Pier Polkiss e Dudley se la godevano bulleggiando i più piccoli e dando fastidio a tutti i poveri animali ma lei non poteva lamentarsi. Ha anche ottenuto una pallina di gelato grazie alla donna del carretto. Fino al Rettilario. Lì, le cose andarono in malora. Parlare con un serpente non la spaventava, dopotutto era consapevole di essere magica. Ma Pier l'aveva vista! E Dudley subito corse a riferire tutto a mammina e papino. Rimase senza cibo per una settimana. 

Il 31 luglio sapeva ampiamente di abilità magiche ereditarie, come il parseltongue e la metamorphomagia. Sapeva anche di Merlino e Asclepio, le cui abilità ereditarie erano dimenticate da secoli. Raccolse distrattamente la posta, quella mattina, ma una gomitata mentale di Animus le disse di nascondere l'ultima busta della pila. Obbedì senza nemmeno pensare, porgendo poi il resto a Zio Vernon e tornando a cucinare la colazione. Un'ora dopo, nel suo armadio, aprì la lettera e venne sommersa di eccitazione. La sua lettera per Hogwarts! Era finalmente arrivata! Con un mozzicone di matita scrisse sul retro 'Ci sarò' e arrotolò la pergamena, scoppiando poi fuori dall'armadio e andando dritta da sua zia. 
« Zia Petunia, ho ricevuto la mia lettera per Hogwarts. Andrò a fare shopping da sola e non mi rivedrete più. » 
La donna aprì più volte la bocca, come un pesce, cercando qualcosa da dire. Alla fine si stabilì su un urlo stridulo.
« Tu! Ingrata freak! Come osi! Fuori, FUORI, vattene! Non voglio vederti mai più! » 
Hortensia non se lo fece dire due volte. Rubò velocemente qualche moneta dal bicchiere posto all'ingresso, quello degli spiccioli avanzati, e corse fuori di casa. L'unica sosta che fece era per spedire la sua lettera per Hogwarts con la sua risposta, dopodichè era fuori. 



edit 20/05/16: re-impaginazione e poche correzioni.


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.
Capitolo 3.
Gringott.

« Parlato »
" Pensato "
« Evocazione »
* Magia *
Linguaggio differente. ( l'inglese sarà la lingua standard. )


Sperare di riuscire con un solo viaggio a ordire un manipolativo piano... sarebbe stato impossibile. La compagnia di Animus contribuì a mantenerla calma e rilassata mentre zompettava per le strade di Londra, in cerca di un pub chiamato Paiolo Magico. Lei, prima di entrare sulle sollecitazioni di Animus, rimase qualche minuto ferma in Charing Cross Road, dall'altra parte della strada rispetto allo strano pub. Sembrava che nessuno oltre lei riuscisse a vederlo e la cosa la divertiva. Osservò il via-vai tra la libreria e il negozio di dischi, ai lati di questo Paiolo Magico, prima che un colpetto mentale di Animus la spingesse in azione. Aveva scoperto sul treno che la famosa cicatrice a forma di fulmine sulla fronte è impossibile da coprire con un normale glamour. Fortuna voglia che la frangia di capelli neri copriva tutta la fronte, cadendole quasi fino sugli occhi, rendendola più comune. 

"Ti piacerebbe. Con i vestiti di Petunia... Ti guarderebbero tutti. Usa un fascino non-notarmi e cerca di comportarti da strega e non da babbana."
La sua voce della ragione, aka Animus, tornò a farsi vivo mentre lei si avviava verso il Pub.
Appena oltre la porta, qualche secondo che le si regolasse la vista, arricciò il naso. Il luogo era sordido, buio e dimesso. E nonostante questo, la clientela era fiorente. Con le indicazioni silenziose del suo amico 'immaginario' si dirige sul retro dove un cortiletto angusto con giusto qualche erbaccia e un bidone della spazzatura la salutarono. 
"Sei sicuro?"
Il dubbio era palese nel tono eppure l'altro era convinto e la spronò ad avvicinarsi al muro.
"Carica con la magia la punta dell'indice e batti questi mattoni."
Le fece vedere la sequenza giusta, indirizzandola con impazienza. E sì, quando il portale si aprì l'unica cosa che le impedì di finire con la mascella per terra era l'orgoglio. Si stava, orgoglio o non orgoglio, perdendo in tutti i colori, i suoni e gli odori che arrivavano fino al portale e fu il ricco baritono di Animus a risvegliarla. 

"Fascino non-notarmi, Hortensia, ora. Potrai ammirare tutto quando usciremo dalla Gringott, ora cammina."
Evitò con uno sbuffo di mettere il broncio ma obbedì, con un gesto della mano e un arricciarsi lieve del naso, il fascino venne sistemato al suo posto e lei iniziò a scarpinare lungo il vicolo.
"L'edificio enorme, bianco, sulla tua sinistra. Entra e chiedi ad uno dei goblin di parlare con il responsabile dei tuoi conti."
Conoscendo che in dieci anni di presenza, Animus non si è mai sbagliato, soffocò la frustrazione e la curiosità per fare il più velocemente possibile ciò che le venne chiesto. Un cenno del capo verso i due Goblin armati all'ingresso ed entrò nell'atrio della banca, dove dietro alti banconi sono decine di Goblin che si divertono a sogghignare e brontolare ai maghi maleducati. Trovò con gli occhi il banchiere libero più vicino all'ingresso e vi si diresse, umettandosi le labbra. Dovette alzarsi sulle punte dei piedi solo per spuntare con il viso oltre il bordo del bancone. 
« Desidero parlare con il responsabile delle volte Potter, per cortesia. »
Il tono di voce era basso, ma deciso. Il goblin alzò gli occhi dal suo lavoro, fissandola. Lo sguardo venne poi puntato sulla sua fronte e vi rimase per diversi secondi prima che Hortensia s'infastidisse e con un colpetto della testa rivelò la famosa cicatrice. 
« Molto bene. »

Il goblin suonò un campanello e ha parlato velocemente con un altro goblin nella loro lingua prima che quest'ultimo la portasse lungo diversi corridoi e la lasciasse in un ufficio elegante.
« Miss Potter, sono Griphook, il responsabile dei conti Potter negli ultimi nove anni. »
Il tono professionale del Goblin seduto oltre la scrivania la portò ad annuire automaticamente. Era comodamente seduta in una poltroncina, di fronte a lui. 
« Consiglierei di fare un esame del sangue, così da scoprire tutte le sue eredità. »
Ci pensò qualche secondo prima che un assenso mentale la spinse ad accettare. Un bacino di pietra le venne posto davanti e un coltello d'argento porto. 
« Sette gocce di sangue. »
L'undicenne provvide a tagliarsi un polpastrello, facendo così cadere le giuste gocce, finendo con il mettersi il dito in bocca e recitando mentalmente un incantesimo di guarigione minore. Il goblin provvide a mischiare il sangue con una pozione traslucida, bagnandoci un pezzo di pergamena che battè con il dito. Linee nerastre apparvero, formando lettere, parole. Il pezzo di pergamena le venne porto. 

Hortensia Lily Dorea Potter Black Peverell
erede Potter, erede Evans, erede Black, erede Peverell
madre: Lily Ranunculus Potter ( nee Evans )
padre: James Charlus Potter
padrino: Sirius Orion Black ( adozione di sangue )
madrina: Alice Longbottom ( nee Smith )
padrino secondario: Severus Tobias Snape
stato di sangue: purosangue
età: 11 ( 31 luglio )


E subito sotto, una lunga e molto corposa lista di volte ed attività. Dovette prendersi qualche minuto, leggendo alcune delle azioni e le rendite. Posò lentamente la pergamena sulla scrivania, fissando il coltello d'argento. 
« Potrei richiedere anche un esame per magie poste su di me e per le abilità ereditarie? »
La voce era leggermente più fioca. Il goblin recuperò un altro pezzo di pergamena e una diversa pozione che venne versata nel bacino scolpito di rune. 
« Undici gocce di sangue. »
Lo stesso procedimento di prima accadde ma le scritte erano totalmente diverse.

Hortensia Lily Dorea Potter Black Peverell
parselmouth passivo - capacità attiva bloccata 100% APWBD
memoria eidetica - capacità bloccata 100% APWBD
orecchio assoluto - capacità bloccata 100% APWBD
occlumanzia naturale - capacità bloccata 100% APWBD
multi-animagus - capacità bloccata 100% APWBD
QI 160 - bloccato 75% APWBD
Core - bloccato 75% APWBD
Core - bloccato 15% LREP
Fedeltà - pozione calettata per APWBD
Concentrazione - pozione di distrazione
Glamour - pozione di aspetto di sangue 
Cicatrice - horcrux TMR


« Cosa, esattamente, è un horcrux? E chi diavolo è TMR? »
La domanda sorse prima che Animus avesse l'occasione di zittirla o risponderle.
« Un horcrux è un pezzo di un'anima, racchiusa in un oggetto chiamato ancora. Per rompere in pezzi la propria anima bisogna commettere l'omicidio a sangue freddo, seguendo con un rituale abbastanza complesso. Provando rimorso è possibile riassorbire un horcrux. Distruggendo un'ancora, la parte di anima andrà perduta. »
Scrisse velocemente su tre pergamene che sparirono nel buco di comunicazione sulla scrivania.
« TMR posso solo immaginare che sia Tom Marvolo Riddle, conosciuto ai più come Lord Voldemort. »
"ANIMUS! Quando pensavi di dirmelo?!" 
Lo sguardo furioso riflesse perfettamente il suo tono di voce mentale.
« Possiamo rimuoverlo, Miss Potter. Avrà un costo ma le nostre stanze rituali sono perfettamente sicure. »
Il Goblin, creature avide, si affrettò ad offrire i suoi servizi. 
"Okay, Hortensia, miele, ascoltami. Non te l'ho detto perchè una delle mie sorelle, evocata da tua madre Lily, si è presa cura di lui. Da dieci anni sta dormendo intorno alla tua cicatrice, impedendo all'horcrux di farti nulla. Non sei mai stata in pericolo, hai la mia parola."
Dopo qualche attimo di silenzio, rispose: "Va bene... Quindi, devo fare questo rituale?"
Animus si prese diversi secondi per pensare, prima di rispondere con un tono deciso.
"Chiedi di essere portata al Peverell Vault. Io sarò lì. Tornerò con te qui, dopo avermi raggiunto, e sistemeremo tutto".




Ed eccoci qui. Innanzitutto, cerco un'anima pia che abbia voglia di farmi da beta T_T Nel mentre, accetterò volentierissimo tutte le correzioni di eventuali lettori, heh. Messaggi e recensioni andranno benissimo, non fatevi problemi T_T

Duunque, un piccolo piccolo anticipo per il prossimo capitolo: apparirà Animus! Oh, sono così entusiasta del mio Animus. Non è adorabile? *w*

Abbiamo avuto un assaggio di Dumbles e le sue stupidate e tra due capitoli, arriveremo ad Hogwarts!

Enjoy ò/


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.
Capitolo 4.
Peverell Vault.

« Parlato »
" Pensato "
« Evocazione »
* Magia *
Linguaggio differente. ( l'inglese sarà la lingua standard. )

beta: amilcara95


Il goblin, Griphook, era in attesa di una risposta alla sua offerta quando notò lo sguardo leggermente sfocato della giovane strega. Iniziava a preoccuparsi per la sua cliente, probabilmente la bambina non aveva compreso qualche particolare, quando la giovane alzò gli occhi verso di lui. 
« Il mio tutore chiede che io mi rechi al Peverell Vault. Lì dovrei trovare qualcosa che gli consentirebbe di parlare con la Nazione Goblin. » 
Perfino Hortensia, nel suo stato vagamente stordito, colse il lampo di dubbio negli occhi della creatura. 
« Se volesse, nel frattempo » si affrettò ad aggiungere. « contattare il responsabile dei conti Black. » 
Dopo qualche istante aggiunse: « Magari chiedere anche tutti i documenti delle volte Evans e Peverell? » 
Tutte le richieste accompagnate da un sorriso lieve, di scuse, e non serviva avere gli occhi mentali per sentire il ghigno di Animus. 
Griphook, dopo qualche secondo di riflessione, annuì con riluttanza e scrisse velocemente su tre pezzi di pergamena, inviandoli fuori, prima di alzarsi e aprire la strada verso i carrelli. Hortensia camminò dietro di lui, tranquillamente ascoltando Animus che le raccontava un po' di storia generale dei Goblin. Salendo su uno dei carrelli, partito a razzo, l'undicenne non riuscì a trattenere un risolino di gioia all'alta velocità e alle svolte brusche. 

Ci vollero diversi minuti di corsa folle, scendendo sempre più nelle profondità della Gringott - la ragazza notò, tra le altre cose, lampi di fiamme, sprazzi di pelle colorata, porte, porte, ancora porte - e finalmente, il carrello si fermò alla fine delle rotaie. Il goblin saltò giù con praticità, Animus aiutò la sua protetta e insieme seguirono la creatura che scendeva lungo un corridoio in discesa ripida. 
« Le volte dei sostenitori Goblin: Emrys, Le Fay, Peverell. Basta che tu posizioni la mano sulla volta. » 
Capì subito quale sia la volta che le appartiene, sia per il grosso numero 3 in ottone al vertice, sia per lo stemma della famiglia che occupa entrambi i battenti. 
"Vieni, Hortensia. Copri la mia mano con la tua." 
Animus, per primo, si avvicinò alla volta all'estrema destra della caverna; Hortensia si perse qualche secondo ad ammirare la forma trasparente del suo protettore, ammirandone la linea imponente. 
"Hortensia!" Richiamò la sua attenzione, ponendo la mano in un punto preciso del disegno dello stemma e invitandola a posizionare a sua volta la propria mano. 
E quando lo fece, Merlino santissimo, un bruciore incredibile iniziò a espandersi dal palmo alle dita, e poi dalla mano al polso, fino al gomito, alla spalla, al collo... e al petto. Un lieve ansito le sfuggì quando il bruciore ardente toccò qualcosa, dentro di lei, intensificandosi in tutto il corpo, prima di sparire, lasciandola con un formicolio lieve. 

« Cosa... cosa è stato? » Talmente stupita che non si accorse di aver parlato a voce alta fino ad udire la risposta del goblin. « Misure di sicurezza. » 
Il goblin ghignante osservò come la porta brilli lievemente di luce bianca e i battenti si schiudano senza un suono. Si fece avanti a spingere i battenti, scostandoli e mostrando un'enorme stanza cavernosa, con luci fluttuanti sul soffitto, piccole pile di monete di vari metalli negli angoli anteriori, scaffali, bauli, armature, scudi. Mucchi di oggetti, mobili, casse, occupano i vari angoli e bordi. 
« Dovevamo trovare il tutore? » Il goblin chiese, ironico, distogliendo Hortensia dallo studio della Volta. 
« Sì, devo solo trovare... » Un colpo d'occhio verso Griphook, per rispondere, ma la sua attenzione, la sua anima, venne tirata verso il centro della volta. 
Lì si trovava un piedistallo riccamente decorato, fatto del più puro dei marmi bianchi, inciso con scene di battaglie lungo tutta la superficie; sopra di esso, si trovava il bracciale più bello che lei avesse mai visto: un metallo lucido, dall'aria resistente ed elegante, con un gioiello scuro che pulsava a ritmo del suo battito cardiaco; accorgendosi di tale fenomeno le si mozzò il fiato. I suoi occhi non riuscivano a distaccarsi da quel pezzo meraviglioso di gioielleria, tanto presa ad ammirarlo che non si accorse del suo avanzare. Mentre solleva la mano sinistra, non colse la mascella cadente del goblin; la creatura più bassa fissava esterrefatta come la mano della ragazzina entrò in contatto con la pietra scura, indenne. 
E Hortensia rabbrividì: una scossa elettrica toccò ogni angolo del suo corpo, lasciandola inebriata. 

« Animus, anime e leggende, ti concedo la mia energia e ti evoco come da te desiderato! » 
La voce melodica, in qualche modo, apparve più profonda, crepitante di energia e magia. Un'onda gelida spazzò per la stanza, partendo dal punto esatto dove le sue dita posarono sulla gemma; le luci tremolarono, faticando a lottare contro l'oscurità che sembrava ammassarsi proprio davanti a lei, separata solo dal piedistallo di marmo. Due fasci di ombre, dopo aver impiegato pochi secondi per stringersi le une alle altre, lentamente si dissiparono, tornando a mischiarsi negli angoli più bui della stanza. Ma dove prima c'era una chiazza di oscurità, ora c'era un giovane uomo. Un metro e novanta, ampie spalle coperte da un mantello che pareva potesse assorbire ogni luce con cui entri in contatto, mantello che ad un attento esame risultava essere costituito dalle ombre stesse. E il capo, coperto da un elmo di un metallo oscuro, così oscuro e opaco che anch'esso assorbiva direttamente ogni luce vicina. Capelli corvini, leggermente mossi, cadevano fino alle spalle. 
« Hortensia. Porgimi il polso sinistro. » 
La sua voce! Un baritono ricco, ardente nel gelo più distaccato. Quasi sotto una trance, l'undicenne si ritrovò ad obbedire senza mezzo pensiero e un click leggero risuonò nell'aria. Lì, in pochi secondi, si posò il braccialetto di Mithrill, con la pietra scura scintillante e ancora pulsante insieme al suo sangue. 

Sulla soglia del Vault numero 3, Griphook, si accorge di aver assistito all'Evento degli ultimi cento anni: l'Essenza dello spirito e delle anime si era risvegliato. 
Ignorando qualsiasi spettatore, l'alta figura maschile che emanava gelido potere grezzo, aggirò il piedistallo e si affiancò alla giovane, circondandole le spalle con un braccio e semi-nascondendola sotto il suo mantello. Un brivido di soddisfazione l'attraversò mentre si premeva al fianco confortevole del più anziano. 
« Vieni, mia cara. Torniamo in ufficio del Nobile Goblin. » 
Il tono, meno sprezzante e più gentile, era comunque ricco di note ghiacciate. Aiutò galantemente la più piccola a salire sul carrello, ignorando la chiusura della volta e i passi affrettati del Goblin alle loro spalle. Il viaggio di ritorno in superficie avvenne nel silenzio da parte del Goblin; Hortensia, invece, si era confortevolmente accoccolata contro il fianco del suo Animus. 
« La tua presenza sarebbe il mio regalo di compleanno, Animus? »
 La voce, più flebile del solito, ottenne una risatina mascolina dal metro e novanta che la stringeva protettivamente. 
« No, mia cara. La mia presenza permetterà di risolvere tutti i problemi che hai subito negli ultimi dieci anni. » 
Un sospiro insoddisfatto, dalla più giovane. 
« Ti porterò a fare gli acquisti per Hogwarts, troveremo un posto per te dove poter studiare e, questa notte, andrò a ristabilire il mio potere. Domani, al tuo risveglio, avrai il tuo dono. »



Ehilà. Come vi è parso l'arrivo di Animus? Io ne sono già innamorata persa, non so voi.

Mi sono accorta che l'inizio di questa fic è... abbastanza lento. Mi scuso. Però prometto, abbiamo altri due capitoli per Diagon Alley e poi avremo la prima visuale di Hogwarts: l'Espresso u.u 

Mille grazie ad amilcara95 che mi aiuta a non scrivere boiate! *w*
Inoltre, ho riscritto i capitoli 1, 2 e 3. Consiglio una rilettura veloce ;)

Al prossimo chap ò/


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.
Capitolo 5.
Inheritance.

« Parlato »
" Pensato "
« Evocazione »
* Magia *
Linguaggio differente. ( l'inglese sarà la lingua standard. )

beta: amilcara95


Tornati nell'ufficio del responsabile dei conti Potter, Hortensia e Animus si accomodarono nelle poltroncine di fronte alla scrivania. 
« Ora. » 
Animus iniziò, accavallando le gambe e mostrando così che sotto il mantello indossava dei pantaloni in qualche tipo di pelle, del più buio dei neri, e degli stivali, in pelle più resistente. Le mani, dalla pelle chiarissima e dita affusolate, erano posate in cima al ginocchio superiore. 
« Vorrei chiedere due delle pepper-up goblin. Pagheremo, ovviamente. Tuttavia, fino a ristabilire il mio potere, l'evocazione tasserà pesantemente la magia di Hortensia e non voglio che mi svenga tra le braccia. »
Accanto a Griphook, il responsabile dei conti Black annuì seccamente. 
« Ottimo. Nagnok, prendi i costi dalle volte Peverell. » L'uomo poi tornò a rivolgersi a Griphook. 
« Vorrei che controllassi attentamente le volte Potter. So per certo che Albus Silente ha rubato dal mio rione fin dalla morte di Lord e Lady Potter. E voi, i famigerati goblin, non avete fatto nulla per impedirlo. » Si sentiva lo scherno, nella voce. 
« Avete una settimana per ottenere indietro ogni galeone e ogni cimelio Potter preso da altri. Nessun Potter ha mai autorizzato prelievi, dal momento esatto della morte di James e Lily Potter. Silente sarà chiuso fuori, d'ora in avanti, da ogni volta della mia protetta. Chiaro? » 
Il tono scese sotto lo zero, alla fine. I due goblin annuirono velocemente, apparentemente infastiditi. 

« La nazione Goblin non era a conoscenza che ci fossero Essenze rimaste sveglie. » 
Il tono brusco di Nagnok ruppe il silenzio. Pareva oltraggiato dalla mancanza d'informazioni; Hortensia poteva sentire il peso dello sguardo di Animus premere contro il goblin. 
« Abbiamo deciso di... rimanere lontano dai riflettori, per chiunque. Avevamo bisogno di prenderci cura di qualcuno. E ora, stiamo iniziando a permettere ad altri di sapere di noi. Voi Goblin sarete i primi e gli unici che sapranno tutto. Ancora non so il momento in cui comunicheremo tutto al Direttore, tuttavia posso dirvi fin da subito che Hortensia avrà un ruolo primario nel destino di noi, e direi anche del mondo magico. » 
Il tono non variò ad'intensità per tutto il discorso. Eppure, uno sguardo calcolatore filtrò negli occhi del goblin che ora studiava meglio l'erede Potter. 
« Hortensia. » 
Gli occhi del colore della Maledizione che Uccide passarono dal Goblin all'Essenza. 
« Sei l'erede della casa antica e nobile di Potter, della casa nobile di Evans, della casa più antica e nobile di Black e della casa ancor più antica e nobile di Peverell. Sei l'ultima Potter. La casa Evans, qualora tuo cugino Dudley avrà figli magici, avrà altri discententi, altrimenti perirà. Hai diversi parenti della casa Black. La maggior parte di loro sono fedeli a Lord Voldemort, tua nemesi. Tuttavia, c'è solo un altro Peverell oltre te, ed è Tom Marvolo Riddle. Lui discende dal secondo fratello. Tua madre dal primo. Tuo padre dal terzo. Tu sei l'Erede e futura Lady Peverell, lui solo un figlio di Peverell. » 
La voce era più morbida, quando si rivolse alla ragazza. Hortensia si ritrovò soffocata da tutti questi ruoli e titoli; però, annuì.

L'attenzione del Re delle Anime tornò sui poveri malcapitati goblin. 
« Da oggi, le camere blindate chiuderanno. A tenuta stagna. Per ogni prelievo, o anche visita, richiederete una prova di sangue. Le uniche uscite autorizzate sono gli assegni standard per le figlie di Casa Black. Niente cimeli, niente altri soldi, niente visite. Inoltre, so per certo che nei testamenti di James e Lily Potter ci sono dei beneficiari oltre Hortensia. Uno è Remus Lupin e un altro è Severus Piton. Eseguite i passaggi. Contattate Lupin e spiegate lui perchè le volontà sono state bloccate. Inoltre, darete ad Hortensia una lettera ufficiale, sigillata, che porterà lei stessa a Piton. L'uomo è ignaro della sua eredità per colpa di quella vecchia capra manipolatrice del Preside. » 
L'insoddisfazione dell'Essenza era palese. Una piuma prese nota di ogni richiesta di Animus, i goblin parevano oltraggiati da queste informazioni. 
« Provvederemo a tutto, Re delle Anime. » 
Diversi minuti di silenzio, durante i quali i due goblin scrissero su fascicoli diversi, scambiando commenti veloci nella loro lingua. 
Animus si alzò, senza un suono. Con un gesto della mano una piuma autoinchiostrante e una pergamena volarono verso di lui. Scrisse qualcosa velocemente e fece sparire la pergamena nel buco della scrivania per le comunicazioni. 
« Porto Hortensia a rimuovere l'horcrux e i blocchi. Quando torno, voglio una carta di credito per il suo shopping. La camera di fiducia Potter fatela diventare quella congiunta di Potter, Black, Peverell, Evans. Raddoppiate l'importo massimo, dividendolo in quattro, ogni quarto preso dalle sue volte ereditate. » 

Da solo aiutò la undicenne ad alzarsi e l'accompagnò lungo diversi corridoi, scendendo molto più in basso, fino ad una porta in legno dall'aria resistente scolpita con diverse rune. L'elmo sbiadì, sparendo, e mostrando finalmente il viso: pelle pallida, lineamenti aristocratici, zigomi alti, mento affilato, penetranti occhi d'argento liquido. 
« Entra nella stanza. Poniti al centro del cerchio di rune. Probabilmente sverrai. Non preoccuparti, mi prenderò cura di ogni cosa, e al tuo risveglio andremo a fare un pomeriggio di shopping. » 
Le regalò un sorriso premuroso, che farebbe sciogliere le gambe a qualsiasi essere umano. Senza nemmeno parlare, l'ultima Potter entrò nella stanza. 

Si risvegliò su un divanetto. La sua testa era posata contro una coscia morbida, i suoi capelli erano gentilmente accarezzati. 
« Per un minuto ho temuto di aver consumato troppa della tua energia. » 
Il commento venne mormorato, da qualche parte sopra la sua testa. Quando aprì gli occhi si stupì di come ogni cosa fosse più nitida. 
« Mentre riposavi ti ho dato delle pozioni nutritive e una per ricaricare la tua magia. Tenermi evocato ti affatica molto. Da domani mattina avrò il mio potere da usare. » 
Mormorò un assenso a labbra chiuse. Dopodichè decise di alzarsi. Scoprì così di essere ancora nell'ufficio di Griphook e i vestiti usati di Petunia erano stati ridimensionati per lei - anche se ancora erano consunti e usurati. 
« Andiamo, miele. Dobbiamo prendere le tue cose di scuola. » 
Annuì di nuovo, finendo per farsi prendere a braccetto dal meraviglioso giovane uomo che la scortava fuori dalla banca. Perchè avrebbe dovuto scomodarsi a informarla che erano avvolti strettamente in un fascino non-notarmi? Questi uomini!



Iniziamo ad avvicinarci. Avremo lo shopping per Diagon Alley, prossimo. Dopodichè, HOGWARTS!

Mi rendo conto che il mio volere sia secondario a quello dei lettori, quindi.... chiederò. 
Preferite sapere subito più informazioni sulle Essenze o terreste duro a cogliere vari particolari per tutto il primo libro e poi fare un full immersion all'inizio de "La Camera dei Segreti"? 
Io mi ero organizzata così, però ovviamente, posso tentare di modificare la timeline. 

Capitolo 6 verrà postato venerdì 20.

Enjoy ò/


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Hortensia Potter e la Pietra Filosofale.
Capitolo 6.
Diagon Alley.

« Parlato »
" Pensato "
« Evocazione »
* Magia *
Linguaggio differente. ( l'inglese sarà la lingua standard. )

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Abusando allegramente del fascino non-notarmi, Animus fece fermare Hortensia proprio fuori dalle porte della Gringott e la voltò verso di lui; estrasse dalle proprie tasche tre lampi d'argento e con movimenti veloci, 'aggredì' l'undicenne.
Hortensia percepì due fitte distinte ai lobi delle orecchie e, immediatamente dopo un peso confortevole si posò sul suo petto. La mano destra salì a coppa verso il ciondolo della collana, freddo, ma confortevole. La sinistra sfiorò appena uno degli orecchini.
« Cosa... » Aggrottò la fronte, stizzita con il più vecchio.
« Niente, mia cara. Un paio di orecchini e una collana che fanno pandant con il mio braccialetto. Non toglierli mai. »
L'ordine era abbastanza strano ma conoscendo Animus da dieci anni accettarlo non era poi così strano o difficile, così si limitò ad annuire; venne presa a braccetto e i due camminarono tranquillamente lungo Diagon Alley, con il recitare solenne di Animus come sottofondo.
« Hai bisogno di Uniforme, Libri di Testo e altri libri extra, calderone, provette, telescopio, bilancia e bacchetta. Anche un gufo. »
Contò distrattamente con una mano, prima di indicarle un negozio che vendeva 'Bauli, Borse, Zaini per tutte le occasioni'.

Vennero accolti da un tintinnio allegro e dal proprietario che, sorridente da dietro al bancone, chiese subito se potesse aiutarli.
« Vorremmo un baule, in ebano con cerniere in argento; le iniziali HLDEPBP incise sopra la chiusura. Pacchetto di sicurezza avanzato, direi con dna e firma magica e con sette scomparti: una biblioteca, un laboratorio di pozioni, un guardaroba, uno studio con connessione floo esterna, un bagno con piscina, una sala duello e uno scomparto normale. »
Animus non attese neanche un secondo.
« Lo imposterò in pochi minuti! »
Il proprietario sparì nel retrobottega, provvedendo all'ordine.
« Uno zaino e una borsa, Hortensia. »
E mentre l'undicenne iniziò a cercare, brontolò verso l'amico.
« Potresti anche chiamarmi Rea, sai? Ho un nome lungo. »
Uno zainetto di pelle nera, con alamari d'argento, venne scelto rapidamente; in un angolo la giovane trovò anche una borsa a tracolla verde smeraldo, con cuciture d'argento.

Pochi minuti dopo erano già fuori, dirigendosi verso Madama McClan: abiti per tutte le occasioni. Appena entrata nel negozio Hortensia venne spinta verso uno sgabello e dei metri a nastro iniziarono a prendere le misure da soli.
« Hogwarts, cara? »
Conoscendo il suo 'tutore', non si scomodò nemmeno a rispondere. Gli occhi d'argento di Animus brillarono di divertimento.
« Sì. Vogliamo anche un intero guardaroba magico: ci servirebbero due vestiti eleganti da giorno e da sera verdi, rossi, neri. Forse anche dei grigi. »
La Matrona annuì entusiasta, prima di lasciarli andare con la promessa dell'ordine in serata; all'esterno, Hortensia controllò la lista.
« Dobbiamo andare da Wiseacre's, al Ghirigoro e allo Speziale. »
Il moro annuì d'accordo e la portò direttamente al primo della lista, dove ottennero telescopio, bilancia, provette e calderone; dopo di che si fermarono allo Speziale, dove tutti gli ingredienti richiesti vennero comprati e posizionati già nel Baule. Finalmente, la penultima tappa.

Il Ghirigoro era mediamente affollato quando entrarono ma non si fecero problemi nell'afferrare tre cestelli e dividersi: Hortensia avrebbe preso i suoi libri standard e Animus avrebbe preso gli approfondimenti e gli altri argomenti.
Il primo cestello venne riempito con Miranda Gadula, Bathilda Bath, Adalbert Incant, Emeric Zott, Phyllida Spore, Arsenius Brodus, Newt Scamandro e Dante Tremante; il secondo tutti i libri seguito di quelli richiesti, più diversi libri di approfondimento; il terzo cestello venne riempito con aritmanzia, antiche rune, warding( qui non so cosa sia, a mio avviso potresti metterlo in glossario), magia del sangue, rituali, magia elementale, etiquette, galateo, famiglie importanti, grandi maghi e cose del genere.
Dopo aver lasciato giù fin troppi soldi alla cassa, i libri vennero ordinatamente posti nella Biblioteca del baule; riprendendosi a braccetto, Hortensia e Animus tornarono nel vicolo, ora illuminato d'arancio grazie al sole che iniziava a calare all'orizzonte.
« Rimane Ollivander. »
Il commento felice della ragazza viene soffocato dall'altro.
« Mi divertirò a vederti distruggere il negozio. »
Commento che ottenne il broncio, per tre passi, poi tornò la molla entusiasta.

'Ollivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.' diceva l'insegna scura. Aprendo la porta si ritrovò in un'ambiente piuttosto polveroso e consunto, pieno di scatole impilate fino al soffitto. Si addentrò fino al bancone, guardandosi intorno con curiosità. Animus si appoggiò alla porta, con le braccia incrociate.
Dal nulla, sbucò Ollivander che fissò gli enormi, vitrei, occhi grigi sull'Essenza dello spirito.
« Mai, in tutta la mia vita, avrei creduto di avere l'onore di vedere in carne ed ossa una delle Essenze. »
Il tono vago non tradì l'entusiasmo che sicuramente provava l'anziano creatore di bacchette.
« Miss Potter, l'aspettavo. Sì, sì. »
Gli occhi si spostarono su Hortensia e lei, come insegnato dal suo mentore, consentì alla sua magia di darle una panoramica sull'anima dell'uomo: saggio, potente, gentile, appassionato. Ci furono un paio di secondi di silenzio assoluto, grigio contro verde, uno scambio di sguardi che parrebbe aver dato risultati.
La giovane venne messa al corrente delle bacchette dei suoi genitori e successivamente il metro a nastro prese misure di ogni parte del suo corpo; mentre misurava lo spazio tra le narici, il creatore di bacchette lo fermò e le porse una pila di bacchette.
Alcune fecero esplodere vari oggetti, altre la fecero rabbrividire in orrore, un paio addirittura esplosero! Qualche aneddoto interessante venne rivelato tra una prova e l'altra, le scatole iniziarono ad impilarsi sul bancone, nessuna bacchetta sembrava accettarla.
« Perchè non pensi a Noi, per la sua bacchetta? »
La domanda divertita provenne dalle spalle della testolina rossa e adocchiò con la coda dell'occhio il sorriso divertito di Animus.
« Cosa? Oh, ohhh. Ovviamente, nessuna bacchetta ordinaria farà al caso suo! »
Ollivander sembrava aver capito quello che lei non colse perchè sparì nei recessi del negozio e tornò pochi minuti dopo, coperto d'uno strato di polvere, con una scatoletta più che consunta tenuta con riverenza.

Sollevò il coperchio, posandola al centro del bancone.
« Questa bacchetta non è una Ollivander. Il mio primo antenato la trovò e la prese nel suo negozio. Non è mai stata venduta, nè cercata. E' in legno di sambuco, tredici pollici, leggermente flessibile, multi-core. »
La riverenza nella voce era palpabile. Ammirarono tutti e tre la bacchetta dritta, affusolata, di legno chiaro, posata sul velluto rosso sangue della scatoletta nera.
« Hortensia, questa è la tua bacchetta. »
Arrivò dalle sue spalle.
« Come detto da Ollivander, questa bacchetta è La Bacchetta, la prima bacchetta del mondo. Ha l'ultimo crine volentieri donato del mio primo Thestral; la prima piuma donata dalla prima Fenice; l'unica corda di cuore del Re dei Drakon, estinti da più di mille anni, e l'unica corda di cuore dell'ultimo Plesiosauro, uno degli ultimi dinosauri ad estinguersi. Gli ultimi due nuclei sono il capello della prima Banshee e... un capello umano. Un capello umano, rossiccio, lungo e mosso, appartenente ad una donna dagli occhi di smeraldo. »
Mentre descriveva i core, Animus si chinò alle spalle di Hortensia, finendo in un sussurro riverente. E la voce soave, la presenza rassicurante, la guidarono nell'allungare la mano sinistra verso la bacchetta. Appena il sussurro cessò, la mano si chiuse sul manico.
Il mondo di Hortensia esplose.

La mattina successiva, in una delle stanze del Paiolo Magico, l'undicenne si svegliò al suono di una civetta; la bacchetta pulsava contro il suo braccio sinistro, stretta nella sua fondina. Piacevolmente tiepidi, gli orecchini e la collana di mithrill con le pietre blu, verde e viola. Seduto nella poltrona dall'altra parte della stanza, sorridendole, c'era Animus - nessun tiro sulla sua magia.

Animus, Re delle Anime, era tornato sul suo Trono.



hey. eccoci con la sesta tappa di Hortensia!

consiglio vivamente di riguardare il prologo che è stato riscritto e ho cambiato l'impaginazione di tutti i capitoli. sto diventando pratica :3

avviso da subito che l'attesa tra un capitolo e l'altro aumenterà. ho sfornato i primi uno al giorno - o quasi - ma ora ho altre cento cose da fare quindi farò un po' fatica a starci dentro con tempi veloci. spero di fornirvi almeno un capitolo ogni tre giorni.

capitolo 7 verrà postato lunedì 23, se tutto va bene.

durante l'attesa, mi lasciate qualche consiglio e/o parere? mi fareste tanto felice!

enjoy ò/


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