Le gioie della paternità

di Elisir86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo incontro ***
Capitolo 2: *** Vestiti ***
Capitolo 3: *** Scambio ***
Capitolo 4: *** crescita ***
Capitolo 5: *** Alzare la testa ***
Capitolo 6: *** Austria ***



Capitolo 1
*** Primo incontro ***


Le gioie della paternità

Storia partecipante a "It's time for Tombola! challenge"

 

Raccolta 

 

1

Primo incontro

 

 

Titolo: Le gioie della paternità
Rating: Giallo, ma solo per il linguaggio di Romano
Partecipa a: "It's time for Tombola! challenge"
Numero della tabella: 30
Numero della casella: 73
Personaggi/coppie: Antonio, Romano con la partecipazione di Roderich e Feliciano

Note: è la prima volta che mi accingo a scrivere delle flashfic...

 

Antonio abbassò lo sguardo sul bambino, era veramente basso e gracile. Quasi gli veniva da ridere al pensiero che quel esserino insulso si era impuntato sui suoi piedini per rimanere saldo sul Suo terreno; ed era strano che nonostante tutto nessuno dei precedenti padroni susseguitisi nel corso della Storia non fossero riusciti a smuoverlo di un centimetro.

“Cosa guardi bastardo?!” sputò con impudenza, e con una voce così bambinesca e poco virile che lo costrinse a ridacchiare.

Era buffo il Sud Italia! Alto meno di un metro che lo squadrava con quel cipiglio severo.

“Merda, ti ho detto che hai da guardare?!” Un vero peccato che dalla sua boccuccia da bambino innocente uscissero certe parole.

“Io sono il tuo nuovo boss...” Sud Italia lo guardò; spalancando quei suoi occhioni verdi dello stesso strabiliante colore dei germogli in primavera.

Sbatté le palpebre un paio di volte e lasciò scivolare sul vestito elegante le mani. Antonio sorrise nel momento esatto in cui il moccioso iniziò a correre verso di lui, dopo lo vide spiccare un salto e sicuro che lo volesse abbracciare, spalancò le braccia, poi tutto quello che avvertì fu un forte dolore al torace e l'impatto del suo sedere sul terreno.

Nel mentre che le lucine dorate smettevano di danzargli davanti agli occhi, alzando la testa, scorse Sud Italia in piedi davanti a lui, a braccia conserte, che ora lo squadrava come se davanti avesse un mentecatto!

“Io non ho bisogno di un boss, bastardo!” proruppe il sorcetto.

Antonio alzando il sopracciglio decise che era l'ora di sfoderare la sua arma più intimorente, di conseguenza spalancò le labbra e rise.

Facendo fuoriuscire quella risata di scherno, che nel corso dei secoli, era stata in grado di avvilire perfino il suo sanguinolento esercito, disse: “Oh, sarai perfetto come giullare di corte!” e rise ancora “Sai? Da qui non sembri nemmeno tanto basso...” concluse con un ghigno.

Che malauguratamente si spense nell'esatto momento in cui uno degli esili piedini di Sud Italia si abbatteva con forza e determinazione sulla sua mano destra, “Stronzo!” costringendolo ad emettere un grido disumano.

Il tacco dello stivaletto si era perfettamente guadagnato il suo posto nel dorso, facendolo sanguinare.

 

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Capitolo 2
*** Vestiti ***


2

Vestiti

 

 

In quel momento gli occhi di Romano erano due fessure di gatto, affilate come rasoi e pronte ad uccidere con un solo sguardo chiunque. “Non sono carini?” -sopratutto quel bastardo di spagnolo che lo aveva portato a forza via da casa sua- lo aveva sommerso con tutti quei pomposi vestiti femminili.

“Li ho fatti realizzare apposta per te!” disse gioviale Antonio, poggiato placidamente in piedi accanto all'armadio, in una posa che lui avrebbe definito semplicemente come: da preda!

“Carini un cazzo!” aveva esclamato il bambino “Sono da donna!”

L'uomo rise divertito, avvicinandosi “Sono sicuro che ti staranno benissimo!” ne prese uno verde smeraldo con delicate mani, era pieno di laboriose ed umilianti decorazioni di stoffa equivoca e pietre preziose “Questo ti farà sentire una regina!”

Romano inalò pericolosamente fiato e strinse i pugni con rabbia, prima di colpire Spagna con un bel calcio piazzato negli stinchi.

“Sono un maschio cretino!” aveva urlato, mentre guardava l'altro ululare e saltellare per la stanza come il cretino che voleva far sembrare lui.

 

Tre ore più tardi, Romano era davanti ad un certo Carlo V conosciuto da tutti -ma non da lui- come il Re di Spagna squadrandolo con furore senza minimamente nascondere il suo bisogno e desiderio di vederlo incendiarsi con una delle candele, vestito con un scomodissimo abito femminile pieno di... trine e merletti, con il corsetto che gli lacerava i fianchi e la gonna che pesava più di lui.

Antonio nel corso della presentazione ufficiale si era tenuto in disparte, ma ora era chino sul suo volto e con un ghigno fastidioso e beffardo, gli stava sussurrando all'orecchio: “Il rosa ti dona sai?”

Romano per protesta gli pestò per la quarta volta in quella serata il piede sinistro, colpendo con la precisione di anni il mignolo ormai martoriato.

“Bastardo...” borbottò, schiacciando con forza il tacco sul dito martirizzato, desiderando ridurlo in polvere o veder staccarsi quel pezzo di carne.

Antonio con le lacrime che gli scorrevano dagli occhi, trattenne a stento un gemito lamentoso, consapevole che la rigida etichetta di corte avrebbe mal tollerato un comportamento meno che eccellente da parte sua.

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Capitolo 3
*** Scambio ***


 

 

3

Scambio

 

Romano era abituato a vedere gli sguardi pieni d'ammirazione verso suo fratello.

Era stato imbacuccato e trascinato a forza a quella stupida “riunione di famiglia” per essere sfoggiato come un animale esotico al guinzaglio, per poi finire ignorato come lo straccio di seta che Scassa-Antonio gli aveva levato dal collo appena entrati.

Suo nonno dopotutto lo aveva lasciato da solo per secoli mentre portava Feliciano con se in lungo e in largo per l'Europa, e anche tutti coloro che nel tempo avevano conquistato il Sud Italia, specie dopo la morte di Roma, l'avevano interrogato sistematicamente, desiderando ardentemente informazioni per conquistare suo fratello ed averlo accanto; per questo non si era stupito nel vedere gli occhi di Spagna riempirsi progressivamente di adorazione per Feliciano.

Tuttavia la frase che disse con quel tono di leggerezza ad Austria, gli strinse il cuore in maniera molto più dolorosa di quanto si aspettasse.

“Feliciano è molto più educato e carino di Romano, che ne dici di fare scambio?” la risata egocentrica che seguì riempì il salone per alcuni secondi, prima che la voce pacata di Austria la sovrastasse: “Hai difficoltà a gestire un bambino, Spagna?”

Romano alzò lo sguardo sulla figura altera di Roderich: non gli era affatto simpatico e lo trovava fin troppo pomposo.

“Sono sicuro che tu riusciresti...” aveva sorriso gioviale Antonio, afferrando con mani ferme le spalle di Feliciano ed attirandolo a se.

“Vee...” la voce flebile di Nord Italia fu udibile solo per suo fratello che si voltò dall'altra parte fissando ostinatamente il muro.

Vedere Antonio stringere in un abbraccio Feliciano faceva sgorgare in lui una rabbia cieca e gli occhi si velarono lentamente di lacrime, proprio come quando vedeva Nonno Roma prendere sulle spalle suo fratello lasciando lui in disparte.

“E a te, Romano? Non ti piacerebbe vivere insieme ad Austria?” chiese giulivo Spagna.

La risposta della piccola Colonia fu un modesto quanto lapidario lancio di scarpa in pieno viso, coronato da un “Crepa, bastardo.” sibilato con tale astio da far congelare sul posto entrambi gli adulti.

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Capitolo 4
*** crescita ***


4

Crescita

 

 

Antonio aveva abbandonato un Sud Italia iroso, basso e fragile, accuratamente agghindato in nobili abiti femminili ed assicurato ad una sufficiente quantità di crinoline e sottogonne per evitare che facesse troppi danni alla Sua terra, prima di partire all'allegra e sanguinaria conquista delle Americhe, ma quello che aveva davanti a se in quel momento era un adolescente fatto, e sì quasi finito.

Romano gli arrivava al torace, indossava delle fascianti brache di seta rossa e una camicia di lino semplice che mettevano in risalto il fisico asciutto, ma soprattutto quello sguardo che lo sfidava furioso, come se non l'avesse mai lasciato.

“Che hai da guardare bastardo?!” sputò come sempre il sorcetto.

Antonio sorrise sadico mentre constatava quanto fosse cresciuto rapidamente, non lo gradiva affatto, gli dava l'impressione che con la sua assenza aveva perduto qualcosa d'importante.

“Sei sordo coglione?!” gli gridò quasi in faccia il ragazzino. Aveva incrociato le braccia e alzato il mento, mentre il viso veniva leggermente sfigurato da un adorabile quanto irritante cipiglio corrucciato. “Smettila di guardarmi!”

Antonio sbatté elegantemente le palpebre prima di circondarlo con le braccia di slancio, mentre sul suo magnifico volto si disegnava un molto diplomatico sorriso falso.

“Come sei carino!” esordì, schiacciandolo in un abbraccio opprimente e affondò il viso tra i capelli della giovane Colonia, cercando d'ignorare quella fastidiosa sensazione che gli impugnava lo stomaco.

Romano si divincolò con forza: “Lasciami subito, bastardo!” Il volto era reso rosso dallo sforzo e dalla vergogna.

“Romanito sembri un pomodorino!” lo canzonò pizzicandogli le guance, ricevendo in cambio una poderosa ginocchiata nelle -ancora poco esplorate dal sorcetto- regioni vitali . “Stronzo!”

 


Note dell'autrice

Sarebbe gradita una bombetta al chetcup nelal zona commenti, così tanto epr sapere se devo già scrivere una fine splatter o il romantico final happy con Romano, che può trasformarsi in splatter comunque visto il personaggio... ovviamente l'abito bianco sfarzoso a gonna ampia Antonio lo ha già prenotato, se non altor per dispetto! XD

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Capitolo 5
*** Alzare la testa ***


5

Alzare la testa

 

 

“Sei pazzo!”

Antonio non si era aspettato di sentire quelle parole da Romano. Il giovane tremava di rabbia repressa, aprendo e chiudendo i pugni, agitando le mani al vento come se in quel frangente il suo stesso corpo fosse una rete insopportabile di catene di cui voleva disfarsi per sfogare il furore che lo attraversava.

“Non farai arrivare la tua pazzia nelle mie terre!” gli aveva urlato il ragazzino puntando il suo sguardo furente e determinato nel proprio, portando il volto all'altezza del suo, facendolo tremare dentro.

Sorpreso della propria irrazionale reazione Antonio balzò con uno scatto dalla sedia: “Tu sei una mia colonia!” Aveva ribattuto con astio, irrompendo con fragore le mani sulla scrivania e facendo traballare gli oggetti posti.

Accadeva spesso che quando Romano esagerava nei suoi comportamenti infantili, si sentiva indotto a sottolineare quella possessione e fino a quel momento, il giovane aveva immancabilmente frenato la lingua e chinato il capo di fronte all'evidenza, e alla sua autorità.

Ma per sfortuna un pugno potente quanto quello di un marinaio navigato -i cui muscoli erano stati livellati per anni nelle impetuose onde del mare- aveva sbattuto sul muro a piena forza fracassando il prezioso panello in legno.

Antonio il cui petto si alzava frenetico e il cui respiro usciva affannoso condensandosi sulle labbra, puntava gli occhi sconvolti in quelli di Romano, perché per la prima volta dal loro incontro, vi vedeva una Nazione.

Si lasciò cadere sconfitto sulla sedia imbottita mentre l'affermazione della sua colonia riempiva l'eco della stanza ed impregnava le mura, incidendole come un fascino.

“Ho detto che non ci sarà quella merda nelle mie terre!” ribadì deciso, raddrizzando la schiena, sollevando il petto e mostrandosi per la prima volta al suo cospetto in tutta la sua Altezza.

 

 

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Capitolo 6
*** Austria ***


 

 

6

Austria

 

 

 

Spagna si era gettato a rottadicollo sui ferri e aveva stretto i pugni sulle albarde mentre le guardie austriache gli sbarravano la strada incrociandole avanti e dietro di lui, in un'unica soffocante fila parallela di soldati che segnavano la disfatta della sua operazione segreta di ritirata.

La pomposa figura di Roderich si stagliava a meno di 1/4 di tiro di schioppo da lui, una mano indugiava leziosa sull'imponente e sudicia spalla di Romano. Posto accanto a lui aveva braccia incrociate, le gambe divaricate e la sola camicia di lino che lasciava i possenti avambraci scoperti; i culottes di morbida seta verde-bruno erano infangati e ricoperti della lordura della strada percorsa a spron battuto in sella ad Atrum.---

“Tu, maledetto bastardo! Figlio di cagna!” aveva ringhiato come un lupo rabbioso “Non avrai mai il permesso di prenderti Romano!”

 

Dopo la conclusione delle battaglie mosse per il trono nella Guerra di Successione Spagnola, le potenze vinte dalla loro stessa fatica avevano concordato una pace fittizia ad Utrecht poche settimane orsono, per rinvigorire le forze gli approvvigionamenti e il morale, per poi riprendere a darsela di santa ragione per il dominio delle terre, com'era nel loro sacrosanto diritto.

 

Austria sistemandosi gli occhiali sul naso era del tutto concentrato sulla presenza più prominente del dovuto del Sud Italia. Ora che lo aveva debitamente conquistato -poco importava che il ragazzo gli fosse gettato in seno all'improvviso nel suo tentativo d'intercettare la fuga dell'iberico sulla strada per la Reale Tenuta del Carditello- era preoccupato nel constatare quanto Romano dimostrava così prepotentemente la sua statura di Nazione in confronto a suo fratello, che dopo secoli ancora non gli arrivava alla cintura.

“Non sei in grado di occuparti di lui in questo momento.”

 

“È mio!” urlò Antonio, sentendosi come se gli stessero aprendo il torace per lasciarci solo il vuoto. “Mio!”

Romano lo guardò con occhi affilati, così freddi e carichi d'odio mentre Spagna annaspava disperato nella consapevolezza “Io non appartengo a nessuno, bastardo!”

 

 

 

 

Note :

 

Atrum: stallone di razza "Appolosa", mantello Leopard o Brina. Originario iberico.

lega: 4-6 km

schioppo: arma da fuoco la cui gittata arrivava ad 300m massimo, mentre il tiro normale 100m

Reale tenuta di Carditello: circa 4 km ad ovest dell'abitato di San Tammaro, provincia di Caserta, Regno di Napoli.
 

La pace di Utrecht si risolverà con un'altra guerra che si svolgerà soprattutto nei mari per la supremazia sulle acque del mediterraneo ed inizierà di fatto alla fine del 1717 su iniziativa spagnola (con invasione della Sicilia e Sardegna) e terminerà con la sconfitta di quest'ultima ed il trattato dell'Aia all'inizio del 1720. Dove il regno di Napoli e Sicilia passerà temporaneamente per qualche decennio nelle mani dell'Austria, prima di consolidare i Borboni al trono e stabilizzare il regno sotto il controllo degli eredi delle famiglie: Farnese, Asburgo e dei Borbone di Spagna.



Angolo dell'autrice:

Della serie quando vincono tutti: io immagino già la faccia di Romano quando gli diranno che Antonio lo reclama poiché Roderich ha ricevuto in cambio le terre dei Farnese e dei Medici, dopo la conquista sul campo delle terre meridionali da parte di Carlo III nella guerra di successione polacca, bel secolo di casini il '700.

 

Non trovate romantico il fatto che Antonio abbia passato 3 anni a combattere testardamente in mare per cercare di riavere il suo giocattolo?

 

 

 

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