Tre all'improvviso

di Alex995
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 Premesse:
Se non avete visto il film "Tre all'improvviso" .. fatelo. E' davvero divertente e poi riguarda indirettamente la serie di Arrow visto che il suo regista è il nostro produttore esecutivo preferito ovvero Greg Berlanti! 
Inoltre vorrei anticiparvi, che la storia avrà una piega diversa rispetto al film... qui Oliver e Felicity sono migliori amici, nel film i due protagonisti si odiano. Mi sembrava carino esplorare questo tipo di relazione tra i due ma chi mi conosce sa che  i problemi sono dietro l'angolo! Prometto però di essere buona e spero di farvi appassionare anche a quest'altro lavoro. 
Non vi voglio rivelare niente quindi vi lascio al capitolo.
Buona lettura :D





                                                                                               Capitolo 1

Gennaio 2011
-Sei in ritardo.-
Anche questa mattina non ho sentito la sveglia.
 Ieri , nonostante fosse giovedi sera, dopo una lunga settimana  trascorsa a leggere e firmare non so quanti contratti,  mi sono concesso un’uscita con i miei amici, trascorrendo un po’ di tempo al Verdant. In realtà sono tornato a casa all’una passata, leggermente brillo visto tutte le birre che ci siamo scolati ma questo evito di dirlo. Era da tempo che non uscivano come ai vecchi tempi: io sono stra-impegnato con l’azienda di famiglia viste le pressioni di mio padre che vuole farmi lavorare da solo per andare in pensione in anticipo;  Tommy dedica anima e corpo al lavoro e alla sua nuova bellissima moglie avendo convolato a nozze pochi mesi fa; Barry lavora nel dipartimento scientifico di polizia della città risolvendo casi su casi,  mentre Ray sta lavorando come un matto per stipulare un contratto con una nota azienda londinese a nord della capitale britannica.
-Lo so.- rispondo secco controllando di sfuggita l’orario sull’orologio che ho sul polso.
Cazzo, mi ucciderà.
-Sai anche che Felicity si arrabbierà a morte, vero?-
John questa mattina  è davvero perspicace. Forse anche troppo.
-Per questo motivo ho una guardia del corpo.- puntualizzo guardando negli occhi il mio amico tramite lo specchietto retrovisore.
-Ah, no… hai sbagliato persona.- dice John retorico. –Non ho intenzione di proteggerti da lei.-
-Sul serio?- chiedo divertito vedendolo cosi serio.
-L’ultima volta che avete litigato non  vi siete parlati per tre giorni, amico. Non parliamo di una biondina qualunque.. –
Ha dannatamente ragione. Felicity non è una bionda qualunque. Non è come le altre donne. Lei è spiritosa, diligente, seria,  divertente… dannatamente sexy anche se odia essere definita cosi. Ha certi occhi azzurri e certi capelli biondi che la rendono dannatamente irresistibile. Per non parlare delle sue labbra, carnose e colorate ogni giorno con un rossetto diverso.
-Tre giorni?- chiedo confuso.
-Per scusarti le comprasti i suoi cioccolatini preferiti… ricordo che erano impossibili da trovare.- dice rinfrescandomi la memoria.
Ha ragione. Ricordo bene quel giorno perché fu la nostra prima vera litigata. E’ successo l’anno scorso, erano da poco passate le feste natalizie, ed io ero nervoso per l’arrivo di un socio italiano che voleva entrare in affari con noi. Non so cosa le dissi, lei mi rispose di rimando e io la invitai a stare zitta dicendoglielo però in malo modo. Ricordo anche i suoi occhi. Erano increduli, spenti e perché no anche furiosi.
Se non le avessi chiesto scusa io, forse a quest’ora non sarebbe neanche più la mia assistente. E io ho bisogno di lei. Non solo perché riesce a conciliare tutti i miei appuntamenti, ma perché è la mia partner.
E’ l’unica donna della mia vita che mi fa filare. L’unica che mi fa ragionare, che mi da  l’energia necessaria ad andare avanti.
E’ anche l’unica donna che mi ha respinto.
Prima che diventasse la mia assistente, quand’era solo una dipendente della Queen Consolidated nel reparto informatico, le chiesi di uscire con me per una birra.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Sono passati già due anni, ma la sconfitta mi brucia ancora dentro. Volevo provarci con lei, ma lei in tutta risposta mi diede un bel palo, che ancora oggi mi fa bruciare di rabbia. Forse per questo motivo mi sono convinto dell’idea che non dovevo lasciarla andare.
Promettendole che avrei tenuto le mani a posto, le ho chiesto di uscire insieme e dopo qualche mese siamo diventati migliori amici.
Lei sa tutto di me e io so tutto di lei.
Beh non tutto tutto, visto che ancora non so quanto porta di reggiseno e se fa sesso con il profilattico, ma in generale so molte cose. Ci ho messo un po’ a conquistare la sua fiducia, ma alla fine ne è valsa la pena.
Quando Bethany (la mia vecchia assistente) mi avvisò che aspettava il suo primo figlio, non ci pensai due volte a dare a Felicity una promozione, convertendola cosi nella mia segretaria.
Una segretaria che non mi porta il caffè, precisiamo.
Lei all’inizio era furiosa, per via della voci che giravano su di noi in azienda, ma poi si è calmata pian piano dimenticando la faccenda nonostante le voci continuino ad esistere.
Sono passati due anni  da quando ha iniziato a lavorare per me, e non ho mai rinunciato ad uscire con belle ragazze per svagare la mente. Ma non posso nascondere che, nel mio cuore  c’è sempre lei.
Non so come spiegarlo ma… è come se sapessi di essere destinato a lei. Tutte le altre, per quanto possano essere belle e intelligenti, vengono subito poste a confronto con lei e perdono importanza.
Lei vince su tutto.
-Fermiamoci alla sua caffetteria preferita.- dico risoluto sapendo quanto Felicity ami il caffè.
-Pensi che questo la calmerà?- domanda John divertito.
-La conosco meglio di chiunque altro… credimi mi perdonerà senza battere ciglio.-

 
                                                                                                                  *********************************

 
E’ in ritardo. Di nuovo. Sarà la ventesima volta che accade in questi mesi. La riunione sta per cominciare e lui non c’è.
Avrà fatto tardi ieri sera? Avrà visto qualcuno? Conosciuto qualche ragazza nuova?
Ma cosa me ne importa? In fin dei conti la mia opportunità l’ho avuta. E’ vero mi sono pentita di avergli detto di no due anni fa, ma sono più contenta di essere diventata sua amica. Di essere diventata sua assistente.
Con lo stipendio che mi da, sono riuscita nel giro di due anni a mettere insieme una bella somma di denaro per comprarmi finalmente un appartamento in centro (anche grazie ai risparmi messi da parte per il college) lasciando cosi il trilocale che occupo da 4 anni.
L’affitto è arrivato alle stelle, odio il quartiere per non parlare dei vicini che sono sempre sgarbati. L’unica persona che mi dispiacerà lasciare sarà la signora Ryan, che poverina da quando le è morto il marito, non fa altro che trascorrere le sue giornate a casa a fare l’uncinetto in compagnia del suo amato gatto.
Sono nella sala riunioni, mettendo a punto gli ultimi preparativi per la riunione (come attivare il proiettore e disporre le cartelline con i conti inerenti all’ultimo mese) quando sento la sua voce e sono costretta a girarmi verso di lei fingendo un sorrisetto tirato.
-Felicity.-
Odio la sua voce. Odio lei.
Non sono mai stata una persona cattiva ma con lei.. credo davvero che potrei metterle dell’acido nel caffè se solo ne avessi la possibilità.
-Signorina Rochev.- dico avanzando verso di lei. –Posso aiut….-
-Dov’è Oliver?- chiede acida interrompendomi.
Perché devo sopportarla cosi? Lei non è il mio capo. Lei non è nessuno per me.
-Sta arrivando. C’è traffico.- dico rifilandole la solita scusa banale.
-Perché lei è già qui allora?- chiede fingendosi perplessa.
Lei è la stronza che ha messo in giro le voci su di me e Oliver. Lei ha fatto credere all’intero consiglio, ai dipendenti e perché no anche alla ditta delle pulizie che Oliver ed io c’è la spassiamo sotto le coperte come due conigli.
Ad aumentare ancora di più queste voci, è la condotta di Oliver che da due anni a questa parte è cambiata da cosi a cosi. Di raro finisce sulle riviste scandalistiche, non si fa più vedere in giro con prostitute o modelle di night club… è diventato un CEO modello.
Evito di risponderle, nel momento in cui anche gli altri membri del consiglio ci raggiungono e prendono posto bevendo il proprio caffè in attesa che la riunione inizi. Sbuffo leggermente, entrando nell’ufficio di Oliver solo per raggiungere l’ingresso del 17° piano dove c’è la mia scrivania. Prendo il cellulare e vado nelle ultime chiamate, con l’intento di chiamare il ritardatario e capire dove diavolo si sia cacciato, quando sento il campanello dell’ascensore suonare avvisandomi cosi dell’arrivo della cabina. Quando lo vedo uscire, vestito in uno dei suoi soliti completi grigi, tiro un sospiro di sollievo e gli vado incontro.
-Mi dispiace sono in rit….-
-Hai la minima idea di che ora sia? Ti avevo espressamente chiesto di arrivare puntale stamattina!- sbotto furiosa per questo suo comportamento infantile, puntandogli un dito sul torace. –Sai quanto sia odiosa la tua socia in affari, sai quanto le piaccia mettermi in difficoltà e tu che fai? La aiut……-
Quando mi alza un sacchetto di cartone davanti agli occhi (sacchetto che aveva nella mano sinistra e che io non ho letteralmente visto) , mi zittisco di colpo leggendo il logo della caffetteria che tanto adoro.
-Ti sei fermato da CCOJITTERS?- domando incredula.
-Caffè con panna, una manciata di cannella e due bustine di zucchero.- dice porgendomi il pacchettino. –In più….-
Evita di continuare la frase, suscitando cosi la mia curiosità invitandomi ad aprire la bustina.
-Muffin ai mirtilli.- sussurro accennando un sorrisetto. –Quindi …..hai fatto tardi per prendermi la colazione?-
Conosco già la risposta. Non è la prima volta che mi porta la colazione ma so che in questa circostanza l’ha fatto solo per farsi perdonare.
-In realtà…volevo farmi perdonare.- sussurra dolcemente. –Ieri sera ho fatto tardi con i ragazzi e non ho sentito la sveglia.-
Quando sento queste parole, mi calmo subito. Non mi ero neanche accorta di essere nervosa.
Ero nervosa perché pensavo che fosse uscito con qualcuna?!
-La riunione è iniziata.- dico fredda. - Vai, altrimenti dovrò fare i conti con la serpe.-
Non mi faccio nessun problema a definire Isabel una serpe davanti a lui. In passato, le sue frecciatine mi rendevano nervosa a tal punto da rispondergli male. Lui ovviamente non ne capiva il motivo cosi dopo un po’, ho iniziato a confidarmi con lui circa le voci che giravano sul nostro conto.
Voci che ripeto sono state messe in giro da Isabel.
Sa quanto quella donna può essere odiosa. Un paio di volte ha ascoltato le nostre conversazioni ed è rimasto impressionato dalla sua freddezza.
Prima di andarsene, mi da un bacio veloce sulla guancia  e poi si avvia verso il suo ufficio. Sto per sedermi di nuovo al mio posto, quando sottocchio lo vedo ritornare verso di me.
-Quindi mi hai perdonato?- chiede sporgendosi di poco sulla soglia dell’ingresso del piano dove c’è la mia scrivania.
-Vai.- gli ordino facendo la seria per alcuni secondi. Quando vede che fatico a trattenere un sorriso, esegue gli ordini e va in sala riunioni.
Prendo dalla busta della caffetteria il mio caffè, e inizio a sorseggiarlo con gusto nonostante sia già il terzo che prendo da stamattina. Un paio di minuti più tardi, e dall’ascensore esce anche John Diggle, autista nonché amico di Oliver.
-Hey, Dig.- dico salutandolo sorridente.
-Buongiorno Felicity.- dice avvicinandosi a me per darmi un bacio sulla testa.
E’ come uno zio per me. Ci comportiamo come se fossimo amici più che colleghi. Entrambi lavoriamo per Oliver e siamo sulla sua busta paga, ma …. dedichiamo anima e corpo in ciò che fa. Gli vogliamo bene. Anche se è il nostro capo.
-E’ riuscito ad addolcirti con il caffè, eh?- chiede retorico sedendosi sulla sedia di fronte a me.
-E con un muffin ai mirtilli.- preciso.
-Stai perdendo colpi Smoak.- dice sfottendomi un po’.
-Oh no… ti sbagli di grosso… credimi.- dico facendogli l’occhiolino.
-Conosco quello sguardo.- ammette John divertito. –Cos’hai in mente?-
-Oliver si è magicamente offerto di aiutarmi a fare il trasloco…- dico mentendo spudoratamente.
Non ho ancora trovato un appartamento, ma qualcosa mi dice che…. Oliver Queen sarà più che contento di aiutarmi con gli scatoloni.
-Ah… ora è tutto chiaro.- dice John scuotendo il capo divertito.
 
 
 
-Passo a prenderti alle sette?-
Sono cosi concentrata sullo schermo del mio pc, controllando i vari appuntamenti di Oliver per la settimana prossima, che non mi accorgo neanche della sua presenza. Alzo lo sguardo, trovandolo senza giacca, sulla soglia del suo ufficio con le mani in tasca.
Sono passate da poco le quattro e tra qualche ora potremo finalmente andare a casa. Sono stanca, davvero molto stanca ma evito di ammetterlo a voce alta perché se Oliver mi sentisse mi manderebbe via.
-Come ?- chiedo confusa vista la sua strana domanda.
-Passo a prenderti alle sette?-
-Avevamo un appuntamento?- chiedo titubante. –O una cena di lavoro? Oddio me ne sono dimenticata!-
Non ho un vestito. Non ho fatto la messa in piega ai capelli!
Non è la prima volta che Oliver mi chiede di accompagnarlo a qualche serata. Soprattutto se sono serate di beneficenza. Mi piace fargli da accompagnatrice, perché riesce sempre a farmi sentire speciale. Mi scosta la sedia, mi fa assaggiare i suoi piatti….
Siamo migliori amici. Io non ho mai avuto un rapporto del genere con nessuno e lui la stessa cosa. In realtà credo di essere la sua unica vera amica ma questo è un altro discorso.
-L’hai dimenticato, vero?- chiede Oliver venendo verso di me per appoggiarsi con il bacino al bordo della scrivania.
Controllo velocemente l’agenda sulla scrivania, notando che non ci sono impegni per la serata.
-Non ci sono cene di lavoro…-
-No… nessuna cena. Beh in realtà c’è una cena ma è con ….-
Oh merda. Come ho fatto a dimenticarmene? 
-Tommy e Laurel.- dico interrompendolo ricordando di colpo l’impegno preso con i nostri amici.
Tommy e Oliver sono amici sin da piccoli. Malcom (il papà di Tommy) e Robert (il papà di Oliver), sono perfino in società insieme. A differenza loro, Laurel ed io ci siamo conosciute qualche anno fa, grazie a Sara, sua sorella. Quando arrivai a Starling City dopo la laurea, non conoscevo nessuno. Incontrai Sara al Verdant (all’epoca ci lavorava come barista) mi prese subito in simpatia (in realtà ha ammesso che ci voleva provare con me visto che è lesbica ) e allora mi fece conoscere nuova gente. Tipi strani (ancora oggi non comprendo a pieno la battute di Cisco Ramon), ma che sono davvero simpatici. Barry è un nerd come me che stra vede per la serie House of cards. Caitlin Snow la sua ragazza come me è amante dei computer. Ray Palmer è il tipico miliardario, con la testa sulle spalle, innamorato pazzo della sua fidanzata Kendra, la quale lavora come barista nella mia caffetteria preferita.
-Vogliono mostrarci la casa.. i lavori sono finiti la settimana scorsa.- dico ricordando la telefonata di Laurel della settimana scorsa.
Hanno comprato una villa a due piani non molto lontano da villa Queen. Una casa in una zona residenziale, molto grande con un bel giardino nel quale Tommy ha fatto montare un gazebo in legno per le cene estive. Siamo a gennaio, visto il freddo che fa, ci vorrà ancora un po’ di tempo per organizzare dei pranzi all’aria aperta ma già pregusto il giorno in cui siedero all'aria aperta circondata dalla persone che amo. Riesco perfino ad immaginare i raggi del sole sulla mia pelle. 
-Sei stata tu a dirle di si.. io non ne sapevo nulla.- ammette Oliver come se volesse giustificarsi.
-Tommy evita di chiamare te perché sa che hai la memoria corta.- dico lanciandogli una frecciatina.
-Anche tu stai perdendo colpi, eh.-
-No è solo che…. sono stanca. Stavo già immaginando il momento in cui sarei tornata a casa, avrei indossato il mio pigiama e mi sarei messa a letto mangiando gelato alla menta guardando la serie di House of cards. Sai che sono rimasta indietro di quattro puntate?-
-Mmmm…questo si che è un grosso problema. - dice Oliver costringendomi ad alzare lo sguardo verso di lui. Mi sta osservando un pò troppo attentamente come se la sua mente stesse pensando qualcosa... di poco innocente. 
-Cosa?- chiedo confusa.
-Specifica che tipo di pigiama… quello con i koala o quello di raso corto con le bretelline sottili?-
-Oliver!-sbotto dandogli uno schiaffo sul braccio. –Smettila!-
-Non mi hai risposto.- dice punzecchiandomi. –E’ quello di raso, vero?-
Visto che il Verdant è a pochi isolati da casa mia, quando Oliver esce per ubriacarsi viene a dormire da me. In realtà non si ubriaca da molto tempo, ma viene comunque a stare da me. Viene per cena, vediamo un film e poi ci addormentiamo entrambi sul divano.
Più volte quindi, mi ha visto in pigiama e perché no anche in intimo. Cosi come io ho visto lui, in boxer costatando che ha un fisico scolpito come un dio greco, lui ha visto me.
-In realtà è la tua vecchia maglia del college… quella grigia con le scritte bordeaux.-
Oliver accenna un sorrisetto malizioso, mentre corruccia lo sguardo sorpreso delle mie parole.
-Oh andiamo!- dico vedendolo cosi sorpreso. –Di solito dormi e giri per casa mia a torso nudo …-
-Lo faccio per provocarti!- esclama divertito. –Cosi come tu provochi me quando giri per casa con quella canotta di raso verde.-
-Il verde è il tuo colore preferito.- sussurro dandogli corda.
-Ecco appunto.- dice scuotendo il capo.
-Ma credimi.. non lo faccio per provocarti… forse  giusto un po’ visto che è divertente sentirti parlare con i ragazzi del mio fisico pazzesco..-
Cisco, incapace di credere che tra di noi non ci sia nient’altro che una semplice amicizia, tartassa Oliver di domande. Gli chiede di tutto e di più, anche commenti sulla mia biancheria intima. Oliver gli da delle risposte vaghe, non volendo violare la mia privacy, e questo non fa altro che aumentare i dubbi del nostro amico. Anche Ray, dubita che tra di noi non sia mai successo niente. Nessuno crede nella nostra amicizia, visto il passato di Oliver.
Molte volte mi sono ritrovata ad origliare di nascosto, una conversazione tra i ragazzi, dove tutti facevano apprezzamenti sul mio corpo. E’  imbarazzante, sentirli giudicare le mie gambe, il mio sedere o i miei seni piccoli. Tutti commenti positivi, devo ammetterlo. Tutti commenti che Oliver non  prende bene, infatti cerca sempre di cambiare discorso a tutti i costi, infastidito dalle parole che i nostri amici  visto che si è sempre mostrato geloso nei miei confronti.
Una gelosia direi a dir poco morbosa. Ogni qual volta qualcuno si avvicina a me, e inizia a toccarmi o ad entrare nel mio spazio personale senza permesso, Oliver parte in quarta come un treno attaccando chiunque cerchi di avvicinarsi.
-Perché è cosi… sei sexy.- dice Oliver sporgendosi di poco verso di me osservando il mio corpo e il vestito che mi si attacca addosso.
Se non sapessi com’è fatto, direi che ci stia provando.
-Vieni a prendermi alle sette, allora?- chiedo cambiando discorso fingendomi nervosa dal suo commento.
-Sarò da te alle sette meno cinque.-
-Quando si tratta di non andare a lavoro sei sempre puntuale, eh?- chiedo retorica.
-Quando si tratta di te sono sempre puntuale.- dice mettendomi dietro all’orecchio una ciocca di capelli.
-Torna a lavorare e non distrarmi.- dico girando la sedia girevole invitandolo ad andarsene.


 
                                                                                                            **************************************

 
-Dove stai andando?-
Sono appena arrivato giù alla rampa di scale di casa mia, quando sento la voce di mia sorella alle mie spalle.
-Hey Speedy.- dico mettendomi il cellulare e il portafogli in tasca. –Sto uscendo.-
-Devi vederti con Felicity?- chiede Thea pronunciando il nome della mia amica con un intonazione diversa di voce.
Thea adora Felicity. E lo fa perché Felicity riesce a tenermi testa. Insieme mi hanno perfino organizzato la festa di compleanno per i miei trent’anni. Una festa a sorpresa, di cui non sapevo nulla. A differenza di Thea, mia madre all’inizio odiava Felicity. Credeva che mi avesse soggiogato, e come tutti gli altri dipendenti della Queen Consolidated, pensava che Felicity fosse stata promossa perché veniva a letto con me. Più passava il tempo, più vedeva che questa cosa tra di noi continuava perciò si è convinta a conoscerla capendo finalmente che non era quel tipo di ragazza, ed ha iniziato subito a fidarsi di lei.
Mio padre invece, la adorava anche prima che la conoscessi. E’ stato lui ad assumerla 4 anni fa, nel settore del dipartimento informatico come tecnico. Con la laurea e con i voti che ha avuto alla M.I.T. era normale che mio padre la assumesse.
E’ un genio dei computer.
-No, devo andare da Tommy e Laurel.- dico giocando con le chiavi della macchina.
-Con Felicity…-  sussurra Thea divertita sfottendomi un po’.
-Si… con Felicity.- dico abbassando il capo imbarazzato.
-L’avevo capito dalla quantità di colonia che ti sei spruzzato… e dagli occhietti a cuoricino.-
-Io non ho gli occhietti a cuoricino.- dico interrompendola corrucciando la fronte.
-Sai, dovresti dirglielo.- dice lisciandomi i bordi della giacca blu che ho indossato con la camicia azzurra e i pantaloni blu scuro.
-Cosa, Speedy? Che mi piace da quando la conosco? Non mi crederebbe mai.-
-E’ normale che sia cosi! Sei uscito con non so quante donne in questi anni! Dovresti corteggiarla seriamente e vedere come va…- dice Thea volendomi dare lezioni di vita.
-E’ la mia migliore amica.. la mia assistente. Non voglio rovinare tutto.-
-Ollie lei è interessata a te. Non vedi il modo in cui ti guarda? O come sorride quando l’abbracci?- dice alzandosi sulle punte per darmi un bacio veloce sulla guancia. -Se non ci provi davvero, non lo saprei mai.- 
-Dici che dovrei provarci?-
-Affermativo. Chiamami se hai bisogno di un posto per la proposta di matrimonio.- dice andando via chissà dove.
Alzo gli occhi al cielo, ripensando però alle sue parole.
La paura di perderla è tale, che evito perfino di pensarle certe cose. Ma non posso ignorare ciò che sento. Ciò che provo quando qualcuno ci prova con lei, o quando i nostri amici fanno commenti sul suo corpo allenato.
Tutto sarebbe più facile se sapessi che lei prova la stessa cosa per me. Ma è impossibile che ciò accada, perché lei non si sbilancia. Lei è sempre cosi seria.. cosi professionale. Mi provoca, ma so che lo fa perché anch’io provoco lei.
Che casino.

 
 
                                                                                                      ********************************************            
   
              
 
Sono le sei e trenta del pomeriggio quando sento qualcuno bussare sulla porta di casa. Sono tornata a casa solo  mezz’ora fa,  e subito mi sono infilata sotto alla doccia  per fare uno shampoo veloce per poi prepararmi per la cena  a casa Merlyn.
-Chi è?- chiedo urlando dal corridoio sperando che non sia qualche vicino che rompe le scatole.
-Consegna a domicilio.- dice il mio ospite dall’altro lato della porta.
Accenno un sorriso divertito, andando verso la porta aprendola senza problemi.
Mi ritrovo faccia a faccia con Oliver, che quando si accorge che sono mezza nuda davanti a lui (indosso solo un asciugamanino intorno al corpo) inizia a squadrarmi da capo a piedi concentrando l’attenzione sulle mie gambe ancora bagnate.
-Sei in anticipo.-
-Avrei dovuto chiamare.- dice imbarazzato.
-Mi avrai visto un milione di volte cosi…. dai entra.- dico mollandolo li sulla soglia correndo di nuovo verso il bagno attraverso il corridoio.
-Stavo pensando che potremmo fermarci in quella gelateria che piace tanto a Laurel… sai per non presentarci a mani vuote.-
Lo sento ancora molto distante, infatti mi sporgo sulla soglia della porta del bagno e lo cerco superando con lo sguardo il corridoio, notandolo ancora nell’ingresso.
-E’ successo qualcosa?- chiedo confusa.
-Mmm… ? No, certo che no.- dice rientrando le labbra come fa di solito quando è imbarazzato.
-Ci beviamo una birra? O un po’ di vino?- chiedo volendo smorzare l’imbarazzo che si è creato. –Mi vesto un secondo e poi ti raggiungo.-
Vedo Oliver annuire un po’ titubante, cosi con ancora la porta del bagno aperta, mi asciugo velocemente il corpo indosso l’intimo, le calze , i tacchi e infine un jeans aderente e una camicetta con una giacca.
Ho scelto qualcosa di casual, stanca dei soliti vestiti che indosso di solito al lavoro, volendo indossare qualcosa di più comodo ma allo stesso tempo di elegante.
Mi alzo i capelli con una pinza, e poi ancora struccata raggiungo Oliver in cucina che nel frattempo mi ha preso una birra fresca.
-Allora che succede?- chiedo sedendomi sull’isola della cucina con i piedi a penzoloni.
-Sono solo stanco… - dice mentendomi. Lo guardo, fissando i miei occhi nei suoi, cercando di leggervi qualcosa. Qualche ora fa era cosi pimpante e ora è stanco?
-Mi stai raccontando una balla.- dico bevendo un sorso di birra. –Lo sai tu e lo so io…è successo qualcosa in ufficio dopo che me ne sono andata?- 
-No… te l’ho detto sono solo stanco.-
Scendo dall’isola della cucina, con la birra ancora in mano e mi avvicino a lui.
Subito vengo inebriata dalla sua acqua di colonia, lo stesso profumo che è impregnato sulla sua maglietta quella che indosso come pigiama nell’ultimo periodo.
-Significa che dopo ti fermi qui?- chiedo con un pizzico di speranza cercando di capire cosa gli stia passando per la testa.
-Vuoi che resti?-
-Se tu vuoi… - dico scrollando le spalle. E' la prima volta che gli chiedo se si trattiene per la notte. Di solito succede e basta.  Perché mi sento cosi imbarazzata? 
-Certo che voglio..- sussurra accarezzandomi le braccia dolcemente.
Poso la birra sul ripiano dietro di lui, e gli metto una mano sul viso con l’intento di accarezzarglielo.
-So che c’è qualcosa che non va… ti conosco. Se non ne vuoi parlare non fa niente…-
-Ne voglio parlare. Ma non so come fare.- ammette sincero interrompendomi. –E’ complicato.-
-Provaci… - aggiungo.
Oliver tira un sospiro, come se volesse farsi forza di qualcosa e poi inizia ad osservarmi con un espressione seria.
-Ti andrebbe di uscire con me?- chiede a bruciapelo.
-Usciamo già insieme, Oliver.- dico sincera. 
-Non intendevo questo.- sussurra schietto. 
Mi sta chiedendo di uscire, uscire? Come...una coppia e non come amici? 
Non pensavo che la questione riguardasse me. Cioè noi. E poi che razza di richiesta è la sua? Certo che voglio uscire con lui!
Ma non posso dirglielo. La migliore forma d'attacco è la sorpresa.
-Non voglio leggere molto nelle righe ma… tu mi stai chiedendo un appuntamento? Cioè un vero appuntamento?- 
-So che… siamo amici e che la cosa è alquanto strana ma…-
-Di solito sono io quella che balbetta quand’è nervosa.- dico interrompendolo.
Oliver accenna un sorrisetto sincero, che mi costringe a rientrare le labbra per via dell’imbarazzo.
-Si, un appuntamento.- ammette sincero.
Un appuntamento con Oliver Queen.
Questa si che è bella. Me l’ha chiesto due anni fa, e ora mi ritrovo nella stessa identica situazione. Solo che allora non lo conoscevo, mentre ora… è il mio migliore amico.
-Di qualcosa.- sussurra vedendomi cosi silenziosa.
-Hai già deciso dove portarmi?- domando rivelandogli indirettamente la mia risposta.
Oliver mi piace. Mi piace da sempre. Mi ha inviato dei segnali in questi mesi ma non pensavo facesse sul serio.
Noi ci scherziamo su, qualche volta dormiamo anche insieme abbracciati come se stessimo insieme… siamo migliori amici perché abbiamo escluso l’idea di avere altro. Ma forse ora… ora potrebbe essere il momento giusto.
-Pensavo al ristorante italiano.- dice cercando di trattenere un sorriso.
-Amo il cibo italiano.-
-Lo so.- sussurra conoscendo benissimo i miei gusti.
Quando la tensione inizia ad essere più palpabile, visto anche il silenzio imbarazzante che si sta creando tra di noi, pensando che voglia baciarmi (anch’io vorrei farlo ma non vorrei correre troppo) fuggo da lui con la scusa che devo ancora asciugarmi i capelli.
La serata sarà lunga. Davvero lunga.
 





 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                                                                   Capitolo 2


-C’è l’avete fatta!- esclama Tommy venendoci ad aprire la porta.
-Ci siamo fermati a prendere il gelato.- esclama Oliver mettendomi una mano dietro alla schiena per invitarmi ad entrare per prima.
Pensavo che il viaggio in macchina  sarebbe stato imbarazzante e invece non è stato cosi. Oliver ha messo il cd del mio gruppo preferito (I Coldplay) , mettendo però un volume alquanto basso per poter chiacchierare un po’.
-Ciao Tommy.- dico dando un bacio veloce al padrone di casa entrando nell’ingresso della villa dei coniugi.
E’ una casa bellissima: c’è una rampa di scale in legno bianco che porta al piano di sopra. Sulla destra una stanza da pranzo enorme con un tavolo per 8 persone, mentre sulla sinistra il soggiorno con un divano a L. Davanti a me, un corridoio che porta alla cucina.
Mi sfilo velocemente la giacca, che Tommy si offre di prendere, e seguo l’odorino che proviene dalla cucina.
-Sei già all’opera?- chiedo divertita a Laurel notandola dietro ai fornelli.
-Hey siete arrivati!- dice venendo verso di me per abbracciarmi.
-Abbiamo portato il gelato.- dico giustificando il nostro ritardo di circa venti minuti.
I ragazzi ci raggiungono, e Tommy va verso il freezer per posare il gelato.
-Congratulazioni Laurel.- dice Oliver dando un bacio sulla guancia alla nostra amica.
-Ciao Ollie.- dice Laurel sorridendogli. –Stai bene? Ti vedo…. strano.-
Strano? Che intende per strano?
-Certo… mai stato meglio.- ammette lanciandomi una frecciatina.
-Questa casa è stupenda.- ammetto sincera guardandomi intorno cambiando discorso. La cucina è cosi grande, che Tommy e Laurel hanno deciso di mettere altri due divani a tre posti per più posti a sedere.
-Visto?- chiede retorica Laurel euforica al massimo. –Vieni ti faccio fare un giro.-
-Io stappo il vino.- dice Tommy . –Oliver prendi tu i bicchieri?-
Oliver era già pronto a seguirci, ma Tommy lo blocca, facendogli uno strano giochino con gli occhi indecifrabile invitandolo forse a non lasciarlo solo. 

 
 
Al piano di sopra c’è un bagno enorme, due camere da letto, e una terza camera che secondo una mia idea sarà destinata ad un futuro ipotetico bambino.
-Gli archittetti sono stati grandi… sono riusciti a terminare i lavori in due mesi e non è stato facile.- dice Laurel quando usciamo dalla sua camera da letto.
-Hai sposato Tommy Merlyn, uno degli scapoli d’oro di Starling City… è normale che sia cosi.-
-Approposito di scapoli d’oro…. Cos’ha Oliver?- chiede bloccandomi mettendomi una mano sul braccio invitandomi a fermarmi quando arriviamo in cima alle scale.
-Niente.- dico facendo la finta tonta.
-Niente? Sei una pessima bugiarda.-
-Niente.- ripeto più sicura. Ma Laurel inizia a fissarmi e io qualche secondo dopo, alzo gli occhi al cielo e le rivelo tutto. –E va bene…. mi ha chiesto di uscire.- ammetto sincera visto che so non cambierà discorso facilmente.
-Cosa?- urla incredula.
-Shh, zitta.- dico mettendole una mano sulla bocca.
-Dio, lo sapevo.- ammette felice. –Com’è  successo? Cosa ti ha detto?-
-Niente..  non ne abbiamo davvero parlato.. ha solo detto che vuole portarmi in un ristornate italiano.-
-Hey..- dice Laurel attirando la mia attenzione accarezzandomi il viso. –Non sei contenta?-
Si che lo sono. Lo sono tanto.
Speravo che Oliver cambiasse idea su di noi, speravo che non mi vedesse come una semplice amica o peggio ancora come una collega. Ma… non vorrei che questa situazione incidesse sulla nostra amicizia.
-Non voglio perderlo, Laurel. Non voglio rovinare la nostra amicizia..-
-Sappiamo entrambe che tra di voi c’è di più che una semplice amicizia. Tutti lo sanno! Perfino Moira, spera che possa succedere qualcosa tra di voi.-  dice Laurel facendomi ridere.
E pensare che all’inizio Moira mi odiava. Ora mi vuole addirittura con il figlio?
-Hey.- dice Tommy salendo le scale di casa fermandosi a metà strada. –State bene?-
-Si..- diciamo insieme Laurel ed io sperando che non ci abbia sentito.
-Il timer ha suonato.- dice Tommy facendo scattare Laurel giù per le scale. Io la seguo, arrivando giù in cucina notando Oliver concentrato ad osservare non so quale partita di hockey alla televisione. Quando mi vede arrivare, mi tende la mano invitandomi a raggiungerlo. Lo faccio, e lui mi porge il suo bicchiere con il vino che bevo senza problemi.
-E’ la replica del campionato? Quella che abbiamo visto da me il mese scorso?-
Conosco già la risposta, più che altro ho messo in mezzo un discorso qualunque cercando di smorzare l’imbarazzo nello stare abbracciata ad Oliver come se niente fosse. Il suo braccio è stretto intorno alla mia schiena, attirandomi verso di se come se fosse la cosa più naturale del mondo. E io non so come comportarmi. Ci comportiamo come due fidanzatini. L’abbiamo sempre fatto.
Ci abbracciamo, camminiamo cosi anche per strada.
-L’ho dovuta registrare visto che eravamo in viaggio di nozze.- dice Tommy avendo sentito la mia domanda nonostante sia a metri di distanza.
-E’ un peccato amico… è stata una partita senza precedenti.- dice Oliver. Lo guardo perplessa, leggermente confusa dalle sue parole.
Davvero? L’ha davvero detto?
-Gli uomini e lo sport.- sussurro alzando gli occhi al cielo.
-Ero troppo impegnato con mia moglie, Oliver…- ammette Tommy dolcemente. –Ne è valsa la pena.-
Mi giro verso i due sposi, osservandoli mentre si baciano.
-Allora il romanticismo esiste ancora.- dico lanciando una frecciatina al mio amico.
-Ti stai riferendo a me per caso? Io sono romantico.- tenta di difendersi Oliver. 
-Tu?- chiedo retorica prima di ridere come una matta. -Lo sei solo con chi vuoi tu.-
-Tu sei sulla lista, non puoi lamentarti.- sussurra dandomi un bacio sulla fronte.
Fortunatamente, Tommy e Laurel ignorano ciò che ha detto Oliver mentre io mi concentro sulle sue parole e sul suo specifico significato.
Iniziano a fissarci seriamente, poi però dopo alcuni secondi faccio fatica a trattenere una risata cosi prendo l’iniziativa e cambio discorso.
-Propongo un brindisi.-
Mi separo da Oliver, andando verso l’isola della cucina per versarmi un po’ di vino nel bicchiere.
Noto sottocchio che Tommy e Laurel si scambiano uno sguardo strano, ma non ci bado molto alzando il calice invitando anche Oliver a fare lo stesso.
-Direi di brindare a voi due..-
-In realtà.- dice Laurel interrompendomi. –C’è altro per cui brindare.-
Tommy attira l’attenzione della moglie, mettendole un braccio dietro alla schiena.
-Sei sicura?- chiede sottovoce.
-Si… voglio che loro sappiano.- dice Laurel a voce bassa facendomi scambiare uno sguardo confuso con Oliver che come me non capisce il motivo di tanta segretezza.
-Che succede?- chiede Oliver avvicinandosi a me.
-Aspettiamo un bambino.- dice Laurel sorridente.
 
 
 
Non ci posso credere.
Laurel è incinta.
Ho riempito la futura mamma di domande, anche mentre eravamo a tavola a cenare. L’ha scoperto solo una settimana fa, e secondo il test dovrebbe essere su per giù di un mese.
Non l’hanno detto ancora a nessuno, solo al padrino e alla madrina del piccolo che nascerà: ovvero Oliver ed io.
Sono stata più che felice di accettare la loro richiesta. Mi aspettavo che Laurel lo chiedesse a sua sorella Sara, ma alla fine non è stato cosi. E la cosa mi ha spiazzato, visto che so quanto siano legate le sorelle Lance.
-Non ci posso ancora credere.- ammetto schietta quando Oliver parcheggia l’auto nel mio vialetto. –Diventeranno genitori.-
-E la cosa che ti sbalordisce di più? Ci hanno chiesto di fargli da padrino. Questo non ti sconvolge?-
-No.. voglio dire, mi aspettavo che Laurel lo chiedesse  a Sara ma… sono stata felice della sua proposta. Non posso dire lo stesso di te visto che stavi per svenire in cucina…- puntualizzo divertita.
-Non stavo per svenire! E’ solo che… non è troppo presto, secondo te? Sono sposati da qualche mese…-
-Ma Tommy è innamorato di lei da anni.- dico interrompendolo. –E’ cosi. La ama, e vuole renderla felice. E Laurel desiderava tanto un figlio.-
-Forse hai ragione.- sussurra spegnendo il motore dell’auto parcheggiando l’auto proprio di fronte casa mia.
-Io ho sempre ragione. - ammetto vantandomi un po’ della cosa, aprendo la portiera per scendere dalla macchina. Prendo le chiavi di casa dalla borsa, Oliver dietro di me mi segue in silenzio.
Apro la porta , e quando entro mi sfilo subito i tacchi e il cappotto. I piedi mi fanno male, indosso scarpe alte da stamattina vista la giornata sfiancante a lavoro. Oliver chiude la porta alle sue spalle, restando però fermo in salotto ancora con il cappotto addosso.
Mi giro verso di lui, e noto che mi sta osservando silenziosamente.
-Vuoi andare via?- chiedo immaginando già la risposta.
-No… ma non voglio che si crei imbarazzo tra di noi .- ammette schietto.
-Imbarazzo? Oliver, io non sono imbarazzata.-
-Sei sicura?-
-Si.. qui quello imbarazzato sembri tu. Se ti sei pentito di avermi chiesto di uscire…-
Anche se lo dico a malincuore visto che vorrei davvero avere un appuntamento con lui,  non posso costringerlo.
-No…- dice scuotendo il capo venendo verso di me. –Volevo chiedertelo da tempo..- ammette accarezzandomi le braccia.
-Perché non l’hai fatto?- chiedo curiosa cercando di smorzare la tensione.
-Mi hai dato già un palo ricordi? Non volevo rovinare tutto…-
-Toglimi una curiosità… sono stata l’unica donna a dirti di no?- domanda divertita.
-L’unica..- sussurra rientrando le labbra nervoso.
-Questo spiega molte cose.- ammetto stuzzicandolo lasciandoli li fermo mentre vado verso il frigo per prendermi un bicchiere d’acqua.
-Che intendi?- chiede confuso.
-Si dice che … le cose che non possiamo avere siano quelle che in realtà attirano di più la nostra attenzione.-
-Se non mi avessi detto quel no, saremo usciti, avremo scopato, non ti avrei mai conosciuto , non saremo diventati colleghi e ora non saremo qui. Quindi si.. deduco che sia cosi.-
Si toglie il cappotto poggiandolo sullo schienale di uno degli sgabelli dell’isola, slacciandosi anche i bottoni dei polsini della camicia per farsi delle grandi pieghe.
-Sarei stata una delle tante.- dico scrollando le spalle.
-E’ un bene che tu mi abbia detto di no.-
-Ah si? Non la pensavi cosi due anni fa.. mi sembravi abbastanza arrabbiato.-
-Aspettare è stata la cosa migliore . - ammette facendomi sorridere come una stupida.
Riesce a essere cosi dolce. E la dolcezza non fa parte di lui. Cioè , è un tipo dolce con la madre e forse sotto sotto anche con la sorella (visto che è ancora piccolina avendo 22 anni), ma non lo è mai stato con me. Non mi ha mai detto delle cose del genere prima.
-Bene… ora vieni a letto con me.-
Oliver spalanca gli occhi quando sente queste parole, accennandomi un sorrisetto imbarazzato.
Ma cosa mi dice la testa? Perché mai ho detto una cosa del genere?
-Non in quel senso. Non a fare sesso.- dico tentando di giustificarmi, superando l’isola per andare verso di lui. –Anche se secondo me, il sesso con te è grandioso….-
-Nessuna si è mai lamentata.- dice facendomi innervosire cosi da ricevere un pugno sul braccio che non gli fa niente.
Che bastardo! Ma lo fa apposta o cosa?
-Sai cosa? Dormi sul divano.- ammetto risoluta. –Nessuno si è mai lamentato del mio divano.-
Vederlo con altre donne è sempre stato difficile. Immaginarlo in atteggiamento intimi poi non ne parliamo. E ora sto approfondendo un nuovo mondo con lui, la sfera della gelosia.
-Non stavi per dirmi questo.- dice divertito. –E poi sappiamo entrambi che nel giro di 5 minuti, verresti a farmi compagnia.-
Ha ragione. Alla fine faccio sempre questo. Lui che dorme sul divano, io che lo raggiungo e infine lui che mi sposta di peso in camera mia restando a dormire al mio fianco. L’unica pecca è che, scompare sempre la mattina. Corre a casa a cambiarsi, avendo solo abiti del giorno prima. 
-Non verrò a cercarti.- dico schietta con un po’ di malincuore.
-Ah no? In tal caso….-
Non ho il tempo di pensare alle sue parole, che Oliver si abbassa, mi prende in spalla e mi issa da terra.
-Oliver!- urlo sbattendo i piedi. –Mettimi giù!-
A  testa in giù, in un momento di follia, gli do uno schiaffo sul sedere e lui di rimando colpisce me.
-Sei sexy anche da questa angolazione.- ammette sincero Oliver facendomi imbarazzare.
Percorre il corridoio, entra in camera mia e poi come un peso morto, mi rimette giù facendomi però trovare stesa di schiena sul mio materasso.
Oliver finge di pulirsi le mani come se avesse appena finito un lavoro sporco, e io corruccio lo sguardo pronta a provocarlo.
-Smettila di prendermi in giro.- dico fingendomi offesa.
-Non ti ho mai preso in giro.-
 -L’hai appena fatto.- puntualizzo.
Prende l’iniziativa, piegando un ginocchio posandolo sul letto per poi abbassarsi su di me, facendo però peso sulle sue braccia tese disposte ai lati della mia testa.
-Mai.- sussurra.
3 lettere, 1 sola parola. Dette con un’intensità tale da farmi venire la pelle d’oca.
–Neanche la prima volta che ti ho vista l’ho fatto nonostante indossassi quella camicetta rosa trasparente, e quel rossetto rosa intenso.-
-Quel rossetto l’ho pagato 25$!- dico in mia difesa. –E lo metto ancora oggi!-
-Ti mette in risalto le labbra… mi piace.- dice cercando di appararsi.
-Non volevi dirmi questo, ti conosco.- ammetto sincera.
-Allora siamo in due… cosa stavi per propormi 5 minuti fa?-
Sapevo che alla fine saremo arrivati comunque a parlare di questo. Oliver usa bene le parole. E secondo me usa bene anche la bocca  e il resto del corpo.
Ma che cavolo penso? Sto davvero immaginando lui e la sua bocca in movimento?
-Abbiamo già condiviso un letto insieme.. non per fare sesso ovvio, a meno che non sia successo e io non me lo ricordi , ma non credo sia possibile visto che .. .. è vero di solito accade perché ci addormentiamo mentre guardiamo un film sul divano ma…. hai capito  cosa voglio dire, no?-
Siamo troppo vicini. Maledettamente vicini.
Basterebbe cosi poco a mettere fine a tutta la tensione che c’è tra di noi. Anche un semplice bacio calmerebbe la sente di sangue che ho di lui.
Non sono una vampira, meglio specificarlo, ma … quando si tratta di lui, lo vedo sempre come un bignè da poter mangiare con la panna.
-Respira.- dice Oliver con una voce intensa riportandomi alla realtà. –Ho capito.-
-Se non mi capisci tu che mi hai sentito balbettare milioni di volte… -
-Mmm…- mugola maliziosamente inclinando il capo come se mi stesse osservando meglio.
-Mmm…? Che intendi con mmm? E’ tipo il verso che fa il lupo quando sta per addentare l’agnello? No perché se è cosi, vorrei saperlo. Non siamo mai stati cosi vicini, e il fatto che tu voglia uscire con me per un appuntamento vero, mi fa pensare che la tua mente stia avendo dei pensieri sconci su di noi in tante posizioni che sarebbe anche inappropriato ripetere a voce alta…. Il punto è che… devo fare pipi.-
Avevo iniziato bene! Stavo facendo un bel discorso, forse passando da un punto all’altro un pò troppo velocemente,  ma stavo andando bene! Avevo fatto anche il paragone con il lupo e l’agnello, finendo poi per rivelargli che devo fare pipi!?!?
Sono eccitata. Dio, se sono eccitata.
Forse lo è anche lui, e io ho parlato di pipi. Che bella figura di merda.
Oliver cerca di trattenere un sorriso, rientrando le labbra come fa quand’è imbarazzato o nervoso.
-E’ il tuo modo carino per dirmi di non baciarti?-
Stava per baciarmi?  Voleva baciarmi?
Datemi una sfera magica per tornare indietro nel tempo, vi prego!
-Stavi per baciarmi?-
-Può darsi… ma devi fare pipi quindi…. vai in bagno e approfittane per cambiarti…- dice cambiando discorso alzandosi da sopra di me. -Io scelgo il film da vedere.-
Merda no! Voleva baciarmi! Cambio di rotta.
Bingo ho rovinato tutto. Perfetto.
Ora non devo mostrarmi contrariata. Se voleva baciarmi l’avrebbe fatto comunque, con o senza stimolo della pipi.
Forse non voleva? Mi sta prendendo in giro?
-Ho preso a noleggio “Piacere sono un po’ incinta” con Jennifer Lopez….. dicono che è divertente.- dico fredda alzandomi dal letto pronta ad andare in bagno.
-Visto che ci troviamo in tema….- sussurra Oliver andando verso il televisore della camera aprendo il mobiletto dove ci sono i DVD.

 
                                                                                                      *******************

Quando Felicity esce dal  bagno è ancora mezza vestita ma non indossa le calze, ne i tacchi ed è struccata.
-Tocca a te.- dice Felicity entrando in camera.
Nel frattempo che lei era dentro, io mi sono distratto un po’ inserendo il film nel lettore DVD,  concentrando anche la mente su altro che non riguardasse la mia migliore amica.
Le ho chiesto di uscire e lei ha accettato. Per un appuntamento. Non un’uscita amichevole.
Un appuntamento.
Ero super imbarazzato quando gliel’ho chiesto, in realtà non volevo neanche approfondire il discorso, ma lei ha insistito tanto e le parole di Thea continuavano a risuonarmi nel cervello che alla fine ho ceduto.
E…. la stavo per baciare.
Ci mancava poco cosi e avrei potuto toccare le sue labbra con le mie facendole finalmente capire quanto la desiderassi.  Lei ha iniziato a parlare a vanvera come sempre, facendomi eccitare ancora di più come un quindicenne in calore, e poi? E poi nulla.
Mi sono tirato indietro non volendo rovinare tutto come al solito.
Felicity apre l’armadio e mi porge il pantalone di tuta che di solito indosso per quando resto a dormire.
-Grazie.- dico facendole l’occhiolino nel momento in cui me lo porge.
Quando le nostre dita si toccano, entrambi siamo colpiti da una leggera scarica elettrica che ci fa tremare anche le gambe. So che c’è una certa tensione nell’aria ma non credevo che si potesse manifestare anche cosi. Prima che la mia mente possa inviarmi strani impulsi al resto del corpo, la supero velocemente e vado in bagno per cambiarmi. Mi sfilo i pantaloni, indosso la tuta e tolgo anche la camicia, restando a torso nudo come se fosse la cosa più normale del mondo. Di solito dormo cosi sul divano… di certo non è la prima volta che dormo nel letto di Felicity ma questa volta è diverso.
Lei forse sa cosa provo… io posso solo immaginare cosa prova lei (in realtà spero che senta qualcosa per me perché se non fosse cosi, credo che rovinerei tutto come solo io so fare). Vorrei approfondire il discorso ma allo stesso tempo non vorrei sembrare noioso. L’argomento potrebbe infastidirla? Potrebbe farle cambiare idea?
Non lo so.
So solo che quando uscirò da qui dentro, le cose potrebbero essere dure da sopportare. E di duro c’è già qualcos’altro che cerca di fare capolino attraverso il tessuto della tuta che indosso come pigiama.
Mi lavo velocemente i denti, prendendo dal cassetto lo spazzolino di riserva che mi ha dato la padrona di casa, e poi poggio le mani sul bordo del marmo freddo che circonda il lavandino e fisso il mio riflesso nello specchio.
-Puoi farcela, Oliver. E’ solo Felicity. La conosci da anni… andrà tutto bene. Cerca di non saltarle addosso ne di fare cose avventate.- sussurro a me stesso in terza persona.
Tiro un sospiro, prendo aria nei polmoni e apro la porta del bagno camminando silenziosamente nel corridoio (visto che sono anche scalzo) arrivando sulla soglia della camera.
La vedo, seduta nel suo lato del letto, con il cellulare tra le mani, con indosso la mia maglietta del college e uno specie di pantaloncino nero (a me sembra più una culottes) davvero troppo troppo corto.
Come posso resisterle? Le sue gambe toniche sono messe cosi in evidenza… quella maglietta le va davvero bene. Mi piace che indossi la mia roba.
-Ho ricevuto un email dall’assistente di Isabel…. Domani avete una colazione di lavoro.- dice riportandomi alla realtà accorgendosi ovviamente della mia presenza.
Entro nella stanza, posando il pantalone e la camicia su una sedia accanto al comò all’ingresso, andando dal lato opposto alla porta (quello verso la finestra) slacciandomi l’orologio d’acciaio.
-Che bella notizia.- sussurro scherzando.
-Di cosa ti lamenti? Con te si comporta  bene… è me che odia.- dice leggermente infastidita. –E io non so neanche il perché.-
-E’ solo gelosa del nostro rapporto.- dico schietto stendendomi accanto a lei, aggiustando bene i cuscini che ho dietro alla testa.  
-Ufficialmente sono solo la tua assistente esecutiva.- dice continuando a controllare il cellulare.
Ufficialmente ha detto? 
 –E poi, le voci che circolano su di noi le ha messe lei in giro.- dice quasi come se si volesse giustificare. –Voci che non hanno un briciolo di prova.-
Non è cosi. Ma lei questo non lo sa.
Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo, e credo che non lo farò mai. Dirle ciò che è successo in Russia, significherebbe perderla. E io non posso rischiare che ciò accada. E’ stato un errore, volevo solo cancellare le strane voci che giravano su di me e Felicity, è andare a letto con Isabel, avrebbe provato all’intera azienda che tra di noi non c’era nulla. Alla fine non ho fatto altro che avere l’effetto contrario. Per fortuna, Isabel ed io abbiamo deciso di lasciarci la storia alle spalle.
Lei non ne ha fatto parola con nessuno e io altrettanto. Ma lei sa bene cosa provo per Felicity, perché durante quella notte, in un attimo di foga… beh diciamo che ho pronunciato il nome sbagliato.
Anche prima che circolassero quelle voci, tutti si sono accorti di come la guardo. Tutti hanno capito che sono attratto da lei. Sono premuroso, disponibile, molte volte prima che diventasse la mia assistente, l’ho invitata a pranzo con me e Digg.
-L’ha fatto perché avrà notato cosa c’è tra di noi.- dico lanciandole questa frecciatina.
-Comunque non aveva nessun diritto di mettere in giro quelle voci…. È snervante arrivare a lavoro ed essere osservata dalla testa ai piedi solo perché pensavo che ci diamo da fare sotto le coperte.- dice continuando a guardare il cellulare. E’ nervosa. E lo so perché sta evitando di guardarmi negli occhi.
Sapevo che questa situazione non fosse facile per lei. Ne abbiamo parlato insieme un paio di volte, ma poi non ho messo più il discorso in mezzo visto che lei mi sembrava molto più tranquilla.
-Mi dispiace.- ammetto sincero attirando la sua attenzione.
-Per cosa?- chiede spostando finalmente lo sguardo dal cellulare per guardarmi.
-Se non ti avessi promossa… se non ti avessi praticamente costretta…-
-Non mi hai costretta.- dice dolcemente Felicity mollando il cellulare sul letto per girarsi verso di me. –Certo, non è facile ogni giorno visto tutte le frecciatine che mi manda Isabel ma… avevi bisogno di me, no?-
-Avevo bisogno di un braccio sinistro.- ripeto ripensando alla nostra conversazione di due anni fa, quando me la trovai in ufficio super arrabbiata visto che avevo fatto spostare le sue cose e i suoi effetti personali senza permesso su al 17° piano.
-E’ destro. Braccio destro.- dice correggendomi intuendo a cosa sto pensando.
-Lo so… anche se tra i due tu sei più la mente.- sussurro mettendole dietro all’orecchio una ciocca di capelli.
Ci guardiamo per alcuni secondi: io sono ancora steso di schiena sul letto mentre lei si è messa a  pancia sotto alzandosi però leggermente con il busto visto che ha le braccia piegate. Mi chiedo che cosa stia pensando la sua mente, perché se sta pensando ciò che sto pensando io, forse dovremmo davvero iniziare a vedere il film.
Una parte di me muore dalla voglia di averla, di toccarla, di baciarla. L’altra invece sa, che Felicity non è come le altre ragazze. Rovinare le cose ora, significherebbe perdere la mia migliore amica, la mia partner, una mia confidente.
Posso farlo? Sono davvero capace di vivere senza di lei? O di vivere con lei al mio fianco, senza averla come davvero vorrei?
Prima che possa dirle altro, Felicity si sporge verso di me e fa congiungere le nostre labbra per un bacio casto.
Il suo respiro sa di menta, per via del dentifricio, ma nell’aria riesco anche a sentire un aroma di lavanda.
Lei profuma sempre di lavanda. Non usa profumi, perché dice di odiarli, e io apprezzo molto la cosa visto che mi è sempre piaciuto il profumo naturale di una persona. Identifico la lavanda con lei, perché il suo shampoo profuma cosi. Anche quando arrivo in ufficio, anche prima di vederla alla scrivania, in ascensore sento il suo profumo e capisco che è arrivata.
E’ in un certo senso rassicurante. 
Le sue labbra sono morbide, calde, carnose. Non ho mai toccato delle labbra cosi.
E mentre lei continua a instaurare questo semplice contatto tra di noi,  per paura che possa vedere il mio stare immobile come un modo per respingerla, sposto le mani in modo tale da posarle sul suo magnifico corpo. Una va a finire dietro la sua testa, mentre l’altra intorno alla sua vita solo per tirarla verso di me in modo tale da stare più vicini.
Vorrei poterla issare su di me, farle sentire quanto la desidero ma non voglio spaventarla. Non posso esagerare con lei, visto che non si tratta di una ragazza qualunque. 
Quando Felicity mette la mano destra sul mio torace nudo, in prossimità del cuore, mi lascia andare osservandomi in maniera strana.
-Cosa…. cosa c’è?- chiedo perplesso sapendo già il motivo di tanto stupore da parte sua.
Il mio cuore sta battendo all’impazzata. Batteva cosi anche la prima volta che ho perso la verginità. Solo che con il tempo, ho smesso di dare tanta importanza alle cose banali e mi sono concentrato su altro.
Su di lei.
Batteva cosi forte il giorno che l’ho conosciuta. Tommy sa bene come mi sentivo perché era li con me. Avevo bisogno di un buon tecnico per il mio computer e quando arrivai nel settore informatico, il direttore mi fece il suo nome. La vidi, mentre mordicchiava una penna rossa, e tutto il mondo ha iniziato a vacillare. Lei non si è accorta di nulla, ancora oggi non sa come mi sono sentito quel giorno.
-Il tuo cuore…. –
-Fa cosi ogni qual volta sei nei paragi..- ammetto sincero.
-Calmati ti prego… sembra che stia per scoppiare.- dice preoccupata.
-Non ci riesco.- dico schietto. –Ogni parte del mio corpo reagisce come se avesse vita propria quando ti vede.-
Da quando sono cosi romantico?
Felicity capendo al volo a cosa mi sto riferendo, sposta per un secondo lo sguardo verso i miei pantaloni, trovandosi faccia a faccia con la mia erezione che cerca di liberarsi dagli strati di tessuto.
-Oddio.- sussurra iniziando a ridere come una matta posando la fronte sul mio petto forse troppo imbarazzata per guardarmi in faccia.
-Eh già…. non sai quante volte ho dovuto provvedere da solo.- ammetto sincero visto che ormai, siamo in ballo.
-E’ successo… - si schiarisce la voce e poi continua. -…molte…. volte?- chiede titubante alzando lo sguardo verso di me curiosa di sentire ciò che ho da dirle.
-Tutte le volte che ti vedo con un vestito  corto o troppo attillato… -
-Sono la segretaria di Oliver Queen, non  posso presentarmi in ufficio con un sacco di juta.- dice quasi come se si stesse giustificando.
-A me piacciono i tuoi vestiti.. e anche ai miei soci, credimi.-
Passiamo cosi le successive due ore. Chiacchierando un po’ di tutto, dimenticando il lettore DVD acceso per tutta la notte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


                                                                                         Capitolo 3



Quando sento la sveglia suonare, ancora con gli occhi chiusi, muovo la mano alla ricerca dell’aggeggio infernale che sono costretta ad attivare tutte le sere. Sono le sette e io ho sonno. Ieri sera Oliver si è trattenuto a dormire e abbiamo fatto tardi. Non abbiamo fatto sesso se è quello che state pensando. Abbiamo semplicemente  trascorso la serata chiacchierando come due normali persone che si stanno conoscendo.
Mi ha rivelato delle cose che non sapevo. Cose che in realtà non immaginavo minimamente. Cose che mi hanno spiazzato.
Ha avuto tante donne nella vita, eppure ieri sera mi ha detto delle cose che mi hanno fatto sentire importante.
Dopo un attimo di imbarazzo, chiedendomi mentalmente cosa si faccia in queste circostanze, decido di agire, muovendo il braccio sinistro alla ricerca di Oliver trovando la sua parte del letto completamente gelata.
Apro gli occhi di scatto, costatando che sono sola. Come tutte le altre mattine che Oliver ha dormito da me.
Stamattina aveva una colazione di lavoro, e non avendo un cambio pulito, è normale che sia tornato a casa per cambiarsi. L’ultima cosa che voglio, è aggiungere altre voci su di noi.
E’ già obsoleto che il capo di un azienda multimilionaria, resti a dormire a casa della sua segretaria figuriamoci presentarsi a lavoro con i vestiti del giorno prima. Però non posso  nascondere che ci sono rimasta male. Pensavo mi svegliasse.
Ancora mezza assonnata, mi alzo dal letto e decido di fare una bella doccia calda. Arrivo in bagno, apro l’acqua nella doccia aspettando che raggiunga la temperatura desiderata mentre i ricordi di ieri sera mi ritornano alla mente come dei flash.
L’ho baciato.
Ho baciato il mio capo. Il mio migliore amico. Il ragazzo che mi piace segretamente da un anno.
E’ inutile continuare a mentire. Oliver mi è sempre piaciuto, ma ho fatto finta di nulla, troppo preoccupata dell’idea di perderlo. Se avessimo corso, non sarei mai arrivata a dove sono ora. Non ci sarebbe stata nessuna amicizia, non sarei diventata sua collega… niente di niente.
Forse aspettare ha dato i suoi frutti. Anche perché Oliver sembra essere davvero preso da me.
Sbuffo rumorosamente, scacciando via l’immagine di noi due  mentre ci diamo in un ipotetico futuro da fare, e dopo essermi spogliata, entro nella cabina doccia girando la manopola per far uscire un po’ di acqua gelata.
Ho bisogno di una doccia fredda. Al diavolo il raffreddore.
 
 
 
Arrivo in ufficio puntale come sempre.
Oliver mi ha mandato un paio di messaggi ai quali però non ho ancora risposto visto che stavo guidando e non volevo fare incidenti.
Mentre lui  è a questa colazione di lavoro con la sua bellissima socia in affari,  io sono qui, alla mia scrivania, a mettere in ordine vari contratti che il mio capo dovrà firmare quando farà rientro in azienda.
Quando sento l’ascensore arrivare al piano, alzo un secondo lo sguardo dal mio tablet, e noto che John ha fatto il suo ingresso indossando il suo solito completo giacca  e cravatta.
-Digg, come mai sei qui?- chiedo sorpresa di vederlo. –Pensavo fossi con Oliver.-
-La matrigna cattiva mi ha congedato.. ha detto che Oliver sarebbe tornato qui con il suo autista.- dice Digg venendo verso di me per darmi il solito bacio sulla testa che mi riserva tutte le mattine. –Stai bene?-
-Si.. perché lo chiedi?- domando fingendomi sorpresa cercando di mascherare tutta la gioia che provo dentro.
-Sembri… diversa.- dice slacciandosi il bottone della giacca per sedersi di fronte a me.
Lo guardo per un secondo, notando il suo sorrisetto divertito sulle labbra, quello che fa quando sa qualcosa che in realtà non dovrebbe sapere.
-Te l’ha detto.- dico sicura di me.
-Che ti ha invitato fuori a cena per un appuntamento? Si.-
-Scusami pensavo che non volesse farlo sapere..- ammetto sincera un po’ imbarazzata per avergli mentito.
-Stamattina sorrideva come un cretino.. non ci ha messo molto a raccontarmi la verità. E a giudicare da quanto sei nervosa deduco che sia successo anche altro….-
-Niente a cui stai pensando.- dico interrompendolo. –Non abbiamo fatto sesso, se stavi pensando a quello.-
-Io non stavo pensando a quello. Anche se dopo due anni, sarebbe anche ora.- dice sottovoce divertito. –C’è troppa tensione sessuale nell’aria…-
-Se lui non fosse un donnaiolo e non ci provasse con tutte, forse non avremmo aspettato due anni.-
-Io credo che sia stato un bene invece… se Oliver fosse stato un santo non saresti mai stata attratta da lui. Per quanto possa essere figo e sexy, è un cattivo ragazzo. E voi donne amate i cattivi ragazzi.-
-Stai ancora uscendo con Lyla vero? Perché da come parli potresti pensare che tu sia….-
-Sono etero Felicity. E si… sto ancora uscendo con Lyla.- dice accennando un sorriso sincero.
Lyla è la sua ex moglie. Hanno divorziato anni fa, prima che io entrassi nelle loro vite, e da qualche mese si sono riavvicinati dopo la morte del fratello di John scomparso in Afghanistan durante un raid notturno.
-Si dice che la terza volta sia quella buona.- sussurro lanciandogli una frecciatina.
-In realtà la nostra sarebbe la seconda.-
Ops ha ragione.
-Anche la seconda dicono che non sia tanto male.- dico scrollando le spalle cercando di appararmi.


 
                                                                                         ********************************


La colazione è stata un inferno.
Isabel non ha fatto altro che elencare ai nostri futuri soci, tutte le caratteristiche del prototipo che stiamo sviluppando in azienda. In pratica è stata lei a portare avanti l’incontro, visto che io ero troppo concentrato a messaggiare con Felicity.
Mi sento un ragazzino alle prime armi.
Stamattina quando mi sono svegliato, lei dormiva cosi bene che non me la sono sentita di interrompere il suo sonno per avvisarla che stavo andando via. Volevo aspettarla ma dovevo assolutamente tornare a casa per prepararmi.
Volevo anche scriverle un biglietto ma mi sembrava una cosa troppo sdolcinata… anche se ieri sera, ne abbiamo fatte di cose sdolcinate.
Abbiamo parlato di tutto e io le ho detto cose che non avrei mai pensato potessero uscire dalla mia bocca.
E poi ci siamo addormentati. Svegliarmi e poi andarmene , è stata una delle cose più dolorose che abbia mai fatto in vita mia.
Prima di lasciare il suo appartamento però, dopo essermi vestito, mi sono abbassato su di lei e le ho dato un bacio a stampo sulle labbra per augurarle un buongiorno nonostante dovessi andare via.
-Ho bisogno di una prenotazione a nome Queen. Per domani sera alle 7. Due persone.-
Come avevo già anticipato a Felicity, domani sera la porterò in un ristorante italiano. Andiamo spesso li anche con i nostri amici, e mi piace perché il cibo è buono e il locale è tranquillo.
E’ un posto elegante non posso nasconderlo, ma voglio che le cose vadano bene. Felicity potrebbe anche accontentarsi di un panino dal Big Belly Burger ma io voglio fare le cose diversamente questa volta.
Mi chiedo cosa deciderà di indossare. Dovrei pensarci io? Comprarle un vestito? O prenderle qualcosa in gioielleria?
Forse dovrei chiedere a John.
-Certamente signor Queen.- dice il maitre a telefono. –Ci vediamo domani sera.-
Chiudo la chiamata, ed entro in ascensore diretto al mio ufficio. Ho lasciato Isabel all’ingresso, in compagnia di alcuni membri del consiglio che l’hanno bloccata per parlare di non so quali questioni.
Spero tanto di non doverla rivedere più. Anche se la cosa è praticamente impossibile visto che mio padre oggi ci farà una visitina per sapere com’è andato l’incontro e lei sarà presente.
Isabel ci sarà.
Arrivo a destinazione, immaginando già il momento in cui una volta uscito, vedrò Felicity al suo posto intenta a lavorare al computer e subito il cuore ricomincia a battere come un toro.
Ma quando esco, il sorriso che avevo sul viso, scompare subito.
John si accorge subito della mia presenza, essendo all’in piedi alla destra della scrivania di Felicity, mentre lei è nascosta dietro la stazza di un uomo ben vestito. Ha le mani in tasca, i capelli  castani, le spalle larghe… so già chi sia e spero tanto di  sbagliarmi.
-Daniel.- lo chiamo severo attirando l’attenzione di tutti su di me.
Il diretto interessato si gira verso di me e mi accenna un sorriso sincero, togliendosi la mano destra dalla tasca per porgermela.
Daniel ed io siamo amici dal liceo. Entrambi abbiamo giocato nella squadra di football all’ultimo anno ed entrambi ci contendevano le ragazze più carine.
Mi avvicino, posando il mio sguardo su Felicity, notando che ha le guance rosse fuoco.
-Oliver...- dice Daniel quando gli stringo la mano. –Già di ritorno?-
Cosa cazzo significa già di ritorno? Questo è il mio ufficio, la mia azienda, e la mia segretaria coglione!
Cosa diavolo sta succedendo qui? Perché Felicity è cosi imbarazzata?
-Avevamo un appuntamento?- chiedo rivolto alla mia amica.
-No… no signor Queen.- dice dandomi del lei come fa tutte le altre volte che non siamo soli.
-Sono venuto per invitare la tua segretaria a pranzo fuori.- dice Daniel facendomi cadere addosso un secchio d’acqua fredda (metaforicamente parlando).
Lui… COSA? Ha invitato Felicity fuori? Per un appuntamento?
Felicity notando il mio sguardo accigliato e sorpreso, cerca subito di giustificarsi.
-Ma come ti ho già detto Daniel….-
Daniel? Da quando in qua si danno del tu questi due? Ma soprattutto, è la prima volta che ci prova con lei in ufficio o è già successo?
Manco per un’ora in azienda  e il coglione cerca già di rubarmi la ragazza?
E’ vero Felicity ed io non stiamo insieme ma… io provo qualcosa per lei. Lui non può arrivare qui e far finta di niente. Anche se non lo sa, non può far ciò che gli pare.
-Ho del lavoro arretrato che devo terminare entro oggi… non voglio dover lavorare anche a casa.-
-Sono sicuro che Oliver sarà felice di darti una mezz’ora in più per la pausa pranzo, no Ollie?- chiede Daniel insistendo ancora di più.
Odio quando la gente mi chiama Ollie. Solo Thea può chiamarmi Ollie. Perché per lei sono davvero Ollie.
-In realtà…-
-No mi dispiace Daniel.- dico interrompendo Felicity che voleva dire qualcosa prendendo la parola. –Stiamo per concludere un importante affare e ho bisogno di tutto il mio staff. Tu capirai… Felicity è indispensabile per me.-
Sto marcando il territorio. Voglio che capisca a che gioco vuole giocare.
Infatti marco le ultime parole, spostando lo sguardo sull’oggetto dei miei pensieri che poverina non sa cosa dire visto lo spettacolo che le stiamo offrendo.
Cosa le avrà detto? Quando sono arrivato si vedeva che era in imbarazzo. Cosa più importante perché Digg non mi ha chiamato?
Conosco i modi di Daniel.. vuole entrare nelle sue mutandine, scoparsela un paio di volte e poi basta, lasciarla come se fosse una ragazza qualunque. Anche se non provassi nulla per lei, non glielo lascerei comunque fare. Felicity è mia amica, nessuno può trattarla cosi.
-Possiamo sempre rimandare … hai programmi per domani?- domanda Daniel ignorando la mia frecciatina. Felicity accenna un sorriso nervoso, quello che fa quando non sa cosa dire, cosi Daniel smorza l’imbarazzo porgendole un suo biglietto da visita. –Ho capito... questo è il mio numero…. Chiamami se cambi idea.-
Ma non ha capito che non deve neanche avvicinarsi a lei? Non ha visto il modo in cui la guardo, o la tocco agli eventi in pubblico?
Abbiamo sempre smentito tutto tra di noi, ma è ovvio che c’è qualcosa.
-E’ stato bello rivederti Oliver.- dice Daniel dandomi una pacca sulla spalla. –Buona giornata bellissima.- dice facendo un occhiolino a Felicity prima di entrare nella cabina dell’ascensore.
Io lo guardo fin quando non sparisce, tirando un sospiro di sollievo quando resto finalmente solo con Felicity e John.
-Cosa ti ha detto?-  chiedo arrabbiato girandomi verso di lei.
-Niente.- risponde secca.
Guardo John in attesa di risposte.
-Ha solo fatto degli apprezzamenti sul suo vestito, Oliver….e suoi suoi occhi, sulle sue gambe, sulle sue labbra… lo conosci. -
-Questo lo definisci niente?- sbotto nervoso.
-Cosa avrei dovuto dirti? E’ un tuo socio in affari, e poi non mi ha fatto niente di che. Se mi avesse toccato l’avrei messo a posto.-
-Doveva solo provarci.- sussurro in preda ad un attacco di gelosia.
-Quindi d’ora in poi sarà cosi? Tu che fai a gara a chi fa pipi più lontano con tutti i pretendenti di Felicity?- chiede John scherzando.
-Perché c’è ne sono altri?- chiedo rivolto esclusivamente alla mia amica che però anche questa volta resta zitta.
-Daniel non è l’unico che fa degli apprezzamenti sui suoi vestiti.- dice John.
-John smettila!- sbotta Felicity. –Sono solo sciocchezze.- dice rivolta verso di me.
-John parla.- dico autoritario volendo sapere la verità.
Felicity si gira verso John e lo fulmina con il suo sguardo, convincendo il mio autista a stare in silenzio.
-Ho bisogno di un caffè.- ammette andando verso l’aria relax del piano.
-Sai vero che sono io a pagare il tuo stipendio e non lei?- chiedo retorico visto il controllo che ha questa piccola biondina su di lui. –Sono io il tuo capo!-
-Oh lo so bene… ma lei è il tuo.- dice John prima di sparire.
Felicity sbuffa rumorosamente, prima di prendere una serie di cartelline per poi superarmi ed andare nel mio ufficio.
-Perché non vuoi dirmelo?- chiedo raggiungendola.
-Perché non è niente di serio.. sono solo degli stupidi commenti. Gli stessi commenti che fanno Cisco o Ray quando uscite voi ragazzi.-
-Con la sola differenza che loro sono anche amici tuoi e non direbbero mai niente per ferirti… sai che mi ha sempre dato fastidio che qualcuno ti giudicasse perché eviti di raccontarmelo?-
-Perché non è niente! Non ti concentrare su queste sciocchezze. Possiamo cambiare discorso e discutere dei tuoi impegni per la giornata?-
Mi sposta la sedia, invitandomi a sedermi e io sbuffo rumorosamente perché alla fine John ha ragione: lei riesce a vincere sempre.
Faccio come mi chiede, sbottonandomi la giacca del completo per poi sfilarla e appoggiarla sullo schienale della poltrona girevole.
-Allora…. alle 3 hai un incontro con il consiglio, da quando ho capito è un incontro dell’ultimo minuto visto che non ne avevo la minima idea…-
La osservo, mentre legge non so quante cose sulla sua agenda, riferendomi una serie di appuntamenti che non sto per niente considerando visto che tutte le mie attenzioni sono concentrate su di lei.
Ora capisco perché Daniel ha fatto dei commenti sul suo vestito: è un tubino, grigio con qualche toppa colorata nera, gialla e rosa, il tutto coordinato con un paio di tacchi alti e i capelli biondi sciolti sulle spalle.
Vorrei baciarla. Alzarmi, congiungere le nostre labbra e perdermi in lei com’è successo ieri sera.
Mi basterebbe anche solo abbracciarla. Sentire il suo profumo, accarezzarle i capelli…
-Ah e ha chiamato tua madre stasera devi andare a cena da loro perch…… Oliver mi stai ascoltando?-
-Mmm?- chiedo ritornando alla realtà.
-Non mi stavi ascoltando, vero?- chiede retorica conoscendo già la verità.
-Ho prenotato il ristorante per domani sera.- dico cambiando discorso parlando di ciò che davvero mi interessa.
-Cosa?- chiede perplessa.
Da quando sono arrivato in ufficio, non ho avuto neanche il tempo di salutarla per bene.
Cosi senza pensarci due volte, mi alzo dalla poltrona  e superando velocemente la scrivania, la raggiungo sporgendomi verso di lei per baciarla dolcemente sulle labbra.
-Ciao.- sussurro dolcemente accennandole un sorriso.
-Ho parlato inutilmente per cinque minuti, vero?- chiede riferendosi ai miei impegni.
-Adoro sentirti parlare….- ammetto sincero, togliendole l’agenda dalle mani per poi tirarla verso di me.
-Non qui.- sussurra seria non volendo essere forse scoperta.
-Ho prenotato in quel ristorantino che ti piace tanto… quello che prepara la tua crostata alla frutta preferita.-
-Cosa centra questo con gli appuntamenti?- chiede divertita.
-Sono multitasking.- dico vantandomi un po’ baciandola di nuovo sulle labbra.
-Buono a sapersi…. perché hai da leggere e firmare due contratti per le quattro di questo pomeriggio.-
-Mio padre adora leggere e firmare contratti….- dico facendole capire che non ho voglia di fare il compito che mi ha assegnato.
-Gli ho promesso che l’avresti fatto.. quindi ti prego, mettiti a lavoro e non distrarti.-
Cerca di spingermi via, ma ogni tentativo fallisce. Anzi, più lei cerca di allontanarmi più io ho voglia di baciarla. Faccio incontrare le nostre labbra per un ultimo bacio, poi però quando sento il rumore dell’ascensore che ci avvisa dell’arrivo della cabina mi separo da lei e rimetto su la mia bella faccia da amministratore delegato.
-Sei qui.-
Sono di spalle quando sento la voce di Isabel sulla soglia dell’ufficio. Mi siedo alla mia scrivania, e le faccio un sorriso falsissimo che però lei ricambia senza problema.
-Ti ho cercato dappertutto.- dice raggiungendo me e Felicity. Quest’ultima prende l’agenda e fa per andarsene, quando Isabel le chiede di prendere una penna per segnare dei nuovi appuntamenti per me.
-Ho dei documenti da visionare… come posso aiutarti?- dico aprendo la prima cartellina di cartone blu che Felicity mi ha messo sulla scrivania.
-Il consiglio vuole che andiamo a Toronto per convincere un importante investitore ad entrare in affari con noi.- dice Isabel facendomi alzare gli occhi dai fogli che stavo visionando.
Faccio ciò solo per osservare Felicity, che sta rientrando nel mio ufficio, con un espressione strana sul volto.
-Questo mese sono impegnato.- dico senza neanche consultare la mia agenda facendole capire che non ho molta voglia di seguirla in un altro viaggio. –Dobbiamo rimandare.-
-Non hai neanche controllato la tua agenda.- dice Isabel girandosi verso Felicity che nel frattempo si è seduta sui divanetti neri che ci sono a sinistra della porta dell’ufficio.
-Mmmm….  Gli unici giorni liberi che ha, coincidono con il weekend prossimo, signor Queen.- dice Felicity titubante.
-Perfetto.- dice Isabel sorridente.
-Ma è il compleanno di sua madre.- aggiunge Felicity ricevendo un sorriso da me, e un’occhiataccia da Isabel.
-Te l’ho detto.. dobbiamo rimandare.- ammetto felice che Felicity sia venuta in mio soccorso.
Sotto sotto credo che sia felice di questa situazione. So quando odi Isabel, e so anche quanto volesse vederla perdere una volta ogni tanto.
Chissà quante cose le avrà detto, poverina..
-Sbaglio o non vuoi partire con me , Oliver?- chiede Isabel poggiando entrambe le mani sul bordo della mia scrivania, sporgendosi in avanti per mettermi sotto gli occhi la scollatura messa in risalto dal vestito aderente che indossa. 
-Ho solo tanti impegni, Isabel.- dico guardandola negli occhi senza concentrarmi su altro.
-Pensavo che ci fosse ancora dell’imbarazzo per ciò che è successo a Mosca…- puntualizza con un voce ingenua falsissima.

Guardo attentamente Isabel, sperando che capisca che non è ne il luogo ne il momento più adeguato per affrontare l’argomento ma lei continua, accennandomi un sorrisetto falso che mi fa gelare il sangue.
Felicity è qui.
E lei non sa niente. Non sa che sono andata a letto con Isabel un anno fa.
-Avevamo deciso che sarebbe rimasto tra noi ma sai… ripetere l’esperienza non mi dispiacerebbe. E’ stata molto soddisfacente.-
Guardo per un secondo Felicity, che ha lo sguardo fisso su di noi, la bocca leggermente aperta per la sorpresa e perché no anche per il disgusto.
-Se sei cosi impegnato come dici, vorrà dire che rinvieremo il viaggio ad un’altra volta….. buon lavoro.- dice congedandosi, oscillando sui suoi tacchi alti andando verso l’ascensore.
-Lasciami spiegare.- dico non curante del fatto che Isabel possa sentirci. Mi alzo, con l’intento di raggiungerla, e Felicity in tutta risposta, cerca di lasciare l’ufficio andando verso la porta. Con uno scatto felino, la supero, chiudo la porta di vetro a chiave e la costringo a restare con me.
-Apri la porta.- dice seria senza una minima traccia di insicurezza dandomi una spinta.
-Lasciami spiegare.- ripeto.
-Te la sei scopata! Cosa c’è da spiegare?- chiede furiosa, camminando all’indietro ogni passo avanti che faccio verso di lei.
-Non ha significato niente. L’ho fatto solo per le voci che giravano su di noi..-
-Un anno. E’ passato un anno e non mi hai mai detto niente!- urla ignorando ciò che le ho detto. –E se oggi non l’avessi scoperto, tu avresti continuato a prendermi in giro!-
-Non ti sto prendendo in giro , non l’ho mai fatto, ti prego lasciami spiegare.-
-Ti sei scopato Isabel Rochev, Oliver! Cosa cazzo c’è da spiegare?-
-Non ha significato nulla.- ripeto andando verso di lei. Ma ovviamente Felicity è furba, e quando si ritrova con le spalle al muro, quasi come se stessimo giocando ad acchiaparello, gira intorno alla mia scrivania trovandosi dall’altro lato rispetto al mio.
C’è un tavolo a dividerci. Letteralmente. Milioni anni luce se parliamo metaforicamente.
E’ arrabbiata.
-Perché non me l’hai detto? Perché tenertelo per te?!-
-Perché non volevo deluderti! So quanto la odi, e io pensavo che andandoci a letto le voci su di noi si sarebbero interrotte! Volevo dirtelo..-
-Quando? Prima o dopo di venire a letto con me?- chiede acida interrompendomi. –Prima o dopo di esserti vantato di  aver fatto cedere l’unica donna che ti aveva dato un palo in tutta la tua vita?! –
Vantato? Ma di che diavolo sta parlando?
-Pensi che….ti abbia chiesto di uscire solo per vantarmi con i ragazzi?- chiedo confuso viste le sue parole sparate a raffica.
-Non lo so più cosa penso….- ammette amareggiata.
-Felicity….-
-So solo che mi fai schifo.- dice interrompendomi spiazzandomi.
E’ cosi seria. Non l’ho mai vista cosi.
Mi osserva per alcuni secondi, poi scuote la testa non condividendo la mia scelta di mentirle (ovviamente), camminando verso la porta dell’ufficio solo per aprirla ed andare verso la sua scrivania.
-Che succede?- chiede John avendo forse sentito le nostre urla.
-Succede che Oliver si è scopato Isabel un anno fa.- sussurra Felicity in preda alla rabbia raccattando le sue cose per andare via.
John sa cos’è successo. E’ l’unico a sapere visto che era con me durante quel viaggio. Notando il suo silenzio, Felicity alza lo sguardo verso di noi e intuisce tutto.
-Ma tu ovviamente eri con lui quindi lo sapevi già… toglimi una curiosità ero l’unica a non sapere?- chiede triste verso di me, con gli occhi velati di lacrime.
-Felic….-
-No, zitto! Non voglio sentire altre bugie. Da nessuno dei due.- dice coinvolgendo anche John nel discorso.
Perché le ho mentito? Perché non le ho detto niente? Si sarebbe arrabbiata si, ma…. avrebbe avuto un anno per digerire la cosa.
Se ne sta andando, e sta chiudendo con me. La conosco, ora è arrabbiata e dopo quello che le ho fatto so che non cambierà idea facilmente.
-Dove stai andando?- chiedo quando mi supera per andare verso l’ascensore. Per fortuna la cabina  non è ancora qui, quindi posso ancora cercare di rimediare.
-A pranzo con Daniel… - dice tranquilla digitando velocemente qualcosa sui tasti del cellulare. 
-Stai scherzando, vero?- chiedo furioso.
Vuole farmela pagare? Ci sta riuscendo dannazione.
-Perché? Perché lui vuole portarmi a letto e offrirmi un pranzo costoso? No, non sto scherzando. Tu volevi fare la stessa cosa. –
-Io volevo fare la stessa cosa?- ripeto scioccato. –Smettila di sparare stronzate.-
-Qui l’unico che spara stronzate sei tu…. Ieri sera ne è la prova.-
Quando la cabina arriva, lei ci entra senza problemi e preme il tasto per il piano terra. Prima che le porte scorrevoli si chiudano completamente, Felicity mi informa che si prende dei giorni di ferie. E che devo cercarmi una sostituta.
-Cazzo!- urlo dando un pugno nel muro facendomi un male cane. 
-Le passerà.- afferma John sicuro di se.
-No John… non le passerà.- 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


                                                                                           Capitolo 4


Ottobre 2013

-Sai chi è un tipo carino? Il pediatra di Sophie.-
-Laurel, ti prego.-
E’ il primo compleanno di Sophie. Sono passati già 12 mesi dalla nascita del mostriciattolo dai capelli rossi (direi più color carota presi da Dinah la madre di Laurel)  e dagli occhioni blu come il papà. Secondo Laurel anche lei da bambina aveva i capelli rossi, persi poi con le innumerevoli tinture per diventare castana e poi bionda come Sara sua sorella.
E sono passati esattamente 2 anni  dalla mia litigata con Oliver.
Le cose non sono state facili all’inizio. In realtà non lo sono neanche ora visto che, non parliamo più come prima, evitiamo di uscire insieme da soli, non si trattiene più da me a dormire…
Siamo due estranei in pratica. E la cosa non mi piace.
E’ colpa sua, ma anch’io ho esagerato. Gli ho detto cose che non pensavo, me ne sono andata dalla Queen Consolidated e non sono stata reperibile per settimane. Solo Laurel e Sara sapevano dov’ero. Visti i giorni di festa a lavoro che mi ero auto concessa , ne ho approfittato per andare qualche giorno da mia madre a Las Vegas. Volevo svagare la mente, distrarmi ma più Oliver mi chiamava e mi cercava, più io non riuscivo ad andare avanti.
Tornare poi a lavoro è stata una doccia fredda. Ho chiarito con John quasi subito mentre per quanto riguarda Oliver… ha cercato di avvicinarsi in qualunque circostanza possibile, ricevendo sempre una porta chiusa in faccia.
-Ma perché no? E’ intelligente, educato, di buona famiglia…. È un gran bel pezzo di ragazzo.-
-Tutte le volte che hai cercato di combinarmi un appuntamento… sono andati un fiasco.-
In realtà sono andati alla grande: Laurel mi ha sempre fatto uscire con tipi stra-fichi (uno di loro era un pompiere che nel tempo libero faceva lo spogliarellista)  ma ho sempre scartato l’idea di vederli per una seconda volta, visto che uscire con un tipo diverso da Oliver avrebbe significato voltare pagina.
E io non ci riesco.
Per quanto voglia fare la forte, Oliver è importante per me. Forse se non lo vedessi tutti i giorni, se non lavorassimo a stretto contatto, sarei riuscita a dimenticarlo.  
-Se li paragoni ad Oliver, è ovvio che sia cosi.- sussurra leggendomi nella mente.
-Non li paragono ad Oliver… non sono interessata ad una relazione in questo momento tutto qui.-
Sto ancora frequentando di tanto in tanto Daniel. Ci sentiamo qualche volta, andiamo a pranzo fuori… lui ci ha provato ma io gli ho fatto capire che non ero disponibile. E lui, non ha fatto più nulla.
Nonostante tutto marca il territorio con Oliver come se stessimo insieme, facendolo ingelosire di proposito, e io glielo lascio fare perché sotto sotto è ciò che si merita.
-Non vuoi raccontarmi cos’è successo?- chiede Laurel dolcemente distraendomi dal decorare la torta che ho preparato per la festeggiata.
E’ da un po’ che mi cimento con la cucina. E’ iniziato tutto come un gioco, comprando qualche ricettario online, e alla fine è diventata una passione. La torta che ho preparato per Sophie è al cioccolato, con un enorme paperella sopra fatta in pasta da zucchero.
-Siamo usciti e non è andata bene.- dico mentendole visto che non ho intenzione di dire a nessuno il vero motivo della nostra litigata.
Credo che Oliver non abbia detto neanche a Tommy il motivo del perché non ci parliamo. Non so perché, forse se ne vergogna, forse cerca di dimenticare, non lo so.
-A tal punto da rovinare la vostra amicizia? Avete fatto sesso e non ti ha soddisfatto abbastanza?- chiede Laurel scherzando.
Non abbiamo consumato. Fortunatamente non è successo.
-Dov’è Sophie?- chiedo cambiando discorso.
-Fuori con i ragazzi… la prendi tu e le cambi il vestitino? Tra un po’ dovrebbe arrivare la baby-sitter.-
-A cosa ti serve una baby-sitter? Hai me.-
-Per quanto Sophie ti adori… nessuno è come l’incantatrice.- dice Laurel confondendomi.
Chi diavolo è l’incantatrice?
Evito di farle altre domande, trovandola troppo impegnata a mettere a punto le ultime cose per la festa e decido di uscire fuori per prendere il mio mostriciattolo.

 
                                                                                                           **************************



 
-Sara è ancora in Tibet con Nyssa?-
E’ strano sapere che una mia ex è diventata lesbica. Non ho niente contro  gli omosessuali, sono contento che Sara abbia trovato una persona che le voglia bene e che riesca a stare a passo con le sue pazzie… forse è solo imbarazzante sapere che è venuta a letto con me in passato e ora si da da fare con una donna.
Siamo in giardino, a casa Merlyn. Tommy sta supervisionando dei ragazzi che stanno montando un castello gonfiabile enorme per il compleanno di Sophie. Il primo compleanno.
-Tornerà tra un mese… chiama almeno due volte alla settimana per sapere se è tutto apposto.- dice Tommy concentrando tutte le sue attenzioni sui due fattorini del negozio. –Credo che quei due si siano fatti…-
Lascio stare per un secondo Sophie, che per la cronaca è in braccio a me da quando Felicity ed io siamo arrivati, seguendo lo sguardo del mio amico costatando che ha ragione.
-Hai intenzione di chiamare la polizia?- chiedo scettico visto che in passato anche noi, ci siamo fumati una canna una volta ogni tanto.
-No… certo che no. Anche Laurel ed io una volta all’anno ci concediamo.. una sbandata.-
-Vi fumate una canna? E non mi hai mai chiamato?- chiedo divertito.
-L’Ollie che conoscevo non esiste più… lo sai tu e lo so io.- dice lanciandomi una frecciatina riferendosi ovviamente a Felicity.
Non gli ho raccontato granchè sulla nostra litigata. Due anni fa, la stessa sera che ci comunicarono che aspettavano Sophie, gli rivelai che le avevo chiesto di uscire. Poi, la verità si è persa con il tempo.
-Ora se non ti dispiace, vado a fingere di comportarmi come un adulto..- dice iniziando a camminare verso i ragazzi che da più di mezz’ora stanno ridendo come dei cretini.
-Quando sarai grande, ti racconterò tutto ciò che ha fatto il tuo papà..- sussurro nell’orecchio di Sophie che tranquilla tranquilla sta in braccio a me e osserva ciò che le succede intorno. –E credimi, alcune cose sono davvero imbarazzanti.-
-Cos’è imbarazzante?- chiede una voce femminile alle mie spalle facendomi sussultare.
Mi giro, trovandomi faccia a faccia con Felicity, che mi osserva con lo sguardo corrucciato.
-Le vicende giovanili di Tommy…. ne ha combinate di tutti i colori.- dico facendo un passo verso di lei cosi da starle più vicino.
Continuiamo a lavorare insieme, ma tra di noi c’è un muro che ci separa. Non usciamo più , non scherziamo più, in ufficio ci parliamo di rado… John l’ha perdonato dopo poche settimane mentre io… io dopo due anni non posso ancora rivolgerle la parola senza un valido motivo.
So che è ferita, ma anch’io lo sono. In questi due anni, ha fatto di tutto per farmi pentire delle mie bugie.
Come? Uscendo con Daniel a pranzo, non rifiutando mai un suo invito, accompagnandolo a qualche cena di galà…
Ha praticamente preso il mio posto. Fortunatamente però, negli ultimi giorni è sparito dalla circolazione. Non si presenta neanche più in azienda, mentre prima ad ogni occasione passava con la scusa di volermi salutare.
In realtà voleva vedere lei.
Avranno litigato? Lei lo avrà appeso?
Non ho modo di saperlo. Non ho più diritto di sapere certe cose, nonostante il mio cuore e la mia testa si siano fermati a due anni fa.
A quel maledetto giorno. 
Certo, in questi due anni sono uscito con delle donne ma… nessuna è lei. Anche se Helena mi attirava un po’ di più rispetto alle altre per il suo carattere libertino e il suo fisico mozzafiato, nessuna è riuscita a togliermi dalla testa lei.
La mia migliore amica.
La stessa donna che è qui di fronte a me, in tutto il suo splendore. Anche con gli occhiali da vista continua ad essere sexy.
-Ne avete combinate di tutti i colori… tu eri con lui.- dice correggendomi.
-Vero… - sussurro accennando un sorriso sincero. –Come procedono i preparativi dentro?-
-La torta è pronta, il catering è arrivato… Laurel è nervosa. Tutto nella norma.- ammette sincera.
-Bene.-
-Ho bisogno della festeggiata…. Devo cambiarla. Tra un po’ arriva la baby-sitter.-
-Baby-sitter?- chiedo confuso. –A cosa serve una baby-sitter? Ci siamo noi.-
Mi piace occuparmi di Sophie. E’ cosi tranquilla. E lei mi adora. Non lo dico per vantarmi , ma è cosi.
-Forse Laurel vuole solo che ci godiamo la festa… - dice scrollando le spalle facendo la vaga.
Come posso godermi la festa se lei mi evita? Certo, ci saranno i ragazzi a farmi svagare ma non è la stessa cosa.
-Ma Sophie non vuole stare con la baby-sitter… vero Sophie?- dico cambiandole posizione, trovandomi cosi faccia a faccia con lei. Le metto le mani sotto le braccia e inizio ad issarla verso il cielo prendendola al volo come faccio di solito.
-Oliver non ti conviene …..-
-Oh tranquilla le piace… vedi come ride?- chiedo interrompendo Felicity che come sempre è troppo apprensiva.
-No in realtà, mi riferivo al fatto che…-
Prima che possa continuare, vengo colpito da una sostanza calda e appiccicosa simili a della bava o cose cosi. Abbasso lo sguardo verso la maglietta che ho deciso di indossare sotto la camicia e me la ritrovo sporca di giallo.
Sophie mi ha appena vomitato addosso. Grande.
-Ha appena finito di mangiare e potrebbe vomitarti addosso.- aggiunge velocemente Felicity cercando di trattenere una risata.
Mi schiarisco la voce e abbasso la piccola, porgendola a Felicity che senza pensarci due volte la prende in braccio e la porta dentro.
-Tutto bene?- chiede Tommy ritornando da me con una bustina trasparente con dell’erba dentro.
-Tua figlia mi ha appena vomitato addosso.-  dico serio fingendomi arrabbiato.
-In realtà intendevo con Felicity…-
-Abbiamo parlato per un paio di minuti da soli e senza interlocutori… di questo passo mi perdonerà sul letto di morte.-

 
 
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-Vai a vedere se Oliver ha bisogno di una mano sopra?-
Ho appena finito di vestire Sophie nella nursery, infilandole un vestitino bianco di tulle , completo di scarpine e cappellino (che la fanno sembrare un bon bon irresistibile) , e sono ritornata di sotto  visto l’arrivo dell’incantatrice.
La baby-sitter di cui tanto Laurel si vanta, è una ragazzina di 13 anni. Una studentessa che cerca di arrotondare la paghetta  badando alla piccola Sophie di tanto in tanto quando Laurel e Tommy vogliono uscire.  In realtà con la mancia che le lascia Tommy quando avrà 16 anni sarà in grado di comprarsi una macchina. E non una macchina qualunque.
-Credo di esserti più utile qui.- suggerisco vedendola cosi nervosa.
-Ha bisogno di una camicia pulita… - puntualizza Tommy divertito. –Puoi prenderla dal mio armadio.-
-Non puoi andare tu? E’ il tuo migliore amico.- commento visto che l’idea di raggiungerlo sopra mi rende nervosa e non poco.
Fingo di essere forte, ma in realtà non lo sono. Mi manca, e stare da sola con lui in un bagno per giunta, non aiuterebbe  a placare la fame che ho di lui. Vorrei solo chiudere questo capitolo, e aprirne un altro. Però con lui al mio fianco. Ma non so come fare.
-Sono due anni che va avanti questa storia….-
-Tommy..- lo richiama Laurel visto che sa che non mi piace affrontare il discorso.
-No, Laurel. Due anni sono tanti. E se sono nostri amici come diciamo, dobbiamo guardare in faccia la realtà.- dice Tommy interrompendo la moglie avvicinandosi a me. –Siete innamorati e ignorate la cosa.-
Rido nervosamente, visto l’assurdità che ha appena detto, sapendo però che ha perfettamente ragione.
Almeno da parte mia.
Ci ho pensato spesso in questi mesi. Non c’è altra spiegazione. Non so cosa provi lui, ma io sono abbastanza sicura di amarlo.
Forse sono innamorata di lui dal primo giorno che l’ho visto.
-Lui sta male, tu stai male… la vita è troppo breve, Smoak.-
-Tommy…- sussurro scuotendo il capo visto che odio sentire queste cose.
-Smettetela di prendervi in giro. Qualunque cosa tu abbia fatto, o abbia fatto lui… andate avanti.-
Lo guardo negli occhi, riconoscendo subito gli stessi occhi di Sophie. Lo guardo, e lui capisce al volo che non cambierò idea facilmente.
Anche se ha dannatamente ragione, anche se sono stufa anch’io di questa situazione…. Non posso.
Tutte le volte che penso di riavvicinarmi a lui, mi compare davanti agli occhi l’immagine di loro due avvinghiati come due conigli in una camera d’albergo.
-Io ci ho provato.- sussurra porgendomi il suo bicchiere di vino superandomi per andare sopra.
Più lui si allontana, più si allontana l’idea di chiarire con Oliver.
Forse dovrei fare io il primo passo. In fin dei conti, Oliver ha cercato di avvicinarsi a me in tanti modi e io gli ho sempre chiuso la porta in faccia.
-Tommy.- lo richiamo alzando gli occhi al cielo. Mi giro verso di lui, costatando che sta sorridendo come un cretino.
-E’ stato più facile di quando credessi.- sussurra quando gli porgo il calice che mi ha dato pochi secondi fa.
Salgo la rampa di scale, arrivando al secondo piano velocemente. Percorro il corridoio, andando verso il bagno visto che la porta è aperta.
-Nenche Thea mi ha mai vomitato addosso…- lo sento sussurrare quando arrivo sulla soglia.
Si è tolto la camicia, indossa solo la maglietta a mezze maniche sporca di vomito. Sta cercando di pulirla con un fazzoletto bagnato ma è tutto inutile.
-Vuoi una mano?- chiedo palesando la mia presenza. Oliver si gira verso di me, più che sorpreso di vedermi li davanti a lui.
-Mmm… credo di aver peggiorato solo le cose.-
Entro nel bagno e tiro la maglia, solo per giudicare il danno.
-Questa per oggi è andata… ma Tommy ha suggerito di prendere una sua camicia… perciò…-
-Scegli tu. Una vale un’altra.- dice scrollando le spalle. La camicia che ha scelto di indossare stamattina, non è una camicia elegante. Più una sportiva, visto che Oliver odia indossare roba elegante quando non deve andare in ufficio.
Annuisco, e vado in camera dei padroni di casa aprendo la cabina armadio entrando nel favoloso mondo di Laurel. Ha certi vestiti, e certi accessori che farebbero invidia anche alla regina Elisabetta d’Inghilterra.
Mi sposto nel lato di Tommy, prendendo due camice sulle grucce: una bianca e l’altra blu. Visto che Oliver indossa un pantalone marrone, io opterei per la bianca. Ma so che il colore che gli sta meglio è il blu.
Quando lo sento raggiungermi, esco dalla cabina armadio, con le due camice alzate nella sua direzione.
-Blu o bian….-
Non finisco la frase, visto che me lo ritrovo davanti a torso nudo e sono costretta ad abbassare lo sguardo per via dell’imbarazzo.
Non lo vedevo cosi da tempo. Come fa ad essere cosi bello?
Mi schiarisco la voce, resto interdetta per un po’, come se non sapessi cosa fare. Mi mordo nervosamente il labbro inferiore, tanto da farmi male  e poi  vado verso il letto a baldacchino per poggiare le camice cosi da non farle sgualcire.
-Io direi la blu.. ma se preferisci la bianca…  o se vuoi cambiare colore…-
Sposto per un secondo lo sguardo verso di lui, e accenno un sorriso nervoso, quando mi rendo conto che lui mi sta osservando attentamente.
-La blu va benissimo.- dice avvicinandosi a me sporgendosi verso il materasso per prendere la gruccia con la camicia scelta.
Nonostante Sophie gli abbia vomitato addosso, riesco ancora a sentire la sua acqua di colonia.
Come se niente fosse, Oliver sbottona i bottoni della camicia  e se la infila davanti a me, sapendo bene quanto questa situazione sia strana da affrontare.
-Che ne dici?- chiede attirando la mia attenzione. Alzo lo sguardo, ed essendo più bassa di lui, mi ritrovo faccia a faccia con i suoi muscoli definiti. Pelle liscia, tonica, e abbronzata. Il tessuto dell'indumento si attacca ai suoi muscoli come se fosse una seconda pelle mettendogli i bicipidi in evidenza. 
-Stai…- mi schiarisco la voce. –bene.. stai bene.-
Si abbottona prima i polsini, molto (forse) troppo lentamente. Poi parte del basso, chiudendo i bottoncini bianchi, coprendo la parte di corpo a cui avevo ampio raggio. Non so se si aspetta che faccia qualcosa. Io in verità non so come comportarmi.
Per smorzare l’imbarazzo, prendo l’altra gruccia sul letto e rientro nella cabina armadio per rimettere apposto la camicia non utilizzata. Ritorno in camera da letto, chiudo le ante scorrevoli e spegno le luci pronta a scendere di sotto.
Ma prima che possa girarmi, alzare i tacchi e andarmene, le braccia forti di Oliver si stringono intorno al mio corpo, abbracciandomi da dietro.
Resto interdetta dal suo gesto, confusa ma allo stesso tempo felice che abbia preso l’iniziativa.
-Non respingermi.- sussurra dolcemente. –Ti prego, non respingermi.-
Tante volte ha cercato di avvicinarsi. In realtà ha cercato anche un paio di volte di baciarmi ma io l’ho respinto.
Rilasso i muscoli, e Oliver mi stringe ancora di più a se, intuendo che non lo respingerò.
-Mi sei mancata… - dice dandomi una serie di baci sul collo e sui capelli. –Dio, non hai idea di quanto mi sei mancata.-
-Mi sei mancato anche tu..- ammetto sincera.
Quando sente questo, mi gira in modo da trovarci faccia a faccia. Le sue braccia sono ancora strette intorno a me, e lui si muove in modo tale che la mia schiena possa urtare contro le ante dell’armadio.
-Ma…-
-Lo so…- dice interrompendomi. –Lo so, non riesci a perdonarmi. Mi odio per ciò che ti ho fatto ma ti prego.. non respingermi più.-
-Non voglio respingerti… ma Oliver non mi fido più.-
-Lo so, lo so… fammi solo rimediare.-
Le sue mani finiscono sul mio viso, e siamo cosi vicini che inizia a strusciare il suo naso contro il mio senza problemi. Poggia la fronte contro la mia, mi tiene fermo il viso forse per paura che possa scappare via.
Vorrei farlo, non voglio che mi baci, ma io sono bloccata. I miei muscoli sembrano essersi ghiacciati.
Sto cosi bene. Il calore corporeo di Oliver, il suo profumo, le sue mani su di me.. sono due anni che non mi toccava cosi.
Due anni che non mi sentivo cosi bene.
-Questi due anni senza di te sono stati un inferno…. più ti vedevo con Daniel e più capivo cosa avevo perso. Più ti allontanavi, più mi sentivo perso. E sono stato un vero coglione ad andare a letto con lei quando in realtà l’unica donna che ho sempre voluto al mio fianco e…..-
La nostra attenzione viene attirata da qualcuno che bussa alla porta (aperta) seguito poi da un colpo di tosse secco.
-Scusatemi.-
Oliver ed io ci giriamo verso la porta che da sul corridoio, trovando un Tommy imbarazzato al massimo per averci interrotto.
-Sono arrivati i tuoi genitori… e Laurel chiede di te, Felicity.- dice giustificando il suo arrivo.
Oliver ritorna a fissarmi, e le mie mani finiscono sulle sue invitandolo a lasciarmi andare.
Supero entrambi, uscendo dalla stanza sentendo uno scambio di battute tra i ragazzi, dove Tommy chiede scusa ad Oliver per averci interrotti. Non afferro ciò che Oliver gli risponde, visto che scendo la rampa di scale trovando ad accogliermi i genitori e la sorella di Oliver.
-Eccola la madrina.- esulta Thea prima di abbracciarmi.
-Com’è andata a Londra?- chiedo curiosa di sapere tutto del suo viaggio di studio durato 4 mesi.
-Alla grande.. ho fatto tante foto.-
-Bene. Appena possiamo, dobbiamo uscire tutte insieme cosi ce le mostri.- dico lasciandola andare.
Thea è cresciuta. Ormai ha 24 anni, e qualche volta esce con noi ragazze a bere qualcosa.
-Moira, Robert che bello rivedervi.- ammetto sincera abbracciando i genitori di Oliver.
-Oh eccoti!- esclama Thea attirando la mia attenzione. Mi giro verso le scale, trovando Oliver e Tommy mentre stanno scendendo gli ultimi gradini. Oliver ed io ci scambiamo degli sguardi indecifrabili. Tommy propone a Robert di andare in giardino, mentre io resto con Moira e Thea insieme a Oliver.
-Tutto bene?- chiede Thea notando che c’è qualcosa che non va.
-Si.- diciamo all’uniscono Oliver ed io. Questo non fa altro che peggiorare le cose, lo so. Moira accenna un sorriso, e si dilegua in casa mentre Thea la segue lasciandoci soli.
Prima che spariscano completamente, sento entrambe bisbigliare e ridere sottovoce come se si stessero confidando un segreto.
Oliver mi raggiunge, rientra le labbra come fa di solito quando non sa cosa fare, e io non faccio altro che osservarlo in silenzio.
-Possiamo parlare?-
-Dopo.-  sussurro sincera.
-Certo… ti riaccompagno a casa io, stasera?- chiede con un pizzico di speranza.
-In realtà…. –
Non so come dirglielo. Non voglio ferirlo ma ormai ho preso un impegno e non posso disdire cosi.
-Viene Daniel.- dice sicuro di se completando la frase al posto mio.
-Solo una cena tra amici.-tento di dire come se volessi giustificarmi.
-Si certo…-
-Oliver...- inizio cercando di prenderlo per mano.
-Godiamoci la giornata okey?- chiede ignorandomi completamente andando via mollandomi li da sola. 
Sono sempre più confusa. 
Qualche minuto fa, bramava per avere un contatto con me e ora... mi rifiuta? Perchè si comporta in maniera cosi infantile? 
Sono due anni che mi vedo con Daniel e non è mai successo niente. Questo lui non lo sa, forse per questo ha reagito cosi chiudendo ancora una volta tutti i ponti tra di noi. 
Se Tommy non ci avesse interrotto, avrebbe ammesso di volermi? Avrebbe ammesso di essere innamorato di me come lo sono io di lui?
Oh ma chi voglio prendere in giro? Oliver Queen non è mai stato innamorato di nessuno, figuriamoci di una come me. 
Eppure una parte di me, crede fortemente che lui stesse per dire esattamente quelle parole. Il caso però non ha voluto questo. 
Forse non è destino. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


                                                                                         Capitolo 5



-Hey, io sto andando a casa.-
Sono da poco passate le sei quando Felicity si affaccia nel mio ufficio per avvisarmi che sta andando via.
-Hai impegni per caso?- chiedo curioso sperando che mi dica di no alzandomi per raggiungerla.
-E’ il tuo modo per chiedermi se mi vedo con Daniel?- chiede retorica  incrociando le braccia al petto.
Sbuffo leggermente, essendo stato sgamato, mentre lei aspetta una risposta da parte mia.
-Si.- ammetto schietto.
Accenna un sorriso, poi scuote il capo ripetutamente. -No, non devo vedermi con Daniel. E’ in Italia per degli affari.. tornerà tra due settimane.-
Tiro un sospiro, rilassando finalmente i muscoli, contento che per un po’ non avrò il bel bamboccio tra le scatole.
Sono passati solo pochi giorni dal compleanno di Sophie, e Felicity ed io stiamo cercando di recuperare ciò che c’era tra di noi.
Mi ha perfino invitato a cena per parlare qualche sera fa. Ovviamente non mi sono trattenuto a dormire anche se avrei voluto. Abbiamo parlato di Daniel, di Helena.. le ho confessato che non è successo niente di serio con lei.
E per serio intendo che non ci sono andato a letto.
Felicity è sembrava sorpresa della cosa, facendomi intuire che anche con Daniel non è successo niente nonostante siano passati già due anni.
Sono usciti molte volte insieme, e lui non ci hai mai seriamente provato con lei. Si è sempre comportato come un gentiluomo a suo parere.
Ma conoscendolo da più tempo, so che sta solo aspettando il momento giusto per saltarle addosso e scoparsela un po’ come ha fatto con le altre ragazze con le quali è uscito.
-Se vuoi …..- inizia leggermente imbarazzata senza continuare la frase ma guardandomi in modo tale da comprendere la sua richiesta silenziosa.
Vuole vedermi.
E se mi invita a casa sua è perché pian piano sta voltando pagina.
John aveva ragione. Mi aveva detto che dovevo darle del tempo perché tutto si sarebbe risolto.
-Posso passare?- chiedo andando in suo soccorso.
E’ vero sono passati due anni, ma… in questo periodo ho capito cosa provo per lei. Aspettare, nonostante sia stata dura vederla con un altro, ne è valsa la pena.
-Devo vedermi con i ragazzi per una birra veloce… però se mi aspetti posso prendere del gelato e possiamo cenare con quello.- propongo facendole capire che voglio davvero vederla.
-Non è l’ideale per la forma fisica cenare con il gelato ma va bene… - puntualizza.
-Sei sempre bella.- ammetto schietto facendola arrossire.
-E tu sempre bugiardo…- dice svignandosela prendendo il suo cappotto e la sua borsa per poi andare verso l’ascensore. 
-Gelato alla menta?- chiedo prima che entri nella cabina dell’ascensore sapendo bene quanto adori questo gusto cosi particolare.
Lei si gira verso di me, annuisce sorridendo, e poi se ne va lasciandomi da solo sul piano imbambolato come uno stupido.

 
                                                                                                    **************************

 
Decido di riempire la vasca con dei sali profumati e fare un bagno rilassante.
E’ da tanto tempo che non mi concedo un lusso del genere. Con il lavoro, le cene a casa di Laurel, e la ricerca di un nuovo appartamento, torno a casa sempre stanchissima. Negli ultimi giorni poi, ho dormito solo poche ore per notte. La mia mente era troppo concentrata su Oliver, su ciò che mi ha detto al compleanno di Sophie. Non ne abbiamo più parlato, non abbiamo mai trovato il momento giusto per affrontare l’argomento e la cosa fa male.
Perché Tommy aveva ragione. Più le sue parole continuano a risuonarmi nel cervello più io mi auto convinco di essere innamorata del mio migliore amico. Non so cosa stia provando lui, in realtà non l’ho mai capito. E ad essere sincera, vorrei scoprirlo.
Lego i capelli con una pinza, mi spoglio sfilandomi i tacchi e il tubino che ho indossato per il lavoro e mi immergo nell’acqua calda circondata da schiuma di colore rosa chiaro.
Poggio la testa sul bordo della vasca, chiudendo gli occhi rilassandomi completamente.
Mi preparo psicologicamente a ciò che potrebbe succedere quando più tardi arriverà Oliver. Vorrei chiedergli di restare ma non vorrei metterlo a disagio. Vorrei poterlo baciare, ma non vorrei correre troppo.
Oh è tutto cosi complicato.
E pensare che qualche giorno fa, non volevo neanche parlargli. Non avevo neanche il coraggio di rivolgergli la parola come ai vecchi tempi.
Sto per immergermi con la testa nella vasca, cosi da bagnare anche i capelli, quando sento il telefono di casa suonare.
Meno male che ho deciso di portarlo in bagno con me altrimenti… ciao ciao bagno rilassante.
-Pronto?- chiedo dopo aver premuto il tasto per iniziare la conversazione.
-Felicity Smoak?- chiede una voce dall’altra parte che non riconosco.
-Si sono io.- dico tranquilla.
-Sono il detective Yang, polizia di Starling City.-
Quando un poliziotto chiama a casa tua, può essere solo per due motivi: una multa non pagata o peggio ancora per comunicare la notizia di un incidente nel quale sono state coinvolte persona a te care.
E prima ancora di sapere cos’è successo, disgraziatamente, la mia mente inizia a correre con la fantasia immaginando le peggiori cose del mondo.
 

 
-La volante che ha raggiunto il luogo dell’incidente  ha trovato il suo nome e il suo numero nel portafoglio della vittima su una lista di chiamate d’emergenza.. –
Sono arrivata alla stazione di polizia da pochi minuti. Subito alcuni agenti mi hanno accompagnato dal detective che si sta occupando del caso.
Sembro un automa. Non riesco a muovermi, non riesco a parlare.
Non può essere vero.
Pensavo che lui fosse in compagnia. Pensavo che fosse con i ragazzi.
Come può essere successo?
-So che è un momento difficile ma ho bisogno dei numeri dei parenti più prossimi… ha i loro recapiti?-
-Si… ci sono i genitori di Laurel che vivono a New York.. suo padre è un poliziotto. Sua sorella è in Tibet mentre il padre di Tommy non so dove sia..- dico con la voce roca a causa della lacrime che non riesco a controllare. –Ha detto che la macchina si è capovolta.. è successo quando hanno urtato…..? –
-Sicura che non vuole sedersi?- chiede l’agente vedendomi forse scioccata.
Quando realizzo che nella macchina poteva esserci anche Sophie, inizio ad allarmarmi ancora di più.
-Loro… loro hanno una bambina piccola. Sophie…. Si chiama Sophie. Era con loro? Era in macchina con loro?-
-No. – dice facendomi tirare un sospiro di sollievo. -Al momento dell’incidente era affidata ad un minore. Una baby-sitter.- dice l’agente facendomi ripartire il cuore che aveva smesso di battere per alcuni secondi.
Amy. Stava con Amy.
Sta bene, è viva. Era a casa al sicuro.
-I miei colleghi l’hanno prelevata e l’hanno consegnata all’STM… se ne occuperanno loro per la notte.-
-STM?- chiedo confusa.
Ne ho sentiti di sigle in questi anni ma questa mi è davvero sconosciuta.
- Servizio tutela minori… intervengono in casi come questo.-
-Casi come questo?-
-Minori rimasti orfani.- puntualizza il detective, mettendomi una mano sulla spalla forse per infondermi coraggio.
Mi fa accomodare nel suo ufficio, gli do i dati di cui ha bisogno e inizia subito a fare un paio di telefonate forse per contattare il dipartimento dove lavora Quentin, il padre di Laurel per avvisarlo della tragica notizia.
Io ne approfitto, e prendo il telefonino per poter chiamare Oliver.
Sono passate da poco le sette, non so dove sia. Non so se sappia qualcosa, ne cosa stia facendo, so solo che ho bisogno di lui. Non posso affrontare questa cosa da sola.
Ancora piangendo, compongo il numero e tremando leggermente mi porto il telefono all’orecchio. Risponde dopo il terzo squillo.
-Hey, sto per arriv…..-
-Oliver.- dico interrompendolo con la voce spezzata.  


                                                                                                ***************************


-Devo andare ragazzi.-
Siamo arrivati al Verdant mezz’ora fa. Il tempo è praticamente volato da quando ci siamo seduti e abbiamo iniziato a bere.
Abbiamo preso solo una birra, anche perché domani dobbiamo andare a lavoro, e non vogliamo risvegliarci con un gran mal di testa. E poi l’ultima cosa che voglio, è presentarmi a casa di Felicity mezzo ubriaco.
-Hai un appuntamento?- chiede Ray curioso.
-Oh andiamo Oliver non puoi lasciarci anche tu! Già Tommy ci ha appeso all’ultimo momento per uscire con Laurel.- dice Cisco leggermente brillo. Questo ragazzo riesce a perdere il controllo con poco.
-E’ il loro terzo anniversario.- puntualizzo volendo giustificare la scelta del mio migliore amico più che giustificata.
-Non hai risposto alla domanda di Ray.. hai un appuntamento?- chiede Barry infilando il coltello nella piaga.
-Devo vedermi con Felicity.- dico prendendo dal portafoglio delle banconote che poi lascio sul tavolo come mancia. –E no, non è quello che state pensando.-
-Noi non stiamo pensando niente.- ammette Barry alzando le mani come se gli stessi puntando contro un’arma.
-Ora capisco perché sei cosi felice negli ultimi giorni… avete fatto pace?- domanda Ray visibilmente felice.
-Domanda più importante: avete fatto sesso? Perché se non hai intenzione di provarci tu posso sempre pensarci io…- dice Cisco facendomi infuriare.
-Non ti azzardare.- dico puntandogli un dito contro a mo di sfida.
Prima che possa aggiungere altro, sento il cellulare che vibra nella tasca interna della giacca. Lo prendo, mentre gli altri iniziano ad osservarmi con un espressione compiaciuta, e quando leggo il nome del mittente rispondo senza battere ciglio.
-Hey, sto arrivan….-
-Oliver.-
Mi interrompe solo per pronunciare il mio nome e poi scoppia a piangere a telefono, disperatamente.
Nel giro di pochi secondi, penso alle cose più improbabili che l’avrebbero potuta ridurre cosi, mentre mi si gela il sangue per il nervosismo.
-Hey, cosa succede? Perché stai piangendo?- chiedo allarmato attirando l’attenzione dei ragazzi che smettono di ridere tra di loro e iniziano ad osservarmi perplessi.
-Sono in centrale… mi hanno chiamato 15 minuti fa… Oliver, ti prego devi venire.- dice singhiozzando come una matta.
-Felicity, sto arrivando. Sto arrivando, mi hai capito?-
Potrebbero averle fatto del male? Una rapina? Uno scippo? Qualcuno che è entrato in casa sua?
Perché la mia mente crede che in tutta questa storia centri Daniel? Dio se scopro che l’ha toccata senza il suo consenso, giuro che lo ammazzo.
Anche a costo di andare in carcere, lo uccido.
Come un fulmine esco dal locale, e corro verso la macchina ignorando completamente le voci dei ragazzi che mi stanno praticamente urlando di fermarmi. Metto in moto, e corro. Inizio a correre come se qualche pazzo mi stesse inseguendo perché nella testa mi ritorna il mente la voce di Felicity, spezzata dalle lacrime che non riusciva a portare avanti neanche una frase di senso compiuto.
Cosa cazzo è successo?
 
 
 
-Io non ci posso ancora credere.- sussurra mia madre incredula asciugandosi le lacrime.
-Nessuno può signora Queen.- ammette Caitlin sedendosi accanto a mia madre per confortarla.
Caitlin ha ragione. Anche io, non posso ancora crederci.
Ma è la verità: il mio migliore amico e sua moglie sono morti. Non si sanno ancora le dinamiche dell’accaduto, il detective che si sta occupando del caso, non ci ha saputo dire granchè.
Sono convinti del fatto che si sia trattato di un incidente, ma non possono confermarlo visto che Tommy e Laurel non erano due persone qualunque. Il loro conto il banca ne era la prova.
-Sara è stata avvisata?- chiede Kendra abbracciata a Ray in salotto.
Dopo aver saputo la cosa, ho chiamato i ragazzi che erano ancora la Verdant e gli ho comunicato la scioccante notizia. Ho chiesto a tutti di venire a villa Queen, visto che ci sono molte cose da organizzare.
In primis il funerale.
Ma ora tutte le mie attenzioni sono concentrate su Sophie. Cosi come le attenzioni di Felicity.
Da quando siamo arrivati, non ha fatto altro che parlare a telefono con gli assistenti sociali , cercando di capire che fine abbia fatto la figlia dei nostri amici.
-Prenderà il primo aereo disponibile..- dico visto che ci ho parlato io.
-E’ tutto cosi irrazionale.- sussurra Barry mettendosi le mani sul viso cercando di trattenere le lacrime.
Loro conoscevano Tommy da tanto tempo. Io, da tutta la vita.
I nostri genitori erano grandi amici. Mio padre e Malcom lo sono ancora, ma da quando è morta Rebecca la madre di Tommy, ci siamo un po’ allontanati. A differenza del padre, che viaggia spesso evitando di tornare in questa città che definisce maledetta il più possibile, Tommy aveva deciso di creare qui la sua vita. Accanto a noi. Dov’è cresciuto.
-Dinah e Quentin arriveranno domani pomeriggio.. dobbiamo organizzare il funerale.- puntualizza mia madre alzandosi dal divano per andare chissà dove. Io resto seduto sulla sedia del tavolo da pranzo, con il busto inclinato in avanti e con i gomiti poggiati sulle cosce.
-Ollie?-
Quando mia sorella mi chiama, alzo lo sguardo verso di lei trovandola abbastanza preoccupata.
-Che succede Speedy?-
-Felicity… - dice schiarendosi la voce forse avendo un groppo alla gola. –Sta litigando con gli assistenti sociali…  hanno detto che non possono fare niente per stasera…-
Mi alzo, percorro il salotto e la raggiungo mettendole un braccio dietro alla schiena per avvicinarla verso di me e darle un bacio sulla fronte.
-Papà ha parlato con l’avvocato?- chiedo sperando che ci siano novità positive.
-Credo di si… ora è nello studio con Felicity. Ollie, anche se le hanno detto che non si può fare niente lei continua a….-
-Shh… tranquilla ci penso io.- sussurro interrompendola. –Perché non chiedi a Raisa di preparare un po’ di caffè per tutti?-
-Io veramente vorrei venire con…-
-Thea, mi accompagni in cucina? Vorrei prepararmi una tisana ma non so dove mettere le mani.- dice Caitlin interrompendo mia sorella venendo in mio soccorso.
La guardo, accennandole un sorriso a mo di ringraziamento e poi spingo mia sorella nella sua direzione andando nello studio di mio padre. Supero l’ingresso, imbocco il corridoio parallelo alla cucina quando la sento urlare.
-Io non capisco perché non posso vederla stasera!-
Apro la porta socchiusa, entrando nella stanza. Mio padre si accorge subito di me, mentre Felicity continua a darmi le spalle.
Cammina nervosamente a destra e a sinistra gesticolando con le mani quando fa quando c’è qualcosa che la preoccupa.
Capisco perché si sta comportando cosi. In questo momento, siamo i parenti più vicini a Laurel e Tommy: Malcom non so dove sia, i genitori di Laurel sono a chilometri di distanza….  lei era praticamente la migliore amica di Laurel nonché  madrina di Sophie.
-Io me ne infischio del suo protocollo! Avete affidato una bambina a degli estranei quando ci sono persone che la conoscono e le vogliono bene!-
Guardo mio padre, chiedendogli silenziosamente se ci siano novità, ma lui scuote la testa e cammina verso di me. Prima di uscire mi da una pacca sulla spalla e se ne va lasciandomi solo con Felicity.
-Mi richiami a questo numero.- sbotta prima di attaccare la chiamata.
Resto in silenzio per alcuni secondi, non sapendo bene cosa dirle. Quando sono arrivato in centrale, ha semplicemente pianto. E io non ho fatto altro che abbracciarla. Non le ho fatto domande, non le ho rivolto praticamente la parola. E non perché non volessi, ma perché non sapevo cosa dirle. Tutto mi sembra cosi banale ora. Cosa dovrei dirle? Che le cose si sistemeranno? Sarebbe inutile.
Lei ora è preoccupata per il benessere di Sophie.
-Hey.- la chiamo sottovoce attirando la sua attenzione. –Stai bene?-
Si asciuga le lacrime e si gira verso di me, mostrandomi i suoi occhi azzurri gonfi a causa del pianto fatto.
-No..- dice amareggiata. –Non potremmo vederla prima di domani mattina.-
-Andrà tutto bene.- dico tentando di rassicurarla.
-Come fai a esserne sicuro?- sbotta nervosa. –Mi ripetete tutti la stessa cosa,  ma come fate a esserne cosi sicuri?-
-Perché è cosi. Lei sta bene.-
-Tu questo non lo sai!- urla facendomi ammutolire. –E’ con degli estranei…. Che non conosciamo. Lei dovrebbe essere qui… dovrebbe essere qui con le persone che la amano….-
-Perché ti senti cosi in colpa?- chiedo confuso.
-Perché si! Perché non sto facendo abbastanza.- dice prendendosi la testa tra le mani.
-Si che stai facendo abbastanza.. non possiamo fare nulla per stasera. Calmati ti prego.- dico avvicinandomi a lei rompendo la distanza che c’è tra i nostri corpi. –Laurel non vorrebbe questo…-
-Laurel si comporrebbe allo stesso modo se si trattasse di nostro figlio!- urla spiazzandomi completamente visto che non mi aspettavo che dicesse una cosa del genere.
E anche lei si rende conto di aver detto una cosa più grande di lei, visto che inizia ad osservarmi in silenzio.
Non ho mai pensato all’idea di avere un figlio con Felicity. Cioè tante volte vedendola con Sophie ho immaginato , una bimba con i suoi stessi capelli i suoi stessi occhi… ma mai un figlio nostro.
E’ cosi irrazionale la cosa.
Non sono pronto a diventare padre. E’ vero ho una certa età, molti miei coetanei a quest’ora hanno già una moglie e due figli ma io… io no. Non ho mai seriamente ponderato l’idea di mettere al mondo un bambino che per metà è mio.
-Mi dispiace…- sussurra. –E’ solo che…. voglio proteggerla. Loro se ne sono andati e lei ora è sola. Dinah e Quentin non ci sono, Sara è dall’altra parte del mondo…-
Mentre dice questo, la prendo tra le mie braccia issandola da terra. Non indossa i tacchi quindi è molto più bassa rispetto agli altri giorni. Io in confronto sembro un gigante. E’ cosi minuta. Cosi piccolina.
-Ti prometto che Sophie starà bene.. okey? Farò tutto ciò che è in mio potere per proteggerla da tutto questo.-
Felicity mi stringe ancora di più le braccia al collo e ricomincia a piangere silenziosamente sulla mia spalla.
-Voglio solo vederla… non voglio neanche immaginare cosa stia pensando.- sussurra con la voce spezzata.
-Domani andiamo a prenderla… andiamo a prenderla e la riportiamo a casa in attesa di Dinah e Quentin. Ma per farlo devi riposare.-
-Non voglio riposare… non sono stanca.- dice sciogliendo l’abbraccio, restando però sempre vicinissima.
-Si che sei stanca… stai morendo di sonno.- dico accarezzandole il viso. –Solo una dormita. Qualche ora per recuperare le forze.-
Non so come, riesco a convincerla.
Dolcemente la spingo fuori lo studio di mio padre, lungo il corridoio diretti verso il salotto. Quando arriviamo, trovo i nostri amici sul divano mentre sorseggiano una tazza di caffè bollente.
-Ragazzi se volete fermarvi per la notte di sopra ci sono camere a sufficienza per tutti.- dico ospitale.
-No tranquillo Oliver… torniamo a casa. Caitlin e Kendra stanno aiutando tua madre con i preparativi del… - Barry si blocca di colpo guardando Felicity. -…del funerale. Un’oretta e andiamo via.-
-Posso preparare qualcosa per la cena se vuole signor Queen.- dice Raisa offrendosi utile. –O qualcosa da bere se la desidera signorina Felicity.-
-No grazie Raisa.. ho solo bisogno di riposare. Domani sarà una giornata lunga.- dice Felicity accennandole un sorriso tirato.
-Tuo padre sta cercando di contattare Malcom per risolvere il problema alla Merlyn Global.. ma per ora non sembra essere rintracciabile.- dice Ray.
-Come al solito…- sussurra Felicity dura. –Si starà godendo il sole e la sabbia bianca  in qualche spiaggia isolata della Thailandia mentre la nipote è in casa di estranei. -
La guardo severo , e lei scrolla le spalle.
Un po’ ha ragione: Malcom è sempre stato assente come nonno. Diciamo che ha perso il senno della ragione da quando sua moglie Rebecca è morta. Sono passati molti anni ma lui ancora non si è ripreso.
-Occupiamoci di un problema alla volta.- ammetto risoluto. –Ma credo che sarà il caso chiudere l’azienda per un paio di giorni… vista l’assenza di Malcom e di….-
Tommy. L’assenza di Tommy.
Felicity mi prende per mano, quando si rende conto che non sono in grado di continuare la frase per farmi sapere che lei c’è.
-Mi sembra la soluzione migliore.- dice Ray d’accordo con me.
-Accompagno Felicity di sopra per riposare…. ci vediamo tra un po’.- dico tirando la diretta interessata per mano, su per le scale e poi per il corridoio di casa del secondo piano.
Non ho idea di dove voglia dormire, ma l’idea di farla stare sola non mi attira quindi senza pensarci due volte, la conduco verso la porta della mia camera da letto. Felicity senza battere ciglio, mi segue in silenzio ed entra nella stanza guardandosi intorno.
-Non ricordo l’ultima volta che sono entrata in questa stanza.-
-Io si…. Capodanno del 2010.. – dico sicuro di me.
Qualche settimana dopo abbiamo litigato perciò lo ricordo cosi bene.
-Oh già… tua madre organizzò quel veglione con due mesi d’anticipo.-
-Tu ed io eravamo cosi annoiati che ad un certo punto siamo spariti dalla festa e ci siamo rifugiati qui.-
Abbiamo passato la notte a vedere un vecchio film, sorseggiando champagne e mangiando patatine.
-Tu eri annoiato.- puntualizza voltandosi verso di me. –Io ti ho semplicemente seguito perché volevo vedere meglio i fuochi d’artificio. La tua camera ha sempre avuto una vista mozzafiato.-
Tu sei mozzafiato.
-Si… hai ragione. – dico schiarendomi la voce. –Ti va bene dormire qui?-
Felicity annuisce un si con la testa sincero, cosi io vado verso il mio armadio e prendo una  maglietta a mezze maniche per farla stare più comoda.
-Ho ancora la tua maglia a casa.- sussurra quando gliela porgo.
-Sta meglio a te..- dico sincero facendola arrossire.
-In realtà ho ancora un sacco di roba tua a casa…- dice parlando sovra pensiero.
-E’ quello il suo posto.- dico accarezzandole il viso con una mano.
Il mio posto.
La guardo negli occhi, trovandoli relativamente spenti. So che è stanca, eppure qualcosa mi dice che c’è qualcos’altro sotto. La osservo meglio, concentrandomi sulla sua fronte, che è aggrottata. Di solito ciò avviene quando ha mal di testa forte.
-Cambiati dai… vado di sotto a prenderti delle aspirine.- dico facendole corrucciare lo sguardo.
-Perché le aspirine?-
-Hai mal di testa, no?- chiedo retorico.
Lei mi osserva confusa, direi quasi incredula, visto che non si aspettava che me ne accorgessi poi accenna un si con la testa.
-Dimentico che mi conosci meglio di me stessa… - sussurra scuotendo il capo forse credendo di non essere sentita. -Voglio evitarle di prendere.. ho solo bisogno di riposare.-
-Posso portarti altro? Un bicchiere d’acqua, una tisana… un thè?  Non ti propongo il caffè perché so quanto ti faccia svegliare..- dico facendola ridere leggermente.
-No…non ho bisogno di niente.  Ma… c’è una cosa che puoi fare.- sussurra guardandomi negli occhi chiedendomi silenziosamente di restare.
Pensava che me ne sarei andato? Che l’avrei lasciata sola qui in camera mia isolandola dal resto del mondo? Potrei farla addormentare e poi ritornare più tardi. Non so ancora cosa succederà, so solo che resterò con lei fin quando ne avrà bisogno.
-Avevo già pensato di farlo.- ammetto risoluto. –Vai a cambiarti… ti aspetto qui.-
Fa come le dico, entra in bagno lasciando la porta socchiusa, e inizia a  sfilarsi la felpa che aveva scelto di indossare sopra ad un leggins nero, infilandosi poi la mia maglietta a mezze maniche.
Io la osservo di nascosto, scannerizzando centimetro dopo centimetro la sua pelle nuda, scrutando anche bene il reggiseno nero che indossa come biancheria intima.
Il mio cervello inizia subito ad inviare strani impulsi al resto del corpo, e soprattutto al mio amichetto li sotto che poverino è in inattività da troppo tempo. Ovviamente è stata una scelta mia, non mi pento di aver rinunciato a delle scopate occasionali per lei.
Volevo e voglio ancora dimostrarle che sono cambiato. In questa settimana ci siamo avvicinati tanto, e io ho davvero paura di sbagliare tutto e perderla di nuovo.
Mi schiarisco la voce, e mi metto le mani in faccia cercando di schiarirmi le idee.
Sento l’acqua del rubinetto scrosciare, e ne approfitto per accendere il televisore per vedere se fa qualcosa in televisione.
Per evitare spiacevoli situazioni,  mi spoglio anch’io sfilandomi finalmente il completo che ho indossato stamattina per andare a lavoro. Tolgo le scarpe, le calze lunghe facendo cadere tutto molto svogliatamente a terra. Apro l’armadio e prendo il pantalone del pigiama.  Mi sfilo anche la camicia , visto che di solito dormo a torso nudo ma poi ricordo che la cosa potrebbe imbarazzare Felicity nonostante mi abbia visto cosi già un milione di volte. Perciò prendo dall’armadio una t-shirt bianca, e  nel momento in cui me la sto infilando, Felicity alle mie spalle si schiarisce la voce palesando cosi la sua presenza.
Non l’ho sentita arrivare, perché è a piedi scalzi sulla mochette. In compenso indossa ancora il leggins che aveva addosso.
-Sei comoda? Posso darti un paio di pantaloni di Thea se vuoi…- dico prima raggiungerla.
-No tranquillo sto bene… - dice posando le scarpe a terra e la maglietta che si è tolta sul bracciolo del divano sul quale ero seduto.  -Ho usato il tuo spazzolino… spero che non sia un problema.-
-Non lo è .- dico sicuro senza pensarci due volte nonostante la cosa mi ecciti un po’.
-Come potrebbe esserlo? Ci siamo già scambiati la saliva in passato. – dice diventando tutta rossa come un peperone per ciò che ha detto.
-Lo so.. credimi lo so.- sussurro senza nascondere il desiderio che ho voglia di farlo di nuovo. Anche ora se sapessi di non essere troppo avventato. Ma la giornata è stata lunga, e io non voglio mettere altre carne a cuocere.
Senza aggiungere altro, Felicity si avvia verso il mio letto per poi scostare le coperte dal lato dove di solito dormo io. La osservo, mentre si muove lentamente nella stanza, mettendo il cellulare sul comodino controllando però se ci sono chiamate o messaggi importanti.
Io ne approfitto e vado in bagno per lavarmi velocemente i denti, poi la raggiungo, prendendo il telecomando della televisione cosi da poter cambiare canale nel caso Felicity lo desideri. Dopo essersi seduta, si sposta al centro del materasso , cosi da farmi un po’ di spazio e io non ci penso due volte a raggiungerla.
Mi aggiusto i cuscini dietro alla schiena  e poi mi stendo, accogliendola tra le mie braccia. Molto naturalmente, poggia la testa sul mio torace stringendomi poi un braccio intorno alla vita prendendo la trapunta tra le dita cosi da coprire entrambi.
Non so se riesce a vedere la televisione, forse non ne ha molta voglia, e io evito di chiederglielo non volendola disturbare.
-Oliver?- mi chiama a voce bassissima quasi come se non volesse essere sentita.
-Si?-
-Potresti … so che è una richiesta strana visto ciò che è successo ma… in passato lo facevi sempre e io mi sono sempre addormentata cosi…. potresti.. sfilarti la maglia?- chiede a bruciapelo facendomi accennare un sorriso.
Non mi aspettavo una richiesta del genere, ma senza fare domande mi alzo di nuovo con il busto e ancora seduto mi sfilo velocemente il tessuto sentendo gli occhi di Felicity addosso. Mi stendo di nuovo, riprendendola tra le braccia e come prima, Felicity poggia la testa sul mio petto.
-E’ vero che non dormiamo cosi da tanto tempo ma..-
-Va tutto bene… - dico tentando di rassicurarla.  –Non è un problema non devi giustificarti…  non con me.-
Restiamo in silenzio per un po’ creando non poco imbarazzo.
-Credi che sia stato un incidente?- domanda a bruciapelo.
-Non lo so…-
-Tommy il giorno del compleanno di Sophie mi disse che non c’è la faceva più a vederci cosi..- confessa passando da un argomento ad un altro cosi come se nulla fosse . –Mi disse che la vita è troppo breve per continuare a portare rancore. Forse si sentiva che sarebbe successo qualcosa, forse sapeva che sarebbe morto…-
Quando la sento singhiozzare, mi giro in modo tale da guardarla negli occhi tenendola però ancora tra le braccia.
-Non potevano immaginarlo. E’ successo e basta. Calmati.-
-Non meritavano questo… Sophie non merita questo.- dice piangendo silenziosamente.
-Shhh lo so… lo so , hai ragione.- sussurro nel suo orecchio accarezzandole la schiena e i capelli. –Non ci pensare, concentrati su altro… concentrati sulla mia voce. Andrà tutto bene.. te lo prometto. Andrà tutto bene.-
Continuo cosi per quella che mi sembra un’eternità, sussurrandole cose sconnesse nell’orecchio, stringendola a me cercando di rassicurarla in tutti i modi.
E alla fine, crolla.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


                                                                                       Capitolo 6


-Ollie?-
Sento la voce di mia sorella Thea ma non me ne curo. Continuo a tenere gli occhi chiusi, nonostante sia sveglio già da un po’.
Non so che ora sia, non so cosa stia succedendo, e una parte di me non vuole saperlo. Voglio solo restare a letto il più possibile, stringendo possessivamente Felicity tra le braccia come non facevo da tempo.
-Ollie, svegliati.- sussurra mia sorella toccandomi il braccio.
Apro gli occhi lentamente, guardandomi intorno, abituandomi alla luce che entra dalla finestra pian piano.
-Speedy che succede?- chiedo con la voce impastata dal sonno.
-Ha chiamato Mckenna  Hall.- sussurra.
Mckenna ? Cosa diavolo vorrà?
-Sta venendo qui.. vuole parlarvi.- aggiunge indicando con un cenno del capo me e Felicity.
Mckenna ed io siamo usciti insieme in passato. E’ successo prima che incontrassi Felicity, lei era una cara amica di Laurel nonché sua compagna di corsi a legge.
Non la sento da molto tempo, avevo perso completamente le sue tracce ma sapevo che lavorava nello stesso studio legale di Laurel. A questo punto, devo dedurre che ci lavori ancora.
Felicity continua a dormire sul mio petto, coperta dal piumone. Le nostre gambe sono intrecciate, il suo respiro mi solletica il torace nudo visto che ieri sera  mi ha chiesto di dormire senza maglia.
Sono rimasto spiazzato dalla sua richiesta, ma alla fine l’ho accontentata più che felice di sentirla cosi vicino a me come accadeva un tempo.
-Di a Raisa di prepararle del caffè… arrivo subito.- sussurro prima di vedere mia sorella annuire per poi aprire silenziosamente la porta della camera e sgattaiolare via.
Stringo un'ultima volta Felicity a me, dandole un bacio veloce sulla fronte e poi fuggo dalla sua presa, alzandomi velocemente dal letto indossando al volo la maglia che ieri sera mi sono sfilato prima di andare a letto.
-Che succede…?- domanda aprendo gli occhi sentendo forse dei rumori o accorgendosi della mia assenza.
-Buongiorno.- dico sedendomi sul bordo del letto, mentre lei fa lo stesso stropicciandosi gli occhi.
-Novità su Sophie?- chiede schietta ritornando a preoccuparsi della piccola.
-Non lo so… Thea è venuta a chiamarmi per dirmi che Mckenna Hall sta venendo qui. Vuole parlar…..-
-Mckenna Hall? La tua ex?- chiede scettica interrompendomi.
Io non ho mai avuto ex. Non mi sono mai impegnato ufficialmente con nessuna, si è sempre trattato di scopate occasionali con delle vere e proprie sconosciute.
-Non è una mia ex…- tento di rassicurarla.
-Ci sei andato a letto. Lo è eccome.- dice sicura di se.
Cos’è questa? Una scenata di gelosia? O semplicemente pura curiosità?
Spero tanto che si tratti della prima opzione, perché questo potrebbe significare una sola cosa: lei continua a tenerci a me. Come ci tengo io.
-No.. andare a letto con qualcuna non significa necessariamente starci insieme.- puntualizzo peggiorando solo la situazione visto che questo non gioca per niente a mio favore.
-Tu sai bene cosa significa eh?- chiede lanciandomi una frecciatina.
-Hey..- dico dolcemente.
 –Perché vuole parlarci?- chiede interrompendomi.
Ma perché si comporta cosi? Io cerco di giustificarmi con lei, e lei rompe tutti i ponti.
E’ spaventata? Ha paura di sentire cos’ho da dirle?
Se Tommy non ci avesse interrotto qualche giorno fa, a quest’ora saprebbe come stanno veramente le cose. Anche se credo che sotto sotto, lei l’abbia già capito. E’ cosi evidente.
-Credo che fosse il loro avvocato… non so cosa voglia.-
-Okey.. ho bisogno di fare pipi e di bere una caraffa di caffè.- dice scoprendosi dal piumone che ci ha tenuto al caldo tutta la notte.
-Ho chiesto a Raisa di preparartelo… stai bene?- chiedo apprensivo.
-Starò bene quando vedrò Sophie.- ammette sincera liberandosi dalle coperte per poi alzarsi dal letto e correre in bagno.


 
                                                                                 **************************************


Mckenna Hall è semplicemente splendida. Essendo uscita con Oliver, non avevo molti dubbi: è elegante, bellissima… di classe.
Si è presentata a casa Queen con un completo nero che le fascia il corpo perfetto,  i   capelli lunghi castani legati in una coda di cavallo, il tutto coordinato da un paio di tacchi alti neri.
Quando sono arrivata al piano di sotto, mi sono vergognata un po’ di me stessa: non ho pensato di truccarmi (anche perché non ho con me il mio borsello), non mi sono neanche sfilata la maglietta di Oliver con la quale ho dormito… fortunatamente mi sono spazzolata i capelli cosi da non sembrare uno scopettino del water.
-Un momento difficile per tutti voi, immagino. A studio sentiamo tutti la mancanza di Laurel.- dice prendendo posto al tavolo da pranzo nel salotto dei Queen invitando Oliver e me a fare la stessa cosa.
Robert, Moira e Thea sono con noi curiosi di sapere cosa stia succedendo. Non so dove siano i nostri amici, non so dove siano Quentin e Dinah. Secondo Moira, dovrebbero arrivare nel pomeriggio verso le tre o le quattro, ma non ho la minima idea di come si evolveranno le cose. Conoscendo Quentin, sono sicura che andrà in centrale a leggere i vari rapporti che la polizia ha stilato. Potrebbero fare anche una visitina all’ubitorio, per dare un ultimo saluto ai ragazzi prima del funerale.
Raisa ci ha appena portato del caffè caldo, rendendosi ospitale e disponibile come sempre.
-Ciò detto, avrete sicuramente molte domande da farmi.-
-Beh, Sophie. In cima ai nostri pensieri c’è lei.- rispondo pronta. –Vorremo sapere cosa la attende.-
-Certamente… ho già preso accordi per il suo trasferimento. La famiglia che l’ha tenuta stanotte, la riporterà all’STM. L’ambiente minore per lei sono le pareti domestiche… quindi bisognerà andarla a prendere e portarla a casa.-
Perché ci sta dicendo ciò? Non capisco.
-D’accordo…- dice Oliver annuendo. –E chi lo farà?-
Quando Oliver fa questa domanda a Mckenna, la donna corruccia la fronte mostrandosi perplessa.
-Scusate… Tommy e Laurel non vi hanno mai parlato della tutela legale di Sophie?-
-No.- diciamo all’uniscono Oliver ed io.
-Beh… stilando il loro testamento, chiesi chi si sarebbe dovuto occupare di Sophie nell’ipotesi di un loro prematuro decesso e loro… alla fine nominarono voi. Voi due.-
Guardo Mckenna, cercando di capire se sta scherzando.
-Oh merda.- sussurra Robert alle nostre spalle.
Oliver ed io restiamo in silenzio per alcuni secondi,visto che non sappiamo cosa dire.
-Loro? Cioè loro due insieme?- chiede Thea mostrando un pizzico di felicità nella sua voce che non comprendo fino in fondo.
-Si. Voi due.- dichiara Mckenna spostando lo sguardo su Oliver.
Perché diavolo lo fissa cosi?
-Perché….?- chiedo confusa. –Voglio dire… Oliver ed io non siamo sposati. Noi non stiamo neanche insieme.-
Dico queste parole a malincuore, puntualizzando però solo la verità. Fino a qualche giorno fa non ci parlavamo neanche, e ora cosa dovremmo fare? Crescere una figlia insieme?
-Credetemi ho cercato di dissuadere Laurel in tutti i modi ma… -
-Chissà perché.- sussurro a voce bassa.
E’ normale che l’abbia fatto. E non perché si sia interessata davvero al benessere di Sophie, ma perché era preoccupata per Oliver. Avere una figlia è una responsabilità. Da come lo guarda, si vede che prova ancora qualcosa per lui. Ci vorrà riprovare?
-Visto il divorzio imminente di Quentin e Dinah, e il viaggio di Sara in Tibet…-
-Wou, wou un momento. Quentin e Dinah stanno divorziando?- domando perplessa.
Perché non ne sapevo niente? Perché Laurel non me ne ha parlato?
-Tu lo sapevi?- chiedo rivolta a Oliver visto il suo silenzio. –Sapevi qualcosa di tutto questo?-
Se Tommy gliene avesse parlato, me lo avrebbe detto. Laurel non l’ha fatto, forse pensava che l’avrei dissuasa o peggio ancora che l’avrei criticata per la sua scelta. Ero la sua migliore amica, ho cresciuto Sophie con lei. Quando Tommy è svenuto in sala parto, sono entrata io con Dinah a tenerle la mano. Mi voleva bene d’accordo ma… lasciarmi sua figlia è stato da incoscienti.
Io non so niente di bambini. Non ho mai cambiato neanche un pannolino.
Oliver alla mia destra, resta in silenzio, osservando un punto fisso davanti a lui, completamente sbalordito.
-Oliver?- lo chiamo cercando di prenderlo per mano.
-Ho bisogno d’aria.- ammette ignorandomi completamente alzandosi dalla sedia per andare chissà dove.


 
                                                                                            ***********************


-Oliver , fermati.-
-Papà non ora.- dice Oliver aprendo la porta di casa uscendo nel cortile forse per prendere un po’ d’aria.
E’ normale che sia scosso. Ha appena scoperto che Tommy e Laurel le hanno lasciato Sophie.
Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, pensavo che Dinah se ne sarebbe presa cura . Ma poi abbiamo scoperto che lei e Quentin stanno divorziando. Hanno pur sempre una certa età e Sophie è piccola. Ha bisogno di molte attenzioni, che solo due persone giovani possono darle. Sara non è pronta a crescere una figlia. Da quando sta con Nyssa poi, sembra essere una ragazzina alle prese della prima cotta.
-Cristo non è possibile.-sussurra Oliver prendendosi la testa tra le mani.
-Andrà tutto bene.- dico tentando di rassicurarlo.
-Tutto bene? Papà ti rendi conto che il mio migliore amico mi ha appena lasciato sua figlia?- sbotta nervoso gesticolando nervosamente con le mani. –Non mi ha lasciato la sua collezione di orologi. Mi ha lasciato sua figlia!-
-Lo so.. non te lo aspettavi. Ma, loro facevano dei progetti. E tu e Felicity ne facevate parte.-
-Io non sono pronto.- ammette scuotendo il capo. –Il mio migliore amico è morto da meno di 24 ore e io non ho avuto neanche il tempo di metabolizzare la cosa….-
-Credi che Felicity si senta diversamente?- chiedo interrompendolo.
Oliver si zittisce ed inizia ad osservarmi perplesso.
-Pensi che per lei sia facile?-
So quanto sia importante per lui. Ho visto il modo in cui la guarda, come si prende cura di lei, come sorride quando è in giro.
Da quando hanno iniziato a lavorare insieme, mio figlio è cambiato. E’ diventato serio, diligente, si prende le sue responsabilità e tutto questo grazie a lei.
-L’hai mollata in una circostanza di merda, fuggendo come un ragazzino.-
Non voglio umiliarlo ne farlo sentire in colpa. Ma deve capire che questa è la vita. Sophie ha bisogno di loro, ha bisogno di lui.
-E’ diverso papà. Lei ha sempre desiderato questa tipo di vita.- dice tentando di giustificarsi. –Forse non ora...e non cosi ma l'ha sempre voluta. Io la conosco.-
-Anche tu la vuoi.- dico spiazzandolo. –Cosa pensi? Che sia stupido? Ho visto il modo in cui la guardi. Sei innamorato di lei da due anni.-
-Abbiamo ricominciato a parlarci una settimana fa.. come credi che potremmo crescere una figlia insieme?-
-Pensi che Laurel e Tommy ne sapessero più di voi? Loro con il tempo hanno imparato a fare i genitori. E non posso prometterti che non sarà difficile…  ma hai Felicity con te, Oliver.-
Mi avvicino  a lui e gli metto una mano sulla spalla per infondergli coraggio.
-Hai accanto a te la compagnia migliore che un padre possa desiderare per il proprio figlio.-
-Io non so se c’è la posso fare..- sussurra mentre gli si velano gli occhi di lacrime.
-Si che c’è la fai.. e sai perché lo so? Perché conosco te. E so quanta passione metti in tutto ciò che fai. Cosi come so che Tommy e Laurel non potevano scegliere persone migliori di te e Felicity per prendersi cura di Sophie….-
-Sono stati due incoscenti.- sussurra tirando su con il naso.  -E... ho mollato Felicity dentro da sola…- dice ritornando in se capendo ciò a cui stavo alludendo.
-Puoi sempre rimediare. Felicity potrà avere molti difetti ma credimi.. è paziente. Forse anche troppo con te.- dico facendolo sorridere.  –Vai da lei.-
Oliver annuisce un si con la testa, e poi mi supera.
-Papà?- chiama attirando la mia attenzione facendomi voltare verso di lui. –Grazie.-



                                                                                               **********************************

 
-Posso comprendere il vostro smarrimento.. conoscendo Oliver non si aspettava di certo una cosa del genere ma….. ci sono altre opzioni.-
Oliver è fuggito via. Io ho bisogno di lui perché non so che fare è lui se n’è andato.
Pensa che sia facile per me? Pensa che sia contenta di questa cosa? Ho solo 29 anni, certo sognavo di mettere su famiglia un giorno ma non cosi.
-Opzioni?- domanda Moira che nel frattempo ha preso il posto di Oliver alla mia destra.
-Nonostante il divorzio, il giudice potrebbe concedere l’affidamento a Dinah… - dice Mckenna sfogliando dei fogli di alcuni fascicoli.
Potrebbe. Parla sempre al condizionale.
-C’è il padre di Tommy…-
-No.- dice Moira interrompendo l’avvocato sicura di se. –Tommy dopo la morte della madre è cresciuto passando da un governante a un altro… Malcom non è in grado di prendersi cura di Sophie. L’avrà vista una volta o due da quando è nata.-
Laurel mi ha raccontato delle cose sull’infanzia di Tommy. Non ho mai fatto domande, ma ho sempre ascoltato le sue confessioni visto che il nervosismo di Tommy in determinate ricorrenze portava la coppia al litigio,  quindi Laurel ne parlava con me per sfogarsi con qualcuno.
-D’accordo… c’è la possibilità di affidarla  a Sara…-
-Sara non sa badare a se stessa figuriamoci ad una bambina di un anno.- dice Thea scartando a priori anche questa idea.
-Potrebbe essere adottata … l’STM non avrebbe problemi a trovarle una famiglia affidataria.- dice Mckenna facendomi gelare il sangue.
Sophie dovrebbe andare con degli estranei? Con delle persone che non siamo noi?
Ma dico scherziamo? Come può solo pensarla una cosa del genere?
Più le opzioni vengono scartate , più mi auto convinco dell’idea che potrei farcela anche da sola.
-E se invece solo uno dei due , singolarmente, decidesse di esaudire il desiderio di Tommy e Laurel?- chiedo dopo svariati minuti in silenzio ricevendo uno sguardo scioccato da Thea.
-Cosa?- domanda la piccola Queen.
-Non ho intenzione di lasciare Sophie in un momento cosi.. … soprattutto se l’opzione è l’adozione da parte di estranei.- ammetto sincera. –Quindi… si potrebbe fare?-
-Certamente.- annuisce Mckenna. –Ma Felicity devo dirti che è una grande responsabilità.. si tratta di una figlia a tutti gli effetti.-
-Se decidi di farlo ti aiuteremo noi.- dice Moira spiazzandomi completamente. –Non ho intenzione di lasciarti in un momento cosi.-
Moira non si è mai spinta cosi oltre nei miei confronti. Sono sbalordita.
-Quando Oliver lo scoprirà cambierà idea.- sussurra Thea.
-Oliver non cambierà idea.- dico sicura di me.
-Come fai a dirlo?-  chiede la piccola Queen rigirando il coltello nella piaga.
-Perché lo conosco Thea!- sbotto voltandomi alla mia sinistra per guardarla. –Lo conosco, e lui non vuole questo! Cosi come non lo volevo io. Non cosi almeno. Credi che tuo fratello sarebbe disposto a cambiare la sua vita da un giorno all’altro per crescere una figlia? Non si è mai impegnato ufficialmente figuriamoci diventare padre.-
-Hai ragione.- dice una voce familiare attirando la mia attenzione alle spalle di Mckenna. Sulla soglia della porta del salotto che da sull’ingresso, vedo Oliver che mi osserva serio avendo forse sentito tutta la conversazione.
Lo so di aver ragione. Quando si tratta di lui ho sempre ragione.
Avanza verso di me, superando i divani, e mi raggiunge in pochi secondi, appoggiandosi sui talloni per abbassarsi alla mia altezza.
-Hai ragione.- ripete a voce più bassa. –Non volevo questo. Non sono pronto a fare il padre, non so come si faccia il padre….-
-Oliver..-
-No ascoltami.- dice prendendomi entrambe le mani nelle sue. –Non sarà facile. Anzi, sarà difficile se non impossibile. Ma … loro volevano questo. Volevano che crescessimo Sophie insieme.-
-Non voglio che tu mi segua in questa pazzia solo perché ti senti in dovere di farlo.- dico sapendo bene quanto lui fosse affezionato a Tommy.
-Non mi sento in dovere di farlo.. voglio farlo.- ammette schietto. –E voglio farlo perché so che tu sarai con me.-
CHE COSA?
Resto senza  parole incapace di commentare.
Oliver si sta sbilanciando. E lo sta facendo davanti ai suoi, davanti a Mckenna. Anche se non sto guardando il resto dei presenti, visto che sono troppo concentrata su Oliver percepisco che sono rimasti increduli quanto me dalle sua parole. Soprattutto la bella Mckenna che conoscendolo da molti anni non si aspettava di certo una cosa del genere. Sento perfino Moira alle mie spalle tirare su con il naso, forse emozionata dalle parole del figlio.
E in pochi secondi, questi due anni lontani, sembrano scomparire in un battito di ciglia.
-Sei sicuro? Guarda che una volta detto si,  non si può tornare indietro facilmente.-
Lo fisso attentamente negli occhi, costatando che non c’è neanche un briciolo di pentimento. Riesco a leggere paura,  tristezza  e perché no anche un pizzico di felicità. Lui è sincero. Vuole davvero fare questa cosa. Con me.
Ci stiamo davvero imbarcando per questa avventura insieme? Stiamo davvero andando a crescere una figlia insieme? Vivendo sotto lo stesso tetto, condividendo le stesse cose…?
-Si, sono sicuro.- dice Oliver accennandomi un sorriso sincero. Rompe il contatto tra di noi solo per  guardare Mckenna che nel frattempo assiste alla scena più che sconvolta.
-Chiamo l’STM e li informo della cosa.- annuncia prendendo il cellulare dalla tasca della giacca.

 
 
-Sei pronta?-
Dopo l’incontro con Mckenna, e dopo la chiamata all’STM, sono salita in camera di Oliver per fare una doccia veloce. Thea mi ha prestato dei vestiti puliti per velocizzare i tempi evitando di passare per casa mia visto che Sophie ci sta aspettando.
-John è arrivato.. ci sta aspettando giù.- aggiunge mettendosi le mani in tasca .
Mi infilo la giacca, metto il cellulare in tasca e prendo la borsa al volo avvicinandomi a lui.
-Gli hai detto qualcosa?-
-No…aspettavo te per farlo.- ammette.
–Oliver se non ne sei sicuro…-
-Andiamo. Sophie ci sta aspettando.- dice mettendomi una mano dietro alla schiena per invitarmi a camminare rispondendo cosi indirettamente alle mie parole.
E’ tutto in stand by tra di noi. Non abbiamo ancora parlato di ciò che è successo in passato, ne di come si evolveranno le cose.
Come potremmo? Meno di 24 ore fa sono morti due dei nostri più cari amici, abbiamo appena saputo che cresceremo una figlia insieme e non sappiamo da dove cominciare. E’ vero ho osservato Laurel prepararle la  pappa, farla addormentare, ma il resto?
Devo documentarmi.
Usciamo dalla camera, percorriamo il corridoio e scendiamo i gradini della scala di casa Queen arrivando all’ingresso.
John sta parlando con Moira e Robert, di non so cosa. Oliver non gli ha detto ancora niente della tutela legale. La nostra sarà una tutela temporanea: abbiamo deciso di prenderci cura di Sophie fino all’udienza che si terrà questo venerdi. In realtà, stiamo aspettando l’arrivo di Dinah e Quentin volendoli informare della decisione che abbiamo preso.
Se Dinah se la sente di prendersi cura di lei, noi lasceremo che ciò accada. Anche se farà male , la lasceremo andare.
-Ragazzi.- dice John serio. –State bene?-
-Potremmo stare meglio.- ammetto prima che John si avvicini e mi dia il solito dolce bacio sulla testa.
-Mamma, ci vediamo tra qualche ora, okey?- dice Oliver spostando l’attenzione sui genitori. –Andiamo a prendere Sophie e la portiamo a casa.-
-Non dovrebbero occuparsene gli assistenti sociali? O i tutori della piccola?- chiede John perplesso.
Oliver ed io ci guardiamo per alcuni secondi, poi spostiamo la nostra attenzione sul nostro amico, che in poco tempo capisce ciò che sta realmente accadendo.
-Volete dirmi che…?- chiede incredulo.
-Siamo noi i tutori? Si. - dico tranquilla visto che ormai il peggio è passato. Digg guarda Oliver, come se aspettasse una conferma della cosa, ma in realtà conoscendolo so che gli sta chiedendo se sta bene.
Lui come me, conosce bene Oliver. Anzi lui in realtà, è al suo fianco da molto più tempo di me quindi conoscerà meglio di me le sue storielle passate. Per non parlare dei suoi problemi con la giustizia, delle responsabilità non prese... lo guarda perchè sa che parliamo di una figlia a tutti gli effetti. E non è una cosa da prendere sotto gamba. 
-Andiamo a prendere Sophie.- dice Oliver serio.
-Ci vediamo dopo.- dico salutando al volo tutti, andando poi verso la porta di casa aprendola per andare verso il SUV.
Oliver mi segue, io apro la porta della macchina e mi ci fiondo dentro.  John , confuso più che mai, si mette al posto guidatore  e mette in moto.
-Fatemi capire bene… siete voi i tutori di Sophie?- chiede partendo, uscendo dal vialetto di villa Queen.
-Ufficialmente si.- dice Oliver parlando al posto mio. Prendo il cellulare e invio un messaggio a mia madre, per avvisarla della novità.
Non parliamo molto, anzi in realtà ci sentiamo solo in alcune ricorrenze. Lei lavora a Las Vegas, ha sempre abitato li da quando sono nata e da quando mio padre ci ha mollato per trasferirsi in Europa.  
Visto tutto ciò che sta accadendo, mi sembra l’occasione giusta per contattarla e dirle ciò che è successo. Anche se i notiziari non parlano d’altro, lei non conosce la mia cerchia d’amici. Non conosce neanche Oliver. Evito di raccontarle di Sophie visto che è ancora presto annunciarle una notizia del genere. Le verrebbe un colpo se sapesse che è diventata nonna. Perché a tutti gli effetti, lo diventerà.
Se io sarò legalmente madre di Sophie, lei sarà sua nonna.
–Quindi siete diventati i suoi genitori a tutti gli effetti?-
-Se Dinah dovesse rifiutare la tutela, dopo l’udienza , lo diventeremo legalmente.- dico voltandomi verso di Oliver. –Ci sono delle email per il lavoro… devo inoltrarle a tuo padre?-
La casella delle email, sta lampeggiando da ieri sera. Chissà quanta gente ci avrà cercato.
-Lascia perdere il lavoro.- dice prendendomi il cellulare tra le mani per poi metterlo in borsa. –Si occuperà di tutto mio padre più tardi. Ora concentriamoci su Sophie. Mckenna mi ha detto…-
-Mckenna?- chiedo a bruciapelo interrompendolo.
-Si Mckenna.- ripete confuso.
-Cosa ti ha detto la bella Mckenna?- chiedo scontrosa visto che quella donna mi da su i nervi.
-Parliamo della stessa Mckenna?- domanda John guardandoci attraverso lo specchietto retrovisore.
-Quella che Oliver si è scopato anni fa? Oh si proprio lei.- dico tranquilla.
-Qual è il problema?- domanda Oliver osservandomi con insistenza visto il tono di voce al quanto acido.
Già, qual è il problema? Perché sono cosi infastidita?
Perché Oliver è andato a letto con lei in passato o perché ha messo in dubbio la mia bravura con Sophie? Posso capire che non avesse fiducia in Oliver visto che è un uomo ma in me... come diavolo si è permessa? Non mi conosce neanche.
Forse l'ha fatto solo per Oliver. Forse vuole solo riprovarci con lui e avere un marmocchio tra le scatole le impedisce di arrivare in terza base?
Fortunatamente Oliver, le ha fatto capire che ha fatto la sua scelta. Ha scelto noi. 
Dovrei concentrarmi solo su questo,  ma non ci riesco. Vorrei che le cose fossero differenti. Sto per iniziare a crescere una figlia con l’uomo di cui sono segretamente innamorata. Uomo che ha tradito la mia fiducia andando a letto con una donna che odio profondamente, ma che ha cercato in tutto questo tempo di riavvicinarsi a me ricevendo solo porte in faccia.
-Non c’è nessun problema.- dico pronta rompendo il contatto tra i nostri occhi abbassando lo sguardo sulle sue mani impegnate a giocare con la cerniera della borsa.
Oliver conoscendomi, intuisce subito cosa sto pensando, e senza pensarci due volte, mi prende per mano accarezzandomi le nocche dolcemente.
Si avvicina a me, solo per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
-Mi sembra di aver fatto  la mia scelta.-
E’ la sua frecciatina per dirmi “non essere gelosa, non fare cosi, non litighiamo.”
E io, decido di mettere da parte tutto, anche i brutti pensieri, giocando con le unghie sul palmo della sua mano per tranquillizzarlo.


 
 
 
Siamo arrivati l’STM, e subito il direttore che si occupa della struttura ci ha fatto accomodare nel suo ufficio. C’è un vetro divisorio, che da su una stanza dove ci sono tanti bambini che giocano tranquillamente in attesa di una nuova casa o di una collocazione.
-Firmi qui signorina Smoak.- dice porgendo a Felicity una penna e un foglio che ha compilato accuratamente con i nostri dati.
John è rimasto fuori ad aspettarci, visto che non se la sentiva di entrare.
Felicity fa come le dice la donna afro americana davanti a noi, e poi sposta il foglio della mia direzione.
-Lei qui, signor Queen.- dice indicandomi con la penna una x .
-Oh eccola.- dice Felicity alzandosi dalla sedia sulla quale era seduta quando vede Sophie in braccio ad un’assistente.
La seguo con gli occhi, vedendola raggiungere la piccolina, che indossa solo un body a mezze maniche bianco. Mi alzo e la raggiungo, mentre la vedo stringere forte a se Sophie accarezzandole dolcemente i capelli.
La piccola inizia a lamentarsi, e Felicity quando si accorge di me cerca di distrarla in tutti i modi.
-C’è lo zio Oliver..-
-Ciao piccolina.- dico prendendola in braccio. –Cosa c’è?-
Sophie si accoccola contro di me, e poggia la testa sulla mia spalla come se avesse sonno.
-La famiglia che si è occupata di lei stanotte ci ha detto che non ha dormito molto… -
-E’ solo stanca…- dice Felicity accarezzandole la schiena. -Ora andiamo a casa Sophie.- 
E’ cosi materna. Adora Sophie, le vuole bene, si preoccupa per lei.
Sapevo che un giorno sarebbe stata una brava mamma. Certo non potevo immaginare che sarebbe successo cosi.. in questa circostanza.
E soprattutto con me.
A tutti gli effetti, se Dinah decidesse di rinunciare all’affido, Felicity diventerebbe la madre di mia figlia. Legalmente parlando.
Ma in cuor mio, so che non si tratta solo di una questione legale. Sotto sotto sono felice di tutto questo. Perchè mio padre ha ragione: anch'io ho sempre desiderato questa vita. Ho sempre desiderato vivere in una cosa come quella di Tommy, avere un figlia, e avere una splendida moglie.
E nel farlo, nel desiderarlo, ho sempre immaginato Felicity al mio fianco. 
-Se volete seguirmi, ho delle borse da darvi.- dice l’assistente sociale che ci ha portato Sophie invitandola a seguirla.
Andrà bene. Deve andare bene.
Glielo devo a Tommy.



Angolo autrice: 
Alloraaaaa! Come avete potuto vedere, la storia non sta seguendo passo passo la trama del film. Nell'universo di Arrow, ci sono molti più personaggi (alcuni di loro non hanno avuto lo spazio che meritavano come il padre di Oliver ) per questo motivo ho deciso di inserirli e di farli interagire con i nostri due beniamini in questa decisione cosi importante.

Oliver ha fatto la sua scelta. Sta mettendo tutto da parte per crescere Sophie insieme a Felicity. Ora, bisogna sempre considerare che sono passati due anni e questi due capoccioni non si sono mai riavvicinati!
Voi potreste dire.. "E' colpa di felicity!" ma in realtà è colpa soprattutto di Oliver che le ha mentito. Certo due anni sono tanti ma.... questo potrebbe rendere le cose più piccanti o sbaglio? Nell'aria c'è  troppa tensione sessuale che dev'essere assolutamente smaltita!
Felicity ha continuato a frequentare Daniel, Oliver qualche volta è uscito con delle donne... è vero che un figlio cambia tutto, ma non dimentichiamoci che le cose da chiarire sono tante.  E loro dovranno pian piano fare i conti con ciò che provano.
Lei è gelosa di lui (è palese mi sembra ovvio), lui cerca di tranquillizzarla facendole capire che è sempre stata lei la sua scelta ma non parla apertamente. Questo frena Felicity. 
Voi cosa ne pensate?
Prima di tutto sono curiosa di sapere se vi sta piacendo la storia, e se avete suggerimenti.
Tipo... vorreste vedere qualcosa in particolare? (Non mi riferisco a baci o cose più.. fisiche. Quelle arriveranno.... credetemi ;P)
Grazie in anticipo e soprattutto per esserci sempre. Baci Alex995


 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


                                                                                    Capitolo 7


Sophie si è addormentata tra le braccia di Felicity mentre Digg ci portava a casa Merlyn. L’assistente prima di lasciarci andare, ha portato Felicity nella zona nursery della struttura per infilare Sophie in una tutina tutta colorata a strisce.
Quando Digg parcheggia nel vialetto di casa, esco per primo, offrendomi di aiutarlo con le borse con i ricambi della piccola, ricevendo solo un no con la testa da parte del mio amico.  Felicity lentamente, scende dalla macchina e  avanza verso la porta d’ingresso. Velocemente la supero, prendo le chiavi di riserva poste sotto al vaso sul portico, e poi la lascio passare.
-Eccoci qui…- sussurra dolcemente.
Gira subito a sinistra, andando nel soggiorno, solo per disporre Sophie nel box che Laurel e Tommy utilizzavano per farla giocare durante il giorno. John posa le borse per terra, mentre io chiudo la porta ed inizio a guardarmi intorno silenziosamente, solo per rendermi conto che ci sono centinaia  di foto che ritraggono i nostri amici ormai morti.
Foto del matrimonio, foto del viaggio di nozze, foto di Laurel durante la gravidanza, foto di compleanni dove ci siamo anche noi e il resto dei nostri amici.
-Come intendi procedere?- chiede John volendosi rendere utile.
Ci sono tante cose da organizzare.
Felicity ed io abbiamo bisogno di cambi puliti almeno fino a venerdi quando ci sarà l’udienza che stabilirà la tutela permanente di Sophie.
Io vivo ancora con i miei, quindi sarà facile portare qui i miei vestiti e i miei effetti personali. Felicity invece, ha un appartamento tutto suo con un mucchio di roba che risale anche ai tempi del college.
-Avrò bisogno di cambi… anche se non so quando tornerò a lavoro, devo avere dei vestiti puliti.-
Felicity torna da noi, e si toglie la giacca e la borsa poggiando le cose svoglitamente su una sedia all'ingresso, per poi prendersi la testa tra le mani. 
-Hey.- dico dolcemente vedendola cosi silenziosa.
-Sto bene.- dice leggendomi nel pensiero evitandomi cosi di fare la domanda a voce alta. –E’ solo che… ho bisogno di bere qualcosa.-
Ci supera, avanzando verso il corridoio, andando dritta in cucina.
La casa è in ordine, proprio come l’hanno lasciata Tommy e Laurel, ieri sera prima di uscire per la cena del loro anniversario. Laurel era una maniaca del controllo.
Se ieri sera Tommy fosse stato con noi… se ieri sera non avessero dovuto celebrare il loro anniversario.. sarebbero ancora qui.
John ed io la seguiamo, e lei va direttamente verso il frigo per vedere cosa c’è da bere. Sono le 11 del mattino, e siamo svegli da poche ore ma mi sembra di non dormire da tempo. Forse stanotte non ho dormito cosi bene come pensavo.
Felicity sceglie una bottiglia di vino già aperta, la prende e poi va verso la credenza alla ricerca di un bicchiere pulito. Dopo aver versato la bibita fresca, si scola il contenuto in un unico sorso.
-Sicura di stare bene?- chiede John precedendomi.
-Mai stata meglio.- dice Felicity rilassando i muscoli. –Ne avevo bisogno.. per la tensione. Ora, dobbiamo organizzarci.-
Eccola qui. Ora riconosco la Felicity di sempre.
-Dinah e Quentin arriveranno nel pomeriggio, e dobbiamo trovare il modo di dirgli dell’affidamento di Sophie.-
Inizia  a parlare a vanvera, come fa di solito quand’è nervosa, dicendo però delle cose che sono in parte vere.
-Devo passare anche per casa a prendere dei cambi…-
-Posso pensarci io.- dice John andando in suo soccorso.
-E poi devo organizzare i tuoi appuntamenti della settimana… mercoledi prossimo dovresti avere un pranzo di lavoro con tuo padre e il signor Ford… o forse è giovedi? Ho bisogno anche della mia agenda, John.-
-Dimenticati del lavoro per un po’.- dico pronto superando l’isola della cucina per raggiungerla. –Con tutto quello che sta succedendo, lascia stare i miei impegni. Mio padre può benissimo sostituirmi in ufficio.-
-Non possiamo smettere di lavorare, Oliver.- ammette schietta. –Se Dinah deciderà di lasciarci Sophie, dovremmo organizzare le cose per bene. Potrei lavorare da casa, venire in ufficio solo i giorni dispari o quelli pari e lasciare Sophie con tua madre… si è offerta di aiutarci.-
Lo so. Ero nascosto nell’ingresso quando le ho sentite parlare stamattina. So quanto mia madre stimi Felicity.
Proprio per questo motivo, si è offerta sinceramente di aiutarla.
-Perché non cercare una nuova assistente che possa sostituirti almeno per i primi mesi?- chiede John a bruciapelo facendo irrigidire Felicity.
Per quanto Felicity adori Sophie, e per quanto voglia dedicarsi a lei, è sempre stata una donna che vive per il lavoro. Odia stare a casa anche quando è malata figuriamoci abbandonare l’ufficio completamente. E poi non riuscirei a sostituirla. Anche se per poco tempo, non voglio  nessun’altra assistente se non lei.
-Nessuna assistente.- dico risoluto fulminando il mio amico con lo sguardo vista l’assurdità che ha detto. –Quando torneremo a lavoro, vedremo cosa fare. Per ora concentriamoci su una cosa alla volta.-
Le metto una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla quando Digg le chiede cosa possa servirle a casa. Felicity gli fa una piccola lista, che Digg si segna mentalmente e poi se ne va lasciandoci soli.
-Vorrei essere nei panni di Digg.- sussurro provocandola solo per distrarla un po’.
Lei si gira leggermente verso di me confusa dalla rivelazione.
-Non ho mai messo le mani nel cassetto del tuo intimo.- dico facendola sorridere. 
-Mi hai visto indossarli… accontentati.-
Mi accontento eccome.
-C’è un'altra cosa da risolvere…- dico attirando la sua attenzione. –Di sopra ci sono due camere da letto….-
Capisce al volo cosa voglio dirle ma tendo comunque a chiarire le cose quasi come se volessi giustificare la voglia che ho di condividere un letto con lei. E’ già accaduto. Forse in circostanze diverse e non per un lungo periodo. Ma è già successo.
-Puoi prendere la camera degli ospiti e io posso dormire sul divano….-
Non ho intenzione di dormire in camera di Tommy e Laurel. Non ci riuscirei neanche se volessi.
-Dovrei essere la causa dei tuoi mal di schiena, nonnino?-  domanda divertita punzecchiandomi.
-Felicity….-
-Oliver.- dice seria interrompendomi. –Cosa stai cercando di chiedermi? Se ho voglia di dormire nello stesso con te?-
-Beh si.. sta succedendo tutto cosi velocemente. Non abbiamo neanche veramente parlato da quando ci siamo riavvicinati e tutto sta andando alla velocità della luce…..-
-Tieni le mani apposto e  non ti prenderò a calci durante la notte.- dice lanciandomi una frecciatina.
-Questo sarebbe un si?- domando per avere conferma.
-Sei a capo di un azienda multimilionaria, ma sei davvero poco perspicace eh.-
-E’ il tuo modo carino per dirmi che hai bisogno di me per dormire?- domando prendendola un po’ in giro anche se la domanda non centra granché con ciò che stavamo dicendo.
-Credo di si.- ammette sincera spiazzandomi.
Divento serio tutto a un tratto, accarezzandole il viso dolcemente facendola rilassare mentre la sua guancia si adatta perfettamente al mio palmo.
-Eri serio stamattina? All’incontro con Mckenna?-
-Quando ho detto che voglio prendermi cura di Sophie perché ho te al mio fianco? Si. Se si fosse trattato di un’altra persona, non avrei mai potuto accettare. E non perché non voglio bene a Sophie, ma perché questo… è più grande di qualsiasi altra cosa io abbia mai fatto.-
Mi risulta cosi facile essere sincero con lei. Riesce a tirarmi le parole di bocca nonostante non si sforzi poi granchè.
Felicity posa la sua mano sulla mia (quella che ha sul viso) e la sposta in modo da lasciarmi un bacio quasi sul polso.
-Andrà bene… deve andare bene. C’è la faremo.-



                                                                                 **************************************



Mia madre e Thea ci hanno raggiunto dopo pranzo, arrivando in compagnia di Dinah Lance che quando mi ha visto ad aspettarla sulla soglia della porta di casa, si è precipitata verso di me e mi ha abbracciato.
Non ho mai avuto un vero rapporto con questa donna, ci siamo incontrati in poche occasioni  ma nonostante tutto non ci ho pensato due volte a ricambiare il gesto, cercando di rassicurarla alla meglio senza ovviamente riuscirci.
Non voglio neanche immaginare cosa stia provando. Non riesco ad immaginarlo perché non sono genitore.
Dinah ha riservato lo stesso trattamento a Felicity, e anche lei come me non ha potuto fare altro che abbracciarla di rimando, sussurrandole delle parole di conforto che hanno fatto piangere la madre di Laurel ancora di più. Con la scusa di vedere Sophie, l’ho accompagnata in soggiorno dove la piccola dormiva nel box, mentre Felicity è andata in cucina per preparare qualcosa di caldo.
A rallegrare un po’ la situazione è stato il fatto che Sophie si è svegliata svariati minuti dopo l’arrivo dei nostri ospiti. Dinah quando l’ha sentita piangere, l’ha presa in braccio e si è seduta su una poltrona cullandola dolcemente forse per farla tranquillizzare.
Ma è stato tutto inutile visto che Sophie ha continuato a piangere, nonostante Thea cercasse di distrarla in tutti i modi.
Nel momento in cui, Felicity ci ha raggiunto portando con se un vassoio con delle tazze di ceramica con il thè caldo , Sophie ha iniziato ad allungare le manine  per essere presa dalla bionda che ovviamente non sapeva come comportarsi.
Dinah è pur sempre sua nonna. Felicity è praticamente un’estranea.
-Ha solo fame..- dice Felicity cercando di giustificare la piccola che non vuole stare con la donna che la tiene. –Stanotte non ha dormito molto, quindi tutti i suoi orari ora si sono sballati.-
Sophie si stropiccia gli occhi, e continua a lamentarsi, facendo irrigidire Felicity al mio fianco.
-Dinah…- inizio cambiando discorso. –So che è il momento meno adatto per trattare la questione ma… l’avvocato di Laurel e Tommy è venuto a trovarci stamattina. Voleva parlarci della tutela legale di Sophie.-
-Perché ha voluto parlarne con voi?- chiede Dinah perplessa continuando a dondolarsi con le gambe volendo calmare Sophie.
-Perché…. nel loro testamento, avevano scelto... noi come suoi tutori.- aggiungo chiarendole le idee facendole spalancare gli occhi per la sorpresa.
-Voi? Voi due?- chiede confusa. –Ma non siete sposati.-
- Crediamo che Laurel abbia preso questa decisione basandosi sul tuo divorzio con Quentin e sul viaggio di Sara in Tibet… - dice Felicity quasi come se si volesse giustificare. –Ma noi, volevamo discuterne con te e Quentin prima di accettare l’affido.-
Dinah guarda per un secondo Sophie, che continua a lamentarsi e continua ad allungare le braccia verso Felicity che poverina, resta ferma accanto a me incapace di fare altro. E’ normale che Sophie sia cosi irrequieta con Dinah. L’ha vista di rado, in poche occasioni, mentre Felicity trascorreva almeno tre sere a settimana qui.
-Felicity ed io pensiamo che Sophie debba crescere con i suoi nonni… noi non sappiamo quali siano i tuoi progetti per il futuro ma … -
-Non sono mai stata una buona madre figuriamoci una buona nonna.- dice interrompendomi.
-Dinah non dire cosi….- dice mia madre vedendola cosi giù.
-Prendila Felicity.- dice Dinah allungando Sophie nella nostra direzione e Felicity non ci pensa due volte a farlo prendendola in braccio. Quasi come se Felicity fosse una sorta di interruttore, Sophie si calma abbracciandola in modo tale da stringerle le braccine intorno al collo per poi poggiare la guancia sulla sua spalla. –Lei ha già scelto.-
-Non pensarla cosi Dinah..- dice Felicity scuotendo il capo. –E’ solo che  non avete molta confidenza.-
-Conosce te. Conosce Oliver. Quentin ed io sappiamo quanto Laurel e Tommy vi volevano bene. Se hanno scelto voi dev’esserci un motivo.-
Felicity si gira leggermente verso di me, visto che sono più indietro rispetto a lei, chiedendomi silenziosamente di raggiungerla. Ha gli occhi lucidi, non so se per la situazione o per le parole di Dinah.
Dinah sta rinunciando. Rinuncia perché crede che Felicity ed io siamo il meglio per sua nipote.
-Eri con Laurel durante la gravidanza, eri con noi in sala parto dopo che Tommy è svenuto …  ti ha scelto perché sapeva che ti saresti occupata di Sophie con tutta te stessa. Sapeva che sareste stati degli ottimi genitori.-
-Non ne vuoi parlare con Quentin prima?- domando avvicinandomi a Felicity mettendole un braccio intorno alla vita per attirarla a me. Sophie sentendo forse la mia vicinanza, alza la testa e mi cerca. Quando mi vede inizia a sorridere, per poi spostare il visino sulla spalla sinistra di Felicity cosi da starmi a pochi centimetri di distanza. Allunga un braccino e inizia a giocare con la maglia blu che ho indossato stamattina prima di andare a prenderla.
-Quentin ha molte qualità ma credetemi… non potrebbe mai crescerla. Non da solo. Sarà d’accordo con me sul fatto che voi siete la scelta migliore per lei.-
Dinah si alza, fa un paio di passi nella nostra direzione e poi inizia ad accarezzare la schiena di Sophie al di sopra della tutina che indossa.
-Verrò a trovarla di tanto in tanto.-annuncia accennandoci un sorriso.
-Questa casa sarà sempre aperta per te e per Quentin… quando volete siete sempre i benvenuti.- dice Felicity con la voce spezzata.
-Vi trasferirete qui, quindi?- domanda Thea intromettendosi nel discorso.
Sono contento che non abbia detto niente finora visto che la situazione era abbastanza seria e difficile. Non è più una bambina , ma nonostante tutto certe volte, dice cose senza senso.
-L’avvocato ha suggerito di farla crescere qui tra le mura domestiche… quindi si.- dico risoluto. –Deduco che ci trasferiremo qui.-




                                                                            **********************************



 
Sono passate da poco le nove, e Sophie è ancora sveglia. E’ seduta nel suo seggiolone, sgranocchiando con i pochi dentini che ha dei cereali a forma di patatine che Oliver le ha dato come premio per aver mangiato tutta la pappa che le avevo preparato.
Non è stato difficile cucinarle qualcosa, visto che avevo visto Laurel farlo centinaia e centinaia di volte. La cucina è strapiena di omogeneizzati, pastina e latte il polvere. Anche se avessi dei problemi, mi basterebbe leggere le istruzioni sul retro delle scatole oppure mettere un video su Youtube per imparare in poco tempo come si fa.
-E’ ancora sveglia?-
Oliver ritorna da noi in cucina, dopo aver parlato con il padre di questioni riguardanti l’azienda. Per il resto della settimana non andremo a lavoro, vista l’udienza di venerdi, ma soprattutto per la settimana prossima dovremmo organizzarci.
Pensavo a dei turni. Soprattutto se Oliver ha intenzione di uscire di tanto in tanto con i ragazzi o…. con altre persone.
E per altre persone intendo donne. 
-Pimpante come un armadillo.- dico sorseggiando un po’ di vino rosso dal bicchiere.
-Come un armadillo?- chiede corrucciando lo sguardo vista la cosa che ho detto senza alcun senso.
-Ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente.. lascia stare. Cos’ha detto tuo padre?-
-In ufficio tutto tranquillo… può sostituirmi senza problemi per tutto il tempo necessario.- dice avvicinandosi a me superando l’isola della cucina raggiungendomi solo per sfilarmi il bicchiere del vino dalle mani per berne un lungo sorso. -Le piacciono davvero quei croccantini, eh?-  
- Guarda che  non è un cane. Sono cereali, non  croccantini.- dico correggendolo senza guardarlo, continuando a fissare Sophie che sta mangiando quei cosi direttamente dal ripiano bianco del seggiolone.
-Cosa c’è?- domanda Oliver accorgendosi forse che c’è qualcosa che non va. 
-Sono solo stanca …- ammetto sincera scrollando le spalle.
-Mmm.. sei una pessima bugiarda.- sussurra spostandosi dietro di me, abbracciandomi stringendomi le braccia intorno al corpo. 
 Rilasso subito i muscoli, cacciando fuori l’aria dai polmoni che stavo trattenendo già da un po’ di tempo.
E’ il primo vero contatto che abbiamo da stamattina. .
Stanotte abbiamo dormito insieme, durante tutta la giornata le nostre attenzioni sono state concentrate su Sophie.
Certo, lui ha fatto di tutto per farmi sentire che c’era ma per il resto… siamo stati sulle nostre, e ci siamo anche un po’ ignorati viste le visite ricevute durante tutta la giornata.
-Cosa c’è?- chiede di nuovo ovviamente non credendo alla storia della stanchezza dondolandosi leggermente.
-Laurel e Tommy ci hanno scelto perché pensavano che saremmo stati all’altezza della cosa… Dinah c’è l’ha lasciata perché secondo lei saremo degli ottimi genitori… perché io non riesco a vedere ciò che vedono loro?-
-Che intendi?- chiede Oliver confuso.
-Come fanno a sapere che saremo bravi con lei? Che riusciremo a crescerla come avrebbero fatto loro? Noi non sappiamo niente di bambini, Oliver…- dico cercando di fargli capire il mio punto di vista.
-Hai cambiato idea?- chiede con un pizzico di paura nella voce che mi fa venire la pelle d’oca.
No, certo che no. Non potrei mai cambiare idea.
Ho scelto di crescerla  e cosi sarà. Ho scelto di prendermi cura di lei con Oliver e non ho intenzione di venir meno alla parola data.
Ho accanto a me l’uomo che amo. Lui non lo sa certo, ma …. cosa potrei volere di più? Vivrò in una casa bellissima, avrò una figlia, ho un ottimo lavoro… è tutto dannatamente perfetto.
Spero solo che le cose con Oliver vadano bene. Lui ha messo tutto in gioco per me. Lo so.
Non so perché l’ha fatto, ma l’ha fatto. Me l’ha detto chiaramente, che ha accettato la custodia di Sophie per me.
-No.- dico scuotendo il capo dopo svariati secondi in silenzio. –Non ho cambiato idea.-
-Senti, so che hai paura. Io sono terrorizzato all’idea di fare errori, di sbagliare….  Ma con te vicino sono sicuro che le cose andranno bene. - dice dolcemente Oliver dandomi un bacio sulla guancia. - Farò tutto ciò che è in mio potere affinchè le cose vadano bene.
-Lo so… - ammetto sincera. –So che sarà cosi. Ma sarà dura… anche per noi. Ci sono cosi tante cose da chiarire Oliver.-
-Passo dopo passo , Fel. Sistemeremo tutto e andremo avanti.-
-Qual è il passo successivo?- domando punzecchiandolo girando leggermente la testa verso di lui mordendomi il labbro inferiore con insistenza.
I nostri corpi sono praticamente attaccati come due ventose. La mia schiena è a stretto contanto con il suo torace, le sue braccia muscolose sono strette intorno a me come una coperta.
Stanotte dovrò dormire con lui nello stesso letto e non so se sarò capace di tenere le mani apposto.
-Abbattere la piccola peste. E andare a letto.- sussurra con la voce maliziosa facendo di proposito questo doppio senso.
-Questa frase l’ho già sentita.- sussurro riferendomi alla nostra conversazione di due anni fa quando ci baciammo a casa mia per la prima volta.
-Lo so bene… ricordo quella sera come se fosse ieri.- ammette sincero.
Mi giro verso di lui, restando sempre tra le sue braccia, solo per guardarlo negli occhi.
Lui è sempre qui. Cerca sempre di sostenermi, tranquillizzarmi, calmarmi.
Riesce a zittirmi con uno sguardo, a farmi sciogliere con un semplice sorriso. Dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che ci siamo detti… lui ha deciso di rischiare tutto con me per il benessere di Sophie.
Come può dire di non sapere fare il padre? Non è questo ciò che fa un vero padre?
Non il mio certo, ma mio padre non ha mai vinto il premio “padre migliore dell’anno.”
Spinta da un desiderio che non mi appartiene o che ho semplicemente cercato di reprimere per troppo tempo, mi alzo sulle punte e faccio congiungere le nostre labbra per un bacio casto.
E non lo faccio perché credo di dovergli qualcosa o per ringraziarlo.
Lo faccio perché ho bisogno di lui. Perché mi è mancato. Terribilmente.
Le sue labbra sono sempre le stesse, la barba come quella sera di due anni fa mi punge la faccia, ma la sensazione è tutto tranne che spiacevole.
Il suo respiro che sa di vino, si confonde con la sua acqua di colonia fresca e duratura.
Lo sento sorridere contro le mie labbra, per poi stringermi i fianchi possessivamente, quasi come se volesse alzarmi da terra visto che sono molto più bassa di lui non indossando nient’altro se non un paio di scarpette da ginnastica.  Lo bacio dolcemente, stringendogli le braccia al collo accarezzandogli i capelli dietro alla nuca, senza approfondire il contatto visto che siamo entrambi stanchi e non voglio spingermi oltre.
-Calmo tigre.- sussurro dopo essermi allontanata da lui avendolo sentito  gemere.
-Dio, mi sei mancata cosi tanto.- sussurra con la voce roca prendendomi il viso tra le mani. -Come puoi chiedermi  di stare calmo se non riesco a smettere di toccarti? Ho sognato queste labbra troppe volte in questi due anni.- ammette toccandomi con i polpastrelli le labbra.
-Passo dopo passo, giusto?- dico ripetendo le sue stesse parole. –Fingiamo di dover ricominciare tutto d’accapo.-
-Mi stai dicendo che dovrei fingere di non conoscerti?- chiede divertito dandomi un altro bacio veloce. –Fingere di non conoscere le cose che ti piacciono, fingere di non averti mai visto nuda….-
-Tu non mi hai mai visto nuda.- puntualizzo seria.
-Ti ho visto in intimo. Credimi, i tuoi completini lasciano poco all’immaginazione.- dice abbassando lo sguardo sul mio petto anche se è coperto dalla maglia di Thea.
-Forse non avrei dovuto camminare mezza nuda per casa.-
-Volevi privarmi di una tale vista?- chiede punzecchiandomi. –Vorrei ricordarti che per i prossimi 18 anni dovremmo condividere questa casa e crescere una figlia insieme. Per non parlare del fatto che condividiamo la stessa camera….-
-E’ il tuo modo carino per dirmi che posso continuare a farlo?- chiedo interrompendolo citando una parte della domanda che mi ha posto stamattina.
-E’ il mio modo carino per dirti che devi farlo. Non hai altra scelta.- dice dandomi un altro bacio veloce prima di superarmi per andare da Sophie. –Andiamo, peste. A fare la nanna.-
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 9 ***


                                                                                       Capitolo 9



-Vuoi portare via anche questi libri?-
Siamo arrivati nel mio appartamento da circa un’ora. John è venuto a prenderci a casa, ci ha portato a villa Queen per lasciare Sophie da Moira e Thea, e poi siamo ritornati in macchina diretti verso la mia vecchia casa.
Per fortuna sono in affitto, la maggior parte dei mobili che ci sono, erano già qui quando sono arrivata in città. E’ vero, ho fatto delle modifiche, ho comprato e montato delle mensole in più in salotto per i libri del college ma… non ho intenzione di smontarle e portarmele via. Il proprietario di casa è sempre stato gentile con me.
-Sono un ricordo del college…- dico posando a terra vicino alla porta d’ingresso uno scatolo con dei vestiti invernali. –Li terrò in garage.-
-Se per te sono importanti possiamo sempre comprare una libreria.. o possiamo fare spazio nei mobili che ci sono già.- propone Oliver iniziando a mettere i mattoni nello scatolo di cartone.
-Sono solo vecchi libri.. non sono importanti.-ammetto sincera avvicinandomi a lui. –Non capisco neanche perché ho deciso di tenerli.-
-Se vuoi posso aiutarti a bruciarli.- dice spiazzandomi. –Sai, subito dopo aver superato i debiti formativi al liceo, Tommy ed io facevamo un grande falò sulla spiaggia nei pressi del porto.-
-Non ho parole.- sussurro sconvolta scuotendo il capo. –I libri non si bruciano.-
-Durante l’ultimo anno, dopo la cerimonia del diploma, mentre stavo andando in moto, ebbi un brutto incidente e mi ruppi la schiena.- dice serio rivelandomi una cosa del suo passato che non sapevo.
-Ti sei rotto la schiena?- domando scioccata.
So che ha una moto, perché molte volte mi è venuto a prendere a casa con quella. E’ stato un incubo viaggiare su quella cosa, infatti evito sempre di seguirlo in moto perché è sempre stato spericolato.
-Tommy è rimasto al mio fianco tutta l’estate, giorno e notte, mentre gli altri si divertivano e festeggiavano la fine del liceo.- continua ignorando la mia domanda.
-Ti voleva bene.- dico notando che ha gli occhi lucidi.
-Mi ha lasciato sua figlia.. doveva per forza volermene.- sussurra sorridendo.
-Quando Mckenna mi ha detto che avevano scelto noi.. mi sono sentita onorata. Certo anche terrorizzata, perché.. Sophie è una responsabilità. Ma mi sono sentita onorata.-
-Io ero solo terrorizzato… infatti sono scappato.-
-Ma poi sei tornato…- dico per tirargli su il morale. –Con un discorso molto convincente.-
-Ne valeva la pena tornare… tu ne vali la pena.- sussurra prima di abbassarsi verso di me per darmi un bacio casto sulle labbra.
Cerco di trattenere un sorriso, ma mi risulta difficile, infatti cerco di separarmi da lui ma Oliver mi blocca, stringendomi le mani dietro alla schiena cosi da impedirmi di allontanarmi.
Ma siamo costretti comunque a farlo, nel momento in cui qualcuno si schiarisce la gola sulla soglia della porta e io mi separo da Oliver notando che si tratta solo di John ritornato dopo un primo viaggio per portare gli scatoloni nel SUV.
-Posso tornare dopo se volete….- dice cercando di trattenere un sorrisetto divertito.
-Vado ad imballare il resto della roba.- annuncio pronta a scappare da questa situazione cosi imbarazzante.
Siamo stati beccati in fragrante. Che figura di merda.
-Hai bisogno di una mano con il cassetto dell’intimo?- domanda Oliver punzecchiandomi rigirando il coltello nella piaga.
-Al massimo chiedo a Digg… - dico facendogli un sorrisetto tirato. –E non provocarmi che stanotte ti lascio dormire sul divano.-
Oliver smette di sorridere, ma in compenso mi fa un occhiolino prima che sparisca nel corridoio per andare dritta in camera mia.

 

 
-Raisa ti ha smontato l’xbox in salotto…. Sicuro che tu voglia portartela?-
Thea è appena arrivata in camera di Oliver, mentre stiamo riempiendo le sue valige con i suoi vestiti che dovremmo portare a casa. Il suo armadio è stra pieno di completi per il lavoro, tute per andare a correre, jeans e magliette da utilizzare nel tempo libero…
Sono riuscita a vedere t-shirt che non avevo mai visto prima compresa una con una stampa che raffigura un lampo di Flash, l’uomo più veloce del mondo. Ho deciso che da oggi in poi, diventerà il mio nuovo pigiama, ma questo Oliver non lo sa ancora.
-Sicurissimo… non ho intenzione di lasciare la mia piccolina qui.- dice Oliver.
Thea ed io ci guardiamo, e io alzo gli occhi al cielo mentre la piccola Queen, cerca di trattenere una risata.
-Voglio ricordarti che hai già una piccolina a cui badare.- dice Thea razionale.
-Felicity?- domanda Oliver scherzando ricevendo un pugno da me essendo a pochi metri da lui visto che lo sto aiutando a piegare la roba che si deve portare.
-Sophie. Parla di Sophie.- dico chiarendogli le idee.  –Approposito dov’è?-
-E’ con Raisa e mamma… le stanno dando un po’ di frutta.- dice Thea sedendosi sul bordo del letto.
-Dovrei cambiarla..- dico visto che è passata mezzogiorno e le ho messo il pannolino pulito solo alle otto. –Riesci a piegare questa roba da solo oppure hai bisogno della balia?-
-Se è in difficoltà posso chiamare Raisa.- dice Thea dandomi corda prima che me ne vada per andare al piano di sotto e raggiungere Sophie.

 
 
 
-Piccola peste smettila di muoverti cosi.-
Ho steso una piccola incerata sul tavolo di legno del salotto, quello che di solito i Queen utilizzano per cenare, pronta a cambiare Sophie. Le ho tolto la tutina, costatando che non ha fatto nient’altro se non della pipi.
-Fai la brava… non fare la monella solo perché sai di essere osservata.- dico riferendomi a Moira che è accanto a me e osserva Sophie estasiata.
Sophie inizia a mormorare qualcosa di sconnesso visto che non parla ancora, mentre ricomincio a vestirla dopo averle cambiato il pannolino bagnato.
-E’ dura vera?- domanda Moira.
-Devo solo abituarmi ai ritmi… non mi faccio una bella dormita da giorni.-
-E Oliver? Come se la cava?-chiede curiosa.
-Dovevi vederlo alla prese con il pannolino… è stato divertente.- ammetto sincera. –Vero  Sophie che lo zio Oliver era buffo mentre ti cambiava il pannolino?-
La alzo dal tavolo, solo per metterla seduta e girarla cosi da darmi le spalle, per allacciarle i bottoncini della tutina sulla schiena. Sophie si muove, allungando le manine per prendere i vari oggetti che la circondano.
Si impossessa della sua spazzola dalle sete morbide, ma poi dopo un po’ la lancia via facendola cadere a terra.
-Cosa fai?- domando girandola verso di me guardandola seria. –Non buttare le cose per terra.-
Sophie capisce subito cosa le sto dicendo, e inizia a stropicciarsi gli occhi, forse avendo sonno. Qualche secondo dopo, inizia a piagnucolare, lamentandosi per qualcosa che non comprendo subito.
-Oh oh oh.- dico frugando nella borsa che ho portato con i suoi cambi prendendo la paparella di gomma che fa quello strano suono che odio a morte. –Questa?-
Gliela porgo, stringendola affinchè smetta di lamentarsi, ma Sophie scuote la testa facendomi capire che non ne vuole sapere.
-Ah no?- chiedo divertita. –Va bene… vediamo un po’ cosa c’è qui…-
Riprendo a frugare nella borsa, trovando il pacchetto dei biscotti che di solito le metto nel latte caldo al mattino, e quando Sophie vede il pacchetto argentato e lo riconosce, si calma subito e inizia a battere le mani.
-Sei una furba lo sai?- chiedo retorica mentre Moira al mio fianco cerca di trattenere una risata.
Apro il pacchetto, prendo un biscotto e glielo porgo nella manina. Sophie lo inizia a mangiare, più che altro a spugnare visto che non ha ancora tutti i dentini, e poi mi allunga la manina libera per invitarmi a dargliene un altro.
-E’ una piccola volpe.- puntualizza Moira che come me non può credere quanto sia stata scaltra questo mostriciattolo di solo un anno.
-Io sono pronto.- dice Oliver arrivando in salotto seguito da Thea. Mi giro cosi da vedere un paio di domestici portare giù le sue valige per poi consegnarle a Digg che le porterà in macchina insieme al resto della mia roba.
-Ehilà bellissima.- esclama Thea superando Oliver avvicinandosi a noi per prendere Sophie in braccio. –Cosa stai mangiando?-
Sophie le porge il biscotto spappolato forse per farglielo assaggiare, ma Thea scuote la testa facendo una faccia a dir poco schifata.
-Restate per pranzo? Posso chiedere a Raisa di preparare qualcosa anche per voi.- propone Moira volendo prolungare la nostra visita a villa Queen.  –Tuo padre dovrebbe tornare tra un po’.-
-Mamma… abbiamo tante cose da fare a casa… tanti scatoloni da spacchettare… - dice Oliver scartando la proposta della madre.
Moira annuisce, capendo le motivazioni di Oliver, ma nonostante tutto non riesce a nascondere un pizzico delusione nella sua faccia.
-E se rimandassimo il pranzo a domani….. magari a casa nostra?- dico attirando l’attenzione su di me, facendo spalancare gli occhi di Moira per la sorpresa.
-Fel sei sicura?- chiede Oliver perplesso. Mi giro verso di lui, e annuisco con la testa.
-Non saprò cucinare come Raisa ma… me la cavo.- dico ritornando a guardare Moira. –Che ne dici?-
-Mi sembra perfetto.- esclama Moira sorridendo come una bambina. –Ma portiamo noi il vino.-
-Adoro la riserva di Robert.- ammetto sincera. –Quindi è deciso. Ci vediamo domani.-

 
 
 
Torniamo a casa, scaricando la macchina grazie all’aiuto di John, e mentre Sophie gioca nel box, spostato però nell’ingresso cosi da farla stare in compagnia, io salgo di sopra con i nostri bagagli per metterli in ordine nell’armadio che c’è in camera nostra.
Non è molto grande, ci sono solo 3 ante e i completi di Oliver sono tanti. Per non parlare delle cravatte, o delle camice.
E’ assurdo quanta roba possa avere quest’uomo!
E’ vero, anch’io ho molti completi per il lavoro ma io sono sempre stata abituata a spazi piccoli. Nel mio appartamento, avevo un armadio minuscolo. Ora invece, mi ritrovo a condividere un armadio , con un uomo stra ricco che ha più vestiti di me.
-Ma quanta roba si è portato?- chiedo alzando dalla gruccia l’ennesimo completo elegante.
Poi ricordo che questa non è una sistemazione temporanea. Noi vivremo qui per i prossimi 18 anni. Ci sveglieremo tutte le mattine,ci prepareremo per il lavoro e poi alla sera, torneremo qui, ceneremo insieme come una vera famiglia e poi andremo a dormire.
Nel giro di un quarto d’ora, riesco solo ad appendere i vestiti sulle grucce, le camice lasciando nelle valige il resto della roba che sistemerò dopo pranzo. Sto morendo di fame, visto che è ora di pranzo, ma in realtà sono curiosa di sapere cosa stiano facendo John e Oliver al piano di sotto.
Esco dalla nostra camera, percorro il corridoio e scendo al rampa di scale, trovando su uno dei gradini uno scatolo di cartone con delle cornici al suo interno. Guardo il muro sulla mia destra, che accompagna la rampa di scale che porta al piano di sopra, costatando che mancano delle foto che prima erano appese.
Oliver (o forse John) deve aver iniziato a togliere le foto di Tommy e Laurel, lasciando solo quelle di Sophie.
Scendo il resto della scala, e mi siedo su un gradino solo per prendere dallo scatolo una delle tante foto dei coniugi .
Più precisamente quella del matrimonio.
Ho sempre amato il vestito di Laurel, era un vestito bianco e avorio, con delle balze in tulle e un corpetto ricco di ricami e perline. All’epoca quando lo scelse, ci conoscevamo da qualche mese, quindi non mi invitò alla prova finale. Lo vidi solo il giorno delle nozze mentre noi damigelle aspettavano di solcare la navata precedendola prima del fatidico si.
Tommy, quel giorno sorrideva come un bambino il giorno il Natale. Oliver mi ha confessato che Tommy è sempre stato innamorato di Laurel. Sin dall’ultimo anno del liceo.
Ma solo quando entrambi hanno finito il college, ha avuto il coraggio di confessarle ciò che provava per lei.
Si sono sposati, hanno avuto Sophie , e poi il destino ha avuto la brillante idea di rovinare tutto, stroncando la loro vita in un momento cosi delicato e difficile.
Prima che me ne possa rendere conto, due lacrime mi bagnano le guance, cosi decido di riprendermi e di andare a cercare i ragazzi curiosa di sapere cosa stiano facendo.
-Più a destra…. No ora sinistra. Mia sinistra Oliver.- dice John dando delle direttive a Oliver per chissà cosa.
Seguo la sua voce e li trovo in salotto distanti l’uno dall’altro visto che Oliver è impegnato ad appendere una foto dopo prima c’era il quadro con il cowboy.
-Hey.- dico attirando la loro attenzione raggiungendoli. Quando vedo la foto in questione, inizio a sorridere come una stupida e il malumore scompare subito.
Come gli avevo suggerito ieri sera, Oliver ha fatto stampare su una tela, la foto che Tommy ci ha scattato con Sophie il giorno del suo primo compleanno. Siamo ai lati della piccola, davanti a noi c’è la torta che ho preparato personalmente per quel giorno cosi importante e siamo felici.
Quel giorno sorridevamo.
-Ti piace?- chiede Oliver.
-E’ bellissima… quando l’hai fatta stampare?-
-Stamattina mi ha chiamato e mi ha mandato la foto via e-mail…- dice John prendendo la parola. –Sono andato da un amico che ha uno studio in centro e me l’ha preparata in qualche ora.-
-E il quadro con il cowboy?- domando curiosa.
-Poof, è sparito.- dice schioccando le dita come se avesse appena fatto una magia.
-Cosi come sparirà tutta la roba che ti sei portato da casa? Ti rendi conto che hai più completi tu di qualunque altro uomo sulla faccia della terra?-
-Ti piacciono i miei completi.- dice punzecchiandomi. –E anche le mie magliette.- dice riferendosi alle sue t-shirt che mi piace indossare visto che mi vanno larghe e mi stanno davvero comode.
-Approposito di t-shirt… credo che tra le tante manchi all’appello quella di Flash.- dico accennandogli un sorrisetto divertito.
-Che fine ha fatto la mia t-shirt di Flash?- domanda perplesso.
-Ora è mia. – dico scrollando le spalle. –Ma sono seria… credo che ci servirà un altro armadio più grande.. e anche una scarpiera. Potremmo metterla all’esterno.-
-Troppe scarpe?- domanda sfottendomi un po’.
-Digg hai notato quanti divani ci sono in questa casa? Alcuni sembrano davvero comodi..- dico guardandomi intorno lanciando una frecciatina al mio capo che capisce al volo. –Qualcuno ha fame?-

 
 
 
-Le cose con Felicity vanno bene, vedo.-
Digg ed io stiamo portando gli scatoloni in garage, liberandoci della roba inutile che c’era in casa e che ormai non ci serve più. Alla fine, oltre alle foto, ho portato qui anche i libri del college di Felicity.
-Stiamo recuperando ciò che c’era tra di noi..- dico poggiando a terra un ulteriore scatolone.
-Tutto quello che c’era tra di voi?- domanda Digg curioso.
-Cosa vuoi sapere, John?-
-Niente… pensavo solo a quanto il tempo sembra essersi fermato a due anni fa… stamattina vi stavate perfino dando da fare nel suo appartamento.. se non ci fossi stato io avreste spostato la conoscenza in camera da letto?-
Mi fermo, e rientro le labbra come faccio di solito quando sono nervoso o imbarazzo e quindi non so cosa dire.
-Ti mentirei se ti dicessi che non muoio dalla voglia di….-
-Scopartela?- domanda John interrompendomi.
-Sappiamo entrambi che non si è mai trattato di questo… forse all’inizio dopo il suo no si trattava di questo ma ora… voglio vivermela John.- ammetto sincero.
John spalanca gli occhi, mostrandosi più che sorpreso dalle mie parole, accennando poi un sorrisetto.
-Pensavo di aver visto tutto nella vita.. sai la guerra, il mio matrimonio andato in fumo ben due volte… ma Oliver Queen innamorato…-
-Ho passato due anni della mia vita senza di lei. Due anni a vederla uscire con quel pallone gonfiato di Daniel che in qualunque circostanza mi ricordava quanto fosse sexy, quanto fosse intelligente o divertente… come se non me ne fossi mai reso conto!- sbotto gesticolando con le mani. –E poi, Tommy e Laurel muoiono , ci lasciano Sophie e io…. La vedo con lei  Dig, e mi rendo conto che non ho mai voluto nient’altro dalla vita.-
-Ho sempre saputo che ti aveva fatto qualcosa… ma non pensavo fosse cosi seria.- aggiunge tranquillamente. –Voglio dire.. andare a letto con Isabel è stato un errore ma.. non vi siete parlati per due anni.-
-Credimi lo so.- ammetto amareggiato. –Ma piano piano stiamo andando avanti… ci vorrà un po’ di tempo ma ce la faremo. Non ho intenzione di rinunciare a tutto questo.-
- E il pallone gonfiato che fine ha fatto?-
-E’ in Italia.. dovrebbe tornare tra una settimana.. o forse due. Non mi interessa.- dico scocciato.
-Goditi questi giorni di tranquillità… e preparati al peggio per quanto tornerà. Non credo che rinuncerà a Felicity cosi facilmente.-
Ha dannatamente ragione.


 
 
 
Oliver ed io siamo inginocchiati davanti alla vasca in bagno e stiamo facendo il bagnetto a Sophie. La piccola sta giocando nell’acqua, insieme a dei giochini gonfiabili che emettono lo stesso suono della paparella.
-Hai già qualche idea per il pranzo di domani?-
-No.. domani pensavo di andare al mercato. Hai qualche proposta?- chiedo senza guardarlo osservando Sophie seduta nella vasca.
-Adoro quegli involtini che fai in padella… -
-Quelli che ti ho preparato la prima sera che sei venuto a casa mia?- domando interrompendolo. Se li ricorda ancora? –Si possono fare… cos’altro?-
-Quella torta al cioccolato… quella con la glassa e le fragole.-
-E’ buona si… ho utilizzato quella farcitura anche per la torta del compleanno di Sophie. Laurel l’ha adorata..-
-Sai, stavo pensando che dovremmo cambiare macchina.- propone ad un certo punto cambiando discorso.
-Cosa?- domando guardandolo finalmente in faccia notando quanto sia serio.
Si è cambiato,  indossa una maglietta e mezze maniche, un pantalone di tuta e un vecchio berretto del college.
La maglietta fa fatica a contenere i suoi muscoli, le sue braccia sono cosi grandi… adoro essere abbracciata da lui proprio per questo motivo.
-La mia porsche non è adatta a noi tre… non c’è spazio neanche per il seggiolino di Sophie. Quindi pensavo di cambiarla.. comprare un’auto più grande per noi.-
-Ma hai già una macchina più grande… - dico razionale.
-Il SUV che guida John è una macchina della compagnia.. che è parcheggiata nel garage dei miei a villa Queen è  vero ma…-
-Hai già scelto il modello vero?- chiedo interrompendolo conoscendo già la risposta. -E il colore, se avrà il cambio automatico, la grandezza del portabagaglio….-
-Ho visto delle auto su internet, è vero. Ma aspettavo di parlarne con te prima di prosciugare il mio conto di banca di 50 mila dollari.-
-Che cosa?- dico a voce alta attirando anche l’attenzione di Sophie. -50 mila dollari?-
-Già..- ammette tranquillo cercando di trattenere una risata.
-Lascia stare la macchina.. ci sono tante spese da dover affrontare.-
-Spese che non saranno mai un problema… ti ricordo che possiedo un’azienda multimilionaria.-
-Ci rinuncio.- dico alzando le mani in segno di resa. –Hai sentito Sophie? La zia Felicity, ci rinuncia.-
Guardo la piccola, che mi osserva tranquilla, con una strana espressione sul viso. Sposta lo sguardo su Oliver e poi torna a guardare me, quando mi rendo conto di ciò che sta realmente accadendo.
-Faccetta da pupu.- dico alzandola dall’acqua velocemente.
-Cosa?- chiede Oliver perplesso.
-Faccetta da pupu.- ripeto. –Sta per farla nella vasca.-
Oliver mi supera e va verso il water, per alzare la tavoletta, ma ha alcuni problemi a farlo perciò gli passo Sophie, e cerco in tutti i modi di fare ciò che a lui non riusciva senza risultati.
C’è una specie di blocco, una stanga dietro alla tavoletta che dovrebbe essere spostata, cosi da permetterne il sollevamento.
-Merda , merda, merda…- sussurro guardandomi intorno alla ricerca di qualcosa che possa aiutarmi.
Guardo Oliver, che ha tra le braccia Sophie nuda e tutta bagnata, concentrando la mia attenzione sul suo berretto.
-Mi dispiace.- dico sfilandoglielo dalla testa per metterlo sotto il culetto di Sophie. 
-Felicity quel berretto risale al tempo del liceo!- sbotta contrariato.
-Mi dispiace…- dico prima che Sophie faccia il suoi bisognino direttamente nel cappello. Cerco di trattenere una risata, ma mi risulta davvero difficile .
-Oh perfetto.- dice Oliver alzando gli occhi al cielo. Sophie inizia a lamentarsi, visto che siamo a terra e lei ha appena fatto la cacca in un vecchio berretto, cosi io quando mi accorgo che ha finito, metto il cappello da parte e rientro le labbra imbarazzata per ciò che è appena successo.
-Te lo laverò. Promesso.- dico mettendomi seduta per terra con le ginocchia pronta a prendere Sophie in braccio.
Oliver mi osserva infastidito, ma poi mi osserva e non riesce  a trattenere un sorriso.
-Pensi che sia recuperabile?-domanda retorico.
-No…- ammetto sincera. –Ma posso comprartene un altro.-
-Non fa niente... non era importante.-
-Hai detto che era del college.- puntualizzo.
-Ho altre cose del college.. - dice scrollando le spalle.
-Mi dispiace... ma… potrei sempre trovare un modo per farmi perdonare.- dico ingenua avvicinandomi a lui solo per depositargli un bacio casto sulle labbra.
Ho ancora Sophie tra le braccia, ho non poche difficoltà a fargli capire che vorrei appronfidire il contatto ma per fortuna Oliver, mi legge nella mente e mi mette una mano a metà tra il viso e il collo, solo per farmi inclinare la testa invitandomi ad aprire la bocca cosi da far incontrare le nostre lingue. Ci incontriamo a metà strada, assaporando la bocca dell’altro, mentre le nostre lingue si conoscono per la prima volta.
Non ci siamo mai baciati cosi.
Neanche due anni fa a casa mia. Mai.
Quando sentiamo Sophie lamentarsi e muoversi tra di noi, siamo costretti a separarci, ma prima di ciò, Oliver mi morde dolcemente il labbro inferiore facendomi fremere come una ragazzina.
-Dobbiamo rimandare.- dico alzandomi da terra per avvolgere Sophie nel telo, portarla di la e cambiarla per la notte.
Oliver mi segue, prende la piccola, ma prima di lasciarmi uscire dal bagno, mi blocca per un gomito per fermarmi. 
-Puoi utilizzare ogni berretto presente sulla faccia della terra, se ti farai sempre perdonare cosi.- dice dolcemente dandomi un altro bacio veloce sulle labbra prima di scomparire portando con se Sophie.
Sono rovinata.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


                                                                                     Capitolo 8



E’ venerdi e siamo in tribunale, aspettando il nostro turno per la sentenza che ufficializzerà l’affido di Sophie. Felicity la tiene in braccio , mentre la piccola sgranocchia dei cereali in un bicchiere di plastica.
Ieri c’è stato il funerale di Tommy e Laurel, e subito dopo un piccolo rinfresco organizzato a villa Queen.
Mia madre si è occupata di tutto, chiamando anche un catering , non volendo dare a Dinah o Quentin altre preoccupazioni. Da quando è arrivato a Starling City, il padre di Laurel ha passato giorno e notte alla centrale di polizia in cerca di prove per ciò che è successo alla figlia e al genero.
Non è venuto neanche a salutare Sophie. Ieri è stata la prima volta che l’ha vista e l’ha presa in braccio dopo mesi di lontananza. Posso capire che stia soffrendo, e in parte si sente in colpa ma allontanare la sua unica nipote non mi sembra la cosa più giusta da fare.
Almeno lui si è presentato al funerale, a differenza di Malcom che è ancora non reperibile.
-Prossimo caso in appello Sophie Rebecca Merlyn. Numero di protocollo 05893/01.-
Ci alziamo, quando sentiamo il nome di Sophie e ci disponiamo insieme a Mckenna nel banco del tribunale aspettando le parole del giudice. Stiamo per sederci, quando Mckenna scuota la testa invitandoci a stare all’in piedi.
-Allora….- dice la donna afro americana sfogliando una cartella che le è stata consegnata da alcuni collaboratori. –Avvocato Hall, ho letto le sue argomentazioni e il testamento …. visto che la scelta dei tutori era stata fatta  dai genitori non vedo ragione di oppormi al loro desiderio. Quindi da adesso fino alla maggiore età, dispongo l’affidamento legale e materiale a Felicity Smoak e Oliver Queen.-
Batte il martelletto e chiude il fascicolo, facendoci capire che è andata.
Tutte le volte che sono entrato in un tribunale, ne sono sempre uscito con multe esorbitanti.  Per questo motivo, quando Felicity e  Mckenna stanno per andarsene mi sfugge un “Tutto qui?”
Il giudice alza la testa dai fogli che stava visionando ed inizia ad osservarmi perplessa.
-Chi le dice che non siamo dei papponi o dei trafficanti?- chiedo confuso.
E’ cosi che funziona la legge in America? Questa donna non ci conosce, non sa niente di noi, e ci ha affidato nel giro di qualche minuto la tutela di una bambina per i prossimi 18 anni?
-Oliver.- sussurra Felicity richiamandomi.
-Signor Queen, la sua fama la precede. Le voglio ricordare che qualche anno fa aveva un vero e proprio abbonamento in questo tribunale.- dice la donna provocandomi. –Ciò nonostante, la sua condotta è cambiata molto negli ultimi mesi. Questo mi rende fiduciosa del fatto che potrebbe aver messo finalmente la testa apposto… e quindi è in grado di prendersi cura di altre persone.-
Rientro le labbra, visto che ha dannatamente ragione.  Prima di incontrare Felicity, finivo sempre sulle copertine delle riviste scandalistiche in foto che mi riprendevano mentre vomitavo in strada o in compagnia di prostitute . Le cose sono molto cambiate da quando Felicity è diventata la mia assistente visto che , nonostante sia una mia dipendente, riesce a farmi filare manco fosse il mio capo.
-Ricevuto.- ammetto annuendo con la testa, girandomi verso Felicity che poverina ha osservato la scena in silenzio.



                                                                                   **************************************                  

    
 
-Che diavolo stavi facendo?-
Siamo tornati a casa da qualche minuto. Oliver sta portando Sophie, in realtà la sta trasportando come un sacco di patate, visto che la tiene con un solo braccio.
-E’ cosi che funzionano le leggi in America?- chiede ignorando la mia domanda.
-Volevi discutere delle leggi del nostro paese proprio in questa occasione? –chiedo insistendo sul discorso.  Attiro la sua attenzione, toccandogli il braccio.
-Potevamo essere dei tossici o dei trafficanti. La mia è stata una domanda legittima. Quella donna conosceva me e la mia condotta, non la tua.- dice facendomi corrucciare lo sguardo.
Cosa diavolo sta cercando di dirmi? Che ho qualcosa da nascondere?
A differenza sua non sono mai stata ne arrestata, ne chiamata in tribunale. L’unica effrazione commessa in vita mia, è aver superato il limite di velocità a Las Vegas mentre andavo da mia madre. Multa pagata il giorno dopo.
-La mia condotta è sempre stata impeccabile.- dico sulla difensiva superandolo per andare in cucina. Mollo per terra la borsa con il cambio di Sophie e la mia, andando verso i fornelli per preparare qualcosa per pranzo. –Non posso dire la stessa cosa su di te visto che ti sei scopato mezza città , e hai distrutto macchine sportive da miliardi di dollari.-
-Perché quando discutiamo finiamo sempre con il parlare della mia vita sessuale?- domanda divertito.
-Prova a cercare il tuo nome su Google e capirai.- ammetto schietta prendendo una pentola riempiendola poi con dell’acqua.
-Hai cercato il mio nome su Google?- chiede corrucciando lo sguardo , visto che non si aspettava di sentire una cosa cosi.
Merda. Sono stata beccata.
Mi ero ripromessa di non dirgli niente riguardo quella piccola ricerca sul suo passato e invece… cavolo, devo imparare a tenere la bocca chiusa.
-L’ho fatto dopo che sei uscito dal mio ufficio la prima volta che ci siamo conosciuti.- dico quasi come se mi volessi giustificare.
E’ vero. Quando mi invitò ad uscire con lui, la prima volta che ci incontrammo nel dipartimento della Queen Consolidated, gli dissi di no perché giravano delle voci sul suo conto non molto positive. Cosi presa dalla curiosità, iniziai a fare ricerche su di lui, solo per costatate che le voci erano tutte vere.
-Hai sentito Sophie? La zia Felicity ha cercato il mio nome su Google.- dice Oliver sottovoce alla piccola che ha ancora in braccio.
-Ne vai fiero?- chiedo muovendomi dietro l’isola della cucina prendendo un omogeneizzato alla carne per Sophie e la sua pastina a forma di stelline. –Beh certo che ne vai fiero… sei stato immortalato ammanettato al letto di uno degli alberghi più lussuosi della città.-
-Sei gelosa?- chiede a bruciapelo ignorando ciò che gli ho detto. Posa Sophie nel seggiolone e poi mi raggiunge, osservandomi maliziosamente.
Non gliel’ho mai detto, ma sa che è cosi. Sa che sono dannatamente gelosa delle sue vecchie relazioni.
-Perché ti sei fatto ammanettare e forse anche frustare da una prostituta? Credimi, c’è anche di peggio. Hai mai provato a fare bondage con la corda? O meglio ancora con il nastro adesivo?-
Oliver si irrigidisce di colpo quando sente questo, spostando il peso da un piede ad un altro, visibilmente più nervoso.  Io d’altro canto, fingo di non essere concentrata sulla conversazione, spostando tutta la mia attenzione sulla pappa di Sophie.
-Sorvolerò sulle ricerche che tu hai fatto sul mio conto, per concentrarmi su quelle che sono le tue conoscenze in questo campo cosi…. particolare. Quindi, parlami. Hai mai fatto qualcosa del genere?-
Mi giro nella sua direzione, guardandolo finalmente in faccia dopo alcuni minuti a fare praticamente niente se non cercare di sdrammatizzare la situazione nella quale mi sono ritrovata.
-Davvero? Vuoi davvero giocarti la carta della gelosia, ora?-  chiedo cercando di spostare la sua attenzione su altro.
-Sei brava a cambiare discorso… ma questa volta non funzionerà.- dice intuendo il mio obiettivo. –Allora?-
-Hai visto Sophie?- chiedo attirando l’attenzione della piccola troppo concentrata a giocare con la paparella di gomma che adora tanto. –Lo zio Oliver è geloso.-
-Lo sono sempre stato di te.- sussurra Oliver provocandomi. –Lo sai bene. Quindi… dimmelo.-
Sembriamo essere ritornati indietro di anni. Ci comportiamo come se nulla fosse successo, anche se facciamo cose che in realtà in passato non ci saremo mai sognati di fare. Il bacio che gli ho dato due giorni fa, è stato solo l’inizio di una lunga serie. Non ci spingiamo mai oltre, ma… ogni volta che ci baciamo, lo facciamo perché ne sentiamo l’esigenza.
-Cosa dovrei dirti? Perché conosco tante cose sul sesso? E’ ovvio  che al college non passavo il mio tempo solo a leggere. Cooper lo sa.- dico citando uno dei tanti ex del passato lanciandogli una frecciatina.
Oliver ha conosciuto Cooper qualche anno fa. Lavoravo da qualche mese come sua assistente quando me lo trovai davanti alla mia scrivania mentre Oliver era in riunione. Ero più che sorpresa di vederlo, visto che dopo la laurea avevo perso i contatti con chiunque (tranne che con Iris la mia compagnia di stanza alla M.I.T.) , e non mi aspettavo di certo che si offrisse di portarmi a pranzo fuori visto il modo in cui ci eravamo lasciati. Niente di tranquillo, insomma.
-Non nominarmi quel coglione… ricordo ancora quando si è presentato in ufficio per portarti fuori a pranzo nonostante aveste rotto da mesi.- dice alzando gli occhi al cielo.
Quando Oliver uscii dalla sala riunioni, e mi trovò a parlare con Cooper, si irrigidii subito e ci raggiunse curioso di sapere cosa stesse succedendo e chi fosse la persona con la quale stavo parlando.
-Posso sempre parlarti di Christian. O se preferisci di Josh…..-
Oliver sbuffa rumorosamente, poggiando entrambe le mani sul bordo dell’isola della cucina, facendo anche una certa pressione che gli fa diventare le nocche rosso fuoco.
 -Sophie hai visto com’è buffo lo zio Oliver quando fa il geloso?- domando retorica godendomi questa scena.
-Ti piace provocarmi, non è vero?-
-Io? Non l’ho mai fatto.- dico dandogli una leggera spinta con il sedere prima di fargli un occhiolino.
Oliver scuote il capo divertito, torna ad avvicinarsi a Sophie quando storce il naso osservandola perplessa.
-Cos’è questa puzza?- chiede prendendola in braccio alzandola in modo tale da annusarla in corrispondenza del pannolino.  –Oddio.-
Fa una strana faccia,  allontanandola di colpo, schifato da qualcosa.
-L’ha fatta?- chiedo senza nascondere un pizzico di felicità visto che non andava di corpo da un paio di giorni.
Sophie resta sospesa nell’aria, con Oliver che la tiene in braccio a metri da lui. La piccola muove le gambine freneticamente, mordicchiando la paperella di gomma che di solito Laurel le faceva utilizzare durante il bagnetto.
-Dall’odore direi proprio di si.- dice venendo verso di me porgendomela.
-Cosa pensi di fare?- chiedo perplessa lasciandola tra le sue braccia.
-Devi cambiarla.-
Rido senza controllarmi, facendogli capire che non ho alcuna intenzione di farlo. Sapevo che aveva molti difetti ma non pensavo fosse anche maschilista.
-Solo perché sono una donna dovrei farlo io? Guarda che non ho intenzione di pensarci io per i prossimi due anni.-
-Va bene, d’accordo.-ammette superandomi per andare al piano di sopra tenendo Sophie sempre ad una certa distanza dal suo torace. –Ci penso io.-
Questa non me la voglio perdere per nessun motivo al mondo.


 
 
-Cosa stiamo aspettando?-
Sophie è stesa sul fasciatoio, mentre indossa solo il pannolino che ormai deve solo essere cambiato, e si batte le manine sul pancino forse per giocare. Sono curiosa di sapere cosa sta pensando. Ha una faccia cosi sbarazzina.
-Non mettermi ansia.- dice Oliver osservando Sophie manco fosse un alieno.
-Prenditi tutto il tempo che vuoi.- dico prendendolo in giro. –Ma forse dovresti alzare le linguette del pannolino per cominciare…-
Non ho mai cambiato un pannolino, ma ho visto Laurel farlo tante volte. Nonostante tutto voglio che Oliver faccia pratica perché non ci sarò sempre io a salvarlo. Oliver fa come gli dico, e apre lentamente il pannolino scoprendo il corpo di Sophie dall’ombellico in giù tutto sporco di cacca.
-Oh mio Dio.- dice otturandosi il naso con le dita delle mani schifato dalla scena. Fa degli strani versi di disgusto, che mi fanno salire i coniati di vomito nonostante abbia fatto colazione più di 3 ore fa.
-Smettila di fare cosi e puliscila.- dico porgendogli delle salviettine imbevute.
-Non ha mangiato praticamente nulla com’è possibile che ne abbia prodotta cosi tanta?- domanda facendomi sorridere.
-Oliver Queen alle prese con il primo pannolino.- dico prendendolo in giro. –Posso farti un video? Cosi lo invio a tua madre… e ai ragazzi! Si dai ti prego!- dico prendendo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans per fargli capire che sono seria.
-Non ti azzardare!- dice  minacciandomi con le salviette sporche della cacca di Sophie.
-Questo si che sarebbe un bel video da vedere sul web.-
-Avrebbe sicuramente meno like del video dove slaccio il reggiseno a quella spogliarellista a Las Vegas.-  puntualizza facendomi di colpo smettere di sorridere.  
Finisce di dire questo, e si gira leggermente verso di me solo per vedere la mia espressione seria e per niente divertita. –Mi dispiace non volevo.-
Ormai l’ha detto. Quindi perché dispiacersi? Voglio dire, è la verità. Mi basta questo per arrabbiarmi.
E mi arrabbio perché sono gelosa di lui, di ciò che ha fatto in passato. Per fortuna, visto il nostro rapporto, evita di raccontarmi di tutte le donne con le quali è stato, e di questo gliene sono grata.
All’inizio, parlavamo di tutto. Anche delle ragazze che si scopava. Anche perché, essendo sua assistente, ero io quella che faceva le prenotazioni al ristorante a nome suo.
-Perché? Perché sei più bravo a slacciare reggiseni che a cambiare pannolini ? E’ la verità.-
-Non volevo dire questo….-
-Ci penso io qui.- dico interrompendolo prendendo il suo posto spingendolo un po’ più in la.  
Sento il campanello della porta al piano di sotto, e lo invito a scendere cosi da andare ad aprire. Lo sento sbuffare, prima di fare come gli ho chiesto per poi uscire dalla nursery arredata con tanta cura da Tommy e Laurel per Sophie.
La piccola è ancora stesa sul fasciatoio in silenzio, osservandomi attentamente. Mi giro verso di lei, e le faccio la linguaccia facendola sorridere.
-La zia Felicity è sicuramente molto più brava a cambiare pannolini che a slacciare reggiseni. Quindi sei un buone mani.-




                                                                              **********************************************



 
 
Devo imparare a tenere la bocca chiusa.
Ne ho detta un’altra delle mie che ha fatto infuriare Felicity. Con la scusa del campanello mi ha spedito di sotto ad aprire la porta, ma so che in realtà l’ha fatto soprattutto per non avermi tra i piedi.
So quanto sia gelosa del mio passato (lei non l’hai mai ammesso ma io lo so che è cosi) e cosa faccio?
Faccio lo stronzo.
Le spiattello in faccia il fatto che sono più bravo a slacciare un reggiseno che a cambiare un pannolino. Niente che non sapesse già, visto che non ho mai avuto una figlia. Ancora oggi, mi sembra cosi strano considerare Sophie mia figlia. Qualche ora fa, c’è stata l’udienza per la custodia. Anche se è già da due giorni che mi prendo cura di lei, ci vorrà un po’ per abituarmi a questa situazione.
Niente giustifica le mie scivolate di stile: sto cercando di dimostrarle che voglio che le cose funzionino, e le dico l’ultima cosa che vuole sentirsi dire.
Sono un genio.
-Rifornimento per i neo-genitori.- dice Barry quando apro la porta trovandomi faccia a faccia con i nostri amici che portano tra le mani almeno 10 contenitori di plastica con del cibo già pronto.
-Ragazzi, ciao.- dico perplesso visto che non mi aspettavo una loro visita.
-Abbiamo saputo dell’udienza. Siamo venuti a …. festeggiare?- domanda retorica Caitlin senza sapere come definire la cosa.
-Entrate su.- dico aprendo completamente la porta di casa lasciando entrare Ray, Barry,Caitlin e Kendra dentro. –Felicity è di sopra con Sophie… -
-Sta bene?- chiede Kendra vedendomi forse cosi nervoso.
-E’ alle prese con il primo pannolino.- ammetto facendo sorridere tutti. –Cosa avete portato?-
Mi mostrano dei contenitori stracolmi di cibo già pronto, facendomi brontolare lo stomaco visto che è ora di pranzo e io sto morendo di fame.
Dal piano di sopra, sentiamo la risata di Sophie e la voce di Felicity che la invita a stare ferma, avendo forse non pochi problemi a pulire la piccola.
-Hai bisogno di una mano?- urlo senza ritornare sopra.
-Non ci sono reggiseni da slacciare.- dice di rimando Felicity ovviamente ancora nervosa per la mia stupida battuta.
Barry si schiarisce la voce cercando di trattenere una risata mentre io lo fulmino con lo sguardo invitandolo a smetterla.
-Che hai fatto?- domanda Ray perplesso.
-L’ho sparata grossa.- sussurro abbassando il capo.
-Guarda chi c’è Sophie.- esclama Felicity  scendendo le scale con la piccola in braccio mentre indossa una nuova tutina. –Che ci fate qui, ragazzi?-
-Rifornimenti.- dice Kendra alzando i contenitori che ha in mano nella sua direzione.
-Sophie vieni con la zia.- dice Caitlin dando i suoi contenitori in mano a Barry per prendere Sophie dalle braccia di Felicity. –Ma come siamo belle…-
Caitlin va in salotto portando Sophie con se per farla giocare mentre noi restiamo all’ingresso.
-Restate per pranzo?- chiede Felicity cordiale. –Avevo intenzione di preparare un po’ di pasta..-
-Se non è un problema…- dice Barry guardando nella mia direzione forse alludendo alla tensione che c’è in giro.
Felicity si avvicina a Kendra e le prende i contenitori dalle mani. –Peccato che non avete portato nessuna bambola gonfiabile….-
Si gira verso di me, e mi osserva accennando un sorrisetto forzato.
-Oliver ha tanta voglia di slacciare un reggiseno.- dice ritornando ad essere seria, girandosi poi per andare in cucina seguita da Kendra.
Ray si avvicina e mi mette una mano sulla spalla. –L’hai combinata grossa amico.-




                                                                          ***************************************************

 
 
 
-Come vanno le cose?-
Ho preparato un piatto di pasta veloce, affinchè anche i nostri amici potessero trattenersi per pranzo, cosi da avere un po’ di compagnia. I ragazzi si sono spostati in salotto per vedere una vecchia partita di hockey mentre noi ragazze siamo rimaste in cucina e io ne sto approfittando per riordinare e mettere apposto il servizio di piatti nella lavastoviglie per far spazio ai piatti sporchi utilizzati per pranzare.
-Sono diventata madre ma non ho provato l’ebbrezza della nausea, dei dolori del parto e non ho cicatrici …. quindi deduco che vadano bene.- dico rispondendo alla domanda di Kendra.
-E’ dura vero?- chiede leggendo tra le righe.
-Non sai quanto….- sbuffo chiudendo la lavastoviglie. –Ho non so quante ore di sonno arretrate. Per non parlare del trasloco da organizzare…. O degli orari di Sophie.-
E poi non riesco ad abituarmi a questa casa.
Faccio ancora confusione sul posto degli utensili, ho difficoltà ad aprire i cassetti bloccati con una particolare sicura anti- bambino… non la percepisco come mia. Soprattutto perché ci sono foto di Tommy e Laurel dappertutto.
Forse dovremmo toglierle. Voglio ricordarli, è vero che sono morti da solo pochi giorni ma… tenerle li amplifica solo il nostro dolore.
Potremmo sostituirle con altre, potremmo far stampare quelle poche foto che abbiamo insieme a Sophie per rendere questo ambiente più familiare. Dovrei parlarne con Oliver. Credo che anche lui ne sarebbe d’accordo.
-Sono stata catapultata in una vita che non mi appartiene.- ammetto schietta.
-Per fortuna hai Oliver.- puntualizza Caitlin imboccando Sophie seduta nel suo seggiolone con della frutta tagliata a pezzetti.
-Si…sono fortunata. - ammetto sincera .
-Ma…?- chiede Kendra intuendo che c’è qualcosa che non va.
E’ tutto cosi complicato. Quello che è successo due anni fa, quello che ci ha portato a litigare, è una cosa seria.
Lui mi ha mentito, è andato a letto con una donna che io francamente odio. E me l’ha tenuto nascosto per oltre un anno.
Ora ci troviamo in questa situazione, davvero particolare, ma non possiamo far finta che non sia successo niente e andare avanti. Dobbiamo chiarirci, anche perché io non riesco più a fidarmi di lui. Non completamente almeno.
-Non ci siamo parlati per due anni, non abbiamo ancora chiarito le cose e vivere come una famigliola felice non aiuta.-
-Oliver però mi sembra molto più tranquillo… anche Ray l’ha notato.- dice Kendra sedendosi su uno degli sgabelli dell’isola della cucina. 
-Lo è… .-dico accennando un sorriso. –O almeno è quello che ci fa credere.-
-Andiamo, Fel.- dice Caitlin alzandosi dalla sedia sulla quale era seduta solo per darmi il contenitore vuoto e la forchettina di plastica utilizzati dalla piccola. –Sappiamo tutti quanto Oliver ci tenga a te… anche un ceco se ne accorgerebbe.-
Allora perché è andato a letto con la vipera?
-Cosi come si accorgerebbe che state ignorando ciò che sentite l’uno per l’altro…- aggiunge Kendra. –Voglio dire… è cosi palese che siete innamorati.-
Sbuffo rumorosamente, mostrandomi contrariata dalle sue parole,  nonostante sappia che da parte mia, è la verità.
-E ora state crescendo una figlia insieme… se non credessi in queste cose, direi che il destino vi ha proprio giocato un brutto scherzo.- dice Caitlin lanciandomi una frecciatina  e io in tutta risposta, gli lancio appresso l’asciugamano bagnato che ho tra le mani.
Cambiamo discorso, quando sento i passi pesanti di Oliver, e le voci di Barry e Ray mentre discutono di non so cosa.
Incontro il suo sguardo, e smetto di sorridere, fingendomi ancora arrabbiata con lui, e mi giro  verso il lavello per sciacquare i bicchieri e i piatti per poi disporli nella lavastoviglie.
-Hey, bellissima.- dice Barry rivolto forse alla fidanzata. Grazie alla finestra che da sul giardino, riesco a vedere riflessa la figura del mio amico che si sta avvicinando a Sophie per poi darle un bacio sulla testa.
-Devo iniziare a preoccuparmi?- chiede Caitlin punzecchiandolo visto il complimento fatto alla piccola.
-Non essere gelosa Snow.- dice Ray andando in soccorso dell’amico avvicinandosi alla fidanzata per abbracciarla da dietro. –Sophie è pur sempre una bella bimba.-
Percepisco la presenza di Oliver alle mie spalle, e infatti dopo qualche secondo, una sua mano si posa sulla parte bassa della mia schiena per attirare la mia attenzione.
-Ancora arrabbiata?- chiede apprensivo a voce bassa.
-Si..- dico seria senza guardarlo. Scuoto la testa, e alzo gli occhi al cielo, correggendomi subito. –No.-
-Bene… perché non sopporto l’idea che tu sia arrabbiata con me.-
-Non dovrei arrabbiarmi per cosi poco… non ne ho nessun diritto.- dico scrollando le spalle.
-Sappiamo entrambi perché lo fai… è inutile negarlo.- dice dandomi un bacio sulla tempia. Invece di allontanarsi, sposta la mano dalla schiena al mio fianco, per attirarmi più vicino a lui. –E poi, mi piace che tu sia cosi gelosa di me.-
Evita di rispondergli visto che ha ragione, ma in compenso lo bagno leggermente con l’acqua visto che ho le dita bagnate. Si allontana, andando verso Sophie per prenderla in braccio e farla sedere sull’isola della cucina cosi che possa stare al centro dell’attenzione.
-Sapete credo che dovremmo rifarlo.- annuncia Kendra attirando la mia attenzione. Mi giro verso di lei e verso gli altri, curiosa nel sapere a cosa si riferisca. –Visto che ora avete Sophie… perché non organizziamo le nostre uscite del venerdi sera qui?-
In passato, ogni venerdi sera uscivamo per svagare la mente dal lavoro, andando a mangiare nei ristoranti più strani che ci sono in città. Ristoranti soprattutto che preparano cibo europeo, come quello spagnolo, italiano e perché no anche francese e russo.
Posso vantarmi di aver provato il cibo di tutto il mondo, senza essere mai uscita dagli stati Uniti.
-Sempre se non è un problema voglio dire…. – aggiunge vedendoci cosi silenziosi. Guardo Oliver, che nel frattempo guarda me, senza sapere cosa dire.
-A me piacerebbe.- dico sincera. –Potremmo  dedicarci alla cucina e utilizzare i ragazzi come cavie.-
Sposto per un secondo lo sguardo verso Barry e Ray che quando sentono questo, sbiancano di colpo.
-Fel… confido nelle tue doti culinarie ma in quelle di Caitlin…- inizia Barry scuotendo il capo.
-Cosa vorresti dire, scusami?- domanda scettica la mia amica.
-Che sei una pessima cuoca.- ammette sincero anche se è un po’ spaventato. –L’ultima volta che mi hai preparato la cena, stavi mandando a fiamme la cucina.-
-Nessuno supera Kendra che ha messo lo zucchero nelle uova strapazzate.- puntualizza Ray facendomi ridere.
-Continua cosi e vedrai cosa ti succede.- dice la diretta interessata provocandolo.
-Ho capito, cucino io.- dico alzando le mani in segno di resa visto che questa discussione è iniziata a causa mia. –Voi potreste portare il vino… e il dolce.-
-Andata!- dice Kendra euforica.
 


 
Oliver è nella nursery, cullando Sophie sulla sedia a dondolo, cercando di farla addormentare. Non è molto tardi, sono da poco passate le nove e mezza , ma noi siamo stanchissimi.
Essere genitori è davvero sfiancante. Sophie ci sta dando filo da torcere, e secondo Kendra le cose andranno avanti cosi per i prossimi 18 anni.
Io sono in bagno, preparandomi per la notte, togliendo attraverso dei dischetti di ovatta il trucco che ho messo stamattina dopo la doccia.
Mi spazzolo i capelli, li lego in una cosa bassa leggera, e poi lavo i denti pronta a crollare sul letto come accade da due giorni a questa parte.
Non ho fatto granchè oggi, ma stare con Sophie mi toglie tutte le energie. Per fortuna i ragazzi sono passati per un saluto quindi Oliver ed io abbiamo avuto un po’ di tempo per noi stessi visto che la piccola peste è stata passata da uno zio all’altro .
Domani è sabato, e Oliver si è organizzato con John per iniziare il trasloco. Passeremo prima per casa mia, e poi andremo a villa Queen anche per riprendere Sophie, che Moira si è gentilmente offerta di tenere per un paio di ore.
Mi sposto in camera da letto, mi spoglio indossando velocemente il mio pigiama (un pantalone con le matrioske e una canotta bianca) e poi mi siedo sul letto controllando il cellulare per  vedere se ci sono messaggi importanti del lavoro.
Non ci sono email, ma in compenso ci sono delle chiamate perse e dei messaggi inviati da Daniel che non hanno ancora ricevuto una risposta. E’ da giorni che prova a chiamarmi, ma non gli ho mai risposto.
Lo sto proprio evitando, visto che non saprei cosa dirgli. Sto crescendo una figlia con Oliver, lui ha sempre mostrato un certo interesse verso di me in questi due anni, ma non si è mai sbilanciato troppo visto che gli ho dato un vero e proprio palo.
Siamo buoni amici, che di solito chiacchierano di tanti argomenti. Argomenti che riguardano soprattutto il sesso. Ma questo ho evitato di dirlo ad Oliver visto che conoscendolo potrebbe scattare come una molla e prenderlo a pugni.
-Hey.- dice il diretto interessato entrando in camera.
-Dorme?-
-E’ crollata…- dice togliendosi le scarpe e la maglietta per poi gattonare sul letto ed arrivare da me. –E’ successo qualcosa?-
-Mmm?- chiedo perplessa.
-Stai facendo quella cosa con la fronte… - dice indicandomi con un cenno della testa la fronte sicuramente aggrottata.
-No.. tutto bene.- dico posando il cellulare sul comodino. Stendo le gambe, quando Oliver inaspettatamente si posiziona in modo tale da poggiare la testa sulla mia pancia. I suoi muscoli guizzano, mentre si sistema meglio sul materasso, posando una mano sul mio fianco solo per lasciarmi delle carezze leggere.
-Sono stanco.- aggiunge abbandonandosi completamente contro di me.
-Immagina quando torneremo a lavoro…- sussurro accarezzandogli i capelli dolcemente.
Non ne abbiamo ancora parlato, ma sappiamo che prima o poi dobbiamo tornare in ufficio. Oliver sicuramente tornerà la settimana prossima, già da lunedi mentre io…. Io lavorerò da casa.
Mugola qualcosa di sconnesso, mentre concentra tutte le sue attenzioni ad accarezzarmi il corpo. Passiamo alcuni minuti cosi, senza parlare di nulla, crogiolandoci nel calore corporeo dell’altro come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Di cosa stavi parlando con le ragazze oggi?- chiede alzandosi poggiando la testa sulla mano chiusa a pugno piegando in braccio.
Perché questa domanda? Ha sentito qualcosa?
-Di nulla… mi hanno solo chiesto come vanno le cose.-
Mi metto sul fianco, cosi da stargli più vicino e mi aggiusto il cuscino sotto alla testa nascondendo una delle mani sotto al federa.
-E….?-
-Questa casa…. mi sembra un mauseleo.- ammetto sincera. –Ci sono cosi tante foto loro in giro… -
-Per non parlare del quadro con il cowboy in soggiorno… è ripugnante. Mi mette i brividi.- dice facendomi sorridere.
Ha ragione. E’ un quadro enorme,  appeso al di sopra del cammino. Ha dei colori cosi strani, e fa davvero paura.
-So che sono passati solo pochi giorni dalla loro morte, e non sto dicendo che voglio abbattere tutto e fare delle modifiche ma….-
-Posso chiedere a Digg di portare degli scatoloni in più cosi da mettere in garage le loro foto…- dice interrompendomi trovando subito una soluzione al problema. –In fin dei conti, questa ora è casa nostra.-
-E potremmo far stampare quella foto che Tommy ci scattò al compleanno di Sophie e appenderla al posto di quel cowboy in soggiorno…-
Oliver sorride compiaciuto, e poi si abbassa poggiando la testa sul mio cuscino chiudendo gli occhi .
Lo osservo in silenzio, crogiolandomi nel suo calore corporeo, nel suo respiro e nell’odore della sua acqua di colonia che persiste nonostante siano passate già ore da quando l’ha messa.
Senza pensarci due volte, porto una mano sulla sua testa, accarezzandogli con il pollice la fronte corrucciata per via della stanchezza.
-Cerca di dormire.- sussurro dolcemente.
Con non poche difficoltà, alzo il piumone per cercare di coprire entrambi visto che siamo a novembre e di notte fa molto freddo nonostante la casa dia riscaldata almeno 12 ore.
 -Non voglio lasciarti sola..- sussurra ancora con gli occhi chiusi.
-Non sono sola... ci sei tu con me. - dico alzandogli il braccio solo per stendermi meglio al suo fianco, posando la testa nell’incavo del suo collo. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


                                                                               Capitolo 10



Sono passati 10 giorni dalla morte di Laurel e Tommy. Una settimana da quando ci stiamo occupando ufficialmente di Sophie.
Le cose vanno bene, Oliver ed io pian piano ci stiamo abituando ai ritmi sfiancanti ai quali siamo sottoposti.
Con non poche pressioni, Oliver ha deciso di tornare a lavoro due giorni fa riprendendo finalmente le sue mansioni come CEO della Queen Consolidated. Io a differenza sua,  ho deciso di sfruttare un’altra settimana di ferie, per dedicarmi ancora a Sophie. Ha già dovuto subire tanto, e non mi sembra davvero il caso  lasciarla per più di 8 ore con delle persone che sono degli estranei.
Certo, Sophie conosce i genitori di Oliver, adora Thea ma.. non me la sento. Farlo significherebbe tradire Laurel in un certo senso.
Amo il mio lavoro, e in passato avevo bisogno del mio stipendio per l’affitto e per arrivare a fine mese (in realtà con tutti i risparmi che ho messo da parte potrei restare a casa per il resto della mia vita), ma ora, visto che abito con Oliver (il quale ha deciso di farsi carico di tutte le spese da solo) non ho granchè a cui pensare.
Mi dedico a Sophie, quando dorme lavoro e organizzo gli incontri di Oliver, e quando non ho nient’altro da fare riordino casa.
Sono diventata una moglie e una madre modello.
Peccato che Oliver ed io non siamo sposati. E dico peccato, perché in questi giorni le cose tra di noi stanno andando bene. Certo, abbiamo ancora tantissime cose da chiarire ma… ci stiamo riavvicinando approfondendo pian piano ciò che c’è tra di noi.
Sto dando dei pezzettini di frutta a Sophie, mentre siamo sedute sul divano a guardare uno stupido programma che la tranquillizza, quando ricevo una telefonata sul cellulare.
Controllo il mittente prima di rispondere, visto che non vorrei trovarmi a parlare con Daniel che è ancora dall’altra parte del mondo. Dovrebbe tornare il prossimo lunedi, ma non ne sono sicura visto che lo sto praticamente evitando da giorni.
-So che ti stai annoiando ma non hai dei contratti da visionare?- chiedo rispondendo alla chiamata.
-Come stanno le mie ragazze?- chiede Oliver dall’altro lato del telefono.
Per dare a mangiare Sophie, blocco il telefono tra l’orecchio e la spalla cosi da continuare a fare ciò che stavo facendo senza problemi.
-Stiamo bene…. Sophie sta mangiando la frutta.- dico dandole un altro boccone di mela. –Come vanno le cose in ufficio?-
-Ho avuto una noiosissima riunione…-
-Con il consiglio.- dico interrompendolo. –Si, lo so. Avete preso una decisione riguardo quell’investitore cinese?-
-Ancora niente di certo.. ma il signor Fei dovrebbe arrivare in città con la figlia la settimana prossima… mio padre vuole portarli a cena fuori.- dice scocciato.
-E’ un osso duro… ma credimi è un buon partito.- dico sincera.
-Ti va di venire con me?- chiede a bruciapelo facendomi irrigidire.
Non l’ho mai accompagnato in un occasione del genere. Di solito si tratta di colazione o pranzi di lavoro, dove le trattative sono segrete ai dipendenti. Io sono la sua assistente esecutiva prima di essere la sua migliore amica.
-Perché?- domando confusa. –Voglio dire…  mi piacerebbe.. in realtà, bramo per una serata libera da qualche giorno … per non parlare dell’ottimo cibo che di sicuro mangeremo… ma credi che sia una buona idea?-
-Sappiamo entrambi che non sei sola la mia assistente esecutiva.. è ovvio. Quindi si.. è poi abbiamo parlato dell’affare. Potresti darmi dei consigli.-
Uscire con lui in pubblico, in un occasione  del genere, non farebbe altro che incrementare ancora di più le voci in azienda. A peggiorare ancora di più le cose, è il fatto che Oliver ed io stiamo vivendo insieme, sotto lo stesso tetto.
Conoscendo la sua fama e il suo passato, di sicuro i dipendenti della Queen Consolidated, staranno passando le loro giornate facendosi non so quanti film mentali su come trascorriamo le nostre notti a letto sotto le coperte.
-Mia madre potrebbe occuparsi di Sophie per un paio d’ore… - aggiunge sentendomi cosi silenziosa.
-Oppure potremmo chiamare  Amy… - dico non volendo scomodare Moira. –Stamattina è passata a salutare Sophie…-
-Pensaci, va bene? C’è tempo..- dice dolcemente.
Sophie finisce di mangiare la frutta, e io mi alzo, sicura che la piccola non si muoverà da dov’è seduta, visto che è praticamente ipnotizzata dal programma che sta vedendo.
-Hai mangiato qualcosa?- chiedo cambiando discorso.
-John è andato a prendermi un panino… - dice sbuffando facendomi intuire quanto sia stanco.
E me lo immagino, senza giacca, con la cravatta leggermente slacciata, con la schiena appoggiata completamente contro la sua poltrona di pelle girevole.
-Approposito… mi ha chiamato Mckenna oggi.-
Cosa diavolo vuole questa donna? Perché è sempre in mezzo? Pensavo che l’aspetto burocratico della cosa fosse ormai risolto.
-Ah si?- chiedo fingendomi indifferente dalla rivelazione.
Di cosa avranno parlato? Cosa gli avrà chiesto?
-Mi ha detto che l’STM ha contattato gli assistenti sociali… faranno delle visite a sorpresa per vedere come c’è la caviamo a fare i genitori…-
-Visite a sorpresa?- chiedo allarmata. –Perché?-
-Gli assistenti sociali si occupano di casi come questi e devono stilare un rapporto da consegnare al giudice… tutto normale. E’ da protocollo.-
Tiro involontariamente un sospiro di sollievo, rilassando finalmente  i muscoli che non sapevo si fossero irrigiditi.  Parlare di Mckenna mi rende nervosa. E’ un dato di fatto.
-Questo te l’ha detto lei?- chiedo curiosa.
-Si… mi ha anche detto di salutarti.- aggiunge facendomi infuriare ancora di più.
Poso il contenitore della frutta di Sophie nel lavandino, e torno a sedermi accanto a lei sul divano. La prendo in braccio, facendola sedere sulle mie gambe e la piccola non ci pensa due volte ad accoccolarsi contro il mio petto osservando sempre la televisione.
-Sei ancora li?-
-Si.. sono solo distratta dalla televisione.- ammetto mentendogli.
-Sophie sta ancora guardando quel programma con quei 4 cretini che cantano e girano in macchina?- chiede Oliver divertito.
-Wiggly? Si. E’ praticamente ipnotizzata …- dico accarezzando la testolina della piccola che osserva la televisione quasi con la bocca aperta.
-Stasera c’è la finale di basket.. secondo te ce la lascia vedere in santa pace?-
-E’ facile corromperla… portale del gelato.- dico facendolo ridere.
-Il gelato è per te o per lei?- domanda intuendo il mio secondo fine.
-Ha importanza?-
Dall’altro lato sento la voce di qualcun altro, cosi capisco che Oliver non è più solo in ufficio.
-Arrivo.- dice Oliver. –Piccola devo andare.-
Piccola? Iniziamo anche con i vezzeggiativi?
-Ci vediamo dopo.- dico tranquilla chiudendo la chiamata.
Poso il cellulare sul divano accanto  a me e ritorno a concentrami su Sophie.
-E’ davvero interessante questo programma, eh?- domando retorica senza ricevere una risposta. –Sei d’accordo con me?-


 
                                                                                       ***********************************

 
 
-Sei pronto?-
 John si presenta sulla soglia dell’ufficio, pronto a portarmi a casa. Il fatto di essere qui , senza Felicity a pochi metri da me, ha reso la giornata interminabile. Di solito, mi diverto a stare in ufficio, soprattutto perché ho Digg e Felicity con me  ma oggi… sono passato da una riunione all’altra, mangiando un panino al volo senza portare a termine neanche la pausa pranzo perché la dolce Isabel (dolce è un eufemismo) si è presentata nel mio ufficio con la scusa di voler parlare.
Pensavo si trattasse di lavoro, ma in realtà voleva solo discutere e giudicare questa mia nuova situazione familiare, insinuando che non è la cosa giusta per Sophie, visto che secondo lei, né io né Felicity, saremo in grado di crescere una bambina di un anno visto il nostro passato cosi turbolento.
Non capisco cosa ci sia di cosi turbolento nel passato di Felicity, e ho evitato di chiederlo, per non darle corda in questo suo discorso senza senso.
-Si… dobbiamo fermarci in un posto. Sophie ha espresso il desiderio di mangiare del gelato stasera.- dico prendendo il cellulare per mettermelo nella tasca interna della giacca.
-Sophie?- domanda perplesso. –Sophie o Felicity vuole il gelato?-
-C’è differenza?- chiedo retorico divertito visto che Felicity mi ha fatto la stessa domanda oggi quando l’ho chiamata a casa.
-Si….Sophie non è ancora in grado di parlare. Felicity si.-
Ha dannatamente ragione. Lo so anch’io che Sophie non è ancora in grado di parlare, ma so anche quanto Felicity ami il gelato alla mente con le scaglie di cioccolato.
-Ormai sono in trappola.- dico scrollando le spalle andando nella sua direzione. –Ho ben due donne a casa ad aspettarmi.-
-Parli come un uomo felicemente sposato.- dice John facendosi da parte lasciandomi passare.
-Sposato no… felice si.- dico sincero spiazzandolo di colpo.
 
 
 
Arrivo a casa mezz’ora più tardi, dopo essermi fermato in gelateria a prendere una vaschetta di gelato d’asporto. Entro in casa aprendo la porta con il mio mazzo di chiavi, chiudendomela poi alle spalle, sentendo nell’aria un odorino particolare ma che mi fa aprire le valvole dello stomaco. Da lontano, riesco a scorgere Sophie nel seggiolone, con il bavaglino sporco intorno al collo, mentre gioca con delle posate di plastica colorate. Silenziosamente, mi muovo nel corridoio, mi sfilo il cappotto e la giacca restando cosi solo con la camicia, quando finalmente sento la voce di Felicity mentre parla da sola.
-Lo so… sono praticamente scomparsa dalla circolazione ma avevo bisogno di tempo.-
Con ancora la busta del gelato tra le mani, arrivo sulla soglia della cucina, costatando che Felicity non sta parlando da sola ma è a telefono.
-Ho ancora bisogno di tempo, Daniel.- aggiunge facendomi irrigidire.
Che cosa? Sta parlando con il bamboccione?
E’ di spalle, girata verso il lavandino ma in realtà sta guardando la finestra che da sul giardino di casa. Indossa gli stessi vestiti di stamattina, i capelli sono legati in un morbido chignon. Sophie è nel seggiolone, ed è la prima ad accorgersi della mia presenza infatti inizia subito a muovere le gambine forse per essere presa.
–Quando torni? –
Ma cosa cazzo se ne fotte di quando torna?
-Ah .. capisco. - domanda per avere conferma con un tono di voce direi quasi speranzoso. –Bene… voglio vederti.-
Sento questo, e resto senza parole. Vuole vederlo? Perché vuole vederlo?
Stanco di nascondermi in casa mia, paleso la mia presenza, scendendo i gradini che portano in cucina, attirando l’attenzione di Felicity che non essendosi accorta di niente, si gira verso di me spaventata al massimo. La ignoro, solo per farle capire che ho sentito tutto, andando poi verso Sophie per salutarla. Poso la busta con il gelato sull’isola della cucina e mi avvicino alla piccola,prendendola in braccio un po’ visto che da stamattina mi è mancata tanto.
Mi giro verso Felicity, trovandola imbarazzata e dispiaciuta (chissà perché!), mentre si avvicina a me scuotendo il capo come se questo servisse a giustificare ciò che ho sentito.
-Daniel, devo andare.- dice prontamente. –No tranquillo non è successo niente.. si, ci sentiamo domani. Buonanotte.-
Felicity attacca, e getta il cellulare sull’isola. Prima che possa dire qualcosa, la precedo chiedendole come stia il suo amico Daniel.
-Non è come pensi.-
-Vuoi vederlo.- dico tranquillo. –Ti manca per caso? O semplicemente vuoi concederti visto che non l’hai fatto per due anni?-
Perché non collego il cervello alla bocca? Come ho solo potuto pensare una cosa del genere su di lei? Della donna che per anni ho considerato la mia migliore amica?
Felicity mi osserva scioccata, incredula per le mie parole, ma resta in silenzio.
Rimetto Sophie nel seggiolone, con l’obiettivo di salire al piano di sopra per cambiarmi e infilarmi in una tuta più comoda lasciando Felicity da sola a meditare su ciò che è appena successo.
In questi giorni abbiamo finto di essere una famigliola felice, che in realtà non esiste? Ci baciamo, dormiamo nello stesso letto a quale scopo?
Sto per salire al piano di sopra, quando Felicity riparla dopo alcuni secondi in silenzio.
-Voglio vederlo per dirgli che questa cosa tra di noi deve finire.- annuncia facendomi bloccare sui miei passi. –Non posso vivere con te, baciarti e poi uscire con lui come se niente fosse. Non sarebbe giusto.-
Lo sapevo. Come sempre ho esagerato. 
Mi giro verso di lei, trovandola intenta a fissarmi.
-Felicity…-
-Ma forse, seguirò il tuo consiglio. – dice riprendendo Sophie dal seggiolone per poi avanzare verso di me. -Mi darò da fare con lui cosi da potermi vantare di essere entrata nel letto di Daniel Thorne almeno una volta.- 
-Mi dispi…-
-Risparmiati le scuse.- dice interrompendomi. –Porto Sophie di sopra. La cena è pronta nel forno.-
Mi supera, e io chiudo per un secondo gli occhi, dandomi mentalmente del coglione.
La gelosia certe volte prevale su tutto. Prevale anche sulla ragione.
So che Felicity non andrebbe mai a letto con una persona solo per il gusto di farlo. Lei è una ragazza seria, lo è sempre stato. E io, cretino, le ho detto la cosa peggiore che una donna possa sentirsi dire. L’ho paragonata ad una prostituta.
-Merda.- sussurro prendendomi la testa tra le mani.
 
 

 
La fame mi è stranamente passata. Ho messo il gelato nel frezeer, mi sono servito un generoso bicchiere di vino rosso per cercare di rilassare i nervi ma è stato tutto inutile. Ho aspettato Felicity al piano di sotto per più di mezz’ora ma lei non è mai scesa. Sono da poco passate le sette e mezza, e credo che a questo punto sia nella nursery per far addormentare Sophie.
Deciso a chiarire la situazione, lascio la cucina e sto per andare al piano di sopra, quando qualcuno bussa alla porta.
Anche se la porta di casa è per metà decorata da dei vetri colorati, non riesco comunque a capire chi sia l’ospite che è arrivato. Vado comunque verso la porta, e la apro, trovandomi di fronte una ragazza, vestita con una camicia bianca e un tailleur nero con una cartellina tra le mani.
-Signor Queen?-
-Si?- chiedo confuso visto che questa donna conosce il mio nome ma io non il suo.
-Sono Jeanin Groff, l’assistente sociale che vi è stata assegnata.- dice la ragazza porgendomi la mano.
La guardo confuso, cosi lei aggiunge: -Vi avevano avvisato che avrei fatto delle visite a sorpresa?-
Merda, Mckenna. Quando stamattina mi ha chiamato e me l’ha detto, tutto mi aspettavo tranne che questa donna decidesse di presentarsi stasera a casa! Felicity ed io abbiamo da poco finito di litigare, dannazione!
-Questa è una sorpresa davvero inattesa.- dico aprendo di più la porta per lasciarla passare. –Prego, entri pure.-
Jeanin non se lo lascia ripetere due volte, ed entra in casa iniziando a guardarsi intorno come un cane che cerca la droga.
-Felicity è di sopra con la piccola… credo che la stia facendo addormentare. Posso andarle a chiamare.-
-Ma certo. Mi metterò seduta buona buona sul divano e vi aspetterò.- dice accennandomi un sorriso prima di andare a prendere posto sul divano in soggiorno.
Velocemente, salendo due o tre gradini alla volta, arrivo al piano di sotto, sentendo la voce dolce di Felicity dal corridoio mentre canta una ninna nanna a Sophie per farla addormentare.
E’ la prima volta che la sento cantare.
Non mi ero mai reso conto della bellissima voce che avesse. Di solito quello che esprimeva le proprie doti canore ero sempre io, facendo non poche figure di merda visto che in certe circostanze so essere anche molto stonato.
Ma lei…. lei sembra essere un angelo sceso dal cielo.
La porta è leggermente aperta, grazie ad un piccolo spiraglio, riesco a vederla sulla sedia a dondolo mentre culla la piccola che sembra essere crollata tra le sue braccia.
Le guardo, e mi rendo finalmente conto di cosa significhi avere una famiglia. Felicity è cosi bella, cosi dolce, cosi materna… chiunque pensi che non sia in grado di badare a Sophie, si sbaglia di grosso visto che sembra essere perfetta nello svolgere questo ruolo.
E io sono solo un coglione, visto che per la mia gelosia e la mia stupidità, sto rovinando l’unica cosa bella che c’è nella mia vita. Ovvero lei.
Non posso lasciarla andare. Non voglio. Non posso perderla. La voglio al mio fianco sempre.
Perché il modo in cui lei mi fa sentire, è la cosa migliore di tutta la mia vita.
Apro lentamente la porta,  e Felicity smette subito di canticchiare quella ninna nanna, guardandomi fisso negli occhi.
-E’ arrivata l’assistente sociale… per quella famosa visita a sorpresa.- sussurro non volendo svegliare Sophie. –Ci aspetta giù.-
Felicity lentamente si alza dalla sedia, mette la piccola nella culla e poi accende il baby monitor, portando il secondo dispositivo giù con se nel caso la peste dovesse svegliarsi.
Mi ignora, superandomi, scendendo al piano di sotto nonostante abbia cercato di toccarla svariate volte per abbracciarla. Ma è tutto inutile.
E’ arrabbiata.
E l’ultima volta che si è arrabbiata con me, non mi ha parlato per due anni. Non posso rischiare che accada di nuovo.
-Signorina Smoak… sono Jeanin Groff.- dice l’assistente sociale porgendo la mano a Felicity quando quest’ultima arriva in salotto.
-Non ci aspettavamo una sua visita.. posso offrirle qualcosa?- chiede Felicity cordiale. –E sia chiaro non lo faccio per corromperla, non ho mai corrotto nessun pubblico ufficiale, neanche il poliziotto che mi ha fatto la multa per eccesso di velocità quando stavo andando a Las Vegas da mia madre…-
-Fel…- dico richiamandola.
-Non si preoccupi. In realtà avrei già dovuto staccare dal lavoro, ma ho saputo che il signor Queen aveva ripreso a lavorare quindi ho pensato che questo fosse l’orario più giusto per incontrare entrambi.- dice la donna risiedendosi sul divano. –Vi prego, prendente posto. Voglio solo farvi delle domande per conoscervi meglio.-
Felicity ed io facciamo come ci chiede, prendendo posto di fronte a  Jeanin che nel frattempo ha aperto la sua cartellina ed  è pronta a prendere appunti.
-Allora…. incominciamo. Dove vi vedete tra cinque anni?-
-Mmm beh… spero di crescere Sophie. Ma soprattutto di avere ancora il mio lavoro.- ammette Felicity schietta. –Non ho progetti particolari.. prima della morte di Laurel e Tommy avevo intenzione di comprare una casa tutta mia per non stare più in affitto ma poi… sappiamo tutti cos’è successo.-
-Oliver… tu?- chiede Jeanin dandomi del tu.
-Io… in campo lavorativo spero di portare a termine un paio di progetti con degli investitori che ci stanno dando filo da torcere… per quanto riguarda l’ambito familiare… spero di impegnarmi ufficialmente al più presto.-
Quando Felicity sente questo, si irrigidisce di colpo al mio fianco, sedendosi meglio sul divano come se le mie parole l’avessero innervosita o peggio ancora imbarazzata.
-Approposito di questo… l’avvocato Hall mi ha detto che entrambi in questo momento siete single e non coinvolti in nessuna situazione sentimentale.


 
                                                                                    **************************************


 
 
Dovevo immaginarlo. Quella donna non riesce a stare zitta e a farsi i fatti suoi neanche per un secondo!
Perché diavolo ha detto una cosa del genere all’assistente sociale? Ma è ovvio!  Vuole ancora provarci con Oliver!
-Jeanin… in realtà…-
Oliver cerca di dire qualcosa, ma l’assistente sociale lo interrompe di colpo.
-Voglio solo che sappiate che …. questa situazione.. due single che vivono sotto lo stesso tetto… e allevano una figlia orfana da poco…  è già abbastanza complicata di sé.-
Cosa diavolo significa?
Guardo Oliver perplessa più che mai, mentre lui continua a guardare l’assistente sociale forse capendo dove vuole andare ad apparare.
-In pratica ci sta dicendo che è meglio non avere coinvolgimenti sentimentali.- puntualizza Oliver chiarendomi le idee.
-Se lei per coinvolgimenti sentimentali intende non andare a letto insieme, si. E’ il meglio per Sophie, è il meglio per voi.-
Come può questa estranea decidere cos’è il meglio per noi? Non ci conosce neanche.
-Conoscendo il suo passato signor Queen, devo sconsigliarvi la cosa a priori… -
-La gente cambia, lo sa?- chiedo a bruciapelo interrompendola.
Perché nessuno crede che Oliver sia davvero cambiato? Nessuno riesce a vedere ciò che vedo io? Oltre ad essere un emerito coglione perché è stra geloso di me… è anche un uomo buono. Un uomo che si preoccupa del prossimo. Un uomo con un grande cuore.
-Signorina Smoak… so bene le voci che girano su di voi. So bene che lei è stata promossa ad assistente esecutiva per chissà quale ragione…-
-E’ brava a fare il suo lavoro! Ed io volevo una persona al mio fianco di cui potermi fidare.- ammette Oliver prendendo le mie difese visto che ha capito dove l’assistente sociale voleva andare ad apparare.
-E so bene, quanto la condotta del signor Queen sia cambiata in questi anni… ora non so cosa ci sia tra di voi, e francamente non voglio saperlo. So solo che Sophie ha già perso due persone a lei care e non voglio che soffra ancora nel caso le cose dovessero andare male.-
-Perché dovrebbero andare male?- chiedo rigirando il coltello nella piaga.
Tutti sanno come andranno a finire le cose tranne Oliver e me che siamo a diretti interessati? E’ chiaro che c’è qualcosa tra di noi, ma perché dissuaderci cosi?
-Avete intenzione di sposarvi?- domanda Jeanin facendomi ridere per il nervosismo.
-Cosa? - chiedo perplessa. 
-Forse.- dice Oliver serio.
Forse? Ma di che diavolo sta parlando?
-Cosa?- ripeto dopo aver sentito la sua risposta. –No.-  dico correggendolo. –No, non abbiamo intenzione di sposarci.-
Meno di un'ora fa abbiamo litigato come due cani rabbiosi, e ora Oliver sta ponderando l'idea di sposarmi? Io non voglio sposarlo. Non posso sposare un uomo che mi considera una puttana. Anche se non lo pensava veramente, l'ha detto a voce alta e mi ha ferito. 
-Tu questo non puoi dirlo.- dice Oliver rivolgendosi esclusivamente a me.
-Ma di cosa stai parlando?- chiedo scioccata. -Non dire stronzate.- 
-Di questo parlo.- dice Jeanin riportando l’attenzione su di se. –Questa situazione… non fa bene a Sophie. Voi non ve ne rendete conto, ma le vostre discussioni si ripercuotono sulla piccola. Qui gli unici ostacoli siete voi….-
Jeanin chiude la sua cartellina, e si mette la borsa sulla spalla pronta ad andarsene. 
- I vostri amici vi giudicavano all’altezza....io francamente non sono d’accordo con loro.- dice seria prima di alzare i tacchi ed andarsene. 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


                                                                                   Capitolo 11



-Grazie.-
E’ venerdi sera e sono a cena con la figlia di Yao Fei, futuro socio della Queen Consolidated. Quella che doveva essere una cena a quattro,si è trasformata in una cena a due visto che i nostri genitori hanno avuto la brillante idea di lasciarci uscire da soli.
Shado è una donna molto bella, elegante e soprattutto intelligente. Lei come me, lavora con il padre a Pechino, visto che la sua famiglia possiede molte fabbriche in tutta la Cina.
-Allora Oliver.- dice dandomi del tu quando il cameriere si allontana con le nostre portate. –Dimmi qualcosa di te.-
-Non c’è molto da dire… e tutto quello che c’è da sapere è gia sui tabloid di tutto il mondo.- ammetto schietto.
-Hai una famiglia?- chiede curiosa toccando un tasto dolente.
Non so quanto sappia sulla mia vita privata visto che è arrivata da poco a Starling City. E a dirla tutta, non sono molto in vena di parlare di Felicity visto che è da giorni che le cose tra di noi sono in stand by.
L’arrivo e l’incontro con l’assistente sociale poi ha peggiorato tantissimo le cose, a punto da portare Felicity e me a non scambiarci neanche un semplice bacio a timbro. Le ho chiesto scusa per ciò che le ho detto quella sera, e lei sembra aver dimenticato la questione.
Ma è sempre fredda, sempre sfuggente...ha perfino chiesto ad una sua amica di sostituirla come mia assistente per un po’ di tempo visto anche l’arrivo di questi soci cinesi.
Questa situazione è anche legata alle parole di Jeanin che ci ha suggerito di evitare qualunque coinvolgimento emotivo tra di noi.
-Ho una figlia… e una moglie.- dico mentendole assaggiando il piatto che ho ordinato.
-Felicity Smoak.- sussurra Shado spiazzandomi.
La osservo perplesso, ma allo stesso tempo divertito visto che mi ha teso una  vera e propria trappola.
-Oh andiamo! Li leggo anch’io i giornali…-

E’ ovvio che sappia la verità. In città non si parla d’altro. Anche se sono passate quasi tre settimane dalla morte di Tommy e Laurel nessuno si è abituato a questa situazione cosi particolare.
-Scusami è che… è difficile.-
-Dev’essere una donna straordinaria , se la consideri tua moglie senza neanche averle messo un anello al dito.- aggiunge.
-Lo è..  è fantastica.-
-Dov’è ora? Pensavo ci avrebbe tenuto compagnia.-
Doveva. Ma quando le ho chiesto di uscire con me, ha scartato l’idea a priori. Mi ha detto che non si sentiva bene… ma so che non è la verità. Non voglio neanche immaginare cosa stia pensando la sua testa in questo momento. 
-E’ a casa… abbiamo litigato.- dico schietto.
Perché sto raccontando le mie questioni personali ad un’estranea? Conosco Shado solo da poche ore eppure parlo con lei come se la conoscessi da anni.
-Per questa cena?- chiede preoccupata.
-No… non per questa cena. Ma forse mi odierà ancora di più quando saprà che sono in compagnia di una bellissima donna.- dico non volendola sminuire.
-Siamo qui solo perché i nostri genitori vogliono entrare in società… eppure la domanda mi sorge spontanea: perché non sei a casa con lei?-
Ha ignorato il complimento che le ho fatto , deviando l’argomento in maniera molto professionale.
-Mi piace la tua compagnia.- ammetto sincero non volendola offendere.
-Questo l’ho capito… eppure non fai altro che controllare l’orologio che hai al polso o il cellulare per vedere se ci sono messaggi in arrivo…-
E’ davvero attenta. E io che pensavo di essere stato abbastanza veloce da non essere sgamato.
-Sei scaltra. Ora capisco perché tuo padre ti ha affidato la direzione della sua società.-
-E tu hai una gran bella faccia tosta a cambiare discorso ogni qual volta ti pongo una domanda o faccio un’osservazione.-  risponde pronta. –Ma forse, voi americani siete abituati cosi… quindi ora la domanda che mi faccio alla quale esigo una risposta è: continuerai a perdere il tuo tempo qui con me o tornerai a casa da lei?-



 
 
Parcheggio la mia auto nel vialetto, e spengo il motore notando che le luci al piano di sopra sono tutte spente.
Arrivo al portico, apro lentamente la porta e poi me la richiudo alla spalle costatando che la televisione in soggiorno è ancora accesa.
Percorro velocemente il corridoio, arrivando a destinazione, notando che Felicity è stesa sul divano addormentata ed è crollata guardando il programma che Sophie tanto adora quello che mi fa impazzire. 
Accenno un sorriso,quando mi rendo conto che la piccola è al piano di sopra, mentre lei è qui perché mi stava aspettando.
Cioè ha cercato di aspettarmi sveglia.
Mi abbasso verso di lei, anche se il pantalone del completo mi crea non pochi problemi, sedendomi sui talloni dei piedi prima di accarezzarle dolcemente il braccio nudo non coperto dal pile.
-Hey.- sussurro quando inizia a muoversi aprendo leggermente gli occhi.
-Sei tornato.- dice con la voce impastata. –Che ore sono?-
-Le dieci e mezza.-
-E’ presto.. come mai sei già tornato? La cena non è andata bene?- chiede senza muoversi. 
-La cena è andata alla grande. Shado è in gamba.  Ma…. mi mancavi tu.-
Felicity apre meglio gli occhi e inizia a fissarmi, sorpresa dalle mie parole.
-Davvero?-
Come fa ad essere cosi bella? E’ stesa sul divano, i suoi capelli sono sciolti, e ha questi occhi blu  messi ancora più in  evidenza che la rendono irresistibile. Come può chiedermi se mi è davvero mancata? Non se ne rende conto? Non riesce a capire come mi sento?
-Davvero.- ammetto sincero.
Mi osserva in silenzio per alcuni secondi, poi si alza lentamente dal divano, e si mette seduta di fronte a me con le gambe a penzoloni. Prima che me ne possa rendere conto, si sporge, intreccia le sue mani dietro alla mia nuca e poi si avvicina quasi come se mi stesse chiedendo il permesso di baciarmi.
- Dimmi che tutto questo è un errore, dimmi che non possiamo farlo… fermami, Oliver.-
Come posso fermarla se è ciò che voglio anch’io? La desidero cosi tanto da farmi male.
Vuole essere fermata perché non ha la forza di farlo da sé. Vuole essere fermata perché sa di volere questo tanto quanto lo voglio io  forse anche di più. E io ho intenzione di assecondare la sua richiesta silenziosa, quella che si nasconde dietro queste parole dette a voce alta che non hanno significato.
-Lasciati amare.- sussurro prima di congiungere le mie labbra con le sue per un bacio non del tutto casto.
Sono a casa.
Prima baciarla era diventata un’abitudine. Ci baciavamo in poche circostanze, solo quando ne avevamo realmente bisogno. Ma questi giorni, senza di lei, senza una sua carezza o un contatto del genere sono stati un inferno.
Perché mi mancava. Mi mancava poterla toccare come volevo, punzecchiarla su questioni che so la imbarazzano. Mi è mancata e basta.
Felicity geme, mi prende il viso tra le mani, e io ne approfitto per approfondire il contatto mordendole il labbro inferiore invitandola ad aprire di più la bocca. Si muove, in modo tale da aprire le gambe e farmici trovare in mezzo, e in un attimo di foga, sposto le mie mani dietro alla sua schiena per attirarla verso di me. Felicity asseconda le mie mosse, e dopo un po’ quando arriva alla mia giacca del completo e inizia a sfilarmela, mi faccio coraggio e la isso dal divano facendole intrecciare le gambe attorno alla mia vita solo per trascinarla al piano di sopra.
E mentre io mi muovo senza problemi per la casa, salendo anche la rampa di scale con ancora lei in braccio, Felicity continua a baciarmi e a spogliarmi. Mi sfila la cravatta e inizia a slacciarmi i bottoni della camicia, che finisce sulla mochette del pavimento della nostra camera da letto.
-Dio ti desiderio cosi tanto.- sussurra in un attimo di foga, dandomi cosi la forza di continuare.
Non che la desideri anch’io, la desidero da anni. Ma non voglio correre. Non voglio rovinare tutto.
Finiamo sul letto, lei sotto di me, ancora vestita mentre la mia erezione prorompente cerca di liberarsi dai pantaloni. Ribalto le situazioni, facendola trovare a cavalcioni su di me e le sfilo la canotta che indossa, mentre lei arriva al reggiseno  che indugia a slacciarsi.
-Vuoi farlo tu?-
-Speravo che me lo chiedessi.- sussurro arrivando al gancetto del indumento di pizzo che indossa liberandole i seni. Riprendendo a baciarla, partendo dall’orecchio scendendo poi sempre più giù, arrivando fino ai suoi capezzoli che ormai sono già turgidi.
-Oliver ti prego..-
-Impaziente?- chiedo divertito facendola ritrovare di nuovo stesa con la schiena sul letto. –C’è tutto il tempo… non ho intenzione di rovinare tutto con la mia brutalità.-
-Amo la brutalità sotto le coperte.- sussurra imbarazzata mentre le sue guance si fanno rosse.
-Attenta a ciò che chiedi piccola.-
-Mi piace quando mi chiami piccola.- dice ridendo.
Mi abbasso su di lei, riprendo a baciarla, e lei asseconda le mie mosse per filo e per segno.
Non so come e non so neanche quanto tempo dopo, finalmente entrambi ci ritroviamo nudi. I vestiti sono sparsi a terra, sembra tanto un campo di battaglia.
-Dio è enorme.- la sento sussurrare e mi risulta difficile trattenere una risata. –L’ho detto ad alta voce?-
-Si.. ed è la cosa più eccitante che una donna mi abbia mai detto.-
Sono tra le sue gambe, mentre ci diamo da fare con i preliminari. In realtà mi sto dando da fare da solo visto che Felicity sembra essere interessata ad altro. Mugola e la sento gemere, mentre arrivo alla sua intimità e le accarezzo il clitoride facendola contorcere sotto di me dal piacere. Quando arrivo alla sua apertura, e le penetro con due dita, mi accorgo subito di quanto sia pronta a ricevermi dentro di se. E’ calda, appiccicosa. Non vedo l’ora di affondare dentro di lei e farla mia come non ha mai fatto nessun’altro.
Sogno questo momento da quanto? 4 anni? Non ho mai avuto un rapporto cosi duraturo con nessuno.
Beh tranne con Laurel e Sara, ma loro non valgono. Non ci sono mai andato a letto. Sarebbe stato troppo strano.
Poi però, in un attimo di lucidità, ricordo che devo prendere un preservativo.
-Devo….. devo alzarmi.- dico sorprendendola.
-Cosa? Perché?-
Vedo la preoccupazione fare breccia nei suoi occhi azzurri e cosi aggiungo subito la motivazione di tale scelta.
-Beh… preservativi. Sono in bagno.- dico un po’ imbarazzato.
-Per quanto vederti imbarazzato sia un vero divertimento… prendo la pillola.- ammette sincera.
Da quando prende la pillola? L’ultima volta che abbiamo parlato di un argomento del genere (ovvero due anni fa ) questo non succedeva.
L’avrà presa per prevenire ogni situazione con Daniel?
-Non correre con la mente Queen.- dice intuendo cosa sta pensando la mia testa. –L’ho iniziata a prendere da quando ci siamo trasferiti qui… avevo pensato che sarebbe successo qualcosa.. in realtà lo speravo visto che sono due anni che aspettavo di vederti qui magnificamente nudo davanti a me.. e conoscendoti, so quanto odi quei cosi….-
Ignoro complimento che mi ha fatto, visto che tutte le mie attenzioni sono concentrate sulle parole appena sentite.
Ha iniziato a prendere la pillola… per me?
-Non che ti abbia mai immaginato nudo o abbia immaginato noi due mentre ci davamo da fare… in realtà qualche volta è successo, ero in doccia e sai… ho dovuto provvedere da sola, ma niente di esagerato. Non mi sono ritrovata ad urlare il tuo nome quando ho raggiunto l’orgasmo…-
Percepisco il suo imbarazzo, anche se cerca di nasconderlo, quindi evito di chiederle altro e approfondire il discorso volendo smorzare questa situazione che si sta creando.
-Forse è meglio se sto zitta.- aggiunge. –E lo farò tra 3…2….1…-
-Io l’ho fatto spesso invece.- dico interrompendola. –Ti ho immaginato nuda sotto di me cosi tante volte che ne ho perso il conto.-
-Scommetto di aver deluso le tue aspettative.-dice ad un certo punto lasciandomi perplesso.
Lei ha deluso le mie aspettative? Ma cosa diavolo sta dicendo?
-Credi di aver deluso le mie aspettative?- domando volendo affrontare la questione dimenticando per un secondo cosa stavamo per fare.
-Beh …  non sono come le modelle con le quali sei uscito. Non sono alta, non ho il seno prosperoso…-
-Adoro il tuo seno. Adoro le tue gambe, le tue braccia, la tua bocca… tutto.- dico mettendole una mano sul viso. –Sei l’unica donna sulla faccia del terra che riesce a farmi eccitare una semplice pantalone di tuta.-
-Davvero?- chiede ridendo mordendosi il labbro superiore con i denti.
-Si.- ammeto sincero. -E sai perché succede questo? Sai perché hai cosi tanto potere su di me?-
Lei scuote la testa , mostrandosi seria per alcuni secondi smettendo di ridere.
-Perché non posso vivere senza di te. Perché il giorno che sono entrato nel tuo ufficio, ho capito subito che saresti stata una donna importante nella mia vita, se non la più importante.-
-Oliver…-
-Perché ho scelto te. Anche in questa folle pazzia che noi ci ostiniamo a chiamare vita, io ho scelto te. Sceglierei sempre te.-
La guardo negli occhi, notando subito che sono lucidi a causa delle lacrime. Le sue mani ancora intrecciate dietro alla mia nuca, mi spingono verso il suo viso, forse per essere baciata.
-Voglio essere amata.- sussurra facendomi intuire che è stanca di aspettare.
-Sono qui per questo.- dico dandomi da fare, arrivando al mio amichetto solo per angolarlo nella direzione giusta. Arrivo alla sua entrata, e lentamente, forse troppo lentamente, spingo dentro di lei abbattendo ogni barriera tra di noi.
-Cristo si.- sussurra Felicity liberandosi di tutta la tensione che il suo corpo stava accumulando.
La penetro fino in fondo e poi esco da lei, compiendo lo schema molte volte, fin quando non mi rendo conto di essere pronto a regolare io stesso l’intensità del rapporto.
Godo a stare dentro di lei, senza fretta, prendendomi il tempo di cui ho bisogno, dando a lei tutte le attenzioni che merita.
Riprendo a baciarla dolcemente, mentre lei mi accarezza le spalle e percorre il contorno dei miei muscoli definiti. Le mie braccia sono piegate ai lati della sua testa, solo per non gravare completamente su di lei con il peso del mio corpo e ciò mi aiuta a regolare anche la velocità di penetrazione.
-Oliver?- sussurra ad un certo punto contro le mie labbra.
-Cosa? Cosa c’è? – domando pensando di averle fatto male.
-Non ti trattenere… andiamo so che puoi fare di meglio.-
Resto basito dalle sue parole, perché nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. So che mi sto controllando e che sto usando solo il 40% delle mie possibilità ma… devo ritenermi offeso?
-Non sono una bambola di porcellana che rischia di rompersi. Quindi…..-
Non so come, Felicity giocando sulle sue gambe, riesce a ribaltare la situazione, cosi da ritrovarsi sopra di me, nuda in tutto il suo splendore mentre il mio amichetto è ancora dentro di lei.
-Voglio che tu sia brutale. Ne ho bisogno. – dice sovrastandomi con il suo corpo piccolino, facendo strusciare i suoi seni contro il mio torace. –Cosi come ho bisogno di smaltire tutta la tensione accumulata in questi anni a causa tua.-
Mi alzo, mettendomi seduto, solo per baciarla di nuovo e capovolgere per l’ennesima volta la situazione, ritrovandomi a sovrastarla con il mio corpo, questa volta convinto sempre di più di darle ciò che realmente si aspetta di ricevere.
E quando inizio a muovermi, portando avanti il solito ritmo sfiancante che utilizzavo durante le mie scopate occasionali, e la sento praticamente mugolare di piacere senza ritegno ne freni, capisco di averla accontentata.



 
 
Mi muovo nel letto alla ricerca del corpo caldo di Felicity.
Stanotte abbiamo fatto l’amore. E posso confermare, che aspettare ne è valsa la pena.
E’ stato semplicemente grandioso. 
Sono riuscito a toccarle strati di pelle che erano sempre stati nascosti, baciarla come non avevo mai fatto, averla come non era mai accaduto.
La cerco, perché ho voglia di sentirla contro di me. Mi sembra strano che non sia tra le mie braccia, visto che stanotte dopo che è letteralmente crollata, l’ho attirata contro di me e mi sono addormentato cosi, crogiolandomi nel suo calore corporeo e nel suo profumo.
La cerco e non la trovo.
Apro gli occhi, solo per rendermi conto che sono solo nel letto. Il suo lato è freddo, lei non è in stanza.
Mi metto seduto, guardandomi intorno confuso .
E’ stato solo un sogno? Ieri sera ero cosi ubriaco che mi sono immaginato tutto?
Per terra ci sono i miei vestiti, e i suoi. La sua biancheria intima, il suo pantalone e la sua canotta che utilizza di solito come pigiama.
Manca la mia camicia ma sono sicuro a questo punto che deve averla presa lei.
Mi alzo, e prendo dalla cabina armadio il pantalone del pigiama per infilarlo senza boxer. Apro la porta della camera, e vado nella nursery, sicuro di trovare Sophie nella culla a dormire visto che sono da poco passate le sette del mattino.
Ma la culla è vuota, al piano di sopra non c’è nessun’altro se non io. Scendo silenziosamente al piano di sotto, visto che sono scalzo, e arrivo all’ingresso di casa sentendo la voce di Felicity.
-Sai dovremmo parlarne.- dice tranquilla.
Seguo la voce, e di nascosto mi concedo il lusso di osservarla in tutta la sua bellezza: ha i capelli sciolti, è scalza come me, indossa la camicia che portavo ieri sera alla cena con Shado. E’ di spalle, abbassata in avanti verso Sophie che è nel seggiolone, dandomi una piena vista del suo magnifico fondoschiena . 
Grazie alla luce che entra dalle finestre che affacciano sul giardino, capisco che sotto Felicity è nuda,  non indossa nient’altro se non la mia camicia.Questo ovviamente, insieme ai ricordi legati a stanotte, non fa altro che aumentare la voglia che ho di lei.
Sicuramente la piccola si è svegliata per mangiare e io non l’ho sentita. Dovevo essere davvero stanco.
-Perché ti sei svegliata cosi presto? Ti sei messo d’accordo con lo zio Oliver per non farmi dormire , eh?-
Cerco di trattenere una risata,visto che non voglio essere sgamato ad origliare.
Voglio godermi questa scena. E’ sabato mattina, non devo andare a lavoro, voglio solo dedicarmi alle mie ragazze.
Sophie sbatte le manine sul tavolino del seggiolone,  quasi come se volesse rispondere alle parole di Felicity, e quest’ultima le porge una forchettina con un pezzettino di frutta che la piccola nanerottola inizia mastica piano piano.
-Ottima scelta la mela a pezzettini… .- dice Felicity parlando praticamente da sola. –Ma ora ritorniamo a parlare di cose serie… che ne dici di andare di sopra a svegliare lo zio?-
Corruccio la fronte, quando sento l’assurda proposta di Felicity , visto che sa benissimo che quando non devo andare a lavorare, adoro dormire fino a tardi.
-Sono sicura che ne sarà super felice… - dice Felicity dandole un ulteriore boccone di frutta. - Soprattutto visto la notte in bianco che abbiamo passato… non dirlo in giro ma è stata davvero grandiosa.-
Sono contento che sia stata grandiosa anche per lei. La cosa più difficile per un uomo, è soddisfare la propria donna sotto le coperte. E’ stato difficile soprattutto per me, visto che non avevo mai fatto una cosa del genere con nessuna. Di solito, mi concentravo solo sui miei bisogni e sulle mie necessità, non su quelle delle mie partner.
Come potevo? Sono sempre stato un coglione con le donne.
-Ehi, non dirlo neanche a Jeanin…. sai, credo che anche lei sia rimasta colpita dal fascino di Oliver Queen…. Chi non lo farebbe?-
Stanco di nascondermi, silenziosamente cammino verso di lei, arrivo in cucina e di soppiatto le arrivo alle spalle, cingendole i fianchi con le braccia.
-Oh Dio.- sussulta spaventata.
-Scusami non volevo spaventarti.- sussurro stringendola a me volendola rassicurare.
-Da quando tempo sei qui?-
-Abbastanza… mi sono svegliato e non c’eri. Mi mancavi.- ammetto sincero.
-Sophie si è svegliata… aveva fame.-
-Anch’io ho fame… ma non di cibo.- sussurro spingendo il mio bacino contro il suo sedere per farle sentire l’erezione mattutina.
Felicity posa il contenitore con la frutta di Sophie sul ripiano del seggiolone, e poi si gira verso di me, alzandosi sulle punte per far congiungere le nostre labbra per un bacio casto.
-Ciao.- sussurro dolcemente.
-Ciao.- dice sorridendomi.
-Stai bene?- chiedo premuroso spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Un po’ dolorante… ma tutto a posto.- ammette schietta. –Tu stai bene?-
Dolorante? Le ho fatto male? 
-Mai stato meglio. Mi dispiace averti fatto mal….-
-Non mi hai fatto male. E’ solo che.. non accadeva da un po’.- dice interrompendomi tentando di rassicurarmi.
Indirettamente mi sta solo confessando qualcosa che già sapevo. Ovvero che con Daniel non è mai successo niente. Niente mi rende più felice. Sapere che non si è concessa  a quel bamboccione cretino, mi rassicura su ciò che c’è sempre stato tra di noi.
Anche se non ci siamo parlati per due anni, non ha mai dimenticato ciò che ci univa.
Felicity mi abbraccia, stringendomi le mani dietro alla schiena, dandomi una seria di baci sul torace.
-Andiamo a fare una passeggiata?- domando a bruciapelo. –So che fa freddo, ma potremmo andare dai miei… mia madre sarebbe contenta di averci a pranzo.-
-Per me va bene… chiamala per avvisarla però.- dice Felicity più che felice della mia richiesta. –Anzi, se fai mangiare tu Sophie, ci penso io a chiamarla.-
Mi giro verso Sophie , trovandola concentrata a mangiare la frutta direttamente dal contenitore con le mani.
-Se la cava anche da sola.- dico divertito ritornando a fissare Felicity per darle una serie di baci alzandole anche leggermente la camicia per toccarle la gamba.
-Oliver.- dice Felicity cercando di fuggire. –Non qui.-
-Spettacolo vietato ad un minore di 18 anni.-sussurro sfottendola un po’.
Lei mi guarda seria, e allora capisco che non è il caso giocare davanti a Sophie.
-Ricevuto.- dico sbuffando facendola ridere.
-Non essere triste Queen… ci sarà tempo per recuperare.- dice maliziosa provocandomi.
-Dobbiamo recuperare due anni, signorina Smoak.- dico prima di darle un bacio sulla fronte. –Preparo la colazione.-
La supero, sentendo il suo sguardo fisso su di me, mentre vado verso il frigo per prendere le uova e tutto l’occorrente per preparare le omelette e il caffè.
-Non ti ho mai visto cucinare.- dice Felicity riprendendo di dare a mangiare a Sophie.
-Sono un uomo dalle mille risorse.- dico facendole l’occhiolino prima di dedicarmi completamente alla colazione. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


                                                                                 Capitolo 12



E’ sabato mattina e Oliver mi ha mandato un messaggio per chiedermi di passare in azienda a prendere i fascicoli dei contratti con gli investitori cinesi. Di solito la Queen Consolidated è chiusa di sabato, ma oggi, Robert Queen ha preferito fare un’eccezione per discutere con il consiglio d’amministrazione di alcune questioni di vitali importanza.
Oliver non sarà all’incontro, visto che secondo il messaggio, lui, Felicity e la piccola Sophie stanno andando a fare una passeggiata per poi andare a pranzo a villa Queen. E’ ancora molto strano vedere Oliver nelle vesti di padre, ma lo  è ancora di più vedere i miei più cari amici cosi intimi e cosi innamorati.
Credo che finalmente Felicity l’abbia perdonato. Andare a letto con Isabel, è stato uno sbaglio madornale ma dopo due anni, si sono chiariti e ora stanno portando avanti questa folle idea di crescere Sophie insieme.
Oliver è entusiasta della cosa, ha perfino fatto stampare una foto di Felicity e la piccola che ora ha sulla sua scrivania in ufficio.
Non so come ci si senta, non posso neanche immaginarlo  visto che non sono ancora padre. Lyla ed io ne abbiamo parlato tanto e anche se le cose tra di noi vanno alla grande, non siamo ancora pronti.
Arrivo in azienda, supero i controlli della sicurezza e vado a prendere l’ascensore e arrivo al 17° piano dritto nell’ufficio di Oliver.
Quando le porte si aprono, sento una voce un po’ troppo familiare parlare con la donna che ha sostituito Felicity come assistente esecutiva di Oliver. Il mio amico non era molto d’accordo ma Felicity ha insistito, visto soprattutto l’arrivo dei soci cinesi di questa settimana.
Entro nel campo visivo di Catherine, e subito la donna si alza pensando forse che con me ci sia Oliver.
-Signor Diggle.- dice cordiale accennandomi un sorriso facendo voltare verso di me l’uomo che è in sua compagnia.
Questo non promette niente di buono. Meno male che Oliver non c’è altrimenti… lo prenderebbe a calci in culo.
-Buongiorno Catherine. Signor Thorne.- dico annuendo con il capo al nostro ospite a mo di saluto.
-Oh ciao John…. Oliver è con te?- chiede Daniel andando al sodo.
-No… è a casa.- dico duro sottolineando la parola casa.
Non so cosa sappia, di sicuro avrà saputo della morte di Tommy e Laurel. Oliver mi ha detto che ha sentito Felicity parlare con Daniel qualche giorno fa, ma non ho approfondito il discorso visto che ho percepito il nervosismo del mio amico a chilometri di distanza.
-E Felicity? Sono passato per casa sua ma i vicini mi hanno detto che si è trasferita. Perciò sono venuto direttamente qui sicuro di trovarla.- 
E’ passato a casa sua? Devo ricordarmi di non dirlo a Oliver altrimenti di sicuro lo prenderà a pugni come un sacco da box.
-Stavo per dare al signor Thorne l’indirizzo dei signori Queen.- dice Catherine sedendosi di nuovo sulla sua sedia, segnando su un pezzetto di carta un indirizzo.
-Non voglio l’indirizzo dei genitori di Oliver.- dice Daniel serio. –Voglio l’indirizzo di Felicity.-
C’è un motivo se Catherine considera Felicity la signora Queen.
Oliver qualche giorno fa, ha avuto una brutta discussione con Isabel, la quale  si è presentata ripetute volte in ufficio per disturbarlo. Oliver allora ha chiesto alla sua nuova assistente, di non essere disturbato da nessuno tranne che da sua moglie e da sua figlia.
Catherine, conoscendo Felicity, sa bene che i due non sono sposati. Anzi, in realtà sa anche che tra di loro non c’è un vero legame sentimentale, ma questo ovviamente non corrisponde a verità.
E’ palese che Oliver provi qualcosa di forte per Felicity e a dirla tutta, sono felice che la consideri già sua moglie. Anche se le manca un anello al dito e un certificato legale.
-Signor Thorne, quello che Catherine sta cercando di dirle è che….-
Devi stare lontano dai miei amici. Ho passato due anni a tifare per loro in segreto e ora che stanno finalmente insieme non devi metterti in mezzo alle palle. Capito pallone gonfiato? 
-Non le sto dando l’indirizzo di Moira e Robert Queen.. ma quello di Felicity e Oliver Queen.- dice Catherine porgendo al suo interlocutore un foglietto di carta.
Daniel sbianca di colpo, e sposta il peso da un piede all’altro visibilmente più nervoso.
-Cosa?- domanda confuso. –Di che state parlando?-
-Non sono a casa in questo momento… torneranno reperibili nel pomeriggio.- aggiungo lanciandogli una frecciatina.
Daniel si gira verso di me, e io in tutta risposta scrollo le spalle come se non potessi farci niente. In realtà non posso davvero farci nulla.
Potrei chiamare Felicity e avvisarla dell’arrivo di Daniel ma…. non credo lo farò. Lei, Oliver e Sophie stanno trascorrendo una mattinata insieme… perché dovrei rovinare questo momento cosi familiare?
Oliver mi ringrazierà di questo ma lei…. lei credo che mi farà una vera e propria partaccia. So già che sclererà quando saprà che in ufficio ormai la conoscono come signora Queen e non più come signorina Smoak.
Daniel, prende il cellulare dalla tasca e si avvia verso l’ascensore entrando nella cabina in pochi secondi visto che era già qui.
-Oliver mi ha detto di dirti che puoi andare a casa.- dico rivolgendomi verso Catherine. –Lui stamattina non verrà, si sta godendo un po’ di tempo con la sua famiglia.-
-Grazie mille John.- dice la ragazza accennandomi un sorriso.
Entro nell’ufficio di Oliver, prendo i documenti di cui ha bisogno e poi esco aspettando Catherine cosi da condividere l’ascensore con lei.
-Posso farti una domanda?- domanda a bruciapelo.
-Certo.- dico annuendo con la testa.
-Perché il signor Queen si ostina a chiamare Felicity sua moglie se in realtà non sono sposati?-
Bella domanda.


 
 
                                                                                      ***************************************


 
 
Siamo in macchina diretti verso casa.
Oliver è alla guida del suo nuovo acquisto: una Ranger Rover nera dal costo di oltre 50 mila dollari.
E’ arrivata solo qualche giorno fa, e il ragazzone la adora. Ogni scusa è buona per usarla. Per non parlare di come se ne vanta con Barry e Ray.
Sophie è allacciata nel suo seggiolino sui sediolini posteriori, mentre io sono seduta al suo fianco riposando finalmente la mente vista la giornata estenuante. Stamattina siamo andati a fare una passeggiata, ma il cattivo tempo, non ci ha permesso neanche di uscire dalla macchina. Prima di pranzo, siamo arrivati a villa Queen, dove Moira e Thea ci aspettavano per mangiare qualcosa insieme.
Robert ci ha raggiunto quando ci siamo messi a tavola, aggiornandoci sulle ultime novità riguardanti l’accordo con gli investitori cinesi.
-A  che stai pensando?- chiede Oliver riportandomi alla realtà.
Mi giro verso di lui, e inizio ad osservarlo in silenzio, concentrando la mia attenzione anche sui più piccoli particolari: riesce a essere sexy anche mentre guida. La mano sul cambio, l’altra sul volante. L’orologio d’acciaio che fuoriesce dal maglione blu e dalla camicia azzurra, le gambe toniche e muscolose rese ancora più sode dal jeans aderente…
-Sono solo stanca.- ammetto sincera.
Sophie mi ha dato filo da torcere oggi. Stanotte non ho dormito cosi tanto. E’ normale che sia cosi.
Oliver sposta la mano dal cambio, solo per prendere la mia sul mio grembo, stringendola dolcemente portandosela poi alle labbra per darmi un bacio.
-E io che avevo dei programmi per stasera..- dice punzecchiandomi.
-Che tipo di programmi?- chiedo curiosa.
-Eh… ora vuoi sapere tro….-
Oliver si interrompe di colpo, quando la sua attenzione viene attirata da qualcosa nel vialetto di casa.
Seguo il suo sguardo, e mi irrigidisco subito, quando noto Daniel con le mani in tasca appoggiato con il bacino contro ad un auto nera sportiva.
-Oh merda.- sussurro in preda al panico.
Daniel non sa niente di Sophie. Ho evitato di farlo, sfruttando il fatto che era in Italia per lavoro. Mi aveva detto che sarebbe tornato lunedi. Oggi è sabato…. Perché è tornato cosi presto?
Oliver mi lascia andare la mano, e quando parcheggia nel posto riservato alla nostra macchina, mi slaccio la cintura e apro la portiera per scendere e raggiungerlo.
-Hey.- dico andando verso di lui. –Cosa ci fai tu qui?-
Chi gli ha dato questo indirizzo?
-Sono tornato prima per farti una sorpresa ma… l’hai fatta tu a me.- dice serio restando fermo dov’è.
Non è mai stato cosi freddo con me. Non ci vediamo da settimane, e vorrei abbracciarlo, ma so che sarebbe davvero inappropriato.
-Daniel….-
-Cambi casa, ti trasferisci qui … con Oliver per giunta!- dice interrompendomi. –Che sta succedendo?-
-Non è come sembra.- dico prendendolo per mano.
Non devo esagerare con lui visto che non posso dargli false speranze ma… si merita una spiegazione. Dopo due anni, e dopo tutto quello che ha fatto per me, si merita almeno questo.
Sottocchio noto Oliver scendere dalla macchina e aprire la portiera dei sedili posteriori dove c’è Sophie.
-Non è come sembra?- domanda Daniel divertito. –Hai ignorato le mie chiamate per giorni, cambi casa e non è come sembra?-
Oliver chiude con forza la portiera, attirando cosi l’attenzione di Daniel , che quando si gira verso di lui e nota la piccola in braccio al suo amico, sbianca di colpo. Mi lascia la mano, sorpreso di vedere questa scena, mentre Oliver viene verso di noi.
-Daniel… che sorpresa.- dice fingendosi cordiale quando in realtà dentro sta morendo di rabbia.
Lo guardo, e lui guarda me, quasi come se volesse sfidarmi.
Oliver è sempre stato geloso di Daniel. Lo è ancora ora, nonostante stanotte abbia fatto l’amore con lui. Nonostante in questi giorni, mi stia comportando come una moglie e una madre, rivestendo un ruolo che non mi appartiene.
-La sorpresa è tutta mia… - dice ritornando a guardarmi. –Fel, che sta succedendo?-
-Non è ovvio?- chiede retorico Oliver precedendomi. Attira l’attenzione di Sophie, prendendole la manina piccola tra la sua.  –Sophie , lui è Daniel. Daniel, lei è Sophie. Nostra figlia.-
Merda. Ma perché si comporta cosi?
-L’ultima volta che ci siamo visti non eri incinta. Me ne sarei accorto visto che eri in costume.- dice Daniel facendomi diventare tutta rossa.
Prima di partire, Daniel aveva organizzato una rilassante giornata in una Spa, per trascorrere un po’ di tempo da soli e in tutta tranquillità senza essere disturbati. Chissà forse si aspettava che sarebbe successo qualcosa, visto che ha riservato l’intera area idromassaggio solo per noi due. Ovviamente, dovendo fare il bagno in una piscina surriscaldata, mi sono dovuta mettere in ghingheri per essere presentabile al fianco di Daniel Thorne.
-Tu cosa?- domanda Oliver scioccato.
-Oliver, ci lasci un secondo da soli?- chiedo sperando di non ferire nessuno soprattutto Oliver. Ma lui deve capire che fare il geloso ora, non serve a niente. Daniel per due anni non ha fatto altro che provocarlo, e lui si è sempre mostrato impassibile visto ciò che aveva combinato. Ma ora, e soprattutto dopo stanotte, è normale che mostri la sua vera essenza. Ovvero la sua gelosia patologica nei miei confronti.
-Ti prego.- lo supplico toccandogli dolcemente il braccio. –Ci vediamo dentro.-


 
                                                                                       ***************************************** 

 
 
Ci vediamo dentro.
Questo mi ha detto Felicity per invitarmi a lasciarla sola con Daniel fuori casa nostra.
La giornata stava andando alla grande, abbiamo perfino pranzato dai miei e Sophie ha giocato tutto il pomeriggio con Thea. E poi, il mio umore cambia quando me lo ritrovo fuori casa appoggiato contro la sua macchina sportiva mentre aspettava ovviamente Felicity.
E’stata la prima a scendere, io poi l’ho seguita, prendendo Sophie dal suo seggiolino. Daniel sembrava abbastanza sconvolto nel vedermi con un bambino tra le braccia, quindi ho dedotto che non sapesse niente dell’affido.
Perché Felicity non gliel’ha detto? Non è una cosa cosi negativa crescere la figlia dei tuoi amici defunti.
Anzi, è una cosa abbastanza onorevole.
-Perché cazzo non me l’hai detto Dig?-
Sono rientrato in casa, ho messo Sophie nel box consegnandole le chiavi della macchina per farla giocare, e poi ho preso il cellulare per chiamare Dig. Qualcuno deve aver detto a Daniel il nostro indirizzo. Potrebbe essere andato in azienda e la mia nuova assistente potrebbe averglielo detto.
-Cosa dovevo dirti Oliver?- domanda il mio amico dall’altro lato del telefono. –E’ andato perfino a casa sua e non l’ha trovata.-
-Lui cosa?- domando perplesso camminando a destra e sinistra nel salotto di casa.
-Hai capito bene. Quando sono arrivato in azienda stamattina, l’ho trovato che parlava con Catherine. Voleva assolutamente sapere dove fosse Felicity…. cosi noi  gli abbiamo dato l’indirizzo di casa dei signori Queen.- dice John lanciandomi una frecciatina.
So che non è d’accordo con la storia dei signori Queen.
Quando ha saputo ciò che avevo fatto, ha iniziato a farmi una predica lunga quanto la Bibba, facendomi notare che Felicity non avrebbe mai accettato una cosa del genere. Ci ha messo due anni per digerire le voci sul nostro conto in azienda e ora…. ho solo peggiorato le cose.
Non so neanch’io perché la considero mia moglie. Non siamo sposati, né fidanzati… credo che stiamo insieme visto ciò che è successo stanotte ma non ne sono sicuro. Sotto sotto spero che sia cosi. Voglio davvero che le cose vadano bene questa volta.
Tutto questo pasticcio è iniziato qualche giorno fa: ho avuto una giornata di merda a causa di Isabel la quale voleva convincermi a partire con lei per un viaggio di lavoro stando cosi lontano dalla mia famiglia almeno 5 giorni.
La mia nuova assistente, un’amica di Felicity che lavorava nel reparto informatico della Queen Consolidated con lei, spaventata dalla mia socia in affari, l’ha lasciata entrare nel mio ufficio svariate volte facendomi infuriare ancora di più.
A fine giornata, Catherine si è scusata non so quante volte con me, parlando a vanvera per un paio di minuti (ricordandomi maledettamente Felicity) cercando di giustificarsi. Cosi per calmarla, le ho semplicemente detto che in futuro, quando sono occupato, non voglio essere disturbato da nessuno.
Neanche dai miei genitori.
Poi però, pensando che Felicity potesse avere la brillante idea di venirmi a trovare con la piccola, le ho chiesto di escludere da questo ordine , mia figlia (perché Sophie è mia figlia) e mia moglie.
Non so come mi è uscito, ma da allora, continuo a chiamarla cosi.
-Scusami.. non volevo aggredirti cosi è solo che… me lo sono ritrovato fuori la porta di casa e Felicity mi ha chiesto di lasciarla sola con lui…- dico cercando di giustificarmi.
-Felicity è una donna intelligente e una donna che sa ciò che vuole. Ha solo bisogno di tempo per capirlo da se. - dice John razionale come sempre.
-Hai ragione… è solo che non sopporto l’idea di perderla di nuovo…- ammetto sincero.
-E’ successo qualcosa Oliver? Qualcosa che non mi hai detto?- chiede John intuendo forse che gli sto nascondendo qualcosa.
-No… voglio dire si. Ma.. non sono ancora pronto a parlarne.- dico visto che non voglio sbandierare ai quattro venti il fatto che stanotte sono andato a letto con Felicity.
Anche se John è mio amico, non posso dirglielo. Ho paura che questo possa ferire Felicity… forse non vuole farlo sapere in giro.
-D’accordo.. ci vediamo lunedi in ufficio, va bene?-
Sento una presenza alle mie spalle, cosi mi giro, trovando a pochi passi da me Felicity con un sorriso grande quanto una casa sulle labbra.
-Salutami Lyla.- dico chiudendo la chiamata. Mi metto il cellulare in tasca, seguito poi dalle mani, cercando di prendere tempo per pensare a cosa dire o fare. –Da quanto tempo sei qui?-
-Se la tua è una domanda indiretta per sapere se ho sentito ciò che hai detto a John… allora abbastanza.- dice lei tranquilla.
-Daniel se n’è andato?- chiedo andando dritto al punto.
-E’ andato dai suoi per salutarli.. è tornato solo stamattina.- dice spostandosi venendo verso di me.
Lo so, John me l’ha detto.
-E io che pensavo che si sarebbe trattenuto a cena.- sussurro secco facendo dell’ironia. Sarebbe stato il colmo. -Com'è andata?-
-Non abbiamo parlato molto... gli ho solo spiegato velocemente come stanno le cose. Ma vuole rivedermi.. . mi ha invitato a cena domani sera.- dice facendomi cadere un secchio d’acqua gelata addosso. Metaforicamente parlando ovviamente.
Cosa?
La guardo, con lo sguardo accigliato e lei avanza verso di me scuotendo il capo.
-Ho dovuto accettare… anche perché voglio dirgli come….-
-Hai dovuto accettare?- chiedo furioso interrompendola. –Ti ha puntato una pistola alla testa per caso?-
-No, certo che no.-
-Allora non dovevi per forza  accettare.- dico andando dritto al punto.
-Oliver… -
-Non dire Oliver.- dico facendole il verso interrompendola.
E’ uno scherzo?
-Non fare cosi.-  
Ma che cazzo dice? Mi sta prendendo in giro o cosa? Ha accettato il suo invito a cena e io dovrei mostrarmi contento della cosa? Dopo che per due anni, Daniel non ha fatto altro che provocarmi?
-Non fare cosi? Sei seria?- chiedo duro.
Stanotte ho fatto l’amore con lei o con la sua sosia? Oggi, ho baciato lei o qualcun altro di nascosto a casa dei miei?
Dannazione, non capisco se sta scherzando o se mi sta prendendo in giro.
Felicity cerca di trattenere un sorriso, che mi fa ancora di più infuriare.
-Cos’hai da sorridere? Guarda che sono serio.-
-Scusami …- dice ritornando ad essere seria notando che sono abbastanza nervoso. Si avvicina a me, e mi prende per mano.–Lo so bene che sei serio. Ma….-
-Ma cosa, Felicity?- chiedo interrompendola di nuovo.  
Questa discussione non porterà a nulla di buono.
-Non devi essere geloso.-
-Non devo essere geloso?- ripeto incredulo. –Daniel ci ha provato spudoratamente con te per due anni sotto i miei occhi e io non ho potuto fare nulla! Per giunta, sei andata ad una Spa con lui senza dirmi niente.-
- Ti ricordo che avevamo litigato.- dice volendosi giustificare.
-E stasera si presenta fuori casa nostra  e mi chiedi di lasciarti sola con lui.- dico ignorando ciò che mi ha detto.
Le lascio andare la mano, e inizio a camminare nervosamente a destra e sinistra nel salotto di casa.
-E’ questo il problema? Perché ti ho chiesto di lasciarmi sola con lui?- domanda retorica. -Dovevo pur dargli una spiegazione. Non posso mollarlo cosi come se niente fosse. Due anni sono tanti… e lui si è sempre comportato bene con me. -dice esasperata. –Non fare cosi…-
-Se fosse il contrario come ti sentiresti?- domando a bruciapelo. –Se una mia ex si presentasse fuori casa nostra, e ti chiedessi di lasciarmi sola con lei, dopo ciò che è successo stanotte come ti sentiresti?-
-Oliver,Daniel non è un mio ex.- puntualizza.
-Centinaia di persone non la pensano cosi.-
-Tu non sei centinaia di persone!- sbotta alzando il tono di voce facendomi sussultare.
Non mi aspettavo che reagisse cosi. L’ultima volta che l’ho vista urlare è stato due anni fa, nel mio ufficio, quando scoprii che ero andando a letto con Isabel. Da allora, rare volte ci siamo anche rivolti la parola.
 –Stanotte ho fatto l’amore con te e l’unica cosa alla quale riesci a pensare è Daniel, dannazione!-
Resto in silenzio per alcuni secondi, cercando di calmare la rabbia che si è impossessata di me portandomi a questo punto con lei.
Ha ragione. Come sempre.
La gelosia ha sempre vinto su tutto, ma non può essere cosi anche in questo caso. La paura di perderla è tale, che mi sto comportando come un coglione.
-Cristo.- sussurra scuotendo il capo. –Stanotte, sono stata con te!- aggiunge con gli occhi lucidi. –Con te non con lui!-
-Hai ragione.-
-Io non voglio avere ragione!- dice sincera. –Voglio che tu non rovini tutto come hai fatto in passato!-
Ed eccola la solita frecciatina che arriva quando litighiamo. Sicuro come la morte, si sta riferendo allo sbaglio fatto in Russia con Isabel.
Mi sono mai messo nei suoi panni? Mi sono mai fermato ad immaginare come si è sentita, quando ha scoperto che avevo tradito la sua fiducia? No. Mai.
Forse questo è stato il mio errore. Se fosse stato il contrario,se lei fosse andata a letto con Daniel, a quest’ora, anch’io non mi fiderei di lei.
Eppure lei, è riuscita a tenere a freno i suoi bisogni fisici, sentendo solo il volere del suo cuore. Ha ignorato la testa che forse le diceva di farlo per farmi un torto, e si è concentrata su ciò che sentiva.
Non riesco ad essere arrabbiato, vista la delusione che vagheggia nei suoi occhi. Ancora una volta ho avuto la capacità di distruggere una bellissima giornata in sua compagnia.
-Vieni qui.- dico porgendole la mano.
-No.- ammette risoluta. –So già come andranno le cose ora. Tu ti avvicinerai , mi abbraccerai, e io dimenticherò tutto come sempre. Ma io non voglio dimenticare tutto, Oliver. Perché stiamo crescendo una figlia insieme, e dobbiamo decidere cosa fare della nostra vita…-
-Io so cosa voglio fare della mia vita.- dico sincero. –Voglio te. Voglio Sophie.-
-Cosa fai ad esserne cosi sicuro? Qualche secondo fa, ci stavamo urlando contro! Come faccio a sapere che un bel giorno, non aprirai la porta e te ne andrai?-
-Non accadrà. Non vado da nessuna parte.-
-Non lo puoi sapere!-
-Si invece!- dico alzando anch’io il tono della voce. –Lo so, perché sono innamorato di te!- dico senza pensarci due volte spiazzandola. 
Cavolo, gliel’ho detto.
Le ho confessato che sono innamorato di lei e mi sento cosi leggero.
 Felicity apre leggermente la bocca, mentre mi fissa incredula, quasi come se avessi appena detto la cosa più assurda del mondo.
-Che cosa?- chiede a voce bassa.
-Hai sentito bene.- dico avanzando verso di lei con l’obiettivo di stringerla a me.
Felicity resta ferma li, e quando la raggiungo, le metto le mani sui fianchi,  strusciando la mia guancia contro la sua fronte.  – Ti amo.- ripeto più sicuro.
E’ rimasta senza parole.
-Se sapevo che cosi ti avrei zittito, l’avrei detto molto prima.- dico divertito.
-Ti prego, non scherzare.- dice seria ancora incredula.
Le metto le mani sul viso, alzandoglielo verso l’alto, affinchè possa guardarmi negli occhi.
-Non sono mai stato più serio.- sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra.
La guardo, e mi rendo conto che non mi crede.
Come può credermi se non ha più fiducia in me? Se ho perso la sua fiducia due anni fa e da allora non ho fatto nient’altro se non osservarla vivere la sua vita con un altro?
-Tu non mi credi.- sussurro sicuro di me.
Sono deluso. Da me stesso, da lei…
Prima che possa dire qualcosa, Sophie inizia a lamentarsi attirando la nostra attenzione, e io senza pensarci due volte, la lascio andare. Felicity mi supera e va dalla piccola, prendendola in braccio per poi andare in cucina a prepararle qualcosa da mangiare.
Ci troviamo in un limbo. Ora le scelte sono due: restare qui per sempre, o cambiare girone e provare ad andare in paradiso.
Io ho già fatto la mia scelta. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


                                                                                          Capitolo 13




-Com’è il filetto?-
Sono a cena con Daniel.
Ha scelto di portarmi in un ristorante davvero carino ed elegante, riservando un tavolo in una zona appartata della sala, cosi da avere un po’ di privacy. Ero restia ad uscire con lui, visto ciò che è successo con Oliver ieri sera.
Abbiamo litigato, ci siamo urlati contro cose che non pensavamo e poi dulcis in fundo, ha confessato di amarmi.
Ancora ora, se ci ripenso, mi viene la pelle d’oca e il cuore mi batte nel petto all’impazzata.
Tutto mi aspettavo tranne che mi dicesse una cosa cosi. Infatti, non gli ho risposto nulla. Con la scusa di Sophie voleva mangiare, mi sono allontanata da lui e ho raggiunto la piccola che si stava lamentando nel box.
Oliver è uscito di casa poco dopo, tornando qualche ora più tardi. Credo che abbia preso la sua moto e sia andato a fare un giro chissà dove, visto che la macchina era nel vialetto di casa.
Ho provato a chiamarlo più volte, ma niente. Non mi ha risposto.
Aveva bisogno di tempo, infatti quand’è tornato a casa, non è neanche salito al piano di sopra per assicurarsi che stessi bene ma si è trattenuto al piano di sotto, dormendo sul divano.
E lo so perché, stanotte sono stata sveglia senza chiudere occhio. Ho dormito nel suo lato del letto, e quando mi sono alzata sono scesa di sotto trovandolo già in attività mentre piegava delle coperte pesanti.
-E’ buono.. davvero buono.- dico mangiando con poca voglia.
Stasera mentre mi stavo preparando, pensavo a ciò che avrei potuto dirgli una volta scesa al piano di sotto.
Ha ammesso di amarmi e io sono stata zitta.
E tutto questo perché non riesco a fidarmi di lui. Una parte di me ieri voleva solo saltargli addosso mentre l’altra.. voleva prenderlo a sberle.
So che era sincero. Gliel’ho letto negli occhi. Eppure, non sono riuscita a mettere da parte il passato.
Perché ammettere di amarlo a voce alta, significherebbe essere vulnerabile. Essere esposta a qualcosa che è troppo grande di me.
-Allora raccontami… com’è fare la mamma?- chiede Daniel .
-Impegnativo… e stancante. Ma decisamente inaspettato.- ammetto sincera.
-Cosa intendi con inaspettato?-
-Adoravo Sophie anche quando… - mi blocco di colpo visto che non vorrei sembrare inappropriata.
-Anche quando loro erano in vita?- chiede intuendo a cosa voglio andare ad apparare.
-Esatto… ma ora, il fatto che  sia mia figlia… non lo so, rende le cose vere. Ovviamente sognavo di diventare madre un giorno, adoro i bambini ma… pensavo che sarebbe stato diverso.-
-Ti sei pentita di averla presa sotto la tua custodia?- chiede fraintendendo le mie parole.
-No..- dico sicura di me. –Certo che no… Sophie è la cosa più bella che la vita potesse offrirmi dopo…-
Mi interrompo di colpo, alzando per un secondo lo sguardo verso Daniel, trovandolo con la forchetta sospesa a mezz’aria.
-Dopo Oliver?- chiede a bruciapelo.
Non posso dirgli che ha ragione. So bene che dovrei dirgli come stanno le cose ma non ho il coraggio.
E poi siamo in un luogo pubblico, non voglio fare scene. Forse sarebbe il caso di parlarne quando mi riaccompagnerà a casa.
-Dopo i risultati che ho raggiunto.- dico cercando di giustificarmi. –Ho trent’anni ma sono già una donna realizzata.-
-Quasi trent’anni.- dice correggendomi visto che il mio compleanno è tra qualche mese.
-Non parliamo di Sophie… non c’è molto da dire su pappine e cambi di pannolini… raccontarmi qualcosa dell’Italia.- dico cambiando discorso.
-E’ molto diversa dall’America…  è originale. Fuori dal comune. Molte città sembrano essere cartoline stampate a grandezza naturale. Mi sono innamorato di Roma… ma anche di Napoli.-
-Dicono che il loro caffè sia il migliore…  per non parlare della loro pasta e del loro gelato…-
-Dovrei ritornarci il mese prossimo…. sai per degli affari. Credo di partire dopo le feste natalizie… se riesci ad organizzarti potresti venire con me.- propone spiazzandomi.
E ora? Come me ne esco da questa situazione?
-Daniel…-
-Potrebbe venire anche Sophie con noi… -
-Non credo che sia il caso.- dico scartando l’idea a priori visto che partire con lui, aumenterebbe solo le falsi voci che girano in giro. Già il fatto che sono uscito con lui stasera, lasciando Oliver a casa da solo con Sophie, non mi fa molto onore.
E non perché non mi meriti una serata di svago o del tempo libero lontano da casa (visto che non sto andando neanche a lavoro) ma perché sono qui con un uomo che non amo.
Un uomo che non desidero, un uomo che poverino, forse crede che sia ancora arrabbiata con Oliver com’è successo nei passati due anni. Daniel mi ha invitato in un viaggio dall’altra parte del mondo.
-Hai ragione… forse per Sophie non è l’ideale fare un viaggio cosi lungo.. scusami è che devo ancora abituarmi dall’idea che ora sei madre….-
-Non è questo.- dico interrompendolo fissando i miei occhi nei suoi sperando che vi legga tutta la verità.
Daniel smette di mangiare, poggia la schiena contro lo schienale della sedia, pulendosi la bocca con il fazzoletto che aveva sulle gambe.
Mi guarda, e intuisce subito qual è il problema di fondo. E’ cosi palese.
-Ha vinto, vero?- chiede amareggiato.
-Daniel…-
-Ti prego.- dice sporgendosi verso di me prendendo la mia mano sul tavolo. –Basta mentire tanto l’ho capito.-
-Mi dispiace..-sussurro triste. –Mi dispiace tanto. Se, solo…-
-Non fossi innamorata di lui.- dice completando la frase per me vedendomi cosi titubante. –L’ho capito dalla prima volta che vi ho visti insieme.. il modo in cui lo guardavi, lo toccavi… come ti sei sempre occupata di lui….-
-Ho fatto solo il mio lavoro… all’inizio si trattava solo di lavoro.-
Mi sono innamorata di lui dalla prima volta che l’ho visto. All’inizio era solo un attrazione fisica ma poi.. conoscendolo, quando ha iniziato a cambiare atteggiamento, mi sono resa conto che lui era tutto ciò che avevo sempre sognato.
Lui rispecchia tutte le caratteristiche dell’uomo che voglio al mio fianco. Non c’entra la questione economica, perché anche se fosse un semplice impiegato, non cambierei una sola scelta fatta nei suoi confronti.
Lui sa come prendermi, sa come coccolarmi, come consolarmi… lui sa amarmi.
-Io volevo che tu fossi la mia compagna, ma non avevo fatto i conti con l’amara verità: il tuo cuore era già occupato.-
-Daniel…- dico intrecciando le mie dita alle sue . –Sei un uomo straordinario.. sai conquistare una donna e sai come farla sentire importante. Scommetto che la persona giusta è li fuori e ti sta solo aspettando… mostra al mondo chi realmente sei. Tutto il resto verrà da se.-
-Deduco che questa sarà la nostra ultima cena….-
-Credo di si.- ammetto amareggiata.
-Allora credo che dovremmo festeggiare diversamente.- dice confondendomi.



 
                                                                                     **************************************** 


 
 
Thea è venuta a casa per aiutarmi con la cena di Sophie. In realtà, è stata lei a presentarsi a casa senza che io la chiamassi. E’ arrivata, e vedendomi solo con Sophie, mi ha chiesto dove fosse Felicity, rigirando il coltello nella piaga.
Felicity è andata a cena con Daniel. Era semplicemente irresistibile, nel suo vestito blu stretto che le metteva in risalto le curve.
Io e lei non abbiamo mai avuto un primo appuntamento. Siamo usciti cosi tante volte insieme come amici, che non l’abbiamo ritenuto necessario.
Dopo esserci evitati per due anni, ci siamo ritrovati a crescere una figlia insieme e poi a fare l’amore come due ragazzini alla prima cotta.
Ieri sera abbiamo litigato, ho detto di amarla e lei niente. Vista la tensione, ho deciso di andare a fare un giro sulla mia moto, quella posta in garage sotto un lenzuolo bianco affinchè non si impolverasse, e sono andato al Verdant per bere qualcosa di forte. Molto forte.
C’era un casino di pazzi, visto che era sabato sera, e un paio di ragazze si sono anche avvicinate avendomi riconosciuto, ma io ho ignorato le loro avances troppo concentrato a pensare a Felicity.
Ho fatto una cazzata già in passato. Dopo aver fatto l’amore con lei, non riuscirei ad andare con una donna qualunque.
Quando Thea se ne va, dopo aver messo Sophie a letto nella sua culla, ritorno al piano di sotto e accendo la xbox per fare una partita a fifa. Devo distrarmi,  ma mi scoccio di lavorare. E poi, sono curioso di sapere a che ora Felicity rincaserà a casa.
Più che curioso, sono furioso con lei perché non vorrei condividerla con nessun’altro se non con Sophie.
Ma non posso farlo, perché non è mia. Almeno non legalmente.


 
                                                                                       ***************************************


 
 
Inserisco le chiavi nella toppa di casa e mi giro un’ultima volta per salutare Daniel, in macchina nel vialetto di casa.
Entro nell’ingresso, chiudendomi la porta alle spalle, costatando che le luci sono tutte spente. L’unica fonte di calore sembra essere il televisore ancora acceso.
-Col cazzo.- sento Oliver esclamare dalla cucina. Scommetto che sta guardando qualche vecchia partita di hockey, oppure sta giocando alla xbox. -E' fallo!- 
Silenziosamente, percorro il corridoio, arrivando sulla soglia della stanza, trovandolo seduto sul divano con il joystick in mano.
-Hey.- dico attirando la sua attenzione. Si gira verso di me, e mette il gioco in pausa forse pronto a parlare.
-Ciao.-
-Sophie?- chiedo non vedendola in giro.
Oliver controlla di sfuggita l’orologio sul polso e poi ritorna a guardarmi. –Sono le 11 passate… -
Giusto. La piccola peste di solito crolla alle 9 di sera. E io non mi ero resa conto fosse cosi tardi.
-Hai mangiato qualcosa?- chiedo curiosa sfilandomi il cappotto lasciandolo poi sullo schienale dello sgabello dell’isola della cucina. Poso la borsa con esso, e poi mi sfilo i tacchi visto che i piedi iniziano a farmi male.
-Si… Thea è passata ed abbiamo mangiato qualcosa insieme.- dice tranquillo senza scomporsi. –La cena com’è andata?-
-Bene… è stata… siamo stati bene.-
-Non ne dubito.- dice girandosi di nuovo verso la televisione riattivando la partita che stava portando avanti.
Incrocio le braccia al petto, insicura sul da farsi. Vorrei avvicinarmi, ma non so come potrebbe reagire. Salire al piano di sopra, non farebbe altro che prolungare questa lunga agonia per troppo tempo.
In fondo.. io ho sbagliato. Andando a cena con Daniel, è come se avessi sminuito ciò che è accaduto tra di noi. L’ultima cosa che volevo era non dare importanza alla nostra prima volta.
Se fosse stato il contrario, mi sarei infuriata come una bestia.
Perciò senza pensarci due volte, supero il divano e lo raggiungo. Oliver quando entro nel suo campo visivo, si gira leggermente verso di me e mi guarda perplesso. Io salgo sul divano, con i piedi scalzi e lo sovrasto con l’obiettivo di sedermi sulle sue gambe.
-Che stai facendo?- chiede Oliver senza muovere un muscolo.
-Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna.- dico semplicemente mettendogli un braccio intorno al collo, accoccolandomi contro il suo petto in posizione fetale.
-Io sarei la montagna?- chiede divertito.
-Beh direi di si..- ammetto schietta visto che tra i due, lui è davvero enorme.
Mette in pausa il gioco, sbuffando leggermente, mentre una sua mano finisce all’attaccatura delle mie ginocchia. Mi accarezza la pelle coperta dalla calze color carne, disegnando dei cerchi concentrici poco chiari che mi fanno venire la pelle d’oca.
-Mi dispiace.- sussurro sincera.
-A me dispiace.-
Mi alzo leggermente solo per guardarlo negli occhi. –No…. ho sbagliato. Non dovevo accettare il suo invito a cena, dovevo dirgli la verità su di noi ieri pomeriggio…. Non voglio che tu pensi che abbia sminuito ciò che è successo tra di noi due giorni fa perché non è cosi…. sono cosi contenta che sia successo, sono cosi contenta che …-
-Felicity.- dice interrompendomi visto che stavo parlando come sempre alla velocità della luce. –Ho capito…-
-No, non hai capito.- dico scuotendo la testa facendolo sorridere visto che anche in questa situazione sono stata capace di correggerlo. –Non hai capito perché ciò che sto cercando di dirti, non l’ho mai detto a voce alta.-
-Okey..-dice serio. –Ti ascolto.-
-Sai perché ieri sono scappata via come una bambina quando hai ammesso di amarmi?- chiedo retorica.
-Perché Sophie voleva mangiare?- domanda accennando un sorrisetto volendo sdrammatizzare la situazione.
-No… anche se quello è un dato di fatto, no. Sono scappata perché  ho paura.- ammetto sincera.
Oliver si incupisce quando sente questo, corrucciando lo sguardo perplesso.
-E sai perché ho paura?- chiedo retorica. -Perché… dire a voce alta ciò che sento per te, avrebbe significato mettere in dubbio ciò che ho fatto negli ultimi due anni.-
Mi sto mettendo a nudo. Gli sto confessando come mi sento. Non l’ho mai fatto neanche quando eravamo amici.
- Quale donna non parla con l’uomo di cui è innamorata per due anni?- domando tra me e me non curante del fatto che lui sia qui ad ascoltarmi.
Oliver spalanca gli occhi per la sorpresa quando sente questo, e io abbasso lo sguardo incapace di guardarlo negli occhi.
-Cosa?- domanda incredulo.
-E’ cosi.- dico felice per averlo detto a voce alta. -Mi sono innamorata di te la prima volta che sei entrato nel mio ufficio… e poi quando finalmente decidi di fare il primo passo… scopro che sei andato a letto con Isabel…-
I ricordi di quel giorno sono cosi vividi nella mia mente.
-Ti prego, non parlarmi di lei… Isabel non merita di essere neanche inserita in un discorso del genere.-
-No invece!- puntualizzo. –Perché ciò che è successo, ciò che abbiamo fatto ci ha portato a questo momento. E Oliver io non cambierei un secondo della nostra vita insieme… neanche un secondo di questi due anni.-
Oliver mi guarda adulante, quando mi rendo conto di ciò che ho davvero detto, cosi inizio ad osservarlo perplessa.
-Beh in realtà… cambierei solo il giorno in cui sei andato a letto con Isabel.. ma quello ovviamente non si può fare visto che non ho una sfera magica.-
Oliver ride, e tutto ad un tratto, mi fa stendere sul divano e si posiziona sopra di me, mentre le mie gambe sono ancora a penzoloni.
-Se potessi tornare indietro lo farei io stesso… eviterei anche di partire con lei, se questo significherebbe non perderti.-
 -Io ti amo cosi tanto… - ammetto scuotendo la testa sorridendo come una stupida.
-Ti amo anch’io , scema.- dice abbassandosi verso di me per darmi un bacio sulle labbra.
Più di uno in realtà visto che restiamo in questa posizione per quelli che sembrano essere minuti interminabili. Le mie mani finiscono sul bordo della sua t-shirt grigia, e senza pensarci due volte, gliela sfilo lasciandolo maledettamente nudo dalla vita in su.
-Qui?- domanda con un pizzico di lussuria negli occhi.
-La camera da letto è troppo lontana.- dico passando alla fibbia che tiene su i jeans, mentre con foga cerco di denudarlo.
Non so come, riesce ad alzarmi, e mi ritrovo seduta a cavalcioni su di lui, mentre le sue mani indugiano sulle mie gambe arrivando alla cerniera del vestito che ho indossato per la cena. Me la abbassa, e poi mi libero dell’indumento tramite le braccia mentre Oliver mi slaccia il gancetto del reggiseno lasciandomi nuda.
Assale uno dei miei capezzoli, facendomi gemere a voce alta, mentre le mie mani si stringono istintivamente dietro la sua nuca.
-Controllati piccola… - dice severo facendomi improvvisamente imbarazzare. -Ho intenzione di divertirmi a lungo con te.-
-Ti prego..- mugolo in disaccordo. –Ho bisogno di sentirti dentro di me.-
Alzo le braccia, cosi che possa sfilarmi il vestito da sopra la testa, e poi le sue mani arrivano alle mie mutandine di pizzo rosa antico.
-Non farlo.- dico in un attimo di razionalità. –Sono le mie preferite.-
-Te le ricomprerò.- dice prima di sgranare il tessuto in due, lasciandomi finalmente nuda.
-Come regalo di Natale?-
-Può darsi.- dice prendendomi con forza i glutei solo per issarmi sopra di lui ed accoglierlo completamente dentro di me.
Gemo, mentre lo vedo chiudere leggermente gli occhi e poggiare la nuca sullo schienale del divano, abituandosi pian piano a stare dentro di me.



 
-Perché hai paura?-
Abbiamo finito di fare l’amore da poco. Siamo ancora stesi sul divano: Oliver è più dentro rispetto a me, steso sul fianco con il braccio piegato e la testa sulla mano chiusa a pugno cosi da osservarmi meglio, mentre io sono stesa di schiena davanti a lui, bloccata cosi da non cadere grazie al suo braccio libero che è stretto intorno alla mia vita.
Sto guardando distrattamente la tv, e l’immagine bloccata sullo schermo della partita che stava giocando Oliver alla xbox.
-Mmm?- chiedo girandomi verso di lui non avendo capito bene la sua domanda.
-Prima…- dice accarezzandomi la pancia la di sotto della coperta che ci copre. –Hai detto di avere paura ma non mi hai detto di cosa.-
Bingo. Sapevo che sarebbe ritornato sulla cosa.
-Ho vissuto la mia vita da sola… mia madre non c’era mai, mio padre mi ha abbandonato quand’ero piccola…-
Non gli ho mai raccontato granchè sulla mia famiglia. Sa che sono cresciuta a Las Vegas, che mia madre è una cameriera. L’ha anche conosciuta al funerale di Laurel e Tommy  di sfuggita visto che doveva tornare a casa avendo un turno notturno quella stessa sera.
-E poi sei arrivato tu.. e Dig. La tua famiglia, Thea, i ragazzi… e per la prima volta mi sono sentita a casa. –
Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Chi l’avrebbe mai detto che dopo tre anni avrei continuato a frequentare questi scapestrati?
-Poi però ti ho perso.. e credimi non è stato facile rinunciare a te cosi da un giorno all’altro.-
-Perché non me l’hai detto? Perché ci abbiamo messo cosi tanto tempo per chiarirci?- domanda dolcemente.
-Ho vissuto due anni ad immaginare come sarebbe andata tra di noi e poi sei  andato a letto con Isabel e … -
-Hai paura che me ne possa andare?- chiede incredulo senza lasciarmi finire di parlare.
-Sinceramente? Si.- ammetto schietta. –Voglio dire, ti sei visto? E hai visto me?-
Oliver sbuffa rumorosamente, non d’accordo con le mie parole, mentre io scrollo le spalle e continuo a guardarlo negli occhi per fargli capire che sono seria.
-Non riesci a vedere come mi comporto quanto sei in giro? O quanto ti desidero? – chiede cercando forse di tranquillizzarmi.
-Beh… diciamo che quello è abbastanza evidente.- dico riferendomi scherzosamente alla sua erezione che preme contro la mia coscia.
-Ricordi cosa mi dicesti due anni fa? Quando eravamo in camera tua, mentre ci stavamo baciando?-
Prima che possa rispondergli, Oliver mi prende una mano e se la porta sul petto, facendomi cosi ascoltare il suo cuore che batte alla velocità della luce.
-Due anni Felicity. Sono passati due anni, e batte sempre cosi quando sei nei paraggi.- dice a voce bassa facendomi venire la pelle d’oca. –E lo so che è difficile credermi perché il mio passato è quello che è ma… è cosi. Ti amo.-
-Bene. Cosi avrò un valido motivo per prendere a calci chiunque ti guardi.. a cominciare da Isabel.- dico divertita facendolo ridere.
-Isabel non vale nulla.. non ha mai significato nulla. Nessuna ha mai significato nulla paragonata a te. E forse ho il modo giusto per dimostrartelo…- dice vago.
-Non rilascerai nessuna intervista speciale.- dico intuendo forse dove vuole andare ad apparare. –L’ultima cosa che ci serve in questo momento è avere la stampa con il fiato sul collo.. soprattutto per Sophie. Sono già usciti un paio di servizi su di noi…. Thea mi ha detto che si tratta solo di pettegolezzi ma io sono curiosa di sapere cos’abbiano scritto su di noi quest…-
-Sposami.- dice Oliver interrompendomi spiazzandomi completamente.
Spalanco gli occhi, zittendomi di colpo, senza riuscire a terminare il discorso che stavo portando avanti.
Cosa? L’ha detto davvero a voce alta?
-Cosa?- sussurro incredula incapace di chiedergli altro.
-Sposami.- ripete serio guardandomi fisso negli occhi.
Me lo sta davvero chiedendo? O è tutto un miraggio legato al vino che ho bevuto a cena?
-Oliver non è divertente, non scherzare.-
-Ti sembra che stia scherzando?- domanda retorico senza alcun cenno di disagio o peggio ancora di pentimento nelle sue parole.
-No.. sembri serio. Forse anche troppo serio.- dico cercando di trattenere una risata.
-Perché lo sono… forse sei l’unica cosa sicura nella mia vita e non voglio lasciarti andare.-
-Io non ho intenzione di andare da nessuna parte…. Il mio posto è qui. Con te.-
-Voglio che tutti lo sappiano…-
-E soprattutto Daniel sappia.- dico capendo sotto sotto le sue vere motivazioni.
-Ti sto chiedendo di sposarmi perché voglio trascorrere il resto della mia vita con te. Sei il mio per sempre… voglio solo avere la chance di essere il tuo.- ammette sincero facendomi velare gli occhi di lacrime.
Lo sta davvero facendo? E’ serio? Mi sta chiedendo di diventare sua moglie a tutti gli effetti?
Lo guardo e mi rendo conto che si, è serio. Riesco a leggere nei suoi occhi tutta la sincerità di questo mondo ma soprattutto amore. Amore profondo. Quello che sono poche persone conosco.
Al mondo ci sono 7 miliardi e mezzo di persone. Ogni giorno, centinai e centinai di coppie si incontrano e decidono di trascorrere il resto della loro vita insieme. Un po’ com’è successo per me e Oliver, solo che ci abbiamo messo un po’ per capirlo.
-In tal caso… si.- dico imbarazzata al massimo sottovoce.
-Si cosa?- domanda quasi come se non avesse capito ma in realtà so che vuole solo sentirlo dire a voce alta.
-Si, ti sposerò.- 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


                                                                                 Capitolo 14



-Hai tutto quello che ti serve?-
E’ passato quasi un mese da quella sera. Un mese, dalla proposta di Oliver e dal mio si.
Abbiamo parlato della cosa più volte, ma nessuno e sottolineo nessuno, sa che siamo fidanzati. Né John, ne la sua famiglia, ne mia madre….
Ho pensato di dirglielo tante volte durante queste settimane per telefono, ma non ho mai trovato il momento giusto per farlo. Come posso dirle di essere fidanzata con Oliver se non ho neanche un anello al dito?
Ovviamente non ho bisogno di un pezzetto di metallo al dito per provare al mondo che Oliver è mio marito, ma mia madre è … beh è mia madre. Ha una certa età ( in realtà ha più di quarant’anni ma se li porta alla grande ), si comporta ancora come una ragazzina di 15 anni visto che adora  indossare vestiti super stretti e corti per attirare l’attenzione degli uomini.
Non ho un gran rapporto con lei: con la scusa del college, mi sono trasferita a chilometri di distanza, e ci vediamo in rare occasioni.  
-Tutto pronto.. possiamo andare.-
John stamattina è passato per casa a prendere me e Sophie cosi da andare in azienda. Mancano pochi giorni a Natale, e dopo tanto tempo ho pensato di tornare in ufficio per fare una sorpresa ad Oliver per la pausa pranzo.
Gli ho preparato qualcosa che fosse ben diverso da un panino del Big Belly Burger. Entrambi amiamo quel fast- food, ma non so stamattina mi sono svegliata e ho pensato che sarebbe stata una bella cosa raggiungerlo e passare del tempo insieme. Lui non sa niente, sapendo che aveva il resto della giornata libera  (ho chiamato Catherine e ne ho avuto conferma) ho pensato bene di chiamare Digg e chiedergli di passarmi a prendere.  Da quando abbiamo la custodia di Sophie, sono ritornata poche volte in ufficio. Di solito per qualche ora la mattina , lasciando Sophie affidata a Moira o Thea a villa Queen. Per il resto del tempo, ho deliberato Catherine, ragazza più che capace di prendere e gestire gli appuntamenti di Oliver.
Faccio indossare a Sophie il suo cappotto e il suo cappellino, e poi la porgo a John più che felice di prenderla. Digg adora Sophie. Credo fortemente che lui e Lyla stiano pensando di avere un figlio in un futuro prossimo. John è sempre stato un tipo protettivo, con me lo è ancora di più da quando sono diventata madre di Sophie. Sono sicura che un giorno sarà un ottimo padre. 
Cosi come lo è Oliver. 
E’ strano considerarlo un padre ma è cosi. Oliver è completamente e irrimediabilmente cotto di Sophie. Le compra tutto ciò che vuole, le fa fare tutto ciò che vuole… è diventato bravo anche a cambiare i pannolini nonostante continui a riempirla di borotalco per chissà quale motivo anche dopo averle messo il pannolino.
In un certo senso è buffo. E poi è un pollo.
L’ultimo acquisto che ha portato a casa, durante l’ultima spesa fatta con Sophie al supermercato, è stata una confezione di pastina per bambini a forma dei personaggi Disney. Mi viene ancora da ridere se ripenso alla faccia che aveva quando gli ho fatto notare che Sophie non avrebbe potuta mangiarla prima di tre mesi.
Ormai la piccolina ha già 14 mesi. Non parla e non cammina, quando a questa età dovrebbe fare entrare le cose.  Ha messo altri dentini, e secondo il pediatra cresce in salute.
Prendo il passeggino e le borse che ho preparato per uscire e poi esco di casa, diretta verso il SUV di John.
Arriviamo alla macchina, John mi passa Sophie e apre il portabagaglio per riporre il passeggino e le borse. Io per evitare che la piccola prenda freddo, apro la portiera dei sedili posteriori, e mi siedo con Sophie in braccio, spogliandola degli indumenti pesanti.
-Notizie di tua madre?- chiede John mettendo in moto la macchina.
-Mmm… no. L’ho sentita due giorni fa e mi ha detto che sarà dei nostri per la vigilia di Natale… ma conoscendola, mai dire mai.- dico scrollando le spalle.
-Credi che non verrà?- domanda John confuso. –Pensavo che non vi vedeste da un po’….-
-Di solito sono io ad andare da lei ma quest’anno….. quest’anno non sarà cosi.-
-Puoi sempre chiedere ad Oliver di partire per un paio di giorni…- propone John. –Ti ricordo che ha un jet tutto suo.-
-Dinah e Quentin si tratterranno fino ai primi di gennaio…. non mi sembra il caso. E poi è il primo Natale di Sophie senza….-
Ero un po’ restia a festeggiare. Volevo solo fare una piccola cena in famiglia, ma poi Moira ha insistito per festeggiare diversamente cosi come tutti gli anni ha organizzato una festa a villa Queen per il cenone di Natale. Anche gli anni scorsi sono stata invitata (essendo assistente di Oliver nonché sua migliore amica) , inserendomi all’interno della famiglia Queen nel modo più bizzarro possibile. Tutti i suoi zii, perfino sua nonna (la madre di Robert) credeva che tra di noi ci fosse qualcosa.
Ne hanno fatte di battutine mentre bevevo il vino a tavola , rischiando cosi di affogarmi.
-Tu e Lyla verrete vero alla vigilia?- chiedo cambiando discorso.
-Oh si… Oliver ha insistito e visto che i genitori di Lyla sono in crociera…-
-Sarà divertente… soprattutto se ci sarà nonna Betty.- dico guardandolo attraverso lo specchietto retrovisore.
-Una serata all’insegna di champagne e battutine pungenti sulla vostra vita sessuale..- sussurra John divertito. –Ci  divertiremo sicuramente.-
-Chi ti dice che Oliver ed io abbiamo fatto sesso?- chiedo non curante.
-L’avete fatto?- domanda punzecchiandomi.
-Sophie hai notato la cravatta dello zio John?- domando rivolgendomi alla piccola cambiando discorso.
-Ricevuto.- dice John sfrecciando diretto alla Queen Consolidated.



 
 
Sapevo che arrivare in azienda con la piccola sarebbe stato difficile. Non difficile, ma più che altro complicato.
Dopo aver passato il controllo della sicurezza, e dopo aver messo Sophie nel passeggino, moltissimi dipendenti ci hanno fermato con la scusa di voler salutare la piccola. L’hanno riempita di complimenti, le hanno perfino offerto un lecca lecca che la piccola peste ha accettato senza battere ciglio. Io ne ho approfittato per chiacchierare con alcune college del settore informatico che non vedevo da un po’, le quali hanno lanciato un paio di frecciatine sul fatto che ero fortunata a vivere sotto lo stesso tetto con il focoso/irresistibile/ sexy mister Queen.
Molte donne in questa azienda, sognano di andare a letto con lui. Poche ci sono riuscite visto che Oliver ha sempre cercato di restare professionale almeno qui e io… io sono tra quelle.
Mi sento in un certo senso onorata ma allo stesso tempo, mi chiedo cosa Oliver ci abbia visto in me.
-Oliver ci sta aspettando.- dice John pronto a battere la ritirata.
-Dì ciao Sophie.- invito la piccola spingendo il passeggino verso l’ascensore.
Entriamo nella cabina, fortunatamente non incontrando nessun’altro visto che è scattata la pausa pranzo e tutti sono in discesa e non in salita. Mentre saliamo, apro il lecca lecca a Sophie, porgendoglielo e la piccola inizia a mangiucchiarlo piano piano muovendo le gambine freneticamente per farmi capire che è contenta.
La slaccio, e la prendo in braccio per l’ennesima volta, visto che ho intenzione di lasciare il passeggino nell’atrio vicino alla mia vecchia scrivania.
Arriviamo al piano, e John mi fa cenno di uscire pronto a prendere lui il resto della roba. Quando entro nel campo visivo di Catherine, la mia amica distoglie lo sguardo dallo schermo del pc, e si alza venendo nella mia direzione.
-Oh Felicity.- dice sorridendomi dolcemente. –Che sorpresa…. ciao Sophie.- dice toccando le gambine della piccola che ho ancora in braccio.
-Catherine.. tutto bene?- domando curiosa notando una certa tranquillità in giro. Sottocchio noto che Oliver non è nel suo ufficio, anche perché se fosse qui ci avrebbe già raggiunto.
-Tutto tranquillo.. la giornata è abbastanza noiosa… posso prenderla?- domanda indicandomi con un cenno del capo Sophie. Gliela porgo, e la piccola tranquillamente, continua a mangiare il suo lecca lecca.
-Oliver?-
-Oh è in riunione con Isabel Rochev…- dice Catherine alzando gli occhi al cielo. –Mi chiedo come tu abbia  fatto a sopportarla per tutto questo tempo…-
Oliver è con Isabel? Perché non lo sapevo? Voglio dire l’ho chiamata solo un’ora fa e mi ha detto che era libero. Se avessi saputo che era con la vipera non l’avrei raggiunto…
-Non era in programma.- puntualizza Digg alle mie spalle.
-Oh lo so bene…. Si è solo presentata qui per vederlo ed è entrata senza neanche aspettare che la annunciassi.. – dice Catherine chiarendomi le idee. –Ha chiesto espressamente di non essere disturbata.-
E’ successo altre volte? Che si vedono per la pausa pranzo e trascorrono del tempo insieme da soli?
Se si, perché Oliver non me l’ha mai detto? Forse non voleva farmi arrabbiare? Però lo sa bene che prima o poi la verità viene a galla. Cavolo, non ha imparato la lezione!?
-Forse dovremmo tornare dopo.- ammetto scoraggiata visto che non voglio disturbare.
-Oh no Felicity… tu e Sophie non rientrate nell’ordine restrittivo… voglio dire, potete entrare senza problemi. Oliver ha dato ordini precisi.-
Alle mie spalle sento Digg irrigidirsi , quasi come se Catherine avesse toccato un tasto dolente. Mi giro verso di lui confusa, visto che non so di cosa diavolo stia parlando la donna guardandolo con insistenza.
-Non guardarmi cosi… ha fatto tutto lui.- dice John sulla difensiva.
-Di che ordini parli,  Catherine?- chiedo alla diretta interessata.
Catherine guarda John, e quest’ultimo dopo aver scrollato le spalle forse dandole il via libera di parlare, ritorna a fissarmi.
-Oliv… il signor Queen non ti ha detto nulla?- domanda Catherine perplessa. –Pensavo che lo sapessi…- sussurra forse per non essere sentita.
-Sapere cosa?- domando confusa.
Prima che qualcuno possa dirmi cosa stia succedendo, il din dell’ascensore ci avvisa dell’arrivo della cabina, cosi all’uniscono ci giriamo tutti per vedere chi sia il nostro ospite.
-Oh..- dice Ben l’assistente di Isabel quando mi vede e vede Sophie. –Signora Queen non sapevo fosse qui.-
Come mi ha chiamato?
Spalanco la bocca e gli occhi quando lo sento chiamarmi signora Queen. Nessuno se non Oliver mi ha mai chiamato cosi. Di solito lo fa per scherzare, quando siamo a casa da soli.
Perché mi chiamano cosi? Oliver ha detto a qualcun altro della proposta?
-Ben, cosa desideri?- domanda Catherine notandomi forse in silenzio.
-Pensavo… pensavo che potremmo pranzare insieme.- dice il ragazzo imbarazzato diventando tutto rosso.
Mi giro verso Catherine, trovandola con gli occhietti a cuoricino, ed è allora che decido di riprendermi Sophie e raggiungere finalmente Oliver.
Senza aspettare che qualcuno mi annunci, entro nel suo ufficio con Sophie, girando subito lo sguardo verso destra dando una rapida occhiata alla sala riunioni adiacente all’ufficio del CEO.
Oliver è a capotavola, e mi da le spalle. Isabel è alla sua sinistra visionando dei documenti.
Nessuno dei due si accorge di me, perciò quando arrivo sulla soglia della stanza, mi schiarisco la voce attirando l’attenzione di entrambi. Oliver, quando ci vede, inizia a sorridere come uno stupido, alzandosi dalla sua poltrona girevole per raggiungerci.
-Ciao amore…- dice prendendo Sophie in braccio dandole un lungo bacio sulla guancia. –Ma come siamo belle…-
Lo è davvero: indossa un vestitino sui toni del marrone con Bambi sul dorso il tutto completato da un paio di stivaletti  e un frontino in testa.
E’ molto vanitosa. Stamattina ha perfino voluto mettere il profumo che le ha regalato Thea.
-Avevo chiesto espressamente di non essere disturbati… ti scegli sempre delle assistenti troppo incompetenti Oliver.- dice Isabel odiosa come sempre alzandosi solo per lisciarsi la gonna del tubino aderente che indossa.
Assistenti troppo incompetenti? Se potessi le prosciugherei il conto in banca con un semplice click.
In realtà posso farlo. Potrei donare tutti i suoi soldi ad un associazione no profit e nessuno lo scoprirebbe.
-La mia famiglia può disturbarmi quando vuole…- dice Oliver mettendomi la mano libera sul fianco per attirarmi contro di lui. –Ciao piccola.-
Prima che me ne renda conto, le labbra di Oliver sono premute sulle mie per un bacio a timbro. Non proprio un bacio a timbro visto che lui indugia su di me per più di 10 secondi, marcando il territorio in presenza di Isabel provandole che è impegnato con la sottoscritta.
-Cosa ci fate voi due qui?- domanda Oliver mentre gli brillano gli occhi.
-Ho chiesto a Digg di passare cosi da poter pranzare insieme….-
-Mi sembra un’ottima idea.- dice Oliver felice.
-Noi in realtà saremo nel bel mezzo di una riunione.- dice Isabel pronta incrociando le braccia al petto.
-Niente che non si possa rimandare.- dice Oliver senza neanche guardarla. –E poi siamo in pausa… dovremmo pur mangiare qualcosa.-
-Ci ho già pensato io.- dico facendogli un occhiolino.
-Per questo motivo ti adoro.- sussurra dolcemente.
-Oh che schifo.- dice Isabel disgustata. –Quindi questa è la nanerottola che state crescendo?-
Isabel si avvicina e cerca di prendere la mano di Sophie, ma la piccola la muove freneticamente impedendole di raggiungere l’obiettivo.
-Figlia… è nostra figlia. E il suo nome è Sophie.- dico prendendo la parola.
-Vostra figlia…- ripete quasi come se volesse fare dell’ironia. –E quindi voi due….-
-Stiamo insieme? Oh si…- dice Oliver secco. –Qual è il problema?-
-Non c’è nessun problema…- dice raccattando le sue cose pronta ad andare via. –Almeno questa volta non sbaglierai nome mentre ti darai da fare….-
Mi basta sentire questo per spostare lo sguardo verso Oliver, più che confusa dalle parole della vipera maligna.
Che cosa? Ho capito male? E’ stato frutto della mia mente?
Isabel ci supera, non prima di avermi riservato il suo solito sguardo glaciale, e poi esce dall’ufficio. Io continuo a fissare Oliver, che evita di incrociare il mio sguardo, forse imbarazzato dall’ informazione che ho appena ricevuto.
Mi schiarisco la voce e faccio un ulteriore passo verso di lui. –Hai qualcosa da dirmi?-
-Posso spiegarti.- dice pensando forse che sia arrabbiata.
-Hai detto il mio nome mentre ti stavi dando da fare con lei?- domando con un sorriso a 32 denti.
-Non sei arrabbiata.-
Come posso essere arrabbiata se ha fatto una cosa cosi dolce? Era in compagnia di una bella donna, sexy e con un fisico pazzesco ma stava pensando a me. A me!
Se l’avessi saputo le cose sarebbero andate diversamente? L’avrei perdonato prima e avrei evitato di non parlargli per più di due anni?
In fin dei conti era prima che ci mettessimo insieme, era prima che si dichiarasse… era prima che ci baciassimo.
-Hey… parlami.- dice Oliver mettendomi una mano sul viso.
-Ti amo.- sussurro alzandomi sulle punte baciandolo sulle labbra.
-Okey, ora sono confuso.- ammette sincero con un bellissimo sorriso sulle labbra.
-Anch’io. Perché non me l’hai detto prima?-
-Non c’è ne mai stata occasione… e poi non era nulla di importante. Cioè… ciò che è successo con Isabel non è stato importante, dire il tuo nome durante….-
-Il tuo orgasmo?- chiedo retorica completando la frase per lui divertita.
-Mi ha aiutato a capire che eri molto più di una semplice amica… ci ho messo solo un po’ per capirlo.-
Credo di aver finalmente messo da parte il passato. Sapere che lui voleva me, ma è andato comunque a letto con lei, non mi aiuta certo. Ma sto bene con me stessa. Ora posso dimenticare (o almeno posso provarci) e andare avanti. Non pensavo l’avrei mai detto ma…. dio, sono felice.
Mi sono tolta un gran peso.
-L’hai capito però alla fine.- dico volendogli infondere coraggio.
-Ti ho già detto quanto ti amo?-
-Oggi? No... non mi sembra che tu l’abbia fatto.- dico ingenua sfottendolo un po’. –Ma puoi sempre rimediare stasera…-
-Mmm… hai già delle idee su come posso farmi perdonare?-
-Qualcosa del genere…- dico vaga alzandomi sulle punte per dargli un altro bacio. –Ora, andiamo a mangiare.-
 
 

 
-Questo è il miglior pranzo che abbia mai mangiato.- dice Oliver mangiando un altro boccone di carne.
-Ha ragione Felicity… stai diventando sempre più brava.- dice John d’accordo.
-Uno dei tanti motivi del perché voglio sposarti.- ammette Oliver facendo quasi affogare John.
Io cerco di trattenere un sorriso, mentre continuo a dare a mangiare Sophie, seduta comodamente sui divani di pelle dell’ufficio di Oliver, mentre gioca con un mazzo di chiavi.
-Cosa?- chiede il nostro amico confuso. –Che mi sono perso?-
Sophie inizia a scuotere la testa, facendomi capire che non ha più voglia della sua pappa, e inizia a bere dal contenitore con l’acqua fresca.
-John lo conosci… certe volte parla a vanv….-
-Le ho chiesto di sposarmi.- dice Oliver interrompendomi forse stanco di mentire al suo migliore amico.
-Tu cosa?- chiede scioccato alzando il tono di voce. –Quando? Come? Dov’è l’anello?-
Ovviamente si è accorto che manca ancora un anello al mio anulare. Conoscendolo, Oliver un giorno mi prenderà un anello molto vistoso degno della sua futura sposa.
-E’ stata una promessa simbolica…- dico volendo chiarirgli le idee. –E poi non ho bisogno di un anello al dito per dirgli di si. Lo sposerei anche domani se potessi.- ammetto schietta.
Oliver e John posano il loro sguardo su di me, iniziando ad osservarmi con attenzione. Digg cerca di trattenere un sorrisetto, mentre Oliver mi guarda come se fossi la sua unica ragione di vita.
-Nel senso… avete capito no? Non ho bisogno di un vestito, o di una cerimonia… - riprendo il mio pasto e ricomincio a mangiare iniziando a parlare a vanvera come faccio di solito quando sono nervosa. –Certo,conoscendo tua madre sono sicura che un giorno organizzerà un matrimonio super esagerato con centinaia e centinaia di invitati…-
Prima che possa continuare questa umiliazione, vedo Robert uscire dall’ascensore e iniziare a sorridere quando nota che ci siamo anche io e Sophie con Oliver.
-Eccola la mia piccolina…- dice raggiungendoci prendendo la nipote in braccio. –Diventa sempre più bella o sbaglio?-


 
 
                                                                                 **********************************************


 
-Oliver…-
Non è la prima volta che lo faccio. Che lo faccio con lei.
Con le altre non mi sono mai spinto tanto oltre. L’ho sempre considerata una cosa troppo intima, in certe circostanze quasi volgare.
Stamattina mi sono svegliato con la voglia di ringraziarla. Pensavo di prepararle la colazione e  portargliela a letto, ma alla fine ho optato per un ponderoso orgasmo mattutino.
-Shhh…- dico anche se non sono molto sicuro che mi abbia sentito. Sono tra le sue gambe, i suoi piedi sono sulle mie spalle cosi da facilitarmi il compito, coperto completamente dal lenzuolo di raso rosso.
Le bacio la coscia, risalendo lentamente più su, concentrandomi sulla zona inguinale, con l’intento di lasciarle un succhiotto o due quasi come se volessi marchiarla. In realtà voglio solo lasciarle dei segni cosi da ricordarle dove sono stato.
-Oh Dio.- esclama quando arrivo alla sua intimità, leccandole e mordendole il clitoride con energia.
So quanto ama essere presa cosi. Lei non lo ha mai ammesso, ma sotto sotto so che le piace provare tutto questo piacere. A chi non piacerebbe?
La mia mano risale la sua gamba ed arriva alla sua intimità, penetrandola con due dita, affondando cosi nella sua eccitazione. Continuo energicamente cosi, senza sosta, mentre la sento irrigidirsi sotto di me, mentre il suo corpo si tende per via dell’orgasmo quasi raggiunto.
-Non ti fermare…- sussurra in preda alla foga muovendo il bacino.
Non avevo intenzione di farlo, piccola.
-Cristo!- urla quando raggiunge l’apice del piacere affannata per via dell’attività a cui l’ho sottoposta.
Scosto il lenzuolo, e finalmente la guardo in faccia, con il viso arrossato, i capelli sciolti biondi sparsi sul cuscino, gli occhi ancora chiusi.
Risalgo lentamente su, scostandole la canotta che indossa come pigiama, baciandole dolcemente il ventre e i fianchi.
Quando le sue mani finiscono tra i miei capelli, alzo lo sguardo e la vedo mentre mi osserva compiaciuta.
-Ciao.- dico ritornando a stendermi al suo fianco.
-Ciao.- dice accennandomi un sorriso sincero. –Potrei anche abituarmi a risvegli del genere…-
-Davvero?- domando sorridendole.
-Oh si… non c’è niente di meglio di un orgasmo mattutino. Una delle mie top three.-
-Top three?- chiedo confuse.
Di cosa diavolo sta parlando?
-Yep… colazione a letto, seguita da una tazza di caffè caldo… anche se non ha molto senso visto che la colazione prevede anche del caffè… per finire un orgasmo.-
Le risulta cosi facile essere sincera con me. E sono contento che sia cosi. Tutto quello che ho sempre voluto è avere un intimità con lei che non avevo mai avuto con nessun’altra.
-Sono contento che sia tra le tue top three.- ammetto sincero. –Lo sai, puoi avere tutte e tre quando vuoi.-
-Davvero? Quando voglio? Tutte le mattine orgasmo, colazione e caffè a letto? Dimmi qualcosa di più…- dice provocandomi.
E’ ora. Devo dirglielo. O darglielo. Non pensate subito a male.. non intendevo quello.
Anche se per come sono eccitato, un pensierino c’è lo farei.
Mi giro un secondo verso il mio comodino e prendo dal cassetto, l’oggetto dei miei pensieri. Quello che avrei voluto darle già da tanto tempo. Ma alla fine , ho deciso di aspettare e di darglielo come regalo di Natale anticipato.
Mancano pochi giorni alla vigilia, e spero tanto che quella sera riusciremo ad ufficializzare la cosa ad amici e parenti.  Non voglio correre, ne metterle fretta ma.. voglio sposarla.
Se potessi lo farei anche oggi.
Il modo in cui lei mi fa sentire… come mi fa sorridere, cosa mi fa provare… anche cosa mi fa dire a voce alta.
Sembro un ragazzino innamorato per la prima volta.
-Se vuoi.. per tutta la vita.- dico girandomi verso di lei con l’anello tra due dita. –Devi solo accettare questo.-
Felicity sbianca di colpo quando vede l’anello davanti a lei. Un anello di platino con un diamante in cima da ben 3 carati e mezzo e una serie di diamanti più piccoli che fanno da contorno a quello più grande.
-Oh mio dio.- dice senza parole con gli occhi che le brillano.
-So che… mi hai già detto di si. Ma pensavo che un anello rendesse le cose più ufficiali… - dico leggermente imbarazzato visto che non mi sono preparato un vero e proprio discorso. –Sei l’unica donna con la quale riesco ad immaginare il mio futuro, la donna che oggi è la madre di mia figlia e un giorno chissà potrebbe esserlo di molti altri.-
Felicity corruccia la fronte quando sente questo, perplessa.
-Specifica molti altri.- dice divertita.
-Due? Tre?- chiedo buttando delle cifre a caso. Se ne arrivassero molti di più la cosa non mi dispiacerebbe.
Adoro già Sophie.. la amo più della mia stessa vita. Cosi come amerò i miei futuri figli con Felicity.
-Si può fare… anche perché adoriamo fare tanta pratica.- sussurra maliziosa.
La osservo per alcuni secondi in silenzio aspettando una sua risposta. Una risposta che so già ma che mi piacerebbe risentire. Questo però ovviamente Felicity non l'ha compreso. 
-Sono abbastanza nervoso potresti semplicemente dirmi di si?- domando velocemente con i nervi a fior di pelle.
-Oh dio!- esclama ridendo. –Scusami! Si… certo che si.-
Le prendo la mano sinistra e le infilo lentamente l’anello al dito scannerizzando ogni momento, ogni secondo cosi da poterlo imprimere nella mia mente.
Ci sono voluti quattro anni per averla al mio fianco, e per chiederglielo. Ovviamente, la prima volta che la vidi, non sapevo che sarebbe diventata la donna più importante della mia vita. Se qualcuno mi avesse detto che oggi le avrei chiesto di sposarmi, avrei iniziato a ridere a crepapelle.
Ma eccoci qui, mentre viviamo sotto lo stesso tempo e stiamo crescendo una figlia insieme.  Ne è valsa la pena. Aspettarla, soffrire per lei,perderla, perfino vederla con Daniel… tutto ci ha condotto qui.
-Si, si si..- dice prendendo lo slancio per mettersi a cavalcioni su di me iniziando a baciarmi con passione. –Ti amo tanto.-
La stringo a me, intrecciando le mie mani dietro la sua schiena, mentre lei inizia a strusciarsi su di me facendo incontrare i nostri sessi pronti a darsi da fare. Mi metto seduto, con ancora lei in braccio, e arrivo alla sua canotta solo per sfilargliela velocemente cosi da lasciarla nuda dalla vita in su visto che per dormire non indossare un reggiseno.
Capovolgo la situazione, e visto che lei è già nuda avendo appena ricevuto un regalino mattutino, quando la stendo di schiena sul letto, mi spoglio velocemente togliendomi il pantalone della tuta che indosso come pigiama.
Felicity inarca la schiena, e il mio amichetto inizia a soffrire all’interno dei boxer, visto che è pronto a darsi da fare. Sto per liberarmi, quando sento il campanello di casa suonare.
-Oh merda…- dice Felicity sbuffando. Si gira verso il suo comodino per guardare l’orario sulla sveglia digitale. –Sono solo le 8 del mattino… chi può essere?-
-Chiunque sia, non pensarci.- dico serio ritornando a baciarle il collo con l’intento di distrarla. Felicity segue i miei movimenti, intrecciando le gambe intorno alla mia vita, accarezzandomi i muscoli con foga.
Il campanello della porta continua a suonare, ed a un certo punto un pensiero inizia a balenarmi in testa.
E se fosse Jeanin? La nostra macchina è nel vialetto, quindi capirà subito che siamo in casa. E se scoprisse che stiamo andando a letto insieme? E ci togliesse l’affido di Sophie?
Poi ricordo che Felicity ed io siamo ufficialmente fidanzati, quindi ritorno a rilassarmi continuando a baciare la mia futura moglie con foga.
Mi sfilo con non poche difficoltà i boxer, e sono pronto ad entrare dentro di lei, quando il suo cellulare inizia a vibrare sul comodino. La cartella dei messaggi inizia a lampeggiare avvisandoci dell’arrivo di un messaggio.
-Potrebbe essere importante.- dico invitandola a prendere l’apparecchio.
Felicity fa come dico, e spalanca gli occhi quando legge il nome della persona che l’ha cercata.
-Oh cazzo.- dice spingendomi via facendomi finire di schiena sul materasso.
-Cosa?- chiedo allarmato.
-Mia madre…. è qui.- dice girando come una trottola per la stanza alla ricerca di qualcosa. –Dove sono i miei pantaloni?-
-Non lo so…- dico divertito osservandola cosi nervosa.
-Dov’è la tua camicia? Ieri sera avevi la camicia…- dice alzando il piumone del letto finito a terra. –Dai Oliver aiutami!-
-Non credo di essere nella situazione adeguata per farlo.. a meno che tu non voglia che tua madre mi veda in preda ad un’erezione colossale a causa della bellezza della figlia.. – dico provocandola, inclinando di poco la testa quando si abbassa per terra avendo trovando la mia camicia.
Dio, come fa ad essere cosi sexy? Ha un corpo cosi scolpito… seni sodi, pancia piatta, gambe toniche…
-Te la faccio pagare, promesso.- dice autoritaria prima di uscire dalla stanza per andare di sotto ad accogliere la madre.
Devo rendermi presentabile. Sto per incontrare la mia futura suocera e devo cercare di controllare l’erezione che non ne vuole sapere di abbattersi.
Sono rovinato.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


                                                                                        Capitolo 15



-Te la faccio pagare, promesso.- dico  prima di uscire di corsa dalla camera da letto per andare al piano di sotto cosi da aprire a mia madre.
Non mi aspettavo che sarebbe arrivata oggi, non mi aveva detto niente. In realtà, pensavo che non sarebbe proprio venuta. Moira l’ha invitata a villa Queen per il suo party della vigilia, e io pensavo che lei non avrebbe mai accettato il suo invito visto l’ambiente con il quale entrerà in contatto. Anch’io ci ho messo un po’ per abituarmici , ancora oggi ho difficoltà ad entrare in una stanza dove so ci saranno investitori e gente super ricca pronta a fare una donazione con una cifra a 4 zeri.
Prima di aprire la porta, mi guardo un secondo allo specchio posto all’ingresso, aggiustandomi alla meglio i capelli , lisciando la camicia di Oliver che ho indossato al volo. Noto che sul collo ho un paio di succhiotti che pian piano stanno diventando marroni ma non me ne curo.
Spero tanto che mia madre non si accorga di niente. Non le ho detto niente della mia relazione con Oliver.
Stiamo insieme da un mese e lui mi ha chiesto di sposarlo. Approposito di questo….
Alzo la mano sinistra, solo per osservare un’ultima volta, lo straordinario anello di fidanzamento che Oliver ha comprato per me.
Inizio a sorridere come una stupida, mentre dentro vengo inondata di una gioia improvvisa che mi fa tremare anche le gambe.
E’ ufficiale: sono la futura signora Queen.
Quando sento la voce di mia madre all’esterno, mi ricompongo e apro la porta di casa trovandomela di fronte in tutto il suo splendore: indossa un vestito rosa un po’ troppo corto, un paio di tacchi vertiginosi, un cappotto bianco e ha con se una valigia nera rigida.
Io osservo lei, lei osserva me e dopo un po’… inizia ad urlare. Molla la valigia  e si getta su di me abbracciandomi come se non mi vedesse da una vita.
L’ultima volta che si siamo viste è stato per il funerale di Laurel e Tommy ma non abbiamo avuto molto tempo per parlare. Lei era ancora troppo scioccata per la notizia di essere diventata una nonna acquisita per Sophie.
-La mia bellissima bambina!- trilla prima di lasciarmi andare.
-Mamma… cosa ci fai tu qui?- chiedo mostrandomi seria.
-Tesoro, che razze di domande fai?- chiede perplessa. –Sono qui per le feste.-
-Alle otto del mattino il 22 di dicembre?- domando scettica.
Mia madre sta per dire qualcosa, quando inizia a squadrarmi dalla testa ai piedi notando subito che indosso un indumento che non è mio.
-Ma che diav…. Felicity Meghan Smoak!- urla sorridendo come una stupida cercando di scoprirmi il petto. -Sei nuda?-
-Mamma…-  sussurro sconcertata cercando di ricoprirmi.
-Oh mio Dio ! Sei nuda! E indossi una camicia che non è tua…. !-
-Smettila.- dico richiamandola sperando che si contenga. Metto la mano sinistra dietro la schiena per nascondere l’anello con l’intento di non rivelarle niente riguardo il fidanzamento.
-Hai fatto sesso con un uomo?- chiede rigirando il coltello nella piaga.
Con un uomo? Pensa che sia andata a letto con uno sconosciuto? Non ha capito che si tratta di Oliver?
Prima che possa risponderle, l’attenzione di mia madre viene catturata da qualcosa alle mie spalle. Seguo il suo sguardo, e noto Oliver in cima alle scale, mentre indossa un semplice pantalone di tuta ed è a torso nudo.
-Donna.- dice sorridendo a mia madre scendendo le scale, mettendo in bella mostra i muscoli che guizzano ad ogni passo. –Che bello rivederti.-
-Oliver, caro.- dice mia madre mentre le sue guance diventano rosso fuoco visto che Oliver è nudo dalla vita in su. –Ti trovo in splendida.. forma.-
-Anch’io…. Sempre bellissima.- dice dandole un bacio veloce sulla guancia.
-Qualcuno ha rubato tutte le tue  maglie?- chiedo inserendomi nella conversazione guardando Oliver.
-Tu hai rubato la mia camicia.- puntualizza divertito mentre mia madre sgrana gli occhi.
-Oh Dio.- sussurra sconvolta. –Voi…. voi due….?-
So cosa sta pensando. Pensa che c’è la spassiamo sotto le coperte. In realtà è cosi ma sotto, c’è anche qualcos’altro. Lo so io, e lo sa lui.
E’ sempre stato cosi. Il matrimonio era solo lo step finale di un viaggio durato ben 4 anni.
-Credo che dovremmo dirglielo…- sussurra Oliver mettendomi un braccio dietro alla schiena per attirarmi verso di se.
Qui? Ora? Davvero?
Lo guardo e capisco che è serio.
-Dirmi cosa?- domanda mia madre ancora più confusa.
Mi lecco le labbra, e scuoto al testa accennando un sorriso, quando sposto la mano da dietro la schiena solo per mostrarle l’anello che ho al dito.
Mia madre fissa lo sguardo verso il basso, e cade in trans. La osservo, mentre resta senza parole, scrutando l’anello attentamente collegando tutti i tasselli.
-Vi…. Vi….-
-Sposate?- chiedo completando la frase per lei. –Si.-
-Oh mio Dio!- urla abbracciando un po’ goffamente entrambi. –Non ci posso credere!-
A chi lo dici.
Mia madre ci lascia andare, e  noto che ha gli occhi che le luccicano di una strana luce.
-Quando te l’ha chiesto?-
Dopo aver fatto sesso selvaggio sul divano di casa. 
Inizia ad investirmi di domande, e quando le rivelo che è successo un paio di settimane fa, mi da un leggero schiaffo sul braccio.
-Capisco che sia un bel bocconcino ma Felicity! Due settimane!-
-Io vado a preparare la colazione.- dice Oliver andando verso la cucina e istintivamente mia madre ed io ci giriamo a fissare la sua schiena e il suo fondoschiena.
-Un uomo che ti prepara la colazione…. ed è anche allenato.-
-Va in palestra tre volte alla settimana. - dico quasi come se volessi giustificarlo. –E corre tutte le mattine nel quartiere.-
-Scommetto che è ben dotato.- sussurra facendomi imbarazzare.
-Mamma!- la richiamo sconvolta.
Si rende conto che sta parlando del suo futuro genero? Donna Smoak non ha mai nascosto la sua simpatia nei confronti di Oliver, anche la prima volta che l’ha conosciuto, l’ha osservato attentamente per più di 10 minuti senza scollargli gli occhi di dosso.
Sembrava tanto che volesse mangiarselo.
-E che è bravo a letto.-  aggiunge. –E credimi tesoro, il sesso risolve tutto…. soprattutto se è….-
-Non vorrei essere scortese ma vi sento.- urla Oliver dalla cucina mentre lo sento armeggiare con gli utensili per la colazione.
Bingo! Bella figura di merda.
-Ops.- sussurra mia madre rientrando le labbra.
-Vado a prendere Sophie al piano di sopra…. Vieni con me? Cosi ti mostro la tua camera?-
In realtà è la camera di Laurel e Tommy. Non l’abbiamo ancora modificata, non ci entriamo quasi mai visto che l’abbiamo anche chiusa a chiave. E’ rimasta cosi come l’hanno lasciata, e noi la utilizziamo di tanto in tanto come camera degli ospiti. Qualche volta anche Dinah si è trattenuta per la notte.
Mia madre prende la valigia, e mi segue al piano di sopra, sfilandosi però il cappotto per poi appenderlo all’ingresso.
Le mostro la camera che occuperà in questi giorni, ma le suggerisco di non svuotare completamente la valigia visto che Moira ci ha invitato a dormire a villa Queen cosi da svegliarci la mattina di Natale tutti insieme per aprire i regali sotto l’albero.
-Ho conosciuto Moira al funerale… è una donna straordinaria.-
-E soprattutto ricca.- aggiungo leggendole nella mente.
-Diventerai anche tu ricca.- dice mia madre lanciandomi una frecciatina. –Non vorrei dire, ma hai un anello da tre carati e mezzo al dito…. –
-Non sto con lui per i soldi… - puntualizzo.
-Lo so…  sei mia figlia. Ti conosco.-
-Andiamo da Sophie… è ora di svegliarla.- dico cambiando discorso.

 
 
 
Sono in bagno a truccarmi, quando Oliver bussa alla porta per chiedermi il permesso di entrare. Se fossimo soli in casa,non ci penserebbe due volte ad entrare e a disturbarmi, ma visto che qui c’è anche mia madre, evita di farlo non volendo essere indiscreto.
E’ la vigilia di Natale, e mi sto preparando per andare a villa Queen. Dopo una lunga doccia, ho asciugato i capelli e ho preso la piastra per creare delle onde sinuose. Avevo intenzione di legarli ma alla fine ho optato per lasciarli sciolti.
Mia madre si è occupata di Sophie, vestendola con il vestitino che Moira le ha comprato qualche giorno fa per l’occasione.
-Entra.- dico mettendomi il mascara non curante del fatto che sia mezza nuda indossando solo dell’intimo di pizzo, reggicalze e tacchi alti.
Il vestito rosso che ho scelto di indossare per la serata a villa Queen è appeso ad una gruccia. Niente di troppo vistoso o esagerato: è lungo, con delle bretelle sottili e uno spacco sulla gonna che quando cammino mi scopre tutta la gamba sinistra.
-Tua madre è giù che ci aspetta… sei pron…- dice entrando bloccandosi però di colpo.
Mi giro verso di lui, restando però con la schiena arcuata verso lo specchio visto che devo ancora finirmi di truccare, costatando che Oliver mi sta osservando attentamente con occhi colmi di lussuria. E io posso fare a stessa cosa con lui visto com’è vestito: indossa uno smoking con un papillon nero, che lo rende davvero irresistibile.
-Qualcosa non va?- domando ingenua provocandolo.
-Cristo.- sussurra chiudendosi subito la porta alle spalle. –Stai cercando di uccidermi?-
-Stai bene…- dico accondiscendente cambiando discorso.
-Tu stai bene.- dice raggiungendomi abbracciandomi da dietro. Sento subito la sua erezione premere contro il mio sedere, risvegliando in me il desiderio che ho di lui. –Questo completino è nuovo?-
-Yep…. Sono andata con Thea a comprarlo.-
-Adoro questo colore…- dice toccando il tessuto di pizzo verde. –Per non parlare di queste…- dice risalendo le gambe toccando le reggicalze.
-Oliver…che stai facendo?-
-Lo sai bene…-
-Non possiamo.-
-Oh si che possiamo.- sussurra malizioso scostandomi i capelli da una spalla per baciarmi il collo. –Sarà una cosa veloce.. dura e veloce.-
Gemo involontariamente, quando Oliver mi spinge in avanti in modo tale da aderire completamente al suo corpo.
-Mia madre ci sta aspettando.- sussurro razionale ma in realtà anch’io non aspetto altro. Oliver mi gira verso di lui, mi mette le mani sui glutei e mi prende in braccio facendomi intrecciare le gambe intorno alla sua vita.
-Sarebbe contenta di sapere il motivo del nostro ritardo…- sussurra aprendosi velocemente la patta dei pantaloni per liberare la sua erezione. –E poi non sto facendo niente di illegale…voglio solo soddisfare le necessità della mia futura moglie.-
-Mi piace quando mi chiami cosi.- sussurro prima di baciarlo facendo crollare tutte le barriere.
Oliver mi scosta leggermente le mutandine e senza preavviso mi penetra con un’unica spinta facendomi puntare le unghie nel suo collo per l’assalto cosi brutale.
-Devi abituarti… da stasera in poi tutti sapranno che sei mia.- dice iniziando a muoversi velocemente, supportando il mio peso vista la presa sui glutei. Abbiamo deciso di comunicare la notizia stasera. In realtà volevamo dirlo solo ai nostri amici e alla sua famiglia, ma poi Oliver mi ha fatto notare che indosserò comunque l’anello, e la gente non ci metterà molto a collegare tutti i tasselli.
Sono nervosa all’idea che tutti sappiano del fidanzamento. Oliver è una persona abbastanza (molto) conosciuta a Starling City. E’ sempre stato un playboy, un ragazzo facile che andava a letto con chiunque. I giornali l’hanno sempre descritto come uno degli scapoli d’oro insieme a Tommy e a Ray (visti i loro conti in banca). Negli ultimi anni è cambiato molto, questo è vero. Però questa notizia,  non farà altro che confermare le voci che sono sempre girate, ovvero che Oliver ed io avevamo una tresca.
Mi ritornano alla mente i titoli di alcuni servizi su di noi come “ Queen e la sua assistente”, oppure “ Felicity Smoak promossa per la sua bravura?” , “CEO impegnato ufficialmente?"
-Libera la mente, piccola.- sussurra Oliver notandomi forse lontana. –Sei vicina?-
Mi concentro sulla sua voce e sul suo fisico, cosi schiacciato contro il mio,con il suo membro che entra ed esce ripetutamente dentro di me ad una velocità disarmante.
La sensazione nel basso ventre inizia a farsi sentire, le gambe iniziano a cedere e ringrazio Oliver che abbia deciso di tenermi tra le sue braccia.
-Si sei vicina..- sussurra riconoscendo i segnali del mio corpo, mordendomi con forza il lobo dell’orecchio scendendo poi verso il collo. –Andiamo, vieni per me.-
Mi bastano esattamente un paio di secondi, prima di sgretolarmi sotto di lui, e arrivare all’apice del piacere, mentre le pareti interne del mio sesso si stringono intorno al suo membro. Oliver geme, e subito mi segue a ruota libera, riversandosi dentro di me come fa sempre visto che prendo la pillola anticoncezionale.
Alza la testa dal mio collo, e mi fissa fiero. –Sicura di non voler cambiare la tua valutazione?-
-Mmm…. resto dell’idea che tu sia un semplice sette.- dico punzecchiandolo.
Tutto è iniziato venerdi scorso, quando i nostri amici sono venuti a casa per la solita cena che facciamo ogni settimana. Ho confessato alle ragazze che Oliver e io abbiamo iniziato a fare sesso da quasi un mese, ma ho evitato di rivelargli la storia della proposta.
Stavamo chiacchierando, più che altro scherzando sulle perfomance  dei ragazzi a letto, e ognuna di noi ha dato un voto da 1 a 10 sul proprio compagno. Quando è toccato a me, il destino ha deciso di mandare Oliver da noi, cosi che potesse sentire cosa stavamo dicendo…  e io per provocarlo un po’ gli ho dato solo un 7 .  
-Mmm… allora è un bene che mi sia attrezzato per stanotte.- sussurra confondendomi.
-Oliver.. stanotte dormiremo dai tuoi.- dico razionale.
-E allora? Credi che questo mi fermerà? Non abbiamo ancora battezzato il mio letto… - dice prima di baciarmi, mentre mi rimette giù facendomi toccare terra con i tacchi.
-Potrebbero sentirci.. non saremo soli.-
Oltre a mia madre, anche i nostri amici si fermeranno  per la notte. Sara e Nyssa, Ray e Kendra… perfino John e Lyla dopo molte pressioni da parte di Robert hanno accettato di dormire a villa Queen. .
- Ho intenzione di raggiungere quel 10 in un modo o nell’altro.-
L’ha già raggiunto. Lui lo raggiunge sempre. Ma evito di dirglielo visto che mi piace giocare con lui.
-Lasciami preparare o faremo tardi.-dico spingendolo via.

 
 
 
Arriviamo villa Queen mezz’ora più tardi. Sono da poco passate le sette e la festa inizierà tra un’ora circa.
Quando la nostra macchina entra nel vialetto, vedo che tutti gli alberi sono stati ornati di luci bianche che fanno sembrare l’ingresso un giardino incantato. Oliver parcheggia l’auto proprio di fronte casa, e alcuni domestici escono a prendere le nostre borse cosi da portarle nelle nostre camere. Mia madre, seduta dietro con Sophie, slaccia la piccola e poi scende con lei porgendomela.
Oliver lascia passare prima noi, e mentre mia madre saluta Moira e Robert all’ingresso, io spoglio Sophie liberandola dal cappottino bianco.
-Ma come siamo belle..- dice Moira prendendola in braccio. –E anche la zia non scherza…- dice riferendosi a me.
Ho chiesto espressamente di non essere chiamata mamma in presenza della piccola, visto che non voglio che apprenda un nome in maniera sbagliata. Io sono la zia Felicity, cosi come c’è lo zio Oliver.
Non potremmo mai essere chiamati mamma e papà. Anche se lo siamo legalmente, non siamo i suoi genitori.
Farmi chiamare mamma sarebbe una gioia davvero grande, ma allo stesso tempo mi provocherebbe una tristezza dentro che difficilmente riuscirei a mandare via. Non voglio tradire la fiducia di Laurel. Anche se non c’è più, mi sento come se le stessi mancando di rispetto.
-Tanti auguri signorino Oliver.-dice Raisa ricevendo da Oliver un bacio sulla guancia. –Anche a lei signorina.-
-Grazie Raisa.- dico sfilandomi il cappotto per darlo al domestico all’ingresso.
-Mamma, papà… dov’è Thea?- dice Oliver mettendomi una mano dietro alla schiena facendomi capire che è pronto a fare l'annuncio.
-E’ di sopra.. si sta preparando. Sai quanto sia vanitosa tua sorella…- dice Moira giocando con Sophie.
In realtà si sta facendo bella per l’arrivo di Roy il suo fidanzato. E’ la loro prima uscita in pubblico, ufficiale. Si sono conosciuti un mese fa al Verdant e da allora Thea ha perso completamente la testa per lui. L’ha letteralmente conquistata. La conosco da anni ma non l’ho mai vista cosi.
-Qualcosa non va figliolo?- domanda Robert perplesso.
-Raisa potresti chiamare mia sorella? Ho una cosa importante da dire a tutti voi.- dice Oliver  serio spingendomi verso il salotto invitando anche gli altri a fare lo stesso. Si allontana da me giusto un secondo per fermare un cameriere e chiedere di prendere una bottiglia di champagne.
-Oliver tesoro non è un po’ presto per festeggiare?- domanda Moira confusa dalla richiesta.
Entriamo nella sala che è stata adibita per la serata. I divani e il tavolo da pranzo sono scomparsi, cosi da rendere l’ambiente più grande. Ci sono dei tavoli rotondi in giro, un quartetto di archetti e un angolo bar con tante bottiglie di alcool.
E’ uno scenario già visto: Moira organizza spesso feste di questo genere. Alla nostra sinistra c’è un albero di Natale enorme, che arriva fino al soffitto circondato da pacchetti di Natale da aprire domani mattina.
Villa Queen in questo periodo dell’anno, diventa la casa che si vede in Barbie e lo schiaccianoci. Quella del cartone.
-Che succede?- chiede Thea scendendo di corsa le scale ancora scalza. –Ciao Donna.- dice abbracciando mia madre contenta di rivederla.
-Tuo fratello deve parlarci.- dice Robert precedendo Oliver.
Il cameriere arriva con i nostri calici, fa un giro veloce e ne da uno a ciascuno di noi.
-Champagne? Allora la cosa è seria..- sussurra Thea. Inizia a sorridere, poi smette di farlo diventando seria tutto a un tratto. -Oddio!- trilla spalancando gli occhi.
Cosa? Ha capito? Avrà visto l’anello?
Siamo tutti in cerchio, aspettando che Oliver riveli la grande notizia quando Thea urla:
-Sei incinta!-
Mi affogo con lo champagne che stavo bevendo, tossendo svariate volte avendo sentito l’assurdità che la piccola Queen ha anche solo pensato.
Oliver premuroso mi da delle pacche dietro la schiena sperando che ritorni a respirare normalmente.
-Cosa? Sei incinta?- chiede Moira senza poter nascondere un sorriso.
-No…- scuoto la testa, alzando la mano sinistra solo per mostrargliela.
-No non lo è… ma ci sposiamo.- ammette Oliver facendo esultare la famiglia.  

 
 
 
Gli ospiti stanno pian piano arrivando. Sono accanto ad Oliver, il suo braccio è stretto intorno alla mia vita, mentre salutiamo i vari amici di Robert e Moira. Mia madre è in giro, chiacchierando amabilmente con il padre di Laurel, Quentin arrivato in compagnia di Dinah.
Tutti chiedono di Sophie, la cercano in giro curiosi di vederla. Laurel e Tommy raramente la portavano ad eventi cosi, la piccola di solito restava a casa con Amy. Quest’anno ovviamente, le cose sono andate diversamente.
-Zia che sorpresa.- dice Oliver lasciandomi andare un secondo per dare un bacio sulla guancia alla donna che ci si è appena parata davanti con Moira. Non l’ho mai conosciuta, quindi deduco che sia uno dei parenti europei.
-Oliver..tesoro.- dice la donna dai capelli biondi vestita con un elegante abito nero di chiffon. Indossa una collana che sicuramente costa più della nostra macchina. A giudicare dalle pietre preziose deduco che dev’essere anche assicurata.
-Susan, lei è Felicity.- dice Moira spostando l’attenzione su di me. –Felicity, lei è mia cognata, Susan Queen.-
-La mia fidanzata.- dice Oliver attirandomi possessivamente di nuovo verso di lui . –Nonché madre di Sophie.-
La zia di Oliver spalanca gli occhi per la sorpresa, vista la notizia appena ricevuta.
-Avete deciso di sposarvi? Che bella notizia…. è un piacere fare la tua conoscenza cara… - dice abbracciandomi goffamente imbarazzandomi un po’.
-Piacere mio signora Queen.- dico educata ricambiando la stretta.
-Oh ti prego, chiamami Susan.- dice lasciandomi andare. –Sei di famiglia dopotutto. Fammi vedere l’anello…- dice prendendomi delicatamente la mano sinistra per alzarla e vedere l’anulare.
Osserva l’anello di platino, toccando la gemma che lo arricchisce e lo rende unico nel suo genere.
-Questo non è l’anello di famiglia…- sussurra Susan guardando in direzione di Moira quasi come se volesse ammonirla di qualcosa.
E’ un problema?
Guardo Oliver confusa, chiedendogli silenziosamente dove sia il problema quando lui decide di parlare.
-Volevo che Felicity avesse qualcosa di unico…- dice sincero facendomi sorridere. –E' un pezzo unico, disegnato solo per lei.- 
Non gli ho chiesto niente riguardo la scelta dell'anello. Volevo farlo ma poi con l’arrivo di mia madre e le cose da preparare per la vigilia, mi è passato di mente.
-Sei un romanticone.- dico punzecchiandolo.
-Solo per te.- dice chinandosi verso di me per darmi un bacio a timbro.
Prima che me ne possa rendere conto, vengo colpita dal flash di una macchina fotografica. Oliver ed io ci separiamo, trovandoci faccia a faccia con Thea mentre ha tra le mani una macchina professionale.
-Avevate promesso di stare tranquilli…- dice guardando lo schermo della macchina forse per rivedere la foto. –Ricordatevi che ci sono dei minori in giro.-
-Beccati.- sussurra Oliver sorridendo colpevole.
Sto per aggiungere qualcosa, quando sento Sophie piangere.
Ci sono chissà quanti altri bambini nell’altra stanza ma io so che si tratta di lei. Ho sentito il suo pianto per mesi, anche di notte mentre stavo dormendo.  Senza dire niente, supero tutti e vado sulla soglia del salone con l’intento di raggiungerla. Ma il pianto si fa sempre più chiaro, più vicino, e infatti dopo qualche secondo la piccola arriva in braccio a una delle animatrici, chiamate per intrattenere i bambini per tutta la serata.
Quasi come se fosse arrivata una star, i vari presenti smettono di parlottare tra di loro, e iniziano ad osservarmi mentre mi avvicino a Sophie e la prendo in braccio ringraziando la ragazza che me l’ha portata.
-Cosa c’è amore?- sussurro cullandola dolcemente.
-Non è il pannolino… ho controllato.- dice la ragazza mortificata.
-Tranquilla… lo fa spesso.- dico tentando di rassicurarla. –A volte è solo per attirare l’attenzione.-
Sento la presenza di Oliver alle mie spalle, avvicinatosi per assicurarsi che sia tutto apposto.
-Cosa c’è Sophie?- domanda accarezzando la testa della piccola.
Non sono neanche le nove. Ha già mangiato, non dev’essere cambiata… potrebbe avere sonno?
Oliver la prende in braccio e la peste, smette subito di piangere.
-Aveva solo nostalgia di noi..- dice dandole un bacio sulla guancia bagnata dalle lacrime.
E’ normale che sia cosi. Oliver la tiene sempre in braccio. Praticamente vive tra le sue braccia. Durante la settimana , lui va a lavoro, poi torna e non la molla un secondo fin quando non deve andare a letto a dormire. Poi a quel punto, sposta tutte le sue attenzioni su di me e inizia a coccolare me.
-Facciamola stare qui con noi e poi tra un po’ la porto di sopra a fare la nanna….- dico aggiustandole il vestitino tutto alzato che le scopre il pannolino.
-Oh eccovi.- dice una voce familiare alle nostre spalle. Oliver ed io ci giriamo, trovandoci faccia  a faccia con Sara  e Nyssa.
Quando arriveranno anche gli altri, la serata avrà finalmente inizio.

 
 
 
La serata procede bene. Da quando sono arrivate le ragazze, abbiamo preso posto ad un tavolo, e abbiamo iniziato a chiacchierare anche con Sara e Nyssa facendoci raccontare le loro ultime novità.
Dopo il viaggio in Tibet finito male, entrambe hanno deciso di trasferirsi a New York per stare più vicine a Dinah. Nyssa non ha una famiglia, i suoi sono morti quand’era molto piccola, quindi la famiglia Lance ora è la sua famiglia. Fortunatamente Quentin e Dinah l’hanno accolta con amore in casa, senza farsi molti problemi sulla sessualità della figlia.
-Non ti scrolla gli occhi di dosso.- sussurra Caitlin sottovoce seduta alla mia destra.
Mi giro leggermente e incontro lo sguardo di Oliver, sorridendogli dolcemente.
-Puoi dargli torto?- domanda Sara retorica. –L’ex della sua futura moglie è in questa stanza… e non è niente male.-
Daniel è qui. Non sapevo che fosse stato invitato. In realtà non sapevo che ci sarebbe stata anche Isabel, ma non ho fatto ulteriori domande visto che è una socia di Oliver e non ho nessun diritto di fare scenate.
E poi… ho già vinto contro di lei. Non lo sapevo, ma è accaduto. Tre anni fa quando Oliver ha detto il mio nome quando era a letto con lei.
Nyssa guarda Sara perplessa, corrucciando lo sguardo.
-E’ un dato di fatto.. l’hai visto?- domanda Sara volendosi giustificare.
Oliver è molto meglio. Decisamente molto meglio.
-Daniel non è il mio ex.- puntualizzo.
-Lui questo lo sa? Ti guarda come se volesse mangiarti.- fa notare Kendra bevendo un sorso di vino.
-Domanda più importante… ha saputo che ti sposi?- chiede Caitilin rigirando il coltello nella piaga.
-Penso di si…. non abbiamo parlato molto da quando è arrivato.- dico scrollando le spalle. –E poi non mi interessa… non gli devo nessuna spiegazione.-
-Perché ho l’impressione che Ollie voglia ucciderlo? Non lo vedo fare a botte da un po’.- sussurra Sara facendomi preoccupare.
-Oliver non darebbe mai spettacolo qui.- dice Nyssa razionale.
-Mmm.. non ne sarei cosi sicura.- risponde Sara.
-Devo andare in bagno.- dico togliendomi il fazzoletto dalle gambe per alzarmi.
Percorro il corridoio, andando in direzione di Oliver che sta intrattenendo alcune persone insieme a John e Lyla, per avvisarlo che sto andando al  bagno al piano di sopra anche per controllare Sophie che dorme già da un po’.
-Chiedo scusa per l’interruzione…- dico mettendogli una mano sulla spalla. –Vado a controllare Sophie al piano di sopra…-
-Vengo con te.- dice risoluto.
-Tranquillo… sei impegnato. Continuate a parlare senza problemi. Torno presto.- dico sporgendomi verso di lui per dargli un  bacio a stampo.
-Ti aspetto qui.- sussurra contro le mie labbra.
Salgo al piano di sopra, nonostante ci sia il bagno al piano terra, andando prima in camera mia. Entro silenziosamente, andando verso il box che abbiamo portato da casa per far dormire la piccolina. Le do un’occhiata veloce, la copro con la copertina visto che si è scoperta, e poi esco dalla camera diretta al bagno.
E’ una o due porte distanti. Essendo libero, entro senza problemi diretta alla toilette per liberare la pipi che cercavo di trattenere già da un po’.
Mi riaggiusto il vestito, vado verso il lavandino per lavarmi le mani, quando sento la porta aprirsi.
So già che si tratta di Oliver. Anche se gli ho chiesto di non seguirmi, sapevo che l’avrebbe fatto. Non stiamo un po’ da soli da troppo tempo. Forse gli manco. Cosi come lui manca a me.
-Sapevo che saresti venuto..- dico senza girarmi percependo sottocchio la sua figura.
-Davvero?-
Mi irrigidisco di colpo quando sento la sua voce.  Questo non è Oliver.
Alzo lo sguardo e riflesso nello specchio, vedo la figura di Daniel. E’ in piedi, con una mano in tasca, i capelli disfatti, e gli occhi persi.
-Daniel.- dico tranquilla. –Scusami pensavo fossi….-
-Oliver?- domanda interrompendomi rimanendo fermo dov’è. –Vi eravate dati appuntamento per una sveltina?-
Non mi ha mai parlato cosi. Mai usato un linguaggio cosi neanche in mia presenza. Lo guardo e noto che c’è qualcosa di strano in lui. Qualcosa che non mi piace.
-No.. niente di tutto questo. Ti senti bene?- domando asciugandomi le mani con dei tovagliolini di carta.
Daniel evita di rispondermi, ma in compenso si gira verso la porta e la chiude a chiave separandomi cosi dal resto del mondo.
-Che stai facendo?- chiedo allarmata.
Daniel si gira di nuovo verso di me ed è allora che capisco.
E’ ubriaco. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


                                                                                Capitolo 16



-Daniel… che stai facendo?-
Ormai è l’unica frase di senso compiuto che riesco a pronunciare. So bene cosa sta per farmi. L’ho capito benissimo.
Eppure una parte di me, scarta l’idea a priori senza neanche considerarla. Daniel è una brava persona.
Non mi farebbe mai del male.
-Sai perché ho accettato di venire stasera?- domanda avvicinandosi a me e io in tutta risposta, inizio ad indietreggiare.
-Il buon vino?- domando cercando di prendere tempo per trovare una via di fuga.
Ma quando finisco con le spalle al muro, e lui è a pochi metri da me, capisco che sono fregata. Mi sono bloccata nella ragnatela del ragno da sola.
-Per te… volevo rivederti.- ammette sincero squadrandomi da capo a piedi facendomi venire la pelle d’oca.
-Daniel…-
-Io volevo solo parlarti…. poterti toccare come facevo una volta…- dice rompendo la distanza che c’è tra di noi, poggiando una mano sul muro cosi da avere un braccio teso, mentre l’altra mi accarezza il viso.
Non  capisco cosa intende per “toccare come facevo una volta”. Lui non mi ha mai toccato in quel senso. Le nostre effusioni in pubblico e in privato non si sono mai spinte oltre ad un semplice abbraccio o ad un bacio su una guancia.
L’unica volta che ha cercato di baciarmi contro la mia volontà, l’ho spinto via dandogli perfino uno schiaffo in pieno viso. Eravamo entrambi leggermente brilli per via del vino bevuto, e lui pensava di potersi spingere oltre. Quando l’ho colpito si è reso conto di ciò che stava facendo e mi ha chiesto scusa. Questa volta però le cose non andranno cosi. Lui non è brillo, è ubriaco fradicio. Perfino i suoi vestiti puzzano di whiskey.
Il suo alito si confonde con l’odore della sua acqua di colonia, facendomi venire il volta stomaco.
-Ma come sempre Oliver si è messo in mezzo… rivendicando ciò che è suo.- aggiunge amareggiato.
Lo guardo e resto immobile , senza sapere cosa fare. Ho paura che se mi muovo o cerco di divincolarmi, lui possa farmi male.
-E poi lo vedo.- dice confondendomi.
Vede cosa? Di che sta parlando?
-Vedi cosa, Daniel?- sussurro dolcemente.
-Questo.- dice prendendomi con forza la mano sinistra facendomi male. –Hai deciso di sposarlo?-
I suoi occhi sputano fuoco. Non letteralmente. Ma fanno paura. Lui mi fa paura. E ciò succede perché non l’ho mai visto cosi.
Non mi ha mai trattato cosi.
-Lasciami.- dico cercando di liberarmi il braccio dalla sua presa.
-Rispondimi, cazzo!- urla dando un pugno nel muro che mi fa emettere un suono sconnesso. –Lo sposerai? Ti soddisfa cosi tanto a letto da diventare la signora Queen per tutta la vita?-
-Sai che non si tratta di questo.- dico sincera. –Smettila di prego.-
Daniel mi prende il viso con una sola mano, bloccandomi il mento in modo tale che possa stare ferma. Cerco di spingerlo via con le braccia, ma è tutto inutile.
Prima che possa aggiungere altro, mi bacia con forza, bloccandomi tra il suo corpo e il muro alle mie spalle, leccandomi le labbra ripetutamente per invitarmi ad aprire la bocca.
Quando vede che non sono disposta a farlo, mi alza la gonna lunga del vestito e attraverso lo spacco si insinua tra le mie gambe, arrivando velocemente alle mutandine di pizzo.
-Vediamo di divertirci un po’, va bene?- sussurra impazzito scoprendomi alla meglio le gambe.
-Lasciami Daniel!- urlo terrorizzata.
Non può succedere davvero. Non sta succedendo davvero.
Perché ho detto ad Oliver di non salire? Perché gli ho suggerito di restare giù? Se fosse salito, tutto questo non starebbe succedendo.
Daniel torna a baciarmi, accarezzandomi con forza le gambe, dandomi una serie di pizzichi che so domani diventeranno veri e propri lividi.
Le sue mani sono cosi grandi. Anche quelle di Oliver lo sono, però non mi hanno mai toccato cosi.
Oliver non si permetterebbe mai di fare una cosa del genere. A nessuna.
Apro la bocca, solo per mordergli il labbro inferiore con forza, costringendolo cosi ad allontanarsi da me.
Si asciuga il sangue che gli esce dal labbro, con il dorso della mano e mi osserva scioccato. In un attimo di follia, decido di agire e tento di superarlo per fuggire via, ma lui è più veloce di me e mi tira verso di se dandomi uno schiaffo in pieno viso che mi fa perdere stabilità per alcuni secondi. 
-Dove pensavi di andare, eh puttana?- urla tirandomi verso il lavandino del bagno.
-Lasciami Daniel.. ti prego..-  sussurro iniziando a piangere.
-Credi che solo Queen sappia soddisfarti? Sono bravo anch’io lo sai?- domanda alitandomi in faccia facendomi scuotere ripetutamente la testa.
-Lasciami ti prego.- urlo tentando per l’ennesima volta di spingerlo lontano da me.
Perché nessuno viene ad aiutarmi? Perché nessuno ci sente? La festa è al piano di sotto o sono andati tutta via?
Da quanto tempo sono qui? Oliver non si è accorto che manco già da un po’?
-Oh ti piacerà…. ti farò provare il vero piacere. Ti scoperò cosi bene che annullerai le nozze con Oliver.- dice aprendomi le gambe con forza. Io cerco di richiuderle in tutti i modi, poi lui di nuovo mi colpisce in faccia prima di baciarmi sulle labbra con la solita irruenza da cavernicolo.
Lo sento mentre si slaccia la cinghia dei pantaloni e si abbassa i pantaloni. Ignoro tutto ciò che sta succedendo intorno a me concentrandomi solo su una cosa: scappare.
Devo trovare un modo per scappare.
Le mani sono ancora sul suo petto, mentre lui cerca di sfilarmi le mutandine. Ho il bacino a contatto con il marmo del lavandino, cosi decido di prendere la prima cosa che riesco a toccare con l’intento di darglielo in testa.
-Non opporre resistenza o ti farà solo male…- sussurra toccandomi il seno ad di sopra del vestito.
Mi farà male comunque. Essere toccata da un uomo che non amo, in questo modo, potrà fare solo male.
-Lasciami!- urlo.
Chiudo gli occhi, mentre dentro di me sento la necessità di scoppiare come se fossi una bomba ad orologeria per allontanare questo matto il più possibile. Lo sento mentre arriva alle mie mutandine di nuovo, cercando di strapparle in tutti i modi.
Prima che me ne possa rendere conto, la presa sul mio corpo svanisce, e io finisco con le ginocchia a terra sul pavimento freddo.
Apro gli occhi, guardandomi intorno confusa.  
Sono stata io? Sono riuscita a fermarlo?
Guardo in direzione della porta, trovandola sfondata. Riesco a sentire delle voci, ma fuori alla porta vedo solo ombre.
Ho sbattuto la testa? Mi sento un po’ scombussolata come se mi fossi appena liberata da delle funi che mi bloccavano il corpo.
E’ l’adrenalina?
Qualcuno si inginocchia davanti a me, e mi prende il viso tra le mani. Io sobbalzo in un primo momento, cercando di liberarmi dalla presa di questa persona che a primo impatto non riconosco.
Dov’è Oliver?
-Felicity sono io.-sussurra John dolcemente. –Sono io. Sono Digg.-
Alzo lo guardo, e quando incontro i suoi occhi marroni riprendendo a respirare normalmente rilassando finalmente i muscoli. 
Digg è qui. E’ qui con me.
Piango silenziosamente davanti a lui, mentre lui si sfila la giacca dello smoking e me la posa sulle spalle. Abbasso per un secondo lo sguardo sul mio vestito, trovandolo strappato in vari punti.
E poi  li sento.
Rumori di colpi, rumori di pugni che vengono dati contro qualcosa. O contro qualcuno.
Collego le orecchie al cervello, sentendo la voce di Ray Palmer che urla qualcosa a pochi metri da me.
-Oliver calmati!-

 Oliver? Dov’è Oliver? Oliver è qui? Perché non è qui con me?

Mi sporgo oltre la figura massiccia di John, ancora accovacciato davanti a me e lo vedo. A terra, su Daniel, mentre lo prende a pugni manco fosse un sacco da box. Daniel ha il viso tumefatto, tutto sporco di sangue, ma Oliver continua a sfogarsi su di lui come se non ci fosse un domani.
-Cosi lo uccidi!- dice Ray cercando di alzarlo da terra. Spingo John verso di loro, terrorizzata che Oliver possa fare una sciocchezza. Digg va da loro, cercando di aiutare Ray per issare Oliver da terra, ma è tutto inutile.
Oliver sembra essere incollato al pavimento, non vuole smuoversi per niente.
Prendo l’iniziativa, e mi faccio scivolare la giacca di John dalle spalle, alzandomi senza problemi per andare da lui.
Non posso lasciarlo solo. Ha bisogno di me, ha bisogno di sapere che sto bene.
Perché non è venuto da me? Perché non si assicura che sto bene?
Ancora piangendo, vado da lui e semplicemente gli tocco la spalla. Oliver riconosce sempre il mio tocco, e si gira verso di me con gli occhi pieni di rabbia.
-Ti prego…- sussurro scuotendo il capo per invitarlo a smettere. –Voglio andare via.-
Sento qualcun altro entrare in bagno, ma non me ne curo. Capisco solo dopo che si tratta di Moira e di Robert forse chiamati dalla piccola Queen.
Oliver mi fissa per alcuni secondi, concentrando lo sguardo sul mio petto. Lo imito, e mi rendo conto che ho quasi il reggiseno da fuori.
Daniel mi ha quasi spogliato e io non me ne sono resa conto.
-Oliver…. – dice John venendo in mio soccorso. –Portala via.-
Oliver riporta la sua attenzione su Daniel, osservandolo in trans per alcuni secondi poi si lascia alzare da terra dai ragazzi, attirandomi tra le sue braccia.  
-John portalo via… usa la porta di servizio.- ordina Robert serio.
Mi appesantisco, solo per fargli capire che ho bisogno di essere presa in braccio. Oliver mi issa da terra, e di peso mi porta fuori, mentre mi accarezza i capelli, e annusa il mio profumo.
Sono tra le sue braccia e sono a casa.
Ciò che è successo, diventa solo un vago ricordo anche se i segni che Daniel mi ha lasciato mi provano il contrario.
Oliver mi trascina fuori dal bagno, ma si ferma nel corridoio, adagiandomi dolcemente a terra, sovrastandomi con il suo corpo come se volesse coprirmi da tutti gli altri.
Quando scioglie l’abbraccio, e mi prende il viso tra le mani, ignoro ciò che mi dice la testa e ricomincio a piangere davanti a lui mentre l’adrenalina inizia a scaricarsi.
-Sono qui…sono qui, mi dispiace.- sussurra asciugandomi le lacrime. –Va tutto bene… sei qui con me. E’ finita sei al sicuro.-
Si avvicina di più, poggiando la guancia sulla mia fronte. Mi stringe a se, facendomi sentire che c’è.
Lui è qui. E’ qui con me.
Supero la sua stazza solo per vedere John mentre porta via Daniel, facendolo quasi strisciare a terra. Ray lo sta aiutando, sotto lo sguardo attento e scioccato di Moira e Thea.
Sento gli occhi di tutti su di me, e quando mi ricordo di essere mezza nuda per via dell’abito strappato, incrocio le braccia al petto con l’intento di coprirmi.
Mi sento sbagliata. Come se fossi stata creata male.
Quando ieri ho deciso di indossare quest’abito, tutto pensavo tranne che la serata finisse cosi.
Oliver si sfila velocemente la giacca e me la poggia sulle spalle, cercando di chiuderla alla meglio.
-Robert dobbiamo fare qualcosa..- dice Moira credendo di non essere sentita.
-Non mi interessa se è la vigilia di Natale.. – dice Oliver autoritario. –Chiama Jack.-
-Oliver…-
-Niente Oliver papà.- dice il diretto interessato interrompendolo. –Quel figlio di puttana non doveva neanche toccarla. L’ha fatto e ora se la vedrà con i nostri legali.-
Vorrei dire qualcosa, ma non vorrei peggiorare le cose. Resto in silenzio, mentre Oliver mi riprende in braccio e mi porta in camera.
-Oliver  mia madre….-
-Tranquilla, ci penserà Thea.- dice interrompendomi dolcemente. Apre la porta della sua vecchia camera, entra dentro e se la richiude alle spalle. Va verso il letto, e mi poggia delicatamente sul materasso.
Si inginocchia davanti a me e si dedica alle scarpe dorate che ho deciso di indossare. Solo quando me le sfila entrambe mi rendo conto che a una delle due, si è rotto un tacco.
-Te le ricomprerò.-
-Le ho prese in saldo….e poi ho tante scarpe.-
-Non devi fingere con me, lo sai vero?- domanda retorico.
Quando ho i piedi liberi, Oliver si rimette in piedi e mi porge la mano per alzarmi. Lo faccio, facendomi scivolare la sua giacca giù dalle spalle e Oliver mi abbassa la cerniera del vestito facendolo cadere ai miei piedi.
Sono stata cosi davanti a lui altre volte ma a differenza mia per Oliver questa volta sembra essere un problema.
Seguo i suoi occhi, capendo il motivo di tanto shock da parte sua.
Ho delle macchie rosse. Macchie che domani diventeranno lividi. Un paio sulle braccia, uno sulla coscia, per non parlare del viso che mi fa male. Daniel mi ha dato uno paio di schiaffi abbastanza pesanti. Spero solo che non mi esca un livido sul volto perché siamo durante le feste e l’ultima cosa che voglio è sembrare una donna che viene picchiata dal proprio uomo.
So che questa storia uscirà fuori prima o poi. Scommetto che domani sarà su tutti i notiziari.  Questo farà sicuramente più scena della notizia del mio fidanzamento con Oliver Queen.
-Mettiti a letto.- ordina.
-Oliver…-
-Ti prego Felicity. Fai come ti dico.- dice interrompendomi.
E’ cosi freddo. Perché mi tratta cosi? Perché ho l’impressione che se ne voglia andare?
-Dove vai?- chiedo a voce bassa.
-Ho delle cose da risolvere.- dice accarezzandomi il viso dolcemente.
-Daniel?- domando colpendo l’oggetto dei suoi pensieri.
Oliver sbuffa rumorosamente, prima di mollarmi li da sola, andandosene via. Io resto in camera sua, da sola, interdetta dal suo gesto senza sapere cosa fare.
Non so che ora sia, non so cosa stia succedendo al piano di sotto, non so se la festa sta continuando senza di me….
Ho bisogno di Sophie.
Giro la testa verso il box, trovando la piccola ancora addormentata a pancia sotto. Non ci penso due volte a prenderla tra le braccia, e a depositarla al centro del materasso, scostando la coperta per coprirla. Vado verso la mia borsa e prendo il mio pigiama, ignorando una serie di completino intimi che mi ero portata per concludere al meglio la serata con Oliver.
Ma stasera… le cose non andranno come volevo. Oliver non  è qui.
Mi stendo accanto alla piccola, dal lato che del letto che di solito occupo a casa, e la attiro verso di me accoccolandomi contro di lei.



                                                                                **************************************
 
 
 
-Non me ne frega un cazzo di chi sia Daniel Thorne!- urlo parlando con Quentin, il padre di Laurel e Sara, nell’ufficio di mio padre.
La festa è finita prima. Mia madre ha pensato bene di mandare tutti a casa visto ciò che è accaduto.
Daniel stava per violentare Felicity.
Era andata in bagno, e non vedendola scendere dopo un po’, ho pensato bene di guardarmi intorno per cercare con gli occhi Daniel. Non trovandolo, ho collegato tutti i tasselli e ho iniziato ad allarmarmi.
Sono corso al piano di sopra come un fulmine, seguito da Diggle, arrivando nel corridoio della mia camera sentendo subito la sua voce mentre supplicava di essere lasciata.
La porta del bagno era chiusa dall’interno, e in un attimo di follia, l’ho sfondata con un piede entrando a contatto con l’amara verità.
Daniel mezzo nudo, con i pantaloni abbassati, mentre bloccava Felicity e la toccava con le sue mani sudice.
Felicity aveva il vestito strappato in varie parti, le gambe messe in evidenza a causa dello spacco, il reggiseno in bella vista.
L’ho tirato lontano da lei, e l’ho buttato a terra fiondandomi poi su di lui prendendolo a pugni come desideravo fare da tempo. Ho continuato cosi per molto tempo, spaccandomi anche le mani a causa dei colpi, ignorando le pressioni di Ray e John che mi chiedevano di smetterla.
Poi è bastato un suo tocco .
Mi ha toccato la spalla, e io mi sono fermato guardandola in faccia per la prima volta da quando sono entrato in bagno. Aveva il trucco sciolto, lacrime le rigavano il viso, i capelli sconvolti… segni su tutto il corpo. Veri e proprio lividi.
-Quentin… non possiamo far finta di nulla.- dice mio padre venendo in mio soccorso. –Ti rendi conto che poteva far del male anche a Sophie? Era ubriaco.. non era neanche in grado di reagire.-
Siamo nell’ufficio di mio padre. Ho chiamato il nostro avvocato chiedendogli di venire per parlare delle azioni legali che ho intenzione di muovere nei confronti della famiglia Thorne. Conosco i genitori di Daniel personalmente, ma non ho intenzione di fermarmi.
Si è permesso di toccarla. Stava per….
-Robert credi che non lo sappia?- domanda Quentin amareggiato. –Sono il primo che lo chiuderebbe in cella per un bel po’ per fargli schiarire la mente. Ma…-
Sbatto i pugni sulla scrivania di mio padre, facendo sussultare tutti i presenti.
-Nessun ma. Paghiamo i nostri legali praticamente una fortuna. Non me ne frega un cazzo delle conseguenze. Quel figlio di puttana stava per violentare la mia fidanzata e io ho intenzione di rovinarlo.- dico serio facendo sbiancare tutti perfino John. –Se Felicity non mi avesse fermato lo avrei ucciso con le mie stesse mani.-
Quentin sbuffa rumorosamente, prima di iniziare a parlottare con mio padre di chissà cosa. John si avvicina a me, e mi da una pacca sulla spalla.
-So già cosa vuoi dirmi.- sussurro secco.
Dovresti andare da lei.
-Se lo sai, cosa ci fai ancora qui?-
E’ mezzanotte passata e non so dove siano tutti. Immagino che i nostri amici siano ancora in salotto,pronti a rendersi utili mentre Donna… sarà con Felicity.  Quando le abbiamo detto ciò che era successo alla sua bambina non ci ha pensato due volte a  salire al piano di sopra per vedere come stava. Io a differenza sua non vedo Felicity da quando l’ho lasciata da sola.
Ovvero da due ore.
Non so se stia dormendo, non so cosa stia facendo… io so solo che devo farla pagare a Daniel.
-John…. non ora.- dico scocciato.
Digg sbuffa rumorosamente, ovviamente contrariato dalle mie parole.
-Hai intenzione di ignorarla? Per quanto? Guarda che lei ha bisogno di te.-
-Io non….. – dico senza portare a termine la frase visto che non so davvero come fargli capire il mio punto di vista.
-Pensi che sia colpa tua.- dice intuendo tutto, conoscendomi forse anche meglio di me stesso.
Dopo Felicity, Digg può vantarsi di conoscere ogni sfaccettatura del mio carattere. Ogni sfumatura negativa e positiva, lui ne è a conoscenza.
-Ho fallito.- ammetto scoraggiato mentre gli occhi mi si velano di lacrime.
L’immagine di Daniel su di lei, quei segni sul suo corpo che so diventeranno lividi… per non parlare del suo occhio quasi nero.
Non sono stato attento. Avrei dovuto vegliare su di lei e non l’ho fatto.
Ho visto il modo in cui Daniel la guardava. Ho visto come beveva un drink dopo l’altro. Ho semplicemente scelto di ignorare il mio istinto che mi diceva di stare con gli occhi aperti per proteggere la donna che amo.
-Tu l’hai salvata.- dice Digg comprensivo. –Sei arrivato prima che…-
-Non doveva neanche toccarla. E invece l’ha fatto.- dico interrompendolo duro. –Ha toccato ciò che è mio, ha toccato la donna che diventerà mia moglie….-
-Parliamo della stessa donna che ora è in camera tua da sola insieme a vostra figlia?- chiede retorico affondando il coltello nella piaga.
-Digg… non posso salire sopra e far finta che non sia successo niente.-
-Quindi qual è il tuo piano? Stare qui per il resto della notte e cercare di farla pagare a quel figlio di puttana?-
Perché mi conosce cosi bene? E perché ha la capacità di chiarirmi le idee cosi facilmente?
Dovrei assumerlo come psicologo e non come autista.
-Ha bisogno di sentire che ci sei. Ha bisogno di sapere che non è colpa sua.- dice facendomi voltare verso di lui con la fronte corrugata. –Cosa pensi? Che la cosa le scivolerà di dosso come se niente fosse? Lo ricorderà per sempre. E per sempre penserà che è colpa sua.-
Non mi sono mai trovato in una situazione del genere. Neanche con Thea grazie a Dio.
-Lei non ha colpe… qui l’unico colpevole sono io.-
-Perché? Perché un pazzo ubriaco voleva violentarla?-
-Perché è la donna con la quale voglio passare il resto della mia vita  e non sono stato in grado di proteggerla.-

 


                                                                            *************************************************


 
 
Mi sveglio di soprassalto, quando percepisco la presenza di qualcuno in camera. Apro gli occhi, mi metto seduta e accendo l’abatjour sul comodino cosi da illuminare la stanza. Non c’è nessun’altro a parte me e Sophie. Neanche Oliver.
Guardo la sveglia  e mi rendo conto che sono passate le tre del mattino. Fuori sta nevicando, viste le temperature cosi basse.
Mi giro verso Sophie trovandola addormentata al mio fianco, e sposto i cuscini in modo da formare una barriera cosi che non possa cadere.
Scendo dal letto ed esco dalla stanza, controllando in giro se c’è qualcuno. Tutto tace.
La porta che Oliver ha sfondato per raggiungermi è stata portata via, dandomi cosi la possibilità di vedere l’intero del bagno dal corridoio adiacente alle stanze.
Rivedo la scena davanti agli occhi. Al solo pensiero mi vengono i brividi.
Scendo le scale di villa Queen, ma prima di cercare Oliver mi do una rapida occhiata allo specchio che c’è nell’ingresso,  sussultando quando vedo una macchina violacea sotto l’occhio simile ad un livido.
La guancia mi fa male, il resto del corpo è dolorante per una seria di lividi più leggeri. Non posso lamentarmi. Anche se sembro un panda, la cosa poteva andare peggio.
Il salone è vuoto, le cose sono state rimesse al proprio posto dai domestici. L’unica fonte di calore, oltre al camino, sono le luci accese dell’albero di Natale. Un enorme pacco con della carta tutta colorata si trova al di sotto dei rami verdi. Pacco che è stato incartato da Oliver e me e che contiene il regalo della piccola peste per questo primo Natale insieme come una famiglia.
Continuo a camminare, cercando Oliver, andando prima in cucina e poi nello studio di Robert al piano terra. La luce al di sotto della porta è accesa, quindi deduco di averlo finalmente trovato.
Apro la porta lentamente, affacciandomi di poco nella stanza, vedendo Oliver seduto alla scrivania del padre.  Sta scrivendo qualcosa su un pezzo di carta, attorno a lui ci sono molti fogli accartocciati .
-Hey.- dico sottovoce attirando la sua attenzione.
Quando sente la mia voce, Oliver alza la testa verso di me, spalancando gli occhi per la sorpresa.
-Che ci fai qui?- chiede confondendomi.
Potrei fargli la stessa domanda. Che ci fa lui ancora qui?
-Vieni a letto.- dico entrando nella stanza chiudendo la porta.
-Devo finire la dichiarazione da consegnare a Quentin.- dice giocando nervosamente con la penna che stava utilizzando.
Freddo. Freddo come il ghiaccio.
Cos’ho fatto? Perché mi tratta cosi? Sta ancora cercando di smaltire la rabbia verso Daniel o si tratta di altro?
-Te le sei almeno disinfettate?- domando riferendomi alle mani spaccate per via dei pugni dati a Daniel.
Sono rosse, direi anche leggermente gonfie.
-Il dolore che provo non è niente in confronto alla rabbia che ho dentro.- ammette sincero.
So come si sente. Conoscendolo crede che sia colpa sua.
Cammino verso di lui, supero la scrivania e mi metto alle sue spalle, poggiando il mento sullo schienale della poltrona rivestita in pelle accarezzandogli i capelli dolcemente.
-Vieni a letto… ho bisogno di te. Non riesco a dormire.- sussurro sincera.
Con gli anni, ho imparato a conoscere il suo corpo alla perfezione. Anche quando eravamo semplici amici, dopo una lunga giornata in ufficio, avevo l’abitudine di accarezzargli i capelli e il collo perché so quanto questo lo rilassi terribilmente. Questa volta invece, capisco che sta avvenendo l’esatto opposto.
Mille domande iniziano ad assalire la mia mente. Domande a cui non ho risposte vere. In compenso, ho tanti dubbi.
-Guardami.- dico autoritaria spostandomi alla sua sinistra.
Oliver fa come gli dico, e quando incontro i suoi occhi, capisco che il problema è un altro.
–Hai intenzione di non toccarmi  più?- domando perplessa.
-Felic….-
-Non dire Felicity.- sbotto interrompendolo furiosa. –Rispondimi. Che intenzioni hai?-
Oliver si alza, cerca di attirarmi in un abbraccio, ma io indietreggio facendogli capire che non ho bisogno di un contatto con lui in questo momento.
-IO stavo per essere violentata, IO ho un occhio nero e TU non vuoi toccarmi?- domando incredula. –Ma che razza di problemi hai?-
-Mi disp…-
-Ho pianto per più di un’ora. E tu non c’eri. Mi sono addormentata da sola in un letto che non è il mio e tu non c’eri. Mi sono svegliata e tu non c’eri.- dico mentre gli occhi mi si velano di nuovo di lacrime. –Ho bisogno di te e tu non ci sei.-
-Sono qui… sono qui.- sussurra raggiungendomi.
-No, non sei qui!- urlo non curante del fatto che qualcuno possa sentirci. –Se fossi davvero qui, non mi avresti lasciata sola per più di 5 ore dopo quello che Daniel mi ha fatto! Non daresti più importanza ad uno stupido pezzo di carta invece che a me! –
Oliver abbassa il capo colpevole prendendosi il viso tra le mani, poggiandosi con il bacino sul bordo della scrivania del padre.
-Io….mi sento come se ti avessi tradito.- ammette schietto spiazzandomi. –Non sono riuscito a proteggerti.-
Cosa?
Resto sorpresa dalle sue parole, visto che non mi aspettavo una rivelazione del genere.
-Non ti ha toccata come voleva ma… ti ha fatto altro. E io non so se riuscirò mai a perdonarmelo… ti ho lasciata sola e ho sottovalutato tutto. E non avrei dovuto farlo perché conosco Daniel da troppo tempo…-
-Quindi è cosi.- puntualizzo. –Non mi tocchi perché Daniel ha cercato di violentarmi ma tu l’hai fermato? O in realtà il tuo è solo un pretesto per nascondere il fatto che sono brutta con  questo occhio nero?-
-Non dire stronzate.- dice sbuffando rumorosamente, non condividendo le mie parole.
-Non dire stronzate?- domando con la voce spezzata per via delle lacrime che cercavo di trattenere. –Devo per forza pensarla cosi! Sei a metri di distanza da me. Ti tocco e rimani impassibile.-
-Scusami se il sesso è l’ultimo dei miei pensieri in questo momento.- dice ferendomi facendo il finto tonto.
In un attimo di follia, faccio dei passi verso di lui, e gli do uno schiaffo in pieno viso. La forza è tanta,a  tal punto da fargli seguire la traiettoria del colpo, facendogli girare il viso verso sinistra.
Perplesso e sconcertato dal mio gesto, resta immobile, guardandomi però fisso negli occhi.
–Sai certe volte faccio fatica a capire come ho fatto ad innamorarmi di un coglione come te.-
Oliver sta per dire qualcosa, ma io scuoto la testa invitandolo a stare zitto.
-Devi pensare prima di parlare. Nessuno meglio di te sa, che non ho bisogno del sesso o del tuo pene per lasciarmi questa storia alle spalle. Sai di cosa ho bisogno?- domando retorica.
-Un uomo che riesca a proteggerti.- ammette amareggiato sentendosi tremendamente in colpa.
-Te. Ho bisogno di te. E ho bisogno di questo.- dico puntandogli con forza il dito sul petto. –Quello che ti vanti di aver chiuso in un cassetto. Quello che batte alla velocità della luce quanto ti bacio o quando facciamo l’amore.  Ho semplicemente bisogno che mi stringi e mi dici che non è colpa mia…- dico con la voce roca per via delle lacrime agli occhi.
Oliver mi attira tra le sue braccia, stringendomi le mani dietro alla schiena, mentre io mi dispongo in mezzo alle sue gambe visto che è appoggiato alla scrivania di suo padre.
Piango silenziosamente sulla sua spalla, cacciando fuori tutta la tensione che i miei muscoli avevano accumulato in queste ore.
-Mi dispiace… mi dispiace tanto. Perdonami.-
-Qual è il senso di ciò che stiamo costruendo se tu non parli con me?-
-Mi dispiace… ti prego non lasciarmi.- dice mettendomi le mani sui fianchi per separarmi da lui.
COSA?
Di che sta parlando? Pensa che potrei lasciarlo? Solo perchè abbiamo avuto una discussione? 
-Sei sempre bella … con o senza occhio nero. Sarai sempre la donna che amo, questo non cambierà mai.- aggiunge volendomi rassicurare guardandomi negli occhi asciugandomi le lacrime sul viso.
-Certe volte hai la capacità di farti odiare…- sussurro sincera.
-Lo so…. sono un coglione.- dice facendomi ridere leggermente. –Un emerito coglione che non ti merita.-
Le mie mani, prima intrecciate dietro alla sua nuca, si spostano sul suo viso, per accarezzarglielo.
-Nessuno merita il mio amore più di te. Nessuno. Ma ti prego… smettila di seguire la tua testa e segui il tuo cuore.-
-Ci proverò te lo prometto.- dice facendo congiungere le nostre labbra per un bacio troppo casto.
Imito i suoi movimenti, tirandolo per le bretelle nere che continua ad indossare, invitandolo ad approfondire il contatto.
-Non ….- cerca di dire qualcosa ma glielo impedisco con un altro bacio.  –Felicity…. non possiamo. Sei dolorante.-
-L’unica cosa che mi fa male sono le ovaie. E tu sai perché.- sussurro maliziosa. –Andiamo. Sto bene… lasciati andare. Ne abbiamo bisogno entrambi.-
Prima che me ne renda conto, le sue mani finiscono sui miei glutei, e mi issa da terra facendomi intrecciare le gambe attorno alla sua vita. Si muove, non capisco bene dove sia diretto, e per un attimo dimentico la disposizione dei mobili in questa stanza.
Oliver cade all’indietro, e io mi stringo più forte a lui per paura di cadere anche se sono tra le sue braccia.
Mi ritrovo sopra di lui steso su un divano abbastanza piccolo, e inizio a spogliarlo alla meglio mentre Oliver si dedica alla mia maglietta.
-Sarà una cosa veloce…- dico volendo andare dritta al punto. –Quindi non perdere tempo.-
-Questa volta facciamo a modo mio.- sussurra ribaltando le situazioni cosi che possa ritrovarmi sotto di lui.
Riprende a baciarmi, ignorando completamente le mie parole, prendendosi tutto il tempo di questo mondo.
Non posso lamentarmi. Meno di 5 minuti fa non voleva neanche toccarmi e ora stiamo per fare sesso sul divano del divano del padre.
Dio, sul divano del padre?
-Oliver..- dico con la voce roca per via dei baci sul collo. –Oliver, non possiamo qui.-
-Qui o sulla scrivania. Scegli tu.- dice mordendomi il lobo dell’orecchio scendendo poi verso il collo arrivando ai seni. Mi li libera, senza slacciarmi il reggiseno, e mi morde un capezzolo facendomi emettere un gridolino di dolore.
So cosa sta facendo. Mi sta distraendo. E lo sta facendo davvero bene.
Gli intreccio le gambe dietro alla schiena facendogli capire che ho scelto il divano e finalmente iniziano i giochi.






Angolo autrice: 
Alloraaaaaa: Oliver è arrivato in tempo. Ovviamente non avevo nessuna intenzione di trattare il tema dello stupro anche in questa storia quindi le cose alla fine sono finite bene. 
Scusatemi se sto aggiornando sempre raramente, ma ho avuto tante cose da fare. 
Non so se state seguendo le ultime news ma.... il cast è in Inghilterra (per la prima volta c'è anche Emily *.*). Seguendo le ultime interviste, e le varie traduzioni offerte delle pagine Facebook, vorrei capire un pò quali sono i vostri pensieri su queste due ultime puntate.

1) John Barrowman parlava di tanta azione al covo da parte degli Olicity.... ci prendeva in giro o succederà prima o poi?

2)Charlotte Ross  ha detto che gli Olicity torneranno insieme alla fine della quarta serie.... mentre David ha detto che non sarà cosi. Cosa ne pensate? Credete davvero che non torneranno insieme?
3) Poco tempo fa, uscirono delle foto di Oliver e Felicity al cimitero (lei indossava il famoso cappotto rosso/rosa).... penso che fossero delle scene della 4x23. Su internet girano delle teorie interessanti (alcuni credono che Noah possa rapire Felicity e portarla chissà dove).... cosa pensate del finale? Avete già delle idee?


Non vi preoccupate di scrivermi lunghi messaggi. Ho bisogno di parlare con qualcuno, quindi sarò più che felice di leggere qualunque cosa voi vogliate dirmi! 
Grazie soprattutto per i 17 commenti del capitolo precedente.... siete dei tesori! Spero di non avervi deluso.
Baci e alla prossima :D

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


                                                                              Capitolo 17



I raggi del sole entrano dalla finestra della mia camera da letto, costringendomi ad aprire gli occhi.
Subito mi rendo conto che Oliver non è al mio fianco, visto che il suo lato del letto è vuoto e freddo.
Dov’è?
Controllo di sfuggita l’orologio sul comodino e mi rendo conto che sono da poco passate le nove del mattino. E’ sabato, e l’azienda è chiusa. Potrebbe essere andato a correre? Perché non mi ha svegliato?
Mi metto seduta e mi guardo intorno, alla ricerca del passaggio di Oliver. Le scarpe da corsa sono ancora nella scarpiera, quindi a meno che non sia uscito a piedi scalzi, posso dedurre che è ancora a casa.
Starà preparando la colazione? Dio, sto morendo di fame.
In realtà è da un paio di giorni che ho sempre fame. Ma non posso lamentarmi, ne ignorare tutte le voglie che ho, visto che sono in quella particolare settimana del mese.
Dovrebbe arrivarmi il ciclo. E io odio i dolori del ciclo. Sarò intrattabile.
Mi alzo da letto, e esco dalla stanza solo per vedere se Sophie è nella sua culla.
-55.- sento Oliver dire dalla nursery con la voce affannata.
La risata di Sophie fa da sottofondo a qualunque cosa Oliver stia facendo. Deduco che la stia facendo giocare visto che la piccola sembra divertirsi davvero tanto. Apro leggermente la porta e capisco finalmente cosa sta accadendo: Sophie è stesa sulla mochette, indossa solo il pannolino. Oliver è sopra di lei, e sta facendo le flessioni per allenarsi.
Tutte le volte che si abbassa, facendo leva sui muscoli, da un bacio sulla pancia  di Sophie, facendola ridere per il solletico.
Oliver adora Sophie. Ormai sono passati già due mesi dall’affido e le cose vanno a gonfie vele. Certo, la piccola dovrebbe parlare e camminare (e non fa ancora nessuna delle due cose) ma va bene cosi.
Secondo il pediatra lo farà, quando si sentirà pronta. E’ una bimba molto intelligente, completa senza problemi i giochi che Thea le ha comprato dove deve collegare le figure, mettere in ordine i colori seguendo una legenda, e inserire delle forme geometriche nelle apposite sagome.
Ray, per avvicinarla al mondo della tecnologia, le ha perfino regalato un computerino della Disney che riproduce la voce di Topolino ogni qual volta si preme un maledetto tasto.
Mi appoggio allo stipite della porta, osservando la scena estasiata, concentrando ogni mia attenzione sui muscoli di Oliver. Ha il torace nudo, indossa un pantalone di tuta grigio che gli cade maledettamente bene sui fianchi.
Pian piano, dentro di me nasce quella solita voglia di lui che ormai mi accompagna da due anni.
Ufficialmente da due anni. In realtà credo di desiderarlo da quattro.
-Sapevo che fossi bravo negli affondi…-  sussurro attirando l’attenzione su di me. Oliver si gira verso la porta, e mi accenna un sorriso a trentadue denti. Sophie segue la mia voce e inizia a dimenarsi, muovendo le manine e i piedini. –Perché tu ed io non ci alleniamo mai cosi?-
-Ti sei svegliata finalmente.-
Oliver si alza e si mette seduto sul pavimento. Sophie, essendo già abbastanza grande per farlo, si gira e si poggia sulle gambe iniziando a gattonare verso di me.
-Perché non mi hai chiamato?-
-Ci ho provato…. russavi come un camionista.- puntualizza Oliver divertito.
Lo osservo incredula, cercando di trattenere una risata visto la cosa assurda che ha detto. Quando Sophie arriva ai miei piedi, si arrampica al pantalone con le matrioske che indosso e si alza all’in piedi, alzando una manina verso di me per essere presa in braccio.
-Io non russo come un camionista.- dico sulla difensiva. –Dì la verità… ovvero che volevi stare da solo con Sophie senza di me.-
-Qui qualcuno è geloso….- sussurra prima di alzarsi per venire verso di me.
-Senti chi parla..- dico prendendolo in giro.
-Mmm…. hai ragione.-
Inaspettatamente, mi prende in braccio, mettendomi una mano dietro la schiena e l’altra dietro l’attaccatura della ginocchia alzandomi da terra insieme a Sophie.
-Oliver!- trillo reggendo Sophie per paura che possa cadere.
Oliver scende al piano di sotto, come se niente fosse, portando in braccio Sophie e me come se non pesassimo niente. Sophie si sta divertendo, battendo le manine quasi come se fossimo su una giostra. So che è forte, ma non pensavo riuscisse a fare una cosa del genere.
-Andiamo a fare colazione.- esclama contento quando arriviamo al piano di sotto dopo essere arrivo alla fine della rampa di scale. –Pancake e caffè?-
-E  frutta.- dico seria ricordandogli che Sophie deve mangiare la sua mela.
Arriviamo in cucina, Oliver mi mette dolcemente giù, e io metto a mia volta la piccola a terra nel girello.
Pensavo che fosse un acquisto stupido da fare, ma poi ho capito che la schiena pian piano stava cedendo. Sophie vuole camminare, vuole essere aiutata. Io posso seguirla per qualche minuto ma poi dopo un po’ mi stanco visto che devo stare piegata alla sua altezza. Per questo motivo abbiamo deciso di comprarglielo e di regalarglielo per Natale.
Mentre la piccola peste gira per la stanza, io seguo Oliver superando l’isola della cucina per vedere se ha bisogno di una mano.
-Puoi tagliare la frutta.-
-Ci stai prendendo gusto, eh?- domando retorica visto che ogni volta che può ci prepara la colazione.
-E’ rilassante… ora capisco perché ti diverti cosi tanto a cucinare il venerdi sera.- dice prendendo una padella e una ciotola per preparare la pastella.
-Solo il venerdi sera?- chiedo scettica. 
-Soprattutto il venerdi sera…. se non fossi cosi brava, moriremo di fame.- dice sincero riferendosi a Kendra e Caitlin che poverine non sono tante portate ai fornelli.  –Uno dei tanti motivi del perché ti amo.-
-Mmm…. uno dei tanti?- chiedo spostandomi dietro di lui per abbracciarlo. Inizio a dargli dei baci dietro alla schiena, le mie mani intrecciate sul suo torace gli accarezzano la pelle.
-Che… che stai facendo?- chiede Oliver con voce maliziosa.
-Io? Niente..- dico scendendo con le mani lentamente sempre più giù, arrivando a toccare il suo membro al di sopra della stoffa del pigiama.
-Non provocarmi…- sussurra con la voce roca prima di gemere. –Non possiamo.-
-Lo so bene… ma è divertente vedere come ti tendi come una corda quando ti tocco.- dico punzecchiandolo lasciandolo andare.
-Ah si?- dice dandomi un calcio leggero sul sedere con il piede. –Ricordamelo stasera.-
Stasera abbiamo deciso di uscire a cena. E’ da un po’ che non lo facciamo, di solito siamo restii a farlo visto che non vogliamo lasciare Sophie per troppo tempo con Amy o con Moira.
Non c'è nessuna occasione particolare da festeggiare, ma visto come sta andando il lavoro (sono rare le volte che Oliver torna a casa prima delle sette e di solito è sempre stanchissimo) e Sophie sta pian piano crescendo, ci sembrava una buona idea avere una serata libera.
-Sicuro che per tua madre non sia un problema tenerla?- chiedo mentre inizio a tagliare la frutta sul tagliere. - E’ vero che ormai non si sveglia neanche più durate la notte ma…-
-E’ stata mia madre ad offrirsi volontaria.- dice aprendo le uova unendole poi alla farina e allo zucchero.      –Lo sai che muore dalla voglia di trascorrere del tempo con Sophie da sola..-
-Lo so è solo che…. non vorrei che creasse problemi.- ammetto sincera. –Tua madre non ha a che fare con un bambino da tanto tempo…. -
-Ci sarà Raisa con lei… sta tranquilla.- dice mollando per un secondo la frusta da cucina per avvicinarsi a me. –Godiamoci questa serata okey?-
-Non andiamo fuori a cena da troppo tempo…. Quindi lo farò sicuramente.- dico cercando di rassicurarlo.
-Bene… perché ho intenzione di farti divertire stasera.- dice malizioso provocandomi.

 
 
                                                                          ***********************************************
 
 
-Mamma?-
Sono passate da poco le sette e Felicity non è a casa. 
Oggi pomeriggio, dopo pranzo, ho ricevuto una chiamata di Ray che mi chiedeva di raggiungerlo a casa sua per parlare di alcune cose importanti. Pensavo di trattasse di lavoro, ma alla fine ho capito che aveva bisogno solo di un consiglio sulla sua relazione con Kendra.
Ero un po’ restio ad accettare visto che  dovevo uscire con la mia fidanzata stasera, ma spinto proprio da lei ho accettato e ho raggiunto il mio amico al Verdant. Mi sembrava un po’ strana, ma ho ignorato la cosa, uscendo di casa come se nulla fosse.
Sono tornato e loro non c’erano più.
Avevo notato che la macchina non era nel vialetto. Ho provato a chiamarla , ma non mi ha risposto. Cosi ho chiamato a casa dei miei genitori, con la speranza che Felicity fosse li . Sophie doveva dormire a villa Queen stanotte , cosi ho pensato che Felicity avesse solo anticipato le cose  per portare la piccola dai miei.
-Oh tesoro…. dimmi.-
-Felicity è li con te?- chiedo un po’ preoccupato.
-E’ venuta qui circa un’ora fa  e mi ha lasciato Sophie… perché me lo chiedi? Non è ancora tornata?-
Un’ora fa? Dove diavolo è finita?
-No..- dico iniziando ad allarmami.
Dopo l’episodio con Daniel durante il party della vigilia di Natale, sono diventato molto più protettivo nei confronti nella mia futura moglie. E’ passato quasi un mese, Daniel ha avuto un’ordinanza del giudice di stare lontano dalla mia famiglia altrimenti sarebbe stato messo dentro.
In realtà ha passato già tre giorni in cella, ma poi visto il suo patrimonio, ha pagato una grande somma di denaro per uscire prima. Io ovviamente ho chiamato i miei legali, ma alla fine è stato tutto inutile.
-Hai provato a chiamarla?-
-Si… non mi risponde.-
-Tranquillo tesoro…. Starà bene. Forse ha solo bisogno di un po’ di tempo per smaltire la rabbia.- dice mia madre confondendomi.
Cosa?
-Mamma di che stai parlando?- chiedo perplesso.
-Felicity mi ha detto che avete litigato…. quando è arrivata qui era molto nervosa.-
Noi abbiamo litigato? Ma che cazzo sta succedendo?
Non è affatto vero. L’ultima volta che l’ho sentita stava bene. Cioè, è da un paio di giorni che è strana. Dovrebbe venirle il ciclo quindi i suoi sbalzi d’umore, le voglie strane e la nausea sono cose che rientrano nella norma.  Non ne ha mai sofferto, ma forse per una donna è normale.
-Oh giusto…- dico mentendo a mia madre non volendola  allarmare. –Si.. è stata una piccola discussione riguardo i preparativi del matrimonio… ma sta tranquilla. Dai un bacio a Sophie da parte mia, okey? –
Chiudo la chiamata, e risalgo al piano di sopra alla ricerca di qualche traccia del suo passaggio. In camera da letto ci sono dei vestiti sparsi sul pavimento, un pacchetto di assorbenti e la sua agenda. Non quella del lavoro, ma quella che ha iniziato a utilizzare per segnare gli appuntamenti del pediatra di Sophie, note da ricordare, appunti giornalieri riguardo le cose della casa come bollette o manutenzione.  
Un po’ titubante (visto che non voglio impicciarmi dei suoi affari), la apro, e inizio a sfogliarla alla ricerca di qualche appuntamento segnato di cui si era probabilmente dimenticata.
Non c’è niente in agenda, niente che possa farmi capire dove diavolo è finita la mia futura moglie.
Cosa dovrei fare? Chiamare la polizia? Chiamare Diggle?
E se stessi esagerando? Forse dovrei chiamare le ragazze e chiedergli se Felicity è con loro.
Dio, che confusione.
 
 
 
 
Felicity ritorna a casa due ore più tardi. Sono passate da poco le nove e ormai la prenotazione al ristorante è saltata.
Alla fine, dopo una serie di chiamate veloci alle ragazze, preoccupato sempre di più, ho chiamato Diggle e gli ho chiesto di raggiungermi a casa. Insieme ci siamo messi subito al lavoro per cercare Felicity.
E poi Daniel.
La mia mente non ha potuto non pensare al peggio. Visto ciò che è successo, e ciò che ha tentato di farle… è normale. Quando John mi ha detto che Daniel è fuori per un viaggio di lavoro, mi sono tranquillizzato. Almeno un po’.
Poi ho sentito il rumore delle chiavi nella serratura della porta di casa,  e sono scattato praticamente dal divano, andando dritto verso all’ingresso, trovandomela di fronte.
Occhi gonfi, viso stanco. Indossa un jeans e una maglietta con un cappotto rosso. Vado da lei e la abbraccio, rilassando finalmente i muscoli costatando che è qui di fronte a me ed è viva.
Quando la lascio andare, la osservo per vedere se è ferita. Non ha tagli, ne lividi, ma sembra essere molto scossa.
Vorrei farle tante domande, ma nella testa in questo momento me ne frulla una sola.
-Dove sei stata?- domando furioso.
Mi allontano da lei, aspettando una risposta. Quando sta per parlare, Felicity sposta lo sguardo alle mie spalle, dove c’è Diggle.
-Stai bene?- chiede John superandomi andando verso di lei. –Qualcuno ti ha fatto del male?-
-No….- dice Felicity scuotendo il capo. –No, niente del genere.-
-Ci hai fatto preoccupare.- aggiunge il nostro amico più tranquillo.
-Lo so… avevo solo bisogno di stare sola.-
-Per tre ore?- domando acido alzando la voce.
-Digg….  puoi…. lasciarci soli un secondo?-
Entrambi restiamo un po’ spiazzati dalla sua richiesta, visto che come minimo ci aspettavamo una spiegazione per questo suo comportamento, ma poi John annuisce, dandole un bacio veloce sulla fronte e dopo avermi guardato un’ultima volta, se ne va.
Felicity lo segue, poi lentamente torna a guardarmi.
-Oliv….-
-Sei stata via tre fottutissime ore! Hai lasciato Sophie da mia madre e poi sei sparita! Se volevi farmi morire di crepacuore ci sei quasi riuscita.- dico interrompendola.
-Mi dis….-
-Non dire che ti dispiace!- dico urlandole contro. –Dimmi dove sei stata. Qualcuno ti ha fatto del male? E’ stato Daniel?-
So che non le sto dando nessuna opportunità per spiegare le motivazioni di questa sua vera e propria fuga, ma devo smaltire tutta l’adrenalina che ho dentro. Un misto di rabbia, nervosismo e sollievo.
Felicity sbuffa rumorosamente, arrivando alla borsa solo per prendere qualcosa incartato nella carta di una farmacia. La osservo in silenzio, perplesso e confuso dal gesto, e quando lei mi porge il pacchettino non ci penso due volte a prenderlo.
Non so di cosa si tratti, ma continuo ad osservarla mentre inizio a scartarlo.
-Ho un ritardo.- dice con le lacrime agli occhi facendomi congelare sul posto.

Cosa?

Spalanco gli occhi per la sorpresa, abbassando lo sguardo sullo scatolino che contiene un test di gravidanza. 
Divento bianco come un lenzuolo, mentre dentro di me inizia a crescere un certo nervosismo.
Da quanto tempo lo sospetta? Una donna in genere, si accorge di queste cose. Perché non me ne ha parlato?
–Come?- chiedo a voce bassa incapace di portare avanti una frase di senso compiuto.
Lei resta basita dalla mia domanda quasi come se avessi appena detto un’assurdità.
-Lo sai come….. tutto quel sesso.- dice quasi come se volesse giustificarsi.
E la cazzo di pillola? Ne prende una al giorno e questo è il risultato?
So bene come si concepiscono i bambini. Lo so da quando avevo 14 anni. Tommy me lo diceva spesso di utilizzare il preservativo per non ritrovarmi con un neonato e….. ora?
Oh dio.
E se fosse vero? E se fosse davvero incinta?
-Il ciclo non mi è arrivato, pensavo che fosse legato allo stress ma poi…. stamattina ho avuto la nausea. E le voglie. Tante voglie. E ho anche sonno. Io…..-
Felicity inizia a parlare a vanvera come fa di solito, gesticolando nervosamente con le mani.
Dopo la colazione, avevo notato che c’era qualcosa che non andava. Mi ha detto che aveva lo stomaco sottosopra e pensavo fosse legato al fatto che aveva mangiato troppo velocemente i pancake che le avevo preparato. Dopo pranzo, dopo aver attaccato con Ray, l’ho trovata stesa sul divano mentre cercava di far addormentare Sophie e non lo so…mi sembrava stanca. Pensavo che si trattasse di influenza….
Questo è peggio dell’influenza.
-Dì qualcosa..- sussurra tra un singhiozzo e un altro.
Perché sono cosi infastidito dalla cosa? Voglio dei figli con lei. Li ho sempre desiderati, ed è sempre stato quello il nostro progetto. Non mi aspettavo che succedesse ora… forse questo è il problema.
-Non so che dire.- ammetto sincero. –Riusciamo a mala pena a crescere Sophie con tutti gli impegni che abbiamo… figuriamoci un altro figlio.-
Non posso mentirle. Non sono felice della cosa ma neanche arrabbiato.
Felicity abbassa lo sguardo verso il pavimento, piangendo silenziosamente per poi tirare su con il naso.
Non mi aspettavo questo. Quando sono tornato a casa oggi pomeriggio, tutto mi aspettavo tranne che fosse uscita per comprare un test di gravidanza.
Potrebbe essere incinta e io non so come comportarmi.
Sophie è ancora piccola, il lavoro mi toglie la maggior parte del tempo che vorrei trascorrere con la mia famiglia…. come posso salire su una barca quando non so dove sono le scialuppe di salvataggio?
Le ho chiesto di sposarmi solo un mese fa. La amo come il primo giorno ma non credo di essere pronto ad un figlio tutto mio.
 -Ho bisogno di aria.- dico prendendo al volo il cappotto dall’attaccapanni all’ingresso per poi uscire di casa.
Ho fatto cosi anche quando ho saputo dell’affido di Sophie. E’ quello che mi riesce meglio: scappare.
Anche se questo significa ferire la donna che amo. Perché sotto sotto sono ancora un bambino che deve crescere.
 
 
 

Ritorno a casa un’ora più tardi. Poso la moto in garage, la compro con un telo bianco e poi entro dentro grazie alla porta che collega il garage all’abitazione. Tutto tace. La televisione è spenta, le luci anche. Felcity non è in cucina. Salgo al piano di sopra, quando lo sento: qualcuno sta piangendo. Non qualcuno. Felicity. Sta praticamente singhiozzando.
Percorro velocemente il corridoio, ma quando arrivo alla porta della camera da letto, la trovo chiusa  a chiave.
Felicity si è chiusa dentro. Questo significa che non vuole vedermi.
Posso darle torto?
-Fel, aprimi.- supplico bussando alla porta.
-Vattene via.-
Due semplici parole che mi fanno gelare il sangue.
E’ normale che si comporti cosi. Io sono scappato, io l’ho lasciata da sola prima di fare un test che potrebbe cambiare la nostra vita. Io sono salito in moto e sono tornato a casa solo un’ora più tardi.
Ho capito troppo tardi di aver sbagliato. Lo so , sono un coglione. Con lei lo sono sempre stato.
Sbuffo rumorosamente, cercando di mettere le idee a posto.
Sta piangendo. Cosa potrebbe significare? Ha fatto il test ed è risultato positivo quindi ha paura di una mia ipotetica reazione? Oppure è negativo e ci è rimasta male?
Vado in bagno, alla ricerca del suo passaggio, e quando accendo la luce, trovo il test di gravidanza in bella mostra sul bordo del lavandino di marmo.
L’ha lasciato qui per me. Per farmelo vedere. Questo vale molto più di qualunque altra parola.
Prendo il foglietto illustrativo, lo leggo velocemente per capire quale sia il responso e poi prendo il bastoncino bianco in mano. Lo osservo, e subito il mio sguardo si focalizza sulla linea blu che risalta nel riquadro di plastica del test.
Non è incinta. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


                                                                            Capitolo 18




-Buongiorno….. la signorina Smoak?-
E’ venerdi mattina, e sono da poco passate le 11. Sophie sta giocando tranquillamente nel suo girello, con una serie di giochini che le hanno regalato gli zii.
-Si.. sono io.- dico accennando un sorrisetto falso quando apro la porta e mi ritrovo davanti il fioraio.
-Questi sono per lei.- dice gentilmente l’uomo porgendomi una composizione floreale enorme con un vaso di cristallo.
Oliver. So già che sono da parte sua.
E’ già la quarta composizione che mi manda nell’arco della settimana. E questa come le altre, finirà  in cucina sul davanzale della finestra che affaccia sul giardino di casa.
Per quanto apprezzi il gesto… non ho bisogno di questo. Dei fiori non riusciranno a risolvere i nostri problemi di coppia.
Ormai è una settimana che siamo distanti. Lui cerca di avere un contatto con me, ma da parte mia riceve solo porte in faccia. Sono profondamente ferita e delusa dal suo comportamento. Mi ha chiesto di sposarlo, perché dice di amarmi e di volere una vita con me. Quando gli confesso di avere un ritardo, lui scappa via a gambe elevate e mi lascia sola a fare un test di gravidanza che dopo si rivela essere negativo.
Lui non c’era.
Dice di essere pronto ad avere una famiglia, ma in realtà considera Sophie e me ancora una situazione di passaggio.
-Grazie.- dico chiudendo la porta di casa andando in cucina. Percorro il corridoio, scendo i gradini che mi porteranno a destinazione e subito Sophie cammina verso di me, blaterando qualcosa con la bocca di incomprensibile.
-Altri fiori Sophie… hai visto?- domando parlando da sola.
-Bababa…- dice muovendo energicamente le mani la piccolina.
-Cosa?- chiedo abbassandomi alla sua altezza. -Stai chiamando me? Dì Fe-li-ci-ty.-
-Bababa..- ripete sorridendomi.
Forse Felicity è un nome troppo difficile da pronunciare per una bimba di quasi 15 mesi. Forse dovrei cominciare con qualcosa di più semplice come zia o Fel…. o forse Lis. Mia madre mi chiamava spesso Lis quand’ero più piccola.
-Ti piace di più Lis? Sai che la mia mamma mi chiamava sempre Lis quand’ero piccola? – chiedo sottovoce accarezzandole la testolina.
Sophie sporge le labbra in fuori come se volesse darmi un bacino , e allora io non ci penso due volte a congiungere le nostre labbra facendola ridere come una matta.
Per fortuna che c’è lei a rallegrarmi la giornata.
Quando vedo che è molto distratta, mi rialzo da terra e metto un po’ in ordine la cucina, svuotando la lavastoviglie con i piatti di ieri sera. Mi basta aprire lo sportello, e subito vengo colpita dall’aroma del detersivo al gusto aromi, che mi fa ritornare di nuovo la nausea.
Ormai sono giorni che va avanti questa storia. Oliver se n'è accorto, per questo motivo  ha chiesto di poter comprare un ulteriore test di gravidanza per un secondo accertamento. Ma io gli ho detto di stare tranquillo, perché per sua fortuna non aspettavo nessun bambino.
E’ come se una parte di me volesse ferirlo. Lui ha ferito me, e ora io voglio ferire lui.
Forse sotto sotto voglio solo fargli capire che ho bisogno di un uomo al mio fianco. Prima di questo ritardo, le cose andavano alla grande.
Ma…. era davvero cosi? Stavamo davvero bene? Siamo pronti a sposarci se al primo problema lui scappa via?
Ignoro la nausea, e metto a posto i vari piatti, anche perché stasera come tutti i venerdi, i ragazzi verranno a farci visita. Non ho ancora pensato a cosa cucinare, ma il frigo è pieno quindi non mi creo molti problemi.
Vorrei uscire visto che è una bella giornata, ma… ho paura di sentirmi di nuovo male. Quindi, opto per portare fuori Sophie nel giardino di casa, facendola giocare un po’ nella casetta che qualcuno le regalò per il suo primo compleanno.
-Sophie?- la chiamo attirando la sua attenzione. –Hai voglia di un po’ di thè?-


 
                                                                                         *************************************


 
 
-Da quanto tempo siamo amici?-
-Tanto tempo.-
-E quante volte hai chiesto un mio consiglio?-
-Troppe volte.- ammetto schietto.
-Allora com'è possibile che ti cacci sempre in queste situazioni di merda?- 
John Diggle, autista/psicologo/migliore amico, sbuffa rumorosamente prendendo poi posto di fronte a me sulla sedia nel mio ufficio.
-L’hai combinata grossa.-
-Lo so…- dico sincero. –Ho sbagliato a correre via….-
-Lei ti dice che potrebbe essere incinta e tu scappi come un codardo?- aggiunge rigirando il coltello nella piaga.
Ma lui da che parte sta? Capisco di aver sbagliato, ma insultandomi non cambierà niente.
-E’ normale che non ti parli… anch’io se fossi una donna non ti parlerei. Per molto tempo.-
-Grazie… questo mi rassicura molto.-sussurro facendo dell’ironia.
John resta in silenzio per alcuni secondi, forse pensando a quale sia la cosa più giusta da fare, quando mi dice che è disposto a parlare con Felicity al più presto per capire cosa le passa per la testa.
-Non credo che sia una buona idea…. non vorrei peggiorare le cose.-
-Questa settimana hai chiamato il fioraio già 4 volte…. peggio di cosi si muore.-
 

 
 
Smonto da lavoro prima rispetto agli altri giorni, visto che ho intenzione di passare in gelateria per prendere un po’ di gelato per Felicity.
John ha ragione: non posso pretendere che le cose cambino solo regalandole degli stupidi fiori.
Devo dimostrarle che ho capito di aver sbagliato. E posso farlo solo parlando con lei. Raccontandole come mi sono sentito quando mi ha detto del ritardo, come mi sono sentito quando ho visto il risultato del test….
Sono giorni che ci penso. Più lei sta male , più io mi convinco del fatto che potrebbe aspettare un bambino.
Mio figlio.
Più volte ho provato a dirle di andare dal ginecologo, rifare il test ma lei niente. Mi ignora completamente.
Dopo aver preso delle vaschette da portar via (visto che è venerdi sera e abbiamo ospiti a cena), torno in macchina da John che come sempre mi accompagna a casa restando però stranamente in silenzio.
Lui non condivide il mio carattere di merda. Odia quando faccio il coglione con le persone a cui tiene, soprattutto se si tratta di Felicity Smoak che è quasi come una sorella per lui.
-Hai intenzione di non parlarmi più?-
-Tecnicamente sei il mio capo quindi non posso non parlarti più.- dice tranquillo continuando a guidare.
-Quindi mi rivolgi la parola solo perché pago il tuo stipendio?- chiedo retorico.
-E anche perché sei mio amico….. ma non dimentico ciò che le hai fatto. Quindi risolvete questa cosa, e non fate i bambini.-
Bene. Perfino John mi da degli ultimatum. In certe occasioni, dimentico davvero chi è il capo qui.
 

 
-Sono tornato!- urlo chiudendo la porta di casa, togliendomi il cappotto posando le chiavi nell’apposito contenitore.
Subito sento la voce di Sophie mentre cerca di chiamarmi (e dico cerca perché non riesce ancora a parlare), e prima che debba cercarla, la vedo comparire nel girello , mentre si muove freneticamente come una matta.
-Ciao amore.- dico andando verso di lei. Poso la busta del gelato sull’isola della cucina e poi la prendo dal girello, per abbracciarla un po’. –Lo sai che mi sei mancata?-
-Sei già tornato?-
Mi giro verso il divano, e noto che Felicity sta lavorando a computer. Capisco subito dalla faccia, che non dev’essere stata una giornata facile. Anche senza trucco è sempre bella, ma si vede che non si sente bene.
-Si… non avevo molto da fare. Stai bene?- chiedo apprensivo.
-Hai preso il gelato? Ma i ragazzi di solito portano il dolce e il vino.- dice cambiando discorso alzandosi dal divano solo per mettere il gelato nel freazzer.
-Non è per stasera infatti… è per te.-ammetto dolcemente.
-Con la nausea che ho, non posso mangiarlo.- dice fredda, prendendo i vari contenitori per  poi metterli a posto. Apre lo sportello del frigo e noto subito che il diamante che le ho regalato non sta brillando sul suo dito.
Dove diavolo è l’anello?
-Dov’è?- chiedo curioso cercando di nascondere la tristezza in questo suo gesto.
Felicity mi osserva perplessa, poi quando le indico con un cenno della testa, la sua mano sinistra, capisce subito a cosa mi sto riferendo.
-L’ho tolto perché dovevo lavare i piatti… non voglio che si rovini.- dice scrollando le spalle.
Le cose vanno di male in peggio. Si è perfino tolta l’anello.
Avrà cambiato idea riguardo al matrimonio?
 
 
 

 
-Scommetto 100$ che quest’anno perdiamo il campionato.-
Come da tradizione, Ray, Kendra, Barry e Caitlin sono venuti a cenare da noi. Dopo averli fatti accomodare, abbiamo lasciato le ragazze  in cucina a preparare qualcosa per la cena, mentre noi ragazzi ci siamo spostati in salotto per vedere una partita di baseball.
-Sei troppo negativo amico.- dice Barry rispondendo all’insinuazione di Ray.
Negativo. Come il test di gravidanza di Felicity.
-Troppo negativo?- chiede retorico Palmer. –Siamo sotto di 15 punti e ci mancano ancora 3 partite.-
Io sono troppo negativo. Ma con lei.
Come posso sempre sbagliare? Ho per caso studiato per questo e non me ne sono accorto? Riesco sempre a ferirla.
Anche se oggi è stata lei a ferire me: si è tolta l’anello di fidanzamento e chissà.. forse se non gliel’avessi fatto notare lei non l’avrebbe mai rimesso.
E’ cosi fredda con me. Non si lascia toccare neanche più. L’ultima volta che abbiamo fatto sesso è stato 10 giorni fa.
E noi di solito risolviamo sempre tutto con il sesso.
Solo con Sophie riesce ad essere se stessa…. dopo aver riorganizzato i miei appuntamenti, dedica ogni sua energia alla piccola.
Quasi come se si sentisse in colpa per qualcosa.
-Mai dire mai….vero Oliver?-
Quando mi sento tirato in causa, riporto l’attenzione sui miei amici , annuendo un semplice si con la testa.
-Sei con noi amico?- domanda Ray vedendomi cosi strano.
-Si… solo dei pensieri che mi frullano in testa.- dico scrollando le spalle. –Che stavamo dicendo?-
-Parlavamo del campionato…. sicuro di stare bene?- chiede Barry poco convinto.
-Sto alla gran……-
-Felicity!- sento urlare Caitlin dalla cucina interrompendomi cosi dal continuare la frase. –Felicity stai bene?-
Mi alzo di scatto dal divano, quando capisco che c’è qualcosa che non va, e con il cuore in gola raggiungo le ragazze:  Kendra ha tra le braccia Sophie che spaventata da qualcosa ha iniziato a piangere; Caitlin al di là dell’isola della cucina, tiene i capelli di Felicity, che nel frattempo è abbassata verso il contenitore della spazzatura, vomitando anche l’anima.
-Felicity!- urlo precipitandomi da lei.
E’ da giorni che va avanti questa storia. Mangia, vomita tutto, poi ha di nuovo fame. Si ingozza delle cose più strane e poi corre in bagno a svuotare lo stomaco. Per giunta il ciclo non le è ancora arrivato, e questo non fa altro che aumentare ancora di più i miei sospetti: potrebbe essere incinta.
Ma lei evita anche di toccare l’argomento. Da quando abbiamo litigato, ogni qual volta cerco di rifarle fare il test, lei mi mette a posto con la solita frase: Sto bene non preoccuparti, per tua fortuna non sono incinta.
Ma lei non sta bene. E tutta questa negazione verso la cosa, non mi fa promettere niente di buono.
Sabato scorso ha pianto come una bambina perché il test era negativo. L’ho sentita anche se ero dall’altro lato della porta della nostra camera da letto. Sapevo che un figlio non era nei nostri programmi ma … sentirla piangere è stata dura.
Poi ho iniziato ad osservarla. Sono innamorato di lei da sempre, morivo dalla voglia di avere una famiglia con lei…  ho iniziato ad immaginarla incinta di mio figlio. Le cose pian piano hanno assunto una forma totalmente diversa.
Ho sbagliato. Ho mi sono comportato come un cretino e non gliel’ho detto.
La raggiungo, mettendole la mano sulla fronte, mentre lei continua a liberarsi senza sosta.
-Tieni questo.- dice Caitlin porgendole un panno della cucina.
Felicity ansima, scuote il capo , alzandosi lentamente con il busto rimettendosi all’in piedi.
-Che è successo?- chiedo preoccupato.
-Stava cucinando…. e ad un certo punto ha iniziato a vomitare.- dice Kendra cullando Sophie tra le braccia.
Felicity si muove lentamente, raggiungendo il lavello aggrappandosi al bordo di marmo quasi come se non riuscisse a stare in piedi.
-Dobbiamo andare in ospedale.- ammetto risoluto.
Ci stiamo comportando come due bambini. Potrebbe essere incinta, e stiamo negando l’evidenza.
-Cosa? L’ospedale?- chiede Barry confuso. –Oliver non starai esagerando…-
-E’ da giorni che sta cosi..- dico interrompendolo guardando però Caitlin sperando che mi aiuti a convincerla.
Mi rivolgo a Caitlin perché lei ha studiato medicina. E’ tecnicamente un medico. Inoltre lei e Felicity sono grandi amiche. La guardo, ma lei sembra essere troppo tranquilla.
-Niente ospedale.- sussurra Felicity aprendo il rubinetto per sciacquarsi la bocca.
-Fel … stai prendendo le pillole che ti ha prescritto il ginecologo vero?- domanda Caitlin avvicinandosi alla mia ragazza.
Pillole? Quali pillole? Quelle anticoncezionali?
-Stamattina me ne sono dimenticata.- sussurra quasi come se non volesse essere sentita.
-Ehilà?!- chiamo attirando l’attenzione su di me. –Qualcuno mi spiega che sta succedendo?-
-Niente..- dice Caitlin dopo essersi scambiata uno sguardo complice con Felicity.
-Niente? Questo lo decideranno i medici.- dico autoritario avvicinandomi a Felicity prendendola per il gomito.
-Niente ospedale.- ripete Felicity più sicura divincolandosi dalla mia presa.
-Niente ospedale?- domando perplesso alzando il tono di voce. – Perché?-
-Perché mi direbbero qualcosa che so già.- dice lei sicura di se.
-Ovvero?- domando confuso corrucciando lo sguardo.
Sa già cos’ha e non me l’ha detto? Ha fatto delle analisi e mi ha tenuto all’oscuro di tutto?
E’ malata?
-Che sono incinta!- sbotta facendomi cadere un secchio d’acqua gelata addosso.
 
Apro la bocca per dire qualcosa ma in realtà non riesco a far uscire niente se non aria. Non so cosa dirle.
 
Merda.
 
Sento tutti gli occhi puntati su di me, ma non me ne curo.
E’ incinta? Ne è sicura? Ha fatto un altro test? Domanda più importante : perché non me l’ha detto prima?
-E’ una notizia fantastica!- esclama Ray entusiasta, ricevendo una gomitata da Kendra facendo ridere Sophie che nel frattempo si è calmata.
-Da…. da quanto… tempo?- chiedo guardandola negli occhi.
-L’ho saputo solo oggi….- sussurra con aria colpevole capendo di avermi ferito profondamente. –Ho chiesto a Caitlin di fare delle analisi del sangue e….-
-Non hai trovato cinque minuti per dirmi che aspetti un bambino?- domando incredulo urlandole contro visto che non ci posso credere.
-Forse sarà meglio lasciarli soli….- dice Barry notando la tensione che c’è nell’aria.
-Perché avrei dovuto dirtelo? Tu non lo vuoi.- dice pungente facendomi gelare il sangue.
-Io non lo voglio? Ma ti stai sentendo?- domando confuso.
-Te ne sei scappato quando ti ho detto che avevo un ritardo! Ho fatto il test da sola perché eri troppo spaventato per tenermi la mano! E io come sempre ho dovuto affrontare tutto da sola!- dice mentre gli occhi le si velano di lacrime. –Bel modo di dimostrarmi di volere un figlio!-
-Kendra porteresti di là Sophie?- chiede Caitlin alla nostra amica vista la situazione spiacevole.
-Quindi qual’era il tuo piano?- chiedo retorico. –Nascondere la cosa fin quando la pancia non sarebbe stata più evid…….?-
Ma  mi blocco di colpo quando la verità mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso.
Felicity abbassa il capo colpevole, quasi come se avessi appena toccato un tasto dolente o avessi appena detto una cosa assurda.
-Ho già preso appuntamento con il medico.- dice seria senza guardarmi.
Sbatte sull’isola lo strofinaccio che aveva tra le mani e poi mi supera, andando forse al piano di sopra per fare chissà cosa.
Non ci sarà nessun bambino. Perchè Felicity ha intenzione di abortire.


 
                                                                                 ******************************************* 
 
 
Non volevo che lo scoprisse cosi. Non volevo che lo sapesse e basta. Avrei abortito senza dirgli niente. Anche se non se lo merita, l’avrei fatto.
Lui non lo vuole questo bambino. E io non posso crescerlo da sola. Anche se mi ha chiesto di sposarlo, come dovrei farlo?  Abbiamo già una figlia insieme e sarebbe   difficile crescere Sophie separati. Figuriamoci portare avanti una gravidanza che il mio futuro marito non desidera.
Farà male. Già ora fa male pensare che sto portando dentro di me un esserino minuscolo che la settimana prossima non ci sarà più.
Ho mollato tutti di sotto e sono salita in bagno, stanca di dover dare spettacolo.
Avrei bisogno di una doccia, ma sono cosi stanca che voglio solo mettermi a letto. Mi lavo velocemente i denti, poi vado in camera mia  e mi stendo sotto le coperte pronta a controllare tra le braccia di Morfeo.
Ma la mente sta ancora lavorando, produce idee per le successive due ore. Al piano di sotto sento i nostri amici andare via, Sophie starà sicuramente dormendo visto che sono passate le 10 di sera.
Spero tanto che Oliver decida di restare di sotto, perché se decidesse di raggiungermi, so che litigheremo.
E io non ho voglia di litigare.
Sperando che un po’ di televisione possa distrarmi, prendo il telecomando dal comodino e accendo il dispositivo girando a caso i canali alla ricerca di un film.
La mia attenzione viene attirata, da una scena in particolare del film “What to expect when you’re expecting.”
Un film che racconta l’esperienze di 5 donne che affrontano i problemi della gravidanza e i rapporti con i propri partners.
-Quello che mi serve…- sussurro facendo dell’ironia.
Pian piano, la comicità e la bravura degli attori, riesce a rallegrarmi un po’ la serata. Mi distrae a tal punto da non farmi sentire Oliver che nel frattempo è salito al piano di sopra.
Mi accorgo della sua presenza, solo quando noto sottocchio la porta della camera aprirsi. Mi giro di poco verso di lui, trovandolo concentrato ad osservare la televisione nonostante si trovi a metri di distanza.
Quando lo vedo, il mio umore cambia irrimediabilmente. Mi metto seduta, poggiando la schiena contro la testiera del letto e mi copro il corpo con la coperta fin sopra la pancia. Anche se non è ancora evidente il rigonfiamento, non voglio che mi veda il ventre.
Forse per questo motivo ho evitato qualunque contatto fisico con lui in questi giorni.
Oliver entra in camera, si schiarisce la voce e si mette le mani dietro al collo quasi come se stesse facendo stretching.
Si siede sul bordo del letto, e io istintivamente mi faccio più distante volendogli fare un po’ di spazio in più.
-Possiamo parlare?-
-Non ne ho voglia Oliver … - dico tranquilla.
-Senti so che…. sono stato un coglione. Un emerito coglione….E so anche che non ci sono scuse per giustificare il mio comportamento…-
Iniziano sempre cosi le sue scuse. Ormai mi ripete sempre le stesse cose. E io sono cosi stufa.
-Oliver lascia perder…-
-No lasciami finire.- dice interrompendomi spiazzandomi. Mi prende per mano avvicinandosi di più a me. –Ti amo.-
Alzo il viso verso di lui quando sento queste due paroline che mi fanno riscaldare il cuore. Non me le diceva da un po’. Una parte di me credeva fortemente che lui volesse lasciarmi. So che è stupido perché mi ha chiesto di sposarlo ma…. le cose tra di noi in questa settimana sono state difficili.
-Ti amo con tutto me stesso e  amo Sophie. Amo quel mostriciattolo più della mia stessa vita… perché è nostra figlia. E questo non cambierà mai. Anche quando crescerà, deciderà di andare al college o di sposarsi…. -
Sta divagando o mi sbaglio? Forse non sa cosa vuole dirmi? O forse è d’accordo con me circa l’aborto e non sa come dirmelo?
-Cosa stai cercando di dirmi?- domando perplessa.
-Non voglio che tu abortisca…- sussurra spostandomi delle ciocche di capelli dal viso. –Voglio che tu tenga questo bambino, perché voglio che tu mi renda padre di nuovo.-
Ora sono confusa. Cos’è cambiato in due ore? Avrà parlato con Caitlin per avere un consiglio? Si sarà fatto consigliare anche dai ragazzi?
-Mi stai dicendo questo perché hai paura che possa odiarti in futuro se decidessi di andare avanti con la storia dell’aborto?-
-Io…..-
-Oliver… mi dispiace non avertelo detto. Quando Caitlin è arrivata e mi ha comunicato la notizia è stata una doccia fredda. E se da una parte ero felice dall’altra sapevo che non era quello che volevi…-
-Io voglio te. Ho sempre voluto te. Se avere un figlio ora è ciò che vuoi , io sono con te.-
- Non voglio trascinarti in qualcosa che non desideravi realmente.- ammetto schietta mentre gli occhi mi si velano di lacrime.
-Hey..- sussurra dolcemente. –Non potresti mai trascinarmi in qualcosa che non desidero realmente. Perché quello che realmente voglio è renderti felice.-
-Oliver… un figlio cambia tutto.-
-Un secondo figlio vorrai dire.- dice accennandomi un sorriso. –La nostra vita è cambiata il giorno che abbiamo deciso di adottare Sophie… e credimi quella è stata la seconda decisione migliore di tutta la mia vita.-
-Qual è stata la prima?- chiedo curiosa.
-Chiederti di sposarmi.- ammette schietto facendomi sorridere. –Ma più andremo avanti, più alla lista si aggiungeranno nuovi punti.-
Nuovi punti? Non staremo correndo un po’ troppo?
-Mmm…- dico scuotendo il capo nervosamente.
-Dedichiamoci a questo.- sussurra riferendosi al piccolino che porto dentro di me. –Poi si vedrà.-
-Tu sei sicuro vero? Perché… c’è ancora tempo per pensarci. Sono solo di  6 settimane… abbiamo ancora un po’ di tempo per decidere.-
Oliver in tutta risposta, fa incontrare le nostre labbra per un bacio non del tutto casto, e io apro subito la bocca per far incontrare le nostre lingue. Mi scopre velocemente dalla coperta, solo per stendersi sopra di me, stando attento però a non gravare sul mio corpo con il suo peso. Con non poche difficoltà, gli sfilo la maglietta che indossa, baciandogli il collo scendendo giù verso il suo torace per lasciare un bacio in prossimità del cuore.
La sua erezione pian piano inizia a premere contro la mia intimità, facendomi fremere come una quindicenne. Mi muovo, arcuando la schiena sperando che capisca che ho dei bisogni impellenti che devono essere soddisfatti.
-Sei impaziente?- chiede Oliver divertito punzecchiandomi.
-E’ colpa di tuo figlio.- sussurro facendolo ridere.
-Ah mio figlio? Sarà mio figlio quando farà qualcosa di negativo?-
-Da quando in qua il sesso è qualcosa di negativo?- domando perplessa.
-Con te non lo è mai stato..- dice alzandomi la maglietta scoprendomi i seni e la pancia. Si concentra per alcuni secondi a baciarmi il ventre, e so che in realtà, oltre a dei prelimari, sta cercando di rassicurarmi su tutte quelle che sono le mie paure.
-Se è cosi, cerca di muoverti.- dico autoritaria, accarezzandogli la schiena nuda scendendo poi verso il pantalone che indossa, solo per toccargli il sedere e spingerlo verso di me. –Ho una voglia matta di essere presa nel modo più brutale che conosci.-
-Sei incinta non posso essere brutale.- dice razionale nonostante stia praticamente gemendo nel mio orecchio.
Tutte le cellule del mio corpo, tutte le mie energie, e tutti i miei muscoli, sono concentrati sulle meravigliose strusciatine che Oliver ed io ci stiamo regalando a vicenda. Lui indossa una tuta, io il solito pantalone con le mie matrioske.
E’ come se fossimo nudi. Non ci sono tessuti a dividerci.
-Oliver, non ti fermare.- sussurro in preda alla foga, sentendo dentro di me il familiare formicolio alla spina dorsale crescere sempre di più.
Sto davvero raggiungendo l'orgasmo con delle semplici strusciatine? E' davvero possibile? 
Oliver esaudisce le mie preghiere, e continua a muoversi, sempre più veloce con il suo solito ritmo estenuante. Il letto scricchiola sotto di noi, nella stanza si sentono solo i nostri gemiti di piacere dati dallo sfregamento dei nostri corpi che sembrano essere incastrati come pezzetti di un puzzle. Continuamo cosi per un paio di minuti, e prima che me ne possa rendere conto, arrivo al culmine del piacere ed esplodo in un orgasmo ponderoso che mi bagna tutto lo slip e il pigiama.
Oliver si ferma spiazzato, visto che, tutto si aspettava tranne che riuscissi a raggiungere il piacere cosi.
-Sapevo di essere bravo…- sussurra volendomi provocare. –Ma questo non era mai successo con nessuna...-
-C'è sempre una prima volta.- dico con la voce roca rilassando i muscoli delle gambe. 
-Sei molto più sensibile perché sei incinta?-
-Non lo so…- dico con la voce roca. –Credo di si…. quello di cui sono certa è che ho sempre voglia di fare sesso.-
-Ricevuto.- dice Oliver intuendo cosa sto cercando di dirgli. –Mi rimetto subito all’opera.-
 
 

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