Ti rincontrerò di Freya Crystal (/viewuser.php?uid=58845)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fly away ***
Capitolo 2: *** Goodbye ***
Capitolo 3: *** Feelings ***
Capitolo 4: *** Fight against the time ***
Capitolo 1 *** Fly away ***
Stavo dormendo nel mio letto.
Il suono dell'allarme mi ridestò immediatamente. Scattai in
piedi,spaventata e confusa,la mente attraversata da miriadi di pensieri.
-Emergenza! Emergenza! Qualcuno ci sta attaccando! Mantenere la calma e
prepararsi ad affrontare i nemici,dirigersi nella Hall e
combattere!-rimbombava dal microfono la voce di Nida. La tremenda
esplosione che udii mi fece scoppiare i timpani . Caddi a terra per la
potenza devastante generata. Mi rialzai di scatto,sfoderai la mia
frusta e sfrecciai fuori dal dormitorio.
Urla,paura e panico.
Ovunque andassi,ovunque guardassi:urla,paura e panico,sangue e feriti.
Vidi un esile figura distesa a terra,immobile,col volto contratto in
una smorfia di dolore:non respirava più.Conoscevo quella
bambina, era una matricola e aveva solo dodici anni. Uno spettacolo
devastante per i miei occhi.
"Maledetti nemici. Maledetti bastardi,chiunque voi siate."
In fondo al corridoio c'erano dei soldati in uniforme verde armati di
mitra, che correvano via,lasciandosi alle spalle dei cadaveri
dissanguati.Passai oltre senza osar guardare i volti di quei
corpi privi di vita,per capire se appartenessero ai nostri alleati o ai
soldati in uniforme verde.
-Thundaga!-
Mi buttai contro la parete per schivare la magia scagliatami contro,che
incenerì il pavimento a un centimetro di distanza dalle mie
gambe. Era una scarica elettrica di una forza incredibile,non avevo mai
visto un lancio simile. Un'altra esplosione e le file di vetri nel
corridoio andarono in pezzi,si frantumarono in miliardi di schegge
d'argento che mi piovvero addosso. Mi riparai rannicchiandomi sul
pavimento. Il mio aggressore era in piedi davanti a me,pronto a
sferrarmi un calcio,non sarei riuscita a fermarlo in quella
circostanza,lui era stato troppo veloce. Chiusi gli occhi aspettandomi
di venire colpita,invece sentii un gemito soffocato e qualcuno che
cadde con un tonfo sordo al mio fianco. Riaprii gli occhi,tremante e
sorpresa,il cuore in gola. Seifer,l’espressione
indecifrabile,comparso dinanzi a me all'improvviso,aveva infilzato il
soldato col suo Gunblade.
-Stai bene?-urlò per sovrastare il rumore degli spari e
della lotta furiosa. Mi aiutò a rialzarmi e mi tolse i vetri
che mi erano caduti sulla testa.
-Cosa sta succedendo!?-domandai sconvolta. Ero completamente smarrita e
disorientata e formulavo miriadi di pensieri senza alcuna logica.
-Non c'è tempo per le spiegazioni,dobbiamo combattere!
Stammi vicino!-mi intimò.
Anche in quel momento non potei fare a meno di sentire il cuore
leggero,quando mi ordinava di non allontanarmi da lui perché
mi voleva proteggere;Seifer mi dava sicurezza con ogni suo piccolo
gesto.
Corremmo verso la Hall,sbaragliando i nemici e i mostri liberati dal
Centro d'Addestramento che incontrammo lungo il nostro percorso. Non
avevo avuto il tempo di rendermi conto di ciò che stava
capitando,avrei voluto risvegliarmi nella mia stanza e scoprire che
stavo vivendo un incubo.
-Ragazzi!-accorse Shu nel panico. Solo allora il mi cervello parve
ricollegarsi con quello che mi circondava:Seifer e io eravamo arrivati
a destinazione. I Seed e i cadetti combattevano,lanciavano
magie,sudati,sanguinati e smarriti:il rumore delle spade che
cozzavano,lo scoppio dei Firaga,la polvere delle granate,le urla: tutto
ciò era di fronte a noi.
-Quistis,devi andare al secondo piano! Il Preside ti sta
aspettando,fai in fretta!-mi implorò Shu.
Non me lo feci ripetere due volte,sentivo lo spirito di Shiva dimenarsi
dentro di me,furiosa,desiderosa di essere richiamata. Guardai Seifer
negli occhi per assicurargli che ce l'avrei fatta da sola;lui mi
fissò con intensità,dritto nell'anima, coi suoi
occhi meravigliosamente tormentati così belli che ferivano
in modo struggente quando li guardavi,un mare blu in cui
amavo perdermi:quegli occhi mi parlavano,li leggevo meglio di come
leggevo me stessa e adesso mi comunicavano emozioni di un'energia
straordinaria.
"Quanto ti amo Seifer..."
Mi voltai verso le scale e ripresi la mia corsa,ero una Seed io,avevo
un obbiettivo:combattere da soldato e difendere il Garden. Shu e Seifer
si erano gettati nella mischia contro i nemici e pregai che non
capitasse loro niente di male.
-Stop!-urlai contro il soldato comparso sulle scale che stava per
spararmi;il suo corpo si irrigidì all’istante e
divenne una statua di marmo. Mentre prendevo l’ascensore il
pavimento tremò sotto i miei piedi come se stesse venendo il
terremoto. “Dannazione! Vogliono far saltare in aria il
Garden!?”pensai quando sentii quel rumore spaventoso,uguale a
quello provocato dal lancio di una bomba.
Fu allora che sopra la mia testa lo vidi:un essere dal pelo
dorato,immenso quanto un G.F,che volava sopra la mia testa,i muscoli e
il torace da umano,la criniera leonina,la coda lunga e sottile,due
occhi verde smeraldo trafiggenti come due lame di vetro;sovrastava in
volo le teste di noi umani come un Dio,a braccia conserte,fantastico e
terrificante,le ali simili a quelle di una Fenice. Stava osservando il
combattimento.
Ma io non avevo tempo da perdere,seppure ero rimasta incantata alla
vista,e così salii in ascensore mentre in cuor mio pregavo
Shiva che quella creatura non scatenasse la sua potenza.Lungo il
corridoio del secondo piano con sorpresa vidi il Preside Cid:era in
difficoltà,un soldato lo stava trascinando fuori
dall’uscita d’emergenza e gli puntava un fucile
alla gola. Cauta e silenziosa li seguii senza farmi vedere;oltre a noi
pareva che nel secondo piano non ci fosse nessuno e la cosa era molto
strana…
Quando fui certa di sorprendere il nemico sbucai fuori
all’improvviso e mi ci avventai contro riuscendo a
imprigionarlo in una morsa ferrea grazie alla mia frusta ;il fucile gli
cadde di mano e il Preside ne approfittò per divincolarsi e
mettersi a distanza di sicurezza.
-Mia cara Quistis,al momento giusto!Abbiamo preso il loro
capo!-esclamò con tono trionfante quando mi vide,il fucile
in mano e pronto ad essere usato contro il suo serial killer . Sentivo
assalirmi ondate d’aria gelida vorticanti come trombe
d’aria, ora che non ero più all’interno
dell’edificio. Capii perché il Garden aveva
tremato poco fa:eravamo decollati,stavamo volando e anche piuttosto in
alto. “Addio terraferma…”pensai.
-Lurido vecchio ignorante,è la vostra fine! Mi uccida,tanto
non vi salverete!-ringhiò il soldato contro il Preside,un
espressione compiaciuta e derisoria. Strinsi più forte la
frusta che avevo arrotolato sul suo ventre ma lui non ci fece caso e
digrignò i denti per il dolore.
-Chi diavolo siete? Cosa volete da noi?-domandai minacciosa.
Ma in quell’istante cinque figure atterrarono di fronte a noi
dal cielo con dei paracaduti:capii che si erano imboscati sopra il
tetto. Ancora non riuscivo a credere a ciò che stava
succedendo e a come dieci minuti prima potevo essere
tranquilla nel mio letto.
-GIU’!!!-strillai quando i cinque in uniforme iniziarono a
sparare contemporaneamente con dei mitragliatori. A quel punto Shiva
non ce la fece più e comparve senza che la invocassi per
soccorrermi;ruppe la stalattite di ghiaccio che la proteggeva
e sferrò iraconda il suo” Polvere di
Diamante” contro gli aggressori,ma nonostante ciò
sembrò che essi fossero sopravvissuti:erano
ammaccati,ma non ancora sconfitti. Assurdo. Aiutai il Preside Cid a
rialzarsi,il soldato di prima era riuscito a evitare gli spari e si era
schierato dalla nostra parte. Cinque contro tre. Shiva era rientrata.
Ci fu un rumore di passi affrettati e Seifer spuntò
dall’uscita davanti a noi,il Gunblade stretto nella mano
destra e puntato contro la gola di un uomo mascherato,che cercava di
liberarsi dalla sua presa. Ero sempre più confusa.
-Abbiamo ospiti. Possiamo fare i giochi tutti insieme:iniziamo
da”Togli la maschera
all’amico”.-ringhiò lui quando vide la
scena,uno sguardo violento e furente che non vedevo da molto tempo
apparire sul suo bel viso.
Dieci persone si fissavano in silenzio sudando freddo. Non capivo
più nulla;cosa ci faceva lì Seifer?Potevo morire
da un momento all’altro se qualcuno fosse passato
all’azione,eppure i cinque soldati stavano immobili.
Fu allora che accadde l’inspiegabile.
Un attimo dopo quella preoccupante constatazione sentii un botto
enorme,disumano,come non avevo mai sentito in vita
mia;sembrò che qualcuno mi avesse messo una bomba dentro le
orecchie. Vidi una luce rossa e abbagliante e la vista si
offuscò,udivo i rumori come da una radio mal
sintonizzata e non avevo più il controllo del mio
corpo:stavo scivolando via,anzi,stavo volando,sbalzata
all’indietro dall’esplosione. Non seppi
perché,non ebbi il tempo di gridare o di sentire il dolore
perforante,acuto,tagliente,alla testa. Non ebbi il tempo di
rabbrividire dalla paura per la sorpresa di essere stata lanciata nel
vuoto,come una ridicola bambola di pezza…Non ebbi il tempo
di fare nulla e vidi solo del rosso prima di cadere
nell’oscurità totale: e questa fu
l’ultima cosa che ricordai…
…Seifer…
____________________________________________________________________________________________________________________
Era tutto finito,tutto
taceva. Sembrava di trovarsi in un limbo di cristallo nelle
profondità degli abissi,dove regna quel silenzio opprimente
che alimenta il cuore d’ira e angoscia in ogni essere
vivente,dove il silenzio perpetuo spaventa e smarrisce. Quello era il
silenzio del tempo che si era fermato.
-Quistis!-chiamò
Seifer con voce roca,appena riaprì gli occhi;si rimise in
piedi,cercando di non scivolare sul fiume di sangue fresco colato a
terra e si guardò attorno,lo sguardo che guizzava da una
parte all’altra.
-Quistis!!-
ripeté allarmato;avvertiva che qualcosa non andava e sentiva
l’ansia salirgli alla gola come bile. Cercò con lo
sguardo la donna che amava,ma non la trovò:non si rese
neppure conto dello scempio intorno a lui,di quello che era successo.
-Quistis!! Quistis!!-il
Gunblader scandì forte il suo nome,il panico crescente. Il
Garden stava volando nel cielo aperto e sotto di esso il mare era una
distesa uniforme.
-Quistis!!!!!!!!!
QUISTIS!!!!!!!!!!!!!!!- gridò collerico Seifer quasi
squarciando l’aria quando capì quello che era
successo…quando capì quello che era potuto
succedere…
Non poteva
essere…
Non voleva
crederci…
“No
dannazione,NO!”
Cosa ne pensate? Come inizio è pietosa la
forma…me ne rendo conto! Ma se vi interessasse la
storia(coraggiosi eh????XD) lasciate un commento,che non vedo
l’ora di leggere le vostre critiche!!! Mi venne tre giorni fa
l’ispirazione per questa nuova storia,sono curiosa di sentire
il vostro parere^^ Recensite numerosi!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Goodbye ***
Premetto una cosa importante:forse in questo capitolo Seifer
apparirà troppo smielato e sentimentale,ma
c’è un perché. Lui sta pensando,non si
sta esponendo,e i pensieri di una persona sono sempre una sorpresa per
tutti,non possiamo sapere cosa gli possa passare per la testa,potremmo
rimanere sorpresi di scoprire qualcuno completamente diverso rispetto a
chi ci aspettavamo. Inoltre è un momento cruciale della sua
vita che ho inserito per farvi capire il cambiamento che ha fatto dopo
due anni,dopo essere stato il cavaliere della Strega. Nei successivi
capitoli sarà meno magnanimo,vi apparirà
più familiare. Avrete modo di vederlo voi stessi^^
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
Due giorni
prima…
Sono ritornato al Garden e nessuno mi ha chiesto spiegazioni. Sono
stato accolto e perdonato. Ma la cosa che più mi rende
felice sei tu,già,felice:è una parola grossa
detta da me.
Fuori dalla nostra stanza imperversa il temporale,il grigio ferro del
cielo copre la luce solare.Siamo accoccolati nel letto e le tende sono
tirate,tu dormi come uno splendido angelo al mio fianco,il volto
candido di una bellezza abbagliante illuminato dalla luce della
abatjour nella stanza semibuia;la tua espressione è serena.
Un tuono immenso squarcia l’aria,io sono sveglio
intento a contemplare quanto sei meravigliosa. Accarezzo il tuo profilo
con un dito e sento il cuore gonfiarsi di sentimento:vorrei rimanere
così per sempre,steso su questo morbido materasso con la tua
immagine davanti ai miei occhi.Ho paura di addormentarmi e di non
trovarmi più questo splendore di fronte. Quando sei accanto
a me tutto il resto svanisce,sbiadisce.Vorrei riuscire ad esprimere i
miei sentimenti per te con le parole,ma è un dilemma
inspiegabile,un blocco inarrestabile,non ci riesco,e non ci sono mai
riuscito. Perché tutto è dannatamente complicato?
Tu devi sapere cosa significhi per me…Ma lo so con certezza?
Quello che provo è un sentimento così nuovo che
stravolge tutto il mio essere,rendendolo ridicolo. Accarezzo
la tua guancia candida e ti scosto una ciocca di morbidi capelli dagli
occhi. Sei maledettamente bella,maledettamente bella e assurda,che pari
quasi divina,intoccabile. Eppure tu sei qui e non mi chiedi niente in
cambio. Perché non mi sono accorto prima che la mia ragione
di vita sei tu? Perché l’uomo è
così imprevedibile e complesso nel suo essere?
Mi sento scoppiare di emozioni intense,di paura e ansia;è un
mix indescrivibile. Cosa voglio,Quistis? Cosa mi sta succedendo? Il
confine tra realtà e pensiero è un deserto
invalicabile:non sembro neppure io,non mi riconosco più.Mi
comporto in modo maledettamente diverso quando ti parlo,ma quello che
provo è molto di più,molto più
intenso. Non mi è mai capitato di avere un legame
così forte con una persona,non mi è mai capitato
di starle così vicino,fisicamente ed emotivamente. Con te ne
sento il bisogno,ne sento la voglia e la gioia. Sei una
novità,una novità unica.
Ti sento mugugnare qualcosa e muoverti nel letto,sei veglia.
Sembri così fragile,hai bisogno di tanta
protezione…O è solo una mia impressione?Cingo le
mie braccia intorno alla tua vita,appoggio il mio petto contro la tua
schiena. –Fuori piove,non preoccuparti per il
rumore,dormi.-sussurro mentre avvicino il mio viso ai tuoi
capelli profumati di albicocca. Mormori qualcosa e il sonno ti riporta
via.E’ così bello stare vicino al tuo viso e
sentire il tuo respiro.
Standole vicino ho imparato che Quistis Trepe non è
l’inflessibile ragazza di ghiaccio con la gonnella lunga e la
passione esagerata per lo studio e la disciplina:Quistis Trepe
è una donna. Una donna con un carattere dalle mille
sfaccettature,a volte debole a volte forte,a volte allegro a volte
infelice;ogni cosa che fa è una sorpresa ed elencare la sua
personalità è come interpretare il Destino. Ha
conquistato il mio cuore,mi sono fatto stregare e non posso fare a meno
di lei,per quello che mi dona e mi fa sentire. Anche Seifer Almasy
allora è un tenerone?. Sorprendo me stesso. L’uomo
non è mai come lo si vede,ha molteplici aspetti e mille
personalità,i casi della vita lo cambiano,mostrano
l’altra faccia della sua medaglia:che l’altro lato
della mia medaglia sia quello del tipo dolce e sensibile? Poco importa.
Ci sono troppi lati della medaglia in ognuno di noi per elencarli
tutti,uno sceglie quale mostrare e prende la sua strada. Sono un uomo
in fondo,come tutti quelli che possono amare:non ci vedo alcuna
stranezza,ora che sto vivendo l’esperienza di amare in prima
persona.
-Dove sei?-chiedi flebilmente,probabilmente stai sognando.
-Sssh…Sono qui. Tranquilla.-sussurro caldamente nel tuo
orecchio,mi viene da ridere.
-Non ti lascio. Sono qui e ci sarò per sempre.-ti rassicuro
e mi abbandono al sonno stringendoti a me. Sei la mia ragione di vita
Quistis. Voglio svegliarmi tutte le mattine con te al mio
fianco per il resto dei miei giorni.
…Se solo avessi potuto farti leggere nella mente quello che
ho pensato quella notte…
…Se solo potessi tornare indietro e rivivere quelle notti
insieme…
Ma ora che sei scomparsa ne resta solo il ricordo,ora che sei morta.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
Il Preside Cid è morto.Tutte le persone che si trovavano sul
balcone del secondo piano sono morte,tutte tranne me. Ero sconvolto e
non vidi lo scempio degli otto cadaveri ai miei piedi,cercavo te con lo
sguardo,ma non ti trovavo. Scomparsa,svanita,portata via? Morta?
Finché non ti avrei vista esanime coi miei occhi non lo
avrei accettato,non ci avrei creduto. Ma quando gli altri accorsero al
secondo piano mi risvegliai dal mio sogno e capii che l'inevitabile era
successo. Cosa mi accingo a raccontare,ora che sei volata via?
Siamo sopravvissuti in pochi,siamo costretti a vivere come clandestini
girovaghi sul nostro Garden. Non abbiamo un Preside,siamo rimasti in
trenta o giù di li;i nemici se la sono data a gambe dopo che
è stata lanciata una granata sul balcone da un terzo
nemico,dopo lo scoppio che hanno sentito. Se non fosse stato per
quest'ultimo colpo ci avrebbero uccisi tutti. Ma ora cosa importa?
Maledetta fottuta esistenza.
La vita è una merda.
A quale scopo viviamo? Per soffrire e fuggire la morte come formiche il
cui nido viene pestato da una scarpa ogni volta?Non ha senso niente
senza di te. Non ha senso rialzarsi e lottare ancora.
Combatto per cosa,combatto per chi? Per chi vivo? Di chi sono cavaliere?
Edea è scomparsa,l'hanno rapita senza dubbio..Quale dei tre
nemici l'ha rapita?Ho cercato di pensare che anche tu fossi stata
presa,ma lo so che te ne sei andata diversamente. Cosa è
successo? Perché così tanta gente è
contro i Seed? Gli altri Garden sono stati attaccati a sorpresa come il
nostro?
Al diavolo. Non voglio saperlo. Non me ne frega niente.
In passato non volevo avere alcun tipo di legame con nessuno,dicevo che
avrei avuto nient’altro che un insignificante pugno di sabbia
da tenere stretto.Solo il dolore avrebbe perpetuato, il dolore di una
scomparsa,di una perdita,di una delusione. Avevo ragione,dannazione.
Sono tutti riuniti nella Hall a piangere i morti,solo io rimango chiuso
nella mia stanza a riflettere,a fissare il lato del letto vuoto:tu non
ci sei più. La gente mi crederebbe se dicessi che mi manchi?
Non sono venuto al tuo funerale e a quello di tutti gli altri,il mio
modo per dirti addio è ricordare. Sono convinto che
finché qualcuno si ricorda di te rimani immortale,sono le
persone care rimaste in vita che muoiono per te. Non avrei voluto
vedere il tuo addio,le lacrime e la disperazione per te. Odio queste
cose,le odio davvero.
Fuori c’è un sole luminoso e chiaro come lo era
solo il tuo viso:si prende gioco del mio umore.
Tutto intorno a te splende quando le persone si sentono da schifo.
E’ una cosa che irrita,una cosa che ti fa venire voglia di
spaccare tutto con
testate,calci,pugni…unghie…denti…
Quando te ne sei andata ho smesso di vivere. Mi avevi dato una nuova
vita,avevo trovato la luce in te,e adesso te la stai portando via.
Perché? Mi tormento perché non ti dissi quelle
due parole che avrei voluto dirti.Volevo farlo. Ora mi hai
lasciato,ancora prima di invecchiare,splendida com’eri,ancora
prima che potessi parlare con te dei tuoi fiori preferiti.
Non te li avrei regalati,non sono il tipo,ma mi sarebbe piaciuto
saperlo.
Perché mi hai fatto questo?
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
Quello era un giorno speciale per la splendida donna dai lunghi capelli
scuri di madreperla seduta sui gradini
della porta :stava aspettando l’arrivo di qualcuno. La
giovane ragazzina al suo fianco sorrideva entusiasta,sporgeva la testa
impaziente e curiosa, in punta di piedi,allungando il collo oltre il
cancello per vederli arrivare da lontano.
Entrambe non dovettero attendere a lungo.
Ecco giungere i Seed bianchi,i volti giovanili e innocenti
quanto quelli della bambina e del bambino che accompagnavano. Edea
andò loro incontro e mostrò il sorriso
più gentile e luminoso che le fosse mai venuto,avvolgente
come il sospiro degli angeli e la carezza delle nuvole.
-Diamo il benvenuto ai nuovi arrivati-mormorò dolcemente e
si chinò per osservare in faccia i bambini. La femmina
manteneva lo sguardo fisso su un punto imprecisato oltre la nuca di
Edea. Il suo volto aveva un'aria audace e sbarazzina,i vestiti che indossava erano da maschietto. Portava corti i capelli biondi dritti e leggeri,che il vento
giocherellone amava scompigliare sul suo viso dai
lineamenti chiari e delicati come quelli di una bambola. Il
maschio teneva la mano alla Seed che lo aveva protetto lungo il
viaggio,il suo faccino solare in quel momento era rosso di rabbia e imbarazzo. Gli occhi di un allegro azzurro intenso,che erano più chiari di quelli blu profondo della bambina,erano lucidi per le lacrime trattenute;sul suo viso si dipingeva una
smorfia contratta di nervosismo. Teneva i pugnetti serrati,ed era scosso da un incontrollato tremolio dalla punta delle scarpe fin sulla punta del suo stranissimo ciuffo biondo platino rizzato in
aria. Quel piccolo mosse uno strana sensazione di tenerezza e divertimento in Edea.
Ellione era corsa di fronte alla madre,raggiante di gioia,gli occhi
scuri che brillavano di felicità.
-Li abbiamo trovati a Esthar,c’è stata
un’esplosione.Erano sepolti sotto le macerie,senza traccia
alcuna di ferite,ma non erano nella stessa zona della
città,quindi è certo che non sono
fratelli.-spiegò la Seed che teneva per mano il bambino,il
quale cercava di nascondersi e di reagire al timore allo stesso tempo.
-Capisco,poveri piccoli.-sospirò Edea-…La guerra
porta loro via tutto,distrugge tante famiglie. Sono contenta che li
abbiate portati qui.-
Ellione accarezzò la testa della bambina e le chiese
–Come ti chiami?-
Lei la fissò con quello sguardo intenso caratteristico della
sua espressione,non si capiva se fosse spaventata o serena,se si stesse
rendendo conto di ciò che le stava capitando.
-Quistis.-rispose con un tono di voce tranquilla.
-E tu?-Ellione sorrise con calore al piccolo che arrossì
violentemente,il magone del pianto che riusciva a controllare a stento.
-Z-Zell.-rispose flebilmente suscitando l’ilarità
di tutti i presenti.
-Dobbiamo separarci bambini,ma torneremo a trovarvi,lo
promettiamo.-disse un ragazzo a malincuore osservando Quistis e Zell.
E fu così che i due arrivarono all’orfanotrofio.
Furono indimenticabili il profumo della brezza di mare e
dell’erba salata che li avvolsero assieme al senso di
smarrimento e vuoto quando i Seed che li avevano accuditi
sulla nave lungo il viaggio se ne andarono. Fu un momento magico.
Quando la ragazza mollò la mano di Zell e lo
salutò affettuosamente,quasi piangendo,lui subito
afferrò quella della compagna Quistis,e seguì le
due donne verso la casetta grigia davanti a loro,da dove oltre
l’orlo della porta un bambino dai capelli biondi
dorati era svanito sghignazzando e additando master-ciuffo
come fosse un marziano. Quella casa linda e accogliente sarebbe stata
la dimora della loro infanzia.Quella ragazza dagli occhi scuri la loro
sorella. E la donna di un fascino e una benevolenza quasi inumana la
loro madre.
Fu così che Quistis lo vide per la prima volta,lui,col suo
ghigno inconfondibile e quei capelli morbidi e splendenti. Avevano
entrambi quindici anni di passato,di ricordi,di vita insieme.
Una vita insieme soffiata in cielo come una nuvola di fumo…
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
Qui ringrazio chi ha
letto il primo capitolo e spero di ricevere tante recensioni^^
Un ringraziamento
speciale va a
Selhin,che
ha recensito e ha messo tra i preferiti questa storia appena nata. Mi
auguro di non averti delusa^^Un bacio:P
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Feelings ***
Non so quanto tempo è passato da quando ci siamo
nascosti nei boschi innevati di Trabia,so solo che verremo
trovati presto:nessun luogo è più sicuro per il
Garden. Se ci attaccheranno di nuovo non muoverò un
dito,aspetterò la fine di tutto. Non mi resta niente in
questo mondo. Due anni fa provai a ricostruirmi una vita, col risultato
finale di rimanere ancora una volta solo. Non ho voglia di ricominciare
da capo,semplicemente sono stanco di vivere.
...Da quando sono così diretto con me stesso?…
Non solo i nemici,ma tutto il mondo sarà sulle nostre
tracce. Diamine,cosa si starà muovendo la fuori?La nostra
fuga non porta a nulla. I Seed sono morti,non esistono
più.
Le parole di Leonheart che ci scambiammo la sera precedente
riecheggiano nella mia mente.-Sei un codardo.
Perché non reagisci? Pensavo volessi vendicare
Quistis,dov’è finito il tuo orgoglio?Hai
intenzione di rassegnarti alle conseguenze e di restare a
guardare?… L’uomo che ho di fronte non
è Seifer Almasy, è solo un rammollito.-
-Non…chiamarmi…CODARDO!!-avevo gridato
collerico.Senza pensare ad estrarre l’Hyperion gli ero
saltato addosso con violenza,scaraventandolo contro lo scrivania
dell’ufficio e prendendolo a pugni.
-Ora ti riconosco. Fai scorrere la rabbia che è in
te. Sentiti vivo veramente. Devi combattere per la tua
dignità,è il solo modo per andare avanti.-mi
urlava mentre cercava di bloccare le mie mosse,soddisfatto della mia
reazione.
E’ stato allora che per la furia vera e propria liberata si
è riacceso il fuoco che si era spento in me. Nel mio corpo
ora ardono e bruciano fiamme di vendetta,non più di
frustrazione e di sconforto caratteristiche di queste ultime monotone
giornate.
In passato ho assassinato e torturato delle persone:quando avevo uno
scopo,un obbiettivo da raggiungere,niente mi avrebbe fermato. Non mi
facevo scrupoli,andavo avanti per la mia strada. Ero maledettamente
testardo e irremovibile. Questo era Seifer Almasy. Ora invece che mi
sta succedendo? Mi ricordo chi ero?
Seifer Almasy era quello che si lasciava accecare dall’ira e
sbraitava contro tutti quando le cose non andavano come voleva lui.
Seifer Almasy era il ribelle,lo spietato carnefice,il bastardo che non
dava ascolto a nessuno. Non poteva stare a guardare senza fare la sua
parte,doveva combattere e mostrare il suo valore.
“Se tornerete al Garden ve la dovrete vedere con
me,assaggerete il sapore del vostro stesso sangue che io
verserò. Avete ucciso la mia donna,dovete pagare.”
pensai. Si,ero ritornato.
-Se non fossimo in una situazione così drammatica non ti
proporrei una cosa del genere,ma riconosco che fra i sopravvissuti sei
il più adatto per svolgere un tale compito:saresti
interessato a guidare tutti gli spadaccini e futuri Gunblader rimasti?-
Leonheart stava diventando sempre più sopportabile.
-Certo. Mai stato più convinto.- Avevo
risposto fattami quella proposta,almeno mi sarei reso utile
in qualcosa.
-Ehi sfregiato,non ti aspetterai che ti ringrazi perché mi
hai fatto sfogare su di te come fossi il mio punching-ball,vero?-ho
ghignato.
A quel punto lui mi ha fissato in modo ambiguo e se ne è
andato senza dire una parola. Il Lupo Solitario non cambierà
mai,eh? Lasciava sempre la sua firma quando se ne andava. Eppure
quell’episodio della mia vita,allora non lo sapevo,ha segnato
i miei ricordi.
_________________________________________________________________________________________
L'oscurità era calata nel cielo sotto forma di un mantello
di pece che ricopriva cielo luna e stelle. In quella notte un ragazzo
con un cappotto bianco sporco camminava silenziosamente,a passo
felpato, nel porto di Balamb. Cercava di non ammetterlo a sé
stesso,ma era agitato,si sentiva sperduto,aveva voglia di partire e di
non tornare,di non fermarsi mai più.
Volando...nuotando...correndo...camminando...
Fissò per un attimo il catturante liquido specchio nero
sotto i suoi piedi,come se volesse buttarcisi dentro e sprofondare
giù,poi salì su un motoscafo attraccato li vicino
e lo mise in moto. Guardava davanti a sé:quella distesa
uniforme d'acqua era lunga,molto lunga,lontana dalla terraferma.
Il motoscafo schizzava rapido come la luce. Il mare non finiva
più;dritto davanti a sé Seifer non vedeva altro
che quella linea sottile,mai più vicina di prima,e non
pensava a niente. Dove lo avrebbe portato il suo viaggio? Tra il rumore
di spruzzi e vento turbinante notò qualcosa di piccolo e
pallido in un punto imprecisato che galleggiava sull'acqua come una
bottiglia abbandonata, era da un po' che si vedeva eppure il motoscafo
non la raggiungeva mai. Incuriosito il ragazzo lo scrutava senza
perderlo di vista. Dopo poco constatò con orrore cosa fosse.
Ma sicuramente si trattava di un'allucinazione.
Spalancò gli occhi per cercare di vedere meglio:stava li
davanti,non scompariva,come se il motoscafo si muovesse sul posto.
Immacolata come una perla...no pallida,pallida e
inquietante,smorta,svigorita,rugosa per l'effetto che l'acqua
fa alla pelle.
Era una mano,la mano di un morto...o di una morta. Seifer vide
affiorarne il proprietario,un braccio,una spalla...Era come se qualcuno
lo stesse spingendo a galla,qualcosa che stava la sotto.Il ragazzo
fermò il motoscafo,il vento smise di graffiargli la
faccia,l'acqua non sollevò più i suoi spruzzi.
Senza pensarci due volte,seppure agghiacciato alla vista,il cuore che
pulsava senza battere,si tuffò per raggiungere quella
persona,sperando che non fosse morta. Il braccio infatti ora si
muoveva,fragile come quello di una marionetta senza fili,da sotto a
sopra l'acqua,come se cercasse di aggrapparsi a qualcosa per mettersi
in salvo mentre qualcos'altro tornava di nuovo a spingerlo
giù,per trascinarlo lontano dalla superficie.
Seifer nuotava più veloce che poteva,ma il braccio sembrava
essere lontano quanto la luna. Doveva assolutamente fare qualcosa.
Ondate di panico lo invasero.Sentì i muscoli pesanti che
stavano per cedere.
Dopo un'eternità assurda riuscì ad avvicinarsi al
braccio e lo afferrò per attirarlo fuori dall'acqua. Il
corpo affiorato a galla era quello di una donna,dalla puzza e dal
colore era chiaro che fosse un cadavere. Il ragazzo sentì
che gli mancò il respiro,quella cascata di capelli biondi
gli era inconfondibile. Disperato,sconvolto, dilaniato alla
vista,le membra gelate dalla temperatura polare e dall'orrore che lo
avvolgeva,lo girò per vederne il volto.
Quella pelle bianca,quei lineamenti sottili,quegli occhi blu
spalancati...spalancati dal terrore.
Uno strazio.Non poteva essere vero...
-NO!!!-
Seifer si rizzò a sedere sul letto,madido di sudore,i
capelli attaccati alla fronte. Il cuore gli martellava come una bomba
pronta a strappargli la carne e a saltargli fuori dal petto. Il fiatone
gli fece venire la nausea,si sfilò di dosso la canottiera
bagnata e la scagliò a terra. Tremava.Fissando davanti a
sé gli parve di vedere una mano pallida che affiorava
dall'acqua nera. Scintille di collera gli bruciarono i nervi,con uno
scatto fulmineo afferrò la bottiglia di vodka sul comodino e
la lanciò mandandola in frantumi contro il muro.
La mano non era altro che la luce della luna riflessa sulla parete
della sua stanza buia.
"Maledetti incubi!" si disse pieno di collera e ansia. L'indomani
sarebbe dovuto andare in missione a Balamb per verificare la situazione
della città,come chiestogli da Leonheart. Ma come avrebbe
potuto dimenticare quel sogno?Come avrebbe cancellato il ricordo
angosciante dalla mente?
Rivoleva la sua donna.
Gli mancava.
Lui l'amava...peccato che lo avesse capito troppo tardi per poterglielo
dire...
_________________________________________________________________________________________
Che ve ne pare?Come vi è sembrato questo macrabo capitolo?
Seifer dovrà tornare a Balamb a quanto pare.Purtroppo non
riesce a dimenticare Quistis. Come affronterà il futuro?
Chissà cosa sarà successo nella città
di mare dopo l'attentato al Garden...
Mi rendereste molto felice se mi lasciaste un piccolo commento,anche
solo per criticare e basta.Se avete letto,vuol dire che eravate
curiosi. Perciò vi chiedo per favore di fare lo sforzo di
lasciare anche una piccola piccola piccola ecc...recensione riguardo le
vostre impressioni^^ Potete dire quello che volete,vi chiedo solo di
dedicare un po' di tempo alla mia storia. Conto su di voi^^
Un grazie speciale a:
Selhin,che
con la sua sincerità mi aiuterà ad andare avanti
e a migliorare^^ Ho letto la quinta piuma di Dolce Agonia,splendida
lettura veramente^^ Spero che questo mio capitolo ti sia piaciuto^^ Se
hai da fare delle critiche anche tu non esitare!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Fight against the time ***
Shu e Leonheart
hanno dovuto prendere un'ardua decisione:lasciare il
Garden,abbandonarlo.
-Lo
riporteremo in vita,avremo la forza di ricominciare! Ora dobbiamo
lottare per sopravvivere e sconfiggere i nemici,se ci riusciremo
ricostruiremo un nuovo Garden!-aveva dichiarato quest'ultimo quando
tutti fummo riuniti nella Hall. Ha proprio una testa dura lo sfregiato.
Forse non sa nemmeno lui cosa sta facendo. Ma in fondo c'è
qualcun'altro che lo sa fra noi?
Così
ci siamo tutti separati,siamo saliti su dei motoscafi che tenevamo nel
Garage in gruppi da cinque,ciascuno con un compito da svolgere ben
preciso in una meta diversa,e abbiamo lasciato il Garden in balia della
suo destino.Mi tornano in mente le parole di Rinoa.
-La vita è fatta di addii e cambiamenti improvvisi. Solo chi
ha la forza di guardare avanti senza mai voltarsi indietro
può sopportare il peso dell'innovazione,delle conoscenze e
delle scoperte future che accompagnano la nostra vita. Ma l'ottimismo e
la forza di volontà non devono mai mancare. Io cerco di
sorridere sempre,nonostante tutti gli ostacoli e i dispiaceri che ho
dovuto affrontare.-
Quelle parole mi hanno fatto capire una cosa.Devo voltare pagina. Devo
ricominciare a vivere. Grazie al mio spirito guerresco e al mio
orgoglio,grazie all'ardore del mio animo e alla mia testardaggine,
posso trovare anche io un posto nel mondo.Sono
ambizioso,perciò arriverò da qualche parte.
Diamine,ho ancora 20 anni,se non morirò prima ho ancora
tanto da vivere e da imparare.Io non devo buttare via la mia
esistenza.Il mio posto è qui.Devo costruire la mia
storia:per me e in memoria della mia donna. Voglio vivere nel
presente,sia stato quel che sia stato e sarà quel che
sarà.
Viaggiare sul motoscafo mi fa pensare al macabro sogno fatto la notte
precedente e osservare l’acqua mi da la nausea.
-Ehi
Gallinaccio,quanto manca ancora per arrivare?-mi rivolgo a Dincht con
aria stufa. Lo vedo irrigidirsi sul sedile e stringere i pugni per la
rabbia fino a diventare paonazzo in viso.
-Poco.-risponde a
denti stretti-Non hai gli occhi per guardare? Si vede l’isola
da qui.-
Dannazione. Neppure stuzzicare Dincht riesce a farmi
distrarre un po’,ora che ha imparato a controllare la sua
impulsività. Il che è un vero peccato per me,non
potrò più divertirmi a vederlo urlare e agitare i
pugni in aria come una scimmia ogni volta che lo prendo in giro. Mi
sembra che tutto oscilli intorno a me,perfino il maledetto ciuffo del
Gallinaccio. Non avrei mai pensato di poter soffrire il mal di mare.Dannazione
di nuovo!
-Sei sicuro di stare bene? Hai una faccia strana…-mi domanda
Dincht.
Okay,dopo
avergli sentito fare questa domanda mi convinco di
non stare affatto bene. Da quando in qua Dincht mi si rivolge in
maniera da persona civile ? Forse da quando è morta
Quistis,in fondo anche lui ha avuto modo di conoscerla e magari prova
una piccola parte di dispiacere che provo io,un dispiacere che lo
spinge a trattarmi con compassione e gentilezza quasi. Lo fisso
minaccioso,con una perfetta occhiata stile
“Fatti-gli-affaracci-tuoi-e-non-mi-scocciare”,e
torno a concentrarmi sulla contemplazione delle mie scarpe. Io non
voglio essere compatito da nessuno.
-Comandante,siamo quasi arrivati!-annuncia il ragazzetto coi capelli
rossi. Gli altri due che erano rimasti silenziosi per tutto il viaggio
mi osservano con la coda dell’occhio,intimoriti e
assoggettati dalla mia presenza.
Finalmente dopo un’eternità arriviamo alla
spiaggia.Mi era mancato sentire la terra sotto i piedi.Siamo costretti
a fare la strada a piedi,poiché se fossimo passati
direttamente per il porto avremmo potuto trovare la città
assediata e controllata dai nemici. E finire dritti nella
tana del lupo sarebbe stata l’ultimo cosa che avrei
voluto.
-Muovetevi voi incapaci!- ordino al Gallinaccio che sta attraccando il
motoscafo a riva e agli altri tre sempliciotti- Dincht,credi che
ritorneremo a prenderlo?? Non ci servirà più!
Muoviti!- aggiungo quasi ringhiando. Durante la mia rapida corsa non mi
sono nemmeno voltato a controllare la presenza degli altri dietro di me
e in un attimo mi sono trovato alle porte di Balamb.
-Stiamo per entrare in un campo minato,dobbiamo fare molta attenzione a
ciò che facciamo o diciamo. Anche se non abbiamo avuto tempo
di organizzare la missione o di prepararci al peggio,dobbiamo essere
molto astuti. Non siete ancora dei veri Seed,posso capire la vostra
paura,ma se restiamo uniti…
-Piantala con le tue insulsaggini Gallinaccio. Sono solo un mucchio di
parole. Entriamo e basta!- lo interrompo irritato,non lo sopporto
quando inizia a parlare come un mitragliatore con quella sua aria
pomposa,mi mette un tale nervosismo.
-Calmo,devo restare calmo…-lo sento farfugliare a bassa voce.
La città di Balamb appare deserta.Niente persone,niente
macchine,niente rumori. Purtroppo nella nostra fuga improvvisa non
abbiamo potuto mettere in atto un piano,dobbiamo perciò
seguire il nostro istinto e proseguire senza indugiare. Potremmo
rimanere intrappolati,ritrovarci a fare kamikaze con una serie
di soldati,venire catturati e uccisi.Non sappiamo cosa ci
aspetta. Ma non possiamo fare altro se non proseguire. Vada come
vada…
Col Gunblade stretto nella mano destra mi incammino verso
l’interno della città,seguito da Dincht e dai tre
buoni a nulla. Balamb è un cimitero. Dopo venti minuti di
ispezione mi rendo conto che forse non c’è nessuno
veramente,l’intera isola è stata abbandonata. Che
ne è stato dei suoi abitanti? Negozi chiusi,strade
vuote,tutto perfettamente in ordine,aria piatta.
-Ma che diavolo è successo qui? Chissà dove
sarà finita mia madre…-riecheggia vuota la voce
del Gallinaccio.
-Hanno
portato via tutti. A quanto pare noi cinque siamo le uniche persone
presenti sull’isola.
-Allora che dobbiamo fare? Come facciamo ad avvisare Squall?-
-Non chiederlo a me. E stai calmo,dannazione! Piuttosto voi andate a
fare rifornimento di armi,cibo e di qualsiasi cosa possa esserci utile.
Io andrò al porto a sgranchirmi. Aspetteremo un
po’ e se non succederà niente decideremo
quale sarà la nostra prossima tappa.
-Ma quali rifornimenti? Vuoi che saccheggiamo tutti i negozi?-sbraita
Dincht irritato.
-Se vuoi puoi anche lasciare i soldi alla cassa,io non ho nulla in
contrario,sono problemi tuoi.Ora muovetevi! E vedete di prendere roba
decente!-ribatto infastidito e furente. Che razza di domande mi fa?
Però è divertente vedere come
gli altri tre rimangono impietriti tutte le volte che abbiamo un
battibecco.
-Zuccone…-sento dire mentre mi allontano per i fatti miei .
Non ho dubbi nel stabilire chi possa avermelo dedicato.
L’ambiente che mi circonda è in perfetta armonia
con la mia mente:vuoto assoluto,totale annullamento. Non penso a niente
e mi lascio piacevolmente catturare dal silenzio e dal suono dei miei
passi sull’asfalto. Neppure il vento sospira,ma
c’è quella monotona brezza nell’aria a
riportarmi indietro di due anni. L’uso dei G.F non ha potuto
cancellare la nitidezza di quei ricordi,i ricordi di una canna da pesca
e di due…di due…amici?…E’
così che devo chiamare Raijin e Fujin?E’
così che li avrei dovuti chiamare quando erano ancora in
vita?
Balamb mi riporta a pensare a quei giorni tranquilli e noiosi,a quei
giorni che ho tanto desiderato di poter rivivere. Ma ora posso solo
ricordare e gustarne il sapore,non posso tornare indietro. Seifer
Almasy passava le giornate guardando il riflesso della sua faccia
sull’acqua,proprio lui che amava l’intraprendenza e
il rischio,a cui piaceva provare il brivido. Ma almeno così
non si preoccupava di niente,se non solo di uno stupido amo da
pesca,non aveva nessun compito,nessun dovere,nessun problema,nulla da
fare.La sua vita gli piaceva in quel modo,doveva solo aspettare che un
qualche insignificante pesciolino abboccasse all’amo. Seifer
sapeva stare fermo,poteva vivere davvero senza il bisogno di cacciarsi
nei guai.
Avrebbe voluto lasciare immutato il corso degli eventi in quel
porto,aveva ritagliato il suo angolo di vita in quello
spazio…Ma non avrebbe mai ammesso a se stesso di essersi
affezionato al posto che aveva odiato e amato allo stesso tempo.
Si,mi dico,non lo avrei mai ammesso.
Dei rumori di
voci mi riportano alla realtà con violenza.
Dannazione…ero convinto che non ci fosse nessuno.Il sospetto
che i nemici siano in agguato,pronti a tendermi una trappola,tornano a
rianimarmi.Sono impaziente di dargli una lezione,stringo il Gunblade e
mi nascondo furtivo dietro un bidone.
-Questa poi…trasferire tutti gli abitanti
dell’isola a Galbadia in un giorno. Di cosa ce ne facciamo di
questa cittadella? Non è adatta per il servizio militare,ne
tanto meno per farci da area di rifornimento,è troppo
esposta. Se fosse situata in un punto più strategico,e
magari anche più fortificata,avremmo potuto utilizzarla da
tramite per metterci in contatto con la base…-
La voce che mi giunge alle orecchie è roca,infastidita e
scocciata.
-Si,hai ragione. Ma non parliamo così ad alta voce di queste
cose! Non si sa mai…-
Il secondo uomo che aveva parlato era più calmo
dell’altro,e anche più furbo,dedussi. Avevo una
voglia di uscire allo scoperto e rompergli le ossa,ma prima dovevo
scoprire da dove provenissero vedendo le loro uniformi. Ma forse
stavano giocando,forse mi avevano visto arrivare prima e non
aspettavano altro che io uscissi allo scoperto…
-Che diavolo te ne importa? Tanto ora dobbiamo darle
fuoco…Hai portato l’esplosivo? Così
sarà tutto molto più semplice…
Persi un colpo a quelle parole. Dannazione,dovevo trovare il modo di
avvisare il Gallinaccio e gli altri al più presto.Mi dovevo
dare una mossa. Quando mi sarei deciso a ritornare nel mondo dei vivi e
ad entrare in azione?
-Sai,a volte ti adoro. Hai ragione,così faremo molto
prima.-ghignò il secondo uomo con voce sibilante.
-Ma prima prendiamo quei bidoni. Dobbiamo caricarli con noi,dentro
hanno molto olio,è prezioso in questo periodo di
guerra.-continuò il tizio con voce roca.
Merda.
Ero veramente nella merda se si fossero avvicinati a me. Volevo fare
troppe cose in una volta:scoprire di più sulla situazione
esterna tramite i nemici,individuare la loro provenienza,dargli una
bella lezione,e aspettare che arrivassero il Gallinaccio e company. Ma
almeno qualcosa lo avevo scoperto:guerra. Avevano parlato di guerra.
Quindi è già iniziata un’altra epica
battaglia per il mondo?Grandioso,sarò in prima fila questa
volta, e nessuno mi ruberà la scena.
-Riceveremo uno stipendio favoloso se
porteremo con noi tutto quell’olio.-
Stavano
arrivando,bene…Sarei scattato prontamente e li avrei fatti
fuori prima di dargli il tempo di dire “A”. Sentivo
il mio corpo fremere di eccitazione al solo pensiero.
-Carl,aspetta! Sento delle voci!...-dichiarò improvvisamente
allarmato il tizio con voce sibilante.
-Stai pronto a fare fuoco,imbecille! Non ti agitare inutilmente.!-si
irritò il suo compagno.
Che idioti…Immaginai il Gallinaccio che parlava a
macchinetta e a voce alta,come se fosse per le vie del paese dei
Balocchi mentre si avvicinava. E infatti…ecco la sua voce
squillante e terribilmente fastidiosa giungerci alle orecchie. Si
può essere così…idioti?Rovina sempre
tutto.
-Avevi detto che non c’era nessuno!!! -Chi può
essere questo rincitrullito che parla a vanvera!? -aggredì
il suo compagno l’altro con voce ringhiosa.
Bella domanda,pensai. Ora i soldati erano vicinissimi al mio
nascondiglio. Potei vederli finalmente,quando mi affacciai furtivo.
Indossavano uniformi viola,come quella del soldato che io avevo preso
in ostaggio il maledetto giorno dell’aggressione al Garden.
La rabbia mi salì come bile fino in bocca,avrei voluto
torturarli atrocemente una volta uscito allo scoperto e ucciderli. Ma
qualcosa mi tratteneva.
-Perciò dobbiamo
solo…-si interruppe bruscamente una voce a me familiare.
-Voi chi siete!?-urlò adirato uno dei soldati.
-Stavamo per farvi la stessa domanda!!! In guardia ragazzi!!-
strillò Dincht,comparso assieme agli altri tre.
A quel punto abbandonai il mio nascondiglio e tirai un calcio al tizio
più muscoloso che stava per sparare agli altri,il colpo lo
fece cadere a terra.Il compagno lanciò una granata che
sollevò un polverone immenso,accecante e soffocante e prese
a trascinare lontano l’altro soldato.
-Non vedo un accidente! Seifer,fermali!!!-intimò Dincht.Lo
intravidi tastare con le mani l’aria attorno a se,gli occhi
chiusi per la polvere che gli era entrata dentro.
Agitai il Gunblade invano,non vedevo nulla nemmeno io e tossivo per la
polvere che mi ostruiva i polmoni. Maledetto bastardo che aveva
lanciato la granata.
-Firaga!!-urlò
il ragazzo coi capelli rossi,a quanto pare centrando in pieno uno dei
due nemici. Sentii un urlo disumano di dolore e un rantolo soffocato.
In seguito vidi il bidone vicino a me prendere fuoco,l’olio
aveva reagito all’effetto del gas e stava sprigionando un
incendio.
-Carl! Merda!- sentii un oggetto cadere ai miei piedi,sbalzato dal
lancio del Firaga. La polvere nera stava svanendo. Un rumore di sparo
centrò in pieno uno dei nostri ragazzi.
-Kilik!!-
-Dove credete di scappare!-gridai e mi
lanciai sui due soldati che stavano cercando di raggiungere il loro
motoscafo per mettersi in salvo. Con due perfetti fendenti del mio
Gunblade li disarmai dei loro fucili che volarono lontano in aria.
-Voi due verrete con noi e ci direte cosa sta succedendo!-dichiarai
collerico,ormai avevo perso il controllo di me.
L’incendio ormai divampava attorno a noi. Il soldato colpito
dal Firaga a stento si reggeva in piedi di suo,l’altro aveva
il mio Gunblade puntato alla gola. Dietro di noi Dincht ci
raggiunse,mentre gli altri due soccorrevano il ferito.
-Non c’è tempo Seifer!
Saliamo sul motoscafo,uno dei soldati aveva un esplosivo che
accidentalmente si è attivato quando è caduto per
terra! Dobbiamo lasciare l’isola,presto!-
Merda. Rividi a rallentatore la scena nella mia mente. Un oggetto
nero,grande come una mano,che volteggiava planando verso il
basso,mentre il fuoco si propagava per terra e la polvere della granata
si diradava. Quell’oggetto,un'unica constatazione:una bomba.
-Gettala in mare,gettatela in mare!-urlò
disperato il soldato accasciato a terra.
Dincht afferrò il dispositivo,stava per lanciarlo via,ma
improvvisamente si fermò come se avesse preso la
scossa.Stavo per esplodere d’ira e angoscia. Qui ci avremmo
lasciato la pelle.Gran bel modo di tirare le cuoia.
-Non posso lanciarlo! C’è una donna in acqua!-
-Non me ne importa! Che muoia!-strillò il soldato quasi
piangendo.
-Blizzaga! Blizzaga! Blizzaga!-urlavano dietro di noi i tre ragazzi per
domare le fiamme.
Una donna in
mare!?
-Allora vedi di disattivarlo!! Dovresti
essere in grado di farcela!-agitai il Gunblade
nell’aria,menando fendenti a destra e a manca. Corsi verso il
motoscafo,seguito dal soldato che trascinava il suo compagno. Ci
raggiunsero anche gli altri tre. Ma Dincht si guardava attorno spaesato.
-Non possiamo lasciarla morire!-ribatté e si
lanciò in acqua nuotando rapidamente,a grandi bracciate.
-Presto,presto! Qui saltiamo tutti in aria!!!-
Vidi Dincht trascinare la donna verso il
motoscafo e aiutarla a salire. Misi in moto all’istante senza
guardare in faccia nessuno. Il motoscafo partì a
velocità massima proprio mentre dietro di noi si
sentì un botto tremendo. Il fuoco danzava travolgente e la
bomba esplosa generò un incendio di grandezza ulteriore.
Eravamo tutti sconvolti,smarriti,distrutti. Eppure,una volta
preso un bel respiro e asciugatami la fronte madida di sudore, ai miei
occhi non sfuggirono i capelli biondi della donna rannicchiata di
fianco a Dincht.
_________________________________________________________________________________________________________________________________________
Spazio
della autrice:Anche qui me ne approfitto per fare un
ringraziamento speciale a Selhin,una scrittrice che stimo e apprezzo
per le sue fanfiction. Ma soprattutto apprezzo la sua coerenza nel dare
consigli^^ Spero ti piaccia il capitolo. Dolce Agonia è
sempre più travolgente...Lasciate una recensione,mi
raccomando!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=335616
|