Dal buio tu mi salverai

di Nihal07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Risveglio ***
Capitolo 6: *** La svolta ***
Capitolo 7: *** Lo sbaglio ***
Capitolo 8: *** Un'opportunità ***
Capitolo 9: *** Fu buio di nuovo ***
Capitolo 10: *** Imparare ad amare? ***
Capitolo 11: *** Una seconda possibilità ***
Capitolo 12: *** E tu? Vuoi restare per davvero? ***
Capitolo 13: *** Ritornò a vivere ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I
 

“Kakashi..?”
Sakura aprì appena la porta temporeggiando qualche attimo sulla soglia.
Respirando a fondo, varcò l’entrata, spingendo la porta e ritagliandosi il giusto spazio per entrare. La richiuse poco dopo e osservò l’interno della casa di Kakashi in penombra. I suoi occhi ci misero qualche secondo per abituarsi alla poca luce che timida si faceva strada nella stanza.
Fece qualche passo in avanti, la borsa della spesa dietro la schiena.
Ad un tratto percepì una voce pronunciare il suo nome e un brivido le percorse il corpo.
“Sakura…” Kakashi fece una pausa. “Perché sei qui?”
La luce fioca non bastava per illuminare completamente l’uomo e la ragazza si sporse leggermente.
“Ho comprato qualcosa da mangiare…” Gli mostrò la borsa, anche se non era sicura che lui la stesse ascoltando. “Mi chiedevo se… Ti andava di pranzare insieme.”
Il jonin fece un passo in avanti e Sakura potè osservarlo meglio.
Aveva un’espressione stanca e i suoi occhi era spenti, senza vita.
Probabilmente dormiva male da quando era tornato.
“Vai a casa Sakura…”
L’uomo fece per darle le spalle, ma si bloccò quando la ragazza fece un passo in avanti, quasi allarmato da un’azione così innocua.
“Ma Kakashi…”
“Sakura, rimani lì dove sei!” L’Hatake abbassò lo sguardo, per poi spostarlo a destra e a sinistra. Indietreggiò di uno, due, tre passi, diede le spalle alla rosa e appoggiò una mano ad una delle due pareti del corridoio che portavano alle altre stanze della casa. Infine si girò verso la ragazza: “Torna a casa.”
Sembrava spaventato, ma da cosa?
Sakura cercò di non darsi per vinta e presa da uno slancio di speranza o chissà cos’altro decise di eliminare la distanza che li separava. Era come se Kakashi stesse sprofondando nel buio e lei fosse l’unica a poterlo raggiungere. Bella responsabilità. “Kakashi, tu non…”
Fu un attimo: la rosa gli sfiorò l’avanbraccio e l’uomo si ritrasse come se quel gesto innocente l’avesse ferito. Indietreggiò ancora e la sua voce assunse un tono di rimprovero, quasi violento e allo stesso tempo impaurito.
“Dannazione Sakura! Ti ho detto di non avvicinarti! O preferisci fare la stessa fine di Asuma?!”
La ragazza rimase immobile, quasi non respirò per paura di fare rumore. Semplicemente guardò Kakashi negli occhi. Non dovette dire niente.
Kakashi abbassò lo sguardo, si passò le mani tra i capelli e appoggiò la schiena alla parete. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Quando li riaprì però, nulla sembrava cambiato. Tremava, quando fuori faceva un caldo pazzesco.
Sakura allora aspettò un attimo, prese coraggio e si avvicinò lentamente portandosi davanti di lui.
“Sakura…” La voce dell’uomo non era più ferma e autoritaria. Ora traspariva paura ed insicurezza, quasi disperazione. “Non avvicinarti… Ti prego… Non…” Fece una pausa. “Non voglio farti male…”
La ragazza trattenne quasi il respiro e sottovoce gli parlò dolcemente: “Kakashi, non mi farai del male.”
Allungò una mano e gli accarezzò il viso. “Andrà tutto bene.”
A quel tocco Kakashi sentì il bisogno di staccarsi, di correre il più lontano possibile. Un brivido gli percorse la schiena ma non riuscì a compiere alcun tipo di movimento.
Sakura gli sorrise e avvicinò le sue labbra all’orecchio sinistro dell’Hatake. “Fidati di me.”
Lo abbracciò e lo strinse forte a sé alzandosi sulla punta dei piedi, in quanto lui era molto più alto di lei.
Per un attimo sentì l’uomo cercare un distacco, ma pian piano smise di tremare.
Kakashi chiuse gli occhi e si lasciò vincere da tutta quella tenerezza. La stanchezza prese il posto della paura e il suo respiro divenne più regolare.
La ragazza sospirò sollevata, pensando che il peggio fosse passato. “Non credi che adesso sia ora di riposare un po’?”
Non sapeva cosa la attendeva.
 
Per lunghi attimi guardò Kakashi riposare.
Gli accarezzò i capelli mentre vegliava sul suo sonno.
Ad un tratto si alzò convinta che fosse arrivato il momento di preparare qualcosa di buono nel caso si fosse svegliato.
Tirò fuori tutto il necessario: posate, coltelli da cucina, piatti… E infine la spesa.
Mentre cucinava però sentì un rumore provenire dalla camera infondo al corridoio.
Una finestra aperta? Un gatto?
“Kakashi?” Poggiò il coltello con cui stava tagliando le carote sul tavolo, e si sporse leggermente.
Nessuno.
Ricominciò il lavoro lasciato a metà ma sentendo un rumore di passi dietro di lei, si voltò ancora.
Stavolta vide Kakashi che la fissava. I suoi occhi però parevano vuoti, rimaneva in piedi, lì, fermo a guardarla.
“Kakashi… Sai che questi scherzi non fanno per me, vero?”
Per un attimo l’uomo fece un passo verso di lei, poi si fermò. Qualsiasi movimento lei facesse, lui la guardava senza dire una parola.
Dopo l’ennesimo momento di silenzio, Sakura afferrò quasi inconsciamente il coltello che stava utilizzando poco prima e lo portò davanti di lei. “Kakashi… Perché non parli?”
La rosa fece un leggero passo in avanti e a quel punto l’uomo balzò su di lei.
La atterrò, ma prima di bloccarla, i due rotolarono per qualche metro.
La ragazza si trovò distesa con l’Hatake sopra. Il jonin le stringeva la gola e Sakura iniziò dopo pochi secondi ad annaspare.
Non provò neppure a parlare, tanto era inutile. Le forze iniziarono ad abbandonarla e la vista iniziò a vacillare. Il massimo che riuscì a fare fu infliggere all’uomo qualche graffio sul collo e sul petto, quando il suo sguardo ricadde sul coltello piantato nella spalla del jonin. Senza pensarci troppo lo estrasse con molta difficoltà, ma prima di colpire di nuovo l’uomo, si fermò. Non ci riusciva, non riusciva a fargli male.
Lasciò cadere a terra l’arma e afferrò i polsi di Kakashi sperando di indurlo ad allentare la presa.
Fu in quel momento, quasi sul punto di svenire, che sentì aprirsi la porta. Pochi istanti dopo una figura piombò sopra Kakashi, il quale venne travolto e lasciò la presa. Sakura si alzò di colpo, respirando più aria possibile e tossendo.
Quasi sollevata vide Naruto bloccare Kakashi da dietro con un braccio avvinghiato intorno al suo collo. Guardò l’Hatake mentre cercava di liberarsi senza alcuna possibilità di riuscita. Più i secondi passavano, più i suoi movimenti divennero lenti, fino a quando smise di divincolarsi e cadde a terra perdendo i sensi.
Naruto respirò profondamente e poco dopo si avvicinò a Sakura.
“Sakura, stai bene?”
La ragazza annuì e quando Naruto la abbracciò, non si mosse di un millimetro.
Tsunade entrò poco dopo con il fiatone e contemplò la scena. “Penso sia meglio andare in ospedale.”

 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***



Capitolo II
 

Sakura aprì lentamente la porta, sbirciando i veloci movimenti dell’infermiera intenta a verificare tutti i parametri vitali del jonin. Kakashi dormiva. Ancora.
“Scusi…” La voce timida di Sakura arrivò subito alla ragazza poco più grande di lei. “Kakashi si è svegliato?”
L’infermiera le sorrise e Sakura non potè che ricambiare. “No, non ancora. Però io adesso ho finito, se ti va puoi rimanere ancora un po’ con lui.”
A quel punto la rosa annuì ed entrò completamente. L’infermiera uscì dopo averle accarezzato il braccio per confortarla. Probabilmente doveva vederla preoccupata.
Sakura prese una sedia e si sedette di fianco a Kakashi che dormiva tranquillo.
“Non lo farai di nuovo vero?”
L’Haruno gli accarezzò la mano e sospirò.
Pochi minuti dopo entrò Tsunade. “Speravo di trovarti qui.”
Sakura si alzò in piedi. “Ha un’idea su cosa stia succedendo a Kakashi?”
Tsunade si morse il labbro inferiore. “No, sarà necessario ancora un po’ di tempo.”
La rosa alzò un sopracciglio. “Allora saprà come procedere.”
La donna sospirò e tirò fuori dalla tasca un astuccio che aprì sopra l’unico comodino nella stanza.
Sakura rimase a guardare mentre Tsunade ne estraeva delle fiale e delle siringhe ancora sterilizzate.
“Che cos’è quella roba?”
“Qualcosa che lo aiuterà a stare più tranquillo e a dormire.”
Mentre Tsunade caricava una siringa con il liquido di una fialetta, Sakura le afferrò il polso bloccandola per pochi istanti. “Non puoi farlo… Non è così che capiremo cosa gli sta succedendo.”
“Sakura, non è una cosa che faccio volentieri, ma non voglio che si svegli e faccia del male a qualcuno proprio come ha fatto con te l’altro giorno.”
La ragazza rimase in silenzio per un attimo poi ricominciò: “Non puoi costringerlo a dormire tutto il giorno rendendolo un vegetale! Se si svegliasse, potremmo portarlo da Asuma… Magari ricorderebbe!!”
Tsunade si girò verso di lei e la fulminò con lo sguardo, tanto che la rosa dovette lasciare la presa ed indietreggiare.
Conclusa l’iniezione, la donna sospirò e uscendo diede gli ultimi ordini della giornata a Sakura: “Voglio che ogni giorno sia somministrata a Kakashi una dose di quella sostanza, ma tranquilla Sakura, affiderò le sue cure ad un’altra infermiera. Non ti chiederò di trattarlo come se fosse un paziente come un altro, ma ti prego di mantenere un certo controllo. Lui non è diverso da nessuno.” Fece una pausa. “E lascia perdere Asuma. Le sue condizioni sono già abbastanza gravi. Buona giornata.”
Tsunade uscì sbattendo la porta e Sakura si lasciò cadere sulla sedia. “Maledizione.”
 
 
Sakura non si arrese. Andava spesso a trovare Kakashi, e ormai conosceva a memoria le abitudini dell’infermiera che lo assisteva. Ogni giorno questa entrava a fargli l’iniezione alle 20.00 e usciva dopo qualche controllo riguardante i parametri vitali dell’uomo.
Quel giorno Sakura arrivò alle 19.00, prese una fialetta e una siringa e si diresse verso il bagno che dava sulla stanza. Riempì la siringa e verso il contenuto giù per il lavandino.
Gettò nell’apposito contenitore il materiale appena usato e aspettò l’arrivo dell’infermiera.
Quando questa arrivò puntuale, notò che un’unità del materiale era stata utilizzata. Sakura rispose, in tono molto convincente, che era stata lei a fargli l’iniezione quella sera. Notando l’incertezza della donna, aggiunse anche uno sfacciato: “Non vorrai correre il rischio di ammazzarlo solo perché non ti fidi”.
A quel punto l’infermiera decise di credergli. Se ne andò pochi minuti dopo.
Sakura decise di fermarsi lì con Kakashi ancora qualche ora.
Arrivate le 22.00 però, pensò che forse era meglio rincasare. Stava per alzarsi quando sentì la debole voce di Kakashi farsi strada nella stanza.
“Cosa… Dove…?”
Sakura abbassò la voce. “Kakashi…”
L’uomo socchiuse gli occhi. “Sakura…”
Parlare gli costava fatica. Sicuramente era anche colpa di quella cosa che Tsunade preparava. Doveva stordirlo parecchio.
“Come ti senti?” La ragazza sorrise e gli accarezzò la testa.
L’uomo provò ad alzare la testa ma non ci riuscì. Anche stare sveglio gli sembrava un’impresa impossibile. “Cosa mi hanno…” Fece una pausa e respirò. “Cosa mi hanno dato?”
La rosa rispose poco dopo. “Qualcosa che ti aiuterà a dormire.”
Kakashi chiuse gli occhi ma non si addormentò. “Hanno paura che faccia male a qualcuno… Li capisco…”
Sakura non riuscì a controbattere. Anche in quelle condizioni riusciva a comprendere la sua situazione.
Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, Kakashi provò ad alzare l’avanbraccio ed allungare la mano. Sfiorò quella di Sakura ma non riuscì a raggiungerla. Fu la rosa ad avvicinarla accarezzandogli la sua.
“Sakura, ti ho fatto tanto male?” Kakashi sfiorò il polso della ragazza, dove ancora erano visibili dei lividi causati dalla colluttazione che Kakashi aveva provocato giorni prima.
“No, non devi preoccuparti. Sto bene. Piuttosto devi pensare a te.”
Kakashi chiuse di nuovo gli occhi che pochi attimi prima aveva aperto per guardare il viso della ragazza.
Sakura non ne fu sicura, ma ebbe l’impressione di vedere una lacrima scendere dall’occhio destro dell’uomo.
“Mi dispiace tanto…” Furono queste le ultime parole di Kakashi. Successivamente cadde in un sonno profondo.
A Sakura pianse il cuore nell’udire quelle scuse. “Troverò una soluzione, vedrai…”
 
 
Il giorno dopo, il Sole dominava il cielo. Nemmeno una nuvola che si permettesse di colorare di bianco quell’azzurro così maledettamente fantastico.
Sakura si diresse la mattina presto all’ospedale. Voleva assistere al secondo risveglio di Kakashi. Con una giornata così, nulla poteva andare storto.
Aprì la porta della stanza del jonin senza troppe preoccupazioni, ma dovette ricredersi quando lo vide seduto sul bordo del letto, intento ad alzarsi.
Ci provò, ma barcollò per un paio di secondi prima di ricadere all’indietro.
“Kakashi! Aspetta, ti do una mano.”
Il corpo dell’uomo si irrigidì nel sentire la voce della ragazza. Non pensava che qualcuno sarebbe arrivato così presto.
“Sakura… Non voglio che tu stia qui…” Abbassò lo sguardo e Sakura, la quale si era avvicinata a lui con una sedia a rotelle, lo guardò con un’espressione perplessa.
“Suvvia Kakashi, il passato ormai è passato. Oggi andiamo a prendere un po’ d’aria. Ti farà bene.”
Per un attimo l’uomo non si mosse ma poi pensò che era troppo stanco per non obbedire.
Si spostò sulla sedia a rotelle e uscì insieme a Sakura nel cortile dell’ospedale.
La ragazza continuava a guardarsi intorno: Tsunade poteva essere dietro l’angolo.
Raggiunse una panchina tra un paio di alberi che contribuivano a fornire un po’ di ombra dai raggi abbaglianti del sole.
“Che ne dici di fare qualche passo?”
Quella domanda risvegliò Kakashi, il quale era assorto nei suoi pensieri e un po’ intontito dai farmaci assunti nei giorni precedenti.
“Non penso sarebbe una buona idea.”
Sakura si abbassò alla sua altezza e gli sorrise. “So che hai paura, ma non lasciare che questa ti fermi…” Gli sfiorò una mano e lo guardò negli occhi. “Non l’ha mai fatto fino ad ora.”
“Fino ad ora non ti avevo neppure sfiorata. L’altro giorno ho cercato di ucciderti.”
La ragazza lo fissò per un attimo e il jonin sostenne il suo sguardo.
A quel punto la rosa si alzò. “E va bene.” Si allontanò qualche passo da Kakashi e si girò verso di lui. “Rimani lì a rimuginare sul tuo triste destino mentre io vad…”. Mentre faceva un paio di passi all’indietro inciampò e cadde all’indietro.
“Sakura!” Quasi inconsciamente Kakashi si alzò di scatto e barcollante si portò fino alla ragazza, fino a quando non sentì le gambe cedere e cadde sulle ginocchia.
Una smorfia di dolore fece capolino sul suo viso, ma cercò di nasconderla quando sentì lo sguardo di Sakura su di lui.
La ragazza rideva.
“Io non ci trovo nulla di divertente. L’hai fatto intenzionalmente!”
Sakura accorciò le distanze. “Ti assicuro che non è così, ma… Anche se fosse? Ora sei costretto ad alzarti e a camminare un po’ con me.”
Kakashi capì che aveva ragione. Afferrò le mani della ragazza che ormai stava in piedi davanti a lui e provò ad alzarsi. Ci era quasi riuscito quando un forte dolore alla testa l’aveva costretto a sedersi per terra.
Si portò le mani alla testa e strinse forte gli occhi.
“Kakashi?!” Sakura si era abbassata al suo stesso livello e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla.
“Sakura… Stammi lontano…”
Kakashi appoggiò con violenza una mano sull’erba umida e a causa del dolore conficcò le unghie nella terra morbida. Si piegò ancora di più in se stesso. Stava perdendo lucidità, come se non riuscisse più a sentire il suo corpo o a pensare.
Sta accadendo di nuovo, pensò Sakura. “Kakashi concentrati, resta qui con me!”
La voce della ragazza ormai sembrava lontana, qualsiasi disperato tentativo di dirle qualcosa risultava vano.
Ad un tratto sentì un leggero fastidio al collo e pian piano perse tutte le forze. Il dolore svanì e tutto intorno a lui divenne buio.
Cadde tra le braccia di Sakura, la quale stupita alzò lo sguardo. Non si era accorta della figura di Tsunade in piedi sopra di loro.
Aveva in mano una siringa. Probabilmente l’aveva utilizzata per far addormentare Kakashi.
“E così non ti arrendi mai, vero Sakura?”
“Posso spiegare… Kakashi non…”
“Questo non è il luogo adatto per parlarne. Ti voglio nel mio ufficio tra una decina di minuti.”
 
“Non mi soffermerò su quanto tu mi abbia deluso a causa della tua noncuranza nel seguire i miei ordini, tanto sarebbe inutile.”
Al rimprovero di Tsunade, Sakura si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo.
Dopo qualche secondo, provò a parlare camminando per la stanza: “Kakashi… Sembra stare bene, quando ad un tratto qualcosa in lui cambia. Qualcosa di improvviso sembra prendere il sopravvento e lui non riesce a fermarlo.” Si girò verso Tsunade. “Non è colpa sua.”
Notando che la sua maestra stava riflettendo più del previsto, decise di continuare: “Gli esami hanno riscontrato qualche anomalia?”
Tsunade negò con la testa e Sakura si passò una mano tra i capelli, nervosa. “Non sta impazzendo… Lui ricorda di aver fatto qualcosa di sbagliato.” La rosa si sedette delusa dal non essere riuscita a trovare una soluzione e l’Hokage ruppe il successivo silenzio: “Penso sia utile procedere come avevamo iniziato.”
La ragazza le lanciò un’occhiataccia ma non proferì parola. Si alzò soltanto e dopo un cenno di congedo uscì dalla porta. Eppure doveva esserci una spiegazione.
 
Kakashi ci mise qualche istante per capire che era tornato nella sua stanza. Non con le sue gambe ovviamente.
Si tirò su lentamente e si guardò intorno: non c’era nessuno.
Sospirò e un pensiero gli balenò subito in testa come un fulmine a ciel sereno.
Scese dal letto e barcollando si portò fino al bagno. Si lavò il viso sperando di acquistare un po’ di lucidità e dopo essersi convinto che forse poteva bastare, decise di uscire dalla stanza.
Vagò a zonzo per una decina di minuti. Quell’ospedale era gigantesco.
Finalmente trovò la stanza giusta e ci si fiondò dentro prima che qualcuno potesse vederlo.
Chiuse la porta dietro di sé e sospirò. Pregò che nulla accadesse proprio in quel momento.
“Certo che ti stai proprio impegnando per farmi sentire in colpa…” Kakashi alzò lo sguardo e lo posò su Asuma, in quale ormai era in coma da circa poco più di una settimana.
Il jonin si avvicinò con un po’ di incertezza senza togliergli gli occhi di dosso. Si sentiva a pezzi, l’anima lacerata in due. Poteva percepire in modo distinto quel senso di impotenza che l’aveva accompagnato tante volte nella sua vita. Non poteva aiutare il suo amico, anzi. Era per colpa sua che ora si trovava in quelle condizioni. Strinse i pugni e per un attimo si chiese se sarebbe stato possibile scambiare le loro condizioni.
“Mi dispiace Asuma…” Era troppo tardi per ammetterlo.
Quando Kakashi percepì l’aprirsi della porta dietro di lui, si girò di scatto e rimase immobile, quasi trattenendo il respiro. Avrebbe voluto incontrare tutti, ma non lei.
Gli occhi di Ino lo fissavano stupiti e il jonin si sentì attraversato da parte a parte da quello sguardo.
“Ino…” Non seppe come proseguire.
La ragazza abbassò lo sguardo quasi infastidita dalla presenza dell’uomo e lo sorpassò, appoggiando dei fiori sul comodino di Asuma. “Davvero ti hanno lasciato venire qui?”
“Da quando mi serve il permesso da parte di qualcuno per venire a trovare un amico?”
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. “Da quando questo tuo amico è in queste condizioni per colpa tua.”
Kakashi percepì tutto l’astio che Ino provava per lui in questo momento.
Successivamente la bionda distolse lo sguardò e finì di sistemare i fiori nel vaso. “Non è giusto che io me la prenda con te, ma ti chiedo di capirmi… Non riesco ad essere oggettiva in questo momento. Fino a prova contraria l’hai ridotto tu così e la cosa buffa è che non ricordi nemmeno perché.”
Ino prese la sedia e si sedette di fianco ad Asuma. “Vai via Kakashi. Non ho nessun diritto di ordinartelo, ma per favore, fallo.”
 
Sakura entrò nella stanza di Kakashi, ma non lo trovò.
Pensa come Kakashi, si disse. Si era davvero alzato lui dal letto, con le sue gambe?
Che l’avessero portato a fare qualche esame? Le infermiere l’avrebbero scritto da qualche parte.
Un pensiero triste le balenò in testa e si diresse verso il reparto riservato ai pazienti in condizioni gravi.
Arrivata davanti la porta della stanza di Asuma temporeggio per qualche secondo, poi questa, si aprì da sola. O meglio, qualcuno la aprì.
Si ritrovò davanti Kakashi, il quale la guardò a malapena prima di abbassare lo sguardo e uscire. Prima di seguirlo, lanciò un’occhiata all’amica che si sentì subito osservata. “Non guardarmi così Sakura. Non gli ho detto nulla di diverso da quello che si sarebbe potuto aspettare.”
La rosa annuì debolmente, ma il clima che si era creato non le piaceva.
Dopo qualche istante, chiuse la porta e si diresse da Kakashi, il quale aveva leggermente perso l’orientamento e stava andando da tutt’altra parte rispetto a dove si trovava la sua stanza.
Lo fermò afferrandolo per il polso, cosa che a Kakashi non piacque per niente, tanto che per un attimo cercò di ritrarlo scocciato. “Kakashi, aspetta!”
“Ora spiegami cosa vuoi?!”
Sakura esitò un attimo prima di riprendere a parlare. L’uomo era tutto, tranne che aperto al dialogo in quel momento. Cosa avrebbe potuto dirgli per migliorare le cose? Esisteva davvero una frase non banale e scontata da dire in quell’istante?
Kakashi sospirò. “Sakura, ti prego, lasciami stare… Non meriti che la mia frustrazione ti colpisca… Non…”
Una fitta alla testa lo portò a bloccarsi senza completare la frase e a portarsi una mano alla tempia destra. “Dannazione…”
Sakura gli si avvicinò allarmata. Il suo sguardo impaurito mise a disagio Kakashi, il quale per un attimo si sentì una bomba pronta ad esplodere. Si era trasformato in qualcosa di cui persino la sua allieva aveva
paura?
Scostò Sakura con gentilezza e iniziò a camminare verso la sua stanza mentre la ragazza dovette rinunciare a seguirlo. Forse il giorno dopo si sarebbe sentito meglio.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III
 
La notte non aiutò per niente Kakashi e tanto meno Sakura.
La ragazza decise di andare per l’ennesima volta a trovare Kakashi, ma optò per fare un giro più lungo e riflettere su quello che le stava accadendo. Perché si sentiva un po’ diversa, forse confusa, ogni tanto travolta dagli eventi.
Ed era certa che, anche se lontanamente, un po’ Kakashi era colpevole.
Sospirò, ipotizzando che forse era fin troppo preoccupata per il suo maestro. Una preoccupazione che andava un po’ oltre quella che avrebbe mai provato per Naruto, tanto meno per Sasuke.
Scosse la testa, quasi per scacciare l’idea che pian piano si stava formando nella sua mente: che Kakashi potesse interessarle? Mha, era il momento meno adatto per riflettere su questa cosa.
Sarebbe stato più utile pensare a come salvarlo invece… A cosa poteva averlo ridotto così… A come sarebbero usciti insieme una volta che lei avesse trovato il coraggio di… BASTA SAKURA!
Si fermò un attimo, abbastanza contrariata da come la sua mente si stesse ribellando a se stessa e di come le stesse dimostrando che forse lei era proprio una brutta persona.
Arrivò davanti l’ospedale quando Ino la bloccò afferrandola per un polso. “Fronte spaziosa!!”
Sakura si girò accigliata: “Ti ho sempre detto che odio essere chiamata così”. La bionda ignorò completamente la sfuriata dell’amica e sorrise. “Vieni, dobbiamo muoverci.”
La rosa riuscì a seguirla con qualche difficoltà ma era felice di vedere che le era tornato il sorriso.
 
Kakashi si lavò il viso e si guardò allo specchio. Aveva delle occhiaie da far paura.
Sospirò pensando a cosa fare per far passare più velocemente il tempo.
Si guardò intorno e poco dopo il suo sguardo cadde sul braccio sinistro. Tsunade, quella mattina, si era divertita a prelevargli un bel po’ di sangue. Non vedeva l’ora si esaminarlo.
Sorrise, tra sé e sé. Se solo avesse potuto, quella donna l’avrebbe sicuramente dissezionato per esaminarlo.
Per fortuna Sakura vigilava su di lui… Già, Sakura.
Sentì una voce squillante farsi strada nel corridoio e la riconobbe subito: Ino. Una strana nota di felicità echeggiava tra quelle mura.
Aprì la porta della sua stanza e si sporse.
Vide Ino trascinare per un braccio Sakura. Le due si stavano dirigendo verso la stanza di Asuma probabilmente. Decise di seguirle.
Si guardò intorno un paio di volte poi attraversò il corridoio e si infilò in un corridoio secondario seguendo la voce delle ragazze.
Le due jonin entrarono chiudendosi la porta alle spalle e Kakashi si avvicinò a questa cercando di non fare rumore.
Sul viso di Sakura si disegnò un ampio sorriso quando vide Asuma sveglio e pienamente cosciente.
“Asuma, come ti senti?”
L’uomo le sorrise con un po’ meno entusiasmo. “Ciao Sakura… Ho visto giorni migliori…”
La sua voce era flebile. Probabilmente era molto debole e affaticato. “Ino è riuscita a tirarti qui con la forza?”
La rosa rise. “Ad un certo punto non ha più dovuto trascinarmi. Ero fin troppo curiosa di vedere che cosa le aveva fatto tornare il sorriso.”
Ino arrossì. “Non che prima fossi di cattivo umore…”
“Era giusto un po’ preoccupata che il suo compagno fosse finito in un letto d’ospedale. Sono felice di vedere che stai meglio…” Sakura pensò se era il momento appropriato di nominargli Kakashi.
“Sakura…” Asuma sospirò profondamente. “Kakashi sta bene vero?”
La rosa lo guardò per un attimo senza proferire parola, poi annuì. “A dire la verità potrebbe stare meglio… Ti ricordi cosa vi è successo?”
Asuma si morse il labbro inferiore. “Più o meno…”
“Asuma, se sei troppo stanco lo capisco. Posso passare in un altro momento.”
L’uomo negò con la testa. “Ce la faccio…” Fece una pausa. “Io e Kakashi stavamo tornando dalla missione che Tsunade ci aveva affidato e proprio nei dintorni di Konoha lungo la strada che porta al Villaggio della Sabbia abbiamo incontrato una ragazza. Non sapevamo chi fosse e ci siamo proposti di aiutarla… Era proprio un tipo inquietante… Anche se… Bellissima… Si era persa, diceva.” Si fermò di nuovo per ricordare. “Kakashi si è avvicinato per capire se era ferita. Aveva un lungo kimono bianco a tratti sporco di sangue. I suoi capelli neri però erano stranamente perfetti e i suoi occhi così profondi… Ad un tratto quella ragazza… Quella cosa… è saltata addosso a Kakashi e l’ha morso al collo. L’ho visto liberarsi da quella presa e appena quella donna si è allontanata, lui è caduto a terra… Mi sono avvicinato e… Stava più o meno bene… Ho pensato che sarebbe stato più utile tornare a casa e così abbiamo lasciato perdere quella ragazza che nel frattempo era scappata. Infine mentre camminavamo Kakashi è diventato strano, si è preso la testa fra le mani e prima che potessi fare qualcosa mi ha colpito per… Ho perso il conto delle volte… Qualcuno poi deve averci trovato entrambi..” Asuma sospirò e abbassò lo sguardo. “Mi dispiace… Avrei potuto fare qualcosa ma…”
Sakura si avvicinò a lui e gli accarezzò un braccio. “Asuma, hai fatto più di quanto pensi. Sistemeremo le cose, te lo prometto.” Gli sorrise e poi si rivolse a Ino. “Forse è meglio che vada. Kakashi non guarirà da solo.”
 
Kakashi si allontanò leggermente dalla porta. “O forse si…”
Corse fino alla sua stanza. Ora ricordava: quella donna, il suo sguardo, l’irrefrenabile voglia di distruggere tutto quello che lo circondava.
Negò con la testa. Dannazione, aveva fatto del male al suo migliore amico…
Sentì dei passi provenire da fuori. Si voltò e vide Sakura.
“Ciao Kakashi! Mi fa piacere vederti in piedi.” Lo guardò meglio. “Tutto bene?”
No, certo che no. “Si, sto bene. Stavo per vestirmi. Volevo fare quattro passi.”
La ragazza lo guardò dubbiosa. “Sei sicuro? Non vorrei ti affaticassi inutilmente.”
“O forse hai paura che accada quello che l’altra volta non ho portato a termine?” Poco dopo si accorse della cattiveria presente nelle sue parole. Non avrebbe voluto dirglielo, davvero.
La rosa abbassò lo sguardo. “Semplicemente voglio che tu guarisca.”
Per qualche secondo il silenzio cadde nella stanza.
Kakashi sospirò e si avvicinò a lei. Esitò un attimo prima di toccarla ma le posò una mano sulla testa. “Mi dispiace… Non ho il diritto di trattarti così.”
La ragazza gli prese la mano tra le sue. “Non è colpa tua. Molte volte è difficile reagire nel modo giusto quando si tratta di determinate situazioni. Voglio solo tu sappia che sono qui per qualsiasi cosa… Se hai bisogno di parlare, di lamentarti, di ridere e…” Sakura arrossì. “Scusa, sto facendo la parte della moralista.”
Kakashi ritrasse la mano. “Una bottiglietta d’acqua può essere un buon punto di partenza?”
Sakura alzò un sopracciglio. “Non ho detto “serva”.”
Il jonin sorrise. “Per favore, io intanto mi metto la giacca, faccio un paio di cose e appena torni andiamo a fare un giro.”
La ragazza sospirò e annuì. “Arrivo subito.”
Appena Sakura uscì, Kakashi si sporse dalla finestra. Appoggiò una mano sul collo e dopo aver pensato un paio di secondi decise di uscire da quell’uscita un po’ alternativa.
Sakura tornò dopo 10 minuti. “Scusa Kakashi! Un’infermiera mi ha fermata per chiedermi…” Rimase a bocca aperta quando trovò la stanza vuota. Il giubbotto da jonin era sulla sedia e la finestra era spalancata. “Maledizione, mi ha preso in giro.”
 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***



Capitolo IV
 
 
Kakashi si appoggiò ad un albero e respirò profondamente. Aveva il fiatone.
Forse non era stata una delle idee migliori quella di arrivare fin lì da solo ma in quel momento voleva solo trovare una soluzione per stare meglio.
Si guardò intorno e si chiese se effettivamente il posto potesse essere quello.
Camminò ancora per qualche metro quando sentì una voce femminile dietro di lui.
“Lei è un ninja? Può darmi una mano? Mi sono persa.”
Un brivido scese lungo la schiena di Kakashi. Quella voce…
Si voltò lentamente. “Che strano, mi sembrava di averti già aiutata a trovare la strada di casa.”
La donna rimase piacevolmente sorpresa. “Mi fa piacere che tu sia tornato. La maggior parte muore prima.”
Per un attimo Kakashi vide i suoi occhi brillare e fu tentato di fare un passo indietro.
“Cosa mi hai fatto?”
La ragazza si avvicinò e per un attimo il jonin fu rapito dalla sua bellezza. “Ti ho fatto un favore.”
Posò le sue mani fredde sul viso dell’uomo e i suoi capelli sfiorarono il volto di Kakashi.
Non sarebbe stata quella la sua fine anche se il pensiero era allettante.
Afferrò un polso della ragazza e la bloccò da dietro la schiena. “Te lo chiederò soltanto una volta, fammi tornare come prima.”
La donna rise. “Quando un giocattolo è rotto, non torna mai come prima.”
Per un attimo Kakashi non seppe che dire o che fare e fu allora che quella donna divenne un “qualcosa”. Il suo collo si allungò e riuscì a conficcare i suoi lunghi canini nel fianco del jonin. Per un paio di secondi all’uomo mancò il respiro. Avrebbe urlato se solo ne avesse avuto la forza, mentre quella cosa, con una morsa sempre più stretta si faceva largo nella sua carne.
Non sarebbe morto, non prima di lei. Prese il kunai che teneva in una tasca dei pantaloni e cercò di colpire la donna che sembrava muoversi come un serpente. Riuscì a colpirla una, due, tre volte. Anche quando la vide per terra continuò ad infierire su di lei. Su quel corpo ormai morto, ormai senza vita ed inerte.
Per colpa sua aveva rischiato di uccidere prima Asuma e poi Sakura. Sarebbe potuto diventare pazzo nel tentativo di capire cosa gli stava succedendo.
Si allontanò da quella cosa solo quando gli mancò il fiato per continuare. Fece cadere l’arma per terra e qualcosa nel suo stomaco si mosse. Repulsione forse. O magari si sarebbe messo a piangere se ne fosse ancora stato capace. Si sentiva sporco e stanco. Si sentiva confuso. Un animale. No, nemmeno un animale avrebbe fatto una cosa del genere.
Provò a fare qualche passo, lontano da quella scena così inquietante ed irreale. Riuscì ad allontanarsi ma cadde a terra un paio di volte prima di rialzarsi e posare la schiena su un albero lì vicino. 
Pregò di non essere lì, pregò un Dio che non conosceva e in cui non credeva nemmeno.
 
Naruto e Sakura arrivarono a fatto compiuto.
La ragazza girò la testa da un’altra parte mentre Naruto ispezionava la situazione.
“Ti conviene non guardare.”
“è viva?”
Naruto negò e Sakura capì senza il bisogno di guardarlo. Poi la rosa notò una scia di sangue farsi strada nel fitto della foresta. La seguì fino a quando non vide la figura di un uomo davanti a lei. Si fermò nonostante avesse capito che era Kakashi. Aveva paura che potesse reagire come l’ultima volta che si era recata da lui.
Si morse il labbro inferiore. Ma che diavolo stava pensando? Lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarlo.
Si avvicinò lentamente ma il jonin continuava a non guardarla. Fissava soltanto un punto nel vuoto.
Si mise davanti di lui e provò a chiamarlo. “Kakashi…” Tremava visibilmente e continuava a non guardarla.
“L’ho… L’ho uccisa…”
La rosa annuì debolmente. “Lo so… è finita.”
Fece per sfiorarlo ma il jonin le afferrò bruscamente il polso. “Non riuscivo a fermarmi Sakura. Ho continuato a colpirla anche quando sapevo che era morta… Quello che ho addosso… Non è solo il mio sangue…”
La ragazza gli appoggiò l’altra mano sul viso. “Kakashi calmati, ci sono qui io adesso. Fidati di me, torniamo a casa.”
L’uomo si ritrasse per un attimo. “Sono un mostro, guardami, dannazione!”
Sakura puntò lo sguardo su di lui. “Ti vedo Kakashi… E non vedo un mostro. Vedo un uomo stanco che ha paura. Paura di non tornare a casa, paura di fare del male a qualcuno. Ma non succederà Kakashi, te lo prometto. Torneremo a casa e dimenticheremo questa storia. Torna a casa con me.”
Kakashi negò con la testa. “Sto impazzendo Sakura… Non… Non riesco più a controllarmi…”
L’Haruno lo abbracciò e iniziò a sussurrargli dolcemente: “Ascolta Kakashi… Io ho bisogno di te per superare tutto questo insieme. Ora torneremo in ospedale e risolveremo questo problema. Adesso stai male, ma guarirai presto… Ed è per colpa di quella cosa che alcune volte non ti ricordi più chi sei, non è colpa tua. E io sarò proprio qui per ricordarti chi sei anche quando tu non potrai farlo. Ma adesso ho bisogno che ti calmi perché se questo non accade, allora resteremo tutto il giorno qui e…” Trattenne per un attimo le lacrime e respirò profondamente. “E finirai per rimanere senza sangue e morire dove è morta la cosa che ora ti ha ridotto in questo stato. E io finirei per piangere Kakashi e ce l’avrei a morte con te per avermi fatto stare male, per avermi presa in giro ed essere venuto qui da solo, per avermi fatto camminare ed per avermi sporcato completamente i vestiti. Quindi adesso voglio che ti calmi.” Aspettò un attimo per ricominciare. “Ok?”
Qualche secondo di silenzio precedette la risposta di Kakashi, flebile ma sicura. “Ok…”
Sakura smise di trattenere il fiato e rimase ancora un po’ lì, fino a quando non sentì Kakashi perdere stabilità e sedersi. Dovette accompagnarlo.
Si staccò dall’abbraccio e lo guardò, aspettando che lui ricambiasse il suo sguardo.
Questo non avvenne e il jonin si guardò le mani.
La ragazza decise di procedere per altre vie. Allungò una mano e la appoggiò sulla ferita che si era procurato al fianco sinistro. “Ora facciamo qualcosa per questa ferita, va bene?” La sua mano iniziò a brillare ma non arrivò nessuna risposta.
Ad un tratto il jonin nascose il viso appoggiandolo sulla spalla di Sakura. “Mi dispiace…”
La ragazza gli appoggiò una mano sulla testa e gli accarezzò i capelli. “Va tutto bene adesso. È tutto ok.”
Sakura sentì la maglietta inumidirsi. Proprio sul punto in cui Kakashi era appoggiato. Per un attimo penso che fosse ferito alla testa, che quello fosse sangue, ma ben presto capì di essersi sbagliata. Il jonin stava piangendo. Non disse niente. Aveva bisogno di farlo e aveva bisogno che lei gli stesse vicino, non di belle parole.
Dopo alcuni minuti lo sentì scivolare e dovette distenderlo. Probabilmente si era addormentato. Era stanco e una bella dormita poteva solo fargli bene. L’emorragia si era bloccata e Sakura si congratulò con se stessa.
Sobbalzò quando sentì Naruto venire verso di lei. “Come sta?”
La rosa sospirò. “Ha bisogno di riposare.”
“Anche tu.”
“Dopo questo giorno sicuramente…” La ragazza osservò distrattamente la ferita di Kakashi. “Si tratta di un morso… Anche quando è arrivato in ospedale la prima volta aveva sul collo il segno di…”
Quasi come fosse un serpente… “Naruto, forse ci sono!”
In quel momento però, il biondo allarmò la ragazza. “Sakura! Spostati subito da lì!”
Kakashi aveva aperto di colpo gli occhi ed estratto un kunai dalla tasca dei pantaloni. Per poco non ferì Sakura, la quale era stata prontamente allontanata da Naruto.
Mostrando segni di affaticamento, il jonin si alzò e Naruto si mise davanti la compagna.
“Non posso credere si regga ancora in piedi…” Si alzò anche la rosa.
“Pensavo fosse bastato uccidere quella cosa!”, esordì il biondo.
Sakura pensò un attimo. Si può uccidere un serpente ma se questo ti ha morso il veleno entra comunque in circolo.
“Naruto, lascia fare a me.”
Il biondo disapprovò enormemente con la sua espressione. “Non credo sia…”
Sakura fece un passo in avanti. “Una buona idea?” Si girò verso di lui. “Non può fare del male a nessuno in queste condizioni…” Posò lo sguardo su Kakashi e alzò il tono della voce stavolta. “Forse la parola “Ok” non ha lo stesso significato per entrambi. Forse io sono un’idiota a credere ogni volta alle tue parole. Avevi detto che ti saresti calmato, bè, non mi sembra.”
Kakashi scattò verso di lei con l’arma in mano ma Sakura fu più veloce e gli assestò un colpo allo stomaco. Lo guardò mentre indietreggiava piegato in due. Fede uno, due passi, poi si raddrizzò come se non sentisse il dolore.
La ragazza puntò gli occhi nei suoi. “So che non ce la fai più Kakashi… E io non voglio farti male.” Si avvicinò lentamente a lui. Pian piano allungò una mano, gli sfiorò il braccio. “Ora voglio che mi guardi e che smetti di farti del male.” Gli prese la mano nella quale teneva l’arma. “So che sei stanco e che un uomo non può affrontare tutto questo da solo.” Gli sfilò il kunai dalle mani, sempre guardandolo negli occhi. Lo lasciò cadere a terra. “E io sono qui, a ricordarti chi sei…” Pregò che Kakashi la sentisse o che crollasse in quel momento. Andava bene qualsiasi cosa.
Capì che era finita quando tutto il peso di Kakashi le cadde addosso e ringraziò Naruto quando questo corse a darle una mano. Il biondo si caricò Kakashi sulle spalle e guardò la rosa.
Sakura osservò per qualche secondo il vuoto prima di degnarlo di uno sguardo. Quando questo avvenne, gli parlò. “Tu vai avanti. Io devo risolvere una questione da medico.” 

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Capitolo 5
*** Risveglio ***


Il Risveglio
 
Era seduto a tavola, un bicchiere d'acqua riempito per metà davanti a lui. Mezzo pieno, o mezzo vuoto? Come lo vedi Kakashi? Come intendi la tua vita?
Ne sfiorava i bordi con l'indice, rifletteva. Su cosa precisamente?
"Smettila di pensare. Odio quando rifletti troppo sulle cose. è più facile di quanto sembri." Una voce femminile proveniva dal bagno di casa sua.
Kakashi si alzò in piedi e si diresse verso quella voce. Sembrava così familiare ma allo stesso tempo irriconoscibile. L'uomo arrivò alla porta e allungò le dita verso la maniglia quando, improvvisamente, questa si piegò di scatto e la porta si aprì. "Anko non..."
"Cosa?" Chiese improvvisamente la ragazza.
Kakashi aveva istintivamente abbassato lo sguardo, ma la sfumatura presente in quella voce, ora, sembrava più chiara e reale. Alzò gli occhi e rimase per un attimo senza parole.
"Cosa hai detto? Non ti ho sentito."
L'uomo fece un passo indietro e non potè fare a meno di guardare la donna dall'alto verso il basso. Questa si tirò su i capelli e sorrise a Kakashi. Il jonin non potè non osservare l'eleganza del collo e delle spalle scoperte della ragazza. Un asciugamano le copriva il corpo fino alle cosce e di nuovo, le gambe snelle e ben delineate potevano essere ammirate senza la presenza di veli. "Kakashi, sei qui con me o da un'altra parte?"
L'uomo si riprese per un attimo dal sue esame obiettivo. "Cosa ci fai qui in questo modo?" Fu l'unica cosa che gli venne in mente.
"Non te lo ricordi?"
Il jonin provò a pensarci ma era come se in quel momento la sua testa fosse vuota.
"Non credo... Dovrei?"
La ragazza fece un passo in avanti e Kakashi si allontanò istintivamente, appoggiando la schiena contro il muro del corridoio. Sembrava non avesse più vie di fuga, ma infondo non sentiva così forte la necessità di andarsene. Le dita della ragazza gli accarezzarono i fianchi e un brivido si fece strada fino alla sua schiena. I loro corpi si toccarono. "Lascia che ti auti a ricordare."
Kakashi la guardò dritta negli occhi fino a quando questa non nascose il viso appoggiandolo sul suo collo. "Adesso stai male, ma guarirai presto..."
In quel momento il jonin venne sopraffatto da una forte inquietudine. Cosa stava dicendo? Provò a spostarsi, ma non ci riuscì. Si sentiva come paralizzato, il suo corpo non rispondeva più ad alcun comando. Ad un tratto percepì un forte dolore al fianco e per un attimo smise di respirare. Si lasciò cadere a terra, seduto, l'unica cosa che riusciva a fare era guardare davanti a lui. La donna si abbassò al suo stesso livello e gli appoggiò una mano sul petto. L'uomo la afferrò più forte che poteva, stava sudando, tremando e stringendo i denti cercando di sopportare tutto quel dolore che lo stava assalendo. "Sakura... Aiutami..."
"Fidati di me..."


Kakashi si sollevò di colpo e respirò più a fondo possibile. Si guardò intorno e riconobbe la stanza di un ospedale. Ci mise qualche secondo per calmarsi e non appena questo avvenne, si lasciò ricadere all'indietro. Si girò verso la porta che era aperta e non potè fare a meno di vedere un'ombra.

"Devo farlo, assolutamente..."
Sakura se lo ripetè per darsi più coraggio ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era alla gente che continuava a passare per il corridoio, avanti e poi indietro. Si fermavano a guardarla ogni tanto, come se volessero chiederle se aveva bisogno di aiuto. Sì, sicuramente ne avrebbe avuto bisogno. Stava parlando da sola da più di 5 minuti fuori dalla stanza di Kakashi. Nemmeno per l'esame più difficile di tutta la sua vita si era preparata così bene. Aveva ripetuto lo stesso identico discorso più di sette volte davanti allo specchio, provando e riprovando le diverse risposte in base alle dinamiche che il discorso avrebbe potuto assumere. La più gettonata era la: So che non provi lo stesso, ma avevo bisogno di dirtelo. Elegante, sportiva e terribilmente deprimente. Si portò le mani al viso percependo un'immensa vampata di calore. Ansia. Ecco la colpevole del suo mal di pancia. Posso sempre tornare a casa, però. Il danno non è ancora compiuto.
"Dannazione.." L'esclamazione allertò subito Sakura, soprattutto perchè seguita dal rumore di un vaso che cadeva. Subito si precipitò dentro alla stanza e non appena capì che il suo tempo per provare il suo discorso era terminato, si maledì per non essere rimasta dov'era.
Kakashi alzò lo sguardo. "Sakura..." Rimase sorpreso, ma non così tanto quanto se lo sarebbe aspettato. Per un attimo rimase lì, fermo, cercando di rimanere in equilibrio, sostenendosi al comodino sul quale si era appoggiato. Spostò lo sguardo sul vado ormai rotto a terra. "Non l'ho fatto intenzionalmente. Volevo alzarmi e... Sono scivolato..."
Sakura notò il suo disagio e raccolse i pezzi del vaso da terra. "Non ti conviene alzarti così in fretta dopo tutto questo tempo a letto." Si avvinò a lui e lo aiutò a sedersi a bordo letto.
"Da quanto sono qui?"
"Tre giorni. Ti fa ancora male la ferita?"
Kakashi ci pensò un attimo, poi alzo la maglietta. Vide le numerose bende, ma quando le sfiorò non sentì alcun male. Gli venne però in mente ciò che era accaduto nei giorni prima e l'incontro avvenuto nella foresta. "è finita? Sto bene?"
Sakura sorrise a nnuì. "Sì, si trattava semplicemente di un veleno. Non riuscivamo a evidenziarlo con le precedenti analisi ma... Con l'antidoto è stato possibile debellarlo." Modestamente, pensò Sakura, quello sarebbe potuto essere un buon momento per ricordargli chi gli aveva salvato il culo. Lei. Magari avrebbe vinto qualche punto in più.
Il jonin sospirò. "Mi sembra una buona notizia. Vorrà dire che potrò tornare presto a casa."
"Kakashi!"
"Si?"
Sakura abbassò lo sguardo. "Sai Kakashi..." Iniziò a tormentarsi le dita. "Io... Mi chiedevo se ti andasse, non appena finisci di prepararti, di venire a bere qualcosa con me... Giù,al bar dell'ospedale... Fanno degli ottimi caffè. E fidati, te lo dice una che grazie ai caffè arriva a fine giornata." La rosa rise imbarazzata e per un attimo il jonin si perse in quella risata così innocente e genuina. Gli venne in mente il sogno dal quale si era appena risvegliato e imbarazzato disse la prima cosa che gli venne in mente. "Sono un pò stanco. Devi parlarmi di qualcosa?"
Accidenti, parte del piano era stato mandato in fumo. Il punto è che non aveva un piano B!
"Posso parlartene un'altra volta, non c'è fretta."
Kakashi la guardò con sguardo interrogativo. "Da come ti sei posta non mi sembra una cosa rimandabile. Forza, dimmi, o penserò il peggio. Ti riguarda?
Sakura arrossì di colpo. "Forse..."
"Sakura, non sono nelle condizioni di poter indovinare, qualsiasi cosa sarà, non potrà essere peggiore di ciò che mi è successo." O di quello che ho sognato, pensò. Ed era pure stata una bella vista per i primi 30 secondi. Peccato che si trattava della donna sbagliata. Che idiota, quale stupido angolo del suo cervello poteva formulare...
"E va bene... Sono stati dei giorni complicati, sono stata molto in pensiero per te. Io non credevo sarei arrivata a questo punto ma ho avuto paura di perderti. Molta paura. E mi trovo in difficoltà ora, mi sento un'idiota perchè tutto quello che volevo dirti non mi viene più in mente perciò proverò a formulare qualosa di compiuto che non mi faccia sembrare più stupida di quanto sembro già ora"
... poteva formulare una tale immagine. Gli ultimi avvenimenti l'avevano travolto, Sakura era stata la ragazza più presente nella sua vita nelle ultime due settimane ma dannazione... Vederla solo con un asciugamano addosso, si sentiva quasi un maniaco. Eppure era così sicuro di aver sentito quella voce. La voce di colei la quale aveva effettivamente visto più e più volte uscire dal suo bagno in quel modo. Quella sì che era una bella visione. Peccato che non si fermava mai la mattina quando lui si svegliava. Scappava sempre, si allontanava dalla loro relazione. Relazione? L'aveva chiamata veramente così? Se così fosse stato almeno...
"Io provo qualcosa per te."
... Almeno avrebbe avuto la decenza di presentarsi anche solo una volta in quel dannato buco che era la sua stanza d'ospedale. Almeno...
"Che cosa?" Kakashi tornò per un attimo alla realtà.
"Ti prego, non farmelo ripetere."
Io provo qualcosa per te. Doveva per forza aver capito male. Sul serio? Si trattava di questo? Una dichiarazione? La più penosa della sua vita probabilmente. In una stanza d'ospedale, dopo tre giorni passati a combattere tra la vita e la morte, probabilmente in quel momento aveva l'aspetto più obrobrioso del mondo e... Una dichiarazione? Che fine avevano fatto le mezze vie? In quel momento si sentiva un sedicenne. Che momento imbarazzante. Non era mai riuscito a... Rifiutare? In modo carino? Dannazione, l'ultima ragazza che aveva rifiutato era Rin. Troppi anni fa. E se ci pensava di nuovo, gli tornavano le lacrime agli occhi. Un errore, uno stupidissimo errore. Lei gli aveva gridato addosso quanto lo amasse ma l'unica cosa che era riuscito a dirle era soltanto quanto Obito la avesse amata e quanto lui, fino a quel momento, aveva pensato che lei fosse... Spazzatura. Da quando lei era morta, non era più riuscito ad avere un rapporto vero con una donna, perchè il solo sesso non ti riempie l'anima. Lei ci sarebbe stata, perfino la mattina dopo.
"Sakura..." Voleva davvero ferire la ragazza che aveva davanti? Dopo tutto quello che era successo? "Io... Non posso." Kakashi abbassò lo sgurdo. "Torna a casa. Vedrai, è una cosa passeggera, sono state due settimane intense, siamo tutti stanchi e... Non durerà molto."
Sakura non seppe cosa rispondere. Si sentiva vuota, non avrebbe mai immaginato una risposta del genere. Tutto ciò che le uscì fu un semplice "Va bene...", anche se dentro di lei sentiva qualcosa di ben più ingombrante che premeva per uscire ma si oppose con tutta se stessa perchè non avrebbe mai pianto o preso a testate Kakashi. "Allora vado, riprenditi..." Uscì senza guardarsi troppo indietro e Kakashi capì che l'aveva ferita. Il punto è che lui non conosceva un altro modo.
Sentì bussare alla porta e si girò di scatto sentendo una voce non familiare. "Kakashi, oggi pomeriggio il medico viene a visitarla. Se tutto va bene, domani potrà tornare a casa."
Il jonin annuì verso l'infermiere e aspettò che questo se ne andasse per riprovare ad alzarsi. "Mi dispiace..."

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Capitolo 6
*** La svolta ***


La svolta
 
Lasciò cadere pesantemente la borsa con all'interno la sua roba e decise di farsi una doccia. Rimase per un attimo sotto l'acqua che cadendo gli bagnava il corpo e chiuse gli occhi, trattenendo il respiro. Aveva rischiato di morire, di nuovo. Ma questa volta, era stato diverso: ricordava la disperazione, era come se qualcosa lo stesse logorando da dentro e lui, incapace di urlare, poteva soltanto correre, al buio, senza una direzione precisa. Poi aprì gli occhi e riprese fiato. Era finita, stavolta per davvero.
Uscì dalla doccia, si sistemò e si mise i pantaloni rimanendo a petto nudo e senza maschera davanti allo specchio. Poteva vedere le ferite che quello scontro gli aveva lasciato, le quali probabilmente sarebbero andate ad unirsi con tutte le altre diventando segni più o meno visibili. Decise che sarebbe andato a dormire e probabilmente il giorno dopo si sarebbe svegliato tardi. In camera diede uno sguardo alla foto di Rin: "A quanto pare non è ancora il momento...", disse a voce bassa. Nascose la foto, girando il portafoto dalla parte opposta per non vederla. Guardò l'orologio, erano le 22.00. Sentì per un attimo il vento accarezzargli la schiena e si girò verso la finestra: era aperta. La chiuse e annusò per un attimo l'aria.
"Quando imparerai ad avvisare prima di entrare nelle case altrui?"
La donna si avvicinò a lui e appoggiò le sue mani e le sue labbra sulla schiena dell'uomo: "Da quando ti importa così tanto?"
Da ora. Da quando questa storia era iniziata, da quando Asuma era quasi morto per colpa sua, da quando quella cosa gli era entrata dentro e l'aveva portato alla pazzia. Si girò verso di lei e la guardò come non aveva mai fatto prima d'ora, con risentimento e sofferenza: "Da quando stavo per morire e tu non ti sei nemmeno azzardata a mettere piede nella mia stanza d'ospedale."
Anko non distolse lo sguardo e sbuffò: "Sapevo ce l'avresti fatta, di certo non era di me che avevi bisogno."
Kakashi si sedette sul bordo del letto e si portò una mano alla fronte, come chi è stanco dopo una lunga giornata: "Certo, tu sai sempre tutto."
"Non so tutto. Ma c'è una cosa di cui sono consapevole e della quale dovresti esserlo anche tu. Abbiamo iniziato questa cosa in due e io non ti ho promesso nulla. Non stiamo insieme."
"Già, se stessimo insieme faresti come minimo lo sforzo di fermarti la mattina dopo..."
Anko alzò gli occhi al cielo: "Non sono fatta per queste cose Kakashi." Si avvicinò a lui e si mise a cavalcioni sulle sue gambe spingendolo all'indietro: "Io faccio del sesso con te e mi piace. Tutto qui." Gli baciò per un attimo il collo. "Se decidessi di giocare con me e allo stesso tempo, avere un'altra, non me la prenderei particolarmente".
A Kakashi, Anko piaceva. Pure in quel momento con lei sopra di lui, era difficile, nonostante fosse arrabbiato, rifiutarla. Le abbassò la spallina della canottiera che indossava ma subito intravide dei segni che non aveva lasciato lui. "Spostati Anko, questo non vale per me..."
La donna si fermò e lo guardò per un attimo. "Ce l'hai con me perchè non ti ho chiesto il permesso?" Lo disse con fare malizioso e Kakashi si infastidì ancora di più. 
"Sei stata molto veloce a trovare un sostituto in questo periodo, ma io non sono famoso per condividere le mie cose. Perciò fammi un favore e sparisci."
Anko sbuffò di nuovo e si alzo, sistemandosi i capelli e i vestiti. "Se hai bisogno di una relazione appagante, credo che la tua amica dai capelli rosa possa darti una mano".
Per un attimo l'uomo ricordò cosa era successo il giorno prima  e fulminò la donna con lo sguardo. "Non provare a darmi consigli in fatto di relazioni Anko."
"Dico solo che sembra ci tenga. Passare in un laboratorio giornate intere per trovare un antidoto ai tuoi problemi non è cosa da tutti."
Kakashi non lo sapeva, poteva immaginarlo ma non voleva averne la certezza. Ricordò la sua reazione alla confessione di Sakura e la trovò ancora più inadeguata dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui.
"Come lo sai?"
"Ultimamente ho passato molto tempo in ospedale... Sakura ha dei colleghi davvero adorabili." Anko capì di aver raggiunto il limite e sorrise. Il sorriso di un serpente pronto ad attaccarti alle spalle. E prima che Kakashi potesse sputarle addosso tutto il suo rancore, lei sparì in una nuvoletta di fumo, lasciando l'uomo solo con se stesso.
Ora, una persona saggia avrebbe iniziato con il definire e rileggere le sue emozioni e i suoi pensieri. Kakashi prese una bottiglia di sakè dalla credenza.

Qualcuno bussò energicamente alla porta di Kakashi e i colpi rimbombarono nella mente dell'uomo provocandogli delle fitte terribili. Decise di andare ad aprire la porta sperando di non ritrovarsi davanti una donna. Rimase altrettanto stupito di vedere davanti a lui Asuma. Il moro rise tra sè e sè: "Sembra tu abbia appena visto un fantasma Kakashi. Oserei aggiungere che hai un aspetto terribile."
L'Hatake abbassò lo sguardo: "Mi dispiace Asuma... Non volevo farti del male."
Asuma entrò senza chiedere permesso e sorrise: "Possiamo parlare?"
Kakashi si ridestò un attimo e annuì, invitando il suo amico a sedersi. "Non ho nulla da offrirti, come ben immagini non ho potuto fare la spesa ultimamente."
"Non importa, siediti per favore."
Kakashi continuava a volgere lo sguardo da altre parti, si sentiva tremendamente in colpa. 
Asuma iniziò a parlare: "Non vorrei spendere troppe parole sul primo argomento. è stato un incidente, quello che è successo non è colpa tua."
"Credo di averlo sentito fin troppe volte durante la mia vita. Inizio a pensare che non sia più così."
Il moro rimase un attimo in silenzio, poi riprese: "Cosa ti succede Kakashi?"
Kakashi alzò le spalle in segno di disinteresse. "Ultimamente faccio fatica a gestire l'ambito relazionale."
"Il fatto di avermi quasi fatto fuori ti obbliga a continuare". L'uomo rise sonoramente.
"Ecco..." Esitò per un attimo, imbarazzato. "Con Anko è... finita."
"Speravo di sentirtelo dire un giorno. Non era quello di cui avevi bisogno."
Kakashi si infastidì e per un attimo alzò la voce. "è tempo che qualcuno mi dica con certezza di cosa ho bisogno, perchè sembra che io non riesca a capirlo." Si alzò dal tavolo e iniziò a camminare intorno a se se stesso in modo irrequieto. "Sapevo che per lei non ci sarebbe stato un dopo, eppure ci sono cascato, di nuovo. Ed è assurdo che io sprechi il mio tempo a pensare a come sarebbe potuta andare se solo..." Il jonin si fermò e fece una lunga pausa. "Ogni giorno della mia vita muoio dentro Asuma."
L'uomo abbassò lo sguardo. "Manca a tutti Kakashi."
L'Hatake fece no con la testa: "Alla mancanza ci sono abituato Asuma. Non è questo." Si guardò la mano destra e chiuse gli occhi. "è qualcosa di più... E mi spaventa vedere come per un attimo sia riuscito a dimenticarmene in quell'ora di sesso con Anko o... Quando quella cosa si è impadronita della mia mente. Speravo potesse funzionare Asuma. Non so perchè ma pensavo che con Anko potesse essere diverso..." Kakashi si risedette, più calmo ma anche più sofferente. "E come se non bastasse, Sakura è uscita di senno e io non so come gestire la cosa dato che non so nemmeno gestire me stesso." Poi alzò lo sguardo verso Asuma: "Ma credo tu sappia già la storia".
Il jonin sorrise: "Ino è un libro aperto... Fin troppo... Però vorrei tu ci pensassi bene Kakashi. Potrebbe essere un'opportunità da cogliere."
Kakashi lo guardò: "Non posso, è tutto troppo sbagliato."
Asuma sospirò: "Devi iniziare a perdonarti, se non lo farai ora, non ci riuscirai di certo andando avanti con l'età." Fece una pausa e vedendo che Kakashi non aggiungeva altro, decise di parlargli della festa che avrebbe dato la sera del giorno dopo. "Ascolta Kakashi, so cosa può farti bene. Ino ha insistito per dare una sorta di cena domani sera, per festeggiare... Bhè... Il nostro ritorno e la nostra guarigione. In nome della nostra amicizia, non puoi mollarmi e farmi portare questo peso da solo."
Kakashi alzò un sopracciglio in segno di disappunto: "Sai che queste cose non fanno per me. Non sono il tipo..."
Asuma si alzò di colpo dal tavolo e sbattè i pugni in modo dinamico e determinato. "Hai rinunciato alla possibilità di scelta dal momento in cui ho messo piede dentro casa tua." 

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Capitolo 7
*** Lo sbaglio ***


Lo sbaglio

Sakura si fermò davanti la porta di casa di Ino. Sapeva che ci sarebbe stato anche Kakashi e non aveva molta voglia di vederlo. Non sapeva come comportarsi e il fatto di vederlo fuori dal "lavoro", la metteva sotto grande stress. Era triste, delusa, ma nonostante il clamoroso rifiuto, comunque aveva trovato la voglia di vestirsi carina ed elegante con un vestito estivo a tema floreale. Sospirò. Se a Kakashi non interessava, magari sarebbe importato a qualcun altro. Bussò un paio di volte e dopo pochi secondi, una chioma bionda le aprì la porta: "Ti stavo aspettando! Il tavolo donne ha un sacco di notizie su cui aggiornarci."
"Notizie di che genere?"
"Gossip!" Disse Ino, accompagnando Sakura nell'ampia stanza che vedeva suddivisi uomini e donne su due tavoli separati. Non era sua intenzione incoraggiare questa divisione quando aveva pensato alla disposizione dei tavoli nella stanza, ma qualcosa nelle persone aveva fatto in modo che i posti si completassero in tal modo. Le due amiche si sedettero vicine e Ten Ten abbassò la voce: "Forse non sapete che Shizune ha iniziato a frequentare Genma."
Un "OOhhh" di sottofondo si levò in coro ma gli uomini parlavano troppo forte per sentirle. Sakura lo sapeva già, infondo lavorava insieme a Shizune. Si sporse leggermente dalla sedia e osservò se nell'altro gruppo, Kakashi era già arrivato. Lo vide seduto tra Gai e Asuma. Non sembrava particolarmente divertito ma infondo lui non era tipo da "feste", la sua espansività era pari a quella di un sasso. Ad un tratto Sakura ebbe la sensazione che Kakashi si fosse girato e l'avesse vista mentre lo guardava, perciò si girò a sua volta dalla parte opposta sperando non l'avesse vista. Che brutta situazione.

Quando Kakashi entrò in casa di Asuma, accompagnato da Ino, sentì di essere accolto dalla ragazza in modo glaciale. Capiva la solidarietà tra donne, ma questo gli sembrava un pò esagerato. La sua sensazione di disadattamento iniziò a scemare quando incontrò i suoi amici tra cui Gai, sempre pronto a far baldoria. Infatti, la prima cosa che fece, fu lanciargli una sfida: chi riusciva e bere più bicchierini di sakè nella serata, avrebbe potuto far fare all'altro ciò che voleva. Kakashi capì che Gai l'avrebbe fatto andare fuori di testa, ma accettò. Non poteva rifiutarsi. Per quanto male reggesse l'alcol, doveva provarci. Meglio perdere da eroi che ritirarsi da codardi. Il primo bicchierino scese abbastanza facilmente, dal terzo iniziarono ad esserci le prime difficoltà. E pensare che dovevano ancora iniziare a mangiare. Ad un tratto, l'uomo venne distratto da un bussare energico in lontananza, prova che il suo udito funzionava ancora molto bene. Vide Ino andare ad aprire la porta e poco dopo tornare accompagnando Sakura al tavolo delle signore. Indossava un vestito estivo bianco con delle fantasie floreali. Quella sera era molto bella. Lo era spesso. Non aveva bisogno di vestirsi particolarmente bene per attirare l'attenzione. Si girò a guardarla un paio di volte nei minuti successivi e per un attimo ebbe l'impressione di essere osservato a sua volta. Che brutta situazione.

La serata prese un'ottima piega e Kakashi fu quasi sollevato di aver accettato l'invito di Asuma. Probabilmente era anche l'effetto dell'alcol e pregò che Asuma prima o poi li fermasse. La sua serenità venne spezzata dal momento in cui Gai tirò fuori l'argomento "vecchi tempi" e iniziarono a rivangare il passato di quando erano ancora ragazzini, pronti ad intraprendere la carriera del ninja. Eccolo, il giorno più speciale di tutti, quello da qui tutto avrebbe avuto inizio: il giorno della formazione dei team. Kakashi si alzò un pò barcollante. Aveva bisogno di prendere un pò d'aria, l'argomento della conversazione avrebbe via via preso un tono spiacevole. 
"Tutto bene Kakashi?" Chiese Asuma.
Il jonin annuì. "Vado un pò fuori, credo che per me la serata finirà presto."
L'Hateke uscì e si appoggiò ad una colonna che reggeva il portico. Gli alberi sfoggiavano dei fiori bellissimi, altri ormai avevano già i loro frutti. La leggera brezza serale lo fece sentire meglio. Avrebbe davvero voluto che i suoi vecchi compagni di squadra fossero stati lì. Chiuse gli occhi e si poggiò una mano sulla fronte: aveva esagerato e domani ne avrebbe pagato le conseguenze.
Ad un tratto, un rumore improvviso lo portò a girarsi di scatto e si ritrovò davanti l'unica persona che avrebbe dovuto evitare.
La ragazza sorrise imbarazzata. Se avesse saputo che Kakashi era lì fuori, avrebbe aspettato a tornare a casa. "Kakashi..."
"Sakura..." Per un secondo i loro sguardi si incrociarono e la ragazza potè intravedere negli occhi dell'uomo la tristezza che lo accompagnava. Il jonin si sentì attraversare da quello sguardo fin troppo invadente, attento e allo stesso tempo premuroso che la cosa lo infastidì e si girò a guardare il giardino sperando che la rosa se ne andasse.
Avrebbe dovuto andarsene, lo sapeva, ma qualcosa in lei la trattenne. "Come stai..?"
Kakashi rise, probabilmente l'alcol gli avrebbe fatto dire qualcosa di sbagliato quella sera: "Non lo so, ma qualsiasi cosa sia non mi serve il tuo aiuto. Non puoi salvarmi giocando al piccolo chimico..."
La ragazza inclinò la testa in segno di disappunto ma si mantenne calma: "Hai bevuto?"
"Tu che dici?" La voce di Kakashi si faceva sempre più ferma. "Fai la tua diagnosi..."
"Kakashi... Sei appena uscito da un ricovero importante, se c'è qualcosa che non va io..." Sakura gli sfiorò il braccio ma Kakashi reagì in modo avventato e le afferrò il polso.
"Tu cosa? Con quello sguardo pieno di pietà e compassione, che cosa potresti fare?"
La rosa fece per tirarsi indietro. "Kakashi, lasciami..."
"Puoi forse cambiare gli eventi, la storia, i fatti?"
"No... Ma..."
"Kakashi!" La voce autoritaria di Asuma echeggiò nell'aria e Kakashi lasciò la presa.
"Allora non penso tu possa fare nulla di utile." Kakashi lo disse a voce bassa ma Sakura lo percepì senza troppa fatica. Fece un passo indietro e si girò verso Asuma che le disse di andare. La rosa annuì e si diresse verso casa. Asuma chiuse la porta di casa e si diresse verso l'Hatake. Senza preamboli di alcun tipo gli assestò un pugno in viso e Kakashi barcollò indietro.
"è una fortuna che sia ancora abbastanza lucido da non rispondere, Asuma... Forse un pò me lo merito."
Il moro prese Kakashi per il colletto dell'uniforme e lo mise spalle al muro. "Non hai il diritto di comportarti in questo modo con lei. Non se lo merita."
"Vedi il motivo per cui non può essere un'opportunità?"
Asuma strinse la presa. "Se hai dei problemi prenditela con qualcuno della tua stessa altezza."
"Allora la prossima volta la manderò da te. Magari riesci a risolvere almeno uno dei miei problemi."
Il moro sospirò cercando di calmarsi. "Cosa ti passa per la mente Kakashi?"
"Per ora l'unica cosa a cui penso è che se non mi metti giù subito, rischio di rovinarti la tappezzeria... Sarebbe un peccato." Gli stava venendo su una nausea terribile. "Per me la serata finisce qui."

Non appena Kakashi si chiuse la porta di casa sua alle spalle, sentì l'impellente bisogno di vomitare. Si recò in bagno e lì si svolse il dramma. Non appena riuscì con fatica a ricomporsi, si guardò il viso. Infondo Asuma non ci aveva messo così tanta forza. Il livido sarebbe sparito presto, e poi era coperto dalla maschera, nessuno ci avrebbe fatto caso. Si sistemò per andare a letto. La foto di Rin era ancora girata, nell'altra, Sakura sorrideva in modo ancora più evidente. Nascose alla sua vista pure quella e si infilò sotto le coperte. Il ricordo dello sguardo di Sakura di quella sera, faceva molto più male del pugno regalatogli dal suo migliore amico.

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Capitolo 8
*** Un'opportunità ***


 
Un'opportunità
 
Sakura si lasciò cadere pesantemente sulla sedia: "Davvero dobbiamo partire di nuovo? Infondo non è da molto che siamo tornati dall'ultima missione..."
Naruto alzò le spalle: "Se fosse per me, anche io preferirei rimanere qui... Però vedrai, sarà come ai vecchi tempi... Io, te, Sasuke e Kakashi. Non lo trovi emozionante?"
Se la rosa avesse potuto sprofondare più in basso, l'avrebbe fatto: "Lo trovo spaventoso." Doveva ancora trovare la forza di guardare Sasuke in faccia. I sentimenti per lui erano sempre stati contrastanti: da una parte, l'affetto per un vecchio compagno di squadra (si imbarazzò un sacco al pensiero di lei ragazzina, davanti a quella panchina, ad urlargli "Ti amo" come una gallina isterica), dall'altra tutto il risentimento per ciò che aveva fatto passare a lei e Naruto. Soprattutto a Naruto. Ma il biondo aveva un cuore d'oro, e non aveva mai smesso di essergli amico.
"Forza Sakura, è ora, andiamo." Il moro posò nel lavandino le tazze con cui avevano bevuto il thè preparato da Sakura, mentre la rosa si infilò le scarpe.
Uscirono e si diressero al palazzo dell'Hokage.
L'Haruno ci pensò un attimo: avrebbe visto Kakashi. Ora non sapeva nemmeno come comportarsi con lui. Non lo vedeva da un paio di giorni e di certo non aveva nemmeno osato recarsi da lui per parlare. Era stato lui a sbagliare, lei non aveva fatto nulla di male. Per quanto avesse avuto una brutta giornata, non poteva prendersela con lei. Ma si trattava solo di questo? Una brutta giornata? Kakashi non era il tipo di persona che perde le staffe per qualche intoppo giornaliero. O forse si? Forse non lo conosceva poi così bene. 
In men che non si dica, si trovò davanti la porta di Tsunade e Naruto la aprì, facendola passare per prima. Fece un piccolo inchino verso l'Hokage e intravide con la coda dell'occhio la figura di Kakashi. Fece qualche passo in avanti e si mise da parte, lasciando passare Naruto. Per poco non si scontrò con Sasuke: "Scusami...". Si girò dall'altra parte imbarazzata, come se gli avesse fatto il torto più grande di questo mondo. Nonostante gli anni passassero, continuava a metterla in soggezione. Non era giusto.
Tsunade spiegò loro la missione che avrebbero dovuto portare a termine: si trattava del trasporto di documenti molto importanti al Paese della Terra. 
"Tutto qui?" Esordì Naruto. Ormai Sakura non sprecava più le sue energie per prenderlo a pugni. Tutte quelle botte, negli anni, erano solo servite a renderlo più... Stupido.
"Sono documenti importanti Naruto. Molto. Devo essere sicura che arrivino al destinatario. Potrebbero attaccarvi, non sottovalutare la questione."
E questo sarebbe stato il prossimo Hokage? Konoha avrebbe avuto il suo bel da fare.
Definiti i dettagli e il percorso che avrebbero fatto, i quattro uscirono dalla stanza dell'Hokage. 
"Naruto, l'ultima volta ti ho prestato la mia tenda. Riesci, per una volta, a ricordarti di portarla?"
Naruto annuì frettolosamente prima di salutare Sakura e avviarsi con Sasuke per chissà quale oscuro luogo di baldoria. Sospirò. Se non gli avesse voluto così bene, probabilmente lo avrebbe già ucciso. No, infondo non ce l'avrebbe mai fatta, Naruto era troppo forte per lei. 
Fece per avviarsi ma qualcuno le afferrò il polso: "Sakura... Aspetta...". Per quanto la stretta potesse essere delicata, quando sentì la sua voce reagì d'istinto e tirò a sè la mano, liberandola senza difficoltà: "Lasciami...".
Kakashi portò le mani davanti a sè. "Scusami... Non volevo spaventarti. Possiamo parlare?"
Prima di dire qualsiasi altra cosa, Sakura si sporse a guardare una porta che dava sul corridoio. "Vieni."
Camminò fino alla stanza e entrò. Kakashi la seguì e la rosa chiuse la porta. Incrociò le braccia e si guardò un pò intorno irrequieta, pensando a cosa avrebbe potuto dire e tutto ciò che le uscì dalle labbra fu: "No". Kakashi lasciò che andasse avanti, sperando di potersi inserire tra un concetto e l'altro. "Non voglio parlare, almeno non ora." Fece una pausa, cercando di radunare e metterein sequenza tutti i pensieri che le frullavano in mente. "Non mi sembra di averti insultato, offeso o denigrato, ti ho semplicemente detto che provo qualcosa per te. La tua risposta è stata inadatta, irritante e distaccata e il tuo comportamento dell'altra sera è stato..."
"Imperdonabile..?"
Sakura sospirò. "No. Non hai bisogno di essere perdonato da me. Non riuscirò mai ad essere arrabbiata con te per molto tempo. Ma ora sono... Ferita. Delusa. Io ti ho parlato dei miei sentimenti e non volevo andasse a finire così ma tu mi hai allontana. Ora..." Stava per dirlo? Davvero? Aveva come l'impressione che sarebbe stato troppo. Forse se lo sarebbe rimangiato uscita da quella stanza. "Sono io che voglio mantenere le distanze, perciò no, non voglio parlare. Voglio che questi giorni passino e spero, rapidamente."
Senza lasciare il tempo a Kakashi di rispondere, aprì la porta e uscì dalla stanza. Era vero, l'aveva allontanata. Era stato veloce a farlo, fin troppo. Sospirò. Spaventosa, complicata e fastidiosa. Questa missione sarebbe stata proprio così, e non per colpa dei possibili nemici.

Il team era partito in tarda mattinata e stranamente, con puntualità. Avevano prestabilito di fermarsi a dormire nella foresta, il giorno dopo sarebbero ripartiti, avrebbero attraversato il Villaggio dell'Erba per arrivare infine al Villaggio della Terra. Più o meno quattro giorni di viaggio all'andata, altri quattro al ritorno. Naruto non era mai cambiato. Il suo entusiamo trapelava da tutte le parti del suo corpo, ma sfortunatamente non sarebbe stato molto contagioso questa volta. Sakura chiacchierò soprattutto con Naruto e a malapena con Sasuke. Non sapeva davvero cosa dirgli. Non voleva parlare dei vecchi tempi, anche perchè non avrebbero avuto granchè di cui parlare... La sua unica preoccupazione era far colpo su di lui e d'altra parte, il ragazzo cercava solo di evitarla. Troppo impegnato a diventare il più forte. Ma che avevano questi uomini? 
Kakashi sembrava sereno, non lo vedeva particolarmente preoccupato o di malumore. Sfortunatamente Kakashi non era note per essere facilmente decifrabile. Camminarono tuttoil giorno e si fermarono solamente per cenare e prepararsi per passare la notte nella foresta che divideva il loro villaggio, dal villaggio dell'Erba. 
Finalmente, Naruto potè posare lo zaino a terra. Decise, prima di tutto, di piantare la tenda dove avrebbe riposato con Sasuke. Un brivido gli percorse tutta la schiena... Era successo, e non aveva giustificazioni. "Sakura..." Si girò verso la ragazza che si era ormai seduta, si era tolta le scarpe, e si stava massaggiando i piedi. "Si?"
Il biondo rimase in silenzio. Un silenzio colpevole. Le bastò uno sguardo per capire di cosa di trattava. Si alzò, si mise davanti di lui e lo puntò con il dito in modo minaccioso: "Sei riuscito davvero a dimenticartela a casa?!"
"Potevi ricordarmelo al momento della partenza! Avrei notato la sua mancanza e sarei tornato a casa a prenderla." 
"Oh certo, ora è colpa mia! è a casa tua da almeno un mese!"
"Ma tu potevi...!!"
Per un attimo, i pensieri di Kakashi vennero urtati ed infastiditi dall'alto volume del litigio. Si avvicinò ai ragazzi e gli sembrò di essere tornato a quando erano bambini. "Vi prego, questo è il momento di finirla. Che succede?"
Naruto esitò ma poi confessò il suo peccato. Dentro di sè, Kakashi rise, successivamente si rattristò per la sorte che sarebbe toccata al ragazzo. Al di fuori, la sua espressione era inalterata. "Non è un problema così ampio. Sasuke può dormire nella mia tenda, mentre Naruto con..."
"Grande Kakashi! Tu trovi sempre la soluzione migliore. Sakura può dormire nella tua tenda." Poi il biondo rivolse di nuovo l'attenzione al suo zaino, tirò fuori la tenda e lanciò i picchetti a Sasuke. "Iniziamo." L'amico alzò le spalle con indifferenza. Sakura era sull'orlo della disperazione e sbuffò sonoramente. 
"Bhè, anche questa è una soluzione." Nel dirlo, Kakashi si lasciò sfuggire una piccola nota perplessa.  Ecco la parte spaventosa e complicata della missione.

In poco tempo cenarono e Naruto e Sasuke rimasero ancora un pò a chiacchierare intorno al fuoco prima di andare a dormire. Kakashi aspettò che Sakura sistemasse la sua roba all'interno della tenda, poi entrò, dopo essersi tolto le scarpe. Preparò anche lui il suo giaciglio e si tolse l'uniforme, rimanendo con in maglietta e pantaloni lunghi. Ci pensò un attimo, poi si girò verso Sakura che gli stava dando le spalle. La guardò mentre srotolava una fasciatura al polso, punto in cui Kakashi l'aveva afferrata qualche giorno prima. Qualche segno era riconoscibile ma sarebbe andato via in breve tempo.
"Sakura, mi dispiace..."
La ragazza sospirò. "Non di nuovo."
"Invece si." Di scatto, Kakashi appoggiò la mano, in modo delicato ma fermo, sul braccio di lei e per un attimo, la rosa sussultò. L'uomo si accorse di quel gesto repentino e della reazione di Sakura, ma non retrasse la mano. In certi momenti gli sembrava di avere a che fare con un piccolo animale selvatico, pronto a fuggire al primo passo falso. "Mi dispiace. Non volevo farti male o spaventarti. Ho reagito in modo sbagliato e tu eri dove non dovevi essere. Me la sono presa ingiustamente con te. Quel giorno... Era stato difficile... Non posso giustificarmi, anche se in parte vorrei ma..." Lo disse piano, ma Sakura lo sentì comunque: "Non volevo farti male."
Sakura annuì. "Lo so." Passò qualche secondo prima che uno dei due parlasse ma la ragazza ruppe per prima il silenzio. "Devo cambiarmi. Puoi uscire?"
Il jonin abbassò lo sguardo: "Si, certo." Tutto qui? Non aveva altro da dire?
Kakashi uscì dalla tenda ed iniziò a camminare nella direzione opposta. Avevano piantato le tende in una piccola radura e da lì, l’assenza della fitta vegetazione permetteva di vedere le stelle. Kakashi si sedette sull’erba ed iniziò a guardare in alto. Chiuse gli occhi e respirò lentamente. C’era qualcosa dentro di lui che lo tormentava, lo rendeva inquieto, non gli permetteva di trovare quella serenità di cui aveva bisogno. Ma l’aveva mai trovata? Nemmeno quando dormiva era certo di farcela, perché gli incubi erano sempre gli stessi e quando si svegliava, non era nemmeno sicuro di esserne uscito fuori veramente. Sakura vedeva sempre il meglio nelle persone, l’aveva fatto anche con lui, altrimenti non si sarebbe esposta nel modo in cui aveva fatto. Ma se avesse conosciuto il suo passato, saputo ciò che lui sapeva... La verità è che non aveva importanza. L’unico con cui aveva affrontato l’argomento era Asuma, ma nemmeno lui lo capiva veramente. Non si sarebbe di certo aperto con una ragazzina. Se lo meritava, questo distacco. Non era poi così tanto il brav’uomo che il villaggio vedeva. Loro vedevano il ninja che era diventato e quella parte, la recitava benissimo. Lui era uno dei ninja migliori di Konoha e questo bastava.
Si alzò per andare a dormire ed quando iniziò appena ad intravedere la tenda, qualcosa sotto i suoi piedi tremò e provocò un grande boato. Vide il terreno muoversi, come se più serpenti al suo interno si stesso muovendo a grande velocità, dirigendosi verso le due tende.
“Sakura...” Kakashi iniziò a correre più veloce che poteva in direzione della tenda. Vide Sakura uscire per vedere che cosa stesse succedendo e quando il jonin arrivò davanti a lei, calò un grande silenzio.
“Hai sentito?” chiese la rosa.
“Più che sentito.” L’uomo si guardò intorno un paio di volte, aspettando che quella strana cosa che aveva visto succedesse di nuovo. Ad un tratto, la terra tremò di nuovo sotto i loro piedi, ma non si limitò a questo. Intorno a loro degli agglomerati di terreno e roccia iniziarono a formarsi e a crescere sempre più in altezza con una velocità spaventosa. Sempre più alti e sempre più vicini fino a quando si riversarono sui due jonin. Kakashi e Sakura cercarono di schivarli ma il terreno sotto di loro si sgretolò senza lasciargli modo di trovare alcun tipo di stabilità. E fu così che Kakashi ritornò in un nuovo incubo, dove per la seconda volta si vide crollare addosso le macerie di un passato che avrebbe voluto solo dimenticare. Riuscì ad afferrare Sakura e a coprirla con il suo corpo mentre intorno a loro tutto prendeva una nuova forma fino a lasciare posto solo al buio e al silenzio.
 

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Capitolo 9
*** Fu buio di nuovo ***


 
Fu buio di nuovo

Kakashi aprì gli occhi, ma fu come se non l’avesse fatto. Intorno a lui era completamente buio. Doveva aver sbattuto la testa, perché gli doleva particolarmente ma non si soffermò a pensarci troppo. Annusò l’aria e percepì un odore umidiccio, terroso per poi, pian piano, ricordarsi cosa era successo. Cercò di capire che cosa aveva intorno ma muovendo le braccia, trovò delle resistenze. Con le mani tastò lo spazio intorno a lui e per un attimo trattenne il respiro senza volerlo, constatando che ovunque le sue mani toccassero, percepivano continuamente la presenza di quel materiale roccioso. Le “pareti” si trovavano a massimo 30 cm dal suo naso e gli permettevano soltanto di girarsi di lato. Quella cosa non li aveva uccisi, molto peggio. Li aveva imprigionati lì, chissà dove, e stava aspettando che il tempo li uccidesse. Si girò di lato e sentì una forte fitta al piede sinistro. Era bloccato, incastrato e non riusciva a muoverlo. Probabilmente era anche ferito ma ci avrebbe pensato dopo, un problema alla volta. Si dedicò infine a Sakura e cercando la sua presenza di fianco a lui, la trovò. Poteva udire il respiro di lei, almeno era viva. Sentì che gli dava la schiena e provò a chiamarla un paio di volte ma non rispose. Le posò una mano sul fianco e risalì accarezzandole la testa: non sembrava ferita, e nemmeno al livello del bacino. Dopo pochi minuti, anche Sakura iniziò a muoversi e a riprendere conoscenza.
“Sakura...”
La ragazza aprì gli occhi ma non vide niente. Per un attimo pensò di essere all’interno del suo sacco a pelo ma dovette svegliarsi del tutto quando percepì la roccia umida sotto di lei. Aveva perso tutti i punti di riferimento che conosceva perciò con le mani cercò di orientarsi e rabbrividì quando scoprì di non avere spazio sufficiente nemmeno per mettersi seduta. Quella, era una brutta situazione.
“Sakura...”
Si girò nel buio quando percepì la voce di Kakashi, il quale si trovava di fianco a lei. “Dobbiamo uscire Kakashi... Non mi lascerò seppellire viva da questa cosa.”
L’uomo rabbrividì ma cercò di mantenere la calma, in quanto quella di Sakura aveva ormai preso altre vie.
“Dobbiamo aspettare Naruto e Sasuke. Loro ci troveranno.”
“Io non aspetto nessuno! Per quanto mi riguarda potrebbero essere anche loro nella nostra stessa situazione.”
Kakashi negò con la testa, poi si ricordò che Sakura non poteva vederlo. “No. Quando ci hanno attaccati, loro non erano nei paraggi. Sicuramente prima o poi arriveranno. Se cercassimo di uscire, probabilmente con i nostri spostamenti, crollerebbe tutto.”
“Quindi muoio soffocata o sepolta viva... Sono indecisa su cosa scegliere.” Al solo pensiero, le mancava il fiato. Avrebbe preferito morire in guerra. Rapido. Doloroso ma rapido e forse inaspettato. Qui era come fare il conto alla rovescia. Si girò di lato, dando le spalle a Kakashi. La sentiva, questa era la paura. Cercò di scacciarla via, ma era più forte di lei. Non aveva modo di scappare e più cercava di respirare profondamente, più l’odore di terriccio le dava la sensazione di soffocare. Iniziò a respirare più veloce del normale, a diventare più irrequieta. Sentiva il bisogno di correre ma non poteva. Il cuore le era salito fino in gola, batteva sempre più veloce. Chiuse gli occhi sperando che questo potesse aiutarla. Qualche secondo in più e si sarebbe messa a piangere.
Ad un tratto, qualcosa la riportò alla realtà. La mano di Kakashi si appoggiò sulla sua schiena, si spostò sul fianco e con l’avambraccio le cinse il bacino portandola a sé e azzerando quella poca distanza che c’era tra loro due. Potè sentire il petto di lui contro la sua schiena, i suoi respiri sfiorarle il collo, molto più lenti dei suoi. “Che cosa stai facendo?”
“Ti riporto alla realtà.”
Sakura si irrigidì. “Mettendomi in imbarazzo?”
“Dandoti un riferimento che ti aiuti a calmarti. Ti prometto che non lo dirò a nessuno.”
“Ti sembra il momento di scherzare?!”
Kakashi abbassò la voce. “Ti sembra un buon momento per non farlo?”
La ragazza chiuse gli occhi. Non si era mai vergognata così tanto, ma Kakashi aveva ragione. Iniziava a calmarsi e a concentrarsi su altro. D’altra parte, per lui non era così facile, nonostante l’apparenza ingannasse. Con quel gesto si era esposto più del dovuto, ma in una situazione di quel tipo, non sembrava una cosa troppo importante. La gamba iniziava a fargli male sempre più frequentemente e da qualche parte, probabilmente, stava sanguinando. Non voleva preoccupare Sakura più del dovuto. Chiuse gli occhi e il dolore diminuì leggermente. Sentì il calore di quell’abbraccio entrargli dentro e per qualche istante, dimenticò la sua inquietudine.
“Perché hai reagito in quel modo quella sera, da Asuma?” La rosa lo riportò alla realtà.
“Non è una di quelle cose che dovresti sapere.”
“Ti stavi difendendo da me?”
Non lo sapeva. “No.” Sicuramente la rivelazione di qualche giorno fa lo aveva destabilizzato, ma era davvero solo questo? Non ne era sicuro.
Ad un tratto, una fitta di dolore lo portò ad irrigidirsi e a cercare di trattenere qualsiasi suono che potesse destare il sospetto di Sakura. Missione fallita.
La ragazza si girò verso di lui, sollevandosi leggermente da terra con i gomiti. “Che cos’hai?”
“Niente, non preoccuparti.” L’inclinazione della voce dell’’Hatake non fu convincente.
“Non costringermi a cercare di mia spontanea iniziativa. Se sei ferito faresti bene a dirmelo subito. Non capisco perché tu abbia deciso di temporeggiare.”
“Non volevo ti preoccupassi ulteriormente.”
Se Kakashi avesse potuto vedere l’espressione di Sakura, avrebbe visto una ragazza alzare gli occhi e sbuffare nel sentire sempre la solita frase. “Allora?”
L’uomo si rassegnò e smise di nascondere il suo dolore. “La gamba è incastrata.”
La mano di Sakura si illuminò di un verde brillante e molto delicatamente, la appoggiò sulla gamba di Kakashi. Riuscì a vedere la caviglia dell’uomo e come il piede fosse incastrato tra le rocce e il terreno. Probabilmente era ferito perché vedeva la gamba del pantalone macchiata di sangue. Cercò di allungare il braccio ma per quanto provasse a raggiungere il punto dell’emorragia, non riusciva ad arrivarci. Era impossibile fermarla direttamente. Sapeva che questo metodo non avrebbe potuto fermarla completamente ma almeno la avrebbe rallentata. Si tolse il coprifronte e strappò la placca in metallo, gettandola a terra.
“Cosa stai facendo?”
“Non è un problema, posso richiederne un altro quando torneremo. Ora ti farà male. Fai l’uomo e stringi i denti al mio tre.”
Sakura fece passare intorno alla parte superiore della gamba di Kakashi quello che rimaneva del suo coprifronte. “Uno..” Strinse, non più forte che poteva, ma quanto bastava. L’uomo percepì un dolore molto intenso attraversarlo da parte a parte. Non urlò, ma si irrigidì di colpo. “Dannazione... E gli altri numeri?”
Sakura rise. “Due e tre.”
Kakashi tornò a respirare dopo qualche breve secondo di apnea. “Questo lo trovi divertente...”
“Eri tu quello che scherzava fino a qualche minuto fa. La perdita di sangue non si arresterà facilmente ma sicuramente si ridurrà. Non posso liberarti il piede o come dici tu, potrebbe crollare tutto. Posso però alleviare in parte il dolore.”
Sakura appoggiò di nuovo la mano sulla gamba del jonin, il quale riuscì a trovare un po' di sollievo. Il suo respiro iniziava a farsi più pesante e difficoltoso a causa del sangue che stava perdendo. La rosa gli accarezzò il collo: “Se togliessimo la maschera respireresti meglio.”
“No, grazie.”
“Ti ho visto senza maschera molte più volte di quante credi.”
L’uomo ci pensò un attimo ma sapeva di non avere molto potere in merito. “Fa come vuoi.”
Sakura sorrise e lentamente gliela abbassò. “Cerca di respirare profondamente.” Si fermò un attimo poi riprese: “Rimani con me, va bene?”
“Dove vuoi che vada?”
“Vedo che hai capito.”
Kakashi annuì e cercò di seguire gli ordini della ragazza. Sfortunatamente respirare adeguatamente diventava sempre più difficile e con questo, anche mantenere gli occhi aperti. Ogni tanto, Sakura cercava di richiamare la sua attenzione ma serviva solo per pochi minuti.
“E io che ero convinta che il partire per una missione con te sarebbe stata la parte peggiore...”
“Sicuramente.. Ci sono... Dei lati positivi...”
“Ad esempio?”
Kakashi dovette fare un respiro profondo prima di poter rispondere. “Tu vuoi uccidermi... Smettila di farmi parlare...”
“Se è l’unico modo per tenerti sveglio.” Anche Sakura stava iniziando a percepire una maggiore difficoltà nel respirare, perciò capiva quanto Kakashi potesse essere stanco. Sfortunatamente, non c’erano molte alternative.
Il jonin chiuse per un attimo gli occhi. Aveva bisogno di riposare. Solo per qualche minuto, poi sarebbe tornato da lei. Davvero. Per un attimo, gli sembrò di riuscire ad avvisarla. Un minuto, poi sarebbe... Sarebbe...
 
Sarebbe tornato da lei...
 
“Kakashi...”
L’uomo aprì lentamente e con fatica gli occhi. Intravedeva qualcosa. Sfuocato, mal delineato, ma qualcosa... O qualcuno... Sopra di lui... Un volto familiare, fin troppo.
“Kakashi...”
Quegli occhi, quei lineamenti. Avrebbe voluto allungare una mano ma non poteva. Era come se fosse bloccato. A malapena riusciva a formulare un pensiero, e l’unica cosa che andò pian piano a delinearsi nella sua mente, fu un nome: “Rin...”. Gli sembrò di pronunciare molto di più, voleva dire di più, ma non ci riusciva.
La ragazza gli sorrise e a Kakashi sembrò che qualcuno gli accarezzasse i capelli. “Trova la forza, Kakashi...”
“Rin... Ti prego...”
Il tempo sembrò fermarsi solo per un attimo. “Ricomincia a vivere...”
E fu in quel momento che la tiepida luce che accompagnava quell’immagine iniziò a spegnersi.
“Kakashi...”
L’uomo percepì una mano appoggiata sul suo collo e il ritorno della consapevolezza del suo corpo.
“Kakashi, torna da me!”
“Rin...”
L’immagine della ragazza sbiadì, lasciando il posto a due occhi verdi che lo guardavano preoccupati.
“Kakashi! Svegliati!”
L’uomo spalancò gli occhi e un dolore lo attraversò da parte a parte. Strinse i pugni e tornò a respirare. Non aveva mai smesso, ma gli sembrò di non farlo da ore.
Sakura tirò un sospiro di sollievo. “Riesci a sentirmi?”
Kakashi rimase un attimo in silenzio. Stava succedendo tutto troppo velocemente. Aveva sognato..?
“Cosa è successo?”
“Non rispondevi più, continuavi a ripetere sempre lo stesso nome.”
Il jonin si portò una mano alla fronte: “Credo di aver raggiunto il mio limite...” Iniziava a dubitare del fatto che sarebbe andato tutto bene. Anche Sakura era stanca di quella situazione, non poteva aspettare senza fare niente. Iniziò a battere su una della pareti laterali e ad urlare: “Naruto!! Sasuke!!”
Kakashi si irrigidì: “Che cosa fai?”
“Cerco di uscire da qui. Naruto! Sasuke! Se mi lasciate morire qui dentro, vi perseguiterò per tutta la vita!”
“Se continui, ci crollerà tutto addosso.”
La ragazza si fermò per un attimo e si girò verso Kakashi: “Forse sarebbe meglio, almeno mi risparmierei la scena di vederti morire prima.”
“Almeno avresti più tempo per farti trovare...”
Gli occhi di Sakura si inumidirono: “Io voglio più tempo, ma non senza di te.” Per un attimo sperò di non averlo detto veramente, ma infondo poteva morire da un momento all’altro, non era il momento di pensare alla sua reputazione.
Kakashi non rispose. Non ci riusciva. Chiuse gli occhi e si arrese. Sarebbe andata come doveva andare, ma non lo trovava giusto, nemmeno dopo tutti questi anni. La vita gli aveva portato via troppe persone che amava, non poteva accadere di nuovo. Se avesse potuto scegliere, avrebbe dato la sua vita senza troppi ripensamenti.
“Sakura!! Dove sei?”
L’animo della ragazza esultò nel percepire la voce di Naruto. Non poteva essere troppo lontano. “Naruto!! Siamo qui! Non so di preciso dove!”
Kakashi titò un sospiro di sollievo. “è sopra di noi.”
“Come fai a dirlo?”
“Ho un buon udito... Ancora per poco...”
La ragazza sentì ancora Naruto parlarle: “Come state?!”
“Io sto bene, Kakashi è ferito. Dice che siete sopra di noi!”
Sasuke ascoltò la voce della ragazza e cercò di spostarsi sul punto più vicino all’origine della sua voce. Il terreno era completamente smosso, come se fosse stato rivoltato dall’interno e crollato su se stesso.
Iniziarono a riflettere su quanto profondi potessero essere e su che tecnica avrebbero potuto usare.
Naruto optò per il rasengan. Forse sarebbe riuscito a dosare in modo adeguato il suo impatto senza far del male a Kakashi e Sakura.
Quando comunicò la notizia ai due, Sakura si mostrò subito diffidente ma era anche vero che non aveva idee migliori.
“Sembri turbata..”
La ragazza rispose scettica: “Stai scherzando? O l’anidride carbonica ti sta dando alla testa?”
“Faccio fatica a dirlo... Se può consolarti, il vortice creato dovrebbe spostare ciò che sta sopra di noi...”
“Affascinante...”
“Pronta Sakura?!” La voce di Naruto la richiamò di nuovo alla pazzia che stava per compiere.
“Dammi qualche secondo!!” Urlò per poi sussurrare: “Devo prepararmi moralmente.” Poi si girò verso Kakashi: “Sei consapevole che la gamba ti farà molto male?”
“Esistono dolori peggiori.”
Sakura alzò gli occhi al cielo: “Sempre così uomo tu?” Poi si avvicinò a Kakashi e cercò di coprirlo con il suo corpo abbracciandolo e avvinghiando le sue braccia intorno al suo collo. “Sakura, non farlo... Se ne hai la possibilità, salvati... Io non ce la farei comunque...”
“Non lascerò che tu muoia, te lo prometto. Ci sarà un bel polverone, non respirare.”
Kakashi le appoggiò le mani sulle spalle, quasi per allontanarla ma infine non lo fece, perché infondo sapeva che l’avrebbe fatto anche lui se la situazione fosse stata invertita. Percepì il rumore prodotto dal rasengan di Naruto e poco prima del suo impatto con il suolo, chiuse gli occhi. Quando questo avvenne, i due percepirono come un boato e il terreno tremò ed iniziò a sgretolarsi. Kakashi sentì un dolore straziante alla gamba tanto che pensò potesse perderla da un momento all’altro ed, istintivamente, strinse la presa sulle spalle di Sakura, trattenendo un urlo che si trasformò in una smorfia di sofferenza. Sakura non si mosse di un centimetro e sopportò fino alla fine quel forte rumore che le attraversò la testa da parte a parte provocandole una forte fitta di dolore. Con difficoltà cercò di alzare la testa e guardare sopra di lei. Pian piano la terra iniziò a sgretolarsi e a caderle su tutto il corpo, sempre più pesante ed ingombrante. Prima che potesse limitarla nei movimenti, concentrò tutta la sua forza sul piede più vicino alla gamba di Kakashi che era rimasta incastrata e cercò di colpire e distruggere le macerie che lo tenevano bloccato. Nella confusione generale, tra la terra che non le permetteva di vedere bene e il forte rumore che si stava andando a creare, riuscì ad intravedere un piccolo spiraglio di luce e l’unica cosa che riuscì a fare fu allungare la mano verso quell’unica speranza, prima di sentirsi soffocare e schiacciare sempre di più.
 
 
“Riesci a vederli?”
“No, riesco a vederli quanto te.”
Naruto continuò disperatamente a cercare tra le macerie ma non sembrava esserci nemmeno una traccia della presenza di Sakura o Kakashi.
Ad un tratto percepì dei rumori e quando si girò nella direzione da cui provenivano, riuscì a vedere la figura di una ragazza che cercava di emergere dalla grande quantità di terra ormai polverizzata che l’aveva sommersa. Subito i due jonin si apprestarono a correre nella sua direzione e ad afferrarla per le spalle. Furono estremamente sollevati nel vedere che Sakura faceva così tanta fatica a risalire perché stava cercando di liberare anche Kakashi. Cercava di tenerlo stretto a sé con l’altro braccio.
Quando Naruto e Sasuke riuscirono a tirarli fuori, Sakura rimase per un attimo distesa a terra, cercando di respirare il più profondamente possibile. Vide Naruto sopra di lei, che la guardava in modo preoccupato. “Sto bene Naruto. Grazie per non averci ucciso.” La rosa sorrise e si tirò su per avvicinarsi a Kakashi. Respirava e questa era già una consolazione. Spostò la sua attenzione sulla caviglia che presentava un’ampia ferita, origine del sanguinamento. Fermò l’emorragia e con cautela slegò ciò che rimaneva del suo coprifronte. A quel gesto Kakashi si mosse, probabilmente la gamba gli faceva ancora molto male. Probabilmente si trattava di una frattura, ma con i suoi jutsu sarebbe guarito in poco tempo. Dovevano recarsi al villaggio più vicino: Kakashi avrebbe avuto bisogno di riposare per qualche giorno. L’uomo aprì pian piano gli occhi e fu felice di poter vedere la luce della luna. “Ti prego, lascia stare la mia gamba.”
“Sembra stia bene!” Disse Naruto.
Sakura si alzò in piedi e si spostò di fianco a Kakashi, in modo che lui potesse vederla. “Hai un aspetto spaventoso.” La rosa rise.
“Sono sicuro di non essere l’unico.”

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Capitolo 10
*** Imparare ad amare? ***


Imparare ad amare?
 
“Crediamo sia la scelta migliore.”
Quella scena si stava ripetendo un po' troppo spesso ultimamente. Probabilmente stava diventando troppo vecchio per qualsiasi tipo di missione. I suoi tre ex allievi intorno al suo letto nella sua stanza d’ospedale.
“Se c’è effettivamente qualcuno che ci sta seguendo, non è una buona idea dividersi. Se tu e Sasuke continuate da soli, sarete un bersaglio più facile.”
Naruto rise all’affermazione di Sakura. “Hey, stai parlando con me e Sasuke! Due dei ninja più forti di Konoha. Se partiamo oggi, torneremo tra un paio di giorni al massimo. Kakashi avrà il tempo di riprendersi e torneremo al Villaggio della Foglia.”
“Allora vengo anche io. Avete bisogno di un ninja medico.” Sakura si propose senza esitazione. Si sentiva messa da parte quando si comportavano in quel modo.
Sasuke intervenne: “Kakashi ha più bisogno di te in questo momento. Sei un ninja medico formidabile, guarirà sicuramente prima se rimarrai qui. In più, se qualcuno ci sta veramente seguendo, prenderà di mira me e Naruto, permettendoci di tutelarvi, in modo che nessuno possa farvi del male. Saremo veloci, non ci metteremo molto.”
Kakashi annuì. Avevano ragione, su tutto. Non gli piaceva, per niente, ma non poteva farci nulla. Erano veri jonin e forti ninja. Non aveva più nulla da insegnargli. Sakura era ancora troppo emotiva e questo era il suo unico problema. “Va bene, faremo così. L’unica cosa: state attenti.”
I due annuirono, si alzarono pronti a partire ed uscirono dalla stanza.
Sakura rimase lì con Kakashi, in silenzio.
“Grazie.”
La ragazza si stupì leggermente di questa uscita improvvisa di Kakashi. “è solo una frattura, nulla più.”
“Non parlo solo di questo. Ultimamente mi hai salvato la vita più di una volta.”
Sakura annuì imbarazzata. “Ho fatto quello che potevo. Fortunatamente è bastato.” Poi guardò il jonin negli occhi come se volesse trovare un modo per entrare in punta di piedi e leggergli l’anima. “Di chi è quel nome?”
Kakashi si irrigidì, non aspettandosi una domanda del genere. “Sakura non...” Per un attimo si era dimenticato di ciò che aveva visto e sentito. Probabilmente era una qualche reminiscenza della sua mente che spesso veniva a trovarlo. Nulla a cui dare particolare peso. “Non è importante.”
“Eri turbato Kakashi... Come quella sera da Asuma.”
L’uomo si mise sulla difensiva: “Ora non riprovarci, Sakura. Penso si essermi già scusato abbastanza per ciò che è successo.”
“Non si tratta di questo Kakashi. Forse dovresti parlarne...”
“E cosa ti fa pensare che io voglia farlo con te?” Gli uscì di getto, freddo e tagliente come una lama.
La ragazza si sentì ferita e si bloccò per un attimo. L’uomo capì che aveva sorpassato il limite ma doveva farle capire che preferiva essere lasciato in pace su questo fronte. “Semplicemente accetta che ci sono delle cose di cui non voglio parlarti.”
La ragazza abbassò lo sguardo. “Non mi parli più come prima solo perché ti ho detto cosa provo..?”
SOLO? Kakashi rise in un modo che la urtò: “Ti prego Sakura, quando mai ti ho parlato del mio passato? Di ciò che provo o penso in modo così intimo? Pensi di conoscermi ma posso assicurarti che non è così”.
Probabilmente era vero, aveva ragione lui, ma ormai non poteva più fermarsi. Doveva arrivare fino alla fine. “Quindi si tratta di questo? Del tuo passato?”
Si stava spingendo troppo oltre e se Kakashi avesse potuto, si sarebbe catapultato fuori dalla stanza in un solo istante. “Ascoltami Sakura, non lo ripeterò di nuovo. Non è un tuo problema. E non puoi pretendere che dopo quello che mi hai detto io riesca a comportarmi come prima.”
“Avevi detto...”
“Dico molte cose Sakura, e la maggior parte sono cose che la gente vuole sentirsi dire.” Con un certo sforzo Kakashi si mise seduto sul bordo del letto, ignorando il dolore che ora era localizzato soprattutto al livello del piede. “Se ti avessi detto che il fatto di sapere che tu provi qualcosa per me mi turba a tal punto da volerti allontanare perché so che quando si prova qualcosa per qualcuno, l’unica cosa che siamo capaci di fare è prodigarci per tutelarlo e salvarlo in tutti i modi che conosciamo; se ti avessi detto che non ho bisogno di essere salvato da te in alcun modo, che ciò che ora stai facendo non è per me ma per te, se ti dicessi che prevedevo questa tua ostinazione fin dall’inizio, cosa avresti provato? Sì, mi sto difendendo da te ma non potevo dirtelo perché non era il momento e non volevo arrivasse.”
Sakura si alzò di scatto e camminò fino alla porta. Kakashi sperò uscisse o avrebbero davvero finito per farsi male e per ferirsi. La rosa chiuse la porta e si mise davanti a lui. “Sai qual è il tuo problema? Allontani chiunque voglia superare un minimo questo confine.” Lo disse indicando una linea immaginaria tra lei e lui. “Non sei capace di sopportare che qualcuno voglia leggerti dentro, semplicemente al di là dell’immagine che ti sei costruito come ninja. Se io sono colpevole e succube di un autentico sentimento nei tuoi confronti, tu sei dannatamente individualista e fin troppo codardo per provare anche qualcosa di lontanamente simile da quello che provo io. Perciò tranquillo, quello che provo io passerà, andrò avanti, ma tu? Come uscirai da questa solitudine che continui a nascondere?”
Nessuno gli aveva mai parlato così. Nessuno aveva così dannatamente ragione e allo stesso tempo era riuscito a lacerare in modo così netto il suo orgoglio. Si alzò dirigendosi zoppicando verso un angolo della stanza per prendere la stampella che Naruto gli aveva preso per aiutarlo a camminare senza appoggiare il piede a terra. La prese e si diresse verso la porta.
“Dove vai?” Sakura abbassò la voce.
“Esco prima di poterti ferire e darti un motivo per discutere con me più tardi. Ne ho abbastanza.”
Non sarebbe scappato di nuovo. Forse se avesse continuato a ferirla, l’avrebbe aiutata a dimenticare ciò che provava. “Si tratta proprio di questo. Lo stai rifacendo. A te non interessa di ferirmi oppure no. Scappi perché in questo modo allontani ciò che non vuoi affrontare.”
Kakashi, che nel frattempo aveva appoggiato la mano sulla maniglia e socchiuso la porta, la chiuse di nuovo e si girò verso la ragazza.
“Ok. Affrontiamolo Sakura.” Si avvicinò a lei. “Vuoi conoscermi di più? Capire cosa l’altra sera mi ha portato a trattarti in quel modo?” Fu cattivo, fino alla fine, come non lo era da molto tempo. Perché in quel momento era l’unica cosa che riusciva ad essere. Si sentiva ferito, indifeso, vulnerabile. E quando un ninja si sente così, attacca. Ma un uomo, cosa avrebbe fatto?
“Mi scopavo Anko. La sera in cui ci siamo visti da Asuma mi aveva da poco sostituito con un altro perché stavo iniziando a provare qualcosa per lei, ma sai... A questo punto non ne sono molto sicuro perché quando si tratta di voi donne, diventa tutto più complicato. Ero arrabbiato perché per lei era stato così facile mentre per me no, io non riesco nemmeno a capire cosa provo per una donna perché sono troppo occupato a sentirmi così ingiustamente vivo. Perché è da anni che sopravvivo in una vita che meriterebbe di vivere qualcun altro. E fare sesso con lei mi piaceva perché per un attimo riuscivo a dimenticare questo dolore, questi sensi di colpa e questa solitudine che mi martella da dentro giorno dopo giorno...” Kakashi si fermò per un attimo e respirò a fondo. Sorrise tra sé e sé. “Ma immagino che questo non ti basti... Vuoi andare più a fondo... Capire il mio passato. Mio padre è morto quando ero più piccolo. Aveva fallito una missione perché aveva dato importanza al team, cercando di salvare i suoi compagni. Non l’aveva mai fatto e questa fu la sua rovina. Lo accusarono, lo derisero e lui si uccise. Io diventai una persona peggiore. Durante una missione lasciai indietro i miei compagni di squadra ma qualcosa dentro di me mi suggerì di non andarmene e di raggiungerli. Rin era stata catturata e Obito l’amava così tanto da rischiare la propria vita per lei. In quella missione lui morì per salvarmi. Io mi presi la sua vita e ad oggi continuo a pensare che abbia fatto un grosso errore... Se questo ti basta, preferirei non continuare...”
Sakura percepì un forte contrasto di emozioni dentro di lei e una forte sensazione di sofferenza. Aveva bisogno di andarsene, perché nonostante questo fosse stato ciò che voleva, l’aveva ferita più di quanto potesse pensare e reggere.
Cercò qualcosa in tasca sotto lo sguardo distante di Kakashi e tirò fuori un biglietto che posò sul letto: “Me l’ha dato Naruto. C’è l’indirizzo dell’ostello dove passeremo questi tre giorni. Quando oggi ti dimetteranno, sai dove andare.” Abbassò di sguardo e uscì dalla porta chiudendosela alle spalle. Finalmente Kakashi tornò a respirare. L’aveva allontanata da lui, ci era riuscito. Allora perché non si sentiva meglio?
 
 
Sakura ordinò al tavolo qualcosa da mangiare. Giocherellava con una delle bacchette provando a pensare ad altro che non riguardasse Kakashi. Le risultava difficile, molto difficile. Chissà quante cose non sapeva ancora di lui. Doveva aver sofferto molto e forse aveva ragione quando diceva che non era un suo problema.
“Cameriere, me ne porti un’altra!”
Sakura alzò la testa e soffermò il suo sguardo su un’anziana signora che ordinava la terza ciotola di ramen. Le venne in mente Naruto e sorrise. L’anziana signora la notò e la indicò facendole cenno di sedersi al suo tavolo. La rosa arrossì, indicandosi a sua volta, cercando di capire se aveva afferrato il concetto del gesto. “Suvvia, fammi compagnia, vieni qui.”
Guardandosi intorno, Sakura si alzò e si sedette al tavolo della signora che subito iniziò ad attaccare bottone. “Tu sei una di quei ninja del villaggio della Foglia.”
Sakura annuì. “Ormai tutti sanno del nostro arrivo.”
“Il villaggio è piccolo e la gente parla. Sei molto giovane.”
La ragazza sorrise. “Dipende dai punti di vista.”
“E perché una ragazza giovane come te siede sola ad un tavolo con uno sguardo così triste e pensieroso?”
Sakura arrossì, imbarazzata. Non provò nemmeno a negare. “Si vede così tanto?”
L’anziana signora la indicò con la bacchetta di legno: “Per chi guarda veramente, si. Quale pensiero ti tormenta?”
In qualche modo, quella nonnina le ispirava tranquillità e fiducia, nonostante stesse facendo roteare da più di qualche minuto la bacchetta in modo minaccioso verso di lei. “Sembra che io non riesca ad amare nel modo giusto...”
La signora alzò le spalle. “Chi conosce il modo giusto? Io non l’ho mai scoperto in molti anni di matrimonio.”
“Credo sia un po' più complicato di così...”
Il cameriere le portò la terza ciotola di ramen che aspettava. “Molte volte siamo noi a complicare le cose... E lui, come se la cava? Sa come si ama nel modo giusto?”
Sakura abbassò lo sguardo. “Penso faccia fatica perfino ad amare se stesso. Non so se ha tempo per qualcun altro... E comunque, credo che in qualsiasi caso non sarei io...”
La ciotola di ramen, pian piano, iniziava a svuotarsi. “Ognuno di noi ama in modo diverso. C’è chi non impara mai, chi sbaglia ma poi ci riesce, chi sa farlo da una vita ma non è capace di riconoscerlo. Forse l’uomo di cui parli ha solo bisogno di qualcuno che glielo mostri.”
 
Io... Non posso...
 
“Non saprei da dove partire... Io non...”
La nonnina finì la ciotola di ramen e la spostò in parte. Prese un tovagliolo e si pulì le labbra, poi sorrise a Sakura e poggiò una delle sue anziane mani sulle sue. “Se pensi che sia giusto riprovarci, fallo. Fino a che ne avrai la forza. Se non sarà la cosa giusta lo capirai. Molte volte sono le persone che amiamo di più a farci del male, senza volerlo. Alcune volte, si tratta solo di vedere le cose da un altro punto di vista.” Si alzò dal tavolo e diede qualche colpetto alla gonna lunga che indossava. “In questi giorni il villaggio si anima la sera. Festeggia... Ormai è una tradizione.”
“Che cosa festeggiate?”
“La vita.” La donna fece l’occhiolino alla ragazza. ”Forse, alla fine di questa storia, capirete entrambi come si ama.”
Se ne andò prima che Sakura potesse aggiungere altro, e la lasciò lì, sola, con i suoi pensieri.

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Capitolo 11
*** Una seconda possibilità ***


 
Una seconda possibilità

Kakashi entrò nella sua stanza e si lasciò cadere pesantemente seduto sul letto. Dopo aver temporeggiato qualche minuto, decise di farsi una doccia per provare a rilassarsi. Quando ebbe finito, si distese sul letto e chiuse gli occhi. Era uscito dall’ospedale nel tardo pomeriggio e ora era quasi tempo per la cena. Si sentiva esausto moralmente, aveva bisogno di pensare ad altro, fare qualcosa che lo distraesse.
Ad un tratto, sentì bussare alla sua porta e con un po' di fatica si alzò per andare a vedere chi era. La aprì leggermente e si ritrovò davanti gli occhi verdi di Sakura. “Posso entrare?”
L’uomo sospirò. “Non è una buona idea, Sakura. Non di nuovo.”
La rosa incrociò le braccia al petto: “Se non mi fai entrare, rimarrò qui fuori tutta la notte. Scegli tu.”
Kakashi sbuffò ma aprì comunque la porta, lasciandola entrare.
“Ascolta, non voglio parlare di ciò che è successo. Facciamo qualcosa di diverso. Ho incontrato un’anziana signora a pranzo e mi ha detto che in questi giorni il villaggio organizza una festa. Bancarelle, musica, fiori, cibo... Tutte cose che a Konoha non si fanno mai. Andiamo, vieni fuori con me.”
Il jonin rimase interdetto per qualche secondo. “Sakura, no.”
“Perché? Facciamo qualcosa di nuovo. Non puoi stare qui tutta la sera.”
“Senti, quello di cui ho bisogno è...”
“Fermarti. E staccare per un attimo da tutto... Io ne ho bisogno. E sarei felice se tu venissi con me. Mangiamo qualcosa, facciamo un giro e tra qualche ora siamo di nuovo qui. Promesso.”
L’uomo sospirò. “Come vuoi. Andiamo.”
Sakura sorrise, felice di averlo convinto e saltellò sul posto, entusiasta per ciò che avrebbe scoperto da lì a qualche minuto. “Vado a sistemarmi un attimo, ci vediamo tra 10 minuti all’entrata dell’ostello.”
Sparì in pochi secondi e chiuse la porta dietro di sé. Kakashi entrò in bagno, si guardò allo specchio e decise di non mettere il coprifronte. Si passò una mano tra i capelli. Era pronto.
 
 Il villaggio sembrava trasformato. La luna lo illuminava dall’altro e le stelle si potevano intravedere comunque nonostante le luci emanate dalle lanterne colorate appese tra le enormi bancarelle disposte lungo i viali. Sakura stava morendo di fare, perciò, non appena vide la possibilità di fermarsi a mangiare qualcosa su uno stand lì vicino, si fiondò senza troppi ripensamenti.
C’erano dei tavolini che permettevano alle persone di sostare nel caso preferissero fermarsi a cenare piuttosto che continuare la loro passeggiata. Kakashi fu il primo a sedersi, approfittandone per far riposare la caviglia, mentre Sakura aspettò il suo ordine per poi raggiungerlo. Iniziarono a mangiare e la ragazza ritrovò la pace con se stessa.
“Sembra ti piaccia...”
“Non puoi capire quanto stessi soffrendo, avrei mangiato anche te se non avessimo trovato questo posto.” Deglutì sonoramente. “Non credi sia fantastico? L’atmosfera è spettacolare, adoro le lanterne.”
La gente intorno a loro andava e veniva. Qualcuno si fermava per osservare le bancarelle, altri ordinavano da bere e ogni tanto si intravedeva un volto più allegro di altri. I bambini erano molti e alcuni di divertivano a fermare i passanti per chiedergli se volevano essere truccati in tema con la festa. I capolavori non erano dei migliori, ma loro si vantavano di essere grandi artisti.
“Spero che nessuno di loro decida di fermarmi per strada.”
Sakura negò con la testa: “Sarebbe molto imbarazzante.”
Kakashi si guardò intorno e notò un gruppo di ragazzi ridere e sghignazzare mentre uno di loro guardava la ragazza. La sua analisi venne però interrotta dall’Haruno che gli toccò il braccio per attirare la sua attenzione: “Vuoi bere qualcosa?”
“Si, penso sia una buona idea. Che cosa preferisci?” L’uomo si alzò appoggiandosi al tavolo.
“Non preoccuparti, vado io. Riposa da gamba.”
Il jonin fece no con la testa. “Ho bisogno di muovermi, sono stanco di stare seduto o a letto. Torno subito.”
Sakura lo guardò allontanarsi e rise chiedendosi come Kakashi avrebbe fatto con due bicchieri. Forse tra qualche minuto sarebbe andata ad aiutarlo. Continuò a guardarsi un po' intorno per capire quale sarebbe stata la prossima tappa da esplorare quando al posto di Kakashi si sedette un ragazzo poco più alto di lei, con i capelli neri e gli occhi verdi. Aveva un bel sorriso ma ostentava troppa sicurezza.
La rosa lo guardò imbarazzata: “Scusami ma... è occupato... Si è appena alzato per...”
“Andare a prendere da bere?” Il ragazzo lo disse porgendole un bicchiere con qualcosa da bere dentro.
“Non sei di queste parti, non ti ho mai vista qui, altrimenti... Ti avrei notata molto prima.”
Sakura si morse il labbro inferiore: “In effetti no, non vivo qui...” La situazione la metteva a disagio, soprattutto per la sfrontatezza che quel tipo dimostrava.
“Suvvia, non essere così intimorita, non mordo mica...” Allungò una mano verso quella di Sakura, ma prima che potesse portare a termine quel gesto, qualcuno sbucò da dietro la ragazza e appoggiò un bicchiere al centro del tavolo, allontanando quello sporto dal ragazzo precedentemente. “Ma io si.”
Kakashi puntò il suo sguardo dritto in quello del ragazzo: “Penso tu sia seduto sul posto sbagliato.”
L’altro si alzò, appoggiando le mani aperte sul tavolo: “E se non volessi spostarmi? Mi prenderai a calci con la gamba che non ti funziona?”
L’Hatake rimase fermo sul suo posto: “Ti assicuro che l’altra funziona benissimo.”
Sakura si alzò e si mise tra i due: “è una bellissima serata e credo debba continuare in questo modo. Non lasciamoci andare a scenate inutili.” Si girò verso Kakashi, posandogli una mano sul petto e sussurrando: “Ti prego.”
Il jonin alzò le mani davanti a lui: “Come vuoi.”
Il ragazzo alzò le spalle e riprese il bicchiere, allontanandosi: “A quanto pare preferisci l’antiquariato...”
Sakura strinse i pugni ma Kakashi le afferrò un polso: “Credevo pensassi davvero ciò che hai detto poco fa.”
La rosa si sedette scocciata: “Odio la gente di questo tipo.”
Il jonin rise: “La virilità è la cosa più importante che un uomo ha. Tu hai intaccato la sua.”
Sakura sbuffò, guardando il bicchiere che Kakashi le aveva messo davanti: “Sbaglio o ne manca uno?”
“Una volta arrivato mi sono ricordato del fatto che posso usare solo una mano.”
La ragazza rise divertita. “Volevo venire a darti una mano ma come puoi immaginare, ho avuto da fare.”
“Aspettami solo un secondo, torno subito.”
“Fa presto, potrei rischiare la vita di nuovo.” Lo provocò, prima di nascondersi dietro al bicchiere sorseggiando la bevanda che c’era al suo interno.
“Sai difenderti meglio di me. Quel ragazzo mi deve la vita, l’ho salvato da una morte che non può nemmeno immagine.”
Per un paio di minuti Sakura osservò Kakashi sparire tra la folla, per poi vederlo tornare e concludere ciò che aveva preso da mangiare. Chiacchierarono in modo animato, cosa che non facevano da un bel po', soprattutto negli ultimi giorni.
Ad un tratto la rosa propose una perlustrazione del luogo, perciò di alzarono ed iniziarono a girovagare. Lungo un viale meno trafficato sentì qualcuno fermarla, prendendola per mano. Si girò stupefatta quando, dietro di lei, vide una bambina dai lunghi capelli neri con dei fiori in mano.
“Hey... E tu chi sei?”
“Mi chiamo Kirune.” Disse sorridendo. “Io e le mie amiche abbiamo una bancarella proprio lì.” Lo disse indicando un piccolo tappeto colorato sul bordo della strada con sedute altre due ragazzine della stessa età. Non avranno avuto più di 10 anni. “Vuoi un’acconciatura? Siamo brave.”
Sakura arrossì e Kakashi sorrise divertito. “Se insisti... Sfortunatamente non ho i capelli molto lunghi.”
La bambina iniziò a trascinarla nella direzione del tappeto. “Non importa. Sarà comunque divertente.”
Divertente, eh? Con un nastro rosso le legarono i capelli e da un lato, le fecero una piccola treccia inserendo qualche piccolo fiore qua e là. I loro volti mostravano un’espressione davvero molto impegnata che fece sorridere la ragazza.
Kakashi le guardava da lontano. Aveva paura volessero mettere qualche fiore in testa pure a lui.
Una bambina si avvicinò all’orecchio di Sakura: “Con questa pettinatura farai colpo sul tuo fidanzato.”
La rosa arrossì. “Lui non è...”, poi si fermò ricordandosi che aveva a che fare con delle bambine: “Sicuramente ora sto molto meglio ed è tutto merito vostro.” Le bimbe si scambiarono qualche sguardo malizioso tra di loro e finirono il lavoro, soddisfatte di come stava procedendo.
Quando ebbero finito, Sakura le ringraziò e comprò loro un gelato per sdebitarsi. Tornò da Kakashi, il quale la fissò pensieroso.
“Credi sia un disastro?”
L’uomo sorrise. “Non credevo fosse possibile ma hanno fatto un buon lavoro.”
L’Haruno scherzò. “Quindi sono riuscite a rendermi irresistibile stasera. Potrei assumerle.”
“Non che ce ne sia bisogno di solito.” Kakashi si fermò per un attimo e rifletté su ciò che aveva appena detto. No, non era stata la cosa più appropriata da dire. Si girò verso Sakura e contemplò il suo sguardo imbarazzato. “Scusami, non volevo...”
La ragazza negò con la testa: “Non preoccuparti. Nessun fraintendimento.” Poi qualcosa richiamò la sua attenzione. Musica, lì a due passi. Prese Kakashi per un braccio e lo trascinò fino ad un grande spiazzo pieno di persone che ballavano qualche tipo di ballo popolare a lei sconosciuto. La musica allegra sosteneva i loro passi ritmati.
“Fantastico!” Il suo sorriso illuminava il suo volto e i suoi occhi brillavano. Tutto ciò venne notato da Kakashi, il quale le posò una mano sulla schiena e la spinse leggermente in avanti facendole fare un passo. “Vai.”
“Non posso, non so come si fa...”
“Troverai sicuramente qualcuno pronto ad insegnarti.”
La ragazza ci pensò un attimo: “Ma tu...”
“Non preoccuparti per me. Sarò qui nelle vicinanze.”
A quel punto, Sakura non se lo fece ripetere di nuovo. Si fiondò sulla pista e Kakashi ne approfittò per fare un giro ed uscire un po' dalla confusione generale. Arrivò ad un viale tranquillo, fuori dal centro. Si sedette su una panchina, illuminata da una lanterna colorata. Rimase a contemplare il cielo per qualche minuto e a godersi la leggera brezza serale senza che nessuno passasse di lì, almeno fino a quando non arrivò un anziano signore con un bastone da passeggio.
“Posso sedermi figliolo?”
Kakashi venne portato alla realtà dalle sue parole e annuì: “Certo.”
L’anziano si sedette di fianco a lui ed iniziò ad attaccare bottone. Addio tranquillità, pensò il jonin.
“Bella festa, non è vero?”
“Si, bella iniziativa.”
L’anziano signore continuava a guardare in avanti. “Ormai sono molti anni che viene organizzata. Celebriamo la vita. Avevi mai partecipato prima d’ora?”
Il jonin negò con la testa: “No, non sono di queste parti.”
“Oh, questo lo so.”
Kakashi lo guardò con espressione interrogativa: “Lo sa?”
L’anziano rise: “Sei uno di quei ninja arrivati da qualche giorno. Konoha, giusto? E dove sono i tuoi compagni?”
“Due di loro sono ripartiti. Sakura è...”
“A ballare.”
L’Hatake si fermò. Chi era quest’uomo?
“Suvvia, sento il tuo sguardo su di me. Vado ad intuizione. A quale donna non piace ballare? Mia moglie adora farlo, io non ero il tipo.”
“Vede molte cose...”
“Oh, credo che abbiamo due diverse idee di ‘vedere’.” L’uomo rise, indicandosi gli occhi. Finora aveva sempre guardato in avanti e Kakashi non si era accorto che in realtà l’anziano era cieco.
Il jonin rimase stupito per un attimo: “Mi dispiace, non me ne ero accorto.”
L’uomo agitò una mano davanti a lui: “Non preoccuparti, pochi se ne accorgono. La gente vede ciò che vuol vedere. Ma dimmi un po', perché tu non sei con lei?”
Ok, iniziavano ad essere un po' troppe domande. “Ho vinto una caviglia che non funziona molto bene in questi giorni.”
“Si tratta solo di questo?”
Non era abbastanza? Dove voleva parare? “Cos’altro potrebbe essere?”
“Sai... Quando ero giovane, mia moglie voleva ballare con me, continuamente. E con chi altro altrimenti?! Ero suo marito.” L’anziano rise, poi continuò: “Io mi rifiutavo, tutte le volte. Non ero portato, mi vergognavo molto e quindi me ne andavo, lasciando che trovasse qualcun altro con cui danzare. Quando mi ammalai, rimpiansi di non poterla più vedere mentre ballava e perciò iniziai a farlo con lei. Mi ero già perso troppi secondi di vita. Non ti dico all’inizio quanto ero impacciato.”
Kakashi sorrise: “Sua moglie è una donna davvero paziente.”
“Era.”
“Ma...”
L’uomo sorrise. “Ti chiedo scusa, molte volte parlo di lei al presente. È la brutta abitudine di chi rimane sposato per troppo tempo.” Poi diede una gomitata scherzosa a Kakashi. “Ma non ho mai smesso di ballare, anche se ora lei non c’è più. Se decidessi di farlo, probabilmente tornerebbe per rimproverarmi nel sonno.” Rise, divertito, di nuovo. “Il vero problema è trovare una patner. Poche riescono a starmi dietro.”
Kakashi era sempre più incuriosito, anche se sapeva che da quella conversazione non sarebbe uscito niente di buono. “Dove vuole andare a parare?”
L’anziano temporeggiò un attimo poi rispose: “Quando è stato l’ultimo giorno in cui hai vissuto veramente?”
Quello era il momento giusto per alzarsi e scappare, ma qualcosa dentro Kakashi gli disse di restare.
“Oggi.”
“Sbagliato. Vivere non è la stessa cosa di sopravvivere. Vedi ragazzo, durante questa festa, noi celebriamo la vita e questa, è sempre accompagnata dall’amore. Amore che si nasconde dietro una bambina che fa del suo meglio per intrecciare i capelli di una donna con nastri e fiori per renderla bellissima. Un uomo che difende una donna da uno sguardo irrispettoso ed arrogante. Una donna che guarda un uomo, speranzosa che questo decida di restare per ballare con lei.”
Più l’anziano parlava, più Kakashi si sentiva vulnerabile: “Chi è lei?”
L’uomo rise: “Chi sei tu? Se riesci a rispondermi, poi lo faccio io.”
Kakashi abbassò lo sguardo: “La vita porta con sé molte altre cose: il rancore, la paura...”
“Odio, sensi di colpa, rabbia, arroganza... E tu quali ti porti sulle spalle?”
Il jonin non rispose. Aspettò che quel vecchio continuasse, ormai era troppo curioso per finirla lì.
“Se ci facciamo travolgere dal passato, se ci rimaniamo attaccati e lasciamo che questa lista di cose così pesanti ci porti a fondo, non riusciremo mai a vedere l’amore anche lì dove non avremmo mai pensato di trovarlo.” Si chinò in avanti e portando la mano davanti Kakashi, indicò l’inizio del viale da dove stava sbucando Sakura. Il jonin si voltò nella direzione indicata e la vide.
“Se c’è una sola cosa che nella vita ci dà una seconda possibilità, anche se noi lo rinneghiamo, è proprio l’amore.”
“Ma...” Kakashi si voltò ma l’anziano era sparito.
Appena Sakura lo vide, lo raggiunse. “Eccoti finalmente, meno male che dovevi rimanere nelle vicinanze... Cosa ci fai qui?”
Il jonin non la guardava, sembrava avesse appena visto un fantasma. Allora la rosa si sedette di fianco a lui: “Va tutto bene?”
Kakashi negò con la testa: “Torna all’ostello Sakura. Ho bisogno di stare un po' da solo.” Si alzò e iniziò a camminare nella direzione opposta a quella da cui era venuta la ragazza. La rosa rimase lì per qualche secondo, poi decise che era meglio rispettare la sua decisione.
 
Kakashi camminò fino ad zona isolata del villaggio, dove gli alberi di quel piccolo tratto di foresta lasciavano spazio ad una piccola radura con un lago dalle acque trasparenti. La luna si rifletteva su di esse ed illuminava tutto ciò che si trovava intorno a lui. Respirò profondamente un paio di volte e si sedette, appoggiando la schiena al tronco di un albero. Guardò verso l’alto e cercò qualsiasi cosa potesse dargli la parvenza di non essere da solo: “Ti prego, lasciami andare...” Si portò una mano a coprirsi il viso: “Perché io non ci riesco...”
 
 
 
Kakashi aprì lentamente la porta della sua stanza. Strano, si ricordava di averla chiusa prima di andare alla festa. La luce era aperta e per un attimo si preparò all’idea di trovare qualcuno pronto ad attaccarlo. Rimase stupito quando facendosi avanti, vide Sakura distesa sul letto: stava dormendo. Probabilmente si era preoccupata per lui e aveva deciso di aspettarlo. Di certo, non si aspettava di addormentarsi nel bel mezzo dell’attesa. Era molto tardi e Kakashi decise di non svegliarla. Si sistemò e si preparò per andare a dormire, ma dove? La portineria era chiusa e di certo non sarebbe riuscito a recuperare la chiave della stanza di Sakura in modo tanto semplice. Avrebbe potuto frugarle nelle tasche ma l’avrebbe sicuramente svegliata e lei gli avrebbe tirato un ceffone pensando che ci stesse provando con lei. Si sedette sul bordo del letto e iniziò ad osservarla: si era slegata i capelli, i quali le cadevano morbidi sul viso, era girata di lato e si era tolta le scarpe, restando a piedi nudi. Era stato bene con lei quella sera e ripensandoci meglio, non si sentiva così da molto tempo. Quell’anziano signore l’aveva turbato e qualcosa in lui si era mosso. Sapeva che molte volte il suo passato lo trascinava e lo portava a dire cose di cui non andava fiero. Aveva ferito Sakura quella mattina e lei era rimasta lì. Poteva evitarlo, allontanarlo, eppure era rimasta. In pochi giorni, era riuscita a tirargli fuori ciò che non era riuscito a dire a nessuno in 20 anni della sua vita. Prese da un armadio lì vicino un lenzuolo e la coprì cercando di non svegliarla, poi spense la luce e si distese di fianco a lei, mantenendo qualche centimetro di distanza per quello che gli era possibile. Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi il prima possibile, considerate le poche ore di sonno che gli rimanevano, ma sussultò qualche secondo dopo sentendo Sakura muoversi ed eliminare involontariamente i centimetri di distanza che li separavano. Non aveva valutato l’idea di darle le spalle, se si fosse mosso l’avrebbe sicuramente svegliata. Non si mosse. Chiuse semplicemente di nuovo gli occhi e qualcosa sembrò cambiare, come quando erano rimasti intrappolati qualche giorno prima. Quel calore gli entrò dentro, come quando si tiene la mano ad una distanza adeguata dalla fiamma di una candela. Era piacevole, intimo, il che era assurdo per lui. Era stato a letto con varie donne dopo la morte di Rin ma qualcosa in quel contatto possedeva un’intimità maggiore rispetto a qualsiasi rapporto precedente basato soltanto sul sesso. Forse perché quella ragazza si era portata via un pezzo del suo passato, del suo rancore, del suo vissuto. O forse perché sapeva che lei provava qualcosa per lui e questo la rendeva vulnerabile se solo avesse voluto approfitarne. Fortunatamente non era quel tipo di uomo ma non era nemmeno diverso da tutti gli altri. E lei meritava di vivere qualcosa di speciale, di bello e autentico. Come era lei infondo.
Non fu una notte tormentata da vecchi ricordi e dopo molto tempo, Kakashi riuscì ad addormentarsi senza problemi. Nell’offuscamento generale che precede il sonno, non ne fu sicuro ma per un attimo credette di appoggiare delicatamente la mano sul fianco di Sakura.

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Capitolo 12
*** E tu? Vuoi restare per davvero? ***


“E tu? Vuoi restare per davvero?”
 
Sakura si stropicciò gli occhi e li aprì lentamente. Non sapeva che ore erano ma era sicura di aver dormito più di quello che avrebbe dovuto. Non appena ebbe il pieno controllo del suo corpo e della sua mente, focalizzò meglio l’immagine che le si presentò davanti: Kakashi. Cosa?!
Si alzò di scatto e si sporse indietro dallo stupore ma non fece i conti con il vuoto dietro di lei e scivolò giù dal letto portando una parte di lenzuolo con lei. Il rumore che fece fu abbastanza rilevante da svegliare l’uomo che aprì gli occhi ma non si prese la briga per tirarsi su e ammirare più da vicino la scena. “Stai bene?”
Il cuore di Sakura perse un battito ma cercando di reprimere la sua goffaggine si alzò nel più breve tempo possibile: “Si! Ti ho svegliato?”
Il jonin sfoderò un’espressione perplessa: “Il rumore che hai fatto avrebbe svegliato chiunque.”
La ragazza arrossì: “Posso spiegarti.”
Kakashi si tirò su e si mise seduto a gambe incrociate, passandosi una mano tra i capelli: “Cosa?”
Sakura si riprese un attimo da quella immagine mattutina invidiosamente affascinante: “Questo!”
Lo disse indicando il lenzuolo.
L’Hatake seguì il suo dito: “Dovrai dare qualche spiegazione a chi sistemerà la stanza quando ce ne andremo. Non a me.”
“Mi prendi in giro?”
Kakashi sorrise: “So che eri preoccupata per me, perciò mi hai aspettato qui ma ti sei addormentata. Non devi scusarti, ho dormito in condizioni ben peggiori.”
Che vergogna. Sakura avrebbe voluto sotterrarsi. Arrossì vistosamente così Kakashi decise di alzarsi e camminare, in parte zoppicando, verso di lei. La prese per le spalle e la girò accompagnandola verso la porta: “Non preoccuparti, sopravviveremo entrambi.” Lo disse scherzosamente e aprì la porta a Sakura per farla uscire.
La ragazza uscì ma si voltò subito verso di lui. “Ma...”
Il jonin la interruppe ponendo la mano destra aperta tra di loro: “C’è un laghetto qui vicino. Potremmo andare a farci un giro e poi mangiare qualcosa. Non è lontano dal centro.”
Sakura abbassò lo sguardo imbarazzata: “Va bene... Allora...”
Kakashi le sorrise: “Ci vediamo dopo.” E chiuse la porta.
La rosa sbuffò e si diresse verso la sua camera: “La mattina ho pure un aspetto orribile.”
 
 
Sakura raggiunse Kakashi all’entrata dell’ostello e si diressero verso il laghetto. La ragazza non parlava molto ed era ancora visibilmente imbarazzata per ciò che era successo.
Il jonin non ci mise molto tempo ad accorgersene: “Non preoccuparti per ciò che è successo. So che avevi buone intenzioni.”
La rosa lo guardò diffidente: “Pensi davvero ciò che stai dicendo?”
L’uomo ci pensò un attimo: “Perché non dovrei?” Poi ricordò la discussione accesa che avevano avuto il giorno prima e annuì. “Si, assolutamente.”
“Non provare a mentirmi di nuovo.”
“Te lo prometto.”
“Non provarci.” Sakura indicò in modo accusatorio l’uomo. “La maggior parte delle promesse non vengono mantenute. Gli esseri umani proprio non ce la fanno.”
Kakashi le sorrise, quel sorriso a cui Sakura non poteva non credere: “Hai ragione, ma questa la manterrò.”
 
 
Non appena arrivarono al lago, gli occhi di Sakura brillarono di entusiasmo. Corse verso una specie di ponticciolo sospeso, si tolse le scarpe e si sedette sfiorando con i piedi l’acqua limpida. “Come l’hai scoperto?”
A passo più lento il jonin riuscì a raggiungerla e si sedette di fianco a lei. “Ieri notte ho avuto modo di fare un giro, ci sono arrivato per caso.”
“Allora non è stata una serata sprecata.” La ragazza gli sorrise e Kakashi provò la stessa sensazione della notte prima. “Ascolta Sakura...”
L’Haruno inclinò la testa leggermente di lato, in segno di ascolto.
Kakashi ci mise un attimo per continuare. Non sapeva se voleva farlo ma qualcosa in lui lo spingeva a provarci. “Rin... Era una mia compagna di squadra e qualche tempo dopo la morte di Obito lei...” Il jonin abbassò lo sguardo. “Lei è...” Sentiva che la voce gli moriva in gola. Non era mai riuscito a dirlo. Aveva assistito al suo funerale e ogni giorno si recava nel luogo dove era sepolta renderle omaggio, ma ancora non riusciva a pronunciare quella parola.
La ragazza stette in silenzio ad ascoltarlo ma vedeva che per lui era più complicato di quello che sembrava. Gli appoggiò una mano sulla schiena e gli sorrise: “Non preoccuparti, non devi dirmelo per forza. Sono stata invadente, pressante, e non è giusto che ti obblighi a parlarmi di ciò che non vuoi.”
Kakashi la guardò per un attimo, poi negò con la testa: “Non è colpa tua, eri preoccupata per me e io sono stato soltanto capace di aggredirti.” La guardò negli occhi: “Non dovevo parlarti di Anko o del mio passato. So di averti ferito e per quello che può valere, mi dispiace...”
Capiva di averla ferita. Era tornato sui suoi passi e aveva ammesso di aver sbagliato. Era questo che dimostrava continuamente a Sakura quanto l’uomo che avesse davanti era migliore di ciò che lui poteva vedere. Istintivamente gli appoggiò delicatamente una mano sul collo con il pollice che gli accarezzava il viso: “Kakashi...”
L’uomo non si mosse, non contrastò quel contatto come aveva fatto quella sera davanti casa di Asuma. Lo accolse, proprio come aveva fatto la notte prima e appoggiò la sua mano sopra quella di Sakura, afferrandola ma senza allontanarla. In qualche modo sentiva di averne bisogno e di volerne ancora. Il viso della ragazza era vicino e i suoi occhi verdi lo osservavano e gli toccavano l’anima. L’unica cosa che sentì di poter fare fu quella di avvicinarsi di più ma quando i loro visi furono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, si fermò, voltandosi dall’altra parte. Allontanò leggermente la mano di Sakura e ci appoggiò le labbra per un paio di secondi prima di lasciarla andare. “Mi dispiace, ma non...”
“Puoi... Chissà perché...”
“Sakura...”
La ragazza si alzò, sistemandosi i vestiti: “No. Non spiegarmi niente, non dirmi che ti dispiace... Archiviamo la cosa e comportiamoci come colleghi... I ninja non si lasciano andare a... Questo.” Lo disse indicando un po' tutto il contesto. “Vado a prendere qualcosa da mangiare, stai pure qui. Non ci metterò molto.”
Il jonin la vide allontanarsi e quando fu abbastanza lontana, si girò a guardare il lago, dandosi dello stupido. Non poteva giocare con lei in questo modo. Il punto è che non sapeva nemmeno lui cosa era giusto fare: dare una possibilità a quello che stava accadendo o lasciar perdere e comportarsi come se nulla fosse successo? La seconda ipotesi sembrava ancora più irrealizzabile della prima. Passarono una decina di minuti quando Kakashi sentì dei passi dietro di lui, accompagnati dalla voce di Sakura: “Sono tornata.”
Non si girò ma poteva osservare l’ombra della ragazza che si proiettava davanti a lui. “Hai fatto presto.” Fin troppo...
“Mi sono dimenticata di fare una cosa, prima di andarmene...”
Kakashi annusò l’aria, c’era un odore diverso. Successivamente diede uno sguardo all’ombra che si allungava sul porticciolo e vide la sagoma della ragazza, con un braccio alzato e qualcosa in mano. No, quello non era il pranzo. Il jonin si girò di scatto: quella non era Sakura, era qualcuno che aveva provato ad imitarla, nell’aspetto e perfino nella voce.
Il kunai che il nemico aveva in mano scese veloce su Kakashi che afferrò il polso della copia fermandone la discesa. “A quanto pare non ti piace farti vedere...”
“Ognuno ha il suo modo di lavorare.”
La falsa Sakura riuscì a bloccarlo a terra, avvicinandogli sempre di più la lama al collo. “Quando avrò finito con te, passerò alla ragazza.”
“Vivo o morto, la tua corsa finisce con me.” Kakashi cercò di liberarsi come poteva: una gamba era quasi fuori uso ma con l’altra riuscì a fare leva e a scostarlo da sopra di lui lanciandolo in acqua. Si alzò, preparandosi al contrattacco ma l’uomo non uscì dall’acqua, anzi. Un’onda si alzò e trascinò con sé Kakashi, il quale si ritrovò imprigionato sott’acqua. Era come se l’acqua intorno a lui lo facesse sprofondare sempre di più, come se avesse vita propria e lo stesse trascinando dove voleva. Cercava di nuotare, divincolarsi, ma niente serviva a riemergere. Allungò una mano verso l’alto, quasi sperando che qualcuno potesse afferrarla ma i secondi passavano e lui sentiva il bisogno di respirare. Era come se quell’uomo fosse diventato un tutt’uno con l’acqua del lago e lo stesse uccidendo, lentamente, come aveva già provato a fare. Iniziò a vederci sempre meno fino a quando perse conoscenza.
 
“Sono bellissimi, non credi?”
Rin e Kakashi stavano osservando, appoggiati ad uno steccato in legno, un campo di papaveri appena sbocciati, i quali formavano una bellissima distesa colorata di un rosso acceso.
“Già. La guerra aveva distrutto questo posto.”
Rin ricordò tristemente l’aridità di questo campo quando la guerra era nel pieno del suo fervore.
“La natura si rialza sempre, più bella di prima.”
Kakashi si sedette, con la schiena appoggiata allo steccato: “Sarebbe bello se ci riuscissero anche gli uomini.”
Rin sapeva che quelle parole non erano dette a caso. Si sedette di fianco al ragazzo, pretendendo di essere guardata: “Kakashi, sai che non è colpa tua.”
Il ragazzo abbassò lo sguardo: “Stavo per andarmene, una parte di me vi avrebbe lasciati indietro.”
“Ma sei tornato. Cosa si poteva pretendere da un bambino che ha visto suo padre morire a causa del disprezzo della gente solo perché aveva dato priorità ai suoi compagni di team? Chiunque con questo passato avrebbe tentennato, ma tu hai deciso comunque di salvarmi e venire in aiuto ad Obito. Se non fossi arrivato saremmo morti entrambi.”
Kakashi negò con la testa: “Sai benissimo qual era la mia considerazione nei tuoi confronti Rin... Era Obito che provava qualcosa per te, era lui che meritava di essere qui. Era una persona migliore e io non merito di vivere al suo posto.”
“Hai ragione.”
A sentire tale affermazione, Kakashi alzò la testa e Rin piantò il suo sguardo in quello del ragazzo. “Se continui a pensarla così, a sopravvivere nel modo in cui stai facendo, non farai altro che sprecare la possibilità che Obito ti ha dato. Se l’ha fatto, è perché ai suoi occhi lo meritavi, voleva che tu fossi felice. Voleva che lo fossimo entrambi e... Non credere che non mi dispiaccia quanto te... Se non mi avessero catturata, non sarebbe finita in questo modo.” Fece una pausa poi continuò: “Ma noi siamo qui, e siamo vivi. E tu sei migliore di quanto credi e lo sei sempre stato.”
Kakashi rise amaramente: “Per te è facile, tu provi...” Si fermò, come se quello che stava per dire avesse potuto comportare conseguenze terribili.
Rin si avvicinò a lui: “Provo qualcosa per te?”
“Tu non vedi le cose chiaramente, non mi conosci. Sei accecata da questo stupido sentimento che ti porta a restare al mio fianco quando Rin, io non ti merito. Ho promesso ad Obito di proteggerti ma...”
Rin prese tra le sue mani il viso di Kakashi: “Che tu ci creda o no, io non sono migliore di te. Per me è più facile stare qui che andarmene e lasciarti da solo, proprio perché ti amo Kakashi. Non voglio tu sia legato a me da una stupida promessa, perché Obito è morto, noi no. So di essere egoista, ma ora siamo tu ed io, ed io ho deciso di restare. Ora Kakashi, promettimi di iniziare a vivere la tua vita, non quella di Obito.”
Per la prima volta dopo molto tempo, Kakashi si lasciò travolgere dall’amore. Entrò dentro di lui con la forza di un torrente impetuoso e si lasciò andare nell’abbraccio di Rin, nascondendo il viso nell’incavo tra la spalla e il collo di lei e lasciandosi accarezzare i capelli. “Io vedo il ragazzo che sei e l’uomo che puoi diventare. Un uomo migliore che è ben diverso dal ninja che speravi di essere un giorno. Tutti sbagliamo, ma sono convinta che la vita ci dà la possibilità di rimediare.”
Kakashi si staccò leggermente da lei e la guardò negli occhi: “Non sarà facile da ricordare.”
Rin gli sorrise: “Fortunatamente sarò qui a ricordartelo. Io resto con te.”
L’Hatake reagì istintivamente e le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Non aveva mai visto, prima d’ora, quanto Rin potesse essere capace di amare. Glielo aveva dimostrato fin dal primo momento, ma lui si era dimostrato troppo occupato cercando di diventare il ninja migliore di tutti, quando infondo ora, non importava più di tanto. Avvicinò il suo viso a quello di lei ma la ragazza gli appoggiò una mano al petto fermandolo: “E tu? Vuoi restare per davvero?”
 
Kakashi spalancò gli occhi e con le poche forze che gli erano rimaste lasciò che il chackra si diffondesse interamente lungo il suo corpo, esplodendo in tante scintille che si diffusero nella zona in cui lui si trovava. Potè sentire la stretta intorno a lui che pian piano si affievoliva, lasciandolo libero di muoversi. Intravide una figura scura, ormai immobile, lasciarsi trasportare nelle profondità del lago ma aveva troppa fame d’aria per potersi fermare ed indagare meglio. Sperò fosse il nemico.
 
Sakura arrivò al ponticciolo ma non vide nessuno. Sul serio Kakashi era stato capace di andarsene? Era lei quella che non sarebbe dovuta tornare mai più, non poteva fare lui la parte dell’offeso. O forse...
Vide qualcosa muoversi nell’acqua e quando questo riuscì a risalire sempre di più, capì che le sue conclusioni erano state troppo avventate. Lasciò cadere a terra il pranzo e si sporse all’estremità in legno del ponticciolo e fu parzialmente sorpresa quando Kakashi riemerse di colpo. Lo aiutò a salire e lasciò che ricominciasse a respirare adeguatamente.
Quando Kakashi ebbe ritrovato un nuovo equilibrio, Sakura spostò la sua attenzione su altro: “Cosa è successo?”
“Il nostro amico ci ha fatto di nuovo visita... Credo che ormai non tornerà più.”
“Che cosa voleva?”
“Scusami, ma non ho avuto il tempo di chiacchierarci.”
Sakura lo guardò perplessa: “Stai facendo del sarcasmo con me?”
Kakashi non rispose e ridacchiò leggermente, poi si voltò e vide qualcosa di ormai spiaccicato che giaceva sulle assi di legno del ponte. “Quello non è il mio pranzo, vero?”
Sakura fece spallucce: “La prossima volta evita di farti annegare.”

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Capitolo 13
*** Ritornò a vivere ***


Ritornò a vivere

Kakashi era in piedi, davanti la finestra. Aspettava. Sakura entrò nella sua stanza senza chiedere il permesso e appoggiò la loro cena sul tavolo: “Sto morendo di fame. Come ti senti?”
“Sto bene. Riesco ad appoggiare il piede e a caricare il peso senza troppi problemi.”
La ragazza sorrise: “Mi fa piacere, ma non sforzarlo troppo, o rischi di tornare indietro.”
L’uomo camminò fino al tavolo ed iniziò ad analizzare ciò che Sakura aveva acquistato: “Riso?”
“E verdure.” La rosa gli fece l’occhiolino: “Devi mangiare sano se vuoi stare meglio.”
Kakashi era perplesso: “Vuoi uccidermi?”
L’Haruno alzò gli occhi al cielo: “Non ti facevo così esagerato.”
“Tu cosa mangi?”
“Questo.” Sakura tirò fuori dalla borsa una confezione di ramen ancora caldo.
“Non puoi, è ingiusto. Ti farà ingrassare.”
“Davvero?”
“Enormemente.” Kakashi allungò una mano per afferrare la ciotola ma la ragazza l’allontanò.
“Non azzardarti.”
“Volevo salvarti la vita.” L’uomo si sedette e iniziò a mangiare con le bacchette il suo riso. “Se non ce la fai, posso finirlo io.”
Sakura rise e negò con la testa prima di sedersi ed iniziare a mangiare.
Chiacchierarono sul da farsi al ritorno di Sasuke e Naruto previsto per il giorno dopo, ma Kakashi aveva la testa da un’altra parte. Ripensava continuamente a ciò che aveva visto quando si trovava sott’acqua. Era un ricordo vero, che dopo tutto questo tempo aveva dimenticato. Rin era così bella, dolce, generosa e lui aveva imparato ad amarla troppo tardi. Gli mancava molto, anche dopo tutti quegli anni. Sakura notò che l’uomo era più assente del solito e gli appoggiò la mano sul braccio per riportarlo alla realtà: “Stai veramente bene?”
Il jonin si girò verso di lei e sorrise: “Credo sia meglio sistemare.” Si alzò e spreparò la tavola sotto lo sguardo indagatore della ragazza. Iniziò a lavare ciò che avevano usato e la rosa si alzò posizionandosi al suo fianco: “Ti do una mano, così finiamo prima.”
Kakashi annuì, iniziando a passarle ciò che lui lavava per risciacquarlo. Quando ebbe finito, si lavò le mani e per un attimo ricordò l’odore e l’aspetto del sangue che molti anni prima le aveva sporcate: il sangue di Rin. Le guardò mentre l’acqua corrente scorreva su di loro lavandole dal ricordo del suo passato. Sakura lo guardò per una decina di secondi, poi chiuse l’acqua e posò la sua mano su quelle di Kakashi. Il jonin si voltò verso di lei e rimase a guardarla senza dire nulla.
La ragazza gli sorrise: “Puoi aiutarmi a vedere ciò che vedi tu?”
L’uomo prese il canovaccio appeso al di sopra del lavandino e si asciugò le mani, poi si allontanò dalla ragazza e camminò fino alla finestra vicino al letto.
Sakura si asciugò le mani e lanciò con forza il canovaccio dentro al lavandino, infastidita, poi si avvicinò a Kakashi: “So che ti avevo detto che non l’avrei più fatto ma dannazione Kakashi... Ho visto troppe volte questo comportamento per poterlo ignorare...“
Il jonin sembrava ignorare la ragazza, continuava a guardare fuori dalla finestra.
“Non puoi continuare ad allontanarti da me.”
L’uomo si girò verso di lei: “Lo so.”, poi si sedette sul bordo del letto e la ragazza lo imitò sperando si fosse deciso ad aprirsi con lei.
“Dopo la morte di Obito, rimanemmo io e Rin. Ti assomigliava molto, da vari punti di vista: Era dolce, sensibile, bellissima. Nonostante i miei tentativi per allontanarla, rimase sempre al mio fianco. Mi amava e io non capivo come potessi meritarlo. Mi aiutò a superare la morte di Obito, riuscimmo a farlo insieme e io, pian piano, imparai ad amarla a mia volta.” Kakashi distolse lo sguardo da Sakura. “Un giorno, proprio quando le cose stavano iniziando a sistemarsi, venne catturata e sigillarono in lei uno spirito a tre code. Rin sapeva che nel momento in cui saremmo tornati a Konoha, quel mostro avrebbe preso il controllo su di lei e distrutto il villaggio.” L’uomo dovette fare una pausa. Non credeva di poter ricordare tutto così vivamente e farlo lo stava lasciando senza fiato. Respirò profondamente. “Io non potevo crederci, doveva esserci una soluzione. La guerra non poteva, non doveva portarmi via anche lei... Fui egoista fino alla fine, mentre lei scelse il mio bene e quello del villaggio, ancora.” Gli occhi di Kakashi si inumidirono. “Intercettò il mio mille falchi, senza che io potessi fare niente. Avevo il suo sangue ovunque, sui miei vestiti, sulle mie mani... E la uccisi...” Le lacrime iniziarono a scendergli sul suo volto, come non era mai successo prima d’ora. “L’uomo che amava più della sua stessa vita la uccise. Fu terribile e io non riuscii a vedere altro che la stessa immagine per giorni e giorni quando tornai a Konoha. La vedevo passeggiare per le vie del villaggio, vedevo il suo sangue sulle mie mani... Non riuscii ad amare mai nessun’altra donna come avevo amato lei. Partecipai al suo funerale e da quel giorno, quasi ogni mattina mi reco da lei a portarle dei fiori. Li adorava e io non sono mai riuscito a regalargliene quando era...” Si fermò un attimo e si asciugò le lacrime con la manica della felpa. “Sono passati vent’anni e non riesco ancora a dirlo, perché se lo facessi diventerebbe tutto più vero, più concreto e... Da solo non riesco a farlo...”
Sakura si avvicinò a lui e gli posò una mano sul viso, cercando il suo sguardo. Dentro di lei combattevano due tipi di sensazione: l’invidia per quella donna, perché lei era riuscita a farsi amare da Kakashi in un modo così profondo ed incomprensibile, mentre dall’altra parte, un’infinita tristezza per quella situazione così assurda ed ingiusta. “Mi dispiace tanto... Io...” Dovette sforzarsi per non piangere con lui. “Non è colpa tua, non potevi fare nulla di diverso da quello che hai fatto. Nessuno può vincere da solo la crudeltà degli uomini.” Le costò molto dirlo ma lo fece senza pensarci due volte: “Lei ti amava e sono certa che, nonostante questo gesto le sia costato la vita, voleva tu fossi al sicuro perché funziona così quando si ama qualcuno. Non avrebbe voluto che tu la ricordassi in questo modo, che ti tormentassi per ciò che vi è successo. Ricordala per ciò che di bello ti ha lasciato, perché non puoi dimenticarla e non è giusto che tu lo faccia perché ti ha reso l’uomo giusto, leale e buono che conosco... Ma devi andare avanti.”
Per la prima volta, da quando quella conversazione era iniziata, Kakashi ebbe il coraggio di guardare Sakura negli occhi e la ragazza intravide la sua anima, lacerata da quegli avvenimenti così crudeli e terribili. Istintivamente lo abbracciò e Kakashi lasciò che lo facesse, nascondendo il viso tra l’incavo del collo e la spalla di lei. “Lei è... Morta...” Qualcosa dentro di lui andò in frantumi ma sentì che il peso che gli opprimeva il petto da giorni, pian piano, iniziò a sparire, permettendogli di respirare di nuovo.
Sakura lo strinse a sé più forte e chiuse gli occhi: “E tu sei vivo...”. Poi stettero in silenzio e la ragazza aspettò che Kakashi metabolizzasse e realizzasse quel momento, i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
“Mi dispiace... So che per te è difficile...”
Sakura gli accarezzò i capelli: “Non preoccuparti per me adesso. Sto bene.”
“Non è vero.”
“No, non è vero.”
Kakashi si staccò da lei e le appoggiò una mano sulla gamba: “Hai sempre avuto ragione. Stavo scappando da te perché non volevo arrivare a questo punto, ma forse era inevitabile.”
Sakura gli sorrise: “Andrà meglio, te lo prometto.”
Il jonin contemplò per un attimo il sorriso della ragazza: “Le promesse non sono fatte per non essere mantenute?”
“Questa no.”
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta e i due riconobbero la voce di Naruto: “Siamo o no i ninja più veloci di tutta Konoha?!”
Kakashi si alzò, sospirando: “Non avrei saputo fare di meglio...”. Camminò fino alla porta del bagno e si voltò verso la ragazza: “Non ti offenderai se lascio gestire un attimo a te la situazione, vero? Credo di dovermi rendere un attimo più presentabile.”
Sakura annuì poco prima di vederlo chiudersi la porta alle spalle. Respirò profondamente e poi si alzò per andare ad aprire ed accogliere Naruto e Sasuke.
 
 
Quella sera, Naruto e Sasuke raccontarono ai due come era andata la restante parte del viaggio. Erano arrivati a destinazione in poco tempo, senza alcun intoppo, e rimasero stupiti quando Sakura li informò dell’attacco che avevano subito. Probabilmente il nemico non aveva visto Naruto e Sasuke rimettersi in cammino.
Il giorno dopo ripartirono e arrivarono a Konoha con un giorno di ritardo dato che Kakashi non era ancora nella sua piena forma. La cosa non turbò particolarmente l’Hokage, che li congedò e ordinò loro di riposarsi per qualche giorno.
Da quella volta in cui Naruto e Sasuke avevano interrotto la loro conversazione, Sakura non aveva più parlato con Kakashi e non sapeva se quello fosse un bene o un male. Era un bel pomeriggio e decise di prepararsi un buon thè e godersi la lettura di un buon libro. Forse non era pronta per qualcuno come Kakashi, forse le cose erano andate delineandosi troppo velocemente. Aveva spinto sull’acceleratore e non aveva avuto modo di analizzare i risultati di quei giorni passati insieme. Kakashi era complesso, un’anima troppo intricata per riuscire a trovare il giusto spazio. Forse, dentro di lui, non ci sarebbe mai stato lo spazio per un’altra persona, per lei... O forse si, ma era stanca di insistere perciò si sarebbe posta il problema quando l’avrebbe visto di nuovo.
Era ormai tardo pomeriggio e la ragazza aprì la finestra della sua camera. Respirò profondamente e chiuse gli occhi, assaporando il fresco venticello che preannuncia sempre le belle serate estive.
Guardò al piano di sotto ed intravide una figura davanti la sua porta: era Kakashi. Per un attimo si chiese se quell’immagine era vera, ma decise di fugare qualsiasi dubbio scendendo le scale ed andando ad aprire.
“Che cosa ci fai qui?”
Kakashi si irrigidì e si stupì di essere stato battuto sul tempo: “Non avevo bussato...”
“Ti ho visto qui fuori dalla finestra del piano di sopra. Da quanto sei qui?”
“Credo un paio di minuti.”
Sakura si portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio: “Vuoi entrare?”
L’uomo si passò una mano dietro la testa imbarazzato: “Vuoi che io entri?”
La ragazza sorrise: “Solo se non si tratta di lavoro.”
Kakashi negò con la testa ed entrò, lasciando che la rosa chiudesse la porta dietro di lui.
“Vuoi qualcosa da bere? Stavo preparando del thè.”
“No, grazie. Non voglio portarti via troppo tempo.”
Sakura indicò il divano: “Dovresti almeno sederti. Io mi prendo una tazza di thè e arrivo.”
L’uomo annuì e si sedette mentre la rosa spariva per qualche breve istante per poi tornare con la sua tazza fumante in mano. Si mise di fianco a lui mantenendo una certa distanza in modo che si sentisse a suo agio. “Dimmi.”
Kakashi abbassò lo sguardo e si portò una mano dietro al collo. Era in difficoltà e non sapeva proprio da dove iniziare. Aveva riflettuto su ciò che era successo e si sentiva estremamente in imbarazzo per quello che stava per dire. “Io amavo Rin e da quando è morta, non ho mai amato nessun’altra come ho fatto con lei. Lei era capace di restare, anche quando tutto sembrava farsi difficile e non funzionare. Quando se ne è andata, con lei è morta una parte di me e per ricostruirla è dovuto passare molto tempo. Non è mai tornata bella come prima, lei si era portata via il meglio di me e per qualche anno persi me stesso.”
Sakura lo guardò attentamente e aspettò che finisse tutto ciò che aveva da dire. Percepì una certa vicinanza che andava via via aumentando, proprio come il giorno in cui lo aveva visto piangere.
In quel momento Kakashi alzò lo sguardo e lo pose su di lei: “Quando mi hai detto che provavi qualcosa per me non avevo alcun motivo per non darti la possibilità di provare a frequentarci. Qualunque uomo sarebbe stato fortunato nel ricevere una tale notizia da parte di una ragazza come te...  Il punto è che sapevo quanto tu e Rin foste simili. Il tempo che abbiamo passato insieme ha soltanto rafforzato questa idea. Tu sei una donna capace di rimanere e io...” Guardò da un’altra parte. “Non voglio perdermi di nuovo.” Le sorrise: “Il che capisco che suoni ironico... Infondo ho sempre sperato di trovare qualcuno capace di restare ma sembra che per paura, l’unica cosa che io riesca a fare sia allontanarti... E mi dispiace, perché so quanto ti ho fatto soffrire.”
Sakura si sedette un po' più vicino a lui e gli appoggiò una mano sul ginocchio: “Ciò che hai aggiustato non potrà mai essere migliore o peggiore di ciò che c’era prima: solo diverso. E l’uomo che vedo ora non è poi così male.” Gli sorrise: “Qualunque sia la posta in gioco, è la partita che vale molto di più la pena di essere giocata. Infondo, se perdiamo, troviamo sempre il modo di rialzarci.”
Con leggera esitazione, Kakashi appoggiò la sua mano sopra quella di Sakura: “Non ho il diritto di chiedertelo.”
A quel tocco la ragazza arrossì ma non ritrasse la mano. Sentì che in qualche modo le difese del jonin si erano abbassate e ora, le permettevano di entrare a piccoli passi. “Se vuoi, puoi rimanere per cena.”
Chissà se in frigo era rimasta abbastanza roba per entrambi, ma se la rischiò comunque.
Kakashi le sorrise: “Ti avviso che rimarrai delusa. Non so preparare grandi cose.”
“Sicuramente riusciremo ad arrangiarci. Non moriremo di fame.”
Fortunatamente il frigo non era così deserto come Sakura ricordava e riuscì a cavarsela dignitosamente, lasciando che Kakashi si occupasse delle cose più semplici. Per qualche strano motivo, la ragazza sentì tornare la serenità che aveva provato nei giorni passati insieme a lui durante quella bizzarra missione. Ora però, qualcosa era cambiato: forse quel giorno avrebbe dato inizio a qualcosa di diverso e, in questo caso, a qualcosa di più bello? Si rimproverò per la sua tendenza a fantasticare più del dovuto, ma quei giorni erano stati intensi, forti e forse così doveva andare.
“Sakura, stai bruciando le verdure.”
La ragazza tornò alla realtà e con il mestolo che aveva in mano mescolò le verdure sulla padella. “Dannazione..! Scusami, stavo pensando!”
“A cosa?”
“A quante farne. Non sono abituata ad avere ospiti.”
L’uomo annuì non del tutto convinto: “Certo...”
La cena andò meglio del previsto e Sakura rise più di quello che avrebbe creduto. Kakashi aveva la capacità di mettere le persone a proprio agio quando lo si conosceva un po' di più. La serata passò molto velocemente, cosa che iniziò a rendere Sakura sempre più preoccupata perché non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi. Salutarlo e dargli appuntamento a data da definirsi? Aspettare che lui si proponesse in qualche modo? Non toccare minimamente l’argomento?
La fine di quella mezza giornata passata insieme li portò davanti la porta di casa di Sakura. All’esterno, il leggero venticello che accompagnava quella bella serata, trasmetteva una forte serenità e voglia di fermare il tempo per poter stare lì in eterno.
Sakura era imbarazzata: sapeva che a breve si sarebbero dovuti salutare ma era in dubbio se proporre a Kakashi di vedersi di nuovo. Avrebbe voluto molto rinnovare quell’incontro nei giorni seguenti ma aveva paura di risultare invadente, sfacciata o di fraintendere le sue intenzioni. Era come se stesse camminando sul ghiaccio, non ne capiva lo spessore, poteva rompersi da un momento all’altro.
“Stasera sono stata molto bene e... Sono contenta tu abbia deciso di fermarti a cena.” La rosa arrossì guardandolo negli occhi e si coprì con una mano il volto. “Non è vero, sono euforica all’idea che tu sia passato ma davvero, non so come continuare... Non voglio metterti fretta o essere invadente... Ecco, io...”
Kakashi le sorrise e le prese la mano in una delle sue. “Se ti va, possiamo vederci di nuovo. Magari dopodomani.” Fortunatamente il jonin prese in mano la situazione, non aveva qualche anno in più per niente.
La ragazza ci pensò un attimo, tra lo stupito e l’imbarazzato. “Sono in ospedale, finisco il turno verso l’inizio del pomeriggio.”
“Ok, passo a prenderti. Pranziamo insieme.”
“Davvero?”
L’uomo alzò le spalle: “Se la cosa ti imbarazza, possiamo vederci più tardi.”
“No no, per me va benissimo.” Fin troppo bene.
Kakashi annuì: “Molto bene, allora credo che per ora sia tempo di andare.”
L’uomo fece per voltarsi ma Sakura gli posò una mano sul braccio e il jonin si voltò a guardarla. L’aveva fatto senza pensarci ma un tremendo dubbio la stava accompagnando da quando avevano iniziato a cenare. Forse era prematuro parlarne con Kakashi, ma aveva bisogno di farlo.
“Io non voglio correre o allontanarti però, vedi... Io...”
L’uomo notò irrequietezza della ragazza: “Non preoccuparti, è legittimo tu voglia chiedermi qualcosa.”
Sakura sospirò: “Io non voglio far parte del passato. So che non è giusto dirtelo ora, però... Non cercare in me qualcosa che non posso darti, non cercare lei... Per favore...”
Kakashi rimase in silenzio per un attimo. Era un pensiero legittimo da parte sua e certamente era meglio chiarire subito un punto così delicato prima di cominciare qualcosa di nuovo.
L’uomo appoggiò una mano sul collo di Sakura e sfiorò la fronte della ragazza con le labbra: “Non voglio farti male. Te lo prometto, siamo solo noi due.”
La rosa percepì la verità nelle sue parole e decise di fidarsi di lui. Appoggiò la testa contro il suo petto, accorciando le distanze. Kakashi non la allontanò ma rimase lì qualche secondo, con una mano le sfiorava i capelli, l’altra era appoggiata sul fianco della ragazza. Le sussurrò dolcemente: “Grazie”.
Qualcosa nel cuore di Sakura si mosse. Sentiva che quel momento aveva qualcosa di perfetto, si sentiva nel posto giusto, felice, circondata da una beatitudine che difficilmente sarebbe riuscita a spiegare il giorno dopo.
Si staccò leggermente da lui, lo guardò negli occhi e istintivamente gli portò una mano al volto, abbassandogli con delicatezza la maschera e avvicinandosi. Kakashi non si spostò: non sapeva se era la cosa giusta ma per la prima volta dopo tanto tempo sentiva di poter far entrare qualcuno in quello spazio personale che si era creato per difendersi da ciò che più lo spaventava. Le loro labbra si incontrarono in un bacio ripetuto, delicato, quasi attendesse il momento giusto per diventare qualcosa di più. Sakura si staccò leggermente e abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore: “Scusami... Troppo presto...?”
Kakashi le sorrise: “Forse.” Poi le mise una mano dietro la schiena e con il bracciò la tirò di nuovo a sé riproponendole, stavolta, un bacio più deciso e passionale che la ragazza accolse, rispondendo allo stesso modo.
 Ok, forse per quella sera poteva bastare. Si erano già presi troppe libertà. L’uomo si staccò passandosi una mano dietro al collo: “Credo che sia tempo di andare... Ci vediamo presto.” Sorrise e Sakura ricambiò. Lo salutò e lo guardò allontanarsi per qualche secondo, prima di aprire la porta ed entrare in casa.
Quella notte, Kakashi ritrovò un po' di quella serenità che gli mancava da tempo. Quella notte, Kakashi ritornò a vivere.

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