nord, sud-ovest, est

di AlessiaCo
(/viewuser.php?uid=505893)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Decisione ***
Capitolo 2: *** Tu hai salvato me ***
Capitolo 3: *** La ragazza del cielo ***
Capitolo 4: *** Nick ***
Capitolo 5: *** Finn ***
Capitolo 6: *** Il viaggio ***
Capitolo 7: *** A noi ***
Capitolo 8: *** Whisky, droga e noi ***
Capitolo 9: *** 40 minuti ***
Capitolo 10: *** Fast Feelings ***
Capitolo 11: *** Non abbiamo scelta ***
Capitolo 12: *** Follia ***
Capitolo 13: *** amici nemici ***
Capitolo 14: *** Uno di noi ***
Capitolo 15: *** Paradise ***



Capitolo 1
*** Decisione ***


Ecco qua il secondo capitolo, nella speranza di rendervi i momenti di relax meno noiosi. :)




ELYZA
 
- Ind… INDRA! Indra! – Mi svegliai di soprassalto sentendo  le urla di Alicia durante il sonno. Controllai velocemente la sveglia… le 3:40 – Indra! No!... non… - - Hey, Alicia… - cercai di scuoterla leggermente dalle spalle ma mi ci vollero più di un paio di tentativi per riuscire a svegliarla. La sentii sollevarsi sui gomiti facendo dei forti respiri presa dal panico – Io… io… - - Tranquilla, è tutto ok, era solo un incubo – cercai di tranquillizzarla facendo scivolare le mie mani dalle sue spalle alle braccia – Scusa, non volevo - -  Può capitare tranquilla – Sentii il suo respiro tornare regolare e fu allora che si lasciò cadere nuovamente stesa sul letto. Non riuscii a scorgere il suo viso a causa dell’oscurità della stanza ma ne immaginai l’espressione spaventata, anch’ io i primi periodi feci parecchi incubi. – Chi è Indra? – chiesi sperando che parlarne la potesse far sentire meglio. Lei deglutì sonoramente e io a quel punto mi pentii… forse non avrei dovuto farle una domanda del genere facendole intuire di aver parlato nel sonno, mi sarei vergognata anche io forse. – Era… La donna che mi ha cresciuta -. La sua voce cambiò drasticamente e non potei fare a meno di notare quanto in realtà fosse fragile in quel momento. “ Forse si è levata la maschera” pensai. Perché io lo avevo capito che dietro a tutta quella arroganza si nascondeva in realtà una persona fragile, ma sapevo anche che le serviva del tempo per fidarsi, di certo non la biasimavo per questo.  Sentii il suo respiro farsi nuovamente irregolare quindi capii che stesse trattenendo le lacrime al ricordo. Istintivamente cercai la sua mano tra le lenzuola e quando la trovai rimasi stupita da quanto vigore accolse il mio gesto. – L’ho uccisa – mi confessò tra le lacrime che ora ero certa scendessero sul suo volto. Il mio cuore fu come chiuso in una morsa. Doveva essere stato terribile per lei, non avevo bisogno di chiederle quale fosse stato il motivo del suo gesto, me lo immaginavo. Io non so se avrei avuto la sua stessa forza, uccidere una persona cara per evitarle la trasformazione deve essere tremendo. Restammo in silenzio per istanti infiniti e ad un certo punto sentii il suo pollice disegnare dei cerchi sul dorso della mia mano. Il mio cuore prese a battere all’impazzata ma cercai ugualmente di godermi quelle attenzioni che mi stava concedendo. Ero felice. – Mi dispiace per questa mattina – mi sussurrò a bassa voce senza però smettere con le sue carezze. – Forse sei stata tu… o meglio, voi… ad avermi salvata – Era profondamente sincera e dispiaciuta ma non riuscii a mantenere la serietà di quel momento al ricordo dell’assurdità del nostro incontro. Senza riuscire a metterle freno una risata uscì dalle mie labbra e a quella stranezza la vidi alzarsi nuovamente sui gomiti – Ma cosa ridi? – Mi chiese giustamente stupita – Scusa è che…  Ora come ora, ripensando alla scena, non era per niente credibile – Sono quasi certa di averle rubato un sorriso ma a causa del buio non riuscii a vederlo. Come prevedibile assunse aria altezzosa – Guarda che lo avrei fatto davvero se non fosse stato… - “Se non fosse stato??????” Oddio…odio le frasi incomplete. Perché ho questa sensazione allo stomaco? Cosa volevo sentirmi dire?  Mi sentivo strana… LEI mi fa sentire strana.  – Se non fosse stato…? – la invitai quindi a concludere la frase cercando di non far trapelare la mia ossessiva curiosità. -  Per il cibo!! Io sarei sopravvissuta si e no 2 giorni – mi rispose tornando in posizione supina di fianco a me. Io rimasi concentrata sul battito del mio cuore che, invece di calmarsi, riprese a battere più forte.
 
 
 
ALICIA
 
. – OCTAVIA SCENDI SUBITO DA LI! –
 
Erano le 7:30 passate e le urla provenienti dal piano inferiore mi svegliarono come un getto d’acqua fredda. – Ma che succede? – chiesi involontariamente con la voce ancora impastata dal sonno – Nnun…so… - Mi girai a guardare la figura di fianco a me e notai quanto Elyza fosse più di là che di qua, ma la osservai cambiare posizione per mettersi a pancia sotto. Sorrisi notando il suo braccio cadere a penzoloni fuori dal materasso e la saliva uscirle dalla bocca semiaperta – Ahahah fai schifo! Sembri un Boxer – le dissi alzando il tono della voce per farmi sentire il più chiaramente possibile – La vidi aprire leggermente un occhio nel tentativo di mettermi a fuoco – Mmma, csa ai det..to? - - Ma che lingua parli? – le chiesi divertita da quella scena tremendamente dolce. Incominciò a stropicciarsi gli occhi con le mani ma la vidi in difficoltà ad abituarsi alla luce che entrava dalla finestra – Ufff cosa hai detto? – Mi ripetè credendo che io non l’avessi capita…e io glielo lasciai credere – Ho detto che fai schifo perché sembri un Boxer – le dissi indicando con un dito verso il cuscino. Lei mi guardò con aria pensierosa poi, spostando i suoi occhi verso il punto indicato, notò l’enorme macchia  di bava. Questa volta non riuscii a trattenere le risate vedendola arrossire – No… emmm…. E’ che… Si, insomma. A te non è mai capitato!? - - No. Ma avevo un boxer, conosco il problema - - Ma davvero…? - - Cosa? Che avevo un Boxer? - - Aaaaaa lascia perdere – mi disse gonfiando il cuscino per riappoggiarcisi pesantemente sopra. Era troppo tenera in quel momento.
 
. - OCTAVIA! TI HO DETTO CHE NON C’E’ NIENTE LI –
 Le urla continuarono ma Elyza non mi sembrava avesse la minima intenzione di scendere a vedere quale fosse il problema – Va bene, ho capito, scendo io – dissi roteando gli occhi  e sbuffando prima di recarmi dagli altri.
 
. – O! Datti una calmata per favore, ci ho già guardato li - - E’ impossibile, controlla meglio – - Ma che sta succedendo? – Vidi Finn e Bellamy voltarsi verso di me sentendo la mia voce e inizialmente non capii la loro faccia sconvolta, poi capii… ebbene si, ero talmente sovrappensiero che non mi resi conto di essere scesa con in dosso degli shorts molto shorts e una canotta molto trasparente. “ Merda”… pazienza, ormai ero li e non potevo più farci niente quindi cercai di non pensarci e ripetei la domanda – Vi ho chiesto… cosa sta succedendo? – Mi indicarono l’entrata della cucina così, senza indugiare, mi avviai in quella direzione, non facendo a meno di notare però le loro facce divertite. Appena misi piede nella stanza vidi la povera Octavia in piedi sull’isola con anch’essa in dosso solo un pigiama striminzito – Che stai facendo? – le chiesi attirando la sua attenzione e il suo sguardo che, fino a quel momento, sembrava cercare qualcosa attorno a lei. – Oddio Alicia, ti prego scappa - - Ma di cosa stai parlando? - - Ho visto un mostro, credimi, torna in camera. Lo dico per il tuo bene – La fissai con aria interrogativa e, non riuscendo a ricevere delucidazioni da lei, lanciai uno sguardo dietro di me e vidi Finn e Bellamy ridersela sotto i baffi. – Ok Octavia… Ti va di descrivermelo? – le chiesi cercando di tranquillizzarla – Era uno zombie… cioè, un topo zombie. Il più grande zombie mai visto… cioè il più grande TOPO zombie mai visto -  Ok… ammetto che in quel momento feci fatica anche io a trattenere qualche risata ma la ragazza mi sembrò sinceramente spaventata quindi tentai di mantenere la calma e usufruire delle migliori doti teatrali che possedessi – D’accordo Octavia… Ti credo. Deve essere stato bruttissimo, ma ora puoi anche scendere sai? - - Ma sei scema? Non ci penso nemmeno – Mi avvicinai a lei allungandole la mano nel tentativo di convincerla a scendere – Ma devi stare tranquilla… sei la più magra qui dentro… figurati se un roditore affamato di carne umana decide di mangiarsi prima te… Sceglierebbe Bellamy, fidati, lì c’è più roba – le dissi sottovoce strizzandole l’occhio – Ne sei sicura? – Le feci cenno con la testa e sorrisi, la mia sicurezza sembrò finalmente donarle il coraggio che le serviva – Se lo meriterebbe quello stronzo – mugugnò mentre lentamente scendeva dal tavolo.
Ero divertita da tutta quella scena, era difficile non affezionarsi a quei ragazzi e, se anche non pensavo di avere più motivi per sorridere, loro me ne offrivano parecchi durante la giornata. Dopo aver lanciato un’ occhiataccia accusatoria verso i due ragazzi, salii le scale per tornare in camera. Appena misi piede sul primo gradino mi sentii sprofondare nelle incertezze e, come uno tsunami, le domande cominciarono a riempirmi la mente. E se fossi rimasta li con loro? Mi avrebbe fatto comodo il loro aiuto… senza contare che, come mi ricordò Elyza, mio fratello poteva non trovarsi più a casa. E se ci fosse un altro modo per salvarlo o trovarlo? Se rimanessi da sola quante possibilità avrei di sopravvivere? La verità è che non ero pronta… non ero pronta di lasciare tutto questo. Non ero pronta di lasciare Lei. La felicità di pochi istanti prima sembrò eclissarsi nei pochi metri che percorsi, e ciò mi fece capire che, alla fin fine… non avevo tutto questo coraggio che pensavo possedere. Notai la porta della stanza socchiusa e intuii che Elyza si fosse alzata. Appoggiai lentamente la mano sulla maniglia ma il mio corpo non ne voleva sapere di procedere. Avvicinai il volto cercando di non farmi sentire e i miei occhi vagarono avidi su quella schiena nuda seduta sul capezzale del letto. La osservai vestirsi  e tutti quei movimenti mi sembrarono fuori dalla sfera spazio/temporale data la lentezza con cui si compirono. Mi inumidii le labbra, forse in un gesto incondizionato, ma fatto sta che lo feci… ed era anche inutile continuare a nascondere a me stessa il piacere che provavo nel vedere una cosa così meravigliosa. I capelli biondi le accarezzavano le spalle ma la loro lunghezza mi diede l’opportunità di scorgere una Rosa dei Venti tatuata sulla spalla sinistra. Qualcosa non andava, mi mancava l’aria e sentii la mia mano compiere degli spasmi. Abbassai lo sguardo su di essa e appurai di stare realmente tremando . – Cristo ! –
. – Chi è? – la sua voce improvvisa mi fece spaventare e non riuscii a nascondere il mio sussulto – Scusami, sono inciampata – le dissi cercando di non rivelare il vero motivo della mia imprecazione. La vidi osservarmi per un lungo istante e mi spaventai notando quanto il suo sguardo fosse insistente su di me. Mi aveva forse beccato in fragrante a…. spiarla? Ammirarla? Nel fantasticare su di lei? Oddio… lo stavo facendo davvero?
. – Hey, che hai da fissare? – Le chiesi portandomi le mani sui fianchi e alzando un sopracciglio, forse incolpandola di un reato appena commesso da me mi avrebbe aiutata a sentirmi meno a disagio. – Io… io non ti sto fissando! – mi rispose girandosi nuovamente di spalle. Ricominciai a respirare normalmente e senza farmi beccare tornai a cercare quel tatuaggio con lo sguardo. – Ora sei tu che stai fissando però – mi disse stuzzicandomi e rigirandosi verso di me. Inizialmente non capii ma successivamente notai lo specchio dietro di lei e quindi intuii che mi avesse vista da li “ Cavolo!” . Era inutile continuare a mentirle quindi mi rassegnai – No! E’ che… - questa volta fu lei a portarsi le mani suoi fianchi – E’ che…? – mi invitò a proseguire con un sorrisetto beffardo sulle labbra – E’ che i tatuaggi mi affascinano, ecco - - Ah si? E perché? - - Perché chi ha un tatuaggio ha anche una storia da raccontare, e io… - - E tu muori dalla voglia di ascoltarla… - finì lei. Trattenne i suoi occhi insistenti su di me e io quasi sprofondai dento a quelle pozze blu – D’accordo signorina Clark, facciamo così: se tu rimani qui con noi… Ti concederò un’intervista - - No aspetta, mi stai dicendo che se io decidessi di andarmene tu mi lasceresti con questa enorme curiosità a soffocare i miei pensieri ? – le chiesi fingendomi stupita. In realtà le mie “ curiosità” erano ben altre e forse a  “quelle” non avrei rinunciato così facilmente. – Esattamente –
 
 
Finimmo di prepararci  e più di una volta la presi in giro per la bava ancora presente sul cuscino. Lei stette al gioco ma continuò ad alzare le spalle dicendomi che era una cosa normale. – Ma cosa era successo prima giù? – mi chiese lungo il tragitto verso le scale – Octavia era certa di aver visto un TopoZombie, dovevi vedere la sua faccia – le risposi portandomi una mano sulle labbra per non farle notare il mio divertimento. Lei rimase interdetta e la sua fronte si corrugò in quel mondo che, ormai, avevo imparato a riconoscere. Era preoccupata. – Non starai micca pensando… - - Io?! No no ma figurati! E’ solo che penso sia spaventoso se esistesse davvero –
. -  Oooooo ma buongiorno! Pensavo che mi avreste destituito dal mio titolo di “Bella Addormentata” dato che stamattina non intendevate alzarvi –commendò Raven riferendosi al nomignolo che le avevo addossato il giorno prima. Seguii Elyza in una fragorosa risata ma il suo tono,, a differenza del mio, mi sembrò molto meno divertito – Fai poco la spiritosa Raven…. Anche perché oggi dovrai aiutare la tua compare – la sentii dire minacciosa indicandomi con un dito. Che aveva in mente? – Cosa posso fare per la Bella Tenebrosa - - Comincia con il costruire una nuova radiotrasmittente, vedi tu come… puoi anche prendere i pezzi della radio di Alicia se ti aggrada - - Hey! – mi intromisi sentendo prendere in causa la mia auto – E cerca di trovare suo fratello, se ha tentato di contattarla una volta ci riproverà una seconda – disse infine sicura della sua idea – Ma sono impegnata a cercare la frequenza dei ragazzi! - -  Proprio per questo motivo ti ho detto di costruire un altro apparecchio. Mentre tu ti metti a lavoro, Alicia di darà una mano nelle ricerche, così non perdiamo tempo - . Ero positivamente sconvolta perché, al contrario di quello che mi aspettavo, Raven non fece altro che ubbidire e dirigersi a recuperare i pezzi che le servivano. Non avrei mai immaginato che Elyza avesse tutto quel potere all’interno del gruppo anzi… in realtà pensavo che fosse “ la ruota di scorta” e invece… La vidi girarsi dalla mia parte regalandomi uno di quei suoi splendidi sorrisi, cominciavo a prenderci l’abitudine. – Le darai una mano? – mi chiese notando forse la mia espressione pensierosa. Certo che l’avrei aiutata, le dovevo più di un favore e non avrei rallentato di certo le loro ricerche impegnandole con i miei problemi.
 
 
 
Lo scantinato era molto buio e, se non fosse stato per la luce infondo alla stanza, sarei inciampata 2 o 3 volte scendendo per le scale. L’ambiente era molto più fresco del resto della casa, la mia pelle rabbrividì, ma trovai quella temperatura decisamente gradevole, ottimale per quei giorni estivi.
. – Hey, mi hanno detto che ti avrei trovata qui -  le dissi annunciando il mio arrivo. Raven continuò a lavorare china sulla scrivania senza degnarmi di uno sguardo – Non stare li impalata, vieni qui accanto a me e comincia a girare la manopola della radio e cerca notizie - - Wow, non intendi perdere tempo eh ?! – le dissi raggiungendola. Forse intuì di aver esagerato perché la vidi sospendere il suo lavoro e guardarmi dispiaciuta – Perdonami, ma quando lavoro divento un po’ acida - - Solo quando lavori?! – le chiesi sarcastica nel tentativo di alleviare la tensione. Lei mi sorrise e con lo sguardo mi indicò uno sgabello posto sotto la scrivania. Mi avvicinai e lentamente lo attirai verso di me per sedermi sopra. – Quindi hai deciso di rimanere - - Non mi ha dato altra scelta - - Ma la tua decisione sarebbe stata comunque quella di rimanere -. Effettivamente era così. Ormai avevo deciso. Mi sentivo enormemente in colpa per non essere abbastanza forte da lasciare quelle persone di cui, paradossalmente, non sapevo nulla. – Sai… appena scoppiò il virus, se così si può chiamare, mi misi in macchina diretta verso la mia famiglia.  Durante una sosta incontrai i miei amici e fui felice di vederli tutti sani e salvi. Naturalmente dovetti fare una scelta. Continuare il mio viaggio o restare con loro. La voglia di trovare i miei parenti era fortissima e lo è tuttora, ma quante possibilità avrei avuto di rimanere in vita? – Sospirai amaramente ma fui sollevata nel sentire che anche Raven dovette prendere la mia stessa decisione. Rimasi in silenzio e forse fu per quello che lei tornò a parlarmi cercando di convincermi di aver preso la giusta decisione – La vita ora è fatta solo di sopravvivenza… ma meglio sopravvivere in compagnia non credi? – Forse… ma io ero solita cavarmela da sola… non ero mai stata tipo da “gruppo”. Non ho avuto molte gioie nella mia vita, a partire dalla mia vera famiglia che mi abbandonò ancora in fasce. Le persone a cui dovevo essere grata erano solo mio fratello e Indra. Per quanto apprezzassi il suo tentativo nel convincermi di aver fatto la cosa giusta, non mi trattenni dal farle presente quanto in realtà fossero differenti le nostre realtà. – Hai ragione Raven, ma vedi… Hai detto bene, andavi in cerca della tua FAMIGLIA, loro rimarranno uniti e avranno sempre qualcuno su cui contare, mentre Nick è solo e, in questo momento, ha le stesse possibilità che avrei avuto io andandomene di qui – lei rimase con gli occhi inchiodati sull’apparecchio su cui stava lavorando ma la vidi abbassare la testa e affermare ciò che le avevo appena detto.
. – Comunque Elyza non ti avrebbe mai fatta partire senza una vera meta in balia degli eventi. E’ fatta così. – mi disse tentando di cambiare argomento. A quel nome sorrisi, l’effetto di che aveva su di me quella ragazza era sconvolgente, riusciva a farmi sentire importante anche solo con uno sguardo. Ripensai velocemente all’Elyza di poche ore fa… quella che mi lasciò a bocca aperta ascoltando con quanta serietà ordinò a Raven di aiutarmi. Forse l’avevo sottovalutata.  – Ma quindi come funziona qui? E’ lei che comanda? – lei si cacciò a ridere portandosi una mano sullo stomaco – Così ci fai passare per degli schiavi! Comunque, in un certo senso, si. Elyza è brava in questo. La sua mente sembra pianificare continuamente ogni cosa e nelle difficoltà riesce a mantenere la calma e partorire qualcosa di sensato, facendoci uscire dai guai - - Come mettersi in mezzo alla strada rischiando di essere investita?? - - Per esempio! -
 
 
 
 
 
ELYZA
 
Era giunto il momento per me di accordarmi con Bellamy e assegnare i turni di guardia a tutti. Con l’assenza di 3 dei nostri amici era diventato difficile organizzarci, dovendo togliere delle ore di riposo a ognuno di noi. – Questa notte potrei farlo io il turno, magari insieme a O, così avrai tutto il tempo per spiegare ad Alicia quali sono le regole in questa casa - - Non so ancora se è intenzionata a rimanere - - Beh… Non mi sembra nemmeno intenzionata ad andarsene quindi… Meglio chiarire subito le cose - - Va bene – Sapevo che ci teneva che tutto funzionasse per il meglio. Secondo lui, il modo migliore per portare avanti una convivenza era quello di rispettare le regole, e io non ci trovavo nulla in contrario. I miei pensieri mi portarono a quattro giorni fa e mi rattristai nel ricordare Lincoln, Jasper e Monty. Mi mancavano e dentro di me sentivo di non star facendo abbastanza per aiutarli. Vidi Bellamy osservarmi curioso e a quelle attenzioni sorrisi amaramente – Qualcosa ti preoccupa? - - Non lo so… Forse Alicia ha ragione, dovremmo uscire da questo bunker e andare a cercare i nostri compagni calpestando ogni centimetro di questa città - - A me sembra un’idea folle Elyza ma… se ciò ti può far stare tranquilla, potrei organizzare qualche ronda con Finn, nella speranza di trovare qualcuno nei paraggi – Gli sorrisi, ero orgogliosa di averlo come amico, sapeva leggermi dentro come pochi e io potevo solo ringraziarlo nel modo in cui ogni volta mi accontentava. Sapevo che li avrei messi in pericolo e infatti cercai di capire se il mio fosse solo un capriccio o se davvero fossi convinta di farli esporre così tanto. C’erano 3 vite in gioco… e se Bellamy e Finn fossero andati a cercarli, avrei aggiunto anche le loro al mio conto. Odiavo prendere decisioni, ma tutti mi sembravano essere convinti del mio ruolo… forse ero io quella a non fidarmi di me stessa.  – Ci tieni davvero a lei, non è vero? – La sua voce mi riportò alla realtà alla quale avrei voluto volentieri scappare – Di chi parli? – chiesi non capendo a chi si stesse riferendo, o forse lo sapevo ma non volli farlo pesare– Ad Alicia – Il mio rapporto con Alicia era strano, dovevo ammetterlo, e a quanto pare questa stranezza non era nemmeno sfuggita a lui che, stranamente, non riusciva a capirmi. Avrei potuto dirgli mille motivi riguardo alla mia scelta di tenerla con noi, ma preferii tacere e tenere quei pensieri e quelle ragioni per me.
 
 
 
 
L’aria del pomeriggio mi sembrò uscire da un enorme phon e il suo calore divenne quasi snervante e io osservai felice l’orologio notando che tra pochi minuti, fortunatamente, avrei smontato dal mio turno di guardia. Ormai erano le 16 e Raven e Finn sarebbero giunti da un momento all’altro. Allungai la mano e raccolsi il mio pesante album da disegno e le matite, riponendo tutto nello zaino. Ora mai avevo fatto l’abitudine e disegnare e a guardare l’orizzonte e i miei occhi erano diventati esperti nel mettere a fuoco da vicino e da lontano in poche frazioni di secondo, senza mai abbassare la guardia.
 
.  - Hey, Comandante, le sue guardie sono arrivate – Raven annunciò il proprio arrivo e io sorrisi nel sentirmi chiamare con un nome così originale – Comandante? Hai finalmente capito chi ha il potere qui dentro? – le chiesi sarcastica. Il nome però… era azzeccato e un po’ me ne vantai…forse.  – Non ci pensare neanche, è la Bella Tenebrosa che te lo ha affibbiato – Arrossii all’idea che Alicia avesse realmente pensato a un nomignolo da darmi e credo che la mia reazione non sfuggì a Raven perché amichevolmente mi diede una spallata strizzandomi l’occhio – Guarda che puoi trovare un nome imbarazzante anche per lei… Però ti chiederei di essere crudele nell’assegnarglielo – - Sei un caso perso Raven – le risposi infilandomi lo zaino in spalla e scappando da quel luogo per raggiungere camera mia… non ne potevo più.
 
 
 
Aprii lentamente la porta della mia stanza e osservai Alicia rilassata sul letto con le mani sulla pancia, il viso sereno e l’iPod nelle orecchie. Naturalmente non mi sentì arrivare quindi mi presi la libertà di poggiare il mio sguardo più a lungo su di lei. Adoravo la compostezza che assumeva anche nei momenti di riposo, e adoravo ancora di più quelli spasmi che era solita fare con le dita prima di addormentarsi. Avanzai verso la mia parte del letto e senza fare rumore appoggiai lo zaino sul pavimento. Sorrisi girandomi nuovamente verso di lei e delicatamente mi sdraiai al suo fianco. Il movimento che provocai al materasso la fece sussultare ma la vidi rasserenarsi nuovamente accorgendosi della mia presenza. – Comandante eh? - - Cosa? – mi chiese togliendosi una cuffietta – Raven mi ha detto che … - - Ah si… E’ che non pensavo fossi a capo di questa gang - - Mi sottovalutavi?!?! -  La vidi arrossire per l’imbarazzo – Colpevole – mi rispose alzando le mani in segno di resa. Era buffa, dolce, bella, sexy… mi imbarazzai a pensare quelle cose. “ Ti prego Elyza calmati” mi ordinai mentalmente. – Comunque anche io ti troverò un soprannome - - Ma davvero? – Mi stuzzicò restando ad occhi chiusi fingendo disinteresse. Tornai a guardarla a lungo e fui felice nel notare quanto fosse serena e a proprio agio in mia compagnia. Sarei rimasta ad osservarla per ore intere senza proferir parola… “ Ti prego non farlo” sussurrai al mio cuore.
 
 
Ci riposammo un paio d’ore in attesa della cena ma prima di scendere per raggiungere gli altri  mi sentii in dovere di metterla al corrente delle “regole” di Bellamy – Bell crede sia meglio che io ti informi di come funzionano le cose qui - - E io che speravo di oziare tutto il giorno… - Mi disse con quel sorriso beffardo che ormai avevo imparato a riconoscere – D’accordo, dimmi pure – Allora: 1. Ognuno qui deve fare almeno un turno di guardia al giorno. 2. Verranno assegnati dei compiti, ed entro la fine della settimana dovrai averli ultimati tutti 3. Se mangi qualcosa, la devi per forza condividere con gli altri o almeno… con almeno uno di noi - - E immagino che dovrei tenerti in considerazione, giusto? – Non risposi ma le lanciai un finto sguardo offeso continuando con il mio elenco – 4… Almeno due volte al mese dovrai uscire in ronda con un ragazzo, Bellamy o Finn, a seconda dei loro turni - - E perché non con una donna? - - Perché così si sentono importanti ed evitiamo le loro paranoie sull’inferiorità maschile – Lei incominciò a ridere di gusto  e quella fu la prima volta che sentii la sua vera risata. Rimasi talmente affascinata dal suo sorriso e dalle sue labbra che non riuscii a non posarci gli occhi sopra. Era meravigliosa. – E 5… Se ascolti la musica, devi rendere partecipi tutti - - Dovrai passare sul mio cadavere se vuoi ascoltare la mia Playlist – Mi minacciò puntandomi un dito contro. Incrociai le braccia al petto, sembrando molto più severa di quello che in realtà volessi mostrare.  – Ok, facciamo così: Io offrirò il mio iPod se mi saranno concessi 5 minuti in più per la doccia - - Andata – le risposi divertita allungandole la mano in attesa che me la stringesse.
Rimasi ancora un po’ sdraiata in attesa che finisse di vestirsi. I miei occhi vagarono sul soffitto nella speranza di leggerci qualcosa da dire per colmare il silenzio assordante che si era creato. – Non pensavo saresti rimasta - - Sai essere convincente – mi rispose facendomi sentire lievemente in colpa. – Sono felice che tu l’abbia fatto - - Anche io -. I nostri sguardi si trovarono e nel suo lessi profonda gratitudine… ero felice, davvero. – Elyza… - Quelle frasi sospese stavano diventando per me una piacevole agonia e, per quanto mi sforzassi ad odiarle come sempre fatto, non riuscivo a non pensare a quanto fossero belle pronunciate dalla sua voce – Grazie, dico davvero -. “ Ti prego… non parlarmi più così” le risposi mentalmente.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tu hai salvato me ***


ALICIA
L’acqua usciva flebile dal rubinetto della cucina e togliermi tutto quel sangue dalle mani risultò più complicato del previsto. Le mie mani tremavano… il mio corpo tremava… Non avevo mai fatto una cosa del genere e, una cosa del genere, non avrei mai pensato potesse accadere. Chiusi il getto d’acqua e lentamente mi girai a osservare il corpo sanguinante di quella che, pochi istanti prima, era la persona a cui dovevo la vita. “ Che cazzo ho fatto ”. Mi passai le mani ancora umide sul volto e quel gesto sembrò alleviarmi quella sensazione di soffocamento che non intendeva lasciarmi. Non avevo tempo, non avevo tempo per rimpianti, avevo fatto la cosa giusta, dovevo farlo. Lanciai un’ ultima occhiata al cadavere non riuscendo però a trattenere le lacrime che iniziarono ininterrottamente a rigarmi il viso. Dovevo andare. Dovevo fare ciò che mi era stato ordinato. I miei passi mi portarono in camera, mi avvicinai all’armadio e presi uno zaino da viaggio riempiendolo con gli indumenti più comodi che possedessi. Prima di andarmene percorsi con lo sguardo ogni angolo di quella stanza per imprimere nella mia mente ciascun dettaglio di quello che, da sempre, era stato il mio rifugio. Ma ora quello non era più un luogo sicuro, no. In realtà non so nemmeno se ci sia più un luogo sicuro là fuori. Dovevo sbrigarmi, dovevo cercare mio fratello e sperare che con lui le possibilità di sopravvivenza aumentassero.
Acqua, snack, medicine, scatola pronto soccorso, torcia, un coltello da cucina. Avevo tutto…almeno,  per sopravvivere un paio di giorni, forse. Tornai rapidamente verso il soggiorno cercando le chiavi dell’auto che sapevo si trovassero vicino al mobile dell’ingresso. Le afferrai di corsa, presi un bel respiro e senza pensarci ulteriormente uscii di casa.
 
Ero in viaggio da ormai una ventina di minuti e spesso mi capitò di incontrare dei non morti in mezzo alla strada e io, prontamente, ci passai sopra con la macchina senza farmi alcun problema “ pezzi di merda “. Ero arrabbiata, ero arrabbiata con questa vita che mi aveva tolto tutto in pochi giorni senza nemmeno avermi dato la possibilità di proteggere le persona a cui tenevo. Nella mia testa incominciai a pregare tutti i Santi del paradiso sperando che Nick si trovasse effettivamente a casa perché, se così non fosse stato, le mie possibilità di trovarlo diminuivano drasticamente.
 
 
ELYZA
 
. - Elyza prendi quel maledetto zaino e usciamo di qui! – sentii Raven urlarmi furiosa. Sapevo che mi odiava, ma ogni volta, nel bene e nel male, assecondava le mie follie. – Devo prendere altra roba! Non so quando ci ricapiterà un’occasione del genere Raven! - - Se non ti dai una mossa credo mai più. Ne stanno arrivando altri! – Guardai fuori le finestre del market e notai un vasto gruppo di zombie avvicinarsi all’edificio, aveva ragione, dovevo sbrigarmi. – Quanti sono? – Chiesi a gran voce sapendo che stava facendo da palo – Non riesco a contarli ma all’incirca una quindicina credo – Merda - . Non avevamo armi, non avevamo diversivi, non avevamo nulla con noi. Infilai velocemente l’ultimo barattolo di fagioli dentro lo zaino cercando di chiudere la zip nel tragitto verso l’uscita. – Oddio Elyza c’è una macchina! Corri corri ! – Una macchina? Non ne vedevamo una funzionante da settimane ormai. Sapevo che quella era l’unica nostra via di uscita quindi, anche se la macchina stava viaggiando a una velocità inaudita, mi misi in mezzo alla strada cominciando a sbracciarmi e a pregare a gran voce.
 
 
 
ALYCIA
 
Alzai il volume della musica cercando di focalizzarmi sul testo della canzone per non pensare a tutti ciò che mi stava succedendo. I finestrini abbassati facevano entrare l’aria che inevitabilmente mi scompigliava i capelli che più volte mi ritrovai a portare dietro l’orecchio. – Ma che cavolo… - In un gesto incondizionato il mio piede fece pressione sul freno lasciando delle lunghe strisce nere sull’asfalto a causa della forte frenata – Ma guarda questa… - Osservai la ragazza che stavo quasi per investire avvicinarsi con una faccia disperata – Ti prego, ti scongiuro, dammi un passaggio -. Continuai a osservare la sua espressione spaventata e inevitabilmente nella mia testa la coscienza prese parola “ Non ti fidare mai di nessuno Alicia, MAI. Non è più un mondo sicuro ”. Naturalmente non l’ascoltai, non lo facevo mai, e questa volta non avrei fatto diversamente… dopotutto avevo un coltello con me e quella biondina non mi sembrava in alcun modo minacciosa. – Muoviti! Sali! – le dissi allungandomi  per aprirle la portiera da dentro. – Aspetta! – mi rispose sorridente prima di girarsi – Raven muoviti! - - Hey no aspetta! Non avevo capito ci fosse altra gente! -  La ragazza non badò nemmeno alle mie parole e la vidi aiutare la sua amica a sfilarsi un pesante zaino dalle spalle per poi buttarglielo addosso una volta entrata in auto.   I miei occhi, che finora era intenti a studiare le due, si posarono alle loro spalle e fu in quel momento che vidi un orda di non morti avanzare verso di noi. – Oddio! Li avete chiamati voi quelli!? – Misi in prima e alzai un polverone dietro di noi sgasando via all’impazzata, la vista di quell’accumulo di carni putrefatte mi aveva scombussolata non poco e non ero nemmeno sicura di farci l’abitudine.
Il vento riprese a  passarmi tra i capelli ma questa volta mi sembrò molto meno sgradevole, anzi… parve tranquillizzarmi. – Io sono Elyza – Interruppe il silenzio la ragazza alla mia destra. Io non staccai gli occhi dalla strada e qualcosa dentro di me mi suggerì che sarebbe stato meglio tenerle allo scuro sulle mie informazioni personali, ero già stata fin troppo disponibile. – Mi hai sentita? – - Si ti ho sentita –  la vidi lanciare uno sguardo interrogativo verso la sua amica ma dallo specchietto retrovisore  notai l’altra limitarsi a un alzata di spalle e rimettersi giù a dormire.
 
 
 
ELYZA
All’improvviso mi sentii in imbarazzo. Non volevo crearle dei problemi ma purtroppo o per fortuna quella macchina era l’unica nostra salvezza. Osservai Raven accovacciarsi nuovamente in posizione di riposo prima di voltarmi ad ammirare  il profilo di quella ragazza che, inutile negarlo, era dannatamente perfetto. Ogni tanto mi capitava di sentire i suoi lunghi capelli solleticarmi il volto e più di una volta ne inspirai il profumo, vaniglia? Forse.
Rimanemmo in silenzio per un’ ora buona prima che la taciturna autista decidesse di accostare e fermare il veicolo – Che stai facendo? – le chiesi curiosa e spaventata allo stesso tempo – Ormai siamo lontane, abbiamo percorso più di 100 km, direi che il passaggio è finito – - Cosa??!! –Sentii Raven svegliarsi di soprassalto, giusto in tempo per sentire la decisione presa da quella ragazza che sapevo non le stesse simpatica – Senti… Bella Tenebrosa… tu hai bisogno di noi – la sentii dire canzonatoria mettendo su un ghigno strafottente – Oh… ma davvero ? – Le chiese sarcastica l’altra. Mi misi le mani nei i capelli, se avessi lasciato la parola a Raven non avremmo concluso niente – Ti prego… dobbiamo arrivare a Wilshire Square e raggiungere il nostro gruppo, non manca molto – Per la prima volta la vidi guardami negli occhi e scoprii che i suoi erano di un colore mozzafiato, un verde chiaro rarissimo da incontrare. Cercai di giocare tutte le mie carte quindi aggrottai la fronte nel tentativo di somigliare a un cane bastonato, nella speranza che almeno in questo modo accettasse la mia richiesta. Iniziai a sentire una strana sensazione allo stomaco e le mani inumidirsi, trovavo il suo sguardo troppo insistente ma tremendamente ipnotico, tanto che io dovetti distoglierlo per non far trapelare il mio malessere. – Va bene. Spero che i vostri amici abbiano un bagno perché necessito di una doccia – rispose con tono scocciato prima di rimetterci in marcia. Tornai a respirare regolarmente e mi arrabbiai notando Raven riaddormentarsi dopo pochi minuti… lei era un tipo molto alla mano e prendeva ciò che la vita le offriva al momento, senza preoccuparsi molto degli altri. Io no, non ci riesco, anzi… il più delle volte mi trovo nel casini proprio per aiutare gli altri.
 
. - Alicia – – Come scusa? - - Mi chiamo Alicia Clark – Le regalai un sorriso ma non potè vederlo perchè i suoi occhi rimasero fermi sull’asfalto – Elyza Lex… e quella è Raven Rayes – le risposi indicando verso le nostre spalle con un gesto della testa. Sperai che quel momento di umanità durasse per ancora qualche secondo quindi ne approfittai per farle qualche domanda – Da dove vieni? - - Sono australiana ma ho vissuto tutta la vita a Los Angeles - - La tua famiglia? - - Sto andando a cercare mio fratello. Mi è rimasto solo lui –Mi rispose con un tono quasi impercettibile. Abbassai lo sguardo, mi dispiaceva per lei ma non glielo dissi, sarebbe stato troppo scontato. Io mi ritengo fortunata. Non ho più la mia famiglia… è vero… ma in compenso ero riuscita a mettermi in salvo con i miei amici di infanzia.
. - Siamo arrivati, accosta qui –La invitai parcheggiare nel vialetto della villa situata a destra della strada principale. La zona era tranquilla infatti non incontrammo più nessuno zombie lungo il tragitto. La vidi uscire dall’auto con lo sguardo intento a scrutare il luogo intorno a lei – Sembra tranquillo qui - - Si, per ora lo è – le risposi seguendola fuori dall’abitacolo. La vidi osservare Raven addormentata spiaccicata al finestrino posteriore e non feci a meno di notare un sorrisino beffardo nascere sulle sue labbra, capii subito quale fosse il suo intento. Come previsto aprì la portiera facendo quasi cadere la malcapitata – Svegliati Bella Addormentata! Siamo arrivate – sorrisi divertita a quella scena “ Hai trovato pane per i tuoi denti Raven” pensai tra me e me. Raven non le rispose ma a bassa voce mi sussurrò qualcosa all’orecchio – Che guerra sia… Bella Tenebrosa dei miei stivali – sorrisi nuovamente.
 
ALYCIA
. - Finalmente siete tornate! – vidi un ragazzo alto venire verso di noi con un sorriso genuino in volto – Bellamy! Aiutaci con gli zaini – il ragazzo si fermò e trasformò il suo sorriso in un broncio poco convincente – La risposta doveva essere “ Bellamy, che bello rivederti! – lo sentii dire fingendosi offeso. Aspettai che il gruppetto si lasciasse ai saluti prima di avvicinarmici un po’ incerta sul da farsi. Fortunatamente la biondina… ok… Elyza, sembrò accorgersene e venne in mio soccorso – Bell, lei è Alicia. Ci ha salvato la vita… - lo informò trascurando la parte in cui avevo tentato di lasciarle a metà strada.  Il sorriso che mi donò mi fece sentire terribilmente in colpa e mi ripromisi di farle le mie scuse alla prima occasione, non era mia intenzione essere così bastarda. – Piacere Alicia. Io sono Bellamy. Entriamo… così conosci anche gli altri – Non badai molto alle parole del ragazzo ma rimasi stranamente interdetta dalla gioia che trasmettevano.
 
L’ingresso era decisamente il doppio di quello di casa mia e rimasi sorpresa notando l’ordine in cui versava. I miei pensieri volarono subito a mio fratello, lui era un totale disastro, disordinato come pochi. I miei pensieri furono interrotti dalla grida dei resto del gruppo che ci accolse appena entrammo – Ohhh avete portato gente nuova vedo – constatò una ragazza avvicinandosi a noi – Non potevamo lasciarla, ci ha salvato la vita…- sentii rispondere Raven imitando la voce di Elyza di pochi istanti prima – Sei un’idiota Raven – le rispose l’altra di rimando.  Sorrisi a quei giochetti verbali… Non dovevo starle simpatica per forza, ma sapevo che se fossi rimasta li sarebbe nata una bella intesa fra noi due.  – Io sono Octavia.  – mi disse allungandomi la mano in attesa che la stringessi – Alicia – mi limitai a risponderle – E lui è Finn – continuò indicandomi un ragazzo dall’altra parte della sala.
. - Dove sono gli altri? – Mi voltai a guardare l’aria stranita di Elyza. Dedussi quindi che il gruppo non si limitasse a quei cinque membri e curiosa aspettai insieme a lei la risposta. Il ragazzo alto si avvicinò a lei  e lo osservai appoggiarle una mano sulla spalla e quel gesto sembrò preoccuparla ulteriormente –  Dopo ti racconto, ora andate a rinfrescarvi e a sistemarvi. Avete un odore insopportabile -. Vidi Elyza arrossire e anche io a mia volta mi vergognai un po’. Odiavo essere sporca e odiavo ancora di più le persone che me lo facevano notare. La notai cercarmi con lo sguardo e cordialmente mi invitò a seguirla.
Al piano superiore c’erano abbastanza camere per un esercito. L’arredamento era essenziale ma anche nella sua semplicità risultava di ottima fattura e di ottima scelta – E’ molto grande questa casa, di chi è? - - E’ di Bellamy, aveva una famiglia numerosa -. Notai il verbo al passato, quindi decisi di non proseguire ulteriormente con le domande – Qui c’è un bagno. Io vado in quello in fondo al corridoio. Tra i tanti lati positivi di questa casa c’è anche quello dei bagni -. La guardai e non riuscii a trattenere un sorriso, forse il primo che le rivolsi. – Ok, Grazie –
 
ELYZA
 
Sentivo l’acqua scivolarmi giù per il corpo e i capelli mi si appiccicavano insistentemente sulle spalle. Rimasi per alcuni istanti immobile sotto il getto d’acqua… troppo fredda per i miei gusti ma tremendamente rilassante per i miei muscoli rimasti in tensione tutto il giorno. Ripensai all’intera giornata appena passata e mi ritrovai a sorridere. Non mi sentivo in colpa per aver invitato Alicia a conoscere gli altri, vedevo in lei qualcosa di buono e io ero completamente affascinata dal suo mistero. Uscii dal box doccia, facendo attenzione a non scivolare sull’umidità creatasi sul pavimento lucido. Indossai l’accappatoio e con una manica pulii lo specchio appannato. “ Sono orribile” mi dissi osservando le enormi occhiaie sul mio volto. Non dormivo da giorni.  Presi un lungo asciugamano e me lo arrotolai tra i capelli bagnati prima di uscire dal bagno e, appena oltrepassata la porta, la vidi… Alicia, a differenza di me , portava i capelli sciolti sulle spalle e un asciugamano praticamente inesistente che le copriva a malapena le parti intime. Mi accorsi di non stare respirando, ma fortunatamente mi bastarono due o tre respiri più profondi per far tornare l’ossigeno al cervello – Perdonami… non avevo altro –  mi disse arrossendo. Riacquistai quel briciolo di lucidità necessaria per togliermi l’asciugamano dalla testa e porgerglielo – Tieni, puoi prendere questo se ti va –lei allungò la mano ma il suo sguardò non si spostò dal mio e, come la prima volta, ne fui stregata.  – Vieni con me, il tuo zaino è nella mia stanza –
 
ALICIA
Appena Elyza aprì la sua camera un ondata di profumo invase le mie percezioni e un senso di pace mi avvolse. Notai numerose foto appiccicate alle pareti e curiosa mi precipitai ad  osservarle. Le immagini la raffiguravano con il suo gruppo di amici…era felice… sorrideva – Sono belle – commentai senza distogliere lo sguardo. – Le ho messe li per non dimenticare - -  Dimenticare cosa? - - Che vale sempre la pena sorridere per qualcosa -. La sua risposta mi colse impreparata, io davvero non capivo come riuscisse a essere così ottimista. – Ti auguro di non trovare mai il motivo per smettere di farlo -. Per me di certo non ne erano rimasti tanti di motivi. Ero sola, e se anche Elyza mi stava concedendo questi attimi di spensieratezza, sarei dovuta partire per cercare almeno mio fratello.
Mi vestii velocemente ma la fretta non mi impedì di scorgere alcuni tatuaggi sul suo corpo – Quanti ne hai? -. La vidi girarsi imbarazzata  e subito mi pentii di quella domanda, era ovvio che la stessi guardando vestirsi – Ne ho tre -. Fortunatamente quella timida situazione venne interrotta da Raven che fece capolino tra la fessura della porta. – ALLORA? SIETE PRONTE O NO? - - Mamma mia! Abbiate pazienza! – Elyza mi rivolse uno sguardo complice e divertita dalla scena mi avviai insieme a loro di sotto.
Nell’aria c’era un profumino niente male e non riuscii a impedire al mio stomaco di emettere brontolii udibili a metri di distanza – Quindi anche tu sei umana! – mi chiese sarcastica Raven sentendo il suono della mia pancia. Assottigliai gli occhi a due fessure cercando di lanciarle lo sguardo più minaccioso che riuscissi a fare – Che state combinando? – sentii Elyza chiedere una volta entrate in cucina. Ci stiamo godendo la cena. Muovetevi che si fredda –
 
ELYZA
 
Consumammo il pasto in tempo di record ma tutti sembrarono grati di quel poco che riuscivamo a trovare, senza lamentarsi delle minime quantità. Osservai Alicia e finalmente, dopo un bagno e un sostanzioso pasto, mi parve molto più rilassata e incline al dialogo. I ragazzi tornarono ai loro doveri lasciando a noi due il compito di sparecchiare e sistemare la cucina. – Sei sicura di volertene andare ? – Alla mia domanda la vidi posare lo sguardo sul pavimento, non doveva essere facile per lei rimanere sola, io non lo sopporterei. Lentamente riprese a sparecchiare la tavola e in silenzio la lasciai riflettere – Devo raggiungere Nick - - Ma sei sicura che non sia… si insomma… - - In realtà non ho sue notizie da due giorni - -  Ma come ha fatto a contattarti? Le linee telefoniche non sono più utilizzabili da mesi ormai - - Tramite radio. La mia… la persona con cui vivevo aveva una radio con cui trasmettere - - Dovresti chiedere a Raven di aiutarti prima di partire alla cieca - - Che intendi dire? - - Lei è brava con queste cose… potrebbe contattare tuo fratello e sapere se è ancora li -  Sembrò pensarci a lungo e io di certo non volevo farle fretta, non ero nessuno per costringerla a rimanere. – Questa è una zona tranquilla Alicia… ma non so dirti se a pochi chilometri da qui sia lo stesso – dissi cercando di convincerla. Per chissà quale assurdo motivo avevo paura di perderla nonostante fossero poche ore che la conoscessi. Mi sentivo in dovere di aiutarla e ormai avevo preso a cuore la sua storia…in fondo, le ero debitrice. – Rimani con noi almeno questa notte. Ormai è tardi e non sarebbe prudente rimettersi in strada -. Questa volta cercò il mio sguardo e io fui felice nel vederla acconsentire alla mia richiesta con un cenno del capo.
Sentii una mano poggiarsi sulla mia schiena e se anche mi trovavo di spalle non avevo bisogno di chiedermi chi fosse. - Perché non andate a letto? Finisco io qui, il mio turno di guardia inizia tra poco – Mi girai a fronteggiarlo e una volta davanti a lui mi ricordai del nostro discorso in sospeso. Mi voltai verso Alicia che sembrò intuire la mia richiesta di lasciarci un attimo soli per parlare – Aspettami in camera arrivo subito – le dissi prima di vederla scomparire su per le scale.
. - Bell… che fine hanno fatto gli altri? - - La verità è che non lo so Elyza. Stavano facendo il turno di guardia e quando ci siamo svegliati la mattina non c’erano più - -  Avete provato a contattarli via Radio  - - Raven è sempre collegata sulla loro frequenza ma niente… - Ero stanca di tutta quella situazione e il pensiero che i miei amici non fossero al sicuro mi logorava dentro– Hey dai… Vedrai che stanno bene. Lincoln era con loro, lo sai, lui se la sa cavare. – cercò di rassicurarmi prendendomi per le spalle notando la mia espressione triste. Lentamente mi sciolsi dalla sua stretta e dopo avergli fatto un sorriso poco convincente lo lasciai al suo dovere.
 
 ALICIA
. – Dove posso dormire? – le chiesi notandola imbambolata sull’uscio. Lei sembrò quasi spaventarsi e capii di averla destata dai suoi pensieri  – Puoi stare qui se ti va. Non ho nessun problema nel dividere il letto –mi rispose seriamente. Era ovvio che non stesse alludendo a nessun doppio senso… ma io ci pensai ugualmente e cercai di soffocare la risata. Tornai seria notando il suo viso pensieroso – Qualcosa non va? - - No… sono solo un po’ preoccupata per il resto del gruppo – mi confidò portandosi una mano sul collo e massaggiandoselo per alleviare la tensione. Non le dissi nulla, non sapevo che dire, non le avrei dato false speranza dicendole “ vedrai che andrà tutto bene”, anche perché non sapevo nemmeno a chi mi stessi riferendo. – Dormiamo ora, anche tu sembri stanca – La vidi assecondare la mia proposta e lentamente ci lasciammo andare a quegli attimi di pace.
 

Ciao a tutti. Mi dispiace aver pubblicato questa storia in un momento così delicato... ma purtroppo per me equivale a una cura, dopo l'ultima puntata di ieri ne ho sentito il bisogno. Spero che questo inizio vi piaccia e che vi icentivi a continuare la lettura. a presto :) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La ragazza del cielo ***


ALICIA
 
Il suono della sveglia si era fatto ogni giorno più insopportabile, dato che ormai era diventato troppo piacevole dormire in compagnia. Non lo avrei mai confessato ad alta voce, ma la presenza di Elyza mi rilassava e mi faceva sentire al sicuro. Le ero grata per non aver continuato con le domande la scorsa notte, riguardo ad Indra… Il rispetto con cui mi trattava era disarmante. I traumi portano ad affezionarsi alle persone molto più facilmente, ma dentro di me sentivo che in lei c’era qualcosa di diverso, qualcosa che andava ben oltre alla semplice simpatia. Le nostre chiacchierate non erano mai lunghe e non contenevano nemmeno segreti o discorsi intimi, no… I nostri dialoghi erano fatti per lo più da sospiri e sguardi. Quello sguardo blu che avrei riconosciuto tra mille… quello sguardo che desideravo incontrare alla mattina prima di tutti gli altri. “ Forse esiste davvero qualcuno in grado di capirmi, qualcuno a cui rimettere la mia fiducia… qualcuno a cui donare il mio affetto” commentai tra me e me.
Misi a tacere delicatamente il suono della sveglia, ma notai quanto ancora la stanza risultasse buia alle 7:30 del mattino. Curiosa, feci più attenzione ai suoni intorno a me e sentii dei forti scrosci d’acqua, mi stupii per non essermene accorta prima. Il temporale si palesò ancora di più con due potenti tuoni che fecero tremare addirittura i doppi vetri delle finestre – Noooo il temporale nooooo -. Sentii Elyza svegliarsi a causa di quel trambusto, ma il suo modo di lamentarsi appena aperto gli occhi, mi fece sorridere come al solito.
 
. - E’ permesso? – La testa di Raven fece capolino tra la fessura della porta, la sua espressione non era delle migliori, mi preoccupai. – Che succede? – sentii Elyza chiede, abbandonando in pochi secondi la sua pigrizia – Mi dispiace disturbarvi ma Bellamy e Octavia sono stanchissimi, sono stati sotto la pioggia tutta la notte, a fare di guardia. Lo so che il vostro turno inizierebbe tra un paio d’ore ma… non mi sembrano in forma e non vorrei… - Seguii con lo sguardo Elyza che, senza farselo dire due volte, si mise in piedi alla ricerca dei propri indumenti. Quei veloci gesti mi stupirono parecchio, ma mi fecero capire quanto fosse ligia ai propri doveri.  – Fa davvero schifo li fuori? – chiesi, sapendo quale in realtà fosse la risposta – Uno dei temporali più tremendi che io abbia mai visto. In più la radiotrasmittente non riceve nulla… credo che qualcosa stia disturbando il segnale – Rimasi in silenzio, l’angoscia di non trovare mio fratello mi trivellava il petto, perché doveva essere tutto così tremendamente complicato?
 
 
 
L’acqua cadeva fitta e a stento si riusciva a vedere la casa dei vicini. Il sottile telo che ci teneva riparate era praticamente già zuppo e non passò molto tempo prima che Elyza se lo togliesse definitivamente dalla testa e me lo concedesse tutto a me – Sei sicura? - - Non mi sono mai ammalata – mi rispose senza distogliere lo sguardo dal confine della villa. I nostri respiri creavano della nebbiolina a causa di tutta quella umidità, ma grazie ad essa notai quanto il suo respiro fosse accelerato . La mia mente suggeriva di chiederle qualcosa “ se stesse bene” per esempio…. Ma il mio cuore mi ripeteva di capirla in silenzio. Fissai per lunghi istanti i suoi occhi e mi parvero l’unica cosa colorata intorno a me. Mi piaceva… e questa cosa mi spaventava terribilmente, ma era inutile continuare a negare l’evidenza… Lei mi piaceva, enormemente. Mandai giù la saliva e abbassai il volto nella speranza di mettere a tacere i miei pensieri – La Rosa dei Venti è stato il mio ultimo tatuaggio – mi incominciò a raccontare facendo incrociare per la prima volta i nostri sguardi. – In realtà quando lo feci, non aveva un significato ben preciso. Ma ora che non ho più una meta… mi rendo conto che tenere a mente quali sono i miei punti cardinali… mi aiuta a capire che sono nel posto giusto - - Che intendi ? - - Tenere a mente che non importa dove andare e che direzione prendere, ma l’importante è vivere il viaggio insieme a persone con cui muovere i propri passi - . Rimasi affascinata dalla profondità del suo pensiero, in quel momento capii quanto fosse importante per Elyza condividere la propria vita con qualcuno, e per certi aspetti ero felice di farne parte. Io non ero brava con le parole quanto lei… ma decisi ugualmente di farle capire che per me, tutto quello che aveva detto, aveva un significato. Osservai il suo zaino di fianco a noi e senza proferir parola o chiederle il permesso, iniziai ad estrarne il contenuto fin quando non trovai ciò che mi serviva. – Che stai facendo? – Non risposi. Aprii l’astuccio e ne tirai fuori un pennarello indelebile nero. Sapevo non essere un gran che come artista, ma alla fine riuscii a disegnarmi una piccola Rosa dei Venti – E questo che significa? – Mi chiese notando il suo stesso tatuaggio riprodotto sul mio polso – L’ho fatto per non dimenticare - - Per non dimenticare che cosa? - - Che ho trovato il mio punto cardinale –
 
 
 
 
 
Elyza
 
Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. L’aveva detto sul serio? Continuai a fissarla incredula, ma molto probabilmente la imbarazzai, perché la vidi abbassare lo sguardo. “ Alicia… mi stai uccidendo “ mi dissi, posando anch’ io lo sguardo da un’altra parte. Cercai di pesare in modo giusto le sue parole, molto probabilmente, il suo gesto, fu un semplice atto di solidarietà, ma il suo sguardo?  Ogni sua azione era in grado di privarmi di parole, tanto che mi sentii una stupida per aver fatto nascere quel silenzio tra di noi. Sentii quella strana sensazione allo stomaco… di quelle che ti tolgono il fiato e ti avvertono che l’intero tuo corpo è ormai preso da quell’emozione.
. - Alicia! – I miei tormenti si volatilizzarono dalla mente e con scatto nervoso indicai un punto indefinito sotto di noi – Sono entrati! Chiama gli altri ! – La spronai a gran voce notando un gruppo di non morti oltrepassare e fare a pezzi  la recinzione. Mi alzai molto velocemente per dirigermi al piano di sotto… la sentii correre dietro di me gridando – Ragazzi abbiamo visite! Alzatevi! – prima di separarci.
 
 
La pioggia non aveva intenzione di scemare, anzi… appena arrivai davanti alla porta-finestra che dava nel giardino, mi resi conto che ne scendeva talmente tanta che era impossibile scorgere qualcosa a distanza di un metro dal naso. Non aspettai gli altri… non potevo. Non potevo permettere a quegli esseri di calpestare un centimetro di più di quel territorio che c’eravamo faticosamente costruiti. Diedi un’occhiata fuori la finestra della porta, cercando di capire con quanti zombie avessi a che fare. In pochi secondi mi ritrovai sotto lo scroscio d’acqua, la mia mano agguantò il manico del badile che sapevo essere posto li di fianco e, senza esitare, iniziai a inferire contro di loro, nel tentativo di guadagnare tempo in attesa dei rinforzi. Fortunatamente le mie preghiere furono esaudite pochi attimi dopo, Raven e Octavia uscirono di corsa impugnando due lunghi coltelli da cucina, cominciando a colpire le putride membra dei non morti. Il sangue si mescolava al fango sul terreno, creando uno strato terribilmente scivoloso e fetido. Rimanere in piedi iniziò per me a diventare impossibile e, senza delle vere armi, non avremmo retto ancora per molto. Mi guardai intorno e notai altri corpi entrare attirati forse dal rumore – Dove cazzo sono gli altri? – Urlai tra quella fitta pioggia in cui si faceva fatica pure sentirsi. Bellamy e Finn finalmente uscirono, armati di aste di ferro appuntite che erano riusciti a trovare durante le ronde. Loro sembrarono cavarsela meglio di noi con quegli attrezzi, ma nonostante ciò non mi fermai. – Dov’è Alicia? – chiesi senza un reale interlocutore. Io, Bellamy e Finn eravamo tutti alle prese con un avversario, mentre Raven e Octavia, ormai stremate, non riuscirono più a continuare quella lotta estenuante. I miei piedi cominciarono ad indietreggiare sempre di più, il mio rivale era molto alto, nonostante non si muovesse in perfetta posizione eretta – Elyza no! – sentii urlare Octavia durante la mia caduta a terra sul fanghiglio. Ero stanca. Non ce la facevo più. I vestiti erano diventati pesanti. Non potevo più fare niente.
Si udirono tre spari…1…2…3… e poi fu silenzio.
Guardai i ragazzi fermarsi di colpo, mentre i rispettivi zombie cadevano davanti a loro, inermi. Il mio mi si accasciò di fianco e osservandolo, non feci a meno di notare il profondo solco creato dalla pallottola proprio al centro del cranio. – Ma che diavolo… - Ci girammo all’unisono verso la fonte di quegli spari e fui stupita nel vedere Alicia ancora in posizione da sparo, con una Calibro 9 in mano. La vidi abbassare lentamente il braccio, portandoselo sul fianco quasi fosse un automa. Pregai di incontrare i suoi occhi ma… quando li vidi nei miei , ci lessi solo tristezza.
 
ALICIA
 
Non udii più nulla intorno a me, anche il rumore della pioggia sembrò essersi ovattato. Sentivo freddo e il mio corpo era come diventato di marmo. Lo sguardo che mi rivolse Elyza mi causò una scossa in tutto il corpo. Cosa avrei dovuto fare ora? Avevo paura, una tremenda paura. Abbassai l’arma e involontariamente passai in rassegna tutti gli sguardi, tutti puntati su di me. Alcuni curiosi, altri increduli, ma il suo? Vidi Raven alzarsi faticosamente da terra, portandosi un braccio sul petto, accompagnato da una smorfia di dolore. – Grazie – mi disse barcollando verso l’entrata senza rivolgermi lo sguardo. Bellamy, Finn e Octavia la seguirono, rivolgendomi anch’essi un ringraziamento un po’ più caloroso. Incontrai nuovamente gli occhi blu e ne lessi ancora lo stato di shock “ Non arrabbiarti “ pregai in silenzio. Elyza avanzò verso di me, non interrompendo mai quella conversazione muta fatta dai nostri occhi. Le regalai un mezzo sorriso, notando quanto fosse fradicia e sporca, mi faceva pena. La vidi darsi una veloce occhiata, forse per costatare di non avere tagli profondi, troppo difficile da appurare dato che, i suoi indumenti, erano intrisi di fango e sangue putrido, chiaramente non suo. – Rientriamo, mi potrai fare tutte le domande che vuoi dopo – le dissi invitandola a rientrare per concedersi una doccia.
 
 
 
Guardai Bellamy e Finn dalla finestra sistemare la recinzione, mentre le ragazze iniziarono a farsi le docce. L’attesa fu estenuante e io rimasi lì, in camera, a fare su e giù, nella speranza di trovare le parole giuste da usare. Dovevo a tutti delle spiegazioni. Sentii una porta chiudersi e, intuendo fosse quella del bagno accanto, mi misi a sedere sul letto in attesa della mia compagna. Quando Elyza entrò in camera, il mio sguardo non riuscì ad alzarsi dal pavimento, non ero pronta. Lei chiuse la porta per avere un po’ di privacy e dolcemente si mise a sedere al mio fianco. Il suo profumo mi invase la mente, era tutto dannatamente complicato. – Non ti ho mai chiesto nulla della tua vita e non sono intenzionata a farlo nemmeno ora. Ti ho invitata a restare con noi, senza sapere nulla di te, perché l’ho fatto? Non lo so, ho ascoltato il mio istinto, ma… ringrazio il giorno in cui gli ho dato retta, perché sento che sei una persona meravigliosa, anche se tenti di nasconderlo sotto mille strati. Quello che hai fatto là fuori, Alicia, è stato qualcosa di incredibile e io sarei morta se non fosse stato per te – A quelle parole i miei occhi si riempirono di un velo di lacrime e la mia vista si annebbiò fin quando non le lasciai libere sul mio viso – Hey… -. Portò una mano sulla mia guancia e delicatamente percorse la scia umida della mia lacrima, ripercorrendola col pollice per asciugarmela – Ti sto ringraziando - - Non devi – cercai di risponderle con il cuore in gola. Non doveva ringraziarmi, non doveva farmi sentire così importante, non me lo meritavo. Come ogni volta, iniziammo quel dialogo fatto di silenzi, quelle parole sorde che arrivavano al cuore attraverso gli occhi, gli unici che non avrebbero mai mentito. Ma anche loro sono destinati a chiudersi, perché possono essere messi a tacere con un bacio. E il bacio che ci stavamo scambiando era uno di quelli che toglieva l’aria dai polmoni, che alzava il corpo da terra, che ti catapultava direttamente in un mondo parallelo, fatto di amore e accettazione. Era come se le nostre labbra fossero state create per baciarsi in un solo modo, il nostro. Non ci furono esitazioni, non ci furono rifiuti, anzi…Sentii il suo corpo cercarmi, volermi, desiderarmi. “ Ti prego, continua
 
 
Elyza
 
Mi sentivo morire, o forse lo ero da un pezzo e non me ne ero accorta. Non avevo parole, e se anche le avessi avute non sarei riuscita a pronunciarle. Quante cose mi stai nascondendo Alicia? Sentii una mano slacciarmi l’accappatoio e inserirsi sotto il tessuto, a contatto con la mia pelle. Il nostro bacio era diventato passionale, ed entrambe sapevamo di star per varcare la soglia del non ritorno.
 Staccai le mie labbra per soffocare il gemito in un respiro profondo che mi provocò un brivido lungo la schiena. Mi iniziò a riservare dei dolci baci sul collo e il tocco di quelle labbra morbide mi sembrò il più dolce delle attenzioni. Strinsi il suo corpo sempre di più e le mie mani istintivamente cominciarono a stringere la stoffa della sua maglietta – Al…Aly -. Tentai di chiamarla. Lei tornò a fronteggiarmi e i suoi occhi verdi si colorarono della sfumatura del desiderio. I nostri respiri accelerati riempirono il vuoto di quella stanza, musica per le mie orecchie. Contro ogni volontà mi allontanai dal suo volto, notando quanto il suo labbro tremante richiedesse altre attenzioni – Non volevo mentirti – mi confessò con voce roca. Le sorrisi. Non sarei riuscita a portarle rancore, come avrei potuto? – Non preoccuparti. Stiamo attraversando tutti un momento difficile, è normale che tu abbia omesso qualcosa – le dissi dolcemente, cercando di farle capire che non ero arrabbiata per la mancanza di tale trascuratezza. La rispettavo e l’avrei continuato a fare. Mi alzai lentamente, ma rimasi ancora alcuni istanti davanti a lei. Le sue braccia mi avvolsero sui fianchi in un abbraccio e, dopo avermi regalato uno dei suoi sorrisi, appoggiò la sua fronte sul mio ventre. Cosa sarà di noi Alicia? Le accarezzai i capelli e la sentii rilassarsi sotto il mio tocco. Ero felice.
 
 
ALICIA
 
Eravamo pronte a raggiungere gli altri e, se prima ero nervosa per il discorso con Elyza, ora lo ero molto di più per le spiegazioni che avrei dovuto dare al resto del gruppo, perché diciamolo… lei era unica nel suo genere, gli altri avrebbero preteso sicuramente dei chiarimenti. Lungo il tragitto, nello scendere le scale, le nostre mani rimasero intrecciate tutto il tempo, ma io me ne accorsi solo dopo che lei ma la lasciò, arrivate nel soggiorno. “ Forse non vuole mettermi in imbarazzo “ pensai. Varcata la porta, il chiacchiericcio presente in sala scomparì, lasciando posto a espressioni curiose e impazienti.
. - E quindi sai sparare… - constatò Bellamy portandosi le mani suoi fianchi. Il mezzo sorriso e l’aria di sfida che assunse alleviò la mia tensione, lo ringraziai mentalmente per questo. – Si, insomma… me la cavo -  risposi infossando la testa tra le spalle, non volevo vantarmi di una cosa simile. –Ora non fare la modesta! – Mi rimproverò Raven sorridendo. – Indra, la persona che mi ha cresciuta, era un generale dell’esercito. Mi stava addestrando per entrare negli Sniper - - Oddio! Scherzi? Tiratori scelti?! Dio ti ringrazio – Vidi Octavia alzare le mani al cielo e inchinarsi in segno di adorazione… mi imbarazzai. – E’ una cosa buona? - . La mia domanda poteva sembrare idiota, è vero… ma non ci trovavo nulla di “bello” nel sparare alla gente. Mai avrei immaginato di trovarmi in questa situazione, mai avrei immaginato che il mio addestrameto sarebbe servito a sparare a degli zombie. Sentii una mano poggiarsi sulla mia schiena e a quel tocco mi voltai - - E’ più che buono Alicia. Sei una " ragazza mandata da cielo” – Mi disse, sorridendomi in quel suo modo meraviglioso. Non ci furono altre domande, dovevo aspettarmelo, dato che erano amici di Elyza. Non mi rivolsero più sguardi avversi anzi, li sentii varie volte paragonarmi a un “ miracolo”. Io? Davvero?
 
 
Il resto della mattinata lo passammo rilassandoci sui comodi divani. La disavventura passata poche ore prima ci aveva stancato non poco, considerando anche che eravamo tutti molto deboli. – Stiamo finendo le scorte di cibo – sentii urlare Finn armeggiando nel mobile delle conserve – Dobbiamo uscire e cercare qualcosa da mangiare -. – Ci vado io – dissi scattando sull’attenti. Mi sentivo terribilmente in colpa per non aver aiutato in modo esaustivo fino a quel momento, quindi sperai che mi lasciassero la mia occasione per riscattarmi. – Ne sei sicura? – Osservai Elyza con il volto corrucciato, lo sapevo, aveva paura. Se non avessimo avuto tutta quella gente intorno, lo avrei fatto, si… mi sarei buttata tra le sue braccia e le avrei detto “ Fidati di me, andrà bene, tornerò da te, te lo prometto “ ma no… non lo feci. Mi limitai a sorriderle, forse un sorriso troppo amaro, ma cercai ugualmente di tranquillizzarla. Non parlammo più di ciò che era successo quella mattina tra noi, ma non mancarono le attenzioni espresse anche solo con un gesto… uno sguardo, ora complice. La vidi trattenere l’aria per qualche secondo per nascondere la sua preoccupazione, ai miei occhi inutilmente – Ok, ma Bellamy verrà con te – Mi rispose con un tono che non ammetteva repliche.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nick ***


Scusate il ritardo :), non ho avuto molto tempo in questa settimana e spero di non aver pubblicato questo capitolo con troppi errori. Nella speranza di non aver combinato casini, buona lettura!


ALICIA
 
14:30. Fortunatamente  il cielo tornò limpido, non erano rari i temporali estivi in quel periodo dell’anno, almeno l’aria risultava ora più fresca. Io e Bellamy eravamo in cammino ormai da un’oretta, ero stanca e mi sentivo già debole. Dovevamo trovare da mangiare, non avrei sopportato di tornare indietro a mani vuote.
– Cosa stiamo cercando precisamente? – Gli chiesi dato che, fino a quel momento, mi ero limitata a seguirlo in silenzio. – Dobbiamo trovare qualche casa non scassinata. C’è più possibilità di trovarci oggetti utili e cibo - - Perché non andare direttamente in un market? – - Perché ormai, quelli della zona, li abbiamo passati in rassegna tutti. Non c’è più nulla - - Potremmo usare la mia macchina – Lo vidi voltarsi verso di me con gli occhi spalancati. Possibile che non ci aveva pensato? – Perché quella faccia? La mia era soltanto un’idea… ma se n. - - No, no! Hai ragione, magari ne parleremo con gli altri. – Tornammo a camminare uno di fianco all’altro in silenzio, il caldo si fece sempre più prepotente e con esso, la sete . – Proviamo questa – mi disse indicandomi una villetta a due piani alla nostra destra. Ci avvicinammo verso l’ingresso e con sollievo notammo la mancanza di segni di scasso. Non ci volle molto prima che Bellamy buttasse giù la porta di legno e, in breve tempo, ci trovammo all’interno dell’abitazione. Notai il sottile strato di polvere ricoprire la mobilia ma, in mezzo a tutto quello sporco, risultava comunque una bella casa accogliente.
– Vuoi bere? – mi chiese fiondandosi in cucina in cerca di qualche lattina – Si, grazie – gli risposi allungando la mano per prendere la bevanda. – E’ una vita che non bevo Coca-cola - - Qui ce ne sono un sacco non scadute. Comincia a cercare qualcosa di commestibile in quel mobile la in fondo -  Mi avviai verso il punto indicatomi ed effettivamente ci trovai un sacco di roba da mangiare, non propriamente sana, ma comunque apprezzabile. – 4 buste di patatine, una decina di barrette al cioccolato, 5 barattoli di pomodoro e… Queste cosa sono? – chiesi interrompendo il mio elenco. – Fa vedere - - Che schifo… - gli dissi con faccia disgustata porgendogli un vasetto – Sembrano… delle lingue sott’olio - -  Non so tu, ma io quello, nello zaino, non ce lo metto -. Lo vidi sorridere sentendo con quanto orrore pronunciai quella frase – Va bene, tu prendi tutta questa roba, io prendo tutte le bibite e le bottiglie d’acqua, non possiamo sperare sempre su quella piovana. – Feci come mi era stato detto e, una volta riempito il mio zaino, mi avvicinai a guardare alcune foto degli ex proprietari, appese alle pareti. – Era un generale – Gli feci notare mentre finiva di sistemare la sua roba – Chi? - - Il padre della famiglia che abitava qui. C’è una sua foto in divisa - - Aveva buon gusto per essere un generale dell’esercito – constatò portandosi il suo bagaglio sulle spalle.  La casa infatti era molto bella, ma indubbiamente doveva esserci anche un gusto femminile dietro. Lo seguii con lo sguardo muoversi verso le altre stanze, forse in cerca di qualcos’altro di utile.– Io vado di sopra, dai un’occhiata in giro – mi ordinò. Io ubbidii e mi misi a cercare qualcosa di interessante dentro gli armadi della sala.
Non trovando nulla, mi diressi nuovamente all’ingresso in attesa del suo arrivo ma, giunta vicino alla porta, sentii il legno dei parquet scricchiolare. “ Strano” pensai, il materiale sembrava nuovo. Feci avanti e indietro due o tre volte per cercare di capire il punto esatto di quell’avvallamento. Bellamy scese le scale, notando forse la mia faccia curiosa, mi guardò con aria stranita – Che stai facendo? - - Guarda… - Mi abbassai attirando la sua attenzione. In quel punto le placche di legno sembravano possedere linee di fissaggio diverse… come se fossero state intagliate. Lo vidi inginocchiarsi a sua volta per osservare più da vicino il pavimento.  – E’ una botola, spostati, provo ad aprirla -. Sfilò un piede di porco dalla cinta e, facendo leva con il piede, riuscì ad alzare parte del legno. – Assurdo… -.  I miei occhi si illuminarono, ero senza parole. – Non ci credo – commentò lui dalla gioia. Armi, armi su armi. Cominciammo a estrarre tutto quel bendidio, analizzandolo, accarezzandolo, idolatrandolo. – Alicia dimmi che sai usarle – mi chiese ancora incredulo. Lo guardai felice, lo eravamo entrambi. I miei occhi si posarono sull’arma che si era poggiato sulle ginocchia e io quasi persi un battito – Oh mio Dio - - Cosa c’è? - - Ma tu hai idea di cosa sia quello che hai li? – Mi guardò con aria di chi si sente in colpa, come poteva essere così ingenuo e ignorante in materia? Era un uomo per la miseria! – E’ una PP2000! - - Ah… wow… e… cosa sarebbe? – Gliela sfilai dalle mani portandomela vicino per osservarne tutti i dettagli, era in perfetto stato. – E’ un arma di difesa personale Russa, specifica per le forze speciali e per le squadre di pubblica sicurezza. In quanto tale, si presenta compatta e formata con il minor numero possibile di parti, per una migliore affidabilità – Ai suoi occhi le sembrai una pazza, ne sono certa – Non mi guardare così… Può non essere l’arma più bella del mondo ma.. è progettata per qualsiasi tipo di proiettile, quindi è efficientissima. – Forse ha ragione Elyza – Lo guardai fissarmi in un modo non molto chiaro… - Forse porti davvero fortuna “Ragazza del Cielo”.
 
 
 
Elyza
 
Ero in ansia. Lo ero da quando Alicia e Bellamy lasciarono la villa. Perché stavano tardando? Non avrei dovuto lasciarla andare,non ancora almeno. - Comandante. Cosa la turba? - mi chiese una pimpante Raven entrando in camera mia - Niente. Vado a fare la guardia - - Sei sicura di stare bene Ely? - No, non stavo bene. Ero stanca, ero affamata, ero nervosa ed ero perdutamente innamorata. Si, innamorata. E per quanto questa cosa sarebbe dovuta essere una cosa positiva... In quel momento per me, non lo era affatto. Non potevo permettermi distrazioni, almeno fin quando non avessi trovato i nostri amici dispersi. Avevo perso tempo, avevo preferito godermi la vita, lasciandomi andare alle emozioni, piuttosto che uscire e andare a cercarli. Da quando in qua ero diventata così menefreghista? - Elyza? - Raven cercó svegliarmi dai pensieri. - Ne parliamo dopo Raven. Ora non mi va - le dissi oltrepassandola sperando non mi facesse altre domande - Aspetta! Prendi almeno questo - abbassai lo sguardo e la vidi allungarmi la radiotrasmittente che aveva costruito per Alicia - In terrazza il segnale è più forte - mi spiegó prima di lasciami andare e tornare nel suo scantinato a lavorare. Ma che ti prende Elyza? Mi chiesi notando il modo burbero con cui la trattai. Salii le scale a chiocciola della mansarda per raggiungere il terrazzo. Amavo quel posto. Mi misi a sedere, appoggiando il mio zaino da una parte e la radiotrasmettente dall'altra.   Prima di accendere l'apparecchio diedi una veloce controllata al paesaggio con il binocolo, non sembrava esserci anima viva. Sbuffai amareggiata "Alicia ti prego,torna".
Ogni volta che pensavo a lei sentivo le farfalle animarsi nel mio stomaco e quel senso di nausea mi tolse la voglia persino di vedere altra gente. Era questo l'amore? Perché questo sentimento, così tanto atteso, faceva stare così male? C'era una cura? Forse si... Sono convinta che se l'avessi avuta li al mio fianco tutto ciò sarebbe svanito. Accesi la radio e mi rattristai ascoltando tutte quelle richieste di aiuto. - Che schifo - dissi ad alta voce, tanto non poteva sentirmi nessuno.  
Un'altra ora passò e di Bellamy e Alicia nemmeno l'ombra "Dannazione" . Dall'agitazione mi accorsi di aver smangiucchiato tutte le unghie, l'ansia mi stava attanagliando.
 
/ Hey, sorellina, sono io. Lascio questo messaggio registrato nella speranza che tu possa ascoltarlo. Io sto bene sai? Non ti preoccupare per me. Non raggiungermi a casa! Non farlo, non mi troveresti. Hai presente la spiaggia di zio Gustus? Quello sì che è un bel posto. /
 
Alzai il volume della radio. Quella non sembrava di certo una richiesta di aiuto, o almeno... Il tono di voce non era disperato, forse solo un po’ rassegnato. Sul momento invidiai il tono pacato di quel ragazzo, anche io avrei voluto rassegnarmi all'idea di questa vita, ma poi pensavo a me, a quello che meritavo, non era di certo questo il modo in cui avrei voluto vivere. Riascoltai nuovamente il messaggio.
 
/ Hey, sorellina, sono io. Lascio questo messaggio registrato nella speranza che tu possa ascoltarlo. Io sto bene sai? Non ti preoccupare per me. Non raggiungermi a casa! Non farlo, non mi troveresti. Hai presente la spiaggia di zio Gustus? Quello sì che è un bel posto. /
 
E se fosse lui? E se fosse Nick questo ragazzo? Perché non aveva pronunciato il suo nome, dannazione? A pensarci bene, forse, non lo avrei fatto nemmeno io, così solo la persona a cui mi riferivo avrebbe potuto riconoscermi e capire.
 
Distolsi ancora una volta il mio sguardo per posarlo sul panorama. Il vento caldo muoveva le fronde delle palme e sollevava, di tanto in tanto, delle buste di plastica. Presi il binocolo, girai la rotellina per trovare la miglior messa a fuoco per i miei occhi stanchi. - FINALMENTE! - gridai fin troppo forte dato che, l'unica presente li, ero io. Mi alzai e nell'euforia rischiai quasi di inciampare sul mio zaino, ma non mi importò. Scesi di gran fretta le scale – SONO ARRIVATI - urlai nella speranza che Raven, Octavia e Finn mi sentissero. In un batter d'occhio raggiunsi la porta d'ingresso e, senza esitare, la spalancai mostrando subito la mia felicità nel rivederli. Il sorriso di Alicia mi travolse, era bellissima. - Bellamy! - Octavia mi superó raggiungendo suo fratello e saltandogli addosso. Io mi precipitai a mia volta da Alicia, aiutandola con il suo pesante carico. - E questi cosa sono? - Le chiesi curiosa, notando dei sacchi color militare sulle sue spalle - Sorpresa! - si limitò a rispondermi raggiante. Entrammo in casa offrendogli subito da bere accorgendoci della  loro stanchezza. Vidi Raven e Finn raggiungerci un po’ imbarazzati " chissà cosa stavano combinando quei due" pensai. Guardai Alicia osservarli con espressione incredula, forse non era al corrente della loro relazione, perché  mi lanciò uno sguardo, come per chiedermi "Davvero?". Le sorrisi e questo sembró rispondere alla sua domanda. - Cosa abbiamo qui? – chiese Finn avvanzando a passi svelti e fiondandosi sul bottino per controllarne il contenuto. - ODDIO -. A quell'esclamazione divenni curiosa - Fatemi vedere! - ordinai scherzosamente facendomi largo tra i loro corpi fermi impalati. Sgranai gli occhi. Seriamente? Tenni lo sguardo per lunghi istanti su quel miracolo, non potevo crederci. Sentii una mano cingermi il fianco e a quel gesto mi voltai e vidi il sorriso soddisfatto di Alicia. - Questo non te lo aspettavi eh!? - mi chiese certa della mia risposta. No, non me lo sarei mai immaginato, ma dovevo farci l'abitudine con lei, tutto ciò che faceva era una continua sorpresa - Quante sono ? - chiese curiosa Octavia impugnando una pistola per studiarne il peso - In totale 18, se calcoliamo anche le mitragliatrici - - Mitragliatrici? - Bellamy alzó da terra un pesante zaino poggiandolo poi sul tavolo. - Signore e Signori... - disse aprendo la zip rivelando il contenuto. Alicia si avvicinò al tavolo tirando fuori le armi ad una ad una e poggiandole delicatamente sul ripiano per farcele vedere meglio - Queste tre sono LMG, sono armi a ripetizione molto leggere quindi adatte al trasporto. Può essere usata anche come arma di difesa ma… data la sua alta cadenza di fuoco ci penserei due volte. - Spiegò in modo esaustivo mimandoci il modo in cui avremmo dovuto impugnarla - Questa invece... Non si tocca - disse portandosi un fucile al petto - Perché scusa? - - Perché questo è mio -. Octavia, visibilmente contrariata, incroció le mani mostrando il suo viso corrucciato. Notai Alicia spalancare gli occhi, sapevo che la sua era solo una battuta ,ma credo sentisse il bisogno di specificare perchè la vidi in cerca di parole giuste per scusarsi. - Sto scherzando dai... Ma questa è un M24, degli Sniper appunto, e voi non sareste in grado di usarla - spiegò sinceramente.
 
 
. - Ho bisogno di parlarti – dissi ad Alicia prendendola in disparte – Non potresti aspettare dopo una bella doccia ? – mi chiese, visibilmente provata dalla sua mattinata – Potrei, ma preferirei fartelo sentire il prima possibile - - Farmi sentire che cosa? – La presi per un braccio e lei sembrò sussultare al mio gesto – Seguimi – le dissi regalandole un sorriso. Lei mi seguì fino alla terrazza, chiedendomi di tanto in tanto che cosa avessi in mente. – Ho bisogno che senti questo –  le spiegai speranzosa prendendo tra le mani la radiotrasmittente e alzando il volume.
 
/ Hey, sorellina, sono io. Lascio questo messaggio registrato nella speranza che tu possa ascoltarlo. Io sto bene sai? Non ti preoccupare per me. Non raggiungermi a casa! Non farlo, non mi troveresti. Hai presente la spiaggia di zio Gustus? Quello sì che è un bel posto. /
 
ALICIA
 
 
- Elyza... - Spostai il mio sguardo dalla radiotrasmittente a lei ancora incredula, l'aveva trovato. Elyza aveva trovato mio fratello. I miei occhi si riempirono di lacrime, liberando finalmente tutta la tensione accumulata in quei giorni. Non ci potevo credere. - Nick... - - Quindi è lui? - la vidi arrossire imbarazzata, forse non se lo sarebbe aspettato nemmeno lei. - Oddio, davvero Alicia? - la vidi sorridere,era felicissima e io...beh io non riuscivo nemmeno a capacitarmi come una cosa del genere fosse stata possibile - Avevi ragione... - Le dissi buttandomi letteralmente al suo collo. Mi aveva aiutata, aveva rispettato la sua promessa. Sentii le mie lacrime, ormai giunte verso il mento, bagnarle la maglietta - Grazie- le dissi  cercando di asciugarle la stoffa bagnata. - Non devi -. Il suo volto si fece improvvisamente molto serio e la sua sua risposta secca mi riportó indietro di un giorno, quando anche io le dissi che non avrebbe dovuto ringraziarmi per averle salvato la vita. " No, ti prego, non guardarmi così " pregai, senza però riuscire a staccare i miei occhi dai suoi.
 - Credo di... – Esitai troppo con quella frase e le mie parole vennero soffocate dal messaggio registrato della radio che, ininterrottamente si ripeteva dopo un breve lasso di tempo - Credo sia meglio tu risponda - continuó lei rassicurandomi e donandomi, ancora una volta, quel suo splendido sorriso.
- Dici sia meglio rispondere? - le chiesi soffermandomi a pensare. Se mio fratello era stato così vago… forse ricontattarlo non sarebbe stato un ottimo piano - Perché non dovresti? - - Nick ci ha indicato un posto, ed è lì che ho intenzione di andare, non voglio perdere altro tempo -. Il suo viso si incupì, sapevo di darle un dispiace ma dovevo davvero raggiungerlo in qualche modo. La guardai mordersi il labbro inferiore presa dal nervosismo di quel momento. - Lo sai vero che non ti lascerò andare da sola - - È quello che mi aspetto da te -. Io mi persi ancora una volta nei suoi occhi e solo Dio sa quanto avrei voluto morirci dentro. La mia vita si era rivelata una mera bugia e come ogni illusione si era lentamente polverizzata l’asciandomi l’amaro in bocca. Ma lei era reale… quello che provavo per lei era reale. L’amore si era in un batter d’occhio creato dal nulla, solido, tangibile, visibile… si, potevo toccarlo, potevo percipirlo e forse sarei riuscita anche ad assegnargli un colore, quello dei suoi occhi. Ci guardammo per un istante infinito e le mie mani ormai le stringevano la maglia, con forza, quasi con rabbia. Nell’impeto la tirai a me e la baciai, come non avevo mai fatto prima d’ora. Avevo ormai perso ogni razionalita, ogni senso logico, ogni convinzione esistenziale. Era lei, ne ero sicura, era lei la persona che aspettavo. “ Perchè mi hai fatto aspettare così tanto? “. I nostri respiri divvennero uno e io fui felice nel sentire il mio gesto ricambiato. Mi staccai da lei, ancora impregnata del suo sapore – Ho paura – le confessai timidamente. Avevo paura che quel sentimento diventasse più grande, più profondo e, sotto certi aspetti, meno innocente. La sua mano mi cinse le spalle e con disinvolura mi invitò a rifugiarmi in un abbraccio. – Anche io Alicia, anche io -
 
 
 
Elyza
 
- Ma sei pazza ? - - Raven, questa è la cosa migliore da fare - - Ne sei convinta Elyza? Davvero? Sei davvero sicura che lasciare questa casa sia il miglior modo di sopravvivere? - - Prima di tutto abbassa la voce perché io sono appunto qui per sentire cosa ne pensi. Lo so che può essere rischioso e so benissimo che il viaggio non sarà di certo una passeggiata ma pensaci... Ormai il cibo in questa zona scarseggia e più di una volta siamo stati costretti ad allontanarci per trovare qualcosa di veramente utile. Non possiamo più permetterci di perdere tempo e rischiare di tornare a mani vuote - - E pensi che andandocene da qui la cosa si risolverebbe? - - Non posso dirti per certo che le cose andranno meglio, ovvio che no. Però... Avremo molta più possibilità se cominciassimo a esplorare altre zone. È ormai passata una settimana e dei ragazzi non abbiamo avuto nessuna notizia, è inutile restarsene qua con le mani in mano, nella speranza di trovarli. - il suo viso non mi parve del tutto convinto - Pensaci Raven, dico solo che il messaggio di Nick potrebbe essere una bella occasione per noi, non avrebbe mai chiesto alla sorella di raggiungerlo se non fosse sicuro del posto - - Lo stai facendo per i ragazzi o lo stai facendo per lei? - A quella domanda mi arrabbiai molto, potevo capire di non essere stata molto presente, sia nel corpo che nella mente, in questo ultimo periodo, ma la sua insinuazione mi diede davvero sui nervi. - Farò finta che questa domanda tu non me l'abbia posta - la azzittì girandomi di spalle e lasciandola sola nella stanza. Io mi sono sempre preoccupata di tutto e di tutti e sentirmi dire una cosa del genere mi deluse a tal punto che qualche lacrima si fece strada sulle mie guance.  Ero presa da Alicia, davvero tanto, ma questo non avrebbe cambiato il rapporto con loro, con i miei amici. Arrabbiata e confusa da quella scena, mi incamminai a passi svelti verso la mia camera, sbattendo la porta un pò più del dovuto. Cosa c’era di sbagliato in quello che facevo? Era comodo per lei parlare così, aveva Finn, e io non mi sarei mai permessa di accusarla di farsi condizionare da lui, dai sentimenti che provava nei suoi confronti.  Tutto quello che decidevo era ben pensato, pianificato, senza lasciare nulla al caso. Loro erano la mia famiglia e io avrei fatto di tutto per mantenere al sucuro tutti, e si… anche Alicia, perchè anche lei oramai ne faceva parte. Lei era diventata la mia valvola di sfogo, quel pezzettino di vita in cui rifugiarmi in casi disperati, mi era permesso farlo o no? Mi buttai sul letto a peso morto, respirai lentamente fin quando non sentii il mio cuore riprendere un battito regolare, dovevo calmarmi. – Posso? – Persa tra i miei pensieri non sentii Bellamy entrare – Dobbiamo parlare – mi disse sedendosi al mio fianco.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Finn ***


ELYZA
 
. - Dobbiamo parlare -. Ottimo, dovevo aspettarmelo. Sapevo che prima o poi avrei dovuto parlare con Bellamy... Ma naturalmente speravo più poi che prima. Mi alzai a sedere mettendomi nella sua stessa posizione - Ok parliamo - dissi amareggiata, avrei preferito sbollentare ancora un po' la rabbia, non volevo di certo che l'ira parlasse al mio posto - Ho sentito cosa hai detto a Raven e... - - Senti, lo so che può sembrare una pazzia e molto probabilmente lo sarà anche ma... cosa abbiamo da perdere Bell? Spiegamelo. Stiamo qui, in questa casa ad aspettare il Domani così... Senza fare nulla, pensando solo " tra un ora ho il turno di guardia" o " wow un'altra scatola di fagioli ". Capisci cosa intendo? No! Cazzo! Non è questo che voglio ! Io voglio stare bene, voglio dare a me stessa una nuova possibilità, voglio dare a VOI una nuova possibilità e se in tutto ciò c'entra anche Alicia, Be si... Voglio dare una possibilità anche a noi! Sono una stupida a pensarlo? Si, molto probabilmente lo sono. E se questa cosa non dov/ - sentii la sua mano poggiarsi con forza contro le mie labbra e finalmente mi accorsi che si... Non avevo nemmeno tirato il fiato tra una frase e l'altra. La sua espressione tramutò da seria a divertita e io mi rilassai notando i suoi lineamenti addolcirsi - Posso parlare ora? - mi domandò  aspettando un mio consenso per levare la mano dalla mia bocca. Io sorrisi sotto il suo palmo e sentendo il mio gesto abbassò il braccio per poi prendermi le mani fra le sue  - Non sono arrabbiato con te, anche se avrei voluto che me ne parlassi prima. Quello che hai detto non è sbagliato, sai... - lasciò la sua frase in sospeso per guardarsi intorno malinconico - Questa è la mia casa e la verità è che ho paura. Ho paura di lasciarla perché è l'unico ricordo che ho della mia famiglia. Credo sia arrivato il momento, anche per me di mandare giù questo boccone amaro e, con esso, il dolore una volta per tutte. Partiremo Elyza, è davvero la cosa migliore da fare - Il suo appoggio mi lasciò senza parole, come anche la sua confessione tra le righe, non avrei mai pensato si aprisse così. Gli sorrisi, per l'ennesima volta mi avrebbe seguita in una delle mie idee folli, ma che questa volta, folle, non sembrava davvero essere. Lo vidi alzarsi soddisfatto della nostra chiacchierata e io finalmente cominciai a sentimi sollevata da questa situazione - E comunque... Hai fatto bene a pensare un po’ a te -. Volle specificare facendomi l'occhiolino.
 
Erano le 20:30 e naturalmente Finn era già all'opera in cucina " Fagioli anche stasera, che bello" gioii malvolentieri a quel profumino, avevo la nausea solo al pensiero. Alicia aveva occupato la doccia più del dovuto e io, come al solito, ero in ritardo. Il mio nome fu pronunciato una quindicina di volte, ma già al terzo richiamo non risposi, i fagioli freddi non sarebbero di certo stati più gradevoli di quelli caldi. Fondando questa constatazione nella mente, decisi di vestirmi con molta più calma prendendomi anche cura del mio corpo con qualche crema. Mi avvicinai al letto, ancora avvolta dal mio lungo accappatoio, aprii il cassetto di Alicia sicura di trovarci la sua preziosa pomata nutriente e idratante "Boom", risi tra me e me pensando alla sua faccia appena avesse scoperto di averle rubato la crema. Avrei voluto parlare ad Alicia della nostra decisione prima di cena ma, caso vuole che, in questa casa non ci sia un attimo di tranquillità, quindi rimandai tutto tarda sera. Finita la mia cura personale indossai il pigiama e legai i miei capelli, ancora umidi, improvvisando uno chignon e fermandolo con una matita. Arrivata in cucina cinque musi lunghi cominciarono a guardarmi in cagnesco e il loro silenzio mi destabilizzó ulteriormente - Che c'è? - chiesi prendendo posto al tavolo - Non eri tu quella che diceva : Il pasto è un momento sacro, bisogna passarlo tutto insieme - mi rispose Octavia cercando di imitare la mia voce. Sorrisi divertita da quella squallida interpretazione ma preferii non portare avanti quella conversazione per non incombere in altri discorsi riguardo ció che pensavo o non pensavo.
 
. - Che cos'è questo rumore? - ci fermammo tutti mettendo a tacere il rumore delle posate per ascoltare meglio - Sembrano dei piccoli passettini - constatò Raven osservando il soffitto - Dai ragazzi, qualunque cosa sia può aspettare, sarà sicuramente qualche animale sul tetto - - Animale hai detto? -.
 
Vidi Alicia e Octavia scambiarsi uno sguardo terrorizzato e alzarsi all'improvviso lasciandoci tutti confusi e spaventati dalla loro reazione avventata - Dove state andando? - domandai quasi urlando. Non sentimmo nessuna risposta e, dopo esserci scambiati qualche sguardo di intesa, decidemmo di raggiungere le due.
. - Che fate davanti alla porta? - - Sshhh! Non sento! - - Alicia rimase con l'orecchio attaccato all'entrata che portava alla mansarda - Eccoli eccoli! –
Non capivo... Ma di che stavano parlando? Mi avvicinai a Octavia vedendo il suo colorito farsi sempre più pallido - Tutto bene? - le domandai portando una mano sulla sua schiena - Esistono Ely! Te l'ho detto -. Corrucciai il volto non capendo a cosa si riferisse e cercai di avere chiarimenti voltandomi verso i ragazzi rimasti dietro di me. Bellamy mi guardó un attimo confuso poi lo osservai portarsi una mano sul volto rassegnato - No, ti prego O... Ancora con questa storia? -. La sorella non fece in tempo a rispondere perché il cigolio della porta aperta da Alicia catturò tutte le nostre attenzioni - Octavia non si sbaglia - ci informò dando una veloce sbirciata dalla fessura. - Fammi vedere - disse Bellamy facendosi spazio.
. - Ok.... Ti chiedo perdono - disse tornando a guardare la sorella. Dietro di me sentii Raven sbuffare - Avete intenzione di spiegare anche a noi o dobbiamo indovinare? - pronunció in tono acido. In attesa che qualcuno le desse la risposta, cercai lo sguardo di Alicia che, con piacere, notai già essere su di me. Le sorrisi e con un cenno della testa la invitai a metterci in disparte - Non avevi detto che non ci credevi? - - Non pensavo che un TopoZombie potesse realmente esistere - mi rispose alzando le spalle - Però... Confesso di averci pensato - continuò riportando il suo sguardo sui ragazzi ancora fermi a parlare - Che facciamo? - - Anche se la cosa mi fa schifo solo a pensarla... Credo che dovremmo entrare e ucciderlo come facciamo con tutti gli altri - - CHI SI OFFRE VOLONTARIO? - urló Alicia facendo girare tutto dalla nostra parte - Non ci pensate nemmeno! Io non intendo avere un tête–à–tête con quel... coso! - - Ok, ok calmatevi ora, ci vado io - " Finn?" Rimasi un un po’ interdetta... Non lo facevo così avventuriero, di solito lui era uno di quelli che preferiva lasciare le incombenze agli altri. - Sei sicuro? - anche Raven sembró abbastanza sconvolta dalla reazione del suo ragazzo ma io alzai le mani al cielo... L'idea di uccidere quell'animale non mi entusiasmava per niente.
 
ALICIA
"Santo Finn" pensai osservandolo entrare in mansarda. Il solo pensiero che avrei potuto ritrovarmi  faccia a faccia quel quel topo mi costrinse a mandare giù un conato. " Che schifo". I miei pensieri vennero interrotti da un tocco delicato sotto le scapole e io chiusi gli occhi per assaporarmi quel gesto, ormai non troppo raro, di Elyza. Senza voltarmi, cercai il suo fianco con il braccio e trovandolo subito, l'avvicinai a me portandomela accanto per poi infilare la mia mano in una tasca posteriore dei suoi Jeans. Il suo sussulto non passó inosservato e io mi limitai a sorridere soddisfatta senza spostare lo sguardo dalla porta. La vidi guardarmi con la coda dell'occhio ma, non volendo dargliela vinta, continuai a fare l'indifferente. Per tutta risposta mi conficcò le unghie nella schiena graffiandomi talmente forte che non riuscii a trattenere molto bene una smorfia di dolore. A quel punto feci qualcosa che mi ero promessa di non fare... Guardarla, e infatti eccomi li con brividi in tutto il corpo e un calore improvviso al basso ventre. - Smettila... - le ordinai cercando mantenere il mio tono di voce basso ma regolare. - Hai iniziato tu... - mi rispose sorridendo con malizia. - MA SERIAMENTE? -.
Ci girammo all'unisono verso Raven e in un nano secondo portammo entrambe le nostre braccia al petto cercando di mantenere un atteggiamento non troppo colpevole. Lei continuò a guardarci severa, forse non era davvero il momento giusto... Mi sentii in colpa.
 
 
- Ce l'ho fatta! - Finn uscì vittorioso dalla stanza e io feci fatica a non osannarlo per il suo coraggio - Ottimo! Ora possiamo finire di mangiare! - Io no... - rispose lui disgustato solo al pensiero - Scusatemi ma.. La vista di quei mostri mi ha fatto passare la fame - - Quei mostri? Non era uno? - - Emmm no...tre - Lo guardammo un po’ spaventati, doveva aver passato un brutto quarto d'ora. Raven si portó davanti a lui per poi stringerlo in un caloroso abbraccio. Gli altri distolsero i loro sguardi ma io no...e mi pentii per non averlo fatto, perché? Perché l'espressione improvvisamente seria di Finn mi travolse come un fiume in piena. " Ti prego no..." Scacciai immediatamente quella sensazione dalla testa e mi girai seguendo gli altri in cucina e lasciando ai due un po’ di privacy. - Tutto bene? - mi chiese Elyza notando la mia faccia preoccupata, non le avrei dato un altro brutto pensiero... - Certo! - le risposi quindi cercando la sua mano.
 
 
Ore 23:40 e il sonno cominciò a impossessarsi già del mio corpo, “giornata di forti emozioni quest'oggi" mi dissi ripensando a tutti gli avvenimenti... La scoperta delle armi, il messaggio di Nick, i TopoZombie e per ultime, non per ordine di importanza, le attenzioni di Elyza. Mi avvicinai al mio comodino in cerca di qualche candela per far luce nella stanza ormai buia. Non riuscendo a trovare nulla, cominciai a tastare all'interno del cassetto facendo affidamento alle sole percezioni tattili - Ma dove cavolo siete? - chiesi ad alta voce come se le candele potessero rispondermi - Che cerchi?-. La luce abbagliante della torcia di Elyza mi diede l'opportunità di mettere a fuoco la mia posizione, rivelando di star cercando nel posto sbagliato. - Sto cercando qualcosa per far luce - non finisco la mia frase che finalmente le trovo - OOOOO era ora! - - Candele? - - Si... Mi piacciono... Mi affascinano - Sfilai dalla tasca un accendino e lentamente, ad una ad una, le accesi fin quando tutta la stanza non mi sembrò abbastanza illuminata. Vidi Elyza spegnere la torcia e iniziare a svestirsi dagli indumenti, buttandoli come al suo solito sparsi per la stanza. Alzai gli occhi al cielo, sapevo di non avere a che fare con Miss Finezza. - Quando pensi di dirmelo? - la mia domanda sembrò risvegliarla da qualche coma profondo. - Dirti cosa? - mi domandò portandosi le mani dietro alla testa e chiudendo gli occhi cercando di far sembrare la mia domanda di scarso valore - Non mi prenda in giro signorina Lex, lei sa benissimo a cosa mi sto riferendo -. La vidi aprire un occhio verso la mia direzione cercando di nascondere il suo divertimento - Signorina Clark... Lei è una ficcanaso lo sa? - continuó con un sorriso beffardo - Non sono ficcanaso... Diciamo solo che ho notato alcune cose - - Del tipo? - .La guardai lasciare la posizione supina per raggiungermi a carponi attraversando l'intero letto matrimoniale. Intuendo quali fossero le sue intenzioni decisi di giocare al suo stesso gioco " la metti così Elyza eh...?". Rimasi in piedi, a pochi centimetri dal materasso, continuando ad osservare i movimenti lenti che la portarono verso di me. La sua mano si allungó fino ad afferrare il colletto della mia maglietta cominciandola a tirare verso la sua direzione, ripercorrendo il tragitto appena fatto a ritroso - Per esempio ho notato le valigie pronte dei ragazzi... - le dissi seguendola lentamente e sentendo il mio corpo man mano sempre più sopra il suo. - Raven  ha addirittura lavato la mia macchina ...- - Continua continua ... - mi spronò portandomi sempre più giù - E poi sbaglio o... Stai approfittando per l'ultima volta di questo letto? - le chiesi sarcastica ridendo ormai sulle sue labbra - Mi correggo signorina, lei è molto perspicace -. Le luci delle candele illuminavano i nostri corpi creando un atmosfera surreale, come se per me non lo fosse già abbastanza. Anche in quella timida e debole luminosità i suoi occhi blu mi devastarono come un lampo a ciel sereno e io quasi persi i sensi osservando il mio riflesso in quegli specchi.
 
. - Elyza... Sono Finn -.
 
I miei occhi si chiusero e la mia testa sprofondó tra il suo collo lasciando andare un lungo sospiro. Fortunatamente il ragazzo ebbe la decenza di bussare, quindi decisi di scendere dalla mia posizione a cavalcioni su di lei per darle la possibilità di rispondere. - Arrivo subito - mi disse sorridendo e accarezzandomi il volto prima di uscire.
 
ELYZA
 
Aprii lentamente la porta ritrovandomi davanti un Finn molto agitato e, dato il suo stato, mi precipitai a chiuderla dietro di me per non far preoccupare Alicia. - Che succede? - domandai preoccupata e invitandolo a scendere il soggiorno per parlare tranquillamente.
La luce della luna, proveniente dalla finestra della cucina, illuminava gradevolmente la stanza e per noi non fu difficile trovare il divano su cui sederci. Il suo silenzio, il sudore sulla sua fronte, la sua vena ingrossata... Mi preoccuparono ancora più del suo tono - Avanti, dimmi - lo spronai a parlare continuando a osservare la sua espressione indecifrabile - Ho bisogno che tu mi prometta una cosa, ho bisogno che tu faccia una cosa per me - - Certo -. Alla mia affermazione lo vidi sorridere amaramente, " Forse ero stata troppo precipitosa" . Continuai a fissarlo e, senza prepararmi alla scena, lo vidi tirarsi su lentamente la stoffa del pantalone, rivelandomi un morso ormai infetto - Finn... - i miei occhi non si staccarono da quella ferita per un infinità di tempo, non volevo crederci, non potevo permettermi di perdere uno di loro. Le mie mani cercarono le sue e quando le nostre dita si incrociarono rimanemmo con la testa china su di essere, se ci fossimo guardati negli occhi sarebbe stato ancora più doloroso. Le sue lacrime cominciarono a bagnare il dorso della mia mano e lentamente lo vidi abbassate la sua testa sempre di più fino a raggiungere il nostro intreccio di dita. Sfilai una mano dalla sua stretta iniziando dolcemente ad accarezzargli i capelli. I miei occhi, ormai pieni, iniziarono a lasciare andare pesanti lacrime. - Uccidimi Elyza ...- . Trattenni il fiato e con esso un battito del mio cuore. Come poteva chiedermi una cosa del genere? - Finn...io non - - Devi farlo - mi ordinò rialzandomi e fronteggiandolo con lo sguardo. - Elyza... Devi farlo -. I suoi occhi erano rossi e ciò mi fece capire che si era lasciato al pianto da parecchie ore - Promettimelo Elyza - I miei occhi vagarono ancora una volta sulle nostre mani e non potei fare a meno di notare le sue nocche divenute bianche dalla forza con cui mi stava stringendo - E Raven ? - - Lo devi fare soprattutto per lei - mi rispose duramente cercando di mantenere in espressione fiera. Ero arrabbiata, ero stanca, ero delusa... Delusa da me stessa. Delusa perché sapevo che lo avrei fatto, per lui, per Raven, per noi. - Torno in camera - mi disse alzandosi e invitandomi a seguirlo. Prima di lasciarlo andare, lo afferrai per il braccio costringendolo a votarsi verso di me - Lasciami pensare - gli dissi nella speranza di trovare un modo per non affrontare tutto questo “ Doveva esserci un modo “ - So che prenderai la decisione giusta –
 
 
Mi diressi con passo marziale verso la mia stanza, come se le mie gambe non facessero parte del mio corpo.Aprii la stanza e iniziai a fissare la figura dormiente di Alicia accarezzata dalla luce ovattata delle candele. Era meravigliosa. E se perdessi anche lei? Le lacrime continuarono a scendermi ad intervalli e io prontamente cercavo di asciugarle con la mia manica ormai umida dalle precedenti. Chiusi la porta dietro di me il più delicatamente possibile e in pochi passi raggiunsi il letto. Mi sdraiai su un fianco rimanendo faccia a faccia con quell'angelo... I movimenti del materasso la svegliarono e, non muovendo nemmeno un muscolo,la vidi aprire gli occhi per guardarmi. Mi osservò, a lungo anche, ma non disse niente... Lo sapeva già, mi aveva già letto dentro. I miei occhi si inumidirono nuovamente e lei, senza esitare, mi invitò tra le sue braccia per consolarmi. Mi lasciai andare... Forse come non avevo mai fatto prima d'ora.
 - Ali...cia –
- Shh... -. Mentre io cercavo di soffocare il mio pianto tra il suo collo,lei non smise nemmeno un secondo di accarezzarmi la schiena nel tentativo di calmarmi.
 
ALICIA
 
Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Il respiro di Elyza continuó tutta la notte a solleticarmi il collo facendomi rabbrividire parecchie volte. Il mio braccio sinistro la tenne accoccolata senza darle la possibilità di allontanarsi. Diedi una sbirciata veloce alla sveglia e mi preoccupai nel vedere che , da lì a poche ore, ci saremmo dovuti svegliare. Avevo paura, avevo paura di rivedere nei suoi occhi quella infinita tristezza ucciderla e spegnerle la luce. Non se lo meritava, Elyza non si meritava tutto quello. Sbuffai pesantemente portandomi il braccio libero verso il viso per spostarmi delle ciocche ribelli - Hey...-
La sua stupenda voce bassa e rauca catturò la mia attenzione e lentamente cercai di spostarmi per riuscire a guardarla negli occhi.
. - Sei sveglia... - constatò risistemandosi meglio tra le mie braccia per nulla intenzionata ad andarsene. Chiusi gli occhi, terribilmente stanchi per la notte passata insonne, per lei. Perché si... Era stata Elyza a riempire i miei pensieri per tutto il tempo. So cosa era successo e solo Dio sa quanto avrei voluto non crederci. L'avevo provato sulla mia pelle... Conoscevo quello sguardo, uno di quelli tra il terrorizzato e l'incredulo. Avrebbe dovuto passare anche lei quello che avevo passato io?. Non potevo permetterle di soffrire così.
 
.- Se vuoi lo faccio io -. Le mie parole uscirono dalle mie labbra sicure e sincere, ma mi spaventai da sola dalla semplicità con cui le dissi, un essere umano non avrebbe dovuto abituarsi a questo genere di pensieri. Ma la realtà era che, si, avrei fatto di tutto pur di non vederla soffrire, mi sarei presa volentieri quella colpa per non ridura nel mio stesso stato. Io l'avevo già fatto... La mia coscienza non sarebbe comunque tornata pulita, per quale motivo macchiare anche la sua? Sentii il suo braccio allungarsi fino a stringermi l'altra parte del fianco, come se io fossi l'unico appiglio in quell'abisso in cui stava sprofondando. " Dimmi di sì" pregai speranzosa.
 
. - Non posso - mi rispose accovacciandosi ancora di più a me. - Lo sai anche tu che non posso -.
Le accarezzai a lungo la schiena, disegnando linee immaginarie con il dito come se stessi realizzando un opera d'arte.La mia mente vagó al ricordo di Indra, alle sue suppliche pronunciate in ginocchio, al suo sguardo pieno di fiducia "uccidimi" mi disse.
Io non ebbi il tempo di rifletterci,pensarci,ragionarci, no... Accadde tutto in fretta, troppo in fretta. E ad Elyza? La note le aveva portato consiglio? Il tempo era stato fin troppo crudele con lei perché le aveva concesso un intera notte per tormentarsi, per pensare a quello che avrebbe dovuto fare. È strano come delle volte chiediamo più tempo per goderci la vita e ne faremmo volentieri a meno quando la prospettiva che ci si presenta fa paura. E adesso? Era troppo chiedere al Tempo di regalarci ancora 5 dei suoi minuti?
Non che avessi voluto fare chissà che cosa, no... Avrei voluto passarli così, abracciata a lei, in attesa di risentire ancora una volta uno spasmo del suo corpo o semplicemente un respiro e una carezza.
Immersa profondamente nei miei pensieri non mi accorsi nemmeno del suo sguardo, ma quando lo notai capii che doveva essere su di me da un bel po' di tempo.
. - Fa male? –
Cosa avrei dovuto risponderle? Certo che fa male! Anzi... Fa malissimo... Non è come una ferita che dopo una settimana guarisce,no. Uccidere una persona cara è una ferita che non si può rimarginare e, per quanto mi facesse male ammetterlo, non le avrei mai mentito su una cosa del genere.
. - TI segna - mi limitai a rispondere, protraendo il mio sguardo nel suo nel tentativo di prenderla per mano mentalmente. Mi avvicinai al suo viso, fin quando i nostri nasi non si toccarono e i nostri respiri si mescolarono. - Ma io sono qui...ok?- le dissi sulle labbra.
 
 
 
Il sole entrava già prepotente attraverso le tende tirate della finestra. Una leggera brezza calda faceva ondulare quest'ultima nel tentativo di ipnotizzarmi e io, per non pensare ad altro, assecondai quell'intento. Il colore azzurro del tessuto proiettava sulle pareti un'originale atmosfera marina, riprodotta ancora meglio dall'ondeggiare delle pieghe del tendaggio mosse dal vento. In quel momento mi sentii stupida per star fantasticando su una cosa così ridicola, mi sentii come una bambina. Eppure quella sensazione mi era talmente familiare che non feci fatica ad associarla al piacere che mi procurava il suo sguardo, quel colore blu mare. Sorrisi al pensiero di essere diventata così romantica, mai avrei pensato di ridurmi in questo stato. Anche se controvoglia, iniziai a compiere i primi movimenti nel tentativo di svegliare Elyza non troppo bruscamente, non volevo di certo aggiungere un brutto risveglio a questo giorno già segnato dal dolore. - Ely... - .
La mia mano sfioró il suo viso e in un gesto incondizionato, le mie dita si intrecciarono in quella chioma d'orata sparsa sul cuscino. La boccata di ossigeno arrivó pochi istanti dopo, quando i suoi occhi trovarono i miei. - Dobbiamo andare - le sussurrai all'orecchio prima di posarle un bacio sulla guancia e alzarmi per iniziare a prepararmi. - Non so se voglio - mugugnó stringendosi il mio cuscino al petto.
Nonostante la sua pigrizia la vidi seguirmi giù dal letto alla ricerca dei suoi indumenti sparsi per la stanza.
I 15 minuti successivi passarono silenziosi e io non ebbi nemmeno la forza di confortarla in qualche modo... Preferii lasciarla preparare mentalmente alla sua giornata sorridendole ogni tanto, nel tentativo di darle coraggio.
 
 
Quella mattina non si sentì nessun buon profumo provenire dalla cucina, nessun chiacchiericcio, nessuna risata. In quella mattina... Il silenzio sembrò far da padrone e con esso, la paura. Uscite dalla stanza incontrammo subito Bellamy, intento a recuperare le proprie cose dal bagno per porle nella sua valigia. Il suo sguardo, già triste, ci raggiunse sempre più vicino e in esso potei leggerci la consapevolezza di quello che sarebbe dovuto accadere. - Lei non lo sa - ci informò in un sussurro per poi proseguire con le sue faccende.  Percepii una scossa percorrere il corpo di Elyza e sapevo che per lei sarebbe stato ancora più difficile far finta di niente di fronte alla sua amica, come avrebbe potuto? Le afferrai la mano invitandola a proseguire al piano di sotto e raggiungere gli altri .
 
. - Ragazze!! Dai muovetevi! - Una gioiosa Raven ci accolse in cucina visibilmente presa dai preparativi della partenza - Stamane niente colazione! Forse qualche frutto che ho colto nel giardino,mangeremo durante il viaggio! Alicia... Sei felice eh? - ci bloccammo, anzi... Mi bloccai, perché Elyza si era già immobilizzata notando l'atteggiamento felice e scherzoso di Raven, decisamente in contrasto con quanto sarebbe dovuto essere. Dovevo fare qualcosa o si sarebbe accorta del nostro malumore. - Certo che sono felice! Vuoi una mano con quello? - chiesi quindi avanzando e aiutandola a tenere aperta la valigia per infilarci dentro alcuni viveri. Non mi voltai a guardare Elyza, se lo avessi fatto mi sarei fregata da sola, non volevo rovinare quegli ultimi momenti di tranquillità.
. - Io vado a chiamare Octavia - la sentii finalmente dire risvegliandosi dal suo coma mentale - Ecco brava! E Già che ci sei chiamami anche Finn! Mi ha lasciata sola a sistemare tutti i borsoni, quell'idiota nullafacente –
 
Chiusi gli occhi e il mio cuore accelerò al pensiero della battaglia interiore che stava avendo Elyza in quel momento, e quasi sentii i suoi pensieri fare breccia nella mia mente. - Hey ma che fai? Dormi? - Raven doveva aver visto i miei occhi persi e,come al suo solito, mi riportó alla realtà con una delle sue battute giocose. " Chissà se un giorno tornerà a sorridere così "mi chiesi.
 
 
Le 9:30 e ormai la macchina era già stracolma di bagagli. Per la prima volta guardai la mia auto con occhi diversi... Alla fin fine la decisione di acquistare una Mercedes 7 posti non era stata un'idea malvagia. Mi avvicinai al portabagagli e aiutai Bellamy a reclinare uno dei due sedili posteriori per agevolarlo con la sistemazione delle ultime valigie. - Dov'è Elyza? - mi chiese sottovoce notando la presenza di Raven dietro di noi - Non lo so - gli risposi asciugandomi il sudore dalla fronte e girandomi in direzione della porta. Lui mi seguì con lo sguardo e insieme raggiungemmo i gradini dell'entrata per afferrare gli ultimi due sacchi e invitare Raven a darci una mano chiedendole di aprirci il portellone scorrevole.
 
Il nostro diversivo per tenerla impegnata non duró molto... Lo sparo fu talmente forte che fece adirittura spaventare degli uccellini che impauriti volarono da un albero lì vicino. Il sangue mi si geló e la mia mano non riuscì più a sostenere il peso che stava sostenendo, lasciandolo cadere rovinosamente a terra. - Cosa è stato? - chiese giustamente Raven.
Io non riuscii a girarmi e fui sollevata nel notare invece Bellamy voltarsi verso di lei nel tentativo di darle risposta - Ragazzi! Allora? - ci chiese con un tono di voce decisamente più alto. Forse fu il nostro silenzio.... Forse furono le nostre facce pallide...ma fatto sta che lei capì.
. - Raven no! Aspetta! - mi voltai velocemente e osservai Bellamy correrle dietro e afferrarla prima che lei potesse entrare in casa.
. - Lasciami! Ho detto lasciami! –
Le sue urla iniziarono a mescolarsi al terrore e il suono che ne uscì fu straziante non solo per le orecchie ma addirittura per il cuore. Mi portai una mano alla bocca nel tentativo di buttare giù delle lacrime che stavano nascendo alla vista di quella scena così tragica.
Dopo pochi istanti Octavia uscì dalla villa e senza battere ciglio iniziò ad aiutare il fratello a tenere ferma Raven che, tra grida e lacrime, si dimenava con tutte le sue forze.
.- Che cazzo avete fatto!? Lasciatemi! –
Il dolore sembrò aver sprigionato in lei forze inaudite e più di una volta vidi Bellamy incassare colpi cercando di mantenere la sua presa salda attorno al corpo.
 
. - Mettetela in macchina -.
 
A quelle parole fredde mi girai e il mio cuore cominciò a tremare come fosse una foglia. I miei occhi iniziarono, come ogni volta, a cercare quelli blu di Elyza ma... non li trovarono.
. - Ho detto di salire in macchina! - ordinò ancora più severa indicando lo sportello dell'auto con la pistola ancora in mano, come se fosse il prolungamento del suo dito.
Rabbrividii al suo gesto poco consono al suo carattere e non riuscii a soffocare quel dolore allo stomaco che prepotentemente cominció a farsi insistente. Le mie mani si inumidirono e l'ansia trattenuta fino a quel momento mi invase tutto il corpo come una droga con il suo effetto. Osservai la scena in silenzio e senza aspettare altri ordini rimasi in attesa che Bellamy e Octavia riuscissero a trascinare Raven in macchina per poi chiedere la portiera dietro di loro. Cercai nervosamente le chiavi nella tasca e, dopo svariati tentative, riuscii ad estrarle dai pantaloni e inserirle nella fessura di avvio. Seguii con lo sguardo Elyza sedersi accanto a me e allacciarsi con molta lentezza la cintura di sicurezza. Era senza ombra di dubbio sotto shock.
.- Parti - mi disse questa volta con un tono un po’ meno perentorio del precedente.
Misi in moto... frizione... prima... via.
 
- Sei una stronza !!! Io ti odio! Giuro che ti uccido Elyza! - .Sapevo che sarebbe stato un viaggio lungo e i lamenti di Raven resero quella partenza un momento terribile. Abbassai tutti i finestrini, lasciando entrare l'aria e sperando che, con essa, potessero volare via anche quelle grida disperate.
 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il viaggio ***


Ciao a tutti :) Mi scuso per alcuni ritardi ma purtroppo, o per fortuna, sto passando un periodo pieno di avvenimenti. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento... in attesa dei vostri commenti, un bacio.

ELYZA

 
Erano passati pochi minuti dalla nostra partenza, ma a me sembrarono già un’eternità. Le urla e i lamenti di Raven cominciarono a scemare, trasformandosi in piccoli singhiozzi rassegnati. Nella mia mente, il turbinio delle sua accuse risuonava come un tifone che scoperchia il tetto di una casa. I pensieri cercavano di spingersi fuori dal mio cervello e io, quasi quasi, avrei accettato di farli uscire liberi di lasciare il mio corpo. Le mie mani, sudate, stringevano ancora l’impugnatura di quella pistola, l’unica colpevole di quell’omicidio premeditato… non ero stata io ad ucciderlo, ha fatto tutto da sola. Cercai più e più volte di ficcarmi nella mente quella immagine fantasiosa, nel tentativo di non macchiarmi personalmente di quell’assassinio, ma ogni sforzo sembrava vano. Rimasi con gli occhi bassi sull’arma, analizzando i dettagli dei suoi componenti. Anche se non sapevo molto in materia, mi resi conto di essere diventata in pochi secondi un’esperta nel campo... Avevo sparato.  Avevo sparato a Finn. Contrariamente a quello che pensavo sarebbe accaduto, i miei occhi rimasero asciutti, nessuna lacrima ebbe il coraggio di nascere sulle mie iridi. “ Ti odio Elyza. Io ti ucciderò “. Come darle torto? Avevo ucciso il suo ragazzo. La persona più buona che io abbia mai conosciuto.
Alzai il volto, lasciando lo sguardo vagare sull’asfalto che sembrava venirci incontro secondo dopo secondo. Il calore di quel giorno estivo creava su di esso un particolare riverbero simile a quello che si vede in un miraggio. Forse era proprio così. Forse tutto quello che stavamo attravversando era frutto della nostra immaginazione, un brutto scherzo della mente che in pochi istanti si sarebbe dissolto nel nulla, come un sogno, un incubo. Anche i contenuti gemiti di Raven sembrarono essersi placati e io non potei fare a meno di sospirare sollevata nel vederla addormentata tra Bellamy e Octavia. Il viaggio non sarebbe stato poi così lungo, circa 200 miglia mi informò Alicia prima di partire. Proprio nel momento in cui pensai a lei, la vidi allungare una mano dalla mia parte per afferrare la pistola che ancora tenevo tra le mani. – Questa la prendo io – mi disse in un sussurro. Seguii il suo gesto in silenzio. Non ci mise più di un secondo per sfilarmela dalle mani e inserirla accuratamente nel portaoggetti davanti al volante che stava reggendo con una mano. Le fui grata per aver liberato la mia vista da quell’oggetto impuro e corrotto. Anche dopo quello che era successo, lei non smise di rispettare il mio silenzio, e io non potei esserle più grata di così. Mi ritrovai a fissare il suo profilo, come la prima volta che ci inconrammo e, come allora, rimasi affascinata dalla sua garbata perfezione. Bastò un attimo, o forse anche meno, per innamorarmi nuovamente di lei, perchì si… io non ero più Elyza, ero un’altra persona, una persona peggiore. Nonostante il disgusto che provavo ora nei miei confronti, pensai che Alicia sarebbe stata, ancora una volta, quella giusta. “ Chissà cosa pensa di me “ mi chiesi staccando lo sguardo dal suo viso puro.
 
 
ALICIA
 
Stavo male. Stavo dannatemente male. Non furono molte le volte che staccai lo sguardo dalla strada ma, in quelle poche, non esitai ad appoggiarlo su Elyza. Il suo volto sembrava non esprimere nulla, come se la sua mente fosse impenetrabile da qualsiasi pensiero e riflessione. “ Ti prego torna da me”. Non avrei sopportato vedere spegnersi quel suo sorriso… quello che più e più volte mi raccontò non avrebbe affiovolito mai. “ C’è sempre una ragione per sorridere “ mi disse il primo giorno. E ora? La pensava allo stesso modo?. Io ero li, avrei fatto qualunque cosa per ricordarle che aveva ragione, si, aveva ragione lei. Anche io mi ritrovai in bilico in quel precipizio ma, nonostante il vento soffiasse forte, trovai il modo di rimanere salda sul terreno, trovai il momento giusto per sorridere di nuovo, con lei.
Il viaggio procedeva secondo i piani, cielo sereno, strada libera e pochi zombie durante il tragitto. La lancetta del carubante iniziò a segnare la riserva, ma non mi preoccupai sapendo di avere quasi un miglio di autonomia, fortunatamente saremmo arrivati prima.  Long Beach era una meravigliosa spiaggia dove da piccola Indra mi portava a passare le vacanze estive. Un luogo forse un pò troppo caotico in quei mesi, ma daltronde non avevamo modo di poterla visitare anche d’inverno.  Mio zio Gustus, ex architetto e rinomato imprenditore, decise di acquistare 3 centri balneari, gestiti personalmente insieme a 3 o 4 suoi amici “ Meglio pochi ma buoni” ripeteva sempre. Sorrisi da sola ripensando a quel matto di mio zio, sono sicura che sarebbe piaciuto ad Elyza.  
 
. - Possiamo fare una sosta? – vidi Octavia dallo specchietto retrovisore alzare il busto per parlare più vicino al mio orecchio – Devo fare pipi – mi confidò come una bambina. Effettivamente nessuno di noi aveva avuto modo di prepararsi adeguatamente al viaggio, a causa di quella frenetica e tragica mattinata. Feci un cenno di consenso con la testa e mi fermai dopo pochi metri, ai margini di una piazzola di sosta. Con l’occasione aprofittai anche io per sgranchirmi le gambe e rimasi stupita nel vedere Elyza seguirmi fuori dalla vettura.
 
. – Hey… - le dissi avvicinandomi a lei e fermandomi davanti al muso dell’auto.
. – Hey… - mi imitò sedendosi sul cofano. Aprii dolcemente le sue gambe per infilare il mio corpo in mezzo ad esse, nella speranza di ricevere un po’ più di intimità con quel gesto. Lei non mi allontanò, anzi… mi avvicinò ancora di più a se, circondando la mia vita con i piedi. Ci guardammo per lunghi istanti in silenzio e, in quel momento, notai quanto i suoi occhi fossero malinconici e improvvisamente grigi.
 
. – Abbracciami – mi ordinò con ancora quella sfumatura rigida nel timbro di voce. Non me lo feci ripetere due volte. Mi sporsi col busto e, buttandole le braccia al collo, me la portai al petto. Sentii il suo naso respirare sulla mia clavicola e a quella sensazione familiare rilassai i miei muscoli tesi e sottosforzo. La mia Elyza era li da qualche parte, ne ero sicura. Vidi Bellamy guardarci dall’interno dell’auto, il suo timido sorriso mi fece arrossire, effettivamente era la prima volta che dimostravamo affetto in pubblico. Il nostro rapporto si era evoluto a una velocità inaudita e, in altre circostanze, avrei pensato fosse una cosa impossibile da portare avanti. Eppure… in quei pochi giorni, per me era stato come ritrovare una parte di me stessa, quel famoso “ pezzo mancante del puzzle” di cui tutti parlano. Mi staccai dolcemente dalla sua stretta e, una volta tornata a fronteggiarla, rimasi ancora in quella posizione per notare qualche miglioramento.
. – Ora baciami – Spalancai gli occhi a quella richiesta, da quando in qua era cosi sfacciata? Non ebbi molto tempo per pensare perchè, non vedendo alcuna mia reazione, fu lei a portare la mano dietro la mia nuca per attirarmi e baciarmi. Appena mi resi conto di essere ormai sulle sue labbra, mi rilassai e ricambiai il bacio. Non fu lungo… ma nemmeno corto… Giusto il tempo di dare occasione ad Octavia di vedere tutta la scena.
. - Era ora – si limitò a dire la ragazza passandomi da dietro le spalle e aprendo il portello dell’auto.
Mi staccai da quelle labbra che ancora chiedevano tempo sulle mie e, molto molto molto imbarazzata, osservai con aria incerta la faccia amiccante di Octavia, che spariva dietro al finestrino. Poi finalmente lo sentii… Si… non era un’allucinazione, quella era davvero una risata. Spostai velocemente il mio sguardo smanioso di appurare che, quello che stavano sentendo le mie orecchie, era verità. Lo vidi. Era bello, bianco, luminoso, perfetto, forse un po’ amaro… ma pur sempre un sorriso. Lei mi guardò con una faccia talmente innamorata che io, molto probabilmente, se non fossi stata appoggiata a lei, mi sarei liquefatta ai suoi piedi.  – Avresti dovuto vedere la tua faccia – mi sussurrò all’orecchio notando la mia aria ancora sconvolta.
 
 
Dopo essermi data un contegno e sbollentato un pò di quella adrenalina in corpo, mi rimisi alla guida della mia Mercedes. Al contrario di prima, l’aria mi sembrò molto più fresca, o forse fu l’effetto di Elyza e del suo bacio.  
. - Quando arriviamo? - mi chiese un nervoso Bellamy, stanco di reggere il peso di Raven da inizio viaggio. - Tra 10 min dovremmo esserci - risposi mentendo come le madri fanno con i figli durante i viaggi lunghi.
Il panorama inizió a cambiare, alcune ville lussuose cominciarono a fare capolino tra la fitta vegetazione che ora, finalmente, riusciva a regalarci momenti di penombra e di frescura. Ero felice di essere lì con loro, ma mi rattristai pensando a quali fossero le circostanze per cui eravamo lì, avrei voluto portarli in vacanza con me, ci saremmo di vertiti alla grande.
.- Non ci hai raccontato niente di tuo fratello ne di tuo zio - mi rimproverò Octavia che sembrava l'unica incline al dialogo. Mi stupii un po’ di me stessa appurando che, quanto detto dalla ragazza, risultasse vero. Molto probabilmente tutti quanti si sarebbe aspettati alcuni dettagli su Nick, ma un po’ per pigrizia e un po’ per riservatezza, non dissi mai nulla di personale riguardo a lui - Hai ragione. Inizio col dire che mio fratello non è una persona facile da gestire. Lui è l'incarnazione del "fancazzismo", non ha mai concluso niente nella vita ma, nonostante ciò, sembra essere nato sotto una buona stella, e gira e rigira la vita gli concede sempre nuove chance. - finii la frase con un filo di voce mentre le mie mani strinsero involontariamente il volante sempre più forte. Volevo bene a mio fratello, un bene infinito ma, purtroppo, non era uno di quei fratelli da prendere come esempio. Io ero la figlia modello, quella studiosa, saggia, matura e con la testa sulle spalle. Lui... Esattamente il contrario. Non ero pronta a raccontare a tutti quali fossero i reali problemi di Nick, perché il solo ricordo mi faceva male, " Lo faro " mi promisi.
. - È più grande di te immagino - - Si, di qualche anno - - Ma si chiama proprio Nick? O è un nomignolo? - - Si chiama Nicholas... Ma vi prego, continuate a chiamarlo Nick - risposi con tono di suppliche. Nessuno mi chiese il motivo di quella scelta e io fui a tutti riconoscente, non avevo alcuna intenzione di iniziare un monologo sulla mia vita.
 
Le case cominciarono a farsi man mano più familiari e io sorrisi felice che tutto fosse andato per il meglio. Finalmente avrei riabbracciato quel cretino di mio fratello, ero in fibrillazione - E tuo zio? - Il mio sorriso si spense, non ero certa che Zio Gustus fosse ancora vivo, nel messaggio registrato non era purtroppo specificata la sua presenza. - Non so se lo vedremo - spiegai cercando di mantenere la calma - Ma è una persona speciale - continuai dando a me stessa un po' di speranza.
 
 
. - Siamo arrivati - Fermai la macchina nel parcheggio del Museum&Aquarium of the Pacific, a ridosso della lunga spiaggia di Long Beach. I gabbiani ci accolsero con il proprio garrito simile a strilli, volando sopra le nostre teste, tutto sembrava perfetto. Restammo per alcuni istanti vicino alla macchina, un po’ incerti sul da farsi. - Non c'è nessuno qui - ci disse Elyza volgendo qua e là lo sguardo. Mi passai una mano tra i capelli nel tentativo di arrotolarli e non lasciarli in balia di quel vento marino che me li scompigliava tutti oscurandomi la vista. - Restiamo per un pò qui, è più probabile che ci veda lui - dissi speranzosa tornando in macchina in cerca di un sorso d'acqua.
 
Raven stava ancora dormendo, ma sicuramente si sarebbe svegliata da lì a poco perché notai il suo corpo compiere già qualche movimento. Afferrai la piccola bottiglietta d'acqua nel portaoggetti, lanciando uno sguardo fugace alla pistola che avevo riposto li poco fa. I miei pensieri volarono subito a Elyza e, con essi, anche i miei occhi. I suoi capelli biondi le incorniciavano il viso in una danza pazza creata dall'aria tra di essi. Era bella Elyza. Mi avvicinai a lei che, immersa nei suoi pensieri, fissava l'orizzonte di quel mare cristallino e invitante. - Vuoi un po’ d'acqua? - Le chiesi porgendole la bottiglietta. Lei mi guardò e mi sorrise. Sapevo che sarebbero stati sempre più rari quei momenti, ma fui ugualmente felice di vedere il suo tentativo di recupero.
 
.- E quindi era questo il piano? –
Ci girammo verso la fonte di quella domanda e vidi Raven fissare negli occhi Elyza, quasi volesse ucciderla seduta stante. Il mio cuore iniziò a palpitare più forte, non ero pronta a vedere un’ altra scenata. Osservai Elyza voltarsi nuovamente dalla mia parte, non riuscendo più a sostenere quel fiume di parole che le stava rivolgendo l'amica con gli occhi.
.- Raven... - attirai la sua attenzione avanzando verso di lei con passi insicuri - Andiamo... - la invitai a seguirmi prendendola sottobraccio. - Si, non voglio rimanere un minuto di più con quella la - mi rispose con un volume di voce alto per farsi sentire da Elyza.
Con Raven a mio fianco, mi spostai qualche metro dalla vettura, raggiungendo Bellamy intento a osservare una cartina stradale per orientarsi e decide quale piano sarebbe stato meglio adottare - Ti sei perso? - gli chiesi strappandogli un sorriso divertito - Spiritosa - mi rispose lui osservando prima me e poi Raven preoccupato. - Ho intenzione di fare un giro qui intorno, ci sono molti posti in cui ero solita passare il tempo con Nick. Molto probabilmente si aspetta che io lo raggiunga in uno di essi - - Io vengo con te - Asserì Raven portandosi le braccia al petto. Io e Bellamy ci guardammo un po’ preoccupati, ma in fin dei conti sarebbe stato meglio tenere Raven e Elyza lontane per qualche tempo.
 
*ELIZA*
 
La spensieratezza riacquistata in quelle poche ore sembró scivolarmi via di dosso come un vestito di raso. I miei pensieri si adombrarono e io mi sentii nuovamente sprofondare nell'angoscia e nel dolore. Quella spiaggia, per quanto bella fosse, mi invase di malinconia e tristezza, forse perché priva della sua solita civiltà. Non era la prima volta che mi trovavo lì, ero solita anche io passare alcuni weekand estivi su quella spiaggia. “Chissà se i nostri sguardi si erano già incontrati " pensai rivolgendo la mia mente agli occhi verdi di Alicia. Sarebbe stato un ottimo argomento di cui discutere durante il viaggio, ma il mio corpo respinse più e più volte quella sensazione di gioia al ricordo delle mie vacanze con gli amici. Non avevo nemmeno più voglia di essere felice, non me lo meritavo.
 
.- Hey... Tutto bene? - il braccio protettivo di Bellamy mi strinse le spalle e io mi lasciai andare a quella stretta fraterna. Distolsi lo sguardo dal mare blu per poi  bloccarlo su una figura esile intenta a creare solchi sulla spiaggia con i piedi - NON TI ALLONTANARE TU! - lo sentii urlare alla sorella presa dal suo gioco infantile - SI MAMMA! - rispose lei rivolgendoci una veloce occhiata.
- Sei stato bravo con lei - gli dissi ripensando a tutto l'impegno che aveva messo nel salvare l'unica persona rimasta della sua famiglia - È cresciuta... Ma io la vedo ancora come una bambina - - Ha quasi la mia età Bell - - Lo so lo so. Prometto che quando tutto sarà finito... Le concederò un paio di sere in discoteca - mi rispose divertito. Bellamy era unico nel suo genere. Lui era la persona che conoscevo da più tempo e, anche se più grande di me di quattro anni, mi trovai sempre bene a uscire con lui e i suoi amici. Tempo addietro ebbi anche una cotta per lui, ma fortunatamente riuscii a stroncare la cosa sul nascere, capendo che quello che c'era tra noi due era una splendida e solida amicizia. - Dov'è Alicia? - gli chiesi voltandomi di scatto e appurando di essere soli - È andata con Raven a cercare Nick - - E tu l'hai lasciata andare da sola?! - Lui mi guardò con aria spaventata, come quando si capisce di aver fatto una cazzata involontariamente - Cazzo Bell! -  Mi portai i ciuffi ribelli dietro l'orecchio che improvvisamente diventarono fastidiosi e insopportabili. Avrei dovuto stare più attenta... Raven sarebbe capace di qualsiasi cosa dopo quello che le ho fatto, dopo quello che ho fatto al SUO ragazzo.
 
*ALICIA*
 
Per quanto mi trovassi all'aria aperta, mi sentii come rinchiusa in una spazio angusto, senza aria. Il silenzio di Raven mi mise un’ansia pazzesca e io non riuscii a trovare nessun argomento per squarciare quel silenzio imbarazzante. Sentendomi seguita dalla sua ombra, accelerai il passo dando l'impressione di essere un ladro in fuga - Rallenta, si scivola qui - mi disse afferrando la mia maglietta da dietro e evitandomi una caduta di faccia. - Grazie - le rivolsi guardandola per un istante in volto. Proseguimmo ancora per qualche metro, sopra a quel pantano di rifiuti misto e acqua di scarico delle cabine del centro balneare. L'odore era davvero nauseabondo, aggiungendo la presenza di alcuni cadaveri in putrefazione qua e là sparsi nella zona.
. - Sono arrabbiata con te lo sai ? - mi fermai di soprassalto. Non avrei voluto parlare di quello in quel momento, ma lei non mi diede nemmeno tanto tempo per smorzare la conversazione - Prima che arrivassi tu, tutto filava liscio. Avrei preferito che prendessi la decisione giusta... Quella di andartene - Sapevo che non le pensava realmente quelle cose, ma mi sentii comunque ferita nel modo in cui pronunciò quelle accuse. - Goditi la biondina fin che puoi... -.
Mi fermai, strinsi i pugni e mi voltai. Non so la velocità con cui si compirono quei gesti, ma la testa cominciò a girarmi parecchio, non riuscendo però a capire se fosse a causa della rabbia in vena o per il mio scatto veloce.
. - Punto primo: Prima che arrivassi io, voi perdevate tempo all'interno di una casa a cercare dei vostri amici dispersi tramite un apparecchio elettronico di ultima categoria. Punto secondo: La decisione che ho preso è stata la migliore che potessi prendere. Punto terzo.... - mi avvicinai a lei rimanendo a pochi centimetri da suo viso - Quella biondina è quella che ti ha salvato il culo fino ad ora –
Detto ciò, mi girai proseguendo il tragitto nervosamente, lasciando parecchio spazio tra me e lei. " Che stronza" pensai dentro di me, cercando di calmare la mia palpitazione. Potevo capire il dolore che la stava divorando ma avrebbe potuto soffermarsi a pensare le ragioni del gesto di Elyza.
.- Cazzo - dissi innervosita notando una busta di plastica avvolta inspiegabilmente tra le mie scarpe. Mi fermai nel tentativo di togliere il mio piede da quella rottura, dando così l'opportunità a Raven di raggiungermi - Mi dispiace - la sentii dire una volta dietro di me. Sfilai lentamente il sacchetto lasciandolo in balia del vento che, in pochi attimi, lo portò via con se. Alzai il busto, portandomi in posizione eretta, pronta a fronteggiarla di nuovo - Mi dispiace, non volevo offenderti - ripeté con aria dispiaciuta - Non me ne frega niente di quello che pensi di me Raven - le dissi forse un po’ troppo arrabbiata davanti a quelle scuse - Ma non voglio che tu pensi che Elyza abbia fatto quello per farti un torto. Sarebbe assurdo pensare una cosa del genere - Questa volta fu lei a stringere i pugni dalla rabbia, ma fortunatamente riuscì a controllare la sua ira - Pensi che vedere il tuo ragazzo trasformato e assetato del tuo sangue, ti avrebbe fatto meno male? - - No... - mi rispose abbassando il suo sguardo e accarezzandosi  un braccio per consolarsi da sola - So quanto fa male Raven. Ho dovuto uccidere anche io. Ho ucciso Indra - Lei mi guardò stupita e io lo fui ancora di più di me stessa dopo aver pronunciato quel segreto che mi ero promessa di riservare solo a Elyza. Purtroppo però il mio esempio mi serviva per farle capire. - Anche se ora l'idea ti può sembrare folle... Lei lo ha fatto anche per te. E mi viene quasi il magone a pensare di avere al mio fianco una persona disposta a farsi odiare, piuttosto che vedermi soffrire -
 
Camminammo in lungo e in largo, all'interno di quella struttura dismessa, polverosa e piena di calcinacci. Osservai le lunghe crepe presenti sul soffitto, cercando di farle sparire con gli occhi e immaginarmi la bellezza in cui versava quel luogo. - Sembra ci abbiamo fatto la guerra qui dentro - commentò Raven anch'essa stupita delle condizioni della stanza.
 
.- Alicia? –
 
Mi sentii chiamare da una voce profonda, assolutamente non paragonabile a quella che mi aveva rivolto parola pochi istanti prima. Mi voltai a guardare Raven, a sua volta girata a guardare una figura controluce all'entrata. Mi portai la mano sugli occhi per abituarmi meglio alla luce abbagliante proveniente dalla porta. - Nick? –
Lo guardai avanzare verso di me, mentre io rimasi per qualche secondo immobile presa dall'emozione. La distanza che ci separava scomparve, lasciando posto a un abbraccio che quasi mi tolse il fiato. Annusai il tessuto della sua maglia impregnata di sudore, ma lì per lì non mi diede nessun fastidio, ero troppo felice di averlo ritrovato - Sei splendida - mi disse allontanandosi un po' e passando il suo sguardo sul mio corpo con fare cavalleresco. Sorrisi imbarazzata e poi gli scoccai un sonoro bacio sulla guancia - Lei è Raven. Raven, lui è Nick - guardai mio fratello voltarsi con aria dispiaciuta per non aver minimamente calcolato la ragazza – Madam… - le disse regalandole un baciamano. " Che idiota" pensai osservando la scena divertita. Raven mi sembrò sollevata da quell'incontro e io fui felice nel vederla un pò più rilassata.
.- Allora? Andiamo!? - mi riportó alla realtà Nick, battendo le mani e sfregandosele con fare teatrale - Ma che andiamo! Dobbiamo raggiungere gli altri prima! - - Altri? - - Si... Ho portato gente - gli dissi oltrepassandolo e precedendolo verso l'uscita - Ma io non ho organizzato nessuna festa - mi rispose lui divertito dal mio fare scherzoso.
 
*ELYZA*
 
.- Secondo voi gli animali del Museo si sono trasformati ? - chiesi curiosa, osservando l'enorme entrata della struttura dietro di noi. Octavia sembrò pensarci, volgendo lo sguardo anch'essa al luogo che ospitava gli animali a cui mi stavo riferendo - Io non sono così sicura di volerlo sapere - - Sei una cagasotto O - la rimproverò il fratello dandole uno sbuffò sulla nuca.  
Il sole del primo pomeriggio iniziò a diventare insopportabile e fu dopo un lieve giramento di testa che decisi di rifugiarmi in macchina in cerca di un po' di sollievo per il mio corpo ormai accaldato. - Dove vai? - - In macchina - risposi annoiata. Prima che io potessi aprire il portellone, vidi Alicia e Raven tornare in compagnia di un ragazzo " Spero sia Nick" pregai nella mia testa.
 
.- Sono tornati - dissi attirando l'attenzione di Bellamy e Octavia ancora intenti a osservare il vuoto.
 
.- ELYYZAA - guardai Alicia sorridermi e alzarmi la mano in lontananza in segno di saluto, e io arrossii per quel gesto così banale. A passi veloci cominciai ad andarle in contro, forse fin troppo felice di rivederla ma, d'altronde, non riuscivo davvero a levarmi quell'espressione idiota dal volto.
 
.- L'hai trovato! - constatai osservando prima lei e poi suo fratello. Non avevano nulla in comune, se non qualche somiglianza nel naso. Sentii i passi svelti di Bellamy e Octavia raggiungermi da dietro e, con un passo, feci spazio anche a loro in quel piccolo cerchio che si era andato a creare - Nick, loro sono Elyza, Bellamy e Octavia - disse indicando uno ad'uno - Piacere ragazzi - rispose lui facendo un saluto generale.
. - Aspetta, aspetta, aspetta....-. Lo guardai portarsi le mani alla testa rivolgendo ancora una volta lo sguardo su ognuno di noi.
. - Raven... Elyza... ODDIO NON CI CREDO - - Che hai Nick? - gli chiese la sorella con fare preoccupando, non capendo la sua reazione. Tentai di incontrare qualche sguardo tra quello dei miei amici, ma purtroppo erano tutti intenti a decifrare l'improvviso sbigottimento del nuovo arrivato
.- Alicia... Tu non hai idea di chi hai portato qui - disse lui voltandosi verso di lei e sorridendo come un idiota - Ma di che stai parlando ?- chiesi quindi smaniosa di sapere. Lui si girò verso di me, lasciando giusto qualche centimetro a separarci. " Ma che stava facendo? Questo era tutto matto ".
.- Per caso avete smarrito 3 uomini, Comandante ? - mi domandò divertito, mentre io cercavo di farmi piccola piccola sentendo il nome che mi aveva affibbiato Alicia
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** A noi ***


 Eccomi qui con un nuovo capitolo. Buona lettura :) 

ELYZA
 
Ci misi un po' a rielaborare la frase appena udita. Era davvero possibile che Nick si riferisse a Lincoln, Jasper e Monty? Aggrottai la fronte con ancora un lieve colorito sulle gote, per il modo in cui si era posto con me. - Si... Cioè... Stiamo cercando dei nostri amici ma non so se/ - - Non c'è bisogno che tu prosegua oltre - mi stoppò lui mettendomi una mano alla bocca. " questo tipo è davvero strano" - Devi essere sicuramente tu l'Elyza di cui ho sentito parlare. Non scherzavano quando dicevano che eri davvero bella - mi disse sornione. Lanciai uno sguardo imbarazzato ad Alicia che, presa dalla gelosia, serrò visibilmente la mascella socchiudendo le palpebre. - Siete arrivati con quella? - chiese superandomi e avviandosi verso la nostra vettura, senza nemmeno darmi il tempo di parlare. - Hey Hey, aspetta, rallenta - gli ordinai arrestando il suo passo e costringendolo a voltarsi nuovamente verso di me - Di che stavi parlando? Conosci i nostri amici? - - Molto meglio! Ci vivo insieme ! -. Guardai Bellamy e Octavia stringersi in un veloce abbraccio, felici nel sentire finalmente qualche bella notizia. - Ma cosa... Come, come è possibile? - spalancai gli occhi, ancora incredula di quanto il destino fosse curioso. Quante possibilità c'erano che una cosa del genere potesse accadere?
Il profumo di Alicia mi inondò il respiro, facendomi capire che si era portata al mio fianco e, con molta probabilità, stava osservando la mia espressione stupita con un sorriso in faccia. - Hai visto? Avevo ragione - mi disse infatti accarezzandomi il braccio. Rimasi ancora qualche momento in trance, prima di incontrare i suoi occhi ridotti a due fessure a causa dell'enorme sorriso che mi stava rivolgendo. - Già - mi limitai a rispondere con un velo di lacrime per la gioia.
 
.- Non vorrei disturbare questo momento di felicità ma... Dobbiamo andare - ci disse indicando qualcosa dietro le nostre spalle.
.- Cazzo ! -
 
Sentendo quell'esclamazione poco fine di Alicia, mi girai a mia volta a guardare il punto indicato dal ragazzo. I miei occhi si spalancarono e, come ogni volta, l'adrenalina cominciò a pervadere ogni centimetro del mio essere. Restai immobile ad osservare quell'orda di zombie venirci incontro, non avevo mai visto un gruppo di non morti così numeroso. Cercai frenetica qualche sguardo intorno a me, ma mi resi conto di essere l'unica ancora impalata nella stessa posizione - Elyza! - mi sentii chiamare a gran voce. Io non sapevo che mi stesse succedendo, ma non riuscivo... Non riuscivo a muovermi. - Elyza! -. niente. I miei piedi sembravano cementati in quei pochi centimetri d'asfalto. Cominciai ad annusare l'aria, di gran lunga molto più maleodorante man mano che si portavano più vicino.
 
.- Elyza! Ma che ti prende? - Sentii una mano afferrare la mia.
 
Tre zombie ormai erano a pochi metri da me, ma non potevo far altro che osservare il putrido sangue uscire dai loro indumenti bucati e logori. Sangue... sangue... sangue... non riuscivo a vedere altro. Quel sangue, così simile a quello di cui le mie mani erano sporche. Sangue... Come quello che sentivo inondare il mio cervello, sarei svenuta di lì a poco, me lo sentivo.
 
E poi fu nero.
 
Possibile che il sangue diventasse nero? Non ne ero sicura, ma quello che vedevo intorno a me era solo nero. Ma... Non era un brutto colore . L'unica cosa che potevo sentire era un calore, un calore strano. Non uno di quelli con cui ti puoi scottare,no... Era un calore confortante, intimo. Uno di quelli dove vorresti rimanere per sempre. Stavo bene, mi sentivo al sicuro, anche se non potevo vedere niente. Strano come il nulla potesse farmi sentire così al mio agio. Forse tutto quello era solo un sogno e ora mi stavo svegliando. Si... Doveva essere sicuramente così. Ma i sogni potevano essere neri? Non ne ero sicura, ma quello che vedevo intorno a me era solo un sogno, nero.
 
ALICIA
 
. - Elyza! Ma che ti prende? - le urlai afferrandole la mano nel tentativo di trascinarla via con me. Osservai terrorizzata l'orda sempre più vicina, dovevo fare qualcosa, alla svelta. Guardai dietro di me in cerca di aiuto, ma mi si raggelò il sangue nel notare tutti seduti dentro l'auto, troppo codardi per intervenire  - Elyza! - cercai di chiamarla di nuovo, nel tentativo di scuoterla dal suo coma. Le misi una mano sulla guancia, facendo ruotare il suo volto verso di me, per osservarne le fattezze. Gli occhi grigi, le labbra gonfie e livide. Abbassai lo sguardo, portandomi la sua mano più fucina per osservare le unghie violacee... " Shock " diagnosticai sommando tutti gli indizi. Non so dove trovai la forza, ma ci riuscii, l'adrenalina fece miracoli. La presi in braccio a peso morto e, il più velocemente possibile, la portai verso il portellone dell'auto, dove Octavia e Raven se la tirarono per le gambe nei sedili posteriori per poi lasciare me per ultima, con sopra il suo busto.
 
Sentii il rumore dello sportello chiudersi, ma non mi preoccupai di chi fosse stato a farlo. Ero dentro. Al sicuro.
.- PARTI PARTI PARTI - incentivò Bellamy a una persona alla guida che mi resi conto, solo in quel momento, essere mio fratello.
I finestrini ancora abbassati fecero entrare aria che io respirai a pieni polmoni. - Alicia... - mi sentii chiamare. Abbassai lo sguardo sperando che Elyza si fosse ripresa, ma la guardai ancora senza sensi tra le mie braccia. - Alicia... - sentii nuovamente il mio nome. Mi voltai a guardare di fianco a me e vidi le espressioni preoccupate di Octavia e Raven - Stai bene ? - mi chiese la prima, reggendo saldamente le gambe di Elyza. “ No. Non andava bene un cazzo “ - Aspetta... Tieni... - mi disse cercando qualcosa in una tasca e porgendomi, successivamente, un fazzoletto. Guardai interdetta il pezzo di stoffa, non capendo a cosa mi servisse. La vidi fissarmi con insistenza e, istintivamente, portai la mia mano sul viso sentendo del liquido sporcarmi le dita. Afferrai il fazzoletto e prontamente lo portai sul naso per bloccarne il sangue. Fu solo allora che notai la mia mano tremare... La paura scorreva ancora nelle mie vene.
.- Dove stiamo andando ? - sentii chiedere, da non so chi -  A casa - rispose semplicemente Nick, decelerando dato che ormai eravamo fuori pericolo.
 
Rimasi in silenzio per tutto il tragitto. Mentre con una mano sorreggevo il fazzoletto, con l'altra cingevo le spalle di Elyza, cullandola al mio petto. Notando l'arresto del flusso, appallottolai il pezzo di carta e lo gettai fuori dal finestrino, cosa che non avrei mai fatto pochi mesi fa. Ormai era tutto cambiato, sia in questa assurda Terra, sia in me stessa. Osservai a lungo il viso rilassato di Elyza che sembrava semplicemente immersa in uno dei sui tanti sogni. Con la mano libera, ora, iniziai ad accarezzarle i capelli portandole qualche ciocca dietro l'orecchio per poterla osservare meglio " stai tranquilla " le dissi in un sussurro riservato solo a lei. Le mie parole sembrarono rilassare anche me e, per qualche assurdo motivo, i miei occhi decisero di riempirsi di lacrime che non riuscii più a mandare giù. "Come potevano lasciarla lì?" pensai, passando velocemente in rassegna i volti dei miei compagni di viaggio. Mi avevano delusa tutti, Bellamy più di chiunque altro. Avrei potuto davvero perderla. Asciugai il mio pianto col dorso della mano ancora tremante.
.- Al...y - inclinai il mio volto sentendo il mio nome pronunciato così dolcemente. Le palpebre di Elyza cominciarono ad aprirsi, prima fermandosi a mezz'asta e poi spalancandosi rivelando quel meraviglioso color del mare. Il suo sguardo non tardò a cercare il mio e io sorrisi lasciando scendere le ultime lacrime di quello sfogo - Alicia... - - Shhh siamo salvi - le dissi sorridendo e stringendola ancora di più a me.
Appoggiai il mento sulla sua testa e guardai fuori dal finestrino gli stabili balneari passarmi davanti silenziosi.
. - Il porto? - chiese Bellamy, intuendo il percorso che stava facendo Nick - Esattamente. - Rispose lui continuando la sua guida silenziosa.
 
La macchina si fermò pochi istanti dopo e io ne fui sollevata, dato che avevo ormai perso la sensibilità in un braccio a causa della mia scomoda posizione. I due ragazzi scesero per prima e subito vennero ad aprirci le portiere per facilitarci la discesa. - Passami Elyza, così puoi scendere - mi disse Bellamy allungando le sue braccia verso di me - No! -.
Lui mi guardò stranito e intimorito allo stesso tempo. Portai una dopo l'altra le gambe fuori dalla vettura, invitando Elyza ad aggrapparsi al mio collo per rendermi la presa più facile. Lei sembrò capire perché, in pochi secondi, sentii le sue dita stringere la stoffa della mia maglia - Tu non la tocchi! - sbottai al ragazzo ancora impalato davanti a me.
.- Che state facendo? - chiese Nick vedendoci ancora fermi nella stessa posizione. - Niente- risposi io avanzando di qualche passo con Elyza ormai in braccio.
 
 
La lunga passerella del molo versava in ottime condizioni e non feci fatica a camminare con quel pesante peso addosso. - Alicia... Sei sicura di farcela ? - - Si Nick, sono sicura - - Ok... –
 
Una ventina di pescherecci erano attraccati nella parte sinistra della pedana, si potevano riconoscere sia dalle numerose reti ancora attorcigliate ai motori, sia dall'odore pungente di pesce. - Qual è la vostra? - gli chiesi facendo ormai fatica a reggere il corpo di Elyza. - Quella lì - mi indicò allungando il passo e invitandomi a salire su una bagnarola da quattro soldi. Osservai l'imbarcazione disgustata, sia per il sudiciume della corda di attracco, sia per le dimensioni, di gran lunga più misere di quelle che ci circondavano. Allungai, anche se mal volentieri, Elyza tra le braccia di mio fratello che, lentamente, l'adagiò dietro di se facendo attenzione a non farle male. - Perché ti sei scelto un gommone? - gli chiesi prendendo posto a mia volta sul l'imbarcazione - Perché non ti fidi di me? - mi rispose in tono sarcastico attendendo gli altri rimasti un po’ distando da noi.
Bellamy si accomodò di fronte a me ma, anche se sentivo i suoi occhi su di me, continuai a guardare le numerose barche intorno a noi, soffermandomi, di tanto in tanto, a leggere i nomi che i proprietari scelsero per loro. " Tutti nomi di donne " osservai avendo modo di leggerne una decina.
 
Il rumore del motore mi risvegliò dai pensieri. Octavia cominciò a mangiarsi le unghie dal nervoso e Raven più volte la richiamò per farla smettere - Non mi piace il mare Reyes! - cercò di giustificarsi continuando a portarsi la mano alla bocca.
Fortunatamente il mare era calmo e alcune nuvole ricoprivano il sole donandoci un pò di sollievo da quella luce cocente. Lo sciabordare delle onde cullò i miei pensieri e, chiudendo i miei occhi stanchi, immaginai di tornare indietro nel tempo, quando ancora quello poteva essere un bellissimo giro in barca. Aprii le palpebre ma, a causa del vento, feci fatica a focalizzare immediatamente una sagoma all'orizzonte. Mi trattenni i capelli lontano dal viso, socchiudendo i miei occhi per poter focalizzare meglio - Dimmi che non scherzi ! - urlai presa dall'euforia. Mi girai a guardare l'espressione divertita e soddisfatta di mio fratello - Lo sai che mi tratto bene -.
Raven e Octavia lasciarono le loro posizioni per avvicinarsi a me e guardare nella mia stessa direzione - Ma è enorme! Guarda O! - la sentii dire puntando il dito verso l'imbarcazione.
 
 
 
Quello che pensavo fosse un enorme motoscafo, si rivelò essere un meraviglioso yacht a più livelli. I miei occhi si spalancarono dallo stupore nel vedere mio Zio Gustus salutarci dal ponte principale. Al nostro arrivo la passerella rientrante si allungò verso di noi, rendendo più facile il nostro imbarco.
.- Zio! - Senza pensarci troppo, spiccai un balzo atterrando sulla pedana e, non curante delle persone intorno a me, mi gettai al suo collo - Ma quanto sei cresciuta! - mi disse lui stringendomi nell’abbraccio e accarezzandomi i capelli. Mi staccai leggermente dal suo corpo possente per osservarlo... non era cambiato di una virgola. I capelli a spazzola continuavano a dargli quell'aria militaresca che tanto mi affascinava, mentre il suo corpo sembrava sempre più ricoperto di strani tatuaggi di cui ero estremamente curiosa. La vista dei numerosi disegni sulla sua pelle mi riportarono alla mente la Rosa dei Venti di Elyza e, a quel pensiero, mi voltai per cercarla con lo sguardo. La vidi alzarsi con difficoltà dal gommone, in prenda ancora ai postumi del suo malessere. - Mi potresti aiutare? Non sta bene - gli chiesi cercando di mantenere la calma. Lui mi sorrise e percorse la pedana per raggiungerla e sorreggerla da sotto le spalle - Forza bambina, con calma... un passo alla volta - lo sentii dire con tono rassicurante.
 
 
ELYZA
 
A ogni minimo movimento che compissi, il mio corpo esplodeva di dolore. Con gli occhi ancora chiusi tentai di capire in che posto mi stessi trovando. Portai la mano accanto a me, scoprendo di essere sopra qualcosa di morbido. Aprii un occhio non facendo però molta fatica ad abituarmi alla luce dato che, a illuminare la stanza, era solo una piccola finestrella posta in alto. Mi stropicciai gli occhi, come se mi stessi risvegliando da un lungo letargo, mentre con un colpo di bacino mi alzai a sedere. La testa mi girò leggermente e fui costretta a chiudere le palpebre per non guardare la stanza girare. Improvvisamente sentii il mio corpo ondeggiare e un senso di nausea prese il sopravvento. Lo scricchiolio del legno mi riportò alla realtà, facendomi ricordare la barca in cui ero salita ore prima. Alcune scene mi passarono annebbiate nella mente, ma non fui del tutto sicura che si trattassero di cose realmente accadute o semplicemente di sogni in cui mi ero imbattuta. Sentii una porta scorrevole aprirsi di fianco a me ma, ancora frastornata, ci misi un po’ a girarmi e sorridere alla persona che mi si presentò davanti - Sei sveglia! - mi disse sorridendomi e avvicinandosi. - Alicia... - risposi come se quella fosse l'unica parola che potessi pronunciare. Mi spostai leggermente verso destra, lasciandole sufficiente spazio per potersi sedere. - Come ti senti? - mi chiese portando una mano sulla mia fronte - Mi gira tutto... E ho la nausea - - Mi hai fatta preoccupare - mi rimproverò accarezzandomi ora il volto. Chiusi gli occhi, appoggiando ancora di più la mia guancia al suo palmo per sentirne il calore e goderne l'effetto rassicurante. - Cosa è successo? Dove siamo? - - Non è successo nulla di grave, tranquilla, hai solo perso i sensi - la sentii mentire dolcemente, sapevo che era successo qualcosa - Siamo al sicuro sullo yacht di mio zio - - Allora è vivo! - asserii curiosa di conoscerlo.
 
 
 
.- QUINDI LA PRINCILESSA SI È SVEGLIATA! - mi voltai questa volta di scatto, riconoscendo quella voce che pensavo di non ascoltare più. - Jasper! oh mio Dio! - lo vidi entrare velocemente per fiondarsi addosso a me con tutto il suo corpo, per nulla preoccupato di farmi male. - Elyza! - sentii chiamare un'altra voce associabile a quella di Monty. Purtroppo non riuscii a vederlo in faccia ma, sentendo un altro peso aggravare sul mio corpo, capii che anche lui doveva essersi buttato in mezzo all'abbraccio - Vi prego ragazzi! Non respiro - cercai di gridare tra le risa. In quel momento avrei voluto davvero vedere la faccia di Alicia, chissà cosa stava pensando di quei due idioti. - State attendi dai... - la sentii dire preoccupata. I due ragazzi le diedero retta e, uno alla volta, mi liberarono del loro peso lasciandomi finalmente la possibilità di respirare a pieni polmoni - Voi siete matti - esordii portando una mano davanti alla bocca tossendo per l'imminente scadore alla gola. Mi misi nuovamente a sedere, incrociando le gambe come quando, durante i pigiama party, si era soliti assumere quella posizione in attesa che le amiche ti informassero delle news riguardo la loro vita amorosa. Questa volta, di romantico, non ci sarebbe stato niente, ma ero comunque intenzionata a sapere che fine avessero fatto per tutti quei giorni.
 
.- No no no! Non ci provare nemmeno! - mi anticipò Jasper senza che io potessi formulare una domanda - Prima andiamo a mangiare che muoio di fame! - Gli sorrisi divertita, era bello vedere come nulla fosse cambiato.
 
 
Monty e Jasper uscirono la mia cabina, lasciandomi l'opportunità di rinfrescarmi prima di raggiungere tutti della zona living - Ho pensato che potessero piacerti - mi disse Alicia rimasta lì con me. Mi voltai nella sua direzione, notando alcuni vestiti appesi alla maniglia dell'armadio - Forse ti stanno un po' grandi, ma meglio di niente - continuò sfilando una maglia da una gruccia per porgermela. Afferrai l'indumento per portarmelo addosso e osservare la taglia. Anche se risultò decisamente larga, ne apprezzai la morbidezza e la fantasia. La parte davanti raffigurava una spiaggia con delle alte palme che arrivavano all'altezza del seno e, nella parte dietro, una scritta orizzontale, "Miami" . - È perfetta ! - le dissi avanzando verso di lei e stampandole un bacio fugace sulla labbra. Il mio gesto, anche se senza secondi fini, sembrò lasciarla col fiato sospeso, ma fui felice nel vederla arrossire come la prima volta. Naturalmente cominciai a pensare a NOI. Alla piega che avrebbe preso la nostra relazione e il modo in cui l'avremmo portata avanti. Io non mi vergognavo di dirlo ai miei amici, tanto è vero che preferii mostrarlo con i fatti, il giorno prima sulla macchina con quel bacio. Non sapevo quello che ne pensava Alicia, ma di certo non l'avrei forzarla... Avrebbe deciso lei quando dirlo a suo zio e a suo fratello. Pensai anche a quella sera... Quella in cui stavamo per consumare la nostra prima volta. Il pensiero di non averla ancora fatta mia mi torturava, ma con tutta quella gente intorno, non era facile per me trovare il momento giusto.
 
Abbassai gli occhi verso il piccolo getto d'acqua del lavandino, mi sciacquai velocemente il viso e presi l'asciugamano per tamponarmelo. Uscii velocemente da piccolo bagno, rendendomi conto di aver passato un buon quarto d'ora immersa nei pensieri.
 
.- Allora? Come mi sta? - le chiesi notandola ancora nella stanza in mia attesa - Ti starebbe bene qualunque cosa - mi rispose facendomi arrossire.
 
.- Elyza... Vieni un secondo qui - mi pregò picchiettando il materasso con una mano. Mi misi a sedere al suo fianco, un po’ in ansia a causa del suo atteggiamento serio. - Devo dirti una cosa e... È al quanto imbarazzante per me -. Il mio cuore iniziò ad accelerare, costringendomi a prendere un profondo respiro
.- Tu mi piaci davvero tanto, dico sul serio, farei qualunque cosa per vederti felice. Io però... Sono sempre stata un disastro nelle relazioni ed è per questo che non sono molto abituata a mostrare i miei sentimenti in pubblico. Io voglio che questa cosa funzioni, lo voglio davvero. - - Mi stai dicendo che non sai come dirlo a tuo zio e a Nick? –
La vidi spalancare gli occhi e portarsi una ciocca dietro l'orecchio, come ogni volta quando era nervosa - Si... Cioè... - - Tranquilla... In realtà, ci stavo pensando poco fa - - Davvero? - - Si... Anche io voglio che questa cosa funzioni Alicia. Ma non voglio di certo farti soffrire a causa mia. Prenditi il tuo tempo. Io conosco i miei amici, non si permetterebbero mai di parlarne - - Mi sento davvero un’idiota - mi confessò sorridendo e iniziando a giocherellare con le mie mani - Il punto è che non ho mai avuto una ragazza e quindi non penso che loro se lo aspettino –
Sorrisi all'idea di essere la sua prima ragazza. In realtà non ne ero sicura... il mondo in cui mi toccava... Mi aveva fatto pensare il contrario - Credo però che mi debba sbrigare a dirlo - - Perché? - - Perché non so per quanto ancora riuscirò a starti lontana –
 
ALICIA
 
Continuai per lunghi istanti a osservare le nostre dita intrecciate, pregando che Elyza non notasse troppo quanto la mia fosse sudata. Avevo una paura tremenda. Paura di perderla, paura di sbagliare tutto, paura che le uniche persone rimaste della mia famiglia non mi appoggiassero. Era vero... Non ero mai stata brava a portare avanti una relazione. Sapevo di avere un carattere del cazzo e, ogni volta, finivo con l'incolpami di tutte le esperienze finite male. Avevo timore potesse capitare con lei, avevo timore di non essere alla sua altezza.
.- Forza, andiamo di là - mi invitò alzandosi in piedi e trascinandomi su dal letto. - Aspetta -
Prima di darle possibilità di compiere qualsiasi altro movimento, l'attirai a me per posare le mie labbra sulle sue. Non fu un bacio come gli altri... Volevo davvero farle capire che quello che le stavo facendo era una promessa, la promessa di impegnarmi qualunque cosa dovesse accadere. Nessuna delle due approfondì il bacio e ci sorridemmo prima di separarci e uscire, una dopo l'altra, dalla stanza.
Per accedere alla zona pranzo percorremmo un lungo corridoio interamente ricoperto di legno. Sopra, sotto, persino i muri presentavano lo stesso materiale lucido. – Che classe – disse Elyza poggiando, per la prima volta, lo sguardo sull’arredo dello Yacht.
L’angolo cottura si trovava adicente alla zona living, dove due divanni a “L”  racchiudevano, davanti a se, un piccolo tavolino con delle riviste sopra. Il chiacchiericcio cominciò ad arrivarmi alle orecchie forte e chiaro, e sorrisi sentendo la voce di mio zio sormontare tutte le altre.
 
.- BRINDIAMO –
.- Cosa ci stiamo perdendo? – chiesi annunciando il nostro arrivo. Mio zio rimase con il bicchiere sospeso in aria, bloccando quello che sembrava essere l’inizio di un monologo. – Forza forza, unitevi a noi, prendete dei bicchieri – ci incentivò indicandoci due calici sul tavolo. Guardai Elyza nauseata solo all’idea di buttare giù dell’alcool nello stomaco ma, per non deludere le aspettative, ne prese uno e rimase in attesa che io facessi la stessa cosa.
.- Brindiamo a questo giorno e a questo gruppo di scellerati che mi hanno riportato mia nipote – disse rivolgendo lo sguardo al gruppetto di ragazzi intorno a lui. Mio zio era completamente matto e io mi sentii in imbarazzo sentendo pronunciare il mio nome in quel ringraziamento.  Tutti alzammo i propri bicchiedi e bevemmo quel buonissmo champagne “ chissà dove lo ha trovato” mi chiesi gustandone l’ottimo gusto.
Appoggiai il bicchiere sul tavolo e, successivamente, seguii con lo sguardo Elyza andare ad abbracciare Lincoln, l’unico che non aveva ancora avuto modo di salutare.
 
 
 
Il sole non tardò a tramontare e dovetti amettere che, il crepuscolo visto dal mare, era qualcosa di meraviglioso. Il sole colorava l’acqua di rosso e  di giallo, tuttavia il blu dell’Oceano sembrava avere la meglio in quel dipinto.  Avanzai  verso il ponte principale, decisa a osservare la palla di fuoco fin quando non fosse sparita giù nell’abisso.
. – Bello, non è vero? -  Mi girai a osservare il viso sereno di mio zio – Molto di più – risposi mettendomi a sedere sul divanetti bianchi del ponte distendendomi con le gambe. Lui non mi seguì in quel gesto, ma rimase accanto a me ad ammirare quel splendido panorama.
. – Come stai Alicia? - - Bene, date le circostanze - - Mi sembri cambiata - - Lo sono – affermai decisa.
Mi erano successe talmente tante cose per le quali sarebbe stato inutile dire che, in me, non fosse cambiato niente.  – Indra? -.
Sapevo che quella domanda mi sarebbe giunta presto alle orecchie ma, nonostante mi fossi preparata il discorso mentalmente, le parole mi rimasero in gola aggrovigliandosi tra loro. Tornai a guardare l’orizzonte mutato in pocchissimi istanti. Non riuscivo ad ammettere ad alta voce quello che avevo fatto, non a lui. Lo sentii prendere un sonoro respiro e io gioii di quanto il silenzio valesse più di mille parole – Hai fatto quello che dovevi, come sempre - - Un giorno, anche io, mi ribellerò ai miei doveri -  - Mi stupisco come ancora tu non l’abbia fatto -. Sentii la sua mano acarezzarmi le spalle e mi lasciai confortare – Ti fidi di loro? - .
A quella domanda rimasi in silenzio alcuni istanti. Mi fidavo davvero di loro? Se me lo avesse chiesto il giorno prima, gli avrei risposto subito di si. Mi avevano accettata nel loro gruppo, mi avevano sfamata, mi avevano donato un tetto sotto cui stare e, anche se per pochi giorni, mi avevano rigalato una famiglia. E Ora? Dopo che li ho visti esitanti nel salvare Elyza… Cosa potevo pensare di loro?
Guardai  accanto a noi Raven, Elyza e Bellamy intenti a chiacchierare tra di loro, ma le loro parole non mi giunsero alle orecchie.
. – Mi fido di alcuni di loro – risposi stringendomi nelle spalle a causa di quella brezza fredda.
 
. – Dove hai trovato questa barca? - - Era di un certo Thomas Wells, un migliardario giunto due settimane fa nelle nostre acque, per godersi una meritata vacanza.  Quando l’intero villaggio sembrava essersi trasformato in un film horror, ho pensato che l’Abigail fosse l’idea migliore - - Abigail? -  - Si… si chiama così -.
 
La stanchezza prese il sopravvento e mi ritrovai a sbadigliare due o tre volte consequtivamente – Sei stata tutto il giorno a prenderti cura della tua amica. Perché non ti vai a stedere? Domani è un nuovo giorno. - - Magari tra un po’ -.  Gli risposi alzandomi e scoccandogli un bacio nelle sue guance infossate .
 
 
ELYZA
 
Per quanto mi ero ripromessa di non farlo, i miei occhi continuavano ad appoggiarsi su Alicia intenta a parlare con suo zio. La sua espressione triste e sconsolata mi mise una strana sensazione addosso, come se il suo malessere fosse, in qualche modo, legato a me. Le voci di Raven e Bellamy giungevano a malapena alle mie orecchie, nonostante tentassi di rimanere concentrata nella conversazione – Vado a chiamare gli altri – lo sentii dire attirando finalmente la mia attenzione.  Lo seguii con lo sguardo rientrare dentro, fin quando non scomparve dietro la porta.
 
.- Devo parlarti –
Un brivido mi attraversò il corpo, ma non riuscii a capire se fosse dato dalle sue parole o a causa del vento gelido che mi invase il viso. Era la prima volta che mi ritrovavo sola con lei dopo quello che era successo e temevo che avrebbe ricominciato con le sue accuse, capaci di distruggermi l’anima. Mi girai verso di lei, pronta a incassare qualunque colpo mi avesse inferto.
.– Mi dispiace per come ti ho trattata – mi disse invece contro mia ogni aspettativa.
. – Raven… - - Lo so Ely… Lo so che ti dispiace. Ero arrabbiata, volevo davvero ucciderti alla prima occasione. Ma poi… - la vidi abbassare il suo sguardo e strofinarsi nervosamente il palmo delle mani nel tentativo di mantenere un contegno. – Ma poi ho parlato con Alicia e… mi ha fatto capire che sono stata un’idiota. L’hai fatto per me. Io non avrei davvero sopportato di vedere Finn trasformato, ma per me era talmente assurda come cosa che trovavo più facile addossarti la colpa di tutto. – Le lacrime iniziarono a inondare i nostri visi, incapaci entrambe di metterne freno. Ero felice di sentirmi perdonata, sentirmi graziata da un nuovo rimpianto.
Ci lasciammo andare a un pianto liberatorio e non passarono neanche pochi attimi prima di sentirmi avvolta in un abbraccio. La mia mano si intrufolò tremante tra i suoi capelli lisci e setosi. Annusai il suo profumo che avevo ormai imparato a riconoscere in anni di amicizia. Per quanto la maggior parte delle volte mi ritrovassi in disaccordo con lei, rimaneva l'amica migliore che potessi avere. Ancora stretta dal suo corpo, mi ritrovai a incrociare gli occhi verdi di Alicia che, sorridente nel notare la scena, avanzava nella nostra direzione. Mi allontanai da Raven, sorridendole e ringraziandola di quel faticoso perdono che ero riuscita ad ottenere.
 
.- CHI VUOLE UNA BIRRA ? - sentii urlare alle mie spalle. Mi voltai ad osservare Jasper con due cartoni di Guinness in mano ormai a pochi metri da noi.
. - Signore... - ci disse allungandoci una bottiglia a testa.
. - E lei signorina? Ha la faccia di una astemia, ma spero di sbagliarmi - disse porgendone una anche ad Alicia. - Direi che posso fare un'eccezione - rispose lei ammiccando divertita.
 
I nostri occhi si incontrarono nuovamente e io potei giurare di vederci dentro un nuovo colore. Non riuscii a capire se fosse dato dalla tenue chiarore della Luna o dal mio sorriso che si specchiava in essi. Mi misi al suo fianco, cercando di instaurare quella solita intimità composta dai nostri corpi. - A cosa brindiamo? - le chiesi in un sussurro - A noi, Elyza. Voglio brindare a noi -
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Whisky, droga e noi ***


Buona lettura ;)


ELYZA

Uno strano tepore cullò il mio risveglio. I capelli sul mio viso, il respiro sulla mia spalla nuda, era lei... L'avrei riconosciuta anche solo dal profumo della sua pelle. Il fatto che io stessi abbracciando lei, e non il contrario, mi stupì parecchio. Ero sempre stata io quella che si aggrappava al suo corpo in cerca di un appiglio nei miei sogni, e invece... Ora, vederla accucciata sotto il mio braccio, mi diede l'impressione che fosse molto più piccola della sua età. La testa iniziò a tormentarmi, costringendomi a massaggiare le tempie con l'unica mano libera. La sera prima non ci accontentammo di qualche birra ma, una dopo l'altra, finimmo tutti i cartoni che Jasper ci portò dinnanzi. Solo in quel momento mi resi conto di non ricordare nemmeno come fossi arrivata a letto, avevo preso proprio una gran sbronza. Sorrisi sentendo qualche movimento di fianco a me e le preoccupazioni svanirono, lasciando posto a pensieri non proprio "puri" verso quella meravigliosa ragazza. In fin dei conti quella serata ce l'avevano meritata tutta e, notando quanto lei fosse radiosa anche nel post-sbornia, mi ripromisi di farla ubriacare più spesso.
.- nuo... Dai...ti prego... - sentii mugugnare. Mi girai a guardare il suo volto, tirato dall'enorme sorriso che aveva sulle labbra. Non era la prima volta che la sentivo parlare nel sonno, ma quella fu l'unica in cui la vidi ridere con gusto. " Chissà cosa sta sognando " mi chiesi continuando ad osservarla intensamente. Molto delicatamente sfilai il mio braccio da sotto le sue spalle e, portandomi su un fianco, mi poggiai con la testa sul palmo per bearmi ancor meglio di quella esilarante scena. Era sempre difficile rubarle una sana risata, e io fui quasi gelosa di quel sogno che ebbe quel potere su di lei. Mentre una mano era intenta a sorreggere la mia testa, l'altra iniziò quasi istintivamente ad accarezzarle la pelle del braccio accaldata. La sentii rabbrividire al mio tocco, ma la sua mente continuò imperterrita a rimanere immersa nel suo immaginario. Era così strano desiderare che i suoi occhi si aprissero al più presto? Era così strano voler che il suo primo sorriso fosse solo e soltanto dedicato a me e a nessun altro?
Il mio sguardo diede inizio alla perlustrazione millimetrica dei suoi lineamenti, soffermandosi un po' troppo su quelle labbra in cui non vedevo l'ora di posare le mie.
Una nuova risata riempì il silenzio della stanza, ma questa volta anche la mia si unì alla sua. La vidi svegliarsi di soprassalto, senza però spegnere quel sorriso idiota dal sul viso. Gli angoli della sua bocca iniziarono man mano ad abbassarsi notando il mio sguardo divertito nel suo - Ma che... Cosa.. - tentò di chiedere, provando a mettere in moto il suo cervello ancora addormentato - Stavi ridendo nel sonno - le spiegai regalandole un dolce sorriso. Le sue guance divennero rosee e io non riuscii a non metterle la mano sul volto notando il suo imbarazzo. - Stai tranquilla... Ormai sono abituata ai tuoi monologhi notturni -. Lei sbuffò soffocando il respiro sul cuscino prima di portarselo sopra la testa e nascondersi timidamente sotto di esso. - Ahahah dai idiota, esci di lì - la invitai tentando di togliere il guanciale che teneva stretto con forza - No! Mi imbarazza questa cosa - - Sapere che parli nel sonno? - chiesi attirando la sua attenzione e convincendola a tornare verso di me - Non so se mi imbarazza di più sapere che parlo nel sonno o sapere che mi fissi mentre lo faccio - - Guarda che è una cosa normale - - Come sbavare sul cuscino ? –
Questa volta fui io ad arrossire portandomi una mano sugli occhi - Ancora con questa storia!? - chiesi non riuscendo a imitare bene una voce scocciata. Scoppiammo entrambe a ridere al pensiero di quella scena e di come avevo faticosamente tentato di far passare tutto come una cosa usuale. - Buongiorno comunque - mi disse sporgendosi dalla mia parte in attesa che io facessi la stessa cosa. Mi avvicinai al suo volto, ormai inarrestabile dalla mia voglia di baciarla. Le sue morbide labbra accesero il mio animo ozioso e, in men che non si dica, mi ritrovai a cavalcioni su di lei.
.- Cosa vuole fare signorina Lex...Aaaaa!!! –
Non la lasciai finire la domanda... Iniziai a riempirla di pizzicotti che la costrinsero a dimenarsi tra risa misto dolore.
. - Lex..aaaa?!? - la presi in giro imitando la sua voce. - No dai! Ti scongiuro lasciami! - - Ah si? E dimmi... Cosa stavi sognando di così divertente prima? - - questo... Giuro questo... Dai smettila! - mi pregò ancora.
Ascoltai la sua supplica e piano tornai a sedermi sulle sue gambe lasciandole il tempo di riprendersi. Dopo aver preso lunghi respiri si mise sui gomiti puntando i suoi occhi nei miei - Stavo sognando questa scena, giuro - mi rispose stupita e divertita allo stesso tempo. Sorrisi nel sapere che, in parte, ero io il soggetto della mia precedente gelosia. " Quindi sono nei suoi sogni" pensai soddisfatta.
Mi ributtai pesantemente nella mia parte di letto, ancora felice di averle strappato il primo sorriso della giornata. Guardammo il soffitto, rimanendo in silenzio per lunghi istanti. Ritornai a ridere ripensando alla sua vocina stridula di pochi istanti fa.
. - Lex...aaaa - la imitai nuovamente beccandomi una cuscinata in piena faccia
.- Smettila ! - mi ordinò ribaltando le posizioni e trovandomela sopra. - Lexa Lexa Lexa Lexa Lexa - continuai a scimmiottarla, evitando di farmi catturare le mani nelle sue. - Eddaiiii non mi dispiace come nomignolo - - Ah si? E tu chi saresti, sentiamo ? - chiese fingendosi offesa e portandosi le braccia al petto - Beh... Se tu sei " Lex" più "A" io... Sono "Clark" più "E" - - Clarke? - - Almeno l'iniziale del mio nome lasciamela!!! E comunque... Tu un nome me lo hai già affibbiato! E in più mi imbarazza ogni volta che lo sento! - confessai ricominciando a giocare.
 
 
 
 
Il profumino in corridoio prometteva delizie e la mia pancia non tardò ad emettere strani brontolii. Con ancora la felicità sul viso, ci recammo entrambe in cucina, desiderose di mettere qualcosa sotto i denti - Ummmm che odorino! - esclamai poggiando lo sguardo sullo zio di Alicia intento a cucinare con addosso uno strano grembiulino, molto femminile, che mi fece fuggire una veloce risata. - Sexy zio! - la sentii dire superandomi e avvicinandosi alla pietanza ormai pronta - siete fortunate. Sarete le prime a mangiare stamane, quindi vi meritate una doppia razione - scherzò portandoci i piatti sul tavolo dove ci eravamo accomodate - Nessuno sveglio? - chiesi considerando quell'evento strano, di solito ero io quella da buttare giù dal letto - Ieri sera vi siete ridotti tutti uno schifo - ci riproverò senza troppe cerimonie, sedendosi a sua volta di fianco a noi. - Effettivamente non ricordo nemmeno di essere andata a letto - confessai portandomi la forchetta alla bocca - Non te lo ricordi perché ti ci ho portato io - mi rispose con una risata che non prometteva niente di buono. " Che cosa ho combinato?" Pensai immaginando il peggio. - Ma tranquilla... Alzo pesi peggiori - continuò rompendo l'imbarazzo e vantandosi dei suoi muscoli che sfoggiò mimando la posizione da lottatore.
 
ALICIA
 
Ero sicura che mio zio e Elyza si sarebbero trovati in perfetta sintonia. In modo in cui scherzarono tranquillamente durante colazione, mi fece sentire in famiglia e piena di speranza. Mi trattenni un paio di volte infatti, la voglia di confessare tutto lì.. su due piedi... mi sfiorò più di una volta la mente. " Non è il momento Alicia!" Mi rimproverai continuando a osservare i loro volti divertiti.
.- E quindi sei riuscita a sopportare mia nipote per tutti questi giorni? - - Certo! Sa essere piacevole e simpatica quando vuole... Non è vero Lexa? - bloccai la forchetta a mezz'aria, iniziando a battere sul petto nel tentativo di non affogarmi con il cibo che mi era rimasto in gola sentendo quel nome.
.- Si... Si... - tentai di rispondere con la voce ancora rauca e le lacrime agli occhi per lo sforzo. - Bevi questo - mi disse lo zio passandomi un bicchiere d'acqua. Fortunatamente lui non sembró assolutamente badare al modo in cui mi chiamò Elyza, e io di certo non ero dell'idea di rimarcare la cosa.
Mi alzai dalla sedia, decisa a dare una mano sparecchiando e inserendo tutto nel lavandino. - Che programmi abbiamo oggi? - chiesi curiosa osservando mio zio raggiungermi - Devo parlarvi di una cosa seria. Preferirei aspettare tutti - si limitò a rispondermi sforzandosi nel mantenere un sorriso sul volto.
 
 
 
.- Buongiorno... - - Oooo ecco arrivato il poeta dell'anno! - guardai Nick stropicciarsi gli occhi e lanciare uno sguardo strano a mio zio - Di che stai parlando? - - Sto parlando delle frasi d'amore che hai dedicato, dopo 10 birre, alla graziosa signorina dagli occhi castani - - Ahahah Nick? Davvero!? - chiesi iniziando a ridere immaginando mio fratello alle prese nel formulare una frase romantica in balia dell'alcol - Ma smettila tu! Che cazzo ridi? - mi farfugliò portandosi a sedere vicino a Elyza. - E tu come stai? Non ho mai conosciuto nessuno che regge l'alcol come te - lo sentii dire interessandosi delle sue condizioni in maniera troppo curiosa per i miei gusti - Non direi dato il cerchio alla testa che ho questa mattina - rispose lei mimando una aureola sopra la sua testa.
 
 
 
Dopo una decina di minuti la cucina si era popolata, l'ultima ad arrivare fu Raven, decisamente sconvolta dalla serata appena passata - Ho bisogno d'ari ! - Sbottò incamminandosi verso la balconata esterna con un pallore in viso che non prometteva niente di buono. Osservai Bellamy inseguirla nel caso avesse bisogno e il mio sangue iniziò a ribollire notando con quanta premura andò dietro alla ragazza " Per Raven si e per Elyza no" pensai stringendo i pugni. Non rivolsi più parola a Bellamy dopo il suo comportamento al porto. I suoi tentativi di scambiare quattro chiacchiere non mancarono, ma io mi limitai sempre a rispondere con un secco NO o Si, lasciandolo ogni volta dubbioso. Sinceramente non ne avevo voglia... Stavo bene, e non avevo alcuna intenzione di farmi rovinare quei momenti di tranquillità. Aspettammo che il resto del gruppo finisse la propria colazione, scambiandoci qualche battuta sulla nottata che nessuno di noi ricordava perfettamente. Più di una volta guardai in malo modo mio fratello, occupato a fare colpo su Elyza, ma sperai che l'interessamento per Raven fosse più forte di quello per la MIA bionda.  
.- Andiamo fuori ragazzi, vi devo parlare - intervenì mio zio raggiungendo Raven e Bellamy ancora fuori nel ponte principale.
 
 
 
Il sole splendeva alto, la brezza spazzò via tutte le nuvole e il cielo non era mai stato più azzurro di così. Il clima temperato diede la possibilità a tutti di sopportare la luce abbagliante del mattino, e nessuno cercò di rifugiarsi in qualche pezzo d'ombra.
Io, Elyza, Monty e Jasper ci sedemmo nel comodi divanetti esterni, non concedendo a nessun altro la possibilità di accomodarsi - Ho capito... Tocca mettermi per terra - rispose Octavia dopo averci tirato un'occhiataccia.
.- Di cosa devi parlarci? - chiesi curiosa notando l'aria nervosa di mio zio.
.- Bene... Allora... Dovete sapere che/ -
.- Come fa muoversi questo bestione?- interruppe Bellamy guardandosi attorno, notando quanto ci trovassimo più a largo rispetto al giorno precedente
.- Se mi stai chiedendo che cosa lo alimenta, ti rispondo "energia solare". L'ingegnere Thomas Wells aveva parecchi assi nella manica - - Ecco come si fanno i soldi... Risparmiando sulla benzina... - constatò divertita Octavia, molto interessata sull'argomento - Tranquilli... C'è anche un serbatoio di carburante se le cose dovessero andare male e avessimo bisogno di più potenza. Ma per ora, di quello, non dobbiamo preoccuparcene -
.- Bisogno di più potenza? - chiese Bellamy accorgendosi, forse solo in quel momento, di averlo interrotto.
.- Si... È di questo che vi devo parlare. Dopo una settimana dallo scoppio del virus, la Guardia Nazionale decise di mettere sotto controllo tutta la città, dando inizio a dei veri e propri sequestri di persona. Naturalmente la chiamata verso il mio cellulare non tardò ad arrivare... - - Avevi detto di aver chiuso con la carriera militare!!! - lo rimproverai sapendo quante volte aveva rischiato la vita - Lo so... E mi dispiace avervi mentito, ma grazie ai miei informatori sono riuscito a mettermi in salvo. Il mio Comandante mi informò di una certa " Operaziome Cobalt ", solo i militari sarebbero sopravvissuti. –
 
Mandai giù faticosamente la saliva, un groppo alla gola mi costrinse a rimanere in silenzio, mentre tutta la rabbia iniziò a pervadermi.
. - Cosa vuol dire? - chiesi cercando di avere una spiegazione più chiara. Lui distolse lo sguardo e lo appoggiò in direzione della costa, puntando il dito verso un punto indefinito.
. - A circa un miglio da qui, i militari hanno costruito una zona recintata, munita di ospedale da campo e posti letto per le persone prelevate non ancora infette. Io non potevo permettermi di unirmi a loro... Sapevo che Nick avrebbe cercato di raggiungermi, non potevo lasciarvi morire - spiegò con quasi le lacrime agli occhi. Quella fu la prima volta che vidi mio zio vicino a una crisi di pianto, era un lato di lui che non ebbi mai occasione di conoscere.
 
. - È per questo che non siamo riusciti a tornare a casa - continuò Monty rivolgendosi a Elyza - Durante il nostro ritorno a casa abbiamo incrociato un auto militare. Tre tizi armati ci hanno puntato le armi contro, costringendoci a salire nel furgone e fare come ci dicevano. Più volte ci chiesero dove eravamo diretti, ma non potevamo mettere in pericolo anche voi - lo sentii dire con tono di scuse. Vidi Elyza portarsi una ciocca svolazzante dietro l'orecchio, al quanto dispiaciuta per la brutta situazione in cui si erano ritrovati i suoi amici.
.- E come avete fatto a scappare ? - - Grazie a me ovviamente! - rispose quello spaccone di mio fratello. - Anche io mi trovavo in quel furgone. Insieme a me ce n‘erano altri due prima che arrivassero loro. Non sapevo dove ci stessero portando, ma ero troppo intento a trovare un modo per scappare piuttosto che soffermarmi a chiedere informazioni. L'occasione ci si presentò la fermata successiva. Li sentimmo urlare e sparare, ma essendo il furgone blindato non potemmo vedere niente. Aspettammo una decina di minuti... O forse qualcosa di meno... - disse cercando conferma nei volti dei suoi ex compagni di disavventura - Il qui presente, " Genio del male", ha scassinato la portiere, offrendoci la via di fuga e naturalmente, vista la bravura dei tre, li ho invitati a seguirmi... - specificò battendo una mano sulla spalla a Jasper, intento a strofinarsi le unghie sulla giacca in segno di vanto.
Per quanto i ragazzi cercarono di rendere tutto l'accaduto esilarante, descrivendolo con il sorriso sulle labbra, io non riuscii a tranquillizzarmi per niente. Avevo sempre avuto fiducia nei militari, ero cresciuta con due persone facenti parte dell'arma, e a me la vita da soldato aveva sempre affascinato.
Cosa mi sarebbe successo se il virus fosse scoppiato dopo il mio arruolamento negli Sniper? Avrei dovuto anche io prendere la decisione di lasciare morire centinaia di civili per salvarmi la pellaccia?
 
Caddi in un momento di trance, le voci continuavano a risuonare ma io non ne colsi alcun significato. Mi alzai dal divanetto, decisa a prendere un bicchiere di qualcosa di forte, di molto forte. Non badai agli sguardi curiosi che mi scrutarono durante il mio percorso, ma nessuno mi invitò a fermarmi. Guardai il mobile del soggiorno, dove il giorno prima notai alcune bottiglie di Whiskey e Gin, perfettamente conservate. Ne afferrai una al volo, senza nemmeno guardare su quale delle due bevande la mia mano si era andata a posare. Presi un bicchiere dal lavandino, forse un po' troppo grande, ma me ne fregai altamente, concedendomi tre dita in più di quel liquido che, dalla colorazione, riconobbi fosse il Whiskey.  Il fluido iniziò a bruciarmi in tutta la gola, ma in quel momento mi sembrò l'unico antidolorifico efficace per il mio stato d'animo.
.- Tutto bene? - Mi sentii chiedere alle spalle. Finii anche l'ultima goccia rimasta nel fondo del bicchiere, portando la testa molto indietro per facilitare la discesa di quella lacrima di Whiskey che non ne voleva sapere di scendere - Si... - risposi asciugandomi la bocca con in dorso della mano, per niente fine.
L'alcolico arrivò quasi subito nel mio stomaco e io potei sentire già qualche sensazione nauseante spingermi da dentro la pancia. Chiusi gli occhi, tentando di non rimettere il liquido appena ingerito.
.- Non dovresti bere. Non dopo ieri sera - mi disse Elyza prendendomi il bicchiere dalle mani e poggiandolo sul tavolino basso tra i divani. - Forza siediti... Non hai una bella faccia - ordinò trascinandomi praticamente al suo fianco. Mi lasciai andare, appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre un suo braccio mi strinse le spalle con fare protettivo. - Vedrai che andrà bene. Tuo zio mi sembra una persona in gamba, sa quello che fa - - Lo è. È una persona eccezionale. -
 
ELYZA
 
 
Vederla in quello stato mi scatenò un malessere fisico non indifferente. Non ebbi il coraggio di chiederle quale fosse davvero il suo problema, quale fosse il pensiero capace di ridurla in quello stato. Non glie lo chiesi anche perché, molto probabilmente, non mi avrebbe risposto. Tutti i nostri sentimenti ormai erano un mix di stati d'animo non decifrabili. Troppe cose a cui non eravamo abituati, troppe cose che i nostri occhi avevano veduto e non erano stati ancora in grado di immagazzinare. Cose che, ragazzi della nostra età, non avrebbero mai immaginato di vedere e provare. Rimanemmo in perfetta solitudine per una decina di minuti. Le voci provenivano ancora chiare e forti dal ponte,ma io me ne disinteressai, pensando che in quel momento la cosa più importante fosse Alicia tra le mie braccia. - Vorrei che almeno qualcosa andasse nel verso giusto - la sentii sussurrare come fosse una preghiera. Avrei davvero voluto baciarla in quel momento, farle capire che qualcosa di bello esisteva, esistevamo noi, io e lei.
 
.- Elyza - mi sentii chiamare appena mi presi la libertà di socchiudere leggermente le palpebre. - Dobbiamo metterci d'accordo - - Per cosa? - chiesi a Raven giunta davanti a noi e staccandomi leggermente da corpo caldo di Alicia - Devo costruire una nuova radio, ma non ci sono pezzi utili a bordo - - E cosa pensate di fare? - - Gustus dice che dobbiamo scendere a terra per l'ultima volta. Non si aspettava tutta questa gente, dobbiamo procurarci anche altri viveri -.
 
La paura di intraprendere un altro viaggio verso la terraferma mi trattenne da commentare in modo impulsivo. Le immagini di centinaia di zombie mi passarono veloci sotto le palpebre e con esse una sensazione di panico mi percorse il corpo " E se mi fossi bloccata un'altra volta?". Non avevo mai avuto un attacco di panico e, anche se Alicia non voleva ammetterlo, se non ci fosse stata lei io sarei morta. Qualcosa, nel rapporto che aveva con il gruppo, si era incrinato quel giorno, ma ancora non avevo avuto modo di capire e di chiedere. Qualunque cosa fosse successa non ero intenzionata a discuterne in quel momento, soprattutto quando la vidi pronta ad accettare la proposta di Raven e partire il prima possibile.
. - Tu non vai da nessuna parte! - sbottai appigliandomi al suo polso - Ci vanno i ragazzi! - continuai cercando di convincerla a rimanere a bordo ritenendo che i "maschi" se la sarebbero cavata meglio.
. - Ho bisogno di Jasper e Monty a bordo - - Cosa? E perché? - chiese questa volta Alicia, speranzosa che forse, questa volta, se la sarebbe cavata con un " va bene... Come vuoi " .
.- Monty è riuscito a disattivare il dispositivo di localizzazione dello Yacht, è per questo motivo che ancora non ci ha disturbato nessuno. Devo costruite una linea trasmissione privata per collegare i nostri woki-toki, senza che nessuno riesca a sentire i nostri messaggi - - E lo sai fare? - - Alicia... Continui a sottovalutarmi per caso? -.
 Le guardai scambiarsi un veloce sorriso complice, era strano come ancora riuscissimo a prenderci in giro nonostante quelle situazioni di merda - Il punto è che appena collego la nuova trasmissione ho bisogno che Monty e Jasper si occupino del GPS e tenerlo disattivato nella speranza che non ci localizzino. - continuò a giustificarsi spiegandoci, nel modo più chiaro possibile, quello che per noi era una lingua sconosciuta - Va bene... Non ti preoccupare. Mi metterò d'accordo con Nick -
 
 
Osservai Raven dirigersi in camera, ero felice che si fosse ripresa in quel poco tempo, ma ero anche sicura che il dolore era forte nel suo petto come nel mio. Per quanto mi sforzassi di non pensarci durante il giorno, il viso di Finn mi appariva come un fantasma alla sera, come uno spettro deciso ad acchiapparmi durante il sonno e trascinarmi via con se nel più profondo degli incubi.
Alicia si rimise a sedere al mio fianco, spostandosi i capelli dietro alla schiena visibilmente irritata da quella situazione.
. - So cosa stai pensando Elyza... e la mia risposta è No. Non verrai con me - - E cosa ti fa pensare che me ne starò qua senza fare nulla? - - Andrò con mio fratello e Bellamy. In più abbiamo armi ora, andrà bene. - I suoi occhi, improvvisamente seri, mi costrinsero a tacere e non proseguire con quella conversazione dove sembravo non avere voce in capitolo. Lei si alzò all'improvviso, lasciandomi sola con l'immagine del suo viso duro ancora in mente.
 
ALICIA
 
 
Non l'avrei mai lasciata venire con me. Non le avrei permesso di rischiare, o forse ero io che non potevo permettermi di perderla. A lunghe falcate mi allontanai da lei, impegnandomi a non voltarmi per non dare adito a altre sue opposizioni. Il lungo corridoio mi portò davanti alla porta della stanza di Nick ma, una volta davanti a essa, esitai nel bussare, preferendo calmarmi prima di intavolare un discorso così importante, almeno per me. Alcuni rumori provenienti da dentro la stanza suscitarono la mia curiosità e non ci pensai due volte a porre il mio orecchio sul liscio legno per udire meglio. - Cazzo! - sentii brontolare dietro la porta e, presa dalla confusione, spalancai la porta dimenticando di informare della mia presenza.
. - Nick!? -
Lo vidi arrotolare qualcosa in mezzo alle coperte con fare molto agitato, ma sfortunatamente per lui, avrei riconosciuto quelle scatoline anche a metri di distanza.
Chiusi sonoramente la porta alle mie spalle, ero davvero incazzata, delusa e... Disperatamente nauseata. - Che cazzo stai facendo !? - gli chiesi sapendo in realtà quale fosse la sua risposta - Alicia... Tu non capisci! - - Io non capisco? Ne sei davvero sicuro Nick!? Non sei cambiato per un cazzo! E io che pensavo che tutta questa merda intorno a noi ti avesse dato la forza di pensare ad altro! E invece eccoti qui... Con le solite droghe e le solite siringhe buttate nel comodino. Sei un... un... - Mi buttai addosso a lui, in lacrime, iniziando a battergli dei pugni sul petto in balia della disperazione. Lui tentò di stringermi per farmi calmare, ma io mi dimenai tra le sue braccia, trovando ogni suo minimo contatto impuro e disgustoso. - Sei una merda... - dissi soffocandomi da sola nel mio stesso pianto. Quello era Nick, il solito egoista e testa di cazzo. Si... Sapevo che non erano parole da usare contro il proprio fratello, ma purtroppo la pensavo così. Solo dio sa quanto ho dovuto soffrire a causa sua, a causa di tutta quella merda che era solito prendere. Notti passate insonni a vegliarlo, pregando che non avesse nessuna crisi. Giorni passati a cercarlo nel quartieri bassi, sperando di trovarlo ancora vivo senza sensi in un angolo della strada. Non volevo e non potevo credere di essere imparentata con quella sottospecie di idiota. E io... ? Di chi potevo fidarmi? Ci sarebbe stato qualcuno per me nel caso avessi avuto bisogno? Come potevo pensare di rischiare la mia vita con accanto una persona non sana di mente?
 
Mi staccai velocemente dalla sua stretta in cui mi ero ritrovata senza più forze in corpo, lo schiaffeggiai e lui accusò il colpo senza opporre resistenza. Il suoi occhi non ebbero il coraggio di posarsi nei miei, e io ne fui quasi irritata, avrei preferito che ci leggesse tutta la delusione e la rabbia che mi aveva provocato.
. - Io non so se ti sei reso conto in che situazione ci troviamo. Stiamo cercando di sopravvivere giorno per giorno e tu... Senza nemmeno pensarci, continui a bucarti... Io non ho davvero parole Nick - gli dissi seria rimettendomi in posizione eretta senza staccargli gli occhi di dosso.
.- Sappi solo che lì fuori ci sono persone che amo, e che sono pronta a difendere con tutta me stessa. Ma ora come ora, non so se sprecherei le energie per salvare anche te. Mi fai schifo - finii portandomi verso l'uscita e richiudendo la porta alle mie spalle.
 
Mi appoggiai pesantemente con la schiena contro la superficie, scivolando man mano con i piedi fino a raggiungere il pavimento mettendomi a sedere. Sapevo che qualcuno mi stava osservando, ma in quel momento non avevo la minima voglia di alzare il mio volto per soddisfare la mia curiosità.
.- Non è un cattivo ragazzo, lo sai... - - Zio... Non continuare a giustificarlo - risposi riconoscendo subito la sua voce. Lui si portò a sedere di fianco a me, imitando la mia posizione accovacciata contro la parete - Ce la sta mettendo tutta. È difficile disintossicarsi e sai benissimo che si deve fare gradualmente - - Davvero? Davvero si sta impegnando? Perché io questa frase l'ho sentita talmente tante volte che ormai non ho nemmeno più voglia di crederci. -
 
.- Alicia... - la figura di Elyza fece capolino dal fondo del corridoio. Il suo sguardo mi scrutò a lungo, balzando, di tanto in tanto, anche su mio zio - Vi lascio sole... - Disse quest'ultimo dando una lieve carezza al braccio di Elyza prima di superarla. In quel momento pensai che mio zio aveva capito tutto, si... Era lei l'unica che aveva il potere di calmarmi, l'unica che avrei sopportato, l'unica che avrei voluto avere a mio fianco in quei momenti. La sua mano tesa mi invitò ad alzarmi e seguirla, ma ci misi qualche secondo prima di assecondare la sua richiesta e portarmi alla sua altezza - Andiamo... - disse tenendomi per mano e entrando nella nostra camera da letto.
 
Sentivo i miei occhi estremamente gonfi e non avevo di certo bisogno di uno specchio per intuire  quanto fossero rossi. - Mi dispiace... Non lo sapevo - la sentii dire invitandomi a sedere sul ciglio del letto. Mi portai la mano sul volto, stropicciando gli occhi a causa di quella stanchezza che, come un macigno, si era abbattuta prepotente nel mio corpo. Lei gattonò dietro di me, allargando le gambe per portare di fianco a me e poggiare il suo petto sulla mia schiena. Le sue mani iniziarono a regalarmi un massaggio rilassante, soffermandosi sulle spalle visibilmente incurvate dalla tensione. - Alicia... - disse in un sussurrò nel mio orecchio. Il suo fiato sul collo mi donò una sensazione di pura follia. " Ripeti il mio nome ancora" pregai nella mia mente e, lei... Come se potesse sentire i miei pensieri, lo fece  - Alicia... - pronunciò questa volta portando una mano sul mio viso e invitandomi a girarmi verso di lei. I suoi occhi blu mi invasero l'animo e improvvisamente mi sentii a casa, al sicuro, fuori pericolo. Esistevamo solo noi, solo i suoi occhi nei miei -  Io sono qui, ok? - mi disse in attesa di qualche mia conferma. Lasciando scendere una lacrima sul mio volto, mi avvicinai alle sue labbra, catturandole e bloccandole sulle mie. Assaggiai il suo sapore che mi parve un elisir d'amore, veleno per qualunque essere umano e, come una droga, il mio corpo ne fu completamente inebriato. Perché cercare sostanze stupefacenti quando si poteva avere tutto quello? Perché offuscare la propria mente quando si aveva la possibilità di godere a pieno di tutti quei piaceri?
Le nostre fronti si incontrarono ed entrambe facemmo fatica a riprendere il respiro regolare, momentaneamente affaticato da quel bacio. - Grazie... - le risposi rimanendo con gli occhi chiusi, inspirando il suo stesso respiro.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 40 minuti ***


Eccomi con il nono capitolo di Nord, sud-ovest, est. Nella speranza di riempire i vostri momenti di relax... un abbraccio!

p.s : ci leggiamo alla fine!

ELYZA

 
 
Il caldo del primo pomeriggio iniziò a infastidirmi, l'assenza di aria nella
cabina diventò insostenibile. Scesi dal letto, percorrendo il breve tragitto che mi separava dalla porta che non tardai ad aprire per far entrare l'ossigeno assente. - Dovremmo tornare di la - mi disse portandosi a sedere sul materasso. Non sapevo quello che aveva dovuto passare con suo fratello, e nemmeno immaginai che Nick fosse coinvolto in questo genere di cose. Non avrei mai voluto vederla così... Delusa, amareggiata e... Arrabbiata. Perché si... Era davvero arrabbiata.
 
.- ELYZA! - La voce di Bellamy mi costrinse a distogliere lo sguardo da Alicia, intenta a cercare le proprie scarpe finite chissà dove sotto il letto.
. - Sono qui - urlai affacciandomi verso il corridoio. Lui avanzò quasi correndo verso di me, e lì per lì non capii il perché di così tanta agitazione
. - Che succede? –
. - Octavia. Ha la febbre -.
 
Feci ciondolare le braccia lungo i fianchi, stanca di come le cose incominciavano ad accavallarsi senza nemmeno darci il tempo di metabolizzarne una. Lanciai uno sguardo dietro di me, notando Alicia già pronta a dare una mano - Ok, andrò io con Alicia e Nick. Tu stai con tua sorella - gli ordinai sperando di tranquillizzarlo, lasciandogli la possibilità di vegliarla.
.- Ne avevamo già parlato mi sembra - sentii dire alle mie spalle - Ti prego... Non voglio rovinare le cose Ali. Prima facciamo questa cosa meglio è. - le risposi non dandole modo di vietarmi ancora una volta di accompagnarla nella terraferma. - Sei sicura? - mi chiese Bellamy posandomi una mano sulla spalla. Alicia ci superó lasciandoci soli, ma non feci a meno di notare il suo sguardo accusatore verso il ragazzo di fronte a me - A proposito... Mi spieghi che sta succedendo? - gli chiesi sicura che avrebbe capito a cosa mi stessi riferendo - Io davvero non lo so - mi rispose alzando le spalle sincere, senza alcuna spiegazione da darmi - È da ieri mattina che fa così - mi disse prima di congedarsi da me e recarsi in camera sua e della sorella.
 
 
 
 
La cabina di pilotaggio era la stanza che più mi affascinava. Numerose spie lampeggiavano ad intermittenza, lasciandomi stupita dalla quantità di comandi necessari per manovrare un’imbarcazione di quella portata.
.- Gustus! - salutai l'uomo intento a comandare il timone inconsapevole della mia presenza nella stanza. - Hey bionda. Vieni - mi invitò ad avanzare e io, senza esitare, mi portai al suo fianco - Ho saputo della tua amica - - Si, dovremo cercare anche degli antibiotici. Non sarà facile - - Mi sto dirigendo a Nord, anche se controproducente per la nostra successiva partenza, ma non lontano da qui c'è una spiaggia libera dove i civili si sono accampati settimane fa. Non so che scenario troverete laggiù, ma avrete molte più possibilità di trovare qualcosa di utile -.
Guardai l'uomo inserire il pilota automatico e indicarmi la piccola spiaggia di cui si riferiva su una cartina appesa alla parete infondo alla cabina. - Se siete fortunati, in due ore dovreste essere di ritorno. Questa era una zona lussuosa e le ville non sono distanti dalla spiaggia, potreste dare un occhiata anche lì - aggiunse convincendomi della sua idea.
.- Tutto bene? - mi chiese notando il mio silenzio troppo prolungato - Si... Scusami. Pensieri - risposi scrollando le spalle. - Ho sentito parlare bene di te Elyza. Hai guidato questo gruppo nel migliore dei modi. Mia nipote sembra stregata dal tuo modo di fare e io penso di non averla mai vista così convinta a riporre la propria fiducia in una singola persona. -.
Sbarrai gli occhi, Gustus non mi sembrava davvero il tipo da fare i complimenti gratuitamente, e io mi sentii onorata nel sentirgli pronunciare quelle parole. Il suo incoraggiamento sembrò darmi la forza giusta per rimettermi in gioco, mi fece tornare in mente tutti i sacrifici che fui costretta a fare per portare in salvo tutto il mio gruppo, non valeva la pena continuare a piangersi addosso.
.- Vai giù, in sala macchine, troverai Alicia che ti darà le armi. Non abbiamo molto tempo, tra poco saremo abbastanza vicini alla meta -
Feci come mi era stato detto e, per la prima volta dal mio imbarco, mi diressi al piano più inferiore.
 Il rumore del motore rimbombò in testa obbligandomi a portare le mie mani verso le orecchie per non perforarmi i timpani. Tra la penombra della stanza notai la figura esile di Alicia farsi largo tra le numerose tubature e gli impianti di ventilazione.
.- Prendi! - mi urlò, allungandomi un borsone molto pesante tra le mani. Acchiappai i manici al volo e arrancando percorsi il tragitto a ritroso fin quando il rumore non diventò sopportabile.
.- È un inferno lì sotto! - le dissi osservandola chiudere la porta e venirmi in contro con altre due borse - Per questo è il posto giusto per nascondere le cose - rispose trascinando il proprio peso sempre più lontano dalla porta.
.- Non ricordo che avessimo trovato tutte queste armi - - Infatti ce ne sono altre oltre le nostre. Jasper ha detto di averle trovate in una botola nella cabina di pilotaggio - - Ottimo! - affermai felice da quel vantaggio.
 
 
 
Sul ponte principale era tutto pronto. Nick era già in nostra attesa a bordo del piccolo gommone che ci avrebbe trasportato nell'ultimo pezzo verso la spiaggia. - Facciamo due a testa? - chiese Alicia mostrandoci due pistole tra le mani - Direi di sì - rispose il ragazzo afferrandole e portandosele verso la cinta dei pantaloni.
.- Tieni - disse questa volta rivolgendosi a me e passandomi le mie.
Rimasi qualche istante ad osservarle, non avrei mai voluto impugnarne un’altra dopo quello che avevo fatto. - Non ce ne sarà bisogno... - mi disse capendo forse la ragione della mia esitazione. Le sorrisi dolcemente, grata di quanto fosse sempre premurosa bei miei confronti e di come si accorgesse delle mie paure.
.- Forza, andiamo - incentivò Nick accendendo il motore.
.- Ok ci siamo, sciogli - lo sentii dire a Bellamy che iniziò a slegare la corda di ancoraggio che teneva collegato il gommone allo Yacht.
.- Non ti preoccupare Bell, troveremo le medicine - gli dissi prima di salutarlo con la mano, ormai impossibilitati a un contatto corporeo.
 
 
 
Il mare era una tavola, le uniche onde furono quelle create dalla nostra imbarcazione. Schizzi di acqua salata iniziarono a inumidirmi il volto appena prendemmo velocità per raggiungere la spiaggia il prima possibile. Nick sembrava nato per manovrare e notando la sua bravura riuscii a rilassarmi quel che basava per non pensare a un possibile ribaltamento. Osservai Alicia non staccare mai lo sguardo dalla costa, potevo ancora vedere la rabbia dietro ai suoi occhi, e mi chiesi se effettivamente stesse davvero guardando all'orizzonte o se in realtà fosse immersa nei suoi pensieri. Alcuni rifiuti cominciarono a galleggiare accanto a noi, e la mucillagine ci accompagnò fino alla riva.
L'odore era nauseando, forse il più fetido che io avessi mai sentito fino a quel momento. Scendemmo dal gommone, intenti a ruotare lo sguardo a 360 gradi per avere una panoramica di quello che ci stava circondando. Una cinquantina di tende da campeggio erano fissate a tre metri una dall'altra, appena sopra a una duna, a ridosso della secca. - Stiamo uniti - disse Alicia avanzando verso gli accampamenti.
Il silenzio che ci circondava era agghiacciante, tutto gridava "Morte". Buste di plastica rotolavano senza sosta sulla superficie sabbiosa, incastrandosi, di tanto in tanto, tra qualche ramo della rara vegetazione, ormai secca, della spiaggia. Oggetti di uso comune erano infossati sotto la sabbia, lasciando solo qualche parte in evidenza, giusto per darci la possibilità di vederli e non calpestarli. Per un paio di minuti non riuscii a scorgere nulla di interessante: cappelli, vestiti logori, bottiglie, creme, pneumatici e qualche aggeggio elettronico. - Perché non andiamo per di là? - chiesi notando un agglomerato più vistoso di tende sulla nostra destra.  Loro si limitarono a farmi un cenno con la testa e a seguirmi nella direzione che avevo indicato.
Abbassai il volto, perlustrano intorno a me nella speranza di trovare almeno qualche medicina " Possibile non volessero curarsi? " mi chiesi innervosendomi per questo giro a vuoto.
 
. - Ragazze... -
 
Mi fermai, seguita subito dopo da Alicia al mio fianco. - Cosa c'è? - chiese quest'ultima, in modo acido, al fratello.
Lui non disse niente, rimase immobile a guardare un punto indefinito dietro di noi e il suo sguardo terrorizzato mi fece accapponare la pelle " non voglio girarmi" . No... Non volevo voltarmi a guardare, sapevo cosa avrei visto. Anche se mal volentieri, i miei occhi si posarono sul gruppo di putridi. L'orda, molto simile a quella che ci aveva sorpreso al porto, mi fece tornare indietro nel tempo. I déjà vu iniziarono a colmarmi la mente, rifacendomi vivere istanti di flashback che mi tolsero energie, come se li stessi vivendo in quel momento. - Elyza! - sentii gridare.
Quell'urlo familiare, pieno di angoscia, paura e dolore. Quell'urlo capace di risvegliarmi dai miei pensieri di terrore, sufficienti a impietrirmi.
La sua mano non tardò ad afferrare la mia e io, contrariamente alla scorsa volta, iniziai a correre assecondando quella forza che mi stava trascinando con se.
Anche se muniti di armi, non avremmo mai potuto sbarazzarci di tutti quegli zombie con solo quei pochi colpi in canna. Guardai il volto arrosato di Alicia voltarsi due o tre volte, per tenere d'occhio quei morti inarrestabili venire verso di noi. - Nick! - la sentii urlare volgendo lo sguardo in cerca del fratello
.- Di qua di qua di qua! - ci fece segnale lui sbucando da una tenda.
 
 
Corremmo facendo lo slalom tra gli accampamenti, prestando attenzione a non inciampare, ogni minuto perso sarebbe stato un minuto in meno di vita.
.- Che cazzo fai? - chiese entrando nella tenda e vedendo il fratello inginocchiato davanti a un cadavere. - Ci salvo il culo -
 
.- Ok, sono lontani. Che facciamo? - Chiesi non avendo ancora visto cosa stesse facendo Nick.
 
Un odore paragonabile a quello della Morte mi invase le vie respiratorie. L'aria iniziò a farsi pesante e, con essa, anche la mia testa. - Dimmi che non lo stai facendo - sbottai osservandolo aprire il torace del cadavere in due parti. - È l'unico modo, fidatevi di me -
 
 
 
ALICIA
 
Avevo la nausea, e se non fosse stato per l'adrenalina in corpo, avrei vomitato seduta stante. Tenni lo sguardo fermo su mio fratello, ora intento a spalmarsi il sangue putrido per tutto il corpo, come fosse una crema solare.
.- Forza! - gridò lasciando il posto ad Elyza e invitandola a fare come lui.
Il mio sguardo incontrò quasi subito il suo e nei suoi occhi mi parve leggere: " Se lo fai tu lo faccio anche io "
 
" D'accordo!"
 
Infilai le mie mani nella ferita sanguinante e iniziai a spalmarmi il liquido su tutte le braccia. Guardai Elyza imitarmi e trattenere qualche conato di vomito al contatto di quello schifo sulla nostra pelle. Continuammo a ricoprirci di sangue putrido con gesti molto più veloci, intuendo di aver perso troppo tempo in balia di quella scena che eravamo costrette a recitare.
.- Ora seguitemi e fate esattamente quello che faccio io - ci disse Nick vedendoci in piedi, pronte, dietro di lui.
 
 
 
Il cambiamento di luce non mi diede modo di focalizzare immediatamente lo scenario davanti a noi. Mi portai una mano sugli occhi e rimasi impietrita nel notare che, si... Eravamo circondati.
Guardai Nick ciondolare verso di loro, ma ci mi si un po’ a capire che avrei dovuto imitarlo e seguire i suoi stessi movimenti. Fortunatamente mi vidi superare da Elyza, intenta a recitare la sua parte da Zombie, per niente impaurita nell'essere sfiorata dai corpi dei non morti che le passavano di fianco per studiarla. Iniziai a muovermi anche io con lunghi passi non coordinati. Il piano di mio fratello sembrava funzionare. Emisi qualche rantolo in faccia a uno Zombie che si era posto fra me e il mio tragitto, osservandolo con insistenza negli occhi nella speranza di trovarci ancora qualche briciolo di umanità. Le sue iridi bianche e spente mi trapassarono il corpo come una lama, lasciandomi un vuoto incolmabile nel petto.
Eravamo parte di loro.
Eravamo morti.
 
 
 
Il calore del sole accentuò l'odore insopportabile del sangue, ormai secco, sulla mia pelle. Alcune case iniziarono a vedersi a pochi metri da noi e a quella vista mi lasciai andare a un sospiro di sollievo. Notando di aver seminato il gruppo di non morti, dimenticai della maschera che stavo indossando e, a lunghe falcate, raggiunsi Elyza e Nick.
. - Come facevi a saperlo? - chiesi smaniosa di sapere la verità - Non ora. Mettiamoci al sicuro prima - interruppe il mio fiume di domande invitandoci a correre con lui in direzione di una qualsiasi villa.
 
 
 
ELYZA
 
 
Come mi avvertì Gustus, le abitazioni in quel quartiere erano davvero sfarzose, forse un pò troppo pompose, ma comunque di un certo gusto. Nonostante la fretta riuscii a soffermarmi sulle meravigliose pietre a vista che ricoprivano la facciata principale della villa. " Dott. M. Kane " lessi sulla targhetta appesa fuori dalla porta prima di oltrepassarla.
L'ampio ingresso ci diede la possibilità di capire subito la disposizione della stanze, e io non ci pensai due volte a dirigermi in bagno nella speranza di trovare qualche medicinale.
In modo frenetico iniziai a spalancare tutte le ante degli armadietti disposti, uno a fianco all'altro, nella parete opposto ai servizi igienici. – Cipralex, Zoloft, Nurofen, Actiribex…- elencai ad alta voce nella speranza di udire un nome utile al mio bisogno.
Dopo tanto cercare, fui felice di trovare cinque scatole di antibiotici per Octavia, e pregai il cielo che tutto si fosse risolto con la somministraIone di quel semplice  farmaco. Mi abbassai con le ginocchia fino a raggiungere l'ultimo sportello non ancora aperto, posto sotto il lavandino. Afferrai delle boccette relativamente piccole e me le avvicinai al volto per leggerne il contenuto. " Morfina" notai esserci scritto nel titolo dell'etichetta. Il mio pensiero volò a Nick e al suo problema. Forse gli avrebbe fatto piacere godere di un po’ di pace, lontano dalle sue voglie da droghe. Inserii la boccetta nel saccoccio, pensando che sarebbe stato meglio parlarne prima con Alicia.
Gioiosa nel l'aver trovato qualcosa di utile, mi diressi in al piano di sopra, impaziente di raccontare ciò che avevo scovato.
 
 
 
ALICIA
 
 
Quella casa mi sembrò familiare, forse per la mobilia che rispecchiava il mio gusto o forse per la presenza di molti quadri a me noti. Nel bagno non trovai niente e sperai che Elyza fosse stata più fortunata di me in quello al piano inferiore. Non volendo perdere tempo, iniziai ad esaminare le due camere, rimanendo stupita dalla mancanza del telaio del letto e osservando i due materassi buttati sul pavimento. Quelle due stanze non erano assolutamente conformi al resto della casa. Comodini ribaltati, vetri rotti, indumenti sparsi ovunque. “ È passato un tornado " pensai cercando la causa di tutto quel casino.
 
.- Io ho finito, datti una lavata anche tu - sentii dire alle mie spalle.
Guardai Nick indossare una maglietta logora trovata da qualche parte in quella casa e, notando quanto fosse più rilassato, pensai che una doccia veloce non mi avrebbe fatto di certo male. Osservai il sangue ricoprire ancora la mia pelle,ormai irritata dal contatto con quel liquido estraneo e non propriamente adatto per un così prolungato uso. Iniziai istintivamente a grattarmi le braccia e all'improvviso non riuscii più a sopportare tutta quella sporcizia sul mio corpo.
 
.- Medicine trovate! - disse radiosa Elyza sfoggiando il suo bottino come fosse un trofeo. - Menomale! Qui non avevo trovato niente! - risposi felice che almeno una cosa fosse andata nel verso giusto.
 
.- E tu perché sei pulito? - chiese a Nick concentrato a sistemarsi i capelli ancora umidi dalla doccia - Non sopportavo più l'odore. Andate a lavarvi anche voi. Io continuo a guardare in giro. -
 
 
 
Osservai Elyza raggiungere il bagno in pochi passi, decisa anche lei a togliersi immediatamente il sangue putrido che la cospargeva da testa a piedi.
.- Alicia... - mi sentii chiamare a bassa voce, accorgendomi di essermi assorda nel guardare Elyza entrare nel bagno. Mi voltai leggermente e, impensabilmente, osservai un sorriso farsi largo sul volto di mio fratello
.- Che hai da ridere? - gli chiesi assumendo uno strano cipiglio - Alicia... Ti do 40 minuti, di più non posso - - 40 min per cosa? -.
Lui rimase in silenzio sfoggiando un ghigno malizioso in direzione della porta del bagno.
.- No, aspetta... Nick ... - iniziai a farfugliare colta dalla vergogna.
.- 40 minuti... - ripetè lui indietreggiando e picchiettando il polso mimando un orologio che non possedeva.
 
" 40 minuti"
 
Qualcosa nel mio corpo cominciò a prendere il sopravvento. Timore, paura, ansia da prestazione. Mi portai le mani sul volto, accorgendomi che ancora il sangue lo ricopriva rendendolo ruvido al tatto.
Portai il mio palmo sulla maniglia, respirando faticosamente al pensiero di quello che avrei dovuto fare. Lo scroscio della doccia mi arrivò alle orecchie e l'immagine del corpo nudo di Elyza mi apparve appena spalancai la porta per permettere al mio corpo di entrare. Lei non sembrò sentire il cigolìo e, mantenendo la stessa lentezza nei movimenti, la richiusi alle mie spalle, accompagnandola con delicatezza. L'acqua calda appannò lo specchio, non dandomi la possibilità di vederci rilfesso il mio viso. Lentamente iniziai a svestirmi dai miei indumenti sporchi, lasciandoli scivolare sul pavimento accanto a quelli di Elyza. Osservai il suo corpo nudo voltato di spalle intento a ripulirsi dal sangue che, accidentalmente, aveva macchiato anche il vetro del box doccia. Le mie dita si intrufolarono tra la fessura dell'entrata della doccia, spingendo lo scorrevole verso destra per darmi l'opportunità di entrare sotto il getto d'acqua insieme a lei. Il suo sussulto non tardò ad arrivare e, con esso, i suoi occhi su tutto il mio corpo. Gli schizzi d'acqua iniziarono a inumidirmi il volto e a sciogliere il colore rosso sulla mia pelle che, pian piano, scivolava giù sottoforma di gocce. Le sue mani presero a studiare le mie forme, pulendo via il sangue man mano che accarezzava i centimetri percorsi. Lei lavò me e io lavai lei, e queste cure continuarono fin quando entrambi i nostri corpi non tornarono del solito normare pallore.
. - Alicia... Nick - - Shhh - le dissi prima di soffocare le sue parole con un bacio.
L'acqua scivolò sui nostri corpi, non curante di disturbare il nostro momento. Le gambe mi tremarono e la consapevolezza di quello che sarebbe successo mi inumidì gli occhi dalla gioia.
Contro ogni mia aspettativa, sentii il getto d'acqua chiedersi e il peso di Elyza costringermi a uscire dal box doccia rimanendo fradicia davanti a suo sguardo. Lei mi seguì fuori, gettandosi nuovamente tra le mie braccia regalandomi dei baci avidi sul collo. Notando la posizione scomoda in cui ci stavamo trovando, la presi per mano, e la invitai a seguirmi nella camera adiacente.
 
ELYZA
 
 
Tutto quello mi sembrò un sogno, e più di una volta mi ritrovai a sbattere le palpebre pensando di essere immersa in qualche mio immaginario. Afferrai la sua mano umida e la seguii senza chiedere nessuna spiegazione, fuori dal bagno. Il mio corpo rabbrividì alla differenza di temperature, ma il freddo durò poco notando il suo corpo nudo camminarmi davanti.
Mi sentii spingere dentro una stanza che, solo dopo pochi istanti, realizzai essere la camera vista precedentemente. Le sue braccia ripresero possesso del mio corpo e senza opporre resistenza mi lasciai trascinare sul materasso riverso a terra. Il suo corpo sopra il mio mi regalò altre ondate di calore che mi permisero di riprendermi dal momentaneo infreddolimento. I suoi baci si appoggiarono su tutto il mio ventre, ma io la invitai a tornare sul mio viso decisa a guardarla negli occhi prima di lasciarmi andare completamente alle sue intenzioni.
La vidi lentamente soddisfare la mia richiesta, tornando a baciare le mie labbra, armai arrossate dei suoi precedenti baci. Qualcosa di umido iniziò a bagnarmi le guance e, intuendo non essere della semplice acqua, mi allontanai dal suo volto per guardarla.
Lacrime... Ondate di lacrime le rigarono dolcemente il volto. Alicia stava piangendo. Alicia stava piangendo mentre faceva l'amore con me.
Trattenni a stento l'emozione dentro il mio petto. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me e io mi sentii amata come non mai. Le mie mani catturarono il suo volto portandolo nuovamente sopra il mio per asciugarle le lacrime con le labbra, gesto che assetò il mio cuore. Facemmo l'amore. Per la prima volta nella mia vita mi sentii parte di quelcosa, di un mondo. Un mondo dove non esiste gravità, un mondo capace di sollevarti da terra e farti fluttuare senza nessuna meta. Un universo composto da solo due colori, quelli dei nostri occhi. Grande, enorme , infinito, dove ti ritrovi inerme davanti a cotanta immensità. Un posto dove non ti senti solo, perché sai che in qualunque direzione punti la tua bussola, ti porterà sempre da lei, dall'altra parte della tua anima. Le ore divennero minuti, i minuti secondi, e io pregai che quegli istanti non finissero mai. Mi sentii desiderata e mi beai sentendomi così essenziale sotto le sue mani timide. Non sapevo cosa fosse l'amore fino a quel momento; fin quando non è arrivata lei e me lo ha mostrato.
 
 
ALICIA
 
Il mio cuore non batté più, si fermò. Oppure il suo e il mio avevano incominciato a pulsare all'unisono, facendomi udite un unico suono. Non riuscii a rispondermi, perché la mia mente era ancora impegnata ad assaporare il retrogusto dei suoi baci. Un sapore dolce, speziato, un mix di desiderio, lussuria e dolcezza. Uno di quei sapori orientali, che puoi gustare soltanto intraprendendo un viaggio lontano, in una terra selvaggia. Selvaggio come questo nostro amore, destinato a crescere fin quanto i nostri cuori non saranno più in grado di contenerlo.
 
Guardai il suo torace alzarsi e abbassarsi nel tentativo di riprendere il suo regolare respiro. I suoi capelli ancora umidi iniziarono ad assumere il loro solito colore d'orato. Avrei voluto scattarle una foto in quel momento, così... Sdraiata, bagnata e amata. Perché inutile nasconderlo, io mi ero perdutamente innamorata di quella ragazza.
Sentii il suo braccio circondarmi i fianchi e il suo contatto fu talmente familiare che non riuscii nemmeno a vergognarmi della mia nudità.
 
Alzai il busto facendo pressione con i gomiti, portando il mio sguardo sul suo corpo che sembrava dipinto apposta per i miei occhi. La vidi puntare i suoi nei miei e non riuscii a trattenere un sorriso soddisfatto notando quanto fosse perfetta al mio fianco.
.- Non ho voglia di andar via - mi disse intuendo cosa stessi per dire.
Mi misi a sedere, allungandomi leggermente per rubarle un bacio veloce - nemmeno io vorrei - risposi portandomi in piedi e spalancando l'armadio in cerca di qualche indumento pulito.
 
Il suo corpo nudo mi strinse da dietro, rimanendo attaccato fin quando, soddisfatta dalla mia scelta, non le porsi una maglietta e un jeans trovati nel guardaroba. Lei si allontanò da me, afferrando gli indumenti e studiandoli con fare critico. - Non c'è mai niente della mia taglia. O troppo grandi o troppo piccoli. Tu invece trovi tutto! - Sentenziò vedendomi indossare dei jeans bucati, disegnati a posta per il mio corpo. - Beh... Io ti preferisco senza - le risposi donandole un sorriso malizioso.
 
 
 
Uscimmo dalla stanza e, scese le scale, notammo degli zaini stracolmi di cibarie davanti all'ingresso. Mi guardai attorno in cerca di Nick e la mia agitazione crebbe pensando a come mio fratello aveva intuito tutto. " Era così evidente?"  Avrei dovuto ringraziarlo per avermi dato l'opportunità di rimanere sola con Elyza, ma la discussione avuta con lui la mattina stessa mi costrinse a rimandare quella formalità.  
.- Nick! Dove sei? - la sentii urlare aggirandosi per le stanze.
 
.- Non gridate, sono qui ! - rispose lui, sbucando dalla stanza accanto, con due zaini in spalla.
.- Muoviamoci! Ci avete messo un sacco - mugugnò facendoci arrossire entrambe. Serrai la mascella, facendo attenzione a non incrociare lo sguardo con Elyza per non farla sentire ancor più in imbarazzo. Prima di mettermi lo zaino alle spalle, diedi una controllata al suo interno e fui felice di tutte le cose che Nick era riuscito a razziare in così poco tempo. Mi assicurai che la cerniera lampo fosse ben chiusa e, con un sonoro " OP", me lo portai sulla schiena.
 
 
 
Anche se eravamo in ritardo sulla tabella di marcia, prestammo molta attenzione durante il viaggio di ritorno, muovendoci con cautela e fermandoci più volte per decidere quale strada fosse stato meglio intraprendere. Nonostante fosse la via più lunga, decidemmo di raggirare l'accampamento dei non morti, evitando di incombere in altri spiacevoli incontri. Fortunatamente il gommone rimase dove lo lasciammo, e per noi non fu difficile raggiungerlo, evitando lo sguardo di qualche zombie che bazzicava da quelle parti.
.- Fai attenzione - mi disse Elyza salvandomi da un ribaltamento all'indietro a causa del pesante peso che gravava sulle mie spalle. Le sue braccia mi aiutarono a salire sul l'imbarcazione, dove Nick decise di accendere il motore all'ultimo momento, giusto per non attirare l'attenzione della dormiente orda nei paraggi.
 
 
ELYZA
 
 
La precedente brezza ritornò a schiaffeggiarmi il volto. L'aria era fresca e il sole non sembrava nemmeno bruciare così tanto. Sentii il mio corpo leggero ed ebbi paura che potesse sobbalzare fuori dal gommone da un momento all'altro. Ero felice. Una felicità che da troppo tempo non provavo.
 
 
 
Il cigolìo della pedana rientrante fece da sottofondo a nostro imbarco nello Yacht. I sorrisi dei ragazzi mi accolsero, regalandomi altri immagini serene. Le braccia di Bellamy mi aiutarono a issare il mio corpo sul ponte principale, troppo sbilanciato dai pesi che ancora reggevo sulle spalle.
.- Ecco! Corri! - gli ordinai porgendogli lo zaino contenente i medicinali per la sorella. Lo guardai sorridere e afferrare il bagaglio per poi scomparire velocemente dentro le stanze.
 
Ci furono 20 minuti di schiamazzi intorno a noi. Tutti si salutarono e si abbracciarono come se fossero stati lontani mille anni. - Ottimo lavoro ragazzi! - asserì Gustus prendendo sotto braccio me e Alicia e stringendoci ai suoi fianchi.
 
Guardai i suoi occhi verdi puntati nei miei e un sorriso complice nacque nel mio viso " Grazie...". Tentai di dirle con lo sguardo, stringendo la sua mano dietro la schiena di suo zio.

Ed eccoci arrivati a questo punto di svolta. Finalmente le nostre protagoniste sono riuscite a sugellare il loro amore. Mi scuso se in questo capitolo ci sono degli errori, ma purtroppo non ho avuto molto tempo per controllare. Ho voluto pubblicarlo un po' in anticipo perchè purtroppo non sarò in grando di pubblicare per due intere settimane... FINALMENTE LE FERIE SONO ARRIVATE ANCHE PER ME. Sotto l'ombrellone mi dedicherò ugualmente a questa storia così, al mio ritorno, sarò in grado di aggiornare molto più velocemente. Vi ringrazio per tutti i messaggi che mi sono arrivati ;) siete davvero gentili e mi date la giusta carica per portare avanti questo racconto.Un bacio e a presto ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Fast Feelings ***


Ciao a tutti :) eccomi qua, dopo due settimane di pausa, con un nuovo capitolo. Francamente pensavo di avere molto più tempo libero da dedicare a questa storia... e invece le vacanze mi hanno proprio annebbiato il cervello. Nonostante questo problemino, sono riuscita a partorire un po' di capitoli che spero continuino a piacervi.









. - Oddio! Ma dove l'avete trovata tutta questa roba!? - sentii esclamare Raven portandosi le mani tra i capelli. Mi avvicinai al gruppetto intento a ispezionare il contenuto del nostro bottino, rimanendo dietro la schiena di Raven a osservare tutto quel bendidio. - Ma... Elyza... Dov'è la mia Radio? - mi chiese voltandosi verso di me. Mi impietrii, spalancando gli occhi e rimanendo davanti a lei con il fiato sospeso - Ma quanta fretta Meccanico! Ecco qua il tuo giocattolo - intervenì Nick porgendole un groviglio metallico tra le mani. Gli occhi di Raven si illuminarono appena si posarono sull'apparecchio e, come una bambina, si mise a correre verso la sua stanza per iniziare il suo dovere. Sentii lo sguardo di Nick su di me e inevitabilmente avvampai per una seconda volta. Quel ragazzo, oltre a sapere quello che avevo fatto con Alicia, mi stava coprendo le spalle salvandomi da situazioni davvero imbarazzanti. Un po’ mi sentii in colpa in realtà, Nick aveva fatto tutto da solo e noi non gli eravamo state di aiuto durante l'ispezione in quella casa. Forse lo aveva fatto per farsi perdonare dalla sorella, oppure Nick era molto più dolce e gentile di quello che voleva far apparire. Non lo conoscevo così bene da poter affermare con sicurezza quale delle due opzioni fosse la più consona, ma comunque sia mi sentivo in debito con lui e, in un modo o nell'altro, mi sarei disobbligata.
 
 
.- io vado in camera a fare un doccia - mi informò Alicia sfiorandomi la schiena e oltrepassandomi a lunghi passi verso il corridoio. - Un'altra? - le chiesi sarcastica. Lei si limitò a strizzarmi l'occhiolino mordendosi il labbro inferiore " Stai calma Elyza " mi dissi prendendo in profondo respiro.
Mentre la mia mente era intenta a immaginarsi Alicia sotto la doccia, decisi di uscire sul ponte principale dove l'aria del tramonto era già decisamente più fresca. Rimasi alcuni istanti in balia dello spettacolo inscenato dal sole tra le onde, fin quando una figura statica poggiata sulla balaustra non catturó la mia attenzione.
 
-Lincoln. Tutto bene? -
.- Ely...Si, direi di sì - - Non mi sembra - gli risposi appoggiandomi alla balconata assumendo la sua stessa posizione rilassata. - Problemi con Octavia? - - Più o meno... Bellamy -.
Abbassai il volto rassegnata, puntando lo sguardo sulle onde che si frastagliavano sul fondo dello Yacht.
.- Sai come è fatto. Ha solo paura - - Lo so Ely. Lo so che sta solo proteggendo la sorella, ma non dovrebbe farlo da me. Non mi permette nemmeno di vederla capisci? La nostra amicizia si è rovinata appena è venuto a sapere della mia relazione con Octavia. Io davvero non so più se continuare - - Se la ami non dovresti mollare così. Fai capire a Bellamy quali sono le tue vere intenzioni. Sono certa che se capisce che per te non è una storiella... Riuscirà ad accettare la cosa - - Si... Ci proverò - disse staccandosi dalla balaustra e riappoggiandocisi con la schiena, volgendo lo sguardo su di me. - E tu? A che punto sei con la tua relazione? - - io… cos... relazione!? - farfugliai posando lo sguardo qua e là per trovare una distrazione. - Dai Elyza! Possiamo non parlarne se vuoi... Però tu sei davvero presa – Tornai con lo sguardo vero il mio interlocutore, arrossendo al pensiero di essere così prevedibile. Non mi era sembrato di aver messo in mostra i miei sentimenti in pubblico e, per una frazione di secondi, mi chiesi se non avessi rispettato le distanze con Alicia.
- Si, credo davvero di esserlo. Il problema è che... È un po' complicato Lincoln. Sai, lei... - - Lei non è una ragazzina - mi interruppe lui costringendomi a bloccare il fiume di pensieri - Già dall'inizio Nick era stato sincero con noi riguardo il suo problema con le doghe, e in ogni discorso finivano con il parlare di Alicia. Quella ragazza ha dovuto sopportare una quantità di cose che una commune adolescente non avrebbe digerito facilmente, ed è dovuta crescere in fretta. Non avere paura a provare questo genere di sentimento per lei. - Rimasi in silenzio per un tempo infinito. Lincoln non lo riempì proseguendo il suo discorso, anzi, sembrò studiare attentamente la mia reazione. Non pensavo che Alicia fosse una ragazzina,no... Sapevo di avere a che fare con una persona matura. Nonostante ciò, il timore di farle del male con la mia irruenza mi aveva tarpato le ali più volte. Le mie intenzioni con lei erano serie e non avrei comunque preso la scelta di correre e bruciare le tappe, ma le parole di Lincoln mi diedero il coraggio necessario di prendermi un pò più di libertà con i miei futuri propositi insieme a lei. - Va bene, mi impegnerò in questa relazione... Ma tu promettimi di parlare a Bellamy - gli dissi portandogli una mano sul petto. - Promesso -
 
ALICIA
 
Più e più volte sperai di sentire l'anta del box doccia aprirsi, ma ciò non successe. Forse la decisione di Elyza di lasciatemi godere quel bagno ristoratore, fu molto più saggia rispetto alla scena che intanto fantasticavo nella mia testa. Massaggiandomi il corpo con il suo bagno schiuma potei quasi risentire la sua pelle sulla mia, il suo sapore sulle mie labbra, il suo profumo nei miei capelli. Rimasi ancora cinque minuti sotto il getto d'acqua, tornando col pensiero alla mia precedente doccia... Insieme a lei. Delle nuove vampate di calore presero il sopravvento e fui costretta a cambiare la miscela d'acqua da temperata a fredda. Uscii dopo poco, avvolgendomi con un largo asciugamano morbido, procedendo verso la cabina letto comunicante per scegliere qualcosa da mettermi. Con ulteriore delusion, notai nuovamente l'assenza di Elyza che speravo almeno fosse in camera ad aspettarmi. Sbuffai sonoramente, forse un po' troppo, e lentamente iniziai a in cremarmi la pelle ancora umida. Durante quel momento di coccole a cui mi stavo abbandonando, i miei occhi si posarono sul mio iPod in disuso ormai da un intera settimana. Afferrai l'apparecchio infilandomi velocemente le cuffiette nelle orecchie per poi continuare con le mie cure personali.
La playlist non era più di mio gusto... Forse per le canzoni troppo gioiose o forse perché, in quel momento, avevo bisogno di qualcosa di più rilassante. Aprii un album di cover, le musiche che passavano comunemente in radio mi piacevano un sacco, ma ero sempre solita scaricarmi anche qualche reinterpretazione che rendeva la canzone un po’ più tranquilla e meno ballabile.
Iniziai a canticchiare. Non lo facevo da secoli. Sentii una mano intrufolarsi tra i miei capelli umidi e non ebbi bisogno di girarmi per vedere chi fosse. Lei mi si adagiò accanto guardandomi alle prese con la crema per il corpo che poi si offrì di spalmarmi sulla schiena. Una delle mie due cuffie venne rubata dalle sue mani maldestre che, insieme ad essere, sì tirarono qualche ciuffo dei miei capelli. Feci una mezza smorfia di dolore, ma nonostante il mio sguardo truce, lei mi sorrise portandosi la musica alle orecchie.
 
You got a fast car
I want a ticket to anywhere
Maybe we make a deal
Maybe together we can get somewhere
Any place is better
Starting from zero got nothing to lose
Maybe we'll make something
Me myself I got nothing to prove
 
You got a fast car
I got a plan to get us out of here
I been working at the convenience store
Managed to save just a little bit of money
Won't have to drive too far
Just 'cross the border and into the city
You and I can both get jobs
And finally see what it means to be living
 
You got a fast car
Is it fast enough so we can fly away?
We gotta make a decision
Leave tonight or live and die this way
 
.- Questa canzone mi ricorda molto te - - ah sì? E perché? - chiesi godendo nel mentre del meraviglioso massaggio alla schiena che mi stava concedendo.
. - perché ci siamo conosciute così. Tu avevi una macchina veloce... E io un piano per salvarci -.
 Sorrisi socchiudendo le palpebre. Era bello come tutto poteva parlare di noi. Avrei voluto davvero una macchina veloce, magari una macchina del tempo… un’auto in grado di portarci indietro, quando ancora potevo godere della pienezza della vita e dove la possibilità di vedere un futuro non era così difficile. Avrei potuto accompagnarla a casa o passarla a prendere alle 20:00 per portarla a cena. Avrei potuto organizzare il giro del mondo dove gli unici passeggeri potevamo essere io e lei. Avrei potuto portarla lontano, in un posto distante mille miglia, dove non importava di che colore sarebbe stata la terra o la profondità di quell’Oceano. Nord, Sud, Ovest, Est… per me non avrebbe avuto nessuna importanza, il mio viaggio era lei.
Mi voltai incrociando quel blu che tanto aveva aspettato di vedere. Era bellissima. Avrei voluto dire ciò che pensavo e tutte queste cose che era in grado di farmi provare. Ma io sono io… la solita stupida che non riesce a esprimere a parole ciò che prova dentro.
. - E io che ti avrei lasciata a piedi...? – dissi quindi cercando di reprimere il mio battito accelerato - Non l'avresti mai fatto! Ammettilo! -
La verità era che, molto probabilmente, se lei quel giorno non mi avesse puntato quegli occhi nei miei, l'avrei facilmente abbandonata sul ciglio della strada insieme alla sua amica. Il sol pensiero che avrei potuto commettere un errore così terribile mi fece accapponare la pelle. Avrei potuto davvero non vivere questi momenti? O forse il nostro incontro sarebbe stato comunque destinato ad avvenire? Chissà... Forse mi sarebbe capitato nuovamente di incontrarla, magari proprio sulla spiaggia di Long Beach, che venni a sapere essere frequentata anche da lei. Mi soffermai come un ebete a scrutare la sua espressione divertita, indugiando su quel neo all'angolo delle sue labbra che trovavo terribilmente affascinante - Ammetto di essere stata una stupida per averlo pensato - risposi notando che stava aspettando una mia risposta. La guardai portarsi le braccia al petto offesa, ma il suo modo di arricciare le labbra mi fece sorridere involontariamente. – Va bene allora! Io vado in doccia! – mi informò continuando la sua recita. Il modo in cui riusciva a far sparire il mondo intorno a me era qualcosa di soprannaturale. Quando c'era lei al mio fianco, tutto sembrava annebbiarsi e la mia mente non poteva far altro che focalizzarsi su quella chioma dorata. La vidi recarsi velocemente in bagno ma, una volta sul ciglio della porta, si bloccò rimanendo per qualche istante di schiena - Qualcosa non va? - chiesi vedendola tornare verso di me - In realtà si... Cioè no. Ecco... Volevo solo farti vedere una cosa e pensavo che prima di fare una sciocchezza fosse stato giusto parlarne con te - - Di che si tratta? - domandai preoccupata dal suo cambiamento di voce. La osservai raggiungere la sua parte di letto e frugare dentro alla sua sacca posta accanto al comodino - Durante l'ispezione nella villa ho trovato questo... Non so ecco... Pensavo che potesse servire a Nick, quindi... Ecco, prendi. Decidi tu - allungai la mano, afferrando la boccetta di vetro che riconobbi subito. Il gesto e la preoccupazione di Elyza mi fece salire il magone, era davvero una persona di cuore e all’improvviso mi sentii davvero fortunata. Rimasi a osservare il contenitore di Morfina, facendolo roteare nella mano e leggendo attentamente l'etichetta. Solo dopo aver staccato gli occhi dall'oggetto che tenevo tra le mani sentii il getto d'acqua della doccia, realizzando di trovarmi sola nella stanza. Mi lasciai a qualche lacrima liberatoria, avrei voluto davvero che le cose cambiassero... Ma sapevo anche che non sarebbe bastata la somministrazione di quella medicina per annientare le voglie di mio fratello.
 
 
------------------
 
 
- Chi è? - - Sono Alicia - risposi preferendo bussare alla porta di Nick, piuttosto che incombere in altre dolorose visioni. Sentii un giro di chiave muovere la serratura e a quel suono trovai l'esigenza di sistemare i miei capelli dietro le orecchie - È successo qualcosa? - mi chiese fronteggiandomi con aria preoccupata. - No no. Devo solo parlarti di una cosa -. Lui si fece da parte, lasciandomi spazio per entrare per poi chiudersi la porta alle spalle. Mi misi a sedere giocherellando con il flacone di Morfina che tenni tra le mani. - Se sei venuta qui per parlarmi di Elyza io... - - No,no...cioè... Anche. - sospirai osservandolo sedersi di fronte a me. -Sono venuta a portarti questo. Elyza lo ha preso alla villa e ha pensato potesse aiutarti - gli dissi allungandogli il siero. - Grazie ma non lo voglio - - Nick. Ti prego. - - Lo sai che non servirà a niente - - Lo so. Senti... Mi dispiace per come ti ho risposto, ma ci sono davvero rimasta male. So benissimo che è difficile quello che stai facendo, ma non sopporterei più sentirti pronunciare una promessa che non sei in grado di mantenere. La Morfina non risolverà nulla, ma almeno ti farà stare più tranquillo. - - Perché lo stai facendo ancora ? - - Non lo faccio per te - - Per Elyza? - - Si. Io non mi fido più di te, ma lei si. Falle vedere che ne vale la pena - - Ti piace davvero - - Si. Mi piace ancora di più quando la vedo trovare il "buono" dove non c'è. - - Mi odi così tanto? - - Il non ti odio Nick, mi hai solo delusa e ferita. Sono finiti i momenti in cui eri la vittima da commiserare. Ora ci devi dare un taglio con queste stronzate perché abbiamo tutti altro a cui pensare, di molto più importante. - gli rimproverai mantenendo un tono piatto nonostante i brutti ricordi picchiassero prepotentemente la mia mente - Detto ciò… Non so come tu abbia fatto a capire quali fossero i miei sentimenti per Elyza, ma ti ringrazio per avermi concesso di fare l'amore con lei. - - Sono drogato... Non cieco. Comunque sia io non lo sapevo. Me lo ha detto zio Gustus - - Lo zio!? -
 
 
ELYZA
 
Quella fu decisamente la doccia più lunga della mia vita. I miei polpastrelli rangrinziti per il lungo tempo sotto l'acqua, mi diedero l'incentivo per uscire dal getto e recarmi in camera a prepararmi. Notando la mancanza di Alicia iniziai a pregare nella speranza che riuscisse a trovare un modo per riappacificarsi con il fratello. Per quanto sapevo fosse delusa del suo comportamento, il dolore per aver litigato con lui era molto più grande dell'ira che le scorreva nelle vene.
 
Uscii dalla camera, indossando una  strana maglia a maniche lunghe che mi arrivava alle ginocchia. Prima o poi avrei rubato i vestiti a Raven... Il fatto di non trovare nulla adatto a me mi innervosiva. Le luci dello Yacht erano tutte spente e io arrancai rasente alla parete, nella speranza di non inciampare contro qualche spigolo. Sentii un debole chiacchiericcio provenire dal ponte principale che riuscii faticosamente a raggiungere schivando qualche ostacolo durante il mio tragitto al buio - Che state facendo? - chiesi notando di tutti i ragazzi seduti in cerchio per terra, sorseggiare qualcosa da dei bicchieri - Questa è una serata uomini signorina! Devi andare al piano di sopra! - sentenziò Gustus indicandomi il piano superiore dell'imbarcazione. Cercai di mettere a fuoco i visi dei presenti rischiarati solo dalla debole luce lunare. Nonostante la scarsa visibilità, mi scoppiò una risata notando Jasper fregare l'alcol da sotto il naso di Monty. - Va bene UOMINI, io vado di sopra - risposi avviandomi verso le scale a chiocciola poste sulla destra.
 
Appena lo vidi, il "terrazzo" dello Yacht divenne il mio luogo preferito. Un enorme divano quadrangolare privo di testiera era posto al centro, affiancato solo da una zona di commando, e mi chiesi il perché Gustus preferisse stare rinchiuso sempre in cabina di pilotaggio piuttosto che manovrare da lassù.
.- Hey chica! - mi salutò Raven sdraiata sul sofà insieme ad Alicia. - Non mi avevate avvertita di questa serata ! - le rimproverai fingendomi offesa e raggiungendole per sedermi con loro. - In realtà sono stati i maschi ad organizzare la loro serata "privé" e noi siamo state costrette a esiliarci quassù - direi che non ci è andata male! - asserii divertita portando il mio volto verso il cielo stellato.
.- Posso venire anche io ? - sentii chiedere alle mie spalle - Octavia! Non dovresti essere a letto? - - La febbre mi è scesa e io mi annoio a stare da sola in camera - tutte noi le sorridemmo dolcemente e la seguii con lo sguardo avvolgersi attorno un pesante piumone invernale, trovato chissà  dove, che la riparava dalla leggera brezza marina. - Va bene O! Però condividi con me la coperta! - le ordinò Raven facendole spazio al proprio fianco visibilmente infreddolita dalla serata fresca.
Senza pensarci ulteriormente, mi avvicinai alla mia bella Alicia, sdraiandomi al suo fianco e assumendo tutte e quattro la stessa posizione supina. Rimanemmo in silenzio per dei minuti interi, tutte rapite dal firmamento che illuminava il cielo. - Sono tantissime - commentò Octavia indicando un agglomerato di stelle più vicine - Voglio vedere una stella cadente - continuò portandosi le mani sul petto, arrabbiata per non averne ancora notata una.
Delle timide carezze iniziarono a sfiorare il mio fianco sinistro e a quel tocco mi voltai di lato trovandomi davanti uno spettacolo paragonabile a quello che stavo osservando un secondo prima - E tu...? Che desiderio esprimeresti? - le chiesi in un sussurro, emozionata nel vedere il lucicchio dei suoi occhi - Non c'è nulla che io desideri più di quello che già ho -.
" Non poteva essere reale…!" Mi dissi, portandole una ciocca dietro l'orecchio e baciandola a fior di labbra.
.- Vi prego... Aspettate che ce ne andiamo - Disse Raven alle mie spalle. Sentii una mano afferrarmi la nuca e, percependo il sorriso di Alicia sulle mie labbra, assecondai il suo gioco che aveva tutta l'aria di essere la risposta al commento acido appena udito. Sorrisi divertita anche io, facendo sfiorare i nostri denti che impedirono al bacio di intensificarsi. Il fatto di scherzare sul nostro rapporto insieme alle mie amiche mi riempì di gioia e finalmente non mi preocupai più di farla sentire in imbarazzo.
.- La tua amica mi è sempre stata antipatica - mi disse staccandosi dal mio volto e pronunciando quell'affermazione in modo da farsi sentire dalla diretta interessata - Senti... Bella Tenebrosa... Vedi di darti una regolata in mia presenza - sentenziò alzandosi con il busto e tirando un leggero schiaffo alla mia gamba - E io che c'entro!!? - chiesi stupita e voltandomi a mio volta verso di lei - Tu c’entri sempre ! - rispose lei tornando a sdraiarsi.
 
 
ALICIA
 
La serata passò tra chiacchiere e risate. Fui felice di come Raven e Octavia parlarono liberamente della loro vita, rendendomi partecipe delle loro avventure e disavventure. Dal nostro incontro non ci furono momenti come quelli... Momenti di totale relax in cui parlare del più e del meno come delle normali amiche. Per un’ora intera fui come immersa in un altro mondo, privo di pericoli, di zombie e di morte. Lontana dalla realtà potei anch'io lasciarmi andare a qualche aneddoto un po’ più intimo, concedendo loro di prendermi in giro per le mie storie bizzarre. Il sorriso di Elyza non l'abbandonò un'attimo e io mi sentii fiera di donarle gran parte di quelle risa.
.- Io sono stanca morta, penso che andrò a letto - disse Raven alzandosi dal nostro enorme giaciglio. - Ti seguo a ruota - continuò Octavia afferrando la mano dell'amica e portandosi in piedi. Guardai Raven sistemare il piumone in modo da coprire l’intero corpo dell’amica indisposta, soffermandosi con una mano sulla sua fronte per appurare che la sua febbre si fosse realmente abbassata. - Buonanotte ragazze - ci dissero all'unisono avviandosi verso le scale.
 
L'aria soffiava di qualche nodo più forte ma io non pensai minimamente di alzarmi data la perfezione di quel momento. Il corpo caldo di Elyza compensò egregiamente il freddo che avvolgeva quella serata, rendendo i nostri corpi adatti a quelle temperature. Il suono del mare cullò i nostri pensieri fin quando non trovai le parole giuste per intavolare un discorso - Ho parlato con Nick - - ...e...? - - E gli ho detto ciò che pensavo, e ciò che provo - - Ciò che hai provato quando l'hai scoperto? - - No. Ciò che provo per te -.
La sentii irrigidirsi sotto il mio braccio e, nonostante la sua calma apparente, mi turbai sentendo il suo sussulto - Non ho mai parlato di queste cose con mie fratello. Non è mai stata la persona giusta con cui parlare di vita sentimentale. Tuttavia, gli ho chiesto come avesse fatto a capirlo - - E che ti ha detto? - - Mi ha detto che lo è venuto a sapere da mio zio - - Come da tuo zio? - chiese alzandosi improvvisamente a sedere impanicata dalla notizia - Hei... Non ti agitare, è una cosa buona no? –
Lei mi guardò con un'espressione strana che io non riuscii a decifrare.
.- La mia paura era quella di una loro reazione negativa. Se mio zio ha capito tutto e non mi ha detto nulla vuol dire che non ha nessun problema a riguardo - - Non è questo Ali... - I suoi occhi si abbassarono rompendo quel contatto visivo che mi rassicurava ogni volta che parlavo con lei - Io ti volevo lasciare del tempo per chiarire con loro, per capire se era veramente quello che volevi - - Ma di cosa stai parlando Ely? - - Io non volevo metterti in imbarazzo, volevo solo che tu fossi prima sicura - - Ma io sono sicura! Non capisco perché tu sia così preoccupata -.
Mi alzai a sedere sul divano, iniziando ad accarezzarle il braccio in cerca di quello sguardo che mi parve improvvisamente triste.
.- Elyza... C'è qualche problema? - - No...no... È che... Io so cosa vuol dire non essere accettati Ali. Non voglio che passi la mia stessa situazione - rispose lasciando che un velo di lacrime ricoprisse i suoi occhi.
.- Cinque anni fa ebbi una storia con una ragazza. Per me quella fu la prima e unica storia con una donna prima di te. Per me era una cosa normale e non ebbi nessun problema a vivere liberamente la nostra storia tra i miei amici. La stessa semplicità non fu possibile con mia madre. Lei iniziò a dirmi che stavo sbagliando, che stavo passando un momento particolare della mia vita e che tutto sarebbe tornato come prima. La mia storia durò quasi un anno, e per tutto il tempo mia madre non smise di ripudiarmi e di farmi sentire sbagliata e fuori luogo. - - Ely... - cercai di calmarla osservando il pianto farle morire le parole in gola - Me ne andai di casa e mi trasferii da Raven. Non vidi più quella ragazza e mi sentii in colpa per il modo squallido con cui la liquidai. Iniziai una vita fatta di piaceri di una notte soltanto e dopo quella volta non mi impegnai più con nessuno -
Rimasi in silenzio ad osservarla. Solo in quel momento mi resi conto che provava molta più paura di quella che provassi io. Io ero talmente concentrata dallo stravolgimento che aveva portato nella mia vita da non soffermarmi a chiedermi quali fossero invece i suoi timori. - Io ho una paura enorme Ali. Ho paura che tu possa non sentirti in grado di portare avanti questa storia, ma ho ancora più paura che ci sia qualcuno in grado di convincerti che sia meglio allontanarti da me - continuò asciugandosi le lacrime che ormai le avevano bagnato completamente il volto. Presi un profondo respiro nel tentativo di riordinare i numerosi pensieri che si accavallavano nella mia testa - Elyza, non mi importa ciò che pensano gli altri. Guardati intorno... Siamo immerse in un pianeta distrutto e sprofondato nell'oblio. Nella terraferma l'unica cosa che possiamo trovare sono gli zombie assetati di carne umana. Perché dovrei non accogliere questa possibilità di essere felice? Gli unici momenti in cui sorrido sono quelli passati accanto a te e non desidero niente di diverso. Non posso farti promesse, odio promettere cose che non sono in grado di mantenere, ma ti giuro che ce la metterò tutta per farti restare al mio fianco, perché è quello che voglio. -
La guardai finalmente puntare i suoi occhi nei miei e per me fu come un respiro a pieni polmoni. Per quanto tempo si era tenuta questo pensiero dentro? Si era davvero preoccupata di perdermi così facilmente?
Allargai le braccia invitandola a riposare ancora un po’ su mio corpo. La vidi lasciarsi andare a peso morto su di me, e non riuscii a fare a meno di stringerla ancora di più. Stavamo bene, nonostante tutte le cose che eravamo state costrette a passare. 



-----------------------
Ritengo che questo capitolo non sia dei migliori, ma sono comunque soddisfatta di come il rapporto delle due protagoniste si stia delineando. Ho voluto aggiungere qualche cosa sulla vita passata di Elyza perchè mi sono accorta di non aver mai dato spazio alla sua storia. Spero che questo capitolo sia stato comunque di vostro gradimento, un bacio :)

P.S scusate se ci sono errori, ma non ho avuto molto tempo.
Alex

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Non abbiamo scelta ***


Buonasera a tutti :) Ecco un nuovo aggiornamento. Spero di leggere qualche vostra recensione. Un bacio ;)

ELYZA
 
Un nuovo giorno si presentò fuori dalla finestrella, invadente e sfacciato con la sua solita luce accecante. Quel mattino sembrò particolarmente caldo, tant'è che fui costretta più volte a girare il cuscino nel tentativo di trovare sollievo per il mio viso accaldato. Sbuffai pesantemente non riuscendo a prendere più sonno, nonostante mancassero due ore alla nostra solita sveglia. Sorrisi debolmente notando la posizione a "stella marina" di Alicia che occupava un quarto del letto. Rimasi a fissare il soffitto per un buon quarto d'ora, rimuginando alla notte appena trascorsa e alle parole rassicuranti che mi disse.
 
- Ti giuro che ce la metterò tutta per farti restare al mio fianco, perché è quello che voglio. - mi disse facendomi perdere un battito. Io di certo non avevo alcuna intenzione di lasciare il mio posto al suo fianco. Lei mi stava donando una quotidianità che mi mancava da tempo, e io avrei fatto davvero di tutto per finire la frase con un "per sempre".
La osservai compiere alcuni spasmi e a stento trattenni qualche risata continuando a stupirmi di quanto fosse buffa immersa nel sonno. Presa dalla noia, iniziai a darle dei piccoli calci portandola sempre di più sul ciglio del letto. Le risate per quello che sapevo sarebbe successo mi invasero il petto e dovetti rimanere molto concentrata per non farne uscire il suono. Ormai si trovava a un centimetro dalla fine del materasso e sarebbe bastato davvero una spintarella per farla catapultare giù.
Mi fermai pensierosa ma, nonostante mi sentissi in colpa, allungai il mio piede e la spinsi a terra.
Il suono che ne derivò, seguito da un suo urletto, fu talmente esilarante che non riuscii a fingere di dormire per non farmi incolpare di quella caduta.
.- Ma che cazz... - sentii brontolare non riuscendo a osservarle il volto nascosto sotto il letto. Iniziai a ridere portandomi le ginocchia al petto e ruotandomi leggermente di schiena a destra e a sinistra. La sua testa fece capolino e i suoi occhi minacciosi non tardarono a lanciarmi accuse.
.- Elyza Lex... È così che si tratta la propria donna? - mi chiese facendosi leva con i gomiti e riportandosi seduta sul letto - Wow... Potresti ripeterlo? Suona davvero bene -
La guardai divenire improvvisamente rossa, ma gioii sentendola definirsi "la mia donna".
Mi portai a sedere sul letto, ma il mio movimento fu sbilanciato da uno sbandamento improvviso della barca - Che succede? - chiesi guardandomi intorno notando lo Yacht prendere velocità. - Non lo so, aspetta qui - mi disse alzandosi e recandosi a fatica fuori dalla porta.
Rimasi in silenzio per alcuni istanti, ma non riuscii a udire nessuna voce provenire da fuori la cabina. Mi alzai a mia volta, decisa a raggiungere il gruppo che sicuramente doveva essersi destato a causa della manovra.
 
.- Ma avevi detto che non ci sarebbero stati problemi! - sentii urlare da una voce maschile - Non so cosa sia successo Bellamy! Abbi pazienza. Ho costruito una trasmittente dal nulla... È stato il massimo che potessi fare! -
Man mano che mi avvicinai alla cabina di pilotaggio, la discussione tra Raven e Bellamy si fece più chiara e non tardai a vedere tutto il groppo concentrato fuori dalla porta ad osservare la scena.
.- Cosa è successo? - chiesi dietro le spalle di Monty, senza staccare gli occhi dal gesticolare dei due ragazzi che stavano avendo una discussione accesa.
.- Qualcosa è andato storto, sono riusciti a localizzarci. Bellamy stava facendo da guardia e ha notato un’ imbarcazione militare venirci in contro. - - Gustus cosa dice? - - Non lo so, non ha detto una parola -.
 Poggiai il mio sguardo sull'uomo intento a manovrare, il suo volto era serio e concentrato sull'orizzonte. La sua mascella serrata mi ricordò tanto quella di Alicia, che entrambi muovevano quando erano troppo intenti a mantenere la calma.
.- Sono qui zio –
 
La vidi farsi largo tra di noi fino a raggiungere Gustus e aprire una mappa nautica davanti a loro. Con il chiacchiericcio intorno a me, non potei sentire ciò che si stavano dicendo, ma notando Alicia muovere il dito sulla carta, capii che stavano cercando un posto sicuro dove dirigerci.
 
Mi avvicinai a passi svelti vero di loro che, per i primi secondi, non mi prestarono alcun interesse. - Dobbiamo continuare verso sud nonostante il vento soffi dall'altra parte - - Ma zio... È una pazzia. Tirano 40 nodi lì fuori e se andiamo in quella direzione sprecheremo tutto il carburante - - Una volta che raggiungiamo la baia non ci saranno problemi. L'Abigail è molto più veloce delle imbarcazioni militari. Vedrai che tra una decina di minuti li avremo già seminati - Lo sentii dire tornando con lo sguardo verso il mare.
.- Elyza, fammi un favore, vai in sala motori e avvia manualmente l'uso del carburante. Da qui non riesco a farlo. - - Ci vado io! - disse Alicia offesa nel non essere presa in considerazione  - No, tu mi servi qui. Sei l'unica in grado di leggere la carta. - Lei mi guardò per una breve istante, lanciandomi un sorriso di incoraggiamento che io conservai per tutto il tragitto del corridoio.
Malvolentieri tornai in quella stanza rumorosa e buia. Appena aprii la porta dovetti portarmi le mani alle orecchie come la prima volta, ma fui costretta a sacrificarne una per cercare l'interruttore della luce con una mano. Fortunatamente non ci misi molto a trovarla e le numerose tubature e macchinari mi parvero improvvisamente più chiari. Diedi una veloce controllata intorno a me, ma nonostante non fosse il mio prima viaggio su una barca, non trovai niente di familiare e conosciuto. Mi avviai verso un mobiletto e, una volta aperto lo sportello, mi trovai davanti a centinaia di neon e fili colorati. In quel momento avrei voluto che Raven fosse li con me, lei avrebbe sicuramente capito dove mettere le mani. Passai in rassegna tutti gli interruttori cercando di leggere qualche sigla a me nota " AAA, HO, TTN" nulla... Non ne capivo niente. Il rumore intorno a me iniziò ad innervosirmi, ma continuai a prestare attenzione ai pulsanti davanti a me che lampeggiavano senza sosta. L'unica cosa che attirò la mia attenzione fu una leva posta sulla destra e, malgrado non sapessi quale fosse il suo funzionamento, non esitai a tirarla chiudendo gli occhi per la sua possibile negativa conseguenza.
 
Il frastuono intorno a me si fece più tenue e finalmente potei tirare un sospiro di sollievo. Tornai a prestare attenzione al contatore, dove sembravano essere sparite alcune luci intermittenti.
.- Elyza! Torna su! - sentii urlare alle mie spalle da una voce che riconobbi essere di Jasper solo dopo averlo visto con la coda dell'occhio. Non me lo feci ripetere due volte... Mi allontanai quasi correndo dalla quella stanza infernale, chiudendo velocemente la porta una volta superata la soglia per soffocare quel rumore assordante.
 
 
 
ALICIA
 
 
Per quanto mio zio facesse di tutto per non far trapelare la sua preoccupazione, i suoi tic nervosi lo tradirono più di una volta. Io cercai in tutti i modi di mantenere la calma, seguendo passo per passo tutte le indicazioni e impegnandomi nel pensare il più rapidamente possibile cosa sarebbe stato meglio fare. Sapevo che l'Abigail avrebbe facilmente seminato i nostri inseguitori, ma naturalmente dovevamo trovare anche un posto sicuro dove attraccare. Prendere il mare aperto non sarebbe stata la soluzione migliore dato che non eravamo al corrente di quanta autonomia l'imbarcazione possedesse e, data la sua mole e le condizioni climatiche, ci saremmo sicuramente ritrovati senza carburante dopo qualche ora…
.- Dov'è Nick? - chiesi notando solo il quel momento la sua assenza. Lui sarebbe stato più bravo di me in queste cose - Non lo so. Continua a leggere - mi ordinò indicandomi la mappa che reggevo tra le mani. - A mezzo miglio da qui c'è una conca. La scogliera dovrebbe nasconderci quanto basta per avere dei minuti di vantaggio - - C'è la possibilità di fermarci ? - - Da qui non si capisce, ma penso di sì. Mi pare di ricordare che ci sia un piccolo porto - - Va bene, farò il possibile. Vai dagli altri e digli cosa devono fare una volta là -. Piegai velocemente la mappa per portarmela dietro e spiegare più dettagliatamente la zona in cui saremmo scesi. Gli sguardi di Monty, Bellamy e Octavia furono subito su di me appena mi voltai verso l'uscita e, senza chiedere nulla, mi seguirono in cucina.
Ci sedemmo sul divano attendendo Raven, Jasper e Elyza che non tardarono ad arrivare. - Ok, sedetevi- ordinai aprendo la mappa sul tavolino al centro - Noi eravamo qui, ora ci stiamo muovendo verso sud e tra mezz'ora dovremmo arrivare in questa baia. - spiegai indicando il percorso con il dito - L'idea iniziale era quella di seminare i soldati e prendere il largo, ma non mi sembrava l'idea migliore - - Perché? Voglio dire... Una volta in mare aperto non penso ci seguano - - Non è detto. Loro possono avere scorte di carburante che noi invece non possediamo. Non possiamo rischiare di rimanere in balia del vento senza poterci muovere in caso di un nuovo inseguimento - - E la scorta di energia solare? - - Quella ci sarebbe, ma la Yacht non si muoverebbe con la stessa velocità. - - Ok, quindi cosa dobbiamo fare ? - chiese in fine Elyza portandosi al mio fianco - Abbiamo deciso di scendere sulla terraferma. Lo so che può sembrare una pazzia ma è l'unico modo per scappare - - Ma se ci raggiungono noteranno comunque la barca arenata a riva - - Lo so, ma noi a quel punto saremo già lontani. In questa zona ci sono parecchie case, dovremo solo sperare di scegliere quella giusta dove nasconderci -
Li guardai scambiarsi delle veloci occhiate e rimasi in attesa di qualche cenno di consenso che, fortunatamente, mi rivolsero tutti. - Cosa possiamo fare adesso? - - Voi maschi andate a prendere le armi e distribuitene tre a testa, o comunque indossatene quante più potete. Raven e Octavia, voi venite con me, prendiamo il cibo che è rimasto - non finii nemmeno la frase che le due ragazze si catapultarono verso il frigo per soddisfare la mia richiesta - E io ? - mi chiese Elyza visibilmente preoccupata. Mi portai di fronte a lei, passandole una mano sul viso e accarezzando la sua guancia con il pollice - Tu vai da mio zio e... Cerca di avere la stessa pazienza che hai con me - le dissi prima di darle un bacio veloce e avviarmi verso la cucina.
La osservai di sfuggita dirigersi verso la cabina di pilotaggio, sapevo che a mio zio avrebbe fatto piacere avere una persona che lo aiutasse a mantenere la concentrazione e che lo consigliasse a prendere la decisione giusta. Elyza sarebbe stata la persona perfetta, dato che come leader era sottoposta più volte a prendere decisioni in breve tempo.
 
 
Raven e Octavia furono di una velocità stupefacente e in pochissimi minuti raccolsero la maggior parte di viveri sparsi per la barca. Con il mio lavoro dimezzato mi presi la libertà di andare a cercare Nick che ancora non avevo avuto modo di incontrare. - Sapete dov'è mio fratello? - chiesi nella speranza di ricevere una risposta positiva - No, ma non ho visto nemmeno Lincoln - Aggrottai la fronte appurando che effettivamente il loro amico spilungone non l'avevo incrociato per tutta la mattinata.
Mi allontanai da loro,dirigendomi verso l'esterno dove il sole accecante aveva ormai reso l'aria caldissima.  Mi guardai attorno, ma non scorgendo nessuno tentai di raggiungere la scala a chiocciola che mi avrebbe portata al piano superiore.
 
 
.- Ma che ci fate qui? -
Domandai osservandoli vicino alla seconda postazione di pilotaggio.
.- La guardia!? - mi rispose sarcastico Nick, prendendosi gioco della mia pazienza - Sei uno cretino! Lo sai che lo zio ha bisogno di te giù in cabina, ci potevi lasciare Bellamy qui - - Senti, stai calma, non c'è bisogno che ti agiti così. -
Lo guardai negli occhi, forse un po' troppo intensamente, talmente tanto che potei notarvi qualcosa di strano, qualcosa che li rendeva immensamente scuri. Distolsi i miei occhi dai suoi, lanciando lo sguardo qua e là fin quando non scorsi qualcosa che sperai di noi vedere più. Siringhe, siringhe su siringhe. Guardai l'amico di Elyza, Lincoln, che fino a quel momento mi diede l'impressione di essere la persona più calma e gentile che io avessi mai incontrato. Voltai lo sguardo verso entrambi, indecisa sul quale restare più a lungo - Ditemi che state scherzando. Io davvero non voglio crederci - - Alicia, ti prego, non fraintendere - disse Lincoln avvicinandosi a me e tentando di prendermi per un braccio. Io fui più veloce e, con un velo di lacrime, mi voltai velocemente per tornare ai miei compiti molto più importanti.
 
ELYZA
 
Il fatto che Gustus sapesse della mia relazione con la nipote passò in secondo piano. In quel momento riuscii solo a pensare al gruppo e al modo più veloce per salvarci. Rimasi per qualche istante sull'uscio della cabina prima di dare due tocchi alla porta e entrare senza aspettare nessuna risposta. Lui mi regalò un mezzo sorriso, giusto per non sembrare scortese, poi si posizionò nuovamente con lo sguardo verso la costa che ormai appariva all'orizzonte.
.- Sai manovrare ? - - Non ci ho mai provato - - Non te lo ha mai insegnato nessuno? - - No. La mia famiglia non era tipo da mare. Ho fatto qualche giro in barca con gli amici in estate, ma niente di più - - Non hai avuto vita facile, vero signorina ? - mi chiese con tono molto serio misto rammarico. " Possibile che conoscesse la mia storia?
Rimasi in silenzio, ripensando agli avvenimenti che segnarono la mia infanzia. No... Non avevo avuto vita facile. La morte di mio padre, all'età di cinque anni, fu la prima delle numerose sventure che cambiarono la mia esistenza. Dopo di lui, le cose non presero una bella piega. Io dovetti arrangiarmi, imparando in breve tempo a cavarmela da sola. Il lavoro di mia madre non le permetteva di accudirmi e starmi dietro, e io... E io sento tutt’ora il vuoto dentro il petto.
.- Ne ho visti di ragazzi come te. Per una vita ho allenato giovani reclute, stanche della solitudine in cui erano costretti a vivere. Arruolandosi trovarono una casa, una famiglia ma... Lasciati dire una cosa. – si interruppe in un sussurro
.- Le persone forti non cercano mai un nido dove rifugiarsi -
Il suo sottile complimento mi costrinse a chinare il volto. Non credevo di essere la persona forte di cui tutti parlavano. Sono sempre stata una persona che si accontentava delle cose che la vita le offriva, ma finivo sempre per rimanerci male quando non andavano nel verso desiderato. Ci furono momenti in cui pensai di non avere le forze per trattenere la rabbia, il rancore, la tristezza... Tutti sentimenti che riuscii per lungo tempo a nascondere dietro  sorrisi finti e battute sarcastiche. Io non mi sentivo per niente forte. Per quale motivo una persona "forte" avrebbe dovuto uccidere Finn, per esempio? Se fossi stata davvero fiduciosa delle mie qualità, avrei potuto trovare un modo diverso, un modo per non ferire nessuno. No... Non ero una forte. Ero semplicemente una sopravvissuta, una ragazza la cui vita ha donato una via di fuga nel momento giusto, nulla di più.
 
.- Preparati, fai quello che ti ho detto -
 
 
------------------
Il vento mi scompigliò tutti i capelli e io dovetti legarmeli con un elastico che portavo sempre come bracciale.Il mio cuore prese a palpitare più forte ma, fortunatamente, la presenza di quelle raffiche d’aria, mi permisero di inspirare con la solita regolarità. Appena ci avvicinammo alla costa, tutti i ragazzi si recarono sul ponte principale, in attesa che l'imbarcazione fosse abbastanza vicina al porto per sbarcare. Bellamy mi porse rapidamente tre pistole che io infilai oltre la cinta dei pantaloni, causandomi dei brividi quando il metallo dell'arma venne a contatto con la mia pelle. Lo guardai sistemarsi una mitragliatrice a tracolla, arma che doveva pensare all'incirca la metà di me. Mi scambiai un veloce sguardo con Raven e Octavia che, diversamente dalle altre volte, mi parvero molto più sicure di loro stesse. Non avrei mai voluto che tutto ciò diventasse un'abitudine per noi e in vece, in un modo o nell'altro, fummo tutti costretti a prepararci a una guerra inaspettata.
 
.- Nick! Il gommone! - sentii Alicia urlare venendo verso di noi. Suo fratello balzò sulla pedana rientrante che in quel momento ospitava l'imbarcazione che ci avrebbe fatto raggiungere terra in quei pochi metri che rimanevano. Aiutai i miei amici a salire sull'imbarcazione, porgendo loro i pesanti zaini di viveri che, per quanto scomodi, erano indispensabili da portare.
.- Ancora due! - urlò Nick guardando prima la sorella e poi me - Io resto qui, salgo il giro dopo - rispose lei sostenendosi saldamente sulla balaustra, ferma nella sua decisione - Non ci pensare nemmeno Alicia! Forza vieni, ho fatto una promessa - dissi temendo non mi ascoltasse.
Lei mi guardò inarcando un sopracciglio, in attesa che le dessi spiegazioni, chiarimenti che non le diedi per ovvi motivi.
. - Non posso - mi rispose tirando un occhiata all'interno dello Yacht, preoccupata sicuramente per suo zio. Mi avvicinai a lei, porgendole la mano senza staccarle gli occhi di dosso - Sono io che non posso lasciarti qui - le dissi perdendomi nel suo sguardo.
Per un momento il mondo scomparve, il mare si solidificò, il vento si placò. Un gesto, uno sguardo, una rinuncia, una promessa. Per la prima volta nella mia vita, quando lei sfiorò la mia mano, sentii che qualcosa dentro di me sarebbe cambiato. Da quel momento in poi, avrei avuto a che fare con una persona completamente diversa. Una persona che, nonostante lasciasse una parte di cuore su quella barca, aveva scelto me.
Strinsi la sua mano, scivolando con le dita fino a raggiungere il suo polso e trascinarla sul gommone con me. Appena i nostri corpi si adagiarono, il rumore del motore prese a disturbare lo scroscio delle onde, dandoci modo di allontanarci dallo Yacht in un tempo brevissimo. Lo sguardo di Alicia non si staccò per un istante dalla barca, mentre delle leggere lacrime,,forse le ultime, le vennero spazzate via dal vento intrepido. Il dolore che provai alla vista dei suoi occhi fu indescrivibile. Non ci sarebbe stato un secondo giro, Gustus aveva preso la sua decisione. Qualcuno si sarebbe dovuto sacrificare e, per quanto tentai nel dissuaderlo, non ci fu modo di fargli cambiare idea. Per l'ennesima volta non fui forte. Ancora una volta, assecondai la vita a concederci altro male.
 
 
 
 
 
 
Raggiungemmo il piccolo porticciolo molto rapidamente e, senza perdere secondi utili, scendemmo uno dopo l'altro ordinatamente. Come soldati preparati alla missione, camminammo a passo veloce sulla passerella di legno, procedendo in religioso silenzio. Io e Nick scendemmo per ultimi e lanciammo entrambi un’ultima occhiata dietro di noi, nella speranza che nessuna barca militare ci avesse individuato. L'Abigail sembrava essere l'unica imbarcazione presente all'orizzonte ma, contrariamente a ciò che i nostri occhi scrutavano, il radar portatile trasmise il suono di localizzazione di una seconda imbarcazione - Dobbiamo muoverci - mi disse strattonandomi leggermente da un braccio.
Quasi correndo, raggiungemmo gli altri che, timorosi, iniziarono a guardarsi intorno in cerca di qualche via sicura - Proseguiamo per di qua. Ci sono della case arroccate sulla scogliera. Le salite per raggiungerle ci daranno un po’ di vantaggio nel caso decidano di cercarci - Appurò Alicia indicandoci l'originale conformazione del terreno.
 
ALICIA
 
La zona era molto selvaggia e per un momento mi ricordai del perché passai di lì solo una volta. Le strade non erano asfaltate e i sentieri erano tortuosi e polverosi. La vegetazione, anche se secca e pungente, ci regalò qualche momento di penumbra, dandoci l'opportunità di riposare gli occhi.
.- La c'è una casa! - sentii urlare Jasper, intento a osservare attraverso un binocolo. Voltai lo sguardo dietro di me, cercando istintivamente Elyza che notai già terribilmente stanca e accaldata. Per raggiungere quel rigugio avremmo dovuto percorrere un pendio non indifferente, ma tutti non si lamentarono della faticosa scarpinata a cui ci saremmo dovuto sottoporre.
Attesi che il resto del gruppo mi superasse, procedendo verso la nostra meta, in attesa che Elyza si portasse al mio fianco - Acqua? - Le chiesi stappando la bottiglietta e porgendogliela. Lei mi ringraziò puntando gli occhi sull'oggetto, incapace in quel momento a reggere il mio sguardo. - Mi dispiace Ali - mi disse asciugandosi la bocca con la manica. - Non importa. Ne parliamo dopo -.
Effettivamente non mi importava più di niente. Ogni giorno che passava sembrava portarsi via con se parte della mia vita. I miei occhi si erano ormai prosciugati, non avevo più lacrime da versare. Osservai per un breve istante il mare dietro di noi, notando immediatamente un secondo puntino accanto allo Yacht. Nonostante il caldo insopportabile, il mio corpo fu percorso da un brivido gelido che mi impedì di respirare per qualche secondo. Chiusi gli occhi, cercando di non pensare a ciò che sarebbe successo a mio zio, e nello stesso momento, un braccio mi cinse il fianco e lentamente riaprii gli occhi trovandomi subito sul suo sguardo blu. - Andiamo - mi disse spingendomi leggermente per risvegliarmi dalla mia momentanea marmorizzazione. Assecondai la sua richiesta, facendo scivolare la mia mano verso la sua e afferrandogliela senza lasciarla più.
 
--------
 
.- Che succede? - chiesi, osservando il gruppo immobile davanti a noi.
.- Siamo spacciati. C'è una recinzione che si estende per tutta la zona - fece notare Bellamy indicando il prolungamento della rete. - Allora camminiamo per il perimetro fin quando non troviamo l'entrata - - Potrebbe volerci troppo, non sappiamo per quanto continua - - E cosa dobbiamo fare? La rompiamo? -
Ci guardammo tutti con aria molto scettica. Non eravamo a conoscenza del perché quella zona fosse recintata e usare un metodo così drastico poteva risultare controproducente - Magari dall'altra parte ci stanno i non-morti - disse Octavia concretizzando ciò che molti pensavano.
.- Emmm... ragazzi, mi sa che siamo dalla parte sbagliata -
 
Il tono buffo di Jasper rese quella notizia molto meno spaventosa di quanto in realtà doveva essere. Ci girammo tutti a guardare un gruppetto di zombie rasentare la recinzione e venire dalla nostra parte. - Sbaglio o sono molto più lenti ? - constatò Lincoln impugnando un pezzo di ferro arrugginito in attesa che ci raggiungessero. - Diamoci dentro belli! - urlò Jasper visibilmente eccitato dall'idea di spaccare la testa a quei mostri. Il putrido sangue iniziò a inumidire gli indumenti dei ragazzi e l’odore pungente prese il sopravvento, costringendomi a portare una mano verso il naso. Il suolo erbaceo mutò in pochi secondi colore, il rosso tinse l’intera zona calpestabile intorno a noi rendendo improvvisamente tetro l’ambiente. Pure la volta celeste che ci sovrastava mi parve cambiare colore, il cielo improvvisamente grigio arrivò come un silenzioso spettatore, incapace anch’esso di piangere lacrime alla vista di una scena così devastante. 
Rimasi in silenzio a osservare tutto la scena, quella fu la prima volta che vidi gli amici di Elyza all'opera, e rimasi sorpresa nel guardarli assestare i colpi in maniera perfetta. Tutto fu reso divertente e maledettamente semplice, non sapevo se essere felice o provare pena nel vedere inventare dai ragazzi un nuovo gioco. - Sei una pippa! - disse Jasper infilzando l'ultimo zombie alla rete e lanciando un occhiata al suo compagno di divertimenti.
Guardai il volto accigliato di Elyza, incredula anche lei nel guardare con quanta spavalderia i suoi amici intrapresero quella lotta-lampo. Contrariamente a quanto mi sarei aspettata, i miei occhi rimasero per tutto il tempo a osservare i dettagli di quell’incontro. Non avrei mai voluto assuafermi all’idea di tutta quella violenza, non avrei mai voluto addestrare il mio cuore a sopportare tutto ciò… e invece, accadde. Quando mi resi conto di non provare nulla, quando capii che tutto quello che accadde davanti a me mi fu indifferente, la prima cosa che feci fu quella di cercare un contatto, provare emozione. Senza chiedere nessun permesso, mi voltai verso Elyza e le posai un bacio all’angolo delle labbra. Le sue palpebre si mossero in un tic nervoso, soggetta all’irrazionalità di quel gesto. Mi staccai velocemente da lei per osservarla, tentando di mandarle un messaggio che fu immediatamente recepito dal suo sguardo. Per quanto il tempo passato insieme a lei fosse stato relativamente breve, Elyza riuscì comunque a capiremi mediante semplici gesti, con lei non avrei mai avuto bisogno di parole.
 
 
 
.- Hey! Chi va là!? - Una voce profonda squarciò il silenzio, e per alcuni istanti nessuno riuscì a muovere un muscolo, timorosi di essere stati beccati dopo tutta la fatica fatta. Dall'altra parte della recinzione,un omone alto e tarchiato avanzò  verso di noi puntandoci un fucile contro. - Chi siete? - continuó lui avvicinando sempre di più la canna dell'arma. Anche se la sua pelle era rovinata dal sole, non doveva avere più di 40 anni, e per quanto i suoi lineamenti fossero spigolosi,non sembrava nemmeno pericoloso.
Nessuno fece niente, e un po’ mi arrabbiai per come tutto il coraggio che avevano dimostrato pochi secondi prima, si fosse volatilizzato nel nulla. Senza nemmeno pensarci, avanzai di qualche passo, portandomi le mani sopra la testa e fissando il mio sguardo in quello dello sconosciuto - Mi dispiace, non pensavamo di fare nulla di male. Stiamo cercando un rifiugio - - State scappando? - chiese rivolgendosi unicamente a me, come se fossi l'unica in grado di parlare. Rimasi per qualche tempo in silenzio, mentire a un uomo armato non sarebbe stata un'ottima decisione quindi, senza molte opzioni, cercai di essere il più sincera possibile. - Si. I militari ci stanno cercando - spiegai, sentendomi puntare tutti gli sguardi addosso. Lo vidi osservarci uno ad uno, come a capire se avessimo buone intenzioni o meno - Militari avete detto eh... - ci disse distogliendo l'arma e usandola come bastone da passeggio - Va bene, entrate. Laggiù c'è la catena -  

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Follia ***


Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo. Nella speranza di saziare le vostre menti, un bacio :)



ELYZA
 
 
.- Io sono Nyko, entrate – ci invitò l’uomo aprendo il catenaccio della recinzione dandoci la possibilità di metterci al sicuro. Alicia avvanzò per prima, superando tutto il gruppo e presentandosi con una stretta di mano. Rimasi come chiudi fila, osservando attentamente l’espressione bonaria assunta dall’uomo che, dopo le presentazioni, sembrò mutare completamente il proprio atteggiamento. Nonostante considerassi quell’evento, un vero colpo di fortuna, rimasi dell’idea che sarebbe stato meglio non abbassare la guardia.
La tenuta si estendeva a perdita d’occhio, la grande casa somigliava più a un vecchio rudere ristrutturato, ma sufficientemente grande da ospitarci tutti quanti. Tornai a osservare la rete perimetrale lungo il confine, soffermandomi sul punto in cui Jasper aveva conficcato lo zombie ancora intento a dimenarsi e contorcersi. – L’ho costruita insieme a mio figlio – mi disse avvicinandosi a me, notando il mio interesse verso quell’operato – Avete avuto un’ottima idea – risposi voltanto il mio sguardo verso di lui. – Andiamo dentro, non voglio che arrivino in massa – ci ordinò precedendoci verso il portico di casa sua.
 
Varcata la porta, l’odore di legno grezzo mi invase le narici. La maggior parte della mobilia, infatti, era costruita con materiali naturali e non mi sarei stupita di venire a sapere fosse stata realizzata dagli stessi proprietari. Il salone era completamente ricoperto di tappeti, molto probabilmente utili a non far produrre alcun suono dal pavimento scricchiolante, idea che trovai molto ingegnosa. Una signora di bella presenza ci diede il benvenuto, facendoci accomodare su comodi divani posti accanto a un piccolo angolo cottura. I forti raggi di sole che penetravano dalla finestra, misero in risalto la numerosa quantità di polvere presente nella stanza, e a quella vista annebbiata iniziai a non sopportare più la sporcizia attaccata alla mia pelle.  – Prego, accomodatevi, volete da bere? -. Ci chiese poggiando lo sguardo su ognuno di noi. Il solito sfacciato di Jasper non esitò ad accettare la gentile richiesta, chiedendo alla donna di riempire il suo bicchiere più volte.
.- Come ti sembra? – mi chiese Alicia portandosi a sedere di fianco a me – Vediamo cosa ci dicono – preferii rispondere prima di pronunciare sentenze.
 
.- ROAN! SCENDI – sentii urlare Nyko rivolto verso alle scale che portavano al piano superiore. Dopo pochi secondi un ragazzo barbuto, con aria misteriosa, fece capolino nella stanza. Per alcuni istanti assunse la stessa espressione del padre che ci rivolse momenti prima ma, vedendo l’aria rilassata dei genitori, prese coraggio nel parlare – Chi sono ? - - Fuggitivi -. Una strana emozione iniziò a pervadermi il corpo, i miei occhi si fossilizzarono in quelli celesti e freddi di quel ragazzo che, per nulla intimorito, decise di lasciarseli osservare a lungo. Sentirmi definire “fuggitiva” mi sembrò talmente bizzarro che non riuscìì a evitare a uno strano brontolio di uscire dalle mie labbra.
.- Non potete restare qui a lungo – disse il ragazzo portandosi a sedere su una grossa e ingombrante poltrona – Infatti non intendiamo rimanere per molto. Chiediamo solo asilo per questa notte. – rispose prontamente Alicia, offrendosi come portavoce. – Per me va bene, basta che non combinino guai -  rispose rivolgendosi al padre che aveva tutta l’aria di chi non sopportava quell’atteggiamento – Se volete scusarmi… io ho da fare – si congedò ripercorrendo le scale e lasciandoci la libertà di commentare il suo modo glaciale di porsi – Dovete scusarlo, è un bravo ragazzo, ma non ha passato momenti facili - - Non lo dica a noi – rispose Raven portandosi le mani al petto.
 
 
 
------------
Il mio orologio da polso segnò le 17:30 e involontariamente la mia mente volò ai bei pomeriggi dei mesi precedenti quando, a quell’ora, ero solita incontrare i miei amici per una bella bevuta al parco vicino casa. Quei momenti mi parvero così remoti che le scene fecero fatica a delinearsi nella mia memoria. Una volta sistemato il mio giaciglio per la notte, decisi di dirigermi nel porticato esterno alla casa, nella speranza di godermi un po’ di tranquillità in attesa che il resto del gruppo si fosse sitemato. Una vecchia seggiola a dondolo fu il richiamo perfetto per il mio corpo stanco e indebolito da quella faticosa giornata. Sospirando per il dolore delle mie membra, mi misi a sedere porgendo il mio sguardo verso il cielo. Ero solita guardare il cielo, mi era sempre piaciuto farlo. Ogni volta che ne avevo l’occasione mi dirigevo in un posto appartato, mi sdraiavo e restavo in quello stato per minuti interi. Il cielo mi faceva pensare, mi faceva pensare a cose belle e a cose brutte. Quel cielo che ogni giorno era diverso ma che in realtà era sempre lo stesso. Anche io ero diversa ma ero sempre la stessa. Assurdo  come il mondo intorno a noi sembrava non risentire della mancanza dei propri abitanti. In quel momento mi sentii talmente piccola e inutile che le mie braccia si strinsero instintivamente attorno alle mie spalle, facendomi assumere una postura infantile. – Sei qua – sentii dire da una pensierosa Alicia. Distolsi lo sguardo dal panorama, poggiandolo su una visione di gran lunga più soddisfacente. La guardai venirmi in contro con un sorriso genuino sul volto e, facendo molta attenzione, si posizionò sulle mie ginocchia, accovacciandosi tra le mie braccia. Fortunatamente, la robusta seggiola, riuscì a reggere entrambi i nostri pesi e io ebbi la possibilità di cullarla sul mio petto. Il leggero vento caldo iniziò a scompigliarle i capelli che, fastidiosamente, ritrovai sul mio viso poco sopra la sua testa. Nel tentativo di rimetterglieli in ordine, iniziai ad accarezzarli portandoglieli dietro l’orecchio. – Cosa stavi facendo ? - - Pensavo… - - Secondo te abbiamo fatto una sciocchezza a rimanere? - - Avevamo qualche altra scelta? – chiesi ripensando a Nyko con il fucile puntato verso di noi. – Domani dobbiamo dirigerci a sud - - Mi fido di te… io non me ne intendo. Ho sempre fatto fatica a orientarmi - - Com’è che dicevi…? “Non importa che direzione prendere… basta percorrere il proprio cammino insieme alle persone che ami” - - Direi che sono stata di parola – risposi abbassando il mio volto per incontrare i suoi occhi. Come quel cielo che non cambiava mai, anche la mia promessa non sarebbe mutata. Le avevo promesso che le sarei rimasta accanto e quello era tutto ciò che intendevo fare.
 
ALICIA
 
 Il modo in cui riusciva a farmi sentire importante era disarmante. Ogni frase che usciva dalle sue labbra suonava come una promessa a cuore aperto, e io non potevo far altro che imprimermele nella mente. Chiusi gli occhi, ascoltando la musica rituale del suo cuore e improvvisamente mi sentii a casa. Non ci sarebbe stato altro suono in grado di calmarmi come quello del suo battito, così regolare... Così profondo. Il suo profumo era mutato, portava ormai addosso parte del mio. I suoi occhi avevano smesso di intimorirsi nel cercare i miei. I suoi gesti...le sue attenzioni. Qualunque azione lei compisse io me ne sentivo parte. Era forse quello l'amore? Non mi ero mai innamorata di nessuno ma, prima di Elyza, non ci fu nessuno in grado di farmi provare anche solo una minima parte di tutto quello. Lei era la prima cosa su cui i miei occhi si posavano al mattino e l'ultima prima di andare a dormire. Oltre a illuminare le giornate, il suo sorriso rendeva luminosi i miei sogni. " Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo" mi chiesi non riuscendo a impedire al mio cuore di accelerare. La sua mano sinistra catturò la mia e, come tasselli,le nostre dita si incastrarono formando un pugno. - Hai delle dita lunghissime - constatò mettendomi leggermente in imbarazzo, pensando a un doppio senso che non riuscii a non immaginare nella mia testa - Sei tu che le hai piccole - la schernii osservando la sua mano a mia volta - Veramente la mia mano ha una misura nella media... Sei tu che sei geneticamente modificata - - Come se questa cosa ti dispiacesse... - dissi sicura di farle intendere ciò che desideravo. Questa volta fu lei ad arrossire e io trovai quel suo faccino talmente tenero che non resistetti nel baciarlo nella speranza di toglierle il colore rosso dalle guance. - Sei un'idiota-
 
.- Se voi due avete finito, vi devo parlare – mi voltai di scatto verso mio fratello, intento a osservarci con aria affaticata e,portandosi le mani suoi fianchi,godette anche lui di quella leggera aria fresca. - Ci sono problemi? - chiesi non capendo il suo atteggiamento. Mi alzai dal grembo di Elyza, facendo attenzione a non sbilanciarla troppo rischiando di farla cadere da quel dondolo traballante. - No, nessun problema. Ma questi tipi non mi piacciono, dobbiamo andare via il prima possibile - - Nyko non mi sembra una brutta persona. - - Lui no, il figlio un po’ meno - - Dai Nick, possiamo biasimarli? Sono già stati troppo gentili a ospitarci tutti - - Forse gli fa comodo - - Cosa vuoi dire? - domandò Elyza portandosi più vicina. Nick si strinse sempre di più, abbassando il volume della voce e tirandosi un occhiata dietro le spalle - Sono troppo calmi ragazze! Hanno addirittura avuto il tempo di costruire una recinzione - - Questa zona è raggiungibile solo via mare, è normale che non siano arrivati i militari qui. Non penso che lo vengano a disturbare - - Ok... Mettiamo che tu abbia ragione... Quanto possono sopravvivere qui? Cibo, acqua...  Di certo Nyko non mi sembra tipo da prendere la barca e rischiare di essere beccato in mare - - Forse hai ragione, lasciami tempo per riflettere e parlare con loro... Ora zitto che sta arrivando - dissi cominciando a sfoggiare un enorme sorriso verso l'uomo appena nominato.
.- Allora? Vi siete sistemati? - - Oh! Si sì certo! Grazie della vostra ospitalità - - Se non ci si aiuta tra di noi... - rispose portandosi vicino a Nick e allungando una mano sulla sua spalla - Dove siete diretti quindi ? - - In realtà non lo sappiamo. Dobbiamo trovare un modo per non tornare verso il mare, le acque ormai sono diventate meno sicure che la terra. - rispose molto sinceramente Elyza che, fino a quel momento, si era limitata a osservarlo in silenzio. - Che ne dite di parlarne tra di noi dopo cena? Devo aiutare mia moglie a cucinare, i miei figli diventano ingestibili quando sono affamati - - Figli? Pensavo ci fosse solo Roan - - No! Ne ho quattro, e uno in arrivo - ci rispose sorridendo e avanzando all'interno dell'abitazione.
Io rimasi un po’ interdetta, era sempre bello sapere che una nuova creatura sarebbe venuta al mondo, ma in che modo sarebbe cresciuta? Che vita potevano offrirgli date le circostanze? Trattenni i miei pensieri, notando gli occhi della donna su di me. I suoi zigomi pronunciati, la sua pelle scavata da qualche ruga, il suo colorito pallido,mi diedero l'impressione che non stesse passando una buona gravidanza. Posai i miei occhi sulla sua pancia pronunciata e mi chiesi come avevo fatto a non notarla prima e, guardandola portarsi la mano su di essa, non riuscii a trattenere un sorriso tenero.
 
.- Ciao... - Una ragazza mingherlina e dai mori capelli, entrò timidamente nella sala da pranzo. I suoi lineamenti dolci somigliavano a quelli della madre ma gli occhi chiari portavano lo stesso colore del padre. - Oh! vieni entra! Questa è mia figlia Maya - disse l’uomo invitando la ragazza a portarsi più vicina. Inutile dire che il primo a catapultarsi sulla poveretta fu Jasper che, con il suo solito sguardo sornione, si presentò con un baciamano degno di scena. Trovando quel comportamento familiare, cercai con lo sguardo mio fratello e mi stupii di trovarlo in un angolino, per nulla interessato alla nuova arrivata che aveva tutta l'aria di essere un bel tipetto. Alzai le spalle, infondo vedere Nick calmo mi faceva stare molto più tranquilla. - Forza, sedetevi - ci invitò la donna, ancora alle prese con i fornelli.
Fortunatamente Raven e Octavia non ci fecero passare per dei scansafatiche e, educatamente, aiutarono la famiglia a preparare la cena - E quindi avete un'orto - constatò Bellamy portandosi un grosso pomodoro sotto il naso per assaporarne il profumo - È sempre stata una passione di famiglia quella di coltivare. Una volta ci occupavamo soltanto di fiori, ma date le circostanze, abbiamo deciso di piantare qualcosa di commestibile - - È stata un'ottima idea per sopperire la fame! - commentò Monty addentando una carota. Nonostante i precedenti commenti di mio fratello, quelle persone mi parvero molto semplici e genuine. Negli occhi di Nyko e della moglie, potei leggere solo profonda speranza, speranza di avere giorno per giorno l'indispensabile per offrire ai propri figli una normale quotidianità. Ciò che ci stava offrendo quella famiglia non era soltanto un rifugio, ma era parte della loro sopravvivenza. Un po’ mi si strinse il cuore al pensiero di star attingendo al loro fabbisogno giornaliero. Avrei preferito rimanere a digiuna, piuttosto che privarli di qualcosa di così importante.
All'improvviso qualcosa di soffice mi sfiorò le mani, e a quel contatto fui costretta ad abbassare gli occhi. Una piccola bambina mi strinse l'anulare e il mignolo in un pugnetto e, non riuscendola a guardare in volto, mi misi in ginocchio per osservarla - E tu chi sei? - le chiesi sorridendole. Lei continuò a ciucciarsi il dito, mentre con l'altra mano strinse maggiormante le mie dita, come se non volesse lasciarle andare - Lulu - - Lulù? - domandai cercando di interpretare i suoi versetti. Lei mi fissò per un po’, poi scosse la testa in segno negativo e io mi accigliai non riuscendo a capire ciò che voleva dirmi - Si chiama Luna - disse di colpo un bambino dietro di me. - Io sono Aden - si presentò poi cercando di trascinare via la sorellina lontana da me.
 
ELYZA
 
La cena si concluse pacificamente. Durante il pasto avemmo modo di discorrere su quanto accaduto nelle città limitrofe e Nyko rimase sorpreso nell'udure in che condizioni versava il mondo aldilà della sua recinzione. Più passava il tempo e più mi chiesi se effettivamente quella famiglia avesse possibilità di sopravvivere.
In quella buia serata, a illuminare la stanza, furono le numerose candele che Alicia si offrì felicemente di accendere. Io mi accomodai sul comodo divano ad osservarla compiere i lenti movimenti, fin quando non finì di dar fuoco all'ultima miccia. Il suo volto soddisfatto appena concluse il suo compito, mi ripagó di tutto il tempo impiegato ad aspettare che finisse. Il suo viso, illuminato da quelle flebile e calda luce, mi parve un dipinto di qualche artista famoso dell'800. - Stai bene? - mi chiese rimettendo l'accendino in tasca. Io non risposi, ma rimasi con i miei occhi nei suoi, in attesa che mi raggiungesse. Il suo corpo non tardò ad accomodarsi di fianco al mio e il suo tepore iniziò a riscaldarmi. - Hey! - disse all'improvviso allungando le braccia davanti a se. Una piccola bambina le andò immediatamente in contro, posizionandosi fra le sue braccia in attesa di essere presa sulle ginocchia. Osservai la scena in silenzio, ma il cuore iniziò a palpitare all'impazzata. Quella sera ebbi modo di conoscere un nuovo lato di Alicia che pensavo non possedesse. Il modo in cui scherzó con la piccola, il suo sorriso materno, le sue braccia protettive, mi suscitarono uno strano sentimento che non riuscii a spiegarmi. - Non ti piacciono i bambini? - mi chiese notando il mio silenzio - Affatto, mi piacciono! Ma questa bimba sembra abbia preso la sua decisione - risposi solleticandole il pancino e facendola ridere.
 
 
 
.- Forza tutti a letto! - Urlò Nyko, incentivando il figlio minore Aden a prendere la sorellina e portarla su in camera. Luna, nonostante fosse troppo piccola per capire, iniziò a piangere contrariata nell'essere portata via dalle braccia di Alicia che si trattenne nel tenersela tutta per se. Maya intervenì, portandosi via i due fratellini, dopodiché il resto del gruppo ci raggiunse in sala per discutere su come si sarebbe svolta la giornata successiva.
.- Quindi non volete prendere il mare... - osservó l'uomo sedendosi nella poltrona di fronte al divano in cui eravamo poste. - No signore. Abbiamo vissuto in mare per un po' di giorni e quando pensammo di aver trovato la soluzione migliore per sopravvivere... - - Ho capito - rispose portandosi il volto tra le mani. Mi scambiai una veloce occhiata con Alicia che, come me, non riuscì a capire il perché di tutta quella preoccupazione per noi. Ero grata a quell'uomo per tutto l'interesse che prestava nei nostri confronti, ma non mi spiegai il perchè di così tanta inquietudine e afflizione. - Anche io volevo scappare. - iniziò a raccontare spostando lo sguardo verso Bellamy, Nick e tutto il resto del gruppo. - Più e più volte fui tentato di mettermi in marcia e lasciare questa casa. Per mesi ho studiato il mio piano di fuga, senza tralasciare niente. - - E perché non sei partito? - chiese Octavia interrompendolo - Perché scoprimmo della gravidanza di mia moglie. Io e Roan costruimmo quindi questa enorme recinzione attorno al nostro terreno. Fortunatamente, gli attacchi furono pochi e in breve tempo riuscimmo ad erigerla - - Il resto degli abitanti dove sono? - - Si sono tutti trasformati. La nostra casa è la più alta della zona. Per raggiungerla, come avete visto, bisogna compiere molte salite, quindi nessuno è mai venuto a infastidirci -. Guardai Nick assumere una faccia scocciata come se si sentisse preso in giro e io mi domandai se non avesse tutti i torti nel sentirsi così. Per quanto dessi ragione ad Alicia, i racconti di Nyko rimasero sempre sul vago, senza una reale spiegazione dell'accaduto - C'è solo un modo per andarsene da qui - - E quale sarebbe? - chiese Bellamy prendendo le redini del discorso. Nyko si alzò dal divano e lentamente raggiunse un piccolo mobiletto dove estrasse qualcosa dal cassetto - Questo... - rispose buttando un mazzo di chiavi a Bellamy che prontamente prese al volo. - Cosa sono? - - Le chiavi dei miei Pick-up -.  
Guardai prima Bellamy e poi Alicia che, come il resto del gruppo, rimasero in silenzio nella speranza di ricevere più dettagli - L'unico modo per andarsene da qui è mediante la campagna. Non ci sono strade, dovrete percorrere più di mille  miglia in mezzo al nulla -.
I suoi occhi si velarono di una patina di lacrime e, nonostante la presenza della moglie e di suo figlio, si lasciò andare a qualche debolezza. Lo guardai osservarsi intorno e senza chiedere il permesso uscì verso la terrazza in cerca molto probabilmente di una boccata d'aria. Noi rimanemmo per alcuni istanti fermi nelle stesse posizioni. Non potevamo di certo capire quali fossero le vere ragioni che lo portarono ad affidarci l'unico suo mezzo per lasciare quel luogo. Un forte suono risvegliò i miei pensieri e con la coda dell'occhio notai Roan prendere a pugni lo stipite della porta, per poi dirigersi verso le sue stanze. Ci sentimmo tutti a disagio, non pensavamo di recare un così gravoso danno a quella famiglia, e di certo non ci saremmo aspettati tutto ciò - È meglio che vada a parlargli - mi disse Alicia sfiorando il mio braccio prima di recarsi anch'essa fuori.
Osservai la sua figura longilinea dirigersi verso l'atrio, fino a scomparire dietro l'angolo nascondendosi alla mia vista - Che facciamo ? - Raven e Bellamy si fecero spazio tra i cuscini fin quando non mi giunsero vicini in modo da discutere a voce bassa intanto che gli altri distraevano la moglie e la figlia con futili chiacchiere - Aspettiamo Alicia - - Da quando in qua non pensi con la tua testa ? - - Vacci piano con le parole Bel - Il mio sguardo diventò improvvisamente duro tanto che sentii i miei muscoli facciali irrigidirsi. Ok... Forse ero stanca e nervosa, ma il suo modo di rivolgersi mi fece andare su tutte le furie - Alicia ce la sta mettendo tutta per non incombere in qualche spiacevole equivoco e se non fosse stato per il suo modo gentile di porsi con loro, forse non saremmo qui ora. - - Non intendevo offenderla - - Lo so, volevi offendere me. Ma sappi che in un modo o nell'altro le cose sono cambiate, io sono cambiata. E se la sua presenza ti dà fastidio sei libero di parlarne con lei o andartene - Guardai la sua mascella serrarsi visibilmente tanto che Raven indietreggiò con il corpo timorosa che potesse succedere qualcosa da un momento all'altro. Io continuai a reggere il suo sguardo cercando di essere il più dura possibile. Conoscevo Bellamy, e sapevo anche che qualcosa, dall'arrivo di Alicia, l'aveva turbato. Le occasioni per parlarne ce ne furono, ma naturalmente non avevo intenzione di discuterne in un momento così delicato. Bellamy doveva capire che "La bella Tenebrosa", come erano soliti chiamarla, era ormai parte della mia vita, e di certo non mi sarei preclusa la possibilità di essere felice.
 
ALICIA
 
Dei leggeri singhiozzi mi giunsero alle orecchie e in un secondo mi ritrovai davanti a una persona completamente vulnerabile. Per quel poco che potei conoscere Nyko, non mi sarei mai immaginata che si sarebbe messo a piangere davanti a dei ragazzini. Le sue spalle ricurve nascosero per un momento il suo viso rigato dalle lacrime e, prima di far notare la mia presenza, preferii attendere qualche istante per lasciargli un poco di libertà - Tutto bene? - chiesi quindi avvicinandomi a lui e poggiandomi con i gomiti sulla balconata di legno. - Dovete perdonarmi. Ma sono realtà dure da digerire - - Non posso che darti ragione. In realtà nutro stima nel modo in cui accudisci la tua famiglia - - Non dovresti, sono solo un vigliacco - - Perché dici questo? - lo guardai asciugarsi il suo viso ancora umido e vagare con lo sguardo su tutto il mio corpo. Il suo modo di studiarmi però, non mi diede fastidio... Anzi, per un breve tempo mi chiesi se mi stesse guardando per la prima volta. - Guardati... Sei una ragazza poco più che maggiorenne, credo... E sei stata in grado di porti davanti al mio fucile nel tentativo di salvare il tuo gruppo, senza pensarci due volte, sei coraggiosa. - Disse tutto d'un fiato portandosi sempre più vicino - E invece guarda me ora. Un uomo grande e grosso che non fa nulla per portare la propria famiglia in salvo. Voi avete molte più carte in regola di me per lasciare questo posto - Rimasi in silenzio, colma dal fiume di parole con cui mi inondò il petto. Se le circostanze fossero state differenti, avrei chiesto e insistito per farli venire via con noi - È per tua moglie che rimani, non è vero? - domandai puntando lo sguardo altrove per non farlo sentire in imbarazzo - La mangerà da dentro se non fai qualcosa - continuai portandolo di fronte alla realtà dei fatti - Nessuno di noi avrà vita lunga. Ormai è una settimana che sente il bambino muoversi in maniera anormale. Se lei si trasformerà a causa del feto... Io accetterò il morso che mi inliggerà, e così il resto dei miei figli - - Concedi loro di venire con noi - - No! - urlò quasi minacciandomi. Il suo modo di comportarsi era davvero ambiguo e antitetico. Da una parte c'era l'uomo protettivo che si dava da fare per non far mancare nulla ai propri figli e dall'altra una persona arrogante ed egoista, che costringe la propria famiglia a rimanere inerme e accettare i fatti come avvengono. Quale uomo è così pazzo da non dare una possibilità diversa ai propri figli, piuttosto che farli divorare da quel maledetto destino che, prima o poi, sapevano sarebbero stati costretti a vivere. - Accetta la mia offerta Alicia. Prendi i due Pick-up e vai via. - - Se le cose stanno così, lo farò - - Andate in New Mexico, precisamente a Puerta de Luna, li troverete mio fratello Marcus, lui vi darà sicuramente una mano - - Era lì che volevi andare con la tua famiglia? - - Si... ma come ho detto, non abbiamo vita abbastanza lunga per raggiungerlo -
 
 
-----------
Dormire in sala da pranzo fu una delle soluzioni più ottimali che trovammo.La casa, anche se grande, non riusciva a ospitarci tutti nelle stanze da letto. Io, Eliza, Raven e Octavia decidemmo di accomodarci sul tappet, buttando qua e in la coperte logore da usare come poggia testa.
.- Hey –
.- Hey –
Appena entrai nella sala il suo dolce sguardo non tardò a trovarmi, invitandomi a recarmi velocemente accanto a lei. Fortunatamente, la tiepida luce delle candele che accesi momenti prima, mi diedero la possibilità di non inciampare sul mio cammino e non svegliare le nostre amiche già crollate dalla stanchezza . Mi accovacciai al suo fianco, rimanendo faccia a faccia per poterla osservare fin quando i miei occhi non si fossero chiusi. Una cosa che mi lasciava sempre senza fiato era con quanta facilità i nostri corpi si cercavano si incastravano perfettamente. I suoi occhi mi osservarono in silenzio, lucidi e stanchi. Guardai il suo sguardo soffermarsi sulle mie labbra, causandomi un'imminente voglia di assaporarla. Senza compiere nessun movimento, fu lei a chiudere la distanza,e io mi lasciai cullare dal suo bacio dolce. Sentii la sua lingua chiedere permesso, cosa che concessi subito,incapace di pensare razionalmente. Forse, se non fossimo state ospiti e se non avessimo avuto le ragazze accanto a noi, avremmo fatto nuovamente l'amore. Quanto desideravo sentirmi come quel giorno... Soddisfatta, amata, desiderata. Per quanto ancora dovevamo sottostare a una vita incompleta? Egoista nel concederci momenti tutti nostri, momenti fatti della mia pelle sulla sua, fronti bagnate e menti annebbiate. Il respiro irregolare, le pupille dilatate, sapevo che avrei dovuto dare un freno a tutto quello, ma perché dovevo sempre essere io quella forte? Presi il suo viso fra le mani, obbligandola a staccarsi da me e a guardarmi. Riprese fiato e io sentii il suo respiro raffreddarmi le labbra ancora calde dal suo bacio - Mi manchi... - le sussurrai sicura che lei avrebbe capito quante parole in realtà ci fossero racchiuse in quelle due. La osservai puntare i gomiti al lato della mia testa per allontanarsi ancora un po’ e, solo in quel momento, mi resi conto averla già su di me. - Anche tu mi manchi Alicia - mi rispose prima di donarmi un nuovo bacio, molto più casto, e rimettersi nella precedente posizione. - Scusa... - mi disse sistemandomi i ciuffi ribelli e lasciando carezze sul mio viso - Non devi scusarti. “Se non ricordi che Amore t’abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato” - - Di chi è? - - Shakespeare – risposi vergognandomi della mia citazione – Quale follia hai compiuto Alicia? - - Mi sono innamorata di te -
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** amici nemici ***


Ciao a tutti :) Mi scuso per il ritardo ma purtroppo ho un sacco di impegni in questo periodo. Cercherò di riaggiornare il prima possibile,  un bacio.


 
 
ELYZA
 
Se i sogni potessero avere un colore, avrebbero sicuramente quello dei suoi occhi. Se i sogni potessero avere odore, avrebbero quello del suo profumo. Se i sogni potessero avere sapore, avrebbero quello delle sue labbra. E se in questo tempo maledetto non ci fosse occasione per me di sognare, bramerei ugualmente di inebriarmi di quell’amore che solo lei era in grado di darmi. Ma la verità ridicola di tutto ciò è che i sogni sono l’unico mondo dove non ho paura di farla vivere.
Erano le 4 del mattino e nonostante avessi desiderato di bloccare il tempo, il sole sorse come sempre. In certi momenti avrei davvero voluto possedere dei poteri soprannaturali in grado di farmi vivere dettagliatamente la mia vita e goderne a pieno. Era dunque compiere peccato aspirare al mutamento del tempo? Dove i seconti erano composti da minuti, i minuti da ore, in modo che tutte quelle emozioni dentro di me potessero prendere possesso del mio corpo il più lentamente possibile? Perché si… era quello che desidervo, desideravo udire per ore quelle parole: “ Mi sono innamorata di te” .
Mi passai una mano sul volto ancora assonnato, noncurante ancora del mondo intorno a me. “ Davvero stavo pensando a quelle cose?” mi chiesi iniziando a mettere a fuoco la stanza in cui ero immersa. Le lunghe e robuste travi di legno del soffitto mi apparvero davanti agli occhi, e solo in quel momento ricordai il posto in cui mi trovavo. Alicia era ancora avvolta nel sonno, in preda a qualche spasmo a causa di chissà quale immaginario mentale. Mi voltai a guardare le mie due compagne arrotolate in enormi coperte, ma non mi stupii nei vedere Raven già con gli occhi aperti e le mani dietro la testa – A cosa stai pensando? – chiesi con un filo di voce. Lei non mosse un muscolo, forse perché si era già accorta del mio risveglio – Penso che non le hai risposto… -.
Tornai con il mio sguardo sul soffitto, speranzosa come sempre di leggerci le risposte alle mie domande.  – Ho paura - - Tutti ne abbiamo Elyza – mi rispose prontalmente. – Ma se lei è così importante per te, da mettere da parte il tuo migliore amico, dovresti dirglielo -.
Ancora una volta mi sentii pervadere da una rabbia incontenibile. Perché avere una cosa esludeva averne un’altra? Era così insolito per loro vedermi proteggere una persona non appartenente al nostro gruppo? Ma in tutto ciò… valeva davvero la pena arrabbiarsi? Conoscendomi mi sarei ritorvata in un gioco infinito, come un serpente che si mangia la coda. Avrei trasformato la rabbia in forza, la forza in passione, la passione in amore, l’amore in delusione, la delusione in rabbia. E avrei ricominciato nuovamente. A quale scopo sarebbe servito arrabbiarsi quanto potevo avvalermi della facoltà di non dare alcuna spiegazione?
.– Scusa Ely… non volevo dire… - - Lo so Raven. Forse sono stata troppo dura con Bellamy, ma volevo che lui capisse - - Capisse cosa? - - Che dobbiamo rimanere uniti anche se non ci troviamo bene con determinate persone. Non possiamo permetterci di litigare, non possiamo permetterci proprio nulla - - Hai ragione. Io sono in debito con Alicia, oltre ad averci salvato la vita, mi ha insegnato anche una cosa fondamentale - - E sarebbe? - - Dopo la morte di Finn io non avevo alcuna intenzione di perdonarti, e mi ritrovai anche a minacciarla. Diedi la colpa a lei perché prima del suo arrivo tutto andava per il meglio.  Non ti nascondo che certe volte penso ancora a come sarebbe la nostra vita senza Alicia, ma poi penso a te… a come sei cambiata. Sei la mia migliore amica Elyza e io so tutto quello che hai dovuto sopportare. Non ti sto dicendo di non avere paura, ma ti sto chiedendo di buttarti tutto alle spalle e dire di “si”. Alicia è e sarà l’unica persona in grado di capirti -.
Una volta sentii dire che “ La sincerità non è altro che umiltà e tu acquisti l’umiltà solo accettando umiliazioni”, era davvero questo il significato di quella frase? Io e Raven eravamo entrambe persone orgogliose e come ogni persona boriosa, odiavamo le umiliazioni, anche se la maggior parte delle volte mutavano in vere e proprie sfide personali. Ma una cosa dovevo riconoscerla… per quanto ci fossimo umiliate a vicenda più e più volte, consideravo la nostra amicizia la più umile di tutte.
 
.- Davvero l'hai minacciata? – chiesi fingendo stupore portandomi una mano sul petto.  - Si... Ma è troppo forte per me - - Uuuu Raven Reyes getta la spugna! - la presi in giro prima di far unire le nostre risate. Ero grata a Raven per avermi parlato di quell’argomento e, come lei, sperai che Bellamy facesse lo stesso. I miei amici erano la mia famiglia e la loro opinione contava davvero molto per me.
.- Dovremmo svegliare gli altri - dissi iniziando a spostare delicatamente il braccio di Alicia poggiato sul mio stomaco. Mi alzai in posizione eretta, ma la mancanza di zuccheri mi causò un giramento di testa che mi fece vacillare. Mi guardai attorno, notando alcune mele poste all'interno di una cesta di vimini sopra al tavolo. Ne presi una e l'addentai senza pietà, portandomela dietro durante il mio percorso verso le altre stanze.
 
Dopo aver svegliato Monty e Bellamy, mi recai nella camera adiacente dove sapevo avrei trovato il resto dei ragazzi. Spalancai quindi la porta, incurante di infrangere la privacy che invece avrei dovuto rispettare. Quello che mi si parò d'innanzi mi fece raggelare il sangue, avrei dovuto immaginare che le cose si stavano svolgendo con troppa facilità....
 
.- Jasper!? Che cazzo stai facendo? - - E..El... Elyza aspetta. Non è come credi! - - Non è come credo!?!? -
Posai il mio sguardo sulla ragazza accanto a lui, nuda e preoccupata di nascondere con la coperta la sua intimità.
.- Hai idea in che situazione ci hai messo? - - No no! Cioè si... Ma Maya non c'entra niente, giuro. - - È proprio questo il problema, idiota! –
 
Chiusi la porta dietro di me, trovando le forze per ricominciare a respirare. Bellamy e Monty uscirono lentamente dalla loro camera con facce bianche e espressioni di chi ha appena commesso un reato - Voi lo sapevate! - sbottai guardandoli abbassare il proprio volto - Ragazzi, questo non è un gioco porca miseria! E se adesso il padre dovesse arrabbiarsi? -
.- Cosa è successo? - la voce alle mie spalle mi fece tranquillizzare l'animo. Mi voltai a guardare gli occhi indagatori di Alicia compiere dei movimenti a destra e a sinistra, in attesa che qualcuno di noi le desse delle spiegazioni.
 
.- Jasper e Maya hanno... - quelle poche parole di Monty le bastarono per farle intendere ciò che successe quella notte e, come ogni volta, la sua mascella iniziò a stringersi in modo nervoso.
.- Dite alla ragazza di andare in camera sua, prima che qualcuno la veda. - Ordinò mantenendo la sua voce ferma - Ormai quello che è fatto è fatto. Cerchiamo di non farci beccare -.
La guardai dirigersi furente verso la sala da cui era arrivata. La faccia di Raven alle sue spalle mi diede la conferma di quanto Alicia fosse arrabbiata, e io di certo non le diedi torto. - L'avete sentita? Andate voi... Se ci rimetto piede io, finisce male -
 
 
ALICIA
 
A passo lento raggiunsi il tavolo e istintivamente mi aggrappai con forza al suo bordo, sfogando la rabbia che portavo dentro. Non ero solita infuriarmi in quel modo; trattenere la rabbia, il risentimento e le offese, provoca solo muscoli tesi, mal di testa e una mascella dolente causata dal digrignare dei denti. Ma tutto quello non doveva accadere, soprattutto in un momento così delicato, soprattutto a poche ore della nostra partenza. Il cigolìo di una porta mi fece intendere che Jasper e la ragazza uscirono dalla camera, ma per alcuni istanti decisi di non girarmi, troppo basita per il comportamento di entrambi. La figura esile della Maya mi passò di fianco superandomi, intenta a raggiungere le scale che l'avrebbero portata nelle sue stanze. Dopo aver udito i suoi passi compiere i primi gradini, mi girai verso il gruppo che, radunato in un angolo, non aspettava altro che sentire cosa avessi da dire. I miei occhi si fossilizzarono subito in quelli di Jasper che a malapena riuscivano a rimanere aperti - Non ti accuserò per aver scopato la figlia dell'uomo che ci sta dando l'opportunità di metterci in salvo, ma ti accuso di non aver portato rispetto ai tuoi compagni. - dissi avanzando verso di lui, sempre più intimorito - Sei libero di fare quello che vuoi Jasper, ma ti chiedo di rammentare che qui non si tratta solo della tua di vita, ma di quella di altre 8 persone. -
Lui rimase in silenzio, accusando il colpo come una vera persona matura avrebbe dovuto fare. Nick avanzò staccandosi da quel raduno di corpi che si era andato a creare, portandosi al mio fianco per sussurrarmi qualcosa all'orecchio - Sei cresciuta sorellina - mi disse per poi superarmi e accingersi verso il tavolo.
 
 
 
.- JASPER!!!! –
 
Un urlo straziante squarciò il silenzio, e noi rimanemmo immobili a guardarci negli occhi come fossimo impietriti da qualche forza soprannaturale. Cercai di voltarmi e guardai Nick posare nuovamente una mela dentro a un cesto per poi scattate verso le scale dove era provenuto il grido.
Come lui, anche io e Elyza accorremmo verso di esse, e la prima cosa che vedemmo fu Maya mezza sanguinante portarsi una mano sulla gola per tamponare una ferita.
.- Scappate! Andate via! - Urlò cercando di scendere i gradini senza cadere. Osservai il resto del gruppo radunare tutti gli zaini in modo disordinato, senza attendere un minuto di più.
Numerosi rantoli iniziarono a risuonare per tutta la casa, tanto che il rumore parve provenire da tutte le parti.
. - Muovetevi! - incentivò nuovamente obbligandomi a compiere alcuni passi verso la mia roba. Mi inginocchiai sul mio giaciglio, infilando alla rinfusa tutti i miei oggetti senza un ordine logico. Credo di essere stata l'ultima a mettere il proprio zaino sulle spalle ma, nonostante ciò, in tempo per guardare l'orribile destino di quella famiglia.
La donna gentile che cucinò la nostra cena, se ne stava in piedi davanti a noi. Il suo ventre era squarciato a metà e da esso fuoruscivano organi che non pensavo nemmeno che il corpo umano possedesse. Dalla sua bocca litri di sangue traboccavano raggiungendo i suoi indumenti strappati e sporchi. Poco dietro di lei... Nyko. Alla fine le sue parole si avverarono. La moglie lo aveva morso e come a lui, avrebbe riservato lo stesso trattamento ai figli. Gli occhi grigi dell'uomo, ormai zombie, mi studiarono e mi divorarono l'anima.
.- Era questo quello che volevi? - gli chiesi, speranzosa di avere una sua risposta nonostante sapessi che non potevano più capirmi. Le mie parole però, sembrarono scaturirgli uno strano sentimento, perché in due passi mi raggiunse, portandosi con se l'odore fetido del sangue. I respiri di tutti i presenti cessarono di compiersi seguiti dai rantoli della moglie che lasciarono che il silenzio riempisse il momento. E io e il "non morto" Nyko eravamo lì... Faccia a faccia, fermi a guardarci negli occhi come se lui potesse realmente guardare i miei. Dalla sua bocca secernette odore di morte, e io fui costretta a mandare giù un conato appena quel fetore mi sfiorò il viso. Dopo aver passato forse un minuto in quella posizione, indietreggiai quanto bastava per sfilare il mio coltello dalla sacca e conficcarglielo nel cranio.
 
.- NOOOO - Le urla della figlia, non ancora tramutata, accompagnarono la morte di Nyko come una marcia funebre. Rimasi in piedi a osservare il corpo davanti a me piegarsi sulla ginocchia e afflosciarsi a terra privo di vita. Dopo il tonfo sul pavimento… udii uno sparo che colpì in pieno la moglie facendola cadere sulla pancia già putrida e ricoperta di marcio. Il sangue che sgorgò da quei due corpi fu talmente tanto che in breve tempo riempi metà della zona calpestabile di quella stanza. Rimasi in uno stato di catalessi, fin quando la mia mente non elaborò quanto accaduto. Inutile esprimere la miriade di sentimenti che mi pervasero l'anima, perché non esistevano parole in grado di descrivere tutto quello.
Mi voltai a guardare i miei amici, tutti stupiti di come le cose si fossero concluse in così pochi attimi. Così difficile vivere, così facile morire. Osservai Elyza impugnare la pistola con cui uccise pochi attimi prima la donna davanti a me. Per quanto non avrei voluto che quello sparo provenisse da lei, interpretai il suo gesto come il più grande degli atti d'amore, dopo quello che aveva passato.
 
.- Forza, avanti Maya, alzati e vieni via - sentii sussurrare dietro di me.
. - No Jasper - dissi senza nemmeno voltarmi verso di lui - La ragazza resta qui – Continuai, trovando conferma negli occhi di Elyza davanti a me.
.- Ma non possiamo lasciarla qua! -
Jasper non finì nemmeno di pronunciare quella frase che Roan e il fratello minore Aden, anche'essi trasformati, giunsero sulle scale, avidi e assetati del nostro sangue.
Poggiai il mio sguardo prima sui due non morti e poi su Jasper - Tu credi? - risposi alla sua frase rimasta in sospeso.
Davanti a quella tremenda decisione lo vidi allontanarsi dal corpo svenuto dell'amica e dirigersi verso l'uscita, seguito da tutti noi.
 
 
 
ELYZA
 
Ero stremata, forse per il poco cibo o forse per la straziante mattinata. Non mi ricordo quando mi addormentai, ma fatto sta che mi svegliai all'interno del cassone di uno dei Pick-up. I sobbalzi dell'auto mi regalarono un risveglio poco piacevole, ma non mi permisi di lamentarmi di un dettaglio così rilevante. Ci misi un po’ ad abituarmi alla luce intorno a me e, dato il calore sulla mia pelle, doveva essere già mattina inoltrata. A farmi da cuscino fu qualcosa di morbido e comodo, e non ci misi molto a riconoscere il pantalone strappato di Alicia. Quest'ultima, infatti, se ne stava seduta poggiata contro i rinforzi del cassone accogliendo il mio volto sulle gambe. Compii un leggero movimento con il busto, portandomi a faccia in su in modo da osservarla da sotto. Il suo sguardo era puntato davanti a se, ma non sembrava affatto osservare il panorama che le passava davanti. Allungai una mano fino a raggiungere il suo viso accaldato. Dopo un leggero sobbalzo che la risvegliò dal suo incanto, raggiunse la mia mano con la sua, costringendomi a restare con il palmo sul suo viso più a lungo. I suoi occhi si chiusero e la guardai annusare la mia pelle come per trovare conforto. Mi misi a sedere al suo fianco, invitandola ad accomodarsi sulla mia spalla e concederle di abbassare la guardia per qualche istante.
Nick era intento a guidare in mezzo alla campagna arida e secca, con al fianco Raven a tenergli compagnia.
Dietro alla nostra auto, il secondo Pick-up ripercorreva le impronte dei nostri pneumatici, come un vagone fa con la sua locomotrice. Intorno a noi non c'era assolutamente niente, qualche albero qua e in la, ma nulla di più. Improvvisamente tutta quella siccità mi fece venir voglia di bere, tanto che sentii la mia gola raschiata dalla sete.
 
.- Lo hai fatto ancora - disse Alicia staccandosi dal mio corpo e puntando i suoi occhi nei miei - Uccidere intendo... - - Lo avresti fatto anche tu per la persona che ami –
Le sue labbra tagliate e disidratate si aprirono per farne uscire un sospiro inaspettato. Nemmeno io avrei pensato di pronunciare quelle parole, ma ormai avevo capito che ogni giorno passato senza dirglielo, era un giorno passato nella menzogna - Anche io ti amo Alicia - riconfermai continuando a scrutarla a lungo. Le lacrime che ne seguirono assunsero un'altro colore, quello della consapevolezza, dell'appartenenza e del desiderio. Era come entrare in un sogno che hai sempre fatto per tutta la vita e poi accorgerti che quel sogno era più reale della vita stessa. Bastavano davvero quelle due semplici parole per imprimere un sigillo su qualcuno? Perché la verità era che io mi sentii come una lettera chiusa dalla ceralacca, portante il suo marchio sulla resina. Una lettera lei cui parole scritte all'interno potevano essere lette solo ed unicamente da lei, la sola in grado di intenderle. E come una lettera che, infilata nella busta finisce di essere mia e diventa sua, nello stesso modo io da quel momento le appartenni.
 
___________________________________
La nostra carovana percorse più di 370 miglia prima di costringerci a fermarci e riempire i serbatoi di benzina. Fortunatamente avevamo con noi 3 taniche di carburante per Pick-up, sufficienti per raggiungere il luogo da Nyko indicato.
Sganciai la parte posteriore del cassone, vogliosa di toccare il terreno con i piedi e sgranchire le ossa indolenzite. La mia decisione incentivò il resto del gruppo che, assonnati e doloranti, mi imitarono.
.- Se dovessero trovarci qui, per noi sarebbe la fine - - Octavia... Non c'è niente qui! - le risposi sgarbatamente. Intenta a cercare l'acqua nel mio zaino, incontrai gli occhi severi di Alicia che mi rimproverarono per il mio comportamento. Mi voltai nuovamente verso Octavia, intimidita dal mio modo di fare
.- Scusa O. Intendevo che non devi preoccuparti. Qui non ci sono nemmeno alberi tra cui nascondersi, se arrivasse qualcuno lo vedremmo - le sorrisi in segno di scuse portandomi successivamente la bottiglia alle labbra, buttando giù sorsi e sorsi di acqua bollente, ma pur sempre dissetante.
 
.- Perché ci siamo fermati? - Bellamy scese per ultimo dalla sua postazione di guida. Al contrario di noi, cercò di nascondere la propria stanchezza infilandosi le mani in tasca e assumendo un espressione indifferente.
.- Come vedi stiamo bevendo - rispose Raven portandosi alle mie spalle - Potevate bere anche in auto -.
Tra noi cadde il silenzio. I miei occhi e quelli del mio amico si sfidarono come non avevano mai fatto. Non mi sarei mai aspettata di dover dare delle spiegazioni a Bellamy e soprattutto non mi sarei aspettata questo suo comportamento privo di senso.
.- C'è qualche problema Blake? - Sentii i passi di Raven raggirarmi fin quando non vidi la sua schiena frapporsi tra me e Bellamy.
.- Non ti intromettere Rayes! - - Hai davvero intenzione di fare una scenata? ora? In mezzo al niente? - - Non sto facendo nessuna scenata - - Bene, allora bevi e taci -
Guardai entrambi starsene uno di fronte all'altro immobili, mentre la bottiglietta di Raven se ne stava sospesa in aria in attesa di essere accettata da Bellamy che non mi parve avere intenzione di farlo. L'elettricità nell'aria era forte, ma in breve tempo si scaricò quando, con un veloce gesto, Bellamy colpì la mano di Raven facendo cadere la bevanda. Non passò molto tempo prima di sentire dei passi dietro di noi.
 
.- Che cosa credi di fare? -
Osservai Nick spingere con forza Bellamy costringendolo a indietreggiare due o tre volte fin quando non cadde indifeso a terra - Che problemi hai amico!? Mia sorella ti ha fregato la ragazza? -
Bellamy fece per rimettersi in piedi, ma il suo movimento venne bloccato da Nick che gli puntò un coltello alla gola - Ora ascoltami bene. Non me ne frega un cazzo se il tuo cuore sta soffrendo per la tua amata. Non me ne frega un cazzo se non accetti di non essere importante, nessuno di noi lo è. Ma... Prova a fare del male a mia sorella e giuro sulla mia stessa vita che ti inficco un coltello su per il culo. Sono stato chiaro? -
 
 
 
 
ALICIA
 
Se il comportamento di Bellamy mi parve assurdo, quello di mio fratello lo fu molto di più. Nick aveva sempre avuto uno strano modo di dimostrarmi affetto, ma non immaginavo sarebbe stato in grado di minacciare una persona per me. Qualunque cosa sia successa, io non ne ero a conoscenza e questo mi lasciò estranea a tutto l'accaduto. Non sapevo che Bellamy nutrisse del risentimento nei miei confronti. Per quanto ancora la scena al porto fosse impressa nella mia mente, avevo momentaneamente lasciato da parte l'odio nei suoi confronti, concentrandomi sul presente. Quando Elyza rimase immobile davanti all'orda di Zombie, lui non fece niente, pensando esclusivamente a mettersi in salvo. E quanto potevano valere ora le parole di una persona che avrebbe lasciato la donna che amava a morire?
 
La scena si svolse fuori dal tempo e io fui come immersa in un universo parallelo dove ebbi il tempo di fare mille pensieri. Nessuno dei presenti osò parlare, tutti ritennero che il silenzio sarebbe stata la miglior arma di difesa in quel momento e, nonostante ci fossero state molte cose che avrei voluto dire, tacqui a mia volta.
 
Dopo che mio fratello si allontanò dal ragazzo, gli occhi di Bellamy mi scrutarono appena si mise in piedi. Avrei voluto davvero spaccargli la faccia, non per qualcosa in particolare, ma semplicemente per spronarlo a dire ciò che realmente gli passava per la testa.
.- Alicia... Andiamo -
Il leggero tocco di Elyza mi sfiorò le spalle e, avvolta da un suo abbraccio, risalimmo nel cassone del Pick-up. I suoi occhi blu non fecero altro che indagare e studiare i movimenti del suo amico che sembrava essersi momentaneamente calmato.
.- Più tardi parlerò con Bellamy - le dissi appena ci rimettemmo in marcia. Lei rimase per qualche istante a osservare l'auto dietro di noi, come per essere certa che non cambiasse strada da un momento all'altro. - Non sei costretta a farlo. Capirà da solo - - No. Tu ci tieni a lui - - Si! Certo che ci tengo. Ma Bellamy deve capire che io non gli appartengo e non può controllarmi come fa con... - - Sua sorella? - - Si... -
La sentii prendere un grosso respiro.
- Bel è un bravo ragazzo e mi dispiace tu l’abbia incontrato e conosciuto in un momento così ostile, ti sarebbe piaciuto - - Ne sono convinta – le risposi sorridendole  e stringendole le mano.
 
 
-—–---------
In tutta la mia vita pensai di non aver mai visto un cielo così meraviglioso. Le nuvole violacee si sovrapponevano creando una tonalità rossastra tendente al rosa mozzafiato. Il sole sarebbe scomparso da lì a poco dietro i campi di grano in cui eravamo immersi. Continuai a scrutare il manto sopra la mia testa, notando che, a differenza di me, lei lo faceva spesso. Non fu la prima volta che la trovai persa nei propri pensieri con il naso all'insù. Erano ormai diversi minuti che le rivolgevo carezze senza neanche rendermene conto, ma anche solo un minimo contatto col suo corpo mi donava tranquillità.
“ Qualunque cosa accada tu resterai come, vero?” Mi chiesi rivolgendole la domanda mentalmente, spostando i miei occhi sul suo profilo. Lei si volse verso di me, incontrando il mio sguardo malinconico e supplichevole. Il sorriso che mi ragelò, seguito da una gomitata giocosa, mi risollevò l’animo, iniziando a essere gelosa del suo modo di trovare il tempo di essere felice.
La osservai fin quando il suo volto non scomparve sopra alla mia testa, inclinando il viso in attesa che le sue labbra lasciassero un bacio sulla mia fronte. Si staccò da me e a carponi raggiunse il finestrino della cabina. Bussò due o tre volte sul vetro, cercando di attirare l’attenzione di Raven che sembrava essersi appisolata. Vidi la chioma mora della ragazza muoversi su e giù fin quando il suo viso assonnato non si imbronciò alla vista di Elyza che continuava a bussare per destarla.
 
.- Sarà meglio fermarci per oggi. – La senitii urlare toccando il suo orologio da polso per farle intendere a cosa si riferisse.
- Sei sicura sia sicuro qui? – Le chiese Raven affacciandosi al finestrino
 - Di certo più sicuro che girare con i fanali accesi. -

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Uno di noi ***


Ciao a tutti :) Mi dispiace per questo ritardo, ma purtroppo il mio tempo libero sembra inesistente in questo periodo. Vi auguro una buona lettura, a presto!

ELYZA

Luglio? Agosto? Non ero in grando nemmeno di dire in che mese ci trovassimo. Il sole di quei giorni fu insopportabile e la mia pelle era già molto abbronzata, nonostante non avesse un colore omogeneo. Quella notte la passai rabbrividendo di tanto in tanto, per via della reazione del mio corpo bollente a contatto con l'aria fredda. Il richiamo delle cicale fu l'unico rumore udibile da quando spegnemmo i motori delle nostre auto, ma trovavo il loro canto incessante terribilmente piacevole.
Dopo aver controllato l'area circostante mi offrii di fare la guardia, dato che di dormire ne avevo davvero. Sdraiarsi per terra o nei sacchi a pelo sarebbe stato scomodo, considerando che, con tutto quel buio, saremmo potuti incombere in qualche brutto incontro improvviso e quindi sarebbe stato meglio rimanere pronti per ogni evenienza dormendo nei cassoni delle auto.   
Dopo essermi accordata con Lincoln, decidemmo entrambi di rimanere di vedetta in postazione di guida così, senza attendere ulteriormente, mi precipitai ad aprire la portiera della cabina e accomodarmi sul sedile del Pick-up.
.- Posso farti compagnia? -
 
Senza ascoltare alcuna mia risposta, Alicia prese posto nel sedile accanto, accovacciandosi come una bambina, rannicchiando le gambe fini al viso.
 
.- Non trovi sia romantico? - mi chiese osservando fuori dal finestrino abbassato - Fare la guardia dentro un Pick-up arruginito? - La presi in giro voltandomi ad osservarla. Il suo viso era illuminato dalla luce lunare e quando sorrise alla mia squallida risposta, mi parve di vedere le sue labbra splendere ancora di più. - Idiota. Mi piace il suono delle cicale - - Si, anche a me - risposi rimanendo però con la mente su altri pensieri.
 
.- Lo sapevi che la Luna è bugiarda? - - Che vuoi dire ? - mi chiese alzando un sopracciglio e diventando d'untratto curiosa. Osservai la sua reazione e, felice di sapere di essere a conoscenza di qualcosa a lei sconosciuto, avanzai con il busto dalla sua parte, indicando con un dito la Luna sopra all nostre teste.
.- Vedi... Ora la Luna forma una "C" ma altre volte forma una "D". La Luna può essere Crescente o Decrescente... Quindi oggi è...? - la spronai a rispondere sorridendole divertita. Lei arrossì, come quando a scuola non sapevi rispondere a una delle domande dei professori - Crescente? - tentò di rispondere infossando il viso tra le spalle - EH NO! Ti ho detto che la Luna è Bugiarda! - la rimproverai mostrandone la lingua e iniziando a ridere per la sua faccia da cane bastonato, dopo essere stata umiliata
.- Non è divertente - commentò incrociando le braccia sotto il petto. Io cercai di riprendere fiato e dopo aver osservato la sua faccia imbronciata di riavvicinai nel tentativo di baciarla - Eddai, se tu che ti sei offerta di farmi compagnia -. Lei sembrò pensarci per un po’, ma dopo essersi resa conto del suo sbaglio mi tornò a sorridere regalandomi ciò che desideravo.
------------------------------------------------
 
Le 4:16 di notte e Alicia si era persa nel mondo dei sogni già da diversi minuti. L'aria fredda iniziò ad alzarsi e alcune nuvole cariche di pioggia oscurarono la vista della Luna. " Quanto tempo è passato?" Mi chiesi osservando la figura di fianco a me. I miei pensieri volarono al ricordo del nostro incontro, il giorno in cui ebbi la brillante idea di farmi "quasi" investire dalla sua macchina. Mai e poi mai avrei pensato che Alicia mi avrebbe condotta in questa assurda avventura. Quella ragazza cupa e misteriosa che nascondeva in se stessa mille e uno pregi. Una persona che, in breve tempo, mi aveva trascinata in un mondo che non pensavo esistesse. In quel momento, per me, era come aver vissuto cento vite in sua compagnia, ma sentivo anche l'esigenza di viverne altrettante.
Fui tentata di svegliarla, di raccontarle ciò che la mente mi riportava davanti gli occhi. Chiederle se anche lei provava tutte quelle sensazioni al ricordo dei momenti passati insieme. Chiederle se mi vedeva cambiata o se in qualche modo lei stessa si sentiva cambiata dopo questi mesi.
 
--------------------
Il rumore di una portiera mi destò e dallo specchietto retrovisore vidi Lincoln raggiungermi.
.- Tutto ok? - chiese appoggiando i gomiti sulla portiera e ficcando la testa per osservare Alicia distesa nella cabina - Come vedi sono in ottima compagnia - risposi a bassa voce suscitandogli un sorriso - Tranquilla ti capisco, anche Octavia è crollata - mi informò invitandomi a parlare un po' fuori per sgranchirmi.
 
.- Hai parlato con Bellamy? - - Non mi sembra incline ad alcun dialogo direi - rispose riferendosi alla scenata di quella mattina. Asserii in silenzio facendo due o tre volte il giro su me stessa, ascoltando lo scricchiolio prodotto dalla erba secca sotto le mie scarpe.
.- Cosa pensi di trovare lì? - - Dove? - -Mi riferisco nel luogo che ci hanno indicato - - La verità è che non lo so. Sono sempre speranzosa che qualcosa possa migliorare, di certo peggio non ci potrà andare - - Siamo stremati Ely. Abbiamo fame e necessitiamo tutti di un letto dove riposare decentemente. Se continuiamo di questo passo, rischiamo davvero di sfogare le nostre frustrazioni tra di noi -
Accolsi le parole di Lincoln come un consiglio oltre che come una richiesta disperata. Non potevo dargli tutti i torti e la discussione avvenuta con Bellamy quel giorno, poteva essere solo l'inizio di altre litigate. Sapevo che i ragazzi si fidavano di me e sapevo anche che sarebbe spettato alla sottoscritta trovare una soluzione a tutti quei problemi.
 
.- Devo parlare con Alicia - mi disse tirando una veloce occhiata verso di lei - Perché? - - Prima di scappare dalla Yacht ha sorpreso me e suo fratello in mezzo alle siringhe e... Penso si sia fatta un'idea sbagliata - - Non ne sapevo niente - - Già. La verità è che gli sto solo dando una mano perché… ci sono già passato - - Davvero!? -
Fui sorpresa nel sentire che, in passato, anche lui avesse avuto problemi con le droghe. Non sapevo molto di Lincoln, ma in quei pochi anni si dimostrò talmente tanto gentile e garbato, che non pensai minimamente avesse trascorso un’infanzia sopra le righe - Ma è storia passata... - specificò notando il mio silenzio.
La sua risposta si sovrappose a uno strano suono, un fruscio. Con fare guardingo, mi allontanai un poco da lui cercando di mettere a fuoco le figure in quell buio pesto.
 
.- Ely… cosa… - - Ssshh - - Cosa? - - Ho sentito qualcosa, vai in macchina -
Lo seguii con lo sguardo eseguire il mio ordine e mantenendo la calma indietreggiai anche io, raggiungendo il portello dell'auto. Continuai a osservare intorno a me, rassicurandomi di tanto in tanto, che Lincoln non notasse niente di strano. Senza fare rumore aprii la portiere, accomodandomi all'interno  cercando di non svegliare Alicia.
Dallo specchietto vidi il mio compagno continuare a guardarsi in torno, ma mi rilassai appena mi fece un cenno che tutto andava bene. Distesi I muscoli, appoggiando la mia schiena contro il sedile e lasciando andare il respiro che avevo trattenuto per tutto il tempo.
Le mie mani erano sudate e una sensazione strana continuava ad opprimermi inspiegabilmente il petto.
All'improvviso sentii uno scossone e, a quello strano movimento, mi chiesi se per caso non fosse stato un terremoto a causare un così strano sbandamento.
Dopo poco ne sentii un altro  e un altro ancora, fin quando la successione, sempre più ravvicinata, sembrò svegliare tutti i passeggeri.
Gli occhi addormentati di Alicia mi cercarono subito, ma io non riuscii a darle nessuna spiegazione. La terra sembrava sprofondare sotto di noi, ma trovai la forza di mettere in moto soltanto quando Raven iniziò a battere sul vetro incentivandomi a partire.  
 
 
 
ALICIA
 
Non ebbi il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, tutto si svolse senza darci il tempo di realizzare quale fosse il problema. Udii il rombo del motore risuonare nella cabina, seguito dal vento che aumentava man mano che prendemmo velocità. Dopo aver lanciato un occhiata ad Elyza, intenta a procedere al buio, mi voltai ad assorvare gli altri dietro di noi. Li vidi dimenarsi e sferrare dei colpi a qualcuno, o a qualcosa, che non ero in grado di vedere.
.- Accendi i fanali! - gridai aggrappandomi alla maniglia della portiera per non sobbalzare.
.- Ma... - - Fallo Elyza!!!! - la spronai nuovamente alzando ancora di più il volume della voce.
 
Inizialmente non vedemmo nulla, ma il terreno sembrava ancora sgretolarsi sotto i nostri pneumatici, non capendo davvero cosa stesse succedendo. Alcuni spari iniziarono ad udirsi e fui sollevata nel vedere i ragazzi alle prese con le armi sferrare colpi su bersagli che io non ero in grado di scorgere.
 
.- Ma che cazzo ce là fuori!? - Mi chiese continuando a reggere il volante e osservando la strada di fronte a lei.
Mi abbassai dal sedile, cercando a tentoni la mia pistola, che avevo riposto prima di partire alla rinfusa dentro il mio zaino. Quando la trovai, mi sporsi dal finestrino, capendo finalmente con cosa avessimo a che fare.
.- Sono sotto terra! - le urlai iniziando a sparare in basso.
 
Arti, teste,corpi, sbucavano dalle aperture. Era come se stessimo percorrendo un cimitero dove i cadaveri iniziavano man mano a riprendere vita.
-Alicia...-
Sparai anche l'ultimo colpo della mia Calibro e, quando mi voltai al richiamo di Elyza, osservai nella sua stessa direzione. Davanti a noi… centinaia di corpi resuscitarono dal sottosuolo.Elyza inchiodò all'improvviso, non trovando alcuna via d'uscita davanti a noi. I fanali della macchina illuminarono i grandi occhi grigi dei non morti, renderndoli a loro volta in grado di emettere luce facendoli sembrare dei veri automi. Contemplammo quell’orrore, dando il tempo ai nostril respire di mescolarsi in un unico grido disperato.
.- Perché vi siete fermate!?!? - sentimmo urlare dal cassone dove erano ancora alle prese con degli zombie che si erano arrampicati durante la corsa.
 
.- Elyza. Elyza! Forza vai per di là! - le ordinai vedendola impietrita e impanicata da quella visione. Il mio urlo di supplica le fece mutare improvvisamente espressione, ed io quasi non la riconobbi più quando la vidi mettere in moto e proseguire dritta proprio verso l'orda.
Non sapevo quale fosse il suo intent, e nemmeno ero in grado di dire se fosse davvero socura di quello che stesse facendo ma, ad ogni modo, assecondai quella pazzia, ricaricai la pistola e puntai nuovamente verso i bersagli.
I corpi sbatterono violentemente sul cofano della macchina, catapultandosi a destra e a sinistra, lasciando sul vetro scie di sangue che coprirono parzialmente la visuale. Elyza non rallentò, anzi, prese sempre più velocità scavalcando gli zombie che man mano si accalcavano sotto di noi.
I rantoli e le urla dei nostri amici proseguirono per minuti interi fin quando, dopo quasi un chilometro, l'orda non iniziò a diradarsi, lasciando dietro di noi una gran quantità di vittime.
Fu allora che la vidi... Fu come una visione.
.- Ely! La strada! - le indicai alla nostra sinistra. Poco distante da noi, infatti, la  Ruut 40 apparve illuminata dai lampioni e io non ci pensai due volte nel consigliarle di dirigersi proprio lì.
--------------------
Per quanto non trovassi sicuro percorrere strade illuminate e facilmente avvistabili, quella fu l'unica nostra consolazione. Ancora stremate e scioccate, raggiungemmo facilmente l'asfalto liscio e, a quel contatto, ci prendemmo la libertà di spegnere i motori e riprendere fiato.
Dopo aver passato un intero minuto in silenzio, voltai il mio sguardo e vidi Elyza ancora con le mani strette al volante e lo sguardo perso nei vuoto.
.- Hey - le dissi cercando di richiamarla. Con ancora gli occhi sbarrati si girò verso di me e non passò molto prima che i suoi occhi lasciassero andare qualche lacrima liberatoria - Sei stata brava - continuai scostandole una ciocca di capelli che le si era incollata sul viso dal troppo sudore.
Scesi dall'auto e appena misi i piedi a terra, notai ancora del fumo fuoriuscire dal Pick-up a causa di tutta quella accelerata. Gli occhi straniti di Raven furono i primi che incontrai. I loro visi erano sporchi e insanguinati, e pregai che quel sangue non gli appartenesse.
.- State bene? - chiesi osservandoli scendere dal cassone con movimenti poco agili.
.- Si... Credo - mi rispose Nick posizionandosi davanti a me e controllando che non mi fossi fatta niente.
 
ELYZA
 
Quando chiusi la portiera il suono sembrò rimbombare dentro la mia testa. L'odore fetido del sangue appena versato, continuò a rimanermi sotto le narici, iniziando a infiltrarsi sotto la mia pelle. Quando osservai i miei compagni radunati accanto ai Pick up, ebbi l'esigenza di contarli uno ad uno, nella speranza che la vita non mi avesse privata di nessuno di loro. Osservandoli così mal ridotti, mi chiesi se valesse ancora la pena lottare per tutto ciò, consapevole che presto avremmo rivissuto altri momenti come quelli.
Notando alcuni sguardi verso di me, mi sistemai la maglietta stropicciata e a passi lenti li raggiunsi.
.- Ely... Tutto ok? - chiese Lincoln non capendo il mio strano silenzio. Continuai a camminare intorno a loro, studiandoli, toccandoli e annusando il loro odore. Vidi i loro volti seguire i miei movimenti, ma nessuno di loro mi chiese cosa stessi facendo. Il punto era che volevo farlo... Volevo vederli... Volevo guardarli davvero. Volevo capire perchè valesse davvero la pena andare avanti, continuare a puntare la bussola verso l'ignoto, verso un luogo che avrebbe messo sicuramente alla prova le nostre vite.
 
Quando mi portai alla destra di Alicia, alzai il mio sguardo e lo puntai dritto in quello di Raven. Quando i suoi grandi occhi marroni mi scrutarono, sentii le mie labbra piegarsi in un sorriso e, senza capire il perché, dalle mie labbra iniziò a uscire una risata. Il mio divertimento contagiò tutti e ci ritrovammo a ridere come degli sciocchi. C'erano un sacco di modi per scaricare la tensione, ma una cosa del genere non pensavo che sarebbe potuta accadere. Effettivamente, se avessimo raccontato una cosa del genere, nessuno ci avrebbe creduto, ne ero sicura.
 
.- Sto bene - risposi infine riprendendo fiato da quelle bizzarre emozioni. Ancora una volta eravamo riusciti a sfuggire alla morte, ancora una volta restammo uniti.
------------------------------------------
.- Ora cosa facciamo ? - mi chiese Bellamy portandosi al centro del gruppo.
Fui sorpresa nell'udure quella domanda pronunciata proprio da lui e, per la prima volta, decisi che forse era il momento di farsi da parte, e capire quali fossero le vere sue intenzioni. Spostai il mio peso prima su una gamba e poi sull’altra, assumendo un mezzo sorriso sfacciato con cui cercai di sfidarlo - Non lo so Bell, dimmelo tu. Tu cosa faresti? - gli chiesi portandomi le mani dietro la schiena come un soldato in attesa di ordini.
Lui mi guardò con aria sbalordita e naturalmente cercò delle risposte negli sguardi altrui, che naturalmente non arrivarono.
.- Che vuoi dire scusa? - mi chiese imitando il mio sorriso beffardo  - Quello che ho detto. Da che parte dobbiamo andare? -
Sapevo di averlo messo con le spalle al muro, ed ero anche convinta che Raven se la stesse ridendo davanti a una scena del genere. Come mi sarei dovuta aspettare, Bellamy assunse una espressione seria, di chi non si sarebbe mai fatto mettere i piedi in testa e io finalmente feci un passo indietro, curiosa di sentire quale sarebbe stato il suo piano.
 
ALICIA
 
Quello fu davvero un colpo basso, e dallo sguardo che mi rivolse mio fratello, capii che anche lui doveva essersi stupito dal comportamento Elyza. Tutti trovarono il suo gesto impulsivo e senza senso, ma sotto sotto sapevo che quella pazza ragazza aveva sicuramente pensato alle conseguenze e che tutta quella scena non era di certo improvvisata. Dal sorriso assunto da Raven ricevetti una conferma, quello che pensavo non era del tutto sbagliato, e fortunatamente non mi preoccupai per quella decisione.
Osservai Bellamy estrarre una cartina stradale e cercare su di essa il luogo in cui ci trovavamo.
 
.- Noi dovremmo essere circa... Qui.  Se percorriamo la Route 40 dovremmo giungere a destinazione tra 8 ore. - disse cercando continuamente un consenso da Elyza - Lo so che qui siamo dei bersagli facili, ma non abbiamo altra scelta - continuò cercando di convincerci del suo piano. Mi scambiai un veloce sguardo con Elyza e non riuscii a nasconderle la positività della sua decisione di lasciargli carta bianca.
--------------------------------------
 
Dopo una quindicina di minuti ci rimettemmo in marcia e l'alba iniziò a rischiarare il cielo. Mi offrii di guidare, ma questa volta il nostro Pick-up avrebbe seguito quello di Bellamy che, felice del potere, si era messo al capo della carovana.
Elyza fu stranamente silenziosa durante i primi minuti di viaggio, ma il suo viso non parve triste, al controrario, assunse in aria serena e spensierata. La osservai ogni tanto chiudere gli occhi, con il vento che le investiva il volto e le scompigliava i capelli.
.- Comandante Blake? Seriamente? - le chiesi cercando di intavolare una sfida verbale. Lei non rispose e si limitò a sorridermi consapevole che non aveva bisogno di spiegarmi il perchè del suo gesto.
.- Se la caverà - disse improvvisamente poggiando la schiena sulla portiera e voltandosi con tutto il corpo verso la mia parte. La sua strana posizione mi lasciò interdetta e, dopo svariati minuti in cui sentivo i suoi occhi su di me, trovai le parole per parlare - Ma cosa stai facendo? - - Ti sto guardando - - Si... Ma mi stai mettendo a disagio - - Non posso fissarti? - - NO... Cioè, si... Ma perchè lo fai? - - Perchè voglio farlo –
 
Tutta quella sfacciataggine mi lasciò stupita. Non era usuale vedere Elyza indossare una maschera del genere, soprattutto perché estremamente in contrasto con la sua personalità. Tuttavia, i suoi occhi ammaliatori e sfrontati mi piacquero talmente tanto che assecondai il suo gioco. Era bella Elyza… e a ogni giorno che passava, me ne innamoravo sempre più.
 
-----------------------------------
.- FERMI! -
 
Vidi i fanali dei freni illuminarsi all'improvviso nel Pick-up che ci precedeva, e istintivamente arrestai il veicolo a pochi centimetri. Da quella posizione non riuscii a vedere l'ostacolo davanti a noi, ma lo sguardo allarmante dei ragazzi nel cassone anteriore, ci fecero intendere che doveva trattarsi di qualcosa di serio.
Nonostante avessi voluto scende dall'auto per capire cosa stesse succedendo, restai immobile nella mia posizione, attendendo che qualcuno ci desse un segnale. Osservai Elyza sporgersi dal finestrino ma, sentendola sbuffare e imprecare a bassa voce, capii che nemmeno la sua visuale era in grado di darle risposte.
Sfortunatamente il responso arrivò in abiti militari. Due soldati si affiancarono al primo Pick-up, mentre un terzo si fermò accanto alla portiera di Bellamy. I due iniziarono una discussione abbastanza accesa, ma anche con i finestrini abbassati, non riuscimmo ad udire niente.
.- merda –
 
" Merda" fu l'unica cosa che Elyza ripeté ininterrottamente  per i minuti seguenti e l'ansia iniziò a invadere la cabina.
 
.- Prendi la pistola - le dissi a bassa voce indicandole il mio zaino. Vedendo uno dei soldati dirigersi verso di noi, i movimenti di Elyza divennero estremamente lenti, ma fortunatamente la vidi impugnare la pistola e nasconderla sotto il sedere.
 
.- Problemi agente?- la sentii chiedere appena questo ci raggiunse.
Di una cosa ero sicura.... Mai prendersi gioco dei soldati, mai...
 
.- Non sono un vigile signorina - rispose infatti con tono inflessibile. Il ragazzo deveva avere circa 23, 24 quattro anni, la sua espressione rimase imbronciata per tutto il tempo, ma nonostante la sua serietà, non parve essere così pericoloso. I suoi occhi chiari risaltavano nel suo viso lungo e segnato da profonde occhiaie, ed io trovai i suoi lineamenti differenti da quelli degli altri militari di fronte a noi, decisamente più affilati. La sua divisa non sembrava nemmeno appartenergli, fin troppo abbondante per il suo corpo esile.Il mio sgardo vagò sulla sua giacca, sicura di trovarci le etichette riportanti “ U.S.Army “ e il sio nome, “ Murphy”.
 
.- Dove state andando? – chiese appoggiandosi con una spalla all’auto.
 
Le nostre vite dipendevano dalla risposta a quella domanda perché, se fosse stata diversa da quella di Bellamy, sicuramente le cose sarebbero peggiorate.
 
.- Da quella parte - rispose Elyza indicando la direzione senza togliersi uno strano sorriso di circostanza dal volto.
Il ragazzo sorrise a sua volta e la sua aria divertita mi spiazzò. Lo osservai avvicinarsi ancora di più al finestrino dell'auto, fino ad arrivare a pochi centimetri dal volto di Elyza.
 
.- Ok signorina, allora facciamo così... - disse a bassa voce tirando una veloce occhiata agli altri soldati - Ora chiamo il Generale… e quando giungerà di fianco al tuo finestrino.... Tu prenderai fuori la pistola che tieni sotto il sedere e gli sparerai una pallottola in testa. Sono stato chiaro? -

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Paradise ***


Scusate il ritardo ma, come anticipato, sono un po' incasinata. Buona lettura a tutti :)


ELYZA
 
" Colpire un Generale? Ma è impazzito?" Pensai studiandolo con  sguardo impassibile. Mi scostai leggermente dal suo volto, poggiando la schiena contro il sedile e voltando lo sguardo verso Alicia per avere un suo cenno. Lei si limitò a guardarmi, socchiudendo le labbra, ma senza farne uscire alcun suono.
Guardammo gli altri soldati davanti a noi, solo due. Forse con un po’ di fortuna ce l'avremmo fatta, ma sarebbe stata una lotta ben differente da quella che eravamo stati costretti a fare fin ora. Non si trattavano di zombie, si trattava di esseri umani vivi e vegeti.
.- Ely, non sei costretta - mi sussurò appena il soldato si allontanò per andare a chiamare il suo superiore. Era vero... Non ero costretta a farlo, ma le parole del soldato mi sembrarono molto di più un ordine che un consiglio - Lo farò - risposi quindi convinta della mia decisione.
Osservai il giovane giungere al fianco dell'uomo intento a parlare con Bellamy e, non appena lo raggiunse, attirò la sua attenzione sussurrandogli qualcosa all'orecchio che lo costrinse a voltarsi verso il nostro pick-up. Il Generale non prestò più interesse a Bellamy e a passo di marcia raggiunse il nostro finestrino ma, contrariamente a quello ci aspettassimo, si fermò davanti a quello di Alicia.
 
Il mio cuore si strinse in una morsa e sentii il mio stomaco saltare per aria appena l'uomo giunse con un sorrisino stronzo sulle labbra. Si stava prendendo gioco di noi e sembrava anche divertirsi molto. Con il fiato sospeso, guardai Alicia non muovere nemmeno un muscolo. La sua mascella era rilassata, i suoi lineamenti erano seri, il suo respiro regolare e quieto. Non so per quale motivo… ma mi ritrovai a sorridere. Ero fiera di lei, ero fiera del modo in cui riusciva a comportarsi in occasioni così complicate.
.- E quindi arrivate da est - disse l'uomo incrociando le braccia sul finestrino
.- Si, esatto -. La voce ferma, lo sguardo fiero, quasi non la riconobbi più.
Sentii un leggero tocco sulla mia gamba e, abbassando gli occhi, notai il suo palmo aperto in attesa che le passassi l'arma.
Tornai con lo sguardo verso il Generale, cercando di sfilare la pistola il più lentamente possibile per non destare sospetti.
 
.- E io vi dovrei credere? - chiese con un tono straffottente. Guardai il viso di Alicia abbassarsi e assumere un sorriso divertito ma inquietante. - No... - gli sussurò a pochi centimetri dal viso .
 
PAM
 
Un suono, un tonfo e il tempo si fermò. Non saprei dire con quanta velocità ci mise ad afferrare l'arma e sparare proprio al centro del cranio, ma fatto sta che non mi resi conto nemmeno di non aver più l'arma tra le mani. Il corpo cadde quasi a rallentatore e vidi gli occhi dell’uomo buttarsi all'indietro e diventare improvvisamente bianchi. Morto.
 
ALICIA
 
 
Mi porsi dai finestrino, osservando il corpo di fianco a me afflosciarsi e assumere una posizione anormale sul terreno. Lo sparo risuanava ancora dentro il mio petto, ma non mi pentii di quello che avevo fatto.
.- Hey! Che cazzo avete fatto!? -
Uno dei soldati iniziò a correre verso di noi ma, non appena giunse davanti al muso della nostra auto, il soldato Marphy lo bloccò da dietro. - Mi dispiace amico - lo sentii dire quando circondò il collo del collega con un braccio fino a farlo soffocare e cadere a terra inerme.
 
Il resto del gruppo davanti a noi ci guardò, non capendo il perché avessimo fatto una cosa del genere. Guardai Jasper scendere dal cassone davanti e inginocchiarsi al fianco del ragazzo appena ucciso dal nostro nuovo "Salvatore" - L'hai ucciso - disse toccando il collo con le dita per sentirne i battiti.
 
Con ancora la pistola tra le mani, aprii la portiera e scesi, cercando di non calpestare la mia vittima. Elyza fece lo stesso e insieme andammo incontro al soldato.
.- Chi sei? - chiesi duramente stringendo l'impugnatura in caso non avessi ascoltato una risposta valida.
.- Un grazie sarebbe sufficiente... Ma comunque, mi chiamo Murphy - rispose allungandomi la mano. Abbassai i miei occhi osservandola davanti a me, ma non lo strinsi e lui, dopo poco, se lo riportò al fianco.
.- Mi stai dicendo l'unica cosa che sapevo già - gli dissi spostando il mio sguardo sull'etichetta della divisa dove era impresso il suo nome. Lui sorrise, toccandosi quel lembo di stoffa e assumendo una smorfia buffa non appena si rese conto della Gaffe.
.- Ok, hai ragione. Mi chiamo Murphy e so da dove venite -
A passi incerti Elyza mi raggiunse, rimanendo però con lo sguardo sul ragazzo
.- Come fai a saperlo? - la sentii chiedere anticipando la mia domanda
.- Conosco quelle auto. Sono di Nyko, giusto ? -
Ci scambiammo tutti un veloce sguardo d’intesa, forse potevamo davvero fidarci di lui, ma l'aver confessato di conoscere Nyko non era di certo una valida risposta per scioglierlo da qualsiasi dubbio.
.- Sono suo nipote - continuò avanzando di un passo verso di me. Appena si mosse, il resto del gruppo gli puntò all'unisono le armi che già da tempo avevano impugnato. " Sono migliorati " pensai soddisfatta dei loro sviluppi.
.- Ok... Scusate... - sussurrò alzando le mani e tornando indietro mortificato
.- Mi dispiace... Murphy... Spero tu possa capire le nostre precauzioni - dissi volendo in qualche modo scusare le loro azioni
.- Se tu sei il nipote di Nyko, come si chiama tuo padre e dove abita? - chiesi per avere più informazioni. - Si chiama Marcus e vive a Puerta de Luna - rispose con tono fermo e sicuro di se.
Una mano sulla spalla catturó la mia attenzione e senza perdere d'occhio il mio interlocutore, mi abbassai appena verso Elyza - Corrisponde Ali... Magari dice il vero - mi sussurrò lasciando poi la presa.
Ok, forse diceva il vero o forse no, ma credo che non avevamo tante soluzioni. Rilassai i muscoli e infilai la pistola tra la cinta dei pantaloni
.- Va bene... Piacere Murphy, io sono Alicia - dissi rivolgendogli la mano io questa volta. I ragazzi abbassarono le armi rimanendo però in allerta, fin quando il soldato non strinse la mia mano e abbassò il viso in segno di rispetto - Non possiamo perdere altro tempo, forza sali - gli ordinai voltandomi verso il pick-up.
 
.- Hai davvero intenzione di portarlo con noi!? - Per un attimo socchiusi gli occhi, mentre le mie gambe si erano già fermate appena sentii l'inizio di quella domanda. - Si Bellamy - risposi non voltandomi - Io dico che invece non lo faremo -
 
Sospirai pesantemente e, prima di girarmi verso di lui, incontrai lo sguardo di Elyza, anch'essa stufa dei capricci del suo amico. - Dimmi Bellamy... Una volta arrivati a Puerta de Luna... Sai per caso come trovare questo... Marcus? - chiesi portandomi sempre più vicino a lui - No, ma lo troveremo - - Certo, con un po’ di fortuna ci riusciremo. Ma sai come trovarlo senza perdere altro tempo? Perché non ne abbiamo - continuai senza abbassare la guardia. - No - rispose trattenendosi da altri commenti - Ottimo. Allora Murphy viene con noi. Una volta arrivati deciderai tu se ucciderlo o meno - finii di dire prima di voltarmi nuovamente, decisa questa volta a non sprecare altro fiato.
 
ELYZA
 
Sapevo che sarebbe successo. Non avevo dubbi che Alicia non avrebbe accettato ordini da Bell e io ne gioii come non mai. La sua schiettezza era diventata disarmante e per la prima volta non udii nemmeno i chiacchiericci degli altri ragazzi, consapevole che anche loro ritenevano Alicia più consona a prendere decisioni.
 
Eravamo in viaggio ormai da un'ora e per tutto il tempo nessuno osò parlare. Decisi di prendere posto nel cassone, insieme a Raven e Monty, per tenere d'occhio il nuovo membro del gruppo. Non volli tener nascosta l'arma nei jeans, ma la strinsi per tutto il tempo tra mani, indifferente di come potesse sentirsi Murphy vedendosi controllato. Ormai ero stanca di sotterfugi, non avevo più intenzione di incombere in altri problemi.  
 
.- Come sta? - alzai il mio volto, sentendo il mio collo indolenzito per i contraccolpi subiti dai sobbalzo dell'auto dopo l'intera ora passata in quella posizione - Chi? - chiesi non capendo a chi si riferisse - Nyko, come sta? - .
Mi scambiai una veloce occhiata con Raven di fianco a me. Era dura per me parlare di quanto accaduto quel giorno. Sentivo ancora le loro parole di conforto mescolarsi con i rantoli successivi al loro mutamento. Era difficile, troppo difficile dimenticare con quanta gentilezza si presero cura di noi.
.- Si è trasformato - rispose Raven concedendomi il silenzio.
.- E... Non l'avete ucciso?- chiese speranzoso.  Forse anche lui la pensava come noi, era meglio morire che vivere la propria esistenza in quelle condizioni.
.- Si... Lei lo ha ucciso - la sentii rispondere indicando Alicia dal finestrino retrostante la cabina.
Osservai il volto del ragazzo assumere un'aria rilassata, di chi aveva appena risolto un problema con il passato, un problema che di certo doveva riguardare Nyko.
.- Ha un bel caratterino la vostra amica - constatò puntandomi gli occhi addosso - Si. Ha coraggio da vendere - - Perché, tu non ne hai? - mi chiese incrociando le braccia e attendendo una mia risposta. Restai in silenzio, iniziando a mordicchiarmi il labbro inferiore appena udii quella parola. "Coraggio". Non ero convinta di possederne. Le mie mani tremavano ancora al pensiero delle persone che avevo ucciso, al male che avevo fatto e ai ricatti ai cui mi ero dovuta inginocchiare.  È vero… in fin dei conti dobbiamo tutti morire, non possiamo scegliere in che modo, ma possiamo decidere come andare in contro alla fine. Era quello che io stavo facendo… prendevo decisioni per altre persone nella speranza di condurle a una morte più degna di altre. Era forse coraggio questo? Le mie azioni erano soltanto frutto di impulsi e gesti involontari, al fine di prolungare i nostri giorni, niente di più.
 
 
 
.- Parlami di tuo padre. Non sembri felice di andare da lui – chiesi non sopportando più il silenzio - No, in effetti non lo sono. Mio padre è una persona complicata - - Chi non lo è… - osservai abbassando gli occhi sulla pistola e facendola roteare
. - Io non sono veramente suo figlio, mi ha adottato quanto ero piccolo, ma poi la sua compagna morì in un incidente e da qual giorno cambiò tutto - - Non te la ricordi? - - Lei? No… no, ero troppo piccolo. Ma ricordo il suo profumo, era gentile –
.- Cosa dobbiamo aspettarci laggiù? Voglio dire… Nyko ci ha detto che Marcus ci avrebbe aiutati, ma dai tuoi racconti non sembra una persona così… -
.- Cordiale? … Non è una persona cattiva, è burbero ma non crudele. Mio padre è molto famoso nel corpo dell’esercito –
.- Ci stai portando nella bocca del lupo!!? -  Urlò Raven stringendo i pugli tentando di non scoppiare
.- No tranquilli. Lui gestiva tutti gli impianti di sicurezza, è un ingegnere con un’esperienza incommensurabile. Molte volte abbiamo detto a mio zio di trasferirsi da noi proprio perchè la nostra villa è impenetrabile –
.- Noi non andiamo d’accordo con i militari – La sentii dire con un tono un po’ più rilassato.
.- Nemmeno lui, almeno… non più. Sono stato io a volermi arruolare per forza. Credevo in questa causa… quella di sterminare questi mostri e mettermi in salvo insieme alle poche persone ancora sane - - E allora perchè sei qui con noi ? - - Perchè ho capito che mi stavo sbagliando. Non si tratta più di voler salvare la gente, no… loro stanno lavorando a un progetto più grande, un piano che nessuno è in grado di capire. Mio padre questo inganno lo aveva fiutato molto prima di me e io… beh… ho fatto la mia scelta –
 
----------------------------
 
Le abitazioni iniziarono a intravedersi tra la vegetazione arrida e secca della tanto agognata "Puerta de Luna". Il terreno chiaro e polveroso risultava in leggero contrasto con le case di colori sgargianti. Nonostante la città fosse fantasma, riuscii a percepire una sensazione di gioia. Le case erano praticamente tutte ad un piano, con qualche finestrella piccola su una facciata e grandi porte di legno colorato. Non mi sarei mai aspettata un ambiente così giocoso e originale. Per qualche istante dimenticai la nostra situazione e, senza pensarci, mi portai più vicino alla parete del cassone per osservare meglio il panorama. Mi sentii una bambina e mi vergognai quando Raven iniziò a ridere notando la mia espressione.
.- Dopo ti porto a un parco divertimenti piccola Elyza - mi disse assumendo un'aria da superiore. Feci roteare gli occhi, ma in fin dei conti sperai davvero di passare una giornata in un Luna Park, e lasciare per qualche giorno questo mondo devastato.
.- Non siete mai state da queste parti, non è vero? - Ci chiese Murphy notando i nostri sguardi sulle case - No. Doveva essere bellissimo - - Lo era davvero. Qui la gente era sempre allegra. Organizzava feste, sagre, e i compleanni erano aperti a tutti gli abitanti. Non è una città grande, ci conoscevamo tutti. -
Sorrisi al ragazzo, parlava di quel posto con occhi lucidi e non mi stupii di leggerci un po' di tristezza. " Chissà come sarebbe stato viaggiare con lei " mi chiesi guardando Alicia ancora intenta a guidare. Avrei voluto davvero conoscerla in un momento diverso, goderci la vita, scappare insieme da qualche parte e visitare le città più belle del mondo. Un sogno che sapevo sarebbe rimasto nel cassetto per il resto della mia vita.
 
ALICIA
Ero sconvolta da quella città e in breve tempo rimasi affascinata da tutto ciò che mi stava circondando. Elyza era felice e potei notarlo dallo specchietto retrovisore. Sapevo che le stava piangendo quel posto, un luogo adatto a un'artista come lei, nei ero sicura. Avrei voluto chiederle di dipingermi quella città con i suoi colori più belli, per poi appendere il suo quadro in camera in memoria di questo inusuale pellegrinaggio. Sentivo la sua mancanza. Mi mancavano le sue risate, le sue battute, le sue mani su di me. Desideravo un momento di pausa,un 'attimo in cui concedermi solo la sua compagnia. Vederla felice, gioiosa, allegra, grazie a me. Non vedere il suo sorriso da giorni mi stava deteriorando, era come se, in fin dei conti, il mio animo dipendesse solo dalla luce di esso. "Ce la faremo" cercai di auto convincermi mentalmente.
 
.- GIRATE A SINISTRA! -
 
Eseguii l'ordine e i colpi sul tettuccio della cabina che mi incentivarono a girare, mi risvegliarono dalla mia fervida immaginazione. Quando voltai l'angolo una distesa di frutteti si espandeva davanti a noi ma, nonostante sembrasse non finire, una muraglia ruppe la vista dell'infinito.
Percorremmo lo stretto viale tra i piccoli alberi innestati, cercando di cogliere al volo qualche frutto senza arrestare i veicoli. Quando Nick mi passò una mela, l'acquolina aveva già preso possesso della mia bocca. Il suo nettare mi parve la cosa mi dolce mai assaggiata e non riuscii a evitare di socchiudere gli occhi perdendo per un attimo di vista la strada.
Man mano che ci avvicinammo all'imponente cinta muraria, una pesante e impenetrabile porta in ferro fu facilmente avvistabile alla fine del viale.
.- Che diavoleria è questa!? - sentii commentare Raven prima di spegnere il Pick-up e vederla scendere dal cassone. La osservai avvicinarsi alla porta osservando gli enormi bulloni su di essa.
Non capendo il perché Murphy ci avesse condotto in una strada senza uscita, scesi dal veicolo tenendo stretta la pistola infilata nella tasca dei pantaloni.
.- Dove siamo!? - chiesi nel mentre che i miei passeggeri scendevano indolenziti dal viaggio.
.- A casa - rispose il ragazzo strofinandosi le mani sui pantaloni e scrollando la polvere sulla giacca.
Lo osservai giungere al fianco di Raven, intenta a osservare una scatola meccanica al lato della porta - Ha una chiusura elettrica - la sentii dire sfoggiando la sua cultura in quel campo - Sei sveglia! Ci penso io –
 
 Murphy si avvicinò al marchingegno munito di tastierina e, dopo aver digitato un codice, la chiusura ermetica provocò un “clic”.
 
Avete presente quando, da bambini, si scartava il pacco più grande sotto l’albero di Natale? Quel regalo che attendevi ansiosamente da una vita ma che, una volta davanti, era in grado di scombussolarti l’intero corpo lasciandoti inebetita per minuti interi? Ecco… è così che mi seniti.
Quel posto era un angolo di paradiso, una città dentro un città. La gente camminava, lavorava e alcuni sistemavano alcune piante sul terreno.
.- Forza, entrate –
Non me lo feci ripetere due volte.
Dopo aver fatto oltrepassare i Pick- up all’interno della residenza, scesi nuovamente dal veicolo ma, appena chiusi la portiera, sentii un corpo pesante schiacciarmi su di essa. I capelli di Elyza mi coprirono l’intera faccia e dopo qualche istante sentii le sue calde labbra sulle mie. Le sentii tremare e insolitamente umide. Quando si staccò da me notai delle lacrime scenderle sul volto ma, dai sorriso raggiante, capii che non erano di certo di dolore.
.- A cosa devo l’onore? – chiesi diverdita dopo quella inaspettata scena – Sono felice Ali – rispose stringendomi in un abbraccio che ricambiai.
 
.- Benvenuti –
Una voce calda e profonda ci costrinse a sciogliere la nostra presa. Davanti al gruppo, un uomo ci accolse con un sorriso sul volto.
.- Papà! – Rimanemmo a guardare padre e figlio salutarsi dopo tanto tempo e inevitabilmente pensai ai miei cari.
 
.- Ciao ragazzi, io sono Marcus. Prego… entrate dentro – ci invitò indicando la direzione da prendere ma precedendoci con il figlio sottobraccio.
 
.- io ho finito. Vai pure – dissi a Elyza ancora intenta spogliarsi dai suoi vestiti decisamente sporchi. Ancora bagnata e con l’accapatoio sulle spalle, mi misi a sedere sul comodo letto matrimoniale al centro della stanza. La sentii sbuffare quando rischiò di scivolare sul pavimento umido successivo alla mia doccia, ma lei non me ne fece una colpa e scomparve chiudendosi in bagno.
La camera era enorme, la più grande che io avessi mai visto. Ogni mobile brillava e la polvere sembrava non intaccare in nessun angolo della casa. Vedendoci così stanchi e mal ridotti, Marcus decise di ritardare la visita della Villa e concederci subito del tempo per noi, dandoci la possibilità di lavarci e di rilassarci per qualche ora.
Rimasi seduta e a mani giunte per minuti interi e, non avendo più nessuna forza in corpo, il richiamo del materasso si fece sempre più forte. Mi lasciai cadere di schina e i piccolo rimbalzi mi causarono delle fitte che scomparvero  appena rilassai i muscoli. Chiusi gli occhi, l’unica cosa che potei udire era lo scroscio della doccia, un suono talmente rilassante che il sonno sembrò travolgermi.
 
 
ELYZA
 
Mi mancava l’odore dello shampoo, sentire la mia pelle liscia, i capelli setosi e il corpo rinfrescato. Credo di non esser mai restata così tanto sotto la doccia e per qualche momento capii il perchè Alicia desiderasse rimanere tutta la vita sotto un getto d’acqua.
Spannai il vetro con la manica e quando vidi chiaramente il mio riflesso su di esso, lasciai andare un sospiro che non pensavo uscisse così forte. Ero magra, pallida e le occhiaie erano decisamente peggiorate. Non mi stupii di vedermi in quello stato, ma di certo sperai di rendermi presentabile il prima possibile.
Uscii dal bagno e quando spalancai la porta, vidi Alicia straiata sul letto nella sua solita posizione a braccia e gambe aperte. L’accapatoio, semi aperto, faceva intravdere le sue forme toniche. I capelli bagnati sul materasso le incorniciavano in viso rendendo la sua pelle ancora più chiara.  Sgattaiolai davanti a lei, cercando di non inciampare sui vestiti che avevo lasciato alla rinfusa sul pavimento. Mi presi la libertà di osservarla ancora per qualche secondo. Il suo petto faceva su e giù con regolarità, facendomi intedere che doveva già essersi addormentata profondamente. Nonostante volessi lasciarla riposare, non riuscii a trattenermi. Lasciai cadere il mio accapatoio a terra e, puntando le ginocchia sul materasso, le andai a cavalcioni.
I suoi occhi iniziarono a muoversi sotto le palpebre, mentre le mani iniziarono già ad alzarsi per andarle a stopicciare. Sorrisi… completamente affascinata dalla meraviglia che avevo davanti.
Quando i suoi occhi Verdi incontrarono i miei, iniziai a sentire quel solito turbinio di emozioni che solo lei era in grado di procurarmi.
Mi piegai verso di lei, baciandola sulla fronte, sugli occhi, sul naso, sulle labbra. Un sapore che non gustavo da tempo, ma che ero in grado di apprezzare come la prima volta. Sentii le sue braccia incrociarsi dietro al mio collo, catturandomi e inchiodandomi in quella posizione come se non avessi più scampo.
I nostri visi si allontanarono, di poco, giusto il tempo di sorriderci e guardarci per qualche istante.
.- Ti amo Alicia –
.- Ti amo anche io Ely -
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3453165