The boys wear red, black and blue

di Himawari__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lancia-ragnatele ***
Capitolo 2: *** Possiamo tenerle? ***
Capitolo 3: *** Non è come sembra! ***
Capitolo 4: *** Keeping in touch ***
Capitolo 5: *** Some evenings are like that ***



Capitolo 1
*** Lancia-ragnatele ***


- 1 -
Il lancia-ragnatele


Il peso di Deadpool era solido sulle sue spalle, – nulla che la sua superforza non potesse reggere con tranquillità, sia chiaro, ma non era del tutto… piacevole, ecco. Gli ricordava dolorosamente i momenti in cui stare assieme, frequentarsi, toccarsi era un'opzione valida, in cui fra loro non c'era il peso di parole non dette e conclusioni affrettate.

Peter non era comunque nella posizione di lamentarsi, sia chiaro. La scelta di chiudere il loro rapporto era stata unicamente sua, dettata in parte dai suoi numerosi dubbi, in parte dall'eterna insicurezza di entrambi, in parte dal fatto che, anche con tutti gli sforzi del mondo, non riusciva a dimenticarsi che Wade era stato (e a tratti continuava ad esserlo) un serial killer.

Certo, non aveva previsto che dopo il distacco Deadpool sarebbe diventato ancora più… Affettuoso? Onnipresente? Irritante?

Era strano, ecco, e non sarebbe stato neanche spiacevole, se il loro rapporto non si fosse chiuso così com'era iniziato: imprevedibilmente, fra urla e accuse neanche troppo velate, in modo burrascoso.

Peter trasse un respiro profondo, insicuro sul da farsi. Avrebbe potuto liberarsi abbastanza facilmente di lui, ma non sarebbe riuscito a fargli del male intenzionalmente – se n'erano fatti già troppo, in passato, e non avrebbe retto un peso ulteriore sulla sua coscienza.

Forse, però, avrebbe potuto farlo ragionare. Quando stavano assieme – Dio, quanto gli mancava – con le giuste parole e il giusto tono di voce ci riusciva pure, ogni tanto.

« Perché ti comporti così? » gli chiese, quindi, ponderando attentamente le parole. Provò ad agitarsi un poco per farlo cadere, più come minaccia che con reali intenzioni negative, ma la presa delle cosce di Wade sulle sue spalle era solida, i muscoli contratti.

Se avesse voluto – e ne era certo, perché glielo aveva visto fare in diverse occasioni – con quelle gambe avrebbe potuto torcergli il collo senza alcuno sforzo; non sembrava mai avere, tuttavia, cattive intenzioni nei suoi confronti, se non ossessionarlo con le sue battute e ricordargli con la sua presenza generica quanto fosse stato vigliacco, e forse questo gli bastava.

« Così come? » Domandò Deadpool in risposta, allungando il braccio verso il guanto di Peter, che, con uno scatto pronto, riuscì a spostare in tempo la mano.

Tu sei sulle mie spalle, dannazione, riesco a sentire ogni tuoi muscolo, e non dovrebbe essere né corretto né legale

« Così. » Gesticolò, le mani rigorosamente verso il basso perché, ehy, il loro status di ex-fidanzati non impediva a Wade, a quanto pare, di rubargli i segreti dietro il lanciaragnatele per rivenderli al miglior offerente.

« Cosa dovrebbe fare un uomo onesto per ricevere un po' di affetto? » Wade si portò una mano al petto in un gesto tanto teatrale quanto stupido. Se Peter non fosse stato così arrabbiato e frustrato, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere.

« Uhm, non so, comportarsi da uomo onesto? Sarebbe un buon inizio. »

Deadpool tacque, e per un attimo Peter si illuse che stesse veramente considerando quell'idea. Sarebbe stato tutto diverso, tutto migliore. Senza alcun preavviso, sentì la mano di Wade sul suo capo, le dita che scorrevano placidamente all'altezza delle tempie. Sebbene avesse addosso la maschera, e le sue mani fossero coperte dal costume, il tocco era così famigliare che poté quasi percepirne i calli, le cicatrici rossastre sul palmo.

« No, piccolo, non è un'opzione. »

Approfittando della distrazione, Wade gli tolse il guanto, e con un colpo di reni saltò giù dalle spalle di Peter. Facendo forza sulle mani, il guanto ora stretto fra i denti, si rimise in piedi con uno scatto e, senza guardarsi indietro, scappò.

 

*


 

Scritta per la community "We are out of Prompt", prompt: Spiderman/Deadpool: qualcosa sulla tua immagine.

Eccomi qua, con la prima di una (spero lunga XD) serie di flash-fics e one-shot dedicate al pairing. Fatemi sapere se è di vostro gradimento. :)
 

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Capitolo 2
*** Possiamo tenerle? ***


Avvertimenti per il capitolo: genderbend. In questo caso, abbiamo fem!Peter.
[ voce 1 ]
{ voce 2 }

- 2 -
Possiamo tenerle?


Wade ha viaggiato molto, e di conseguenza ha visto tante, fantastiche meraviglie nella sua vita: l'aurola boreale, le piramidi di Giza (mai accettare una missione da un egizio, se non si capisce l'arabo), la vastità della foresta amazzonica sono opere naturali e architettoniche che sono capaci di smuovere l'animo anche del più insensibile degli stronzi, e si è commosso un pochino durante la sua ventordicesima visita al Louvre, davanti alla Libertà che guida il popolo.

Ma quello era –

Miracoloso. Stupendo. Divino. Sembra che Babbo Natale, spinto da chissà quale tipo di acido, abbia fatto un viaggetto nelle sue fantasie erotiche più sfrenate – non c'è altra spiegazione, davvero – e radunato in un solo giorno tutto ciò che ha la potenzialità di farlo venire in un nanosecondo.

Peter (ma può chiamarlo ancora Peter?) ha le labbra sottili imbronciate, i fianchi snelli, le gambe dalle curve più morbide, il fisico decisamente più minuto del solito, tranne che per quelle. Grosse, rotonde, piacevolmente evidenziate dalla tuta, che è fin troppo aderente sul petto, e, oh mio Dio, si intravedono perfino i capezzoli dietro lo spandex –

[ Respira, inspira. Respira, tocca, palpa, assaggia – ]

{ Non è ispira ed espira? Che fine hanno fatto i buoni propositi sul non approfittarsene del prossimo? }

Fanculo i buoni propositi. Wade è un uomo, e i suoi gusti sessuali saranno pure particolari, certo, ma quella davanti a lui è una versione femminile decisamente sexy di Peter, con un fantasmagorico paio di sodissime e grosse tette che lo stanno guardando, e –

Allunga la mano, e ne stringe una con una certa urgenza.

Ah. Sotto il suo palmo sono anche meglio di quello che immaginava, il seno è caldo e morbido, e –

« Ahia, Spidey! Fa male! »

Il pugno effettivamente è dolorosissimo, e sente scricchiolare una costola o due sotto le nocche coperte dai guanti, ma ne è valsa la pena.

[ Nuovo materiale per toccarsi! Yay! ]

« Mai quanto il mio orgoglio, idiota. » Borbotta Spider-man. La sua voce è carina in modo quasi ridicolo, dolce e acuta, senza perdere quella nota morbida che aveva anche al maschile.

Deadpool si è innamorato di Spider-man maschio, ma sente di potersi tranquillamente adattare a questa versione. « Wow. Semplicemente wow. E chi è stato… ? » Chiede, massaggiandosi lo stomaco con una mano. Sentire le ossa scricchiolare al loro posto è, in un certo senso, confortante.

« Doctor Doom, con una delle sue armi strane. » Sbuffando, allunga la mano sul mento di Wade e lo tira su con un gesto spiccio. « Il mio viso è qui, stupido. »

« Oh. Kinky. » Commenta con un ghigno. Sono passati solo un paio di secondi dal loro ultimo incontro ravvicinato, ma le tette gli mancano già. Ecco, ha deciso: le chiamerà Sue e Susan, e saranno tutte sue da coccolare e baciare e amare. « Dummy ha guadagnato dei punti in più. L'arma sembra eccezionale, dovrò chiedergliene una copia – »

Un'altra gomitata, questa volta dritta sullo sterno, gli toglie il fiato per una manciata di attimi. Per fortuna Dio gli ha concesso qualche piccola gioia, come il fattore rigenerante, ad esempio: essere il fidanzato di un Peter Parker particolarmente arrabbiato, in quei momenti, si rivela un'impresa particolarmente ardua. « Ahi! Ma è per la scienza, Spidey! » Gesticola furiosamente, e casualmente una mano finisce sul seno destro (Sue? Susan? Mariangela? Poco importa, è così caldo e morbido…) « Sei uno scienziato– una scienziata– quellocheè. Immagina tutte le – »

« No. » Spider-man salta rapidamente all'indietro, non prima di aver ribaltato Deadpool a terra con un colpo deciso, ovviamente. Potrebbe far invidia a Black Widow. Chissà se sa fare le stesse cose che sa fare Natasha con le gambe…

« Ma– »

« No. »

« Le amo. » Si avvicina, ma questa volta non tocca. Ci vuole tutto il suo (poco) spirito di autoconservazione, ma ehy, non tocca. Si limita a guardarle, e più le guarda più sono belle. « Possiamo tenerle? »

« Ma sei impazzito? Ovviamente no! Dobbiamo andare alla Star Tower, sicuramente sapranno cosa fare. »

« Almeno prima lascia che ci giochi! » Sa che sta piagnucolando per un paio di tette sul tetto [ 2/10. Questo gioco di parole fa schifo perfino per i tuoi standard, amico. ] di un edificio, è una scena stupida e imbarazzante, ma sono tette vere! Non che il cazzo non sia bello, per carità, a lui piace parecchio leccarlo e succhiarlo e toccarlo, ma le tette gli mancano.

Tanto.

Peter arrossisce furiosamente, e Wade è grato che non abbia la maschera addosso, così può godersi la sua espressione: in un mix di imbarazzo, frustrazione e sincero interesse, si passa una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio. « No. È strano. Mi sento fuori posto. Voglio risolvere questo schifo di situazione il prima possibile. »

[ No. No. Non cedere. Non. Devi. Cedere. ]

{ Vedete, cari lettori, Spidey è sempre stato il nostro punto debole, e – }

[ Non cederà. È un mercenario assassino con una scia di cadaveri dietro le spalle, è capace di uccidere qualcuno con le dita dei piedi, e sicuramente non cederà al broncio – ]

Wade sbuffa e alza le mani al vento. « Ok, Petey. Ti accompagno io, il tuo Principe Rosso-e-Nero! Ho perfino la calzamaglia! » Allunga in aria una gamba, indicandola con fare estremamente compiaciuto.

{ Ecco. Lo sapevo. }

[ Da quando stai con quello là sei diventato un mollaccione piagnone puzzone. ]

« Non che prima profumassi di rosa e gelsomino. » Ribatte ad alta voce, indispettito. Quando Peter lo guarda stranamente, impiega tutta la sua forza di volontà per non guardargli (e toccargli) il seno, e aggiunge « Le voci. Sono gelose delle tue magnifiche tette. »

Peter sospira e si volta, dandogli la schiena e facendo del suo meglio per ignorare l'ultima frase pronunciata dal mercenario. « Salta su, » gli intima, spiccio « arriviamo prima a modo mio. »

Wade è fin troppo contento quando, con una rincorsa decisa, gli salta sulla schiena. Peter lo sistema meglio con un piccolo balzo, e Wade ha una visuale perfetta di quel magnifico paio di tette che sobbalzano sotto il peso della gravità.

« Se mi tocchi le tette ti faccio cadere dal grattacielo più alto che riesco a trovare, lo giuro. » Gli intima, prima di lanciare una ragnatela verso l'edificio più vicino. « Poi ti vengo a prendere, ti lego, ti meno e ti lascio nudo e legato al Central Park, giusto per il pubblico. »

« Sono sicuro che i lettori apprezzerebbero. » Esclama Wade, e trattiene a fatica un urlo estasiato quando Peter si lancia nel vuoto « Le vecchiette un po' meno. »

 

 
*



Scritta per la community "We are out of prompt", prompt: Peter è un po' nel panico quando si trova nel corpo di una donna. A Wade importa poco; si tocca e tocca Peter tanto quanto ha sempre fatto. (non devi andare di rating alto, basta che ci sia Wade che importuna Peter per metterlo in imbarazzo più di quanto non sia già nel suo corpo cambiato.)
In genere non amo scrivere genderbend, ma questa storia si è scritta praticamente da sola. Awkward!Tsundere!Peter è il mio gigakink per eccellenza.


 

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Capitolo 3
*** Non è come sembra! ***


Avvertimenti: comic!verse. In questo caso, parliamo dell'Ultimate Spider-man.
Vaghi spoiler.
Peter/Kitty accennata.
 

- 3 -
Non è come sembra


La scena che si presenta davanti agli occhi di Kitty è così assurda che potrebbe essere tratta da una di quelle rom-com di ultima categoria che tanto odia.

Tranne che – beh, non si trova in un programma televisivo, e vedere il proprio ragazzo-ma-non-proprio a letto con Deadpool (no, non è uno scherzo. Sono veramente sdraiati a letto assieme!) non è una cosa che capita, per fortuna, tutti i giorni.

« Non è come sembra. » Esclamano entrambi.

Peter è senza maglietta e senza maschera, la fronte imperlata di sudore e i capelli sparati ovunque; Wade ha la maschera parzialmente tirata su, e il costume visibilmente stropicciato. Entrambi hanno il fiato corto.

Ma non è come sembra, ovviamente.

« Ovvio. » Ripete Kitty ad alta voce « O siete dei Doombots particolarmente ben riusciti, o questo è senz'altro un incubo di serie C. »

Stupida lei che non usa mai la dannata porta. Perché continua a non usare la dannata porta?

« Ti giuro, Kitty Katty, che possiamo spieg– » Deadpool si mette a sedere a sua volta. Probabilmente ha tutte le buone intenzioni del mondo, ma la sua voce è roca e divertita, come se stesse assistendo ad un cabaret particolarmente ben riuscito, e la ragazza non riesce a prenderlo sul serio – non che di solito lo faccia, eh, ma almeno ci prova.

« Tu stai zitto, idiota. » Gli intima, secca. « E se non lo sai fare, beh, nella vita non si smette di imparare. »

Wade fa gesto con le mani di chiudersi le labbra, ma il ghigno non abbandona le sue labbra crespe neanche per sbaglio.

« Kitty– » Peter si alza dal letto con agilità, facendo per avvicinarsi a lei, ma la ragazza porta una mano davanti a sé, in un gesto stizzito.

« Se il mio cervello non fosse appena imploso di fronte all'orribile scena dinnanzi a me, probabilmente ascolterei anche le tue patetiche scuse– solo per farmi due risate, sia chiaro. »

« Kitty– » Inizia Peter, la voce lagnosa, passandosi una mano fra i capelli scuri.

« Io potevo capire M.J. Non lo giustifico, sia chiaro, ma ehy, è tua amica, ed è molto bella, ed eri in un momento difficile – ma lui, Peter? Seriamente? Wade Winston Wilson? » Il mercenario in questione scoppia in una risata fragorosa, ululando qualcosa su “puttanelle a otto zampe” e “sesso kinky”, ma Kitty è troppo presa dal suo discorso per badarvi. « Fra tutti gli uomini di New York, vai proprio con questo qua? Valgo così poco per te? – Wade, se non la pianti dico a Wolverine dove abiti. Sono seria. »

Wade si asciuga con un gesto fin troppo esagerato una lacrima finta. « Non è colpa tua se non hai un cazzo – in senso figurato e letterale, naturalmente – che lo faccia felice, Kitty Katty. »

Peter si gira verso di lui, e la sua espressione è così esasperata e gli occhi così sconvolti che Kitty per un momento prova quasi pena per lui. « Wade, per favore. »

Sorprendentemente, Wade tace, e inizia a trafficare con un piccolo pugnale.

Peter ritorna a concentrarsi su Kitty, guardandola a lungo, troppo imbarazzato per dire qualcosa. Sembra cercare le parole adatte per giustificarsi, e Kitty sta per urlare che è stufa di quella situazione, quando il suo sguardo si sposta sul letto, dove – cos'era quello?

« Cos'è quel coso, ragazzi? »

Peter sussulta e corre sul letto, Wade con una mossa fluida prova a nasconderlo dietro la schiena. Finiscono entrambi avvinghiati attorno alle coperte stropicciate, con Peter che si agita in un disperato tentativo di prendere l'oggetto dalle mani di Wade, e Wade che, ridendo come un folle, prova prima a nasconderlo sotto al cuscino, poi a mangiarlo « In nome della scienza, Spidey! » – e oh, Dio, ma è finita in uno dei peggiori manga yaoi mai concepiti o cosa?

Kitty sospira, incrociando le braccia al petto. « Okay, okay, facciamo così: quando tornerete ad essere po' più eterosessuali chiamatemi. » I due ragazzi sembrano ignorarla totalmente, troppo presi dal nascondere l'oggetto per prestarle attenzione, « Io vado di sotto a fare merenda. »

Quando si chiude la porta alle spalle, Kitty esala un sospiro rassegnato.

Frequentare Spider-man è dura, ma comprendere cosa frulli nella testa di Peter Parker è un compito da Guinnes dei Primati.

Tuttavia, a dispetto del passato non proprio felice e del futuro incerto, non si arrende: vuole stare con Peter, vuole amarlo, perché inizia a capire cosa si celi dietro quella matassa di timidezza e sarcasmo, e… beh, le piace.

Forse, un giorno, riuscirà a farsi spiegare perché Peter e Wade stessero cucendo una bambolina di pezza dalle sue fattezze; il che avrebbe potuto essere vagamente inquietante, se non l'avesse riempita di orgoglio e gioia al tempo stesso.

Con gli schiamazzi dei due ragazzi che riempono le sue orecchie, scende le scale e si dirige verso la cucina.

 

*



Scritta per la community "We are out of prompt", prompt:  Kitty decide di andare a trovare Peter solo per scoprire che è già occupato con qualcuno di molto invadente e appiccicoso
D'accordo, non vado particolarmente pazza per l'universo Ultimate, e non sono ancora sicura di aver caratterizzato bene Kitty, ma la scena che si è presentata davanti ai miei occhi era veramente troppo carina per non scriverla!
Enjoy. :*

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Capitolo 4
*** Keeping in touch ***


Sono tornata \o\ 
 

- 4 -
Keeping in touch


Il matrimonio di Jessica e Carol è tanto elegante quanto semplice e intimo. Con poco più di una ventina di invitati, le due ragazze hanno preferito celebrare una cerimonia piuttosto tradizionale in comune, per poi concludere con un pranzo in un ristorante italiano. Carol, bellissima in alta uniforme, arriva tutta trafelata mano nella mano con Jessica, e il suo sguardo è così colmo d'amore e di promesse silenziose mentre sposta la sedia a sua moglie per aiutarla a mettersi comoda, che Peter non può non commuoversi – o imprecare pensando a come Mary Jane lo abbia lasciato per l'ennesima volta, questa volta definitivamente, buttandolo fuori di casa in mutande e rifiutandosi di restituirgli perfino i libri del college.

È successo da quasi un mese; l'amore era scemato da ben prima di quell'avvenimento spiacevole, ma l'intera faccenda gli brucia ancora, visto che non può permettersi i servizi di un legale come si deve e, spinta da uno stupido capriccio, la sua ex ragazza ha dato fuoco a venti pagine della sua tesi di dottorato.

I matrimoni gli hanno sempre fatto schifo, è di umore pessimo ed è lì solo perché Jessica lo ha supplicato (o costretto, dipende dai punti di vista) a farle da testimone. Con un umore migliore, forse, potrebbe godersi la musica tipica di sottofondo, o la gioia di una delle sue migliori amiche– ma non ne ha decisamente voglia. Ha scattato qualche foto prima della cerimonia e durante l'arrivo nella chiesa sconsacrata delle due neospose, più per dovere che per reale interesse, poi si è congedato al posto a lui assegnato per il pranzo, abbandonandosi sulla sedia con poca eleganza e incrociando le braccia al petto.

La giornata sembra prospettarsi un disastro annunciato.

Al ristorante, infatti, si ritrova seduto a un piccolo tavolo apparecchiato sontuosamente per due, assieme a un uomo che sembra uscito da un episodio particolarmente fantasioso di American Horror History, con tanto di viso sfregiato e pelata annessa e connessa. Il completo scuro lo calza pure in modo divino – quando lo nota, istintivamente si stringe le spalle, vagamente a disagio, pensando al proprio corpo magro e al vestito beige di seconda mano, troppo grosso perché gli stia in modo decente – ma tutto il resto è così folle e inquietante che la prima cosa che fa è chiamare un cameriere, indispettito dal modo divertito con cui il suo (spera non) commensale lo sta fissando da dieci minuti buoni.

« Scusi, sarei il testimone di nozze, » gli spiega con tono spiccio, perché pranzare con Freddy Krueger è troppo anche per lui « non dovrei stare vicino alle spose? »

Il cameriere, un ragazzo tondo sui diciotto anni, controlla la lista sul taccuino e poi lo guarda come se fosse impazzito. « È il tavolo per single. Lei è single, stando a questa lista. Le è stato assegnato questo tavolo. » poi, senza neanche aspettare una risposta, corre via verso uno dei tavoli adiacenti, brontolando qualcosa sulla “follia conclamata” e la “maleducazione”.

La sua faccia dev'essere così comicamente arrabbiata e depressa che l'uomo seduto con lui scoppia in una fragorosa risata; Peter lo guarda male e inizia a spiluccare i grissini rabbiosamente, con il solo obiettivo di non lasciarne neanche mezzo al suo commensale.

L'uomo lo fissa senza alcuna discrezione, battendo le dita ora sulla bottiglia ora sulla tovaglia color pesca. Dopo quelle che sembrano ore interminabili (ma che, considerando lo stato d'animo di Peter e il fatto che gli antipasti ancora non siano stati serviti, non sono probabilmente che pochi minuti), si ritrova a urlargli addosso di smetterla.

« Ora capisco perché sei stato mollato, » è la lapidaria risposta dell'altro, che addenta una pagnotta e inizia a masticare a bocca aperta, come se volesse dimostrare qualcosa a qualcuno.

Peter è contrario all'omicidio, e si ritiene un pacifista, davvero, ma in quel momento vorrebbe prendere la bottiglia di vino costoso che li separa e rompergliela in testa più e più volte. « Tu che ne sai? » ringhia a denti stretti, evitando di guardarlo in faccia. Sente il proprio viso imporporarsi e impreca a bassa voce – no, dannazione, non è proprio quello il momento di tirar fuori i tipici complessi made in Parker.

« Riconosco la faccia di un frignone per amore quando ne vedo una. » l'uomo scrolla le spalle (le sue ampie, grosse, muscolose spalle) e allunga la mano per rubargli un grissino; quando Peter la schiaffeggia via, stappa la bottiglia di vino e se ne versa una generosa quantità nel bicchiere per l'acqua.

Che idiota.

« Ci si capisce fra simili, vero? »

« Nah, bimbo, a differenza tua le uniche persone che scopano con me lo fanno perché le pago bene. » dal sorriso sembra che stia scherzando, ma Peter, che è sempre più inorridito, si chiede quanto ci sia di vero in quell'affermazione. « Sono Wade, comunque. » L'uomo allunga la mano che non sta reggendo il bicchiere verso di lui, copertamente coperta di cicatrici; quando si accorge della lunga occhiata che gli viene rivolta fa per ritirarla, ma Peter si dimostra più veloce e la afferra, stringendola con energia.

« Peter. » gli risponde, irritato, e si versa a sua volta un po' di vino rosso.

« Oh, allora è vero che sei il testimone di Jess. Pensavo fosse una balla. »

« Tu per chi…? »

« Sono stato nell'esercito con Carol per parecchio tempo, » risponde, vago. Continua a giocherellare col bordo del bicchiere, tracciandone il contorno con l'indice, ma non accenna a berne il contenuto. Quando Peter fa per portarsi alla bocca l'ennesimo grissino – più per golosità che per vera fame – Wade glielo ruba dalla mano con uno scatto, lo puccia nel vino (dio, che schifo) e lo ingoia in un solo boccone.

Peter fa per protestare, ma Wade sceglie proprio quel momento per riprendere a parlare « era nel mio stesso reggimento, poi io mi son preso una bomba in faccia – in senso letterale, chiaro – e ho smesso. Lei ha continuato, e ora è dov'è. »

« È una brava persona. » non è un gesto di cortesia, lo pensa davvero. Ha avuto modo di parlarle in poche occasioni, ma gli è sempre sembrata una donna a modo, tutto sommato.

« Nah, non è vero– è una stronza con autoreggenti e gonnella, e anche quando non aveva i gradi si credeva la reginetta del reggimento. Sa quello che fa, ma francamente so camminare meglio io sui tacchi. E tu? » Oramai sembra che per Wade si tratti di un gioco, un complesso e stupido modo per testare fino a che punto riesce a inorridirlo o scandalizzarlo; Peter, che è chiaramente più maturo e superiore a certe sciocchezze, lo guarda male (non gli viene in mente un flash di Wade in tailleur e tacchi a spillo che accavalla lentamente le gambe lunghe, figurarsi) e incomincia a mordersi le pellicine attorno alle unghie. A dispetto di ogni norma sociale, Wade avvicina la sedia a lui e si appoggia alla sua spalla. Quando Peter prova ad allontanarlo, si riavvicina e ripete l'azione.

Peter lo guarda male – di nuovo.

Wade sbatte le palpebre e gli sorride.

Sbuffando, fa per prendere l'ennesimo grissino, ma sono finiti. « Sto terminando il mio PhD. » lo informa, evasivo, sperando di soddisfare la sua curiosità. Evita di urlare ad alta voce che non sa come farà a continuare senza il suo computer (rimasto a casa di Mary Jane) e i suoi libri (prontamente bruciati da Mary Jane), e si complimenta con se stesso per aver mantenuto un freddo distacco nei confronti dell'abbinamento Wade e tacco a spillo che la sua mente ha bastardamente creato contro di lui.

Certe cose non dovrebbero eccitarlo, ma ci riescono lo stesso.

« Oh, è una malattia? Mi dispiace, non – »

A dispetto di tutto, Peter si ritrova a sorridere, perché le ore trascorse davanti al microscopio possono essere frustranti quanto la peggiore delle influenze, in effetti. « Più o meno. Sì. No. » Si ferma un attimo « Ma come fai a non sapere cosa sia un PhD? » esclama, affranto.

Wade sorride, gli strizza l'occhio, e inizia a blaterare di malattie veneree e immortalità e altre cavolate senza senso.

Da lì a mezz'ora, incredibilmente, iniziano a parlare di qualsiasi cosa, dai fumetti ai film, con Wade che, a distanza sempre più breve dal suo viso, lo imbocca con forchettate su forchettate di pasta al pesto ( « Sei troppo magro, Pete! Le ossa lasciamole ai cani! » ).

Sorprendentemente, la cosa non gli dispiace neppure.

 

*

 

Quando è il momento di ballare, Wade lo trascina in pista senza neanche chiedergli il permesso, o se ne abbia voglia. In una situazione normale gli avrebbe dato a dir poco fastidio quell'atteggiamento così invadente, ma tutto sommato, complici l'alcol e le battute continue, la trova una piacevole distrazione, e a dispetto di ogni previsione si trova davvero bene in sua compagnia. Quando è riuscito ad abituarsi alle grottesche cicatrici sul suo corpo, ha scoperto in Wade una persona brillante, simpatica e dal senso dell'umorismo volgare, certo, ma mai eccessivamente sgradevole.

Con Wade che lo trascina ora a salutare Jessica e Carol, ora a molestare uno dei suoi più cari amici, si ritrova a ballare un lento sulle note spumeggianti di Ke$ha, e quando incomincia la solita, orribile sviolinata made in Celine Dion, Wade lo trascina in una danza frenetica durante la quale rischiano di buttare a terra entrambe le spose.

Ricevono da tutti occhiatacce e sussurri arrabbiati, ma Peter ha le lacrime agli occhi e la risata di Wade che risuona sguaiata e contenta nelle orecchie, e di tutto il resto non gli importa poi molto.

Non ha mai riso così tanto a un matrimonio, e, nonostante solitamente provi un sincero disgusto per manifestazioni del genere, il buon vino e la buona compagnia lo rendono più rilassato e lo fanno stare sinceramente meglio.

 

*

 

Non sa come, non sa perché, ma mentre Jessica e Carol tagliano la torta si ritrova a trascinare via Wade per il bavaro della giacca scura, a sbatterlo contro la prima parete vicina (e nascosta) e baciarlo fino a rimanere senza fiato.

È da parecchio che non ha le mani di un altro uomo sul suo corpo, escludendo ovviamente quel cretino di Johnny e tutto ciò che lo concerne, ma sarà l'alcol – regge poco, ok? -, sarà la frustrazione di vedere tutte quelle coppiette abbracciarsi e toccarsi durante la giornata, sarà semplicemente la presenza di Wade, calda e prepotente e solare al tempo stesso, ma gli piace quanto sta accadendo, e, come sussurra all'orecchio di Wade quando si allontana da lui, non vede l'ora di continuarlo altrove.

Wade lo guarda per un attimo come se fosse impazzito, gli occhi azzurri spalancati nell'espressione più buffa e incredula che Peter abbia mai visto. « Tu sei un folle, ragazzino, » sussurra, come se neanche credesse alla sua fortuna sfacciata « o sei matto da legare, o hai un feticismo per i cessi chimici con gambe e braccia, non c'è spiegazione. »

« Forse. Forse semplicemente mi piaci. »

Wade fa spallucce, poco convinto, e si guarda attorno con fare sospetto. Borbotta qualcosa fra sé e sé, e Peter vorrebbe avere una pala sia per sotterrarsi per la vergogna che per picchiare furiosamente l'uomo davanti a sé, perché – davvero? Dopo tutti quei segnali, dopo tutto quel flirting sfrenato sta esitando?

« Se non è uno scherzo di pessimo gusto, zuccotto, va bene. » come se non fosse accaduto nulla, Wade prende per il braccio Peter e lo trascina via verso la sala del ricevimento, presumibilmente per salutare le spose. Peter, che dovrebbe sentirsi offeso per l'insinuazione, decide di lasciar correre. Conosce da poco meno di una giornata Wade, ma ha già capito che se vuole frequentarlo deve scegliere quali battaglie combattere. « Ma possiamo passare da casa a prendere il mio unicorno? Senza il suo permesso non faccio nulla. »

Peter non capisce dove finisce il gioco e inizi la realtà, ma si ritrova a ridere fra sé e sé, perché l'immagine di un unicorno di peluche e Wade assieme è tanto bizzarra quanto impossibile.

Fra una risata e l'altra, lo segue quasi saltellando di gioia fino alle due spose. Mary Jane, almeno per oggi, è un pensiero distante e vago.










Scritta per un mini evento su facebook, col prompt two miserable people meeting at a wedding!AU. Doveva essere una botta e risposta via commento, ma quando si tratta dei miei bimbi difficilmente riesco a trattenermi.

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Capitolo 5
*** Some evenings are like that ***


Note : Scritta per l'evento di maggio della community We are out for prompt, per il seguente prompt:

Peter/Wade ( qualcosa di molto fluff su questa immagine )

 
- 5 -
Some evenings are like that

Peter sentiva dolore in punti che non pensava neppure di avere. Aveva appena completato una ronda fra le più estenuanti di quel mese, e il recente scontro contro Scorpion lo aveva visto vincitore, sì, ma al prezzo di qualche costola incrinata, un costume da buttar via e tanto, troppo mal di testa. Aveva giusto trovato la forza di cambiarsi in un vicolo e dar fuoco alla tuta di spandex, prima di dirigersi con passo barcollante verso casa.

Mai il suo misero appartamento nel Queens gli era sembrato così distante. Certo, le costole incrinate si sarebbero sistemate in un paio di giorni, ma il dolore iniziale era veramente intenso.

Ritrovare le chiavi nelle tasche dei jeans logori fu un’impresa degna dei migliori guerrieri, e infilare suddetta chiave nella toppa richiese ben più di uno sforzo, ma quando riuscì a spalancare la porta e a entrare in casa sua zoppicando venne premiato da un intenso profumo di pulito. Era una cosa abbastanza curiosa, ma non inspiegabile: zia May ogni tanto irrompeva in una delle sue visite inaspettate, che gli causavano grandi emicranie e ramanzine su ordine e pulizia, e probabilmente era venuta anche oggi a fargli visita e, non trovandolo in casa, aveva avuto l’idea brillante di sistemare un po’ in giro.

Troppo dolorante per sentirsi in colpa, andò verso il bagno a luci spente. Anche lì, si presentò lo stesso scenario che lo aveva accolto in casa: profumo di disinfettante, biancheria pulita e lo specchio che, per una volta, non presentava segni di schizzi d’acqua.
Oh beh. Zia May non avrebbe potuto scegliere giorno migliore per aiutarlo con le pulizie.

Si sciacquò il viso con un po’ d’acqua ghiacciata, facendo attenzione a non sfregare troppo l’occhio tumefatto, poi si spogliò velocemente e gettò gli indumenti nel cesto della biancheria sporca. Sopra al calorifero, vi era un pigiama azzurro pulitissimo, e se fosse stato credente Peter avrebbe ringraziato tutti i Santi e Beati di cui conosceva il nome, perché dopo una ronda così distruttiva infilarsi in un pigiama caldo era un toccasana.

Lo indossò rapidamente, cercando di non disperderne il calore, e quando alzò il viso, lo specchio rimandò l’immagine di un ragazzo di poco più di vent’anni che sembrava uscito da una rissa nei peggiori bar di Caracas.

Poco male.

Ignorando lo stomaco che brontolava, uscì dal bagno, attraversò il piccolo corridoio ed entrò in camera sua a luci spente.

Quando fece per sdraiarsi sul letto, tuttavia, qualcuno lo salutò.

“Oh, Peee-te,” cantilenò la voce famigliare. Peter avrebbe potuto riconoscerla fra mille e, seppur non fece scattare il suo senso di ragno, lo spavento fu tale da spingerlo istintivamente ad attaccarsi al muro; non era cosa da tutti i giorni ritornare a casa alle due di notte e ritrovarsi in camera da letto il proprio scopamico-ragazzo-amante-amico-quellocheè, dopotutto, e per quanto la sorpresa fosse gradita, forse avrebbe gradito di più saperlo per tempo.

Probabilmente Wade (dannato bastardo) lo aveva visto grazie ai raggi della luna che sgusciavano sotto le tendine chiare, poiché scoppiò in una risata terribilmente rumorosa.

“Ti odio.” Borbottò Peter, scendendo dal muro e portandosi una mano al fianco “Odio te e tutta la tua famiglia e anche i tuoi animali domestici, se ne hai.”

“Ho provato a tenere un pesce rosso, una volta. Alla terza maratona di The Golden Girls si è suicidato per la noia, quel bastardo traditore.”

“Posso capirlo.” Gemendo dal dolore (l’ultimo salto lo aveva fisicamente provato), si lasciò cadere sul letto. Neanche ebbe il tempo di godersi il calore delle lenzuola fresche di bucato, che provò a infilargli una mano guantata sotto la maglietta del pigiama; Peter sbuffò e gliela scacciò con uno schiaffo.

“Oh, suvvia, bimbo, non vuoi prenderti cura del tuo sexy maschione Avenger preferito?” Wade gli prese un braccio, e lo infilò sotto la gon – aveva una gonna? Avrebbe potuto perfino trovare la situazione tremendamente eccitante, se non fosse stato 1) stanco morto 2) terribilmente dolorante.

“Shh. Ti ho lasciato casa pulita come uno specchio, il minimo sindacale è che tu mi premi.” Gli mormorò il mercenario all’orecchio, e – oh. Allora era stato lui a…

“Sì, sono stato io, ma se non la smetti di pensare ad alta voce chiamo il dottore. O tua zia.”

Un’ondata di calore invase il suo petto; non provava un sentimento così forte da… non avrebbe saputo dire da quanto tempo, precisamente, sapeva solo che Wade si era presentato a casa sua non invitato, probabilmente aveva saccheggiato il suo frigo semivuoto e distrutto qualche soprammobile, ma gli aveva pulito casa e gli aveva preparato il pigiama caldo, ed era da parecchio che una persona non lo coccolava in quel modo.

Peter si avvicinò a lui col corpo, posando la testa sul suo petto, la mano ancora ferma sulla coscia muscolosa di Wade. Sotto la guancia, poteva sentire la trama zigrinata di pizzi e merletti del bustino. “È il costume da…?”

“Cameriera, sì. Però quello per il cambio di stagione primaverile, eh. Non confonderlo, mi raccomando.” Sentì una mano pettinargli distrattamente i capelli con delicatezza, e istintivamente chiuse gli occhi sotto quel tocco gentile. Ancora trovava incredibile come quelle mani, che erano state capaci di uccidere più e più volte, potessero essere così gentili e delicate.

“No no. Domani ti ringrazio a modo mio.” Mormorò in risposta; avrebbe voluto usare un tono di voce più sexy, ma riuscì ad esprimersi solo in mezzi grugniti e carezze distratte. Wade, tuttavia, capì, e gli posò un piccolo bacio sulla fronte: a dispetto di quanto dicevano i loro colleghi, Peter aveva scoperto in lui una persona estremamente recettiva e sensibile verso il prossimo (o meglio, verso chi gli interessava), e tutto questo era confermato dalle piccole attenzioni che gli riservava costantemente, che lo facevano sentire unico e, a dispetto di tutto, perfino amato, ecco.

Quando il sonno si fece strada dentro di lui, Peter lo accolse a braccia aperte, accoccolato a Wade.

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