Seconda legge di Sodd

di Paperetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seconda legge di Sodd ***
Capitolo 2: *** Turni ***



Capitolo 1
*** Seconda legge di Sodd ***


§ Seconda legge di Sodd §

 
“Prima o poi, la peggiore combinazione possibile di circostanze è destinata a prodursi”

 
“Come sarebbe a dire che hanno finito il… il lubrificante?” sussurrò Asahi al telefono, gettando occhiate a destra e a sinistra per assicurarsi di non essere a tiro d’orecchio.
“Sì, non ne hanno più al supermercato. Tutti a divertirsi tranne noi, uffaaaa!”
“Yuu, abbassa la voce, ti prego!” esclamò sottovoce mentre arrossiva. Dall’altra parte giunse la risata di Noya.
“Ma siamo al telefono!”
Asahi sorrise imbarazzato.
“Ehm, scusa… è la forza dell’abitudine”. Poi aggiunse, con voce ancora più bassa e la mano a coprire la bocca mentre parlava. “Quindi come facciamo? Io a casa non ho niente per… beh, hai capito”.
“Nemmeno io” rispose Noya sconsolato. Attese qualche secondo, poi all’improvviso la sua voce tornò squillante. “Dove sei ora, Asahi-san?”
“Sulla strada di casa, vicino al negozio del coach. Perché?”
“Perfetto! Prendilo da lui, di sicuro queste cose ce le ha”.
Le guance di Asahi, anzi, l’intero viso si colorò di un acceso rosso pomodoro. Spalancò gli occhi e cercò di rispondere tra un balbettio e l’altro.
“Eh? M-ma… ma… ma sei impazzito? Dal c-coach Ukai? Neanche per sogno!”
“Dai, che problemi ti metti? Certo non si scandalizza uno come lui! Lo comprerei io ma sono troppo lontano, non farei in tempo”.
“Ma… ma… e se poi fa domande? Voglio dire… penserà che ho una ragazza e dovrò mentirgli dicendogli che è vero perché se scopre che io e te… beh, ecco… hai capito!”
“L’unica cosa che ho capito è che facciamo sesso da sei mesi e ti comporti ancora come un verginello”.
“Yuu!”
“Compra quel dannato lubrificante, Asahi-san, perché cascasse il mondo stasera giuro che te lo metto in cu-”
“OK! OK! Lo compro! Basta che la smetta di urlare!”
“Ohh, bravo! A dopo allora” canticchiò e chiuse la chiamata.
Asahi sentiva la faccia bruciare come ci stessero grigliando sopra delle bistecche. Deglutì a vuoto un paio di volte e si incamminò verso il negozio, respirando a fondo per qualche secondo prima di entrare.
“Oh, Azumane” salutò Ukai, sbucando per un attimo da dietro il suo giornale.
“Buongiorno” rispose Asahi con voce bassa. “Devo… comprare una cosa”.
“Serviti pure”.
Ukai scomparve del tutto dietro gli enormi fogli che stava leggendo, il che, per un istante, parve tranquillizzare il povero Asahi. Ma il suo cuore tremava ancora come un martello pneumatico.
Accidenti… accidenti… accidenti… perché mi sono lasciato convincere? Dove diamine li tiene i lubrificanti?
Vagò per un po’ tra gli scaffali, fingendo interesse verso altri prodotti cui non prestava in realtà la minima attenzione, concentrato com’era a tenere d’occhio il coach. Infine trovò ciò che cercava, in un angolo pericolosamente vicino alla cassa.
Oh signore aiuto… e adesso che faccio? Che cosa dirà? Fossero solo preservativi sarebbe anche normale, ma un lubrificante… è una cosa un po’ strana in tutti i casi… ahhhhh non ce la posso fare!
Ok, calmati. Respira. Due minuti e sarai fuori di qui, Asahi, non ci vorrà molto. Vorrà dire che se farà domande rimarrai sul vago...

Trasse parecchi respiri profondi, gettò un’ultima occhiata al coach e prese uno dei tubetti riposti sullo scaffale, il primo che gli capitò in mano. Rosa coi glitter, naturalmente.
Oh no, questo è troppo! Non ce ne sono di altri colori, diossanto?
Lo rimise a posto e ne cercò in fretta e furia un altro, ma erano tutti di un fottutissimo rosa-Hello Kitty, così si rassegnò e lo riprese.
Avanzò in tutta fretta fino alla cassa, deciso a finire quello strazio il prima possibile. Poggiò il lubrificante sul tavolo della cassa, davanti al giornale, e mise i soldi sul piattino nella speranza che Ukai si fidasse e non controllasse cosa stava comprando. E forse ce l’avrebbe anche fatta, se la porta del negozio non si fosse aperta proprio in quel momento.
“Sawamura, Sugawara” salutò pigramente Ukai, sempre dietro il giornale.
Il cuore di Asahi ormai rimbalzava tra le costole come la pallina di un flipper.
Cazzo… cazzo… cazzo…
“Ohi, Asahi! Che ci fai qui?” chiese Suga con un sorriso. Asahi reagì d’istinto, si voltò di scatto e si frappose tra il tubetto e i due amici, pregando gli antenati fino alla quinta generazione di non farlo apparire sospetto. Ma lo sguardo di Daichi, il sopracciglio leggermente inarcato, l’angolo della bocca incurvato un poco verso l’alto… lui sapeva. Aveva intuito qualcosa, Asahi ne era certo. Eppure, Daichi sorrise – un sorriso un tantinello troppo tirato per essere rassicurante come quello di Suga – e non disse nulla.
“Sto comprando delle cose” rispose vago Asahi. Non aggiunse altro, sperando gli bastasse, e fece per voltarsi e pagare, ma Suga continuò inconsapevolmente a infierire.
“E Noya dov’è? Pensavo doveste vedervi oggi”.
“Sì, infatti… lo devo incontrare tra poco… compro giusto un paio di cose e vado, sono anche in ritardo. Voi fate pure con calma, eh!” rispose con un sorriso forzatissimo e si voltò, tenendosi sempre in mezzo tra di loro e il dannato lubrificante.
Notò che Ukai non aveva ancora preso i soldi.
Che non se ne sia accorto? Porca miseria, devo avvisarlo…
“Ehm, coach? Le ho messo i soldi lì…”
“Ah, grazie” fece Ukai, riemergendo da dietro il giornale quel tanto che bastava a prendere i soldi. Il tubetto era sempre rimasto nascosto alla sua vista, dunque per questa volta era salvo.
Che fortuna! Via di qui… veloce… veloce...
Lo prese al volo e lo gettò in borsa in fretta e furia, borbottando un rapido saluto al coach e ai suoi amici che vagavano tra gli scaffali vicini alla cassa.
Poi, sulla soglia…
“Mi raccomando, Azumane, mi serve che domani riusciate ancora a sedervi...”
Asahi trasalì e sgranò gli occhi, sconvolto e così rosso che pareva dinamite.
“S-s-sissignore!” esclamò con un filo di voce senza neanche guardare il coach, per poi scomparire di gran carriera oltre la porta del negozio, mentre con la coda dell’occhio vedeva Daichi poggiarsi al bancone dei gelati e scoppiare a ridere. Suga, invece, spostava lo sguardo confuso da Asahi che filava via al suo capitano piegato in due.
“Eh? Mi sono perso qualcosa?”

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Capitolo 2
*** Turni ***


Un piccolo seguito del capitolo precedente xD
Perché è giusto che anche le persone alte e grosse stiano sotto, eh! u_u
 
***

2. Turni

 
“Oddio! Eri serio quindi?!”
Asahi guardò con apprensione le mani di Noya. Il ragazzo si stava inumidendo le dita col lubrificante, dopo aver indossato il preservativo, e sul suo viso era comparso un leggero, malizioso, tutt’altro che rassicurante sorrisetto.
“Certo che ero serio, Asahi-san” rispose tranquillamente, sollevando lo sguardo su di lui. “Oggi tocca a me, rassegnati”.
Sorrise a trentadue denti. Asahi, dal canto suo, era poco propenso alla gioia.
“Magari possiamo fare a turno? Prima comincio io...”
“No no! Sono due volte che me lo prendo in culo, quindi oggi te ne stai sotto e non rompi”.
“Daiii!” esclamò supplichevole. “Lo sai che poi domani non riesco ad allenarmi!”
“Vale lo stesso per me”.
“Mi fa male la schiena!”
“Non ci provare”.
“Ho mal di testa!”
Noya scoppiò a ridere. Si avvicinò al volto di Asahi e gli posò un leggero bacio sulle labbra. “Girati”.
Asahi sbuffò e si voltò a pancia sotto, mentre Noya si posizionava sopra di lui.
“Me la pagherai” borbottò con la testa sul cuscino.
“Tanto ti piacerà”.
“Lo so che mi piacerà!”

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