Mad Father

di HatsuneNMiku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


       

 

CAPITOLO 1-L’INIZIO DELLA MALEDIZIONE

 

Germania del Nord

Residenza Drevis

 

I passi risuonarono all'interno del corridoio buio dei sotterranei. La ragazzina aveva sempre odiato quel luogo: era troppo buio, troppo angosciante. Ma continuò ad avanzare fino ad arrivare di fronte ad una tavola che definirla porta era farle un complimento. Alzò la mano e bussò due volte sul legno.

-Papà...-

Bussò nuovamente.

-Papà, sei qui dentro?-

La vecchia porta si aprì cigolando, e un uomo alto e dai capelli castani uscì mettendosi di fronte a lei,il camice bianco che quasi toccava il pavimento.

-Papà!-

-Aya! Quante volte ti ho detto di non venire qui sotto?- disse lui, la voce soffocata dietro la mascherina bianca.

La ragazzina abbassò lo sguardo.

-Mi dispiace, papà...ma... ecco... sono troppo spaventata per dormire da sola...-

L'espressione arrabbiata dell'uomo svanì.

-Aya...- si inginocchiò di fronte a lei -Non ti preoccupare. Tu non sei mai sola. La tua mamma è sempre dalla tua parte... lei ti guarda sempre, Aya. Okay? Ora per favore, vai a dormire.-

Aya annuì.

-Sì, papà...-

-Brava bambina-

L'uomo si rialzò e lei fece per andarsene. Ricordandosi di qualcosa, si voltò nuovamente.

-Papà, domani è...-

-Sì, l'anniversario della sua morte... visiteremo la sua tomba insieme.- continuò suo padre per lei.

-Okay.-

-Ora, vai a dormire, per favore. Resterò qui per poco.-

-Okay...- disse nuovamente la figlia.

Osservò il padre rientrare nella stanza e cominciò ad andarsene.

Arrivata a metà del corridoio, una voce la fece fermare di botto.

-B-Basta!-

Una motosega venne accesa.

-Nooo! AAAAAAAH! Aiutatemi! AIUTOOOO!!-

La bambina velocizzò il cammino, mentre il rumore della motosega riempì i sotterranei.

Io conosco il segreto di mio padre.

Mio padre è uno scienziato.

Ama la ricerca e sta sempre rinchiuso nel suo laboratorio nei sotterranei.

Ed io ho sempre sentito delle strane cose provenire da quel laboratorio...

Urla animali e umane...

Anche in giovane età, sapevo cosa faceva mio padre.

Però ho sempre fatto finta di nulla.

Di non sapere o sentire nulla.

Ho finto ignoranza tutto il tempo.

Perché io volevo bene a mio padre.

Questo non è l'unico segreto che conosco.

Quando io e mia madre non eravamo vicine, lui e la sua assistente...

 

 

-Un campione interessante…- affermò l’uomo posando una provetta nell’armadietto.

La giovane donna si voltò verso di lui.

-Andrò a smaltire i materiali restanti.-

-Possono aspettare. Vieni, Maria.- disse l'uomo allargando le braccia.

-Dottore...- mormorò lei tuffandosi nel suo abbraccio. -Dottore...- ripeté.

D'un tratto divenne seria e lo fissò negli occhi.

-Lei è consapevole della nostra... relazione.-

L'uomo parve infastidito.

-Hm? Qual è il problema?-

-Io non credo mi accetti. Questo è il problema.-

-La bambina avrà 11 anni fra poco. E' un'età problematica, questo è certo... sii gentile con lei, per favore. Assicurati che stia bene. Lei è la mia più preziosa...-

 

 

L’orologio suonò la mezzanotte, mentre le luci ebbero un corto circuito.

Qualcuno si trovava proprio dietro la coppia.

 

 

 

L'orologio ticchettava, mentre la ragazzina era sdraiata sul letto, insonne.

-E' mezzanotte...oggi è il giorno in cui mamma è andata via...mamma...- si mise seduta. -Non riesco a dormire quando penso alla mamma...-

Si inginocchiò di fronte alla bambola accanto al suo letto, mentre il ricordo del giorno in cui suo padre gliel'aveva regalata riempiva la sua mente.

 

 

 

La bambina con le codine fissava con occhi curiosi l'oggetto in mano al padre.

-Ti ho preso un regalo, Aya!-

-Yeee! E' una bambola!- esclamò lei prendendola in braccio. -Grazie, papà!-

La fissò meglio.

-Quant'è carina...(sembra quasi reale!)-

 

 

Aya sospirò e appoggiò le braccia sul comodino.

Un portafotografie era l'unica cosa posta su di esso.

-Mamma...-

La foto raffigurava una donna dai lunghissimi capelli castani e gli occhi blu, uguali a quelli della figlia.

-Cosa posso fare, mamma? Io voglio bene a papà, però...- stette in silenzio per qualche minuto.

-Lei mi spaventa... lei è sempre... a guardarmi con quegli occhi...- sospirò abbassando lo sguardo -La odio. Ma so che a papà piace. Se papà e lei si sposassero, scommetto che diventerebbe la mia nuova mamma...non voglio che lo diventi. Non ho bisogno di una nuova mamma. C'è solo una mamma nel mondo per me...- affermò riprendendo a fissare il viso che la guardava sorridente dalla fotografia.

-Mamma...perché te ne sei andata?-

Si sedette accanto il giaciglio di Palla di Neve e prese ad accarezzargli il manto candido.

Lo sguardo le ricadde sulla libreria in mogano e gli angoli della bocca le si piegarono all'in su, pensando al libro che la madre le leggeva sempre prima di dormire.

Un brivido la riportò all'improvviso alla realtà.

-La stanza è diventata così fredda...ho paura..-

Si avvicinò alla porta.

-Papà diventerà pazzo se esco un'altra volta.. meglio tornare a dormire.-

Si coricò nuovamente sul suo caldo lettino e si addormentò.

 

 

Fiori profumati di tanti colori riempivano la visuale della bambina, che stava cantando allegramente Green Sleeves, in attesa di chissà cosa da parte di suo padre.

-Canti così bene, Aya!- affermò lui continuando a lavorare sul regalo per la figlia.

-Papà, posso guardare?- chiese Aya impaziente.

-Dammi un momento. Devo solo mettere questo qui...Sì! E' finita!-

Poggiò qualcosa sul capo della figlia.

-Una corona di fiori? Mi sta bene?- disse lei entusiasta voltandosi verso il genitore.

-Sì, penso ti stia davvero bene.- sorrise l’uomo di fronte a tutto quell’entusiasmo.

La bambina esultò battendo le mani.

-Grazie, papà!-

-Mi dispiace per il fatto che non posso giocare sempre con te.-

-Papà... E' tutto a posto! Sono felice che tu abbia giocato con me oggi!-

Una bellissima donna dai lunghi capelli castani si avvicinò ai due, completando così il quadretto familiare.

-Oh, cielo! Voi due stavate giocando?-

-Mamma!- Aya le si avvicinò saltellando -guarda! Papà mi ha fatto una corona di fiori!-

-E' così bella! Ti sta davvero bene, Aya.

Quindi hai giocato con lui tutto il giorno?-

-Sì! Dovremmo rifarlo, papà!- affermò Aya voltandosi verso il padre.

-Sì, dovremmo. La prossima volta, tua madre si unirà a noi.- disse annuendo.

-Sarei lieta di farlo...- un violento colpo di tosse interruppe la sua frase.

-Mamma!-

-M-Mi dispiace... solo un altro...- dovette interrompersi nuovamente.

-Non dovresti affaticarti così. Vieni, prendi delle medicine da Maria. Ti faranno sentire meglio- disse l’uomo alzandosi in piedi.

Il sorriso della donna svanì.

-No... posso farlo da sola...-

-Mamma, stai male? Va tutto bene, giusto?- chiese Aya guardandola con i suoi grandi occhioni blu.

-Mi dispiace averti fatto preoccupare. Sto bene... non essere ansiosa, ti prego! Aya, il tuo sorriso mi fa sentire sempre meglio! Se non ti vedo sorridere... è l'unica cosa che mi preoccupa...-

-Mamma...- non sembrava molto convinta, ma fece un gran sorriso -okay!-

-Ora, torniamo a casa per la cena. Ho preparato le bistecche, le tue preferite, Aya!-

La diretta interessata fece un gran salto dalla gioia.

-Urrà!! Amo le bistecche della mamma! Giusto papà?-

L'uomo rise.

-Certo! Le sue bistecche sono le migliori al mondo!-

 

Eravamo così felici allora.

C'era anche Maria,sì, ma...

Noi tre eravamo una famiglia felice.

Ma quando la mamma è morta per la sua malattia... la felicità che avevamo...

 

 

L'orologio si fermò di botto.

Un urlo lacerò il silenzio, strappando Aya dal suo dolce sogno.

-Eh?! Quell'urlo... papà?-

Si alzò dal letto, completamente sveglia.

-E' successo qualcosa... devo andare a cercare papà! Ho un brutto presentimento...-

Uscì dalla sua stanza, sentendo un rumore che faceva accapponare la pelle.

-Cos'è questo suono...? Una voce?-

Passi insanguinati coprirono velocemente il muro e il tappeto, facendola cadere dallo spavento.

Due mostri apparvero di fronte a lei,il primo con la pelle di un colore viola pallido, al quale mancavano gli arti inferiori, l’altro era di un verde malaticcio, e lunghi capelli biondi sporchi, unti e insanguinati.

-Noooo...!- si avvicinavano sempre di più.

-No... Non...-

-Da questa parte!- urlò una voce sconosciuta.

-Chi è?!-

-Vieni da questa parte!- insisté senza rispondere.

-C'è qualcuno qui...?- chiese Aya alzandosi.

Era poco convinta, ma comunque era meglio seguire chiunque l’avesse chiamata che stare lì con quei… cosi.

Corse in direzione della voce, allontanandosi così dai due mostri.

Un ragazzino biondo, che sembrava reggersi in piedi a stento. Era stato lui a chiamarla lì.

-Chi sei?- chiese Aya con voce tremante.

-Da questa parte.- disse lui.

-Chi...?-

-Resta con me. Ho detto, da questa parte!- disse fissandola con gli occhi color miele. O meglio, con l'occhio. L'occhio sinistro. Dove avrebbe dovuto esserci l'altro, c'era una cavità vuota,i nervi ottici in bella vista e la pelle morta.

Aya indietreggiò spaventata tornando nel corridoio da dove era venuta.

I mostri erano ancora lì, allora si infilò nuovamente nella sua camera.

Ma non era vuota.

Un uomo si trovava in piedi di fronte alla libreria. Indossava un completo nero, e un cilindro del medesimo colore in testa.

-Chi c’è qui?!-

-Ci sono dei libri davvero interessanti in questa camera...ti piacciono i libri, mia cara?- chiese lui con voce lenta, senza voltarsi.

-Chi sei?- chiese lei senza rispondere alla domanda.

-Non essere aggressiva. Sono solo un uomo d'affari- finalmente si voltò verso di lei, avanzando fino al centro della stanza.

-Un uomo d'affari...?- ripeté Aya,spaesata.

Cosa ci faceva un uomo d’affari nella sua camera, a quell’ora della notte, mentre fuori c’erano dei mostri spaventosi?

Lui si tolse il cilindro mostrando il capo calvo, facendo un profondo inchino.

-Chiamami Ogre. Speravo di conoscerti, giovane ragazza.- la fissava ardentemente con i piccoli occhi rossi.

-Ma c'è un problema qui... questi corpi che bighellonano dentro la casa...-

-Corpi...? Quei mostri qui fuori? Sembravano i mostri di una storia...- disse Aya voltandosi brevemente verso la porta.

-Perché questi mostri..-

-E' una maledizione- la interruppe Ogre facendola sobbalzare.

-Quelli sono i corpi dei soggetti degli esperimenti di tuo padre. Sono tornati indietro grazie al potere della maledizione. Per vendicarsi di tuo padre... è sicuro.- affermò facendo un sorriso divertito.

-Cosa? Quindi papà è in pericolo? Devo salvarlo!-

-Perché dovresti?-

Aya lo guardò interdetta.

-Per raggiungere i suoi obbiettivi, ha ucciso molte persone nei suoi esperimenti. Questo è il suo castigo. Hai conosciuto adesso... la vera natura di tuo padre... e vuoi lo stesso salvarlo?-

La ragazzina abbassò gli occhi. Dopo qualche secondo di silenzio uscì dalla stanza.

-Cara, cara... forse non può ancora capire il loro dolore...- mormorò l’uomo scuotendo la testa.

 

Aya avanzò lentamente nel corridoio,dove i mostri erano scomparsi, il rumore dei passi soffocato dal pesante tappeto rosso.

-Devo andare a salvare papà!-

 

 

 

Angolo Autrice

Ma solo io, quando Aya sogna e suo padre dice ‘le sue bistecche sono le migliori del mondo’ ho pensato ad un altro tipo di bistecche? Sadico com’è, poteva riferirsi a tutto.

E quando Aya dice “Papà diventerà pazzo se esco un’altra volta”… è già pazzo, non può diventarlo C:

Ciancio alle bande, eccomi con una nuova storia, stavolta tratta dall’RPG Horror Mad Father.

Cercherò di tenere fede più possibile agli avvenimenti del gioco. Metterò tutti i finali e cercherò di includere i due speciali, ovvero quello in cui si prendono tutte le gemme e ‘If’.

A proposito di gemme, le ho rimosse dalla storia, perché non hanno molto senso se raccontata così.

Una cosa: quando Aya ‘parla’ con il ritratto della madre e dice di odiarla, si riferisce a Maria, infatti non vuole che prenda il posto di Monika.

Lo ammetto, la prima volta che ho giocato,ho pensato fosse un po’ pazza e si riferisse alla sua stessa madre.

Pubblicherò la storia quando sarà completa, quindi questo è l’unico Angolo Autrice. Credo.

Ora concludo che altrimenti il mio angolo diventa più lungo del capitolo intero. Non so nemmeno se sto angolo è venuto bene perché sto scrivendo in mezzo al codice html, ho creato un casino perché l'ho tipo copiato da un documento nel pc, si è creato un manicomio insomma.

Datemi il vostro parere e date un’occhiata al mio profilo.

Ci si legge all’ultimo capitolo, o in qualche nota futura,

Miku.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

 

CAPITOLO 2- LA BAMBINA BIONDA

 

 

Entrò nella camera alla sua destra, la camera da letto dei suoi genitori.

Quasi le prese un infarto quando la donna che guardava fuori dalla finestra si voltò di scatto verso di lei, urlando.

-RIDAMMELA! RIDAMMELA INDIETRO!RIDAMMELA! RIDAMMI MIA FIGLIA!-

Aya scosse la testa mortificata, indietreggiando lentamente.

Curiosò dal foro della serratura, e vide che la donna era scomparsa, così rientrò.

Dove prima si trovava la donna c'era una macchia di sangue, in mezzo alla quale brillava un oggetto. Aya si inginocchiò prendendolo in mano. Era una chiave, la chiave dell'archivio.

Un brivido le corse lungo la schiena. Si sentiva in qualche modo osservata.

Accanto alla finestra si trovava la cassaforte della madre, ma Aya non conosceva il codice per aprirla.

Uscì nuovamente dalla stanza.

Continuò a camminare fino ad arrivare nella Hall.

Guardò oltre le scale e vide che i due mostri che avevano tentato di assalirla poco prima stavano girovagando al piano di sotto, rendendole difficile scendere.

Così andò avanti raggiungendo il lato ovest della residenza. La prima stanza sulla sinistra era  l'archivio. Usando la chiave trovata poco prima, la porta si aprì.

La stanza era fortunatamente vuota.

Aya si mise a curiosare fra gli scaffali, mentre un grosso libro attirò la sua attenzione. Si trattava di un diario.

 

"Questo è un incubo...

Come è potuto succedere...

 

Ho... ucciso un uccellino...

Proprio come..."

 

Il resto delle pagine era illegibile, così Aya lo rimise al suo posto e ne prese un altro.

Un libro terribile, che parlava di esperimenti sugli esseri umani.

"C'è qualcosa incastrato qui..."

Era un foglietto, piegato in due. Lo mise nella tasca della gonna e posò il libro al suo posto.

Si voltò verso destra e quasi urlò.

Una bambina era in piedi davanti a lei. Non indossava nulla, aveva la pelle di un pallore innaturale, i capelli biondi a caschetto e piangeva, guardandola con occhi terribilmente vuoti.

-MAMMA...MAMMA...FA MALE...AIUTATEMI... A I U T O...- disse lentamente mentre si avvicinò pericolosamente ad Aya.

Aya urlò, mentre una visione riempì la sua mente.

 

 

Si trovava nel laboratorio di suo padre. La bambina vista precedentemente era distesa su uno dei tavoli di legno, le mani e le caviglie bloccate.

"Papà!!" urlò Aya, nonostante nessuno potesse vederla.

Maria era in piedi accanto alla bambina.

-Voglio andare a casaaaaa! Voglio vedere la mammaaaa!- urlava disperatamente quest'ultima agitandosi inutilmente.

Maria si voltò verso di lei.

-Non preoccuparti, ti porterò da lei. Ma prima è necessario fare qualcosa.-

-Nooo! Voglio andare adesso! Mamma! MAMMA!-

Il padre di Aya avanzò verso la bambina tenendo in mano una siringa.

-Non preoccuparti. Andrà tutto bene. Desideriamo solo provare questa medicina. Farà un po' male... ma non molto. Sentirai molto presto del sollievo.- disse calmo.

-NOOOOO!!! MAMMAAAAA!!-

Aya scosse la testa.

-Basta...-

L'uomo cominciò a somministrare la medicina alla bambina.

-Nn...ah... ahhhhHHH!-

Aya si mise le mani sulle orecchie urlando furiosamente.

-Basta! Non voglio questo!!-

-Agh.... agh....- la pelle della bambina cominciò a colorarsi di un blu innaturale.

Aya strillò.

-BASTA!!-

 

Tornò alla realtà, spingendo la bambina di fronte a sé facendola cadere sul pavimento.

Le ginocchia le cedettero e si trovò anche lei in quella posizione.

-Mamma...mam...ma...- continuava a ripetere la bambina.

Aya riuscì ad alzarsi a fatica, terrorizzata.

Ignorando i lamenti della bambina cercò di spingere la porta accanto alla libreria, ma quella rimase bloccata.

Uscì velocemente dall'archivio, quando la voce della bambina si bloccò.

Consapevole del fatto che se ne sarebbe pentita rientrò, notando l'assenza della bambina. Al suo posto, c'era qualcosa sul pavimento, che luccicava.

"C'è... qualcosa qui..."

Era un pendente dorato, nel quale era incastonata una grossa pietra grigia.

Pensò a lungo.

La bambina chiedeva la mamma... la donna nella stanza dei suoi genitori chiedeva la figlia... forse, dando il pendente alla donna, le avrebbe fatte riunire finalmente, fermando la loro ira.

Solo che.. la donna era scomparsa, quando Aya era rientrata nella camera da letto.

Aggrottò le sopracciglia. In quel momento si sentiva osservata, quindi poteva essere che... la donna non se ne fosse mai andata!

Uscì di corsa dall'archivio, attraversò il lungo corridoio e arrivò finalmente alla camera da letto.

Tenendo il pendente in mano, si avvicinò alla finestra.

La donna fece la sua comparsa fissando il gioiello.

-Questo è... il suo pendente...-

La bambina entrò lentamente dalla porta.

-Mamma...-

-Collina!- urlò la donna.

-Mamma...-

Aya si spostò, e la bambina si tuffò tra le braccia della madre.

Le due scomparvero, mentre Aya si asciugava qualcosa all'angolo degli occhi.

 

Note

Mentre giocavo e sono entrata nella camera da letto, avevo il volume al massimo. Inutile dire che l’urlo della donna mi ha fatto cadere dallo spavento.

Per non parlare dell’urlo di Aya alla fine della visione della morte di Collina.

Comunque… la stanza segreta,quella che si trova grazie al coso strisciante l’ho rimossa perché lì c’era solo una gemma, e quando Collina e sua madre si abbracciano e scompaiono lasciano una gemma.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

 

CAPITOLO 3-LA CASSAFORTE

 

Aya uscì dalla camera da letto camminando lentamente.

Passò davanti all'archivio ed entrò nella stanza accanto, la "cabina armadio"

Ebbe una fugace visione di se stessa sullo specchio, il corpo insanguinato. Il vetro riflettente si ruppe,facendo rabbrividire Aya.

Non trovando nulla di utile, uscì nuovamente.

Era rimasta solo una stanza nel lato ovest. La stanza delle bambole.

La porta si aprì cigolando.

La bambina avanzò fino al trono di velluto rosso. Si era sempre chiesta perché si trovasse lì. Un trono di velluto, al centro della stanza, inutilizzato.

Alzò le spalle notando dei rigonfiamenti dietro la tenda,anch'essa rossa.

Si avvicinò per scostarla, rivelando due bambole rosse, una seduta e una supina. Sembravano normali, non fosse per il sorriso inquietante stampato sul volto. Non volendo rimanere ancora lì, Aya tornò alla Hall.

Solo allora si ricordò del foglietto trovato nel libro degli esperimenti.

Lo cacciò fuori dalla tasca.

 

"1- Barili nella Hall ad Est del 1° piano.

2- Lampadari nell'entrata.

3- Bambole rosse nella stanza delle bambole.

4- Dipinti nella stanza degli ospiti."

 

Fissò le parole a lungo,cercando di trovarci un senso.

Poi la lampadina si accese nel suo cervello.

"Ma certo! E' il codice della cassaforte della mamma!"

Solo che... la Hall ad est... si trovava al primo piano... quindi dove i mostri si aggiravano in tranquillità.

Il suo pensiero corse al ragazzo. Perché non l'aveva seguito? Magari avrebbe potuto aiutarla.

Tornò al corridoio dove l'aveva trovato, solo che non c'era nessuno. Entrò lentamente nell'attico.

Non poteva nemmeno salire, mancava metà della scala.

Abbassò gli occhi e tornò alla Hall.

Deglutendo sonoramente scese la scala di destra, correndo più velocemente possibile.

Il primo mostro, quello tagliato a metà cominciò ad inseguirla.

Riuscendo ad evitarlo si rifugiò nella stanza.

Normalizzò il respiro appoggiandosi al muro.

Una volta calmata, contò i barili.

Sette in tutto.

La porta sulla parete di fronte a lei era bloccata, mentre dall'altro lato c'era il corridoio verso i sotterranei.

"Papà! Era nel laboratorio!"

Aprì la porta dei sotterranei e arrivata a metà scala si bloccò di botto.

"C'è qualcosa qui..."

Avanzò oltre l'angolo e vide un gigantesco mostro viola formato da corpi che si agitava furiosamente bloccando la strada, urlando terribilmente.

Cacciando un urlo si nascose dietro la parete.

-COS'E' QUESTO?!-

Terrorizzata tornò indietro e uscì dalla stanza.

Stavolta nessuno dei due mostri la notò.

"Allora...sette barili. Poi... i lampadari qui all'entrata sono quattro. Quindi sette, quattro.."

Si incamminò verso la stanza delle bambole.

"Allora... sono... sei! Ma forse dovrei contare anche quelle dietro la tenda... otto! Sette, quattro, otto..."

Rimanevano solo i dipinti della stanza degli ospiti. Questo significava scendere nuovamente al primo piano.

Sospirando si fece coraggio.

Anche stavolta i mostri non la notarono.

"Che fortuna!"

Entrò a rotta di collo nella stanza degli ospiti.

I dipinti erano due, perfetto.

"Sette, quattro, otto, due!"

Fece per andarsene, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Il dipinto della Monna Lisa si muoveva.

Si avvicinò cautamente. Qualcosa bucò il quadro atterrando la ragazza.

-Ah!-

Il mostro cercava in tutti i modi di morderla, mentre lei si dibatteva furiosamente.

Riuscendo a liberarsi scappò dalla stanza senza incontrare ulteriore resistenza.

Fece un grosso respiro mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente.

Dovette fare del suo meglio per trattenere le lacrime, scuotendo la testa.

Non sentiva più alcun rumore proveniente dall'interno, infatti il mostro era già scomparso. Si avvicinò al camino cercando di calmarsi, quando sentì qualcosa.

"Credo... di aver sentito.. qualcuno... Forse era solo la mia immaginazione..."

Si avvicinò all'ormai distrutto quadro della Monna Lisa, notando di poterlo rimuovere.

Dietro c'era una porta.

La attraversò lentamente. Portava al giardino, solo che non c'era nulla da fare lì.

Uscì dalla stanza degli ospiti ed entrò nella stanza da bagno.

Dalla vasca riempita di sangue uscì un corpo, anch'esso insanguinato, ma rimase fermo lì, sul pavimento.

Cercando di non farsi prendere dal panico aggirò il corpo e si inginocchiò sul pavimento, afferrando qualcosa che luccicava. La chiave della caffetteria.

Decisa ad usarla, uscì dal bagno proprio mentre il corpo prendeva vita.

Ma quando uscì si bloccò sul posto.

Qualcuno... anzi, qualcosa, stava camminando lentamente.

Una bambola rossa. Fece una risatina ed uscì.

Aya rimase paralizzata.

-Perché quella bambola si muoveva?? Fa anche lei parte della maledizione...?-

Evitò per un soffio i mostri e tornò nella camera di sua madre. Inserì il codice nella cassaforte.

"Sette.... quattro... otto....due..."

La cassaforte si aprì.

"Profuma di mamma... Oh? C'è una lampada dentro. Potrebbe essermi utile...la prenderò! Solo questo.. mamma..."

Rimuovendo la lampada, qualcosa cadde dalla cassaforte.

-Questo è... il profumo di mamma...-

 

 

 

 

Aya camminava nei sotterranei.

-Starà lavorando?- si chiese riferendosi al padre.

Arrivò di fronte alla porta, trovandola socchiusa. Fece per bussare, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

-…mo,Maria...-

-Dottore...-

-Eh?- disse Aya aggrottando le sopracciglia.

-Pa...pà?-

Fece un passo indietro.

La mamma arrivò da dietro l'angolo.

-Aya,sei qui! Tuo padre non ti ha sempre detto di non venire nei sotterranei?- domandò mentre si avvicinava.

-M..mamma...-

La donna la guardò interrogativa, mettendosi a spiare dietro la porta.

-Lui... lo sapevo! Mi sta tradendo con quella! Non posso crederci...una ragazza pescata dalla strada! Non posso perdonarlo...-

E se ne andò di corsa, con Aya che la seguiva un po' a distanza.

Monika Drevis entrò nella sua camera camminando avanti e indietro, afferrando un oggetto dalla sua toilette.

-Rrgh... questo stupido oggetto...!!-

Lo lanciò con tutta la sua forza attraverso la porta aperta.

Aya si inginocchiò, raccogliendolo, sorpresa del fatto che fosse ancora integro.

 

Mamma di solito era così buona, ma da allora sembrava così diversa...

 

 

-Questo profumo... l'ho rimesso sulla sua toilette dopo quello che era successo, ma...se l’ha riposto nella cassaforte, vuol dire che ci teneva*... è una cosa bella...Dopo tutto, mamma l'ha ricevuto da papà per il loro anniversario... quindi sono sicura che mamma ha amato papà fino alla fine...- disse ad alta voce Aya, mentre il ricordo svaniva dolcemente e un sorriso le inteneriva il viso.

-Lo prenderò come portafortuna, va bene, mamma?-

 

Note

*In realtà dice letteralmente: “si è presa cura di quello” ma, onestamente, faceva schifo come frase quindi l’ho riadattata così.

Mi ero dimenticata del mostro dietro la Monna Lisa, quindi sono stata un po’ in ritardo nel premere “Z”.

Mentre andavo nelle varie stanze al primo piano, i mostri non mi hanno cagata minimamente quindi ho scritto appunto questo C:

Ah! La frase tagliata a metà del padre è “…ve you, Maria” quindi “Ti amo, Maria” ho cercato di adattarla C:

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

CAPITOLO 4- NEI SOTTERRANEI

 

Sospirò pesantemente e tornò in corridoio.

Entrò in caffetteria usando la chiave trovata in bagno.

La caffetteria si trovava al primo piano, ma subito sotto le scale, quindi nessun mostro la notò.

Appena entrata dovette reprimere un conato di vomito perché si sentiva un forte odore di decomposizione e si sentiva un disgustoso suono di qualcosa che viene ingerito.

Girò attorno al grosso tavolo al centro della stanza e notò che dietro la tenda rossa c'era un rigonfiamento. Spostandola con mani tremanti, Aya rivelò un cadavere immobile.

Stavolta era stato ancora più difficile trattenere il vomito.

Scosse la testa ed entrò in cucina, la stanza dalla quale proveniva quel suono disgustoso.

Si trattava di un cane, anch'esso insanguinato come gli altri corpi. Questo significava che suo padre aveva fatto esperimenti anche agli animali.

Stava divorando la carne presente all'interno del frigorifero.

"Non voglio avvicinarmi.."

Andò invece vicino al piano cottura, trovando dell'olio.

Vide che il tappeto rosso era alzato per metà, così lo alzò totalmente, rivelando una botola.

"E' così buio qui dentro...Ah! La lampada!"

La cacciò fuori dalla tasca e la accese.

Una timida luce tagliò via l'oscurità attorno a lei.

Lì sotto c'erano soltanto tre barili nell'angolo e una porta di legno bloccata.

"C'è un buco nel muro! Solo.. non ci entro..."

Le venne una grande idea, Palla di Neve!

Proprio quando uscì dalla cucina il cane le si avvicinò con un salto, andando a sbattere il muso contro la porta.

Risalendo le scale, Aya tornò in camera sua.

"Quel tizio è scomparso..."

Si inginocchiò davanti al suo coniglietto.

-Qui, Palla di Neve! Anche tu vuoi bene a papà, vero?-

 

 

 

-Palla di Neve!-

Aya era in giardino, cercando disperatamente il suo animaletto.

-Palla di Neeevee! Dove seii?-

Abbassò lo sguardo.

-Cosa devo fare... e la tua zampetta è anche ferita...sono preoccupata...-

Una palla di pelo uscì in giardino fissando la ragazzina.

-Palla di Neve! Dov'eri?- disse prendendolo in braccio -ero così preoccupata quando sei scomparso! Non posso seguirti quando corri qui fuori! Aspetta, cosa?-

Un uomo occhialuto sbucò dalla porta.

-Whew... Che coniglietto problematico.-

-Papà!-

-Aya, prova a tenere Palla di Neve sempre vicino, puoi? Ha combinato un disastro in cucina.-

-Mi dispiace...Palla di Neve ha voluto provare a mangiare nuovamente il cibo di Maria, huh... hai trovato tu Palla di Neve, papà?-

-Sì, e gli ho curato la zampetta-

-Menomale che papà era vicino, vero Palla di Neve? Grazie,papà!-

L'uomo si avvicinò.

-Palla di Neve è un membro della famiglia come tutti noi.- disse sorridendo.

-Sì!-

 

 

 

-Andiamo a salvare papà insieme!-

Aya si avvicinò al suo cassettone.

 

Il corpo di un gatto si trovava dentro il cassetto.

 

La ragazzina non ebbe nessuna reazione e tornò giù in caffetteria.

Il cane era ancora intento a mangiare, così scese nei sotterranei e si appostò di fronte al buco nel muro.

-Per favore, Palla di Neve...-

Il coniglietto tornò con dell'olio per accendino in bocca e scappò via.

Aya lo seguì, ma la lampada si spense.

-Oh no! La lampada si è spenta?!- provò ad accenderla tre volte.

-Perché non si accende? Per favore...-

Finalmente si accese, e Aya sussultò.

-C'era qualcuno... dietro di me...? L'avrò solo immaginato...-

Quando tornò in caffetteria, trovò quattro corpi grigi camminare in tondo, e ce la mise tutta per evitarli.

Tornò nell'archivio, trovando un libro sul pavimento.

"L'uovo di fuoco"

 

"Ahh! Ricordo questo libro...parla di una ragazza che ha il potere misterioso di controllare il fuoco... e un giorno parte alla ricerca della famiglia dalla quale è stata separata. Dice "Brucerò tutto quello che troverò sulla mia strada"  e fa proprio quello che ha detto. Ma alla fine, i suoi poteri vanno fuori controllo e distrugge tutto il mondo...quindi non ha mai potuto vedere la sua famiglia e rimarrà tutta sola."

Posò il libro.

-Una povera ragazza tutta sola...se perdo papà, sarò sola anch'io...non voglio questo... devo salvare papà velocemente!-

Ma per farlo sarebbe dovuta andare nei sotterranei, che però erano bloccati da quel mostro viola.

Si sedette su un divanetto nel corridoio a pensare.

"Devo andare nei sotterranei... ma lì c'è quel coso che mi blocca la strada... forse posso bruciarlo! Ho l'olio... ma non un accendino..."

Sospirò. Avrebbe cercato per tutta la casa.

Andò nella stanza armadio ma trovò solo uno scatolone malconcio ma chiuso con varie passate di scotch, e quindi non riuscì ad aprirlo.

Allora scese le scale e andò nella stanza degli ospiti.

Lì c'era un cassettone, solo che il cassetto era troppo alto, quindi spinse un pouf rosa verso il cassettone e arrivò alla giusta altezza.

Trovò un coltellino, quindi avrebbe potuto aprire lo scatolone.

Trovò proprio un accendino.

Quando un manichino quasi le cadde addosso lasciò la stanza.

Era pronta per andare nei sotterranei.

Proprio sulla soglia della Hall ad Est, uno di quei mostri, quello tagliato a metà, la ferì al braccio destro.

Lo allontanò con un calcio e si rifugiò nella stanza.

Per fortuna la ferita non era profonda, ma faceva davvero male.

Si accorse solo dopo qualche minuto in cui si stava riposando, che quella stanza era piena di sangue, che formava una scritta.

"TUO PADRE E' UN ASSASSINO"*

Deglutì sonoramente e ricacciò indietro le lacrime.

Attraversò il corridoio dei sotterranei fino ad arrivare davanti al mostro viola.

-Farò come nel libro "L'uovo di fuoco..."

Brucerò tutto quello che troverò sulla mia strada!Sì, posso bruciarlo!-

Gettò l'olio sul mostro e di conseguenza anche l'accendino acceso.

Un grido insopportabile** riempì i sotterranei.

-BRUCIA!! BRUCIA!!! FA MALE... AIUTATE...MI....-

-Ah..no...-

Aya fuggì via dai sotterranei.

Aspettò qualche minuto lì nella Hall e tornò giù.

Il mostro era sparito. E la strada liberata.

 

 

 

Note

*La frase è scritta in tedesco. Non conosco il tedesco, credo sia “Dein Vater Mörder” dico credo perché la frase è metà nascosta dal sangue.

Ho fatto qualche ricerca su internet e credo che la frase sia giusta, non so.

** avevo nuovamente il volume al massimo. ^-^”

Vicino al piano cottura si trova una gemma.

Questo capitolo è un po’ confusionario, perdonatemi.

Ho messo la ferita di Aya perché nel gioco il mostro è riuscito a prendermi :C

E ora una cosa importante: il primo accenno del fatto che, in fondo, Aya è come suo padre: il gatto morto nel cassetto.

Infatti più av… ma aspetta, per voi che non avete giocato è uno spoiler .-.”

Beh, ci vediamo più avanti allora C:

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

 

CAPITOLO 5- MARIA

 

Mise tremando una mano sulla porta del laboratorio.

Fece un grosso respiro, ed entrò.

-Maria!-

La giovane donna era seduta contro il muro, sembrava soffrire.

-Signorina....-*

-Sei ferita...-

-Ah... ma sto bene... dimenticami. Scappa da qualche parte, al sicuro... è pericoloso qui...-

-Dov'è papà? Ho sentito un suo urlo dalla mia camera...

-AH! Devo salvare il dottore!- esclamò Maria sgranando gli occhi.

Cercò di alzarsi ma cadde nuovamente contro il muro.

-Oof...-

-Non puoi andare con questa ferita!-

-Ma...-

-Maria, cos'è successo a papà?-

-Il dottore è dentro... Sua moglie, lei...-

-Sua moglie....? Mia madre? Cosa stai dicendo?! Maria!- urlò scuotendo la ragazza.

-Maria..!-

-Cara, sembra sia svenuta...-disse una voce elegante.

-Di nuovo tu...- disse Aya rivolta ad Ogre, l'uomo d'affari vestito di nero.

-Sembra che tuo padre sia lì dentro.- (Non sono sicura della traduzione)

-Disperso nel labirinto sotterraneo...-

-Cos'ha visto Maria? La mamma è morta, giusto...? Cos'è successo? Non dirmi che è la maledizione...-

-Sei l'unica che può confermare i tuoi sospetti, no?-

disse Ogre entrando nella stanza successiva.

-Che uomo strano...-

Si inginocchiò nuovamente accanto a Maria.

-Uh? C'è qualcosa sotto la sua gonna...-

Era una chiave.

Uscì dal laboratorio e vide uno spirito alla sua destra, dai capelli verdi, allontanarsi lentamente.

-Quella persona... sembrava così triste...-

Continuò a seguirlo fino ad arrivare nell'archivio, la cui porta si spalancò per farla entrare.

Davanti alla stanza che aveva visto chiusa l'ora prima vide lo spirito che l'aveva guidata che cercava di aprire la bocca.

-Um...- sussurrò Aya.

Lo spirito sparì nel nulla.

-Penso stesse provando a dire qualcosa...-

Allungò una mano e spinse la porta.

L'ambiente era rettangolare, e molto piccolo. L'arredamento era molto semplice: un letto al centro, un grezzo tavolo di legno ad un angolo e una piccolissima liberia all'altro angolo. Alcune ragnatele si erano fatte strada sul tetto e le pareti. Aya si avvicinò alla liberia e trovò un diario.

-Questo è... il diario di Maria?-

 

"Dottore, è passato un anno dal giorno in cui mi hai portata in questa villa. Non dimenticherò mai quel giorno..."

 

 

-Per favore... cibo...-

Una ragazzina era distesa sul pavimento di un marciapiede, accanto ad un secchiello.

Era ridotta allo stremo, non mangiava da giorni.

-Cibo...-

Un uomo spuntò da dietro l'angolo. Era alto, castano e portava gli occhiali.

-Qualcuno...- sussurrò la ragazza -Cibo...qualcuno...-

L'uomo si girò e si inginocchiò accanto a lei.

-Una barbona...?- mormorò. "Potrebbe essere un soggetto perfetto per qualche lavoro..."

-E' pietoso vedere qualcuno così magro... vieni a casa mia, per favore. Ti darò dei vestiti e dei pasti deliziosi-

La ragazzina alzò lo sguardo guardandolo con gratitudine.

 

 

Finalmente, finalmente stava mangiando qualcosa.

Una volta finito il pasto, l'uomo la accompagnò in una stanza che sembrava una cella.

-Rimani qui per un po'. Racconterò alla mia famiglia di te-

-Famiglia...?- mormorò la ragazzina con sguardo assente.

-Ho una moglie e una figlia di sette anni. Sono sicuro che ti daranno il benvenuto- affermò l'uomo sistemandosi gli occhiali sul naso.

-Famiglia...- mormorò ancora una volta la ragazzina.

L'uomo si voltò e se ne andò.

-Ah...ooh....oogh...-

Un lamento proveniva dalla brandina.

"E' una persona come me...?" pensò avvicinandosi al povero ragazzo ferito.

-Oof... ugh...-

"Quante lesioni terribili... deve far male... Forse posso fare qualcosa..."

Rovistò nello scaffale all'angolo, ma non trovò nulla che faceva al caso suo.

Intanto il ragazzino continuava a lamentarsi.

Così strappo' il suo vestito ricavandone delle bende.

"Questo vestito non sarà poi granché... ma l'unico altro vestito che indosso sono..."

 

 

Aveva bendato per bene il ragazzo, e adesso sedeva sul pavimento, mentre l'uomo, tornato con indosso un camice bianco, stava fissando il ragazzo sulla brandina.

"Sono sorpreso...stava per morire, ma si è rimesso in sesto durante la notte...Sembra che abbia ricevuto un eccellente trattamento."

-Sei stata tu?-

-...Sì-

-Che mano... sei molto talentuosa-

-Per favore, io...-

"Non posso lasciare andare questa occasione..." pensò l'uomo.

Si voltò verso la ragazzina che si copriva a disagio.

-Come ti chiami?-

-Ah...? Uh...Io... io sono..- abbassò gli occhi -Maria...-

-Maria, hm? Un nome appropriato- si inginocchiò -Maria, vuoi diventare la mia assistente?-

La ragazzina lo fissò sorpresa.

-Oh...?-

-Non voglio perderti. Per favore, resta con me-

Maria sgranò gli occhi.

-Quindi..? Vuoi affidarti a me per il resto della tua vita?-

Per la prima volta dopo tempo, Maria sorrise.

-Sì...-

 

"Ero così felice...così felice, perché tu mi hai salvata. Ero sola, ma tu mi hai dato ciò di cui avevo bisogno. Mi hai dato amore. Finché sarò necessaria, rimarrò con te. Come potrei vivere senza di te... Ti amo, dottore..."

 

 

Aya posò il diario tra gli altri libri.

-...Non ho mai saputo nulla di Maria, dopo tutto... Anche Maria ama veramente papà...-

Tornò indietro solo dopo qualche minuto di silenzio. Scese nei sotterranei e si fermò a fissare Maria.

Poi si avvicinò alla porta, dietro la quale, secondo Ogre, si trovava suo padre.

 

 

 

 

 

Note

*Maria è solita a chiamare Aya “Mistress”.

Questo capitolo è più corto degli altri, ma ho preferito lasciarlo così perché qui si capisce davvero chi è Maria, insomma è una delle mie parti preferite.

E sì, Maria era rimasta in mutande.

*Rovina momenti: ON*

Comunque, adesso conoscete la verità su Maria, e nel prossimo capitoloh andremo finalmente nei sotterranei veri e propri!

TROPPI FOTTUTI DIALOGHI CHE FINISCONO/INIZIANO CON “…”

SONO.TROPPI.PORCA.COIN!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 

 

 

CAPITOLO 6- LABIRINTO SOTTERRANEO

 

 

La stanza era stretta e lunga. Lungo le pareti, a intervalli regolari, si trovavano dei cilindri di vetro dentro ai quali erano conservati dei corpi.

Ma qualcos'altro aveva attirato l'attenzione di Aya: una figura carponi, il camice bianco macchiato di rosso.

-Papà!- urlò correndo verso di lui.

Si bloccò ben presto, non credendo ai suoi occhi.

Il lungo vestito era squarciato, i capelli spettinati, e il petto macchiato di rosso, ma era lei, sua madre.

-M...mamma?- sussurrò incredula -Sei tu?-

Ma la donna afferrò l'uomo per il camice e si chiuse la porta di ferro alle spalle.

-Aspetta!!-

Ad Aya cedettero le ginocchia.

-E' impossibile... quella era veramente la mamma...? E' impossibile averla scambiata per qualcun'altro... quella era la mamma... Ma perché...? E' la maledizione, giusto?- chiese a nessuno in particolare.

Ma incredibilmente ricevette risposta.

-Non l'hai notato?-

Era Ogre. Stavolta non portava il suo solito turbante.

-Questa tragedia è iniziata tramite il potere della maledizione di una donna. La malizia* per tuo padre... questa malizia ha creato una maledizione, alla ricerca della morte di tuo padre-

-Quindi quella donna è...-

-E così hai capito. Sì, tua madre-

-Ma non può essere!- urlò Aya alzandosi.

-Perché lo pensi?-

-Perché la mamma amava papà!-** abbassò lo sguardo -la mamma aveva capito il lavoro del papà...- si interruppe un momento -E il papà amava la mamma! Perché la mamma non è felice? Non posso credere che lei abbia un rancore verso papà...- Sussultò.

-Ma... Forse alla mamma non piaceva il rapporto fra papà e Maria... Non voglio che sia la verità, ma...-

Si voltò e fece un passo verso la porta di ferro, ma Ogre la fermò.

-Quindi andrai a cercare la verità?-

Aya non rispose. Solo, inforcò la porta.

 

La stanza successiva era enorme, piena di tavoli di legno coperti da teli.

Sotto i teli si trovavano dei corpi, ma Aya preferì non curiosare in giro.

Solo quando vide una testa dai capelli azzurri dovette fermarsi, terrorizzata.

-DOV'E' IL MIO CORPO?-

Aya indietreggiò lentamente, ma sentì il rumore di qualcosa che cadeva. Un corpo senza testa, che si alzò e cominciò a seguirla.

-S-stammi lontano!-

Ma quello non voleva farle del male, così Aya lo condusse verso la testa.

Il corpo la prese in mano.

-TROVATO-

Si piantò la testa sul collo, e Aya rabbrividì.

-GRAZIE... SIGNORA...-

E scomparve.

Aya uscì dalla stanza ed entrò in quella accanto, che era completamente immersa nell'oscurità.

Andò a sbattere contro un barile, e camminando tentoni trovò il bordo di qualcosa: una scaletta a pioli.

Le venne subito in mente quella mancante nell'attico. Decise comunque di andare avanti, ma la strada era bloccata da una moltitudine di pesanti barili, così tornò indietro, verso un altro corridoio, che la riportò dritta nella Hall ad Est. Uscì evitando i mostri ed entrò nell'attico.

Posizionò la scala e salì nel magazzino del tetto.

Trovò un grosso vaso, che doveva contenere qualcosa di molto grande, ma non riusciva a tirarlo fuori. Così lo spinse giù facendolo fracassare sotto la scaletta.

Scese la scala a pioli e trovò qualcosa, fra i cocci del vaso.

-Questa è...-

Una piccola motosega.

-Che nostalgia...- mormorò sorridendo -Ricordo quando papà mi ha sgridata per averci giocato, una volta...-

 

Aya era in giardino e si divertiva a dare gas alla motosega, sentendone il buffo rumore.

Alfred uscì di corsa guardandola allibito.

-Aya! Cosa stai facendo oscillando quell'oggetto qui intorno?!- urlò sconcertato.

La corvina lasciò cadere l'attrezzo e indietreggiò abbassando il capo.

-Mi dispiace...-

-Questo non è un giocattolo! E' un oggetto veramente pericoloso! Hai capito? Non giocare con qualcosa come questo mai più!-

-M-mi dispiace, papà...-

-...menomale che non ti sei ferita. Che fortuna... pensavo di averla messa fuori dalla tua portata...Dove l'hai trovata, Aya?-

Invece di rispondere, lei si scusò nuovamente.

-...mi dispiace...scusa... papà...-

L'uomo sospirò.

 

Aya pensò ai sotterranei,dove avrebbe potuto sgomberare la strada con la motosega, mentre camminava in corridoio.

D'un tratto si sentì afferrare per la gamba e cadde sul pavimento.

-Qualcosa mi ha afferrato la gamba...!-

E cominciava a tirarla via.

-N-no...!-

Continuò a lottare contro questa forza invisibile.

-Sto per essere portata via...!-

Si dibatteva furiosamente artigliando il tappeto rosso. Dopo qualche secondo riuscì a liberarsi e corse alla velocità della luce lontano da quel qualcosa di invisibile.

Tornò nei sotterranei prendendo fiato.

Attivò la motosega rompendo i barili e finalmente entrò nella prossima stanza.

Salì molti scalini e scorse in un allungamento della stanza un vecchio uomo dalla pelle violacea, senza capelli e le mosche gli ronzavano intorno.

Si avvicinò a parlargli, ma scoprì che borbottava da solo.

-La maledizione...fa tutto....l'ha detto...e così deceived al... vera natura... il suo... ha creato un... Lei era matta come il dottore! Hmph... comunque... Cosa posso fare?-

Non capendo assolutamente nulla di quello che stava dicendo, Aya si allontanò ed entrò nella stanza successiva, che si dimostrò essere un corridoio formato da tante travi. La via ad est era bloccata da tanti sacchi di sabbia, così Aya andò a sinistra, arrivando in una grossa stanza dalla quale proveniva un suono davvero triste. Qualcuno stava piangendo.

C'era una grossa porta bianca e nera, al centro della stanza, ma era bloccata.

La corvina si avvicinò alla porta dalla quale proveniva il rumore, ma era chiusa dall'interno.

-NON CI VEDO... NON CI VEDO... NON VEDO NIENTE...  QUELL'UOMO HA PRESO I MIEI OCCHI!-

urlò una voce giovanile e femminile.

Aya rabbrividì e provò a pensare ad un modo per liberare la ragazza.

Tornò indietro non sapendo più cosa fare, pensando furiosamente.

Appena uscita dal laboratorio, notò che c'era una porta, proprio davanti a sé. Curiosa, entrò. Raccolse un secchio di legno nell'angolo, sicura che le sarebbe stato utile.

Avanzò di qualche passo ma una risata inquietante la fece spaventare. Cercò di non curarsene e curiosò tra gli scaffali. Vide dei barattoli. E qualcosa di veramente orribile dentro ognuno di essi.

-C-che schifo... Non so nemmeno cosa siano la maggior parte... -

C'erano corpi di bambini con due teste, cervelli e... altro.

Si allontanò rabbrividendo trattenendo conati di vomito quando uno di quei barattoli cadde dallo scaffale.

Aya si chinò a raccoglierlo. Conteneva... due bulbi oculari.

 

Note

Lasciando una gemma.

*Non credo sia proprio malizia, forse ho sbagliato a tradurre.

**Ne sei sicura, Aya??

Perdono perché a quanto pare EFP non mi vuole pubblicare tutto il capitolo. Mi trovate comunque su Wattpad mi chiamo HatsuneNMiku C:

Okay, sto divagando.

Alla prossima C:

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 

CAPITOLO 7-OCCHI E MANI

 

Tornò dalla ragazza.

-Uhm.. qui ho due occhi.. uhm.. sono i tuoi?-

Non rispose nessuno.

-Non penso possa sentirmi...-

Voleva darglieli, ma come?

Riflettè per molto tempo,seduta su una cassa, pensando a tutti i luoghi che aveva visitato.

Poi si ricordò di aver sentito qualcosa provenire dal camino della stanza degli ospiti, e aveva pensato si trattasse della sua immaginazione.

Poteva anche non essere così, ma provare non costava niente, e inoltre la porta di prima era bloccata.

Salì le scale, evitò i mostri e tornò nella stanza degli ospiti.

Si avvicinò al fuoco, ma non poteva fare nulla se prima non lo spegneva.

I suoi pensieri corsero al laghetto in giardino e al secchio che aveva trovato prima.

Corse a riempirlo e gettò l'acqua sul fuoco.

Notò che era grande abbastanza da poterci entrare, così si mise carponi e scostò la legna bruciata, notando un grosso buco nel pavimento. Sentiva chiaramente la ragazza di prima piangere.

-Quindi questo buco... porta al piano di sotto? Se porta proprio nella sua stanza, posso darle gli occhi-

Tirò fuori il barattolo con i bulbi oculari e lo lanciò di sotto.

Si sentì un rumore di vetro rotto e il pianto cessò.

Aya sperò vivamente di non averla colpita in testa.*

Tornò di corsa nei sotterranei e appoggiò l'orecchio alla porta.

-HO TROVATO I MIEI OCCHI...- gridò la ragazza dall'interno. Per fortuna era viva.

Si sentì un disgustoso rumore, poi la porta si aprì e ne uscì una ragazzina bionda in uniforme scolastica, che si guardava intorno felice.

-Posso vedere! Posso vedere!-

Sorrise e si avvicinò ad Aya.

-Grazie-

Poi scomparve nel nulla.

Nella stanza della ragazzina c'era una leva rossa. Aya la tirò giù e la grossa porta bianca e nera si aprì cigolando.

La corvina entrò e vide che c'era una lunga scala che andava verso il basso.

Arrivata a metà scala, però, l'ambiente cambiò e si ritrovò all'entrata del corridoio.

-Huh..? Non ho appena sceso le scale?-

Provò a lungo, continuando a scendere le scale.

Alla terza volta, aveva già il fiatone e si dovette fermare. Solo dopo qualche secondo notò che non era sola.

C'era una donna dai capelli neri e gli occhi verdi, seduta in un angolo, terrorizzata.

-U-um...- iniziò Aya.

La donna non rispose.

-Potresti aiutarmi ad andare avanti?-

La donna annuì.

-Ho bisogno di andare per salvare mio padre. Quindi per favore, fammi strada-

Lei abbassò lo sguardo.

-Cosa posso fare per convincerti?- sospirò Aya.

D' un tratto quella si alzò e si mise di fronte a lei.

-Huh?- mormorò Aya.

Notando che non poteva concludere nulla rimanendo lì, la ragazzina uscì. Si voltò all'improvviso scoprendo la donna dietro di sé.

-Perché mi stai seguendo?-

Lei non rispose.

-Vuoi andare a casa? Vuoi uscire?-

La donna annuì.

-Lo vedo... vieni con me. Ti porterò fuori. Poi permettimi di attraversare le scale, okay?-

La donna fece di sì con la testa, e Aya sorrise.

Tornò nel vecchio corridoio decisa ad accompagnare fuori la donna, quando si voltò scoprendo che la donna era scomparsa.

-Sarà rimasta indietro?-

Confusa, entrò nuovamente nella stanza, ma ciò che vide fu altro.

 

 

"Huh... questo è ....Io.. Questi sono i vestiti della ragazza..." pensò guardandosi le braccia.

"Cosa succede?"

Provò ad uscire, ma la porta venne aperta prima.

Ad entrare fu suo padre, una grossa motosega in mano.

"Papà!"

-Stai calma-

"..Papà?"

Aya indietreggiò mentre suo padre accese la motosega.

-Ora, possiamo iniziare?-

"C-cosa sta facendo mio padre?!"

-Fammi avere quelle bellissime mani-

"Fermati, papà! Sono io!"

Si toccò la gola.

"Non posso parlare...!"

Indietreggiò e cadde all'indietro.

"Oh no..."

Suo padre si avvicinava sempre di più, la motosega alta sopra di lei.

 

 

Aya rinvenne in corridoio. Si prese molto tempo per calmarsi. La donna le aveva mostrato la sua morte.

Quando si sentì pronta, asciugò le ultime lacrime e tornò nella stanza delle scale.

Sul pavimento c'era il corpo della donna, priva di vita.

La corvina si inginocchiò accanto a lei piangendo un altro po', poi scese lentamente le scale, stavolta riuscendo ad andare avanti.

 

 

Note

Capitolo molto triste :C

*AHAHAH la prima volta che ho giocato ho pensato proprio questo, una riflessione personale la dovevo mettere

Scusate se il capitolo è corto e se le descrizioni sono davvero poche (?)

E’ corto perché da qui in poi comincia una nuova parte, ovvero la più interessante C:

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