L'amore fa male.

di Ilarya Kiki
(/viewuser.php?uid=164698)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caro diario, oggi sono caduta in un buco e uno scheletro sexy ha cercato di uccidermi. ***
Capitolo 2: *** Caro diario, giuro che gli scheletri proprio non sanno baciare. ***
Capitolo 3: *** Caro diario, se qualcun'altro mi dice che una ragazza nuda è come un cane spelacchiato giuro che uccido. ***
Capitolo 4: *** Caro diario, il rettangolo no, non l'avevo considerato. ***
Capitolo 5: *** Caro diario, la vendetta è un piatto che va servito al microonde. ***
Capitolo 6: *** Caro diario, tutta questa suspense mi sta uccidendo. ***



Capitolo 1
*** Caro diario, oggi sono caduta in un buco e uno scheletro sexy ha cercato di uccidermi. ***


Caro diario,
    mi chiamo Sousy, sono una ragazza di diciassette anni e ho gli occhi grigio chiaro e i capelli rossi, non sono molto alta e infatti tutti pensano sempre che io sia più piccola e questo spesso mi fa arrabbiare uff. Non so perché ma ho sentito il bisogno incontenibile di descrivere me stessa nella prima pagina di questo diario, anche se ovviamente io so benissimo come sono fatta e probabilmente lo sapranno anche i guardoni che potrebbero leggerlo per farmi i dispetti hihihi.
Dato che ci sono continuo nella descrizione: sono una ragazza normale ma mi piace vestirmi con colori allegri, infatti indosso dei jeans strappati sulle ginocchia, una maglietta viola e una felpa bianca di Di-e-ggì. Porto i miei cappelli sempre raccolti in una coda sulla testa perché se no mi entrano negli occhi.
Sono una ragazza piuttosto socievole e infatti ero salita a farmi una passeggiata in montagna insieme a quelli del centro anziani per andare in cerca di funghi, prima di cadere nel buco.
Sì insomma, i vecchietti mi adorano e comunque tutti gli altri miei amici mi avevano dato buca pure loro (hehehe che simpa).
Insomma, avevo visto un bellissimo boletus edulis nascosto in una grotta, e dato che mi pareva che i miei amici novantenni mi avessero ormai distanziato da un buon quarto d’ora – non è colpa mia se non trovavo i funghi e loro si sono offesi, dovevo aggiornare Istagram! – ho deciso di prendere almeno quel funghetto per riconquistarmi la loro fiducia. Solo che sono inciampata e sono finita nel buco.
Ed è così che è cominciata la mia storia.
Ora vorrei continuare ma ho troppo sonno e mi si è stancata la mano ciao.

 

Questo fu quello che lesse Toriel nei fogli sparsi che trovò sul pavimento della camera da letto dove aveva condotto quella strana ragazzina che aveva detto di chiamarsi Sousy, che aveva trovato all’ingresso delle rovine a vagare senza una meta. Si rendeva conto che non era stato proprio educato sbirciare, ma non aveva potuto resistere alla tentazione, una volta entrata per portarle una bella fetta della torta alle lumache che aveva appena sfornato.
La dolce capra scosse lentamente la testa, leggendo: quella ragazzina aveva decisamente bisogno di un paio delle sue lezioni, e soprattutto quello che aveva trovato scritto non corrispondeva assolutamente a ciò che le aveva raccontato Sousy. La ragazzina, infatti, aveva affermato di essere giunta al monte Ebbot da sola perché voleva vincere il record regionale di bird watching, ed era inciampata all’ingresso della caverna mentre osservava intenta un beccaccino alpino col suo binocolo.
Toriel rimise a posto i fogli e la lasciò da sola a dormire, decisa a mettere dei lucchetti al frigo per evitare che, al risveglio, Sousy continuasse a depredarlo senza chiedere il permesso.
Certo che gli umani non ne sfornavano più di bambini a modo come una volta.

 

Dieci minuti dopo, al piano di sotto, una porta stava venendo aperta di soppiatto, grattando contro il terreno innevato che stava dall’altra parte. Toriel si era appisolata ignara di fronte al camino, e Sousy – che aveva solo finto di dormire – era riuscita a sgattaiolare nel corridoio sotto la casa senza svegliarla, dato che la sua mamma caprina sembrava volerle nascondere qualcosa là sotto.
Con un calcio riuscì finalmente a spalancare abbastanza i battenti da passarci attraverso, si infilò nella fessura e si lanciò in corsa al di fuori, ansimando per la fatica.
Finalmente era libera.

 

L’AMORE FA MALE.

*tuuuuummmmmm*

 

 

 

 

Sousy era terrorizzata.
Correva nella neve seguendo quello che sembrava un sentiero tra alti alberi neri, in una grotta da qualche parte sotto la montagna in cui filtrava una luce lugubre e moribonda; gli unici suoni che sentiva erano i suoi passi che affogavano nella neve scrocchiante e i suoi ansimi di fatica, che lasciavano strisce di vapore nell’aria fredda.
L’unica cosa che desiderava era uscire da quel cesso di posto. Correva e correva fino a consumarsi i polmoni e poi, all’improvviso, cadde.
Non capì nemmeno come, semplicemente il suo corpo finì inesorabilmente schiacciato a terra da una forza inspiegabile, non era nemmeno inciampata – cosa che in effetti le accadeva spesso.
Non riuscì a rialzarsi.
Un’ombra la sovrastò, coprendo la luce già fioca, con quello che sembrava un inquietante occhio azzurro elettrico spalancato incastrato nella testa.
“Ehi, umano.”
L’ombra parlò, con una profonda voce che pareva essere uscita direttamente dagli antri dell’oltretomba.
“…ti intrufoli nel nostro regno senza nemmeno presentarti? Non le conosci le buone maniere? Sai, di solito un uccellino mi dice di fare il bravo con i ragazzini come te che oltrepassano quella porta, ma oggi non è passato… sai cosa vuol dire, vero?”
Fece un passo in avanti, e Sousy riuscì a vederlo bene in faccia.
Contrariamente a ciò che ogni essere umano dotato di buon senso avrebbe fatto in una situazione del genere, e trovarsi davanti uno scheletro con un ghigno inquietante stampato in faccia che ti sta intrappolando con la sua magia assassina di solito genera un tipo ben specifico di reazioni, Sousy arrossì.
“Wow.” Mormorò, a mezza voce.
“…wow?”
“Cioè, figata.”
“…sto per ucciderti, umana. Capish?”
“Sì sì, lo so…”
Sousy tentò di rotolare dalla sua posizione a tappeto nella neve, ma la magia dello scheletro continuava a tenerla immobile e schiacciata al suolo, e non ci riuscì.
“…scusami, è che questa situazione è dannatamente… emh… senti ho bisogno di sfogarmi, okay? Ero convinta che sarei morta nel momento stesso in cui sono caduta in quella buca schifosa, ma invece incontro questa specie di…caprona gigante che mi riempie di torta alle lumache e mi minaccia di tenermi lì con lei in quel postaccio per sempre, e io penso OH MIO DIO MORIRÓ DI NOIA MEGLIO FILARSELA PRIMA CHE QUESTA MI CUOCIA IN UNA TORTA e così bam! Sono scappata qui. E poi niente arrivi tu e mi immobilizzi a terra così come se niente fosse e poi mi minacci in quel modo sexy e quindi niente, uccidimi pure se vuoi. Tanto se devo proprio morire, preferisco essere uccisa in modo fico.”
Lo scheletro era rimasto a fissarla a bocca aperta per tutto il discorso.
“Emh…” iniziò, ma decise di lasciar perdere.
“Tanto la mia vita fa schifo comunque. I biglietti per il concerto di Rihanna sono finiti ieri e non ci sarei potuta andare in ogni caso.”
Lo scheletro sembrò riprendersi. Strinse la presa sul cuore dell’umana e la spiaccicò al suolo con ancora più forza. Lei gemette.
“Bene allora. Ti dirò una cosina che ti farà sentire ancora meglio: quando ti avrò trasformato in un mucchietto di ceneri fumanti, la tua anima sarà usata per liberare il nostro popolo dal sottosuolo, e avvererai i sogni di centinaia di mostri. Carino eh?”
Alle spalle dello scheletro apparvero quelli che sembravano tre enormi teschi di cane, con le fauci brucianti di un poco rassicurante bagliore blu, che strillavano omicidio violento da ogni ossuto centimetro.
“Ehi…ehi aspetta… non vorrai ammazzarmi sul serio, eh…? Cioè io pensavo… uno scheletro così carino in felpa non vorrà davver…”
Sousy si sentì spingere la faccia nella neve, e per un attimo percepì solo cuore che le batteva all’impazzata nelle orecchie e il tepore dei vicini laser che stavano per cuocerla come un tacchino ripieno.
Per un attimo, infatti.
Due secondi dopo, la voce di qualcuno che urlava a squarciagola, giungendo di lontano, le perforò i timpani già ovattati dal nevischio.
“SAAAAAAANS! – urlò la voce – MA CHE STAI FACENDO!? PERCHÉ NON TI TROVO MAI ALLA TUA STAZIONE!?”
Il tepore dei laser svanì all’istante e con esso anche la presa sull’anima di Sousy, che finalmente ricominciò a respirare ma non ebbe il coraggio di sollevare la faccia dalla neve.
“DIMMI COME MAI STAI SEMPRE A BIGHELLONAREEEEEEEEEEOOOOOOOOOOOOH MIO DIO MA QUELLO È UN UMANOOOOO!?!?!?”
Sousy si sentì rinascere, realizzando di essere ancora viva, e finalmente si risollevò: era apparso un secondo scheletro, più alto e più rumoroso del primo. Il suo attentatore, adesso, aveva perso tutta la sua aura di pericolosità e se ne stava con le mani in tasca e un sorriso scemo a fissare l’altro, che sembrava felicissimo di averla incontrata.
“UMANO! – urlò il secondo scheletro, abbigliato come una sorta di supereroe con una sciarpa rossa stracciata a fargli da mantello – LASCIA CHE TI PRESENTI COLUI CHE TI CATTURERÁ, LA FUTURA GUARDIA REALE, L’IMPAREGGIABILE ARCHITETTO DI PUZZLE, L’INIMITABILE CHEF, IL GRANDE PAPYRUS!”
Ma Sousy, lei non aveva occhi che per colui che meno di due minuti prima aveva tentato di friggerla coi suoi cannoni-scheletro-laser.
“Mi…mi hai risparmiato la vita.” Mormorò, con voce tremolante.
“Eh? Non ho idea di cosa tu stia parlando.” Rispose lui, sollevando le spalle.
“EHI UMANO, CHE FAI, MI IGNORI???” Protestò il grande Papyrus, piccato.
“Io comunque mi chiamo Sousy, Mary Sousy.”
“PIACERE SOUSY, IO COME TI HO GIÁ ACCENNATO SONO IL GRANDE PAPYRUS, E QUESTO QUI È MIO FRATELLO, SANS!”
“Piacere Sans.” Sussurrò Sousy, sempre in preda a tremori.
Sans sollevò gli occhi al cielo, divertito.
“BASTA CON LE CHIACCHIERE, SOTTO CON I PUZZLES!”

 

***

 

“…e comunque guarda che se ho flirtato con te, è stato solo perché ne avevo piene le scatole di tutti quei puzzles del menga!”
Sousy e Papyrus erano nella camera da letto dello scheletro, in quello che doveva essere un appuntamento romantico ma che poi si era rivelato di fatto essere una specie di scontro finale, un pettine che raccoglieva tutti i problematici nodi di una testa più spettinata di quella dell’umana dopo aver attraversato tutta Snowdin, considerato come era andato a finire.
Papyrus incrociò le braccia, offeso e dispiaciuto.
“…oh insomma, sei la seconda persona che minacciava di farmi del male oggi, che avrei dovuto fare me lo spieghi? Ho ricorso all’unica arma che avevo a disposizione per salvarmi, la seduzione femminile! Che poi, voialtri, non fate altro che attaccarmi senza sosta. Che dovrei pensare io, ti sembra una cosa carina!? Come pensavi che io volessi sul serio provarci con te! Guarda come ti vesti poi! Siamo seri!”
Lo scheletro sollevò un’arcata sopraccigliare. Sousy ebbe quasi paura che si sarebbe messo a piangere, da tanto gli stava riversando addosso tutto il suo nervoso – a volte la gente lo faceva quando a lei giravano le scatole – e allora avrebbe deciso che proprio non ne poteva più di lui e lo avrebbe piantato lì, dato che non poteva sopportare i piagnistei altrui.
E invece no. Papyrus si piantò le mani sui fianchi e le lanciò un’occhiata innervosita.
“Senti tesorino. – iniziò lo scheletro – Sarò schietto, dato che ci tieni così tanto. Ho accettato di concederti questo appuntamento solo per cortesia, dato che ti sei messa a flirtare con me in modo così plateale, perché pensavo che ci fosse un valido motivo sotto. Forse davvero le piaccio, ho pensato, forse dovrei darle una possibilità. E invece vieni qui e mi prendi in giro per le mie action figures e il mio letto su quattro ruote, e purtroppo l’idea che avevo su di te si è confermata: sei una maleducata. Hai mangiato i miei spaghetti e li hai sputati apposta, e io che pensavo che quell’espressione fosse per una intensa emozione!”
“Facevano schifo!” protestò Sousy.
“L’unica cosa che posso pensare di te è che tu non capisca come sono fatto, e ci può stare. Posso darti una mano a raggiungere la fine di questa galleria se tanto ci tieni, e posso anche darti qualche lezione di bon ton, lo faccio con piacere. Ma se vuoi piantarmi qui, non te lo permetto. Sono io che ti scarico. E non chiedermi di darti il mio numero, di solito mi piace aiutare la gente ma non so quanta voglia ho di sentire la tua voce dietro un ricevitore.”
Sousy rimase interdetta con la bocca spalancata, e Papyrus si diresse con decisione verso la porta. Prima di uscire, però, si voltò un’ultima volta e disse:
“…e comunque, non è stato carino chiedermi un appuntamento dopo che hai continuato a fare gli occhi dolci per tutto il tempo a mio fratello. Guarda un po’ cosa mi hai fatto fare solo perché volevo farti un piacere!”
Uscì, e sbatté la porta.
Sousy sentì le lacrime bruciarle contro le palpebre, moleste.

 

Mentre la ragazza scendeva rabbiosamente le scale di corsa per andarsene da quella casetta opprimente, tentando di trattenere i singhiozzi, una frase tranquilla raggiunse le sue orecchie all’improvviso, paralizzandola.
“Wow. Giuro che non ho mai visto mio fratello così tanto arrabbiato in vita mia.”
Era Sans. Era apparso dal nulla alla fine della scala, appoggiato col gomito al parapetto nel suo solito atteggiamento menefreghista, e la guardava di sottecchi dal basso.
Sousy si sentì invasa nella sua intimità, si era fatta beccare in un momento di fragilità, in lacrime: la cosa le mandò in fiamme le guance. Affondò la faccia tra le mani e si asciugò gli occhi con le maniche della felpa bianca, cercando di ricomporsi almeno un pochino.
“…è tuo fratello che è impossibile. Mi ha scaricata urlandomi contro.”
“Ah.” Commentò Sans, aspettando che Sousy scendesse al piano terra dove stava lui.
“…in realtà io nemmeno volevo uscirci, cercavo solo di salvarmi la pelle.”
“…certo che mio fratello è un po’ strano, lo ammetto. Ma di solito non si comporta così, chissà che gli è preso, eh?”
“…già.”
La ragazza rallentò significativamente il passo mentre passava di fianco allo scheletro, immaginando – e sperando – che lui non fosse apparso lì solo per prenderla in giro sull’esito del suo ultimo appuntamento. In effetti, non si sbagliava.
“Senti… - iniziò Sans, guardando da un’altra parte - …per caso hai da fare, adesso?”
Sousy si paralizzò.
“No. Perché…?”
“Ti andrebbe di pranzare con me? Devo parlarti.”
Per un breve attimo gli ormoni di Sousy impazzirono, poi si calmarono e poi impazzirono di nuovo. Sì, insomma, non che Sans le piacesse o cosa… cioè, lui non aveva dimostrato verso di lei il benché minimo interesse fino a quel momento, se non forse qualcosina sottoforma di un paio di consigli per puzzle e qualche allusione a quanto fosse figo suo fratello… e di certo a lei aveva sempre fatto piacere vederlo. Sperava che volesse dirle qualcosa, ma di certo non si aspettava un invito così esplicito. Non così in fretta, almeno. O forse no, ci stava sperando… okay il suo cervello era diventato una frittura mista di neuroni e aveva perso qualsivoglia capacità di ragionare lucidamente.
“S-SÍ! Khem… cioè sì! Sì volentieri!” rispose, faticando a orchestrare il lavoro di lingua e denti per articolare le parole.
“Bene. Seguimi allora, conosco una scorciatoia.”
In meno di un battito di ciglia Sousy si ritrovò nell’ingresso di Grillby’s, il pub di Snowdin.
Si sedettero in un tavolino appartato, e ordinarono una porzione di patatine e un’insalata – lei era a dieta.
“Cosa… cosa volevi dirmi, Sans?” chiese la ragazza, presa talmente in contropiede dalla velocità che avevano preso gli eventi negli ultimi due minuti da non riuscire bene a realizzare che era davvero seduta ad un tavolo, da sola, con colui che le aveva dato una bella batosta (di che tipo, poi, lo decideranno solo i posteri).
Lui sollevò le spalle.
“Riguardo a quando sei entrata dalle rovine, e io ti ho… khem riservato una certa accoglienza. Vorrei chiederti di non accennare nulla a Papyrus riguardo a quella faccenda. Sai, lui sarà anche un tipo un po’ bizzarro, ma è molto buono e ingenuo, forse troppo. Non sa che gli umani che cadono nel Sottosuolo devono essere uccisi per ordine del re, e non voglio che stia male sapendo la verità.”
“Ah, okay. Se vuoi, va bene.” rispose la ragazza, un po’ delusa dal fatto che Sans sembrava avere in testa solo quel cretino di suo fratello minore.
“Grazie.”
Sans prese la bottiglia del ketchup e se ne bevve metà in un sorso solo, quasi come se fosse stata acqua oligominerale. Sousy lo osservava ipnotizzata.
“Ah un’altra cosa. Per caso…hai per caso mai sentito di un fiore parlante?”
“Oh sì.”
Lo scheletro spalancò gli occhi.
“…quando sono caduta da quello schifo di buco, ho fatto un macello terribile coi fiori che crescevano là sotto. Erano tutti spiaccicati. Uno tra loro, in effetti, si stava lamentando, con una vocina flebile flebile: io mi sono avvicinata e l’ho sentito farfugliare una cosa tipo uccidere o essere uccisi, uccidere o essere uccisi… stavolta mi è andata maleeeeeeeeeeeeeeee e poi è morto.”
Il fatto sembrò rendere Sans particolarmente felice.
“Oh – commentò, sorridendo soddisfatto – questa sì che è una buona notizia.”
“Dici? La caprona sembrava arrabbiatissima per quello che avevo combinato con la sua aiuola. Avevo paura che volesse incornarmi senza pietà e fare tramezzini di Sousy con olive e lumache.”
Sans ridacchiò.
“…non credo che dovresti pensare così male di lei, una signora a modo che cura i suoi fiori con amore e si preoccupa dei ragazzini che precipitano in questa fogna di posto, preparando loro gustose torte e offrendo alloggio, non può essere una cattiva persona, no?”
“…io però avevo paura lo stesso, oh.”
Sousy arrossì, imbronciata, e incrociò le braccia in un gesto che voleva essere a metà tra il tenero e lo stizzoso. Sans scosse la testa, infilandosi tre patatine in bocca.
“Senti.” Proseguì lo scheletro, con tono un po’ più serio. La ragazzina si riscosse subito con gli occhi pieni di stelline luccicanti.
“Ti ho spiegato perché è successo quello che è successo, no? Non hai otto anni, sei grande abbastanza per capire. Per ordine del re ogni umano che cade qui deve essere ucciso. Io stavo per… raccogliere la tua anima, prima che arrivasse mio fratello. Ormai lui ti conosce, e ti hanno vista tutti i cittadini di Snowdin, per cui non preoccuparti, non proverò più a farti del male. Però… presto arriverai alla capitale, se non ti ci condurrà prima Undyne, e ci sono solo due modi in cui questa storia potrebbe andare a finire se vuoi uscire da qui: o il re prenderà la tua anima personalmente, o tu prenderai la sua, uccidendolo, e potrai attraversare la barriera per tornare da qualunque posto tu sia venuta. Questione animosa, lo so.”
Sans sollevò lo sguardo per capire come Sousy stava prendendo tutta quanta la questione, e vide che lo stava ancora fissando a occhi spalancati, senza il minimo cambio di espressione.
“…non starò a giudicare la scelta che farai, sappilo. Chi non vorrebbe avere la possibilità di scappare? Però…mi sento in dovere di dirti anche un’altra cosa. Non…devi per forza andare via. Tu non vuoi morire, ma nessuno vuole che tu uccida il nostro re. Se non vuoi trovarti in uno scontro all’ultimo sangue, potresti anche lasciar perdere, e restare qui con noi. Potremmo anche trovare un’altra soluzione per rompere la barriera che ci intrappola qui sotto. Capisci ciò che intendo dire?”
Sousy sbatté le palpebre. Oh, certo, aveva capito benissimo ciò che intendeva dire, e le sembrò di sentire dei corni angelici risuonarle nelle orecchie.
Mi stai chiedendo di rimanere qui con te per sempre perché non vuoi che io resti uccisa???
“Emh…”
“No perché se è così va bene! D’accordo! E chi ve lo tocca il vostro re! Pfff, è ovvio che non voglio morire, mi hai persino risparmiato la vita!”
Sans scoppiò a ridere, vedendo tanto entusiasmo: “Eheheheheh sì okay okay, diciamo così. Bene allora, fantastico!”
Lo scheletro fece per alzarsi e porre fine al pranzo ma Sousy gli afferrò una manica della felpa. Lo stava guardando fisso, ancora, più rossa della bottiglia del ketchup.
“Era un appuntamento, questo?” chiese, trepidante.
“Come scusa?”
“Dai non fare lo scemo… hai capito, no? Era un appuntamento-appuntamento?”
Sans si guardò attorno. Doggo e il Cane piccino, a un paio di tavoli di distanza, si erano infilati le zampe in bocca nel tentativo di non scoppiare a ridere, e Grillby sembrava badare ai fatti suoi, ma pareva parecchio divertito pure lui. Qualcosa si smosse nella testolina del piccolo scheletro, e si voltò di nuovo verso la sua ammiratrice diciassettenne, sorridendo in modo furbetto.
“Umh… sì, perché no.”
“Oh!”
Sousy all’improvviso avvampò peggio del gestore del locale, mollò la manica di Sans, si guardò attorno in preda al panico e poi corse fuori, eccitata e imbarazzata come non mai. Da oltre i muri e la porta chiusa del locale la si sentì strillare un acuto spacca finestre, che sembrò recitare qualcosa tipo sei uno scemooooooooooooooooooo.
Sans ridacchiò.
“Qui finirà molto male.” Pensò Grillby tra sé e sé, finendo di ripulire il suo bancone.



Image and video hosting by TinyPic


*Angolo autrice*

*Scusate.
*Dovevo troppo farlo.
*In realtà, questa doveva essere solo una shot, ma sta diventando parecchio lunghina e quindi, di conseguenza, sarà una piccola long. Magari di due, o tre capitoli.
*Naturalmente, questa fiction non intende prendere in giro nessuna storia o autore in particolare, ma solo un genere parecchio usato, che però non sempre ha molto senso (sanso, ehehehe).
*Spero vi sia piaciuta.
*Bye

Kiki

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Caro diario, giuro che gli scheletri proprio non sanno baciare. ***


Caro diario,
    non riesco a capire cosa mi stia succedendo. Da ieri che sono caduta in un buco la mia vita è cambiata completamente, e non solo ho rischiato di morire diciassette volte, ma sembra proprio che abbia trovato una nuova casa. Non mi importa in realtà, tanto mi ero rotta le scatole già da un paio d’anni di andare a scuola, e mia mamma può vivere anche senza che io apparecchi la tavola ogni sera. Ora vivo in un posto bellissimo. Con delle persone bellissime. No, insomma, la persona bellissima è una sola, ma lasciamo perdere. Insomma vivo in capanno degli attrezzi, quello della casa di Sans. Cioè, praticamente siamo coinquilini!!!!! Ci sono un paio di spifferi alle finestre e la cuccia che uso come letto è un po’ scomoda, ma non importa, mi va bene così.
…mi ha detto che oggi pomeriggio possiamo avere il nostro secondo appuntamentoooooooo!!!!!
No okay sto bene, no non è vero sto male. Cioè. Uffa sono scemaaaaaaaaa!!!!!
Comunque mi sembra di stare dentro a una di quelle storie romantiche bellissime, dove si parte a botte e insulti e si finisce a… no vabbeh mi fermo che è meglio, e poi sai che vergogna se qualcuno per sbaglio legge!
Hihihihi!
Ora ciao che devo spazzare la paglia da per terra. Tvb.

 

Papyrus abbassò il foglio che stava leggendo e restò qualche secondo a guardare il vuoto con espressione corrucciata.
Sousy non c’era e non aveva tirato su nemmeno un grammo della sporcizia che c’era per terra, sul pavimento del garage dei due scheletri.
“Non sono convinto che sia una buona idea, Sans. Sembra davvero innamorata di te.”
“Oh, andiamo. Nemmeno leggere il suo diario segreto è una cosa carina. Eppure lo stai facendo.”
“Sì ma, aveva lasciato il foglio all’insù appoggiato sul suo cuscino, sembrava quasi un bigliettino!”
“Anche questo è vero.”
I fratelli erano entrati là dentro perché l’umana era sparita, e temevano che potesse cacciarsi in qualche guaio, ma evidentemente non si trovava nella residenza che le avevano affibbiato. Probabilmente dopo avrebbero continuato a cercarla – voglia permettendo. Papyrus era ancora di pessimo umore per quello che gli era capitato il giorno precedente, e gli dava ancora più fastidio il fatto che suo fratello Sans avesse deciso di dar retta alle avances di quella ragazzina così tanto a fondo nella classifica dei suoi standard.
“Sans, davvero. Ho paura che le cose possano prendere una piega che non mi piace.”
“Non dire sciocchezze fratellino, quella lì si merita una lezione.”
Sans dette una pacca sul fianco a Papyrus – alla spalla non ci arrivava – e gli fece l’occhiolino, con uno scintillio di complicità nel sorriso.
“…guarda come ti ha trattato, non posso certo perdonarglielo. E non oso pensare a come potrebbe essersi comportata con la signora che si prende cura delle rovine…è una piccola peste, ci penso io a rimetterla in riga.”
“Sì ma fratello… – protestò Papyrus, ancora meno convinto – …anche se fosse, tu te la dovrai sorbire per tutto il tempo. Dai, non ne vale la pena, dai retta al grande Papyrus. Non voglio che faccia star male anche te come lo sono stato io.”
Non preoccuparti Paps. – Sans gli prese dalle mani il foglio scritto da Sousy, per rimetterlo dove lo avevano trovato, nella cuccia per cani che usava come letto – A me non importa del tempo che spreco, tanto... E poi sarà divertente. Eheheh.”
Gli erano caduti gli occhi sul numero esorbitante di punti esclamativi che la ragazzina aveva elencato di fianco al suo nome e alla parola coinquilini, e non aveva potuto trattenere un sospiro divertito.
“Papyrus, – chiese – ma secondo te perché gli esseri umani sono così attratti da noi?”
Suo fratello ci pensò un po’ su, confuso.
“Non so Sans, forse perché siamo come loro… ma più nudi.”
“Diamine Paps, sei un accidenti di genio.”

 

 

* * *

 

La neve cadeva lungo il sentiero dolcemente, e ogni fiocco sembrava una farfallina danzante nell’aria fresca e profumata di resina.
Sousy arrivò presso la stazione di guardia saltellando leggermente coi piedi, tenendosi le mani nelle mani, e si piazzò di fronte al bancone.
“Ehilà!” la salutò Sans, agitando una mano, seduto comodo sulla sua panca di legno. Lei arrossì come un pomodoro, e si corrucciò un pochino.
“E-eccomi qui.”
Aveva qualcosa di molto strano in testa, che spuntava fuori tra le ciocche castano scure dei suoi capelli.
“…ma dov’eri finita? Ho passato tutta la mattina a cercarti.”
Lei arrossì ancora di più. Davvero le aveva appena detto di aver passato tutta la mattina impegnato a preoccuparsi della sua posizione e probabilmente salvezza? Oddio, era così romantico.
“Ero andata a farmi un giro, non è che sei il mio babysitter e mi devi seguire dappertutto, eh!”
“Sì sì…tranquilla. Quindi per pura curiosità, dove ti eri cacciata?”
“Ho conosciuto Alphys. Siamo diventate amiche.”
Sousy si indicò le sporgenze che le spuntavano dalla testa: due triangolini di tessuto peloso rosa fluo, con un ciuffo più chiaro sbarazzino sulla punta.
“Abbiamo avuto un’idea geniale per evitare che mascalzoni come te mi attaccassero a vista: mi ha prestato le sue orecchie da gatto e ora vado in giro dicendo di essere un mostro anche io, una donna-gatto. Funziona! Il comandante delle Guardie Reali ci è cascato come un fesso, pensa che mi ha persino chiesto un autografo! Pensava che fossi una principessa magica o qualcosa di simile.”
“Oh. – Sans scoppiò a ridere – Certo che te la cavi bene qui nel sottosuolo, eh?”
Sousy fece spallucce.
“È stato facile, ho solo raccontato ad Alphys tutta la trama di Piccoli Problemi di Cuore e di Rossana. Sembrava contenta, ma ho fatto un po’ di fatica a farmi prestare le orecchie: ho dovuto minacciarla di spoilerarle il finale di Madoka Magica, dato che evidentemente le mancano gli ultimi tre episodi, perché non voleva separarsene.”
Sans le lanciò un’occhiata strana, e lei pensò che probabilmente non avesse idea di quello di cui stesse parlando.
“Senti… – continuò l’umana, glissando sull’evidente ignoranza da parte di Sans sull’argomento anime – …dove pensi di portarmi? Cioè, se ho capito bene, questo è…”
“Oooh in realtà pensavo che potremmo tranquillamente starcene qui. Abbiamo tutto quello che ci serve e camminare è faticoso. Vieni!”
Sans con un gesto del braccio la invitò a raggiungerlo dentro il casotto della stazione di guardia, e lei timidamente passò sul retro e si sedette sulla panca di fianco a lui, cercando di non rovesciare nessuna delle bottiglie di salsa che stavano immagazzinate bene in fila dentro mensoline costruite su misura.
“…ma tu non eri capace di teletrasportarti?” Chiese Sousy storcendo un po’ il naso.
“Sai, anche teletrasportarsi è faticoso, e poi sto lavorando, piccola.” Sans le fece l’occhiolino, e lei per un paio di secondi si sentì svenire. Ma si riprese in un attimo.
“…s-se t-ti disturbo p-potevi anche e-evitare di invitarmi…”
“Massì, ci tenevi così tanto.”
Ci furono una ventina di secondi di silenzio imbarazzante. Almeno, imbarazzante per Sousy, dato che Sans pareva perfettamente a suo agio con un’adolescente in piena tempesta ormonale con indosso delle orecchie da gatto rosa pelose seduta al suo fianco.
“…seeenti… – iniziò Sousy, per rompere il ghiaccio in quella landa congelata – …tu sei mai uscito con altre ragazze?”
“Oh sì. – rispose lo scheletro – Anche se non erano esseri umani.”
Sousy diventò viola, e Sans continuò, fissandola con quel sorrisetto provocatorio che le faceva scuotere le ossa come se fossero state percorse da corrente elettrica.
“…probabilmente non hai capito molto bene nemmeno quanti anni ho, eh? Anzi, dato che siamo in argomento, c’è una cosa che mi tormenta e che volevo chiederti.”
Sousy mosse la testa su e giù, aspettando la domanda fatidica.
“…posso sapere cosa ci trovi in me? Dico… potrei capire se fossi uno di quei ragazzi bellissimi da fiction di cui le protagoniste si innamorano sempre, ma…insomma. Sono uno scheletro, tesoro. E sono pure basso. E boh… fossi atletico come mio fratello, magari… ma non è che io sia poi così tanto in forma. E vado in giro praticamente in pigiama. E, per di più, ho anche provato ad ucciderti. Quindi…?”
Non è vero sei bellissim… erano le parole che si stavano formando nella mente di Sousy, ma il pensiero si bloccò a metà. In effetti Sans non aveva tutti i torti. Oltre ad essere un tappo stratosferico, era anche sciatto e malandato: le sue occhiaie erano quelle di chi non chiudeva occhio da settimane, e il fatto che bevesse salse da barbecue direttamente dalla bottiglia era decisamente disgustoso. Ma il cuore di Sousy decise di fregarsene, l’amore doveva vincere su quelle piccolezze.
“…se ti stai riferendo al fatto che tu sei un mostro e io un’umana – iniziò Sousy, parlando come una macchinetta da tanta era la convinzione che la animava – …non me ne frega niente. Le storie d’amore più belle sono quelle impossibili, e poi certe ragazze sono state capaci di mettersi insieme a cose molto più pericolose di te. Hai mai visto Twilight? Ecco.”
Sousy era molto soddisfatta della risposta che aveva dato, in effetti era esattamente quello che pensava anche lei. Sicuramente doveva aver convinto anche lui della forza dei suoi sentimenti.
Oh, sì, lui sembrava convinto.
Davvero convinto.
Lo scheletro improvvisamente si era proteso in avanti e le aveva allacciato i fianchi con un braccio, avvicinandola a sé con un gesto deciso e portando il suo viso a un paio di centimetri da quello di Sousy, guardandola intensamente negli occhi. La ragazza percepì il suo fiato gelido sulle labbra.
“Bene direi – sussurrò Sans, con la sua voce profonda – questo è decisamente il momento in cui io dovrei baciarti. Che ne dici?”
Sousy si sentì morire dentro. Chiuse gli occhi, con il cuore che le scoppiava nelle orecchie. Lui si protese verso di lei, annullando quel soffio di distanza che c’era tra le loro due bocche.
Durò una decina di secondi.

“Beh?”  
Chiese Sans, lasciandola andare:
“Non è forse stato il momento più romantico della tua vita?”
“Emh…”
Sousy dovette prendersi un paio di secondi per riordinare le idee, da tanto era sconvolta.
“…no. È stato stranissimo. Non hai le labbra, e nemmeno la lingua. Sei gelido. Mi hai praticamente morso coi denti. E il mio naso si è infilato nel buco dove dovrebbe esserci il tuo.”
“…e non è stato bellissimo?” chiese Sans esaltandosi più che mai.
Sousy era troppo confusa per riuscire a distinguere per bene la situazione. Quindi decise di arrabbiarsi.
“Sei… sei… sei un cretino! Come ti permetti di baciarmi così a tradimento, eh? Non sono mica una bambola io, cosa ti fa pensare che io fossi d’accordo? Eh? Non cercarmi mai più, pervertito!”
Sousy gli tirò quello che doveva essere uno schiaffo su una guancia, ma finì per farsi male ad una mano perché la sua faccia in effetti era fatta di ossa, così si alzò in piedi e scappò via.
Sans la osservò allontanarsi correndo furibonda, e quando sparì dalla vista scoppiò a ridere a crepapelle.
Erano anni che non si divertiva così.

 

* * *

 

 

KissyCutie89 - Ehy Sans.
PunMaster - Ehya Alph.
KissyCutie89 - Potresti farmi un favore? Ho finito il cibo per gli inquilini di sotto, più tardi se puoi me ne porteresti un altro paio di sacchi?
PunMaster - Sicuro Alph.
KissyCutie89 - Grazie. Non sono proprio il massimo quando hanno fame.
PunMaster - Eh lo so, fanno un gran pappano. Eh.
KissyCutie89 - Ah, senti, emh.
KissyCutie89 - *digitando*
KissyCutie89 - Ho saputo che stai uscendo con l’umana. Cioè non per farmi gli affari tuoi
KissyCutie89 - *digitando*
PunMaster - Ah già. Te lo avrà detto lei immagino.
KissyCutie89 - Ti conosco da una vita Sans. Erano secoli che non uscivi con una ragazza. Ma…sei sicuro che questa qui ne valga la pena? Intendo… meriti di meglio. Non mi è sembrata la migliore delle persone, ed è pure minorenne.
PunMaster - Lo so. Sousy ha trattato Papyrus a pesci in faccia prima di uscire con me. L’ha fatto piangere. Mi ha detto che è stata antipatica anche con te.
KissyCutie89 - Aspetta, non ti seguo. Allora perché ci esci?
PunMaster - Alph, Alph. Ricorda. Che tipo di mostro sono, io?
KissyCutie89 - …uno schelepigro? O.o
PunMaster - No. Un troll, bellezza.
KissyCutie89 - Oh.
KissyCutie89 - Oh…
KissyCutie89 - Oooooh…
KissyCutie89 - Vendica tutti noi eroe. Riduci in poltiglia quel residuo di cane marcescente.
PunMaster - Ora comunque abbiamo litigato. Credo.
KissyCutie89 - Oh, e perché?
PunMaster - …ma sai, in realtà si è arrabbiata per cliché. Sai quando in una storia romantica generica l’innamorato provoca, l’innamorata se la prende con lui ma poi torna perché in realtà perché i cafoni le piacciono…solita roba da fan fiction adolescenziale.
KissyCutie89 - Oh, capisco benissimo. Praticamente state attraversando una fase.
PunMaster - Uh, già.
KissyCutie89 - Sono espertissima in queste cose. Adesso, il prossimo passo è di riavvicinarti a lei con un bell’equivoco imbarazzante, e la cosa che si usa di più di solito è…

 

 

* * *

 

Sousy si infilò di soppiatto nel bagno, e chiuse la porta a chiave.
Il suo capanno degli attrezzi non aveva un bagno, purtroppo, e quindi era stata costretta ad andare a fare i suoi bisogni fisiologici di umana dove andavano a farli anche i cani, fra gli alberi dietro la casa dei due scheletri. Una bella doccia, però, nessuno gliel’avrebbe tolta.
Aveva trattenuto la pipì fino a quel momento, speranzosa di trovare un wc come si deve in quella bella casetta di legno con quel bel tinello tutto a piastrelle, ma con suo grande disappunto si accorse che, in realtà, non c’era nessuna traccia di un water nemmeno lì. C’erano solo una vasca con doccino (stretta), un lavandino con specchio e spazzolini da denti, una vecchia lavatrice che qualcuno si era dimenticato di attivare e biancheria sporca sparsa un po’ ovunque. Sousy storse il naso: ma in che diavolo di posto era finita? Poi pensò che in effetti gli scheletri non hanno un apparato digerente, quindi poteva starci che non avessero un water. Subito le tornò in mente Sans, e la sua sfacciataggine terribilmente sexy. Cacciò l’immagine dalla testa con rabbia, anche se si rese conto che in effetti non era un compito facile. Ma no, no. Era arrabbiata con lui e gli avrebbe tenuto il muso da quel momento fino alla fine dell’eternità, perché era questo che si meritava, oh!
Si protese verso la vasca e girò la manovella dell’acqua, per iniziare a farla uscire calda. Si sarebbe lavata via i pensieri con una bella doccia bollente.
Si sfilò dai capelli le orecchie da gatto pelose rosa, sovra pensiero, e poi iniziò a sfilarsi i vestiti.

 

…nella prossima puntata…
*rullo di tamburi*

SOUSY NUDA SOTTO LA DOCCIA!!!

...stay tuned.

Image and video hosting by TinyPic

*Angolo Autrice*

*Nulla, ci tenevo a sottilineare che minacciare qualcuno di spoilerargli il finale di Madoka Magica è davvero da infami.
*E mi spiace, ma ci sono tre righe blu e non riesco a toglierle. Lasciamole così che il blu fluo è il colore dell'anno.
*Ah, un ringraziamento speciale a Emmevic, che mi ha suggerito la battuta su Twilight. Grafffie! :*

*Alla prossima!

*Kiki

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Caro diario, se qualcun'altro mi dice che una ragazza nuda è come un cane spelacchiato giuro che uccido. ***


Sousy finì di levarsi la biancheria e la lanciò sopra la lavatrice, in cima alla pila di calze sporche. Si stiracchiò facendo scrocchiare la spina dorsale, e godendosi la sensazione del vapore bollente, che iniziava a sollevarsi dalla vasca, sulla pelle nuda. In un breve momento di panico si girò di scatto verso la porta: sì, l’aveva già chiusa a chiave. Sarebbe stato molto imbarazzante se uno dei due padroni di casa avesse deciso di farsi una passeggiata in quella stanza mentre lei era lì dentro a rilassarsi come sua mamma l’aveva fatta. Giustamente.
Senza aspettare oltre si infilò sotto la doccia, lasciandosi scorrere addosso l’acqua.
Era una sensazione meravigliosa. Saranno stati otto giorni che non si lavava, e stava iniziando a puzzare mica male, soprattutto dopo essere caduta nel buco ed essersi sporcata tutti i vestiti.
Certo che, accidenti, ne erano successe di cose.
E Sans era davvero carino. Lo odiava, ma era carino.
Era troppo irruento. Però doveva ammettere che al momento non le era dispiaciuto farsi prendere di prepotenza… aveva provato gli stessi brividi piccanti di quando aveva provato a farla fuori. Rrrrr.
Forse, ma proprio forse, avrebbe potuto anche prendere in considerazione l’idea di perdonarlo.
Stava proprio iniziando a fantasticare scene in cui Sans la sbatteva con violenza su e giù dalle pareti della sua rimessa quando qualcosa interruppe il flusso dei suoi pensieri bollenti di vapore.
Ci fu un rumore improvviso.
“Ooooops scusa, pensavo fosse libero.”
Sousy si sentì pietrificare.
Era lui.
La ragazza fece l’unica cosa che sarebbe risultata accettabile in quell’occasione: si mise a strillare come una sirena anti-incendio.
“FUORIIIIIIIIIIII! COSACIFAIQUIESCIIIIIIIII! SONO TUTTA NUDAAAAAAAAA!”
La voce di Sans, poco oltre il telo di separé mezzo trasparente decorato con piacevolissime stampe di ortaggi, rispose con una certa noncuranza.
“Oh, buono a sapersi. Ti stai dando una lavata?”
Sousy si imbestialì.
“MA CHE CAVOLO NON LO SAI CHE LE RAGAZZE HANNO BISOGNO DI PRIVACY!? FUORIII!”
“…ma non posso, devo fare una macchinata di calze in lavatrice. Papyrus mi ha dato un ultimatum.”
“E CHE ME NE FREGA! NON VOGLIO CHE TU MI VEDAAAAA!!!”
Oltre il telo, la sagoma blu di Sans stava tranquillamente avvicinandosi alla lavatrice, sepolta sotto una collina di roba sporca, e sembrava davvero fregarsene completamente della nudità di Sousy.
“…perché non vuoi che ti veda? Guarda che vedo gente nuda tutto il giorno io.”
“…eh?”
“Oh, andiamo. Non sarai molto diversa da un cane, no?”
Okay, ora Sousy era davvero imbestialita.
“COME TI PERMETTI DI PARAGONARMI A UN CANE!? UNA RAGAZZA NUDA È COMPLETAMENTE DIVERSA DA UN CANE! NOI RAGAZZE SIAMO MOLTO PIÚ…”
“…spelacchiate?”
Con somma sorpresa, Sousy intercettò nel suo campo visivo una frazione della faccia dello scheletro, visibile dalla fessura tra il telo separatorio e il muro: era di spalle ma aveva girato la testa all’indietro, con un occhio brillante e spudorato puntato contro di lei. La stava spiando!
Si lanciò sul fondo della vasca, accucciandosi su sé stessa e coprendosi come poteva, ingoiando per la vergogna un altro strillo. Lui scoppiò a ridere e lei si sentì scoppiare per un paio di altri motivi che non staremo ad approfondire.
“Ehehehehehehehe dai, su, non fare così. Mica mi imbarazzo.”
“IO SÍ DEFICIENTE!!!!”
“Vedila così ragazzina. Tu, rispetto a me, sei uno scheletro completamente vestito. Certo, se fossi tu a vedere me svestito… eh, sarebbe tutta un’altra cosa. Mica ho la pelle per coprirmi, io.”
Sousy non trovò nulla da ribattere, in effetti.
Rimase accucciata sul fondo della vasca a prendersi l’acqua in faccia, mentre lui con tranquillità faceva le sue cose con la lavatrice. Okay, okay, okay. Ora se ne sarebbe rimasta lì fino a che quello scheletro terribile non se ne fosse andato. Ma cazzo, l’aveva vista nuda. Nuda. Perché non andava a farsi fottere? Già che era arrabbiata con lui… questo non facilitava le cose. Perché non andava a suicidarsi? Perché non si annegava? Perché non si levava tutti i vestiti di dosso e andava ad annegarsi lì in doccia con lei…?
“…ah senti, vedo che qua c’è anche la tua roba sporca. Se vuoi te la lavo.”
“Ma… aspetta… sono gli unici vestiti che ho!”
“…troppo tardi. Sono già sporchi di detersivo.”
“…VUOI CHE ME NE RESTI NUDA FINO A CHE NON SI ASCIUGANO???”
“Nah, ti presterò qualcosa.”
Sousy rimase un paio di secondi ad assorbire la nuova informazione, prima che Sans si mettesse di nuovo a parlare.
“Ah… senti, Sousy… è inutile chiudere una porta quando sai benissimo che chi vorresti tener fuori sa usare il teletrasporto. A dopo.”
E svanì nel nulla.
Sousy restò a fumare, sotto il getto bollente della doccia, ormai con la pelle tutta cotta dall’acqua e dal vapore.
“…E COMUNQUE – gridò, fuori di sé – …IN QUESTA SCENA SARESTI DOVUTO USCIRE SUBITO TUTTO IMBARAZZATO, RAZZA DI IDIOTA!”

In teoria dovrebbe essere una cosa romantica fregarsi le felpe del ragazzo per cui si ha una cotta, no? Poi, ovviamente, se per caso fosse lui stesso ad offrirle con grande galanteria, sarebbe anche meglio. Soprattutto quando sono già state usate da uno o due giorni, e l’odore ed il calore della sua pelle sono rimasti intrappolati dentro alla stoffa, rendendo la cosa decisamente adorabile.
Questi erano i pensieri di Sousy, seduta al tavolo della cucina per fare colazione. Doveva assolutamente concentrarsi sulla carineria di quella situazione, o gli schemi che controllavano la sua vita di adolescente sarebbero inevitabilmente crollati.
Sì, Sans le aveva prestato i suoi vestiti.
Sì, per qualche motivo era stato capace di rendere strano anche quell’atto così infallibilmente incantevole.
Le maniche della felpa blu che aveva addosso le arrivavano appena a metà avambraccio, le cuciture sulle spalle troppo strette le davano fastidio ed era costretta a starsene a pancia scoperta. Inoltre, dall’interno giungeva una puzza indistinta di carbonella e cane bagnato. Sotto aveva una t-shirt e un paio di pantaloni da felpa grigi (cavolo se Sans fosse stato di dimensioni normale sarebbe stato così eccezionale), che praticamente si erano trasformati in un top stretto sulle tette e un paio di pantaloni a pinocchietto molto fuori luogo. Inoltre, sulla maglietta c’era scritto The Great Fart-Master e aveva una macchia di ketchup proprio sul davanti, dove non avrebbe potuto nasconderla neanche se la felpa fosse stata abbastanza grande da potersi chiudere con la cerniera.
La povera Sousy sospirò, attendendo che qualcuno le preparasse qualcosa da mangiare, e scosse la testa. Era così difficile essere una ragazza innamorata.
“Ehilà Sousy, sei carina!”
Sans era apparso sulla porta e Sousy mise il broncio, dato che non aveva ancora finito di essere arrabbiata con lui (anche se le aveva appena detto che era carina mmmmmmmmmhhm).
“…e tu sei troppo basso. Ho freddo.”
“Beh devi ringraziare che almeno le mie cose ti entrino, perché se no o eri uno scheletro magro come mio fratello o te ne restavi sul serio in accappatoio per tutto il tempo.”
“…scommetto che non ti sarebbe dispiaciuto considerato che sei entrato a spiarmi.”
“Hai ragione non mi avrebbe fatto schifo. Anche se probabilmente ti saresti ammalata per il freddo e saresti morta.”
Sans ridacchiò tra sé e sé e Sousy non capì benissimo l’allusione, ma lasciò perdere perché lo scheletro stava mettendo dell’acqua nel bollitore per fare il the e lei aveva fame. Inoltre, il fatto che aveva affermato che non gli avrebbe fatto schifo avercela attorno nuda aveva decisamente diminuito la sua volontà di tenergli il muso troppo a lungo. Tra l’altro lui sembrava in vena di chiacchierare.
“Dimmi un po’, Sousy… come ci sei caduta quaggiù? Insomma, di solito ci troviamo tra i piedi solo bimbi sotto i 10 anni e non hanno mai voglia di raccontare l’esperienza, quando uno glielo chiede.”
Sousy ci pensò un po’ su.
“Stavo scappando da un branco di bulli che mi inseguivano. Mi hanno trascinata con l’inganno sul monte Ebott per tagliarmi i capelli con un paio di forbici arrugginite, ma io ho tirato un calcio in faccia a quello che mi stava trattenendo e sono corsa in mezzo ai boschi per seminarli. Sono inciampata e sono caduta nel buco, e poi ho incontrato la caprona. È un trauma, capisci? La mia vita precedente è segnata da prevaricazioni e abusi. Sono una povera anima sofferente in cerca di affetto sincero.”
Sans versò il the e fece spallucce, lanciandole un’occhiata intensa.
“Oh, che disgrazia. E io che avevo la sensazione che stessi facendo bird-watching con un gruppo di novantenni.”
Sousy spalancò gli occhi e sentì il cuore fermarsi.
“Come fai a… no! Non è vero! Se mai ho raccontato quelle cose a qualcuno, erano solo bugie! Per nascondere la mia sofferenza interiore!”
Sans scosse lentamente la testa, sorridendo. Poi le passò una tazza piena di liquido bollente e corroborante insieme a qualche biscotto.
“Scommetto che anche la tua famiglia faceva schifo.”
“Sì. Padre alcolizzato e violento, e madre fuggita in Nepal con uno spacciatore di anfetamine.”
“Lutti non ne abbiamo?”
“Sì. Mio zio che era l’unica persona al mondo ad amarmi, è morto sotto una macchina. Era uno schiacciasassi. Di fronte a me. Quando avevo sette anni.”
“Oh, povera la mia piccola Sousy.”
Sans allungò la mano e le grattò la nuca con le sue dita ossute e piccine, e lei si mise a fare le fusa, soddisfatta – cosa alquanto conveniente dato che ancora impersonava il suo alterego di donna-gatto, avendo indosso le orecchiette rosa pelose di Alphys per non farsi uccidere dalle Guardie Reali.
“Ma dimmi, come mai dei bulli inseguivano una povera fanciulla carina come te?”
“È per via dei miei capelli rossi. Sono troppo particolari e allora i miei coetanei mi bullizzano.”
Sans continuò a fare i grattini sulla testa della ragazza, affondando la mano in ciocche di capelli… decisamente color castagna.
“In effetti il rosso dei tuoi capelli è molto questionabile ragazzina… ora capisco il tuo dolore e perché probabilmente volevano tagliarteli via. Mai visto un rosso così in vita mia, giuro.”
“…ma quindi ti piacciono i miei capelli?”
“Uh…beh direi di sì. Nella mia famiglia non è che siamo così in tanti ad averne, e poi scaldano la testa.”
“Aw, sono ancora arrabbiata con te, ma sei così dolce e gentile…”
Sousy in un impeto di sentimento allargò le mani per stringere lo scheletro in un abbraccio, ma si ritrovò ad afferrare il nulla sotto la sua felpa perché aveva preso la mira un po’ troppo in basso, e aveva mancato la cassa toracica finendo in quella zona di vuoto tra la stessa e il bacino. Fu una scena piuttosto stupida, anche perché lui le prese le braccia con decisione e se le spostò più in alto, dove lei poté finalmente avere qualcosa a cui aggrapparsi. Compiuta questa operazione, Sousy abbandonò la testa sopra uno spigolo della sua clavicola.
Lui continuò a grattarle i capelli come se fosse stata sul serio un felino domestico.
“…ow, davvero sei ancora arrabbiata con me?”
“…solo un pochino.”
“…nemmeno se ti do un altro bacino?”
Sousy rabbrividì, ricordando la disagiante esperienza del loro primo bacio.
“Magari…emh…la prossima volta, eh?”
Sans ridacchiò, compiaciuto.

Caro diario,
le cose tra me e Sans stanno decisamente migliorando. Per esempio, si è dimostrato molto comprensivo riguardo al mio doloroso passato, e mi ha riempito di grattini per consolarmi, senza provare a saltarmi addosso come l’ultima volta. Mi ha fatto anche una torta salata per pranzo, e credo che ad un ragazzo che sa pure cucinare non si possa proprio resistere (!!!). Sì, magari sapeva un po’ di croccantini per cani, ma l’ha fatta col cuore ed è questo che conta, anche se poi io ne ho preso solo un morsino perché sono a dieta. No, non sono più arrabbiata con lui, è così dolce che mi fa sciogliere!
*inserire dodici righe di cuoricini*
Va beh, ammetto che forse ho un po’ esagerato nello descrivere la mia famiglia: dopotutto, tra “padre alcolizzato e violento” e “odontoiatra” non passa molta differenza, no? Oh, chi se ne frega, tanto non li rivedrò mai più. Mi sembra di vivere in un sogno: niente più scuola, niente più sgridate, niente più riordinare la camera… hihihihihihi.
Sans poi mi ha invitato ad un secondo appuntamento, e questa volta mi ha detto che mi porta in un posto carino. Dice che posso anche tenermi i suoi vestiti per un po’, dato che lì farà piuttosto caldo, e che mi farà una sorpresa.
Non vedo l’oraaaaaaaaaa!
Credo che sia vicino a dove abita quella sfigata di Alphys, ma non credo che le dispiacerà vedermi: dopotutto, conoscere una ragazza popolare come me non può fare altro che aumentare di livello la sua vita sociale, no?
Ora smetto di scrivere perché tra cinque minuti andiamo.
Ciao tvttttttb.

In effetti, il posto in cui andarono Sousy e Sans quella sera era decisamente più elegante e pettinato rispetto al buco fumoso e unto che era il pub di Grillby o la guardiola di Sans sul sentiero, esposta alle intemperie dei venti sotterranei: erano appena entrati in quello che sembrava un moderno complesso residenziale, fornito di ristorante e palco per le esibizioni. L’atmosfera era soffusa e i camerieri parlavano tutti a voce bassa – tranne che quando incontravano Sans, perché evidentemente non esisteva un singolo mostro nell’Underground che non lo conoscesse, e tutti si mettevano sempre a sbracciarsi e a urlare come muratori all’ora di pranzo quando lo vedevano: Sousy apprezzava la cosa, considerato che lo scheletro se la trascinava dietro tenendola per mano e si sentiva come la ragazza di un vip, dato che tutti la guardavano incuriositi.
Certo il posto sarebbe stato ancora più carino se il getto della fontana all’ingresso avesse centrato la vasca della stessa e non il pavimento sottostante (tra l’altro, una muffosa moquette), e la cosa sarebbe stata ancora migliore se sotto il suddetto getto d’acqua non ci fosse stata una ondina mezza nuda a farsi la doccia.
Sousy storse il naso, anche perché la tizia, vedendoli, sollevò il braccio per salutare Sans e NESSUNA ninfa mezza nuda poteva permettersi di salutare il ragazzo con cui stava uscendo in quel momento. Anche perché aveva dei capelli rossi odiosamente meravigliosi.
“Ehya capo!” salutò lo scheletro, rispondendo al saluto.
La donna-pesce fece un cenno anche a Sousy, che stiracchiò le guance in un sorriso falsissimo.
“È il tuo capo quella?” chiese la ragazzina fra i denti, e lo scheletro scoppiò in una risatina divertita.
“Ma certo che sono il suo capo – disse lei in risposta, irritata per non essere stata interrogata personalmente – …e tu sei Sousy, la donna-gatto, no? Ci siamo già presentate mi pare.”
“Oh, Undyne, la capa delle Guardie Reali?”
“Sì.”
Sousy attivò i neuroni, e ripensò alla prima volta che si erano incontrate: le era apparsa mentre stava attraversando la zona delle Cascate, cercando di non bagnarsi le scarpe griffate nell’acquitrino, e al momento le era sembrata altissima, imponente e soprattutto ricoperta in ogni suo centimetro da una pesante armatura da battaglia. E, soprattutto, era convinta che si trattasse di un uomo con una voce da checca. Decisamente, l’impatto era molto diverso ora che la vedeva solo con un paio di shorts neri da palestra e un reggiseno rosso fuoco, alta, atleticissima e tutta bagnata.
“…ma tu esattamente, Undy, che ci fai qui a lavarti all’Hotel?” chiese Sans.
“Oh… nulla. Mi è andata a fuoco la casa. Di nuovo. Ne approfitto finché non mi cacciano.”
“Ah certo, capisco.”
A Sousy tutta quella voglia di conversare unita a tutta quella nudità non piaceva. Per niente.
“…ma state uscendo insieme? Eeeeeeeeeeehy Sans, Alphy mi aveva accennato qualcosa, ma non pensavo che ti fossi andato a beccare la neko-waifu dei sogni… eheheh furbastro.”
Sans a quell’uscita della ninfa sembrò sinceramente confuso.
“Cos…?”
Sousy capì che Undyne era ancora fermamente convinta che lei fosse un mostro, annusò il pericolo imminente e lo prese per la felpa, trascinandoselo dentro al ristorante.
“Eheheheheh sì sì tutto molto carino e divertente, farsi la doccia nudi in un luogo pubblico e le mie bellissime orecchie rosa assolutamente non sintetiche eheheheheh… ora ce ne dobbiamo andare, scusa, ma abbiamo prenotato… saluti dai tuoi amici scheletro e assolutamente-non-un-umana-con-un-paio-di-orecchie-finte... byeeeeeeee! Kiss Kiss!”
Undyne li osservò allontanarsi con gli occhi gialli spalancati e con la bocca mezza aperta in un sorriso, e poi dovette preoccuparsi di un enorme mostro gelatinoso che la invitò cortesemente a levarsi dalle palle, perché se voleva farsi una doccia quantomeno avrebbe dovuto pagare l’affitto per l’acqua che stava sprecando.

Sousy e Sans, finalmente, si erano seduti al loro tavolo per due, e nessun mostro molesto sembrava voler disturbare la loro privacy. Lo scheletro sembrava ancora perplesso per il discorso che aveva appena fatto.
“Scusa Sousy… – stava dicendo, cercando di nascondere l’imbarazzo per essersi fatto coinvolgere in qualcosa di cui non capiva un tubo – …ma tu hai capito che intendeva dire Undyne? Non sono molto dentro a quel genere di cose.”
“Ha detto che sono un mostro, che sono bellissima, che sei fortunato ad uscire con me e che dovresti pensare solo a me.”
In realtà, nemmeno Sousy era dentro a quel genere di cose e non ci aveva capito nulla nemmeno lei – sì, aveva visto un paio di cartoni giapponesi ma tutti doppiati nella sua lingua, e basta. Odiava i weeabo.
Sans parve per un breve momento un po’ a disagio, ma si riprese in un secondo. Ridacchiò.
“Ah beh… meglio così.”
“…non avevi detto che avevi preparato una sorpresa?”
“Ooooh, certo, più tardi vedrai.”
Lo scheletro le fece l’occhiolino, e lei si sentì svenire. Non sarebbe stato male prima o poi svenire sul serio, lui almeno avrebbe avuto un’ottima scusa per prenderla in braccio e orchestrare una bella scena di amore drammatico.

Le luci della sala si abbassarono un poco, e sul palco del locale apparve una strana creatura piena di tentacoli e di birilli da giocoleria. Gli occhi di tutti i presenti si voltarono verso lo show che stava per iniziare.
Nel frattempo, in fondo al salone, un mostro molto particolare entrò senza farsi notare, e si mimetizzò nella penombra stando radente al muro, osservando lentamente la situazione come per accertarsi che tutto stesse andando per il verso giusto, senza intoppi.
Ad un certo punto, la sua visuale intercettò la figuretta seduta e orecchiuta di Sousy, al tavolo insieme al piccolo scheletro cabarettista. Il mostro sussultò, ma poi fu invaso da brividi di soddisfazione e aspettativa.

“Ooooooh, yeeeeeees…”

Nel prossimo episodio!

DRAMA!

ROMANCE!!

BLOODSHED!!!(?)

Starring la vostra STAR preferita di tutto il Sottosuolo!
Chi sarà mai!?!
*Jerry forse…? Ah no, aspetta…*

ALLA PROSSIMA, DARLINGS!

Image and video hosting by TinyPic

*Angolo Autrice*

*Voglio che sappiate che io per prima sono una fangirl di Sans, e scrivere questa storia mi fa del male*
*Però è troppo divertente*
*Ah, ho conosciuto diverse ragazze more che si sentivano speciali perché erano straconvinte di essere rosse. Aprite gli occhi sulla realtà donne. Poi sembrate delle tonte come Sousy.*

*Alla prossima!*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Caro diario, il rettangolo no, non l'avevo considerato. ***


Era appena finita l’ennesima canzoncina del gruppetto sul palco del ristorante, quando finalmente la band iniziò a dare segni di sbaraccare: il sipario si chiuse e si sentirono rumori metallici di ottoni e tamburi spostati nelle loro custodie oltre la penombra del palcoscenico.
Sousy tirò un sospiro di sollievo: non ne poteva davvero più di quella musica lagnosa! Il concertino aveva continuato per quella che era parsa un’eternità, e nonostante la presenza di Sans e quella strana bistecca che le avevano servito (a forma di… rettangolo?), che si era rivelata decisamente più gustosa degli spaghetti riscaldati di Papyrus e dei panini unti di Grillby, si stava annoiando a morte.
Sbocconcellò un pezzettino di carne mentre le luci si riaccendevano e gli altri ospiti ricominciavano a chiacchierare tra loro, rumorosi.
“Dio Sans che palle. Non finiva più. Ma in che razza di posto mi hai portato?”
Lo scheletro fece spallucce, sempre immancabilmente sorridente.
“Questo che tu ci creda o no è il posto più elegante quaggiù. Mi spiace che non ti piaccia.”
“Sarà… noi nel mondo di sopra abbiamo cose molto più fighe. Tipo le discoteche: locali piccolissimi pieni di gente sudata, senza posti a sedere e con una musica così alta che se non balli devi per forza ubriacarti per non perdere l’atmosfera. Quello sì che è bello. E la musica lì sì che spacca.”
“Wow, sembra imperdibile.”
“Oh, puoi giurarci. Poi abbiamo dei centri commerciali immensi e…”
“… tu ti fidi di me, no? Guarda che se ti ho portata qui non è solo per farti assistere ad un concertino da prima serata. Quindi fammi un favore, tappati la boccuccia che se parli di superficie la gente potrebbe insospettirsi e guarda un po’ che succede adesso.”
Al tappati la boccuccia Sans si era alzato in piedi e le aveva effettivamente premuto la mano sulle labbra, incurante del fatto che lei avesse la bocca ancora piena, e poi le aveva fatto un occhiolino tale che accidenti si sarebbe messa a sbavare – ma si trattenne perché, in effetti, sarebbe stato piuttosto orribile da vedere una sbavata con la bocca piena, e per di più sulla sua bellissima (gelida, minuscola) mano scheletrica.
“Ehi, dove vai?”
Sans non era tornato a sedersi, ma sembrava proprio sul punto di piantarla lì al tavolo da sola, dato che si era girato e aveva già fatto due passi. Si voltò girando su un piede e agitò le mani in aria: “Sorpresa!”
Dopodiché a passo svelto puntò il palco, dove già il sipario si stava rialzando e un annunciatore con la testa da medusa iniziava a presentare la successiva esibizione.

 

Sousy si sentì morire dentro quando vide Sans che effettivamente stava entrando in una porticina di fianco al palco, e che con ogni terribile probabilità portava nei dietro le quinte – sì, Sousy aveva visto la band di prima uscire da lì ma stava facendo di tutto per dimenticarselo.
“…e ora, signore e signori, come ogni giovedì sera, direttamente da Snowdin, il nostro mucchio di ossa alla riscossa, Sans!”
Il piccolo scheletro entrò sul palco con le mani in tasca, e tutti i mostri seduti ai tavoli lanciarono un’esclamazione quando lui fece un gesto di saluto verso il pubblico con il suo sorrisetto beffardo stampato sul volto. Lanciò uno sguardo penetrante verso Sousy, che lo fissava mezza nascosta sotto al tavolo, e lei desiderò con tutta la sua adolescenziale persona di sprofondare ancora più a fondo nel sottosuolo, lontano da quella situazione imbarazzante.
“Sapete… - iniziò subito lo scheletro con fare brillante, staccando il microfono dalla sua asta in mezzo al palco – Di solito sono una persona piuttosto cattiva. Inizio sempre a prendermela con qualcuno di voi… soprattutto con Snowflake, ma non ci posso fare niente, per me é una fonte eterna di freddure.”
Il pubblico esplose in una risata collettiva e uno strano uccello fatto di neve mugugnò qualcosa con fare risentito.
“…poi come sapete, c’è chi non se la prende mai. Predente Vulkin. Lei se ne lava sempre le mani.”
Nuove risate e applausi, e una piccola cosettina a forma di vulcano attivo ribollì dalla testa ai piedi per essere stata nominata. Anche Sousy si ritrovò a ridacchiare e dovette ammettere che Sans era davvero divertente, tanto che iniziò a tirare un sospiro di sollievo.
“…ma no, stasera qui con noi c’è un’ospite speciale. Le ho promesso che le avrei fatto una sorpresa di quelle indimenticabili, e quindi vorrei che la salutaste tutti insieme. Un bell’applauso per Sousy, la mia nuova ragazza!”
Naturalmente lo scheletro non si era fatto problemi ad indicarla a dito, e mentre tutto il ristorante si girava verso di lei con fin troppo entusiasmo lei desiderò con tutta se stessa di essere morta.
In una tomba buia.
Tre metri sottoterra (cit.).
“Oh su, non fare la timida! Sapete, di solito lei non è così, mogia come un animale in gattività. – Risate – Quando ci vediamo non fa altro che strillare, è una gran gatta da pelare! – Risate – E io le dico, senti, sei un felino troppo permalosa, ma possiamo essere comunque amici!”
Risate roboanti, e occhi puntati addosso.
Sousy ormai aveva deciso, non c’era via di scampo a quell’inferno sceso in (sotto)terra: si sarebbe sentita male. Sarebbe svenuta lì davanti a tutti e Sans si sarebbe sentito in colpa per averla messa in condizioni di imbarazzo tale da non poter essere affrontate da una sensibilità irritabile e femminile come la sua. Lo avrebbe fatto sentire una merda, come quello che era, un cavolo di infame. Oh.
E quindi la ragazza mise il suo piano in atto: mentre la gente rideva spalancò teatralmente gli occhi e girò le pupille all’indietro, emise un verso sconclusionato ma grazioso con la gola e si lasciò cadere all’indietro dalla sedia, sperando di non farsi troppo male cadendo sul pavimento.
Accadde però qualcosa che non si sarebbe mai aspettata, e invece di cadere discinta sulle piastrelle fredde del ristorante Sousy cadde discinta tra un paio di braccia fredde appartenenti a qualcuno giunto prontamente alle sue spalle, che lei non aveva sentito arrivare.
“Via tesoro. – Stava dicendo la voce profonda, sensuale e robotica della persona che la teneva in braccio – Nel mio ristorante la gente dovrebbe divertirsi, non perdere i sensi dall’imbarazzo. Dacci un taglio, scheletro.”
Sousy sentì parecchi mostri mormorare di eccitazione dopo quella frase.
“Oh mamma, non vedevo una cosa simile da quando era venuta a mangiare qui lo Scienziato Reale, e lei sì che aveva preso le battute in modo scagliato.” Commentò Sans, sempre nel divertimento generale. Non sembrava particolarmente preoccupato per Sousy, e lei fece una fatica incredibile a non stringere la faccia in un broncio arrabbiato per manifestare quanto la facesse incazzare quel diavolo di uno scheletro, ma doveva fare uno sforzo o si sarebbero accorti tutti che aveva solo fatto finta.
“Voi continuate pure lo show, alla ragazzina ci penso io. Non vorrei mai perdere un cliente per una sciocchezzuola del genere.”
I mostri inneggiarono e Sousy, tenendo sempre gli occhi fermamente chiusi, si sentì trasportare da qualche parte lontano dalla folla, da quell’individuo misterioso dalla voce sexy che aveva deciso di prendere così nobilmente le sue difese.

 

“Sei umana, non è così? Puoi anche evitare di negarlo, io sono più intelligente di quel branco di cretini in sala, ti ho notata subito.”
Sousy si prese un attimo per decidere cosa la traumatizzava di più. La frase che aveva appena ascoltato? Certo. Quel mostro sapeva che lei era umana e probabilmente stava già progettando una decina di modi per farla fuori. Ma c’era anche un’altra cosa: era un rettangolo. Un rettangolo con braccia e mani inguantate, e un’unica rotella al posto delle gambe. Era appena stata salvata da un tostapane.
“Uh, sì, lo ammetto, sono umana. Questo è solo un abile travestimento.”
“Ho notato, si vede che sei una maestra degli inganni. Ma non puoi ingannare me: riconoscerei un umano anche in mezzo a una pila di mostri ammucchiati.”
Sousy si levò dai capelli il cerchietto con le orecchie rosa finte, e il quadrilatero parve illuminarsi di fronte alla visione – sì insomma, gli si accesero tutte insieme le lucette sullo schermo che aveva al posto della faccia.
“Oh, meravigliosa.” Commentò.
“Senti. – sbuffò Sousy seccata – So come funziona qui attorno con gli umani. So che ora cercherai di uccidermi in qualche modo, credimi, e di portare la mia anima al re. Quindi fammi un favore, tagliamo corto e andiamo ai fatti, così potrò farmi venire a salvare dal mio… (sigh) da quell’idiota del mio ragazzo. Allora sei pronto? Dai mi metto in posizione, pronta a strillare.”
Sousy si sdraiò supina sul piano di cottura – perché il robot l’aveva trasportata alle cucine del ristorante – e si preparò ad essere assaltata, ma il suo aggressore non mosse un dito, anzi: parve quasi offeso.
“Mia cara, – disse – ma io non farei mai una cosa del genere! Evidentemente non mi conosci: io adoro gli umani e il loro mondo ed esibirmi di fronte ad uno di essi è uno dei miei sogni più grandi. Come potrei farti del male?”
“…come scusa?”
“Ma certo! Io sono una star dalle potenzialità internazionali, e sono costretto ad esibirmi sempre per i soliti quattro gatti chiusi quaggiù! Cosa credi, che mi faccia piacere? No no, io mi ispiro alle celebrità umane della superficie, e per me è una fortuna incredibile averti incontrata… e anche tu dovresti essere onorata di essere in presenza del favoloso Mettaton!”
“…aspetta. – Sousy si bloccò. Di nuovo il suo cervello faticò a discernere quale informazione l’avesse sorpresa di più: il fatto che lui aveva appena dichiarato di non avere nessuna intenzione di ucciderla, oppure… - …tu sei un VIP?”
“Ma certo. Sono l’unica, favolosa star televisiva di tutto il Sottosuolo!”
Mettaton sembrava risentito che Sousy non avesse mai sentito parlare di lui.
“…sono caduta quaggiù da poco, e non ho avuto tempo di guardare la TV. Scusa.”
“Capisco, capisco. Beh, è ovvio che sei stata molto fortunata ad incontrarmi di persona, come premiere!”
Le porse una mano robotica, e Sousy si rialzò in piedi con suo aiuto. Doveva ammettere che, pur essendo praticamente un forno a microonde, aveva dei modi molto affascinanti.
“…volevo dirti, tesoro, che se sei d’accordo ti proporrei un’esibizione privata, diciamo… domani sera? Lascia perdere quel poveraccio con cui sei venuta stasera, fidati, puoi avere il top dei top tu.”
Il robot ammiccò con una lucetta sullo schermo.
Sousy arretrò istantaneamente a tanta sfrontatezza: certo che, anche se non aveva una faccia, quel robot aveva sicuramente molto fegato! Istintivamente le venne in mente di strillargli un forte “no!” e schiaffeggiarlo, ma si morse le labbra.
Pensò a Sans.
Cazzo, era carino, ma era stato anche molto stronzo. Troppo. Doveva pagare.
All’improvviso, Sousy ebbe una brillante idea per mettere in chiaro le cose con quello stupido scheletro sexy.
Allungò la mano verso Mettaton ma, invece di afferrare quella del robot, gli prese direttamente il braccio.
“Sì, caro, mi piacerebbe molto. Accompagnami fuori ora per favore, qualcuno sarà preoccupato nel non vedermi arrivare.”

 

* * *

 

“50 sfumature di blu.” *

 

Sousy fece un ingresso trionfale nel ristorante sottobraccio al robot, e tutti si voltarono a guardarli perché erano davvero troppo una coppia di gente ricca e famosa. Cioè, è una legge della fisica che la ragazza più bella di tutto il sottosuolo si metta insieme al vip più figo, no?
Erano tutti e due assolutamente perfetti: lei aveva i capelli rosso fuoco che ondeggiavano sulla schiena, e lui aveva gli addominali quadrati che si vedevano sotto la camicia.
Certo quello era un vero e proprio scoop e scoppiò un applauso, ma non tutti gli spettatori erano felici: una persona in particolare si arrabbiò tantissimo, e diventò verde per lo smacco e la gelosia.
Era Sans, che come tutti sapevano era follemente innamorato di Sousy, solo che era troppo testardo per ammetterlo.
Era anche uno scemo.
Solo che era anche bellissimo e anche Sousy in realtà lo amava, ma era talmente scemo che Sousy era troppo arrabbiata per confessare i suoi sentimenti. Ma poi adesso c’era Mettaton e lui era sicuramente meglio di uno scheletro tappo e povero.
Quando uscirono dal ristorante Sans gli si piazzò davanti, con una faccia minacciosa.
“Giù le mani dalla mia donna, ammasso di ferraglia!”
Mettaton strinse Sousy sul braccio, intimorito dalla provocazione, e Sousy gridò:
“Sans! Mettaton! Vi prego non litigate per me! Sono indecisa perché siete tutti e due fighi ma non voglio che scorra del sangue!”
Mettaton sembrava voler evitare lo scontro e cercò di cacciare lo scheletro a parole, ma Sans si era già tolto la felpa e lo aveva scagliato con un colpo dieci metri all’indietro (e può farlo perché lo so, l’ha fatto anche con me la prima volta che ci siamo visti).
Sousy strillò e Mettaton si rialzò e gli tirò un pugno in faccia, ma lui rispose con un calcio negli stinchi e si prese una testata in mezzo agli occhi.
Mentre e due ragazzi mostruosi si picchiavano per terra uno sopra all’altro Sousy era rimasta paralizzata in lacrime, perché lei era buona e odiava la violenza. Ma doveva ammettere che vedere quanto il suo amore spingesse quei due alle botte le faceva battere il cuore.
Soprattutto Sans. Che era così stronzo ma anche così sexy.
Apparve un teschio enorme di cane, volteggiando a mezz’aria, e sparò un raggio laser contro Mettaton lasciandolo KO.
Sans prese Sousy per un braccio, pulendosi la bocca dal sangue con un pugno chiuso:
“E adesso vieni a casa. Non permetterò che nessun viscido vip presuntuoso e approfittatore ti tocchi. Non lo sapevi che ti stava solo usando per mettersi in mostra?”
La portò nella rimessa di casa sua, dove c’era buio, un pavimento di legno e anche un materasso di paglia per terra.
“Ma lui a me piaceva!” protestò Sousy “Almeno non è stronzo come te!”
“Ma io ti amo Sousy, e ti voglio. Non permetterò che nessun’altro ti abbia per sé.”
“Oh Sans…”
Lo scheletro si avvicinò e la baciò, spingendola contro la parete di legno.
Lei rispose con passione perché anche lei lo amava, e tutto quel sangue e quella passione che gli aveva visto negli occhi le aveva acceso il fuoco dentro.
Era uno stronzo e per questo le piaceva, le piaceva un sacco.
La felpa volò sul pavimento e lei si tolse la maglietta.
Lui le afferrò i fianchi con le unghie e poi scese con le mani.
Si infilò sotto i suoi pantaloni… e poi sotto le sue mutandin…

 

“OH CORBEZZOLI!”
Papyrus fece una pausa dalla lettura e finì il suo succo di frutta facendo gorgogliare la cannuccia contro il fondo del cartoncino.
Sans, assonnato, spuntò con la testa in camera sua per controllare che diavolo stava facendo, accigliato e con una tazza di caffè in mano.
“Ehi fra, si può sapere che hai da gridare?”
“Eh!?”
Papyrus arrossì violentemente e strinse il foglio che aveva in mano, agitandosi sul suo letto-automobile sul quale stava comodamente seduto a gambe incrociate.
“N-niente… è che ho trovato questo e mi sono messo a leggere. È molto appassionante.”
Sans entrò nella camera di suo fratello strascicando le pantofole sul pavimento e diede un’occhiata al foglio che gli veniva porto.
“È ancora il diario di Sousy?”
“Sì ma è diverso. Questa è proprio una storia. Ma, Sans…”
Il maggiore scosse la testa: “Paps ti ho già detto di non andare a frugare nella roba delle ragazze, non è carino.”
“… ma Sans, l’ho trovato attaccato al frigorifero con un magnete! Ma…”
Papyrus arrossì di nuovo come un pomodoro, a disagio di fronte alla presenza tranquilla e leggermente rimbambita del suo fratellone.
“…ma ieri sera è davvero andata così?”
Sans lanciò a Papyrus un’occhiata confusa, poi lesse un paio di righe.
Diventò blu.
Ma che cazz…”

 

 

 

 

…come è finita la serata?
Ci sarà stata davvero la rissa?
E quante sfumature di blu avrà visto Sousy?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!

Image and video hosting by TinyPic

 

*Madre, perdoname por mi vida loca.



*Angolo Autrice*

*Eccoci qui.
*Sì mi sono presa una pausa estiva, ma la ROMANCE non è finita.
*Alla prossima!


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Caro diario, la vendetta è un piatto che va servito al microonde. ***


Sousy si ficcò in bocca il rimasuglio dell’ennesima ciambella, masticando con rabbia e vergogna, riempiendosi le guance come un criceto. Che schifo, stava di nuovo mangiando come un’obesa per colpa della sua stupida vita di merda. Singhiozzò e si soffiò il naso nel tovagliolino dell’ormai scomparso dolcino.
“Sono patetica, vero Papyrus?”
“Ooooh ma no ma no, sei solo affamata.”
“Appunto, sono disgustosa.”
“Ecco… se ti ripulissi la faccia da tutta quella crema e gettassi via quel fazzoletto pieno di moccio andrebbe molto meglio. Tutto qui.”
Sousy scoppiò di nuovo in lacrime, con Papyrus che accennava un sorriso consolatorio ma che in realtà era convinto di aver solo peggiorato la situazione. Per tentare di rimediare alla sua ultima uscita – e magari evitare che Sousy spargesse sul divano altro cibo semi masticato, piangendo a bocca aperta – le porse una nuova ciambella alla cannella. Sousy la agguantò subito.
Quella mattina era partita malissimo: Sousy aveva bussato alla porta di casa dei fratelli scheletri con un’espressione di furia omicida che avrebbe fatto invidia alla faccia di Undyne quando qualcuno diceva che gli anime erano per bambini, e aveva preteso di accamparsi sul loro divano “perché sì”.
Papyrus non capiva le ragioni del suo malumore, ma aveva fatto di tutto per aiutarla a farsi passare quella brutta dose di bile che lei gli aveva portato in soggiorno. Inoltre, non aveva visto Sans da nessuna parte… probabilmente aveva deciso di girare al largo da lei e prendersi una vacanza dal suo giochino del fidanzato.
Le aveva persino portato una scatola di ciambelle prese dalla signora coniglio all’ingresso di Snowdin, e lei le stava facendo sparire tutte in meno di mezzora.
“…almeno ti piacciono?” chiese lo scheletro, conciliante.
“No. Fanno cagare, sono troppo dolci. E fanno ingrassare.”
Sousy dette un altro morso vorace al dolce che aveva in mano. Papyrus si mise una mano nei capelli che non aveva.
“Mi dispiace vederti così… cosa posso fare per te?”
“Portami una coperta, che ho mal di pancia.”
“…ma tutte le coperte che avevamo in casa le hai già addosso.”
“Ah! Non fare niente allora cretino!”
“Ma come mai sei così triste? Vuoi confidarti un po’? Magari poi stai meglio.”
Sousy alzò gli occhi al cielo, tra lacrime e zucchero a velo appiccicato alle guance. Sembrò seccata. Ma poi cacciò un profondo sospiro e scosse la testa.
“Davvero non ci arrivi? Sono in quei giorni. Non si chiede mai a una ragazza qual è il problema in quei giorni. Sono emotiva, sensibile, e soprattutto la pancia mi fa un male cane.”
“Oooooooooh ma certo. Sì. Ho capito tutto.”
Papyrus spalancò gli occhi per essere più convincente. Certo che Sousy era davvero bizzarra.
Naturalmente non aveva capito una cippa frusta del suo problema, ma la faccia allucinata e arrabbiata della ragazza gli aveva suggerito che forse era meglio non indagare oltre. Cercò di fare delle congetture: forse la terza settimana di settembre le stava particolarmente antipatica, e guardando il calendario si era arrabbiata. Forse qualcuno le aveva fatto un malocchio, e per due giorni all’anno un gruppo di formiche invisibili le punzecchiavano le dita dei piedi. O forse era un lupo mannaro, solo che al posto di ricoprirsi di pelo si trasformava in una strega malvagia mangia-ciambelle. Doveva stare molto attento a come si comportava con lei. Magari era contagiosa.
“Che palleeeeeee!” strillò di nuovo la ragazza, agitandosi sul divano e portando Papyrus molto vicino ad una crisi di panico. Che ha adesso? pensò, siccome aveva capito che fare domande a voce alta era una pessima idea e peggiorava solo la situazione: la guardò con attenzione e notò che aveva già finito la ciambella. Si girò per prenderne subito un’altra – quelle ciambelle sembravano l’unica cosa in grado di contenere la sua furia – ma si accorse con spavento che erano finite tutte. In preda al panico, si alzò e fece per lanciarsi fuori dalla porta, ma Sousy lo fermò con un grido.
“PENSAVO CHE MI AVRESTI FATTO COMPAGNIA!”
“Sto solo andando a prendere altre ciambelle! Il grande Papyrus vuole solo il tuo benessere piccola umana sofferente!”
Sousy scoppiò in lacrime di nuovo.
“Allora resta qui! Ho bisogno di affetto. Tu mi vuoi un po’ di bene, Papyrus…?”
“Ehm… quella volta che siamo usciti insieme mi hai dato dello sfigato, però in fondo dai, io non voglio male a nessuno in realtà…”
“Ahhhhh nessuno mi ama in questo mondo! E sono un cesso! Mi spieghi come ci esco stasera, con Mettaton, conciata così!?”

 

La sera prima alla fine le cose non erano andate proprio come avrebbe voluto Sousy.
Sans, vedendola arrivare sottobraccio a Mettaton al ristorante, aveva fatto spallucce e aveva pure chiesto al robot se voleva accompagnarla a casa lui con la sua limousine, siccome evidentemente lo scheletro era stato troppo sfiancato dalla sua esibizione per darsi la pena di tale incombenza. Sousy si era arrabbiata tantissimo, ma Mettaton poi le aveva detto che il giorno seguente le avrebbe mostrato i suoi studi televisivi, e lei non aveva saputo dire di no. Le aveva persino promesso di farla comparire in tv e, sinceramente, era decisamente un passo più in là dal farsi salutare da tutti perché sottobraccio al cabarettista di turno. Poi Sans non avrebbe potuto ignorare il fatto che lei aveva deciso di dare un bacio al fornetto quadrangolare in diretta, sugli schermi di tutto il sottosuolo. Oh, sì, questo sì che l’avrebbe fatto friggere di gelosia, ciclo o non ciclo. Sousy, maestra delle vendette servite al microonde.
Papyrus fece di tutto per rendere presentabile Sousy per quella serata speciale, e dopotutto si rivelò un vero maestro: buttarono nella biancheria sporca i vestiti di Sans che la ragazza stava ancora indossando, stritolata dalle cuciture troppo strette, e tirarono fuori uno splendido abito rosso, a cui Papyrus aggiunse un paio di protesi a forma di palle da basket e un discreto numero di occhiali da sole da appoggiare sulle stesse. In realtà il vestito era una tunica di stregone per un costume di carnevale (larghissima per lo scheletro, giusta al pelo per la ragazza) e Sousy pensava che facesse davvero schifo, ma in quella situazione di crisi doveva pur accontentarsi; inoltre, si infilò le palle da basket nelle tette, nonostante Papyrus insistesse che fossero per i bicipiti. Bene così pensò la ragazza, guardandosi allo specchio e pensando che in fondo non era così tanto sciatta.
Sans non si era fatto vedere per tutto il giorno, ma era meglio così: Sousy non era sicura di poter prevedere che piega avrebbero preso le sue emozioni in tal caso, e non poteva rischiare di vedere la sua determinazione infranta da un paio di complimenti da parte del suo fidanzato stronzo.

 

Finalmente Mettaton arrivò a prenderla con la sua limo scintillante, lei uscì di casa tutta abbigliata e si fece fare il baciamano, come una vera star.
Fu una serata davvero speciale: il robottino la accompagnò sottobraccio a visitare gli studi del telegiornale (un una sedia, un tavolo a rotelle e un paio di cartoni di scenografia, il massimo della qualità considerato che dovevano poter essere montati in qualsiasi momento e luogo avvenisse uno scoop per spremere il meglio della diretta), le cucine per il suo programma “Cooking with Killer Robot” e addirittura il set del film che stava girando in quel momento, “Mettaton the Movie XXIX”, che era una stanza semi-vuota ricoperta di petali di rosa e piena di telecamere, che era stata la location anche di tutti i suoi film precedenti. Mettaton si dimostrò essere un vero gentlemen, e non perdeva occasione di ricoprirla di complimenti: Sousy si dimostrò lusingata, anche se dopo un po’ tutte quelle sviolinate iniziarono a farla sentire pericolosamente vicina a ricordare certe poesie stilnovistiche altrettanto sdolcinate che aveva letto a scuola (roba di tipo tremila anni prima, con un sacco di lauree, aure e fiorellini), e qualsiasi cosa fosse scolastica le dava il vomito ormai che ne era così lontana. Il motivo per cui fremeva d’impazienza per la fine della serata, però, era ben più preciso: Mettaton le aveva promesso di farla apparire in diretta. Lei aveva una vendetta da compiere, e non vedeva l’ora di apparire sugli schermi di tutto il sottosuolo per dimostrare che nessuno poteva permettersi di metterle in piedi - impantofolati - in testa.
Quando finalmente montarono il set per il telegiornale delle 19.45, Sousy non stava più nella pelle.
OH Mettaton, sono così emozionata!” cinguettò, appendendosi al suo braccio tubolare, mentre lui si ingegnava a montare il cartonato dello studio davanti alla telecamera col suo peso morto appollaiato addosso.
“Ne sono felice, CARISSIMA!”
Finalmente, prese il telecomandino per accendere la videocamera in remoto, che aveva precedentemente posizionato di fronte alla sua postazione, e premette il pulsante di accensione.

 

BUONASERA MY BEAUTIES AND GENTLEBEAUTIES! QUI È IL VOSTRO METTATON CON IL REPORTAGE SERALE!!! MI TROVO QUI CON LA CARISSIMA SOUSY IN QUESTO ISOLATISSIMO COMPARTIMENTO STAGNO DEL CORE, SALUTA IL PUBBLICO SOUSY!!!

*Sousy agita con entusiasmo la mano*

LO SCOOP DI STASERA È ECCEZIONALMENTE INTERESSANTE, PERCHE’ INDOVINATE UN PO’… PER L’ENNESIMA VOLTA NON È SUCCESSO NULLA DI INTERESSANTE!!! E CON QUESTO IL NOSTRO SERVIZIO SI CHIUDE, BUONANOTTE CARI TELESPETTATORI, AL PROSSIMO APPUNTAMENTO CON TV METTATON!!!

 

Mettaton spense la telecamera e lanciò da una parte il telecomandino, stremato.
“Uh! – si lamentò, asciugandosi un paio di gocce di condensa che gli si erano formate sullo schermo per la stanchezza – Che diretta, eh? Ti prosciuga le energie, ma ne vale la pena ogni singola volta.”
Sousy era rimasta letteralmente a bocca aperta. Certo, se avesse avuto quei 15 secondi in più durante la trasmissione, forse sarebbe riuscita a posizionare le labbra a cuore per poterlo baciare a tradimento e quindi ritrovarsi in quel momento con un’espressione più carina, ma nemmeno questo era riuscita a fare. Però lei era un’adolescente piena di risorse.
“Certo che questo è un posto molto inusuale per una trasmissione, Mettaton.” Considerò con fare svagato, indicando a dito le quattro mura strettissime all’interno delle quali si trovavano, e poi il fiume di lava che attraversava il pavimento presso uno dei muri, unica fonte di luce disponibile dello stanzino.
“Ma certo che sì mia splendida piccioncina, bisogna sempre stupire l’audience! Mai cedere alla pigrizia e riutilizzare antichi set tradizionali, noiosi e barbosi spazi aperti e bene illuminati... Io sono d’avanguardia!”
Mentre lo show-robot monologava, Sousy acchiappò il telecomandino e riaccese di soppiatto la cinepresa.

 

In tutto il Sottosuolo gli schermi dei televisori ricominciarono a trasmettere, e centinaia di mostri incollarono di nuovo gli occhi su di essi. Mai avevano assistito a un evento del genere!

 

“Mettaton, caro, mi sono stancata di questi discorsi professionali.” Sussurrò Sousy, sbattendo seduttivamente le palpebre.
“Mi dispiace moltissimo tesoro… ma hai ragione. È ora di passare ad altro.” Mettaton si girò verso di lei e accese delle lucine intense e sensuali sul suo schermo. Sousy esultò internamente, tutto andava secondo i piani. Tutto il Sottosuolo stava osservando quella scena in direttissima. Anche Sans. Soprattutto Sans.

 

Sans e Papyrus stavano seduti sul loro divano gibboso tenendosi aggrappati ai braccioli, con le orbite puntate alla televisione.
“Non ci posso credere che lo sta facendo davvero.” Mormorò Sans, stringendo forte i denti per trattenere la risata che gli avrebbe rovinato gli sviluppi degli eventi sul teleschermo.
“Non ho idea di cosa stia succedendo… ma OMMIODDIO SONO EMOZIONATO!!! – esultò Papyrus, da autentico fan numero uno della vera e unica star del Sottosuolo – Sono tipo dei BLOOPERS? Un FUORIONDA? Non lo so ma AAAAAAAAAAH non l’aveva mai fatto prima! Andrei a fare dei popcorn ma non posso staccarmi da quiiiiiii!!!!”

Sans si infilò una mano in tasca.
“Se vuoi ho delle noccioline Paps.”
“Saranno sicuramente sporche di ketchup!”
“Più di così ora non posso fare, fratello.”
“Bene così! Insaporiranno ancora di più questa trasmissione GUSTOSAAAAUUUHHH!!!”
Sousy nel teleschermo stava pesantemente flirtando con l’inconsapevole Mettaton, facendosi spudoratamente imprimere negli occhi di quanti più mostri possibili, dopo essere uscita con Sans di fronte a tutti i suoi conoscenti. Lo scheletro non poteva credere fino a che spunto la stesse spingendo il suo giochino. Ormai, era arrivata a mettersi in ridicolo da sola.

 

“… che ne dici, ora di parlare un po’ di me e te?” continuò Sousy, stringendo con le braccia le palle da basket che si era infilata nel reggiseno.
“Direi che è un’ottima idea, darling, a tal proposito avrei decisamente qualcosa da dire.” Rispose il robot avvicinandosi a lei, porgendole la mano.

 

“Mamma mia quanto è figa.” Borbottò Undyne risucchiando il suo gelato caldo rosa dalla cannuccia, e facendo un sacco di rumore nel processo.
“D-davvero lo pensi? Meglio di me?” Protestò Alphys, a metà tra gelosia e crollo di autostima.
“Pfff, nessuna è meglio di te Alph. – Alphys arrossì – Però devi ammettere che Sousy è fantastica, guarda che tette!”
“Sai che sono protesi, vero?”
“E che vuol dire? Anche Papyrus le usa, ma non per questo è meno figo!”
Le due stavano spaparanzate sul lettone di Alphys con gli occhi puntati al mega-schermo, in pigiama, colte di sorpresa proprio quando stavano per cominciare la quinta maratona della prima stagione di Mew Mew Kissy Cutie.
“…e poi guarda quelle orecchie da gatto, sembra proprio Mew Mew!” proseguì la ninfa, tenace nella sua ammirazione.
“Sì… sarebbe carina se non fosse che abbia un quoziente di simpatia paragonabile a quello di Jerry.”
“Ooooooh sei una gelosona!”
Undyne le premette la mano sulla testa e iniziò a grattargliela spingendola contro il materasso, facendola scoppiare a ridere, ma smise subito dopo perché in TV le cose si facevano serie.

 

Sousy avvicinò il volto a quello schermico del suo partner.
“…e sentiamo, cosa mi vorresti dire?”
“Per esempio, tesorino, che sono stato fortunatissimo ad averti trovata, perché erano anni che sognavo di incontrare qualcuno come te.”
“Oh.” Sousy iniziò a pensare che aveva sempre più voglia di concludere tutti quei discorsi col suo bacio a sorpresa, ma dopotutto, aveva dei telespettatori da accontentare e voleva far bella figura…
“Ma certo cara. Sai? Permettimi di mostrarti la mia visione… il mio viso, su una facciata di grattacelo ricoperta di schermi… - mentre parlava, Mettaton muoveva la mano nell’aria come per disegnarseli davanti - … e sotto decine di milioni di spettatori a seguire il mio show. Non è meraviglioso? E tutto questo, cara, sarà grazie a te!”
“Grazie a me?” mormorò Sousy estasiata.
“Ma certo! E ora dovrai fare solo una piccola, semplice cosina per me…”
“…cosa?” Sousy atteggiò le labbra a forma di bacio, pronta per il gran momento.
“MORIRE!”

 

Tutti i mostri davanti alla tv fecero un salto.

 

Mettaton afferrò Sousy per il collo e la issò in alto, facendola sporgere sul fiume di lava.
“… perché grazie alla TUA ANIMA UMANA potrò finalmente ATTRAVERSARE LA BARRIERA, E OTTENERE IL PUBBLICO CHE HO SEMPRE SOGNATO DI AVERE, FUORI DA QUI!!!”

 

“Okay, qui si esagera però.” Sibilò Sans, piantando le dita nel divano.

 

 

FINE DELLA STORIA!!!
AHAHAHANOSCHERZO
CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA EMOZIONANTISSIMA DIRETTAAAAAAAAAUUUUUUHH!!!!

 

QuestadirettaèstatasponsorizzatadaMTTBrandBurgerEmporiumveniteagustarviunburger
insiemeallestelleGNAM!

Image and video hosting by TinyPic

*Angolo Autrice*

*Scusate il ritardo, sarei in tempo se non fosse Sans a editarmi le storie. *
*Non mi pento di nulla.*

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Caro diario, tutta questa suspense mi sta uccidendo. ***


Caro diario,
visto che nello scorso capitolo mi sono dimenticata di scrivere recupererò adesso eehehehehehehehehe anche perché non so se avrò molto tempo per farlo dopo anzi forse non avrò tempo per niente lolololol!!!!
L’appuntamento col robo-star è andato davvero una merda. Non solo mi ha appesa sopra il pozzo di lava, ma non sono nemmeno riuscita a baciarlo in diretta, e Sans non si ingelosirà mai!!! Giuro, peggiore idea della mia vita. E poi, sono pure in primo giorno di ciclo, che merdaaaaaaa!!!!
Se potessi esprimere un ultimo desiderio sarebbe, ummmmm… vorrei tanto che girassero un film sulla mia vita e diventassi una star tipo… tipo Padre Pio, ecco! Così almeno sarei famosa e tutti…

 

“Cosa diavolo hai da blaterare sull’orlo della morte, sciocca umana!? Guarda che la diretta è finita!”
“NON MI ROMPERE I COGLIONI MENTRE STO AGGIORNANDO IL MIO DIARIO SEGRETO, PINGUINO DE LONGHI DI STOCAZZO! ORA TE LA SEI GIOCATA, SE AVEVI ANCORA UNA VAGA POSSIBILITA’ CHE IO TE LA DESSI, L’HAI PERSA DEL TUTTO!!!”
Sousy scalciò dalla rabbia mentre il robot la teneva appesa per il colletto sopra la lava nello stanzino del Core, indignata per quella gravissima intrusione nella sua intimità. Nessuno poteva interromperla mentre aggiornava il suo diario, e anche se si era vista costretta a declamare a voce alta invece che scrivere (dato che non poteva usare le mani per usare articoli di cancelleria), questo non cambiava nulla, anzi! Quello stupido quadrilatero di latta non si era minimamente accorto che la diretta stava continuando, e lui non aveva fatto altro che interrompere i suoi ultimi momenti di vita di fama televisiva!
“Sta ferma!” si lagnò il robot mentre il suo monitor veniva bombardato di piedate.
“Se c’è una cosa che non hai capito – ringhiò Sousy – è che in questo buco di caverna c’è solo una persona che ha il permesso di tentare di uccidermi!!!”
“Questo si vedrà, sacchetto di carne!”
E partì la rissa.

 

Sans apparve con uno lieve schiocco di fronte alle porte del Core, con la felpa ancora piena di briciole di noccioline e gli occhi pesti per prolungata esposizione al programma televisivo, pronto a scattare. Quella stupida struttura era stata progettata per essere riorganizzata a piacimento per rendere più difficili le intrusioni, e Mettaton ne aveva approfittato sicuramente: lui e la mocciosa potevano nascondersi ovunque lì dentro. Razza di idiota, stupida, stupida Sousy. E stupido, stupido Sans. Quella situazione di merda era tutta colpa sua: se non avesse tirato così tanto la corda con la ragazzina, adesso lei non starebbe correndo pericolo di vita con quello psicopatico di un arrivista robotico…
Certo, se lei fosse morta l’anima poteva sempre essere usata per rompere la Barriera – che era stato il suo piano d’azione per i primi 30 secondi di frequentazione che aveva avuto con Sousy – ma, adesso, l’anima se la sarebbe assorbita Mettaton per inseguire i suoi sogni di gloria nel mondo in superficie. E comunque Papyrus si era affezionato a lei, nonostante fosse piacevole come un mattoncino Lego nelle pantofole, e Sans non poteva permettersi di lasciarla morire così. Dopotutto, anche lui si stava divertendo con lei, e il suo cuore non era ancora diventato così tanto arido dal rimanere insensibile di fronte alla morte di una bambina con la quale aveva passato tanti momenti di qualità, spezzando la monotonia dei riavvolgimenti temporali.
Il piccolo scheletro scattò nel corridoio principale della centrale termica deciso a setacciarne ogni anfratto nel minor tempo possibile, evitando il teletrasporto per non correre il rischio di ritrovarsi dentro a un pozzo di lava per sbaglio: l’ansia gli divorava tutti i pensieri.
“Merdamerdamerdamerdamerda dove vi siete cacciati…?”
Svoltò a un angolo correndo a velocità folle e qualcosa di molto duro, che si muoveva alla sua stessa rapidità ma in direzione opposta, gli si schiantò addosso, sbattendogli sul cranio e spingendolo indietro a gambe all’aria. Fece appena in tempo ad aprire gli occhi e recuperare un minimo di lucidità che si trovò di fronte una ninfa blu muscolosa e urlante. In pigiama.
“SANS PENSAVO CHE FOSSI METTATON NON CORRERE IN GIRO COSI’ SENZA AVVISARE CHE È UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA!”
Undyne gridava fuori di sé dimenando le braccia, arrabbiatissima. Sans si rialzò in piedi a fatica, sentendo la spina dorsale indolenzita protestare dolorosamente. Ma non avevano tempo da perdere.
“Ehy – disse lo scheletro – carino l’outfit.”
Undyne indossava una cannottierina beije e un paio di pantaloni di plaid rosa, decorati con teneri coniglietti.
“STA ZITTO! – rispose lei arrossendo rabbiosamente – SONO DOVUTA USCIRE COSI’ COM’ERO! HAI VISTO IN TV!?”
“Certo che sì, dobbiamo sbrigarci, prima che Sousy finisca ammazzata.”
“STAI SCHERZANDO!?!?”
Sans si voltò allibito verso il comandante della Guardia Reale, e la vide ancora più paonazza e incazzata, con le zanne scoperte come un piranha che ha appena avvistato la preda – decisamente terrificante.
“È UMANA! È UNA UMANA!!! CI HA PRESO TUTTI PER IL CULO! LA AMMAZZO IO QUELLA STRONZA!!!!”
Sans deglutì, temendo di finire arrostito da quello sguardo di fuoco.
“Veramente…”
“NON POSSO PERMETTERE CHE METTATON PRENDA L’ANIMA CHE SPETTA DI DIRITTO AL RE!!! MUOVIAMOCI!!!”
Sans decise di rimandare il problema su come impedire a Undyne di fare a fette Sousy a dopo che l’avessero trovata, anche perché poi avrebbe fatto a fette anche lui una volta che avesse scoperto che l’aveva aiutata a nascondersi per tutto quel tempo.
Ovunque la si girava, la situazione faceva schifo in ogni sua possibile riuscita, come una sardina in padella.
Aprirono tutte le porte che incrociarono nel corridoio, si infilarono in ogni svincolo, sbagliarono strada tutte le volte e ogni volta la tensione saliva sempre di più, e l’irreparabile sembrava più vicino.
Sans ormai era quasi entrato in uno stato di trance, quasi come se quella ricerca fosse ormai come una sorta di punizione purgatoriale infinita per tutte le cazzate che aveva combinato negli ultimi giorni, quando spalancò l’ennesima porta e si trovò di fronte ad uno spettacolo orribile: Mettaton a terra, con lo schermo rotto e sprizzante scintille, e Sousy riversa vicino a lui zuppa di sangue.
Undyne lo raggiunse subito dopo e si raggelò:
“Oh maledizione – mormorò – qui è successo un casino.”
Sans era completamente immobilizzato. La consapevolezza di essere arrivato troppo tardi arrivò solo un attimo prima che Sousy muovesse un piede, riaccendendo qualche speranza di aver schivato l’irreparabile.
Lo scheletro corse da lei per vedere quanto gravi fossero le sue ferite e la trovò a occhi chiusi, con espressione sofferente.
“…Sans…” mormorò la ragazza, strizzando gli occhi nel tentativo di aprirli almeno un po’.
“Sousy, ma cosa mi combini?” sdrammatizzò lui, spaventato dal suo colorito pallido.
“…alla fine sei arrivato… - continuò lei, e lui fece spallucce - …sapevo che saresti venuto per me…”
“Non è il caso che ti sforzi di parlare, ora corriamo a chiamare un medico…”
No! Per me è troppo tardi ormai…” Sousy tossì, e Sans le prese le spalle e se la spostò sulle ginocchia, mentre Undyne sorvegliava tutto ad occhi spalancati.
“…e dire che ho organizzato tutta questa messa in scena solo per farti tornare da me, eppure guarda come sono finita…”
“Come al solito, sei una esagerata Sousy…”
“Farei qualsiasi cosa per te! *coff coff* Ma ormai è tardi… ma dimmi almeno, se ne è valsa la pena… mi ami almeno un po’…?”
Sans si girò verso Undyne, costernato e un po’ imbarazzato, e la trovò con gli occhi tutti luccicanti di lacrimoni. Tormentandosi le labbra coi denti, il capo della Guardia Reale accennò con la testa di assecondare quella poverina, che tanto ormai era alle sue ultime parole.
“Massì Sousy – rispose quindi Sans, rivolgendosi alla giacente – massì che ti amo.”
Sousy sorrise: “…e se non stessi per morire, un giorno magari mi avresti portata all’altare?”
“Eh!?”
La faccina sofferente di Sousy sembrava non poter patire una risposta negativa.
“…magari, un giorno, chi lo sa…”
No!” Con estremo sforzo Sousy si sollevò, delirante, e Sans dovette tenerla ferma a forza temendo che potesse uccidersi da sola per sbaglio con un movimento sbagliato. Undyne, ormai lasciatasi trascinare dall’emotività della scena, cercava di nascondere i singhiozzi.
“Non esiste magari, rispondimi o no, Sans!”
Lo scheletro sollevò gli occhi al cielo, costernato. C’erano due cose ora che poteva fare: essere stronzo fino in fondo, e con un bel NO! informare Sousy che la stava prendendo in giro fin dall’inizio, oppure tentare di avere pietà, e lasciarla andarsene almeno con i suoi sogni intatti. Come comunicato prima, Sans non era ancora diventato quel tipo di persona che gode (eccessivamente) nel veder soffrire gli altri.
, va bene? Ti sposerei Sousy.”
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!
La ragazza si sollevò all’improvviso raggiante, indicando lo scheletro col dito, con una energia tale che se tutti i morenti fossero stati così, probabilmente l’aldilà sarebbe deserto. Sans impietrì.
L’hai detto l’hai detto!
Undyne lanciò un urlo.
“Non solo hai detto che mi sposerai, ma l’hai fatto…”
“EHY! – tuonò Sans, terrorizzato – IO NON HO…”
“L’hai detto in diretta tv! Ahahahahaahhahahah!”
Sforzandosi di muovere la testa, il piccolo scheletro si voltò verso la telecamerina sul treppiede, con la lucina rossa accesa a mostrare che aveva, inesorabilmente, ripreso tutto. Sans materializzò un osso: “La trasmissione è finita!” esclamò, e scagliò il suddetto contro la telecamera, infrangendola in mille pezzi.

 

I teleschermi dei mostri di tutto il Sottosuolo (tutti, perché grazie al passaparola ormai ognuno sapeva di quella stranissima diretta, e anche il più antitecnologico dei mostri si era precipitato a casa del vicino per seguirne gli sviluppi) si illuminarono di statica ronzante. La diretta era finita.
“Per la coda di Godzilla.” Mormorò Alphys con gli occhi ancora puntati alla tv, ficcandosi in bocca l’ultima manata di popcorn.
“Migliore diretta della vitaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!” esclamò Papyrus scagliando i cuscini del divano fino al soffitto.

 

“Ero a tanto così dal licenziarti per sempre Sans, lo giuro.”
“…e si può sapere perché non l’hai fatto?”
“Perché quella mocciosa ha ingannato anche me. Dannata umana!”
Sans e Undyne si trovavano sul divano della casa degli scheletri, con una tazza di the in mano. Era molto tardi ormai, e Papyrus aveva insistito moltissimo nel far restare Undyne a dormire lì da loro non appena era arrivata accompagnando a casa Sousy e suo fratello maggiore. Un cuscino gibboso e una coperta erano già stati posizionati a lato del divano, e il the era stato prontamente offerto dal volenteroso padrone di casa come premio di consolazione dopo quelle ore di tribolazione. Poi se ne era andato a dormire – come già accennato, era molto tardi e Papyrus si trovava già molto oltre l’ora della nanna.
Sans fece spallucce. Il suo sguardo perso nelle profondità oscure e bollenti della tazza di the sembrava quasi apatico nella sconfitta. Undyne continuò a lamentarsi:
“Che ne sapevo io che le umane sanguinano? Così, dal niente!? È disgustoso!”
“Eh… me ne sarei dovuto ricordare anche io.”
“Sì! Avresti dovuto! Eri tu quello informato in umanologia visto che la stavi coprendo! E adesso… - Undyne si ricordò della situazione nella quale si era cacciato Sans, e addolcì i toni - …beh, poteva andare peggio. E puoi sempre fare in tempo a mandarla a farsi friggere.”
“…potrei, ma non voglio rimangiarmi una promessa del genere.”
Lo scheletro sorseggiò un sorso di liquido bollente.
“…che genere di persona sarei? La verità è che lei è stata più brava di me. E poi… se si è spinta fino a certi limiti significa che ci tiene davvero moltissimo.”
“…mi stai dicendo che hai seriamente intenzione di sposarla!!!???”
Undyne aveva gli occhi fuori dalle orbite, e Sans fece di nuovo spallucce.
“Massì. Tanto…”
“Ma come tanto!?”
Undyne si sollevò sulle ginocchia e scosse la tazza così forte da far piovere buona parte del contenuto sul teschio del suo amico:
“Va bene fare il figo col nichilismo, ma questa è la tua vita! Non sprecarla, guarda che è una sola!”
Sans scoppiò a ridere e Undyne si infervorò ancora di più. Ci volle un urlo di intimazione proveniente dalla porta chiusa di Papyrus – che giustamente tentava di dormire – per zittire la donna pesce.
“Eh… - Sans si asciugò una lacrimuccia scesa per il gran ridere – anche se fosse solo una sola… chissene frega. – Spalancò gli occhi, fissando sempre il fondo buio della sua tazza - …credo che ormai questa linea temporale mi sia sfuggita di mano…”
“Cosa…?”
“Cosa?”
Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaans…”
Undyne e lo scheletro si voltarono subito verso la porta accanto a quella di Papyrus, dalla quale facevano capolino il viso e un piede della diabolica umana, Sousy.
Aveva occupato la stanza del suo nuovo fidanzatino con la scusa che la serata, nonostante non l’avesse ammazzata del tutto, era comunque stata parecchio traumatica per lei, e dormire nella cuccia non sembrava la soluzione più appropriata – né la più igienica.
“…guarda che io mi sono stufata di aspettarti, vado a dormire! Buonanotteeeeeee…”
La porta si chiuse, e Undyne sentì un brivido scorrerle lungo la schiena. Sans finì di bere il suo the e lo appoggiò per terra.
“BENE. Credo proprio che andrò a passare la notte da Grillbyz.”
Undyne sollevò il sopracciglio: “In quanto a vita matrimoniale, parti malissimo.”
“Mi godo i miei ultimi momenti da scapolo.”
Sans si allacciò la felpa fino al collo e prese le chiavi di casa – per quale motivo poi non si sa visto che tanto la porta era sempre aperta.
“Ma è aperto anche di notte quel postaccio?”
“Oh non per me… dopotutto io sono irresistibile!”
Lo scheletro fece un occhiolino e sparì dietro la porta, scomparendo nella notte.

FINALE MISTERIOSO PER UN CAPITOLO MOLTO POCO MISTERIOSO!
QUESTO MATRIMONIO S'HA VERAMENTE DA FARE??? RIUSCIRA' PAPYRUS A DORMIRE???
MA SOPRATTUTTO:

QUANTO TEMPO CI METTERA' GRILLBY A CACCIARE FUORI SANS DAL SUO LOCALE OLTRE L'ORARIO DI CHIUSURA!!??

TUTTO QUESTO E MOLTO ALTRO NELLA PROSSIMA PUNTATA DI BEAUTIF... BOH QUEL CHE E'.

 

 

 

 Image and video hosting by TinyPic

*Spazio Autrice*

*Sexy Sans is sexy*
*mi sono stancata di giustificarmi per i miei ritardi, quindi mi limiterò a dire HA! SON QUI!*
*Il fatto che siano rari nel tempo rende i miei capitoli piacevoli come una vincita alla lotteria!*
*Se, ci credo proprio tantissimo*
*Alla prossima morte di papa ciau!*

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3455985