Ogni volta che sento il tuo nome mi giro, quasi come fosse un richiamo.

di Tinucha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** THE END ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mentre chiacchiero con i miei amici dalla porta vedo entrare Ezequiel il nostro professore di canto nonché padre del mio migliore amico, Diego. Padre e figlio si scambiamo qualche occhiata e dietro di loro scorgo la figura di una ragazza minuta. Indossa un felpone enorme che le arriva a metà coscia e un paio di leggins che le fasciano perfettamente le gambe che si ritrova. Come scarpe solo un paio
di converse. Non riesco a guardarla in viso visto che ha lo sguardo rivolto verso il pavimento ed indossa il cappuccio della felpa che la copre completamente. << Scusate il ritardo ragazzi, lei è mia nipote Martina >> la ragazza alza di poco il capo per qualche secondo, la vedo di sfuggita ma non riesco a registrare il suo viso, troppo veloce. << Ciao >> ci saluta lei con una voce melodica  ma allo stesso tempo terribilmente flebile << Puoi sederti dove vuoi nell'aula >> le sorride Ezequiel, lei si dirige verso l'angolo della stanza quando la voce dello zio non la blocca << Martina sicura di non voler seguire le lezioni? Potresti realizzare il tuo sogno. La tua voce è un qualcosa di.. Sensazionale, e lo sai >> lei senza rispondere prende una sedia e si siede in quell'angolo. Ed è lì che passa ogni singolo giorno, ferma, immobile, con il capo chino e la musica nelle orecchie. Passano mesi e lei non ha nessuna reazione. Una mattina la vedo entrare dalla porta come al solito, con la sua felpa questa volta corta, le arriva alla vita come dovrebbe, le sta a pennello. Mentre Ezequiel ci sta spiegando qualche nuova regola per il canto scorgo Diego avvicinarsi e parlarle. Lei nega con il capo. In un batter d'occhio la vedo in piedi a rincorrerlo << Dammi le cuffie, rivoglio indietro il mio mp3 >> alza di poco la sua mano solo il tempo di farci vedere qualcosa di insolito e soprattutto preoccupante, in particolare agli occhi di Ezequiel. Abbassa la sua felpa e questa volta si alza sulle punte cercando di arrivare al braccio di Diego alzato in aria,senza sapere che lo zio si sta avvicinando. Con uno scatto si riprende il suo mp3 quando il professore l'ha raggiunta. Alza la felpa confermando la sua ipotesi. Martina sgrana gli occhi e si appresta a voltarsi. Si toglie il cappuccio della felpa e lo guarda negli occhi. Bellissima sarebbe un eufemismo. Ha degli occhi luminosi di un nocciola splendente, i capelli di un castano chiaro che va a finire sul biondo. Delle labbra carnose e perfettamente rosee, indossa un paio di perle di un bianco splendente. Lui assume un tono duro: << È PER QUESTO MARTINA? DIMMI LA VERITÀ È PER QUESTO? QUEL MOSTRO TI HA MESSO LE MANI ADDOSSO? È PER QUESTO CHE LO TEMI TANTO? PER QUESTO SEI VOLUTA SCAPPARE E VENIRE A STARE CON NOI? HA ACCETTATO IN CAMBIO DEL TUO SILENZIO? >> lei abbassa il capo come il primo giorno ferita dal tono deluso di suo zio. << È stato lui, vero? >> le chiede questa volta dolcemente anche se disperato. Lei chiude gli occhi stringendoli forte. << LO AMMAZZO >> urla fuori di se dirigendosi verso l'uscita. La mano di Martina sembra fermarlo << Non farlo anche tu, te ne prego >> gli chiede disperata ed esausta per poi abbracciarlo forte scoppiando in un pianto liberatorio. Diego come noi segue la scena da spettatore, sembra traumatizzato. 
Durante la ricreazione ci avviciniamo un po' tutti a parlare con Martina, mentre Ezequiel parla negli spogliatoi con Clara. << CHE COSA? MI DICI DI STARE CALMA? QUEL VERME SCHIFOSO DI TUO COGNATO HA MESSO LE MANI SULLA MIA BAMBINA E TU MI DICI DI STARE CALMA? MIA NIPOTE NON SI TOCCA! >> le urla dei due arrivano fino alle nostre orecchie . Martina cammina agitata rischiando di creare un solco nel pavimento. << Tini sta' calma, ok? >> << Glielo diranno, capisci? Sarà un casino. >> sbotta disperata passandosi le mani nei capelli. << Ma perché un casino? >> le sue labbra si serrano in una linea dura ed i suoi occhi diventano scuri. Neri come la pece. << Non possono farlo. Rovineranno tutti gli sforzi che abbiamo fatto. >> << Di cosa cazzo stai parlando? >> << Non possono, non possono. >> a passo svelto raggiunge Clara ed Ezequiel che con espressione dura ci vengono incontro. << Non ho nessunissima intenzione di sporgere denuncia. >> e girandosi se ne va. Clara prova a seguirla ma la mano di suo marito la ferma. << No, ha bisogno di stare sola. A casa le parleremo. >>

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Diego sembra immobilizzato, e per niente intenzionato a muoversi. Mi avvicino cautamente dandogli una pacca sulla spalla. Si volta a guardarmi e quasi rimango estrefatto dal dolore, dalla rabbia, dall'illeggibilità che c'è nei suoi occhi. Sta trattenendo un sentimento. Qualcosa di più forte dell'odio. << No, Jorge. Non provare a farmi il lavaggio del cervello, andrò da lui e.. >> << E cosa, Diego? Gli metterai le mani addosso nonostante lei vi abbia supplicati disperatamente di non diventare come lui? Farai più male a lei, e lo sai. >> scuote il capo arrabbiato dirigendosi verso l'uscita posteriore dell'aula. << Tu non capisci un cazzo. Gli hai visti quei segni? Quei lividi? Hai visto il terrore nei suoi occhi? L'hai visto che non si fida più nemmeno di noi? LA VEDI? >> sbotta con le mani tremanti per il nervoso frugando tra le tasche dei suoi jeans ed estraendo il suo pacco di Malboro. Si siede sul muretto ispirando una boccata di fumo, di nicotina. << La vediamo tutti, Diè. Ma se lo fai, la perderai definitivamente. Non si fiderà mai più di nessuno. >> << Cosa dovrei fare, allora? Suggeriscimi. Dovrei rimanere a braccia conserte? >> scuoto il capo e scrollo le spalle. << Proteggerla, no? Vuole solo essere protetta. Cazzo, l'ho capito io che neanche la conosco. Che l'ho vista per mesi soltanto seduta nell'angolo della nostra classe con la musica nelle orecchie. >> << Come posso proteggerla, se lui è in circolazione? >> << Ascoltandola. Mamma Diego mi sembra di parlare ad un muro. Io non la conosco neanche tua cugina, ok? Ma quella ragazza cerca solo tranquillità. Persone che non le stiano addosso, che l'ascoltino ma solo quando lei è pronta a parlare. Non forzatela, sarà lei a venire da voi perché non può più tenersi tutto dentro e sopportare da sola. >>









POV MARTINA
<< PARLA MARTINA, CAZZO PARLA. >> vedo gli occhi dei miei zii iniettati di preoccupazione e terrore, Diego sulla porta rimane in silenzio, neanche lui può aiutarmi. Mi perdo a guardare il vuoto e lentamente la mia mente viene invasa dai ricordi.



Si guarda le mani, tremando. La bottiglia di whisky è per terra in mille pezzi, la mia pelle sanguina, raggiungendo il resto del liquido amaro e spietato che ha ingurgitato. Sembra preoccupato, spaventato, tremante. Infila le mani tra i capelli sconvolto e mi si avvicina mentre io indietreggio terrorizzata. Un dolore lacerante mi pervade ma trattengo le urla che vogliono abbandonare le mie labbra mandandole giù con il groppo che ho alla gola. "Sono io bambina mia, sono io. Non volevo te lo giuro. Prometto di non farlo più, tesoro. Avanti vieni qui." Le mie gambe sembrano indecise sul da farsi, tutto di me ha paura adesso. Il mio papà. L'uomo che avrebbe dovuto difendermi dal mondo, mi ha appena fatto del male. Il mio labbro comincia a tremare mentre i miei occhi scalciano lacrime amare ed insanguinate. Fa più male accettare chi mi abbia fatto del male più del dolore che mi ha provocato. "Non lo farò più, Martina. Ti voglio bene amore mio. Avanti vieni qui." È lui ad avanzare verso di me con un sorriso rassicurante mentre mi guarda sanguinare. "Devo curarti. Devo proteggerti." sussurra più a se stesso che a me. 



Ho le mani strette a pugni, la gola secca. Il tremolio è tornato in tutto il mio corpo, zia Clara se n'è accorta ed adesso mi sta venendo incontro. Deglutisco scuotendo vigorosamente il capo terrorizzata e indietreggio quando prova a stringermi a se. << NON TOCCARMI. NON TOCCARMI. NON VOGLIO ESSERE TOCCATA. >> grido come se qualcuno si fosse impossessato del mio corpo. << Martina. >> la voce di Diego è ferma, un sussurro sconvolto e stravolto. Prova a fare un passo, anche lo zio ci prova ed anche zia Clara. Ancora. Scuoto il capo. Scuoto il capo mentre la mia testa è invasa da immagini, da ricordi.



"È l'ultima volta, bambina mia. Te lo giuro, andrò in un centro di alcolisti, mi curerò e queste mani le userò solo per proteggerti e non per farti del male." si avvicina ancora, gli occhi scuri come la pece, le mani che mi hanno appena fatto del male, ho paura, tremendamente paura. Il cuore è infranto, non come quello di un' innamorata, ma come quello di una piccola donna che è appena stata picchiata, dall'unico uomo che l'avrebbe dovuta rassicurare.



<< STATE LONTANI. LONTANI DA ME. PER FAVORE, PER FAVORE. >> grido con il poco fiato che mi rimane, finendo per scivolare lungo la parete e scoppiando a piangere. << Per favore. >> sussurro flebilmente coprendomi il viso con gli avambracci ed infilandomi entrambe le mani nei capelli. Il silenzio sembra fare da padrone. Lo so, so che sono ancora qui. Lo sento. Sulla mia pelle. Avverto tutto adesso. Sono troppo sensibile e questo è sbagliato, ma sento che le persone di cui posso fidarmi sono a pochi passi da me. Ma per adesso sono sola. Non mi fido più di nessuno. Non posso. Non posso essere debole. << Non posso, scusate. Non ce la faccio. >> e mi lascio andare ai pianti isterici, al corpo preso dagli spasmi, ai singhiozzi, al dolore della mia pelle graffiata, segnata. Tutto è così vivido nella mia testa, vorrei essere morta. Vorrei non aver resistito, vorrei che i suoi occhi rossi e scuri come la pece, dopo avermi quasi uccisa non fossero stati attraversati da lampi di terrore e preoccupazione. Perché se mi avesse fatto del male senza pentirsi ogni volta, tutto avrebbe avuto un senso. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Non so bene per quanto tempo rimasi accucciata e tremante. So solo che quando ritornai a respirare ed alzai lo sguardo, loro erano ancora lì. Era questo il punto. Loro c'erano. Sempre. Scossi il capo. << Non posso, davvero. Per favore, voglio stare sola. >> << Ma.. >> << Mamma, andiamo. >> Diego mi sorrise piano prendendo la zia Clara e lo zio Ezequiel e richiudendosi la porta alle spalle. La mia testa sembrava rotta, e vuota. I bei ricordi erano scomparsi per lasciare posto solo ai miei incubi peggiori. E sapere che in quella scuola, molte persone avevano conosciuto parte della mia storia era straziante. Sapere che qualcuno avrebbe provato pietà per me era viscido, e schifoso. In tutta la mia vita la pietà era l'unica cosa che avevo temuto più di tutto. Le mie mani tremavano ancora quando raccolsi il mio cellulare e premetti il pulsante di chiamata. << Martina? >> la sua voce era affannata, distrutta. << Ciao papà. >> sussurrai flebilmente guardando dinnanzi a me. << Come stai, bambina mia? >> << Lo zio ha scoperto tutto. >> << Ah. >> mi inumidii le labbra << Lo sanno, ma stanno accettando le mie pretese. Papà lo so che stai facendo il possibile per migliorare e mi manchi, davvero. >> << Se fossi al posto dei tuoi zii ti proibirei di parlare con me, Martina. Non sono stato l'esempio migliore di padre. >> mi guardai le unghie e deglutii << No, non lo sei stato. Ma io ti voglio bene. >> << Ci sono molte cose che dovresti sapere e prometto che te le racconterò tutte prima o poi, ma prima devo curarmi e lo voglio fare per te. >> scossi il capo sconvolta << No, non per me, devi farlo per te. >> << Figlia mia, perché non capisci quanto sono stato inumano e mostruoso con te? >> << Non dirlo, non dirlo. >> << Si. Alza la maglietta e guarda il tuo corpo. >> strinsi forte gli occhi. << Li vedi quei segni, piccolina? Lo senti il dolore di quelle ferite? Sono stato io, Tini. Sono stato io. >> rimasi in silenzio mentre dei flashback ritornarono alla mia mente. << Le mie mani, hanno segnato, graffiato, ucciso il tuo corpo. >> << Smettila. >> << No, devi capirlo una volta per tutte. Non puoi considerarmi tuo padre se prima non smetto di farti del male. >> << Basta, ti prego. >> << Sfogati, bambina mia. Voglio sentire il dolore nelle tue lacrime, perché è l'unica cosa che mi porterebbe a soffrire. Sapere che sono io la causa di tutto.. >> gli spasmi tornarono ad impossessarsi del mio corpo mentre i miei occhi si disperdettero nel nulla. << Mi hai uccisa interiormente, papà. Questo ti basta? >> << Questo mi uccide. >> sussurrò << Non sono degno di essere un padre. >> << Né io di essere una figlia, sono stata troppo debole e questo non ti è stato d'aiuto. >> << Guarisco. Te lo giuro, guarisco e poi torno. Ti prendo tra le mie braccia, ti porto al mare a mangiare un gelato e non ti lasciò andare più. >> sorrisi << Guarisci presto, allora. Io ti sto aspettando impaziente. >> ispirai a fondo e prendendo coraggio riattaccai dirigendomi davanti allo specchio. Alzai la mia maglietta e guardai il mio corpo. Ferite. Ovunque. Ferite ancora aperte, ma solo dentro di me. Stavo sorridendo, ma quando rialzai lo sguardo nello specchio vidi solo dolore. I miei occhi non smettevano di piangere, le mie labbra si protendevano verso il basso. Il mio corpo era spaventoso. 



<< Quella schifezza ti aiuta a dormire? >> sobbalzai avvertendo la voce di Diego a pochi passi da me e gli sorrisi stringendo la mia tazza fumante di tisana. << Si. >> si accomodò insieme a me sul dondolo, fregandomi la coperta e ridendo piano al mio sguardo inceneritore. << A me fa venire da vomitare e basta. >> << Voi uomini non potete capire. >> roteò gli occhi sistemandosi comodo e cominciando a dondolarsi mentre io guardavo dinnanzi a me. Il buio, la calma totale. << Cosa vuoi sapere esattamente Diego? >> domandai voltandomi a guardarlo. Serrò le labbra in una linea dura. << Nulla, Tini. Sono solo preoccupato. Insomma prima pensavo fossi strana, ma.. >> deglutì << ..ma sapere che mio padre mi metteva le mani addosso ti ha fatto ricredere? So che vuoi parlarne, e so anche che vuoi farlo solo perché mi vuoi bene e vuoi aiutarmi. >> << ..ma non ora, lo so. >> << Con chi hai parlato? >> domandai inclinando la testa. << Con nessuno. >> << Avanti. >> << Con un amico. Un buon amico. >> << E sarebbe? >> << Il ragazzo dagli occhi verdi: Jorge. Il mio migliore amico. >> scossi il capo. << Non ho registrato nessuno in realtà da quando sono qui. >> scrollai le spalle << Posso? >> domandai titubante indicando il suo petto. Lui sorrise attirandomi a se. << Non devi mai chiederlo Cuginetta, fallo e basta. >> 



<< Buongiorno a tutti. >> sorrisi smagliante entrando in cucina e baciando dolcemente la mia famiglia. << Buongiorno sto cazzo. >> << Oh Dieguito, vedo che sei di buonumore. >> << Fanculizzati Tini. >> scoppiai a ridere guardando l'espressione degli zii e cominciai a stuzzicare qualcosa. << Credo che verrò a piedi allo Studio. >> << Non se ne parla, Tini, verrai con me e Jorge. >> roteai gli occhi << Beh almeno avrò il piacere di conoscere il famosissimo occhi verdi. >>



POV JORGE
Dopo aver avvisato Diego che non potevo raggiungerlo quella mattina, portai mia madre dal medico e dopo averla lasciata a casa corsi allo Studio.




La guardai da lontano, era nel giardinetto dietro scuola, stava giocherellando stesa nel prato. Sembrava una mezza Dea o qualcosa di simile, sprizzava purezza e semplicità da ogni singolo poro. Avanzai piano verso di lei e sfoderai uno dei miei sorrisi migliori, sedendomi al suo fianco. << Ciao Martina. >> si voltò di scatto, sorpresa, quasi come fosse stata beccata a fare chissà cosa. << Sono Jorge. >> aggrottò la fronte e serrò le labbra. << Ah, sei uno di quelli che frequenta i corsi di mio zio. >> annuii. << Sono il migliore amico di Diego. >> annuì. Sapevo che non le andava di parlare di ciò che era successo il giorno prima quindi cercai di portare l'attenzione altrove. << Ti piace il mare? >> << Il mare? >> chiese confusa << Si dai, quello con le onde, gli scogli.. >> mi diede una pacca sul petto ed entrambi scoppiammo a ridere. << Ah quello.. >> stette lei al gioco, mentre io mi passai una mano fra i miei indomabili capelli. << Mi rilassa. >> chiuse gli occhi portando entrambe le braccia all'indietro e facendo lo stesso con la testa, inclinandola. << È da un po' che non ci vado, in effetti. >> confessò rimanendo ferma in quella posizione. Mi accorsi di non averla mai guardata da così vicino. Aveva le guance troppo magre, il sorriso leggermente spento, due occhiaie infossate nel suo viso, i capelli più indomabili dei miei. Questa ragazza era bellissima. Mi morsi un labbro e spostai lo sguardo sul prato. << Come mai? >> mossa sbagliata. Aprì gli occhi di scatto, si voltò a guardarmi e si alzò di fretta e furia. << Non ti riguarda. >> e scomparì. Come al solito andò via. E mi lasciò lì solo, come l'emerito imbecille che ero. "Come può andare al mare con quei segni indelebili sulla pelle, Jorge?" mi ricordò troppo tardi la mia coscienza. Scossi il capo. Ero solo un idiota. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


<< NON ANDRÒ DA UNO STRIZZACERVELLI, D'ACCORDO? >> << Martina, per favore. >> il tono calmo della zia non fece che aumentare la dose di rabbia nel mio corpo. << Sono sbagliata, ok? Sono stata picchiata da mio padre e nonostante questo gli voglio bene, non ho bisogno che me lo faccia notare qualcun altro. >> sbottai sbattendo il mio cellulare sul tavolino. << Davvero, Dufreè è un brav'uomo, ti aiuterà a superarla. >> << A superarla? E come? Ricucendo i segni sul mio corpo? Vorrei farti notare zia che è impossibile cancellare queste fottute incisioni. >> << Te lo sto chiedendo con il cuore in mano. >> chiusi gli occhi. << Col cuore infranto, allora, ti dico che lo farò. Scusami zia se mi comporto così nonostante mi abbiate accolta a braccia aperte, ma raccontare il mio dolore ad un estraneo non mi servirà. >> alzai i tacchi e me ne andai. A Buenos Aires era tutto completamente diverso, mi sentivo troppo calma e..sola. Volevo bene alla mia famiglia, ma c'era qualcosa di sbagliato in me. Vagai per le vie più malfamate di quella città, fino ad incontrare un gruppo di ragazzi. << Guarda, guarda che bel bocconcino. >> sorrise uno di loro girandomi attorno. Un senso di nausea e disgusto mi colpì fino alle viscere quando capii che quello che avrebbero potuto volere loro da me, non equivaleva minimamente al male che mi aveva fatto mio padre. Non si sarebbero limitati a sfregiarmi il corpo. Ma forse, ero solo io che troppo timorosa com'ero non mi fidavo di semplici ragazzi che volevano solo scherzare. Avanzai di un passo. Lui fece lo stesso. I suoi amici lo seguirono come cagnolini. Lo feci ancora, e le sue mosse furono prevedibilmente le stesse. Mi fermai guardando alle sue spalle ed incrociando le braccia al petto. Dovevo sembrare tranquilla, nonostante il mio corpo stesse fremendo per la paura. << Bella maglia, ragazzina. >> sorrise maliziosamente. << ..penso però, che ci staresti meglio senza. >> il cuore sembrò arrivarmi in gola. Trattenni il fiato, pronta a schivare colpi, a fuggire senza una meta, a correre veloce. << Io dico che ci sta bene anche con quella, Smith. >> una voce. Quella voce. Voltai il capo quando avvertii un braccio circondarmi le spalle. Jorge, il ragazzo dagli occhi verdi impenetrabili mi stava stringendo a se. Non volevo lo facesse, lo avrei allontanato volentieri, ma preferivo farmi stringere dalle sue braccia piuttosto che rimanere in compagnia di quella cricca. Lo guardò con aria di sfida e poi lanciò delle occhiatacce ai suoi amici. << E voi che ne pensate? Sta bene anche con la maglia, vero? Bella, no?! Peccato sia intoccabile, perché detto tra noi, se la sfiorate anche solo con un dito, vi faccio un culo così. >> sorrise perfettamente nei panni di stronzo << Ah non scomodatevi, mi occupo io di riaccompagnarla. Ragazzi. >> << Blanco. >> salutarono anche loro con un cenno del capo. Avanzai con ancora il suo braccio stretto intorno a me ed in un silenzio tombale solo per qualche altro metro. << Che ci facevi tu lì? >> sbottai incazzata. << Ringraziare sarebbe troppo per te, vero Martina? >> sorrise beffardo, continuando a camminare con entrambe le mani infilate nelle tasche dei suoi jeans. << Non ti sopporto. >> << Neanche mi conosci. >> << E né voglio conoscerti. >>  << Lo sai che sei più odiosa di persona? >> << SCUSA?! >> borbottai posando entrambi i pugni in corrispondenza dei fianchi e fermandomi in mezzo alla strada. << Sei una mocciosa. >> continuò divertito senza smettere di camminare. Lo raggiunsi incrociando le braccia al petto. << Sei proprio uno sfacciato. Prima parli con mio cugino e lo addestri su come trattarmi e poi fai lo stronzo. Incoerente, screanzato.. >> << Io non ho addestrato nessuno, ragazzina. >> << Ah no? Guarda che Diego è facile da sgamare. >> << Gli ho dato solo un consiglio. Stop. >> scrollò le spalle disinvolto. << Beh..grazie. >> scoppiò a ridere alleggerendo il passo << Sarei io l'incoerente? >> 



Passare la giornata con Jorge non era stato proprio destabilizzante come credevo. Ma qualcosa in lui non andava ed anche Diego pareva piuttosto strano quella sera. Me ne accorsi quando durante la notte inoltrata cercando di non farsi sgamare sgattaiolarono fuori di casa. Senza esitare aprii la porta alle loro spalle e mi cimentai nel loro inseguimento. Dove diavolo stavano andando?


La gente in quel posto decisamente squallido stava gridando, chiedendo sempre di più. Quando posai i miei occhi su quel ring improvvisato, trattenni il fiato. Jorge stava combattendo, con quel ragazzo da cui mi aveva salvata. La sua pelle madida di sudore, i suoi occhi iniettati di vendetta, le sue labbra e la sua mascella serrate. Il suo petto si gonfiava prepotentemente, solo allora mi accorsi del movimento delle labbra dell'altro ragazzo. Qualcosa non andava. Non era un semplice incontro di pugilato quello.



POV JORGE
<< NON ME NE FREGA UN CAZZO, SIMON. VOGLIO COMBATTERE CON SMITH. STANOTTE. >> sbottai vedendolo sussultare. << Jorge sei troppo incazzato, non ti farò combattere con lui. >> << Non l'ho ucciso quando avrei dovuto, e non lo farò oggi, ma voglio combattere con lui. >> lo avvisai freddamente dirigendomi verso gli spogliatoi. Mi spogliai indossando solo un pantaloncino nero da basket che mi arrivava fino al ginocchio e poi mi sedetti sulla panca fasciandomi le mani cautamente.


"Dai, Jorge." ridacchiò facendomi uno dei suoi sorrisi da bambina. Inclinai il capo sorridendole dolcemente e carezzandole una guancia. "Sei bellissima, Claire." Si morse il labbro fino a farselo sanguinare. "Mai quanto te, tesoro." 



Ispirai a fondo, ma la mia testa era un fottuto disastro. Ero fuori di me, quando riaprii gli occhi mi accorsi del casino che avevo involontariamente combinato. Tutto intorno a me, sembrava più sfasciato del solito. Posai entrambe le mani sul muro e feci un respiro profondo. Smith era un uomo morto.


L'incontro cominciò in tarda serata come sempre, ero più carico che mai, ed ovviamente Smith per non sfigurare aveva accettato la mia sfida. Mi preparai mentalmente ripetendomi che non avrei dovuto ucciderlo. Quando entrai dalla porta, la sala sembrava in sovraccarico di gente. La musica era a volume alto, e le persone gridavano senza interruzioni. Lo raggiunsi sul ring, aveva un sorrisetto dipinto sul volto, ma stava nascondendo una punta di terrore perché già una volta aveva sperimentato i miei cazzotti per nulla delicati. << 3.. >> il suo sorriso aumentò << ..2.. >> non sapeva nemmeno in che guaio si fosse cacciato. << ..1.. E via! >> con una mossa azzardata mi scaraventai su di lui. Non me ne fregava niente di chi tifasse il nostro pubblico, volevo solo vendicarmi. Vendetta. Solo vendetta. A metà dell'incontro lui sembrava esausto ed io più carico di prima. << Non sai Blanco che pompini da favola fa la tua dolce Claire. >> sorrise beffardo prendendosi gioco di me. Mi irrigidii all'istante mentre sentii la rabbia risalire fino ad offuscarmi il cervello. << Ogni notte, Jorge. Me la dà ogni notte. >> confessò avvicinandosi pensando di avermi distratto e di potermi attaccare. Con una mossa ben studiata gli bloccai il polso e gli portai il braccio dietro la schiena, scaraventandolo per terra. Quasi potei avvertire il dolore che stava provando. << E dimmi, ti piace? >> sussurrai terribilmente incazzato quasi da risultare irriconoscibile. << Che c'è, Blanco? Ti dispiace che con te facesse la verginella innocente e che invece con me faccia la puttana? >> aumentai la presa sul suo braccio e avvertii un lamento fuoriuscire dalle sue labbra. Nonostante tutto sorrise << 1.. >> cominciò a contare l'arbitro. << ..2.. >> << Volevi sapere se le piace? Alza lo sguardo, Jorge. Lei è tra il pubblico salutala. >> alzai gli occhi di scatto e lei era lì di fronte a me. Non aveva nulla dell'innocente e pura ragazza che avevo conosciuto. La cosa peggiore fu che quando spostai lo sguardo, pochi passi più in là c'era una Martina sconvolta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


<< JORGE, JORGE. >> il mio petto si gonfiò prepotentemente nel sentire la sua voce, avanzai ancora i passi per raggiungere gli spogliatoi. << Claire va' via, subito. >> la avvertii in tono minaccioso. Sapeva che non l'avrei mai sfiorata con un dito, non l'avrei mai fatto con una donna e proprio questo la spinse ad insistere. << Jorge. >> << Smettila, Smettila o torno indietro e lo uccido una volta per tutte. >> aprii la porta, ma lei mi seguì immediatamente. << Non hai niente della Claire che ho conosciuto. Non sei pura, né ingenua. Sei un'altra. >> << Jorge, ti giuro che lo amo. Odiami, ma io lo amo. >> << Oh no, sarebbe troppo facile odiarti. Io continuo a volerti vedere felice, e sai perché? Perché solo così capirai che persona di merda sei. >> la rabbia ribolliva nelle mie vene. << ..e per quanto stronzo, viscido e ripugnante possa essere il tuo ragazzo, ti ama davvero. Quindi sparisci. >> << Jorge, Perdonami. Sono solo.. >> << Le mie mani, Claire. Tutte le volte in cui ho provato a fare l'amore con te, tutte le volte in cui ti ho sfiorata. Ti sentivi sporca ed ora..guardati ora.. >> la porta si aprì di scatto rivelando la figura preoccupata di Martina. << Oh..ehm..scusate. >> avvampò visibilmente intrecciando le sue mani e cominciando a farle giocherellare. << Che ci fai qui, Martina? >> le domandai aggrottando la fronte. << No, io, ecco..è solo che sei corso via e pensavo non ti fossi sentito bene, ma adesso vado. >> << No, aspetta, rimani. Lei se ne stava andando. >> << Jorge.. >> << Vattene Claire. >> abbassò il capo visibilmente dispiaciuta ed andò via, mentre Martina si portò entrambe le mani sui fianchi rivolgendomi un'occhiata poco amichevole. << Che c'è? >> << Non sei stato molto carino! >> << Lei non lo è stata con me, non vedo perché avrei dovuto. >>  << Nemmeno mio padre era carino con me, eppure il nostro rapporto era migliore di tanti altri. >> confessò per poi fare una faccia confusa. << L'ho detto, davvero? >> annuii fingendomi divertito, ma a dire il vero ero più confuso di lei. << Le tue mani. >> osservò le mie fascette ricoperte di sangue e con una piccola spinta mi fece sedere sulla panca. << Da' qua. >> attirando il mio polso cominciò a scioglierle. << Hai tutte le nocche spaccate. >> sussurrò comprensiva come una madre cominciando a carezzarle. Una scossa partì dalla mia spina dorsale fino a concentrarsi nel mio basso ventre, dove il sangue ribolliva. << Credo che possa bastare. >> arricciai il naso fingendomi irritato.







POV MARTINA
<< Il gioco delle domande? Sarebbe? >> domandai aggrottando la fronte e sedendomi sulla panca di fronte la sua, accavallando le gambe. << Ti facevo più intelligente, Stoessel. >> << Non sei per niente simpatico, sai? >> << Si. >> << Non voglio farti nessuna domanda. Voglio che mi parli di quella ragazza. >> << E perché dovrei farlo? >> << Per sfogarti, insomma. >> << Pensi di essere diventata la mia psicologa? >> domandò con una punta di stizza ed irritazione. << No, ma non vuoi tenerti tutto dentro, questo è chiaro. Se continui di questo passo esploderai. >> << Martina ti conosco appena, cosa ti fa credere che ti racconterò la mia vita? >> inclinai il capo di lato guardandolo attentamente. << Se lo farai io ti racconterò la mia storia. >> sembrò titubare e poi sbuffò guardandosi le nocche delle mani. Il suo addome, il suo petto, erano pieni di goccioline di sudore, e dannazione, Dio solo sapeva che lotta si stava combattendo nel mio corpo. << Quella ragazza, Claire, è stata..siamo stati insieme per qualche tempo, ma poi è finita. >> riassunse velocemente facendomi sorridere. << Mio padre, mio padre ha sfregiato il mio corpo. >> sussurrai vedendolo deglutire. << Quando ti ho visto su quel ring ero abbastanza delusa dal tuo comportamento, Jorge. Delusa nonostante io non ti conoscessi, delusa nonostante tutto. Non so perché adesso sono qui, perché quello che ho visto di là avrebbe dovuto allontanarmi da te, eppure sono qui. >> << E sai perché? >> << Perché? >> << Perché nonostante io non sia nessuno per te, nonostante tu mi conosca appena, ti fidi di me. >> << La fiducia bisogna guadagnarsela. >> << Lo so. >> spostò i suoi occhi verso la parete dietro di me e poi ritornò a guardarmi. << Non hai approfondito il tuo racconto. >> sorrisi divertita << Neanche tu lo hai fatto. Facciamo così, Jorge, prima impariamo a conoscerci ed a fidarci l'uno dell'altro, poi magari te lo racconto chi sono. >> annuì ed io mi alzai dalla panca avvicinandomi a lasciargli un leggero bacio sulla guancia. << Te ne vai di già? >> << Hai bisogno di una doccia, campione. >> << Falla con me. >> osò mentre una luce di divertimento brillava nei suoi occhi. << Per stavolta passo. >>



<< CI HAI SEGUITI? MA COSA TI DICE IL CERVELLO, TINI? >> << Diego sta' calmo, eh! Piuttosto dovrei chiedermi io cosa dice il cervello a voi due, insomma siete usciti di casa nel cuore della notte per andare ad un incontro di pugilato. >> sbottai incrociando le braccia al petto mentre Jorge tranquillo alla guida non fiatava. Diego al suo fianco aveva la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite. << E se io e Jorge ci fossimo buttati in un dirupo tu che avresti fatto? Ci avresti seguiti? >> serrai le labbra in una linea dura. << Volevo solo assicurarmi che steste bene! Eravate strani. >> << Ah, hai capito Jorge? Voleva assicurarsi che stessimo bene. Ma hai capito il pericolo che hai corso, stupida? >> sobbalzai mentre una luce di terrore attraversò i suoi occhi. Aveva paura, paura per me. << Basta litigare, ragazzi. È andato tutto bene, e la prossima volta Martina per favore, evita di assicurarti se stiamo bene, d'accordo? >> scossi il capo. << Vi odio. >> con una grinta che neanche conoscevo, scesi dall'auto sbattendo lo sportello e dirigendomi verso casa per rientrare. Dopo aver parcheggiato anche quei due energumeni mi seguirono, ma quando aprimmo la porta di casa, lì davanti a noi c'erano gli zii lividi in volto.



<< DOVE CAZZO ERAVATE? >> sbraitò zio Ezequiel mentre la zia sembrava preoccupata quasi più di lui. << Sono-sono entrata in camera vostra e voi-voi non c'eravate. >> la sua voce era flebile, i suoi occhi luccicavano e le sue mani si abbandonavano lungo la linea del suo sterno. << Noi.. >> << ..è stata colpa mia! >> sbottai infilandomi una mano nei capelli. << Sono uscita a prendere una boccata d'aria, non mi sentivo bene e non riuscivo a chiudere occhio, loro si sono preoccupati e mi hanno seguita. >> << Non lo fate mai più, d'accordo? >> sbottò zio Ezequiel stringendoci forte. << Mai più, ragazzi. >> con la cosa dell'occhio rivolsi uno sguardo alla zia Clara, giaceva persa nel nulla. << Scusa zia, non lo faccio più. >> corsi da lei implorando perdono come una bambina. Mi strinse forte quasi fino a farmi soffocare. << Se lo fai un'altra volta, mi uccidi. >> aggrottai la fronte. << Mi è bastato perdere Maria. >> << Zia Clara? >> << Mh? >> << Ci devo andare per forza dallo psicologo? >> << Dovresti. >> annuii dirigendomi al piano superiore. Una mano mi strattonò Facendomi sobbalzare. << Grazie. >> le sue labbra furono leggere e dolci sulla mia fronte. << Buonanotte Stoessel. >>

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Mi sedetti al mio solito posto guardando la zia e lo zio trafficare tranquillamente in cucina come se nulla fosse. << Tutto bene, Martina? >> domandò dolcemente zia Clara avvicinandomisi e scostandomi una ciocca di capelli dal viso. Sbadigliai scuotendo il capo. << Sono un po' stanca. >> << Beh, potresti rimanere a casa oggi, tanto non hai lezione. >> propose zio Ezequiel facendomi sorridere << Grazie zietto. >> saltai giù dalla mia sedia per correre ad abbracciarlo ed esattamente in quell'istante Diego e Jorge fecero capolino in cucina. Il messicano sembrava non riuscire a tenersi neanche in piedi. << Buongiorno. >> tuonò assonnato mio cugino lanciando un'occhiata preoccupata a Jorge. << Cos'ha? >> chiese confusa zia guardandolo altrettanto preoccupata. << Credo che abbia la febbre, delira da quando si è svegliato. >> << COME DELIRA? >> spalancò la bocca lei. << Parla di cose che spero per lui non abbiano senso. Ma credo che gliene riparlerò quando sarà più lucido. Sono magnanimo io. >> << Perché cosa dice? >> intervenni invece io, beccandomi uno sguardo agghiacciante da parte del diretto interessato. << Meglio che tu non lo sappia cosa dice. >> << Andiamo Jorge vieni con me in salotto, devo misurarti la temperatura. >> << Ma no, Clara non ce n'è bisogno, davvero. >> balbettò lui prima di essere trascinato in salotto dalla zia. << Dovresti prepararti, Tini o farai tardi allo Studio. >> << Martina oggi rimane a casa, ha bisogno di riposare. >> << Come a casa? Ed io? >> << Tu vai a scuola, Diego. Oggi hai l'interrogazione e dopo devi esporre il progetto assieme a Lodovica. >> << Mm..va bene. >> << NON SE NE PARLA ASSOLUTAMENTE JORGE BLANCO. FA' QUELLO CHE TI HO DETTO! >> sbottò zia Clara entrando in cucina seguita da uno Jorge esasperato. << Che succede? >> << Vuole venire allo Studio ed ha la febbre molto alta. >> << Dannazione Clara, non sono un bambino di 5 anni. >> borbottò sorreggendosi alla parete. << Adesso Jorge, prenderai un'aspirina ed andrai nel tuo letto io nel frattempo chiamerò i tuoi per avvisarli che sei qui, ammalato. >> << Ma.. >> << Ma niente. Non sarai solo in casa. Martina non verrà allo Studio quindi in caso d'aiuto potrai chiedere a lei, al massimo hai il numero di telefono sia di mio marito che.. >> << Aspettate..cosa? Jorge e Martina in casa soli? NO! >> sbottò Diego con gli occhi fuori dalle orbite. << E quale sarebbe il problema? >> 



POV JORGE
Clara ed Ezequiel si infilarono i giacconi mentre Martina cominciò a sparecchiare la tavola. Avvertii i passi di Diego sempre più vicini. << Jorge, sei il mio migliore amico. Lo sai, sei come un fratello per me, ma non azzardarti a sfiorarla. >> sbuffai << Diè, ma cosa cazzo vai a pensare? >> << Appena sveglio hai confessato di voler scopare con lei, ti ripeto: "Spero vivamente che si tratti di qualcosa detta nel delirio assoluto" >> roteai gli occhi mentre tutti e tre ci salutarono uscendo di casa di fretta e furia. Martina silenziosa continuava a sparecchiare la tavola ed io la guardai scuotendo il capo e risvegliandomi da quello stato di trans e abbiocco. << Posso aiutarti? >> sussurrai avanzando nella sua direzione mentre i suoi occhi si alzarono posandosi su di me. Dannazione! Aveva degli occhi così puri e liquidi, cerchiati dalle occhiaie e così fottutamente dolci.



Mi presi la testa tra le mani, faceva terribilmente male, ed il mio addome non era messo tanto meglio, dal momento che distraendomi a guardare Claire e Martina, Smith mi aveva tirato un cazzotto. Ovviamente avevo vinto io, ma il dolore lo avvertivo comunque. I miei occhi erano abbastanza confusi ed offuscati, davanti a me notai la figura longilinea di Martina coperta da un leggero vestitino. Ingoiai faticosamente, avvertendo una sensazione più che conosciuta farsi strada in me. "Martina?!" la sua immagine scomparve ed io preso chissà da quale istinto mi morsi le labbra sorridendo "Mi viene duro solo a guardarla." sgranai gli occhi nello stesso istante in cui mi accorsi che la persona che avevo di fronte era Diego e mi alzai di scatto dal letto, avvertendo la testa farsi sempre più pesante e girarmi velocemente. "Aspetta, cosa hai detto?" sbottò sconvolto avvicinandosi minacciosamente. Sbuffai irritato. "Non lo so cosa cazzo sto dicendo, qui gira tutto."




POV MARTINA
<< Come ti senti, Jorge? >> domandai sedendomi sul letto al suo fianco e carezzandogli dolcemente una guancia. Sorrise perduto, cominciando a leccarsi avido le labbra. Deglutii mentre avvertii tutti i muscoli al di sotto del mio ventre attorcigliarsi. << Non lo so, Martina. So solo che voglio baciarti. >> il desiderio ardeva nei suoi occhi. Sentii tutti i miei sensi cedere, il suo alito fresco soffio sulle mie labbra mentre si avvicinava. Quella freschezza contrastava terribilmente con la sua pelle infuocata. Le sue dita si posarono leggiadre sulla mia guancia destra ed il suo sorriso si accese. Perduto. Sembrava perduto in me. Ben presto mi ricordai che aveva la febbre così alta da essere nel delirio assoluto. Un fuoco divampò in me quando i nostri nasi si sfiorarono tra di loro. << Sei troppo fredda, Stoessel. >> feci un passo indietro. << Dormi, Jorge. Dormi. >> mi passai nervosamente le mani nei capelli scostandomeli via. << Mi stai respingendo, Martina. Come ha fatto Claire. >> << Non voglio sentire la tua storia, ti ho detto chiudi quei due fottuti occhi e dormi. >> sorrise amareggiato, ed ancora febbricitante, i miei occhi stavano disegnando le sue labbra peccaminose. << Volevi sapere la mia storia. >> << Non così. >>



<< T-Tini. >> il cuore cominciò a martellare forte contro la mia povera gabbia toracica quando udii il suono perfetto della sua voce. Dal tono dedussi avesse appena aperto gli occhi. Rimasi di spalle a lui, cercando di non dare a vedere quello che mi torturava da ormai qualche ora. << Ti senti meglio? >> << Ti ho baciata? >> domandò ed io avvertii i suoi passi farsi sempre più vicini. Stupidamente i miei occhi cominciarono a pizzicare. 'Cosa mi prendeva?' << Non capisco di cosa tu stia parlando, Jorge. Hai dormito tutto il tempo. Che c'è hai sognato di impossessarti delle mie labbra? >> sorrisi forzatamente fingendomi divertita, avvertii la sua mano acchiappare il mio polso ed imprigionarlo. << Toglimi le mani di dosso. >> scandii bene ogni minima parola. Sospirò passandosi le mani nei capelli. Sembrava confuso, quasi disperato. << Me lo ricordo bene, Martina. È tutto troppo vivido nella mia fottuta testa. Dimmi cosa ho fatto. >> << Non mi hai baciata, non hai fatto un cazzo, Jorge. Non mi sarei lasciata baciare da te. >> << Ah no? >> avanzò verso di me incrociando le braccia al petto. << Neanche ora che il tuo cuore batte ritmicamente? >> un trillo mi fece avvertire l'arrivo di una chiamata. Impugnai il mio cellulare cercando di regolarizzare il mio respiro. << S-si?! >> << Bambina mia. >> mi appoggiai al bancone della cucina smettendo definitivamente di respirare, mentre i miei occhi cominciarono lentamente ed involontariamente a lacrimare. << Perché non mi hai risposto prima? >> << Ero indaffarato con delle faccende. >> << E perché non lo hai fatto neanche ieri? E ieri l'altro? >> avvertii un sospiro di preoccupazione abbandonare le sue labbra. << È sbagliato, Martina. >> << No, non è sbagliato, papà. >> Jorge al mio fianco sgranò gli occhi sconvolto mentre io reggendomi al mobile mi allontanavo piano. << Parlami, per favore. >> << Per favore, tesoro. Solo un po' di tempo, devo curarmi se voglio farti stare bene. >> << Ma così non mi fai stare affatto bene, papà. >> i miei occhi sembravano inondati dall'acqua salata. Mi strinsi nelle spalle. << Preferivo che mi picchiassi. >> sbottai risoluta. << Non dirlo neanche per scherzo, d'accordo? >> strillò dall'altro lato della cornetta. Quasi potei avvertire il cipiglio nervoso che sicuramente si stava formando sulle sue labbra. << Perché altrimenti che fai, papà? >> ridacchiai amareggiata << Eh? >> << Non verrò lì da te. Non ti raggiungerò fino a quando non sarò convinto del fatto che con me sarai al sicuro. >> << Ma io con te sono al sicuro. >> le sue parole sembravano taglienti sulla mia pelle, più del vetro delle bottiglie, più delle sue mani pesanti. << No, non lo sei. >> un suono piuttosto conosciuto rimbombò nelle mie orecchie. Aveva riattaccato. Ancora. << SEI IMPAZZITA, CAZZO? >> sbraitò Jorge ad un passo da me. << Sta' lontano da me. >> << Cosa ti passa per quella fottutissima anticamera del cervello? >> il suo fiato fresco soffiò sulle mie labbra ancora una volta, stordendomi definitivamente. Scosse il capo, serrando le labbra in una linea dura e contraendo la mascella. << Tu non sai niente, Jorge. Non sai niente. Non lo conosci. Non conosci me. Né tantomeno la mia storia. >> << La tua storia, Martina? Cosa dovrei conoscere? Il tuo corpo sembrava irriconoscibile quel giorno in cui i miei occhi lo hanno potuto intravedere! E sai meglio di me che se in questo momento fossi nuda dinnanzi a me, quello che ho visto allo Studio equivarrebbe a nulla. >>



I suoi occhi erano iniettati di rabbia, sorrideva nel modo inquietante che poche volte aveva preso posto sul suo viso. "Sono stato io ad ucciderla." Chiuse gli occhi mentre io scossi il capo. 'Come poteva credere di esserne il colpevole?' "Fiorellino." Avanzò verso di me carezzandomi piano con l'indice la guancia. "Sei bella quanto lei." i miei occhi cominciarono ad inumidirsi quando spaccando l'ennesima bottiglia di vetro la portò vicina alla pelle candida del mio stomaco. "Solo un graffio, poi ti lascio andare."



<< Devi farti i cazzi tuoi, ok? >> << No, non me li faccio i cazzi miei. Dannazione, ma cosa hai al posto del cervello? Una noce? >> << Smettila. Smettila. >> << Fammi vedere. >> lo guardai confusa e lui fece cenno col capo verso il mio stomaco. << Fammi vedere i tuoi segni indelebili, Stoessel. >> << Cosa? No, non se ne parla. >> << Ti ho detto che voglio vederli. >> << Ed  io ti ho detto di no. >> << Se non lo fai dirò a Clara ed Ezequiel della chiamata. >> << Mi stai ricattando? >> << Prendilo come ti pare, per ricatto o quel che vuoi, ma voglio vedere. >> scossi il capo sconvolta ed indignata. << No, non posso. >> mi sorrise piano sedendosi ed alzando il capo per guardarmi. << Per favore, Martina. Ho bisogno di sapere quanto gravi sono quelle ferite. >> << Perché?! >> morsi il mio labbro sempre più testardamente. I miei occhi bagnati dalle lacrime, i suoi titubanti nel dare una risposta. << Perché ho bisogno che tu ti prenda cura di te stessa. Non ti conosco, ma per quello che so sei un'ingenua ragazzina. Non credere mai nelle favole, Martina, sono una fottuta fregatura. Una balla che ti raccontano i genitori di notte per farti pensare che il mondo non è così orribile come lo descrivono gli altri. >> mi avvicinai finendo dinnanzi a lui. Sorrise piano portando cautamente le sue mani dietro le mie cosce e le fece scivolare sui miei jeans. Chiusi gli occhi a quella sensazione di benessere. Quando le sue mani si staccarono le avvertii posarsi in corrispondenza dei miei fianchi. Aprii gli occhi di scatto incontrando i suoi che chiedevano il permesso. Un liquido attraversò ogni singola fibra del mio corpo, riscaldandolo, quando mi alzò di poco la magliettina e strizzò gli occhi alla vista che gli si parò davanti. Ingoiai il groppo che avevo alla gola quando avvertii le sue dita tracciare ogni singolo punto di quella pelle scheggiata, il culmine furono le sue labbra leggiadre posatesi sulla mia pelle. Quel calore divampò dentro di me come fuoco. I miei occhi si spalancarono involontariamente, perché quel bacio non fece rabbrividire solo la mia pelle, ma anche la mia carne, ed ogni singola parte di me. Tutto. Infilai una mano tra i suoi capelli mentre un piccolo lamento abbandonò le mie labbra. Si allontanò lentamente ed i suoi occhi si incastrarono nei miei senza più via di scampo. Sorrise dolcemente e si alzò per stringermi forte a se. Ero così bassa in conforto a lui che la mia testa arrivava a malapena a scontrarsi con il suo petto. 'Il posto perfetto.' Sospirai. 'Proprio il posto perfetto.' Sapeva di tante cose. Menta, tabacco, mare, protezione. Non lo conoscevo affatto, ma quel miscuglio di profumi era la mia droga. Ed io come ogni essere umano da quella droga ci dipendevo. La sua presa era salda intorno al mio corpo, non mi ero mai sentita così fragile, piccola o debole. Non so cosa fu ad offuscarmi tutto, so solo che i miei occhi si annebbiarono ancora e bagnarono la sua maglietta. Singhiozzai lì tra le sue braccia. Lui non fiatò, continuò a stringermi forte. << Non puoi cancellare il passato, Martina, ma ricordati che sei ancora in tempo per costruirti un futuro. >> << Anche il mio futuro lo implica, è mio padre. >> la sua stretta si rafforzava sempre di più. << Sto tenendo a freno la lingua, perché se parlassi direi cose spiacevoli. >> mi distaccai dalla sua presa. << Tu non capisci. >> << Allora spiegamelo. >> << Non ti spiegherò, Jorge. Chi sei tu nella mia vita per sapere ciò che succede dentro di me? >> la porta si spalancò mentre la mia famiglia cominciò ad avanzare in casa. Mi allontanai da lui. Era solo uno sconosciuto, ed io avevo permesso alle sue labbra, alle sue mani di carezzare le mie ferite. 'Perché?'

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sbadigliai sonoramente mettendomi seduta ed aprendo il libro di storia, esattamente in quell'istante la porta della cucina si riaprì rivelandomi la figura scolpita di Jorge. Alto. Snello. Un fisico asciutto, ma comunque scolpito. Deglutii scendendo a guardare i suoi pettorali ed il suo addome ricoperti dal sudore, quando rialzai lo sguardo lui stava sorridendo maliziosamente con il capo leggermente inclinato. << Vuoi un po' d'acqua, Martina? >> il mio stomaco si chiuse a causa del suo roco timbro di voce. << No. >> deglutii e balbettai in preda agli spasmi. Si spostò verso il frigorifero continuando a sorridere e prendendo la sua bottiglietta bevve un lungo sorso. Un goccio d'acqua scappò via dalle sue labbra, scivolando lungo la sua mascella, ed il suo collo per scendere sul suo petto. Cercai di recuperare il fiato e di riportare l'attenzione al libro di storia. << Vuoi una mano a studiare? >> << Ma Diego? >> << È fuori, al telefono con Lodovica e penso che ne avrà ancora per una mezzoretta abbondante. >> << Mm..d'accordo. >> sussurrai flebilmente girando il libro nella sua direzione, con passi leggeri avanzò verso di me sedendosi. << Mm..il progetto politico dei Gracchi. >> lesse il titolo concentrandosi. << LE CONSEGUENZE DELL'ESPANSIONE.
 Le trasformazioni sociali ed economiche generate dall'espansione romana, l'ostinazione del ceto senatorio nel proseguire una politica di puro mantenimento dei propri privilegi e le strutture dello Stato ormai inadeguate per la nuova dimensione dei domini di Roma, favorirono, fin dagli anni successivi alla distruzione di Cartagine.. >> avvampai di colpo quando smisi di ascoltarlo e posai il mio sguardo sulle sue labbra. Peccaminose. Quelle labbra erano peccaminose. Quelle labbra avevano bruciato, scottato la mia pelle come l'olio caldo. Potevo ancora avvertire quel calore su di me, quel calore che cresceva espandendosi in ogni singola fibra o capillare. Non capivo per quale motivo fossi attratta da lui. Lo conoscevo appena. Ed era così bello, ma un semplice e comune ragazzo. Eppure mi faceva battere il cuore solo Facendomi udire il suono della sua voce, ed il mio corpo fremeva alla vicinanza col suo. Fremeva a me. A me che arrossivo ad un complimento, a me che odiavo tutto ciò che si collegasse al sesso. Ma in quel momento stavo bramando un contatto con lui, con la sua bocca.



<< Non pensavo ci fosse un piccolo Einstein racchiuso nel tuo corpo, Blanco. >> << È storia, Stoessel, non è difficile. >> << Ma insomma, io ti faccio un complimento e tu ti lamenti? >> sghignazzai inarcando un sopracciglio mentre lui si sgranchì le dita passandosi sensualmente la lingua sulle labbra. << Almeno hai capito qualcosa? >> << Certo, sono una brava alunna, professore. >> << Pensavo che avessi continuato a fissare il mio corpo. >> sgranai gli occhi notando un sorriso divertito dipingersi sul suo volto. << Beh..ho visto di meglio, e poi potevi anche mettertela una maglietta! >> sbottai incrociando le braccia al petto, avvampando. << Oh no, piccola. Non sai quanto è divertente e soddisfacente vedere le tue guance colorarsi di rosso. >> << Va beh, avete finito di flirtare in casa mia? >> sobbalzai quando vidi la figura possente di mio cugino (che ovviamente non arrivava ai livelli di Jorge) materializzarsi nella stanza. << Non stavamo flirtando, Diego. Non lo sopporto neanche. >> << Scusa?! >> << Sei difficile da digerire, Blanco. >> sbottai divertita mentre un'espressione incredula si dipinse sul suo volto. << Adesso vado a fare una doccia. >> << Ehi, non ti scordare l'appuntamento da Dufreè, ti accompagniamo noi, la mamma è stata molto chiara. >> contrassi la mascella quando gli occhi di Jorge alternarono lo sguardo tra me e Diego per poi posarsi definitivamente sul moro. << Cosa ci va a fare da Dufreè? >> intervenne confuso. << Non sono cazzi tuoi cosa ci vado a fare da uno strizzacervelli. >> 



<< Appena hai finito ci fai uno squillo e passiamo a prenderti, d'accordo? >> gli rivolsi un'occhiataccia aprendo lo sportello dell'auto << Fra mezz'ora vi voglio qui. >> << Ai suoi ordini, capo. >> sghignazzò Jorge mentre io roteando gli occhi puntellai i piedi sulla strada. << Vaffanculo. >> << Elegante. >> sbattei forte lo sportello tirando fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni ed avanzai verso l'imponente struttura. Alla reception c'era una giovane donna sulla trentina che mi sorrideva dolcemente. << Posso esserti d'aiuto? >> deglutii << Sono Martina Stoessel, ho un appuntamento con il Dottor Dufreè. >> << Ah si, Martina. Accomodati, fra poco è il tuo turno. >> accennai ad un sorriso << Comunque io sono Mariana. >> mi disse quando mi adagiai sulla poltroncina in pelle. Annuii cautamente quando la porta dello studio dello strizzacervelli si aprì rivelando la figura di una ragazza che avrà avuto un paio d'anni in più rispetto a me. << Grazie Carlos. >> lo abbracciò sorridendo serena e con un educato saluto corse fuori dalla stanza. Il dottore si sporse dall'orlo della porta e mi fece un sorriso rassicurante. Possibile che in quel posto tutti sorridessero? << Tu devi essere Martina, la nipote di Clara ed Ezequiel. >> annuii << Si, sono io. >> << Vieni. >> mi alzai inciampando maldestramente e mi rialzai rossa in viso. Guardai ancora Mariana intenta a controllare delle carte e raggiunsi Dufreè. Quando la porta della stanza si chiuse mi guardai intorno. << Stenditi. >> indicò un divanetto di pelle mentre io storsi il naso. << Preferirei di no. >> << Serve a liberarti la mente, Martina. >> scossi il capo girando nella stanza e scorgendo un paio di cornici. << Ha figli? >> chiesi guardando la fotografia di due ragazze. << Si, Camilla, la ragazza dai capelli castani. >> << E la bionda nella foto è una sua amica? >> << No, Martina è mia figlia Brooklyn, morta un paio d'anni fa, adesso possiamo cominciare la nostra seduta? >> ribatté risoluto ed irritato. 'Perché ero così fottutamente curiosa?' Annuii dispiaciuta guardandolo. << Ma non mi stenderò su quel divano, non mi va di parlare ad un muro. >> << D'accordo. Ti va di parlarmi un po' di te? >> << Di cosa esattamente? >> << Di quello che ti pare. >> scrollò le spalle tranquillo. << Mm vediamo..amo la pizza, e mi fa impazzire il colore rosso, ma anche l'azzurro, e nell'ultimo periodo anche il verde a dire il vero. >> avvampai di colpo quando davanti ai miei occhi si materializzò l'immagine di Jorge. << ..odio studiare ma lo faccio comunque, amo i dolci.. >> cominciò ad annotare ogni cosa sul taccuino. << Oh andiamo cosa sta annotando? I miei colori o cibi preferiti? >> sghignazzai incontrando il suo sguardo. << Vuoi davvero sapere cosa sto annotando, Martina? >> annuii confusa. << 'Una ragazza molto scossa, spaventata dal suo passato e da quello che sarà il suo futuro, ma ancor più il suo presente. Chiusa, incapace di confessare ciò che sente, quando i realtà i suoi occhi stanno gridando aiuto.' >> il mio cuore prese a battere forte. << Lei non sa niente di me. >> << Eppure ho centrato in pieno. Sei troppo limpida. >> << Non è vero. Nessuno può capirmi. Nessuno può. >> << Ho letto la tua cartella, Martina. Trauma a causa della scomparsa di tua madre, incidente stradale in cui quella donna ha perso la vita sotto i tuoi occhi troppo giovani per affrontare ciò che avevano sotto il naso, e so degli 'screzi' con tuo padre. >> << Non è vero, no. >> << Si e so perfettamente ciò che sta succedendo. Ho avuto centinaia di questi casi. Tuo padre sta abusando del tuo corpo, e tu glielo stai permettendo perché sei troppo cieca ed ing.. >> << Zitto! Zitto! Lei non sa un cazzo. Le mani di mio padre hanno toccato il mio corpo solo e soltanto per sfregiarmi, mai per abusare in quel modo viscido. Mio padre l'ha vista morire sotto i suoi occhi, mio padre mi ha salvato la vita quella notte. Ha salvato la vita a me, invece di salvarla a lei, alla donna che amava. >> un sorrisetto vittorioso si dipinse sul suo volto. << Hai confessato finalmente. Conosco i tuoi punti deboli, Martina. Tuo padre ha tutto il diritto di soffrire ma non può prendersela con te. >> << Basta, mi sono stancata, non voglio più sentirla parlare. Me ne vado. >> velocizzando il passo abbandonai quella maledetta stanza. Tutto girava. Persino per strada tutto girava. L'auto di Jorge era parcheggiata esattamente nello stesso posto in cui mi aveva lasciata tempo prima. Cercai di regolarizzare il mio respiro senza ottenere risultati. Come poteva quell'uomo capire?



POV JORGE
<< Ancora Diego? La vuoi finire? >> << Non sono contrario al fatto che tra di voi ci sia qualcosa, ma ti giuro, se provi anche solo a sfiorarla e poi a farla soffrire migliore amico o no ti spacco il culo. >> scossi il capo sconvolto. << Non voglio scopare con tua cugina. >> << Ah no? Correggimi se sbaglio, non eri tu quel fottuto ragazzo steso qualche giorno fa nel letto della mia casa che confessava di avercelo duro solo a guardarla? >> deglutii guardando la strada dinnanzi a me. << Non voglio niente da lei, davvero. >> << Non lo so cosa stai combinando, Jorge, ma o stai con lei o contro di lei. Non puoi fare entrambe le cose. >> come potevo spiegargli l'incantesimo che aveva fatto quella piccola ragazzina su di me? << Perché va da Dufreè? >> << Mi pare evidente. Qualcosa non va in lei. >> << È umana, è stata picchiata dall'uomo che avrebbe dovuta difenderla, dall'unico uomo che amava con tutta se stessa, da suo padre. È umana, cazzo. >> << Credo che lei voglia sentirsi ancora con suo padre. >> un pugnale mi colpì dritto allo stomaco. Stavo mentendo al mio migliore amico, per difendere una ragazzina comparsa dal nulla che conoscevo a malapena. << Se vuole farlo, lasciateglielo fare, sarà lei a gestire la situazione. Trattatela da adulta, non da bambina. >> puntualizzai parcheggiando l'auto e cercando di deviare il discorso. Diego sgranò gli occhi e quando voltai il capo la intravidi. Bella più che mai. Il suo petto si gonfiava prepotentemente, qualcosa non andava. Avrebbe pianto. La conoscevo appena, ma stava per piangere. Ritrasse ogni suo singolo sentimento per poi dirigersi nella nostra direzione. Non fiatò, si sedette nella sua postazione e rimase in silenzio. All'inizio rimasi fermo come un interdetto, poi cautamente girai la chiave mettendo in moto l'auto, lasciandola nel completo silenzio. Non aveva bisogno di domande, né di essere capita. Voleva solo qualcuno che fosse presente nella sua vita, qualcuno che l'amasse.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quando parcheggiai l'auto nel vialetto dei Dominguez, lei non esitò nemmeno un attimo a scendere e lasciarci ammutoliti come due imbecilli. << Cosa cazzo le avrà detto Dufrée? >> << Dié, adesso non starle addosso, ok? >> << Perché devo fare sempre la parte del menefreghista, Jorge? >> scossi il capo vigorosamente << Non si tratta di essere menefreghisti, devi solo lasciarle i suoi spazi. Non essere troppo presente, e nemmeno insistente. Te l'ho già detto che prima o poi sarà lei a parlartene, dalle il suo tempo. >> sbuffò rumorosamente annuendo. << Tu non vieni? >> scossi il capo << Torno a casa, i miei genitori mi avranno dato per disperso e poi stanotte ho un incontro. >> << Con chi? >> scrollai le spalle << Non lo so, spero sia Smith, abbiamo qualche discorso in sospeso. >> << L'altra sera.. >> sembrò titubare e poi parlò tutto d'un fiato << ..mi è sembrato di vedere Claire. >> << Era lei. Ah, non dire niente. Era irriconoscibile, lo so, ma oramai non è più la mia Claire. Non voglio avere niente a che fare con quella donna. >> << Sicuro di non provare più niente per lei? >> ridacchiai amareggiato << Non provo ribrezzo, questo è poco ma sicuro. Ma i miei sentimenti sono svaniti quando l'ho trovata inginocchiata davanti a Smith. >> arricciai il naso disgustato. << Io vado. >> rispose Diego incapace di reggere ancora. << Diego?! >> lo richiamai con un sorriso quando scese dall'auto. << Eh?! >> << Quando la inviti Lodovica ad uscire? >> avvampò di colpo e quasi mi sembrò irriconoscibile. Quello che avevo di fronte non poteva essere il mio migliore amico. << No, ma vedi che.. >> << Puoi semplicemente invitarla qui a passare una giornata in piscina con te e Martina, no? >> inarcai divertito un sopracciglio. << D'accordo Blanco, domani pomeriggio voglio vederti qui, puntuale. >> << E chi ti dice che ti dirà di si? >> sghignazzai cominciando a riconoscere il Diego che ne aveva combinate di tutti i colori. << È ovvio che accetterà, amico. >> scossi il capo continuando a ridere e lui mi seguì a ruota. << Salutami i tuoi e Martina. >> riaccesi l'auto e ripartii a tutta velocità verso casa. L'aria sembrò entrarmi nei polmoni, stavo respirando e sorridendo sfrecciando ad alta velocità. Mi fermai ad un semaforo inchiodando l'auto di colpo. Claire e Smith erano dal alto opposto. Mano nella mano. In un battibaleno la sbatté contro una ringhiera e si impossessò delle sue labbra. Lei non esitò a ricambiare, non esitò nonostante mi avesse sempre proibito di baciarla in quel modo. Disgusto. Provai solo disgusto. Quella non era la mia Claire. La mia Claire arrossiva come Martina, anche se ad essere sinceri non credevo neanche che qualcuno fosse capace di imbarazzarsi così facilmente come la misteriosa ragazza che da qualche mese era entrata a far parte della mia vita. Sentivo che era speciale, aveva un animo sensibile che nessuno mai avrebbe potuto avere, era così incomprensibile e sgamabile allo stesso tempo.



<< Mamma, papà sono tornato. >> sbottai rientrando in salotto e posando le chiavi dell'auto sul tavolino. << Jorge. >> mia madre corse verso di me, stringendomi forte. << Mà, così non respiro. >> sghignazzai ricambiando l'abbraccio. Si staccò piano guardandomi. << Figlio mio, è più una settimana che non ti vedo, oramai alloggi più dai Dominguez che qui. >> risi guardandola e lanciando uno sguardo alla televisione. << I passi dell'amore? Ancora? >> << È il mio film preferito. >> << Lo so. >> mi diressi verso il divano tirandomela dietro. << Che fai? >> storsi il naso. << Voglio vedere perché ti piace tanto. >> scrollai le spalle sistemandomi meglio a sedere, mentre lei si accucciò al mio fianco. << Papà dov'è? >> << L'hanno chiamato in ufficio per degli straordinari. >> roteò gli occhi facendo partire il film.



<< Stai piangendo. >> rise mia madre tra le lacrime mentre io tirai su col naso. << Col cazzo. >> risposi ricevendo uno scappellotto << Attenzione a come parli, signorino. >> roteai gli occhi << Comunque credo che dormirò anche stanotte a casa di Diego, domani mi ha invitato per stare un po' in piscina. >> << Tu e Diego? In piscina? >> aggrottò la fronte. Ovviamente non era una scusa abbastanza plausibile. Sbuffai guardando altrove. << Beh, ha invitato la ragazza che gli piace ed ora con lui vive anche sua cugina.. >> esitai prima di continuare << ..e quindi io.. >> i suoi occhi si illuminarono come quelli di una bambina. << Come si chiama? >> << Chi? >> << La cugina di Diego. >> << Martina. >> pensai che fosse il nome più bello che avessi mai sentito, ma tenni per me questo pensiero. << Aw, e a te piace, vero? >> << Co-co-cosa? >> spalancai la bocca guardandola sbalordito << NO! >> << Si invece, conosco mio figlio e so bene quando ti piace una ragazza. >> << Se mi fosse piaciuta non te ne avrei parlato, solitamente non ti parlo delle ragazze che mi piacciono. >> << Probabilmente questa Martina ti piace sul serio. >> sgranai gli occhi << D'accordo qui la situazione sta degenerando finendo nell'assurdo. Mamma, è la cugina di Diego. >> << Questo cosa vuol dire? Che per te non è bella? O scopabile? >> sgranai gli occhi << Hai letto i miei messaggi? >> gridai sconvolto facendola sorridere. << Se ti preme così tanto il fatto che io pensi a te e questa ragazza in questo modo vuol dire che infondo lei ti piace. >> << Basta. >> borbottai alzandomi. << Vado a prendermi il cambio e vado a casa di Diego. >> Mi diressi verso le scale sentendola ridacchiare dolcemente e sorrisi anch'io. << Comunque dille che già mi piace. Sei di buonumore, oggi. >>



<< Com'è andato l'incontro? >> sussurrò Diego lanciando un'occhiata a Martina seduta sulla credenza intenta a studiare storia dell'arte con le gambe accavallate. << Bene. Ho stracciato Mark. >> scrollai le spalle continuando a guardare occhi da cerbiatto e cominciando a sentire caldo. << Volevi Smith, vero? >> 'Oh ma in questo momento vorrei solo tua cugina. E la prederei su quella credenza molto volentieri. Poi passerei ai fornelli fino a sfinirla in ogni singolo punto, in ogni singola stanza.' Il sole mi dava alla testa, questo era chiaro. << Sinceramente non me ne frega più niente. Gli ho già dato una lezione, non voglio essere violento, stavolta. È Claire che ha sbagliato, non lui. >> a sentirmela nominare Martina alzò lo sguardo con la matita incastrata tra le labbra. Trattenni il fiato ed anche l'istinto di correre da lei per impossessarmi di quei pezzi di carne super peccaminosi. Ogni singola parte del suo corpo era pura, ma non le sue labbra. Peccavano. Anche solo a guardarle. 



POV MARTINA
Lo sguardo di Jorge su di me fu decisamente più intenso del solito, e quando vidi entrare Lodovica in casa pensai subito che mi avrebbe trattata come gli altri. Con pietà. Insistentemente. Ma non fu così. Sprizzava gioia da tutti i pori ed in pochi secondi mi ritrovai saltellante in camera mia con quella ragazza a cantare e a ballare come se non ci fosse domani e a parlare di tutto (o quasi tutto), ciò che ci riguardasse. Ero sicura fosse presente quando lo zio aveva scoperto di mio padre davanti ai suoi alunni, ma lei non mi chiese nulla ed io non potei che essergliene grata. I ragazzi dal piano di sotto ci richiamarono e noi, roteando gli occhi, li raggiungemmo. 




POV JORGE
Guardai attentamente ogni singolo centimetro scoperto di quella pelle. Ne avrei assaggiato volentieri ogni singolo lembo. Deglutii costernato dai miei stessi pensieri e la guardai lì sotto il sole, coperta da una semplice magliettina a maniche corte ed un pantacollant particolarmente aderente. Era bella da mozzare il fiato, il sole sembrava innamorato di lei. I suoi occhi rilassati così come il suo corpo. Sorrideva. E non mi capacitavo di come quella donna si innamorasse di ogni semplice singola cosa la circondasse. Immaginai le mie mani scivolare sotto quel pezzo di stoffa che le ricopriva il busto e carezzare dolcemente il suo ventre piatto. Sospirai affranto. Calmarmi. Dovevo solo calmarmi. << Jorge andiamo a fare un bagno in piscina? >> consigliò Diego sudato ed io essendo più che accaldato non potei che annuire disperato. << Tini, Lodo venite anche voi, a fare un tuffo? >> propose lui facendomi deglutire sonoramente. L'italiana si voltò dispiaciuta a guardare Martina. << Voi andate ragazzi, io non vengo. > i due mori si arresero entrando in acqua mentre io continuai ad assistere alla lotta tra il mio corpo ed il mio cuore. Avanzai verso di lei, guardandola. << Perché non vieni? >> aprì gli occhi piano, guardandomi freddamente << Mi pare evidente. >> << A me no. >> << È un problema tuo. >> annuii << Ah, è un problema mio?! >> con una mossa azzardata la caricai sulle mie spalle dirigendomi verso la piscina. << METTIMI GIÙ JORGE, METTIMI GIÙ TI HO DETTO! >> gridò cominciando a darmi dei colpetti sulla spalla. Con una movimento fluido caddi in acqua portandomi lei dietro. Rimanemmo sott'acqua per pochi secondi e quando riemergemmo mi lanciò uno sguardo inceneritore dandomi degli schiaffi sul petto. Inarcai un sopracciglio, si stava cacciando in un bel pericolo toccandomi. Non lo immaginava neanche quanto fossero pericolose le sue mani su di me. Bloccai i suoi polsi portandoli dietro la sua schiena e tenendoli fermi con una mano. E deglutii. Ansimante, gli occhi vivi e accesi, le labbra imbronciate, il cuore scalpitante. Questo era quella ragazzina. Il sangue ribollì nelle mie vene a guardarla, scendendo lungo ogni mia singola fibra fino ad arrivare a concentrarsi nel basso ventre. La lasciai andare e lei mi guardò confusa. Senza più degnarla di attenzioni cominciai a nuotare dal lato opposto. 
Evidentemente non conoscevo il suo lato combattivo e curioso. Quando raggiunsi l'angolo opposto per fermarmi e ritornare a respirare me la ritrovai davanti, la bocca semiaperta e il fiato corto più di prima a causa della nuotata. Dannazione. Cosa non andava in me? E cosa aveva quella ragazzina per creare un vortice nel mio corpo? << Che vuoi? >> cercai di regolarizzare normalmente il mio tono di voce. << Cosa ti è preso? Dimmelo. >> << Non mi è preso nulla, volevo solo fare una nuotata. >> << Non ti credo. >> << Beh, è un problema tuo. >> la imitai parlandole come se fossi stato un fottuto bambino. Ridusse gli occhi a due fessure. << Perché sei così? >> << Così come? >> << Non lo so, prima mi tratti bene e poi..sei così scostante. Come se avessi paura di me. >> << Non ho paura di te. >> << Lo so, ma perché mi hai mollata lì in quel modo brusco e strano? >> << Ne stai facendo una tragedia. >> sghignazzai nervosamente cominciando a schizzarla. Un sorriso le si dipinse sul volto e ricambiò muovendo le mani sull'acqua. Diego e Lodovica si avvicinarono a giocare con noi. Per la prima volta mi sentii di nuovo bambino. Quel pomeriggio conobbi una Martina serena dagli occhi scintillanti e splendenti. Più del sole stesso.




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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


<< Sono stanchissima. >> tuonò Martina avvolta in un asciugamano entrando in cucina. << Te la sei cercata, Stoessel. >> sorrisi stando al suo passo e piazzandomi sul bancone della cucina. Lei a quell'affermazione incrociò le braccia al petto facendo una smorfia. << Stavo prendendo il sole, non ti ho nemmeno rivolto la parola fino a quel momento. >> << Devi smetterla di avere paura di tutto e di tutti, lo sappiamo che il tuo corpo è segnato, ma la colpa non è mica tua. >> << Perché dobbiamo sempre prendere questo discorso? >> << Semplicemente perché tu ti senti sempre a disagio con l'altra gente. >> << Io non mi sento a disagio. >> << Ah no? >> sghignazzai divertito. << Non ridere di me. >> << Hai paura anche di me. >> << Io non ho paura di te, semmai sei tu ad aver paura di me. Quando eravamo in piscina sei scappato dal lato opposto come un ladro. >> mi irrigidii visibilmente, certamente non le avrei mai detto per quale motivo mi ero allontanato. Come potevo spiegarle che il mio corpo era attirato in un modo inumano dal suo? << Non perché mi fai paura. >> << E allora perché? >> la guardai da capo a piedi facendo una piccola risatina << Dovresti correre a cambiarti, sotto hai tutti i vestiti bagnati e così ti ammalerai. >> << Anche tu ti ammalerai, non hai un asciugamano. >> inarcò un sopracciglio squadrandomi attentamente, e soffermandosi più del dovuto sul mio addome. << Perché ti sei allontanato? >> ripeté ancora. Mi morsi lentamente la lingua cercando una scusa. << Mi hai ricordato Claire. >> sospirai dandomi mentalmente dello stupido. << Oh. >> << Già. >> << È il caso che io vada a farmi una doccia, tieni. >> disse solo togliendosi l'asciugamano e passandomela. Trattenni il fiato ammirando le sue curve perfette, nascoste sotto un mezzo strato di vestiti e acchiappai l'oggetto che mi stava porgendo. Senza dire altro, si voltò e scomparì nel corridoio. Scomparì con quei pantacollant aderenti che la fascinavano perfettamente, con gli occhi indecifrabili ed il viso pieno di emozioni. Poi in quel momento ricordai che avevo sempre parlato male di Claire, che nell'ultimo periodo fra le varie domande che mi aveva fatto le avevo confessato che la mia ex ragazza fosse una finta innocente. Mi alzai di scatto facendo cadere l'asciugamano per terra e sali velocemente le scale. Era di spalle con dei vestiti tra le mani e si stava dirigendo verso il bagno. << Martina?! >> si voltò di scatto. << Claire non ha nemmeno un grammo dell'innocenza che hai tu. >>





<< E allora, come va con Lodovica? >> sorrisi malizioso guardando Diego arrossire. << La smetti di arrossire? Sembri una femminuccia. >> << Jorge avevo pensato di non parlarne, ma visto che sei uno stronzo patentato perché non mi dici come mai quando eravamo in piscina ti sei allontanato da Tini? >> << Volevo nuotare. >> risposi pronto a recitare. << Con un ingombro tra le gambe, direi. >> sgranai gli occhi. << Tu-tu come?! >> << Se n'è accorta. >> << C-come? >> << Jorge non è mica stupida, se le stai addosso e avverte qualcosa urtarle contro la coscia e siete in piscina non è che pensa sia uno squalo, eh! >> << Ma perché non l'ha detto? >> << Semplicemente per non metterti in imbarazzo, anche se a dire il vero voleva definitivamente farti vergognare continuando a domandarti il motivo per cui ti fossi allontanato. >> sbuffai sbattendo la testa contro lo sterzo. << Grazie per avermi avvisato del fatto che ho fatto la mia figura di merda n. 897653. >> << Ad essere sinceri sa anche del fatto che: "Mi viene duro solo a guardarla." >> << Ma allora sei uno Stronzo! >> sbottai guardandolo male. << Così impari a dire alla mia mora che l'anno scorso ho sognato di fare sesso con lei mentre ero a letto con la Torres. >> << Tua?! >> avvampò di nuovo ed io risi ancora << Non sai quant'è divertente vederti arrossire, Diego. >> << Muoviti che siamo già in ritardo per la presentazione. >> << Si, si cambia discorso. >>


POV MARTINA
<< Tu sei fuori di testa, Jorge. >> << Infilati il casco, Martina, ti porto a vivere. >> << Semmai ci porti a sfracellarci, no grazie, ci tengo alla mia vita. >> roteò gli occhi guardandomi ed io mi morsi un labbro imbarazzata << E va bene, ho paura. >> << Il primo passo è ammettere il problema. Ora infilati il casco. >> sbuffai provando invano ad allacciarlo mentre lui mi guardava a braccia conserte abbastanza divertito. << Questa è la tipica scena da film in cui il ragazzo deve aiutare la ragazza ad allacciare il casco? >> sorrise << ..e le si avvicina così tanto che lei può avvertire il suo alito fresco che le solletica le labbra? >> si avvicinò guardandomi negli occhi e portando le sua mani ad allacciarmi il casco. << ..giusto? >> << Giusto. >> ghignò << Non trattenere il fiato, piccola. Non ti chiederò un bacio, quando voglio qualcosa me la prendo, non pensare che ti chiederò se posso darti un bacetto. >> << Scusami?! >> incrociai indispettita le mani al petto rimanendo in piedi davanti a lui che era seduto sulla sua moto. << Se voglio baciarti.. >> si avvicinò sempre di più facendo scontrare i nostri nasi. Aveva ragione, il suo alito fresco mi solleticava inebriandomi i sensi. << ..mi alzo da questa fottuta moto, mi avvento sulle tue labbra e ti sbatto contro quella parete. >> indicò il muro alle mie spalle. << Adesso sali, mocciosa. >> << Non chiamarmi mocciosa. >> << Lo sei. >> << Non sembrava l'altro giorno in piscina. >> Aw. Non pensava avrei tirato in ballo la storia? << In realtà ne ero proprio convinta quando Diego mi ha fatto sapere dei tuoi deliri quando eri ammalato. >> << Sali. >> << Ai suoi ordini, capo. >> ridacchiai aggrappandomi alle sue spalle come una bambina, conficcando gli artigli nel suo stomaco. << E detto tra noi, il fatto che tu sia eccitante non vuol dire che tu non possa sembrare una bambina ai miei occhi. Una bella, ma cattiva bambina. >> avvampai di colpo mentre lui fece partire la moto facendola inchiodare poco dopo. << Ci fermiamo qui? >> domandai confusa mentre lui annuì. << Scendi. >> arrossii guardandomi la punta delle scarpe << Lasciati andare, Martina. Qual è la cosa che ti spaventa di più confessarmi? >> mi morsi il labbro avvertendo il gusto ferroso del sangue scorrere tra i miei denti << Le tue labbra. Le tue labbra sulla mia pelle, le ho amate e credo le amerei ancora. >> << Oh. >> riuscì a dire solo, sorpreso, vagamente confuso. << Erano così delicate come nulla lo è stato sulla mia pelle. >> << Riavrai le mie labbra su di te probabilmente. >> trattenni il fiato quando lui mi lanciò un sorriso da mozzare il respiro a chiunque. << ..ovunque su di te. >> mi coprii il viso rossa fino alla radice dei capelli. << Che c'è ti vergogni? >> << Non dire queste cose. >> rise, ma di una risata dolce, genuina, semplice. Una risata da ragazzo. Non da uomo cresciuto e vissuto. << Dove siamo? >> scese dalla moto e mi guardò negli occhi << Girati e lo scoprirai. >> quando lo feci pensai che mai è poi mai avevo mai guardato niente di più bello. << Ma-ma qui si vede tutta Buenos Aires. >> sorrisi rivoltandomi a guardarlo. << Già, piccola. >> << È bellissimo, Jorge. >> saltellai guardandolo. << Tu lo sei di più. >> non ebbi il tempo di rispondere che alle sue spalle si materializzarono un ragazzo ed una ragazza. Misi a fuoco entrambi e sgranai gli occhi indicando la bionda. << TU?! >>



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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


<< TU?! >> << Si, io. Anzi, noi. >> sorrise con i suoi soliti modi di fare dolci voltandosi a guardare il moro al suo fianco. Il mio corpo dopo essersi ripreso rispose ai comandi correndo in direzione della bionda e saltandole al collo. << Oh mio Dio, Mechi, mi manchi, cazzo. >> << Grazie per la considerazione. >> rispose invece ironico al suo fianco Xabiani. << Non rovinarci il momento, amore. >> lo minacciò la bionda per poi guardarmi. << Non sei cambiata di una virgola, Tini. >> << Che ci fate qui? >> domandai più lucida dopo aver abbracciato anche il moro. << Avevamo bisogno di vederti, ci manchi tanto. >> << Anche voi, ragazzi. >> << E lui chi è? >> << Un amico, si chiama Jorge. >> << Amico, eh?! >> sorrise maliziosa la bionda, mentre io avvampai di colpo dandole una spinta e facendo le presentazioni. << Sei messicano?! >> sbottarono all'unisono i due ragazzi guardandosi con la bocca spalancata. Io e Mercedes ridemmo scuotendo il capo e lasciandoli ai loro discorsi tra compaesani. << Allora?! >> intervenne estasiata una volta che ci allontanammo dai due. << Allora cosa?! >> << Come stai? >> << Mi mancate. >> << Lo sai che non intendevo quello. >> << Sto bene tutto sommato. E mi manca anche papà. >> annuì guardando nel nulla. << Si sta curando, Tini. Lo sta facendo davvero, nell'ultimo periodo è disponibile con tutti e sta spesso andando alle sedute per gli alcolisti. Mason ha detto che non ha più comprato nemmeno una bottiglia di whisky dal suo supermercato. >> sorrisi a quella confessione. << Vorrei tornare a casa. >> << Non ti piace qui? >> << Si, forse troppo. Non vorrei abituarmici, ecco. >> << Voglio dirti una cosa e vorrei tanto che tu non ti arrabbiassi. >> << Dimmi. >> << Non è vero che non sei cambiata affatto. >> << Ah no? >> scosse il capo facendo dipingere un sorriso sul suo volto. << Hai gli occhi luminosi. E credo che il motivo ne sia quel ragazzo dagli occhi verdi. >>




POV JORGE
Con il fiatone, un occhio nero e le labbra sanguinanti mi guardai allo specchio dello spogliatoio. Non potevo di certo tornare a casa in quelle condizioni. Inviai un messaggio a Diego chiedendogli di ospitarmi ed ovviamente la sua risposta arrivò immediatamente: "Non farti beccare dai miei, però." 
Chiamai la mamma avvertendola che sarei rimasto a dormire da un amico e salendo in auto feci partire la mia playlist preferita.



"Martina, sta' ferma." sbottai mentre la mocciosa maneggiava con il mio mp3 "Hai dei pessimi gusti, Jorge." "Semplicemente non mi piace la musica triste come quella che ascoltate voi femminucce." scosse il capo "Maschilista del cazzo." "Elegante da parte tua." "Non dirmelo ogni volta, so di essere poco femminile, non c'è bisogno che tu me lo ripeta sempre, oh!" sorrise come se avesse appena avuto un lampo di genio. "Adesso ti passo una canzone, bellissima." sillabò l'ultima parola facendomi roteare gli occhi. "Non desideravo altro dalla vita." "Ho colto la tua nota di sarcasmo, sai?" "Perspicace." 



<< ..I hate you, don't leave me 
'Cause I love when You kiss me.. >> scossi il capo sorridendo come un idiota, come poteva attizzarmi una ragazza così stramba? << ..don't touch me.. >> 



"Sei incazzata con me?" "No, sono incazzata, punto." "E perché?" "Perché tu sei uno stramaledettissimo uomo." "Ah, sei in quel periodo." arrossì visibilmente riportando la sua attenzione altrove "Non voglio sentirti parlare o sfottermi." "Perché dovrei?" domandai divertito mentre lei assottigliò lo sguardo "Perché la cosa ti diverte." 


<< ..when they love me, they leave me.. >>


Si morse il labbro guardando il vuoto "Ehi tutto bene?" le domandai dolcemente accostando l'auto e lei si voltò a guardarmi inclinando il viso. "Jorge?!" "Mh?!" "Tu mi vuoi bene?" "Suppongo di si." "Fammi un favore..Odiami." "Odiarti?" "Si, Odiami. Quando le persone ti amano, ti lasciano. E non voglio assolutamente essere lasciata da te."



POV MARTINA
A colazione quella mattina il silenzio sembrava fare da padrone, sia gli zii che Diego erano decisamente assonnati. Sorrisi guardandoli scuotendo il capo, e dopo aver mangiato una fetta biscottata e bevuto un po' di succo salii di sopra a farmi una doccia. Aprii la porta richiudendomela alle spalle, facendo per spogliarmi. << Fossi in te non lo farei. >> sobbalzai guardando il viso di Jorge sporgersi dalla doccia e squadrarmi da capo a piedi, lo seguii a ruota facendo lo stesso con il suo corpo e avvampai di colpo, ritornando a respirare quando notai che dalla vita in giù era coperto dietro la tendina. << Cosa ci fai qui e soprattutto cosa cazzo hai fatto all'occhio? >> gridai a voce bassa e lui continuò a guardarmi << Ti risponderei, ma adesso è meglio che tu esca. >> dei passi mi fecero voltare verso la porta << Tini posso entrare? >> domandò la zia Clara << Sono sotto la doccia zia. >> gridai di rimando << Devo solo sistemarmi un po' questi capelli indomabili. >> in quell'istante incontrai gli occhi divertiti di Jorge e mi diressi di malavoglia verso la doccia. << Fammi spazio, coglione. >> sussurrai spingendolo e facendolo sghignazzare silenziosamente << Puoi entrare. >> gridai cercando di guardare verso l'alto e di non rivolgere nemmeno uno sguardo al ragazzo NUDO al mio fianco. << Martina non puoi immaginare quanto sono stanca. >> cominciò a parlare lei mentre quello Stronzo di Jorge azionò la doccia. << Bastardo. >> sussurrai << Come? >> << Ah no niente zia, mi chiedevo come mai fossi così stanca. >> tossicchiò e Jorge mi guardò come se fossi un'interdetta. << Anche tuo zio lo era. >> avvampai di colpo capendo. << Stiamo provando, ecco noi..vorremmo avere un altro bambino. >> << Ma è una cosa bellissima! >> << Grazie tesoro, io, Diego e tuo zio andiamo. Tu sei sicura di voler rimanere a casa? >> << Si, non mi sento molto bene. >> << Mm..va bene, a più tardi. >> gridò prima di richiudersi la porta alle spalle. << Chiudi l'acqua. >> lo intimai ottenendo solo un sorriso beffardo. << Ho freddo. >> << Io no. >> sussurrò roco contro il mio orecchio voltandosi verso di me. "Non guardare in basso, non guardare in basso, non guardare in basso." incastrai il labbro inferiore tra i miei denti vedendolo sorridere. << Che succede, Stoessel? >> << A-allora?! Me lo dici cosa hai fatto all'occhio? >> esitai un po' nell'indietreggiare e quando lo feci rischiai di scivolare, il suo braccio prontamente mi cinse la vita ed i suoi occhi si fecero più scuri, affamati oserei dire. << Vuoi davvero saperlo? >> soffiò sulle mie labbra spingendosi verso di me. Sgranai gli occhi avvertendo 'quella presenza' urtare contro il pantalone oramai bagnato del mio pigiama. Lo stava facendo apposta. Continuò ad avvicinarsi fino a quando io non finii schiacciata contro le fredde mattonelle alle mie spalle. << A-allontanati. >> balbettai poco convinta vedendolo sorridere, i suoi occhi più verdi e più scuri del solito, mentre il mio stomaco sembrava fare mille capriole. << Non dirmi ciò che devo fare, mocciosa. >> con una spinta poco carina fece combaciare perfettamente i nostri corpi avventandosi affamato sulle mie labbra. Non ero brava a baciare, non lo ero mai stata, ma sembrò tutto così dannatamente facile. Nonostante non avessi mai baciato qualcuno in quel modo. Il suo alito fresco su di me, la sua bocca che si contorceva con la mia mentre la sua lingua correva in cerca della mia per danzare. Dannazione, cosa stava succedendo? Quasi non riuscivo a respirare per quanto era vicino. Arpionai le dita intorno alla sue braccia facendolo allontanare per tornare a respirare. << Non mi piacciono i baci fiabeschi, piccola. Te lo avevo già detto, non ti avrei chiesto il permesso per farlo. >>


Stavo camminando come una pazza isterica, scappata dal manicomio rischiando di creare un solco nel pavimento mentre Jorge a braccia conserte e seduto sul divano mi guardava con la fronte aggrottata. << Non puoi rubarmi baci del genere, d'accordo? >> << Non capisco cosa vuoi dire. >> << Esattamente ciò che sto dicendo. Jorge, le persone hanno dei sentimenti non puoi fare ciò che dice la tua di testa. >> << Io non seguo mai la mia testa, Martina. Ho seguito l'istinto che è ben diverso. >> << Non sono la tua ragazza, ok? Nessuno ti dà il diritto di impossessarti delle mie labbra in quel modo da mozzare il fiato. Non mi diverte questo gioco. >> << Ma chi l'ha detto che è un gioco, scusa?! >> sbottò livido in volto mettendosi in piedi ed io mi sentii così piccola a paragone con lui. Arrivavo a malapena al suo petto. Sembravo uno scricciolo. << Pensi davvero che io non ti conosca, Martina? Perché qui, quello che ti conosce meglio di tutti sono io. Perché qui l'unico che è riuscito a sfiorarti sono io, hai permesso alle mie labbra di toccare la tua pelle e questo sarebbe ben più grave di un intenso bacio, sai? Sei restia nei confronti di chiunque, anche di Diego, può abbracciarti solo se tu gli dai il consenso, io invece non devo chiedere nessun permesso, posso sfiorarti quanto mi pare. E tu non hai mai obiettato. >> << Sai cos'è la cosa che mi preme tanto? >> << Cosa? >> << Che io a te ho permesso tutto queste cose. Tu invece a me non hai mai permesso niente. >> << Ti ho permesso di entrarmi dentro, Martina. E questo non l'ho mai permesso nemmeno a Claire. >>

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Tutta la sicurezza, lo scudo che avevo creato in quelli anni furono strappati via con una violenza inaudita. Sapevo benissimo a cosa stavo andando incontro, eppure la mia bocca aveva parlato prima di pensare. Il suo sguardo scettico e diffidente sembrava confuso, adesso. Arrabbiato, ferito. << Si può sapere cosa vuoi da me? >> << Vorrei che tu capissi che questo.. >> indicai entrambi << ..qualunque cosa sia, non è un gioco per me, e non lo è mai stato. >> << Ti conosco solo da qualche mese. >> << Anche io. Eppure non sono mai stato così sicuro di una cosa in vita mia. Entrarmi dentro non è una cosa da niente se non c'è riuscita nemmeno Claire che è stata capace di farmi credere nell'amore. Non ti ha facilitato la vita, ma nemmeno a me lo ha fatto. >> << Credo che stiamo ingigantendo la cosa, si è trattato di un bacio. >> cercava di vaneggiare, lo leggevo nei suoi occhi che quello che c'era stato l'aveva completamente stravolta, spiazzata. << Si è trattato di due pezzi di carne che si contorcevano voraci e affamati. >> sorrisi avanzando verso di lei sempre di più. 'Così piccola ed indifesa'. << Quelle labbra, Martina. Quelle labbra saranno mie. Non è una sfida, ma una promessa. >> sospirò quando soffiai quelle parole contro la sua bocca. << E tu la smetterai prima o poi di essere sempre così contraddittoria. >> << Da me non potrai avere niente, Jorge. >> << Io non voglio avere, voglio darti. Tanto. >> << Cosa è cambiato? Insomma, ieri stavamo scherzando come due semplici amici, cosa dannazione sta succedendo? >> << Non abbiamo mai scherzato come due semplici amici. Mai. >> i nostri occhi trovarono l'incastro perfetto e non si lasciarono andare. Non in quel momento così complicato, complice. << Due semplici amici non si guardano così, non si baciano per sbaglio ed in quel modo, non si preoccupano dannandosi e soprattutto non permettono di far riemergere le proprie ferite. >> << Non voglio più parlarne, per favore. >> trattenni il groppo che avevo alla gola ed annuii deluso. << Non per sempre, ma almeno per ora. Davvero, non sono pronta ad affrontarla. >> << Ho detto che per me va bene. >> tuonai più freddo e distante di quanto volessi. << Okay. >> << Okay. >> 




POV MARTINA
Gironzolai nell'ufficio di Dufrée aspettando impazientemente che mi raggiungesse. << Oh, sei tu. >> mi osservò con un pizzico di divertimento negli occhi richiudendosi la porta alle spalle. << Le dispiace? >> << No, è solo che sei qui. E dopo l'ultima volta non credevo saresti tornata. >> leccai le labbra ormai secche poggiandomi sulla scrivania. << Credo di avere un gran problema. >> << Sarebbe? >> << Jorge, è lui il mio problema. >> << Sarebbe? >> << Un amico, credo. >> << Te ne sei innamorata? >> domandò cauto studiandomi come una cavia da laboratorio << No, io, ma cosa?! No, okay? Okay. >> respirai a fatica passandomi le mani sul viso mentre lui continuò a guardarmi aggrottando la fronte. << Senta Carlos, io lo conosco da poco, non posso innamorarmi di una persona che non conosco, giusto?! >> << Se ne sei così convinta Martina, perché mi chiedi conferma? >> << Oh dannazione lei è così odioso. Che poi cosa cavolo ci devo fare con uno strizzacervelli che pensa solo a farmi incazzare maggiormente. >> << Stenditi. >> << Le ho già detto che non voglio. >> << Ed io ti ho detto che ti aiuterà. Avanti. Fallo. O mi ritroverò costretto a parlare con questo Jorge. >> << E il segreto professionale? >> << Forza, piccola Stoessel. Fa' ciò che ti ho detto. >> riluttante mi diressi verso il divanetto nero in pelle stendendomici sopra. << Cosa senti? >> << Non lo so, che è comodo? >> mi voltai a guardarlo mentre lui roteò gli occhi. << Ok. Chiudi gli occhi. >> << E ora? >> << Dimmi la prima persona a cui pensi. >> << Beh, in realtà penso a tante pers.. >> << La prima. Quella che spicca tra tutte. >> strinsi gli occhi concentrandomi. 
Due occhi verdi come smeraldi risplendevano nei miei in modo luminoso.
 << Mio padre. >> << Sbagliato. >> << E va bene a Jorge, penso a Jorge. >> << Ora dimmi..Cos'ha questo ragazzo? >> << Io..beh, ecco, io..gli permetto di toccarmi. >> << E perché lo fai? >> << Credo, perché..mi fido. >> << Ora capisci, Martina? >> aprii gli occhi scontrandomi con il suo sorriso ed il suo sguardo acceso da una strana luce. << Ehm no. >> << Gli permetti di toccarti, e lo fai perché oramai pensi di appartenergli. >> mi alzai di scatto guardandolo in modo inceneritore. << Assolutamente no. >> sospirò scuotendo il capo. << Possiamo parlare di tuo padre. >> << Non c'è niente da dire, lo credete tutti un mostro. >> << Non è affatto così. Tuo padre è un grand uomo, ma sbaglia, sbaglia a prendersela con te. Con la tua pelle. >> << Carlos lei lo sa cosa vuol dire salvare la propria figlia e poi vedere bruciare tra le fiamme la donna che si ama? >> << No. >> << Bene. Questo mio padre lo sa invece. E forse sbaglia a farmi del male. Ma se lei vedesse una fotografia di mia madre capirebbe tutto. >> strofinai il naso con il palmo della mano senza più guardarlo in viso << Sono fottutamente identica a lei. >>




POV JORGE
"Sono stanca Jorge, rimango a casa stasera." sbuffai roteando gli occhi "Posso venire?" "No. Lo sai come la penso." attaccò il telefono e quando riprovai a chiamarla rispose la segreteria. Maledicendomi mentalmente per la mia insensibilità ed impazienza nell'averla mi alzai dal mio letto prendendo il mio borsone e dirigendomi verso la palestra. Avevo bisogno di sfogarmi. Uno strano chiacchiericcio sembrò elevarsi nella palestra e scazzato mi diressi verso gli spogliatoi aprendone la porta. "Sta' tranquilla Claire, non entrerà nessuno, ho già avvisato i ragazzi lì fuori. E Jorge oggi non aveva prenotato." trattenni il fiato all'orrore che mi si presentò di fronte, nel vedere la MIA Claire inginocchiata davanti a Smith, occupata a destreggiarsi con i suoi pantaloni. Esattamente nell'istante in cui quel verme ottenne quel che voleva alzò lo sguardo verso la porta sbarrando gli occhi per la sorpresa. Seguire la scena da spettatore non era certo nei miei piani. Claire si voltò velocemente alzandosi di scatto. "Jorge." provò ad avvicinarsi, ma io la respinsi guardandola disgustato. "Da quanto va' avanti questa storia?" "Per favore, Jorge." "Voglio che mi dici da quanto cazzo di tempo mi prendi per culo, ok?" "Non volevo, davvero." "Ah no? Non volevi quindi fargli un pompino davanti ai miei occhi. Perché sai a dire la verità non credo molto ancora alla storia dell'odiare essere toccata. Ti sentivi sporca Claire, sporca ad avere le mie mani su di te, ed ora eri..Oh mio Dio non sarò così stupido o disperato da credere che stavi raccogliendo una lente a contatto da terra, ok? Ovviamente non era nei tuoi piani il fatto che il tuo ragazzo entrasse dalla porta." "Credo di essermi innamorata di lui." "Ed io sai cosa credo? Che dovreste fottervi. Entrambi." "Jorge." "VA' ALL'INFERNO CLAIRE, VA' ALL'INFERNO."


Suonai il clacson con insistenza vedendo gli occhi ora imperfetti di Martina guardarmi confusi e dirigersi verso l'auto per poi salire. << Non mi piace questo psicologo del cazzo, tutte le fottute volte ti fa piangere. >> scrollò le spalle senza fiatare << Vuoi andare a casa? >> scrollò ancora le spalle facendomi deliberatamente incazzare come una bestia. << Hai intenzione di dirmi per quale motivo la tua lingua biforcuta sembra essere stata messa a tacere o no? >> alla sua ennesima 'non risposta' cominciai a guidare silenziosamente. Dopo qualche minuto le sue fragili dita si posizionarono vicino alla radio ed io accostai l'auto guardandola. << Niente conversazione, niente musica. >> sbottai, e quando riavvicinò le sue dita verso quella direzione e credetti che volesse riaccendere la radio avvertii la sua mano stringersi nella mia. Si rannicchiò sul sedile come una bambina indifesa e continuò a stringere la mia mano. Non mi preoccupai del fatto che la macchina fosse accesa fino a quando lei non mi chiese di spegnerla. Mi guardai attorno, circondato dal nulla e da questa bellissima ragazza che adesso stava scavalcando per raggiungermi sul mio sedile, e quando fu a cavalcioni su di me trattenni il fiato con le mani a mezz'aria. << Vorrei che capissi che per me non è facile aprirmi, Jorge. Sono molto difficile da gestire, ed in me non c'è nulla di normale. Ed io stessa vorrei capire perché ti permetto di starmi così vicino senza averne paura. Vorrei capire come fai tu a sapere ogni singola cosa che penso senza conoscermi a fondo. >> infossai la testa nell'incavo del suo collo, strusciando il mio naso contro la pelle sensibile del suo collo ed avvertendo un mugolio abbandonare le sue labbra. Il suo profumo. Una droga perfetta. La più potente, e letale. << Nemmeno per me è facile aprirmi, Martina. >> sussurrai posando delicatamente le mie labbra sul suo collo ed infilando una mano sotto la sua maglietta attraversando la sua spina dorsale ricoperta da piccoli brividi. << E non sarai perfetta, si. Ma nessuno lo è. Non sei normale? Sei umana, e credo che riusciresti ad attirarmi anche se fossi un'aliena. >> la mia mano la spinse verso di me rischiando di farle perdere quel mezzo equilibrio. << Il ventre. >> ansimò mentre io bloccai la mia mano sui suoi fianchi guardandola confuso. << Cosa?! >> << Voglio che mi tocchi il ventre. Le ferite. Per favore. >> ansimò col fiato corto infilando entrambe le mani nei miei capelli scendendo a carezzarli fin poco sotto la nuca. Portai piano le mie mani verso il suo ventre carezzandolo piano e sospirando quasi quanto lei. << Voglio baciarti. >> << Non chiedere, Stoessel. Fai. E basta. Prenditi sempre ciò che è tuo. >> non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che la sua bocca calda e maniacale fu su la mia. Smettemmo di respirare esattamente in quell'istante. Solo allora capimmo entrambi che l'innocuo 'incidente di percorso' si stava trasformando in un pericolo. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


<< Che la cucina non fosse il tuo forte, sul serio lo sospettavo, ma che non fossi capace nemmeno di tagliuzzare una carota è inammissibile. >> sbottai deridendo Jorge che invano provava ad aiutarmi a cucinare << Ci sarà un perché se la maggior parte delle donne tiene il proprio uomo lontano dalla cucina fino a quando non è tutto pronto, no? >> << Ma tu non sei il mio uomo. >> << Ah no? >> un sorrisetto abbastanza inquietante si dipinse sul suo volto e in meno di due secondi mi ritrovai ricoperta di farina. << Ma cosa?! >> feci per prenderne un pugnetto, ma lui avendo i riflessi pronti mi sollevò facendomi sedere sul bancone della cucina. << Che vuoi fare? >> << Di certo non scoparti su questo bancone, di là ci sono Clara ed Ezequiel, non è nei miei piani morire giovane. >> sbottò tranquillo cominciando a farmi il solletico << No, no, Jorge, per favore. >> lo supplicai tra una risata e l'altra spingendola via. << Non lo so se sono il tuo uomo, piccola. Una cosa è certa: tu sei mia. >> sussurrò continuando a muovere le sue mani freneticamente sul mio ventre. << Io. Non. Sono. Di. Nessuno. >> continuai a ridere mentre la sua tortura sembrò aumentare. << Apri gli occhi. >> quando lo feci tutto mi sembrò più chiaro, i miei occhi si risplendevano nei suoi, stavo ridendo come non facevo da anni mentre lui era lì tra le mie gambe con le mani su di me. << Credi ancora di non essere mia? >> << C-certo stupido presuntuoso. >> borbottai incrociando le braccia al petto e facendolo allontanare. << Quindi quando un cuore batte per qualcuno, ed un sorriso nasce sulle labbra grazie a quella persona, non vuol dire appartenerle? >> studiò il mio viso sorridendo ed io lo imitai carezzando la sua guancia e facendo lo stesso con una delle sue fossette. << Che fai? >> << Amo le tue fossette, sono così innocenti. >> sussurrai carezzando il suo tenero viso. << Beh.. >> si avvicinò al mio orecchio sussurrando con voce roca. << ..io amo tutto di te. >> 'amo tutto di te' non voleva dire che mi amasse, ma comunque era una bellissima sensazione saperlo. << Dai tuoi occhi dolci da cerbiatta, i tuoi indomabili capelli, i tuoi occhi luminosi, il tuo sorriso acceso, le tue labbra peccaminose.. >> sorrise correndo con il pollice a carezzarle portandomi a sospirare di piacere. << ..il tuo ventre su cui sono state cucite le mie mani, le tue piccole spalle e beh..il resto.. >> ridacchiò con fare sensuale. << ..fino alla tua lingua biforcuta e sempre attiva. >> << Se avete intenzione di scopare potreste farlo altrove anziché nella mia cucina. >> sussurrò tranquillo Diego sorpassandoci e dirigendosi verso il frigo per poi voltarsi a guardarci << Anzi, SULLA mia cucina. >> specificò prendendo una lattina di birra e scolandosene un po'. Jorge si allontanò di scatto realizzando ed io feci lo stesso rialzandomi in piedi cercando di avere un equilibrio stabile. << Stavamo cucinando. >> << Cucinando Tini? Davvero? Te lo hanno mai detto che sei una pessima bugiarda? Vorrei cucinare anche io con Lodovica, allora. >> << Aspetta un po'. >> un sorriso pericoloso si dipinse sul mio volto e lentamente mi avvicinai a lui. << Lodovica? >> << No, non è come credi. >> sussurrò avvampando e cercando aiuto nel suo amico. << No, non resisto. Davvero, è troppo per me quando arrossisci. >> << Grazie Jorge, bell'amico. >> roteò gli occhi il moro mentre io gli feci segno di non dargli corda. << Lascialo perdere, Diego. Anche lui è arrossito in piscina. >> inarcai un sopracciglio mentre lui sembrò affogarsi con la saliva. << Da quanto ti piace? >> domandai risiedendomi sul bancone come una bambina. << Un po'. >> << Un po' quanto? >> << Ecco..prima volta in cui l'ho vista. >> << Cioè? >> << 2. >> << 2 mesi? >> << No, 2 anni. >> << TI PIACE DA DUE ANNI E NON HAI MAI PROVATO AD AVVICINARLA? SCHERZI?! >> sbraitai guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite mentre lui scrollò le spalle. << Immediatamente, devi fare immediatamente qualcosa. >> << E cosa, se mi respinge sempre? >> << Tutte le donne respingono i ragazzi che li piacciono. >> << Anche tu spesso respingi Jorge, però. >> inarcai un sopracciglio guardando prima Diego e poi occhi verdi. << Beh..ma chi l'ha detto che a me Jorge non piace? >> 




<< Tini ci sono delle ragazze e dei bambini alla porta. >> gridò Diego dal piano di sotto. Aggrottai la fronte confusa raggiungendo il piano inferiore e sgranai gli occhi. << Oh. Mio. Dio. >> << Zia Tini! >> gridarono i bambini correndo ad abbracciarmi così forte da farmi cadere stesa sul divano. Sorrisi guardandoli e stringendoli forte a me, mentre le mie amiche sulla porta ridevano e Diego assisteva abbastanza confuso alla scena. Mi alzai pronta a ricevere un abbraccio di gruppo dalle ragazze per poi voltarmi verso Diego. << Loro sono le mie amiche. >> << Diciamo che questo più o meno lo avevo immaginato. >> << Allora lei è Mercedes, lei Alba, e lei Macarena. >> sorrisi indicandogli le tre ragazze una ad una. << Tessa è la figlia di Alba e Facundo e Adam è il figlio di Macarena e Damien. >> annuì stringendo la mano alle ragazze e presentandosi << Solo che gli uomini adesso non sono presenti. >> gli feci poi notare ovvia << Invece il fidanzato di Mercedes si chiama Xabiani. >> << Okay. Pensavo di essermi perso a metà strada, ma forse ci sono. >> affermò ridendo ed accendendo le risate degli altri. << Hai la playstation? >> domandò Adam guardando Diego che annuì abbassandosi sui talloni e sorridendo << Ti va di giocare? >> << Si, tanto ti straccio. >> << Staremo a vedere. >> << Straccio anche mio padre. >> sbottò il bambino sedendosi sul divano. << Posso giocare anch'io? >> si intromise invece Tessa rossa in viso. << Ma sei una femmina! >> << Adam, non fare il maleducato. >> lo rimproverò Macarena mentre io le feci accomodare in casa. << Voi se volete andate di sopra mi occupo io dei mostriciattoli. >> affermò Diego facendomi sorridere ed annuire << Va bene, grazie Dieguito. >> sussurrai dandogli un bacio e portando le ragazze di sopra. 




POV JORGE
<< Era questa l'emergenza? >> sussurrai guardando estrefatto Diego ancora sull'orlo della porta. << Jorge non capisci. Non sono capace di avere a che fare con uno di bambino, figuriamoci due, una femminista sfegatata ed un maschilista innato. >> sussurrò disperato << Cosa ti fa credere che io ci sappia fare con i bambini? >> << Ti prego. >> << Va bene, ma ad una condizione. >> << Quale? >> << Che ti impegni a combinare qualcosa con Lodovica, non puoi fare per sempre l'amico del cuore per poi farti le seghe nel bagno pensando a lei. >> sussurrai ricevendo un'occhiataccia. << Non è vero! Ed ora entra. >> tuonò nervoso mentre io mi accomodai sul divano di fianco al ragazzino che inarcò un sopracciglio. << Sai giocare? >> << Ti potrei stracciare ad occhi chiusi, nano. >> << Voglio giocare io contro di te! >> sussurrò una bambina bellissima dagli occhi scuri. << Non voglio giocare contro una femmina. >> << Odioso maschilista! >> sbottò la bambina incrociando le braccia al petto per poi rivoltarsi a guardarlo. Aspetta cosa? Mi sembrava di rivivere i momenti tra me e Martina. << Ehi nano, perché non fai giocare la principessa? Hai paura di perdere? >> sussurrai con un mezzo sorriso mentre lui aggrottò la fronte guardandomi indispettito << Certo che no. >> rispose con orgoglio maschile. << E allora fammi giocare, Adam. >> << E va bene Tessa, ma se perdi non piangere. >> << Ti farò mangiare la polvere. >> rispose di rimando la bimba facendogli una linguaccia ed io e Diego scoppiammo a ridere, per le parole usate da una bambina di appena 9-10 anni. << Gioca e sta' zitta. >> << Non dirmi ciò che devo fare. >> oh mamma. Quei bambini somigliavano terribilmente a me e Martina. Non avevano idea del guaio in cui si stessero cacciando, a breve, fra qualche anno, sarebbero dipesi l'uno dall'altra. 



POV MARTINA
<< Cosa sono quelli sguardi inquietanti? >> sghignazzai mentre le mie amiche sedute in cerchio sul mio letto mi guardavano come si guarda una preda. << Vogliamo parlare di occhi verdi. >> << MECHI! >> la rimproverai coprendomi rossa in volto << Allora? Dicci tutto! Mechi dice che è un adone. >> mi mordicchiai le labbra fino a farmele sanguinare e loro risero << Beh, a dire il vero lo è. >> annuii concorde. << Ma è così..arrogante, odioso, malizioso, impiccione e.. >> << ..e sexy. >> << ..e sexy, si. È sexy. >> << Ti ha fatto un incantesimo o cosa? Sembri rinata. >> << È così dolce. >> << Sei il ritratto della coerenza proprio. >> ridemmo tutte e quattro.



POV JORGE
Il mio cellulare vibrò nella tasca dei jeans, inarcai il bacino prendendolo e notando che mi fosse arrivato un messaggio da Xabiani.

"Allora, me lo dici o no?" sorrisi scuotendo il capo
"Xabiani ho capito che stai tentando di estirparmi informazioni per tramandarle alla tua ragazza che estasiata le riferirà a Martina"
"No, no ma cosa vai a pensare."
"Ti ha minacciato, vero?"
"Un mese di astinenza. UN MESE, CAPISCI? Io con quella donna ci vivo. E la mattina al mio fianco si alza nuda. È inammissibile per me l'astinenza." Scoppiai a ridere ricevendo l'attenzione di Diego e facendogli leggere il messaggio e lui mi seguì a ruota.
"Va bene, falle sapere che Martina mi piace, più del calcio, più del sesso."
"Grazie per la comprensione, amico."
"Tranquillo compaesano, sono uomo anch'io."
"Allora..provi qualcosa per lei?"
"Xabiani non ti risponderò. Cosa ti ha promesso?"
"Tante coccole."
"E tu ti fai comprare così?" Scoppiai ancora a ridere.
"Si. Sa essere una strega quando se lo impone."
Scossi il capo.
"Niente coccole, allora. Rinunciaci a prescindere."
"Mm..va bene..e fa' il bravo con Tinita, le vogliamo tutti un bene dell'anima, Jorge."
"Lo farò e tu divertiti in questi giorni con la tua morosa."



POV MARTINA
<< Secondo me è un Dio del sesso. >> avvampai di colpo guardando male Mercedes << Tini ha la faccia da scopatore professionista. >> << Mercedes! >> la rimproverai ancora sconvolta. << A parte che da come era vestito si vedevano i suoi addominali ben definiti, ha un fisico scolpito amica, e se scendi più giù con lo sguardo.. >> << Mercedes Smettila. >> l'ammonii avvampando mentre loro tre risero di cuore. << No, ma davvero, era abbastanza evidente, eh. >> << No che non era evidente. >> << Bugiarda. >> << Pensa a Xabi tu. >> << Mm..Xabi se la cava ed io lo amerei comunque, (anche se non avesse niente) , ma secondo me il tuo Jorgito.. >> << Uffa! >> << Non fare la schizzinosa, adesso. Sappiamo bene che ci hai fatto su un pensierino. >> gonfiai le guance come dei palloncini. << Okay, basta. Finitela. >> ridacchiai sempre più rossa. << Cosa ti piace di lui? >> << Tutto, credo. >> mi morsi il labbro violentemente << ..e poi, le sue labbra. Mi piace quando mi bacia, quando bacia le mie labbra o il mio ventre. >> mi tappai la bocca quando tutte e tre spalancarono gli occhi. << COSA VUOL DIRE CHE TI BACIA LE LABBRA O IL VENTRE? >> << Lunga storia. >> << Abbiamo tempo. Parla stronza. >>



POV JORGE
<< Ho vinto, ho vinto, ho vinto. >> esultò la mora saltellando sul divano e facendo la linguaccia al suo coetaneo. << Perdente. >> << Hai avuto fortuna. >> << Non è vero, sono solo brava a giocare, quindi smettila di darmi della femminuccia come se fosse una cosa brutta essere donna. >> << E va bene. >> sbuffò il bimbo presuntuosamente. << Sei brava a giocare. >> << E sei bellissima.. >> lo invitai a continuare io sussurrandoglielo. Lui si voltò a guardarmi disgustato. << Questo non lo dico! >> 



POV MARTINA
<< Entro la fine del mese, scopate. Anche prima secondo me. >> annunciò squittendo esaltata Alba. << Secondo me la mette incinta. >> commentò invece Macarena ridendo. << No ragazze, la sfinirà prima del previsto. E la nostra Tini invece di essere la solita imbranata ed impacciata ragazza, sarà un'esperta di sesso sfrenato. >> << Basta! >> cercai di sembrare autoritaria risultando solo imbarazzata e goffa. << Non vedo l'ora! >> gridarono tutte e tre buttandomisi addosso scale facendo fino a quando tutte e quattro non finimmo stese per terra alla fine della scalinata. Intravidi quattro figure circondarci e le misi a fuoco. Ma non erano tre? Oh no, no. Jorge no. << State-state bene? >> domandò il messicano tra le risate mentre gli altri tre erano già partiti e si trattenevano la pancia per il troppo ridere. << Aw, credo. >> sussurrai mettendomi seduta. << Sceme. >> tuonai guardando male le mie amiche e quando tutti e otto ci guardammo negli occhi partì una nuova, divertita e generale risata di gruppo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


<< Dannazione ma ha davvero la faccia da sco.. >> sgranai gli occhi, tappando la bocca a Macarena e vedendo Alba muovere le labbra per comunicarmi che: "Decisamente ha ragione Mechi. Questo qui è un adone." << Che faccia ho? >> domandò Jorge confuso guardando lei e poi me. << Da scolaro, voleva dire che hai la faccia da scolaro. >> << Beh, vado ancora a scuola. >> sorrisi innocentemente rialzandomi << Già, sarà per quello. >> << Zia Tini lo sai che ho battuto Adam? >> sorrise Tessa battendo le mani e dandomi il cinque. << Bravissima, amore mio. >> << Ma zia! >> protestò invece Adam guardandomi in cagnesco << Vieni a darmi un bacio campione, anche tu sei bravissimo. >> mi abbassai alla sua altezza sentendolo lasciarmi un tenero bacio sulla guancia. Quando mi rialzai mi ritrovai Jorge alle costole. << Perché a me non chiedi mai di avere un bacio? >> sussurrò come un cucciolo di cane ed io inarcai un sopracciglio cercando di sembrare seria. << Perché tu quando vuoi una cosa te la prendi, no? >> risposi ovvia vedendolo sorridere e scuotere il capo. << Ah Mercedes? >> << Mh? >> << Il tuo ragazzo continua a farmi domande su Martina, non sarà che vuole estirparmi informazioni per riferirtele, no? >> << N-no. >> balbettò rossa in viso. << Meno male. Perché io gli ho raccontato tutto. >> << Noi dobbiamo andare. >> sbottò di fretta la bionda facendomi trattenere a stento un sorriso. << Chi sarà più tremenda tra te e lei? >> sussurrò roco prima che i bambini mi si buttassero sopra. << Io, ovviamente. Sempre io. >>


POV DIEGO
<< Ruggero, Jorge, siete sicuri? >> esitai qualche secondo guardando i miei migliori amici. << Diego ti giuro che se non muovi il culo per andare da lei, le racconto di quando eri a casa mia e l'hai sognata. >> << Quando? >> sbottò Jorge sorpreso voltandosi a guardare l'italiano << Non puoi immaginare, Jorge. Stava dormendo nel letto davanti al mio e ad un tratto ha cominciato a boccheggiare sussurrando il suo nome. Disgustoso. Davvero disgustoso. >> rivolsi un'occhiataccia ad entrambi. << Ma che begli amici. Uno è tornato dopo 6 e dico 6 mesi dalla sua Terra ed il primo giorno in cui arriva mi incoraggia insieme all'altro a spingermi tra le braccia di Lodovica, per poi deridermi. Ma dove vi ho trovati? Nel pacchetto delle patatine? >> sbottai risoluto << No, ti sbagli eravamo sotto il periodo di Pasqua, quindi probabilmente nell'uovo di cioccolata. >> << Siete due cazzoni. >> << Anche tu lo sei. Ora spalle dritte, testa alta e petto in fuori. Un respiro profondo e va' da lei. >>


POV CANDELARIA
<< Lei è Martina, la cugina di Diego. Loro sono Mechi, Macarena, e Alba, giusto? >> ci presentò Lodovica facendo annuire le quattro. Sorrisi cercando di sembrare reale e porsi la mano a quelle bellissime ragazze. << Io sono Candelaria, ma chiamatemi Cande. >> << Hai dei capelli stratosferici. Wow. L'anno prossimo me li faccio rossi anche io. >> borbottò la bionda accendendo una risata di gruppo. << Beh..grazie. >> << Verdad chica. >> sorrise mandandomi un bacio. << Lasciala perdere e fuori di testa. >> rise Martina guardandola << Lodovica mi parla sempre di te. Sei una pazza ragazza, e questo mi piace. Sento che noi sei diventeremo amiche. >> ci indicò tutte quante << È ovvio Tinita. >> << Lo siamo già a parer mio. >> commentarono le due more facendoci scoppiare di nuovo in una risata.




POV DIEGO
La guardai. Bella. Come il sole. Bella. E basta. Sorrideva a Martina ed alle sue amiche rispondendo a qualche battuta di Candelaria. Fissai la rossa per un attimo. Ruggero era tornato. Ed ora? Cosa ne sarebbe stato di loro? La loro storia era finita in un modo abbastanza brusco, e nessuno di due si era ancora ripreso del tutto. Cande però sembrava uno zombie a differenza di Ruggero. Lui almeno sapeva nascondere e mettere nell'angolo più remoto del suo cuore la sua sofferenza. Lei no. Lei era ancora bianca come un cadavere, girovagava persa nel nulla, guardava nel vuoto probabilmente pensando ai vecchi ricordi, sorrideva perché doveva e non perché voleva. Feci un gran sospiro e mi diressi verso di loro. << Ehi Dieguito. >> << Ciao ragazze, posso rubarvi la vostra splendente italiana? >> sorrisi tranquillo come al solito. Lodovica mi guardò confusa ed annuì seguendomi. << C'è qualcosa che dobbiamo rivedere nel progetto? >> << No, niente che abbia a che fare con la scuola o altre cazzate varie. >> << Aw, ok. >> << Voglio chiederti cos'hai da fare stasera. >> scrollò le spalle << Non credo di uscire con le ragazze, quindi penso resterò a casa a guardare un film. >> sentii come una vertigine nello stomaco e la guardai. Bella. << Diego tutto ok? >> << Ti va di uscire? >> << Hai parlato con le ragazze? >> << No. >> la bloccai subito. << Niente ragazze, né ragazzi. Voglio dire uscire io e te. Soli. Ti va? >> un sorriso si dipinse sulle sue labbra candide << Ma certo che mi va, spagnolo. >> sorrisi di rimando mentre tornavamo dagli altri. << Comunque abbiamo un problema. >> << Quale? >> alzai lo sguardo notando Candelaria guardare in direzione dei ragazzi con gli occhi sgranati ed indicai prima lei e poi Ruggero. << Questo. >>




POV MARTINA
<< Allenarmi con te? Non se ne parla, proprio. >> sputai acidamente guardandolo << Spiegami, non vuoi venire nella mia palestra perché non vuoi allenarti dove mi alleno io o perché hai paura che vedendomi mezzo nudo ti si accenderebbero i bollenti spiriti? >> sgranai gli occhi dandogli uno schiaffo sul petto. Perfetto. Mi immobilizzai a guardare quel punto come un'ossessa quasi come se potessi vedere attraverso la stoffa della maglietta. << Che c'è? >> sghignazzò roco << Nulla, nulla. Da quando pratichi la box? >> << Non ricordo, credo un paio d'anni, all'incirca tre. Ma non cambiare discorso. >> << E va bene, verrò in palestra con te, ma se stavolta finisce come è andata a finire in piscina è un problema tuo. Lì non potrai nasconderti facendo 'una nuotata'. >> << Non preoccuparti di questo, Tinita. >> sorrise avvicinandosi. << Che-che fai? >> << Quello che faccio sempre. >> sussurrò roco soffiando sulle mie labbra << Mi prendo ciò che è mio, piccola. >> e senza preavviso si avventò sulle mie labbra, in uno di quei baci da mozzare il fiato. Mi stava davvero togliendo il respiro, ma io ne volevo di più. Come se le sue labbra sulle mie potessero fornirmi sempre più ossigeno. << ..e tu sei mia, vero? >> soffiò allontanandosi di poco per farmi riacquistare un po' di lucidità. << No Blanco, io non sono di nessuno. >> sorrisi << Ora vado a prepararmi, voglio andare ad allenarmi. >>


<< E questa la chiami tuta? >> sbottò Jorge guardandomi da capo a piedi. << Cos'hai contro i miei vestiti, scusa? >> << Adesso andrai a cambiarti, Martina. Non puoi stare in una palestra come questa con un pantaloncino corto ed una semplice canotta, attillati. >> << Si che posso. E tu non sei il mio padrone. Decido io come vestirmi. >> sbottai incrociando le braccia al petto. << Se adesso fossi mia, non hai idea di quel che ti farei per colpa della tua lingua biforcuta. >> << Questa battuta l'hai scopiazzata da 50 sfumature di grigio. >> scossi il capo divertita facendolo scoppiare a ridere. << Può essere. >> << È. >> << Va bene, mi arrendo, mi arrendo. Sei tremenda. >> ridacchiò attirandomi a se per la vita ed avvicinandosi al mio orecchio. << Se qualcuno qui dentro chiede, io sono il tuo ragazzo, d'accordo? >> << Perché dovrei dire che sei il mio ragazzo? >> << Per non essere scopata sui tappetini della palestra. >> << Ma io non lo permett.. >> << Per favore, Tini. Almeno qui dentro, ascoltami. >> << Va bene, amore. >> sorrisi falsamente mentre sentii la presa intorno a me rafforzarsi. << Che succede? >> sussurrai roca << C'è Smith. >> senza darmi il tempo di dire qualcosa si impossessò ancora delle mie labbra. Era così caldo. Così fottutamente dolce e buono. Sapeva di buono. Di fresco. Di menta. Di tabacco. E di Jorge. Il sapore più buono. Mi allontanai indispettita e feci un passo indietro. Lui mi seguì a ruota. << Tutto bene? >> << Mi stai usando? >> << Cosa? >> << Mi stai usando per far si che lei ti veda con me e capisca che ti ama ancora, vero? >> balbettai avvolgendomi da sola in un caldo abbraccio. Avevo freddo. Ma non perché faceva freddo. E questo non prometteva nulla di buono. << Quindi a parer tuo io ho mentito al mio migliore amico nascondendogli delle tue telefonate con tuo padre per compiacere Claire? >> << Io..io non lo so. >> << Non sai mai un cazzo, Martina. Non capisci mai un cazzo. Non capisci che se marco il territorio non è perché sono un burbero maniacale ed ossessivo, ma perché voglio proteggerti e perché sei la prima ragazza che mi piace davvero dopo la batosta con Claire. Non capisci che tremo di paura tutte le volte, perché ho paura di dire la cosa sbagliata. Non capisci che ho paura per te. >> sussurrò con voce incolore girandosi ed andandosene.
Guardai il nulla. Ero una stupida. Cosa diavolo stavo combinando? Contro la mia volontà (o forse no), i miei piedi lo seguirono mentre entrava nello spogliatoio. << Va' fuori di qui. >> il suo tono di voce era duro, freddo. Insapore. Spaventoso. Tremai come una foglia ammirandolo mentre apriva e chiudeva le mani a pugno, quasi come a controllare se funzionassero. << Sei sorda, per caso? >> sentii il mio stomaco restringersi << Ti ho detto di andartene, Martina. >>


POV JORGE
La stavo cacciando. E sapevo anche perché. Non poteva neanche capire quanto fosse stato difficile per me ricominciare a credere in un sentimento così forte. Ed ora lei stava distruggendo tutto, con un colpo fermo e brusco. << Vattene. >> ripetei ancora, mentre lei avanzò verso di me. << Vuoi sapere qual è il problema, Jorge? >> sussurrò disperata, ma io non la guardai. Non lo feci, perché sapevo sarei crollato con lei. E di macerie dentro, ne avevo fin troppe. << Il problema è che io non posso sopportare il fatto che tu ci abbia tenuto così tanto a lei. Ecco. L'ho detto. >> << Il mio problema invece, è che non ci arrivi. Dovresti sentirti più forte, perché hai portato la luce lì dove lei ha lasciato il buio. >> alzai lo sguardo facendo incastrare perfettamente i nostri occhi. << Io non ho nemmeno una traccia di luce. Nemmeno una. >> << Insieme ce ne abbiamo anche fin troppa. Ma solo se siamo insieme. >> << Jorge.. >> << So che è difficile per te, ok? Far entrare qualcuno nella tua vita incasinata, ma ehi guardami. >> mi indicai dalla testa ai piedi << Anche io sono un casino. Perché non posso aggiungermi? >> << Perché è brutto perdere un casino. >> sorrisi << I casini rimangono sempre. È la perfezione ad andarsene. Non te lo hanno mai insegnato? >> << Non capisco. >> mi guardò confusa << Cosa non capisci? >> << Stiamo litigando, adesso? >> << No, credo che abbiamo fatto pace da prima che entrassi in questa stanza. Ed è questo il punto. Non ci conosciamo come due amanti perfetti, eppure insieme siamo qualcosa di straordinario ed indescrivibile. >> << Siamo più forti? >> azzardò facendomi annuire. << Siamo più forti, si. >> allungai la mia mano e lei mi porse la sua. << Ora hai capito che a Claire voglio solo un gran bene nonostante sia una stronza? >> le sussurrai attirandola a me è facendola così sedere sulle mie gambe. Chiuse gli occhi. << Ho capito solo che mi si sono accesi i bollenti spiriti, Blanco. >> << Un giorno li spegneremo, piccola. Molto presto. >> sussurrai roco carezzando il suo viso da bambola. << Credo che tu sia per me come l'acqua nel deserto, Jorge. >> risi << Dissetante? >> << Indispensabile. >>

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


<< Indispensabile. >> sussurrò di nuovo portando le labbra in corrispondenza della pelle sensibile del mio collo e cominciando a lambirlo di baci avidi. Chiusi gli occhi beandomi di quella sensazione di pace, dove tutti i miei pezzi si perdevano per poi ritrovarsi. << Pochi mesi, Blanco. Pochi mesi e già dipendo da te. La droga più potente e letale che io abbia mai 'preso'. >> sussurrò con voce sensuale avvicinandosi con le labbra alla mia mascella contratta. << Letale, ma così dannatamente protettiva ed accogliente. Stai cambiando il mio mondo, messicano. Cerca di non scombussolarmelo del tutto. >> la strinsi a me quasi come se potesse scapparmi via continuando a godere della sensazione delle sue labbra sulla mia pelle. << Sei ancora con me? >> ridacchiò rocamente sostituendo le sue labbra con il tocco delicato e rovente delle mani. << Stai infuocando i miei bollenti spiriti, Stoessel. >> << Ah si? >> << Si. >> con una presa repentina l'attirai a me e mi avventai sulle sue labbra come se lo necessitassi da sempre. Dipendevo anche io da questa donna. Da questa donna-bambina dolce, delicata, calma, innocente, pura, preziosa, maliziosa, divertente e sempre sorridente. Le sue mani si infilarono nei miei capelli cominciando a tirarne le punte mentre le mie si spostarono sotto la sua canotta a tastare la sua pelle dannatamente delicata. Gemette nella mia bocca e si staccò. << Voglio le tue labbra su di me. Ora. >> scossi il capo estasiato facendola alzare dalle mie gambe e sollevandole di poco la canotta in modo da scoprire solo il suo ventre. Sarebbe potuto entrare qualcuno in quello spogliatoio, a breve sarebbero finiti gli allenamenti. E l'idea di qualcun altro che non era me, che guardava la sua pelle candida ed ineguagliabile non mi attizzava neanche un po'. Graffiata. Segnata. Era bellissima come non lo sarebbe mai stata nessuna. Accostai le mie labbra vicino al suo ombelico posandole poi delicatamente in corrispondenza del primo graffio. Gemette ed io sorrisi continuando. Si stava fidando di me, nonostante non volesse ammetterlo. Ed era mia. Che lo volesse o no. Era mia.




POV MARTINA
Tremai. Ogni singola parte del mio corpo lo fece. Le sue labbra non esitarono a muoversi esperte e leggiadre sul mio ventre, anche le sue mani tremavano. Lo avvertivo. E sapevo che aveva paura. Più di me, forse. Non poteva immaginare quanto anche solo la sua presenza riuscisse a rimettere in ordine ogni pezzo scombussolato e messo a soqquadro nella mia vita. Mi ricomposi quando avvertii un rumore proveniente dalla porta e lo guardai mentre mi sorrideva. << J-Jorge? >> << Mh? >> << Cosa siamo io e te? >> << È necessario mettere un'etichetta per te? >> domandò confuso, ma forse non capiva. Scossi il capo. << Vado a cambiarmi. >>



<< Che ti prende, Tini? >> << Nulla, nulla. >> << So che è strano che faccia prima il dolce e poi lo stronzo, perché a parer mio è stato proprio uno stronzo a  darti quella risposta del cazzo, ma, forse ha dei buoni motivi per farlo. >> guardai Lodovica stringendomi le gambe al petto. << Comunque per l'uscita vanno bene quei jeans semplici con quella maglietta nera. A Diego piacciono le ragazze semplici, ecco perché ha scelto te. >> sorrise stringendomi forte per poi allontanarsi ed arrossire. << Ma io e lui stiamo uscendo solo come amici. >> roteai gli occhi ridendo << Certo. Sentito Cande? Solo come amici. >> sghignazzai guardando la rossa che stesa sul letto di Lodo sembrava essersi persa in un mondo tutto suo. << Tu sai qualcosa! >> sbottò Lodo attirando l'attenzione di Candelaria per l'enfasi che ci aveva messo, scrutandomi attentamente. << Forse. Ora preparati. >>


POV CANDELARIA
Sorrisi flebilmente a Martina che mi si avvicinò stendendosi di fianco a me sul letto. << Ti va di parlarne? I ragazzi mi hanno accennato qualcosa. >> scrollai le spalle. << È finita. Mi ha lasciata lui 6 mesi fa. >> sentii le mie labbra fremere ed inavvertitamente un miliardo di mie lacrime si riversarono sul copriletto di Lodovica. Avvertii le braccia deboli e al tempo stesso forti di Martina stringermi forte. << Puoi parlarne, sai? Ti aiuterà a stare meglio. Lodo e tutti gli altri fanno finta di niente perché hanno paura di farti stare peggio, ma devi metterti in testa che per superare i tuoi problemi devi confessarli a voce alta. >> mi voltai verso di lei guardandola, avevo di fronte a me un immagine sfocata, dovuta al dolore. Dolore causatomi dall'uomo che amavo. << Lo amo, ancora. >> ammisi. << Più di prima. La cosa cresce in modo smisurato, e mi sfugge di mano. Ed ho paura, perché se continuo di questo passo finirà male, molto male. E continuerò a soffrire. E non voglio. >> confessai tra un singhiozzo e l'altro. << Non mi ha degnata di uno sguardo. Stavo morendo per lui cercando di non sembrare disperata però, e lui non mi ha neanche guardata. "Ciao rossa." Il suo saluto, Martina. Quel bastardo è stato nel mio letto, nel mio cuore, nella mia vita, dentro di me. L'ho accolto qui dentro.. >> indicai il mio petto premendoci sopra le dita. << E lo avrei fatto sempre..anche se non avessi avuto più spazio. >>




POV DIEGO
<< Ruggero, sul letto ci dormo, se ti ci butti, così, sopra ancora una volta non ce lo avrò più un posto per dormire. >> sbottai facendolo scoppiare a ridere mentre Jorge spaparanzato sulla sedia girevole della mia scrivania muoveva freneticamente le gambe. << Sai a che ora torna Martina? >> inarcai un sopracciglio << Ancora non mi è chiara una cosa Jorge, che cazzo ci fai qui se sei utile come una stufa accesa in pieno agosto? >> << Simpatico. >> << È chiaro che è successo qualcosa con Tini. Racconta. >> storse il naso rigirandosi il cellulare tra le mani. << Credo involontariamente di averla ferita. >> << Involontariamente? >> << Aspetta, aspetta non ti incazzare. Ho intenzione di rimediare. >> << Lo spero, altrimenti dichiarati un uomo morto. >> ridussi gli occhi a due fessure. << Ed ora aiutatemi a regolarizzare il mio respiro quando sarò con Lodo. >> << Spero tu non viglia farmi fare la parte di Lodovica. >> obiettò Jorge per poi guardare confuso Ruggero, che steso sul mio letto guardava il soffitto. << Ehi italiano, che cosa succede? >> << Succede che sono un coglione. >> << Ma questo lo sapevamo già. >> si alzò di scatto a sedere. << Non volevo lasciarla Candelaria. L' amavo. E l' amo ancora. >>


POV MARTINA
Quando rientrai a casa il silenzio sembrava fare da padrone. Sbadigliai svogliata accendendo lo stereo e stendendomi sul divano. << Che accoglienza, Stoessel. Vuoi essere presa così? >> sgranai gli occhi alzandomi di scatto e notando la possente figura di Jorge, spettinato ed assonnato. << Che ci fai tu qui? >> << Diego è uscito e mi ha detto che potevo aspettarti. E poi i tuoi zii mi hanno detto di avvisarti che tornavano sul tardi perché andavano a cena insieme. Solo che mi sono addormentato. >> scrollò le spalle avvicinandosi. << Va bene. >> << Possiamo parlare? >> << Di cosa? >> << Di quello che è successo in palestra. >> << Meglio di no. >> << Rifammi la domanda. >> << No Jorge. >> << Vuoi un'etichetta, Martina? >> domandò dolcemente. Guardai in basso per poi annuire. << Bene, puoi definirmi il tuo ragazzo, allora. >> cacciai l'aria nei polmoni mentre avvertii tutti i miei nervi tendersi. << Il mio r-ragazzo?! >> << Il tuo ragazzo. >> confermò avvicinandosi a baciarmi. Senza nemmeno accorgermene riuscii a portarmi su di lui facendolo stendere sotto di me. << Questo vuol dire che non puoi parlare di Claire, né pensarla, e che non puoi andare con altre ragazze. >> << Me ne farò una ragione. >> sorrise con uno strano luccichio negli occhi attirandomi in modo da farmi stendere completamente su di lui. << Questo però, vuol dire che sei mia. >> << Non sono ancora tua a tutti gli effetti, Blanco. Non cantare vittoria. >> guardai ammaliata le sue labbra peccaminose muoversi in sincrono con la sua affascinante voce e gli carezzai una guancia. << Ma tu sei mio, questo è appurato. >> il suono fastidioso ed insistente del campanello mi fece scrollare di dosso a lui ed entrambi sbuffammo. Raggiunsi di malavoglia la porta di ingresso e sbarrai gli occhi avvertendo lo sguardo di Jorge alle mie spalle. << Papà? >>

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Alternai lo sguardo tra l'espressione smarrita di quell'uomo e Martina. Lui sembrò indugiare e accennò piano ad un sorriso, con la testa bassa e le mani infilate nelle tasche dei suoi pantaloni. << Ciao bambina mia. >> bambina mia? Ma scherziamo? A passo svelto mi diressi verso la porta, ma le mani di Tini mi bloccarono il percorso. << Va tutto bene, Jorge. >> mi sorrise riscaldandomi in un attimo il cuore per poi voltarsi verso di lui e fare lo stesso. << Ciao papà. >> nella sua voce c'era una nota di disperazione, felicità e dolore, in un batter d'occhio si fiondò tra le braccia di quell'uomo. Rimasi senza fiato dinanzi a quella scena, impotente, ammaliato. Nonostante gli sbagli, gli errori irrimediabili il loro rapporto era indistruttibile. 



POV DIEGO
Inarcai un sopracciglio guardando Lodovica ticchettare nervosamente le dita sul tavolino di un bar mentre attendevamo le nostre ordinazioni. << Ti senti bene? >> << Aha. >> << Ti vedo agitata. >> << No, no. >> sorrise in modo forzato guardandosi nervosamente intorno ed attorcigliandosi una ciocca di capelli con l'indice. Mi morsi il labbro guardandola attentamente e perdendomi nel farlo. Così semplice, eppure così bella. Giocherellai nervosamente con il mio pacchetto di Malboro aspettando che si calmasse. La cameriera arrivò immediatamente e ci guardò entrambi nascondendo un sorriso. << Il tuo caffè e la tua spremuta. >> lasciò le bibite sul tavolo allontanandosi ancheggiando. Il silenzio esclusivamente padrone del nostro tavolo cominciava a farsi pesante. << Coma va la scuola? >> << Sul serio, Diego? La scuola? >> sbottò stizzita roteando gli occhi. Ah bene, da nervosa ad incazzata. Picchiettai le dita sul manico della mia tazzina portandola alle labbra e sorseggiando un po' del liquido nerastro. << Potresti anche evitare di incazzarti per una semplice stupida domanda. >> << Vuoi sapere come va a scuola? Tutto meravigliosamente bene. Ho tutti 8 e 9 ed in canto e ballo me la cavo perfettamente a parere dei professori. Contento ora? >> << No. >> << Che c'è vuoi chiedermi gli orari? >> << Che ti prende Lodovica? >> << Non mi prende niente, è solo che io credevo mi avessi invitata per..per.. >> le parole sembrarono morirle in gola ed i suoi occhi si piantarono nei miei. Delusi, amareggiati. << Sono solo una stupida, lascia stare. >> scosse il capo prendendo la sua borsa e facendo per andarsene. << Non hai frainteso, è solo che..sono io che mi sento come..bloccato quando sono con te. >> << Bloccato? >> domandò rilassandosi e posando la borsa per poi prestarmi attenzione. Annuii. << Bloccato. Come se mi morissero le parole in gola mentre ti guardo e capisco quanto sei bella. Realizzo ogni volta che se tu accettassi di essere mia probabilmente per me potrebbe non esistere il domani. >> deglutì distogliendo lo sguardo dai miei occhi fin troppo seri per un ragazzo di 17 anni. << Dovresti dare un peso alle tue parole, Diego. >> << Lo sto facendo, davvero. Do un peso a tutto io. >> << Quello che dici è molto..intenso. >> sorrisi alzandomi di poco dalla sedia e sporgendomi verso di lei vedendola arrossire di colpo. << Sono 2 anni che ti desidero tutta per me Lodovica, è normale che quello che sento sia diventato profondo non credi? È partito tutta da un: "ODDIO questa è da scopare." per poi terminare con un: "Cazzo, mi ha incastrato." >> roteò gli occhi sorridendo con ancora quel dolce rossore sulle guance << Mi faceva un po' strano il Diego versione romantica. >> << Ecco. Sei disposta a frequentare uno scapestrato e buzzurro come me? >> mi guardò allargando il suo sorriso. << Mm..direi di si, Dominguez, ma ora allontanati. >> << E perché? >> domandai malizioso avvicinandomi di più facendola ridere. << Perché il tuo profumo mi annebbia i sensi. E se smetto di pensare..mi lascio baciare. >> sbottò seria spingendomi indietro per poi sorseggiare la sua spremuta. Scossi il capo. << Sei una provocatrice nata. >> 


POV MARTINA
Lentamente mi staccai dall'abbraccio di mio padre sorridendo con le lacrime agli occhi. << Sei qui. >> << Volevo vederti, tesoro. Mi manchi. >> sorrise vergognandosi delle sue parole mentre io fregandomene tornai ad abbracciarlo. << Vieni, entra. >> << Non credo sia una buona idea. >> storse il naso e nello stesso momento io lo arricciai voltandomi a guardare Jorge. Sembrava stranito da quell'incontro, da quell'arrivo, da tutto. In quell'istante mi promisi che gli avrei spiegato la mia storia un giorno. Accennai piano ad un sorriso e mi posai contro il suo petto, lui sembrò rilassarsi e continuò a guardarmi per poi roteare gli occhi infastidito e porgere la mano a mio padre. << Sono Jorge, il fidanzato di sua figlia. >> lo strinsi più forte, felice del fatto che avesse realmente intenzioni serie con me e lui ricambiò la stretta avvicinandomi sempre di più. << Fantastico. >> rispose con finto entusiasmo mio padre stringendogli a parer mio un po' troppo forte la mano. << Io sono Alejandro, suo padre. >> Jorge annuì fingendo che si fosse trattato di una semplice stretta di mano e non di uno stritolamento. << Vado a prendere qualcosa da stuzzicare, perché nel frattempo non vi accomodate sul divano? >> sorrisi fingendomi tranquilla, ma non lo ero affatto. Papà era sempre stato geloso e Jorge, lui odiava che mi sfiorava anche solo con un dito. << Cercate di non uccidervi, d'accordo? >> << Farò del mio meglio, Stoessel. >> sussurrò impercettibilmente occhi verdi.


 POV CANDELARIA 
Attraversai la strada dirigendomi verso il parco pronta a rincontrarlo. Era lì. Seduto sulla nostra panchina, con i gomiti posati sulle sue gambe aperte mentre mi aspettava. Cercai di darmi un po' di contegno, maledicendo mentalmente il mio cuore e le mie gambe che sembravano fatte di pasta frolla. Si voltò e tutti i tentativi di frenare il mio battito cardiaco accelerato se ne andarono a farsi fottere. I suoi lineamenti non erano più quelli di un semplice ragazzo in piena crescita, ma quelli di un uomo cresciuto, le sue labbra sottili incurvate in un dolce e allo stesso tempo malizioso sorriso, i suoi occhi piantati sulla mia figura che mi squadravano in quel modo intenso capace di spogliarmi persino della mia stessa anima. Dovevo farcela. Per me stessa. Per tutti i pianti che c'erano stati nel mio letto, nella scuola, nei giardinetti, in quel maledetto parco, dietro casa, sulle scale, nello sgabuzzino del preside. Per tutti i pianti ed il dolore causati da lui. Sorrisi in modo forzato, facendomi sempre più vicina e proibendogli persino un semplice bacio da amica. << Dimmi. >> << Non ti siedi? >> domandò confuso mentre io scossi il capo incrociando le braccia al petto piantandomi di fronte a lui. << Perché mi hai chiamata? >> << Volevo parlarti di quello che è successo prima che tornassi in Italia. >> sorrisi tranquilla. << Non so di cosa parli. Ci siamo salutati come tutti gli alti. >> << Candelaria non fare finta che non sia successo niente. >> << Infatti non è successo proprio niente, Ruggero. Non voglio più vederti, semplice ed efficace no? >> << Che stai dicendo? >> sbraitò alzandosi in piedi quasi sovrastando il mio corpo e sgranando gli occhi sconvolto. << Quello che ho detto. >> << Ah si? È questo quello che vuoi? >> << Esattamente. >> annuì << Allora stanotte quando torni a casa e vai a dormire, ricordati quante volte ci sono stato io nel tuo letto. Ricordati che sono stato il primo e l'unico da cui ti sei lasciata toccare. Ricordati le parole che mi sussurravi arrossendo. Ricordati il momento in cui venivi quando premevo le mani sui tuoi fianchi. Ricordatelo rossa. >> arricciai le labbra facendo un passo indietro. << E tu stasera quando scoperai con la prima che passa Ruggero, ricordati che nessuna tremerà sotto il tuo corpo, che nessuna si concederà per amore, che nessuna verrà solo perché le premi le tue dita delicate sui fianchi. Ricordatelo italiano. >> << Candelaria? >> mi voltai di scatto intravedendo una figura abbastanza sfocata. << Seba? >> domandai guardando il ragazzo davanti a me. << Stai bene? >> << Si. >> sorrisi flebilmente senza prestare attenzione a Ruggero. << Posso venire con te? Dove stavi andando? >> << Andavo a casa. >> << Vengo con te. >> sussurrai allontanandomi e non guardando più il ragazzo alle mie spalle. Era tutto finito. Per sempre.


POV JORGE
Guardai l'uomo seduto sul divano di fronte al mio, muovendo nervosamente le gambe. << È così sei il fidanzatino della mia Martina. >> << Fidanzato. Sua figlia è un po' grandicella per avere un fidanzatino come all'asilo. >> << Cosa vuoi da mia figlia? >> sorrisi sghembo posando i gomiti sulle ginocchia ed avvicinandomi a lui. << Ti confesso un segreto Alejandro: "Mi stai sul cazzo." e non ho intenzione di dare del lei ad uno come te. >> sghignazzò guardandomi. << Hai coraggio, ragazzo. Ma io non farei il prepotente fossi in te. Mia figlia mi vuole molto bene. >> storsi il naso. << Per quanto tu possa essere Stronzo la cosa è reciproca, è evidente. >> sorrise. << E per la cronaca non voglio qualcosa da Martina. Voglio lei e basta. >>

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


POV LODOVICA
Un brivido improvviso mi attraversò tutta, quando la mano di Diego si intrecciò con la mia. Guardai un punto fisso dinanzi a me arrossendo ed abbassando lo sguardo sulle mie ballerine per poi avvertire il tocco delicato delle sue dita in corrispondenza del mio mento. << Non devi vergognarti di nulla quando sei con me, Lodovica. >> soffiò sulle mie labbra ed ancora una volta il suo profumo mi inebriò i sensi. Annuii impercettibilmente e lui ritornò a sorridere ed a camminare con la mia mano nella sua, quasi come fosse orgoglioso di avermi al suo fianco. Cosa ci trovava in una sempliciotta come me? Le sue guance si tinsero di  un dolce rossore ed io lo guardai confusa. << Tutto bene? >> << Prima che te lo dicano quelli stronzi di Jorge e Ruggero, nel progetto, insieme, non ci siamo capitati per caso. Ho fatto in modo che Gregorio ci mettesse insieme in coppia. >> alzò un angolo della bocca ed il mio cuore si fermò un attimo per poi tornare a scalpitare come un forsennato. << E come hai fatto? >> << Ho dovuto impegnarmi e prendere 10 in tutte le lezioni del mese scorso. >> scossi il capo << E lo hai fatto per stare in coppia con me? >> << Darei tutto il mio tempo libero per passare anche solo 1 minuto con te, bambolina. Sei la mia malattia. >>



POV CANDELARIA
<< Non sembra che vada tutto bene, mi dici cosa è successo tra te e quel ragazzo? >> << Non è successo niente, Seba. Era Ruggero. >> << Ruggero? Quello che nomini 24 ore su 24? >> sbottò guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite. << Già, proprio quello. >> << E perché lo hai mollato così, su due piedi? >> << Perché non può rientrare nella mia vita quando gli pare e piace. >> << Lo sai benissimo quanti problemi hai avuto a causa della tua testardaggine e del tuo orgoglio, perché non hai provato ad ascoltarlo? >> << L'ho fatto. >> << Sono sicuro di no invece. >> << Senti, sei dalla mia parte o dalla sua? No, perché vorrei ricordarti che sei il futuro marito di mia sorella, non della sua. >> << È chiaro che stai soffrendo, perché non darvi un'altra possibilità? Siete innamorati. >> << Non gli darò un'altra chance per poi essere mollata quando andrà di nuovo in Italia senza sapere se tornerà. Io mi ci affeziono alla gente non sono come lui che è un bastardo senza cuore. Ho retto la prima volta, non reggerò una seconda. Quindi no. Sarebbe stato meglio se fosse rimasto in Italia. >> conficcai le unghie nel palmo della mano, come ad infliggermi dolore, sapendo più che bene che stavo parlando in quel modo di lui senza pensare realmente quelle cose. << In Italia? Con un'altra? Lo volevi così? Perché a quanto mi risulta, se i miei occhi non mentono, quel ragazzo appena tornato stava facendo brillare i suoi occhi mentre guardava te. E guardandolo bene Candelaria, potrebbe avere tutte le ragazze che vuole ai suoi piedi, potrebbe divertirsi, invece 'perde tempo' con te. Ragiona un po'. E poi anche tu..hai miliardi di ragazzi che darebbero oro per uscire con te, ma non guardi nessuno e sai perché? Per lo stesso motivo per cui lui adesso non riuscirà a scoparsi la prima che incontra. >> lo guardai male incrociando le braccia al petto. << Dimmi un po', fai il sapientone del cazzo anche con mia sorella? >> << No, non lo faccio semplicemente perché io e tua sorella non siamo stupidi come te e Ruggero. >>



POV MARTINA
Indugiai parecchio alternando lo sguardo tra mio padre e Jorge. 'Vicino a chi avrei dovuto sedermi?' Avvistai la poltrona che invitante mi richiamava ed invitava a sedermi dandomi un aiuto, e sorrisi soddisfatta ottenendo uno sbuffo da parte di entrambi. << Non me la ricordavo così questa casa. >> sussurrò mio padre guardandosi intorno. << Gli zii hanno fatto qualche cambiamento. >> risposi gentile notando un pizzico di fastidio negli sguardi di Jorge. << Immagino che il tuo fidanzatino sappia tutto..di noi, intendo. >> << Fidanzato, e no, non so tutto. >> << Come mai? Non glielo hai chiesto? >> << Io non forzerò Martina a dirmi ciò che non vuole dire. >> << D'accordo, SMETTETELA, entrambi. Non voglio rivalità tra mio padre ed il mio ragazzo, ok? >> << Ok. >> << Ok. >> sorrisi << Bene. Papà sei venuto in macchina? >> << Si. >> << Ma resti, vero? >> << Sono solo di passaggio. >> un lamento scappò dalle mie fragili labbra mentre le nocche di Jorge si colorarono di bianco. << Non possiamo rischiare, tesoro. >> << Va bene. A casa come te la cavi? >> << Ho imparato a cucinare, e so stirare, più o meno. >> aggrottò la fronte facendomi scoppiare in una risata e con la coda dell'occhio intravidi Jorge accennare un sorriso. << Più o meno? >> << Non mi giudicare figliola, ho bruciato solo 7 camicie. >> << SETTE? >> << Non sono tante. >> << Oh no, certo. >> risi leggermente. << La prossima volta ti porto gli ingredienti per fare la torta al cioccolato. >> si voltò piano a guardare Jorge accavallando le gambe con fare inusuale. << Che tu ci creda o no, Jorge, questa piccola donna fa dei dolci deliziosi. Così squisiti da leccarsi il baffi. >> << Ah si? >> sorrise Jorge girandosi a guardarmi curioso. << Domani me lo prepari un bel dolce, Stoessel? >> domandò facendomi gli occhioni. << Solo se fai il bravo, Blanco. >> mio padre scoppiò a ridere guardando un punto di fronte a se. << Perché ridi, papà? >> << Perché vi chiamate per cognome. Anche io e tua madre lo facevamo. >> sentii una scossa attraversarmi tutta, ed il sorriso vivo di Jorge si irradiò vibrando dentro di me. Mio padre non parlava mai della mamma, né di lei, né di loro. << Davvero? >> << Si, stavamo sempre a litigare. Sempre. Ogni giorno. La mattina, anche appena svegli. >> << Un po' come noi due. >> << Aspettate..voi la mattina..insomma, dormite insieme..oh no, Signore, no. >> sgranai gli occhi capendo ciò che intendesse mio padre e lo stoppai subito. << Ehm..no..uhm..io e Jorge ancora non..abbiamo..ecco si.. >> mi grattai la nuca imbarazzata << Io e Tini non abbiamo fatto sesso. >> confessò tranquillo Jorge mentre il mio volto si tinse di rosso, fucsia, viola, arancione. << ..non ancora. >> aggiunse poi facendo scontrare i nostri occhi. Oh no, non avevo pensato all'argomento sesso, come potevo essere stata così stupida? Entrambi mi videro arrossire ed io mi alzai velocemente dalla poltrona. << Torno subito. >> corsi in direzione del bagno, le mie guance sembravano davvero dei peperoni, persino i miei zigomi. Mi morsi il labbro immaginando me e Jorge fare l'amore. Come..? Non sapevo cosa mi prendesse. Il mio sorriso sembrava timido nel riflesso che c'era nello specchio, i miei occhi luminosi e spaventati, le mie labbra impacciate ed ingombranti. Sfiorai il mio viso chiudendo gli occhi ed immaginando che si trattasse del tocco dolce e leggero di Jorge. Immaginai le sue mani insistenti sulla pelle delicata e graffiata del mio ventre e scesi con le mie dita fino allo stomaco, contornandolo con inimitabili carezze. Continuai a sorridere con gli occhi chiusi. Jorge era di fronte a me che baciava avido e possessivo la mia bocca e spostava le sue labbra sempre più giù. Strinsi forte le gambe, sentendo che stavano per cedere. Mi stavo emozionando per un semplice sogno ad occhi aperti. Scossi veloce il capo tornando alla realtà. 'Come potevo tornare di là con il mio corpo reduce di certe immagini e prepotenti scosse?' la risposta non tardò ad arrivare perché avvertii delle chiavi girare nella toppa ed immediatamente una voce gridare: << COSA CI FAI TU QUI? >>

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


A passo svelto mi recai nel salotto dove c'erano i miei zii sconvolti che alternavano lo sguardo tra mio padre e Jorge, andando alla mia ricerca probabilmente. << Cosa ci fai in casa mia, eh? >> sbottò zio Ezequiel avanzando verso di lui mentre Jorge cercando di tenerlo calmo si alzò di scatto posandogli entrambe le mani sulle spalle. << Sta' calmo, Ezequiel. >> << Cosa ci fa quest'uomo nella mia casa? Chi l'ha fatto entrare, Jorge? E dov'è Martina? >> << Sono qui. >> sbucai davanti a lui con il capo chino. << L'hai fatto entrare tu? >> domandò la voce tremante di zia Clara spingendomi ad annuire follemente. << Perché? >> il suo tono era sempre più insicuro e spaventato e pian piano avvertivo il suo respiro farsi pesante. Probabilmente stava rimettendo insieme tutti i pezzi del puzzle che era la mia vita. << Non hai mai smesso di sentirlo, vero? >> scossi il capo. << E tu lo sapevi, Jorge? >> alzai la testa di scatto mentre Jorge annuì. << Mi dispiace. >> << Cosa ti è saltato in mente? Avresti dovuto proteggerla! >> << L'ha fatto, zio. L'ha fatto, sempre. >> << E come? >> mi irrigidii all'istante avvertendo il tono freddo ed incolore di Diego. 'Da quanto era qui?' << L'ha fatto facendoti tenere i rapporti con la persona che ti ha fatto più male al mondo? Con l'uomo che ti ha spinto a non fidarti di nessuno? >> deglutii << Non ho mai avuto bisogno del sostegno che credevate, davvero. Stavo bene. Non ho il cervello leso, so che mio padre mi stava uccidendo, ma so anche che non voleva farlo con crudeltà. Avevo bisogno di qualcuno che mi capisse ed ascoltasse, che non fosse insistente, che mi desse il mio tempo. Tuttora lui non sa che cosa è successo alla mamma, non sa che se mio padre beveva era solo dopo quello che era successo quella notte, non sa che se gli fa male vedermi è perché sono fottutamente identica a lei. Ma c'è. Ed anche lui odia papà. Anche lui odia che qualcuno pensi anche solo a sfiorarmi. Ed io vi voglio bene, eppure..eppure lui in questi pochi mesi mi è entrato dentro più di qualsiasi altra persona. Ed anche se mi dispiace dirlo, anche più di voi, anche più di mio padre. E non lo so com'è possibile. >> chiusi gli occhi << Non lo so proprio. >> terminai con voce flebile, quasi impercettibile. Quando riaprii gli occhi tutti gli sguardi erano fissi su di me. Gli occhi piangenti di zia Clara, incolore di zio Ezequiel, freddi di Diego, pentiti di mio padre ed illeggibili di Jorge. Luccicanti ed illeggibili. << Scusatemi.. >> sospirai voltandomi ed uscendo fuori. Avevo bisogno d'aria. 



POV RUGGERO
Non so decifrare esattamente il tempo in cui rimasi fermo, in piedi, in quel parco a guardare la direzione in cui era andata via. E forse mi dava fastidio vederla al fianco di un uomo molto più grande di lei, ma la cosa che mi uccideva definitamente era sapere che tra noi due fosse finita. Per sempre. Avvertii dei passi leggeri e al contempo pesanti perforarmi le orecchie e mi voltai vedendo una Martina spaesata che piangeva lacrime. Gocce d'acqua salata. 
Dolorose.
Copiose.
Obbrobriose.
Impacciate.
Inesistenti anche. 
Lentamente mi avvicinai a lei che cadde nella fresca erba del parco. << Ehi. >> sussurrai piegandomi e sedendomi di fianco a lei. << Tutto bene? >> scosse il capo << Bene il cazzo. >> sorrisi scuotendo il capo << Sei proprio la cugina di Diego. Comunque io sono Ruggero. >> tuonai presentandomi << Martina. >> << Non mi piace vedere le donne piangere. Non so come comportarmi. >> << Dovresti saperlo, per Candelaria. >> aggrottai la fronte guardandola << Perché? >> scosse il capo << Credo di aver fatto una gaffe. >> << Cioè? >> << Non voglio tradire Cande, è mia amica, anche se la conosco da poco. >> << Voglio solo sapere come sta. >> << Non smettere di lottare, mai. >> annuii << Non lo farò. Non lo avrei mai fatto. Lei è mia..e ora dimmi..perché piangevi? Hai litigato con Jorge? >> << È una lunga storia e poi ti conosco appena. >> ridacchiai << Senti Martina, so più cose di te di quel che credi. Certo, non so le tue cose più intime, ma so che sorridi anche quando sei scoraggiata, che hai gli occhi sempre luminosi e che hai le guance arrossate persino quando sei nervosa. Che Jorge adora i tuoi zigomi perfetti e..devo andare avanti? >> << Jorge ti parla di me? >> risi << Jorge parla SOLO di te. >> << Credo di..ecco..provare qualcosa per lui, ma non dirglielo! >> mi puntò un indice contro. << Non glielo dirò, ma credo che sapendolo non ne rimarrebbe dispiaciuto. >> poi mi alzai porgendole la mano. << Dai che ti starà cercando. Ah, e smetti di piangere fai venire da frignare anche a lui. >> << Tu come..? >> << Te l'ho detto, sei il centro dei suoi pensieri. >>



POV JORGE
Il cuore batteva all'impazzata. Ancora. Quasi fino ad attraversare la mia pelle ed uscire fuori. Le sue parole continuavano a rimbombare nella mia testa mentre disperato mi guardavo attorno richiamandola. << TINI DOVE SEI? >> il mio fiato aumentava così come il mio passo mentre disperato continuavo a cercarla. << È qui con me, messicano. >> tirai un sospiro di sollievo vedendola di fianco a Ruggero con le guance arrossate e gli occhi luccicanti e velocemente la strattonai dolcemente facendola cadere tra le mie braccia per stringerla forte quasi fino a farle mancare il respiro. << Non farlo mai più, d'accordo? >> annuì impercettibilmente alzando il capo e puntando i suoi occhi profondi nei miei.


POV MARTINA
Le sue dita delicate colsero ogni mia lacrima perduta e lo stesso fecero le sue labbra F
facendomi mancare il fiato. Ruggero alle nostre spalle non fiatava, seguiva la scena da perfetto spettatore. Le braccia di Jorge erano sempre più padrone di me mentre stringevano forte la presa e lui non smetteva nemmeno un attimo. << Ci hai fatto prendere un colpo a tutti. >> << Hai litigato con Diego per colpa mia. >> << No, ho scelto io di mentirgli. Tu non c'entri niente. >> << Ma ti ho coinvolto nel girone dell'inferno. >> scosse il capo guardandomi negli occhi fino a trafiggermi l'anima, ad attraversarli e leggere dentro di me. << Non mi ha trasportato nel girone dell'inferno, piccola. Mi hai insegnato cosa vuol dire voler proteggere qualcuno. E te ne sono infinitamente grato. >>



<< Balli per me? >> domandò con il fiato corto mentre io lo guardai trattenendo il respiro. << Perché vuoi che balli per te? >> << Perché si. >> sorrise dolcemente avvicinando le sue labbra umide al lobo del mio orecchio << Forza, piccola, balla per me. >> mi incitò, ed io mi alzai piano dalle sue gambe. Titubante afferrai i miei capelli sollevandoli ed improvvisando dei piccoli passi che a lui sembrarono piacere.
Mi mossi sicura, nonostante non lo fossi mai stata. Mi mossi in quel modo per merito dei suoi occhi che vagavano su di me in modo intenso e dannatamente caloroso. Ansimai silenziosa quando si sporse carezzandomi teneramente una coscia e continuai a ballare per lui che cominciò a canticchiare a voce bassa. Rimasi sorpresa. Dal cambiamento di tono di voce, ma soprattutto dalla sua voce. Non sapevo fosse così bravo.
Mi bloccai avvertendo il suo fiato corto. << Continua. >> mi incitò con voce roca portandomi a scuotere il capo. << Me lo devi, sai? >> sorrisi notando un'ombra di divertimento luccicare nei suoi occhi e mi risedetti a cavalcioni sulle sue gambe circondandogli il collo con le braccia. << Non voglio. >> << Stavi andando benissimo. >> lanciai uno sguardo al suo bassoventre e lui mi seguì a ruota << Già, me ne sono accorta. >> ed entrambi scoppiammo in una vera e nervosa risata. Si avvicinò annusando la mia pelle ed io ridacchiai. << Che ti credi, un cane da tartufo? >> sentii i suoi denti graffiare la pelle sensibile del mio collo e trattenni l'ennesimo gemito. << No, voglio sentire il tuo profumo, piccola. Sai di fragola, di vaniglia e di cioccolato. >> 
Le sue labbra scesero avide a baciare l'incavo del mio collo, e a quel contatto gemetti tirando le punte dei suoi capelli. Sapeva di menta, di tabacco, di liquirizia. Ridacchiai debole a quel pensiero e lui si staccò piano guardandomi con un bellissimo e splendente sorriso. << Sai di liquirizia. >> ammisi mentre lui inclinò la testa << Grazie..ehm..credo. >> sghignazzò tracciando dei cerchietti con il pollice che teneva fermo sulla mia guancia. Tornò immediatamente serio ed i suoi occhi si confusero, con i miei, esattamente come nel mio sogno ad occhi aperti. << Grazie. >> << Per cosa? Perché ti ho detto che sai di liquirizia? >> << No, per essere cascata ed inciampata nella mia vita come una stella cadente e per esserci rimasta. >> sussurrò contro le mie labbra cominciando a baciarmi. << ..mi hai ridato la vita.. >> si staccò << ..il sorriso.. >> mi ribaciò << ..e adesso sto diventando troppo sdolcinato, e se non mi fermi ti scopo qui, sulla poltrona dei tuoi zii. >> gli diedi un piccolo scappellotto diventando rossa fino alla radice dei capelli e lui scoppiò a ridere. << Sei parecchio invitante, ed io non vengo soddisfatto da quando sei entrata nella mia vita. Quindi attenta, piccola, anche il minimo movimento e sei fregata. >> sorrise dolce. Dolce. Come cazzo poteva risultare dolce se mi stava sussurrando parole sporche? Come? Inclinai la testa realizzando il significato delle sue parole. << Ma noi non stavamo insieme prima, io non ti ho mai proibito nulla, Blanco. >> << Ma io sapevo che saresti stata mia. >> sussurrò facendo scontrare i nostri nasi. << Io non sono di nessuno. >> lo ammonii rocamente dandogli poi uno schiaffo sul braccio. << Questo lo vedremo. >> << Non mi hai risposto. >> << Si invece, l'ho fatto. >> << E perché non hai provato ad andare a letto con altre ragazze? >> mi infastidiva quell'argomento. Sapere che qualcun'altra prima di me avesse toccato la sua pelle mi mandava il cervello in tilt. << Perché non mi eccitava quasi più niente. >> ammise inarcando un sopracciglio << Non mi eccitava una modella nuda e mi eccitavi tu che frignavi. >> scosse il capo ridendo beccandosi un altro schiaffo << Ehi, Stronzo! >> la sua risata aumentò confondendosi con la mia anche stavolta. << Ringrazia che ti permetta di sfiorare la mia pelle, Tinita. Non lo permetto mai a nessuna. Nemmeno sotto le lenzuola. >> sussurrò << Nemmeno a Claire? >> << Nemmeno a Claire, piccola. >> il mio voltò si illuminò << Davvero? >> << Si. >> si avvicinò lentamente guardando le mie labbra affamato. << Sei la mia bimba. >> 

In quell'istante, Jorge, divenne il mio sogno proibito.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


<< Dovresti parlare con lui. >> sussurrai a Jorge guardando Diego che ci venne incontro. << Già, piccola. >> sussurrò lasciandomi un bacio sul lobo dell'orecchio e spostandomi da sopra le sue gambe per alzarsi e fronteggiare il moro. Tremai guardandoli. Era tutta colpa mia. << Ti ho deluso, e lo so bene. >> << Si, Jorge, proprio così. >> << Sono un bugiardo, ho mentito credendo di fare del bene ed invece ho solo fatto del male. >> << Bravo. >> << Diè, credo di amarla. >> sbattei più volte le palpebre come per capire se fosse vero e rimasi immobile e guardarli, mentre il mio cuore arrestatosi per qualche secondo tornò a battere più forte, molto più forte del normale. << L'ho capito quando ho promesso a me stesso di aiutarla. >> Diego non parlò e la situazione sembrò diventare sempre più ingestibile. L'affermazione di Jorge mi aveva spiazzata parecchio, e il contribuito che avrei voluto dare, non potei darlo. << Sono il peggiore.. >> << ..e sei il mio migliore amico. >> un sorriso calmo e riparatore si estese sul volto di mio cugino che strinse Jorge in un abbraccio battendogli una mano sulla schiena. Anche io sorrisi all'improvviso. Felice. Spensierata, dopo anni di sofferenze. << Va beh ed io? >> sussurrai alzandomi e facendoli ridere. << Possibile che stai sempre in mezzo, cuginetta? >> << Non fare lo stronzo e abbracciatemi, ho bisogno di affetto. >> mi ritrovai soffocata tra quattro braccia possenti e un brivido mi attraversò la schiena quando Diego si allontanò e Jorge mi sussurrò: << Ed io non te ne do abbastanza affetto? >> << Potresti darmene molto di più. >> sussurrai di rimando avvertendo il suo sorriso urtare contro il lobo del mio orecchio. << Fai attenzione a quel che dici, o ti porto di sopra e facciamo l'amore. >> sorrisi come un'ebete guardandolo. << E se io non volessi? >> << Il problema è che tu vuoi. Vuoi le mie labbra su di te, piccola. E questo, implica a tutti gli effetti fare l'amore. >> << Sei uno sfacciato, eh. >> << Mai stato così felice di esserlo. >> soffiò sulle mie labbra, e solo in quell'istante mi ricordai della presenza di Diego ed arrossii fino alla punta dei capelli. 



POV CANDELARIA
Incrociai le braccia al petto buttandomi a peso morto sul divano e guardando mia sorella e Seba che ammirandosi con gli occhi a cuoricino continuavano a farmi la ramanzina. << È fuori da casa da due giorni Cande, potresti almeno portargli una coperta, visto che fuori si gela. >> << Non gli ho detto io di venire. Può benissimo tornarsene a casa sua. >> sbottai indispettita mentre mia sorella a passo svelto aprì la tendina, indicandomi un Ruggero abbastanza infreddolito che disperato aspettava. Ed aspettava me. Una persona che non sarebbe arrivata. Non più. Spostai la mia attenzione altrove, distogliendo immediatamente lo sguardo. << Io non ti ho mai detto come comportarti con Seba, Emma. Non dirmi tu come trattare Ruggero. >> << Ma è innamorato, cazzo. Siete entrambi innamorati. Cosa ti costa, parlarci? >> << Mi costo che tu non lo puoi nemmeno immaginare l'inferno che ho passato quando mi ha lasciata. Non hai sentito i miei fottutissimi pianti la notte, né i miei singhiozzi pronunciati mentre la mattina andavo a piedi a scuola. Tu non lo sai, Emma. Non sai come quel giorno mi ha spezzato e calpestato il cuore senza badare a dove metteva i piedi. Non sai niente, proprio niente. >> scosse il capo << So che adesso è qui, Cande. So che è qui per riparare ai suoi errori. >> << Errori irrimediabili. >> annunciai alzandomi << Non lo perdono. Deve soffrire. Quanto sto soffrendo, e quanto ho sofferto io. >> mi alzai in piedi fronteggiandola. << Mi avete mentito. Lo fate tutti. "Cos'è l'adolescenza? Il periodo più bello nella nostra vita, quello del primo amore, delle sigarette fumate di nascosto, dei sorrisi che nascono sul viso tanto per". Cazzate, tutte cazzate. L'adolescenza è uno schifo, è pianti su pianti, dolore e basta. E l'amore, l'amore, quello che voi descrivete come il sentimento più forte al mondo, lo è. Ma non è uno sfarfallio nello stomaco, è un fottuto ed infinito carro armato che ti passa sopra. >> guardai in direzione della finestra. << E non ho più intenzione di sentirmi così. Schiacciata. >>



POV RUGGERO
Unii le mani, soffiandoci dentro e provando a riscaldarle. Avevo freddo, e non tornavo a casa da due giorni. Non ricordo l'ultima volta che avevo mangiato. Seba, (per mia felicità, il futuro cognato di Cande), era uscito con un piatto abbandonate e mi aveva sorriso provando a condurre un discorso, ma l'unica cosa che avevo saputo dirgli era che ero lì solo e soltanto per vedere Candelaria. Non dormivo probabilmente da un'età immemore. Me la immaginavo, qualche mese prima di partire, con le sue guance arrossate ed i suoi capelli sparsi sul cuscino in modo disordinato, mentre ansimava sotto di me che mi stavo perdendo in lei. Era ancora bella, così tanto da mozzare il fiato. Ed io, ero riuscito a spegnerla. Aveva smesso di sorridere radiosamente ed armoniosamente sempre e comunque, anche senza motivo. Lo faceva di rado, per non dare nell'occhio, ma il suo sorriso era tutto fuorché radioso e vivo. Era bianca, bianca come un cadavere. Le sue guance non erano più arrossate, era fredda. Fredda come un cubetto di ghiaccio. Aveva smesso di sciogliersi persino con le sue amiche, e tutto questo per colpa mia. Alzai lo sguardo ed il cuore smise di battere, per pochi secondi, per poi ripartire. 10, 100, 1000 e poi sempre più veloce. 2000, 3000. Trattenni il fiato per un secondo, mentre lei con un finto sguardo da menefreghista mi tirò una coperta. << Ti conviene tornare a casa, Pasquarelli. E se proprio vuoi restare, avvolgiti nella coperta. >> mi alzai di scatto, ma lei indietreggiò. Avvertii le schegge del mio cuore cadere lentamente e la guardai. << Candelaria ti amo. >> << Dovevi pensarci prima di andartene. >> rispose in un sussurro. << Mi hai lasciata. >> << Solo a parole. >> 




"Domani parto, bimba. Non so se torno, quindi finisce, tutto." mi si strinse il cuore a quelle parole che avevano abbandonato le mie labbra, ma soprattutto alla sua bocca che si incurvò verso il basso, spingendo i suoi occhi a lacrimare furiosamente. "Possiamo farcela, amore mio, possiamo..che so..potrei venire ogni tanto io in Italia, e poi, poi qui hai i corsi e probabilmente i tuoi tutori, potrebbero farti rimanere." avrei accettato, l'avrei fatto se non avessi saputo che lei avrebbe sofferto il doppio probabilmente. Non potevo essere così egoista. "Voglio che finisca." i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, e le sue palpebre si socchiusero appena. "Bene, finiamola." e corse via. Via da me. Per sempre.


<< Non mi importa. Io ho chiuso. L'ho messo il punto. Mettilo anche tu, Ruggero. >> sputò con voce incolore. << Crolla, rossa. Crolla davanti a me per una volta. Non tenerti tutto dentro. >> e lo fece. Crollò e scoppiò a piangere gridandomi contro e dandomi dei pugnetti, con le sue piccole mani, sul petto. La bloccai e lei continuò a piangere insistentemente. Non avrei potuto amarla di più.



POV MARTINA
<< La smetti? >> << Di fare cosa? >> aggrottò lui la fronte << Di guardarmi il culo, Jorge. >> si voltò dal lato opposto imbarazzato. << Non lo stavo facendo. >> << Si invece, razza di depravato. >> scosse il capo ridendo aprendomi lo sportello della sua auto. << ..e non è neanche la prima volta. >> roteò gli occhi ridendo e chiuse lo sportello girando dal lato opposto e sedendosi al mio fianco, al posto di guida. << Hai finito? Non c'è bisogno che me lo ricordi ogni volta, sei attraente, donna ingrata. >> fece una smorfia facendomi scoppiare in una risata. << Solo attraente? >> << Non farmi parlare, non credo tu voglia essere presa in macchina. >> arricciai il naso. << Non lo credo nemmeno io. >> << Beh, non si può mai sapere. Ne riparleremo quando avremo le rughe, piccola. >> sorrise sghembo e sornione beccandosi un mio scappellotto che lo fece ridere. << Comunque quando arricci il naso così sei tenerissima. >> abbassai lo sguardo arrossendo ed accendendo la radio dove risuonava la canzone "I hate you, don't leave me." << Questa dovrebbe essere la nostra canzone. >> un sorriso mi si illuminò sul volto e battei le mani come una bambina. << Deduco che tu sia d'accordo. >> rise lanciandomi una fugace e dolce occhiata. Annuii cominciando a canticchiare e lui inchiodò l'auto di fianco alla strada facendomi sgranare gli occhi. << Sei impazzito?! >> << Perché non mi hai detto, cazzo, che canti così bene? >> << Non sono un granché. >> << Non sei un granché? >> sbatté gli occhi per poi sbarrarli. << Dannazione, sei la vita e la morte, insieme. >> 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Rimase a guardarmi con ancora quell'espressione indecifrabile sul viso ed io sentii pian piano un rossore crescere a dismisura sulle mie guance. << Perché non me l'hai mai detto, piccola? >> sussurrò dolce, voltandosi verso di me e carezzandomi una guancia. << Ho il terrore di cantare in pubblico. >> ammisi sincera << È una paura che ho da sempre, è nata dalla morte di mia madre. Era una cantante, ed io spesso e volentieri passavo le giornate ad ascoltarla e a provare con lei, ma dalla notte dell'incidente ho smesso. >> chiusi gli occhi rendendomi conto che lentamente i tasselli della mia vita si stavamo ricostruendo ai suoi occhi e velocemente mi apprestai a portarmi a cavalcioni su di lui. << Prima quando eravamo con Diego hai detto che credi di amarmi, non volevo tirare in ballo il discorso perché credevo ti desse fastidio, ma ho bisogno di una spiegazione. >> sorrise guardandomi, con la testa poggiata contro il sedile. << Non c'è molto da dire. Credo di amarti e basta, non credo servano altre parole, questo riassume ciò che sento esplodere in me come una bomba. >> << Credo di avercela anch'io quella bomba. >> gli dissi insicura. << È come se un vortice mi girasse dentro. >> tracciai delle onde sul mio stomaco. << E non so se mi piace. >> << Credi sia una cosa brutta? >> << No, credo solo sia una nuova paura di aggiungere alla mia lunga lista. Un'insuperabile e potente paura. >> << Un'insuperabile, potente, ma soprattutto bellissima paura. >> ripeté correggendomi. << Già, bellissima. >> sorrisi avvicinandomi lentamente alle sue labbra ed alternando lo sguardo tra quest'ultime ed i suoi occhi inimitabili. Non attese oltre, si impossessò violentemente e bruscamente delle mie labbra. 



POV JORGE
Aveva le labbra morbide, quasi come la seta, gli occhi accesi rispetto alla prima volta in cui li avevo incontrati disperati e sperduti. Sorrideva sulla mia bocca, giocando con i miei capelli. Posai un pollice sulla sua guancia cominciando a muoverlo piano e a tracciare dei piccoli ed invisibili cerchi, mordendo affamato il suo labbro inferiore e portandola a mugugnare. << Hai un buon sapore. >> mormorai roco, << Vorrei saggiare ogni singolo sapore di te. >> comprese le mie parole ed arrossì fino la radice dei capelli. << ..ed io di te. >> come al solito mi sorprese, spiazzandomi ed avvicinando le sue labbra calde, morbide e peccaminose alla pelle sensibile del mio collo. << Ogni singola parte, anche quella più nascosta. >> continuò audace facendo contrarre ogni mio muscolo e muovendo con grazie le sue labbra su di me. << Anche adesso. >> sgranai gli occhi quando avvertii le sue piccole mani scendere fino alla cintura dei miei jeans, e provare aggraziate a buttarla via, ma la fermai immediatamente. << Non qui. >> si guardò intorno arrossendo visibilmente e rendendosi conto delle auto che passavano sfrecciando, di fianco alla nostra. << Scusa. >> guardò in basso imbarazzata portandomi a sorridere. << Ho detto non qui, piccola. Non che non lo voglio. >> << Lo so. >> << Andrebbe bene anche solo un tuo bacio. >> sussurrai roco per poi piantare le mie mani sui suoi fianchi. << Muoviti su di me. >> glieli mossi di poco, avvertendo l'eccitazione e l'adrenalina crescere in me. << Così. >> continuai chiudendo gli occhi e muovendo ancora i suoi fianchi per inarcare il mio bacino verso di lei. Gemette silenziosamente, tenendo un labbro imprigionato tra i denti. Circondai la sua vita con un braccio, smettendo di massaggiarle e muoverle i fianchi  quando prendendo l'iniziativa, si mosse sola ed a suo piacimento. Giocai con la sua bocca, assaggiando ogni centimetro delle sue labbra che morsi e leccai avido, mentre lei tirò le punte dei miei capelli, circondandomi il collo con le braccia. << Avevi ragione. >> ansimò << Avresti dovuto portarmi di sopra oggi per fare l'amore con me. >> boccheggiai involontariamente a quelle parole e sorrisi. << Forse è meglio continuare la nostra passeggiata. >> annuì << Si, forse è meglio. >> e lasciandomi un ultimo ed impeccabile bacio ritornò seduta nella sua postazione con un sorriso smagliante. Automaticamente quando la macchina ripartì e ne sentimmo il rombo, le nostre dita si intrecciarono e non si lasciarono più.




POV RUGGERO
Piangeva ancora, davanti a me. E se mille lame mi avessero trafitto esattamente in quell'istante avrebbe fatto meno male. Avvertivo i suoi singhiozzi sempre più pronunciati, ed i suoi occhi grondanti di lacrime fermi nei miei. Per poco non crollai insieme a lei. Continuai a tenerle la faccia bloccata per guardarla. Non sapevo come sarebbe andata a finire, ma in ogni caso dovevo vedere con i miei stessi occhi quanto male le avevo procurato. Scosse il capo ridestandosi da quegli spasmi che le procurarono un singhiozzo allucinante. << Mi hai tolto il respiro per tanto, troppo tempo. Ed io avevo solo bisogno di essere amata. >> rimasi zitto, perché stavolta toccava a lei parlare, aveva bisogno di sfogarsi ed esternare il suo dolore, a qualcuno. E solo io avrei potuto ricucire quelle ferite, solo io che ne ero la causa. << Mi bastavano i tuoi 'ho paura ma credo di amarti' momentanei, i tuoi abbracci rari, il tuo bisogno fisico continuo, le tue labbra che non volevano né staccarsi né stancarsi delle mie. Mi sarebbe bastato anche se avessi dovuto patire le pene dell'inferno avendoti a centinaia di chilometri di distanza. Avrei affrontato tutto con il sorriso, perché tu ci saresti stato, nonostante quegli stupidi, maledetti e fottutissimi chilometri. Ho sempre pensato che andasse bene il fatto che scegliessi tutto tu nella nostra relazione. Pensavo fosse giusto si. Pensavo fosse giusto che mi trattassi di cristallo per paura che mi sgretolassi. Pensavo fosse giusto che quando facevamo l'amore tu fossi dolce ed ad un tratto così brusco da farmi male, perché io amavo quel lato di te. Pensavo andasse bene che mi lasciassi scegliere un film quando eravamo al cinema, nonostante subito dopo ti lamentassi perché avessi scelto un polpettone rosa. Pensavo andasse bene che io corressi come una bambina e che tu mi seguissi per acchiapparmi. Pensavo andasse tutto alla perfezione. Eppure con una semplice frase, Ruggè, sei riuscito a far emettere un CRACK al mio cuore. >> continuava a piangere ed io credevo di essere sull'orlo del precipizio. << Le mie emozioni si erano amplificate, intensificare, da quando ti avevo conosciuto. Piangevo, quando credevo non mi desiderassi. Ridevo ai tuoi messaggi o alle tue parole sporche. Arrossivo quando mi dicevi che ero bella o mi sussurravi che avresti voluto prendermi tra i banchi di scuola. Sorridevo quando all'improvviso, quando camminavo per strada raccoglievi la mia mano, o anche quando Nate mi guardava e tu diventavi rosso dalla rabbia facendoti ripetere mille volte, mentre affondavi in me che sarei stata per sempre tua e di nessun altro. Hai sempre avuto un potere su di me, un potere che tuttora non so gestire e che probabilmente non saprò gestire mai, ma non mi lamento. Perché so che le cose vanno ed andranno sempre così. Ma va bene. Va bene nonostante tu mi abbia calpestata anche quando ero a pezzi, nonostante io non abbia dormito più bene dalla nostra rottura, nonostante io continui a piangere ogni giorno e ad ogni ora. Va bene se mi distruggi, perché sono troppo cogliona da amarti, persino quando mi rovini la vita. >> e no. Lì non mi trattenni più. Scoppiai a piangere anch'io, finendo seduto sul muretto di quella strada e portandomela dietro. Le sue gambe furono immediatamente intorno alle mie e sentii una sensazione di calore pervadermi, una sensazione di vita. Quella che se n'era andata quando l'avevo lasciata. << Perdonami, amore mio. >> << Voglio respirare, Ruggè e con te non posso farlo. >> << Sarò l'uomo giusto per te. Sono rotto, ma tu aggiustami. >> << Ci ho provato, ma adesso sono rotta anch'io. >> sussurrò perdendo definitivamente la voce. E fronte contro fronte. Occhi negli occhi. Naso contro naso. Labbra contro labbra, continuammo a piangere fregandoci del mondo intorno a noi.




POV DIEGO
<< Sei agitata? >> sghignazzai ricevendo in cambio un'occhiataccia. << Se imparassi a bussare, non lo sarei, razza di idiota. >> sbottò Lodovica schiaffeggiandomi una spalla e tenendosi l'asciugamano stretta al petto con l'altra. << Perché non lo fai con entrambe le mani? >> le suggerii divertito vedendola arrossire come un peperone abbrustolito. << Esci dalla mia camera, devo vestirmi! E poi chi ti ha fatto entrare? In casa non c'è nessuno. >> sbottò incrociando le braccia sotto il seno dove ricadde il mio sguardo. << Sono le 18. 40 bambolina, sei in ritardo di 40 minuti. Non ti ho vista scendere, ho suonato ma nessuno mi ha aperto così mi sono arrampicato al tuo albero e sono entrato a controllare. >> mi rivolse l'ennesima occhiataccia. << Va bene scusa per il ritardo, ora però va' nel corridoio o in salotto, devo vestirmi altrimenti non possiamo uscire. >> << Merito un premio, no? Ho scalato un albero preoccupandomi per niente, cosa mi darai in cambio? >> << Uno schiaffo, Diego, e bello forte se non ti volatilizzi in un'altra camera. >> sorrisi sghembo avvicinandomi e portandola ad indietreggiare. << Non ho intenzione di prenderti qui ed adesso, ma sono stanco di aspettare e fare il bravo ragazzo. Voglio baciarti da due anni. >> sussurrai roco avventandomi affamato sulle sue labbra che si schiusero per la sorpresa permettendomi di muoverle a sincrono. Era rigida come una corda di violino, ma immediatamente riuscì a rilassarsi e a ricambiare il bacio. Si staccò per mancanza di fiato forse, me ne accorsi dalle sue labbra gonfie e dal fiato corto di entrambi. << Ti aspetto in salotto, ok? >> sorrisi baciandole la fronte. Annuì, ma non rispose. 




POV MARTINA
<< Ma no, grandissima testa di cazzo, dovevi girare a destra, è lì casa di Mercedes, non vedi? >> si voltò a guardarmi e aggrottò la fronte. << Amore, io fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno dell'esistenza della tua amica. >> roteai gli occhi indicandogli la casa << Entra nel vialetto. >> quando parcheggiò l'auto scese ad aprirmi lo sportello e ridendo come due bambini ci baciammo, dirigendoci verso la porta. Appena suonammo il campanello la mia bionda del cuore aprì la porta scaraventandosi su di me. << Oh, ma ciao anche a te, Mercedes. >> la salutò sarcasticamente Jorge, alludendo al primo incontro con la bionda e il mio saluto immediato mancato a Xabiani. << Ciao Jorge. >> sorrise staccandosi e dandogli un bacio sulla guancia. << Entrate, gli altri sono in salotto. >> la seguimmo, incontrando così tutti i miei amici di una vita. Feci un sorriso gigante, guardando Facundo, il mio migliore amico, smettere di parlare e gesticolare per guardarmi con gli occhi sgranati. << OH MIO DIO TINITA! >> gridò alzandosi di colpo, e quando feci per corrergli incontro lo strinsi forte. << FACU. >> aumentai la presa su di lui. Cavolo, quanto mi era mancato. Lui, era stato il primo a sapere degli 'abusi' di mio padre, la notte quando proprio non ce la facevo e scappavo per la paura, correvo a casa sua e lui, (insieme ad Alba, ovviamente) mi accoglieva a braccia aperte. Avvertii qualcuno tossire e voltandomi incontrai lo sguardo geloso di Jorge che mi causò una risatina. << Tranquillo, amore, è il mio migliore amico. >> dissi tornando da lui << Lui è Jorge comunque, il mio ragazzo. >> li presentai e occhi verdi anche se un po' diffidente sorrise facendosi avanti. << Damien dov'è? >> << Dove vuoi che sia, Tini? Di sopra a farsi stracciare dai bambini. >> rise Macarena << Va bene, io e Jorge andiamo a prenderlo, così li presento e poi torniamo di sotto. >> li avvisai facendoli annuire e prendendo Jorge per mano salii di sopra in cerca della camera giusta. << Martina? >> mi richiamò Jorge con voce così roca da farmi contorcere lo stomaco << Mh? >> si posizionò dietro di me spingendo i suoi fianchi verso le mie natiche e facendomi sbarrare gli occhi per la sorpresa. << Spero per te che siano tutti tuoi semplici amici quelli che conoscerò, e non ex ragazzi, perché altrimenti ti scoperò così forte da farti dimenticare il loro ed il tuo nome. >> le mie guance si tinsero di bordeaux quando abbassai il capo annuendo, con il cuore a mille ed aprii la porta della stanza dei giochi. Damien era seduto tra Adam e Tessa, cresciuto, ma pur sempre versione bambinone. Avanzammo verso di lui ed io sorrisi. << Dami. >> << Un attimo, Tini ci sono quasi, devo solo..TINI?! >> sgranò gli occhi voltandosi a guardarmi e si alzò di scatto seguito dai due bambini che mi si avventarono sopra. Jorge rise e mentre io presentavo i due ragazzi, i bambini cominciarono a litigare. Sembravano davvero me e Jorge. << Ehi, ma tu sei quello dell'altra volta. >> notò Adam, indicando il messicano che annuì << Già, nano. Sono quello dell'altra volta. >> Damien e Tessa sorrisero. << Ha un debole per te. >> Jorge anche sorrise e si voltò a guardarmi. << Beh, anche io ho un debole per i bambini. Ne vorrei a centinaia. >> avvampai di colpo mentre Tessa ci guardò entrambi con le braccia incrociate al petto. << Secondo me ne avrete tanti voi due. >> e facendo oscillare il suo piccolo indice tra di noi, sorrise furba.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


POV LODOVICA
Rimasi ferma, immobile, a guardare le nostri dita intrecciate ed il sorriso smagliante di Diego contornare il suo bellissimo viso. << Mi hai baciata. >> << Si, e lo farei ancora. >> carezzò le mie labbra << ..e ancora. >> si avvicinò pericolosamente << ..e ancora. >> le morse scherzosamente facendomi mugugnare. << Non mugugnare per così poco, bambolina. Presto capirai davvero per cosa ne vale la pena. >> deglutii, irrigidendomi e lui continuò a sorridere. Nonostante non me ne rendessi conto, pian piano dipendevo da lui, nonostante non volessi ammetterlo, io ero sua. << Cosa vuoi fare? >> mi domandò dolce, disegnando dei cerchi immaginari sul palmo della mia mano. << Vorrei..vorrei.. >> ma l'unica cosa che mi saltava in mente erano le sue labbra sulle mie. Mi andava bene tutto. L'importante era che fossi con lui. << Ti va un gelato? >> propose notando la mia difficoltà. Annuii immediatamente ricambiando il suo sorriso ed insieme ci sedemmo ad un bar ordinando due coni. Mangiai con gusto il mio gelato al cioccolato sotto il suo sguardo divertito. << Perché mi fissi? >> domandai una volta che ci alzammo per andarcene. << Hai la bocca sporca di gelato, e giuro che muoio dalla voglia di fare quello che fanno i ragazzi nei film. >> << E allora perché non lo fai? >> gli sorrisi sensuale sentendo il mio cuore scalpitare quando avvicinò di nuovo le sue labbra alle mie. Si staccò di poco. << Ti dirò un segreto: "Avevi le labbra pulitissime, moretta." >> << Ed adesso te ne dirò uno io: "Lo sapevo benissimo, moretto." >> ed una volta che la mia mano fu nella sua riprendemmo a camminare come due semplici ragazzi innamorati. 





POV CANDELARIA
Piansi, piansi fino allo sfinimento. Tenendo gli occhi sigillati nei suoi versai tutta me stessa. Non mi ero mai sentita così stanca, sfinita, sfiancata, nemmeno quando avevamo fatto l'amore fino a perdere il respiro. Mi carezzò una guancia con quel tocco così dolce da sfigurare e stonare con la sua personalità prepotente ed arrogante. Stava piangendo anche lui. Lui. Ruggero. Il Ruggero che non aveva mai visto l'ombra di una lacrima sul suo viso. Il ragazzo dai cento difetti riparati dal suo unico pregio. Aveva solo un pregio. Mi amava. E gliene sarei stata infinitamente grata. 



POV RUGGERO
La guardai impotente maledicendomi. Ero solo un idiota. Con le dita tremanti pecorsi il suo viso di velluto, quasi come quello di una bambola di porcellana e scostai lentamente una ciocca di capelli dal suo viso. Non sapevo cosa sarebbe successo, e volevo godermi a pieno ogni singolo attimo fuggente. << Hai mille pregi, bimba. Mille. Ma un unico difetto, che ti spinge a spegnere i tuoi sorrisi e ad accettare il mostro che è in me. >> singhiozzò e premurosamente poggiai le mie labbra all'angolo delle sue labbra. << Amarmi, rossa. Amarmi è il tuo unico difetto. >>


POV MARTINA
L'affermazione di Tessa mi aveva spiazzata e non poco. Per tutto il tempo ero rimasta in silenzio, seduta sulle gambe di Jorge che sorridendomi rassicurante mi aveva stretta a se. Anche il ritorno verso casa era stato silenzioso, per tutto il tempo avevamo tenuto le mani congiunte ed io avevo fantasticato su di noi. Ci avevo immaginato alle prese con dei bambini che scorrazzavano per la casa, avevo sorriso come una stupida, risvegliando un sorriso smagliante anche sulle labbra di Jorge. << Tutto bene? >> mi domandò parcheggiando sotto casa, ed io annuii interdetta. << Ti ho vista molto pensierosa e tesa, dopo la constatazione della piccola Tessa. >> << Non preoccupartene. >> << Si invece, io mi preoccupo, piccola. >> chiusi gli occhi, quelle parole suonarono perfette. << Voglio. >> << Vuoi cosa? >> domandò aggrottando la fronte divertito. Mi sporsi verso di lui posando la testa sul suo petto ed alzando la testa per guardarlo. << Non lo so, voglio..fare l'amore con te, avere dei bambini, essere felice. >> sorrise carezzando i miei capelli con la mano sinistra ed avvicinando le sue labbra alle mie. << Avrai ciò che vuoi. >> sussurrò roco << Devi solo prendertelo. >> sorrisi << Quindi sei mio? >> sorrise << Dal primo giorno in cui hai messo piede nella mia vita. >> << Io non sono tua, però. >> << Questo è quello che credi. >> soffiò sempre più vicino, fino a far scontrare le nostre labbra. << Non voglio appartenere a nessuno. >> soffocai un gemito avvertendo la sua mano fredda piantarsi sul mio fianco caldo, al di sotto della maglia. << Apparterrai a me. >> con una mossa mi portò a cavalcioni su di lui e sorrise malizioso. << Appartieni già a me. >> si corresse facendo giocare i nostri nasi. Il mio respiro si fece pesante, la sua voce roca, la tensione decisamente densa e palpabile. << Forse dovrei rientrare. >> proposi avvertendo le sue labbra baciare la mia mascella, per poi scendere avide a bagnare la pelle sensibile del mio collo. << Già, dovresti. >> annuì strusciando il suo naso nell'incavo della mia scollatura. Trattenni il fiato, e mi fu definitivamente impossibile respirare quando si avventò sulle mie labbra, impossessandosene. Fu padrone di ogni mio singolo gemito, di ogni mio singolo sospiro. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo al mio corpo. Avevo bisogno, bisogno di qualcosa di più, qualcosa che andasse oltre i baci. Avevo bisogno, bisogno di sentirlo dentro di me. Le sue mani carezzarono il mio ventre risalendo sempre più su fino a stringere quasi con possesso il mio seno. Ansimai, stringendo e tirando le punte dei suoi capelli, cominciando a muovermi su di lui. Rispose alle spinte, ed entrambi sembravamo fregarcene di essere in auto, in strada. << Maledette barriere. >> ringhiò a voce bassa. Mi baciò ancora, e ancora, e ancora. L'ossigeno nei nostri polmoni sembrava non svanire mai. Scesi impacciata con le labbra a baciare il suo collo e lui gettò la testa all'indietro godendosi le mie attenzioni. Un ticchettio proveniente dal vetro ci fece ricomporre. Diego era dinanzi a noi, sotto la pioggia a guardarci sconvolto. Io e Jorge ci guardammo e dandogli un veloce bacio a fior di labbra sgattaiolai fuori salutando mio cugino a testa bassa. Il mio ragazzo abbassò il finestrino salutando con un: << Ciao ragazzi. >> ed un Diego impietrito rimase immobile sotto la pioggia. << Mi sa che ho sottovalutato la situazione. >> disse solo seguendomi in casa dove zia Clara e zio Ezequiel ci aspettavano seduti a tavola. Mi sedetti salutando, seguita ancora da Diego che non proferì parola e cominciai a mangiare. << Come mai in ritardo, ragazzi? >> domandò zia Clara bevendo un sorso d'acqua. << Perché non lo chiedi a Martina, mamma? >> roteai gli occhi scuotendo il capo << Io e Jorge abbiamo tardato un po', c'era traffico. >> << Diego perché brontoli? >> << Perché stavano scopando nel vialetto di casa. >> ironizzò lui. La forchetta che aveva tra le mani lo zio cadde rovinosamente nel piatto procurando un rumore assordante, mentre lui sbiancò lanciandosi un'occhiata d'intesa con zia Clara. Tirai un calcio a mio cugino che sembrò pentirsi della sua confessione. << Va bene, erano in auto e non stavamo proprio scopando. >> gli sorrisi, ma uno di quei sorrisi alla: "Dopo facciamo i conti." ed annuii voltandomi di nuovo a guardare marito e moglie. << Ci stavamo solo baciando. >> la cena proseguì silenziosamente e quando facemmo per alzarci gli zii presero parola. << Martina tu rimani in cucina, vogliamo parlare con te. >> mi preparai psicologicamente a quello che avrei dovuto subire a causa di Diego sedendomi di fronte ai due. << Tu lo sai..ecco..come nascono i bambini? >> mi sbattei una mano sulla fronte << Non vorrete mica farmi il discorso sul sesso, vero? >> li guardai sbuffando << So che lo fate per il mio bene, come una mamma ed un papà, ma sono cresciuta in strada come i miei amici, e beh..lì certe cose si vengono a sapere subito. >> << Ma..tu..?! >> scossi il capo vigorosamente sbarrando gli occhi << No, no, no. >> e alzandomi di fretta e furia corsi di sopra aprendo la porta di Diego. << Domani dirò a Lodovica delle tue erezioni quando guardi le sue foto in costume da bagno. >> sgranò gli occhi e non ebbe nemmeno il tempo di obiettare che mi richiusi la porta alle spalle sorridendo soddisfatta e mi trascinai svogliata fino alla camera da letto.



POV JORGE
Quando finii di cenare mi sedetti a guardare un po' di televisione assieme ai miei genitori che accoccolati sul divano si stringevano sussurrandosi parole dolci. Scossi il capo ridendo, prendendo il cellulare per inviare un messaggio a Martina, e trattenni a stento un sorriso quando esattamente in quell'istante il telefono mi vibrò tra le mani con il nome di Martina. Aprii il messaggio scoppiando in una stupida risata ed attirando l'attenzione dei miei.


"Diego ha detto agli zii che stavamo facendo sesso sfrenato in macchina."
"Potremmo sperimentarlo."
"Vuoi farmi incazzare anche tu?"
"Quello di farti incazzare è il mio unico scopo nella vita, piccola."
"Non chiamarmi piccola quando fai l'idiota."
"Hai il ciclo?"
"Possibile." scossi il capo scattando una foto ai miei genitori ed inviandogliela.
"Dimmi che non diventeremo così smielati da vecchi."
"Ma neanche per sogno! Comunque sono carini."
"Anche io sono carino."
"Tu non sei carino, un coniglietto è carino. Tu sei da stupro, Jorge."
"Ormoni in subbuglio, Stoessel?"
"Colpa del ciclo."
"Sei ancora incazzata con me?"
"Sempre."
"Beh..se fossi lì ti bacerei..ovunque."
"Smettila."
"Perché?"
"Perché mi viene caldo e sto già sotto il piumone, non ho voglia di scrollarmelo di dosso." 
"Toglilo."
"EH?!"
"Togliti il piumone di dosso." sentii i pantaloni farsi stretti, al pensiero di lei, con addosso una stupida magliettina che le copriva a malapena il suo generoso fondoschiena, sola, in un letto così grande.
"Col cazzo, qui si gela."
"Stavo provando a fare del sesso telefonico."
"BLEAH, sei disgustoso!"
"Ti sarebbe piaciuto."
"Continua a crederci."
"Posso chiamarti? Se ne va in cancrena il dito a forza di scrivere."
"Va bene, ma scordarti il sesso telefonico."
"Uffa, okay. Sei noiosa." inviai per poi alzarmi e liquidarmi con un: << Vado fuori a fare una passeggiata. >>
Martina rispose al primo squillo. << Io non sono noiosa. >> tuonò acida << Hai ragione sei acida, dovremmo scopare. >> sentii il suo fiato corto perforarmi quasi il timpano e sorrisi cominciando a camminare nel giardino per poi lasciarmi andare a sedere. << Scherzavo, sai? >> << E se ti dicessi che ho voglia di fare l'amore, adesso? >> << Correrei da te. >> << Beh..voglio fare l'amore, ma non correre da me. >> ridacchiò ed io la seguii a ruota per poi tornare serio. << Correrei da te anche se mi dicessi che hai bisogno di un abbraccio, o di qualcuno che ti stringa dopo un incubo. >> quasi potei vederla sorridere << Lo so. >> mi morsi le labbra avvertendo un suo sbadiglio << Allora, niente sesso telefonico, piccola? >> << JORGE! >> mi rimproverò << CAZZO, MI HAI ROTTO UN TIMPANO! >> sbottai ridendo << Non farò sesso telefonico con te..non stanotte. >> aggiunse poi maliziosa facendomi scuotere il capo divertito. << Buonanotte piccola. >> << Buonanotte, amore mio. >> sorrisi come un ebete chiudendo la chiamata << Parliamo del sesso telefonico o del "piccola", tesoro di mamma? >> sgranai gli occhi trovandomela alle spalle sorridermi in modo abbastanza inquietante. << Ma-mamma. >> sorrisi innocentemente alzandomi di scatto << Dovrei andare a dormire, sono già le.. >> << No, è ancora presto figliolo facciamo una chiacchierata. >> e la facemmo. La chiacchierata peggiore della mia vita. Decisamente da dimenticare. La facemmo. 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


<< Sembri una via di mezzo tra lo sconvolto e lo stravolto. Cosa ti è successo? >> domandò Tini l'indomani staccando le sue labbra dalle mie fin troppo veloce, intravedendo il professore Benvenuto girovagare nella stanza in cerca di chissà cosa. << Ho parlato con mia madre, ieri sera. >> << E allora? >> aggrottò la fronte confusa. << Mi ha sentito mentre parlavo con te. >> << E al..? >> << ..di sesso telefonico. >> la interruppi facendola avvampare di colpo. << Non dirmi che te ne vergogni. >> sbottai << Ieri sera sembravi tanto spensierata ed anche divertita all'idea. >> il rossore sulle sue guance aumentò facendomi sorridere soddisfatto e divertito. << Beh..era diverso. >> << Diverso cosa, piccola?! Eravamo solo io e te. >> << Si, ma tu non eri così vicino a me. >> boccheggiò guardandomi << Mi basta che tu sia nella stessa stanza per arrossire ad ogni minima cosa. >> mi avvicinai fino a far scontrare i nostri nasi << Ieri in auto non sembravi tanto spaventata o demoralizzata, mentre facevamo quel che stavamo facendo. >> i suoi occhi luccicarono fino a quando non cambiò traiettoria. << Tini?! >> la scossi per le spalle facendola risvegliare da quello stato di trans in cui sembrava essere caduta. << Scusami, amore, ho una vendetta da mettere in atto. >> e senza darmi spiegazioni si diresse alle mie spalle dove incontrai una Lodovica spensierata che le correva incontro saltellante. Non ebbi il tempo di realizzare che la figura ansante di Diego si materializzò al mio fianco, come un fulmine, rischiando di farmi venire un infarto. << Ma sei un coglione o cosa?! >> sbottai irritato dandogli un pugno nel costato e facendolo sussultare per il dolore << Non c'è tempo per spiegare, Jorge. Dov'è Martina? >> aggrottai la fronte guardando dinanzi a me e indicandogliela con il capo. << Lì. Con la tua morosa. >> scosse il capo infilandosi le mani nei capelli. << Addio sesso entro la fine del mese. >> sentenziò sbuffando. Nemmeno in quel momento ebbi il tempo di realizzare per chiedergli per quale motivo dicesse certe cazzate. Lodovica smise di guardare la mia ragazza che sorrideva agguerrita, e a passo svelto ci raggiunse. E Diego, neanche lui ebbe il tempo di realizzare che cinque dita gli si stamparono sulla guancia sinistra. Giuro, volevo non ridere, ma fu impossibile. Una scena epica. Lo guardò malissimo. << Sei un depravato, degenerato, pervertito, scostumato, e..e.. >> non terminò quella frase perché le sue labbra corsero in cerca di quelle del moro, baciandolo in quel modo penetrante e dannatamente intenso. Mi girai a guardare Tini che con un sorrisetto e le braccia incrociate al petto ci veniva incontro. << Litighiamo anche noi? >> proposi e tutti e quattro (anche i due mori, si) scoppiammo in una risata.




POV MARTINA
Presi il cellulare da sopra il comodino, mancava più di un'ora all'arrivo di Jorge e volevo sentire le mie amiche. Aprii whatsapp schiacciando sull'icona del gruppo creato qualche settimana prima da Mechi trovando più di 400 messaggi non letti.

T: "Ragazze mi si sta impallando il cellulare!"
C:"Lodo, ma è vero che Diego si fa le seghe guardando le tue foto?"
L:"Chi te lo ha detto?"
C:"Ne parla tutta la scuola, dopo la carezza che gli hai gentilmente donato."
T:"Okay, confesso, gliel'ho detto io."
L:"Beh..non lo so."
Me:"Sono sicura, nonostante lo schermo che ci separa che tu sia rossa come un peperone."
L:"Non è vero."
Ma:"Hai fatto la voce acuta!"
L:"Ma che caz..?! 'Care come fai a sapere che ho fatto la voce acuta se ti ho inviato un semplice messaggio?"
A:"Sesto senso, Lodo. Siamo donne anche noi, eh! 😉"
Me:"Ragazze ho intenzione di cambiare il nome del gruppo 😏"
T:"Quella faccina non promette nulla di buono." aspetto che la bionda cambi il nome del gruppo e per poco non cado dal mio letto.
T:"Scopatrici alla riscossa? Ma che nome è?"
Me:"Ehi! Non offendere! Solo perché adesso sei fidanzata con un Dio greco. Pf."
T:"Il fatto che Jorge sia un bel ragazzo e abbia tante qualità che adesso non sto ad elencare, non vuol dire che sia un Dio greco."
C:"Hai ragione, è molto meglio di un Dio greco."
L:"In effetti.."
A:"Ammetto che qualche pensierino ce l'ho fatto su di lui. 😂"
T:"RAGAZZE!"
Ma:"Dai Tinita, non fare la gelosa, siamo tue amiche."
T:"IO NON SONO GELOSA."
Me:"Aw, minacciosa!"
T:"COSA TI FA CREDERE CHE IO SIA DIVENTATA MINACCIOSA?"
Me:"Il fatto che scrivi in stampatello?"
T:"Oh no, mi si era impallato l'iPhone. Errore mio 😇"
L:"Cande porta immediatamente il tuo culo a casa mia!"
C:"Non posso sono troppo impegnata a far soffrire Ruggero."
Me:"Soffrire? Come?"
C:"Nulla, gli ho impedito di toccarmi e baciarmi e nel frattempo mi muovo contro i suoi jeans."
Ma:"Sei il mio idolo, ragazza."
La porta della mia camera si spalancò ed il mio bellissimo e stuprabile ragazzo entrò, ricoperto da una maglietta bianca che aderiva al suo busto mostrandomi i suoi addominali. << Dovresti imparare a bussare, sai? >> << Ciao anche a te, piccola. >> sorrise richiudendosi la porta alle spalle e gettandosi su di me, sgualcendo tutto le coperte. << Jorge! >> risi dandogli una pacca sul braccio. << I tuoi zii sono appena usciti, e Diego non è in casa. >> sussurrò roco all'improvviso cominciando a baciarmi il collo senza esitazione, portandomi a mordermi le labbra per trattenere i sospiri di piacere. << Ah si? >> ansimai infilando la mano tra i suoi morbidi capelli. << Già. >> sorrise malizioso guardandomi negli occhi e continuando quella lenta tortura. << Sei davvero bella, sai? >> affermò afferrandomi per i glutei ed attirandomi a se. << Ho una ragazza bellissima. >> fece giocare i nostri nasi, tirandomi sempre più vicina al suo corpo. << ..e non immagini nemmeno quanto ti desidero, piccola. >> continuò facendomi gemere incontrollata. << Ho bisogno di sentire come si sta dentro di te. >> avevo la pelle d'oca? Dovevano essere brividi legati al freddo, si, sicuramente. Sollevai il busto mordendo le sue labbra e vedendolo boccheggiare. << Si gioca in due, Blanco. >> sussurrai maliziosa ribaltando la situazione. Sorrise, guardando le mie guance rosse (dovute alla posizione) e carezzandole, per poi scendere lentamente a stringere prepotentemente le mie cosce. << Fammi vedere, allora. >> i suoi occhi perforarono i miei con un'intensità tale da distruggermi. << Fammi vedere come si fa l'amore. >> Fanculo alle paure, e a tutto il resto. Posai una mano all'altezza del suo cuore, sorridendo avvertendo il suo battito irregolare. << Calma, Jorgito, sono qui. >> sorrisi portando le mani ai lembi della sua maglietta, lui capendo le mie intenzioni sollevò di poco il busto aiutandomi a sfilarla, per poi guardarmi aspettando la prossima mossa. Guardai i suoi occhi intrepidi che aspettavano e portai le mie labbra all'altezza del suo torace di fianco alla mia mano. Il suo bacino, probabilmente in un gesto involontario, si spinse contro il mio ed io seguii quel movimento vedendolo lentamente chiudere gli occhi. Così succube di un potere che non avevo e che non avrei mai avuto. Cosa lo portava a provare quelle sensazioni con me? Avrei tanto voluto capirlo. Tirai timidamente fuori la lingua tracciando ogni singolo lembo di quella pelle che sapeva di liquirizia e con lo sguardo rivolto a lui che boccheggiava, provando a controllarsi, tremai. In un attimo mi ritrovai privata del mio maglione e deglutii vedendolo su di me, sulle mie labbra scendere pian piano a baciare il solco dei miei seni, costretti in un semplice reggiseno nero per poi arrivare al mio ventre piatto a far scorrere la lingua sui segni indelebili della mia pelle. Mugugnai vergognandomene, e comunque fregandomene. Lui mi faceva stare bene, mi faceva sentire amata, mi capiva come nessuno, conosceva i miei punti deboli e soprattutto era l'uomo che amavo. Non avrei mai potuto negarlo, oramai niente più dubbi o incertezze. Era lui. Lo guardai su di me e fui invasa dal calore, ma non solo da quel semplice calore che ti pervade quando sei fuori di te, ma da quello che avverti quando ti senti protetta. Sorrise dolce sul tremolio del mio corpo e tornò a baciare le mie labbra, scostandomi i capelli dal viso in una mossa che mi invase di calma assoluta. Poi senza dire altro si staccò, posando la testa sul mio petto. Eravamo ancora entrambi senza maglietta, ed il silenziò fece da padrone come sempre. Passò le sue dita delicate sul mio ventre, tenendo il capo sul mio petto come un bambino fa con la sua mamma. << Non credo più di amarti. >> iniziò facendo battere il mio cuore ed alzando i suoi occhi su di me. << Ne sono sicuro. Ti amo. >> ingoiai il groppo che mi si era fermato in gola, ed ammirai i suoi occhi limpidi catturare i miei. Il miglior ladro di sempre. << Io ne sono sempre stata sicura, invece. >> trottolai alzandolo in modo che il suo viso si ritrovasse di fronte al mio. << Ti amavo fin da quando ti ho respinto. >> sorrisi amareggiata << Respingere qualcuno è l'unico modo in cui so dimostrare quello che sento. >> << Beh, se tu continuerai a respingermi io come promesso continuerò ad odiarti per non andarmene mai. Siamo d'accordo? >> questa volta al mio sorriso se ne aggiunse un suo, altrettanto gigantesco. << Ci sto. >>

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


POV JORGE
Mi guardai attorno frettolosamente tirando Marina sulle mie gambe e portando le mie labbra impazienti sulle sue morbide e buone. Gliele morsi muovendo istintivamente il bacino sotto di lei e facendola gemere. Immagini di me che mi perdevo in lei si facevano strada nella mia testa mentre con le dita carezzavo la pelle dei suoi fianchi solleticandoli. << J-Jorge aspetta. >> mugugnò fermandomi e guardandomi ansimante. Mi ci volle tutto l'autocontrollo di questo mondo per non impossessarmi di nuovo di quelle labbra peccaminose. << Quella non è Claire? >> indicò un punto fuori dal finestrino, dove una ragazza rannicchiata su se stessa tremava per il freddo. << Cazzo! >> sbottai aprendo lo sportello e scendendo con lei tra le braccia. << Ora puoi lasciarmi, le gambe mi funzionano ancora. >> sghignazzò divertita. La guardai sorridendo malizioso. << Non ti funzioneranno così bene quando affonderò in te. >> sussultò alle mie parole e continuando a sorridere feci intrecciare le nostre mani avvicinandomi sempre di più al corpo di una Claire a me sconosciuta. Piangeva e tremava, forse anche per il freddo visto che fuori c'erano pochissimi gradi e lei indossava solo uno striminzito top. << Claire? >> sussurrai e lei alzò il capo guardandoci, senza esitazione si tirò su e strinse le sue braccia attorno al mio corpo. Guardai Martina che rilassata mi lasciò la mano invitandomi a ricambiare la stretta e le sorrisi. Era gelosa si, ma così matura. << Ssh va tutto bene Claire, c'è Jorge adesso. >> le sussurrai cercando di calmare i suoi singhiozzi. << Sono incinta. >> le sue parole rimbombarono nell'aria ed io e Tini ci lanciammo un fugace sguardo. Staccai Claire dal mio corpo per guardarla. << Cosa cazzo vuol dire che sei incita? Smith lo sa? >> << Vuol dire che aspetto un bambino e che non gliel'ho detto, perché non so come reagirà. >> la sollevai tra le mie braccia non prima di essermi tolto il giubbotto ed averglielo posato sulle spalle. << Devi parlare con lui. >> << Ho paura, non voglio che mi chieda di abortire. >> << Non lo farà. >> << Cosa te lo fa credere? Lo sai com'è fatto. >> << Gli spaccherò la faccia una volta per tutte ecco cosa gli impedirà anche solo di pensare ad una merdata del genere. >> sbottai posandola sui sedili di dietro ed accendendo il motore dell'auto con l'aria calda. Tini al mio fianco la guardava dietro, rannicchiata a piangere. Sgranai gli occhi quando togliendosi le scarpe scavalcò i sedili per sedersi al suo fianco ed attirarla al suo petto. << Non conosco né te né Smith, Claire, ma posso dirti da quello che ho visto che nonostante i suoi modi rozzi e bruschi quel ragazzo ti ama. Ho conosciuto anche io persone violente, che tu ci creda o no e Smith, Smith è un ragazzo che vuole nascondersi dal mondo. È un debole che si mostra forte. >> le carezzò i capelli scostandoglieli dal viso, tornai con l'attenzione sulla strada per pochi secondi e poi le guardai ancora. Claire la guardava negli occhi e Tini sorrideva. << Perché lo fai? >> << Cosa? >> << Trattarmi bene, ho fatto del male alla persona che ami. >> il mio cuore batté forte aspettando la risposta della donna che amavo << Sei un essere umano anche tu o sbaglio? >> rise in risposta Martina continuando a carezzarle i capelli << E poi mi sembra che Jorge sia stato abbastanza forte da superarla. >> lanciò uno sguardo in avanti ed i nostri occhi si incrociarono nello specchietto << Grazie a te. >> sorrisi guardandola e vedendola arrossire nel buio. << Guarda avanti, non vorrai mica avere tre persone sulla coscienza?! >> ridacchiai << No, mi amor, no. >> avvampai di colpo alle mie parole << Oh ma sei più romantico rispetto al passato. Prima su 12 parole che pronunciava 13 equivalevano ad un invito a scopare. >> << Beh, tranquilla Claire non è cambiato nulla. >> intervenne Tini strappandoci una risata. << L'unico problema è che dal compito che avevo di renderlo innocente e poco pensante al sesso me ne sono ritrovata io ossessionata. >> inchiodai l'auto di colpo girandomi a guardarla. << Devi smetterla, Blanco, è la quarta volta in questa settimana che rischi di uccidermi. >> ironizzò << Se continui a parlare così, ti prendo qui davanti a Claire. >> << Okay, sei disgustoso più di prima. >> rise la bionda alzandosi di scatto. << Non farti mettere incinta, quando sono così determinati finisci con il pancione. >> << Okay, stiamo entrando in discorsi imbarazzanti. Mm..Che ne pensate della luce? >> << Della luce piccola? Davvero? Beh a dire il vero penso solo che illumini. >>



POV RUGGERO
Strinsi gli occhi disperato arpionando le dita intorno al copriletto, mentre Cande si muoveva su di me. << Sei una piccola strega. >> << Quando me lo impongo, stronzo. Pagherai ogni mia singola lacrima. >> mormorò mentre io trattenni un lamento. << Non c'è un altro modo? Sono pronto anche ad un calcio nelle palle, ma non questo. >> << Oh no, soffrirai molto, molto, molto lentamente. >> sussurrò avvicinandosi e spingendo sempre di più il suo bacino verso il mio. << Per favore. >> boccheggiai spalancando gli occhi << Non ce la faccio. >> << Mi rivuoi, Ruggé? >> annuii insistentemente << Allora, soffri. >> soffiò sulle mie labbra << Poi sarai di nuovo mia? >> << Di nuovo tua. >> non fiatai. Dovevo solo resistere e poi quella splendida donna, pazza e dai capelli rossi ragazza sarebbe stata di nuovo mia. Per sempre. 



POV MARTINA
Jorge continuava a camminare frettolosamente avanti e dietro quasi fino a creare un solco nel pavimento. << SMETTILA MI RENDI NERVOSA. >> gli intimai facendolo sorridere << Ti calmerò dopo a modo mio, piccola. >> il campanello di casa sua cominciò a suonare insistentemente e lui si affrettò ad aprire la porta ritrovandosi di fronte uno Smith trafelato. << Voglio Claire. Dov'è? >> sorpassò Jorge entrando in casa e guardandosi in giro con gli occhi rabbuiati e dannatamente preoccupati. << Ora non fare il Coglione, ha bisogno di tranquillità. >> << Di che cazzo parli? >> << È incinta. >>



POV CLAIRE
Rimasi rannicchiata sulla sedia a dondolo della nonna di Jorge guardando fuori dalla finestra. Mi sentivo come quelle ragazze dei film, così depresse e sole. Le lacrime continuavano a percorrere il mio viso ininterrottamente ed i singhiozzi sembravano non fermarsi. La porta si spalancò di colpo. Un profumo. QUEL profumo. Il suo. Mi girai lentamente guardando le sue labbra schiuse ed ansimanti. Sapeva tutto. << Dovevi dirlo a me, non a lui. >> una lama mi attraversò il petto a quelle parole così taglienti e fredde. << Non te n'è mai fregato niente di me. >> << Non capisci nulla, Claire. Ti ho cercata disperatamente. Ovunque..e tu eri ancora con lui. C'è sempre Jorge tra di noi. >> risi amareggiata voltandomi a guardarlo. << Sei lo schifo che mi porto dentro, Smith. Mi hai calpestata per mesi. Avrei dovuto scegliere Jorge, sempre. Ma mai, nemmeno una volta, l'idea di tornare da lui mi ha attraversato la mente. Né il cuore. Mi sono innamorata di te, Smith. Nonostante i tuoi modi rozzi e le tue parole pesanti. Mi sono innamorata di te nonostante fosse Jorge a darmi certezze. Mi sono innamorata di te, quando ho capito che saresti stato il primo e l'ultimo a cui avrei concesso di toccarmi. Non mi sono mai sentita sporca con te. Nemmeno quando di pulito avevo ben poco. Ti ho dato certezze e tu, tu solo stupidi dubbi. Mi fai pentire di tutto. Ogni santo giorno. >>



POV MARTINA
Guardavo Jorge mordendomi le unghie. Lui era altrettanto silenzioso mentre percorreva con le dita la mia spalla. << HO PAURA CLAIRE, CAZZO HO PAURA, OKAY? >> il grido disumano di Smith giunse alle nostre orecchie seguito da uno altrettanto impaurito di Claire. << PENSI CHE IO NON NE ABBIA? >>



POV CLAIRE
<< Ho sempre avuto paura. Paura che mi lasciassi, che smettessi di capirmi, di toccarmi, di abbracciarmi, e di carezzarmi dopo aver fatto l'amore in quel modo brusco quando pensavi dormissi. Perché facevi il freddo nonostante sotto sotto a me ci tenessi? >> << Perché eri bellissima, Claire. Così pulita e accesa. Ed io ho saputo solo spegnerti. >> << Mi andava fin troppo bene essere spenta da te. >> << Ho sempre avuto paura anche io. Dei tuoi occhi così grandi capaci di leggermi dentro con un solo sguardo, e le tue labbra così pulite che toglievano il peccato dalle mie. Dio Claire, sei la cosa più sensata ed al tempo stesso insensata che io abbia mai avuto. >> << Questo significa che ci sei? >> << Si biondina, e significa che ci sarò sempre. >> si avvicinò scostandomi una ciocca di capelli dal viso ed incontrando i miei occhi. << Mi hai scombussolato i piani. >> << Ehi, tu mi hai scombussolato l'esistenza ma non mi sono mai lamentata. >> sdrammatizzai sentendo un peso in meno sul mio cuore. << Hai ragione, dovresti imparare a fare la capricciosa. >> sorrise ed io circondai il suo collo con le mie braccia << Ci proverò, Smith. >>



POV MARTINA
<< Io non sento niente. >> << Staranno scopando. >> scrollò le spalle lui beccandosi una mia occhiataccia e roteando gli occhi. << Probabilmente staranno facendo pace, okay? >> sorrisi compiaciuta << Okay. >> mi avvicinai posando la testa sul suo petto e attorcigliando le mie braccia alla sua vita. << Quando impariamo a fare pace anche noi? >> mi morsi un labbro guardandolo. Così bello, così forte, così vivo e sorridente. Avvertii il suo respiro urtare le mie labbra. << Ti insegnerò a fare l'amore prima di quanto credi, piccola. >> e continuando a reggere il mio sguardo posò le sue labbra sulle mie. 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


POV JORGE
Correva, e sorrideva. Ed io più la guardavo, più me ne innamoravo. << Prendimi. >> sorrisi divertito inseguendola << Oh si, piccola, eccome se ti prenderò. >> << Maniaco. >> roteò gli occhi sorridendo. << Lo vuoi quanto me. >> non rispose continuando a correre ed allungandomi riuscii a raggiungerla e ad acchiapparla. << Ti ho presa. >> sussurrai roco contro il lobo del suo orecchio destro avvertendola rabbrividire. << Mi hai presa. >> ripeté voltandosi e allacciando le braccia al collo. << ..ma solo perché l'ho voluto io. >> mi bagnai le labbra guardando insistentemente la sua bocca << Dio, se conoscessi un modo per baciare senza sosta le tue labbra ne farei un uso continuo ed eccessivo. >> << Non dirlo. Dannazione Jorge, ho lo stomaco in subbuglio ed è tutta colpa tua. >> si lamentò con gli occhi scuri, ed affamati. Una sensazione fantastica mi pervase costringendomi a trattenere il respiro. Più unica che rara. << Voglio toccarti. >> confessai come se qualcun altro si fosse impossessato del mio corpo. << Ed io voglio essere toccata da te. >>



POV LODOVICA
<< Diego ma allora sei proprio un coglione! >> << Vedo che Martina ha un'ottima influenza su di te, bambolina. >> << Tra mezz'ora abbiamo un appuntamento con gli altri alla pista e tu mi hai ricoperta di farina da capo a piedi, sei o no un coglione?! >> << Può essere che io lo sia. >> << Aha, ti seguo. >> si avvicinò inebriandomi i sensi con il suo profumo. La sua soluzione ad ogni guaio era drogarmi, con il suo odore ed il suo sapore. Digrignai i denti guardandolo. Ancora non capivo che cosa potesse trovarci in me. << ..ma dannazione, sei bellissima anche così, Lodovica. >> << Davvero? >> mi ero sempre reputata una ragazza come tante, mai visibile al mondo. Preferivo risultare trasparente, ed inesistente all'esterno. E quando gli occhi di Diego si erano posati su di me avevo desiderato per la prima volta in vita mia delle attenzioni. Volevo innamorarmi. E lui mi stava dando ciò che volevo. << Non ti vedi Lodo? Non capisci quanto mi batte il cuore quando ti vedo? Prima 10, poi 100, poi 1000. È una lotta continua in cui la ragione perde. >> si fece più vicino prendendo a carezzarmi dolcemente una guancia. << Cos'hai di sbagliato, eh? Cos'hai in meno delle altre? >> scossi il capo << Il punto è: "Che cos'ho Diego, che cos'ho in più delle altre?" >> le sue carezze si arrestarono mentre i suoi occhi impauriti fin dentro l'anima decisero di incontrare i miei ansiosi. << Tutto e niente. >> 



POV MECHI
Graffiai il suo addome vedendolo sorridere e rabbrividire al tempo stesso, ogni volta sembrava la prima. Mi bloccai di colpo sedendomi su di lui, steso, sofferente ed impaziente. << Ehi biondina che ti prende? >> sorrisi << Niente, è solo che sono felice per Tini. La vedo così nuova, così viva come non lo è mai stata. Ed insomma, questo..mi fa sentire bene. >> ammisi facendo intrecciare le nostre mani. << E Dio, ringrazio chiunque da lassù abbia deciso di far incontrare il suo cammino con quello di Jorge. Hanno rimesso insieme i pezzi infranti dei loro cuori, aiutandosi l'uno con l'altra. >> si leccò le labbra << Già, sono davvero fortunati ad essersi trovati. Perché cose del genere capitano poche volte nella vita. E davvero Mechi, io Ti amo. E ti capisco. Ma ora ho bisogno di parlare al tuo corpo, alle tue labbra, di farmi sentire. >> non esitai oltre. Conoscevo il corpo di Xabiani quasi meglio del mio e chiudendo gli occhi scesi su di lui, circondandolo. Lo amavo. Boccheggiai guardando le sue labbra socchiuse ed ansimanti. E lui amava me.




POV MACARENA
Tirai una gomitata a Damien, osservando Tessa e Adam dondolarsi sulle altalene e litigare come al solito. << Dai moretta, è da mesi che non facciamo l'amore. >> un colore scarlatto si dipinse sulle mie guance << Sta' zitto Damien, ci sono i bambini. >> sbuffò attirandomi a se << Stanotte voglio farti mia, che tu lo voglia o no. >> sorrisi << Beh, io lo voglio. >> << Dai Adam, Smettila. Sei un Coglione! >> sgranai gli occhi guardando Tessa seguita a ruota da Damien << Piccola, chi ti ha insegnato questa brutta, brutta parola? >> la dolce mora ci guardò ingenuamente << Lo dice sempre zia Tini quando parla con il suo fidanzato. >> ridemmo. Si, ora tutto aveva più senso. 



POV ALBA 
Posai la testa sulla spalla di Facundo continuando ad ondeggiare i fianchi con gli occhi chiusi, lasciandomi trasportare dalla musica. << Sei un marito ed un padre meraviglioso. >> << E tu una donna con la D maiuscola, amore mio. >> posò le mani sulla vita guidandomi nei movimenti. << Eravamo così piccoli quando è arrivata Tessa, e spaventati. Eppure ce l'abbiamo fatta. Nasce un bambino si, ed insieme a lui nascono una mamma ed un papà. >> constatai stringendomi ancora più forte a lui e sentendomi protetta, sorrise senza parlare portando le sue labbra sulle mie. Questo bastava per sentirmi amata.



POV CANDELARIA
Le sue palpebre si stringevano violente, e le sue labbra rimanevano serrate. Non osava sfiorarmi con un dito, forse fu questo a farmi capire che Ruggero era cambiato davvero, che era tornato più innamorato di prima. << Basta, sono stanca di torturarti. >> tirai un grosso sospiro mentre i suoi occhi si riaprirono scuri ed affamati. << Ora, ora potresti alzarti, sai per oggi è già troppo. >> sorrisi. Forse non aveva capito le mie parole. << Basta per sempre, non per oggi. >> i suoi occhi sembrarono luccicare ed accendersi di nuovo << Sei di nuovo mia? >> non attese risposta, con una forza innata mi riattirò su di se e porto le sue labbra sulle mie, in cerca d'amore. Bisognose, affamate e doloranti. Per una volta, tra di noi, tutto sembrava andare per il verso giusto. 




POV JORGE
<< Chiudi gli occhi. >> sussurrai vedendo il suo viso incrinato in un'amorevole smorfia. << Jorge che stai cercando di fare? Questa è una cosa molto stile 'Tre metri sopra il cielo'. Non saremo al mare nel castello, vero?! >> sghignazzò ad occhi chiusa rimettendosi la benda, (che avevo usato per coprire i suoi occhi), nei capelli. << Ci va molto vicino. >> la guidai portando per sicurezza le mani sui suoi occhi percorrendo la strada indicatami da Mercedes tempo prima. << Ora puoi riaprirli. >> quando lo fece il suo volto sembrò poco illuminato, carico di paura, dolore, terrore, ricordi. << È la mia casa. >> constatò voltandosi nella mia direzione. << Che ci facciamo qui? >> non le risposi prendendo le chiavi ed aprendo la porta. << E come fai ad avere le chiavi? >> << Ho passato molto tempo con Mercedes e..tuo padre, in questi giorni. Voglio che continui ad andare avanti, voglio che tu lo faccia con me, e per farlo devi superare i fantasmi del tuo passato. >> scosse il capo seguendomi a passo lento ed insicuro. << Vuoi superarli con me? >> avanzò senza parlare e quando mi sorpassò riuscii a richiudermi la porta alle spalle. La casa aveva un profumo molto simile al suo, sembrava ricca, calda ed accogliente. La guardai al centro di quell'enorme salone vedendola così piccola ed indifesa. Il suo corpo tremava preso da un fremito, da un moto di paura, i suoi occhi erano persi nel vuoto mentre si portava le mani sotto la maglietta a carezzare prevedibilmente i tagli, i segni sul suo ventre. << Lo faceva qui. >> alzò lo sguardo su di me << Quando mi 'segnava' lo faceva solo in questa stanza. >> i suoi occhi erano limpidi ed umidi. << Io ero sempre seduta sul divano, lui rientrava ubriaco ed aveva le lacrime agli occhi. Faceva il nome della mamma, ma lei ovviamente..non arrivava mai. >> feci un passo nella sua direzione annuendo tranquillo ed invitandola a continuare << Si avvicinava a me che facevo finta di niente, mi chiedeva dove fosse ed io provavo con più freddezza possibile a ricordargli dell'incidente. >> si passò nervosamente una mano tra i capelli << Aveva salvato me. Aveva dovuto scegliere tra me e lei ed aveva scelto di salvare me, e questo peso se lo porterà a vita. >> avanzai di altri due passi ritrovandomi e sentendomi comunque distante. Stava viaggiando nel suo passato, con i suoi timori ed il suo dolore infinito. Dolore più mentale che fisico. << ..allora mi ripeteva che era impossibile e poi i suoi occhi erano sempre più ubriachi, sempre più luccicanti di lacrime trattenute, e quando guardava la bottiglia vuota nelle sue mani, probabilmente vedeva l'unica via d'uscita da quell'incubo: "fare del male ad una persona a cui teneva, per risvegliarsi a causa della paura." Non voleva uccidermi, voleva solo risvegliarsi da quell'incubo senza sapere che in realtà quella fosse la sua vita reale. Non era in se. Non si può giustificare questo è vero. Ma non ha mai abusato di me e del mio corpo. >> la sua voce incrinata risvegliò in me un senso di protezione, un amore a cui non ero mai andato incontro. Un amore forte tanto quanto quello che nutrivo nei confronti di mia madre, forse anche di più. La raggiunsi e con una foga che non credevamo possibile facemmo legare il più possibile i nostri corpi per sentire l'una la presenza dell'altro, le nostre mani vagarono violente e furiose nei capelli dell'altro tirandone avidamente le punte. << Promettimi che renderai l'incubo di questa stanza solo un cattivo ricordo, sostituito da ricordi pieni d'amore, vita e luce. >> le sue lacrime percorsero il mio viso scorrendo sulle nostre labbra incastrate come i pezzi di un puzzle. Feci scorrere le mie dita lungo il suo busto, per sfilarle la maglietta e carezzare i suoi fianchi nudi con avidità e possesso. Dominava la dolcezza anche in ogni singolo gesto violento. Premetti le dita sui suoi fianchi facendola gemere nella mia bocca e non esitai a far risalire le mie mani più su, a stringere i suoi seni caldi, tondi, sodi e terribilmente accoglienti, attraversando il suo reggiseno. Ero impaziente ed innamorato. Accoppiata memorabile direi. Le sue gracili dita risalirono al di sotto della mia maglietta tracciando l'addome, il petto scolpito e muovendosi frenetiche sul mio stomaco e sulla V che portava fino al luogo oscuro del piacere. Leccai il suo labbro inferiore richiedendo l'accesso della mia lingua nella sua bocca. Non mi negò nulla, non obiettò né si staccò quando sganciai il suo reggiseno e scesi a baciarle il collo. Graffiai con i denti la sua clavicola e staccandomi la guardai negli occhi facendo scivolare entrambe le spalline di quell'oramai inutile reggiseno. Sentii i jeans fin troppo stretti alla vista del suo seno. Così prosperoso e confortevole, invitante e innegabile. Con le dita presi a tracciare una linea immaginaria che partiva dal suo ventre graffiato fino a risalire ai suoi seni. Addentai piano uno dei suoi capezzoli facendola fremere come mai ero riuscito. La guardai mentre con gli occhi chiusi e la testa inclinata all'indietro si godeva quelle attenzioni mai ricevute. Le labbra schiuse dalle quali fuoriuscivano degli strani versetti. Ansimava mandandomi in estasi, quanto la droga più o meno. Fu lei a chiedermi di togliermi la maglietta, e la decisione di lambire con le sue labbra ogni mio singolo lembo di pelle fu la sua. Baciò persino le mie spalle larghe per poi finire con il viso infossato nel mio collo. Scese con le dita fino al bottone dei jeans ed entrambi seguimmo silenziosi i movimenti della sua mano. << Il silenzio è straziante. >> sussurrò abbassando la cerniera ed aiutandomi a sfilarli. Notò il tessuto nero ed aderente tirato sul davanti ed arrossì come mai più sarebbe riuscita, afferrandomi tra le sue mani. Boccheggiai a quella presa così piccola, così dolce, e al contempo così sicura e decisa. La mosse piano, lenta, straziandomi l'anima. Il resto dei suoi vestiti volò poco dopo, ed assieme ai miei boxer anche i suoi slip. Mi guardò mordendosi un labbro e sprizzando purezza da ogni singolo poro. Avrebbe tolto il peccato da me. Con le dita, delicate e decise mi mossi sul suo Monte di Venere facendola gemere e preparandola. Poi la sollevai e con un colpo lento e delicato entrai in lei. I suoi occhi si aprirono dalla sorpresa, risvegliandosi immediatamente e le iridi sembrarono ingrandirsi. Conficcò le unghie nelle mie spalle senza sapere così di invogliarmi a muovermi maggiormente. Trattenni quell'istinto animalesco e la baciai aspettando il momento giusto. Sapevo che avrebbe sentito dolore fino alla fine, ed anche dopo la fine, ma i suoi occhi ne chiedevano sempre di più. Parlavano al posto delle sue labbra troppo impegnate a tremare secondo i comandi involontari pensati a causa del dolore lacerante che si stava impossessando del suo piccolo ed indifeso corpo. << Ti amo così tanto, Stoessel. >> rise, rise quando la chiamai per cognome muovendomi con più trasporto dentro di lei e spingendo sempre più, allacciando le sue gambe indolenzite alla mia vita. Rise ed in quel momento sembrò più giovane di quanto già non fosse. L'amai come mai avrei potuto tornare ad amare. Affondai in lei ed ad ogni spinta capii che non avrei potuto più farne a meno. Rise, e pianse. E quando insieme raggiungemmo il punto di non ritorno sussurrò il suo amore contro il lobo del mio orecchio. Volevo rendere tutto speciale, e non avevo programmato sarebbe successo proprio quel giorno. Volevo saperle confessare il mio amore sempre nei momenti più giusti, ma quando espresse il suo amore raggiungendo assieme a me il punto di non ritorno, capii che non ne valeva la pena, perché con la sua spontaneità riusciva a dire la cosa giusta persino nel momento sbagliato. 



*tossisce*
Penso che questo fosse il momento più atteso da tutte quante!! Beh, volevo renderlo molto stile Jortini. Una cosa speciale e dolce, memorabile oserei dire. Spero tanto di esserci riuscita.
Un bacioooo 😘
PS. Se vi va passate dalla mia nuova OS è una Diecesca con qualche accenno Leonetta ❤️

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


POV LODOVICA
Mi sedetti sul bancone di cucina Dominguez, mentre Diego infilandosi tra le mie gambe cominciò a giocherellare con i miei capelli ancora gocciolanti. << Tu lo sai dove sono Martina e Jorge? >> i suoi occhi verdi e dannatamente penetranti mi perforarono, mentre il suo sguardo si fece sempre più intenso ed il suo respiro sempre più vicino << Eh, bambolina?! Lo sai, vero? >> gemetti quando le sue labbra lambirono il mio collo di baci e le sue dita ancora bagnate si arpionarono ai miei fianchi nudi a causa del bikini. << N-no, non lo so. >> balbettai annaspando aria, quando prese a giocare con il bordo del pezzo di sotto del mio costume. << Sei loro complice..e questo non mi piace. >> sussurrò roco carezzando il mio interno coscia e facendomi sussultare presa alla sprovvista. Legai le braccia al suo collo, annaspando aria e facendolo sorridere malizioso. << Sai bene quanto io odi essere preso in giro, mora. >> gemetti. Gemetti persa nella sensazioni delle sue mani su di me. << Ti amo, Dominguez. >> confessai tirando le punte dei suoi capelli ed avvertendo un sorriso farsi spazio sulle sue labbra perfette. << Mai quanto io amo te, Comello. >>




POV MARTINA
"Io non ho paura dei fulmini"
"Lo stai scrivendo solo per autoconvincertene, piccola" mi rannicchiai sotto il mio piumone sorridendo flebilmente leggendo quel 'piccola' e mi morsi le labbra quando un altro fulmine si abbatté fuori.
"Improvvisamente il sesso telefonico non mi disgusta più"
"Quanto cazzo sei terrorizzata per scrivere una cosa del genere? E molla il cellulare, nana, sai bene che è pericoloso durante il temporale"
"Solo ad una condizione"
"Quale?"
"Canti per me?"
Neanche due minuti dopo il nome 'Jorge ❤️' comparve sullo schermo del mio cellulare facendomi sorridere. Misi subito l'altoparlante ed avvertii il pizzicare delle corde della sua chitarra.
<< Io canto, mi amor, ma tu dormi. >> annuii impercettibilmente, ascoltando la sua voce angelica cantare 'All of me' di John Legend e senza neanche accorgermene caddi in un sonno profondo. Solo quando la canzone finì, potei avvertire la sua voce dolce sussurrare un: << Dormi, piccola, che ti amo anche quando schiudi le labbra in quel modo poco casto. >> e forse non me ne accorsi neanche, ma sorrisi sentendomi bella..ed amata.


POV JORGE
Sbadigliai scendendo le scale e risvegliandomi del tutto grazie alla voce soave di mia madre che canticchiava 'All of me'. << Buongiorno >> salutai sorridendo assonnato sedendomi di fianco a mio padre che la guardava ammaliato. << 'Giorno figliolo. >> salutarono di rimando mentre mio padre fece un sorrisetto facendomisi più vicino. << Adoro quando è di buonumore, sforna delle torte inimitabili. >> ridacchiai avvertendo lo sguardo penetrante della donna pericolosa, che mi aveva messo al mondo, su di me. << Ho qualcosa sulla faccia? >> << È bello addormentarsi con la tua voce >> avvampai di colpo << Cazzo, avete sentito tutta la telefonata? >> << Non allarmarti, tesoro, ebbene si, abbiamo sentito anche quel: 'Dormi, piccola, che ti amo anche quando schiudi le labbra in quel modo poco casto' >> divenni bianco come un cadavere mentre i loro occhi continuarono a farmi agitare rimanendo puntati sulla mia figura. << Ora che ci penso sono in ritardo, Diego mi aspetta. >> mi alzai di scatto, salutandoli ancora una volta, con estremo imbarazzo e correndo in salotto a prendere le chiavi dell'auto.



<< Mi stai dicendo che sei tu lo stronzo che mi ha fatto alzare nel cuore della notte? >> infilai le mani nelle tasche dei miei jeans guardando Diego che mi rivolgeva uno sguardo abbastanza inquietante << Non farla tragica, Tini non riusciva a dormire ed io non potevo scorrazzare fuori di casa, era l'unica soluzione per calmarla. Sai bene quanto abbia paura dei temporali >> << Certo che lo so, ha buttato un urlo che mi sorprende tu non l'abbia sentito da casa tua >> alle sue spalle arrivò un Ruggero trafelato e sorridente. Raggiante, oserei dire. << E a questo che prende? >> << No sta' tranquillo è l'effetto di Candelaria questo. >> << Ragazzi io amo quella donna >> << L'ha detto ad alta voce? >> << Aha >> << Cioè, voi, mi state dicendo che Ruggero Pasquarelli ha appena ammesso di essere innamorato? >> << Smettetela di fare i coglioni, voi siete sulla mia stessa barca >> sorrisi involontariamente quando intravidi la figura della mia splendida ragazza, sulla porta, intenta a parlare con Lodo e Cande. Il suo sguardo si posò su di me, illuminandosi in un modo alquanto meraviglioso che mi fece battere il cuore in modo irregolare. Le tre avanzarono nella nostra direzione, e senza esitazione, Martina posò le sue labbra sulle mie. << 'Giorno, Jorgito. >> << Buongiorno, mi amor. >>



"Stasera vi voglio tutti a casa mia"
"D'accordo, Mechi. Sta' calma, sei in quel periodo?"
"Diego, ma perché devi fare sempre il coglione? È possibile che tu sia il cugino della mia migliore amica?"
"Pare di si, amica mia"
"Passo a prenderti io, piccola"
"Ed io?"
"Si, va bene Diego anche tu"
"Sei simpatico quanto un calcio nelle palle, Jorge."
"Vero?!"
"La smettete di litigare? Mi si impalla il cellulare"
"Cande, sai che fine ha fatto Ruggero?"
"Ehm, può essere che..sia qui con me"
"Dannazione, siete peggio dei conigli" 
"Non parlare tu Jorge, non parlare proprio. Non credere che non abbia capito che fine abbiate fatto tu e Martina la settimana scorsa."
"Lodo, ma non dovevi distrarlo?"
"Ci ho provato, Tini. Giuro che ci ho provato, ma è finita male."
"Dai, bambolina, non dire così"
"Okay, la situazione si fa alquanto bizzarra"
"Sentite, smettetela di rompere, alle nove in punto vi voglio qui' 




Quando la porta si aprì ed intravidi la figura longilinea e sinuosa di Martina sorrisi come un ebete. Indossava un paio di jeans strappati, una maglietta grigia e un paio di converse bianche. Le sue braccia immediatamente cinsero il mio collo e le mie, la sua vita stretta. Le nostre labbra si catturarono a vicenda in un bacio che non ammetteva pace o pazienza. << Quasi quasi diamo buca a Mechi e saliamo a fare l'amore >> << Jorge, presenza di cugino iperprotettivo. Ti voglio ad almeno tre metri distante da mia cugina. >> lo guardai torvo in volto cercando di capire se stesse parlando seriamente << Diego? >> << Eh? >> << Tu vuoi salire nella mia auto, no? >> << Ovvio >> << Ecco, allora levati dalle palle. >> attirai Martina contro il mio petto mollandole un bacio sulla guancia ed avvertendo la sua risata dolce e genuina. Dio se l'amavo. 

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Capitolo 25
*** THE END ***


<< Vi shippo, troppo. >> scoppiai a ridere dando una gomitata a Mercedes mentre le altre risero. Jorge stava parlando con i ragazzi in disparte, bisticciando con Adam ed elogiando Tessa. << Sarà un ottimo padre. >> ritornai a guardare le mie amiche << Sì, lo credo anch'io. >> concordai passandomi lentamente le mani sulle braccia. << Tutto okay? >> << Uhm?! Oh, sì. Sì. >> << Che ti prende? >> domandò Mechi guardandomi profondamente negli occhi << È solo che..mi manca. Mio padre, intendo. Mi manca. >> << Ma lui sta bene >> << Lo so, solo che stavolta sono io a non stare bene >> non rimasi sorpresa quando mi ritrovai soffocata in un abbraccio perché finalmente avevo delle amiche vere. Non sarebbe bastato un 'Vi voglio bene', erano state capaci di raggiustarmi la vita e non sarebbero bastate le parole.




POV MERCEDES
Sghignazzai cominciando a raccontare i vari aneddoti di Martina, e mentre lei arrossiva lanciandomi delle occhiate truci, Jorge rideva sguaiatamente beccandosi altre occhiatacce. << Perché non sapete di quella volta in cui ha indicato dei vibratori saltellando credendo che fossero dei test di gravidanza. >> << Ah sì? Perché non raccontiamo di quando Aprile scorso hai quasi fatto venire un infarto a Xabiani facendogli credere di essere incinta? >> << Quella sarà la serata più indimenticabile della mia vita. >> commentò lui facendomi sedere sulle sue gambe. << Diego più di una volta ha sognato di scopare con Lodovica quando dormiva a casa mia. >> << Ruggero, quanto puoi essere stronzo da uno a dieci? >> sbottò il moro dopo aver ricevuto uno schiaffo sulla nuca, per nulla delicato da parte dell'italiana. << Anche perché tu ti facevi le seghe sulle foto di Candelaria dai tempi delle medie. >> << CHE COSA? >> << No, amore, aspetta posso spiegarti, non è come sembra, non fraintendere. >> << Oh, ma credo sia impossibile fraintendere razza di idiota. >> << Ci credete che Claire non sa fare un occhiolino? >> intervenne pacificamente Smith beccandosi un'altra occhiata poco amichevole da parte della sua fidanzatina << Disse quello che non è capace di stare in astinenza per più di due ore. >> << Oh Smith, sarà critica per i prossimi mesi. >> rise Jorge << Tini non dargliela per almeno due settimane, okay? >> << Impossibile, oramai scopano peggio dei conigli. >> intervenne Facundo appoggiato da Alba. << Presto ci daranno dei piccoli Jortini. >> annuì Macarena abbracciata a Damien << Dei piccoli che? >> << Jortini. Jorge e Tini è Jortini, no? >> sorrisi scuotendo il capo, potevo chiedere di meglio?


POV LODOVICA
<< Allora io vado, bambolina. >> sussurrò Diego ad un passo da me, sedendosi sull'orlo della mia finestra. << Devi proprio? >> incrociai le braccia al petto infastidita facendolo sorridere.  << Non è una buona idea farmi rimanere, sai? >> << E chi l'ha detto che io ho delle buone idee? >> sorrisi sghemba allacciandogli le braccia al collo. << Rimani? >> << Rimango. >> annuì catturando le mie labbra in un famelico bacio. Il mio cuore prese a battere forte mentre le sue dita cominciarono a scorrere sotto la mia maglietta, sui miei fianchi nudi. Rabbrividii, mentre lui deglutiva. Non servirono le parole, bastarono i nostri sguardi ed il modo in cui ci spogliammo lentamente. Fu dentro di me, immediatamente. Lento, dolce, delicato, mentre con le labbra sfiorava la pelle sensibile del mio collo. << Ti amo, Lodovica. >> sussurrò al limite, irrigidii le gambe pronta a seguirlo. << Mai quanto potrò amarti io, Dominguez. >>



POV RUGGERO
La guardai mordendomi la lingua, le sue labbra tremavano, i suoi denti sbattevano ed i suoi occhi luccicavano. << Ho-ho freddo. >> balbettò rannicchiandosi sul suo letto. << Credo che tu abbia l'influenza. >> ammisi sorridendole << Ma no, non è giusto, così non potremo stare insieme! >> borbottò facendomi sorridere. Lanciai le mie scarpe nell'angolo della camera vedendola aggrottare la fronte << E questo chi lo ha detto, rossa? Fammi spazio avanti, ti stringerò a me per tutta la notte. >> << ..o anche per sempre. >> balbettò accoccolandosi al mio petto quando mi feci spazio sotto le coperte al suo fianco. << ..ed oltre. >>



POV DAMIEN
<< Hai messo Adam a dormire? >> << Sì, è crollato dopo cena. >> << Ti ricordi la paura alla prima ecografia? >> << Beh, anche alla seconda, alla terza e alla quarta.. >> sorrise facendo scontrare dolcemente il suo naso col mio. << Che ne sarebbe stato di noi se avessimo anche solo pensato di non tenerlo? >> << Non voglio neanche immaginarlo. >> scosse il capo stringendomi forte a se. << Ti amo, Damien. >> << Oh Macarena, non dirlo a me che io ti amo da quando hai urlato in quella piazza perché eri ubriaca come una spugna. >> mi inumidii le labbra guardando la sua bocca. Rossa e peccaminosa. << Che facciamo adesso? >> << Di certo non dormiamo, Lauretta. >> sussurrò sorridendo sulle mie labbra. 



POV ALBA
Mi distesi sul letto di fianco a Facundo che sorrise portandosi una mano dietro la nuca e guardandomi. << Abbiamo una famiglia davvero grande. >> si morse il labbro annuendo << Non potremmo fare a meno l'uno dell'altro, ma sappi che delle rimpatriate di famiglia sarete voi donne a lavare i piatti. >> gli lanciai un'occhiataccia << Maschilista del cazzo. >> << Che hai detto? >> domandò minacciosamente voltandosi di colpo, finendo a cavalcioni su di me, bloccandomi i polsi. << Che sei un maschilista del cazzo. >> rabbrividii quando spinse il suo bacino verso il mio, contro la mia volontà lo inarcai andandogli incontro e facendolo sorridere sghembo. << Vediamo se riesco a farmi perdonare Signora Gambandé. >> in un attimo le sue labbra furono sulle mie. Amarlo più di così? Impossibile.



POV SMITH
<< Sei malvagia, sai? >> guardai storto Claire che avvolta in una camicia da notte striminzita, che lasciava ben poco all'immaginazione mi venne incontro ancheggiando. << Come mai? >> << Non pensare che non ti scoperò, perché non sarà così. >> la avvisai alzandomi di colpo dal letto, avanzando verso di lei che indietreggiava finendo schiacciata contro la parete. Posai entrambe le mani di fianco la sua testa guardandola negli occhi. << Claire, Claire, Claire..hai idea di contro chi tu ti sia messa? >> sussurrai ad un passo dalle sue labbra facendola deglutire. << Perché il fatto che io ti ami, dolcezza, non cambierà le carte in tavola. >> attimi di silenzio regnarono nella stanza << Mi ami? Tu mi ami? >> domandò sorpresa, sembrava una bambina, una bambina che io stavo trasformando. << Non cambiare, okay? Sono stronzo, ed irrisolvibile, ma rimani bambina, per favore. >> sorrise scuotendo il capo e saltandomi al collo. << Ti amo anche io, Smith. >> e dannazione, non avevo mai sentito una frase più bella al mondo.



POV MECHI
<< Non ho la forza di stare in piedi, credo che ripulirò domani questo casino. >> ammisi guardando Xabiani che mi prese a sacco di patate in spalla. Risi dandogli dei pugnetti sulla spalla. << Ma che fai? Mettimi giù, scemo. >> << Sei stanca per ripulire, bionda, non per amare e farti amare. >>




POV TINI
'È che la mia vita è cambiata così radicalmente'
'In che senso?'
'Nel senso che adesso mi ritrovo a controllare un ultimo accesso su Whatsapp' 
'Grazie per la fiducia, piccola'
'Mi fido di te, la mia pelle chiede disperatamente i tuoi baci' arrossii involontariamente per cioè che avevo appena scritto 
'Le mie labbra chiedono disperatamente di lambire la tua pelle. Come facciamo?'
'Niente, diciamo alla mia pelle e alle tue labbra di starsene buone'
'E se invece le accontentassimo?'
'Jorge è mezzanotte passata'
'Sì, è mezzanotte passata, ed io sono alla tua finestra' scattai in piedi leggendo il messaggio, avvertendo un leggero ticchettio contro il vetro. Era lì, bello, sicuro, per nulla titubante. Chiusi immediatamente la porta a chiave correndo da lui e facendolo entrare per poi gettargli le braccia al collo e sorridere impossessandomi delle sue labbra. << Dannazione quanto ti amo. >> rise, rise dolcemente attirandomi a se << Beh, allora siamo ad armi pari, mi amor, perché anche io ti amo. >> non esitò nel muovere sicuro la sua bocca contro la mia, non esitò nel far contorcere le sue labbra con le mie. I suoi occhi scuri, affamati del mio corpo. Il mio corpo fremeva, tremava nel disperato bisogno che portasse ancora una volta le sue labbra sulle mie, ma così non fu. Rabbrividii, colpevole il suo sguardo fin troppo intenso. << Oggi, quando eravamo da Mechi, soffrivi per tuo padre, vero? >> << I-io.. >> << Non mi serve chiedertelo neanche, Martina, ti guardo negli occhi e mi riveli il tuo mondo. Quindi niente più complessi. Ti amo davvero, cerca di non dimenticartene. E tuo padre, beh, anche lui ti ama >> sorrisi, felice gettandomi su di lui e legandogli le braccia al collo e le gambe in vita lo sentii fremere. << Facciamo l'amore, adesso? >> tremai ancora. Tremai davanti all'uomo che amavo, mentre con una lentezza asfissiante sbottonava la sua camicia guardandomi negli occhi. Con una mano mi sorreggeva camminando verso il mio letto. << Sì, adesso facciamo l'amore. >> sussurrò rocamente adagiandomici sopra per poi scostare le coperte. Non ebbi il tempo di realizzare che il suo corpo caldo mi avvolse. Le sue dita afferrarono i lembi della mia camicia da notte sfilandomela quando alzai le braccia. I suoi occhi non provarono nemmeno ad abbandonare i miei, e tremavo, tremavo continuamente mentre le sue labbra scendevano sul mio ventre. Dolci, peccaminose, curatrici. Mi morsi le labbra quando sfilò anche i miei slip e lo guardai. Nuda solo per lui che sorrideva come mai avevo visto fare a qualcuno. Uno di quei sorrisi che accompagnava gli occhi. Lo sguardo vivo ed acceso, un'immagine per sempre impressa nella mia testa. Sbottonò di fretta i suoi jeans, aprendoli e liberando la sua erezione pulsante, in un attimo fu dentro di me. Irruente, bisognoso, disperato. Non interruppe il contatto visivo con i miei occhi e le sue dita si intrecciarono con le mie sulla mia testa. Schiusi le labbra consapevole delle emozioni che stavo provando, un vortice mi risucchiava mentre capivo che nessuno sarebbe mai riuscito ad amarmi come ne era capace lui. Le sue labbra contro le mie, i nostri nasi che si sfioravano. << Te amo, mi amor. >> sussurrò boccheggiando e continuando a muoversi dentro di me. Sorrisi, sorrisi come una bambina e liberai una mano portandola tra i suoi capelli e poi giù, conficcando le mie unghie nelle sue spalle larghe. << Yo también,  messicano. >> le mie ferite sembravano essersi ricucite, la mia pelle non era mai stata così luminosa, i miei occhi non avevano mai emanato così tanta luce. Ebbene sì, la ragazza dalla vita imperfetta aveva trovato l'amore.


Smith e Claire ebbero Nicole, la loro bellissima bambina dagli occhi azzurro ghiaccio.
Mechi e Xabiani attesero il loro primo bambini 2 anni dopo.
Macarena e Damien dovettero fare i conti, insieme a Facundo ed Alba dell'amore-odio nato all'improvviso tra Adam e Tessa.
Diego e Lodovica si sposarono pochi mesi dopo aver dato alla luce Josh.
Ruggero e Candelaria andarono a vivere insieme appena raggiunta la maggiore età.
Io e mio padre ricucimmo il nostro rapporto, dopo le sue sedute da Dufrée dove incontrò il suo nuovo amore, Mariana.
Zio Ezequiel e zia Clara realizzarono il loro sogno di avere un nuovo bambino e fu così che nacque Ludmilla.
Io e Jorge? Avemmo una vita felice convogliando a nozze all'età di soli 18 anni ed un amore eterno, con tre splendidi bambini.


ED ECCOCI GIUNTI ALLA FINE ANCHE DI QUESTA AVVENTURA. COME AL SOLITO UN ENORME QUANTITÀ DI GRAZIE A CHI HA SEGUITO, AGGIUNTO TRA I PREFERITI O TRA QUELLE DA RICORDARE LA MIA STORIA, MA ANCHE SOLO A CHI L'HA LETTA.
Un bacio e grazie. ❤️
La vostra Tinucha

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