Il n.5 non é dispari!

di 999D666
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1, Un coinquilino un po' strano ***
Capitolo 2: *** Il coinquilino strano é in realtà una coinquilina strana?! ***
Capitolo 3: *** Un pranzo che rimarrà sullo stomaco ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1, Un coinquilino un po' strano ***


Capitolo 1, Un coinquilino un po' strano


29 Maggio 2016-Edimburgo, Scozia.

"Hai scoreggiato?"
Beh, questa non é esattamente la cosa più romantica che ci si aspetta di sentire la mattina quando convivi con una ragazza, ma cosa mai poteva aspettarsi Gilbert Beilshmidt dalla sua compagna Elizaveta Hedervary?
"E allora?" chiese Gil infastidito.
In tutta risposta venne scaraventato giù dal letto, sul pavimento gelido, mentre Eliza provvedeva a scuotere energicamente le coperte.
"E allora un cazzo! Sembra ci sia morto qualcuno qua dentro!"

"Ma sei pazza?! Scaraventarmi così giù dal letto, io, il Magnifico Me! Sul pavimento ghiacciato, per di più!"

"Se smettessi di fare così schifo di prima mattina, magari potremmo anche evitare tutto questo."


"Oh, benissimo! Magari se quegli stronzi degli annunci due anni fa non ti avessero scambiata per un uomo a quest'ora avrei un coinquilino, MASCHIO, che avrebbe apprezzato il mio aroma mattutino!"
Più o meno questo é l'inizio di ogni mattina nell'appartamento n. 5 Beilshmidt-Hedervary, che solitamente termina con un bernoccolo sulla testa del tedesco.                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Non aveva tutti i torti, comunque, quando disse che gli stronzi addetti agli annunci per trovare coinquilini avevano sbagliato.
I poveretti -e anche un po' svitati- non potevano certo pensare che quella persona infagottata in una felpa extralarge, pantaloni ancora più grandi, capelli legati e contenuti in un cappellino di lana e senza una vaga aria di femminilità che quel giorno si era recata in agenzia potesse essere una ragazza.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Non che la ragazza in questione avesse fatto qualcosa per fargli credere il contrario.                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Spaventati dai modi burberi della tizia, le avevano consigliato di iscriversi ad un sito, per togliersela dai piedi.

23 Novembre 2014-Edimburgo, Scozia.

Nonostante andasse contro tutti i suoi princìpi "correre dietro agli altri", come diceva lui, Gilbert si iscrisse ad uno dei tanti siti sul web dove trovi appartamenti in affitto, case e via dicendo, alla ricerca di un coinquilino.
"Nella situazione in cui ti trovi adesso non sarebbe male trovarti qualcuno con cui dividere l'affitto." disse Ludwig, suo fratello.

"Che intendi con -situazione in cui ti trovi-?"chiese Gilbert infastidito sapendo già dove sarebbe andato a parare.

"Beh, sai...Di questi tempi il lavoro non sembra andarti benissimo, per non parlare che a 28 anni non hai ancora, diciamo, ecco...qualcuno..."

"Si, grazie Ludwig per la preoccupazione, ma sai, il Magnifico Me è molto esigente. Non è facile stare al mio passo e soprattutto essere alla mia altezza o almeno un gradino sotto, capisci?"

"Gil non prendiamoci in giro, per colpa del tuo caratteraccio nessuno vorrebbe essere alla tua altezza."


"O almeno  un gradino sotto." Lo corresse Gilbert.

"Ad ogni modo, questo è un sito affidabile, te lo scrivo, è grazie ad esso se ora ho al mio fianco Felic-"

Gilbert lo interruppe."SISISISISI capito, grazie tante, vedrò di darci un'occhiata, ci vediamo, ok?".
Quando Ludwig attaccava con la storia dell'incontro con quell'italiano non la finiva più.
Ormai Gil la sapeva a memoria: Ludwig stava cercando una casa all'Isola D'Elba, in Italia, per passare le vacanze estive nella più totale tranquillità. Il caso vuole proprio che quella casa appartenesse a Feliciano Vargas, uno totale deficente, secondo Gilbert, che fu ben felice di affittargliela. A quanto pare si innamorarono e non si staccarono più da quel momento.
Non era certo un problema per lui il fatto che Ludwig fosse gay, assolutamente. Dopotutto era il suo fratellino, come poteva odiarlo? Solo che, certo, non aveva proprio i gusti del Magnifico Gilbert. Quell'italiano così rumoroso e petulante gli dava proprio sui nervi. E per certi versi il fratello era pure peggio! Una specie di camorrista con un odio per i tedeschi e per il mondo in generale, che fortunatamente non aveva ancora avuto ""l'onore"" di conoscere di persona.

Dopo un mezz'ora di ricerca, Gilbert ancora non aveva trovato un coinquilino che corrispondesse alle sue esigenze. Innanzitutto doveva essere un uomo. Si trovava parecchio a disagio in presenza di donne, non che non le piacessero, ma non voleva che si accollassero ipnotizzate dal suo meraviglioso aspetto e fisico scolpito. E poi con un maschio il divertimento è garantito: rutti e scoregge a volontà, feste, risse, niente rigorose pulizie in casa, insomma roba da veri uomini! L'idea di avere un coinquilino cominciò a sembrare davvero fantastica, quindi si concentrò ancora di più nelle sue ricerche.
Altri 15 minuti di ricerche infruttuose fecero spazientire il tedesco, che si alzò dal divano abbandonando il portatile e dirigendosi verso il frigorifero per prendersi una birra.     Sembrava troppo facile. Eppure aveva caricato delle foto dell'appartamento niente male, aveva sistemato alla meglio per farlo sembrare un tantino più grande, la luce nelle foto era a posto, e l'appartamento in sè per sè aveva un bell'aspetto, nuovo, moderno. E allora per quale diavolo di motivo nessuno aveva mandato un messaggio di interesse nei suoi confronti?! Poi, quando ormai Gil stava perdendo le speranze per quella giornata, il suono di una notifica gli rimbalzò nelle orecchie e lo fece correre verso il divano.                                                                                       
Fece per saltare dallo schienale per atterrare direttamente sui cuscini ma cadde come una pera cotta sul pavimento, rovesciando tutta la birra sul tappeto. Almeno non si era era rotta la bottiglia, ma il tappeto ormai era andato. Sbirciò dallo schienale come si fa nelle scene di paura nei film horror e vide una casellina bianca al lato dello schermo.       
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      UN MESSAGGIO!    
                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Hedervary8: Ciao, ho visto l'annuncio. Carino l'appartamento, mi interessa. Posso sapere quant'è l'affitto al mese?
-Va subito al sodo questo tizio, perfetto.- pensò Gil.
XxMagnificoxX: Hey amico, sono contento che ti piaccia la baracca. Al mese sono 560£, come ti sembra?
Hedervary8: Mi sembra un  buon prezzo. Senti, non mi interessa venirlo a vedere di persona, passerò in settimana per il trasloco.
XxMagnificoxX: Hey ma aspetta un secondo, perchè tanta fretta?
Hedervary8 é offline.

"Cazzo." Pensò Gilbert. E se si fosse trovato un tizio pericoloso? Non si erano neanche presentati... Gil cominciò a pensare alla peggio persona che potesse presentarsi alla sua porta in settimana. IN SETTIMANA. Non sapeva neanche il giorno!      
                                                                                   
27 Novembre 2014

Bussarono alla porta. Gilbert alzò di scatto la testa dalla tazza di latte e cereali di cui si stava strafogando. -Che sia...?- Quasi si era dimenticato dell'errore madornale di essersi iscritto a quel maledetto sito e di aver trovato un maniaco omicida che adesso era alla sua porta, con in programma di squartarlo. Beh, Gil non lo sapeva, ma chi cavolo ti scrive per poi sparire e presentarsi direttamente a casa tua?
Indeciso sul da farsi, si armò di una padella, l'unica arma presente al momento, e si avvicinò lentamente alla porta, mentre i "toc toc" si facevano più forti e spazientiti. Neanche fosse una spia nel bel mezzo di una missione, con la padella all'altezza della spalla, come se stesse impugnando una pistola, guardò dallo spioncino della porta, e ciò che vide non gli piacque per niente.
Il maniaco omicida tizio fuori dalla porta era vestito in modo malconcio. Aveva addosso una felpa sporca e dei pantaloni altrettanto sporchi. Sembrava avesse in spalla uno zainetto. Il tizio alzò lo sguardo e Gil colto di sorpresa si spostò dallo spioncino. -Mi ha visto, sono morto. Oddio il Magnifico Me morirà- piagnucolò dentro di sè.
"Hey, ti ho scritto giorni fa, mi fai entrare si o no? Ci dovrò pur entrare nel tuo appartamento per viverci, giusto?"
Gilbert strinse il manico della padella e raccogliendo quel briciolo di coraggio che gli era rimasto disse: "A-ascolta, non mi sembri molto normale, quindi sappi che ho in mano una pistola e se farai qualcosa di strano non esiterò a spararti, o-ok?"
Silenzio. Sembrava che non ci fosse più nessuno dall'altro lato della porta.
"Senti, qui mi sa che quello con qualche problema sei tu, che cavolo dovrei farti, scusa? Sono qui per l'appartamento, e avrei anche un certo bisogno di farmi una doccia."
Era strano, però. Non sembrava esattamente la voce di un uomo, o di un maniaco, insomma. Sembrava anche piuttosto tranquilla. Magari era solo un tipo strano ma innocuo.
Gilbert si decise ad aprire la porta, senza lasciare la padella.
Sì, il tipo era decisamente messo male. Sudicio peggio di un maiale. E puzzava in un modo assurdo.
Entrò e si guardò intorno. "Grazie, amico, e quella sarebbe la tua pistola?" disse perplesso il tipo guardando la padella in mano al tedesco.
"Come vedi ho davvero bisogno di farmi una doccia, ho viaggiato per ore, dopo potremmo discutere con calma, ok?" continuò.

"Il bagno è in fondo al corridoio a sinistra...spero davvero che tu non mi uccida per poi occultare i miei resti."

"Al momento non è esattamente nei miei interessi. A dopo." disse il tipo dirigendosi verso il bagno, lasciando una scia di tanfo incredibile.
-Ma dove ha viaggiato per ore? In una fogna?- pensò Gilbert.
Quandò sentì il l'acqua scrosciare, si tranquillizzò. Si sedette sul divano e mandò un messaggio a suo fratello Ludwig. "Bruder*, ho ricevuto ora la visita di un potenziale coinquilino, spero che non sia un pazzo omicida come penso io, altrimenti sappi che ti ho voluto bene, ma che ti perseguiterò anche da morto perchè accidenti a te é colpa tua se sono in questo casino!"
Appena inviato il messaggio, sentì cadere qualcosa dal bagno seguito da un urlo.
"Oh cazzo, sapevo che qualcosa non andava!" disse Gilbert correndo verso il bagno.
"Hey ma che succede qua den-"
Quello che vide superava di certo ogni aspettativa del povero tedesco, che fino ad ora pensava esser prossimo alla morte per mano di un omicida.

Che strano, gli uomini solitamente hanno due belle colline sul petto e dei bei glutei rotondi?

 
Continua...

Note*
Bruder: fratello

-Angolo dell'autrice-
Heilà! In realtà non ho molto da dire, apparte che mi sono divertita molto a scrivere questa fancfiction e spero che leggendola vi sia scappato qualche sorriso qua e là! :D
Vi chiedo inoltre di farmi sapere se vi è piaciuta con una recensione, ci vuole poco e mi farà tanto piacere! Ho in mente tanti progetti per questa storia che spero di continuare, ma dipende anche da voi, ok? :3
Buon proseguimento!


 

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Capitolo 2
*** Il coinquilino strano é in realtà una coinquilina strana?! ***


Capitolo 2, Il coinquilino strano é in realtà una coinquilina strana?!



 
"A-a-a-spetta! Tu sei una donna?!"

"Eh grazie, non lo vedi anche da solo? Coglione!" disse dolorante la strana tizia che poco prima Gil era convinto fosse un pazzo. Un pazzO, con la O, un uomo!
La ragazza era scivolata sul pavimento, portandosi dietro tutta la tenda della doccia, che però non riuscì a coprire quei piccoli -ma non tanto piccoli- particolari che l'avevano smascherata.
"Ma come puoi essere una donna?! Non l'hai letto per bene il mio annuncio? Diceva UOMO, l'ho specificato apposta per evitare queste situazioni di merda!"

"E io come potevo sapere che sarei caduta?! E poi, scusami tanto, la prossima volta mi calerò le braghe solo per assicurarti che sono una donna!"

Nel frattempo Gil si era voltato e come se non bastasse si era coperto gli occhi con una mano. Ma come faceva ad infilarsi sempre in queste situazioni assurde? Si era semplicemente iscritto ad un sito, dannazione, come poteva accadere una cosa simile?!
"Comunque, te ne devi andare. Non ho assolutamente intenzione di condividere l'appartamento con una donna, una pazza per di più."

Nessuna risposta. Gilbert non osava girarsi, ne aveva avute abbastanza di soprese per quel giorno.

"Hey, tu! Mi hai sentito?" continuò Gil, ancora senza voltarsi.

"Allora?!"
Quando Gil si voltò vide la ragazza ancora stesa sul pavimento, inerme. Era svenuta.
"Ohh, shei
ße*"
Gil nel panico cercò qualcosa con cui coprire la ragazza, senza riuscirci. -Possibile che in questa casa non si riesca a trovare niente di niente?!-
Optò per coprirla con la tenda della doccia, per poi prenderla in braccio.
"Sarai anche un ragazza, ma pesi come un cinghiale!" si lamentò Gilbert, sbuffando in direzione della stanza più vicina al bagno, la camera da letto.
Dopo aver rischiato di inciampare più volte nei vestiti e nelle cianfrusaglie buttate a terra, riuscì a mettere la ragazza sul letto.
-E adesso?- pensò il tedesco.
-Questa sì che é una situazione del cazzo. In certi casi qual è la cosa migliore da fare?-
"Beh, forse é meglio aspettare che si svegli. Perché si risveglierà...giusto?"

Questo dubbio assalì Gilbert.

La ragazza era pallida, aveva un aspetto malato, occhiaie nere, insomma non era proprio una bella visione.
Indeciso sul da farsi, avvicinò lentamente la testa sul suo petto, per assicurarsi che il cuore battesse ancora.
Quando poggiò la testa, cominciò a sentire il tipico battito di quando si è addormentati, e Gil si tranquillizzò.
Che bella sensazione, era così morbida, sembrava di essere coccolati da una mamma, anche se Gil non l'aveva mai conosciuta e quindi poteva solo immaginare che il contatto con una madre potesse essere così.
Improvvisamente i suoi teneri pensieri vennero interrotti dalla consapevolezza del fatto che era praticamente poggiato su un seno della ragazza.
-Aah, no no non è come sembra, mi accertavo che fosse viva, è per questo che ero in quella posizione ambigua- pensò Gil scusandosi a chissà chi.
Il tedesco si affrettò ad alzarsi in piedi, diede un ultimo sguardo alla ragazza, accostò la porta della stanza e se ne andò in bagno a sistemare il casino che quella tizia gli aveva combinato.
-Le donne...portano solo guai! Arrivano, si prendono quello che vogliono e poi cadono e svengono! Sono tutte uguali.-

3 ore dopo...
-Dove sono?-
La ragazza rinvenì, dopo un paio d'ore di sonno profondo.
"Hey"
Una voce catturò la sua attenzione.
Apparteneva ad un ragazzo completamente bianco, ad eccezione di due occhi rossi, che la scrutavano con un'ombra di preoccupazione.
"Ti sei fatta una bella dormita, stai...meglio?"

"Ho un bernoccolo enorme."


"Si, beh, che ti aspettavi? Hai fatto un bel volo in bagno."

"Perchè ho addosso la tenda della doccia?"

"Sai, non ho avuto il tempo di trovarti qualcosa che si abbinasse ai tuoi occhi! Certo che per esserti svegliata da poco sei proprio una rompicoglioni!"

La ragazza si massaggiò il bernoccolo sulla testa. "Temo di non essermi presentata prima, mi chiamo Elizaveta, però puoi chiamarmi Eliza, non sono di qua." disse tendendo la mano al tedesco.
"Gilbert, neanchio sono di qua." disse stringendole la mano.

"Ah, ma puoi chiamarmi Magnifico o Maestà, se desideri, ci sono abituato ormai!" si passò una mano tra i capelli con nonchalance, probabilmente pensando di apparire un gran figo.

"Sei strano."

"Hey, come ti permetti! Ti ho appena salvata la vita, cara!"

"Si ok, senti, a proposito dell'appartamento..."

"Già...beh, come ti ho già detto non ammetto donne qui, quindi ti chiamo un taxi e te ne torni da dove sei venuta, ok?" disse Gil tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans.

"No!  Non posso tornare indietro, tu non capisci!"

"Ma non sono problemi miei! Io volevo solo un coinquilino con cui fare baldoria, e invece mi ritrovo incastrato con te fra i piedi!"

"Non ti permetterò di cacciarmi!" Eliza si avventò su Gilbert, che cominciò a correre per l'appartamento, gridando.
"Lo sapevo che eri pazza! Lo sapevo! Il Magnifico Me sapeva che la sua ora era arrivata!" piagnucolò per tutto l'appartamento, cercando di evitare le grinfie della ragazza, che avvolta nella tenda cercava di acchiappare il tedesco.

"HEY MA CHE DIAVOLO E' TUTTO QUESTO BACCANO, STATE, TIPO, FUORI DI TESTA?!" gridò un vicino, bussando alla porta.
-Mein Gott*, grazie! Sono salvo!- pensò Gilbert.
"Signore, mi aiuti! C'è una pazza isterica in casa mia che sta cercando di uccidermi!"

"Sarebbe, tipo, anche l'ora! Avresti rotto a tutti gli abitanti del palazzo con il casino che fai, tipo, tutti i giorni!"

"Ma le pare il momento di rimembrare il passato adesso?! Chiami qualcuno! La polizia, i pompieri, chiami chi cazzo le pare, ma chiami qualcuno!"

In quel momento Eliza urlando salì sulla schiena del tedesco, che cominciò a dimenarsi come una donnetta.
La confusione diventò insostenibile, e alla fine la porta di casa si spalancò.
Gilbert era sdraiato a terra con Eliza sulla schiena e davanti a loro c'erano il rompipalle del vicino polacco Feliks Łukasiewicz e il cinese Wang Yao, che aveva spalancato la porta con un calcio.
-Però...è forte per essere una mezzasega- pensò Gil, distratto per un secondo dalla situazione in cui si trovava.
"Si può sapere che state facendo voi due? Stavo meditando, non so se conosci questo verbo Beilshmidt, meditare, vuol dire che non voglio che qualcuno mi rompa proprio quando finalmente posso godermi della sana tranquillità! Anche se in questo palazzo la tranquillità sembra che nessuno la conosca proprio-aru!"
Wang Yao aveva questo strano tic, fastidioso all'orecchio di Gil, di aggiungere -aru alla fine di quasi ogni frase che prununciava.

"Cioè, tipo, certe cose potreste farle anche senza gridare così forte, no?" aggiunse il polacco riferendosi alla posizione dei due.

"Ma che cazzo vai a pensare! Le mie erano urla di disperazione! Questa tizia mi ha aggredito!" disse Gil ancora immobilizzato a terra.

"E questa povera ragazza, così graziosa, ti avrebbe aggredito? Ma fammi il piacere, sei proprio un'idiota! Come ti chiami, ragazza?"

"Eliza...ecco, io sono qui per l'appartamento. Da oggi vivo qui, stavamo solo giocando, mi spiace di avervi allarmato!" disse con aria angelica la ragazza.

-Maledetta, è furba...adesso che li ha rincoglioniti per bene avrà tutto il tempo di farmi fuori e magari mangiare i miei resti, con contorno di patate!- pensò Gil.
"Ah, se è così allora, tipo, ok. Benvenuta. Ci vediamo" disse il polacco, che se ne tornò a casa come se niente fosse.

"M-ma dove vai?! NO non crederle, lei mi ucc-"
Eliza tappò la bocca di Gilbert con le mani, continuando a sorridere ai vicini con l'aria più innocente che potesse mostrare.
Anche il cinese se ne andò, dopo aver lanciato un'ultima occhiata di sospetto ai due. O forse era solo lui ad avere gli occhi piccoli, boh.
"Senti, Gilbert, siamo partiti col piede sbagliato, ma se la smettessi per un secondo di comportarti come una checca isterica ti potrei spiegare perchè ho bisogno di un posto dove stare."
Gilbert, con ancora la bocca tappata, acconsentì con un cenno della testa.
Eliza si alzò, per poi sedersi sul divano, facendo cenno a Gilbert di sedersi accanto a lei.
Sospettoso, Gil si sedette sul bracciolo, a debita distanza. Non si sa mai.
"Vedi, ho viaggiato molto in questi giorni. Prima stavo in Austria, ma sono sorti un po' di problemi e allora non potevo più restare... ma lui è proprio insistente, non mi lasciava andare! E così sono arrivata qui."

"Ma lui chi?" chiese Gilbert.

"Il mio ex. Cioè, mio marito. Dobbiamo ancora divorziare."

"E tu dovevi scappare da tuo marito proprio qui?!"

"Ma non credo che venga qui, penso che ormai si sia rassegnato. O almeno lo spero."

"Ma si può sapere perchè stai scappando da lui?"

"Ecco...lui mi comanda. Vuole che sia un certo tipo di donna, degna di essere sua moglie. Una donna di classe, elegante, servizievole..."

"Insomma, é uno schizzato questo."

"Non è cattivo, ma tiene così tanto alle apparenze che non sembra essere in grado di vedere ciò che conta veramente nella vita. Io lo amavo, ma tutto ha un limite."

"Potresti semplicemente chiamarlo e chiarire, no? Invece di fare tutto questo casino scappando di stato in stato."

"Chiarire con Roderich Edelstein? Si vede proprio che non lo conosci."


Gilbert si bloccò.

"Chi?"

"Roderich Edelstein, mio marito. Lo so, ha un nome così altisonante. Gilbert, stai bene? Ti vedo un po' pallido."

Come poteva il povero Gilbert non essere pallido? Aveva appena scoperto che la tizia che pretendeva di diventare la sua coinquilina era la moglie di Roderich Edelstein, niente di meno che il bambino che da piccolo prendeva continuamente in giro.
Si sa come queste cose vanno a finire, la vittima alla fine prevale sul bullo una volta raggiunta l'età adulta, e Gilbert già si vedeva in una pozza di sangue.
Si era pentito dei suoi comportamenti da bullo di un tempo, ma non pensava che avrebbe rivisto quel bambino. Poi proprio in quella situazione! Chissà che avrebbe pensato! Ormai era ovvio che gli avrebbe spaccato il culo.
Un telefono cominciò a squillare.
"E' lui. Ho perso il conto delle volte che mi ha chiamato. Forse è davvero il caso di dirgli che la deve smettere." disse Eliza, che stava per rispondere.
Gilbert come un fulmine strappò il telefono dalle mani della ragazza e fissò il nome sul display con gli occhi spalancati, ancora sconvolto dalla rivelazione.
"Sei impazzita?! Chissà che diavolo di aggeggi ha a disposizione quello! Magari semplicemente rispondendo è in grado di rintracciarti e di presentarsi proprio sul pianerottolo di casa!"
Lasciarono squillare il telefono finchè non smise.
-Un messaggio in segreteria-
"Liz, sto perdendo la pazienza! Sappi che andrò ovunque pur di trovarti, quindi ti converrà dirmi dove ti trovi di tua spontanea volontà."
 
Un messaggio pieno d'amore, insomma.
Gilbert ed Eliza si guardarono.
"Beh, vedrò di mandargli un messaggio più tardi magari..." disse Eliza.
Gilbert si lanciò sul divano, con la faccia sprofondata nei cuscini.
"IO VOLEVO SOLO AVERE UN COINQUILINO!" gridò Gilbert.
Fortuna che l'urlo era attutito, altrimenti chi se li sentiva un'altra volta quei rompicoglioni dei vicini.

 
Continua...
Note*
Sheiße: merda
Mein Gott: Mio dio

 

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Capitolo 3
*** Un pranzo che rimarrà sullo stomaco ***


Capitolo 3, Un pranzo che rimarrà sullo stomaco


 

30 Novembre 2014 ore 11:00

Quando Ludwig aprì la porta dell'appartamento n.5, credeva di aver sbagliato casa.
Eppure a lato della porta la targhetta con scritto Beilshmidt parlava chiaro, apparteneva a suo fratello. In più la chiave doppia che Gil aveva tanto insistito per fargli avere era entrata nella serratura con facilità.

Ludwig aprì di nuovo la porta e continuava a non credere ai suoi occhi.

L'ingresso non era più un porcile, non c'erano più i grossi sacchi neri della spazzatura accumulati all'ingresso, e neanche il puzzo di acqua stagnata nel lavello o le mosche che volavano intorno a qualche resto di alimento non identificato.
Era tutto troppo in ordine, profumato, lindo.

Che avesse assunto una domestica? Naah, non poteva permettersela.
Guardandosi intorno, Ludwig si fece strada in cerca del fratello, che probabilmente a quell'ora ancora dormiva. Non si svegliava mai prima di 12:00, sostendendo che la bellezza richiedeva molto riposo.
Entrando in camera da letto, notò subito che anche quella era in ordine. La faccenda si faceva ancora più strana...Gilbert non aveva mai osato mettere in ordine la propria camera, perchè mai avrebbe dovuto iniziare a 28 anni suonati?!

Si avvicinò al letto e vide un rigonfiamento sotto le coperte.

-Ovviamente sta ancora ronfando alla grande- pensò Ludwig.
"Gilbert...Gilbert, svegliati. Sei per caso ammattito? La tua casa non sembra neanche più la tua!"
Ovviamente non si aspettava una risposta al primo tentativo, quindi scosse piano il corpo sotto le coperte, ma quello si raggomitolò, emettendo un rantolo.

Rimaneva solo una cosa da fare.

"GILBERT SVEGLIATI! ALZA QUEL CULONE GRASSO CHE TI RITROVI!" gridò Ludwig, facendo tremare i vetri delle finestre e tutto ciò che si trovava nella stanza.
"Ma che cazzo succede?!" gridò Gilbert dal bagno.
-Ma se Gilbert è in bagno, chi diavolo c'è sotto le coperte?!-

Ludwig alzò il lenzuolo.

"Buongiorno..." disse Eliza, indecisa su come approcciarsi.
Gilbert uscì dal bagno e si diresse nella camera a passo di marcia.
"AAAH Bruder non è come sembra! Ti posso spiegare, cioè, non mi sono portato a letto questa racchia, è una storia lunga!"

"Hey! Come ti permetti?! Proprio tu poi ti metti a criticare!" rispose Eliza.

"Certo che critico, il Magnifico qui presente può fare ciò che vuole!"
La discussione andò avanti per diversi minuti, tra linguacce e smorfie.
Ludwig pensava di essere tornato all'asilo, e sconvolto rimase in silenzio, ad osservare quei due mocciosi che sembravano essersi scordati di lui.
Si schiarì la voce per riportare l'attenzione su di sè. "Ehm ehm".
I due lo guardarono come se fosse appena arrivato.
"Gilbert, potresti spiegarmi per favore?"

"Sssi, ecco...questa racchia ha bisogno di un posto in cui stare. Questione di giorni! Essendo un gentlemen le ho lasciato il letto, mentre io dormo sul divano. Il Magnifico le ha concesso di rimanere, giusto perchè mi tiene in ordine la casa e mi sfama." disse Gilbert orgoglioso  di                          sè.                                                                                                                                                                                                                                                        E comunque il letto se l'era preso da sola, contro la volontà del povero tedesco, che si era dovuto accontentare del divano. Col cazzo che avrebbe più scommesso a sasso, carta, forbice!
"Questo significa che lei, signorina, ha sistemato questo posto?" chiese Ludwig ad Eliza.
"Beh, si..." risposte la ragazza.
Ludwig si avvicinò nuovamente al letto e prese tra le sue mani quelle della ragazza, stringendole.
"Grazie. Deve essere un angelo mandato dal cielo per essere riuscita a pulire questa casa nelle condizioni orride in cui si trovava!" Ludwig sembrava quasi commosso.

"Ma dai, Bruder, solo perchè non do una spolveratina ogni tanto!"

"Gilbert, tu non hai mai dato una spolveratina in vita tua."


"Bene, ti fermi per colazione?" disse Gilbert per cambiare argomento.

"Di solito non faccio colazione alle undici passate, e poi mi aspetta Feliciano a casa, ha invitato suo fratello per pranzo."

"Ed il mio invito si è perso nella posta giusto?" chiese Gilbert.

"Ecco...non ti è mai piaciuto Feliciano, e dubito che ti piacerebbe suo fratello, perciò non credo che-"

"Ma dai, è un pranzetto in famiglia! Mi divertirò un sacco. Già lo immagino: io seduto accanto al mio carissimo Feliciano e al simpaticone di suo fratello, a gustarci un delizioso piatto italiano e un ottimo bicchiere di vino. Mi preparo e partiamo subito."
Gilbert era già partito in quarta, aprendo l'armadio e scegliendo gli abiti adatti al pranzo.
"Ma Gilbert, e con lei che hai intenzione di fare?" chiese Ludwig riferendosi ad Eliza, sperando di dissuaderlo a venire.
Finalmente Gilbert si fermò e si girò nella loro direzione.
"Beh, qual è il problema? Verrà anche lei!"
"COSA?!" esclamarono Ludwig ed Eliza.

30 Novembre, ore 12:00, casa Beilshmidt-Vargas

"Veee, come sono felice di vederti Gilbert! Ne é passato di tempo dall'ultima volta che ti ho visto! Sarà stato..."
"Capodanno dell'anno scorso, credo. Una bazzecola insomma."
rispose Gilbert a Feliciano, il compagno di suo fratello.
Nonostante sapesse di non esser visto esattamente di buon occhio dal fratello del suo fidanzato, Feliciano cercava sempre di essere gentile e carino con lui, anche perchè non era nella sua natura odiare qualcuno.
"Ohh, vedo che non sei da solo però! Chi è la signorina? La tua ragazza? Com'è carina!" chiese entusiasta l'italiano saltellando intorno ad Eliza, che per l'occasione si era messa un grazioso vestito verde che si era portata dietro nella sua fuga dal marito.
"No, è una mia...amica...diciamo." rispose Gilbert.
"Sono Eliza, è un piacere conoscerti" disse sorridendo.
L'italiano le strinse la mano tutto contento, per poi rivolgersi al fidanzato, che era ancora nell'ingresso con i cappotti di suo fratello e di Eliza.
"Ludi, dà pure a me i cappotti, li porto in salotto!"
"Oh, si LUDI, dagli i cappotti, li porta in salotto." lo canzonò Gilbert.
Ludwig imbarazzato porse i cappotti a Feliciano e dopo aver lanciato un'occhiataccia a suo fratello, che non perdeva mai l'occasione di sbeffeggiarlo a dovere, se ne andò in cucina a terminare i preparativi per il pranzo.
Nel frattempo Gil ed Eliza vennero invitati a sedersi in salotto per fare due chiacchiere.
"Allooora, voi due siete amici, eh?" chiese Feliciano, con l'aria di chi non la dai a bere.
"Si, siamo amici!" rispose Gilbert scocciato.
"Sono sposata." aggiunse Eliza, quasi per scusarsi del "malinteso".
"Oh...è un vero peccato, sareste stati una bella coppia!" disse ridendo l'italiano.
Eliza rise di rimando, mentre Gilbert incrociò le braccia e si limitò ad un "Tse, come no!".

 
DIN DON
 
Il suono del campanello richiamò l'attenzione di tutti verso la porta d'ingresso.
"Dev'essere Lovino." disse Feliciano.

 
D-DIN DON DIN DIN DIN DON D-DIN DON !!
"Sì, è Lovino."

"Ansioso il ragazzo, eh?" aggiunse Gilbert.
"Apri tu Feliciano? La pasta è quasi pronta!" disse Ludwig dalla cucina.
L'italiano corse verso la porta per accogliere il fratello.

"Quanto cazzo ci vuole per aprire una porta? Stavo invecchiando qua fuori!"

"Scusa, fratellone! Come stai? Su, entra! La pasta è quasi pronta. Ci sono già tutti!" disse Feliciano.
"Tutti chi?!" chiese la solita voce che molto elegantemente aveva già rotto la calma che poco prima regnava in quella casa.
"E' venuto anche Gilbert, il fratello di Ludi! Tu non lo conosci, ma oggi finalmente incontrerai anche lui."

"Un altro crucco mangia patate?! E che palle! Si moltiplicano peggio dei puffi!"

"Ha portato anche una sua amica!" continuò Feliciano.

"Adesso sì che si ragiona."

Quando i due fratelli raggiunsero il salotto dove adesso c'era anche Ludwig, Gilbert ebbe modo di vedere di persona il famigerato Lovino Vargas.
Beh, l'aspetto era molto simile a quello di suo fratello, anche se si vedeva che era più grande, seppur di poco. Era ben vestito, tirato a lucido, il classico italiano elegante e alla moda. Niente male, ma neanche lontanamente stupendo come il Magnifico Gilbert!
"Che cazzo hai da guardare, faccia di merda?!" ringhiò Lovino a Gilbert.
Quello sarebbe stato un lungo, lunghissimo pranzo.

 
Continua...

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