Non è la solita Storia d'Amore.. 3 anni dopo!

di Vichy90
(/viewuser.php?uid=76792)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** From a Distance ***
Capitolo 2: *** How Far is it Between ***
Capitolo 3: *** Misunderstandings in Communication ***



Capitolo 1
*** From a Distance ***


Bentornate a tutte quante (e benvenute a quelle nuove)!:)
Voglio solo dirvi che è tutta colpa di David Bowie.
Come saprete sicuramente il Duca Bianco è passato a miglior vita qualche settimana fa. Io ero in auto e in quel momento Virgin in suo onore ha fatto partire “Rebel Rebel”.. e io come una perfetta idiota ho pensato ad Edward e alla suoneria che aveva messo al cellulare per Bella (definendola in modo molto diretto una zoccola). Tutto questo chiaramente ben prima che si innamorassero, sposassero, avessero un/a figlio/a.. etc.
E allora mi sono chiesta: ma che fine avrà fatto la mia litigiosa coppia?
Si saranno davvero sposati? Avranno avuto 1, 2, 10 figli?
Si sopporteranno ancora?
E allora eccomi qui, con “Non è la solita storia d’amore… 3 anni dopo”.

P.S. Anche se non avete letto la prima storia potete benissimo partire anche da qui.. poi chissà, magari vi incuriosite e vorrete scoprire come è scoppiato l’”amore” tra i miei Edward e Bella.
P.S. Spero tanto che la storia sia all’altezza della prima!:)

Un bacio a tutte.


Image and video hosting by TinyPic


1.
From a Distance


Al suono del citofono sobbalzai.
Non sapevo da quanto tempo fossi rimasta stesa sul divano al buio a contemplare il silenzio. Sapevo solo che quando Lily non era in casa ne approfittavo sempre per farlo. Per abbandonarmi alla solitudine e al vuoto. Perché non potevo di certo farlo con lei davanti. Il ruolo della mamma mi obbligava a mostrarmi sempre forte e sorridente di fronte a lei.
Fu per questo motivo che quando mi resi conto che erano già le 21 e la mia bimba stava per rientrare in casa, accesi di corsa tutte le luci del salotto e sintonizzai la tv su un telefilm anni ‘80 che pretendeva di essere comico. Solo per fingere una normalità che ormai da 6 mesi non mi apparteneva più. Più precisamente da quando io ed Edward ci eravamo separati.
Il bussare del portone d’ingresso aumentò la mia angoscia, ma cercai di ignorare la sensazione e, indossando il mio sorriso più incoraggiante, spalancai la porta.
<< Ciao amore mio! >> salutai sorridendo quanto più mi era concesso.
<< Mamy.. >> mormorò la mia bimba sonnolenta, mentre con una mano si strofinava un occhio e allungava l’altra per passare dalle braccia del padre alle mie.
<< hai passato un bel fine settimana? >> le domandai afferrandola da sotto le ascelle per stringermela al petto. Ma lei non mi rispose, troppo stanca per parlare. Si limitò ad appoggiare la sua testolina sulla mia spalla e a chiudere gli occhi.
<< è sfinita, questo pomeriggio non ha fatto il sonnellino. >> sentii dire alle mie spalle mentre entravo in casa, ignorando la presenza di quell’uomo a pochi passi da me.
<< come mai? >> domandai neutra mentre mi avviavo a portare Lily a letto, seguita da Edward.
All'inizio mi infastidiva che entrasse in casa mia, ma Edward a causa del lavoro vedeva Lily davvero molto poco (una volta a settimana, a volte una volta ogni due) e dato che volevo che mia figlia crescesse con un padre vicino l'unica cosa che potevo fare era lasciarlo fare, e permettergli di sfruttare fino all’ultimo secondo il tempo che aveva per passare assieme a lei.
<< l'ho portata allo zoo stamattina, quando è tornata a casa era troppo eccitata per dormire >>
<< ok >> risposi con tono disinteressato mentre facevo indossare il pigiamino alla mia bimba addormentata e la infilavo sotto le coperte del suo lettino.
<< Fai sogni d'oro amore mio >> sussurrai lasciandole un bacio sulla fronte per poi allontanarmi per permettere ad Edward di salutarla in privato.
Uscii dalla stanza, tuttavia la curiosità mi spinse a trattenermi vicino alla porta per origliare.
<< buonanotte piccolina >>
<< papy? >>
<< dimmi amore >>
<< quando torni? >>
E se possibile il mio cuore già martoriato iniziò a sanguinare ancora di più quando sentii la vocina innocente di mia figlia fare una domanda del genere. E anche per Edward doveva essere lo stesso perchè lo sentii indugiare un pò prima di riuscire a rispondere.
<< Presto tesoro.. ci vediamo la settimana prossima. Chiedo a mamma se puoi venire a dormire a casa, va bene? >>
<< ma io voglio che vieni qui.. voglio il mio papà.. >> e la sua voce si spezzò sotto il peso della tristezza, e io non riuscii a trattenere i miei occhi dal riempirsi di lacrime per il dolore che sapevo stavamo causando alla mia bambina.
Avrei tanto voluto riuscire a sistemare le cose per rendere felice la mia Lily ma.. non era possibile. Proprio non era possibile.
<< Andrà tutto bene Lily, ti prometto che andrà tutto bene. Credi al papà? >>
<< sì >>
<< brava. Adesso chiudi gli occhietti e fai tanti sogni d'oro. Io rimango qui finchè non ti addormenti >>
Quando non sentii più nulla mi resi conto che Lily doveva essersi addormentata e così, peggio di una ladra, mi rifugiai in cucina cancellandomi svelta le lacrime con le dita, pronta ad ostentare un'indifferenza che proprio non mi apparteneva.
<< si è addormentata. >> disse Edward quando mi raggiunse in cucina.
<< bene. >> risposi io voltandomi verso di lui.
Per un lungo attimo rimanemmo fermi a fissarci a vicenda senza dire nulla. Nessuno proferì una parola fino a che io, a disagio, mi voltai e mi misi a riempire una teiera di acqua per fare una tisana di cui non avevo minimamente voglia, ma utile almeno a tenermi le mani occupate.
Edward non disse nulla tanto che per un attimo credetti si fosse avviato verso l'ingresso per andarsene, ma poi la sua voce bassa spezzò il silenzio.
<< possiamo parlare un pò? >>
No. Non avevo voglia di parlare. Non avevo voglia di guardarlo. Non avevo nemmeno voglia di stare nella stessa stanza con lui.
<< se si tratta di Lily si, altrimenti puoi anche andare. >> continuai risoluta nel mio teatrino dell’indifferenza.
<< Bella per favore. >> mi supplico.
<< Edward non ho voglia ok? È Domenica sera, domani mattina dovrò svegliami presto e non ho la forza di affrontare l'ennesima discussione con te. Sono stanca. >>
E probabilmente quelle che usai furono le parole sbagliate, perché in men che non si dica mi ritrovai Edward a pochi passi da me che, probabilmente stufo del fatto che continuassi a dargli le spalle, mi afferrò con forza per un braccio facendomi voltare verso di lui.
<< anch'io sono stanco! Cosa credi, che mi vada bene questa situazione? Vedere mia figlia con il contagocce? >>
<< Parla piano, Lily dorme. >> lo sgridai io. << E comunque è tutta colpa tua se la vedi con il contagocce. Non cercare di farmi sentire in colpa per questa situazione, perché non ci riuscirai! Sapevi benissimo che sarebbe finita così! >> risposi arrabbiata cercando di trattenermi dal mettermi a strillare come avrei tanto voluto. O a prenderlo a cazzotti. Anche quello mi sarebbe piaciuto parecchio.
<< Sto solo cercando di mettere le cose a posto, Bella! >>
<< Beh non puoi farlo Edward. Non puoi distruggere tutto e rimettere i pezzi a posto a tuo piacimento. Non funziona così! >>
<< cristo Bella, se almeno mi lasciassi spiegare! >>
<< non voglio spiegazioni. Non voglio saperne nulla, non voglio sentire una parole di te e di quella puttana che ti sei scopato! >>
<< non me la sono scopata, te l'ho già detto! >>
<< giusto, gli hai solo infilato l’uccello in bocca. >> esplosi a quel punto senza potermi trattenere.
Provai schifo nel dire quella frase. Provai schifo anche solo a pensare a quelle cose. Ma volevo solo che anche Edward sentisse lo schifo che io provavo addosso. Volevo solo che si sentisse morire come mi sentivo io ogni maledetto giorno, da quando lo avevo trovato in compagnia di una donna che non ero io.
<< non parlare così >> e il suo sguardo si piegò sotto il peso delle mie terribili parole.
L’arma puntata aveva sparato. E fatto centro.
<< Che c’è Edward? Fa più schifo dirlo che farlo? >> lo vidi stringere le labbra e passarsi le mani sulla faccia nel tentativo di nascondere i suoi occhi diventati ormai lucidi.
I miei invece erano asciutti. Io ormai avevo finito tutte le lacrime.
<< avevamo dei problemi Bella e io ho fatto casino. >>
<< vaffanculo Edward. Vattene da casa mia. >> risposi di getto indicandogli la porta di casa.
<< è casa nostra Bella. >> mi corresse lui nel tentativo di rimanere ancora un po’ e non farsi cacciare per l’ennesima volta.
<< sì, finchè non firmeremo le carte del divorzio. >> ed fu a quel punto che lo vidi bloccarsi con la bocca aperta.
<< q-quali carte del divorzio? >> lo fissai seria senza rispondere.
Non era vero che avevo fatto preparare le carte per il divorzio. Ci avevo pensato tante volte, l'avevo desiderato tante volte, ma non ne avevo mai avuto mai il coraggio.
<< No, io non divorzio. Io non divorzio Bella! >> disse serio e dalla espressione sembrò sul punto di avere un attacco di panico << Cristo no, noi non divorziamo! >>
<< abbassa la voce, la bambina dorme. >> lo sgridai di nuovo.
<< e allora tu non dire delle cose del genere. Non pensarle neanche, cazzo! >> rispose lui a quel punto mentre lacrime silenziose iniziarono a rigargli le guancie << Dio, Bella ti prego dammi un’opportunità! >> iniziò a dire mentre cercava con gesti febbrili di cancellare inutilmente i segni del pianto che sapevo stava per sommergerlo.
Mi morsi l’interno delle guancie nel tentativo di trattenere tutti gli insulti e le grida che anch’io avrei tanto voluto sputare fuori.
Ma ero stufa di parlare.
Ero stufa di gridare.
Ero stufa di lui e del male che ogni volta vederlo e parlargli mi provocava. Erano passati 6 mesi e ancora non riuscivo a provare l'indifferenza che volevo. Perchè lo amavo. E avrei dannatamente voluto smettere di farlo.
<< dammi l'opportunità di mettere le cose a posto Bella. Ti prego, possiamo ancora farcela. >> disse avvicinandosi a me e carezzandomi le guancie che mi resi conto solo in quel momento essere bagnate anch’esse.
Non volevo che mi toccasse ma mi sentivo troppo debole per scostarmi e non godermi anche solo per un istante il conforto che le sue mani avevano sempre saputo darmi.
<< è tardi Edward.. >> sussurrai angosciata.
Perchè avrei tanto voluto che fosse vero. Avrei tanto voluto tornar indietro, quando non era ancora successo nulla. E avrei tanto voluto dimenticare. Ma io non ci riuscivo. Il mio cuore non ne era in grado.
<< non è troppo tardi Bella. I sentimenti ci sono ancora, e se quelli ci sono si può ancora rimediare. Ti prego Bella. Sono disposto a tutto per mettere le cose a posto. Se da soli non ce la facciamo facciamoci aiutare da qualcuno. Andiamo da uno psicologo, facciamo terapia.. Ti prego. Tutto, sono disposto a tutto per salvare la nostra famiglia. Ti prego Bella >>
E mi sentii sopraffatta. Le sue parole un balsamo sulle ferite che sanguinavano da mesi e che non cicatrizzavano mai.
<< Non lasciare che un mio errore rovini tutto. Non lasciare che un mio errore distrugga la nostra famiglia. Ho sbagliato, ho sbagliato e non passa giorno che io non me ne penta. Che io non provi a rimediare. Ma devi aiutarmi Bella. Devi lasciarmi avvicinare. Per favore Bella.. per favore.. lasciami avvicinare. >>


Quando mi svegliai, qualche ora più tardi, mi ritrovai stesa sul divano. Nuda, coperta dal plaid e con il petto caldo di Edward premuto sulla schiena. E l'unica cosa che provai fu disgusto per me stessa e per l’ennesima mia debolezza.
Non tentai neanche di non svegliarlo quando mi liberai dal suo abbraccio e mi alzai di scatto per iniziare a raccattare imbarazzata i miei vestiti da terra.
<< Bella? >> mi chiamò Edward confuso mentre si svegliava e si accorgeva anche lui di come la situazione ci fosse per l’ennesima volta sfuggita di mano.
Era già capitato altre volte che facessimo sesso. Ed era sempre lo stesso siparietto: lui distrutto, io distrutta, lui che mi consolava, e io che dall’alto della mia stupidità cedevo e finivo per cercare consolazione nell’unico modo che poi mi faceva sentire ancora più di merda. Così poi io mi allontanavo arrabbiata e lui per minimizzare il casino faceva finta di nulla. Per poi tornare punto e a capo.
<< Vestiti, e vai a casa. Non voglio che Lily ti trovi qui domattina. >>
Dalla sua espressione mi resi conto di averlo ferito con le mie parole.. ma non mi importò. Volevo solo farmi una doccia e togliermi di dosso la sensazione di sporco e sbagliato che mi sentivo addosso.
<< dai Bella, almeno lasciami dormire sul divano. Così domattina faccio colazione con lei e la porto all'asilo. Non ne ho mai l'opportunità. >>
Non avevo voglia di ribattere che non ne aveva l’opportunità perché mi aveva tradito e era stato giustamente sbattuto fuori di casa. Che se lo doveva aspettare che con il lavoro impegnativo che faceva non vivere più insieme avrebbe avuto come conseguenza l’impossibilità di godere della piccola quotidianità con Lily. Non avevo voglia di ricominciare a discutere. Mi sentivo solo terribilmente imbarazzata e fuoriposto, così con un << fai quello che vuoi >> girai i tacchi e mi andai a nascondere in camera mia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** How Far is it Between ***


Image and video hosting by TinyPic


2.
How Far is it Between



La sveglia suonò alle 6:30am, regolare come sempre.
Come un automa le mie braccia scostarono le coperte, la mano andò a premere il pulsante per zittire il baccano provocato dall’allarme sonoro, i piedi nudi si infilarono nelle pantofole bianche e mi diressero verso la stanza della piccola Lily.
Quando però aprì la porta, pronta a dover combattere come ogni mattina per farla svegliare, alzare e preparar all’asilo nido, rimasi sconvolta nel vedere il suo lettino vuoto.
<< Oddio, Lily?? >> la chiamai a gran voce, guardandomi attorno nella stanza. Non c’era così mi mossi veloce verso il corridoio, in direzione del bagno.
<< Lily?! >> la chiamai ancora non ricevendo risposa.
Aprii come una furia tutte le porte che mi capitarono a tiro senza però trovare traccia della mia bambina.
Solo quando mi mossi in direzione della cucina riuscii a capire dove si trovasse.
<< CocoPops o CrispyJam? È una scelta importante. >>
La voce di Edward mi fece fare un salto al cuore.
Avevo dimenticato che fosse rimasto a dormire sul divano.
Avevo dimenticato l’effetto che faceva sentire il suono della sua voce riempire lo spazio tra le mura di quella casa.
<< mi piacciono tutti e due >>
<< anche a me, ma dobbiamo scegliere. I CocoPops hanno il cioccolato, ma i CrispyJam sono tuttifrutti. Cioccolato o tuttifrutti? >>
Entrai in cucina proprio mentre Edward esponeva alla sua piccola ascoltatrice i pro e i contro dei due cereali offerti per la colazione.
Lily era seduta sulla sedia alta del bancone, con i suo pigiamino rosa e le babucce ai piedi a forma di coniglietto. Edward invece era in piedi vicino alla macchina del caffè, con addosso i pantaloni di una vecchia tuta e una t-shirt bianca.
Quando l’avevo buttato fuori casa non si era portato tutte le sue cose con sé. Molte le aveva lasciate in casa. Un po’ perché sperava in una riconciliazione, un po’ perché l’appartamento che aveva affittato in tutta fretta a pochi isolati di vicinanza da noi non era sufficientemente spazioso per contenere tutta la sua roba.
Per questo molti dei suoi vestiti erano ancora dentro la cabina armadio della stanza matrimoniale.
Per questo quando lo vidi, capii che mentre dormivo doveva essere entrato in camera per prendersi un cambio.
<< mamma tu che dici? >> mi chiese la mia bimba appena si accorse della mia presenza.
Sorrisi vedendola così allegra di prima mattina.
<< cioccolato vince sempre! >> risposi piegandomi su di lei per lasciarle un bacio sul capo.
Edward non disse nulla, come se il mio arrivo lo avesse messo in uno stato di agitazione. Si limitò a riempire la ciotola di cereali e latte e porgerla a Lily, mentre io aggiravo il bancone per riempirmi una tazza di caffè forte.
<< buongiorno >> mormorò Edward avvicinandosi a me e porgendomi la sua tazza portafortuna, chiedendomi silenziosamente di riempirgliela ugualmente di caffè.
Sentivo il suo sguardo fisso su di me e il suo petto premere contro il mio braccio, facendomi sentire totalmente sottosopra.
Patetica.
<< buongiorno. >> risposi piano cercando di allontanarmi il prima possibile e mettere la giusta distanza tra noi. Quella che di certo non ero riuscita a mantenere la sera prima.
Per fortuna venne a soccorrermi Lily che, con la sua parlantina veloce, iniziò a discutere su quanto fossero buoni i cereali al cioccolato.
<< Dopo posso entrare in camera a prendere dei vestiti puliti? >> mi domandò basso Edward per non farsi sentire da Lily che continuava con i suo sproloquio mentre osservava concentrata i cartoni animati del mattino.
<< perché me lo chiedi. Mi pare di capire che l’ha già fatto. >> gli risposi mantenendo lo stesso tono di voce sommesso, osservando scettica il suo vestiario.
<< Ho solo preso dei vestiti comodi, non mi sono neanche avvicinato a te. >> chiarì basso.
<< lo voglio ben sperare. >>
Per un attimo rimase in silenzio, forse per essere certo che nostra figlia non si accorgesse della nostra silenziosa discussione, o forse per prendere coraggio per dire ciò che venne dopo.
<< dobbiamo parlare anche di quello Bella. >>
<< non dobbiamo parlare di niente. >>
<< sì invece. Perché continua a succedere e questo vorrà pur significare qualcosa. >>
<< significa solo che sono una stupida. Che sono debole e che tu approfitti di questo. >>
<< io non mi approfitto di niente, lo vuoi tu quanto lo voglio io. >>
Non risposi perché l’atmosfera si stava nuovamente incendiando e non volevo intavolare l’ennesimo litigio con Lily a pochi passi da noi. Era una cosa a cui tenevo particolarmente che nostra figlia non ci vedesse litigare, nonostante fosse praticamente il nostro passatempo preferito.
<< dopo posso accompagnarti in ufficio? >>
<< no >>
<< perché no? Portiamo Lily all’asilo e poi andiamo a lavoro. Facciamo lo stesso tragitto, non ha senso prendere due macchine >> continuò lui cercando di convincermi.
<< non voglio che ci siano altre chiacchiere in ufficio Edward. >>
Perché ormai era diventata di dominio pubblico la separazione tra me e il Signor Cullen, capo della Cullen&Mansen Society.
Il sospetto era nato quando avevamo iniziato ad arrivare in ufficio con due macchine diverse. Poi si era insinuato il dubbio quando io avevo smesso di andare a pranzo con lui e non ero più andata nel suo ufficio a trovarlo durante i tempi morti.
Infine ne avevano trovato conferma quando le principali riviste di gossip di Manhattan avevano pubblicato foto di Edward che lasciava il nostro attico nell’Upper East Side per trasferirsi in un nuovo appartamento. E in quel preciso momento, e con mia somma gioia, Glamour lo aveva nuovamente incoronato il principale scapolo d’oro di New York.
Perché quella era un’altra delle cose negative dello stare con Edward. La sua società finanziaria, la sua ricchezza, la sua fama negli affari a New York lo facevano stare sempre sotto i riflettori. E quei riflettori spesso finivano per illuminare anche me.
Era stato un duro colpo per la mia autostima vedere i giornali e le riviste scandalistiche sbattere in prima pagina il fallimento del mio matrimonio. Soprattutto perché il fatto che fosse stato lui ad abbandonare il tetto coniugale aveva fatto ipotizzare a molti che fosse stato lui a lasciarmi per una donna più bella, più giovane e di successo, o che lui mi avesse tradito e io di conseguenza mi stessi vendicando approfittando del contratto prematrimoniale per assicurarmi da allora in avanti una vita agiata. Il primo passo era stato l’attico vista Central Park chiaramente.
Erano solo congetture le loro.
Spazzatura di riviste da un dollaro a copia.
Eppure avevano avute tutte il potere di ferirmi.
Girare per la strada e vedere nelle edicole la mia faccia in copertina sormontata dalla scritta “tradimento” aveva avuto il potere di farmi sentire ancora più umiliata.
Mi sembrava di avere costantemente sulla fronte un scritta che diceva “cornuta”, e che tutti la vedessero, la leggessero e mi compatissero.
Per un certo periodo avevo anche pensato di licenziarmi dalla C&M, per allontanarmi da tutto. Da Edward, dalle chiacchiere dei corridoi, dalle occhiate dispiaciute e dall’imbarazzo di tutti per non saper più se chiamarmi “Signora Cullen” o “Signorina Swan”. Poi la mia migliore amica Rosalie mi aveva fatto riflettere e mi aveva fatto cambiare idea. Avevo fatto carriera in quegli anni. Ero diventata Consulente Strategico Assicurativo. Il mio lavoro mi obbligava ad avere frequenti contatti con il Vicedirettore, ma mai con il Direttore. Io ed Edward non ci vedevamo mai durante le ore in ufficio. Quellaa era l’unica cosa che mi rincuorava.


<< Allora ci siete a Natale? >> mi chiese Rosalie durante la pausa pranzo, mentre si strafogava di sandwich di pollo e salsa worcester.
Rose era all'ottavo mese di gravidanza, quel giorno era vestita di bianco e nero, e con il pancione sembrava un pinguino reale di Manhattan.
Era bellissima e la invidiavo tanto.
Lei ed Emmet erano al loro secondo bambino. Marc aveva 2 anni e mezzo e tra circa due mesi sarebbe arrivato Matt. Due maschietti. Rose diceva che sarebbe stato un miracolo arrivare psicologicamente integra a 40 anni con tre maschi McCarty in casa, ma la verità era che non poteva essere più felice di così.
Non erano sposati e non gli importava nulla del matrimonio.
Emmet diceva sempre che voleva fare come Brad e Angelina e che si sarebbero sposati solo quando i loro bambini sarebbero stati grandi e sarebbero stati otto.
Rose diceva che era pazzo, io invece credevo fosse molto romantico.
A volte osservandoli mi domandavo come sarebbe stata la mia vita e se io ed Edward non ci fossimo sposati.
Forse senza la pressione del matrimonio le cose non sarebbero andate così male.
O forse semplicemente non avere quel legame mi avrebbe aiutato a riprendermi più facilmente dalla delusione della nostra rottura.
Probabilmente non sarebbe cambiato niente.
<< allora venite o no a cena da noi? >>
<< sì veniamo >> sospirai << Lily stà passando un brutto momento e credo le farà bene vedere me ed Edward insieme per le feste. Inoltre non voglio abbia il ricordo del Natale con i genitori separati. Le stò già rovinando l'infanzia a sufficienza. >>
<< non le stai rovinando l'infanzia Bella, stai facendo del tuo meglio. >> mi rassicurò Rose.
<< no invece, sono una madre orribile. L'altra sera l'ho sentita piangere chiedendo ad Edward quando sarebbe tornato a casa. >> confessai.
<< e lui che le ha detto? >>
<< Non le ha risposto. Si è limitato a dirle che sarebbe andato tutto bene. Poi è venuto da me e ha provato a parlarmi, come al solito. >>
<< e tu come al solito lo hai mandato a quel paese. >> rispose lei ironica.
Mi passai le mani sul viso, frustrata.
<< no, non l'ho mandato a quel paese. >> mormorai imbarazzata. Io e Rose ci conoscevamo da tanti anni ormai e la nostra amicizia era tanto forte da non necessitare di parole per spiegare qualcosa. Infatti dallo sguardo che mi rivolse mi resi subito conto che aveva capito.
<< D’accordo, sarò sincera. Non credo sia stata una buona scopare con il tuo ex. Ma posso capire perchè l'hai fatto e non ti giudico. >>
<< davvero non mi giudichi Rose? Io invece mi giudico tantissimo. >> le dissi vergognandomi come una ladra.
<< hai ceduto Bella. Tu lo ami ancora e anche se vorresti odiarlo non ci riesci. Non fartene una colpa solo perchè per una volta hai buttato giù la maschera che tieni sempre addosso davanti a lui. Cercavi consolazione e anche se lui è la causa del tuo dolore, è anche l'unico in grado di darti sollievo. Continuo a pensare che non sia stata una buona idea, ma lo comprendo. Ne avete parlato poi? >>
<< no. Ha dormito sul divano e stamattina si è occupato della colazione e di Lily. Dovevi vedere com'era felice perché il padre era in casa. >> le risposi evitando di dirle che non era stata la prima volta che avevo ceduto con Edward. Sapevo che in tale caso mi avrebbe presa ad insulti, e non avevo bisogno in quel momento di qualcun altro che mi sgridasse.
Bastavo io a sufficienza.
<< L'unica cosa che ti consiglio Bella è di fare attenzione. Lo sò che sei confusa sul tuo rapporto con Edward ma non far confondere anche Lily. Vedervi insieme potrebbe crearle delle aspettative. >>
<< si lo sò. Edward mi ha anche chiesto di andare in terapia insieme. >>
<< Beh, a quanto pare Cullen ancora qualcosa di buono la sa fare. >>
<< tu pensi sia una buona idea? >>
<< penso sia una buona opportunità. >>
Fu grazie a Rose quindi che presi il coraggio per mandare un sms ad Edward e dirgli che accettavo la sua proposta di farci seguire da uno specialista.
Io non riuscivo a parlare con lui e questo di certo non era utile per farci chiudere la faccenda ed andare avanti. Sia come individui che come coppia.
Fu Edward a prendere appuntamento e fu sempre lui a passarmi a prendere qualche giorno dopo per andare insieme.
Quando salii nella sua auto mi sentivo stranamente in imbarazzo.
Era stato mio marito per 3 anni, eppure mi sentivo impacciata come una adolescente al primo appuntamento.
Ma quello non era un appuntamento.
Era un’ancora di salvezza per cercare di non sfracellarci al suolo.
<< ciao! >> mi salutò lui sorridendomi contento.
Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che si stava già facendo mille film mentali nei quali facevamo pace grazie alle mirabolanti abilità dello psicologo.
Beh, a meno che quell’uomo non mi avesse lobotomizzata, la vedevo difficile.
<< ciao Edward. >>
<< come ti senti? Insomma, sei nervosa? >>
Non ero nervosa, peggio.
Avevo paura di quello che ne sarebbe venuto fuori da quella “chiacchiera”. Ero stata sempre ben attenta a non parlare di quello che era successo quel giorno nell’ufficio di Edward, e l’idea di scoprire cose che mi tormentavano da mesi (chi era quella donna? da quanto tempo andava avanti? avevano una relazione? come l’aveva conosciuta? la preferiva a me?) mi faceva venire la nausea.
<< no. Non sono nervosa. >>
Lui ebbe il gusto di evitare di dire che sapeva benissimo stessi mentendo.


<< Buongiorno, i signori Cullen giusto? >>
<< sì >> risposi io sedendomi sul divano a tre posti di fronte al Dr. Whitlook, il nostro terapeuta.
Lui ci sorrise per poi prendere appunti sul suo block notes. Mi resi conto che probabilmente aveva osservato che io ed Edward ci eravamo seduti il più distante possibile l'uno dell'altra.
<< allora Signora Cullen, perchè ritiene che lei e suo marito abbiate bisogno di una terapia di coppia? >>
mi sentivo in imbarazzo a parlare dei miei fatti privati ad un completo estraneo, ma d'altra parte quella era la mia (la nostra) unica speranza, così mi feci coraggio e parlai.
<< io ed Edward ci siamo separati sei mesi fà dopo che l'ho trovato a fare sesso con un'altra donna >>
<< non ci stavo facendo sesso! >> mi interruppe lui alzando la voce come faceva sempre quando tiravo fuori la storia del tradimento.
<< Signor Cullen, poi le farò la stessa domanda e potrà dire la sua. Per favore lasci parlare sua moglie. >>
Edward sbuffò ma non ribatté.
<< l'ho trovato nel suo ufficio in compagnia di un'altra donna. Lei gli stava facendo.. >> mi schiarì la voce e presi coraggio << .. sesso orale. Sicuramente poi sarebbero passati ad altro. >>
All'angolo del mi campo visivo vidi Edward scuotere la testa, contrariato dalle mia parole, ma lo ignorai e mi concentrai sullo psicologo.
<< perchè pensa che suo marito abbia deciso tradirla? >>
<< perchè non mi ama abbastanza >> ribattei veloce e sicura mentre Edward sbottava con un << questo non è vero! non è assolutamente vero Bella! >>
Il Dott. Whitlook scrisse qualcosa sul suo block notes e poi si rivolse a Edward.
<< Signor Cullen, mi spieghi il suo punto di vista. >>
<< avevamo dei problemi >> cominciò subito << La bambina.. insomma, io amo mia figlia più della mia stessa vita, ma ci ha allontanato come coppia. Io lavoro tantissimo e lei non partecipava più nel cercare di trovare del tempo per noi. >>
<< e così hai pensato bene di unire dovere e piacere e fartene una in ufficio? >> chiesi allora io ironica.
<< non è andata così, cazzo!! >> urlò Edward a quel punto perdendo la pazienza.
<< Signori Cullen per cortesia. Lasciate all'atro la possibilità di parlare. Per comprendevi a vicenda dovete ascoltarvi. >>
Mi sentii ripresa come una liceale, così chiusi la bocca e non ribattei, lasciando a Edward la possibilità di proseguire nelle sue idiozie.
<< faccio un lavoro molto impegnativo che mi obbliga a stare fuori casa tutto il giorno e ad assentarmi anche per trasferte all’estero. Dopo che è arrivata la bambina nei momenti in cui ero a casa non avevamo mai del tempo da trascorrere noi due da soli. Pensavo che le cose si sarebbero stabilizzate quando la bambina fosse cresciuta un pò ma invece con l'andare del tempo Bella si è sempre più allontanata. >>
<< io mi sono allontanata? >>
<< Avanti Bella, non facevamo neanche più sesso >>
<< perchè ero stanca! >>
<< anche io ero stanco, ma non stanco di stare con te! >>
<< ma se sei stato tu a tradirmi! >>
<< lo sò, e ho sbagliato! cercavo solo di sentirmi di nuovo... >> ma si interruppe, passandosi una mano sul viso.
<< Sentirsi come Signor Cullen? >> intervenne lo psicologo << non tema di esprimersi, siamo qui proprio per parlare >>
Lo vidi rialzare gli occhi che ora erano lucidi e in un mormorio rispose: << cercavo solo di sentirmi di nuovo voluto. >>
Per un attimo rimasi in silenzio. Non ci potevo credere che lo stesse davvero facendo.
<< non farlo. Non provare a dare la colpa a ME per quello che TU hai fatto. >>
<< Non stò dicendo che la colpa è tua Bella, stò dicendo che la colpa è di entrambi perchè non abbiamo saputo affrontare la situazione. >>
<< ha mai parlato con sua moglie su come si sentiva? >> lo corresse il Dottore che se ne è stato silenzioso ad osservarci durante tutto il nostro litigio.
<< ci ho provato un sacco di volte ma lei non mi ascoltava >>
<< quanto sei stronzo! >> sbottai io a quel punto incazzata come una bestia.
<< Isabella, non si arrabbi. In questo contesto bisogna sentirsi liberi di dire ciò che si prova. Nessuno la vuole accusare di alcunchè. Lei non sentiva una distanza da suo marito dopo la nascita di vostra figlia? >>
Mi vergognavo a dire che la nascita di Lily avesse in qualche modo fatto allontanare me ed Edward. Lily era la cosa più bella della mia vita.. non volevo sembrasse la causa dei nostri problemi.
Il terapeuta sembrò però leggermi nel pensiero perchè rapido disse: << la nascita di un bambino è un cambiamento molto radicale nella vita di una coppia. Anche per le coppie solide e duratura. E' normale non riuscire ad abituarsi al cambiamento, o perdersi nel tentativo di farlo. Avviene più spesso di quello che si crede. Non è una cosa di cui sentirsi in colpa ammetterlo. >>
Sospirai cercando di riacquistare la calma.
<< Ci eravamo un pò allontanati ma io non credevo che... pensavo che con il tempo le cose si sarebbero sistemate. >>
<< Edward quali atteggiamenti di Isabella la facevano sentire indesiderato? >>
Vidi Edward passarsi un mano sugli occhi, e mi resi conto in quel momento che stava silenziosamente piangendo. E per un attimo mi sentii una stronza. Nell’angolo del divanone, con le braccia incrociate ad osservare cupa lo psicologo e il mio ex marito.
<< Le chiedevo di uscire noi due da soli e lei diceva sempre no. Se le chiedevo di lasciare la bambina con i nostri amici, per ritagliarci un momento per noi, lei rifiutava perchè non voleva lasciare sola Lily. La sera a casa, stava sempre e solo con la bambina e quando Lily veniva messa a dormire andava a letto anche lei. Oppure ancora peggio portava Lily nel nostro letto. L'intimità non esisteva più. IO non esistevo più. >>
<< Isabella si ritrova in quello che dice Edward? Pensa che sia realistica questa descrizione che lui ha fatto sull’attaccamento verso sua figlia? >>
<< Sono sua madre. È normale voler stare con lei. >> ribattei veloce per evitare di ammettere che in effetti il rapporto tra me e Lily era sempre stato molto forte.
<< vero, ma quando una donna diventa madre, il suo essere di scinde in due parti. L’essere individuo e l’essere madre. Non si trasforma, si scinde. Ma alcune donne dimenticano l’individuo concentrandosi solo sull’essere madre, e questo molte volte causa sbilanciamenti. Nella sfera familiare, lavorativa, relazionale. Può essere che questo è ciò che è capitato a lei? >>
Non dissi niente. Continuai solo ad osservarlo.
<< signora Cullen io conosco la sua storia tramite i giornali. So che i suoi genitori, così come quelli di suo marito, sono morti prematuramente a causa un incidente aereo durante una vacanza. Pensa che questo possa aver influenzato il suo rapporto con Lily? >>
Rimasi ancora in silenzio sentitami profondamente colpita da quelle parole.
<< è possibile che le sue azioni siano dovute al timore che lei intimamente prova, che Lily possa prematuramente perderla, così come lei ha perso sua madre? E questo la abbia spinta a passare ogni minuto che lei aveva a disposizione per trascorrerlo con lei? >>

<< Sicura che te la senti di tornare settimana prossima? >> mi chiese gentile Edward mentre salivamo nella sua auto alla fine della seduta.
Non risposi nulla mentre tiravo su con il naso e mi asciugavo le lacrime che continuavano a scendere, nonostante nascondessi lo sguardo da scuri occhiali da sole.
<< mi dispiace, non volevo farti piangere di nuovo. >> mormorò mentre si immetteva nel traffico in direzione di casa.
<< non sei stato tu. È stato lo psicologo >>
<< vuoi che lo cambiamo? Posso chiamare qualcun altro. >>
<< no. Mi piace lui >> mi piaceva che mi avesse capito.. forse più di quanto mi fossi capita io stessa.
<< D’accordo.. allora cambiamo argomento, ti va? Cosa vuole Lily per Natale? L’ha già scritta la letterina? O meglio, tu l’hai già scritta? >> si corresse facendomi sorridere.
Quando me ne resi conto rimasi stupita.
Da quanto tempo Edward non mi faceva più sorridere?
<< mi mancava tanto sai? >>
<< cosa? >>
<< avere il potere di farti sorridere. >> rispose lui facendomi arrossire.
<< Comunque Lily vuole il Pearl Dream Jam. >> dissi allora io cercando di uscire da quel discorso che stava diventando fin troppo intimo.
<< i che? >>
<< Dai, fanno sempre la pubblicità! Sono quegli affari per costruire i castelli delle principesse, unicorni e altre cose fatate >>
<< costruire cose fatate? >>
<< già, vuole quello >>
<< Beh.. ti va se andiamo a prenderlo insieme? >> e notai che fu particolarmente in imbarazzo nel domandarmelo. Come se avesse perso l'abitudine di vedermi e stare con me.
Per un attimo l’abitudine mi spinse a rispondere automaticamente “no”. Ma poi ripensai a ciò che era venuto fuori dallo psicologo, e ai miei continui rifiuti verso Edward, nella nostra vita sia da separati che in quella da sposati. E fu per quella presa di coscienza che mi ritrovai a rispondere senza esitazione
<< Va bene >>




GRAZIEEEE!!!
Grazie mille per l'accoglienza che avete dato alla mia storia!! Sono davvero troppo, troppo contenta di vedere che ancora vi ricordate dei miei Edward e Bella e che vi sia piaciuta l'idea di fare un sequel!
Grazie mille a chi ha lasciato una recensione, a tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti/seguiti/recordati e naturalmente chi legge e basta.
Grazie mille anche a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti!
E dopo tutti questi ringraziamenti, manco fossimo alla notte degli oscar, non aggiungo altro.
Il capitolo parla da se, dice qualcosa, ma non troppo. Di certo inizia a delinearsi meglio la situazione che vivevano Edward e Bella prima del tradimento.. ma non aggiungo altro.. vi lascio la libertà di crearvi una vostra opinione sulla vicenda!;)
Cercherò di mantenere un ritmo di aggiornamenti frequente.
Al prossimo capitolo.
Baci

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Misunderstandings in Communication ***


Image and video hosting by TinyPic

3.
Misunderstandings in Communication


<<  è quello lì >> dissi indicandogli la scatola di giocattoli piena di pezzi utili alla costruzione di mirabolanti oggetti fatati e che sicuramente Lily avrebbe disseminato per tutta casa.
<<  Stai scherzano, vero? 150 dollari?  >>
<<  Come se non te lo potessi permettere >>
<<  Non c’entra il poterselo permettere o meno. Come possono spiegare un prezzo simile? È un furto!  >> sbottò Edward prendendo in mano la scatola e scuotendola con forza come per capire cosa ci fosse dentro.
<<  Smettila Edward, paghiamo e basta.  >>
<< dovremmo chiamare la finanza >>
<< sei tu la finanza  >> risposi annoiata
<< infatti! >>
Per un attimo rimasi in silenzio a fissarlo, chiedendomi quanto sarebbe durata la sua scenetta e notando il suo altrettanto silenzio chiesi:
<< allora, lo compriamo o no? >>
<< Lo faccio solo perchè Lily lo ha chiesto per Natale >>
Annuii mentre mi avviavo alla cassa indicando alla commessa il regalo da impacchettare.
E mentre quella poveretta combatteva con la carta da regalo, nastrini e adesivi colorati, Edward si avvicinò a me e il suo fiato caldo mi investì come un treno.
<<  dici che accetteranno come pagamento un assegno fatato?  >>
Mi prese un mezzo infarto quando mi resi conto di quando si era avvicinato a me senza che me ne fossi accorta.
Certo, l’avevo avuto ben più vicino qualche settimana fa, quando eravamo finiti a rotolarci nudi sul divano, ma quello era diverso. La confidenza. La vicinanza mentale. Il sentirsi a proprio agio l’uno con l’altra nel parlare e nello scherzare. Quelle non c’erano state ne quelle volte in cui mi ero lasciata andare fisicamente con lui, ne ora che eravamo in un negozio di giocattoli a scegliere il regalo di Natale per nostra figlia.
Era tutto diverso.
Ed era decisamente brutto.
Fu per questo che mi allontanai di scatto da lui quando sentii quella frase, atta a farmi ridere, sussurrata nell’orecchio.
Perché non mi faceva ridere.
Edward aveva smesso di farmi ridere da tanto tempo.
<< smettila! >> mormorai acida, osservandolo in cagnesco e cercando di fargli capire che aver accettato di andare a prendere il regalo di Lily insieme non significava avergli anche dato il permesso di prendersi di nuovo certe libertà con me.
<< dai Bella, stavo solo scherzando >> borbottò lui in evidente difficoltà per la mia reazione improvvisa.
E io non risposi nulla. Rimasi muta ad aspettare che la commessa finisse il suo compito, mi consegnasse il pacchetto, e mi desse la libertà di andarmene.

<< lo tieni da te ok? Così Lily non lo trova. Poi lo portiamo da Rose qualche giorno prima in modo che possa aprirlo la notte di Natale. Ah, non te l’ho detto, ho accettato di andare insieme per la cena della Vigilia da lei ed Emmet. Non volevo che Lily passasse il Natale con i genitori separati. Può andar bene per te? >> chiesi con falsa noncuranza guardandomi intorno mentre Edward parcheggiava di fronte al grattacielo in cui un tempo avevamo posto le basi per la nostra famiglia.
<<  in realtà anche Emmet me lo aveva proposto. Stavo cercando di trovare il modo per chiedertelo. >> rispose lui imbarazzato grattandosi la testa.
<< ah >>
Stava cercando di trovare un modo per chiedermelo? Perché? Era così difficile chiedermi una cosa? Insomma, si trattava del Natale di Lily. Davvero temeva che avrei fatto la stronza anche in quell’occasione?
<< beh allora abbiamo già risolto >>
<< sì.. sarà una bella serata. >> disse lui sorridendo in modo decisamente forzato.
<< speriamo >> risposi io senza fare nessun sforzo per risultare contenta.
Senza aggiungere altro mi mossi per scendere dall’auto ma proprio mentre mi allungavo per uscire sentii la mano di Edward avvolgermi il polso per trattenermi.
Mi voltai di scatto per capire cosa volesse, ma Edward non disse nulla.
Rimase solo a guardarmi serio, mantenendo il mio polso stretto nella sua presa salda.
Poi, semplicemente, mi lasciò andare.
E chissà perché, anche quando lui ripartì con l’auto e io entrai in casa, mi sembrò di continuare a sentire il calore della sua presa sulla pelle.


<< Signora Cul.. Swan, avrei un problema, potrebbe venirmi in aiuto? >>
<< Di che si tratta Vicedirettore? >> domandai fingendo di non aver notato il suo maldestro modo di chiamarmi.
<< Giovedì sera avremmo dovuto incontrare a cena la startup EcoFirst, ma ho avuto un accavallamento di impegni e non potrò presenziare. Mi farebbe la cortesia di andare lei? >>
<< da sola? Io non so se sono in grado >> mormorai in evidente difficoltà.
<< Non si preoccupi. Si tratta di una startup in cerca di investitori per un progetto di motore ad idrogeno. Saranno loro quelli terrorizzati dal rovinare l’incontro. Voglio solo che si informi su budjet, tempi di realizzazione del progetto e possibili guadagni. Nulla che non ha già fatto. >>
Beh non sembrava difficile. Avevo già fatto incontri con aziende assieme al vicedirettore e se non dovevo gestire difficili trattative avevo buone possibilità di uscirne vincitrice anche da sola. Inoltre dovevo iniziare a cavarmela con le mie gambe se volevo avanzare di carriera nel prossimo futuro.
<< D’accordo allora. >>
E così due sere dopo mi ritrovai al Cipriani, con il mio tubino nero da battaglia, ad aspettare al bar l’arrivo del presidente dell’EcoFirst.
<< Buonasera, lei deve essere Isabella Swan. Io sono James McGroy, della EcoFirst. E’ un piacere conoscerla. >>
Da quando avevo visto navigando su Google, McGroy doveva essere un uomo grasso, calvo e dal carattere eccentrico e lievemente arrogante. Fu per quel motivo che rimasi bloccata per due buoni minuti, quando si accostò a me un giovane ragazzo biondo dagli occhi decisamente azzurri.
<< I-io… sì sono.. sono Isabella Swan >> risposi confusa continuando a fissarlo come un imbecille << ma lei è McGroy? Il presidente McGroy? >>
E dovevo avere una espressione davvero buffa perché il ragazzo di fronte a me scoppiò in una grassa risata.
<< no, no! Quello è mio padre! Hernest McGroy. Io sono James, suo figlio nonché vicepresidente, nonché futuro direttore… certo, sempre se verremmo finanziati dalla Cullen&Mansen Society >> rispose sorridendo.
Sorrisi anch’io, divertita dal qui-pro-quo e insieme ci dirigemmo al tavolo della cena.
Passai una bella serata.
James era una persona solare e dinamica e si vedeva che credeva molto nel progetto che stavano cercando di realizzare.
<<  utilizzando l’idrogeno non avremmo più bisogno di combustibili fossili. Niente più petrolio, niente più emissioni di CO2, niente più inquinamento! È il futuro Isabella! Noi siamo pronti a costruirlo e se vorrete, anche la C&M Society potrà costruirlo assieme a noi. >>
<< ho letto però che i veicoli ad idrogeno non sono efficienti come quelli tradizionali.  >>
<< lavorano per noi tra i migliori ingegneri del momento. Troveremo la quadra, faremo funzionare quei motori meglio di quelli tradizionali e saranno ecosostenibili. Immagina un mondo pulito Isabella, senza più tubi di scappamento che sporcano l’aria, senza più riscaldamento globale e buco dell’ozono. Tu hai figli? >>
<< Una bambina >> risposi prendendo un sorso di vino e continuando ad ascoltare con interesse il ragazzo di fronte a me.
<< allora capirai ancora di più l’importanza di ciò di cui parlo. Dobbiamo investire sul futuro Bella, un futuro migliore per noi e per i nostri figli. È per questo che è così importante per noi il sostegno della tua società. Abbiamo gradi idee e possiamo realizzarle. Abbiamo solo bisogno di un supporto economico per partire con la produzione.. ma ce la possiamo fare! Insieme ce possiamo fare! >>
Dovevo ammettere che James McGroy era bravo con le parole.
Davvero, davvero bravo.
<< avresti dovuto darti alla politica, lo sai? >> dissi improvvisamente facendolo scoppiare a ridere.
<< Sì anche mio padre me lo dice spesso. Per un periodo ci avevo anche pensato. Sai com’è, la politica porta a  guadagni facili.. solo che non ne avevo le capacità. >>
<< perché no? >> domandai sinceramente incuriosita.
<< perché i politici mentono sempre, ciò che dico io invece è sempre la verità >> rispose con un sorriso ironico sul volto, come a prendermi in giro.
E con quella frase che suonava tanto da “elezione elettorale” scoppiammo a ridere di nuovo.
Fu una serata piacevole e alla fine della cena James, da perfetto cavaliere, mi riaccompagnò al taxi che mi avrebbe ricondotto a casa. Mi lasciò anche un bacio sulla guancia, ringraziandomi nuovamente per l’opportunità che gli stavamo offrendo e per la piacevole compagnia.
Non sapevo che appostato al lato della strada di fronte al Cipriani, si trovava un paparazzo intento ad immortalare il momento.
Non immaginavo che la notizia di me a cena con uno sconosciuto, avrebbe potuto causare interesse a riviste e giornali di gossip.
Non potevo immaginare che l’angolo con cui furono scattate le foto facessero sembrare che James mi stesse baciando sulle labbra.

Incontrai di nuovo Edward solo la settimana successiva per il nostro incontro dallo psicoterapeuta.
Mi venne a prendere a casa e quando salì in macchina notai che nemmeno mi salutò. Non disse nulla e rimase così per tutto il viaggio.
Dal canto mio, a parte un civile “ciao” non aggiunsi nulla.
Se non voleva parlare di certo non sarei stata io a cominciare.
<< Allora Signori Cullen, com’è andata questa settimana? Avete novità da raccontarmi? >> domandò il Dr. Witlock.
Guardai Edward che continuava a rimanere muto, sprofondato nell’angolo del divano, così decisi di prendere io parola.
<< no. Nessuna novità >>
<<  vi siete incontrati per parlare di ciò che è uscito settimana scorsa ? >> chiese il dottore.
<< No. Io ed Edward non ci siamo sentiti durante questa settimana. >>
<< come mai? >>
Per un attimo boccheggiai in cerca di una spiegazione. Dirgli “perché lui non ha telefonato e l’inferno avrebbe dovuto gelare prima che lo facessi io” mi pareva poco ortodosso.
<< non lo so >>
<< Signor Cullen perché non ha tentato di comunicare con sua moglie? >>
Fu a quel punto che finalmente Edward decise di uscire dal suo stato silenzioso.
<< è inutile telefonarle. La maggior parte delle volte mi butta giù il telefono in faccia. >>
<< non è vero >>
<< certo, come no >> mormorò lui alzando gli occhi al cielo.
<< e allora vedervi. Avreste potuto vedervi e parlare. >>
<< non era il caso Dottore >> mormorai io.
<< perché? >> chiese allora lui confuso.
Rimasi muta evitando di dirgli come stavano le cose. Peccato che Edward quel giorno sembrava aver deciso di rovinarmi del tutto la giornata.
<< perché quando ci vediamo finiamo per scopare. >>
<< Edward!! >> esplosi shockata.
<< Che c’è? E’ la verità. >>
<< aspettate, mi state dicendo che andate a letto insieme? >> chiese lo psicoterapeuta confuso.
<< no a letto no. Sul divano o contro il muro >>
<< smettila immediatamente Edward! >> ringhiai furente e paonazza dalla rabbia e dalla vergogna.
<< perché lo vuoi negare? >>
<< Per cortesia spiegatemi meglio la situazione. Perché nonostante vi siete separati continuate ad sentire la necessità di avere rapporti sessuali? >>
<< perché a quanto pare Isabella voleva togliersi qualche voglia finchè non ne avesse trovato uno nuovo con cui divertirsi >>
<< ma come ti permetti di dire una cosa del genere?! >>
Vidi Edward stringere le labbra, come ad evitare di esplodere.
<< sai una cosa Bella? Vaffanculo! >>
E detto così si alzò in piedi, aprì la porta dello studio, e se la sbattè con tutte le sue forze alle spalle.
Non avevo idea di cosa fosse successo.
Sapevo solo che ero nera di rabbia, imbarazzata come non mai, e che non desideravo altro che fuggire dallo studio e dallo sguardo stupito del terapeuta il prima possibile.
Lo raggiunsi poco dopo correndo verso l’auto parcheggiata dentro la quale si era rifugiato. Almeno aveva avuto il buon gusto di non andarsene lasciandomi lì da sola.
<< Si può sapere che diavolo ti ha preso?  >> strillai appena mi sedetti nel sedile del passeggero << Mi hai fatto fare una figura di merda, il dottore ha pensato che fossimo due pazzi, e poi come diavolo ti sei permesso di dire delle cose del genere ad un estraneo?! Non hai pensato che forse non volevo che lui lo venisse a sapere? Non hai pensato che potevo vergognarmene? E poi mi hai fatto passare da puttana! Come diavolo ti sei permesso Edward!! >>
<< chi è? >>
Questo fu l’unica cosa che rispose alla fine del mio sproloquio urlato.
Solo questo. Senza nemmeno guardarmi in faccia.
<< ma di cosa parli? >>
<< parlo del tipo che ti scopi. Quello con cui sono stato rimpiazzato. Dio santo, Lily non lo ha incontrato vero? >>
E questa volta fui io a rimanere senza parole. Mi sembrava di essere ai confini della realtà.
<< Edward io non sò davvero di cosa stai parlando. >>
Ma le mie parole non sembrarono convincerlo perché lo vidi coprirsi il viso con le mani e appoggiare la fronte contro il volante mentre mormorava << Dio, non ce la faccio.. >>
<< Edward io non mi vedo con nessuno. >>
<< vi ho visti.. vi hanno visto tutti >> rispose lui rimanendo sempre nella stessa posizione.
<< no, non è possibile.. >>
<<  è su tutti i giornali.. Dio santo, vi stavate baciando... Perché non me lo hai detto? Perché Cristo, non meritavo nemmeno di sapere che stavi cercando di andare avanti senza di me? >> esplose allora senza più trattenersi o coprirsi gli occhi ormai colmi di lacrime.
Giornali? Baciando?
Per un attimo rimasi in apnea cercando di capire le parole di Edward.
Ero certa al 100% di non essere uscita con nessuno.
In quella particolare fase della mia vita avere un uomo era l’ultimo dei miei pensieri.
Inoltre c’era ancora Edward. In un modo molto strano e complicato, c’era ancora lui. E anche se lo odiavo con tutto il cuore per quello che mi aveva fatto, il mio essere donna e madre mi spingeva ancora di cercare fino alla fine di capire se c’erano ancora possibilità per salvare la mia famiglia.
Poi come un fulmine mi venne in mente la serata al Cipriani.
<< James.. >> mormorai inorridita. Oddio, se erano usciti articoli non solo rischiavo di mettere la mia posizione lavorativa in bilico, ma anche mettere nei guai un ragazzo che non aveva nessuna colpa.
<< è così che si chiama? >>
<< no, Edward è un equivoco. Era solo una cena di lavoro! >>
<< vi stavate baciando Bella. Ho visto le foto >> continuò lui in un lamento mentre si passava le mani sulle guancie rigate di lacrime.
<< mi ha lasciato un bacio sulla guancia, tutto qui. >>
Ma Edward continuava a fissarmi con gli occhi arrossati.
<< te lo giuro Edward, non so che foto sia uscita ma ti assicuro che mi ha solo dato un bacio sulla guancia >>
<< non stai con lui? >>
<< no! >>
<< e me lo diresti se fosse la verità? >>
Era la prima volta che vedevo Edward così fragile ed esposto.
Sospirai << sì te lo direi. >>
Lo vidi annuire e passarsi nuovamente le mani sugli occhi.
<< non voglio che stai con altri. Non voglio che frequenti nessuno. Io ti amo Bella, voglio tornare con te. >>
E io ingoiai a vuoto cercando di non crollare sotto il peso di quelle parole che da tempo non sentivo più rivolgermi e che se un tempo sapevano riempirmi di dolcezza e calore ora sembravano pesanti come macigni.

Quando tornai a lavoro il giorno seguente, la prima cosa che feci fu scrivere il mio nome e quello di Edward su google.
Era una cosa che non facevo mai.
Edward era una persona conosciuta a New York e anche io, come sua moglie, spesso finivo sulle copertine di stupide riviste di gossip, ma in generale le notizie su di me erano sempre e solo legate ad Edward.
“Isabella Swan, la nuova fidanzata di Edward Anthony Mansen Cullen, Direttore della C&M Society”
“Lo scapolo d’oro Edward Cullen si è sposato in una cerimonia intima e segreta con Isabella Swan”
“In arrivo un erede per l’impero della Cullen & Mansen”
“Aria di crisi a casa Cullen”
“Edward Cullen tradisce la moglie con una giovane modella”
Diciamo che non avevo mai avuto in simpatia la stampa e dopo gli ultimi avvenimenti ero stata ben lontana dal voler sapere cosa i giornali dicessero sul mio conto.
Per questo rimasi a bocca aperta quando, inviata la ricerca su google, vidi comparire pagine e pagine di news.
“Isabella dimentica Cullen per un giovane ingegnere”
“Isabella Swan a caccia di scapoli d’oro, questa volta è il turno di James McGrow”
“E’ davvero finita tra Edward e Isabella. La donna avvistata con un nuovo amante”
Ebbi un conato di nausea quando vidi le foto di me e James al Cipriani.
Era stata una normale cena di lavoro, non avevamo avuto atteggiamenti equivoci, eppure dalle foto traspariva tutt’altro.
D’un tratto l’elegante candela al centro del tavolo del ristorante era diventata romantica.
Le divertenti luci colorati così tipiche del Cipriani erano diventate intime e soffuse.
Il gesto di gentilezza che James aveva avuto nei miei confronti aiutandomi ad indossare il soprabito sembrava un gesto intimo.
E soprattutto il bacio sulla guancia che mi aveva dato vicino al taxy era diventato, grazie ad una angolazione studiata ad arte, un bacio sulle labbra.
<< Oddio!!  >>
Alzai la cornetta immediatamente e composi il numero scritto sul bigliettino da visita che James mi aveva lasciato a cena e che tenevo sulla scrivania.
<< Pronto? >>
<< Ciao, sono.. sono Isabella Swan. Oddio, io non so come scusarmi dell’accaduto! >> balbettai totalmente in imbarazzo.
<< Oh ciao Isabella! Volevo proprio chiamarti ma ammetto che mi sentivo decisamente in imbarazzo dopo le copertine che sono uscite in questi giorni >>
<< sì, io.. mi dispiace! Mi dispiace tanto, non pensavo che sarebbe accaduto tutto questo! Spero davvero di non averti messo in una brutta situazione, sono così in imbarazzo! >>
Lo sentii ridacchiare.
<<  no anzi, è stato divertente vedere la mia faccia sui giornali. Non è una cosa che succede tutti i giorni!  >>
<< no, solo che.. insomma era una cena di lavoro e ti sei ritrovato coinvolto nel gossip da quattro soldi. Inoltre non so nemmeno se sei hai una relazione.. non vorrei aver causato problemi tra te e la tua fidanzata >>
<< non c’è nessuna fidanzata, tranquilla; piuttosto spero che tu non abbia avuto problemi. Non mi avevi detto che eri la moglie del grande capo >> rispose divertito.
<< sì emm.. ex moglie ad essere sinceri >> borbottai
<< oh mi dispiace. Ho visto qualche notizia su internet ma non avevo capito foste divorziati >>
<< infatti non lo siamo.. noi.. noi siamo.. >> e non seppi proprio come proseguire. Per fortuna James mi venne in soccorso.
<< Tranquilla, ho capito. Beh vorrà dire che al prossimo incontro andremo da Mac Donalds ok? E niente baci eh?! Solo strette di mano formali.  >> riprese facendomi ridere.
<< d’accordo.Fast food e strette di mano. Una buona idea! >>
<< ok. Beh allora aspetto di avere notizie da voi, immagino ci rivedremo dopo le feste di Natale..Mi raccomando, metti una buona parola per me con il tuo EX marito! >> il modo buffo in cui sottolineò la parola ex mi fece di nuovo ridere.
<< d’accordo, grazie James! >>
<< grazie a te Isabella, per avermi donato i miei 15 minuti di celebrità! >>



Ciao a tutti!
Scusate il ritardo mostruoso, ma mi si è rotto il PC e ho dovuto aspettare di riuscire a metterlo a posto! Scusate anche se troverete errori di grammatica nel testo ma ero super impaziente di pubblicare!
Grazie mille a chi nel precedente capitolo ha lasciato delle recensioni, appena avrò un minuto libero risponderò a tutte.
Grazie anche a chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite, seguite, ricordate, e chiaramente anche chi legge e basta!
Presto posterò il nuovo capitolo (l'ho già scritto) quindi prometto di non farvi più aspettare così tanto!:)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3385715