Woman.

di imunfjxable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2.Matty. ***
Capitolo 2: *** 1.Eileen ***
Capitolo 3: *** 3. An encounter ***
Capitolo 4: *** 4. In the night ***
Capitolo 5: *** 5.Woman (epilogue) ***



Capitolo 1
*** 2.Matty. ***


2. Matty.

 

come i pesci negli acquari che nuotano numerosi e disorientati,
così i pensieri si accumulano nella mia testa.

 

 

 

Le loro voci si amalgamavano alla sua. C'era qualcosa nell'aria- meglio della gioia o della felicità- che si univa alle loro urla e alla musica.
I suoi occhi guizzavano tra la folla, era piena di gente che li amava. Che lo amava. Che pretendeva di amarlo.
Continuava a cantare, evitando di pensare. Vivi il momento.
Vivi il cazzo di momento Matty.
Lo ripeteva sempre a tutti; ma il primo a non farlo era lui.
Aveva sempre avuto quest'ossessione del vivere il momento e essere felice; eppure perdeva sempre la nozione dell' "ora" nel sua vita giornaliera perché era così preoccupato riguardo all'essere felice che...lo perdeva. Gli succede ogni volta, questo costante problema lo assaliva. Stava vivendo tutta la sua vita retrospettivamente, romanticizzando ciò che accadeva e scrivendo riguardo a ciò.
Scosse il capo, facendo ondeggiare violentemente la massa di capelli ricci che gli ricadevano sul viso sudato, cantò più forte, giusto per coprire la voce dei suoi pensieri.
Scorse  un cartello tra le tante mani in aria, lo lesse.
"Suonate Woman"
Si fermò per un secondo, perdendo un verso della canzone, e riprese subito.
Non avrebbe cantato più woman.
Almeno non hai concerti. Lui la cantava sempre quella canzone, così come Nana.
C'erano queste canzoni, così personali, che si era pentito di aver condiviso con i fan; nonostante dovesse tutto a loro.
Ma si sentiva così vulnerabile: perché aveva deciso di condividere il suo dolore con loro?
Non riusciva nemmeno a cantarle lui a volte, nemmeno se l'alcool gli annebbiava la mente, e tratteneva a sento le lacrime mentre le parole spezzate gli uscivano flebili dalle labbra ancora umide di vino. Sentirle costantemente lo stava facendo impazzire, aumentava la sua indifferenza verso le uniche cose che gli facevano ancora provare qualcosa; e il suo cinismo per quelle emozioni cresceva radicalmente.
No, non avrebbe cantato Woman.

L'odore stantio del chiuso si fece sentire non appena aprì la porta di casa sua con un leggero calcio.
Era tornato, finalmente.
Sorrise leggermente quando notò che tutto era esattamente come l'aveva lasciato.
Il vaso della pianta grassa leggermente rotto all'angolo in alto, quando Ross ci aveva sbattuto un piede contro.
La tapparella della finestra della cucina abbassata per metà, perché lui odiava le stanze eccessivamente illuminate, ma aveva pur bisogno di luce per scrivere.
E la sua cara vecchia macchina da scrivere, accanto alla quale sbucava una pila di libri accatastati malamente, che si era ripromesso di leggere una volta tornato.
Sfiorò quello in cima, sentì i millimetri di polvere che si erano depositati sulla copertina lucida sotto i polpastrelli incalliti dalle dure corde della chitarra, di cui già sentiva la mancanza.
La prese e iniziò a suonare qualche nota, poi si rese conto che stava intonando Woman, e lasciò perdere, lanciandola sul divano; emettendo un enorme sospiro pochi secondi dopo per paura di averla rotta- era quella nera, la sua preferita.
Estrasse una sigaretta dal pacchetto stropicciato che entrava a fatica nelle tasche eccessivamente strette degli skinny neri, ormai consumati, ma che ancora si ostinava a tenere.
L'arancio sbiadito del sole entrava dalla solita tapparella, disegnando un'ombra curiosa sul mobile marroncino- marrone poco meno degli occhi di Ross, ma sicuramente più dei suoi- e continuava a fissarla mentre le sue mani cercavano qualche bottiglia nella dispensa.
Dovrà pur esserci qualcosa.
Come se fosse un gesto naturale le sue dita strinsero il collo di una bottiglia di tequila, con gentilezza.
Già, di tequila. Storse un po' il naso quando la vide, avrebbe preferito il suo solito vino rosso- beveva solo quello o appunto, la tequila- ma non se ne parlava proprio di andare a comprarlo, quindi smise di lamentarsi e ne mandò giù un bicchiere, senza aver ancora staccato gli occhi dall'ombra.
Succedeva che spesso si fissasse su dettagli -apparentemente- insignificanti, e che li osservasse per ore senza poi farci nulla. Guardava e basta.
Apprezzava.
Certe volte avrebbe voluto non esistere. Non essere attore ma comparsa.
Voleva solo osservare e apprezzare tutto quello che passava sotto i suoi curiosi occhi marroni.
Ma non poteva, era un po' come la legge gravitazionale.
Se c'è una massa nel campo gravitazionale, questa lo modifica pur restando immobile; è il suo solo essere che implica cambiamento.
Così era per lui: non poteva solo restare a guardare perché osservare lo avrebbe poi portato a fare qualcosa- la maggior parte delle volte qualcosa di stupido.

E così si ritrovava a pensare, la sua testa esplodeva a volte, tanti erano i suoi pensieri.
Quella sera pensava anche un po' ad Eileen. Se lo chiedeva spesso che fine avesse fatto, e se lei pensasse ancora a lui. Rise rumorosamente non appena si rese conto di quello che si era domandato, che stronzata.
Lei magari se l'era anche dimenticato, non era nient'altro che uno degli innumerevoli nomi sulla lista di Eileen.
Ma forse, dopo tutto non gli dispiaceva. Erano passati tanti anni ormai, e non valeva la pena rimuginare così tanto su quell'argomento.

Erano passate tre ore e ventotto minuti, ma Matty era ancora appoggiato al lavello della cucina, con lo stesso bicchiere di vetro trasparente ormai vuoto- e l'aveva svuotato più volte.
L'ombra ormai non c'era più, il sole era stato inghiottito dalle nubi londinesi che stavano scaricando tutta la loro pioggia vigorosamente.
Quando sentì le gocce d'acqua ticchettare insistentemente sulla finestra girò lo sguardo. Si era incantato come al solito.
Si mise il giubbotto di pelle nero, e uscì.
Sotto l'acqua, da solo.

Il cielo plumbeo donava un'aria malinconica a Manchester, le cui strade erano deserte. Erano in pochi quelli che scendevano quando pioveva così forte, e Matty era uno di quelli. I suoi ricci erano ormai bagnati, così come il suo giubbotto; i suoi anfibi affondavano nelle pozzanghere- era anche lui che ci andava di proposito, si divertiva a vedere l'acqua schizzare-
ma ormai era arrivato.
Doveva ancora esserci, per forza.
Si aggirò per Mosley Street come i vecchi tempi, ancora prima di diventare famoso, quando la musica rappresentava solo un gioco o uno sfogo, e non era stata ancora sporcata con i soldi.
Sorrise ampiamente mostrando gli incisivi sporgenti quando la vide. C'era una vecchia casa, in mattoni rossicci-ormai sbiaditi- accanto alla quale si trovavano delle scale che scendevano in una sorta di galleria. Era da sempre il suo rifugio, e l'aveva condiviso con pochi.
Non appena vi mise piede i suoi occhi si arrossarono un po', ma decise di scacciare le lacrime con una sigaretta.
Era li che aveva fatto i preliminari con una ragazza- come gli aveva detto lei (più o meno)
Era li che aveva provato a fumare le prime volte- dopo che gliel'aveva insegnato.
Si sedette sull'asfalto suicido e umido, proprio come tanti anni fa, tanto non gliene fotteva un cazzo dell'aspetto che i suoi pantaloni avrebbero avuto quando si sarebbe alzato, e iniziò a fumare.
Tirava, aspirava e cacciava il fumo.
E ancora.
E ancora.
Con la testa poggiata contro il muro, e gli occhi chiusi.
Tossì un po', all'improvviso, e si maledisse per aver iniziato a fumare, ma poi pensò che anche Kerouac, Burroughs e Ginsberg fumavano, quindi avrebbe continuato senza darci troppo conto.
Si sentiva così solo.
Si morse l'unghia del mignolo, continuando a divorare la pellicina a sinistra.
Ma le persone, se non fosse stato famoso, l'avrebbero amato?
E gli altri, quelli che gli erano vicino, lo amavano perché era famoso, o perché era lui?
Era ancora rimasto qualcosa di lui togliendo la fama?
Si era spersonalizzato.
Chi era il vero Matty?
Si accese un'altra sigaretta, lo aiutava a pensare- o almeno così giustificava l'averne fumate più di una dozzina ogni giorno.
La pioggia continuava a cadere prepotentemente sulle strade grigie, e nonostante fosse primavera-quasi estate- l'umidità rendeva l'aria insostenibile (non solo per i capelli di Matty che si gonfiavano più del solito).
Si alzò, spegnendo la cicca con il piede sinistro, e senza aver trovato una risposta alle sue dannate domande si avviò verso casa.
Era così stanco, aveva bisogno di una tregua, forse nemmeno stare a casa, a Manchester era una buona idea.
Sorrise.

AYEEE.
Boh.
Non so che dire.
È stata un'impresa, fallita miseramente.
Il prossimo capitolo sarà migliore, lo giuro.
Lo giuro.
Per il momento vi lascio con sta cagata, sorry :c

fatemi sapere che ne pensate ♥ e grazie a pi8f per aver recensito ♥♥


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Capitolo 2
*** 1.Eileen ***


 

 

1. Eileen.

 

alle serate notturne, all'alcool e alle sigarette fumate per noia, alle donne, quelle vere, che sentono e combattono;
a Matty e ad Eileen.

La sua ombra si stagliava sfocata nell'oscurità, così come le ombre cinesi sul muro bianco della sua vecchia cameretta, quando giocava fino a notte fonda, quando era tutto più facile, e perfino il silenzio era piacevole.
Camminava con passo fermo, deciso, sicuro. C'era qualcosa però, forse nel modo veloce in cui si scostava i capelli dal viso- quasi come se fosse un tic, o forse nel modo in cui portava la mano destra, tremante, vicino alle labbra, per accendere la sigaretta che stringeva con i denti, che faceva trasparire la più schietta insicurezza, indossata sempre con eleganza però, così come la pelliccia nera scadente, nella quale sprofondava per ripararsi dalla brezza primaverile.
Faceva freddo a Belfast, di notte.
La strada era deserta, le poche macchine che c'erano sfrecciavano silenziose, fuggivano come una mandria d'animali spaventati.
Un'auto però, si distaccò dal branco, e accostò vicino ad Eileen che senza scomporsi si affacciò al finestrino aperto di questa, scambiò una veloce occhiata con l'uomo all'interno e salì, dopo aver gettato la sigaretta.
La strada era buia, ma le piaceva la notte. Il cielo era scuro, c'era qualche stella sparsa; ce ne era una che brillava più dell'altre, quasi per dispetto, e mostrava sfacciatamente la sua bellezza in confronto a quelle che si trovavano nei paraggi, che scomparivano dietro le nuvole grigie per la vergogna.
«Quanto è per un'ora?» l'uomo spezzò il silenzio con la sua voce impastata.
«60£» rispose semplicemente.
«Sono Allen»
«Eileen»
«Raccontami di te»
«Sono Eileen, è tutto ciò che devi sapere»
Allen spostò la mano destra dal volante e la mise sulla radio, accendendola.
«Cambia stazione, non mi va di sentire questa canzone» disse Eileen scuotendo leggermente il capo.
«perché?»
«Senti mi vuoi scopare o no?! Sbrigati, è ancora presto, non sarai l'unico stanotte»
Allen accostò la macchina al marciapiede, la spense ed estrasse le chiavi, riponendole con cura nella tasca dei suoi pantaloni neri stropicciati.
Salirono le scale del palazzo grigio di fretta, la pelliccia finta di Eileen strisciava sulle mattonelle sudicie dell'appartamento che evidentemente non vedeva una mano femminile da molto. Notò delle foto di Allen appese alla parete, con una donna bionda, e due bambini. Era divorziato.
Le aprì la porta della camera da letto.
«Vuoi davvero farlo qui?» gli chiese
«dove se no?»
Allen si stava innervosendo, le puttane la bocca la aprono solo per ingoiare, non per parlare.
«Mi sembra rispettoso farlo nello stesso posto dove hai fatto l'amore con tua moglie» obiettò la mora.
Stavano temporeggiando troppo, e ormai Allen non aveva quasi più voglia.
Prese il suo portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni e estrasse le 60 sterline.
«Prenditi questi cazzo di soldi e muoviti, prima che mi innervosisca»
Eileen li afferrò con fretta, e li posò nella tasca della sua pelliccia.
Ci diede poco conto, cercò di ignorare l'atmosfera inquieta che si respirava in quelle mura.
Quante urla ci erano state in quella camera?
Quante parole bisbigliate ci erano state?
E lei, era la prima prostituta con cui Allen tradiva la moglie?
Cercò di distrarsi i suoi pensieri, non le faceva bene pensare.
Sentiva le mani di Allen stringerle i capelli, tenerle la testa saldamente; era uno scenario tipico. La sua routine era questa ormai, e a lei non faceva più effetto.

Si pulì la bocca con il dorso della mano. Afferrò la giacca e andò via, sentendo un «ciao» da parte di Allen, ancora nudo nel letto.
Aveva una sigaretta tra le labbra, l'insipido del filtro le si insinuava nella bocca, ma l'amaro del fumo non era abbastanza forte da poter cancellare il suo sapore.
Entrò in un bar, ce ne erano tanti di bar a Belfast, sfatti, che crollavano su se stessi, mezzi vuoti ma che si tenevano ancora spudoratamente in piedi. Come Eileen.
Prima di entrare però, aprì la sua pelliccia nera, abbassandosi il vestito grigio stretto che portava sotto, mettendo in bella mostra il suo seno.
L'odore pregnante dell'alcool entrò nelle sue narici non appena mise il piede destro nel bar, brulicante di persone.
Le pareti con l'intonaco leggermente scrostato erano decorate con animali impagliati, trofei di qualche battuta. Era sempre stata contro la caccia Eileen, da piccola aveva sempre voluto un cane, magari un Labrador, ma la mamma non gliel'aveva mai fatto prendere.
C'erano circa cinque uomini seduti attorno al bancone di legno intarsiato, bagnato dalla birra che ricadeva dai boccali stracolmi, ingurgitati in fretta, per abitudine, dalle figure sporche accomodate sugli sgabelli di pelle rovinata.
Eileen si sedette sull'ultimo a sinistra, ancora libero; accanto a un ragazzo, la cui scintilla negli occhi azzurri faceva a pugni con il triste grugno che aveva stampato sul volto.
Si girò un po', notando Eileen che stava ordinando un bicchiere di tequila.
Lo guardò con la coda dell'occhio, osservandolo attentamente. Bisogna sempre osservare prima la preda.
Aveva i capelli biondissimi scompigliati che ricadevano sulla fronte sudaticcia, le mani con le unghie mangiucchiate, forse per il nervosismo, e le dita ossute che stringevano saldamente il bicchiere di birra.
Eileen con uno scatto di testa riportò indietro il ciuffo moro che le era ricaduto sul viso, ottenendo un fischio d'apprezzamento dal quarantenne seduto difronte a lei; che si zittì non appena si ritrovò gli occhi gelidi del biondo addosso.
Era fatta.
Si alzarono assieme e entrarono nel bagno, richiudendo la porta alle loro spalle.
Aveva gli occhi azzurri lucidi, arrossati, ovviamente per la troppa birra mandata giù per dimenticare.
Eileen si chiese immediatamente perché stesse bevendo, cosa volesse scordare. Magari l'università- faceva decisamente l'università per Eileen, si vedeva dal portamento- o magari la famiglia; o l'ex fidanzata.
Il cesso nel quale erano entrati era piccolo, stavano l'uno contro l'altro schiacciati vicino la parete fredda e sporca del bagno, ricoperta da scritte e disegni osceni.
«Come ti chiami?» gli chiese Eileen.
«Dave. Tu?»
«Chiamami con qualsiasi nome tu voglia» rispose prima di slacciargli i pantaloni che gli coprivano malamente le gambe magre.

Strinse i soldi tra le mani con forza quando lei e Dave uscirono da li dentro.
«Ciao Kristine» sorrise Dave, ritornando ad accupare il suo sgabello, che era rimasto vuoto, come se gliel'avessero conservato.
C'era la radio accesa nel bar, e la canzone che Eileen odiava risuonava tra le mura. Si tappò le orecchie.
Eileen uscì, trascinandosi sui tacchi neri che tanto odiava, ma facevano parte dell'abbigliamento.
Camminava veloce, verso il suo appartamento; una misera stanza in un palazzo a Belfast, situata al penultimo piano.
Salì le scale a fatica, maledicendosi per aver fumato così tanto, se lo ripeteva sempre che avrebbe dovuto smettere e puntualmente non lo faceva mai.
Infilò a fatica la chiave nella toppa girandoli prima a sinistra- il lato sbagliato- e poi finalmente a destra, aprendola.
La richiuse con un calcio dietro di se, spogliandosi immediatamente, stendendosi sul materasso poggiato sotto la finestra mezza nuda, cercando di non pensare più a nulla; ma non volendo auto convincersi che le cose sarebbero andate meglio perché alla fine il suo lavoro le piaceva.
Si sentiva padrona, aveva il potere nelle sue mani, era una sorta di divinità che controllava le sue marionette come meglio voleva, e questo la faceva sentire viva.

AYEEE.
Ma guardate un po' chi è tornata.
Non riesco proprio a stare senza scrivere, scusatemi.
Tanto questa storia avrà 5-6 capitoli, tranquilli, scomparirò a breve nuovamente.
È ispirata a woman dei 1975, amo quella canzone.
Matty disse che woman "riguarda una prostituta che ho conosciuto a Belfast. Non ho propriamente dormito o abusato dei suoi servizi in ogni modo- mi sono innamorato un po' di lei. Era molto più grande di me. Sono diventato completamente ossessionato da lei in una notte- il fatto che lei usasse la sua bellezza e la sua femminilità per guadagnarsi da vivere o in altro modo- era molto interessante, un'idea entusiasmante per me. L'amavo un po' quella prostituta."
Mi sono sempre chiesta se matty pensi ancora a lei, ogni tanto, magari quando canta woman, o se si chiede mai che fine abbia fatto. Ma soprattutto mi chiedo che cosa abbia pensato lei la prima volta che l'ha sentita- ammesso che l'abbia fatto.
Quindi spero che questa storia possa piacervi, è scritta per soddisfare le mie - e spero anche vostre- curiosità.
💙💙

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Capitolo 3
*** 3. An encounter ***


3. An encounter

 

a Belfast
e ai prati verdi dell'Irlanda del nord,

alla tequila e a Matty ubriaco,

e -soprattutto-ad Eileen ferma sulla strada.

 

 

Parcheggiare fu complicato come al solito, soprattutto negli stretti vicoli di Belfast- e il tutto reso ancora più difficile dai ricci sudati che gli ricadevano sulla fronte.
Non l'aveva detto a nessuno.
Era tornato a casa e aveva dormito scomodamente sul divano, non voleva dormire nel letto, si sarebbe scocciato troppo di rifare le lenzuola ma non avrebbe sopportato l'idea di averle lasciate sfatte.
Aveva fatto colazione con il tè alla vaniglia del bar sotto casa sua- quello che faceva dei biscotti allo zenzero il cui odore gli faceva salire il vomito.
Era partito alle sette e quarantatré di mattina, stava in macchina stringendo il volante più del solito, mordendosi fortemente l'interno della guancia per trattare qualche lacrima immotivata, repressa da tempo.
Aveva finito il pacchetto da venti che aveva comprato al tabaccaio accanto al bar, dove il vecchio Jim vendeva le stecche di sigarette. Le prime volte che andava a comprarle, a sedici anni, litigavano sempre lui e Jim perché "non c'hai l'età ragazzino" era un pretesto sufficiente secondo Jim per non dare il tabacco a Matty, anche se lui era pronto a offrire il doppio-tanto i soldi erano del padre.
Ma poi aveva imparato. Doveva andare li sicuro, con aria strafottente, e chiedere le sigarette come se niente fosse, e alla fine gliele davano- proprio come gli aveva insegnato lei.
Aveva continuato a guidare, sempre più veloce, mentre respirava a fatica perché nell'auto lui fumava sempre con i finestrini chiusi fino a quando la puzza si faceva insopportabile. Aveva preso il traghetto a Stranrær respirando a pieni polmoni l'umidità della Gran Bretagna.
Era arrivato il pomeriggio a Belfast, e ora era quasi mezzanotte e provava a parcheggiare a Hyde Street perché li non si pagava il ticket;ma la sua auto di inserirsi tra una Ford nera e l'audi dello stesso colore non me voleva proprio sapere, così mandò il mondo a fanculo- per l'ennesima volta da quando aveva imparato a farlo- e parcheggiò in seconda fila, al diavolo le multe- avrebbe voluto pagarle con i soldi del padre ma adesso che li aveva anche lui avrebbe lasciato Tim in pace.


Camminava sempre stretta nella sua pelliccia, impregnata dalla puzza di fumo.
Non c'erano stelle quella notte a farle compagnia, era sola, e la sua ombra rimase con lei per ore. Si erano fatte quasi le due ormai.
Forse Eileen non era più attraente come dieci anni fa, e la auto preferivano restare compatte nel loro branco piuttosto che staccarsi per una brutta prostituta che stava invecchiando.
I fianchi s'erano fatti più larghi, così come le cosce che presentavano qualche leggera smagliatura. I suoi occhi verdi avevano perso la loro lucentezza e quello che un tempo era un verde smeraldo ora non era nient'altro che un verde petrolio, così scuro che sembrava il nero dei suoi capelli, i quali presentavano anche qualche filo bianco di troppo.
Eileen s'accese un'altra sigaretta e decise di andare nello stesso locale della scorsa notte, magari Dave era ancora li. C'era qualcosa di familiare in lui, e sapeva esattamente cosa era, ma non voleva ammetterlo.
Tirò nuovamente giù il suo vestito prima di entrare, doveva farsi notare in qualche modo ora che la sua bellezza non bastava più.
Cercò la sagoma di Dave seduta sullo stesso sgabello ma dopo aver notato la testa del biondo si soffermò su ben altro.
Scorse la sua testa, coperta da una marea di ricci scompigliati. Stava seduto al bancone, con la schiena storta, curvato in avanti, forse perché non si era mai imparato a stare dritto, o perché era già ubriaco- c'era una bottiglia di vino accanto a lui, vuota.
Eileen si avvicinò passandogli vicino, forse si era sbagliata. Dave le sorrise e lei si sedette accanto a lui scorgendo il viso di Matty che non era cambiato da quella notte.
«Kristine» la richiamò «che fissi?»
Anche Matty la stava osservando, ma forse non era così lucido da riconoscerla; perché lui, nonostante fosse invecchiata, l'avrebbe riconosciuta comunque giusto?
Eileen si morse le labbra tinte di rosso.
«il bagno, si è appena liberato, andiamo» disse trascinandolo nel cesso putrido che era ancora più sporco dell'altro giorno.

Stringeva con forza la banconota da 100£ che gli aveva dato Dave, gli aveva fatto un bel lavoro, si era meritata quei soldi.
Matty era ancora li, più proteso in avanti, e con un'altra bottiglia accanto alla prima.
«Torni anche domani?»
«Forse»
«A domani Kristine, forse»
Dave richiuse la porta dietro si sé, e Eileen si sedette accanto a Matty, cercando di restare calma. Doveva riconoscerla.
Notò che stava bevendo della tequila, e sorrise tra se e se. Eppure stava esagerando, ma evidentemente le star sono abituate alle sbornie.
«Ciao» le disse girandosi poco verso di lei, stringendo il bicchiere mezzo vuoto.
«Ciao»
«Quanto vuoi?» Eileen non se l'aspettava. Non da lui.
«60£» rispose. L'avrebbe trattato come tutti.
«Ho sentito che quel ragazzo ti chiamava Kristine» ingurgitò il resto della tequila pulendosi le labbra con il dorso della mano «è un bel nome»
«Già. Ed è tutto quello di cui hai bisogno» commentò flebilmente.
Doveva essere colpa dell'alcool, non poteva essersi dimenticato di lei.
Ma chi voleva prendere in giro? Lui era famoso ormai, chi sa quante se ne era fatte di prostitute, magari anche più belle e giovani di lei.

Non riusciva a vedere chiaramente, era tutto offuscato, non solo a causa dell'oscurità della stanza d'albergo che aveva affittato per una notte, ma anche per il troppo alcool che gli impediva di pensare chiaramente. C'era una donna nuda sotto di lui, e sentiva le sue unghie entrargli nella carne della schiena e graffiarla- quasi con rabbia- mentre lui spingeva.
Eileen lo guardava e cercava di tenere duro. Non l'aveva visto bene nel bar, il suo viso era cambiato.
Il suo sorriso ingenuo era diventato un solco apatico sul viso che prima era illuminato dagli occhi castani, ora più tristi e scuri; smorti.
Non c'era più entusiasmo dentro di lui, era stato completamente svuotato di ogni cosa e la sua voce tremante e insicura era stata sostituita da un timbro più deciso e atono.
Quella notte ad Eileen fece più male del solito.

Lo sentiva respirare rumorosamente accanto a lei; un piccolo sorriso le spuntò quando notò che dormiva ancora raggomitolato.
Si passò una mano tra i capelli sudati, scompigliandoli. Eileen si girò sul fianco destro, nella direzione di Matty che si mosse verso di lei mentre continuava a dormire e allungò la mano destra.
Gliel'accarezzò delicatamente e Matty gliela strinse, lasciando Eileen sorpresa.
Restò così per un po'.
Era ancora buio, la luce della luna filtrava dalla finestra e illuminava i loro volti stanchi. Eileen tirò lentamente indietro la sua mano, per evitare che Matty se ne accorgesse, e si alzò dal letto, iniziando a raccogliere il suo vestito e la sua pelliccia- che puzzava ancora di più.
Lo fissò mentre era sulla soglia. Stava per andare via, ma non poteva abbandonarlo così nuovamente.
Prese un pezzo di carta e ci scrisse qualcosa sopra, con la penna dell'albergo e la lasciò sul cuscino di Matty, che dormiva ancora.
Eileen non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, era cambiato così tanto. Ce l'aveva fatta a conseguire il suo sogno, sapeva che avrebbe dovuto essere felice per lui ma dopo questa sera non lo era.
Era diventato così per colpa della fama?
Come aveva fatto a sprofondare ancora di più in quella tristezza,che se da adolescente sembrava solo depressione adolescenziale, ora lo stava divorando vivo lasciandolo senza più nulla?
Gliel'aveva visto dritto negli occhi il vuoto, quando lui spingeva con forza e la mangiava con lo sguardo. Era dalla prima volta in cui si prostituì che non si sentiva così sporca e a disagio.
Era stato proprio come con gli altri.
Non era nient'altro che un oggetto, e forse avevano anche ragione. Lei non era niente.
Non aveva tutto il potere che credeva di possedere, era solo succube dell'effimero piacere corporale degli altri uomini.
Si morse il labbro.
Aprì le labbra per dire qualcosa, ma preferì tenerla per sé e mormorò solo un «mi dispiace» impercettibile richiudendo quella porta che aveva custodito quello che era successo quella notte, e che lei avrebbe tanto voluto dimenticare.

AYEEE.
Non mi uccidete.
Forse non era l'incontro in cui speravate, lo so. Ma hey, la vita non va sempre bene eheh.
Spero di non avervi deluse, vi voglio solo anticipare che si incontreranno nuovamente.
Non mi andava di descrivere le scene "hot" anche perché non mi andava di farlo(?) e penso che entrerebbe in contrasto con il clima della storia.
Spero che vi sia piaciuto,recensite (ringrazio ancora pi8f per aver recensito)
Love you💙

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Capitolo 4
*** 4. In the night ***


4. In the night.


 

 

alle conversazioni notturne
e ai segreti svelati di notte, quando tutto sembra più leggero
e la luna ci rende più felici.

 

 

 

Un altro conato di vomito si fece spazio nella sua gola per poi finire nel cesso.
Bere così tanto non era mai una grande idea, e lo sapeva, ma non riusciva a contenersi a volte.
Prese un sorso dall'acqua del rubinetto del bagno, per poi sciacquarsi la bocca e sputarla nel lavandino.
Disegnò con le dita il contorno delle sue occhiaie seguendole guardandosi allo specchio: era un disastro, ma quanto aveva bevuto?
Era stanco, aveva fatto un incubo nella notte. Aveva sognato di aver incontrato Eileen, e di non averla riconosciuta. L'aveva scopata nella stanza d'albergo come avrebbe fatto con qualsiasi altra, mandando all'aria tutti i suoi piani dove voleva parlarle. Non le aveva detto nulla. L'aveva anche colpita a un certo punto. Era la parte peggiore del suo sogno, le aveva stretto le mani sotto la mascella violentemente, e forse l'aveva schiaffeggiata. Era un sogno confuso.
Tornò nella stanza ancora stordito, e si sedette sul letto per infilarsi i pantaloni, quando un pezzo di carta attirò la sua attenzione.
Lo afferrò e lo lesse.
"Non hai più nessuna donna ora, Matty. -Eileen"
Lo lasciò cadere per lo spavento.
Allora non era un sogno, era tutto accaduto per davvero. Possibile? Come aveva potuto non riconoscerla? Come aveva potuto alzare le mani su di lei? Si portò le mani in faccia toccandosi le labbra e iniziando a mordere nervosamente l'unghia del mignolo.
Rilesse nuovamente il foglio. L'aveva abbandonato di nuovo, ma non poteva darle torto.
Notò che c'era una cancellatura dietro. Lo porto davanti la finestra, per leggerlo in controluce.
Sotto lo scarabocchio nero della penna si leggeva Linen.
Linen. Ci pensò su e poi si ricordò che il vicolo dietro la Linen Hall Library era il posto dove si erano visti la prima volta.
Non poteva averlo scritto casualmente, lei voleva che lui andasse li.
Doveva almeno chiederle perdono.
O avrebbe dovuto lasciar perdere? Nel dubbio, fumò l'ultima sigaretta del pacchetto.

L'estate iniziava a farsi sentire, c'era un leggero vento caldo che gli scompigliava i ricci mentre stava fermo con le mani in tasca e la schiena contro il muro in mattoni del vicolo accanto alla libreria.
Non vedeva l'ora di vederla, aveva deciso di rimanere sobrio dalla mattina, non poteva rovinare tutto di nuovo.
Estrasse il suo cellulare, intasato dalle notifiche dei social, e notò che erano già le 22:30.
Poi la vide. Riconobbe la montagna di capelli neri sciolti che le copriva la maggior parte del viso- tanto le puttane non devono avere un bel viso.
Portava i tacchi neri, così come la sua pelliccia, e un vestito, blu scuro questa volta, che le metteva in risalto le forme, ora più mature rispetto a quando la vide anni fa.
Corse da lei, non perse tempo.
Sorrideva così tanto.
Non appena arrivò a pochi centimetri da lei si fermò per osservarla meglio; si era accorta di lui e aveva tirato i capelli all'indietro.
«Eileen, sono Matty. Ti ricordi di me?»
Eileen rise.
«L'unico a non ricordarsi di me sei tu Matty»
«Però l'ho capito. L'ho capito il riferimento alla libreria, non ho mai dimenticato, ieri sera la mia mente era solo offuscata dall'alcool» le afferrò la mano e Eileen si bagnò le labbra con la punta della lingua per evitare di lasciarsi scappare un sorriso.
«Ho bisogno di chiederti una cosa» continuò «non ricordo veramente nulla di ieri sera, ho qualche frammento sconnesso. Ti ho picchiato? Ti prego dimmi che non l'ho fatto» parlava velocemente, si evinceva la paura nella sua voce.
Eileen sospirò, non ci aveva pensato quella sera, voleva dimenticare la mani di Matty strette attorno alla sua mascella con così tanto vigore.
«Mi hai dato uno schiaffo, uno solo. E mi hai stretto le mani attorno al viso. Ma non mi hai fatto niente Matty, non preoccuparti» rispose aprendo le braccia, pronte ad ospitare Matty in lacrime che singhiozzava disperatamente.
«Cazzo non volevo. Non ero io. Ti prego, perdonami»
Eileen lo guardò con tenerezza, non disse nulla.
«Esci con me stasera?» le chiese speranzoso «voglio parlare con te, ma non restiamo qui, si sta facendo tardi»

Correvano entrambi come due pazzi sull'erba, Eileen aveva i tacchi tra le mani e rideva come non mai, mentre Matty continuava a cantare a squarciagola nel parco.
«We are kings» urlava il testo di Wolves, era una delle prime canzoni che aveva scritto con i ragazzi, l'aveva anche tatuata.
«Matty basta! Se ci beccano ci fanno il culo!»
«Ma noi siamo i re, non ce ne importa di loro. Vuole salire a cavallo mia regina?» domandò ridendo, abbassandosi con la schiena per prendere Eileen a cavalluccio, senza aspettare nemmeno il suo consenso.
Dopo non più di tre passi caddero assieme sull'erba umida, morbida.
Matty aveva gli occhi sbarrati e la guardava dritta nelle iridi che erano dello stesso colore del prato; non era invecchiata molto, era ancora bella.
Aveva lo stesso sorriso di sempre, arricciava il naso come faceva prima, le sue sopracciglia erano sempre l'una diversa dall'altra. Si chiese se le sue labbra fossero ancora morbide come quella sera, s'erano dati un piccolo bacio sulla bocca, che però lui non aveva mai dimenticato. Dopotutto quello era pur sempre il suo primo bacio- quella sorta di leccata di faccia che si erano dati lui e Lucy Kygh a scuola a tredici anni non contava.
Si avvicinò a lei lentamente, Eileen avrebbe dovuto girare la testa, ma non lo fece.
Si baciarono piano, le labbra di Matty si univano a quelle coperte di rossetto di Eileen, che aveva una mano stretta attorno al suo collo. La sua lingua gli leccava le labbra, mentre Matty aveva le dita impigliate nei capelli di Eileen che continuava a baciarlo con dolcezza. Aveva paura Matty, coglieva anche un po' di tristezza in quel bacio, ma decise per la prima volta di concentrarsi veramente sul momento e di lasciar perdere tutte le sue paranoie, e la strinse di più a sé, mordendole il labbro inferiore.
«C'è ancora qualcosa di diverso nella mia bocca?» chiese, e sorrise non appena Eileen annuì leggermente.
«Perché?» gli chiese all'improvviso «Perché sei tornato ora Matty? Avresti dovuto salvarmi tanto tempo fa» continuò rabbiosa, con le lacrime agli occhi.
«Ma che cosa volevi che facessi Eileen? Non potevo fare nulla, ma tu si. Tu dovevi cambiare la tua situazione» le urlò.
«cosa avrei potuto fare secondo te? Non potevo smettere di punto in bianco»
«Si che potevi. Avresti potuto,ma non volevi. Non c'era niente che ti impedisse di alzarti una mattina e di andare a cercare un lavoro migliore senza sporcarti in questo modo»
«"Sporcarmi"?» sottolineò furiosa «Mi sporco per la gente come te!»
«Ma che cazzo volevi che facessi Eileen, frequentare una prostituta?» disse evidenziando l'ultima parola con disprezzo.
«La prima persona che dovrebbe farti schifo sei tu!» gli puntò il dito contro «dai sempre la colpa agli altri perché non sei capace di assumerti le tue responsabilità, saranno passati anche dieci anni da quella merda di notte ma sei ancora lo stesso ragazzino ingenuo.
Non osare pronunciare la parola prostituta con disprezzo, noi lavoriamo per voi, se non ci fossero persone che avessero bisogno di noi probabilmente adesso sarei chi sa dove, magari anche felice e con un bambino. Non avevo altra scelta»
Matty rimase in silenzio.
«Non avrei potuto salvarti»
Eileen sospirò.
«Lo so» cercò di nascondere la lacrima che usciva dal suo occhio destro asciugandola, ma Matty la notò e la precedette, eliminandola con il suo pollice.
«Non piangere, per favore» teneva nuovamente il suo viso lungo tra le mani, ma questa volta con gentilezza.
«Non è colpa tua» Eileen riprese a parlare «so perfettamente che non avresti mai potuto stare con una come me» fu lei questa volta ad aggiungere la punta di disprezzo alla fine «mi piace il mio lavoro però. È bello sentirsi apprezzati per il proprio corpo, anche quando non è bello. È bello essere padrone di persone che non conosci, è bello lasciare un segno indelebile in vite che non ti appartengono. È un po' come fare il cantante, no?»
Matty preferì baciarla nuovamente, con ancora più dolcezza di prima, tenendole il volto fermo tra le mani, e lasciandole un bacio a stampo anche sulla fronte.
«Vieni via con me Eileen. »
«Non posso Matty, non potrebbe funzionare. Usa il tuo cervello Matty, sono pur sempre una prostituta. E ho dieci anni in più di te, cosa ti direbbero i giornali se scoprissero che stai con una prostituta trentasettenne? Ti distruggerebbero la carriera, e io non posso permetterlo»
Aveva ragione, le cose non sarebbero andare come aveva sperato.
«L'hai mai sentita Woman
Le labbra di Eileen si schiusero un un grande sorriso.
«Ovviamente. Quando sentii il tuo nome in radio fui così felice. Me lo dicesti tu che volevi cantare, e sapere che ci eri riuscito mi riempì il cuore di gioia. Ho sempre ascoltato tutte le canzoni, mi passavo il proprietario del negozio di dischi che me li dava gratis se ne avevo bisogno.
Mi ricordo che mi misi seduta per terra e iniziai ad ascoltare tutto, e poi partì Woman.
Già alle prime note mi si riempirono gli occhi di lacrime, la melodia era malinconica, però era dolce. Poi però ho sentito il testo, e ho capito che stavi parlando di me. Io, per la prima volta, avevo portato a qualcosa di buono.
Credevo che ti fossi dimenticato di me, e invece mi avevi scritto una canzone.
Hai preso le parti migliori della nostra notte e le hai raccontate quasi piangendo tra le note di quella chitarra.
Ho amato quella canzone, e la amo ancora. So che non la canti quasi mai dal vivo, piangi. Se l'ascolto piango anche io. Credevo di mancarti per davvero mentre sentivo quella musica, e ora che me l'hai detto so che è così. Mi sei mancato anche tu. Ma solo perché ci manchiamo non significa che dobbiamo stare assieme.
È stato bello rivederti Matty, ma ormai la mia vita è questa, e non posso fare più nulla per cambiarla»
«Lascia che te la canti, ti prego»
«Non posso, non voglio piangere davanti a te»
Ma Matty la ignorò.
Erano ancora seduti sull'erba, Eileen asciugava le sue lacrime nella maglietta nera di Matty che canticchiava Woman accarezzandole la testa.

I raggi del sole iniziarono a farsi spazio nel cielo notturno, come luce che filtrava tra le crepe di un muro.
«Credo che sia arrivato il momento di salutarci» gli disse quando si alzarono.
Matty l'abbracciò, la tenne stretta a sé; non voleva lasciarla andare. Cercò nuovamente le sue labbra ma lei scosse il capo.
«Non posso lasciare che mi baci ancora, non riuscirei a lasciarti andare via poi» e si limitò a scostarle con gentilezza il ciuffo dietro agli occhi.
«Spero di rivederti presto Eileen»
«Anche io Matty»

Camminava stretta nella sua pelliccia nera, e si dirigeva nel solito bar, dove cercava di trovare Dave, un ragazzo biondo sulla trentina.
«Ciao» lo salutò quando lo vide.
«Quasi non ci speravo più che saresti venuta, che hai fatto?»
«Ho parlato con» sorrise quasi impercettibilmente «con il mio uomo»
«Con il tuo uomo?»
«È una lunga storia»
«Abbiamo quel che rimane dell'alba Kristine»
«Eileen. Mi chiamo Eileen» sorrise.

 

 

AYEEEE.
Non so cosa dire. Ho provato a far addolcire Matty, spero di avervi strappato un sorriso. Tranquille, questo era il penultimo capitolo, che spero vi sia piaciuto.
Non volevo che finisse così ma alla fine dovevo pur sempre fare qualcosa riconducibile alla realtà.
Forse non tutte si aspettavamo Eileen 37enne ma ma Matty disse che era molto più grande di lui-che era troppo giovane per andare a letto quindi ho supposto che si siano incontrati quando lui aveva 15 anni e lei 25; ma ovviamente l'ho immaginato io.
Fatemi sapere che ne pensate, al prossimo capitolo 💙💙 (già è finita questa storia, piango)

ringrazio ancora pi8f per le recensioni, sei un tesoro!

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Capitolo 5
*** 5.Woman (epilogue) ***


5.Woman

 

10 anni prima.

 


Potevi sentirli ridere, urlare e scherzare a metri di distanza quei ragazzi che si muovevano nell'oscurità della notte. Illuminavano la strada con le loro sigarette accese, non ce ne era uno che non stesse fumando.
Quella sera erano più eccitati del solito, avevano deciso di fare una gita a Belfast. Se nessuno li conosceva, nessuno avrebbe fatto caso a loro, quasi tutti minorenni che si divertivano a fare cose illegali solo per far dispetto ai genitori.
Matty invece era un po' più dietro di loro, li aveva seguiti perché c'era qualcosa nel loro comportamento ribelle che lo attirava; si sentiva proprio come uno di quegli scrittori della Beat Generation.
«Lo sapete quale è la cosa più brutta del mondo?» esordì uno di loro «morire vergini»
«La verginità in generale fa schifo» osservò Sebastian.
«Già hai ragione» continuò Jonas «Matty» indicò il ragazzo che era rimasto in silenzio, ma seduto con loro, era una sorta di fantasma «stasera ti facciamo perdere la verginità, te ne troviamo una bella» concluse battendogli una mano sulla schiena. Matty non disse nulla.

Aspettava con la schiena vicino al muro in mattoni freddo del Lenin Hall Library, i suoi amici stavano parlando con una ragazza. Non la vedeva bene da lontano, ma era ovviamente una prostituta.
Perché volevano che perdesse la verginità non l'aveva capito poi. Cosa c'era di male nell'essere vergini? Aveva sempre pensato che forse avrebbe dovuto aspettare la persona giusta, evidentemente si sbagliava; riponeva una grande fiducia nei ragazzi.
Stavano tornando.
Senza dirgli niente lo condussero dalla ragazza, che lo prese per mano, e lo fece salire lungo una salita dove c'erano diversi appartamenti: entrarono un uno di questi.

As she mistakes my name I see the light come around

«Mark» lo chiamò lei.
«È Matthew in realtà, ma chiamami Matty»
«Ogni nome fa lo stesso, su, sbrigati. Sei vergine quindi?»
Matty annuì, lei sbuffò. Erano impacciati gli uomini quando si trattava della prima volta, e non aveva voglia di perdere tempo con un ragazzino di...di
«quanti anni hai scusa?» gli chiese
«quindici. Tu?» Eileen sbiancò. Non poteva farlo con lui, era poco più di un bambino.
«Venticinque»
«Sembri più giovane, sei bella»
Eileen sorrise involontariamente mostrandogli i denti bianchi, era stata
colta da un momento di dolcezza; non le dicevano che era bella da tanto tempo.

She said, "My name is Eileen, boy that's all you need"

«Non mi hai detto come ti chiami»
«Eileen, ed è tutto ciò che devi sapere»

I feel her hand come around

Si mise sul letto seduta accanto a Matty, e iniziò ad avvicinarsi a lui, che si scostò leggermente spaventato.
«Non sono sicuro di volerlo fare»
«Ti stanno costringendo quei ragazzi?»
«Costringendo non è il termine giusto»
«Senti se non vuoi fare nulla io vado»
«No!» Matty urlò impedendole di finire la frase.
«Ti prego resta, non andare» continuò.
«Fumi?» le chiese. Eileen annuì.
«Insegnami a fumare»
Si alzò e prese due sigarette, porgendogliene una. Forse non avrebbe dovuto, ma lo fece comunque. Gli accese la sigaretta che Matty rigirava curiosamente tra le mani.
«Ora guarda attentamente. Le prendi tra le labbra e tiri, fai un respiro profondo e cacci il fumo»
Aspirarono assieme ma Matty iniziò a tossire violentemente, e Eileen rise divertita.
«Tranquillo è sempre così all'inizio»
Riprovò altre due volte con lo stesso risultato, ma alla terza sembrò avere imparato.
«E poi come faccio a comprare le sigarette se sono minorenne?» le domandò ingenuamente.
«Vai la e guarda quel bastardo dritto negli occhi» Eileen puntò due dita prima contro gli occhi di Matty e poi contro i suoi. Non li aveva notati bene Matty gli occhi di Eileen, erano verde acceso, sembravano così brillanti.
«Gli dici che vuoi un pacchetto di sigarette. Deciso. Con strafottenza. Te le darà sicuramente» continuò.
Matty invece, continuò a guardarla.
«Sei la prima prostituta che porta i jeans»
«Che occhio arguto che hai» ridacchiò «non ti piacciono?»
«No, anzi, li adoro»

And her stone-wash denim jeans are darker than they seemed

«Sono così scuri»
«Mi piacciono i colori scuri»
«perché?»
«perché mi si addicono»
«che ti è successo che ti ha fatto arrivare fino a qui?»
Eileen si morse le labbra, non rispose.
«Non ti interessa ragazzino»
Silenzio.

«Eileen» la richiamò Matty «mi insegni a bere?»
La ragazza si alzò prendendo dal piccolo frigo bianco, che aveva la luce interna quasi rotta- lampeggiava a intermittenza- una bottiglia di tequila.
La aprì e prese un lungo sorso non appena si risedette sul letto.
«Bevi senza fare caso al sapore, questa brucia, ma è l'unica che ho. E poi è la mia preferita»
Matty ingoiò in fretta, la gola e lo stomaco gli stavano andando in fiamme ma resistette, non poteva mostrarsi debole. Si leccò le labbra, dopotutto non non era male.
«Piaciuta?»
«Molto»
Eileen raccolse la sua felpa che era sul pavimento e fece per andarsene.

Oh, and "this one's on the house I don't mind"

«Questa non me la paghi, offre la casa, non mi importa Matty»
Era così bello il modo in cui pronunciava il suo nome.
«No Eileen per favore, non andare già» si lamentò lui «Mi piace stare con te»
Si fermò.

«Mi insegni a baciare
«non hai baciato?» gli chiese.
«Ci ho provato, ma non è andata come speravo. Ci siamo più leccati che baciati» rise divertito.
Matty giocherellava nervosamente con le sue dita, c'era qualcosa nella voce di Eileen, nei suoi gesti che la rendeva attraente.
Sentiva il cuore battergli forte quando lei parlava, le sue mani iniziavano a sudare diventando appiccicose e cercava di asciugarle- senza dare troppo nell'occhio- strofinandole sulle lenzuola bianche del letto che occupava la maggior parte di quella stanza.
Eileen non disse niente, si sedette accanto a lui e iniziò ad avvicinarsi al suo viso, mettendogli prima la mano fredda sulla guancia destra.
Ci misero meno di un secondo per scontrarsi.
Matty si muoveva impacciato, non sapeva cosa fare, aveva solo gli occhi chiusi, mentre Eileen muoveva le sue labbra espertamente su quella quasi immobili di Matty. Lo fece lentamente, cercò di essere dolce. Fu più difficile del solito, era da tanto che non baciava qualcuno così.

It all tastes the same
But boy there's something different about your mouth

«Avete tutti lo stesso sapore, ma c'è qualcosa di diverso nella tua bocca» sussurrò non appena lo lasciò andare «non mi sto riferendo al bacio. Ma a come parli. Come ti comporti. Sei diverso. Mi piace. Sei così giovane e inesperto, oserei dire puro. Qualsiasi cosa succeda non perdere mai la luce nei tuoi occhi, me lo prometti?» gli porse il mignolo che Matty strinse ridendo.
Non riusciva a smettere di sorridere, aveva dato il suo primo bacio ad Eileen.
«Ce l'hai il fidanzato?» le chiese.
«Che cazzo di domanda è? Sei stupido per caso?»
«Giusto scusa, mi ero dimenticato» che stupido. Si maledisse mentalmente, aveva sempre l'abilità di rovinare le cose dicendo le parole sbagliate.
«Tu ce l'hai la fidanzata?» chiese Eileen scuotendo il capo.
«No»
«Quando ce l'avrai portala in un bel posto. Diglielo sempre che è bella, anche se lei sostiene il contrario, tu insisti. Dille qualche stronzata filosofica, dille che è una bellezza libera, bella senza bisogno di spiegazioni, come dice Kant. Impara a parlare bene, usa le parole per distinguerti da questa massa di ignoranti attorno a te. Tieni» Eileen si alzò e gli diede un libro «leggilo»
Mary lesse il titolo, sorrise.
«L'ho già letto, è il mio preferito» rispose restituendole una copia sgualcita di Queer.
«Bravo» gli sorrise.

«Che volevi fare da grande Eileen?»
«Volevo solo essere ricordata. Sono sempre stata terrorizzata dall'idea di dover morire» iniziò a spiegare mentre era stesa accanto a Maty, stavano fumando entrambi, ci stava prendendo la mano «penso che sia una cosa umana. La paura della morte. O forse più la paura di essere dimenticati.
Volevo essere immortale, volevo che la gente sapesse chi ero. Mi sarebbe piaciuto lasciare un segno indelebile nelle persone, cambiare le loro vite. Invece sono finita così»
Matty non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Era una dea.
«Io penso che tu ci sia riuscita. Tutti gli uomini che stanno con te ti ricorderanno, no? Magari si innamorano di te, ogni notte. Ma non te lo dicono. Io voglio fare il cantante. Quando diventerò famoso, scriverò una canzone su di te. Stai certa che non mi scorderò mai di te»

You  try chasing dreams, man it's harder than it seems

«Matty segui i tuoi sogni, ma è più difficile di quel che sembra» e i suoi occhi si scurirono all'improvviso.
«Che ti è successo?»
Eileen scosse il capo.
«Nulla»

Erano quasi le quattro, e Eileen si alzò nuovamente, smettendo di far caso alla voce di Matty che l'implorava di restare.
«Devo andare Matty, sul serio»
Sospirò.
«È stata una bella nottata Eileen. Spero di rivederti. Grazie per avermi insegnato a fumare. A bere. A baciare. Per avermi incoraggiato a seguire i miei sogni. Ma devo chiederti un'ultima cosa, per favore»
Eileen si avvicinò a lui, dopo essersi aggiustata i jeans tirandoli più in alto, le facevano più culo così.
«Va bene. Tu però promettimi che se diventerai famoso mi scriverai quella cazzo di canzone»
Matty sorrise, e la tirò vicino a lui, baciandole la guancia, per poi bisbigliarle qualcosa nell'orecchio.
«Si Matty» rispose, e andò via lanciandogli un'ultima occhiata.

«Allora come è andata?» chiese Jonas scuotendo Matty. Erano tutti accerchiati attorno a lui, che si sentì improvvisamente soffocare da tutte quelle figure le cui ombre si stagliavano tremolanti sull'asfalto illuminato dalla luce arancione dei lampioni.
«Te l'ha data?» chiede Sebastian.
«Meglio»
Matty sorrideva. Continuava ad avere un'espressione serena sul viso senza riuscire a nasconderla, per quanto ci provasse.
Lo incitarono a continuare.
«Io» si fermò, respiro e riprese.
«Io ho una donna ora»

Oh I've got a woman now

 


AYEEE.
Forse non ve lo aspettavate.
Volevo chiudere il cerchio(?), volevo farvi capire che era successo quella notte, perché matty fuma, beve la tequila e cose così.
Lo so, forse qualcuna si sarebbe aspettata un disperato ritorno di loro due, ma non poteva esserci- sorry.
Scusate se qualcuna non piacerà la scelta di aver inserito anche i pezzi della canzone ma sentivo che sarebbe stato più giusto così.
Spero che vi sia piaciuta davvero tanto, forse questa è una delle mie preferite dei 1975, avrei voluto fare una storia un po' più bella di quella che è uscita, ma ci ho provato e sapere che vi è piaciuta mi basta.
Grazie mille ragazze, ma specialmente a pi8f ; fatemi sapere che ne pensate. Penso che a breve posterò un'atra storia- ancora da vedere se sarà sui 1975 o sui 5SOS (suggerimenti?)
I love you, alla prossima storia ahah 💙💙



 

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