Brothers Conflict di Gray Qrow (/viewuser.php?uid=665372)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Ho sempre ritenuto la mia una grande
famiglia. Insomma, due
sorelle, un fratello e una mamma non formano poi una famiglia
così piccola.
Vi
chiederete perché manca mio padre : i miei genitori
divorziarono quando ero
molto piccola , percui lui non ha mai realmente fatto parte della mia
vita.
Di lui so molto poco , solo che vive dall’altra parte della
città e che tradì mia mamma 6 volte. Tra
l’altro non porto nemmeno il suo
cognome, ma quello di mia mamma, Lee.
Non ho mai sentito la mancanza di mio
padre, la vita
scorreva tranquilla per noi. Ma un giorno alla mamma venne
diagnosticato un
cancro in fase terminale. Un mese di vita. Non avevamo altri parenti in
vita :
mamma era figlia unica, i nonni erano morti prima della nostra nascita
. Soli.
E lei fu costretta a fare l’unica cosa possibile : mandarci
da papà. Ci disse
di stare tranquilli, che eravamo suoi figli e ci avrebbe amato.
Pur essendo tre fratelli siamo molto
diversi, sapete?
Minhyuk è il più grande e il più
maturo, ama molto la musica
anche se cerca di negarlo, probabilmente perchè è
una passione che abbiamo
preso da nostro padre. Io e mia sorella, 3 anni più piccole
di lui, siamo
invece molto diverse.
Hyemin è molto più femminile di me, per esempio:
ama
truccarsi quando esce, si veste in modo femminile e alla moda, cura i
suoi
capelli ; e poi ci sono io : Mina , mascolina forse anche
più di mio fratello (
a volte penso di essere io il vero uomo di casa ), amo i vestiti extra
large,
mi trucco solo per le occasioni importanti e ho letteralmente solo un
paio di
tacchi. Noi due poi non ci somigliamo neppure, poiché siamo
eterozigoti. Ma io
e mia sorella abbiamo una cosa in comune: un armadio al quasi solamente
pieno
di vestiti neri.
Di cosa stavo parlando..? AH
GIA’. La morte della mamma.
Chi prese peggio la morte della mamma
fu mio fratello,
Minhyuk. Lui ha
sempre odiato papà,
profondamente. Non credo di aver mai visto amore nei suoi occhi quando
si
parlava di lui. Per quanto riguarda me e mia sorella, ne eravamo
prettamente
indifferenti, senza odio né amore. Ma non avevamo scelta e
il giorno del
trasloco arrivò in fretta. Forse troppo.
Nostro padre abitava
dall’altra parte della città, e
l’appartamento che dividevamo con mamma dovette restare
vuoto. Minhyuk avrebbe
potuto diventarne proprietario solo ai 21 anni compiuti. Ne aveva solo
19
percui non poteva, in quel momento.
Papà viveva in una grande casa in mattoni : non ho mai
capito che lavoro facesse, ma doveva certamente avere molti soldi.
Giunti lì, scaricammo le valigie dal pullman e ci fermammo
ad ammirare la casa.
- Bella casa, no? – chiesi contenta ai miei fratelli,
sperando di risollevare il morale almeno un po’. Minhyuk teneva ancora il muso,
Hyemin invece sbuffava e chattava con qualche amica, che aveva dovuto
lasciare
nella vecchia scuola. Ah già, avremmo dovuto cambiare
scuola, data la
lontananza. Che merda. Ho
sempre odiato dovermi ambientare, per questo speravo di andare
d’accordo con i
miei fratellastri.
Fui io a suonare il campanello, come
si poteva facilmente
pianificare.
Venne ad aprirci un qualcosa di vagamente simile a uno
gnomo. Era alto più o meno quanto noi, quindi dedussi che
probabilmente si
trattava di uno dei miei fratelli ; mi presentai cordialmente :
- Buongiorno sono Mina, questa
è mia sorella gemella Hyemin
e mio fratello maggiore Minhyuk. Se non abbiamo sbagliato indirizzo, da
oggi
vivremo qui. – il ragazzo mi salutò sorridente e
prese la mia valigia.
- Felice di conoscerti! Io sono Taeil
, ora a breve qualcuno
verrà ad aiutarci con le valigie. JIHO, JIHOON VENITE
SUBITO, ABBIAMO VISITE. –
sentimmo dei passi per le scale e due figure sbucare
all’improvviso.
Erano forse quanto di più alto io avessi mai visto.
Cominciai a canticchiare il motivetto de L’Attacco dei
Giganti , facendo scoppiare a ridere mia sorella, che aveva capito la
battuta.
Il più basso dei due si presentò come Jiho,
più grande di
noi di alcuni mesi , mentre l’altro si rivelò
essere il “
piccolo di casa”, Jihoon , di un giorno più
grande di noi, tra l’altro.
Ci aiutarono a portare le valigie al piano superiore e ci
presentarono la nostra stanza.
Io e Hyemin avremmo dormito assieme, essendo le uniche
ragazze, mentre Minhyuk sarebbe finito in camera con un tale Yukwon che
a detta
di Taeil era “ un tipo strano ma con cui si può
convivere”. Domandai
curiosa dove fosse papà, ma mi
dissero che purtroppo era in viaggio di lavoro e sarebbe tornato la
mattina
successiva, motivo per cui quella sera avremmo mangiato solo noi
fratelli.
D’un tratto vedemmo un ragazzo curioso affacciarsi sul
nostro uscio : capelli abbastanza lunghi, bel sorriso, orecchini di
dubbio
gusto, bei vestiti, occhi stretti.
- Oh buon cielo, lasciatemi sola con
lui un secondo e non
sarò padrona di me stessa .- mi sussurrò mia
sorella e io dovetti trattenermi
dallo scoppiare a ridere :
- Salve ragazze, benvenute in
famiglia, io sono Yukwon e
spero davvero che vi troviate bene. – ci disse contento. Ma
che fagottino di
tenerezza.
- Manca qualcuno? – chiesi
sarcastica a Taeil , visto quanti
fratelli erano usciti fuori ; lo vidi annuire e ci fece segno di
seguirlo : si
fermò a qualche porta di distanza, bussando alla porta con
moderata forza :
- Kyung, posso entrare? –
domandò e , ricevendo un mugolio
sommesso in risposta, aprì la porta.
Un ragazzo non troppo alto stava
provando qualcosa a una
tastiera, con delle cuffie : le tolse e finalmente si girò
verso di noi e … oh
buon cielo, avrei voluto qualcuno lì a sorreggermi. Era
tutto ciò che di più
bello potesse esserci.
-Piacere, sono Kyung. Avevo
dimenticato il fatto che
dovreste arrivare oggi , percui scusate se non vi ho accolto. Stavo
studiando
per un esame importante, percui ero sovrappensiero.-
-Nessunissimo problema! –
mi affrettai a rispondere – anzi
ora togliamo il disturbo così torni a studiare, mh? Bye bye.
– dissi e ,
imbarazzata come poche volte in vita mia, corsi fuori dalla stanza
assieme a
mia sorella, che oramai tratteneva a stento una fragorosa risata.
Taeil uscendo fece un rapido riepilogo: - Dunque avete
conosciuto me, Jiho, Jihoon, Kwon , Kyung… chi manca?
– restò in silenzio poi
di bottò lo vidi alterarsi – MA CHE DOMANDA
IDIOTA, CHI PUO’ ESSERE? AHN JAEHYO
DOVE DIAVOLO SEI? – d’un tratto una porta davanti a
noi si aprì e
ne uscì la reincarnazione di Gesù Cristo in
abs e asciugamano in vita.
- EHY, COSA CAZZO URL- oh ciao.-
disse notando la nostra
presenza – siete amiche di Taeil?- : quest’ultimo
lo fulminò con lo sguardo e
un silenzio calò tra di noi.
-….Era oggi, vero?-
- Già. –
- E l’ho dimenticato,
giusto? –
- Mh-mh.-
-E sono un coglione, ho ragione?
– , il maggiore annuì e
l’altro ragazzo fece una smorfia e si chiuse in bagno,
urlando nel mentre
qualcosa come “ Comunque benvenute” .
Taeil sospirò pesantemente e alzò le spalle
mormorando qualcosa come
“ Giuro che non siamo tutti
così imbecilli” per poi guidarci verso la cucina.
Caso volle che mamma morisse poco prima dell’ inizio della
scuola, verso marzo. Scoprimmo in seguito che aveva già
preso accordi con papà
, che aveva pagato la retta scolastica e comprato le divise.
La scuola che frequentavano i miei fratelli era un edificio
che racchiudeva ogni indirizzo possibile.
Erano fondamentalmente due edifici comunicanti : in uno vi
erano le sezioni relative agli istituti tecnici e generici ( nda.
L’istituto
generico è praticamente come il liceo. ) ,
nell’altro vi erano gli indirizzi
artistici (Potevano mancare? Ovviamente no. ) .
Taeil fu molto bravo nell’illustrarci tutto nei minimi
dettagli, dalle divise, alle regole, alla scuola : era facilmente
intuibile che
fosse il più grande di noi.
La giornata passò in
fretta e presto arrivò ora di cena : i
ragazzi scesero tutti puntualissimi e iniziarono a preparare la tavola,
mentre
io , Minhyuk e Hyemin aspettavamo in piedi ; notai accanto al frigo una
lista
con dei nomi scritti sopra , due per ogni giorno .
- Cosa sono questi? –
chiesi curiosa attendendo risposta,
che mi venne data da Yukwon :
- Sono i turni per apparecchiare,
sparecchiare e lavare i
piatti. Due di noi a turno lo fanno ogni giorno. Oggi sarebbero stati
di turno
Kyung e Jiho, ma siccome siete arrivati voi, lo facciamo tutti assieme
da bravi
fratelli. – gli altri annuirono, tranne Jaehyo, troppo
occupato a capire come
mettere la tovaglia .
A tavola apparecchiata, cercammo di
assegnare i posti a
sedere : io venni presa per un braccio da Jihoon che ripeteva qualcosa
tipo “
Tu vicino a me, vero Mina? Vero?” con una quantità
infinita di vero dopo la
domanda e , poiché mi sembrava simpatico, accettai di buon
grado. Jiho e Kyung
presero posto vicino a Jihoon, Taeil di fronte a noi, affiancato da
U-kwon ,
Hyemin e Minhyuk mentre Jaehyo prese posto accanto a me, dal lato
opposto. A
capotavola vi era poi un posto vuoto,
presumibilmente occupato da papà, considerando la mancanza
di altre figure in
famiglia. Mangiammo e chiacchierammo allegramente, raccontandoci
qualcosa gli
uni degli altri, era un bel clima : sembravamo un gruppo di amici , e
andava
bene così, visto che non saremmo riusciti a presentarci come
fratelli, visto
che ci conoscevamo da appena qualche ora.
Finita la cena, mi offrii volontaria di sparecchiare, cosa
che generalmente mi divertiva fare anche nella mia vecchia casa,
specialmente
se potevo canticchiare.
- Ma no Mina, tranquilla, ce ne
occupiamo noi, tu vai a
disfare le valigie. – disse un Jiho estremamente premuroso ,
interrotto da un
Jaehyo sorridente :
- Dai ragazzi voi andate, le do una
mano io . A volte mi va
di fare il bravo fratello maggiore. – suscitando una risata
più o meno generale
( l’ unico a non ridere fu Minhyuk, che fece una faccia
abbastanza confusa) ,
dunque, il suddetto riuscì a convincerli .
Chiacchieriammo un po’ mentre iniziavamo a sparecchiare e mi
fece ridere parecchie volte : era parecchio impacciato a dispetto
dell’apparenza. All’inizio ammetto di aver pensato
che potesse essere una testa
vuota , un babbeo, ma mi ero ricreduta.
- Come mai si è offerto di
aiutarmi lei? Non sembra un gran
lavoratore.- dissi scherzosamente
- Facciamo così : prendilo
come un modo per farmi perdonare
della brutta figura di prima . – disse ridacchiando, e io
risi con lui.
Terminato di sparecchiare, iniziammo a lavare i piatti , canticchiando
allegramente , come in una moderna versione di Cenerentola o Biancaneve.
D’un tratto fece una battuta che ricordo mi fece morire dal
ridere e feci cadere un piatto a terra, che stranamente non si ruppe ;
mi
piegai per prenderlo e accadde un qualcosa che fino a quel momento
credevo
esistesse solo nei drama : ci piegammo entrambi e prendemmo il piatto
sfiorandoci le mani. Pensate termini qui? NO. Alzammo la faccia nello
stesso
momento. Capite? LO STESSO MOMENTO. E non so se avete la più
pallida di quanto
lui possa essere stato figo, perché io la ho. Credo di
ricordarmi a memoria
ogni suo poro a causa di quella scena. Fatto sta che ci guardammo per
istanti
incredibilmente lunghi, poi io decisi di alzarmi e terminare di pulire
: potrei
giurare per un minimo secondo di aver visto dispiacere nei suoi occhi.
Una volta terminato, rigorosamente senza dire una parola,
ero sul punto di andarmene quando mi sento trattenere per un braccio :
“ O buon
dio , o santo cielo, aiuto.” penso istintivamente per poi
voltarmi ; lui era lì
che mi fissava nello stesso modo di prima :
- Ti serve qualcosa..? Ho sbagliato
qualcosa nel mettere a
posto? – chiesi preoccupata .
Lui scosse la testa e mi
fissò ancora , per poi lasciarmi
andare :
- No, no. Va tutto bene. Tutto bene.
– ripetè , uscendo
dalla cucina.
Lo fissai confusa per poi salire
anche io ; tornando
all’inizio , dicevo : ho sempre ritenuto la mia una grande
famiglia . In
seguito capii che una famiglia di 4 persone non è grande, in
confronto a una da
10 : da quel giorno infatti avrei dovuto abituarmi alla nuova vita con
mio
padre e i miei 6 strambi fratellastri.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Ricordo che quella notte dormii
abbastanza serenamente,
facendo anche un sogno , che però dimenticai la mattina
dopo.
E quella mattina,
mentre fuori dalla finestra gli uccellini cinguettavano e il sole si
alzava, io
venni interrotta nel mio sonno da della forte musica dubstep, che mi
fece sfuggire
dalle labbra infiniti complimenti verso le anime del Paradiso: dopo
aver emesso
infiniti mugolii, decisi quindi di alzarmi dal letto, maledicendo mia
sorella e
domandandomi perché ancora non avessi sostituito le canzoni
di Skrillex sul suo
MP3 con qualcosa di Mozart. Mi diressi quindi verso il bagno,
avvolta dal mio
pigiamino grigio con i
gattini arancioni
, per potermi lavare in santa pace ma abbandonai l’idea dopo
che la mia testa
ebbe un incontro intimo e ravvicinato con la porta.
Optai quindi per scendere
giù in cucina, facendo questa volta più
attenzione a non rischiare la vita :
entrata lì trovai quella meravigliosa bestia di mia sorella
col suo kigurumi di
Stitch (nda. pigiamone intero di origine giapponese)
intenta
a chiacchierare con un assonnato Jiho
in pigiama di Hello Kitty ( nessuno mi faccia domande a riguardo )
mentre Taeil
e Jihoon facevano i toast , Kyung faceva il caffè e Minhyuk
dormiva sul tavolo
.
Ma mancava qualcosa.
- Ragazzi dov’è
Jaehyo? – domandai perplessa dalla mancanza
del ragazzo ; mi rispose Kyung, già pimpante di prima
mattina, chiedendomi
cortesemente di andare a svegliarlo .
Mi diressi quindi nella stanza del
mio oppa, che ricordai
essere a due di distanza dalla mia : una sveglia suonava
insistentemente,
dedussi quindi che Jaehyo la stesse bellamente ignorando. Entrata in
camera
sua, il suddetto era beatamente sotto le coperte, ignaro di tutto
ciò che
accadeva intorno :
- Jaehyo, sveglia o faremo tardi. Se
non ti svegli ti butto
giù! – minacciai, per poi togliergli le coperte,
buttandole a terra . Solo in quel
momento notai che il suddetto aveva dormito tutta la notte con la
maglia del
pigiama e le mutande. A marzo. Con le minime di un grado centigrado. Lui mugolò ,
dopodiché mi guardò con gli
occhi ancora assonnati .
- Ti piace fissarmi il pacco o cosa?
- MA COSA – STAI
SCHERZANDO? MA VEDI TE, ED IO CHE ERO
VENUTA A SVEGLIARTI. – urlai imbarazzata, facendolo scoppiare
a ridere:
- Dai scherzavo, ma ti conviene
uscire, noi ragazzi abbiamo
un “problema” la mattina e non credo tu voglia
assistere. – disse ; io annuii
imbarazzata e uscii correndo in cucina.
Tornata dagli altri mi avvicinai a
Kyung, avvisandolo che
Jaehyo stava scendendo :
- Era di nuovo in mutande?
– mi chiese e io scelsi di
annuire e basta, facendolo anche ridere un po’ .
- Scusa se ti ha traumatizzato,
è sempre così ! – annuii di
nuovo rossa e presi semplicemente un toast, sedendomi a tavola. Ahh,
questi
fratelli.
In seguito a molti momenti di
cazzate, ci preparammo
finalmente per andare a scuola.
La divisa non era troppo male, anche
se un po’ triste: felpa
grigia, camicetta bianca, gonna sempre ugualmente grigia e un
fiocchetto scuro
al collo: decisi di abbellirla un po’ con due piccole spille
nere e
bianche a
forma di gatto , per poi mettere le calze nere e le mie amate Converse
altrettanto nere.
Uscita
dalla stanza , ammirai soddisfatta nello schermo del telefono il
mio caschetto corto e rosso, per poi scendere all’
ingresso.
Lì mi aspettava
quella squilibrata di mia sorella, apparentemente uscita da una band
kpop :
capelli viola, spillette punk sulla felpa (un teschio fucsia e una
minispilletta viola) , e le mie stesse scarpe e calze. Sembravamo
esattamente
l’opposto, come sempre poi : lei sempre curatissima, io molto
trasandata.
Accanto
a lei era fermo Yukwon, mentre gli altri sarebbero scesi di
lì a poco : vidi
Jihoon scendere e non feci in tempo a farmi domande che mi sentii
prendere per
mano e trascinare via, pur tenendo ben salda la mia tracolla di Death
Note
(manga che amavo con tutta la fierezza possibile).
Quando eravamo per strada, il ragazzo
farfugliò qualcosa sul
“volermi accompagnare e farmi fare un giro prima degli
altri” per poi
riprendere a camminare con calma: l’altezza spropositata lo
rendeva
incredibilmente goffo e la cosa mi fece abbastanza ridere.
Iniziammo poi a
chiacchierare dei nostri passatempi e delle nostre passioni: il suo
sogno era
lavorare per un emittente tv e organizzare programmi, dirigerli e cose
così,
per questo si era iscritto a Broadcasting.
Io invece gli raccontai della mia
passione per la scrittura e per il teatro, che mi spinse poi a
iscrivermi a
Playwriting in quella scuola.
Mia sorella invece, più brava
nel disegno e nella
tecnologia, aveva optato per il dipartimento di Animazione.
Da che mi
raccontò
lui, gli altri invece si dividevano tra canto, ballo e recitazione :
non potevo
aspettarmi diversamente, degni figli di mio padre, che da giovane aveva
una
band e recitava in una piccola compagnia teatrale.
Io e mia sorella avevamo preso da mamma
invece, che amava l’arte in ogni forma, nonostante si
concentrasse più sulla
pittura : Minhyuk aveva scelto il dipartimento di Danza, unica materia
artistica che non gli ricordava nostro padre o nostra madre.
Iniziammo
presto
le lezioni quel giorno: venni accolta calorosamente dai miei compagni e
tutto
sembrava andare bene, ma ero leggermente preoccupata per mia sorella
che ,
nonostante fosse molto espansiva spesso veniva giudicata strana dai
compagni,
specialmente per il fatto che avesse i capelli viola.
Ora vi racconterò quanto
mi riferì appena tornata a casa .
Era arrivata a scuola accompagnata da
Yukwon, in quanto gli
altri avevano deciso di far tardi quella mattina; separatasi dal
ragazzo, si
diresse verso l’aula che le era stata assegnata, e non ebbe
problemi a
trovarla, né ad ambientarsi : i compagni erano simpatici e
le postazioni
incredibilmente belle, con computer e cuffie meravigliosi.
Per le ore
di
lezione andò tutto liscio: il problema giunse durante la
pausa pranzo. Mentre
si dirigeva verso la mensa venne raggiunta da un gruppo di ragazze che
incominciarono a tempestarla di domande su Yukwon: se uscivano
assieme, da
quanto tempo si frequentavano, addirittura una le chiese se fossero
già andati
a letto assieme!
Lei rimase parecchio confusa e
cercò quasi di rispondere, quando
proprio il diretto interessato si parò tra loro:
- Che rapporto abbiamo non vi
riguarda, è un segreto! –
sussurrò ridendo – Ora,resterei volentieri con voi
fanciulline, ma la mia
dongsaeng avrà fame, quindi la scorterò fino alla
mensa. Ci si vede ragazze! –.
Dopo averle liquidate in modo
superbo, il nostro Yukwon
accompagnò Hyemin fino alla mensa, per mangiare insieme:
- Oppa, come mai non hai detto che
siamo fratello e sorella?
– chiese lei curiosa ; l’altro le rispose
sorridendo :
- Preferisco che non abbiano una
risposta, è più divertente.
–
- Ma Oppa, potrebbero pensare che
siamo una coppia, cioè che
stiamo insieme! -
esclamò mia sorella,
che venne interrotta dallo stesso ragazzo con una domanda, alquanto
strana.
- A te dispiacerebbe? A me no. In
fondo di considero già
come una persona molto cara: sei la mia piccola, la mia piccola
dongsaeng. –
disse , lasciando quella tontolona di mia sorella senza la
possibilità di
ribattere : non che io non la comprenda, si tratta di un gran bel
ragazzo. Solo
avrei voluto vedere la faccia di Hyemin.
Il resto della giornata
passò abbastanza tranquillamente e
senza problemi, il che ci permise di tornare a casa nel pomeriggio,
stavolta
tutti e 9 assieme. Jiho e Kyung camminavano tranquillamente
chiacchierando
assieme a Minhyuk, Hyemin chiacchierava con Taeil , io a mia volta
chiacchieravo con Jihoon e Yukwon e
Jaehyo erano in disparte. D’ un tratto mi si
avvicinò Jaehyo mentre Yukwon si
avvicinò a mia sorella, per chiacchierarci tranquillamente:
- Bhe bimba, com’
è andato il tuo primo giorno di scuola? –
mi chiese mettendomi un braccio intorno alle spalle, con fare
protettivo .
Cercai mia sorella con lo sguardo ma
notai che Taeil si era
allontanato, e lei parlava con Yukwon, che la teneva dolcemente per
mano,
percui rinunciai all’ impresa di chiedere un qualsiasi
consiglio.
Arrivammo a casa poco dopo e
lasciammo aprire Taeil, che
entrò per primo : appena tornati notammo una figura sul
divano e il mio sguardo
corse su Minhyuk, che stringeva i pugni.
- Ehi papà! – lo
salutò Jihoon andandolo ad abbracciare
felice, mentre nostro padre ricambiava la stretta: un uomo alto e
robusto,
sulla cinquantina, capelli grigi , non sembrava una cattiva persona;
lui ci
guardò e si avvicinò a noi :
- Mina.. Hyemin.. e anche tu Minhyuk,
siete cresciuti così
tanto. Minhyuk, che bel ragazzo sei diventato, Mina e Hyemin, oramai
siete due
signorine. Non mi aspetto mi abbracciate, è passato tanto
tempo, riprenderete
l’abitudine. –
- Grazie papà –
dicemmo io e Hyemin inchinandoci
leggermente, niente affatto offese da come lui si era presentato.
Lui ci sorrise e ci disse di lasciare
gli zaini, senza
problemi, ma mentre salimmo le scale, lo sentii chiamare mio fratello:
- Minhyuk tu.. mi odi ancora vero?-
lui non rispose
completamente, mormorò solo un: “ In
realtà mi è indifferente… signor
Pyo.”,
per poi salire con noi.
Mi dispiacque molto per mio padre,
alla fine si era
impegnato per noi e sicuramente soffriva per il suo comportamento: lo
guardai e
aveva solo abbassato lo sguardo, probabilmente perché in
fondo non lo biasimava
neppure.
- Non pensi di essere stato troppo
duro con lui? – gli
chiesi alla fine, arrivati in camera ;
- Sai come la penso – mi
rispose – lui non è mio padre, una
persona che mi ha accolto in casa al limite, ma questo non mi vincola
al
rispetto. –
- E’ tuo padre. –
- Non l’ho scelto io.
– decisi di chiudere il discorso e
uscii dalla camera, mentre Yukwon entrava.
Andata in camera, trovai Taeil seduto
sul mio letto che mi
aspettava:
- Volevo sapere come mai tuo fratello
ha reagito così, non
me lo aspettavo da un tipo calmo come lui. – disse
– Ha avuto la reazione di
chi effettivamente detesta davvero qualcuno. – .
Gli raccontai dunque tutta la storia
dal nostro punto di
vista: mamma abbandonata con delle figlie piccole di pochi mesi, un
padre
praticamente visto poco e niente e un bambino che deve soffrire vedendo
la
propria madre piangere per un uomo che l’ha abbandonata.
Lui mi ascoltava e annuiva
pazientemente, quando ebbi finito
sorrise amaramente:
- E’ stata colpa mia. Io
sono la causa del divorzio dei tuoi
genitori. – io non capivo, e lui decise di spiegarmi la sua
storia.
Lui, essendo il più grande
di noi, fu il primo tradimento di
mio padre, mentre mia mamma era incinta di Minhyuk; la mamma di Taeil,
tuttavia, non disse mai a mio padre della gravidanza,
e smise di vederlo poco dopo, continuando
solo una corrispondenza. Tornando da lavoro, perse la vita in un
incidente
stradale, lasciando orfano un bambino di soli tre anni: quando si
cercò di
risalire al padre, mia mamma scoprì tutto e chiese il
divorzio; a mio padre
venne affidato il bambino e così fecero tutte le altre
madri, che non volevano
occuparsi da sole di quei bambini, frutto di un amore che non poteva
essere
definito tale.
-Non la ricordo neanche mia mamma. O
meglio, ho una sua
foto, che mi ha dato mio padre. A volte mi manca, ma lui non mi ha
fatto
mancare nulla. Per questo lo stimo. – disse e poi si
alzò sorridendo, tornando
in camera sua.
Aveva davvero fatto quelle cose? Mi
fidavo di Taeil, percui
pensai che doveva essere vero.
Decisi che avrei indagato il giorno
dopo sulle storie degli
altri miei fratelli, così da far cambiare idea al mio
fratello biologico su
nostro padre; Hyemin mi appoggiò e ci coalizzammo assieme:
il piano "Vita
armoniosa tra fratelli" iniziava da quel momento.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Il piano mio e di Hyemin non era
complicato da attuare: in
realtà dovevamo solo chiedere ai miei fratelli il loro
passato.
Compito
ingrato, certo ma come fare altrimenti?
Dovevamo fare in modo che Minhyuk
capisse che non era stato difficile solo per nostra madre soffrire, ma
che
molte altre donne avevano sofferto allo stesso modo e che nostro padre
voleva
solo farsi perdonare. Ma quel testone ci avrebbe dato retta? Lo avremmo scoperto solo
vivendo.
Ciò che
conta è che non avevamo idea di quanto fossimo stati
fortunati, rispetto ai
miei fratelli, a condurre la vita che avevamo condotto.
Il primo con cui parlammo fu Yukwon,
dato che con Taeil
avevamo già parlato.
Non avevamo idea di come aprire l’argomento, in fondo non
era qualcosa di cui avrebbe potuto parlare facilmente, si trattava pur
sempre
della madre. Entrammo
in camera sua e,
dopo uno scambio di
sguardi tra me e la
mia gemella, a me venne relegato l’ingrato compito ti porre
la domanda, poiché ero
la più diretta delle due.
Sperai soltanto che la sua storia non fosse troppo
dolorosa, così da non dovermi sentire in colpa: ovviamente,
con una sfiga degna
della peggior legge di Murphy, mi sbagliavo.
-Mia mamma faceva la prostituta- ci
raccontò –certo, non è
il migliore dei mestieri, ma ci permetteva di vivere. Quando uno dei
tanti
uomini che aveva amato la tradì lei, reduce dalla storia con
papà, non capì più
nulla: iniziò a ubriacarsi e ad essere violenta nei miei
confronti, urlava e
rompeva oggetti contro i muri. I vicini presto chiamarono i servizi
sociali,
avevo 4 anni: restai fino all’età di 5 in una casa
famiglia e un giorno, quell’uomo
venne a prendermi. Non avevo mai avuto un papà ma, vista la
mia situazione, ne
ero felice perché finalmente potevo conoscerlo: ero solo un
bambino, l’odio per
me era sconosciuto.- ;
in seguito al suo
racconto ci dirigemmo da Jaehyo, che pur inizialmente incuriosito dalla
mia
richiesta, accettò di parlare non smettendo mai di guardare
me, che gli avevo
posto la domanda, per tutto il resto del racconto:
- Mia madre non l’ho mai
conosciuta. Da che mi raccontava
mia nonna, sembra fosse morta di parto. La ricordo solo in foto, una
bellissima
donna, con i capelli neri come la pece e gli occhi piccoli; sono stato
cresciuto da mia nonna, che non mi
fece
mai mancare nulla, nonostante dovessimo vivere della sua pensione.
Quando avevo
7 anni papà venne a trovarci, sperando di trovare mamma e
scusarsi, ma non la
trovò mai. Accettò di prendersi cura di me e,
nonostante all’inizio fossi
restio, alla fine acconsentii: tutt’ora spesso vado a trovare
mia nonna, mi
manca troppo anche se sono passati anni.-.
Jiho e Kyung invece condividevano una
storia analoga, e
questo spiegò, almeno a me, quel loro rapporto
così stretto.
Tanto per
cominciare, entrata in camera trovai loro che componevano assieme con
un
feeling e una dolcezza che avrebbe fatto invidia a ogni Larry shipper
esistente
sulla terra (nda. per chi non lo sapesse la “Larry”
è la ship formata da Louis
e Harry degli One Direction, nonché una delle ship supreme
tra le adolescenti,
la quale spesso è ritenuta “unica vera ship, reale
oltre ogni limite” e blabla,
NON INTENDO COMUNQUE OFFENDERE LE SHIPPER, E’ SOLO
IRONIA).
Tralasciando i miei
discorsi inutili, proseguirò nella narrazione.
- Ci incontrammo in orfanotrofio,
dove eravamo cresciuti. –
raccontò Kyung
– Nessuno dei due ricordava nulla del proprio passato e
questa
cosa ci unì molto: facemmo subito amicizia e crescemmo
assieme divenendo
migliori amici. – dopo di lui, proseguì Jiho:
- Un giorno vennero a chiamarci le assistenti che lavoravano
lì: stavamo per incontrare una persona. Per un bambino
cresciuto in
orfanotrofio vuol dire molto essere adottato: una vera casa, una vera
famiglia;
noi scoprimmo di avere un padre in quel modo. Ma non un padre a testa,
ma uno
per entrambi: all’inizio pensavamo volesse adottarci entrambi
ma poi si scoprì
che egli era il nostro padre biologico e che in realtà
eravamo fratelli. Fu un
grande shock, ma probabilmente sarebbe stato peggiore separarci.- dopo
questo
racconto si sorrisero e, dopo una breve chiacchierata, ci congedammo.
In seguito ci dirigemmo in camera di
Jihoon e io ero già
pronta a piangere, conoscendo la sensibilità di mio fratello.
-Ehy, Hyemin e Mina, che sorpresa!
Non tanto, visto che
viviamo assieme ma, prego ditemi!-
- Senti Jihoon, vorremmo farti una domanda.- chiesi io e
questo già lo fece preoccupare:
-Dimmi, è successo qualcosa? – gli spiegai le
motivazioni
della nostra piccola “inchiesta” e lui si
rabbuiò quasi.
Ecco, avevo toccato un
tasto dolente, facevo schifo.
-Quindi fammi capire: Minhyuk odia papà perché ha
fatto
soffrire vostra mamma?- chiese, e io annuii, al che egli si
alzò in piedi e ci
disse di aspettarlo lì.
Io ben poco mi fidai di mio fratello, percui decisi di
seguirlo: come sospettavo, si diresse verso camera di Minhyuk e subito
lo
sentii urlare:
-Lee Minhyuk! Siediti,
c’è una cosa di cui devo parlarti.-
feci segno a mia sorella di restare dietro di me e di ascoltare
semplicemente.
- Molto spesso è più facile pensare a cosa le persone ci hanno
negato, piuttosto
che a quello che hanno fatto per noi.
So che odi papà, ma io voglio raccontarti
la mia esperienza,e darti un punto di vista differente. Quando venni
affidato a
papà ero ancora in fasce, Taeil hyung me lo racconta
sempre.
I vostri genitori
avevano appena deciso di divorziare e la trattativa era in corso. Ma ti
chiedo
di soffermarti su un dettaglio, sul fatto che io fossi un bambino in
fasce.
E
sai perché? Perché mia mamma mi aveva
abbandonato, fregandosene di me,
ritenendomi un errore. So chi è mia madre, ho fatto delle
ricerche su di lei:
le possibilità di mantenermi le aveva, il suo unico problema
era la carriera: un
figlio l’avrebbe ostacolata sul lavoro, sai? Ma non
è questo il punto saliente
della questione.
Il problema è che tu hai avuto una mamma che ti ha amato. E
non lo dico perché io non l’abbia avuta, ma
perché l’unica persona che odi è la
stessa persona che ha me ha fatto “da mamma” ,
crescendomi e amandomi, senza
farmi mancare nulla.
Ed è la stessa cosa che probabilmente vuole fare con te.
Si sente in colpa, è umano.
Percui, fammi l’enorme piacere di interrompere
quell’atteggiamento orgoglioso e goderti tuo padre, ora che
lui vuole essere
tale.-
-E perché non lo
è stato in tutto questo tempo? Dov’era il
giorno dei nostri compleanni? Durante i nostri natali di famiglia?
Durante il
primo giorno di scuola di Hyemin e Mina?
Lui non c’era, non c’è mai stato, ha
sempre sbagliato!-
-Non lo metto in dubbio, ma le
persone cambiano. Lui magari
è cambiato, ci hai mai pensato?
Sono passati più di 15 anni, non pensi sia ora
di metterlo alla prova?
Pensa a tutto ciò che potrebbe fare per te per il resto
della tua vita, pensa a quanti natali, compleanni e feste di fine anno
potreste
fare insieme. Potremmo farle tutte insieme. Ci staresti?
Siamo la tua famiglia
ora. Tutti noi, anche lui.
Percui va lì, digli in faccia che fa schifo e lascia
che lui ti chieda scusa.
Non devi perdonarlo subito, ma almeno fai in modo di
lasciargli provare il suo cambiamento.
Lui potrà impegnarsi quanto vuole, ma se
da parte tua c’è un’opposizione ostinata
come questa, non cambierà mai nulla e
vivrete entrambi con un peso nel cuore. – non lo avevo mai
visto così
arrabbiato, Jihoon. Quando lo sentii alzarsi, decisi di aspettarlo
fuori:
quando uscì dalla stanza ci guardò e
alzò le spalle mormorando un “Tanto sapevo
che non mi avreste dato retta”, per poi tornare in camera sua.
Decisi che era meglio lasciare
Minhyuk da solo.
Non so che ragionamenti possa aver fatto, o che cosa abbia
pensato durante la sua riflessione, sta di fatto che non
parlò fino alla sera
successiva, a cena: pensai che il discorso di Jihoon non avesse avuto
effetto,
dato il prolungato silenzio ma, quando papà fece per
sparecchiare, Minhyuk si
alzò dicendo “Aspetta, ti aiuto io..
papà.”.
Non penso si possa descrivere il
sorriso di mio padre in quel momento.
Vidi Jihoon alzarsi soddisfatto e andare
in camera, con un sorrisetto sulle labbra.
La serata era trascorsa tranquilla, ma quella sera Hyemin si
precipitò da me per raccontarmi una cosa successa dopo cena.
La mia sorellina dai capelli viola
era rimasta
particolarmente scossa dalle storie dei nostri fratelli, si era quindi
recata
in camera di Yukwon, mentre Minhyuk sparecchiava.
-Oppa, posso entrare?- lui
annuì, e le fece segno di sedersi
sul letto, vicino a lui.
-Certo, vieni e dimmi pure. – lei gli raccontò di
come fosse
rimassa scossa dai loro racconti e , sotto sollecitazione del ragazzo,
gli
narrò anche di come si era sentita a crescere sola, senza un
padre.
Lui non smetteva di accarezzarle la testa, e notai anche una
leggera tenerezza da parte sua nel raccontarmelo; d’un
tratto, lui le alzò il
viso e le diede un bacio leggero sulla guancia:
-Se hai bisogno di qualcuno, vieni da me, okay? Lasciami
essere il tuo principe, ti va?- nel ripeterglielo, le sorrise e le
baciò anche
la fronte, per poi stringerla a sé , lasciando che lei
poggiasse la testa sul
petto di lui. Rimasero così per molto tempo,
dopodiché lei decise di venire da me
e lo baciò sulla guancia per andarsene, ma lui si
alzò e la bloccò, avvicinando
il proprio viso a quello di mia sorella.
Restò fermo per molti secondi, dopo di
che sorrise e la lasciò andare.
Lei per un attimo aveva pensato che
l’avrebbe baciata, e per
qualche motivo aveva
trovato questo
pensiero per nulla
imbarazzante.
-YAH!- le dissi io – cosa fai? E’ tuo fratello, non
puoi
pensare certe cose.- lei rise della mia reazione e annuì:
- Lo so tranquilla, non voglio fare nulla con lui. Ma se mi
baciasse, non penso lo respingerei. Cioè ma l’hai
visto, che figo?-
- LEE HYEMIN. – la feci di nuovo scoppiare a ridere e mi
lasciò un bacio sulla guancia, per poi andare a dormire.
Bhe, un bacio non era nulla, solo… essendo fratelli, non
sembrava una cosa corretta, almeno a me.
Sbagliavo io? O era lei ad essere in
errore? Lo avrei scoperto solo molto più tardi.
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