The Three Dragons

di fiokw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhi Maledetti ***
Capitolo 2: *** Presunzioni ***
Capitolo 3: *** Arrangiamenti ***
Capitolo 4: *** Diagon Alley ***



Capitolo 1
*** Occhi Maledetti ***


Note Autrice
Buongiorno a tutti *o forse è meglio dire buona notte essendo le 2.25 di notte*
Comunque volevo presentarvi un po' meglio la storia. Come avrete letto avra come personaggi principali Severus Snape e tre fratelli. Ho sempre adorato Snape come personaggio e dopo aver letto migliaia di fanfictio su di lui ho deciso di provare a scriverne una io. Non so come varrà è stato un colpo d'istinto a provarla a scrivere e spero molto di riuscire a mantenere ed a rispettare ienamente questo personaggio. 
Gli aggiornamenti spero di riuscire a farli ogni 2 settimane massimo ma lavorando potrei ritardare certe volte.
E' la mia prima fanfiction che scrivo anche se ne ho lette moltissime quindi accetto qualsiasi critica o commento, anzi apprezzerei molto qualche consiglio. 
E, beh, detto questo vi lascio leggere il primo capitolo. Spero possa piacervi.

fiokw

 
Occhi Maledetti 


11 luglio 1993-Hogwarts

Era una giornata spenta, una di quelle tante giornate che ricordava al Potion Master quanto la vita poteva essere fiacca. Il professore fece ritornare lo sguardo sul preside, sul suo Master e sul l’uomo che da anni ormai dettava le condizioni della sua vita, una vita ormai fatta solo di devozione e richieste. Quanto aveva dettato quel -Ogni cosa-  che aveva pronunciato in quella notte per riuscire a proteggerla, quanto. Eppure nulla, non era bastato. Nulla era bastato. Quanto si era illuso di poter riuscire a cambiarla quella situazione, di riuscire a proteggerla almeno quella volta ed invece, come al solito, lui non aveva avuto abbastanza potere. “Potere. Sia da un lato che dall’altro non si è nulla se non si ha potere”, pensò in disappunto.

-Severus, questa mattina ho ricevuto una richiesta ed avrei bisogno del tuo aiuto.

Snape lo guardò solo, consentendogli di andare avanti e spiegarsi. Non vedeva l’ora di uscire da quell’ufficio che odiava di più di giorno in giorno, che gli stava quasi claustrofobico.

-E’ arrivata una richiesta da una scuola americana. Tre fratelli, orfani saranno trasferiti in un orfanotrofio vicino a Manchester. Sono tutti e tre appartenenti al nostro mondo e due di loro saranno ammessi ad Hogwarts a settembre. Ho bisogno che tu vada a consegnarli la loro lettera e che gli spieghi come cambierà la situazione da settembre in poi. So che di solito questo non è un tuo compito e che di solito è Minerva ad occuparsi di queste situazioni; ma sapendo che tu abitavi prima lì mi sembra tutto molto più semplice, anche per il fatto che questa è una situazione più specifica.-

“Spinner’s End. Ecco come abitare nei sobborghi di Manchester può essere dannoso. Rimpiango il giorno che ho deciso di non bruciare quella casa”.

-Non capisco come possa essere pertinente il fatto che abitavo vicino a Manchester. Non mi sembra che Minerva e gli altri professori che hanno il compito di andare a trovare le famiglie dei nati-babbani si muovessero solo nei dintorni di casa loro. Perché questa situazione richiede la mia presenza, Preside?-

-Suvvia Severus. Lo so che è una richiesta ambigua per le tue mansioni ma in questo caso preferirei andassi tu, ho il presentimento che sia la decisione migliore vista la situazione.

Severus fissò per un istante il preside senza dire nulla. “Come se le tue presunzioni Albus dovessero dettare la mia vita”. Severus cercò un modo nella sua testa per evitare questa situazione. Odiava tornare vicino alla sua casa d’infanzia e sapere che doveva tornarci per andare a spiegare a due bambocci che molto problabilmente avrebbe dovuto già vedere tutto l’anno… “Aspetta”

-Perché solo due ragazzi, Albus? Non ha detto che sono tre fratelli?-

-Solo i due fratelli maggiori hanno l’età per entrare ad Hogwarts. Il minore da quello che ho capito ha 7 anni.-

-Quante possibilità ho di evitare questa richiesta?- chiese infine ironicamente e senza alcuna speranza di vittoria in suo favore.

Albus sorrise affabilmente e guradò dolcemente il suo sottoposto. –Penso proprio nessuna, caro ragazzo.

Severus si alzò. –Spero di ricevere le informazioni che mi serviranno presto, sappiamo entrambi che tra poco ci sarà un'altra riunione.

-Sicuramente. Penso ti stia già aspettando un gufo a casa tua, a Manchester.

Severus trattene uno sbuffo d’irritazione. “Perfetto. Non capisco nemmeno perché mi hai addirittura chiamato questa volta se avevi già deciso. E’ bellissimo sentirsi sempre una pedina della tua scacchiera, Albus.”

-Perfetto se non c’è più nulla per cui è richiesta la mia presenza io mi ritirerei. Come mi si è fatto ben notare sono richiesto altrove. Arrivederci Preside.-

-Arrivederci, ragazzo mio.  Passa una buona giornata.- rispose dolcemente Albus sorridendo.

Severus non rispose allo sguardo, uscì dallo studio, percorse il parco finchè non superò le barriere Anti-Apparizione e si smaterializzò.

13 luglio 1993-Manchester

Chrystal era stesa sul materasso bitorzoluto del suo letto fissando una mosca che stava girando in tondo da circa mezz’ora nella sua stanza. Di colpo la porta fu spalancata e Mrs. Deck sibilò freddamente –Gray i tuoi fratelli non si trovano nelle loro stanze, trovali immediatamente che c’è di sotto una persona che vi cerca. E datti una sveglia ragazzina, non sei più in America. Spero che tu abbia svolto i tuoi doveri oggi se no si aggiungerà ancora un ciclo di punizione.-  
E detto questo sparì sbattendosi dietro la porta. Chrystal non si era mossa, non le aveva neppure rivolto uno sguardo; se ne stava ancora immobile a fissare la sua mosca. Si alzò scrollando i capelli biondi e sbadigliando si stiracchiò. –Su forza Mark, è meglio se ci diamo una mossa. Nat smettila di rendervi invisibili, dobbiamo scendere.

E così detto un ragazzo ed un bambino apparvero nella stanza. Il bambino più piccolo soridendo saltellò fino ad arrivare vicino alla sorella; -Chris, Chris! Ce l’ho fatta ho battuto il record. Mark non è più il più forte!

-Solo per adesso nanerottolo- interruppe l’altro ragazzo con un’aria così annoiata che in confronto la sorella sembrava piena di vita.

Chris guardò di ritorno i due fratelli e ghignando rispose:-Nat se continui a essere così felice rischierai quasi di portare un po’ di allegria a tua fratello. Stai attento a svegliarlo, non prova un emozione da secoli.

-Parla quella che passa le giornate a guardare il soffitto per far innervosire le suore.

-Mark non siamo in un convento, almeno quello. Ci mancava solo che dall’America ci rinchiudessero in uno di quegli orfanotrofi dove ti obbligano a pregare. Mi sembra che la situazione sia già abbastanza pessima senza tirarci dietro altra merda.- sbuffando si mise la prima felpa a caso che trovò. -Su forza scendiamo, forse è venuta la Regina Elisabetta a vedere come Nat riesce a renderci tutti invisibili.-

-Certamente. Io ho battuto Mark!- e detto questo il più piccolo del gruppo corse giù per raggiungere l’atrio, i due dietro lo seguirono.
 

Snape non era mai stato in un orfanotrofio e per quel che lo riguardava sperava di non metterci mai più piede.

“Pff. Certamente l’unico periodo in cui sono esonerato da vedere tutti i giorni bambocci testoni e imbranati devo passarlo in un orfanotrofio, grazie Albus ti sono debitore.”  Ma i suoi pensieri furono interrotti da un piccolo bambino che si stava scapicollando giù dalle scale, seguito da due figure dietro di lui. Peccato che nella foga il piccolo mise un piede in fallo e si inciampò. La scena si interruppe, Snape potè solo accorgersi che qualcuno gridò: -No, Nat!- e tutto d’un tratto il bambino invece di rotolarsi giù per le scale rischiando di rompersi l’osso del collo si sollevò da terra e levitò fino ad arrivare alla base delle scale.

-Cristo Santo Nat! Ce la fai a mettere un piede davanti all’altro o devi sempre rischiare di romperti qualcosa!-

Il bambino più piccolo si alzò da terra e per nulla turbato da quello che poteva capitare rispose –Ma se no non ci sarebbe più divertimento a vederti arrabbiare.- La ragazza si avvicinò al marmocchio in questione assicurandosi che non si fosse fatto nulla.

-Giusto nanerottolo, mi sembra giusto rischiare l’osso del collo, far utilizzare contro la legge la magia a Chris soltanto per divertirsi. L’unica nota negativa della faccenda è il fatto che tu in tutte queste situazioni non hai mai conseguenze.- Dalle scale emerse un'altra figura e scese fino arrivare alla fine per appoggiarsi al corrimano pigramente, come se tutta quella situazione fosse soltanto una seccatura.

-Ancora arrabbiato per il fatto che ho battuto il tuo record?- replicò ghignando il più piccolo dei tre.

Severus guardò la scena immobile, stupito da quello che gli era appena accaduto davanti agli occhi finchè la ragazza non gli rivolse lo sguardo e qui Severus Snape, il grande pozionista si raggelò.  “NO!Quegli occhi. Non è possibile.”

-Lily?- mormorò scioccato senza quasi rendersi conto di aver realmente parlato.

-Scusi?- la ragazza adesso lo guardava stupita e tre paia di occhi si fissarono su di lui, notando solo in quel momento la figura del mago di fronte a loro.

Severus si risvegliò dallo shock e guardò le tre persone che aveva davanti, arrivando subito alla conclusione del fatto di essere di fronte ai tre fratelli che attendeva. Si poteva notare subito che erano fratelli, stesso colore di capelli, corporatura e sguardo; oltre al fatto che sembravano quasi legati assieme da fili invisibili. Soltanto gli occhi si differivano: il più piccolo aveva gli occhi grigi così chiari che sembravano quasi trasparenti, il ragazzo più grande invece occhi blu, scuri quanto il mare mentre la ragazza, beh la ragazza aveva i suoi occhi. Lo stesso identico colore, con lo stesso identico taglio anche se rispetto a Lei i suoi avevano in altro spessore: erano occhi di un adulto in corpo di una ragazzina, come se quegli occhi avessero passato più di quello che una normale infanzia dovrebbe contenere.

Il marmochio più piccolo non sembrava intimorito dalla figura scura del mago infatti si avvicinò parlottando –Lily? Chi è Lily? E chi sei?- riguardando indietro verso la sorella –Chris ti conosce?

-Nat vieni qui. Subito.- ordinò invece il fratello più grande preoccupato dalla figura di Severus.

Severus ghignò beffardamente, almeno un po’ di timore dopo la figura che si era fatto lo incuteva ancora.

-Immagino di essere davanti ai fratelli Gray. Sono qui per parlare con Chrystal e Mark Gray. Mi confermate di essere voi?- chiese con voce fredda e sarcastica.

La ragazza si mise davanti ai sui fratelli, come per proteggerli dalla forma oscura che le si parava davanti e ribatté seccamente – Dipende da chi lo chiede.- Si poteva notare francamente, era sulla difensiva e assomigliava soltanto ad un animale selvatico mentre difendeva i suoi cuccioli.

Severus guardò la scena con aria annoiata riprendendo pienamente controllo di se e nascondendosi di nuovo dietro alle sue maschere.

-Mi chiamo Severus Snape, insegno pozioni alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono qui per informarvi e discutere la vostra ammissione a settembre nella nostra scuola. C’è un posto per caso dove potremmo parlare?- chiese piattamente.

-Mark prendi Nat ed avvicinati alle scale, non mi piace. Mi ha visto mentre sollevavo Nat. Se fa qualcosa di strano sai cosa fare-

Severus fissò stupito la ragazzina, stava comunicando telepaticamente con suo fratello? Impossibile. Solo maghi con un elevato livello di Oclumanzia riuscivano a creare un canale telepatico. Chi aveva davanti?

Severus sbottò irritato:-Non sono nessuno di cui avere timore, ragazzina. Quindi chiedo per favore di non compiere azioni avventate che richiederebbero il rincorrere di due bambini. Non ho nessuna voglia di scomodarmi.-

Una voce divertita si aggiunse al quadretto:-“Il pipistrello sa il fatto suo Chris. Posso divertirmi? Non abbiamo ancora incontrato un occlumante in grado di sentirci”-

-“ORA BASTA”-

I tre ragazzi si bloccarono alla potenza dell’urlo mentale di Severus, stupiti e scossi. Si immobilizzarono.

-Ora che ho riacquistato la vostra attenzione. Non voglio sapere Mr. Gray cosa aveva in mente con il fatto di divertirsi, le darò il beneficio del dubbio. E con questo sappiate che odio ripetermi. Come ho già detto sono un professore di Hogwarts e sono qui per spiegarvi la vostra iscrizione alla scuola, quindi. Dove. Possiamo. Parlare. In. Privato.-

La ragazza riprese il controllo di se:-Siamo qui da poco, ci sono solo le nostre stanze che potrebbero essere private. E non urli più nelle teste dei miei fratelli.- Studiò Severus minacciosamente e non staccò un attimo lo sguardo da lui.

-Perfetto. Fatemi strada.-rispose piattamente.

La ragazza seguita dai due marmocchi lo portò al piano di sopra, percorsero un corridoio finché non arrivarono davanti ad una porta vecchia di legno rovinata e ci si infilò dentro seguita da due fratelli.

La stanza era soffocante: era una stanza piccola riempita di letti a castello minuscoli che occupavano la maggior parte dello spazio, il resto era preso da dei bauli. Non c’erano finestre se non una piccola apertura in un angolo e il resto della stanza era spoglia. L’aria era stagnante e Severus si coprì subito il volto con un manico del suo mantello, schifato dalla situazione in cui era arrivato.
Non notò nemmeno due bambine che chiacchieravano in un letto che il marmocchio più grande guardò freddamente e a cui ordinò di uscire.
I due ragazzi si sedettero sull’angolo del letto più vicino mentre la ragazza rimase in piedi con le braccia incrociate fissando freddamente l’insegnante di pozioni.

“La situazione non può che migliorare” pensò sarcasticamente dentro di sé.

-Penso che il bambino possa uscire. Non è richiesta la sua presenza, ho bisogno solo di voi due- spiegò con indifferenza alla maggiore.

Lei continuò solamente a fissarlo ed a rispondere fu il ragazzo che da quello che aveva capito si chiamava Mark.

-Lui resta.
Disse soltanto questo e Severus stanco di tutta quella situazione non vedeva soltanto l’ora di uscire da quel posto.
-Perfetto- rispose con un ghigno e continuò con freddezza –Come ho detto siete stati ammessi alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ora non so da che scuola arrivate dall’America e dalle sue regole ma qui in Inghilterra comincerete il 1° di Settembre. Sarete accompagnati il 20 Agosto a comprare il necessario per l’anno scolastico con gli altri ragazzi nati-babbani. Da quel che ho capito lei, Miss Gray, ha 16 anni e comincerà il sesto anno mentre lei, Mr. Gray, ha 14 anni e comincerà il quarto anno. Ora eseguirete con me un test d’ingresso per capire a che livello magico siete e quali mancanze avete nelle varie materie.

-Mancanze. Chris per favore posso divertirmi il pallone gonfiato mi sta annoiando più del solito-

La sorella si girò un attimo per guardare il fratello e questo si zittì subito.

-Come ha ben capito Mr. Gray riesco a sentirla perfettamente. La prego di finirla subito- sbottò il mago guardando severamente il ragazzo.
Questo di ricambio si stese sul letto ignorando completamente la situazione, irritando ancora di più il Potion Master.

-ORA. Pregherei che voi due tiriate fuori le vostre bacchette da iniziare il test pratico per favore.

La ragazza lo guardò stralunata. –Che bacchette?

-Le vostre bacchette, Miss Gray, lo stesso utensile magico che ha utilizzato prima per evitare a suo fratello la caduta dalle scale- rispose con freddezza guardando irritato la ragazza.

D’altro canto con la sua ultima affermazione aveva riacquistato l’attenzione del marmocchio più vecchio, che adesso lo guardava con circospezione.

-Di cosa sta parlando?- continuò la ragazza, sempre stupita.

“Mi stanno prendendo in giro. Chi diavolo sono questi lattanti?”

Adesso la situazione diventava realmente irritante. –Sto parlando della magia che ha compiuto prima, finitela adesso di sprecare il mio tempo. Fuori le bacchette e iniziamo questo test. ADESSO RAGAZZINA. -

La ragazza lo guardò malamente e suo fratello si alzò affiancandosi a lei per spalleggiarla, guardandolo negli occhi e da qui in pochi secondi la situazione cambiò completamente.

Il ragazzo attaccò le sue difese mentali, cercando di scavalcare il muro che l’Oclumanzia proteggeva la sua mente con una forza che non poteva essere di quella di un mago quattordicenne peccato che il marmocchio non sapeva con chi aveva a che fare. Nemmeno L’Oscuro Signore, il Legiliments più potente della loro epoca era riuscito a piegarlo non ci sarebbe riuscito sicuramente un lattante. Le azioni che accaddero dopo furono velocissime.  Severus tirò fuori la bacchetta per colpire il ragazzino ed appena scagliato l’incantesimo la ragazzina si parò immediatamente davanti il fratello per proteggerlo, alzando con un movimento delle mani un muro magico per rimandare indietro la fattura.

Qui Severus si immobilizzò fissando nella sua mente la scena e guardando la ragazza sibilò: -Ok. Ora la si finisce qui. Niente più attacchi da entrambi le parti ed adesso mi spiegherete bene chi diavolo siete e da dove diavolo arrivate.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Presunzioni ***



Presunzioni
 
 
Il Potion Master era allibito. Non riusciva smettere di fissare le due figure in posizione difensiva davanti a lui; il muro magico ancora alzato davanti a loro.

La ragazzina alzò lo sguardo su di lui e Severus si bloccò per un istante ancora; quegli occhi verdi, occhi che si era immaginato notti su notti, occhi che non sarebbero dovuti sopravvivere, ora lo fissavano sfidandolo. Infine dopo un istante di silenzio che sembrasse durasse ore la ragazzina spezzando la connessione che si era creata tra lei e Severus, con un sospiro ed un altro movimento delle mani abbassò le difese; suo fratello dietro di lei si risedette sul letto accanto al più piccolo dei tre.

-Non provi mai più ad attaccare mio fratello, siamo intesi?-Severus alzò gli occhi al cielo; come la ragazzina osava anche criticarlo? Snape le rivolse solo un’occhiata glaciale e crudele.

-Se il tuo caro fratello non avesse cercato, come si è visto senza alcun successo, di attaccare le mie difese mentali, io certamente non avrei messo in scena questo teatrino. ORA, visto che non ho nessuna voglia di rimanere qui a passare tutta la mia giornata a fare da balia a tre marmocchi pieni di sé e maleducati pregherei di sapere chiaramente chi ho davanti. In che senso ragazzina non avete bacchette, nella scuola da cui arrivate non avevate oggetti magici?-

Il ragazzo lo guardò sempre con aria annoiata; non si capiva come una persona così piatta e così stufa potesse avere quell’aura mentale. Era come se si stesse guardando due persona completamente diverse: una la figura che ti fissava con sguardo assente e stanco come se tutta la sua vita fosse solo composta da momenti fastidiosi, le poche volte che aveva aperto bocca in tutta quella situazione surreale l’aveva fatto come se gli costasse un grandissimo sforzo fisico e si era risparmiato assolutamente sulle parole; mentre l’altra era composta dalla sua aura mentale che rappresentava una persona attiva, ironica e supponente: in poche parole per Severus rappresentava un marmocchio borioso e arrogante ed anche uno della peggior specie, visto che almeno con gli zucconi a cui insegnava non doveva aver timore di attacchi mentali.
La ragazza continuava a studiarlo anche se Severus cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo e le conseguenze che portava. Infine espirò cercando di eliminare tutta quella tensione che si stava creando in quella stanza, rilassando le spalle e parlò per la prima volta con voce calma e serena, senza essere sulla difensiva.

-Sinceramente non so di cosa stia parlando, non so cosa le abbiano detto ma noi di scuole di magia non ne abbiamo mai viste. Siamo sempre stati scaricati da un orfanotrofio babbano all’altro finché dall’America ci hanno trasferito qui. Non ci aspettavamo visite e per questo mio fratello ha reagito così. Mi scuso per il suo comportamento ma in nostra difesa lei non sembra per niente un tipo rassicurante.- Chris si bloccò, gli lancio un’occhiata per poi continuare: - E di bacchette non ne abbiamo mai sentito parlare. Per il resto ha detto che voleva parlare solo con me e Mark, perché sta escludendo Nathan; anche lui ha poteri come noi.- la ragazzina finalmente aveva ripreso il controllo della situazione, pensò dentro di sé Severus.

Ma comunque la situazione non aveva senso, non era possibile che tre ragazzi di una portata magica del genere non fossero stati individuati in America e adeguatamente istruiti; sembrava quasi che si fossero formati da soli e soprattutto praticavano la magia in modo primordiale ed istintivo. Non seguivano regole o teoria, la ragazza per difendersi dall’incantesimo di Severus aveva solamente usato uno scudo istintivo come se riuscisse a manipolare la magia dentro di se senza parole o movimenti di bacchetta, era una branca della magia che nella loro generazione era stata lasciata da parte perché più complicata e più antica, cioè l’arte della magia senza bacchetta o anche chiamata Magia Primitiva. Soltanto che era improbabile che due ragazzini da soli fossero riusciti a padroneggiarla, soprattutto in un modo così avanzato. Oltre a quello c’era il fatto dell’Oclumanzia, lui ci aveva messo anni a riuscire a creare i suoi scudi mentali e ci era riuscito anche grazie al fatto di essere a scuola e riuscire ad intraprendere delle ricerche nel mondo magico, come diavolo avevano fatto due ragazzini senza nessun aiuto o nessuna guida magica a diventare due Legiliments abbastanza potenti da riuscire a creare un canale telepatico? La situazione diventava sempre più irreale ogni momento che passava. Eppure poteva assicurare che la ragazzina non stava mentendo, gli aveva appena dimostrato che non le serviva nessuna bacchetta per riuscire a compiere varie magie eppure il professore faceva davvero fatica a crederci. Severus espirò buttando fuori l’aria come se stesse buttando fuori tutte le complicazioni che stavano nascendo da quella situazione.

“Doveva essere facile giusto? Tu arrivi, dici che sono ammessi ad una scuola di Magia, rispondi a qualche domanda del marmocchio che è in esaltazione e poi te ne vai. Non dovrebbe essere così difficile. Invece tra tutte le situazioni che potevano capitare io devo beccarmi l’unica dove trovo tre poppanti che non sanno quasi cosa significa essere maghi.” Pensò sarcasticamente.

Infine si ricompose e riordinò le idee per rispondere alla ragazzina:- No siete stati presi in considerazione soltanto tu e tuo fratello più grande perché ad Hogwarts le classi iniziano dall’età di 11 anni, anche se da quel che capisco siete entrambi completamente ignoranti di qualsiasi incantesimo o materia magica quindi penso che dovrete iniziare entrambi dal primo anno. - Qui il bamboccio più grande si riscosse, Severus aveva capito che la presunzione del fatto che quei bambini fossero ignoranti non dovesse piacergli per niente, anzi sembrava l’unica cosa che fosse riuscita, per adesso, a spezzare quella maschera di monotonia che continuava a mostrare.

-Beh qui penso si risolva subito il problema, non verremo in questa scuola se Nathan dovrà rimanere in questo cavolo di orfanotrofio. Può anche andare non ci interessa la sua offerta. – rispose con disappunto la ragazzina.

Severus ringhiò: -Stupida ragazzina non è un’opzione non avere un’istruzione in questo paese, o si è istruiti privatamente a casa dai propri genitori, ma non vedo come ci possa essere la possibilità in questo caso. - si interruppe per dare un peso alle sue parole e per fissarla sorridendo crudelmente anche se questa non diede per niente importanza alle parole di Severus, sembrava che il fatto di essere orfana non portasse nessun dolore. Sbuffò per poi continuare con voce fredda e distante –Oppure si è istruiti ad Hogwarts. Non ci sono altre opzioni e soprattutto non è una decisione che prendono due ragazzini. - 

-Nathan non rimane qui. Anche questa non è un’opzione. Non ci divideremo, non potete obbligarci. – ribatté la ragazzina.

-Non dare ordini ragazzina, ti avviso, sono stato paziente per adesso di fronte a tutta questa pagliacciata ma non ho più nessuna voglia di perdere ancora tempo in questo luogo.

-Perfetto può andarsene nessuno la sta obbligando a rimanere. – replicò questa volta, invece, il ragazzo impertinente.

Il bambino più piccolo, invece, per ora non si era ancora mosso da quando si era seduto e non aveva ancora spiccato parola ma concentrandosi sulla figura del mago vestito in nero si alzò e disse solo, con voce ferma che faceva fatica ad appartenere ad un bambino: -Non ci divide, non porta via i miei fratelli.-
Il moccioso lo fissava per nulla intimorito e si affiancò alla sorella con le braccia rigide lungo i fianchi stringendo i pugni, come se volesse spaventare il mago adulto ma Severus in risposta gli venne solamente da ridere, divertito da quell’inutile e assurda dimostrazione di volontà.

-Nathan ha ragione, non può dividerci e non ci interessano le leggi di questo Stato. Non c’è la possibilità che lui resti qui senza di noi.- riprese la ragazzina

-Anche se tutta questa passione nel difendere vostro fratello potrebbe essere considerata ammirevole e nobile, non mi interessa quali sono le vostre condizioni. Non avete nessun potere decisionale, siete in affidamento allo Stato di conseguenza in questo caso alla scuola e Hogwarts non accetta maghi che non abbiano almeno 11 anni.

-Noi non verremo. - proseguì Chrystal – Non possiamo abbandonarlo qui per tutto un anno, non ce la farebbe. Senza di noi non riuscirebbe a controllare tutto il tempo la magia e potrebbe fare male a qualcuno e soprattutto a se stesso. Non resterà da solo. Se come dice lei non siamo obbligati ad andare a questa scuola, Nat verrà con noi.

-Hogwarts ragazzina non è un asilo. Non c’è la possibilità di tenere un bambino e non vedo condizioni speciali per cui lui non possa rimanere qui. Gli orfanotrofi sono fatti in modo di occuparsi dei bambini, non siete indispensabili alle sue cure. Non pensate di essere speciali – provocò in risposta il professore ma la provocazione rimase vana, nessuno dei due fratelli maggiori si sporse per accettare il guanto di sfida, anzi ignorarono del tutto il professore, come se non valesse nulla quello che aveva appena detto.

-Non penso capisca, lui non può rimane qui da solo. Senza Chris a contenere la sua magia ed ad insegnarli a controllarla lui al più minimo sbalzo d’umore potrebbe creare un disastro. E qui, da solo, di sbalzi d’umore con i bulli dell’orfanotrofio ce ne sarebbero fin troppi. Non abbandoniamo nostro fratello, glielo abbiamo già spiegato.- interruppe Mark.

Il mago sbuffò stanco e irritato. –La cosa, sinceramente, non mi riguarda. Ora prima di continuare questo teatrino ho bisogno di identificare il vostro livello, anche se penso sia piuttosto ovvio che i risultati dei test vi immetteranno nel primo anno.

Severus non aveva più voglia di investigare sulla vita di quei tre ragazzi, non vedeva solo l’ora di uscire da quella stanza opprimente e ritornarsene ad Hogwarts; la visita era durata fin troppo per i suoi gusti. Non se ne voleva interessare, quello sarebbe significato solo più rogne e tempo perso e soprattutto Snape non aveva abbastanza cuore per prendersi carico dei problemi di tre orfani. Erano sopravvissuti fino ad adesso, sarebbero sopravvissuti anche in futuro.

I tre di rimando lo fissarono solo. –Perfetto- continuò lui – Mr. Gray si alzi che iniziamo; chiederò di dimostrarmi qualche incantesimo per capire l’efficacia e soprattutto a che livello è. - Il ragazzo di rimando si alzò solo, si spostò dall’angolo dove si trovavano i fratelli e avvicinò finché non si trovò faccia a faccia con l’insegnante e lì la sua aurea completamente assente ed annoiata fu spezzata da un ghignò che prese spazio nella sua faccia.

-Cominci pure, professore.- rispose Mark sarcasticamente sfidando Severus.

Severus rispose allo sguardo, “ragazzino non sai con chi ti stai mettendo contro, non uscirai vincente da questo test”.
-Bene, incantesimo base che anche i bambini più ignoranti dovrebbero riuscire a compiere; solleva quel baule e tienilo sospeso in aria per almeno 30 secondi, il più fermo possibile. Vediamo se riesci a superare il livello richiesto dal primo anno per la materia di Incantesimi. – terminò Severus in tono canzonatorio.

Mark non rispose alla provocazione, si mise solo al centro della stanza e chiuse gli occhi; ancora con gli occhi chiusi iniziò ad alzare le braccia in sincrono e contemporaneamente al movimento delle braccia ogni baule della stanza levitò a mezzo metro di altezza dal suolo. Mark adesso aprì gli occhi e fisso beffardamente Severus.

“Esibizionista, potrai avere vinto anche questo round ragazzino ma non uscirai da questo test con il sorriso ancora sulle labbra, puoi giurarci”

Il professore continuò a guardare il ragazzino che più passava il tempo più faceva fatica a mantenere alzati i bauli, sorrise beffardamente:-Forse hai preso la situazione sotto gamba, ragazzino.

-Mark, smettila. Sono già passati 40 secondi, tira giù quei bauli. Non devi dimostrare nulla a nessuno. – la sorella si era avvicinata al fratello e con solo una frase aveva lavato quell’aria di sfida che per quel momento aveva animato il ragazzo. Mark richiuse gli occhi e con un sospiro abbassò le mani spezzando la magia.

Severus era irritato, l’unica valvola di sfogo che era riuscito a trovare in quella maledetta circostanza gli era appena stata tolta; il moccioso adesso aveva ripreso controllo di se e stava immobile, senza alcuna espressione nel volto ad aspettare le prossime istruzioni.

-Ragazzina non è il tuo test, fatti da parte e non immischiarti in fatti che non ti appartengono.

-Scusi, professore, ma penso che mio fratello sia di mio interesse e vederlo consumare ogni singola energia magica per il suo intrattenimento non è uno scenario a cui voglio assistere.- ribatté lei ironicamente.

-Chris. – una sola parola e fratello e sorella si scambiarono uno sguardo, lei di risposta annuì solamente e ritornò vicino al fratellino più piccolo.- Okay possiamo continuare, scusi l’interruzione. – prosegui il ragazzo.

Il professore da lì continuò solo il test, chiese di eseguire incantesimi base dei primi due anni d’insegnamento per poi arrivare a quelli del terzo anno dove il ragazzino iniziava ad essere più tentennante. Il problema di tutto quel test era che il ragazzino anche se riusciva ad eseguire gli incantesimi correttamente erano comunque incantesimi non eseguiti con una bacchetta, non sapeva nemmeno se definirli incantesimi era più giusto paragonarli a manipolazioni di magia anche se alla fine il risultato era lo stesso. Il ragazzo dimostrava una grande capacità magica ma fargli eseguire qualche incantesimo non dimostrava nulla in questo caso, infatti appena Severus gli chiese di trasfigurare qualche oggetto Mark si fermò spiazzato, non sapendo per la prima volta cosa gli stavano chiedendo di fare.

-Io devo…?

-Trasfigurare, Mr Gray, trasfigurare quello spago in un ago. – ghignò Snape –Non mi sembra una richiesta molto difficile. – continuò deridendolo.

“Esatto ragazzo, non sei il mago più forte qui dentro.”

-Io… Cioè… Non c’è, cavolo. – il ragazzo balbettava frasi sconnesse ed il suo atteggiamento disinteressato era stato sostituito da una maschera di pura vergogna; poi si riscosse e guardando l’insegnante con uno sguardo così sincero che Severus quasi si stupì disse solo in un tono umile che differiva completamente dall’idea di persona che aveva davanti –Non lo so fare.

Questo l’insegnante di pozioni non se lo aspettava, poteva capire una sfuriata da questo ragazzo, una reazione di qualsiasi altro tipo ma non una specie di richiesta d’aiuto. Lui non era lì per aiutarli quei ragazzi, era lì solamente perché aveva come preside una specie di megalomane che adorava programmare la vita delle persone delle persone sue sottoposte. Quindi disse solo, con il tono più sincero che poté trovare:

 -Non importa, non mi aspettavo che ci riuscissi. Immagino che quindi anche di pozioni tu non sappia nulla, o di Erbologia, o di qualsiasi altra branca della magia.-

Il ragazzo non rispose, non controbatté per difendersi, continuò solo a fissarlo.

-Solo l’Oclumanzia.- ma non era lui che aveva parlato.

-Ragazzina mi sembra di averti già detto di non intervenire, tuo fratello dovrebbe essere almeno in grado di articolare una risposta da solo.- ribatté aspramente, evitando però di guardarla negli occhi.

-Gliel’ho già spiegato, penso che mio fratello sia completamente di mio interesse. –

Snape alzò gli occhi al cielo e le rispose sardonicamente -Certamente ragazzina. Comunque come avete imparato l’Oclumanzia, non è una branca della magia molto conosciuta.

-In America, da soli.

-Non hai risposto alla mia domanda, ragazzina. COME?- chiese

Chrystal lo guardò male ma senza aggiungere nulla disse solo: -In un trasferimento ci hanno affidato ad una famiglia che abitava vicino a New York, vicino casa c’era un negozio di libri usati e lì avevamo trovato un libro che si chiamava “Oclumens”, è da lì che abbiamo cominciato ad allenarci mentalmente. –

Severus conosceva quel libro, lo aveva usato anche lui inizialmente nelle sue ricerche anche se lo aveva sostituito alla fine perché era troppo arcaico e soprattutto non aveva una traduzione in inglese, era uno di quei vecchi manuali che mantenevano il latino come linguaggio magico.

-E come avreste fatto a capirlo. Non esiste una traduzione di quel volume.- chiese esasperato.

-Io.- disse Mark riacquistando l’attenzione del Potions Master.- L’ho tradotto io.

Adesso Severus lo guardava scetticamente ed immaginando quello che stesse pensando il ragazzo interruppe i suoi pensieri : -In una scuola dove andavamo io e Chris abbiamo fatto un progetto sulle lingue antiche, Chris era un disastro ma io mi ci sono appassionato e da lì me le sono studiate da solo, per adesso conosco abbastanza da saper tradurre quasi tutto dal greco ed dal latino e mi sto interessando anche al sanscrito anche se non è una lingua legata al mondo magico, almeno non nella società occidentale. Così abbiamo imparato l’Oclumazia io e Chris, almeno è stato più facile ad insegnarla a Nat.

Adesso Severus, invece, si trovò ad essere di nuovo stupito, anche il minore conosceva l’Oclumanzia?

-D’accordo. Ragazzina tocca a te, ti consiglio di provare a fare qualcosa di meglio.

Chris si alzò e si mise al posto del fratello e Severus poté osservarla meglio; anche se la ragazzina di aspetto rappresentava un’adolescente bastava un’occhiata per capire che non coincideva con la maturità e la serietà chele si leggevano negli occhi.

-Ok ragazzina. Iniziamo.

E da qui cominciò il test, al contrario del fratello lei aveva più consapevolezza nel utilizzare la magia ed era più potente. Dopo aver eseguito tutti gli incantesimi per riuscire ad arrivare al livello del suo anno di Hogwarts, Severus si fermò.

-Immagino che nemmeno tu sappia trasformarmi questo spago in un ago.

-Non lo so, ma posso provarci.- rispose lei. Prese in mano lo spago e lo chiuse dentro la sua mano destra, con la sinistra cominciò a muovere l’aria accanto al suo pugno. Dopo alcuni istanti riaprì di nuovo la mano destra: al posto dell’ago c’era un filo argentato.

Severus la fissò senza espressione; non era un ago, pensò, ma al contrario del fratello era riuscita a manipolare l’elemento a suo favore.

-Non è quello che avevo chiesto, ragazzina, ma comunque meglio che nulla. C’è qualcos’altro che sai fare?-

-Sa curare.- non era lei a rispondere però.

-Penso che sua sorella sia in grado di rispondere da sola, Mr Gray.

Il ragazzino gli rispose con uno sguardo indecifrabile, sbuffò e poi si escluse dalla conversazione buttandosi di peso sul materasso del letto.

-Si è vero, so curare piccole ferite o aggiustare piccole fratture. Ma nulla di molto grave. – rispose Chris, evitando di guardare il professore.

Severus immaginava come avesse avuto bisogno di imparare a curare con la magia, essere responsabile di due bambini e vivere in degli orfanotrofi non è sempre facile, non erano posti gentili dove i bambini crescevano protetti. La maggior parte delle volte,anzi, facevano più male che altro. Inoltre bisognava considerare che loro attiravano l’attenzione, sia per il loro aspetto fisico che catturava l’interesse di chi li vedeva sia per il fatto che fossero magici. Gli incidenti magici da piccoli capitano spesso, immaginava loro tre per riuscire ad acquisire questo controllo e questo potere magico che fatica abbiano dovuto fare.

“Soprattutto che controllo e consapevolezza ha questa ragazzina per riuscire a curare usando la magia. Anche la più piccola distrazione in un controllo del genere potrebbe peggiorare la situazione anziché migliorare la ferita.”

-Capisco. Anche se questo potrebbe risultarvi utile qui, ad Hogwarts non c’è una materia sulla Medicina o la Guarigione, quindi, infine, inutile per il test.

La ragazza rise e spezzò il discorso e le parole del Potions Master: - Come se io avessi imparato a curare per riuscire a superare uno stupido test. Professore stia tranquillo, non ci rimango male se ricevo un brutto voto; sopravvivrò anche a questo e dormirò comunque questa notte. – rispose ironicamente, con ancora il sorriso sulle labbra.

-Immagino che quindi la supponenza e l’essere maleducati non sono caratteristiche che appartengono solo a tuo fratello. Oltre al fatto che nell’andare male in questo test porterà danno solo a te stessa, ti avviso che parlare in questo modo ad un professore mentre sarete a suola porterà a delle conseguenze. Inizia a portare rispetto ragazzina.

Chris lo guardo in risposta sorridendo ancora: -Certo, professore.

Severus la guardò irritato: - Tornando a noi, non avete le capacità magiche per riuscire ad entrare nel vostro anno. Anche se comunque la vostra situazione rimane particolare, anche perché non avete mai ricevuto una vera e propria istruzione.  Non posso darvi una risposta in questo momento, dovrò discuterne con il preside. Anche se penso che si sappia già quale sarà la decisione definitiva…

-Se parlerà con il suo Preside, gli dica pure che non c’è possibilità che io e Mark lasciamo qui da solo Nat. – lo interruppe Chris. –NON. È. UNA. POSSIBILITÀ.

-Ragazzina pesavo che avessi capito che non è una vostra scelta.

Chris incrocio le braccia al petto, ribattendo: -Beh se per questo, nemmeno vostra.

-Non ho più voglia di discuterne, Gray. Mi sono trattenuto anche fin troppo, aspettatevi notizie dalla  scuola nel giro di qualche giorno.

E con questo si girò e fece per uscire dalla stanza ma si bloccò quando la ragazzina disse:

-Non vediamo l’ora, professore.

Snape si voltò e la fissò e con un ultimo sguardo a quegli occhi verde foglia, scomparve fuori da quella stanza.
“Stupida ragazzina” pensò appena uscito da quel maledetto orfanotrofio prima di smaterializzarsi.
 

Note Autrice

Buongiorno.
Si ecco qui il secondo capitolo.
Volevo solo avvisarvi, che da come si era potuto capire, io utilizzerò solamente i nomi in inglese. Amo l'italiano e lanostra lingua ma riguardo i fandom riesco a utilizzare ed a pensare la storia solo in maniera "originale", utilizzando quindi i nomi che ha dato la Rowling.
Oltre a questo, spero vi possa piacere il capitolo. Se avete voglia di lasciare un commento, un avviso o qualsiasi cosa che pensate riguardo alla storia ve ne sarò immensamente grata. E' la mia prima storia,quindi accetto qualsiasi consiglio.
Beh ci rincontriamo tra massimo due settimane, sperando che non ci siano imprevisti. 
xoxo
fiokw
 

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Capitolo 3
*** Arrangiamenti ***


Arrangiamenti

Snape riapparve accanto ai confini di Hogwarts in umore nero.

“Stupida ragazzina, stupidi ragazzini. Giornata del cazzo.”

Percorse il parco come una furia, evitò Hagrid che cercò di attaccare bottone e attraversò tutto il castello fino a raggiungere i suoi amati sotterranei; spalancò la porta dei suoi quartieri e vi si fiondò dentro.
Con un movimento della bacchetta accese il camino e infine si sedette sulla poltrona di fronte al fuoco. Stava tremando da quanto era scosso, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa fra le mani.

“Quegli occhi. Dio, tu sia maledetto Albus per avermi messo in questa situazione.”

Come poteva quella ragazzina avere i suoi occhi, non assomigliava a Lily in nient’altro ma aveva i suoi occhi: era identico il taglio, il colore in tutte le sue sfumature e la vivacità che trasmettevano.

Perché tutti potevano dire che Potter aveva gli occhi di sua madre, ma anche se erano molto simili non erano i suoi. La sfumatura di quelli di Potter era più scura di quelli di Lily e dietro a quelli occhiali prendevano tutt’altro aspetto. Lui li conosceva gli occhi di Lily, aveva passato anni ad osservarli, a memorizzarne ogni singola sfumatura e gli occhi di quella ragazzina erano quelli di Lily. Era assurdo, quasi inumano: sembrava che avessero preso i suoi occhi per impiantarli in un'altra faccia. Perché il resto non era Lily; era bionda la ragazzina, il viso era più dolce ed i tratti erano sembrava che arrivassero dall’est, più esotici di quelli della sua Lily.
Snape si risedette composto sulla poltrona e richiamò a sé dalla teca dove teneva i liquori un bicchiere e il decanter di Bourbon. Non fece nemmeno in tempo a bagnarsi le labbra con quelle due dita di alcolico che il colore delle fiamme del camino cambiò e spuntò la faccia di Albus.

-Preside. – constatò con voce secca l’insegnante.

-Ah Severus, vedo che sei tornato. Ti chiederei, se non fosse un problema, se potessi venire nel mio studio un attimo. Ci sarebbero delle novità da discutere.

Severus lo fissò un attimo, spostò lo sguardo sul suo bicchiere di liquore e con uno sbuffo d’irritazione rispose: - Certo preside, sarò da lei in un attimo.
Le fiamme tornarono del loro colore originale e il professore si alzò, ancora malinconico ed irritato per l’interruzione del suo liquore serale, si rimise il mantello ed usò la metropolvere per apparire nell’ufficio del preside.

-Severus – sorrise Albus – buona sera.

-Albus. –accennò l’altro sedendosi nella poltrona di fronte alla scrivania del preside.

-Posso offrirti qualcosa? Tè, magari un sorbetto al limone?

Il Potions Master alzò gli occhi al cielo e pensò con malinconia al bicchiere di Bourbon abbandonato nelle sue stanze: -No grazie, Albus, sono a posto così.

Il preside di rimando sorrise e continuò con gentilezza: -Com’è andata oggi, Severus? Sei riuscito a parlare con i due ragazzi?

-Si. – Severus s’interruppe per pensare bene come continuare – Anche se mi sono trovato in una situazione insolita, se così si può dire.

-Spiegati meglio, ragazzo mio.

-Prima avrei bisogno di fare qualche domanda, anche perché sono il primo che deve capire meglio questa situazione, Albus. Per prima cosa, perché sono arrivati in Inghilterra se sono cittadini americani. Com’è possibile un trasferimento del genere?

-Da quello che ho capito, i ragazzi non sono Americani, ma arrivano dall’Europa. Sono stati abbandonati in America e da lì le istituzioni del luogo babbane se ne sono presi la responsabilità, ma non hanno mai avuto la cittadinanza americana babbana. Da quando ci sono stati dei tagli in America, i ragazzi sono stati espulsi dal paese per essere rimandati in Europa, la nazione che se n’è presa carico è stata l’Inghilterra. Qui, quando sono arrivati sono stati rintracciati anche dalla comunità magica.

-Ed è questa l’ulteriore ambiguità, Albus. Hai appena detto che sono stati rilevati dal ministero quando sono arrivati qui in Inghilterra. Non ci dovrebbe essere stato un passaggio dalla comunità magica americana che se n’era presa cura alla nostra?

-Non lo so, Severus. Sinceramente parlando, non mi sono interessato molto in questo aspetto. Il ministero mi ha avvisato che c’erano due ragazzi orfani che avrebbero dovuto frequentare la scuola l’anno scolastico che verrà ed io ho reagito di conseguenza affidando il caso ad un mio professore,in questo caso tu, come in ogni altro caso del genere che abbiamo avuto. Non mi sono spinto ad investigare perché non ho visto niente di inconsueto.

-Ed è qui, Albus, che ci sbagliamo entrambi. Non è un caso normale, entrambi i ragazzi sono sprovvisti di qualsiasi istruzione magica.

-Ragazzo mio, ti devo chiedere per favore se puoi ancora una volta spiegarti meglio. Intendi dire che non hanno alcun potere magico?

“No di potere magico ne hanno anche fin troppo i mocciosi, per quello che penso io, Albus”

-No sono magici, ma non hanno mai avuto un’istruzione. Non sono mai andati in una scuola di magia, non possiedono le basi di nessuna materia e non possiedono nemmeno una bacchetta. Sanno manipolare il loro potere magico a loro piacimento, riescono a padroneggiare molto bene la Magia Primitiva per difendersi e per gli incantesimi che riescono a concepire mentalmente ma per il resto: riguardo Trasfigurazione, Pozioni o altre materie magiche sono completamente ignoranti. La sorella maggiore rispetto al fratello è la meno inetta, è riuscita a trasformarmi uno spago in un filo di argento ed è più precisa e potente nel manipolare il proprio cuore magico ma per il resto non so proprio in che anno assegnarli. Oltre a questo hanno imparato l’Oclumanzia da soli, tutti e tre, anche il più piccolo, da quello che mi hanno detto, anche se al minore non ho chiesto nessuna prova o test.- qui Severus si fermò per osservare la reazione del Preside; Albus lo osservava dietro gli occhiali a mezzaluna, un sorriso beffardo gli incurvava le labbra.

-Quando parli di Magia Primitiva…- sorrise il preside.

-Intendo proprio quello, Albus. – lo interruppe il professore-Manipolazione pura della magia. Se al ragazzo chiedi di sollevare un oggetto lui con un movimento della mano lo farà alzare; se gli chiedi di bruciarlo, di renderlo invisibile riuscirà a trovare un modo per manipolare la propria magia ed arrivare al proprio scopo, il problema è che la praticano istintivamente: quando ho chiesto al ragazzino di trasformarmi uno spago in un ago non è riuscito a fare nulla. Non hanno nessuna teoria o regola dietro a quello che praticano con la magia, sono completamenti senza precetti se così si può dire.

-Interessante. – sospiro il vecchio mago. –Chi pensi che li abbia insegnato?

-È questa la parte interessante, Albus. Da quello che ho visto sono completamente degli auto-didatta. La maggiore ha un controllo molto preciso della propria magia, da quello che mi hanno detto riesce a manipolarla anche per curare piccole ferite. È grazie a lei se i fratelli sono arrivati al livello che ho visto oggi, penso.

-È una situazione ambigua, Severus. Riguardo l’Oclumanzia, siamo d’accordo che senza aiuto non ce l’avrebbero fatta.

-Qui ti do ragione, Albus, da quello che mi hanno detto hanno trovato un libro che hanno comprato in America sull’Oclumazia e si sono esercitati da lì. Mi sembra molto improbabile, ma sinceramente è molto assurdo anche il resto, non ho investigato.- sbuffò il Potions Master.

-Sembri quasi interessato a questi ragazzi, Severus. Ti hanno colpito.

Non era una domanda e Severus di risposta sbuffò contrariato fissando il vecchio: - Immagini male, Albus. Per quello che mi riguarda sono solo tre mocciosi, forse un po’ più dotati di altri ma rimangono comunque mocciosi, inoltre del tutto ignoranti nella mia materia oserei dire. Nulla di speciale quindi.-

“Se non fosse che sono dei Legiliments abbastanza potenti da creare barriere mentali e canali telepatici, che la ragazza ha un controllo magico di precisione chirurgica e che il marmocchio non abbia imparato da solo il latino e il greco come hobbies per riuscire a tradurre un libro arcaico, per imparare una branca della magia ancora più arcaica. Si Severus, proprio il genere di studenti che vedi da anni, proprio nulla di speciale.” Una vocina sussurrò sarcasticamente dentro la sua testa. “E se non fosse anche per il fatto che lei ha gli stessi identici…” “NO! Basta.” Si interruppe, non qui, non davanti al vecchio pazzo che non vedrebbe l’ora di rinfacciarti per il resto della tua vita che ti sei interessato a tre marmocchi.

Il preside lo osservò con lo stesso sorriso beffardo di prima sulla faccia: -Certo, Severus. Penso tu abbia ragione. Come consiglieresti di agire però?

-La ragazzina non può accedere al sesto anno. Non ha mai dato nessun esame magico e non ha nessun OWLs. Dovrebbe riuscire a dare almeno quelli, prima di tutto. Anche se non lo so Albus, bisognerebbe prima sapere come reagirebbero entrambi ad una reale istruzione magica: con bacchetta, lezioni e tutto il resto. Il ragazzo potremmo inserirlo nel suo anno, magari se seguisse tutto l’anno ripetizioni e avesse degli aiuti da parte degli insegnanti per recuperare le mancanze.

-Il ragazzo, Severus, se provasse a recuperare da subito degli argomenti pensi sarebbe in grado di accedere al suo anno?

-Non lo so, è probabile.

-Da quello che mi hai raccontato sarebbe sprecare tutto il loro potenziale magico se decidessimo solo di farli iniziare dal primo anno. - il vecchio si fermò un attimo per pensare, per poi dire:- Potrebbero recuperare gli argomenti persi da subito, venire qui a scuola durante l’estate per iniziare la loro istruzione, almeno il minore potrebbe riuscire ad entrare nel proprio anno.

-Cioè da quel che ho capito, Albus, stai proponendo di insegnare al ragazzo in poco più di un mese il programma di tre anni di tutte le materie. Come pensi che riuscirebbe ad imparare ad esempio tutto il programma di Pozioni entro settembre?

-Severus, suvvia. In qualche modo bisognerà pur iniziare. Se non ce la facesse, entrerà a fare parte dell’anno in base al livello a cui arriverà. Se entrassero a far parte del primo anno sarebbe solo uno spreco di tempo per loro se sono così dotati.

Snape si alzò dalla sedia per spostarsi davanti alla vetrata che dava sul lago Nero e su un pezzo della foresta proibita dando la schiena al Preside, il sole stava tramontando.

-Potrebbe essere una soluzione, chi dovrebbe istruirli però? Io potrei coprire Pozioni, Difesa contro le Arti Oscure e Erbologia. Ma il resto? Non mi metterò ad insegnare Astronomia o addirittura Trasfigurazione, io e quella branca di magia non abbiamo più niente da dirci da quando ho dato i miei NEWTs.

-Sarebbe già molto, Severus, se riuscissi a portare avanti tre materie; sicuro che non hai nessun interesse nei confronti di quei ragazzi?- gli chiese canzonatorio il vecchio mago, per poi continuare –Riguardo a Trasfigurazione potrei insegnarla io, infondo fino a qualche anno fa ero comunque professore di quella materia. Mineva come sappiamo quest’estate non può aiutarci, è in Austria da sua sorella che sta poco bene. Invece per le altre materie minori vedremo in base a come ne risponderanno anche i due ragazzi.

-Preside, mi sembra sia stato lei a dire che sarebbe sprecato non preparare i ragazzi, io mi sto solo adeguando alla situazione; non che abbia molte altre possibilità comunque.

-Si ha sempre una scelta, Severus.

“Oh, no. Il monologo su quanto la nostra vita sia piena di incredibili scelte dove si può sempre decidere o bianco o nero, no Albus. Oggi non sono dell’umore.”

-Certo, Albus- interruppe causticamente. –Insegnerò ai due ragazzini. Fine della storia. –ribatté freddamente sempre osservando fuori dalla finestra.

-D’accordo, Severus. Ti ringrazio.

Severus sbuffò ma si girò per risiedersi sulla poltrona.

-Cosa devo fare quindi?
“Istruzioni, Albus. Dammi istruzioni, come se fosse un’altra dannata missione, non farmi interessare alla vita di quei ragazzi, non quei tre, non lei.”

-Già che conoscono te dovresti accompagnarli ad acquistare le proprie bacchette e il materiale che li servirebbe, i libri di testo potrebbero aspettare. Per adesso useranno quelli della scuola, gli compreranno in seguito quando si saprà che anno dovranno affrontare. Dopo di che, verranno qui, studieranno ed impareranno tutto quello che riusciranno fino a settembre.

-Il minore, cosa facciamo? Lo lasciamo in orfanotrofio? – chiese il Potions Master senza dare importanza alla richiesta, senza sembrare minimamente interessato.

-Cosa ti è sembrato? Il bambino ha 7 anni giusto?

-I tre sono indubbiamente molto legati, anche senza la grande somiglianza fisica tra di loro si capisce subito che sono fratelli, sono molto uniti. – il professore s’interruppe, non sapendo come andare avanti; qui si sarebbe capito chiaramente che gli interessava. Sospirò ed infine disse, più insicuro di prima: -I due maggiori mi hanno chiesto, loro hanno richiesto di non lasciare il bambino da solo in orfanotrofio. Gli ho già detto che non sarà possibile.

-Perché dovrebbe essere impossibile?

-Non sapevo, Albus, che Hogwarts fosse diventato anche un asilo da quando mi sono assentato. Per la prossima volta spero che mi inviterai almeno all’inaugurazione, quando aprirai un nido.

Il preside rise: -Suvvia Severus, non mi sembra il caso di dividere tre fratelli. Almeno per il periodo fino all’inizio dell’anno scolastico. Inoltre lo sappiamo entrambi che un bambino orfano non si potrebbe mai paragonare ad un bambino cresciuto dai propri genitori, gli orfanotrofi con i loro modi, purtroppo, li rendono indipendenti.

-Si immagino di si. – sospirò Severus e ripensò a quegli occhi verdi che trasmettevano la maturità di un adulto, non si potevano collegare assolutamente a quelli di una sedicenne. –Quando il tutto?

-Penso che prima si inizi, più possibilità avranno di rimettersi in pari. Come siete rimasti?

-Ho spiegato che avrei dovuto parlarne con il preside e che la scuola si sarebbe fatta sentire nei prossimi giorni per le informazioni definitive.

-Perfetto. Che ne diresti di andare domani pomeriggio ad accompagnarli a Diagon Alley per gli acquisti e la mattina seguente potremmo mandare Hagrid per portarli a scuola?

-Se è quello che preferisci, Albus. –sospirò infine alzandosi –Se non c’è altro mi ritirerei, avrei un paio di pozioni da preparare per Poppy.

-Ah Severus, anche se abbiamo alla fine discusso dei ragazzi, non era per questo che ti avevo chiamato. Purtroppo non buone notizie, suppongo.

Severus lo fissò, aspettando che continuasse.

-Sirius Black è evaso da Azkaban.

Il mondo di Severus si gelò in quell’istante, non si accorse che le braccia lungo i fianchi iniziarono a tremare o che iniziò a stringere i pugni fino a sbiancare le nocche. I suoi occhi si solidificarono, come dei pezzi di ossidiana; la sua magia elettrizzava l’aria accanto a lui modificando completamente l’atmosfera nello studio. Certi ritratti, ora, si erano svegliati per quell’onda di potere che proveniva dal professore.

-COME?!

-Non si sa ancora.- disse pacatamente il preside, per poi aggiungere dolcemente, come se stesse parlando ad un bambino per consolarlo -Volevo solo fartelo sapere, prima che lo scoprissi direttamente dai giornali. Il Ministero cercherà di mantenerlo segreto per ancora qualche giorno ma tra poco sarà comunque di dominio pubblico.

Severus non rispose, si girò e con la sua magia innata spalancò la porta sbattendola dietro di lui e scomparve tra i corridoi del castello, lasciando che la forza sua magia si dileguasse con lui.



13 luglio 1993- Manchester, Orfanotrofio

Chris era stesa sul cemento e guardava il cielo, cercando di riconoscere più costellazioni possibili. Era lì con i suoi fratelli e finalmente dopo la giornata che avevano passato, poteva respirare di nuovo.
Era una loro abitudine, all’inizio solo sua e di Mark visto che Nat era ancora troppo piccolo, ma da tempo era diventata ormai una tradizione dei tre. Ogni volta che si trasferivano da un orfanotrofio all’altro dovevano trovare un posto loro: un rifugio per loro tre dove potevano nascondersi per passare qualche momento tranquillo insieme, per praticare la magia in santa pace o anche solo per sfuggire dalle grinfie di chi gestiva l’orfanotrofio. Lì, a Manchester, Nat aveva trovato questo spiazzo sul tetto che doveva essere stato costruito per raccogliere l’acqua piovana, ma vista la siccità di quell’estate era diventata per loro uno buono spiazzo da usare come loro rifugio. Era riparato dal vento e impossibile da raggiungere, se non si riusciva a levitare: quindi perfetta per loro tre, in sintesi.

Nat aveva la testa appoggiata sulla sua pancia e si era addormentato già da un po’, dovevano essere già passate le 11. Chris lo osservava e senza controllarlo un sorriso le si dipinse sulle labbra; quando dormiva Nat era tutt’altro che il bambino irruento e vivace che caratterizzava le sue giornate. Chris gli accarezzò il viso e gli tolse una ciocca di capelli che gli cadeva sugli occhi.

Era un bel bambino Nat, pensò, con quegli occhioni grigi e i capelli biondi arruffati; più di una volta molti genitori avevano chiesto di adottarlo fortunatamente nessuna di quelle coppie era disposta ad adottare tutti e tre. “E fortunatamente nessuno è mai andato così infondo con noi tre: non sarebbe stato facile spiegare ad una coppia di babbani che era normale se Nat invece di giocare con le macchinine come tutti i bambini preferiva far levitare gli oggetti” pensò tra sé e sé.

-Chris.- sussurrò sotto voce Mark.

La ragazza tolse lo sguardo dal fratellino minore per alzarlo sulla figura seduta sul bordo della terrazza che stava guardando le stelle. Chris prese in braccio Nat per poi depositarlo di nuovo per terra e lo coprì con la sua felpa per proteggerlo dall’umidità e dal fresco della notte. Dopo si avvicinò a suo fratello e gli si sedette vicino, appoggiando la testa sulla sua spalla.

-Chris, che ne pensi? Pensi che stesse dicendo la verità? Che potremmo imparare realmente la magia?- la frase fu bisbigliata, quasi come se il ragazzo avesse paura di quello di cui stava parlando.

Chris si accomodò meglio sulla spalla del fratello e sospirò. Mark aveva sempre avuto voglia di imparare, era una mente vorace che non aspettava altro di raccogliere nuove informazioni e conoscenze. Si ricordava quando avevano trovato quel libro a New York e a lui gli si era posta davanti una nuova sfida; era così eccitato e preso da quel volume che avrebbe potuto descrivere una piccola parte del mondo a cui appartenevano, che per una settimana aveva ignorato quasi del tutto i suoi fratelli pur di riuscire a tradurre i primi capitoli. Chris sapeva che quello che era successo oggi aveva turbato suo fratello, gli avevano di nuovo messo davanti la prova che pur provando a fare di tutto per riuscire ad aumentare il suo livello magico, non sarebbe mai stato un mago totalmente istruito e formato come quel professore.

-Non lo so Mark, ma se ci fosse anche solo una minima possibilità che tu possa andare in quella scuola ti ci farò andare, costi quel che costi.

-E Nat? Non possiamo lasciarlo qui, siamo sempre stati insieme Chris.

Chris continuò a guardare le luci della città all’orizzonte: -Ho detto che tu ci andrai.- disse decisa -Se non c’è veramente la possibilità di far venire anche Nat, io resterò qui con lui.- sospirò per poi continuare con voce ferma - Ma tu ci andrai e imparerai così tante cose che ti scoppierà la testa. Devi andarci, Mark.

-Non vi abbandono, Chris.

-Lo so. – rispose dolcemente la sorella alzando la testa e guardando negli occhi il fratellino – Non ci abbandoneresti mai ma se si potrà, dovrai andare in quella scuola.- continuò per poi abbracciarlo e questa volta fu il fratello a trovare conforto nella spalla della sorella.

Mark sorrise e si perse nelle luci in movimento della città di fronte: -Sai non è male questo posto alla fine, si certo non sarà mai paragonabile alla soffitta che avevamo trovato in quell’orfanotrofio a San Diego e non c’è il mare come in California ma almeno ci siamo sgraffignati un bel panorama.

Chris sorrise al ricordo di San DIego: - Si. Dio, ti ricordi tutte le volte che scappavamo da quel balcone di quella soffitta per riuscire ad andare in spiaggia a scroccare una tavola ai surfisti? Nat aveva ancora il terrore del mare. È stato un bel periodo quello.

Mark rise e annuì: - Si penso il migliore orfanotrofio. Il nanetto era ridicolo, aveva paura addirittura delle onde.

-Parla quello che ha imparato a nuotare a 10 anni, almeno adesso Nat se vede un fondale più alto di 20 centimetri non si fa prendere dal panico.

-Ah, ma smettila. – ringhiò divertito il fratello –Sono diventato un ottimo nuotatore ormai.

-Si basta farti nuotare in un posto senz’acqua e che non sia molto profondo- continuò a prenderlo in giro.

Mark brontolò solo ancora divertito, evitando però di rispondere.

Chris continuò a guardare l’orizzonte e tirò fuori un pacco di tabacco dalla tasca dei jeans logori ed iniziò a girarsi un trinciato; era da un po’ di tempo che aveva preso l’abitudine di fumare alla sera. Era un momento dove poteva staccare completamente da tutto e da tutti e dopo anni a tirare su due fratellini ed a toglierli dai guai ne aveva trovato il suo piccolo sfogo. Non era diventata una dipendenza, sapeva che se doveva smettere di fumare da un giorno all’altro poteva tranquillamente farlo, però comunque la aiutava.

- Come siete messi in camera? C’è qualcuno che potrebbe darvi fastidio.- continuò Chris cambiando discorso e accendendosi il trinciato.

-Nah. – rispose Mark allontanandosi un poco per lasciare fumare tranquilla la sorella – C’è un ragazzo simpatico in stanza con noi, appena sono arrivato mi ha proposto di comprare dell’erba. – rise Mark

-Vedo che vi siete fatti già riconoscere, allora-rispose lei divertita.

-Si vede che arrivare dalla California ed essere tuo fratello è un motivo abbastanza valido per farsi avvicinare dai fattoni della zona. – la prese in giro di rimando.

Chris rise e passò la sigaretta al fratello che prese un tiro: - Sai Mark, non potrai andare avanti per tutta la vita a giustificarti dietro le mie spalle, sappiamo entrambi che la responsabilità che ce la dividiamo benissimo. – scherzò lei.

-Beh per adesso ti sfrutto finché posso.- sorrise lui –Comunque è meglio che andiamo, è fin troppo tardi e la suora non verrebbe l’ora di rinchiuderci in cantina fino a domani mattina.

Chris alzò gli occhi al cielo:- Sai più ne parli così più la vedo realmente come una suora.- rubò la sigaretta dalle mani del fratello e continuò -Prendilo tu in braccio e passami la mia felpa. Io resto su ancora un po’. Salta giù facendo attenzione e poi rendetevi invisibili fino a quando arrivate in camera, non ho voglia di venirvi a recuperare chiusi in punizione da qualche parte.

-Si, Signor Colonello – disse ironico.

Il fratello prese in braccio il più piccolo e con un ultimo sguardo alla sorella saltò giù dal tetto. Chris li osservò finché Mark non rese entrambi invisibili. Poi riprese a fumare perdendosi a guardare la città ed ad ascoltare il rumori nella notte.

“Si” si disse prendendo un’altra boccata dalla sigaretta “Forse veramente potrebbe cambiare qualcosa.”

Note dell'autrice
Ok scusate realmente per il ritardo. Mi sono dimenticata di aggiornare e poi sono partita in vacanza al mare. Spero che il capitolo vi piaccia. Accetto come al solito qualsiasi commento o critica o consiglio.
Buona lettura,
fiokw

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Capitolo 4
*** Diagon Alley ***


Diagon Alley

14 luglio 1993 - Hogwarts, sotterranei

Severus Snape si svegliò abbagliato da una luce argentea, spalancò gli occhi e mise a fuoco la stanza in cui era. Davanti a lui il patronus di Albus stava aspettando contrito, “Severus, volevo solo ricordarti che devi andare ad accompagnare i fratelli Gray a Diagon Alley quest’oggi. Buona Giornata”; la fenice abbassò il collo e senza nessun altro movimento sparì dalla stanza.

Snape alzò la testa e si rese conto di essersi addormentato sul pavimento vicino al caminetto, accanto a lui giaceva inerme una bottiglia di FireWhiskey vuota. Provò ad alzarsi ma una fitta alla testa lo fece rimanere a terra. “Fantastico” pensò “non c’è modo migliore di iniziare la giornata se non con un dopo-sbronza”. Severus osservò meglio la stanza e sbiancò; sembrava che un ciclone avesse cercato riparo nel suo salotto quella notte. I libri erano sparsi in disordine per il pavimento, le tende accanto alla finestra erano strappate, sul muro accanto alla porta per la camera da letto c’era un solco da cui partivano innumerevoli crepe che sembrava derivassero dalla scarica di un fulmine ed infine tutta la stanza era piena di piume che dovevano far parte dei ex-cuscini del divano. “Si può sapere che diavolo...” la sua mente si bloccò ma riprese subito con una furia immane “BLACK.”. I ricordi della notte precedente si accumulavano nella sua testa: era arrivato come una furia dopo il colloquio con Albus e da lì aveva iniziato a distruggere ogni cosa gli arrivasse a tiro fino a quando si era buttato sull’alcool, da lì i suoi ricordi si facevano più sfuocati e vaghi.

Snape con fatica si tirò su e cercò per la stanza tra il casino la propria bacchetta anche se dopo pochi minuti stanco di cercare invano la appellò a sé con un incantesimo NonVerbale e SenzaBacchetta, anche se se ne pentì subito quando una fitta gli attraversò la testa per lo sforzo fisico e mentale durante ad un dopo-sbornia.

Ed ora doveva anche prepararsi per andare a fare da baby-sitter a tre marmocchi per un’intera giornata.

Con un ringhio si diresse in bagno e sbatté la porta dietro di lui.

“Che fantastico inizio giornata”.

14 luglio 1993 – Manchester

Chris stava sfogliando un libro quando con la grazia di un'inquisizione spagnola arrivò di filato una dipendente dell'orfanotrofio ad urlare qualcosa che doveva sembrare come "Professore di ieri... Alzati da quel letto svogliata... ", anche se la cara signora aveva articolato molto di più il suo discorso.

La ragazza in questione si alzò e si diresse alla porta con una calma ed una tranquillità che fecero inacidire e infuriare ancora di più quella che ormai per i fratelli Gray era soprannominata "la Suora".

Fissò negli occhi la signora tarchiata davanti a lei: - Grazie, è sempre un piacere vederla. Penso di conoscere la strada.

Lei di risposta emise uno sbuffo che era più simile ad un ringhio ma Chris ormai era già in cerca dei due scapestrati dei suoi fratelli.

Girò finché non uscì in giardino dove vide i due che stavano cercando di salire su un albero vicino al recinto per riuscire a "evadere" dall'orfanotrofio.

"Mark e Nathalien! Giù subito."

I due ragazzini scesero sbuffando e seguirono la sorella che li portò davanti al professore che aveva uno sguardo omicida.

"Ancora più simpatico e più di buon umore di ieri" pensò sarcasticamente la maggiore.

-Professore, non la aspettavamo con coì tanto preavviso, pensavamo di dover aspettare una settimana almeno. - constatò Mark.

-Già e posso assicurarle Signor Gray che non è stata una mia scelta tornare a rivederla con così tanto preavviso. Ora se potete prepararvi in pochi minuti avremo un treno da prendere, che non voglio assolutamente perdere per poi prolungare questo incantevole rendez-vous.

I tre si scambiarono solo uno sguardo e scomparirono, senza chiedere spiegazioni, alle loro stanze; qualsiasi scusa per poter uscire da quella prigione era valida per loro. In pochi minuti erano davanti al portone che aspettavano in trepidazione.

Severus fece strada e camminando arrivarono in stazione centrale dove con stupore presero un treno per Londra.

Severus guardò i tre ragazzini davanti a lui, la maggiore stava guardando fuori dal finestrino seduta con una gamba incrociata dove il fratellino più piccolo ne stava facendo uso di cuscino per poter leggere un libro mentre l'altro ragazzo era seduto con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e fissava Severus. Non si erano scambiati meno di una dozzina di parole mentre raggiungevano il treno e ora, purtroppo per lui, era arrivato il momento di spiegare a quei marmocchi cosa sarebbe successo da lì a qualche giorno della loro vita.

-Signor Gray, se non mi è spuntata una seconda testa nel tragitto da qui ad Hogwarts la pregherei che la smettesse di fissarmi, se non lo sapesse è fonte di maleducazione.

-Beh volevo vedere quanto ci avrebbe messo a spiegarci che stiamo facendo, professore.

Severus alzò gli occhi al cielo.

-Ieri dopo la nostra fantastica visita ho parato con il Preside, ha acconsentito di istruirvi prima dell'inizio della scuola per riuscire ad iscrivervi nel vostro anno e per riuscire a recuperare tutta l'ignoranza che vi state portando dietro - qui Mark sbuffò e Severus ghignò di risposta - quindi stiamo andando a Londra per procurarvi il materiale necessario per la vostra educazione.

Qui la ragazza si riscosse e fissò il mago seduto davanti a lei: -Nat... Cioè Nathalien verrà con noi quindi?

-Si, il Preside ha acconsentito a tenerlo con voi fino all'inizio dell'anno scolastico, poi si vedrà. Anche se non sono a conoscenza di quali saranno le disposizioni o le condizioni per il bambino.

Il più piccolo si riscosse e si alzò a sedere e sorridendo al Potion Master disse contento: - Io glielo avevo detto che venivo anch'io. Ma dov'è questa Oggwert?

-Si dice Hogwarts e il luogo esatto è ignoto, si sa che è a nord in Scozia.

-Quindi fa freddo?

-Da quel che si può supporre.

-Nevica?

-Sì. - sbuffò irritato Snape.

-Wow, non ho praticamente mai visto la neve. Quanto nevica?

-Immagino normale per i canoni della Scozia.

-Quindi tanto. C'è un parco?

Severus alzò gli occhi al cielo e Chris ridacchiò, se il viaggio continuava così il bambino rischiava di essere sbattuto fuori dallo scompartimento da Severus stesso.

-Nat basta domande. - rise la maggiore.

-Ma Chris ... - ma ogni obbiezione fu spenta da uno sguardo della maggiore.

Il bambino abbattuto si ristese sulla sorella e iniziò a guardare fuori dal finestrino.

Severus la fissò per pochi secondi; aveva raccolto una parte dei capelli mentre il resto si allungava su una spalla, indossava un giubbotto di pelle liso dove sotto teneva una maglietta consumata di qualche band e dei jeans che dovevano essere usati per molti anni: un abbigliamento adattissimo ad una comunità magica, pensò sarcasticamente. La ragazza come se lo avesse sentito si girò e lo fissò. Severus evitò immediatamente il contatto con quegli occhi troppo famigliari.

-Professore? Avrei solo una domanda. Quello che dovremo comprare a Londra, quanto può venire a costare? Potremo prenderlo in condivisione io e mio fratello? Non penso di avere abbastanza soldi, soprattutto non so quanto costerà tutto.

-La scuola ha un fondo per i casi come voi. Non dovrà pagare nulla e per rispondere alla sua domanda; no non potrete condividere il materiale lei e suo fratello, sarebbe impossibile.

Chris lo stava guardando, ora, un po' a disagio: - Quindi è una specie di prestito? Tipo i prestiti per andare al college che ci sono in America?

Severus la guardò stralunato: - No, non è un prestito.

-Non vogliamo l'elemosina - interruppe Mark.

-Beh sembra, Signor Gray, che non abbiate molta scelta al riguardo. - rispose stancamente il mago.

-Ridaremo i soldi.

Severus fissò negli occhi il ragazzo che aveva davanti: - E in che modo di grazia? - chiese causticamente.

Qui Mark si zittì e evitò lo sguardo di scherno del mago davanti a lui: - In qualche modo li troveremo.

Severus alzò gli occhi al cielo teatralmente e lo schernì: - Non ne faccia un melodramma, non è il primo e non sarà l'ultimo caso. Ora se le domande sono finite pregherei un po' di silenzio.

Chris sorrise e si mise più comoda sui sedili, la divertiva il mago davanti a lei. Era di un caustico che faceva paura ma nel suo sarcasmo si poteva leggere dell'intelligenza, chissà come sarebbe stato a scuola, forse ancora peggio.

-Chris...

-Nat mi sembra dovessi stare in silenzio.

-Beh non sto parlando in teoria, è mentalmente.

-Scaltro. - si aggiunse Mark.

-Si, infatti. Ho paura di quando crescerà che combinerà. - continuò Chris

-Finitela sono solo il meglio dei tre.

-Si ti piacerebbe nanerottolo. - rispose Mark.

-Secondo voi sente anche sta volta? - chiese Nat ignorando il fratello e lanciando un’occhiata al professore davanti a lui.

Il professore li guardò con sguardo omicida ma continuò a non dire nulla.

-Quando distribuivano gentilezza e gioia lui doveva essere in bagno.

-Beh si è rifatto con il sarcasmo, Mark. Di quello ne ha in abbondanza. - continuò Chris.

-Anche di ...

I pensieri si interruppero di colpo da un gemito di dolore da parte dei tre ragazzi mentre Severus li guardava gelidamente.

-Per rispondere alla vostra domanda; sì potevo sentire la vostra conversazione.

-Dio... - imprecò Mark massaggiandosi le tempie.

-Linguaggio Gray.

-È sempre così amorevole o sta dando il meglio con noi tre? - continuò il ragazzo.

-Allora mocciosi arroganti ve lo dirò per una volta sola. IO SONO UN PROFESSORE. Voi non oserete a parlare in questo modo ad Hogwarts perché il Preside potrà pure avervi preso in simpatia ma io non sono così. IO SONO UN VOSTRO SUPERIORE. Vi esprimerete nei miei confronti chiamandomi professore o signore. E sperate che io non vi senta più parlare con questo tono a nessuno ad Hogwarts perché finireste in punizione per il resto della vostra vita e posso assicuravi che non sarà per niente piacevole. Quindi ora starete in silenzio e non comunicherete fino all'arrivo in nessun modo. - Il tono del professore era calmo e gelido ma trasudava un potere che immobilizzò i fratelli sul posto -Sono stato abbastanza chiaro? -

I ragazzi annuirono.

-Ho chiesto: sono stato abbastanza CHIARO? - riprese velenosamente.

-Si, professore.

I tre si zittirono e si scambiarono solo uno sguardo tra di loro; sarebbe stata una lunga giornata.

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Quando il treno arrivò a Londra Chris svegliò i due che si erano addormentati uno sull'altro dalla noia. Nat appena capito che erano arrivati scappò giù dal treno come una furia mentre Mark alzò gli occhi al cielo e lo seguì. Chris scosse solamente la testa, togliere il divertimento a Nat sarebbe stata una cosa impossibile.

-Miss Gray.

Chris si girò, si era quasi dimenticata di non essere sola.

-Le chiederei di tenere a bada i suoi fratelli, soprattutto il più piccolo. Se non vuole separarli, oltre che oggi, anche ad Hogwarts dovrà tenere un comportamento impeccabile. - detto questo uscì brutalmente dal treno.

Chris era stupita, prima mandava onde telepatiche per farle friggere il cervello poi si preoccupava che i suoi fratelli non fossero separati. Scese dal treno e raggiuse i suoi fratelli al binario dove Nat stava saltando come un grillo per l'eccitazione.

-Chris è enorme qui! Guarda quello! Lì c'è un signore che suona il violino andiamo? Guarda quello ha un cappello stranissimo. Quel ragazzo sta andando in skateboard! Dai Chris, ti prego!

La maggiore rise guardando la scena davanti a lei; il professore guardava a disagio il bambino davanti a lui che saltellava per l'esaltazione mentre Mark sbuffava imbarazzato.

-Nat, Nat? Nathalien!

Il bambino si immobilizzò; -Nat sono felice che tu sia elettrizzato da Londra ma ora ho bisogno che tu stia buono e soprattutto che tu smetta di saltare dappertutto. -sospese la voce per dare più tono a quello che stava per dire e guardò negli occhi il fratellino -Oppure la prossima volta che ti ficchi nei guai in orfanotrofio non ti recupero da qualsiasi punizione ti abbiano messo.

"Slytherin la ragazzina" pensò Severus.

-Beh, ma non torniamo più in orfanotrofio Chris. - sogghignò il bambino - Non ti ricordi? Andiamo assieme alla vostra scuola di magia!

"Beh anche il moccioso non si fa prendere sottogamba."

-Si Nat. Grazie, hai ragione. - rispose lei con tono fintamente dolce. - Ma ti avviso, adesso, che se tu oggi non riesci a comportarti da essere umano non vedrai nessuna scuola di magia. Siamo intesi?

Nat mise il broncio e evitò di guardare la sorella: - Nathalien, siamo INTESI?

-Si, Chris. - disse incrociando le braccia e sbuffando.

-Ok, ora che Nat non sta cercando di prendere il volo saltando e tu Mark, per l'amor del cielo, smettila di essere in imbarazzo non ha fatto ancora nulla di eccessivo.

-Vorrei sottolineare la parola ancora.

-Mark. -avvisò la sorella e questo si zittì - Professore dove andremo ci sarà la possibilità di cambiare dei dollari? C'è una banca?

Severus si riscosse: -Si, ce n'è una che fa al caso vostro ma non so quanto vi convenga.

-Non fa niente dobbiamo riuscire a cambiare questi soldi e ormai non fa differenza dove. Quindi - e alzò gli occhi sul Snape -andiamo, professore?

Severus sbuffò e fece strada. Iniziarono a camminare dalla stazione al centro di Londra finché non entrarono in una strada chiamata Charing Cross Road dove era pieno di librerie, qui a Mark gli si accesero gli occhi. Anche se il professore evitò tutte le librerie fino ad arrivare in un angolo della strada dove c'era un locale particolarmente buoi e dismesso, un’insegna particolarmente consumata indicava che il posto si chiamava "Paiolo Magico". Il professore aprì la porta e la tenne aperta per fare entrare i ragazzi. Non c'era luce nel locale ed i clienti seduti erano troppo assopiti nei loro pensieri o bicchieri per far caso ai nuovi sconosciuti entrati.

Chris era stranita da come fossero vestiti: c'erano cappelli a punta, vesti lunghe con stelle e rune. Anche se non ebbe molto tempo di osservare l'ambiente circostante perché Snape appena entrato aveva continuato verso il retro bottega del locale dove si fermò davanti ad un muro di mattoni con i tre ragazzi che gli arrivano dietro.

-Questo è uno dei modi per raggiungere Diagon Alley, il centro della Londra magica. Dovete colpire con la punta della vostra bacchetta in sequenza questi mattoni. - dopo la breve spiegazione il professore colpì velocemente una serie di mattoni e il muro si trasformò in un arco dove dall'altra parte apparve Diagon Alley.

I tre ragazzini rimasero basiti e Severus li guardò ghignando.

Chris non aveva mai visto tanta magia in un solo luogo. Era incantata dalla confusione di quei negozi vivi e strapieni di oggetti, delle persone che si muovevano da un luogo all'altro come api. Dopo molto, troppo tempo, finalmente Chris si sentì di nuovo a casa, di nuovo accettata nel suo mondo e non sballottolata da un orfanotrofio all'altro cercando di crescere e tenere insieme i suoi due fratelli. Girò lo sguardo verso l'uomo accanto a lei e gli sorrise con gratitudine.

Severus si bloccò mentre quella ragazzina gli stava sorridendo piena di gioia, si sentì a disagio di quel contatto e di quella felicità che lei gli stava trasmettendo. La capiva tutta quella felicità, l'aveva provata anche lui la prima volta che aveva superato l'arco ma non l'aveva mai condivisa con qualcuno, soprattutto non con una ragazzina scapestrata conosciuta da poco meno di una settimana.

Il contatto che si era creato si spezzò quando il più piccolo preso dall'euforia iniziò a saltellare in giro dappertutto.

Chris si accovacciò di fronte al fratellino e gli mise le mani sulle spalle: -So che in questo momento vorresti correre dappertutto per vedere ogni cosa nuova ma non è il momento giusto. Se ti comporterai bene forse avremo un po' di tempo per girovagare ma ti prometto che un giorno ci verremo solo noi due e potrai conoscere ogni singolo angolo di questa via.

Il bambino la guardò un po' abbattuto ma sorrise e annuì.

Mark che fino a qual momento era sempre stato zitto regalò un raro sorriso: - Ok, professore. Faccia strada.

Severus scrollò le spalle e senza dire nulla li condusse alla fine della via dove un edificio di un bianco immacolato troneggiava al di sopra dei negozi circostanti e un’incisione sulla porta diceva:

«Entra, straniero, ma ti ricordo

cosa spetta a chi è ingordo.

Chi prende senza meritare

molto cara la dovrà pagare.

Quindi se cerchi nei sotterranei qui da noi

tesori che non furono mai tuoi,

sta' attento, ladro, sei avvisato:

ben altro che un tesoro ti è riservato.»

-Immagino sia la banca di cui parlava giusto, signore? - riprese Mark.

-Si è questa. Anche se non so quali sono le quote per cambiare una moneta straniera.

Quando entrarono nell'edificio Chris trattenne il respiro, superato l'atrio entravi in un’ampia stanza con il pavimento in marmo e dei banconi che si estendevano per tutta la sua lunghezza. Dietro ai banconi sedevano degli ometti di bassa statura con le orecchie appuntite indaffarati a timbrare carte e a servire i clienti. Il professore restò accanto alla porta e Chris si fece coraggio avvicinandosi al bancone.

Una voce sgradevole e annoiata appartenente alla creatura davanti a lei disse: - Desidera, signorina.

Chris era messa in soggezione dall’essere davanti a lei, le novità che stava scoprendo quel giorno stavano diventando un po' ingombranti da gestire.

-Ehm buongiorno... Io avrei, nel senso... Cambiate i dollari americani in - qui si interruppe non sapendo in cosa doveva cambiarli, qual era la valuta dei maghi, tenevano la sterlina come i babbani oppure...

Finché una voce dietro di lei chiese: - La signorina qui presente ha dei dollari americani e deve cambiarli in galeoni. Qual è l'imposta?

Chris si girò per vedere Snape che si stagliava dietro di lei.

-La tassa di cambio è del 2%, quanto deve cambiare?

-Ehm, 260 dollari penso.

-Inizi a darmi i soldi che faccio la conversione.

Snape osservava la ragazzina tirare fuori dallo zainetto che dondolava su una spalla un barattolo piccolo di latta da dove uscirono una mazzetta di banconote tutte consumate e una miriade di monetine. Il Goblin davanti a lei la guardava con aria di sufficienza, Severus immaginò che quelli erano i risparmi di una vita dei tre. Il folletto iniziò a contare i soldi dopodiché tirò fuori da dietro al bancone il denaro magico, fece firmare una ricevuta e finalmente poterono uscire dalla banca. La ragazzina rimise tutti i soldi nel barattolo e guardò l'uomo davanti a lei: - Grazie per l'aiuto. Ora per noi ignoranti può spiegarci chi sono quegli esserini e che monete sono queste?

Severus la guardò dall'alto con aria di superiorità: - Il tono ragazzina, mi sono già espresso su questo punto. - e riiniziarono a camminare per avvicinarsi ad un altro negozio - Quelli esserini, come ha definito barbaramente lei, sono i folletti, una razza non molto amabile del mondo magico. Riguardo alla moneta la nostra valuta è il galeone, il falce e lo zecchino. Le monete d'oro sono galeoni. Diciassette falci d'argento fanno un galeone e ventinove zellini fanno un falce. Un galeone vale un po' meno di 10 sterline, quindi più di 10 dollari. Abbastanza esaustiva come risposta, Gray?

-Si, mi scusi per il tono.

Entrarono in un piccolo negozio con l'insegna sbiadita che citava "Olivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.", il negozio all'interno sembrava ancora più minuscolo e c'erano migliaia di strette scatole rettangolari impilate in perfetto ordine fino al soffitto, dal retro bottega uscì un signore anziano con occhi grandi e scoloriti che illuminava la penombra del negozio come due astri lunari.

-Buongiorno. - disse solamente e poi si accorse di Snape dietro ai ragazzi. - Professor Snape, è da anni che non ci vediamo. Betulla, Nucleo di crine di unicorno, 12 pollici e mezzo e Rigida, se non sbaglio?

Snape non batté ciglio e annuì soltanto.

-E con chi ho il piacere di avere a che fare qui invece?

-Signor Olivander questi sono i fratelli Gray. I due maggiori sono venuti ad acquistare la loro prima bacchetta.

-Non siete un po' grandi per la prima bacchetta?

-Ci siamo appena trasferiti dall'America. - rilevò Chris.

Olivander si accigliò ma non disse più nulla.

-Iniziamo da lei signorina?

Chris annuì e face un passo avanti.

-Con quale mano impugna la bacchetta?

-Uso la sinistra, signore.

-Perfetto. - con un colpo di bacchetta apparì un metro che le iniziò a prendere le misure del braccio, Chris era immobile e fissava il signore anziano che girava per il negozio prendendo scatole dalle pile per depositarle sul tavolo al centro del negozio.

-Penso abbiamo finito con il metro - disse quando si accorse che stava misurando la distanza tra le narici di Chris - venga pure qui.

Chris si avvicinò all'uomo che gli stava porgendo una bacchetta, Chris la prese e non sapendo cosa fare la provò a muovere per istinto ma non aveva nemmeno iniziato il movimento che Olivander gliel'aveva già strappata di mano. Continuò a mettere in mano a Chris una bacchetta dopo l'altra ed una dopo l'altra erano rimesse nelle proprie scatole e si andavano a depositare ai loro posti nelle pile di scatole.

-Una cliente difficile vedo. Stia tranquilla tutti hanno la propria bacchetta che lo aspetta. Americana ha detto?

-Abbiamo abitato in America si.

-Ma non è di origine, giusto?

-No, siamo di origini bulgare.

Il signore si blocco e con uno sguardo strano si concentrò su Chris per poi spostarsi dietro ai suoi fratelli.

Snape si era riscosso dal dormiveglia per concentrarsi sulla scena davanti a lui.

-Bulgari ha detto? Sarete mica... - ma si interruppe subito per girarsi e dirigersi di colpo verso una pila di scatole nell'angolo più sinistro del negozio da dove prese tre scatole mentre barbottava tra sé.

-Non penso, però... provi questa. Ebano, Crine di Thestral, 10 pollici e mezzo, Flessibile.

Chris prese in mano la bacchetta e un'onda di energia le passò attraverso il corpo e la bacchetta spuzzò scintille blu scuro.

-Interessante.

-Che cosa è interessante, se posso chiedere signore?

-La bacchetta, signorina Gray. Queste tre bacchette che vede sul bancone sono le eccezioni che confermano due mie regole, le uniche infrazioni in questo negozio. I crini di Thestral non sono nuclei usati per molte bacchette, anzi di solito si evita completamente. I Thestral sono animali solitari e dalle capacità magiche incredibili ma incanalare il loro potere è un’arte difficile e rara. Si narra che la bacchetta più potente del mondo abbia il nucleo di crine di Thestral. -fissò negli occhi la ragazza davanti a lui e poi riprese:

- Queste bacchette inoltre infrangono un’altra regola che mi ero prefissato, cioè quella di non usare lo stesso nucleo per più di una bacchetta, cioè di non crearne due identiche con la stessa anima. C'è solo un’altra eccezione a questa regola e riguarda una fenice. Mi ricordo di ogni bacchetta che ho venduto signorina Gray e tutte sono diverse da loro, questa bacchetta la ha scelta ma ha un destino che non riesco a leggere. Spero non le si rivolti contro.

Chris era gelata e fissava il legno nero e lucido con più consapevolezza.

Severus aveva fissato la scena senza dire nulla ma gli interrogativi rimanevano. Chi diavolo erano quei ragazzi?

-Bene. Signor Gray, vuole fare un passo avanti? Penso, di averla già trovata la bacchetta per lei; possiamo saltare la cerimonia del metro suppongo.

Olivander prese un’altra scatola delle ultime tre che aveva recuperato prima e porse la bacchetta all'interno al ragazzo.

-Pioppo Bianco, Crine di Thestral, 10 pollici, Rigida.

Mark prese la bacchetta e la agitò, un fiotto di luce uscì dalla punta. La mano gli tremò per la novità dell'energia che trasudava in nuovo oggetto e guardò la sorella con aria scioccata.

- Se non fossi arrestato se vendessi la terza bacchetta ad un mago minore di 11 anni potrei lasciarvi anche questa immagino. Sono 23 galeoni e 25 falci per le due bacchette.

Qui Severus intervenne: - Metta sul conto di Hogwarts, signor Olivander. Penso che abbiamo finito. Arrivederci.

I ragazzi salutarono ma prima di uscire Olivander fissò la maggiore e chiese ironicamente: - Immagino che anche Gray sia un tipico cognome bulgaro, signorina.

Chris lo guardò turbata: -Immagina bene. Grazie per le bacchette, arrivederci signor Olivander.

-Arrivederci ragazza.

Uscirono dal negozio turbati ma continuarono a fare compere, passarono in ogni negozio dove acquistarono attrezzatura di ogni tipo; Snape non disse quasi nulla se non le richieste ai commessi mentre erano nei negozi, la maggior parte del tempo ignorava i ragazzi. Si accese di più mentre erano nel negozio per l'attrezzatura per Pozioni dove mise un po' più di attenzione e un po' più di cura negli acquisti. L'ultimo negozio fu quello per le uniformi dove i ragazzi furono esentati dalla presenza del professore, i due uscirono completi di uniformi anche se ancora più confusi dopo che la titolare li aveva chiesto in che Casa erano per mettere l'identificativo sulle uniformi.

A Chris e Mark in ogni negozio che erano entrati si erano moltiplicate le domande ma appena vedevano il professore di umore sempre più nero evitavano di chiedere; invece Nat era troppo preso dalle novità di quel posto per notare l'imbarazzo dei fratelli.

Finiti le compere richieste per la scuola i tre erano affamati, stanchi e scombussolati al contrario Snape era solo più irritato.

-Professore se abbiamo finito posso chiederle solo più mezz'ora? Volevamo solo fare un giro in un negozio di libri. - chiese per spezzare il momento Chris.

Ai due fratellini si illuminarono subito gli occhi mentre Severus alzò gli occhi al cielo.

-Vi concedo 20 minuti. Ci incontriamo al Paiolo Magico, non un minuto di ritardo o vi lascio qui.

Chris sospirò e vide il mago vestito di nero scomparire tra le persone.

I ragazzi entrarono in una libreria lì accanto chiamata Obscurus Books un posto dove tra poco non c'era posto per le persone da quanti libri c'erano. Lì i ragazzi si rilassarono un attimo e cercarono qualcosa di utile da comprare. Mark trovò un libro in sanscrito sulla Magia d'Oriente ed un manuale di Occlumanzia e Legimanzia più completo e approfondito mentre Chris fu catturata dalla sezione di Guarigione, alla fine comprò un libro sulle tecniche base di guarigione ed un sulla Guarigione legata alle Pozioni. Nat invece curiosò in giro ma era più interessato al negozio davanti dove c'era in esposizione in vetrina una scopa tirata a lucido.

Appena ebbero pagato il più piccolo si buttò davanti alla vetrina dove c'era già un’altra persona ad ammirare la scopa.

-Secondo a te a cosa serve Chris? È bellissima!

Un ragazzino occhialuto e con una cicatrice in fronte che era quasi spalmato sulla vetrina per ammirare la scopa si girò verso Nat e gli disse dolcemente: -Serve a volare, è una scopa da corsa. Tu ci cavalchi e le ti porta in giro.

-Cioè come le streghe di Halloween?

Il ragazzo un po' incerto: - Si immagino di sì.

-Wow. Grazie! Chris ne voglio una, ti prego!

-Nat non penso tu sia abbastanza grande, ci penseremo. - rispose esasperata lei.

-Togli tutto il divertimento così però. - si lamentò il piccolino.

Chris gli arruffò i capelli e ringraziò il ragazzino per poi dirigersi di corsa all'appuntamento con Snape; lo trovarono ad un tavolo che leggeva un manuale con davanti una tazza di the.

Appena vide i ragazzi rimpicciolì il libro e lo fece scomparire in una delle tasche del suo mantello per poi uscire dal locale. Si diressero di nuovo alla stazione e presero il primo treno per Manchester. Nat collassò quasi subito sulla sorella per la stanchezza della giornata e Mark lo seguì quasi subito appoggiato alla parete dello scompartimento.

Chris tirò fuori il libro sulla Guarigione che aveva preso e lo iniziò a sfogliare. Snape la guardava di sfuggita finché Chris dopo essersi stancata di sentirsi osservata iniziò ad attaccare discorso.

-La ringrazio per oggi, anche se immagino avesse preferito fare altro.

Severus si stupì che dopo tutta la giornata che ignorava quei ragazzini e li riprendeva per qualsiasi cosa lei avesse ancora il coraggio di parlargli.

-È il mio lavoro, per quanto spiacevole sia a volte.

-Beh era molto ovvio. Immagino che Nat sia stato il più difficile da sopportare. - rise lei.

-Si, l'ho scoperto a mie spese. - disse cinicamente.

-Lei sa perché la mia bacchetta è così diversa?

-Il nucleo di Thestral è uno dei più rari ma anche uno dei più potenti, la sua magia è particolare però.

-Particolare?

Il professore raddrizzò la schiena e spiegò: -Il Thestral è un animale che possono vedere solo chi ha visto la morte in faccia o qualcuno morie, è sempre raccontato in modo sinistro ma le sue proprietà e poteri magici sono incredibili. È una delle anime più potenti quella delle vostre bacchette ma è vista in modo sinistro per via della storia che ha alle spalle il Thestral.

-Grazie, il negoziante era un po' inquietante al riguardo.

-Olivander è un individuo singolare. - ammise Snape.

-Come faceva a sapere che non eravamo di origini americane?

Severus concentrò tutta l'attenzione ora sulla ragazza: -Questo forse potrebbe dirmelo lei.

-Se l'è presa perché non gli abbiamo detto di essere bulgari?

Severus fece una smorfia: -Stia tranquilla che il mio interesse per voi è dettato completamente dal lavoro che faccio.

Chris sorrise tra sé e sé: -Non ha risposto comunque alla mia domanda.

Snape sospirò: -Una bacchetta dice molto della personalità di una persona, soprattutto le bacchette di Olivander. Il suo scopo è sposarne una per la vita, non può usare una bacchetta di un altro mago, non le risponderebbe. Lui da anni di questo lavoro è riuscito ad imparare a leggere le persone grazie alle bacchette, l'avrà capito dal continuo rifiuto delle bacchette che le aveva portato.

-Non capisco che differenza ha fatto se siamo o no bulgari. Sbuffò lei

-Questo, penso, lo potrà dire solo lei a me.

Chris evitò di guardarlo e spostò lo sguardo fuori dal finestrino; senza quasi farsi sentire e con la voce più bassa di prima biascicò: -Nulla, nessuna differenza.

La conversazione si era chiusa, Chris era assorta nel paesaggio fuori dal finestrino persa nei ricordi passati e Severus annuì guardandola.

Rimase il silenzio nello scompartimento per qualche minuto finché Chris non si riscosse e chiese al Potion Master quando sarebbero dovuti andare ad Hogwarts.

-Vi verrà a prendere un dipendente della scuola domani nel pomeriggio, l'orfanotrofio è già stato avvisato. Da dopo domani inizieranno le lezioni di recupero per voi. Spero per voi che siate più svegli di quello che ho visto io, avete anni da recuperare in poche settimane.

Chris ghignò: - Stia tranquillo, professore. Dovremmo farcela. - dopo di che si rimise a leggere e ritornò il silenzio.

Arrivarono a Manchester che erano passate le nove di sera e la città si stava addormentando per dare posto alla notte.

Chris si caricò Nat in spalle che era esausto e dormiva ancora mentre Mark ancora mezzo addormentato si caricò le borse degli acquisti della giornata sbadigliando ad ogni passo.

Chris si girò verso il professore: -La ringrazio ancora professore per averci accompagnato, è tardi se vuole da qui possiamo arrivare all'orfanotrofio da soli. Non deve per forza accompagnarci.

Severus si sentì di nuovo a disagio, i ringraziamenti non facevano mai per lui e si nascose di nuovo dietro alla sua maschera di indifferenza: -Come le ho già detto me l'ha dettato il mio lavoro, al massimo deve ringraziare il Preside. Ed il mio lavoro mi detta di non abbandonare due studenti minorenni di sera, prima iniziamo ad andare prima io posso esonerarmi dalla vostra presenza.

Chris scosse la testa sorridendo beffardamente, non aveva ancora incontrato una persona così caustica e cinica.

Severus gli scortò a piedi fino all'orfanotrofio dove i tre ragazzi scomparvero all'interno e Chris non fece nemmeno in tempo a girarsi per vedere l'ultima volta il mago che era già scomparso con un sonoro pop.

**********************NOTE AUTRICE**********************

Eh si sono di nuovo in ritardo, mi scuso immensamente. Sto lavorando moltissimo in questo periodo e il tempo per scrivere non è un granché.

Questo capitolo non mi convinceva molto, l'ho scritto a tratti ed il risultato finale non so com'è venuto.

Ringrazio tutti voi che avete messo la storia nelle seguite, preferite o ricordate e ringrazio chi ha avuto pietà di me e mi ha recensito la storia.

Spero che questo capitolo non vi dispiaccia e se aveste voglia di commentare o lasciare anche un consiglio ve ne sarei immensamente grata.

Detto questo un abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo che dovrebbe essere puntuale.

Namasté, fiok

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