Drunk in love

di Effecrivain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Da circa mezz’ora era seduta sul suo letto con il telefono in mano e lo sguardo perso nel vuoto.
Aveva il volto rosso o meglio tendente al Bordeaux, gli occhi lucidi e una voglia incontenibile di piangere e di lanciare quell’aggeggio infernale contro la parete bianca della sua stanza.
Non sapeva bene cosa stesse provando, l’aveva mortificata.
Venti minuti di telefonata, il tono serafico tipico di lui e una fila di moralismi, le parlava come se fosse una bambina piccola, come se fosse non capisse, le ripeteva più e più volte i concetti scandendo parola per parola.
E lei in quel momento sembrava aver perso la lingua, cercava di formulare una frase di senso compiuto di spiegargli come stavano le cose, che non voleva  tradire la fiducia di nessuno, che era stato un malinteso, si era solo confidata con la persona sbagliata.
Ma non le usciva nulla dalla bocca solo un patetico
-Ho capito, scusami.-
Che fine aveva fatto il suo coraggio, quella lingua mordace e provocatoria che la contraddistingueva? Che fine aveva fatto il suo caratteraccio?
Era tutto scomparso dietro ad un misero mutismo!
Lui aveva posto fine alla telefonata come se nulla fosse e quello la faceva imbestialire ancora di più.
-Ricordati di mandare quella mail. Domenica sera torno dal congresso. Ci vediamo Lunedì in ufficio.-
-ok-  maledetto mutismo, ok un corno! “tu devi ascoltarmi e capire che non devi prendertela con me ma con quella stupida che ha dato aria alla sua bocca invece di cogliere la buona occasione di starsene zitta” avrebbe voluto, anzi dovuto  rispondergli così, chiarire il malinteso ma oggi la sua bocca non voleva collaborare.
L’unica cosa positiva è che era appena iniziato il weekend e poteva riposarsi per due lunghi giorni, non vedere la sua collega e soprattutto poteva stare lontano da lui e dal suo fascino del cavolo. 
Quell’ aggeggio infernale riprese a suonare
-pronto-
-Bellezza! Stasera usciamo, ti porto a vivere. C’è un mio amico che da una festa e non ce la possiamo perdere! Passo a prenderti per le nove. ok?-
-Niki! grazie per l’offerta ma stasera non mi va proprio di uscire. Credo che rimarrò a casa.-
-Che è successo? Quello stronzo del tuo capo ti fa lavorare anche stasera? 
Ma dico ce l’ha una vita questo? Non ha altre attività interessanti oltre a schiavizzarti a suo piacere?! Non lo sopporto è tanto bello quanto stronzo!-
-No, non devo lavorare è che non ho proprio voglia, non sono in vena.-
- Eleonora  non me la racconti giusta. E’ Venerdì sera non puoi fare la Bridget jones de no altre tutte le volte. Ci vediamo alle nove-
-Niki aspetta! Niki? Pronto?-
Tutututututututututu….
"Io e il mio stato d’animo non eravamo pronti per una serata fuori ma Nicole non concordava con noi.
Presi un bel respiro, mi alzai dal letto e mi infilai in doccia.
Al diavolo tutti un buon bicchiere di vino avrebbe rimesso tutto in ordine, al diavolo lui e il suo tono. Mi sarei divertita e non avrei pensato a nulla.
Il vero problema fu che non mi fermai ad un bicchiere di vino, il vero problema fu quello che feci dopo…"

Da un bicchiere di vino rosso passò al secondo e in poco tempo aveva già in mano il quarto.

Non conosceva nessuno erano tutti colleghi e conoscenti di Gabriele l’amico “di letto” di Nicole,

Si erano conosciuti a lavoro, entrambi medici e da li era iniziata quella specie di relazione.

Per Nicole era solo un passatempo mentre il biondo sembrava essersi preso una bella cotta, appena erano arrivate si era buttato su Nicole e non l’aveva mollata nemmeno per un secondo.

All’incira dopo un ventina di minuti che erano arrivate a casa sua Gabriele aveva portato via Nicole da Eleonora doveva assolutamente mostrarle la sauna che aveva fatto costruire in giardino, ma certo! La sauna! Che scusa banale pensò.

-Torno presto tesoro! tu cerca di fare amicizia, non ti farà male conoscere qualcuno.-

Così Eleonora restò sola e non le rimase che intraprendere una relazione con il veleno rosso, quando beveva la timidezza andava direttamente a quel paese ma quella sera non era in vena di fare amicizia, l’unica cosa che le interessava era chiarire una certa situazione.

Ragazze mie tutte conosciamo quella regola, dopo il secondo bicchiere se non ti sai controllare allontana il telefono, nascondilo, ragalalo, buttalo sotto l’acqua ma tienilo a debita distanza perchè la mattina dopo sarà facile trovare messaggi sconvenienti e la dignità andrà beatamente a farsi fottere!

Ma Elenora non rispettò quella regola, d’altronde non l’aveva mai fatto.

Lei seguiva l’istinto pensando che se ti senti di fare una cosa allora è quella giusta.

Teneva il bicchiere di vino in una mano e il telefono nell’altra ma soprattutto aveva un sorriso da ebete stampato sul viso, il che la diceva lunga.

“Volevo solo dirti che non va bene nulla, che non è ok! Quella stupida ti ha spifferato tutto solo perchè  ti vuole portare a letto. Ero rimasta spiazzata dalla tua reazione di rabbia non ti avevo mai visto così agitato, tu che sei la calma in persona, freddo come il ghiaccio. Sembra che tu abbia sempre un palo infilato nel di dietro. Volevo solo parlarne e capire qualcosa non di certo farti un torto. Comunque ci vediamo Lunedì in ufficio spero senza pali.”

Qualche tempo prima Eleonora aveva assistito ad una telefonata di Marco. L’aveva sentito urlare fin dalla sua scrivania e si era avvicinata al suo ufficio per capire cosa stesse succedendo.

“ Lo capisci che così mi fai del male? Cerca di rilassarti è un periodo stressante per entrambi. Vedrai che risolveremo la cosa. Stasera esco prima da lavoro così ne riparliamo”

Silenzio e poi un rumore forte, qualcosa si era appena rotto.

Solo quando entrò nel suo ufficio per salutarlo prima di andare via notò vicino al muro il telefono e alcuni pezzettini sparsi. Ecco cosa era quel tonfo!

“Marco io vado ci vediamo domani!”

“hai sentito tutto?”

“sentito cosa? Non capisco.” 

“Certo, come no! So che gli affari personali non si portano sul lavoro ma con lei…insomma ho perso la pazienza”  ma certo, c’era di mezzo una donna, la sua fidanzata? ovvio che era fidanzato non hai una reazione così passionale per una qualunque e Eleonora provava qualcosa di strano, fastidio. Ma ancora lei non sapeva dargli un nome.

“Tranquillo! Io non ho sentito nulla.” Patetica bugiarda.

“Eleonora, credo mi abbiano sentito fin dall’altra parte della strada smettila di fingere. Ci vediamo domani.”

“certo.” 

Chiuse la porta e se ne andò lei e il fastidio tornarono a casa ad abbuffarsi di gelato.

 

Inviò il messaggio con quel sorriso ebete stampato ancora sul volto e una certa soddisfazione negli occhi che sicuramente la mattina dopo si sarebbe trasformata in vergogna, panico, voglia di morire, voglia di scappare. Non necessariamente in questo ordine.

Quella sera si sentiva simpatica, audace! Ovviamente  il vino  le aveva offuscato del tutto la mente.

Aveva voglia di scherzare ma l’aveva fatto con la persona sbagliata in un modo ancora più sbagliato.

Aveva staccato il cervello e non si era accorta del guaio nel quale si era cacciata.

-Ele! Finalmente ti ho trovata. Hai conosciuto qualcuno di interessante?-

-Nikiiiiiiiiii mia bella Niki! com’è la sauna ehhh? Comunque no, dovevo fare una cosina più divertente!-

-Carina, la sauna è carina! e fammi capire cos’è più divertente del conoscere qualcuno ed uscire dal periodo di clausura nel quale ti sei rinchiusa?-

-Ancora con questa storia? lo sai che non ho tempo per gli uomini. Lavoro troppo! Comunque dovevo dire due o tre cosine a quello stronzo del mio capo.-

-Oh Dio! Eleonora cosa hai combinato?-

-io? Nulla! Stai tranquilla e riportami a casa che inizio a vederci doppio!-

Nicole non le fece più domande temeva troppo la risposta,salutarono Gabriele e tornarono a casa.

Era sicura che la mattina dopo sarebbe venuto fuori tutto in un modo o nell’altro e sperava che non fosse così terribile come immaginava.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Il risveglio di Eleonora la mattina seguente fu piuttosto traumatico.
Un forte mal di testa le diede il buongiorno, aveva la gola completamente secca nemmeno avesse trascorso gli ultimi venti giorni nel deserto.
Corse in cucina e prese la bottiglietta dell’acqua, in pochi sorsi la finì.
“Ma quanto diavolo ho bevuto ieri sera?”
Andò in bagno si guardò allo specchio e notò le condizioni in cui era, aveva il mascara completamente colato, la matita era scesa fino alle guance e la bocca…il suo rossetto rosso era ovunque.
“Santo cielo sono un incrocio tra un panda e un pagliaccio.Che schifo!”
Si occupò di ripulire quel disastro e poi si infilò in doccia.
Era Sabato non aveva nessun programma per la giornata tranne quello di rimanere tutto il giorno sul divano e finire di vedere gli ultimi episodi di Grey’s Anatomy, ma diamine l’avrebbe fatto con dignità.
Tornò in cucina, prese un analgesico e andò a prendere il telefono, voleva chiamare Nicole per sapere com’era andata ieri sera con Gabriele visto che si ricordava poco e nulla di quello che le aveva raccontato l’amica.
Poi nel momento stesso in cui sbloccò il telefono un brivido le percorse la schiena.
“NO, nono! Non è possibile! L’ho sognato!”
Goccioline di sudore le erano comparse sulla fronte mentre i ricordi della serata le stavano tornando in mente.
Con il cuore in gola aprì i messaggi, guardò quelli inviati e…
“CAZZO!!! No, sono fottuta, la mia vita è rovinata! O MIO DIO!!!!!”
Rilesse quel messaggio una, due,tre volte e il contenuto non cambiava, anzi ogni volta sembrava sempre peggio.
Chiamò subito Nicole
-Ele, ti sei ripresa?-
-Niki! sono fottuta, letteralmente!
-Che è successo? Calmati Ele, respira che non capisco nulla!-
-Fanculo a Gabriele che ti ha portato via, fanculo a me che mi sono attaccata al vino. Posso tranquillamente dire che sono senza lavoro e già che ci sono mi prenoto un biglietto di sola andata per il Messico, anzi no è ancora troppo vicino. Alaska! Ho trovato me ne vado in Alaska.-
-Eleonora, basta! Datti una calmata e spiegami cosa è successo. Per caso ti riferisci a quel messaggio che hai mandato al tuo capo?-
-E tu come fai a sapere del messaggio? Perchè non mi hai fermata?-
-Perchè me l’hai detto dopo e alla fine eri troppo ubriaca per spiegarmi cosa avevi scritto.-
-Nicole, gli ho scritto che sembra  che abbia constantemente un palo infilato nel di dietro.-
-Ahia! Senti te lo pago io il biglietto per andare in Alaska e prometto di venirti a trovare.-
-Grazie, tu si che sei un’amica! Che devo fare veramente?-
-Nulla! fai finta di nulla.  Lunedì se ti dice qualcosa digli la verità che hai esagerato con il vino e poi si, prostrati ai suoi piedi invocando perdono.-
-Te l’hanno mai detto che i tuoi consigli fanno schifo? Comunque penserò bene a cosa fare…ci sentiamo dopo.-
-Ele tranquilla risolverai tutto. A dopo!-
Controllò l’orologio erano le due del pomeriggio, ancora troppo presto per bere come una spugna per dimenticare l’accaduto.
Pensò se chiamarlo o meno, lui non aveva risposto e forse non aveva ancora letto il messaggio ma non aveva il coraggio di affrontarlo così spense il telefono, si chiuse in casa prese la vaschetta di gelato e fece l’eremita per due giorni consecutivi.
Pensò e ripensò a una scusa da usare quel Lunedì mattina ma le uscivano solo patetiche frasi, così decise di improvvisare e sperare nella divina provvidenza, magari lui si sarebbe dato malato per tutto l’anno.
Ovviamente non fu così, quel Lunedì quando arrivò in ufficio notò la sua macchina parcheggiata di fronte al palazzo e un senso di panicò l’assali.
“Respira Ele, respira.”
Entrò in uffico ma di lui non c’era traccia, la porta del suo studio era aperta, si affacciò e lo trovò vuoto.
Andò dalla sua amatissima collega dalla bocca larga per chiederle spiegazioni quando una voce le arrivò alle spalle gelandola sul posto.
-Elenora! Nel mio ufficio, ora!-
Si girò lentamente, ma lui era già sparito.  Cercò di muoversi ma le gambe si erano inchiodate al pavimento.
Prese un bel respiro e si incamminò nell’uffico di Marco pronta al licenziamento.
Bussò talmente piano che pensò che lui non l’avesse sentita, invece…
“Avanti”
Entrò in quell’ufficio con lo stesso stato d’animo di un condannato a morte che si avvicinava al patibolo. Lui le fece segno di sedersi e anche se non voleva farlo perchè preferiva rimanere vicino alla porta in caso di fuga lo accontentò.
-Insomma, mi vorresti dire che io mi comporto come se avessi un palo infilato nel di dietro?-
La voce, tira fuori la voce! Non è difficile parlare, su!
-Marco, mi dispiace! Ti posso spiegare davvero.-
-Siamo qui per questo, su spiegami questa tua teoria.-
-Mi spiace, ma io..io insomma ho esagerato Venerdì sera ero ad una festa e ho bevuto troppo così dopo quello che era successo ho scollegato il cervello dalla bocca e Dio mi dispiace tantissimo. Se mi vuoi lincenziare, ti capisco. Prendo subito le mie cose e me ne vado.-
Non riusciva a gurdarlo negli occhi, fissava il pavimento in attesa del verdetto.
-Licenziarti? ma figurati! Tutti possiamo sbagliare e farci prendere la mano. Ecco se fossi in te da qui in avanti eviterei certe situazioni, visto che non le reggi, probabilmente perchè sei solo una ragazzina.
Ah stasera ho bisogno che tu rimanga  oltre il tuo orario, dovrai finire di sistemare dei documenti e questo fine settimana mi dovrai accompagnare ad un convegno, meglio se ti tengo lontana dalle feste. Ora vai devo fare una telefonata.-
-certo, grazie!-
Grazie? Beh non l’aveva licenziata ma l’aveva mortificata (ancora una volta), le aveva dato della ragazzina e ovviamente sarebbe dovuta rimanere tutta la sera a lavoro.
Accettare le sue scuse e farsi una risata non era da lui. No, lui stronzo era e stronzo rimaneva.
 
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Volevo  ringraziare coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Non sapete quanto mi avete reso felice.  Sapere che c’è qualcuno che apprezza quello che ho scritto è uno dei motivi che mi spinge a continuare.
Grazie, grazie e ancora grazie!

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Capitolo 3
*** capitolo III ***


Quando quella mattina le disse che doveva rimanere oltre il suo orario di lavoro per sistemare dei documenti non pensava di rimanere in quell'ufficio fino alle 1.00 di notte senza cena, con un gran sonno e con un certo fastidio che le teneva compagnia insieme a tutto quel lavoro. Lui era andato via prima, l'aveva sentito parlare con un collega di una cena al quale non poteva assolutamente mancare. -se non ci vado stasera dormo sullo zerbino. C'è la partita ma sai come funziona...- Si trattava di una donna, c'era qualcuno nella vita del bastardo ed era proprio una donna che lo stava aspettando per una cena, mentre Eleonora quella sera avrebbe cenato ad un'orario indefinito con una tazza di latte e da sola. Infatti quando rientrò a casa si cambiò, prese il pacco di biscotti, la sua tazza rossa preferita, ci mise latte e il caffé, mangiò un biscotto ma al secondo già piangeva come una bambina. "ma che diavolo mi prende?!? Devo essere troppo stanca oppure quei giorni sono vicini" no...sopportava bene la stanchezza e non era vicino a quei giorni. Intanto le lacrime erano diventate singhiozzi, buttò il suo latte e andò a letto. Aveva bisogno di dormire, spengere la luce, chiudere gli occhi e smettere di pensare. Lei sapeva il perché di quel pianto solo che non voleva ammetterlo,come non voleva ammettere di conoscere il nome di quel fastidio che le attanagliava lo stomaco. Lei sapeva ma avrebbe fatto finta di nulla. Erano due anni che lavorava in quell'ufficio, due anni che lavorava per Marco. Un uomo intelligente, sicuro di se, intuitivo, divertente, forte e bello! Dio se era bello! Occhi scuri come il cioccolato amaro, spalle larghe, braccia forti, labbra...oddio quelle labbra! Quante volte le aveva sognate Eleonora sulla sua pelle, sulla sua bocca. Quante volte aveva desiderato che lui la marchiasse con i suoi baci ma alla fine si era sempre data della stupida, scacciava via quei pensieri e riprendeva il suo lavoro. Alla fine solo quello li univa un semplice rapporto di lavoro dove lui dava ordini e lei eseguiva, niente di più, ma Eleonora per quel bastardo ci aveva perso la testa e questo non era riuscita nemmeno ad ammetterlo a Nicole, la sua migliore amica. Sapeva che era inutile che uno così una come lei non se la sarebbe mai filata, sapeva che oltre al lavoro non avrebbero mai combinato nulla. Non voleva ammettere a nessuno quello che sentiva perché già sapeva come sarebbe andata, lei l'eterna seconda alla fine avrebbe dovuto come ogni volta raccattare i pezzi. Andava sempre così, era caduta così tante volte nella sua vita che non sempre le erano bastate due braccia per tirarsi su, ma non si era mai fermata. Non aveva detto basta nemmeno quando le dicevano che aveva gli occhi troppo gonfi per le troppe lacrime, che rideva ma non sorrideva e anche se sapeva di farsi male era andata avanti pur di provare qualcosa. Ora però era stanca di lottare sempre da sola, quante volte aveva sognato di sentirsi dire:" so che c'è qualcosa che non va, ci penso io". Quante volte aveva avvertito la necessità di crogiolarsi nel suo profumo, capace di attorcigliarle lo stomaco.Ma lui era il suo capo, niente profumo nel quale crogiolarsi, nessun sentimento da provare. Questo era il suo mantra, la stronzata che si ripeteva tutte le volte in cui la lucidità si andava a fare benedire. Aveva deciso così,di non dare via a quel flusso di sentimenti perché una come lei, lui non l'avrebbe presa in considerazione nemmeno sotto effetto di stupefacenti quindi nemmeno lei doveva. Quella mattina si svegliò con i soliti occhi gonfi che fece sparire sotto al trucco. Si infilò in doccia, si preparò e come ogni mattina mise su una delle migliori corazze ed uscì pronta ad affrontare il suo nemico che inconsapevolmente le faceva attorcigliare lo stomaco con un solo sguardo. ________________________________________________________________________________________________________________________________ A chi ha apprezzato questa storia non considerandola carta straccia, a chi lo ha fatto silenziosamente, a chi ha scelto di seguirla, di ricordarla, a chi addirittura l'ha messa nelle preferite e a chi ha lasciato un commento grazie di cuore!

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Prima di entrare in ufficio si aggiustò il trucco, rimise un po’ di rossetto, un colpo di cipria e scese di macchina pronta ad affrontare un’altra giornata di lavoro, il bastardo dal profumo ammaliante e chissà forse un’altra umiliazione. Non era mai stata sicura di se’ e di certo quella situazione che si era venuta a creare non le era d’aiuto. Innamorarsi del suo capo, intelligente, bello, troppo bello e stronzo,dannatamente stronzo. Era uno di quei tipi che non doveva mai chiedere, a lui potevi solo rispondere di si. “Eleonora fai”, “Eleonora vai”, “Eleonora devi”, “Eleonora per favore”, “Eleonora sai che i no non mi piacciono”, “Eleonora qui e Eleonora là” e lei faceva tutto, solo per sentirsi dire un “grazie” o un “ottimo lavoro”. Il culmine l’aveva toccata con “ ma come farei senza di te”?
Una scimmia ammaestrata aveva sicuramente più dignità di lei, ma non ce la faceva a dire di no perchè lei da lui poteva avere solo quello e di certo non ci avrebbe rinunciato tanto presto.
Una sera le aveva fatto perdere un colpo, uno dei tanti, le aveva dato per poco tempo una falsa speranza. Stasera ceniamo insieme le aveva detto, ovviamente non era una domanda e il suo povero cuore per poco non si era fermato.
“Cenare insieme? Io e lui? Oddio un appuntamento? che mi metto? Avrò il tempo di cambiarmi? Devo andare dall’estetista! Ma a che ora? E dove?” Poco dopo tutte le sue domande trovarono la risposta giusta
-Marco, scusami ma a che ora per stasera? Sai mi volevo almeno cambiare-
-Cambiarti? Non serve, ho fissato con gli altri per le 20.00 fuori dall’ufficio, mangiamo una cosa veloce e poi torniamo su per la riunione-
"Ma certo! La riunione, che stupida che sono, una complete demente! Ma quale appuntamento… Uno come lui da una come me può volere solo delle fotocopie ben fatte"
E per due anni era andata avanti così, vivendo di false speranze che teneva solo per sè. Non aveva raccontato nulla nemmeno a Nicole e questo da una parte le faceva un gran dispiacere, tra le due non c’erano mai stati segreti, si conoscevano fin dai tempi del Liceo e non si erano mai lasciate.
Nicole era stata quella che l’aveva tirata su nei momenti più difficili, quando da sola non riusciva a fare nemmeno un passo, era quella che l’aveva tenuta per mano quando un giorno di molti anni prima il suo mondo era crollato, quando una parte di lei era volata via.
Nicole era la sua anima gemella, più una sorella che un’amica, colei che per le belle notizie portava una bottiglia di vino e per quelli che si possono definire fallimenti ne portava addirittura due.
La sua spalla aveva raccolto così tante volte le lacrime di Eleonora che ormai aveva perso il conto. Era la sua migliore amica, ma quella volta non poteva raccontarle nulla, quella volta ce la doveva fare da sola, buttare giù il rospo e andare avanti, contenendo i pezzi che tante volte aveva raccolto e rimesso insieme.
Non poteva raccontarle della sua stupida cotta per Marco primo perchè sapeva già cosa le avrebbe risposto e secondo perchè non se lo voleva sentire dire, almeno per una volta non voleva sentirsi dire che lei non era giusta per lui.
Eh già perchè lei non era mai giusta per nessuno, ancora non aveva avuto un vero fidanzato, non aveva vissuto una vera storia ma solo frequentazioni occasionali solo perchè lei non era mai quella giusta. A volte non era bella abbastanza, altre aveva troppo carattere, altre ancora ne aveva poco, era troppo fredda o troppo impulsiva, era sempre troppo o troppo poco ma non era mai abbastanza e si era stancata di sentirselo dire.
-E’ così bella la nostra porta?-
Marco le si era affiancato all’entrata dello studio davanti al quale Eleonora si era incantata per dar via a quel flusso di pensieri che ogni giorno cercava prepotentemente di uscire.
-Buongiorno, no scusami è che stavo pensando e mi sono distratta-
-Tu pensi troppo mia cara, andiamo su, oggi ci aspetta un’intensa giornata di lavoro-
-certo, andiamo!-
-Ah, scusami se non te l’ho detto prima, ti volevo chiamare ieri sera ma avevo paura di disturbarti, hanno anticipato e prolungato il convegno partiamo domani e torniamo Domenica. –
-Come domani? Domenica? Ma sono cinque giorni!-
-esatto! Ti dispiace restare cinque giorni da sola con me?-
“Che? cosa? Come? Io e te, tu ed io per cinque giorni da soli? (Certo avremmo centinaia di persone intorno ma chi se ne frega! ) ma certo che non mi dispiace! Oddio la mia Dea interiore in questo momento sta ballando il samba mio caro, benvenuto al carnevale di Rio!!!!”
-Eleonora? davvero ti dispiace?-
-No, assolutamente no! cioè non ci sono problemi per me-
-ok, partiamo domani, ti passo a prendere alle 07.30-
-mhmh grazie-
-sicura di stare bene?-
-si, benissimo,sto proprio bene!-
-mh si, si vede! Comunque io ho vari appuntamenti e oggi non starò in ufficio, dovevo solo prendere dei documenti, ora scappo. Ci vediamo domani mattina. Puntuale così facciamo colazione insieme-
-mhmh, colazione si!-
“ io e te che facciamo colazione insieme avrei anche qualcos’altro in mente da poter fare insieme che non riguarda poi così tanto l’ambito culinario”
-ELEONORA, ma stai bene? –
Diamine! contegno ragazza, riprenditi.
-sisi, scappo su in ufficio, allora a domani mattina, buona giornata!-
Marco la lasciò andare via ancora preoccupato delle sue condizioni ma dopo pochi secondi scappò alla sua macchina per iniziare quella terribile giornata ricca di appuntamenti.
“Dottoressa scusi se la disturbo, ma domani parto per un convegno di cinque giorni, volevo sapere se aveva voglia di salutare questa povera segretaria stasera a cena”
“cinque giorni? Vedo che ti sfruttano a lavoro! Comunque non posso rifiutare questo invito, certo che ceno con te. Anzi! Ti porto in un ristorantino molto carino in centro, ci sono stata l’altra sera con Gabriele e ne vale davvero la pena. Ma dimmi dov’è questo convegno e ci andate tu e il bastardo da soli?”
Che rimbambita, non gli aveva nemmeno chiesto dove si sarebbe tenuto il convegno, era rimasta al tu ed io, non era cotta ma stracotta a puntino.
“Mh tu e Gabriele state uscendo un po’ troppo spesso comunque mi piace l’idea, passi tu per le 20.30? si sono con il bastardo ma sinceramente non so dove si terrà.”
“sempre la solita! Stasera ti aggiorno sul Doc. Ok per le 20.30! A stasera amica..”
Quando uscì da lavoro si precipitò a casa, fece la valigia e non vi dico quanta roba ci mise dentro, forse voleva restare li per un mese.
Poi scese giù ad aspettare Nicole e nel frattempo si accese una sigaretta, poco dopo vide l’amica arrivare nella sua 500 nera.
-ehi bella mora, ma come siamo eleganti stasera! Stalta su!-
-Ciao! Allora portami in questo meraviglioso ristorantino-
Così le due amiche si avviarono per la cena, Eleonora quella sera era molto elegante, sentiva strane vibrazioni nell’aria Settembrina e sapeva che non sarebbe stata una serata come le altre, mise sui il suo vestito nero lungo fino alle caviglie, tacchi alti e lasciò sciolti i suoi lunghi capelli ramati.
Arrivarono al ristorante poco dopo e si, doveva dare ragione alla sua amica, era davvero molto carino, piccolo con le luci soffuse, tavoli di legno grezzo, lucine natalizie sulle grandi mensole e un buon profumo di cibo. Poi la sua attenzione passò dai deliziosi fiori sui tavoli ad un delizioso moro in giacca e cravatta due tavoli più in la dell’entrata e ovviamente il moro in questione era accompagnato da una fastidiosa bionda con deliziosi occhi verdi. Non ci mise molto tempo nel riconoscerlo era Marco con una strafiga al suo fianco. Ovvio i belli stanno con i belli e accanto a lui potevano starci solo belle donne.
E sarà stato quel fastidio che le attanagliava lo stomaco e che le aveva mandato il cervello in tilt, la vista offuscata dalle lacrime per la delusione, il vestito lungo, i tacchi alti, insomma dopo due passi finì a terra.
-Oddio Ele! Stai bene?-
-sisi, dammi una mano prima che mi guardino tutti-
Arrivò anche il cameriere in suo soccorso attirando ancora di più gli sguardi su di lei.
-Signorina, sta bene? Si è fatta male?-
-Grazie, sto bene! Non mi sono fatta nulla.-
-Meglio così, prego seguitemi vi porto al vostro tavolo-
E guarda caso era proprio vicino al suo…
“E’ ufficiale! Io con il Karma ci ho litigato da piccina”
-Eleonora? Che ci fai qui, ma sei stata tu a cadere?-
“No non ci ho litigato, ci ho fatto a botte con il Karma!”
-Marco! Ci ceno e si, sono inciampata nel vestito-
Rideva il cretino….
-Mi spiace, spero che tu non ti sia fatta male, ah ti presento la mia fidanzata, Beatrice.-
ALT, Fermi tutti! Fida… che? Eccola li davanti a lei la sconfitta. Come al solito era arrivata seconda… ___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
A chi silenziosamente è passato di qui ed è arrivato fino a questo punto, a chi ha deciso di seguire e ricordare questa storia, a chi addirittura l’ha messa nelle preferite e a chi ha lasciato un commento grazie, grazie e Grazie! Inoltre ringrazio chi mi ha dato qualche consiglio, ne ho fatto tesoro e spero di essere riuscita nell’intento. A presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Da circa un quarto d’ora fissava il menù mentre Nicole fissava lei, aveva letto ogni ingrediente di ogni singolo piatto, tutte le provenienze dei vini e ora stava calcolando le calorie dei dessert, tutto pur di non affrontare quel discorso.
Il cameriere tornò al loro tavolo per la terza volta speranzoso di poter prendere la loro ordinazione e passare oltre ma la mora continuava a non dare segni di vita.
Fu Nicole a parlare per la gioia del ragazzo:
-Allora prendiamo due filetti al pepe verde con patate, e poi ci porti una bottiglia di vino, non mi importa quale, scelga lei basta che sia forte. Grazie!-
-Subito signorina.-
Eleonora fu costretta a lasciare il suo menù e a guardare finalmente la sua amica negli occhi.
-ottima scelta il filetto-
-falla finita! Ti decidi a parlare o faccio io?-
-cosa vuoi che ti dica Niki?-
-da quanto tempo ti piace?-
-tu si che sai come arrivare al punto. Dal secondo giorno che mi ha assunta nel suo studio, il primo ero troppo agitata per guardarlo bene-
-ahia colpo di fulmine. Quindi aspetta mi vuoi dire che ti piace da due anni e non hai mai fatto nulla? E soprattutto sono due anni che me lo nascondi?-
-Niki è complicato. Non ti ho detto nulla all’inizio perchè era solo una cotta e via via che continuava lui non ha mai mostrato interesse e poi cosa avrei dovuto fare? È fidanzato!-
-magari è recente-
-non importa ora lo è-
-Tesoro, devi fare qualcosa non puoi continuare a sbavargli dietro ancora per molto. Andrai via cinque giorni con lui, devi provarci!-
-No! primo perchè è fidanzato e secondo andrà male-
Intanto il cameriere era arrivato con l’agognata bottiglia di vino, Nicole riempì i calici e riprese il discorso
-Non puoi sapere che andrà male se non ci provi-
-è fidanzato!-
-si, lo so! Ma io sono amica tua, non sua e se lui la ama lo metterà in chiaro-
-io non rubo i fidanzati delle altre-
-non devi rubare nulla, devi provare ad essere felice. Ele da quanto tempo non lo sei?-
-non si può essere sempre felici, sono serena però-
-cazzate! Stai sempre chiusa in casa o a lavoro, ti mangi vaschette intere di gelato, non esci con nessuno, ti guardi film strappalacrime con piagiami rosa di flanella e non vai a letto con un uomo da non so quanto, non sei serena! Sei rassegnata!-
-Ordina un’altra bottiglia-
Dopo che mangiarono presero la seconda bottiglia e continuarono il loro discorso o forse la loro battaglia.
-farà male!-
Nel mentre Marco passò dal loro tavolo, salutò le donne e ricordò ad Eleonora l’appuntamento della mattina seguente, lei di tutta risposta fissò un punto vuoto e annuì ma  prima di andarsene le ricordò un particolare…
 
-Eleonora mi raccomando non bere troppo, se ti ricordi bene tu ed il vino non avete un gran rapporto. A domani, buonanotte Signore.
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli che  lui aveva già raggiunto occhi verdi.
-certo che è proprio stronzo! Però ha un bel culo!-
-Nicole!-
-okok allora pensiamo ad un piano per questi cinque giorni.-
-io mi do malata-
-falla finita! Bel culetto dovrà essere tuo-
-smettila di bere, stai dando i numeri-
-ok, sto buona! Andiamo dai, ti offro uno shot di tequila e ti porto a casa-
-devi ancora parlarmi del tuo dottorino-
-non è il mio dottorino, e c’è poco da dire  usiamo la stanza del medico di guardia per fare del sano sesso, quello che tu dovresti fare con bel culetto-
-oddio! Andiamo a casa che è meglio.-
Nicole cercò di riprendere più volte il discorso, la sua amica doveva farsi avanti, doveva provare ad essere felice, lei se lo meritava.
-Grazie per la cena, ci vediamo appena rientro-
-Fatti  sentire, e per favore non farti prendere dalle paranoie o dai sensi di colpa ma prova a…-
-Niki te l’ho già detto mi farà male e sono stanca di stare male-
-perchè ora stai bene? Ok, probabilmente farà male, ma potrebbe farti anche bene e so che il rimorso ti farà ancora più male.  Poi ricordati una cosa se dovesse andare bene al tuo ritorno festeggierò con te ma se dovesse andare male mi troverai sotto casa tua con gelato, vino e una spalla su cui piangere.
Ti meriti la felicità ma se non ci provi ad averla non arriverai da nessuna parte, sei statica in questo periodo e non voglio vederti così. Hai superato più che una delusione amorosa e comunque vada ti rialzerai sempre più forte di prima-
Eleonora non disse nulla, si limitò ad abbracciare l’amica e salì nel suo appartamento, finì i bagagli scelse i vestiti da indossare il giorno dopo si fece una doccia e si buttò a letto.
Ovviamente non chiuse occhio e quando si svegliò iniziò un lungo restauro per coprire quelle orrende occhiaie che le erano venute.
Alle 07.15 era già pronta, chiuse casa, prese la valigia e scese giù ad aspettare Marco che arrivò poco dopo.
-Buongiorno! Pronta per questo viaggio?-
-Ciao Marco, buongiorno! Certo-
-caffè?-
-sisi, ne ho bisogno!-
-si vede, ma hai dormito stanotte?-
“Un vero principe, fanculo al correttore supercoprente!”
-ho fatto tardi-
-brava, ti sei divertita?-
Divertita a pensare a quanto sei stronzo e a quanto sono stupida? si!
-sisi, andiamo?-
Si fermarono per la colazione, Marco cercò di scambiare qualche parola, di intraprendere un discorso ma nulla  Eleonora rispondeva a monosillabi e evitava lui, il suo sguardo, i suoi discorsi e tutto quello che lo riguardava tranne che il suo profumo, quella odiosa fragranza di uomo che mischiata all’aroma del caffè la faceva letteralmente andare in estasi.
-Non dovevi pagare anche per me, ti rendo i soldi-
-Un cornetto ed un caffè, non arriverò a fine mese oddio! Metti via quel portafogli.-
-grazie!-
Ripresero il viaggio, il convegno si sarebbe tenuto a Genova, ci avrebbero messo circa due ore e mezza per arrivare ed Eleonora si sentiva morire da una parte e dall’altra urlava al miracolo, due ore con l’uomo dei suoi sogni in uno spazio ristretto.
Parlarono un po’ di lavoro e del convegno, poi dopo poco mentre Marco era a telefono con un suo collega lei si addormentò.
-Eleonora? Ele? Bella addormentata?-
Si sentì scuotere, aprì gli occhi e lo vide chinato su di lei, con il viso vicino al suo mentre le sfiorava la spalla.
Fece uno scatto, si tirò su e cercò di coprirsi il viso più che rosso.
-Scusami devo essermi appisolata, siamo arrivati?-
-appisolata? Ma se hai russato per tutto il viaggio! Comunque si, ho già consegnato i nostri bagagli, dobbiamo solo registrarci-
“che carino, ha già pensato ai bagagli…ALT ha detto che ho russato? Brutto stronzo!”
-Io non russo!-
-oh si! Tu russi, ma non da fastidio tranquilla-
“non da fastidio? Io questo lo ammazzo prima di raggiungere la hall”
Dopo questo scambio come dire “affettuoso” di battute raggiunsero la reception
-Ci deve essere un errore! Io ho prenotato due camere singole non una matrimoniale, per favore ricontrolli-
-Mi spiace signore, io le credo! Deve esserci stato uno scambio o un errore del computer ma ora ho tutte le singole prenotate e libera è rimasta solo la matrimoniale-
-io vado in un altro albergo-
-Eleonora non fare la bambina, mi dia la chiave grazie!-
-No! scusami ma io in camera con te non ci dormo-
-Eleonora mi voglio fare una doccia, muovi il culo e vieni in camera con me-
La prese per un braccio e la trascinò verso l’ascensore. Lei in quel momento stava iperventilando e soprattutto cercava di capire cosa diavolo aveva messo in valigia per la notte, perchè farsi vedere da lui con il pigiama con gli unicorni non le sembrava il caso.
-Mi spiace per prima e soprattutto per questo inconveniente ma sono molto stanco, non volevo risponderti male-
-tranquillo,tanto dormi sul divano-
-io cosa? Senti ragazzina falla finita! Siamo adulti e possiamo benissimo condividere un letto-
“io con te condividerei altro”
Entrati in camera Marco si diresse subito verso la doccia e Eleonora cerco una busta di carta per poterci respirare dentro, poteva passare il fatto di condividere uno spazio ristretto per cinque giorni, passava anche il fatto di dormire nello stesso letto ma avercelo nudo a pochi metri di distanza era troppo. Era un attentato al suo autocontrollo che andò direttamente a farsi benedire quando lui uscì dal bagno con solo un asciugamano in vita.
-copriti santo cielo!-
-se non prendo i vestiti come faccio? Ragazzina ma sei arrossita?-
-io? nono è che diamine vestiti! Sei il mio capo!-
-ma non sto facendo nulla di male, mica sono nudo-
“magari! Ok datti una calmata e metti un freno agli ormoni”
-Ti..ti aspetto giù vado a prendere i posti-
-tu non vuoi farti una doccia?-
“maledetto stronzo smettila di provocarmi!”
Prese la sua borsa e si diresse verso la porta e mentre stava per uscire diede una sbirciata verso di lui e pensò di avere un principio di infarto per il ben di Dio che aveva davanti agli occhi, addominali scolpiti, spalle larghe e soprattutto non riusciva a togliere gli occhi da quella gocciolina d’acqua che dal collo scese per il torace, percorse l’addome e si fermò nella striscia di peli che scompariva sotto l’asciugamano.
Caldo, avvertiva caldo e…
-Ti piace quello che vedi?-
“ o cazzo! Beccata!”
Non rispose, si chiuse la porta alle spalle e scappò letteralmente al piano di sotto sperando che lui si scordasse dell’accaduto anche se sapeva che non gliela avrebbe fatta passare liscia.
 
 
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Note dell’autore:
Non  so mai cosa scrivere a questo punto, l’unica cosa che posso fare è ringraziare chi ha apprezzato le mie parole, chi ha lasciato un commento e chi in silenzio è arrivato fin qui. Per molti sono numeri per me sono soddisfazioni.
Quindi visto che si è fatta una certa ora io andrei anche a letto ma aspetto i vostri commenti su questi due degenerati e per qualsiasi cosa mi trovate qui.
A presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Si era rifugiata al bar e aveva ordinato qualcosa di forte per dimenticare l’accaduto , che poi ripensandoci cosa aveva fatto di male? Se lui si fosse coperto non sarebbe successo nulla quindi la colpa era di Marco.
Il Gin Lemon probabilmente stava dando i suoi effetti.
-Lo sai che è mezzogiorno?-
Mai voltare le spalle al proprio nemico
-Marco è solo un Gin Lemon con molto lemon e poco gin-
Lui le tolse il bicchiere dalle mani e se lo portò alla bocca.
-Qui di poco c’è solo il ghiaccio-
-Oh santo cielo! Sono adulta e vaccinata e se mi va di prendere un cocktail sono liberissima di farlo, a qualsiasi ora del giorno e della notte-
Le persone intorno cominciavano a girarsi, i loro toni si stavano alzando e lo spiacevole incidente di Eleonora a quest’ora era solo un lontano ricordo.
-Prima di tutto abbassa immediatamente il tono della voce, se te lo fossi scordato siamo qui per lavoro, non sei fuori con i tuoi amichetti perciò mi aspetto da te l’atteggiamento adeguato, azzardati di nuovo a dare spettacolo e ti rispedisco a casa. Sono stato chiaro?-
Marco aveva irrigidito i muscoli, la mascella era tesa e i suoi occhi erano più scuri, il suo sguardo più intenso, penetrante e affilato.
Strinse con forza il bicchiere mentre aspettava che quella ragazzina gli rispondesse.
Marco era tutto d’un pezzo a lavoro non amava dare spettacolo esigeva la professionalità dai suoi collaboratori, sul lavoro non si sbagliava.
Eleonora era brava ma impertinente e a detta sua non si sapeva comportare e lui teneva alle buone maniere, gli era stato insegnato così e sul lavoro non ci si lasciava andare e quella ragazzina era un po’ troppo libertina spesso e volentieri e per un attimo gli balenò un modo per rimetterla al suo posto, un modo poco etico e che di sicuro non avrebbe fatto piacere alla sua fidanzata.
-sc…scusami, vado a prendere i posti la conferenza sta per iniziare. Scusami ancora-
Andò via lasciando sul bancone il drink, pensava di non aver fatto chissà cosa insomma non era salita sul bancone a ballare la lap dance con il barman.
Quel tono freddo le era rimasto addosso, si era appiccicato sulla pelle, lui la faceva sentire inadeguata, sbagliata.
Marco la ignorò per tutta la durata della conferenza, si sedette vicino ad altre persone e restò con loro per tutto il tempo.
-Eleonora vieni un attimo qua-
-dimmi-
-ho incontrato dei colleghi di Milano, andiamo fuori per pranzo, non resteremo qui all’hotel-
-ah perfetto, prendo la mia borsa e vi raggiungo allora-
-no. io vado a pranzo con loro, tu resta pure qui-
-ma che ci sono venuta a fare qui allora?-
-me lo sto chiedendo anche io, per il momento sei stata poco utile. Ci vediamo dopo-
E detto questo la lasciò li, nella sala dell’ hotel da sola.
Si rifugiò nella sua stanza e iniziò a piangere, poi prese il telefono e chiamò Nicole che rispose poco dopo
-Ele-
-è un bastardo, un fottutissimo bastardo-
Da quanto aveva alzato la voce le bruciava la gola, raccontò l’accaduto all’amica che le consigliò di prendere il primo treno e mandare al diavolo quello stronzo del suo capo.
Ma aveveva bisogno del suo lavoro, era stronzo si ma pagava bene e le bollette e l’affitto non si pagavano di certo con le lacrime.
Finì di sfogarsi con la sua migliore amica e poi riattaccò.
Si fece una doccia  e ancora in accappatoio si buttò sul letto, fuori aveva iniziato a piovere qundi uscire era fuori discussione, guardò le goccioline cadere sul vetro e per un assurdo motivo ripensò immediatamente a Marco a quanto era bello ma anche a quanto sapeva metterla a disagio, a quanto la facesse sentire inopportuna con un solo sguardo e questa cosa la terrorizzava perchè lei non sapeva come reagire.
Aveva la lingua lunga si ma aveva anche una timidezza che spesso e volentieri la bloccava come se fosse un vero e proprio macigno.
Da piccola le dicevano che quello che non faceva la voce lo  faceva il suo viso, ciò che non riusciva ad esprimere con le parole lo esprimeva con gli sguardi o con il volto. Peccato che con Marco anche i suoi occhi dicessero poco e sul suo viso si dipingeva ogni sfumatura di rosso ma per il resto non riusciva a comunicare altro.
E questa cosa le faceva letteralmente ritorcere le budella perchè lui era capace di annientarla da ogni punto di vista.
Dopo che si perse in questi pensieri lentamente si addormentò.
-Eleonora, o santo cielo ma quanto dormi? Eleonora? Ti prego svegliati!Ragazzina?-
-che palle! Voglio dormire, vai via.
-per favore ti devo parlare-
-di lavoro?-
-no-
-allora non me ne frega nulla-
Quella lingua ricominciava a funzionare e mentre lei si giro dall’altra parte lui andò in bagno prese il bicchiere  riposto sul lavandino e rientrò in camera.
Durante il pranzo aveva provato qualcosa di strano che distoglieva la sua attenzione da qualsiasi cosa e attorcigliava il suo stomaco, il senso di colpa.
Sapeva di aver esagerato ma non per quello che aveva detto, ci mancherebbe altro! Ma perchè in questi due anni aveva imparato a conoscere Eleonora e sapeva che con una bella sgridata con lei sarebbe arrivato a pochi risultati perchè oltre ad essere estremamente timida era anche permalosa. Si ricordava ancora la prima volta che la mora scappò dal suo ufficio in lacrime e non gli rivolse la parola per un’intera settimana.
Era un periodo molto stressante per lui, era uscito da poco da una relazione lunga dieci anni, la fidanzata dell’epoca aveva deciso che era più simpatico rotolarsi tra le lenzuola di qualcun’altro e questo aveva reso il suo caratteraccio pessimo.
“Eleonora le fotocopie che ti ho chiesto dove sono?
Arrivano
Te le ho chieste un’ora fa
Scusami ero indaffarata
E cosa dovevi fare?guardarti le unghie? Sei capace di fare quattro fotocopie? Non serve usare troppi neuroni.”
La ragazza non disse nulla ma scappò letteralmente, rintanandosi nel bagno per dar sfogo alle sue lacrime.
Li capì che il suocapo era un totale stronzo e che lei se ne era sfortunatamente innamorata.
Dopo questo ricordo il suo senso di colpa si fece ancora più forte ma cercò di scacciarlo il più velocemente possibile.
Tornò in camera con il bicchiere tra le mani e riprovò a svegliarla
-Eleonora, ti prego alzati-
Lei si limitò a sbuffare e si coprì il viso con il lenzuolo.
-perfavore alzati-
-no! lasciami fare, ora non devo lavorare quindi vai via-
Quello che non riuscì a fare con le parole lo fece in un altro modo,  rovesciò tutta l’acqua del bicchiere sul viso della mora.
-uohhhhhhhhh ma ti sei rimbecillito, ma che diavolo fai, ma come ti permetti? Hai completamente bagnato il letto, ma cosa cazzo fai? Ma ti rendi conto? Ora vado giù e chiedo un’altra stanza perchè io con uno psicopatico come te non ci voglio dormire-
-calmati! Non era acqua santa e quindi smettila di fare l’indemoniata. Ti avevo pregato di svegliarti ma tu non mi hai dato altra scelta-
-non ti ho dato altra scelta? Ma ti senti? Allora mettiamo in chiaro le cose:durante il mio orario di lavoro mi hai lasciata da sola in hotel mentre sei andato fuori con i tuoi adorabili colleghi, mi hai trattata come una bambina di due anni mettendomi in ridicolo, beh sappi caro mio che io mi so comportare benissimo e non ho bisogno che tu mi faccia la paternale tutte le volte.
E per colpa tua non ho nemmeno pranzato e ora mi tiri l’acqua addosso perchè vuoi parlare? Non esiste!-
 
Ah però non era fatta solo di timidezza, sotto sotto si nascondeva un bel caratterino!
-non hai pranzato? E perchè?-
-perchè sei uno stronzo!-
-ehi sono sempre il tuo capo, piano con le parole-
-io vado a chiedere un’altra stanza-
Scese dal letto e si diresse verso la porta
-e ci vai in accappatoio?-
Eleonora si fermò con la mano sulla maniglia, si guardò e notò di non essersi ancora cambiata, senza degnarlo di uno sguardo raggiunse la sua valigia, prese qualche vestito e si chiuse in bagno.
-Ti porto a cena fuori, visto che non hai mangiato nulla per colpa mia, ti aspetto nella hall- le disse Marco prima di uscire dalla stanza.
“oh che carino mi porta a cena fuori per farsi perdonare… ma che diavolo penso! Lui non è carino, lui è un pazzo psicolabile con un bel fisico ma non è ne dolce ne carino e io sono molto arrabbiata con lui, moltissimo”
Ma poi pensò…
“ come si fa ad essere arrabbiati quando si è innamorati?”
Tornò  in camera, riaprì la valigia e cercò qualcosa di estramamente carino da mettersi, con indifferenza e non curanza gli avrebbe fatto vedere che non c’era solo timidezza e imbranataggine nella sua assistente.
Scelse un vestitino nero con uno scollo all’americana corpetto stretto e gonna a palloncino, si mise un paio di decoltè nere, si trucco lievemente e lasciò sciolti i suoi lunghi capelli mossi.
Dandosi un’ultima occhiata allo specchio le spuntò un sorriso sulla bocca.
Marco l’aspettava al bancone del bar nella hall, aveva preso qualcosa da bere ordinando anche per lei e dovette ammettere che quando si voltò l’assistente gli tolse il fiato ma non per quello che indossava anche se sicuramente la preferiva così che con jeans e cardigan ma per quel sorriso che le era spuntato sul viso.
Un sorriso che la faceva ancora di più donna, della ragazzina che vedeva ogni giorno non c’era traccia.
-Ho preso qualcosa da bere anche per te-
-grazie-
Marco la fissava e Eleonora si sentiva estremamente in imbarazzo.
“perchè mi fissa? Avrò sicuramente il trucco sbavato” senza farsi vedere cercò di specchiarsi ma ovviamente non trovò nulla fuori posto.
-Sei diversa stasera-
-ah, bene-
-cioè io volevo dire che, si bè che, insomma vestita così stai bene-
Rideva dentro di se e soprattutto si accorse di un particolare, Marco era a disagio, così decise di calcare un po’ la mano.  Ovviamente la colpa era da imputare alla tequila.
-vorresti dirmi che gli altri giorni sono vestita male?-
-che? Ma no, ovviamente no. E’ che o insomma sei molto bella stasera-
-bè grazie-
Il volto le stava andando a fuco e quel sorriso si era allargato ancora di più, inoltre la sua Dea aveva ripreso vita e ora stava ballando e esultando.
-andiamo? Il taxi è arrivato-
-non mangiamo qui?-
-per farmi perdonare non ti offro la cena dell’albergo, stasera ti meriti una serata fuori come si deve-
Dopo questa il suo cervello aveva appena comprato un biglietto di sola andata per le Fiji.
 
Il ristorantino che aveva prenotato Marco era veramente carino e visto che non faceva tanto freddo decisero di mangiare fuori.
-molto bello qui, c’eri mai stato?-
-veramente no, ma me l’hanno consigliato dei miei amici e mi hanno detto che si mangia divinamente-
-oh bene!-
Guardarono i menù e quando arrivò il cameriere Eleonora non aveva ancora deciso è che con lui davanti la concentrazione era pari a zero.
Marco ovviamente aveva già deciso.
-vuoi che faccia io?-
-cosa?-
-scelgo io, se per te va bene-
-o..ok-
Sisi va bene lui non conosceva i suoi gusti e lei aveva  un cervello funzionante (forse) ma trovava questo gesto assolutamente romantico, forse perchè l’aveva visto fare solo nei film.
Poi si riprese e pensò che lui avesse scelto per lei solo perchè non voleva aspettare troppo.
-cosa hai preso?-
-tagliata a cottura media con verdure grigliate . Ti piace vero?-
-si, perfetto grazie-
Le  verdure grigliate non l’avevano mai fatta impazzire ma quella sera le sembrava di mangiare nettare degli Dei.
Il cervello non era poi così tanto funzionante.
Lui le riempì il bicchiere di vino e dopo poco le chiese scusa per come si era comportato quella mattina, ovviamente la dolce Eleonora lo perdonò quasi subito.
-allora parlami un po’ di te-
-c’è poco da dire-
-sei fidanzata?-
-chi io? No, al momento non c’è nessuno-
Si premurò di sottolineare quel no.
-Ma come? Una bella ragazza come te?-
-sai Marco a volte non basta essere solo belli, serve molto altro soprattutto nelle relazioni. Quando parli con qualcuno non serve la bellezza, serve il carattere, il carisma, insomma serve altro non basta solo l’attrazione fisica e non è facile trovare quel qualcuno con cui stai semplicemente bene.
A me basterebbe semplicemente stare bene dentro quattro mura, fra due braccia.
Mi sono stancata delle relazioni futili, degli incontri veloci, non dico che voglio LA storia, dico solo che… lasciamo perdere sta arrivando la cena-
Marco la fissò in silenzio conosceva bene quello che voleva dire la ragazza e si stupì del fatto che per un momento, unico e veloce, lui desiderò di essere tra quelle quattro mura con lei accoccolata fra le sue braccia.
Non toccarono più il discorso Eleonora si era aperta troppo e non voleva continuare e lui cercava di scacciare quell’immagine dalla sua testa.
Il suo telefono squillò…
-scusami devo rispondere-
-fai,fai-
-ehi,amore! Sisi, sono in hotel tutto bene tu?-
“in hotel?ma perchè non le aveva detto la verità?che male c’era?”
Le fece cenno di aspettare, si alzò e si allontanò dal tavolo per finire la telefonata.
Ecco in quel preciso istante Eleonora si sentì una complete cretina. Si era messa elegante per lui, stava deliberatamente flirtando con lui ma soprattutto sperava con tutta se stessa che quel sentimento fosse un minimo ricambiato. Sapeva della fidanzata ma la sua cotta era più forte della sua consapevolezza.
Si sentiva male, inadeguata e sconfitta.
“che schifo di serata, che schifo, che schifo, che schifo”
-eccomi, scusami-
-figurati, nessun problema. E’ da tanto che state insieme?-
“ ma si infilalo pure il dito nella piaga, fatti ancora più del male.”
-un anno-
-ah pensavo di più-
Marco non era stupido, di difetti ne aveva tanti ma quello di essere stupido proprio gli mancava e ormai conosceva colei che lavorava al suo fianco da due anni e quel viso parlava al posto suo.
Si era accorto della palese smorfia quando aveva risposto a Beatrice, della difficoltà di quella domanda e soprattutto aveva notato con dispiacere che quel sorriso non c’era più.
-Ti va di fare una passeggiata prima di rientrare?-
-Domani mattina ci dobbiamo svegliare presto ci sono gli workshop, meglio se andiamo a dormire-
Marco guardò il suo telefono erano le nove e mezza e lei aveva dormito tutto il giorno, quella non era stanchezza. Fece finta di nulla e annuì.
-certo, chiedo il conto-
Mentre tornavano in albergo ci fu l’ennesima discussione
-non va bene, dovevamo dividere-
-te l’ho detto mi dovevo fare perdonare-
-mi bastavano le tue scuse-
Scesero dal taxi e salirono in camera
-Ricordati che devi pretendere sempre di più soprattutto dagli uomini e no, non bastavano delle semplici scuse-
-ok grande saggio, allora grazie per la cena-
-prego ragazzina-
Lei prese il pigiama per fortuna non aveva portato quello con gli unicorni e si diresse in bagno per cambiarsi mentre lui si stava già sbottonando la camicia rischiando di farle venire un infarto.
-comunque se vuoi puoi guardare, non importa che tu lo faccia di nascosto-
-vaffanculo-
Rientrata in camera Eleonora prese tutti i cuscini che trovò e li mise al centro del letto.
-che stai facendo?-
-tu non vuoi dormire sul divano e allora metto questi come divisorio-
-levali, mi danno noia. Ti prometto che non ti salto addosso-
“io non posso prometterti altrettanto” pensò lei.
-nonono non esiste-
-leva subito i cuscini di mezzo, mettiti giù e chiudi gli occhi-
Le toccò fare come aveva detto visto che il suo tono non ammetteva repliche.
Si mise giù e dopo una dura lotta con Morfeo riuscì ad addormentarsi.
Durante la notte sentiva caldo, estremamente caldo, cercò di levarsi le coperte ma gli risultò difficile muoversi, poi capì perchè.
Marco era letteralmente avvinghiato al suo corpo, con il braccio la stringeva a teneva la sua gamba tra le sue.
Eleonora avvampò e la temperature salì ancora di più ma non aveva più voglia di spostarsi così richiuse gli occhi  e si rimise a dormire.
Se solo avesse saputo che Marco era sveglio e che non l’aveva abbracciata per sbaglio nel sonno probabilmente quella notte non sarebbe tornata a dormire tanto presto.
 
 
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Note dell’autore:
Si è fatto tardi, molto tardi e ora non riesco più a scrivere qualcosa di molto sensato.
Ringrazio ancora una volta chi ha apprezzato le mie parole e chi apprezzerà questo capitolo.
La storia si sta sviluppando sempre di più e i personaggi piano piano si stanno definendo, presto scopriremo di più anche Marco.
Come sempre aspetto i vostri commenti e ogni consiglio è più che ben accetto.
Vi saluto, alla prossima!
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


“Cosa diavolo stavo facendo?
Non mi era mai capitato di perdere così il controllo, sentivo il bisogno di stringerla fra le mie braccia, di sentire il suo calore sul mio corpo, di toccare con le mie mani quella pelle morbida, di respirare il suo profumo.
Se si fosse svegliata quella notte io non mi sarei di certo fermato, quella notte l’avrei fatta mia, mi sarei deliziato della sua pelle sulla mia.
Quanto sono ridicolo, a casa ho una donna che mi ama e che presto diventerà mia moglie, non posso perdere la testa per lei che con me non ci incastra nulla.
Io ho bisogno di una vera donna vicino a me, lei è solo una combinaguai troppo timida.”
Eppure aveva fatto vacillare l’autocontrollo di Marco più di una volta.
Quella mattina si era svegliato confuso e impaurito, perchè sapeva che se solo lei si fosse svegliata lui non si sarebbe limitato ad un semplice abbraccio.
Beatrice la donna che stava con lui da un anno, la donna alla quale aveva chiesto la mano era colei che la sua famiglia si aspettava da lui e sinceramente era la classica donna che non crea problemi, quella che non ti manda in confusione.
Beatrice era la donna per lui, eppure spesso Marco al posto di quella tranquillità che lei gli dava voleva il caos, la frenesia e queste le aveva viste solo in Eleonora.
Ma lei non è del suo ambiente, è una pasticciona, una che dice che la cosa sbagliata nel momento sbagliato, che in pubblico alza troppo spesso la voce, che quando mangia il gelato inevitabilmente si macchia, una che non sa da quale forchetta partire al risorante e  quando si agita spesso balbetta.
Eleonora non sa accettare le critiche, è permalosa.
Però è brava nel suo lavoro, in ufficio va daccordo con tutti, quando c’è bisogno è sempre pronta a dare una mano e quando è felice sorride con gli occhi inoltre emana uno strano calore e a Marco piace tanto questa cosa.
Lui che è cresciuto in un ambiente freddo dove gli abbracci si davano solo in determinate circostanze che non è abituato a certe manifestazione d’affetto neanche con la sua donna sa bene che deve starle lontano, perchè sa che con un solo sguardo è capace di scioglire tutto il ghiaccio che lo circonda ma che lo fa sentire protetto e questa cosa lo destabilizza.
Eleonora è una che con i sentimenti rischia, lui invece non rischia mai.
Sa benissimo che deve mettere delle distanze, non può permettersi di sbagliare, soprattutto a poche settimane dal suo matrimonio.
Non ne aveva fatto ancora parola con la ragazza, in ufficio non lo sapeva nessuno ma di li a breve sarebbe convolato a nozze con la sua fidanzata, la bella e sofisticata Beatrice.
Non l’aveva detto a tutti perchè era molto riservato riguardo la sua vita privata, non l’aveva detto a lei perchè sapeva che nel momento in cui avrebbe pronunciato quelle parole l’avrebbe persa, non ci sarebbero più stati quei giochi di sguardi, le ripicche, i sorrisi, sapeva benissimo che nel momento in cui si sarebbe legato per sempre a Beatrice avrebbe perso per sempre Eleonora.
Una donna che non gli era mai appertenuta se non in sogno.
Dopo essersi svegliato e dopo averla lasciata li da sola in quel letto inconsapevole, secondo lui, di quello che aveva fatto, dopo aver lasciato tra quelle coperte i suoi pensieri e soprattutto i suoi desideri si buttò sotto il getto dell’acqua, ghiacciata anche quella.
Dopo aver finito la doccia si diresse nel ristorante dell’albergo per far colazione.
Prese un caffè amaro, rispose a qualche mail e chiamò Beatrice.
Fu una telefonata veloce, si scambiarono il buongiorno, lei gli chiese come stava procedendo il lavoro, lui cosa faceva nel tempo libero.
Dopo dieci minuti ognuno era ritornato ai propri impegni.
Uscì, comprò qualche giornale, scambiò qualche chiacchiera con dei colleghi e poi si avviò nella sala principale per l’inizio dei lavori.
A metà mattinata notò che Eleonora non si era ancora vista in giro, non poteva essere ancora a letto, erano le 10.00 e lui era sveglio dalle 6.30.
Doveva essere sicuramente in giro ma dopo un’altra ora decise di salire in camera per controllare e quando entrò la trovò avvolta dalle coperte che se la dormiva beatamente.
-Eleonora, svegliati-
La ragazza mugolò qualcosa ma non si degnò di aprire gli occhi.
-Cristo santo, stiamo lavorando, sono le undici! Alza quel culo dal letto e scendi giù-
Eleonora scattò a sedere sul letto, si passò una mano sul viso, si stirò e lentamente si girò verso il suo capo
-sono le undici? Non ho sentito la sveglia allora. Ma perchè non mi ha svegliato prima? Invece di urlare ora?-
-sono il tuo capo, non il tuo babysitter-
“sei lo stronzo del mio capo, precisiamo!”
-svegliato bene vedo! Mi faccio una doccia e ti raggiungo giù-
-tra mezz’ora se non sei giù puoi tornartene a casa, sai che non sopporto il ritardo, la trovo una mancanza di rispetto-
-e io trovo una mancanza di rispetto chi mi sveglia urlando come uno psicopatico, mi faccio una doccia e ti raggiungo giù-
Eleonora era tendenzialmente una ragazza calma e timida, molto rispettosa dei ruoli ma c’era una cosa che la mandava in bestia ovvero non sopportava essere svegliata di soprassalto, la metteva di malumore, molto di malumore.
Intanto Marco era rimasto sulla porta e la sua vena si stava gonfiando, quell’ insolente gli stava facendo perdere la pazienza.
Scese giù ad aspettarla, quando lo raggiunse la mandò a fare delle commissioni, poi dovette rispondere a varie mail e infine fece qualche telefonata per lui.
Quando finì di Marco non c’era traccia, era ancora con i colleghi.
Il suo stomaco iniziò a brontolare, così decise di fare uno spuntino veloce e si diresse al bar fuori dall’ hotel.
Quando rientrò notò che non c’era più nessuno, erano andati tutti in pausa pranzo e di Marco non c’era l’ombra.
Lo chiamò ma lui non rispose, gli lasciò anche un messaggio ma nulla.
Mangiò in albergo, da sola.
Quando lui rientrò era tardo pomeriggio ed Eleonora non avendo più nulla da fare era ritornata in camera.
-ho fatto tutto quello che mi hai chiesto di fare e comunque grazie per avermi mollato da sola come una cretina anche oggi-
-hai fatto semplicemente il tuo lavoro e non devo certo rendere conto a te cosa faccio nelle pause-
Durante la mattinata aveva parlato con Tommaso, il suo migliore amico non che futuro testimone e alla fine della conversazione sapeva che doveva fare solo una cosa, ovvero allontanarsi da lei, perchè se la notte precedente si era limitato ad abbracciarla mentre lei dormiva, non era sicuro di potersi trattenere ancora con lei vicina e calda nel letto.
-Allora come procede il tuo noioso lavoro?-
-il mio lavoro non è noioso e sta andando tutto bene-
-sei con la tua assistente vero? quella carina? Mi raccomando non fare stronzate, altrimenti quando torni Beatrice se la prenderà con i tuoi gioielli di famiglia-
-quanto sei cretino, ti ho già detto che sto lavorando-
-qualcuno mi ha detto che sul lavoro è più divertente-
-sei il solito, quando crescerai?-
-caro Marco hai tante qualità ma l’ironia proprio non ti appartiene, stavo scherzando! Non sul fatto che il sesso sul lavoro non sia piacevole eh, so che non tradiresti mai Beatrice la perfettina-
-smettila di chiamarla così e poi ti ricordo che sei un medico, certe cose sul lavoro non le puoi fare-
-ma infatti le faccio durante le pause e comunque quando torni ci dobbiamo vedere, ti devo parlare di una cosa-
-Sei andato per due volte di seguito a letto con la stessa specializzanda?-
-no amico, questa volta è diverso-
-mi sto preoccupando, c’è qualcuna che per caso sta facendo battere il cuore del nostro dottorino?-
-smettila di prendermi per il culo ne riparliamo quando torni. Ah e comunque miss perfezione sta rompendo le palle con questo matrimonio, ci vuole dire come organizzarti l’addio al celibato. Non l’abbiamo mandata a quel paese solo perchè ti vogliamo bene ma per favore falla smettere di impicciarsi-
-sai com’è, vuole che sia tutto perfetto e non vorrebbe trovarmi ubriaco all’altare-
-sisi come vuoi, ma se mi richiama un’altra volta giuro che la mando a fare in culo-
-okok calmo, le parlerò. Ti prego solo di sopportarla ancora per un po’-
-mi chiedo come tu faccia, io dopo due telefonate già la volevo strozzare-
-lo faccio per abitudine-
Tommaso migliore amico di Marco fin dai tempi del liceo era un ottimo amico, un bravissimo cardiochirurgo, un uomo con molti pregi ma altrettanti difetti e c’era una cosa che proprio non gli si addiceva ovvero il romaticismo. Tutto quello che riguardava cioccolatini, fiori e sdolcinatezze varie gli provocano il voltastomaco ma di certo non gli era sfuggita quella risposta, Marco doveva essere innamorato non abituato.
-Marco va tutto bene? Ci sono problemi con la sposina?-
-cosa? va tutto benissimo-
-Marco ti conosco dalla tenera età di quattordici anni, che succede?-
-hai presente Eleonora?
-si certo, la tua assistente-
Tommaso drizzò le orecchie, sapeva di aver fatto centro
-ecco, lei…lei mi manda in confusione-
Si conoscevano da circa vent’anni e sapeva bene che quando era innamorato nessun’altra lo poteva mandare in confusione e soprattutto sapeva che era allergico al tradimento, non avrebbe mai fatto passare a  Beatrice quello che Sara fece passare a lui. Non sopportava Beatrice, troppo perfetta e noiosa ma non voleva che il suo migliore amico rovinasse tutto per colpa di una scopata.
-Marco fra tre settimane ti sposi, non rovinare tutto. Sai che non sopporto Beatrice ma so che la ami.
Non mandare tutto all’aria per un po’ di sesso, perchè è di questo che parli, vero?-
-sai che non lo farei mai. Comunque ci vediamo appena torno. Ciao!-
-ciao, a presto-
Chiusero la chiamata e Marco si fece prendere dal senso di colpa perchè con Eleonora non aveva immaginato solo di farci del sano sesso, lui era andato oltre e sapeva che non poteva ma soprattutto che non doveva succedere perchè lui amava Beatrice e lei era la ragazza giusta per lui.
 
Era tornato il Marco scontroso del giorno prima, il suo umore era così altalenante che alla fine Eleonora aveva sempre grandi mal di testa.
-ok, scusami. Non ti farò più domande.-
-smettila di fare la bambina scontrosa e permalosa. Sei ridicola-
-ma come ti permetti? Sei il mio capo, limitati a giudicarmi sul lavoro-
-se mi fossi limitato solo al tuo lavoro saresti in cerca di altro già da tempo mia cara-
Doveva calcare la mano, doveva allontanarla da lui. Solo in quel modo sarebbe uscito da quella situazione perchè lui non avrebbe avuto la forza di dire no.
-cosa vorresti dire?-
-che combini guai in continuazione, che non ti porto a pranzo con me e i miei colleghi solo perchè mi vergogno di te-
Li seppe di aver fatto centro, gli occhi di lei si riempirono di lacrime, strinse le mani in due pugni e si ammutolì, eccolo di nuovo il senso di inadeguatezza.
Marco si morse il labbro, voleva chiederle scusa, stringerla, dirle che non era vero ma non poteva, così si voltò e se ne andò.
Eleonora rimase li per un po’ poi salì in camera e si lasciò andare ad un pianto disperato, lui l’aveva umiliata ancora una volta facendola sentire inadeguata, come sempre.
Si accasciò in terra perchè oltre all’inadeguatezza aveva sentito un’altra cosa, una fitta al cuore, forte.
Le aveva dato una stilettata proprio li dove risiedeva il sentimento per lui, quel grande sentimento che lei provava da due anni perchè se all’inizio era ammirazione, poi infatuazione, poi attrazione alla fine si era trasformato in amore.
Un amore non corrisposto, destinato ad un’altra donna sicuramente migliore di lei perchè lei per Marco sapeva di non essere abbastanza, di non essere alla sua altezza.
Lui si meritava il meglio del meglio e lei era solo una tipa nella norma.
Si alzò dal pavimento dopo aver versato tutte le sue lacrime, aprì l’armadio e tirò fuori tutti i suoi vestiti, li prese e li buttò in valigia.
Chiamò la reception per avere un taxi e prima di lasciare la camera, il suo lavoro e la sua speranza prese carta e penna e lasciò un messaggio a Marco.
Forse per te non sono abbastanza ma sappi che per me tu dopo stasera vali zero e non voglio averci più nulla a che fare con uno come te.
Con questo ti saluto  e ti comunico che da stasera puoi trovarti un’altra assistente.
 Eleonora
Prese la sua valigia,i pezzi del suo cuore, quel poco d’orgoglio che le era rimasto e si avviò verso il taxi.
Arrivata in stazione mandò un messaggio a Nicole.
“Sto tornando a casa, porta il vino, portane tanto! Ho bisogno di dimenticare questa serata.”
 
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Note dell’autore:
Ritorno dopo un po’ di tempo dicendo che no, non sono sparita e non ho abbandonato Marco ed Eleonora.
L’ultimo capitolo che ho pubblicato non è ancora ricomparso e sono stata tanto furba da non tenerne una copia così l’ho riscritto da capo almeno posso continuare la storia di questi due scellerati.
Ringrazio chi è ancora qui e segue e apprezza questa storia.
Purtroppo è tardi e non riesco a scrivere ancora, quindi per tutto quello che volete sapere o dirmi ci sentiamo nelle recensioni.
Grazie per la pazienza, un abbraccio!

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Erano le otto di sera quando arrivò in stazione, si diresse in biglietteria e sperò che nessuno le facesse delle domande sul suo stato.
Raggiunse il treno e si sedette nel posto più lontano e isolato da tutti, aveva ancora bisogno di piangere.
In quel treno Eleonora lasciò le sue lacrime, i suoi singhiozzi e  le sue speranze.
Pianse, pianse tanto. Maledì se stessa per essersi innamorata un’altra volta dell’uomo sbagliato, per averci creduto ancora una volta.
Perchè anche se sapeva che Marco era fidanzato in fondo lei, come ogni donna innamorata ci sperava.
Passò il controllore le chiese il biglietto e per fortuna non fece domande sul suo stato.
La ragazza si chiese quante donne avesse visto in quelle condizioni, con il mascara colato, le mani al petto e gli occhi tristi.
Si chiese a quanti addii avesse assistito, a quante lacrime versate in silenzio, a quanti cuori infranti, quanti pezzi di storie avesse trovato nel suo cammino in quei vagoni, in quelle città.
Lui la guardò , le sorrise e le porse un fazzoletto per asciugarsi le troppe lacrime che come delle infami avevano solcato il suo viso, poi se ne andò e la lasciò da sola con il suo dolore.
Eleonora lo ringraziò mentalmente, in quel momento aveva bisogno di silenzio e di non dare spiegazioni, voleva ancora una volta crogiolarsi nel dolore di una storia mai nata, di un desiderio mai avverato e di speranze infrante.
Poco dopo prese il suo telefono, vi trovò tre chiamate di Nicole, due di Marco e due messaggi.
Uno era della sua migliore amica, un altro era di quello stronzo.
Quando lesse il suo nome per un momento il suo cuore riprese vita, ma lei non ci badò e aprì quello dell’amica.
“cosa ti ha fatto quello stronzo? Ti ha detto del matrimonio vero? Ti prego rispondimi, sono preoccupata. Comunque ti vengo a prendere alla stazione, fammi sapere tra quanto arrivi. A presto Tesoro”
Rilesse quel messaggio all’incirca venti volte, aveva capito male, Nicole si era sicuramente sbagliata, di cosa stava parlando? La chiamò per mettere fine a quelle domande.
-Grazie al cielo mi stavo preoccupando veramente. Ele cos’è successo? Dove sei?-
-Niki di quale matrimonio stai parlando?-
Dall’altra parte solo silenzio…
-Nicole-
-Ele pensavo che fossi venuta via per quello, oddio che casino! Ne parliamo quando arrivi qui-
-NO, ne parliamo ora, di cosa stai parlando?-
Sentì Nicole imprecare qualcosa e poi
-Qualche giorno fa sono andata ad una cena con un mio collega, abbiamo lavorato insieme ad un caso…-
-Nicole che cazzo me ne frega del tuo collega mi vuoi dire di quale matrimonio stai parlando?-
-ci sto arrivando Ele, Tommaso il mio collega per farla breve ho scoperto essere il migliore amico del tuo capo e parlando del più e del meno gli ho detto che la sua assistente, cioè tu, sei la mia migliore amica. E siccome volevo sapere qualcosa di più su di lui per aiutarti ho indagato un po’ e…-
- per favore arriva al punto-
-e mi ha detto che fra tre settimane Marco si sposa.-
-Ele, Tesoro ci sei? Ti prego di qualcosa-
Le parole le morirono in gola e uscirono solo dei singhiozzi
-tesoro, per favore non piangere-
-mi vuoi dire che mi sono innamorata di uno che si sta per sposare?-
-Ele-
-Lo sapevo, io lo sapevo che era tutto sbagliato! Ora come faccio me lo dici? Per favore dimmi come posso farmi passare questo dolore. Tu sei un medico! cazzo aiutami!-
-piccola mia, non c’è nulla che possa fartelo passare se non il tempo-
-Tra un’ora arrivo in stazione ci vediamo li-
Chiuse così quella telefonata che le aveva definitivamente spezzato il cuore, se prima c’erano solo dei pezzi, adesso non c’era più nulla.
Sapeva di avere poche possibilità, forse nemmeno una, sapeva che era il suo capo e che era geneticamente predisposto alla stronzaggine ma alla fine come ogni ragazza innamorata, come ogni donna a questo mondo un minimo di speranza le era rimasto dentro.
Lei in fondo prima di quella telefonata ci sperava ancora, soprattutto dopo aver trovato le chiamate di Marco.
La sua mente era partita per la tangente, si era immaginata uno di quei finali da film romantici.
Lui che le chiedeva di tornare indietro perchè aveva scoperto di amarla.
Si dette dell’illusa, della stupida e si lasciò andare in un pianto disperato. Non le fregava nulla di farsi vedere, aveva bisogno di piangere e di crogiolarsi nel suo dolore.
Non contenta aprì il messaggio di Marco, voleva il colpo di grazia.
“Eleonora dove sei? Ti prego rispondi al telefono. Scusami per quello che ti ho detto, ti prego parliamone”
“non ho niente da dirti, sai dove puoi mettere le tue scuse….ah anche se nessuna donna si merita uno stronzo come te, congratulazioni per il matrimonio.”
Il lavoro non ce l’aveva più, lui con molto fortuna non l’avrebbe più visto e così decise per una volta di mettere da parte quella timidezza e dirgli quello che pensava.
Ovviamente non ricevette una sua risposta.
Arrivò in stazione alle dieci, prese le sue valigie e scese alla ricerca di Nicole. La trovò poco più in la, le corse incontro e si lasciò andare tra le sue braccia. Pianse tra le braccia della sua amica per un tempo infinito finchè non si calmò.
-Andiamo, ti porto a casa-
Eleonora non proferì parola, entrò nel suo appartamento con a seguito Nicole, si mise il pigiama e si fece rimboccare le coperte dall’amica.
-Dormo qui stasera, domani mattina parleremo. Ora cerca di dormire. Buonanotte piccola-
-buonanotte e Grazie-
Nicole le sorrise e le lasciò un bacio sulla fronte poi si distese vicino a lei e aspettò che l’amica si addormentasse.
“ Il tuo amico è un vero stronzo, non so ancora cosa sia successo ma se lo vedo gli taglio le palle”
“dolcezza, mi informo e ti faccio sapere… spero nulla di grave. Ci sentiamo domani. Mi manchi”
Nicole sorrise, era da tanto tempo che qualcuno non le faceva battere il cuore, ma si sentiva tremendamente in colpa per essere così felice mentre la sua amica era a pezzi.
Dopo essersi assicurata che Nicole dormisse, chiuse gli occhi anche lei.
 
Nel frattempo Tommaso chiamò Marco, voleva sapere cosa avesse combinato quell’imbecille del suo amico e temeva il peggio.
“dimmi che non ci sei andato a letto”
“cosa? che? Ma con chi?”
“con Eleonora”
“no perchè?”
“Sai quando ti ho detto che ti dovevo parlare? Bene, esco con la sua migliore amica e mi ha appena detto che se ti incontra in giro ti taglia le palle. Ora dimmi ci sei andato a letto?”
“Tu cosa? no, Tommi non ci sono andato a letto”
“ e perchè Eleonora è tornata a Firenze in fretta e furia e io ho saltato una cena con la mia dolce conquista?
“bè diciamo che non mi sono comportato proprio bene”
“cosa cazzo hai fatto?”
“Tommi stava diventando un problema questa situazione, per me non era più la mia assistente stava diventando altro e così ci ho discusso, ho calcato un po’ troppo la mano forse ma…”
“forse? Ha preso un treno di fretta e furia per scappare da te e dici che forse hai calcato la mano?
“ok, sono uno stronzo ma dovevo allontanarla da me”
“ e ci sei riuscito!”
“si, ma ora vorrei andare da lei, però non posso”
“amico, abbiamo un problema.”
“lo so, anticipo il mio rientro. Ti chiamo domani mattina”
Marco non aspettò la risposta del suo amico e chiuse la chiamata.
Sapeva di avere combinato un grande casino, all’inizio voleva ferirla per allontanarla da se, perchè sapeva che prima o poi avrebbe ceduto ma aveva esagerato, le aveva fatto del male e non poteva sopportarlo.
Lesse il messaggio di Eleonora, sapeva di meritarsi quelle parole, ma non le accetteva.
Lui non era in fondo così stronzo, lo faceva ma non lo era.
Immaginò chi le avesse detto del matrimonio e si pentì di non averlo fatto prima lui.
Provò a richiamarla ma trovò il telefono staccato.
Fece anche lui i bagagli, il mattino dopo sarebbe ritornato a Firenze. Doveva parlarle.
 
La mattina seguente Eleonora si svegliò con un forte mal di testa e tutto il trucco incrostato sul viso, guardò lo specchio e si maledisse per averlo fatto era in condizioni pietose.
Di Nicole non c’era traccia, forse era in cucina, approfittò della sua assenza per farsi una doccia.
Quando arrivò nell’altra stanza  trovò la sua amica ai fornelli.
-che diavolo stai facendo?-
-preparo i pancakes-
-tu non li sai fare i pancakes-
-ho cercato la ricetta su internet malfidata, tieni assaggiali-
-non ho fame grazie, prendo un po’ di caffè-
-ELEONORA, mangia subito questi pancakes, come tuo medico te lo ordino.-
-sei un chirurgo, non il mio medico-
-è uguale entrambi abbiamo studiato medicina, quindi ora ti siedi e mangi-
Non voleva altre discussioni, così ascoltò la sua amica e buona buona si mise a sedere.
-Non ho voglia di parlarne-
-ok, non ti preoccupare, quando vorrai io sarò qui-
Apprezzò la pazienza dell’amica, era quello di cui aveva bisogno, di pazienza e…
-cazzo mi devo trovare un lavoro!-
-Oggi rilassati, poi domani guardiamo gli annunci-
Pensò che un giorno di pausa se lo poteva anche permettere.
-Che facciamo oggi?- le chiese Nicole
-io dormo, tu fai quello che vuoi-
-Non puoi dormire tutto il giorno-
-allora piango-
-Ele non so cosa sia successo ma così risolvi poco-
-mi ha detto che si vergogna di me, che a lavoro combino troppi guai, insomma non mi ha licenziata per pietà. Poi tu mi dici che si sta per sposare e io mi chiedo il perchè l’altra notte me lo sono ritrovata avvinghiato come una sanguisiga. Si vede che in quel momento non si vergognava tanto della sottoscritta-
-stronzo-
-quindi oggi voglio dormire, forse farmi anche un piantino e poi stasera voglio bere, tanto-
-magari mangiamo anche qualcosina che dici?-
-gelato e panna spry-
-Ele…-
-Niki è il mio momento triste, fammi mangiare e bere delle grandi porcate. Tanto poi vomiterò tutto!-
Nicole la guardò, era tanto che non la vedeva così ma sapeva che aveva bisogno di una forte terapia d’urto per riprendersi, così decise di lasciarla fare. Lei avrebbe fatto l’amica portando l’alcool e tutte le schifezze richieste, poi le avrebbe sorretto la fronte, asciugato le sua lacrime e infine l’avrebbe messa a letto.
Sapeva che non c’erano parole per confortarla in quel momento. Eleonora doveva riprendersi da sola, lei sarebbe stata al suo fianco vigilando in silenzio su quell’amica che ne aveva passate troppe ma che alla fine si era sempre ripresa.
Nicole uscì per fare la spesa e Eleonora controllò il telefono, trovò altre due chiamate di Marco così visto che non gli era chiaro il messaggio di doverla lasciare in pace lo richiamò.
“Eleonora, ti ho chiamato un sacco di volte”
“cosa vuoi?”
“ti voglio parlare e chiederti scusa, sono stato un vero stronzo, mi dispiace”
“ah si? Ti dispiace? E per cosa? per il fatto che ti vergogni di me? O per come mi hai trattata in questi due anni?io non sono una pezza da piedi”
“lo so, scusami!”
“non me ne faccio niente delle tue scuse, è troppo facile comportarsi male e poi chiedere scusa. “
“mi dispiace davvero io…”
“Marco, smettila! Non me ne frega nulla se sei dispiaciuto, quella dispiaciuta sono io che mi sono innamorata di te-“
Non lo fece nemmeno parlare e dopo avergli augurato una buona vita riattaccò e lanciò il suo telefono contro il muro.
Maledetta lingua, proprio ora doveva ricominciare a funzionare? Dov’era quel mutismo che le prendeva quando parlava con lui? Dove era finita la timidezza? Forse si era sgretolata con il suo cuore e con il suo telefono ma non si pentì delle sue parole, anzi si sentì più leggera, ammettere di amarlo era il primo passo per andare avanti.
 Perchè Eleonora lo sapeva, ne era convinta da sempre, sono quelli che amano i più forti.
 
 
Note dell’autore
Prima di commentare questo capito aspetto le vostre reazioni, vi dico solo che mi piange il cuore far passare questo ad Eleonora ma per il bene della storia mi tocca farlo.
Detto questo ringrazio come sempre chi è passato di qui, chi lo ha fatto in silenzio e chi mi ha fatto sapere di apprezzare questa storia.
A voi che siete sempre qui dico Grazie!
A presto.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Dopo essere andata al supemercato Nicole si fermò ad un bar per prendere un caffè con Tommaso, i due non si erano potuti vedere la sera prima e ora sentivano la necessità di stare un po’ insieme anche se per poco tempo.
Si era seduta ad un tavolino e mentre pensava ad una soluzione per far si che la sua amica si riprendesse due mani le coprirono gli occhi, non aveva bisogno di domandare chi fosse.
-Tommi!-
-ciao principessa-
La ragazza si alzò e lasciò un breve bacio sulla bocca di lui, ordinarono un caffè e  prima di affrontare l’argomento che più li premeva si presero un momento per loro, per scoprirsi e per continuare quella magnifica danza dei sentimenti.
-mi sei mancata stanotte-
-anche tu ma non potevo lasciarla sola-
-capisco e sai che mi fa impazzire questo tuo lato premuroso, ma resta il fatto che stanotte ti avrei volute nel mio letto-
-rimedieremo presto, te lo prometto-
-quindi mi vuoi dire che anche stanotte dovrò fare a meno di te?-
-mi sa proprio di si, però mi farò perdonare-
-sei fortunata perchè ho il turno di notte, altrimenti mia cara non te l’avrei data vinta tanto facilmente-
Nicole rise, rise tanto in quei pochi minuti con Tommaso. Parlarono ancora del più e del meno, degli ultimi avvenimenti in ospedale e poi passarono alla nota dolente.
-Allora? L’hai sentito il tuo amico?-
-sta rientrando a Firenze-
-perchè? Alla sposina si è rotta un’unghia?-
-Nicole! Probabilmente Marco ha sbagliato ma è il mio migliore amico-
-leva il probabilmente e comunque Eleonora è la mia famiglia, non posso più vederla soffrire, non posso permettere ancora una volta che un uomo le tolga il sorriso anche se per poco. Quindi mi dispiace ma per me lui è un coglione-
-lo so quanto tieni a lei e parlerò con lui per capire cosa è successo e come sistemare le cose-
Nicole lo conosceva da poco ma sapeva che si poteva fidare, aveva visto in Tommaso qualcosa che non vedeva in uomo da tanto, tantissimo tempo.
Non si sapeva spiegare cosa fosse ma lei sapeva che di lui si poteva fidare che quella parte cinica che aveva tirato fuori negli anni per difendersi con lui poteva metterla via.
Lui le prese la mano e se la portò vicina alle labbra, iniziò a lasciarle delicati baci prima sul dorso e poi sul palmo, poi si alzò per pagare i caffè e tornò da lei, l’ accompagnò fuori la strinse forte e la baciò.
Doversi staccare da lui fu una vera tortura per Nicole.
-Ci sentiamo dopo principessa, ti chiamo prima di entrare in ospedale-
-va bene, a dopo!-
Gli lasciò un altro bacio a fior di labbra e poi si voltò per tornare all’ appartamento di Eleonora, se fosse rimasta ancora li sicuramente non avrebbe portato la cena alla sua amica e non avrebbe fatto andare lui a lavoro.
-Ele ci sei? ho la tua panna spry-
Si guardò in torno e non la trovò, uscì dal salotto dove l’aveva lasciata per andare in camera da letto ma non era nemmeno li, poi arrivò in cucina e la scena che si trovò davanti le fece di colpo bagnare gli occhi, quello che vide fu peggio di un cazzotto nello stomaco.
Eleonora, la sua amica, quella con il sorriso stampato anche durante le giornate di pioggia era seduta in terra, il volto bagnato dalle lacrime e frammenti di piatti e bicchieri sparsi intorno a lei.
Su quel pavimento c’erano i resti di una vera e propria guerra che Eleonora aveva avuto con se stessa, c’ erano tutti i resti  della sconfitta, del dolore e del suo cuore.
Eleonora aveva portato nella realtà quello che stava succedendo dentro di sè.
Tra le mani teneva ancora il suo telefono rotto e nell’ altra una foto che Nicole conosceva bene, quella foto, una polaroid consumata dal tempo e dalle sue lacrime era l’ancora di Eleonora.
Tutte le volte che l’amica stava male, tutte le volte che si doveva riprendere da un fallimento, una giornata storta o un brutto periodo la tirava fuori come se fosse l’antidoto a tutti i mali, la sua cura personale.
Un'immagine che racchiudeva il vero amore, quello unico con la A maiuscola, quello che solo un genitore può provare per un figlio. Quell’amore che non ti giudica, che non ti tradisce, quello che non ti fa soffrire ma che ti insegna, che ti accoglie, che nonostante le sconfitte, i difetti, gli sbagli tira fuori il meglio di te ma soprattutto quell’amore che non ti lascia mai.
Nicole si accasciò vicino all’amica e la strinse forte, cercando con quell’abbraccio di rimettere insieme i pezzi che si stavano staccando.
Il rifiuto di Marco aveva riaperto la porta al dolore.
-sai questa volta pensavo fosse quella giusta, pensavo che fosse la mia occasione per essere felice. Ci sono proprio cascata eh! Io non sono pazza Niki, io ho visto come mi guarda, come mi parla, come cerca il mio contatto anche per le cose più stupide. Se non avessi visto il suo cercarmi o volermi pensi che avrei montato su questo casino?-
-no, non lo penso-
-bene. Ah gli ho detto chi mi sono innamorata di lui-
-Cosa? Ma quando e perchè Ele?-
-Ho trovato le sue chiamate e così l’ho richiamato. Semplice perchè è vero e perchè l’amore è una cosa bella, nessuno si dovrebbe vergognare dei sentimenti che prova.
Niki l’amore è la vera forza e se io so di provarlo so anche di essere la più forte. Forse non gli piacerò e sicuramente non mi ama ma questo non vuol dire che io mi debba vergognare di ciò che sento. Non vinco se faccio l’orgogliosa e non voglio vincere contro di lui, io voglio vincere con me stessa e finchè rispetterò quello che provo, io vincerò sempre-
Nicole non riuscì a rispondere a quello che aveva detto Eleonora ma non perchè non aveva niente da dire semplicemente perchè aveva detto tutto lei.
-Hai la foto in mano-
-si, dopo che sei andata via e ho sentito Marco ho spaccato il telefono nel muro e l’ho trovato liberatorio, per una volta non erano i miei pezzi ad andare in frantumi, così ho aperto la piattaia e mi sono sfogata sulle stoviglie. Ma è un bene non mi piacevano tanto questi piatti, poi però mi sono sentita vuota e debole allora ho preso questa e bè sai che effetto mi fa-
Nicole le strinse la mano e si asciugò le lacrime
-non ti vorrebbe vedere così-
-no e nemmeno io mi voglio vedere così quindi vestiti bene che stasera ti porto a folleggiare in città-
-Ele sei sicura? Sicura di stare bene?-
-Non sto bene Nicole, ma non sarà di certo un uomo a mandarmi al tappeto-
Nicole la guardò con l’orgoglio negli occhi, eccola li, la sua amica quella che sapeva combattere era tornata.
-Allora cosa vuoi fare di preciso?-
-ballare, stasera voglio solo ballare-
-e così sarà allora, ma dobbiamo anche mangiare, ordino le pizze?-
-va bene! Io vado in doccia-
E mentre cercava il numero della pizzeria il suo telefono prese a suonare.
-Ehi, sei già in ospedale?-
-no tesoro, cambio di programma per stasera, un collega mi doveva un favore e stasera mi da il cambio-
-ah e cosa farai?-
-visto che non posso stare con la mia dottoressa preferita esco con Marco e altri amici voi invece state a casa?-
-usciamo anche noi, Ele sembra stare meglio e andiamo a folleggiare-
-folleggiare? E dove andreste di preciso a fare follie?-
-hanno aperto un nuovo locale di musica jazz in centro e ci prendiamo qualcosa da bere li-
-ne ho sentito parlare, qualcuno ci voleva passare stasera-
-non è il caso, lo sai-
-ma io ti voglio vedere e non mi va che tu folleggi quando non ci sono io-
- e perchè? quando il gatto non c’è i topi ballano-
-Nicole, non farmi incazzare che già non ti posso vedere-
Suscitare la gelosia in Tommaso la rendeva stranamente felice.
- sai che devi stare tranquillo-
-lo spero bene! Comunque noi stasera dopo cena volevamo andare li-
-non è il caso che Eleonora veda Marco-
-lo so, lo so! Comunque ci sentiamo dopo piccola stiamo entrando nel ristorante-
-certo, io finisco di prepararmi. A dopo-
 
E dopo qualche ora due amiche, due donne, nei loro bellissimi vestiti tra risate e consapevolezze raggiungevano il locale.
- Tieni ho preso questi-
-buono, cos’è?-
-non lo so, ho chiesto che fossero forti però-
E mentre Eleonora rideva Nicole si sentiva addosso una strana sensazione.
-Allora mi vuoi dire qualcosa di questo dottore? Prima vi ho sentiti-
-ci hai…tu hai…-
-si Niki ho sentito che parlavi con lui come una liceale al primo amore, mi vuoi dire qualcosa o devo scoprirla da sola?-
-ecco, lui, lui mi fa impazzire letteralmente e giuro Ele era da tanto che non mi sentivo così…-
E mentre cercava la parola giusta per spiegare all’amica quello che le stava accadendo lo vide, bellissimo nella sua camicia bianca e con quel modo sicuro di fare che la mandava letteralmente in tilt.
Ma non era solo…
-cazzo-
-bè mi aspettavo qualcosa di più romantico ma per il momento me la faccio bastare-
-no ele, guarda li-
E quando si voltò lo vide, non credeva che potesse succedere ma appena posò gli occhi su di lui il suo cuore riprese a danzare quel ritmo che ormai da due giorni aveva abbandonato.
-Marco è qui-
E fu un attimo anche gli occhi di lui si posarono in quelli di lei e in un attimo fu al suo tavolo seguito da Tommaso.
-Ti avevo detto che non era il caso, andate via!-
-Nicole credimi! io ci ho provato-
-Ele andiamocene-
E mentre l’amica cercava di portare via Eleonora, Marco la prese per un braccio facendola alzare.
-Tommi per favore resta un attimo con la tua ragazza che io devo parlare con lei-
-tu non parli con nessuno, tu devi andartene a fare in…-
Prima che potesse terminare la frase Eleonora si avvicinò all’orecchio di Nicole
-lo posso sopportare, tranquilla-
E lasciando una Nicole furiosa seguì Marco fuori dal locale.
-Vuoi la mia giacca?qui fa freddo-
-non mi serve, dimmi cosa vuoi-
-stai tremando-
Non riuscì a dire a Marco che non tremava per il freddo ma per lui.
-Se mi vuoi chiedere scusa per come ti sei comportato sappi che non me ne frega nulla, quindi se è per questo possiamo risparmiarci questo momento e tornare dentro, devo ancora finire di bere il mio drink-
-e’ importante che io ti chieda scusa perchè ho
Non lo fece nemmeno finire, si voltò per rientrare ma lui fu più veloce di lei, la prese per il polso facendola voltare nuovamente verso di lui.
-fammi finire, dicevo ho sbagliato e ti meriti le mie scuse. Ma non ho solo sbagliato per quello che ti ho detto in albergo-
-arriva al punto-
-non posso qui, non ce la faccio a parlare davanti alla porta di un locale mentre tu cerchi tutti i pretesti per fuggire da me. Andiamo via-
-io con te non vengo da nessuna parte-
-ci vieni con le tu gambe o ti devo prendere di peso?-
-senti, sono con Nicole non posso
-Avviso io Tommaso. Allora vieni?-
Voleva dire di no e scappare ma quando capì che lui non stava mentendo decise di seguirlo con le proprie gambe.
-dove vorresti andare?-
-in un posto tranquillo, ho bisogno di stare da solo con te-
 
**Note dell’autore**
In questo capitolo c’è qualcosa di mio e per questo ho deciso di non commentare troppo ma lascio parlare quello che ho scritto.
A voi che ci siete con una frase, un consiglio o un semplice apprezzamento dico Grazie! Non sapete quanto mi rende felice sapere che questa storia vi piace davvero.
Ci vediamo alla prossima, un abbraccio grande!

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


In quella macchina Eleonora avvertiva un silenzio assordante, era da un quarto d’ora che avevano lasciato il locale e ancora non si erano fermati.
Lei si stava torturando le mani e il labbro ma non aveva intenzione di spiccicare parola anche perchè non sapeva bene cosa dire. Non le sembrava il caso di parlare del tempo e sicuramente non aveva il coraggio di affrontare certi argomenti.
 
Tutta quella sicurezza che aveva acquisito nei giorni lontana da lui sembrava un vago ricordo. Marco riusciva a metterla in soggezione anche stando semplicemente zitto.
Le mani sul volante, lo sguardo dritto sulla strada, i muscoli tesi e la mascella rigida, non si può di certo dire che lui se la stesse passando meglio.
Non aveva previsto niente di tutto questo, pensava di finire la cena con i suoi amici e poi era sicuro di tornare a casa da Beatrice ma quando a tavola Tommaso gli aveva detto che Nicole sarebbe uscita con Lei, che sarebbero andate in un locale vicino a loro lui non riuscì a tornare  a casa.
Una strana sensazione lo pervase, l’adrenalina raggiunse i posti più impensabili del suo corpo e al posto di voler tornare a casa dalla sua fidanzata, desiderava raggiungere lei, quella ragazza che era riuscita a scombinare tutto il suo mondo con la sua goffaggine e la sua spontaneità.
Sapeva di essere stato uno stronzo in quell’ albergo a Genova, sapeva di averla ferita con le sue parole ma quella sera dovette fare una scelta perchè se non l’avesse allontanata da lui quella notte non si sarebbe fermato ad un solo abbraccio.
Eleonora era esattamente l’opposto del suo tipo di donna eppure era diventata una calamita per la sua testa e per il suo corpo. Era talmente sbagliata da sembrare giusta.
Quella sera quando gli aveva confessato di amarlo lui sentì il bisogno di sfanculare tutte quelle imposizioni che si era dato per una vita, tutte quelle restrizioni dalle quali non era mai scappato, lui voleva andare da lei, prenderla e farla sua.
Per un momento,un solo momento Marco pensò di andare a casa di lei e poi… poi niente perchè Beatrice rientrò in casa e lui  ritornò ad essere il fidanzato perfetto ma non l’uomo perfetto.
Dove era finito l’uomo coraggioso che aveva promesso di diventare? Dove era finito quel ragazzo tutto d’un pezzo che però non tradiva mai i suoi sentimenti, quello che si rispettava.
Marco non si ascoltava più da tanto tempo.
Eleonora gli aveva fatto riscoprire quella parte che lui aveva sepolto da un po’ sotto a giacche, cravatte e una bella dose di ipocrisia.
Perchè lui sapeva benissimo di essersi invaghito di quegli occhi nocciola già da un bel po’ e il fatto che lei fosse così diversa da lui, così sconclusionata, così imperfetta lo mandava all’altro mondo.
Impazziva letteralmente quando lei si dimenticava qualcosa a lavoro e iniziava a balbettare per il disagio o quando si metteva ad ascoltare le sue telefonate pensando di non essere scoperta, quando arrossiva dopo un suo complimento o quando lei si infuocava anche per un semplice battibecco.
Con la sua semplicità lei era riuscita a toccare i punti giusti, però lui doveva fare i conti con la realtà.
Aveva una fidanzata alla quale aveva chiesto di sposarlo, aveva dieci anni in più di lei ed era il suo capo.
Eleonora gli avrebbe chiamati dettagli, lui montagne insormontabili.
-Sono venti minuti che stai guidando, si può sapere dove diavolo stiamo andando?-
Non riusciva più a stare zitta, quel silenzio incominciava a pesare a aveva bisogno di fermarsi e prendere una boccata d’aria fresca ma soprattutto aveva bisogno di allontanarsi da lui per ricominciare a pensare.
Erano venti minuti che il suo profumo e la sua vicinanza le avevano mandato in pappa il cervello. Non riusciva ad essere arrabbiata con lui o a soffrire semplicemente perchè  Marco era li e anche se stava zitto lui aveva deciso di passare del tempo con lei e questo per Eleonora era già una vittoria o almeno una piccolo vincita.
-stiamo andando al mare-
-al mare? Ma ti ha dato di volta il cervello? Ma ci vorrà un’ora per arrivare. Torna subito indietro! Voglio tornare a casa-
-che c’è hai paura a stare da sola con me lontano da casa?-
-falla finita e inverti il senso di marcia-
-dobbiamo parlare-
Quelle due parole messe insieme non le erano mai piaciute, almeno fino a quel momento.
-non potevamo parlare li fuori o da qualche parte li vicino?-
-Ma si può sapere perchè non lo capisci da sola? Ho bisogno di portarti via con me stasera. Quindi per favore stai zitta perchè sto facendo una fatica immensa ma sappi che se stasera non ti tocco nemmeno con un dito giuro che impazzisco-
I suoi occhi erano spalancati e la bocca era letteralmente aperta, non riusciva ad emettere alcun suono ma soprattutto non riusciva a pensare.
Tutto si era fermato, il tempo aveva smesso di scorrere, il cuore di battere e il suo cervello non produceva più alcun pensiero con un senso logico.
Gli occhi erano fissi su di lui, le mani le tremavano e per un momento aveva pensato di sognare ma poi quando sentì la mano di lui sulla sua capì che quello era tutto fuorchè un sogno.
Non poteva descrivere le svariate sensazioni che provava in quel momento, nessuno ancora aveva trovato le parole giuste per poter descrivere quella cosa così strana che stava provando ma che la faceva sentire viva e felice come mai era successo in tutta la sua vita.
L’uomo che amava in segreto da due anni, quello fidanzato, il suo capo, le aveva detto che la voleva baciare, per una sera, forse soltanto per un momento lei sarebbe stata sua ma soprattutto lui sarebbe stato suo.
Sapeva che tutto quello era sbagliato, sapeva benissimo, come lui, che a casa c’era una fidanzata ad aspettarlo, sapeva di non voler essere una di quelle che si prende i fidanzati delle altre ma per una volta  aveva deciso che non c’era cosa più giusta nel fare qualcosa di sbagliato.
Perchè quelli che sentiva per Marco erano sentimenti veri e per quella sera decise di mettere se stessa davanti al mondo, con la realtà avrebbe fatto i conti il giorno dopo.
-Ti hanno mangiato la lingua?-
-non riesco a parlare, non riesco a dire niente di sensato-
Lo fece ridere, lui si aspettava in risposta uno schiaffo o degli insulti e invece lei era li, palesemente scioccata con le sue guanciotte rosse. Pensò che non avesse mai visto una cosa più adorabile di quella.
-allora non dire niente e vieni qui-
La prese per le spalle e le fece appoggiare la testa sul suo petto, Eleonora tra quelle braccia si sentì a casa.
-perchè mi hai detto quelle cose in albergo?-
-perchè sono uno stronzo e se non ti avessi allontanato da me quella sera non mi sarei fermato ad un semplice abbraccio-
-ti stai per sposare-
-lo sai che riesci sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato?-
-si, lo so-
Rise ancora e la strinse più forte
-so cosa sto per fare, ma tu ragazzina mi hai mandato in confusione-
calò di nuovo il silenzio e Eleonora ne approfittò per lasciarsi coccolare ancora da lui.
-siamo arrivati-
Scesero dalla macchina, attraversano un piccolo ponticino e arrivarono finalmente sulla spiaggia, Marco si levò la giacca e la poggiò sulle spalle di lei.
Lei ovviamente arrossì.
Marco prese a camminare, si levò le scarpe e arrivò in riva al mare
-cos’è un ricordo d’infanzia o è qui che porti di solito le tue conquiste?-
-diciamo che è il mio posto segreto e no, non ci ho mai portato nessuno. Vengo qui quando ho bisogno di staccare la spina dal lavoro o dal resto e fino ad ora ci sono sempre venuto da solo-
-Marco-
Lui si voltò e incastrò gli occhi in quelli di lei, le si avvicinò la prese per le spalle e l’avvicinò di più a se, poi scese con le mani sui fianchi e la strinse.
Eleonora inerme aspettava quel momento che tanto aveva agognato e sognato, non si muoveva, addirittura non respirava per paura che tutto sparisse come in un sogno.
Lui si avvicinò ancora un po’ fino a raggiungere le sue labbra, dapprima ci fu solo un breve contatto, poi inebriato da quella morbidezza e dal quel profumo si avventò sulle labbra di lei come se contenessero la linfa vitale.
Le succhiò il labbro finchè non ebbe libero accesso alla sua bocca, ai suoi sapori.
In quel momento Eleonora ringraziò il fatto di essere tra le sue braccia, altrimenti sarebbe sicuramente caduta a terra, con quel bacio aveva regalato tutto a Marco.
Si staccarono dopo un po’, lui poggiò la fronte su quella della ragazza rimasero occhi negli occhi.
Quante parole non dette ci furono in quegli sguardi.
-tu,dio tu mi fai impazzire-
Mandò la ragione  definitivamente a quel paese e si avventò di nuovo sulle sue labbra.
Passarono minuti, ore prima di porre fine a quella dolce danza.
-stai gelando, torniamo in macchina-
-dobbiamo tornare a casa, tu devi tornare a casa-
Ovviamente lei sottindeva che doveva tornare da lei e per un  attimo la sua felicità scomparve, quell’uomo che per poco era stato suo, tra le sue mani e in balia della sua bocca apparteneva ad un’altra.
-già, domani mattina dobbiamo andare a lavoro-
-ma io non ho più un lavoro-
-ragazzina, domani ti voglio dietro a quella scrivania-
-Marco io mi sono licenziata-
-Eleonora, per favore! Domani tu vieni a lavoro. Non voglio tornare sull’ argomento.
Comunque io e te dobbiamo ancora parlare-
-io avrei parlato volentieri ma tu eri concentrato su altro-
E ripresero a ridere e scherzare, tornando in quella bolla che si erano costruiti per quella notte.
La riaccompagnò a casa, le lasciò ancora qualche bacio e poi la salutò.
Quando rientrò a casa erano più delle tre di notte ma trovò Beatrice ancora sveglia.
Era sul divano, la televisione accesa ma con il volume basso, le braccia incrociate e uno sguardo a dir poco incazzato.
-Ehi, che ci fai ancora sveglia? È tardi!-
Lo guardò ma non gli rispose, si alzò e lo lasciò li in salotto per andare in camera da letto.
Che si fosse accorta di qualcosa pensò lui, impossibile si rispose. La seguì in camera.
-Bea che c’è?-
-hai visto che ore sono?-
-si, per questo non capisco perchè tu sia ancora sveglia. Ti avevo detto che sarei uscito con gli altri-
Cercò di rimanere calmo, ma sapeva che di li a poco si sarebbe scatenata una vera e propria tempesta.
-appunto! A cena! Tu mi hai detto che saresti andato solo a cena. E invece? Io sono rimasta a casa da sola come una cretina perchè tu ti volevi divertire con i tuoi amici-
-Beatrice è tutta la settimana che sono fuori per lavoro, non vedevo i miei amici da un po’ e alla fine abbiamo deciso di andare a bere qualcosa insieme. Non pensavo che ne avresti fatto un dramma-
-Quello è il problema mio caro tu non pensi mai! Ho passato tutta la settimana a organizzare il matrimonio e quando tu torni invece che rimanere con me che fai? Esci con i tuoi amici. Sai anche che non li sopporto. Per una volta potevi farne a meno no?-
“Respira e conta fino a dieci, respira e conta fino a dieci” questo era il mantra che Marco si stava ripetendo per non dare di matto, urlarle che gli stava solo rompendo le palle, prendere la porta e andarsene.
-Ho lavorato tutta la settimana, sono stanco. Andiamo a letto che ne riparliamo domani-
-domani?io non voglio parlarne domani, io voglio che tu mi chieda scusa ora!-
-che? Chiederti scusa perchè sono uscito una sera con i miei amici? Falla finita. E’ tardi e domani mattina mi devo alzare presto per andare a lavoro. Quindi o la finisci e andiamo a dormire o io me ne vado sul divano perchè non voglio rompimenti di palle alle tre di notte-
-bene, allora goditi la notte sul divano da solo!-
Prese il cuscino e glielo tirò dietro. Quanta fatica fece Marco per non finirla in quel momento. Per non raccontarle la verità e annullare tutto.
Non era la prima volta che Beatrice si arrabbiava per una cosa del genere, lei non sopportava gli amici di lui perchè gli riteneva troppo libertini ma soprattutto non sopportava non essere al centro dell’attenzione.
Spesso si era posto quella domanda e quella sera lo fece più di una volta
“perchè sto ancora con lei?”
Quella notte si addormentò pensando ad Eleonora e ai baci che si era scambiati lontani dalla città, lontano dai problemi, immersi nella loro bolla.
 
In un’altra casa invece, in un altro letto, c’era una ragazza che ancora fantasticava su quella sera, i ricordi ancora impressi nella mente non le permettevano di prendere sonno.
“Niki sei sveglia?”
“Ele! Dove diavolo eri finita? Cos’è successo?”
“se te lo dico mi prometti di non arrabbiarti”
“mi devo preoccupare?”
“ci siamo baciati”
“Niki ci sei?”
“scusa sono caduta dal letto, mi vuoi dire che lui ti ha baciata?”
“si Nicole, mi ha portata in riva al mare e mi ha letteralmente mozzato il fiato”
“hai capito lo stronzo? Pure romantico!”
“Nicole!!!”
“sei felice?”
“ora si”
“sai che lui è ancora fidanzato?”
“si”
“hai visto come sei stata in questi giorni? E non era successo ancora nulla?”
“si”
“non ti voglio più vedere in quelle condizioni per colpa sua”
“lo so”
Non poteva prometterle che non l’avrebbe più vista così, non sapeva cosa sarebbe successo con Marco e sicuramente aveva ancora paura di soffrire. Sapeva che si sarebbe potuta fare male, tanto male, dal momento in cui era salita in macchina con lui permettendogli di rientrare nella sua vita.
Poi dopo il bacio era certa del fatto che in qualche modo avrebbe sofferto di nuovo ma quella sera non ci voleva pensare. Dopo giorni di dolore lui le aveva reso la felicità.
“mi prometti che starai attenta?”
“ti prometto che starò attenta, molto attenta! Ah mi ha ridato il lavoro”
“era il minimo che potesse fare! Ha giocato tutta la sera con la tua lingua”
“Nicole!sei disgustosa…comunque com’ è andata con Tommaso?”
“anche lui ha giocato con la mia lingua per tutta la sera”
“sei poetica lo sai? Domani ci sentiamo, buonanotte amica!”
“notte Tesoro”
Aveva bisogno di parlarne con qualcuno e di raccontare quello che era successo per far si che sembrasse ancora più vero di quanto già non fosse.
 
Quella notte Eleonora non chiuse occhio, presa dalle troppe sensazioni vissute, dai ricordi della serata ancora ben impressi nella mente ma soprattutto non sapeva come comportarsi con Marco.
Cosa avrebbe dovuto fare appena arrivata a lavoro? Avrebbe dovuto ignorarlo? Salutarlo con una semplice stretta di mano? Poteva baciarlo? E se gli avesse portato il caffè sarebbe sembrata una adolescente alla sua prima cotta?
Pensò a cosa mettersi, a come farsi i capelli, a come truccarsi, voleva essere bella per lui, voleva che lui le dicesse che ne era valsa la pena.
Intorno alle sei e mezza si alzò dal letto, si fece una doccia veloce e si preparò per la giornata, cercò anche di fare colazione ma la troppa ansia le aveva chiuso lo stomaco.
Si cambiò tre volte il vestito per optare alla fine per un tubino nero.
“non molto allegro, forse troppo classico ma almeno mi sfina”
Uscì di casa alle sette e mezza e intorno alle otto era davanti la porta dell’ufficio di Marco paralizzata dall’ ansia e dalla paura.
“sono veramente un imbecille! perchè ho accettato di tornare a lavoro?”
Entrò nello studio, posò la borsa sulla sua scrivania, accese il computer e andò a prendere un caffè, ne aveva bisogno.
Quando ritornò trovò la porta di Marco aperta segno che lui era arrivato.
“ora che faccio? Lo ignoro? Si, lo ignoro”
Si mise a sedere, iniziò a sorseggiare il suo caffè e intanto aprì la casella delle mail.
Dopo poco le arrivò un messaggio sul telefono, era di lui…
“vuoi continuare ad ignorarmi ancora un po’ o vieni qui da me e mi saluti come si vede?”
Un sorriso, il primo di quella mattinata spuntò sul volto di Eleonora che non se lo fece ripetere due volte e corse da lui.
 
 
**Note dell’autore**
Non ho resistito ho scritto e pubblicato quindi probabilmente è troppo corto ma avevo troppa voglia di scrivere e non ho tenuto conto dell’orario.
Perciò prometto che presto arriverà il seguito, questa volta non farò passare troppo tempo e mi impegnerò nel capire come impaginarlo bene.
Che dire? Commento io o commentate voi?
Meglio se lo fate voi!
Io però volevo ringraziarvi, per i consigli, per aver messo questa storia tra le preferite, tra le seguite e per averla apprezzata.
Mi rendete ogni volta sempre più felice!
A presto mie care, anzi a prestissimo.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Avete mai avuto la sensazione di sentirvi nel posto giusto al momento giusto?
Ecco Eleonora tra le braccia di Marco si sentiva così anche se in fondo al suo cuore sapeva che c’era qualcosa di sbagliato in quella situazione, ma  mentre teneva la sua testa appoggiata al suo petto e le braccia strette intorno alla sua vita sapeva di essere nel posto giusto.
Perchè quelle mani sui suoi fianchi ci stavano proprio bene, il viso di lui appoggiato sul suo collo dava vita ad un incastro perfetto.
Non ci può essere nulla di sbagliato nella perfezione giusto? Perchè Eleonora pensava proprio questo!
I loro profumi mischiati le inebriavano la testa e le facevano bene al cuore e non ci dovrebbe essere niente di sbagliato in qualcosa che ti fa stare bene giusto?
Eleonora rimase li, con la testa sul suo petto ancora per un po’.
Sotto la camicia di alta sartoria di lui poteva sentire i suoi muscoli tesi, poteva toccare quelle linee perfette che definavano il suo corpo, quelle spalle larghe che erano un meraviglioso porto sicuro dove potersi rifugiare.
Eleonora non voleva aprire gli occhi, stava bene li e non c’era nulla di sbagliato.
-Tra un po’ ho un appuntamento e anche se vorrei stare così per tutto il giorno mi tocca lasciarti andare-
Le soffiò lui sul suo collo
-non voglio, restiamo ancora così per cinque minuti, poi prometto che ti lascio andare-
-come posso dirti di no?-
-ecco, allora non dire niente-
Sorrise, poi le prese il viso e la baciò, si riprese quella labbra così morbide fra le sue e si impossesò della lingua tagliente della sua assistente, poi però dovette mettere fine a quel gioco di baci, il suo appuntamento era arrivato e di certo non poteva farsi trovare dal suo cliente con Eleonora tra le braccia mentre la sfiniva di baci.
Riprendere lucidità per la ragazza non fu facile perchè oltre ad avere la mente annebbiata da quei gesti il suo corpo stava letteralmente andando a fuoco, le bruciava la pelle.
Era bastato un semplice bacio per dar via ad un incendio, la sua bocca e il suo corpo reclamavano le giuste attenzioni che in quel momento non potevano essere soddisfatte.
-uffa, proprio sul più bello-
Marco rise, le spostò una ciocca dal viso e le rubò un bacio veloce
-Ragazzina sei insaziabile, vediamo se stasera riuscirò a dedicare a questa bella boccuccia le attenzioni che si merita- Le guance della ragazza presero fuoco e mentre balbettava un –ci vediamo dopo- le spuntò un sorriso ebete sulla bocca.
Ovviamente quello stronzo del suo capo gongolò come non mai per quelle reazioni. Sapeva l’effetto che aveva sulla ragazza e spesso i suoi gesti non erano casuali, ma sapeva anche che quella sera non avrebbe potuto dedicarle le giuste attenzione che si meritava e che non vedeva l’ora di soddisfare.
 
L’appuntamento di Marco durò per un’ora, poi quando uscì dal suo ufficio la ragazza notò che indossava il cappotto.
Strano, pensò, non ha appuntamenti fuori oggi.
-dove vai? Non sapevo avessi un appuntamento fuori, non ho segnato nulla in agenda-
-un imprevisto, non ti riguarda-
E senza dire nulla  lasciò l’ufficio.  Eleonora rimase impalata a fissare il vuoto per qualche secondo
“mi sono persa qualcosa o forse sono impazzita?”
Non si spiegava il perchè quel ragazzo che prima la teneva stretta tra le sue braccia ora la trattasse in un modo così freddo.
Pensò che fosse bipolare perchè non c’era spiegazione logica. Lasciò perdere, non aveva voglia di arrabbiarsi proprio quella mattina, non dopo le cose belle che erano successe e soprattutto non dopo che si era sentita così felice.
Guardò il suo orologio e notando che fosse quasi ora di pranzo chiamò Nicole, un pranzetto con la sua amica era quello che ci voleva.
Dopo due chiamate e nessuna risposta decise di andare all’ ospedale da lei, sapeva che quella mattina aveva il turno, così  avrebbero preso un panino alla mensa, fatto due chiacchiere e poi sarebbe tornata nell’ ufficio dal suo amato capo bipolare.
Mentre percorreva la strada per arrivare all’ ospedale dove lavorava Nicole la richiamò altre due volte, ma ancora nessuna risposta, le inviò anche un messaggio per avvertirla del suo arrivo e stranamente a quello rispose.
-Niki, pausa pranzo veloce da te? Ti ho chiamata ma ho avuto il piacere di parlare solo con la tua segreteria, comunque sto arrivando…-
-Ele, scusa non potevo. Mi dispiace amica ma non sono in ospedale-
-Se mi dici dove sei ti raggiungo-
-scusa ma ho da fare, ci sentiamo stasera. Buona giornata!-
Eleonora spesso aveva la testa tra le nuvole, spesso si scordava di mettere la sveglia, si dimenticava gli appuntamenti, le bollette da pagare e ancora più spesso  inciampava per strada ma quel giorno era sicura che Nicole avesse il turno in ospedale, doveva ricambiare il favore ad una collega e si era lamentata un giorno intero perchè doveva seguire uno strutturato che non sopportava, che odiava profondamente.
Quindi non era possibile che la sua amica non fosse in ospedale, altrimenti avrebbe saputo del suo giorno libero, su questo non c’erano dubbi.
Nonostante il suo messaggio decise di andarci lo stesso, era svampita non stupida e qualcosa non andava.
 Arrivata al reparto di chirurgia chiese alla ragazza dell’accettazione se Nicole fosse in turno con una scusa alquanto banale.
-Mi scusi, cercavo la Dottoressa Ricciardi, ha lasciato la sua agenda in macchina mia e non mi risponde al cellulare-
Se non fosse stata li avrebbe fatto solo un giro a vuoto e in quel momento pregò tutti i santi che Nicole quel giorno non fosse in turno.
-E’ in pausa pranzo, se vuole la può lasciare a me. La renderò alla Dottoressa appena rientra-
Sapeva che non si sbagliava, ma non capiva il perchè di quella bugia.
-non si preoccupi, un’ultima domanda sa per caso se è in mensa? Mi scusi ma avrei proprio bisogno di vederla-
Sperò per lei che fosse in ospedale, avrebbe avuto bisogno di un dottore dopo il loro incontro, Eleonora era furiosa.
-No signorina, credo sia al sushi qui davanti-
-la ringrazio, è stata gentilissima-
Come una furia attraversò  i corridoi del reparto di chirurgia e in men che non si dica si trovò fuori dall’ospedale.
Arrivata davanti al ristorante di sushi cercò quella bugiarda della sua amica, le avrebbe fatto una bella ramanzina. Poi la vide era poco distante da lei, rideva la cretina.
Era vicina ad un bellissimo ragazzo, l’aveva visto la sera prima con Marco, quello doveva essere Tommaso.
Bè bello era bello, non si poteva dire che l’ amica non avesse ottimi gusti, ma osservando meglio notò che non erano soli a quel tavolo e  le si gelò il sangue. Dovette arreggersi ad un tavolino per non andare in terra.
Davanti alla sua “migliore” amica e a quel bell’imbusto del suo ragazzo Marco e occhi verdi mangiavano il sushi tra una risata e l’altra.
Fu un attimo e Nicole si accorse della presenza di Eleonora , ovviamente a ruota tutti si accorsero di lei tranne Beatrice che continuò a mangiare indisturbata.
Negli occhi di Marco vide la paura, forse aveva paura che facesse una sfuriata davanti alla sua fidanzatina mentre in quelli di Nicole vide terrore puro e forse un briciolo di rimorso ma non le importava più.
La guardò ancora per un po’, le fece un silenzioso applauso e le sussurò un “complimenti” poi senza degnare nessuno nè di un saluto nè di una parola girò i tacchi e se ne andò.
Nicole cercò di andarle dietro ma fu troppo veloce, provò a chiamarla ma nulla.
Quando Marco rientrò in ufficio ovviamente come aveva supposto non la trovò alla sua scrivania, mentre sul suo computer trovò un post-it con scritto “STRONZO”  a caratteri cubitali, lo stracciò e provò a chiamare Eleonora che non rispose.
 
Dopo aver pianto per un po’ come un quindicenne alla prima delusione cercò di riprendersi, non le bruciava tanto il fatto di aver visto Marco con occhi verdi, non le bruciava il fatto che fosse sparito dall’uffico degnandola di due parole, anzi il fatto che fosse scocciato di andare via e il non averle detto nulla la fece quasi sorridere. Sapeva che lui era fidanzato e anche se la riempiva di baci e di carezze lei sapeva benissimo che Beatrice esisteva e che il posto accanto a Marco al momento ce l’aveva lei.
Quindi abituata al suo comportamento freddo la rabbia nei suoi confronti era quasi scomparsa, perchè sapeva benissimo con chi stava intrattenendo quella relazione.
Chi le aveva fatto male, chi l’aveva delusa era Nicole.
Era la ragazza di Tommaso, migliore amico di Marco e un pranzo con loro ci poteva stare benissimo ma Eleonora non poteva accettare di non averlo saputo e anche se avesse voluto proteggerla si poteva risparmiare di ridere così tanto con colei che al momento era la sua antagonista. Dato che era la sua migliore amica, doveva nel bene e nel male stare dalla parte di Eleonora e questo comportava anche non fare amicizia con occhi verdi.
Dopo essersi asciugata le lacrime e aver capito che stare in casa a piangere non ne valeva la pena decise di fare del sano e sfrenato shopping visto che fare del sano sesso, come aveva previsto quella mattina, era fuori discussione.
Il pomeriggio girò per tutto il centro e anche se il mese successivo avrebbe tirato un po’ la cinghia non badò a spese e si concesse anche una piega dal parrucchiere.
Dopo una delusione un po’ di coccole potevano fare solo bene, pensò.
Tornata a casa scrisse ad  una sua  amica, quella sera Eleonora sarebbe uscita.
Era  finito il periodo del piangersi addosso, si sarebbe divertita anche lei quella sera.
Lesse anche i messaggi di Nicole che implorava il suo perdono e cercava di spiegarle la situazione.
Praticamente erano usciti a pranzo per il compleanno di occhi verdi e quella sera ci sarebbe stata anche la cena con tutti gli amici ovviamente e Nicole sarebbe andata in quanto fidanzata di Tommaso ma non le aveva detto nulla per proteggerla e anche Marco aveva fatto così, solo ed esclusivamente per il suo bene.
Le difese dell’amica verso il suo capo la fecero ridere, da quando Nicole difendeva Marco?
Decise di fare altre telefonate, aveva un piano ben preciso in mente.
Al compleanno quella sera ci sarebbe andata anche lei, ovviamente doveva sembrare una cosa del tutto casuale, così  chiamò Elisa, l’amica con la quale aveva fissato di vedersi, le raccontò tutto e le disse di chiamare Nicole. Doveva scoprire il nome del ristorante.
Si stava comportando come un’adolescente? Si!
Sapeva che stava sbagliando, che alla fine avrebbe sofferto ma non tutti possono essere perfetti e Eleonora aveva deciso di sbagliare ancora.
 
Angolo dell’autore:
So che sono in ritardissimo e che avrei dovuto aggiornare tanto, ma proprio tanto tempo fa!
Chiedo umilmente scusa e vi ringrazio per la vostra infinita pazienza.
Anche se sono una ritardataria cronica e mi merito una bella sgridata vi ringrazio tantissimo per essere ancora qua e per apprezzare questa storia!
Anche se le scuse non sono mai abbastanza passiamo a questi due disastri che ne combinano una dopo l’altra. Cosa avrà in mente Eleonora?
Bè diciamo che Marco in questo momento non si merita solo carezze ecco…
Aspetto i vostri commenti e vi prometto che mi farò perdonare.
A presto!

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Elisa verso le sette e trenta le scrisse un messaggio
“ho parlato con Nicole, mi ha detto che la festa sarà alle nove e trenta alla Terrazza della Rinascente. Mi ha anche detto che ti aspetta sotto casa alle nove. Io non so bene cosa abbia intenzione di fare, ma so che ti vuole bene e che quello che ha fatto è stato solo per proteggerti. Se hai bisogno di me comunque, chiamami pure e arrivo! Poi, in settimana usciamo solo noi e mi racconti. Un bacio”
Eleonora sapeva che Nicole non avrebbe mai voluto farla soffrire, ma ci era rimasta male, aveva bisogno di alleati in una battaglia, che sapeva non avere senso.
“Non importa che tu mi venga a prendere, ci possiamo trovare li”
“no, passo io! Posso solo sapere cosa vuoi fare?”
“così puoi avvisare la tua nuova amica dicendole che una strega le vuole rovinare la festa?”
“no! così posso aiutare te, che sei la mia migliore amica! Cosa vuoi fare?”
“mi metterò al centro della stanza, attirerò gli occhi di tutti su di me e poi con un bicchiere di bollicine in mano farò presente alla festeggiata che il suo amato fidanzato, nonchè futuro sposo l’ha tradita con me e poi tirerò la torta in faccia a lui e con grande eleganza uscirò dalla stanza”
“Sarebbe una gran cosa, ma so che non lo faresti mai! Sai anche tu che non è colpa di lei”
“ lei non si accorgerà neanche della mia presenza, voglio fare capire a lui che non mi può baciare la sera prima e ignorarmi il giorno dopo solo perchè non ha le palle di affrontare la realtà. Posso capire che non sia semplice, che a lei ha fatto delle promesse e a me ha dato solo dei baci, ma io non sono il giocattolo di nessuno e non ci saranno più baci, non ci saranno più carezze. Se lui continuerà a scegliere lei, io continuerò a scegliere me”
“sei troppo tosta per un individuo del genere…”
“appunto sono troppo ma non abbastanza e non ne posso più. Ci vediamo dopo”
Non c’erano più occhi gonfi, non c’erano più sorrisi tristi, c’era una donna con la consapevolezza di essere tale, pronta nel suo vestito, con il trucco a evidenziare quegli occhi che tante ne avevano viste ma che continuavano a guardare avanti nella speranza di trovare qualcosa di migliore.
Scese giù ad aspettare Nicole, si accese una sigaretta e scrisse a Marco, non gli avrebbe teso un’imboscata, voleva giocare ad armi pari.
“ Anche se ti meriteresti di non vedermi più, stasera sarò li con Nicole. Non rovinerò nulla e lei non saprà mai nulla almeno da me! Ma voglio mettere un punto guardandoti negli occhi, facendoti vedere quello che hai perso e quanto sei miserabile nel non sapere scegliere la tua felicità”
Appena inviò il messaggio arrivò Nicole
Si abbracciarono, non servirono parole, c’era troppa intesa tra le due
-Marco sa che sarò li stasera-
-si, credo che tommaso lo abbia già avvisato-
-l’ho fatto anche io-
-come stai?-
-sono stata meglio, ma sono stata anche peggio-
-lui non ti merita…-
-dai, abbiamo poco tempo dimmi un po’ come va tra te e Tommaso-
Nicole sapeva che quello era un modo per terminare la conversazione, sapeva che l’amica era un fascio di nervi e che stava male da fin troppi giorni. Non aveva capito il perchè volesse parlare con Marco proprio quella sera ma prima o poi avrebbe avuto le sue risposte e sapeva che Eleonora non avrebbe mai fatto soffrire un’altra donna.
-va bene e mi fa strano dirlo, è successo tutto per caso e molto velocemente. L’avevo notato in ospedale, lo conoscevo ma realmente non l’avevo mai visto. –
Eleonora le strinse la mano che teneva sul cambio
-lui mi rende felice, viva solo con uno sguardo ed ho una paura fottuta perchè io di casini nelle relazioni ne ho sempre combinati tanti e lui più di me ma mi sembra di incastrarmi così perfettamente con lui che ne vale la pena-
-oddio, credo di non averti mai sentita parlare così! A te queste cose non piacciono e ora mi parli di incastri perfetti? Niki ti sei innamorata?-
-quanti giorni devono passare per poterlo dire?-
-credo basti anche qualche ora-
-allora si, mi sono innamorata! Ma se lo dici a qualcuno giuro che non esco più con te e pitturo le pareti di casa tua rosa Barbie_
-okok, tranquilla tigre! Mi terrò tutto per me, ma in tutto questo Gabriele?-
-non mi parla più, credo che si fosse innamorato ma ehi prima che tu ti scagli contro di me in sua difesa sappi che io ho sempre messo le cose in chiaro, non l’ho mai illuso-
-lo so! Ci siamo…oddio, credo di non essere pronta. Andiamocene!-
-no, ora tu scendi, ti stampi un sorriso su quel bel faccino e vieni con me. Te lo devi!-
Prese un bel respiro e scese dalla macchina accompagnata dall’amica. Entrarono e salirono all’ultimo piano, non lo vedeva, non la vedeva. Tante facce, nessun volto. Le sue gambe tremavano e per fortuna Nicole la teneva stretta.
-C’è Tommaso-
-ok, ma non mi lasciare-
Nicole acconsentì e fece cenno al ragazzo che le raggiunse, posò un bacio sulle labbra della dottoressa e poi guardò Eleonora
-credo che io  e te non ci siamo mai presentati in realtà, piacere Tommaso-
-Eleonora-
-so perchè sei qui e benchè non condivida le scelte del mio amico spero solo che tu non…-
Eleonora lo interruppe
–tranquillo non farò nessun casino e non darò spettacolo-
-bene, anche perchè mi farebbe fatica medicare la faccia di quel coglione!-
-ahahahah starò buona, te lo prometto!-
E mentre cercavano di sdrammatizzare la situazione arrivò Marco, prese Eleonora per un braccio e forse strinse troppo
-mi stai facendo male-
-ora tu vieni con me, prima che succeda un casino-
Forse aveva sopravvalutato la situazione, sapeva di non andare in pace e con doni per Beatrice ma non avrebbe mai fatto un casino davanti a tutti. Anche se lui se lo fosse meritato lei sarebbe rimasta nell’ombra, come all’inizio.
-Marco lasciami mi fai male-
Arrivarono in un corridoio, lontano da tutti e da orecchi indiscreti
-dico ti ha dato di volta il cervello? Che cazzo ci fai qui?-
- ti volevo parlare, volevo solo…-
-mi vuoi rovinare la vita per caso? Eleonora ci sono stati solo dei baci fra di noi-
-No, questo non te lo permetto, per me ci poteva essere stata anche solo una chiacchierata ma hai detto più a me in un’ora che a lei in un anno quindi smettila! Non sono stati solo dei baci e questo lo sai bene anche tu, che poi per te non sia stato abbastanza è diverso, che sceglierai comunque lei è un’altra storia, ma non ti azzardare a sminuire quello che c’è stato tra di noi, si leale per una volta-
-ok, sono stato bene con te, tu mi piaci? Si, ma amo un’altra-
Eccola li, spiaccicata davanti a lei la verità. Quella brutta e dolorosa verità alla quale non aveva mai dato ascolto, che l’aveva messa al tappeto. Con un pugno ben assestato allo stomaco lui l’aveva stesa, se il giorno prima le aveva regalato baci e carezze la sera dopo le aveva dato solo pugni e coltellate.
-io non ti ho illuso,
-si, tu mi hai illuso ma forse volevi illudere te stesso-
-non mi sono pentito di quello che ho fatto-
-ah, io si! Io mi sono pentita di essermi innamorata di un uomo come te, un uomo che per farsi rispettare tratta tutti con freddezza e con distacco, che ti offende pur di non dire quello che pensa, che si accontenta di quello che ha perchè in realtà ha solo paura di stare male. Tu non sai amare Marco, tu sai volere bene, sai rispettare, ma non sai amare! Perchè per amare qualcuno bisogna prima amare se stessi, scendere a patti con ciò che siamo e accettarci e invece tu non sai amare perchè quello che non si piace sei tu.
E io con tutto il rispetto e con tutto il bene che ti posso volere con uno così non ci voglio stare. Questa volta non sono io ad essere abbastanza ma sei tu ad essere troppo poco.
Detto questo si voltò, lo lascio li e riprese l’ascensore. Quando salì sulla terrazza cercò Nicole e la trovò con Tommaso e beatrice. Fece un gran respire e arrive da loro.
Salutò Beatrice presentandosi come un’amica di Nicole, poi le fece gli auguri e chiamò l’amica da una parte.
-spero di non chiederti troppo, ma ho bisogno di andare via da qui-
-prendo la borsa-
-grazie, ti aspetto giù-
Lasciò che l’amica rientrasse per prendere le sue cose, fece un cenno di saluto a Tommaso e si avviò verso l’uscita. Nel mentre sentì Beatrice cercare Marco, ma lui ancora non era tornato su…

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Mentre erano in macchina per tornare a casa di Eleonora…
-ho fatto un casino-
-cosa vi sieti detti?-
-gli ho detto un po’ di cose, del tipo che mi sono pentita di essermi innamorata di lui, che lui in realtà non sa amare e che si è solo accontentato nella vita-
-non ci sei andata leggerissima, ma pensavo che facessi un vero e proprio casino!-
-te l’ho detto prima che lei non si sarebbe accorta della mia presenza! Non mi piace, sono gelosissima sia del fatto che è fidanzata con l’uomo che amo e sia del fatto che ha dei capelli perfetti, santo cielo! nemmeno una doppia punta e poi ha un fisico spettacolare, possiamo parlare del fatto che il suo naso sia un po’ troppo a punta ma con delle gambe così chi lo guarda il naso?-
Nicole rise ed Eleonora fece lo stesso
-lui cosa ti ha detto invece?-
-lui mi ha detto che gli piaccio, ma non mi ama-
Nicole le prese la mano e gliela strinse forte, come a dire io sono qui con te, nonostante tutto non sei sola.
-con il lavoro come farai?-
-questa volta il licenziamento è irrevocabile, domani mattina vado all’ufficio del personale e poi passo a prendere le mie cose-
-speri di vederlo?-
-Niki io ora sto sperando di trovarmelo sotto casa, vorrei che lui fosse li, che invece di  avermi detto un misero “mi piaci” mi avesse stretto a sè, come quella sera al mare e avesse ricambiato i miei sentimenti, vorrei che non esistesse “Marco e Beatrice”, vorrei che esistesse “Marco e Eleonora”. Vorrei essere io la donna dalla quale torna la sera dopo il lavoro, quella che ama, che fa sua tra le coperte del suo letto. Vorrei essere io il suo abbastanza-
-tu non ti meriti di essere considerata in questo modo-
-lo so, anzi gli ho anche detto che lui è troppo poco per me-
-brava amica mia!-
-brava un corno, non posso dire certe cose e poi sperare di trovarmelo sotto casa-
Nicole le diede ragione ma sapeva che era veramente innamorata e non sarebbe bastata una presa di coscienza, ci sarebbe voluto del tempo…
-con il tempo tutto si sistemerà-
-lo spero, ma il tempo non guarisce le ferite, le seppellisce sotto uno strato di polvere-
-ok basta, qui c’è un umore troppo brutto, non possiamo tornare a casa-
-e dove vorresti andare? Io non sono proprio di grande compagnia questa sera-
- cosa vorresti fare? Tornare a casa e piangere?
- pensavo di farmi un bel bagno caldo, di indossare il mio pigiama rosa con gli unicorni e poi ho un’invitante vaschetta di gelato al pistacchio e panna spry che aspettano solo di essere mangiati da me-
-è un’immagine molto triste-
-beh io stasera sono triste-
-secondo me ti riprenderesti di più se al posto del pigiamino rosa con gli unicorni avessi un baby doll e qualcuno al quale farlo vedere e soprattutto fartelo togliere-
-no, assolutamente no! non andiamo a rimorchiare! Tu domani lavori-
-sono libera-
-stai uscendo con Tommaso-
-non ho detto che io voglio rimorchiare, ho detto che tu devi rimorchiare-
-questa cosa finirà male-
-falla finita, del sano sesso non ha mai fatto male a nessuno e a te può fare solo che bene. Non ho detto che te ne devi innamorare e soprattutto non ho detto che così dimenticherai Marco ma per almeno dieci minuti avrai la mente libera e ti divertirai! Basta fare la depressa, cazzo hai ventiquattro anni te li vuoi vivere con un po’ di leggerezza?-
Eleonora non rispose all’amica, sapeva che aveva ragione, sapeva che divertirsi una sera non avrebbe cambiato niente, che domani avrebbe sicuramente pensato a Marco e che sicuramente sarebbe stata male. Quindi perchè non divertirsi un po’?  era l’unica ad avere sofferto realmente in quella storia, se così la si poteva definire e quindi ora un po’ di divertimento e un po’ di sana incoscienza se la meritava.
-dove andiamo allora? Fa che sia un posto carino-
-sarà carino, non ti preoccupare-
Appena entrarono nel locale Nicole scrisse a Tommaso
“tutto bene?”
“ehi piccola, si tutto bene! Beatrice è una rompipalle come al solito, Marco è tornato, l’ho visto un po’ stranito ma nessuno si è accorto di niente”
“peccato!”
“voi siete da Eleonora? È tutto ok?”
“è tutto ok e no, non siamo a casa di Ele. Siamo in un locale, mangiamo una cosina al volo e poi andiamo a ballare. Scrivimi quando sei a casa ok?”
Dopo quindici minuti Tommaso non aveva ancora risposto
-questi burritos sono buonissimi, anche il margarita non è male, il tuo com’è? Niki? mi stai ascoltando?-
- si scusami, esco un attimo a fare una telefonata-
Nicole non voleva essere assillante, non lo era mai stata, ma solitamente Tommaso rispondeva subito ai messaggi, a meno che non avesse da fare e diciamo che non era molto impegnativo essere ad una festa, quindi decise di chiamarlo.
Rispose al terzo squillo
-che c’è?-
-Tommi tutto ok? non mi hai più risposto, pensavo fosse successo qualcosa-
-non volevo disturbarti-
-ma che  vuoi dire scusa?-
-voglio dire che ti chiedo di venire ad una festa dove ci sono i miei amici con me, per presentarti come la mia ragazza e credimi questa cosa non succedeva dalla quarta liceo e invece vieni con una tua amica e non con me, stai dieci minuti e poi te ne vai-
- tommi..-
-fammi finire, a quel punto penso “ok , l’amica sta male, è successo un bel casino  e quindi le vuole stare vicino! E invece andata a ballare?-
-ok ti posso spiegare-
-no, non mi puoi spiegare un bel cazzo!-
Tommaso mise fine a quella telefonata, senza farla parlare.
“ che casino, vaffanculo! Ma guarda che razza di imbecille!!”
-Ehi, tutto ok?-
Nicole era rientrata e non aveva una bella espressione
-no, niente è ok-
-cosa è successo?-
-ho litigato con Tommaso o meglio lui ha litigato con me perchè io non ho avuto nemmeno il tempo di dire una parola, di spiegare niente-
- è colpa mia vero?
-no Ele, non è assolutamente colpa tua! Lui pensava che tornassimo a casa e invece gli ho detto che ti portavo a ballare-
-è geloso, ci sta!-
-lo so, anche io sono gelosa, ma dovrebbe capirlo-
-faglielo capire tu!va da lui, mi porti a casa e poi vai dai lui.
- no, tu sei messa peggio-
-appunto, io sono messa peggio! La mia situazione non si può risolvere, la tua si! Quindi ora mi riporti a casa e corri dal dottorino, se serve gli dai anche due sberle e gli fai capire che stavi facendo qualcosa per farmi stare bene non di certo per fare un torto a lui. Io starò male anche domani, c’è tempo per prendersi cura delle mie ferite!-
Nicole ascoltò il consiglio dell’amica e dopo averla riaccompagnata a casa e essersi assicurata che stesse un po’ meglio chiamo Tommaso.
-che c’è ancora?-
-dove sei?-
-che ti importa tu stai andando a ballare no?-
-smettila di fare l’imbecille e dimmi dove sei-
- sono ancora alla festa perchè?-
Non rispose e riattaccò.
“ ma guarda cosa mi tocca fare, pensa un po’ se a 25 anni suonati mi tocca correre dietro ad un uomo perchè troppo insicuro”
Queste cose non le appartenevano, correre dietro qualcuno era sempre stato fuori discussione,  prendeva le sue decisioni con fermezza e senza sentimentalismi quello che faceva nella sala operatoria lo faceva anche nella sua vita. Sceglieva la misura del bisturi e poi incideva, con freddezza e decisione e così aveva sempre fatto nelle relazioni. Analizzava con fermezza  quello che succedeva e poi se era il caso tagliava o ricuciva ma di certo non si era mai ritrovata a rincorrere qualcuno perchè fraintesa e soprattutto non aveva mai dovuto dimostrare qualcosa.
Invece ora la cosa che più le premeva era non avere fraintendimenti con l’uomo, lui le piaceva, aveva stravolto qualcosa in lei, aveva sciolto quel muro di ghiaccio che aveva tirato su negli anni.
Era arrivata alla festa, salì alla terrazza per cercare Tommaso e  lo vide vicino ad una biondina che a parere suo rideva troppo.
Fece un bel respiro profondo e si avvicinò all’ imbecille del suo ragazzo e a quella ragazzina, troppo bionda, troppo magra e sicuramente troppo svestita.
Mise un mano sul braccio dell’uomo e appena si girò gli prese il viso e lo baciò con passione, Tommaso rispose subito al bacio e l’assecondò  nei movimenti.
La ragazzina al suo fianco si volatizzò in un batter d’occhio.
-non stavo facendo niente, ma se tutte le volte che mi vedi parlare con qualcuno mi baci in questo modo allora vorrà dire che lo faro più spesso-
-non ti azzardare, la prossima volta invece che baciarti potrei prenderti a schiaffi-
-piano, piano ragazzina! Mi spiace per prima, mi sono comportato come un idiota ma tu mi fai ribollire il sangue-
-hai frainteso e lo sai anche tu, per questa volta ti perdono ma sappi che io non corro dietro a nessuno, quindi non prenderci l’abitudine-
-non te lo posso promettere, o meglio non ti posso promettere che non avrò un’altra reazione di gelosia perchè ce ne saranno! Tu sei mia e io sono geloso di te. Fattene una ragione bimba e questo non vuol dire che mi dovrai correre dietro, vuol dire che dovrai avere pazienza con me-
Quella a modo suo, molto a modo suo, era una dichiarazione d’amore e a Nicole balzò il cuore fuori dal petto per l’emozione. Si strinsero e ribaciarono
-ora ti porto a casa, ah! scusati con Eleonora da parte mia, sono stato un vero coglione, la tua amica aveva bisogno di te-
-Si, sei stato un perfetto coglione ma ti sei fatto perdonare e sappi che se sono qui è perchè mi ci ha mandato lei, se non mi avesse spinta probabilmente non sarei mai venuta e questo non è perchè non mi importa di te ma perchè anche io ho i miei limiti e anche tu dovrai avere pazienza con me-
-tutta quella che vorrai-
Quella sera mentre in una casa una ragazza mangiava panna spry direttamente dalla bomboletta e gelato al pistacchio dalla vaschetta,  in un’altra casa due ragazzi approfondivano la loro conoscenza amandosi.

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Capitolo 14
*** capitolo XIV ***


ore 9.00 Nicole si svegliò presto quella mattina, aveva il turno di pomeriggio ma era talmente emozionata per quello che Tommaso le aveva detto quella stessa notte che non era riuscita a prendere sonno.
Appena cercò di alzarsi dal letto lui l’afferrò per un braccio
-ehi piccola dove credi di andare?-
-buongiorno, ho bisogno di un caffè e di una doccia-
-pensavo stessi scappando, non mi hai risposto questa notte e ho avuto paura di averti spaventata-
Nicole si chino sull’uomo  e lo baciò, prese il suo labbro tra i denti e pensò che quel sapore era sicuramente migliore del caffè al mattino, quindi accantonò l’idea di prepararsene uno e si fiondò tra le sue braccia.
-non mi sono spaventata, non mi aspettavo una richiesta del genere così presto. Ci conosciamo da poco e credimi io sono un totale disastro, il mio ex mi chiamava ghiacciolo. Tommi io non sono capace di amare e…-
-il tuo ex era un cretino io non mi sono mai sentito così tanto amato in vita mia-
-ma..-
-bimba tu mi piaci tanto, mi sono letteralmente innamorato di te appena ti ho vista entrare in quella sala operatoria, mi sei piaciuta appena hai alzato gli occhi su di me, mi è piaciuto il tuo modo di affrontare il caso, mi piace vedere come ti comporti con i colleghi e sopratuttutto con i tuoi pazienti. Vedo la dolcezza che ci metti, vedo quanto stai male quando devi comunicare che qualcosa non va bene e so che ogni volta ti rinchiudi nello stanzino per piangere perchè prendi a cuore ogni storia, ogni persona.
Ho visto come ti sei comportata con Eleonora, ho visto che a volte più che un’amica sei stata una mamma, Nic io le cose le vedo e tu non sei un ghiacciolo, tu sai amare! so di essere egoista perchè voglio essere amato da te e perchè ti ho chiesto di andare a vivere insieme dopo pochissimo tempo ma bimba dopo averti conosciuta so che non posso fare a meno di te  -
Quella si che era una vera dichiarazione d’amore, ne aveva sentite tante, ma mai vere come quella.
-si-
-si, cosa?-
Il cuore batteva forte e per una volta non aveva pensato ai pro e ai contro, forse per la prima volta nella sua vita non era la testa a parlare ma il suo cuore.
-si, vengo a vivere con te, in realtà posso venire dove vuoi-
Dopo quelle parole ripresero a baciarsi e ad amarsi e mentre Nicole toccava il cielo con un dito per la felicità, Eleonora liberava la sua scrivania.
 
-Ele che stai facendo?-
-Ehi, ciaoEmma! Ve lo avrei detto, stamani mattina ho dato le dimissioni-
-oddio ma è successo qualcosa? non sapevamo niente.-
-no, ho capito che questo posto non fa più per me-
-capisco, vediamoci però! Ci mancherai tanto-
-anche voi mi mancherete, dai saluto anche gli altri e poi vado-
E mentre si stava dirigendo nella sala per salutare tutti i suoi colleghi per un’ultima volta, lo vide entrare dalla porta.
I suoi capelli erano un totale disastro, al posto del solito completo aveva un paio di jeans e un maglioncino nero, niente giacca, niente cravatta e la cosa che più spiccava erano un bel paio di occhiaie sotto ai suoi occhi. Quel bellissimo color cioccolato faceva a botte con le occhiaie viola presenti sul suo viso. Anche in quello stato era bello da mozzare il fiato…
“problemi in paradiso?”Pensò con un po’ di acidità Eleonora
Poi si agitò subito appena lo sguardo di lui si posò su di lei, la sicurezza della sera prima era sparita e ora si sentiva come un topolino di fronte al gatto.
Cercò di ignorarlo ma Emma, la dolce Emma, decise che non era la cosa giusta da fare.
-Buongiorno Marco, hai saputo Eleonora ci lascia.-
No, non lo sapeva e  dal suo sguardo neanche se lo immaginava.
Non rispose, si rivolse direttamente ed unicamente ad Emma
-prenderai tu il suo posto, fra dieci minuti vieni nel mio ufficio dobbiamo pianificare un po’ di cose e per cortesia portami un caffè-
nè una parola nè uno sguardo, solo indifferenza.
“maledetto bastardo”
Emma rimase interdetta e non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli che Marco era già nel suo ufficio.
-ma cosa gli è preso?-
-E’ uno stronzo ecco cosa gli è preso, ti faccio tanti auguri! Abbi pazienza con lui, non sa stare al mondo-
Detto questo uscì dall’ufficio con un diavolo per capello, non si aspettava di vederlo in ginocchio, non si aspettava che la pregasse di rimanere e non si aspettava una dichiarazione d’amore ma almeno un ciao se lo sarebbe aspettato.
“E’ un bastardo ecco cos’è ed io sono una stupida! Ma se pensa che io possa soffrire ancora per lui si sbaglia di grosso”
Chiamò Nicole, l’amica le rispose stranamente allegra, troppo allegra.
-Ehii ti devo parlare-
-dove sei?-
-Ele hai un tono di voce strano-
-io? No sto benissimo, sono disoccupata ma sto benissimo-
-oddio com’è andata? Che ti hanno detto? L’hai visto?-
-che ne dici se ci prendiamo un caffè? Sei in ospedale?-
-no, ho il turno di pomeriggio, ora sono a casa con Tommi e a proposito di questo devo parlarti di una cosa-
-sei incinta?-
-Ma che sei scema? No Ele,  riguarda me e Tommi ma non un bambino-
-ok, anche se mi piacerebbe diventare zia-
-falla finita! Comunque ci possiamo vedere?-
-si, passo da te, dieci minuti e ci sono-
-perfetto, metto su il caffè-
Eleonora arrivò a casa di Nicole dopo poco
-allora che è successo? Dov’è Tommaso?-
-Intanto ciao, sicura di stare bene? Sembri spiritata! Tommaso è andato via prima che tu arrivassi, doveva cambiarsi prima di iniziare il turno-
-no, non sto bene e non sono spiritata sono solo incazzata. Per questo parliamo prima di te, cosa sta succedendo?-
-ok, allora so che può sembrare affrettato, che è poco che io e Tommaso ci conosciamo e sopratutto che è strano sentirlo dire da me, ma ci amiamo e per questo stanotte mi ha chiesto di andare a vivere insieme e io ho detto di si-
Nicole guardò l’amica in cerca di una reazione
-Ele, hai qualcosa da dire? Mi fai paura quando stai in silenzio-
Eleonora finì di bere il suo caffè con calma e poi parlò all’amica
-voi siete matti! Vi conoscete da poco e gli uomini sono inaffidabili, tutti, e non è un’offesa è proprio nel loro dna. Inoltre ti ritroverai la casa piena di calzini sporchi e borse per la palestra puzzolenti-
Nicole la guardava con  gli occhi spalancati, ok non pensava avesse fatto una festa ma così stava demolendo tutta la sua felicità, provò a dire qualcosa ma Eleonora la fermò
-non ho finito, inoltre ha degli amici pessimi e si sa chi si assomiglia si piglia e per me sarà una fatica immensa partecipare a qualche evento con voi perchè sei finita con il migliore amico dell’uomo che mi ha spezzato il cuore e se lo dovessi rivedere a breve potrei scatenare la terza Guerra mondiale-
Nicole a quel punto voleva intervenire ma fu fermata un’altra volta
Eleonora scese dalla sedia e raggiunse l’amica, le mise un braccio intorno alle spalle e continuò
-Non lo conosco bene e non so se mi piace ma vedo che piace tanto a te e se ti fidi tu mi fido io, però gli puoi dire che se solo prova a tradirti io gli taglio le palle e mi ci faccio un paio di orecchini. La cosa importante per me è che tu sia felice e se finalmente hai trovato un uomo che ti ama io sono felice per voi e soprattutto per te. Ma tu sei la mia migliore amica e uno dei miei compiti è proteggerti dagli stronzi quindi digli di rigare dritto che poi se la deve vedere con me!-
Nicole balzò dalle sedia e si tuffò tra le braccia dell’amica
-oddio mi ero spaventata tantissimo-
-ok, apriamo lo champagne dobbiamo festeggiare-
-Ele sono le undici di mattina-
- e quindi? da qualche parte del mondo è già sera e poi non è una notizia che si riceve tutti i giorni-
-ok, ma lo diluisco con un po’ di succo-
Mentre preparava i bicchieri per brindare le chiese com’era andata in ufficio
-bene, mancherò a tutti! Sono stati così carini con me-
-si, ok! immagino ma Marco?-
-Marco chi?-
-Ele, io ti porto in ospedale con me, mi stai seriamente preoccupando-
-no, no tranquilla! Marco mi ha ignorata, quel bastardo non mi ha nemmeno salutata-
-forse era imbarazzato-
-no, non direi era solo il solito stronzo di sempre!-
-anche gli stronzi si imbarazzano-
-lui no, ha messo Emma al mio posto, ha ordinate un caffè e si è diretto nel suo ufficio. Non era imbarazzato anche se era diverso. La sua faccia era strana-
-avrà fatto le ore piccole-
-o avrà avuto problemi con la sposina. Preferisco pensare a questo. Il karma non può odiare solo me-
-può essere, sentirò Tommaso . Ora cosa vuoi fare?-
-brindare!!! Ah poi ti volevo chiedere se stasera ti andava di uscire, so che hai il turno in ospedale ma ho sentito anche le altre Elisa e Rebecca  ci sono e pensavamo di andare a ballare-
-stacco alle otto e mi unisco domani sono libera!-
-ma tu sei sempre libera? Anche io voglio fare il dottore-
-io faccio i turni e non è così ahhh lasciamo perdere, devo prepararmi per il lavoro-
-ok, sloggio! Passiamo alle otto e mezza in ospedale, mettiti qualcosa di carino, stasera si festeggia!-
Eleonora lasciò l’appartamento dell’amica e tornò a casa, dopo aver guardato qualche annuncio e aver visto che l’unica possibilità era fare la cat- sitter decise di prendere un appuntamento con l’ufficio di collocamento, loro sarebbero stati sicuramente più capaci di trovarle qualcosa.
La sera arrivò presto e con lei anche Elisa e Rebecca, dopo essere salita in macchina e aver aggiornato le sue amiche sulla sua disastrosa vita amorosa passarono in ospedale a prendere Nicole.
Per fortuna l’amica era riuscita a staccare in tempo dal turno e così poterono andare a mangiare ad un’orario decente.
-allora dove andiamo stasera?- chiese Rebecca
Era un’amica di Elisa, si erano conosciute qualche anno prima ad una festa di compleanno e da quella sera erano diventate inseparabili, si vedevano raramente a causa del lavoro soprattutto il suo e quello di Nicole ma appena c’era l’occasione si riunivano tutte e quattro.
-andiamo a ballare- disse Eleonora
-si ma dove?-
-boh fate voi, voglio ballare, conoscere ragazzi, ballare con i ragazzi, farmi offrire da bere e offrire da bere a voi-
-Ele sei spiritata stasera-
-Eli, le ho detto la stessa cosa questa mattina! Mi ha detto che va tutto bene.. teniamola d’occhio stasera!-
-tranquille, è il margarita che mi fa straparlare, sto benissimo e si sono un po’ agitata per quello che è successo ma non dovete farmi da baby sitter, voglio soltanto divertirmi un pochino-
Quel margarita aveva tirato fuori un lato di Eleonora che non si vedeva da tempo, era stranamente allegra e forse un po’ troppo leggera ma lo faceva solo perchè aveva passato giorni bui, fatti di lacrime e per almeno una sera voleva divertirsi con le sue amiche senza pensare ai suoi occhi, alle sue mani e alla sua bocca.
Dopo la cena si diressero in discoteca e grazie a Nicole riuscirono ad avere il pass per il privè
-poi mi dirai come ci riesci- le disse Eleonora
-Hai visto che stacco di gambe ha? Se continuava ancora un po’ le avrebbe dato anche le chiavi del locale-
Risero tutte insieme all’affermazione di Rebecca e poi si diressero verso il bar del privè, presero da bere, si guardarono intorno ed iniziarono a ballare.
Eleonora aveva bisogno di quello, ora si sentiva bene, non aveva ancora pensato a Marco e soprattutto si stava divertendo.
-Nicki io ne prendo un altro tu lo vuoi?-
-si, vengo con te!-
Avvisò le amiche e si diresse al bancone con Eleonora per prendere altre due bevute e mentre erano in fila sentì una mano poggiarsi sul suo fianco.
Si girò, pronta tirare una gomitata al mal capitato e lo vide, Tommaso era li con un sorriso sghembo sul suo volto e i suoi bellissimi capelli mossi.
-oddio, ma tu cosa ci fai qui?-
Gli buttò le braccia al collo e lo baciò
-potrei farti la stessa domanda bimba-
Eleonora non si era ancora accorta di nulla, era riuscita ad ordinare e dopo avere pagato si diresse da Nicole e appena vide Tommaso le prese un colpo, se lui era li anche l’altro forse… il panicò l’assalì.
Butto giù il suo gin tonic in un sorso e raggiunse l’amica.
-Ele, guarda c’è Tommi-
-lo vedo, ciao!-
-quello è per me?-
-si-
E il tuo dov’è?
Eleonora indicò la sua pancia e Nicole la guardò male poi collegò: Tommaso era li e sicuramente non era da solo.
-Tommi con chi sei stasera?-
Non ebbe tempo di rispondergli che lo videro, c’era anche Marco.
Eleonora afferò anche il gin tonic di Nicole e buttò giù pure quello poi prese l’amica per un braccio e prima di portarla via guardò Tommaso
-le starò dietro, non la farò avvicinare da nessuno ma stasera stateci lontano-
Non gli diede il tempo di dire niente che aveva già portato via l’amica. Marco era li e lei aveva bevuto, forse troppo, quella era la sera in cui doveva divertirsi e non avrebbe permesso a nessuno di rovinargliela.
Marco però non era della sua stessa opinione e mentre Eleonora ballava e si divertiva con le sue amiche l’uomo decise che era arrivato il momento di dire la sua.
-fermati, hai già fatto abbastanza danni, lasciala stare stasera- Tommaso cercò di fermarlo
-se voleva essere lasciata in pace ieri sera se ne stava a casa-
Lasciò l’amico al bar e la raggiunse sulla pista, la prese per un braccio
-ora tocca a me, seguimi-
Per tutta risposta lei gli mollò uno schiaffo in pieno viso
-lasciami stare, ti stai per sposare, io sono uscita dalla tua vita! Vattene-
Il primo round lo aveva vinto lei, ma la notte era ancora lunga e la lotta non era finita...

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Dopo quello schiaffo Tommaso prese Marco e lo portò via da li
-vuoi capire che tutto questo è sbagliato e che le stai facendo del male con questo atteggiamento?-
-sono confuso Tommi, non capisco cosa mi stia succedendo-
-devi prendere una decisione, fra due settimane ti sposi. Se deciderai di annullare il matrimonio perchè ti sei innamorato di Eleonora io sarò dalla tua parte, ma se per te è solo uno sfizio,  amico mio lasciala in pace. Non si merita tutto questo.-
 
-Niki ho bisogno di una boccata d’aria, esco a fumare una sigaretta-
- aspetta! avviso le ragazze e ti accompagno-
Le due ragazze uscirono fuori e si trovarono faccia a faccia con Marco e Tommaso
-oddio, ma sei una persecuzione-
-ragazzi ci potete lasciare soli?- chiese Marco
-non credo che stasera sia la serata per poter parlare, Ele rientra con me-
Tommaso si avvicinò a Nicole
 –Niki, io e te ormai possiamo fare bene poco, solo loro due possono chiarire la situazione-
-ma cosa vuoi chiarire? Lui si sta per sposare e ha preso per il culo la mia migliore amica, forse pensava di portarsela a letto e di togliersi uno sfizio. Invece ha trovato una diversa da lui e da quelle con le quali è abituato a stare. Poi proprio stasera vuole chiarire? Vedi che lei si regge a melapena in piedi?
- credo tu stia esagerando-
-cosa?-
-per favore rientriamo, tra poco arriveranno anche loro-
-Ele, tu che vuoi fare?
-voglio mettere un punto a tutto questo schifo e tornare ad essere serena. Fammi sentire cosa mi deve dire e torno subito da te-
Tommaso portò Nicole dentro, pronto ad evere un’altra discussione con lei. Sapeva quanto ci tenesse alla sua amica ma Eleonora e Marco erano adulti, dovevano vedersela da soli.
 
-quindi?-
-scusa per prima, non ti dovevo afferrare in quel modo-
-ok,  se ti aspetti delle scuse da parte mia possiamo fare mattina-
-non fare la ragazzina-
- e tu non fare lo stronzo, non con me-
-Ele io non sono sicuro di quello che provo-
-allora la possiamo finire qui, perchè a differenza tua io so  benissimo quello che provo e anche se la mia testa cerca in tutti i modi di contrastare il mio cuore io sono consapevole di tutti i sentimenti che ho per te. Mi hai ferita e umiliata ma fanculo marco, io mi sono innamorata di te. Però non sono disposta a fare finta di nulla o aspettare la prima crisi tra te e Beatrice o addirittura aspettare te per anni. Io me lo devo, un po’ di amore proprio!-
-non ho mai voluto farti del male solo che-
-ma hai sentito quello che ti ho detto e che ti sto dicendo da giorni?-
Si avvicinò a lui
-ti ho detto che mi sono innamorata di te e tu mi rispondi che non vuoi ferirmi-
-lo sai in che casino mi sto infilando?-
-ti  ci sei già infilato in questo casino, ora sta a te decidere quello che vuoi fare. Non ti supplicherò di scegliermi e di amarmi.  Io ci sarò solo se tu mi vuoi-
Marco la prese e la baciò, all’inizio le labbra di Eleonora erano come incollate, ma poi il cuore prese il sopravvento e si lasciò andare.
Iniziò  una danza fatta di sospiri, morsi, mani  che si intrecciavano tra loro e baci, erano fusi l’uno con l’altra. 
Da una danza le loro labbra passarono ad una lotta, Eleonora iniziò a pensare a tutto quello che stava succedendo e si staccò da Marco
-io voglio sapere quello che provi-
Marco sapeva di desiderare con tutto il suo corpo quello di Eleonora, voleva baciarla e toccarla ancora, ma sapeva anche bene in cuor suo che poteva accadere solo per qualche notte, perchè lui la mattina sarebbe tornato da Beatrice
-io non ti amo, tu mi piaci, tanto! Ma credo sia solo-
-attrazione fisica-
-Ele, mi spiace farti soffrire perchè ti voglio bene-
-lo vedo-
-fammi finire, però io-
- tu ami lei, ok! non c’è bisogno che tu finisca. Ho capito tutto e l’ho capito già da un po’, soltanto che non volevo accettare tutto questo. Mi sono messa una benda sugli occhi e mi sono buttata. Ma dall’inizio sapevo che per te sarei rimasta solo e soltanto la tua segretaria-
- tu per me sei molto di più-
Eleonora rise, forte, buttò la testa all’indietro e rise tanto
- non pensavo di dovertela spiegare io questa cosa, ad un uomo intelligente come te, non credevo di dover dare  qualche lezione sui rapport umani.
Tra me e te no potrà mai esserci amicizia,  forse tra un po’ di tempo da parte mia potrà esserci rispetto ma mi fermerò solo a quello-
-aspetta-
-no, io non aspetto nulla, Marco la lingua in bocca me l’hai messa tu, tu mi ha cercata, tu mi hai abbracciato di notte come un vigliacco e sei sempre tu quello che ha tradito la sua ragazza.
Io non ti ho costretto a fare nulla, ti ho solo detto: ehi ciao, tu mi piaci! poi ha fatto tutto da solo.
E ti prego evita di dirmi che mi vuoi bene, perchè mi avresti portata a letto e poi mi avresti scaricato. Hai soltanto trovato una che ti ha reso un po’ difficile questa cosa e allora ti sei intestardito ma tu Beatrice non l’hai mai voluta mollare . Detto questo ti ribadisco che io con uno senza palle come te, non è un’offesa ma solo un dato di fatto, non ci voglio stare-
-ma tu che ne sai? Sono giorni che sentenzi su di me, su come sono fatto e su chi sono ma chi cazzo ti conosce? -
-stai calmo, io non sentenzio un bel niente solo che mi fa schifo vedere un uomo di 34 anni che si comporta come un ragazzino-
Eleonora non lo lasciò nemmeno finire, rientrò e andò diretta verso Nicole
-ho chiuso, fine, the end, sipario! Ora però portami a casa che tutta questa discussione mi ha messo fame-
Salutò Tommaso –spero che tu sia meglio del tuo amico, buonanotte!- e andò dalle altre ragazze.
-vuoi che rimanga a dormire da te?- le chiese Nicole in macchina
-no, grazie! Sto bene, davvero! Conoscevo la risposta già da tempo ma non la volevo vedere e piano piano ho iniziato ad accettarla. Quello che avrebbe bisogno di compagnia è lui! L’ho lasciato come un cretino fuori dalla discoteca e penso che si stia ancora leccando le ferite-
-ci sentiamo domani tigrotta!-
-buonanotte amiche, scrivetemi quando siete tutte a casa.-
Rientrò nel suo appartamento, con il cuore più leggero. L’indomani si sarebbe svegliata con qualche livido emotivo in più ma la sua dignità era intatta. Aveva dato sfogo ai suoi sentimenti e ne era orgogliosa.
“non sarà un coglione ad abbattermi così”
 
Marco invece non se la passava benissimo, le parole di Eleonora lo avevano ferito, per un uomo con il suo orgoglio quelle parole dette da una ragazzina come lei erano un vero colpo basso.
Tornò a casa e si infilò nel letto con Beatrice pensando a Eleonora.
 
Eleonora trovò lavoro  nell’opedale dove lavorava Nicole come segretaria nell’ufficio amministrativo , Marco due settimane dopo convolò a nozze. La ricercò, ma lei non rispose mai a nessuna telefonata o messaggio. Nicole andò a convivere con Tommaso e poco dopo scoprì di essere incinta.
Eleonora era pronta a fare la zia e ad innamorarsi di nuovo.
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Note dell’autore:
Sono successe davvero tante cose in questo period e mi scuso per essere stata incostante nella pubblicazione dei capitoli e mi spiace se ho deluso qualcuno e le sue aspettative. Questa storia è stata un po’ un salto nel buio, erano anni che non scrivevo e la mano arrugginita si vede. 
In questa storia ci ho messo del mio, quindi ci tengo particolarmente e so che non è perfetta e che avrei potuto fare meglio ma  è un inizio.
Detto questo ringrazio tutti quelli che l’hanno letta e apprezzata!
Inoltre ricordatevi che chi ama è sempre il più forte!

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