He saved me like he killed me.

di Leobsession
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Il suono della campanella era come Natale per gli studenti, voleva dire -Menomale, non ce la facevo più-
Non ero solita uscire dalla classe durante la ricrezione, ed anche quel giorno mi sedetti sulla finestra, guardando lo spazio all'aperto riservato ai fumatori della nostra scuola, tra cui anche Vale.
Poco dopo venne anche Sara, sorseggiando il suo solito cappuccino. Ah, quanto doveva amarlo, ogni giorno faceva una corsa incredibile per giungere prima alle macchinette, in modo da non dover fare la fila. Ci riusciva sempre.
Io continuavo a guardare fuori. Era una bella giornata,fredda ma il sole di certo non mancava.
Una di quelle giornate da lunghe e larghe felpe.
Per noi però non lo era, nel modo più assoluto.
La mamma di Katherine era morta la stessa notte per un tumore al cervello scoperto troppo tardi. Noi non sapevamo che dirle, ma la chiamammo e le porgemmo le nostre più sentite condoglianze.
Era in lacrime, e mi ricordo di aver pensato in quel momento, che se mia mamma fosse morta forse non mi avrebbe fatto tutto quell'effetto. Poi mi rimangiai subito quelle parole, che neanche avevo detto, ma avevo pensato; non potevo saperlo.
Io continuavo a fissare fuori, Sara a sorseggiare il suo cappuccino.
D'un tratto si voltò di scatto e mi rivolse la parola
-Ti piace ancora?-
Capii immediatamente a chi si riferiva, e immediatamente gli dissi di no, nella maniera più assoluta. Insomma mi aveva tradita, sì e no, con tutte le ragazze di quella scuola, e dopo una settimana cercava ancora delle scuse per giustificarsi.
Raccontava stronzate sul mio conto. Tutta la scuola credeva ch'io fossi una poco di buono, ma Sara mi tranquillizzava. Diceva che era facile capire che non lo ero.
La campanella suonò di nuovo, ma questa volta stava a dire -Oh, no, aiuto-
La classe si riempì piano piano di 24 alunni, pronti ad affronatre ancora tre ore di materie classiche, forse motivati dal fatto che era Venerdì, e avrebbero avuto due giorni di vacanza.
Klaudio riprese il posto vicino a me, e continuò a raccontarmi le sue solite storie, che erano un buon rimedio contro la noia.
Io lo ascoltai, accennando in certi momenti, dei piccoli sorrisi.
La campanella suonò di nuovo, e questa volta era di nuovo -menomale-
Salutai tutti, infilai le mie cuffiette e mi incamminai verso casa.
D'un tratto sentii una mano prendermi per un braccio e bloccare la mia camminata. Era Vale, di nuovo.
Ricominciò con le sue banali giustificazioni, ma io neanche lo ascoltai.
Mi rimisi le cuffiette e proseguii a ritmo della musica che stavo ascoltando.
Era passata una settimana e già volevo buttara via i sei mesi passati con lui, e lui in sè e per sè.
Cercavo di farlo e stavo riuscendo nel mio intento.
Arrivai a casa e per la prima volta non ebbi paura ad aprire la porta: i miei non c'erano.
Pranzai e mi gettai sul divano, come fosse la mia unica salvezza, e forse lo era.
Dopo pochi minuti ad interrompere i miei momenti di relax fu il campanello. Ecco, il suono del campanello era diverso da quello della campanella scolastica, voleva dire -siamo tornati, ancora litigi- e ancora urla, e ancora brutte parole, e ancora bestemmie, e ancora alcool, e per me ancora tanto coraggio.
Mi alzai e andai ad aprire la porta. Neanche mi accertai che fossero loro, mi precipitai subito a salire le scale.
Ma subito dopo sentii una voce a me estranea dire -bhè, che modi sono questi?-
Sobbalzai, mi voltai, irrigidii e sgranai gli occhi. Davanti a me non c'erano i miei, ma un ragazzo. E io non sapevo chi fosse.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Era il tredici dicembre. Quella mattina mi svegliai, erano le sette. Cercavo il coraggio per alzarmi, faceva freddo e non avevo voglia di affrontare un'altra noiosissima giornata scolastica. Mi alzai e provai a svegliarmi un pó, ma come ogni mattina a svegliarmi c'erano le urla dei miei, provienienti dal piano di sotto. Andai in bagno, mi feci una doccia e finii di preparmi. Subito dopo indossai la mia felpa larga e i miei jeans e mi precipitai giù. Ogni scalino che scendevo, le urla si facevano sempre piú forti e chiare e la mia paura aumentava a vista d'occhio. -Dove sei stata ieri sera? Rispondimi!- Regredii, volevo indietreggiare ancora di piú ma purtroppo dovevo uscire di casa per andare a scuola. Avevo paura, terribilmente. E avevo ragione! Piano piano l'immagine di mio padre che urlava contro mia madre si faceva sempre piú vicina. Continuai a scendere, sul tavolo c'era una bottiglia di birra vuota: la presi e la gettai nel cestino. Aprii la porta, non si accorsero neanche della mia presenza, e uscii. Sibilai un ciao, ma non mi sentirono. Continuarono a litigare, a urlare; io mi allontanavo sempre di piú. Infilai le cuffiette. Mi chiamó mio padre per avvertirmi che non ci sarebbero stati nè lui né mia madre il pomeriggio. Continuai a camminare, la testa rivolta verso il basso e le cuffie nelle orecchie. Alle otto ero giá davanti al Classico, e pensare che un anno e mezzo prima ero emozionatissima di entrare in quella scuola per la prima volta! Entrai e mi appoggiai sul banco, poi arrivó Sara. Iniziammo a parlare del più e del meno, del fatto che dopo dieci giorni, ovvero dopo le vacanze di Natale, i prof avrebbero mischiato gli alunni del Va e del Vb. Saremmo quindi diventati una classe a metá, l'altra metá sconosciuta. Non ero afflitta per il fatto di cambiare classe, e quindi compagnia. Semplicemente non mi andava di ricominciare tutto da capo. E se poi fossi capitata in classe con Vale? Insomma ci eravamo lasciati da tre mesi, e non faceva altro che raccontare puttanate sul mio conto a tutta la scuola. A breve arrivarono tutti e iniziarono cinque ore di pura tortura.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Chi era quel ragazzo? Per un momento mi irrigidii dato l'imbarazzo che provavo, ma mi ripresi abbastanza velocemente, bensì non facilmente. Mi avvicinai al ciglio della porta e con voce quasi tremante gli porsi le mie scuse e subito dopo, quasi senza ascoltare la sua risposta, gli chiesi chi era e cosa ci faceva a casa mia.
"A quale domanda vuole che rispondi per prima?" E accennó un piccolo sorriso. Aveva un bel sorriso, brilante e perdetto, quasi contagioso. Poi ricomincio subito a parlare "Piacere, io sono Leonardo e sono quì per un motivo ben preciso, forse un pó lungo da raccontare", nel frattempo, mentre parlava, mi porse la mano e me la strinse. Sorrise di nuovo e, questa volta, sorrisi anche io.
Solo in quel momento mi resi conto che era ancora sul ciglio della porta e così gli dissi di accomodarsi.
Mi spiegó cosa lo portava a entrare in casa mia: tra due giorni, in piazza, ci sarebbe stato un evento, al quale lui avrebbe partecipato, dedicato al cinema e, se tutte le persone alle quali avesse chiesto di andare si sarebbero presentate e avessero votato a suo favore, avrebbe sicuramente vinto e ció poteva aprirgli molte strade per quel che desiserava diventare il suo lavoro. Mi sembrava sincero, un ragazzo che voleva riuscire nel suo intento, e per questo mi stava chiedendo un favore davvero con il cuore in mano. Proprio per questo decisi di dirgli che non sarei di certo mancata. Mi disse più volte quanto mi era grato, e quanto lo era a tutte le persone che lo appoggiavano.
Inizió a parlarmi del suo percorso, che inizió già da piccolino, assieme alla sua passione, e ci perdemmo in chiacchere, gli offrii un succo e poi continuammo a parlare.. Dopo tanto capii finalmente perchè mi sembrava una faccia conosciuta e familiare: lui faceva la mia scuola!
Passata un'oretta e mezza mi disse che doveva andare e si recó verso la porta, lo accompagnai e prima di usire mi disse ancora "Bhè, di nuovo mille grazie per il tuo appoggio, davvero"
Ci salutammo con due baci sulla guancia e fece per andarsene ma, dopo aver fatto nemmeno due passi si voltó verso di me e "Ehi, non mi hai detto il tuo nome" urló.
Scoppiai in una fragorosa risata e urlai a mia volta "Seyna, mi chiamo Seyna"
Mi sorrise e subito si voltó di nuovo, ma questa volta se ne andó davvero e non si fermó per chiedermi qualcos'altro, come invece aveva fatto trenta secondi fa. Chiusi la porta e, ancora colpita, non so dire bene da che cosa, mi sedetti di nuovo sul divano.
Poco dopo suonó il campanello. In quel momento avrei voluto davvero ritornare a due ore fa, quando, con mia grande sorpresa, dietro la porta non c'erano i miei, ma un bel ragazzo, con un sorriso folgorante e due grandi occhi azzurri. Questa volta chiusi la tv, aprii la porta e salii velocemente le scale, ansiosa di rifugiarmi in ció che era da molto la mia salvezza : un libro e un paio di cuffiette.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Il mattino seguente la routine era la solita, nulla di diverso o di emozionante. Andai a scuola e raccontai a Sara del giorno precedente, le dissi, o meglio, la obbligai ad accompagnarmi a quella manifestazione l'indomani.
Finita la scuola mi incamminai verso casa con le mie cuffie nelle orecchie per evitare in tutti i modi Valentino. Ci riuscii fortunatamente. Tornai a casa ed entrai, come sempre, in un altro mondo, fatto di sofferenza e di odio. 
Lo stesso in cui mi immergevo tutti i giorni una volta tornata da scuola e dal quale mi era difficile, quasi impossibile, scappare.
Quel giorno i miei avevano deciso di riposarsi, entrarono in camera alle 4 e uscirono per cena, e fortunatamente avevo finito di prepare tutto.
Il giorno seguente mi svegliai e il mio primo pensiero fu la manifestazione.
Ancora decidevo cosa mettermi è proprio per questo dopo pranzo da me sarebbe venuta Sara per aiutarmi a scegliere. Alla fine, dopo ore di bisticci e indecisioni, optammo per qualcosa di non molto appariscente e abbastanza semplice, la convinsi infatti a farmi indossare la mia salopette di jeans. La maglia però la decise lei, senza lamentele da parte mie. Però uscì niente male come abbinamento, devo riconoscerlo.
Nonostante il nostro anticipo, al nostro arrivo la piazza era giá piena di gente, ma noi ci sedemmo e aspettammo l'inizio dello spettacolo. Prima, però mi sentii chiamare dietro la schiena e subito mi voltai. Mi ritrovai davanti due grandi occhi azzurri e un gran sorriso che mi ringraziava di essere lì. Io lo salutai con due baci sulla guancia e restammo a parlare per un pò, gli presentai Sara, ma poi lui doveva andare.
Lo guardai per tutto il tempo della manifestazione, dovette recitare un piccolo pezzo e fu davvero bravissimo, si vedeva che aveva delle grandi potenzialità.. Tuttavia non riuscivo a farmi un quadro di lui, non capivo che razza di persona era, che tipo di ragazzo poteva essere. Decisi di tornare subito a casa una volta terminato lo spettacolo, avevo un sacco di cose da fare. Infatti così feci, accompagnata da Sara. 
Il giorno seguente vidi Leonardo a scuola, mi venne a salutare e mi chiese come mai il giorno precedente non mi avesse più trovata una volta conclusa la manifestazione. -Avevo molto da fare- dissi un pó incerta -sono dovuta andare via subito, ma ti assicuro che sei stato bravissimo- 
Mi sorrise e io ricambiai, stava per dirmi qualcosa ma proprio in quel momento suonó la campanella e il scappai in classe come sempre, come una codarda, perché molte volte é la cosa più semplice da fare.. Lo salutai e iniziai la tortura!

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Capitolo 5
*** 5 ***


Passai la mattinata immersa nei miei pensieri.. Insomma, a breve sarebbe arrivato il Natale e finalmente avrei avuto un pò di tempo per dimenticarmi della mia famiglia e rivedere mia nonna. Siamo sempre state così legate io e lei, ma purtroppo il tempo da dedicare a noi è sempre stato così poco.. Ad unirci è sempre stata la forte preoccupazione per mamma e papà, anche se loro non hanno più alcun tipo di rapporto con lei e tante volte mi sono chiesta come abbiano potuto tagliare definitivamente i rapporti, così.. Per questo durante le festività natalizie preferivo andare da lei e allontanarmi da quel che era il mio vivere quotidiano.. -Celsey- Mi sentii richiamare e subito il professore mi riportò alla realtà.. -Allora sa dirmi di cosa stavamo parlando, o preferisca che le chieda a cosa stava pensando lei?- Le mie guance divennero tutte rosse, e il mio sguardo timido e basso.. Preferii non rispondere e questo urtò maggiormente il professore che decise di cacciarmi fuori fino alla fine della sua lezione. Non emisi il minimo lantento e andai fuori, iniziando a camminare su e giù per il corridoio sempre con lo sguardo fisso a terra; il che mi porto a sbattere a qualcosa, o meglio a qualcuno, facendo rovesciare il suo caffè su entrambi. Alzando i miei occhi incrociai due grandi occhi azzurri che mi sembrava di conoscere, forti e intensi, che nonostante fossero arrabbiati, emanavano comunque dolcezza. E subito mi resi conto, era Leonardo! Io mi misi subito a ridere e lui alzò un sopracciglio per qualche secondo, prima che di scoppiare anche lui in una fragorosa e bellissima risata. Con voce timida riuscii solamente a borbottare uno -Scusami tanto-, ma lui continuò a ridere finchè non mi disse -Tranquilla, ora però devi smacchiarmi la maglia perchè non ho intenzione di tornare in classe in queste condizioni- Rimasi un pò sbalordita, senza sapere nè che fare, nè che dire, ma lui lo capì perfettamente e infatti mi prese per il polso e mi portò nel bagno, si tolse la maglia ed esclamò -Prego, è tutta tua-.In quel momento capii che non scherzava, cosi provai a strofinare la maglia con un pò di acqua e sapone, per poi asciugarla con il phon per le mani e devo dire che i risultati furono abbastanza soddisfacenti. Solo subito dopo avergli restituito la sua maglietta mi resi conto che aveva solamente i pantaloni e che il suo fisico era veramente perfetto: non aveva addominali o braccia scolpite e non era neanche grasso.. Era semplicemente perfetto.. Rimasi incantata per qualche secondo, finchè lui non coprì il suo fisico con la maglietta e non mi ringraziò con due baci sulla guancia. -Ora devo andare, altrimenti il prof manda l'intera classe a cercarmi, grazie per avermi rovesciato il caffè- disse scherzando ed io altrettanto -E' stato un piacere- risposi ridendo. Una volta finita l'ora tornai in classe e raccontai a Sara l'accaduto. Le ore successive passarono abbastanza velocemente, e così arrivò il suono della campana. Cuffie nelle orecchie e direzione dritta verso casa, se non fosse che sentii una presa sul mio polso forte e aggressiva. Sapevo già chi era e volevo evitare di girarmi, così cercai di ignorare Valentino e tutti i suoi amici, ai quali voleva dare spettacolo. Continuai a camminare ma la presa non mi lasciava. Così mi tolsi una cuffia e mi voltai: lì davanti a me, con mia grande NON sorpresa, c'era proprio Valentino e urlava affinchè io lo ascoltassi.. Ma io volevo solamente liberarmi da lui. Tutti si erano dileguati ed erano rimaste solamente persone che non avevo mai visto.. Decisi così di provare a liberarmi con tutta la forza che avevo ma lui aumentò la presa e mi portò in un vicoletto dietro la scuola, dove nessuno poteva nè vederci, nè sentirci. Lì inizio a prendermi la testa e a bloccarmela, voleva baciarmi ma io volevo solamente allontare quelle labbra che per tanto tempo mi avevano tradito e così iniziai ad urlare più forte che potevo, urla forte e disgustate miste a pianti terrorizzati e liberatori finchè non vidi Vale letteralmente cadere ai miei piedi. Dietro di lui fece la sua comparsa Leonardo, che mi aveva appena liberata con un suo suo cazzotto. Mi prese per una mano e mi portò via di lì. Mi portò a casa sua, dove non c'era nessuno, e mi medicò qualche ferita e qualche graffio che avevo sul viso e sulle labbra. -Mi dispiace non poter essere intervenuto prima, ma non riuscivo a capire da dove provenissero le urla.. Dovresti stare più attenta e non camminare mai sola con un pericolo del genere.. Insomma non voglio intromettermi, ma..- Io gli sorrisi e credo che i miei occhi in quel momento mostrarono tutta la mia graditudine e la mia dolcezza nei confronti di quel ragazzo tanto gentile.. Continuava a medicarmi e io, nel frattempo, chiusi gli occhi fino a farmi cullare da un dolce sonno.

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