Hidan. Vita e morte di un immortale di DHero (/viewuser.php?uid=70731)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mostro nero ***
Capitolo 2: *** Morte ***
Capitolo 3: *** Cerchio e Triangolo ***
Capitolo 4: *** La mia realtà ***
Capitolo 5: *** Preparatevi all'Apocalisse. ***
Capitolo 6: *** In quegli anni, Akatsuki ***
Capitolo 7: *** Ognuno al suo posto ***
Capitolo 1 *** Il mostro nero ***
1. Il mostro nero
Il
mostro nero della cascata. E' cosi che
lo chiamiamo, noi del villaggio.
L'uomo, anzi, la bestia le cui "gesta" sono ben note, è
davanti a me.
La bestia che 50 anni fa ha trucidato le alte sfere del governo del
Villaggio
della Cascata mi sta guardando. L'incubo della nostra
gioventù è qui.
"Tu sei Hidan delle Calde Primavere, non è così?"
Che cosa devo fare?
"Rispondi."
L'ordine mi risuona in testa infinite volte. Quante volte ho ascoltato,
spaventato, mio padre e mia madre quando, da bambino, mi raccontavano
del
mostro nero della cascata, che rubava il cuore dei bambini cattivi?
Sciocche
leggende, diceva qualcuno.
"S-Si... sono io, Hidan delle Calde Primavere, Chuunin del villaggio
delle
Calde Primavere, figlio del capovillaggio."
E' il terrore a farmi ricordare come si risponde con i ninja di grado
più alto.
Sto sudando freddo, non posso muovermi.
Ma che diavolo sto facendo?
"Prendi la tua attrezzatura e vieni con me."
Quante volte ho sognato questa immagine, da bambino? Io nel mio letto,
sudato e
tremante, e sul davanzale il mostro che mi osserva, con i suoi occhi
gialli.
Gli occhi gialli della morte. Ma questo non è un sogno,
è chiaro.
"Devo ripetere?"
Maledizione Hidan, opponiti! Sei un ninja, nonchè un adepto
della gloriosa
chiesa di Janshin! Agisci! Agisci!
Agisci!
Maledizione, sul comodino dev'esserci un kunai...
Un solo maledetto movimento dei miei occhi, e il suo braccio
è già stretto
attorno al mio polso, con una fortissima presa di ferro.
Un conato di vomito mi sale su per la gola quando vedo l'orribile
organo,
grondante di sange, nascosto fra i suoi tentacoli.
"Odio ripetermi. Ripetermi mi fa infuriare. E tu non vuoi che io mi
infuri, vero?"
Devo raccogliere il coraggio e fare qualcosa.
"Papa! Hiina! Presto! Aiutatemi!"
Non ho intenzione di venire con te, mostro. Non so quale sia la tua
intenzione,
ma posso immaginare che se ti seguo non farò mai
più ritorno. Non voglio venire
con te.
Improvvisamente la porta della stanza si spalanca. Mio padre, spada ben
stretta
in mano, è già in piedi sul mio letto, davanti a
me.
"Hai fatto bene a chiamarmi, Hidan."
Posso distinguere bene il suo volto, irradiato dalla luce lunare. Sta
sorridendo.
"Non ti preoccupare. A lui ci pensiamo noi."
"Sono venuto a riscuotere il pegno, piccolo Higo. Dammi il ragazzo."
Higo è il nome di mio padre, l'uomo più forte e
saggio del villaggio, il
secondo profeta della nostra chiesa, ma non ho mai sentito nessuno
chiamarlo
per nome. "Signor Capovillaggio" è l'appellativo con cui si
riferiscono a lui. Tutti lo chiamano così, tutti tranne me e
Hiina. La mia
sorellona. Noi possiamo chiamarlo affettuosamente papà.
Rapida come un lampo, la punta di una lancia compare dal petto del
mostro,
esattamente dove si trova il cuore.
"Maledetto! Non lascerò che tu prenda il mio fratellino!"
"Hiina!". Lacrime di gioia scendono dai miei occhi. "L'hai
ucciso! Sapevo che sareste intervenuti!"
Niente di meglio dalla kunoichi più veloce del villaggio.
Hiina delle Calde
Primavere, Il Fulmine Immortale, è stata sconfitta in duello
una volta sola.
Solo quell'uomo l'ha umiliata, sia in potenza che in
velocità. Il Lampo Giallo
della Foglia.
Ma questo mostro non è certo all'altezza di quell'uomo.
Un rivolo di sangue esce dalla ferita del mostro, ma la sua mano
afferra
saldamente la punta della lancia. Con l'altra continua a stringermi il
braccio.
Le sue unghie, dipinte di viola, affondano nella mia carne fino a farla
sanguinare.
E' ancora vivo.
"Complimenti, Higo. La tua piccola è veramente promettente.
Con questo,
direi che uno dei miei cuori è andato."
La maschera del mostro si increspa in un sorriso demoniaco, mentre
spinge via
con una forza terribile la lancia e mia sorella. E distinguo
chiaramente una
goccia del sudore di mio padre mentra scivola giù per la sua
schiena, anche se
ho gli occhi irritati dall'infinità di lacrime che li
bagnano.
"Adesso basta scherzare. Sai cosa succede quando mi arrabbio sul serio,
Signor Capovillaggio?"
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Capitolo 2 *** Morte ***
2. Morte
Ho paura. Ma io posso permettermi di
avere paura, non essendo ancora morto. Almeno, queste sono le parole che mio
padre usa sempre per rincuorarmi.
Ma mio padre? No, mio padre non può avere paura. Nel nostro villaggio la paura
non esiste.
Perchè l'unica vera paura è quella della morte, tutte le fobie sono rimandabili
all'ancestrale terrore della fine.
Ma il nostro villaggio ha sconfitto la morte. Di che dovremmo avere paura?
"Dammi il ragazzo, Higo! E' cio che mi devi!"
La spada di mio padre incrocia il pugno del mostro, fermando il terribile colpo
con un sordo rumore di metallo.
Perchè trema? E suda!
"Papà, cosa ti prende? Tu sei l'uomo più forte del villaggio, non conosci
la paura!"
Urlo con quanto fiato ho in gola, più di quanto abbia mai fatto in vita mia.
Con il braccio bloccato, l'unica cosa che posso fare è sostenere
psicologicamente mio padre.
E a quel punto, papà finalmente ribatte.
"Kakuzu! Non era questo il nostro accordo! Hidan non ha neppure affrontato
la morte, non prendere lui! Credevo di essere io la tua preda!"
Kakuzu? E' questo il suo nome?
"Che parole coraggiose, signor capovillaggio. Ma se hai tanto coraggio da
urlare davanti a me, quando sai benissimo che mi fa imbestialire... se hai
tutto questo coraggio, perchè non dici al cucciolo che vuoi tanto proteggere su
cosa si regge il pilastro che tiene in alto lui, sua sorella e suo padre?"
Mio padre non risponde. Anzi, ha allentato la forza che imprimeva sulla spada,
ancora in conflitto con la mano chiusa del mostro. Ha sgranato gli occhi, e ha
ripreso a sudare.
"H-Hiina! Sai cosa devi fare! Porta Hidan via da qui!"
"Ma, papà..."
Mia sorella è sconvolta. Ma è sconvolta in un modo diverso da me. Lei sa di
cosa sta parlando il mostro, lo sa bene.
"Hiina! Obbedisci!"
Un misto di terrore e coraggio, una sensazione nuova e indescrivibile, permea
mio padre. Un'altalena di emozioni contrastanti lo domina. E io? Io sono
inutile. Non sono ancora morto, non posso fare nulla. Ma condivido ciò che sta
provando mio padre.
"Fermati, Hiina! Dove mi stai portando! Fermati! Dobbiamo andare ad
aiutare papà!"
Hiina era corsa fuori da casa come un lampo, dopo avermi afferrato per il
braccio e avermi rudemente strappato alla presa del mostro. E, mentre correva a
perdifiato, piangeva. Piangeva a dirotto.
Guardandola, sentivo dolore. Dolore che non era dovuto alla profonda abrasione
che mi aveva procurato la presa di quella mano fortissima sul braccio, ma che
era provocato dal timore di essere io la causa di quel pianto.
Per questo la sua voce rotta dai singhiozzi mi giunge come una fitta al cuore.
"Hidan... non so cosa succederà a papà. Non lo so. Ma so che cosa devo
fare. Questo si. Papà me lo ha spiegato mille volte."
Hiina sta sorridendo.
"Fratellino... ora è necessario che tu muoia."
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Capitolo 3 *** Cerchio e Triangolo ***
3. Cerchio e Triangolo
Io non posso affrontare la morte. Ho solo diciassette anni.
E la morte è un processo molto doloroso: solo gli adepti che hanno terminato il
loro apprendistato vi si possono sottoporre.
E' necessaria una profonda conoscenza dei limiti del proprio corpo, oltre che
la capacità di contenere la propria mente.
In pratica, attraverso la morte si conosce l'anima.
"Hiina, non scherzare! Sai benissimo che io non posso ancora farlo!"
Mia sorella corre attraverso le sorgenti d'acqua calda, di cui il nostro paese
è costellato.
Corre con una rapidità non umana.
"Hiina! I discepoli non possono morire! E' contro i precetti!"
Mia sorella corre tenendomi sulle spalle come fossi uno zaino. Non sente
nessuna fatica.
E' così veloce che a fatica distinguo ciò che mi sta intorno. Eppure, so
benissimo dov'è diretta.
"Hiina! Dobbiamo andare ad aiutare papà! Dobb..."
Mia sorella non corre più.
Sono arrivato al capolinea.
Ed è la vista del tempio a strozzarmi la gola, tanto da non riuscire più a dire
nulla.
Il tempio di Janshin, sede della nostra chiesa. Il luogo dove, attraverso il
rituale della morte, i neofiti donano il loro corpo e la loro mente al nostro
signore.
Anch'io un giorno sarei dovuto entrare dall'enorme portone, arricchito dai
preziosi bassorilievi dei nostri artigiani.
Anch'io, un giorno, sarei entrato nel cerchio, simbolo dell'infinita
unione tra corpo e mente.
Anch'io, un giorno, avrei tracciato con il mio sangue il triangolo, il
triangolo perfetto. L'anima.
Ma non oggi!
Hiina mi lascia finalmente scendere dalla sua schiena. Non mi ero accorto di
essermi agitato così furiosamente durante la corsa: ha la veste completamente
lacerata, e la schiena coperta di graffi.
"Hidan."
In piedi sulla scalinata, mi guarda con dolcezza e apprensione.
"Nostro padre mi aveva detto cosa fare, se mai il mostro fosse tornato a
minacciarti."
Tornato?
"Allora ero solo una bambina. Non comprendevo appieno ciò che mi diceva.
Ma ero così preoccupato che la sua spiegazione mi fosse entrata in testa, che
mi sforzai di capire. E quando lo feci lui fu radioso. E, per la prima volta,
mi disse che era orgoglioso di me."
"Hiina..."
"Ora ti spiegherò cosa fare, fratellino. Tu devi portare a termine il
rituale. Adesso."
"Ma io non..."
"Zitto! So benissimo che va contro tutti i precetti! Ma questo è il volere
del secondo profeta della chiesa di Janshin!"
L'eco del suo urlo rimbomba contro le pareti dell'immensa sala del tempio. Mi
ha zittito con tutta la sua forza.
Ma ora si inginocchia e mi parla dolcemente, gli occhi sommersi di lacrime di
commozione.
E solo a questo punto me ne accorgo. Sono dentro al cerchio!
"Hidan... ascoltami bene. Non abbiamo molto tempo. Quando comincerò il
rituale, tu dovrai cercare di rimanere cosciente.
Sentirai la tua vita che ti fluisce via dal corpo. Sentirei male, un dolore che
non avrai mai provato prima, e desidererai che tutto finisca presto. Ma non
avere paura, e resta integro. La sola cosa che devi fare, ascoltami bene, la
sola cosa che devi fare è disegnare un triangolo dentro al cerchio. Usa il tuo
sangue per farlo."
"E fallo in fretta, ti prego. Sei pronto?"
E finalmente capisco.
E' così decisa. Non vuole deludere suo padre. E capisco che lo fanno solo per
proteggermi. Non mi farò sopraffare dalla paura, nemmeno io deluderò nostro
padre. Supererò il rituale.
E mentre mi bagno la mano con il sangue che sgorga lentamente dal braccio, con
tutta la forza, la decisione e la fermezza che ho in corpo dò il via libera a
Hiina.
"Si."
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Capitolo 4 *** La mia realtà ***
4. La mia realtà
Di chi è questo sangue? Sento dolore, in tutto il corpo. Dalla
punta dei capelli fino alle unghie dei piedi: solo dolore, dolore
lancinante. Tutto il mio corpo danza all’unisono, ritmicamente,
cercando di combattere la morte.
Di chi è questa voce? E dov’è la mente che la fa
nascere? Vedo tutta la mia vita passarmi veloce davanti agli occhi, e
tutte le risposte alle domande che mi sono posto in questi diciassette
anni di esistenza sono qui.
“Fratellino! Disegna!”
Quella ragazza… so chi è… Sorella?
“Hidan! Riprenditi! Disegna!”
Hiina… mi ha detto cosa devo fare… disegnare… il triangolo.
Apro gli occhi e mi guardo intorno. Sono circondato da uno strano
flusso azzurro, per terra c’è una pozza di sangue. Da
dietro la colorata barriera inconsistente Hiina gride con quanto fiato
ha in gola, le mani giunte a formare un sigillo. Questa marea dal
colore del cielo, che scaturisce da quel cerchio disegnato per
terra… deve fare un frastuono tremendo.
Peccato, io non sento niente.
“Devo… agire…”
Gli ultimi sprazzi di coscienza, non li sprecherò. So cosa devo
fare. Mi chino e comincio a disegnare. Disegno la mia anima.
L’anima. Ora è questa la mia realtà. Mente? Corpo?
Banalità, non esistono più. Ora esistiamo solo io e il
mio dio. Janshin, ti sono grato per l’opportunità che mi
stai donando. Ti donerò tutto me stesso, e farò
ciò che vorrai. Ma ti prego, non allontanarti mai da me.
“…”
“Hidan… svegliati.”
Completamente coperto di ferite, sono tra le braccia di Hiina, ancora
al centro del cerchio rituale. A quanto pare, sono ancora vivo. Anzi,
sono nuovamente vivo. Ma se lo sono significa che…
“Sia ringraziato il nostro signore! Ce l’hai fatta! Hai superato il rituale!”
Mia sorella mi abbraccia con una forza terribile, ma dolce. Ha ragione.
Ce l’ho fatta. E non ci sono precetti che tengano, ora.
Io ce l’ho
fatta.
Sono immortale.
Balzo in piedi con tutta la forza che ho in corpo, incurante delle ferite: che mi importa, ormai?
“Hiina! Dobbiamo andare a salvare papà adesso! Ora quel
mostro non potrà più farmi del male, possiamo
ucciderlo!”
“Ti sbagli.”
Mia sorella si è fatta scura in volto. Anche se ho appena
sconfitto la morte, qualcosa di più atroce e terrificante
può ancora minacciarmi.
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Capitolo 5 *** Preparatevi all'Apocalisse. ***
5. Preparatevi all'Apocalisse
"Sai benissimo di non potere nulla contro di me!"
Con una rapidità sconcertante, il mostro bloccò
l'ennesimo mortale fendente del capovillaggio, e sferrò un
terribile calcio, mordendo l'aria dove, poco prima, vi era uno dei
punti vitali di Higo.
Quest'ultimo sapeva bene della potenza disumana dei colpi di Kakuzu e,
trovatosi senza alternative, cercava, terrorizzato, una disperata via
di fuga.
Conscio di aver già svolto il suo ruolo, ora il coraggioso
capovillaggio, primo dell'esercito delle Calde Primavere, fuggiva in
preda a una fortissima smania di salvezza: tutte le sue membra, dal
cervello alle dita dei piedi, erano impegnate nella ricerca
di un luogo sicuro, o una via di fuga. Così ogni suo pensiero
era rivolto in un'unica direzione: scappare, il più lontano
possibile da quell'abominio.
Ma non la sua anima.
No, la fermezza di spirito che aveva sempre contraddistinto l'invulnerabile Higo delle Calde Primavere sapeva cosa fare.
Radunare i guerrieri, proteggere i civili: la sua priorità doveva essere la salvaguardia del villaggio.
Grazie ad un enorme rinvigorimento fisico e mentale, Higo trovò
finalmente la forza di urlare a squarciagola, pur sentendo la mortale
presenza del mostro alle sue spalle, l'alito caldo sfiorargli il collo,
i denti squarciargli la gola.
"All'armi! All'armi! L'Akatsuki è qui!"
Le grida erano necessarie: non c'era altro modo di avvisare i civili del pericolo imminente.
I guerrieri ninja, al contrario, erano già stati destati: l'arte
telepatica di cui poteva godere il profeta della chiesa di Janshin ha
un raggio d'azione sconfinato.
L'intero villaggio era pronto per questo momento. Tutti, dal comandante
in seconda dell'esercito, l'uomo più fidato del capovillaggio,
al figlioletto della ragazza del forno avevano un ruolo: tutti, nessuno
escluso, era stato addestrato più e più volte. La
catastrofe che era in procinto di arrivare era l'ipotesi più
contemplata della società del villaggio.
Non c'era nessuno che non sapesse che cosa era in grado di fare uno dei
quattro membri della terribile organizzazione Akatsuki. Tutti sapevano
dell'infernale patto che legava uno di questi quattro cavalieri
apocalittici con il loro beneamato profeta. Tutti tranne Hidan.
Il momento era infine giunto: ognuno nel suo cuore sapeva cosa doveva fare.
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Capitolo 6 *** In quegli anni, Akatsuki ***
6. A quel tempo, Akatsuki
Giunti a questo punto, sarà necessario fermare per un po’ i
nostri personaggi: è doveroso, infatti, spiegare al lettore il panorama del
mondo ninja ai tempi del giovane Hidan prima di proseguire nel racconto.
Le vicende che ho narrato, e che narrerò, sono avvenute 10
anni dopo l’attacco del demone Kyuubi alla Foglia, e 3 anni prima dell’elezione
del quinto Hokage, la leggendaria Tsunade. In questi tempi l’organizzazione
Akatsuki non vanta, tra le sue fila, un grande numero di ninja traditori. I
suoi membri attivi sono infatti solo quattro: Kisame Hoshigake della Nebbia,
Orochimaru della Foglia, Sasori delle
Sabbie Rosse, nativo del villaggio della Sabbia e, appunto, Kakuzu della
Cascata. Nell’ombra, altri tre membri tessono le trame, ma non si conoscono i
loro nomi: l’informazione dell’effettiva presenza di altre tre persone, oltre
ai Quattro dell’Apocalisse, è nota solo alle squadre ANBU e ai Kage dei
villaggi principali.
Lo stesso anno dell’attacco di Kakuzu alle Calde Primavere il traditore
Itachi Uchiha, della Foglia, sterminerà il suo clan e si unirà
all’organizzazione. Prima di tale avvenimento, il mostro nero della Cascata era
solito lavorare in coppia con Kisame Hoshigake: insieme i due avevano sconfitto
il quarto Mizukage Yagura, forza portante del demone a tre code.
Questo ci permette di capire come anche a pochi anni dalla
sua fondazione, l’Akatsuki fosse già interessata alla cattura e all’estrazione
dei Bijuu. Dopo essere stati utilizzati sotto forma di mercenari dai vari
villaggi ninja, in particolare Nebbia e Roccia, e dopo l’entrata di Orochimaru
nelle loro fila, cominciò per loro la caccia dei demoni con la coda: quando il
villaggio di Hidan fu attaccato, erano già in possesso dei demoni a cinque e
sette code. Il primo tentativo di estrazione del Bijuu dalla forza portante,
però, non aveva avuto lo stesso successo: sebbene Yagura morì effettivamente
nel processo, il Sanbi riuscì a sottrarsi alla prigionia e fuggì, provocando il
maremoto che sconvolse il villaggio della Nebbia.
Dopo aver parlato di Akatsuki, l’organizzazione criminale
che negli avvenire avrà un peso enorme nei rapporti fra paesi, analizziamo
velocemente la situazione dei cinque villaggi ninja. Era
un periodo di particolare e inusuale pace: la Foglia, sotto la guida del saggio
Terzo Hokage, si era impegnata in attività di promozione dell’alleanza e
commercio con i villaggi della Sabbia e della Roccia, con cui 16 anni prima
aveva combattuto nella Grande Guerra dei Ninja. La politica che regnava era la
moderazione, la tolleranza e lo scambio. Persino il villaggio della Nebbia,
uscito dal regno di terrore buio e tristo del terzo e poi del quarto Mizukage,
e sedata con successo la rivolta dei Kaguya, avviava le trattativa per la
grande alleanza. Soltanto il villaggio della Nuvola, forte dell’elezione del
deciso e guerrafondaio quarto Raikage rimaneva contrario all’unione, ed anzi
aveva quasi sfiorato la guerra con la Foglia a causa del tristemente noto
“incidente Hyuuga”, ma tutto si era risolto nel migliore dei modi.
E ora, terminata questa noiosa, ma dovuta, panoramica su
quanto si stava muovendo a quei tempi, per concludere spenderò qualche parola
circa la posizione geografica e logistica del villaggio delle Calde Primavere,
localizzato nel paese delle Calde Sorgenti, confinante a est con il paese della
Cascata, a ovest con il paese delle Risaie (poi paese del Suono) e a sud con il
vastissimo paese del Fuoco. Durante le grandi guerre ninja il paese delle Calde
Sorgenti si è trovato soltanto una volta coinvolto: durante un episodio di
aperta battaglia tra i ninja della Nuvola, della Roccia e della Foglia.
Inconsapevoli della virtuale immortalità dei guerrieri delle Calde Primavere i
ninja dei potenti villaggi ufficiali si trovarono piegati alle condizioni di un
manipolo di shinobi mediocri, inetti nel ninjutsu e nel genjutsu, temibili solo
nell’uso delle armi, ma imbattibili. In questo frangente, oltretutto, il jonin
Minato Namikaze, detto il Lampo Giallo della Foglia, ingaggiò un incredibile
duello di rapidità con Hiina, la sorella di Hidan, e ne uscì sconfitto, ma con
il sorriso sulle labbra. In ogni caso, la Foglia, la Roccia e la Nuvola furono
costrette ad abbandonare quei luoghi e a trasferire la battaglia altrove.
Questo, in linea di massima è il motivo per cui il villaggio delle Calde
Primavere non fu mai più sfiorato dai conflitti e crebbe in serenità assoluta,
meditando una ribalta, sognando di diventare un villaggio ufficiale.
Ma i sogni di gloria di Higo e gli altri ninja immortali
svanirono nel nulla il giorno dell’attacco…
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Capitolo 7 *** Ognuno al suo posto ***
7. Ognuno al suo posto
Un’enorme nuvola di fumo si alzò da dietro le spalle di
Higo, e un terribile frastuono coprì per un attimo le sue urla d’allarme. Per
un attimo un giovane genin, sceso sull’uscio di casa, scorse la casa del capo
villaggio mentre si riduceva ad un ammasso di macerie, e potè distinguere tra
la polvere una figura vestita di nero con le mani protese verso il cielo.
“Arte del fulmine! Lampo promulgato!”
Piegate al volere del mostro, nuvole nere addensatesi sopra il villaggio
cominciarono ad emettere, minacciose, bagliori accecanti, prima uno alla volta,
piano, poi sempre più di frequente.
In una decina di secondi l’intero villaggio era illuminato a giorno.
- Non importa che mi scorgano… anche se fossi da solo contro mille di loro,
questi inetti non potrebbero mai sfiorarmi...-
La maschera di Kakuzu si increspò in un sorrisetto accennato.
- Illusione delle mille porte, attivazione. -
“Altolà, mostro!”
Forti del piano del capo villaggio e ligi al loro dovere, il drappello di
guardia alla via principale del villaggio si era parata davanti al ninja
nemico, le armi in pugno e pronti alla battaglia.
“Solo cinque di voi? Non crediate di potervi permettere il lusso di non morire!
So esattamente come trattare i ratti di fogna come v-“
Una freccia gli trapassò il petto, da dietro, forandogli la zona del cuore e
andandosi a conficcare per terra, davanti ai piedi delle guardie. Accasciandosi
a terra, il corpo del mostro sparì sciogliendosi come neve al sole, mentre la
testa del ninja con la balestra nascosto sul tetto dietro di lui cadeva sulla
strada di ciottolato, tranciata da un colpo netto.
“Una copia! Maledizione! Due di voi, a soccorrere Tsuuko! Voialtri, con me!”
Con un veloce jutsu di spostamento, due delle guardie si precipitarono a
raccogliere il corpo e la testa del loro compagno, pronti a ricucirlo con il
kit di pronto soccorso. Ma una smorfia di orrore comparve sui loro volti quando si resero conto che la testa del
ninja decapitato era scomparsa. Anche provando a chiamarlo, non rispondeva.
Decidendo di non perdere tempo, i due si ricongiunsero al resto del gruppo.
Una mezza dozzina di scene simili si erano propagate in
tutto il villaggio per circa una trentina di secondi.
Higo, nel frattempo, aveva raggiunto il palazzo d’amministrazione, una enorme
struttura a più piani che, tempo addietro, era stata il castello del signore
feudale, dove i massimi vertici del villaggio avevano già radunato il grosso
dell’esercito: gli arcieri e i balestrieri lungo le mura, i guerrieri nascosti
dietro l’enorme portone.
“Temiamo che l’intero villaggio sia sotto un’illusione, signor capo villaggio!”
azzardò il comandante in seconda dell’esercito.
“Ora concentriamoci solo sul guadagnare tempo e scoprire come fa ad eliminare i
nostri soldati! E’ assurdo che esista qualcuno in grado di rompere la
benedizione di Janshin! Sono decenni che cerchiamo di scoprire in che modo ci
riesce, e usiamo tutto noi stessi per carpire il suo segreto, ora che è costretto
a combattere!”
Questo era, in linea di massima, il piano di Higo. Avendolo già combattuto e
sapendo che era in possesso di un metodo per uccidere i janshinisti, aveva
ordito una trappola: attirare il mostro verso il castello e costringerlo a
battersi contro i suoi guerrieri ninja. Per fare questo, negli anni addietro,
aveva fatto partire un programma di intensificazione dell’allenamento alla
resistenza alle arti magiche e illusorie per la gente delle Calde Primavere,
conscio della totale incapacità del suo popolo nell’utilizzare ninjutsu e
genjutsu. In questo modo intendeva vanificare gli attacchi dalla distanza del
nemico e obbligarlo al corpo a corpo. Anche le ronde e i drappelli di
cinque-sei guerrieri avevano questo scopo, anche se nel dettaglio erano formate
dai ninja più resistenti, che in teoria avrebbero dovuto assorbire e far
consumare chakra al ninja traditore.
Lo scopo primo di questo piano non era ucciderlo, bensì carpire il suo segreto
o, ancora meglio, catturarlo. Higo, una volta scoperto il punto debole della
benedizione di Janshin, sperava di scoprire come arginarlo.
Il ragionamento e l’intuizione di Higo, dopotutto, era
esatto, cosiccome le supposizioni del consiglio d’amministrazione: Kakuzu in
effetti si serviva di un’illusione per uccidere i ninja immortali. L’errore del
capo villaggio, però, stava nella convinzione che fosse la tecnica in sé ad
ucciderli: invece non era fisicamente Kakuzu a compiere l’assassino dei
guerrieri.
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