Momenti

di PaperHero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti credo ***
Capitolo 2: *** Non sei solo ***



Capitolo 1
*** Ti credo ***


Ti credo Stava tremando dal freddo, seduto sulla riva del fiume mentre attendeva l’arrivo di suo figlio Abe e di Jo. Dopo aver finalmente trovato il coraggio e grazie anche a un piccolo aiuto da parte di Abe, aveva rivelato la verità a Jo.
Come aveva previsto, la donna non aveva creduto alla storia che era immortale ed era servita una prova pratica. Abe aveva messo nella sua tazza di the un veleno che provocava una morte immediata e senza far soffrire la persona che l’aveva assunto. Tipico di suo figlio.
Ricordava la faccia preoccupata della detective quando gli aveva spiegato che dentro a quella tazza si trovava del cianuro e le sue urla quando lui cadde tra le sue braccia per poi svanire sotto ai suoi occhi. Ma gli aveva fatto una promessa: sarebbe tornato da lei e cosi era stato.
–Henry- si senti chiamare da una voce familiare che gli fece voltare la testa in quella direzione.
Sorrise vedendo suo figlio e la donna di cui si è innamorato corrergli incontro con una coperta tra le mani. Coperta che gli fu avvolta intorno al suo corpo nudo mentre Jo mormorava un - Ti credo- prima di abbracciarlo.
Henry ricambiò il suo abbraccio, stringendola forte a sé. Finalmente, poteva tornare a vivere.
Abe guardava la scena con un gran sorriso sul volto. Era felice per suo padre. Dopo la morte della madre, l’aveva visto distrutto e ferito come mai prima d’allora. Per anni, non si era avvicinato a una donna per paura di soffrire di nuovo e di ricevere un rifiuto. O peggio ancora: finire in un manicomio perché creduto pazzo ed essere torturato quando le proprie facoltà mentali funzionavano perfettamente.
E adesso poteva finalmente vivere accanto ad una donna che l’accettava per quello che era e che si sarebbe presa cura di lui fino a quando la morte non li avrebbe divisi.

Quando Henry si svegliò, la mattina seguente, si sentiva… felice. Per la prima volta, dopo la morte di Abigail, si sentiva felice. Guardava le cose da un’altra prospettiva e una nuova luce brillava nei suoi occhi. Cosa che non sfuggi ad Abe quando lo vide entrare in cucina e salutarlo con un sorriso sul volto. Un sorriso di pura felicità.
– Buongiorno. Allora, come ti senti?-                                                                                                     
- Insolitamente bene. Avevi ragione. Dovevo fidarmi di lei- ammise Henry, sedendosi al tavolino e prendendo il giornale.
– Bè, io l’ho sempre detto che in queste cose non mi sbaglio- si gongolò Abe, suscitando una risata da parte di Henry.
La sua risata fu interrotta dallo squillare del telefono. Abe andò a rispondere, lasciando al padre la possibilità di finire di bere il suo caffè.
– Henry, è per te. E’ Jo – disse l’uomo, porgendo il telefono all’altro che prese tra le mani la cornetta.
– Sì, Jo? ... Va bene, arrivo subito. A dopo- chiuse la chiamata -C’è stato un omicidio. Il lavoro mi chiama- spiegò ad Abe, mentre si alzava dalla sedia e recuperava la sua sciarpa blu
scuro.                                                                                                                                                                        

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Capitolo 2
*** Non sei solo ***


Non sei solo Ambientata nella puntata numero sei della serie dopo che .Adamo uccide Henry.


Quando aveva ricevuto la chiamata del padre, Abe aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava. Il tono del padre era strano e, quando lo raggiunse sulla riva del fiume, ebbe la conferma che era successo qualcosa di brutto. Suo padre si era avvolto nella coperta pesante che utilizzavano come riserva e sembrava che stesse tremando. E non era per il freddo. Cautamente, Abe si avvicinò all’altro, che teneva la testa china ed era voltato di spalle, e gli posò una mano sulla spalla. Al tocco del figlio, Henry si voltò verso di lui e mormorò un - Abe, sei qui- con tono tremante.
Abe si preoccupò ancora di più quando vide gli occhi spenti e spalancati di Henry. Era chiaramente sotto shock.
 Sì, papà. Andiamo a casa- rispose Abe, circondando le spalle del padre con un braccio mentre si dirigevano verso la macchina, parcheggiata proprio lì di fronte.           

Il viaggio verso casa fu silenzioso e Abe, di tanto in tanto, gettava un’occhiata al padre. Era preoccupato, molto preoccupato. Non lo aveva mai visto in questo stato prima d’allora e dire che era a conoscenza di quasi tutte le sue morti. Erano state tante ma nessuna l’aveva mai ridotto cosi. Con gli occhi spalancati dalla paura e spenti, il corpo che tremava e il dolore che sicuramente provava dentro di sé. Una nuova ferita che si era aperta e che si aggiungeva a quelle provocate dalle morti precedenti.
– Papà, cos’è successo?- chiese Abe, esitante                                                                                                                                               
Quando il padre non rispose, l’uomo capi che non ne voleva parlare e il silenzio ritornò a farsi sovrano. Non voleva forzarlo ad aprirsi: avrebbe fatto più male che altro.          
– Sono stato ucciso, Abe – rispose finalmente Henry, dopo un po’.- Quando sono andato dal Francese, sono stato attaccato dal padre di quello che credevamo essere il colpevole ms ci sbagliavamo. La polizia stava arrivando ed io sono caduto per le scale. Avevo la schiena a pezzi ma non è stato questo a uccidermi- aggiunse, con tono basso e continuando a mantenere lo sguardo fisso a terra.                                                                                    
Abraham trattene il fiato e strinse la presa sul volante. Aveva percepito chiaramente la sofferenza nella voce del padre e il timore di sapere cosa fosse successo lo spaventava. Non osava immaginare cosa stesse provando l’altro.                                                                                              
– Adamo era li. E’ stato lui a uccidermi.- terminò Henry, con voce tremante.                               
Nella sua mente, il ricordo di Adamo che gli tagliava la gola con precisione chirurgica era nitido. Aveva sentito chiaramente il piacere dell’altro nel compiere quel gesto. Rabbrividì pensando a quel momento.                                                                                                              
Dopo quella rivelazione, Abe spalancò gli occhi e si voltò a osservare il padre. Adesso aveva capito tutto.
 - L’ho sentito, Abe. Il piacere e la freddezza che stava provando nel compiere quel gesto. Lui vuole che io diventi come lui. Vuole che io diventi un assassino- sollevò lo sguardo Henry per puntarlo in quello del figlio.                                                                                                          
 I suoi occhi erano lucidi e la sua voce era tremante quando continuò con un – Ho paura, Abe – che stupì l’altro.                                                                 
 Non aveva mai sentito il padre pronunciare quelle parole ma comprendeva benissimo. Chi non avrebbe avuto paura in una situazione del genere?                    
Papà, ne usciremo. Tu sei meglio di lui. Vincerai questa partita- lo rassicurò Abe, con tono determinato – Non sei da solo-  
Le sue patole fecero spuntare un sorriso sulle labra del padre. Abe aveva ragione. Non era da solo.                                                                               
                                                                                                

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