Cerberus

di Dazechrome
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pensi che un cane possa risolvere tutti i nostri problemi? ***
Capitolo 2: *** Dicono che i cani sappiano leggere nel pensiero ***
Capitolo 3: *** E' una questione etica e morale ***



Capitolo 1
*** Pensi che un cane possa risolvere tutti i nostri problemi? ***


“Dobbiamo prendere un cane” aveva dichiarato solennemente Mamma Matsuno quel giorno. Era diventata una prassi: ogni tanto la donna sbucava dal nulla ricordando ai fratelli dei ladri pericolosi in giro e del bisogno di una buona guardia.
-Ma mamma, tutti i ladri che entrano a casa nostra scappano appena vedono più di uno di noi. – aveva risposto Osomatsu ridacchiando per l’ennesima volta. – La nostra miglior guardia è confonderli.
-E poi nessuno saprebbe tenerlo e addestrarlo. – ripeté Choromatsu.
-Potrebbe venire un ladro che sa già che ci sono sei gemelli in casa. – ribatté Mamma Matsuno, preoccupata. Questa era nuova.
-Beh, tanto non avrebbero nulla da rubare. – squittì Todomatsu continuando a chattare sul cellulare, sdraiato a terra. – Al massimo prendono qualcuno in ostaggio, ma io non pagherei mai un ricatto.
-Dovessero prendere anche me sarebbe un favore. – bofonchiò Ichimatsu con un gattino grigio in braccio, seduto vicino alla porta.
Karamatsu entrò vestito col suo set chiodo nero e pantaloni a paillette, togliendosi gli occhiali da sole. – Madre… - esordì con voce soave. – Hai ragione… prenderemo un cane. Ho già pensato a tutto io.
Tutti gli altri fratelli saltarono in aria, Ichimatsu strillò talmente forte da far scappare il gatto.
-Prendiamo un cane? Prendiamo un cane! – esclamò Jyushimatsu, ballando e gesticolando con le braccia a mo’ di tentacolini. – Lo adottiamo dal canile? Ne prendiamo uno di strada? Oppure uno di razza? Magari un bel volpino di pomerania!
Karamatsu gli mise un braccio sulle spalle. – Fratello… i volpini di pomerania non sono cani da guardia.
-Si invece! – saltò l’altro. – So tutto sui volpini di pomerania! Sono il mio spirito guida! Loro sono tra i più stretti discendenti del lupo e abbaiano tantissimo perché derivano da razze di cani da guardia!
-Traditore. – sibilò Ichimatsu schifato col gatto di nuovo in braccio, nel tentativo di calmarlo.
-Nonononon, Jyushimaaatsu. – belò Karamatsu. – Abbiamo bisogno di un cane possente, capace di staccare un braccio a qualcuno, uno bello grosso. Prenderemo un Dobermann.
-Prenderemo? Ehi, io non voglio un cane che possa staccarmi il braccio! – esclamò spaventato Osomatsu, prendendo la distanza.
-E poi i Dobermann richiedono tantissime cure! Perché mai vorresti prenderne uno proprio tu? – continuò Choromatsu. – Hai idea di come addestrare un cane così?
-Sono giorni che studio come addestrare professionalmente un cane… - rispose con voce tenebrosa Karamatsu. – Sono rimasto chiuso in camera per molto tempo, pensando alla proposta di nostra Madre…
-E perché non ci sei rimasto? – ringhiò Ichimatsu, stringendo il gattino. – Noi non prenderemo nessun cane. Né ora né mai!
-Pensi possa mangiarti i gatti? Uhuhuh. – farfugliò malizioso Todomatsu sorridendo.
-Prima dovrebbe mangiare te! – urlò Ichimatsu, strozzando la bestiola.
-Prendiamo un cane di razza! Prendiamo un cane! – esclamò entusiasta Jyushimatsu saltellando per tutta la stanza.
-Mamma, tu che ne pensi? – chiese Choromatsu. – Non vorrai davvero affidargli un compito così importante?
-Beh, non credo sia rimasto chiuso da solo a riflettere per sfizio. – rispose Mamma Matsuno. – E’ deciso. Vi prenderete tutti cura del cane e lo addestrerete alla guardia. Sono sicura che questo vi aiuterà ad essere più responsabili. Sarà una questione di vita o di morte.
Karamatsu sorrise vittorioso, mettendo le mani sulle spalle della donna. - Non vi deluderò, madre.
Jyushimatsu si dimenò a terra come se avesse un attacco epilettico. – Un cane! Prenderemo un cane!
-Dovremo prendercene cura TUTTI? – sobbalzò Osomatsu. – Mamma! Ripensaci! Non puoi fidarti di Karamatsu!
-Io non ho nessuna voglia di occuparmi di un cane. – cinguettò Todomatsu, ancora per gli affari suoi col cellulare.
-Così è deciso. L’udienza è tolta. – dichiarò Mamma Matsu.
-NOI! NON PRENDEREMO NESSUN CANE! – urlò Ichimatsu, facendo saltare in aria tutti. – Se vedrò un cazzo di cane in casa, Fecciamatsu, giuro che lo uccido assieme a te! Fosse l’ultima cosa che faccio!
-Non preoccuparti, non farà del male ai tuoi gatti di strada. Gli basterà scappare. – rispose tranquillo Karamatsu
-Ripensandoci è una buona idea. I gatti mi stanno sul cazzo. – mormorò Todomatsu.
-Fratello, calmati. Sono sicuro che andrete d’accordissimo. Tu ami gli animali. – continuò Karamatsu.
Ichimatsu urlò talmente forte da scuotere la casa, la bava alla bocca dalla rabbia e dalle lacrime.
-Dai… magari non se ne fa niente. – bisbigliò Osomatsu.
-Lo prenderemo oggi. – concluse Karamatsu eternamente sorridente, uscendo. La madre disse un piccolo “oh no” e ritornò in camera dal marito.
-PERCHE’! PERCHE’ DEVI SEMPRE PARLARE AL PLURALE! – urlò Ichimatsu. – FECCIAMATSU! TORNA QUI!
-Karamatsu! Vengo anche io! – esclamò Jyushimatsu, inseguendolo e sbattendo la porta in faccia a Ichimatsu.
-Io non ho una famiglia! Non conosco nessuno di voi! – pianse Ichimatsu uscendo di casa. A nulla valsero i richiami di Osomatsu.
 
Karamatsu rientrò sorridente assieme a Jyushimatsu, un cucciolo di Dobermann in braccio nervoso e tremante; aveva uno strano cappello in testa che gli fasciava perfettamente le orecchie ed era già munito di collare e guinzaglio.
-Lui è Zeus. – presentò Karamatsu. – Per favore, fate piano, deve abituarsi alla nuova casa-
-AHHHHHH ma è un cucciolo! – esordì Todomatsu, saltandogli addosso e cercando di accarezzarlo. – Pensavo ne prendessi uno già addestrato a sbranarci!
-Quindi… se si affeziona a noi, non ci sbranerà, vero? – fremette Osomatsu.
-Zeus? Lo hai chiamato Zeus? Non potevi dargli un nome meno stereotipato?! – sbottò Choromatsu, deluso.
-Zeussino! Zeussino! – ripeté Jyushimatsu felice.
-Fallo girare un po’! – propose Todomatsu. Karamatsu lo lasciò delicatamente a terra, lasciandogli esplorare la stanza.
-Perché non hai preso una femmina? Non sono più mansuete? – chiese Choromatsu.
Karamatsu sbuffò. – Abbiamo bisogno di un cane da guardia, non ricordi? – rispose. – E poi non lascerei mai una femmina tra le vostre mani.
-CHE COSA VAI A PENSARE! – strillò Choromatsu.
-Vedi, Fappymatsu, sai di essere inaffidabile. – ridacchiò Osomatsu.
-Che cosa stai implicando! – continuò Choromatsu, urlando.
Karamatsu ridacchiò osservando compiaciuto il suo bimbo socializzare coi suoi fratelli e esplorare la casa.
Ma sentiva uno strano vuoto dentro.
-Do… dov’è Ichimatsu? 

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Capitolo 2
*** Dicono che i cani sappiano leggere nel pensiero ***


-Ichimatsu? – rispose Todomatsu. – Oh, ha avuto un attacco di rabbia e se n’è uscito, ma tanto ora torna.
-Sarà meglio farlo sbollire un po’, lo sai che tipo è. – disse Osomatsu sorridente, accarezzando Zeus.
Karamatsu rimase in silenzio per un po’, annuendo. Valutò attentamente le sue priorità, guardando il cane e i fratelli che gli stavano addosso.
-Per ora facciamo fare un tour per la casa a Zeus. Non ha ancora visto i nostri genitori. – annunciò con voce potente Karamatsu, tirando leggermente il guinzaglio verso la loro stanza. – Prima di tutto vedrà la nostra camera.
-No, aspetta! – strillò Choromatsu. – Devo… devo mettere in ordine le mie cose!
-Cosa hai lasciato in giro stavolta? – cinguettò Todomatsu. – Quali sono i doujinshi del giorno?
-Non- Non sono doujinshi! – gridò Choromatsu. – E’… è roba che potrebbe ingoiare!
-Ah, la tua roba sporca di bor- Jyushimatsu fu assalito dal fratello che lo immobilizzò di colpo, entrambe le mani alla bocca.
-Calma, Choromatsu. – disse Karamatsu con tono grave. – Dobbiamo anche insegnare al nostro Zeus a non toccare tutto ciò che vede.
-Ma ma ma! Al primo giorno! – urlò Choromatsu. – Non è un po’ troppo presto per-
-Ehi, cosa nascondi? – ridacchiò Osomatsu. – E’ roba interessante?
Choromatsu strinse i pugni, lasciando libero Jyushimatsu. Sorrise malamente. – Avete proprio un’opinione bassa di me! Bene, allora cominciamo ad addestrare il cane. Fategli esplorare pure tutto.
-Attento a ciò che chiedi, Choromatsu. – squittì Todomatsu, aprendo la porta alla loro camera.
Il piccolo dobermann cominciò ad annusare per tutta la stanza, libero dal guinzaglio.
-Come facciamo a fermarlo se tocca qualcosa che non vogliamo che tocchi? – chiese Osomatsu.
-Basterà… fare un rumore improvviso e dire un “no” secco. – rispose Karamatsu con voce bassa. – Like clapping!
-Doloroso! – gemette Osomatsu mentre il fratello batté le mani. Zeus ignorò entrambi, annusandosi attorno e sedendosi vicino a una pila di libri poggiata a terra.
-Oh no. – sussurrò Karamatsu in inglese.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA – urlò eternamente Choromatsu, mettendosi le mani tra i capelli. – STA CAGANDO SUI MIEI DOUJINSHI!!!!!!!!!!!
-Ahah, visto, lo sapevo! – rise gioioso Todomatsu, ballando con Jyushimatsu.
-E adesso? – chiese Osomatsu.
-Non temete, fratelli… ho già preso l’antiodori… - annunciò Karamatsu tremando.
-E chi pulisce? – domandò Jyushimatsu smettendo di ballare. – E come metti l’antiodori su carta?
Karamatsu ghignò amaramente e scappò via chiudendo la porta di scatto. I fratelli rimasti urlarono.
-KARAMATSUUUUUU!!! – gridò Choromatsu con tutte le sue forze.
-Io non la prendo. – disse Todomatsu tranquillo.
-I MIEI DOUJINSHIIIII!!!!! – continuò Choromatsu disperato, cavandosi gli occhi.
-Dai, dai, ha solo sporcato il bordo. – lo rassicurò Osomatsu.
-E ALLORA PULISCI TU!!! – pianse l’altro.
Jyushimatsu mise il guinzaglio a Zeus e lo portò dietro. – Ehi, io lo faccio uscire così pulite in pace, dirò a Karamatsu di portare il resto.
-Allora aspettiamo che arrivino i mezzi e- Todomatsu fu preso per il collo da Choromatsu prima che potesse uscire anche lui. – Pulirai tu, stronzo! – sibilò il verde.
 
-Oh, ma che bellino questo cagnolino! – disse Mamma Matsuno accarezzando la bestiola e riempiendolo di moine assieme al marito. – Quanto si farà grande?
-…è un dobermann, madre. – rispose Karamatsu leggermente imbarazzato. – Crescerà. Molto.
-E questo cappellino in testa? – chiese Papà Matsuno, tentando di toccarlo.
-Quello è per le orecchie, vero? – aggiunse Jyushimatsu.
-Si, non toccatelo. Serve per rizzargliele. – rispose Karamatsu con tono freddo. Sospirò. – Ichimatsu non è ancora tornato?
-No. – rispose Mamma Matsuno. – Non l’abbiamo proprio visto oggi.
Jyushimatsu venne di corsa con una maglietta viola, porgendola al fratello.
-Uh? – mormorò Karamatsu confuso.
-Fagliela annusare, così lo ritroveremo! – disse innocentemente Jyushimatsu.
-E’ un dobermann cucciolo, non un segugio. – rispose con una risatina l’altro.
-Dobbiamo comunque farlo abituare ai nostri odori! – insisté Jyushimatsu, mettendo la maglietta sul muso di Zeus. Il cane odorò e poi distaccò il muso disgustato.
-Ah, si, non era ancora lavata. – mormorò Jyushimatsu. – Andiamo a cercare Ichimatsu? Non torna da un po’!
-Magari sta pianificando di ucciderci… - bofonchiò Karamatsu, vagamente scherzoso. – Aspeeeetta, Jyushimaaatsu. Dobbiamo ancora controllare che abbiano pulito.
 
Ichimatsu si mise all’angolino attorniato dai gatti. Il sole era tramontato da un po’, eppure non aveva alcuna intenzione di tornare a casa. Era solo in quel vicolo con tanti gatti randagi e bisognosi di lui, tutto ciò che sentiva erano le fusa e il loro calore.
Poteva benissimo dormire lì, nel suo piccolo paradiso.
-Siete tutti di strada? Chissà se c’è qualcuno abbandonato… senza famiglia… - sussurrò il ragazzo ai gatti. Cominciò a piangere. – Io non ho nessuno… Un cane! Sono meno importante di un cane! Uno schifoso cane!
Un gatto gli mise una zampina sulla bocca. – Sto delirando. – riprese Ichimatsu singhiozzando. – Chissà se ESP Kitty è in giro… almeno avrei qualcuno con cui parlare… non voglio tornare lì…

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Capitolo 3
*** E' una questione etica e morale ***


-Che schifo che schifo che schifoooooooo!!! – strillò femmineo Todomatsu. – Io quella merda non la tocco!!!
-Abbiamo tutti deciso che pulirai tu! – esclamò Osomatsu prendendolo per le spalle da un lato per impedirgli di scappare, aiutato da Choromatsu.
-Forza, che Zeus mi aspetta sotto con Jyushimatsu. – disse secco Karamatsu, offrendo la paletta e l’antiodori in un sacchetto.
-Come mi lavo le mani poi? C’è l’amuchina?????? – mormorò Todomatsu quasi arrendendosi.
-…è una settimana che usiamo il bagnoschiuma. Lavati con la candeggina. – rispose Karamatsu, sorridendo malamente tentando di incoraggiando
Todomatsu cominciò a tremare visibilmente e a balbettare. Choromatsu lo strinse più forte. – Totty! Devi anche pulire i miei doujinshi!
Todomatsu riprese a strillare femmineo, implacabile. – Allora… io vado a riprendere Ichimatsu. – annunciò Karamatsu, sistemandosi gli occhiali da sole nonostante fosse tarda sera. – Ci pensate voi, eh?
Karamatsu lasciò a terra i mezzi e corse via. – Aspetta! Non ci aiuti? – gridò Osomatsu invano.
Choromatsu mise la mano sul polso di Todomatsu, guidandolo verso la paletta. – Forza, Totty! Prima finiamo meglio è!
-NOOOOOOOOOOOOOOOO – belò il rosa disperato. In quella stanza nessuno poteva sentirlo urlare.
 
Karamatsu prese il guinzaglio e assieme a Jyushimatsu si avviò a passeggiare col piccolo Zeus.
-Dove va di solito il nostro fratellino quando ha le sue crisi? – chiese Karamatsu solenne.
-Ha ha! Lo so! – rispose saltellando Jyushimatsu. – Nei vicoli dove ci sono i gatti!
-…lo sapevo… eheh – disse Karamatsu con tono grave.
Zeus si agitò e iniziò a spingere a destra, trascinando Karamatsu. – Forse ha trovato qualcosa! – esclamò Jyushimatsu.
Due giovani ragazze passarono li vicino. – Ma che carino quel cuccioletto! – commentò la prima. - Perché ha quel cappello?
-Oh, Karamatsu Girls… - sussurrò soavemente il suddetto non appena le sentì, togliendosi gli occhiali da sole e lasciando il guinzaglio a Jyushimatsu. – Vedete, questo è un bellissimo esemplare di Dobermann… una razza possente, usata per la guardia e per la difesa,-
-Niisan! Zeus ha trovato ESP Kitty! – strillò Jyushimatsu, tentando di contenere la belva.
-…usato anche come cane poliziotto, le loro orecchie non nascono naturalmente rizzate ma seguono un processo lungo e tortuoso – continuò Karamatsu, ignorandolo. – Si fa un’operazione per il taglio delle orecchie-
-Lei taglia le orecchie agli animali per puro gusto estetico? – disse la seconda disgustata. – Ma non si vergogna?
-Oh… non sapevo che li tagliassero. Andiamo. – concluse secca l’amica proseguendo oltre.
-A… aspettate… - mormorò Karamatsu, congelato.
-Chissà se ESP Kitty sa dov’è finito – chiese Jyushimatsu col gattino in braccio, passando il guinzaglio al fratello. – Di solito non va molto lontano da casa.
-My… my Karamatsu Girls… - balbettò l’altro ancora paralizzato.
-Karamatsu?
 
-Guarda che ti ustiona la pelle. – ripeté Choromatsu al fratello rosa, le mani inzuppate in una bacinella.
-Non me ne fotte niente! Devo purificarmi le mani!!! – strillò acutissimo Todomatsu. – Le mie povere candide mani che hanno toccato quella merda!!!!!!
-Ehi, guarda che per una volta Choromatsu ha ragione… - mormorò Osomatsu, leggermente preoccupato. - …sai che ti dico? Lasciamolo fare.
-Ma la candeggina… è tossica… - bisbigliò il verde al fratello maggiore.
-E vabbe, significa che è finalmente giunta l’ora di schiattare per il sesto fratello… - ghignò Osomatsu. Todomatsu alzò le mani al cielo solenne:
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA BRUUUUUCIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
 
-Qui non c’è! – esclamò Jyushimatsu osservando ogni vicolo cieco con una torcia e indicandolo a Karamatsu e Zeus. – Qui neanche! E neanche qui! Qui monnezza! Qui c’è il gatto morto dell’altra sera! Qui niente!
Il dobermann puntò di nuovo verso un altro vicolo. – Calma, bellissimo. – disse Karamatsu, seguendolo. – Guarda un po’.
-Lo lasciamo li? – propose Jyushimatsu con ESP Kitty sulle spalle.
Karamatsu passò di nuovo il guinzaglio al fratello. – Lo prendo io in braccio.
Ichimatsu dormiva beato coperto dai gatti randagi, in un gigantesco abbraccio peloso di gruppo. 

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