Polvere di Kind_of_Magic (/viewuser.php?uid=864193)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Di come fu rotta la quarta parete ***
Capitolo 3: *** Del dramma del non dare ascolto ai bambini ***
Capitolo 4: *** Dei Dertower ***
Capitolo 5: *** Di Paolo Giordano ***
Capitolo 6: *** Di occhi verdi ***
Capitolo 7: *** Di fruscii sinistri ignorati ***
Capitolo 8: *** Di addii ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
~~PROLOGO
Mia sorella Giulia è stupida. Voglio dire, è assurdo che a dieci anni abbia ancora paura del buio, della notte, di addormentarsi, di svegliarsi durante la notte, di addormentarsi quando è buio, di alzarsi di notte, di tutto! Continua a dire che c’è un mostro sotto il suo letto e che se si addormenta lui salta fuori e le respira addosso, ma se si sveglia e si alza lui le pizzica le gambe. Eppure sono stata bene attenta a non farle vedere nessuna puntata dell’ultimo telefilm che sto guardando, Supernatural, per paura che potesse impressionarsi. Ma forse me ne ha sentito parlare con un’amica ed è bastato a spaventarla. Da qualche tempo, ogni sera controllo sotto il suo letto e le ripeto che non c’è nulla, solo una quantità incredibile di polvere, che un giorno toglierò. Lei non dorme bene lo stesso, ma sembra essere più tranquilla.
Approfittando della settimana che sta passando dai nonni, insieme a mia madre abbiamo tolto tutta la polvere che c’era sotto quel letto, così non dovrò soffocare ogni sera quando controllo. Chissà, forse era proprio questo che le dava fastidio. Magari frusciava o la sentiva sui piedi quando si alzava. Sì, dev’essere stato quello. Sono proprio contenta di aver risolto questo problema, stava diventando pesante. Finché è estate va ancora bene, ma quando dovremo andare a scuola tutte e due, sarà meglio che dormiamo bene e per tutta la notte, senza mostri di polvere a disturbarci. E poi, mia sorella sarà anche stupida, ma le voglio bene e non mi va che abbia paura.
Finalmente Giulia si è calmata. A quanto pare era proprio la polvere a darle fastidio, perché a parte uno o due incubi non ha più avuto problemi di risvegli notturni o problemi a dormire. Le ho anche spiegato che cos’era successo, così si è tranquillizzata, sapendo che abbiamo buttato via tutto. Non proprio tutto, temo: un po’ di polvere deve essermi finita addosso una di queste notti, probabilmente per via dell’aria dalla finestra aperta, perché mi sono svegliata respirando faticosamente. Ma forse era solo il caldo.
È morto il signor André Leri, del condominio di fronte al nostro, pare che sia soffocato nel sonno, che avesse problemi respiratori. Non aveva neanche quarant’anni, lo conoscevo: era una brava persona, sono veramente dispiaciuta, anche perché non aveva nessuno di intimo, era abbastanza solo: io e Giulia, che comunque non lo conoscevamo molto, eravamo probabilmente le persone che vedeva più spesso. È incredibile quanto poco ci voglia a spezzare una vita. Ma soprattutto è incredibile quanto mia sorella sia rimasta impressionata dalla cosa. Qualcuno –non so chi– le ha raccontato che la casa di André era piena di polvere e lei si è convinta che lui sia morto per lo stesso mostro che tormentava lei. Anche se non fa fatica ad addormentarsi, ha ripreso a svegliarsi di notte, ma stavolta lo fa per controllare che non succeda nulla sotto il suo letto. È diventata una maniaca della pulizia e pulisce sotto il letto almeno due o tre volte ogni settimana, con l’aspirapolvere e lo straccio. Per scrupolo pulisce anche sotto il mio e io la lascio fare, perché la cosa sembra tranquillizzarla: ha paura che il mostro possa attaccare anche me.
È quasi commovente quanto si preoccupa per me adesso: mi dimostra moltissimo affetto, ma si vede proprio che è spaventata per me quanto per se stessa. Un giorno le ho chiesto perché non controllasse anche sotto il letto di mamma e papà, ma lei ha detto, tutta seria, che ha già guardato e da loro di polvere non ce n’è mai, perciò non si preoccupa, mentre da noi ne rimane sempre tantissima e quindi le tocca pulire. Non riesco a spiegarmi questo nuovo atteggiamento. Non so se lo faccia perché non ha mai creduto alla mia spiegazione per la polvere o se stia affrontando la morte di André mescolando la mia e la sua versione per trovare qualcosa che per lei sia credibile. I bambini hanno modi strani di affrontare la morte.
Ma comunque se pulire sotto il letto basta a renderla più tranquilla, che faccia pure, ne sono anche contenta.
N.d.A:
Ciao a tutt*!
Questa è la mia prima fanfic su Supernatural e spero vi piaccia.
Per ora non sono previsti shipping nella storia, ma in futuro la cosa potrebbe cambiare...
Se vi è piaciuta e, soprattutto, se non vi è piaciuta, lasciatemi una recensione e spiegatemi perché: sono abbastanza alle prime rmi e le critiche non possono che aiutarmi a migliorare.
Vi chiedo soltanto di evitare il più possibile gli spoiler nelle recensioni, perché io sono arrivata a vedere le puntate fino a poco dopo il punto in cui è ambientata la fanfic.
Grazie mille della pazienza, alla prossima e che gli dei di tutte le culture che vi vengono in mente vi proteggano!
Kind_of_Magic
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Capitolo 2 *** Di come fu rotta la quarta parete ***
~~CAPITOLO 1 - DI COME FU ROTTA LA QUARTA PARETE
Qualche giorno dopo la morte di Andrè Leri, la vita di Arianna stava riprendendo normalmente con la piccola nota delle nuove manie della sorellina. Un pomeriggio, in cui le due sorelle erano sole in casa, come succedeva spesso d'estate, qualcuno suonò al citofono. «Polizia, agente Ferro e appuntato Paolini. Ci fa salire?»
Arianna era in dubbio. Aveva sentito tante storie di gente travestita da pubblico ufficiale che entrava nelle case altrui, ma d'altra parte non poteva mica rifiutarsi di farli entrare: e se fossero stati davvero poliziotti? Dopo aver preso in considerazione nel giro di un secondo quindicimila diverse possibilità, aprì e avvisò di salire fino al terzo piano.
Raccomandò a Giulia di comportarsi bene, perché c'erano ospiti ed erano dei poliziotti, poi controllò di essere in ordine e aprì la porta, proprio mentre il primo dei due uomini arrivava alla fine dell'ultima rampa di scale. Arianna rimase a bocca aperta dallo sconcerto.
«Ciao» le disse uno dei due, non appena furono entrambi davanti alla porta «Non guardarci così: è vero, non abbiamo l'aria dei poliziotti, ma io sono...»
«Sam» lo interruppe la ragazza «e lei è suo fratello Dean. I Winchester.»
«Non è vero, noi...» cominciò a dire Sam, ma Dean lo zittì e domandò: «E tu come lo sai?» Arianna non rispose, ma scosse la testa incredula e li fece entrare. Offrì ai due uomini una birra, che Sam rifiutò, ma Dean accettò volentieri, e li portò nella propria camera da letto. Costellati entrambi di adesivi e citazioni, due poster troneggiavano sul suo letto: uno di Dean, con sotto la didascalia "Chi guida sceglie la musica" e uno di Sam, accompagnato dalla scritta "Io ho chiuso con la caccia".
«Allora» disse Dean «ci spii?»
«No» rispose Arianna, fece loro segno di sedersi sul letto, mentre lei prese una sedia dalla scrivania e ci si sedette al contrario, guardandoli «Ma vi conosco»
«E come fai?» chiese Sam «Queste foto, queste frasi, i nostri nomi e cognomi, sai tantissime cose di noi. Abiti in una nazione oltre l'oceano, eppure ci conosci e meglio di molti altri. Com'è possibile?»
«Datemi un attimo» disse la ragazza poi urlò: «Giuly! Sono con degli amici, se ci disturbi senza un buon motivo, lo dico alla mamma!». In lontananza, una vocetta gridò che sarebbe stata buona.
«Io sono Arianna Gentile, comunque, possiamo darci del tu?» I fratelli annuirono, e Sam disse: «Ma questo non spiega...»
«Lo so» rispose Arianna «sono una vostra grandissima fan, sapete? Ora ci arrivo: avete mai seguito una serie televisiva?»
«Senti» disse Dean «Ci stai solo facendo perdere tempo. Siamo venuti per un altro motivo e non vedo cosa c'entrino le serie televisive, per cui se potessi...»
«Dean» lo interruppe Sam «Lasciala parlare, voglio capire. Certo, se potessi essere un po' sintetica...»
Arianna annuì: «Ovvio, starete cercando informazioni per qualche caccia. In sintesi: voi siete i protagonisti di una serie televisiva americana. Ci sono undici stagioni, ma io ho visto solo parte della prima e credo che voi proveniate da lì, poi controlleremo in un attimo. Dovete fare attenzione, se volete passare inosservati: la gente vi conosce, anche se magari solo di vista.»
Sam la fissava incredulo, Dean si riscosse più velocemente: «Se quello che dici è vero, vuol dire che ci sono persone che conoscono il nostro futuro. Ma soprattutto che conoscono noi, mentre noi vorremmo non farci notare. Cosa consigli?»
«Ci sono due possibilità: in questa zona non c'è molta gente che vi conosca bene, per quanto ne so io, perciò si potrebbe provare a far finta di nulla e fingere un'incredibile somiglianza con gli attori della serie in caso ci chiedano. Oppure l'esatto opposto.»
Sam la guardò con più attenzione: «Cosa intendi?»
«Intendo che la gente pensa che i protagonisti della serie siano inventati, per cui se diciamo che siete gli attori e state prendendovi una pausa dovremmo destare ancora meno sospetti.»
«Forse, ma potrebbe esserci un altro problema, in questo caso.» disse Dean.
«Sarebbe?»
«Quanto è famosa questa serie?»
«Abbastanza, qui in Italia di meno, ma comunque molto.»
«Tanti fan esaltati?»
Arianna capì dove voleva arrivare Dean: «Sì, troppi. Hai ragione.»
«Somiglianza casuale?» chiese Sam.
«Somiglianza casuale.» confermarono gli altri due in coro.
«Avremo bisogno del tuo aiuto, però» disse Sam «Non conosciamo il posto e non possiamo perdere tempo.»
«D'accordo. Siete dei miei compagni di università?»
«Con i quali tu andrai magari in vacanza per divertirti» aggiunse Dean «L'hai già fatto?»
«Sì, i miei non si preoccuperanno.»
«Perfetto.»
«C'è solo un problema: non so quando vi ho incontrati. Intendo a che punto della storia.»
«Rimediamo subito» disse Sam «Comincia.»
«Vostro padre è sparito» I due annuirono «No, ho paura di dire troppo. Facciamo così: l'ultima caccia?»
«Una settimana fa» rispose Sam «Una maledizione su un terreno: la natura attaccava le persone.»
«Insetti» mormorò Arianna.
«Già.»
«So dove siete. So qualcosa in più, ma non molto. Dovete promettermi di non andare a vedere niente su di voi. Non so in che loop temporale potremmo entrare.»
«Va bene» disse Sam.
«Seriamente, però» la ragazza li guardò entrambi negli occhi.
Dean per una volta aveva uno sguardo serio: «Te lo prometto. Abbiamo già abbastanza casini».
«Allora» disse Arianna «Che cosa vi porta qui?»
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Capitolo 3 *** Del dramma del non dare ascolto ai bambini ***
~~CAPITOLO 2 - DEL DRAMMA DEL NON DARE ASCOLTO AI BAMBINI
«Una serie di morti sospette.» disse Dean.
«Come al solito.» disse Arianna.
«Senti» Dean era leggermente infastidito «Puoi evitare di sottolineare questa cosa ad ogni momento? È irritante.»
«Scusa, continua pure.»
«Morti per soffocamento durante il sonno: sono almeno cinque in questa zona e uno solo di loro aveva problemi respiratori che potrebbero giustificare qualcosa di simile.» Arianna lo fissava con gli occhi spalancati, pieni di terrore.
«Che succede? Arianna?» esclamò Sam, agitato. Lei lo guardò e parve non riconoscerlo, poi gridò: «Giuly!»
La bambina protestò da lontano che non aveva fatto nulla. «Non ti voglio sgridare, vieni un momento qui.» disse ancora la ragazza. Dopo qualche minuto comparve sulla porta una bambina con i capelli scuri raccolti in una coda di cavallo, un'espressione incuriosita in volto e un peluche dei Cuccioli Cerca Amici in mano. «Sì?»
«Questo è Sam e questo è Dean, sono dei miei compagni dell'università. Ragazzi, lei è mia sorella Giulia. Ha dieci anni.»
«Ciao!» disse la bambina sorridendo ai due uomini.
«Ciao, piccola!» le rispose Sam, facendole posto perché si sedesse sul letto. Dean guardava Arianna e sillabò con le labbra: «Perché?». La ragazza trasformò il sorriso forzato con cui aveva accolto la sorella in un'espressione quasi serena e si voltò verso Giulia.
«Giulia, racconta ai ragazzi che cosa è successo al signor Andrè. Sono molto curiosi.» I fratelli la guardarono sbalorditi: «Andrè Leri?» chiese Sam. «Quell'Andrè?» chiese Dean. Arianna annuì, seria, e incitò la sorellina a raccontare.
«Il signor Andrè era un nostro amico, ma ora è morto.» cominciò Giulia, facendosi improvvisamente triste «Un po' di tempo fa, c'era tanta polvere sotto il mio letto e c'era un mostro fatto di polvere che di notte mi saltava addosso e se mi alzavo mi pizzicava le gambe. Allora Arianna e mamma, mentre io non c'ero, hanno tolto tutta la polvere perché avevano paura che il mostro era cattivo e mi faceva male...»
«Che il mostro fosse cattivo e mi facesse male, Giulia.» la corresse Arianna.
«Sì, va bene. Comunque, visto che sotto il mio letto non c'era più la polvere, il mostro se n'è andato dal signor Andrè. Però lui non lo sapeva che quello era un mostro cattivo e quindi non ha tolto la polvere dal letto. Allora il mostro era veramente cattivo e gli ha fatto male al signor Andrè. Poi il mostro ha cercato di tornare da noi, quindi mette la polvere sotto il mio letto e quello di Arianna. Però io non lo volevo che il mostro tornava sotto i nostri letti, perché ho paura che fa del male a me e ad Arianna. Allora ho tolto la polvere e lui non ci poteva venire.» Arianna era stata diverse volte sul punto di correggere dei congiuntivi alla sorellina, ma Dean le aveva fatto segno di aspettare.
«Ascoltami bene» disse Sam, quando Giulia finì di parlare «Devi assolutamente continuare a pulire i letti come stai facendo. Se vuoi Arianna ti darà una mano, ma se noi vuoi puoi fare da sola.» La bambina annuì, tutta presa dalla serietà dell'incarico che le stavano dando. «Se i vostri letti non sono abbastanza puliti, il mostro vi farà del male come al signor Andrè. Se c'è troppa polvere, piuttosto non dovete andare a dormire. D'accordo?» Giulia annuì ancora.
«Sei stata fantastica, Giulia.» aggiunse Dean «Penso che tu abbia salvato più volte te e tua sorella.» La bambina sorrise.
«È tutto?» chiese Arianna. I due fratelli si guardarono e annuirono. «Torna pure a giocare, Giuly.» disse la ragazza. Giulia le sorrise e se ne andò, accarezzando il peluche che aveva in mano.
«Allora è vero.» sospirò Arianna, appena la sorellina fu uscita «Ci ho pensato appena hai parlato di soffocamento. Avete avuto fortuna a chiedere a me.»
«In effetti, eravamo venuti da voi perché ci hanno detto che conoscevate questo Andrè. Volevamo saperne qualcosa in più.» disse Dean.
«Beh, in un certo senso ne avete saputo di più.»
«Forse tu puoi dirci altro.» disse Sam.
«Sono a vostra completa disposizione. Chiedi pure.»
«Da quanto tempo va avanti questa storia?»
«Fammi pensare...» la ragazza tacque per qualche istante «Un mese? No, un po' meno di un mese. Ha cominciato il giorno del suo compleanno, il tre luglio.»
«Curiosa coincidenza, sempre che lo sia.» commentò Dean.
«E quando avete tolto la polvere?» continuò il fratello.
«Due sabati fa, Giulia era dai nonni. Il venti, o qualcosa del genere.» Dean controllò il calendario appeso al muro: «Ventidue.»
«Sì, ecco.»
«E perché avete aspettato tanto?» chiese il maggiore.
Arianna sorrise: «La storia, come l'ha raccontata Giulia, trae un po' in inganno. In realtà, non è andata proprio così: il tre luglio, come vi dicevo, Giulia ha cominciato a non dormire bene, si svegliava di notte, aveva paura di addormentarsi, ma anche di svegliarsi quando era ancora buio. Mi diceva di questo mostro sotto al suo letto, mi svegliava gridando durante il sonno come un'ossessa e diceva che mentre dormiva questo mostro le respirava addosso. Ovviamente io cercavo di convincerla che non c'era nulla, volevo solo che dormisse tranquilla.»
«Nessuno ascolta mai i bambini, eppure sono più sensibili di noi al soprannaturale.» disse Sam.
«E io cosa potevo saperne? Fino a ieri, l'unica cosa soprannaturale della mia vita era l'argomento di una serie TV, che io reputavo assolutamente irrealistica!»
«Potremmo offenderci.» minacciò scherzosamente Dean.
Arianna sorrise.
«Continua pure.» la sollecitò Sam.
«Come dicevo, volevo tranquillizzarla e così ho cominciato a controllare che non ci fosse nulla sotto al suo letto prima che lei andasse a dormire. Non c'erano mostri, le ripetevo, solo tanta polvere. Ne ho parlato con mia madre e abbiamo deciso di dare una ripulita, perché così quando mi toccava guardare non dovevo soffocare per via della polvere. Siccome dopo che avevamo pulito Giulia aveva cominciato a calmarsi, ho pensato che fosse stata la polvere a darle fastidio. Ma non come avreste pensato voi: pensavo che l'avesse sentita frusciare sotto il letto o il vento gliel'avesse portata in faccia e lei si fosse lasciata impressionare. Ma comunque era tornata tranquilla, le ho anche spiegato che cosa era successo con la polvere, in modo che capisse di essersi immaginata tutto. Poi, due giorni fa, è successo quello ad Andrè e qualcuno le ha detto che c'era molta polvere in giro. Ha fatto i suoi conti e ne ha dedotto che non era una coincidenza. Così ha cominciato a pulire sotto i letti.»
«Quindi» riassunse Dean facendo i conti «è rimasto per diciannove giorni da voi senza fare altro che spaventare la bambina, poi è stato cacciato e in appena due giorni ha fatto un'altra vittima. Ora è tornato qui, o almeno lo avrebbe fatto se la bambina non avesse avuto la mania della pulizia.»
«Esatto.» confermò Arianna.
«Ma perché?» si chiese Sam ad alta voce «Non ha senso che ci metta tanto tempo con voi e così poco con lui.»
«Ci penseremo» concluse Dean «Arianna, a noi toccano i nostri soliti accertamenti. Ci sentiamo entro oggi?» La ragazza scrisse il proprio numero di cellulare su un foglietto e glielo porse: «Quando volete. Io, intanto, avverto i miei che andrò via per un po', fatemi avere il nome del vostro albergo, così prendo una camera anch'io.»
«Vuoi proprio andar via?» chiese Sam.
«Pensavi scherzassimo, Sammy?» rispose retoricamente Dean «Va bene, Arianna, grazie per le informazioni e l'aiuto, ci facciamo sentire.» I fratelli e Arianna si strinsero amichevolmente la mano per congedo, poi lei li riaccompagnò alla porta.
Dopo aver chiuso la porta alle proprie spalle, tornò in camera e si buttò sul letto: aveva appena scoperto che non solo due suoi idoli erano reali, ma avevano anche bisogno del suo aiuto! E non poteva dirlo a nessuno: certo che la vita, a volte, era proprio ingiusta!
N.d.A:
Ed eccoci con l'ennesima dimostrazione del fatto che nessuno ascolta mai i bambini! Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, ma che vi sia piaciuto o no vi invito a lasciarmi una recensione per dirmi cosa ve ne è parso e soprattutto per criticare e aiutarmi a migliorare.
Alla prossima e che gli dei vi proteggano!
Kind_of_Magic
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Capitolo 4 *** Dei Dertower ***
~~CAPITOLO 3 - DEI DERTOWER
Appena si furono allontanati di qualche passo dal condominio dove abitava Arianna, Sam chiese al fratello cosa ne pensasse.
«Cosa vuoi che ne pensi?» rispose Dean «Tutto questo mi sembra assurdo e surreale, ma per una volta è utile avere qualcuno che crede ciecamente a quello che gli dici e si fida di te. Pensa solo a quante volte abbiamo dovuto perdere tempo e mettere in pericolo delle persone perché non ci hanno creduto subito.»
«Questo è vero, ma il fatto potrebbe crearci non pochi casini. Ad esempio, se vogliamo davvero far finta di non aver nulla a che fare con noi stessi dovremo presentarci con nomi diversi dai nostri. Penso che se sommassimo le due somiglianze sarebbe un po' troppo.»
«Già. Allora, che nomi proponi?»
«Io potrei mantenere il mio completo e renderlo italiano, cioè Samuele. Tu potresti essere... Dario?»
«Mi piace, ha un bel suono. Di cognome? Qual è il cognome italiano più comune?»
«Poi controlliamo. Subito prima di fare altre ricerche. Torniamo in hotel, che c'è il Wi-Fi?»
«Va bene, così mangiamo anche qualcosa.»
«Dean!»
«Che c'è? È quasi l'una, tu non hai fame?» Sam non rispose, ma sospirò scuotendo la testa con rassegnazione e continuò a camminare.
Arrivati in albergo, cercarono su Internet quale fosse il cognome più diffuso in Italia. «Rossi?» chiese Dean con una smorfia quando lo lesse in cima alla lista dei cento cognomi più diffusi «Non mi piace.»
«Allora facciamo quest'altro, Esposito, che ne dici?» suggerì il fratello.
Il maggiore addentò un biscotto e parlò con la bocca piena: «Così sembriamo spagnoli! Perché non questo, guarda: Sorrentino.»
«Certo, per passare inosservati, Sorrentino è un famoso regista. Ti va bene Ferri?»
«Ok, mi hai convinto. Ora passiamo alle cose serie. Prendo il diario di papà.»
Per qualche minuto scese il silenzio, interrotto solo dal ticchettio dei tasti del computer, dal frusciare delle pagine del diario e dal rumore di Dean che mangiava i biscotti. Sam ruppe il silenzio, seccato: «Su Internet non trovo nulla. Mostri di polvere, mostri sotto al letto, niente! Sembra che davvero nessuno voglia ascoltare gli incubi dei bambini.»
«Aspetta!» gli disse Dean «Forse ho trovato qualcosa. Qui papà parla di un essere che si forma per aggregazione di materia. Potrebbe essere?»
«Direi di sì. Come si chiama?»
«Dertower.»
«E come lo uccidiamo?»
«Al solito: aspettiamo che si manifesti totalmente e poi gli diamo fuoco.»
«Come farà a manifestarsi se la bambina pulisce sotto il letto?»
«Tu vorresti veramente che attaccasse quella bambina? Non ti facevo così cinico, Sammy.»
Il bruno gli lanciò un'occhiata di rimprovero: «Dean, sai cosa penso dei bambini, vanno lasciati fuori da queste storie. È stato sufficiente rovinare le nostre infanzie, non credo ci sia bisogno di rovinare quella di qualcun altro. Giulia rimarrebbe con una paura tremenda di dormire, del buio e di tutto il resto.»
«Ed è giusto che abbia paura! Lo sai che nel buio ci sono tanti pericoli. Tu non hai paura del buio?»
«Certo che ne ho, ma io sono stato addestrato a combattere cosa c'è dentro. E per di più noi lo facciamo per lavoro, mentre è molto improbabile che la bambina incontri anche solo un'altra volta il soprannaturale.»
«Come vuoi. Comunque sei stato tu a dire che doveva manifestarsi a casa di Arianna. Io non avevo la minima intenzione di tirare in mezzo la bambina.»
«E come pensi di fare allora, genio?»
«Semplice. Se quando Arianna ha pulito la polvere è volata nel palazzo di fronte e ha attaccato un'altra persona, basta portarne un po' nella camera dove vogliamo spostare il Dertower e il gioco è fatto! Sicuramente la creatura sarà più comoda lì che in un posto dove la bambina pulisce in continuazione e si sposterà volentieri.»
«D'accordo» si arrese il minore «e dove lo portiamo?»
«Qui, naturalmente, così alla peggio diamo fuoco all'albergo. Lo vedi? Il secchione sei tu, ma sono io che penso sempre a tutto.»
Sam sorrise debolmente al narcisismo del fratello: «Dovremo farci aiutare da Arianna. La chiamo?»
«Sì, fai così. A proposito, tu che ne pensi di lei?»
«Cosa vuoi che ne pensi? È intelligente e si fida di noi e questo, come dicevi, è già molto.»
«Sì, sì» fece Dean annoiato «Non parlo di lavoro, dico come ragazza.»
«Dean, possibile che tu riesca a pensare solo a certe cose?»
«Fratellino, non fraintendere, sai benissimo che al primo posto c'è il lavoro, poi c'è il cibo. Poi... Beh, non si vive solo di biscotti e birra.» Sam scosse la testa.
«Hey!» esclamò Dean «Ti comporti come se fossi un pervertito! Io so che tu hai princìpi morali molto diversi dai miei e li rispetto. Ma questo non vuol dire che debba farli miei e comportarmi come se fossi te. Prima di tutto sarebbe una noia mortale sia per me che per te -perché io lo so che tu senza di me ti annoieresti un sacco e ancora di più se al posto mio ci fossi tu- e poi la gente non distinguerebbe più me da te se non fosse per la tua faccia da bravo bambino!»
«E va bene. Ora, dopo questa predica sul senso della vita secondo Dean Winchester, a me sembra carina.»
«Sì, devo darti ragione. Non è una bellezza travolgente, ma decisamente non è niente male. Un po' precisina, forse, ma anche il carattere non sembra male.»
«E quindi? Ora che abbiamo esternato le nostre opinioni?»
«E quindi nulla! Se capitasse l'occasione per te o per me, si vedrà, altrimenti...»
«Altrimenti tu la farai capitare.» completò il minore.
«Mi conosci troppo bene.» ammiccò il biondo «Mangiamo qualcosa in un ristorante prima di chiamarla, tanto starà pranzando anche lei.»
Uscirono dalla stanza e nessuno dei due notò il leggero fruscio di qualcosa sotto i loro letti quando chiusero la porta.
N.d.A:
Eccoci al capitolo tre! Mi preme specificare che mi sono inventata questi mostri dal nulla e non ne ho mai sentito parlare altrove. Torno a incitarvi a lasciarmi una recensione e vado a scrivere il capitolo successivo.
Alla prossima e che gli dei siano con voi,
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Capitolo 5 *** Di Paolo Giordano ***
~~CAPITOLO
4 -
DI PAOLO GIORDANO
Due
giorni dopo
Dean
uscì
dalla stanza per fare una passeggiata
e Sam trasse un
sospiro di sollievo: finalmente poteva seguire il filo dei propri
pensieri con
tranquillità. Riportò lo sguardo sugli schemi che aveva tracciato di
fronte a
sé. C’erano otto vittime in totale,
eliminando la donna che aveva problemi respiratori e
poteva veramente essere soffocata nel sonno.
Dalle
domande che avevano fatto, avevano potuto accertare
che il Dertower ci aveva messo circa cinque giorni ad attaccare la
terza
vittima, una ragazza di ventisei anni di nome Anna. Era una maniaca
della
pulizia e non avrebbe lasciato passare una settimana senza togliere la
polvere
da sotto il letto. Cosa che invece avevano permesso i genitori della
sesta
vittima, un bimbo di cinque anni, che avevano lasciato passare ben
tredici
giorni senza pulire. Non sapevano molto degli altri, eccettuato il
fatto che
dopo Leri sembravano non esserci state altre vittime. Probabilmente
questo era
dovuto anche e soprattutto alla solerzia della sorellina di Arianna,
che
-sperava Sam- continuava a togliere la polvere da sotto i loro letti
anche se
Arianna era via. Si distrasse un attimo, ricordando con nostalgia
l'infanzia,
quando ancora non sapeva che i mostri erano reali, poi tornò alla
realtà. Lo
schema non aveva senso: diciannove giorni per attaccare Giulia e due
per Andrè?
Perché mai diciannove e due? Anche a voler trovare un nesso, non
avevano nulla
in comune! Eccetto... Eccetto il fatto che erano entrambi primi. Come
anche
cinque e tredici, ora che ci pensava. Contò i giorni trascorsi tra la
morte
della terza vittima e l'arrivo della creatura in casa della sesta
vittima: se
il Dertower si fosse spostato immediatamente dopo le morti, sarebbero
passati
diciotto giorni esatti. Sette più undici, altri due numeri primi. Sam
era
colpito dalla regolarità matematica degli attacchi e soddisfatto di
averla
scoperta. Prese il cellulare.
«Odio
la matematica» sbuffò Arianna una volta che Sam le
ebbe spiegato tutto.
«Non
dirlo a me» replicò Dean, che, sdraiato sul letto,
contemplava lo schema tracciato dal fratello cercando di capirci
qualcosa.
«I
numeri primi, poi, non li sopporto proprio, colpa di
Paolo Giordano»
«Chi?»
chiesero in coro i Winchester.
«Uno
scrittore. Ha scritto un libro che si chiama
"La solitudine dei numeri primi". È molto famoso, ma sinceramente a
me non è piaciuto. I miei coetanei l'hanno adorato e mi hanno ripetuto
un
centinaio di volte perché è così bello. A me non piace, non posso farci
nulla e
questa ostinazione mi ha fatto nascere una specie di ribrezzo verso i
numeri
primi» senza vedersi, i due fratelli sorrisero nello stesso momento.
«Numeri
primi con problemi a relazionarsi a parte» disse
Dean «Hai mica capito perché quei due giorni per l'ultima vittima che
non
c'entrano nulla?»
Sam
si strinse nelle spalle: «Mah, suppongo che la
pulizia fatta da Arianna lo abbia costretto a ricominciare da capo...
Tra
l'altro» si rivolse alla ragazza «sembra che abbiate fatto appena in
tempo: se
ho ragione, avrebbe dovuto attaccare quella notte stessa»
«Il
tempismo è il mio forte» sorrise Arianna, mentre
sentiva una certa preoccupazione crescere dentro di lei: c'era mancato
poco,
sua sorella era stata in pericolo di morte e lei l'aveva salvata per
pura
fortuna. E per fortuna i Winchester esistevano davvero, altrimenti
nessuno le
avrebbe salvate da quella creatura soffocatrice. Un pensiero la colpì:
«Ma
perché ora si è fermato?»
«Credo
che tua sorella gli stia mettendo i bastoni tra le
ruote» rispose Sam.
«Oppure
non è passato il numero giusto di giorni»
ipotizzò Dean.
«Vediamo...
Quando sarebbe il numero giusto? Dunque...
Oggi!» il panico s'impadronì della giovane «Dobbiamo avvertire Giuly!»
«Accidenti,
hai ragione! Dean?»
Il
fratello rispose con un mugugno difficilmente
comprensibile.
«Che
si fa?»
«Tu
vai dalla piccola, noi restiamo qui, da solo farai
meno chiasso»
«Se
tu pensi che io me ne starò qui ad aspettare...»
cominciò Arianna.
«Sì,
è esattamente ciò che penso. Dici che ti fidi di
noi, beh, fidati» Dean non aveva molta voglia di discutere. Arianna
strinse le
labbra e tacque.
«Bene»
concluse Sam prendendo la giacca e la sacca con le
armi «Ci aggiorniamo» salutò con un cenno Dean e si avvicinò ad
Arianna: «Non
preoccuparti, avrò cura di lei»
Non lo avrebbe mai ammesso, ma
la giovane aveva gli occhi
lucidi: «Mi raccomando» Sam le mise una mano sulla spalla, non trovando
altro
da dire, e la salutò di nuovo, poi uscì chiudendosi la porta alle
spalle.
N.d.A:
Lo
so, lo so… Sono stata assente per un sacco di tempo. O
meglio, ho scritto e pubblicato, ma altre cose. E nel frattempo ho
anche imparato a formattare decentemente il testo. Mi copro il capo di
cenere e
faccio una serie infinita di scuse. Ma ora, ecco la buona notizia,
–rullo di
tamburi– sono di nuovo qui! E sono più determinata che mai a finire
questa
benedetta fic. È passato tanto tempo che ormai io sono a metà della
quarta
stagione…
Visto
che ormai ci avviciniamo alla conclusione, mi
piacerebbe sapere se questi OC vi piacciono, perché avevo una mezza
idea di
farli tornare in altre fic e farne una serie, ma non sono sicura al
cento
percento. Quindi, fatemi sapere!
Mi
preme ringraziare (perché ho trascurato di farlo
prima) aryanna_
freak per aver messo (a suo tempo) la storia tra le
preferite, Vera_Davvero
per averla recensita ben due volte e averla messa tra le ricordate, i love dean
e vali_ per
averla messa tra le seguite (sempre qualche era geologica fa) e
GreekComedy per averla
recensita e messa tra le seguite e per ventordicimila
altri motivi.
Detto
ciò, vi saluto,
Che
gli dèi siano con voi!
-Magic
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Capitolo 6 *** Di occhi verdi ***
~~CAPITOLO
5 - DI OCCHI
VERDI
Sam si introdusse
silenziosamente nella casa. Tutto era buio e silenzioso, dalla camera
di Giulia
non proveniva neppure un fruscio. Aprì lentamente la porta ed entrò:
non c'era
nessuna creatura di polvere. Si concesse un piccolo sospiro di sollievo
e si
preparò alla veglia notturna che lo aspettava, in piedi accanto alla
porta.
Qualche chilometro più
in là, Arianna e Dean
erano seduti a un tavolo e bevevano da due bottiglie di birra.
«Una volta risolto il
problema di stanotte» disse
Dean «attireremo il Dertower qui e ce ne libereremo» Arianna disse a
mezza voce
un "Va bene" dettato solo dalla buona educazione e nella stanza scese
il silenzio teso di quando non si vuole dire ciò che si pensa. La
ragazza era
per metà nera di rabbia verso Dean, per metà preoccupata come non mai
per sua
sorella.
«Se hai qualcosa da
dire, è meglio che tu lo
dica» disse Dean.
Arianna parve colta di
sorpresa dalle due parole:
«E cosa vuoi che dica?»
«Non lo so, qualcosa
tipo "Non mi aspettavo
che fossi così" oppure "Dovresti preoccuparti anche tu per Sam"
o che so io»
«Quand'è così, meglio
non dire nulla»
«Che vuoi dire?»
«Numero uno, "Non mi
aspettavo che fossi
così"» lo scimmiottò Arianna «presuppone che io mi aspettassi qualcosa
da
te. Ma, ehi, quando vi ho visti alla mia porta ho pensato a uno scherzo
o che
non so perché ci fossero Jared e Jensen, gli attori. E invece eravate
voi, in
carne e ossa. Come avrei potuto aspettarmi qualcosa da voi? Mi avete
aiutata in
un momento in cui rischiavo di fare la cosa sbagliata e ora Sam è là a
vegliare
sul sonno di mia sorella»
Dean esaminò la sintesi
degli ultimi eventi fatta
dal punto di vista di Arianna. Certo, per lui era stato decisamente
meno
sconvolgente e non aveva considerato quali fossero stati i pensieri di
lei.
«Poi, "Dovresti
preoccuparti anche tu per
Sam"» continuò a imitare il tono di voce di Dean «come se non sapessi
che
ti preoccupi tantissimo per lui. Non fare quella faccia, è così e lo
sappiamo
entrambi. Sono anch'io una sorella maggiore, so cosa vuol dire badare
al più
piccolo. Ma non dovresti preoccuparti tanto: voglio dire, Sam è un uomo
di due
metri addestrato da vostro padre. Ho visto cosa sa fare: dopo anni
senza
allenamento perché andava all'università è ancora capace di metterti al
tappeto»
«Non stavo facendo sul
serio, non volevo fargli
male!» rispose piccato Dean. Quella ragazza sapeva un po' troppe cose.
«Lo so, lo so» rise
Arianna «Ma devi ammettere
che non è proprio ingenuo e indifeso»
Ci fu una pausa nella
conversazione perché
entrambi stavano bevendo.
«Cosa studi
all'università, Arianna?» chiese poi
Dean.
«Psicologia, perché?»
rispose la ragazza.
«Così, per curiosità»
Cadde di nuovo il
silenzio, ma la tensione era
sparita. Dean prese una mano di Arianna e lei si voltò a guardarlo.
Aprì la
bocca e prese fiato per dire qualcosa, ma poi la richiuse, perché non
sapeva
cosa dire. Dean le sorrise. Accidenti,
che bel sorriso. Lo rende ancora più attraente, in caso non lo fosse
abbastanza. Quei cavolo di occhi verdi fanno tutto ciò di cui c’è
bisogno.
Ecco, adesso lo stai fissando negli occhi. Sei ridicola, neanche le
Mary Sue
dei peggiori film sui vampiri si comportano così. Sì, però.
Dean avvicinò il viso
al suo. Eh, sì, e poi? E poi la
baciò. Cazzo. Non poteva crederci.
Quindi
lasciò stare la razionalità e il crederci o no e si lasciò andare. Era
tutto
così fantastico. Sospirò, felice, e sentì Dean sorridere sulla sua
bocca, poi
senza preavviso le morse piano il labbro inferiore. Non le fece male,
era
soltanto un po’ inaspettato. Lo baciò di nuovo. Si guardarono negli
occhi e
Dean le spostò una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
All’improvviso Arianna si sentì
afferrare alla
gola.
N.d.A:
Eeeeccomi
qua in tutta la mia potenza! Giuro, giuro, giuro,
che il prossimo
capitolo è già stato scritto, è lì che vi aspetta scodinzolando. Dovrei
riuscire a pubblicarlo entro la settimana (ma andare al cinema per
vedere Civil
War potrebbe distogliermi da ciò…) e saziare la vostra irrefrenabile
(io
continuo a sperarci) curiosità!
Ho
già
in progetto una one-shot come seguito della fic e per lo meno quella
non dovrò
aggiornarla :D
Dovrei
aver finito le cose da dire, perciò non mi resta altro da fare che
salutarvi.
Che
gli
dèi siano con voi!
-Magic
|
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Capitolo 7 *** Di fruscii sinistri ignorati ***
~~CAPITOLO
6 - DI FRUSCII SINISTRI IGNORATI
A
Dean ci volle un attimo
per capire perché Arianna si fosse irrigidita all'improvviso: realizzò
l'accaduto non appena la sentì tossire, cercando di prendere aria. La
ragazza
cominciò a dimenarsi, cercando di sfuggire alla presa della creatura
dietro di
lei e rovesciò la sedia accanto alla propria. Dean balzò in piedi e
corse a
cercare nei loro borsoni quello che occorreva. Ma che diavolo ci faceva
il
Dertower lì? Si sarebbe aspettato molte cose, ma non che li seguisse
fino all'albergo.
E poi, come poteva esserci arrivata? Era evidente che affinché la
creatura
cambiasse tana bisognava spostare la polvere. Si bloccò per un attimo:
spostare
la polvere. Sicuramente un po' ne era rimasta sui loro vestiti e il
Dertower
aveva senz'altro trovato meno confusione in albergo, senza bambine che
pulissero ogni due giorni.
«Dean!»
riuscì a chiamarlo
Arianna, con voce strozzata. Dean si voltò verso di lei, con in mano
l'accendino e la benzina. Non poteva fare nulla finché quella cosa le
restava avvinghiata
addosso: il rischio di provocarle chissà quante ustioni era fin troppo
alto.
Perciò urlò ad Arianna di tenere il Dertower fermo e gli si gettò
contro. Gli
sforzi uniti dei due riuscirono a staccarlo dalla ragazza, che cominciò
a
tossire e a riprendere fiato, ma la creatura si gettò subito su di lui.
Lottando strenuamente, Dean riusciva a tenerla distante dalla propria
gola, ma
non sapeva per quanto avrebbe resistito.
«Fallo
ora!» urlò ad
Arianna «Dagli fuoco!»
Arianna
afferrò ciò che
Dean aveva lasciato cadere nella concitazione della lotta, ma poi
esitò: «Ma...
E tu?»
«Io
me la posso cavare, ma
devi ammazzarlo o non ce la farò ancora per molto. Adesso!» con un
ultimo
sforzo, Dean mantenne fermo il più possibile il Dertower, mentre la
ragazza lo cospargeva
di benzina. Infine Arianna prese l'accendino e dopo qualche tentativo
lo fece
scattare.
«Conto
fino a tre» disse
Dean, ansimando «Poi tu gli dai fuoco e tutti e due corriamo via» la
ragazza
annuì e seguì le sue istruzioni. Il fuoco divampò alto, ma si esaurì
così in
fretta che non fece neppure scattare il rilevatore di fumo.
Dopo
che ogni traccia di
ciò che era avvenuto fu sparita, Arianna rimase immobile a fissare il
vuoto,
quasi non potesse credere che fosse tutto successo davvero. Passato
qualche
minuto, spostò lo sguardo su Dean, che, dopo averla rimessa a posto, si
era
riseduto sulla propria sedia e aveva ripreso fiato. L'uomo ricambiò lo
sguardo,
fissandola con i suoi occhi verdi. Non era il tipo da restare zitto per
molto
tempo, ma stava evidentemente aspettando che Arianna dicesse qualcosa:
nel suo
sguardo c'era una nota di attesa. Lei raccolse a propria volta la sedia
da
terra e si accomodò di fronte a lui come aveva fatto non molto tempo
prima, anche
se con altro atteggiamento. Sentiva le mani che le tremavano
leggermente.
«Io,
beh...» cercò di dire,
ma le parole continuavano a sfuggirle dalla mente «Grazie»
«Figurati»
Dean manteneva
il proprio tono noncurante, ma ad Arianna sembrava che ci fosse altro
«È quello
che facciamo noi, dopotutto»
«Saving people, hunting
things» recitò Arianna.
«The
family business»
completò Dean, con un mezzo sorriso «Ma tu come...? Ah, già»
«Io
so molte cose» rise lei
«Ma c'è una cosa che non so»
«Perché
no?»
«Non
c'è in nessuna
puntata»
«E
sarebbe?»
«Sarebbe
cosa succede
adesso» bisbigliò Arianna. Ma sentiti, sei ridicola. Già,
però non c'era
altro da dire.
Dean
rise, come se avesse
sentito anche i suoi pensieri, e lei pensò che quello che aveva appena
detto
fosse ridicolo. Ma in fondo non era quel tipo di risata: non sembrava
si stesse
divertendo alle sue spalle.
«Spoiler»
disse, ancora con
il sorriso sulle labbra, avvicinando il proprio viso al suo.
Arianna
quasi non credeva
alle proprie orecchie.
La
lunghissima veglia
notturna lo aveva distrutto, tanto più che non si erano viste creature
di alcun
genere e quindi non si era neanche attivata un po' di adrenalina a
tenerlo
sveglio. In fondo, meglio così: la bambina non avrebbe dormito per
mesi,
probabilmente, se l'avesse visto lottare e dare fuoco al Dertower nella
propria
cameretta.
Dopo aver cercato per tre
volte di entrare in camera e aver constatato che la porta era chiusa
dall'interno, Sam decise di andare a dormire in camera di Arianna: la
ragazza
gli aveva lasciato la chiave in caso di necessità. L'unica cosa che gli
interessasse in quel momento era dormire, non era importante che la
camera non
fosse la sua. Oltretutto, aveva qualche idea su cosa stesse succedendo
nella
stanza sua e di suo fratello e gli era già capitato troppe volte di
entrare nel
momento sbagliato e creare non poco imbarazzo. Sì, si disse, la camera
di
Arianna andava benissimo. Si addormentò quasi prima di essersi
sdraiato. Fu una
fortuna che il Dertower fosse già stato sconfitto: Sam non avrebbe
sicuramente
avuto la forza di opporglisi, in quelle condizioni.
N.d.A:
E sono
riuscita a pubblicare quasi in
tempi
decenti! Voglio almeno un applauso… avrei dovuto pubblicarlo la
settimana
scorsa, ma ho partecipato a un evento di scrittura di drabble e non ce
l’ho
fatta. Poi ho aggiornato un’altra fic, insomma… Tutte scuse come al
solito, lo
so, ma è maggio anche per me, gente!
Manca un
solo capitolo alla fine e poi concluderò finalmente questa long
infinita (nonostante
abbia solo otto capitoli totali) :)
Che gli
dèi siano con voi!
-Magic
|
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Capitolo 8 *** Di addii ***
~~CAPITOLO
7 – DI ADDII
«Bene» disse
Arianna, posando la tazzina di caffè sul tavolo del bar
«Quindi è finita?»
«Speriamo»
rispose Sam,
bevendo un sorso da quella minuscola tazza e strabuzzando gli occhi «Ma
è
fortissimo!»
«È
caffè e non quella
robaccia che bevete voi in America» rise Arianna «Ma ne ho bevuti di
più forti»
«Comunque
se ci dovessero
di nuovo essere problemi» aggiunse Dean, pensando ancora alla domanda
di
Arianna «Puoi chiamarci»
La
ragazza prese il numero
di cellulare scritto su un foglietto che Dean le porgeva e fece per
metterlo in
tasca, ma Sam le prese il polso per fermarla. Lei lo guardò stupita.
«Scusami»
disse il bruno
«Ma noi non siamo parte del tuo mondo. Voglio dire, in questo universo
noi
siamo personaggi fittizi, giusto?»
«Sì,
ve l'ho detto»
«E
allora questo non sarà
il numero di cellulare di Dean, credo, ma quello di un qualunque
americano»
Arianna
non rispose, ma gli
rivolse un sorriso sornione e davanti ai loro occhi chiamò il numero
che le
avevano appena dato. Dopo qualche secondo, nel bar si diffuse la voce
di Robert
Plant che cantava a squarciagola Immigrant Song. Dean mostrò lo schermo
del
cellulare ad Arianna, che gli confermò che si trattava proprio del suo
numero.
«Così
alla fine il dottore
sapeva davvero di cosa stava parlando» considerò la ragazza a mezza
voce li
rimettendo in tasca il cellulare insieme al foglietto con il numero di
Dean.
«Il
Dottore Chi?» chiese
Dean.
Arianna
rise: «Esatto!»
I
due fratelli la
guardarono come se fosse stata pazza. Per tutta risposta, lei scosse la
testa,
continuando a ridere.
«Un
amico» spiegò infine «Ma...
Beh, è una lunga storia. Forse un giorno ve la racconterò» ci fu una
pausa in
cui ciascuno di loro sembrò ponderare attentamente quell'affermazione,
poi
Arianna si riscosse «Beh, comunque ora anche voi avete il mio numero,
in caso
ci servisse»
Sam
annuì, poi tutti
insieme si alzarono per andar via. Arianna insistette invano per pagare
e Dean lasciò
i soldi sul tavolo, poi tornarono alla Impala. La donna provava quasi
un timore
reverenziale nei confronti di quell'automobile, quindi si avvicinò con
molta
cautela. Lei e Sam si strinsero la mano e si dissero arrivederci, poi
il
giovane si allontanò con discrezione.
«Arianna,
io» cercò di
cominciare Dean, senza sapere bene cosa dire.
«Ok,
questa non sarà una di
quelle scene in cui la donna sta a guardare mentre l’uomo le fa qualche
discorso appassionato in cui le dice che non la dimenticherà mai e le
sarà
sempre fedele e lei ci crede come una scema, per poi scoprire vent’anni
dopo
che non è andata proprio così»
«Che
vuoi dire?» Dean
sembrava interdetto e confuso dall'interruzione.
«Che
se anche era quello
che volevi dirmi, e non credo lo fosse, né io né tu lo pensiamo. Quindi
evitami
questa parte di suspense. Quello che è successo ieri sera rimane a ieri
sera.
Ci avete salvato la vita, mi hai salvato
la vita: questo è quello che conta. Detto ciò, divertiti, sei giovane e
affascinante, non sarò io a impedirti di andare con chi vorrai. Chissà,
magari
un giorno ci rivedremo, magari no. Se dovesse capitare, potrebbe essere
tutto
cambiato per me, per te o per entrambi. Lasciamoci così, ti va? Niente
pretese,
niente promesse. E lasciamo fare al caso, che ogni tanto qualcosa di
buono lo
tira fuori»
Dean
rise e Arianna si unì
a lui.
«D’accordo,
mi sembra una
buona idea» disse il biondo «Però almeno un saluto…»
«Chi
sono io per dirti di
no?» rispose Arianna con un sorriso che aveva qualcosa di malizioso. Si
baciarono un’ultima volta, senza pensare al futuro, senza chiedersi se
si
sarebbero mai rivisti. Stavano bene in quel momento e tanto bastava.
Infine
si separarono e Dean
salì in macchina, raggiunto poco dopo dal fratello.
«Fate
buon viaggio» li
salutò Arianna.
«E
tu sta’ attenta!» le
rispose Dean, lei annuì ridendo.
«Saluta
Giulia» disse Sam
«Sarà
fatto!»
La donna continuò ad
agitare la mano finché la macchina non raggiunse l’angolo, poi si avviò
verso
casa a passi lenti. Cosa aveva quel posto di speciale? Era un crocevia
degli
universi o cosa?
N.d.A:
Ho
finito, ho finito, ho finito! Non ci posso davvero credere… È la prima
long che
finisco, dopo appena centomila anni di lavoro (no, dai, neanche uno)
per solo
otto capitoli :D
Mi
sento
come se mi fossi liberata di un grande peso e allo stesso tempo non
vedo l'ora
di scrivere il seguito di questa storia, anche perché ho lasciato
aperta questa strada per il cross-over SuperWho e non so se scriverla o
lasciarla lì ad aspettarmi. Ma più che altro vorrei sapere se ci
sarebbe
qualcuno disposto a leggere il cross-over o il seguito, voi lo sareste?
Let me know!
Che
gli
dèi siano con voi!
-Magic
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