Another Hogwarts.

di Mia addams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hogwarts, cara vecchia Hogwarts. ***
Capitolo 2: *** Inizia un caotico anno scolastico. ***
Capitolo 3: *** Un colpo per Alecto. ***
Capitolo 4: *** La spada di Godric Grifondoro. ***
Capitolo 5: *** Punizione nella Foresta Proibita. ***
Capitolo 6: *** Esercito di Silente: ricominciamo! ***
Capitolo 7: *** Stralci di Sale Comuni. ***
Capitolo 8: *** Che la rivoluzione abbia inizio. ***
Capitolo 9: *** Pettegolezzi. ***
Capitolo 10: *** Quidditch e fuochi d'artificio. ***
Capitolo 11: *** Il rapimento di Natale. ***
Capitolo 12: *** Dopo il rapimento. ***
Capitolo 13: *** Tempo di Natale. ***
Capitolo 14: *** La resistenza continua. ***
Capitolo 15: *** Radio Potter e interessanti conversazioni. ***
Capitolo 16: *** San Valentino di sangue. ***
Capitolo 17: *** Carrow e guai... non mancano mai. ***
Capitolo 18: *** I veri eroi non si arrendono mai. ***
Capitolo 19: *** Love is our resistance. ***
Capitolo 20: *** Faccende amorose e faccende pericolose. ***
Capitolo 21: *** La ribellione di Hannah e Seamus. ***



Capitolo 1
*** Hogwarts, cara vecchia Hogwarts. ***


Another Hogwarts.

Hogwarts, cara vecchia Hogwarts.



1° Settembre.
La Tana non appariva più affollata e caotica come i vecchi tempi. Tutto sapeva di solitudine e di abbandono da quando Harry, Ron ed Hermione erano partiti per la loro missione. Nessuno sapeva cosa avrebbero affrontato, nessuno sapeva se ne sarebbero usciti vivi. Ma Ginny credeva in loro, in tutti e tre. Credeva in lui da sempre, la loro separazione l'aveva resa più guerriera che mai e avrebbe fatto di tutto per portare la sua amata vecchia Hogwarts alla rivoluzione e per dimostrare al suo amato assoluta fedeltà. Oramai, non era più la ragazzina di una volta. Era una donna. Una donna forte.


HARRY POTTER
RICERCATO COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI
RELATIVI ALLA MORTE DI ALBUS SILENTE.


La situazione nel paese andava a deteriorarsi sempre più. Voldemort si era impadronito dei giornali, del Ministero della Magia e aveva l'intera popolazione magica al suo servizio. Era un pretesto così sciocco per dare la caccia al ragazzo...
Materializzata sul binario nove e tre quarti, Ginny rimase incantata a guardare l'Espresso per Hogwarts scarlatto che si trovava di fronte a lei mentre la calca studentesca la superava di corsa, salendo a bordo. La ragazza si mosse piano verso la locomotiva, con aria quasi assente, mentre molti ragazzi la salutavano o facevano cenni con le mani nella sua direzione per attirare l'attenzione. Tra questi scorse Neville Paciock e Luna Lovegood, che le corsero incontro con un grosso sorriso stampato in faccia.
« Ginny! » fu il saluto entusiasta di Neville, il viso paffuto molto rosso e i capelli in ciuffetti svolazzanti.
« Neville, Luna! Come state? » ricambiò Ginny calorosa, balzando sul treno e chiudendosi la portiera alle spalle.
« Oh, io bene. Voi due, piuttosto, avete una mandria di Gorgosprizzi impazziti che vi ronzano per la testa. » rispose Luna senza preamboli, suscitando le risatine dei due amici. I soliti strambi spettrocoli erano in bilico sul naso e la sua collana fatta di tappi di burrobirra risaltava tra i lunghi capelli biondi. « Mi dispiace per quello che è successo al matrimonio di tuo fratello. Come ti senti? »
Ginny si guardò velocemente intorno, sotto lo sguardo perplesso di Neville. « Troviamo uno scompartimento. »
I tre si incamminarono e sorpassarono vari scomparti; quasi tutti gli studenti schiacciarono il naso nei vetri per guardarli meglio, voltandosi poi verso i loro compagni per sussurrare qualcosa nelle loro orecchie. Alcuni li indicarono, altri si affacciarono nei corridoi ma nessuno dei protagonisti diede loro corda. Quando il treno si mosse, i tre ragazzi stavano issando i loro bauli sulla rastrelliera di uno scompartimento tutto loro. Neville depose la sua Mimbulus Mimbletonia sul sediolino vuoto accanto al suo e Luna, seduta accanto all'amica, prese dalla sua borsetta rosa a perline il Cavillo, ribaltandolo con decisione per immergersi nella lettura.


"Era certo che Ginny, Neville e Luna erano seduti nello stesso scompartimento,
e forse si chiedevano dove fossero lui, Ron e Hermione, o discutevano la maniera migliore
per sabotare il nuovo regime di Piton."


« Allora? » fece Neville, impaziente.
Era cambiato tantissimo durante le vacanze. I suoi denti sembravano essere meno sporgenti e appariva decisamente più alto e dimagrito. La sua espressione non era stralunata, ma risaltava una determinazione che nessuno sarebbe mai riuscito a vedere sul volto dell'impacciato ragazzino che era stato. Anche lui era cresciuto: era diventato un uomo.
« Abbiamo celebrato il matrimonio di mio fratello quest'estate e alcuni Mangiamorte sono stati il suo regalo di nozze. » proferì la ragazza, sarcastica.
Neville aveva spalancato la bocca, orripilato a dir poco.
« Era la sera in cui mio fratello e gli altri sono scappati. » continuò Ginny, sospirando subito dopo e accarezzando la sua puffola Arnold che trillava emettendo sonori puurrr. « I Mangiamorte ci hanno interrogati a lungo per sapere dove fossero ma nessuno ha parlato, ovviamente. Hanno controllato casa mia da cima a fondo e hanno trovato il nostro demone camuffato da Ron. Abbiamo detto che aveva la Spruzzolosi in modo che la nostra famiglia non corresse alcun pericolo. »
« Dev'essere stato terribile. » disse Neville, ripreso uso della parola. « Fortunatamente non vi hanno scoperti. »
« Fortunatamente no. »
« Io c'ero, abbiamo combattuto per un poco e ci siamo smaterializzati non appena tutti i Mangiamorte al completo sono piombati in casa. » si inserì Luna. « Io e il babbo non volevamo essere d'intralcio alla famiglia, sai, nessuno al di fuori di alcuni invitati sapevano ci fosse anche Harry. »
« Sono riusciti a varcare tutti quegli incantesimi di protezione... » disse Ginny, pensando a quanta fatica aveva fatto la sua famiglia ad organizzare il matrimonio di Bill e Fleur con una decina di incantesimi di protezione piazzati attorno alla Tana. « Hanno ucciso il Ministro della Magia e si sono impossessati di tutto, oltrepassare gli incantesimi di protezione deve essere stato un giochetto per loro. Ma ho sentito che Scrimgeour non ha tradito Harry, nonostante tutto. »
« Quindi, i Mangiamorte non sapevano che lui fosse alla Tana? »
« No, non lo sapevano. Cercavano solo notizie al riguardo... »
« Terribile. » fu il commento disgustato di Neville.
« Sì, ma da ora in poi non dovremo soccombere più di tanto. Quest'anno si fa baldoria ad Hogwarts! » annunciò Ginny, determinata. Gli occhi nocciola di Neville brillarono come non mai e Luna depose velocemente il Cavillo nella borsa; entrambi si erano drizzati a sedere, colti da un'improvvisa eccitazione. « Oh, sì, avete sentito bene. Daremo al nostro nuovo Preside il benvenuto, non ce ne staremo con le mani in mano a prendere ordini da uno schifoso assassino! »
« Giusto! Non possiamo permettere che l'assassino di Silente se ne stia incolume ad Hogwarts. » disse Neville, furioso. « Avete letto la sua intervista nella Gazzetta del Profeta? Diceva di essere lieto dell'opportunità di tenere alti i nostri più nobili valori e tradizioni magiche... che razza di bastardo! »
« Tenere alte le tradizione magiche, eh? Come commettere omicidi nel bel mezzo di un castello e tagliuzzare orecchie alla gente. » disse Ginny, in tono acido, mentre Arnold tra le sue braccia prorompeva in trilli particolarmente acuti. « Piton nello studio di Silente... vi rendete conto? »
« Per non parlare dei nuovi insegnanti assunti da lui stesso! » ringhiò Neville, estraendo una copia del Profeta dalla sua borsa e indicando due foto ai piedi della pagina: quella di un Mangiamorte tarchiato e col volto arcigno e quella di una Mangiamorte bassina, tozza e tarchiata come quello che doveva essere il fratello. Si chiamavano Carrow e i loro visi facevano presagire nulla di buono. « Erano in cima alla Torre di Astronomia quando Piton ha ucciso Silente, ti ricordi di lui? Non faceva che lanciarti maledizioni senza perdono... »
Ginny annuì, nauseata a dir poco: aveva osservato il volto maligno e riconosciuto l'uomo da quando aveva letto il giornale alla Tana.
Luna rabbrividì. « Oh, non vorrei essere nei panni degli altri insegnanti. Loro non hanno alternative! Devono avere a che fare per forza con i Carrow e Severus Piton, non possono rifiutarsi di insegnare. »
« Non se ne andrebbero mai. » riprese Neville, convinto. « Resteranno ad Hogwarts per essere la nostra protezione: non ci abbandonerebbero neanche se lo volessero. Hogwarts rimane la loro casa, non dimenticatelo. »
« Sì, e per questo motivo dobbiamo darci da fare. » continuò Ginny, sempre più convinta di quello che diceva.
« Aspettate, ho un'idea! » intervenne Luna, serena come sempre ma con grandissima decisione. « Che ne dite di radunare di nuovo l'ES? »
Ginny e Neville si scambiarono uno sguardo esaltato; quest'ultimo disse, sorridendo con calore a Luna: « Ma certo! Ci potrebbe servire per sabotare il nuovo regime di Piton esattamente come abbiamo fatto con quel rospo odioso due anni fa... sei un genio, Luna, sul serio! »
Per tutto il tragitto, i tre ragazzi non fecero che immaginare come sarebbe stato il loro nuovo anno accademico al castello con Severus Piton come Preside, come si sarebbe comportato, se li avrebbe dati filo da torcere una volta radunato l'ES e cominciato una rivolta che aveva tutta l'aria di non essere tanto pacifica e indulgente. La vita ad Hogwarts non era mai apparsa loro così seria, così malinconica, così oscura. Cosa era cambiato? E cosa sarebbe ancora cambiato? Piton non era mai piaciuto a nessuno... possibile si aspettasse ordine e ubbidienza da tutti gli studenti come accadeva nelle sue lezioni? Gli studenti avevano anche solo una remota idea di chi fosse Severus Piton?
« Dovremmo impostare di nuovo l'incanto Proteus sui finti galeoni. » propose Luna, con un grande sorriso.
« Ci pensi tu, vero? » fece in fretta Neville, che stava stuzzicando amorevolmente la sua piantina che aveva cominciato a muoversi in modo sinistro.
« Certo. Se vuoi ti insegno come si fa! »
« Oh... non sono molto bravo con gli Incantesimi. »
Luna scosse il capo e riprese il Cavillo, che mostrava una grossa foto di Harry Potter in bianco e nero in prima pagina, la stessa che aveva animato la copertina della Gazzetta del Profeta per tutta l'estate. Ginny aggrottò la fronte e si sporse in avanti, osservando attentamente la copertina del buffo giornale diretto dal padre di Luna. Sotto la foto del suo ex ragazzo c'era scritto a caratteri cubitali:

AIUTIAMO E SUPPORTIAMO
HARRY POTTER.


« Ti piace? » chiese Luna con fierezza, osservando la sua amica impegnata a contemplare la foto del suo amato in copertina. « Mio padre dice che di questi tempi alle persone importa solo della cronaca piuttosto che delle nuove scoperte sui Nargilli e sui Ricciocorni. Anche se è un peccato perché quelle erano notizie davvero interessanti! Mio padre ha comunque deciso che dedicherà il Cavillo esclusivamente per la cronaca, per supportare Harry. »
« È davvero magnifico, Luna, dico sul serio. » riuscì a dire Ginny, osservando gli impenetrabili occhi del ragazzo dal Cavillo. Gli stessi occhi che l'avevano sempre perforata da parte a parte, quelli che aveva imparato ad amare, ad osservare in ogni sfumatura del suo verde intenso. I capelli corvini erano in disordine, l'espressione malinconica, stanca, quella che non avrebbe mai voluto vedere sul suo volto.

« Ginny, ascolta... io non posso più stare con te.
Dobbiamo smettere di vederci... non possiamo stare insieme. »


E la sua mente non fu più nel treno. Era volata altrove, oltre quel tempo...

« È per qualche stupida nobile ragione, vero? »


... in un tempo in cui c'erano stati solo loro, a coprire di bellezza tutto quello che li aveva circondati.

« Queste ultime settimane con te sono state come...
come la vita di un altro. Ma io non posso... noi non possiamo... devo fare delle cose da solo.
Voldemort usa le persone a cui i suoi nemici tengono.
Ti ha già usato una volta come esca e solo perché sei la sorella del mio migliore amico...
pensa a quanto più grande sarà il pericolo che correrai se continuiamo a stare insieme.
Lui lo verrà a sapere, lo scoprirà, cercherà di arrivare a me attraverso te. »


Le voci dei suoi compagni sembravano lontani anni luce. Le pareva di stare ascoltando solo la voce del suo amato...

« Io non ho mai davvero rinunciato a te. Mai. Ho sempre sperato.
Hermione mi ha detto di vivere la mia vita, magari di stare con altri,
di lasciarti perdere per un po', perché non riuscivo a spiccicare parola se c’eri tu nella stessa stanza, ti ricordi?
E lei pensava che forse mi avresti notato di più se io fossi stata un po' più... me stessa. »
« Astuta, quell'Hermione. Vorrei solo averti chiesto di stare con me prima.
Avremmo avuto un sacco di tempo... mesi... forse anni... »
« Ma tu eri troppo occupato a salvare il mondo magico. Beh, non posso dire di essere sorpresa. Sapevo che sarebbe successo, alla fine.
Sapevo che non saresti stato contento se non fossi andato a caccia di Voldemort. Forse è per questo che mi piaci tanto. »


« Ginny? »
« Eh? »
« Ti ha colpita un altro Gorgosprizzo, per caso? » volle sapere Luna, turbata.
Ginny sorrise e scosse il capo, scacciando in fretta i brutti pensieri, l'impatto delle parole del suo ex ragazzo che l'avevano ferita nel petto come una lama particolarmente affilata. Sorrise nuovamente come per rassicurare i suoi amici ed estrasse del denaro dalla sua borsa all'arrivo della donna dei dolci. Anche lei appariva malinconica e stanca. I tre ragazzi si rimpinzarono di dolci, pensando che probabilmente con tutto quello che succedeva erano molto fortunati anche solo se avessero messo piede ad Hogwarts.
« Chissà se Harry ha un piano anche per Hogwarts dopo che finisce di fare quello che deve fare. » stava dicendo Neville, abbastanza pensieroso mentre addentava un grosso zuccotto di zucca. « Se ha un piano anche per noi, per liberarci... forse si aspetta che possiamo cavarcela da soli. Magari pensa che, dato che abbiamo la McGranitt e gli altri insegnanti... »
« Sono sicura che ha un piano per Hogwarts! » disse Luna, con estrema convinzione. « Rovesceremo il regime di Piton insieme, vedrete! »
« Lo spero. Cosa succede? »
Ginny scosse il capo, incapace di proferire parola. Doveva aver fatto una faccia davvero brutta per destare l'attenzione di Neville, ma non ne aveva potuto fare a meno. Quello che riusciva a sentire in quel momento era solamente una forte pesantezza al cuore, una tremenda tristezza che sembrava corroderla, come se non potesse più essere felice.
« Sono sicura che loro ce la faranno, Ginny, non devi pensare cose brutte. » aveva cercato di tirarla su Luna, con il suo tono calmo e rassicurante, coprendole una mano con la propria.
Un secondo dopo dovette ritirarla.
Neville era diventato di uno spiacevole pallore e aveva cominciato a sudare. Luna, anche lei molto sudata, con uno scatto fulmineo e come se avesse avuto una sorta di illuminazione, corse al finestrino e si sporse pericolosamente fuori di esso.
« Dissennatori. » disse, flebilmente. « Hanno piazzato dei Dissennatori ai confini del castello... dovremmo essere vicini alla stazione di Hogsmeade. »
Ginny parve riprendersi lievemente. « Dissennatori? »
Corse a sua volta, furente, verso il finestrino spalancato, con Neville al suo seguito, anche lui ripreso e molto più colorito in volto di come era stato un attimo prima. Era vero, Luna aveva ragione: il treno aveva appena superato le inquietanti sagome nere incappucciate che si muovevano nella notte, traendo respiri profondi e rochi, lasciandosele alle spalle come un brutto incubo. Ginny riuscì a vedere le teste di molti studenti dai finestrini vicini, tutti si stavano chiedendo la stessa cosa.
« Che diavolo ci fanno qui i Dissennatori? » aveva sbottato, chiudendo il finestrino con uno scatto.
« Bella domanda! » convenne Neville stizzito, asciugandosi il sudore dalla fronte. « Immagino che con tutto quello che stia accadendo i Dissennatori sono davvero l'ultimo dei nostri problemi... auch! »
Una brusca frenata li mandò a cozzare inaspettatamente l'uno contro l'altro e le urla che si udirono in tutto il treno un minuto dopo erano la conferma del panico che si era creato quando anche le luci si spensero e il buio fu pesantemente tra loro. Ginny non riusciva ad orientarsi, allungava le mani alla cieca in cerca del sediolino, sentendo i trilli spaventati della sua puffola e tentando di non pestare Neville che probabilmente era disteso per terra ai suoi piedi; Luna aveva avuto la prontezza e il buonsenso di restare attaccata fermamente al finestrino.
Le luci si riaccesero d'un tratto con uno sfarfallio.
« Ma che diavolo sta succedendo? » sbottò Neville irrequieto, e Ginny vide che aveva appena preso di nuovo posto a sedere.
« Credo che qualcuno stia salendo a bordo... » sussurrò Luna, ancora in piedi accanto al finestrino.
Ginny, recuperata la vista e Arnold, si stava guardando attorno. « Qualcuno come i Dissennatori? »
« Controllate lì dentro! E nell'ultima carrozza! »
« Muoviamoci! »
Dal corridoio del treno si udirono delle voci possenti e dei passi svelti e pesanti che si facevano sempre più vicini.
« Dissennatori e Mangiamorte. » corresse Neville, disgustato.
Si udirono altre urla e sussurri allarmati in corridoio, poi di nuovo quella tristezza infinita che sembrava perforarti e la presenza di due Mangiamorte dall'aria arcigna accompagnati da un Dissennatore sulla soglia del loro scompartimento. Un Mangiamorte li scrutò con aria cupa e minacciosa mentre l'altro controllava un lungo foglio di pergamena, le bacchette di entrambi saldamente strette nei loro palmi; il Dissennatore aveva teso le lunghe mani verso di loro.
« Non attaccare. Nomi? » chiese un dei due Mangiamorte, con voce rauca.
« Luna Lovegood. »
« Neville Paciock. »
Ginny osservava le lunghe dita scheletriche, appiccicose e coperte di croste del Dissennatore che si ritiravano. Adesso che poteva vederlo da vicino era terrificante, sul volto altrettanto scheletrico, come putrefatto, la pelle era tesa sulle orbite vuote. Era davvero terribile, col mantello nero svolazzante e l'aura nefasta che si portava dietro. Arnold emise un lungo gemito disperato e si nascose nella felpa della sua padrona, tremando fino all'ultimo pelo.
« Nome? » insistette il primo Mangiamorte, impaziente.
La ragazza distolse lo sguardo dalla spaventosa creatura. « Ginevra Weasley. »
« Cosa? Ho sentito già questo nome. »
« Certo, razza di cretino! » riprese l'altro Mangiamorte, osservandola intensamente con lo stesso sguardo truce e rigirandosi la bacchetta tra le dita tozze e sporche.
La ragazza ricambiò le loro occhiate con estremo astio, non lasciandosi intimidire.
« E tuo fratello Ronald dove sta? » insistette il primo Mangiamorte, mentre l'altro gli riservava uno sguardo esasperato.
« A casa con la Spruzzolosi. » rispose lei, continuando a fissare l'uomo con evidente odio e rancore. La tristezza svanì, si rese conto che l'odio riusciva a prevalere sulla tremenda angoscia che provocavano i Dissennatori, la scacciava via. « Ma voi dovreste saperlo bene, no? Avete controllato personalmente quando avete fatto irruzione in casa mia rovinando il matrimonio di mio fratello. »
I Mangiamorte parvero soddisfatti; quello con la voce rauca disse ironico: « Buon anno ad Hogwarts. » e uscì dallo scompartimento seguito dal suo compagno e dall'alto e sinistro Dissennatore.
Il treno ripartì dopo neanche due minuti.
« Buon anno ad Hogwarts, eh? Che brutti bastardi! » esplose Ginny furibonda, dando un cazzotto nel vetro così potente da farle sanguinare lievemente le nocche già rovinate dal freddo. « Gliela faccio pagare una volta messo piede al castello, fosse l'ultima cosa che faccio! »
« Calmati. » intervenne Luna ragionevole, mentre Neville aveva lo sguardo irato fisso sull'entrata dello scompartimento. « È questo che vogliono: imprimere sulle persone rabbia e paura. »
« Io non ho paura! » ribatté Ginny, bruscamente.
« Certo che hai paura. È normale aver paura. » la corresse l'amica, così pacata che pareva stesse discutendo delle previsioni del tempo. Nel frattempo, aveva estratto la bacchetta e stava asciugando il sangue dalle nocche dell'amica. « Tutti abbiamo paura, Ginny, non nascondere questo sentimento. Anche i coraggiosi hanno paura, siamo coraggiosi anche se abbiamo paura. »
« Tra pochi minuti: stazione di Hogsmeade. »
La solita fredda voce femminile che annunciava l'arrivo alla stazione chiuse la bocca a Ginny, che si alzò velocemente dal suo sedile e cominciò a prepararsi ed infilare la tunica in silenzio, imitata dagli altri due amici. Neville guardava a sottecchi la ragazza e si preparava con un fare piuttosto violento, pensando all'affronto che le avevano fatto un attimo prima e giurando che se avessero voluto impedirgli di lottare avrebbero dovuto solo ucciderlo.
Una volta fermi ad Hogsmeade, i tre amici scesero in tutta fretta dal treno piombando sulla stazione oscura popolata inaspettatamente da un manipolo di Mangiamorte. Nessuno studente si aspettava quell'accoglienza a giudicare dalle espressioni impaurite e confuse. Decisamente, lo spettacolo non era dei migliori: tutti i Mangiamorte avevano le bacchette puntate contro di loro e dagli sguardi risoluti sembrava quasi che aspettassero di torturare qualcuno. Hagrid non c'era, il primo volto familiare e di conforto che avrebbero potuto vedere non era lì... che gli fosse accaduto qualcosa di brutto? Ginny non volle neanche pensarci, ma Luna parve capire cosa aveva in mente quando le strinse la mano con forza rassicurante.
I Mangiamorte urlarono ai pochi ragazzini del primo anno di disporsi in fila e di seguirli mentre altri uomini incappucciati e mascherati seminavano il panico tra gli studenti più grandi, ordinando loro di stare fermi fin quando non avrebbero dato il segnale di muoversi verso le carrozze. Tra loro capitanavano i Carrow, rozzi e combattivi, che avevano il comando assoluto sull'intera scuola.
« Voi, perquisite i loro bauli! »
« Primo anno! » si udì la voce eccitata della Carrow. « Primo anno! Primo anno, datevi una mossa! Gli altri... con noi alle carrozze! »
« Veloci! » esordì il Carrow burbero, disponendo i ragazzi in file precise e ordinando loro di marciare verso le carrozze. « Voglio che entriate ad Hogwarts in questo modo, marciando come soldatini ubbidienti. E voglio che lo facciate senza fiatare o ve la vedrete con noi! »
I tre amici si scambiarono uno sguardo atterrito mentre si preparavano a marciare, sentendosi umiliati, al completo servizio di Severus Piton. Decisamente, quello non era un bel modo per cominciare l'anno scolastico.



Non appena varcarono la soglia del castello, tutti gli studenti, a giudicare dai commenti allibiti, si accorsero che niente era più lo stesso e che c'era qualcosa che non andava. I Mangiamorte avevano già imposto la loro personalità ad Hogwarts, che non era più luminosa, allegra e ricca di candele e stendardi come una volta ma si presentava buia, tenebrosa, trascurata. Quello che un tempo era un castello accogliente come una casa ma allo stesso tempo sicuro come una fortezza era diventato un luogo tetro e pericoloso. Non si vedevano in giro neanche i fantasmi, che di solito auguravano agli studenti un buon anno scolastico e i quadri che erano stati risparmiati se ne stavano in religioso silenzio e li osservavano come se fossero impauriti. Inutile dire che di Pix non vi era nemmeno l'ombra.
Hogwarts, cara vecchia Hogwarts... cosa le avevano fatto?
Gli studenti entrarono nella Sala Grande quasi aspettandosi di vedere la barba argentea di Silente illuminare il tavolo degli insegnanti. Trovarono, invece, Severus Piton seduto sul trono di Silente, su un posto che non gli spettava, che li osservava col volto impassibile senza un briciolo di emozione al di sopra del suo naso adunco. Ginny gli scoccò un'occhiata di puro disprezzo mentre prendeva posto accanto a Neville al tavolo di Grifondoro e salutava la sua amica Luna con una mano, diretta al tavolo di Corvonero. Hagrid, meno vivace degli altri anni, non si sbracciò per attirare l'attenzione ma rivolse loro un lieve cenno con la manona enorme.
« Tra pochi minuti inizia lo Smistamento. » disse Neville, dando un colpetto all'amica, che si era incantata a guardare il cielo nero sopra le loro teste mentre i ragazzini del primo anno facevano il loro ingresso. « Hai notato che ci sono molte facce nuove? »
« Sono gli studenti che prima venivano educati in casa e che adesso sono costretti a frequentare questa scuola. » intervenne Seamus, facendo un sorriso di saluto ai due ragazzi e sedendosi di fronte a loro insieme a Calì e Lavanda. « La McGranitt ha appena dato indicazioni a me e Calì... siamo i due Caposcuola di Grifondoro. E quelli... lì in fondo, vedete? Sono i nuovi Prefetti. »
Neville assunse un cipiglio perplesso. « Nuovi Prefetti? »
« Sì, dato che Ron ed Hermione non ci sono hanno dovuto sostituirli. » disse Calì, con tono molto meno brioso degli altri anni.
La sua amica Lavanda, seduta accanto a lei, fece un sospiro. Nessuna delle due aveva voglia di commentare e fare pettegolezzi sui nuovissimi studenti carini che avevano appena messo piede al castello, apparivano piuttosto serie mentre se ne stavano dritte sulla panca ad attendere nuovi sviluppi. Ginny aveva notato che non solo c'erano volti nuovi ma anche volti mancanti, ad esempio...
« E Dean? » chiese la ragazza, allungando il collo per osservare l'intera tavolata.
« Non c'è. » rispose Seamus sottovoce, con uno strano tono affranto. La ragazza si sentì mancare mentre Neville lasciava ciondolare le braccia lungo il corpo, spaventato. « Ha dovuto darsi alla macchia... non so esattamente dove sia, non possiamo scambiarci lettere al momento. Non è riuscito a dimostrare il suo stato di sangue, non avrebbe mai potuto frequentare: era in pericolo. »
« Non ci posso credere... » fu il commento afflitto della ragazza, troppo scioccata per dire altro.
« Ci doveva pur essere un modo per dimostrarlo! » proferì Neville, con forza.
« Il padre ha abbandonato la madre Babbana quando lui era solo un bambino, per la sua protezione. Dean non ha potuto dimostrare che il suo vero padre era un mago, capite? Loro se ne sbattono, quell'uomo morì tanti anni fa! »
Ginny distolse lo sguardo dai due, incapace di pensare a quante persone erano in pericolo a causa del loro stato di sangue, a persone come Dean che erano state costrette ad abbandonare tutto, come Colin Canon e suo fratello Dennis, come la gentile ed intelligente Demelza Robins, mezzosangue. Puntando gli occhi sul tavolo degli insegnanti, la ragazza si ritrovò a guardare ancora una volta i due Mangiamorte assunti come insegnanti ai due lati di Piton, che ghignavano vistosamente e osservavano con aria minacciosa gli studenti, i volti arcigni non più stagliati nell'oscurità ma illuminati dalle luci delle candele.
Ginny fissava con intensità l'uomo che aveva combattuto contro di lei fuori la torre di astronomia la notte in cui Silente morì. Non avrebbe mai dimenticato con quanta tenacia quell'uomo si era impegnato per ucciderla, non avrebbe mai dimenticato gli anatemi che uccidono pericolosamente vicini.
« Ciao, Ginny, come stai? »
La ragazza si voltò di scatto al solo udire il suono di una voce familiare e mise a fuoco i suoi cari compagni di corso con cui aveva condiviso momenti spensierati, quelli che aveva frequentato insieme a Demelza e la cara Victoria Frobisher: erano Ritchie Coote e i fratelli Christopher e William Jones. Tutti e tre sorridevano ma i loro sorrisi non erano radiosi come un tempo: sembravano piuttosto tristi.
« Non c'è male per il momento. E voi? » rispose la rossa, accennando un sorriso che fu ricambiato.
« Aspetto con ansia le selezioni del Quidditch. » fece ironia Ritchie.
I fratelli Jones ridacchiarono ma zittirono immediatamente quando udirono lo Smistamento cominciare.
« Allen Peter! »
La voce della professoressa McGranitt li riscosse dai saluti. Un ragazzino biondissimo avanzò con decisione verso il Cappello Parlante, a cui non era stato concesso il solito spazio per recitare una nuova filastrocca.
« Serpeverde! » disse il Cappello, e Peter corse al tavolo dei Serpeverde dove tutti i Serpeverde al completo si erano alzati in piedi e auguravano al minuscolo undicenne il benvenuto nella loro casa.
« Anderson Jake! »
« Serpeverde! »
« Barker Melinda! »
« Serpeverde! »
« Cosa?! » aveva sbottato Neville furioso, dopo il terzo Serpeverde di fila.
« Sembra quasi una cospirazione... » sussurrò Calì, turbata.
« Collins Jessica! »
« Corvonero! »
« Almeno non l'ha smistata in Serpeverde! » commentò Lavanda, con decisione.
« Ellis Morgana! »
« Tassorosso! »
« Ma noi Grifondoro ci siamo estinti? » intervenne Seamus, risentito; molti alla tavolata Grifondoro concordarono.
« Green Eddie! »
« Grifondoro! »
Seamus applaudì molto forte quando il piccolo Eddie si unì a loro.
« Sbaglio o mancano anche molti non Nati Babbani? »
« Non sbagli, Lavanda. » fu Neville a rispondere, piuttosto mesto ma informato. « La nonna mi ha detto che prima che il Ministero cadesse molte famiglie hanno pensato bene di trasferirsi fuori dalla Gran Bretagna prima che fosse troppo tardi. E infatti, come ben sappiamo, giorni fa il Ministero ha imposto l'obbligo di frequenza ad Hogwarts... »
Alla fine della cerimonia dello Smistamento ci furono più Serpeverde di quanti ce ne fossero stati in passato. Ben quattordici bambini del primo anno furono smistati in quella casa, divertendo tantissimo i due Mangiamorte al tavolo degli insegnanti; sei furono smistanti in Tassorosso, cinque in Corvonero e otto in Grifondoro. Tutti quanti si accorsero della cosa ma non dissero nulla; al tavolo dei Grifondoro, invece, molti esprimevano le loro opinioni a voce alta; alcuni discreti sussurravano.
Successivamente, ci fu un secondo Smistamento per alcuni ragazzi più grandi che i Mangiamorte, a detta di Seamus, avevano obbligato a frequentare piuttosto che venire istruiti a casa loro: ovviamente, Voldemort voleva tenere tutta la popolazione magica sotto controllo. E ci stava riuscendo benissimo.
« MacDonald Mary! » chiamò la professoressa McGranitt e Marie, una ragazza dai lunghi capelli nerissimi che poteva avere quindici o sedici anni, prese ad avanzare lentamente ma con sicurezza verso il Cappello.
« Grifondoro! » disse il Cappello e Mary si unì a dei festanti Grifondoro, prendendo posto accanto a Calì e Lavanda.
« Parker Alan! »
Un diciassettenne dai capelli biondo scuro fu Smistato nei Tassorosso, insieme ad un altro ragazzino più piccolo che sembrava essere suo fratello minore; un altro paio di ragazzi finirono in Grifondoro e il resto in Serpeverde e Corvonero. Quando lo Smistamento si concluse, l'untuoso Severus Piton si era alzato dal trono appartenuto a Silente e tutti zittirono immediatamente, in attesa.
« Benvenuti ad un nuovo anno ad Hogwarts. » disse la voce melliflua di Severus Piton, senza alcun entusiasmo. Dalla voce non traspariva assolutamente niente, sembrava una maschera di pura indifferenza. « Credo che dobbiate aspettare per la cena, ho bisogno che ascoltiate gli annunci che ho da fare. Innanzitutto, vorrei mettere in chiaro che quest'anno non sarà come tutti gli altri anni. »
« Come se non ce ne fossimo accorti. » disse Neville, con velato sarcasmo ma con voce alta e sicura.
« Gli oggetti vietati in questo castello sono aumentati, vi invito a consultare la lista nell'ufficio di Mastro Gazza se non volete finire in guai molto seri. » continuò Piton imperturbabile, e i ragazzi notarono che la McGranitt al suo posto si mosse lievemente. « Inoltre, ci saranno perquisizioni mensili per ognuno di voi e... »
« Che cosa? » esclamarono Neville e Seamus, senza curarsi di tenere la voce bassa.
« Perquisizioni mensili? » ringhiò Ginny alterata, squadrando il loro nuovo Preside con evidente disprezzo. « Mensili, addirittura! Come se fossimo criminali come loro! »
« E per quale motivo? » si udì dalla tavolata Grifondoro.
« Di che perquisizioni si tratta? »
« Si tratta di perquisizioni mensili che, se i Grifondoro non smetteranno di protestare, diventeranno settimanali. » rispose Piton e i ragazzi tacquero all'istante, furibondi e piuttosto paonazzi in volto. « Benissimo. Capirete presto che da quest'anno in poi non verranno tollerate le scorrettezze e le maleducazioni che il nostro vecchio Preside era solito tollerare. Saranno messe in atto regole più severe in modo tale da punire in modi che neanche vi dico tutti coloro che non dovessero rispettarle. Quindi, se qualcuno, studente o decente, evitasse di attenersi alle nuove norme scolastiche verrà punito in maniera conseguente alla gravità della trasgressione. »
Ginny si sentiva il sangue al cervello, contare fino a dieci le sarebbe stato di grande aiuto.
« Il nostro vecchio Preside era troppo buono con i ribelli. Adesso, ad ogni vostra azione, coinciderà una mia reazione... a voi la scelta. »
Ginny fece scioccare le nocche, ancora molto arrossate per il cazzotto sul treno. « Io scelgo di ammazzarti nel sonno. »
Neville era così disgustato e furioso che il suo viso era contratto in una smorfia orribile.
« Detto questo, lasciate che vi presenti i nuovi membri del corpo insegnanti. » riprese Piton, sempre con la solita espressione indecifrabile. « Primo: diamo il benvenuto ad Alecto Carrow, nuova insegnante di Babbanologia, una materia obbligatoria a partire da questo momento. » borbottii confusi e sconcertati dalla platea studentesca. « Secondo: Amycus Carrow, il vostro nuovo insegnante di Arti Oscure. Oltre ad insegnarvi le rispettive materie saranno responsabili della disciplina. Mi aspetto che siate rispettosi e ubbidienti. »
« Dov'è la professoressa Burbage? » chiese una ragazzina del quarto anno di Grifondoro.
« Dicono che ha dato le dimissioni. »
« Arti Oscure? Ho sentito bene? »
« È tutto. » concluse Piton, e si sedette sul trono di Silente mentre tutti i piatti d'oro si riempivano.
« Cosa sta succedendo? Per quale motivo Babbanologia dovrebbe essere obbligatoria? » chiese Neville perplesso, iniziando a servirsi delle costolette di maiale.
« Non ne ho idea, ma stanno proprio facendo le cose per bene qui. » rispose Ginny mesta, chinando il capo e osservando le nuove pietanze: ce n'erano più del solito, suppose che i poveri elfi domestici nelle cucine erano stati spaventati tanto farli cucinare senza sosta. « E quest'anno impareremo Arti Oscure, non Difesa contro le Arti Oscure... fantastico, vero? Te ne dico un'altra. Io non credo affatto che la professoressa Burbage abbia dato le dimissioni. »
« E cosa allora? » chiese Lavanda Brown, con uno squittio spaventato.
« L'avranno costretta ad abbandonare la cattedra. » propose Seamus, mentre Neville apriva e chiudeva la bocca senza emettere alcun suono.
Ginny fece un sospiro, scuotendo il capo. « Hogwarts, cara vecchia Hogwarts... cosa ti hanno fatto? »

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Capitolo 2
*** Inizia un caotico anno scolastico. ***


Inizia un caotico anno scolastico.


Il mattino successivo, Ginny si svegliò in un bagno di sudore. Sogni orribili non facevano che tormentarle l'anima ogni notte nello stesso modo in cui Tom Riddle si era divertito a farlo, l'assenza sembrava soffocarla. Il dormitorio era vuoto, come lo sarebbe stato per tutto l'anno. Quasi si aspettava di vedere una delle sue amiche lì ad Hogwarts, Demelza Robins, spuntare da dietro alle tendine del suo baldacchino insieme all'altra sua amica, Vick Frobisher, che con la sua vocina acuta si divertiva a svegliare l'intera Torre di Grifondoro.
Ma loro non c'erano.
C'era solamente la nuova ragazza di Grifondoro, Mary MacDonald, che si preparava in tutta fretta e correva via, lasciando una scia di profumo al cocco per tutto il dormitorio. Quando Ginny scese in Sala Grande per la colazione, la vide da sola in fondo al tavolo dei Grifondoro con la Gazzetta del Profeta davanti al naso, a pochi metri Seamus, Calì e Lavanda che chiacchieravano sottovoce e Neville e Luna, molto distanti da tutti quanti, sembravano decisamente di buon umore rispetto alla sera precedente.
« Buongiorno a tutti e due. » disse la ragazza, insinuandosi tra i due amici e cominciando ad offrirsi una ricca colazione che non poteva che farle bene. Luna e Neville le rivolsero un sorrisone enorme mentre bevevano entrambi del succo di zucca. « Come mai così di buon umore? La morte ha colto il nostro amato Preside nel sonno? »
« Ah, ha. » rispose Neville divertito, indicando la Gazzetta del Profeta. « No ma abbiamo comunque ottime notizie! »
Ginny aveva alzato lo sguardo sull'amico. « A cosa ti riferisci? »
« Dai un'occhiata. » sorrise Neville, serenamente; Luna annuì, incitandola.

INTRUSI AL MINISTERO CREANO IL CAOS
NATI BABBANI IN FUGA.


La mattina del due settembre si sono verificati eventi strani al Ministero della Magia, eventi dannosi per l'intera popolazione magica. Si pensa che dietro ci siano i parenti dei cosiddetti Nati Babbani, pronti a tutto pur di portare via i loro cari.
« A dir poco deplorevole! » s'idigna un nostro dipendente, incontrato stamane presto che tentava di mettere ordine nell'atrio. « Ci sono prove schiaccianti sul fatto che se non hai un parente mago tra la famiglia, tu, Nato Babbano, hai senza dubbio rubato la magia! Devi solamente presentarti all'interrogatorio e sperare che nel tuo albero genealogico ci sia un parente mago! »
C'è chi sottolinea le norme per i Nati Babbani e chi, come un'anziana strega del Wizengamot, sbraita contro di essi e contro gli intrusi.
« Ma chi si credono di essere? Si saranno messi d'accordo! » dichiara la strega. « Deve essere andata così: i parenti dei Nati Babbani sono penetrati nel Ministero per recuperarli. Sconcertante! Azioni così non si sono mai viste all'interno di un Ministero! »
Siamo caduti davvero in basso ma il nostro Ministro della Magia rimedierà in fretta a tutto questo caos che si è creato, dettando severissime regole che potrebbero perfino costare la vita a coloro che non le rispettano.
« Mi par, ovviamente, giusto ammettere altri leggi decisamente più rigide. » si giustifica Pius O'Tusoe, il Ministro. « Se nel Ministero accadono atti di ribellione del genere non devo far altro che fermare la popolazione magica e i loro atti di vandalismo. Quindi, come vostro nuovo Ministro della Magia, prometto di riportare questo tempio di tolleranza alla sua precedente gloria. Pertanto, ogni cittadino continuerà a sottoporsi a queste valutazioni. E ricordate: non avete nulla da temere se non avete nulla da nascondere. »


Un uomo alto e dalla faccia scura era in piedi davanti ad una statua di marmo che raffigurava dei Nati Babbani, sormontati da un enorme trono sul quale sedeva un mago, e accanto al Ministro vi era Dolores Umbridge, che non era cambiata di un punto rispetto a due anni prima: i soliti pizzi e fiocchetti, la solita odiosa e ripugnante faccia da rospo. Ginny non sorrise alla notizia ma si sentì il cuore decisamente meno pesante. Non aveva dubbi, ed era sicura che anche Neville e Luna la pensavano allo stesso modo: il trio c'entrava in quella storia e stava tentando di portare in salvo quanti più innocenti possibili, compiendo la sua missione contro Voldemort.
« Stanno bene. » fu la prima cosa che disse la ragazza, con un moto di sollievo nell'anima. « Stanno bene e stanno combattendo per noi. »
« È fantastico, non credi? » convenne Neville, esaltato.
« Sembra che ci stiano avvisando. » aveva detto in un sussurro Ginny, combattiva come non mai. Scacciò via un ciuffo di capelli dalla faccia e diede una rapida occhiata alla Gazzetta del Profeta mentre i suoi due amici la osservavano pendendo dalle sue labbra. « Sì, ci stanno avvisando... tocca a noi adesso! Anche noi dobbiamo far capire loro che stiamo combattendo! Anche noi dobbiamo finire qui. » e premette l'indice sulla prima pagina del giornale, pensando ardentemente al suo amato Harry.
« Oh, puoi giurarci! » diede man forte Neville, sbizzarrito. « Dobbiamo cominciare subito. »
« Sì, e come prima cosa dobbiamo trovare un modo per radure l'ES. » disse Luna, determinata. « Ma non un modo normale. Dobbiamo pensare ad un modo vistoso e non dobbiamo assolutamente farci scoprire. È importante per noi essere il meno accusati possibile, siamo l'unica loro speranza e salvezza qui al castello. »
« Ne parliamo dopo, va bene? Arriva la McGranitt. » le avvertì Neville, tossicchiando.
Luna, con una calma ammirevole, aveva augurato agli amici una buona colazione ed era andata via verso il tavolo dei Corvonero prima che potesse suscitare qualunque tipo di sospetto. La McGranitt era molto scura in volto, sembrava rabbiosa e preoccupata allo stesso tempo. Quando fu abbastanza vicina, Ginny notò che le sue labbra tremavano e che aveva profonde occhiaie, segno che anche lei non era riuscita a chiudere occhio quella notte. Gli altri insegnanti al tavolo chiacchieravano pochissimo tra di loro, molti sembravano stanchi, al contrario dei due Carrow che apparivano di umore eccellente e non staccavano gli occhi dalla scolaresca. Piton, stranamente, mancava all'appello.
« L'orario, Paciock... » disse la professoressa McGranitt, mettendo tra le mani di Neville l'orario del settimo anno. Si volse verso Ginny e per un paio di secondi le due si fissarono intensamente, poi la professoressa tossì, riprendendo il suo solito tono spiccio: « E a te, Weasley, l'orario del sesto anno. »
« Grazie, professoressa. »
« Ah, ci sono stati un paio di iscritti per la squadra, stamane. » disse ancora la McGranitt. La ragazza inarcò le sopracciglia e dopo qualche secondo annuì velocemente: aveva quasi dimenticato che quell'estate le era arrivato un gufo dalla scuola con l'annuncio che era stata scelta come Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro. « Fammi sapere quando hai intenzione di fare i provini. I Grifondoro sono a corto di quasi tutta la squadra, adesso che... »
« Sì... va bene. » la interruppe Ginny in fretta, evitando i suoi occhi e consultando l'orario in maniera tesa.
« Aspetta un momento! » aveva sbottato Neville, lasciando perdere il suo orario e mettendo le mani sui fianchi in modo severo. « Non mi avevi detto che ti hanno nominata Capitano della squadra di Quidditch! »
« L'avevo dimenticato anch'io in tutto questo caos. » rispose la ragazza sincera, facendo un piccolo sorriso.
Era vero. A causa dei tanti pensieri e dei problemi che aveva avuto aveva totalmente cancellato quella notizia, sebbene la ritenesse davvero importante. Essere nominata Capitano della squadra di Quidditch era sempre stato un sogno per lei ed era davvero felice e fiera di rappresentare i Grifondoro, fiera che fosse toccato a lei. Allo stesso tempo, avrebbe preferito che la nomina fosse avvenuta in una situazione più piacevole di quella... ma ce l'avrebbe messa tutta per riportare spensieratezza all'interno della sua amata scuola, per dimostrare che Lord Voldemort non aveva cancellato i loro sorrisi, le loro speranze.
« L'orario del quinto anno, Vane! E quelli del terzo per te... »
« Deve essere bello essere capitano di qualcosa. » disse Neville, profondamente ammirato.
L'amica gli diede una calorosa pacca sulla spalla e disse sottovoce, sorridendo: « Beh, presto saremo i capitani di una ribellione, Neville. Di cosa ti lamenti? »
Neville rise di cuore e annuì. « Chi hai alla prima ora? » chiese curioso, dando un morso enorme al suo pane tostato con la marmellata con un certo compiacimento. Sembrava ancora più di buon umore rispetto a prima.
« Pozioni con il vecchio Luma. E tu? »
« Erbologia. » disse in un sussurro Neville, diventando paonazzo come la marmellata di fragole sul suo pane tostato. Intercettando lo sguardo stranito dell'amica si affrettò a giustificare il suo imbarazzo con: « Ehm, sono contento di cominciare con la mia materia preferita. »
« Sì, so che sei il migliore della scuola. »
« Oh, no, me la cavo. » si schermì lui, scrollando le spalle. Fece un gran sorriso che ben presto si spense, rimpiazzato da un'espressione confusa e quasi adirata: sembrava avesse visto un fantasma. « Non ci credo... non ci credo davvero! »
Ginny seguì lo sguardo di Neville, voltandosi precipitosamente verso l'entrata della Sala Grande con uno scatto così fulmineo che le scosse tutti i capelli. Condivise lo stupore dell'amico in un attimo: Draco Malfoy era in piedi sotto l'arco dell'enorme portone d'ingresso e osservava con una certa esitazione il tavolo dei Serpeverde. Il suo volto era estremamente pallido, la solita aria beffarda era scomparsa. La ragazza vide i due fedelissimi ed enormi compari di Draco scattare in piedi, la Parkinson urlare qualcosa e Zabini, immobile al suo posto, guardare il suo vecchio amico come se avesse appena visto un morto resuscitare.
« Ha davvero l'audacia di farsi vedere in giro? » aveva sbottato la ragazza, mentre i Serpeverde seguivano Draco fuori alla Sala Grande. « Ci credo che non ha voluto partire con l'Espresso... guarda le facce degli studenti. Devono essere girate tante voci su di lui e sulla sua famiglia, compreso il fatto che ha quasi ammazzato Katie Bell, mio fratello e Silente! »
Le espressioni di tutti gli studenti della Sala Grande erano identiche alle loro: di stupore, di rabbia. I due amici notarono che i rapporti tra le varie Case e quella dei Serpeverde erano più tesi del solito, e i commenti sull'inaspettata comparsa di Draco al castello non facevano che confermare i loro sospetti.
Neville aveva le guance così rosse che sembrava stesse per scoppiare. « Quell'idiota... ha causato solo sofferenza. »
« Sì, lo penso anch'io. » si intromise Luna, improvvisamente unita al tavolo dei Grifondoro.
« Ci mancherebbe. » riprese Neville irritato, battendo una mano sul tavolo e facendo voltare un paio di studentesse, che ammiccarono all'indirizzo del ragazzo che era così occupato da non rendersene conto. « Sarebbe stato meglio non mostrare la sua odiosa faccia appuntita qui ad Hogwarts! »
« L'ho visto spento, a dire il vero. » disse Luna, in un sussurro.
« Spento? » fece l'altra, gli occhi ancora fissi sul portone della Sala Grande come un gatto che focalizza la sua preda.
« Proprio così. In quelle condizioni non credo proprio ci metta i bastoni tra le ruote. » rispose Luna seria, cogliendo una sfumatura che gli altri due non avevano affatto colto.
Ginny aveva ancora gli occhi puntati sull'uscita della sala quando disse: « Buon per lui, dato che quest'anno siamo più combattivi che mai. Non che ci cambi qualcosa una serpe in più, possiamo annientarli con o senza quel moscerino. »
« E a proposito di bastoni tra le ruote. » si inserì Neville, voltandosi verso le amiche con un sorrisetto. « Ho appena avuto un'idea per radunare l'Esercito di Silente. »




« Che fine ha fatto il tuo innamorato? »
« Sola soletta, lenticchia? »
« Quel Potter se l'è battuta in ritirata... bel Grifondoro! »
Ginny aveva appena messo piede nella classe di Lumacorno e mai si sarebbe aspettata che i Serpeverde la lasciassero in pace. In effetti, l'avevano tormentata per anni, per cui aveva previsto che potessero infastidirla di nuovo ma di certo non era preparata ad essere sbattuta in faccia con così poco tatto l'argomento a lei più caro. Al solo nominare il nome del suo ragazzo, infatti, era arrossita in maniera spaventosa di collera e dolore, gli occhi pizzicavano fastidiosamente e stava cominciando a sudare come mai le era capitato in tutta la vita.
« Forse ha finalmente tirato le cuoia! »
« Era ora, non trovate? »
« Ignorali. » scandì Luna con decisione, camminando lentamente verso un calderone in fondo all'aula più lontano possibile dai Serpeverde mentre le teneva un braccio con fermezza. « Non vale la pena fare storie e risse con loro proprio adesso. Ignorali e basta, abbiamo una missione da compiere. »
« Il suo fidanzatino ha pensato bene di scappare! Che codardo! »
La sola parola bastò per far salire il sangue al cervello a Ginny, che non perse tempo ad affrontarli.
« Mi parlate di codardia... voi! » aveva urlato, scrollandosi di dosso Luna e marciando verso di loro nella segreta vuota respirando con grande fatica. Lumacorno non era ancora arrivato; nell'aula c'erano solo loro e un paio di Corvonero, che fissavano i Serpeverde con un misto di nausea e rabbia. « Mi parlate di codardia proprio voi che non sapete nemmeno da che parte stare! » le serpi esplosero in risatine divertite. « Posso capire la vostra frustrazione, i vostri paparini sono Mangiamorte: non trovate che fare i servi di qualcuno sia poco onorevole? Sembrano quasi elfi domestici. »
I Serpeverde ci impiegarono un paio di secondi per metabolizzare l'accusa. I loro sorrisi si afflosciarono e i loro volti si contorsero in una smorfia di fastidio e disprezzo. In un attimo, erano diventati paonazzi come pomodori e guardavano tutti Ginny come se fosse il loro più grande nemico, le stesse identiche espressioni minacciose sui volti.
« Come diavolo ti permetti, lenticchia pidocchiosa? » urlò Selwyn furioso, con una vena che pulsava nella tempia. « Riderai ben poco quando quel Mangiamorte di mio padre insieme al Signore Oscuro ridurrà in polpette te, la tua famiglia di poveracci e il tuo schifoso fidanzato! »
I Serpeverde scoppiarono in risatine di scherno e dall'aula si alzarono proteste scandalizzate da parte di alcuni Corvonero; Ginny, ancora intensamente rossa per i nervi, fu abbastanza rapida da affondare una mano nella tunica estraendo la bacchetta e puntandola contro i Serpeverde. Il suo incantesimo quasi colpì Harper, che fu scaraventato contro un banco dallo spavento. Selwyn estrasse in tutta fretta la sua e in un attimo la stanza si riempì di lampi di luci rosse e bianche mentre le bacchette dei due fendevano l'aria.
« Smettetela! » si udì una voce esasperata. « Smettela immediatamente! »
Ginny si sentì spinta indietro dalla forza di un incantesimo e vide Luna con la bacchetta alzata. Ma non era stata la sua amica ad urlare. La voce era acuta e frenetica: era la voce di Astoria Greengrass, e in quel momento la stava trascinando al sicuro dietro un calderone mentre il suo compare Serpeverde, a terra e spaesato, si rialzava con la bacchetta puntata contro la protezione inferta da Luna. Astoria Greengrass non le era mai stata simpatica, e viceversa: faceva parte dell'antipatico gruppetto Serpeverde, non l'aveva mai presa in giro o minacciata ma allo stesso tempo non aveva neanche mai preso le sue difese. Tuttavia, quel giorno, Astoria fissava la Grifondoro con sorta di panico negli occhi mentre le teneva il braccio con protezione.
« È solamente quel deficiente, Ginny, non lasciarti isti... »
« Che cosa? E da quando mi chiami per nome? » si stupì l'altra, fissando con occhi sbarrati la Greengrass, troppo scioccata per dire altro.
Astoria arrossì visibilmente, sussurrandole in modo spiccio: « Non vale la pena mettersi contro di lui. Ti metterai nei guai... »
« E a te cosa importa di me, Greengrass? » aveva sbottato la ragazza in risposta, tirandosi il braccio e allontanandosi di un passo dalla Serpeverde, incredula come se Silente fosse appena risorto dinanzi ai suoi occhi.
« Ascolta... » disse in fretta Astoria, mentre Lumacorno faceva il suo ingresso nell'aula, salutando tutti con tono meno festoso rispetto agli anni precedenti. « non vale la pena finire nei guai per loro. »
Ginny era semplicemente allibita e fu con un filo di voce che disse: « Ma da che parte stai? »
Astoria si limitò a fissarla come se quella domanda l'avesse sconvolta e non rispose, allontanandosi in fretta da lei per unirsi ai suoi compagni, ancora intenti a fissare le due ragazze con sguardi minacciosi e torvi. Ginny rimase a braccia conserte, osservando il profilo minuto della Serpeverde che si univa di nuovo al suo gruppetto, che aveva cominciato a protestare contro di lei. Incredibile a credersi ma Astoria Greengrass l'aveva appena salvata da una punizione o da una maledizione. Come era possibile? Lei non era stata di certo dalla sua parte in tutti quegli anni ad Hogwarts.
« Prendiamo posizioni, forza! » disse Lumacorno, battendo le mani come per richiamare l'ordine. « Unisciti alla signorina Lovegood, su, cara! »
Ginny si accorse che il vecchio professore ce l'aveva con lei e si unì frettolosamente a Luna, che la stava fissando con un misto di rassegnazione e commiserazione. La rossa, dal suo canto, scaraventò la borsa sul banco e ripose la bacchetta nella tunica con una certa stizza.
« Menomale che avevamo detto di non dare troppo nell'occhio per non essere accusati. » disse Luna, piuttosto seriamente. « Sai, non credo che avresti dovuto fare una rissa coi Serpeverde. »
Ginny preferì non risponderle: si sentiva il viso ardente. Luna non capiva: era sempre molto tranquilla, pacata, non aveva problemi a lasciarsi scivolare addosso le cose. Lei no, era rabbiosa, aveva sopportato tante cose nella sua vita e quell'anno non aveva voglia di ignorare i Serpeverde. Dovevano pagare, così come avrebbero pagato i loro amici Mangiamorte e il loro caro e amato Preside.
Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri fu l'ingresso della nuova studentessa, Mary MacDonald, che Lumacorno fece accomodare.
« Signorina...? »
« MacDonald. » rispose la ragazza. « Scusate il ritardo, non trovavo l'aula. »
I Serpeverde esplosero in risatine di scherno. Ginny li incenerì con un'occhiataccia.
« Nessun problema, nessun problema! » esclamò Lumacorno, facendo un sorriso alla nuova arrivata che guardava nella direzione dei Serpeverde accigliata, probabilmente per capire chi aveva riso di lei e per quale motivo l'aveva fatto. « Signorina MacDonald, tu puoi lavorare con le due carinissime signorine lì in fondo. Ti troverai bene con loro! »
Mary si voltò per guardare Ginny e Luna in fondo all'aula e non ebbe scelta che sedersi accanto a loro. Sembrava piuttosto scostante, fredda; lasciò la sua cartella su una sedia vicina e fece un sorriso stiracchiato ad entrambe le ragazze, che ricambiarono, Luna con un certo calore.
« Sei Mary? » chiese quest'ultima, vivacemente.
« Sì. » rispose la MacDonald, con lo stesso sorriso stiracchiato e poco contento di prima.
« Io sono Luna, e lei... » Luna diede all'amica una gomitata eloquente.
« Ginny. » aveva borbottato la diretta interessata, sforzandosi di non sembrare sgarbata mentre metteva a posto la sua roba sul banco e continuava a guardare in cagnesco i Serpeverde dall'altro lato della sala. Adesso che poteva vedere bene la ragazza le sembrava molto stanca, osava dire malata, col viso sciupato, ombre scure sotto gli occhi e carnagione era pallidissima. Sembrava quasi priva di sangue.
« Avevi un insegnante privato prima? » chiese ancora Luna, incuriosita.
« Sì... io studiavo in casa, poi son dovuta venire qui. »
« Deve essere difficile per te ambientarti adesso. Spero potrai trovarti bene! »
« Oh, lo spero... la situazione non mi sembra molto tranquilla. » aveva sussurrato Mary, osservando stranita i Serpeverde.
« Decisamente no. » sibilò Ginny irritata, sbattendo sul banco il suo calderone.
« Oh, non farci caso! » disse Luna velocemente, giustificando il gesto burbero dell'amica. « Una piccola rissa con i Serpeverde, nulla di cui preoccuparsi. »
« Lo spero bene. »
Ginny pensò senza ombra di dubbi che quella nuova arrivata sembrava di umore più strano di quanto fossero lei e Astoria messe insieme. Probabilmente Mary MacDonald si stava chiedendo in che razza di scuola era capitata e con quali elementi avrebbe avuto a che fare...




« Luna crede che non avrei dovuto duellare con Selwyn. »
« Non saprei, non sono molto d'accordo con te, Luna. » aveva ribattuto Neville, sottovoce. Erano seduti tutti e tre in fondo alla tavolata Grinfodoro, vicinissimi in modo da non attirare attenzioni su di loro ed estraniati dalla massa. « Quelli lì cercano rogne da anni, e adesso si sentono anche in dovere di mettere in mezzo argomenti delicati come quello... se le cercano proprio, le risse! Hai fatto bene a tener loro testa. »
« È quello che vogliono. » ribadì Luna, paziente. « Creare più danni di quanti ne abbiano fatti in passato. Adesso possono, ma non capite? Adesso hanno Piton e i Mangiamorte dalla loro parte, ragazzi, non siate sciocchi. Siete troppo impulsivi, non vale la pena per loro! Vale la pena per cose più importanti. »
Ginny fece un sospiro, i nervi messi a dura prova fin da quella mattina. « Beh, il tuo incantesimo protettivo e Astoria Greengass hanno messo fine a tutto, inutile continuare a parlarne. »
« Strano che la Greengrass ti abbia messa in guardia. » disse Neville pensieroso, addentando una coscia di pollo. « In ogni caso, Luna potrebbe avere ragione, insomma, abbiamo bersagli più grandi a cui pensare. Non possiamo perder tempo con un paio di serpi idiote. »
« Parli tu che stavi riducendo in mille pezzettini quei due cretini di Tiger e Goyle. »
Neville scoppiò a ridere, gettando i capelli all'indietro. « Non ti stavo mica facendo la predica! Dicevo solo che dovremmo, per quanto possibile, mandare al diavolo i Serpeverde e concentrarci sui nostri veri obiettivi. »
« Ad esempio, l'Esercito di Silente. » si intromise Luna, soave.
« Avevi detto che avevi un piano, Neville. Dico bene? » chiese Ginny interessata, passando subito all'azione.
« Eh? » fece Neville distratto, che aveva alzato una mano per salutare la graziosa Hannah Abbott di Tassorosso, ritornando un secondo dopo alla realtà. « Oh. Sì, ho un piano, certo. Ci attiveremo stasera, mentre tutti dormono. Nessuno si aspetta che qualcuno infranga le regole proprio il primo giorno di scuola, così lo faremo noi. »
« Non male, Neville! » aveva approvato la ragazza, vivacemente. « Piuttosto eccitante, no? Infrangere le regole il primo giorno di scuola. »
« Oh, sì! In che modo lo faremo? » chiese Luna, col solito tono sognante.
« Della vernice rossa e una minaccia scritta sui muri di pietra. » disse semplicemente Neville.
« Mi piace! » aveva approvato Luna con un sorriso enorme, dopo due secondi di silenzio tombale.
« Ah, mi dicono che domani il risveglio dei Carrow e del nostro amato Preside non sarà per niente tranquillo. » fu il commento divertito di Ginny, facendo un occhiolino malandrino ai due amici.
« Ohh, siamo proprio una bella squadra! » proferì Luna, felicemente. « Allora, dove ci incontriamo? »




« Dove credete di andare a quest'ora della notte? » abbaiò la Signora Grassa non appena vide i due amici sgattaiolare fuori dalla Torre Grifondoro. Incrociò le braccia al petto e sbuffò di impazienza, scuotendo il capo; i corti boccoli le ondularono sulle spalle. « Santo cielo! Non vorrete mettervi nei guai il primo giorno di scuola! E io che stavo appena lasciando il quadro per andare a zonzo. »
« Che cosa? » fece Neville, con un sibilo preoccupato.
« Mi hai sentito, signorino. » disse altera la Signora Grassa, scuotendo i boccoli e agitando il bicchiere di vino che aveva tra le grassocce mani. « Ho un appuntamento e non posso assolutamente mancare per fare la guardia. Fine della storia! »
Ginny aveva spalancato la bocca, orripilata. « Oh, no. No! Aspetti almeno dieci minuti... »
« Massimo venti... » corresse Neville.
« Venti minuti qui a non far nulla? Non se ne parla! Cinque minuti, se vi conviene. » si impose la donna.
« Cinque? » ripeté Ginny infastidita, che non vedeva come potessero attivarsi in cinque minuti quando ce ne avrebbero messo almeno quattro solamente per arrivare fuori dalla Sala Grande data l'enormità del castello. Poi, un lampo di genio la colse. Lanciò uno sguardo eloquente a Neville e disse: « E va bene, grazie lo stesso per la gentilezza. Ah, a proposito, ma lo sa che la trovo proprio dimagrita? »
« Che cosa? » fece Neville, stranito. « I quadri non... »
La ragazza diede un pestone così furioso all'amico che egli riemerse con le lacrime agli occhi, annuendo ripetutamente e cogliendo al volo l'allusione.
« Sì... me ne sono accorto anche io, sai? »
La Signora Grassa parve illuminarsi, e Ginny ci tenne ad insistere con tono più convincente: « Beh, ormai il soprannome "Grassa" non le si addice più. Segue per caso qualche dieta speciale a base di verdure e frutta? In tutta l'estate avrà sicuramente perso cinque chili. Che ne pensi, Neville? »
« Minimo dieci! » corresse nuovamente il ragazzo, preso dal panico.
La Signora Grassa arrossì come un pomodoro di stagione. « Oh, beh... sì, seguo una dieta speciale. » e rise come una bambina alla quale promettono un grosso sacchetto di caramelle. « Come avete fatto ad accorgertene? Credevo di non essere dimagrita neanche qualche chilo, Violet mi vede identica a prima ma io non le ho mai creduto, ha! Invidiosa. In ogni caso, ho deciso di restare qui dentro fin quando non avete finito di... aspettate! Non ho finito! Non si corre nei corridoi! »
Ma i due amici se l'erano già data a gambe levate, correndo a perdifiato nel corridoio del settimo piano e controllandosi nervosamente alle spalle e intorno in modo da non trovarsi in grossi guai con Gazza, la sua gattaccia puzzolente dagli occhi infuocati o i Carrow, se mai avessero montato la guardia nei dintorni.
« Sei stata geniale! » aveva riso Neville, mentre scendevano in tutta fretta le scale. « Non sapevo che i quadri potessero mettersi a dieta. »
« Non credo possono farlo, a dire il vero. » disse la ragazza, col fiatone. « Insomma, possono anche smettere di mangiare ma non possono morire nel riquadro o altro... insomma... sono già morti, la loro figura rimane impressa su tela! Sono solo abitudini quelle che hanno e... Luna! »
Ginny si accorse che la loro amica correva loro incontro con un grosso secchio di vernice rossa tra le mani e con un pigiamino rosa con unicorni argentati sparsi per tutto il completo. Inutile dire che non potette proprio evitare di ridere. Neville le coprì velocemente la bocca con una mano mentre Luna si univa alle risatine, ammiccando agli unicorni lucenti che aveva cosparsi per gli indumenti.
« Ehm... per quale motivo sei in pigiama? » chiese Neville, perplesso e teso allo stesso tempo. « E per quale motivo porti le scarpe da ginnastica sotto al pigiama? » accluse, la smorfia interrogativa trasformatasi in una smorfia preoccupata.
« Sono sonnambula, per questo a letto porto sempre le scarpe. Se mi beccano, calo nella parte! » cinguettò Luna divertita, posando tra le mani di Neville il grosso secchio di vernice. « Oh, siete voi che sarete in grossi guai se vi beccano... sapete, la storia del sonnambulismo non credo funzioni anche con voi. »
« Sei davvero sonnam...? »
« Lascia perdere, Neville. » interruppe Ginny divertita, fissando la vernice rossa con una certa titubanza e chiedendosi dove Luna l'avesse presa. Probabilmente nello stesso posto in cui la ragazza l'aveva trovata nel suo primo anno ad Hogwarts. Il pensiero la fece rabbrividire. « Luna ha ragione, dobbiamo muoverci. Io resto qui di guardia... voi muovetevi. »
Neville e Luna presero i pennelli e lasciarono gocciolare della vernice a terra mentre imbrattavano il muro della Sala d'Ingresso. Il posto era l'ideale, tutta Hogwarts avrebbe visto la scritta. Era un modo vistoso e pericoloso, sì, ma alquanto inevitabile...

ESERCITO DI SILENTE: IL RECLUTAMENTO È ANCORA APERTO.

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Capitolo 3
*** Un colpo per Alecto. ***


Un colpo per Alecto.



Il mattino successivo fu un miracolo entrare in Sala Grande per la colazione: i Carrow avevano bloccato interamente il passaggio e sbraitavano contro Gazza e contro l'intero creato cercando in tutti i modi di far scomparire a colpi di bacchetta la grossa scritta rossa comparsa improvvisamente durante la notte. Ovviamente, solo i due fratelli non erano a conoscenza che le scritte di vernice non andavano via con la magia e gli studenti che ne avevano fatto ricordo grazie all'avvenimento della Camera dei Segreti non erano stati così gentili da avvertirli. Gazza, alla fine e dopo un gran bel trambusto, fu costretto a stare tutta la mattinata con la spugnetta impregnata di Solvente Magico di Nonna Acetonella a strofinare sulle scritte su ordine dei Carrow, che avevano rinunciato a mandarle via con la magia e si chiedevano, piuttosto, chi fosse il colpevole della scritta e chi fosse quel famigerato Esercito di Silente.
« Geniali. Geniali! » aveva sussurrato Seamus a colazione, totalmente scatenato. Neville fece un gran sorriso compiaciuto all'amico, consapevole di aver avuto un'idea davvero brillante. « Io mi arruolo, ovviamente. Quando si comincia? »
« Bell'idea, ragazzi, ma l'avete proprio fatta grossa. » disse Calì turbata, con la spilla di Caposcuola appuntata sulla tunica.
« Sentite come urlano! » proferì Lavanda, guardando l'ingresso dove fratello e sorella litigavano a voce alta e sbraitavano contro Gazza e Mrs Purr come delle bestie; alcuni studenti che passavano accanto a loro stettero bene attenti ad accelerare il passo. « Gli insegnanti stanno guardando in questa direzione... sanno cos'è l'Esercito di Silente, anche Severus Piton lo sa, immagineranno siamo stati noi a combinare quel casino. Non mi stupirei se Piton ci ordinasse di far sparire immediatamente quelle scritte al posto di Gazza. »
« Gli insegnanti non ci denunceranno mai, Lavanda. » ribatté Seamus convinto, tentando di rassicurarla. « Vi ricordo che non dobbiamo ribellarci a questo regime per puro divertimento. »
Lavanda si fece tutta paonazza per l'accusa e, a braccetto con Calì, corse via dalla tavolata Grifondoro.
« Cosa ho detto di male? » chiese Seamus, impacciato.
« Niente, Seamus, siamo solo tutti un pochino nervosi per questo nuovo anno: le tensioni a casa, le tensioni qui a scuola. Non penso che loro ritengano inutile ribellarsi ma hanno ragione: Piton sa che ci siamo dietro noi, è un rischio che abbiamo deciso di correre. » intervenne Ginny, realista. « Basta che vai a parlarle, tranquillo. »
« Sì, penso funzioni così... » disse Neville perplesso, mentre Seamus si alzava e percorreva la direzione percorsa dalle due ragazze in tutta fretta. « Comunque, conosco Calì e Lavanda: si arruoleranno di sicuro, soprattutto quando vedranno di che pasta sono fatti quei due Carrow. »
« Sì, ne sono certa. » annuì la ragazza, osservando i suoi cereali affondare nella sua ciotola di latte e dando un colpetto alla ciotola col cucchiaio. « Deve essere una bella soddisfazione essere scelti come Caposcuola, vero? Calì e Seamus potranno essere davvero utili all'ES grazie alle loro ronde, non dovrebbero affatto sottovalutare questo aspetto nella ribellione. »
« Sono d'accordo. » convenne Neville. « Luna mi ha detto che alcuni Corvonero hanno aderito questa mattina presto e... guarda, ci sta salutando. »
I due ragazzi risposero al saluto della loro amica e capirono subito che non poteva spostarsi dal suo tavolo o sarebbe apparso incredibilmente sospetto agli occhi dei Carrow, che in quel momento avevano cominciato a vigilare la Sala Grande, fissando con circospezione ogni studente che si trovava sotto il loro naso.
« Anche secondo te gli insegnanti non ci denunceranno? » chiese Neville, fissando intensamente il tavolo degli insegnanti in fondo alla sala. Si scoprì che i loro occhi erano puntati sul tavolo dei Grifondoro, e pareva proprio nel loro punto.
« Seamus ha ragione, non lo faranno. » rispose lei immediatamente, e il pensiero del contrario le fece girare disgustosamente lo stomaco. « I Carrow ce la farebbero pagare cara. Gli insegnanti sono rimasti ad Hogwarts come responsabili della nostra sicurezza, l'hanno fatto per noi, non potrebbero mai denunciarci. Piton potrebbe cantare... ma penso non si trovi qui a scuola. Da ieri, a pensarci bene... »
« Dove potrebbe essere? » chiese Neville, a bassissima voce. « A compiere qualche assassinio in giro? »
Ginny fece spallucce: probabilmente era come diceva l'amico. Ci stava appunto pensando quando Michael Corner, passando con i suoi amici per uscire dalla Sala Grande, le aveva fatto l'occhiolino e aveva alzato una mano in segno di saluto, distraendola dalle sue supposizioni su Severus Piton.




Quando Ginny fece il suo ingresso nell'aula di Babbanologia, quella stessa mattina, scoprì che i Serpeverde erano al completo e sembravano la stessero aspettando. Non appena la videro esplosero in così sciocche risatine di scherno che Mary MacDonald, seduta da sola in fondo all'aula, inarcò le sopracciglia e borbottò qualcosa sottovoce. Ginny, con uno sguardo minaccioso ai Serpeverde, che avevano cominciato a fare battutine perfide su di lei e sul suo amato, si sedette accanto alla nuova ragazza, evitando gli occhi concentrati di Astoria Greengrass.
« Cosa hanno da ridere? » chiese la MacDonald, accennando ai Serpeverde con una smorfia disgustata.
« Cercano rogne. » rispose l'altra irritata, posando la sua cartella a terra e sbuffando.
« Ma... »
La porta si aprì con un colpo secco interrompendo l'indignazione della MacDonald e Alecto Carrow fece il suo ingresso in classe. Sembrava piuttosto pimpante e con l'aria di chi avrebbe fatto passare i più grossi guai di tutta l'esistenza agli studenti, cosa che la ragazza non potette fare a meno di notare.
« Quando suona la campanella voglio vedervi tutti in classe, non sparsi per i corridoi. » disse Alecto acidamente, richiamando all'ordine un paio di ritardatari che avevano fatto il loro timido ingresso dietro di lei. « Esigo ordine, disciplina e rispetto! Se dico una cosa, siete obbligati ad obbedirmi. Siamo intesi? »
Nella classe risuonarono affermazioni di assenso; i ritardatari mormorarono le loro scuse.
« Benissimo. » Alecto si mise dietro alla cattedra, guardandoli tutti con ferocia mentre apriva un registro: sembrava stesse ispezionandoli uno ad uno. « Come ben sapete, Babbanologia è diventata una materia obbligatoria per tutti. Chi ha già seguito i corsi in passato deve ben sapere che lo studio di questa materia quest'anno sarà totalmente diverso da quello a cui siete abituati. »
Molti assunsero delle espressioni perplesse.
« Dunque, il motivo per cui questa materia è diventata obbligatoria è uno: il caos al Ministero. » disse Alecto, godendosi l'effetto delle sue parole e guardando i ragazzi del sesto anno come si aspettasse di venire contraddetta. « Quest'anno c'è stata davvero parecchia confusione al Ministero della Magia e si ritiene che molti Nati Babbani abbiano rubato la magia ad un mago, cosa assolutamente miserabile. Impareremo da questo momento a studiare il loro vile comportamento e i vari affronti che abbiamo subito noi maghi col sangue puro da parte dei Babbani. »
Ginny si sentì immediatamente il sangue al cervello, non riusciva a spiegarsi neanche lontanamente una scelta del genere: come era possibile che quell'anno una materia che aveva sempre imbeccato il rispetto verso i Babbani sarebbe stata incentrata sull'insegnamento dell'odio nei loro confronti?
« Siamo sicuri che noi maghi abbiamo subito degli affronti da parte dei Babbani? » chiese la ragazza, con tutta l'audacia che avesse in corpo. Tutte le teste dei compagni di classe si voltarono verso di lei e Alecto strinse le labbra, puntandole addosso gli occhietti acquosi. Compiaciuta dell'effetto ottenuto, insistette: « Non mi pare esista nessun espediente che faccia sì che qualcuno rubi la magia. »
« Gli studenti alzano la mano quando vogliono parlare nella mia classe! » aveva sbottato la donna, balzando in piedi. « E tu chi sei? »
« Weasley, professoressa, e non credo che i Babbani abbiano rubato la nostra magia. »
Alecto rimase per un attimo a contemplarla come se non sapesse da dove cominciare, poi sorrise in maniera fin troppo affabile. « Davvero? » chiese, con voce apparentemente calma. « Beh, non mi sorprende che molti di voi non sappiano la verità. Quei disgustosi Babbani hanno realmente fatto del male a persone dal sangue puro come noi e voi dovete saperlo, io sono qui per questo. Bene, proseguiamo la lezione! E non voglio interruzioni durante la mia ora. »
Ginny era semplicemente troppo sconvolta per continuare a replicare.
« L'insegnamento di questa materia è stato preoccupantemente confuso dagli altri insegnanti, che invece di mettere in guardia gli studenti, si accingevano a spiegare gli usi e i costumi dei Babbani e il modo in cui noi maghi avremmo potuto convivere con loro. O magari accoppiarci. » ci tenne ad incalzare Alecto, nel silenzio tombale che era calato in classe dopo l'intervento della ragazza. « Che cosa vomitevole, vero? » si volse verso Harper, che annuì e rise di gusto.
I Serperverde esplosero in altre risatine; i Grifondoro si scambiarono sguardi a dir poco allibiti.
« Cominciamo con l'appello. » disse Alecto, scoprendo i denti ingialliti.
L'appello proseguì in modo tranquillo e successivamente la nuova professoressa distribuì alla classe delle piccole schede da compilare. Schede che avevano tutta l'aria di non essere delle schede vere e proprie, piuttosto un test per constatare la mentalità dei suoi studenti in modo da manipolarla meglio o, in caso di opposizione, annientarla totalmente.
« Avete trenta minuti. Cominciate. » proferì Alecto, controllando l'orologio con un sorrisino malefico.
Ginny fece un gran respiro mentre si apprestava a compilare la sua scheda, che comprendeva una parte personale e una parte che riguardava la materia, il tutto reso in modo particolarmente contorto. Riferimenti a stati di sangue e insulti contro Babbani e Nati Babbani non mancavano di certo tra quelle righe. Inutile dire che la ragazza non avrebbe mai e poi mai compilato seriamente quella viscida scheda...
E sapeva che ne avrebbe subito le conseguenze.
Quando Alecto finì di appellare tutte le schede e ci dava uno sguardo commentando, talvolta con stizza e talvolta soddisfatta, i ragazzi restavano all'erta e si guardavano tutti, sussurrando ansiosi cose come: « che cosa hai scritto alla numero sei? » oppure: « tu avevi fatto Babbanologia prima di adesso? » o ancora: « ma alla settima domanda dovevamo scrivere di non volere i Nati Babbani qui ad Hogwarts? ».
« È orribile questo test. » aveva sussurrato la MacDonald, dopo un paio di minuti.
Ginny annuì, mestamente. « Lo penso anch'io, e penso anche che questo sia nulla rispetto a ciò che ci attende. »
« Mi hai colpito moltissimo, Harper, complimenti. » stava dicendo Alecto, ridacchiando.
« Grazie, professoressa. I miei genitori hanno parlato sempre bene di lei e suo fratello. » rispose Harper in fretta, entrando nella fase di adulazione.
Alecto fece un cenno d'intesa col Serpeverde. « Bene, passiamo alla prossima scheda. »
Ginny rimase impaziente in attesa di nuovi sviluppi, conscia del fatto che restavano solamente pochissime schede e che ben presto sarebbe toccato a lei. Si sentiva di tanto in tanto gli occhi della classe posati addosso e qualche Serpeverde le fece addirittura un brutto gestaccio con il dito medio mentre Astoria Greengrass, seduta accanto ad un taciturno compagno, pareva in preda ad una crisi di panico.
« Che cosa diavolo vuol dire questa scheda?! »
L'urlo di Alecto fece trasalire l'intera classe e la Grifondoro rimase di sasso, come pietrificata, consapevole al cento per cento di cosa stava per accadere. La professoressa fece uno scatto fulmineo verso Ginny, sovrastandola minacciosamente con la scheda tra le mani tremanti e tozze, mentre la fissava con i suoi occhietti minuscoli e orribili impregnati di disprezzo.
« Volevi fare la spiritosa consegnandomi la scheda in questo modo? » la rabbia aveva colto in pieno la Carrow, che fu meno abile di prima a nasconderla. « Che diavolo significa che hai il sangue AB positivo? Rispondimi immediatamente! »
In altre occasioni la ragazza avrebbe riso ma in quel momento era piuttosto seria, senza neanche sforzarsi. Prendersi gioco così sfacciatamente di Alecto Carrow poteva essere stato anche divertente ma appariva come una mossa alquanto azzardata, impulsiva.
« Allora? » insistette la donna, quasi sbattendole la scheda in faccia. « Come sarebbe a dire che non comprendi le domande, che non sai chi sono i Sanguesporco e che il matrimonio tra maghi e Babbani non sarebbe abominio? Volevi fare la spiritosa con me, prenderti gioco di me?! Rispondimi immediatamente, Weasley! »
« No. » rispose la ragazza tranquillamente, mentre gli occhi Astoria si spostavano da lei ad Alecto con estremo spavento.
« Ma davvero? » Alecto ci tenne a sottolineare l'odio in ogni parola che pronunciava mentre i suoi occhi mandavano lampi. « I Weasley sono l'imbarazzo dei Purosangue, non potevo aspettarmi niente di meglio dalla figlia di un idiota che lavora nel reparto più pidocchioso del Ministero... il reparto dei Babbani! » aggiunse, facendo una grossa risata folle e incendiando la sua scheda con un colpo di bacchetta.
« Non si azzardi a parlare così della mia famiglia! » esclamò Ginny irritata, balzando in piedi per tenerle testa.
« E tu non ti azzardare mai a usare questo tono spavaldo con me! » urlò la professoressa, sovrastando il suono della campanella e facendo un passo verso la ragazza. Nella classe non si sentiva volare una mosca; nessuno osava alzarsi dalla sedia per uscire dalla classe e andare alla lezione successiva; i Serperverde erano eccitati come non mai e sussurravano concitati tra di loro.
« Babbanofila che non sei altro! Dovevano impedire anche te di venire ad Hogwarts! »
Molti trattennero il respiro quando Alecto colpì la ragazza in pieno volto. Mary MacDonald, accanto a lei, era semplicemente sconvolta e probabilmente si chiedeva il motivo per cui molti insegnanti e molti studenti in quella scuola si comportavano in quel modo così assurdo; Astoria aveva la bocca spalancata dall'orrore, così come tutti i Grifondoro, e i Serpeverde stavano cominciando a ridacchiare in modo spropositato.
Ginny, dal suo canto, non si mosse; il suo viso era diventato bollente.
« Bel colpo alla Babbana, professoressa Carrow. »
Un secondo di freddo silenzio.
I Serpeverde avevano smesso di ridere, tutti si accorsero che la ragazza si era spinta troppo oltre, così come se ne era accorta lei un secondo prima che Alecto strillasse e affondasse la mano nella sua veste per estrarre la bacchetta, procurandole un taglio profondo sul viso, nello stesso punto in cui l'aveva colpita con una mano.
« COME HAI OSATO, LURIDA BABBANOFILA! »
Il taglio sulla guancia sanguinava così copiosamente che alcune gocce finirono sui libri di testo della MacDonald, che aveva estratto in tutta fretta la bacchetta. Alecto, accorgendosene, la fece volare via con un rapidissimo colpo: sembrava fuori controllo. Dopo qualche secondo, Ginny sentì un certo movimento e sott'occhio vide alcuni Grifondoro in piedi per affrontare la loro insegnante, tra cui Ritchie Coote e i fratelli Jones.
« Non osate intervenire. » aveva minacciato Selwyn, puntando la sua bacchetta contro i Grifondoro.
« Levati dai piedi. » aveva intimato Christopher, affrontando il ragazzo con audacia.
« Non osare, Jones, o sei morto. » minacciò Harper, avvicinandosi alla banda Grifondoro.
« Babbanofila! » continuava ad urlare Alecto, come impazzita. I suoi occhi erano fuori dalle orbite e sputava saliva dappertutto, in preda ad un attacco isterico. « Sei solamente una lurida ragazzina! IL SIGNORE OSCURO SARÀ BEN FELICE DI SCHIACCIARE TE E LA TUA FAMIGLIA DI PEZZENTI COME MOSCERINI! »
Improvvisamente, ci fu una vibrazione alla porta: qualcuno stava cercando di forzarla per entrare.
« Apra, Alecto! Apra questa porta! »
La voce disperata della professoressa McGranitt stava risuonando nell'aula. Alecto spinse via con un gesto secco Ginny, ancora in piedi a tentare di mettere fine ai fiotti di sangue che le fuoriuscivano dalla guancia, e con un feroce colpo di bacchetta aprì la porta, provocando alla McGranitt un sussulto, così come a tutti gli studenti dietro di lei che aspettavano il cambio per entrare in quell'aula.
« Sentivo delle urla... » aveva sussurrato la McGranitt, e i suoi occhi spaventati incrociarono quelli di Ginny e si posarono sul profondo squarcio che la ragazza esibiva sulla guancia. La professoressa era sbiancata visibilmente e fu con gambe tremanti che corse in soccorso della sua studentessa. « Oh, santo cielo, professoressa Carrow! È assolutamente proibito violenze fisiche ai miei studenti, come ha potuto? Mi pareva di averlo detto sia a lei che a suo frat... »
« Non mi interessa quello che dice lei! » riprese Alecto furibonda, pulendosi il sudore dalla fronte con un gesto rozzo. « Ha osato accusarmi di essere una Sanguesporco, questa feccia umana! »
« Non è andata proprio in questo modo, professoressa. » contraddisse Ginny, beccandosi l'occhiataccia della McGranitt; gli studenti fuori dall'aula si coprirono la bocca con le mani, alcuni si limitarono a fissarla intensamente.
« Questo non mi sembra un buon motivo per attaccare gli studenti, professoressa Carrow. »
« Andate via, voi! Immediatamente! » aveva strillato Alecto, e gli studenti sulla soglia della porta, che stavano quasi facendo a botte per vedere cosa accadeva all'interno della classe, defilarono immediatamente via, disperdendosi nel corridoio e sussurrando tra di loro. « E tu, vieni con me! Si levi, Minerva McGranitt, devo punirla come si deve! »
Alecto spinse la ragazza fuori l'aula costringendola a muoversi, nonostante lei tentasse di scrollarsi di dosso la donna. La McGranitt cominciò a protestare a gran voce ma non ci fu modo di fermare Alecto Carrow: sembrava veramente scossa e furiosa, paragonarla ad una Babbana doveva averla scioccata. Le due furono inseguite dalla voce tormentata della McGranitt fin quando non sparirono dietro ad un arazzo rosso e dorato, arrivando a destinazione: la statua di pietra di guardia all'ex ufficio di Silente riconobbe Alecto e fece una specie di cenno.
Alecto scoprì l'avambraccio, mostrando il Marchio Nero che fungeva come parola d'ordine.
« Ecco fatto, stupido colosso di pietra! Adesso spostati! » aveva sbraitato a gran voce, mentre la statua si lasciava scorrere per lasciarle passare. « Qui dentro non verranno insegnanti idioti in tuo soccorso, quella vecchia balorda della McGranitt non si farà venire le ulcere per difenderti e tu subirai una punizione come si deve. Oh sì... vedrai... »
Ginny tentò di divincolarsi dalla presa della donna ma sapeva di non avere scampo: era molto più debole rispetto ad Alecto, dotata di una corporatura tarchiata e massiccia, e non avrebbe mai potuto scappare e nascondersi; inoltre, non era abile quanto quella Mangiamorte che, con un colpo di bacchetta, avrebbe potuto farla secca. Mentre salivano la scalinata, la ragazza si disse che non le importava di essere punita. Reagire aveva dato a tutti una speranza, i suoi compagni di classe non avevano esitato a tenere testa alla loro professoressa e addirittura la nuovissima studentessa aveva estratto la bacchetta. Era quello il suo obiettivo fin dall'inizio: da sola non avrebbe potuto combattere, le serviva un Esercito.
Alecto Carrow spalancò la porta del vecchio ufficio di Silente e sussultò rumorosamente.
« Severus! » esordì, sorpresa quanto la ragazza di trovare Severus Piton in ufficio. « Non sapevo che... »
« Alecto. » ribatté Piton seccato, mentre con uno svolazzo del mantello si sedeva dietro alla scrivania di legno appartenuta ad Albus Silente, il solito volto inespressivo. « Un contrattempo. Tu, piuttosto... che cosa ci fai qui? Ti avevo ordinato di non entrare mai qui dentro se non per un'emergenza, e non mi pare che questa sia un'emergenza. »
Ginny non aveva affatto badato a quello che Piton aveva detto: era meravigliata dalla stanza. L'uomo, stranamente, non aveva imposto il suo carattere cupo alla stanza ma essa si presentava esattamente come Silente l'aveva lasciata: splendente, stravagante, colorata da un mucchio di libri, strani attrezzi. I ritratti si accorsero che la ragazza stava osservando il tutto a bocca aperta e fissarono Severus Piton, sussurrando tra di loro e passando da quadro a quadro; il ritratto di Silente sedeva tranquillo sul suo trono e la osservava con uno strano sorrisino.
Per quale motivo il riquadro dell'uomo che Piton aveva ucciso si trovava in quell'ufficio?
« Minerva McGranitt ha tentato di ostacolare la punizione di questa ragazza! » insistette Alecto, viscidamente sottomessa a Piton, in tono quasi di scuse. « Ha osato paragonarmi ad una Babbana, Severus. Sono venuta qui per punirla, era l'unico luogo più vicino a cui potevo accedere! »
Severus Piton la stava squadrando con uno strano sguardo.
« Capisco. » disse, con voce spenta. « Provvedo io a lei. »
Alecto non se lo fece dire due volte e uscì di fretta e furia dalla stanza, facendo un piccolo sorrisetto prima di uscire. Ginny sentì un lieve panico percorrerle tutto il corpo quando la porta si chiuse dietro le spalle della donna e delle domande le sorsero spontanee. Che cosa le avrebbe fatto Severus Piton? Se era stato capace di uccidere Albus Silente, il più grande mago di tutti i tempi, come avrebbe fatto una ragazzina di appena sedici anni a difendersi da lui? Si accorse di sudare per l'agitazione, ma riuscì a mantenere il contatto visivo con l'uomo, che non sembrava toglierle i suoi nerissimi occhi di dosso.
« Sai, non mi aspettavo niente di meno da te, Weasley. » disse in tono soave Severus Piton, alzandosi dalla sedia dietro alla cattedra. Il suo volto era pallido, i capelli sempre untuosi. « Proprio come i tuoi fratelli, proprio come il tuo presunto grande amore... » ogni parola che pronunciava aveva un'enfasi diversa, ma il suo tono non cambiava. « Ribellarti non ti servirà a niente, non farà tornare indietro da te l'amore della tua vita. »
« Io non ho fatto un bel niente. » sibilò la ragazza, risentita. « Alecto Carrow mi ha dato uno schiaffo e io ho reagito. »
« Si vede che... » Piton si era avvicinato a lei. « qualcosa dovevi pur aver fatto. »
La ragazza fece per replicare ma, improvvisamente, un luccichio l'aveva abbagliata e si sporse oltre la spalla di Piton per guardare: era stata la spada di Godric Grifondoro ad accecarla, aveva attirato la sua attenzione con un bagliore. Si trovava alla sua sinistra nella teca accanto alla scrivania del Preside, lucente alla luce del tramonto...

« Per quale motivo siete inclusi anche tu e mio fratello nel testamento di Silente? »
« Non saprei. Ha lasciato a Ron un Deluminatore, a me un libro per bambini e... un semplice boccino d'oro. Strano, vero? »
« Non ha lasciato nient'altro? »
« No... niente... »


Non ci poteva credere, qualcosa sembrava morirle in gola. La spada di Godric Grifondoro era lì nell'ufficio di Severus Piton, immacolata, ancora perfettamente tempestata di rubini sull'elsa, inutilizzata e in attesa. In attesa che qualcuno la restituisse...

« Silente ti ha lasciato qualcos'altro, Potter: la spada di Godric Grifondoro. »
Ginny si irrigidì ancora di più, immobile sulle scale e con gli occhi ancora gonfi di lacrime amare.
« E dov'è? »
« Purtroppo, Silente non aveva la facoltà di donare quell'arma.
Come importante manufatto storico essa appartiene... »
« A Harry! L'ha scelto, lui l'ha trovata, gliel'ha consegnata il Cappello Parlante. »


Quella spada non serviva a Piton, non apparteneva a lui, Silente l'aveva lasciata ai ragazzi per la missione: l'aveva origliato durante una loro conversazione col Ministro prima del matrimonio di Bill, e sapeva che il Ministero aveva rifiutato di consegnarla. Solo in quel momento capiva il motivo per cui l'intero testamento di Silente non poteva essere rilasciato: era stato Piton.
In un veloce attimo, non più veloce di un battito di ciglia, la ragazza capì che quella non sarebbe stata l'ultima volta che sarebbe entrata nell'ufficio del Preside: avrebbe fatto di tutto pur di recuperare quella spada.
Le parve addirittura che il ritratto di Silente le avesse fatto l'occhiolino.
« Sei un'impertinente molto fortunata. » disse Piton, ignorando il suo improvviso stupore e voltandole le spalle con un altro svolazzo del mantello nero come la pece. « Ho parecchie cose da fare al momento, a differenza di molti il mio tempo è limitato e prezioso. Meglio se sparisci in fretta. »
Ginny non se lo fece dire due volte. Con un ultimo sguardo alla teca dove si trovava la spada di Godric Grifondoro e senza avere la minima voglia di guardare Severus Piton di nuovo negli occhi, uscì in fretta dall'ufficio di Silente, meditando su cosa avesse di tanto importante da fare Piton per non darle una punizione o per non fargliela pagare cara.
Qualcosa non quadrava...




« ... e mi ha lasciata andare, capite? Mi ha lasciata andare! A che gioco sta giocando? »
« Probabilmente il suo Signore gli ha chiesto di fare qualcosa di importante e non poteva perdere tempo con te. » rispose Neville, scrollando le spalle come se fosse ovvio. Si servì un secondo piatto di cotolette e ci diede dentro, la bocca piena tanto quanto l'aveva suo fratello Ron durante i pasti. « Ah, e la tua ribellione con Alecto ha fatto il giro della scuola, ovviamente. »
« Come la violenza che hai subito. » disse Luna, fissandole la ferita in modo intenso, esattamente come aveva fatto l'intera scuola spiandola nei corridoi e in quel momento, durante la cena. « Io il lunedì ho Rune Antiche con i Corvonero e i Tassorosso, ma il resto dei giorni frequenteremo le lezioni insieme, fortunatamente. »
« Domani ho la mia prima lezione con entrambi i Carrow. » ci tenne ad informare Neville, con un sorrisino beffardo. « Io e Seamus non ne usciremo vivi, mi sa. »
« Noi abbiamo lezione di Arti Oscure insieme, Gin. Domani. »
« Non chiamarla così, Luna! » aveva sbottato Neville, ficcandosi con malagrazia un boccone in bocca. « Mi metti i brividi... »
« È così che si chiama, ormai. »
Ginny annuì mentre controllava il suo riflesso nel cucchiaio, focalizzandosi sul taglio sulla guancia. « Penso che Amycus Carrow sia ancor meno tollerante della sorella. » disse in un sussurro la ragazza, evitando di alludere al fatto che lo stesso uomo ce l'aveva messa tutta per ucciderla l'anno precedente. « Ma tornando a Piton... vi rendete conto che ha lasciato andar via uno studente indenne dal suo ufficio? »
« Aspetta un attimo. » Neville aveva increspato la fronte, lasciando perdere le sue occupazioni col cibo. « Stai dicendo che Piton ha fatto il buono? »
« No! » esclamò Ginny frettolosamente, chiaramente offesa dall'accusa dell'amico nei suoi confronti. Alcuni studenti vicini trasalirono a causa di quell'improvvisa esclamazione, ma nessuno dei tre amici ci fece molto caso. « Sto solo dicendo che trovo strano mi abbia lasciata andare così... anche se aveva di meglio da fare, Neville, sì. »
« E da quando in qua ti interessa il comportamento di Piton? »
« Da quando non l'ha punita, immagino. » venne in aiuto Luna, in maniera piuttosto semplice. Bevve un sorso di tea e si pulì le labbra col dorso della mano. « Comunque, sono d'accordo con Neville, non ti arrovellare. Sappiamo tutti di cos'è capace quell'uomo, non ti avrebbe mai lasciata andare se avesse avuto tempo a sua disposizione. Adesso dobbiamo concentrarci su cose più concrete! »
Ginny rimase qualche secondo in silenzio, poi annuì freneticamente mentre finiva la sua cena e allontanava il piatto con un gesto brusco: si era appena ricordata di una cosa di vitale importanza. « La spada di Godric Grifondoro! Come ho potuto dimenticarmene? » esordì, in un sussurro roco appena accennato.
Neville lasciò andare la sua forchetta con un tintinnio mentre Luna le puntava addosso i grossi occhioni spalancati, entrambi colpiti da quell'improvvisa affermazione.
« La spada di Grifondoro? » fece Neville perplesso, fissando l'amica come se avesse appena preso un colpo in testa.
Ginny fece cenno ai due di seguirla fuori e tutti e tre si affrettarono a lasciare la Sala Grande colma di studenti e di orecchie curiose che non si sarebbero di certo lasciate scappare un particolare del genere. Neville seguiva con sguardo interrogativo e timoroso l'amica che marciava impettita per i corridoi e Luna trotterellava al loro fianco, tranquilla come se stesse facendo un giretto spensierato per il castello.
« C'è una cosa molto importante che devo dirvi. » annunciò la ragazza, una volta che furono lontanissimi dal luogo della cena. Controllò che non ci fosse nessuno a portata di orecchie, guardando gli amici con estrema serietà. « Poco prima del matrimonio di mio fratello, ci ha fatto visita il Ministro. »
« Rufus Scrimgeour? » chiese Neville, interessato.
« Sì. »
Luna trattenne il respiro. « Il vampiro? »
« Sì... aspetta, cosa? »
« Non lo sapevi? Te lo dissi l'anno scorso! Mio padre scrisse un articolo su di lui, poi il Ministero ha dovuto bocciarlo siccome... »
« Cosa voleva il Ministro? » si inserì Neville mentre Luna, per nulla offesa dalla violenta interruzione, ritornava partecipe della vera conversazione.
« Ha parlato con i ragazzi, erano in salotto e io scendendo le scale ho udito tutta la loro conversazione. Silente prima di morire ha lasciato loro la spada di Grifondoro nel suo testamento ma il Ministero ha rifiutato di consegnarla. Adesso ce l'ha Piton, nell'ufficio di Silente. L'ho vista quando ci sono stata... »
Neville e Luna si scambiarono un'occhiata.
« Cosa devono fare con quella spada? » chiese Neville, sconcertato.
« Forse ha qualche potere speciale. » rispose Luna, seriamente.
« Harry ha ucciso il Basilisco con quella spada, ragazzi, ricordate? Deve essere impregnata di un potere a noi sconosciuto! » ci tenne a specificare Ginny, ricordando fin troppo bene il momento in cui gli occhi verdi del ragazzo scintillavano alla luce dell'argentea spada di Grifondoro.
« E Silente lo sapeva. » disse Neville, come illuminandosi.
« Naturalmente! Per questo l'ha lasciata nel testamento, no? Forse pensava che un manufatto del genere potesse aiutare i tre a sopravvivere nella loro missione! » fece eco Luna, felicemente. « Beh, cosa stiamo aspettando? Abbiamo anche noi una missione, adesso: recuperare la spada di Grifondoro! »
« Giusto. » convenne subito Neville, facendo un gran sorriso alle amiche. « Dobbiamo recuperarla a tutti i costi. Io sono pronto! »
Ginny sorrise di rimando, l'espressione più combattiva di sempre. « Nell'ufficio di Silente. Domani notte. »




« Ti piace la Torre Corvonero, Arnold? »
Luna fece una carezza alla Puffola della sua amica e le diede un paio di piccoli vermicelli da mangiare. Arnold apprezzava particolarmente i vermicelli e esordì con un puurrrr molto vivace.
« Non eri mai stato qui, vero? »
« Puurrr. » rispose Arnold, saltando sulla spalla di Luna in cerca di coccole.
« Mio padre dice che voi Puffole cantate a Natale... me la farai sentire una canzoncina tra tre mesi? »
« Puuuuurrrrrr. »
« Hem hem! »
Un colpetto di tosse fece voltare Luna, che si era distratta a parlottare con la Puffola dell'amica e non aveva occhi per nient'altro. Si rese conto di trovarsi di fronte a Michael Corner, per la seconda volta da quando avevano verniciato la parete. Quella mattina lui e i suoi due fedeli amici l'avevano fermata prima della colazione, nella Torre, per dirle che volevano assolutamente far parte dell'Esercito di Silente e che non aspettavano altro che sabotare il regime di Severus Piton.
Luna sorrise, piuttosto contenta di rivedere il ragazzo.
« Oh, ciao, Michael. Dimmi pure! »
« Ciao, senti... sai per caso quando si terranno le lezioni con l'ES? » chiese sottovoce il ragazzo, coprendosi il lato destro della bocca con una mano. « Sai, non vedo l'ora di cominciare e anche i miei amici non vedono l'ora. »
« Non lo sappiamo ancora, Michael, stiamo ancora reclutando. » rispose Luna, serena. « Ti mancano le lezioni con l'ES o qualcuno in particolare? »
« Mi mancano le lezioni, chiaramente. » disse Michael, velocemente. « Beh, tienimi informato, Luna, ci conto. D'accordo? »
« D'accordo, Michael, buonanotte! » cinguettò Luna, accarezzando la Puffola e guardando Michael Corner che saliva in fretta le scale del dormitorio maschile come se fosse inseguito da qualcosa. « Hai una padroncina davvero carina, Arnold, vero? »

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Capitolo 4
*** La spada di Godric Grifondoro. ***


La spada di Godric Grifondoro.



Ginny ebbe un mucchio di cose da fare il giorno successivo, tra compiti e l'organizzazione delle selezioni di Quidditch per mettere su la squadra di Grifondoro, doveva stare anche attenta alle persone che la bloccavano nei corridoi desiderosi di unirsi all'Esercito di Silente e non farsi prendere dal panico quando qualcuno la fermava semplicemente per parlare delle selezioni. Luna le aveva detto di fidarsi delle persone che si erano unite all'ES due anni prima e distribuiva monete incantate, grazie all'insistenza di Neville con la terribile fattura che Hermione aveva utilizzato, a tutti coloro che le richiedevano. Inoltre, le preoccupazioni dei tre crescevano: non riuscivano a trovare un modo sicuro per penetrare nell'ufficio di Severus Piton. Il che era un'impresa ardua per loro dato che Piton quella mattina era presente in Sala Grande per la colazione.
« Si rimanda. » disse Ginny contrariata, soffocando un mucchio di imprecazioni.
« Ma la spada... »
« Neville, non possiamo assolutamente rischiare. »
E aveva ragione: se fosse andata storta anche solo una minima cosa era la fine per la spada di Grifondoro, non avrebbero potuto aiutare i ragazzi e la punizione che avrebbero ricevuto non avrebbe somigliato affatto ad una punizione, piuttosto ad una vera e propria pena di morte. Quella stessa mattina, prima della lezione di Arti Oscure, la McGranitt prese in disparte Ginny nei corridoi chiedendole che cosa fosse successo nell'ufficio di Piton e la ragazza raccontò che, a parte la violenza subita in classe, Alecto Carrow e Severus Piton non le avevano torto neanche un capello. La professoressa la lasciò andare dopo un paio di minuti con l'ansia e la disperazione negli occhi: sembrava davvero preoccupata per i suoi studenti.
« Ehi, Weasley! »
Ginny e Luna si voltarono verso la voce che aveva fatto eco nei corridoi.
« Greengrass? » fece la Grifondoro, bloccandosi di colpo, piuttosto stranita. « Che cosa vuoi? » accluse, sulla difensiva.
« Ti devo parlare... » aveva sussurrato Astoria, con un tremolio nella voce mentre si avvicinava alle due ragazze alla svelta. « Io... da sola, preferirei... »
Luna colse immediatamente l'allusione della Serpeverde e lasciò con una certa spensieratezza la scena, facendo un sorriso all'amica e ignorando le sue insistenze sul fatto che avrebbe potuto restare benissimo lì con loro ad ascoltare.
Astoria attese che Luna svoltasse l'angolo e fece un sospiro piuttosto sconsolato. « Ti devo parlare di cose serie. So che probabilmente non sarai d'accordo e che non mi crederai... beh, mi pare chiaro che non lo farai, ma devo parlarti lo stesso. »
« Che cosa devi dirmi? » insistette l'altra ostile, fissando Astoria come se si trattasse di uno scherzo o di una trappola.
Astoria si protese in avanti, controllando sott'occhio che fossero sole nel corridoio, e disse con la voce ridotta in un sussurro roco: « Voglio entrare a far parte dell'Esercito di Silente. »
Ginny non si rese conto di aver sgranato gli occhi e spalancato la bocca contemporaneamente, e si stupì quando Astoria assunse un'espressione indignata e seccata, come se si aspettasse quella reazione di stupore da parte sua. Inoltre, non riuscì proprio a trattenersi dal scoppiare in una grossa risata, sotto l'espressione sconvolta della Serpeverde.
« Bella questa, davvero, Greengrass. »
Astoria sbuffò di impazienza, infastidita dal comportamento della ragazza ma non poteva dire di non esserselo aspettato. « I Serpeverde hanno cantato con i Carrow, hanno detto che dietro alla faccenda delle scritte ci sono i Grifondoro... hanno anche fatto i vostri nomi! »
La rossa aveva incrociato le braccia al petto, sospettosa: se Astoria Greengrass diceva il vero erano davvero nei guai e avrebbero avuto fin troppi bastoni tra le ruote durante la missione per portare in salvo la spada di Grifondoro. Se non diceva il vero, poteva trattarsi di una trappola: Astoria poteva essere stata mandata dai Serpeverde per tenderle un'imboscata, oppure dai Carrow stessi.
« Se entro a far parte dell'ES potrei essere una spia. » insistette la Greengrass, quasi supplichevole.
« Per noi o per loro? » fece Ginny azzardata, nonostante l'espressione di Astoria in quel momento era di panico puro.
« Ascoltami... non tutti i Serpeverde la pensano come i Carrow o come... Tu-Sai-Chi. Io detesto la mia famiglia, e quella balorda di mia sorella Daphne! »
Daphne Greengrass era del settimo anno di Serpeverde, apparteneva alla banda di Draco e della Parkinson, e per anni non aveva fatto altro che infastidire e insultare le studentesse della scuola insieme al suo gruppetto. Bionda, occhi color ghiaccio e cattiveria pura. Astoria non era mai stata come la sorella: non aveva mai infastidito nessuno, era sempre stata al suo posto. Gli occhi non erano del freddo colore della sorella ma andavano sul grigio e non traboccavano di disprezzo e cattiveria, i setosi capelli bruni le incorniciavano il viso paffuto.
Ma Ginny non le credeva: Astoria faceva comunque parte della banda Serpeverde del suo anno che l'aveva torturata per anni.
« Io e Draco non stiamo avendo scelta... »
« Draco? » chiese Ginny interdetta, alzando un sopracciglio con diffidenza. « Cosa diavolo c'entra Draco? »
« Non sta avendo scelta proprio come... »
« Ha fatto quella scelta da anni, e di scelte ne ha avute tante. Non ha scusanti! Sei proprio un'illusa, sai, se speri che il tuo fidanzatino possa passare dalla parte del giusto. »
« Tu non capisci. » disse Astoria Greengrass, affranta. « Fammi entrare nel vostro Esercito, vi aiuterei. E se riuscissi a convincere Draco... »
« Datti una calmata, Greengrass. Che imbroglio state complottando? » aveva sbottato l'altra, avanzando verso la Serpeverde in modo minaccioso e pronta ad un eventuale duello tra bacchette. « Draco non si unirebbe mai all'Esercito di Silente e io non glielo permetterei neanche sotto tortura. Così come non lo permetto a te. »
« Sapevo che non mi avresti creduta... »
« Ma sì, fatti qualche domanda la prossima volta. » ribatté Ginny decisa, con un pizzico di cattiveria nella voce mentre fissava gli occhi colmi di tristezza di Astoria. Non si lasciò ingannare, poteva essere una recita bella e fatta, un imbroglio studiato nei minimi particolari per renderlo così tremendamente reale. « Senti, Greengrass, non so a che gioco tu stia giocando ma non riuscirete a farci ammazzare. Non riuscirete a fare ammazzare mio fratello, la mia amica e il mio ragazzo. Non ci riuscirete mai. » concluse, lanciandole uno sguardo sprezzante e correndo senza voltarsi indietro verso l'aula di Arti Oscure con una strana sensazione di pena e disagio addosso.




Il tragitto dal corridoio all'aula del Carrow fu abbastanza veloce per la ragazza, che aveva riflettuto per tutto il tempo sulle parole della sua nemica Serpeverde. Astoria aveva detto che avrebbe potuto essere una spia: ma per chi? Per l'Esercito di Silente o per il tornaconto dei due Mangiamorte? Ginny non avrebbe mai permesso una cosa così rischiosa, ne era della vita di Harry, Ron ed Hermione che probabilmente riponevano ancora qualche speranza su Hogwarts.
Si sentiva confusa, non sapeva che fare, non sapeva di chi fidarsi... tutto era nebbioso, vorticante. Silente si era fidato di Piton... ma questo che cosa aveva comportato? Solo un assassinio sulla Torre di Astronomia. La ragazza si coprì il volto con le mani, esausta: era passata solo una settimana di scuola e già si sentiva sotto pressione. Ma doveva farcela, doveva resistere per loro e per tutto il mondo magico.
Quando aprì la porta dell'aula di Arti Oscure, il Carrow era seduto dietro alla cattedra e stava cominciando l'appello. Al cigolare della porta, l'uomo aveva alzato gli occhi e l'aveva squadrata da capo a piedi come se fosse un Vermicolo particolarmente disgustoso. La sua successiva smorfia malignamente divertita fece venire i brividi alla ragazza, che ne comprese immediatamente il significato: Amycus l'aveva appena riconosciuta. L'anno precedente si erano battuti fuori alla Torre di Astronomia e lui aveva tentato molte volte di ucciderla, l'aveva voluto con tutto se stesso. Forse quell'anno avrebbe fatto di tutto pur di trovare una scusa per farla fuori...
« Bene, bene, bene. Sei in ritardo. » l'aveva apostrofata l'uomo, in tono severo.
« Mi scusi, professore. » rispose la ragazza, in modo molto tranquillo e controllato. Si diresse con decisione verso l'unico posto libero, ovvero accanto a Luna che sedeva da sola al primo banco e le rivolse un sorriso rassicurante; Mary MacDonald era seduta accanto ad una ragazza di Corvonero e osservava l'insegnante come se si aspettasse che anche lui, come la sorella, iniziasse ad urlare. La MacDonald appariva in una condizione di malessere fisico ma, soprattutto, mentale.
« Avete il libro di testo? » chiese Amycus imperioso, rivolto alla classe.
« Sì! »
« Sì, signore! » aveva sbottato l'uomo, battendo furiosamente una mano sulla cattedra.
« Sì, signore! » ripeterono gli studenti.
« Perfetto. Mettetelo via. Quella robaccia non ci serve. »
« Faremo pratica, professore, signore? » chiese Selwyn emozionato, con occhi che brillavano di eccitazione; Ginny non perse neanche un attimo per scoccargli uno sguardo profondamente disgustato mentre Astoria Greengrass, entrata in quel momento, individuava l'insegnante e borbottava intimorita le sue scuse.
« La mia materia si basa proprio sulla pratica, mio caro ragazzo. » rispose il professore, facendo una risatina divertita all'espressione impaurita di alcuni suoi alunni. Sorrise ad Astoria e la fece accomodare, in modo calmo e senza rimproverarla. « Dunque, ho pochissime cose da dire sulle Arti Oscure. A quanto mi ha riferito il nostro Preside, l'insegnamento di questa materia è stato preoccupantemente discontinuo ma quest'anno noi impareremo qualcosa in più di quanto avete già fatto in precedenza con quei babbei dei vostri ex professori. Intesi? »
« Sì, signore. » si udì la classe rispondere.
« Le Arti Oscure sono magnifiche. » il Carrow sembrava in totale estasi al solo pronunciare quelle parole. « Ti permettono di spingerti oltre la vita, oltre i confini della magia. Io sono qui per insegnarvi a dominare quest'arte, a rendervi padroni delle arti più oscure che possano esistere. Il Ministero ha concesso a voi tutti l'insegnamento delle Arti Oscure e noi cominceremo proprio dalle più semplici: le Maledizioni senza Perdono. »
Un brivido percorse la schiena di tutti i ragazzi lì presenti.
« Cosa? » intervenne Ginny spiazzata, sentendosi addosso lo sguardo preoccupato di Luna che, probabilmente, si costringeva a restare in silenzio.
Gli occhi di Amycus si assottigliarono in un baleno ma non sembrava particolarmente infastidito dall'interruzione. « Si alza la mano quando ci si vuole avvalere della facoltà di parola, nell'assoluto rispetto dell'insegnante. Il tuo nome, ragazzina? »
« Weasley. » disse la diretta interessata, con voce alta e sicura.
« Interessante. » disse il Carrow, alzando un sopracciglio con fare eloquente e scoprendo i denti ingialliti. « Vuole che le ripeto in cosa consisterà la lezione? Benissimo, cominceremo con le Maledizioni senza Perdono. Semplice, no? »
« Insegnarci a torturarci e ucciderci tra di noi! Siete usciti fuori di senno, per caso? »
« Siamo usciti fuori di senno, eh, Weasley? » sorrise l'uomo, iniziando a gironzolare per la classe. La ragazza non potette fare a meno di notare che era più bravo della sorella a mantenere la calma, il che rendeva la sua rabbia al momento del scoppio decisamente più furiosa e pericolosa di quella di Alecto. « Benissimo, proprio l'occasione che speravo di ottenere! Stamattina avremo la dimostrazione di quel che accade agli studenti irrispettosi e indisciplinati come questa qui. In piedi, seguimi alla cattedra. Muoviti. »
Ginny non si mosse di un millimetro, squadrando con disprezzo il suo insegnante, e fu solo quando Amycus estrasse la bacchetta che obbedì, col cuore che batteva freneticamente tra le costole e una terribile e strana sensazione che si affacciava nel suo animo tormentato. Si sentiva con le spalle al muro, in pericolo: probabilmente se non si fosse data una mossa, il Carrow le avrebbe lanciato una maledizione Imperius per costringerla a seguirlo immediatamente alla cattedra.
Luna lanciò uno sguardo allarmato all'amica mentre si posizionava di fronte al Carrow.
« Bene, bene, bene. Chi vuole provare a lanciare una Maledizione senza Perdono su di lei? » chiese Amycus sereno, con la stessa calma con cui le persone chiedono l'ora; molti trattennero il respiro, Luna ebbe un attimo di smarrimento e si vedeva lontano un miglio che stava tentando di trovare una soluzione intelligente in fretta per evitare pasticci all'amica.
« Che cosa?! » si udì dal fondo dell'aula.
« Una Maledizione senza Perdono su di lei? »
« Professor Carrow, non si possono fare magie del genere, lo sa? » intervenne la MacDonald, determinata; le occhiate truci che le lanciarono i Serpeverde furono immediate.
« Le Maledizioni sono state legalizzate dal Ministero, signorina. » rispose Amycus, non perdendo neanche un secondo di autocontrollo e guardando con aria severamente canzonatoria la nuova arrivata, che rimase interdetta da quelle parole. « Oh, un volontario! Vieni qui, forza. »
Harper venne avanti, eccitato, e sorrise maleficamente.
« Senza perdere tempo, ragazzo mio. Le persone ribelli meritano di essere punite. »
Ginny si accorse di tremare e si rese anche conto che i due fratelli Carrow erano abbastanza diversi tra loro. Alecto era molto più stupida e decisamente meno controllata, il fratello, invece, aveva un saldo autocontrollo, incuteva più timore e la ragazza sapeva dal loro incontro accanto alla Torre di Astronomia che era molto più feroce in combattimento, che quando si trattava di punire non avrebbe fatto storie o urlato come la sorella: l'avrebbe fatto, deciso, come in quel momento.
« Non mi farai uscire nemmeno il sangue dal naso, Harper. » aveva sussurrato la ragazza, a denti stretti.
Luna stringeva con forza la bacchetta, arrivata alla conclusione che una soluzione intelligente in quel momento non esisteva e che doveva evitare a tutti i costi che il professor Carrow e Harper torturassero senza pena la sua amica. I due risero di vero gusto e si guardarono intensamente negli occhi. Fu in un attimo, nemmeno un battito di ali che...
« Crucio! » aveva urlato Harper.
E la ragazza si contorse, piombando con le ginocchia a terra con un tonfo rumorosissimo, rischiando di battere la testa sulla cattedra. Non si era aspettata un dolore del genere, non immaginava assolutamente che Harper riuscisse nel suo intento al primo colpo. Luna fece volare la bacchetta di mano ad Harper con un incantesimo non verbale e l'afferrò prontamente, tenendola stretta e nascondendola alla vista dell'insegnante. Ci furono alcuni singhiozzi e proteste urlate con voce strozzata alla vista della ragazza gemente a terra. Luna tremava così tanto che si maledisse per non aver agito un secondo prima la tortura.
« Non un passo, voi, o ve la vedrete con me! » ci tenne ad intimare il Carrow severamente ad un paio di Grifondoro che avevano fatto dei passi avanti verso la cattedra e a Luna, che teneva testa alla scena dal primo banco.
Ginny rimase con le ginocchia a terra, tossicchiando. « T-tutto qui quello c-che sai fare, Harper? » lo derise sfacciatamente, con aria sofferente ma beffarda.
« Dammi la bacchetta, svitata! » aveva urlato Harper furibondo, avvicinandosi a Luna con fare minaccioso e ignorando la sua vittima ancora a terra.
« Sono abbastanza furba da capire che tornerai a torturare la mia amica e proprio non mi va. » rispose Luna, continuando a stringere saldamente la bacchetta del Serpeverde tra le mani affusolate.
Harper fece per avventarsi su Luna ma lei riuscì ad evitarlo prontamente. Incitato dai suoi compari Serpeverde che si stavano godendo lo spettacolo seduti sulle loro sedie, il ragazzo cominciò a scuotere Luna con lo scopo di recuperare la bacchetta e fu così violento da trascinare la ragazza di faccia sul banco della MacDonald, che irruppe in uno strilletto sconvolto.
« Tutto qui quello che sai fare? » l'aveva canzonato Luna, tenendo ancora stretta la sua bacchetta nella mano.
Harper fece di nuovo per avventarsi su di lei, mentre i Serpeverde applaudivano ogni mossa, quando la MacDonald lo colpì con un forte pugno in pieno viso, così forte che Harper cadde a terra e non si mosse.
« Che diavolo fai, sucidia mezzosangue? »
« Quella figlia di... »
« Oh, bel colpo! » fu il commento estasiato di Luna, che sembrava avesse visto una mandria di Nargilli volare verso di lei. Voltandosi per sorridere alla ragazza intravide uno strano movimento, un movimento che non le piaceva per niente. « ATTENZIONE, GINNY, SCANSATI! »
Amycus Carrow, che aveva seguito tutta la scena in maniera del tutto sconvolta, in quel momento puntava la bacchetta sulla ragazza ancora a terra, decidendo di approfittare di quel caos creato da Luna per attaccarla alle spalle.
« Crucio! »
« PROTEGO! »
Tutta la classe trattenne rumorosamente il respiro quando il professor Carrow fu scagliato violentemente all'indietro dalla potenza dell'incantesimo, sul pavimento gelido, battendo la testa a terra.
Ginny capì subito di essersi spinta nuovamente troppo oltre e di essere naturalmente in grossi guai.
« Ma che piccola sudicia... » cominciò l'uomo adirato, ma d'un tratto la porta dell'aula si aprì con uno scatto piuttosto violento: Pix il Poltergheist fece una pernacchia, una rapidissima piroetta all'interno della classe, una seconda pernacchia in direzione del Carrow e sparì ridacchiando rumorosamente, lasciando sulla soglia una scarmigliata McGranitt.
« Mi dispiace interrompere la lezione, professor Carrow, ma Pix sta creando caos in giro! »
Ginny, aiutata da Ritchie Coote e dai fratelli Jones ad alzarsi dal gelido pavimento, si scambiò uno sguardo con Luna, che perdeva sangue dal naso ma aveva un gran sorriso radioso sulle labbra. Amycus Carrow, nel frattempo, tentava di darsi un certo decoro mentre si destava dall'improvviso attacco ricevuto e squadrava la McGranitt con evidente fastidio.
« Si sta accingendo a sfasciare l'intero reparto di Trasfigurazione. » insistette la McGranitt, in tono frettoloso e vagamente contento come non lo era mai stato prima. Probabilmente in tempi normali avrebbe inorridito se Pix avesse distrutto il reparto di Trasfigurazione ma forse si era accorta che qualcosa non andava in quell'aula e non poteva che essere felice del fatto che il suo reparto sarebbe andato distrutto. « Come il nostro Preside ha riferito, siete lei e sua sorella ad occuparvi della disciplina e dei disastri che accadono ad Hogwarts. Mi sembrava doveroso avvertire lei e la professoressa Carrow che Pix... »
« D'accordo, McGranitt! » aveva sbuffato l'uomo, l'intero viso paonazzo come un peperone. « Arrivo. » e con un ultimo sguardo ai ragazzi, uscì in tutta fretta, urlando per i corridoi qualcosa che non si riuscì ad afferrare.
« La lezione finisce qui, ragazzi. Potete tornare dritti nelle rispettive Sale Comuni, in silenzio. » annunciò la McGranitt, e i ragazzi si alzarono velocemente dalle proprie sedie per seguire l'ordine della professoressa. I Serpeverde lanciarono delle occhiatacce alle tre ragazze, facendo addirittura gestacci minacciosi; Astoria Greengrass, abbastanza giù di corda, fu l'ultima a lasciare l'aula. « Lovegood, che cosa hai... stai bene? E tu? Eri a terra... »
« Stiamo benissimo, professoressa. Grazie. » mentirono le due ragazze, facendole un falso sorriso rassicurante e allontanandosi dall'insegnante trascinando con loro anche Mary MacDonald, che sembrava alquanto disorientata dalla situazione in cui si trovavano. Non potevano rischiare che la McGranitt mettesse a repentaglio la sua vita per loro: era una dei pochi insegnanti rimasti che poteva coprire le loro misfatte, che lottava per la sicurezza di tutti gli studenti della scuola, e non l'avrebbero mai messa nei guai. I Carrow non si sarebbero di certo fatti scrupoli ad uccidere anche lei.
« Che diavolo di scuola! » aveva sbottato la MacDonald quando furono lontane dalla McGranitt, facendosi spazio tra la calca di studenti e studentesse. « Questi insegnanti sono pazzi, non mi aspettavo di trovarmi così male qui ad Hogwarts. »
« La scuola non ha colpe. » disse Luna seria, cacciando un fazzoletto dalla borsa e piazzandoselo sul naso. « È colpa di Tu-Sai-Chi se siamo in questa situazione. Maledizioni senza Perdono sugli studenti... come ti senti, Gin? »
« Bene, Luna, grazie per aver preso le mie difese. » rispose la ragazza, piena di gratitudine. « E grazie anche a te, MacDonald... per aver preso le difese della mia amica. Bel gancio. »
« Di nulla. » disse lei, scuotendo i lunghi capelli neri e accennando un sorriso. « Arriva il vostro amico. Paciock, vero? Beh... ci si vede! »
« Ciao! » disse in saluto Luna, agitando l'altra mano libera mentre l'altra era ferma sul suo naso. « Ciao, Neville! »
Neville, il viso paffuto arrossato e i capelli castani svolazzanti, correva incontro alle due amiche, con un sorriso radioso sulle labbra e accompagnato da un altrettanto radioso Seamus. Entrambi sembravano piuttosto malconci; Neville esibiva un labbro gonfio e Seamus aveva un bernoccolo davvero grosso sulla fronte. Probabilmente neanche a loro la lezione con i Carrow era andata bene...
« State bene? » aveva urlato Neville, affannato. « Oh, no, Seamus! Siamo arrivati troppo tardi... l'avevo detto di muoverci. »
« Di cosa parlate? » chiese Ginny incuriosita, camminando nella loro direzione con una certa fatica e una strana debolezza nelle gambe. « E cos'è questo caos infernale? »
« Abbiamo incrociato Pix e l'abbiamo convinto a creare scompiglio qui a scuola. » disse Seamus, fiero. « Geniale, vero? Idea di Neville, naturalmente. »
Neville continuava a sorridere. « Sapevo che non sareste uscite vive da quella lezione, volevo evitarvi guai. »
« Sei malconcio, Neville. » intervenne Luna, sfiorando il labbro dell'amico con un dito pallido e sfilante.
« Anche tu. Che hai fatto al naso? »
« Harper mi ha spinta... ma sto benone! »
Ginny diede una pacca sulla spalla all'amico. « Sei stato forte, Neville, davvero. »
Luna annuì con forza. « Sì, sei proprio... ooooohhhhh, Pix sta usando i palloncini colorati per fare i gavettoni! Guardate! »
« Meglio filare, ragazzi! » aveva urlato Seamus, cominciando a darsela a gambe mentre un palloncino rosso acceso piombava sul capo di Neville, riempiendolo d'acqua.




« Astoria Greengrass ti ha chiesto di entrare nell'Esercito di Silente?! »
« Sì. »
Nella biblioteca della scuola non si sentiva volare una mosca, quella sera l'avevano ospitata solamente i tre ragazzi e Madama Prince, che di tanto in tanto controllava cosa stessero facendo e li rimproverava anche se sussurravano tra loro o si alzavano per mettere in ordine dei libri. O anche solo se respiravano, a dirla proprio tutta.
« Potrebbe essere dalla nostra parte, no? » fece Luna, seria.
« Oppure potrebbe essere una trappola. » rispose Ginny prontamente, aspettandosi una domanda del genere da parte della sua amica, che non faceva che vedere il bene negli altri. Chiuse con un gran tonfo un librone che stavano consultando, alterata: odiava il maledetto vizio delle persone di fidarsi sempre di tutti quanti. « Luna, non possiamo perdere l'Esercito di Silente, maledizione! Non puoi sapere Astoria Greengrass da che parte sta, anche se lei dice di essere dalla nostra. Potrebbe essere una bella recita! »
« Ha ragione, Luna, non possiamo assolutamente rischiare. » convenne Neville cauto, guardandosi attentamente intorno mentre posava con delicatezza su uno scaffale il libro utilizzato dall'amica. « Perdere l'Esercito di Silente sarebbe come firmare la nostra condanna a morte! Abbiamo bisogno di un esercito per combattere questo regime. »
« Gli occhi non mentono. E quelli di Astoria non sono quelli di una che sta recitando. » insistette Luna, assumendo un'aria particolarmente drammatica e comprensiva. « Potete, per cortesia, accettare il fatto che forse potrebbe essere dalla nostra parte? Di certo non volterebbe le spalle alla sua famiglia, d'accordo, ma queste famiglie Purosangue sono fatte così: manipolano i figli, lei non potrebbe mai ribellarsi anche se volesse. »
« Appunto! Allora per quale motivo... »
« Perché non vuole essere come la sua famiglia. » rispose Luna, anticipando la domanda dell'amica. « Vuole aiutarci. »
« E la faccenda di Draco? »
« Sentite. » si intromise nuovamente Neville, esasperato. Voleva evitare a tutti i costi che le due amiche si inoltrassero in discorsi troppo complicati in una biblioteca pubblica della scuola. « Non possiamo sapere se davvero la Greengrass vuole aiutarci oppure se ha complottato qualcosa con i Serpeverde o con i Carrow, d'accordo? Non possiamo saperlo, abbiamo bisogno di prove. E di Draco non mi interessa un fico secco! Per quanto ne so io, chi nasce tondo non muore quadro e per me rimane un viscido anche se non ci sta mettendo i bastoni tra le ruote. »
Luna fece un colpetto di tosse. « Ne riparliamo quando... »
« La biblioteca chiude. » Madama Prince interruppe la ragazza, piombando come un avvoltoio dietro i ragazzi e piazzandosi con la mani sui fianchi alla vista dei numerosi libri sulla scrivania. « E POSATE TUTTI I LIBRI IN ORDINE! »




Nei giorni successivi i tre ragazzi si fecero a pezzi per cercare di trovare un modo per intrufolarsi nell'ufficio di Severus Piton senza farsi scoprire e, finalmente, un limpido e sereno martedì sera, dopo noiosissime lezioni del mattino, il destino volle portare loro un pochino di fortuna.
« Piton non si trova qui a scuola. » annunciò felicemente Neville, a bassissima voce. Il corridoio era deserto, si sentivano a malapena i loro passi ma il cuore dei tre batteva come se volesse saltare di prepotenza fuori dal petto. « Ho sentito i Carrow parlarne prima in corridoio, hanno anche detto che stasera sono impegnati con del lavoro che Piton ha affidato loro. Quindi, non montano la guardia. »
Ginny fece un radioso sorriso: era arrivata l'ora di entrare in azione. « Perfetto, occasione giusta non poteva capitarci! Gazza monta la guardia da solo? »
« Sì. »
« No! » lo contraddisse Luna, voltandosi per fissarlo come se fosse matto. « Ci saranno Gazza e Mrs Purr. »
Neville assunse una strana espressione, la stessa che assumeva tutte le volte che Luna parlava di cose assurde, poi proseguì: « D'accordo... se Gazza e Mrs Purr montano la guardia possiamo star tranquilli. Ho detto a Seamus e Calì di allontanarlo dall'ufficio di Piton e di tenere d'occhio i Carrow, essendo entrambi Caposcuola non dovrebbe essere affatto difficile controllarli. Avevi ragione a dire che Seamus e Calì sarebbero stati di grande aiuto! »
Luna, che stava osservando l'alto soffitto del corridoio con aria assai sognante, fece un gran sorriso. « Io avevo pensato di usare come diversivo i Cannoli Balbuzienti, ma Neville non ha voluto proprio ascoltarmi. » proferì, in tono abbastanza offeso.
« La prossima volta useremo i Cannoli, Luna. Ma adesso muoviamoci! Ora o mai più. » intervenne Ginny nervosamente, preparandosi per entrare in azione.
Era la più nervosa dei tre e quella che più ci teneva a nasconderlo mentre insieme ai suoi amici si apprestava a correre verso l'ufficio, senza dire una parola, senza quasi respirare, per paura che i Carrow potessero udire anche solo i loro respiri affannati. Quando furono davanti all'entrata dell'ufficio di Severus Piton, la statua di marmo cominciò a squadrarli e la cosa mise un'ansia tale alla ragazza che dovette allentare il nodo della cravatta e sbottonarsi un paio di bottoni della camicia. L'eccitazione e la carica per quella loro prima missione si sentiva, e la paura coesisteva perfettamente. Potevano andare storte tante cose... ma se ce l'avessero messa tutta, la spada di Godric Grifondoro sarebbe stata loro.
Doveva essere loro.
« Siete pronte? » fece Neville, scostandosi un ciuffo ribelle dalla fronte sudaticcia e fissando la statua con trepidazione. Le due amiche annuirono, immobili a fissare il colosso di pietra dalle enormi ali. « Dobbiamo scoprire come fare a passare da qui o non andremo da nessuna parte. »
« Parola d'ordine? » chiese la statua di pietra, continuando a squadrarli in maniera imponente.
Ginny aveva appena ricordato ciò che aveva fatto la Carrow per oltrepassare la statua e insinuarsi nell'ufficio di Piton. « Noi non... non abbiamo il Marchio Nero. » esordì, guardando gli amici in cerca di aiuto.
« Esiste anche una parola d'ordine per oltrepassarmi. »
« Questo ci pone di fronte ad un problema, vero? » intervenne Neville irrequieto, che stava cominciando a misurare il pavimento a grandi passi. « Non puoi farci entrare e basta? Non siamo qui per fare i fatti nostri... lo giuro! »
« No, non posso. » rispose la statua, con voce roca.
« Perfetto. » riprese il ragazzo con abbondante sarcasmo mentre si infilava le mani tra i capelli e guardava Luna come se si aspettasse che col suo cervello Corvonero potesse risolvere il caso. « Ehm... parola d'ordine, allora... Mimbulus Mimbletonia? »
La statua scosse impercettibilmente il capo.
« Pallini acidi? »
« Non penso che Piton sia il tipo da pallini acidi. » disse Neville, fissando l'amica con disperazione.
« Ma la parola d'ordine potrebbe essere qualsiasi cosa! » rispose la ragazza, scavando nella sua memoria.
« No, no, deve pur esserci un nesso logico, non penso sia solamente una parola messa a caso. Queste non sono persone che lasciano tutto al caso. » si intromise Luna pensierosa, studiando gli occhi della statua come se quella potesse sussurrarle la parola d'ordine nell'orecchio. « Io credo sia... Silente! »
« Ben fatto! » aveva esclamato la statua, aprendosi per lasciarli passare.
Luna sorrise ai due amici, che erano ipnotizzati a guardarla con un enorme sorriso di gratitudine che si apriva man mano sui loro volti. Con un cenno d'intesa, Luna li fece strada sulla scala a chiocciola e i due la seguirono senza dire una parola, coi cuori che pulsavano fastidiosamente e il rumore dei loro passi che faceva eco sulla fredda pietra. Tutti e tre erano immersi in pensieri e problemi comuni: l'ansia di trovarsi inaspettatamente Piton nell'ufficio, riuscire a portare in salvo la spada... timori, incertezze, speranze si facevano spazio dentro di loro.
Arrivati alla porta, i tre si scambiarono uno sguardo intenso e annuirono con forza.
« Alohomora! » disse Luna, e la porta dell'ufficio si aprì.
« Cavolo! » aveva commentato Neville, affascinato, non appena misero piede nell'ufficio vuoto del Preside; Luna, entrata per prima, si guardava intorno come se fosse una bambina ad un parco giochi, non prestando nemmeno un attimo di attenzione alla spada che giaceva nella teca in fondo all'ufficio. « Che meraviglia! Sembra proprio il posto ideale per Silente. Strano che Piton non l'abbia reso indecente e cupo come lui. »
Ginny, che era rimasta in precedenza incantata dal posto, non ci fece molto caso: aveva individuato la teca contenente la spada di Grifondoro che luccicava nonostante l'assenza di sole. Inutile dire che le persone nei riquadri, al loro ingresso, avevano cominciato a sussurrare tra loro; alcuni protestarono a mezza voce contro quell'intrusione, altri si limitarono ad osservarli con indignazione oppure in modo incuriosito.
La ragazza, nel frattempo, si era avvicinata alla teca in punti di piedi, sfoderando la bacchetta.
« È proprio... cavoli, non ci posso credere! »
« La spada di Godric Grifondoro. » aveva esalato Ginny, sentendosi particolarmente affascinata dalla reliquia e sentendo che era arrivato il momento di ricambiare il favore fatto dal suo amato cinque anni prima. Puntò la bacchetta contro la teca con una strana gioia ed emozione nello sguardo mentre Luna sgranava gli occhi alla vista. « Non c'è modo di prenderla senza magia, dobbiamo farla esplodere. State indietro! » avvertì gli amici, allungando la mano sinistra verso di loro per allontanarli da lì.
Armando Dippet trasalì; Phineas Nigellus aveva imprecato a voce alta, svegliando le persone dei ritratti che stavano dormendo e non avevano la minima idea di cosa stesse accadendo nell'ufficio di Piton.
« Che cosa diavolo state combinando, ragazzini? » Phineas aveva gli occhi fuori dalle orbite alla sola vista. « TU, SANTO CIELO, WEASLEY! Sciocca ragazza! Che diavolo hai intenzione di fare? Metti via quella bacchetta! Come osi comportarti in modo così assai dissennato? »
« Penetrare nell'ufficio del Preside! » protestavano alcuni ritratti.
« Uscite! USCITE IMMEDIATAMENTE DA QUI! »
Neville aveva lanciato uno sguardo all'amica e annuì.
« Reducto! »
La teca fu distrutta e cadde in mille pezzi sul pavimento immacolato dell'ufficio mentre altri pezzetti di vetro schizzavano dappertutto e li colpivano. I tre ragazzi si coprirono il capo con le braccia e nel frattempo i ritratti gridarono furibondi proteste e imprecazioni. L'unico ritratto tranquillo era quello di Albus Silente, che sembrava addirittura assai divertito dalla situazione.
« Porca miseria! » aveva sbraitato Neville, sfilandosi un pezzo di vetro dal dito.
Prima di recuperare la spada tra i detriti della teca, Ginny si era voltata per osservare il ritratto di Silente che sorrideva tranquillo così come l'aveva sempre visto e conosciuto. Avrebbe voluto dirgli tantissime cose, fargli tantissime domande, ma aveva un nodo alla gola dolorosissimo solo a guardare il volto del suo vero Preside. Luna non gli staccava gli occhi da dosso e sembrava aver instaurato con Silente un tacito accordo, dove i due dovevano guardarsi e sorridersi a vicenda.
Neville sospinse l'amica, dandole un lieve colpetto dietro la schiena. « Muoviamoci, Ginny, dobbiamo andarcene subito da qui! Prendi quella spada, forza. » e lei obbedì, distogliendo lo sguardo da Silente.
L'elsa della pesante spada di Grifondoro scintillò tra le sue mani quando la ragazza la tirò fuori tra i frammenti di vetro e Luna esordì con un: « Reparo! » sui mille pezzi di vetro; Neville sembrava ipnotizzato e stava osservando la spada di Godric Grifondoro come rapito, come se si trovasse di fronte ad una Veela nel mentre del suo incantesimo ammaliante: era qualcosa che andava oltre la straordinaria bellezza, quante storie aveva udito su quella spada e avrebbe dato qualunque cosa pur di credere anche solo alla metà di esse.
Ginny si ritrovò ad impugnare la spada di Godric Grifondoro e nel suo animo si fece largo una sensazione di emozione straordinaria, come se la spada avesse riconosciuto un altro coraggioso di cuore.
Nel frattempo, Phineas aveva spalancato la bocca, orripilato. « Lasciate immediatamente la spada di Godric Grifondoro! Come osate? Rubare al vostro Preside! State rubando al Preside della scuola! »
« La spada di Godric Grifondoro non appartiene a Piton! » rispose Ginny determinata, scoccando uno sguardo furente al ritratto del vecchio professor Black. « Neville, Luna, aiutatemi a portarla! »
« NOOOOOOOO! Fermi! Ladri! State rubando al Preside! »
Neville e Luna afferrarono le parti inferiori della spada, aiutando l'amica a trasportarla da quel caos verso l'uscita. La spada di Godric Grifondoro era proprio come la ragazza la ricordava, nonostante il ricordo fosse lontano e sbiadito e appartenesse al suo primo anno ad Hogwarts: Harry Potter l'aveva utilizzata per salvarla, salvarla da Tom Riddle e dal grosso Basilisco che si celava nella Camera dei Segreti.
« Professor Silente, lei avrà davvero lasciato la scuola quando non ci sarà più nessuno che gli sarà fedele! » disse Luna decisa, rivolta al ritratto di Silente mentre si affrettavano ad uscire dall'ufficio di Piton.
Silente sorrise: le parole di Luna erano così veritiere, così sincere. Silente non aveva davvero lasciato la scuola, loro gli erano ancora fedeli: l'Esercito di Silente stava crescendo, stava diventando potente e palpitava, desideroso di entrare in azione. Sarebbe stato come vedere in azione Silente stesso contro tutto quel male che li stava ricoprendo.
« Che intenzioni avete, marmocchi che non siete altro? » continuava a protestare il professor Black, mentre gli altri ritratti sussurravano tra loro e si scambiavano occhiate a dir poco sconvolte. « Rimettete quella spada nella sua teca! Quali diritti potete vantare su di essa? TU, WEASLEY, DI GRAZIA, QUALI DIRITTI PUOI VANTARE SU... »
Neville si chiuse la porta alle spalle; le urla di Phineas divennero solo sussurri lontani.
« Ce l'abbiamo fatta... » disse Neville esultante, osservando l'elsa scintillante tempestata di rubini come se non credesse ai suoi occhi. « È bellissima... non ci posso credere, ci siamo riusciti! »
« Sì! Ce l'abbiamo fatta! » annuì Luna, felice.
Ginny sorrise come se si fosse tolta un peso dalle spalle. « Forza, adesso facciamo piano in corridoio... »
I tre ragazzi scesero la scala a chiocciola e si affrettarono a percorrere in tutta fretta il corridoio, guardandosi nervosamente intorno senza fiatare. Non ci potevano credere, sembrava quasi un sogno, un sogno che si avverava: avrebbero potuto aiutare i tre ragazzi nella loro missione. La scomparsa della spada di Grifondoro avrebbe fatto il giro di Londra, tutti i giornali ne avrebbero parlato e Harry, Ron ed Hermione l'avrebbero saputo e sarebbero piombati ad Hogwarts, salvandoli tutti, liberandoli.
« Avete visto come urlava quel Phineas? » rise Neville, trasportando la spada come se trasportasse la sua anima preziosa e non staccando neanche per un secondo i suoi occhi dall'elsa.
Ginny annuì con estrema fierezza. « Di qua, ragazzi, muoviamoci! Se qualcuno ci scopre siamo... »
« ... come i cavoli a merenda, per caso? »

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Capitolo 5
*** Punizione nella Foresta Proibita. ***


Punizione nella Foresta Proibita.



« Se qualcuno ci scopre siamo... »
« ... come i cavoli a merenda, per caso? »


Al solo udire quella voce melliflua, i tre ragazzi si erano bloccati di colpo, gli occhi spalancati dal terrore e il cuore in gola: erano davvero come i cavoli a merenda. Severus Piton, in piedi davanti a loro, li fissava con una smorfia severa, i capelli neri e unti che gli incorniciavano il volto pallido e il solito mantello nero che coronava la sua figura tetra. Ginny, d'istinto, aveva alzato la spada verso di lui in segno di difesa, lasciando ritirare le mani ai due amici. Neanche un secondo dopo, l'uomo puntò la sua bacchetta contro i tre e la Grifondoro fece cadere la spada dalle mani per la sorpresa. Questa fece un rumore così fragoroso che avrebbe potuto svegliare mezzo castello e infatti, dopo neanche un minuto, apparve il custode Gazza con Mrs Purr, coi capelli arruffati e l'aria di chi gioiva alla cattura dei tre ribelli da parte del Preside stesso.
Ginny non osava guardare negli occhi i suoi amici, le speranze l'avevano schiacciata ed erano sparite lasciandola agonizzante a terra come se fosse appena sopravvissuta ad una lenta tortura: sarebbe stato troppo bello per essere vero, troppo bello e decisamente impossibile.
« Osi puntare la spada verso di me? Mocciosa che non sei altro... » riuscì a dire Piton, dopo quella che sembrava una lotta interna sul fare fuori i tre ragazzi immediatamente oppure mantenere il controllo di se stesso. « Come avete osato rubare nel mio ufficio? Cento punti in meno ad entrambe le Case! »
« Noi non abbiamo rubato un bel niente! » rispose Ginny furibonda, osservando con una certa irritazione Piton riappropriarsi della spada di Grifondoro che giaceva sul pavimento gelido mentre li teneva fastidiosamente d'occhio. Con uno svolazzo di bacchetta, la spada si librò in aria accanto a lui, restando immobile e scintillante. « La spada di Grifondoro non appartiene a lei! »
« La spada non appartiene a me? » volle sapere Piton con finto interesse, in tono ironicamente disgustoso. « E invece credo proprio che ti sbagli. » non aveva occhi che per la ragazza, che non osava battere ciglio per non perdere il contatto visivo con l'uomo e dimostrargli che di lui non aveva paura. « Vedo che Potter ti ha contagiata a tal punto che ti senti in diritto di giudicare le persone come un Dio sceso in terra, di stabilire cosa deve essere di chi e cosa no. Ma devi sapere, Weasley, che ci sono cose che tu e il tuo beato fidanzatino non capite, non conoscete. Non siete altro che dei ragazzini. »
Ginny strinse i pugni con rabbia, si sentiva le guance ardenti come carboni: voleva gridare all'uomo di chiudere quella boccaccia che si ritrovava, di sciacquarsela quando parlava di lei e del suo fidanzato, ma le parole le morirono in gola, mentre Piton continuava ad avvicinarsi a lei facendo svolazzare il mantello nero dietro di lui come una caricatura di un pipistrello troppo cresciuto.
« Potter ha fatto proprio le cose come si deve con te, vero? E proprio come lui hai pensato bene di portarti dietro altri due balordi come te, per rubare nel mio ufficio questo antico cimelio della scuola! »
« Noi non abbiamo rubato! » si intromise Neville, determinato come non mai. Piton l'aveva sempre spaventato tantissimo: era affannato, ma sembrava deciso a non farsi prendere dal panico, deciso ad affrontare il Preside come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, vita che l'uomo aveva passato a rendere un inferno. « E quell'ufficio non appartiene a lei! »
« Taci, stupido Paciock! » aveva sbottato Piton, con una vena che pulsava nella tempia al solo udire la voce di Neville, che ammutolì, fissandolo torvo. « Rubare quell'antico cimelio per farne cosa, esattamente? Utilizzarlo... contro di me, forse? Credevi sul serio di potermi infilzare con la spada di Godric Grifondoro, Weasley? » fece una lieve risata beffarda che fece venire i brividi ai tre. « Poveri illusi. Beh, e dato che siamo in tema Grifondoro, via altri cinquanta punti! Gazza, tenga d'occhio questi mocciosi. » e con uno svolazzo del mantello, sparì dietro ad un arazzo a passo svelto trascinando con lui anche la spada.
Ginny aveva il respiro affannato e riusciva solo a pensare a come Piton si sarebbe vendicato su di loro, forse torturandoli, oppure uccidendoli direttamente senza rimpianti, come aveva fatto con Albus Silente. E quella volta non ci sarebbe stato nessuno a battersi per loro, nessuno ad aiutarli, neanche la McGranitt. Avrebbe chiesto ai Carrow di fare il lavoro sporco oppure se ne sarebbe occupato da solo? La ragazza non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per la sorte toccata agli amici: era stata lei a raccontare la faccenda della spada, lei a decidere di penetrare nell'ufficio per rubarla. Era colpa sua se i suoi amici avrebbero sofferto...
« Siete nei guai... oh, certo che lo siete! » canticchiava Gazza felicemente, mentre la sua gattaccia puzzolente soffiava contro di loro.
« So a cosa stai pensando. » sussurrò Neville irato, afferrando l'amica per un braccio. « E non ti permettere di farlo, l'abbiamo voluto anche noi. L'abbiamo fatto insieme, non ti addossare la colpa di qualcosa che abbiamo fatto in tre. »
« Sono d'accordo. » disse Luna, con tono abbastanza tranquillo. « Abbi fede, abbi fede e vedrai. Staremo benone, Gin. »
« Non avrei mai dovuto... »
L'improvviso arrivo di Severus Piton interruppe la ragazza.
« Punizione per tutti e tre! » aveva annunciato, senza guardarli in faccia ma avendo occhi solo per l'antica spada di Grifondoro.
« No! Loro due non c'entrano nulla! » esclamò Ginny disperata, indicando i suoi amici. « Sono stata io! Solo io! »
« Ah... non c'entrano nulla? » fece Piton con tono canzonatorio, mentre Neville e Luna aprivano la bocca per protestare. « Beh, a me non importa un'accidente di quello che dici tu. Ti sei giocata le uscite dal castello, Weasley, non ci saranno gite ad Hogsmeade per te fino a tempo indeterminato! »
« Ma loro... »
« Domani sera eseguirete tutti e tre la vostra punizione: nella Foresta Proibita. » concluse Piton, definitivamente. I tre ragazzi, attoniti, si scambiarono sott'occhio uno sguardo stranito. « E non pensate neanche per un momento che vi mandi lì per farvi divertire con quello zoticone di Rubeus Hagrid. Se scopro che provate a ribellarvi nuovamente, me la pagherete cara. E tu. » fece, puntando minacciosamente il dito contro Ginny, che si sentiva sempre più confusa e stordita. « se provi a fare un passo falso ti giochi il posto di Capitano. »




Il mattino successivo, non si sapeva come ma tutti gli esseri viventi e non di Hogwarts erano a conoscenza del fatto che i tre ragazzi erano riusciti a penetrare nell'ufficio del Preside per rubare la spada di Godric Grifondoro. Pix aveva contribuito moltissimo a far circolare quella voce, con l'estremo particolare che la ragazza Weasley aveva avuto l'intenzione, una volta beccata in flagrante dal Preside stesso, di usare la spada di Grifondoro per infilzare Severus Piton. Gli insegnanti non presero molto bene quella notizia, soprattutto quella della calunnia inventata da Pix.
I tre protagonisti di quell'avventura furono bombardati di domande a colazione ma Ginny non aveva alcuna intenzione di rispondere a tutti i loro quesiti: non riusciva a far altro che tormentarsi, chiedersi dove avessero sbagliato, come avrebbero fatto ad aiutare i ragazzi nella missione quando lei, Neville e Luna stessi avevano fallito.
L'unica cosa che li rincuorava era il fatto che avrebbero trascorso la serata insieme al loro grosso amico nella Foresta Proibita. Incontrare un volto familiare dopo aver passato giorni a contatto coi Carrow era una fortuna, esattamente come la punizione che avrebbero svolto. Avevano affrontato prove più pericolose di una foresta di notte... possibile che non li avrebbero torturati di brutto?
Un mattino, comunque, a torturare la ragazza fu la Strillettera della madre che urlava a pieni polmoni nel dormitorio...
« GINEVRA MOLLY WEASLEY! »
Mary MacDonald si era voltata di scatto, inorridita, dopo un sobbalzo rumorosissimo.
« Come diavolo hai osato entrare nell'ufficio del Preside e rubare la spada di Godric Grifondoro? Non hai rubato una cosa qualsiasi... ma la spada di Godric Grifondoro! Ti rendi conto, Ginevra?! POTEVI MORIRE! MA NON TI IMPORTA PROPRIO NIENTE DI NOI A CASA, CHE SOFFRIAMO OGNI SANTO GIORNO? Non me lo sarei mai aspettata da te! MAI! Stamattina mi son trovata Bill spaventatissimo a casa che mi ha raccontato l'accaduto, i giornali non parlano che di voi e la Gringott sta nel caos totale! Che cosa intendevi fare, eh? Usare la spada contro il Preside? Incartarla e fare un regalino a qualcuno? Io e tuo padre siamo preoccupatissimi, maledizione! Giurami che non farai più sciocchezze, Ginevra. Giuramelo! Altrimenti sono guai! »
Era un orrore per le orecchie della ragazza, un orrore udire gli strilli spaccatimpani della madre. Riuscì a provare un senso di benessere solo quando la busta scarlatta prese fuoco, mettendo fine a quelle urla rauche e fastidiose. Capiva la madre e la sua preoccupazione ma non era stato carino ricevere quella lettera. Se solo lei avesse saputo che non intendeva infilzare Piton... ovviamente le sarebbe piaciuto, ma non era quella la sua intenzione. La madre non capiva, non avrebbe mai capito. Nonostante questo, avrebbe dovuto aspettarsi certe cose da sua figlia: era cresciuta, non era più una bambina.
« Arrabbiata, eh? » fu il commento della MacDonald, che fissava la cenere della Strillettera con occhi spalancati.
« Direi proprio di sì. » rispose Ginny, rintontita.
Riusciva ancora a sentire le urla della madre come eco in tutto il dormitorio femminile.
« Davvero volevi infilzare il Preside della scuola? » chiese la MacDonald sconcertata, facendo Evanescere con un colpo di bacchetta la cenere scaturita dalla lettera scarlatta mentre la osservava incuriosita e impressionata allo stesso tempo.
« Una cosa del genere... » aveva borbottato l'altra, strofinandosi la nuca.
Mary fece una risatina piuttosto divertita. « Grandioso. » disse, scuotendo i capelli neri. « Quanto vorrei essere in America, in questo momento. »
« Sei Americana? »
« Sono nata a Salem ma ho studiato privatamente in Inghilterra... » la MacDonald fece un sospiro.
« Ti fa paura Hogwarts? »
« No. » rispose la nuova arrivata, sinceramente. « Non ho paura di morire, di essere torturata o altro... sono dispiaciuta, più che altro, dispiaciuta per me. Non ho mai avuto una scuola fissa, insegnanti fissi, amici fissi e approdare qui sapendo che continuo ad essere sola e spaesata non mi alletta. Alla fine non mi importa. » chiarì, imbarazzata al sol pensiero che potesse passare come una vittima, quasi infuriandosi per quel piccolo attimo di debolezza. « Non mi importa, ci speravo soltanto. Detesto questa scuola. » concluse, facendo un altro sorriso e voltandosi in fretta per non attirare l'attenzione sulla sua probabile tristezza.
A Ginny ricordava molto lei stessa al suo primo anno lì al castello...




Intanto, nel dormitorio maschile di Grifondoro, Neville scartava la lettera di sua nonna e sorrideva al contenuto.
« Caro, Neville. » lesse. « Non immagino neanche a cosa ti servisse la spada di Grifondoro ma immagino tu abbia avuto tantissime ragioni per infiltrarti in quell'ufficio! Stai dimostrando carattere, lo stesso di tuo padre e di tua madre. Sono sicura che se loro lo sapessero sarebbero fieri di avere un figlio forte e in gamba come te. Mi sono sbagliata in tutti questi anni, volevo cercare in tutti i modi di rimpiazzare il vuoto lasciato dal mio Frank, credevo che suo figlio avrebbe mostrato da subito tutto lo splendido carattere del padre ma in te avevo notato solo l'estrema timidezza, il suo essere goffo e la dolcezza di tua madre. Oscurata dal loro vuoto, non mi ero accorta che eri il degno figlio di due persone che avevano deciso di morire insieme piuttosto che darla vinta al male. Non mi ero accorta che sei un grande uomo, Neville, e sarai un grande eroe.
Tua nonna.
»
Il ragazzo sorrise, asciugandosi l'unica lacrima che gli aveva solcato il viso...




Luna fece un sorriso enorme quando ricevette la lettera di suo padre tra le mani.
« Luna, bambina mia, non credevo alle mie orecchie quando mi hanno avvertito dell'accaduto. Sono molto ammirato e felice che non vi sia capitato nulla di spiacevole, la mamma sarebbe fiera di ciò che stai facendo. Io sto benone, la mia ricerca sul Ricciocorno Schiattoso e sui Nargilli continua ma al momento voglio dedicarmi ad un articolo di giornale davvero interessante che riguarda te e i suoi amici. Presto saprai, non posso svelarti nulla!
Un forte abbraccio, babbo Xeno. »

« Oh, wow, finisco ancora sui giornali! » fu il commento di Luna, che stava baciando una foto della madre che aveva sempre sul comodino del dormitorio.




Alle dieci di sera, i tre ragazzi respirarono l'aria fredda fuori al castello scortati da un a dir poco esuberante mastro Gazza per la punizione nella Foresta Proibita. Hagrid li attendeva al limitare della foresta e la sua espressione non era rilassata, ma di pura ansia e nervosismo. I tre, probabilmente, immaginavano che non sarebbero stati immuni neanche alle domande del loro amico.
« I mocciosi stanno qui con me come previsto! » aveva annunciato Gazza eccitato, spingendo brutalmente Neville al limitare della foresta mentre Luna indicava un corvo che aveva appena spiccato il volo e faceva uno strano commento. « Ecco qui, se la meritano proprio questa punizione. Rubare la spada di un fondatore di Hogwarts nell'ufficio del Preside. Ah, qui ci volevano la frusta e le catene! Ricordo ancora quando il vecchio Preside appendeva per i pollici i mocciosi ribelli. Mi mancano troppo quelle urla! »
« D'accordo, adesso ci penso io. » lo interruppe Hagrid con una certa stizza, e Gazza corse via quasi trotterellando. I tre si avvicinarono al grosso amico per salutarlo ma non avevano fatto neanche un passo che lui stava già urlando a pieni polmoni nella notte. « Dico io, ma che diavolo vi passa per il cervello a tutti e tre, eh? La spada di Godric Grifondoro, per tutti i Gallesi Verdi! Ma avete idea del casino che avete combinato? Cosa credevate di fare, eh? Di conficcare Severus Piton e farlo a pezzettini, per caso? »
« Ci risiamo con questa storia di Piton... » disse Ginny, scuotendo il capo in direzione dei due amici.
« Beh, forse non era male come soluzione, dico bene? » fece Neville, divertito; Hagrid sembrava sconvolto. « Sto scherzando. » disse in fretta, notando la faccia del guardiacaccia che era una maschera di puro panico.
« Ma vi state rendendo conto?! » si mise ad urlare nuovamente quest'ultimo, e la sua voce possente fece eco tra gli alberi.
« Hagrid, volevamo recuperare la spada per aiutare i ragazzi in missione. » disse Luna rapida, e la smorfia del loro grosso amico fu improvvisamente ancor meno rilassata. « Ne avevano bisogno, volevamo soltanto aiutarli, mica metterci nei pasticci. »
Il guardiacaccia fece una fatica immensa per dire: « L'avete comunque combinata grossa... nell'ufficio di Severus Piton, maledizione! »
« L'ufficio di Silente, semmai. » corresse Ginny, piccata.
« Purtroppo adesso l'ufficio appartiene a Severus Piton. » disse Hagrid angosciato, abbassando la voce. « Ascoltate, non dovete mettervi contro di Piton. Sono stato chiaro? Perdiana! Quell'uomo è pericoloso, sapete cosa è stato capace di fare. Non fatemi venire le preoccupazioni! E tua madre sta agitatissima, Ginny... agitatissima! »
« Mamma non capisce. »
« Manco voi, eh! Non dovevate entrare in quell'ufficio. » insistette Hagrid. « Piton ha faccende più importanti a cui pensare, ma i Carrow hanno la testa freschissima. Ve la faranno pagare cara! » accluse, e un brivido gli percorse tutto il grosso corpo. « E voi non avete idea di cosa cela la foresta di questi tempi... » altro brivido.
« Che cosa dobbiamo fare? » chiese Luna incuriosita, la più tranquilla del gruppetto.
« Trovare alcuni ingredienti per le pozioni... piccoli ingrati, ecco che siete! Mi farete spaventare a morte. »
« Risparmiaci i rimproveri, Hagrid. » disse Neville, sconsolato. « Cosa dobbiamo raccogliere di preciso? »
« Questa roba qui. » rispose Hagrid rude, lanciando a Neville un foglio di pergamena. « Al centro della Foresta Proibita! E dovrete vedervela con le creature mostruose che pillulano lì dentro negli ultimi tempi! Ma io vi ammazzerei con queste mani qui! Vedete? Con queste mani qui. La spada di Godric Grifondoro... nella foresta... »
Ginny annuì verso i due amici. « Muoviamoci. »




« Credevo ci avrebbero torturati di brutto. »
« E io che ci avrebbero dato in pasto ad un branco di Eliopodi. »
« Luna, quelle creature non esistono... sentisti Hermione, due anni fa? »
« Ma certo che esistono, ci sono tantissime testimonianze oculari! Ohhh, Neville... guarda! Un dente di leone! »
La Foresta Proibita era silenziosa ma lo stesso non si poteva dire di Neville e Luna, che si tenevano compagnia a vicenda ed erano piuttosto chiacchieroni e ben disposti sul da farsi (Neville voleva concludere in fretta e scappare via da quella foresta). Ginny, invece, era stranamente taciturna: si sentiva strana, quasi stordita... come se quella punizione non fosse nulla rispetto a quello che avevano affrontato in passato, e quello le metteva addosso una strana sensazione di panico. Mentre superava con passo svelto gli arbusti e le piante, il foglio delle istruzioni sugli ingredienti da trovare stretto in grembo, la ragazza non faceva che pensare alla spada di Grifondoro: ogni speranza di aiutare i ragazzi era svanita. Quanto avrebbe voluto ricambiare il favore del suo amato, consegnargli personalmente la spada... e non come una ragazzina bisognosa di aiuto ma come una guerriera.
La sua guerriera.
« Non ne posso più di stare qui dentro. » disse Neville inquieto, per la quinta volta di seguito. « Siamo qui dentro da ore e proseguire fino all'alba non mi pare proprio uno spasso, devo essere sincero, non sono abituato a scorrazzare per la foresta. Hagrid? »
« Sta raccogliendo un paio di funghi dietro quella radura. » rispose Luna, indicando un punto dietro un grosso albero. « Era piuttosto angosciato, avete notato? »
« Sembrano tutti particolarmente su di giri, in questo periodo. »
« Sono d'accordo con te, Neville. » Luna fece un sospiro, afferrando l'amico per un braccio. « Ragazzi, fermiamoci. Vediamo cosa abbiamo raccolto. »
I tre ragazzi controllarono tutto quello che avevano raccolto e cosa mancava secondo la pergamena che Piton aveva spedito ad Hagrid. Avevano raccolto molti ingredienti per le pozioni nella foresta, avrebbero di sicuro trovato la roba mancante prima che il sole fosse spuntato all'orizzonte.
Ginny lanciò uno sguardo ai due ragazzi, abbozzando un sorriso. « Comunque, anch'io ho creduto che ci accadesse qualcosa di brutto. Piton mi mette i brividi... avete visto come ci ha guardati? » chiese, riprendendo il discorso che Luna aveva interrotto un attimo prima. « Siamo stati davvero fortunati a finire qui dentro e non nel suo ufficio o in quello dei Carrow. Ci avrebbero davvero torturati di brutto! »
« Sì, e a proposito... » s'intromise Neville, inarcando le sopracciglia e incrociando le braccia al petto con stizza. « Non avresti dovuto addossarti la colpa per me e Luna! Anche noi volevamo appropriarci di quella spada, ricordatelo. »
« Sei il nostro capo e la nostra migliore amica, non la combatterai da sola questa battaglia. » fece eco Luna, testarda quanto Neville.
Ginny scosse la testa lasciando ciondolare la coda di cavallo. « Ma sono stata io ad architettare tutto, ragazzi! Non volevo che voi subiste... santo cielo, risparmiati quell'espressione, Neville! »
« Piton ti ha punita abbastanza, sei stata l'unica a cui ha tolto le gite ad Hogsmeade e se non fai attenzione ti giochi il posto di Capitano, e sappiamo tutti benissimo che ci tieni un mondo a quel ruolo. »
« Lo so, ma dovrei lasciarmi mettere i piedi in testa da Piton e dai Carrow per non giocarmi il ruolo di Capitano della squadra? » rispose la ragazza, piuttosto duramente. « Non era questo il nostro intento ad inizio anno, e non è mai stato il mio. Niente è come prima, neanche il Quidditch. È tutto una buffa imitazione della normalità e a me non va di giocare sporco, anche se bisogna sacrificare qualcosa. Ma le cose importanti no, quelle non le sacrifico. »
Neville e Luna si scambiarono uno sguardo; quest'ultima disse, mostrando la sua solita dolce schiettezza: « È molto bello e audace da parte tua dire queste cose. Sei molto forte, non ho mai avuto un'amica come te. »
Ginny fece un sorriso sincero, lievemente imbarazzata dalle parole sincere dell'amica. « Mi hanno proibito le gite ad Hogsmeade, d'accordo, che lo facciano pure. Certo, era bello uscire di tanto in tanto dal castello ma... troveremo un modo per fregare il sistema! I gemelli non mi hanno lasciata senza indicazioni, sapete. »
« E noi siamo con te, non ti abbandoneremo. » disse Neville con determinazione e Luna annuì, fissando l'amica con sguardo affettuoso.
La Grifondoro rimase a contemplare i due amici mentre un moto di affetto zampillava nel suo petto ma non ci fu modo per dire nulla: un rumore sinistro lì nella foresta la distrasse totalmente, mandandola a cozzare contro la corteccia di un albero. Era stata distratta da qualcosa che faceva uno strano rumore, come se tirasse respiri lunghi, rochi e profondi... qualcosa che sembrava freddarti il sangue nelle vene, che non ti faceva più essere felice, che ti faceva rivivere i tuoi più oscuri incubi. Qualcosa che somigliava spaventosamente a un Dissennatore. Anzi... a più di un Dissennatore.
Con un sussulto, i tre si ritrovarono ad osservare i lunghi profili oscuri dei Dissennatori. Erano cinque e avanzavano con le braccia tese in avanti, come una minaccia, e i brutti ricordi spaventarono Ginny più della loro stessa presenza. La ragazza si sentì in un attimo irrigidita, proprio come accadde la prima volta che ne aveva incontrato uno nell'Espresso per Hogwarts, ma quella volta non c'era nessuno a salvarli: avrebbero dovuto vedersela da soli.
Sei stata tu ad aprire la Camera dei Segreti, Ginny Weasley.
La ragazza chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi sul suo Patronus a forma di cavallo mentre la fredda ed inquietante voce di Tom Riddle rimbombava nella sua testa.
Ti resta poco tempo.
La bacchetta le tremava tra le mani, la mente incapace di formulare un pensiero felice.
Hai messo troppo te stessa in quel diario, troppo te stessa in me...
Si sentiva le gambe cedere dal peso del ricordo, riusciva ancora ad avere paura del misterioso ragazzo del diario che l'aveva tanto affascinata.
Harry Potter arriverà ma per te sarà troppo tardi.
Udire quel nome le diede tutta la forza di cui aveva bisogno. Aveva le gambe paralizzate ma la mente era tornata lucida. Un ricordo felice... quale ricordo più felice del giorno in cui Harry Potter l'aveva baciata davanti a cinquanta persone? Se non era quello un ricordo felice, quale? Formulò velocemente il suo pensiero, che era così intenso che perfino un gigante alto come un grattacielo si sarebbe allontanato da lei, e puntò con ferocia la bacchetta verso quei grovigli di mantelli scuri.
« EXPECTO PATRONUM! » il suo cavallo argenteo fece inciampare due Dissennatori, e li sconfisse.
« Expecto Patronum! »
« Expecto Patronum! »
Una lepre scintillante sparì via, trasciando insieme a loro i tre Dissennatori; il Patronus di Neville non c'era.
« Grazie, ragazze. Non sono mai stato capace di evocare un Patronus vero, solo sbuffi di fumo argento... » disse impacciato Neville, pallido e sudaticcio, mentre tentava di riporre la bacchetta nella tasca.
« Non importa. » rispose in fretta Luna, ancora molto provata. « Un giorno ce la farai, ne sono sicura. Andiamo via da qui, su, troviamo Hagrid! Non è al sicuro neanche lui qui dentro e non mi pare sia un mago molto abile. »
« Come facciamo con la spada? » chiese Neville all'improvviso, in tono preoccupato e nervoso. « Dove potrebbe nasconderla Piton? »
« Troppo tardi, Neville. Piton l'ha deposta alla Gringott... » rispose Ginny cupa, calciando un rametto che si trovava sulla strada e impedendo all'amico di infilarsi la bacchetta in tasca. « Mai abbassare la guardia, ricordalo. »
Neville arrossì, ancora scosso. « Sì, grazie. Ma come sai della spada di Grifondoro? »
« Mia madre mi ha mandato una Strillettera stamattina. Mio fratello Bill lavora alla Gringott e l'ha avvertita, ha saputo sicuramente da qualche folletto che la spada si trova nella sua camera blindata. Non c'è più modo per recuperarla, ormai. »
Neville gemette. Luna si rivolse all'amica: « La Strillettera sarebbe quella buffa lettera rossa che urla? » chiese, interessata.
« Buffa, certo! » fu il commento sarcastico di Neville. « Davvero divertent... auch! »
Ginny sfoderò immediatamente la bacchetta dalla tasca, voltandosi per affrontare il pericolo. Ma non c'era nulla contro cui combattere: Neville era solamente inciampato per terra, il viso immerso nelle foglie secche, e tossicchiava, sputacchiando terriccio e erbetta.
Le ragazze aiutarono l'amico ad alzarsi.
« Stai bene? » chiese Luna serena, come se Neville fosse atterrato su un pavimento fatto di zucchero filato.
« Sì. Cavolo, voglio andarmene subito da qui! » sbraitò il ragazzo, pulendosi i vestiti e guardando a terra come se con lo sguardo potesse maledire il terreno. « Questa foresta sta iniziando seriamente a seccarmi, dico davvero. Prendiamo queste ultime cose e andiamo a cercare Hagrid! »
« Sì, meglio tornare. » convenne Ginny, spazzolando dalla spalla di Neville le foglioline autunnali. « Insomma, a che scopo farci affrontare dei Dissennatori nella Foresta Proibita? Quale dovrebbe essere lo scopo della punizione? Non era una cosa grave rubare nell'ufficio del Preside? »
« Forse volevano tenderci una trappola nella Foresta coi Dissennatori. » azzardò Neville, dubbioso.
« O forse non vuole che corriamo pericoli. » disse Luna, e gli altri due la guardarono in modo piuttosto scontento. « Mi avete sentita! Loro non ci vogliono morti, ci vogliono vivi e ubbidienti. Piton ha ordini specifici, non dimenticatelo. »
Neville scosse il capo, irritato. « Ma sono cose da primo anno queste! Cosa ha in mente? »
« Non ne ho idea. » rispose Ginny pensierosa, facendosi largo tra gli arbusti. « Ma di certo non deve essere niente di buono. »

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Capitolo 6
*** Esercito di Silente: ricominciamo! ***


Esercito di Silente: ricominciamo!


« Maledizioni Cruciatus sui miei studenti, punizione nella Foresta Proibita... Piton, mi guardi! »
« Cosa vuole che le dica, McGranitt? » aveva replicato Severus Piton, scuro in volto e con i suoi penetranti occhi neri bassi ed evasivi. « Non posso contenere i Carrow e non posso contenere i suoi studenti quando sono nelle aule. Maledizioni Cruciatus? Vuol dire che la prossima volta ci penseranno prima di fare gli indisciplinati. »
« Loro non possono... »
« Prima le scritte comparse improvvisamente di notte... le ha viste anche lei, no? Esercito di Silente, McGranitt. Lo conosciamo bene, sappiamo bene chi fa parte di questa associazione ribelle. »
« Non osate sfiorare quei ragazzi, non hanno fatto niente di male. » minacciò la McGranitt severa, tenendo testa a Severus Piton, che a sua volta non aveva occhi che per il pavimento del suo ufficio. « Albus non avrebbe mai voluto che dei maghi adulti se la prendessero con dei ragazzini! »
« Ragazzini, McGranitt? Quei ragazzini sono gli stessi che, sgattaiolando di notte oltre il coprifuoco, hanno imbrattato le mura del castello con quelle scritte, gli stessi che stanno cominciando a dare gratta capi ai Carrow e gli stessi che stavano rubando la spada di Godric Grifondoro dal mio ufficio. »
« Non dica ai Carrow che sono loro, Piton! Punite me, piuttosto! Ma non dica loro che dietro l'Esercito di Silente ci sono quei ragazzi! »
« Non ho voglia di facilitare il compito ai Carrow, McGranitt. » disse Piton schivo, sedendosi dietro la sua scrivania senza osare guardarla in faccia. « È compito loro scoprire chi c'è dietro questa associazione, compito loro soffocare le ribellioni e l'indisciplina degli studenti. Ho cose ben più importanti a cui pensare, di certo non provvederò anche ai compiti dei Carrow. »
« Sta dicendo, Piton, che non farà nomi? » si stupì la Minerva McGranitt.
« Certo che no, McGranitt, per quanto mi piacerebbe non è mio compito. »
Per un paio di secondi i due restarono in silenzio; la McGranitt non aveva parole e fu con voce flebile che disse: « Le Maledizioni Cruciatus... »
« Li avevo avvertiti che i Carrow non erano dei santi, continua a non essere mio compito dire loro di smetterla con le punizioni. » rispose Piton, intento ad acconciare la sua scrivania a colpi di bacchetta per non dover guardare negli occhi la donna. « Disciplina, Minerva, le staranno meritando. »
« E chi decide cosa merita un essere umano e cosa no? »
« Dica loro di smettere di giocare a fare i ribelli e i Carrow smetteranno di punirli. Se lo metta in quella testa, McGranitt: i tempi di Albus Silente sono finiti. »
« E anche questa volta lei e il suo capo avete deciso cosa merita e cosa non merita un essere umano. Si chieda, Piton, se lo chieda: lui lo meritava davvero? » la McGranitt fece dietro front, avviandosi alla porta con sicurezza e con uno svolazzo del mantello. « E non si azzardi neanche a pronunciare il nome di Albus Silente, Piton, non lo pronunci! » e sbattette la porta quando uscì, sussurrando un disgustato: « Codardo. »





Il fatto che tutti gli studenti di Hogwarts fossero interessati alla punizione che avevano svolto i tre ragazzi nella Foresta Proibita non fu una sorpresa. I protagonisti della disavventura si aspettarono si venire bombardati di domande durante le lezioni ma furono davvero pochi gli interventi quel giorno. Seamus disse loro che Piton a colazione in loro assenza aveva fatto un discorso piuttosto minaccioso agli studenti, spiegando a modo suo come si erano svolti i fatti della sera precedente, e che tutta Hogwarts al completo era stata terrorizzata abbastanza da non far trapelare voci in giro.
Dal loro canto, i professori non si arresero. La McGranitt, ad esempio, fece una sorta di quarto grado a Neville, facendo sì che il ragazzo finisse nel panico più totale, e il piccolo professor Vitius si costrinse a passare un poco piacevole quarto d'ora in compagnia di Luna, che riuscì ad uscirne pulita dalla conversazione con una scusa alquanto improbabile.
Ginny fu immune al sequestro degli insegnanti quel giorno. Indossata la sua divisa per il Quidditch e la spilla da Capitano, era pronta per formare la sua squadra e portare Grifondoro alla vittoria. La ragazza era abituata ad essere continuamente fissata nei corridoi, spiata e addirittura additata e la cosa non l'aveva mai turbata particolarmente, ma quando fece capolino al campo di Quidditch si rese conto che non sarebbe stato per niente facile provinare gli studenti: sentiva come se non fosse in grado e all'altezza del suo ruolo da Capitano, come se le mancasse qualcosa. E qualcosa mancava davvero...
Intascando il fischietto, trasse un grosso respiro e decise che non doveva arrendersi, che doveva farcela, nonostante i ricordi e l'angoscia le facessero male come lame ghiacciate conficcate nel petto.
« Ci siamo tutti? Benissimo. » esordì, gli occhi di quasi mezza scuola puntati su di lei. Non erano gli occhi addosso a renderla nervosa ma il fatto che mancavano un paio di persone lì al campo che mai si sarebbero fatte scappare un provino per entrare nella squadra di Quidditch: la sua amica Demelza, Dean Thomas, suo fratello e, naturalmente, il suo amato e vero Capitano. Trasse un altro profondo respiro mentre i Serpeverde sugli spalti iniziavano i loro cori contro i Grifondoro. « Prima di cominciare ordino a tutti coloro che non sono di Grifondoro oppure che sono del primo anno di uscire immediatamente dal campo. »
Alcuni primini e alcuni Tassorosso schizzarono via dalla folla, ridacchiando; gli aspiranti giocatori scossero il capo. Cormac McLaggen, vecchio compagno di squadra l'anno precedente che non aveva fatto altro che dare ordini a tutti e rivelarsi una frana, sembrava assai nervoso. Probabilmente ritrovarsi ad essere giudicato dalla persona che l'aveva preso a pugni e su cui aveva gettato fango tutto l'anno prima non doveva essere piacevole per lui.
« Ecco, appunto. Bene, cominciamo con gli aspiranti Cacciatori. Venite avanti! »
Gli aspiranti Cacciatori, tra cui anche Seamus, vennero avanti e a turno fecero il loro provino. Ginny non aveva mai visto persone volare così male, forse solo Hermione quando avevano giocato insieme alla Tana, ma fortunatamente ci furono Seamus e un ragazzo che non conosceva che risollevarono la situazione, portando al Capitano il buonumore e la speranza che, nonostante tutto, poteva guidare al trionfo una bella squadra. Alla fine, dopo varie proteste da parte di chi era stato scartato a priori, alcune crisi di nervi da parte di ragazzine del secondo o terzo anno, la ragazza scelse senza alcun dubbio.
« I nuovi due Cacciatori di Grifondoro sono Seamus Finnigann e James Wood! »
Seamus le diede il cinque, battendole una mano sulla spalla con forza e affetto. « Grazie, Capitano, mi sono allenato un sacco quest'estate. Li stracceremo tutti! »
James Wood sorrise e annuì, soddisfatto. James era un nuovissimo ragazzo del quinto anno, dalla carnagione piuttosto chiara e gli occhi blu intenso. Era molto bravo a schivare i Bolidi e molto predisposto alle picchiate pericolose.
« Complimenti, ragazzi! » disse Ginny allegramente, dando una pacca amichevole ai due e sorridendo al nuovo entrato in squadra, James, che le restituì il sorriso in modo radioso. « Adesso tocca agli aspirati Cercatori. Su, venite avanti, non siate timidi! »
Se la ragazza aveva creduto che non ci fosse nulla di più orribile degli aspiranti Cacciatori dovette ricredersi: loro erano niente in confronto al disastro che si trovava davanti guardando il provino degli aspiranti Cercatori. I ragazzi non riuscivano proprio ad acciuffare il Boccino, nonostante quello fosse un Boccino lentissimo, e molti di loro cominciarono a piangere e ad imprecare contro la minuscola pallina dorata nemmeno si fosse smaterializzata sotto i loro nasi.
In tutto quel caos, Seamus fu incaricato di scortare i salici piangenti fuori dal campo da Quidditch.
Dopo l'uscita di scena di una dodicenne, un ragazzo dal fisico asciutto venne avanti e fece il suo provino, annientando i sogni di parecchie persone lì in campo: fu davvero bravissimo, risultando primo alle selezioni come Cercatore. Si chiamava Oliver e, sebbene il suo cognome non era Potter ma Carter e sebbene la difficoltà nel trovare qualcuno in gamba che sostituisse il precedente Cercatore, fu un suo degno erede.
La mattinata passò in fretta e tra provini ed esaurimenti nervosi, Ginny capì con una certa delusione che il ruolo di Capitano non era poi così facile e divertente come aveva immaginato. I provini di quel giorno la distrussero fisicamente e, soprattutto, mentalmente e alla fine di essi fu dichiarato nuovo Portiere di Grifondoro il suo compagno di classe Christopher Jones, che aveva la tipica stazza muscolosa da giocatore di Quidditch e che fortunatamente distrusse il vecchio Cormac, mentre i due nuovi Battitori furono Jimmy Peakes e il caro Ritchie Coote, sempre molto in gamba.
« Complimenti a tutti voi e benvenuti in squadra!» concluse la ragazza, stremata ma incredibilmente soddisfatta. Ci fu un applauso collettivo e parecchie pacche sulla schiena. La ragazza sorrideva a tutta la sua nuova squadra mentre Neville e Luna correvano verso di lei, salutandola felicemente con una mano.
Nel frattempo, Cormac McLaggen si incamminava bestemmiando via dal campo.
« Grazie a te, Capitano! » disse Ritchie, sorridendole.
« Avete volato benissimo, saremo una magnifica squadra! »
« Quando ci saranno gli allenamenti? » chiese Christopher, impaziente.
Ginny si scambiò uno sguardo coi suoi due amici appena arrivati, che scossero impercettibilmente il capo. « Per i prossimi allenamenti, dici, Chris? Credo che se ne parla verso gli inizi di ottobre. Vi faccio sapere di preciso tra una settimana, credo. Va bene? »
Cenni di assenso, saluti e i ragazzi andarono via, continuando a salutarla da lontano e facendole complimenti e ringraziamenti. Ginny fece un sospiro di sollievo e circondò le spalle di Neville e Seamus con le sue braccia, lasciandosi quasi cadere a peso morto dalla stanchezza.
« Corriamo al banchetto adesso, sì? » esordì, affamata.
« Ma certo, Capitano! » rispose Seamus, brioso.
« I Capitani di Corvonero e Tassorosso hanno assistito ai provini, sai. » la stava informando Luna, piuttosto tranquilla. « Sembravano davvero interessati. »
Ginny alzò un sopracciglio nella sua direzione e sciolse le braccia dalle spalle dei due amici. « E chi sarebbero? »
« Michael Corner di Corvonero e Zacharias Smith di Tassorosso. »
« Davvero? E quello di Serpeverde? »
« Tiger. » rispose Neville cupamente; Ginny grugnì. « Non fa che vantarsene, quel maledetto idiota. Mi sorprende che tu non lo sappia. »
Ginny fece una smorfia, poi lo sguardo le cadde sulla rivista che Luna teneva sottobraccio. Quest'ultima si accorse che l'amica si era soffermata a fissare intensamente il Cavillo e glielo porse in maniera piuttosto rapida, facendo un gran sorriso e incitandola a sfogliare le pagine del giornale del padre.

IL CAVILLO SVELA LA VERITÀ.

« Ultimamente l'oscurità sembra essere piombata su tutto il nostro paese e le persone sono ancora del tutto spaventate, incapaci di trovare risposte esaurienti su cosa davvero succede. Come potete vedere, cari lettori, ho abbandonato momentaneamente le ricerche sul Ricciocorno Schiattoso per dedicarmi a propagare in giro la verità.
Oramai, tutta la popolazione magica è al corrente del fatto che tre studenti di Hogwarts sono penetrati all'interno dell'ufficio del Preside, Severus Piton, per appropriarsi di una reliquia appartenente al fondatore di Grifondoro ma nessuno conosce il motivo per cui quei tre ragazzi l'abbiano fatto. Ad Hogwarts si sono verificate vicende oscure: si tratta di un caso che tre studenti abbiano pensato bene di intrufolarsi nell'ufficio del Preside con l'intenzione di recuperare la spada di Godric Grifondoro? Un caso che abbiano rischiato la loro vita per farlo? Potrebbe essere un caso per molti, ma per altri di certo non è così. Possibile che la spada di Grifondoro servisse per combattere contro qualcosa? Cosa sta accadendo davvero all'interno di quella scuola?
Ma Hogwarts non si rivela essere l'unico luogo in grado di celare misteri. Si vocifera della scomparsa di molti folletti della Gringott, la banca dei maghi, e alcuni di essi si sarebbero volatilizzati dopo il loro rifiuto ad adempiere a degli ordini oscuri, probabilmente inappropriati alla dignità della loro razza.
Per quanto riguarda Harry Potter, credo che ognuno di noi si chieda cosa sia davvero successo a questo ragazzo e quali motivi hanno spinto lui per primo a scappare. Sebbene alcuni credano che lui c'entri qualcosa con la morte di Albus Silente, si sbagliano di grosso: la politica del Ministero è cambiata troppo bruscamente negli ultimi tempi e Harry Potter non può che essere il simbolo e il punto di raccolta di ogni forma di resistenza al male.
Spingo le tante persone a credere a ciò che è più giusto e non quello che ormai tutti stanno fingendo di credere. »
-Xenophilius Lovegood.


Ginny restituì la rivista alla sua amica con un gran sorriso sulle labbra. Il padre di Luna stava rischiando moltissimo prendendo le difese degli studenti di Hogwarts ma le sue parole le avevano riempito il cuore di felicità. Sapere che qualcuno al di fuori di Hogwarts stava lottando esattamente come loro le dava speranza, e la speranza era tutto quello di cui avevano bisogno in quei tempi oscuri.
« Grandioso, Luna! Adesso tutti saranno a conoscenza di tutto quanto! »
« Sì, e potranno perfino unirsi a noi per combattere. » accluse Neville fiero ed emozionato, scambiando un'occhiata con le due amiche e Seamus, che annuì con vigore.
« Esattamente! » a Luna brillavano gli occhi. « Era proprio quello che ha detto mio padre. Le persone hanno il diritto di sapere. »
Mentre Luna depositava il Cavillo nella sua grossa borsa rosa a perline, alcuni Serpeverde che passavano di lì fecero loro una smorfia ostile e sibilarono delle parolacce.
« Temete la nostra squadra, eh, viscidi serpenti? » partì al contrattacco Seamus, scatenato.
« Credo che il Quidditch sia l'ultimo dei loro problemi, Seamus. » rispose Ginny, restituendo ad Harper un'occhiataccia minacciosa.
« Sì, lo penso anch'io. » convenne Neville, imboccando il sentiero che portava al cortile della scuola e salendo faticosamente una rampa. « Comunque, abbiamo fatto quello che ci avevi detto, Ginny, e abbiamo avvertito i vecchi membri dell'Esercito. Dopo cena faremo la nostra prima riunione. »
« Verranno tutti? »
« Sicuro. » rispose Luna, pimpante.
Neville annuì. « Vogliamo tutti mettere fine a questo orrore, ricordalo. »




Subito dopo cena, i tre capi della ribellione, Seamus, Calì e Lavanda attesero che gli studenti di Hogwarts fossero tutti nelle rispettive Sale Comuni e sgattaiolarono furtivi al settimo piano. La solita striscia di parete libera di fronte ad un enorme arazzo che raffigurava Barnaba il Babbeo intento in una classica danza di troll era sempre lì, immacolata, come se nulla fosse cambiato dall'ultima volta che i ragazzi avevano messo piede in quel corridoio per prendere parte all'associazione, allora illegale, chiamata Esercito di Silente.
« Questo arazzo mi ha sempre divertita moltissimo. » fu il commento trasognato di Luna, indicando Barnaba il Babbeo e i troll; Calì e Lavanda si scambiarono un sorrisetto divertito.
« Ehm... sì, molto buffo, Luna... » disse Neville nervoso, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoseli con un gesto distaccato. « Adesso dobbiamo concentrarci su cosa ci serve di preciso. Siete pronti? »
Annuirono tutti.
Ci serve un posto per le riunioni dell'ES dove Piton, i Carrow e i Serpeverde non possano accedere. Ci serve un posto per le riunioni dell'ES dove Piton, i Carrow e i Serpeverde non possano accedere. Ci serve un posto per le riunioni dell'ES dove Piton, i Carrow e i Serpeverde non possano accedere...
L'esultanza di Seamus fece eco nel corridoio: una grossa porta di legno era apparsa dal nulla, proprio come tanti anni prima, rivelando quello che i ragazzi avevano richiesto.
« Entriamo, presto, veloci! » disse Neville, spalancando la porta e facendo entrare i compagni, per poi chiudersi frettolosamente il battente di legno alle spalle.
I ragazzi fecero il loro ingresso nella stanza e si guardarono intorno, stupefatti. La Stanza delle Necessità era esattamente come quella di due anni prima anche se sembrava molto meno attrezzata: c'erano pochissimi manichini, le pareti presentavano sempre tantissimi volumi, non c'erano Spioscopi o Sensori Segreti, ma solamente un Avversaspecchio e una piccola radiolina di legno impolverata su una scrivania in fondo alla sala. Sembrava quasi tutto abbandonato, dimenticato. Una sorta di strana malinconia riempì il cuore di Ginny mentre si scambiava uno sguardo eloquente con Neville: entrambi stavano pensando esattamente la stessa cosa.
« Sembra vuota. » aveva constatato Calì, sempre a braccetto con Lavanda, che aveva arricciato il naso e borbottava qualcosa riguardante lo strano odore che era presente in quella stanza.
« Sì, non abbiamo bisogno di imparare la difesa. » rispose Ginny convinta, mentre gli altri continuavano a guardarsi intorno con stupore; Luna era già partita alla volta dei libri che si trovavano sui numerosi scaffali polverosi e si apprestava a dare un'occhiata all'interno di essi, soffiando di tanto in tanto polvere e suscitando irritazione in Lavanda Brown. « Le nostre riunioni non saranno di pratica, serviranno per discutere di piani ed entrare in azione fuori la stanza. »
« Come se fosse un ritrovo. » concluse Neville estasiato, e la ragazza annuì. « Beh, poi in difesa sappiamo cavarcela, ormai. Giusto? »
« Certo che sappiamo cavarcela! » convenne Seamus, che era ancora a bocca aperta ad osservare tutto intorno.
Lavanda fece uno starnuto. « Sì, tutto quello che volete ma io penso che dovremmo renderla più carina e meno polverosa. »
« Lo penso anche io. » diede man forte Calì, allontanandosi dagli scaffali impolverati.
« Andiamo, io la trovo semplicemente superba! » disse Seamus, entusiasta come non mai.
I tre capi dell'Esercito non risposero: erano tutti e tre immersi nei loro ricordi. Neville pensava a quanto avesse imparato lì dentro, insieme al suo abile amico, a quanto lui stesso fosse cambiato e a quanto fosse disposto a combattere e sacrificare se stesso, sicuro del suo essere forte, capace, all'altezza come i suoi stimati genitori. Luna pensava a quanti amici avesse ritrovato lì, lei, una persona estremamente sola ed estraniata da tutto e da tutti: aveva avuto la fortuna di trovare amici speciali che mai aveva avuto e che mai avrebbe lasciato andare via. Era stato bello uscire dalla stanza e fare strada con i suoi compagni di Casa, chiacchierando allegramente e constatando con gioia che le persone le rivolgevano la parola, la degnavano di sguardi e saluti e che, nonostante la sua stranezza, avevano deciso di non lasciarla sola. Quello era il ricordo più prezioso che aveva. Ginny, invece, pensava al suo amato, ai primi approcci con lui, lui che imparava a conoscerla per quello che era veramente; pensava a suo fratello Ron e ai gemelli, che dopo le lezioni tendevano sempre a lodarla per quanto stesse diventando brava, in gamba; ad Hermione, con cui si fermava a chiacchierare tutte le volte, ai suoi battibecchi con Ron e all'amore che sembrava nascere tra i due.
Tutto, tutto sembrava essere nato in quella stanza.
« Ehi, ragazzi! » la voce sognante di Luna fece eco lì dentro. I due sobbalzarono e si voltarono verso di lei, e Seamus, Lavanda e Calì smisero di battibeccare di botto per ascoltare cosa aveva da dire la ragazza. « Stiamo facendo la cosa giusta. »
« Ma certo. Siamo o non siamo un Esercito? »
« Ben detto, Paciock! » intervenne la voce elettrizzata di Michael Corner, che aveva appena fatto il suo ingresso insieme ai suoi fedeli amici Goldstein e Steeval, che a loro volta erano in compagnia di Padma Patil, Ernie MacMillan, l'odioso Zacharias Smith, Justin Finch, Hannah Abbott e Susan Bones. Entrarono e si chiusero immediatamente la porta alle spalle. « Da quanto tempo, vero? »
« Sì, finalmente ci ritroviamo! » disse Hannah Abbott, rossa come un pomodoro mentre avanzava lentamente a braccetto con Susan e salutava Neville con un timido cenno della mano e un sorriso splendente.
« Per tutti i folletti, non la ricordavo così vuota. » fu il commento pomposo di Ernie, che stava avanzando con sicurezza verso i primi arrivati e si ordinava il ciuffo gelatinato solennemente. « Salve a tutti quanti! »
« Proprio strana. » convenne Justin, voltandosi per squadrare ogni centimetro della stanza.
« Sì... come stai, Neville? » esordì Hannah con una vocina sottile e acuta, arrossendo fino alla punta delle orecchie; era molto carina coi capelli biondi legati in due codine e gli occhi verde mare scintillanti.
Il ragazzo si fece paonazzo quasi quanto la Tassorosso e rispose al saluto, con voce piccolissima. « Ciao, Hannah... ehm, tutto benissimo. »
Hannah sorrise, distogliendo immediatamente lo sguardo dal ragazzo mentre Luna riempiva Neville di gomitate eloquenti e canticchiava una canzone d'amore.
« Padma, ti sei unita a loro alla fine? » stava dicendo Calì a sua sorella, che annuì, scoccando uno sguardo di puro interesse a Steeval, che dal suo canto non la stava guardando neanche di striscio.
Zacharias Smith fece una risatina di scherno. « Tutto qui? » fu il suo commento di sufficienza, mentre soffiava un granello di polvere che aveva avuto la sfortuna di sporcargli la tunica. « Come sempre, d'altronde, non potevo aspettarmi di meglio. »
« Oh, comincia a star zitto tu! » fece Lavanda, irritata.
« Wow, quanti libri! La trovo spaziosissima! » disse Goldstein estasiato, dando una gomitata a Michael Corner che si era incantato ad osservare uno dei più ricchi scaffali. « Strano. Siamo decisamente pochi rispetto a due anni fa. »
« Quanti ricordi! » intervenne Steeval. « Ricordate quando facemmo l'albero di Natale? Era proprio lì, lì in fondo! »
« Oh, io non c'ero! » mise il broncio Seamus, sbuffando.
« Fu molto divertente. » convenne Neville, sorridendo ad Hannah.
« Neanche io e lei c'eravamo. » si intromise Michael, facendo un sorriso enorme alla ex fidanzata e indicandola sotto gli sguardi incuriositi di Calì e Lavanda.
Ginny fece un sorriso che non somigliava affatto ad un sorriso piuttosto ad una smorfia, simulando disinteresse mentre sentiva le guance ardere come il fuoco al ricordo: rimembrava benissimo la sera in cui l'ES si era riunito a fare l'albero di Natale nella stanza mentre lei e Michael pomiciavano in un'aula vuota. Sentendosi gli occhi divertiti di alcuni membri dell'Esercito, sperava che almeno per quella sera il ricordo delle sue avventure con Corner svanisse dalla sua mente ormai contaminata.
« Beh, che peccato, allora, non esserci stati. » fece lei, sfacciata; gli occhi di tutti quanti erano fissi su di loro. « Mi dissero che fu davvero divertente. »
Michael aprì la bocca per dire qualcosa ma fu interrotto da un potente toc toc; le teste di tutti scattarono verso la porta.
« Avete invitato altre persone? » disse flebilmente Hannah Abbott, scoccando a Neville un'occhiatina furtiva, che scosse il capo.
Ma non era vero, e Luna sembrava sapere bene chi stesse per entrare, dato che aveva consegnato personalmente loro la falsa moneta con l'orario. Quando la porta si aprì, sulla soglia apparvero niente di meno che Romilda Vane e le sue amiche, ridacchianti come il loro solito mentre avanzavano nella stanza con sicurezza, chiudendosi il battente alle spalle.
Ginny incenerì con uno sguardo di pura minaccia la sua amica Luna, che sorrise a disagio e disse, anticipandola: « Te l'avevo detto che avevano insistito tanto e che mi hanno seguita per tutta la giornata, cosa potevo mai fare? Neanche a me stanno simpatiche. »
« Sai benissimo che non ce le volevo qui, a quella lì non importa un fico secco della rivoluzione, a quella importa solamente... » aveva sibilato l'altra, mentre Romilda Vane salutava tutti scoccando baci a destra e a manca; Zacharias Smith fece una smorfia quando la Vane gli lasciò il marchio del suo rossetto sulla guancia e Hannah lanciò uno sguardo offeso a Neville quando non ebbe l'audacia di scappare dalle grinfie della ragazza.
« Ginny, ti prego, lascia la gelosia fuori di qui. »
La ragazza cominciò a balbettare. « Io non... non sono gelosa! Dico solo... »
« Anche a me non piacciono, d'accordo? Ma sapevano benissimo che c'eravamo noi dentro fino al collo. Diamo loro una chance a questo punto, possono essere una grande fonte di informazioni. »
Ginny sbuffò, imbronciandosi come una bambina alla quale non hanno comprato il gelato preferito. Quando tutti ebbero detto la propria sulla stanza e sui ricordi che si celavano lì dentro, quando tutti ebbero finito di salutarsi tra di loro e, nel caso della Vane e delle sue due amichette oche, di ridacchiare, cadde il silenzio. Ognuno di loro non vedeva l'ora di sapere quali intenzioni avessero i tre ragazzi rifondatori dell'associazione ribelle e quali sarebbero stati i loro obiettivi a partire da quel momento. Tutti guardavano i loro nuovi tre capi intensamente, come se si aspettassero un discorso di inizio.
Neville si schiarì la gola. « Bene, rieccoci nella nostra seconda casa qui ad Hogwarts. » disse, volgendo un sorriso a tutti. Hannah Abbott non aveva occhi che per lui e di tanto in tanto il ragazzo guardava nella sua direzione, arrossendo impercettibilmente. « Dunque, vi abbiamo convocati qui per ragioni molto diverse da quelle dell'anno scorso, come avrete immaginato. Insomma, tutti sapete che cosa sta succedendo, vero? Oppure credete alle sciocchezze che spara la Gazzetta del Profeta? »
Ci furono cenni di diniego; Ernie disse: « Io sono col Cavillo! » e Luna gli sorrise radiosa, mentre gli altri concordavano sul fatto che la rivista di Xenophilius Lovegood fosse una perfetta miniera di informazioni, ed era un miracolo che esistesse il Cavillo in tempi come quelli.
« Benissimo! » Neville sembrava rincuorato: avevano cominciato bene. « Sono contento che tutti voi sapete in che situazione siamo: Voi-Sapete-Chi ha dalla sua parte l'intera popolazione magica. È riuscito ad impossessarsi del Ministero, ci ha scaricato i Carrow e Piton qui ad Hogwarts, sta creando scompiglio e, come tutti ci aspettavamo dalla sua ascesa al potere, sta gettando fango su Harry Potter. »
« Vero, che ingiustizia! » convenne Romilda Vane, le mani sui fianchi mentre scoccava occhiatine alle sue amiche ridacchianti.
Ginny strinse con forza l'orlo della sua tunica, sospirando profondamente in modo da riuscire a calmarsi sebbene la trovasse una missione impossibile.
« D'accordo, questo lo sapevamo. » s'intromise Zacharias Smith, in tono acido e costantemente di sufficienza. « Purtroppo non possiamo farci proprio nulla... »
« E invece sì! » intervenne Ginny energica, facendo un passo avanti.
Il nervosismo aveva reso la sua voce più squillante e sottile che mai e Neville, che stava ribattendo qualcosa, zittì immediatamente per cederle la parola e ascoltarla; Luna aveva gli occhi sporgenti puntati sull'amica e anche gli altri ragazzi la fissavano, in attesa di scoprire che cosa aveva da dire.
« Sì? E cosa possiamo fare noi ragazzi? » aveva incalzato Smith arreso, volgendo uno sguardo ai suoi compagni di Casa.
« Possiamo combattere. » disse la ragazza, la voce che diventava sempre più decisa. Nessuno aprì bocca per fiatare. « Siamo solamente dei ragazzini, hai ragione, dei ragazzini inesperti e non tutti sono capaci di sostenere un peso di questo tipo ma questa è una guerra, una guerra che ci riguarda, che riguarda anche noi ragazzini. Harry, Ron ed Hermione sono lì fuori a compiere una missione pericolosissima per salvare tutta la popolazione... e noi ce ne stiamo qui a lasciare che i Carrow e Piton ci diano ordini? »
Non volava una mosca nella Stanza delle Necessità, non si udiva alcun rumore.
« Non vi abbiamo convocati qui per imparare a difenderci. » continuò Ginny decisa, gli occhi che scintillavano di una gioia ribelle che non aveva mai provato prima. « Vi abbiamo convocati qui per essere tutti d'accordo a ribellarci, ad aiutare e a dare a tutti una speranza. Non abbiamo imbrattato i muri della scuola solo perché ci piaceva farlo, non ci siamo ribellati ai Carrow solo per sentirci eroi, per subire punizioni corporali e Maledizioni Cruciatus e non abbiamo sfidato Piton e tentato di prendere la spada di Grifondoro per puro divertimento. L'abbiamo fatto per combattere! »
Michael Corner non faceva che sorriderle e annuire, Zacharias Smith aveva le braccia incrociate e l'espressione di puro fastidio ma non sembrava disposto a contraddirla e Hannah Abbott continuava a fissare Neville e distoglieva lo sguardo dal ragazzo ogni volta che lui si ritrovava a guardare dalla sua parte.
« Dove sono Harry e i suoi amici? » chiese Romilda Vane e le sue amichette annuirono, freneticamente.
« Non lo sappiamo. » rispose Luna, in fretta.
« Cosa hanno intenzione di fare? » vollero sapere Justin e Ernie, all'unisono.
« Non sappiamo neanche questo. »
« Per quale motivo volevate prendere la spada di Godric Grifondoro? » intervenne Michael Corner, nel silenzio generale.
« Serviva ai ragazzi per la missione, abbiamo tentato. » rispose Neville.
« Ma non ci siete riusciti. » aveva completato Zacharias. « Quante chance abbiamo, allora? »
« Dobbiamo tentare. » si inserì Luna, convinta. « Vuoi davvero che il nostro mondo possa cadere nelle mani di Voi-Sapete-Chi? Molte persone lì fuori si stanno radunando contro il nostro comune nemico, stanno rischiando la vita. E noi dobbiamo fare lo stesso, tentiamo! »
Neville annuì. « Sì, adesso tocca a noi. »
« Ben detto! » aveva urlato Seamus, scatenato al massimo. « Facciamoci sentire! ESERCITO DI SILENTE! »
Stavolta, ci fu un fragoroso applauso di gruppo.
« I falsi galeoni ci serviranno non solo per concordare l'ora e la data delle lezioni. » riprese Luna, con un cinguettio. « Ma potremmo scambiarci anche delle comunicazioni segrete con l'incantesimo che Hermione ci ha mostrato anni fa. Si possono formare vere e proprie parole lì sopra! I Carrow diventeranno pazzi, renderemo loro la vita impossibile. »
Ci furono delle forti risate; Steeval fece un larghissimo sorriso a Luna.
« Bene, direi che per adesso possa bastare, no? » concluse Neville, paonazzo in viso ma soddisfatto.
« Sì. » convenne Ginny, afflitta dalla stanchezza della giornata che si faceva sentire. « Dobbiamo studiare per bene gli orari di guardia dei Carrow e assicurarci che la stanza sia al sicuro, magari potremmo predisporre qualche incantesimo per la guardia o non so cosa. Insomma, quest'anno facciamo sul serio. E magari domani mattina potremmo far festa facendo colazione tutti insieme qui dentro... che ne pensate? »
« Che idea fantastica! » ci tenne a concordare Michael, non togliendo i suoi intensi occhi blu di dosso alla ragazza.
Quest'ultima disse, ridacchiando maliziosamente: « Noi tre potremmo sgattaiolare a Mielandia e tornare con una ricca colazione. »
« Cosa? » fece Padma Patil, confusa.
« Non sono state fissate ancora gite per Hogsmeade. » accluse Lavanda. « E se non sbaglio Piton te le ha anche proibite per tutto l'anno scolastico. »
Neville fece un sorrisetto malandrino. « Ma noi mica abbiamo intenzione di andare in gita, vero, ragazze? »




Mary MacDonald osservò con aria truce la moltitudine di Grifondoro che stavano facendo il loro magistrale ingresso nella Sala Comune, cianciando allegramente e scambiandosi pacche sulle spalle. La MacDonald non aveva idea del motivo per cui continuavano a far baldoria, non c'era nulla di cui far baldoria: quella scuola era un disastro, gli insegnanti erano un disastro e lei detestava con tutto il cuore essere lì. Alzando gli occhi al cielo, prese a continuare di scrivere una lettera. La lettera era per la sua famiglia, scriveva loro che stava bene, che si trovava bene lì al castello e che aveva fatto amicizia con un paio di persone. Niente di meno vero. Mary era poco socievole e incredibilmente ostile, aveva preso in antipatia Hogwarts, quasi tutto il corpo insegnanti, alcuni studenti ma, in modo particolare, la sua rossa compagna di stanza. Ed era sicura che anche lei provasse la stessa antipatia nei suoi confronti. Erano troppo simili per starsi simpatiche.
« Avete visto la faccia dei Carrow quando siamo usciti in gruppo dalla Sala Grande? »
« Alecto era diventata paonazza da far paura! »
« E quel caprone del fratello non l'hai visto? »
Infastidita, la MacDonald corse fuori la Sala Comune, decidendo di prendere una boccata d'aria nonostante fosse al corrente che lì erano tutti pazzi e che se l'avessero beccata sarebbe finita in grossi pasticci. Il corridoio era deserto, così prese a camminare senza una meta, scendendo le scale silenziosamente e tendendo di tanto in tanto l'orecchio. Poi, improvvisamente, vide un ragazzo smilzo, dai capelli argentei e il viso scarno e gli scoccò uno strano sguardo incuriosito: era un Serpeverde, a giudicare dal cravattino, e aveva sentito dire in giro che i Serpeverde non erano molto audaci e non rischiavano mai di essere sorpresi fuori dalle proprie Sale Comuni oltre il coprifuoco. Il misterioso studente se ne stava seduto su un blocco di pietra e guardava fuori dalla finestra, un'estrema tristezza gli oscurava gli occhi spenti. Quando udì il rumore delle scarpe della ragazza sul pavimento di pietra, si era voltato di scatto per fissarla.
« Non dovresti essere qui. » disse il Serpeverde, tornando a guardare fuori dalla finestra.
« Neanche tu. » disse Mary sorpresa, continuando a osservare il ragazzo incuriosita.
Draco si era voltato nuovamente per fissarla e ricambiare la sua occhiata incuriosita, stranito dal fatto che lei non si fosse rivolta a lui in malomodo e non lo stesse guardando con disprezzo. « Devi essere nuova. »
« Sì, e quindi? » aveva ribattuto la MacDonald, confusa.
« Si vede. »
Il volto del Serpeverde era stanco, sembrava quasi malato.
« Torna nella tua Sala Comune alla Torre, i Carrow saranno qui a momenti. » le disse, squadrando il suo cravattino Grifondoro senza fare commenti.
« D'accordo. » disse la ragazza, facendo spallucce. « Grazie. »
Draco annuì, tornando a guardare fuori dalla finestra.

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Capitolo 7
*** Stralci di Sale Comuni. ***


Stralci di Sale Comuni.


Sala Comune di Tassorosso.
« Quei tre non mi convincono per niente. » stava dicendo Zacharias Smith, pensieroso.
« Esattamente come non ti convincevano i precedenti capi dell'ES? » disse in uno sbuffo Ernie McMillan, pomposo come al solito. Il libro di Incantesimi gli copriva il volto paffuto, i suoi capelli biondo scuro erano ordinati con della gelatina e spuntavano da dietro al libro. « Io, invece, ripongo molta fiducia in loro! Sanno quello che dicono e, soprattutto, quello che vogliono fare. Sembrano molto determinati. »
« Sono molto fiduciosa anche io. » diede man forte Hannah Abbott, la spilla da Caposcuola appuntata sul petto mentre si lasciava cadere con delicatezza sul divanetto tra Ernie e Susan Bones. « Sono davvero cambiati e maturati. »
« Stai parlando di tutti e tre oppure del caro Paciock? » riprese Zacharias, acido.
Hannah arrossì. « Intendevo tutti e tre! »
« Certo, certo. » Zacharias aveva incrociato le braccia al petto e fatto una smorfia. « Come se non lo sapessimo. »
« La lasci in pace, Zacharias? » intervenne Justin Finch, intingendo la sua piuma nell'inchiostro e lanciando uno sguardo seccato all'amico. Fece un sospiro e intinse nuovamente la piuma nell'inchiostro, continuando a scrivere sulla pergamena in modo annoiato. « Quest'anno si fa sul serio, Zack, fidati: con Piton come Preside e i Carrow dobbiamo essere pronti a tutto. »
« Sì, lo penso anche io. » convenne Ernie, solennemente. « Sono lieto di far parte di nuovo dell'ES. Certo, mi mancano i vecchi capi, ma questi non sono male. »
Annuirono tutti tranne Zacharias Smith, che aveva un'avversione incredibile verso i tre nuovi capi dell'ES, specialmente per la ragazza che l'anno precedente gli aveva lanciato una fattura orcovolante nel bel mezzo del treno facendogli fare la figura del cretino in presenza di quasi tutta la scuola e solo per una semplice domandina innocente. E ricordava anche e con spiacevole astio quando, durante la cronaca della partita, le aveva frenato addosso con la scopa, travolgendolo per un pelo. No, non le stava affatto simpatica e per lui poteva essere in gamba quanto voleva ma avrebbe continuato a detestarla col cuore. Era davvero insopportabile, un caratteraccio impossibile!
« Dove saranno Potter e i suoi amici? » si intromise Susan Bones con vocina sottilissima, mentre si sistemava le due trecce rossicce con dei nastrini blu elettrico che le conferivano un'aria da bambina innocente.
« Chi lo sa, staranno trovando un modo per combattere Voi-Sapete-Chi. » rispose Ernie annuendo, sempre tenendo il volume dinanzi ai suoi occhi. « Per questo dobbiamo intervenire. L'ha detto anche Paciock: adesso tocca a noi. Non possiamo restare qui e subire dai Carrow. »
Al solo udire il nome "Paciock", Hannah si era animata. « Hanno parlato proprio bene. » proferì, seria.
« Ti riferisci sempre a Paciock oppure...? »
« Zacharias! » aveva sbottato Susan, mentre Hannah diventava del colore di una primula rossa e sbuffava, alzandosi dal divano e allontanandosi dal resto dei Tassorosso con la sua amica alla calcagna.




Sala Comune di Grifondoro.
« Ohhh, sono così contenta di ribellarmi! » stava urlando Romilda Vane, con vocina acuta ed elettrizzata. Quella sera appariva più oca e urlante del solito e le sue amiche non erano affatto da meno. « Sono davvero eccitatissima! E voi? Non sentite l'eccitazione percorrervi tutto il corpo? »
Seamus e Neville, piuttosto spaventati da quello che sarebbe potuto scaturire dagli ultimi commenti delle ragazze, volsero con eloquenza le teste verso la loro amica, che aveva uno sguardo truce a dir poco e continuava ad incenerire Romilda Vane con la sola forza dello sguardo.
Neville disse, tentando di infondere futile concordia: « Per favore, Ginny, fai finta che non esiste. Stiamo parlando sempre di Romilda Vane. »
« Appunto. » rispose la ragazza, con estrema irruenza; la sua voce era un sussurro roco appena udibile. « Avevo detto che non ce la volevo nell'Esercito, l'avevo detto! La stai sentendo, eh, Neville? Ci manca solo che attacchi striscioni in Sala Grande e ci faccia scoprire dai Carrow! Vuoi davvero questo? Finiremo di ribellarci ancor prima di cominciare a farlo, maledizione! »
Lavanda e Calì annuirono, per la prima volta d'accordo con lei.
« Ci vado a parlare. » propose Neville velocemente, fiutando l'aria minacciosa.
« No. » insistette l'amica, calciando una sedia che aveva la sfortuna di intralciarle la strada. Neville rabbrividì mentre Seamus si lasciava scappare una risatina. « Se proprio qualcuno deve andare a parlarci... »
« Non dovresti essere tu. » concluse Seamus, scambiandosi un cenno di intesa con l'amico.
« Potter sta combattendo contro il male, mi sembra ovvio! » si udì un'amica della Vane, che aveva mulinato i capelli biondi. « Cosa ne potete sapere voi del Prescelto? »
« Per favore, lascia perdere. » gemette Neville, individuando Romilda Vane al centro della Sala.
« Cosa ne sai tu, semmai, del Prescelto! » insisteva Romilda, testarda.
Ma Ginny non badò affatto alle raccomandazioni di Neville e Seamus: non aveva assolutamente intenzione di diventare la zimbella di Romilda Vane e delle sue amiche, non voleva che quelle oche parlassero in modo così spropositato del suo amato dinanzi all'intera Sala Comune di Grifondoro. Sussurrando imprecazioni e tentando di afferrarle le vesti, Neville si rese ben presto conto che l'amica non aveva affatto voglia di lasciare correre. Dopo qualche secondo, la individuò a pochi metri da Romilda Vane e capì che, oramai, era troppo tardi per intervenire: lei marciava, più terribile che mai e con i suoi lunghi capelli rossi oscillanti, verso Romilda che non appena la vide arrivare zittì seduta stante, probabilmente impaurita dai suoi occhi ardenti. Le amiche finirono di ridacchiare e ammutolirono anch'esse.
« Speriamo le dia una bella lezione. » disse Calì soddisfatta, che pur essendo anche lei di natura oca detestava la Vane col cuore.
« Sì, se lo meriterebbe proprio. » convenne Lavanda.
« Cavoli, queste si azzuffano davvero. » disse Neville, nervoso e preoccupato, mentre si avvicinava frettolosamente al gruppetto di Romilda con le due ragazze al seguito e Seamus, che più che nervoso per lo scontro appariva estremamente divertito. « Ehm... ragazze, non mi sembra il caso di... »
« Zitto! » aveva strepitato l'amica, furiosa. Neville rimase paralizzato come un pesce lesso, in silenzio, e Seamus fece l'ennesima risatina. « Allora, Vane, ti sembra il caso urlare cose private ai quattro venti? »
« Calmati, cara. » le rispose Romilda, facendo una risatina spontanea. « Non abbiamo detto nulla di così ovvio, nessuno ha capito niente. »
« Non mi interessa che nessuno ha capito, puoi ritenerti fortunata che nessuno l'abbia fatto! »
Seamus tossì, dando una gomitata all'amico. « Neville, scansati, lascia fare a... »
« Zitto! » intervennero Calì e Lavanda, trascinando Seamus fuori dalla zuffa per poter osservare meglio le due ragazze che si tenevano testa a vicenda, una particolarmente furiosa e l'altra ridacchiante, come il suo solito.
Ginny insistette, con la voce incredibilmente bassa e sibilante: « Senti, chiariamo bene la situazione: se hai... anzi, se avete intenzione di collaborare con noi non dovete fare stronzate. Nel senso urlare e mettere i manifesti, dire al mondo quello che facciamo o altro, altrimenti non solo vi caccio a calci dall'Esercito ma ve la faccio anche pagare amaramente. E poi... Prescelto un corno! Voi non sapete nulla di lui e che non vi senta nominare neanche indirettamente il suo nome! » e con un ultima occhiata velenosa alle oche, corse via furiosamente.
« È impazzita, per caso? » chiese Romilda, a bocca aperta dallo shock.
« È solo preoccupata per l'ES e per i suoi cari. » si intromise Neville, fissando intensamente Romilda. « Discrezione, per favore. Se i Carrow scoprono anche solo una minima cosa possiamo benissimo dichiararci morti. Ricordate: Severus Piton ha ucciso Silente, non ci metterebbe molto ad uccidere noi se volesse. Riuscireste a sopportare un peso così? Penso proprio di no. »
Romilda Vane e le sue amiche rimasero in silenzio, incapaci di dire altro.




Sala Comune di Serpeverde.
« Astoria, davvero, non so cosa ti prende ultimamente! » stava sbottando Daphne contro sua sorella, che aveva abbassato la testa e respirava a fatica. « Davvero, sei strana. Più strana del solito, intendo, e questa situazione sta diventando insostenibile! »
Astoria scosse il capo, continuando a camminare nella sala. « Non capisco cosa intendi. »
« Sembra quasi che ti dispiaccia stare dalla parte di Tu-Sai-Chi. » insistette Daphne inarrestabile, gli occhi cristallini che mandavano faville e la mano pronta nel caso la sorellina avrebbe potuto confermare i suoi sospetti. Era terrificante, Astoria ne aveva paura. « Noi Greengrass siamo una famiglia apprezzabile, i nostri valori sono sempre stati nobili! Non ti permetto... »
« Permettermi? » l'interruppe Astoria, fermandosi di botto e voltandosi per guardarla. « Non trattarmi da bambina, sono cresciuta! »
« Stai dicendo... »
« Non sto dicendo un bel niente! » Astoria era schiva e decisa a non confermare i sospetti della sorella. « Sei tu che mi accusi. »
Daphne era nera di rabbia, sembrava voler dare addosso alla sorella. « Bada bene a come ti comporti, Astoria. E non farmi fare figure da schifo con i miei amici Purosangue, non osare, Astoria. Se ti venisse anche solo in mente di lasciarti condizionare giuro che... »
« Daphne, hai finito? » chiese la voce annoiata di Nott, in compagnia della Parkinson, della Bulstrode e di Blaise Zabini. Sedevano tutti e quattro sul divano della sala: Nott aveva i piedi sul tavolo di fronte a lui e la Parkinson aveva una gamba accavallata su di lui, quasi come se gli facesse le fusa. Astoria detestava tutto quello, li trovava rivoltanti.
« Sì, arrivo. » disse Daphne, scoccando alla sorella un'ultima occhiata sprezzante prima di correre dai suoi amici.
« Cos'ha tua sorella? » chiese la Parkinson, squadrandola con la sua odiosa faccia da carlino; Astoria rispose all'occhiata e si sedette da sola sul divano della sala dal lato opposto al loro, pensando che sua sorella non capiva, che non avrebbe mai capito niente eccetto il letto di Theodore Nott. « Sembra strana, ultimamente. »
« È l'amore. » disse Daphne in fretta, giustificando la sorella e scacciando la Bulstrode che, scattando, le cedette il posto sul divano tra Nott e Zabini. La Greengrass assunse la stessa posizione che aveva assunto la Parkinson. « Ha proprio perso la testa per Draco. »
La Parkinson fece una grossa risatina di scherno che non nascondeva affatto il fastidio. « Dobbiamo metterla in riga? »
« Sì, tenete d'occhio quella pulce. » annuì Nott, toccando la coscia di Daphne e sorridendo soddisfatto. « E trovate Draco. »
« Vado io. » si offrì Zabini, quasi dandosela a gambe.




Corridoi di Hogwarts.
Ginny diede un poderoso calcio al ritratto della Signora Grassa, che strepitò in modi che gli umani non avrebbero mai pensato si potesse strepitare, e lo richiuse con un colpo secco, ispirando profondamente. Odiava Romilda Vane, lei e la sua combriccola di amichette oche convinte che bastava conoscere un paio di cose su Harry Potter per accaparrarsi il Prescelto. Il Prescelto. Nessuno sapeva quanto quella parola la dava la nausea, quanto le appariva rivoltante e irrispettosa. Era colpa di Luna se Romilda Vane faceva parte del loro Esercito, lei e la sua brutta mania di dare sempre fiducia alle persone, anche alle persone che avevano passato il loro tempo a prenderla in giro. Pensierosa, diede un altro calcio ad un arazzo di Grifondoro, trovandosi faccia a faccia con Mary MacDonald.
« Mi hai fatto prendere un colpo! » aveva sbottato quest'ultima, con una mano sul petto.
« Scusami. » disse Ginny, distrattamente. « Che ci fai fuori dalla Sala Comune? »
« Potrei farti la stessa domanda. »
« Beh, io ne ho abbastanza delle oche. »
« Intendi quel gruppetto di ragazze che hanno passato la serata ad urlare cose incomprensibili in Sala? » le venne incontro la MacDonald, alzando un sopracciglio con eloquenza e ponendosi di fronte alla ragazza con le mani sui fianchi.
Ringraziando per "cose incomprensibili", l'altra annuì. « Proprio loro. »
« Terribili. Forse dovevo essere smistata in Serpeverde. » disse improvvisamente la MacDonald, sospettosa. Sapeva che la fama dei Serpeverde non era una buona fama e che portavano una brutta nomea sia all'interno della scuola sia fuori dalla scuola per ovvie ragioni ma l'incontro con quel ragazzo l'aveva resa particolarmente interessata alla Casa nemica. « Un ragazzo mi ha appena detto di tornare alla Torre prima che arrivassero i Carrow, l'ho trovato gentile. Quella banda di oche, invece, non hanno fatto altro che fissarmi per tutto il tempo mentre studiavo, ridacchiando e disturbandomi. »
« Non prendertela con la nostra Casa, MacDonald. Hai solo incontrato orribili Grifondoro e un... adorabile Serpeverde? » fece l'altra, con un mezzo sorriso. « Merlino, che paradosso. Da quando i Serpeverde si comportano in modo amabile? » stavolta rise. « Chi era, lo sai? »
« No, non lo so. » rispose la nuova studentessa, confusa dalla tanta sicurezza della sua compagna. « Era biondo, molto biondo, alto, sembrava quasi malato... ah, la sua voce era strascicata. »
Ginny capì in men che non si dica che si trattava di Draco Malfoy e si meravigliò del suo gesto carino nei confronti della MacDonald, restando a bocca aperta e con le sopracciglia inarcate in un'espressione spiazzata: più scioccante di una Grifondoro che riteneva una buona Casata quella di Serpeverde era solo Malfoy che mostrava gentilezza verso qualunque essere umano che non fosse se stesso e la sua famiglia.
« Beh... io vado. Quei due pazzoidi dei Carrow dovrebbero essere in giro, fai attenzione. » concluse la ragazza, avviandosi verso il ritratto della Signora Grassa a passo lento e da marcia funebre.
Pensierosa e assolutamente sospettosa, Ginny scese la scalinata che portava al sesto piano e scese al quinto, pensando alle parole di Mary MacDonald. Non ci poteva credere, per quale motivo Malfoy l'aveva aiutata? Non era lui quello che si divertiva a vedere il male delle persone, il bullo, colui che disprezzava qualunque Grifondoro? In passato non l'avrebbe mai fatto, forse Luna aveva ragione a pensare che fosse pentito... lui, Astoria, chi altri?
« Weasley. » si udì una voce lenta e soave che la fece sobbalzare.
La ragazza si voltò di scatto, la bacchetta pronta per attaccare o difendersi, ritrovandosi di fronte Blaise Zabini. La solita maschera di indifferenza era presente sul suo volto scuro, i suoi occhi neri quasi brillavano; aveva la spilla da Caposcuola appuntata sulla tunica.
« Zabini. » rispose lei, per nulla impaurita ma non abbassando la bacchetta. « Cosa vuoi? »
« Controllavo in giro. » rispose Blaise ovvio; i suoi occhi la misero a disagio, sembravano perforarla da parte a parte, sembrava ci fosse qualcosa di più di una semplice occhiata. « Tu, piuttosto, non dovresti camminare per il castello a quest'ora. »
« Mi andava. » disse Ginny sfacciata, scoccandogli un'occhiata torva. « Adesso farai la spia, immagino. Beh, certo, tutti a correre sotto le sottane dei Carrow! Fai la spia, su, vai a chiamare i Carrow e di' loro che sono qui e che ho infranto ancora una volta il regolamento. Su, vai! »
« No. » rispose impercettibilmente Zabini. « Vattene tu. »
Ginny aprì la bocca per controbattere ma non c'era nulla a cui rispondere e la richiuse. Era rimasta di stucco, ancora una volta, e stavolta il paradosso l'aveva davanti agli occhi così come aveva tenuto davanti agli occhi Astoria che le chiedeva di entrare a far parte dell'Esercito di Silente. Zabini la detestava a morte, non avrebbe mai rifiutato di farle prendere una punizione dai Carrow... ma cosa diavolo stava accadendo ai Serpeverde, quell'anno? Draco poteva pure essere pentito, Astoria poteva anche rinnegare la sua famiglia... e Blaise Zabini? Possibile che fossero tutti sinceri, che non si trattasse di una trappola da loro architettata? La ragazza non sapeva più cosa pensare: era tutto molto strano.
« Sì, Weasley, ti sto dicendo di sparire di qui prima che perdo la pazienza. » concluse Zabini, tenendosi a debita distanza da lei.
Ginny fece qualche passo verso di lui e lui, inaspettatamente, non si mosse. « Per quale motivo non mi denunci? » volle sapere sospettosa, concentrandosi intensamente sul volto scuro di Blaise, che sembrava essere arrossito in modo impercettibile.
« Detesto il caos e le urla di Alecto. » rispose in fretta lui, facendo un passo indietro. « E anche le tue. Per cui adesso sparisci. »
Ginny lo fissava ancora torva quando sibilò: « Non ti voglio essere debitrice per questo, Zabini, sappilo. Non ti devo niente. »




Sala Comune di Corvonero.
« È molto bello quello che state facendo, Lunati... Luna, sul serio. » stava dicendo Padma, ammirata e contenta.
« Grazie. » disse Luna serena, accennando un sorriso luminoso mentre si affaccendava intorno alla sua lettera. Voleva scrivere al padre, dirgli che stavano entrando in azione e renderlo ancora fiero della sua unica figlia. « Lo stiamo facendo per tutta Hogwarts, non vogliamo prendere ordini dai Carrow, dobbiamo per forza ribellarci. »
« Giusto! » intervenne Michael Corner, radioso. « Anche Potter e i suoi amici se fossero qui sarebbero d'accordo. »
« Lo stiamo facendo anche per loro. » annuì Luna.
« Ginny sembra davvero molto affranta dalla situazione. Ma determinata, ovviamente, come solo lei sa essere. » disse Michael seriamente, e i suoi due amici gli lanciarono una strana occhiata sbieca. « Beh, suo fratello, la sua migliore amica e il suo... ragazzo sono spariti nel nulla, deve pesarle molto questa situazione. »
« Naturale voglia far qualcosa. » concluse Goldstein, annuendo e non togliendo neanche per un attimo gli occhi dall'amico.
« E noi saremo con lei! » insistette Michael con ardore, mentre Luna sorrideva maliziosamente e scuoteva il capo. « Domani colazione insieme a tutto l'Esercito... non vedo l'ora! E non vedo l'ora di farla pagare a questi caproni dei Carrow, che brucino all'inferno insieme al Preside! » accluse, pensando che magari la sua ex fidanzata l'avrebbe apprezzato più di quanto aveva fatto due anni prima.
Lui l'aveva proprio delusa in passato, in un certo senso, nonostante il cuore di lei era sempre appartenuto a quel Potter. Anche quando erano insieme non faceva che parlare di lui, riusciva ad introdurlo in qualsiasi argomento esattamente come Michael riusciva a parlare con ammirazione di Cho, anche lei una sua ex fidanzata, durata pochissimo e probabilmente sarebbe stato meglio per lui che non fosse durata affatto. Con Cho era stata una scappatella, credeva fosse diversa. Con Ginny, invece, era stato intenso... fino ad un certo punto e per quanto potesse essere intensa una storia d'amore a quattordici e quindici anni. Forse se si fosse battuto senza paura per l'Esercito di Silente la ragazza l'avrebbe rivalutato in meglio, o forse, quasi quasi...
« Impossibile. » si disse Michael, pensando ad alta voce e sprofondando sulla poltrona accanto alla finestra.
« Cosa? » fece Steeval, confuso.
Luna annuì, mestamente. « Non ti arrovellare, Michael. » disse, lasciando il ragazzo a bocca aperta.




Sala Comune di Tassorosso.
« L'abbiamo capito tutti, Hannah, inutile nasconderlo. »
La ragazza arrossì. « Beh, immagino di sì, Susan... » disse, sistemandosi nervosamente la gonna.
« Da quanto ti piace Neville? »
« Mi ha sempre fatto tenerezza ma... penso dal quinto anno. » rispose Hannah, timidamente. « Sì, dal quinto anno, Susan. Da quando abbiamo cominciato a vederci con l'ES. Lo trovai davvero audace e in gamba... ma adesso sembra proprio un eroe. »
« Sei innamorata. » Susan aprì la bocca, spiazzata. « Ti sei innamorata di Neville Paciock! »
« Sssssst! »
« Dovreste uscire insieme. » insistette Susan felicemente, scuotendo le treccine annodate perfettamente.
Hannah scosse il capo, riflettendo: l'audace Grifondoro non sarebbe mai uscito con lei. Era diventato così popolare che la ragazza dubitava si sarebbe accorta di lei, esattamente come lei non si era accorta di lui in tutti quegli anni. Eppure le sembrava si conoscessero da sempre, dagli incontri dopo le lezioni nella serra di Erbologia e quelli in biblioteca in cui entrambi, devoti alla materia, spulciavano gli stessi libri nello stesso reparto. L'avevano sempre fatto, ricordava Hannah, fin dal primo anno. Neville l'aveva sempre osservata di nascosto dietro ai grossi volumi o dietro le piantine nella serra della professoressa Sprite ma lei non aveva avuto occhi per lui fino al quinto anno, anno in cui l'aveva notato e aveva cominciato a parlar con lui, a conoscerlo meglio, a scoprire di che pasta era fatto il timido ragazzino che l'aveva sempre trattata con dolcezza.
« Sai, stamattina ci siamo incontrati in biblioteca... »
« E...? »
« Niente, Susan, abbiamo chiacchierato. Come sempre. »
Susan sorrise. « Secondo me anche tu piaci a lui. »
Hannah arrossì nuovamente: per lei arrossire era pane quotidiano. « Ma cosa dici? » fece, imbarazzata. « No, non credo... sai quante ragazze ha ai suoi piedi. Ho sentito parlare le amiche della Vane dopo la lezione, penso proprio che una di loro siano attratte da lui. E poi... »
« Cosa? »
« Sono bellissime ragazze. » annuì Hannah, sospirando e fissandosi i piedi con estremo imbarazzo. « Sono anche molto audaci, dopotutto sono Grifondoro. Sono sicura al cento per cento che una di loro chiede a Neville di uscire... sai anche tu come sono fatte quelle ragazze. »
Susan Bones scosse il capo. « Io sono sicura al cento per cento che Neville chiede di uscire a te. »




Sala Comune di Grifondoro.
Ginny era appena balzata giù dal ritratto quando Neville le venne velocemente incontro, con espressione preoccupata e una mano sul petto.
« Dove sei stata, maledetta? » aveva sbottato, asciugandosi il sudore dalla fronte nonostante non facesse affatto caldo. Fece un sospiro sollevato, alzando gli occhi al cielo. « Io e Seamus ti abbiamo cercata per tutto il corridoio. Dove ti eri cacciata? »
« Ho incontrato Blaise Zabini. » rispose la ragazza, affannata.
« Ti ha denunciata ai Carrow? Cosa ti hanno fatto? »
Ginny scosse il capo, trascinando con lei l'amico in una zona meno rumorosa della Sala Comune. « Lui niente, Neville. È questo il punto: lui non mi ha denunciata ai Carrow, mi ha detto di andar via prima che potessero scoprirmi. »
« Che cosa? » aveva urlato Neville, attirando l'attenzione di parecchie persone. « Tu... stai scherzando? »
« Ti sembro in vena di scherzi? E come se non bastasse ho incontrato la MacDonald, hai presente la nuova ragazza di Grifondoro del mio anno? » chiese lei, e l'amico annuì freneticamente. « Ha incontrato Malfoy mentre era fuori oltre il coprifuoco. »
« E lui...? »
« E lui niente, Neville, capisci? Niente! Le ha detto di andar via, esattamente come ha fatto Zabini. »
Neville rimase per un paio di secondi in silenzio, pensieroso. « Non ci posso credere. »
La ragazza annuì, lasciandosi cadere su una poltrona lì accanto; Neville si sedette sulla poltrona accanto a lei ed entrambi si guardarono intensamente: probabilmente stavano pensando la stessa cosa. Ma non era quello il momento per discutere dei loro sospetti, non in Sala Comune, almeno, con una cinquantina di occhi puntati su di loro pronti anche a captarne il labiale.
« Cambiamo argomento. » disse subito Neville, che aveva capito che l'amica non desiderava parlarne in quel momento. Inoltre, dei ragazzini del terzo anno chiacchieravano lì accanto e di tanto in tanto lanciavano loro occhiatine furtive. « È andata proprio bene la prima riunione, vero? » e fece un sorriso che andava da un orecchio ad un altro e che fu ricambiato.
« Oh, sì! E tu hai attirato molti occhi su di te, mio caro amico. » rispose Ginny maliziosamente, e Neville arrossì come un pomodoro. « Miseriaccia, non ti vedevo così rosso da quando mi hai chiesto di venire al Ballo del Ceppo insieme a te! Che ti prende? »
L'amico divenne di un colore, se possibile, ancora più scarlatto. « E me lo ricordi anche? » chiese in un borbottio imbarazzato.
« Il Ballo del Ceppo? » rise lei, acciambellandosi meglio sulla poltrona per godersi lo spettacolo. « Non essere timido, eri stato così carino con me. Nessuno mi aveva invitata. »
« Io ti trovavo... molto carina, ma... » Neville vide l'espressione rilassata di lei tramutarsi in truce. « Nel senso, anche adesso lo sei, ovviamente. Ma cosa mi fai dire? »
Ginny non potette fare a meno di scoppiare a ridere. « Beh, ma io so che il tuo cuore appartiene ad una sola persona e la persona in questione era alla riunione stasera e non faceva che fissarti con occhi che brillavano. E, sì, sto parlando della cara Hannah Abbott. »
Neville tossì, la saliva di traverso. « Anche tu hai attirato molti occhi su di te, come sempre. » aveva cambiato discorso, ancora del tutto imbarazzato, la voce gracchiante. « Lo sanno tutti che sei una delle ragazze più popolari di tutta la scuola e tutti quanti vorrebbero... »
« Anche tu sei uno dei ragazzi più popolari di tutta la scuola. E non fare quella faccia, Hannah ti apprezza sinceramente. Si nota. »
« Io n-non... »
« Non fare il modesto. » e lì la ragazza era davvero seria. « Da quanto ti piace? »
Neville fece un profondo respiro, ormai messo con le spalle al muro. « Dal primo anno, direi... »
« Cavoli, io e te in amori prolungati per anni siamo i numeri uno. »
« Davvero. » rise il ragazzo, coprendosi la faccia con una mano. « Beh, avevo intenzione... insomma, sì, di chiederle di uscire. Ad Hannah, intendo e... »
« A soli quindici anni mi chiedesti di essere la tua partner al ballo! E ora, un ragazzo di ben diciassette anni ha timore di chiedere una sciocca uscita ad Hogsmeade ad una ragazza? Mi deludi profondamente, Neville. »
« Ancora a rinfacciarmi del ballo? » sorrise il Grifondoro, con il desiderio di sprofondare nelle viscere della terra. « È diverso, tu non... insomma, io da te non... »
« Neville! » la voce di Seamus si udì squillante da metri di distanza. « Gufo per te! »
Neville fece un altro timido sorriso, alzandosi bruscamente dalla poltrona con uno scatto, contento di evadere e lasciare quell'argomento in sospeso. « Deve essere mia nonna. »




Sala Comune di Serpeverde.
Astoria vide Draco fare il suo ingresso in Sala Comune, accolto dai soliti commenti e dalle solite occhiate da parte dei Serpeverde. Non appena la vide si sedette accanto a lei sul divano, lanciandole un mezzo sguardo indifferente. Astoria sapeva che Draco provava interesse verso di lei ma sapeva anche che, con tutto quello che stava passando, non aveva tempo e testa per pensare a lei e all'amore. Astoria lanciò un mezzo sorriso mesto a Draco, nonostante lui non si fosse voltato verso di lei. Dall'anno precedente lui era il suo pallino fisso. Si conoscevano da sempre ma solo l'anno precedente avevano cominciato a parlare, a conoscersi. Erano estremamente simili loro due ed entrambi, in quel momento, non avevano scelta, entrambi condividevano pensieri diversi da quelli delle loro famiglie e la situazione li stava schiacciando come moscerini. Entrambi erano cambiati. E assolutamente destinati a stare insieme.
« Blaise ti ha avvertito? » chiese Astoria Greengrass, dolcemente.
« Sì... » disse Draco, la voce atona. « Avrei preferito essere ancora lì. »
« Lo so. »
« Per l'ultima volta: levami dalla tua testa, Astoria, io non posso. E lo sai... »
« E io non posso levarti dalla mia testa. » ribatté Astoria testarda, con le lacrime agli occhi.
Draco si era voltato a fissarla con la solita espressione distaccata e il cuore di lei perse un battito: lo trovava così bello, un cucciolo ferito. Neanche un secondo e il ragazzo puntò nuovamente dritto davanti a lui ma la sua mano aveva afferrato quella di lei, accarezzandola dolcemente.

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Capitolo 8
*** Che la rivoluzione abbia inizio. ***


Che la rivoluzione abbia inizio.


Il mattino successivo Ginny si era svegliata con un vortice di pensieri per la testa: aveva sognato la spada di Godric Grifondoro e quel sogno le fece ricordare di aver fallito nel recuperarla e che tutte le possibilità che aveva avuto di rivedere il suo amato, suo fratello e la sua migliore amica erano andate in fumo a causa di Severus Piton che li aveva sorpresi a trasportare la spada per le scale e se ne era di nuovo impossessato, mettendo così fine alle loro già tenui speranze.
Con un nodo in gola, la ragazza si vestì e acconciò i lunghi capelli rossi in una coda alta, pensando indiscutibilmente a quello che era accaduto la sera prima: la lite con Romilda Vane e il fatto che lei fosse nell'Esercito di Silente solo per attirare l'attenzione del Prescelto, la dichiarazione della MacDonald su Malfoy, lo strano comportamento di Astoria Greengrass e di Zabini non facevano che tormentarle l'anima.
Improvvisamente, qualcosa aveva bussato alla sua finestra: era il piccolo gufo di suo fratello Ron, Leotordo. La ragazza lasciò cadere la spazzola con un tonfo e corse verso la finestra, un barlume di speranza acceso come un faro dentro di lei. Riusciva a vedere chiare nella sua mente le parole dei tre ragazzi scritte su carta, tornati a casa dopo l'accaduto della spada di Grifondoro che aveva fatto il giro di Londra, sani e salvi sotto le cure asfissianti della mamma. Aprì la lettera con selvaggio entusiasmo, per poi scoprire che si trattava soltanto di Fred e George. Nell'animo suo si fece largo una strana sensazione di delusione che non aveva niente a che fare con i gemelli...

« Cara sorellina, qui i Tiri Vispi.
Come vanno le cose lì ad Hogwarts? La mamma ci ha detto che non stai facendo per niente la brava ragazzina e il Cavillo non fa che parlare di cosa sta accadendo al castello. Che dire? Siamo fieri di te, ovviamente. Ricordati cosa ti abbiamo detto prima della partenza: Gazza ha un sacco di pozioni per la tosse nel suo ufficio, puoi chiedere a lui se per caso ti venisse l'influenza, potrebbe sempre servirti per il tuo pernottamento lì a scuola. Inoltre ricordati della speciale gita ad Hogsmeade di cui ti abbiamo parlato. Sai, Disse Fred che il pendolo fa uno strano rumore tipo ium e che deve proprio andare a cambiarlo. Ti ricordi? Era difficile da ricordare ma spero ti sia utile, nel caso tu volessi fare un dono al nostro fratellone. Mi raccomando, comportati male e rendici fieri di te.
Fred e George. »


Ginny sorrise radiosamente: quella lettera cadeva proprio a fagiolo ed era piena zeppa di comunicati in codice, ad esempio: Dissendium era la parola d'ordine per il tunnel segreto dietro la strega orba e anche il più sicuro che avrebbe permesso ai ragazzi di arrivare ad Hogsmeade, direttamente a Mielandia, proprio sotto il naso dei Carrow. E per quanto riguardavano le pozioni per la tosse citate nella lettera, la ragazza era certa che Gazza avesse confiscato ai gemelli un buon assortimento di prodotti dei Tiri Vispi che potevano aiutare l'Esercito di Silente nella ribellione.
Scese le scale del dormitorio femminile quasi saltellando e in Sala Comune intravide Neville, intento ad attraversare goffamente il buco del ritratto.
« Buongiorno, terremoto. » disse lui, interrompendo la salita verso il ritratto e guardandola con un sorriso che lei ricambiò con ardore. « Credevo di trovarti in Sala Grande, ho da dirti un paio di cose. Ci ho pensato moltissimo stanotte e non credo proprio che il tunnel del Platano Picchiatore sia così sicuro da poter arrivare ad Hogsmeade incolumi ma se vogliamo provare a distrarre Gazza in modo da sgattaiolare in uno di quelli che lui conosce così da arrivare sani e... »
« Respira, amico. » lo interruppe la ragazza, ridacchiando; Neville prese finalmente fiato, fissandola in maniera confusa. « Beh, ti avrei detto di provarci se i gemelli non mi avessero mandato una lettera con l'esatta parola d'ordine del tunnel della orba. »
Gli occhi del ragazzo si spalancarono come fari. « Dici sul serio? La parola d'ordine che avevi dimenticato e che ci avrebbe condotto direttamente nella cantina di Mielandia in tutta sicurezza? »
Ginny circondò le spalle dell'amico con un braccio e gli fece l'occhiolino. « Esattamente. Si cambia piano! »
Con un gran sorriso sulle labbra, i due si avviarono al quarto piano chiacchierando allegramente, perfino prendendo in giro ad alta voce il vecchio decreto della loro precedente insegnante Dolores Umbridge che vietava l'unione di studenti e la fondazione di associazioni ribelli che Piton aveva tanto tenuto a ristabilire quell'anno a causa dell'Esercito di Silente. Si ritrovarono in men che non si dica nel corridoio del quarto piano e lì incontrarono Luna, la collana a tappi di Burrobirra che risaltava sopra la sua tunica Corvonero e i pendenti a forma di rapanello. Non le diedero neanche il tempo di augurare loro un buongiorno che l'avevano trascinata via da un buffo arazzo fino alla strega orba e raccontato velocemente le ultimissime notizie.
« Oh, si cambia piano? » chiese Luna, incuriosita e piuttosto vivacemente, infilandosi la bacchetta tra i capelli.
« Direi proprio di sì. » rispose Neville, entusiasta.
Ginny sorrise mentre puntava la bacchetta contro la statua. « Dissendium! » e quella si aprì immediatamente, rivelando un tunnel oscuro. I tre ragazzi furono dentro in un batter d'occhio e si chiusero la piccola porticina della statua alle spalle, prima che potesse arrivare qualcuno in corridoio. « Lumos! Cavoli, saremo davvero a Mielandia in un secondo. I gemelli me l'avevano detto! »
Il tunnel si era rivelato essere un lungo percorso roccioso dove dal soffitto di pietra bagnata convergevano lunghe stalattiti e il pavimento scivoloso era ricco di pietruzze e gradini messi lì a tradimento. Alla ragazza non piacque per nulla quel tunnel: le ricordava terribilmente la stradina che aveva percorso per arrivare nella Camera dei Segreti, ed erano secoli che stava cercando di dimenticare il passato.
« Avete mandato una nota all'ES sull'orario di incontro? » chiese quest'ultima, continuando a camminare in testa alla fila e guardandosi intorno con occhi spalancati e attenti.
« Sì, naturalmente. » le rispose Luna serena, districando dai capelli la bacchetta e illuminando tutto intorno con un incantesimo non-verbale. « Prima che arrivaste. »
« Perfetto! » aveva approvato Neville, che era ancora molto felice. « Che strano, vero, questo posto? Sembra esistere da secoli... »
« Ho sempre pensato questo castello come un mondo misterioso, con tantissime cose da scoprire. Probibilmente esistono altri tunnel che portano ad altri posti! Forse anche nelle foreste brulicanti di Nargilli! » esordì Luna, euforica. « Voi non credete? »
Neville rise nervosamente ma la sua risata dovette ben presto afflosciarsi: i tre si accorsero con orrore che in quel tunnel buio non erano soli. Un freddo che ghiacciava le carni e le ossa si era prepotentemente insinuato dentro di loro e si udirono passi e rumori provenienti da poco lontano, poi una voce possente e particolarmente adirata fece eco tra le mura di pietra.
« Chi siete? » aveva urlato; era una voce rozza, minacciosa. « Fatevi avanti se ci tenete alla pelle! »
Ginny e Luna spensero immediatamente le bacchette, non prima di guardarsi intensamente negli occhi.
« Sono studenti, Rowle, andiamo a controllare, muoviti! » disse un'altra voce roca e ancora più minacciosa della prima.
Con un tacito accordo, i tre amici fecero dietrofront cercando di fare meno rumore possibile e corsero a perdifiato verso l'uscita mentre passi e schiantesimi si udivano sempre più vicini, quasi come a sfiorarli, all'interno del tunnel. Rischiarono più volte di inciampare e scivolare sulle rocce a causa del buio pesto che era presente lì dentro e Neville fu davvero fortunato a non sbattere contro una stalattite. Il tutto era soffocante. Ginny si mise in testa al gruppetto e sussurrava ai due amici di muoversi o di fare attenzione nonostante l'insolito e terribile freddo pareva avanzare verso di loro fino all'uscita.
« Vi acciuffiamo! Oh, certo che vi acciuffiamo! »
« Muoviti, Rowle, possiamo anche ucciderli se ti muovi! »
« Li stiamo perdendo! » disse l'altro arreso, sentendo un rumore e poi il silenzio: i ragazzi erano arrivati alla gobba della statua e la stavano aprendo velocemente, infilandosi dentro. « Dannazione, ci hanno seminati! Se verranno di notte li prenderemo e con l'Incanto Gnaulante in tutta Hogsmeade li avremo per certo... »
Neville chiuse con uno scatto la statua e i tre crollarono a terra, sfiniti.
« Cosa diavolo sta succedendo? » aveva sbottato il ragazzo affannato, dando un poderoso calcio alla statua una volta che fu in piedi. « Mangiamorte e Dissennatori perfino nei tunnel! Ci manca solo che sbucano nei gabinetti mentre stiamo... »
« Neville, siamo vivi, rilassati. » lo interruppe Luna, affaticata. « Dovevamo aspettarci un'imboscata, queste persone non lasciano niente al caso, e voi lo sapete bene. »
« Ma certo, potremo dire loro di venire a farci una visitina al... »
« Luna ha ragione. » convenne Ginny furiosa, respirando a fatica e calciando anche lei la statua di pietra, che si smosse lievemente. « Voi-Sapete-Chi non lascerebbe mai fare bravate di questo genere agli studenti, era troppo pericoloso per lui lasciare incustoditi i passaggi segreti. Vuole tenere tutti noi sotto controllo ad Hogwarts, non ci lascerebbe mai scappare via o lasciare che attraverso i tunnel qualcuno penetri nel castello. Maledetto! Spero muoia in fretta! Come faranno mio fratello e gli altri ad entrare ad Hogwarts per aiutarci se tutti i passaggi sono strettamente controllati? »
« Ginny, calmati, per favore. » s'intromise Luna, stringendo la mano dell'amica come per infonderle una calma che in quel momento le appariva come uno stato d'animo del tutto sconosciuto. « Troveranno un modo. Anzi, troveremo un modo. Non sottovalutiamoci, la rivoluzione la stiamo appena iniziando. »
L'amica fece un sospiro e dopo qualche minuto annuì, bruscamente; Neville prese a calmarsi. « Cos'è l'Incanto Gnaulante? » chiese a nessuno in particolare, ma fu di nuovo Luna a rispondere.
« Un incanto che controlla chi si materializza o smaterializza in un determinato confine. Ad esempio... »
« Hogsmeade. » concluse Neville funereo, scoccando alle due amiche uno sguardo mortificato.
Ginny sentì il peso del mondo crollarle addosso ma si riprese in fretta: non doveva permettere che si abbattessero in quel modo. « Ne subiremo di ingiustizie e batoste quest'anno ma non ci dobbiamo arrendere, lui non vorrebbe che lo facessi... » disse, più a se stessa che ai due amici. Scosse i voluminosi capelli rossi e prese a camminare verso il settimo piano, coi due amici che la seguivano silenziosamente. « Me la pagheranno, quei Mangiamorte, eccome se lo faranno. Specialmente Severus Piton! »
« Sssssh! » zittì Luna. « Vuoi farti eliminare prima di vendicarti? »
« Avete notato che la parola d'ordine per entrare nello studio di Piton era Silente? » chiese Neville improvvisamente, cambiando discorso.
« Certo che l'ho notata. » s'inserì Luna, imperturbabile. « L'ho indovinata io. »
« Sì, come hai fatto? »
« Era ovvio, no? » intervenne Ginny arrabbiata, fissando l'amico con uno sguardo mesto. « Piton deve averla messa per non far entrare nessuno nel suo ufficio di nascosto. Neanche la McGranitt avrebbe indovinato quella parola d'ordine: nessuno si aspetta che Severus Piton possa mettere come parola d'ordine il nome della persona che ha ammazzato senza pietà. Che schifoso codardo viscido! »
« Sì, era quello che pensai. » fu la conferma di Luna. « Molto furbo ma anche molto strano... »
Nessuno dei due amici rispose: non era strano per niente, anzi, era tutto chiaro e limpido come l'acqua. Immersi nei loro pensieri, tutti e tre sobbalzarono quando Michael Corner corse loro incontro, spostando un arazzo con tanta potenza che quasi travolse Luna, anche lei molto pensierosa. Era piuttosto rosso e affannato, sembrava che avesse corso per chilometri e i capelli scurissimi erano scompigliati sulla fronte sudaticcia.
« L'appuntamento con l'ES era quaranta minuti fa. » aveva annunciato, squadrando la sua ex fidanzata da capo a piedi e non lanciando neanche un'occhiatina furtiva ai due amici, che si stavano guardando in modo incredulo, sconvolti da quello che avevano appena udito: erano passati davvero quaranta minuti? « Vi ho cercati dappertutto, mi sono preoccupato. Che fine avete fatto? Sembrate... »
« Ti sei avventurato da solo per il castello? » chiese Ginny, le mani sui fianchi.
« Sì, non essere così sorpresa o potrei offendermi. » rispose il Corvonero, assumendo uno strano sguardo deluso.
« Oh, che carino. » fu il commento sincero di Luna.
Michael sorrise, di quel sorriso cristallino di sempre, poi divenne di nuovo serio. « Cosa succede? » insistette, preoccupato. « Siete pallidi come... »
« ... il sedere di un Gorgosprizzo, immagino. » concluse Luna, annunedo come per confermare le sue parole.
Ma Michael non ci badava, continuava a guardare la sua ex fidanzata come se nessun altro fosse presente. « Cosa succede? » ribadì.
« Abbiamo usato un tunnel segreto per uscire dal castello ma... hanno messo di guardia dei Mangiamorte e dei Dissennatori. » rispose Ginny succintamente, fissando Neville mentre Michael spalancava gli occhi con orrore. « Beh, hanno capito che eravamo studenti e ci stavano facendo secchi, ci hanno inseguiti e continuavano a lanciare schiantesimi o maledizioni. Quel tunnel ci avrebbe portato direttamente nella cantina di Mielandia, Gazza non lo conosceva neanche ma dopo questa... » non ci fu bisogno che continuasse, la situazione era chiara.
Dopo un paio di secondi, Michael annuì. « Forza, andiamo... gli altri sono preoccupati quanto me. »
Ginny percepì il tono autoritario del Corvonero e lo seguì senza dire una parola. Era strano, Michael Corner non era mai stato un tipo particolarmente audace, non avrebbe mai rischiato, lui ci teneva alla pelle. Anche lui, come lei stessa, come Neville, era cresciuto. Non era più un ragazzino, non era più lo stesso ragazzino musone che alla vittoria di Grifondoro contro Corvonero preferì non rivolgere la parola alla sua fidanzata per una questione di superbia e orgoglio personale, non era più il ragazzino poco capace che aveva conosciuto anni fa e che si vantava delle poche cose che riusciva a fare. Era un uomo, esattamente come Neville, e forse uno dei pochi che voleva davvero combattere contro tutto quello.




Ottobre arrivò in tutta fretta portandosi dietro l'autunno come non si era mai visto: indebolite, le foglie continuavano a cadere dagli alberi, vento forte e temporali non contribuirono affatto ad alleviare il virus di influenza che girava per il castello e gli allenamenti di Quidditch delle varie squadre furono molto faticosi da portare a termine. A scuola, come c'era da aspettarsi, le cose non erano cambiate: Piton era presente rarissime volte al castello e quelle poche volte che lo si incontrava si notava sempre più il suo nervosismo. Continuava ad avercela coi Grifondoro, toglieva punti per motivi inesistenti e non faceva altro che tenerli d'occhio, come se si aspettasse qualcosa, qualche atto di ribellione da parte loro. Le perquisizioni mensili per i Grifondoro erano diventate settimanali e a Tiger, che era diventato il cocco dei Carrow, non fu confiscata quell'orrenda mano della gloria, il che faceva pensare anche ai nuovissimi studenti che i Serpeverde avevano senza dubbi un trattamento speciale lì a scuola. Ginny, comunque, aveva intenzione di penetrare nell'ufficio di Gazza: qualche prodotto dei Tiri Vispi li avrebbe di certo aiutati.
« Stamattina parleremo dello Statuto Internazionale di Segretezza. » aveva annunciato Alecto Carrow un martedì mattina, durante un'ora particolarmente noiosa di Babbanologia. « Trovo questo argomento veramente importante per la vostra istruzione, per cui voglio che prestiate la massima attenzione. E prendete appunti! »
Ginny si trovava in quell'aula cupa e asfissiante, seduta accanto alla MacDonald, che quel giorno pareva più pallida e stanca che mai, sonnecchiando con la testa su una mano e sbadigliando di tanto in tanto per la noia che quella lezione le recava. L'occhio le cadeva sempre sull'articolo di giornale che il compagno seduto davanti a lei aveva nella borsa, un articolo di Rita Skeeter sulla probabile morte di Harry Potter.
« Dunque, ai tempi della fondazione di Hogwarts... » cominciò Alecto, con tono squillante e pomposo, e i ragazzi si affrettarono a prendere appunti mentre lei gironzolava ingobbita in giro per la classe guardandoli tutti minacciosamente. « Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso e Priscilla Corvonero consideravano la discriminazione dei Nati-Babbani sostenuta da Salazar Serpeverde insolita e insensata, e non solo loro ma anche molti maghi di quel tempo. » fece una piccola pausa.
Ginny finì di scrivere, alzando i suoi occhi solo per lanciare un'occhiataccia di pura nausea ad Alecto.
« In seguito, l'opinione del mondo magico ebbe un cambiamento dopo l'introduzione nel 1692 dello Statuto Internazione di Segretezza, quando i Babbani iniziarono a perseguitare i maghi, che furono costretti a nascondersi. »
La ragazza mise un puntino sulla 'i' con tanta ferocia che non si meravigliò affatto quando nella pergamena rimase un piccolo forellino.
« Beh, questi sono fatti storici. » ci tenne a commentare Alecto, felice come una bambina alla quale promettono un pupazzo nuovo e fissando i Grifondoro come per sfidarli a contraddirla. « Quegli esseri dal sangue sporco dei Babbani ci hanno reso la vita passata un inferno. Hanno reso la vita un inferno ad esseri superiori a loro! »
Ginny fece una smorfia di fastidio. « Beh, mi sembra ovvio, no? » si intromise, rabbiosa, senza avere la forza di trattenersi. « Se Salazar Serpeverde non ammetteva i figli dei Babbani ad Hogwarts era ovvio che loro reagissero credendo di essere in pericolo! Mi sembra che sia una cosa alquanto... »
« Silenzio! » scandì la Mangiamorte, gli occhi ridotti in due fessure strette. « Continuiamo... » riprese, volgendo lo sguardo sui Serpeverde seduti sulla destra della stanza; Astoria non aveva alzato neanche per un millesimo di secondo la testa dalla pergamena, non osava guardare nessuno in faccia e i suoi occhi rivolti verso il basso erano vacui. « Dopo lo statuto del 1692, molti maghi convennero che Salazar Serpeverde non aveva tutti i torti. Infatti, col passare del tempo, i matrimoni tra maghi e Babbani furono considerati poco rispettosi per la dignità della razza Purosangue, fino ad arrivare ai giorni nostri quando... »
« Per quale motivo omette la parte in cui si racconta che dopo la Prima Guerra maghi e Babbani ritennero di non essere poi così diversi tra loro? » chiese Ginny, ancora una volta senza riuscire a trattenersi.
Alecto fece un profondo respiro. « Aspetta che finisco di dettare, sciocca Babbanofila. »
Inutile dire che a fine lezione e quando tutti ebbero lasciato l'aula, tutti piuttosto malvolentieri per motivi diversi, la ragazza si era ritrovata vittima di una piccola e alquanto inutile punizione. Quando Alecto finì di punirla, la Grifondoro esibiva un occhio abbastanza gonfio e un naso insanguinato.
« Se continui a fare la prepotente con me. » disse Alecto a fine punizione. « ti punisco per una settimana intera e ti giochi la prima partita della stagione di Quidditch nella Torre di Grifondoro a lamentarti come una poppante mentre la tua squadra scende in campo senza il Capitano. Chiaro? »
« Sì, professoressa. » rispose Ginny, furibonda. « Posso andare? »
« E non osare fare la ribelle con noi, ragazzina, che finisce male per te e la tua famiglia. Chiaro? »
« Chiaro, professoressa. Adesso posso andare? »
« Sì, brava, levati dai piedi! » sbraitò Alecto nervosamente, guardandola con disprezzo mentre lei sgattaiolava via dall'aula tenendosi l'occhio violaceo e pulendosi il sangue dal naso con la bacchetta. Corse per i corridoi deserti diretta nella Sala Comune di Grifondoro per la sua ora buca quando qualcosa la fece sussultare.
« Pssssst. »
Voltandosi, scoprì che Astoria Greengrass era nascosta dietro ad una colonna vicinissima al ritratto della Signora Grassa e agitava la mano per farla avvicinare a lei. Ginny, sospettosa, estrasse la bacchetta e la puntò verso il pilastro dietro al quale si nascondeva la Serpeverde.
« Sono disarmata, Weasley! » aveva sbraitato la Greengrass, mostrando alla ragazza le mani vuote.
« Buon per te. » disse l'altra, non deponendo comunque la bacchetta in tasca e restando sulle difensive. « Almeno non rischio una punizione per aver fatto saltare in aria una stupida colonna di marmo. »
Astoria aveva spalancato gli occhi, alquanto terrorizzata dalla sfrontatezza della Grifondoro, che insistette:
« Che ci fai qui, comunque? Credevo che i Serpeverde fossero nei loro dormitori o tra le sottane di Severus Piton al sicuro dai nostri insegnanti psicopatici. »
« Volevo parlarti. » disse Astoria con faccia tosta, fingendo di non aver udito niente di quello che la ragazza aveva appena proferito.
« Fai in fretta, Greengrass, non ho abbastanza tempo per le tue sciocchezze. »
« Sciocchezze?! Ho fatto la spia per voi dell'ES! » disse Astoria, respirando profondamente come per farsi forza. « Mia sorella sospetta di me, tutti i Serpeverde sospettano di me, sono finita in grossi guai! L'altro giorno Daphne mi stava quasi strangolando in Sala Comune... »
Se si aspettava di essere compatita stava parlando con la persona sbagliata.
« E quindi? Nessuno ti ha chiesto di fare la spia, Greengrass. »
« Oh, smettila di trattarmi così! Dovete intervenire. I Carrow hanno rinchiuso i bambini del primo anno nelle segrete del castello! »
Ginny si sentì per un attimo mancare e perse un battito di cuore, convinta che Astoria la stesse prendendo in giro e che le stesse giocando un brutto tiro insieme ai suoi compari viscidi. Come era possibile che i Carrow, a cui di certo non mancava una buona dose di sadismo, avessero comunque fatto una cosa terribile come quella? Andava oltre ogni immaginazione. Gli studenti del primo anno erano solo dei bambini disarmati, non avrebbero potuto recare danno alcuno al sistema.
Fu con un nodo in gola che la Grifondoro disse, scuotendo il capo con sguardo vacuo: « Stai mentendo. »
« Magari stessi mentendo. » disse Astoria, esterrefatta dal comportamento della ragazza. Con un altro respiro profondo, fece un timido passo in avanti. « Mi devi credere, te lo giuro. Nessuno lo sa a scuola, solo i Serpeverde dato che i Carrow hanno trovato giusto confidarsi con loro. Vantandosene! Si vantano per quello che hanno fatto! Credimi ci sono dei bambini rinchiusi da ieri sera in una cella buia del castello. Devi fare qualcosa! »
« Ma... per quale motivo i Carrow dovrebbero rinchiudere dei bambini nei sotterranei? » chiese l'altra diffidente, cercando di infondere del buonsenso alla conversazione e non lasciandosi ingannare dal tono disperato della Serpeverde.
« Quelli del primo anno sono ingenui. » rispose Astoria, sempre con quel suo tono di urgenza che faceva venire i nervi. « Sono piccoli, inesperti, non capiscono molto bene come vanno le cose qui ad Hogwarts. Hanno contestato qualcosa ai Carrow per un paio di lezioni, dicendo qualcosa sull'Esercito di Silente e riportando parole sentite in giro da studenti più grandi, e i Carrow li hanno rinchiusi lì sotto. Hanno passato la notte nelle celle! »
Era orribile da pensare, orribile da credere. Ma Astoria sembrava così seria, così preoccupata per quegli undicenni che avevano passato la notte in bianco a gemere, piangere e disperarsi per il fatto di non avere i loro genitori accanto, per il fatto di essere rinchiusi in una cella gelida e oscura nei meandri del castello di Hogwarts senza avere nessuna colpa.
Ginny non sapeva cosa fare: era una trappola dei Carrow e dei Serpeverde?
« Fammi entrare nell'Esercito di Silente. » insistette Astoria in un sussurro, senza osare fissare gli occhi della Grifondoro. « Io... sono perduta, comunque. Con voi troverei conforto, protezione. Per quale motivo sei ostinata a non credermi? »
« E te lo chiedi, Greengrass? » urlò Ginny, rabbiosa.
« Sto facendo la spia per voi... sto cercando di aiutarvi! » s'intestardì Astoria.
« Puoi anche essertela inventata tutta quella avvincente storiella! »
« Sai benissimo che non ho inventato un bel niente! »
Ginny scosse il capo, disorientata, preoccupata. « Meglio se vai via da qui. » concluse, scuotendo la bacchetta dal quale fuoriuscirono un paio di scintille dorate. Astoria, lanciandole uno sguardo di pena, corse via senza farselo ripetere un'altra volta. « È sempre tutto così difficile, dannazione! »
Non appena ebbe pronunciato quelle parole il ritratto della Signora Grassa si era scostato, rivelando Neville e Luna.
« Ginny! » esordì Neville, venendole incontro con una smorfia alquanto tesa. « Ti stavamo cercando! Carrow ha finito di... cavoli, ti ha ridotta proprio male! »
« Sì, hai un aspetto orribile! » accluse Luna, scrutandola in modo preoccupato.
« Non vi siete visti nello specchio voi, ultimamente? » rispose la diretta interessata. « E il mio aspetto orribile, in ogni caso, non ha niente a che fare con la punizione. »
« E con cosa? » chiese Luna, educatamente curiosa.
« Astoria Greengrass. » disse Ginny semplicemente, e si sentì montare di una nuova rabbia solo pronunciando quel nome. « Vuole entrare nell'Esercito di Silente e aiutarci, facendo la spia, tradendo la famiglia, trovando conforto e protezione e tutte le sciocchezze che vuole. E mi ha anche rifilato una bella storiella: i bambini del primo anno sarebbero rinchiusi nelle segrete del castello. Ha! Vi rendete conto? Si aspetta davvero che ci crediamo, che raduniamo l'ES, corriamo nei sotterranei così loro e i Carrow possono tenderci un'imboscata? »
Neville stava fissando intensamente Luna con un'espressione di pena e disagio. « La storia dei bambini... »
« È vera. » concluse la Corvonero, desolata. « Ti cercavamo per questo. »
Ginny aprì la bocca, da cui non uscì alcun suono ma un rantolo strozzato. « No! No, ci stanno provocando! »
« No. » la contraddisse Luna, tranquilla. « Astoria ci vuole davvero aiutare. Non giudicarla solo per il suo essere Serpeverde, non hai alcun diritto! »
« Stai dalla parte della Greengrass? » si sbalordì l'altra, non riuscendo neanche per un secondo a credere alle sue orecchie.
« Calmiamoci... » s'intromise Neville, frapponendosi tra le due amiche e fiutando l'aria pericolosa esattamente come aveva fatto la scorsa volta durante la lite con Romilda Vane e le sue amiche.
« No che non mi calmo! È una trappola! »
« Non credo proprio sia una trappola. » insistette Luna imperturbabile, incrociando le braccia e scoccandole un'occhiataccia. « Vedrai. Sei troppo arrabbiata per cercare di capire che Astoria non ha colpe! »
« Tu che ne pensi? »
Ginny si era voltata verso Neville, accigliata e sporgendo la mascella in modi che la facevano somigliare incredibilmente a sua madre. Il ragazzo, dal suo canto, sussultò appena, temendo il fatto di essere stato chiamato in causa dall'amica proprio in quel momento.
« Beh, a me Astoria non piace e non sono d'accordo con Luna ma dobbiamo comunque aiutare quei bambini. » rispose Neville, precipitosamente. « Non possiamo lasciarli lì sotto, sebbene possa essere un'imboscata. »
« Certo che non possiamo! » ribatté Ginny imperiosa, facendo schioccare le nocche in modo così minaccioso che Neville deglutì. « Anzi, mandate immediatamente una comunicazione all'ES. Dobbiamo essere pronti per entrare in azione. Stasera. E bisogna mettere in conto, Luna, che se tu credi che Astoria Greengrass sia innocente io non mi fido per niente di lei. Silente si fidava di Piton, e ricordi cosa accadde? Sì, lo ricordi bene. Stasera teniamoci pronti per attaccare i Serpeverde e i Carrow compresi quando saremo lì sotto. » e con uno svolazzo di capelli, sparì oltre il ritratto della Signora Grassa.
Luna non rimase ferita dalle parole dell'amica, al contrario, aveva mantenuto il suo solito controllo e l'abituale trasparenza che la caratterizzava, pensando che la rabbia non fosse altro che una nemica tremenda, che riusciva a bendarti completamente anche di fronte all'evidenza.
« Neanche io credo alla totale innocenza della Greengrass, Luna, sappilo. » disse Neville duramente, quando il ritratto si chiuse dietro alle spalle dell'amica. « Strana, sì, questo non lo metto in dubbio e potrebbe anche essere dalla nostra parte così come potrebbe non esserlo. »
Luna, che stava trafficando attorno alla falsa moneta, non rispose.
« Ah, lascia stare. » concluse il ragazzo, scuotendo il capo con estrema rassegnazione. Stare con Luna non era rilassante, i suoi nervi venivano seriamente messi a dura prova e lui non aveva la forza necessaria per affrontare i discorsi dell'amica. « Ma te lo dico, Ginny si trasformerà in una belva se scopre di avere ragione sul conto di Astoria e dei Serpeverde. Una belva! »
Luna si mise a canticchiare allegramente. « Ecco fatto. Riunione dopo cena. Dicevi? »
« Dicevo che... »
« Oh, abbi fede, Neville. Abbi fede. Anche i Nargilli non dovrebbero esistere eppure qualcuno ci crede. »
Neville si sentì confuso, come tutte le volte che Luna metteva in mezzo argomenti del genere. « Io n-non so di cosa... »
« Abbi fede. » e scoccandogli un bacio sulla guancia, sparì anche lei via lasciando un Neville mezzo spaventato fuori al ritratto.




Coi nervi a fior di pelle, Neville camminava per la serra rimuginando sulla discussione avuta con le amiche un paio di ore prima e allungando le mani per accarezzare le miriadi di piantine lì presenti. Era un sollievo per lui essere nelle serre del castello, le trovava un luogo caldo, familiare, accogliente, di cui non poteva fare a meno. Ogni volta che ne aveva bisogno, correva lì. Era l'unico a farlo...
Anzi, no.
Quando vide Hannah Abbott, incuriosita da una piantina di Tentacula Velenosa su un tavolo da lavoro in fondo, ebbe il solito sussulto. Aveva bellissimi ricordi che riguardavano lui e Hannah: lei, esattamente come lui, trovava conforto nelle serre fin dal primo anno e sembrava dovessero incontrarsi sempre in quel luogo. Era diventata quasi un'abitudine per loro incontrarsi lì e manco a mettersi d'accordo riuscivano a beccarsi a qualunque orario. Neville sapeva da secoli che Hannah nutriva la sua stessa passione per le piante.
Quando i loro occhi si incrociarono, arrossirono entrambi.
« Oh, Neville! »
« Ciao, Hannah. » disse Neville, la voce più acuta che mai per l'imbarazzo ma ringraziando il cielo e Godric Grifondoro di non essere diventato un pomodorino maturo proprio in quel momento e in sua presenza. « Ci incontriamo sempre qui... »
« Sì... » arrossì ulteriormente la Tassorosso. « Ti dispiace? »
« Niente affatto! » rispose velocemente il ragazzo, maledicendosi per niente in particolare ma facendolo a prescindere, dato il suo essere scarsamente capace di comunicare in modo normale con la ragazza che gli piaceva da secoli. « Hai ricevuto la comunicazione per stasera? »
« Sì, ho letto. Cosa succede di preciso? »
« I Carrow hanno rinchiuso dei bambini del primo anno nelle celle del castello. » disse Neville cauto, e la ragazza si premette una mano sulla bocca, orripilata. « Stanotte andremo a salvarli. È la nostra prima vera missione, spero che tutti siano d'accordo. » osservò per qualche secondo il volto arrossato di Hannah, intensamente, soffermandosi sui suoi occhioni color mare, il suo piccolo naso e le labbra carnose. « E tu... tu sei d'accordo? »
« Certo che sì. » rispose Hannah, facendo fluttuare i suoi capelli biondissimi con un gesto secco. « Quei poveri bambini innocenti... saranno spaventatissimi! »
Neville annuì, rabbioso. « I Carrow lo sconteranno, fidati. »
Hannah non rispose: aveva lo sguardo perso tra le piantine, in pena per i primini, con il solo desiderio di volerli salvare dalle buie e fredde celle di Hogwarts. Neville parve capire l'angoscia della ragazza perché allungò una mano sulla sua spalla, come per consolarla o per infonderle forza, ma la ritirò un secondo dopo, chiedendosi cosa diavolo stesse facendo.
« Ascolta, Hannah... » la mano del ragazzo salì nervosamente ad arruffarsi un ciuffetto di capelli. « Hai letto il cartello affisso in bacheca, vero? »
Il cuore della Tassorosso aveva iniziato a battere freneticamente. « Quello dell'uscita ad Hogsmeade? »
« Sì. Ehm, mi chiedevo se... mi chiedevo se, beh, ti andrebbe di venirci con me? » propose Neville audacemente, il rossore sul suo viso che cominciava a scomparire. Era la sua buona occasione, non doveva comportarsi in modo stupido, infantile e non doveva mostrarsi imbarazzato: lui voleva da anni uscire con Hannah Abbott e adesso lei era lì, che annuiva alla sua proposta, con occhi luminosi e un sorriso che faceva invidia a Tosca Tassorosso in persona.
« Sì, certo! » rispose con entusiasmo la ragazza, sempre piuttosto paonazza in volto.
Dalla sorpresa, lui rovesciò una piantina minuscola e, impacciato, la mise al suo posto quasi tremando. « Oh... sì, beh, perfetto! »
Era più di quanto avesse immaginato.




I tre capi dell'Esercito di Silente si stavano incamminando insieme verso la Stanza delle Necessità dopo cena e si notava lontano un miglio che erano tutti molto nervosi. Non avevano parlato moltissimo di quel che aspettava loro nei sotterranei del castello e nemmeno delle azioni diversive e di attacco che avrebbero potuto sfruttare nel caso in cui i Carrow e i Serpeverde li aspettassero o li beccassero a liberare quei bambini. Tutti e tre preferivano discuterne prima con l'ES, sentire cosa avevano da dire, da proporre o chiedere, capire se avrebbero accettato di andare incontro ad una missione pericolosa nonostante tutti i membri avessero dimostrato e confermato il loro desiderio di entrare in azione.
« Oh, sei paonazzo in volto, Neville. » aveva osservato Luna, sorridendo all'amico piuttosto maliziosamente.
Neville tossì, colto alla sprovvista. « Sì, beh, fa caldo, no? »
« Davvero? » s'inserì Ginny infreddolita, stringendosi al collo la sciarpa rosso e oro e scoccando un'occhiata scioccata a Neville, che annuì freneticamente. « Beh, beato te che sei così accaldato. » ricambiò il sorrisetto malizioso dell'amica con un altro ancora più malandrino. « O forse potrebbe essere una certa persona che ti fa accaldare in questo modo, no? »
« No. » ribatté Neville immediatamente, non guardando le due amiche che si scambiavano l'ennesimo sguardo complice e di chi la sapeva più lunga di tutti, la discussione della mattina completamente abbandonata come se non avessero mai avuto una lite. « Oh, eccoci arrivati. E non ridete, voi due! »
I tre entrarono nella stanza e scoprirono che tutti i membri dell'ES li attendevano, compresa Romilda Vane e le sue amiche, sebbene sembrava non provassero alcun interesse verso quella riunione. Probabilmente preferivano molestare ragazzi altrove e Ginny si chiese, se così fosse, per quale motivo quelle arpie fossero ancora lì ad infastidirla con la loro presenza. Forse avrebbe potuto chieder loro di andare via senza sembrare troppo scortese, se solo Luna non avesse accettato la loro richiesta di unirsi all'Esercito...
« Ragazzi! » esordì Seamus, facendo loro cenno di avvicinarsi.
« Come mai ci avete mandati a chiamare? » chiese Calì sospettosa, lanciando un'occhiatina prima a Seamus e poi a Lavanda, che sembrava molto tesa.
« Notizie di...? » s'intromise quest'ultima, fremente.
Neville scosse il capo, sospirando.
« È ancora per la faccenda dei tunnel nascosti? » volle sapere Michael, mentre i tre prendevano posto a terra, incrociando le gambe; Hannah fece un piccolo cenno a Neville come a spronarlo a parlare.
« Esiste una faccenda più grave dei tunnel nascosti. » rispose Ginny, restituendo l'occhiata al suo ex fidanzato.
« Quali tunnel? » chiese Susan Bones, interessata. « Ne esistono altri a parte quello di Mielandia? »
« Sì, i gemelli ne conoscono tantissimi. »
Zacharias Smith fece uno sbuffo alla parola "gemelli" e disse, sprezzante come sempre: « Sì, beh, i tuoi fratelli hanno arrecato tanti problemi ai Prefetti e i Caposcuola... quelli passati, intendo. Quelli sì che meritavano le spille! »
Seamus, Calì, Ernie, Hannah, Goldstein e Padma si ersero in tutta la loro considerevole altezza nonostante fossero seduti: erano tutti e sei diventati Caposcuola e la provocazione di Zacharias Smith li aveva vistosamente irritati; probabilmente Smith era invidioso del fatto che lui non era riuscito a diventare Caposcuola e biasimava i sei ragazzi per motivi sconosciuti o molto stupidi.
« D'accordo. » intervenne Ginny frettolosa, quando vide che Seamus stava replicando a tono contro Zacharias Smith. « Non siamo qui per insultare i nostri compagni. » e restituì l'occhiata malevola a Smith, che fece uno sbuffo. « e nemmeno per discutere sui Prefetti e i Caposcuola. Vi abbiamo mandati a chiamare perché i Carrow l'hanno fatta davvero grossa. » fece una pausa, guardando intensamente Michael, che non aveva occhi che per lei. « Loro hanno rinchiuso dei ragazzini del primo anno nelle segrete del castello e noi dobbiamo fare qualcosa. »
Le reazioni furono immediate: Hannah aveva tirato su col naso con occhi lucidi e Susan e Padma si portarono le mani alla bocca; Michael, Ernie e Justin spalancarono la bocca, incapaci di dire altro se non di balbettare qualcosa di inafferrabile e perfino Smith parve non avere nulla da dire in quel momento; Seamus, Calì, Lavanda e gli altri due Corvonero emisero un rantolo strozzato e i sorrisi della Vane e delle sue amiche si afflosciarono.
« È orribile, davvero orribile! » intervenne Seamus, sbalordito e nauseato allo stesso tempo. « Come ne siete venuti a conoscenza? »
« Io e Luna abbiamo origliato una conversazione tra il Carrow e i due nuovi Caposcuola di Serpeverde: quel bestione di Tiger e quella vacca totale della Parkinson. » rispose Neville, sospirando. « E lei... » accluse, fissando a sottecchi l'amica come se temesse che lei lo incenerisse.
« L'ha scoperto da Astoria Greengrass. » concluse Luna, scoccandole un'occhiatina furtiva.
« Tu sei amica della Greengrass? » intervenne immediatamente Romilda Vane, e le amiche si avvicinarono le une alle altre per scambiarsi commentini.
« No. » rispose la diretta interessata, offesa come non mai. « Astoria Greengrass mi ha fermata nei corridoi e... »
« Per quale motivo l'avrebbe fatto? » chiese Calì, ancora molto sospettosa.
« Pensiamo sia dalla nostra parte. » rispose Luna.
« Che sciocchezza! » esclamarono in coro Padma e Lavanda, insolenti.
« Per adesso questo non ci interessa! » intervenne Neville, chiudendo la bocca a Lavanda, che stava per dire qualcosa. « Ci interessa solo liberare quei bambini. Saranno confusi, confusi da quello che hanno sentito dire dai loro genitori e confusi su quello che i Carrow raccontano qui. Immaginate: avranno detto qualcosa che per loro, e per noi, appare normale e i Carrow li hanno puniti. Hanno solo undici anni, non sono come noi! »
« Ci stai dicendo, Paciock, che dovremmo soccorrerli? » chiese Ernie, con tono pomposo ma anche molto preoccupato.
« Avevate detto che non c'erano problemi per voi ad entrare in azione. » ci tenne a precisare Ginny, alzando un sopracciglio in direzione del ragazzo.
« Sì, ma certo, non era quello che intendevo. » corresse subito il suo errore Ernie, annuendo in fretta.
« Non vogliamo di certo costringervi. » disse Neville, quasi offeso.
« Ernie non voleva dire questo, ne sono sicuro. » s'intromise Justin, che appariva determinato.
Susan e Hannah si guardavano, trepidanti; Seamus disse: « Io ci sono, ovviamente! » e Calì e Lavanda annuirono con forza.
« Sì. » intervenne un'amica della Vane, scuotendo i luminosi capelli biondi quando tutti gli occhi dei ragazzi furono su di lei, manco si stesse trattando di una sfilata di alta moda. « Potter avrebbe fatto lo stesso se fosse ad Hogwarts, avrebbe salvato quei bambini da eroe! »
« Vero! » dissero in coro Romilda e le altre, imitando l'amica e scuotendo a loro volta i capelli.
Ginny fece un lieve colpetto di tosse, alzandosi dal pavimento con uno scatto fulmineo. ​« Sì ma lui non si trova qui al momento, come ben saprete. » disse, in un sibilo. Michael Corner, che stava dicendo qualcosa, zittì immediatamente. « Non stiamo parlando di lui adesso, stiamo parlando di noi e di quello che dobbiamo fare questa sera per salvare dei bambini innocenti. »
« E quindi? Abbiamo solo detto che lui li avrebbe salvati. » si impose Romilda, irritata.
« Sì! È pur sempre il Prescelto! »
« Adesso basta. » intervenne Neville, fiutando per l'ennesima volta la minaccia nell'aria. Con gli occhi ridotti in due fessure strette, Ginny si rifiutò di prendere posto e rimase in piedi con le mani sui fianchi a vigilare la situazione dall'alto in maniera ostile. « Non abbiamo tempo per le chiacchiere: dobbiamo agire il più presto possibile, prima che sia troppo tardi. Vi abbiamo convocati per questo, per organizzare la nostra prima vera missione. »
« Potete proporci qualcosa, se volete, un piano. » disse Luna solennemente, annuendo in direzione di Steeval che aveva alzato la mano.
« Non bisogna avere piani in queste situazioni. » disse il Corvonero. « Si entra in azione e basta. »
« Vero. » convenne Goldstein, pimpante.
« Come facciamo a sapere che non sia una trappola? » ci tenne a chiedere Smith, sbottando tutto il suo disappunto. « Tutti cuor di leone qui, ma lì fuori? E se ci beccano? I Carrow e i Serpeverde sono pericolosi, c'ero anche io durante le lezioni di Arti Oscure quando hanno pestato Paciock e Finnigann e li hanno fatti restare anche dopo la lezione! E non credo che fossero lì per chiacchierare e prendere del the coi biscotti, no? Li hanno puniti! »
Susan e Hannah gemettero; Padma fece un profondo respiro, annuendo in direzione della sorella. « Smith ha ragione... » disse, piano, e per la prima volta un paio di persone furono d'accordo con l'antipatico Zacharias.
« E se torturano anche noi? » insistette quest'ultimo, fissando Neville intensamente.
« Dobbiamo rischiare, siamo in missione! L'abbiamo voluto noi rifondando l'Esercito di Silente. » rispose Ginny, risoluta.
« Idiota, avevi detto che non avevi problemi ad entrare in azione. » fu la replica di Seamus, scaldatosi.« Vuoi battertela in ritirata e mollarci? Eravamo tutti d'accordo, i nostri tre capi hanno messo in chiaro la situazione fin da subito! »
« Sto solo dicendo che non rischio la pelle per una trappola, razza di imbecille! » ribadì Zacharias, altezzoso.
Seamus si era alzato e stava per dare addosso a Smith. « Sei un codardo! »
« Noi non vogliamo costringere nessuno, Smith, ma ti sei unito a noi per un motivo, no? » disse con tono ragionevole Neville, mentre lui, Calì e Lavanda placcavano Seamus, infervorato dalla scortesia del Tassorosso.
« Non si tratta di costringere, Neville. » intervenne Michael, risoluto. « Hai ragione: abbiamo aderito a quest'associazione conoscendo tutti i rischi che la ribellione avrebbe comportato, non possiamo tirarci indietro. Non abbiamo ancora neanche iniziato! »
« Non vi avremmo mai chiesto di fare qualcosa di pericoloso ma abbiamo promesso che avremmo portato avanti il nostro Esercito o erano solo parole per voi? » si intromise ancora una volta Ginny, fissando il volto ancora ribelle di Zacharias Smith e scoccando una rapida occhiatina a Neville, che annuì. « Che scelta abbiamo? Lasciare quei poveri bambini in una cella oscura e gelida quando potremmo salvarli? Siamo le uniche persone qui che possono farlo e temo che questo sia solo l'inizio. I Carrow hanno appena cominciato a comportarsi male. »
« Sì, sono d'accordo! » disse Hannah, con voce incerta ma determinata a continuare e ad entrare in azione. « Non ci avrebbero chiesto di rischiare se non fosse così importante. Ci difenderemo a vicenda, vale la pena rischiare! »
« Concordo con Hannah. » convenne Michael, mentre molte teste annuivano, convincendosi. « Dobbiamo intervenire in fretta, quei bambini non meritano di stare un secondo di più lì sotto... siamo con voi, ragazzi, non ci tireremo indietro per nulla al mondo. »
Ginny alzò lo sguardo sul suo ex fidanzato e si accorse che Michael le sorrideva radiosamente, senza imbarazzo e con vero entusiasmo. In un attimo, la ragazza aveva provato un moto di affetto verso di lui che non aveva niente a che fare con l'ES e con la missione che dovevano intraprendere di lì a poco.
Luna sorrise alle facce convinte dei vari membri dell'Esercito, che si erano alzati in piedi per dimostrare la loro partecipazione. « Benissimo! Ehm... ho con me della vernice, qualcuno ha delle idee per una frase ad affetto? »




I ragazzi camminavano quasi in punta di piedi mentre si dirigevano nei sotterranei, con le bacchette sfoderate e, nel caso di Luna, con dei grossi barattoli di vernice tra le mani, e i visi contratti dal freddo e dalla tensione, ma anche dall'irritazione e dalla preoccupazione che qualcosa potesse andare storto proprio in quel momento. Non avevano un piano, brancolavano letteralmente nei buio: erano stati solo cauti a non farsi scoprire e a sgattaiolare nei sotterranei mentre i Carrow montavano la guardia altrove. Le celle si avvicinavano e i loro cuori battevano così forte che temettero potessero saltare fuori dal petto. Quando Zacharias Smith rischiò di rovesciare un candelabro, tutti sussultarono per lo spavento.
« Piano! » intimò con un sibilo roco Ginny, che era in testa alla fila insieme a Michael e Luna, puntando la bacchetta contro Smith, che fece un passo indietro come ipnotizzato o terrorizzato da quello che la ragazza poteva osare.
« Capita! Tu, piuttosto, potresti anche evitare di camminare come un Troll! » rispose imperturbabile Smith, spostandosi a centimetri e centimetri di distanza da lei, dietro Ernie e Justin.
« E tu potresti fare attenzione. »
« Santa Tosca, capita! Tu ci cammini sempre come un Troll... »
« E tu cammini da femminuccia. »
« Ma cosa dici? »
« E urli anche come una femminuccia. »
Qualcuno rise; Neville intervenne, dal fondo della fila: « Volete smetterla, voi due? Sembrate una coppietta di sposini! »
« Sssst. » disse Seamus, prima che i due potessero replicare tutto il loro disprezzo. « Sento qualcosa... sono loro, sono i bambini! »
« Sì! » disse Michael, che in testa riusciva a vederli per primo. « Sono loro! »
Ginny si sentì tesa ed emozionata insieme, mentre puntava la bacchetta nel buio, udendo appena lievi mormorii e vocine. Con un'esortazione da parte di chi era in coda alla fila, avanzarono tutti il passo, trovandosi in men che non si dica di fronte ad una cella: spaziosa e cupa, ospitava più di quindici ragazzini del primo anno che, spaventati, iniziarono ad appiattirsi contro le pareti alla vista dei ragazzi; alcuni iniziarono perfino a gridare e ad abbracciarsi, chiudendo i loro occhi per non vedere gli orrori che potevano subire.
« NOOOOO! » si mise ad urlare un bambino dai capelli biondissimi, spaventato da morire. « NON ABBIAMO FATTO NIENTE! »
« NON FATECI DEL MALE, VI PREGO! » strillò una bambina minuscola, rannicchiata in un angolino a contorcersi dai singhiozzi.
A Ginny venne il voltastomaco guardando lo stato in cui i Carrow avevano ridotto quei poveri ragazzini del primo anno e assunse un'espressione mortificata mentre avanzava lentamente e con un certo timore verso le sbarre, alzando le braccia in segno di resa come per far capire loro che non aveva l'assoluta intenzione di attaccarli. Luna e Neville la seguirono, altrettanto desolati.
« Basta, basta! »
« Non abbiamo fatto nulla! »
« Non siamo qui per farvi del male. » esordì Luna in fretta, con quella voce pacata che metteva calma ma che non servì a placare i primini terrorizzati.
« Siamo qui per aiutarvi, non urlate. Calmatevi. »
« State indietro. » disse Neville dolcemente, mettendo la testa tra le sbarre per calmare i piccoli; stava provando un moto di disgusto per quello che aveva dinanzi agli occhi e la sua ripugnanza era visibilmente condivisa dagli altri. « Non vi faremo del male... siamo noi, ci riconoscete? Siamo l'Esercito di Silente! »
« Siamo venuti per liberarvi. » si intromise Michael, avanzando anche lui verso le sbarre quasi con le lacrime agli occhi. « Appiattitevi in fondo alla parete, così potremo farvi uscire da qui. Faremo esplodere questa cella schifosa, fosse l'ultima cosa che facciamo! »
Gli undicenni erano titubanti; alcuni continuavano a singhiozzare con tutte le loro forze.
« Dobbiamo far esplodere le sbarre. » insistette Ginny, sentendosi un nodo in gola che faticava a scendere giù. « Così potrete uscire da qui sani e salvi e senza che vi continuino a fare del male. Siete con l'Esercito di Silente. Lo prometto! » e si mise una mano sul cuore, sapendo di dover mantenere fino alla fine quella promessa; si sarebbe perfino frapposta tra quei bambini e i Carrow per garantire loro la salvezza.
Una bambina singhiozzante venne avanti, audacemente, mettendosi di fronte alla ragazza, il cui cuore fece una capriola. « Io ti conosco... mi fido di te. »
« Devi. »
La bimbetta sorrise e si appiattì lungo la parete che Neville stava indicando, calmandosi di botto e tentando di calmare anche i suoi amici.
« D'accordo. » riprese Neville, lievemente nervoso. « Va tutto bene, lì in fondo? » accluse, voltandosi verso Seamus, che fece col pollice in su per dire che tutto era tranquillo e che potevano benissimo procedere.
Ginny fece un respiro profondo, puntando la bacchetta contro le sbarre. « Reducto! » e la parte sinistra della cella, scoppiando, fece un gran fracasso. Rumori metallici si udirono tra il buio e la polvere, l'incantesimo fece sgretolare alcune pietre e mattonelle dei sotterranei ma nessuno si mosse: attendevano tutti altre indicazioni.
« Va ancora tutto bene lì? » chiese di nuovo Neville e Seamus annuì, tossendo. « Bene, andiamo... » e lui e Luna superarono con un balzo le sbarre devastate per avvicinarsi ai ragazzini del primo anno in modo da tirarli fuori da lì; il restante dell'ES li stava immediatamente imitando, ciascuno con un bambino per mano.
« Lasceremo tutto così qui sotto, vero? » chiese Goldstein, preoccupato per il caos.
« Mi sa proprio di sì. » disse Ernie, soddisfatto dell'impresa.
« Un ambientino niente male per una rivoluzione, non trovate? » fu la risposta di Ginny, mentre la bimba che l'aveva riconosciuta avanzava velocemente verso di lei, le treccine castane che le danzavano sulle spalle. « È proprio quello che si meritano i Carrow. Ciao, piccolina... va tutto bene? »
Quest'ultima le strinse la vita, contenta. « Sto bene. » annuì. « Ci avete salvati. »
« Ti dispiace? » rise Ginny dolcemente, accarezzandole la testa mentre Hannah singhiozzava nel suo fazzolettino e Padma le dava dei colpetti piuttosto distratti sulla schiena; Michael era immobilizzato dalla scena.
« No, non mi dispiace. »
« Non ti ho chiesto come ti chiami. »
« Amelia Summers... »
« Ascoltami, Amelia, sei una bimba molto forte. » disse la ragazza con una certa fretta, notando che il restante dei membri dell'ES stava cominciando ad agitarsi e Seamus parlava con Lavanda guardandosi nervosamente alle spalle. « Quello che noi abbiamo fatto stasera non... insomma, non avremmo dovuto. I Carrow potrebbero torturarci o altro se scoprono che cosa abbiamo fatto. Ma voi non dovete preoccuparvi, capito? Dovete solo far finta di essere tanto confusi, raccontate che nel buio c'erano delle persone, che voi non le avete viste ma hanno fatto esplodere le sbarre e voi siete scappati nelle vostre Sale Comuni. Va bene? Questo dovrebbe essere una protezione sia per voi che per noi. »
« Sì, lo faremo. Ci avete salvati. » ribadì Amelia, con una vocina sottilissima e il resto dei bambini annuì.
Luna sorrise all'amica, mentre passava di lì con un manipolo di ragazzini. « Neville si sta occupando della parete. »
« La nostra firma. » annuì Susan Bones.
I ragazzini sorrisero e loro sorrisero in risposta, voltandosi verso la parete devastata che Neville guardava con soddisfazione:

ESERCITO DI SILENTE:
CHE LA RIVOLUZIONE ABBIA INIZIO.

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Capitolo 9
*** Pettegolezzi. ***


Pettegolezzi.



« Avete sentito della scritta sul muro dell'Esercito di Silente? »
« Come hanno fatto a liberare quei bambini senza essere catturati? »
« Non immagino neanche cosa sia accaduto ieri notte. »
« Che forza, quell'Esercito di Silente! »
La Sala Grande, il mattino successivo a colazione, fu più agitata del solito dato che tutti gli studenti erano venuti a conoscenza in men che non si dica cos'era accaduto nei sotterranei la notte scorsa mentre tutti dormivano. E l'avevano saputo proprio dai Carrow che, quella stessa mattina, non avevano fatto altro che strepitare a voce altissima in tutti i corridoi del castello, perfino contro Gazza e contro i vari insegnanti, interrogando altresì qualunque studente che capitasse loro a tiro e terrorizzandolo. Di conseguenza, avevano anche saputo dei bambini del primo anno messi sotto chiave nelle celle buie e fredde del castello, cosa che diede inizio ad una specie di piccola rivolta in tutta Hogwarts: tutti sembravano approvare le maniere forti del famoso Esercito di Silente e non facevano che parlare di loro.
I ragazzini del primo anno erano sotto le cure di Madama Chips e l'ES fu contento di constatare che i piccoli avevano fatto davvero un ottimo lavoro con la storia di essere confusi: i Carrow e Piton ci erano cascati in pieno e li avevano condotti, non sapendo proprio che fare, quella stessa mattina dalla Guaritrice che fu più che felice di accoglierli. Ginny, dal suo canto, continuava a chiedersi il motivo per cui Piton non facesse la spia ai due fratelli (che avevano, comunque, intuito chi fossero i capi rivoluzionari) su tutto quel che sapeva sull'Esercito di Silente e sul fatto che ci fossero proprio lei, Neville e Luna dietro a quella ribellione.
Un'altra cosa strana che si accludeva nella lista di cose strane che sembravano accadere quell'anno.
« Non dobbiamo preoccuparci. » stava dicendo Neville ai membri dell'ES di Grifondoro, a colazione. « Se Piton non ha spifferato tutto, e sono sicuro che non l'ha fatto anche se non so il motivo, i Carrow staranno addosso come Asticelli sulle uova di Doxi solamente a coloro che li fanno perdere sempre le staffe. Quindi, qualora riusciste bene o male a controllarvi non sarete in pericolo e messi nel mirino di quei due caproni. » concluse, facendo un gran sorriso a Calì, Lavanda e Seamus.
« Oh, sono così contenta per quei ragazzini! » disse Lavanda, radiosamente.
« Sì, mi facevano così pena. » convenne Calì, guardando l'amica.
Lavanda annuì mentre addentava un cornetto alla crema in modo distratto e con sguardo vacuo. « Stanno accadendo troppe cose orribili... e potrebbero accadere cose ancora più orribili. »
« Per questo motivo ci impegneremo oltremodo! Non possiamo mollare proprio adesso, avete visto le facce che hanno? » rise Seamus, premendosi con forza le mani sulla bocca per soffocare il riso e indicando in modi non proprio discreti l'uscio della Sala Grande dove di guardia vi erano i due fratelli. « Stanno andando fuori di testa a causa nostra! »
A Ginny parve che lo sguardo severo della McGranitt fosse puntato proprio su di loro e non le piacque moltissimo, così distolse in fretta il suo dalla donna, tossicchiando e intervenendo nella discussione: « Giusto! Non possiamo mollare proprio adesso che Luna ha scoperto il modo per farli andare ancora più fuori di testa. »
I ragazzi scoppiarono a ridere.
« Che forza! » disse Seamus, annuendo felicemente.
« Sì. » rispose Calì, ammirata. « Davvero forte, quella Lunatica. »
« Non immaginavo Lunatica così in gamba, vero? » fece eco Lavanda, chinandosi su Calì e sussurrandole anche qualcosa all'orecchio.
« La trovo geniale! » prese parola Neville, con enfasi.
Ma Ginny quasi non li ascoltava: stava scrutando con sguardo di sfida i due Carrow all'entrata della Sala e non faceva che pensare a come sarebbero smisuratamente impazziti quando l'ES avrebbe usato le false monete per comunicare tra loro. Luna era stata davvero fantastica ad aver scoperto che sui galeoni non solo potevi comunicare i vari orari di incontro ma potevi anche formulare brevi frasi con lo stesso incantesimo. L'Esercito di Silente al completo non vedeva l'ora di vedere i due Mangiamorte dare di matto, scervellarsi per scoprire in che modo entrassero in contatto mentre erano tutti e senza dubbi nelle rispettive classi durante le loro lezioni.
Fu il rumoroso sospiro di Seamus a destare l'attenzione della ragazza.
« Qualcosa non va? » chiese Neville, puntando i suoi occhi su Seamus che appariva improvvisamente afflitto.
« No, solo che stavo pensando... a Dean sarebbe piaciuto. » disse con un mormorio il ragazzo, gli occhi piuttosto lucidi. « Avrebbe partecipato volentieri alla rivolta, sarebbe stato uno dei più valorosi, si sarebbe ribellato con noi contro queste ingiustizie. »
Lavanda coprì la mano di Seamus con la propria. « Sta lottando anche lui, lì fuori. »
« Mi manca così tanto. » Seamus fece un nuovo sospiro. « Tu puoi capirmi. »
Ginny annuì: lo capiva perfettamente. Come poteva non capirlo a pieno quando tutte le notti pensava a tutte le persone che più amava al mondo? E tutte le volte si chiedeva, tormentandosi, se stessero pensando a lei con tanta intensità come lei faceva con loro, si chiedeva dove fossero, cosa stessero facendo. Si chiedeva se le avesse incontrate di nuovo presto...
« Non possiamo mollare adesso, Seamus. L'hai detto anche tu poco fa. » diede forza la ragazza, dando una pacca sulla spalla all'amico, che sorrise mestamente. « Non molliamo, non diamola vinta a quei caproni! »




Ginny si dirigeva a passo svelto verso l'aula di Arti Oscure e basta, preparandosi psicologicamente a quello che doveva affrontare e continuando a darsi forza. Era così distratta dall'eccitazione e dall'adrenalina per quella nuova lezione che, svoltando con aria totalmente svampita l'angolo del corridoio del primo piano, ebbe uno scontro frontale con un ragazzo che quasi perse l'equilibrio.
« Oh, miseriaccia! Perdonami! » esordì la ragazza, senza fiato e riprendendo coscienza.
« Non preoccuparti. » rispose immediatamente il ragazzo, rassicurandola garbatamente. Prese a fissarla con intensità un paio di secondi prima di aprirsi in un largo sorriso e presentarsi: « Sono Alan Parker, settimo anno di Tassorosso. »
Lei strinse la mano che Alan le porgeva. « Ginny Weasley, piacere. »
« Lo so. » rispose il Tassorosso. « Sono un nuovo studente ma ho sentito parlare di te. »
La ragazza si aprì in un sorriso cordiale: non era affatto imbarazzata, piuttosto appariva sorpresa. Aveva appena notato una grande quantità di occhi posati su di loro e non solo per il fatto che lei era davvero carina e che quasi tutta la scuola non faceva altro che fissarla da anni ma anche per il semplice motivo che lui sembrava essere esattamente il classico bel tipo, sorridente, pelle dorata, capelli biondo cenere e occhi nocciola che brillavano dietro gli occhiali quadrati. Attirarono, dunque, il doppio degli occhi della scolaresca.
« Oh, non credere neanche ad un quarto di quello che dice la gente. » continuava a sorridere Ginny, sistemandosi meglio la tracolla e afferrando l'ultimo foglietto volante dal pavimento. « Un piccolo consiglio personale nel caso le voci comincino a girare anche su di te. »
« Invece io credo che sei esattamente come tutti ti descrivono. » ci tenne a puntualizzare Alan, con le guance rosse ma alquanto risoluto.
Fortunatamente una voce alquanto familiare venne ad interrompere quella breve conversazione.
« Alan! » diede uno strilletto Romilda Vane, correndo verso il ragazzo insieme ad un'amica e mulinando i ricci capelli castani. Era truccata in modo esagerato quella mattina e l'ombretto verde faceva un rivoltante contrasto con i suoi capelli e la tunica Grifondoro; il rossetto era palesemente sbavato e il tutto appariva non particolarmente gradevole. « Jennifer ti sta cercando dappertutto, sai? Non sarebbe affatto felice di trovarti in... dolce compagnia. »
« Abbiamo solo avuto uno scontro, Romilda, ero assorta nei miei pensieri. » s'intromise Ginny annoiata, gettando un'occhiata sbieca ad Alan, che annuì. « Sai, io, a differenza di molti altri, ne ho in abbondanza. »
« Andiamo, forza. » Alan Parker si rivolse a Romilda Vane, piuttosto irritato e per nulla felice di dover lasciare la scena. Sorrise alla rossa mentre seguiva Romilda Vane, che le fece un sorrisetto seguito da una rumorosa risatina che si udì fin quando i due non svoltarono l'angolo.
Rimasta sola, la ragazza scosse il capo come per liberarsi dai suoi pensieri e, quando si rese conto che probabilmente aveva fatto tardi, corse come una matta per i corridoi non tentando neanche per un attimo di evitare di travolgere tutte le pettegole che si erano messe ad origliare la conversazione sua e del Tassorosso come se non avessero niente di più importante da fare. Corse, corse e corse come una forsennata, arrivando giusto in tempo per non farsi mettere in punizione. Varcata la porta, si sedette in tutta fretta accanto a Luna e l'amica le fece l'occhiolino.
« Ci siete tutti? Perfetto! » disse Carrow, non appena ebbe finito di fare l'appello. « Dunque, questa lezione sarà una di quelle lezioni che non scorderete facilmente, per tutto il resto della vostra vita. » accluse, sfregandosi le mani e guardando con complicità l'eccitato gruppetto Serpeverde.
Ginny fece un sorrisetto malandrino degno dei gemelli. « Ma certo che non la scorderemo, signor Carrow. »
Luna ridacchiò sommessamente.
« Prima di fare pratica, vorrei parlarvi di un incantesimo che personalmente venero: l'Ardemonio... »
I ragazzi si accinsero a prendere appunti prima che Carrow potesse ringhiare contro di loro.
« ... detto anche: fuoco maledetto. » concluse l'uomo, che quel giorno sembrava la quintessenza della felicità.
Che non sarebbe fortunatamente durata a lungo.
« Studieremo davvero questo tipo di incantesimo, professore, signore? » chiese Harper eccitato, scoprendo i denti in maniera minacciosa verso alcuni Grifondoro.
« Sembra uno spreco non lasciare che i miei studenti non imparino un incantesimo del genere. » rispose Amycus eccitato, lo sguardo puntato malignamente su tutti quanti i Grifondoro, che dal loro canto non batterono ciglio. Tutti tranne uno dei nuovi ragazzi che faceva una grande fatica per non mostrarsi terrorizzato dai denti ingialliti e appuntiti dell'insegnante. « L'Ardemonio è un potente incantesimo che scaturisce un fuoco maledetto capace di eliminare totalmente qualsiasi cosa si trovi davanti: a questo incantesimo non ci sono scampi. Contrastarlo è difficile ma non impossibile, basta solo un Protego Horribilis... »
Passarono parte dell'ora a prendere appunti e, dopo un'abbondante mezz'oretta, le due ragazze si chiesero quando Neville si decidesse ad entrare in azione dato che l'idea di dover sopportare ancora per molto i discorsi del Mangiamorte sul fatto che avrebbe tanto voluto provare l'Ardemonio nei paesini Babbani per fare fuori tanta povera gente era orribile e decisamente insopportabile da udire.
Poi, finalmente, i galeoni nelle loro tasche arsero e un'importante comunicazione da parte di Neville giunse nella classe di Arti Oscure e basta: « Alecto sistemata con l'incantesimo Avis. Si precipita da suo fratello. Avvertirlo immediatamente. »
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo complice e annuirono, reprimendo una risatina.
« ... un complicatissimo controincantesimo ma se va a fuoco una casa Babbana non serve, su questo potete contarci! » concluse Amycus, ridacchiando insieme ai Serpeverde che si unirono immediatamente alle grasse risate, eccetto la Greengrass, che si ritrasse nel suo banco.
« Professore! » esordì Ginny, facendo voltare tutta la classe dalla sua parte. Carrow le puntò con rapidità sorprendente gli occhi addosso e fece un nuovo malefico sorrisetto, sicuro al cento per cento che lei volesse contestargli qualcosa come era sempre solita fare durante le sue lezioni. « Professore, penso proprio che sua sorella sia stata attaccata da uno stormo di canarini impazziti! » accluse la ragazza velocemente, senza arrossire.
Tutti si scambiarono un'occhiata perplessa; Astoria represse a stento un sorrisino.
« Che sogno infantile sarebbe questo? » chiese immediatamente il Carrow, sconcertato e irritato allo stesso tempo. « Non farmi perdere tempo, stupida ragazzina! Interrompi ancora la mia lezione e ti... »
« Non sta mentendo! Dei canarini hanno probabilmente attaccato la professoressa Alecto, adesso, in questo preciso istante! » intervenne Luna, continuando discretamente la recita dell'amica.
L'uomo si erse in tutta la sua considerevole altezza, spalancando la bocca. « M-ma che... »
Non finì nemmeno di completare la sua frase che uno sbattere di porta li fece voltare tutti, con perfetto stupore. Con uno strillo spacca timpani, Alecto Carrow corse sgambettando verso suo fratello, coprendosi con le braccia il corpo che era pieno di graffi e lividi mentre i numerosissimi canarini infuriavano sempre di più su di lei e cercavano di beccare ogni centimetro della sua pelle. Le due amiche pensarono che se lo meritava a pieno per tutte le torture che avevano subito gli studenti e i suoi amici a causa sua: cos'era quello che facevano lei e suo fratello in confronto ad uno stormo di graziosi canarini?
« AMYCUS! Lev... levameli... da do... da dosso! » strillava Alecto nevrotica, mentre i Grifondoro scoppiavano a ridere senza alcun timore. Ma i canarini erano più intelligenti di quanto si credeva: in un baleno, si avventarono anche sul fratello, che non riuscì ad afferrare la bacchetta in tempo e fu colto da una crisi di saltelli improvvisi sotto lo sguardo impietrito e terrificato dei Serpeverde. « Ti ho detto di levarmeli da dosso, non di istigarli e farli piombare anche su di te, idiota! »
« Io non ho istigato un bel niente, cretina! Sono stati... loro! »
Era come assistere ad uno spettacolo di danza classica, solo molto più osceno e divertente.
« La McGranitt... quella balorda... dove diavolo sta? Chiamate... cosa avete da guardare?! Chiamate qualcuno, incapacissimo branco di ingrati! » il Carrow maschio appariva isterico nella maniera più assoluta.
I Serpeverde si agitarono ulteriormente, non sapendo cosa fare.
« AMYCUS, FAI QUALCOSA! »
« COSA DIAVOLO... AHIA... POSSO FARE? ALECTO, VECCHIA CAMPANA! »
« Dobbiamo fare qualcosa! » si decise Harper, balzando in piedi e correndo alla porta.
Ma non ci fu alcun bisogno che corresse a chiamare gli altri insegnanti: le urla dei due Carrow si erano sentite probabilmente fin sopra alla Torre di Astronomia e il professor Vitius e la professoressa McGranitt erano subito accorsi, portando con loro l'intera classe di Corvonero del quinto anno e Tassorosso del settimo anno, insieme ad alcuni membri dell'Esercito di Silente che fecero a Ginny e Luna l'occhiolino e un sorriso vittorioso.
« Che cosa succede qui? » chiese la vocina del piccolo professor Vitius mentre gli studenti ridevano alla vista di quello spettacolo raccapricciante.
« Secondo te, Vitius, cosa diavolo stiamo facendo? Un simpatico balletto? » sbottò Alecto inferocita, tentando ancora di scacciare via i canarini con le mani.
« Piccolo idiota, fermi questi maledetti uccelli! » sbraitava il fratello, che era paonazzo di imbarazzo e nero di rabbia, combattuto tra radunare l'intero gruppo di Mangiamorte per far fuori gli studenti o far scoppiare l'Ardemonio direttamente lì ad Hogwarts.
Vitius, con un rapidissimo colpo di bacchetta, fece esplodere i canarini, che lasciarono piume in giro per la classe e sui banchi mentre i due Carrow sputacchiavano e tentavano di darsi un certo decoro in presenza di almeno trenta persone.
« Che cosa succede qui dentro? Se mi è concesso saperlo. » intervenne finalmente la McGranitt, gelida come il ghiaccio.
« Minerva McGranitt. » esordì Alecto furibonda, scostandosi alcune ciocche di capelli dal viso sudato. Era in uno stato pietoso, sembrava un maiale che era stato lasciato ruzzolare in un'enorme gabbia di uccelli. « Visto che vuole fare tanto la spaccona della situazione, come ce lo spiega questo caos infernale? » volle sapere, avanzando verso la donna e puntandole il dito tozzo contro il petto.
La professoressa McGranitt fece una specie di scrollata di spalle. « Se non sapete voi cosa succede durante le vostre ore non credo possa saperlo io. » rispose, imperturbabile e per nulla intimorita.
« Cosa succede durante le nostre ore?! » s'intromise il Carrow maschio inalberato, sputacchiando saliva dappertutto. Saliva e piume di uccello. « Esercito di Silente! Ecco cosa succede! Allora, Minerva McGranitt? Non ne ha proprio idea di cosa accade, eh? » un nuovo sputo ricoprì nuovamente il pavimento di saliva e piume. « Sono stati quei mocciosi, ci metto la mano su... sull'Ardemonio! E tu! » disse, puntando il dito accusatore contro Ginny, per poi afferrarla rudemente per un braccio. « Tu ci sei dentro fino al collo in questa situazione! Insieme a... » aveva afferrato anche Luna. « e quel ganzo di Paciock! Chi altrimenti, eh? Come diavolo sapevi che Alecto era stata attaccata? Rispondimi immediatamente! »
« Che storia sarebbe questa? » chiese Alecto, in stato confusionario.
Le narici di Amycus fremettero. « Questa qui ha interrotto la mia lezione per dirmi che dei canarini ti avevano attaccata, Alecto, nello stesso preciso istante in cui probabilmente era accaduto! Come faceva a saperlo? » chiese indispettito alla sorella. Poi si voltò dalla parte della ragazza e scandì, con voce altissima: « Come facevi a saperlo? È stato quel maledetto Paciock ad avvertirti, vero? Alecto aveva lezione col settimo anno! È stato quel dannatissimo Paciock, vero, Lovegood? VOI SAPEVATE CHE ERA STATA AGGREDITA! »
« Certo che no, come facevamo a saperlo? » mentì la rossa innocentemente, voltando uno sguardo verso la McGranitt e Vitius; i ragazzi sull'uscio della porta facevano a gara a chi dovesse accaparrarsi la prima fila per lo spettacolo. « Come potete pretendere che sappia qualcosa accaduta fuori dalla classe quando io ero effettivamente in classe? »
« M-ma... questa cosa n-non ha... » balbettava Amycus, irato ma individuando in maniera scombussolata il problema logico e temporale che la situazione gli poneva dinanzi. Era ovvio che la ragazza aveva ragione... in un certo senso. « No, bugiarda! » insistette, voltandosi verso la McGranitt come per avere un aiuto da parte sua che non sarebbe mai arrivato. « Lei lo sapeva benissimo, McGranitt, lo sapevano entrambe benissimo! »
« Non vedo come avremmo potuto, stavamo solo prendendo appunti e a meno che non ci fosse una premonizione della Cooman scritta negli appunti. » disse cinguettando Luna, serenamente.
« Voi! Controllate immediatamente i loro appunti! » prese la palla al balzo l'uomo, puntando il dito contro i Serpeverde, che ubbidirono con un certo timore. « E muovetevi a trovare delle prove! »
« Si calmi, professor Carrow, sia ragionevole. Come potrebbe mai essere possibile questo che afferma? » intervenne Vitius, con vocina stridula mentre la McGranitt non lasciava trasparire assolutamente nulla sul suo volto, che era una maschera di gelo e indifferenza.
« Loro sapevano che era accaduto! E in quel preciso momento! »
« Ma le due ragazze qui presenti erano nella sua aula, giusto? » insistette il professore, logicamente.
« Sì ma... »
« Allora temo che abbiano ragione. » concluse Vitius, con cortesia.
« No, professor Vitius! » intervenne Harper, rivolgendo alle due ragazze un'occhiataccia di puro sdegno. « Il professor Carrow ha ragione: loro due lo sapevano. »
Ma il Carrow non si sentì affatto rassicurato dalla testimonianza di Harper: si era afferrato i capelli, cominciando a dare i tanto attesi segni di pazzia. « Il problema non sta nel fatto che lo sapevano, il problema nasce al come diavolo lo sapevano! » ci tenne a puntualizzare, facendo sussultare tutti. « Come eravate a conoscenza di qualcosa nell'esatto momento in cui era accaduta? WEASLEY, RISPONDIMI SUBITO! »
« Mio fratello ti ha fatto una domanda, sciocca babbanofila! » Alecto si mise le mani sui fianchi, gli occhi spalancati e folli. « Come avete fatto a comunicare, voi mocciosi dell'Esercito di Silente? Eh? Perquisiamole, vuotate le tasche! Controlliamo anche le loro bacchette... adesso! »
Ma quel che i fratelli Carrow trovarono fu niente: stavano cominciando seriamente a diventare pazzi.
« Ma... »
« Non capisco, Alecto, non capisco! »
« Consiglio ad entrambi di prendere una tisana calda e di mettervi a riposo, la vostra mente deve essere esausta. » volle concludere la McGranitt, con una sorta di gioia repressa mentre faceva apparire i due Carrow infinitamente pazzi e in preda ad allucinazioni visive e uditive. « La lezione finisce qui. Andate tutti nelle rispettive Sale Comuni. »




Nella settimana che seguì, ad Hogwarts si respirava piena aria di pettegolezzi. I Carrow erano stati e continuavano ad essere messi nel sacco dal famigerato Esercito di Silente e la cosa sembrava non dispiacere a nessuno tranne che agli stessi malcapitati e ai Serpeverde. I due fratelli, infatti, apparivano esausti e decisamente schizofrenici dopo qualunque lezione, da quando aprivano i loro occhi al mattino fino a quando li chiudevano di notte e ogni pretesto era buono per loro per brandire la bacchetta contro gli studenti ma essi ne erano troppi e i Carrow non sapevano mai con precisione con chi prendersela. Specialmente per il fatto che nelle loro classi i ragazzi sapevano esattamente cosa accadesse fuori dalla classe e non riuscivano a capire come facessero e risolvevano le situazioni con inutili punizioni continuando, dunque, a non scoprire i loro metodi.
Fu dopo un'ora particolarmente divertente di Babbanologia che i tre amici si distesero mollemente sull'erba del cortile, respirando la fresca aria autunnale e rimuginando felicemente su quello che era accaduto la stessa mattina.
« Seamus ti ha detto di quando Alecto mi stava per strappare la camicia per controllare che non avessi qualcosa nascosto all'interno? » rideva Neville spensieratamente, gettandosi i capelli ormai divenuti abbastanza lunghetti all'indietro che si mossero col vento.
« Ohhhh, sarebbe stato orribile! » si intromise Luna, con tono severo.
« Non essere così disgustata, Luna, non sono così male. »
Ginny fece una risatina e diede una forte gomitata nelle costole dell'amico, alzando un sopracciglio. « Oh, sono certa che hai un fisico statuario, Neville. Anche se io mi preoccuperei di più se Alecto avesse avuto la brillante idea di toglierti i pantaloni per controllare che non nascondessi qualcosa al loro interno. »
Neville e Luna si unirono alle risate, le lacrime che rigavano i loro visi felici.
« Sei anche Purosangue, Neville. » ci tenne ad osservare Luna, e l'altra annuì, ormai piegata in due dalle risatine incontrollate. « Vi ci vedrei benissimo insieme! Sareste proprio come un Nargillo e un Gorgosprizzo: buffi! Davvero molto buffi ma almeno siamo sicuri che lei non ha disgusto di te. »
« Ma io sì! » ci tenne a dire il ragazzo, che stava quasi per vomitare mentre le amiche ridacchiavano senza riuscire a smettere. « Va bene, bando alle ciance, voi due! Tralasciando i gusti di Alecto Carrow, ho tre succulente notizie. In particolare per te, rossa! »
Lei annuì, scambiandosi uno sguardo divertito con Luna.
« La prima: Astoria Greengrass mi ha chiesto di te prima in corridoio, avevate un'ora buca tra Incantesimi e Pozioni se non erro e andava cercandoti. »
Il sorriso si congelò sul volto spensierato e allegro di Ginny.
« Dovresti parlare con lei. » propose in fretta Luna, piuttosto severa.
« E la seconda notizia? » cambiò discorso l'altra, ignorando la proposta di Luna e analizzando il volto di Neville.
« Micheal mi ha chiesto di te. » sorrise Neville, facendo scomparire in tutta fretta il riso non appena l'amica gli puntò uno sguardo severo addosso come per domandargli cosa ci fosse di così tanto divertente nel fatto che Michael l'avesse fermato per lei. « Insomma... nel senso... ci siamo incontrati in corridoio, abbiamo chiacchierato e improvvisamente mi ha fatto una domanda strana. Mi ha chiesto che cosa ci fosse tra te e un certo Alan Parker... e io non ho saputo rispondergli, ovviamente. Non che ci tenessi, ma... »
Ginny si era destata violentemente dall'erba per osservare con ancora più attenzione Neville, che deglutì.
« E da quando a Micheal Corner interessa la mia vita privata? » s'insospettì la ragazza, confusa.
« Ma chi sarebbe questo Alan Parker? » chiese invece Neville, altrettanto confuso.
« Oh, un tizio con cui mi sono scontrata in corridoio. » rispose Ginny, con nonchalance. « Niente di particolare, davvero. E ora tutta la scuola sa che io ho una tresca con questo Alan? » rise, scuotendo il capo come rassegnata. « Ma a Micheal cosa importa? » accluse dopo aver riso, sempre più sospettosa.
Neville fece un'alzata di spalle; Luna continuava a non rispondere: sembrava essere interessata alle forme buffe che stavano prendendo le nuvole, in apparenza senza ascoltare una parola di quello che i due amici stavano dicendo.
« Questo Alan si sta frequentando con un'amica della Vane, Jennifer Plant, quella tipa bionda e molto alta, avete presente? »
« Oh. Ecco spiegata la fonte di tanto caos e pettegolezzi. » rispose Neville, piuttosto divertito.
Ginny annuì, alquanto irritata, scoccando un'occhiataccia a Luna. Era stata lei a dare una chance a Romilda Vane e alle sue amiche di entrare nell'Esercito e tutto ad un tratto, dopo il discorso fatto e dopo la ribelle avventura che li aveva resi protagonisti, la ragazza si ritrovava nel bel mezzo di pettegolezzi che non avevano un minimo di fondamento. Luna era stata troppo buona a non prevederlo. Ginny, invece, aveva sempre saputo che avere la Vane e le sue amiche tra i piedi avrebbe comportato solo caos e problemi a livello personale. Si erano rivelate piuttosto utili per l'ES ma di certo non nutrivano il loro stesso desiderio di rovesciare i Carrow: la loro unica ambizione era quella di far colpo sul Prescelto.
Ed erano finiti i tempi dell'Ippogrifo tatuato sul petto...
« Come vanno gli allenamenti di Quidditch? » le chiese improvvisamente Luna, osservando un uccellino librarsi nell'aria e spalancando le braccia dopo aver finito di decorare la treccia dell'amica con delle margherite.
« Cosa? Ah, il Quidditch. Procediamo davvero bene, stracceremo i Serpeverde! Avvisate l'ES che dopo la partita agiremo: i prodotti dei miei fratelli confiscati da Gazza giacciono ancora nel suo ufficio e a noi servono urgentemente. »
« Oh, che bello, adoravo quei fuochi d'artificio! » fu il commento Luna, che appariva piuttosto felice al solo ricordo.
« Ehm... Gin? » fece Neville, d'un tratto serio e allarmato.
« Sì, hanno mandato sottosopra Filibuster e noi manderemo sottosopra i Carrow! Ci aiuteranno moltissimo le creazioni dei gemelli. »
« Gin? »
« Cosa? »
« Abbiamo visite. » annunciò Neville, spalancando gli occhi e alzando le sopracciglia in un'espressione di puro sconcerto. « Visite per nulla tranquille. »
Ginny e Luna si voltarono, ritrovandosi ad osservare l'assurda sfilata di moda di Romilda Vane e delle sue amiche sul prato del castello, agghindate con tacchetti e gonna rigorosamente cinque dita sopra al ginocchio. Molti studenti si voltarono al loro ingresso e Romilda fece l'occhiolino ad un minuscolo ragazzino del terzo anno che quasi svenne e fu sorretto dall'amico. Quel giorno sembravano particolarmente appariscenti, forse per i quintali di trucco che potevano ben notarsi sui loro visi.
Finirono di sfilare dopo un minuto abbondante e si fermarono dinanzi ai tre amici, che continuarono a star distesi sull'erba.
« Weasley. » esordì la ragazza bionda, Jennifer Plant, ponendosi davanti al gruppo. Era magra da far paura, aveva un viso scarno e rosato, gli occhi che in quel momento mandavano lampi da tutte le parti e delle labbra così grosse che sembravano scialuppe.
« Sì? » chiese Ginny educatamente, con l'espressione di chi si aspettava esattamente quello che stava accadendo. « Hai bisogno di qualcosa, Plant? »
« Io e te dobbiamo proprio fare quattro chiacchiere. » disse con convinzione Jennifer, attirando l'attenzione di tutta la scolaresca presente nel cortile, che cominciò ad avvicinarsi pian piano per ascoltare meglio la conversazione.
Alzandosi dall'erba fresca, Ginny prese a tener testa alla biondina, fissandola con profonda commiserazione. « Beh, se proprio dobbiamo. » disse, falsamente affabile e palesemente seccata da quel comportamento.
« Sì. » riprese Jennifer, con foga smisurata. « Mi hanno riferito che hai importunato il mio ragazzo, sai... Alan Parker, quel ragazzo nuovissimo ad Hogwarts, di Tassorosso, molto bello e muscoloso, capelli dorati. Credo che lo ricordi molto bene. »
« Certo, ma credo che le tue amiche ti abbiano raccontato tutt'altra cosa. Ti stai agitando per un nonnulla, carina: io e il tuo ragazzo ci siamo solo scontrati per i corridoi. Sai, troppe cose da fare e a cui pensare, andavo di fretta. »
Gli studenti della scuola sembravano in totale ascolto, alcuni tra essi erano dell'Esercito di Silente; ci furono delle risatine da parte di Neville e Luna, e qualcuna anche tra alcuni membri della squadra di Quidditch di Grifondoro, che sembravano addirittura annuire.
« Vuoi dire che non hai gradito scontrarti con Alan? » aveva incalzato Jennifer stupidamente, con tono di chi la sapeva più lunga di tutte.
La ragazza le rise in faccia. « Devo davvero risponderti? »
« Oh, andiamo, sappiamo benissimo che sai il fatto tuo in riguardo ai ragazzi! » intervenne Romilda Vane, dando man forte all'amica che in quel momento si stava trovando in difficoltà essendo stata messa nel sacco. « Lo guardavi con espressione di desiderio! »
« Non mi interessa nessuno al di fuori del mio fidanzato. » ribatté la ragazza imperturbabile, divenuta d'un tratto seria e fredda.
« Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. » s'intromise qualcuna nel gruppetto, tra risolini generali.
« Oh, Godric prima li fa e poi li accoppia... in questa scuola stanno impazzendo tutti! » le venne in aiuto Neville, sbuffando.
« Il suo fidanzamento ha fatto il giro della scuola, come ben saprete, e questo dovrebbe bastare a tutte quante voi. » intervenne Luna, sognante ma risoluta.
« Come vedi, non vado in giro a provarci col primo che passa. » convenne Ginny, alzando i suoi occhi al cielo.
« Non si direbbe! » riprese Jennifer intestardendosi, con tutta l'audacia Grifondoro che avesse in corpo. « Sanno tutti che hai mollato Micheal Corner per stare con Dean Thomas, e poi hai mollato anche il povero Dean Thomas per stare con Potter il Prescelto e baciarlo dinanzi a cinquanta persone e davanti al tuo ex ragazzo stesso dopo neanche due settimane! C'ero anche io quella volta, c'eravamo tutte noi! Vero, ragazze? »
« Vero, Jennifer. » fu il coro di risposta.
Ginny fulminò le cinque ragazze ad una a una con lo sguardo: che cosa c'entravano le sue precedenti storie con la faccenda di Alan Parker?
Michael Corner era stato la sua prima reale cotta dopo Harry Potter e come ogni ragazzina stupida aveva apprezzato particolarmente la sua cavalleria quando l'aveva invitata a ballare al Ballo del Ceppo salvandola da un impacciato Neville Paciock. Michael le era servito per esperienza e, sebbene fosse davvero molto carino, con lui non aveva avuto momenti particolarmente intensi. Infondo, erano solo dei tredicenni. Con Dean era stato diverso, con lui aveva anche vissuto momenti felici e passionali ma Dean non era affatto quello giusto: il ragazzo giusto per lei era sempre stato colui che aveva cercato di dimenticare. Che problema c'era se dopo anni passati a soffrire ed essere ignorata aveva coronato il suo più grande desiderio d'amore provando prima a stare con altre persone?
« Non capisco il motivo per cui tu debba inserire nella conversazione persone che non c'entrano con te e il tuo ragazzo. » insistette Ginny infiammata, avanzando verso Jennifer con fare del tutto minaccioso e tenendo la mano nella tunica in caso avesse dovuto sfoderare la bacchetta. « Non ci riprovare, Plant, o te la vedrai con me. »
« Adesso s'accapigliano. » fu il commento di qualcuno tra la folla.
« Vedermela con te?! Semplicemente, non voglio che Alan si incontri in corridoio con una... »
« Una...? » la sua bacchetta era guizzata davanti agli occhi delle ragazze, che diedero uno strilletto. « Continua pure. »
« Una cosa, esattamente? » intervenne Michael Corner, anche lui con la bacchetta sfoderata; gli studenti cominciarono a sussurrare cose tra di loro e Romilda Vane e le sue amiche si guardarono con stupore e con un sorrisetto sulle labbra. « Forza, parla. »
« Ehi, vacci piano con questa bacchetta, tu. » s'intromise Alan Parker, comparso improvvisamente alle spalle di Michael, anche lui la bacchetta sfoderata e pronta.
« Smettetela, voi due. » s'inserì Neville, afferrando la bacchetta di Michael per lasciargliela abbassare.
« Sei fidanzata di nuovo con lui adesso? » riprese Romilda, curiosa di conoscere nuovi pettegolezzi.
« No, maledetta oca, siamo amici! » aveva sbraitato Ginny adirata, e Neville le afferrò un braccio per impedirle di fare altri passi.
« Forse ne tieni uno qui a scuola e uno non si sa dove, e poi molesti anche il mio... aaaaaaaaaahhh! »
Ginny non riuscì a contare fino a dieci. Con uno slancio fulmineo, si era gettata addosso alla ragazza, cercando di farle più male possibile e di picchiare qualunque centimetro di lei che riuscisse a colpire: quello che le aveva detto era stato osceno, disgustoso, l'aveva avvertita di non mettersi contro di lei. Sentiva che non ci fu affatto bisogno della magia, colpirla a mani nude le diede una certa soddisfazione.
Neville diede un urlo da stadio, afferrando l'amica per la vita senza alcun successo di trascinarla fuori dai guai. « Oh, Godric! Smettetela immediatamente! »
Gli studenti intorno presenti nel parco del castello si agitarono, commentando l'accaduto e urlando qualcosa alle due fazioni; Romilda e le altre strillavano più di Jennifer e si tiravano la vita a vicenda formando un trenino la cui locomotiva era proprio Jennifer Plant che non stava di certo avendo la meglio. Alan Parker e Michael Corner, nel frattempo, si ritrovarono tra le due ragazze ma niente riuscì a separarle.
« Fermatevi, fermatevi subito! Neville, afferrala per l'altro braccio! »
« Vuoi... ahia! Vuoi provare tu a tenere a bada questo - ahia, mi hai dato una gomitata! - carrarmato, Michael? »
« Smettila, Jennifer, maledizione! » insisteva Alan Parker.
Improvvisamente tutti quanti furono sbalzati in aria e atterrarono per terra dinanzi ad una tranquilla Luna, che aveva la bacchetta alzata puntata su di loro. Aveva spedito sulle due fazioni un potente sortilegio scudo e se ne stava serena ad osservare con sguardo sognante i suoi amici distesi sull'erba.
« Si potrebbe sapere cosa diavolo sta succedendo qui? » si udì la voce della professoressa McGranitt, col tono di chi aveva visto parte dello scontro e non vedeva l'ora di intervenire per dirne quattro.
Ritta come un palo davanti alle due ragazze che erano appena state divise dallo scudo di Luna, le osservava in modo severo e con le narici che fremevano come uno strano animale. Ginny si diede un contegno, scattando in piedi e facendo finta di nulla nonostante le decine di testimoni oculari, il suo labbro sanguinante ben in vista e i capelli super terrificanti di Jennifer che gridavano di essere stati tirati ripetutamente e con forza.
« Allora? » insistette la donna, furente mentre squadrava le due ragazze. « Le questioni private non vanno risolte qui a scuola, comportandovi in questo modo. Avete idea, anche una minima idea, di cosa sarebbe successo se vi avessero visto i... » aveva abbassato la voce. « se vi avessero visto i Carrow dare questo bello spettacolino nel parco del castello? Noi insegnanti dovremmo denunciarvi immediatamente a loro se accade qualcosa di sbagliato qui dentro e sapete benissimo in che posizione ci troviamo! »
L'aveva detto velocemente e senza riprendere fiato, il suo tono era basso e ansioso. Aveva così ragione che le due ragazze furono immediatamente desolate dalle sue parole, colpite come se le avessero pugnalate al petto.
« State certe che non vi denuncerò ma punizione per entrambe: giovedì, alle sei nel mio ufficio. » decise la McGranitt, in tono definitivo.
« Ma professoressa! Il Quidditch, non posso, io sono... »
« Non mi interessa neanche del Capitano della mia squadra, Weasley, da te non me lo sarei mai aspettato. Vi consiglio di andare nelle vostre aule per le lezioni, la campanella sta per suonare. In silenzio! » concluse, e fece dietrofront marciando nel prato per arrivare nell'aula di Trasfigurazione.
La folla si disperse; con un ultimo sguardo alla ragazza, Jennifer, Romilda e le amichette sparirono, trascinando con loro Alan.
Neville fece un sospiro, guardando l'amica che affannava cerea in volto. « C'è sicuramente qualcosa di strano nell'aria che vi ha fatti impazzire tutti... forse Hogwarts stessa. »
« Oh, no. » intervenne Luna, seria. « Sospetto che i Nargilli ne siano responsabili. »




Luna stava dando un'occhiata per l'ennesima volta al volume Animali Fantastici: dove trovarli, di Newt Scamander, probabilmente per vedere se in dodici anni aveva mancato qualche dettaglio fondamentale, qualcosa di importante che le era scappato agli occhi, quando Michael Corner fece il suo ingresso in biblioteca. Le puntò immediatamente gli occhi blu addosso, con l'espressione grata di chi aveva trovato la sua preda, e s'incamminò verso di lei, agitato e rosso in faccia. Luna non aveva alzato la testa dal suo volume ma aveva sorriso: aveva intravisto con la coda dell'occhio l'ombra di qualcuno trotterellare verso di lei e non si stupì neanche un secondo di trovarsi accanto allo scrittoio un caracollante Michael.
« Ciao. » disse lei, con un sorrisetto, continuando ad osservare la figura di una strana creatura molto pelosa chiamata Demiguise.
« Ciao, Luna. » fece Michael Corner, imbarazzato di trovarsi da solo con lei in biblioteca. « Ehm... disturbo? Stai... studiando? » aveva esitato vistosamente: era chiaro che per lui studiare non significava imparare con cura come fosse fatta la pelliccia un animale.
« Sto analizzando ogni particolare delle creature fantastiche che mi interessano di più. Sai, mi aspetto di diventare una famosa naturalista in futuro! »
« Sono molto contento tu abbia le idee chiare. Senti, io sono venuto da te... »
Luna fece per riflettere prima di parlare. « Mi piace moltissimo Scamander. » esordì, con occhi brillanti.
Michael deglutì. « Uno studioso molto interessante. » rispose flebilmente, parecchio imbarazzato. « Senti, mi chiedevo se... »
« Ha un sacco di nipoti. » l'interruppe nuovamente la ragazza, chiudendo con uno scatto il libro e riponendolo con con eleganza su uno scaffale. « Lo sapevi? »
« Chi? » fece Michael Corner, allarmato. « Newt Scamander? »
« Sì. »
« Ti interessa proprio. »
« Oh, certo. » disse Luna, allegramente. « Conosco tutta la sua biografia e so che i suoi nipoti sono davvero in gamba, che stanno seguendo la sua stessa carriera. Forse un giorno potrei affiancarli, fare le mie ricerche insieme a loro! »
Michael non riusciva a capire se Luna lo stesse prendendo in giro (ne dubitava seriamente data l'enfasi con cui ne parlava) oppure lo stesse facendo perdere solo tempo: non era di certo venuto per sentirla parlare di Newt Scamander e della sua famiglia. Con tutto il rispetto, in quel momento non gli sarebbe importato neanche se Merlino si sarebbe smaterializzato dinanzi a loro.
Il ragazzo si schiarì la voce, ringraziando il cielo che lei fosse occupata a trafficare tra gli scaffali, e la affiancò con una certa ansia.
« Luna, posso parlarti? »
Lei si voltò a guardando con così grande sorpresa che Michael fece un passo indietro. « E cosa stavamo facendo in questo istante? »
« Giusto, sì, intendevo... posso parlarti di una cosa mia personale? » corresse il ragazzo, impazientemente.
« Michael, stai perdendo solo tempo. » esordì Luna, e quella volta il suo tono non era sognante o vivace come lo era stato precedentemente ma aveva assunto una nota più profonda, seria da far paura. « Non funziona con lei. » il ragazzo ebbe un sussulto. « L'hai sentita? Fidanzata e innamorata, in attesa del ritorno del suo grande amore. Dovresti provarci anche tu, sai. »
« Provare cosa? » gemette Michael, con il desiderio ardente di sotterrarsi sotto gli scaffali.
« Ad innamorarti. »
« Ma io... »
« I loro destini sono uniti, niente potrebbe spezzarli. » ci tenne a continuare Luna, sempre molto seria. Michael sentì qualcosa che gli sprofondava nel petto, forse l'ansia, la delusione, il fatto che stava attendendo il momento per parlare con Luna Lovegood e sperare che lei gli desse qualche dritta, gli combinasse in modo assurdo qualche appuntamento con la sua bellissima ex fidanzata ma in quel momento quella stramba ragazza sembrava avergli letto nel pensiero e troncato ogni sua chance. « Mi dispiace. Sei un caro ragazzo. »
Del tutto inutile, continuava a pensare Michael Corner, una chiacchierata del tutto inutile. Come diavolo faceva a sapere quelle cose? Era davvero così evidente?
« Sì... » aveva mormorato abbattuto, facendo dietrofront. « Un caro ragazzo... »

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Capitolo 10
*** Quidditch e fuochi d'artificio. ***


Quidditch e fuochi d'artificio.



Il mese di Ottobre ebbe una fine rapida e l'Esercito di Silente tenne a far festa la notte di Halloween della Stanza delle Necessità, approfittando del fatto che Romilda Vane e le sue amiche ebbero la brillante idea di auto espellersi dalla squadra per motivi del tutto ignoti al gruppo. Il che fu molto stupido da parte loro: erano delle notevoli combattenti e riuscivano a ricavare notizie in tempi davvero rapidi ma essere in un gruppo che non fosse la loro stretta cerchia, con a capo una ragazza che detestavano, non faceva affatto per loro. I ragazzi erano convinti che Romilda Vane e le sue amiche avrebbero continuato a non darla vinta ai Carrow ma senza entrare realmente in azione insieme all'Esercito di Silente. E non per timore, osservava Luna tutte le volte che ci si ritrovava a discutere di quell'argomento: era più un fatto di stupido amor proprio. Più un fatto, come ci teneva a rettificare Neville, di non voler respirare la loro stessa aria. Oppure di volere semplicemente accaparrarsi il Prescelto, senza l'aiuto di un intero esercito.
In ogni caso, l'ES non nutriva affatto il desiderio di pensare alla perdita che avevano subito: erano tutti concentrati sulla partita imminente tra Grifondoro e Serpeverde e pronti ad entrare in azione in caso ce ne fosse stato bisogno. I Grifondoro si allenarono duramente per tutto Novembre e ne subirono di tutti i colori dalla squadra Serpeverde, specialmente il Capitano, che sembrava avere un perenne nervo scoperto ogni volta che si toccava l'argomento.
« Pronta per essere schiacciata, lenticchia? » le urlava dietro la Parkinson, ogni volta che si ritrovavano nei corridoi e qualunque tipo di provocazione inferta era motivo di scontri e duelli tra le due.
Le istigazioni non facevano altro che alimentare il desiderio di Ginny di battere i Serpeverde.
« Ragazzi. » esordì il Capitano, una volta che furono tutti preparati e pronti negli spogliatoi il giorno della fatidica partita. Erano tutti nervosi ed estremamente verdognoli mentre prestavano attenzione al discorso di inizio partita, soprattutto coloro che non avevano mai giocato una partita ed era la loro prima volta. « Abbiamo lavorato duramente in questi giorni, ci siamo allenati col freddo, col vento, con influenze e infortuni, abbiamo subito le orribili angherie dei Serpeverde per due settimane di fila... non possiamo farci battere! Sarà dura vincere, quelli hanno i Carrow dalla loro parte... ma ce la possiamo fare con il gioco leale, con l'impegno e con la forza che ci distingue! »
Molti annuirono; alcuni si limitarono a fissare il Capitano; Seamus e Neville applaudirono con estremo entusiasmo.
« Voglio che qualunque cosa vi accada in campo, qualunque cosa strana, la denunciate. » proseguì la ragazza, decisa a dare ai Serpeverde del filo da torcere e scoccando un'occhiatina a Neville e Seamus, che ridacchiarono e fecero un cenno d'assenso col capo. « Praticare magie in campo non dovrebbe essere permesso, potreste distrarvi e farvi male e io non voglio assolutamente questo... ma, qualora voi foste costretti ad usare le maniere forti con loro, vi ordino di usarle e di far vedere loro quanto valete. » concluse, e Ritchie Coote le fece un gran sorriso.
« Non vedo l'ora di usare le maniere forti, allora! » fece ironia Seamus, ridacchiando insieme al portiere, Christopher Jones.
Il resto della squadra si fece trasportare dalle risate per poi disperdersi negli spogliatoi in modo da prepararsi psicologicamente a quella partita che non sarebbe stata uguale alle altre partite giocate lì al castello. Neville, che aveva assistito al discorso di inizio partita in un angolino appartato, si avvicinò all'amica con una grossa barretta di cioccolato che probabilmente arrivava delle cucine.
« Non hai mangiato nulla stamattina. » sorrise, porgendole il cioccolato con affetto. « Non puoi affrontare una partita senza mandare giù qualcosa. Lupin diceva sempre di mangiare tanto cioccolato, soprattutto prima di una partita di Quidditch... ricordi? »
Ginny sorrise di rimando e la prese, ficcandosene un pezzo in bocca. « Grazie. Saputo qualcosa? »
« Nulla, ma i Carrow sembrano davvero decisi a non darvela vinta. » rispose prevedibilmente Neville, a bassa voce in modo da non far abbattere il resto della squadra. « Ma voi non dovete preoccuparvi, ci siamo noi sugli spalti a controllarli. Ah, la McGranitt ha affidato la cronaca a Smith e Luna, la faranno insieme. Nessuno dei due voleva restarne fuori, così ho proposto una doppia cronaca in modo che due membri dell'ES potessero tenere la situazione sotto controllo in campo e farla notare alla scuola. La McGranitt andrà fuori di testa, lo so, ma come idea trovo sia niente male... non credi? »
« Brillante, davvero brillante. » fu l'approvazione della ragazza, che aveva battuto nervosamente una pacca sulla spalla di Neville.
Lui sorrise di nuovo e, una volta arrivata l'ora di entrare in campo per la partita, corse velocemente via dagli spogliatoi per raggiungere gli spalti insieme agli altri Grifondoro, non dopo averle augurato un in bocca al lupo per la partita. I Grifondoro uscirono dagli spogliatoi, acclamati dalla folla, proprio nel momento in cui i Serpeverde uscivano dai loro, minacciosi come non mai.
« Signore e signori, benvenuti alla prima partita della stagione di Quidditch! » una voce sognante fece eco nello stadio, la voce di Luna Lovegood era come un abbraccio in quella giornata. « Ed ecco che Grifondoro e Serpeverde entrano in campo, acclamati dalla folla di studenti, prontissimi per fare il tifo! »
Era un'emozione incredibile quella di scendere in campo e vedere che il tuo nome era ripetuto così tante volte, quasi come se fossi un giocatore di Quidditch internazionale: l'atmosfera era perfetta, di puro giubilo. Sorridendo, il Capitano della squadra notò un sacco di striscioni in tribuna ma quello che ci tenne ad attirare particolarmente la sua attenzione fu uno con scritto:
GRIFONDOR VINCI PER ME, PERCHÉ MANCA IL NOSTRO RE.
La ragazze ebbe una sorta di vuoto nello stomaco che non aveva nulla a che fare con la partita. Quasi si aspettava di vedere Ron correre goffamente gli anelli e dirigere il coro di canzoni dall'alto, mentre parava con assoluta disinvoltura. Harry, invece, se lo immaginava in alto a setacciare i cieli per afferrare con acrobazie fantastiche la piccola pallina dorata che li avrebbe condotti alla vittoria. Non sembrava una vera partita di Quidditch, quella, senza di loro.
« Benvenuti! Siamo lieti di presentarvi la squadra che Weasley ha messo su, essendo quest'anno il Capitano! » proseguì la voce di Smith, non più altezzosa ma pur sempre non amabile come avrebbe dovuto essere. « Squadra nuovissima ad Hogwarts! Che dire? Siamo tutti curiosi di vedere come se la cava questa nuova squadra. I Capitani precedenti erano più molto in gamba di lei, non si sa ancora se sarà all'altezza del suo ruolo! »
I Grifondoro protestarono a gran voce ma le proteste furono coperte da forti applausi da parte dei Serpeverde.
« Ma non facevi che criticarli, i Capitani precedenti! » tenne ad obiettare Luna, incrociando le braccia al petto, e la folla Grifondoro applaudì; i Serpeverde risero, forse per l'orribile e ridicolo enorme copricapo a forma di leone che l'amica aveva in bilico sulla testa e che la McGranitt osservava con un certo timore.
Proprio in quel momento il capello ruggì e la professoressa trasalì. « Andate avanti con la cronaca! » esordì, dal megafono magico.
« Sì, giusto, professoressa. » fece Smith, pomposo come non mai. « La squadra dei Serpeverde sembra essere sempre la stessa, forse un concentrato di forze nuove avrebbero reso il tutto molto curioso ma sono certo che sono carichi quanto i nuovi giocatori di Grifondoro. »
« Capitani, la mano. » disse Madama Bumb, a voce alta per farsi sentire da tutti.
Tiger fece un ghigno malefico mentre tentava di stritolare le dita di Ginny.
« Sei finita, brutta lenticchia. »
« Prova a prendermi, se ci riesci. »
Dopo aver sciolto la stretta, la ragazza diede un'ultima occhiatina di sfida al Serpeverde, che l'accolse senza alcun timore.
« In sella alle scope! Al mio via in aria. Tre, due, uno... via! »
« Il Capitano della squadra di Grifondoro si impossessa immediatamente della Pluffa. » disse Smith alla folla di tifosi, che acclamarono quella prima azione e cominciarono a gridare il nome della ragazza con tutte le loro forze. « Si tuffa in picchiata tra i giocatori, schiva contemporaneamente Zabini, Urquhart e Harper... »
« ... che avevano formato un triangolino poco raccomandabile attorno a lei... » accluse Luna severa, e i Serpeverde fischiarono.
« ... e lancia la palla a Finnigann, che si dirige verso la porta. » concluse Smith.
« Finnigann sfreccia via con la Pluffa ma un Bolide di Tiger gli impedisce di tirare in uno degli anelli. » proseguì Luna al posto di Zacharias Smith. « Perde la Pluffa, la prende Urquhart e... no, la perde anche lui... James Wood, nuovissimo ad Hogwarts e nella squadra, si impossessa della Pluffa... si dirige agli anelli, prova a lanciare e... il portiere di Serpeverde para! »
Ginny si voltò per guardare i Cacciatori della squadra nemica: i due, eccetto Zabini, ricambiarono il suo sguardo facendole una smorfia malefica e la ragazza diede loro le spalle per afferrare la Pluffa che James le lanciava. Seppe di essere nei guai nell'esatto momento in cui i Serpeverde le rifilarono quelle occhiatacce. In fondo, quel che di buono Grifondoro faceva andava solo a discapito suo e della squadra.
Con la Pluffa sotto braccio, la ragazza fece per avviarsi in tutta fretta agli anelli avversari ma un Bolide quasi le ruppe un braccio e le fece scivolare la palla dalle mani, che fu recuperata da Zabini a pochissimi metri di distanza.
« E quello che diavolo era?! »
Nessun Bolide, nel corso della sua carriera a Quidditch, l'aveva colpita con così tanta veemenza.
« Ops. » fu il commento di Goyle, mentre ridacchiava stupidamente con il suo compagno e le volava attorno. « Fatta male, lenticchia? »
« Verme schifoso! E quello da dove spunta? » sbottò Ginny inalberata, col braccio indolenzito.
« Nessuno ti ha informato sui nuovi Bolidi-Spappola-Babbanofili? » si intromise Tiger con un risolino e sparì via, dando una pacca compiaciuta al suo compagno.
Ginny fece dietrofront e acciuffò la Pluffa lanciatole da Seamus, facendo una picchiata veloce verso il basso in modo che Zabini non le fosse pericolosamente addosso. Accelerò in modo da seminarlo ma i Serpeverde parevano avercela con lei in tutti i modi: stavano di nuovo iniziando a circondarla.
« Il Capitano di Grifondoro in possesso della Pluffa... bene, era ora si muovesse! Oh, i Cacciatori di Serpeverde la bloccano! » disse Smith, continuando con la cronaca in maniera pomposa. « Sembra un astuto stratagemma, quello dei Serpeverde. Ma per quale assurdo motivo questo nuovissimo Capitano non si decide a fare qualcosa? »
« Continuano a circondarla! » si udì la voce adirata di Luna mentre Ginny passava la palla a Seamus.
Il violento Bolide non la colpì per un pelo e anche Zabini rischiò di andarci molto vicino, il che prese ad imprecare violentemente contro il compagno di squadra e contro il mondo intero per la rabbia e la frustrazione. La distrazione dei Serpeverde favorì Seamus, che corse verso l'anello centrale della squadra avversaria passando la palla al Capitano...
« ... GOOOOL! » strillarono Luna e la McGranitt dal megafono; la folla Grifondoro fu immediatamente scatenata, e anche il cappello di Luna.
« WEASLEY SEGNA! » annunciò Smith, senza l'entusiasmo di tutti i presenti ma tenendo ben alta la voce in modo da sovrapporre le orde di applausi e cori provenienti dalla curva rosso-oro. « DIECI A ZERO PER GRIFONDORO! »
La partita andò avanti e accadde proprio quello che tutti temevano: man mano, la squadra Grifondoro fu protagonista di incidenti molto strani. Peakes e Ritchie Coote vennero colpiti dai loro stessi Bolidi che, non si sapeva come, erano riusciti a tornare indietro da chi li aveva lanciati; Oliver Carter era stato spinto da Harper in un anello e il suo naso aveva iniziato a sanguinare manco avesse inghiottito del Torrone Sanguinolento; James Wood era rimasto appeso a testa in giù sulla scopa ma nessuno sapeva come fosse successa una simile cosa e, infine, il portiere Christopher Jones fu poco in grado di parare delle reti. Intanto, Ginny, che era il Capocannoniere della squadra, era riuscita a segnare tre delle quattro reti di Grifondoro.
Quaranta a trenta per Grifondoro.
« E Ginny Weasley ancora con la Pluffa, che bravura! » esordì soavemente la voce di Luna, affettuosa anche in megafono. « Schiva di nuovo Zabini, sfreccia via e Urquhart quasi le fa perdere l'equilibrio! » la folla Serpeverde fece un grosso applauso. « Lancia a Finnigann, che passa a Wood, che... ehi, che succede? »
La squadra si era fermata improvvisamente a mezz'aria sul campo, lo sguardo immensamente vacuo e la mente sgombra da qualsiasi cosa... in confusione totale. Per quale motivo si trovavano lì? Che cosa stavano facendo? Che ci facevano su un manico di scopa? Il campo era un vorticare incessante di luci e colori, si udivano grida, esclamazioni...
D'un tratto, fu come svegliarsi da un attimo di sonnolenza: tutto apparve nitido e i Serpeverde avevano segnato due reti e cantavano una canzone a squarciagola che Pansy Parkinson e Daphne Greengrass si divertivano a dirigere dagli spalti. Ginny si voltò per guardare ogni componente della sua squadra e l'orrore li colpì in pieno volto: erano stati incantati con un incantesimo Confundus. La McGranitt stava ancora urlando furibonda contro i Serpeverde, che ghignavano malignamente col sostegno dei Carrow, che a loro volta intimavano alla McGranitt di tacere.

Babbanofili, Feccia e sporchi Mezzosangue
tremate, tremate:
sono arrivati i Purosangue!

Ehi, Grifondoro, volete veder cosa faremo?
tremate, tremate:
noi vi annienteremo!


« Cosa diavolo credete di fare? » protestò Ginny adirata, puntando il dito contro Tiger mentre Serpeverde segnava un'altra rete e Christopher, impotente, vorticava tra gli anelli in modo inquietante e del tutto incapace di fermarsi. Tutta la scuola, squadra di Grifondoro compresa, si unì al Capitano e urlarono di protesta. « Ci avete incantati di proposito, brutti imbroglioni che non siete altro! »
Tiger rise di puro gusto. « Vacci piano con le parole, carina. » la avvertì, minaccioso.
« Altrimenti? » fece lei di rimando, la mano all'interno della tunica nel caso avesse dovuto sfoderare la bacchetta.
« Altrimenti te ne pentirai, lenticchia. »
« Vai al diavolo! »
« Oh, che caratterino. Vedrai cosa ti attende, brutta Babbanofila. »
« Ed ecco che i due Capitani discutono animatamente tra di loro e il Capitano di Grifondoro sembra che mandi quasi a quel paese quello di Serpeverde. Beh, se lo merita proprio! » stava dicendo Luna arrabbiata, mentre la curva Grifondoro applaudiva con grande forza. « Oh, quanto mi piace lei! Anche a voi piace così tanto? »
« Andate avanti con la cronaca! » intervenne la McGranitt; i Serpeverde si rotolarono dalle risate e attaccarono di nuovo l'odiosa canzoncina minacciosa mentre i Carrow ridacchiavano in maniera inquietante in tribuna e facevano il tifo per la loro squadra.
« Idioti, solo imbrogliando siete riusciti a segnare cinque reti! » si intromise Seamus, intervenendo a difesa di Luna. Nel frattempo, James Wood aveva fatto un altro gol, dando ai tifori rosso-oro qualcosa di cui gioire ma la Pluffa era stata recuperata da Zabini, che in quel momento sfrecciava verso il Portiere di Grifondoro.
« Seamus, lascia perdere... non sono proprio capaci di vincere senza imbrogliare. » riprese il Capitano acidamente, voltando le spalle ai nemici.
Tiger fece schioccare le nocche. « Taci, babbanofila. »
« Taci tu! » intervenne Ritchie Coote ringhiando, munito di grossa mazza da Battitore e senza il timore di poterla utilizzare contro gli avversari in maniera diretta.
« E tu da dove diavolo sei uscito? »
« Lasciala in pace! »
« Lascia stare, Ritchie. » intervenne la ragazza disperata, afferrando il braccio dell'amico e costringendolo ad allontanarsi da quella posizione. « Forza, continuate, squadra! Possiamo ancora vincere! »
E la partita andò avanti come aveva previsto il Capitano, con dei successi da parte di Grifondoro: Seamus e James fecero un gol a testa dando parecchia forza alla squadra, l'incantesimo che faceva vorticare Christopher Jones attorno agli anelli fu improvvisamente contrastato dall'Esercito di Silente. Ogni membro aveva puntato di rimando la bacchetta contro Alecto Carrow, che imprecava a voce alta contro la sua.
« E mentre i Grifondoro fanno festa, credo che il Cercatore di Grifondoro abbia visto qualcosa che l'altro Cercatore non ha visto... ma certo! Il Boccino, signore e signori! »
Ginny vide confabulare il Capitano di Serpeverde e il suo grosso amico tra loro e capì immediatamente le loro cattive intenzioni: erano entrambi Battitori e volevano colpire Oliver con uno di quei violenti Bolidi per non fargli afferrare il Boccino così che Serpeverde avrebbe avuto la meglio.
« Che diavolo credete di fare, eh? Vermi che non siete altro! » intervenne la ragazza, ponendosi tra di loro e guardandoli con assoluto disprezzo mentre i due facevano oscillare stupidamente le loro mazze di Battitore. « Non ci provate. »
Con uno scatto fulmineo, sfrecciò verso i due nell'esatto momento in cui stavano per lanciare il Bolide contro il piccolo Cercatore, tentando di disarcionarli dalla scopa. Il Bolide partì comunque a tutta velocità ma l'urlo dei due Capitani aveva attirato l'attenzione di Oliver, che vide la violenta palla puntare verso di lui, schivandola con assoluta facilità. Il Boccino, naturalmente, era sparito nel caos.
« Schifosa traditrice del tuo sangue! » esordì Tiger infiammandosi, stringendo il pugno attorno alla mazza da Battitore. « Ridi, ridi pure quanto vuoi... tu e il tuo stramaledetto fidanzatino siete morti, capito? Morti! » disse, accompagnando la frase con il gesto di tagliarsi la gola con un dito.
Ginny continuava a ridere. « Strano... credevo che da morta avrei volato diversamente, mica in sella ad una scopa. »
« Giuro che questa me la pagherai amaramente! » Tiger fece dietrofront, spedendole un minuto dopo un Bolide e scoppiando rumorosamente a ridere.
« Credevi di impressionarmi? » disse beffarda lei, evitando senza alcun impaccio la palla mentre lui la tallonava. « Quel Bolide avrebbe saputo evitarlo anche un bamb... »
Si udì qualcuno strillare e successivamente ci furono parecchie urla. La ragazza si accorse che il Bolide stava tornando indietro verso di lei, come se fosse attratto da una calamita invisibile. Lo evitò facilmente e lo fece tante altre volte ma il Bolide continuava imperterrito ad essere attirato da lei e tentava di disarcionarla pericolosamente. E fu così che la ragazza capì che Tiger gliela stava facendo pagare... con un Bolide manomesso.
« Professoressa McGranitt, faccia qualcosa! » stava strillando Luna dal megafono, mentre Neville scavalcava la tribuna Grifondoro per salire sul podio del cronista, aiutato da molti componenti dell'Esercito di Silente.
« Un caso lampante di manomissione! » urlava Neville, strappando il megafono magico dalle mani di Smith che stava per dire qualcosa; la McGranitt sembrava fuori di lei dalla rabbia mentre affrontava a mani nude i Carrow.
Nel frattempo, il Bolide acquistava sempre più violenza e rapidità e Ginny non riuscì a vedere in tempo la violenta palla rossa che le era spuntata alle spalle e che la colpì fortissimo alla testa. Fu con un rantolo strozzato che la ragazza cadde dalla scopa...




Quando aprì nuovamente gli occhi si trovava nell'Infermeria del castello e i visi preoccupati di Neville e Luna si rilassarono.
« La partita! » esordì Ginny agitata, cercando di rimettersi in piedi. « La partit... come... che cosa... »
Neville la fece stendere e lei ricadde sui cuscini; Luna rispose: « Grifondoro ha perso, ovviamente. Il Cercatore aveva visto il Boccino ma ha volato verso di te per recuperarti prima che toccassi terra. Seamus lo ha aiutato subito e ti ha afferrata per un braccio. Se loro non si fossero mossi probabilmente saresti morta... »
« I Serpeverde goivano. » accluse Neville, rabbioso.
« Montague ha afferrato il Boccino facilmente e... mi dispiace. »
La ragazza si coprì gli occhi con le mani, constatando che il suo capo era pieno di bende esattamente come lo era quello di Harry quando l'anno precedente McLaggen lo colpì con la mazza da Battitore. Avevano perso miseramente a causa dei Serpeverde, dopo tutti gli sforzi e tutti i sacrifici avevano perso a causa dei loro nemici viscidi che avevano tentato in tutti i modi di battere il record delle partite più sporche al quale tutti avevano mai assistito.
« Che cos'ho? » chiese, afflitta e con un viso da funerale.
« Frattura cranica e distorsione al braccio. » rispose Neville, con un sospiro. « Ci dispiace, Ginny, la McGranitt non ha potuto fare nulla. I Carrow torturano gli studenti quando aprono bocca, figuriamoci se a loro importava dei Bolidi manomessi e violentissimi oppure che l'intera squadra era K.O. per l'incantesimo Confundus di Alecto Carrow stessa. E figuriamoci se a loro importava che il Bolide voleva farti fuori... anzi. » concluse, tetro.
« Come hanno fatto a rendere i Bolidi così violenti? » insistette Ginny, furibonda.
« Incantesimi a noi sconosciuti. » disse Luna, facendo spallucce. « Nessuno ha mai visto una roba simile, quei Bolidi erano violenti il quadruplo. »
« Sì, beh, l'ho notato... » convenne la ragazza, con il braccio e la testa dolente come non mai. « Immagino che le serpi siano uscite pulite da quel caos. »
« Immagini bene, certo che ne uscivano pulite. Avevi dubbi? » fece Neville, piuttosto aspramente. « Tieni, la squadra ti ha portato dei dolci quando ancora dormivi. Abbiamo fatto fuori alcune Cioccorane prima che ti svegliassi, sei qui da ore... tra poco scatta il coprifuoco. »
Un ciabbattio piuttosto rumoroso annunciò ai ragazzi che Madama Chips stava arrivando nell'Infermeria con il solito cipiglio premuroso per i suoi pazienti e le pantofoline rosa col pelo ai piedi. Si fermò dinanzi al letto della malcapitata, osservando con sospetto i dolci che i ragazzi stavano facendo fuori, e incrociò le braccia al petto, come una ragazzina offesa.
« Ah. Sei sveglia. » constatò, nel solito tono professionale.
« Come nuova. » rispose la ragazza, allargando le braccia (il sinistro molto meno). « Non mi dica che devo passare la notte qui dentro da sola, Madama Chips. Non vedo l'ora di alzarmi, di mangiare qualcosa di consistente e di fare qualunque cosa che non sia restare nel letto a... »
« Passerai la notte qui. » l'interruppe la donna, intransigente, mentre trafficava con delle ampolle. « I tuoi compagni ti hanno avvertita sulla tue condizioni? Braccio distorto al massimo e una grossa frattura cranica, ma tu guarda questo Quidditch! Tu rimani qui, non devi fare sforzi eccessivi. »
« Ma non posso! Devo correre dai Serpeverde e ammazzarli, quei bastardi! »
« Temo che questo rientri abbondantemente in: sforzi eccessivi. E rientra in questa categoria anche solo alzarti dal letto. »
« Ma Madama Chips! Lei non sarebbe contenta di liberarsi delle serpi? E anche dei Carrow, se ci riesco... »
« Sssst, ragazzina! È pericoloso parlare in quel modo... di questi tempi, poi, che mi venisse un colpo! Tu resti qui in Infermeria. Niente storie o chiamo la McGranitt. » disse in tono definitivo la Guaritrice, andando via e lasciando da soli i tre ragazzi.
La ragazza sbuffò non appena la donna sparì e chiuse gli occhi. « Partita persa, braccio maciullato, testa spaccata in due... e notte in Infermeria. Cos'altro deve succedere? »
« Lascia perdere. » fece Neville irritato, lanciandole il Cavillo che colpì pesantemente le lenzuola fresche. « Dai un'occhiata a questo, piuttosto. »

IL MINISTERO IN CONTRASTO CON UN RAGAZZO INNOCENTE
COME MAI?

Come ben sappiamo, il Ministero della Magia non fa che andare contro un ragazzo innocente. Non ci sono prove sul fatto che Harry Potter, simbolo di speranza e di forza per tutti, c'entri davvero qualcosa con la morte di Albus Silente. Non ci sono dubbi sui tanti testimoni oculari che avrebbero visto il ragazzo Potter correre via dal castello subito dopo la morte del più grande mago di tutti i tempi ma potrebbe benissimo essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato e, sebbene anche Severus Piton sia stato visto correre via dopo la morte di Silente, inseguito da Potter, di questo il Ministero non ne fa parola.
Invito, dunque, i lettori ad aiutare Harry Potter e a supportare sempre un ragazzo innocente, ricercato dalle autorità di un crimine che non ha assolutamente commesso.
-Xenophilius Lovegood.
Per ulteriori informazioni andare a pagina 7.


Ginny fece un gran sorriso a Luna, porgendole con affetto la rivista di suo padre. « Davvero nobile da parte sua continuare a scrivere di lui per difenderlo, nonostante tutto. Lo ammiro molto, e sono sicura che anche lui apprezzerebbe... se fosse qui... »
« È il suo compito! » rispose serenamente Luna, prendendo il Cavillo che l'amica le restituiva e ribaltandolo con sicurezza.
Neville fece per dire qualcosa ma l'urlo burbero di Hagrid, appena entrato in Infermeria, lo interruppe.
« Salve a voi, piccoli ribelli che non siete altro! » e diede una grossa pacca sulla spalla di Neville, che quasi cadde sul letto dell'amica. Il loro grosso amico si sedette su una poltrona lì vicino e fece per abbracciare la malata. « Se Madama Chips mi vede abbracciarti sono fritto. Allora? Che partitaccia, eh... ce l'ho io detto alla McGranitt! Quelli stanno prendendo il sopravvento! Ma tu come stai, rossa? »
« Non c'è male. » rispose lei, sorridendo. « Ho solo una distorsione al braccio e una frattura cranica. »
« Solo, eh. » ci tenne a precisare Neville, con abbondante ironia. « Comunque, scusaci tanto se non veniamo mai a trovarti, Hagrid. I Carrow ci stanno impegnando parecchio qui a scuola. »
« E voi state impegnando loro, a quanto ne so io... eh, piccoli ribelli? »
« Che cosa ne sai? » chiese Luna, incuriosita.
« Oh, le voci girano in tutto il maledetto territorio di Hogwarts. Ma speravo che almeno non abbandonavate Cura delle Creature Ma... »
« Non farci sentire in colpa, non attacca con noi. » lo interruppe Ginny, con forza.
« E va bene! » fece Hagrid infastidito, che infine sorrise a Neville e aggiunse, cambiando argomento e indicando il giornale che Luna aveva tra le mani: « Comunque, ho letto l'articolo di tuo padre sul Cavillo. Beh, che dire... audacia da vendere il vecchio Xeno! Proprio come sua figlia... vero, Luna? »
« Che ne pensi? » volle sapere Luna, pacata e tranquilla.
« Penso che dovrebbero imparare a essere tutti come lui e non dimostrarsi solamente delle pedine di questo Ministero fetente. » rispose il gigante, gonfiando il petto in modo fiero e sorridendo garbato ai ragazzi. « Un pochetto come voi. Fategliele vedere delle belle a quegli stramaledetti Mangiamorte. Non fate cose sciocche, come rubare cimeli importanti della scuola nell'ufficio del Preside, ma fategliele vedere delle belle. Perdinci, Mangiamorte nella scuola di Albus Silente! Dateci dentro con l'Esercito di Silente: mi gioco la coda di Thor che quelli non dureranno molto qui. »
I tre ragazzi scoppiarono a ridere e annuirono, scambiandosi un cenno col capo.
Ginny fece una smorfia e disse: « Tranquillo, Hagrid. Giuriamo solennemente di non avere buone intenzioni. »




Dopo la lettera dei gemelli, il trio continuava a pensare a quale fosse il modo migliore per penetrare nell'ufficio di Gazza e prendere possesso dei Fuochi d'Artificio e delle mille diavolerie dei Tiri Vispi in modo da poter creare vero panico nella scuola e continuare ad infastidire i Carrow, come di loro fedele compito. Dopo che Ginny fu dimessa dall'Infermeria e venuta a conoscenza dai suoi amici che i Serpeverde non demordevano nel bullizzare gli studenti e che Tiger e il suo oramai fedele cagnolino avevano predisposto sui primini una sorta di regime di terrore, la ragazza decise che quello era il momento per entrare in azione, con o senza un piano.
« Oh, se solo potessimo mutare la nostra forma con quelle creaturine magiche che risiedono nella foresta più famosa della Tanzania... sarebbe davvero una cosa utile, sapete? »
Neville rivolse a Luna un'occhiata carica di sconcerto.
I tre amici erano al primo piano, dietro l'arazzo che conduceva all'ufficio di Gazza. Il vecchio custode stava sorvegliando quella zona del castello insieme alla sua brutta gattaccia Mrs Purr, percorrendo il corridoio avanti e indietro e borbottando bestemmie particolarmente affinate e non proprio lusinghiere rivolte agli studenti. Non volava una mosca a parte le imprecazioni di Gazza e i miagolii sommessi della gatta: era ora di agire, ed in fretta.
« Come faremo ad entrare? » insistette per la terza volta di fila Neville, guardandosi intorno con una certa ansia.
« Io l'ho detto che... »
« Luna. » la interruppe il ragazzo, disperato. « Seriamente. »
« Io sono seria! »
« Non credo che... »
Degli schiamazzi e gran rumoracci invasero le loro orecchie e i tre si misero all'erta per eventuali cambi di programma. Si accorsero, solo dopo qualche secondo, che i Serpeverde avevano invaso il corridoio e la situazione mise addosso a Neville un certo nervosismo, certo che con le serpi non avrebbero mai potuto entrare in azione.
« Urlava come un maiale! Lo avete sentito? »
« Stava pregandoci! »
« Li stai sentendo, quei codardi? Non possiamo agire con loro in corridoio, potrebbe finire come la spada di Grifondoro. » disse Neville, sbuffando tutto il suo disappunto.
Ginny strinse le nocche in maniera infuriata: i Serpeverde sembravano aver picchiato e torturato senza alcuna pena un altro ragazzino innocente e questo sotto la massima tutela dei Carrow, senza che gli altri insegnanti lo sapessero e potessero intervenire.
La rabbia esplose come un fuoco d'artificio, non riuscendo nuovamente a contare fino a dieci. « Ci penso io. »
« Cosa? » fece Neville, afferrandole velocemente una mano e avvicinandosi a lei. « Che vuoi fare? »
« Sì, che hai in mente? » chiese Luna, interessata.
La ragazza, divincolandosi dalla presa di Neville, aveva sfoderato prepotentemente la bacchetta. « Quelli se ne vanno in giro a vantarsi di essersela presa con dei bambini di undici anni! Per fermare i Carrow dobbiamo anche fermare i loro seguaci e l'Esercito di Silente non tollera atti di bullismo, specialmente verso i più piccoli. Che se la prendessero con me, sono anni che voglio rompere quella faccia da cane della Parkinson. »
« Vuoi farci da diversivo mentre noi recuperiamo la valigetta? » intuì Luna con perspicacia, facendo un sorriso sereno all'amica.
Neville, dal suo canto, non parve assolutamente d'accordo. « Luna, tu recupera tutto, io vado con lei. Se loro ti fanno del male... »
« Fidati di me, Neville, ho imparato un sacco di fatture interessanti e ho scoperto di usare i pugni meglio di loro. » la ragazza gli fece l'occhiolino, in maniera rassicurante e sperando che Godric Grifondoro fosse dalla sua parte. « Fidati di me e recuperate in fretta quella valigetta. »
Dopo qualche minuto di pura frustrazione, Neville annuì contrariato e insieme a Luna corse verso la porta dell'ufficio di Gazza mentre l'altra svoltava il corridoio, trovandosi faccia a faccia coi Serpeverde che, non appena la videro, fecero un risolino malefico e fecero schioccare rudemente le nocche.
« Oh, guardate chi abbiamo qui! » esordì la Parkinson, facendole una smorfia. Daphne Greengrass rise, attaccata al braccio di Nott. « L'ultima lenticchia della famiglia. »
« Che diavolo ci fai tu, traditrice? » intervenne Nott, ombroso e inquietante.
« Cosa si prova a prendersela con dei bambini di undici anni, Parkinson? »
« Entusiasmo. » rispose la Serpeverde, la faccia da carlino contratta mentre i suoi compari ridacchiavano. « Dovevi sentirli urlare come piccoli maialini, ti sarebbe piaciuto. »
« Ora che mi ci fai ricordare, lenticchia, ti devo dare una bella lezione per tutti i grattacapi che mi hai dato durante la partita. » intervenne Tiger, brandendo la bacchetta.
Goyle fece uno strano grugnito per assecondarlo e Nott un commento sprezzante.
« Non mi faccio torturare da un idiota. » sibilò la ragazza, alzando un sopracciglio, senza alcuna paura nonostante i Serpeverde fossero in superiorità numerica. « Ma penso sia arrivato il momento che voi capiate che terrorizzare undicenni non vi fa onore. Sembrate solo dei piccoli viscidi codardi, sapete? »
Tiger venne avanti con forza ma la Parkinson l'aveva fermato in fretta. « È mia la Babbanofila, cosa ti avevo detto? Tu ne hai avuto abbastanza durante la partita. » disse la Serpeverde, tenendo testa alla Grifondoro. « Sai cosa, lenticchia? Non ci interessa di quei ragazzini. È divertente torturarli e vederli piangere, non reagiscono e puoi goderti in pieno lo spettacolo. Sai che noia torturare qualcuno che non fa che controbattere! »
Ginny si sentì una scarica elettrica percorrerle tutto il corpo e non riuscì più a pensare a cosa dire per recuperare tempo in modo che i due amici riuscissero ad avere qualche minuto in più per trovare la valigetta. Fu con tutto l'odio che avesse che mollò un pugno sulla faccia da carlino della Parkinson, ammaccandole il naso e gonfiandole un labbro.
La Serpeverde prese ad urlare con tutte le sue forze, sputando sangue sul pavimento. « Schifosa! Ti uccido con le mie stesse mani, vedrai! »
Tiger venne avanti insieme al suo fedele compare e Nott ma la ragazza spedì a tutti e tre un incantesimo di ostacolo, che fu schivato da Nott, dalla cui bacchetta fuoriuscì una calda luce arancione. Certa di essere la migliore lanciatrice di Fatture Orcovolanti, spedì una contro tutti e tre mentre la Parkinson era a terra sanguinante e mentre Gazza accorreva velocemente nel corridoio.
Ginny se la diede a gambe prima che potessero incombere i Carrow, ritrovandosi faccia a faccia con Luna e Neville.
« Cosa ti hanno fatto? » chiese quest'ultimo, in cerca di qualche livido o graffio e afferrandole nuovamente un braccio mentre tutti e tre si allontanavano correndo dal corridoio del primo piano.
La ragazza, dal suo canto, appariva del tutto soddisfatta. « Quanta poca fiducia, Neville, ti avevo detto che non mi avrebbero torto un capello. »
« Ce l'abbiamo fatta! È stato strepitoso! » esordì Luna felice, indicando la valigetta che aveva tra le mani e facendo un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
« E in assenza di un piano ben studiato nei minimi dettagli. » ci tenne a precisare Neville, circondando le spalle delle amiche. « Questo a dimostrazione che non era destino che riuscissimo a prendere la Spada di Grifondoro. »
« Neville! »
La voce di Seamus li fece voltare di scatto e il trio mise a fuoco il loro amico in compagnia di Hannah Abbott e Michael Corner. Neville, arrossendo in un botto, fece scivolare velocemente le braccia dalle spalle delle due amiche e si erse in tutta fretta, quasi come se fosse un soldato tedesco sugli attenti. Probabilmente erano i capelli sciolti e fluenti di Hannah e l'ombretto celeste sui suoi occhi scintillanti ad attirare così tanto l'attenzione del ragazzo. O probabilmente il fatto che mancavano pochissimi giorni all'uscita ad Hogsmeade dei due ragazzi e che la strizza si faceva sentire a dir poco.
« Che ci fate qui? » fu la rapida domanda di Neville, che alternava gli occhi da Hannah a Seamus.
« Non eravate a lezione. » rispose Hannah, arrossendo.
« Sì, ci eravamo preoccupati e siamo corsi a cercarvi. » disse Seamus, battendo una mano sulla spalla dell'amico. « Calì e Lavanda erano su tutte le furie quando sono andato via e molti dell'ES volevano unirsi a noi tre ma non potevamo non presentarci tutti quanti a lezione, avremmo destato sospe... e quella che diavolo sarebbe? »
« La valigetta dei gemelli di cui vi parlavamo. » rispose Neville, aprendosi in un grandissimo sorriso; Hannah ricambiò con calore, cosa che sciolse qualcosa nel petto del ragazzo.
« Vuoi dire davvero che siete riusciti a recuperarla senza un piano? » volle sapere Michael Corner, sorpreso.
Ginny sorrise. « Esattamente. »
« Lì dentro ci sono tutte le Merendine illegali dei tuoi fratelli e i fuochi d'artificio? » chiese Hannah, timorosa.
« Sì! » rispose Luna, serena come non mai.
« Ma... » fece Michael.
« Rilassati, Michael, abbiamo fatto tutto con la massima discrezione e Ginny ha dato ai Serpeverde una bella lezione. » disse Neville, nel tono serio di chi aveva appena compiuto una missione impossibile. « Nessuno ci ha scoperti e se ci controlleranno non avranno niente da requisire! Queste diavolerie rimarranno nella Stanza delle Necessità, nessuno riesce ad accedervi. Siamo praticamente innocenti. » e sorrise nuovamente ad Hannah, sperando che la ragazza ricambiasse ancora e gli mostrasse il suo dolce sorriso.
« Geniale. » disse con approvazione Seamus, guardandoli con gioia. « Davvero geniale, amici. »
« Allora? » si intromise Ginny, vivace. « Ci siete per creare il caos nei corridoi? »




Il giorno successivo, tutti i membri dell'Esercito di Silente al completo si ritrovarono nel corridoio del quarto piano, pronti ed emozionati per quel nuovissimo piano di vendetta e di rovesciamento del regime di Severus Piton e dei due Mangiamorte insegnanti. Nessuno sembrava essersi opposto, nessuno tranne Zacharias Smith che a detta di Justin aveva fatto un paio di storie, e tutti sembravano volere il caos tanto quanto i capi dell'Esercito.
« Questi sono i Fuochi Forsennati, quindi. » disse Micheal interessato, mentre Ginny cercava di metterli in funzione.
Non ci aveva mai provato e i gemelli non le avevano mai dato qualche istruzione in più ma quello non era il momento di disperarsi in tal maniera: doveva assolutamente trovare il modo per metterli in uso, e l'avrebbe fatto, con qualsiasi metodo o mezzo a lei a disposizione.
« Allora? » intervenne Zacharias Smith, acido e impaziente mentre montava la guardia. « Ci vuole ancora molto? Tra poco studenti e professori si riverseranno nei corridoi al suono della campanella. E chi beccheranno qui fuori a mettere in azione dei prodotti vietati dal...? »
« Noi. » rispose la ragazza indifferente, facendo ridacchiare Neville, Seamus e Michael. « Beccheranno noi se non taci. »
« Comincia a tacere tu! »
« Calma i toni, Smith. » ribatté immediatamente Michael, irritato.
« Sì, dacci un taglio, Zack, per l'amor del cielo! » si intromise Justin, dando una gomitate nelle costole all'amico, che piagnucolò tutto il suo disappunto. « Lasciala concentrare o finiremo in grossi pasticci. »
« Ma... »
« Zacharias Smith! » si intromise Hannah, infuriata. « Taci o faremo esplodere te al posto dei fuochi! »
Neville e Seamus scoppiarono a ridere; la timida Tassorosso arrossì.
« Dai ascolto alla cara Hannah, Smith, e non costringermi a fartela pagare per la cronaca della partita. » aveva sussurrato Ginny, lanciando uno sguardo al ragazzo e strizzandogli l'occhio con fare del tutto minaccioso. « Credi che perché siamo nella stessa squadra d'azione non serbi rancore nei tuoi confronti? »
Smith si erse in tutta la sua considerevole altezza, stringendo i pugni e diventando paonazzo in volto. « Devi provarci! »
« Basta così. » intervennero in coro Neville e Michael.
Seamus sbuffò con noia, coprendo con le mani la bocca di Smith e costringendolo a tacere. « Tu parlerai fin quando non si sarà creato il caos necessario per permetterti di urlare come una femminuccia. Hai capito? »
Smith annuì freneticamente, scandalizzato dal sequestro della sua bocca.
« Tralasciando questo, a che diavolo di punto stiamo con questi fuochi? » era saltata su Calì, che stava spiando nella fessura di una porta dell'aula accanto. « Vedo un certo movimento qui dentro... »
« Sì, anche qui. Mettete immediamente in azione quei cosi! » fece eco Lavanda, la voce roca dai nervi.
« Usa un incantesimo qualsiasi. » propose Susan.
« No, assolutamente no! » la contraddisse Padma Patil, con occhi sgranati dallo sconcerto. « In questo modo si potrebbe rischiare di fare solo rumore e non concludere nulla: i fuochi non esploderebbero. »
« Ma dobbiamo rischiare, Padma. » disse Ernie convinto, scambiando uno sguardo d'intesa con Hannah. « Non possiamo farci scoprire così! »
Ginny aveva guardato Neville come in cerca di approvazione, esattamente come faceva sua madre con suo padre durante qualche decisione importante, e l'amico le restituì uno sguardo convinto, uno sguardo che diceva chiaramente: "O ci proviamo o ci proviamo". La Grifondoro puntò con determinazione la bacchetta verso un fuoco d'artificio e esordì, inaspettatamente: « Incendio! » per poi tapparsi le orecchie a causa del rumore improvviso.
I membri dell'ES sobbalzarono, urlando e fissando i Fuochi Forsennati che, con un lungo fischio, vennero sparati in aria nel corridoio e crearono il caos più totale, esplodendo come se fossero pericolose bombe atomiche.
Neville aveva afferrato la mano di Hannah e la mise al riparo da un fuoco che stava per esploderle addosso.
Ad un tratto, ci fu un gran sbattere di porte e studenti ed insegnanti corsero velocemente fuori dalle aule, coprendosi la bocca con le mani alla vista di quella confusione e urlando ad ogni scoppio. L'ES intravide la McGranitt che, sconvolta e soddisfatta allo stesso tempo, si guardava intorno in cerca degli artefici di tutto quello; il piccolo Vitius saltellare per le scale con i suoi studenti al seguito; la Sprite catapultarsi lì dalle serre dopo nemmeno un minuto, insieme ai suoi studenti e ad alcune piantine sottobraccio; i Carrow, dal loro canto, risaltavano nel caos generale: pallidi e sotto shock, sembravano sudare freddo e, dopo cinque minuti di urla disperate e furibonde ad ogni scoppio di fuoco d'artificio, si lasciarono cadere per terra, sfiniti.
I Fuochi Forsennati dei gemelli, da semplici fuochi si erano tramutati in grossi dragoni e serpenti, sparando tante scintille e provocando boati, e tutti gli studenti della scuola gridavano e si aggrappavano ai compagni, agitando le braccia per allontanare la polvere dei fuochi; alcuni ridacchiavano e applaudivano; gli insegnanti avevano un'espressione indecifrabile sul volto mentre osservavano un grosso serpente di fuoco inseguire i Carrow, che scattarono in piedi e cominciarono a strillare.
« FATE QUALCOSA, MCGRANITT, VITIUS! SPRITE! »
« Ma non eravate voi quelli che dovevano sopprimere le ribellioni e l'indisciplina degli studenti? » si udì nel caos la voce McGranitt, che aveva ribattuto con sadica gentilezza e con un sorriso ben nascosto sul volto e che non vedeva l'ora di spuntare.
« Non mi interessa, McGranitt! » rispose Alecto, in preda a crisi isteriche mentre correva avanti e indietro per il corridoio tentando di evitare le fauci del grosso serpente di fuoco che inseguiva lei e il Carrow maschio.
« Si dia una diavolo di mossa, McGranitt! » fece eco il fratello, correndo a perdifiato e con un tono mezzo autoritario che lasciava trapelare la strizza di quel momento.
« Vedete, a questo tipo di prodotto non ci sono... »
« VITIUS, POCHE CHIACCHIERE! LE ORDINO DI INTERVENIRE! »
« Leviamoci da qui, forza! » s'intromise Neville ridacchiando, avviandosi verso un corridoio deserto.
« Sì, facciamo il giro del corridoio. » annuì Seamus, facendo cenno ai membri dell'Esercito di seguirli. « Facciamo il giro da destra così ci godremo lo spettacolo da vicino, forza, qui siamo troppo vicini alla scritta! »
Luna sorrise, indicando un'enorme scritta gocciolante sulla parete:

ESERCITO DI SILENTE:
CONTINUEREMO A COMBATTERE.


« Muoviti, Gin! » disse in fretta Neville, osservando l'amica imbambolata di fronte alla scritta rossa.
La ragazza annuì e sorrise. « Oh, spero che provino a farli Evanescere! »
« Via da qui! Arrivano! » fece Seamus, incitando i ragazzi a correre più veloce mentre la voce squillante ed esasperata di Alecto Carrow rimbombava nel corridoio esattamente come un fuoco d'artificio.
« VEDE, PROFESSORESSA MCGRANITT? DI NUOVO LORO! ESERCITO DI SILENTE! »




« E così... hai sentito dire che Piton era su tutte le furie ieri? »
« Sì. » rispose Luna, serena e informata, giocherellando con un bastoncino tra capelli biondissimi in modo da legarli in un alta crocchia spettinata. « Nella scuola non si parla d'altro: una scenata con i Carrow nel corridoio del quarto piano... divertente, vero? »
« Ci credo sia furioso, quei due caproni sanno solo usare la Cruciatus e non hanno un minimo di cervello. » rise Neville e anche le altre due ragazze scoppiarono a ridere.
Luna aveva proposto ai due amici una camminata nei corridoi del castello per informare loro degli ultimi pettegolezzi e il fatto che Piton fosse furioso con i Carrow era il massimo: odiava le bravate dell'Esercito e non poteva fare a meno di prendersela coi due Mangiamorte per il fatto che loro non riuscivano a reprimere il caos che accadeva ad Hogwarts. I ragazzi si chiesero il motivo per cui Severus Piton non si confidasse con i Carrow al riguardo della spada di Grifondoro che il trio aveva tentato invano di rubare o sulla certezza che erano proprio loro i capi dell'ES ma, una volta venuti a conoscenza della rabbia che il loro detestato Preside nutriva per i due fratelli, la cosa non li sorprese più di tanto. Severus Piton voleva a tutti i costi che fossero loro a soffocare la ribellione, loro a scoprire chi ci fosse dietro a tutto quello... lui, Piton, aveva compiti per il suo padrone molto più importanti di ragazzini ribelli.
« Ho sentito dire nel bagno delle ragazze che Piton ha intimato a Gazza di far sparire immediatamente le scritte. » stava raccontando Luna, beandosi della situazione divertente.
« Una scenata anche con Gazza? » esordì Neville, che si teneva la pancia per quanto rideva.
« Esattamente! Sembra che odi le scritte sui muri più delle bravate stesse. »
« Quindi il nostro amato Preside detesta vedere il nome di Silente sui muri. » aveva constatato Ginny, sfregandosi le mani con fare cospiratorio. « Bene, per questo motivo continueremo a fargli trovare dolci scritte sui muri! »
« Sssssh! » fece Neville, tappando la bocca all'amica.
Avevano svoltato l'angolo del corridoio e si erano trovati a fissare Draco e Astoria, seduti sul davanzale di pietra in silenzio. Il rumore dei loro passi li fece sobbalzare: Draco si era voltato lentamente verso di loro e, senza dire una parola, era ritornato a guardare fuori dalla finestra, con aria malaticcia ed espressione di profonda angoscia; Astoria, invece, era scattata in piedi ma solo dopo aver constatato che non si trattava dei Serpeverde si sedette di nuovo accanto a Draco, lanciando uno sguardo disperato al trio.
Astoria fece per aprire la bocca ma Ginny fu più veloce: « Andiamo, ragazzi, muoviamoci. » e sospinse Luna e Neville in avanti, costringendoli a svoltare a destra per non dover respirare la stessa aria dei due Serpeverde.
« Voleva dirci qualcosa. » disse imperturbabile Luna, come da rimprovero.
« Non mi interessa quello che ha da dire quella serpe, Luna, lo sai. Non mi posso fidare di una persona che sta tazza e cucchiaio con Draco... quell'individuo ha reso la vita impossibile a... a tutti! Hai forse dimenticato? »
« No, hai ragione, ma Astoria... »
« Non mi fido, d'accordo? » concluse la ragazza, in tono definitivo. « Oh, ciao, Nick! »
Sir Nicholas, il fantasma di Grifondoro, sorrise piuttosto mestamente ai tre ragazzi, attraversando con un braccio Neville che fu pervaso da una serie di brividi improvvisi: essere attraversati da un fantasma ti provocava la sensazione di essere immerso nell'acqua fredda.
« Buongiorno, miei amatissimi Grifondoro. » rispose il fantasma in tono pomposo, ponendosi con fluida eleganza tra Neville e Luna. « E buongiorno a lei, giovane Corvonero. Come state, mortali amici? Ah, purtroppo oggi tira una brutta aria... in tutti i sensi! » accluse, in modo piuttosto teatrale.
« Come sarebbe a dire? » chiese Neville, incuriosito.
« La situazione qui al castello... beh, non si può dire sia delle migliori. Ma sono assai contento di vedere che c'è almeno qualcuno che si ribella a questa tirannia! » esordì Nick, gonfiando il petto tutto fiero. « Esercito di Silente, quelli sì che sono studenti! »
I tre amici si scambiarono uno sguardo allegro, sorridendo al fantasma.
« Ovviamente, i Carrow sospettano di voi tre e anch'io lo immaginavo da tempo, tra i fantasmi non si parla d'altro. Comunque... riguardati, Luna, credo che tu sei quella più fastidiosa per loro. »
« Cosa? » fece Neville interdetto, sperando di non aver udito bene. « Impossibile, Nick, stiamo entrando in azione tutti insieme! »
« Infatti, che cosa c'entra Luna come individuo? Noi siamo un Esercito! » si intromise Ginny, fissando Nick con la stessa espressione sconcertata dell'amico.
Luna, invece, scrutava con grande intensità il fantasma: aveva uno strano sguardo, sembrava aver capito qualcosa. Nonostante questo, restava serena e calma come sempre, come se nulla e nessuno l'avessero chiamata in causa, come se quella di Nick non fosse affatto una pericolosa affermazione.
« Il Cavillo. » disse la Corvonero, indicando il giornale a Nick, che annuì.
I due amici si coprirono la bocca con le mani fissando con un certo orrore la rivista di Xenophilius Lovegood che riportava sempre notizie reali, notizie che gli venivano anche rivelate dalla figlia mediante lettere scritte in codice e che non potevano non recare un danno ai Mangiamorte e Voldemort stesso. Luna, sfilato il Cavillo dalla tracolla colorata, indicò la prima pagina di giornale, che annunciava:

GLI STUDENTI DI HOGWARTS LOTTANO PER IL BENE COMUNE
IL MINISTERO DELLA MAGIA NO.

Nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e dintorni non si parla d'altro: Esercito di Silente. Questa associazione di ribelli nata nelle mura del castello di Hogwarts ha portato caos all'interno della scuola stessa e che i ragazzi abbiano utilizzato proprio questo appellativo per un loro gruppo ribelle la dice lunga sulla situazione in cui siamo. Gli studenti di Hogwarts lottano per il bene comune, il Ministero della Magia no.
Qualcosa di oscuro c'è sotto... ma cosa?
-Per ulteriori informazioni sull'Esercito di Silente, andare a pagina 4.


« Hai dato a tuo padre tutte quante le informazioni sull'ES? » chiese Ginny ammirata, gli occhi che andavano dal titolo della rivista alla sua migliore amica.
« Indirettamente, dato che controllano la posta. » rispose Luna con un sorriso, per niente preoccupata dalla notizia. « Il mondo deve sapere. E poi... cos'è la vita senza qualche rischio? »

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Capitolo 11
*** Il rapimento di Natale. ***


Il rapimento di Natale.



Un mattino di freddo Novembre, Neville si era svegliato di soprassalto. Nessuna minaccia incombeva su di lui, quella volta non erano i Carrow o Piton che l'avevano tormentato durante la notte invadendo con prepotenza i suoi sogni, niente di orribile l'aveva disturbato. L'unica cosa che lo perseguitava da settimane e che gli impediva di dormire sereno era l'uscita ad Hogsmeade con Hannah Abbott. Non aveva detto una sola parola alle due amiche e se ne pentì amaramente: non lo fece con cattiveria, lungi da lui voler nascondere una cosa bella come quella ma non potette fare altrimenti. Si imbarazzava terribilmente e si sentì parecchio in colpa quando, quasi come un ladro, lasciò il dormitorio di Grifondoro tutto vestito di punto e pettinato in modo quasi perfetto. Sulle scale a chiocciola incontrò Seamus, che gli rivolse un'occhiatina strana e un sorrisino appena accennato.
« Hai un appuntamento, amico? » chiese quest'ultimo, impertinente.
« Io? » fece Neville, tutto teso per i nervi mentre si tormentava il lembo del cappotto. « Beh, no... ecco, sì... diciamo che... »
« Ho capito. » concluse Seamus, con lo stesso sorrisino malizioso. « Io ci vado con Lavanda, Calì, Michael e il resto. Buona fortuna, allora! Divertiti, mi raccomando. »
Neville si aprì nel primo sorriso sincero della mattinata, sollevato dal fatto che Seamus non avesse indagato ulteriormente. « Anche tu. » rispose, filando via dalla Torre di Grifondoro con il cuore che batteva forte e la sensazione di essere il Neville quattordicenne che danzava maldestro al ballo della scuola.
Si disse di non essere sciocco, che aveva ancora qualche minuto prima di incontrare Hannah, ma il pensiero della ragazza in quel momento fu soppiantato da quello delle sue due amiche che avrebbero saputo da Seamus che lui, Neville, aveva avuto il suo appuntamento e non aveva ritenuto opportuno confidarsi con qualcuno. Fortunatamente, passando per il bagno del secondo piano di Mirtilla Malcontenta e premendo l'orecchio sulla porta, udì le inconfondibili voci delle sue amiche e fu un sollievo per lui non correre a cercarle per tutto il castello. Qualcosa gli aveva detto che le due, quel sabato di festa, si erano riunite per discutere.
« Sei testarda! »
« E tu, invece? »
« Puoi abbassare la voce e darmi per un secondo retta? »
« Fin quando non ho prove schiaccianti, non ho intenzione di fare nulla. A che sta la pozione? »
« A buon punto. »
Neville fece un sorrisetto: avevano deciso di fabbricare la pozione Veritaserum che avrebbe permesso a chi la beveva di dire solo il vero. Tutti e tre speravano di utilizzarla sui Serpeverde o sui Carrow, se ci fossero riusciti, e l'intento era quello di scovare preziose informazioni.
« Beh, con questa avrai le tue prove. »
« Non ne sono così sicura. »
Luna fece un sospiro e scosse il capo, facendo tintinnare i suoi lunghi orecchini fatti di pietre preziose. La rossa fece per replicare ancora quando nel bagno fece capolino Neville, con i capelli più ordinati del solito e un nuovo cappotto nero che gli conferiva un'aria davvero sistemata. Le due ragazze lo fissarono sbalordite, una con un sopracciglio alzato e l'altra con un sorrisetto sognante sulle labbra.
« E tu che ci fai qui? » chiese immediatamente la Grifondoro, analizzandolo per bene da capo a piedi e fermandosi ad osservare i capelli gelatinati e ordinati.
« Devo dirvelo. » disse in tutta fretta Neville, nervoso. Le amiche lo fissarono incuriosite, il ragazzo prese una boccata d'aria e tutto d'un fiato esordì, senza dar modo loro di dire altro: « Ho invitato Hannah Abbott ad uscire con me e l'invito gliel'ho fatto un paio di settimane fa e non ho proprio avuto modo di dirvelo dato che mi imbarazzava incredibilmente e adesso mi sento quasi in colpa pensando che voi resterete qui ad Hogwarts mentre io me ne vado a fare il carino ad Hogsmeade con la ragazza che mi piace da secoli e... »
« Neville, sei così dolce stamani. » lo interruppe Luna, cinguettando.
« Sapevo che avresti chiesto ad Hannah di uscire. » rispose Ginny, vivacemente. « Immaginavo che ti dicesse di sì, si nota che ti apprezza molto. E poi non sono stupida, certe cose le sento. Beh, non farti venire nessun senso di colpa, piccolo uomo: noi staremo benissimo! »
« Sì, e non farla aspettare. » accluse Luna, pacata.
« E lascia qui dentro. » Ginny indicò con forza un gabinetto. « il tuo imbarazzo che dopo ci racconterai i dettagli. »
Neville sorrise con spensieratezza e corse via, sperando di non aver fatto aspettare troppo Hannah. Si sentiva troppo stupido in quel momento e i suoi capelli troppo ordinati gli conferivano un'aria da damerino tronfio: niente di se stesso pareva andar bene. Forse avrebbe dovuto pettinarsi e presentarsi in modo più naturale? Mettere un semplice giubbotto? Far sparire quell'aria da imbecille che aveva stampata sulla faccia? In ogni caso, gli sguardi che le due amiche gli avevano rivolto erano stati una botta di forza: loro l'avevano apprezzato, adesso toccava a lui piacersi.
Sceso all'ingresso, individuò Hannah che l'aspettava. Era carinissima coi capelli sciolti e il cappotto celeste, le calze colorate e un timido sorriso sul faccino arrossato per l'imbarazzo. Neville si disse che non doveva essere timido in quel momento, che lo era stato per anni e che quello era il momento di essere una fonte di sicurezza sia per lei sia per se stesso: non c'era più tempo per essere impacciati o timidi e si sorprese quando, salutando la ragazza, i suoi passi verso di lei erano sembrati meno insicuri di sempre.
« Perdona il ritardo, Hannah. » disse, con voce forte e risoluta.
« Sono qui da poco. » rispose immediatamente lei.
« Oh. Bene. Ehm...andiamo? »
I due superarono senza troppi problemi i sensori di Gazza e si ritrovarono fuori al castello, immersi nelle stradine innevate che conducevano ad Hogsmeade. Per poco Neville non inciampò nei suoi piedi quando sfiorò inavvertitamente la mano di Hannah con la propria e la ragazza non sembrava essere meno impacciata di lui, anzi, appariva come la quintessenza della timidezza.
« Allora... ehm... dove ti va di andare? » chiese il Grifondoro, fissando la neve e continuando a tormentarsi gli indumenti, i capelli, qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano.
« Dimmi tu. » rispose la Hannah, esalando un respiro.
« Io eviterei i Tre Manici di Scopa. » disse Neville, che al solo immaginare di essere sotto i riflettori di quel pub insieme alla ragazza di cui era innamorato avrebbe preferito affrontare dieci volte Voldemort stesso. « Potremmo andare da... »
« Madama Piediburro? »
Neville fece per inciampare su un grosso sasso coperto di neve ma riprese subito l'equilibrio. Hannah voleva davvero andare da Madama Piediburro, il ritrovo delle coppiette felici? Il viso della Tassorosso era diventato color ciclamino, il che fece pensare a Neville che, sì, desiderava tanto andare in quel pub tutto fiori e trine (da come Seamus lo descriveva). Hannah quasi si maledisse per non aversi tappato la bocca: si sentiva una stupida, credeva davvero che un ragazzo in gamba come Neville potesse essere anche un minimo interessato a lei e l'avrebbe condotta nel pub delle persone innamorate? No, non l'avrebbe fatto. Anche se Susan era convinta di sì...
« Ehi, Paciock! »
Neville non fece in tempo a rispondere alla proposta della ragazza che qualcuno aveva urlato il suo nome ed entrambi si voltarono: erano la Parkinson, Daphne Greengrass, Nott e Zabini, che venivano loro incontro. Neville si sentì quasi di morire e non per la inesistente paura di affrontarli, anzi, non si sentiva affatto intimorito da loro, niente sembrava intimorirlo o spaventarlo come una volta. L'unica cosa che lo rendeva teso e nervoso era farsi vedere in giro con una ragazza quando non ne aveva mai avuta una. I Serpeverde lo sapevano, tutti lo sapevano... e lui avrebbe fatto una brutta figura con Hannah.
« Davvero, Paciock? E da quando qualcuna non ti da buca a qualche appuntamento? »
« Non ci credo! Solo una più balorda di lui poteva filarselo! »
« Ah, allora sboccia l'amore tra le mura della base nascosta dell'Esercito di Silente. » ci tenne ad osservare Nott, la voce scura ed imperturbabile come sempre. « Sempre se dura. Oh, no, Paciock, non intendevo l'amore tra voi due balordi. Intendevo: sempre se dura questo famoso Esercito di Silente. »
« Tu non sai niente dell'Esercito di Silente! » sbottò Neville, determinato ad affrontarli con valore.
Le Serpeverde risero; Nott chiese, con assoluto sarcasmo: « Ah, davvero? »
« Levatevi di torno, idioti. » disse il Grifondoro, sprezzante, afferrando Hannah per una mano e trascinandola via dal pericolo.
« Altrimenti, Paciock? »
« Altrimenti ve la vedrete con me! E sfiorate Hannah o chiunque altro anche solo con un dito e siete finiti, voi e i vostri ridicoli padroni! »
I quattro lo fissarono increduli, nessuno riuscì a fiatare di fronte alla furia di Neville Paciock. Poi Blaise Zabini fece un lieve colpetto di tosse e disse, afferrando Nott per una spalla: « Andiamo via, forza, non vale la pena prendere una punizione dalla McGranitt per loro. » e costrinse i suoi compari ad andare via. La Parkinson fece una smorfia ad Hannah ed un risolino prima di andare via.
Neville rimase di stucco: Blaise Zabini, anche secondo i racconti della sua migliore amica, continuava a mettere pace tra le due fazioni continuando altresì ad evitare situazioni che i Serpeverde non avrebbero mai evitato.
Da che parte stava?
« Sei stato molto audace, Neville. » proferì Hannah, commossa.
« Cosa? » fece il ragazzo, distratto. « Oh, lasciali perdere, Hannah. Se la vedranno con me, quelle serpi schifose, fosse l'ultima cosa che faccio! Al ritorno di Harry gliene faremo vedere delle belle. In ogni caso, sì, mi va di andare da Madama Piediburro con te. »
« Tu credi davvero che tornerà? » chiese la Abbott, confusa.
« Certo. » diede conferma Neville, deciso come non mai. « Lui tornerà e al suo ritorno rovesceremo i Carrow e Piton, e tutti i Mangiamorte e anche Tu-Sai-Chi se ci riusciamo! Seamus continua a ripetermelo tutte le notti in dormitorio, e anche Ginny e Luna lo dicono. »
Hannah fece una strana espressione, imboccando il sentiero principale per Hogsmeade e avviandosi verso il pub di Madama Piediburro. « Sei così intimo con loro? »
« Sì, tantissimo. » rispose Neville, e notando l'espressione di Hannah si affrettò a dire, mentre entrava nel pub: « Ma sono assolutamente null'altro che amiche, eh, non fraintendermi. Le voglio bene da amiche, io... ho altri interessi, non mi interessano loro se non nella sfera della... ehm... amicizia. Hem... cosa ti va di bere? »
Hannah attese qualche minuto prima di rispondere. « Burrobirra? »
« Due Burrobirre. » disse Neville alla donna dietro al bancone, che sorrise cordialmente. « Con lo zenzero nella mia. Metti in tasca, Hannah, faccio io. » accluse, riponendo entrambe le mani sulle mani di lei che stringevano il borsellino con le monete.
Lei arrossì in un botto mentre si accomodava ad un tavolino. Cadde un silenzio imbarazzato rotto solo dai rumori provenienti da altri tavolini: Romilda Vane era in compagnia di un bel ragazzone dai perforanti occhi azzurri e non appena vide Neville e Hannah esplose in una risatina che diceva chiaramente: "non vedo l'ora di dirlo a tutta la scuola". Del resto, Neville non conosceva nessuno lì dentro ma non era sicuro che loro non conoscessero lui a giudicare dalle espressioni con cui lo fissavano.
« Tu sei andato al ballo del quarto anno con Ginny, vero? » chiese improvvisamente Hannah, rompendo il silenzio.
« Sì. » rispose Neville, ricordando imbarazzato il momento.
« È molto carina. »
« Sì. È mia amica. Lo sei anche tu. » esordì Neville, trattenendo il respiro. « Intendevo carina. Lo sei anche tu... »
« Oh. E... sono anche io tua amica? »
« Sì... sì, naturalmente. »
Neville sorrise con sicurezza ad Hannah. Lei annuì con contentezza e sussurrò: « Menomale... »



« Niente, Ginny, assolutamente niente. Siamo solo stati insieme. »
« Devi invitarla di nuovo. »
« Se ne parla quando sarà il momento. » ribadì Neville, sereno e tranquillo. L'uscita era andata bene, era filato tutto liscio come l'olio e si sentiva finalmente apprezzato da qualcuno che non fossero le sue amiche: era un ragazzo normale, adesso, un ragazzo che piaceva alle ragazze. « Voi cosa avete fatto? »
« Ci siamo nascoste nel bagno per finire di preparare la pozione e abbiamo udito a fine serata tutto il ridicolo spettacolino di Romilda Vane e delle sue amiche. » fece un risolino Luna. « Pare che Jennifer Plant sia stata lasciata da quel nuovo ragazzo di Tassorosso, Alan Parker. La tipa ha detto chiaramente: "forse gli scontri nei corridoi sono di suo gradimento" ed era una chiara affermazione rivolta a Gin! Ah, e tutta la scuola sa che sei uscito con Hannah Abbott... ti ha visto Romilda da Madama Piediburro. Dovevi aspettartelo. »
Neville annuì. « Difatti me l'aspettavo. »
« E hai anche parecchie ammiratrici, Neville. » continuò Luna, divertita. « Ho avvertito il disappunto di molte ragazze nei corridoi. Le ho sentite parlare apertamente! »
Lui era diventato paonazzo e si decise a cambiare discorso. « Allora, con la Plant? »
Ginny fece uno sbuffo infastidito. « Se Jennifer Plant vuole battersi di nuovo con me, io sono... sono... »
Gli amici la fissarono confusi: la ragazza si era bloccata improvvisamente, udendo dei passi pesanti provenienti da dietro.
« Pronta a batterti? » finì la frase una voce che i tre amici riconobbero come quella di Amycus Carrow.
« Crucio! »
Un lampo di luce rossa aveva sfiorato l'orecchio sinistro di Ginny, che sfoderò velocemente la sua bacchetta per affrontare il nemico venuto alle spalle. Luna e Neville la imitarono e in un baleno si ritrovarono testa a testa con i fratelli Carrow, Tiger e Goyle che sghignazzavano ridicolmente, le bacchette sfoderate e pronte per usarle contro i tre ragazzi. Era stato Tiger a lanciare quella Maledizione Cruciatus e si vedeva lontano un miglio che era il prediletto dei due Carrow: aveva imparato più cose da loro in quattro mesi che qualcosa in sette anni di scuola.
« Dove credete di andare con il coprifuoco appena scattato? » volle sapere Alecto, con voce squillante e infantile. « Oh, ma forse volevate farvi una bella camminata per i corridoi ignorando il regolamento della scuola, vero? »
Luna scoprì il polso mostrando il suo orologio: il coprifuoco non era scattato, mancavano ancora cinque minuti, ma era evidente che i Carrow e i due armadioni idioti non volevano far altro che trovare un pretesto per prendersela con loro. Avevano appena teso loro un'imboscata e i tre erano in visibile minoranza. Nessuno li avrebbe aiutati, nemmeno i membri dell'ES: non potevano scappare.
« È arrivata l'ora di far sapere a questi mocciosi cosa succede quando si esagera, quando si passa il limite con noi. » ci tenne a precisare Amycus, con tono molto più minaccioso della sorella e decisamente non in vena di farla passare liscia a qualcuno. « Forse vi dicono qualcosa le parole: "Esercito di Silente"? »
« Sì, forse. » rispose Neville, con espressione di assoluta sfida.
« Forse, eh? » esordì il Carrow, irritato.
« È un'organizzazione famosa, l'Esercito di Silente. » intervenne Ginny, e quell'affermazione fece infuriare ancora di più i Carrow.
« NON FATE I FURBI CON NOI! » sbraitò Amycus infiammandosi, avanzando verso di loro mentre i Serpeverde li imitavano. « Siete finiti! Non ci scapperete ancora, non la passerete liscia. Sappiamo benissimo che voi tre mocciosi e l'Esercito di Silente siete... » e mandò a cozzare ripetutamente l'indice della mano destra con l'indice della mano sinistra. « per cui vi consiglio di non... DOVE CREDETE DI ANDARE?! CRUCIO! » un lampo di luce rossa partì dalla bacchetta dell'uomo, rivolto contro Neville.
Lui riuscì ad evitarlo, correndo e trascinando via le due amiche.
« CRUCIO! » fece eco Alecto, impazzita.
La maledizione cruciatus colpì in pieno Ginny, che cadde a terra in preda ad un dolore incredibile, forse il più terribile che avesse mai provato. Probabilmente era quello il prezzo da pagare per essere così popolare ad Hogwarts, così ricercata da tutti... probabilmente era quello il prezzo da pagare per essere il capo dell'Esercito di Silente. Ma nonostante tutto quel dolore e la disperazione, era convinta di aver fatto la scelta giusta. Non le importava, non si sarebbe mai tirata indietro e avrebbe continuato a combattere.
La ragazza urlò, stringendo la bacchetta per contrattaccare. Luna corse immediatamente da lei.
« Stupeficium! »
« Expelliarmus! » la bacchetta di Neville finì nelle mani di Alecto. « Credi davvero di batterci, Paciock? »
« Bombar... »
« DOVE CREDI DI ANDARE, WEASLEY?! »
« Posso provare di nuovo, professor Carrow? » chiese Tiger, eccitato come non mai.
Amycus si aprì nel primo sorriso sincero che avesse mai fatto. « Naturalmente, ragazzo mio. »
« Voglio provare sulla Lovegood, che possa passare un buon Natale. » disse il Serpeverde, ridacchiando come un babbeo; i Carrow scoppiarono a ridere e osservarono il loro allievo levare la bacchetta e esclamare: « Crucio! »
Luna si contorse e strillò, e così fecero i due amici, che non potevano sopportare le urla dell'amica.
« Ce n'è anche per voi, tranquilli. » disse Amycus, sinceramente divertito. « Crucio! Crucio! »
I tre ragazzi urlarono e urlarono ancora, e il dolore sembrava essere infinito.
Ginny strinse la bacchetta, biascicando: « Non ci farete mai del male come noi ne faremo a voi! »
Loro la ignorarono; Alecto disse: « Oh, ma forse Paciock si sente coinvolto in questo dolore... fratello, non era lo stesso dolore che hanno provato i suoi cari idioti genitori? Ohhhh, sì, urlavano come maiali! Esattamente come voi. » concluse, scoppiando a ridere.
Neville fece per alzarsi e combatterli a mani nude ma Goyle lo stese con una Cruciatus, non esattamente potente come le altre che aveva ricevuto. Fu subito rimpiazzato da Alecto, che non vedeva l'ora di vedere Neville contorcersi come i poveri Frank e Alice Paciock e ne rideva. I tre ragazzi non riuscivano a reagire, non sapevano davvero come difendersi: la Cruciatus li disarmava in tutti i sensi.
Dopo qualche minuto infinito, il dolore smise di esistere.
Amycus Carrow diede un calcio alla bacchetta di Ginny, che finì in fondo al corridoio. « Sudicia Babbanofila... ti pentirai di nasconderti tra le sottane della McGranitt. Sei stata molto fortunata quella notte accanto alla Torre di Astronomia e tu, balorda... » accluse, calciando anche la bacchetta di Luna e abbassandosi su di lei. « non sarai così fortunata come la tua amichetta Babbanofila. »
« Vediamo se avete imparato la lezione. Disciplina! » concluse Alecto, dopo che li ebbero torturati per benino, fiera del loro operato. « Voi due, quando volete sapete cosa fare con questi sudici ribelli. Passate parola anche con tutti i Serpeverde, che li torturino anche loro! »
« Sì! » esclamarono i due armadioni, eccitati.
« Esercito di Silente... »
Il Carrow emise uno sputo che colpì violentemente il pavimento e fece dietrofront insieme alla sorella e i suoi due alunni, lasciando i tre ragazzi per terra ad ansimare.



I giorni lì ad Hogwarts passavano veloci e Dicembre arrivò in un battito di ciglia, portandosi dietro neve e bufere. Arrivando Dicembre, si avvicinavano sempre di più le vacanze di Natale e sembrava che nessuno studente volesse rimanere ad Hogwarts per le feste, perfino chi durante gli anni precedenti era rimasto al castello. Come biasimare gli studenti di Hogwarts: i Carrow e i Serpeverde stavano rendendo la vita impossibile a tutti, insegnanti compresi. Le punizioni aumentarono e furono molti i membri dell'Esercito di Silente a riceverle, sospettati dai due Mangiamorte.
Il colmo fu quando un mattino...
« Prendete appunti! » ordinò Alecto, innervosita dalla prima ora e coi capelli sconvolti come non mai. Sembrava avesse appena discusso con qualcuno e il viso arrossato e fremente ne era una prova. « E non distraetevi per nessun motivo al mondo! »
« Ma certo che ci distrarremo... » disse Seamus sottovoce, ridacchiando apertamente.
« Finnigann! » esordì Alecto, scattando verso il Grifondoro come una furia e spalancando gli occhi come una pazza evasa da Azkaban. « Hai da dire qualcosa a me o alla classe o possiamo benissimo andare avanti con la lezione evitando di udire le tue sciocchezze? »
Seamus sorrise malandrinamente. « Dicevo, professoressa Carrow, che avremo molti motivi per distrarci dalle sue sciocchezze. »
Alecto non disse una parola ma Seamus vide chiaramente le sue narici che fremevano di rabbia incontrollata. Un attimo dopo, infatti, la Carrow fece roteare violentemente la bacchetta procurando al ragazzo un piccolo squarcio sulla guancia sinistra. Il sangue zampillò sul foglio di pergamena di Neville, che si affrettò a controllare che l'amico stesse bene. Dietro di loro, Lavanda e Calì si agitarono rumorosamente.
« Hai da dire qualcosa, Paciock? » fece Alecto, soddisfatta nel vedere la smania negli occhi nocciola di Neville.
« L'ha già fatto il mio amico, non si preoccupi. »
« Taci, stupido Paciock, e prendi appunti! Tutti e due! » ci tenne a ripetere la Mangiamorte adirata, mentre i Serpeverde ridacchiavano, in particolare Tiger, e li indicavano con smorfie minacciose.
Alecto fece per insistere nuovamente quando una voce, amplificata come se provenisse dall'interno della terra stessa, cominciò a risuonare per tutta l'aula e probabilmente per tutta la scuola, cortile e sotterranei compresi. Era una voce scherzosa e squillante, la voce di Pix. Inizialmente si udirono parolacce di qualsiasi tipo, poi si un piccolo colpo di tosse, una rumorosa pernacchia e...

Tu scendi dalle steeeelle, o Carrow sceeeeemo.
E avrai una lezioooone che non scordeeremo!
O Carrowino, bimbo piccino
Sembri davvero un creeeeeetino!


I membri dell'Esercito di Silente si scambiarono uno sguardo complice e scoppiarono immediatamente a ridere. Neville si teneva la pancia dalle risate e Seamus, dimenticato lo squarcio sul suo viso, batteva violentemente una mano sul banco; Calì e Lavanda erano prese da una crisi di risatine isteriche. I Serpeverde, dal loro canto, cercavano di non trovare divertente la situazione anche se Neville vide chiaramente Draco Malfoy fare un lieve sorriso prima di ricadere nell'espressione cupa di sempre.
Alecto, sconvolta, corse alla porta e l'aprì con veemenza, sbattendola senza volerlo sul naso del fratello, che allo stesso tempo stava correndo da lei.
« Alecto, dannata stupida, non ti ci mettere anche tu! »
« LASCIA STARE, AMYCUS! » rispose la Carrow in fretta e furia, con vocina squillante e disperata. « Acchiappiamo subito Pix, quel demonio! »
Neville e Seamus fecero cenno a Lavanda e Calì di seguirli e insieme si catapultarono nel corridoio incrociando Luna e Ginny, che stavano indicando i Carrow tutti intenti a puntare la bacchetta contro il casinista Pix. Entrambe avevano l'espressione più divertita di sempre nonostante si presentassero ai loro occhi scompigliate e un tantino sofferenti.
« Siamo state noi! » annunciò immediatamente Luna, con un saltello. « Abbiamo fermato Pix prima di entrare in aula! Naturalmente, ha accolto l'ordine come un invito a colazione, era così entusiasta! »
Ginny sorrise ai membri del suo Esercito. « Seguiamo i Carrow, forza, non vorrete mica perdervi lo spettacolo? »



Nel giorni successivi, la ribellione al castello continuava all'interno delle aule dei Carrow e durante le ore buche nei corridoi e quella turbolenta aria di caos coinvolse anche e, soprattutto, Pix, a cui i Carrow attribuirono quasi tutti i disastri del periodo di Dicembre. L'Esercito di Silente, dunque, potette nascondersi dietro la scusa di Pix per creare più danni di quanti non ne avessero fatti dall'inizio dell'anno e fu divertente per i ragazzi tormentare i Serpeverde per poi far ricadere la colpa sul Poltergeist quando la Squadra d'Inquisizione correva ad avvertire i Carrow.
Quel periodo natalizio fu spassoso e triste allo stesso tempo per Ginny, che non riusciva a non pensare al suo amato Harry, a suo fratello Ron e alla sua cara amica Hermione: loro erano sempre nei suoi pensieri e in quel lasso di tempo in particolar modo sembrava che l'aria di festa le pesasse in maniera gravosa. Era il primo Natale che avrebbe passato senza di loro.
In ogni caso, fu con spensieratezza che i tre amici salirono sull'Espresso per casa il giorno della partenza. Il treno cominciò a muoversi lentamente e in un baleno il castello fu solo una macchia nera all'orizzonte prima di diventare un puntino e scomparire: finalmente sarebbero tornati a casa, finalmente dicevano arrivederci ai Carrow.
« Vediamo dove sono gli altri. » disse Neville, trascinando il suo baule per il corridoio del treno.
« Oh, lo sapevo! » esordì Luna con voce acuta, facendo sussultare i due amici. « Gorgosprizzi! Li vedo muoversi dappertutto. Possibile che gli studenti di Hogwarts abbiano la testa piena di queste creaturine? »
« Io quanti ne ho, Luna? » chiese Ginny divertita, scambiandosi un'occhiatina con Neville, che scosse il capo con rassegnazione.
« Oh, abbastanza. »
« E Neville? »
« Sicuramente meno di te. » rispose velocemente Neville, con tono serio.
« Oh, no, ne sei pieno anche tu! » ci tenne a rivelare Luna, abbassando gli Spettrocoli sulla punta del naso e fissando Neville con occhi spalancati e così inquietanti che il ragazzo fece un passo indietro e un colpetto di tosse teso.
I tre ragazzi passarono per diversi scompartimenti prima di arrivare a destinazione, tra cui quello di Romilda Vane e delle sue amiche oche e quelli di molti altri studenti della scuola che li osservarono spudoratamente come se fossero preziosi trofei, molti li indicarono e altri, al loro arrivo, sussurrarono concitati nelle orecchie dei loro amici. I tre passarono anche per lo scomparto dei Serpeverde e non appena ci misero piede Tiger fece un sorrisino malefico a Luna mentre Draco abbassò visibilmente lo sguardo, puntandolo velocemente sulle colline innevate fuori dal finestrino con aria quasi colpevole e decisamente affranta; Astoria Greengrass fece un lieve cenno con la testa verso Ginny, che scosse il capo e uscì in fretta dallo scompartimento senza degnarla di uno sguardo.
« L'amoruccio di San Potter. » ridacchiava la Parkinson, indicandola. « Siete dei perdenti, lenticchia! »
« Non sono io che prendo ordini da qualcuno, Parkinson, ma pare inevitabile per te, data la faccia da cane che ti ritrovi. »
Ridacchiando delle minacce della serpe, la Grifondoro si chiuse lo sportello dello scomparto alle spalle, stando ben attenta a fare una smorfia ad una adirata Parkinson attraverso il vetro.
« Quando saremo di nuovo ad Hogwarts non te la farà passare liscia, dai retta a me, ne sono certo. Io mi guarderei le spalle quando sono al gabinetto. » disse Neville divertito, voltandosi per fissare la Serpeverde che ancora si agitava ma che per uno strano motivo non era corsa ad affrontare chi l'aveva offesa.
« L'aspetto a braccia aperte. » rispose Ginny, sorridendo.
« Sei davvero incredibil- Seamus! »
Neville intravide la chioma rossiccia dell'amico che si infilava in uno scomparto e ne usciva due secondi dopo insieme a Michael Corner.
« Ragazzi, dove eravate? » chiese quest'ultimo, chiudendo con uno scatto la porta dello scompartimento in cui un paio di ragazzine lo indicavano con un certo interesse.
« Vi stavamo cercando. Dove sono gli altri? » volle sapere Neville.
« Da qualche parte tutti insieme. » rispose Seamus. « Controllavamo in giro. Calì e Lavanda avevano detto di aspettarmi ma mi hanno dato buca... non le capisco proprio quest'anno, parola mia! »
« Meglio andare. » propose Michael con un sorrisetto, superando i ragazzi e facendosi largo tra la folla in corridoio.
« Successo qualcosa tra te e...? » chiese Neville, confuso come non mai.
« Assolutamente niente! » rispose Seamus in maniera fin troppo veloce, superando Neville con una certa urgenza di evadere da domande indiscrete.
« Brutto tenere nascosto qualcosa agli amici, vero, Neville? » si inserì Ginny, dando una lieve gomitata nelle costole dell'amico e facendo l'occhiolino a Luna, che ridacchiò vivacemente.
Lui parve sconvolto dell'affermazione e seguì Seamus con la sua stessa fretta e con le guance lievemente arrossate. Una volta entrati dentro allo scompartimento dell'ES, non ci fu più bisogno di parlare a sussurri: i ragazzi erano caotici e attivi, molto propensi a far confusione tutti insieme e non a chiacchierare concitati a gruppetti. Perfino ad Arnold la Puffola piaceva quell'atmosfera e la ragazza la lasciò libera, sperando che non venisse schiacciata da uno dei suoi compari.
« Arnold! » esordì Micheal Corner, indicando la Puffola con una certa dolcezza.
« Dicono che cantano a Natale... tenera, vero? » si intromise Luna, serena.
Lui annuì, accarezzando la pallina di colorato pelo.
« Molto affettuoso il nostro Michael, vero? » fece Neville con simpatia, scompigliando vivacemente i capelli al Corvonero, che sorrise e lanciò uno sguardo penetrante coi suoi intensi occhi blu all'ex fidanzata.
« Oh, sì. » risposero Goldstein e Steeval, all'unisono.
« Ehi, guardate come se la spassano quegli idioti! » intervenne Ernie irritato, spostando l'attenzione da Michael ai Serpeverde che erano emersi dai loro scomparti e nei corridoi si stavano divertendo a terrorizzare gli studenti e, soprattutto, i primini. La Parkinson capitanava il tutto e sembrava non essere così dispiaciuta per la perdita che la loro Casata aveva avuto, ovvero quella del bullo per eccellenza: il suo amato Draco, che probabilmente era ancora seduto al suo posto a fissare il finestrino.
« Ancora a molestare i ragazzini? » sbottò Seamus, con uno sbuffo spazientito.
« Peccato che quest'anno non possiamo denunciare nulla ai direttori delle Case, con i Carrow dalla loro possono permettersi di fare di tutto. » disse Ernie, innervosito. « I Prefetti e i Caposcuola dovrebbero comportarsi bene e non abusare del... beh, molto stupido come discorso da fare per la situazione in cui il nostro paese si trova. »
« Ah, ma non possono passarla liscia in questo modo! » protestò Calì, alzandosi dal sediolino con uno scatto e afferrando con forza Seamus per un braccio. « Siamo comunque Caposcuola, andiamo! »
Ernie annuì freneticamente. « Giustissimo! Io ci sono. Hannah? »
« Me ne sto qui, non ho voglia di vedere le loro brutte facce. » rispose la ragazza neutrale, che sembrava avere l'assoluta intenzione di non muoversi di lì e respirare la stessa aria che respirava Neville.
« Voi di Corvonero? »
« Arriviamo. » dissero Padma Patil e Goldstein, pronti.
« Sicuro di voler andare? » chiese Neville a Seamus, che annuì. « Va bene, fate attenzione e se avete bisogno noi siamo qui dentro. »
Ma non ci fu alcun bisogno d'aiuto, i Caposcuola se la cavarono benissimo e senza i Carrow presenti in quel treno e dalla loro parte i Serpeverde ebbero parecchio filo da torcere. Nel frattempo, il treno continuava a muoversi senza sosta mentre l'ES si scambiava le ultime notizie divorando dolci a non finire, passandosi le figurine delle Cioccorane per qualche scambio e facendo scherzi a Zacharias Smith. O, nel caso di Luna, raccontando assurde storie per intrattenere i compari dell'Esercito.
« ... e dopo che avevo detto che i Nargilli ne erano responsabili, i Plimpi d'acqua dolce sono sguazzati nel mio secchio. » concluse Luna, con occhi che brillavano e con tono che esprimeva una certa soddisfazione. « Non mi era mai capitata una cosa del genere! »
« Ma i Plimpi sarebbero pesci? » chiese Susan, confusa; Justin sembrava studiare con attenzione i gesti teatrali che le mani di Luna compievano.
« Sì, ma sono pesci particolari. » ribatté Luna convinta, annuendo con fare saputo. « Dai mille colori brillanti e... »
« ... non esistono. » concluse Smith, facendo una lunga risatina tintinnante.
Ginny, che era abituata a non contestare le stranezze di Luna e riteneva che esse potessero avere qualche fondamento, si voltò dalla parte di Zacharias Smith e fece una smorfia per nulla simpatica. « Smith, ti va una Fattura Orcovolante o taci da solo? »
« Smettila di lanciare Fatture Orcovolanti a destra e manca! » sbottò immediatamente il ragazzo, lanciandole sulla testa una gelatina tuttigusti+1 al sapore di trippa.
I ragazzi scoppiarono a ridere; Steeval chiese: « Perché hai così timore delle Fatture Orcovolanti? »
« Perché lei gliene lanciò una l'anno scorso, e in presenza di Lumacorno stesso! » rispose Neville, divertito.
« Il quale disse che la trovava una splendida fattura e mi diede il suo invito per il pranzo. » concluse la Grifondoro, ridacchiando. « Suvvia, chi non conosce questa storia? »
« Ha fatto il giro della scuola. » s'inserì Lavanda, che in assenza della sua migliore amica e di Seamus appariva piuttosto taciturna e malinconica.
« Oh, sì, ricordo! Avevo quasi dimenticato! » rise Steeval, scambiandosi un'occhiatina con i Tassorosso, che cercavano di reprimere le loro risatine in presenza di Zacharias Smith che li fissava con occhi brucianti di irritazione: loro conoscevano bene quella storia, erano presenti quando successe.
« Ero solo curioso di sapere cosa era accaduto al Ministero! » ci tenne a precisare Zacharias Smith, in sua assoluta difesa.
Ginny scosse la testa. « Sei un ficcanaso impertinente. »
« E tu una pazza. »
« Beh, meglio essere pazza che... » la ragazza udì uno strano rumore, il rumore della locomotiva che rallentava, e un paio di sobbalzi le impedirono di proseguire il suo discorso, o meglio, il suo minuzioso insulto a Zacharias: sembrava ci fosse un problema. « Com'è possibile che ci stiamo fermando? »
« Impossibile che siamo arrivati. Non sono passate neanche due ore! » intervenne Justin, scattando dal sedile e correndo al finestrino. « Non siamo affatto arrivati! Guardate! »
I ragazzi cominciarono a guardarsi intorno confusi e una volta appurato il fatto che non si trovavano affatto nella stazione di King's Cross o nei pressi ci fu un'agitazione generale. Il fatto preoccupante era che erano successe tante cose contemporaneamente: il treno aveva avuto dei sussulti e continuava ad averli mentre si arrestava velocemente, sagome scure e fluttuanti stavano arrivando in volo formando delle volute di fumo nero e denso attorno al treno e il cielo divenne improvvisamente scuro.
« C-cosa sono quei cosi in aria? » squittì Lavanda, allontanandosi dal finestrino e stringendo la mano a Susan Bones, che si era appiattita sul suo sediolino e stava cominciando a tremare tutta; Zacharias Smith, dal suo canto, stava iniziando ad emettere strani suoni simili a lamenti.
« Ci stanno inseguendo! » esordì Hannah, spaventata.
« Non perdiamo la calma, forse vogliono solo controllarci. » intervenne Neville cauto, ma non sembrava molto convinto.
Nessuno prese a tranquillizzarsi dopo quell'affermazione, nessuno era sicuro che si trattasse di un semplice controllo da quando avevano avvertito i numerosi sussulti del treno, il repentino cambio di velocità e le sagome fluttuanti nel cielo.
« I controlli non sono avvenuti in questo modo. » disse Luna imperturbabile, con una sorta di strana calma che metteva paura.
« Fuori le bacchette! » ordinò Ginny, sfoderando la sua in modo lesto e puntandola contro niente in particolare.
In un secondo, furono tutti con le bacchette pronte.
« Ma che cosa succede? » chiese Smith con una vocina acuta e penetrante, mentre il treno finiva la sua corsa con l'ultimo sussulto, restando poi immobile in mezzo al nulla.
« Vado a chiedere a Seamus e il resto. » fece Neville guardando le amiche in cerca di approvazione, ma Hannah gli aveva afferrato velocemente un polso con aria spaventata.
« No, non andare. Resta. »
Neville ebbe un tremito, qualcosa che sprofondava nel suo petto: la ragazza non l'aveva mai stretto in quel modo, anzi, non l'aveva quasi mai sfiorato. Rilassando il corpo, annuì per tranquillizzare Hannah e il desiderio di restare nello scompartimento insieme a lei si fece concreto.
« Vado io. Non muovetevi da qui! » si offrì Michael e insieme a Steeval e Lavanda Brown corse velocemente fuori. Nel passare lungo il piccolo tratto di corridoio del loro scompartimento, strinse dolcemente un braccio a Ginny come per rassicurarla e il cuore il lei ebbe un balzo improvviso: il suo tocco delicato le aveva ricordato che erano mesi che non si sentiva sfiorata con affetto da nessuno, che il suo amato non l'avrebbe fatto per chissà quanto tempo ancora.
I restanti membri dell'ES attesero con ansia, le bacchette alzate e pronte per essere usate. Neville stava cominciando a sudare, non riusciva a capire cosa stesse accadendo dato che gli pareva impossibile si trattasse di un controllo. Sentiva che quelle sagome fluttuanti erano salite a bordo, sembrava che stessero cercando qualcuno... non si trovavano lì per caso.
Improvvisamente, si udirono urla, esclamazione burbere e rumori di qualsiasi tipo che li misero ancora più all'erta.
« Ma che cosa succede? » chiese nuovamente Smith, la vocina ancora acuta e impaurita.
« Potrebbero essere davvero solo i controlli... v-vero? » sussurrò Susan, tentando di autoconvincersi.
« Potrebbero, Susan. » cercava, allo stesso tempo, di rassicurare Neville.
Altre urla, stavolta molto spaventate e strozzate, e parecchi rumori.
« MA CHE COSA SUCCEDE? » esclamò per la terza volta Zacharias Smith, la cui voce era arrivata all'isteria.
Justin corse ancora una volta al finestrino ma non riuscì a vedere nulla; Susan e Hannah erano affiancate e le loro mani tremavano allo stesso modo. Smith era appiattito sul sediolino e aveva la bacchetta al contrario tanto che era impaurito e i tre capi dell'ES, invece, erano in testa al gruppetto e di fronte alla porta dello scompartimento, in attesa di tenere testa a qualsiasi cosa o persona avesse impedito la regolare corsa del treno.
« Michael non torna e non si hanno notizie di Seamus e il resto... » ci tenne ad osservare Neville, nervoso a dir poco. « Devo andare fuori a controllare. No, Ginny, Hannah... restate qui! »
« Non se ne parla! » protestarono le due, una con forza e l'altra con occhi colmi di lacrime.
« Vi prometto di metterci meno di un minuto! » ribatté con voce frettolosa il ragazzo, la mano sulla maniglia dello scomparto.
« Ma... » fece Hannah, spaventata.
Ginny diede un colpo secco sulla mano di Neville e quella scivolò dalla maniglia, penzolando lungo il fianco del ragazzo. « Neville, non se ne parla! Verremo anche io e Luna, non ti lasciamo andare da solo. Hannah, tu resta qui e non preoccuparti di... »
Ma non ci fu bisogno che la Grifondoro completasse la sua frase. Proprio in quel momento ci fu un urlo acuto e penetrante e la porta del loro vagone si aprì: due alte figure incappucciate erano in piedi e scrutavano attentamente i visi dei membri dell'Esercito, sorridendo come se Natale fosse arrivato in anticipo. Ginny, Neville, Luna e Hannah erano vicinissimi ai due Mangiamorte, potevano vedere ogni singolo dettaglio dei loro volti e dei loro abiti neri come la pece, e si immobilizzarono, ghiacciati da una forza paralizzante che si chiamava paura.
« Non ci sta? » chiese un Mangiamorte all'altro, finendo di osservarli.
Il cuore di Ginny fece una capriola: stavano cercando qualcuno, possibile che stessero cercando...
« Certo che ci sta! » sbraitò il secondo Mangiamorte, dando un colpo negli stinchi all'altro con aria disgustata e scuotendo il capo di fronte all'idiozia del compare. « Siamo nell'ultima maledetta carrozza, ovvio che deve stare qui! Non credi, testa vuota? Ma che razza di idiota mi sono portato appresso... »
« Scusa. Allora, sei tu Luna Lovegood? » fece il primo uomo, avvicinandosi con sguardo minaccioso ad Hannah Abbott.
« No! » intervenne Neville, parandosi di fronte alla Tassorosso con slancio di cavalleria.
« E tu chi diavolo saresti? » chiese il secondo uomo, irritato.
« Neville Paciock. » il ragazzo sentì il corpo di Hannah tremare contro il suo ma non osò spostarsi di un millimetro.
L'uomo rise e non disse una parola, concentrandosi invece sul volto calmo di Luna e dimenticando in fretta l'intervento di Neville. « Eccola, idiota, si riconosce subito! Identica al padre. » sibilò, avanzando minaccioso verso Luna, che puntò gli occhi pallidi su di lui con un espressione sconcertata, come se avesse voluto chiedere qualcosa. « Lovegood, se non opporrai resistenza non ti faremo nulla, quindi non provare a fare la furba o tu e i tuoi amichetti la pagherete cara. Siamo intesi? » accluse, afferrandola improvvisamente per un braccio e confiscandole la bacchetta.
« Che cosa diavolo state facendo? » intervenne Ginny, venendo avanti con la bacchetta puntata contro il petto del secondo Mangiamorte che stringeva ancora di più il braccio dell'amica.
Tutto l'Esercito di Silente cominciò a venire avanti, puntando le bacchette contro i due Mangiamorte e pronti all'azione. Luna provò un moto di affetto verso di loro e trattenne a stento le lacrime: erano così decisi a battersi per lei, pronti e senza paura che potesse accader loro qualcosa. Sembrava quasi come se lei fosse davvero importante per loro, forse lo era davvero. Non aveva mai avuto persone che si comportavano in modo così splendido nei suoi confronti, a parte sua madre e suo padre, non avrebbe mai detto che qualcuno sarebbe stato capace di affrontare dei Mangiamorte in sua difesa.
« Ah-ha! » fece il primo uomo. « Sono pronti a combattere, vedo. »
« Contro di noi? » rise il secondo, alzando un sopracciglio verso Ginny, che gli puntava ancora con determinazione la bacchetta sul petto. Si affacciò fuori alla porta, urlando in corridoio: « L'ho trovata! »
In un baleno, altri Mangiamorte vennero in soccorso dei compari: erano decisamente troppi in quel momento. Iniziarono a ridacchiare apertamente, le bacchette puntate sia contro Luna sia contro gli altri con sguardo ostile ed intimidatorio. Non avrebbero esitato ad attaccare, a mutilare, ad uccidere... ma l'Esercito di Silente era pronto anche a quello, l'avevano sospettato dal primo momento in cui si erano riuniti: in quel momento toccava a loro.
« Non oserete andarvene con la nostra amica. » sibilò Neville minaccioso, il braccio teso e deciso.
« Non costringeteci a farvi del male, stupidi ragazzini. » disse il primo uomo incappucciato, voltando loro le spalle.
« Noi combatteremo, non ci farete del male. » disse Justin, audacemente.
« Vi conviene abbassare le bacchette. » ringhiò un Mangiamorte mascherato, parandosi davanti al compare. «Andiamo, forza! Cammina, stramba, e muoviti! »
« No. » rispose Luna decisa, fissando il Mangiamorte che la teneva con aria disgustata e non muovendosi di un millimetro: l'avrebbero trascinata, ma lei non avrebbe mai lasciato i suoi amici da soli.
« Toglietele le mani di dosso. » disse Neville, quando un paio di uomini mascherati la scossero come per dirle di far presto.
« Cammina, sciocca. Tale padre, tale figlia... cammina, ho detto! » sbraitò il secondo Mangiamorte, trascinando Luna e ignorando i ragazzi che si stavano agitando all'interno dello scompartimento.
« Voi non andrete da nessuna parte con la nostra amica! Lasciatela andare immediatamente! » esalò Neville, il tono che toccava note disperate e la voce che faticava ad uscire. « Cosa avete fatto ai nostri amici, eh? Seamus, Michael e... »
Ma il Mangiamorte sembrava non voler lasciare neanche per un secondo Luna e ridacchiava della disperazione di Neville. Ginny non ci vide più, il fuoco dentro di lei stava cominciando a divampare: che fine avevano fatto Seamus, Michael e il resto? Avevano di certo combattuto contro di loro per impedire che facessero del male ai restanti membri dell'ES nell'ultimo scompartimento, ma cosa era accaduto a loro? Non solo le dovevano portare via tre delle persone più importanti della sua vita, ma avevano sicuramente fatto del male ai suoi compari... avrebbero fatto del male alla sua cara amica Luna. Fu con impeto eroico e senza pensare alle conseguenze che la ragazza si avventò contro il Mangiamorte che teneva Luna, cercando di allentare la presa della sua mano sul braccio dell'amica. Il Mangiamorte imprecò e la spinse via con una forza tale da mandarla a terra, facendole battere la testa sul sedile mentre gli altri Mangiamorte alzavano le bacchette per attaccarla.
« GINNY, ATTENTA! » la avvertì Luna, prima che l'uomo le tappasse con violenza la bocca.
« No! » Hannah si pose tra la ragazza e i Mangiamorte, la bacchetta pronta. « Expelliarmus! »
« STUPEFICIUM! » esclamò Ginny da terra, puntando la bacchetta contro la mischia di uomini incappucciati e lanciando l'incantesimo velocemente. Loro evitarono con facilità quello di Hannah e appena in tempo il lampo di luce blu della ragazza, riuscendo fortunatamente per loro a bloccarlo con un incantesimo.
« Che credevi di fare, carina? » la derise un uomo mascherato. « Credi davvero che tu e i tuoi amichetti abbiate scampo contro di noi? Forse non ti... NO! CRUCIO! »
« Expelliarmus! » s'inserì Susan, spingendo Ginny da un lato mentre il lampo di luce rossa colpiva il pavimento.
« Stupeficium! » intervenne prontamente Justin, affiancando l'amica Tassorosso nel combattimento.
« Incarceramus! »
« REDUCTO! »
« EXPELLIARMUS! »
All'improvviso, lampi di luce rossa e blu partivano da ogni bacchetta presente, contro i due Mangiamorte, che allo stesso tempo attaccavano e si difendevano con velocità sorprendente. Neville fu disarmato ma a mani nude afferrò il collo del Mangiamorte più vicino, urlando: « DOVE SONO I NOSTRI AMICI?! COSA VOLETE FARE ALLA NOSTRA AMICA LUNA?! »
« Adesso basta! » si intromise uno degli uomini mascherati, mettendo fine agli incantesimi dell'ES con un colpo di bacchetta e scrutando i ragazzi che avevano osato sfidarlo con un sorriso beffardo. « Prendete la ragazzina e scendiamo subito da qui. Forza! »
« NO! » strillarono Ginny e Neville terrorizzati, avventandosi entrambi sull'uomo che trasportava Luna e venendo sbalzati in aria entrambi.
« Avete combattuto con valore per me. » disse Luna sottovoce, lasciandosi trascinare e non opponendo alcuna resistenza. « Deve andare così... »
« NON DEVE... LUNA! LASCIATELA ANDARE! » strillava ancora Ginny, continuando ad attaccare insieme ai membri dell'ES.
« Vi voglio davvero bene. » disse Luna malinconica, agitando la mano. « Siete gli unici amici che io abbia mai... »
Il Mangiamorte la zittì con un bavaglio e la spinse giù dal treno, tenendola ben salda, mentre i restanti Mangiamorte sbarravano la porta dello scompartimento per non lasciarli passare e bloccavano ogni loro incantesimo.
« Combattete, codardi! STUPEFICIUM! » esclamò Neville, agonizzante.
« Stupeficium! »
« Incarceramus! »
Ma i Mangiamorte erano troppi per loro e i ragazzi non riuscirono a contrastarli, così su due piedi. Riuscirono solamente a vedere l'uomo che trascinava via Luna mentre gli altri Mangiamorte ridacchiavano e pian pianino si dissolvevano in fumo nero, sparendo dai finestrini e continuando la loro corsa fluttuando come anime nere nell'aria fredda.
« La vostra amichetta subirà il castigo che avrebbe dovuto subire suo padre a causa delle sciocchezze che spara su quella rivista inutile. » rise il secondo Mangiamorte, che ancora doveva dissolversi, e il compagno diede in una forte risatina rozza. « Vi saluto, mocciosetti! »
L'altro fece un'altra grossa risata. « Ah-ha! Il Signore Oscuro gliela farà pagare cara! »
Il cuore di Ginny sembrava battere in gola e tutto nella sua mente aveva preso significato, una volta per tutte. Il ghigno di Tiger, il suo desiderio di voler lanciare la maledizione Cruciatus proprio su Luna e la sua frecciatina al buon Natale. Gli articoli di Xenophilius non erano da sottovalutare: Luna aveva rischiato tantissimo a causa del padre e ne avrebbe di sicuro pagato le conseguenze. Ma quali conseguenze? Cosa le sarebbe successo?
Ginny ebbe uno scatto di rabbia. « BRUTTI SCHIFOSI ESSERI INUTILI! » strillò, avventandosi sul Mangiamorte ma quello svanì nel nulla, imitando il compagno e diventando anch'egli fumo nero vorticante. La ragazza finì per terra con uno schianto, il labbro che cominciava a sanguinare copiosamente.
Le porte del treno si chiusero con uno scatto... poi quello si mosse e di Luna non rimase che un ricordo.

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Capitolo 12
*** Dopo il rapimento. ***


Dopo il rapimento.



Ginny non sapeva per quanto tempo aveva pianto, disperandosi per il rapimento dell'amica, ma sapeva solo che aveva pianto troppo e soprattutto per un motivo inutile: Luna sarebbe di certo sopravvissuta, all'amica non sarebbe accaduto nulla, non c'era bisogno di disperarsi come se potesse accaderle qualcosa. Era quello che lei e i restanti membri dell'Esercito di Silente continuarono a ripetersi e il fatto era che ripeterlo faceva bene, dava a tutti la speranza che serviva per affrontare la situazione. Michael le fu molto vicino, lui e Seamus raccontarono di aver posto resistenza contro i Mangiamorte, e che anche molti altri studenti non avevano esitato a farlo, ma erano stati colpiti da vari incantesimi prima di perdere i sensi.
Avevano combattuto tutti per Luna e lei neanche lo sapeva. Avrebbe pianto di felicità sapendo che anche gli studenti della scuola l'avevano difesa, che avevano tentato di salvarla, che anche lei, finalmente, aveva delle persone che la stimavano e che le volevano bene nonostante il suo essere una ragazzina inusuale.
Il treno si arrestò dopo quelle che parvero settimane e Ginny scese dal treno, salutando distrattamente gli amici e stringendo in un veloce abbraccio Neville.
« Sentiamoci in questi giorni, va bene? » disse dolcemente l'amico, dandole dei colpetti affettuosi sulla spalla e tentando un sorriso. La sua voce era roca e i suoi occhi erano esattamente come quelli dell'amica: rossi e gonfi di pianto.
« Va bene. » rispose laconica la Grifondoro, senza le forze per dire altro.
« Ehi... lei sta bene! È forte la nostra Luna e loro non le faranno niente. » ribadì Neville, per l'ennesima volta da quando avevano rapito la loro amica dal treno. « La useranno per ricattare il padre e per non lasciargli scrivere niente di compromettente sul Cavillo. Non avrebbe senso ucciderla quando possono fare affari. Ricorda, sono pur sempre Mangiamorte. »
La ragazza guardò con occhi pieni di lacrime l'amico e annuì, pensando che tutto quel che aveva detto era vero sebbene fosse comunque orribile pensare al destino di Luna, un'adolescente felice e spensierata di sedici anni. Guardandosi intorno nella stazione affollata, vide la madre e il padre che la salutavano da lontano facendo grossi sorrisi e i gemelli che si sbracciavano per attirare la sua attenzione, festosi e caotici come sempre.
« Vado, allora. Stammi bene, Paciock. »
Lui sorrise. « Anche tu. » rispose, allontanandosi.
« Tesoro! » la accolse Arthur, quando lei fu abbastanza vicina. Il padre fu il primo a correrle incontro per abbracciarla e la madre si unì all'abbraccio, mentre i gemelli ridevano malandrinamente e facevano delle smorfie. « Come stai? Ci sei mancata tantissimo! »
« Oh, cara la mia bambina! » quasi singhiozzava la madre, soffocandola con le grosse braccia. « Come stai? Sembri malridotta, tesoro... cosa ti succede? Stai bene? » la ragazza, meccanicamente, annuì in modo impercettibile. « Sei pallida, non ti riconosciamo neanche più. Sicura di stare bene? »
Stretta in quella morsa, Ginny faceva fatica a rispondere alle insistenti domande della madre e non per la stretta soffocante che lei e il padre avevano posto sulla figlia. Stava guardando Xenophiulius Lovegood che percorreva la stazione quasi correndo, cercando Luna tra la folla e chiamandola a gran voce. Inutile dire che le venne un nodo dolorosissimo in gola che faceva fatica a scomparire: come avrebbe fatto il signor Loovegood senza la sua unica figlia e chi gli avrebbe detto che era stata rapita dai Mangiamorte nel treno? Doveva essere lei, doveva correre dal padre della sua amica e trovare la forza necessaria per metterlo al corrente.
Ma come avrebbe fatto a non cedere alla disperazione?
« Lasciatela respirare, voi due! » disse Fred, ridacchiando.
I genitori lasciarono andare la figlia e George la strinse con affetto. « Fatti abbracciare, sorellina! A casa ci racconterai tutto, vero? »
« Oh, non vedo l'ora che... che cosa stai guardando? »
Gli occhi dei gemelli e dei genitori seguirono quelli della ragazza, posati indiscutibilmente su un disperato Xenophilius Lovegood.
« Ma che cos'ha? » fece Arthur, spaventato.
« Luna! » chiamava l'uomo, spintonando famiglie e studenti e voltandosi a destra e manca come un forsennato, i capelli lunghi e biondi così simili alla figlia scompigliati sul viso. « Luna! LUNA! »
Una lacrima scese sul viso di Ginny, fredda come il modo in cui i Mangiamorte avevano portato via l'amica. Arthur se ne accorse, tutti se ne accorsero e puntarono lo sguardo su di lei, che non riusciva a dire una parola ma che doveva assolutamente intervenire. Senza pensare a cosa dire, la ragazza corse disperatamente verso l'uomo, travolgendo gli studenti ritardatari.
« GINNY! TORNA SUBITO QUI! » urlò la madre, mentre i gemelli le correvano dietro per recuperarla.
Riscosso dal rumore, Xenophilius si era voltato in tutta fretta e aveva accolto la ragazza con un largo sorriso. « Un'amica di Luna! » esordì. Gli occhi erano tutti puntati su di loro, tra cui quelli di alcuni membri dell'Esercito che sembravano sostenere la loro compagna. « L'hai vista, per caso? Spero non si sia attardata da qualche parte. È una ragazzina molto curiosa e fuori dal comune, credo tu lo sappia dato che non fa che parlare di te a casa. È ancora in treno, vero? Oh, cielo, non sono neanche salito a dare un'occhiata... che sciocco! »
« Signor Lovegood... i-io... »
Ma non ci fu modo di parlare: le inconfondibili sagome fluttuanti nere in volo appartenenti ai Mangiamorte planarono improvvisamente nella stazione, creando scompiglio tra i presenti. I gemelli scattarono in avanti e afferrarono la sorella per un polso, trascinandola via dal pericolo... ma i Mangiamorte non avevano intenzione di attaccare nessuno. Anzi, si fermarono proprio davanti a Xenophilius Lovegood, scoppiando a ridere come se avessero visto un pagliaccio.
« Cerchi la tua cara Luna? » chiese un uomo mascherato, e gli altri Mangiamorte se la risero di puro cuore. « Credo che la tua piccolina abbia bisogno di una bella vacanza fuori casa, tu non credi? Magari insieme a noi. Ha! La prossima volta ci riflettevi su dieci volte prima di pubblicare sciocchezze su quello schifo di rivista da rimbambiti. Beh, ti saluto! »
Il pianto disperato di Xenophilius fu l'ultima cosa che Ginny udì.




« Magari più tardi puoi sempre raccontarci qualcosa... »
« Sì, noi siamo qui per ascoltarti, Gin. »
« Non subito. Quando vuoi e se ti va. »
« Lasciate in pace vostra sorella, ragazzi. » intimò la madre ai gemelli, che tacquero immediatamente e squadrarono la sorella con una certa tristezza e preoccupazione. Dopo l'avvenimento accaduto in stazione fu costretta a raccontare ai genitori che i Mangiamorte avevano fatto irruzione sul treno e avevano rapito Luna, omettendo la parte in cui lei e il suo Esercito avevano reagito ai Mangiamorte e li avevano attaccati per salvare l'amica. « Ti ho cucinato lo stufato, Ginevra, a te piace... »
« Non ho fame, mamma... »
Vi voglio bene. Siete gli unici amici che io abbia mai...
Le ultime parole di Luna rimbombavano dolorosamente nella testa di Ginny: Luna non era riuscita nemmeno a concludere la sua frase. Non c'erano stati addii, saluti... niente di niente. Se n'era andata proprio come se n'erano andate le altre persone importanti per lei. Di loro erano rimasti solo ricordi.
La tana era tranquilla quella sera, Bill e Fleur si erano uniti alla famiglia per stare insieme ma l'atmosfera non era delle migliori: la madre aveva preparato uno stufato per l'intera famiglia ma la ragazza non se la sentiva di mangiare. Sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco che non aveva niente a che fare con la fame, non riusciva a capacitarsi del fatto che non avrebbe più rivisto il sorriso sognante di Luna Lovegood, la sua gentilezza, il suo affetto.
« Scioccolata calda? » propose Fleur, dolcemente.
Ginny rimase un attimo inebetita dalla domanda, pensando che Luna le consigliava sempre di berne quando era di cattivo umore, e rispose: « Sì... grazie, Fleur. »
La donna scosse i lunghi argentei capelli e corse ai fornelli per prepararle una cioccolata calda. La mamma sorrise a Bill e non disse nulla, lasciando Fleur a trafficare con la bacchetta e con gli ingredienti che trovava in cucina.
« Notizie del vecchio Xeno? » chiese Bill al padre, che scosse il capo con estrema stanchezza.
« No. È sparito subito e credo sia pericoloso sia per noi che per lui andare a trovarlo. »
« Ma dobbiamo fare qualcosa, almeno per sapere se ha qualche idea che ci aiuterà a trovare la piccola Luna. » intervenne Fred, sostenuto dal suo gemello.
« Non ha la più pallida idea di cosa accade, Fred. » disse il padre, asciugandosi la pelata intrisa di sudore freddo.
« Azkaban? »
« Non credo. L'hanno di sicuro nascosta dove si nascondono loro, dove Voi-Sapete-Chi si nasconde. »
Ginny ebbe un brivido e strinse i pugni, cercando di calmare l'irregolare battito del suo cuore.
La madre parve accorgersene perché si inserì, dicendo: « Non mi sembra il caso di... »
« Mamma. » Bill interruppe il rimprovero della madre, coprendo una mano alla sorellina e rivolgendole un sorriso consolatorio. « È adulta, ormai. Non possiamo parlarne di nascosto... non dimentichiamoci che è una sua amica e che ha tutto il diritto di sapere. »
Contrariata, la madre voltò le spalle alla tavolata e si affaccendò ai fornelli, sbuffando. Ginny tirò su col naso ed estrasse dalla tasca un piccolo foglietto che Luna aveva accidentalmente fatto cadere dalla sua tasca durante il rapimento. Non se la sentiva di aprire quel fogliettino dinanzi l'intera famiglia, per cui lo intascò e finì in fretta la cioccolata che Fleur le aveva preparato.
« In ogni caso, non so voi ma io mi aspettavo che punissero Xeno. I suoi articoli erano troppo disturbanti per Voi-Sapete-Chi e non potevano circolare ancora. » intervenne George, rattristito.
« Concordo. » convenne subito Fred.
« Anche se non mi aspettavo tanta furbizia da parte dei Mangiamorte. Insomma, potevano far fuori il vecchio Xeno in un attimo... sarebbe stato orribile, lo so! » disse frettolosamente il ragazzo quando la mamma si voltò come una furia verso di lui, la bocca spalancata dall'orrore e pronta per fargli una partaccia. « Ma sarebbe stato decisamente da loro, da stupidi quali sono. Invece hanno trovato il modo per manipolarlo e ricattarlo rapendo Luna... lo trovo furbo, no? »
Gli altri annuirono, d'accordo con George; la madre sporse la mascella, irritata dall'affermazione del figlio.
« Non preoccuparti, sorellina. » disse Bill, con la sua solita dolcezza. « Nostro fratello ha ragione: vogliono solo ricattare Xenophilius, non faranno del male alla piccola Luna. Anche perché sanno bene a cosa andrebbero incontro: una rivolta tra le mura di Hogwarts! » sorrise, incoraggiante. La madre, invece, strinse i denti e sporse nuovamente la mascella in modo evidentemente pericoloso. « Luna serve a loro viva, e tu non devi mai pensare che potrebbe accaderle qualcosa di brutto. »
« Sì, vero... scusate, vado di sopra. » rispose bruscamente la ragazza, e senza guardare negli occhi nessuno salì in fretta le scale e si chiuse in camera sua.
Sentì dei rumori venire da sotto e le urla di sua madre che rimproverava il marito e i figli ma era più che sicura che l'avrebbero lasciata in pace, che nessuno sarebbe salito per tormentarla. Almeno per quella volta. Era riuscita a consumare tutte le sue lacrime nel treno per casa ma non appena estrasse il fogliettino stropicciato che Luna aveva lasciato cadere a terra durante la rivolta contro i Mangiamorte dovette ricredersi.
Quello che aveva raccolto non era un fogliettino qualunque... era una foto. Una foto che ritraeva un soffitto di una stanza, della stanza di Luna: Ginny, Harry, Neville, Ron ed Hermione erano ritratti su quel soffitto alto e circolare. Non si muovevano come i ritratti di Hogwarts ma possedevano una loro magia: pareva che respirassero. Attorno ai volti vi era una catena. No, non era una catena. Era un unica parola ripetuta tante volte e che fungeva da catena: amici, amici, amici, amici, amici, amici...
Luna non l'aveva mai mostrata a nessuno, non ne aveva avuto il tempo...




Si smaterializzarono nei pressi di un grosso maniero: era davvero enorme, Luna non ne aveva mai visto uno che non appartenesse alle belle fiabe che le raccontava la mamma prima di morire. Si sentiva scombussolata dagli avvenimenti accaduti nel treno e non faceva che pensare ai suoi amici che in quel momento sentiva disperati per la sua assenza, per il suo brutale rapimento. Si erano battuti per lei, avevano affrontato i Mangiamorte per lei... erano davvero gli amici che aveva sempre desiderato. Sperò che nessuno fosse ferito gravemente, che a suo padre non fosse accaduto niente. Suo padre... come avrebbe fatto senza di lei? Aveva già perso una persona importante nella sua vita, il suo unico amore, come avrebbe fatto al pensiero di perdere anche la figlia?
Sospinta dai Mangiamorte vide nell'ombra il volto di una donna dai capelli corvini avvicinarsi e si sentì rabbrividire: era Bellatrix Lestrange, la donna che aveva invaso i giornali per tanti anni, che aveva visto nell'Ufficio Misteri e che li voleva morti. La donna che aveva torturato fino alla follia i genitori del suo caro amico Neville, che aveva causato la morte dell'innocente Sirius Black, che aveva causato tanto male a molte persone.
« Siamo noi, Bellatrix. » annunciò un Mangiamorte, mostrando il marchio. « Con quello che il Signore Oscuro ci ha chiesto. »
« Ottimo lavoro. » disse la donna, disincantando il battente di ferro per lasciarli entrare. « Così quello sciocchino impara a frenare la piuma, vero, piccola Lovegood? » e scoppiò a ridere, di una risata che metteva i brividi.
Luna non osava muoversi o parlare: temeva che avrebbe creato solo altri guai, doveva pensare a come fare per scappare via da lì senza che il padre e l'Esercito di Silente subissero le conseguenze delle sue azioni.
Fu sospinta verso il maniero con brutalità e senza che nessuno dicesse una parola: sembravano tutti seri, la situazione era seria. Non riusciva a capire dove si trovasse, per un attimo aveva creduto che l'avrebbero condotta ad Azkaban... ma forse era proprio in quel maniero che si nascondeva Voldemort. Luna percorse con gambe incerte la lunga scalinata di ingresso, trovandosi successivamente faccia a faccia con quelli che dovevano essere i proprietari della casa.
« Dove, Cissi? » chiese Bellatrix concitata, ad una donna dal viso altero.
« In cantina. » rispose un uomo dai capelli biondissimi.
L'uomo la squadrava con ansia e lei ricambiò l'occhiata con interesse, pensando che somigliasse vagamente a qualcuno di familiare.
« Ho chiesto il tuo parere, Lucius? »
« In cantina, Bella. » rispose la donna dal viso altero, con voce tremula.
Bellatrix annuì e con una smorfia all'uomo di nome Lucius si allontanò trasportando con lei Luna e il resto dei Mangiamorte.
« Malridotti i Malfoy, vero? » rise il Mangiamorte che teneva ferma la ragazza. « Era ora che il Signore Oscuro facesse pagare quell'imbecille di Lucius per i suoi insuccessi. »
Luna sgranò gli occhi, la mente che cominciava a lavorare frenetica: Era finita nella casa di Draco di Serpeverde? La notizia appresa la mise in uno stato di agitazione e in quel momento non desiderava altro che trovare il modo per dirlo ai suoi amici, per dirlo a qualcuno in qualunque modo. Era quello il luogo in cui si nascondeva Voldemort, lì l'avrebbero scovato e l'avrebbero combattuto. Ma come poteva fare? Le avevano confiscato la bacchetta e il galeone non funzionava senza bacchetta... come avrebbe fatto a cavarsela?
« Ecco qui. »
Bellatrix la spinse giù per le scale di una cantina e lasciò che rotolasse fino ad un piccolo cancello. Luna sanguinò copiosamente sopra il sopracciglio, nel punto in cui aveva sbattuto la testa sopra il battente. Ridacchiando, Bellatrix afferrò la ragazza per i capelli e, aprendo il cancelletto, la trascinò dentro, serrando la porta con un incantesimo e salutandola con una manina tra le sbarre.
« E ora... marcisci qui, Lovegood piccina! »




Neville finì il suo racconto e guardò sua nonna.
« Caro il mio Neville, sembri così dispiaciuto. » rispose Augusta Paciock, per la prima volta in vita sua davvero in pena per le sofferenze di suo nipote. « Ci tenevi tanto a quella ragazzina, era una tua amica, uno dei capi del vostro Esercito. »
« Combatterò fino all'ultimo, nonna. » riprese il ragazzo, audacemente. « Non mi interessa delle conseguenze, devo farlo. Combatterò per Luna, per Harry, per tutto il paese. Mi sento proprio il figlio di mio padre, adesso. »
Augusta accennò un sorriso malandrino e diede le spalle al nipote per nascondere gli occhi lucidi.




« Chi sei? » mormorò una voce debole e roca che fece eco nella cantina buia e vuota.
Luna si voltò con uno scatto mettendo a fuoco un groviglio di stracci e una figurina accovacciata stagliata nell'oscurità. Si sentì pervadere dal panico e dal terrore quando la figura allungò un braccio debole e ossuto: stava indicando una lampada ad olio lì vicino.
« Sotto la lampada. » gracchiò.
« Io sono... mi chiamo Luna Lovegood. » rispose la ragazza, affannata e col cuore che batteva forte. « Sono una studentessa di Hogwarts. E lei? »
La figura si mosse barcollando e Luna arretrò, impaurita. Non riusciva a vedere bene chi fosse ma una volta che l'uomo fu abbastanza vicino alla lampada riuscì a scorgere i suoi tratti sciupati: era malmesso. E nonostante quello, aveva anche lui un volto familiare, un volto inconfondibile.
« Signor Olivander! » esordì Luna, lieta di aver trovato qualcuno di familiare che le tenesse compagnia in quel momento tragico. Olivander annuì impercettibilmente e la ragazza gli diede una mano a sedersi. « Lei che ci fa qui? È un ostaggio proprio come me? »
« Temo di sì, cara. » rispose Olivander, debolmente.
« Cosa le hanno fatto, signor Olivander? » insistette Luna, guardando meglio le ferite sul volto dell'uomo.
Non erano ferite qualunque, erano volute, violente: conosceva bene quelle ferite, i Carrow a scuola avevano riempito i loro visi con tagli e bozzi del genere ma quelle che riportava Olivander erano davvero spaventose, nulla in confronto ai Carrow. Il fabbricante di bacchette sembrava essere stato torturato proprio come erano stati torturati gli studenti di Hogwarts ma in maniera decisamente più brutale, forse da Voldemort stesso, ma per quale motivo? Che anche Luna avrebbe subito lo stesso trattamento?
« Non ha importanza adesso... come ci sei finita qui dentro, cara? »
« Mi hanno rapita dal treno. » rispose Luna, sempre più tesa e preoccupata, col panico che sembrava pervaderle perfino i capelli. « Mio padre si stava ribellando al regime di Voi-Sapete-Chi sul Cavillo e... spero solo che... ho perso la mia mamma quando ero solo una bambina, non voglio che... »
« Calmati, figliola. Tuo padre sta benissimo. » si intromise Olivander, allungando nuovamente la mano ossuta verso di lei. « A loro serve ricattarlo, non ucciderlo. »
« Sì ma loro sono capaci di tutto, i Mangiamorte, intendo. Ad Hogwarts ci sono i Carrow, loro sono davvero orrendi... » Luna fece un grosso respiro, tentando invano di darsi una calmata. « Signor Olivander, non possiamo smaterializzarci senza bacchetta, vero? Dobbiamo andarcene da qui. »
« Ho provato, mia cara, non c'è modo di farlo... la cantina è incantata. »
« Possiamo sempre riprovare fin quando non ci riusciamo. Gli elfi domestici possono farlo. »
« Possiamo riprovare se proprio desideri... »
« Cercherò una via di fuga, signor Olivander, ci aiuteremo a vicenda! »
« Temo che non ci sia un modo per scappare da qui. Loro sono furbi... »
« Stia tranquillo, signor Olivander... i Nargilli ci aiuteranno, per una volta saranno buoni con noi umani. » disse Luna, guardandosi intorno per trovare anche un minimo sprazzo di luce in mezzo tutta quell'oscurità. Poi guardò Olivander, che le restituì lo stesso sguardo stupito. « Oh, dimenticavo: lei conosce i Nargilli, vero? »




Ginny non ricordava di aver mai trascorso le vacanze di Natale in modo così orribile: tendeva a scattare, arrabbiata, contro qualunque persona le capitasse a tiro, soprattutto con i gemelli che non lo meritavano per niente. Non faceva che chiudersi in camera, a scrivere lettere a qualunque persona potesse distrarla e tirarle su il morale dal pensiero della sua amica, gettata in qualche cella oscura e torturata. Le venivano i brividi tutte le volte che pensava a lei, al suo sorriso svanito nel momento in cui i Mangiamorte l'avevano portata via da loro...

Caro Neville, scrisse un giorno, mentre era rintanata in camera sua.
Forse sto sbagliando a tenere lontana da me la mia famiglia, sai? Cercano di starmi vicini in tutti i modi ma io ancora non riesco a calmarmi. Tu come stai? Come vanno le vacanze lì a casa tua? Qui non si sente l'atmosfera serena, o almeno io non la sento per niente. Penso continuamente a Luna, non riesco a fare altro. Ho mandato ad Hagrid i miei saluti e l'ho informato sulle ultime tristi notizie: starà piangendo tutte le sue lacrime ma si sarebbe arrabbiato se non gli avessi riferito nulla. Allego un regalo a questa piccola lettera, spero di piacciono le cose di lana e che non ti facciano venire il prurito.
Ti stringo forte,
tua rossa.
PS: sì, l'ho fatto io e l'ho fatto a mano.
PPS: spero che la lettera ti venga recapitata presto, Leo crea davvero troppi disastri.


Ginny attendeva la risposta di Neville da due giorni mentre poltriva nel letto. Senza Leo, il gufetto casinista di Ron, la sua stanza appariva quasi vuota e sembrava quasi come se non riuscisse a stare senza quell'animale. Sentire gli schiamazzi di Leo per tutto il giorno non la infastidiva più: era l'unica cosa che la legava a suo fratello, che in qualche modo sembrasse farla sentire meno sola.
All'improvviso, un sonorissimo crac fece eco nella sua stanza e lei trasalì, iniziando ad imprecare contro i gemelli che non avevano per nulla perso la loro abitudine di Smaterializzarsi tutto d'un tratto nella stanza.
« Non volevamo spaventarti. » disse George, ridacchiando apertamente.
« Affatto. » accluse Fred, con tono di finta innocenza che non ingannava nessuno.
I due gemelli sembravano vestiti a festa: portavano il solito grosso maglione di lana che la mamma amava fare ai ferri con su incise le loro iniziali mentre i pantaloni erano di caldo velluto ma diversi in colore. Ginny aveva rifiutato categoricamente di infilare il suo, di maglioncino, che era sempre di un forte rosso scuro che la faceva somigliare spaventosamente ad un pomodoro andato a male.
« Dov'è finita la nostra vera sorellina? Quella combattiva di sempre? » George fece una smorfia e si sedette accanto a lei sul letto, cingendole le spalle con un braccio. « Scusami Ginevra cara, ma sei acida come uno yogurt andato a male. Mi dispiace. »
« Scusatemi tanto se sono preoccupata per Luna. » ribatté, stizzita.
« Hai proprio un cervello di gallina, sai? » si inserì Fred senza il minimo rimpianto e la sorella lo colpì forte sul braccio. « Come puoi pensare che possa davvero accaderle qualcosa? George aveva ragione l'altro giorno: a loro Luna serve per ricattare il vecchio Xeno, non le farebbero mai del male. E poi è una valorosa combattente del famigerato Esercito di Silente, dico bene? Si troverebbero solo di fronte altri guai se l'attaccassero. »
George fece un grosso sorriso. « Devi combattere per lei esattamente come hai fatto ad Hogwarts per quei tre disgraziati che non si stanno facendo vivi da fine agosto ma che sono sicuro stanno benone. Forza, sorellina! »
Ginny guardò i suoi fratelli e sorrise, per la prima volta da quando si trovava a casa.
« A parte il fatto che con il caro Potter non me la racconti giusta... » ci tenne a specificare Fred, sospettoso.
La ragazza si trattenne dal scoppiare a ridere e si coprì la bocca con una mano, cosa che fece aumentare il sospetto dei due fratelli.
« AH-HA! » fece Fred, puntandole il dito accusatore contro. « Allora tu ammetti che tra te e lui...? »
« Piantatela. » rispose Ginny divertita, interrompendo l'accusa del fratello. « Avete ragione su Luna, comunque. Devo essere forte per lei e combattere proprio come sta facendo Neville e proprio come ho fatto per quei tre. Sì, devo combattere ancora. »
« Ecco la nostra vera sorella! » esclamarono i due gemelli, vivacemente.
« Finalmente ti riconosciamo! Era orribile vederti chiusa qui dentro come una detenuta di Azkaban. Dovevamo solamente disobbedire alla mamma per farti ritornare in te? » chiese George stupito, abbracciando la sorellina fino a soffocarla.
« Tanto semplice quanto difficile. » disse Fred a mezza voce, facendo un sorrisino. « E comunque, non hai risposto alla nostra domanda: tu ammetti che hai una tresca con il tanto famoso fanciullo dai capelli neri, gli occhi verdi e la cicatrice a forma di saetta sulla fronte? »
Ginny apparve imbarazzata, poi disse: « Non vi ho ancora raccontato di quel che ho combinato ad Hogwarts con i Carrow, vero, ragazzi? »

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Capitolo 13
*** Tempo di Natale. ***


Tempo di Natale.


Draco aveva sempre adorato le vacanze, soprattutto quelle natalizie. L'atmosfera che si respirava durante le feste di Natale in passato era l'atmosfera che tutti invidiavano, perfino le persone più fortunate erano riuscite ad invidiarlo. In quel momento, invece, era lui ad invidiare anche la più pezzente delle famiglie: non era Natale per lui da un paio d'anni, e tutto quello faceva male.
C'era solo Voldemort nelle loro vite.
Pensava tutti i giorni alla ragazzina stramba, Luna, così vicina a lui in modo assai spaventoso. I Mangiamorte avevano fatto irruzione nel treno, creando il caos e rapendo Lunatica e Draco sapeva benissimo il motivo, sapeva benissimo che sarebbe accaduto: erano secoli che i Carrow non facevano che parlarne coi Serpeverde, secoli che li incitavano a torturare la giovane per le verità brucianti che aveva sparato il padre sul Cavillo. Sembrava di sentirla, ogni giorno sembrava come se qualcosa di puro stesse morendo proprio nella cantina di casa sua. Gli amici della stramba e suo padre si stavano di certo disperando per la sua scomparsa mentre lui, Draco, riusciva a sentire perfino il minimo battito di cuore di Luna dovunque andasse.
Una creatura pura soffocata viva nella cantina del suo castello...
« Dove diavolo si trovano quei dannati quando servono?! » stava sbraitando il padre, una sera abbastanza tranquilla.
« Calmati, Lucius. »
« No che non mi calmo, Narcissa! Non posso andare avanti così! »
Bellatrix fece irruzione nel salotto di casa, emettendo la solita risatina sadica che a Draco metteva i brividi. « Lucius, non essere ridicolo: non puoi andare avanti in che modo, esattamente? » chiese, provocatoria. « Ringrazia il cielo che sei vivo, razza di buono a nulla! Per tutti i tuoi fallimenti sei riuscito a sfasciare una nobile famiglia. » e sputò a terra ai piedi di Lucius, che arrossì di rabbia.
Draco deglutì: neanche lui riusciva più a sopportare quella situazione, gli sembrava di essere in trappola nella sua stessa casa. Le tensioni, le rabbie di Voldemort scaricate su di lui e sulla sua famiglia, la costante presenza di Bellatrix e le sue scenate di pazzia erano diventate fin troppo opprimenti. Senza contare le varie intrusioni di Mangiamorte.
« NON OSARE PARLARMI IN QUESTO MODO! »
« Bella, per favore... »
« Non ha di che lamentarsi, Cissi. »
« Dannazione! » inveì ancora Lucius. « Qualcuno deve dare da mangiare ai prigionieri! Lui non li vuole morti! »
Alla parola "morti", Draco decise che era meglio per lui rinchiudersi in camera sua: non riusciva a pensare ai cadaveri di Olivander e di Luna Lovegood nella sua cantina, il solo pensiero gli faceva girare lo stomaco. Fece per alzarsi quando la madre gli strinse un polso con delicatezza.
« Sì, madre? » volle sapere educatamente, voltandosi con calma verso di lei e non riuscendo neanche un attimo a guardare negli occhi sua zia Bellatrix che di certo aveva posato le pesanti palpebre su di lui con cinico interesse.
« Porta questo piatto in cantina, per favore. » disse gentilmente Narcissa, il volto preoccupato e teso.
« E fai attenzione a quei due. » accluse Bellatrix, giocherellando con la sua bacchetta in modo pericoloso e affondando i piedi sul tavolino di vetro che aveva di fronte. Draco avrebbe voluto picchiarla in quel momento, dirle di abbassare i sudici piedi dal suo tavolino, mandarla via senza mai rivedere il suo volto depravato. « Se hai qualche problema, se la vedranno con me. »
Con un profondo respiro, Draco afferrò con mani tremanti il piatto con qualche avanzo e si sentì montare di collera per la fine che avevano fatto due persone innocenti come Luna e Olivander. Non era mai sceso giù in cantina da quando c'erano loro e in quel momento il suo cuore batteva come avrebbe battuto per una partita di Quidditch. In modo lento, estrasse la bacchetta dalla tasca e la puntò sulla serratura del cancello.
« Non muovetevi! Sono armato! » si ritrovò ad urlare, la voce spezzata dal pianto.
Ma nessuno dei due si mosse: Olivander era disteso a terra e dormiva avvolto in stracci neri e consunti e sopraffatto da brividi; Luna, dal suo canto, non sembrava aver chiuso occhio da quando era prigioniera: osservava con insistenza il volto pallido e appuntito di Draco, come se avesse appena visto entrare dal cancello un vecchio amico. Era il primo volto familiare, dopo Olivander, che aveva visto da quando era lì.
« Non urlare, per favore... lo sveglierai. » lo accolse Luna, con una strana serenità.
Draco fece un altro grosso respiro e avanzò barcollando, posando il piatto per terra all'entrata della cantina. « La c-cena... »
« Grazie, Draco. » disse Luna, cordiale.
Luna Lovegood appariva sciupata e debole, i suoi capelli erano un groviglio di riccioli biondi ribelli ma l'espressione era quella sognante e serena di sempre, quella di chi continuava a combattere nonostante tutto. Cosa avrebbe dato Draco per avere un minimo della sua forza, in quel momento stava invidiando perfino la stramba Lunatica che aveva sempre preso in giro nei corridoi della scuola.
« Potrei avere dell'acqua? » chiese la ragazza, porgendo al ragazzo un coccio di legno che aveva trovato lì in cantina.
Lui lo prese velocemente con mani tremanti, quasi temendo di sfiorarla e impregnarla di negatività e dolore e puntò la bacchetta verso il coccio, borbottando: « Aguamenti. » per poi restituirle il vasetto con sguardo mortificato.
« Grazie. »
Fu con un peso enorme sul cuore che Draco guardò per un ultima volta Luna e le diede le spalle, serrando il cancello e scappando via dalla cantina.




Mr e Mrs Greengrass non erano molto contenti di sua figlia. Avevano ricevuto soffiate da parte dei Carrow in cui si diceva che ella non aveva neanche finto di stare dalla loro parte mentre davano la caccia ai traditori della loro specie e ai ribelli ma che passava le sue giornate chiusa nella Sala Comune dei Serpeverde o cincischiando per il castello in compagnia, talvolta, del caro Draco, il che sarebbe stato un ottimo partito per la figlia se non fosse stato per il fatto che i Malfoy non stavano passando un bel periodo. Mrs Greengrass avrebbe dato il suo abito più costoso per far maritare sua figlia Daphne, più bella e prestante di Astoria, con Draco. Astoria non era di quel parere: aveva sempre avuto un debole per Draco e non avrebbe mai sopportato che la sorella gli facesse la corte o che i suoi genitori decidessero di darla in sposa proprio al ragazzo per il quale era innamorata da secoli.
Non che la sorella avesse interesse a sposare Draco ma diciamo che un pensiero perverso su lui l'aveva di certo fatto. Daphne era una sgualdrina di prima categoria che non faceva che saltare da un letto ad un altro per il semplice gusto di farlo. Prima Zabini, poi Nott, e altri ancora, a differenza di Astoria che sognava ancora l'amore di una vita...
« Mi stai ascoltando, Astoria? »
La voce di Mr Greengrass giunse alle orecchie della ragazza da un chilometro di distanza. Era immersa nei suoi pensieri come accadeva molto spesso e aveva quasi dimenticato di essere seduta a tavola con la sua famiglia, aspettando che gli elfi domestici la servissero.
« Cosa? » rispose Astoria, stralunata; Daphne fece una smorfia, alzando i suoi grossi occhi cristallini al cielo. Era tutta la madre, aveva i suoi stessi occhi e i suoi stessi capelli, la minore era tutto suo padre, scura di capelli e occhi grigi nonostante il pallore elitario che aveva ereditato dalla madre. « Sì, padre. »
Mr Greengrass fece finta di non aver udito. « Dicevo, i Carrow non mi hanno parlato molto bene di te. Di tua sorella, invece, mi hanno parlato benissimo. »
« Io non infastidisco nessuno, padre. » si era affrettata a ribattere Astoria, in ansia.
« È proprio questo il problema, Astoria! » si intromise la madre, alterata. « Tu non infastidisci chi devi infastidire. Tua sorella insieme agli altri Serpeverde Purosangue sta facendo il massimo per rendere una vita un inferno ai ribelli, e tu cosa fai? Niente! Cosa ti prende, mi chiedo! »
« Esatto, madre, me lo chiedo anche io. » si inserì Daphne, irritata e con un pizzico di sadismo nella voce altezzosa. « Mi sta facendo fare brutte figure dinanzi ai miei amici Purosangue! Mi chiedono tutti cos'ha, per quale motivo si comporta in modo strano... si sta lasciando condizionare! »
« Condizionare? La mia bambina? » trasalì la madre, orripilata. « E da chi? Da quei mocciosi ribelli? »
« Lo chiamano Esercito di Silente. » continuò Daphne, lo sguardo accusatore verso la sorella, che si sentì lentamente di morire. « Loro sono contro il Signore Oscuro e sembra che lo sia anche lei! »
Mr Greengrass sbattette una possente mano sul tavolo e Daphne si ritrasse, abbassando il capo.
« Sta mentendo, padre! » ci tenne ad intervenire Astoria, disperata per aver suscitato dei sospetti da parte della sorella che non aveva comunque prove o sicurezza per incastrarla.
« La tua condotta mi lascia basito, Astoria... sei sempre stata una ragazzina tranquilla ma mai mi aspettavo... »
« Sta dicendo il falso, padre! Non l'ho mai neanche pensato di essere contro le vostre ideologie! »
« Lo spero bene! » partì alla riscossa Daphne, mulinando i lunghi capelli biondi. « In ogni caso, ho invitato la mia amica Pansy qui da noi per la cena, spero non sia un problema. »
« Assolutamente no, figliola. »
« Sarei contenta se anche tu frequentassi quella ragazza, Astoria, la trovo adorabile. Non hai mai avuto amicizie, dopotutto. » borbottò Mrs Greengrass, pensosa e chiedendosi probabilmente cosa avesse fatto di male per meritarsi una secondogenita del genere.
« Non frequenterei la Parkinson neanche sotto tortura! » rispose Astoria offesa e ostinata, alzandosi dalla tavola e lasciando la stanza senza chiedere il permesso.
Corse in camera sua e pianse tutte le sue lacrime, chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritarsi quello e pensando a Draco e all'Esercito di Silente, al fatto che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di partecipare all'azione, pur di metterlo nel sacco alla sua maledetta famiglia. L'istinto di inviare un'altra lettera a Draco era forte ma non poteva metterlo in difficoltà: aveva come la sensazione che lui fosse troppo ostacolato da tutto per pensare a lei. Lei sentiva che quello che lui provava era sincero, lo riusciva a vedere nei suoi occhi...

« Non posso, Astoria, io e te non possiamo... »
« Posso aiutarti a superare questo periodo difficile, insieme supereremo tutto, solo lasciami entrare nella tua vita... possiamo unirci all'Esercito di Silente! Tu sei dalla loro parte? »
« Vorrei solo non subire la furia del Signore Oscuro su di me e la mia famiglia... non importa quale parte stare. »
« No! Dobbiamo scegliere una parte, se scegliamo quella del bene vinceremo e finalmente potremo stare insieme! »
« Sei ingenua, Astoria... per questo mi piaci tanto. Sei pura, buona... guarda me, invece! Cosa sono stato e cosa sono... »
« Non importa! Si cambia nella vita, Draco, possiamo farlo. Ci sono io con te. »
« Non posso. Devo pensare a me e alla mia famiglia... »


Draco era con l'Esercito di Silente in fondo ma ancor di più era con la sua famiglia e la paura di incorrere in altri danni lo terrorizzava. Astoria era spaventata ma, al contempo, era decisa ad aiutare l'ES in segreto, decisa a parlare con i due restanti capi per essere ammessa nel gruppo: loro l'avrebbero protetta e lei avrebbe finalmente combattuto contro il male.
Non vedeva di ritornare a scuola...




Le vacanze di Natale alla Tana non sembravano affatto le solite festose vacanze di sempre. I gemelli fecero di tutto pur di rendere la casa un luogo sereno ma Ginny non faceva che lasciarsi andare a ricordi e malinconie che in qualunque caso e qualsiasi cosa facesse piombavano su di lei. Non erano vacanze natalizie senza suo fratello Ron e il pensiero di non prenderlo più in giro con i suoi fratelli sembrava divorarla e lo stesso valeva per la sua grande amica Hermione. E il suo amato... beh, avrebbe dato qualsiasi per perdersi ancora una volta nel verde intenso dei suoi occhi, le sembrava un inferno infinito. Di tanto in tanto si ritrovava a fantasticare su di loro, su dove potessero essere, se avessero un piano per Hogwarts e per il paese e se li avrebbe rivisti presto. Almeno loro erano in tre, pensava, a differenza della sua amica Luna costretta a trascorrere il Natale in una cella buia da sola e al freddo.

Cara Ginny,
il tuo gufo è decisamente impazzito: ci ho messo giorni per costringerlo a partire per spedirti indietro la lettera. Ma come fai a chiamare Leo quel cosino tutto spelacchiato? Comunque, non voglio dilungarmi a parlare male del tuo gufetto anche perché non vorrei trovarmi con centinaia di esserini svolazzanti sul corpo non appena mi vedi (odio le Fatture Orcovolanti!). Il tuo maglione fatto a mano è davvero bellissimo e caldissimo, spero che apprezzi anche tu il mio regalo. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a casa mia uno di questi giorni, così possiamo chiacchierare liberamente senza limitarci tramite lettera.
Un abbraccio,
Neville.


Ginny sorrise e scartò il suo regalo che si rivelò essere una lunga collanina argentata che sembrava essere stata comprata con grande cura e attenzione. Non ci pensò nemmeno su due volte e la indossò, così come indossò il giaccone caldo, pronta per correre dall'amico che sicuramente l'aspettava. Scese velocemente le scale, attirando l'attenzione dei gemelli che stavano complottando qualcosa seduti sul divano del salotto, e piombò in cucina.
« Mamma, posso andare a casa di Neville? » chiese, senza troppi mezzi termini.
Il padre alzò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta, scrutandola con occhio severo. « Chi sarebbe Neville? » volle sapere.
« Come chi sarebbe? Neville Paciock! Posso andare, allora? »
« Adesso? »
« Adesso. »
« Non se ne parla neanche. » intervenne la madre, fermamente. « Non posso lasciarti andare, sarebbe pericoloso. »
La ragazza sbuffò. « Ma mamma... »
« Mi hai sentita. Mi preoccupo troppo per lasciarti and... »
« Avanti, cara. Forse sarebbe meglio se le lasciamo prendere dell'aria fresca. » la interruppe il marito convinto, mentre i gemelli irrompevano in cucina. « Sono secoli che non esce di casa, non mi importa nemmeno che i canali di comunicazione siano controllati: non sta facendo nulla di male. »
La donna parve in lotta interiore contro se stessa. « Oh, e va bene. Ma non tornare tardi! » disse, ammonendola.
« Dove stai andando? » chiese George, incuriosito.
« A casa di Neville. »
« Ehi! Io mi ero fermato ad Harry Potter! » ribatté Fred, irritato.
« Harry Potter? » ripeterono Molly e Arthur contemporaneamente, sgranando gli occhi.
Ginny si disse che forse era meglio partire subito. « Ci vediamo dopo! Casa Paciock! » disse, gettando la polvere magica nel camino di casa sua e sparendo dalla vista dei genitori che, molto probabilmente, stavano appena venendo a conoscenza del fatto che la loro unica figlia femmina aveva una tresca con niente di meno che l'Indesiderabile Numero Uno in persona.
Quando toccò il terreno, una voce maschile ed esultante la accolse.
« GINNY! »
« Cerca di fare poca cenere sul pavimento, cara. » gracchiò una voce femminile.
Cercando di fare davvero pochissima cenere sul pavimento, uscì fuori dal camino e diede un abbraccio a Neville. Lui la lasciò velocemente andare e le sussurrò nell'orecchio: « La nonna è parecchio su di giri in questi giorni... » e fece una piccola smorfia contrariata, mentre la ragazza tendeva la mano alla vecchia signora.
« Salve! » salutò, cortesemente.
« Oh, tu devi essere la migliore amica di Neville. » disse Augusta Paciock, stringendola in un burbero abbraccio. « Ci siamo incontrate al San Mungo due anni fa, ricordi, bellezza? Sì, e adesso ti ritrovo in casa mia. Ma accomodati pure, accomodati. So che tu e Neville avete fatto baldoria, quest'anno. »
« Che abbiamo fatto baldoria mi pare un eufemismo, signora Paciock. » rispose la ragazza fieramente, scoccando uno sguardo all'amico.
La vecchia signora rise. « Neville mi ha raccontato tutto. Ah, sono felice che sia cambiato così! Somiglia così tanto al padre... mio figlio Frank. Proprio ieri siamo andati a trovarlo, ho trovato mio figlio e sua moglie più splendenti che mai. Il Natale mette allegria proprio a tutti... »
Neville tossì. « Ti va di uscire? »
« Sì, certo. »
Con uno sguardo di rimprovero, Augusta ci tenne a spronare il nipote a mostrare prima la loro casa alla ragazza e poi uscire. Neville tossì ancora una volta e fece da guida all'amica per mostrarle la casa, che era davvero grande per due persone ma che nell'insieme si presentava alquanto piacevole: era ricca di quadri antichi, fiori e pochissime foto. La camera di Neville era molto ordinata e aveva un che di tranquillo, come se anche lui stesse sereno col mondo che lo circondava. Su una mensola vi era l'unica foto di Frank e Alice Paciock che era presente in quella casa.
« Neville... come stanno i tuoi genitori? » chiese la ragazza, impulsivamente.
Inutile dire che un attimo dopo si pentì di aver fatto quella domanda. Come diavolo potevano stare due persone torturate fino alla pazzia e che non avevano più ricordi dei loro cari, che vivevano come piante? Intercettò lo sguardo dell'amico e si affrettò a riparare al suo errore.
« Scusami, Neville, non volevo... »
« No, non c'è problema. » disse Neville, tranquillo. « Non fa male come una volta. Prima era un tabù per me, adesso ne parlo tranquillamente. Vedi, sono fiero di avere genitori come loro. Stanno migliorando, mia madre si ricorda di me a volte... mi lascia le carte delle caramelle, a nessuno le lascia. E poi sono felici insieme, si sono amati per tutta la vita... e dire che mia madre non sopportava mio padre inizialmente, me l'ha detto la nonna. »
« Come mai? »
« Mamma pensava che mio padre subisse una brutta influenza. »
« Ovvero? »
« James Potter. » disse Neville, sorridendo. « Sirius Black e Remus Lupin. »
« Davvero? » si stupì la ragazza, accennando un sorriso enorme.
« Oh, sì. Ah, devi sapere che quando ho raccontato ai miei genitori di cosa ho combinato ad Hogwarts con i Carrow si sono messi a ridere e non credo sia una coincidenza! » e rise anche lui, contento di condividere quella notizia.
La ragazza ebbe l'impressione che l'amico non avesse mai parlato a nessuno della sua famiglia e che era un bene che riuscisse ad aprirsi con qualcuno. « Fantastico, Neville! L'hanno ben capito che stiamo dando loro del filo da torcere proprio come loro hanno fatto in passato. »
Lui gonfiò il petto con fierezza. « Sono pur sempre un Paciock! »
Ginny sorrise, lasciando cadere l'occhio su qualcosa presente sulla scrivania dell'amico. « Neville? »
« Sì? » fece il ragazzo, che stava indossando il lungo cappotto nero che gli conferiva un'aria davvero affascinante.
« Ti senti con Hannah Abbott? »
Neville arrossì, affrettandosi a coprire la lettera che la ragazza gli aveva scritto e lasciando penzolare la metà non ancora indossata del cappotto. « Sì, beh, diciamo che... »
« L'hai invitata a casa tua? »
« NO! » esordì lui, terrorizzato. « Affatto. Ehm... andiamo, forza. »
Piombarono nuovamente in salotto, uno rosso di imbarazzo e l'altra con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
« Nonna, noi usciamo, va bene? Staremo attenti, un veloce giretto qui intorno per prendere aria fresca. »
Augusta raggiunse i due ragazzi all'ingresso e sorrise, annuendo con affabilità. « Ma siete davvero solo migliori amici o c'è dell'altro? » chiese, invadente.
Un secondo di silenzio, poi Neville diventò color ciclamino e iniziò a balbettare senza ritegno. « Nonna! N-non mi s-sembra il c-caso di... »
Ginny scoppiò a ridere e scosse il capo. « No, signora Paciock. Siamo davvero solo migliori amici. »
« Peccato. Vi ci vedevo insieme. » borbottò la vecchia donna, mettendo il broncio. « Sei una ragazza molto in gamba, proprio come la cara Alice. Ci vorrebbe proprio una ragazza come te per il mio Neville, non una di queste donne scarlatte. Sai, con i tempi che corrono è ovvio che una vecchia nonna debba interessarsi alla vita privata e sentimentale del proprio nipote. Spero che sposi una buona ragazza quando tutto sarà finito. »
« Lo farà sicuramente, signora Paciock, si fidi. »
« Ehm... noi andiamo, nonna... » fece Neville imbarazzato, trascinando Ginny per una manica verso la porta d'ingresso.
« Ci sono tante ragazze in gamba per il suo Neville. » insistette la ragazza divertita, mentre combatteva contro la forza dell'amico. « Adesso è molto popolare a scuola, sono sicura che non sposerà una donna scarla... »
« Sì, molto interessante. Ciao! » Neville strattonò letteralmente l'amica per un braccio e chiuse con uno scatto la porta.
L'ultimo rumore che si udì oltre il sbattere della porta fu la risatina della signora Augusta Paciock.
« Ah, voi donne siete davvero assurde e strane! » sbuffò il ragazzo, coprendosi il viso con la sciarpa e borbottando imprecazioni. « Nonna è letteralmente impazzita, dico davvero! Da quando le ho raccontato quel che ho fatto ad Hogwarts non fa che trattarmi come un principino, anzi, come un cavaliere... e adesso vuole anche trovarmi una dama! »
Ginny sorrise, mentre cercava di non scivolare su un marciapiede ghiacciato. « Beh, mi sembra naturale. Tua nonna si preoccupa: le fan sono micidiali. Devi sposare quella più adatta a te, Neville. Forse una certa Tassorosso potrebbe fare al caso tuo. »
« Non ricominciare con la storia di Hannah, Gin, per favore... »
« La inviterai di nuovo ad uscire? »
« Oh, piantala, non lo so! Probabile... »
« Bene, era proprio quello che desideravo sentire. A proposito, dove siamo diretti? » cambiò discorso la ragazza, guardandosi intorno mentre Neville la conduceva in una stradina laterale abbastanza buia e nevosa.
« In un posticino tranquillo qui intorno. » rispose l'amico.
Il paesello si parò davanti ai loro occhi dopo pochissimi minuti e non poteva apparire più spettacolare di quanto già lo fosse, con tantissime luci colorate e addobbi natalizi sparsi in giro. I due amici passarono accanto ad una chiesa e sentirono le carole di Natale. Non seppe come mai ma alla ragazza venne in mente il suo Harry, quasi come se con la forza del pensiero potesse decidere di incontrarlo in quel momento preciso. Come sarebbe stato il Natale insieme a lui se non fosse partito? Come sarebbe stato se alla fine di quel suo settimo anno il suo amato sarebbe venuto a vivere alla Tana?
Come sarebbe stato se lui non fosse stato il Prescelto?

« Carinissima la tua Puffola, ti ho già detto che... »
« Canta a Natale? Sì, Luna. »
« Immaginavo! Come passerai le vacanze? »
« Oh, il solito... anche se Harry viene a passarle da me alla Tana. »
« Vi ci vedo davvero bene insieme, spero tu possa essere felice con lui un giorno. »
« Luna, io sto con Dean. »
« Ssssh, sappiamo benissimo entrambe di cosa sto parlando. Buon Natale, Gin! »


« Ehi, mi stai ascoltando? »
« Cosa? Sì, certo. » rispose la ragazza, ritornando al presente e provando un'intensa fitta al cuore.
« Vieni, ti porto a bere qualcosa di caldo. »
Neville condusse l'amica in un sentiero innevato zeppo di negozietti ed insieme entrarono in un locale stipato di persone allegre, che pareva quasi i Tre Manici di scopa, e ordinarono un paio di cioccolate calde. Neville sapeva a cosa stava pensando la ragazza, anche lui ci pensava costantemente, ma immaginava che per lei fosse doloroso oltre qualsiasi aspettativa...
Ma dovevano essere forti, forti per loro e per l'amica Luna, che sicuramente stava resistendo alla prigionia e pensava a loro tanto quanto l'intero Esercito di Silente pensava a lei. Era orribile pensare al destino di Luna, una ragazzina di appena sedici anni, ed era ingiusto che venisse usata per ricattare suo padre, ingiusto che doveva passare il Natale in solitudine. Dovevano combattere per lei e continuare a darle forza.
« Neville? »
« Dimmi. »
« Ho trovato questa sul treno quando... insomma, quando l'hanno portata via. Credo tu debba vederla. »
Neville prese la fotografia stropicciata che l'amica gli porgeva e la osservò attentamente per qualche secondo, sentendosi un secondo dopo mancare. Non si sarebbe mai aspettato che una foto potesse fargli quell'effetto...



« Ho scritto una lettera a Ginny, spero mi risponda presto. »
« Michael, avevi detto che l'avresti lasciata in pace. » sbuffò per l'ennesima volta Steeval, scambiandosi uno sguardo rassegnato con Goldstein.
« Mi dispiace, Terry, non riesco a non pensarla. Impossibile. »
« Ma... » tentava di farlo ragionare l'amico.
« Lo so, Anthony, sto sbagliando... ma ci tengo davvero a lei. »
« Dovresti ascoltare il consiglio di Luna Lovegood, lei sì che sapeva davvero quel che diceva. »
Michael fece un sospiro sconfitto. « Dove credete si trovi adesso? »
« Non ne ho idea. » rispose Steeval, pensieroso. « Spero stia bene. L'Esercito di Silente di sicuro vorrà ribellarsi a questo rapimento. Dico bene? »
« Sicuro! Prevedo un certo baccano al nostro ritorno... »




Quando Ginny arrivò a casa per la cena trovò tutti i membri dell'Ordine della Fenice al completo, seduti al tavolo della cucina che parlavano in modo serio e concitato. Si chiese se per caso non fosse successo qualcosa di grave, poi i gemelli sorrisero e fecero cenno alla sorella di unirsi a loro.
« Carissima! » esordì la voce di Tonks, correndo ad abbracciare la ragazza. Lei rimase spiazzata mentre abbracciava di rimando Ninfadora Tonks, facendo attenzione a non stringerla troppo: il suo pancione era diventato davvero grosso, il bambino dentro di lei cresceva. « Da quanto tempo, vero? Ho saputo che quest'anno ti sei data alla pazza gioia! »
« Sì, quest'anno ha fatto proprio quel che temevo. » sbuffò la madre, lanciando un'occhiataccia alla figlia. « E ti sembra l'ora di tornare a casa? »
« Andiamo, mamma, non è nemmeno ora di cena. » si intestardì la ragazza, offesa da quel comportamento assunto dalla madre in presenza di tutti.
« Suvvia, stavolta ha ragione la cara Ginevra. » intervenne Remus Lupin, facendo un sorriso sghembo.
« Ma i tempi sono diventati pericolosi per una strega minorenne in giro. » si inserì Shaklebolt, ma non era troppo severo.
« Tu levi proprio tutto il divertimento! » rise Lee Jordan, dando una pacca amichevole sulla schiena dell'uomo, che scosse il capo.
« Lee, santo cielo! » esclamò Ginny, sorpresa; non si era affatto accorta che il migliore amico dei gemelli si trovava in casa sua. « Potrei sapere... insomma, non che non mi faccia piacere ma... avete qualche notizia? Qualche avvistamento? O siete qui per Natale? »
« Partiamo, sorellina cara. » rispose Fred con fierezza, mandando un bacio alla madre, che fece uno sbuffo simile al verso di un drago che era stato appena stuzzicato.
« Cosa? E dove andate? »
« Ci diamo alla macchia. » corresse George, facendo un gran sorriso che fu ricambiato dal gemello.
« Vi date alla cosa di preciso? »
Ginny era sicura che i due fratelli la stessero prendendo in giro.
« Ci diamo alla macchia, fondiamo RadioPotter e propagheremo in giro la verità. » conclusero all'unisono i gemelli.
« Aspettate... CHE COOOOSA? »

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Capitolo 14
*** La resistenza continua. ***


La resistenza continua.


Le vacanze natalizie volsero in fretta al termine e con la partenza dei gemelli, Lee Jordan e di alcuni membri dell'Ordine della Fenice ci fu anche la partenza per Hogwarts, un piovoso giorno di gennaio in cui tutto pareva malinconico. L'Espresso per Hogwarts sbuffava vapore e i ragazzi erano pronti a montare su, per poi continuare il lavoro per il quale avevano intrapreso quell'anno scolastico: mandare via i Carrow e Severus Piton via dalla loro amata scuola.
« Fai la brava, studia e comportati bene... capito? »
« Sì, mamma. » le rispose per l'ennesima volta Ginny, facendo finta di ascoltare le sue raccomandazioni e annuendo stancamente.
« E fai la brava! Giurami che farai la brava e ti comporterai bene! » insistette la madre, con le lacrime agli occhi. « E non fare arrabbiare gli insegnanti, soprattutto... beh... tutti gli insegnanti! E non farmi ricevere lettere di ammonizione o roba del genere! Capito, Ginevra? »
« Sì, mamma. Adesso vado. » la ragazza diede un bacio ciascuno ai genitori e salì sul treno, trascinando il suo baule e la gabbietta di Arnold, la sua adorabile Puffola viola.
La locomotiva a vapore sbuffò molto fumo e cominciò a muoversi, diretta al castello di Hogwarts.
« Fai la brava, Ginevra! » ci tenne a ripetere la madre, camminando nella direzione del treno mano nella mano col marito.
« Un bacio, piccola, ci vediamo presto! » disse il padre, agitando il braccio libero.
« Non vi preoccupate per me! A presto! »
Per evitare l'ennesimo avvertimento inutile della madre, Ginny chiuse in fretta il finestrino del treno e si allontanò da esso con aria quasi colpevole. Non poteva continuare a mentire così spudoratamente ai genitori ma era quello che aveva fatto più volte e di cui non aveva potuto fare a meno. Come poteva seguire i consigli della madre quando nella sua scuola comandavano liberamente dei sadici psicopatici e l'assassino di Albus Silente? Come poteva lei, capo della resistenza ad Hogwarts, stare a guardare la sua scuola tramutarsi in un covo di delinquenti assetati di sangue e potere?
Mentre trascinava il baule per il corridoio si ritrovò faccia a faccia con Neville Paciock, che la guardava con un sorrisino comprensivo.
« Neville! » esordì la Grifondoro. « Stavo venendo a cercarti. »
« E io cercavo te e ti ho trovata. » concluse l'amico, continuando a sorridere. « Gli altri ci stanno aspettando in un vagone, tutti hanno qualcosa da dirti e anche tu hai qualcosa da dire a noi. »
I due ragazzi trascinarono le loro cose nel corridoio stipato di studenti e avanzarono tra i vari scompartimenti per arrivare al vagone in cui sedeva tutto l'Esercito di Silente al completo, pronto per pianificare nuove strategie di azione contro Piton e i Carrow. In tutte le carrozze in cui passarono, come da copione, gli studenti li osservavano attentamente come se fossero uno spettacolo; le ragazze ammiccarono molte volte in direzione di Neville, che arrossì e accelerò di molto il passo in modo da lasciare in fretta la zona; Romilda Vane e le sue amiche ammutolirono in tutta fretta al loro passaggio e continuarono solo quando i due ragazzi furono andati via. In tutti gli scomparti in cui mettevano piede erano soggetti ad occhiate e, molto probabilmente, non si faceva che parlare di loro.
« Non mi sono ancora abituato alla fama... » borbottò Neville, mentre si arruffava i capelli in modo terribilmente impacciato.
Lo stesso impaccio, invece, non era vissuto dall'amica che di occhi addosso ne aveva avuti per anni. « Ne avrai molta di più quando tutto questo finirà. »
Neville fece un sorrisetto spaventato prima di aprire la portiera dell'ultimo scompartimento.
« RAGAZZI! »
Ci furono grida di saluto ai nuovi arrivati; molti, tra cui Michael Corner e Hannah Abbott, si alzarono perfino per stringerli in un abbraccio quasi soffocante sotto gli sguardi maliziosi di Calì Patil e Lavanda Brown. Dopo aver sistemato le loro cose all'interno della carrozza, i due amici presero posto di fronte ad Hannah Abbott e Susan Bones.
« Allora, come sono andate le vacanze? » chiese Neville, volgendo uno sguardo intorno ed evitando accuratamente di fissare Hannah. « So che alcuni di voi si sono sentiti tramite lettera, io per primo ho avuto corrispondenze con Ginny, Seamus e Hannah. »
« Sì, ci siamo anche visti prima di Natale per discutere sul rapimento di Luna, su dove potesse essere e cosa possiamo fare per cercare di aiutare nelle ricerche. » riferì Ginny, stando ben attenta all'espressione di Hannah Abbott e sottolineando il fatto che non si era trattata di un'uscita di piacere come molti potevano intendere. « Abbiamo anche discusso del nuovo piano da adottare per la scuola. »
« Abbiamo un piano? » fece Seamus, eccitato. « Fantastico! »
« Abbiamo sempre un piano. » disse Ernie, sorridendo apertamente. « In ogni caso, siamo tutti dispiaciuti per la perdita di Luna ma cosa possiamo fare noi ragazzi? Dopotutto siamo rinchiusi a scuola. »
« Io ho pensato di... insomma, una sciocchezza... » disse timidamente Susan Bones.
« Cosa? » chiese Lavanda, incuriosita.
« Io e Justin avevamo pensato di spiare i Carrow, per vedere se potevamo udire qualcosa... »
« Così da aiutare le ricerche. » accluse Justin, con fierezza.
« Beh, direi proprio che ci siamo letti nel pensiero! » disse Neville, festoso. « Era proprio quello di cui io e Ginny avevamo discusso. Spiare i Carrow per ricavare informazioni... mi sembra un ottimo piano! »
« Scusate l'intrusione. » esordì la voce strascicata di Zacharias Smith. « Ma voi non avete pensato anche al caso in cui... »
« No! » risposero energicamente le gemelle Patil, intuendo immediatamente dove volesse arrivare il Tassorosso.
« Non dobbiamo neanche pensare che Luna sia morta. » fece eco Padma, irritata; Calì e Lavanda si scambiarono uno sguardo nauseato e Seamus scosse il capo, rassegnato all'idiozia del loro compare.
« E va bene, va bene! Stavo solo chiedendo. » fece Smith, alzando le mani con uno sbuffo all'occhiataccia che quasi tutti gli rivolsero. « Sapete, quei tizi fanno sul serio. »
« Anche noi facciamo sul serio. » lo rimbeccò Ginny, sfidando il ragazzo a contraddirla. « Dobbiamo stanare i Carrow e i Serpeverde, solo in questo modo possiamo spostare l'attenzione su di noi e non su Luna. Luna non darà loro problemi, dobbiamo essere noi il loro problema! Cominciamo subito. »
« Ben detto! » approvò con energia Michael Corner, battendo una delicata pacca sulla spalla della Grifondoro. « Dobbiamo essere un diversivo. Mi piace! »
« Che cosa? Un diversivo? » sbottò Smith, impaurito. « Attrarre su di noi altri guai? Non se ne parla neanche! »
« Puoi sempre ritirarti. » propose Neville, con un sorriso affabile.
« Neville ha ragione, Zacharias! Se non ti sta bene ciò che facciamo ritirati. » intervenne Hannah, facendo gli occhioni a Neville, che arrossì nuovamente al minimo sguardo della ragazza.
Smith guardò in cagnesco il Grifondoro e voltò la faccia, incrociando le braccia al petto e rifiutandosi di parlare. Probabilmente tutti si stavano chiedendo cosa ci facesse ancora nell'Esercito di Silente se non supportava le loro missioni e tendeva a lamentarsi per ogni cosa.
« Secondo voi dove si trova Luna? » chiese Steeval confuso, fissandosi la tasca dove vi era il galeone.
« Io avevo pensato ad Azkaban ma... » cominciò Goldstein.
« Non penso sia ad Azkaban. » lo interruppe Seamus, testardo. « Ci sono ancora tante persone non Mangiamorte nel Ministero, l'avrebbero saputo. Anche il padre di Ginny lavora al Ministero, giusto? Molti di voi hanno qualcuno al Ministero... avremmo di sicuro avuto qualche soffiata. »
Ginny annuì; Susan Bones disse: « Verissimo, Seamus! »
« E allora dove si trova? » insistette Lavanda. « Nella casa di uno dei Mangiamorte? »
« Probabile. » rispose Justin, pensieroso.
« Ma certo! » convenne Calì in fretta. « Certo che si trova nella casa di uno dei Mangiamorte. E dove, altrimenti? »




« Signor Olivander, stanno urlando di sopra! »
« Sì, mia cara. Come sempre... »
Luna era abituata alle urla forsennate che rimbombavano nella cantina ma non faceva che stupirsene dato che ogni volta che le udiva le apparivano più orribili di quelle della volta precedente. Avvicinandosi al cancelletto di ferro della cantina, restava immobile ad ascoltare Lucius e Bellatrix discutere animatamente. Quasi sperava che Draco le portasse da bere ma ultimamente erano i proprietari del maniero che si occupavano dei viveri per i due prigionieri e il viso familiare di Draco divenne ben presto uno dei tanti visi che Luna non avrebbe più rivisto. Suppose che il Natale fosse passato, e così anche il Capodanno, e che fosse arrivato il giorno della partenza per Hogwarts.
« Il Signore Oscuro pensa che Potter ci potrebbe andare? »
« Sì, e il Signore Oscuro ha sempre ragione, Lucius, ma non mi aspetto che tu capisca! » urlava Bellatrix, folle. « Tu sei solo accecato dall'odio, vuoi a tutti i costi trovare Potter utilizzando mezzucci stupidi ma il Signore Oscuro conosce il ragazzo! Non acquisterai mai la sua fiducia, sei spacciato! »
« Bella, basta! »
« No, Cissi, tuo marito deve imparare a stare ai piani. Che non osi neanche fare qualcosa di stupido! »
« Ma dovremmo mandare qualcuno a cercarlo! I Ghermidori sono stupidi... »
« Adesso che il nome del Signore Oscuro è diventato un tabù non c'è bisogno di cercarlo. Quel piccolo sudicio Mezzosangue utilizzerà il suo nome e avremo finalmente Potter. »
Luna deglutì e fu percorsa da un brivido al solo udire un nome familiare: parlavano del suo amico, lo stavano cercando in tutti i modi. E secondo loro l'avrebbero trovato ora che Voldemort conosceva le intenzioni del ragazzo e ora che il suo nome era stato incantato. Luna avrebbe dato qualsiasi cosa pur di mettersi in contatto con qualcuno, pur di sfiorare con lo sguardo anche solo per un secondo il viso di uno dei suoi amici.
« È orribile pensare al destino di quel ragazzo. » fu il commento di Olivander, che era immerso in un cumulo di stracci e si presentava più debole che mai. « È una missione suicida, non può combattere contro di loro. Sono troppo forti per una persona sola. »
« Lui ce la farà! » disse Luna energicamente, nonostante la debolezza e le lacrime. Il ragazzo aveva l'Esercito di Silente dalla sua parte e tante altre persone che si opponevano al comando di Lord Voldemort: non era solo. « Abbia fede. »




« Non possiamo agire subito, non avete visto i Serpeverde come ci guardavano? Loro sanno che abbiamo in mente qualcosa e hanno di sicuro anche loro in mente qualcosa di losco. »
Era sera e il coprifuoco era scattato due ore prima così da non permettere agli studenti appena arrivati di vedersi per confabulare o per discutere riguardo il discorso di inizio semestre di Severus Piton. Dopo cena e dopo il terribile discorso fatto dal tanto detestato Preside, i ragazzi erano stati scortati nelle rispettive Sale Comuni dai Prefetti e i Caposcuola.
« I Serpeverde sono fatti così, possono mai non guardarti in cagnesco? » intervenne Seamus, lucidando distrattamente la sua spilla da Caposcuola.
« Calì potrebbe avere ragione, Seamus. » disse Ginny, e Calì ne fu compiaciuta. « Ma d'altra parte non possiamo non agire, credono sul serio che bastino due occhiatacce per fermarci? Lo so, Calì, io per prima sono stata male durante il discorso di Piton... »
« "Mi duole continuare l'anno scolastico con persone assenti". E non penso si riferisse solo a Luna. » esordì Seamus, nervoso. « Avete sentito in sala? È piombato il silenzio! Piton si stava chiaramente riferendo anche a persone che si son date alla macchia, ai ricercati... »
« Sì, lo so, non possiamo starcene con le mani in mano ma di sicuro hanno in mente qualcosa. »
« Hai ragione, Calì. » intervenne Neville, serio.
« Da quando hanno rapito Luna potrebbe accadere di tutto... soprattutto ai nostri genitori! Ho sentito dire in giro che alcune famiglie sono state minacciate: nessuno di noi ha paura per noi stessi, capite? Ci sono cose più importanti della nostra vita. »
Ginny annuì: la ragazza non aveva assolutamente torto ma come potevano stare lì a pensare a cosa sarebbe accaduto lì fuori? I Mangiamorte avrebbero di sicuro minacciato persone con o senza le loro bravate. Dovevano continuare ad agire, nonostante non si trovassero al sicuro tra quel covo di assassini seriali. Non potevano non combattere: era l'unica cosa che era rimasta loro.
« Hannah Abbott mi ha detto che le cose a casa sua non vanno molto bene. » riferì Calì, lisciandosi i lunghi capelli neri.
« Per quale motivo? » chiese immediatamente Neville, ridestandosi sulla poltrona e lanciando una rapida occhiatina a Ginny.
« Dopo la morte della madre, l'anno scorso, credo che a casa sua vogliano vendicarsi. Forse hanno preso di mira la sua famiglia. » disse Calì, tristemente.
Neville impallidì, deglutendo qualcosa che sembrava fosse un intero arto e restando spiazzato per più di dieci secondi, secondi che gli parvero interminabili mentre fissava il pavimento con la mente che lavorava frenetica e un blocco nel petto. A ridestarli dalla terribile rivelazione fu la voce di Lavanda Brown, che correva verso di loro col fiatone.
« Cosa succede, Lavanda? » chiese Calì, alzandosi di scatto con aria preoccupata; Neville non riuscì a scattare in piedi, la paura lo teneva congelato sulla poltrona.
« Astoria Greengrass. » disse semplicemente Lavanda. « Mi ha fermata qui fuori. Desidera subito parlare con te, Ginny, ma non so cosa ha in mente. »
Neville volse una rapida occhiata verso l'amica e lei annuì con uno scatto, uscendo dalla Sala Comune di Grifondoro e acconsentendo a parlare con Astoria. Calì e Lavanda si scambiarono uno sguardo mentre Seamus fissava Neville come in cerca di risposte, che non arrivarono. Con un nodo alla gola che non aveva niente a che fare con Hannah Abbott, Ginny uscì dal buco del ritratto e scorse Astoria Greengrass accanto al solito pilastro dietro il quale si nascondeva.
La ragazza puntò i suoi occhi stanchi in quelli della Grifondoro e le corse incontro, non curandosi di chi potesse passare in quel momento e beccarla non solo oltre il coprifuoco ma, soprattutto, a fraternizzare con il capo dell'associazione contro cui i Carrow si battevano.
« Sei venuta. » esordì Astoria, sollevata che la ragazza avesse accettato a parlare con lei.
« Ti conviene fare presto, temo che il coprifuoco sia... »
« Ho litigato coi miei genitori. » l'interruppe Astoria freneticamente, tormentandosi i capelli con aria disperata mentre fissava la ragazza con una sorta di panico. « Quella stronza di mia sorella Daphne ha fatto la spia su di me, ha raccontato che sono strana, che non aiuto i Carrow e i Serpeverde a stanare i ribelli, che mi sto lasciando condizionare... e lo so, lo so che ne hai abbastanza di me ma ti supplico di credermi. »
​Ginny continuò a fissare il volto stanco e angosciato di Astoria nonostante la voce di Luna le rimbombasse nella testa dicendole di crederle e di dare a quella ragazza l'unica sua chance di salvezza: la protezione dell'Esercito di Silente e dell'Ordine della Fenice.
« Lasciami entrare nell'Esercito di Silente, Ginny, ti sto supplicando. »
« I-Io... »
« La tua amica Luna mi credeva.» i grossi occhi della Serpeverde si riempirono di lacrime. « Ho parlato con lei pochissime volte e fu gentile con me. »
Il viso di Ginny mutò in una maschera di pura rabbia al solo udire il nome della sua amica fuoriuscire dalla bocca di una Serpeverde. « Era gentile, certo, prima che i tuoi compari la rapissero. » ringhiò in un sussurro rauco, stringendo i pugni così forte che le unghie le si conficcarono nella carne.
« Io non so nulla di questo storia! » ribatté velocemente Astoria, sinceramente sconvolta.
« Tu menti! Il tuo fidanzatino Draco di certo lo saprà, sta pappa e ciccia coi Mangiamorte. »
« Lui non lo sa, nessuno di noi lo sa! Credimi! Io voglio farla in barba alla mia famiglia e a tutti quanti. Non mi sta bene tutto questo, non posso ribellarmi da sola: mi farebbero fuori. Io... mi troverei bene con voi. »
Ginny aprì la bocca per rispondere ma la richiuse in fretta: non sapeva cosa fare, tutto dipendeva da lei in quel momento e lei odiava avere le situazioni pericolose in mano. Ne aveva abbastanza di situazioni pericolose, non riusciva a fidarsi completamente delle persone dopo il suo primo anno ad Hogwarts. Si era fidata di uno stupido diario maledetto, si era fidata di Tom Riddle e ciò l'aveva quasi ammazzata. Silente, d'altronde, che era il più grande mago del mondo, si era fidato per anni di Piton ed era stato ucciso...
Cosa avrebbe dovuto fare?
La sua indecisione fu colta da Astoria che: « Luna mi credeva... mi ha sempre creduta, l'ho percepito. Sono molto di più di quanto credi, di quanto tu voglia scoprire, e ho sofferto tantissimo per la sua scomparsa. Era una bella persona... fidati di lei, Ginny, se non vuoi fidarti di me. »
Quelle parole toccarono la ragazza nel profondo e qualcosa dentro di lei scattò.
« Stasera. » disse Ginny, allontanandosi in fretta da Astoria. « Ore otto al corridoio delle armature. »




Il piano era pronto, i preparativi terminati: l'aula dei Carrow attendeva solamente l'ES per essere messa a soqquadro. Era un'azione semplice ma coincisa e i due caproni tenevano molto alle loro aule: era in quelle stanze che modificavano e controllavano giovani menti. Il piano dell'ES era geniale: partire dalle cose più semplici che potevano essere le più distruttive. I Carrow avrebbero dato di matto.
Quella sera, Ginny si sentiva più agitata del solito: non aveva ancora detto a nessuno di aver stipulato una sorta di accordo con Astoria, di averle praticamente riferito il luogo e l'orario del loro piano. E se fosse stata tutta una trappola come aveva sempre pensato? Un piano dei Serpeverde per condurli alla tortura? Ogni secondo che passava era un secondo di pentimento e, rosa dai rimorsi, non poteva che incolpare se stessa per quell'attimo di debolezza.
« Forza, cominciamo con quella di Alecto. » propose Neville, sfregandosi le mani in modo eccitato.
« Dividiamoci. » disse Seamus, vivacemente. « Recupereremo tempo prezioso. »
« No, dobbiamo stare insieme. » si intromise Michael, affiancando il ragazzo. « Non possiamo rischiare. »
« Michael ha ragione. » convenne Ginny, e Michael le sorrise con una certa complicità che non aveva mai dimostrato fino a quel momento. « Non ci interessa del tempo, abbiamo Ernie, Susan, Justin e quell'idiota di Smith che fanno la guardia ai Carrow e che comunicheranno tramite galeone eventuali spostamenti. »
« Sì. Restiamo uniti! » concluse Neville.
I ragazzi avanzarono nel corridoio illuminato e man mano che si avvicinavano al loro obiettivo il cuore di Ginny palpitava sempre più veloce, fin quando non le sembrò che stesse schizzando fuori dal petto. Astoria ancora non doveva farsi viva: avrebbe dovuto avvertire i suoi compagni d'Esercito oppure aspettare che la Serpeverde si presentasse? La situazione, naturalmente, non si fece attendere...
« GINNY! NEVILLE! » si udì una voce, la voce inconfondibile di Astoria Greengrass.
La ragazza si sentì mancare; Neville intervenne prontamente: « Bacchette alla mano! »
In un baleno, dieci paia di bacchette furono puntate contro la Serpeverde, che aveva alzato prontamente le mani in alto: era disarmata.
« Fermi! » esclamò Ginny, tenendo la bacchetta ben salda tra la mano e decidendo di non puntarla verso Astoria. « Non attaccate! »
« Che sta succedendo? » si inserì Michael, fissando la ex ragazza con uno strano sguardo indagatore, lo stesso sguardo che gli stava riservando Neville, sempre più sospettoso della situazione che si era presentata dinanzi a loro.
« Sparisci, Greengrass, o ti Schiantiamo! » intervenne Calì, avanzando con sicurezza verso la ragazza.
« No, aspettate! » disse in fretta lei, guardandoli uno ad uno. « Dovete andarvene, stanno venendo a prendervi! Dovete... ARRIVANO! A TERRA! »
Obbedirono quasi tutti e una voce possente echeggiò nel corridoio vuoto, seguita da un lampo di luce rosso fuoco che colpì la parete. Era notte fonda ma la sicurezza non era stata per niente allentata, anzi, era stato davvero incauto da parte dei ragazzi uscire a quell'ora con i Serpeverde della Squadra di Inquisizione alle calcagna. Era stato sciocco tenere d'occhio i Carrow e non tenere sotto controllo i Serpeverde.
« CRUCIO! » esordì la stessa voce possente. « Sappiamo che siete voi, Esercito di Silente! Abbiamo sentito un uccellino cantare! »
« Maledetta Greengrass! » urlò Ginny, puntando la bacchetta verso di lei con un'occhiataccia che esprimeva puro odio.
Era sicura mai come in quel momento che Astoria aveva fatto la spia coi suoi compari: riuscire ad intenerirla virando il discorso in zona Luna e riferire ai suoi amichetti i piani dell'ES, per poi fingere di essere lì per salvarli, faceva parte di una terribile tattica ideata dai Serpeverde. E lei era stata solo una stupida ad esserci cascata.
In quel momento, si sentiva la bambina che aveva aperto la Camera dei Segreti.
« Correte, forza, andiamo via! » intimò Neville ai ragazzi, che spiccarono una corsa disperata e si divisero in modo da disorientare i Serpeverde.
« NON CI SFUGGIRETE, ESERCITO DI SILENTE! »
« SIETE FRITTI, BASTARDI! »
Neville afferrò la mano libera di Hannah e, con un cenno a Ginny, tutti e tre si catapultarono in un corridoio secondario con Astoria alle calcagna e inseguiti, molto probabilmente, da alcuni membri della Squadra di Inquisizione che non facevano che lanciare loro delle maledizioni, mancandoli per davvero pochissimo. Correndo per qualche metro, si ritrovarono bloccati all'ingresso delle scale e si resero conto che esse stavano tardando ad arrivare: erano in trappola.
Astoria li raggiunse e Ginny si scagliò contro di lei, scuotendola contro un muro e puntandole la bacchetta al collo: era in trappola anche lei.
« Mi ero fidata di te, Greengrass, hai fatto la spia! Ti ho dato la chance di unirti a noi e tu mi hai tradita. Sei una sudicia pezzente! »
« Cosa? » esclamarono Neville e Hannah, scambiandosi uno sguardo scioccato.
Ginny si voltò verso l'amico sentendosi incredibilmente in colpa. « Mi dispiace, Neville. Non so cosa... »
« Lascia perdere. » capì immediatamente Neville, sconvolto e furioso allo stesso tempo.
« No, davvero, mi dispiace! Mi sono lasciata ingannare da una schifosa traditrice! »
« No, no! » fece Astoria, atterrita. « Non sono stata io a fare la spia, io stavo venendo da voi ma ho incontrato la Squadra di Inquisizione nel corridoio. Hanno sospettato di me, hanno creduto che volevo aiutarvi! C'è una spia tra di voi o, almeno, qualcuno che ha detto qualcosa a voce troppo alta. »
« Impossibile. » decretò Neville, disgustato.
« Noi non ci tradiamo! » fece eco Hannah, convinta. Un secondo dopo, aveva afferrato il braccio di Neville e l'aveva scosso, sussurrando: « Sento dei passi... »
Ben consapevoli di non poter scappare da nessuna parte, i quattro ragazzi si prepararono per affrontare il nemico. Poi Astoria fece una cosa che lasciò tutti di stucco: contorse il braccio della ragazza che la teneva ferma e sfoderò la bacchetta, puntandola contro i tre. Ginny aveva urlato dal dolore e la bacchetta le era scivolata dalle mani, rendendola praticamente nuda.
« Beccati! » prese a ridacchiare Astoria, con una voce maligna e non da lei.
Tiger li raggiunse sul posto col fiatone, sorridendo come uno psicopatico alla vista di Astoria che puntava la bacchetta contro i tre ragazzi. Anche il suo fedele e grossissimo compagno Goyle li raggiunse, più sconvolto dell'altro per la corsa che avevano appena intrapreso senza alcun preavviso.
« Grazie per l'intervento, Astoria, anche se credevo avessi rifiutato categoricamente di unirti alla Squadra. Ben fatto! » disse Tiger, piuttosto soddisfatto. Rise malignamente e la spinse burbero da un lato; Astoria non oppose resistenza mentre osservava in maniera disperata i suoi compari fronteggiare i tre membri dell'ES. « Guarda un pochino chi si rivede. »
« Non ci fate paura! » sbottò Neville rabbioso, mentre Hannah annuiva al suo fianco e avanzava verso i grossi Serpeverde.
« Cosa volete da noi? » si intromise Ginny, continuando a scaldarsi. « Voi due vi sentite più liberi senza gli ordini di Dracuccio, vero? So che lui non fa parte della vostra Squadra di idioti. Noto che agite senza di lui, siete i capi della Squadra di Inquisizione. Ma stavolta non ci sarà Dracuccio a tirare i fili. Mi chiedo: come ve la caverete col cervello che vi ritrovate? »
Goyle fece schioccare le nocche in modo minaccioso. « Stai giocando con il fuoco, lenticchia... »
« Sai, Dracuccio, come lo chiami tu, ci ha raccontato buffe storie sulla tua famiglia. » ridacchiava Tiger, il sorriso orribile che si allargava sul viso grosso. « Famiglia pezzente, un fratello azzannato da un lupo mannaro e vuoi saperne un'altra? So anche che uno dei gemelli ha perso un orecchio quando... »
« STUPEFICIUM! »
Tiger aveva scansato l'incantesimo della ragazza, meravigliandosi della propria abilità. « CRUCIO! » inveì, arrabbiato per essere stato interrotto.
« CRUCIO! » fece eco l'altro Serpeverde.
Neville si lanciò da un lato, portando in salvo anche Hannah.
« Stupeficium! »
« Oh no che non lo fai, Paciock! CRUCIO! »
Neville e Hannah scansarono nuovamente il lampo rosso mentre Ginny attaccava da dietro l'angolo di corridoio, ritirandosi ogni volta che scorgeva un lampo di luce venire verso di lei.
« STUPEFICIUM! »
Il lampo scaturito dalla sua bacchetta colpì Goyle, che cadde a terra con un tonfo. Nel frattempo, Neville e Hannah stavano correndo verso le scale ed erano inseguiti da Tiger, che esibiva un naso insanguinato e zoppicava pericolosamente. Quando la ragazza emerse, si rese conto di essere rimasta sola con Astoria che non aveva mosso un dito per salvare i suoi compari Serpeverde e che se ne stava timidamente schiacciata contro il muro, spaventata.
« Vuoi uccidermi? » mormorò, la voce che tremava.
« Mi ero fidata di te, Greengrass! » esordì la Grifondoro, puntandole la bacchetta contro col tremendo desiderio di farle del male.
« Mi devi credere... credimi... io non ho fatto nulla! » diceva Astoria, con voce rauca per non essere udita.
« Ah no? Beh, allora chi era l'uccellino che hanno sentito cantare? »
« Ti giuro che non lo so ma non sono io! »
Ginny stava per ribattere a tono quando uno Schiantesimo improvviso colpì Astoria, che perse immediatamente i sensi e cadde a terra come una bambolina di pezza. La ragazza non sapeva che cosa fosse successo, non aveva aperto bocca e di certo non era stata lei a lanciare l'incanto alla Serpeverde: che stregoneria era mai quella? Osservando meglio il corridoio scorse un'alta figura che si dirigeva verso di lei con passo felpato e con una certa indifferenza.
Era Blaise Zabini.
« Ehi! » fece la ragazza, troppo sconvolta per dire altro.
Zabini era una delle persone che la ragazza non si sarebbe mai aspettata accorrere in suo aiuto, anche se a quel punto le domande le sorsero spontanee: per quale motivo Blaise Zabini era andato contro una sua compagna per aiutare lei? Cosa aveva detto Astoria a Blaise? Lui sapeva qualcosa oppure aveva agito di sua spontanea volontà?
Ginny aveva incrociato le braccia al petto, sbottando: « Non avevo bisogno del tuo aiuto! »
« Aiuto? E chi dice che ti ho dato un aiuto? Eri forse in pericolo? » rispose pronto Zabini, avvicinandosi alla ragazza e piazzandosi a pochissimi centimetri da lei.
« No... » ammise lei, stranita.
« Appunto. »
Nella mente di Ginny governava il caos più totale e fu con una certa irritazione che ribadì: « Non avevo comunque bisogno del tuo aiuto, Zabini. Potevo Schiantarla benissimo da sola. »
« Beh, mettendo il caso tu volessi di sicuro non te la stavi cavando affatto bene. » rispose lui, scontroso.
« Non me ne hai dato il tempo! » inveì Ginny ostinata, facendo un passo avanti verso il Serpeverde; pochissimi centimetri li dividevano e la ragazza si rese terribilmente conto che, se fosse stata alta quanto il ragazzo, le loro labbra si sarebbero di certo sfiorate. Il pensiero le fece voltare lo stomaco. « Se mi avessi dato il tempo per difendermi, io... io avrei ridotto la tua ridicola compagna in polpette! E invece sei intervenuto! E io non so nemmeno il motivo. »
« Tu cosa credi? »
« Tu per quale motivo sei intervenuto? » insistette lei, senza ascoltarlo.
« Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda. » puntualizzò Blaise Zabini, acido ma divertito.
Ginny si accorse che le sue guance si erano tinte di rosso per quanto le sentiva calde e lo strano desiderio di scappare via la invase, ma decise di non mollare per non dargliela vinta al Serpeverde. « E adesso? Vuoi Schiantare anche me? »
« Nah. » disse Zabini, serio e sincero. « Lascio continuare il lavoro ai miei compari ma dubito che ne saranno capaci. Trovo noioso lavorare con loro, credono di essere invincibili ora che i Carrow hanno dato loro il potere... ma hanno fallito, no? »
« Cosa hai fatto ai miei amici? »
« Abbiamo solo combattuto e ho salvato quell'idiota della Parkinson da una maledizione lanciata da quel babbeo di Corner. Direi che il mio lavoro l'ho fatto. »
« Sempre così altezzoso e pallone gonfiato, eh, Zabini? » chiese la ragazza, irritata.
Ginny superò il ragazzo con passo spedito, non rendendosi affatto conto che i lacci delle sue scarpe erano sciolti a causa della lotta avvenuta poco prima e che le provocarono, ovviamente, un'immediata e ridicola caduta. Blaise prese a soggnignare mentre lei imprecava con tutta la poca finezza che avesse in corpo, accludendo nelle bestemmie anche una piccola rivendicazione verso Salazar Serpeverde e tutte le serpi.
« Sempre così poco goffa ed elegante nel linguaggio, eh, Weasley? » chiese invece Zabini, scuotendo il capo.
« Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda. » ci tenne a rimbeccare la Grifondoro, facendogli un occhiolino sadico.
Zabini spalancò la bocca, orripilato dal fatto di essersi fatto scappare il filo della conversazione e, di conseguenza, aver risposto alla ragazza facendo un'altra domanda, cosa che lui stesso aveva tenuto a puntualizzare un attimo prima. Pensierosa, Ginny si allontanò da lui e sparì su per le scale.
« È la seconda volta che mi salvi, Zabini... ma da che parte stai? »

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Capitolo 15
*** Radio Potter e interessanti conversazioni. ***


Radio Potter e interessanti conversazioni.


I nomi di Ginny e Neville furono sulla bocca di tutti il mattino successivo: come avevano immaginato, i Serpeverde avevano cantato e i due capi dell'Esercito si erano trovati nei pasticci più del solito dato che dieci paia di occhi li avevano riconosciuti. La ragazza, oltre ad aver avuto il divieto di uscita mesi prima, fu espulsa dal Quidditch fino a tempo indeterminato e ad annunciarglielo fu Severus Piton in persona; al ragazzo furono annullate tutte le gite ad Hogsmeade. Esattamente come l'Esercito di Silente faceva sul serio, Piton e i Carrow stavano rispondendo col doppio della forza, negando tutto ciò che li avrebbe resi vivi in quell'inferno. La squadra di Grifondoro non sembrava crederci ma Ginny non poteva dire di non esserselo aspettato, sapeva che un giorno avrebbe rischiato tutto pur di portare avanti la ribellione esattamente come Luna aveva rischiato se stessa.
Cosa poteva mai essere il Quidditch confrontato alla vita?
« Sarai tu il nuovo Capitano della squadra, Seamus. » aveva annunciato in tono tetro la ragazza, il mattino stesso a colazione. « Sostituisci il nuovo Cacciatore con chiunque tu voglia e conduci Grifondoro alla vittoria. »
Seamus annuì ma era piuttosto freddo con lei, esattamente come Calì e Lavanda, che erano sedute a pochi metri da lei, le teste vicinissime mentre si scambiavano le ultime notizie. Neville era seduto in fondo alla sala e, non appena aveva individuato l'amica, si era alzato di scatto dalla tavolata ed era corso frettolosamente via.
Nessun membro dell'ES venne da lei quella mattina, nessuno sembrava volesse rivolgerle la parola. Ginny non sopportava tutto quello, l'intero mondo le era crollato addosso in un millesimo di secondo e il pentimento per ciò che aveva fatto pareva risucchiarle l'anima come un Dissennatore: aveva bisogno di parlare con la sua squadra.
Riunione tra due ore. - scrisse sul suo galeone, avviandosi verso il settimo piano con una strana sensazione nel petto.
Con la testa in una bolla, avanzava nei corridoi del castello con il passo di chi era destinata al patibolo, facendo caso solo dopo qualche secondo che le voci di Neville e Hannah rimbombavano in un'aula vuota lì accanto.
« ... della tua famiglia, Hannah. Cosa succede? »
« Neville, ho tanta paura. » sussurrava lei, le lacrime agli occhi e la voce rotta dal pianto. « Non vedo l'ora che tutto finisca. Dopo la morte di mia madre, mio padre non trova pace. Ho davvero paura, Neville. »
Neville fu spinto da qualche forza che non sembrava neanche la sua e riuscì ad abbracciare la ragazza, stringendola delicatamente al suo petto. In quel momento, voleva condividere tutta la tristezza che condivideva Hannah, la ragazza che da sempre l'aveva reso felice anche solo con uno sguardo, che l'aveva sempre affascinato. Le gambe gli tremavano ma mai più del corpo della Tassorosso. Neville si accorse che stava singhiozzando e la strinse, se possibile, ancora più a lui, dimostrandole tutta la sua vicinanza.
Ginny, dal suo canto, era nascosta dietro ad una colonna fuori la porta dell'aula: non voleva mostrarsi ai ragazzi ed interromperli. Sentiva che quello non era il caso di passare di lì, che avrebbe rovinato il loro momento.
« Neville... mi chiedevo se, insomma, ti andasse di venire ad Hogsmeade con me... » aveva mormorato Hannah, tra le lacrime.
Il ragazzo l'aveva lasciata andare ma nel suo petto qualcosa stava precipitando: Piton gli aveva appena proibito le gite.
« Hannah, mi piacerebbe davvero tantissimo, credimi... »
« Ma...? » arrossì la ragazza, asciugandosi le lacrime con un movimento impacciato.
« Ma Piton mi ha appena proibito le uscite per la bravata di ieri sera. » disse Neville, angosciato più che mai. « Sono usciti fuori il mio nome e quello di... beh, mi dispiace tantissimo, Hannah. Mi sarebbe piaciuto uscire con te. »
« Si tratta del giorno di San Valentino. » Hannah non riuscì a trattenere un singhiozzo mentre si allontanava da Neville con passo lento. « Mi sarebbe piaciuto passarlo con te, Neville, davvero. »
« Sì, i-io... »
« Tranquillo, Neville. Ci vediamo. » la ragazza uscì dall'aula coprendosi il viso con le mani e trascinando con lei tutte le speranze di un appuntamento.
Anche Neville uscì dall'aula e, imprecando contro i Carrow, tirò un pugno fortissimo nel muro, rompendosi immediatamente le nocche della mano. I Carrow, Voldemort, i Mangiamorte gli stavano togliendo tutto mano a mano, perfino la spensieratezza di un appuntamento con la ragazza che amava, perfino un'uscita di piacere: tutto quanto. E lui non riusciva a sopportarlo. Non aveva nulla da perdere in quel momento e giurò a se stesso di farla pagare ancora di più a Piton e ai due Mangiamorte, giurò di essere lui a mettere fine al loro potere lì ad Hogwarts.
« Neville. » disse Ginny, emergendo dal suo nascondiglio. « Ti curo la mano, vieni. »
Il ragazzo le lanciò una rapida occhiata e tornò a guardare di fronte a lui, non porgendole la mano ma tenendola sempre distesa lungo un fianco. Fu immediatamente sospettoso: il rossore che pervadeva il viso della sua amica era strano. Lei non tendeva più ad arrossire come una volta, niente sembrava imbarazzarla.
« Hai sentito. » decretò dopo una breve riflessione, in tono afflitto e rabbioso.
« Ho sentito? » chiese Ginny stupidamente, tradendo la nota di panico nella voce.
« Hai sentito. »
« Ho sentito. » si arrese la ragazza, guardando l'amico con aria colpevole.
« Beh? Che bel buco nell'acqua, vero? » fece Neville, sbuffando di impazienza e stringendo il pugno sanguinante con estrema rabbia. « E tutto questo dolore per quale motivo? A causa tua, Ginevra, e della tua stupida amichetta Serpeverde! »
Ginny si sentì mancare. « Non crederai sul serio...? »
« E tu lo credi, Ginevra? Credi davvero all'innocenza di Astoria Greengrass? »
« No ma... »
« Non sai neanche tu a cosa credere. » concluse Neville, irritato. « Ecco cosa. Non lo sai se sei stata davvero tradita da Astoria oppure no, non lo sai neanche tu. Ma tutto questo, Ginevra, dovevi dirmelo! Avevo il diritto di saperlo. Hai agito da sola, mettendoci nei guai tutti quanti e facendoci soffrire tutti. »
« Eravamo lo stesso nei guai! »
« Sì, probabile. » convenne Neville, tristemente. « Ma se me ne avessi parlato... »
« Mi dispiace, Neville, sul serio! »
« Le tue scuse sono inutili, adesso. Ci vediamo nella Stanza... »




« Come hai osato non parlarcene? Facciamo tutti parte del tuo stramaledetto Esercito! »
« Ho sbagliato, mi sono lasciata trasportare dai ricordi di Luna... Luna credeva che lei fosse innocente! »
« E invece no! E tu ci hai messi tutti nella merda! »
« Calmatevi, ragazze! » intervenne Seamus, afferrando la mano di Lavanda e trascinandola lontano. « Sono sciuro che aveva delle ottime ragioni per... »
« Non stare lì a difenderla, Seamus, non ci provare neanche! » sbraitava Calì furiosamente, sotto gli occhi di tutti i membri dell'Esercito di Silente che osservavano la lite in modo mesto o irritato. « Ci ha messi tutti in pericolo! »
« Calì ha ragione, Seamus, inutile che la difendi! » inveì Lavanda, scacciando la mano di Seamus con un gesto secco. « Facciamo tutti parte del tuo Esercito e hai fatto la spia sul nostro piano! Dovresti camminare con la scritta maledetta sulla faccia! »
« Non ha fatto la spia! » intervenne Michael, con forza. « Lasciatela in pace, qualunque errore abbia commesso di certo non l'ha fatto per metterci in pericolo! È il capo del nostro Esercito, non ha agito con cattiveria. »
« Taci, Corner, parli così solo perché ti piace. » disse Lavanda, inviperita.
Ginny arrossì, squadrando prima Lavanda e poi Michael e accorgendosi che nessuna traccia di imbarazzo aveva pervaso il ragazzo, che non si arrese: « Non sono affari che ti riguardano, Brown. Io parlo per difendere il nostro capo che non avrebbe mai voluto metterci in pericolo. »
Michael si era voltato per guardarla e lei sorrise, provando un moto di gratitudine sia verso di lui sia verso Seamus, che annuì alla sua occhiata.
« Michael ha ragione. » intervenne Hannah, stupendo incredibilmente Neville che l'aveva guardata con occhi spalancati. « Lei non avrebbe mai voluto. Ha commesso un errore, tutti sbagliano. Ma siamo davvero sicuri che Astoria Greengrass sia la spia? »
« Sì! » esclamarono Padma, Calì e Lavanda contemporaneamente.
Hannah scosse il capo. « Voi non l'avete vista, sembrava sincera. Luna aveva ragione: lei voleva aiutarci. »
« Come puoi dirlo, Hannah? » si intromise Neville, rabbioso.
« Conosco bene lo sguardo di impotenza di una persona. » rispose la Tassorosso, semplicemente. « E quando mia madre morì avevo lo stesso sguardo di impotenza di Astoria, di smarrimento. »
Ci fu un silenzio tombale all'interno della Stanza, silenzio che Neville preferì occupare osservando con attenzione il viso solcato dal dolore di Hannah Abbott. Tutti fissavano la ragazza e quasi tutti sembravano convinti di ciò che dicesse: non era stupida, e neanche Luna lo era.
« Non sai neanche tu a cosa credere, Neville. » disse Ginny, attirando l'attenzione dell'amico che non guardò nella sua direzione ma continuò a squadrare il volto di Hannah come se volesse trovare la forza di condividere i suoi mali. « Accusavi me di non saperlo ma neanche tu lo sai. »
« Siamo tutti confusi... » intervenne Goldstein, sfregandosi le mani con imbarazzo. « Neanche io so cosa pensare ma mi fido di Michael e se devo schierarmi da una parte mi schiero dalla parte del capo del nostro Esercito, che non avrebbe mai voluto metterci nei guai. »
« Sì. » disse Steeval. « Anch'io! »
« Astoria ha detto che c'è una spia tra di noi. » riferì Neville.
« Impossibile! » rispose subito Seamus, esterrefatto. « Siamo una famiglia. »
« Ma riflettete! Anche Ginny ha riferito orario e luogo del piano, la persona che potrebbe aver detto qualcosa potrebbe aver agito in questo modo, non ritrovandosi così con la scritta maledetta sulla faccia. » fece un'osservazione Ernie, in tono solenne e pomposo.
« Ma siamo una famiglia! » ribadì Susan, sconfitta.
« Ernie ha ragione, Susan, considera questo. » disse Justin, pensieroso.
Anche Ginny era pensierosa e stava osservando tutti i suoi compagni, accorgendosi solo in quel momento che c'era qualcosa che non andava, che qualcuno mancava all'appello e che non aveva risposto alla chiamata del suo Esercito: mancava Zacharias Smith. Guardò Neville e Seamus in cerca di comprensione ma la sua occhiata sconvolta non fu compresa dai due ragazzi.
« Non credo che il traditore sia qui tra noi. » disse la ragazza, in un sussurro roco e soffocato.
« Manca qualcuno? » chiese Padma.
« Zacharias? » fece Justin, rendendosi conto solo in quel momento che il loro amico non si trovava tra loro; anche i Tassorosso se ne accorsero.
« Non si trova qui tra noi... » rispose Seamus, fissando Ginny e Neville in maniera scombussolata; Calì e Lavanda spalancarono la bocca.
« No! » esordì Hannah, preoccupata. « Per quale motivo lo farebbe? »
Ginny tossì, sentendosi l'ennesimo peso addosso, un nuovo pensiero con il quale avrebbe fatto i conti da sola distesa nel suo letto. « Per lo stesso per cui non si trova qui, immagino. » rispose, inquieta e sempre più convinta di aver sbagliato tutto.
« Paura? » chiese Michael, scattando in piedi. « Quello lì non mi è mai piaciuto. »
« Non dire così. » intervenne Susan, tormentata.
« No, sono d'accordo con Michael! Dovremmo allontanarlo. » aveva sbottato Steeval, riscaldandosi.
« Che bastardo! » proruppe Goldstein, innervosito.
« È un nostro amico! » si intromise Ernie, tenendo testa ai due Corvonero che si erano alzati. « Non parlerete male del nostro amico! »
Michael sbuffò. « Ernie, levati di mezzo! »
« Calmatevi, ragazzi! » intervenne Neville agitato, ponendosi tra Michael e Ernie che si guardavano in cagnesco da sopra alla sua spalla; Seamus lo imitò immediatamente, costringendo Michael Corner ad arretrare. « Sappiamo che una persona ha fatto la spia e se si tratta di qualcuno di noi sono sicuro che l'ha fatto senza volerlo dato che nessuno di noi cammina con una scritta maledetta sulla faccia. Potrebbe essere Astoria ma potrebbe anche non essere lei. Così come potrebbe non esserlo Smith. Restiamo calmi! »
« Luna si fidava di Astoria Greengrass. » disse Michael, non staccando gli occhi da Ernie.
« Luna si fidava anche di tutti noi! » ci tenne a replicare il Tassorosso.
« No, non ha mai detto che si fidava di tutti noi! Ma, stando a ciò che dice Ginny, diceva di fidarsi di Astoria! »
« Quindi tu credi ad una Serpeverde e non a noi? » chiese Lavanda, arrabbiata.
« Ho forse detto questo?! »
« Modera il tono, Michael, che stavo anche difendendoti! » Seamus estrasse la bacchetta sotto le occhiate spiazzate di tutto l'Esercito di Silente e sotto lo sguardo imbarazzato di Lavanda, che si ritrasse. Michael, dal suo canto, aveva sfoderato immediatamente la sua. « Non puoi sempre comportarti in questo modo con le persone! »
« Seamus, io ti rispetto ma abbiate l'intelligenza di portare avanti un discorso in modo... »
« Tu non mi dai della stupida, Corner! » continuava a sbraitare Lavanda, agitando la bacchetta dal quale fuoriuscirono alcune scintille rosse. « Sei solo un ragazzino innamorato e nei confronti di Potter ti stai comportando da vero viscido! »
« Non hai il diritto di... »
Ginny si disse che ne aveva avuto abbastanza e fu con impeto che estrasse la bacchetta dalla tunica, puntandola su tutte le persone che stavano discutendo tra loro e immobilizzandole all'istante con un solo gesto. I suoi compari la fissarono, abbassando il capo sotto il suo sguardo minaccioso e seccato.
« BASTA! » fu l'urlo esasperato della ragazza. « Dobbiamo parlare in modo civile tra noi, non dobbiamo litigare. Se cominciamo a litigare tra noi siamo perduti! Ognuno ha il proprio pensiero e ne verremo a capo. Mi scuso io per prima per quell'episodio e prometto che mi sacrificherò anche al costo della vita pur di rimediare all'errore. Adesso basta! I nostri valori e il nostro spirito portiamoli lì fuori, come abbiamo sempre fatto! Ne verremo a capo, scopriremo tutto. Fidatevi di me. »
Seamus, Lavanda e Michael arretrarono e deposero subito le bacchette nella tunica, annuendo imbarazzati. Neville aprì la bocca per dire qualcosa quando un rumorino irruppe nella Stanza, facendoli sobbalzare tutti.
« Che cos'è stato? » chiese Steeval sospettoso, guardandosi intorno con circospezione.
Goldstein indicò la piccola radiolina sul tavolo degli Spioscopi. « Viene da lì! » disse, accigliato.
« Comu... bzZzz... cazioni da RadioPotter, nuovo pro... bzz... amma... and... zzz... to in onda poche sere fa. »
Gin udì quella voce familiare e si sentì sprofondare per l'eccitazione.
« RadioPotter! » aveva esclamato eccitata, spiccando una corsa verso la radiolina e lasciando che il resto dei compagni la seguissero, chi incuriosito, chi ancora sospettoso. « La comunicazione radio dei miei fratelli di cui vi parlavo! Ricordate? »
« Per sintonizzarci su RadioPotter dobbiamo avere la parola d'ordine? » chiese Neville all'amica.
« Esatto! Ogni cronaca ha una parola d'ordine. Ovviamente, la loro prima cronaca ce la siamo persa e di conseguenza anche la parola d'ordine, anche se potremmo provare ad indovinarla. Sono cose che hanno a che fare con... ci sono! Luna! » strillò, come colta da un lampo di genio e la manopola della radio si mosse per rivelare le comunicazioni.
Emozionati, iragazzi si radunarono in cerchio attorno alla radio, prestando attenzione.
« Buonasera a tutti voi ascoltatori, ci scusiamo per l'assenza dovuta a qualche visitina di quei simpaticoni di Mangiamorte nella zona dove alloggiamo. Per fortuna, stiamo tutti benone e ci facciamo coraggio a vicenda. »
« È Lee Jordan! » squittì Lavanda, avvicinando l'orecchio alla radio.
« Prima di ascoltare cos'hanno da dire i nostri collaboratori. » proseguì Lee Jordan. « dedichiamo un attimo all'elenco dei caduti: ripetiamo, ritrovati i cadaveri di Ted Tonks, Dirk Cresswell e un folletto di nome Gonci sulla riva del fiume a nord. Si pensa che Dean Thomas e un altro folletto siano sfuggiti alla morte. »
Molti trattennero il fiato, tra cui Seamus: Dean era il suo migliore amico.
« Proseguiamo con la cronaca. » disse Lee, non nel suo solito tono frizzante. « Aggiornamenti da Londra: nel centro di una cittadina, una famiglia Babbana di quattro persone è stata ritrovata morta. Le autorità Babbane non riescono a darsi una spiegazione a tutto questo ma i membri dell'Ordine della Fenice ci informano che i loro corpi mostravano le inconfondibili tracce di ferite da Magia Oscura. Un minuto di silenzio per tutti loro, vittime innocenti dei Mangiamorte. »
Ci fu un silenzio rispettoso per tutti i caduti.
« Grazie. » riprese il ragazzo, dalla radio. « Continuando con le notizie, la notizia top di questa serata è quella che il nome di Voi-Sapete-Chi è diventato tabù. Strano, vero? Sì, per noi ma non per quei simpaticoni dei Mangiamorte. Con questo metodo, hanno acciuffato parecchie persone in questo periodo e molti di noi hanno davvero rischiato grosso. Ovviamente, il nome di Voi-Sapete-Chi viene pronunciato dai ribelli ed è così che ci intercettano. »
« Come fa un nome a diventare tabù? » chiese Hannah, ansiosa.
« Un incantesimo Oscuro... molto potente. » rispose prevedibilmente Padma, impaurita.
« E adesso, passiamo la parola a Romulus per la rubrica: gli amici di Potter. » concluse Lee.
« Grazie, River! » disse la familiare voce di Remus Lupin.
« Il professor Lupin! » esclamarono Hannah e Susan all'unisono.
« Molte sono le voci in giro che ripetono della scomparsa di Harry Potter. » disse Remus Lupin, con voce stanca ma determinata. « Ma sono assolutamente sicuro che la notizia della sua morte si sarebbe diffusa alla velocità della luce. E se non è stato così, deve voler dire solamente una cosa: Harry Potter è vivo. Invito gli amici di Harry Potter a mantenere la calma e la fede in lui. Harry Potter continuerà ad essere il simbolo del trionfo del bene sul male. »
Ginny sorrise, commossa da quelle parole.
« E il consueto aggiornamento sugli amici di Harry Potter? » chiese Lee Jordan.
« Passiamo la parola a Rodente e Mordente. » concluse Lupin.
« Grazie, River. » replicarono le voci allegre dei due gemelli.
« Fred e George! » esclamarono Ernie e Calì.
« Dunque... da dove iniziamo? » fece la voce di Fred. « La triste notizia che diamo a voi tutti è che uno dei più grandi e aperti sostenitori di Harry Potter, ovvero Xenophilius Lovegood, direttore del Cavillo, è stato punito severamente. Non si sa altro e non si hanno ancora notizie di Luna, rapita dai Mangiamorte. Sappiamo di sicuro che sono entrambi vivi e se verremo a conoscenza di qualunque cosa sulla scomparsa della piccola Luna non esiteremo ad avvisarvi tutti. »
« Inoltre, volevamo segnalare che le cose ad Hogwarts sono sul serio cambiate e peggiorate. » aggiunse George, con una nota di nostalgia e malinconia nella voce. « Da quando in qua nel nostro amato castello i Dissennatori sono autorizzati a passeggiare e trotterellare liberamente per il parco? Da quando in qua la nostra Hogwarts è sottomessa a leggi oscure? Beh, per fortuna che nella nostra scuola c'è una squadra pronta a ribellarsi a tutto questo! »
« Naturalmente stiamo parlando dell'Esercito di Silente! » intervenne Fred, pimpante. « L'Esercito di Silente, un gruppo fondato un paio di anni fa, sta dando davvero del filo da torcere al tanto amato preside della scuola, Severus Piton, e ai due Mangiamorte assunti come insegnanti, i Carrow, e questo fa all'Esercito di Silente davvero onore: sono oramai diventati simbolo di speranza e di forza celato nella scuola. Un applauso per loro! »
I ragazzi applaudirono con forza e stavolta nessuno si curò di abbassare la voce per sentire il resto della cronaca: erano troppo felici per stare in silenzio, troppo occupati a farsi festa. Se Harry, Ron ed Hermione erano in ascolto avrebbero saputo che Hogwarts era dalla loro parte e che nessuno se ne stava con le mani in mano a ricevere ordini da dei Mangiamorte, che avevano rifondato l'Esercito di Silente e che combattevano per loro.
Con uno sguardo complice, Neville non potette fare a meno di abbracciare l'amica in lacrime.




« Per quale motivo non hai partecipato alla riunione, Zack? È stata molto intensa. »
« Immaginavo. » rispose scocciato Smith, che si nascondeva dietro un grosso tomo di Incantesimi. « Ernie, non prendertela ma quei tizi con cui avete fatto amicizia non mi piacciono affatto. »
« Noi ci troviamo benissimo e siamo contenti di ribellarci con loro. » disse Hannah, in difesa dell'Esercito.
« Lo dici solo per quel Paciock. »
Hannah arrossì ma non si lasciò sopraffare dall'imbarazzo e colpì con forza il librone dalle mani di Smith, che cadde a terra con un tonfo. « No! Sono tutti adorabili! Siamo un Esercito, Zacharias, e anche se ci sono delle incomprensioni si va avanti e si risolvono! »
Smith continuava a guardarla rammaricato e fu con uno sbuffo che si abbassò per raccogliere il tomo.
« E qualcuno potrebbe sospettare di te se non ti presenti alle riunioni. » avvertì Ernie, discreto.
« Anche tu vuoi sospettare di me, Ernie? » inveì Smith, infuriato.
« Io ti ho difeso anche se non meriti la difesa di nessuno, Zacharias! »
« Chi diavolo sospetta di me? Quel ganzo di Paciock e la sua amichetta matta? »
« Non dire così! » sbottò Hannah, costringendo Zacharias a fissarla e tenendogli pericolosamente testa. « Non ne hai il diritto, noi ti abbiamo difeso! Se non hai voglia di stare nell'ES, vattene via! »
Zacharias sbuffò di nuovo. « Lasciatemi in pace! »




« Non sapevo ti fossi unita alla Squadra, Astoria. » aveva detto la Parkinson quella sera, ridacchiando come un'oca mentre distendeva le corte cosce su quelle di Nott, che accorse immediatamente a lisciargliele con ferocia.
Astoria fu nauseata dalla visione. « Ho visto che stavate uscendo e ho pensato di unirmi al piano... » rispose, con cautela.
Si sentiva osservata, più che mai da Blaise Zabini che le aveva rifilato uno strano sorrisetto sarcastico.
« Perfetto! Vero, Daphne? »
« Sì. » rispose Daphne, che non sembrava molto convinta. Nott mostrò un sorriso malefico alla ragazza e le mise di nascosto una mano sotto la gonna, facendo l'occhiolino a Zabini che aveva alzato prontamente gli occhi al cielo. « Sono davvero fiera della mia sorellina. »
« Li ha beccati giusto in tempo, quei pezzenti. » intervenne Tiger, ridacchiando in direzione di Astoria e inumidendosi le labbra con la lingua in un gesto osceno. Allungò una mano verso di lei, accarezzando il suo viso con un gesto rozzo sotto gli occhi di Draco che si era appena unito alla Sala Comune e faceva di corsa le scale dei dormitori. « Sei stata di grande aiuto, piccola. »
Astoria annuì con orrore e si allontanò dal gruppetto, salendo su per le scale dei dormitori maschili e infilandosi velocemente nella stanza di Draco. Non appena la riconobbe, il ragazzo scosse il capo e fece un lungo sospiro rassegnato.
« Fai parte dell'Inquisizione, adesso? »
« No. Volevo solo aiutare l'Esercito di Silente... » rispose Astoria, toccandosi il punto in cui Tiger l'aveva sfiorata.
« Hai idea del pericolo che stai correndo? »
« Non m'importa. » insistette Astoria, audacemente. « Vorrei solo tu fossi al mio fianco. »
« Non riuscirei a sopportare tutto quello. Non sono come te, Astoria. » disse Draco, togliendosi la tunica e sprofondando sul letto. « Mi piacerebbe esserlo. »




« Ehi! »
Ginny alzò la testa, rendendosi conto che chi l'aveva chiamata si trovava a pochissimi metri da lei con una lunga pergamena tra le mani. Era Marie Black e non sembrava affatto felice di ciò che le stava portando, anzi, aveva uno strano cipiglio insolito sul volto pallido.
« Black? » fece la ragazza, alzando un sopracciglio.
Un grosso nodo le si era formato in gola al solo pronunciare quel nome e il suo cuore parve sprofondare per la mancanza che in quel momento sentiva. Mancanza di Sirius, che aveva costituito una persona importante nella sua vita, mancanza di suo fratello, della sua amica e del suo amato... mancanza dei bei momenti trascorsi insieme, alla Tana o a Grimmauld Place, non aveva importanza il luogo: erano stati momenti felici ed erano svaniti.
« Sicura di non essere britannica, Marie? » buttò lì la rossa, tirando su col naso.
« Sono sicurissima di essere nata a Salem, in America. » proferì Marie, turbata. « Sei proprio strana, sai? »
« Anche tu. » ci tenne a ribattere Ginny, afferrando il foglio di pergamena che la ragazza aveva tra le mani. « La mia punizione, vero? E una dedica speciale da parte di Severus Piton, naturalmente.» rise. « Beh, come ti stai trovando qui al castello? Hai stretto qualche amicizia? »
« Sì, con qualche studente nuovo ma... a te cosa importa? » si stupì Marie, incrociando le braccia al petto e osservando la ragazza attentamente.
« Volevo solo essere gentile, Black. Purtroppo, hai conosciuto il peggio di questa scuola. »
« La tua amica Luna si trova ancora in vacanza? » chiese Marie, ingenuamente. Ginny continuò a ridere amaramente suscitando l'irritazione della Black, che insistette: « Cos'hai da ridere? Non potrebbe trovarsi ancora in vacanza? Non credo si sia materializzata nell'aria! »
« È stata rapita. »
Marie spalancò gli occhi e si lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, impressionata. « Che cosa? »
« Dai Mangiamorte. Tu-Sai-Chi, come ben sai, ha preso il controllo di tutte le nostre vite, ormai... »
Marie cominciò a tremare come non aveva mai tremato in vita sua e si accorse di sudare sotto il maglioncino di lana. Credeva alle parole di quella ragazza, dopotutto era uno dei capi della ribellione, da come aveva dedotto, ma ne rimase comunque scossa. I suoi genitori le avevano sempre parlato bene di Hogwarts: possibile che quel nuovo violento governo avesse reso possibile il rapimento di una ragazza innocente e, soprattutto, una delle più carine e gentili di tutta la scuola?
« Combatteremo, un giorno. Oh sì che lo faremo... »
« Tu credi davvero che ci sarà una guerra? » chiese Marie, sconvolta.
« Sì... tu parteciperai? »
« Probabile. »
Ginny sorrise, guardando Marie Black allontanarsi da lei con passo sicuro e con i pensieri rivolti alla stramba ragazza dai lunghi capelli biondi.




« Non ti sembra di esagerare, Piton? »
« Esagerare, McGranitt? »
« Sì, Piton! La Squadra di Inquisizione e i Carrow stanno esagerando, stanno rendendo la vita un inferno a... »
« All'Esercito di Silente. » concluse Severus Piton, serio e senza alcuna espressione sul volto olivastro e appuntito. « Quei ragazzini ribelli devono imparare. Hanno provocato solo caos e imbrattato le mura sacre di questa scuola. E poi, cosa ti fa pensare che ci sia io dietro le azioni dei Carrow? Fanno il loro lavoro. »
La McGranitt aveva battuto un pugno sulla scrivania del Preside. « Ritira immediatamente gli ordini, Piton! »
« Temo di non poterlo fare. » rispose lui, che non si era lasciato affatto scalfire.
« Odiavi così tanto Albus Silente, Piton? Lo odiavi davvero così tanto? »
Severus non rispose e le diede le spalle, immerso nei suoi pensieri.
« I Carrow hanno scoperto chi si cela dietro all'Esercito di Silente... dica loro di smettere con la Cruciatus! Sono ridotti uno straccio, Piton, sono solo dei ragazzini! Punite me al posto loro... avete tolto loro le uscite, il posto dalla squadra di Quidditch, tutto! Non ne avete il diritto! »
« I Carrow sono indomabili, McGranitt. Ognuno qui fa il proprio lavoro. »
« Allora dica loro che non si lamentino se anche noi insegnanti facciamo il nostro lavoro: rendere più orribile possibile il loro soggiorno qui ad Hogwarts. » e uscì dall'ufficio, sbattendo la porta.

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Capitolo 16
*** San Valentino di sangue. ***


San Valentino di sangue.


Una delle cose che parve interessare particolarmente agli studenti di Hogwarts in quella settimana era il giorno di San Valentino. In tutta quella oscurità l'unico barlume di luce per quella scuola era l'amore: tra le studentesse, infatti, cominciarono a circolare letterine e pozioni d'amore, soprattutto nel gruppetto di oche di Romilda Vane, che sembravano essere particolarmente interessate a Neville come non lo erano mai state in vita loro, esattamente come molte altre ragazze. Ginny, dal suo canto, era sempre stata molto popolare tra i ragazzi e molto desiderata e quel desiderio raggiunse l'apice con l'incombere del giorno di San Valentino in cui la ragazza si era ritrovata ogni giorno sommersa da lettere, poesie e inutili inviti ad Hogsmeade.
Per quanto riguarda l'Esercito di Silente, i ragazzi continuavano a combattere e a tener testa ai Carrow e alla Squadra di Inquisizione. C'era una lieve tensione tra loro dopo la discussione avvenuta una settimana prima ma per molti era come se la discussione non fosse mai avvenuta: Seamus continuava a trattare tutti allo stesso modo vivace di sempre, Michael e i suoi due amici anche, Calì e Lavanda apparivano più combattive che mai e i Tassorosso sembravano davvero mortificati, anche per il fatto che uno dei sospettati era proprio il loro amico Zacharias, che sembrava ci tenesse ad evitare ognuno di loro. E poi...
« Ehi. »
Ginny aveva alzato il capo dal suo libro di Trasfigurazione, incrociando le iridi nocciola di Neville. « Ciao. » disse, ricambiando il saluto e abbozzando un sorriso piuttosto debole dati i recenti avvenimenti che li avevano visti alquanto formali l'uno con l'altro. « Sei venuto per rimproverarmi? »
« No. » rispose lui, sprofondando sul divano accanto all'amica e circondando le sue spalle con un braccio. « Non ce l'avevo con te in questi giorni, credimi. Ero nervoso per tutto e... mi dispiace. La tensione tra molti sembra essere arrivata alle stelle ma ho capito che non si va avanti in questo modo, siamo pur sempre un Esercito. »
« Era quello che intendevo farvi capire. » disse Ginny, che soffriva ancora di sensi di colpa e quasi non ci dormiva la notte.
« L'hanno capito tutti. » disse in tono rincuorante Neville. « Sei sempre il nostro capo e la mia migliore amica. »
Per la prima volta in quella settimana, la ragazza sorrise di un sorriso sincero e largo, contenta di essere vista ancora come una persona di fiducia dal suo Esercito, una leader che non avrebbe fatto crollare i suoi soldati e che avrebbe combattuto sempre al loro fianco, senza mai tradirli. Non era stato un vero e proprio tradimento, infondo: Luna e Neville sapevano della situazione creatasi con Astoria Greengrass e, in modo particolare Luna, aveva animato la ragazza a dare una chance alla Serpeverde.
« In ogni caso, tra due giorni ci ritroveremo a combattere contro un potente mostro... » annunciò Neville, imbarazzato.
« San Valentino? » concluse l'amica, ridacchiando apertamente e facendo arrossire il ragazzo fino alla punta delle orecchie. « Mi stai chiedendo di darti una mano ad invitare Hannah ad uscire? Nel parco del castello, s'intende, dato che i Carrow ci hanno tolto anche il diritto di andarci ad ubriacare ai Tre Manici di Scopa. »
« Abbiamo i Dissennatori nel parco del castello. » rispose Neville affranto, che probabilmente si aspettava davvero un aiuto da parte dell'amica. « E ad Hannah non hanno tolto le uscite. Potrebbero farle un invito da un momento all'altro. »
« Non accetterebbe mai! » si affrettò a replicare Ginny, dando una pacca consolante sulla spalla dell'amico, che annuì solo per non beccarsi altre lievi sberle. « E se proprio te la fai sotto, chiedile di uscire prima che lo faccia qualcun altro. È una tattica davvero elementare, Neville: lei vuole uscire con te, tu non puoi andare ad Hogsmeade ma puoi andare in tanti altri posti. E lascia perdere i Dissennatori! Ogni cosa può trasformarsi in un'uscita romantica. Perfino le serre della scuola. Agisci prima che lo facciano gli altri! »
Agire prima che lo facciano gli altri. - si ritrovò a ripetere mentalmente Neville, mordendosi il labbro con estremo nervosismo. - Non dovrebbe essere un problema, no? Infondo, sono abituato ad agire con il mio Esercito, devo solo fingere di trovarmi in missione contro i Carrow. Facile, no?
« No. » esordì Neville, scuotendo il capo con forza.
« Non essere sciocco! » lo aggredì l'amica, piuttosto rudemente. « Tu passerai un gran San Valentino! E ho anche un'idea fantastica per far passare un gran San Valentino ai due cari fratellini Carrow... »




« Vedo che con la parte delle rivolte Babbane ci sono stati parecchi problemi. » disse Alecto la mattina di San Valentino, sfogliando pigramente i test che i ragazzi avevano fatto per la fine del quadrimestre. « Eppure le abbiamo ripetute tempo fa, e tante di quelle volte. Alcuni di voi non ripudiano abbastanza i Babbani, beh, ma io sono qui per questo. Sono la vostra insegnante! E da insegnante vi prometto che alla fine dell'anno tutti quanti ripudieranno quelle creature immonde. »
Se ci arrivi alla fine dell'anno. aveva pensato Ginny, serrando la mascella così forte che temette potesse rompersi. Non rispose alla provocazione di Alecto Carrow ma le lanciò uno sguardo di puro odio mentre la donna era ancora intenta a sfogliare le verifiche di fine quadrimestre. Il posto accanto alla Grifondoro era vuoto: lì avrebbe dovuto esserci la sua amica Luna a godersi il San Valentino dei Carrow ma Ginny non si fece buttare giù da quel pensiero, anzi, si sarebbe goduta lo spettacolo il doppio anche per la sua amica.
« Greengrass, da te mi sarei aspettata di meglio. » borbottò Alecto imbronciata, spendendo il test della ragazza con un colpo di bacchetta piuttosto secco.
Astoria impallidì. « I-io... mi dispiace di non aver dato il meglio. » soffiò, con gli sguardi sospettosi dei compagni Serpeverde addosso.
Anche l'insegnante le rivolse uno sguardo sospettoso, poi lesse l'ultimo test. « E adesso... bene, bene: vedo che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Vero, stupida babbanofila? » esordì, rivolgendo tutta la sua attenzione a Ginny e consegnandole il suo disastroso test di Babbanologia con la rabbia nelle pupille. « Davvero comico il tuo test... comico come i tuoi vani tentativi di startene buona: tentativi da Troll. »
E alzò in aria il foglio con la valutazione per mostrarlo alla classe: i Serpeverde scoppiarono vivacemente a ridere vedendo la sua enorme T rossa cerchiata. Ginny sorrise insieme a loro, abbastanza tranquillamente: non le era mai importato niente delle due materie inutili dei Carrow e adesso che il piano dell'ES stava per compiersi le sarebbe importato sempre meno di tutto ciò che riguardava loro. I compagni di classe, dal loro canto, le rivolsero un'occhiata bieca mortificata ma lei continuava a sorridere, convinta che niente avrebbe potuto ferirla quel giorno. Anche Astoria Greengrass la stava guardando sebbene Gin non osava incrociare i suoi grossi occhi castani; Marie Black si era voltata verso di lei e fu un piacere vederla sorridere sotto i baffi.
« Temo non ci sia nulla da ridere, Weasley. » minacciò Alecto, irritata da tanta sfrontatezza.
« Io dico di sì, professoressa Carrow. »
« Non osare usare quel tono con me! Credevo di essere stata chiara quando l'altro ieri ho punito te, Paciock e Finnigann insieme! » Alecto sfiorò con la bacchetta i lividi violacei che il volto della ragazza presentava e rise, alzando un sopracciglio e credendo di sfidarla. « Vuoi davvero che il tuo faccino si trasformi in una maschera orribile? Vedo che punizioni non sortiscono alcun effetto su di voi... raddoppieremo la potenza e le ore di tortura: mi pare il minimo che possiamo fare! »
Ginny non rispose, non voleva perdere di vista il suo obiettivo e di certo non voleva alimentare i desideri perversi di quella donna. Strinse i denti per non ribattere a tono mentre i Serpeverde la indicavano con un dito e commentavano con delle smorfie disgustate le pessime condizioni in cui la ragazza si trovava a causa loro. Dal suo canto, lei sperava di non perdere la calma proprio in quel momento e mai come allora desiderava che una certa persona intervenisse...
Dopo parecchi risolini e minacce, si udì finalmente un rumore: qualcuno stava bussando frettolosamente alla porta.
« Avanti! » disse Alecto imperiosa, credendo che qualche insegnante stesse interrompendo la sua lezione e tenendo pronta la bacchetta per vendicarsi di quell'intrusione.
« Professoressa Carrow, mi scusi! »
Gazza fece il suo ingresso nell'aula ansimando e inciampando, seguito dalla sua gatta scheletrica, e tra le mani aveva una scatola di cioccolatini. « Mi perdoni l'intrusione, Madama, ho trovato questi cioccolatini fuori la porta del suo ufficio. Sono da parte di suo fratello per il giorno di San Valentino! »
Alecto assunse una strana espressione sospettosa; Marie Black si volse verso Gin, che tossì in maniera alquanto eloquente. I Serpeverde furono attirati dal colpetto di tosse e osservarono la reazione della loro cara insegnante con occhi sbarrati e col timore che qualcosa potesse andare storto.
« Sei assolutamente sicuro che si tratti di mio fratello, Gazza? » esordì Alecto, le mani sui fianchi mentre squadrava il custode dalla testa ai piedi.
« Controlli la firma, Madama, sembra essere proprio quella di suo fratello! »
Ginny rise in modo sommesso, pensando che era stato piuttosto facile copiare le scritture dei Carrow dati i continui compiti in classe che i due caproni insistevano nel fare con tanto, naturalmente, di magistrale firma. Se solo Luna fosse stata lì con lei, avrebbe di certo condiviso il momento con tale entusiasmo da renderla perfino felice di avere come insegnanti i due Mangiamorte ma, in quel momento, le uniche persone che sembravano essere eccitate quanto lei erano Marie, un paio di curiosi Grifondoro e Astoria Greengrass, che cercava in tutti i modi di attirare l'attenzione della ragazza quasi come a convincerla che non nutriva alcun risentimento per quello che stava facendo ai due insegnanti.
L'espressione di Alecto si addolcì dopo qualche secondo. « Sembra proprio la scrittura di Amycus. »
Pronta per il San Valentino, maledetta Alecto Carrow?
La Carrow si accigliò, scrutando la scatola in maniera di nuovo sospettosa. « Qualcuno potrebbe averli avvelenati. »
« Oh no, no. Non appena li ho visti li ho fatti provare personalmente ad un elfo domestico. » disse subito Gazza, in tono adorante e con la stessa enfasi che aveva serbato ad un vecchio rospo di loro conoscenza. « Avevo immaginato che questi sciocchi studenti avrebbero potuto metterla in pericolo, ho previsto tutto, Madama! »
Alecto sorrise, annuendo con estrema soddisfazione. Era così compiaciuta di aver ricevuto quel presunto dono da parte di suo fratello che per godersi quel momento guardò con aria di sfida Ginny e mandò giù un attimo dopo un cioccolatino a forma di cuore in tutta sicurezza. L'ES, ovviamente, aveva davvero previsto tutto: sapevano tutti che Gazza avrebbe fatto provare i cioccolatini a qualche elfo domestico ma quel che Gazza e i Carrow non sapevano era che i cioccolatini erano davvero ripieni di qualcosa, e quel qualcosa era Torrone Sanguinolento... e il Torrone Sanguinolento di Fred e George non funzionava affatto sugli elfi domestici.
« Grazie mille, Gazza. Mi ricordi di aumentarle lo stipendio. » disse Alecto, congedando il vecchio custode mentre degustava il cioccolatino avvelenato.
« Ohhh! » fece il vecchio, felice come non mai. « La ringrazio, professoressa Carrow, Madama... la ringrazio! » e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
« Benissimo. » aveva incalzato la professoressa, soddisfatta. « Dunque, dove eravamo rimasti? Ah, dato che i test di alcuni di voi sono risultati a dir poco disastrosi, potrei anche pensare di bocciare queste persone in modo da far loro ripetere l'anno. E non ci sarà nessun insegnante a fermarmi. » accluse, tirando su col naso che, probabilmente, le stava arrecando un fastidio interno. Nel momento stesso in cui tirò su col naso, un piccolo rivolo di sangue uscì da una narice, atterrendo alcuni timidi Serpeverde al primo banco.
Lei se ne accorse e si pulì il sangue con una manica, continuando imperterrita.
« Una condotta pessima può portare a questo, oltre che uno scarso interesse verso lo studio di qualche materia. » Alecto aveva tirato nuovamente su col naso e un altro piccolo getto di sangue fuoriuscì dall'altra narice. Lei fece di tutto pur di non farsi prendere dal panico. « Sì, se non studiate la mia materia i-io... » fece comparire dal nulla un fazzoletto, asciugandosi il naso colante. « Dicevo, se continuate a dimostrare poco interesse per lo studio della Babbanologia, i-io... » ma non ci fu modo di continuare: il sangue aveva iniziato a gocciolare copioso e ben presto sul pavimento si fece una piccola pozzanghera rossa.
« Professoressa, si sente bene? » intervenne Harper preoccupato, mentre Alecto strillava, impaurita.
« Dobbiamo chiamare qualcuno? » si inserì Selwyn, fissando l'insegnante con la bocca spalancata.
Da parte dei Grifondoro non c'era tutto quel turbamento e apprensione, anzi, molti di loro stavano cominciando ad aprirsi in sinceri sorrisi, avendo ben in mente chi potesse essere l'artefice di tutto quello. In effetti, era piuttosto divertente vedere Alecto strillare e toccarsi costantemente il naso, bianca come un lenzuolo.
« SONO STATI QUEI CIOCCOLATINI! CHIAMATE QUALCUNO, MUOVETEVI! »
I ragazzi si agitarono vistosamente; Harper e alcuni Serpeverde corsero immediatamente fuori alla porta, mentre Alecto urlava con tutto il fiato che aveva in corpo.
« SE SOLO ACCHIAPPO LO SCHIFOSO CHE HA FATTO QUESTO LO TORTURO FINO ALLA MORTE! » esclamava senza fiato Alecto, tamponandosi il flusso di sangue, ma quello ne era davvero in abbondanza e usciva fuori a fiotti copiosi come se fosse un ruscello in piena.« LO TORTURO! AVETE CAPITO?! LO TORTU-AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI! »
« Professoressa, si calmi... » si intromise una Serpeverde, terrorizzata dal sangue e sul punto di svenire.
« CALMARMI UN CORNO! OHHH, AMYCUS, AIUTAMI! »
Tutti gli studenti si voltarono verso la porta che era appena stata spalancata con furia: Amycus Carrow fece una violenta irruzione nell'aula, con il naso gocciolante di sangue come la sorella e l'aria furibonda, forse anche più della sorella. Era decisamente meno preoccupato e più lucido di lei anche se assolutamente turbato dall'incredibile fuoriuscita di sangue.
Ginny scoppiò vivacemente a ridere.
« ALECTO, STUPIDA! MI HAI MANDATO DEI CIOCCOLATINI AVVELENATI! » sbraitò, infiammandosi con Alecto e colpendola sul petto mentre lei spalancava la bocca, terrorizzata, con la conseguenza che il sangue le finì in bocca.
« IO?! SEI TU CHE LI HAI MANDATI A ME! » si difese Alecto, colpendo a sua volta il fratello e sputacchiando contro di lui.
« GAZZA AVEVA DETTO CHE NON ERANO AVVELENATI! »
« LI AVEVA FATTI PROVARE AD UN ELFO! »
Le urla dei due Carrow facevano violentemente eco nel corridoio e in un attimo accorse la McGranitt, che fingeva di essere seriamente preoccupata per la salute dei due Mangiamorte. Dietro alla professoressa, un manipolo di studenti, in cui spiccavano i membri dell'Esercito di Silente al completo (Neville e Seamus le fecero l'occhiolino) e alcuni piccoli del primo anno, si affacciarono nella classe e scoppiarono a ridere alla vista dei sanguinanti insegnanti. Ginny riuscì perfettamente a vedere l'ombra di un sorrisino di scherno sul volto della McGranitt e ricambiò quell'occhiata spensierata, senza badare molto ai Carrow. Loro non sarebbero durati a lungo per indagare su chi fosse il colpevole dei cioccolatini avvelenati: il sangue li avrebbe prosciugati in fretta.
« Potrei sapere, di grazia, cosa accade qui dentro? » fece la McGranitt, esasperata come non mai.
« Secoddo lei? » esordì Alecto, il sangue che ancora colava dalla bocca. « Guel dannado Esercido di Siledde! Cioccoladini avvelenadi! »
« Avvelenati? »
« NON VEDE CHE SDIAMO SANGUINADDO?! »
« Credevo che ogni cosa che provenisse dai Tiri Vispi fosse sequestrata, ne avevate personalmente il compito. » rispose la McGranitt gelida, e anche compiaciuta. Neville sorrise e fece segno coi pollici in su. « Si vede che avete fatto male i vostri conti: l'ho detto che le perquisizioni non servivano a nulla. Forse dovremmo affidare questi compiti a gente più competente. »
Sebbene coperti di sangue, i due Carrow erano lividi di rabbia e collera.
« NON VEGGA A CONDESTARE, MCGRANITT! » esclamò Amycus furibondo, alzando il capo per non far colare altro sangue. « FERMI GUESTO SANGUE! SUBITO! »
« Mi dispiace, la magia non funziona su questi prodotti. Sono anni che sperimentiamo incantesimi. » rispose la McGranitt, pericolosamente affabile e piuttosto soddisfatta. « L'effetto svanisce da solo. E mi dispiace informarvi che questo vi procurerà giramenti di testa e svenimenti per tutta la giornata. »
« CHE GOSA? » strillarono i due, mentre i Grifondoro ridacchiavano e i Serpeverde si agitavano, scoccando occhiate furenti alla professoressa McGranitt.
« Ah, inoltre... se ve lo steste chiedendo: questi prodotti non funzionano sugli elfi domestici. »
In neanche un secondo, ci furono due colpi sonori: i due Carrow erano appena svenuti, mettendo fine a quel San Valentino rosso sangue.




Ad Hogwarts fu festa quel giorno. I Carrow erano stati messi K.O. dal famoso Esercito di Silente e gli studenti furono decisamente più liberi dalle grinfie dei due Mangiamorte, anche per il fatto che Severus Piton non si trovava lì ed era come vedere la loro scuola quasi ristabilita, sotto le protezioni della McGranitt, Vitius, Sprite e Lumacorno che tenevano d'occhio la Squadra d'Inquisizione. I ragazzi, comunque, vollero ricordare quel giorno come il giorno in cui Hogwarts aveva visto la luce e si unirono un'ora nel corridoio delle due aule dei caproni per scrivere loro un messaggio sulla parete che avrebbe reso ancora più memorabile la loro uscita di scena.

ESERCITO DI SILENTE:
VALENTINO O CIOCCOLATINO?


L'Esercito era così fiero di Ginny, che aveva avuto quella grandiosa idea, che le avrebbero perfino elevato una statua d'oro, se lei l'avesse chiesto. Anche se Michael Corner era combattuto se innalzarla in Sala Grande o nella Sala d'Ingresso. Per quel giorno di San Valentino il Corvonero si sentiva particolarmente emozionato e non perché aveva deciso di aprire il suo cuore alla ex fidanzata ma per il fatto che sentiva una strana magia nell'aria che non aveva niente a che fare con il castello. Era una Hogwarts senza Carrow, quella.
« Siamo stati grandiosi, Ginny, davvero! E tutto per merito tuo! » disse Neville eccitato, dopo l'ultima sua lezione della giornata.
« Vero! » diede man forte Seamus, battendo una pacca sulla spalla alla ragazza e stiracchiandosi vistosamente. « A Dean sarebbe piaciuto tutto questo, ne sono certo: avrebbe amato combattere insieme a noi. »
« Sì, anche a Harry, Ron ed Hermione sarebbe piaciuto. » annuì Neville.
« Già. E Luna si sarebbe divertita un casino. » disse Ginny, spensierata ma con un pizzico di malinconia nella voce. « Se non altro da questa giornata abbiamo imparato che Tiger e l'altro scimmione sono davvero ridicoli quando sono infuriati e che sotto sotto temono ancora la McGranitt. Piuttosto, devo correre nei sotterranei: un'ora di Pozioni con Lumacorno. Passate un buon San Valentino, ragazzi! » accluse la ragazza, sorridendo. « Ci becchiamo stasera, Neville! » si rivolse all'amico, strizzando l'occhio e correndo verso i sotterranei con aria del tutto stralunata.
Non aveva voglia di fare Pozioni: voleva godersi l'aria del castello dopo mesi e mesi di torture. Ancora un'ora alla libertà, pensava la Grifondoro, e dopo avrebbe gironzolato per la scuola per tutto il tempo che desiderava, anche fino a notte fonde, affrontando audacemente la Squadra d'Inquisizione se fosse stato necessario. Stava avviandosi verso i sotterranei con la testa tra le nuvole quando la voce di Michael Corner la ridestò dai suoi pensieri, riportandola sulla terra.
« Michael. » disse in saluto lui, scuotendo la lunga treccia rossa e sorridendo. « Che ci fai qui? Hai lezione? »
« No, beh, volevo solo... » si udì un rumore di passi e il Corvonero prese la ragazza per un braccio, trascinandola dietro un arazzo abbastanza sicuro. « La Squadra d'Inquisizione, immagino. Adesso si sentono in dovere di torturarci a causa dello scherzetto che abbiamo fatto ai loro padroni caproni... maledetti stupidi. »
« Non mi fanno paura! » esordì Ginny, risoluta come il suo solito.
« Lo so. » rispose Michael, in un sussurro. Sembrava piuttosto imbarazzato di trovarsi da solo con la ex fidanzata, motivo per cui non faceva che passarsi una mano tra i capelli in modi che facevano arrossire la ragazza mentre sperava che non dovesse ricorrere a nessuna Fattura Orcovolante contro di lui, certa che qualcosa sarebbe accaduto. « Sei tanto forte, tu. Mi chiedo ancora come ho fatto a... insomma, sono cresciuto, sai. Volevo lo sapessi. »
« Lo so bene. So bene che sei cresciuto e mi piaci molto come persona, un tempo non eri così audace e determinato. Adesso lo sei e disprezzi chi osa lamentarti, ti piace metterti in gioco, accetti nuove sfide... »
« Ma...? »
« Ma sono innamorata di un'altra persona. » concluse lei, leggendogli nel pensiero. « Credevo lo sapessi. E no, non ti biasimo per aver cercato di avvicinarti a me. Io e... » fece uno sbuffo di risata. « io e lui ci siamo lasciati tanti mesi fa, prima del matrimonio di mio fratello Bill. Harry Potter mi ha lasciata, per salvarmi da un destino orribile, per non illudermi nel caso qualcosa fosse andato storto. Non ti biasimo, Michael, se vuoi saperlo: lui al momento non mi appartiene, io non sono sua e tu avevi tutto il diritto di... »
« Baciarti? » fece Michael, desideroso. Ginny arrossì, supplicando Merlino che tutto non diventasse ancora più complicato di quanto non fosse ma il Corvonero non si era avvicinato a lei, non l'aveva neanche sfiorata: era intelligente, il caro Michael. « No, Ginny, io non vanto alcun diritto su di te. Se mentalmente voi due vi appartenete non credo di avere diritti, anche se mi piacerebbe averli. Tu mi piaci moltissimo. »
« Michael... »
Michael coprì la sua bocca con un dito, sorridendo. « Luna mi aveva avvertito, devo mettermi l'anima in pace. » ammise, avvicinandosi alla ragazza e baciandole una guancia. « Buon San Valentino, guerriera. » accluse, lasciandola da sola a pensare a quanta dignità avesse manifestato un ragazzo di soli diciassette anni.




« Non ti dispiace se te lo rubo un attimo, vero, Neville? » chiese Calì, e Neville scosse il capo pensando di essere appena stato salvato dalla ragazza per il semplice motivo che lo imbarazzava dire a Seamus di voler correre a cercare Hannah per tutto il castello.
« Tutto tuo. » rispose il ragazzo, dandosela a gambe e cominciando le sue ricerche.
Nel frattempo, Seamus seguì Calì in un'aula vuota e si tennero testa a vicenda, con un certo imbarazzo da parte di Seamus. Calì, invece, era piuttosto decisa: non sopportava la situazione che si era venuta a creare con Seamus. Lui le era piaciuto molto come persona e l'anno precedente erano perfino usciti un paio di volte insieme nonostante a lui piacesse Lavanda, che stava con Ron. Sì, Seamus era una bella persona e col desiderio di star vicino a lui come amica in modo da tenerlo al corrente delle situazioni sentimentali di Lavanda era finita per consolarlo finendoci a letto. Erano stati bene insieme, doveva ammetterlo, ma erano solo amici, non si piacevano.
« Seamus, io... »
« So cosa vuoi dire e sono d'accordo con te. » la interruppe il ragazzo, che provava le stesse cose che provava Calì in quel momento e, soprattutto, pensava alla Grifondoro soltanto come un'amica piuttosto carina col quale chiacchierare in maniera spensierata. « Siamo sempre stati amici, abbiamo rovinato tutto. »
Calì annuì. « E poi... mi sono resa conto che una persona sta soffrendo. »
Seamus alzò un sopracciglio, confuso come non mai. Non aveva idea di chi soffrisse per il fatto che tra lui e Calì c'era stata una storia per nulla amorosa, lui non aveva mai avuto molte ammiratrici, a parte qualche ragazzina parecchio piccola rispetto a lui. Stare con Calì, passare del tempo con lei in modi praticamente fisici, l'aveva offuscato da tutto il resto.
« Comunque, vado ad Hogsmeade con mia sorella Padma e i suoi amici Corvonero. Se vuoi unirti a noi, sei sempre il benvenuto. »
Seamus le sorrise. « Vai, tranquilla. »
Calì ricambiò il sorriso e uscì dall'aula, chiudendosi la porta alle spalle e non vedendo l'ora di passare il tempo coi ragazzi: adorava stare con loro, non poteva perdere tempo con una sola persona, non c'era spazio per l'amore ed entrambi l'avevano ben capito. E poi Calì adorava la compagnia dei ragazzi.
Seamus rimase coi piedi penzoloni sul banco fin quando una porta non si aprì lasciando entrare Lavanda Brown.
« Tutto solo? » chiese lei, quasi come se lo sapesse e forse lo sapeva davvero.
Seamus la fissò per bene per la prima volta da quando avevano messo piede ad Hogwarts quell'anno: era sempre carinissima, l'aveva sempre pensato, anche quando l'aveva invitata al Ballo del Ceppo era di quello stesso parere e ricordò con malinconia quanto si sentisse fortunato a passare del tempo con lei. Il rapporto che Lavanda aveva avuto con Ron aveva fatto sì che Seamus la ignorasse, quasi detestasse... ma Ron non faceva più parte dei suoi pensieri, ormai. Non in quel senso, almeno.
« Solo, soletto. » rispose il ragazzo, sorridendo apertamente.
« Calì te l'ha detto, vero? »
« Sì ma non ci sto male come puoi pensare, te lo assicuro! Era solo qualcosa di fisico. » disse, e quasi si pentì di aver iniziato quella relazione fisica con Calì quando Lavanda era decisamente più carina di lei.
La ragazza sorrise. « Ti va di passare il giorno di San Valentino con me? »
Seamus ricambiò il sorriso, rendendosi conto che tutti i sentimenti che aveva provato per Lavanda potevano emergere da un momento all'altro, come se non si fossero mai spenti. « Assolutamente sì! » rispose, con entusiasmo.




Astoria Greengrass si sentiva piuttosto felice quel giorno e solo per il semplice motivo che i Carrow erano stati messi fuori gioco. Si sentiva quasi libera senza dover dar conto a due persone fastidiosamente inquietanti ma non era libera affatto: i Serpeverde l'avevano osservata bene durante la lezione, sembrava non potesse avere più scusanti. Sua sorella le era stata col fiato sul collo per tutta la giornata dopo la lezione di Pozioni, venne perfino a scortarla in Sala Comune di Serpeverde insieme alla sua banda. Ormai, era certo: i sospetti su di lei si erano fatti concreti.
Astoria temeva il giorno in cui glielo avrebbero detto ma forse non era ancora quello il giorno...
« Draco. » sussurrò, avvicinandosi al ragazzo con un minuscolo pacchettino tra le mani: il suo regalo di San Valentino.
« Astoria, non dovresti essere qui. » disse lui, con la solita voce atona di sempre e non guardandola neanche per assicurarsi che il suo viso non fosse cambiato.
« E dove? »
« Ad assicurarti una buona recita per la fine dell'anno scolastico, non so se mi sono spiegato. »
Astoria capì, sprofondando sul divano della Sala Comune accanto a lui e tenendo d'occhio alcuni Serpeverde dall'altro lato della stanza. « Non mi interessa, Draco. Sono stufa di stare qui a prendere ordini da loro, a farmi sottomettere. » non appena disse quelle parole l'ansia di essere scoperta si fece sempre più pesante, le mancava quasi l'aria tanto che aveva paura. « Sono pur sempre una Serpeverde, non possono uccidere me. Vero? » accluse, dubbiosa.
« Forse no... » rispose Draco, turbato. « Senti, non potresti far finta... »
« No! » sibilò la ragazza, furibonda.
Lui non la capiva proprio, non ci provava neanche. Eppure aveva detto di volerle bene, per quale motivo non si sforzava nemmeno di capirla? Non l'assecondava, non l'aiutava, restava lì immobile come un automa ad aspettare la fine dell'anno per andare via dalla scuola. Per quale motivo non combatteva insieme a lei? In fondo al suo cuore, non biasimava in tutto e per tutto Draco ma le faceva rabbia il suo viso vuoto e ferito, i suoi occhi spenti, il suo neanche provare o pensare di essere contro a quelle mostruosità. Pensare, addirittura, di meritarle a causa della sua famiglia, dei suoi insuccessi...
« Lo so che ho vissuto nemmeno un quarto dell'inferno che tu hai vissuto ma sono già stufa di questo. Mi sento ribelle, Draco. »
« Io non... »
« Lo so, non hai avuto scelta ma non vivo la tua stessa situazione e sono stufa! » esordì Astoria alterata, a denti stretti e la voce bassa. « Tieni! Ti avevo comprato questa collana, sperando che un giorno un briciolo di amore che provi per me ti farà cambiare idea sul nostro destino, che non è un male provare amore di questi tempi! » e se ne andò, lasciando solo Draco con i suoi pensieri e una lunga catenina d'argento tra le mani.




Neville aveva il cuore in gola tanto che aveva corso. Sperava di trovare Hannah in fretta, da sola e non in compagnia di qualche altro ragazzo: era San Valentino e la ragazza era libera, avrebbe potuto accettare l'invito di chiunque volesse. Era dannatamente carina, era dolce, non era una di quelle ragazze stupide: era naturalmente bella, naturalmente sincera, un dono prezioso per pochi. Neville non avrebbe mai voluto che qualcuno la portasse via, proprio quell'anno che finalmente si era deciso a fare un passo verso di lei dopo anni e anni di brutti pensieri e osservazioni, di insicurezze.
Era abbastanza sicuro di lui adesso, gli anni vissuti nel suo guscio l'avevano temprato.
Trovò Hannah dopo venti minuti buoni: era insieme alla sua amica Susan Bones.
« Ciao, Hannah! Susan. » disse, in saluto.
« Neville! » esordirono entrambe, spaventate dall'improvvisa comparsa del ragazzo, affannato e ansioso.
« Scusate lo spavento, io volevo... insomma, volevo... »
Per quale motivo deve essere così difficile adesso? - pensava Neville, consapevole che le due ragazze lo stavano osservando in maniera strana e in attesa.
« Io sono qui per... Hannah, ti va di passare San Valentino con me? » chiese in maniera a dir poco frenetica, senza neanche riprendere fiato e ignorando Susan che spalancava i suoi occhi verdi in maniera sorpresa. « Lo so che mi hanno proibito le gite ad Hogsmeade ma ho ancora il permesso di mia nonna e Gazza non lo sa che sono esonerato. I Carrow sono K.O. per tutta la giornata e, sai, non mi interessa neanche che quei bastardi dei Serpeverde possano andare a riferire loro che mi hanno visto ad Hogsmeade. » si interruppe, prendendo finalmente fiato e, con la stessa vocetta timida e frettolosa, accluse: « Accetti, Hannah? »
Susan sorrise radiosamente mentre Hannah arrossiva, gli occhi cristallini lucidi di lacrime. « A me p-piacerebbe m-molto m-ma... »
« Non aver paura per me, io so cavarmela. I Serpeverde non saranno di certo ad Hogsmeade, non adesso che i Carrow sono fuori gioco: vorranno fare qualcosa qui ad Hogwarts, trovare l'ES e torturarlo nonostante gli insegnanti col fiato sul collo. »
Hannah annuì, accettando il suo invito; Neville fece un sospiro: aveva creduto di essere spacciato, sempre il solito pessimista. Poteva aver acquistato tutta la sicurezza del mondo ma restava esattamente il Neville di sempre, timido, impacciato e con una buona dose di pessimismo cosmico che rendeva la sua vita un eterno dubbio. Ma non in quel momento, non adesso che Hannah aveva accettato il suo invito ed era felice di farlo.
Ce l'aveva fatta, Ginny non aveva torto a dire che era una cosa elementare da fare.
Susan, ancora impalata tra i due, tossì forte e, salutando entrambi, se la diede a gambe levate, augurando una buona fortuna alla sua amica. Avrebbe dato qualunque cosa per far sì che un ragazzo si avvicinasse a lei in quel modo e fosse esattamente audace e innamorato come lo era Neville.
« Allora? » chiese Hannah, quando Neville continuava a fissarla imbambolato. « Andiamo adesso? »
« Sì! Sì, adesso, se ti va! » si riprese il Grifondoro, sbattendo velocemente le palpebre e incamminandosi verso l'uscita.
Furono fuori all'aria aperta in men che non si dica: Hannah non era più imbarazzata, anzi, il Grifondoro l'aveva fatta sentire benissimo e continuava a farla sentire come nessuno al mondo nonostante tutto. Le sembrava di essere la ragazza più fortunata del pianeta ad avere un ragazzo che fosse interessato a lei in quel modo, non avrebbe mai immaginato che Neville le chiedesse di uscire il giorno di San Valentino. E, d'altro canto, il ragazzo non avrebbero mai immaginato di riuscire a trovare l'audacia di invitare la Tassorosso ad uscire il giorno della festa degli innamorati.
« Grazie a Ginny ci siamo tolti i Carrow dai piedi e io ho avuto l'opportunità di uscire ad Hogsmeade. Mi sento quasi libero! »
« Sì, dobbiamo ringraziarla. » rispose con entusiasmo Hannah, non notando affatto il nervosismo del ragazzo.
Guardava il tramonto che si stagliava all'orizzonte quando i brutti pensieri la colsero.
« Sei turbata, Hannah? » chiese Neville, apprensivo: gli pareva di scorgere un barlume di cupezza nel suo sguardo.
« Sono preoccupata per la mia famiglia. Mio padre mi ha scritto una lettera giorni fa, dice che forse ha trovato l'assassino di mia madre. Non so cosa ha intenzione di fare. »
« Qualunque cosa succeda sappi che puoi contare su di me, che troverò sempre il modo per aiutarti. » annuì Neville, e in quella frase traspariva tutta la sicurezza del mondo.
Hannah sorrise, grata. « Per quale motivo sei così buono con me? »
Neville stava per rispondere: "sono innamorato e te lo meriti per quanto sei fantastica!" ma si trattenne, balbettando un timido: « Beh, siamo amici, no? Tra amici ci si aiuta sempre... non credi? »
« Sì, Neville. Sono contenta di essere tua amica. » disse la Tassorosso, guardando il tramonto e sfiorando la mano del ragazzo.
Preso dall'emozione del momento, Neville inciampò su una pietra piuttosto grossa presente sulla stradina laterale di Hogsmeade e cadde a terra, imbarazzato e divertito allo stesso tempo. Assicuratasi che lui stesse bene, anche Hannah rise della caduta ma infondo stare con Neville era anche questo: ridere con lui dei momenti d'impaccio di entrambi e cercare di tener saldo l'equilibrio del Grifondoro, che sembrava piombare in terra ad ogni uscita che facevano. Anche se si trovavano nelle serre sembrava che Neville potesse perdere l'equilibrio.
« Sicuro di stare bene? »
« Perfettamente. » disse timidamente lui, strofinandosi la nuca.
Hannah rise, non potendone fare a meno. « Sei forte e determinato, Neville... ma per me resti sempre il ragazzino timido e impacciato di sempre. »
Neville ricambiò il sorriso. « Sono ancora il ragazzino timido e impacciato di sempre ma ho imparato a combattere con forza i cattivi. »

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Capitolo 17
*** Carrow e guai... non mancano mai. ***


Carrow e guai... non mancano mai.


Era stata una mossa geniale quanto sbagliata quella del San Valentino di sangue e i due capi della rivoluzione, Esercito di Silente compreso, sapevano che avrebbero patito le conseguenze delle loro azioni. Il giorno successivo Neville udì personalmente Severus Piton fare una partaccia i Carrow: detestava le scritte canzonatorie sui muri, lo facevano andare su tutte le furie ed era disposto a porre resistenza a tutti i costi. I due fratelli erano così imbestialiti da quelle bravate e dal rimprovero del loro capo che aumentarono le punizioni e i controlli: ci diedero particolarmente dentro e in modo così violento che le bozze e i lividi facevano fatica ad andare via dai volti dei ribelli. I tagli, non più semplici taglietti inferti con un rapido e superficiale colpo di bacchetta, erano profondi e fatti in modo accurato, con l'intento non solo di punire ma di procurare più dolore possibile, di torturare.
Ci fu un cambiamento immediato, dunque, al castello.
Ai Carrow non era per niente piaciuto il fatto che l'Esercito di Silente si fosse preso il diritto di colpire loro personalmente. Non che non fosse capitato altre volte ma uno stormo di canarini era nulla in confronto allo scherzo progettato per San Valentino. A causa di ciò, la lista di studenti puniti aumentava ogni giorno di più. A molti ragazzi del sesto e settimo anno, tra cui i ragazzi dell'ES, fu ordinato di eseguire delle maledizioni sugli studenti in castigo e, naturalmente, il rifiuto costò loro punizioni e tempo extra con i Carrow.
Una mattina, Ginny uscì dall'aula di Alecto tenendosi un fazzoletto sulla guancia. I Carrow stavano ufficialmente diventando matti: nutrivano il costante desiderio di sapere con certezza informazioni riguardanti il famoso Esercito di Silente e chi ci fosse dietro, sapere come avevano fatto a trovare i prodotti dei Tiri Vispi e come riusciva l'ES a comunicare tra loro nonostante le aule separate. Inutile dire che le loro non risposte li stavano facendo impazzire.
« Sicura di stare bene? » le chiese Marie Black, affiancandola immediatamente dopo la lezione e offrendole l'ennesimo fazzolettino.
« Sicurissima. Non avresti dovuto intervenire, adesso sospetteranno di te... »
« Non mi piace quel che fanno e se posso esprimere un minimo di disappunto lo faccio. Non mi interessa un fico secco! » rispose in maniera testarda Marie, piuttosto determinata nel non darla vinta ai due insegnanti. « Non ti preoccupare per me, rossa, so cavarmela anche io. Guarda, arriva il tuo amico... Paciock, vero? Beh, ci si vede nella Sala Comune, stammi bene! » e corse via prima che la ragazza potesse avere il tempo di salutarla.
« Per tutte le Mimbulus! » esordì Neville, spaventato nel vederla in quelle condizioni; anche lui aveva una brutta cera. « Ti senti bene? »
« Sono stata meglio. » rispose Ginny, sinceramente.
« Ti hanno fatto l'interrogatorio, vero? A me e Seamus l'hanno fatto... e mi sa che sospettano molto anche di Michael. » disse in fretta Neville, guidando l'amica verso un corridoio deserto e guardandosi intorno come se si sentisse stranamente osservato.
« Sì... volevano informazioni sull'ES, che naturalmente non ho dato. È ufficiale, allora: sanno che ci siamo dietro noi. Dobbiamo fare qualcosa. »
« Che cosa facciamo? »
« Non lo so, ma qualcosa dobbiamo inventarci. Sanno di preciso che ci siamo dietro noi, no? Ci daranno la caccia tutti i secondi della nostra vita. Non possiamo affatto permettercelo, Neville: abbiamo un Esercito da portare avanti. »
« Qualcosa faremo, non preoccuparti. Dobbiamo solo tenere duro e continuare esattamente come stiamo facendo. » annuì Neville, con estrema convinzione o quasi come ad esortare l'amica che pareva piuttosto giù di morale. « Ti accompagno da Madama Chips, andiamo, hai bisogno di cure. »
E non ci fu Merlino e protesta spudorata che impedì a Neville di condurre l'amica dalla Guaritrice. Il ragazzo temeva molto per la salute dell'amica e, in quelle settimane in particolare, dopo l'espulsione dal Quidditch, il pensiero di dove fosse la cara Luna e la continua reclusione al castello, lei le era apparsa più stanca che mai: sembrava stesse soffrendo molto più di quanto non ci tenesse a dimostrare. Neville non avrebbe mai permesso che la sua migliore amica rischiasse un crollo di nervi o si abbattesse, ci teneva che continuasse a lottare insieme a loro.
I due Grifondoro furono in Infermeria in un baleno e la Madama fu così contenta nel vedere che avevano preferito correre da lei piuttosto che andarsene in giro con quegli orribili graffi e lividi.
« Madama Chips, sia delicata... » gemette Ginny, mentre la donna faceva il suo lavoro senza scendere nei particolari.
« Poche storie, signorina, suvvia. »
« Brucino all'inferno, quei due caproni! Forse il Torrone Sanguinolento non li ha prosciugati abbastanza! »
« Sssssssh! » fece Madama Chips, atterrita che qualcuno potesse udirla e portare spia ai Carrow.
Un veloce scarpettio familiare annunciò ai tre che qualcuno stava entrando in Infermeria: era la professoressa McGranitt, ed era visibilmente arrabbiata. I due ragazzi cercarono di evitare lo sguardo severo dell'insegnante e di concentrarsi su altro che non fosse il suo volto, ma non potettero farne a meno. La professoressa stava guardando dai graffi su tutto il corpo della ragazza per finire ai lividi violacei sul volto di Neville.
« Beh, vedo che si danno da fare i due cari insegnanti. » disse la McGanitt, piuttosto mestamente. « Santo cielo, voi due dovete stare attenti! Ho appena incontrato il signor Finnigann, e neanche lui sta benissimo. Dovete smettere di rischiare così! Non capite che le vostre vite sono preziose? Guardate come siete ridotti! I Carrow fanno sul serio, l'avrete notato. E noi non possiamo fare nulla per voi, per impedire loro di farvi del male... »
I ragazzi non l'avevano mai vista così addolorata.
« Professoressa... » cominciò Neville, con una nota di particolare urgenza nella voce.
« No, signor Paciock, non mi importa se siete nell'Esercito di Silente. » lo interruppe lei, riprendendo il tono spiccio e arrabbiato di prima.
« Ma professoressa, non vede che stiamo dando una speranza ai ragazzi? » intervenne Ginny velocemente, prima che la professoressa potesse interrompere anche lei. « Loro hanno davvero bisogno di speranza e noi abbiamo bisogno di combattere contro queste ingiustizie: ci fa sentire vivi, parte di qualcosa che solo noi possiamo cambiare. »
« Non ha ascoltato RadioPotter, ultimamente? Non possiamo fermarci, tutti contano su di noi per questa scuola. » ci tenne a dire Neville, con una fermezza che la McGranitt non aveva mai visto in sette anni che Paciock era lì; quasi si commosse nel constatare il cambiamento radicale del ragazzino buono a nulla che era stato ma, probabilmente, si disse, non c'era stato alcun cambiamento da parte sua... era solo riuscito a far emergere se stesso. « Silente sarebbe stato fiero di noi, se lo ricordi. »
Gli occhi della professoressa parvero lucidi di lacrime e il suo viso meno teso, più comprensivo ma sempre turbato; Madama Chips aveva tirato sul col naso, visibilmente in lacrime, e si era affrettata a pulire le ferite della ragazza senza guardare in faccia nessuno. Dopo qualche secondo, la McGranitt parve fare dietrofront per andare via, poi ci pensò un attimo su e tornò di nuovo a guardare negli occhi i due capi di quel famigerato Esercito di Silente con un'intesità mai vista.
« State attenti. » disse semplicemente, e uscì dall'Infermeria.
Ginny e Neville si scambiarono un'occhiata altrettanto intensa, interrotta solo dopo poco da un rumore proveniente da fuori: Hagrid stava facendo il suo teatrale ingresso in Infermeria, seguito dal suo grosso cane Thor, e i ragazzi furono parecchio entusiasti nel constatare che sorrideva.
« Santissimi numi, cosa avete combinato? Sembra che dobbiamo incontrarci sempre nell'Infermeria, eh? » fu il suo saluto, mentre Madama Chips osservava con diffidenza il cane che aveva cominciato a sbavare sulle lenzuola di un letto lì vicino.
« I cani non sono ammessi qui. » intervenne, apprensiva verso i malati.
« Anche i Mangiamorte non sarebbero ammessi, Madama. » fu la rapida risposta di Ginny, che sorrise come per allentare la tensione; Neville e Hagrid la guardarono con un'espressione di stupore mista ad ammirazione. « Non si preoccupi, non ci danno fastidio. I cani, intendo. I Carrow, invece, ci infastidiscono più del necessario. »
Madama Chips impallidì e corse via, borbottando: « Questi ragazzi non hanno paura di niente, benedetto il cielo! » mentre Neville scoppiava vivacemente a ridere.
« I Carrow ci stanno dando dentro, Hagrid. » disse quest'ultimo, battendo una lieve pacca sulla spalla dell'amica. « Cosa ti porta qui? Ci dispiace non essere più venuti a trovarti, c'è sicurezza in tutto il castello e i Dissennatori pascolano liberi per tutto il prato adesso. L'altra volta credevo stesse venendo a piovere... »
Hagrid annuì, comprensivo. « L'ultima volta che siete venuti ci eravate con la piccola Luna. »
« Sì, avete notizie di lei? »
« Nessuna notizia, per adesso. Sentite... » il grosso amico si guardò intorno, assicurandosi che Madama Chips non fosse in ascolto. « Sto mettendo su una festa pro Harry Potter. »
« CHE COSA?! » esclamarono i due, presi dall'improvvisa notizia.
« Una festa in favore di Harry, sapete, manca tanto a tutti quanti e con questo modo vorrei sentirmi più vicino a lui. »
Ginny non era molto convinta che una festa del genere avrebbe aiutato l'amico a sentirsi più vicino al ragazzo, al contrario, oltre al fatto che ad Hogwarts era diventato tutto proibito: feste, incontri non approvati, qualunque genere di cosa che infastidisse il sistema. E una festa a favore del Bambino Che Era Sopravvissuto non infastidiva il sistema, di più: avrebbero rischiato oltremodo dato che non si trattava di incontri top secret come quelli fatti dall'Esercito di Silente. Ma, infondo, e Neville era d'accordo, tutto quello che dava fastidio ai Carrow era musica per le loro orecchie.
« Chi hai invitato? »
« Un paio di studenti fidati e voi potete invitare altrettanto. Ci divertiremo tantissimo e faremo domande per vedere cosa pensano gli studenti di questa situazione, se vogliono bere alla salute del ragazzo che sta salvando le nostre vite! Glielo dobbiamo! » Hagrid fece un grande sorriso ai due e si avviò alla porta. « Per inizio marzo al massimo... diamine, come vola il tempo! » e uscì dall'Infermeria insieme al suo fidato cane.
Ginny fece una risatina che fu ricambiata da Neville.
« Cosa ne pensi? » chiese quest'ultimo, confuso dall'improvvisa organizzazione di Hagrid.
« Non saprei ma Hagrid sembra tenerci un sacco. Abbiamo sempre rischiato tanto... possibile accada il putiferio proprio durante la festa? »
Neville parve rifletterci su. « Ma no. » rispose, infine. « Non siamo così sfortunati! »





Passarono giorni e i ragazzi si premurarono di far circolare con discrezione la voce della festa solo a pochi studenti fidati. Parecchi accettarono volentieri, altri ebbero qualche dubbio evidente durante la risposta, così questi lasciarono perdere. Ginny lo disse a Marie Black che fu piuttosto convinta e contenta nell'accettare l'invito, con tanto di parolacce rivolte ai due insegnanti che stavano segnando la sua vita. Fu Seamus a portare più studenti fidati: Neville aveva chiesto il suo aiuto dato che Seamus era molto più popolare di lui. L'ES al completo, naturalmente, non sarebbe mancato, anche se Zacharias Smith accolse con un'alzata di spalle e un: « Bah! » assai sonoro la proposta.
Il giorno dell'attesa festa piombò su di loro come una scarica elettrica e in gruppetti divisi attraversarono il parco pieno di Dissennatori, evitandoli percorrendo una strada più lunga e scendendo la collinetta per essere da Hagrid. Chiunque fosse passato di lì non avrebbe avuto dubbi su quello che stava accadendo: l'orto delle zucche era addobbato a festa con foglie, fiori primaverili e un sacco di roba strana che di sicuro il gigante aveva trovato nella Foresta Proibita; foto enormi di Harry Potter, prese dalla Gazzetta del Profeta, li guardavano a sottecchi con aria spaesata ed erano sparse dappertutto; funghi dalle dimensioni giganti fungevano da sedie nella staccionata; cibi e bevande erano posti dentro alla capanna.
Accanto allo steccato vi era un cartello:

FESTA PRO HARRY POTTER.

« Ecco i nostri campioni! » esordì Hagrid eccitato, stritolando in un abbraccio omicida Ginny e Neville che si erano appena uniti al baccano di studenti, che applaudì al loro arrivo. « Credevo che non venivate, e non era carino da parte vostra! »
« Ma ti pare? » disse Neville con voce strozzata, facendo una piccola smorfia di sollievo quando l'amico li lasciò andare. « Abbiamo avuto solo qualche piccolo contrattempo e ci siamo divisi. Non volevamo che Gazza sospettasse, sai, non tutti ad Hogwarts sono contenti di uscire nel parco con i Dissennatori in giro. »
« Oh, sono così felice che ci siete pure voi! Venite, venite... ci sono i posti per sedere sui funghetti! »
Ginny sorrise e si sedette accanto ad un paio di studenti che aveva ritenuto opportuno invitare, scoccando un'occhiatina gioiosa ai membri dell'ES che sedevano poco lontano da lei e a Neville, che si era appena unito ad una imbarazzata Hannah Abbott.
« Sono contenta siate qui. »
« È un piacere e un onore per noi. » rispose una ragazza molto graziosa, accavallando le gambe e sorridendo radiosamente. « Siamo molto colpiti da quel che fate per la nostra scuola e siamo davvero grati a lui. » accluse, indicando la grossa foto del Prescelto piazzata accanto alla capanna. « Comunque, io sono Sophia, sono di Corvonero del quinto anno. »
Ginny aprì la bocca per presentarsi, ma lei la interruppe.
« Ovviamente so chi sei. » disse Sophia, sistemandosi la gonna e provocando la reazione dei ragazzi. « Parlano tutti di te a scuola. Avrei tanto voluto arruolarmi nel vostro Esercito ma non sono una ragazza particolarmente audace, devo ammetterlo: avrei paura, vi sarei solo d'intralcio. Sono dalla vostra parte, comunque. »
Ginny fece un gran sorriso a Sophia, ammirandola per la sua franchezza.
« E non dimenticarti di noi. » intervennero tre ragazzi del suo corso di Grifondoro che in passato avevano frequentato lei e le sue due amiche: Christopher Evans, William Todd e Ritchie Coote.
Demelza Robins e Victoria Frobisher erano care vecchie amiche della ragazza ad Hogwarts ma avevano deciso di non frequentare più la scuola per ovvi motivi: la prima era mezzosangue, la seconda purosangue. La madre di Demelza non era riuscita a dimostrare il suo stato di sangue e aveva lasciato il paese. La famiglia di Vick, invece, non era composta da cuor di leone e per quel motivo avevano deciso di andare via al sicuro fuori dalla Gran Bretagna, dai loro parenti americani. Quanto a Colin Canon e al suo fratellino Dennis, avrebbero permesso di frequentare ad Hogwarts tanto quanto avrebbero permesso all'Indesiderabile Numero Uno di diventare Ministro.
« Ho adorato lo scherzo del Torrone. » disse con una risatina Ritchie Coote, con cui Ginny aveva un buonissimo rapporto. « Ho visto i Carrow svenire per tutto il giorno, non ne potevo più di ridere. Era impossibile non farlo e per questo la Squadra d'Inquisizione ci ha pedinati tutta la giornata: credevano fossimo dei vostri! Siete stati geniali! »
Nel frattempo che la ragazza spiegava al gruppetto come avevano organizzato lo scherzo, Marie Black chiacchierava allegramente con Hagrid, che era circondato da studenti più piccoli ed ipnotizzati dai suoi racconti; Neville e Hannah bevevano Burrobirra e sembravano molto affiatati. Il resto dell'ES era sparpagliato in giro anche se la rossa sentiva sia lo sguardo di Michael sia quello di Zacharias Smith addosso.
« Comunque, ho saputo dell'incidente con Jennifer Plant e Alan Parker. » disse Sophia, sbuffando una risatina. « Io sto dalla tua parte anche per questo, naturalmente: detesto con tutto il cuore Romilda e le amiche, frequentano i corsi con noi. Sono felice non le abbiate invitate! »
Neville, impegnato a chiacchierare di piante con Hannah, intercettò lo sguardo dell'amica che lo fissava e sorrise, condividendo il suo stesso pensiero: la festa stava andando bene e presto sarebbe anche giunta al termine, lasciando i ragazzi con un ottimo ricordo da rivivere.
« METTERE DIECIMILA GALEONI SULLA TESTA DI UN RAGAZZO! » udirono Hagrid urlare, mentre i ragazzi che lo circondavano, presi anche loro dalla conversazione, annuivano con vigore e, seguendo l'esempio del gigante, smuovevano accuse contro l'intero Ministero. « Uno scandalo... un totale scandalo! »
Fu solo quando il loro grosso amico si scolò un'intera fiaschetta di Wiski Incendiario che Neville capì che la festa si sarebbe anche potuta concludere lì.
« A Harrì - hic - Potter! » esclamò Hagrid, alzando il settimo bicchiere al cielo mentre facevano l'ennesimo brindisi. « E cento di questi - hic - giorni! »
« La festa gli ha dato alla testa. » sussurrò Neville, tra una risatina e l'altra, nell'orecchio dell'amica.
« Almeno siamo stati bene. » disse Ginny contenta, facendo una piccola smorfia. « Sono davvero contenta del fatto che queste persone gli credano. Se solo lui fosse qui con noi, se solo sapesse che cosa stiamo facendo... questo potrebbe dargli tanta forza. »
« Ti deve mancare moltissimo. » intervenne Hannah, dolcemente.
Ginny annuì, facendo un mesto sorriso alla comprensiva e tenera Tassorosso. Neville fece lo stesso ma fu distratto dall'arrivo di Michael Corner, molto pallido in faccia e sudaticcio: non l'avevano mai visto in quello stato.
« Dovete venire con me. Immediatamente. » disse, senza preamboli.
Ginny, Neville e Hannah si scambiarono un'occhiata preoccupata e seguirono velocemente Michael al limitare della Foresta Proibita, chiedendosi cosa fosse accaduto. Non videro nulla fin quando due grossi occhi grigi penetranti non li scrutarono da dietro un albero: era Astoria Greengrass, e sembrava fuori di lei dall'agitazione.
« Astoria! » esordì Ginny, asiosamente. « Cosa diavolo... »
« Ascoltala, per piacere. » la interruppe Michael, con una certa fretta. « So benissimo che non sappiamo di chi fidarci ma io mi fidavo di Luna e di conseguenza mi fido di Astoria Greengrass. Non abbiamo abbastanza tempo, forza, Astoria! » incitava bruscamente il ragazzo alla Serpeverde, che pareva paralizzata.
« Che ci fai qui, Greengrass? » chiese Neville, cercando di suonare gentile. « Potresti cacciarti in grossi guai. »
« Più di quelli che spettano a voi? » rabbrividì Astoria, preoccupata. « Ascoltatemi, lo so che l'ultima volta che sono intervenuta sono accadute cose brutte ma ribadirò fino alla morte che non sono stata io a fare la spia. No, ascoltatemi! Mia sorella e alcuni Serpeverde stavano parlando con i Carrow perché hanno capito che qui ci sta una festa o qualcosa del genere, qualcosa di rivoluzionario. Non so cosa hanno in mente ma ve ne dovete andare. Subito! Mettete in salvo tutti, salvatevi, io cerco di recuperare tempo! »
« Cosa? » urlò la rossa, spaventata dall'impeto sfrontato della ragazza. « Astoria, no, non andare... ti scoprirebbero! »
Astoria non si mosse: la bocca spalancata, sbalordita. « Tu mi credi? »
Ginny arrossì: le parole le erano uscite fuori prima che potesse controllarle, e probabilmente le venivano dal cuore. Non aveva voglia di analizzare il tutto, era stanca marcia di analizzare le cose: Astoria era lì e li stava salvando davvero, tutto il resto non contava.
« Non ha importanza adesso! »
Astoria fece un accenno di sorriso. « Avvisate tutti e abbandonate la festa! » e corse via verso il castello.
« Forza, Neville, raduniamo tutti e andiamo via! »
Ginny, Neville, Hannah e Michael corsero verso la festa, annunciando la sua fine a causa di una soffiata ai Carrow. Si animarono immediatamente tutti e in gruppetti lasciarono il posto, evitando di fare la stessa strada. Alcune abili Corvonero fecero evanescere le ghirlande festose, il cibo e i manifesti mentre Hagrid ripuliva la sua capanna con goffi colpetti di ombrello rosa. Ebbero cinque minuti in più per portare in salvo gli innocenti, i ragazzini più piccoli che avevano preso parte alla festa. Passati i cinque minuti, fu il caos.
Improvvisamente, si udirono dei crac sommessi, come se qualcuno si fosse appena Smaterializzato fuori al confine del castello, e un rumore di passi pesanti provenienti da ogni dove: sconosciuti, Carrow e Squadra d'Inquisizione stavano piombando su di loro. I ragazzi si guardarono attorno, atterriti da quel che avevano appena udito, prima di scattare: rumori di voci e passi sempre più vicini giunsero alle orecchie dei presenti.
Un manipolo di Serpeverde si stava catapultando giù per la collina e tra loro c'era Astoria, tenuta ferma dalla sorella, cerea in volto: aveva appena capito che l'Esercito di Silente non era a conoscenza neanche remotamente del pericolo al quale andava incontro.
« Correte, correte! » urlò improvvisamente Astoria, e molte teste Serpeverde scattarono verso di lei. « Sono quelli del Ministero! »
« Quelli del Ministero? » esordì Seamus, spaventato.
E poi i ragazzi capirono: li volevano circondare. Quelli del Ministero correvano verso di loro dalla Foresta e i Carrow e la Squadra d'Inquisizione percorrevano velocemente la piccola radura. Astoria impallidì, cercando disperatamente una via d'uscita che non fosse la tortura.
« Andate al castello! Muovetevi! » disse Hagrid in direzione dei ragazzi, che presero a correre come matti verso la serra di Erbologia, l'unica scorciatoia che avrebbe permesso loro di non essere scoperti. « Forza, anche voi due! Andatevene via immediatamente! »
« NEVILLE! GINNY! » chiamava Michael, che aveva afferrato il polso di Hannah e la esortava a correre.
« Ma Hagrid! Non puoi restare qui e... »
I due Grifondoro non sapevano cosa fare: non volevano lasciare da solo l'amico a patire le pene dell'inferno per una festa. Ma Hagrid fece loro segno di andare via e disse che se la sarebbe cavata alla grande. Neville prese l'amica per una manica e la costrinse a muoversi, incitati da Michael, Hannah e Seamus.
Astoria, dal suo canto, non riusciva a liberarsi dalla presa ferrea di sua sorella: non aveva più vie di fuga e per salvare la pelle dell'Esercito di Silente era stata costretta a mostrarsi come spia davanti a coloro che la credevano dalla parte di Voldemort. Si era dimostrata audace, vincente... e fu con il cuore a pezzi che Ginny capì che quella stramba Serpeverde non avrebbe mai avuto la protezione che aveva tanto desiderato dall'ES, che era sempre stata dalla loro parte e lo era stata fino all'ultimo secondo.
« Tua sorella fa la spia! Fa la spia! »
« L'ho sempre detto che era una sporca spiona! »
Daphne Greengrass scosse la sorella, che cadde a terra come un burattino. « Brutta schifosa! Come hai osato? »
« Lasciate che la cruci per bene! » si udì la voce eccitata di Tiger, che da quando i Carrow gli avevano lasciato l'autorità di lanciare maledizioni cruciatus era diventato il primo della classe per la prima volta in vita sua.
« Dobbiamo fare qualcosa, ci ha salvati. » disse Ginny, disperatamente. « Non possiamo lasciarla lì! »
« Non possiamo fare nulla per lei, la metteremo solo in ulteriore pericolo se interveniamo in sua difesa! » disse Seamus, mentre le lacrime rigavano il volto pallido di Hannah.
« Seamus ha ragione. » disse Neville, angosciato. « Nascondiamoci qui dietro e scappiamo via appena possiamo. Non attaccate nessuno o ci tradiremo! »
Ubbidirono tutti, abbassandosi dietro un cespuglio di rose lì vicino, acquattati e pronti in caso dovessero darsela a gambe levate.
« Fine della festa! » accolse Amycus minaccioso, puntando la bacchetta contro Hagrid mentre la Squadra d'Inquisizione correva in suo aiuto. « Dunque, cosa abbiamo qui? Ah, sì: una sporca spiona, un grosso idiota e una festa ridicola. »
Alecto rise, di una risata rozza e tagliente. I membri del Ministero, che erano Mangiamorte, arrivarono armati sulla scena mentre i Carrow deridevano Hagrid e la sua festicciola. Astoria era trattenuta a forza dai suoi compagni Serpeverde e aveva la bacchetta della sorella puntata in gola, con tanta forza che quel punto era diventato quasi viola.
« Una festa? Oh, mi piacciono le feste! » disse un Mangiamorte, divertito.
« Prendetelo! » aveva ordinato Alecto imperiosa, indicando Hagrid con un cenno della mano.
I Mangiamorte del Ministero cercarono di ammanettare Hagrid ma quello si muoveva con così tanta forza che sarebbe stato capace di scatenare un terremoto. Ce l'avrebbe fatta e sarebbe scappato, nessuno poteva anche solo trattenerlo e nessuno poteva neanche Schiantarlo.
« Dobbiamo aiutarlo... » disse Hannah, terrorizzata. « Ne ha una ventina addosso. »
« Non possiamo! » rispose Seamus, con voce rotta. « Possiamo tentare ma cosa concludiamo? Dopo metteremo sia lui sia Astoria in guai ancora più grossi, siamo fortunati se non ci hanno visti! Non riusciremo ad uscirne vivi... siamo circondati da Mangiamorte. »
« PRENDETELO, FORZA! »
« MA PRENDETELO UN CORNO! » esordì Hagrid, scagliando per aria i Mangiamorte che tentavano di fermarlo.
« HAGGER! »
Una voce possente fece eco tra gli alberi e in un baleno ci fu un corri corri generale: Grop, il fratello di Hagrid alto quattro metri che viveva nella foresta, aveva gettato in aria un albero schiacciando due grossi Mangiamorte. Con uno scatto animalesco, si era fiondato tra i Mangiamorte, scatenando il panico. I Carrow e i Serpeverde schizzarono velocemente via, spaventati come non lo erano mai stati in vita loro. Hagrid, ridendo, si lasciò acciuffare dal fratello, che lo issò in spalla e si affrettò a correre goffamente verso i meandri della Foresta Proibita, lasciando i Carrow a sbraitare inutili ordini agli uomini del Ministero della Magia.




« Il Profeta di ieri non dice una parola, vero? » chiese Ginny mestamente, vicinissima a Neville, che scosse il capo mentre setacciava il giornale del giorno prima.
Poi rispose: « Neanche una parola. Non avevo alcun dubbio. »
I ragazzi si tormentarono per tutta la colazione: che fine aveva fatto il loro grosso amico? La sua unica speranza era l'enorme fratellastro e confidavano nel fatto che averlo in famiglia fosse un bene più che un male e che grazie a lui Hagrid non correva alcun pericolo. E che fine aveva fatto, invece, Astoria Greengrass? Al tavolo dei Serpeverde non c'era e anche sua sorella Daphne sembrava scomparsa. Che avessero torturato Astoria per essere stata una spia?
Fu con una faccia da funerale che i ragazzi affrontarono quella giornata di scuola. Ginny stava percorrendo il corridoio del sesto piano quando scorse Amycus Carrow, che le veniva incontro con una smorfia minacciosa sul volto largo.
« Seguimi. »
« Dove dovrei seguirla, professore? » chiese immediatamente la ragazza, sforzandosi di apparire educata ma tradendo una nota di panico e sfrontatezza nella voce.
« Taci e seguimi. Non una mossa falsa, ragazzina, o te la vedrai con me. »
Con un brivido che le percorse l'intera schiena, Ginny si fece forza e ubbidì, seguendo il Carrow in un'aula vuota dove Alecto li aspettava: aveva un'espressione concitata sul volto, quasi frenetica, che le metteva addosso una strana sensazione di disgusto. Sentendo che l'interrogatorio di quella volta aveva tutto a che fare con la festa messa su il giorno prima, Ginny si preparò psicologicamente a mentire.
« Bene, bene, bene... la ribelle innamorata. » la accolse Alecto, con una risatina infantile e avvicinandosi alla ragazza; era più bassa di lei di una testa.
« Innamorata? » ribatté Ginny confusa, fissando i due come se si aspettasse di veder comparire Neville da qualche parte. « Che significa? »
« Non fare la sciocca, Babbanofila, sappiamo benissimo che sei l'innamorata dell'Indesiderabile Numero Uno. » rispose Alecto, minacciosa. « È stato un vero peccato per noi esserne a conoscenza proprio dopo la festicciola organizzata in suo onore, vero? Saperlo prima ci avrebbe fatto risparmiare tempo. »
Ginny non capiva dove i Carrow volessero arrivare. « Tempo per cosa? »
Amycus trasse un profondo respiro: sembrava impaziente e decisamente più ostile della sorella. « Sei fortunata che non voglio versare troppo sangue puro. Il Signore Oscuro non vuole che vi uccida, penserebbe che sia uno spreco... ma io non sono di questo avviso. Ti conviene non porre resistenza: per me una sporca traditrice del suo sangue viene subito dopo un sangue sporco o un lurido Babbano. »
« Non si azzardi, non... »
Ginny fece per sfoderare la bacchetta ma Amycus fu più veloce. In un batter d'occhio, l'aveva afferrata per i capelli e la teneva stretta: non aveva alcuna voglia di scherzare, di lasciarla parlare o altro. Ginny ebbe come l'impressione che volesse agire subito e si sentiva in una trappola mortale.
« Sei già stata molto fortunata l'anno scorso, piccola idiota, ballavi ad ogni mio tentativo di ucciderti ma ho ordini particolari da seguire quest'anno, non farmi perdere la pazienza e rispondi: dove si trova Potter? »
« Non lo so. » rispose la Grifondoro, sperando che ogni sua lettera esprimesse tutto il disprezzo che provava per loro.
« Bugiarda! Crucio! »
Ginny si contorse, strillando di dolore.
« Dove si trova Potter, stupida ragazzina? Comunichi con lui? RISPONDI! » intervenne Alecto, furiosa.
« Noi non comunichiamo! »
« Non comunicate, eh? Voi marmocchi dell'Esercito di Silente credete di farla in barba a noi, ai Mangiamorte? » insistette Amycus, con occhi fuori dalle orbite e viso contorto in un'espressione di pura minaccia. Lui e la sorella si erano avvicinati pericolosamente alla ragazza, che non si mosse. « Dove si trova Potter? Comunicate anche con lui? »
Ginny non rispose e dalla bacchetta di Alecto fuoriuscì un'altra maledizione cruciatus. La ragazza stava tentando di resistere al dolore, di contrastarlo... i suoi tentativi erano vani ma resistette con onore alla tortura: non voleva darla loro vinta.
« Allora?! » strillò la donna, le mani sui fianchi e la bacchetta pronta. « Dove diavolo si trova quel dannato Potter, il tuo più grande amore? Possibile che non siete in contatto? RISPONDI, WEASLEY, TI HO FATTO UNA DOMANDA! »
« Non so dove sia e anche se lo sapessi non lo direi! »
« Non lo diresti, eh? Crucio! »
Il dolore era insopportabile e sembrava durare per anni, anni, anni...




Ginny fu abbastanza felice di lasciare Hogwarts per le vacanze di Pasqua il mattino successivo: la tortura ricevuta il giorno prima l'aveva disorientata, desiderava solo non rivedere più i Carrow per il resto dei suoi giorni. Non si era confidata ancora con Neville e probabilmente non l'avrebbe fatto. Non voleva terrorizzare l'amico anche se Ginny sospettava lui avesse capito qualcosa. Neville, infatti, non credeva che l'amica stesse semplicemente ricevendo una semplice punizione dai Carrow: le era apparsa troppo strana al suo ritorno, debole fisicamente. Era di sicuro accaduto qualcosa.
Era appena uscita dal bagno e percorreva la lunga locomotiva quando qualcosa catturò la sua attenzione: era la Gazzetta del Profeta tra le mani di una studentessa. Chiese con cortesia di prenderla in prestito e rimase sconvolta...

HERMIONE GRANGER, LA NATA BABBANA
NOTA PER ESSERE IN VIAGGIO CON HARRY POTTER.


Una grossa foto di Hermione riempiva la prima pagina e Ginny si sentì mancare: come diavolo avevano fatto a scoprirla? Hermione le aveva detto di aver fatto un incantesimo potente ai suoi genitori. Dovevano averla vista per forza, non c'era altra spiegazione... ma come? Chi l'aveva vista? E se avevano visto lei, avevano visto anche gli altri due?
Ginny era così presa dai suoi pensieri che non notò nemmeno che Tiger e il suo fedelissimo amico erano usciti dallo scompartimento quando l'avevano individuata e le avevano sbarrato la strada, ridacchiando stupidamente e indicandola col grosso dito.
« Oh-ho! Guardate chi si vede dopo il fiasco della festicciola. Non fare quella faccia, sappiamo benissimo che alla festa di quell'idiota brutto e peloso ci stavi anche tu e quel ganzo di Paciock. Non siamo stupidi come credi, sai? »
« Ho i miei dubbi. » rispose la ragazza, a denti stretti.
« Cosa hai detto? »
« Ho detto spostati che devo passare. »
Goyle rise, anche se non c'era assolutamente niente da ridere e la ragazza non si mosse quando entrambi avanzarono verso di lei coi pugni chiusi: non aveva paura di quei due armadioni, non avrebbero terrorizzato più nessuno, tanto meno lei. Aprì la bocca per pronunciare un incantesimo quando scorse sott'occhi Draco Malfoy, una smorfia disgustata e turbata sul volto pallido e appuntito: vederlo da vicino era impressionante, appariva malato con solchi viola sotto gli occhi e zigomi pronunciati.
« Chiedono di voi, dentro. » disse, semplicemente. « Non fate gli idioti qui fuori. »
Nonostante i due non prendessero più ordini da Draco, a quelle parole zittirono ed entrarono nello scompartimento, sbuffando e imprecando a voce bassa. Era certo che Draco esercitasse sempre del comando su di loro, anche se quell'anno non aveva preso parte alle loro azioni contro i ribelli. Ginny non aveva abbassato la guardia e stringeva ancora la sua bacchetta tra le mani, pronta ad attaccare, ma Draco non aveva intenzione di assalirla.
Poi il ragazzo parlò con voce bassa e roca: « Lei sta bene. » disse, per poi voltarsi ed entrare nello scompartimento.

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Capitolo 18
*** I veri eroi non si arrendono mai. ***


Perdonate il ritardo per la pubblicazione! Un riepilogo delle puntate precedenti: i Carrow sono sempre più assetati di sangue, sempre più mentalmente instabili a causa delle bravate dell'ES. Ultima delle quali si tratta del festino organizzato da Hagrid che ha sacrificato Astoria Greengrass e fatto uscire Ginny e Neville distrutti dalla situazione. L'Esercito continua a combattere, ad uscire di notte, a comunicare tramite galeone e ciò ne ha conseguito dei Carrow ancora più spietati che vedremo in maniera particolare dopo Pasqua (ricordatevi del racconto di Neville al trio in HP e i Doni della Morte).
Buona lettura!


I veri eroi non si arrendono mai.


La Tana era davvero caotica nel periodo di Pasqua, esattamente come lo era a Natale. I gemelli si dedicavano, ogni ora e minuto della giornata, a rendere l'atmosfera spensierata ma senza Ron e i suoi amici quella casa pareva vuota. Nessuno sapeva dove fossero, cosa stessero facendo e cosa avessero in mente: non avevano loro notizie da dopo il matrimonio di Bill e Fleur. Ginny, dal suo canto, non faceva che sentire la loro mancanza mentre ripensava ininterrottamente alle parole di Draco Malfoy, divenute oramai un pallino fisso nella sua mente: a chi poteva riferirsi se non ad Hermione, Astoria, o Luna?
« ... coi tempi che corrono, poi! Una festa! Una festa così pericolosa che Ginevra ha pensato bene di andare a farci un salto! Vero? »
La diretta interessata chiamata bruscamente in causa aveva alzato gli occhi sulla madre, rendendosi conto che era terribilmente furiosa mentre si affaccendava ai fornelli. Non era passati neanche tre giorni ma gli argomenti preferiti della madre erano quelli: parlare di quanto la figlia fosse stata sconsiderata a prendere parte ad un festino illegale.
« Non di nuovo, mamma. » rispose per l'ennesima volta, lanciando uno sguardo di supplica ai gemelli.
« Cosa hai da rimproverarle ancora? » intervenne prontamente Fred, in aiuto alla sorella. « Ha fatto benissimo ad andarci. Gli studenti innocenti hanno potuto lasciare indenni la festa solamente grazie a lei e all'Esercito di Silente, ricordatelo. »
La madre sbuffò qualcosa che somigliava incredibilmente a: « Esercito dei miei stivali! » seguito immediatamente da: « Quella festa ha messo in pericolo tutti quanti, vostra sorella compresa! »
« Noi non ce la saremmo persa per nulla al mondo. » ammise George asciutto, lanciando un'occhiatina alla madre.
« Non ne avevo dubbi. » riprese la madre, decisa a rimanere di quell'umore tempestoso per tutte le vacanze. « E io che sto ancora parlando con voi due che siete andati in giro per il mondo a gestire illegalmente una stazione radio! E se vi avessero preso? Che bell'esempio che avete dato a vostra sorella! Non mi sorprende il fatto che stia dando così tanti problemi alla scuola, andando a feste illegali e Merlino solo sa cos'altro! »
« Su, cara, non ricominciare... ne abbiamo parlato in abbondanza... » intervenne il marito, immerso nella lettura del Profeta.
« Per l'ultima volta, mamma, non ci lasceremo pestare a morte da quei deliquenti dei Carrow! » e prima che la madre potesse replicare, accluse: « Lo sai benissimo che non sono dei santi e che fanno cose terribili. » non aveva detto di preciso ai genitori cosa avevano fatto a lei, a Neville e altri dato che dubitava che la sanità mentale della madre fosse rimasta intatta ma ne aveva parlato apertamente con Remus e Tonks la sera prima, ricevendo buoni consigli e un inaspettato affetto. « E noi stiamo solo continuando quello che Silente aveva cominciato. »
I gemelli annuirono, comprensivi: anche loro sapevano cos'era accaduto alla sorella e ai membri dell'ES durante l'anno ma erano così fieri di lei e della resistenza posta che non seppero dire altro se non parolacce e proteste contro Piton e i Carrow, rivelando tutto il loro sostegno.
« I Carrow sono davvero tremendi, noi... » si interruppe di botto.
Il rumore di una materializzazione aveva fatto eco in cucina facendoli sussultare tutti come non accadeva da tempo: di solito i membri dell'Ordine e il resto della famiglia si materializzavano fuori alla porta, non piombavano in casa all'improvviso. La madre e il padre, che aveva rovesciato il giornale e altre scartoffie, avevano sfoderato in fretta la bacchetta, seguiti a ruota dai gemelli. Ma non c'era alcun pericolo: dopo qualche secondo, nel salotto fece capolino Bill.
« Bill, santo cielo, ci hai fatti prendere uno spavento! » esordì Arthur, correndo verso il figlio con aria preoccupata. « Che cosa succede? Sei sporco di... quello lì è sangue?! »
Bill, pallido e sudaticcio e sicuramente sconvolto per qualcosa, recava sulle scarpe e sulle mani le inconfondibili tracce di sangue. Ginny impallidì, fissando le scarpe e le mani del fratello come se per lei non esistesse nient'altro e una cosa fu immediatamente certa: era accaduto qualcosa di davvero terribile.
« SANGUE?! » ci tenne a ripetere la madre con uno strillo spacca timpani, iniziando a tremare da capo a piedi.
I gemelli scambiarono uno sguardo con la sorella, spaventati.
« Mamma, calmati... non abbiamo molto tempo. » disse Bill velocemente, mettendo le mani sulle spalle della madre e guardando intensamente il padre come se con la forza del pensiero volesse comunicargli qualcosa. « Dovete andarvene da qui, subito e senza fare storie! Loro lo sanno. Voi-Sapete-Chi e i Mangiamorte sanno che Ron si trova con Harry. Quei tre sono appena stati a Villa Malfoy... un vero disastro! Li hanno presi, scoperti... ma sono riusciti a scappare, fortunatamente. Adesso sanno che Ron si trova con lui, prenderanno di mira la famiglia se non scappate subito dalla Tana! »
Le parole di Bill giunsero alle orecchie della ragazza da chilometri di distanza mentre il suo cuore continuava a battere all'impazzata.
« Ma stanno bene, vero? Non sono feriti? » riuscì a chiedere Ginny, mentre la madre si accasciava su una sedia, in un mare di lacrime.
« Cosa ci facevano a Villa...? » cominciò Fred.
« Non ne ho idea, davvero. » lo interruppe Bill, con una certa agitazione. « Stanno bene, ma sono molto scossi. Erano insieme ad un folletto ferito gravemente, un elfo morto, Luna Lovegood e un certo Dean Thomas, che sono messi davvero male... ed Hermione... Hermione sembra essere stata torturata! Ma stanno bene, tutti vivi. »
« Ma... » cominciò Arthur, incapace di continuare la sua frase.
« Dobbiamo muoverci, non ha senso stare qui e parlare. » interruppe nuovamente Bill, turbato. « Ci smaterializziamo adesso, andrete da zia Muriel. L'ho avvisata poco fa e... beh, sapete com'è fatta ma sono riuscito a convincerla: andrete a vivere da lei, per il momento. Non ci sono altre soluzioni, mi dispiace. »
Nessuno sembrava volersi muovere o, probabilmente, non ci riuscivano: quelle notizie li avevano scioccati. Arthur trasse un profondo respiro e afferrò la mano della moglia, facendosi forza: « Forza, Molly, non disperarti. Ne riparleremo quando saremo al sicuro, andiamo. »
« Portate v-via prima l-lei... m-minorenne... p-portatela via p-per prima... » singhiozzò la madre, indicando la figlia minore.
Bill annuì, fece il giro del tavolo e prese la mano della sorella, stringendola con forza. Ginny, senza avere neanche il tempo di dire qualcosa che non fossero balbettii o lanciare uno sguardo ai suoi fratelli, sentì uno strattone, come se stesse vorticando: si stava smaterializzando? Una sensazione orribile, claustrofobica e opprimente si faceva largo dentro di lei mentre vorticava. Le venne perfino la nausea, data soprattutto dal senso di vuoto alle parti dello stomaco che sembrava schiacciarla, che le impediva di respirare.
Quando aprì gli occhi, tossì forte e cadde a terra.
« Nel nome di Merlino, Bill! Cos'è tutto questo fracasso? »
Bill, che si era affrettato a verificare le condizioni della sorella, non rispose subito. « Era la prima volta che ti smaterializzavi, vero? Non ci ho neanche pensato. Scusa, zia Muriel. »
In tutta risposta, Ginny tossì ed emise un conato di vomito.
« Non vi aspettavo adesso, credevo ci avreste messo più tempo. » sbottò zia Muriel, con estremo disappunto anche in situazioni come quella.
« Dobbiamo imporre l'Incanto Fidelius. » disse Bill, in tono svelto. « Gli altri saranno qui a momenti, ti ho spiegato poco fa che... OH, SANTO MERLINO! GINNY!»
La ragazza aveva appena messo fine a quella conversazione vomitando sul pavimento del salotto immacolato e scintillante di zia Muriel.
« NOOOOOOO! » strepitò la vecchia strega, scioccata a dir poco e rischiando infarto certo. « Il mio parqueeeeet! »




La vita a casa di zia Muriel era terrificante e chiunque avrebbe potuto immaginare il motivo. I pavimenti di ogni singolo angolo della casa erano suoli sacri per lei e i ragazzi erano costretti a camminare senza scarpe e, soprattutto, in punta di piedi per non strisciare scarpe o anfibi sui pavimenti brillanti e incontaminati della donna. La casa era enorme per una vecchia e scorbutica signora di centosette anni che viveva da sola e divenne ben presto un posto che i ragazzi amavano esplorare ogni giorno.
Ginny e i gemelli condividevano una camera accanto a quella della loro poco amata prozia e quello fu più che un incubo per loro: di sera, la donna pretendeva il massimo silenzio e se i tre ragazzi non obbedivano si metteva a strepitare, appostandosi fuori al pianerottolo come un avvoltoio particolarmente irascibile. L'ennesima cosa che fece impazzire zia Muriel fu il fatto che i gemelli gestivano un Servizio di Ordini via Gufo in una delle sue più belle stanze sul retro: i gufi resero la camera un vero porcile e la vecchia strega fece a gara con i gufi a chi strillava di più.
Ginny visse dei momenti davvero intensi lì: la contentezza nel sapere che suo fratello, il suo amato e la sua amica erano sani e salvi a casa di suo fratello Bill fu come una fiamma che si accese nel suo cuore, speranzosa come non lo era mai stata. Sapere che la cara Luna era altrettanto salva fu un toccasana e perfino la notizia che Dean fosse al sicuro la confortava. Naturalmente, colse l'occasione per farlo sapere a Neville e lo tenne al corrente sulla sua situazione.
Non era una sciocca, l'aveva saputo fin dal primo momento ed era inutile mentire a se stessa: non sarebbe più tornata a scuola, non avrebbe più rivisto Neville, Michael, Seamus e i suoi amici, non avrebbe più combattuto al loro fianco, non avrebbe più fatto fuori i Carrow insieme al suo adorato Esercito.
« Pensa se tutto questo caos fosse accaduto dopo Pasqua... » rabbrividì Fred, una calda sera di primavera. Lui e i due fratelli erano nella stanza sul retro piena di civette e allocchi. « Ti avrebbero portata via dal treno come hanno fatto con Luna e noi non ti avremmo davvero più rivista. Non sarebbe stato come il rapimento di Luna, saremmo andati incontro a faccende più pericolose. »
Ginny annuì mestamente, pensando inconfondibilmente al suo amico Neville, che avrebbe portato avanti la ribellione senza di lei.
« So a cosa stai pensando. » intervenne George, guardando intensamente negli occhi la sorella. « ma non puoi proprio permetterti di presentarti ad Hogwarts, sorellina. Per quanto ne sappiamo hanno appena iniziato a darci la caccia e non permetteremo che ti accadano cose più gravi di quelle che hai già subito a scuola. »
« Lo so ma... »
« Neville ce la deve fare da solo. » disse Fred definitivo, come se sapesse esattamente cosa lei aveva intenzione di dire. « Da come ci hai raccontato riuscirà ad andare avanti. E l'Esercito di Silente... »
« ... andrà avanti con lui esattamente come se ci fossi anche tu. » concluse il gemello. « Loro senza di te non si sbilanceranno molto. Manca un mese alla fine della scuola, non rischierebbero così tanto. »
« Non li conosci. » disse la ragazza, rabbiosa. « Io avrei dovuto esserci, la nostra missione era quella di rovesciare Piton e i Carrow insieme! »
I gemelli si scambiarono un'occhiata e per la prima volta non seppero cosa dire per consolare la sorella.
« Per di più non posso neanche fare un salto a casa di Bill a causa di questa maledetta Traccia! » sbraitò, calciando un mobile immacolato della zia che aveva avuto la sfortuna di trovarsi alla portata del suo piede. « Me ne frego esattamente come se n'è fregato Bill quando ci ha condotti qui! »
La frustrazione irruppe come fuoco vulcanico: era stufa di marcire in quella casa, voleva rivedere i suoi cari, ne sentiva estremo desiderio.
« Era diverso. » intervenne prontamente Fred. « Non avevano ancora dato il via alle ricerche della nostra famiglia e l'incanto Fidelius sulla casa di zia Muriel ti ha protetta. Gin, mi dispiace, tu non ti muovi di qui o te la vedrai con noi. »
George annuì con determinazione e cambiò in fretta argomento, notando l'astio negli occhi della sorella. « Scendiamo a cena, ho sentito la mamma chiamarci. »
I tre fratelli scesero in salotto per la cena, incrociando sul pianerottolo di ingresso Bill e niente di meno che Olivander in persona.
« ... portato la tiara che avevi prestato a Fleur per il nostro matrimonio, zia Muriel. » stava dicendo Bill, facendo un sorriso alla sorella e ai due fratelli che si erano appena uniti a loro.
« Ah-ha! » fece zia Muriel, strappando la tiara dalle mani del nipote. « La mia adorata tiara! Credevo proprio che l'aveste rubata, che non l'avrei più rivista. Sai come funziona, no, Ginevra? Prendono in prestito qualcosa e quando arriva il momento di restituire... puff: spariti! »
« Non abbiamo avuto tempo di restituirtela, zia. » rispose Bill, con calma. Fece un altro sorrisetto alla sorella e scosse il capo dinanzi all'ostinazione di zia Muriel. « Adesso devo andare, devo tornare subito a casa. I ragazzi partiranno l'indomani e non voglio lasciare Fleur da sola: qualcuno deve controllarli, scoprire cosa hanno in mente. Anche se non mi sembra nulla di buono... »
« Partiranno? » si intromise Arthur, preoccupato.
« Dove andranno? » chiese Ginny, sperando in una risposta esauriente.
« Partiranno per non so dove, naturalmente non hanno voluto dirci niente. » rispose Bill, altrettanto turbato. « Hanno in mente qualcosa di complicato, e stavolta non sono soli... hanno coinvolto il folletto. Non so che altro fare, dicono che non torneranno a casa ma mi preoccupa il fatto che siano in compagnia di Unci-Unci. Conosco i folletti, devono stare molto attenti. »
« Devi parlare con loro. »
« Ci provo, papà, ma si rifiutano di dirmi tutto. Meglio che vada, saranno in pensiero per me... »
Si udirono degli stridii di gufi e i gemelli corsero di sopra in un baleno, salutando rapidamente il fratello.
« Maledetti uccelli! » cominciò a sbraitare zia Muriel, facendo sussultare il povero Olivander, ancora in piedi accanto a Bill come se fosse paralizzato. « Sono dei demoni, questi ragazzini! Hanno fatto muffire la mia stanza! »
« Io vado, allora. Sorellina, fai la brava, mi raccomando. »
« Salutaci i ragazzi, tesoro. » disse la madre, dando un gran bacio al figlio.
« Grazie di tutto, caro ragazzo. Non so proprio come avrei fatto senza te e la bellissima Fleur. » mormorò Olivander, con voce roca ma gentile. « E grazie a lei per l'ospitalità, signora Muriel. Non potevo desiderare di meglio in un periodo del genere... che Merlino vi benedica, per l'aiuto che avete dato ad un vecchio prigioniero. »
« Non si preoccupi, buon uomo. » ribatté la zia, ostentando cortesia verso il fabbricante di bacchette.
Bill sorrise e si affrettò a smaterializzarsi.
« Manda ai ragazzi tutto il mio affetto, Bill, per favore! » accluse Ginny, tristemente.
Bill annuì e le scioccò un bacio prima di sparire. Il pensiero di essere così vicina a loro ma allo stesso tempo così lontana le provocò un nodo in gola così dannatamente doloroso che sembrava non volersi più sciogliere.




Durante la cena, il signor Olivander parlò davvero pochissimo. Appariva molto debole dopo le mille torture ricevute sia da Voldemort sia dai Mangiamorte e zia Muriel gli permise perfino di tenere le scarpe e di abbandonare la tavola nonostante gli altri non avessero ancora finito di mangiare. Di conseguenza, apostrofò i gemelli con epiteti davvero osceni: i loro gufi stavano facendo un gran baccano.
« FIGLI DEL DEMONIO, ECCO COSA SIETE! » ricominciò la solita tiritera zia Muriel, esausta neanche un poco. « Uscite immediatamente da qui e andate a mettere fine a tutto quel fracasso! Cacciate quei maledetti gufacci prima che cacci io voi a calci nel sedere! Sono stata chiara? » I gemelli ridacchiarono di cuore e sgattaiolarono di sopra, lasciando il tavolo silenzioso rotto solo dalle risatine sommesse della sorella.
« Vado a dar loro una mano. » disse quest'ultima, nascondendo un sorriso.
« Non ti ci mettere anche tu, eh, Ginevra! » rispose la prozia, istericamente.
La ragazza non se lo fece dire due volta e uscì dalla sala, lasciando i genitori da soli con la bisbetica Muriel. Si chiuse la porta alle spalle e percorse il corridoio, con l'intenzione di fare tutto tranne che aiutare i gemelli a ripulire quella stalla puzzolente. Salendo le scale a chiocciola, si ritrovò a passare per la camera del signor Olivander e lì vi indugiò: il suo cuore le diceva di parlare con lui, che lui avrebbe potuto dirle quello che stava aspettando.
Non seppe con quale audacia ma si fece avanti, bussando.
« Avanti. » rispose la voce roca di Olivander.
« Permesso... signore, sono solo io. » disse la ragazza, entrando imbarazzata nella stanza del vecchio. « Posso... posso entrare? »
« Ma certamente, cara. Siediti, siediti pure e mettiti comoda, mi sembra il minimo. » ribatté il fabbricante di bacchette, con un certo calore nonostante la debolezza. « Ricordo ancora la sua bacchetta: undici pollici e mezzo, salice e piuma di coda di fenice. Dimmi se sbaglio, la mia memoria non sembra essere più come quella di una volta. »
« Ha perfettamente azzeccato. » sorrise lei, mostrando la bacchetta al vecchio, che ricambiò il sorriso. « Senta, signor Olivander... mi piacerebbe farle alcune domande. » prese una pausa, scrutando il volto di Olivander: sembrava che lui sapesse esattamente che non sarebbe stato lasciato in pace. « Quando lei si trovava nella cantina della Villa, insieme a lei c'era Luna Lovegood, vero? Quella ragazzina dai capelli biondi. »
« Oh, l'ho trovata di grande aiuto e conforto in quel posto. Le voglio un gran bene. »
« Davvero? Si ricorda se ha detto qualcosa... non so, su di me oppure su qualche amico? »
« Non ricordo nulla, solo che ci tenevamo compagnia a vicenda. Non dirmi nulla, ma sto cercando di dimenticare. » disse Olivander, piuttosto asciutto. « Ricordo solo che abbiamo provato in tutti i modi di smaterializzarci, andare via da quel postaccio ma... beh, la cantina era incantata. Ha parlato di un Esercito di studenti, di creature fantastiche... quella ragazzina diceva molte cose, impossibile ricordarsele tutte. »
Ginny annuì e fece un mesto sorriso. « Comprendo perfettamente. Eravate solamente voi due? Chi vi dava da mangiare o da bere? »
« Il giovane. » rispose Olivander, sforzandosi per ricordare qualcosa. « Il giovane della famiglia... sì, non me l'aspettavo così gentile, ci ha sorpresi. »
« Draco? Draco era gentile con voi? » chiese la ragazza in fretta, sotto shock.
« Non ci trattava come bestie, no, nonostante seguisse ordini specifici. Era cordiale. »
Ginny annuì nuovamente, piuttosto sconvolta da quella notizia, poi chiese ancora: « Un'ultima domanda, signore, poi la lascio risposare. »
« Che riguarda? »
« Il Prescelto. » rispose lei, e gli occhi di Olivander la scrutarono con più attenzione, quasi timorosi. « Vi siete visti, che io sappia, lui vi ha salvati. Posso sapere cosa ha detto quando eravate insieme a casa di mio fratello Bill? »
« Ha detto che avrebbe fatto qualunque cosa per mettere fine alla vita di Tu-Sai-Chi. »
Ginny sorrise, con le lacrime agli occhi, e in un attimo ebbe la sua conferma, che il suo eroe non si era mai arreso.




Neville sentiva la testa totalmente annebbiata quando raggiunse il binario nove e tre quarti per la partenza dopo le vacanze di Pasqua, del tutto scombussolato dagli ultimi avvenimenti. Era una sera piuttosto tranquilla quando Luna aveva comunicato sul galeone di stare bene, di essere viva e al sicuro. Allo stesso tempo, Ginny aveva spiegato brevemente che non sarebbe più tornata a scuola a causa del ritrovamento di suo fratello con l'Indesiderabile Numero Uno.
Neville pensò indiscutibilmente alle amiche quel giorno e il fatto che non fossero lì con lui lo prosciugò. Si sentiva svuotato ma doveva resistere: era rimasto solo a portare avanti la ribellione e tutti contavano su di lui. Doveva resistere per il bene di Hogwarts e dei ragazzi. Mancava davvero poco alla fine della scuola e lui aveva fiducia nel Prescelto: avrebbero rovesciato Piton, i Carrow e anche Lord Voldemort, avrebbero concluso quell'anno scolastico col botto.
« Neville! »
Una voce dolce e familiare cancellò ogni pensiero dalla sua testa e quando si voltò si ritrovò faccia a faccia con una sorridente Hannah Abbott, molto carina nei suoi abiti babbani colorati e con i capelli biondissimi che le danzavano sulle spalle.
« Hannah, come stai? »
Lei ci mise un pochino a rispondere, soffermandosi a guardarlo intensamente negli occhi. « Bene, Neville, e tu? Mi dispiace molto che... le ragazze non saranno più con noi. »
« Sì... dispiace molto anche a me. » rispose Neville, sospirando. « Mi fai strada? »
« Certo. I ragazzi ti aspettano nella solita carrozza in fondo al treno... »
Hannah fece strada a Neville e in men che non si dica arrivarono nella carrozza occupata dall'ES, che stranamente non era scoppiato in esclamazioni festose quando il loro capo aveva messo piede nello scomparto. I ragazzi parevano ammusoniti, scombussolati.
Seamus fece un sorriso piuttosto mesto a Neville, che fu ricambiato, e lo invitò a sedersi.
« Stavamo discutendo degli ultimi avvicendamenti. » disse Seamus pimpante, cercando di mettere buon umore i suoi amici e di dare loro più forza. « Pare che Gin abbia lasciato un velo scoperto al castello. Sto parlando di noi, naturalmente. Ma non ci perdiamo d'animo, dobbiamo continuare anche se due dei tre capi hanno dovuto abbandonarci. »
« Sì, sei tu il capo assoluto, amico. » disse Micheal, fissando Neville con determinazione. « E dobbiamo dare ascolto solo a te. »
« Infatti. » intervenne Hannah. « Tu più di chiunque altro conosce l'Esercito e i Carrow, solo tu puoi condurci alla vittoria. »
« Siamo con te, amico. » concluse Seamus, dando una pacca sulla spalla a Neville.
Quest'ultimo annuì: era assolutamente quello che intendeva fare dopo le perdite che avevano subito. « Sono già pronto. Me la pagheranno cara per averci portato via i due capi di questo Esercito, parte della nostra immensa forza. Potete star certi che si pentiranno amaramente per ciò che hanno fatto. »
« Sì! » intervenne Michael, con una certa risolutezza. « Non dovevano portarci via le ragazze, senza di loro sembra non esista alcun Esercito di Silente. Se la vedranno con me! »
« Dobbiamo aspettare di vedere cos'hanno in serbo per noi i Carrow. » si intromise Susan Bones, e Calì e Lavanda annuirono.
« Penso che la notizia della scomparsa di Ginny sia arrivata a tutti quanti. » si inserì Padma. « E come diceva Seamus: lei ci ha lasciati quasi scoperti. Quei due caproni avranno qualcosa in serbo per noi di sicuro. »
« E conoscendoli temo non sarà nulla di buono. » ci tenne a dire Neville, pensieroso. « Ma non ci abbiattiamo, Esercito! I veri eroi non si arrendono mai. »

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Capitolo 19
*** Love is our resistance. ***


Love is our resistance.


I veri eroi non si arrendevano mai, pensava Neville costantemente, e quel pensiero non gli permise di buttarsi giù per l'imminente rientro ad Hogwarts dopo le tanto attese vacanze di Pasqua, rientro che lo metteva in stato di determinazione mista ad agitazione. L'Esercito di Silente, ora, contava solo ed esclusivamente su di lui e Neville non poteva permettersi di sbagliare: aveva un Esercito sulle spalle, persone da difendere.
Nei giorni successivi al rientro, i ragazzi si resero sempre più conto che a scuola non si respirava la stessa aria, tutto pareva teso e all'erta all'interno del castello. I Carrow, dal loro canto, apparivano ancora più combattivi di sempre e fu un mattino piuttosto nuvoloso che notarono un certo movimento. I due Mangiamorte scrutavano ogni membro dell'ES con calma serafica e con la stessa malignità che li contraddistingueva, sembrava che sapessero esattamente cosa stessero pensando i ribelli. Neville ricambiò i loro sguardi con fierezza: non desiderava farsi vedere abbattuto, specialmente da loro, non doveva esserlo. Aveva deciso di combattere e l'avrebbe fatto fino alla fine. Non aveva idee per rendere le lezioni dei Carrow movimentate: doveva prima scoprire cosa si celava dietro i loro sorrisi, cosa avevano in serbo per loro. E l'ES non avrebbe dato l'incentivo ai Carrow di farli del male, dovevano aspettare il momento propizio.
La campanellà suonò subito dopo il pranzo e Neville, Seamus, Calì e Lavanda si affrettarono a raggiungere l'aula di Alecto. Neville si accorse immediatamente che qualcosa non quadrava: non solo molti studenti sembravano essersi ritirati dalla scuola ma anche al tavolo dei Serpeverde mancava qualcuno, qualcuno che non era mai passato inosservato lì al castello.
« Sentite! » fece Calì, indicando Tiger e il suo scimmiesco compare che schiamazzavano a voce alta per i corridoi, mimando qualcosa di assolutamente terribile mentre la Parkinson e la Bulstrode ridevano.
Un lampo di comprensione attraversò il volto di Neville: Draco mancava all'appello, non era tornato dalle vacanze pasquali.
« Cosa significa? » chiese Seamus adirato, percorrendo in tutta velocità le scale che avrebbero condotto alle aule e tendendo l'orecchio verso le quattro serpi.
« Niente di buono, Seamus. » rispose Neville cupo, che aveva una vaga idea di cosa fosse accaduto che aveva reso i due babbei così entusiasti. « Mi aspetto di tutto da questa nuova fase. Ora che quei due non hanno il loro leader Draco che li tiene sotto controllo brancolano nel buio della stupidità più totale. »
« Cosa diavolo avranno in mente? » intervenne Calì, furibonda. « Avrei proprio voglia di spaccare la faccia alla Parkinson. Sono anni che muoio dalla voglia di farlo! »
« A chi lo dici, farle scomparire il sorriso da quella faccia da carlino. » accluse Lavanda, lanciando alla Parkinson un'occhiataccia minacciosa.
I Grifondoro fecero il loro lugubre ingresso in aula, accolti dai soliti fischi e da insulti (che furono, naturalmente, ricambiati con grande minuzia del dettaglio), e presero posto in fondo all'aula, nei soliti posti.
« Che faccia da cane. » ribadì Lavanda, facendo una smorfia disgustata alla Parkinson, che stava strillando qualcosa che somigliava pericolosamente a: "I vostri eroi hanno tirato le cuoia?".
« Arriva la caprona. » sibilò Seamus, chiudendo la bocca alle due amiche.
« Parlando di animali... » ridacchiarono Calì e Lavanda, facendo sorridere anche Seamus.
Neville, dal suo canto, non rise: era troppo concentrato ad osservare l'ingresso festoso di Alecto Carrow pensando che se qualcosa metteva di umore ottimo la Mangiamorte doveva essere solo motivo di preoccupazione per l'Esercito di Silente. Al suo seguito, un manipolo di Serpeverde presero posto quasi saltellando, fuori di loro dall'eccitazione.
« Stamattina parleremo dello statuto e della clausula sull'abbigliamento. » annunciò la donna, iniziando la lezione e chiedendo il silenzio assoluto.
Calì e Lavanda, troppo scioccate dall'argomento, si rifiutarono di prendere appunti. Neville e Seamus erano dello stesso parere delle due, e non scrissero una parola: erano troppo occupati a tenere d'occhio i Serpeverde che li osservavano in maniera torva e ostile per ascoltare la Carrow nonostante le sue parole taglienti li colpissero in pieno petto ogni volta che lei le pronunciava.
« ... quindi, noi esseri purissimi siamo costretti ad adottare un vestiario completamente Babbano, sporco e contaminato. » stava dicendo Alecto, ribadendo il concetto per la decima volta di fila.
Neville, che stava contemplando il galeone incantato chiedendosi se fosse stato necessario richiamare gli altri membri dell'Esercito per creare scompiglio, ebbe l'ennesimo tremito: si sentiva nauseato, non riusciva a sopportare la vocina eccitata della Mangiamorte. Quell'argomento di lezione era malato e Alecto Carrow non si contenne con gli insulti rivolti ai Babbani e Nati Babbani, con tanto di accenno ai Mezzosangue e Babbanofili.
« Quegli animali stupidi e sporchi hanno costretto noi esseri puri alla clandestinità con atti di ferocia! »
« Non possiamo indossare i nostri abiti a causa loro! » si inserì la Parkinson, furiosa.
« Esattamente. » convenne la Carrow, fiera della sua studentessa. « Abbigliamento babbano conforme il più possibile alla moda del tempo e divieto di indossare in presenza di quegli animali abiti a cui siano state apportate personali modifiche o ritocchi. Vi rendete conto? Noi che somigliamo a degli sporchi Babbani... coi loro abiti! »
Neville aprì la bocca, da cui non uscì alcun suono: sentiva che la pazienza stava venendo meno, era più di un'ora che non faceva altro che ascoltare le subdole perversioni di Alecto Carrow. Mentre stringeva il galeone incantato fino a sbiancare le nocche, si sentiva come un vulcano in procinto di eruttare, il desiderio folle di fare qualcosa per mandare all'aria ogni infido pensiero della sua insegnante.
« A causa loro dobbiamo sopprimere la nostra libertà, sopprimere la nostra natura. Ci hanno costretti a nasconderci, ricattandoci, con barbarie, con atti atroci. Fortunatamente, l'ordine naturale si sta restaurando... »
Neville intascò il galeone con uno scatto. « Posso chiedere una cosa riguardo la lezione? » chiese senza riuscire a trettenersi, vertendo una strana sensazione che si animava nel suo petto, l'istinto di prendere a schiaffi il perfido volto della Carrow misto al desiderio di vomitare.
« Paciock. » lo accolse Alecto, con un ghigno. « Mi stavo giusto chiedendo cosa avessi da dire al riguardo. »
​Neville combatté contro il desiderio di farle più male possibile e sostenne lo sguardo della Mangiamorte, sprezzante. « Dopo aver ascoltato attentamente la sua lezione, mi è sorto un dubbio che solo lei può dissipare. Dunque, mi chiedevo... quanto sangue Babbano ha lei e suo fratello? » e sputò veleno su ogni parola che aveva composto la sua ultima frase.
Fu un attimo che pareva si fosse protratto all'infinito in cui il viso della Carrow si contrasse in una smorfia di puro orrore, di raccapriccio. Mai nel corso dell'anno scolastico qualcuno aveva osato dirle qualcosa di così grave, di così offensivo per lei, neanche gli altri membri dell'Esercito di Silente avevano osato tanto. Ma Neville non riuscì più a contenersi: tutta la rabbia, la frustrazione, il pensiero che a causa di Voldemort e dei suoi Mangiamorte aveva perso amiche e amici, aveva perso i suoi genitori, stava perdendo tutto, esplosero come lava. Sapeva che sarebbe stato punito ma niente era paragonabile alla soddisfazione nel vedere Alecto Carrow paralizzata dall'orrore.
Seamus, Calì e Lavanda si voltarono verso di lui; tutti si voltarono a guardarlo, scioccati a dir poco.
Poi in un secondo una maledizione colpì il volto di Neville ed egli si ritrovò a terra, ad urlare dal dolore: era una maledizione potente, non come la Cruciatus, ma potente abbastanza da fargli provare dolore fisico in quel punto preciso del volto.
« Seamus, no! » strillarono Calì e Lavanda, trattenendo il ragazzo per le vesti, che si era tuffato a terra per aiutare l'amico.
« FATEVI DA PARTE, MOCCIOSI CHE NON SIETE ALTRO! » strepitava Alecto, il respiro affannoso e corto come se avesse corso per mille metri, il terrore ancora impresso nei suoi acquosi piccoli occhi. « ANDATE A CHIAMARE AMYCUS! TIGER, GOYLE! »
La Bulstrode e un'altra grossa ragazza afferrarono Calì e Lavanda per il collo, confiscando loro le bacchette. Alecto Carrow si chinò lentamente su Neville e lui sentì il suo respiro mozzo sulla faccia, vide il suo volto terrorizzato imperlato dal sudore freddo. Seamus, trattenuto da Tiger, urlava con tutto il fiato che avesse in gola e brandiva la bacchetta con violenza, calciando ogni punto del Serpeverde che riusciva a raggiungere.
« Me la pagherai, Paciock. » biascicava senza freni Alecto, sotto shock. Non riusciva più ad urlare, le mancava il fiato tanto che le parole del ragazzo l'avevano colpita. « Oh, ci puoi scommettere quello che vuoi... quello che vuoi... »
« Non penso proprio, professoressa. »
Un'altra maledizione, che non fu scaturita dalla bacchetta di Alecto Carrow, colpì Neville nello stomaco e il ragazzo si costrinse a non vomitare sulle scarpe del nuovo arrivato: Amycus aveva irrotto nell'aula con espressione omicida sul volto allargato e rozzo, e si vedeva lontano un miglio che fiutava l'aria speranzoso. Aveva perso l'eccitazione di quella mattina ma sul suo viso era comparsa la maschera crudele di sempre.
« Punizione? » chiese, piuttosto sadicamente, mentre analizzava Neville da cima a fondo e lo costringeva ad alzarsi con un violento strattone.




Neville, ricoperto da bozze e tagli sanguinanti e pulsanti, si trascinò dietro i Carrow con una certa debolezza. I due Mangiamorte lo avevano punito severamente, sembravano ossessionati da lui: punirlo per ore era diventato il loro spasso, e non ci fu ribelle che riuscì ad impedire la tortura del Grifondoro. Neanche Seamus, che aveva cercato in tutti i modi di difendere l'amico in aula, ricevette il suo stesso trattamento. Sembrava che i Carrow ce l'avessero in modo particolare con il capo dell'Esercito.
Neville scosse il capo, fuori di lui dalla rabbia: la scuola continuava a cambiare, i Carrow erano diventati effettivamente più feroci. E a lui continuava a non importare purché tutto si fosse risolto con il rovesciamento dei loro regimi dittatoriali, dei loro suprusi.
« Vediamo come se la cava il capo dei ribelli a lanciare Maledizioni senza Perdono. » ridacchiò Alecto, mentre il fratello lanciava un'occhiata sprezzante al ragazzo, alzando minacciosamente un sopracciglio.
Amycus fece una risatina cupa per niente divertita, afferrando Neville per il collo e costringendolo a camminare per i sotterranei. « Andiamo, Paciock, non fare quella faccia da pesce lesso! Il tuo momento di gloria sta giundendo al termine, faresti bene a dimostrarci quanto vali. Infondo... conosci bene la Maledizione Cruciatus, no? »
Alecto strillò dal ridere, molto stupidamente. « Oh, sì, che la conosce! »
« I tuoi genitori devono averla vissuta da molto vicino, immagino. »
« Non si azzardi neanche a nominarli, i miei genitori! » urlò il ragazzo, divincolandosi dalla presa ferrea del Carrow e mordendosi un labbro: la provocazione bruciava, tutto dentro di lui stava bruciando.
Il Mangiamorte fece roteare la bacchetta e Neville si contorse lievemente. « Fa male, eh? » sussurrò, mentre la sorella ridacchiava ed il terzetto faceva capolino nelle celle oscure e silenziose del castello, dentro le quali erano rinchiusi alcuni studenti. « Fai la tua scelta, Paciock. »
Neville rimase pietrificato dalla crudeltà che si presentava dinanzi ai suoi occhi.
« Che stai aspettando? » esordì Alecto, eccitata.
« Loro non... » cominciò Neville, spaventato.
Amycus fece un gesto rozzo con la mano. « Sono ribelli. Ribelli che seguono il vostro stupido esempio e che devono essere puniti per essere stati maleducati in aula. Puniscili, Paciock, o noi puniremo te. »
Neville guardò ogni singolo volto prigioniero lì dentro. Sembravano tutti molto piccoli, alcuni erano sicuramente dei primini. Quella visione gli ricordò con immensa amarezza quando fu Astoria Greengrass ad avvertire l'Esercito del pericolo in cui gli studenti si erano trovati mesi prima ed incitarli a fare qualcosa per salvarli. Sembrava essere passata un'eternità... eppure in quel momento la storia si stava ripetendo: ragazzini innocenti, confusi e ingenui che non capivano cosa stava accadendo erano stati puniti, ingabbiati come animali.
« Una Maledizione Cruciatus, Paciock, basta questo. »
Neville si trattenne dal sputare ai piedi dei Carrow. « Mai! »
Alecto sferzò la bacchetta sul viso del ragazzo e sangue caldo fuoriuscì copioso, macchiando il pavimento nero. « Ti sta bene, Paciock. » disse la donna, furente. « Portalo via, fratello, e chiamiamo a raccolta i nostri studenti Serpeverde: loro saranno ben grati di dare una bella lezione a questi piccoli insolenti! »
« Liberateli immediatamente o ve la vedrete con me! » esclamò il ragazzo, dimenandosi.
Amycus lo colpì forte sulla faccia, facendosi beffe di lui. « Vedercela con te, Paciock? E cosa farai, ci scatenerai addosso il tuo Esercito? Li libereremo solo dopo una punizione coi fiocchi e voi mocciosi dell'Esercito di Silente non potrete fare niente per loro! »
Le urla degli studenti in castigo fu l'ultima cosa che Neville udì prima di essere scaraventato con violenza fuori dai sotterranei, incapace di fare altro.




Hannah misurava a grandi passi il dormitorio di Tassorosso, nervosa, spaventata. Cosa avrebbe dato per mettere fine a tutto quello, per essere di nuovo una ragazza normale. Susan le aveva appena riferito che Neville era stato punito duramente dai Carrow, che era messo male, e Hannah non riusciva a sopportarlo. L'ultima comunicazione sul galeone diceva che gli studenti erano stati messi in castigo nei sotterranei del castello e avevano subito dai Serpeverde una lunga tortura e che, purtroppo, l'ES non aveva potuto fare nulla per aiutare quelle persone.
Stava diventando sempre più difficile uscire dopo il coprifuoco, stava diventando sempre più difficile aiutare gli innocenti... eppure bisognava fare qualcosa, qualunque cosa, per ritornare all'attacco.
« Scendi a colazione, Hannah? » chiese Susan, anche lei piuttosto affranta.
« Sì. » rispose Hannah, e scese le scale del dormitorio con un peso sul cuore.
« A cosa stai pensando? »
« A tutto e a niente. Ciao, Ernie! Justin. »
Ernie spalancò il ritratto per uscire dalla Sala Comune di Tassorosso. « 'Giorno a tutte e due. Come state? Immagino siate preoccupate per Neville... lo siamo anche noi. Davvero terribile che sia stato preso così di mira dai due Carrow. »
« Se solo ci fosse un modo per mettere fine a tutto questo... » disse Susan, uscendo.
« Lo hanno preso di mira perché si è esposto più di tutti. » si intromise Hannah, in tono duro. « Loro sanno bene che c'è lui dietro tutto questo, non sospettano, ormai. Loro sono certi della sua colpevolezza e Neville sta correndo un grosso pericolo. »
« Dobbiamo trovare un modo per combattere in segreto, me l'ha detto Seamus. O almeno, attendere che sia ripristinato l'ordine a scuola. »
« Non sarà mai ripristinato l'ordine, Ernie. » disse Justin, convinto. « I Carrow hanno appena iniziato a comportarsi da veri Mangiamorte. »
« In ogni caso, dobbiamo aspettare. » concluse Ernie, in tono definitivo.
« Io non ne posso più di aspettare. » sibilò Hannah, scura in volto ma decisa a render chiara la situazione che le stava a cuore. Gli amici Tassorosso si voltarono verso di lei, stupiti: non era solita usare quel tono, la rabbia che aveva racchiuso dentro non era mai uscita fuori come in quel momento. « Ho smesso di vedere Neville sacrificato. Dobbiamo sacrificarci anche noi! »
« Ben detto! » esordì una voce familiare che i Tassorosso riconobbero come quella di Michael Corner.
« Michael, che ci fai qui? » chiese Susan, sorpresa.
« Cercavo Zacharias Smith. » disse il ragazzo, severamente. « Avete idea di dove sia? »
« In dormitorio, si rifiuta di scendere per la colazione. » rispose in maniera timorosa Ernie. « Successo qualcosa? »
Michael si scambiò uno sguardo complice con Hannah e dichiarò in tutta franchezza: « Ieri abbiamo discusso e sono venuto a cercarlo per un chiarimento. Se lui vuole tirarsi indietro dall'Esercito, che si tiri pure indietro. Non abbiamo bisogno di pesi morti! E che non osi ancora una volta rivelare i nostri piani privati. »
Justin rimase a bocca aperta. « Sono molto serie le tue accuse, Mike... »
Hannah, al contrario, annuì con forza, dicendo: « Michael ha ragione, Justin. Sappiamo benissimo che l'unico che ci mise in trappola un mese fa fu lui, rivelando senza volerlo orario e corridoio del nostro piano. »
« Ma... »
Ernie sembrava sconvolto e si lustrava il distintivo da Caposcuola con un certo nervosismo.
« Ernie, per favore. » sorrise Michael, piuttosto mestamente. « Anche voi siete miei amici, sono molto affezionato a voi e capisco la tua posizione ma era Astoria Greengrass ad essere innocente. I Serpeverde tesero una trappola a Zacharias e lui ebbe paura... »
« E ci sta! »
« Ci sta, Ernie, ma la paura di cui abbiamo bisogno noi è una paura che ci rende forti! Se ciò non accade, il caro Smith deve restarne fuori: non possiamo permetterci errori, capisci? Sono in gioco le nostre vite! »
« Ci parleremo. » disse Hannah, decisa. « Siamo tutti stufi di questa situazione. »




Michael condivideva la stessa frustazione di Hannah Abbott. C'era qualcosa dentro di lui che scoppiettava, come un fuoco ardente. Il pensiero della perdita di Ginny gli riempiva il cuore di rabbia, di dolore, il fatto che non avrebbe più rivisto i suoi occhi accesi di ribellione, la sua chioma fiammante, il suo spirito guerriero, lo rendeva irato e immusonito. Così come Hannah voleva dimostrare a Neville di riuscire a sacrificarsi per lui, anche Michael voleva dimostrare alla Grifondoro di essere in grado di vendicarla.
Ma in che modo?
L'occasione si presentò dinanzi a lui un giorno assai tetro, mentre alcuni membri dell'ES erano in punizione coi Carrow. Come guidato da uno spirito, da un fuoco ribelle, Michael uscì dalla Torre di Corvonero e si diresse nei sotterranei, con una strana sensazione nella bocca dello stomaco. Aveva i brividi per tutta la schiena, la pelle d'oca, quando giunse nelle segrete del castello. Un misto di paura e adrenalina percorse il suo corpo e ebbe un tuffo al cuore quando si ritrovò a guardare il faccino terrorizzato di un primino, incatenato tra le sbarre.
Michael deglutì, combattendo con l'istinto di andare via e non tornare: aveva deciso di dirigersi nei sotterranei per controllare che non ci fossero studenti in punizione e mai si sarebbe aspettato, invece, di trovare un bambino incatenato, ferito, solo e traumatizzato. Era più di quanto avesse immaginato, era qualcosa che andava oltre ogni atto crudele a cui avesse mai assistito.
« Quei bastardi ti hanno fatto questo? » urlò Michael, con rabbia crescente e incontrollata.
Il primino piangeva a singhiozzi e non rispose, non sembrava averne la forza. A Michael tremavano le mani ma fu con estremo coraggio che non fece dietrofront: l'unica speranza per quel bambino era lui, non sarebbe andato via senza portarlo in salvo neanche per chiamare a raccolta il suo Esercito.
Era un atto che doveva compiere da solo. Era la sua vendetta.
« Ti libero io! Fosse l'ultima cosa che faccio. Bombarba Maxima! »
Polvere e fracasso si levarono dai sotterranei e la fredda cella esplose, spaventando a morte il primino. Michael si fece avanti tra i detriti e gridò: « Relascio! » alle catene che il bambino aveva avvolte attorno ai polsi e alle gambe e lo strinse forte al suo petto, cingendolo tra le braccia forti.
« C-Ci u-uccid-deranno... ci uccideranno! » singhiozzava il primino, il faccino sporco di fuliggine, tremando senza controllo.
« Non lo faranno, fidati di me. » disse Michael in tono rassicurante, correndo a perdifiato verso l'uscita col ragazzino tra le braccia. « Ti porto da Madama Chips e poi noi dell'Esercito di Silente troveremo una soluzione per te. »
« Davvero? » chiese il primino, alzando lo sguardo lacrimoso su di lui e per la prima volta il Corvonero ne udì il tono speranzoso. « I-io... non r-riuscivo a chiamare i Babbani s-sporchi animali, loro hanno insistito e i-io n-non li ho chiamati così, ho d-detto loro che mio p-padre d-detesta queste parole, che f-fanno s-schifo come parole... »
« E loro ti hanno fatto questo. » concluse Michael, disgustato. « Immagino che... »
« CHE DIAVOLO CREDI DI FARE, FECCIA?! »
Michael sussultò dallo spavento, il cuore che sprofondava e la mente totalmente annebbiata. Aveva fatto credere a quel ragazzino che sarebbe uscito indenne dalla situazione e invece i Carrow li avevano beccati e quel primino spaventato sarebbe stato torturato più di quanto non avessero già fatto i due Mangiamorte.
Il Corvonero, nonostante le gambe molli per il terrore, cominciò a correre.
« INSEGUIAMOLO, AMYCUS! »
« Corri da Madama Chips, d'accordo? Non ti fermare mai, corri da lei! » disse Michael frenetico, depositando il primino su per le scale e correndo nella direzione opposta in modo da attirare a lui i Carrow e permettere al ragazzino di lasciare la scena illeso.
Ebbe una fugace visione del primino che correva per mettersi in salvo prima di incrociare gli occhi furenti dei Mangiamorte che l'avevano già raggiunto e accerchiato.
« Cosa diavolo credevi di fare, eh, lurido bastardo? » sbraitò il Carrow in tono che non ammetteva repliche, lanciandogli una maledizione che lo costrinse a gettarsi in terra a carponi. « Davvero credevi di prenderti gioco di noi, maledetto? E chi saresti per osare questo? »
Ogni domanda era una maledizione; Michael strillava dal dolore, non aveva mai provato quello che stava provando in quel momento. Anche quella tortura andava oltre ogni immaginazione e le sue urla facevano eco nel corridoio deserto.
« CRUCIO! CRUCIOOO! »
« Marcisca al posto del ragazzino, Amycus, mi sono stancata di tenere a bada i ribelli! »
« Non farete più del male... »
« Silenzio, feccia! Crucio! »
Un dolore senza fine percorse il corpo di Michael mentre le aule si aprivano al suono della campanella e studenti si riversavano nei corridoi.
« Voi non farete... »
« Taci, sudicio pezzente! Crucio! » diede man forte Alecto, attirando l'attenzione degli studenti in corridoio, che rimasero paralizzati dall'orrore.
Amycus scoppiò a ridere alla vista dei loro visi bianchi come cenci, i visi di chi aveva assistito ad una tortura terribile. « Restate per lo spettacolo, vero? »




Il Quidditch fu annullato, le gite ad Hogsmeade furono annullate... il castello stesso si stava annullando. I due Mangiamorte avevano messo fine ad ogni cosa potesse rendere felici i ragazzi ad Hogwarts, l'avevano tramutata in un incubo infinito.
Neville si sentiva nervoso come se stesse sostenendo un'esame ma avrebbe dato qualsiasi cosa per scambiare l'agitazione che provava in quel momento per un test scritto: aveva stabilito un incontro nella Stanza delle Necessità con l'intero Esercito e mai come in quel momento desiderava di non affrontare i ragazzi.
Che cosa avrebbe detto? Michael si era esposto esattamente come si era esposto lui e i Carrow l'avevano torturato di brutto dinanzi a quasi tutta la scuola, gli studenti erano spaventati, nessuno avrebbe continuato a combattere. Neville non poteva permettere che le torture subite da Michael potessero capitare a qualcun altro, non era quello che chiedeva dal suo Esercito: le bravate costavano caro.
« Sei pronto, amico? » chiese Seamus, guardandolo con un occhio violaceo piuttosto malconcio.
« Sì. » rispose Neville, che era tutto tranne che pronto. « Come sta Michael? »
« Si riprende. Stava riposando quando sono andato a trovarlo... » Seamus diede al ragazzo una pacca sulla schiena e un accenno di sorriso rassicurante. « La McGranitt era preoccupatissima, lo sono tutti quanti. E dire che quest'anno dovremmo avere i MAGO... ma nessuno degli insegnanti sembra badarci molto. »
« Non ci sarà nessun esame finale, ne sono certo. Nessuno sta studiando più di tanto... »
« Lo penso anche io. » convenne Seamus, convinto. « Forza, andiamo! Siamo tutti con te, Neville. »
Neville annuì, ansioso, balzando giù dal ritratto della Torre di Grifondoro.
« Cosa ti ha detto Mike? » chiese Seamus.
« Che dovevo aspettarmelo. E naturalmente me l'aspettavo... »
Con uno sguardo combattivo, i due amici entrarono cautamente nella Stanza. Furono accolti da un silenzio tombale, non da urla festose o applausi, come era sempre accaduto: solo dal silenzio e da occhiate serie. Hannah non faceva che guardare Neville pensando che mai aveva conosciuto un ragazzo così forte e bello e niente le impedì di distogliere lo sguardo da lui.
« Bene. » il nervosismo rendeva la voce di Neville ancora più acuta. « Sono contento che, beh, siate venuti quasi tutti. Seamus mi ha appena riferito che Michael sta benone, si sta riprendendo alla grande. E noi non avevamo dubbi. I suoi due migliori amici sono con lui, si stanno prendendo cura di lui... »
Un nodo in gola doloroso impediva al ragazzo di continuare: chi si sarebbe preso cura di loro, invece?
« Io... vi ho chiamati a raccolta per comunicarvi ufficialmente che i tempi di bravate sono finiti, che dobbiamo passare a veri piani. L'anno scolastico sta finendo e ci avviciniamo sempre di più al nostro obiettivo: il rovesciamento di questo regime. »
« Sei ancora convinto che Potter e i suoi amici verranno a darci una mano? » chiese Padma.
« Sì. » rispose Seamus, sicuro. « Non fa che ripetermelo. »
« Sento che manca poco, dobbiamo solo resistere. » riprese Neville, incrociando gli occhi ardenti di Hannah, che erano piantati nei suoi. « Ce la faremo, dobbiamo solo lottare in segreto. A nessuno di voi accadrà quello che ha subito Michael! I Carrow sospettano di voi, naturalmente, ma ancora di più sanno di sicuro che io sono il vostro capo e correremo rischi ancora più pericolosi di una semplice tortura. Non permetterò che accada nulla di tutto questo. Dobbiamo combattere con le piccole cose, tenendo accesa quella fiamma di ribellione. Dobbiamo combattere i Carrow con la nostra stessa forza! »
Hannah sorrise e il suo grido si levò all'interno della Stanza: « ESERCITO DI SILENTE! »

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Capitolo 20
*** Faccende amorose e faccende pericolose. ***


Faccende amorose e faccende pericolose.


« Come stai, Michael? »
« Sono stato meglio, Neville, ma si va avanti. Sei stato carino a fare un salto qui. »
Il Grifondoro fece il suo solito timido sorriso. Era quello che continuavano a fare da quasi un anno: andare avanti, tenere duro e lottare. Dopo la tortura subita da Michael Corner, Neville si sentiva frenetico, un carrarmato che non avrebbero buttato giù neanche con tutte le torture del mondo. Continuava a portare avanti il suo Esercito, continuavano a lottare in segreto, continuavano a creare scompiglio nei corridoi e ad essere insolenti durante le lezioni beandosi del fatto che i Carrow non volevano versare troppo sangue puro, che non li avrebbero uccisi, che ucciderli per i due insegnanti significava aver fallito nell'intento di plasmare le loro menti. Ma quanto avrebbero resistito i due Mangiamorte dinanzi a quelle strafottenze? E Piton cosa ne pensava di quello che stava accadendo ad Hogwarts: continuava ad avere troppi impegni col suo padrone per pensare alle peripezie dei Carrow e dell'Esercito di Silente oppure non gli importava davvero nulla se gli studenti del castello venivano torturati?
« Ho sentito il galeone bruciare prima. Era lei... ci chiedeva notizie. »
« Ginny, sì, non fa che scriverci. » disse Neville, pensando a quanto sarebbe stato più sicuro con l'amica al suo fianco.
« Esatto. » rispose Michael, pensieroso. « Le ho risposto. Le ho detto di resistere, che presto ci saremmo rivisti per fare baldoria insieme e cacciare i Mangiamorte dalla nostra amata scuola. »
Neville annuì, imbarazzato: l'energia con cui Michael parlava della sua amica lo metteva a disagio. Avrebbe dato il suo rospo per avere la stessa forza del Corvonero, quella che gli mancava per affrontare il mostro comunemente chiamato: amore. Avrebbe dato un braccio per essere in grado di confessare il suo amore ad Hannah Abbott esattamente come era in grado di sostenere una ribellione. Ginny gli aveva raccontato dell'audace dichiarazione che le aveva fatto Michael, incitandolo a prendere esempio dalla sua sfrontatezza... ma Neville non ci riusciva. Avrebbe potuto combattere cento Carrow ma non si sarebbe mai dichiarato alla dolcissima Hannah. Ogni volta che erano insieme si sentiva come intorpidito, aveva a stento la forza di stringerle una mano o sfiorarle un braccio. Eppure lei non lo metteva in difficoltà, anzi, lui con Hannah si sentiva splendidamente, pieno di qualcosa che non avrebbe saputo spiegare, colmo di affetto e comprensione che la ragazza gli donava.
« Lo faremo, vero, Neville? »
Il ragazzo si ridestò dai suoi pensieri e per la prima volta colse l'incertezza negli occhi blu di Michael Corner.
« Rovesceremo davvero Piton e i Carrow come avevamo stabilito? »
« Te lo prometto, Mike. » disse Neville, alzandosi dalla poltroncina ai piedi del letto e facendo per andare. « Sono molto fiero di te. »
Michael sorrise. « Stammi bene, Paciock. »
« Corner. » ricambiò il Grifondoro, ridacchiando e uscendo dall'Infermeria del castello in punta di piedi.
Con espressione concentrata sul viso ancora paffuto, si ritrovò a vagare per i corridoi senza una meta precisa. Stava pensando a tutto, ad Hannah, all'Esercito di Silente, alle occasioni perse con la ragazza che amava, al fatto che non gli avrebbe fatto male un giretto fuori la Sala Comune di Tassorosso anche solo per sperare di incontrarla, per scambiare due chiacchiere da amici. In fondo, erano ottimi amici, Neville le aveva palesemente detto che la considerava una grande amica... senza avere la faccia di dirle che Hannah per lui era molto più di questo. Stava giusto per avviarsi alle scale inferiori quando vide Seamus, che gli correva incontro con un sorriso entusiasta sul volto.
« Seamus! Cosa succede? »
« Non immagini neanche! » esordì il ragazzo, battendo le mani e circondando le spalle dell'amico col braccio. Sembrava fuori di lui, e tutto quello che metteva di buon umore un membro dell'Esercito di Silente era musica per le sue orecchie. « Ascolta, io e Lavanda eravamo nei sotterranei... »
« Per quale motivo tu e Lavanda eravate nei sotterranei? » interruppe Neville, preoccupato e del tutto incapace di captare il lato buono della situazione in cui si erano trovati i due compari.
Seamus aprì la bocca, poi la richiuse lentamente. « Nulla, Neville, non puoi capire. » tagliò corto, dandogli dei colpetti distratti sulla testa.
« Ho qualche neurone in meno a te, per caso? »
« Non vorrei ti si bloccasse la crescita. »
« Seamus! » Neville irruppe con un'esclamazione acuta, fingendosi profondamente ferito. « Sono il tuo capo! »
« Sì, e sei anche una mezza cartuccia con le ragazze, amico, te lo dico in tutta franchezza. » annuì Seamus, divertito a dir poco.
Sì, beh, non riesco neanche ad afferrare la mano della ragazza di cui sono innamorato da secoli.- ci tenne a pensare Neville, annuendo alle parole dell'amico e lasciandosi scappare una piccola risatina nervosa. -Mezza cartuccia sarebbe l'epiteto più carino per definirmi.
« D'accordo, punto per te. Dicevi? »
« Sì, ecco. Indovina cosa abbiamo fatto? » riprese Seamus, con più entusiasmo e fissando l'amico come se con la forza dello sguardo potesse indirizzarlo verso la soluzione.
Neville arrossì in un botto. « Seamus, non... insomma, non mi sembra il caso... »
« Neville! » ridacchiò rumorosamente l'amico. « Non intendevo... »
Il ragazzo divenne ancora più paonazzo. « Oh. Sì, certo che non intendevi... sì, ehm... allora? »
Seamus fece un'altra risatina sprezzante di ilarità e annunciò, abbassando così tanto la voce che quasi non si udiva: « Abbiamo seguito Tiger e Goyle. Io e Lavanda non eravamo proprio in bella vista, li abbiamo intravisti nei sotterranei e abbiamo deciso di seguirli pensando che avrebbero potuto condurci verso qualcosa di buono. Sembravano davvero strani... te li immagini, no? Due troll che tentano di camminare in punta di piedi per non richiamare l'attenzione. »
Neville, attento al discorso, volle incalzare in fretta: « E quindi? »
« Abbiamo scoperto il piccolo nascondiglio della Squadra d'Inquisizione. Lì dentro abbiamo trovato di tutto: pozioni, roba sequestrata e... »
« Il bauletto degli scherzi dei gemelli, Seamus, sei un genio! » concluse per lui Neville, felice.
Il ragazzo gli restituì lo stesso sorriso esaltato mentre l'amico lo scrollava per le spalle. « Che ne pensi? »
« Penso che i Serpeverde debbano capire chi comanda qui. » fu la risposta definitiva e risoluta di Neville.
Un rumore di passi interruppe la conversazione tra i ragazzi e, improvvisamente, la piccola figurina di Hannah Abbott si stagliò di fronte ai due amici proprio nel momento in cui Neville, dopo la sua determinata replica, piombò come un sacco di patate nel solito gradino mancante sulle scale che portavano nella Sala d'Ingresso. Hannah fece un sorriso mentre Seamus, con un risolino, aiutava il piede di Neville a fuoriuscire dall'incastro.
« Tutto bene? » chiese Hannah, divertita e preoccupata allo stesso tempo.
« A posto, una favola. » rispose Neville sarcastico, che era paonazzo come un pomodoro e gettava occhiatacce bieche a Seamus, che non riusciva a smettere di ridere e neanche ci teneva a farlo. « Davvero splendido. »
L'amico gli fece l'occhiolino mentre riceveva l'ennesima occhiata disperata. « Beh, vi lascio soli! Ho una faccenda importante da risolvere. A più tardi per i particolari! »
Neville annuì, salutando Seamus con una mano.
« Di che faccenda importante si tratta? » chiese Hannah incuriosita, non potendo fare a meno di fissare il volto ancora arrossato del ragazzo, che non la stava guardando negli occhi ma osservava la figura di Seamus che si allontanava quasi saltellando dalla gioia nel corridoio.
« Oh, Seamus e Lavanda hanno scoperto il posto dove la Squadra d'Inquisizione nasconde la roba bandita. »
« Fantastico! Hai qualche idea? »
« Ho molte idee, a dire il vero. » ribatté Neville, fissandola. Sentì il cuore battere forte quando si rese conto che Hannah lo stava osservando con uno strano sguardo rapito da prima che lui cominciasse a farlo e la solita strana sensazione di torpore venne a fargli visita come un caro parente affezionato. « I Serpeverde per primi devono capire chi comanda qui ad Hogwarts, devono smettere di correre sotto le sottane dei Carrow. »
Hannah sorrise, annuendo freneticamente. « Sono pronta a tutto. »
Neville ricambiò con un lieve accenno. « Lo so, Hannah. » ci fu un attimo di silenzio, in cui si guardarono intensamente, poi entrambi arrossirono e il ragazzo riprese in mano le redini della conversazione: « Come stai? So che sei ancora sconvolta per Michael. Lo stanno dimettendo. »
« Sì, ero andata a trovarlo e me l'ha detto. Gli ho portato una bevanda a base di erbe per tirarlo su... »
Una sorta di panico si impadronì di Neville, come non gli era mai capitato prima. Preso ancora dalla piega del discorso fatto pochi minuti prima con Seamus, l'affermazione di Hannah non gli apparve come una semplice dimostrazione d'affetto da parte sua ma qualcosa di più di un'amichevole gentilezza. Non si era mai sentito così male parlando con la ragazza, la sensazione di essere davvero solo un amico per lei e niente più gli appariva tremendamente concreta.
In realtà, si sentiva terribilmente paranoico e insicuro. Eppure non era mai stato convinto di piacere ad Hannah... ma il pensiero che potesse piacergli qualcun altro, in quel momento, sembrava soffocarlo.
« Siete... in ottimi rapporti. »
« Siamo amici. » disse immediatamente Hannah, presa dal panico esattamente come il ragazzo.
« Amici come lo siamo io e te? » chiese Neville impacciato, non sapendo neanche da dove gli fosse uscita la domanda e pentendosene un secondo dopo. Il rossore post imbarazzo si fece sentire come niente al mondo e il desiderio di sprofondare e di prendersi a schiaffi da solo anche. « Nel senso... non intendevo... »
« No, non amici come lo siamo io e te. » rispose la ragazza, timidamente ma in maniera decisa.
Neville non ebbe l'audacia di chiederle cosa intendesse con quella frase, si sentiva troppo impaurito dalla risposta che lei avrebbe potuto dare. Nei suoi giorni migliori, aveva creduto di riuscire a far tutto, anche di fare colpo su Hannah Abbott, e per un periodo aveva perfino pensato che potesse esserci anche una remota possibilità per loro di mettersi insieme se avessero continuato a frequentarsi e coltivare il loro rapporto... ma i suoi dubbi e le sue incertezze continuavano a piombargli addosso più crudeli che mai. Non significava nulla aver passato San Valentino con lei, a lei poteva piacere chiunque. Michael, ad esempio, lui sì che era un bel ragazzo... ad Hogwarts facevano la fila per lui, a quanto diceva Seamus. Forse ad Hannah piaceva Michael, e Neville avrebbe accettato la cosa in silenzio, come aveva sempre fatto con tutto.
« Cosa ci fate oltre il coprifuoco? » una voce piuttosto familiare interruppe il flusso di pensieri di Neville, ed entrambi sobbalzarono.
« Mancano ancora dieci minuti al coprifuoco. » rispose Neville prontamente, affrontando i due Carrow senza neanche pensarci.
« Taci, Paciock, o ci saranno punizioni ancora più severe per te. » disse Alecto, stizzita. Lei e il fratello vennero avanti, sbarrando la strada ai due studenti con una smorfia malefica sui volti tarchiati e puntando la bacchetta contro di loro con, sicuramente, nessuna buona intenzione. « O ti va di essere punito in questo preciso momento? Non ci facciamo problemi noi, lo sai benissimo. »
Hannah, tremando, superò il ragazzo con sicurezza, parandosi di fronte a lui. « Non lo punirete ancora. »
Alecto aprì la bocca per dire qualcosa ma il fratello, con un gesto secco, le aveva intimato il silenzio e la donna non proferì parola. « Bene, bene, bene, vedo che qui sono tutti pronti a sacrificarsi gli uni per gli altri. » disse il Carrow, facendosi estremamente vicino; Hannah poteva distinguere benissimo i solchi delle disgustose cicatrici che aveva sul viso mentre Neville le aveva afferrato con forza una mano, tentando di trascinarla lontano dal pericolo. « Davvero ammirevole. »
Amycus fece un ghigno osceno.
« Lasciateci in pace! » sbottò Neville infiammato, indirizzando la Tassorosso di lato per tener testa ai Carrow da solo; Alecto, dalla sua postazione, si mosse lievemente, assottigliando i minuscoli occhietti. « Sono stufo di essere una vostra pedina, io non sono la pedina di nessuno! »
Il sorriso di Amycus si era afflosciato, soppiantato da una maschera di puro astio. Senza neanche pensarci due volte, afferrò rudemente il ragazzo per la collottola e sussurrò, con una vena che gli pulsava fastidiosamente nella tempia: « Dammi una ragione, una sola ragione, Paciock, per non ammazzarti. »
Hannah trasalì, la mente affollata da pensieri inquieti; non fece neanche in tempo a sfoderare la bacchetta che Alecto, con un Expelliarmus, l'aveva anticipata. Ora si trovava sola e disarmata, ipnotizzata dalla scena che si presentava dinanzi ai suoi occhi e con le gambe incapaci di fare un solo passo per aiutare il ragazzo che amava.
« Non ne ho nessuna. » fu la risposta di Neville, detta tra i denti.
Hannah vide l'uomo stringere ancora di più il collo del ragazzo: doveva intervenire in fretta, non doveva permettere che continuassero a maltrattare Neville, a torturarlo. Lui non lo meritava, non meritava nulla di tutto quello che gli era accaduto. I Mangiamorte gli avevano strappato via il calore e l'affetto dei suoi genitori quando era solo un infante, per quale motivo avrebbe dovuto continuare a soffrire in quel modo?
« Non vorrai mettere in pericolo le persone a te care, la tua amata nonnina... »
« Torcetele anche solo un capello... »
« Lasciatelo stare! » urlò Hannah disperata, fiondandosi sul Carrow con uno scatto che fu intercettato da Alecto. La ragazza fu messa immediatamente fuori gioco dalla Mangiamorte, che la spinse contro un muro, immobilizzandola. « Un giorno soffrirete esattamente come stiamo soffrendo noi! E non toccate Neville, mi avete sentita? »
« Taci, cretina! »
« Lasciala immediatame... »
Amycus scrollò ancora di più il ragazzo, interrompendo le sue urla. « Una sola ragione, sudicio infame. »
« Non ne ho nessuna! »
Alecto lasciò andare la ragazza e il fratello spinse brutalmente Neville contro Hannah, che gli aveva afferrato una mano tremante. Fu con uno sguardo pieno di odio che il Carrow disse, quasi sputando ogni parola: « E ti conviene trovarla il prima possibile, Paciock! »




Neville e Seamus erano acquattati dietro l'angolo del corridoio dei sotterranei accanto alla Sala Comune dei Serpeverde, decisi a far capire chi comandava alla Squadra d'Inquisizione che continuava a mettere i bastoni tra le ruote all'Esercito di Silente. Come potevano dei ragazzi come loro essere dalla parte di furiosi assassini senza rimorso alcuno, torturando spaventati undicenni? Come potevano pensare che non sarebbero stati solo delle pedine delle mani di Lord Voldemort e dei suoi fedeli Mangiamorte? Che ad ogni minima mossa sbagliata avrebbero detto addio ai loro cari? Ingenui, stupidi ragazzi convinti di essere speciali...
Non si rendevano conto di essere carne da macello esattamente come l'Esercito di Silente?
Neville e Seamus, entrambi molto nervosi, rimasero nascosti per un'ora buona e zittirono immediatamente quando udirono le voci dei Serpeverde fare eco nel corridoio. Li sentivano particolarmente vicini e si sentivano turbati dalla situazione in cui si trovavano, costretti a dover combattere anche contro quelli che sarebbero dovuti essere semplici compagni di scuola.
« Senza Draco non mi sento sicura, lo sapete. » stava dicendo la Bulstrode, piuttosto mesta.
Draco non aveva fatto ritorno ad Hogwarts, che fosse accaduto qualcosa anche a lui? Neville ricordava con rabbia quanto codardo fosse stato ma, nonostante tutto, riusciva a provare pericolosamente pietà per il nemico Serpeverde.
« Siamo capaci di andare avanti anche senza di lui. » rispose Tiger irritato, tenendo fronte alla ragazza che probabilmente aveva osato contraddirlo. Dopo l'uscita di scena di Draco, era diventato lui il capo assoluto della banda Serpeverde, insieme alla Parkinson. « E in fin dei conti... non ha fatto nulla per aiutarci, quest'anno. Le cose senza di lui possono solo migliorare. »
« Quella dannata stronza di Astoria Greengrass! » sbottò la Parkinson con rancore, facendo esplodere scintille dalla bacchetta e scuotendo la chioma a caschetto castana. « Era dalla parte di quei perdenti e non ce ne siamo neanche accorti. L'avevo detto di tenere d'occhio quella pulce maledetta! »
« Era presa incredibilmente da Draco. » ci tenne ad osservare Nott, duramente.
« Sì, forse per questo lui si è lasciato andare. » disse la Parkinson, risentita.
« No, si era già fottuto prima di frequentare quella schifosa traditrice. » contraddisse Tiger nervoso, facendo schioccare le nocche.
« Strano. »
« No! Lui e il suo paparino sono finiti, Millicent, non ha avuto attributi per servire il nostro Signore. »
« Non conta più a niente, ormai. » concluse Goyle, ridacchiando col suo fedele compare e annuendo.
Neville si scambiò un'occhiata penetrante con Seamus, che si morse un labbro: entrambi stavano pensando la stessa identica cosa. Dovevano agire in quel momento o dovevano continuare a nascondersi in modo da captare qualche altro utile stralcio di conversazione? Stavano giusto per sussurrarsi qualcosa quando l'arrivo di Blaise Zabini li distrasse.
« Che intenzioni avete? »
« Tu che intenzioni hai? » ribatté con forza la Parkinson, incrociando le braccia al petto e accigliando l'odioso viso da carlino.
« Niente di stupido, sicuramente. » rispose Zabini, indifferente. « Al vostro contrario. »
« Bada a come parli, Blaise, stiamo solo facendo il nostro dovere. » prese ad attaccarlo Nott.
« O vuoi fare la fine di quella sgualdrina di Astoria? » accluse la Parkinson, sbuffando il suo disappunto.
« Astoria non era una sgualdrina. » il tono di Zabini continuava ad essere freddo, impassibile. « Probabilmente sei troppo presa dal fatto che Draco ha preferito lei a te, Pansy, ma ti posso assicurare che non era una poco di buono. Vero, Theodore? »
Nott ridacchiò. « Ha ragione, Parkinson, mi dispiace per te! »
« Vai al diavolo, Theodore! E tu, Blaise, taci, che non ti fa onore aver sbavato sulla Weasley, quella maledetta traditrice del suo sangue deve pagarmela per tutte le rogne che mi ha dato in questi mesi! »
« Il grande amore di San Potter? » fece Tiger, ridacchiando. « Ci ha sbavato anche Nott. »
Neville aveva strabuzzato gli occhi mentre un lampo di frustrazione compariva su quello che era stato il volto impassibile di Blaise Zabini. Il Grifondoro non voleva si parlasse di Ginny in quei termini. Oltre a dover capire chi comandava nella scuola, i Serpeverde avrebbero dovuto sciacquarsi la bocca prima di pronunciare il nome della sua migliore amica.
« Ci hanno sbavato tutti. » si era giustificato Nott, mentre Seamus placcava la mano di Neville che stringeva duramente la bacchetta per attaccare. « Se solo avessi saputo che non sarebbe più tornata avrei provato a fare qualcosa. »
« Non avrebbe mai accettato. » rispose subito Zabini, con una nota di panico nella voce.
« E chi ha detto che le avrei chiesto il permesso? » rise Nott, facendo ridere anche gli altri compari, eccetto Blaise.
Neville arrossì di collera; Seamus, scambiandosi uno sguardo con l'amico, scosse il capo con determinazione.
« Non vale la pena attaccarli di persona! » sussurrò Seamus, tentando di far ragionare il ragazzo. « Lo so, sono delle carogne orripilanti, ma dobbiamo attaccarli con i prodotti dei gemelli o falliremo per inferiorità numerica. Ne sono sei, e sanno usare le Maledizioni Cruciatus esattamente come i Carrow. »
Neville annuì, rigirandosi tra le mani la pietruzza nera nota come Polvere Buiopesto mentre i Serpeverde continuavano a ridacchiare sonoramente. Con un lancio degno di essere chiamato tale, la pietruzza finì tra i ragazzi e in un attimo nei sotterranei piombò l'oscurità più totale. L'eco delle urla da parte della Squadra d'Inquisizione avrebbe potuto udirsi fino al settimo piano; qualcuno pronunciava maledizioni e fatture alla cieca.
« So che non amate molto brancolare nel buio, eh, bastardi? » esordì Neville, godendosi la luce e fissando la nube nera che aveva avvolto la Squadra d'Inquisizione, che ancora strillava ed imprecava a voce alta.
« Chi diavolo sei? »
« PACIOCK! QUEL DANNATO PACIOCK! »
« Aspetta che usciamo da qui, infame! »
Con un sorrisino malefico, Seamus lasciò scivolare nella coltre di fumo denso che stava avviluppando i Serpeverde dei Detonatori Abbindolanti e in un attimo i nemici tossirono furiosamente, alternando un'imprecazione ad un incantesimo.
« ESERCITO DI SILENTE! »




Hannah Abbott stava percorrendo il corridoio del primo piano quando si ritrovò di fronte la Parkinson e la Bulstrode. A giudicare dai ghigni presenti sui loro volti allargati, sembravano entrambe molto contente di vederla e quel piccolo dettaglio non poteva significare nulla di buono. Hannah aveva passato la vita a fare finta di nulla quando i Serpeverde la prendevano in giro e fu con estrema audacia che le affrontò come non aveva mai fatto prima d'ora. Aveva paura ma non voleva che quel sentimento l'avviluppasse, la bloccasse in qualche modo, non voleva tradire la paura.
Era stufa di avere paura.
« Abbott. » la accolse la Parkinson, la bacchetta puntata su di lei e una mano su un fianco. « Mi stavo proprio chiedendo dove fosse l'innamorata del capo dei babbei. Quel Paciock ci ha davvero fatti arrabbiare, lo sai? »
Hannah arrossì. « Che diavolo vuoi? »
« Solo vendicarci per il torto subito. » la Parkinson venne avanti, afferrando Hannah per un braccio. « Non ci scapperai, Abbott! »
« Lasciami andare! Lasciami andare subito! » la paura non l'aveva bloccata ma l'aveva fatto la Parkinson e lei non poteva far nulla, solo chiamare a gran voce il nome dell'amato sperando che corresse in suo aiuto come aveva sempre fatto. « Neville! NEVILLE! »
Millicent Bulstrode le piantò una mano sulla bocca ma Hannah non smise di urlare e divincolarsi dalla presa ferrea della ragazza. Neville non poteva sentirla, non sarebbe accorso per salvarla, e lei fisicamente era debole, non sarebbe mai riuscita a contrastare da sola le due Serpeverde. Cercò in tutti i modi di recuperare la bacchetta dalla tunica ma la Bulstrode gliel'aveva confiscata in fretta, calcolando ogni cosa.
« Un giretto dai Carrow, Abbott? »




Hannah uscì dall'aula dei Carrow piuttosto malconcia e stanca: era stato un interrogatorio breve ma intenso, che aveva incrinato follemente il sistema nervoso della ragazza. I due Mangiamorte volevano informazioni su Neville, informazioni che Hannah non aveva dato sotto tortura e neanche se l'avessero torturata per tutto il giorno. Sarebbe morta piuttosto che rivelare informazioni su di lui, sarebbero passati sul suo cadavere.
« Tuo padre sembra molto affranto dalla situazione che sta vivendo il castello, vero? » aveva detto Alecto, canzonandola. « Gli abbiamo detto di mettere la bocca al suo posto quando parla di noi, che ti avremmo fatto del male esattamente come ne facemmo alla stramba Lovegood. Speriamo che questo lo calmi, sembra parecchio agitato il caro Abbott. »
Hannah si costrinse a fare un profondo respiro mentre percorreva velocemente il corridoio con il solo desiderio di rinchiudersi nel suo dormitorio senza più riemergere, di giacere nel baldacchino e attendere il giorno successivo. Il pensiero che suo padre rischiava la pelle lì fuori le metteva addosso una certa ansia, che non riusciva comunque ad abbattere. Era preoccupata, dannatamente preoccupata per la sua famiglia e per il suo amato... come avrebbe dovuto agire per non sentirsi costantemente inutile?
Sembrava valesse meno di zero...
Una mano l'aveva afferrata improvvisamente per un polso e l'aveva trascinata dietro un arazzo. Hannah stava per lanciare un urlo quando la mano di Neville salì sulla sua bocca e la ragazza capì, rilassandosi in un botto solo osservando gli occhi nocciola del Grifondoro. Entrambi, con un lieve rossore in zona gote, si resero conto di essere vicinissimi l'uno all'altro, che li divideva solo un palmo invisibile.
« Scusami per questo improvviso rapimento. » disse Neville, allontanandosi dal volto della ragazza nonostante le sue rosee labbra gli sussurravano qualcosa che il ragazzo si rifiutava di cogliere. « Susan mi ha detto che i Carrow ti stavano interrogando, che l'aveva sentito dire in giro. Era sconvolta così sono corso a cercarti... »
Hannah fece un lieve sorriso affranto. « Sì, mi stavano interrogando. »
« Cosa ti hanno chiesto? »
« Volevano informazioni su di te e la mia famiglia. » disse la ragazza, abbassando lo sguardo con un certo disagio: aveva pianto moltissimo in presenza dei Carrow, si era mostrata piuttosto debole ai loro occhi. « Naturalmente, non ho riferito nulla. »
« Lo so, non avevo alcun dubbio. » rispose Neville, scompigliandosi i capelli con un gesto nervoso; lui e Hannah condividevano davvero un piccolo spazietto e se il ragazzo fosse stato abbastanza audace, con un passo in avanti sarebbe riuscito a rubarle un bacio a fior di labbra. « Cosa mi dici della tua famiglia? »
« Mio padre si trova ancora in pericolo. Sai, dalla morte di mia madre lui non... beh, vorrebbe portarmi via da qui. Ha paura per me. »
Neville stava combattendo per mostrarsi forte di fronte a lei in quel momento. « Comprendo. »
« I Carrow mi hanno chiesto dell'Esercito di Silente, di te, specialmente... »
Neville fece uno sbuffo, il cuore che batteva all'impazzata per quella estrema vicinanza con la Abbott. « Non voglio tu sia in pericolo a causa mia. Lo sono io, e questo basta. »
Hannah assunse una smorfia spaventata. « In che senso? »
« Nel senso che loro fanno sul serio e te l'hanno dimostrato interrogandoti, non hanno timore di torturare le persone che amo di più per arrivare a me. Sanno che ci sono io dietro tutto questo, vogliono eliminare il perno della ribellione. »
L'espressione atterrita sul viso della ragazza sparì, lasciando spazio alla determinazione e anche all'imbarazzo per le parole che il ragazzo aveva appena pronunciato: non poteva credere che era risultata una delle persone più care a Neville Paciock, si sentiva onorata, meno inutile al mondo.
« Non ti elimineranno. Non lo permetteremo mai. »
« Loro sono davvero furiosi con me, hanno capito che sono io il capo e stanno tentando di fermarmi senza dover versare troppo sangue puro. »
« Cosa ti hanno fatto, Neville? »
« Hanno minacciato la nonna. Ma la nonna è fiera di ciò che facciamo, non vuole che io smetta, vuole che continui anche se significherebbe metterla in pericolo. Ho fatto tanto per meritarmi la sua stima, non posso deluderla. Capisci? »
« Capisco. E noi siamo con te. » Hannah prese la mano di Neville, per la prima volta in vita sua si sentiva completamente sicura di quello che diceva, in quel momento si sentiva come se valesse qualcosa. « Io sono con te. »
Neville sentì una strana sensazione all'altezza del petto, come se qualcosa nello stomaco si stesse svegliando. Riuscì a ricambiare la stretta di mano della ragazza nonostante un formicolio si era impadronito di lui, bloccandogli tutto il corpo come se fosse circondato da funi invisibili e strette, soffocanti.
« Sei una persona buona e leale, una vera Tassorosso. Tosca sarebbe fiera di te, Hannah. Ho sempre creduto di essere un Tassorosso anch'io... »
Era la prima volta che lo diceva a qualcuno, sebbene le persone avessero passato la vita a ripetergli che il Cappello Parlante con lui aveva sbagliato, che non aveva nulla che richiamava alla Casa dei coraggiosi di cuore.
« C'è un motivo per cui sei stato smistato nei Grifondoro! Senza di te la ribellione non sarebbe andata avanti. » disse Hannah, con fierezza ed emozione. « Sei stato parte fondamentale della ribellione. Le tue migliori amiche adesso non ci sono eppure stiamo ancora combattendo. Sei un vero Grifondoro, Neville, non dubitare di questo. »
Neville non sapeva cosa dire, si sentiva incredibilmente intorpidito dalla presenza e dalle parole di Hannah. Lo stesso formicolio continuava ad addormentargli il corpo ma qualcosa in lui stava scattando, come una molla, un innesco, qualcosa che gli diceva che quella era l'ultima occasione per lui per farlo.
I due si guardarono e Neville cedette: doveva dimostrare a se stesso in quel momento di essere un vero Grifondoro, doveva dimostrarsi che almeno una volta nella vita era riuscito a fare qualcosa di buono...
Senza dire una parole, si avvicinò alla labbra di Hannah e la baciò.




Neville camminava nei corridoi trascinandosi i piedi e con la testa completamente fra le nuvole. Se qualcuno fosse piombato su di lui in quel momento, il ragazzo non avrebbe opposto alcuna resistenza e, probabilmente, non si sarebbe neanche accorto che qualcuno lo stava attaccando. Aveva il sapore di Hannah sulle labbra, non riusciva a credere di aver fatto il passo più lungo della gamba... di averlo davvero fatto. Lui, che non aveva quasi mai rivolto la parola ad una persona di sesso femminile in vita sua, aveva baciato Hannah Abbott, la ragazza di cui era innamorato da secoli.
Non ci credeva, le ore passate nelle serre erano niente in confronto a quello che aveva avuto l'audacia di fare poco prima. Era fatta, Hannah aveva risposto al bacio: forse sarebbero stati insieme, avrebbero combattuto fianco a fianco. Ma non era quello il momento di pensare al futuro, la cosa principale era stata riuscire a baciare Hannah e a non essere calciato via, non aver ottenuto una negazione da parte sua.
Era la sua vittoria, in quel momento.
Le voci rimbombanti di Seamus, Calì e Lavanda lo riportarono alla realtà. Seamus gli correva incontro con un giornale e una piccola lettera stretta tra le mani e una strana sensazione si impadronì di Neville, come se in quel momento Hannah non esistesse, come se esistesse solamente la guerra che avrebbe dovuto affrontare.
« Cosa succede? » fece il ragazzo, stralunato.
« Oh, non ci crederai! » esordì Seamus, trascinando l'amico lontano da occhi e orecchie indiscrete e nascondendosi dietro ad un arazzo di Grifondoro. « Non vedo l'ora di vedere le facce dei Carrow quando lo sapranno... ah, a proposito, hai trovato Hannah? Come sta? »
« Chi? » rispose in tutta fretta Neville, una nota di panico nella voce che quasi lo tradì. « Ah, ehm... sta bene, certo, come no. »
« L'hai trovata? » insistette Calì, confusa.
« Hannah? Sì, l'hanno interrogata per poco ma si sta riprendendo. »
Calì e Lavanda si scambiarono uno sguardo complice; quest'ultima chiese, cercando di trattenere invano un risolino malizioso: « Tutto bene a te, invece? »
« A me? Oh, sì, benissimo. Nel senso... sì, normale. Bene. Quali notizie ci sono? »
Aveva parlato senza riprendere fiato e con una strana vocina acuta di chi aveva qualcosa di importante da nascondere. Seamus, comunque, non ci stava badando come ci stavano badando Calì e Lavanda: voleva che l'amico prestasse particolare attenzione alla prima pagina del giornale ma, prima ancora, voleva tranquillizzarlo con una lettera che aveva trovato in dormitorio.
« Da parte di chi? » chiese Neville, interdetto e col cuore che batteva all'impazzata.
« Tua nonna. »
Con mani tremanti, il ragazzo scartò velocemente la lettera, quasi aspettandosi qualcosa di orribile. Avrebbe potuto riconoscere la calligrafia sghemba di nonna Augusta da metri di distanza, la stessa che continuava a rassicurarlo da quasi un anno.

« Caro nipote,
spero tu stia bene. Ti scrivo per dirti che hanno mandato degli Auror in casa nostra per farmi del male. Inutile dire che hanno fallito miseramente. Sono riuscita a scappare senza riportare gravi ferite, pessima scelta per loro pensare di mandare due Auror non particolarmente potenti. Adesso sono scappata, non posso dirti dove mi trovo nel caso la lettera venga intercettata, ma sto bene.
I tuoi genitori sarebbero fieri di te esattamente come lo sono io. Resisti. »


I tre amici, che stavano seguendo la lettura insieme a Neville, alzarono gli occhi su di lui con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Il ragazzo, dal suo canto, non poteva non provare affetto per la vecchia nonna e ringraziare che stesse bene, che fosse forte proprio come lo era stato suo padre Frank e sua madre Alice quando furono torturati in cambio di informazioni. Seamus gli stava battendo una mano sulla schiena: aveva saputo solo due anni prima dalla sua famiglia che i genitori di Neville erano stati torturati fino alla pazzia da una Mangiamorte e che vivevano come vegetali nel reparto malattie permanenti. Il gesto di Hannah nei confronti di Neville gli era apparso come il gesto di protezione che i suoi genitori avevano condotto nei confronti del figlio e dei loro migliori amici.
« Grandiosa. » commentò Seamus, ammirato. « Davvero un fenomeno, sono contento sia sana e salva. Non potevo aspettarmi di meno dalla nonna di Neville Paciock! »
Neville arrossì e sorrise. « Smettila, Seamus. »
« Non fare il modesto e prendi questo giornale. Risate assicurate! »
Seamus porse la Gazzetta del Profeta all'amico e, con un sorriso, Neville lesse il contenuto:

ANZIANA SIGNORA AGGREDISCE DUE MEMBRI DEL DIPARTIMENTO AUROR E SI DA ALLA FUGA

La mattina del quindici aprile due inviati del Ministero stavano svolgendo dei controlli di routine nella zona del sud di Londra. La signora Augusta Paciock, senza ragione alcuna, ha attaccato violentemente i due Auror ed è scappata, non permettendo loro alcun controllo e ferendoli. John Dawlish, noto Auror e membro fidato del Ministero, è ancora ricoverato al San Mungo per una lesione causata dalla fattura della signora Paciock mentre Samuel Savage è stato dimesso poche ore fa dallo stesso ospedale.
Augusta Paciock è ora una ricercata. Si prega chiunque avvisti questa donna di contattare immediatamente il Ministero della Magia.
Foto di riconoscimento a pagina 3 del giornale.


Neville scoppiò a ridere, scambiandosi uno sguardo coi tre Grifondoro e consegnando il giornale a Calì, che lo ripose nella sua tracolla. « Non se l'aspettavano, eh? »
« Decisamente no! » rispose Lavanda, con una risatina trillante. « Nella Torre di Grifondoro non si parla d'altro, davvero, hai una nonna super cool! »
Neville fece un altro sorrisetto, decisamente più amaro, quasi ritornando serio. « Beh, immagino che i Carrow non saranno affatto contenti di vedermi, adesso. »

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Capitolo 21
*** La ribellione di Hannah e Seamus. ***


La ribellione di Hannah e Seamus.


Hannah si sentiva in una favola, una di quelle in cui il cavaliere bacia la sua dama prima della battaglia e la vince, restando con lei per tutta la vita. La sua mente era in balia dell'emozione, non riusciva a credere che Neville Paciock l'avesse davvero baciata. Non aveva mai creduto, neanche solo per un secondo, di piacere ad un ragazzo popolare e audace come Neville, si era sentita onorata quando tra tantissime ragazze affascinanti e in gamba il Grifondoro aveva scelto lei per uscire. Lui le aveva detto di essere cari amici, che era una sua grandissima amica... ma in quel momento che cosa erano? Quel bacio significava realmente l'inizio di qualcosa da costruire insieme?
Un futuro in cui c'erano soltanto lei e Neville si faceva largo nella testa della ragazza, un futuro lieto e spensierato... ma molto, molto lontano.
Con il cuore che ancora batteva, fece per tornare nella sua Sala Comune quando, passando per l'aula dei Carrow, udì le loro voci strascicate e rimase pietrificata dall'orrore: sentiva la felicità scivolare via come il vento tra i capelli, come se una grossa bolla fosse appena scoppiata tra le sue mani.
« Che diavolo significa, Alecto? »
« Quello che ti ho detto! Quella vecchia schifosa è riuscita a farla franca, tutti i maledetti giornali ne parlano! Significa che non abbiamo più nulla per fermare quel moccioso, con la vecchia al sicuro e lui convinto che noi non verseremo sangue puro. »
« Un sacrificio deve pur essere fatto... »
Hannah si sentì mancare e fu per mera fortuna che non crollò come una bambolina di pezza dinanzi la porta dell'aula dei due Mangiamorte. Avevano davvero attaccato la nonna di Neville ma lei era riuscita a scappare, non avevano più nulla per ricattarlo. I Carrow avevano ragione: in quel modo, il ragazzo non si sarebbe mai fermato, non aveva più nulla da perdere. Eccetto...
« Hai intenzione di uccidere il ragazzo? Dopo tutte le raccomandazioni del Signore Oscuro sul fatto di non uccidere i Purosangue? »
« Il Signore Oscuro capirebbe il motivo per cui lo faccio. »
Hannah respirava a fatica, il fiato mozzo e il petto compresso da un grosso macigno.
« Sei sicuro? »
« Che scelta abbiamo, Alecto? Farci mettere i piedi in testa da quei mocciosi dell'Esercito di Silente?! Potrebbe andare ad Azkban, se proprio non vogliamo disobbedire al nostro Signore ma quei ragazzini devono capire a cosa vanno incontro. Solo in questo modo la ribellione potrà essere soffacata: non abbiamo più scelte. Agiremo in questo modo! »
« Quando? »
« Il prima possibile! Anche adesso, se necessario! »
« Sì! Starà organizzando un tiro mancino con i suoi, no? Esattamente come ha fatto nei sotterranei! »
Hannah si sentì ghiacciare il sangue nelle vene e senza quasi respirare andò via in punta di piedi e, una volta seminata l'aula, corse a perdifiato, le lacrime agli occhi e il cuore che batteva velocemente come se stesse scandendo il tempo che restava a Neville. Non aveva dubbi su quello che aveva udito: l'avrebbero ucciso o l'avrebbero fatto i Dissennatori ad Azkaban. Con la testa che premeva e la paura nel cuore, vomitò dentro la prima armatura che si trovò di fianco e si asciugò la bocca secca con la manica. Era in condizioni pietose, non riusciva a credere che un attimo prima aveva baciato l'amore della sua vita vivendo un momento tanto meraviglioso quanto intenso e che neanche un minuto dopo lo stesso amore della sua vita stava andando incontro alla morte per mano dei due Mangiamorte.
Non doveva permetterlo. Si sarebbe frapposta tra loro e Neville, se fosse stato necessario, ma lui non sarebbe morto. Non riusciva neanche a formulare il pensiero di una possibilità, nella sua mente il loro futuro era stato scritto a caratteri cubitali dopo quel bacio.
Non sapeva come salvare il ragazzo... eppure c'era un modo per sparire da Hogwarts. I gemelli Weasley, due anni prima, erano riusciti ad evadere dal castello ma a quel tempo il territorio di Hogwarts non era controllato e circondato da Mangiamorte e Dissennatori, e correre nella Foresta Proibita sarebbe stato un vero e proprio suicidio. Come avrebbe fatto, allora?
La risposta le salì alle labbra prima che potesse pensarci.
Iniziò a correre furiosamente verso il settimo piano e, individuata la nuca di Neville nel corridoio in compagnia dei suoi amici Grifondoro, si lanciò verso di lui senza avere la forza di chiamare il suo nome, senza avere la forza di fare nulla se non precipitarsi dal ragazzo, che si era voltato udendo il rumore dei suoi passi frenetici.
« Hannah! » sorrise lui una volta che l'ebbe individuata, di un sorriso così limpido e bello che la ragazza quasi pianse al pensiero di non poterlo vedere più. « Hai letto il giornale, vero? Ho in mente qualcosa che non si scorderanno per il resto della loro... » si interruppe, notando che qualcosa non andava nel viso di Hannah, che sembrava come paralizzata. « Hannah, c'è qualcosa che non va? »
In tutta risposta, lei era scoppiata a piangere, abbracciandolo con una forza che il ragazzo non comprendeva. Non voleva lasciarlo ma dovette farlo, e non le importava neanche che l'avesse stretto in quell'abbraccio dinanzi a Seamus, Calì e Lavanda: in condizioni normali non l'avrebbe mai fatto. Non aveva tempo per sentirsi in imbarazzo, doveva avvertire Neville prima che fosse troppo tardi.
Neville si era scambiato uno sguardo atterrito con Seamus che, quella volta, non aveva trovato nulla di divertente nella situazione. Anche Calì e Lavanda parevano pietrificate: Hannah appariva mentalmente instabile.
« Devi andare immediatamente via! » esordì quest'ultima in maniera disperata, scrollando le vesti del ragazzo. « Li ho sentiti, fanno sul serio! Tua nonna sta bene ma tu devi andare via, Neville, vattene via da qui prima che ti prendano! »
Neville aveva sbarrato gli occhi, sconvolto. « Cosa hai sentito, Hannah? »
« Azkaban! Loro... tu morirai, Neville, vattene via. » era sotto shock.
Neville guardò gli amici, impanicato: era questione di tempo prima che i Carrow l'avrebbero trovato, non ci avrebbero messo molto. Ma cosa poteva fare per scampare alla loro furia? I due Mangiamorte l'avrebbero cercato fin sopra la Torre di Grifondoro, non aveva chance di vittoria contro di loro, non poteva smaterializzarsi e non poteva correre via da Hogwarts.
Si sentiva in trappola.
« Dobbiamo fare qualcosa! » si intromise Seamus, terrorizzato al sol pensiero. « La scuola sta finendo, questa volta non puoi rischiare sul serio! Ti uccideranno, e lo faranno, Neville, non hanno più come ricattarti. »
« Avevamo detto che avremmo combattuto insieme, non puoi sacrificarti ai Carrow. » disse Calì sconvolta, mentre il cervello di Neville lavorava velocemente.
« Troveremo un modo per... »
« Ma certo! » aveva urlato Neville, battendo furiosamente un piede a terra e sentendosi illuminato. « La Stanza delle Necessità! L'unica che esaudisce i desideri di chiunque, l'unica in grado di darmi la giusta protezione, la stanza impenetrabile per loro! Quella che ha tutto ciò che serve a chi la cerca... ma proprio tutto! »
Hannah fissava Neville con cuore sprizzante di gioia nonostante lo shock: anche lei aveva pensato alla Stanza.
« Loro non sanno in cosa si trasformerà la stanza, non possono accedervi. » aveva completato il ragazzo, speranzoso.
« Geniale! » esclamarono Seamus, Calì e Lavanda.
« Ma non posso lasciarvi qui e... »
« Vogliono uccidere te, non noi. » aveva osservato Seamus. « Noi ce la caveremo, amico, fidati. »
Ma Neville stava guardando Hannah, la sua amata, incapace di levare lo sguardo dai suoi occhi profondi. « Non posso... »
« Sì che puoi, Neville, noi siamo con te! Manca poco, loro... stanno arrivando. » disse in un sussurro Hannah, ricacciando indietro le lacrime: doveva essere forte per lui, in quel momento, non doveva permettere che la tristezza prendesse il sopravvento.
Neville intercettò lo sguardo comprensivo di Seamus e l'amico annuì, facendogli un cenno urgente di andare via. Con una rapida occhiata al volto determinato di Hannah Abbott, il ragazzo corse via dalla parte opposta ai quattro, lasciandosi alle spalle la ragazza che amava e i suoi amici Grifondoro, diretto nella Stanza delle Necessità.




Col cuore pericolosamente in gola, Neville si diresse in tutta fretta verso la nuda parete della Stanza. Stava pensando a tutti, in particolar modo ad Hannah, che era rimasta sconvolta da quello che aveva udito. Non era da lui scappare ma doveva farlo: quella non era la fuga di un codardo, era la fuga di un eroe che aveva deciso di salvarsi la pelle per poi ritornare sul campo di battaglia al momento opportuno.
Il suo unico pensiero era cosa sarebbe potuto accadere ad Hannah, Seamus e gli altri membri dell'Esercito durante la sua assenza. I Carrow li avrebbero torturati per estorcere loro informazioni su di lui? Sicuramente. E come poteva lui, Neville, sopravvivere con quel senso di colpa fino alla fine della scuola? Ma doveva farlo, non poteva rischiare di morire: non dinanzi agli occhi del suo Esercito, non per mano dei Carrow.
Se proprio doveva morire, l'avrebbe fatto in guerra, non inseguito da due sciocchi Mangiamorte.
« Mi serve un posto per nascondermi dai Carrow, un posto in cui nessun sostenitore dei Carrow riesca ad entrare. » stava pensando Neville intensamente, evocando la porta della Stanza in un baleno e scivolandoci in maniera veloce all'interno.
Quando entrò lì dentro rimase sbalordito dallo stupore: la stanza era diversa da quelle che aveva visto fino a quel momento, piccola e accogliente, l'interno somigliava ad una casa sull'albero particolarmente lussuosa, niente a che fare con la stanza grezza che l'Esercito di Silente utilizzava per le riunioni. Sul fondo c'era anche un'amaca e un arazzo di Grifondoro: sembrava fatta per lui.
« Casa. »




« Lo abbiamo cercato per tutto il castello, Severus, nessuna traccia! »
« Continuate a cercare. » fu la risposta di Severus Piton alla reazione disperata di Alecto.
« Severus, te lo dico io: il ragazzo si trova nella base dell'Esercito di Silente, qui nel castello! » insistette il Carrow, guardando la sorella come se sapesse perfettamente a cosa stesse pensando. « Devono averlo avvertito che avevamo cattive intenzioni. »
« Dovreste imparare a non sbandierare gli affari privati, allora. » disse Piton, freddamente. « Andate. »
« Ma... » cominciò Alecto, sconvolta.
« Andate. » concluse Severus Piton, dando ai suoi insegnanti le spalle.
Entrambi obbedirono, irritati dalla situazione in cui, purtroppo per loro, erano immersi fino al collo.
Amycus fu fuori dall'ufficio del Preside in un attimo e proruppe tutta la sua frustrazione su un'armatura lì vicina, illuminandosi di colpo. « La ragazza, Alecto, dannazione! È tutto chiarissimo! È stata l'ultima ad uscire dalla nostra aula dopo la tortura, deve essere stata lei ad aver origliato la nostra conversazione sul ragazzo. »
« Dobbiamo intervenire subito. »




Due giorni dopo la fuga dell'amico, Seamus si sentiva agitato come non lo era mai stato. Fino a quel momento era sempre stato la forte spalla di Neville Paciock ma ora che il ragazzo era stato costretto a nascondersi la guida dell'Esercito di Silente andava a Seamus, e quello significava accettare il tutto con le conseguenze. Non aveva paura, ma si sentiva comunque frenetico: il pensiero della furia dei Carrow che avevano sicuramente compreso il piano di Neville non lo faceva stare bene. Il pensiero che l'intero Esercito avrebbe ricevuto torture e punizioni era incombente.
Loro sapevano, avevano controllato il castello da cima e fondo... la loro rabbia alla scomparsa definitiva di Neville non sarebbe stata un bello spettacolo.
« Sei pronto, Seam? » chiese Lavanda, il giorno della lezione con Alecto.
Seamus annuì. « Sono nato pronto. »




Nella classe regnava il silenzio più assoluto e teso che potesse mai incombere in una stanza, non si sentiva volare una mosca, i respiri quasi mozzi, all'erta da eventuali attacchi. Si sentivano come in gabbia ma avrebbero combattuto fino alla fine, non avrebbero mai fatto la spia. Seamus e gli altri sarebbero morti piuttosto che tradire un loro amico, il posto vuoto accanto a lui dove avrebbe dovuto esserci Neville sembrava emanare una certa engergia, come se lo spirito del ragazzo fosse lì ad infonder loro forza. Alecto Carrow guardava con malignità quel posto vuoto, alternando il suo sguardo dalla sedia a Seamus, quasi ridacchiando; i Serpeverde sembravano più battaglieri che mai.
« Finnigann. » l'aveva chiamato in un sussurro Tiger, scoprendo i denti larghi e mettendo in ascolto i suoi compagni mentre Alecto era alla cattedra a sistemare le sue scartoffie prima della fine della lezione. « Il tuo amichetto ganzo se l'è battuta in ritirata? Troppa paura di rimanerci secco, vero? »
La Parkinson diede una risatina acuta. « Sarà inciampato e morto nel percorso, probabilmente! » disse, facendo ridere gli altri Serpeverde e scatenando una reazione di ira da parte di Seamus, che rovesciò una boccetta di inchiostro a terra.
« Idioti schifosi. » rispose, a denti stretti. « Vedremo quanto riderete alla fine, quando sarete voi a rimanerci secchi. »
« Prima di concludere la nostra lezione, vorrei fare un avviso. » annunciò improvvisamente la Carrow, zittendo le risatine malevoli dei Serpeverde e le minacce tra il suo allievo prediletto e Seamus. Quest'ultimo lanciò uno sguardo di intesa con Lavanda e Calì, sapendo esattamente dove voleva andare a parare la Mangiamorte: aveva atteso quel discorso dall'inizio della lezione ma immaginava che Alecto volesse preparare un gran finale. « Dunque, c'è stato qualcuno in questi giorni che ha voluto fare il furbo con noi. » i sorrisetti dei Serpeverde si allargavano ad ogni parola pronunciata da Alecto: anche loro sapevano cosa stava per accadere. « Qualcuno che l'ha passata liscia moltissime volte. Vi ricordo il regolamento della scuola, quello di non alimentare le rivolte, di non essere omertosi. La scuola, come sapete, ha a disposizione mezzi elevati per la sicurezza degli studenti e, in caso di fuga, i ribelli sarebbero stati intercettati da persone specializzate e Dissennatori presenti in tutto il perimetro. Mi chiedo, signor Finnigann. » Alecto si era avvicinata pericolosamente a lui. « dove diavolo si trova quel ribelle schifoso di Neville Paciock? »
Seamus riusciva a vedere ogni dettaglio del suo viso e sentiva il suo respiro pesante sul volto gonfio. « Non lo so. » rispose immediatamente, con uno sguardo di sfida che andava oltre la sua domanda, quasi come il desiderio di prevalere su di lei.
La bacchetta di Alecto sferzò il viso del ragazzo senza pensarci due volte, procurandogli un taglio profondo. « BUGIARDO! »
Calì e Lavanda si strinsero la mano, tremando, ma Seamus non aveva battuto ciglio: era deciso ad apparire divertito dalla situazione che si trovava ad affrontare, quasi come se avesse il coltello dalla parte del manico. Alecto stava facendo una smorfia e i volti dei Serpeverde erano turbati, avevano smesso di sorridere.
« L'ha detto lei, professoressa: l'avrebbero intercettato. »
« Fuori dalla scuola, Finnigann. » rispose Alecto, in un borbottio appena accennato e con gli occhietti stretti in due fessure.
« Siete lei e suo fratello i responsabili della sicurezza, vi ricordo. » ci tenne a rimbeccare Seamus, spavaldo.
​Alecto fece nuovamente roteare la bacchetta mentre Calì e Lavanda protestavano per l'ennesimo taglio procurato a Seamus. « Te lo ripeto per l'ultima volta: dove si trova Neville Paciock? Come si accede alla base nascosta dell'Esercito di Silente? »




Hannah non aveva mai vissuto notti più funeste di quelle che susseguirono la fuga del suo amato. Nei suoi sogni i Carrow erano ancora più perfidi e micidiali, tentavano di uccidere Neville a tutti i costi e lei non poteva far nulla, solo guardare impotente e urlargli di scappare. Le sembrava di vivere un incubo, dopo la scomparsa della madre aveva paura di perdere tutte le persone a lei più care, aveva paura di vedere morire dinanzi ai suoi occhi le persone amate. I suoi sogni erano così vividi che in quei due giorni aveva preferito non dormire per non rischiare di svegliare mezzo castello con le sue urla ma il tanto temuto giorno della lezione di Arti Oscure era piombato su di lei a peso morto, esattamente come un brutto incubo.
L'aria che si respirava all'interno dell'aula era tesa ma i Tassorosso e i Corvonero sembravano combattivi e per nulla inclini a darla vinta ai Carrow. Stranamente, la lezione andò avanti in maniera del tutto tranquilla, senza nessuna provocazione, nessuna tortura, ma c'era una strana luce negli occhi del Mangiamorte... qualcosa che mise in guardia Hannah per tutta l'ora di lezione.
« La lezione finisce qui. » disse al suono della campanella Amycus, tradendo una nota eccitata nel tono di voce. Susan stava facendo un gran sorriso ad Hannah quando il Carrow, con un sorriso che lasciava trasparire tutta la malignità, parlò di nuovo con voce decisamente più eccitata di prima: « Non per te, Abbott. »
Hannah guardò impotente i suoi compagni Tassorosso e Corvonero prima di fare loro cenno di andare via. Justin e Ernie erano spaventati, se con loro ci fosse stato Michael sarebbe stato diverso: lui avrebbe dato più forza ai ragazzi, avrebbe fatto qualcosa, impedito che la loro compagna restasse da sola col Mangiamorte. Le gambe di tutti erano pietrificate dall'orrore, le loro voci strozzate ed incapaci di dire qualcosa.
Qualunque cosa il Carrow volesse da Hannah, dovevano intervenire.




« Allora, Finnigann? » stava incalzando Alecto Carrow, ignorando il suono della campanella mentre Lavanda e Calì erano in piedi a tenerle testa, intercettate dai Serpeverde che avevano puntato le bacchette contro di loro.
« Non so di cosa lei stia parlando. » rispose Seamus, imperturbabile.
Il ragazzo sentiva che le sue convinzioni sarebbero presto crollate ma doveva continuare su quella traiettoria, doveva far finta di nulla, far finta che si trovava una spanna sopra i Carrow e che aveva la situazione in pugno nonostante non fosse affatto così. Doveva continuare a mentire, a guadagnare tempo per pensare a cosa dire, a come uscirne fuori in maniera pulita. Sorridere, continuare a sorridere in modo da innescare una reazione instabile da parte della Mangiamorte, confonderla.
Stava andando bene: doveva solo resistere.
Alecto stava cascandoci in pieno, quasi impaurita dalla situazione in cui si trovava, come se Paciock potesse spuntare da un momento all'altro insieme ad una schiera di Auror per farli fuori. Se c'era qualcosa che infastidiva i Mangiamorte era non riuscire a tenere sotto controllo qualcosa: Neville Paciock era diventato una mina vagante nelle loro teste.
« FINNIGANN, TI ORDINO DI RISPONDERMI! » strillò Alecto, perdendo totalmente il controllo e respirando in maniera affannosa.
« Ha detto che non sa di cosa lei stia parlando. » intervenne Lavanda determinata, comprendendo il piano di Seamus e tentando di sorridere.
« Taci, Brown, nessuno ha interpellato te! » esordì la Parkinson, la faccia da carlino tesa e contratta.
Ma la Mangiamorte quasi non udì le parole scambiate dalle due: aveva occhi solo per il ragazzo, che in quel momento ridacchiava. « Finnigann, te lo ripeto per l'ultima volta o per te ci saranno gravi conseguenze. »
Seamus ridacchiò sonoramente; Calì intervenne con forza, annuendo in direzione di Lavanda e sorridendo: « Non sappiamo di cosa lei stia parlando, professoressa. »
Per la prima volta, Alecto distolse l'attenzione dal ragazzo, guardando le due Grifondoro. Aveva le mani nei capelli, sembrava stesse uscendo fuori di testa. « Ora basta! Basta! Pretendo... »
Ma prima che potesse pretendere qualunque cosa, nel corridoio esplose il caos.




« Sono sincero con te, ragazzina, i miei compari Mangiamorte non ci hanno messo molto a far fuori tua madre. Potrei fare lo stesso con te se non mi rispondi. »
Il Carrow fissava Hannah Abbott con un certo odio, tenendole fortemente testa nonostante la sua stazza non fosse delle migliori. Non era molto alto e possente ma agli occhi della ragazza pareva una torre che non sarebbe riuscita ad abbattere facilmente, una torre che sarebbe crollata su di lei se non fosse stata abbastanza scaltra da evitarla.
Hannah tentava di darsi una controllata ma era troppo spaventata per parlare, il cuore batteva come non mai. Volevano farla fuori esattamente come volevano fare con Neville: lei aveva salvato il ragazzo, e ne stava subendo le conseguenze. Non era pentita di quello che aveva fatto, l'avrebbe fatto mille volte ancora, avrebbe fatto di tutto per lui... ma ci sarebbe stato qualcuno a fare qualcosa per lei? Non era mai stata una strega particolarmente dotata, anche se gli altri avrebbero detto che la sua magia era sottoposta a continue insicurezze, e non sarebbe riuscita a battere un Mangiamorte per salvarsi la vita da sola.
Sentiva che le lacrime l'avrebbero tradita come sempre... e fece una grande fatica per trattenersi: doveva essere forte.
« Rispondimi, Abbott: dove si trova Neville Paciock? » chiese astiosamente Amycus, con una vena che pulsava nella tempia e la bacchetta pronta tra le solide mani.
« Non lo so. » rispose Hannah, decisa.
« Non farmi perdere altro tempo, ragazzina. Dimmi dove si trova e io ti lascio andare, senza farti alcun male. »
« Non lo so e se anche lo sapessi non lo direi mai! » urlò la ragazza, alzandosi dalla sedia con una smorfia di disgusto per l'uomo.
Quest'ultimo l'aveva afferrata per la gola senza troppo preavviso, sbattendola in maniera burbera contro il muro di pietra. Le lacrime per il dolore e la frustrazione cominciarono a rigarle il viso mentre si divincolava con forza, urlando e calciando ogni centimetro del Mangiamorte che riuscisse a colpire, sperando di fargli più male possibile.
« Ti ordino, Abbott, di dirmi esattamente dove si trova quel figlio di puttana! Sappiamo benissimo che hai origliato tu la conversazione tra me e Alecto, che sei stata tu ad avvertire quel dannato Paciock! »
Hannah annuì in maniera frenetica, incurante di quello che le sarebbe capitato: sentiva una scarica di adrenalina nel corpo, si sentiva utile, letale, come non lo era mai stata in tutta la sua vita, il pensiero di essere servita a qualcosa, di aver dato motivo di preoccupazioni e frustrazione ai Carrow era come un canto di Fenice. « Sì, sono stata io, lui vi ha messi nel sacco! Io vi ho messo nel sacco! »
Il viso di Amycus era diventato una maschera di ira funestra mentre premeva con forza la gola della ragazza. « DOVE DIAVOLO SI TROVA QUEL FIGLIO DI PUTTANA, ABBOTT?! »
Hannah scosse violentemente il capo e prima che l'uomo potesse arrivare a torturarla, dall'altro lato della porta qualcuno stava chiamando il suo nome, forzando la maniglia che era sigillata con un incantesimo. Il Carrow aveva dimenticato di insonorizzare la stanza, le urla di Hannah si sarebbero potute sentire fino alla Torre Nord.
« RISPONDIMI SUBITO! »
« Mai, non saprete mai dove si trova! » insistette Hannah testarda, quasi vendicativa, sadica. « L'ho avvisato e l'ho salvato da voi, e adesso lui torna a vendicarsi e mandarvi a calci in culo dalla nostra amata scuola, brutti stronzi! »
« Tu, schifosa... » il Mangiamorte si interruppe, affannato dall'affronto subito: nel corridoio era scoppiato il caos.




Alecto strillò, precipitandosi fuori l'aula con la Squadra d'Inquisizione al suo seguito, a cui aveva ordinato di setacciare la zona per trovare i colpevoli della rivolta in corso. Seamus aveva afferrato le due amiche per la manica e aveva seguito la Mangiamorte fuori, notando che tutte le finestre del corridoio erano state fatte scoppiare con un incantesimo bombarda e che si udivano ancora violenti boati fare eco nei corridoi. Non poteva essere una coincidenza, doveva essere successo qualcosa.
« Ha qualcosa a che fare con Neville, sono sicura. » disse Lavanda, guardandosi intorno ed evitando il vetro a terra. « Non possiamo semplicemente chiamarla coincidenza: lui sa che saremmo stati messi sotto torchio dai Carrow. »
« Non so, Lavanda, lui non rischierebbe la morte in maniera così stupida. » rispose Seamus, pensieroso.
« Forse sono stati... » cominciò Calì, ma un urlo l'interruppe.
« Seamus! SEAMUUUUUUS! »
Il ragazzo si voltò in tutta fretta, individuando una disperata Susan Bones che correva verso di loro. « Cosa sta succedendo, Susan? »
« Siamo stati noi, abbiamo creato un diversivo! Hannah... lei... Carrow sta... dobbiamo fare qualcosa! »
Il ragazzo si sentì precipitare il cuore: aveva capito dopo neanche un secondo cosa fosse accaduto. Il Carrow aveva preso Hannah e probabilmente la stava torturando brutalmente per estorcerle informazioni su Neville. I due fratelli dovevano aver capito che era stata lei a fare la spia, che lei aveva fatto sì che Neville si salvasse dalla loro furia. Doveva fare qualcosa per Hannah: lo meritava, e lo meritava anche Neville.
« Arrivano i Serpeverde. » disse Calì, sfoderando la bacchetta. « Dobbiamo combatterli. »
« Restate qui, io vado a salvare Hannah prima che sia troppo tardi. »
E senza voltarsi indietro, Seamus corse a perdifiato. Non sapeva neanche lui cosa fare e come salvarla ma in un modo l'avrebbe fatto, avrebbe trovato una maniera per salvare la sua amica dalle grinfie del Mangiamorte. L'Esercito di Silente non aveva un piano, stavano agendo per la prima volta senza un capo al quale obbedire, senza nessuno che prendesse le direttive, senza un punto di riferimento: stavano agendo col cuore, dettati solo dai sentimenti. Il Grifondoro fece capolino nel corridoio dell'aula in un batter d'occhio e rimase sconvolto da quello che si trovava di fronte: Amycus trascinava con lui Hannah, che si divincolava con forza.
« CI SIETE DENTRO FINO AL COLLO, VOI DUE! » urlò il Mangiamorte, tuonando rabbioso.
« Hannah! » esordì Seamus, tentando di avvicinarsi a lei. « Lasciala immediatamente, schifoso! »
« Non osare... Crucio! »
Seamus aveva schivato per un pelo l'attacco del Mangiamorte, avventandosi un secondo dopo a mani nude su di lui, gettandolo a terra e sferrandogli un poderoso pugno sulla faccia. « Un regalino da parte di Neville e di tutti gli studenti di Hogwarts! »
« Seamus! » esordì Hannah, sorpresa dal suo intervento.
Seamus fu scaraventato a faccia a terra dall'uomo ma con un altro gancio riuscì a divincolarsi, afferrando la ragazza per la manica della tunica. « Hannah, andiamo via! » disse, spiccando una furiosa corsa verso il settimo piano.
« NON CREDO PROPRIO! »
Seamus spinse Hannah da un lato giusto in tempo per evitare lo schiantesimo. Insieme corsero per il corridoio, seguiti dal Carrow che continuava a lanciare maledizioni a destra e manca. Sembrava un carrarmato impazzito, pericoloso. Improvvisamente, i due ragazzi si trovarono dinanzi al percorso Alecto e fu d'impulso che Hannah partì all'attacco: « Stupeficium! » mandando la donna a schiantarsi nella parete.
« COME OSIIIIIIII! »
« Bel colpo, Hannah! Lo stiamo seminando! »
Lei sorrise, continuando a correre insieme all'amico, in maniera più veloce.
« Crucio! » entrambi evitarono la maledizione di Amycus. « IMPEDIMENTA! REDUCTO! »
Qualcuno era piombato a terra... e fu Seamus a voltarsi. La sua compagna era a terra, in evidente stato di agonia. Il cuore del ragazzo stava precipitando: l'incantesimo del Carrow li aveva ostacolati e Hannah era piombata a terra tra i detriti delle finestre, tagliandosi il volto e il corpo con le lunghe lame affilate.
« Vai da Neville, corri da lui... » disse in un sussurro la ragazza, le lacrime che cominciarono a spuntare. « Salvati, siamo finiti entrambi... »
Seamus era disperato, non sapere cosa fare. « No, no! »
Un rumore di passi li interruppe: erano la professoressa McGranitt e Vitius, che destati dai forti boati accorrevano in soccorso di Hannah. Seamus si fece da parte e avrebbe giurato di aver visto la professoressa fargli un cenno di andare via ma lui non si mosse, voleva sapere cosa sarebbe accaduto alla sua compagna.
« La porteremo al San Mungo, Filius, non mi importa un'accidente di nessuno. »
Il cuore di Seamus stava urlando di gioia: la ragazza sarebbe stata al sicuro lì, sarebbe addirittura tornata a casa sua. Con un lieve sorriso ad Hannah, il Grifondoro annuì e col cuore meno pesante corse in direzione della Stanza delle Necessità.

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