You're never

di itspaola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***
Capitolo 33: *** 33 ***
Capitolo 34: *** 34 ***
Capitolo 35: *** 35 ***
Capitolo 36: *** 36 ***
Capitolo 37: *** 37 ***
Capitolo 38: *** 38 ***
Capitolo 39: *** 39 ***
Capitolo 40: *** 40 ***
Capitolo 41: *** 41 ***
Capitolo 42: *** 42 ***
Capitolo 43: *** 43 ***
Capitolo 44: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** 1 ***


You're never

 

"Matt, che stai facendo? Dai, andiamo che papà ci aspetta" Harry guardò per l'ennesima volta l'orologio al polso e sbuffò, non vedendo il suo bambino uscire dalla sua stanza. "Matt!" continuò a chiamarlo, spazientendosi.

"Starà giocando sicuramente alla playstation" lo informò Skylar, sghignazzando, portandosi subito dopo le manine davanti la bocca. Skylar amava vedere il fratello maggiore nei guai. Harry abbassò lo sguardo verso la sua bambina e annuì, cominciando a camminare verso la stanza di Matt, per poi aprire la porta e osservare il figlio mentre spegneva, appunto, la play.

"Eccomi, papà!" sbuffò il piccolo, rispondendo a un urlo sottinteso da parte del padre. Poggiò il joystick sul mobile, stando attento a non intrecciare il filo nero, e raggiunse suo padre. "Possiamo andare!"

Dopo nemmeno cinque minuti erano tutti e tre seduti in macchina, Harry al volante e i due bambini nei sedili posteriori. Arrivarono subito allo stadio della città dove si sarebbe tenuta una partita di calcio: Harry era emozionato. Amava ammirare Louis in pantaloncini e t-shirt, correre per il campo e magari fare goal. Era consapevole del fatto che Louis fosse uno dei più bravi calciatori presenti lì in città e appunto per questo era stato nominato capitano della squadra.

Quando Harry aveva iniziato a frequentare Louis, quest'ultimo era già un calciatore abbastanza famoso in città, sia per il suo fascino ma soprattutto per la sua bravura nel calciare un pallone. Si erano incontrati così, per caso, dentro ad un bar. Harry non era un amante del calcio, di conseguenza non seguiva gli andazzi delle varie squadre. Louis aveva urtato per sbaglio la custodia della macchina fotografica di Harry e l'aveva fatta cadere a terra. Il calciatore, mortificato, si era subito precipitato a raccoglierla e a porgerla al proprietario con tanto di scuse. Il riccio, spaventato dal fatto che la sua piccolina si fosse rotta, si affrettò ad aprire la custodia, a prendere tra le mani la macchina fotografica e ad accenderla. Sospirò felice di poter continuare ad usarla, anche perché quell'aggeggio con cui il riccio lavorava non era di certo costato poco. Così il liscio per scusarsi aveva offerto al riccio una tazza di cioccolata calda e in quell'esatto momento, Louis era rimasto colpito dagli occhi smeraldini di Harry. Da quel piccolo incidente, i due continuarono a vedersi e a frequentarsi, a parlare di se stessi, delle loro passioni e dei loro lavori, non nascondendo -alla fine- un interesse reciproco e ricambiato. Il loro amore cresceva giorno dopo giorno, tanto che dopo cinque anni era sfociato in un meraviglioso matrimonio. Avevano deciso di prendere un appartamento abbastanza spazioso e sobrio nella periferia di una Londra caotica e rumorosa. La convivenza andava di bene in meglio, ma spesso sentivano che quel silenzio assordante in casa doveva essere sostituito con altro.

Così dopo nemmeno un paio di mesi si erano decisi ad adottare un bambino, Matthew. Quest'ultimo, nemmeno a farlo apposta, sembrava essere Louis in miniatura: aveva i capelli castani, gli occhi di un azzurro cristallino, un carattere esuberante e, crescendo, aveva coltivato la stessa passione di papà Louis. Tra pannolini, giocattoli e pappine, però, Louis continuava a giocare a calcio ed Harry -quando poteva- andava a scattare qualche foto in giro, per guadagnare qualche soldo.

Qualche anno dopo adottarono Skylar, una bambina dolce e paffutella, dagli occhi verdi e i boccoli biondi. Aveva un carattere tranquillo, era molto silenziosa e mangiava troppo. Era così attaccata a papà Harry, desiderava sempre la sua presenza, tanto che il riccio, per prendersi totalmente cura della piccola, aveva rinunciato a malincuore il suo lavoro. In compenso però, Louis era stato nominato capitano della squadra e diventava di giorno in giorno sempre più famoso. Una cosa che però Louis aveva chiesto gentilmente a tutti i paparazzi che lo seguivano dalla mattina alla sera era stata quella di lasciar perdere la sua vita privata.. e così stranamente era stato, o almeno così sembrava.

 

"Guarda quante persone, papà!" esclamò Matt, dopo aver visto tutte quelle persone messe in fila per entrare dentro lo stadio per assistere alla partita della loro squadra preferita. La fortuna di essere il marito di un calciatore famoso era quella di poter entrare allo stadio, senza fare la fila.

Harry annuì felice al bambino e, tenendo Skylar per mano, si affrettò ad entrare e a salire le scale per prendere i loro tre posti in tribuna. Il riccio osservò felice le tribune riempirsi a poco a poco: la squadra in cui giocava Louis meritava tutto quel successo.

"Guarda papi" urlò Skylar entusiasta, prolungando la i e indicando il campo "C'è papà lì!" era felice di vederlo.

"Si! Stanno per cominciare a giocare!" rispose quindi Harry, sorridendo e accarezzandole i lunghi boccoli biondi. 
Louis, dal campo, alzò lo sguardo verso le tribune per cercare la sua amata famiglia. Così Harry alzò le braccia per farsi vedere e Louis gli fece ok con una mano, per fargli capire che li aveva visti e poi mandò un bacio volante ai due bambini. Louis era emozionato: in realtà lo era sempre, ma in quell'occasione lo era ancora di più.. proprio come tutte le volte in cui Harry e i suoi piccoli tesori andavano a sostenerlo durante un match.

I giocatori si disposero lungo una riga immaginaria e iniziarono a cantare gli inni di entrambe le squadre, mentre Harry dalla tribuna tirava fuori dalla custodia il suo piccolo gioiellino.
L'arbitro fischiò l'inizio della partita, Louis cominciò a calciare il pallone verso un suo compagno di squadra ed Harry a scattare una lunga serie di foto.

 

"Abbiamo vinto, papà!" esultò Matt, che si alzò dalla sua postazione e buttò le braccia verso l'alto. Louis aveva segnato l'ultimo goal, un calcio di punizione. L'adrenalina era a mille: Louis prima di calciare aveva preso la sua collana da sotto la maglietta -che aveva una H come ciondolo-, l'aveva baciata, poi aveva chiuso la mano destra in un pugno, baciata pure quella e aveva indicato la sua famiglia. Questo è per voi!, pensò.

E fu proprio così. Louis aveva fatto goal e lo aveva dedicato alla sua famiglia perché non voleva deluderli, voleva che fossero orgogliosi di lui.

Harry posò la sua macchina fotografica, felice del risultato, e l'arbitrò fischiò tre volte per far capire che la partita si era conclusa.

"Sono stati tutti bravi!" esclamò Skylar, mentre finiva di masticare la caramella alla fragola che aveva in bocca.

"Hanno spaccato i culi!" esclamò invece Matt, che ricevette un'occhiataccia da un signore anziano accanto.

"Matt!" lo rimproverò Harry "Quante volte ti ho detto di non dire queste parole?" borbottò, ma il figlio era già scappato verso gli scalini, per scendere verso il bordo del campo e raggiungere il padre. Harry sospirò perché quando si ci metteva era proprio una peste. "Vieni, andiamo piccola!" sospirò rassegnato, raccolse le poche cose che aveva con sé e diede la mano alla sua bambina per poter raggiungere Matt e Louis, che in quel preciso momento si stavano abbracciando.

"Papi" urlò Skylar quando ormai erano attaccati alla bassa ringhiera che divideva il campo dagli spalti. "Papà posso andare anche io con loro?" chiese la piccola, tirandogli una parte del suo cappotto per attirare la sua attenzione e facendo gli occhi dolci. Come si faceva a resistere a quegli occhietti? Quindi Harry la prese in braccio e le fece scavalcare la ringhiera, per poi lasciarla correre verso il padre. Il riccio sospirò pensando già alle scarpe bianche della bambina, sporche di terra ed erba, che avrebbe dovuto lavare.

Scosse la testa e si godette la scena di fronte a sé con un ampio sorriso. 
Louis abbracciò anche la sua piccola bambina e le stampò un bacio sulla guancia.
"Bleah! Sei tutto sudato!" disse schifata la bambina e tutti scoppiarono a ridere. Louis, con ancora in braccio i suoi due bambini, si avvicinò al suo amato marito e si sporse leggermente per potergli stampare un bacio sulle labbra. E fu in quel momento che sentirono degli scatti: il bordo campo era tutto pieno di fotografi e purtroppo pure quel quadretto felice era stato immortalato.

Harry sbuffò appena, ma Louis se ne accorse e fece tornare i bambini dal lato di papà Harry.
"Ho un'idea" se ne uscì il liscio e tutti si voltarono verso di lui per farlo continuare "Adesso vado a fare una bella doccia e quando finisco ce ne andiamo a mangiare fuori, ci state?" e tutti esultarono, compreso Harry che quella sera non avrebbe così dovuto cucinare e lavare i piatti.

 

××

 

"Eccomi!" Louis, con il borsone in spalla, uscì sorridente dal retro dello stadio per non incappare in giornalisti e paparazzi. Raggiunse la sua famiglia e accarezzò con entrambe le mani le teste dei suoi figli, scompigliando loro i capelli. "Andiamo!" disse dopo.

"Guido io" ridacchiò Harry, facendo un favore a Louis, il quale sentiva le gambe abbastanza deboli per aver corso tanto. 
Salirono tutti in macchina ed Harry mise in moto, verso una destinazione sconosciuta. "Dove andiamo?" chiese infatti. Dallo specchietto retrovisore osservò i suoi figli guardarsi negli occhi e sorridere dispettosamente poi a Louis.

"Mc Donaaaald's!" esultarono, quindi.

"No, non se ne parla!" ribatté Harry, serio, provocando sbuffi da parte dei bambini e un risolino divertito da parte di Louis. "Fa male quel tipo di cibo, bisogna mangiare sano!" disse convinto.

"Dai, Haz" intervenne quindi Louis. "Accontentali. Non possono sempre mangiare verdure"

"Ha ragione papà Louis" concordò Matt, annuendo velocemente.

"No, non se ne parla. Non voglio che i miei figli stiano poi male!" disse Harry fermamente.

"Dai," Louis si avvicinò al collo di Harry e ci lasciò su infiniti bacetti "ti prego" sussurrò, facendo ridere sotto i baffi i due bambini.

Harry tentennò appena, ancora non convinto.

"Dai papi, ti do tutte le mie caramelle alla fragola" disse Skylar con le mani congiunte a mo di preghiera ed il labbro inferiore tirato in fuori.

"E io ti do tutte le mie figurine dei calciatori, ma ti prego andiamo al Mc" si aggiunse Matt.

"Ed io potrei darti un'altra cosa" gli sussurrò malizioso Louis all'orecchio.

Harry alzò per un attimo entrambe le braccia dal volante e annuì, arrendendosi "Okay, okay, mi avete convinto! Ma solo per questa volta!" inutile dire che tutti in macchina esultarono. Quindi Harry fece inversione a U e svoltò per entrare nel parcheggio del Mc Donald's.

 

"Papi, sei stato bravissimo!" esclamò Skylar, addentando il suo toast prosciutto e formaggio. Erano ormai da una mezz'ora lì dentro e avevano trovato un tavolino che dava sulla strada, più appartato degli altri.

"Grazie piccoletta" sorrise Louis, poggiando sul tovagliolo il suo Mc Chicken per poter prendere il bicchiere di cocacola che aveva deciso di condividere con Harry. Inutile dire che quest'ultimo aveva preso una delle insalate già pronte.

"Si, e poi quando hai smarcato quel giocatore?" chiese emozionato Matt "Davvero, wow. Un giorno insegnerai anche a me?"

"Certo piccolo, ti insegnerò alcuni trucchetti e vedrai che diventerai bravissimo" gli fece un occhiolino Louis.

"E diventerò bravo come te?" chiese quindi eccitato dall'idea.

"Si, come me" sorrise e gli lasciò un bacio sulla fronte.

Harry, che in tutto ciò era rimasto in silenzio a godersi la scena, si pulì le mani con un tovagliolo e prese la sua macchina fotografica, iniziando a scattare foto ai suoi figli, a Louis che rideva o mentre cercava di aiutare Skylar a mangiare il panino per non sporcarsi la bocca.

"Invece il mio dolce e amato maritino che cosa ha fatto oggi?" chiese Louis dopo un po'.

Harry quindi posò la macchina fotografica dentro la custodia, sorrise a Louis e alzò le spalle "Nulla di che, amore" spostò il piatto dell'insalata ormai vuoto in avanti per poter poggiare i gomiti sul tavolo "ho pulito un po' casa, ho portato loro a scuola, cucinato.. insomma, nulla di diverso dagli altri giorni" sorrise stanco, ricevendo una dolce carezza da parte di Louis.

Il liscio spesso si sentiva in colpa: con il lavoro che faceva non riusciva ad aiutare Harry in molte cose e quindi il riccio si ritrovava da solo a dover occuparsi non solo della casa, ma anche di due bambini.

Si sentiva anche in colpa perché Harry non lavorava più come fotografo e nonostante sapesse che con il suo stipendio riusciva a mantenere tutti e quattro, non poteva non pensare che Harry aveva abbandonato la sua più grande passione per potersi occupare di Louis, Matt e Skylar.

"Papi," sbadigliò Skylar "andiamo a casa?" chiese, strofinando la sua piccola manina sull'occhio.

Harry annuì, alzandosi per raccogliere tutte le cartacce vuote e buttarle dentro il cestino. Poi tornò al tavolo e prese Skylar, dormiente, in braccio, facendole poggiare la testa sulla spalla. "Guidi tu, amore?" chiese a Louis, il quale annuì e prese le chiavi dalla tasca del giubbotto di Harry. 

 

××

 

"Matt, vai a lavare i denti e poi fila a letto!" istruì Harry, mentre saliva le scale per poter andare a mettere il pigiama a Skylar, ormai addormentata da un quarto d'ora. Entrò nella sua cameretta e la stese sul lettino, la cambiò e le rimboccò le coperte e prima di uscire le stampò un bacio sulla fronte. Lasciò la porta leggermente aperta e poi passò dalla camera di Matt, il quale stava per mettersi a letto. Rimboccò le coperte anche a lui e gli scompigliò i capelli "Dormi bene" gli sussurrò e poi spense la luce, uscendo dalla camera per poter entrare in quella sua e di Louis.

Quest'ultimo era steso già sul letto, con i pantaloni del pigiama messi e un sorriso stanco ad incorniciargli il viso.

"Vuoi che rimbocchi le coperte anche a te?" chiese divertito Harry.

"Si papà, ti prego" Louis simulò una voce da bambino e sbatté le ciglia per fare gli occhi dolci. Harry scosse la testa divertito, rimboccò davvero le coperte al suo piccolo grande amore e gli diede un bacio in fronte. "Hey, ma io non voglio un bacio in fronte" corrucciò la fronte e sporse il labbro in avanti per ricevere il suo bacio, che ricevette poco dopo.

Harry poi si cambiò, si infilò sotto le coperte e si accucciò contro il petto di Louis, rilassando totalmente i muscoli.
"Buonanotte amore" sussurrò il liscio, intrecciando le gambe con quelle di Harry.






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Capitolo 2
*** 2 ***



La domenica per la famiglia Tomlinson-Styles era uno dei giorni piacevoli e rilassanti da poter trascorrere tutti insieme e in santa pace, senza lavoro o scuola di mezzo.
Harry e Louis amavano la domenica perché potevano stare a letto a coccolarsi e scambiarsi piccoli baci con molta più tranquillità rispetto a tutti gli altri giorni. L'uno poteva perdersi negli occhi dell'altro o affondare le proprie dita nei capelli dell'altro.

Skylar e Matt amavano la domenica perché potevano alzarsi qualche ora più tardi rispetto al normale, potevano giocare con i loro giochi preferiti e soprattutto -cosa più importante- potevano godersi i loro due papà insieme mentre magari si accoccolavano tutti e quattro nel lettone e finivano per addormentarsi per poi svegliarsi in orario di pranzo, oppure li portavano al parco per potersi divertire o andare a prendere un gelato, oppure giocare nel salotto di casa con papà Louis mentre papà Harry preparava cioccolata calda e biscotti per tutti.

Quella domenica mattina era una di quelle mattine in cui nessuno dei due ragazzi aveva intenzione di alzarsi. Louis aveva aperto gli occhi, totalmente immerso nel silenzio della stanza. Si era voltato verso suo marito e si era avvicinato avvolgendo il braccio attorno alla sua vita, facendo così entrare in contatto la schiena di Harry con il petto di Louis. Quest'ultimo amava coccolare suo marito, l'aveva sempre fatto, perché Harry in fondo era un tenerone in cerca di coccole e amore, e Louis era sempre lì pronto per darglieli. 
Lo strinse forte al suo petto ed inspirò il dolce profumo di pulito del pigiama di Harry. Amava sentire quell'odore perché anche solo quello gli ricordava casa.

"Buongiorno, sweetie" mormorò assonnato Harry, stringendo il braccio di Louis con la sua mano calda, cercando di avvicinarlo sempre di più. Per lui era piacevole la sensazione di svegliarsi e trovarsi tra le braccia della persona che amava.

"Buongiorno a te, cuppy" rispose Louis, donandogli un tenero bacio fra i capelli.

Sweetie Cuppy erano da sempre stati i loro soprannomi e mai avevano smesso di chiamarsi in quel modo. Erano nati in un periodo di dolcezza acuta e da lì non avevano smesso più, anche se in alcuni casi, quando erano con gli amici, li trovavano davvero patetici.

Quel calmo silenzio venne interrotto dalla porta della stanza. Essa venne aperta dalla piccola Skylar, la quale aveva una mano poggiata sulla maniglia mezza abbassata e con l'altra portava un tenero peluche di un coniglio dalle orecchie lunghe.

"Papi" aveva sussurrato "Posso venire nel lettone con voi?" chiese con quella sua vocina che Harry e Louis amavano proprio tanto. Il riccio aprì entrambi gli occhi e guardò sua figlia, le sorrise debolmente a causa del sonno e picchiettò con la mano uno spazio sul materasso accanto a sé.

Alla bambina luccicarono gli occhi e corse immediatamente vicino al letto, facendosi prendere in braccio da Louis e si mise in mezzo ai suoi due papà.

"Come mai sei sveglia a quest'ora?" chiese Louis, premuroso, mentre accarezzava i capelli alla sua bambina.

"Ho sognato che un mostro cattivo mangiava Tommy e quando mi sono svegliata non ho più visto Tommy accanto a me e mi sono spaventata." raccontò con estrema calma del suo coniglietto di peluche "Poi però, mentre stavo venendo qui, ho trovato Tommy a terra e l'ho stretto forte forte. Non sono riuscita ad addormentarmi però" continuò triste.

"Adesso sei qui con noi, piccola, non ti devi preoccupare. Il mostro non verrà più. Ci siamo noi a difenderti" disse Harry, dandole  un bacio tra i capelli.

Louis ridacchiò "Ma se non toccheresti nemmeno una mosca con un dito.." lo derise, quindi.

"Sta' zitto, Lou!" borbottò "Per mia figlia farei di tutto" continuò stringendola al suo petto.

"Il mio eroe!" esclamò felice Skylar, ricambiando la stretta del padre.

"E a me non abbraccia nessuno?" Louis tirò in fuori il labbro inferiore simulando un'espressione triste e, vedendo che nessuno gli si avvicinava, si voltò dall'altro lato, dando le spalle ai due. Skylar, dal canto suo, si morse l'interno della guancia, combattuta sul da farsi e guardò papà Harry, il quale capendo le intenzioni della bambina annuì, dandole poi un bacio sulla fronte.

Quindi la bambina lasciò tra le braccia di Harry il coniglietto Tommy e si alzò sulle ginocchia per poter poi buttarsi addosso a papà Louis e stringerlo forte, tralasciando il fatto che lei era tre volte più piccola di Louis e che quindi abbracciandolo non riusciva a toccare più il materasso con i piedi.

"Papà!" prolungò la a finale, donandogli infiniti bacetti sulla guancia per fargli passare il broncio "Io ti voglio bene" disse con la sua solita tenera vocina.

Louis quindi, felice della sua reazione, allargò le braccia e la strinse meglio, per non farla cadere. "Sei la mia principessa e ti voglio bene anche io" rispose felice, donandole un bacio sul naso.

"Siete adorabili" sussurrò Harry, il quale prese il suo iPhone e scattò una serie di foto ai due. "Davvero adorabili" continuò.

"Siamo belli io e papà, vero?" la bambina sorrise ampiamente e appiccicò la sua guancia paffutella alla guancia leggermente incavata di Louis, che nel frattempo si era messo ritto con la schiena.

"Si, hai proprio ragione" Harry si sporse verso di loro, avvicinò il viso e lasciò un bacio a stampo affettuoso sia a Louis che alla piccola Skylar, la cui reazione fu battere le mani felice.

Dopo un po' di silenzio e infinite coccole, Skylar si alzò dal corpo di Louis e si avvicinò ad Harry gattonando.
"Papi, posso giocare col tuo cellulare?" chiese. Harry da poco le aveva scaricato un gioco, molto semplice a dire la verità, dove praticamente in base al colore della pallina che usciva doveva colpire le palline dello stesso colore. Reputava quel gioco molto istruttivo, soprattutto per una bambina che non conosceva ancora bene i colori. Il riccio annuì, avviando il gioco e dando il cellulare a Skylar.

Louis invece ne approfittò per avvolgere le braccia intorno al busto di Harry e tirarselo addosso, stringendolo in un abbraccio davvero caloroso. Harry, una volta poggiata la testa sul petto di Louis, la alzò incontrando i suoi occhi cristallini e gli sorrise, dandogli un casto bacio sulle labbra, anche perché non potevano andare oltre data la presenza della bimba nella loro stanza.

Rimasero in quella posizione per molto tempo, in un silenzio interrotto solo dalla musichetta proveniente dal gioco sul telefono, anche se ogni tanto sembrava sparire. Se ne curarono poco e continuarono a coccolarsi, fino a quando anche Matt, svegliatosi da poco, irruppe nella loro stanza e sorride quando vide i due papà scambiarsi coccole sul letto.

Matt amava tanto i suoi due papà: non sapeva nulla dell'amore a causa dei suoi otto anni, ma se l'amore erano Harry e Louis allora avrebbe voluto avere accanto una persona, in un futuro lontano, che l'avrebbe amato come si amavano quei due ragazzi.

Camminò in fretta verso il letto e salì per poi, in silenzio, accoccolarsi sul petto di Harry.
"Buongiorno ometto!" esclamò Louis, mentre Harry con un sorriso gli scompigliava i capelli.

Poi, ad un tratto, Harry sentì brontolare la pancia di Louis e scoppiò a ridere "Qui qualcuno ha fame.. È arrivata l'ora di preparare la colazione. Chi vuole i pancake?" chiese felice e tutti alzarono la mano, scendendo immediatamente dal letto e correndo in cucina per sedersi a tavola, pronti per mangiare i loro adorati pancake con la nutella di sopra.

Harry si alzò, sospirando, e prese il suo cellulare, chiudendo il gioco e bloccando lo schermo. Uscì dalla stanza e si diresse in cucina pronto per cucinare una delle sue delizie e fare felici le persone che più amava al mondo.

 

××

 

"Louis!" chiamò Harry, mentre stava seduto su uno sgabello e i gomiti poggiati sull'isolotto in marmo della cucina. Voleva postare su instagram la foto che aveva scattato poco prima a Louis e a Skylar, ma mentre scorreva nella galleria delle foto notò qualcosa di strano.

"Che c'è? Stavolta non ho fatto niente, giuro!" alzò le mani in aria mostrando uno sguardo innocente.

"Perché, le altre volte cosa hai combinato?" inarcò un sopracciglio.

"Nulla di cui tu debba preoccuparti" sorrise ampiamente e poi si sedette accanto a suo marito.

"Mh, okay! Comunque guarda qui" gli mostrò il telefono, che il liscio prese tra le mani e notò delle foto, che sicuramente non erano state scattate da Harry.

"Siamo davvero bellissimi" disse Louis, sorridendo teneramente. Quelle foto ritraevano Harry e Louis, quella stessa mattina, abbracciati nel letto mentre si scambiavano baci.

"Credo che per sbaglio Skylar abbia premuto la fotocamera" sorrise e si morse il labbro pieno e rosso.

"È un genio quella bambina, l'ho sempre detto" Louis tornò il telefono a Harry, non prima però di aver mandato le foto su whatsapp al suo stesso contatto.

"Diventerà una brava fotografa come me" si vantò Harry, ricevendo un bacio molto prolungato da parte di Louis.

"Si, sei il miglior fotografo sulla terra" gli sussurrò sulle labbra. Quei due sembravano amarsi ogni giorno sempre di più, la passione e l'amore che erano scoccati pochi anni prima sembravano non spegnersi affatto. Anzi, crescevano sempre di più e lo stesso amore lo trasmettevano ai loro figli.

Harry accarezzò la guancia di Louis e poi si alzò per poter pulire la cucina e far cambiare un po' l'aria.
Louis ne approfittò per andarsi a cambiare, mettersi una tuta pesante, un beanie e prendere un pallone da calcio.

"Chi vuole andare al parco a giocare?"

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Capitolo 3
*** 3 ***



"Papi, papi" Matt scosse con la sua piccola manina la spalla di Harry per poterlo svegliare. "Papi! La tua sveglia indica un sette, due punti e poi un tre e un sette"

A quel punto Harry sgranò gli occhi e si mise subito a sedere. Si stropicciò gli occhi, tenendo un attimo in più la mano sulla sua fronte sentendo la sua testa girare e sbuffò, passando le sue lunghe dita tra i suoi capelli, altrettanto lunghi. Osservò il suo bambino e lo trovò ancora in pigiama.
"Vai a lavarti! Ti preparo la colazione" uscì da sotto le coperte ed infilò i piedi nelle sue ciabatte comode. "E sveglia tua sorella!" aggiunse, urlando appena perché il bambino era già corso in bagno.

Si alzò dal letto e si guardò intorno: Louis non c'era a causa dei suoi allenamenti mattutini e anche quel lunedì mattina Harry si era addormentato anziché alzarsi alle sette per svegliare i suoi figli e preparare la colazione.

Stropicciò nuovamente gli occhi, sbadigliò e si stiracchiò. Una volta fatto tutto poteva benissimo iniziare la sua frenetica giornata.
Uscì dalla sua stanza e si diresse in cucina per poter preparare la colazione ai suoi figli, da poter consumare a scuola. Accese la piastra, prese il pancarré e il barattolo di nutella -i suoi bambini erano più felici se nel panino avevano quella crema alla nocciola- nonostante Harry fosse contrario. Preferiva alternare un panino con la nutella ed una mela rossa, o addirittura una macedonia. Harry teneva molto alla salute dei suoi bambini, non avrebbe mica voluto passare giorni interi in ospedale solo per un'intossicazione alimentare.

Una volta che i panini furono pronti, prese due buste di carta e ci infilò dentro la colazione, mettendo poi il tutto dentro gli zaini dei suoi bambini. Portò in bocca un po' d'uva bianca e poi uscì dalla cucina, diretto verso la stanza di Skylar: la trovò seduta sul suo letto con ancora il pigiama addosso e con un'espressione assonnata in viso.

"Piccola, sei ancora in pigiama?" Harry le si avvicinò e si piegò per prenderla in braccio e stringerla al suo petto. "Andiamo a fare il bagnetto, mh? Siamo in ritardo!" le schioccò un bacio sulla guancia ed entrarono poi nel bagno. Harry sgranò gli occhi, trovandolo tutto sottosopra: c'erano tovaglie buttate a terra, con tanto di gocce d'acqua vicine e il dentifricio lasciato aperto sul marmo del lavandino.

"Matthew William!" urlò "Quante volte ti ho detto di lasciare il bagno pulito la mattina?!" sbuffò e riempì appena la vasca con dell'acqua. Nel frattempo spogliò la piccola e, prendendola in braccio, la immerse all'interno, iniziando ad insaponarla e sciacquarla. Prese poi il suo accappatoio rosa, il quale aveva le orecchie da gatto appiccicate sul cappuccio, e lo avvolse attorno al corpo minuscolo di Skylar.

"Ma quanto è profumata la mia bambina!" esclamò felice, facendo ridere Skylar e le fece il solletico sfiorandole il collo col naso.

"Papi" si dimenò e sghignazzò divertita. Uscirono dal bagno e Harry guardò l'orologio digitale, posto nella stanza di Matt. Le otto e dieci.

"Oh porco ca- cavoletto di Bruxelles!" imprecò "Matt, vai a fare colazione, c'è il latte sul tavolo!" gli ordinò mentre entrava nella stanza di Skylar per vestirla per bene.

"Cavoletto" scoppiò a ridere la bambina, trovando quel nome estremamente divertente.

"Si, è qualcosa che dovresti mangiare più spesso!" divertito le puntò il dito contro e allo stesso tempo le fece il solletico. Le sistemò meglio la maglietta e poi, lasciando che camminasse da sola, si diresse in cucina, prendendo la barretta di cioccolato bianco preferita di Skylar e gliela porse, per fargliela mangiare. Non andava mai all'asilo senza quella.

 

Le otto e venti.

"Andiamo, bambini!" urlò Harry subito dopo essersi cambiato, mettendo una tuta, e tirato indietro i suoi capelli in un codino. Avrebbe dovuto tagliarli, ma a Louis piacevano quindi li teneva per farlo felice.

I due bambini, pronti con lo zaino dietro le spalle, affiancarono il loro papà e sorrisero. Harry aprì la porta d'ingresso, li fece uscire e la richiuse alle sue spalle. Poi con un click aprì il garage e si diresse verso la sua Rover nera: aprì gli sportelli anteriori per far salire i bambini e li richiuse, per poi salire al posto del guidatore, accendere il motore e sgommare via verso le due scuole.

"Mi raccomando a scuola, Matt. Non fare come tuo padre che non ascoltava mai le lezioni" sbuffò divertito, ma con una nota seria nella voce.

"Va bene, papà" il piccolo sbuffò e agitando la manina per salutarlo, scese dalla macchina e corse verso i suoi compagni di classe, i quali stavano fuori in giardino in attesa che suonasse la campanella per entrare in classe.

Harry sorrise e poi sgommò verso l'asilo per lasciare Skylar, ma stavolta posteggiò nel piccolo parcheggio, spense il motore e scese, prendendo la bambina per la mano e accompagnandola all'interno dell'edificio. Raggiunsero l'aula della maestra Sophia e Skylar sorrise, agitando la mano per salutarla.

"Ciao, maestra!" esclamò felice.

"Ciao piccola, ciao Harry!" la ragazza, perché effettivamente la maestra era una giovane ragazza, saluto Harry donandogli un affettuoso sorriso.

"Ciao Sophia" ricambiò il saluto. I due erano amici di vecchia data, forse sin dalle elementari. Non si erano mai persi di vista e quando Sophia, con un sorriso sulle labbra, aveva detto al ragazzo di aver preso un posto all'asilo della loro città, Harry non aveva esitato a mandare lì i suoi figli. Aveva solo raccomandato loro di non chiamare la loro maestra per nome, perché Harry e Sophia si incontravano anche fuori dalla scuola: che fosse a casa del riccio o a casa della ragazza, per bere un tè o per parlare semplicemente. Anche con Louis aveva un buon rapporto: non era magari lo stesso rapporto che aveva con Harry, ma si ci avvicinava. I primi mesi durante i quali Harry e Louis si frequentavano, Sophia si sentiva spesso in soggezione perché lei conosceva bene Louis e la sua fama in città -e non solo. Aveva detto ad Harry di stare attento e di non farsi trasportare dalle emozioni, ma alla fine si era ricreduta sui due e li aveva appoggiati quando avevano deciso di sposarsi.

Sophia, a differenza di Harry, non era sposata ma si frequentava con un certo Liam che presto Harry avrebbe conosciuto, a detta della ragazza.

"Skylar è sempre felice di venire qui" sorrise, vedendo la sua bambina giocare con alcuni suoi compagnetti.

"Hai proprio ragione, interagisce con tutti e ha sempre il sorriso sulle labbra" concordò la ragazza "E' davvero una brava bambina!" annuì alle sue parole e incrociò le braccia sotto il seno.

"Adesso devo andare, quelle due pesti mi hanno lasciato la casa sotto sopra" borbottò Harry, provocando dei risolini da parte di Sophia.

"Va bene, più tardi ci vediamo?"

"Certo, ti aspetto per le quattro!" confermò Harry, sorridendole.

"Ok, a più tardi!" Sophia si avvicinò ad Harry e lo abbracciò.

 

××

 

Quando Harry rientrò in casa venne sommerso dal silenzio. Ogni mattina era sempre la stessa storia. Sospirò e decise di andare a rifare i letti dei bambini, prendere tutti i loro vestiti da lavare, metterli dentro la cesta dei panni sporchi e poi entrò in bagno, pronto per farsi un bel bagno rilassante: se lo meritava.

Aprì il getto dell'acqua e buttò all'interno un po' troppo di sapone, provocando schiuma e bollicine. Chiuse il getto e si spogliò della sua tuta, prese il cellulare e lo poggiò sul bordo della vasca, attento a non farlo cadere. Perciò si immerse fino al collo dentro l'acqua calda e sentì i suoi muscoli rilassarsi, chiuse gli occhi e restò lì in silenzio.

Il silenzio però durò ben poco perché dopo nemmeno qualche minuto il suo cellulare squillò, segno che fosse arrivato un messaggio. Harry aprì gli occhi e sbuffò, maledicendo mentalmente la persona che lo aveva disturbato durante il suo bagno rilassante. Uscì il braccio da dentro l'acqua e mosse velocemente la mano in aria per far togliere l'acqua. Prese il cellulare e visualizzò il messaggio.

Da Lou Bear (10:12) - Buongiorno amore  oggi finisco per pranzo, vado a prendere io i bambini x

Harry sorrise e ritirò la maledizione di prima. Rise al pensiero e scosse la testa: avrebbe dedicato tutto il tempo di questo mondo a Louis. Cliccò sullo spazio bianco e rispose.

A Lou Bear (10:14) - Buongiorno a te amore  mi faresti un grande favore, oggi mi sento un po' male :( però ti preparerò un pranzo delizioso x

Da Lou Bear (10:17) - Piccolo cupcake, ci penserà il tuo bel maritino a farti stare bene! ;)

A Lou Bear (10:18) - Non vedo l'ora, Boo! ;)

Da Lou Bear (10:20) - Vado ad allenarmi adesso, a dopo xx

A Lou Bear (10:21) - Buon allenamento. A dopo xx

Harry sorrise e posò definitivamente il cellulare, rilassandosi una volta per tutte.

 

××

 

"Hey Louis, dove corri così di fretta?" chiese Niall, uno dei compagni di squadra di Louis, vedendo quest'ultimo cambiarsi alla velocità della luce.

"I miei bambini escono tra esattamente dieci minuti da scuola ed io sono in fottuto ritardo! Ci sarà un sacco di confusione per strada" sbuffò, chiuse la cerniera della sua felpa e portò il borsone in spalla.

"Sì, conviene sbrigarti allora" si inserì anche Zayn, altro compagno di Louis, nella discussione. Louis annuì e salutò il resto della squadra dando appuntamento al pomeriggio del giorno dopo, per gli altri allenamenti. Uscì di corsa dagli spogliatoi, percorse un lungo corridoio e poi uscì definitivamente dal piccolo stadio in cui lui e la sua squadra si allenavano sempre. Si avvicinò frettolosamente alla sua macchina, ma purtroppo venne bloccato da un paio di giornalisti, appostati sicuramente lì dalla mattina presto.

"Hey Louis, come stanno andando gli allenamenti?" chiese il primo, avvicinando alla bocca di Louis il piccolo registratore.

"Stanno andando molto bene" rispose atono, più per scollarseli di dosso che per altro. Si avvicinò al cofano, lo aprì e ci posò all'interno il borsone.

"Come vi state preparando per le prossime partite?" chiese il secondo, avvicinando anche lui il registratore.

"Scusate-" alzò a metà il braccio per allontanarli. "Adesso non posso proprio rispondere, sono di fretta!" detto ciò aprì lo sportello ed entrò, chiudendolo poi bruscamente. A volte i paparazzi e i giornalisti sapevano essere proprio appiccicosi ed invadenti. Accese il motore, fece retromarcia e sgommò via, verso la scuola di Skylar. Il traffico stava aumentando a vista d'occhio perché tutti uscivano da lavoro, ma Louis fu fortunato a non incapparci. Arrivò a scuola, parcheggiò e scese. Camminò spedito verso l'ingresso è si guardò intorno: quale era la classe di Skylar?, si domandò ed entrò in crisi.

Fu quando vide Sophia salutare un bambino con la madre che Louis sorrise e la raggiunse. 
"Ciao Soph" alzò la mano in segno di saluto.

"Oh ciao Louis, sei venuto tu oggi?" chiese Sophia.

"Si, oggi ho finito gli allenamenti prima" sorrise.

"Papaaaà!" esclamò felice Skylar dall'altra parte della classe, interrompendoli, prendendo il suo zainetto  e correndo dal suo papà.

"Piccola mia!" Louis si abbassò e allargò le braccia nel quale accolse la sua bambina. "Hai fatto la brava oggi?" Skylar annuì, mostrando i suoi dentini.

"Sì, ha mangiato tutto e si è comportata bene, come al solito" confermò la maestra.

"Bene-" Louis si alzò, tenendo su una spalla lo zainetto e guardò il suo polso "-cavolo, adesso devo andare a prendere Matt. Ciao Soph!" si salutarono e poi padre e figlia corsero fuori, quasi come se stessero giocando.

"Ho vinto io!" esultò la bambina, correndo verso la macchina di papà Louis e toccando con le manine lo sportello.

"Mi batti sempre, non è giusto!" Louis mise su un finto broncio e incrociò le braccia al petto. Al che la bambina si morse la guancia, tentennò appena e si avvicinò al suo papà, abbracciando la sua gamba.

"La prossima volta ti farò vincere, ok? Non essere arrabbiato con me" disse Skylar, con quel faccino tenero che solo lei poteva avere. Louis addolcì lo sguardo e si accovacciò, arrivando all'altezza della figlia.

"Non sono arrabbiato con te, tesoro" ridacchiò, le diede un bacio sulla fronte e le sorrise "Adesso andiamo a prendere tuo fratello"

"Lasciamolo a scuola" esclamò una volta dentro la macchina.

Louis rise sotto i baffi "E poi chi lo sente papà Harry?"

 

××

 

"Siamo a casa!" urlò Louis all'ingresso.

"Ciao papi" dissero all'unisono i due bambini, correndo in cucina e abbracciando da dietro il loro papà, intento ad ultimare il pranzo.

"Ciao piccoli" diede un bacio ciascuno sulla testa "Filate a lavarvi le mani, il pranzo è quasi pronto!" i bambini ubbidirono e sparirono dalla cucina.

Louis invece entrò e si avvicinò per salutare il suo amato marito. Gli circondò la vita con entrambe le braccia e gli lasciò un bacio nell'incavo del collo. "Ciao amore" disse, provocando un risolino da parte di Harry, il quale si voltò, circondò il collo di Louis con le braccia e gli lasciò uno, due, tre, dieci baci sulle labbra.

"Ciao" sussurrò. "Grazie per aver preso i bambini" gli sorrise.

"Ma non lo dire nemmeno per scherzo. Tu fai sempre tutto, era il minimo" Louis lasciò un bacio sul naso di Harry e poi andò ad apparecchiare la tavola, sotto lo sguardo attento e soddisfatto del riccio.

 

××

 

"Il pranzo era davvero delizioso" Louis sussurrò, prendendo il riccio in braccio, facendo sì che circondasse il suo bacino con le gambe.

"Ah, davvero?" Harry poggiò la sua fronte su quella di Louis e agganciò le mani dietro al suo collo per non cadere indietro, mentre il liscio saliva le scale diretto sicuramente in camera.

"Oh si, davvero" continuò a sussurrare, aprendo la porta della stanza, entrando e chiudendola nuovamente però a chiave. "Ma sai cos'è ancora più delizioso?" Harry inarcò un sopracciglio in attesa di una risposta. "Vedere te, sotto di me, mentre gemi" Louis si morse il labbro già solo al pensiero ed Harry ridacchiò, scuotendo la testa.

Il liscio avanzò fino al letto, facendo poggiare la schiena ad Harry sul materasso. "Amore, ci sono i bambini di là"

"Che ti frega, abbiamo la porta chiusa" si mise a cavalcioni sul bacino di Harry ed iniziò a sbottonargli la camicia. "E poi sarà ancora più eccitante riuscire a non farsi sentire" rise maliziosamente e poggiò le labbra sul suo petto, lasciandoci sopra scie di baci.

 

 

Vennero interrotti poco dopo dal campanello. Si fermarono ed Harry guardò l'orologio "Oh cazzo, Sophia!" sgranò gli occhi, sgattaiolò via da sotto Louis e cercò di ripulirsi in fretta.

"Cosa?? Non puoi lasciarmi così!" indicò la sua erezione evidente e pulsante. Harry ridacchiò, infilandosi i boxer che aveva prima ed una tuta.

"Fai una doccia ghiacciata, vedrai che passerà!" scoppiò a ridere ed uscì.

 

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Capitolo 4
*** 4 ***



"Sono di nuovo a casa!" urlò Louis, chiudendosi la porta in legno alle sue spalle. Quella mattina aveva accompagnato lui i bambini a scuola, concedendo ad Harry una meritata e sana dormita.

In realtà però, il riccio, si era alzato solo mezz'ora dopo rispetto al normale, era sceso poi dal letto ed era entrato in cucina per preparare la colazione ai due bambini, perché Papà Harry è più bravo di papà Louis a cucinare!

Louis posò le chiavi della macchina dentro al piattino posto sul mobile all'ingresso e si incamminò verso la loro stanza dove era sicuro di trovare Harry.

E infatti "Eccoti, amore!" disse, avvicinandosi ad Harry, il quale stava rifacendo il letto. Gli circondò la vita con entrambe le braccia e appoggiò la guancia sulle sue spalle, inspirando il suo dolce profumo.

Harry sorrise alla vista del suo koala preferito e si morse il labbro. "Sei adorabile" sussurrò, girandosi e abbracciando Louis.

"No, tu sei adorabile" rispose, quindi, schioccandogli un bacio sulle labbra.

"Hai allenamenti oggi?" chiese Harry stringendolo al suo petto.

"Si, amore" rispose Louis, provocando un sbuffo da parte del riccio. "Harry, ti prego, lo sai che tra qualche settimana comincerà il campionato, è un evento importante per la squadra" gli accarezzò la guancia, lasciando un tenero bacio sul naso.

Harry sospirò sconfitto "Hai ragione, scusa" e si abbassò di poco per lasciare un bacio sulle labbra fini del liscio. "Tra quattro giorni è il compleanno di Sky" continuò sorridendo.

Louis sorrise e annuì "Vuoi che organizziamo qualcosa qui con i nostri genitori?"

"Sarebbe una cosa carina" Harry si immaginò già i piattini e le forchettine rosa, i festoni con scritto Buon Compleanno, la torta alla crema -la preferita di Skylar- e tanti tanti regali. "La nostra piccola sta crescendo" quasi pianse.

"Sembra ieri quando l'abbiamo vista dentro quella culla in orfanotrofio" infatti per i due era stato amore a prima vista. Avevano visto quegli occhioni verdi, in contrasto con la pelle pallida, e quei pochi capelli biondi. "Lei sembra avere i tuoi stessi occhi!" aveva sussurrato Louis ed Harry ne era rimasto incantato, totalmente.

"Già, e tra pochi giorni compirà sei anni" sfiorò la guancia al più basso,  sospirando felice.

Quel loro momento venne interrotto dalla suoneria del cellulare, precisamente di Louis. Quest'ultimo sbuffò, non aspettandosi per niente una telefonata a quell'ora. Si staccò a malincuore dal corpo di Harry, sentendosi improvvisamente vuoto, e rispose al cellulare.

"Pronto?"

"Louis! Sono Sean.." Sean Brook, uomo cinquantenne, presidente e Mister della squadra.

"Salve Mister-" rispose, notando la smorfia di Harry. Il riccio già sapeva cosa avrebbe comportato quella chiamata. "-mi dica pure"

"Dobbiamo anticipare gli allenamenti, di qualche ora" comunicò.

"Cosa?" Louis sgranò gli occhi. "Lei aveva detto che-"

"So cosa avevo detto Louis, ma c'è stato un imprevisto con la squadra di rugby" spiegò,  forse un po' nervoso, dati gli imprevisti e le discussioni che aveva avuto con il coach della squadra di rugby, che di solito si allenava prima della squadra di calcio.

"Va bene" sospirò sconfitto e "a che ora?" chiese.

"Tra due ore" annunciò.

"Va bene, a tra poco" chiuse la chiamata, infilando con poca voglia il telefono in tasca. Ci furono attimi di silenzio, poi Louis sbuffò e guardò suo marito "A volte vorrei sparire.." blaterò.

"Non dire sciocchezze" Harry gli si avvicinò e gli accarezzò una guancia.  "È il tuo lavoro, la tua passione e ciò che devi fare è svolgere il tuo compito al meglio" sfiorò con le dita il ciuffo di Louis e lo portò indietro.

"A volte mi piacerebbe staccare un po' la spina e stare con voi, con te ed i bambini" abbracciò Harry, nascondendo il viso nel suo petto.

"Arriverà presto questo momento" Harry gli baciò la testa e Louis si rilassò appena.
 

Poche ore dopo, Louis era in campo per allenarsi, mentre Harry era uscito per andare a fare un po' di shopping nei negozi e vedere qualcosa che sarebbe piaciuto a Skylar per il suo compleanno.

Mentre era concentrato a guardare un vestitino rosa confetto per la sua bambina, il suo cellulare squillò. Il contato Mamma♥ lampeggiava sullo schermo ed Harry sorrise, affrettandosi a rispondere.

"Mamma!" esclamò felice.

"Ciao tesoro mio, come stai? Ti disturbo, per caso?" chiese premurosamente la donna, dall'altro capo del telefono.

"Mamma, non dire fesserie. Non disturbi mai.." sghignazzò "sto bene e tu? Robin?"

Anne rise e si sedette su una sedia in cucina, lasciando stare momentaneamente le faccende domestiche. "Stiamo tutti bene, Haz! Ci manchi tanto, sai?"

Harry sorrise malinconico e si sedette su una panchina lì vicino. "Anche voi mi mancate, persino quella psicopatica di mia sorella" si fece scappare un risolino.

"A proposito, sai che tra qualche mese si laurea?" domandò eccitata. Anne era orgogliosa dei suoi figli, nonostante avessero preso strade diverse.

"Davvero?" chiese sbalordito. "Non mi ha detto nulla!" si finse quasi offeso. Ma poi scoppiò a ridere "E chi l'avrebbe mai detto che Gemma si sarebbe laureata!"

Parlarono per altri dieci minuti. Anne aveva chiesto ad Harry come stavano i bambini, come stava Louis. Li aveva poi invitati a casa per passare un week end insieme, come una volta, ed Harry aveva accettato volentieri e contento. Aveva pure ricordato alla madre che tra quattro giorni ci sarebbe stato il compleanno di Skylar e la donna, prontamente, gli aveva risposto con un "Sono nonna, ma mica soffro di amnesia. Le ho già comprato il regalo, le piacerà".

Harry non aveva dubbi, sua madre era la migliore.

Chiuse la chiamata dopo poco e poi continuò il suo tour tra i negozi.

A Lou Bear (12:49) - Puoi prendere tu i bambini? x

Da Lou Bear (12:56) - Cuppy, scusami ma non posso, mi sto ancora allenando.

Harry sbuffò e, portandosi dietro le buste con dentro le cose che aveva acquistato, salì in macchina, diretto all'asilo.

Quando Skylar entrò in macchina venne subito attirata dalle buste e cominciò a curiosare.

"Signorina, non toccare quelle buste!" disse con tono autoritario, mentre la guardava dallo specchietto retrovisore. Skylar sbuffò e tornò a giocare con le sue dita piccole.

"Cosa avete fatto oggi all'asilo?"

"La maestra Sophia ci ha fatto colorare dei disegni e io ho scelto la Sirenetta" cominciò a spiegare "Poi abbiamo fatto le statue di cera pongo e mi sono divertita un sacco" batté le mani e Harry si morse il labbro, contento ed orgoglioso di sua figlia.

Dieci minuti dopo erano tutti e tre a casa. Skylar seguì Harry in cucina, dopo aver posato il suo zainetto nella stanza, mentre Matt buttò il suo zaino per terra e andò in salotto per guardare i cartoni animati, che di solito facevano ad orario di pranzo.

"Matt" cantilenò Harry, notando il comportamento di suo figlio. "Perché non inizi i compiti? I cartoni animati li guarderai dopo" disse mentre metteva sul gas la pentola piena di acqua.

"Ma dopo non ci sarà Dragon Ball" si lamentò il più piccolo.

"Vorrà dire che lo registreremo" continuò Harry, mentre sceglieva il tipo di pasta.

"Ma dopo dovrò fare i compiti" Matt si girò a guardare suo padre e sapeva che aveva vinto lui quando lo sentì sbuffare.
 

Harry, Matt e Skykar avevano appena finito di mangiare. Di Louis nemmeno l'ombra, né un messaggio né niente. Era un po' preoccupato, di solito il liscio si faceva sentire, per qualsiasi imprevisto.

"Amore, stai attenta ai piatti" Skylar, già da piccola voleva aiutare suo padre con le faccende domestiche. Proprio in quel momento stava mettendo i piatti uno sopra l'altro per poi prenderli e portarli ad Harry, per lavarli. Era orgoglioso di sua figlia, assolutamente.

Quando Harry finì di lavare i piatti, si dedicò a conservare il pranzo per Louis nel forno. Ogni tanto osservava l'orologio appeso alla parete della cucina: più il tempo trascorreva più lui si preoccupava.

"Amore, lascia stare qui, ci pensa papà. Vai a giocare" le sorrise e la bambina scappò in camera sua, non prima di aver dato un bacio in guancia a suo padre.

Decise di stare calmo e non preoccuparsi ulteriormente per il ritardo di Louis. Quindi asciugò le mani e si diresse in salotto per leggere un libro che aveva abbandonato da qualche giorno per dedicarsi ad altro.

Dopo dieci pagine e un bicchiere si succo alla pesca, Harry prese il suo cellulare e digitò il numero di Louis, picchiettando col dito sul bancone della cucina.

Uno squillo.

Due squilli.

"Segreteria telefonica, il telefono della persona da lei chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile. La-"

Harry chiuse la chiamata di botto per non sentire la vocina odiosa della segreteria telefonica. Sbuffò, riempì il bicchiere nuovamente di succo e lo portò in salotto, dove Harry tornò a leggere steso sul divano.

Dopo altre dodici pagine, Harry controllò l'orario sul proprio cellulare e lo schermo segnava le cinque e sedici minuti. Quindi si decise nuovamente a digitare il numero e a far partire la chiamata, quando venne interrotto dalla porta di casa.

"Amore?" chiamò Louis a gran voce.

Harry, quindi, si precipitò all'ingresso e si ritrovò davanti Louis, con il borsone in spalla e la fascetta in testa per tenere fermi i capelli.

"Lou.." sussurrò, facendo caso solo al momento che avesse il batticuore per la troppa agitazione e preoccupazione. "Dove sei stato?"

"Agli allenamenti" rispose ovvio e stanco, con gli occhi privi della loro luminosità.

"Ero preoccupato, ti aspettavo per pranzo e non sei tornato, ti ho chiamato e non hai risposto e-" iniziò a raffica, gesticolando.

"Amore" Louis si avvicinò "Il cellulare mi si è scaricato. Ho dimenticato a caricarlo ieri sera"

"Potevi farti prestare il telefono da Zayn, chiamarmi e avvertirmi che non saresti tornato in tempo. Lo sai che sono molto ansioso.." quasi non iniziò ad urlare istericamente.

Louis ascoltò le parole di suo marito e annuì colpevole. Allargò le braccia e circondò il corpo del riccio in un abbraccio carico di scuse e affetto "Scusami, piccolo" gli sussurrò in un orecchio. "Hai ragione. La prossima volta-"

"No, non ci sarà una prossima volta. Caricherai il cellulare e se non lo farai tu, lo farò io per te" disse autoritario. Louis rise e gli lasciò un bacio affettuoso nell'incavo del collo. "Ti ho lasciato il pranzo in forno" lo avvertì.

"Grazie" sorrise e prendendo il viso di Harry con entrambe le mani gli lasciò un bacio sulle sue labbra. "Vado a salutare i bambini e torno subito" gli schioccò un altro bacio e salì al piano superiore. Per Louis era una droga baciare Harry: gli piaceva poter stringere con le sue mani qualsiasi parte del corpo del ragazzo, maggiormente le guance, e poterlo riempire di baci. Ma le labbra, quelle labbra carnose, rosse e piene, erano la vera droga di Louis: si divertiva a morderle e a torturarle con le proprie labbra. Non ne aveva mai abbastanza.

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Capitolo 5
*** 5 ***



La porta della camera di Skylar venne aperta molto lentamente da Harry e Louis, attenti a non farla scricchiolare e farsi scoprire dalla loro bambina.

Entrarono all'interno e si avvicinarono al piccolo letto dove sopra giaceva, dormiente, il corpicino della piccola Skylar. Era rilassata e lo si poteva notare dal suo respiro calmo e regolare.

Harry e Louis si guardarono negli occhi e si sorrisero inteneriti dalla scena. Il riccio avanzò di più e si abbassò, inginocchiandosi, arrivando all'altezza della guancia di Skylar, mentre Louis si sedette sul bordo del letto, abbassando di poco il materasso.

"Hey, piccola di papà" sussurrò Harry, scuotendole appena le spalle. Louis nel frattempo le accarezzava i piedini coperti dal lenzuolo. "Tesoro" sussurrò ancora, lasciando tanti bacini sul viso della piccola, provocando un leggero lamento.

"Piccola patatina, svegliati. Oggi è il tuo compleanno" Louis si avvicinò pure e le accarezzò i capelli, lasciati cadere liberi da ogni elastico sul cuscino rosa.

Skylar aprì i suoi occhioni verdi e quando notò i due suoi papà un sorriso enorme comparì sul suo viso assonnato.

"Tanti auguri!" la piccola scattò in piedi ed abbracciò Harry e Louis con le sue piccole braccia, attenta a non cadere giù dal letto.

"Stai diventando grande" borbottò divertito, Louis, il quale portò una mano sulla pancia di Skylar per farle il solletico.

"E voi più vecchi" borbottò altrettanto divertita la piccola, scoppiando a ridere e dimenandosi dal tocco veloce di Louis.

"Piccola impertinente!" Harry si finse serio ed offeso "Chi è che sta diventando vecchio?" e si unì a Louis nel fare il solletico a Skylar. La bambina si dimenò, buttandosi nuovamente sotto le coperte per proteggersi.

"Louis! Ci sta sfuggendo, prendiamola, su!" Harry simulò la voce di un attore di un film d'azione e Louis annuì, continuando il suo gioco.

"Hai ragione, Harry, andiamo a prenderla!" e si fiondo sulla bambina, circondando il suo corpicino con le braccia piccole ma muscolose. "Eccola!" la prese con tutte le coperte permettendo alla bambina di schiamazzare.

"Bene, torturiamola, adesso!" Harry si avvicinò a Louis e abbassò il viso verso quello della bambina, il quale venne riempito di baci umidi.

"Papiii" scoppiò a ridere "basta, mi arrendo" schiamazzò ancora, accoccolandosi al corpo di Louis. "Siete bellissimi" disse con un leggero fiatone.

Harry addolcì lo sguardo e le accarezzò la guanciotta "Anche tu, piccola mia!"

"Che cosa succede?" una voce parecchio assonnata interruppe quel momento divertente e tutti si voltarono verso Matt, il quale stava stropicciando i suoi occhioni azzurri con la mano.

"Oggi è il compleanno di tua sorella" gli ricordò Louis.

Matt sembrò svegliarsi improvvisamente e corse verso sua sorella. Louis la mise giù nonostante fosse imprigionata nelle coperte e il piccolo la abbracciò, facendole gli auguri.

Harry e Louis lo sapevano, quei due potevano battibeccare, litigare pesantemente, farsi i dispetti e fingere di odiarsi, ma in fondo si volevano un gran bene. L'amore fraterno è qualcosa di speciale e questi momenti di dolcezza ne sono la prova.

"Ti voglio bene" disse Matt a sua sorella "..ma solo per oggi!" aggiunse, convinto.

"Stupido!" Skylar scoppiò a ridere, dandogli una leggera manata sulla testa.

"Okay okay, credo sia meglio andare a fare un'abbondante colazione"

"E la scuola?" chiese Matt ingenuamente, osservando l'orologio digitale posto sul comodino della sorella che segnava le otto in punto.

"Oggi niente scuola, è il suo compleanno!" esclamò entusiasta Harry, indicando la sua bambina. Matt e Skylar urlarono di gioia e corsero immediatamente in cucina, seguiti dai loro papà che divertiti dalla scena si abbracciarono.

 

××

 

"Amore, provalo con la marmellata.. non puoi mangiare sempre nutella!"

"Ma papà, la marmellata non mi piace" mise il broncio Sky.

"Fidati di papà" spalmò con un coltello la marmellata sopra un pancake e lo porse alla piccola che con una smorfia diede un morso e si tappò il naso.

Louis rise insieme a Matt, mentre Harry scosse la testa esasperato e morse il suo di pancake alla marmellata, attendendo il verdetto di sua figlia.

Vide Skylar togliersi le mani dal naso e respirare. La sua espressione cambiò da disgustata a sorpresa e inghiottì il boccone, per poi sorridere a suo padre. "Ma è buonissimo!" esclamò felice, prolungando la o e battendo le mani. "Credo che prenderò sempre la marmellata, però solo questa alla ciliegia" Harry si sporse per darle un bacio sulla fronte e sorrise fiero di sua figlia.

La colazione passò tranquillamente tra scherzi, risate e baci volanti. Loro sembravano la famiglia perfetta.

Appunto, sembravano.

"Ragazzi miei, che ne dite di andare a giocare al parco? Abbiamo la mattinata libera!" Louis entusiasta si alzò dalla sedia e guardò sorridente i suo bambini.

"Siii!" urlarono ed Harry sorrise mentre sparecchiava la tavola.

"Mi insegnerai a diventare bravo a calcio?" 

"Andiamo però dove c'è la scivola, vero?"

Erano tante le domande che i bambini stavano facendo in quel momento a Louis, ma un campanello d'allarme squillò dentro la testa di Louis, il quale sembrava esser diventato nervoso. "Aspettatemi qui, un attimo" si allontanò dalla cucina, sentendo Harry dire ai bambini di andare a cambiarsi.

Louis entrò nella camera da letto, si avvicinò al comodino e prese il suo cellulare. Sbloccò lo schermo e andò a controllare la sua agenda.

"Merda!" imprecò, bloccando nuovamente lo schermo e lanciando il telefono sul letto. Si sedette sul materasso e circondò la sua testa con le mani. Chiuse gli occhi e respirò profondamente.

Sospirò ed uscì dalla camera da letto, dirigendosi nuovamente in cucina, dove ancora c'erano i bambini.

Tutti fissarono l'espressione evidentemente triste e dispiaciuta sul volto di Louis, il quale si morse le labbra, innervosito dalla situazione.

"Bambini" due paia di occhi si poggiarono su quelli azzurri e spenti di Louis "mi spiace tantissimo, ma non possiamo più andare al parco"

"Oh.." Matt abbassò lo sguardo.

"Va beh, possiamo andare fuori lo stesso, no?" lo guardava speranzosa Skylar.

Louis scosse la testa "No tesoro.. non possiamo nemmeno uscire" rispose, sgretolando così tutta la speranza che riponeva Sky in Louis.

"Come mai?" chiese Harry tenendo un tono freddo e gelido, attirando lo sguardo di Louis.

"Hanno prenotato per oggi una riunione tattica e subito dopo abbiamo un'intervista.."

"Certo, come sempre.." borbottò arrabbiato Harry, tornando a lavare i pochi piatti sporchi.

"Ma papà, oggi è il mio compleanno" per poco Skylar non scoppiava a piangere.

Louis le si avvicinò e si accovacciò arrivando alla sua altezza. "Tesoro mio, lo so" le accarezzò le guance "ma non posso non andare"

"Ma pensavo che potevamo andare insieme al parco" disse con voce spezzata e Louis sospirò, capendo di aver deluso sua figlia. Quest'ultima scese immediatamente dalla sedia, allontanandosi dalla presa di suo padre e correndo in fretta fuori dalla cucina, chiudendosi in camera sua.

Louis sospirò rumorosamente e si alzò, togliendo dal tavolo le ultime cose rimaste, come i tovaglioli inutilizzati o il barattolo di marmellata alle ciliege.

"Spero sarai contento, adesso" Harry sbottò, girandosi verso Louis con sguardo arrabbiato e serio, indicando allusivamente la camera di Skylar. Scosse la testa e borbottando altre cose incomprensibili uscì dalla cucina, raggiungendo la sua piccolina, lasciando Louis in preda ai suoi sensi di colpa con Matt a guardarlo con uno sguardo serio e la fronte corrugata.

Harry attraversò il lungo corridoio, illuminato dai raggi solari che filtravano dalla finestra in fondo. Bussò alla porta della camera di Skylar e la aprì non aspettando una risposta affermativa. La trovò sul letto, a pancia in giù, in preda ai singhiozzi e al pianto. 

Il cuore di Harry si sgretolò appena a quella vista e si intristì. Si avvicinò alla piccola e le carezzò la schiena con la sua grande mano, come per farla calmare, ma Skylar sembrava non smettere. 

"Piccola, ti prego, non piangere" si abbassò e si stese accanto al corpo della bambina, portandola vicino al suo petto. "Shhh, non voglio vederti piangere" la bambina lo guardò per qualche secondo prima di nascondere nuovamente il suo viso e il cuore di Harry si sgretolò completamente. "Per favore, Sky. Poi rendi triste papà facendo così" le lasciò svariati baci fra i capelli, continuando a carezzarle la schiena. Skylar smise di piangere, ma continuò a singhiozzare. "Tesoro, guardami" la bambina dopo poco alzò lo sguardo, immergendo i suoi occhi verdi arrossati dal pianto in quelli simili di papà Harry. "Papà ti promette che tra un pochino andiamo al parco, quello con lo scivolo. Ti compra lo zucchero filato alla fragola e tante, tante caramelle"

"Da-davvero?" chiese incredula, sospendendo forse il respiro.

"Sì, perché oggi è il tuo compleanno e meriti di passarlo come una principessa. Perché tu sei la principessa di papà" e sfiorò il suo nasone con quello piccolo e a patatina di Skylar "Ed è compito di papà renderti felice" singhiozzò un'ultima volta ed Harry le asciugò le lacrime che copiose cadevano sulla sua guancia. Skylar sorrise contagiando pure il riccio, il quale diede un bacio sulle labbra alla piccola. "Voglio sempre vedere quel dolce sorriso sul tuo bel visino, intesi?" tese la mano e Skylar, ridacchiando e stringendo la mano di suo padre.

"Ti voglio bene, papà!" e lo abbracciò forte.

"Dai, vai a cambiarti. Tra un po' usciamo" le fece l'occhiolino e, dopo averle lasciato un bacio sulla tempia, uscì dalla stampa per tornare in cucina, stavolta vuota e ben pulita.

 

"Allora, io vado.." Louis spuntò ad un tratto, con il borsone sulle spalle e un cappello di lana in testa.

"Spero che i tuoi compagni di squadra siano contenti di averti lì con loro" gli disse Harry sarcasticamente.

"Harry, lo sai che non dipende da m-" provò Louis.

"Spero ti ricorderai che stasera c'è la festa di tua figlia" sottolineò apposta le ultime due parole "Adesso vai Louis, hai cose più importanti da fare." indicò l'ingresso e uscì in giardino, non aspettando una risposta da suo marito. Louis sopirò pesantemente, afflitto.

 

 ××

 

"Louis, questa è tua" urlò Zayn. Il coach aveva deciso di giocare una partita di quindici minuti in metà campo. Stavano correndo ormai da tredici minuti e Louis sembrava immerso in un altro mondo, tanto che l'allenatore l'aveva richiamato due volte. Dopo l'ultimo richiamo si era detto di doversi concentrare e cacciare via dalla sua testa qualsiasi pensiero che non fosse il calcio.

Stavano correndo verso la porta avversaria e Zayn era pronto per passargli la palla per poter finalmente segnare. Calciò, facendo un pallonetto, e la palla arrivò dritta dritta davanti ai piedi di Louis, il quale la guardò e poi puntò i suoi occhi verso la porta.

Prese un respiro profondo, ma improvvisamente gli spuntò davanti il viso triste di sua figlia e quello arrabbiato di Harry. Calciò spaventato la palla, che finì da una parte totalmente diversa da quella in cui stava la porta.

"Dannazione! Ti prego Louis, più concentrazione!" urlò il coach dal bordo del campo, fischiando tre volte col suo odioso fischietto. "E' meglio fare cinque minuti di pausa"

Louis sbuffò pesantemente e si accasciò sul prato, stendendosi completamente e guardando il cielo stranamente azzurro. 

"Hey Lou, che ti succede?" gli si avvicinò Niall, facendo stretching.

"Nulla, sono solo stanco" mentì, alzandosi con la schiena e iniziando a fare stretching anche lui.

"Sei il nostro capitano, non sbagli mai un tiro" pensò ad alta voce.

"Anche i grandi possono sbagliare" sorrise amaro.

Niall scosse la testa e puntò i suoi occhi azzurri in quelli simili di Louis. "Lou, è successo qualcosa a casa?"

Il castano si ritrovò con le spalle al muro e annuì,  sconfitto. "Questa situazione-" indicò il campo, la squadra "-mi sta stretta!" sussurrò per non farsi sentire dagli altri.

"In che senso? Tutti vorrebbero essere al tuo posto" disse allora stupito Niall.

"Non le persone che hanno una famiglia. Non riesco ad avere un po' di tempo per mio marito e i miei bambini. Oggi è il compleanno di Sky, volevo portarla al parco e l'ho delusa" abbassò lo sguardo, sentendo gli occhi pizzicare.

"Oh.."

"Sono un pessimo padre, Niall" tirò su col naso e asciugò immediatamente la lacrima che birichina era scesa veloce lungo la sua guancia. Al che Niall gli si avvicinò ancora di più e lo abbracciò.

"Non sei un pessimo padre, Louis. Si risolverà tutto. Perché non le compri qualcosa che possa piacerle? Sarebbe un bel regalo per lei" gli consigliò,  strofinando la mano sulla schiena.

"Grazie Niall" gli sorrise, grato di avere un amico come lui.

"Ragazzi, cosa sono queste cose da femminucce? Forza, cambiatevi che abbiamo la riunione" urlò il coach, prendendo la sua cartelletta e il suo cronometro, dirigendosi poi verso gli spogliatoi.

 

××

 

"Hey Matt, puoi tenere queste un attimo? Sono leggere" il bambino annuì e prese le due buste della spesa.

Harry, Matt e Skylar alla fine erano davvero andati al parco, quello con lo scivolo, il preferito della bambina. Il riccio si era portato dietro la sua amata macchina fotografica e aveva riempito la memoria di foto dei suoi bambini che giocavano felici, che mangiavano lo zucchero filato, che riposavano sul prato con quel calore piacevole emanato dai raggi solari.

Skylar sembrava aver dimenticato la discussione avvenuta poche ore prima con papà Louis e sorrideva spensierata.

Avevano poi mangiato da Nando's perché tanto Harry sapeva che Louis non sarebbe tornato, e si erano ingozzati di pollo e patatine: tutto per rendere i suoi figli felici. Avrebbe rimandato di un giorno il suo menù ricco di verdure e altre pietanze salutari.

"Papi, mi prendi in braccio?" Sky aveva allungato le sue braccia verso suo padre, il quale aprì la porta di casa e prese in braccio sua figlia, stringendola al suo corpo.

Entrarono dentro casa che erano le quattro passate e sentirono un odorino di panna mista a fragola e cioccolato. Harry corrugò la fronte e si diresse verso la cucina dove trovò sorprendentemente sua madre mentre mescolava degli ingredienti dentro una ciotola.

"Mamma!?" chiese incredulo, non aspettandola a quell'ora.

"Nonna!" esclamarono insieme i bambini, correndo subito ad abbracciarla. Harry prese in mano le due buste e le poggiò sul tavolo, pronte per essere svuotate.

"Piccoli miei" disse Anne, mentre si asciugava le mani nel suo lungo grembiule e abbracciava i suoi amati nipotini. "Come state?"

"Papà ci ha portati al parco!"

"Che bello! Tanti auguri piccolina!" e schioccò un bacio a Skylar.

"Grazie nonna" sorrise, arrossendo appena.

"Dai bambini, andate a lavare le mani" annuirono e si dileguarono dalla cucina. Harry invece si avvicinò a sua madre e le schioccò un bacio sulla guancia per poi abbracciarla.

"Tesoro, sembri esausto" Anne guardò preoccupata suo figlio, il quale si avvicinò alle buste e le svuotò, riponendo le cose al proprio posto.

"Un po', sono stato dietro ai bambini tutto il giorno" sospirò.

"Pensavo ci fosse anche Louis con voi"

"Aveva di meglio da fare" borbottò alzando le spalle.

"Ancora impegni col calcio?"

"Evidentemente"

 

××

 

Poche ore più tardi la casa era già piena. Ad Anne, che era venuta per cucinare una bellissima torta alla sua nipotina, si erano aggiunti Robin e Gemma, che avevano portato il regalo per Skylar, poi Johannah e Dan, portandosi dietro la loro ciurma di bambini: Lottie, Fizzy, Daisy, Phoebe, Ernest e Doris.

Tutti loro amavano Harry, forse per il suo dolce carattere o forse per quegli occhi grandi e ipnotici.

Skylar era estremamente felice, o almeno lo sembrava. Harry sapeva che dentro la sua testa frullava una ed una sola domanda: Dov'è papà Louis? e non chiedeva nulla a papà Harry per mantenere alto il suo orgoglio, che già a sei anni era parecchio evidente.

Matt e Skylar erano in salotto a giocare con Phoebe e Daisy, seduti sul tappeto e ringraziava quel momento in cui lui e Louis avevano scelto quella casa enorme. Lottie e Fizzy stavano parlando con Anne dei loro risultati a scuola, mentre Robin e Dan stavano parlando di politica in un angolo della stanza sorseggiando un analcolico rosso in dei bicchierini di plastica.

Johannah invece si era avvicinata ad Harry, intento ad impacchettare il regalo per Skylar.

"Tesoro" gli aveva sorriso.

"Hey Jay" le sorrise stanco.

"Dovresti riposarti un po', sai?" gli consigliò, strofinando la sua mano sulla schiena, come a confortarlo.

"Non è facile quando tuo figlio manca dalla mattina alla sera, lasciandomi da solo insieme a due bambini" Harry non voleva dirlo, ma teneva tutto quello dentro da un bel po', non ce la faceva più e voleva parlarne con qualcuno: non che la madre del diretto interessato fosse la persona giusta.

"Posso comprendere, anche Mark si comportava così con me a causa del suo lavoro, ma alla fine portava un ottimo stipendio in casa che, devo dire, aiutava molto"

"Lo so, anche con Louis è così, però chiedo solo un po' di più la sua presenza in casa" Jay annuisce, consapevole che il figlio non doveva pensare esclusivamente al calcio.

Ad un tratto sentì la porta di casa aprirsi e chiudersi e vari Louis, sei qui! Papà, sei tornato! (detto sicuramente da Matt).

Harry e Jay si precipitarono in salotto, notando il corpo di Louis nascosto da quello delle sue sorelle che in quel momento lo stavano abbracciando.

"Mi soffocate così" scherzò Louis ed Harry trattenne una risata. Era ancora molto arrabbiato con Louis per l'accaduto della mattina. Voltò lo sguardo verso Skylar la quale era rimasta seduta sul tappeto, con lo sguardo basso e giocare con le sue piccole dita. 

Louis salutò tutti e andò a posare il borsone e a cambiarsi. Salì in camera e tirò fuori dal borsone il regalo che aveva comprato alla sua piccolina. Era sicuro che Skylar l'avrebbe perdonato, o almeno lo sperava.

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


Da Niall (11:00) - Allora Tommo, com'è andata?

A Niall (11:05) - Hey Nì, è andata benissimo, grazie per l'idea, ti devo un favore :)

Ed era andata davvero bene, nonostante fosse iniziata male. La sera prima, Louis era tornato al piano inferiore per porgere a Skylar il suo regalo. In quel momento era tutto un fascio di nervi e l'ansia lo stava mangiando dentro: okay, si trattava di una bambina, ma era sua figlia e una delle persone più importanti della sua vita. Non voleva che gli tenesse il broncio.

Così le si era avvicinato, dato che stava ancora seduta sul tappeto a giocare, si era piegato sulle ginocchia e aveva allungato la mano per porgerle una scatola.

La bambina l'aveva guardato in viso con un'espressione seria ed indispettita e poi si era soffermata sulla scatola colorata bloccata tra le piccole mani del padre.

Con una smorfia l'aveva presa, si era alzata e l'aveva posta insieme a tutti gli altri regali.

"Non lo apri?" le aveva chiesto quindi Louis, all'apparenza triste. Skylar aveva scosso la testa e si era allontanata da lui, andando a giocare con i suoi piccoli zii.

"Anzi che ha accettato il regalo è un passo avanti" gli aveva mormorato Harry, ancora evidentemente arrabbiato. Poi lo aveva lasciato lì, al centro del salotto, mentre tutti gli altri si spostavano in cucina. Lo stato d'animo di Louis, quella sera, era stato parecchio irrequieto, non era rilassato totalmente e non potersi godere appieno la festa di sua figlia lo aveva mandato in bestia. Poi, dopo cena, a cui si erano aggiunti Sophia e il suo ragazzo Liam -che avevano finalmente avuto l'occasione di conoscere-, si erano spostati nuovamente in salotto per aprire i regali. Momento tanto atteso da Skylar.

Erano tutti a semicerchio, intorno a al tavolo in cui stava la festeggiata, intenta a prendere i regali ad uno ad uno.
Louis invece stava leggermente in disparte, a guardare la scena come se non appartenesse a quel quadretto dolce e familiare. Ammirava Harry scattare foto e battere le mani felice ed ammirava pure il sorriso di Skylar alla vista di un braccialetto d'argento, con il ciondolo di una farfalla, da parte di nonna Jay, nonno Dan e tutti i piccoli zii. Poi aveva aperto un'altra scatola e ci aveva trovato una di quelle bambole parlanti a cui si doveva dare la pappina, da parte di nonna Anne, nonno Robin e zia Gemma.

Sophia e Liam le avevano regalato un vestitino davvero adorabile, dai colori tendenti al blu.

Poi aveva aperto quello da parte di Harry. Inizialmente Louis era rimasto sorpreso, suo marito non le aveva mica detto di aver preso già un regalo. Comunque l'aveva scartato e ci aveva trovato dentro una scatola piena di cera-pongo colorata da poter modellare a suo piacimento. Skylar aveva ringraziato Harry e alla fine si era dedicata all'ultimo regalo, forse non per importanza. Aveva preso poi tra le mani quella scatola colorata e la aveva aperta, sgranando gli occhi. Aveva alzato lo sguardo verso Louis e poi di nuovo verso la scatola ormai aperta e ci aveva trovato una di quelle macchine fotografiche a misura di bambino. Skylar aveva urlato di gioia ed era corsa verso suo padre, saltandogli addosso. "Grazie grazie grazie" gli aveva sussurrato, stringendo dietro al collo le sue piccole mani.

Louis l'aveva stretta forte al suo petto e le aveva lasciato infiniti baci fra i capelli. "Scusami per stamattina" aveva mormorato dispiaciuto "Non succederà più"

Skylar aveva allontanato il viso dall'incavo del collo di Louis e lo aveva osservato per qualche secondo. Aveva letto nei suoi occhi lucidi la sincerità e lo aveva riempito di baci su tutta la guancia.

"Papà, papà. Guarda che foto che ho fatto!" Skylar si alzò dalla panchina posta in giardino e corse da Harry, distogliendo Louis dai suoi pensieri inerenti alla sera precedente.

"Che bella foto!" esclamò felice Harry, facendo nascere così un sorriso sul viso di Skylar.

"Papà!" Matt uscì dalla veranda e si avvicinò a Louis con un quaderno e una penna tra le mani.

"Dimmi, piccolo" gli sorrise e lo fece sedere accanto a lui, sul prato.

"Non riesco a fare questa operazione qui" gli rispose triste.

"Adesso ti aiuto io, fa' vedere.."

Ed Harry guardò quella scena dalla finestra della cucina con sorriso idiota. Erano pochi quei momenti e ogni volta che accadevano Harry non sapeva se buttarsi a terra e piangere dalla gioia oppure altro. Fatto sta che ammirò suo marito mentre aiutava il suo bambino con le operazioni matematiche, facendogli esempi strambi e facendolo ridere. La sera prima non poté non perdonarlo: aveva reso felice sua figlia e lo stato d'animo all'interno della casa era migliorato di gran lunga.

Continuò a mescolare il minestrone all'interno della pentola con quel sorriso da ebete stampato in faccia.

"Grazie papiii" urlò Matt, entrando in casa e fiondandosi di corsa in camera sua per chiudere il quaderno e posarlo sulla sua scrivania.

"Hey, perché sorridi in quel modo?" Louis spuntò silenziosamente in cucina, cingendo i fianchi di Harry delicatamente. "Il minestrone ti ha detto una battuta divertente? No, perché potrei offendermi"

"Che scemo!" Harry rise e si voltò verso Louis con un sorrido più ampio -se possibile. Poi scosse la testa e gli baciò il naso.

"A che pensavi?"

"A te" rispose e Louis ammiccò verso di lui.

"Ah si? E a cosa esattamente?"

"Al fatto che amo questi momenti di tranquillità. Tu sei qui a casa, aiuti Matt con i compiti, fai giocare Skylar ed io devo solo cucinare e sorridere mentre guardo voi" rispose sinceramente.

"Anche a me piacciono questi momenti, perché poi ti vedo ridere e sai che ho un debole per il tuo sorriso" e così gli lasciò un bacio sulle labbra piene.

"Vorrei che fosse così per sempre" sussurrò Harry, un po' più serio. Louis capì e annuì, volendo anche lui un periodo indefinito di tranquillità e relax.

Portò entrambe le mani a contornare il viso di Harry "Ti prometto che appena finirà questo campionato ce ne andremo via per un po', ovunque vorrai tu. Io, te ed i bambini."

Harry annuì felice e lo baciò. Si lasciarono trasportare dalla passione fino a quando uno strano odore non riempì le narici di Louis, costretto quindi ad interrompere il bacio, con il disappunto del riccio. "Amore.. cos'è questo odore?"

Entrambi si voltarono verso la pentola piena di minestrone ed Harry si affrettò a spegnere il gas. "Mi stavi facendo bruciare il pranzo di oggi" gli diede una manata sul petto e scoppiarono entrambi a ridere.

"A tavolaaa!" urlò Louis.

××

Harry sentì il telefono vibrare, sul davanzale della cucina. Guardò Louis, il quale stava guardando una partita di football, e si morse il labbro. "Lou, potresti controllare il mio cellulare? Credo mi sia arrivato un messaggi" Louis distolse l'attenzione dalla partita e annuì ad Harry, alzandosi dalla sedia, prendendo il telefono. Lo sbloccò e trovò appunto un messaggio.

"E' Sophia" avvertì il riccio, il quale si asciugò immediatamente le mani e andò a prendere il suo cellulare. Visualizzò il messaggio.

Da Soph (15:06*) - Hey riccio, ti va di uscire tra un po'? Ho qualche ora libera, poi devo andare a scuola per una riunione.

A Soph (15:09) - Soph, certo. Ci vediamo al parco?

Da Soph (15:10) - Sì, ci vediamo verso le cinque x 

"E' tutto apposto?" chiese Louis, inarcando un sopracciglio.

"Sì sì.." bloccò il telefono e fissò Louis che era tornato a guardare la partita. "Potresti badare per qualche ora ai bambini? Devo uscire con Soph" spiega.

"Certo, non me lo devi nemmeno chiedere. Uhm, solo che io alle sette devo andare un attimo al campo per sistemare le ultime cose per domani"

"Sì, tranquillo. Grazie" si avvicinò a Louis e gli stampò un bacio sulle labbra "Però poi tornerai presto a casa vero?" gli chiese con un tono malizioso che fece sorridere il più basso.

"Mh, vedremo. Se torno presto cosa avrò in cambio?" Louis stette al gioco e si morse il labbro inferiore.

"Sorpresa" gli sussurrò nell'orecchio e sparì dietro la porta della cucina.

"Papi, così son giuste?" Matt entrò dopo pochi minuti in cucina, mostrando a suo padre i vari esercizi che aveva fatto poco prima.

Louis controllò con attenzione e sorrise ampiamente "Bravo campione!" gli scompigliò i capelli lisci e gli baciò la tempia. "Hai fatto tutto giusto!" Matt sorrise e alzò le mani dopo una serie di Sì! Evvai!. Chiuse poi il quaderno e si mise accanto a Louis a guardare la partita. Il ragazzo lo guardò divertito e trattenne una risata: gli assomigliava in tutto e per tutto, ed era felice che Matt avesse la sua stessa passione. "Hey Matt, vuoi venire con me allo stadio più tardi?" gli propose. Il bambino lo guardò, gli luccicarono gli occhi e annuì rapidamente, aggiungendo dei Si, si, si che fecero sorridere Louis.

Non aveva mai portato Matt con sé durante gli allenamenti o delle riunioni -non che fosse permesso- ma era il capitano della squadra e spesso poteva godersi certi privilegi.

Al piano di sopra, Sky stava osservando da alcuni minuti lo schermo della sua macchina fotografica. Harry passò in quel momento dalla sua stanza e notò il viso triste della sua bambina.

"Piccolina, cos'è quel faccino?" si appoggiò allo stipite della porta n attesa di una risposta.

"Non scatta più foto e- e non so perché" Harry corrugò la fronte confuso e la bambina gli mostrò la macchina fotografica. Il ragazzo la prese tra le mani e controllò le impostazioni. Appena capì il problema scosse la testa divertito: Louis non si intendeva proprio di fotografia e, appunto, non conoscendo la macchina fotografica, aveva scordato di prendere una memoria esterna, in modo che chi l'avesse usata avrebbe potuto fare molte foto rispetto a quelle stabilite.

"Tesoro, non ti preoccupare. Adesso papà ti sistema tutto" andò a prendere la scatola dell'aggeggio e cercò il cavetto. "Vieni con me" e la bambina, brava com'era, aveva seguito in silenzio il suo papà nella camera dove Harry e Louis tenevano i loro computer portatili: era una sorta di studio. Entrarono all'interno e Harry accese il suo computer, aspettò che si caricasse e inserì il cavetto, che collegò poi con la macchina fotografica.

"Ma quelle sono le mie foto!" esclamò la piccola, notando le sue foto caricarsi e spuntare nello schermo del pc.

"Sì piccola, le sto passando nel mio computer così svuoto la macchina fotografica e tu puoi usarla di nuovo"

"Grazie papà, sei il mio eroe" disse estasiata Skylar, riprendendo poco dopo la sua amata macchina fotografica, ormai svuotata da ogni foto.

××

Harry prese la sua piccolina, gli occhiali da sole e scese al piano inferiore. "Amore, io vado" avvertì Louis, che trovò insieme a Matt a guardare una partita, sicuramente diversa da quella precedente.

"Va bene, non fare tardi, mh?" Louis si alzò e andò a lasciargli un bel bacio sulle labbra.

"E tu mi raccomando, non stare troppo davanti la tv, giocate a qualcosa tipo monopoli, il gioco dell'oca" buttò lì su due piedi "Sopra c'è Sky che sta colorando, chiamala se giocate"

"Amore, stai tranquillo" gli poggiò le mani sulle spalle per farlo calmare e rise divertito. "So badare ai nostri figli"

"Okay" rispose e sospirò "vado, ciao" salutò.

Arrivò poco dopo al parco. Mancano alcuni minuti all'orario stabilito e, quando il riccio andava al parco amava scattare qualche foto, il cui soggetto cambiava ogni volta: passava dai bambini che giocavano spensierati sulle giostre, agli alberi, al paesaggio, al tramonto.

Gli mancava il suo lavoro da fotografo e quando ripensava a quei momenti passati dietro il suo gioiellino un sorriso amaro gli spuntava sul viso. Ricordava tutti quei momenti, anche se pochi, durante i quali scattava a modelle che posavano sedute o sdraiate su un divano per questa o quella marca pubblicitaria.

Sospirò pesantemente e continuò a scattare, quando improvvisamente vide Sophia scendere dalla macchina, che Harry si accorse appartenere a Liam, e diede un bacio al suo ragazzo che il riccio prontamente intrappolò in una foto.

Liam alzò una mano per salutare Harry e quest'ultimo sorrise, ricambiando il saluto. La ragazza corse e abbracciò l'amico: è vero che si erano visti la sera precedente, ma entrambi erano delle persone affettuose e un abbraccio non lo negavano mai.

"Come va, riccio?" il ragazzo spense la macchina fotografica, riponendola dentro la custodia e sorrise alla ragazza.

"Va tutto bene" rispose, iniziando a camminare.

"E con Louis, va tutto bene adesso? Ieri sera la situazione non era delle migliori, vero?"

"Già, adesso va tutto bene. Ma a volte mi fa così arrabbiare" rise, guardando i suoi piedi.

"L'importante è aver risolto tutto" la ragazza immaginò che i due ragazzi avessero litigato per colpa del lavoro di Louis. Durante i primi tempi succedeva molto spesso, Sophia era sempre stata accanto ad Harry quando succedeva. Poi lo faceva ragionare ed Harry tornava da Louis chiedendogli scusa e che non avrebbe più urlato. Alla fine era stato davvero così, ma ultimamente sembravano aver ripreso, seppur con toni più pacati -anche perché c'erano i due bambini.

"Sì" annuì, felice. "Invece te e Liam?" Harry le fece l'occhiolino e Sophia si imporporò.

"Va tutto bene, mi rende felice e mi fa stare bene" confessò.

"Ieri sera ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con lui, è un bravo ragazzo"

"Sì, assolutamente. E' davvero dolcissimo, credo che sia il ragazzo che tutte le ragazze vorrebbero" si lasciò scappare un risolino imbarazzato.

"E tu sei parecchio innamorata di lui.. guarda come ti luccicano gli occhi" le puntò un dito contro, ricevendo una manata affettuosa sulla spalla.

"Smettila" e scoppiarono a ridere.

Ogni tanto Harry si guardò intorno, sentendosi osservato. Ma lì il parco era così pieno di persone che poteva capitare a qualcuno di osservarlo, quindi non se ne curò.

××

Salutò Sophia, che dovette scappare a scuola per la riunione, mentre Harry si incamminò vero casa, fortunatamente vicino casa.

Ma anche mentre tornava a casa, si sentì osservato. Quindi si voltò, ma non trovò nessuno, solo persone che entravano o uscivano dai negozi. Scosse la testa, continuando a camminare. Quasi vicino casa, sentì nuovamente quella stessa sensazione e si voltò bruscamente, sperando di sorprendere qualcuno a seguirlo, ma anche quella volta niente.

Okay, sto diventando pazzo! pensò e corse dentro casa, per non sentire più quel disagio.

Appena entrò chiamò a gran voce le persone in casa, avvertendoli che fosse tornato.

"Eccoti papà!" Skylar gli corse incontro e lo abbracciò. Harry sgranò gli occhi, vedendo il viso della sua bambina tutto colorato, forse di pittura.

"Che avete combinato?" chiese curioso e leggermente spaventato.

"Papà Louis ci ha fatto colorare con la pittura" sghignazzò Skylar, portando le sue manine -sporche anch'esse- davanti la bocca. Si incamminò con la bambina in braccio verso la camera di Matt e ciò che notò lo fece sorridere ma allo stesso tempo gli fece venire la pelle d'oca. Matt era a cavalcioni sul bacino di Louis mentre, entrambi sporchi di pittura, si azzuffavano giocosamente.

Oh mio Dio! pensò.

Harry sospirò e si immaginò già le ore successive, passate sicuramente a stare dietro ai suoi figli mentre questi scappavano per non farsi chiudere in bagno per lavarsi. Ma era grato a Louis, davvero, per non aver lasciato i suoi figli da soli, mentre lui guardava una determinata partita o per qualche impegno calcistico.




 

-

Nda. Saaalve a tutti ♥ 
Spero abbiate notato l'asterisco (*) posto dopo l'orario del primo messaggio inviato da Sophia: l'ho messo perché di solito ODIO profondamente quando la storia è ambientata in Inghilterra e le scrittrici utilizzano le 24 ore, anziché le 12 (non so se avete capito che intendo), ma ho dovuto metterle stavolta perché nei capitoli precedenti non ho inserito la dicitura am dopo l'orario dei messaggi.

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Capitolo 7
*** 7 ***



Louis aveva mantenuto la promessa. Era tornato a casa in tempo per cenare ed Harry ne era rimasto sorpreso, ma estremamente felice.

Matt, dal canto suo si era divertito a stare in mezzo a tutti quei giocatori, a calciare un pallone che ogni tanto quelli stessi gli lanciavano per farlo giocare. Louis non l'aveva lasciato perdere nemmeno un secondo e sorrideva ogni qualvolta il piccolo cercava di fare una sorta di radiocronaca mentre correva da una parte all'altra del campo. Gli avevano fatto tutti i complimenti, dicendogli che sarebbe diventato presto un giocatore professionista come il padre -o forse anche meglio- facendo così aumentare le sue speranze.

Appena rientrati in casa avevano chiamato a gran voce Harry, il quale nel frattempo stava cucinando la cena mentre Sky colorava su un foglio.

"Ciao papi" aveva salutato la bambina, alzando il suo viso dal foglio e scuotendo la manina.

"Ciao tesoro mio" Louis si era abbassato per lasciarle un bacio sulla tempia. Poi si era avvicinato ad Harry e l'aveva abbracciato da dietro, baciandogli la spalla coperta dalla maglietta.

"Sei tornato presto" aveva sorriso felice il riccio, voltandosi e schioccandogli un bacio sulle labbra. Louis aveva annuito e aveva uscito dalla tasca cinque biglietti.

"Domani abbiamo la partita e ho pensato di prenderli per la mia amorevole famiglia e tu puoi dirlo anche a Sophia e Liam" gli aveva annunciato. Harry sembrava un bambino. Poi avevano mangiato in pace e tranquillità, come una delle famiglie perfette.
 

Il giorno dopo invece, Harry, Skylar, Matthew, Sophia e Liam si trovarono in mezzo alla confusione di fronte lo stadio. Tutti salutavano Harry e i due bambini perché, anche non volendo, tutti li conoscevano.

"Papi, ci stanno salutando tutti" sghignazzò Skylar, la quale portò entrambe le mani davanti la bocca per trattenere le risa.

"Sì, piccola" le sorrise e poi la prese in braccio e lasciandole un bacio sulla guanciotta arrossata, scaturendo vari aw che dolcezza! da parte di alcuni tifosi che avevano assistito alla scena. Tutti e cinque entrarono poi dalla solita porta sul retro e si immersero nel silenzio più totale, dove le urla erano bloccate da quelle mura spesse.

"Le mie povere orecchie" esclamò Sophia, la quale era mano nella mano con Liam. "Non sentivo queste urla dall'ultimo concerto dei The Fray che sono andata a vedere" disse seria, facendo ridere Harry che la guardò.

"C'ero anche io a quel concerto, ti ricordo" Sophia fece un gesto con la mano, sorvolando sull'argomento.

Si fermarono davanti gli spogliatoi da dove provenivano urla da parte dei giocatori locali e dagli ospiti.

Purtroppo per Matt, non poterono fermarsi lì e continuarono verso le tribune riservate, sbucando quindi dentro lo stadio. Era ancora parecchio vuoto ed Harry chiese ai suoi bambini di avvicinarsi alla ringhiera che separava le tribune dal campo. Corsero in quella direzione e si appoggiarono lì. Harry uscì la macchina fotografica dalla custodia e iniziò a scattare foto ai suoi amati bambini. Questi ultimi si divertivano a fare facce buffe e gesti con le mani.

"Ti piace proprio fare foto, eh?" chiese Liam osservando il riccio continuare a scattare foto.

"Sì, è qualcosa da cui non sono riuscito a separarmi" disse facendo una smorfia e nelle sue parole si poteva notare l'amarezza e la nostalgia.

"Era il suo lavoro fino a qualche anno fa" spiegò con cautela, Sophia, al suo ragazzo.

"Poi però ho dovuto lasciare per occuparmi di loro" indicò i suoi bambini che poco lontano da loro si stavano rincorrendo, attenti a non inciampare in uno dei tanti scalini e cadere quindi a terra.

Liam annuì, capendo la situazione. Harry sorrise alla coppia e chiese anche a loro di mettersi in posa per delle foto. Dopo un primo imbarazzo e tanti Non sono fotogenico! Mi vergogno! da parte di Liam, Harry riuscì a scattare le sue amate foto.

"Poi voglio averle quelle foto, Harold" Sophia puntò un dito contro Harry, il quale scoppiò a ridere, alzò le mani in segno di resa e annuì.

Dopo nemmeno dieci minuti salirono ai propri posti e si misero comodi, aspettando l'inizio della partita. 

 

××

 

La partita era cominciata da tre quarti d'ora circa e nessuna delle due squadre aveva segnato perché erano parecchio forti. Harry si era sbizzarrito a fare foto: ne aveva fatte così tante che aveva pensato che la sua macchina fotografica potesse scoppiare da un momento all'altro. Sophia gli aveva ripetuto più volte di posarla e godersi la partita, ma Harry aveva la testa dura ed era difficile convincerlo.

Anche quella volta aveva una strana sensazione addosso. Come il pomeriggio prima, si sentiva osservato. Qualcuno lì in tribuna lo stava osservando e no, non erano i paparazzi -come poteva pensare all'inizio. Posò istintivamente la macchina fotografica nella custodia e si guardò intorno.

Chi lo stava fissando?

Che cosa voleva da Harry?

Da quel momento il riccio stava attento a qualsiasi cosa facesse o dicesse. Era diventato anche un po' più protettivo nei confronti dei suoi bambini, almeno quando erano in pubblico. 

 

××

 

La partita era finita zero a zero, nessuna delle due squadre aveva avuto la meglio.

"Papà, sto andando lì" Matt indicò il bordo campo, pronto per scendere ad abbracciare papà Louis.

"No Matt, stai qui" disse, nascondendo il suo nervosismo.

"Dai papà, ti prego"

"Perché?" chiese col broncio.

"Ci sono troppe persone, stai qui" Matt sbuffò e tornò a sedersi, facendo penzolare le gambe.

Harry si guardò nuovamente intorno, sentendo gli occhi sconosciuti di quella persona addosso e si morse il labbro agitato.

"Harry, è tutto apposto?" gli chiese Sophia, poggiando la sua mano sulla spalla.

"Eh? Si si!" annuì velocemente e prese in braccio Skylar. "Andiamo,  su"

Scesero le scale e percorsero la stessa strada di prima, attenti a tutte le persone che uscivano da lì.

Si ritrovarono dopo poco fuori lo stadio, vicino la macchina di Liam con cui erano venuti lì.

"Aspettiamo Louis, mh?" disse Harry e Liam annuì.

Quasi tutti ormai erano andati via. Erano rimaste le macchine di alcuni giocatori, ma in quel parcheggio privato sembravano essere da soli. Poco dopo videro Louis uscire e ridere insieme ai suoi compagni di squadra. Sembravano non essere tristi per aver pareggiato e non aver vinto.

Louis notò suo marito e i suoi bambini, i quali corsero verso di lui per abbracciarlo e fargli i complimenti, perché anche quella volta aveva giocato bene nonostante tutto. Il liscio si accovacciò e li riempì di baci, ringraziandoli. Poi si alzò e, tenendo entrambi per le mani, si avvicino ai tre rimasti vicino la macchina.

Harry gli si avvicinò e, stringendo la felpa del suo ragazzo in due pugni, sfiorò l'orecchio di Louis, sussurrando "Buonasera calciatore sexy". Poi gli lasciò un bacio sulle labbra e sorrise.

"Ciao amore, ciao a tutti" Louis salutò sia Sophia che Liam.

"Andiamo a casa?" chiese il riccio, felice di dover finalmente passare la serata con suo marito.

"Oh, uhm" Louis si grattò il retro del collo e rise nervoso "In realtà con i ragazzi abbiamo deciso di andare in un pub appena fuori città" spiegò, indicando col pollice i suoi compagni di squadra dietro di lui.

"Oh" l'espressione di Harry cambiò e il suo sorriso sparì lasciando spazio ad una smorfia di delusione?, tristezza?

"Lo so che oggi è domenica, ma ormai abbiamo deciso. Giuro che torno presto" disse, prendendo il viso di Harry tra le sue mani magre e lasciando un lungo bacio a stampo sulle labbra piene e rosse di Harry.

Quest'ultimo annuì rassegnato "Va bene, non ti preoccupare. Ci vediamo domani"

"Ti ho detto che torno presto" lo corresse Louis, lo avrebbe visto tra poche ore, non l'indomani.

"Ci vediamo domani, Louis" disse Harry un po' più sicuro delle sue parole e girò i tacchi salendo in macchina di Liam, seguito dai bambini e dalla coppia, che prima di salire salutarono Louis.

 

"Harry, volete venire a mangiare con noi?" chiese Liam.

"No, tranquilli.. accompagnaci a casa" disse forzando un sorriso.

Non era la prima volta che Louis usciva con i suoi compagni di squadra, non ci trovava nulla di male. Ma quel giorno era domenica, era l'unico giorno in cui potevano rilassarsi e stare insieme a coccolarsi nel letto. L'unico momento di intimità che potevano avere.

Harry voleva parlare con Louis anche di quella sensazione che aveva sentito addosso, che lo aveva fatto sentire male per pochi minuti e gli aveva fatto pensare al peggio.

Ma non poteva, perché Louis non ci sarebbe stato. E sarebbe stato assente anche durante la notte, lui lo sapeva. Il novanta percento delle volte Louis non manteneva mai le sue promesse e così sarebbe stato anche quella volta. Avrebbe lasciato Harry a dormire da solo nel letto, senza nessuno ad abbracciarlo, a riempire la sua schiena di baci e carezze.

 

××

 

A Lou Bear (23:45) - Buonanotte amore x

Ma non ricevette nessuna risposta. 

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Capitolo 8
*** 8 ***



A Lou Bear (03:45) - Dove sei? Perché non sei ancora a casa?

Harry si era svegliato di soprassalto nel cuore della notte sentendo improvvisamente freddo. Di solito era Louis che lo scaldava, nonostante la presenza delle coperte. Ma quella volta, stranamente, non c'era accanto a lui.

A Lou Bear (04:35) - Dio mio, ma dove sei finito?

A Lou Bear (04:49) - E menomale che saresti tornato presto. Vaffanculo.

 

××

 

Il cellulare di Harry squillò improvvisamente la mattina seguente, portando il riccio fuori dal mondo dei sogni. In realtà non aveva sognato nulla, aveva dormito poco quella notte, forse tre o quattro ore a causa dell'assenza Louis.

Era insolito che mancasse durante la notte e quando succedeva, almeno avvertiva il riccio, rassicurandolo. Invece quella volta non successe. Sperò che non gli fosse capitato niente di brutto.

Portò pesantemente e svogliatamente il braccio fuori dalla coperta e prese il cellulare, sbloccando lo schermo immediatamente alla vista di Lou Bear. "Ti sei degnato di chiamare, dove caz-"

"Harry? Sono Niall"

"Niall? Come fai ad avere il telefono di Louis? Dov'è quel cretino?" chiese furioso, cercando di non farsi sentire dai suoi bambini che dormivano beatamente nelle due stanze accanto.

Harry si mise a sedere, poggiando la schiena sulla testiera del letto. Rabbrividì quando la coperta si spostò dal suo petto e cadde sul suo bacino.

"Come spiegartelo?" si chiese il biondo. Si prese qualche minuto per formulare delle frasi decenti e poi continuò a parlare. "Ieri sera lo sai che siamo usciti tutti insieme, no?" Harry annuì pur sapendo che il biondo non potesse vederlo. "Beh, Louis ha alzato un po' il gomito e a fine serata era totalmente andato. Fuori dal locale c'erano i paparazzi e per non creare scandali, invece di accompagnarlo a casa l'ho portato da me perché so che odi vederlo ubriaco" spiegò. "Ha blaterato qualcosa in proposito, ieri sera.."

"Lo uccido!" sentenziò quindi il riccio, passandosi velocemente una mano sulla fronte. "Adesso è lì con te?"

"È in bagno, sta vomitando anche l'anima"

"Accompagnalo subito a casa appena ha finito, digli che sono furioso. Ciao Niall e grazie" chiuse la chiamata e andò a svegliare i suoi bambini che erano all'oscuro di tutto.

 

××

 

Louis rientrò in casa un paio d'ore dopo, con lo sguardo basso. Aveva paura di una reazione da parte di Harry. Niall gli aveva detto che fosse furioso e gli vennero i brividi. Odiava vedere Harry arrabbiato, specialmente con Louis, ma la sera precedente non aveva pensato a niente -o forse aveva pensato troppo- e si era lasciato andare a bottiglie e bicchierini pieni di alcool.

Lanciò le chiavi sul mobiletto all'entrata e chiuse la porta. Si incamminò verso il salotto, ma ad ogni passo che faceva gli sembrava di avere un peso di piombo attaccato ai piedi.

"Oh, ma guarda chi si vede" Harry spuntò dalla cucina, con cesto pieno di vestiti tra le mani, sicuramente diretto al piano superiore. Louis aprì la bocca per parlare, ma venne interrotto da Harry immediatamente "Louis sta' attento a ciò che dici perché al momento ti riempirei di schiaffi. Ringrazia che ho le mani occupate" disse freddo e salì le scale. Louis lo seguì come un cagnolino, nonostante la testa gli stesse facendo male.

"Harry, ti prego. Scusami" provò a dire, ma non ottenne altro che un risolino sarcastico da parte di Harry.

"Le tue scuse te le puoi ficcare su per il culo, insieme alle tue promesse" disse furioso, voltandosi di scatto verso Louis. "Sono stato tutta la notte in pensiero per te mentre tu ti ubriacavi insieme ai tuoi amici. Ho dormito pochissimo nonostante l'indomani dovessi accompagnare quelli che sono pure i tuoi figli a scuola" gli puntò un dito contro, per poi riprendere a camminare verso la camera dei bambini per cambiare le lenzuola dei letti.

Louis lo seguì pure stavolta. "Harry non so che altro dirti se non scusa, prometto che non succederà più"

"Louis non l'hai detto davvero, spero" disse in modo sarcastico, ridendo nervosamente. Al che Louis inarcò un sopracciglio. "Non azzardarti a promettermi più niente. Ho detto dove puoi metterti le tue promesse del cazzo" stavolta urlò. "Mi avevi promesso che almeno la domenica l'avresti passata con la tua famiglia, ma guarda un po'... sei uscito con i tuoi amici. Mi avevi promesso che non ti saresti più ubriacato, ma guarda un po'... è successo proprio ieri sera." E chissà quante altre volte è successo, sussurrò. "Mi avevi promesso che saresti tornato presto, ma guarda un po'... non è successo! Quindi, per cortesia, non fare promesse se poi non le mantieni" prese fiato e tornò a fare i letti.

"Io ho il diritto di divertirmi" Harry si mise ritto con la schiena e lo osservò con la bocca aperta. "Lavoro solo io qui, mi faccio in quattro per prendere quel fottuto stipendio e mantenere me, te ed i bambini"

Harry non lo lasciò parlare e "Ma sentitelo, lavora solo lui" lo scimmiottò, indicandolo. "Ti ricordo che ho abbandonato il mio lavoro per occuparmi dei bambini"

"Ciò non toglie il fatto che io posso divertirmi quanto mi pare. Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare. Sono grande abbastanza e vaccinato per fare quel che cavolo mi pare. Ringrazia che non ti abbia tradito mentre ero ubriaco" sputò acido, rendendosi conto solo dopo e troppo tardi delle parole appena pronunciate.

Non sei nessuno.

Ringrazia che non ti abbia tradito.

Gli occhi di Harry iniziarono a pizzicare, ma si promise di non piangere di fronte a Louis. Quindi si morse l'interno della guancia, forse con troppa forza perché sentì il sapore metallico del sangue.

Louis sgranò gli occhi, portando una mano a mezz'aria. "Harry, io-"

"D-Dato che sei grande abbastanza e vaccinato il letto te lo saprai anche fare da solo" e lanciò le lenzuola con molta forza verso il corpo di Louis. "Saprai anche cucinarti qualcosa di commestibile. Saprai fare tutto! E dato che non sono nessuno, spero saprai occuparti pure dei bambini" detto ciò uscì in fretta e furia dalla stanza per dirigersi in quella matrimoniale, prendere un borsone da dentro l'armadio e riempirlo con pochi vestiti.

"Harry, scusami" Louis provò ad avvicinarsi.

"Non mi toccare!" continuò a mettere dei boxer all'interno del borsone e lo chiuse, mettendoselo in spalla. Prese il cellulare, il portafoglio e gli occhiali da sole.

"Io non intendevo dire quelle cose" provò a rimediare Louis.

"Ma le hai dette e adesso te ne assumi le conseguenze" Harry uscì dalla sua stanza e scese al piano di sotto.

"E adesso dove stai andando?"

"Saranno pure cazzi miei" e detto ciò uscì di casa, entrando in macchina e scoppiando a piangere, lasciando Louis immobile davanti la porta, con gli occhi sgranati e la bocca aperta.

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Capitolo 9
*** 9 ***



"Harry, ma che-" 

"Mamma!" Harry lasciò cadere il piccolo borsone a terra dalle sue mani e si fiondò addosso a sua madre, senza lasciarle il tempo di metabolizzare il fatto che suo figlio fosse lì. 

Il riccio, dopo essere uscito di casa, aveva messo in moto la macchina, si era asciugato gli occhi bagnati dalle lacrime con la manica della felpa e si era diretto senza indugio verso casa di sua madre, ad Holmes Chapel, consapevole di dover affrontare tre ore di strada. Non aveva avvertito nessuno, voleva solamente tornare da sua madre, in quel luogo dove era cresciuto e dove poteva sentirsi sicuramente importante e considerato. 

Una volta arrivato davanti il vialetto della sua vecchia casa, aveva spento il motore e, con mani tremanti aveva preso il suo cellulare e aveva cercato il contatto di Sophia.

A Soph (10:37) - Hey Soph, so che sei a lavoro, ma puoi farmi un favore? 

Da Soph (10:46) - Harry, tranquillo. Dimmi! 

A Soph (10:47) - Potresti portare tu i bambini a casa? Non credo Louis si ricordi di prendere i bambini.. 

Da Soph (10:49) - Certo Harry! Ma perché, tu dove sei? 

A Soph (10:50) - A Holmes Chapel.. 

 

 

Anne lo strinse forte tra le sue braccia e gli baciò la spalla: nonostante la sua altezza era comunque il suo piccolo bambino. Si scostò per farlo entrare, prese il borsone da terra e chiuse la porta, mentre lui si dirigeva in cucina.

"Ge-Gemma e Ro-Robin non sono a casa?" chiese tra i singhiozzi, guardando sua madre.

"No tesoro, Robin è a lavoro, mentre Gemma e in facoltà!" rispose la donna, avvicinandosi al suo bambino, che annuì e abbassò lo sguardo sulle sue mani. "Che è successo?" chiese preoccupata dopo un po'.

Harry si morse il labbro inferiore e sospirò pesantemente, organizzando le parole da far fuoriuscire dalla sua bocca "Louis.."

"Che ha fatto?" si sedette accanto ad Harry e sgranò leggermente gli occhi.

"Mi ha trattato male, mamma.." tirò su con il naso e vedendo sua madre aprire la bocca sorpresa e corrugare la fronte, portò le mani in avanti e si affrettò a precisare le sue parole "No mamma, non pensare male. Non mi ha toccato nemmeno con un dito!" disse quindi. E così le raccontò l'accaduto della sera precedente e della stessa mattina. Sua madre non poteva crederci, ma da adulta qual'era e con la testa a posto cercò di non lasciarsi trasportare dagli affetti familiari e ragionò pacatamente.

"Magari non voleva dire davvero quelle cose" provò a dire una volta che Harry ebbe finito di raccontare.

"No mamma, ha esagerato. Mi ha detto che sono nessuno per lui, capisci? Siamo sposati da molti anni ormai e non può venire a dirmi che sono nessuno. Mi occupo dei suoi figli, gli lavo il bucato, gli faccio trovare sempre il pranzo o la cena pronti e lui mi ricambia con cosa, mamma? Dimmelo.." iniziò a singhiozzare nuovamente. Anne gli strofinò una mano sulla schiena per farlo calmare. "Ho pure lasciato il lavoro che amavo per lui e per i bambini" Harry si portò le mani davanti la faccia per nascondere le lacrime che copiose erano tornate a rigare il suo viso. Aveva ancora fresche le parole di Louis in testa. Quel nessuno gli vorticava tra i pensieri in maniera incessante insieme a quel ringrazia che non ti abbia tradito. Cosa sarebbe successo se non ci fosse stato Niall? E le altre volte? L'aveva detto perché era già successo? Scosse la testa molto lentamente, non voleva pensarci.

Anne si alzò dalla sedia, si abbassò appena verso la testa di Harry e gli lasciò un bacio tra i capelli lunghi. Si mosse verso il piano cottura e prese un pentolino dove avrebbe riscaldato dell'acqua per il tea.

 

××

 

A Har♥ (10:26) - Amore, torna a casa per favore! 

A Har♥ (10:39) - Dove sei? Torna, ti prego.. 

A Har♥ (10:43) - Harry.. rispondi, non farmi preoccupare. 

 

Louis, a casa, si stava dannando e maledicendo. Aveva mandato quei messaggi ad Harry: l'aveva visto online e ne aveva approfittato per cercarlo. Si era chiesto dove fosse andato poche ore prima.

Si sentiva smarrito e solo in casa sua, che triste assurdità! 

Si mise seduto sul divano con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani, disperato. Doveva imparare a tenere la lingua a freno e valutare le parole che uscivano dalla sua bocca. Quelle che aveva detto erano di sicuro pesanti e non le pensava davvero.

Louis non avrebbe tradito mai e poi mai quello che era suo marito, l'amore della sua vita.

Era consapevole che il riccio aveva abbandonato il suo amato lavoro per dedicarsi completamente a Louis ed i bambini, e non capì da dove quelle parole fossero uscite: nemmeno le pensava.

Strinse i suoi corti capelli tra le mani e li tirò indietro, lasciandosi scappare un singhiozzo e una serie di cretinocretinocretino

Ad allontanare i suoi pensieri dalla sua testa fu il campanello. Alzò di scatto lo sguardo e per un attimo si sentì smarrito, di nuovo. Sentì la testa girare per un secondo, o forse di più, e poi si alzò diretto verso la porta pensando e sperando che Harry fosse tornato.

Aprì e si trovò di fronte Sophia che teneva con una mano Skylar e con l'altra Matt.

"Soph.." sussurrò "Ciao bambini" forzò un sorriso e li accolse tra le sue braccia. "Come mai sei venuta tu? Sarei passato io da scuola.." chiese poi confuso.

"Harry mi ha chiesto di riportarli a casa... Ha detto che ti saresti scordato ed in effetti è stato così" mormorò.

Louis corrucciò le sopracciglia e "Perché? Che ore sono?" chiese.

"L'una e mezza passata!" disse fredda, guardando il suo orologio. I bambini corsero dentro casa, mentre Louis si portò una mano davanti gli occhi pensando a quanto fosse pessimo e scosse la testa.

"Sai per caso dov'è Harry?" chiese poi.

Sophia annuì "E' a Holmes Chapel. Che è successo?"

"Credo di aver esagerato con le parole" ammise "e stamattina se n'è andato!"

"Come se n'è andato?" portò le mani tra i capelli e sgranò gli occhi. "Louis!" lo richiamò e lo guardò severa. "Harry non se ne sarebbe mai andato lasciando qui te e i suoi figli! Devi averla combinata davvero grossa!" lo rimproverò. "Sei sempre il solito!" scosse la testa.

"Lo so" mormorò e si morse la guancia. Poi la salutò e rientrò dentro casa.

 

"Papaaà" Matt fece capolino dalla cucina e guardò corrucciato papà Louis.

"Che c'è, piccolo?"

"Ma il pranzo non è pronto?" chiese e si imbronciò, seguito da sua sorella che guardò triste la tavola ancora vuota.

Louis sgranò gli occhi e dannazione! 

"Bambini, adesso vi preparo qualcosa, voi nel frattempo andate a vedere i cartoni, mh?" i due annuirono, mentre Louis si avvicinò al piano cottura. Pensò in fretta a qualcosa di veloce da cucinare e andò ad aprire il frigo, cercando delle fettine di pollo.

Una volta trovate, ne prese tre e le mise in padella, pronte per cuocerle. Nel frattempo si affrettò ad apparecchiare la tavola: vedere solo tre piatti e tre bicchieri fece rattristire Louis.

"Papaaaà, io ho fame!" piagnucolò Skylar che rientrò in cucina e andò a sedersi al proprio posto.

"Tesoro, ho quasi fatto, ok?" Louis si precipitò a spegnere il gas per non far bruciare le fettine di pollo e le mise nei piatti insieme a un pizzico di sale e di pepe. Arrivò anche Matt e guardò il suo piatto con una smorfia.

"Dov'è papà Harry?" chiese infatti.

"Papà.. uhm.. è andato da nonna Anne, credo" sussurrò, con sguardo basso. "Buon appetito, bambini" iniziò a tagliare la sua fettina di carne, ma... altro che bruciarsi, non si erano nemmeno cotte bene.

"Ma la carne è cruda" si lamentò Matt, lasciando cadere le posate sul tavolo. Mentre Sky annuì e portò le braccia incrociate sul petto.

"Piccoli, provate a mangiarla... vedrete che vi piacerà" disse con nervosismo e poca convinzione. 

"No!" protestò Matt. "Non sai cucinare!" si alzò velocemente dalla sedia, aprì il mobiletto delle merendine e ne prese due al cioccolato, scappando poi sicuramente in camera. Louis si intristì e abbassò lo sguardo. Lo rialzò subito dopo quando sentì Skylar singhiozzare e si allarmò. 

"Hey piccola" si alzò a si accovaccio ritrovandosi alla stessa altezza di sua figlia "Non piangere, ti prego" la strinse tra le sue braccia. 

"Voglio papà Harry" 

"Tornerà presto, ok? Te lo-" prometto, certo. Come poteva prometterle una cosa di cui nemmeno lui era sicuro? Harry gli aveva rinfacciato più volte di non aver mantenuto  le promesse fatte e adesso le sue sicurezze stavano vacillando. 

Doveva parlargli e risolvere la situazione.

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Capitolo 10
*** 10 ***



Un paio di giorni erano passati da quando Harry aveva deciso di lasciare casa sua e di Louis per poter stare a casa della madre e il liscio si sentiva così tremendamente in colpa. In quei due giorni aveva continuato a mandare messaggi ad Harry, senza ricevere risposta. 

Non sapeva cosa fare, non voleva chiamare Anne e sentire una ramanzina dalla suocera. Chiamare sua madre non se ne parlava: abitava troppo lontano da Londra e farla preoccupare non serviva a nulla.

In aggiunta a tutta la preoccupazione, l'ansia, i sensi di colpa, si ci mettevano anche i bambini.

"Papà, ti vuoi muovere?" 

Ecco, appunto! 

Matt corse in camera da letto tutto già sistemato con il suo maglioncino preferito, i jeans e delle scarpe da tennis per ricordare al padre che dovesse accompagnare i suoi figli a scuola.

"Arrivo, vai a fare colazione" gli ordinò. Il bambino annuì silenzioso e sparì dalla vista di Louis.

I due bambini in quei due giorni avevano sentito molto la mancanza di Harry, come potevano non sentirla? Era il riccio che badava a loro per quanto riguarda il vestirli, preparare la colazione, accompagnarli a scuola.

"Papà, ma non c'è nessuna colazione preparata, in cucina" si lamentò Matt, spuntando nuovamente in camera. 

Louis sbuffò e sospirò, passandosi poi le mani tra i capelli. Senza dire niente si alzò dal letto, infilò i piedi nelle pantofole e uscì dalla stanza.

"Papaaaà" urlò Sky dalla sua stanza. 

"Che c'è?" Louis si affacciò e vide la sua bambina davanti lo specchio, con un elastico fucsia in mano -abbinato alla sua maglietta.

"Mi puoi fare una treccia?" chiese facendo il labbruccio. Louis si trovò in difficoltà: deglutì e sgranò leggermente gli occhi. Il problema era che non sapesse fare una treccia. Si avvicinò alla sua bambina e si inginocchiò per essere alla sua altezza. Prese una ciocca di capelli con una mano e un'altra ciocca con l'altra. Le unì intrecciandole, ma la bambina lo riprese dicendogli che una treccia non si facesse con due ciocche, bensì con tre. Allora Louis lasciò cadere di nuovo i suoi capelli lunghi e biondi sulla schiena e ricominciò. 

"Papà, ho fame!" urlò Matt, raggiungendoli in camera.

"Papi, che stai combinando?" Sky si voltò di scatto verso Louis e corrugò la fronte, sciogliendo quella pseudo treccia con le dita. "Papà Harry le sa fare, tu no" disse arrabbiata ed imbronciata.

"Pa', dai" insistette Matt.

Quindi Louis chiuse un attimo gli occhi, si alzò in piedi, respirò profondamente e molto lentamente. "Smettetela!" urlò. "Matt, smettila di urlare, adesso ti preparo un panino e lo mangi a scuola" puntò il dito verso di lui "E tu-" indicò Sky "-per oggi farai una coda!" prese l'elastico fucsia, si abbassò con la schiena e tirò i capelli della bambina per poterglieli legare in una lunga coda.

I due bambini si ammutolirono perché non avevano mai visto papà Louis reagire in quel modo. 

 

xx

 

Da Soph (09:15) - Harry! Quando puoi, chiamami. E' urgente! 

Harry lesse quel messaggio ed inarcò un sopracciglio. In quei due giorni era stato in casa di sua madre, immerso in una pace assoluta. Ogni tanto sua madre si affacciava per vedere come stava e il riccio la rassicurava dicendole che stava bene e che voleva solo rilassarsi. Anche Robin spesso si affacciava per vedere come stava.

Non sentiva i suoi bambini da due giorni e gli mancavano da far schifo. Gli mancava pettinare i capelli a Skylar, rimproverare Matt per le troppe merendine ingerite. E paradossalmente gli mancava pure Louis, nonostante in casa ci fosse poco.

Chissà se Louis se la stesse cavando a casa con i bambini.

Sospirò, si mise seduto sul letto e sbloccò lo schermo per poter chiamare Sophia: chissà cosa doveva dirgli.

Attese mentre il telefono squillava molto lentamente, fino a quando la voce di Sophia salutò il riccio.

"Ciao Soph" sorrise appena.

"Come stai?" chiese prima di tutto.

"Se ti dico bene ci credi?" rise sarcastico.

"Harry..." sospirò Sophia, intimando uno dei suoi alunni di non correre.

"Non importa... cosa dovevi dirmi?" 

"Ecco..." sospirò ancora una volta e si morse il labbro "...non so come- uhm, tua figlia è da quando è arrivata qui che sta in un angolino, da sola" spiegò.

"Che ha?" si allarmò, scattando in piedi.

"Mi sono avvicinata a lei ed aveva gli occhi lucidi. Mi ha detto che stamattina Louis l'ha sgridata e non le ha fatto la treccia" riportò le esatte parole di Skylar.

"Ma che diavolo- puoi passarmela un secondo?" Sophia annuì, nonostante il riccio non potesse vederlo, e si avvicinò alla bambina che stava seduta al solito posto, con lo sguardo basso. Sentì un Piccola, c'è papà Harry al telefono e poi un urletto -forse di gioia.

"Papi?" chiese incerta la bambina, con gli occhi lucidi, tirando su col naso.

"Principessa mia" Harry sorrise e tornò a sedersi sul morbido materasso del suo vecchio letto. "Stai piangendo?"

"Io- uhm-"

"Tesoro mio, perché?"

"Papà Louis stamattina ha-ha urlato" disse singhiozzando.

"Come mai?" Harry sospirò pesantemente chiudendo gli occhi.

"Matt voleva fare colazione, ma papà non aveva ancora cucinato nulla. Io volevo fatta la treccia, quella che tu mi fai sempre e che a me piace tanto, ma non ce l'ha fatta e mi ha fatto una coda" tirò, ancora una volta, su col naso. "Quando torni a casa?" chiese con un filo di voce.

"Tesoro.. presto, torno presto!" disse serio "Però tu mi prometti che non piangerai più? Mh?"

"Va bene, papi. Però tu torna presto, okay?" chiese molto lentamente, asciugandosi gli occhi con la manica della maglietta.

"Va bene, piccola mia. Tieni d'occhio anche Matt e non fargli mangiare le merendine" e Sky rise. Harry era felice di averla fatta sorridere. Dopo gli ultimi saluti sia con Sky che con Sophia, Harry chiuse la chiamata. 

Aspettò che il telefono tornasse alla schermata iniziale e poi cliccò l'icona dei messaggi: cercò la conversazione con Lou Bear e iniziò a digitare.

A Lou Bear (09:51) - Prenditi cura dei bambini anziché farli piangere. 

Inviò e bloccò lo schermo, sospirando. 

 

xx

 

"Sono così felice" esclamò Niall, una volta nello spogliatoio. 

Louis inarcò un sopracciglio guardando interrogativo il suo amico. Aprì il suo borsone prendendo la bottiglietta di bagnoschiuma e seguendo il biondo sotto la doccia.

"Come mai?" chiese una volta aperta l'acqua. Si immerse totalmente sotto quel getto caldo e si rilassò.

"Saremo a Glasgow tra due giorni!" esclamò quindi felice.

Louis smise di passare le sue mani sulle sue braccia, oramai insaponate, e sgranò gli occhi guardando il suo amico.

"Cosa?" 

"Non dirmi che l'avevi scordato! Abbiamo una partita fuori casa!"

"Dannazione!" sussurrò. "Sì, l'avevo scordato" sospirò, insaponando i capelli e abbassando lo sguardo.

"Amico, quando mai tu scordi una partita?" chiese sbigottito Niall, insaponando il suo corpo.

"Non sto passando un bel periodo a casa" disse triste.

"Per Harry?"

"Se n'è andato di casa, ho fatto il cretino" disse piano, per non farsi sentire dagli altri suoi compagni di squadra. Niall era il suo migliore amico: a lui poteva dire tutto, sfogarsi, fare cazzate -nel limite del possibile.

"E' per quella volta in cui ti sei ubriacato?" chiese ovvio e Louis annuì, raccontando poi brevemente che l'avesse lasciato da solo a casa con i bambini e che, a distanza di due giorni stesse impazzendo perché non era abituato a tener d'occhio a due bambini, a tutte le faccende di casa.

"Capisci che quel ragazzo si è fatto il mazzo tanto per te ed i tuoi bambini in tutti questi anni?" Niall chiuse il getto d'acqua, seguito da Louis, e tornarono insieme dall'altro lato dello spogliatoio.

"Sì, lo so" 

"Non lo fare incazzar-"

"Non mi ha nemmeno cercato in questi giorni" si morse il labbro, mentre con una tovaglia in spugna asciugava i suoi pettorali.

"Beh, ti credo. C'ha ragione quel povero ragazzo.. devi farti perdonare, Lou!" 

Quest'ultimo si sedette sulla panchina in legno ed estrasse il cellulare dal borsone. Controllò se avesse delle notifiche e sussultò quando ne vide una da parte di Harry. Visualizzò il messaggio e sgranò gli occhi.

Che significa? 

Decise di rispondere.

A Har (12:21) - Che vuoi dire? 

Da Har (12:22) - Fai il padre una buona volta. 

A Har (12:23) - Stai dicendo che non ho mai fatto il padre?

Da Har (12:24) - Sto dicendo che dovresti impegnarti di più. Oggi ho sentito Skylar.. stava piangendo all'asilo. Ti chiedo, in mia assenza, di comportarti bene.

A Har (12:26) - Mi fai la ramanzina su quante volte io sia mancato da casa, ma poi sei tu quello che è andato via lasciandoci da soli, senza cercare nessuno.

 

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Capitolo 11
*** 11 ***


 

Rientrare a casa, dopo un pesante e faticoso allenamento, e non trovare Harry ad accoglierlo con un abbraccio, un bacio e la cena pronta rese triste Louis.

Buttò il borsone all'entrata, chiuse la porta e poi sospirò pesantemente. Sentiva i bambini parlottare e sghignazzare al piano di sopra: Sophia l'aveva avvertito dicendogli che a badare a loro ci avrebbe pensato Liam.

Sospirò ancora una volta e osservò il suo borsone: se l'avesse visto Harry avrebbe dato di matto, blaterando frasi come 'quante volte ti ho detto di non lasciare il borsone lì?' 'si macchia il tappeto, toglilo da lì'.

Si morse la guancia e prendendo nuovamente il suo borsone salì le scale e arrivò al piano di sopra. Bussò alla porta della stanza di Matt e la aprì.

"Louis" lo salutò Liam sorridente, alzando la mano. I bambini si ammutolirono e non fiatarono. A Louis pizzicarono gli occhi: sentiva le lacrime farsi strada, non ce la faceva più con quella situazione. Ma si diede un contegno e respirò profondamente.

"Buonasera a tutti" provò a sorridere, ma tremò quando né Matt né Sky lo salutarono. Non voleva che i suoi bambini ce l'avessero con lui, che lo evitassero. Louis sapeva di essere una frana, che da sempre avesse dato per scontato la presenza di Harry nella sua vita, giorno dopo giorno. "Io- uhm, vado a fare la doccia e poi a cucinare. Liam, vuoi rimanere?" forzò un sorriso.

"Mi piacerebbe, ma stasera ho una cena di famiglia" ruotò gli occhi al cielo e sbuffò. Quindi si alzò e prese il suo cappotto poggiato sul letto a una piazza di Matt. Salutò poi i bambini e Louis.

Quest'ultimo si chiuse in bagno pochi minuti dopo e, prima di entrare in doccia, prese il suo iphone e cliccò sulla conversazione con Har.

A Har (20:10) - Quando torni a casa?

Aspettò qualche minuto prima di scrivere un secondo messaggio.

A Har (20:14) - Mi manchi, ci manchi.

Inviò e uscì dalla sezione messaggi ritrovandosi lo sfondo che tanto amava: la foto raffigurava Harry che abbracciava Matt e Sky mentre stavano sdraiati sul letto matrimoniale. Tutti e tre sorridevano. Louis ricorda perfettamente quel giorno: era il compleanno di Matt ed erano tutti a casa a scherzare e giocare.

Bloccò lo schermo e, sospirando, aprì l'acqua e si immerse sotto il suo getto caldo -dando il via a un pianto silenzioso.

O forse non proprio...

I due bambini, infatti, stavano in corridoio e avevano sentito papà Louis singhiozzare. Sky si morse il labbro e puntò i suoi occhi tristi in quelli del proprio fratello. 

 

××

 

Louis uscì poco dopo dieci minuti. Asciugò il suo corpo e infilò la sua comoda tuta nera dell'Adidas. Notando che Harry non avesse risposto ai suoi messaggi si disse che non poteva abbattersi troppo e quindi far finta di nulla. Doveva cercare di migliorare per i suoi figli e farsi perdonare.

A quel punto scese in cucina, prese un libro culinario e sfogliò le pagine -alla ricerca di qualche ricetta carina e facile da eseguire.

Dopo svariati minuti chiamò i suoi bambini che non tardarono a sedersi a tavola.

In silenzio, osservarono il loro papà poggiare i piatti sotto i loro nasi. Osservarono il contenuto e Sky sorrise appena: vi erano degli involtini ripieni di prosciutto e formaggio e affianco vi era una faccina sorridente creata con piccole strisce di formaggio. Matt prese la forchetta e iniziò a tagliarli, ne prese un boccone e lo gustò. Sky prese coltello e forchetta, ma continuò ad osservare gli involtini perché non riusciva a tagliarli.

Louis se ne accorse. "Piccola, vuoi che te li tagli io?"

Sky annuì e si morse il labbro, mentre Louis si avvicinò per poter tagliare a piccoli bocconcini gli involtini che aveva preparato, sperando con tutto il cuore che fossero commestibili.

"Sono buoni!" esclamò Matt, masticando a bocca aperta. In quel momento sia Louis che Harry lo avrebbero ripreso intimandolo a mangiare con la bocca chiusa, ma il complimento del piccolo prevalse su tutto e Louis sorrise ampiamente.

"Davvero?"

"Si, sono buonissimi!" parlò anche Skylar. "Bravo papi!"

"Grazie piccoli" le guance di Louis si imporporarono di rosa e poi prese la bottiglia di coca cola. "Girate i bicchieri"

I bambini prontamente presero i loro bicchieri e li avvicinarono al loro papà che li riempì del liquido scuro.

 

××

 

La cena passò tranquilla, i bambini avevano ripreso a parlare con Louis e lo avevano aiutato a sparecchiare e a lavare i piatti.

"Bambini, che ne dite di metterci il pigiama e poi andiamo a vedere Inside Out?"

Sky e Matt esultarono e corsero al piano di sopra per mettere i loro caldi pigiamini e per lavare i denti. Louis spense le luci della cucina, passò dal salotto per prendere il dvd di Inside Out e salì al piano di sopra.

"Dove siete?" urlò uscendo dalla sua camera, dopo aver messo il pigiama.

"Siamo qui!" rispose Matt. Quindi Louis seguì la voce ed entrò nella stanzetta, trovando i due bambini sdraiati uno accanto all'altro.

Il liscio sorrise e andò ad inserire il dvd nel lettore posto sotto la tv. Premette play e guardò i suoi bambini "Fatemi spazio"

Si inserì tra i corpicini dei suoi figli, non badando alle proteste "Ma papà, stiamo stretti!"

"Nah, non è vero. Guarda..." quindi si sdraiò a metà, poggiando la schiena sulla testiera del letto e stendendo le gambe. Le divaricò accogliendo sua figlia, che si accoccolò a lui, poggiando la sua schiena sul petto di Louis. Matt invece si sdraiò accanto, stretto anch'egli dal braccio del proprio papà. 

"Sei comodo, papà" sghignazzò Skylar, facendo ridere anche Louis.

"Shhh, il cartone sta cominciando!" si intromise Matt e da quel momento si ammutolirono per godersi il film.

Due ore dopo Louis spense la televisione e Skylar saltò giù dal letto per andare a prendere dal bagno una spazzola. Poi si avvicinò a Louis intimorita.

"Papi?"

"Dimmi, piccola"

"Potresti pettinarmi i capelli?" chiese in un sussurro.

Louis sorrise e annuì, prendendo la spazzola. Sky si arrampicò sul letto e ritornò tra le gambe di Louis, dandogli le spalle, mentre lui iniziò a pettinare delicatamente i capelli della sua bambina.

"Papà, posso giocare a Super Mario con la play?" domandò Matt.

Louis annuì e "Ma poco perché poi andiamo a letto"

Matt sorrise e andò a sedersi sul tappeto di fronte la sua tv.

 

××

 

Harry tornò a casa verso le undici. In autostrada aveva mantenuto una velocità minima, in quanto voleva riflettere e pensare bene alla situazione.

Cosa avrebbe trovato a casa? 
Louis ci sarebbe stato? 
E nel caso in cui Louis non ci fosse stato, i suoi bambini con chi erano?

Erano le domande principali che vorticavano in testa al riccio.

Nell'ultimo tratto di strada aveva ingranato la marcia e corse spedito verso casa: voleva rivedere i suoi bambini, abbracciarli e coccolarli -e una voglia più nascosta nella sua testa era quella di abbracciare Louis ed essere coccolato. Voleva essere tranquillizzato, voleva che Louis gli dicesse che tutto sarebbe andato bene da quel momento. Avevano litigato parecchie volte, ma mai nessuno dei due era arrivato persino ad andarsene da casa.

Sospirò quando spense il motore ed i fari. Aprì lo sportello e scese dalla macchina. Entrò poi in casa e trovò quasi tutto buio, a parte una luce tenue che si intravedeva in cima alle scale.

Come mai avevano lasciato le luci accese? 
C'era qualcuno in casa?

Fece comunque piano: si chiuse la porta alle spalle, adagiò lentamente le chiavi sul mobiletto all'entrata e si incamminò verso la cucina. Ciò che trovò lo stupì parecchio: era tutto in ordine, niente fuori posto, nessuna briciola sul piano cottura. Vi era pure la lavastoviglie attivata e stava lavorando. Quindi si diresse verso il salotto, ma anche lì trovò tutto silenzioso e in ordine. Salì quindi le scale e si diresse verso la fonte luminosa che scoprì provenire dalla camera di Matt. Poggiò la mano sullo stipite e si affacciò, trovando di fronte a sé una scena che non vedeva da tempo. Louis teneva stretti fra le sue braccia Skylar e Matt, dormienti proprio come il loro papà.

A quella vista iniziarono a pizzicargli gli occhi e quindi respirò profondamente per non svegliare i tre con i suoi piagnucolii.

Poggiò una mano sul cuore e si avvicinò al piccolo letto del bambino, sospirando. Quella scena lo faceva anche sorridere: Louis era steso interamente sul materasso, Matt gli stava affianco, accoccolato sul petto del liscio e Skylar invece stava aggrappata al busto di Louis, proprio come un tenero koala con un albero di bambù. Harry li coprì con il piumone e diede un bacio sulla guancia a Sky -alla quale carezzò anche i capelli biondi e incredibilmente ben pettinati-, uno sulla fronte a Matt e poi guardò Louis. Quel ragazzo lo faceva disperare tanto, lo faceva incazzare, ma lo amava tanto. Incredibilmente tanto.

Sembrava un angelo: il suo respiro calmo, le ciglia che sfioravano le gote e i capelli che cadevano morbidi sulla fronte.

Non ci pensò due volte: si abbassò ancora di più e sfiorò le sue labbra con quelle di Louis.

Quest'ultimo aprì leggermente gli occhi e vide Harry: ma non capì se fosse un sogno o la realtà.

"Harry, sei tornato" sussurrò con voce roca evidentemente per il sonno. Sorrise appena, sembrando ubriaco.

"Shhh, dormi" rispose Harry donandogli un altro bacio carezzandogli i capelli. Gli era mancato, sarebbe stato stupido non ammetterlo. Era suo marito, dopo tutto, il suo compagno di vita e l'amore di sempre.

Louis annuì come un bimbo e tornò a dormire.

Harry si allontanò dal letto e si diresse verso la porta. "Buonanotte amori miei" sussurrò e spense la luce.

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Capitolo 12
*** 12 ***


"Papaaaà! Papaaà sveglia!" una Skylar molto esuberante e felice saltò addosso a papà Louis, cercando di tirargli la maglia del pigiama per svegliarlo. "Papà Harry è tornato!"

A Louis bastò sentire il nome di Harry per aprire gli occhi e guardare sua figlia saltellare e indicare la porta. Si voltò a sinistra e non trovò Matt.

"Mh?" guardò confuso di nuovo sua figlia e sbadigliò. "Cosa?"

"Papà Harry è di là, è tornato!"

Louis sgranò gli occhi e aprì la bocca, stavolta non per sbadigliare.

Oddio, pensò.

Si tolse le coperte dal suo corpo, infilò di fretta le pantofole -rischiando di trovarsi con la faccia schiacciata a terra- e seguito da Skylar corse nella camera che condivideva da anni con Harry.

Entrò e vide Matt abbracciare forte Harry. Louis sentì le lacrime scendergli lungo le guance e il labbro tremare. Gli mancò il respiro per pochi secondi, poi non ci pensò due volte: corse verso Harry e lo abbracciò stretto al suo petto, allacciandogli le braccia al collo.

Harry non ricambiò la stretta, rimase solo con la testa incastrata nell'incavo del collo di Louis. Quest'ultimo, nonostante sapesse che Harry avesse tutte le ragioni di questo mondo per non abbracciarlo e averlo accanto, sentì il cuore sbriciolarsi a poco a poco, non sentendo le braccia forti e muscolose di suo marito circondargli la schiena e "Stringimi" disse quindi con la voce spezzata. "Abbracciami, ti prego" disse, stringendo ancora di più a sé il corpo del riccio.

Harry era troppo emotivo, si lasciava spesso trasportare dalle emozioni e vedere le lacrime solcare le guance di Louis era l'ultima cosa che voleva vedere. A quel punto ricambiò la stretta, lasciando da parte quel poco di orgoglio che si ritrovava. "Mi sei mancato" sussurrò ancora Louis, cercando di trattenere altre lacrime. Gli lasciò piccoli e infiniti baci umidi sul collo poco coperto dalla maglia del pigiama.

"Anche tu" rispose Harry, in modo così impercettibile che Louis pensò di esserselo immaginato. Quando le parole di Harry arrivarono al cervello del liscio, pianse ancora di più. E non gli importò di sembrare un bambino: la paura di perderlo era stata tanta.

I due bambini, i quali avevano capito che tra i loro papà fosse successo qualcosa nei giorni passati, li guardarono con un ampio sorriso appoggiati allo stipite della porta.

Louis si allontanò dal corpo di Harry per potergli sfiorare le guance e per incastrare i suoi occhi più azzurri che mai, rossi e gonfi in quelli verdi e lucidi del riccio.

Lo accarezzò delicatamente, come se potesse rompersi lì davanti ai suoi occhi. Aveva riflettuto in quei pochi giorni lontano da Harry, aveva capito che non poteva lasciare tutte cose nelle mani di suo marito mentre, in un certo senso, lui se infischiava. Si era ritrovato infatti, senza Harry, a non saper cucinare nemmeno una fettina di carne o a non saper fare una treccia a sua figlia. Si era sentito una nullità ed era crollato proprio quando i suoi figli erano arrivati persino a fare il gioco del silenzio in sua presenza.

Ma anche se avesse saputo fare tutte queste cose e fosse stato il papà migliore del mondo gli sarebbe comunque mancato il riccio, perché la notte non aveva qualcuno da stringere e proteggere dagli incubi, si sentiva vuoto, come se gli mancasse un pezzo... ed Harry era quel pezzo di cui necessitava Louis per sentirsi completo e felice.

Continuò ad accarezzargli la faccia, in silenzio, e quando sfiorò le labbra del riccio con il suo pollice vide un sorriso leggermente accennato. Riportò gli occhi su quelli smeraldini di Harry e con un'espressione lievemente confusa, inarcò un sopracciglio. Ma comunque sorrise, perché i suoi sorrisi erano così contagiosi. "Sono stato male senza di te" confessò sincero.

"Perché non c'era qualcuno che ti lavava il bucato, o badava ai bambini?" chiese sarcastico Harry.

Louis scosse la testa e "No" rispose, per poi continuare: "E' vero, sono un disastro, senza te credo che questa casa sarebbe andata distrutta" rise. "Ma rientravo e l'unica persona che volevo vedere non c'era. Non c'eri tu ad accogliermi con un sorriso, non c'erano i tuoi abbracci. Non c'eri tu accanto a me nel letto, la notte.." si zittì per un istante, per poi riprendere a parlare "..mi sono sentito così solo. Pensavo che non saresti tornato più da me"

E Louis, ad Harry, sembrò un cucciolo, un tenero orsacchiotto da poter stringere e coccolare, così piccolo e indifeso.

Il riccio gli accarezzò il collo "Sarei tornato. Vi amo più della mia stessa vita e non avrei mai potuto lasciarvi andare" confessò sussurrando.

"Ti amo così tanto" poggiò la sua fronte su quella di Harry e chiuse gli occhi "Mi dispiace così tanto, è tutta colpa mia, quelle cose non le pensavo davvero. Scusami" si strinse maggiormente al corpo di Harry e inspirò il suo dolce profumo.

Il riccio gli accarezzò la schiena e lasciò un bacio sul collo. Poi lo allontanò, gli prese il viso e si fiondò sulle sue labbra sottili. Gli era mancato così tanto baciarlo, assaporare le sue labbra, morderle fino farle divenire rosse e gonfie. Gli era mancato avere un contatto con lui e, cavolo, erano passati solo tre giorni.

Quando i bambini capirono che i loro due papà ne avrebbero avuto per molto, ridacchiarono e gli lasciarono la loro privacy, chiudendosi nelle loro stanze.

Louis rispose quindi al bacio, picchiettando con la lingua sulle labbra piene di Harry per chiedere l'accesso. Il riccio schiuse immediatamente le sue labbra facendo quindi scontrare le loro lingue. Si aggrappò alle spalle di Louis, facendolo cadere in avanti e sopra il suo corpo.

Il liscio apprezzò quel gesto e sorrise nel bacio, sistemandosi tra le gambe di Harry e portando una mano sulla sua coscia, carezzandola molto lentamente.

Continuarono a baciarsi, staccandosi poche volte solo per riprendere fiato. Harry continuava a infilare le dita tra i capelli morbidi e lisci di Louis e a tirarli, mentre quest'ultimo scendeva a baciare pian piano il collo e poi il petto, da sopra la maglia dal pigiama.

Poi bussarono alla porta, ma nessuno dei due osò spostarsi dall'altro, continuando a baciarsi.

"Papà? Ti stava squillando il cellulare" quindi Matt entrò e i due sbuffarono, staccandosi. Louis rotolò accanto ad Harry e guardò Matt portargli il cellulare.

Louis ringraziò il suo bambino per l'inaspettata gentilezza -viva il tempismo!- e sbloccò lo schermo, trovandosi due messaggi da Niall. Li visualizzò:

Da Niall (09:43) - Buongiorno Tommo!

Da Niall (09:56) - Non dirmi che stai ancora dormendo... domani è il grande giorno!

Louis sgranò gli occhi e il cuore cominciò a battergli velocemente. Domani è il grande giorno.

Corrugò la fronte. Come doveva dirlo a Harry?

A Niall (10:00) - Non stavo dormendo, ero solo con Harry!!

Poi bloccò lo schermo e deglutì.

"Qualcosa non va?" chiese il riccio vedendo l'espressione preoccupata di suo marito.

"Mmh" cercò le parole giuste e portò una mano tra i capelli, tirandoli indietro. "Domani io, mmh- devo andare-"

"Devi partire per una trasferta, lo so" rispose Harry tranquillamente.

Louis si sorprese e "Come fai a-"

"Sono il marito di un calciatore famoso, devo pur tenermi informato" sghignazzò Harry.

"Io pensavo che, mmh, ti saresti di nuovo arrabbiato. Abbiamo fatto pace solo stamattina, perché abbiamo fatto pace no?, e-"

"Baciami, stupido!" Harry lo interruppe per l'ennesima volta impugnando il colletto della maglia del pigiama di Louis, per poi fare scontrare le loro labbra.

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Capitolo 13
*** 13 ***


"Eccoti!" esclamò felice Harry.

Louis era partito da circa sette ore con il pullman, tutti i giocatori -con il coach e il medico sportivo- e aveva avvertito subito il riccio del suo arrivo.

Avevano trascorso la giornata senza sentirsi, in quanto Harry era stato molto impegnato con i bambini, le faccende domestiche -che, doveva dirlo, erano davvero poche grazie all'aiuto del liscio- e Louis invece era stato sballottato immediatamente dall'hotel al campo sportivo in cui avrebbero giocato il giorno seguente. Quindi quando tutti erano rientrati in hotel dopo l'ultimo allenamento, Louis si era fiondato sul letto -non facendo caso alla sua tuta impregnata di sudore-, aveva preso il cellulare e aveva chiesto ad Harry di collegarsi con FaceTime per poterlo vedere e parlare, anziché dialogare tramite il cellulare.

Dopo vari tentativi, a causa della connessione lenta del cellulare di Harry e del wifi dell'hotel di Louis, finalmente i due erano riusciti ad entrare in contatto per parlare.

"Sì, stavo per uccidere qualcuno" rispose il liscio.

"Se la stava prendendo con me!" urlò Niall, da un punto indefinito della stanza. Louis si voltò appena e fulminò Niall con lo sguardo, scaturendo quindi le risate di Harry.

"Povero biondino"

"Ecco Harry, difendimi tu! Mi ucciderà stanotte, me lo sento" ad un tratto il viso del biondino comparì nello schermo facendo sussultare il riccio.

"Vuoi finirla?" borbottò Louis, dandogli una manata sulla spalla.

"Ahio" massaggiò il punto dolorante e poi guardò nella telecamera del telefono di Louis. "Io me ne vado. Vi lascio soli piccioncini! Ciao Harry!" Niall sorrise e salutò il riccio, poi sparì, probabilmente anche dalla stanza perché di botto calò il silenzio e l'espressione sul volto di Louis si addolcì.

"Ciao cupcake" se ne uscì all'improvviso, facendo sorridere Harry in un modo davvero imbarazzante. Louis non aveva mai smesso un secondo di chiamarlo in quel modo da quando avevano cominciato il loro rapporto.

"Scemo" rispose, portando una mano davanti gli occhi, mettendosi poi comodo sul divano. "Cosa hai fatto oggi?" cambiò immediatamente discorso e quindi iniziarono a raccontarsi le loro rispettive giornate. 

Ad un tratto Louis vide spuntare nello schermo il dolce visino -con tanto di sorriso sdentato- di Skylar.

"Ciao piccola mia"

"Ciao papi" Skylar salutò con la manina e indicò col dito la sua bocca "Guarda-" mostrò i suoi dentini "-mi è caduto il dente stamattina!"

"Oh, davvero?" si finse sorpreso e sorrise. "L'hai già messo sotto al cuscino?"

Skylar annuì energicamente e sorrise ancora di più "Certo papà! Così stanotte la fatina dei denti viene a prenderlo" batté le mani felice e fece ridacchiare sia Louis che Harry, il quale le accarezzò i capelli e le lasciò un bacio sulla fronte.

Skylar si accoccolò al petto di suo padre, arpionando le braccia attorno al suo busto e poggiando la guancia sopra la maglietta bianca del riccio, volendo stare lì insieme ai loro due papà. 

Louis si intenerì e lo assalì una voglia di ritornare a casa, lasciar stare la partita e abbracciare la sua famiglia, coccolarla e stare insieme. Allungò il braccio e cliccò un tasto nel suo iphone per poter fare lo screen a quella meravigliosa scena. 

"E' papà?" Louis sentì una voce in lontananza. Vide Harry voltarsi appena e guardare verso l'alto, per poi annuire e sorridere. Allontanò lo schermo per riprendere anche Matt che teneva un quaderno in mano. "Papii!" esclamò, correndo verso il divano, si sedette in modo scomposto e salutò anche lui con la mano.

"Ciao ometto!" Louis sorrise, adesso sì che erano al completo. "E' andato tutto bene, oggi?"

Matt annuì ed alzò il suo quaderno. "Sì, guarda!" e mostrò una pagina a quadretti, dove stavano scritte delle operazioni matematiche. "La maestra mi ha messo otto agli esercizi che ho fatto. Sono quelli che mi hai spiegato tu!" disse entusiasta.

"Bravo ometto! Continua così e vedrai che diventerai un genio matematico" scherzò, sapendo quanto lui odiasse la matematica già a soli otto anni.

"Bleh!" ecco, appunto. "Diventerò un bravo calciatore, proprio come te!" mostrò i suoi denti e le fossette lievemente accennate. Louis sghignazzò, seguito da Harry, che accarezzò anche a Matt i capelli.

"Dovrei fargli tagliare i capelli" mormorò il riccio. "Ce li ha troppo lunghi" continuò, passando le dita tra i capelli scuri del suo bambino.

"Amore, non mi pare che deve essere Matt a dover tagliare i capelli" gli lanciò una frecciatina, trattenendo una risata.

"Cosa vorresti insinuare?" inarcò un sopracciglio.

"Che dovresti dare una spuntatina ai tuoi capelli"

"Ma non mi pare che ti dispiacciano i miei capelli quando facciamo se-"

"Sì Harry, è meglio non dire queste cose in presenza dei bambini" ridacchiò, interropendo il riccio che ricambiò la risatina e guardò i suoi bambini. 

Matt tornò a guardare nella telecamera del telefono di Harry e salutò suo padre dicendo che sarebbe andato a letto. Skylar invece guardava in silenzio il suo papà dall'altro lato dello schermo. Harry si accorse del silenzio della sua bambina, abbassò lo sguardo e accennò un sorriso accorgendosi che Sky stava faticando nel tenere gli occhi aperti: erano pur sempre le nove di sera.

"Hey piccola, saluta papà così ti porto a letto" disse premurosamente alla sua bambina. 

Sky chiuse una mano in un pugno, si strofinò un occhio e guardò Louis: "Ciao papi" salutò con la manina e mandò un bacio volante.

"Ciao principessa!" la bambina sembrò illuminarsi appena e sorrise al suo papà.

"Lou, attendi in linea? Portò Sky a letto e torno" intervenne Harry. Louis annuì e quindi il riccio appoggiò il telefono sul tavolo vedendolo prendere in braccio sua figlia, stringerla tra le braccia e poi sparire dalla sua visuale.

 

Dopo cinque minuti Harry tornò, con una coperta sulle spalle: si accucciò in essa e prese il telefono.

Sei bellissimo, pensò Louis guardandolo. 

"A che ora hai la partita, domani?" chiese.

Louis ci pensò un attimo e poi "Alle quattro del pomeriggio" rispose, facendo annuire il riccio. 

"Mi sarebbe piaciuto esserci" mormorò.

"A quest'ora saresti stato qui. Sei stato tu a dirm-"

"Lo so cosa ti ho detto" lo interruppe "Ma non potevo lasciare tutto qui" si morse il labbro. "Ma tiferò per te!"

"Ed io ti dedicherò ogni mio goal, come ho sempre fatto"

Harry sorrise e nascose le sue labbra con la coperta "Sembriamo due ragazzini alle primi armi", scosse poi la testa.

Louis ridacchiò "E' vero, ma con te mi sento sempre così, come se fossimo alle prime armi, sdolcinati e-"

"Louis! Dobbiamo scendere a mangiare. Hai fatto la doc-"

Niall. 

"State ancora parlando?" sgranò gli occhi. "Vi prego, non avete fatto sexting, vero?"

"Niall, ma che ti salta in mente?" quasi si strozzò Harry.

"Sei idiota!" Louis corrugò la fronte e gli lanciò addosso il suo cuscino.

"Dai, vai a fare la doccia. Io metto il pigiama e vado a letto. Ci sentiamo domani, mh?"

"Va bene, Harreh, ti amo"

"Anche io, Boo" rispose Harry, imbarazzato per la presenza di Niall.

"Ti amo anche io, Harry!" urlò quest'ultimo. Louis chiuse di botto la video-chiamata facendo sghignazzare Harry.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Da Lou Bear♥ (09:12) - Buongiorno amore x

E come poteva non iniziare bene la giornata se non con un buongiorno da parte di Louis? Harry sorrise ampiamente e rispose, ricambiando il saluto e augurandogli una buona giornata.

Poi si alzò dal letto, in cui voleva stare ancora un po' a crogiolarsi, e andò a svegliare i suoi bambini. Matt scattò in piedi e si chiese in bagno, mentre Harry aprì la finestra e alzò le persiane per far cambiare l'aria in quella stanza. Cercò dei vestiti puliti per Matt e glieli portò in bagno aggiungendo "Mi raccomando, abbottona bene la camicia, mh?" chiuse la porta dietro le sue spalle e si diresse in camera di Skylar.

"Principessa" sussurrò aprendo la porta e immergendosi nel buio più totale. "Tesoro, sveglia" Harry si avvicinò al letto, si inginocchiò e lasciò innumerevoli baci sulla guanciotta stranamente calda della bambina. Quest'ultima si lamentò ed Harry pensò che non volesse andare a scuola. Così si alzò, andò ad aprire la persiana per far entrare luce e Skylar si lamentò ancora di più.

Fu in quel momento che Harry si accorse che Skylar non stava affatto bene. "Piccola" sussurrò ancora accovacciandosi accanto a lei, poggiando la sua grande mano sulla fronte della bambina. Scotta. "Piccola mia, hai la febbre" dice dispiaciuto, lasciandole altri baci.

Skylar annuisce e allunga le sue braccia verso Harry affinché questo la stringa a sé: solo tra le sue braccia si sente al sicuro.

Harry capisce il messaggio e quindi, prima di prenderla, va a cercare una coperta. Una volta trovata, la poggiò un attimo sul letto e si piegò per prendere tra le braccia il piccoloe caldo corpicino della bimba.

Lei si strinse al suo petto ed Harry le mise la coperta sulle spalle per non farle prendere freddo. Le schioccò un altro bacio prima di uscire e dirigersi in cucina. "Adesso misuriamo la febbre, mh?"

Nel frattempo Matt fece il suo ingresso in cucina e si avvicinò al mobile per prendere i cereali al cioccolato per poter fare colazione.

Poi, rendendosi conto della situazione, alzò lo sguardo verso suo padre e inarcò un sopracciglio "Che ha?" disse indicando Skylar mezza addormentata sul petto di Harry.

"Ha la febbre" rispose, voltandosi poi per preparare un po' di latte per Matt e servirlo poi in una tazza.

Mentre il piccolo faceva colazione, Harry si diresse in salotto. Adagiò Skylar sul divano mentre lui andò a cercare il termometro. Tornò poco dopo e aiutò Skylar a metterlo sotto l'ascella.

"È freddo" borbottò la piccola, facendo ridere Harry, che scosse la piccola.

"Amore, stai qui?" chiese accendendo la televisione, cambiando i canali per poter trovare dei cartoni animati da far vedere alla piccola. "Io devo andare a cambiarmi un attimo"

Skylar annuì stando lì, buona buona.

Harry corse poi a cambiarsi. "Matt, per favore, prendi le chiavi della macchina?" chiese di fretta, passando da una camera all'altra "E metti il giubbotto così andiamo"

Si avvicinò poi a Skylar, che stava guardando le Winx, e tolse il termometro controllando la temperatura.

Trentotto e mezzo.

Azz.

"Adesso esco per accompagnare tuo fratello e vado a prendere le medicine per farti guarire, ok piccola?" le accarezzò la guancia "Giuro che torno subito, va bene?"

Skylar annuì e si accucciò ancora di più sotto la coperta. Harry le stampò un bacio e si morse il labbro perché di solito lei era così iperattiva e chiacchierona che vederla debole lo faceva preoccupare e stare male.

"Matt, andiamo!" urlò dal corridoio, dopo aver messo il cappotto. Sistemò il suo ciuffo facendo ricadere i capelli in avanti e con la mano li tirò indietro.

Sentì suo figlio salutare Skylar e sorrise perché lo sapeva che in fondo quei due si volevano un gran bene.

××

Lasciò Matt a scuola e si diresse verso una farmacia per prendere le medicine a Skylar. Quindi parcheggiò, mise gli occhiali da sole e scese dalla sua macchina.

Camminò con le mani dentro le tasche, si guardò intorno ed entrò.

Preso il necessario, uscì di nuovo e si guardò intorno ancora una volta, sentendo improvvisamente due paia di occhi su di sé.

Un'altra volta.

Si affrettò a raggiungere la sua macchina e quasi corse, tanto era preso dall'ansia.

Si voltò per vedere se ci fosse qualcuno che lo stesse seguendo e non vide nessuno in particolare, tranne qualche coppia di ragazzi che si affrettava ad arrivare in tempo a scuola, qualche vecchietta pronta per andare a fare la spesa e un ragazzo alto, moro e con gli occhiali, vestito con un cappotto nero che fissava proprio Harry.

Insomma, tutto normal- che vuole quel ragazzo?, pensò terrorizzato, mordendosi il labbro.

"Harry?" chiamò qualcuno, e il riccio pensò che fosse proprio quel ragazzo.

Come faceva a sapere il suo nome?

Preso dall'ansia quasi non gli caddero le chiavi dalla macchina.

"Harry Styles?" il ragazzo in questione corse verso il riccio e lo raggiunse "Fermati, ti prego"

Harry sentì che il tizio sconosciuto avesse il fiatone e si voltò. "Chi è lei? Perché mi segue?" chiese terrorizzato, puntandogli un dito contro.

"Scusami, è che- mh, hai un minuto di tempo?" chiese il ragazzo, ancora sconosciuto, portando una mano dietro al collo.

"In realtà no, ho mia figlia a casa con la febbre e devo andare"

"Allora, uhm, ti lascio il mio numero" dalla tasca prese un biglietto da visita e lo diede ad Harry "Spero tu possa mandarmi un messaggio o chiamarmi. Credimi, è davvero importante e penso possa interessarti!"

Harry annuì confuso, osservò il bigliettino tra le sue mani e alzò poi lo sguardo verso quel ragazzo.

"Scusami, devo andare adesso. Arrivederci!" Harry allora aprì lo sportello della macchina, accendendo poi il motore e ingranando la marcia, diretto verso casa.







 

-

Chi sarà mai questo ragazzo e cosa vorrà dal nostro Harry?

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Capitolo 15
*** 15 ***


"Pronto, cuppy?"

"Ciao Lou" Harry era appena rientrato a casa, aveva chiuso la porta e tolto il cappotto. Louis aveva chiamato nell'esatto momento in cui Harry aveva tolto il cellulare dalla tasca dei suoi skinny neri.

"Come va?" chiese il riccio.

"Bene bene, stiamo andando ad allenarci. Siamo sul bus" raccontò brevemente. "Lì tutto bene?"

"Insomma, Sky ha la febbre. Sono stato in farmacia per prenderle le medicine" non era necessario dirgli dell'incontro con quello strano ragazzo, mai visto prima di quel momento.

Percorse il tratto corridoio-salone e si avvicinò a Skylar -che stava guardando adesso un altro cartone animato- sedendosi sul divano.

"Oh, piccola... me la passi?" chiese Louis.

"Si, un secondo" Hary allontanò il cellulare dell'orecchio e guardò verso Sky "c'è papà Louis al telefono" le sussurrò e la bambina sembrò illuminarsi di colpo. Uscì le braccia da sotto la coperta e le allungò per impugnare il grande iPhone 6 con entrambe le mani.

Harry pensò che fosse una visione adorabile e sorrise. Mentre Louis e Sky conversavano, Harry aprì la scatola delle medicine e poi andò a prendere un bicchiere d'acqua in cucina.

Ritornò e sentì la sua piccola ridacchiare. Harry sapeva quanto Louis fosse un giocherellone e bastava un niente per far cambiare l'umore alle persone che gli stavano vicino.

"Tieni, papi" disse Skylar porgendo il telefono a Harry, una volta salutato Louis. Poi tornò ad accoccolarsi sotto la coperta.

"Hey"

"Adesso devo andare. Me la auguri buona fortuna per oggi pomeriggio?" e se lo immaginò mentre faceva un tenero labbruccio.

"Andrete bene e spaccherete tutto come al solito" sorrise Harry, nonostante Louis non potesse vederlo.

"Grazie amore. Ti amo

"Ti amo anche io" arrossì come la prima volta e poi chiuse la chiamata.

Fissò lo schermo per alcuni secondi e poi lo bloccò per dedicarsi un attimo alla sua bambina. "È l'ora della piccola". La bambina sbuffò e si coprì interamente con la coperta. "Dai, Sky" rise.

"Skylar non c'è qui, torna più tardi"

"Ah, quindi se Skylar non c'è posso benissimo usare la sua macchina fotografica" scherzò.

"No," scattò la bambina, scoprendosi di botto e sgranando gli occhi. "La mia macchina fotografica no!"

"E allora prendi la medicina, su. Così poi ti lascio guardare i cartoni"

E allora la bambina ubbidiente prese la medicina, senza lamentarsi ed Harry la lasciò tranquilla in salotto, non prima di averle lasciato un bacio sulla fronte.

Il riccio invece se ne andò in cucina per preparare qualcosina per pranzo.

Estrasse il suo cellulare per cercare qualche ricetta su internet, ma nel farlo cadde qualcosa a terra.

Harry inarcò un sopracciglio e si accovacciò per prendere il foglietto bianco, cartonato. Lo voltò e si ricordò immediatamente del ragazzo incontrato fuori dalla farmacia.

Ci lesse su: Alexander, **********

Si mordicchiò una pellicina del pollice, indeciso se cercarlo o meno.

Solo che la curiosità ebbe la meglio e quindi, prima memorizzò il numero, poi entrò nella sezione messaggi e iniziò a scrivere.

A Alexander (10:23) - Alexander?

Da Alexander (10:24) - Sì, lei chi è?

A Alexander (10:25) - Mh, sono Harry Styles. Mi hai dato il tuo biglietto da visita stamattina.

Da Alexander (10:27) - Oh, sì sì! Ciao Harry, chiamami Xander!

A Xander (10:30) - Bene Xander, di cosa volevi parlarmi?

Da Xander (10:32) - Sono un fotografo e sarei pessimo a dirti che non so chi tu sia. Quasi tutti sanno che sei il marito di Louis Tomlinson. 
Da Xander (10:33) - Ti ho visto a qualche partita e ti ho seguito qualche volta. Ho notato che porti sempre con te la macchina fotografica

A Xander (10:34) - Ma allora eri tu che mi seguivi. Cristo santo, mi hai fatto prendere certi infarti.

Da Xander (10:35) - Perdonami, non era mia intenzione ahaha

A Xander (10:36) - Va beh, comunque?

Da Xander (10:37) - Beh, sono anche a conoscenza del tuo profilo instagram e ho visto molte delle tue foto. Devo dire che sei davvero molto bravo, hai un talento innato
Da Xander (10:38) - Mi chiedevo se ti andrebbe di lavorare nella mia compagnia, come fotografo ovviamente ahah

A Xander (10:40) - Mi stai proponendo proprio un lavoro? Un lavoro serio? Con macchina fotografica e treppiedi? Con flash, paesaggi e tutte quelle cose belle?

Non traspariva affatto il suo entusiasmo da quel messaggio, no no.

Da Xander (10:45) - Ahahahah si, tutto questo... tranne per i paesaggi. Nella mia compagnia fotografiamo modelle per una rivista locale.

A Xander (10:46) - Posso pensarci?

Da Xander (10:47) - Ma certo, anzi scusami se te l'ho chiesto in questo modo. Solo che uno dei miei assistenti si è dovuto trasferire in America e notando la tua bravura non ho potuto non proporti di lavorare con me!

A Xander (10:49) - Grazie, grazie mille. Ti faccio sapere al più presto!

Inviò l'ultimo messaggio e ne aprì uno nuovo, cercando Louis.

A Lou Bear♥ (11:00) - Quando torni dobbiamo parlare.

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Capitolo 16
*** 16 ***




Avete presente quel momento in cui state con una persona che vi piace, di cui siete follemente innamorati, ci trascorrete del tempo e vi sentite bene? E avete presente quando arriva quel fatidico momento in cui l'altra persona vi dice o vi scrive "ti devo parlare" o "noi due dobbiamo parlare" e allora inizi a viaggiare con la mente, costruire castelli mentali e a pensare al peggio? Ti vengono delle crisi d'ansia assurde e speri che non sia nulla di grave.

Ecco.

Louis si trovava proprio in queste condizioni.

Dire che la sua felicità si era smorzata di botto leggendo il messaggio di Harry era dire poco.

Avevano vinto la partita con due punti di vantaggio e adesso stavano urlando e facendo baldoria negli spogliatoi dello stadio, proprio com'erano soliti fare loro dopo una vittoria. Sotto le docce c'erano alcuni giocatori, tra cui Zayn, che canticchiavano motivetti allegri e divertenti; altri invece che facevano strani balletti accanto ai loro borsoni, tra cui Niall e Louis.

Solo che quest'ultimo aveva preso il suo cellulare per avvertire Harry della loro vittoria, ma aveva trovato quel messaggio.

C'è qualcosa che non va?

Che è successo?

Louis si morse il labbro, posò il cellulare nella tasca del borsone -segnandosi mentalmente di rispondere dopo al riccio- e, trascinato dell'allegria dei suoi compagni, finse un sorriso e andò a fare la doccia.

Harry, a chilometri di distanza, aspettava pazientemente un messaggio da parte di Louis, non solo per parlargli della proposta di lavoro, ma anche per sapere com'era andata la partita -dato che non l'avevano trasmessa in televisione.

Nel frattempo però accudiva Skylar. La febbre le era scesa di una sola tacchetta e scottava di meno. La riempiva di baci e spesso le faceva il solletico per farla ridere.

Aveva chiesto a Sophia di riportare a casa Matt, spiegandole il perché lui non potesse andare, e aveva poi preparato il pranzo.

"Papiii" Skylar lo chiamò ed Harry si diresse verso la sua bambina, inarcando un sopracciglio.

"Che c'è piccola?"

"Tra un po' fanno Nemo in televisione. Lo guardi con me?" chiese facendo gli occhi dolci e congiungendo le manine come per pregare.

Harry si intenerì e si morse il labbro, annuendo poco dopo. Andò a spegnere la luce in cucina, spense anche quella del salotto e accese una piccola lampada. Si sdraiò al posto di sua figlia, mettendosi quest'ultima tra le gambe, in modo tale da farle appoggiare la schiena sulla sua pancia e farla sentire ancora più al caldo. Ppggiò il cellulare lì vicino, mise poi la coperta sopra i loro corpi e aspettarono l'inizio del cartone animato.

"Louis, va tutto bene?" chiese Zayn. Il comportamento del liscio non era passato di certo in osservato. Erano saliti sul pullman da qualche minuto e Louis fissava attentamente lo schermo del suo cellulare, digitando sulla tastiera e poi cancellando ciò che avesse scritto.

"Sì, sì. Va tutto bene" mentì, sapendo che poteva mentire a Zayn, ma non al suo migliore amico. Infatti, il biondo lo stava guardando con un sopracciglio inarcato e mimando un Ah, davvero?

Louis mordicchiò la pellicina del suo pollice, dal nervosismo, e poi scosse la testa. "È stupido!" disse riferendosi al suo comportamento.

"Cosa è stupido?" chiese il biondo non capendo.

"Il mio comportamento. Harry mi scrive che dobbiamo parlare e io mi sento come una ragazzina di quindici anni pensando al peggio"

Niall sghignazzò e "Vedrai che non è nulla di che. L'hai sentito stamattina, no?" disse. Louis annuì e morse l'interno della guancia. "Ecco, allora non preoccuparti" gli diede una pacca sulla spalla "Scrivigli e vedi cosa vuole dirti"

E così fece.

Har♥ (18:20) - Amore, è successo qualcosa? Di che vuoi parlarmi? 
A Har♥ (18:21) - Comunque abbiamo vinto 5 a 3!! :D

Harry lesse il messaggio e si immaginò Louis in preda al panico -perché, dai, il suo messaggio poteva benissimo essere frainteso da chiunque-, quindi rispose in fretta cercando di tranquillizzarlo.

A Lou Bear♥ (18:25) - Hey amore, sta' tranquillo. Non preoccuparti! Ne parliamo appena torni a casa. 
A Lou Bear♥ (18:26) - E complimenti per la vittoria, sono sicuro che siete stati bravissimi come sempre! x

Da Lou Bear♥ (18:30) - Mi hai fatto perdere trent'anni di vita con quel messaggio haha 
Da Lou Bear♥ (18:31) - Comunque tra poco più di due ore dovrei essere a casa!

A Lou Bear♥ (18:34) - Va bene, io, Matt e Sky stiamo vedendo Nemo... ciao papà Louis! ;)

Da Lou Bear♥ (18:36) - Ow, i miei bambini! *manda tre bacini*

Harry sghignazzò e poi tornò a guardare la televisione.

 

××



Harry drizzò le orecchie appena sentì la porta di casa aprirsi e spense la televisione -da cui stavano trasmettendo insulsi programmi di gossip- e si fiondò tra le braccia di Louis. Quest'ultimo, preso alla sprovvista, fece cadere il suo borsone a terra con un tonfo e strinse tra le sue braccia il suo riccio preferito.

Da lì capì che effettivamente Harry non volesse parlargli di qualcosa di grave e si rilassò respirando quell'odore di casa misto ad amore e tranquillità.

"Mi sei mancato" sussurrò Harry ad un centimetro dalle labbra fini di Louis.

"Anche tu" il liscio si allungò di poco e lo baciò.

"Ti ho lasciato la cena di là" lo avvertì.

"Avevo giusto un po' di fame" sorrise Louis lasciandogli un bacio sul naso e allora Harry lo prese per mano intrecciando le loro dita e portandolo in cucina, fregandosene per la prima volta del borsone lasciato in mezzo alla casa.

Riscaldò la cena nel microonde e portò il piatto fumante di fronte a Louis che si leccò le labbra vedendo quella delizia. Lui sapeva quanto Harry fosse bravo in cucina e, quasi quasi, se la contendeva con sua madre.

"Io amo quando cucini queste delizie" disse Louis, portando l'ennesimo boccone di carne in bocca.

Harry era lì seduto di fronte a lui e lo guardava mangiare, accennando un sorriso tenero. "Ne sono felice!"

Dopo di che iniziarono a raccontarsi la loro giornata, come se già non l'avessero fatto prima.

L'attimo dopo si ritrovarono in camera. "I bambini dormono, vero?" domandò Louis. Il riccio annuì e allora il più grande sgattaiolò fuori dalla stanza per lasciare un bacio della buonanotte ai suoi due bellissimi bambini.

Poi tornò dal suo Harry, il quale stava già steso sul letto con il pigiama messo.

Louis sorrise, si morse il labbro e iniziò a togliere scarpe, pantaloni, e maglietta. Si sdraiò nel suo lato del letto matrimoniale e chiuse per un attimo gli occhi.

Sentì ad un tratto una parte del letto abbassarsi e dei riccioli solleticargli il petto. Harry si era avvicinato a Louis e gli stava lasciando dei bacetti.

Il liscio avrebbe pensato che quella fosse una cosa tenera, ma -conoscendo suo marito- sapeva che quei semplici baci si sarebbero trasformati poi in qualcosa di più.

Louis ridacchiò e strinse il riccio fra le sue braccia, il quale ne approfittò per sovrastare il corpo esile del liscio con la sua corporatura da gigante.

"Qui qualcuno ha voglia di qualcosa" sussurrò divertito Louis, mentre gli carezzò la schiena, infilando le mani sotto la maglia del pigiama.

Harry semplicemente annuì accennando un sorrisetto malizioso e si fiondò sul collo di Louis, baciandolo molto lentamente.

Gli lasciò scie di baci umidi e bollenti lungo le clavicole sporgenti, che Harry amava, e gli accarezzò gli addominali con la mano sinistra, scendendo poi verso i boxer.

Inutile dire che quella notte fecero l'amore, dopo un lungo periodo.

Si sentirono in pace con se stessi e soprattutto nel luogo giusto. Non desiderarono essere altrove se non, ansimanti, l'uno nelle braccia dell'altro.

"Ti amo" sussurrò Louis, cercando di regolare il suo respiro.

"Anche io" rispose il riccio con un sorriso ad incorniciargli il viso, mentre lasciava baci a stampo e casuali lungo il collo.

"Se continui a baciarmi non rispondo delle mie azioni" sussurrò divertito il liscio.

Harry ridacchiò e nascose il viso nell'incavo del collo di Louis. "Non sei stanco, calciatore del mio cuore?"

"Per te non sono mai stanco" gli carezzò la schiena. "Comunque... cosa dovevi dirmi?" chiese dopo attimi di silenzio.

"Mh," Harry alzò appena la testa per poter guardare Louis negli occhi "mi hanno offerto un lavoro" disse Harry, senza fare giri di parole e andando dritto al punto "come fotografo, si intende" continuò. "Volevo parlarne con te prima di accettare"

"Cosa?" il sorriso di Louis sparì improvvisamente "E i bambini?"

"Pensi solo ai bambini?" Harry si allontanò e aggrottò le sopracciglia "Non pensi a me?"

"Buonanotte Harry" il liscio si infilò sotto le coperte e diede le spalle al riccio.

"Lou... è la mia passione!" esclamò Harry sbattendo appena la mano sul materasso.

Non ricevendo nessuna risposta, infuriato si infilò sotto le coperte, si girò dall'altra parte, spense la luce e provò a dormire nonostante fosse amareggiato e deluso dal comportamento di suo marito. 

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Capitolo 17
*** 17 ***




Harry non si aspettava proprio quella reazione da parte di Louis.

Ne era rimasto profondamente deluso perché lui voleva accettare quella proposta di lavoro, desiderava dedicare parte del suo tempo alla sua passione.

Aveva sperato in una risposta affermativa di Louis quella sera. Sperava con tutto il cuore che Louis fosse felice di sapere che Harry avesse trovato un lavoro dopo tanti anni.

Come faceva Louis a non sentirsi minimamente in colpa?

Erano passati due giorni da quella notte e Louis ed Harry a stento si erano parlati: il primo andava sempre ad allenarsi, almeno così diceva, e il secondo invece al solito si occupava dei bambini e della casa.

Perché Louis non capiva? Perché non capiva che Harry avesse bisogno di lavorare? Non voleva di certo essere mantenuto da Louis che -per carità- godeva di un ottimo stipendio.

In quel momento il riccio stava di fronte al pc, sul suo blog, a controllare tutte le foto che aveva pubblicato da quando aveva lasciato il suo lavoro precedente sino ad ora. Molte persone lo seguivano un po' perché sapevano che fosse il marito di Louis, un po' perché le sue foto erano realmente belle.

Harry ci metteva passione quando imprigionava in uno o più scatti un determinato paesaggio, come quelle dell'Hyde Park o del Richmond Park, o un determinato momento quotidiano, come quelle scattate durante le partite di calcio ad un Louis totalmente concentrato a tirare la palla o quelle a casa loro, mentre si scambiavano le coccole o si divertivano nel loro giardino durante un barbecue o qualche compleanno.

Aveva pubblicato anche foto dei suoi figli, ovviamente non per intero: c'erano le manine piccole di Matt che stringevano quelle di Louis; c'erano i piedini di Skylar ricoperti da delle adorabili scarpette di lana rosa che erano state cucite proprio da Anne; c'era anche una foto di Louis che sorrideva e teneva in braccio Matt, mentre dormiva con la testa poggiata sulla spalla.

Era bello per Harry rivedere quelle foto: gli mettevano allegria.

Nel blog erano in migliaia a seguirlo: le foto ricevevano sempre cento like al secondo, gli facevano un sacco di complimenti, a volte anche richieste scherzose, e spesso si confidavano con lui.

ehilucy
Harry, adoro le tue foto. Vorrei essere brava proprio come te... magari un giorno lo sarò, chissà

parolevuote
Ciao Harry, sono Ally. Le tue foto trasmettono così tanta dolcezza. Tu, Louis ed i bambini formate seriamente una bellissima famiglia. Vorrei poter dire di aver avuto un padre come voi...
Dai un bacio ai bambini (e pure a Louis) x

Harry sorrise intenerito e annuì, non facendo caso al fatto che nessuno potesse vederlo. Poi continuò a scorrere, cliccando su Carica altro...

vivodimusica
Hey Harry, per il mio matrimonio sei libero? Voglio te come fotografo x

"Lo farei volentieri, giuro..." sussurrò con una punta di amarezza.

Sospirò pesantemente, scrisse un post ringraziando tutti i suoi followers per il supporto ed i complimenti, e poi spense il computer.

Doveva andare a cucinare qualcosa per pranzo.

 

××



"Tomlinson! Quattro giorni su cinque sei sempre scazzato!" lo richiamò Niall. "Che hai?" si avvicinò al ragazzo liscio e gli diede una pacca sulla spalla.

"Nulla" rispose prontamente.

"Louis..." lo canzonò, mettendo le mani sui fianchi e sbattendo il piede per terra ripetutamente. "C'entra di nuovo Harry?" perché Niall ormai aveva capito che quando il suo amico si comportava diversamente dal solito al novanta percento sapeva che c'entrasse Harry. Allora Louis non rispose e Niall "Chi tace acconsente, che è successo?" disse, sospirando.

"Hanno offerto un lavoro ad Harry" mormorò, bevendo dalla sua bottiglia.

"Ma è fantastico!" esultò "Dove sta il problema? Non mi dire che gli hanno offerto di fare lo spogliarellista! Non perché non abbia un bel corpo, perché ammettiamolo, Harry è un fig-"

"Stop Niall" Louis inarcò un sopracciglio, corrugando la fronte "Non voglio che qualcuno faccia delle fantasie poco caste su mio marito!"

Niall scoppiò a ridere, portando le mani in aria "Okay, okay, scusa amico. Stavo solo scherzando," si passò una mano tra i capelli "quindi che lavoro gli hanno proposto?"

"Fotografo" si morse il labbro.

"Ma è la sua passione" gli si illuminarono gli occhi "Ma allora non capisco... dove sta il problema?"

"Voleva sicuramente una mia opinione e... potrei o non potrei avergli detto che non va bene e che deve occuparsi dei bambini"

"Louis!" urlò "Che diamine fai Perché?"

"Ho sbagliato" confessò.

"Certo che hai sbagliato! Non può stare rinchiuso in casa ed occuparsi delle faccende. Quel ragazzo impazzirà!"

"Lo so, lo so... è stata la reazione del momento-"

"Ci hai pensato a come si è sentito?"

"Non ci parliamo da due giorni"

"È questo ciò che vuoi?" chiese Niall dopo attimi di silenzio, mentre rientravano nello spogliatoio.

"No, certo che no" scosse la testa e immerse i suoi occhi azzurri in quelli di Niall.

"E allora sai cosa fare"

 

××



Louis rientrò in casa, subito dopo l'ora di pranzo. Camminò silenziosamente al piano di sopra per posare il borsone nella stanza e poi scese nuovamente, entrando in cucina, dove c'erano i suoi bambini ed Harry.

"Buon pomeriggio" salutò, mordendosi il labbro.

"Ciao papi" salutarono i bambini, sorridendogli, con le labbra pasticciate di sugo. Harry non fiatò.

Era girato di spalle mentre lavava sicuramente qualche piatto.

Louis aveva fame, ma sicuramente chiarire con Harry era molto più importante.

"Ciao bambini" sorrise lievemente e si avvicinò per schioccare un bacio sulla fronte ad entrambi. Poi guardò suo marito.

"Harry..." provò poi.

"Che vuoi?" chiese con un tono glaciale e Louis rabbrividì.

Ahia.

"Possiamo parlare?"

"Non ho niente da dirti" chiuse l'acqua e asciugò le mani.

"Io sì, però"

I bambini capirono che dovevano lasciare i loro papà da soli. Quindi si alzarono e in silenzio si spostarono in salotto.

"Puoi girarti, per favore?"

Harry tirò su col naso e passò un braccio sicuramente sugli occhi. Poi si voltò, mostrando i suoi occhi lucidi.

"Dimmi"

Louis si avvicinò ad Harry ed estrasse da dietro la sua schiena una rosa rossa.

Lo sguardo di Harry si poggiò su quel fiore e assunse un'espressione interrogativa.

Louis prese un respiro profondo e "Questa è perchè sono un coglione e ti chiedo scusa" se ne uscì.

Harry allungò la mano per prendere la rosa dallo stelo e la portò sotto al naso per inspirare il dolce profumo.

"So quanto accettare quel lavoro sia importante per te. E sarei solo un coglione se ti dicessi di non accettarlo. La fotografia è la tua vita... dopo me ed i bambini, spero" rise per smorzare la tensione e contagiò anche Harry. "Quindi... corri subito ad accettarlo, prima che cambi idea"

"Dici davvero?" chiese insicura e Louis annuì sorridente.

Harry non ci pensò due volte e si fiondò tra le braccia di Louis. Lo strinse forte e poi lo baciò.

"Grazie grazie grazie" sussurrò sulle sue labbra. "Quel lavoro è importantissimo per me... dopo te ed i bambini ovviamente" scoppiarono a ridere e si baciarono ancora.

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Capitolo 18
*** 18 ***



Da Xander (13:27) - Ciao Harry, scusa il disturbo, probabilmente sarai impegnato con i bambini adesso. Ma vorrei sapere se hai pensato alla proposta di lavoro :)

A Xander (13:30) - Buongiorno Xander. Ci ho pensato, ne ho parlato con Louis e ovvio, certo che accetto! Non posso lasciarmi scappare questa opportunità.

Da Xander (13:34) - Ma è fantastico! Non ci credo. Avrò uno dei migliori fotografi nella mia compagnia!

A Xander (13:36) - Non esageriamo adesso.

Da Xander (13:39) - No, io sono serio. Seguo il tuo blog da tanto e ho sempre sognato averti nella mia squadra :)

A Xander (13:41) - Allora sono lieto di lavorare per te!

Da Xander (13:43) - Con te* vorresti dire ;)

"Che carino", pensò.

"Con chi messaggi?" Louis lo riportò nel mondo reale.

"Ho solo mandato la mia conferma al ragazzo con cui lavorerò"

"Devo essere geloso, per caso?" il liscio si avvicinò al riccio, inarcò un sopracciglio e gli cinse la vita con le braccia come per rendere meglio il concetto del tuseisolomio.

Harry rise e scosse la testa "No, amore" gli stampò quindi un bacio a stampo sulle labbra e sorrise per l'improvvisa e insolita gelosia di Louis. "Puoi stare tranquillo" gli sfiorò il naso col proprio e lo baciò ancora.

"Mh, lo spero." gli scompigliò i capelli e poi tornò al suo posto, con il sorriso sulle labbra.

Da Xander (13:48) - Allora ti aspetto domani, alle 16, da Starbucks in centro? Prendiamo un caffè e nel frattempo parliamo di ciò di cui dovrai occuparti :)

A Xander (13:50) - Va benissimo, a domani x

Da Xander (13:51) - Ciao Harry x

Louis, nel frattempo, guardò l'orario sul suo cellulare e sgranò gli occhi "Haz, io adesso devo andare al campo. Torno prima di cena, okay?" si alzò e si infilò il giubbotto che era appeso sullo schienale della sedia.

"Va bene, Boo" bloccò il cellulare e lo poggiò sul davanzale della finestra. "A stasera" gli mandò un bacio volante e lo vide sparire dietro la porta della cucina.

"Papiiii" Skylar fece il suo ingresso in cucina, tenendo in una mano un foglio bianco e nell'altra mano una matita e una gomma da cancellare.

"Dimmi tesoro" le accarezzò la testolina e poi ascoltò cosa avesse da chiedergli.

"Mi disegneresti un grande gatto al centro della pagina?" poggiò il foglio bianco sul tavolo e indico il suo centro.

"Certo, piccola" le sorrise ed impugnò la matita, iniziando a disegnare la testa, le orecchie, i baffetti e poi tutto il resto. Harry non era una cima a disegnare, ma per la figlia avrebbe fatto questo ed altro.

Una volta finito il disegno, Skylar ringraziò il padre, gli schioccò un bacio rumoroso sulla guancia e poi sparì nella sua camera.

Harry prese il suo computer portatile, poi, ed entrò sul suo blog, lasciando perdere momentaneamente tutte le notifiche e iniziando a scrivere un nuovo post.

harrystyles
Salve a tutti, amici! Come state, oggi? Spero bene perché io sono felicissimo. Vi starete chiedendo il perché. Un gentile ragazzo qualche giorno fa mi ha fatto una proposta di lavoro e sono lieto di annunciarvi che presto inizierò a lavorare come fotografo, non è fantastico? Non vedo l'ora di cominciare. Devo molto a questo blog, perché solo grazie ad esso ora ho un lavoro.
E niente, volevo rendervi partecipi della mia felicità! 
Grazie ancora per il vostro supporto. Tutto l'amore, H x

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Capitolo 19
*** 19 ***




"Dove stai andando?" Louis si affacciò dal salone appena in tempo per vedere suo marito infilare il suo cappotto nero e mettere gli occhiali da sole.

"Sto andando in centro. Ho un incontro di lavoro con quel ragazzo..."

"Possiamo dare un nome a questo povero ragazzo?"

"Si chiama Xander" sorrise Harry e si avvicinò a Louis per schioccargli un bacio sulle labbra e sistemargli il ciuffo. "Badi tu ai bambini?"

"Certo" sorrise e lo salutò.

Harry decise di prendere la metro per arrivare prima. Non sopportava stare imbottigliato nel traffico per ore e ore per poi arrivare in ritardo. A piedi ci avrebbe messo ancora di più.

Una volta di fronte lo Starbucks si guardò intorno per vedere se ci fosse Xander, ma non vedendolo entrò e decise di prendere un posto più appartato e tranquillo, lontano da occhi indiscreti. Tolse il cappotto e lo poggiò sullo schienale della sedia.

Un cameriere gli si avvicinò e cordialmente gli chiese cosa volesse ordinare. Harry allora prese l'iniziativa e ordinò due cioccolate calde e due fette di cheescake alla fragola.

Xander arrivò poco dopo cinque minuti, col fiatone.

"Salve, Harry!" si tolse la sciarpa e allungò la mano verso il riccio che, sorridente, gliela strinse.

"Salve, Xander! Ho ordinato già per noi, spero non ti dispiaccia"

"Oh, hai fatto bene. Grazie! Anzi, scusami per il ritardo, aspetti da molto?" si sedette e poggiò ai suoi piedi una cartelletta in pelle.

"In realtà sono arrivato in anticipo, non preoccuparti" sorrise sincero.

Il cameriere arrivò con le ordinazioni che prontamente posizionò sotto ai loro nasi. Augurò loro buon appetito e tornò dietro al bancone.

"Allora, Harry..." iniziò Xander, dopo aver bevuto un sorso di cioccolata. Il riccio buttò in avanti i suoi capelli, per poi portare in suo ciuffo indietro con la mano: Xander, a quella vista, pensò che Harry fosse un bellissimo ragazzo e che Louis fosse davvero fortunato ad averlo al suo fianco. Tossicchiò e abbassò un attimo lo sguardo. "Ho qui con me il contratto che dovrai firmare per poter lavorare regolarmente" uscì quindi dei fogli da dentro la cartelletta e li poggiò sul tavolo, vicino alla tazza di Harry.

Xander gli spiegò poi che non avrebbe dovuto comprare alcuno strumento per poter lavorare, in quanto aveva tutto nel suo grande studio. Gli spiegò pure che avrebbe dovuto fare molti photoshoot -che, precisò, spesso erano per i cantanti.

Harry ne era assolutamente entusiasta e non esitò un solo secondo nel firmare il contratto. Non vedeva l'ora di cominciare e ritornare a fare ciò che più gli piaceva.

"Benvenuto nel mio team!" sorrise Xander e strinse la mano al riccio di fronte a sé. "Inizierai a lavorare lunedì prossimo, così ti do il tempo di organizzarti"

"Grazie mille, Xander!" lo ringraziò per l'ennesima volta e poi continuarono a mangiare la loro fetta di torta e a bere la loro cioccolata non più calda.

"Ti va di fare quattro passi?" chiese Xander, dopo essere usciti dal locale.

Harry guardò l'orologio al polso e poi annuì "Perché no? Volentieri".

Si incamminarono verso un piccolo parco lì vicino ed intrapresero discussioni anche personali, così dal nulla, come se si conoscessero da una vita.

Harry sentì poi alcuni clickclick veloci e molto familiari in lontananza: appartenevano a delle macchine fotografiche di qualche paparazzo, ne era sicuro. Ma non ci badò più di tanto, era abituato purtroppo a ricevere quelle attenzioni, nonostante fosse famoso solo perché era il marito di Louis.

Xander ed Harry camminarono ancora un po' fino a quando il secondo si scusò perché doveva correre a casa per preparare qualcosa per cena.

"Va bene, ci vediamo allora lunedì, ciao Harry" allungò ancora la mano verso il riccio e se la strinsero. Dovevano pur mantenere un certo distacco.

Quando il riccio rientrò in casa, sentì degli schiamazzi provenire dal piano di sopra. Sorrise e scosse la testa, già sapendo cosa e chi avrebbe trovato. Quindi chiuse la porta alle sue spalle e si tolse il cappotto, appendendolo lì affianco.

Salì poi le scale e sbirciò nella stanza di Matt dove appunto trovò i suoi figli e Louis: quest'ultimo e Matt stavano giocando a Super Mario con la play station, seduti sul tappeto, con le gambe incrociate e gli occhi puntati sullo schermo della tv, mentre Skylar faceva il tifo per Louis -le mancavano solo i ponpon, pensò Harry divertito.

Si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto e si godette quella scena. Erano rare le volte in cui Louis dedicava la maggior parte del suo tempo ai bambini e, vederlo lì mentre si divertiva e faceva i divertire Matt e Skylar, per Harry fu una gioia immensa. Era un quadretto da immortalare. Quindi tirò fuori silenziosamente dai suoi jeans il cellulare, aprì la fotocamera e scattò più di una foto.

Decise poi di allontanarsi e scendere di nuovo al piano di sotto, lasciandoli giocare in pace e senza disturbarli.

Entrò sul suo blog vedendo che le notifiche stavano impazzendo e, prima di controllarle, postò la foto -aumentando prima la luminosità- scrivendo sotto "Family."

Poi fu la volta delle notifiche. Le controllò una ad una: la maggior parte erano likes, molte erano complimenti per la bellezza delle foto, mentre altre erano commenti sotto al post riguardo il nuovo lavoro.

screams
Quindi vedremo più spesso delle tue foto? *-* che meraviglia!

httpsam
Complimenti Harry! Te lo meriti davvero!

alexela
Non ci abbandonerai, vero? Continuerai a postare ancora qui, no? Complimenti comunque per il lavoro!

sophiasmith
Ti propongono un nuovo lavoro ed io non ne so niente! Complimenti, così si trattano le migliori amiche! Sì sì, molto bravo.

Oh cavolo, Sophia!, pensò Harry sgranando gli occhi. Non le aveva ancora detto nulla. Che pessimo amico! Si promise quindi di cercarla dopo cena.

Poi continuò a scorrere le notifiche.

louist91
Bravo amore!

E da quando Louis scriveva sul blog di Harry? Inarcò un sopracciglio e cliccò sul contatto. Venne indirizzato direttamente sul profilo di Louis e vide tutte le sue foto, anche se poche.

Non ci aveva mai fatto caso, non perché non si interessasse a suo marito, ma perché Louis non era un tipo che stava su un blog a postare foto. E si sorprese quando vide tra le tante foto, una che ritraeva Harry e i bambini mentre stavano sdraiati sul divano con sotto la scritta "Miss you". Si morse il labbro e sorrise come una tredicenne di fronte a un complimento della sua prima cotta. Mise un like e poi uscì definitivamente dall'applicazione, dedicandosi quindi alla cena.

Sentì ad un tratto Skylar urlare di gioia insieme a Louis, mentre un Matt imbronciato faceva irruzione in cucina.

"Piccolo, che succede?" lasciò perdere momentaneamente ciò che stesse facendo e si accovacciò per essere alla stessa altezza di Matt.

"Ho perso!" incrociò le braccia al petto e nel frattempo Louis entrò in cucina con Skylar aggrappata alle sue spalle, mentre ridevano felici.

"Oh, ciao Harry. Quando sei tornato?"

"Da un po', non volevo disturbarvi. Ma comunque-" guardò Matt e poi nuovamente Louis "-hai fatto perdere Matt!" disse con un tono fintamente arrabbiato.

"E va beh, capita, vero Matt?" sghignazzò.

"Stai zitto" Matt si imbronciò ancora di più e si girò dall'altra parte.

"Povero piccolo. Lascia stare papà Louis! Papà Harry adesso ti prepara tanti muffin-" Matt si illuminò improvvisamente e "-che mangerà solo lui" aggiunse Harry.

"Grazie papi" Matt lo abbracciò forte e gli schioccò un bacio bagnato sulla guancia.

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Capitolo 20
*** 20 ***




"Ciao papi, buon lavoro!"

"Grazie, piccolo" Harry lasciò Matt a scuola, gli sorrise e poi sfrecciò dalla parte opposta, diretto verso lo studio fotografico.

Fortunatamente non c'era molto traffico per strada: non sarebbe stato carino arrivare in ritardo al primo giorno di lavoro.

Parcheggiò l'auto nello spazio dedicato a tutti i dipendenti: si guardò poi nello specchietto, sistemò il ciuffo, il colletto del cappotto e poi scese.

Xander lo aspettava già lì, all'entrata, tenendo in mano delle cartellette di plastica colorate. Si sorrisero e si salutarono cordialmente, come sempre.

"Benvenuto alla Photograph London Corporation*!" indicò l'edificio alle sue spalle e poi aprì la porta per farlo entrare. "Vieni, seguimi. Ti presento alcune persone che lavorano con me"

Harry annuì entusiasta e si guardò intorno. Già subito all'entrata, a destra, vi era un piccolo salottino formato da due poltrone, un divanetto a due posti -il tutto in pelle nera- e un tavolino al centro. Di fianco al divanetto c'era una macchinetta di latte, tea e caffè. A sinistra, invece, vi stava un bancone con scritto in corsivo grassetto il nome dell'azienda. Dietro di esso stava una ragazza, seduta su una sedia: aveva un bel sorriso, i capelli biondi legati in uno chignon e indossava una camicia bianca. Aveva l'aria di una persona molto professionale.

"Harry, ti presento Ashley, la mia segretaria" la indicò. "Ashley, lui è Harry, la nostra new entry!" Harry allungò la mano verso la ragazza che gliela strinse.

"Piacere di conoscerti, Ashley"

"Il piacere è tutto mio, Harry" gli sorrise.

"Puoi rivolgerti a lei ogni volta che hai bisogno di qualcosa" spiegò. Harry annuì e poi tornò a camminare. Lasciarono quindi la grande sala vetrata e si inoltrarono in un lungo corridoio, pieno di porte. "Allora, qui ci sono i vari uffici, uno dei tre bagni e un ripostiglio. Quella porta laggiù-" la indicò "-collega l'interno con il giardino" spiegò ancora.

Salirono una rampa di scale e arrivarono al primo piano, altrettanto pieno di porte.

"Questo è il piano più importante. In tutte le stanze vi stanno gli studi fotografici. Vieni con me" Xander aprì una porta e guardò Harry, portando un dito di fronte al naso per avvertirlo di stare in silenzio. Entrarono all'interno dell'enorme stanza ed Harry rimase a bocca aperta. Vi era una scenografia sullo sfondo, formata da un telo tendente all'azzurro e davanti erano posizionati dei cubi di diversa grandezza ricoperti da lucine di Natale. Il tutto stava di fronte ad un treppiedi e una macchina fotografica. Al centro di tutto stava Cara-

"Cara Delevingne?!" cercò di non urlare e strabuzzò gli occhi.

Xander ridacchiò e annuì divertito "Sì, è proprio lei" sussurrò "È qui perché sta facendo uno shoot per una pubblicità di un profumo!"

"Oh mio Dio! Io la adoro" mancava poco e avrebbe sbavato. "Sono gay e sposato, ma quella donna potrebbe farmi diventare etero di botto" confessò senza vergogna.

Xander allora scoppiò a ridere così forte che tutti si voltarono, compreso l'oggetto della discussione.

Harry sgranò gli occhi quando vide lo sguardo di Cara puntato sulla sua figura. "Xander... mi sta guardando, oddio" sussurrò.

"Buongiorno Xander!" un ragazzo si avvicinò ai due sorridendo. Aveva la macchina fotografica appesa al collo e salutò Xander.

"Ciao Alex! Volevo presentarti Harry" lo indicò.

"Ciao Harry, è un piacere conoscerti!" si strinsero la mano. Alex era qualche anno più grande di Harry: aveva i capelli neri, gli occhi verdi -di una tonalità differente da quella di Harry- ed era alto.

"Harry, lui fa parte del team dei fotografi. Lavorerete insieme" sorrise.

"Sarà un piacere lavorare con te!"

"Harry Styles" una voce femminile interruppe quella discussione e il riccio si irrigidì. Si voltò lentamente e vide Cara Delevingne avvicinarsi.

Oddio, lei conosce il mio nome?

Si sta avvicinando a me?

Svengo o?

Harry, mantieni la calma. Mantieni la calma. Mantieni la cal-

"Harry Styles, il ragazzo di Louis Tomlinson!"

"C-ciao Cara! Non ci credo-"

"Cara, attenzione a come ti muovi e a quello che dici, potrebbe svenire da un momento all'altro" lo prese in giro Xander, sapendo della cotta di Harry per Cara.

La ragazza rise e lasciò un bacio sulla guancia ad Harry, che si impose di mantenere la calma per non sembrare un idiota.

Dal vivo era ancora più bella, santo cielo.

"È un piacere conoscerti, sei bellissima" si lasciò scappare. Ed in effetti la ragazza era vestita in maniera molto sexy: portava un vestitino nero che le arrivava a metà coscia.

"Se tu non fossi gay e sposato ci proverei con te" ridacchiò. "Ti devo fare i complimenti per le foto sul blog, le ho viste tutte"

Cara Delevingne mi segue sul blog, ha visto le mie foto e adesso sclero, pensò.

Ringraziò la ragazza e "Posso abbracciarti?" la ragazza annuì divertita e abbracciò il ragazzo più alto di lei.

Chiusa la parentesi imbarazzante, Xander lo portò a visitare il secondo ed ultimo piano dell'edificio.

"Qui non c'è molto. Solamente la scala che porta in terrazza e poi altri uffici. Tu lavorerai principalmente al primo piano, mentre il tuo ufficio sarà al piano terra" si assicurò che Harry avesse capito e poi tastò la sua giacca alla ricerca di un qualcosa. "Queste sono le tue chiavi per l'entrata principale, per il tuo ufficio e per prendere il caffè nella macchinetta"

Harry le afferrò e ringraziò Xander, felice di poter lavorare seriamente. "Non vedo l'ora di cominciare"

Pochi minuti dopo si ritrovò nel suo ufficio: non era molto grande, ma ampio abbastanza per poter contenere una scrivania, tre sedie, due mobili -tre, considerando anche quello contenente tutti gli attrezzi da lavoro-, e un piccolo frigorifero dove stavano già due bottigliette d'acqua. Dietro la scrivania stava una grande vetrata che illuminava la stanza.

Si sedette sulla sedia in pelle posta dietro la scrivania e impugnò il cellulare per poter mandare un messaggio a Louis.

A Lou Bear (11:37) - Boo, questo posto è magnifico! Ho pure incontrato Cara Delevingne. CARA!! Capisci?
A Lou Bear (11:38) - -allegato- Ecco! Guarda quanto siamo belli!

Da Lou Bear (11:40) - Ecco, lo sapevo. È arrivato quel momento in cui Harry Styles diventa etero e tradisce suo marito Louis :( che tristezza.

A Lou Bear (11:43) - Anche se fosse, Cara non avrebbe mai il tuo culo ;)

Da Lou Bear (11:45) - Il mio culo ti aspetta a casa ;)

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Capitolo 21
*** 21 ***



Erano già passati tre mesi dal primo giorno di lavoro di Harry e tutto stava andando a gonfie vele.

Era stato ingaggiato per tre photoshoot e di questo Harry ne era estremamente felice. Il suo primo set fotografico ufficiale -perché quelli che faceva sempre a Louis erano qualcosa di privato e che stavano dentro una cartella del suo computer- l'aveva fatto per Kendall Jenner, che doveva posare per una nota marca di abiti. Si erano divertiti insieme quel pomeriggio, Harry aveva scoperto che fosse una tipa abbastanza simpatica e che non prendeva mai nulla sul serio: infatti molte foto che aveva scattato ritraevano Kendall che sorrideva ampiamente, spesso con le mani di fronte il suo viso per nascondere l'imbarazzo.

Il secondo photoshoot lo fece per Rita Ora che doveva posare in intimo: anche lei si era dimostrata una ragazza simpatica, sempre con la battuta pronta e poi era di una bellezza disarmante -Harry doveva ammetterlo. Avevano parlato a lungo quel giorno ed Harry aveva potuto dimostrare le sue capacità di ascoltatore: lei gli aveva raccontato la sua esperienza di giudice ad XFactor insieme a Simon Cowell e Nick Grimshaw.

"Io seguo ogni puntata insieme a Louis, non ce ne perdiamo una" le aveva detto entusiasta Harry ed avevano riso insieme. Rita l'aveva poi salutato, dicendogli che sarebbe tornata tra qualche mese per lo shoot del suo nuovo album.

Il terzo, ed ultimo finora, photoshoot era per Ed Sheeran. Uno dei manager del cantante si era presentato una mattina nell'ufficio di Harry, insieme a Xander, per prendere un appuntamento. Avevano parlato tanto e si erano accordati di vedersi il giorno seguente. Il ragazzo dai capelli rossi si era dimostrato un simpaticone, serio al punto giusto ed anche molto timido: posava per le foto, insieme alla sua inseparabile compagna -la chitarra-, e dopo ogni flash abbassava lo sguardo, mordendosi il labbro. Anzi, all'inizio sembrava una persona molto sulle sue, spiccicava una o due parole e niente più. Poi la situazione si è smossa nel momento in cui Harry ha fatto una delle sue battute squallide solo per far ridere il cantante: insomma, era stato per qualche secondo la ragione del sorriso di Ed Sheeran, le cui canzoni alloggiavano nell'amato ipod di Harry.

Xander era soddisfatto dell'ottimo lavoro che aveva svolto Harry e ne era sicuro: gli avrebbe altri photoshoot perché coglieva sempre ogni dettaglio della persona che posava per essere fotografata.

"Boo, sono a casa" urlò Harry, chiudendo con il piede la porta d'ingresso dietro le spalle. Con Louis sembrava pure andare tutto a gonfie vele: certo, c'erano giorni -seppur di meno rispetto a prima- in cui il liscio tornava tardi a casa. badava di più ad i bambini mentre Harry lavorava e aveva imparato a non bruciare la pasta nella pentola, grazie a Dio!

Il riccio si diresse in cucina per poggiare le buste della spesa sul tavolo e svuotarle. Immediatamente Skylar e Matt sbucarono nella stanza, avvicinandosi alle buste.

"Papi, hai comprato le merendine al cioccolato?" chiese in fretta la bambina.

Harry bloccò i suoi movimenti e si voltò verso i suoi bambini, mettendo le mani sui fianchi e corrucciando la fronte "Ciao anche a voi, eh"

I due bambini, sentendosi in colpa per non aver salutato il loro papà, si fiondarono su di lui abbracciandolo e lasciandogli una serie di baci.

"Ciao papi, scusa" disse Matt, sorridendogli. Harry sorrise e gli scompigliò i capelli.

"Sì, le merendine ve le ho comprate, ma-" appena vide Sky e Matt correre verso il mobile dove di solito stavano tutte le leccornie che piacevano a loro alzò il tono di voce, portando la mano aperta a mezz'aria "le mangerete domani, adesso è tardi per fare merenda" i due bambini sbuffarono e annuirono. "Dov'è papà Louis?" chiese poco dopo, non vedendolo scendere.

"Uhm... sta facendo la doccia" Harry annuì e, dopo aver tolto la giacca, salì al piano superiore. Si fermò davanti la porta del bagno e bussò, ma non sentì nulla oltre l'acqua scorrere.

Così si guardò a destra e a sinistra, portò la mano sulla maniglia e la abbassò, aprendo la porta. Entrò all'interno e sorrise quando vide con un po' di difficoltà a causa del vapore il corpo magro di Louis ondeggiare a ritmo della canzone che stava canticchiando. Si morse il labbro e iniziò a togliersi le scarpe e sfilarsi jeans e maglietta. Mise tutto di lato e poi tolse i boxer.

Si avvicinò silenziosamente alla doccia, aprì un anta ed entrò all'interno, poggiando le mani sui fianchi di Louis che sussultò spaventato.

"Harry..." sussurrò, deglutendo, non aspettandosi assolutamente quel comportamento da suo marito.

"Ciao amore bello" sorrise il riccio. Chiuse l'anta e si dedicò completamente a Louis. "Lascia fare a me" disse, portando le mani sulla testa per fargli lo shampoo: quanto amava i capelli di Louis!

Il liscio si voltò, dandogli le spalle e si rilassò immediatamente al tocco delicato di Harry chiudendo gli occhi.

Poi il più alto versò un po' di bagnoschiuma sulla mano e iniziò ad insaponare il corpo di Louis, molto lentamente, e massaggiò i muscoli delle spalle. Al che, Louis si abbandonò completamente poggiando la sua schiena sul petto di Harry che approfittò di quella posizione per portare le mani avanti, cingere la vita del più basso e continuare a fare cerchi concentrici sulla pancia.

"Sei silenzioso" mormorò Harry con quella voce roca che faceva totalmente impazzire Louis. "E' successo qualcosa?" continuò.

"Sono stanco e mi sto solo rilassando" rispose, abbassando la testa in avanti. Harry si piegò appena per lasciare una scia di baci da una spalla all'altra e soffermandosi sul collo, facendo spuntare dei brividi a Louis lungo la schiena.

Il più basso sospirò rumorosamente e "Sei sicuro?"riprovò Harry, notando effettivamente che Louis non fosse solamente stanco, ma che ci fosse dell'altro dietro quella che lui chiamava stanchezza.

Louis annuì semplicemente e si girò trovandosi di fronte ad Harry e poggiò le proprie labbra fini su quelle appena gonfie del riccio cominciando a baciarlo: si alzò appena sulle punte e portò le mani dietro al collo di Harry, accarezzandogli i lunghi capelli. "Sembri un piccolo Tarzan" mormorò sorridente Louis.

Harry ridacchiò e continuò a baciarlo mordendogli stavolta il labbro inferiore chiedendo l'accesso che non fu per niente negato. Intrecciarono le loro lingue in quel bacio che sembrò essere disperato.

Poi Louis scese a baciargli il collo e poi il petto, soffermandosi e leccando i capezzoli. "Lou..." borbottò Harry, il quale gli stava stringendo i capelli in un pugno. L'eccitazione in lui cresceva sempre di più ed era ben evidente all'uomo che aveva di fronte.

"Qui qualcuno ha bisogno di attenzioni, mh?" chiese, mettendo su un sorriso malizioso, mentre impugnava saldamente l'erezione di Harry. Cominciò a fare su e giù molto lentamente per assistere ad un Harry in preda all'eccitazione, con la testa tirata indietro, gli occhi chiusi e il labbro stretto fra i denti.

Si inginocchiò e leccò la punta del suo pene, per poi inglobarlo tutto in bocca e cominciare a pompare velocemente. "Lou- Dio mio! Più veloce" Louis volle accontentare suo marito e aumentò la velocità, portando le mani sui glutei e stringerli saldamente. A Harry tremarono le gambe e poggiò la schiena sulle mattonelle umide della doccia, per non cadere a terra. Ansimò vergognosamente e "Sto per-" Non ebbe nemmeno il tempo di completare la frase che venne subito nella bocca del liscio, il quale ingoiò senza timore o disgusto. Si alzò e sentì il bisogno di baciare ancora le labbra di Harry.

Quest'ultimo invece respirava affannosamente, neanche se avesse corso una lunga maratona. Poggiò la fronte su quella di Louis e lo guardò negli occhi. "Ti amo" sussurrò, lasciandogli un bacio sul naso.

"Ti amo anche io Harry, forse di più" rispose, accarezzandogli le guance.

E mentre i due amanti continuavano a scambiarsi coccole dentro la doccia, un messaggio era appena arrivato sul cellulare di Louis.

Da Sean (17:20) - E' stato tutto deciso.












 

-

Per chi non ricordasse, Sean è il mister di Louis.

Invece, nello scorso capitolo, non so se avete notato, ho inserito l'asterisco dopo il nome dell'azienda per cui lavora Harry, solo che mi sono scordata a dirvi perché e quindi ne approfitto qui: ovviamente non esiste quell'azienda (almeno credo) ed è tutto inventato.

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Capitolo 22
*** 22 ***



"No, non è possibile" esclamò Louis, portando le dita tra i capelli per tirarli indietro. La sua esclamazione poteva essere interpretata in un duplice modo. Felicità: era assolutamente contento di ciò che gli avesse detto Sean; paura: era terrorizzato e pensava già a cosa avrebbe passato in futuro se avesse accettato.

La mattina seguente a quando aveva letto quel messaggio, si era diretto nell'ufficio di Sean per avere dei chiarimenti. Cosa era stato deciso?, si era chiesto.

"Sì, Louis. Sarebbe una bellissima opportunità per te. Sei un bravissimo calciatore ed è pure il tuo sogno... noi tutti lo sappiamo bene."

"Sto bene dove mi trovo però, non voglio lasciare la mia famiglia per la mia professione, lasciando tutti a chilometri e chilometri di distanza!" rispose.

"Lo capisco, Louis" annuì quindi Sean, comprendendo la sua situazione "Ma pensaci, è una bellissima occasione, molte persone vorrebbero essere al tuo posto, ma sei stato scelto tu perché hai delle qualità grandiose" provò a spiegare e a convincerlo, cercando di farlo ragionare.

Louis scosse la testa sospirando profondamente e rumorosamente, lasciandosi andare sulla sedia di fronte la scrivania di Sean, portando poi i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani.

Cosa avrebbe detto ad Harry?

Come avrebbe affrontato l'argomento e come avrebbe detto che gli avevano offerto di andare a giocare in una squadra americana?

Come?

Certo, andare a giocare in America era da sempre stato il suo sogno, da ancor prima di conoscere Harry. Aveva sempre mirato in alto e aspettava una proposta del genere.

Sean si alzò dalla sua postazione, prese il fischietto da sopra la scrivania -che aggirò- e si fermò dietro di Louis. "Pensaci, okay?" Il liscio annuì. "Vieni ad allenarti?"

"No, oggi preferisco di no" deglutì e vide sparire Sean dietro la porta del suo stesso ufficio.

Doveva mettere in chiaro i suoi pensieri, i suoi obiettivi, i suoi doveri ed i suoi sogni.

Pensò ad Harry: se lo avesse lasciato da solo come avrebbe fatto con i bambini? Se fosse andato in America, come avrebbe fatto senza di lui?, senza i suoi abbracci, i suoi baci, i suoi sorrisi?

Sospirò ed uscì dall'ufficio e poi dal campo, diretto in casa propria. In quei mesi stava andando tutto liscio nella sua famiglia: i bambini erano sereni e felici, Harry aveva finalmente un lavoro e, beh, Louis continuava a fare ciò che aveva sempre fatto. Aveva anche, qualche volta, aiutato suo marito con le faccende domestiche e con il pranzo: non era una cima, questo lo sapevano tutti, ma almeno i suoi sforzi erano ben accolti ed apprezzati.

Parcheggiò nel vialetto di casa sua, attese qualche minuto e poi spense il motore, scendendo dalla sua Land Rover.

Entrò in casa e subito venne travolto da un piccolo uragano. Skylar gli si era fiondata addosso come se non lo vedesse da una vita.

"Papi, oggi andiamo al parco?" chiese mostrando i suoi dentini.

Louis tolse la sua felpa e la appese dal cappuccio. "Va bene, scricciolo. Ma prima devo parlare con papà di una cosa" le sorrise. "Tu nel frattempo vai a cambiare i vestiti, mh?" la bambina annuì felice e sparì dietro una porta.

Louis ne approfittò per raggiungere suo marito in camera. Si affacciò dalla porta già aperta e sorrise nel vedere Harry seduto a gambe incrociate, al centro del letto, con una tuta addosso, un codino alto e il computer portatile di fronte.

Louis avanzò fino a raggiungere il letto, su cui salì gattonando. "Lo sai che questa tuta ti rende davvero sexy?" gli sussurrò in un orecchio, mordendogli lievemente il lobo.

"Ah, davvero?" chiese retorico Harry, stendendo le sue labbra in  un sorriso.

"Mh mh" gli lasciò poi un bacio sul collo ed Harry portò la testa indietro, toccando la spalla di Louis. Alzò poi le mani dietro il suo collo, tirandoselo giù per donargli un bel bacio sulle labbra.

"Che facevi di bello?" chiese poi Louis, adocchiando il pc aperto sul blog del riccio.

"Aggiornavo il mio blog," rispose felice "e leggevo alcuni commenti" poi abbassò lo sguardo verso l'orario e inarcò un sopracciglio. "Tu non dovevi essere ad allenarti?" chiese infatti.

Louis scosse la testa, allontanandosi appena da Harry per potersi stendere sulla parte libera del letto.

"Successo qualcosa?" continuò Harry, notando Louis stranamente taciturno.

"Devo dirti una cosa"

Harry vide lo sguardo serio di suo marito e capì che la situazione non solo fosse altrettanto seria, ma turbava Louis. Quindi chiuse il computer e si voltò totalmente verso il più grande, prestandogli tutta la sua attenzione. Poi annuì, facendo capire a Louis di poter continuare.

"Sono stato da Sean prima" iniziò, giocando nervosamente con una piccola parte sfilacciata della sua maglietta. "Sono andato da lui perché mi aveva mandato un messaggio in cui mi diceva che era stata decisa qualcosa" si prese un attimo per riordinare i pensieri e le parole da dire senza incartarsi.

"Cosa?" chiese, quindi, curioso il riccio, avvicinandosi di più a lui e accarezzandogli il braccio.

"Sono stato scelto per andare a giocare in un'altra squadra, molto più famosa di quella in cui sto ora"

"Ma è grandioso!" Harry batté le mani, ma si fermò quando vide che Louis non batteva ciglio. "E qual è il problema?"

Louis prese un respiro profondo e "Che la squadra è americana" disse tutto ad un fiato. "Dovrei trasferirmi in America" spiegò. 

E a quel punto il sorriso di Harry sparì. "E... E tu hai, sì insomma- scelto cosa fare?" chiese, guardando gli occhi azzurri di suo marito.

"No" dissentì "Volevo parlarne con te"

Harry sapeva che giocare in America fosse il suo sogno: glielo aveva confessato un giorno di tanti anni prima, quando ancora i due non si conoscevano bene. Ricordò come gli occhi di Louis si fossero illuminati al sol parlare dell'America e del calcio americano: gli era sembrato un bambino proprio quando si immagina di diventare un astronauta.

"Io non posso dirti di no" sussurrò, con un sorriso tirato. "Sappiamo entrambi che è il tuo sogno"

Certo, non si può nascondere che il suo primo pensiero però fu per se stesso: badare a due bambini, alla casa, alle bollette da pagare, alle spese da fare e ai pranzi e alle cena da preparare. Il tutto da solo. Di nuovo.

Tra l'altro, aveva trovato lavoro e non voleva rinunciare a questo, di nuovo.

E rabbrividì.

"È il mio sogno, è vero. Ma-"

"E allora accetta!" lo bloccò Harry.

"Cosa?!" chiese incredulo Louis, mettendosi ritto con la schiena.

"Hai sentito... Accetta, io me la caverò come ho sempre fatto" accennò un sorriso, forse malinconico. "I bambini saranno più grandi e potranno aiutarmi"

"Non vi voglio lasciare" sussurrò, trovandosi in un principio di pianto e abbracciando stretto a sé il busto di Harry. Quest'ultimo gli accarezzò la schiena, molto lentamente, e gli lasciò infiniti baci sulla tempia. Gli sembrava un bambino indifeso, smarrito, e quando ci si trova in queste situazioni cosa si può fare? Riportare e guidare il bambino sulla giusta strada. 

Harry sarebbe stato un egoista a dirgli di non accettare quella proposta perché, avanti!, anche lui avrebbe subito accettato se si fosse trattato di scatti importanti per la Burberry o per la Yves Saint Laurent. Se Louis gli avesse negato questa opportunità, lo avrebbe odiato per il resto della sua vita; quindi non voleva che Louis lo odiasse per avergli negato l'opportunità di entrare nella squadra-

"Che squadra è?" chiese ad un tratto, curioso.

Louis respirò profondamente e "Los Angeles Galaxy" mormorò, come se quella squadra effettivamente non  fosse chissà che.

Harry sgranò gli occhi e, nonostante non se ne intendesse di calcio, sapeva che quella squadra fosse importantissima "Ma è la squadra dove ha giocato David Beckham!" quasi urlò. Louis annuì divertito. "Okay, allora accetta subito. Semmai dovessi incontrarlo, fatti fare un autografo per me!" esclamò come una ragazzina sentendo parlare del suo idolo. Continuò a blaterare frasi tra cui Che figo quell'uomo! 

Louis si morse il labbro e inarcò un sopracciglio "Quasi quasi rifiuto l'offerta. Non voglio che fai pensieri poco casti su un altro uomo" gli picchiettò il dito sul braccio.  

"Ma no amore, cosa dici!?" scherzò e vide spuntare un sorriso sul viso di Louis. Non avrebbe mai voluto vedere il viso di suo marito imbronciato: avrebbe fatto di tutto pur di vederlo sorridere, vedere quelle rughette ai lati degli occhi e il naso arricciato. 

Louis, dal canto suo, era lieto di avere un amico, un compagno, un marito come Harry: era meraviglioso in tutto e per tutto, e anche dopo avergli detto della proposta che gli era arrivata stava facendo di tutto per farlo ridere. 

Con un scatto, intrappolò le braccia di Harry con le mani e fece appoggiare la sua schiena sul materasso. Salì a cavalcioni sul suo bacino e si avvicinò al suo orecchio. "Tu sei solo mio" sussurrò con un sorriso malizioso.

"Ti amo" se ne uscì allora Harry, guardandolo con quello sguardo che diceva tutto. 

"Ti amo anche io"

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Capitolo 23
*** 23 ***



"Sei sicuro di non voler venire con me?" chiese supplicante, per l'ultima volta, Louis.

"No, Lou" Harry scosse la testa "Non posso, lo sai. Chi si occuperebbe dei bambini? Della casa? Ho anche un lavoro... Non posso lasciare tutto per venire con te in America" 

In quei giorni avevano certamente parlato. Louis aveva proposto ad Harry di andare con lui e portarsi dietro i bambini, accantonare la loro vita a Londra per vivere un anno a Los Angeles. Ma come potevano? I bambini avevano la scuola, erano a metà anno e sarebbe stato improduttivo per loro cambiare Paese, cambiare maestre e cambiare compagni.

Sarebbe stato troppo da sopportare. Era già tanto sopportare l'assenza di Louis.

Il liscio annuì e si abbassò per prendere il suo borsone tra le mani. "Allora io vad-"

"Papi" Skylar urlò dalla cima delle scale e corse verso Louis.

"Sky! Quante volte ti ho detto di non correre per le scale? Potresti cadere e farti male!" la sgridò Harry, incrociando le braccia al petto e sbattendo il piede a terra.

Sky sbuffò e "Scusa" brontolò. Poi però uscì dalla schiena un foglio bianco che consegnò a Louis. "Questo è per te"

Il liscio lo guardò e sorrise: in quel foglio vi erano disegnati quattro omini stilizzati, di cui uno con una gonna rosa ed i fiocchetti sui capelli colorati di giallo, un altro colorato di blu ed i capelli marroni, poi gli altri due che si tenevano la mano ed in mezzo vi stava un enorme cuore rosso.

"E' bellissimo, principessa" si inginocchiò e aprì le braccia per poterla stringere a sé. Skylar si accoccolò al suo petto ed Harry sorrise intenerito dalla scena tra padre e figlia. "Lo porterò sempre con me, okay?" Skylar annuì e mostrò i suoi dentini bianchi. "Fai la brava, mh? E tieni d'occhio tuo padre" disse quasi serio. Poi rise ed Harry scosse la testa.

"Adesso vado, se no perdo l'aereo. Mi aspettano undici ore di volo" rabbrividì al solo pensiero.

Matt non era in casa quel giorno, ma si erano salutati la sera precedente. Infatti il piccolo aveva proposto al padre di giocare a FIFA e così era stato: Louis era entrato in camera di Matt trovandolo già davanti la tv e seduto sul tappeto, con un joystick in mano. Si erano divertiti un sacco la sera precedente -inutile dire che Louis avesse fatto vincere suo figlio- e Matt era poi andato a letto col sorriso sulle labbra ed una promessa da tenere ben in mente: papà Louis sarebbe tornato presto e avrebbero giocato ancora.

"Chiamami appena arrivi, okay? Non importa l'orario" Harry lo accompagnò alla porta.

"Va bene, Haz" Louis sorrise, si alzò appena sulle punto e gli lasciò un bacio sulle labbra. Anche con Harry la sera precedente si era divertito. Anzi, più che divertito si era rilassato, si era lasciato coccolare dal riccio e, certo, avevano anche fatto l'amore. Si era persino scordato di dover partire la mattina seguente tanto stava bene tra le braccia di suo marito. Perché ci sono momenti in cui non conta dove ti trovi né cosa c'è intorno a te, perché le persone con cui stai fanno la differenza. E ci sono persone con cui stai talmente bene da perdere la concezione del tempo, e beh... Harry era la persona di Louis.

"Fai buon viaggio!" esclamò Harry a gran voce, quando Louis ormai era arrivato davanti la macchina appartenente a quello che si era presentato giorni prima come Jeff, il bodyguard di Louis. Jeff si sarebbe occupato, per quanto possibile, di Louis in America: sarebbe stato il suo autista e l'avrebbe protetto da paparazzi, giornalisti e simili. Era un uomo molto alto, almeno venti centimetri in più di Louis -non ci voleva molto a superarlo, comunque, a detta di Harry. Aveva i capelli scuri molto corti, aveva delle spalle belle larghe ed era molto muscoloso. Harry era sicuro che Jeff si sarebbe preso cura di lui nel modo in cui poteva un bodyguard –e questo un po' lo tranquillizzava.

Louis dal canto suo si sentiva felice di essere al fianco di una persona come Jeff, anche se non lo conosceva bene ancora; gli sarebbe comunque mancato l'amore di Harry, l'affetto dei bambini, i loro gridolini eccitati e felici alla vista di un nuovo gioco, di un'uscita al parco o di una deliziosa torta preparata da papà Harry. Gli sarebbe mancata l'aria di casa.

"Grazie!" rispose Louis, salendo in macchina e salutandolo con la mano. Jeff mise in moto e partirono per dirigersi in aeroporto.

Quando Louis mise piede sul suolo del Los Angeles International Airport quasi non si mise a saltare di gioia in mezzo a tutte quelle persone. Le undici ore sull'aereo erano state estremamente stancanti per un tipo come Louis: le prime due si era messo a parlare con Jeff -si erano conosciuti meglio e l'uomo si era mostrato davvero simpatico. Nelle due ore successive avevano poi pranzato con una torta con carne d'agnello tritata, coperta da purè di patate; il tutto era accompagnato da un'ampia tazza di tea -prettamente Yorkshire- e da focaccine ricoperte di marmellata e panna. Se proprio dovevano passare tante ore lì, almeno dovevano mangiare per bene. Subito dopo il pasto, i due decisero di appisolarsi un po'. Nelle due ore successive Louis decise di guardare un film, di cui in realtà ha seguito solo i primi minuti perché troppo noioso. Si mise anche a giocare col suo cellulare, ma poi si alzò per sgranchirsi le gambe e andare in bagno. Le ultime cinque ore erano passate in fretta, forse perché Jeff si era messo a raccontare barzellette e Louis stava al gioco raccontandone di più squallide.

"Benvenuto a Los Angeles, caro Louis!" esclamò Jeff, subito dopo aver afferrato tutti i bagagli ed essere usciti fuori.

Louis si guardò intorno e respirò a pieni polmoni. "Aria! Non ce la facevo più dentro quell'aereo" sospirò e prese il suo borsone, prendendolo dalle mani di Jeff. Raggiunsero la macchina nera, parcheggiata nell'area riservata, depositarono valige e borsoni nel cofano, e poi Jeff si mise alla guida diretto verso il ricchissimo e fascinoso quartiere di Beverly Hills.

"Oh, ti prego. Ce l'hai qualche canzone dei The Fray?" Louis lo guardò e lo pregò con gli occhi, indicando la radio della macchina.

"Mi dispiace, ascolto musica di altri tempi" distolse un secondo l'attenzione dalla strada per osservare Louis sbuffare.

"Mi deludi, Jeff" si finse offeso e scosse la testa.

"Però se hai un cavetto puoi collegarlo alla radio" spiegò "e puoi cercarla su internet"

"Oh sì! Ti faccio ascoltare buona musica, vecchio mio" gli diede una pacca sulla spalla e poi frugò nel suo taschino del giubbotto di jeans per prendere quel piccolo cavetto nero. Collegò il tutto e poi cercò su youtube Look After You. Era la sua canzone preferita e l'aveva anche dedicata ad Harry.

Harry.

Ora che ci pensava doveva chiamarlo. Controllò l'orario sul cellulare e distorse le labbra: a Londra erano le undici di sera. Provò a far partire la chiamata e attese in compagnia degli squilli.

"Pronto?" mormorò qualcuno dall'altra parte.

"Haz..." Louis sorrise involontariamente, immaginandosi Harry addormentato sul divano del salotto, aspettando una sua chiamata.

"Boo, sei tu!" e si immaginò anche un sorriso con tanto di fossette.

"Sì, scusami se ti ho svegliato... Qui sono solo le tre del pomeriggio" spiegò.

"Non importa, anzi grazie per averlo fatto. Mi stavo addormentando sul divano e poi chi l'avrebbe sentita la mia schiena domani?" scherzò il riccio, facendo ridere Louis che si morse la lingua fermandosi dal dire una battutaccia a sfondo sessuale. Non era il caso con Jeff in macchina.

"I bambini dormono?"

"Sì, già da un po'. Volevano parlare con te, ma sono crollati" ridacchiò.

"Parlerò presto con loro"

Continuarono a parlare per un bel po', fino a quando Jeff non parcheggiò di fronte al garage di una casetta abbastanza carina e sussurrò "Siamo arrivati!" a Louis.

"Haz, io sono arrivato a casa. Tu mi sa che devi andare a letto" ridacchiò "Ti lascio andare"

"Va be-" sbadigliò "-ne. Ci sentiamo presto, ok?"

"Va bene, buonanotte amore"

"Ti amo"

"Anche io" chiuse la chiamata e guardò Jeff che a sua voltò lo stava fissando.

"Che c'è?" chiese alzando le spalle.

"Siete così sdolcinati!" 

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Capitolo 24
*** 24 ***




Louis alloggiava a Beverly Hills da soli tre giorni e non si era ancora abituato all'ambiente circostante. 

Era un quartiere residenziale decisamente fascinoso, elegante, ordinato e pulito; le villette erano una più bella dell'altra ed i giardini avevano l'erba perfettamente tagliata simile a quella dei campi da golf. Era uscito un paio di volte durante la mattinata e aveva visto anche le dog-sitter a passeggio con i barboncini e tante, tantissime, Ferrari e Lamborghini -e lui che pensava che tutte quelle cose esistessero solo nei film americani!

Nei suoi saliscendi, tra macchie di verde e ricchi terreni abitati, si capisce immediatamente, come in nessun altro luogo degli Stati Uniti è possibile, cosa significhi l'espressione American Dream. Louis è sicuro di aver visto anche Logan Lerman passeggiare tranquillo al parco, o Brad Pitt in macchina con sua moglie. Aveva persino chiesto a Jeff se fosse possibile una cosa del genere o era solo frutto della sua immaginazione e lui gli aveva spiegato che molte star passavano il loro tempo tra Rodeo Drive -dove stanno le più famose boutique con firme di lusso come ArmaniValentinoD&GLouis Vuitton- e la Walk Of Style; quindi sì, era possibile che lui avesse proprio visto quelle persone. 

No, Louis non si era proprio abituato. 

Avrebbe dovuto raccontare tutto ad Harry il prima possibile e condividere la sua gioia.

 

Quel pomeriggio, invece, uscì insieme a Jeff per andare allo StubHub Center, lo stadio in cui si sarebbe allenato con i Los Angeles Galaxy. Distava circa mezz'ora in macchina dal suo nuovo appartamento, quindi ne avrebbe approfittato un po' per spegnere il cervello -pieno di pensieri- e dedicarsi ad Harry. 

A Har♥ (16:10) - Buongiorno amore, o forse dovrei dire buonanotte :) 

Da Har♥ (16:17) - Hey, qui è SOLO mezzanotte! 

A Har♥ (16:19) - Scusami, ti ho svegliato? Qui sono solo le quattro del pomeriggio... 

Da Har♥ (16:20) - Tranquillo, aspettavo un tuo messaggio o una tua chiamata. Cosa stai facendo di bello? 

A Har♥ (16:21) - Sto andando allo stadio, devo incontrare il mio nuovo coach! Sono in ansia. 

Da Har♥ (16:23) - Andrai alla grande. Il tuo nuovo coach ti amerà, non quanto me ma lo farà. 

 

Louis ridacchiò, attirando l'attenzione di Jeff, che lo guardò dallo specchietto e scosse la testa. 

 

A Har♥ (16:24) - Lo spero! Tra venti minuti sarò al campo, tra un po' vomito 

A Har♥ (16:27) - E tu non mi puoi abbandonare proprio ora! 

A Har♥ (16:30) - Haaaaaarreh! 

A Har♥ (16:35) - Sto morendo, aiuto, ho bisogno di te 

A Har♥ (16:38) - Uff, okay. Ti sei addormentato. Buonanotte amore mio♥ 

A Har♥ (16:42) - Io sono arrivato, ci sentiamo presto. Dai un bacio ai bambini! x 

 

Jeff parcheggiò la macchina e insieme, poi, scesero per addentrarsi nei vari corridoi dello stadio. Seguirono le indicazioni e in un niente si ritrovarono dall'altra parte, faccia a faccia con il grande prato ben curato. Louis, in lontananza, vide una squadra allenarsi e qualcuno che fischiava e agitava le braccia. 

Jeff e Louis si avvicinarono e lo stesso uomo, che prima stava fischiando, sorrise verso di loro e camminò nella loro direzione. 

"Ciao Jeff, benvenuto Louis Tomlinson" guardò il primo e poi il secondo. Il ragazzo ringraziò stringendogli la mano e poi l'uomo continuò "Io sono Br-"

"Bruce Arena, attualmente il commissario tecnico di maggior successo nella storia della nazionale statunitense, con ben settantuno vittorie nell'arco della sua gestione£ continuò Louis al suo posto. "Sì, la conosco molto bene" rispose elettrizzato. Jeff e Bruce risero e Louis, leggermente imbarazzato, si passò una mano sul retro del collo. "Ehm, scusate"

"Non ti preoccupare, sono felice che tu sappia chi sono. Vieni con me, ti presento alla squadra" 

Bruce soffiò nel suo fischietto e attirò l'attenzione dei suoi calciatori. "Ragazzi," parlò a gran voce "vi presento Louis Tomlinson, il nostro nuovo acquisto"

Okay, essere trattati come un oggetto che si può comprare e scambiare quando si vuole non era mai piaciuto a Louis ed è per questo che fece una smorfia impercettibile. 

I suoi nuovi compagni di squadra sorrisero e uno in particolare si fece avanti "Io sono Robbie Keane, il capitano, e a nome della squadra ti do il benvenuto!"

"Grazie, Robbie" sorrise e gli strinse la mano.

 

"Spero ti troverai bene qui da noi" disse Bruce, dopo aver mandato nuovamente i suoi calciatori ad allenarsi. Gli circondò le spalle con il braccio e lo condusse vicino la panchina. 

"Sicuramente" sorrise cordiale Louis: non vedeva assolutamente l'ora di iniziare a giocare e sperava di trovarsi bene anche con i compagni. Gli sarebbe mancata l'intesa che aveva sempre avuto con Niall.

"Questo è il tuo borsone" Bruce indicò col dito un borsone color blu notte posto sui sedili. "Qui dentro ci sono i tre completini, due dei quali usiamo quando siamo fuori casa ed uno mentre giochiamo in casa" Louis aprì il borsone e ne vide uno, che doveva essere la divisa tradizionale, interamente bianco con inserti di colore blu e giallo; un altro invece era interamente blu con inserti bianchi e gialli, ed infine vi era un completino interamente nero con inserti bianchi. "Poi ci sono le scarpe e una borraccia. Se ti dovesse servire altro non esitare a chiedere"

"Siete stati davvero gentilissimi, grazie!"

 

 

A otto ore di distanza, in periferia di Londra, Harry stava correndo dietro ad i suoi bambini, urlandogli contro di essere in ritardo. La sveglia quella mattina non era suonata e, quando il riccio aveva visto che fossero le sette e mezza passate, si era fiondato immediatamente giù dal letto e, senza badare al piccolo capogiro, aveva bussato alla porta delle camere dei suoi figli.

Sì, in quel momento sembrava una donna isterica. 

"Dobbiamo andare per forza a scuola?" borbottò Matt, che strascinò le ciabatte sul pavimento.

"Sì, tesoro. Non potete saltare un giorno di scuola e poi a casa non potete stare da soli. Io tra un'ora dovrei essere a lavoro, quindi sbrigati a vestirti" rispose, entrando poi in cucina per preparare la colazione ai suoi figli.

La sera precedente si era addormentato e non aveva più risposto a Louis. Chissà com'era andato l'incontro con il suo nuovo coach, si chiese. Guardò l'orologio appeso alla parete che segnava le otto e dieci: non poteva chiamare Louis, da lui era mezzanotte passata. Magari avrebbe aspettato il pomeriggio per chiamarlo, così ci sarebbero stati anche i bambini.

Decise comunque di mandargli un piccolo messaggio, per fargli capire che non si era scordato di rispondere.

A Lou Bear♥ (08:11) - Lou, scusami, lavoro troppo il giorno e poi la sera crollo. Ti chiamo più tardi quando i bambini tornano da scuola. 

A Lou Bear♥ (08:13) - Spero che sia andato tutto bene lì al campo, poi mi racconti tutto, buonanotte xx 

 

Inviò il tutto e si rese conto di una cosa: avrebbe dovuto decisamente cambiare il nome al contatto di Louis.

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Capitolo 25
*** 25 ***




Quando aveva accettato di lavorare nell'agenzia di Xander non pensava minimamente di poter arrivare così in alto, soprattutto non dopo tre mesi.

Infatti quella mattina Xander bussò alla porta dell'ufficio di Harry ed entrò, dopo aver ricevuto il permesso, con un sorrisone ed un bicchiere pieno di caffè in mano.

"Salve, Xan" salutò Harry, indicando subito dopo la sedia di fronte per farlo sedere. Xander non se lo fece ripetere due volte e si accomodò, poggiando il bicchierino davanti ad Harry. "Come mai questa felicitò di prima mattina?" chiese divertito. "E grazie per il caffè!"

"Figurati" poi accavallò le gambe e si sporse verso Harry, aggravando il suo peso sulle braccia. "Ho una notiziona per te!"

"Di cosa si tratta? Dai, non tenermi sulle spine!" gli schiaffeggiò il braccio.

"Mi hanno chiamato stamattina da nientepopodimeno che-" fece un rullo di tamburi sulla scrivania, improvvisato con le mani "-da Parigi!"

"E sei felice perché?" non capì Harry, aggrottando la fronte. "Ti piace la città?" scherzò.

"Ma no, sciocco!" sbuffò. "Hai presente quale azienda di moda si trova a Parigi?"

Harry ci pensò un attimo e poi spalancò di colpo gli occhi. "Dimmi che non è quella che penso io!"

"Ah-ah! E' proprio quella che stai pensando tu!" Xander annuì e sorrise a trentadue denti, lasciandosi andare felice sulle schienale della sedia. "Mi hanno detto che ci vogliono lì per degli scatti, che saranno poi mostrati in tutto il mondo e utilizzati per delle riviste"

"Non ci posso credere. Io amo totalmente la Yves Saint Laurent, Xan!" rimase con la bocca aperta, ancora incredulo. "Sei sicuro di non averlo sognato? O è un pesce d'aprile?" controllò il calendario "No, non può essere, siamo a dicembre" blaterò.

Xander rise divertito e "No, assolutamente no" disse, mostrandogli un bigliettino strappato sicuramente dalla sua agenda. Su di esso vi stava scritto

Avenue George V 7, Parigi
10 gennaio, ore 15:30

"Oh cavolo, è tutto assolutamente vero!" Harry si morse il labbro. Mancava poco più di un mese e sarebbe andato in Francia per degli scatti per la Yves Saint Laurent. Se c'era una cosa che Harry amasse fare -dopo mangiare Louis con gli occhi- era fotografare: un paesaggio, la folla in centro, i suoi figli, Louis. Ed era felice del fatto che la sua passione fosse divenuta un lavoro che gli ha dato sin da subito molte soddisfazioni.

Cioè, la Yves Saint Laurent, pensò.

"Sarà la tua occasione, Har!"

Doveva assolutamente parlarne con Louis, doveva condividere la sua gioia. Il liscio conosceva perfettamente la fissazione che aveva suo marito per quella azienda: addirittura una volta gli aveva regalato, per il compleanno, una di quelle tante camicie stravaganti, colorate e strane -che Louis non avrebbe mai e poi mai indossato; preferiva qualcosa di più comodo e meno appariscente, proprio come una tuta.

Quindi, una volta congedato Xander, impugnò il cellulare e cercò il contatto di Louis. Lou Bear spuntò davanti ai suoi occhi e sorrise: alla fine non l'aveva cambiato il nome, anche se aveva ventisei anni e leggere quel nomignolo imbarazzante era... imbarazzante. Ma lasciò correre.

A Lou Bear (09:10) - Hey Lou, lo so che lì è notte fonda, ma devo assolutamente dirti una cosa bellissima! 
A Lou Bear (09:11) - Mi hanno proposto di fare degli scatti per la Yves Saint Laurent, capisci? Proprio la YVES SAINT LAURENT! Dovrò andare in Francia a gennaio!

Solo dopo aver mandato i due messaggi, si rese conto di una cosa: Louis sicuramente non gli avrebbe risposto. In quegli ultimi due mesi gli era sembrato così schivo, diceva sempre Adesso non posso parlare, ci sentiamo dopo e poi non si faceva risentire. Harry non si preoccupava del fatto che Louis lo stesse liquidando con delle stupide scuse: Jeff lo aggiornava su tutto tramite brevi messaggi e purtroppo gli aveva anche detto che gli allenamenti con la squadra erano piuttosto assurdi e pesanti.

Harry capiva la situazione, davvero, ma gli sembrava di esser ritornato a qualche mese prima. Non voleva di nuovo sentirsi da solo in quella casa troppo grande. Da solo ad occuparsi dei bambini. Da solo a prendersi tutte le responsabilità.

Si sentiva di nuovo messo da parte e non avrebbe sopportato questa situazione. Odiava la solitudine.

I bambini gli chiedevano spesso quando Louis sarebbe ritornato a casa, ma Harry non sapeva mai cosa rispondere. Non lo sapeva nemmeno lui.

 

Quel pomeriggio rientrò in casa, accolto da un gran trambusto. Si chiuse la porta alle spalle e subito venne travolto da Matt, che si nascose dietro le sue gambe. "Hey, che succede?"

Sophia -la quale si era offerta di badare ai bambini per quel pomeriggio- scese dalle scale, immediatamente seguita da Sky che la superò e seguì il fratello: aveva l'espressione arrabbiata in volto e picchiettava il piede sul pavimento, freneticamente. "Papi, Matt mi ha fregato il disegno" si mise le mani sui fianchi e sbuffò.

Harry sospirò e si voltò verso il figlio maggiore "Torna il foglio a tua sorella".

"No" sghignazzò Matt e sventolò il foglio in alto.

"Dammelo!" subito Sky si fiondò su suo fratello e impugnò una parte del foglio, tirandolo verso di sé. Matt, dal canto suo, tirò dalla sua parte.

"Bambini, smettetela!" cercò di fermarli, senza riuscirci.

In tutto quel trambusto, fra tutti quegli schiamazzi, si sentì un rumore che non prometteva nulla di buono, seguito poi da un silenzio tombale. Qualcosa si era strappato ed Harry sapeva bene anche cosa.

Il foglio con il disegno di Sky si era strappato e la bambina lo guardò con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Subito i suoi occhi si riempirono di lacrime e scoppiò a piangere.

"Oh, no!" sussurrò Harry a se stesso, mettendo le mani tra i suoi capelli e si accovacciò vicino a Sky.

"Tanto era brutto" se ne uscì Matt e la bambina pianse più forte.

"Matt!" urlò Harry esasperato, rivolgendosi a suo figlio con gli occhi sgranati e la fronte corrucciata "Vai subito in camera tua!" lo sgridò, indicando le scale con il braccio. Il bambino non se lo fece ripetere due volte e in silenzio se ne andò.

Sophia silenziosamente andò a sistemare il disordine che regnava sovrano in cucina, lasciando da soli padre e figlia, che teneva tra le mani la metà del foglio e non smetteva di singhiozzare.

"Tesoro," le accarezzò la guancia delicatamente. Raccolse poi da terra l'altra metà del foglio "non preoccuparti. Ne rifarai un altro"

"Er-ra per pap-à" singhiozzò ancora la bambina, strofinando le mani sugli occhi per cacciare via le lacrime. Harry prese il pezzo di foglio che Sky teneva fra le mani e cercò di unirlo per vedere il disegno. Ovviamente era uno di quei disegni che solo una bambina di sei anni poteva fare: linee per niente dritte, forme non pienamente colorate, gli omini alti circa quattro volte la larghezza.

Quello che Sky aveva rappresentato erano due omini -uno più alto e più grande dell'altro- che stavano su quella che era la linea di terra. Il primo era sicuramente Louis, l'altra era sicuramente lei.

Si intenerì e guardò sua figlia che aveva gli occhi rossi e guardava con espressione sofferente il suo disegno, ormai rovinato.

"Piccola, ma è bellissimo" disse Harry, accarezzandole i capelli.

"Non è vero, Matt ha detto che è brutto" piagnucolò, tirando su col naso.

"No, tesoro. Non c'è niente che sia brutto o bello" Sky smise di singhiozzare e ascoltò attentamente le parole di suo padre. "L'importante è fare le cose con il cuore. Tu l'hai disegnato con il cuore?"

Sky annuì, ma "Si è rovinato, però" disse, con il broncio.

"Ti va di rifarlo? Ti aiuto" disse e, nonostante fosse stanco e appena tornato da lavoro, entrò in cucina tenendo per mano sua figlia e si mise accanto a lei a rifare il disegno.

"Tutto risolto?" chiese Sophia, osservando la piccola posizionare tutti i colori sul tavolo. La ragazza nel frattempo aveva preparato del tea. Ne passò una tazza ad Harry che la ringraziò con un sorriso accennato.

"Diciamo di sì e grazie per essere stata qui con i bambini"

"Figurati. Andata bene a lavoro?" si accomodò di fronte al suo amico e bevette un sorso di tea.

"E' andata bene" e raccontò della bella notizia, prestando talvolta attenzione alla bambina che voleva un aiuto per colorare il suo disegno. Sophia andò ad abbracciare Harry per la fantastica notizia e dopo aver salutato la bambina tornò a casa propria, dove Liam la aspettava per cenare.

 

"Papi, ti piace?" la bambina alzò il foglio ed Harry le si avvicinò.

"E' meraviglioso, piccola. Piacerà sicuramente a papà!" le sorrise e le stampò un bacio sulla fronte.

"Quando torna papà?" chiese, ed ecco che si presentava quella domanda per l'ennesima volta. Ed Harry, si ritrovò ancora senza risposta.

"Non lo so, ma tornerà presto". Proprio in quel momento il telefono di Harry vibrò nella tasca dei suoi jeans. Lo afferrò e visualizzò il messaggio di Louis.

Da Lou Bear (19:40) - Sono felice per te! :)

Solo quello?

Solo quattro parole e una dannata faccina?, pensò.

Respirò profondamente e fece finta di nulla, cliccando sull'icona della fotocamera. Alzò il telefono e "Tesoro, alza il disegno e fai un sorriso, così mando la foto a papà"

La bambina non se lo fece ripetere due volte, si mise in posa ed Harry scattò la foto.

A Lou Bear (19:45) - Allegato 
Tanti saluti dalla piccola Sky. Le manchi tanto x

Da Lou Bear (19:48) - Mandale un bacio x

 

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Capitolo 26
*** 26 ***




"Papi, c'è zio Niall!" esclamò entusiasta Skylar, correndo in cucina e battendo le mani. Sicuramente aveva sentito il rumore della macchina di Niall dalla sua camera.

E aveva ragione. Dopo pochi secondi il campanello suonò, Harry asciugò le mani con uno strofinaccio e andò ad aprire, con al seguito una Skylar saltellante.

"Ciao, riccio!" esclamò il biondo che venne assalito dalla bambina.

Era passato un altro mese e in quel lasso di tempo Harry aveva legato molto con Niall, il migliore amico di Louis. Una sera si era presentato in casa Tomlinson-Styles per chiedere ad Harry se avesse sentito Louis per telefono. Poi l'aveva fatto entrare e gli aveva offerto un bicchiere di succo all'ace. Si erano seduti al tavolo in cucina ed avevano parlato. Harry si era sfogato involontariamente con il biondo dicendogli che Louis si faceva sentire poco, che gli diceva sempre di essere impegnato e che non lo chiamava mai di sua spontanea volontà, ma era sempre Harry a comporre quel numero e attendere una risposta. Spesso si sentiva anche un peso e non lo nascose a Niall.

Il biondo, dal canto suo, aveva confessato che il suo migliore amico non sembrava più lui. Gli sembrava strano, sempre distaccato. L'aveva spesso liquidato per messaggi scrivendogli che doveva allenarsi con i ragazzi, e aveva sottolineato il fatto che chiamava solo la sua vecchia squadra in quel modo, facendo capire come fossero uniti, e che erano molto di più che essere semplici compagni di squadra.

"Ciao zio Niall!"

"Ciao piccola principessa" Niall prese in braccio Skylar e le lasciò una serie di baci sulla guanciotta appena arrossata.

"Entra pure" disse Harry, con un sorriso accennato, aprendo di più la porta per farlo passare.

"Dov'è la peste?" chiese guardandosi intorno.

"Ti ho sentito, Niall!" urlò Matt dal salotto. Il bambino era seduto sul divano con le gambe incrociate e il telecomando in una mano, attento a tutto ciò che dicesse il telecronista alla tv. Quella sera avrebbero trasmesso in diretta la partita e per la prima volta avrebbero visto Louis in veste di calciatore americano. Harry ricorda il tono felice ed eccitato di Louis mentre gli riferiva che avrebbe finalmente giocato e che la partita sarebbe stata in diretta.

"Ho portato un po' di cose da mangiare" Niall mostrò ad Harry la busta bianca. "E poi birra per noi, cocacola per Matt e succo alla pesca per Sky"

"Sei il migliore" esclamò la bambina battendo le mani.

"Hey, potrei diventare geloso" borbottò quasi serio Harry, incrociando le braccia al petto.

"Ma no, papi" Skylar gli mandò un bacio volante e poi si mise comoda sul divano, accanto a Niall.

"Sta per iniziare la partita" esclamò Matt, alzando ancora di più il volume. Harry quindi prese posto accanto a Niall e fissò lo schermo della televisione in attesa di vedere il suo Louis.

Quando lo vide entrare in campo il suo cuore accelerò i battiti e un sorriso si allargò sul suo viso. Era bello: i capelli poco più lunghi del solito tirati indietro e tenuti fermi da una fascetta nera; la pelle leggermente abbronzata e un lieve accenno di barba a ricoprirgli il mento e le labbra. Il suo corpo era coperto dal completino bianco e blu ed Harry pensò che fosse davvero sexy. Louis si stava guardando intorno, sorridendo e salutando i tifosi sugli spalti, mentre il telecronista stava informando i telespettatori della new entra della squadra. Ovviamente stava parlando di Louis. Ormai tutti lì sembravano conoscerlo: Harry vide alcuni cartelloni dedicati a lui.

Prese il suo cellulare e cercò la conversazione con Louis.

Lou Bear❤️ (21:15) - In bocca al lupo, Lou! Andrai alla grande come sempre!

Inviò e tornò a guardare lo schermo della TV, non appena l'arbitro fischiò l'inizio della partita.

-

Un'ora dopo la situazione in casa Tomlinson-Styles era più calma e silenziosa. Infatti Sky si era addormentata tra le braccia di suo padre e Matt sonnecchiava felice dopo il goal di Louis. Era evidentemente orgoglioso di suo padre e non faceva che ripetere Un giorno sarò come lui.

Niall si alzò per raccogliere i rifiuti e ripulire il tavolino del salotto. Harry lo bloccò dal polso e lo guardò con un sopracciglio alzato.

"Stai fermo, faccio io dopo"

"Ma va! Tu, piuttosto, vai a mettere i bambini a letto" gli consigliò e quindi Harry lo ringraziò mentalmente.

Posizionò per bene il corpo di Sky fra le sue braccia e si alzò per andare nella sua camera. Le tolse i vestiti e li sostituì con un pigiama rosa in pile. Poi la fece sdraiare sotto le coperte e le baciò la guancia, dandole la buonanotte. La stessa cosa fece con Matt, che non accennava a svegliarsi, nonostante sapesse che prima di andare a letto doveva passare dal bagno per fare pipì e quindi dormire tranquillamente durante la notte.

Poi spense le luci del corridoio e raggiunse Niall in cucina. "Grazie mille" disse, quando trovò tutto pulito. E lo abbracciò.

"Figurati riccio!" sorrise e ricambiò la stretta. Quella stretta che però non era quella che di solito gli dava Louis. Gli mancava così tanto...

"Stavo pensando ad una cosa.."

"Cosa?"

"Mi piacerebbe portare i bambini da Louis"

"Ti manca"

Harry annuì "È mio marito, non lo vedo da troppo tempo"

"Perché non vai lì a Natale?" propose il biondo.

"Non posso, sono stato invitato da mia madre" Anne ci teneva troppo a passare il Natale con i suoi nipotini. Di solito, da quando Harry e Louis si erano sposati, Anne e Jay preparavano il pranzo di Natale una volta a casa dell'una e una volta a casa dell'altra, invitando le rispettive famiglie in modo da vedere i loro nipotini e viziarli chi con i dolci, chi con nuovi giochi. Quest'anno però la famiglia Tomlinson non ci sarebbe stata.

"E allora vai lì a Capodanno" propose ancora con un sorriso "I bambini si divertiranno e tu sarai felice di rivedere Louis"

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Capitolo 27
*** 27 ***




A Lou Bear❤️ (15:30) - Quando hai un po' di tempo, ricordati della tua famiglia. Ricordati che hai un marito, ma soprattutto hai due bambini che non aspettano altro che un tuo messaggio, una tua telefonata. Pensavo che tra i tuoi milioni di impegni, avessi trovato il tempo non dico per me, ma per loro, che avessi comprato loro dei regali per Natale. 
Dio, Louis. Che ti sta succedendo? Stai mettendo in secondo piano la famiglia per il calcio?

 

Da Lou Bear❤️ (15:40) - Non mi sono ancora abituato al fuso orario, scusami

A Lou Bear❤️ (15:43) - Cosa Lou? Sei serio? Con tutto quello che ti ho detto, mi parli del fottuto fuso orario?

Da Lou Bear❤️ (15:50) - I regali non sono arrivati? Li ho spediti due giorni fa

A Lou Bear❤️ (15:52) - Non siamo a casa, Lou. Siamo partiti ieri pomeriggio per andare da mia mamma e stare qui fino a domani. Sai quanto ci tiene a vedere i bambini.

 

Il telefono di Harry squillo all'improvviso e il soprannome di Louis lampeggiava sullo schermo.

Harry si morse il labbro e strisciò l'indice per rispondere. "Hey"

"Amore" rispose ed Harry rabbrividì, solo perché non si sentiva chiamare in quel modo da molto tempo ormai.

"Ti sei appena svegliato?" chiese trattenendo una risata. La voce di Louis era buffa da appena sveglio.

"Qui sono appena le otto del mattino" blaterò e sentì un tonfo. Si era accasciato sicuro di nuovo sul cuscino.

"Scusami" no, in realtà non gli dispiaceva per niente averlo disturbato a quell'ora perché quella era la prima volta che Louis chiamava di sua spontanea volontà.

"Buon Natale, sweety" mormorò, ed Harry come poteva prendersela con lui, con suo marito? Bastava sentire un po' di dolcezza nella sua voce è si scioglieva come neve al sole.

"Buon Natale anche te, Lou" rispose con un sorriso e a bassa voce, per non farsi sentire dai suoi parenti seduti a tavola nella stanza accanto: lui si era allontanato per poter parlare tranquillamente con Louis.

"Scusami se non mi sono fatto sentire molto in questi mesi, ma-"

"Non roviniamo questo momento, ti prego" disse immediatamente Harry "Hai chiamato adesso, è questo l'importante"

Louis sospirò e annuì, nonostante fosse consapevole che Harry non potesse vederlo. "Comunque ti volevo ringraziare per il regalo del mio compleanno"

"Ti è piaciuto?" Harry si morse il labbro inferiore e poi ci passò su la lingua. Gli aveva regalato un piccolo album di fotografie che non gli aveva mai fatto vedere: i bambini, colti in momenti divertenti e adorabili, e loro due, mentre si scambiavano dei baci dolci, piccoli sfioramenti di labbra, o quando si lavavano i denti insieme.

"Sì, molto" e a Louis quel regalo piacque davvero, in quanto gli mancavano quei piccoli attimi. "Anche i disegni dei bambini"

"Ci hanno messo il cuore"

"Sono lì con te?"

"Te li passo"

Quindi Harry li chiamò a gran voce e gli lasciò il suo cellulare, attivando il vivavoce.

"Papi?" iniziò Sky, tremante e felice.

"Piccola principessa, buon Natale!"

"Anche a te, papi. Come stai?" chiese, sedendosi sul divano e facendo penzolare le gambe.

"Io bene, e tu? Babbo Natale ti ha portato tanti regali?"

"Mh, solo tante caramelle e biscotti al cioccolato" portò un dito tra i suoi capelli biondi e intrecciò una ciocca con esso. "La nonna mi ha detto che forse Babbo Natale non sapeva che venivo qui e li avrà lasciato a casa nostra" spiegò.

"Sarà sicuramente così, vedrai" Harry sorrise e poggiò il suo viso sulla mano, osservando i suoi figli, o meglio: osservando i sorrisi dei suoi figli mentre parlavano con il loro papà. "Matt è lì con te?"

"Sì, te lo passo. Ciao papi" simulò un bacio e poi passò il telefono a suo fratello.

"Ciao papà"

"Ciao campione!"

E loro due parlarono ancora per un po', fino a quando Louis disse di dover andare perché Jeff lo stava chiamando. "Ci sentiamo presto, okay? Voi prendetevi cura di papà e mandategli un bacio da parte mia" Harry arrossì e abbassò lo sguardo.

Matt sghignazzò e "Papà è diventato rosso!" disse, prendendo in giro il proprio papà.

Louis, dall'altro capo del telefono, rise e la sua risata era così bella, pensò Harry, e non gli importò se stesse ridendo di lui.

"Hey. Va bene, va bene. Basta prendermi in giro" cercò di difendersi e riprese il suo cellulare in mano. "Adesso ti lasciamo andare, mentre noi andiamo a mangiare la torta al cioccolato di nonna Anne"

"Ma no, anche io la voglio" piagnucolò Louis.

"Eh no, tu devi stare in forma per poter giocare. Non puoi permetterti queste delizie"

"Stronzo" mormorò sorridendo, però. Poi si sentì una voce maschile urlare ed Harry capì che fosse Jeff, spazientito. "Devo andare davvero. Ciao Haz, ricordati che ti amo"

"Okay. Ricordalo anche tu, buona giornata"

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Capitolo 28
*** 28 ***




"Bambini, mi raccomando, non allontanatevi da me" ricordò Harry, scendendo dalla macchina di Niall seguito dai suoi figli.

Era il 31 Dicembre, faceva tanto freddo lì a Londra e il biondo si era offerto di accompagnare tutti all'aeroporto quella mattina. Erano le 6:20 ed era sicuramente un orario scomodo, specialmente per i bambini; ma purtroppo Harry non aveva trovato altri voli per quel periodo, quindi doveva accontentarsi se voleva rendere felici i bambini e anche un po' se stesso. Non gli importava se fosse arrivato in America alle 8:30 dell'1 Gennaio. L'importante era rivedere il suo Louis e non stava più nella pelle.

Non aveva detto nulla a suo marito perché voleva fargli una sorpresa. Sapeva che quella sera il liscio sarebbe uscito con i suoi compagni di squadra, in qualche locale, per festeggiare. Glielo aveva detto. Ad essere sinceri, però, Harry sperava che Louis gli proponesse di passare la serata al telefono o via Skype, almeno per augurarsi un buon anno, ma tutto ciò non era successo perché Louis non il tipo di persona che stava accucciata sotto una coperta, con il pc davanti per parlare con la persona che ama. Harry, dal canto suo, non poteva di certo proporglielo dato che sarebbe stato in alta quota tra il 31 e l'1.

Niall aiutò loro con i bagagli ed entrarono nell'immenso aeroporto di Londra. Harry si sorprese nel trovarlo abbastanza popolato, a quell'ora, da persone che correvano da una parte all'altra portando dietro le loro valige.

Sky allungò la sua mano per prendere quella di Harry, che strinse, e si guardò intorno meravigliata e con gli occhi lucidi. Non era mai stata in un aeroporto, se non all'età di due anni, quando Louis ed Harry avevano deciso di partire per fare una vacanza.

Matt, era già grande ai tempi, e se lo ricorda perfettamente. Ma anche quella volta rimase affascinato dai vari schermi indicanti i molti voli della giornata, dalle grandi vetrate attraverso cui si vedevano la pista e gli aerei parcheggiati.

Una voce metallica avvisò i passeggeri che il volo Londra-Los Angeles sarebbe partito a momenti e consigliava loro di avvicinarsi al gate per imbarcarsi.

Quindi Niall salutò i bambini ed Harry con un grande abbraccio e poi "Dai uno schiaffo a Louis da parte mia, grazie!" disse ironico. Harry rise ed annuì.

"Lo farò! Ciao Niall!" lo salutò con la mano libera per poi voltarsi una volta per tutte e sparire oltre un'enorme porta che avrebbe condotto all'ingresso dell'aereo.

Harry, Sky e Matt presero posto e i bambini decisero di fare a turno per sedersi vicino al finestrino. Il riccio, tranquillamente, si mise dalla parte del corridoio e guardò i suoi figli. Chissà che effetto gli avrebbe fatto partire di mattina e atterrare in America di mattina, ma del giorno dopo.

"Guarda papà, il sole sta sorgendo" esclamò felice Sky, indicando fuori dall'aereo.

"Lo vedo" sorrise e poi ordinò ai suoi figli di allacciare le cinture perché l'aereo stava per decollare. 

Circa dieci ore dopo, l'aereo atterrò a Los Angeles. Il clima era leggermente più caldo rispetto a quello di Londra, tanto che Harry si tolse la sciarpa che teneva al collo. Prese in braccio Skylar, mezza addormentata, e con Matt si incamminarono per andare a ritirare i bagagli. Una volta presi, uscirono dall'edificio, facendo slalom tra la gente, ed Harry si guardò intorno, alla ricerca di un taxi libero.

Una volta trovato, salirono ed Harry gentilmente chiese al tassista di portarlo nel quartiere di Beverly Hills, all'indirizzo che gli aveva dato Jeff tempo fa.

"Lungo viaggio?" chiese curioso l'uomo alla guida.

Harry lo guardò dallo specchietto e annuì, "sì, veniamo da Londra"

"Hey, bambini, la volete una caramella?" chiese ancora. Sky e Matt guardarono Harry che era solito dire sempre loro di non accettare cibo o oggetti dagli sconosciuti, ma quell'uomo gli sembrava uno a posto. Quindi annuì ed i bambini felici accettarono.

Poi Harry si ricordò di accendere il cellulare e togliere la modalità aereo. Una volta fatto, notò che nella schermata centrale ci fossero due orologi: uno segnava l'orario di Londra, l'altro l'orario di Los Angeles. In seguito, il telefono iniziò a far scorrere infinite notifiche, che visualizzò ad una ad una, le quali avevano l'orario attuale.

Da Xander (08:34) - Buon viaggio Riccio x

Da Niall (08:35) - Sei arrivato? Come stanno i bambini?

Da Mummy♥ (08:35) - Fatto buon viaggio? Saluta Louis xx

E poi ne lesse un altro, che risaliva a qualche ora prima.

Da Lou Bear♥ (01:28) - Auguri Haz. So che lì ancora non è passata la mezzanotte, ma qui sì. Quindi, Buon Anno a te e ad i bambini, vi amo xx

Sorrise leggendolo e si morse il labbro. Gli avrebbe risposto personalmente. Quindi decise di rispondere solo a Xander, a Niall e a sua madre.

Poi controllò le altre notifiche che arrivavano da Instagram e dal suo blog.

Poco dopo arrivarono davanti casa di Louis e il tassista fermò la macchina per poter aiutare il riccio con i bagagli.

Harry lo pagò e lo ringraziò e "Buon anno!" gli augurò.

"Grazie mille" si inchinò appena e poi salì in macchina andando via.

Harry si affrettò a mandare un messaggio a Jeff avvertendolo del loro arrivo. L'uomo quindi venne subito ad aprire, nonostante avesse il pigiama e i capelli scompigliati.

"Buongiorno Jeff" ridacchiò Harry vedendolo in quello stato "e buon anno" parlò piano per non farsi sentire da Louis.

"Buongiorno Harry e buon anno anche a te. Ehm, scusa il mio abbigliamento" si imbarazzò.

"Non fa niente. Louis?" chiese non riuscendo a trattenere la voglia di vederlo e abbracciarlo.

"Dovrebbe essere sopra. Quando è tornato non l'ho sentito perché stavo dormendo" precisò.

"Allora," iniziò Harry guardando i suoi figli "io andrò a svegliare papà e quando vi dico io salite, okay?" chiese.

"Io nel frattempo li porto a mangiare qualcosa" propose Jeff, il quale li prese per mano diretto in cucina. Harry lo ringraziò mentalmente e poi salì le scale, facendo piano.

Arrivò davanti ad una porta, la aprì piano, ma si accorse che fosse il bagno. Scosse la testa divertito e la richiuse, proseguendo la sua ricerca. Era così spoglio e vuoto quel corridoio. Passò alla porta di fronte, non chiusa perfettamente, e ci appoggiò la mano per vedere all'interno: era quasi tutto buio lì, tranne qualche debole raggio di sole che filtrava dalle tapparelle chiuse malamente. Decise di avvicinarsi al letto e svegliare Louis come solo lui sapeva fare. Quindi si accovacciò appena e passò una mano tra i capelli di Louis. Ma quelli non erano lisci e morbidi come ricordava. Aggrottò la fronte e si allontanò, andando ad accendere la luce.

Non l'avesse mai fatto.

Sgranò gli occhi, gli mancò improvvisamente il respiro e tastò il suo petto, come per proteggere il suo cuore.

In quel letto c'era Louis nudo, coperto dal lenzuolo, e accanto a sé un altro uomo... nudo.

"Louis" sussurrò, trattenendo le lacrime. Cercò di non pensare subito male e in negativo. Non doveva. "Louis!" riprovò, stavolta più forte. Si avvicinò nuovamente al letto e iniziò a scuotere il corpo di suo marito, cercando spiegazioni. "Louis svegliati, dannazione!" urlò tanto che il liscio mormorò qualcosa e stropicciò gli occhi. Sbatté le palpebre un paio di volte e quando mise a fuoco la figura che aveva di fronte, sgranò gli occhi e si mise dritto con la schiena.

"Haz!" disse sorpreso. Cercò di prendergli la mano per portarselo vicino, ma Harry si allontanò.

"Haz un corno! Spiegami!" indicò il letto.

Louis, non capendo, si voltò alla sua destra e notò il suo compagno di squadra... nudo.

Oh cazzo, pensò, che è successo?

Sentì un forte mal di testa e diede una manata al suo amico per svegliarlo. Quest'ultimo sbadigliò e si guardò intorno "Ciao Louis, che ci fai nel mio letto?" chiese, evidentemente ancora intontito.

"In realtà questo è il mio letto" precisò Louis.

"Ne avete ancora per molto?" chiese spazientito Harry.

Fu allora che Tom, così si chiamava l'amico di Louis, notò la situazione e sbiancò di colpo. Si alzò dal letto in silenzio e si vestì immediatamente, cercando con lo sguardo Louis per chiedergli spiegazioni. Non ricordava cosa fosse successo la sera prima.

"Giuro Haz, non è come sembra" Louis aspettò che Tom uscisse dalla stanza per poter parlare.

"Ah no? Spiegamelo allora" gli buttò violentemente addosso una maglietta. "Perché è fottutamente come sembra!" urlò.

"Non abbiamo fatto niente, è un mio compagno di squadra!" si alzò per infilare i boxer.

"Da quanto va avanti questa storia? Da quanto mi tradisci, Louis?" chiese, trattenendo ancora una volta le lacrime.

Louis si passò una mano tra i capelli e "Non c'è nessuna storia, non è successo niente tra me e lui, Haz" disse insicuro però delle sue parole.

"Certo..." rise nervosamente "E quel succhiotto l'hai fatto da solo, vero?" notò una macchia rossa appena sotto il viso, esattamente dove Harry amava morderlo. "Cosa hai fatto ieri sera, Louis?"

Il liscio cercò di ricordare ma non gli veniva in mente niente "I-Io non lo ricordo" mormorò, passandosi ancora una volta una mano sul collo.

Harry abbassò un attimo lo sguardo e poi lo rialzò. "Pensa se fossero entrati i bambini al mio posto. Cosa avrebbero pensato, eh?" si avvicinò pericolosamente a Louis "Cosa avrebbero pensato? Cosa gli avresti detto?" una lacrima gli rigò la guancia e diede due pugni sul petto di Louis.

"I bambini?"

"Sì, siamo venuti qui per farti una sorpresa" spiegò "Ma la sorpresa l'hai fatta tu a me. Buon anno a te, Harry" sussurrò sarcastico poi e fece per uscire quando poi ricordò una cosa. "Ah, dimenticavo" si avvicinò ancora a Louis e gli diede uno schiaffo rumoroso "Questo è da parte di Niall!" e poi uscì. 




 

-

Un minuto di silenzio per Louis ed Harry.

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Capitolo 29
*** 29 ***




"Papà!" esclamò Matt appena vide Louis fare capolino in cucina. Il bambino quindi scese dalla sedia su cui stava seduto e andò ad abbracciarlo. Lo strinse forte e "Mi sei mancato" si lasciò scappare e accucciò il viso nell'incavo del collo del suo papà preferito. Era brutto da dire, ma Harry era consapevole che suo marito fosse il preferito di Matt, perché si trovavano più in sintonia, lo trovava un modello da seguire ed Harry sperò, proprio in quel momento, che non diventasse davvero come Louis.

Sky seguì il fratello poco dopo e si catapultò in mezzo a loro. "Papi"

"Ciao piccola principessa" esclamò Louis, schioccandole un bacio sulla guancia piena e rossa. "Sei più bella del solito"

"Grazie papi, anche tu sei bello" gli passò le mani tra i capelli e ridacchiò.

"Dov'è papà Harry?" chiese Louis, guardandosi intorno e non trovandolo lì in cucina.

"È fuori, in giardino" rispose Matt, indicando col pollice la porta della cucina aperta.

Il riccio, seduto su uno scalino lì fuori, ascoltò tutto. Pregò vivamente che Louis si fosse almeno dato una lavata prima di abbracciare i suoi figli: non sopportava che loro sentissero la puzza di alcol impregnato sulla pelle, ma soprattutto l'odore di un altro uomo che non fosse Harry stesso.

Sentì pizzicare le mani, che strinse in due pugni, e chiuse gli occhi. Si chiese cosa ci fosse di sbagliato in lui: dava tutto l'amore che poteva dare; stava appresso a Louis -che non era mica semplice- gli avrebbe regalato persino la Luna se solo glielo avesse chiesto; accettava tutti i suoi spostamenti, le serate fuori casa, i rientri notturni, gli allenamenti improvvisi, i pochi attimi di dolcezza; cercava di non fargli pesare nulla; le bollette le pagava lui; i bambini li accompagnava lui a scuola; aveva persino abbandonato il suo lavoro tempo prima. Cosa aveva sbagliato? Cosa aveva di sbagliato? Perché Louis l'aveva tradito? Non era forse abbastanza? Forse si era stancato di avere una famiglia -a cui tra l'altro non badava quasi mai? Era davvero così importante il calcio?

Il suo corpo tremò a causa di un singhiozzo che Harry cercò di non far uscire dalla sua gola. Non doveva piangere, non lì dove c'erano i suoi bambini.

Strinse ancora di più i pugni e cercò di respirare profondamente. Tutte quelle domande ronzavano nella sua testa e non volevano smettere.

Prese il cellulare e si calmò un attimo. Cercò il contatto di Niall e gli mandò un messaggio.

A Niall (10:02) - Cosa ho di sbagliato?

La risposta arrivò subito, con grande sorpresa di Harry.

Da Niall (10:03) - Niente amico, assolutamente niente! Perché mi domandi questo?

A Niall (10:04) - Louis sembra avermi tradito. L'ho trovato a letto con un suo compagno di squadra...

Da Niall (10:06) - Dimmi che stai scherzando! Lui ti ama.

Quante volte si dice ti amo senza sentirlo davvero? Quante volte si dice ti amo come se fosse dovuto? Quante volte si dice ti amo senza saperlo davvero dimostrare? Ad Harry non importavano più le parole, aveva smesso di crederci. Adesso voleva solo dimostrazioni e Louis non aveva più dimostrato di amarlo.

A Niall (10:07) - Forse non più.

Tremò quando scrisse quel messaggio. Louis non lo amava più?

Da Niall (10:08) - No Harry. Hey, non dire fesserie. Lui non ti avrebbe mai tradito.

A Niall (10:09) - Forse è cambiato davvero...

Stavolta singhiozzò e una lacrima gli scivolò giù lungo la guancia arrossata, che però asciugò subito con il palmo della mano.

A Niall (10:10) - Lo schiaffo da parte tua però mi è stato utile!

Aggiunse.

Da Niall (10:12) - Giuro che se ti ha tradito davvero, quando torna qui altro che schiaffi.

Un piccolo sorriso nacque sulle labbra di Harry e poi scosse la testa. Non aveva mai amato la violenza e sapeva che Niall non avrebbe mai fatto del male ad una mosca.

A Niall (10:14) - Piuttosto, che ci fai sveglio a quest'ora?

Da Niall (10:15) - Non riesco a dormire, perciò mi sono messo a giocare alla play.

A Niall (10:16) - Hey, non fa bene. Non è così che prenderai sonno. Perché non provi con una tisana? Concilia il sonno e favorisce il totale relax. Magari ci metti in mezzo anche un po' di miele

Da Niall (10:17) - Harry, ti prego 😷

Harry ridacchiò.

A Niall (10:18) - Ok ok. Allora prova a fare un bagno caldo, a volte può aiutare. Scioglie i muscoli e libera la mente.

Da Niall (10:19) - Ok mamma. Proverò con un bagno caldo, grazie! E mi raccomando, mantieni la calma e prova a risolvere con Louis.

A Niall (10:20) - Buonanotte Niall. x

Non aspettò nemmeno una risposta da parte del biondo: bloccò lo schermo e mise il cellulare in tasca. 

"Harry," il riccio si irrigidì sentendo quella voce, ma non si voltò per guardarlo "sto portando i bambini al parco. Vogliono vedere il quartiere e mh- ecco, vorresti venire anche tu?" chiese con tutto il coraggio di questo mondo. Harry quando era arrabbiato e deluso era intrattabile, specialmente quando si mostrava indifferente come in quel momento. "Potresti rispondere eh"

Io devo rispondere? Ma guarda un po', mi dici di dover rispondere quando proprio tu non rispondevi quasi mai. Da che pulpito viene la predica, pensò ma non disse nulla, continuando a guardare dritto davanti a sé.

"Okay" sussurrò sconfitto Louis, rientrando dentro casa con il morale a terra. Fece mettere i cappottini ai suoi figli ed uscì di casa.

Harry, sentendo la porta chiudersi, si alzò e passo le mani sui jeans per pulirli e raggiunse Jeff che stava ancora seduto in cucina. Lo guardò e si sedette di fronte a lui.

"Quell'uomo che è uscito da qui, prima, è un compagno di squadra di Louis?" chiese, cercando di controllare la sua voce.

Jeff annuì e "Sì," rispose "ma non pensavo fossero insieme" specificò.

"Che rapporto... Che rapporto hanno in campo?" giunse le mani davanti a sé e guardò negli occhi l'uomo.

"Questo non lo so, non ho il permesso di entrare in campo durante gli allenamenti" spiegò "ma Tom è mai venuto qui in casa"

Chissà dove facevano le loro porcherie, pensò. Perché Louis lo sapeva che Jeff avesse contatti con Harry e poteva benissimo riferirgli tutto.

Harry abbassò lo sguardo e annuì. "Ti va un tea?" chiese Jeff. Notò negli occhi di Harry profonda tristezza e delusione. Jeff era davvero dispiaciuto per ciò che aveva intuito fosse successo al piano di sopra quella notte, ma sapeva che non esistessero delle regole precise, delle parole studiate a tavolino per risollevare la situazione e l'umore di Harry.

Quest'ultimo annuì alla domanda, stringendosi nelle spalle.

A pochi metri di distanza, Louis teneva per mano da una parte Skylar e dall'altra Matt, eccitati e felici di passare del tempo con papà Louis. I loro umori erano contrapposti a quello di Louis che cercava di non far trapelare il suo dispiacere.

Lui non ricordava davvero cosa fosse successo la sera prima. Non ricordava se avesse baciato Tom, se ci avesse fatto sesso. Aveva bevuto troppo e mannaggia a lui. E adesso l'unica cosa che aveva ricavato da questa situazione era un Harry che probabilmente non lo avrebbe perdonato facilmente.

Ma mi avrebbe perdonato?
Si può perdonare un tradimento? Fino a dove mi sono spinto stanotte? Dannazione, non ricordo.

Avrebbe intrappolato e tirato indietro i suoi capelli e avrebbe urlato se solo non ci fossero stati i suoi figli.

"Perché papà non è venuto con noi?" chiese ingenuamente Skylar, permettendo a Louis di uscire dai suoi pensieri e abbassare lo sguardo sulla bambina.

"Non gli andava" disse la prima cosa che gli venne in mente.

"Ma era felice di venire qui e vederti" controbatté Skylar con un cipiglio in fronte.

"Papà, avete litigato?" chiese Matt con un filo di voce, puntando i suoi occhioni sulla strada pulita. Matt non era stupido e aveva capito che qualcosa era andato storto.

A quella domanda, Louis si irrigidì. Decise di rispondergli con una mezza verità "Purtroppo sì... Ho fatto arrabbiare papà"

"Perché non gli dai un bacino e fate pace?" chiese Sky e Louis quasi non rise per la sua bellissima e dolcissima ingenuità.

"Tu dici che con un bacino papà possa perdonarmi?"

Sky annuì vigorosamente e sorridendo. "Papà è così buono e ti vuole tanto bene"

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Capitolo 30
*** 30 ***




Louis diede la buonanotte ai suoi figli, gli rimboccò le coperte e dopo avergli regalato un sorriso stanco, spense la luce principale, lasciando accesa la piccola abat-jour sul comodino. Louis uscì, chiudendo appena la porta e poi scese al piano di sotto, da cui proveniva una luce. Harry era ancora sveglio ed era seduto sul tavolo in cucina mentre ultimava la sua cena -Jeff era ritornato a casa dalla sua famiglia-: non aveva parlato con Louis per tutto il giorno e al più grande mancava la voce calma e rilassante di suo marito.

Fece capolino in cucina e prese posto di fronte ad Harry. "Quando partirete?" chiese.

Harry lo guardò, puntando i suoi fari verdi in quelli azzurri di Louis, e si lasciò scappare una risatina sarcastica. "Ci vuoi già via così potrai fare quel che vuoi con quello?" si alzò per buttare nella spazzatura i residui della cena, per poi sciacquare il piatto ed il bicchiere.

Louis si diede dello stupido e "No, certo che no. Che cosa ti salta in mente Harry?" gesticolò con le mani "Mi conosci, non-"

"No, Louis" si voltò di scatto, interrompendolo, stringendo le mani in due pugni lungo i fianchi "non ti riconosco più"

Louis sospirò "Sono sempre io"

"Ah. Sei sempre tu, buono a sapersi" annuì e si voltò verso il lavello, poggiando le mani sul marmo. Louis ne approfittò per alzarsi e avvicinarsi per poterlo stringere in un abbraccio. "Non mi toccare" Harry si allontanò come scottato "non mi toccare" ripeté, alzando le mani. "Stammi lontano" e se in passato gli avessero detto che un giorno avrebbe detto questo non ci avrebbe mai creduto. Era dipendente da Louis, era la sua droga, e mai si sarebbe allontanato da lui perché era come un punto di riferimento. Amava averlo attorno, amava sentire qualche sua battuta squallida, prenderlo in giro e poi ridere insieme a lui. Amava stringerlo forte al suo corpo. Amava dedicarsi a lui. Amava, però poi di tutto, quando Louis gli dedicava le sue attenzioni, lo faceva sentire speciale e sempre messo in primo piano. 
Purtroppo questo non accadeva più.

Louis fece qualche passò indietro e lo guardò ferito. "O-okay" sussurrò con voce spezzata. Respirò a pieni polmoni e "T-Ti ho preparato il letto nella stanza di Jeff. Mh- io vado. Buonanotte" mormorò per poi sparire al piano di sopra, prendere un cuscino ed una coperta e dirigersi nel divano scomodo del suo salotto. Si stese su di esso e guardò il lampadario spento. Sentiva il ticchettio dell'orologio appeso al muro, i passi leggeri di Harry che usciva dalla cucina, spegneva la luce e saliva al piano di sopra, la porta chiudersi e il suo cuore battere velocemente dentro la gabbia toracica.

Si accucciò sotto la coperta e si voltò su un fianco. E come ogni persona prima di addormentarsi, vagò con la mente: gli mancava Harry, gli mancava baciarlo, coccolarlo, stringerlo al petto. Non si vedevano da quattro mesi ed ora che Harry era lì, nella sua stessa casa, al piano di sopra, non poteva nemmeno sfiorarlo: tutto sembrava peggiorare e la situazione sembrava sfuggirgli di mano. Chiuse gli occhi per non lasciar scappare qualche lacrima birichina e ad un tratto un flash gli colpì la mente.

C'era questa sala enorme, in cima a un grattacielo. Quasi tutte le pareti erano vetrate e permettevano di godere della bellissima vista della città: i vari palazzi illuminati, addobbati a festa, le stelle in cielo e una grande luna splendente. La sala era piena di gente, famosa e meno famosa. Vi erano tavoli imbanditi di alcolici rossi e arancioni e vari stuzzichini disposti su piatti bianchi con decorazioni nere. In fondo alla sala vi stava un dj con la sua fidata console e cambiava la musica, la remixava sul momento facendo scatenare tutte le persone presenti.

Louis era lì con la sua squadra per festeggiare l'ultimo dell'anno. Erano tutti seduti su un divanetto di pelle nera e bevevano dai loro flûte pieni di spumante. Poi qualcuno aveva proposto di fare una gara. "A chi beve più alcol" e Louis si era lasciato andare. Non beveva da tanto e per quella sera se lo poteva permettere: non c'era nemmeno Harry e, com'è che si dice?, quando il gatto non c'è i topi iniziano a ballare.

Iniziò a bere il primo bicchiere, poi il secondo, il terzo e poi il quarto. Louis non sapeva distinguere il tipo di alcol, sapeva solo che era buono e gli rinfrescava la gola. Ad un tratto la musica cambiò e "Questa canzone è fantastica! Andiamo a ballare" aveva mormorato con la mente poco lucida, indicando un punto impreciso della sala.

"E la gara?"

"Chi l'ha detto che non posso bere mentre ballo?" e allora tutti avevano acconsentito e avevano raggiunto la pista per scatenarsi a ritmo di quella musica house.

Luci colorate colpivano il viso di Louis, che ogni tanto fermava uno dei camerieri e beveva tutto d'un sorso lo spumante del flûte appena preso in mano.

Non ricorda come né quando si era ritrovato di fronte casa sua insieme a Tom, ubriachi fradici. Forse qualcuno li aveva accompagnati lì con la macchina. Louis, anche se vedeva doppio, era riuscito a prendere le chiavi di casa dalla tasca e ad aprire la porta, intimando Tom di fare silenzio perché Jeff dormiva. Poi erano saliti al piano di sopra, soffocando delle risate. Le loro teste non ragionavano più.

"Secondo te, i caprioli fanno le capriole?" aveva chiesto serio Louis come se da quella domanda dipendesse il destino dell'intero universo, mentre si sedeva sul suo letto.

Tom era scoppiato a ridere per poi dire "Ti prego Louis, smettila con queste battute"

Louis aveva alzato di colpo lo sguardo e "Harry sei tu? Che ci fai qui?" era semplicemente stato ingannato dalla sua mente perché quella frase la diceva sempre il suo Harry.

Tom aveva scosso la testa e "No Lou, non sono Harry"

"No, non è possibile" si era alzato e aveva raggiunto Tom. Gli aveva preso il viso e quel che vedeva erano dei capelli castani lunghi e boccolosi, un paio di occhi verdi e delle labbra rosse e piene. "Sì, sei tu Harry" quindi lo aveva abbracciato e si era abbandonato alle lacrime. Si era messo a piangere e stringeva a sé il corpo di Tom. Quest'ultimo si era trovato impacciato e a disagio e aveva capito che l'amico avesse bevuto proprio tanto, troppo. "Ti prego, stringimi anche tu" aveva sussurrato. "Mi sei mancato tanto" aveva detto tra i singhiozzi. Tom allora non poteva fare altro: gli aveva circondato la vita con un braccio e lo aveva abbracciato. Poi lo aveva guardato negli occhi e "Me lo dai un bacio?" Tom aveva scosso la testa, insomma era etero! "Ti prego"

"No, Louis" il liscio allora si era dato ad un pianto disperato e si era seduto sul bordo del letto. Tom si era morso il labbro e non voleva vedere Louis piangere. Lo sapeva che quel che stava per fare era sbagliato, senza una logica, ma si era accovacciato tra le gambe di Louis e si era allungato per lasciare una piccola macchia violacea sul suo collo. Magari in quel modo il liscio si sarebbe calmato. E così era stato: aveva sorriso e aveva ringraziato Tom, che in quel momento per Louis era ancora Harry, e si era steso sul letto.

"Ho caldo" aveva borbottato dopo un po' ed era più che ovvio: l'alcol che aveva dentro lo stomaco gli faceva bruciare la pancia e la gola, emanando quindi una strana caloria in tutto il corpo. Aveva le guance rosse e gli occhi lucidi. Si era, quindi, tolto la camicia, i jeans e i boxer rimanendo completamente nudo di fronte al suo compagno di squadra. Erano comunque abituati a vedersi nudi quando stavano sotto la doccia, infatti in quel momento vedere il corpo nudo di Louis non provocò nessuna reazione in Tom. Si tolse semplicemente i suoi vestiti per alleviare la caloria che sentiva anche lui, coprì il corpo di Louis con il lenzuolo e si buttò a peso morto accanto al suo amico.

"Buonanotte" aveva mormorato Louis con un tono quasi tenero.

"Buonanotte"

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Capitolo 31
*** 31 ***



Uno strano odore attirò l'attenzione di Harry, che aprì immediatamente gli occhi. Si guardò intorno per ambientarsi in quella camera da letto incolore, vuota, senza quell'amore che aleggiava nella casa a Londra. Si stiracchiò, scostò le coperte dal suo corpo e andò ad aprire la finestra. Lo spettacolo che si presentò di fronte gli occhi di Harry fu qualcosa di meraviglioso e sorprendente. Un manto di neve ricopriva interi giardini, strade, i tetti delle case e delle macchine: i suoi bambini sarebbero stati eccitati all'idea di andare a giocare lì in giardino.

Poi, ad un tratto, si ricordò dello strano odore e uscì dalla stanza. Percorse il corridoio, scese al piano di sotto e si diresse in cucina dove non trovò niente e nessuno, tranne che tre piattini piccoli -disposti l'uno sull'altro- su uno dei lati del tavolo, tre forchette vicino e poi un grande piatto bianco al centro contenente uno strano tipo di cibo giallo e marrone non ancora identificato. Quindi incuriosito si avvicinò, annusò e dall'odore capì che quelli fossero pancake un po' bruciacchiati.

Poi si accorse di un piccolo biglietto bianco sotto il piatto più grande. Lo prese e lo lesse.

"Scusa se non sono dei pancakes perfetti come li hai sempre fatti tu, ho cercato di preparare la colazione a te e ad i bambini. Buona giornata. L :) x"

Istintivamente sorrise per il gesto carino di Louis, poi si ricordò di ciò che era successo solo il giorno prima e accartocciò il foglietto, buttandolo nella pattumiera.

Vuole farsi perdonare con dei semplici pancakes pensando di alleviare quel dolore che sento al petto e togliersi un peso dalla coscienza?, pensò, non funziona così.

Doveva però ammettere che quella fosse la prima volta che Louis faceva qualcosa per tutti loro. Quindi, siccome gli avevano sempre insegnato a non essere maleducato, si sedette al tavolo, iniziando a mangiare uno dei pancakes.

Louis si era comunque impegnato e lo apprezzò tanto.

Mangiato il primo, decise di andare a svegliare i suoi figli. Così pulì le sue labbra con un tovagliolo e si incamminò al piano di sopra. Entrò nella stanza che il giorno prima aveva causato solo danni e si guardò intorno.

Così come la stanza di Jeff, anche quella era fredda, vuota e priva di amore: l'unica cosa che gli dava un po' di colore erano dei disegni appesi sulle ante dell'armadio. Erano i disegni che Sky e Matt avevano creato per il loro papà e che Harry aveva spedito per Natale, insieme alle foto. Il pomeriggio precedente non si era accorto della presenza di tutto questo.

Passò davanti l'armadio e si avvicinò alla finestra, priva di tende, aprendo quindi le persiane e facendo entrare i raggi del sole.

Sentì subito dei mugolii e dei lamenti: i suoi figli erano infastiditi dall'improvvisa luce.

Harry si accostò al letto e sorrise. "Bambini," sussurrò "svegliatevi. Papà Louis ha preparato la colazione" Matt borbottò qualcosa e si girò dal lato opposto dando la schiena ad Harry. Quest'ultimo spalancò la bocca sorpreso e gli scosse leggermente la spalla. "C'è pure la neve fuori, non volete vederla?"

Sky allora aprì i suoi occhioni e sbadigliò. "Ciao papi" sussurrò, ancora un po' intontita.

"Buongiorno piccola" si abbassò per lasciarle un bacio sulla fronte e poi prenderla fra le sue braccia. Lei si accucciò al suo petto e sbadigliò ancora.

"Faremo il pupazzo di neve?" domandò.

"Certo, tesoro!" annuì accarezzandole la schiena "Però prima dovete fare colazione. Matt! Sveglia!"

Dopo quattro pancakes bruciati e alcune lamentele, Harry si trovò in giardino con Matt e Sky in mezzo a quel bianco candido e soffice. Come lui aveva promesso, stavano facendo un pupazzo di neve, quando una voce li interruppe.

"Hey!" Jeff scese dalla sua macchina con delle buste gialle "Vi divertite?" chiese con un sorriso.

"Ciao Jeff! Eh sì, loro amano la neve" spiegò. "Cos'hai lì?" indicò le buste.

"Sono andato a fare la spesa. Louis è impegnato al campo adesso" li raggiunse.

"Louis non va mai a fare la spesa, anche se non fa nulla durante il giorno" rispose Harry, con un po' di astio nel tono di voce.

"In realtà, le altre volte andiamo sempre insieme" specificò. "Decide lui stesso il cibo da prendere. Pensa che la scorsa volta ha preso pure delle verdure" finì di parlare ed entrò in cucina.

Harry sgranò gli occhi, trovando la cosa assolutamente impossibile, e "Bambini, voi continuate pure a giocare. Io vado un attimo da Jeff" disse. Quindi lo raggiunse in cucina, con ancora un'espressione sconvolta in viso. "Cosa?"

Jeff si voltò verso di lui e inarcò un sopracciglio "Cosa cosa?"

"Hai detto che Louis, l'altra volta, ha preso delle verdure" ripeté sbalordito. 

"Sì, e le ha mangiate lo stesso giorno. Aveva detto che ogni tanto ci stanno" spiegò, riponendo poi delle scatole di latte dentro al frigo.

"Non ci credo. A casa fa sempre storie!"

Jeff ridacchiò "Probabilmente gli mancavi"

Harry scosse la testa "Non dire fesserie, non è vero" sussurrò serio, sedendosi poi su una sedia.

Jeff smise di fare quel che stava facendo e guardò il ragazzo riccio. "No, Harry. Non c'è stato un singolo momento in cui non ha pensato a te" confessò. "E lo so, perché ne ha parlato con me, l'ho notato anche da come guardava le foto che gli hai regalato"

Harry arrossì appena e abbassò lo sguardo "E allora perché non mi ha cercato quasi mai? L'ho trovato anche a letto con un altro, nudi" rabbrividì quando pensò alle vicende del giorno prima. "Se non fossi venuto qui, me l'avrebbe nascosto e non l'avrei mai scoperto"

"Io non ci credo che ti abbia tradito" scosse la testa sicuro delle sue parole. "È vero, in questi mesi gli allenamenti che ha avuto sono stati parecchio tosti," spiegò "l'allenatore vuole il meglio per i suoi Los Angeles Galaxy"

Harry annuì, mordendo il labbro inferiore e sospirò. "Stamattina ha preparato dei pancakes per me ed i bambini" confessò.

"Ho notato i piatti sporchi nel lavello" ridacchiò "Visto? Lui ci tiene molto a voi, non vorrebbe perdervi per nulla al mondo" Ma Harry non rispose, insicuro di quello che dovesse dire.

 

Verso l'ora di pranzo, i bambini erano rientrati per togliere cappello e giubbotto e poi lavare le mani per poter pranzare. Nel frattempo, mentre Jeff stava servendo nei piatti il pranzo che aveva finito da poco di preparare, la porta di casa si aprì e si chiuse immediatamente, segno che Louis fosse rientrato. 

Harry si ammutolì e fece finta di non aver sentito, mentre il liscio fece capolino in cucina. "Ciao a tutti" esclamò felice. I bambini alzarono lo sguardo, sorridenti, e salutarono il loro papà che gli si avvicinò e schioccò loro un bacio fra i capelli di entrambi. Poi salutò Jeff con una pacca sulla spalla e infine posò i suoi occhi azzurri e lucidi sul ragazzo riccio di fronte che non lo stava guardando minimamente. Quindi Louis tossicchiò e "Ciao Harry" mormorò quasi insicuro.

Ciò che avvenne, però, lasciò a bocca aperta Jeff e pure i bambini.

Harry si alzò di scatto, senza ricambiare il saluto, e sparì al piano di sopra, chiudendosi dentro la camera di Jeff.

Louis ci rimase malissimo e un broncio nacque sul suo viso. Rivelò improvvisamente una rosa rossa da dietro la sua schiena, la guardò con un'espressione carica di tristezza e la fece cadere sul tavolo. 

Il suo compito era quello di seguire Harry e spiegargli tutto, in modo da mettere fine a quella situazione insopportabile. Ma gli dava un fastidio assurdo quando Harry decideva di ignorarlo. Che senso aveva organizzare cose carine, fare semplici regali come la rosa, se poi si comportava in quel modo?

"Louis-" Jeff provò a dire qualcosa notando l'effettiva delusione, ma venne bloccato da Louis.

"Io non ho fame" annunciò e uscì in giardino dove, Jeff ne era sicuro, si sarebbe messo a fumare.

I bambini, dopo aver visto quella scena, si ammutolirono e continuarono a mangiare in silenzio. Jeff invece sospirò e si sedette al suo posto.

"I nostri papà non si amano più?" chiese Sky con un filo di voce, giocando con la forchetta ed un filo di pasta, mentre dondolava le gambe sotto la sedia.

Jeff, quindi, decise che era arrivata l'ora di prendere la situazione in mano. "No, piccola. Loro si amano tanto" si alzò dal suo posto e si avvicinò a Sky per accarezzarle i capelli e la schiena.

"E allora perché non si parlano?" chiese ancora, strofinando un dito sull'occhio.

"Nel mondo dei grandi succede. Due persone possono anche non parlare, ma in fondo si amano tanto" cominciò. "E la stessa cosa vale per i tuoi papà. Al momento papà Harry è arrabbiato con papà Louis, ma vedrai che presto faranno pace e torneranno a parlarsi" concluse.

Sky sembrò capire e annuì. "Posso- posso andare da papà Harry?" chiese invece Matt dal nulla.

Jeff si voltò verso di lui e "Certo," rispose "e porta questa rosa con te" gli consigliò. "Papà Harry è testardo" fece ridere i due bambini e poi Matt annuì, scendendo dalla sua sedia per prendere la rosa e salire al piano di sopra.

 

"Papà?" chiamò guardandosi intorno. Aprì una porta a caso e si trovò nella stanza di Jeff dove, appunto, stava Harry. Quest'ultimo era disteso sul letto, con gli occhi lucidi che si affrettò ad asciugare, e si girò verso Matt.

"Hey" tirò su col naso e Matt capì che suo padre avesse pianto, ma non disse nulla "hai finito di mangiare?"

Il bambino si sedette sul bordo del letto accanto ad Harry e annuì "Io sì, tu no però"

"Mangerò più tardi" poi notò la rosa "E quella?" inarcò un sopracciglio.

"L'aveva portata papà per te..." rispose.

A Harry mancò un battito e sgranò gli occhi. Prese lo stelo tra le dita e inspirò il buon odore.

Erano state pochissime le volte in cui Louis gli aveva regalato una rosa, o comunque un fiore in generale. Non era una persona sdolcinata, fatta per cuoricini e arcobaleni. Harry lo sapeva. Ma quella volta lo colpì e non si seppe spiegare il perché.

"Papà c'è rimasto male" continuò a dire il bambino. "È uscito in giardino, non ha mangiato nemmeno lui"

Improvvisamente si allungò verso Harry e lo abbracciò, mettendosi a cavalcioni sulle sue gambe. Rispetto a Skylar, Matt lo abbracciava di rado perché era ormai un ragazzo grande, a detta sua. Harry ricambiò la stretta, stando attento alla rosa, e si lasciò sfuggire una lacrima.

"Non voglio che tu e papà litigate" mormorò, trattenendo un groppo in gola.

Matt, nonostante fosse piccolo, le capiva certe cose -così come sua sorella- e vedere i suoi genitori litigare era l'ultima cosa che voleva. Loro quattro erano sempre stati accerchiati da amore e sorrisi, e Matt voleva che fosse così per sempre.

"Ti prometto che parlerò con papà, okay?" sussurrò Harry, accarezzando i capelli di suo figlio e stringendolo ancora di più al suo petto.

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Capitolo 32
*** 32 ***




Prese un bel respiro profondo e uscì dalla stanza di Jeff. Aveva quasi ventisette anni e non poteva comportarsi da bambino: doveva reagire e instaurare un dialogo con suo marito. Doveva chiedergli il perché di molte cose.

Quindi scese al piano di sotto ed entrò in cucina. Con un sguardo, chiese taciturnamente a Jeff dove fosse Louis e gli indicò il giardino. Harry annuì ringraziandolo e, percorsi alcuni passi, uscì.

Vide Louis seduto su uno degli scalini, proprio nello stesso punto in cui stava seduto lui il giorno prima, con le scarpe da ginnastica, i pantaloni della tuta e una semplice maglietta bianca a maniche corte. Tra le dita di una mano tratteneva una sigaretta accesa e quasi del tutto consumata, mentre con l'altra mano tratteneva una ciocca di capelli. I suoi occhi puntavano dritto davanti a sé, quasi assorto nei pensieri. Accanto a sé vi erano un pacchetto di sigarette e un accendino, e proprio questo attirò la sua attenzione: era tutto verde, con qualche macchia di blu, e con il pennarello nero vi era scritto HAR❤️ ed Harry si morse il labbro, mal trattenendo un sorriso.

Lo sapeva che Louis non era una persona sdolcinata, ma quella scritta gli aveva dato un pochino di speranza.

"Ti prenderai un malanno" disse all'improvviso, distogliendo lo sguardo da suo marito.

Louis sussultò appena, ma non si voltò. Soffiò fuori il fumo e spense la sigaretta sul marmo dello scalino. "Non importa" mormorò.

Harry allora si tolse la felpa nera e la poggiò sulle spalle di Louis e prese un altro respiro. "Scusami. Intendo, per prima"

"Non fa niente" Louis fece spallucce e nascose il pacco di sigarette e l'accendino dentro la tasca dei pantaloni.

"E... Grazie per la rosa" Harry fece qualche passo avanti e si sedette sullo stesso scalino di Louis, solo un po' più lontano, stringendo le ginocchia al petto.

"Ah... L'hai vista?" chiese, voltandosi verso di Harry.

Il riccio annuì e "Come mai mi hai portato una rosa?" chiese davvero curioso.

"Volevo-" Louis prese un bel respiro e organizzò i suoi pensieri. "Ho ricordato tutto ciò che è successo la notte di Capodanno" distolse nuovamente lo sguardo e continuò "Quella sera avevano proposto una gara di alcol. Lo sai come sono fatto io? Adoro l'alcol e ho accettato. Ho bevuto tanto, anche troppo" ci fu un secondo di silenzio "Qualcuno ha accompagnato me e Tom davanti casa, lui abita qui vicino. Siamo saliti su e a un certo punto ha detto qualcosa che mi ricordava te. L'alcol che avevo bevuto ha distorto la realtà  e ho pensato per un attimo che tu fossi lì con me, al posto di Tom"

Harry trattenne il fiato e "Ci sei andato a letto?"

Louis scosse la testa, torturandosi le mani. "No, non ci ho fatto niente Harry... Come puoi solo pensare che io possa tradirti?"

"E allora perché eravate nudi? E perché hai un succhiotto sul collo?" lo guardò.

"Te l'ho detto, pensavo che quello fossi tu e così gli ho chiesto di darmi un bacio, ma lui mi diceva di no. Insistevo e lui mi diceva ancora no, e allora pensando che tu non mi volessi mi sono messo a piangere" si morse il labbro superiore dopo quella rivelazione imbarazzante. "Lui sicuramente non voleva sentirmi piangere e mi ha fatto il succhiotto. Ma lui è etero, credimi" rise appena.

Harry sapeva quanto Louis fosse bravo a portare fino all'esasperazione le persone vicino a lui, sia da sobrio che da ubriaco.

"Eravamo nudi semplicemente perché avevamo caldo" concluse il suo racconto.

Harry ascoltò fino alla fine. Aveva alcuni dubbi, stentava a crederci perché, dai!, quante erano le possibilità che Louis ricordasse tutto o che non si stesse inventando nulla? Quindi non fiatò.

"Harry, io ti amo. Non ti tradirei mai" quasi piagnucolò.

"Come faccio a crederti?"

"Stai mettendo in dubbio i miei sentimenti?" sgranò gli occhi. "Haz, stiamo insieme da tanti anni, non ti ho mai tradito quando eravamo fidanzati. Perché dovrei farlo adesso che siamo sposati e con due bambini?"

"Non è facile per me, okay?" mormorò Harry con voce spezzata "Sei sempre lontano. Io- Io mi sento trascurato. Non ricevo più le attenzioni che mi davi prima" si lasciò scappare e sgranò gli occhi: non voleva dirlo davvero. Ma ormai tanto valeva parlare. "Mi manca mio marito" abbassò lo sguardo e una lacrima scivolò giù dai suoi occhi.

Louis si avvicinò, allungò una mano verso quella di Harry e gliela strinse. Il riccio si lasciò anche accarezzare perché quel contatto lo bramava da tanto, troppo tempo. "Scusami Haz, io- io non ci faccio mai caso" disse mortificato e passò il suo pollice sul dorso della mano di Harry, accarezzandolo delicatamente, come se potesse romperlo. "Sono un disastro, non so come tu riesca a stare ancora con me" pensò a voce alta. "Non faccio altro che farti stare male..."

Harry si voltò verso di lui, gli accarezzò la guancia e "Ogni cosa bella ti fa sempre stare male" mormorò. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza ed Harry aveva una voglia matta di baciare le labbra fini di Louis, e morderle. "Quindi tra te e Tom non c'è stato nient'altro? Neanche un bacio?" sussurrò insicuro.

Louis scosse la testa ed Harry non ragionò più. Col pollice sfiorò le sue labbra, avvicinandosi sempre di più fino a far toccare le loro fronti e i loro nasi: i loro respiri si mischiarono, così come il verde e l'azzurro. Louis accennò un sorriso e poi le loro labbra si unirono in un tocco bramato da tempo.

Fu un casto bacio, un semplice sfioramento di labbra.

"Cambierò. Te lo prometto" sussurrò Louis.

"Non promettere qualcosa se sai che non la manterrai" rispose.

"Cambierò, Harry. Per te, per i bambini e per noi" ripeté più sicuro, sfiorandogli uno zigomo.

"Non ho bisogno più di parole. Dimostramelo, Lou" lo guardò con occhi pieni di speranza "Non mi deludere stavolta"

"Non lo farò" e Louis lo baciò ancora. 

"Comunque mi piace il tuo accendino!" esclamò Harry con, finalmente, un sorriso.

Louis si morse il labbro inferiore e arrossì appena, prendendo l'accendino dalla tasca e mostrandoglielo. "Tu dici?" Harry annuì e lo prese in mano, rigirandoselo, e sorrise. Poi prese il suo cellulare dalla tasca, aprì la fotocamera e inquadrò l'accendino. Una volta scattata la foto, la modificò applicando ad essa l'effetto bianco e nero, tenendola poi da parte.

Louis si affrettò a fregare il cellulare a suo marito, si avvicinò ancora di più a lui abbracciandolo e scattò la foto. "Era da tanto che non ne facevamo una" esordì Louis con un sorriso.

"Hai ragione" Harry modificò pure quella e andò subito a postarla sul suo blog che non aggiornava da settimane. 




He makes me feel like home x


 

Bloccò poi il telefono e si voltò di scatto verso Louis, trattenendo una risata. "Ma... Sentì un po': cos'è questa storia che qui hai mangiato le verdure?" inarcò un sopracciglio.

Louis sgranò gli occhi e si grattò il collo "Chi te l'ha detto?"

"Jeff" ridacchiò, indicando l'interno della casa con il pollice.

"JEFF!!" urlò Louis, alzandosi ed entrando in casa "Io e te dobbiamo fare quattro chiacchiere!"

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Capitolo 33
*** 33 ***




A Niall (17:30) - Se ti dicessi che ho parlato casualmente di te a Robbie Keane e casualmente gli ho detto che sei un suo fan, e sempre casualmente ha proposto di farti allenare con noi?

Da Niall (17:34) - Gnwjdlskwmbakxks

A Niall (17:35) - Ti è caduto il telefono in faccia? :)

Da Niall (17:36) - Dimmi che stai scherzando!

A Niall (17:37) - Sto scherzando.

Da Niall (17:38) - Davvero?

A Niall (17:39) - No haha

Da Niall (17:40) - Dirò ad Harry di non farti toppare per un mese

A Niall (17:41) - HEY!

Da Niall (17:42) - COMUNQUE quando dovrei venire lì a Los Angeles?

A Niall (17:43) - La prossima volta che torno qui

Da Niall (17:44) - Non vedo l'ora keodksjxos

 

"Con chi messaggi?" chiese Harry, entrando nel salotto, notando il sorriso sulle labbra di Louis.

"Niall," rise "gli ho appena detto che la prossima volta verrà qui con me. Lo sai che ha un debole per Robbie"

Harry scoppiò a ridere e si accoccolò al corpo di Louis, poggiando la testa sul petto. Jeff aveva deciso di lasciare un po' soli i due portando Matt e Skylar fuori per giocare con la neve -che poi aveva comprato loro delle caramelle non bisogna per forza dirlo.

Louis poggiò il cellulare sul bracciolo del divano e cominciò ad accarezzare i capelli di Harry lentamente.

"L'avrai reso felicissimo" sussurrò Harry.

"Lo penso anche io" rispose Louis. "Quando tornerete a Londra?"

"Ci vuoi via?" ridacchiò Harry, accarezzando il petto di Louis.

Quest'ultimo scosse la testa e "No, avevo intenzione di organizzare qualcosa..."

"Partiamo tra due giorni"

"Perfetto!" Louis allora si alzò seguito dagli occhi curiosi di Harry e "Non ti dico nulla" disse precedendo la domanda di Harry, prendendo poi giubbotto, chiavi della macchina e occhiali da sole. "Torno prestissimo!" lasciò un bacio veloce sulle labbra ad Harry ed uscì di casa, senza aspettare una risposta.

Il riccio fissò la porta appena chiusa, sbatté le palpebre e poi scosse la testa: suo marito era fatto così, non poteva farci nulla.

Quindi per ingannare il tempo, entrò nel suo blog e controllò alcune notifiche.

liveformusic 
Tu e Louis siete così belli. Io ho bisogno di una dose quotidiana di vostre foto. Davvero, migliorate la mia giornata!

alexgreen
Quanto si può essere belli da 1 a Louis ed Harry?

sophiasmith
Si si, okay, vi state divertendo. Ma io ti aspetto qui a Londra!

louist91
Ti amo

 

Harry sorrise e si morse poi il labbro inferiore per non sembrare uno stupido.

 

A Soph (18:10) - Hey, amica!

Da Soph (18:13) - Ciao Harry! Come stai? Come stanno i bambini? E Louis?

A Soph (18:14) - Dio, Soph! Sembri mia madre. Comunque stiamo tutti bene.

Da Soph (18:15) - Ne sono felice, ma sarò ancora più felice quando sarai qui a Londra.

A Soph (18:16) - Perché?

Da Soph (18:17) - Devo darti una notizia stupenda!

A Soph (18:19) - Ma io adesso sono curioso!

 

Poi ricevette un altro messaggio, stavolta da Louis.

Da Lou Bear❤️ (18:20) - Oggi porto tutti a pranzo fuori, così Jeff torna dalla sua famiglia

A Lou Bear❤️ (18:21) - Va bene!

 

Sentì poi la porta aprirsi e due pesti andargli incontro.

"Ciao papà!" Skylar gli si buttò addosso e lo abbracciò.

"Ciao piccola, hai il naso tutto rosso" ridacchiò e ci lasciò su un tenero bacio.

"Già, fuori c'è tanto freddo" soffiò sulle sue mani, strofinandole poi.

"Dov'è papà?" chiese curioso Matt, mentre toglieva il suo giubbotto e avvicinandosi a papà Harry.

"È uscito qualche ora fa" rispose "Ma torna presto e ci porta a pranzo" poi si voltò verso Jeff e gli comunicò che poteva andare tranquillamente a casa. L'uomo ringraziò, salutò i bambini e poi uscì. 

 

xx

 

"Buongiorno, avevo prenotato stamattina un tavolo per quattro" disse Louis appena entrarono nel ristorante.

"Cognome?" chiese gentilmente il cameriere.

"Tomlinson" rispose e, una volta ottenuto il consenso, si incamminarono verso il tavolo, prendendo posto.

Subito un altro cameriere si avvicinò per porgere loro i menù e versare del vino nei bicchieri dei due adulti. Poi tornò per prendere le ordinazioni.

"Allora, dove sei stato?" chiese Harry curioso.

"Sono stato a fare una cosa che renderà i bambini felici" rispose con un sorriso che la diceva lunga.

"Cosa cosa?" domandò immediatamente Skylar, lasciando perdere il tovagliolo con cui stava giocando e guardando suo padre con quegli occhioni per cui Louis ed Harry avevano un debole.

"Mh, ve lo devo dire?"

"Certo, papà!" rispose Matt, in ansia per ciò che dovesse dire Louis, gesticolando con le mani.

"E va bene..." si abbassò verso la sua felpa ed estrasse una busta rettangolare e bianca. Tutti la fissarono, senza però dire nulla. Quindi Louis si decise a parlare "Sono quattro biglietti per..." fece un rullo di tamburi improvvisato con le mani e guardò i componenti della sua famiglia, uno ad uno. Poi aprì la busta e prese i biglietti "...Disneyland!" concluse la frase, mostrando loro quei pezzi di carta.

I bambini sorrisero felici e si alzarono per andare ad abbracciare Louis. 
Harry invece li fissava con un sorriso: era da molto che non passavano una giornata intera tutti e quattro insieme.

"Papà," Sky si voltò verso Harry "andremo a Disneyland"

Harry annuì mostrando le fossette "Siete contenti, bambini?" che lo chiedeva a fare? I loro sorrisi ne erano la risposta. Matt e Sky annuirono energicamente.

Poi Harry guardò Louis e non poté far altro che allungarsi e lasciargli un lungo bacio sulle labbra. Un bacio che aveva in sé vari significati come: grazie Louis per aver organizzato una giornata del genere; grazie Louis per aver pensato alla felicità dei bambini; grazie Louis per aver pensato a noi due e a ciò che stavamo perdendo; grazie Louis, ti amo. 

 

xx

 

Quella mattina Harry si era alzato molto presto dal letto che, quella notte, aveva condiviso con Louis: non gli andava di vederlo dormire sul divano, con una sola coperta addosso. Anzi, a dir la verità lo preferiva accanto a sé mentre lo stringeva al suo corpo magro e muscoloso, non gli importava se stavano stretti.

Prima di allontanarsi dal letto, si era piegato per lasciare un bacio sulla fronte a Louis e poi si era avvicinato alla valigia, per poter sistemare tutti i vestiti.

Louis nello stesso momento aprì gli occhi, si stiracchiò e osservò in silenzio suo marito concentrato nel piegare con cura alcunmagliette. Sorrise involontariamente, poi ricordò che l'indomani Harry sarebbe partito insieme ai bambini e non l'avrebbe rivisto per almeno due settimane.

Era difficile stare lontano dalla propria famiglia, perdersi alcuni traguardi importanti dei propri figli come un bel voto a scuola o la caduta di un dentino. Era difficile stare lontano da quei sorrisi che migliorano l'umore, da quelle carezze che tranquillizzano e da quei baci che fanno sentire a casa.

"Perché ti sei svegliato così presto?" chiese Louis con voce roca.

Harry si voltò di scatto, leggermente spaventato, "Devo sistemare qui, se no stasera chi lo fa?!" rise.

"Dai, lascia stare. Vieni qui" batté la mano sulla parte libera del materasso "non hai mai svuotato la valigia, quindi è già sistemata"

Harry sbuffò e tornò sul letto, accoccolandosi contro il petto nudo di Louis. "Non senti freddo?" sussurrò, mentre guardava attentamente il tatuaggio sul petto.

"No, perché stringo te e il freddo non lo sento più" rispose. "E poi preferisco avere te piuttosto che la maglia del pigiama" risero entrambi ed Harry arrossì.

"Sei sempre il solito" borbottò Harry, dandogli un colpetto sulla spalla.

 

Un'ora dopo erano tutti in piedi, lavati e ben vestiti. I bambini non avevano per niente sonno: erano esaltati e felici di poter divertirsi e salire su quelle giostre super-mega-strepitose, aveva detto Matt. 

"Papi, quando arriviamo?" chiese ad un tratto Skylar, guardando fuori dal finestrino.

"Tesoro," Louis la guardò dallo specchietto "siamo partiti da poco. Manca ancora un bel po' di strada" La bambina fece uno sbuffo per risposta e si lasciò andare sul sedile.

Disneyland si trovava a 30 miglia a sud di Los Angeles nella città di Anaheim, nel cuore della contea di Orange. Dalla casa di Louis, ci voleva circa un'ora di strada.

"Ma quando arriviamo, possiamo fare tutti i giochi che vogliamo?" domandò Matt.

Al che, Louis ed Harry si scambiarono degli sguardi e poi il secondo rispose "Certo, l'importante è che non vi allontanate da noi"

 

"Guarda papà!" urlò Skylar, indicando un punto impreciso fuori dalla macchina. Sembrava estasiata e i due adulti non capirono.

"Che c'è?"

"Guardate lì, c'è il castello della Bella Addormentata nel Bosco" disse, prolungando la O. Quel castello, era impossibile non vederlo: era posto in alto ed era il cuore di tutto il parco.

Harry rise e annuì "Vuol dire che stiamo arrivando"

Dieci minuti dopo, infatti, Louis annunciò di essere arrivati -per fortuna sua, di Harry e delle loro orecchie che non ne potevano più delle lamentele e degli sbuffi dei due bambini, impazienti.

Dopo aver lasciato la macchina in uno dei numerosi parcheggi disponibili, scesero prendendo i due zaini -che avrebbero portato giustamente Harry e Louis- e si affrettarono a salire sul piccolo autobus-trenino fermo lì vicino, che li avrebbe portati all'ingresso principale.

Appena arrivati, Harry si premurò di prendere una delle tante brochure poste all'ingresso e controllare che tipo di giochi e attrazioni fossero presenti lì.

"Io direi di iniziare da-"

"Quello!!" urlò Matt, interrompendo suo padre. Il bambino indicò una struttura vicino a loro tutta colorata che Harry cercò sulla mappa: era Mickey's Toontown. Harry sapeva che ai suoi figli piacevano tanto i personaggi della Disney, Topolino in primis. Quindi si avventurarono tra le vie di Topolinia, a casa di Mickey Mouse, di Minnie e salutarono pure Paperino.

Nel frattempo Harry scattava foto, mentre i suoi bambini si divertivano e indicavano, estasiati, le varie attrazioni e Louis li seguiva più divertito di loro: ci voleva un niente per ritornare bambino.

"Hey," urlò Harry, cercando di farli voltare "giratevi che vi scatto una foto"

I tre, quindi, fecero come loro ordinato e sorrisero, mentre Harry scattò. "Perché non ne facciamo una tutti insieme? Non ci sei quasi mai nelle foto" propose Louis, avvicinandosi ad Harry: gli sfilò la macchina fotografica dal collo e si guardò intorno, adocchiando una ragazza. Velocemente le si avvicinò e le chiese se poteva gentilmente scattare una foto alla sua famiglia.

La ragazza, dopo aver riconosciuto Louis, accettò e scattò, facendo poi loro i complimenti per essere una famiglia meravigliosa. 

 

A metà giornata, decisero di mangiare e riposare in un piccolo parco. Harry, quella mattina, aveva deciso di preparare dei panini imbottiti e due bottiglie d'acqua perché "non si sa cosa mettono nei cibi dei ristoranti presenti lì".

Harry e Louis erano stesi sul prato, mentre i bambini giocavano a rincorrersi poco più in là. La giornata non era soleggiata, ma nemmeno tanto fredda.

"Lou?"

Il liscio si voltò verso Harry, sfarfallando le sue ciglia -si possono amare delle ciglia? Perché Harry le amava proprio tanto. "Dimmi"

"Grazie" sussurrò sorridendo. "Per tutto"

"Grazie a te per essere venuto qui" rispose, donandogli un lungo bacio al gusto di pollo, lattuga e tanto amore.

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Capitolo 34
*** 34 ***




La famiglia Tomlinson-Styles aveva passato dei momenti davvero indimenticabili, cercando di recuperare nel miglior modo possibile tutto il tempo che avevano perso. Si sa, però, che tutte le cose belle non sono per sempre e che queste hanno una fine. Così era arrivato il giorno della partenza, per Harry e i due bambini.

"Fate buon viaggio" disse Louis sul ciglio della porta della sua ormai nuova casa. "E mi raccomando con la scuola!" si rivolse ai bambini puntando il dito e diede loro dei colpetti sulla testa.

Loro annuirono e "Tu torni presto?" chiese Skylar osservandolo con i suoi occhioni e stringendogli la mano. Matt stava lì accanto a loro, in attesa di una risposta da parte di suo padre.

"Torno presto, okay?" sorrise, accovacciandosi per essere alla sua altezza e schioccandole un bacio sulla guancia.

"Promesso?" chiese Matt, mordendomi il labbro.

"Promesso" Louis aprì le braccia e strinse i suoi figli in un mega abbraccio.

"Ti voglio bene, papà" sussurrarono entrambi e il cuore di Louis scoppiò di gioia perché era bello sentirselo dire.

Sciolsero l'abbraccio, poi Louis tornò in piedi e guardò suo marito. I bambini quindi lasciarono i loro papà da soli correndo dentro la macchina, dove Jeff li stava aspettando: sarebbe stato lui ad accompagnarli in aeroporto.

"E così è arrivato il momento di andare" Harry parlò e guardò i suoi stivaletti di camoscio, che in quel momento sembravano avere qualcosa di meraviglioso.

Louis quindi portò l'indice sotto il mento di Harry, alzandoglielo, facendo in modo di far incastrare i loro sguardi. "Ci rivedremo presto" disse, accennando un sorriso e sistemando per bene il beanie nero di Harry.

"Lo vorrei davvero"

"Succederà" Louis si avvicinò, gli cinse i fianchi con le mani e si alzò appena per potergli lasciare un bacio delicato sulle labbra color ciliegia che con quel freddo sembravano ancora più rosse.

"Mi saluti con questo misero bacio?" chiese fintamente stizzito Harry, pizzicandogli la pancia.

Allora Louis sorrise maliziosamente e si avvicinò nuovamente, stavolta portando entrambe le mani sulle guance e poggiando le sue labbra su quelle di Harry per un bacio più approfondito e passionale: fu un intreccio di lingue e saliva ed in quel momento non importò loro dei bambini che li guardavano o di Harry che potesse perdere l'aereo. Ai due importava baciarsi, e baciarsi anche per i giorni a seguire in cui l'uno sarebbe stato senza l'altro. Non si sarebbero visti per almeno due settimane e sarebbe stata davvero dura.

"Mi mancherai" mormorò Louis sulle labbra di Harry.

"Tu mi manchi già" rispose il riccio, ricevendo un altro bacio dal marito.

"Dai," Harry si riscosse dal momento di intimità e tossicchiò "adesso dobbiamo andare, se no perdiamo l'aereo"

"Non mi dispiacerebbe" mormorò divertito, o forse non proprio. Louis voleva davvero passare più tempo con loro, con la sua amata famiglia.

Risero e poi Harry lo baciò ancora, indietreggiando per poter poi raggiungere la macchina già messa in moto. "Ciao Boo" salutò Harry. Louis fece un segno con la mano e sorrise.

Harry, perciò, salì in macchina e non interruppe nemmeno una volta il contatto visivo con Louis fino a quando Jeff non svoltò l'angolo e la figura del liscio sparì.

 

xx

 

"Ciao Harry," Sophia lo abbracciò forte "entra pure" lo fece entrare in casa e poi chiuse la porta. "È andato bene il viaggio?"

"A parte le due ore di ritardo, direi bene" rispose Harry, accomodandosi "I bambini sono crollati e li ho lasciati a mia sorella"

"Gemma è qui?" chiese sorpresa, portando in mano un vassoio con due bicchieri di succo d'arancia e alcuni biscotti al latte.

"Sì, si è presa una pausa prima della laurea"  raccontò. "Piuttosto," accavallò le gambe "tu cosa dovevi raccontarmi?"

Sophia poggiò il vassoio sul tavolino posto di fronte al divano ed Harry prese uno dei due bicchieri attendendo una risposta dall'amica che stava cercando le parole per cominciare il discorso: non voleva perdere tempo.

La ragazza quindi prese un respiro profondo e si morse il labbro. "Ecco..." si torturò le dita e guardò in basso. "Qualche giorno fa ho scoperto di essere incinta"

Harry quasi non soffocò con il succo appena ingoiato e guardò sconvolto la sua amica. "Che?!"

"Sì, aspetto un bambino da Liam"

"Oddio" sussurrò Harry portando la mano libera sul cuore. Poi guardò Sophia, poggiò il bicchiere ormai vuoto e si catapultò su di lei per abbracciarla forte e farle gli auguri. "Diventerò zio!" disse felice. Gemma non era nemmeno fidanzata e non sapeva se avesse avuto, prima o poi, un nipotino da parte sua. "Liam lo sa? Come ha reagito?"

"Sì, gliel'ho detto subito," rispose con un sorriso, forse ricordando quel momento "quasi si metteva a piangere dalla gioia" rise seguita da Harry.

Sophia, ricorda, che quella mattina prima di andare a scuola aveva fatto subito il test di gravidanza, in quanto si era accorta di un insolito ritardo che persisteva da una settimana e mezza circa. Quando il test era risultato positivo aveva iniziato a lacrimare perché lei e Liam ci avevano provato così tante volte che erano arrivati a pensare che non avrebbero mai avuto un bambino. Perciò aveva iniziato a singhiozzare con il test in mano e aveva deciso di fare una sorpresa a Liam. Poi era andata a scuola e, dopo aver finito le sue ore di lezione, si era diretta in farmacia per prendere un ciuccio -che aveva impacchettato insieme al test dentro una scatolina. Quando Liam era rientrato la sera stessa, Sophia gli era andata incontro per salutarlo e baciarla. Poi si erano diretti in cucina per mangiare e Liam rimase perplesso per la presenza di una scatola accanto al suo piatto.

"E questa?" aveva chiesto prendendola in mano. Sophia aveva fatto spallucce e gli aveva proposto di aprirla. Così Liam aveva seguito il suo consiglio e prese in mano il ciuccio. "Sono un po' grande per questo" e si erano messi a ridere.

"Ma non è mica per te" aveva risposto Sophia e gli aveva indicato l'interno della scatola. Allora Liam aveva preso il secondo oggetto e aveva sgranato gli occhi.

"Non ci credo" aveva sussurrato portandosi una mano davanti la bocca. "E' uno scherzo?" aveva chiesto con gli occhi che pizzicavano. E Sophia aveva scosso la testa mordendosi il labbro inferiore per trattenere un sorriso. "Diventerò papà" si era quindi alzato e aveva abbracciato la sua ragazza.  

 

"È una gioia immensa diventare genitori" parlò il riccio -riportando Sophia alla realtà- ricordando la prima volta che lui e Louis avevano portato in casa Matt, quel piccolo fagottino avvolto in quella copertina azzurra con due teneri coniglietti bianchi ricamati sopra. Harry lo ricorda molto bene. "Tu questo bambino lo volevi?" chiese lasciando perdere i suoi ricordi.

Sophia annuì "Una donna arriva a un punto in cui sente il desiderio di volere un bambino con l'uomo che ama" espose i suoi pensieri e bevve un sorso di succo, rinfrescando la gola. "Ho quasi trent'anni e io e Liam lo volevamo così tanto" le sue guance si colorarono appena.

"Sono così felice per voi" Harry allungò la mano e carezzò i capelli della sua amica. Era davvero, davvero contento: era sicuro che Liam e Sophia sarebbero stati degli ottimi genitori. 

 

xx

 

Da Lou Bear❤️ (22:00) - Mando un bacio della buonanotte ai miei tre bambini xxx

-

Da Xander (22:10) - Abbiamo un piccolo problema, dobbiamo anticipare la partenza per la Francia! Ne parliamo domani in ufficio, buonanotte x 

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Capitolo 35
*** 35 ***


"Cavolo! E' la prima volta che vengo a Parigi!" disse Harry entusiasta, guardandosi intorno. 

"Io ci sono stato stato un paio di volte, ma ogni volta è sempre come la prima" rifletté Xander.

I due erano arrivati da poco nella città francese. Erano stati prelevati dall'aeroporto da una macchina privata, appositamente mandata dall'azienda YSL, che in quel momento li stava portando a destinazione -passando dal centro della città.

"Avremo anche il tempo di visitarla, vero?" chiese Harry, proprio come fa un bambino.

"Certo che sì" ridacchiò Xander, guardando l'espressione contenta sul viso di Harry. Quest'ultimo non vedeva l'ora di poter immortalare ogni singolo dettaglio di Parigi. "Ma al momento dobbiamo pensare al lavoro, mi raccomando!" gli fece l'occhiolino e tornò a guardare fuori dal finestrino.

Harry si era trovato nel giro di tre giorni in un'altra capitale, una tra le più importanti al mondo, e non aveva avuto nemmeno il tempo di respirare. Certo, quando Xander gli aveva dato la notizia dell'anticipo della partenza per Parigi si era trovato spaesato. L'uomo gli aveva spiegato che l'azienda di YSL aveva deciso di far fare a loro alcune foto ad alcune modelle, che avrebbero appeso e poi mostrato nei corridoi del palazzo dove si sarebbe tenuta la sfilata. 

Quindi Harry si era dovuto organizzare alla bell'e meglio per non far mancare niente ai suoi bambini: infatti aveva chiesto a sua madre se poteva badare a loro in quei pochi giorni. Fortunatamente la donna pazientemente aveva acconsentito, non si sarebbe lasciata scappare questa occasione: amava i suoi nipoti e, Harry ne era sicuro, li avrebbe viziati ancora.

L'autista li portò direttamente davanti la sede principale  nella Avenue George V 7, proprio come stava scritto sul foglietto che teneva in mano Xander. Scesero e, con l'aiuto di un inserviente, portarono i pochi bagagli all'interno del palazzo. Questo aveva l'intera facciata bianca e sopra il portone principale si ergeva, dorato e a stampatello, il nome della famosa casa di moda. 

Wow!, pensò Harry.

Non avevano il tempo di andare in hotel per darsi una rinfrescata; Hedi Slimane, il direttore creativo, li stava aspettando in persona per dare loro il lavoro previsto. Perciò presero un bel respiro e si addentrarono all'interno del palazzo. 

"Benvenuti!" Hedi sorrise nel vedere i fotografi ingaggiati avvicinarsi a lui. Si sistemò la cravatta e allungò la mano verso di loro "Salve! Io sono Hedi Slimane"

I due gli strinsero la mano e "E' un vero piacere conoscerla, signor Slimane" disse Harry entusiasta. "Deve sapere che sono un amante della Yves Saint Laurent ed essere qui per me è un sogno"

Hedi rise. "Il piacere è tutto mio" rispose. "So che sei un bravo fotografo!"

Mi conosce! 

"Sì, Harry è davvero bravo" si intromise Xander che in quel lasso di tempo si stava guardando intorno, affascinato dall'eleganza del posto.

"Bene," tossicchiò Hedi, sistemando poi la sua giacca blu "direi di cominciare subito con il lavoro. Domani è il grande giorno e deve essere tutto a posto" Si incamminò quindi attraverso un corridoio, seguito da Xander ed Harry, ed entrò in una sala molto grande, dalle ampie vetrate. In fondo ad essa, vi stavano una decina di modelle vestite tutte in modo diverso, con tessuti esotici e colori variopinti. "Ragazze, dieci minuti e si comincia" ordinò Hedi.

Nel frattempo, Harry e Xander sistemarono in silenzio i loro attrezzi da lavoro, le varie luci e le macchine fotografiche. Decisero di iniziare a fotografare le modelle anche in fase di preparazione perché, secondo Xander, quel tipo di foto hanno il loro fascino. Quindi immortalarono una modella che, con lo sguardo verso l'alto e gli occhi chiusi, veniva truccata con dei colori tenui e leggeri. Poi ne fotografarono altre due mentre si allacciavano  le loro scarpe nere col tacco. E così via, fino a quando non diedero inizio al vero e proprio set fotografico.

Poche ore più tardi, dopo aver controllato per bene le foto da pubblicare e scartare, i due si ritrovarono nella loro stanza di albergo, esausti ma felici del lavoro appena concluso.

"Ci credi, Xan? Abbiamo appena scattato per la Yves Saint Laurent" esclamò Harry, buttandosi a peso morto sul suo letto singolo.

"E pensa che domani parteciperemo pure ad una sfilata" continuò Xander. Rimasero poi in silenzio, ognuno perso tra i propri pensieri. Quando poi Xander decise di chiudersi in bagno per una doccia calda e rilassante, Harry prese il cellulare che durante quella giornata non aveva controllato affatto. 

2 chiamate perse

2 messaggi

Le chiamate erano entrambe di sua madre: cavolo!, si era scordato di avvertirla del suo arrivo. Quindi si affrettò a richiamarla, attendendo una risposta seduto sul letto.

"Pronto? Harry?"

"Mamma..." si morse il labbro.

"Dio, Harry. Ma che fine hai fatto?" Harry se la immagino in piedi, di fronte alla finestra del salotto, con una mano poggiata sul fianco e un piede a picchiettare sul pavimento.

"Scusami se non ti ho chiamata, ma non abbiamo avuto molto tempo"

"Sei il solito smemorato" ridacchiò Anne "E' andato tutto bene?" chiese premurosa.

"Sì, è stato tutto perfetto. Siamo rientrati da poco in hotel" spiegò.

"Sono sicura che hai fatto un ottimo lavoro"

"Grazie mamma" allungò poi le gambe sul materasso "I bambini? Come stanno? Si sono comportati bene?"

"Ovvio, Harry. Con nonna Anne non posso che comportarsi bene" rise.

"Mamma, non gli avrai comprato ancora giocattoli, vero?" il silenzio dall'altra parte fece intendere ad Harry che la risposta alla sua domanda non poteva che essere affermativa. "Mamma, ti prego. E' passato solo un giorno! Quando tornerò io troverò la casa sommersa dai giocattoli?"

"Avanti, Harry! Sono la loro nonna, un gioco in più o un gioco in meno che ti cambia? Li rende felici" la nonna è sempre la nonna.

"Sei incorreggibile!" risero entrambi, consapevoli del fatto che Anne non sarebbe mai cambiata. "E adesso dove sono?"

"Sophia ha deciso di portarli al parco. Io sono rimasta a casa per preparare la cena" 

Harry annuì e "Me li saluti quando tornano? Dai loro un bacio da parte mia"

"Sarà fatto, ciao Harry"

Poi controllò i messaggi, erano entrambi di Louis.

Da Lou Bear♥ (18:30) - 



 

Da Lou Bear♥ (18:30) - Buongiorno Haz ;) 

Ad Harry quasi non cadde il cellulare a terra. Rimase lì, con la foto aperta a tutto schermo, a guardarla per interi minuti. Partì dalla testa e oh! quanto amava quei capelli. Erano sempre setosi e morbidi. Scese poco più giù e si soffermò sulle labbra che gli mancavano terribilmente tanto. Passò poi al tatuaggio sul petto e a quelle clavicole che amava mordere. Passò poi agli addominali e poi scese ancora più sotto.

Non lo avesse mai fatto!

Harry si ritrovò con un principio di erezione e i pantaloni farsi sempre più stretti mentre immaginava lo spettacolo che Louis aveva all'interno di quei miseri pantaloncini verdi -perché Harry sapeva che suo marito non indossava mai i boxer sotto quelli.

Improvvisamente sentì caldo e iniziò a farsi aria con una mano.

A Lou Bear♥ (19:00) - Ti odio. 

Da Lou Bear♥ (19:02) - Che è successo? 

A Lou Bear♥ (19:03) - Adesso chi lo risolve il problemino a Eddy? 

Da Lou Bear♥ (19:05) - Oops :) 

"Harry, stai bene?" chiese all'improvviso Xander mentre usciva dal bagno con solo i pantaloni di una tuta e il petto nudo. Effettivamente il riccio era tutto rosso e stava continuando a sventolarsi con la mano.

"Ehm, sì" lasciò il suo cellulare bloccato sul comodino e si alzò, cercando di nascondere con la mano l'erezione che stringeva ancora di più i suoi jeans. "Io- Io vado a fare una doccia" sorrise nervosamente e si chiuse in fretta e furia nel bagno.

Inutile dire che la doccia la fece davvero, però fredda, mentre si dava piacere da solo, con la schiena poggiata sulle piastrelle del bagno.

Maledetto Louis! 

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Capitolo 36
*** 36 ***


"Ragazzi, vi prego, concentrazione" urlò Bruce, il coach, dal bordo del campo. "Domani abbiamo una partita importante e non possiamo non vincerla" continuò. "Facciamo quindici minuti di partita" concluse il suo breve discorso impugnando la sua cartelletta, portandola al petto e poi fischiando l'inizio della partita.

Dopo che alcuni giocatori portarono una delle due reti esattamente a metà campo, iniziarono a giocare. Tutti erano esausti dagli esercizi svolti prima e quella partita non la presero molto seriamente: volevano solo divertirsi e concludere quella sessione di allenamenti nel migliore dei modi.

"Dai ragazzi, un po' di concentrazione" si fece sentire il coach fischiando "Sono fondamentali per voi queste brevi partite, per migliorare i vostri movimenti, attuare le tecniche appena apprese..." gesticolò "Continuate, su!" fischiò nuovamente. 

 

Pallonetti, finte, dribbling, quattro goals e tanto fiato dopo, il coach fischiò tre volte per segnalare la fine della partita. "Louis, mi raccomando!" urlò il coach dal bordo del campo, battendo le mani "Nella partita di domani ti voglio ben determinato"

Louis lo guardò, fermando la sua sessione di stretching "Significa che..."

L'uomo annuì "Sì, domani giocherai tutti e novanta i minuti," disse "salvo infortuni e perdite di tempo, ma spero di no" borbottò.

"Non ci credo" sussurrò Louis, per poi annuire.

"Bruce ripone massima fiducia in te" gli sussurrò Robbie Keane, un po' in confidenza, dandogli una pacca sulla spalla.

Ed io non lo deluderò, pensò Louis, continuando ad allungare le gambe.

"Non vi deluderò" rispose con determinazione.

"Bravo Louis, è così che si parla!" Robbie alzò la mano chiudendola in un pugno in modo che Louis potesse battere contro di esso il proprio pugno.

"L'allenamento è concluso! Stasera riposatevi e non mangiate troppo, mi raccomando" concluse il coach prima di prendere tutte le sue cose e andare via, mentre tutti i giocatori tornarono nel loro spogliatoio per rinfrescarsi con una doccia e cambiarsi, per poi rientrare nei loro appartamenti e mettersi sotto le coperte calde.

In quei giorni la neve era scomparsa, ma l'aria si manteneva comunque fredda. Ci voleva tanto coraggio per allenarsi al campo con quel tempo: spesso Louis era stato tentato dalla voglia di rimanere sotto le coperte, anziché uscire per fare gli allenamenti. Ma il dovere chiama.

Quando Louis rientrò in casa, seguito da Jeff, passò dalla cucina per prendere una bottiglietta d'acqua e dopo aver augurato una buonanotte all'uomo davanti a sé, fece per salire le scale quando proprio quest'ultimo lo fermò.

"Non mangi?"

"Non ho fame, credo che andrò a letto" rispose "Domani sarà  un giorno importante e devo alzarmi presto" Jeff annuì e lasciò andare Louis, ricambiando la buonanotte.

Quando il liscio entrò nella sua stanza, si buttò a capofitto sul suo letto rilassando quindi tutti i muscoli della schiena. Allungò il braccio per impugnare il suo cellulare e cercò il contatto di suo marito. Cliccò su chiama e attese che qualcuno dall'altro capo del telefono rispondesse.

Uno, due, tre squilli e nessuno rispose. Louis riprovò. Ma anche la seconda volta fu vana. Perciò controllò l'orario sul display e non era poi così tardi, pensò Louis, dove si era cacciato Harry?

Improvvisamente però si ricordò della sfilata a cui avrebbe partecipato e lo immaginò intento a cercare il vestito perfetto per non sfigurare davanti agli altri. Ma Harry non avrebbe mai sfigurato: bastava anche un sacco della spazzatura e Louis l'avrebbe trovato sempre bello, comunque. Il più bello di tutti.

A Haz♥ (22:58) - Non vestirti troppo elegante perché se no divento geloso
A Haz♥ (22:59) - Sei solo mio !

Quando Louis ormai pensava di essersi addormentato, sentì il suo telefono squillare. Aprì gli occhi, sbattendoli ripetutamente per abituarsi alla luce fioca della abat-jour. Guardò lo schermo del cellulare e Haz♥ lampeggiava al centro di esso.

"Pronto?" rispose Louis con la voce impastata dal sonno.

"Lou?" chiese Harry "Scusami se prima non ti ho risposto, ma io e Xander stavamo già  preparando le macchine fotografiche per la sfilata"

"Non ti preoccupare," sbadigliò "l'ho immaginato"

"E' andata bene la tua giornata? Credo che da te siano appena..." ci fu un attimo di silenzio: Harry si mise a controllare l'orologio da polso che indossava "le undici di sera. Oddio, stavi dormendo?"

"Tranquillo, ho finito da poco gli allenamenti. E' andata bene. Sai?" sorrise, pensando già  a cosa dovesse dirgli "Domani abbiamo una partita importante e il coach ha detto che giocherò per tutto il tempo" e a Harry sembrò un bambino, proprio quando la propria maestra gli dice di aver preso il voto più alto rispetto agli altri.

"Ma è grandioso! Significa che lui crede in te"

"Non sto più nella pelle!"

"Andrai benissimo come sempre" sorrise Harry anche se Louis non poté vederlo "purtroppo non potrò assistere" e si immaginò un broncio adorabile. Louis non poteva prendersela: sapeva che quella sfilata capitava una volta sola nella vita di Harry, mentre le sue partite erano ormai all'ordine del giorno.

"Sei perdonato, ma solo per questa volta" scherzò e risero.

"Adesso devo andare. Hedi Slimane in persona ci aspetta nella hall"

"Farai il tuo figurone! Buona giornata, amore, fai il bravo"

"Anche tu" e dopo aver chiuso la chiamata, Louis crollò immediatamente, mentre Harry raggiunse Xander fuori dalla porta della loro stanza. Quella mattina si erano svegliati presto per assistere e partecipare alle preparazioni dell'imminente sfilata: sarebbe stata prima di pranzo, sicuri che ci sarebbero state molte persone dato che fosse sabato. Gli organizzatori erano stati davvero furbi. Così si erano alzati, lavati e cambiati, avevano preso tutti i loro attrezzi ed erano scesi al piano terra per poter fare colazione insieme al signor Slimane nel ristorante dell'hotel.

Quando entrarono lì, vennero accolti da un profumino davvero invitante. Harry era un tipo che non rifiutava mai il cibo per la brutta estetica del piatto servito, per il cattivo profumo o per lo strano sapore. Lui assaggiava sempre un po' di tutto e ne era felice perché secondo lui era giusto apprezzare le pietanze degli altri Paesi.

Per quella mattina prese del pan au chocolat con del succo di pompelmo, mentre Xander prese due croissant, spremuta d'arancia e una tazza di caffè. Slimane invece era andato a parlare con un cameriere.

"Ti tratti bene" disse Harry, divertito dalla scena che gli si era presentata davanti.

"Devo mantenermi in forma, sai... Faccio tanta attività fisica" gli rispose allora Xander, ed Harry non seppe interpretare quella frase.

"Attività fisica nel senso che... vai in palestra o...?" lasciò in sospeso la frase subito dopo il sorriso malizioso che spuntò sul viso di Xander.

"Ti pare che vado in palestra?" rise. "Del buon sesso è mille volte meglio" disse mentre apriva una bustina di zucchero e lo versava nella sua tazza di caffè.

"Quindi sei fidanzato! Perché non me l'hai detto?" domandò Harry sorpreso, dopo aver dato un morso al pane.

"Mica vado a dire i miei fatti personali agli sconosciuti"

"Ti ricordo che mi hai seguito per giorni e giorni per chiedermi di lavorare con te" gli puntò un dito contro. "Non sei nella posizione di poter parlare"

Risero. "Hai ragione" alzò le mani "Si chiama Harvey" sorrise e girò il caffè con un cucchiaino, assaggiandone il sapore. "Il nostro rapporto è basato sul sesso, ma sappiamo entrambi che c'è un qualcosa di speciale che ci lega"

"Ooohw, il piccolo Xander è innamorato" Harry lo derise, allungando una mano e strizzando una sua guancia tra le dita.

"Oh, smettila!" arrossì, schiaffeggiandoli la mano "Non ti dirò più niente" sentenziò gonfiando le guance. "Adesso mangiamo, sta arrivando Hedi"

E infatti pochi secondi dopo l'uomo arrivò al loro tavolo portando tra le mani un vassoio carico di varie prelibatezze che Harry aveva notato al buffet. 

 

Un paio d'ore dopo, Harry e Xander si trovavano nella grande sala dedicata alla sfilata, alla fine della passerella per poter fare più scatti possibili alle modelle. I posti disponibili erano ormai tutti occupati da persone più o meno importanti che, con i loro cellulari e ipad, erano pronti ad immortalare le ragazze che indossavano abiti innovativi, ma sempre molto femminili, colorati e stravaganti, esaltando con classe e modernità la naturale bellezza di ogni donna, mentre una musica ritmata e decisa accompagnava loro in passerella. Il buio che vi stava all'interno della sala non permetteva di vedere le pareti, a cui erano affisse alcune delle foto che Harry e Xander avevano scattato il pomeriggio precedente.

La sfilata si concluse con gli applausi di tutte le persone e i ringraziamenti di Hedi Slimane nei confronti del pubblico, delle modelle e dei due fotografi. 

Tutti si spostarono poi nella sala accanto, dove erano allestiti dei lunghi tavoli con dei cocktail rossi e arancioni, tramezzini e bevande varie.

"Hey Harry" chiamò Xander all'improvviso. Il riccio si voltò e venne accecato dal flash del cellulare di Xander.

"Hey!" Harry quindi gli si avvicinò immediatamente per vedere la foto che il suo amico gli aveva appena scattato.

"Dai, non sei venuto male" gli fece un occhiolino e gliela mandò sul cellulare.

"Grazie, ma la prossima volta avvertimi!"

Harry gli diede un pugno sulla spalla prima di vederlo sparire in mezzo alla confusione. Prese quindi il suo cellulare che vibrava nella tasca e notò subito il messaggio di Xander con la foto allegata. Così decise di inviare quella stessa a Louis.

 

A Lou Bear♥ (13:10) - Spero di non essere troppo elegante ;)



 

Da Lou Bear♥ (13:15) - Ti strapperei quella camicia, tirerei i tuoi capelli e prenderei le tue labbra a morsi.
Da Lou Bear♥ (13:16) - Quanto vorrei...

A Lou Bear♥ (13:17) - Buonanotte Lou Bear xx

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Capitolo 37
*** 37 ***


L'ultimo giorno a Parigi era stato stupendo per Harry. Di certo, lui è Xander non avevano avuto il tempo necessario per visitare tutta la città nei suoi minimi dettagli, dato l'orario dell'aereo previsto per la sera. Era stata sicuramente una mission impossible, perché Parigi è una città talmente grande e ricca di musei, piazze e parchi che è davvero difficile poter dire di averla visitata in poche ore.

Ma loro si erano alzati presto e, sotto consiglio del signor Slimane, si erano muniti di cartina della città, scarpe comode e biglietti per la metro.

Quindi la loro gita improvvisata era partita con un caffè e un croissant sugli Champs Elisées, dove Harry aveva iniziato a fotografare ogni cosa lì intorno. Poi si erano diretti a piedi al Trocadero e il riccio era rimasto impressionato da ciò che gli si era presentato davanti agli occhi: la più bella prospettiva della Tour Eiffel, dei parchi circostanti e delle spettacolari fontane. Desideravano tanto salire sulla Torre, ma non avevano il tempo necessario. Quindi si erano diretti vicino la Senna e, dopo una piccola pausa per scattare altre foto, avevano preso un battello per arrivare davanti l'immensa cattedrale di Notre-Dame, che avevano deciso di visitare. Guidati poi dall'improvviso odore di cibo proveniente dai negozi alimentari e dai ristoranti lì vicino, avevano deciso di andare a pranzare in una brasserie, tutto rigorosamente offerto da Harry, per ringraziare Xander per la grande possibilità che gli aveva offerto mesi addietro.

Si era poi collegato sul suo blog, dove aveva pubblicato la foto del suo pranzo 

 

con scritto "Bon appétit! x"

Rimessi in marcia, si erano diretti al museo del Louvre, che purtroppo non avevano potuto visitare. Un turista aveva sentito le loro lamentele e, cordialmente, aveva suggerito di passare da un'entrata laterale del Louvre per ammirare almeno il cortile con la famosa piramide di vetro. Anche lì Harry non si era risparmiato e aveva riempito la memoria con altre trenta foto -in una aveva anche immortalato Xander mentre veniva assalito da un piccione.

Come ultima tappa, avevano deciso di andare a Montmartre, quindi prendere ancora una volta la metro. Poco fuori avevano trovato una piccola funicolare pronta a portare i turisti in cima alla collina: una volta arrivati si erano immersi in quel quartiere pieno di turisti, tavoli e artisti di strada. Harry era rimasto a bocca aperta e senza fiato non tanto per tutti quegli artisti, quanto invece per il panorama mozzafiato dell'intera città illuminata dalle luci calde del tramonto.


 

"Au revoir, Paris! x"

Poi si erano diretti nel loro hotel per recuperare i loro bagagli e prenotare un taxi per portarli in aeroporto.

Per Harry era stata un'esperienza assolutamente meravigliosa e, ne era certo, con Louis ed i bambini lo sarebbe stata ancora di più. Si disse che prima o poi ci sarebbe tornato con la sua famiglia.

 

~

 

 

Quando arrivarono a destinazione, scesero dall'aereo un po' storditi e stanchi. Avevano trascorso tre giorni pieni ed intensi e adesso ciò che desideravano più di tutto era ritornare nelle proprie case, nel proprio letto.

Andarono a prelevare i loro bagagli ed uscirono. All'improvviso, Harry venne assalito da due bambini –i suoi- che lo abbracciarono così forte che il riccio lasciò cadere il bagaglio a terra.

"Ciao, piccoli!" Harry diede un bacio ad entrambi e ricambiò l'abbraccio. Poco lontano da loro vi stavano Gemma con le braccia incrociate al petto e accanto a lei un ragazzo alto e biondo, ad Harry sconosciuto, che sorrideva verso il suo compagno di viaggio. Notò quest'ultimo abbracciarlo stretto a sé e solo allora capì che fosse Harvey, il ragazzo speciale di cui gli aveva parlato Xander la sera precedente.

Harry desiderò che ci fosse anche Louis lì per lui, ad attenderlo, ad abbracciarlo e a portarlo a casa, dove magari aveva già preparato la cena e programmato coccole fino a che non si fossero addormentati.

"Hey, fratello! Non ho il pene, non sono bassa, con i capelli corti e gli occhi azzurri, ma potresti almeno salutarmi!" sentenziò Gemma con un sorriso e sbattendo il piede a terra.

"Quanto sei rompiscatole!" borbottò Harry, avvicinandosi a lei per abbracciarla e stamparle un bacio sulla fronte. "Come mai non è venuta anche mamma?"

"Ehm, aveva delle commissioni da fare e ha lasciato a me il compito di badare ai bambini"

"Che irresponsabile!" esclamò fintamente indignato.

Gemma gli diede una manata sul braccio "Che vorresti dire, fratello ingrato? I bambini amano zia Gemma, non è vero?" si rivolse a Skylar e Matt, che erano rimasti appiccicati alle gambe di Harry. I due bambini annuirono felici.

"Harry," tossicchiò Xander interrompendo quella discussione "volevo presentarti Harvey" indicò il ragazzo biondo, quindi, a cui Harry strinse la mano.

"E' un piacere conoscerti, Harvey"

"Piacere mio" rispose. Aveva una voce molto profonda, quasi quanto la propria.

 

"Io direi di tornare a casa. Questi piccoli marmocchi dovrebbero essere già a letto" disse Harry, prendendo in braccio Skylar mentre Gemma prendeva per mano Matt e la valigia di suo fratello.

"Sì, noi andiamo" rispose allora Xander. "Ci vediamo lunedì in ufficio" salutarono e andarono via, mano nella mano. Harry in quel momento pensò che quei due avrebbero ufficializzato la loro relazione molto presto.

Con un sorriso uscirono anche loro dall'aeroporto e si diressero in macchina, pronti per tornare a casa. Harry ne approfittò per prendere il suo cellulare e avvertire Louis del suo arrivo.

A Lou Bear♥ (23:15) – Hey Boo, sono atterrato adesso a Londra. E' stata una giornata grandiosa!

Stranamente Louis gli rispose subito.

Da Lou Bear♥ (23:16) – Non vedo l'ora di sentire il tuo racconto

Lì per lì, Harry non comprese il messaggio di Louis tanto che bloccò il cellulare e osservò il paesaggio fuori dal finestrino.

Quando Gemma parcheggiò fuori casa Tomlinson-Styles, Harry notò qualcosa di strano, infatti si voltò verso la sorella con un sopracciglio inarcato.

"Perché ci sono le luci accese?"

"Avrò scordato di spegnerle prima di uscire" si giustificò, spegnendo il motore.

Harry scosse la testa esasperato e scese dalla macchina, aprendo lo sportello ai suoi figli.

Una volta dentro, Harry venne investito da un buonissimo odore. Inarcò le sopracciglia e incuriosito andò in cucina.

"Mamma!" esclamò felice. Anne era intenta a mescolare qualcosa dentro una pentola "Che ci fai qui? Gemma mi aveva detto che eri impegnata"

"In effetti lo ero," si asciugò le mani sul grembiule "ma ho fatto in tempo" gli fece l'occhiolino, prima di abbracciarlo. "Bentornato a casa!"

"Grazie, ma'" poi si voltò verso il tavolo apparecchiato, dove già stavano seduti Gemma, Skylar e Matt. Si mise a contare i posti e ce n'erano altri tre vuoti. "Mamma, hai sbagliato ad apparecchiare" rise per la sbadataggine di sua madre.

"No, non ho sbagliato" sorrise.

"Ma sì, hai messo un piatto in più"

"Non mi vuoi a cena?" chiese una voce che Harry conosceva ormai alla perfezione.

Harry si voltò di scatto –ringraziò qualsiasi Dio per avergli evitato un torcicollo- e i suoi occhi incontrarono quelli di Louis.

"Louis?" sussurrò sorpreso, gli mancò il fiato.

Suo marito stava in piedi, sulla soglia della porta, mentre con una salvietta asciugava i suoi capelli lunghi.

"In carne ed ossa"

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Capitolo 38
*** 38 ***


"Che ci fai qui?" corse verso di Louis per poterlo abbracciare e in quel momento non gli importò di bagnarsi con i capelli gocciolanti del liscio. Voleva solo stringerlo a sé, sentirlo attaccato al suo corpo e non staccarsi più. Gli era passata pure la stanchezza e l'adrenalina aveva preso il suo posto, insieme all'emozione.

Suvvia, un po' di contegno, gli disse una vocina, non hai mica diciotto anni!

Ma Harry non badò ad essa e stampò un bel bacio sulle labbra fini di Louis. Quest'ultimo  poggiò la salvietta su un mobile lì vicino e cinse i fianchi di Harry come non faceva da un po'. "Sono venuto a trovare la mia famiglia" rispose con un sorriso tutto denti.

"Ma... avevi la partita" ragionò e sgranò gli occhi "Com'è andata!?" quasi urlò,

"E' andata così bene che appena è finita ho deciso di partire per venire qui da voi" rispose, raccontando la vicenda.

Effettivamente era stato davvero così. I Los Angeles Galaxy avevano vinto per 3 a 1 e l'allenatore era così soddisfatto dei due goals segnati da Louis che gli aveva detto "Sono così fiero di te che potrei farti fare quello che vuoi" e allora Louis "Lasciami partire per Londra" aveva detto. Bruce aveva sgranato gli occhi e aveva boccheggiato. Poi aveva fatto velocemente due calcoli e mentalmente aveva pensato a tutti gli appuntamenti che aveva la squadra. "Va bene, ma a fine gennaio devi essere qui" aveva detto con un tono che non accettava repliche. Allora Louis l'aveva ringraziato, era corso dentro gli spogliatoi per cambiarsi e, mentre si vestiva, aveva mandato un messaggio a Jeff chiedendogli se potesse prenotare un volo last minute per Londra. Il resto è storia.

"Non ci credo, mi hai fatto una sorpresa bellissima!" esclamò entusiasta Harry.

"Sono andata io a prenderlo in aeroporto, qualche ora prima che arrivassi tu" li interruppe Anne con un sorriso, mentre serviva la cena in sei piatti bianchi.  "Per questo ho mandato Gemma" spiegò. Infatti quando Louis era atterrato a Londra aveva subito cercato Anne –Jay e il resto della ciurma erano in vacanza, quindi non sarebbe stata d'aiuto– e le aveva spiegato la sua intenzione di voler fare una sorpresa ai bambini e ad Harry.

"E noi abbiamo mantenuto il segreto" sghignazzò Matt, coprendo le labbra con entrambe le mani.

"Quindi voi sapevate tutto" esclamò incredulo Harry, scuotendo successivamente la testa. "Siete tremendi, ma vi amo"

La cena trascorse tranquillamente, tutti avevano qualcosa da raccontare –persino Skylar, la quale era riuscita a disegnare e colorare un paesaggio senza lasciare spazi bianchi!

Andarono a letto un paio d'ore più tardi: Skylar e Matt non erano mai stati svegli fino a tardi, ma Harry fece un'eccezione perché niente avrebbe rovinato quella serata. Erano di nuovo tutti e quattro insieme: certo, per poco tempo, ma ogni ora, ogni minuto era prezioso.

Anne e Gemma erano andate via da poco, dopo aver aiutato Harry a pulire la cucina, mentre Sky, Matt e Louis stavano giocando sul divano.

Decise di sedersi sulla poltrona e non disturbarli, perché momenti come quelli ultimamente succedevano davvero di rado. Sky emise un stridulo grido seguito poi da alcune risate ed Harry sorrise di conseguenza.

Quanto li amava!

"Bambini," li chiamò il riccio "credo sia ora di andare a letto" decise.

"Ma domani non dobbiamo andare a scuola," rispose Matt, scendendo dal divano "c'è papà a casa!"

"Lo so," annuì, alzandosi anche lui "ma se andate a dormire tardi, domani vi sveglierete tardi e così passereste poco tempo con papà" cercò di convincerlo.

"Papà Harry ha ragione" seguì Louis, prendendo in braccio Skylar "Quindi adesso andiamo tutti a letto, così domani possiamo passare tanto tempo insieme" concluse il suo discorso ed Harry gliene fu grato. Così i due bambini annuirono e sbuffarono, poi salirono tutti al piano di sopra. Harry ricordò ai più piccoli di lavare i dentini prima di mettersi a letto. Diede loro il bacio della buonanotte e si chiuse in camera con Louis.

"Mi sei mancato così tanto" mormorò mentre gattonava sul letto per raggiungere Louis.

"Anche tu," gli baciò la fronte "molto!"

Louis si accoccolò al petto di Harry e quest'ultimo inspirò profondamente il buon profumo di bagnoschiuma utilizzato poche ore prima da suo marito. Alzò poi il viso, i loro occhi si incrociarono e si sorrisero. Non avevano bisogno di parole in quel momento. Così Harry protese le sue labbra verso quelle di Louis e si baciarono: fu uno scontro delicato, non aggressivo, un semplice sfioramento di labbra. La mano grande di Harry si infilò sotto la felpa di Louis, la quale si alzò lasciando la schiena scoperta.

Louis capendo le intenzioni di Harry, interruppe il bacio e lo guardò nuovamente negli occhi. "Odio dirlo," rise "ma non ce la faccio proprio. Sono stanchissimo!"

"Questa me la segnerò" scherzò e poi gli baciò il naso. "Dai, allora dormiamo" Louis annuì e si accoccolò ancora di più ad Harry. Di solito era il contrario, però quella sera non voleva proteggere ma  sentirsi protetto, non voleva abbracciare ma voleva essere abbracciato dalle braccia possenti di Harry e voleva sentire la sua mano enorme sui suoi fianchi. Quella sera non ebbero bisogno nemmeno di coprirsi con il piumone, perché bastavano i loro petti uniti e le loro gambe intrecciate per riscaldarsi.

 

~

"Guardate un po' chi è tornato a casa per fare una sorpresa a me e ai bambini!"

parolevuote
Non ci credo sfkjakf quanto siete belli! Harry, hai un marito adorabile... sei fortunato! Mi adottate?

"Siamo già in troppi" disse Louis, leggendo il commento. Harry invece rise e scosse la testa divertito. Stavano entrambi stesi sul divano e poco prima avevano scattato quella foto che Harry prontamente aveva postato sul suo blog.

ginger
Dovresti sposarlo una seconda volta!

"Proposta allettante" Louis gli fece un occhiolino.

"Mi è bastato lo stress che ho avuto anni fa" sorrise Harry, allungandosi verso Louis per schioccargli un bacio.

"Sembravi una donna mestruata ventiquattro ore su ventiquattro" ricordò Louis divertito.

Harry gli diede una spallata "Tu non aiutavi per niente". Poi continuò a leggere.

sophiasmith
AHHHHH! Io e Liam verremo a trovarvi presto xx

"Louis?" richiamò la sua attenzione "Vai a comprare del gelato, non importa il gusto"

"Cosa?" sgranò gli occhi "Dove lo trovo il gelato con questo freddo?"

"Tesoro, Sophia è incinta e ha sempre voglia di gelato" spiegò "Non vorrai vederla piangere, vero?"

Louis sbuffò "Okay, okay, vado" si alzò svogliatamente dal divano ed infilò il suo giubbotto, per poi sparire di casa mentre Harry tornò a leggere i vari commenti sotto la foto.

since1990
Trovami un ragazzo come Louis, pls 
Ah... devi aggiornarci sul tuo soggiorno a Parigi!

pizzalover 
Pensa che io ho visto Louis alla partita solo poche ore fa. Ti/Vi ama proprio tanto per fare 11 ore di volo dopo una partita faticosa!

niallhoran 
louist91 quando avevi intenzione di dirmi che fossi qui a Londra? Che amico ingrato che ho! Ma siete così belli che quasi quasi ci passo sopra! Haz, prepara pane e Nutella per oggi pomeriggio x

Niall era uno spasso, pensò Harry ridendo. E mentre i likes aumentavano a dismisura, lesse l'ultimo commento. 

louist91
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Capitolo 39
*** 39 ***


Harry quella mattina venne svegliato in una maniera ormai dimenticata. 

Venne ricoperto da leggeri e soffici baci su tutto il viso, la mascella e il collo. Non aprì subito gli occhi per godere di quella sensazione che non provava da tempo. 

"Amore" mormorò Louis "è ora di svegliarsi" 

Il riccio allora allungò le labbra in un sorriso ed emise un verso incomprensibile. Aveva quasi ventisette anni, ma amava ancora essere coccolato. Come quando era un bambino. Infatti spesso, mentre sua madre stava seduta sul divano a guardare qualche programma trash, lui -dopo aver finito i compiti- le si avvicinava e le si accoccolava sul petto, richiedendo carezze sulle braccia e baci sulla fronte. Fortunatamente Louis non gliele aveva mai fatte mancare, ma ultimamente scarseggiavano a causa della sua mancanza momentanea.

Il più grande, notando che suo marito gradiva le sue attenzioni, si allungò ancora di più sul suo collo e cominciò a mordicchiarlo. Per un attimo a Louis sembrò di sentire delle fusa. Portò quindi una mano sotto la maglia del pigiama di Harry e gli accarezzò la pancia, salendo sempre di più sugli addominali e poi sul petto. 

"Amore" sussurrò ancora, baciandogli subito dopo le labbra che, di prima mattina, si coloravano sempre dello stesso colore delle ciliege.

Harry allora, in uno scatto, aprì gli occhi e capovolse la situazione, portando Louis sotto di sé. Gli baciò le labbra fini e sorrise. "Buongiorno, amore!" esclamò entusiasta.

Louis aveva sempre avuto un debole per gli occhi di Harry e quella volta erano di un verde così limpido che il liscio ci poteva affogare e non uscirne più. Anni prima era stato rapito proprio da questi e aveva appurato che il detto 'gli occhi sono lo specchio dell'anima' fosse così vero:  Harry si era dimostrato infatti una persona generosa ed altruista, sempre disposta a correre in aiuto di chi ne ha bisogno.

"Ciao" sussurrò Louis, baciandogli il naso.

Sembriamo due ragazzini! 

Ma loro due, insieme, si sentivano sempre due ragazzini.

"Ben svegliato" continuò Louis.

"Ho dormito tanto?" chiese Harry, mentre si lasciava andare sul petto di Louis, accostando l'orecchio proprio sul suo cuore.

"Il giusto necessario per osservarti dormire, farti trovare la colazione e riuscire a svegliarti dolcemente"

"Che bravo maritino che ho" Harry gli baciò il petto da sopra il tessuto della maglietta e strinse il busto del più grande tra le sue braccia, proprio come un koala fa con una pianta di bambù. 

Pochi minuti dopo si ritrovarono tutti, compresi i bambini assonnati, in cucina sul cui tavolo stava una busta di carta chiusa. L'odore dei cornetti alla crema raggiunse le narici di Harry che sgranò gli occhi dalla felicità.

Louis allora aprì la busta e "Tadaaaà"disse sorridente, mostrando il contenuto.

"Era da tempo che non mangiavo cornetti alla crema!" esclamò Harry raggiungendo la sua sedia per sedersi e prendere uno dei cornetti. I bambini lo seguirono con lo stesso entusiasmo e iniziarono a mangiare.

"Papà," iniziò Matt, dopo aver ingoiato ciò che stava masticando "quando mi porti a vedere una tua partita?" chiese. Harry si premurò di pulirgli le labbra ricoperte di zucchero a velo.

"Spero presto" rispose il liscio, sorridendogli.

"Anche io voglio venire con voi!" urlò Sky, alzando un ditino.

"Certo, tesoro. Vi porterò tutti"

"E andremo di nuovo al Mc Donald's?" domandò speranzoso il bambino.

"No" - "Sì" risposero contemporaneamente Harry e Louis, ricevendo delle occhiate confuse dai bambini.

"Haz," cantilenò Louis "è solo per una volta. Non muoiono mica!" 

"Quelli del Mc Donald's sono stati denunciati dopo aver trovato dei vermi dentro i nuggets" Harry diede voce ai suoi pensieri, riportando ciò che avesse letto qualche giorno prima su internet.

Sky fece una faccia schifata "Bleh!" scuotendo la testa.

"Amore," Louis gli poggiò una mano sulla spalla "loro non mangiano le crocchette di pollo. Sta' tranquillo. Cosa potrà mai esserci dentro ad un toast se non prosciutto e formaggio?" sorrise, cercando di togliergli i pensieri negativi dalla testa. 

Harry sbuffò e annuì, rassegnandosi, perché quella sarebbe sempre stata una battaglia persa. Louis, vedendo il broncio di suo marito, portò l'indice sotto il mento permettendo così ad Harry di guardarlo dritto negli occhi. Poi Louis si avvicinò e gli baciò le labbra. "Il giorno dopo potremmo mangiare verdure se vuoi" continuò divertito Louis, ricevendo un pugno sulla spalla.

Vennero interrotti dal suono di un cellulare. I due adulti si guardarono in faccia, cercando di capire di chi fosse la suoneria e poi Louis indicò Harry "E' tuo"

Harry sbuffò, non volendosi alzare, e annuì "Vado a rispondere"

Quindi uscì dalla cucina e tornò in camera da letto. "Pronto?" rispose senza vedere il mittente.

"Harry? Sono Xander" rispose il ragazzo dall'altra parte.

"Hey, Xander. Ciao!" 

"Scusami se ti disturbo a quest'ora, ma è urgente" dal suo tono di voce sembrava abbastanza preoccupato.

"Che è successo? Stai bene?"

"Certo, il problema non sono io" prese un respiro profondo "Hai presente il set fotografico che abbiamo fatto per Gigi Hadid?" chiese impaziente.

"Certo, quel meraviglioso set fotografico" sorrise Harry, annuendo e ricordando esattamente il giorno. Aveva avuto l'occasione di incontrare quella ragazza di cui tanto si discuteva su internet e nelle riviste di moda. Lo shooting che avevano fatto non era per nessuna casa di moda, semplicemente la famiglia della modella voleva avere un ricordo del loro viaggio a Londra. Si erano divertiti un sacco quel pomeriggio e la modella americana si era rivelata davvero simpatica e alla mano.

"Sì, proprio quello..." ci fu silenzio "Le foto sono sparite, si sono cancellate dal computer" 

"COSA?!" urlò Harry, sgranando gli occhi. "Dimmi che stai scherzando!"

"No, Harry" sospirò pesantemente "Purtroppo sono serio" Il riccio si portò le mani fra i capelli e rimase a bocca aperta. Xander continuò a parlare "Dovevo spedire le foto domani pomeriggio e adesso non so più cosa fare" mancava poco e sarebbe scoppiato a piangere a causa del nervosismo e dall'ansia.

"Sei in ufficio?" chiese Harry. Xander rispose in modo affermativo e "Dammi dieci minuti e sono lì da te" disse, avvicinandosi al grande specchio che aveva di fronte per dare una controllata al suo abbigliamento: doveva affrettarsi a cambiare il pigiama e mettere uno dei suoi soliti completi formati da camice strane, skinny jeans neri e stivaletti.

Chiusero la chiamata contemporaneamente e, una volta cambiato, scese giù.

"Hey, Harry... io ed i bambini abbiamo deciso di andare al parco" lo avvertì Louis, parlandogli col sorriso.

"Scusatemi, ma non posso" rispose agitato.

"Che è successo?"

"C'è stato un problema al lavoro ed io devo raggiungere Xander" 

"Ah" il sorriso sparì dalle labbra di Louis evidentemente deluso "Ma oggi hai il giorno libero" ricordò.

"Lo so, in teoria è così, ma davvero" scosse la testa "è importante! Usciremo domani, ok?" si avvicinò ai bambini per stampare un bacio in fronte e a Louis sulle labbra. "Scusatemi!" ripeté ed uscì, chiudendo la porta.  

"Okay," sussurrò "bambini, andate a cambiarvi così usciamo"

"Non voglio più uscire" rispose imbronciata Skylar, che scese dalla sedia e con il muso lungo salì su per le scale per chiudersi in camera sua. La bambina voleva evidentemente uscire con entrambi i suoi papà, passare una giornata tranquillamente insieme, andare al parco giochi, divertirsi fino a stancarsi e magari farsi portare sulle spalle di papà Harry mentre ritornavano a casa. 

Matt sbuffò e abbassò lo sguardo. "Potremmo giocare in giardino" propose Louis.

"Ma c'è freddo fuori" borbottò Matt, facendo spallucce e scendendo anch'egli dalla sedia per andare in salotto. Louis lo sapeva che quella non fosse la vera motivazione.

Quindi il liscio pulì il tavolo gettando nel cestino le cartacce e si sedette su una sedia pensando ad un modo per togliere il broncio ai suoi figli.

 

-

 

Tre ore dopo si ritrovavano in salotto: Matt indossava una maschera nera e verde appartenente a qualche strano mostro e Sky stava a cavalcioni sulla schiena di Louis, messo invece a quattro zampe nell'intento di simulare un nobile destriero pronto a scappare dal mostro cattivo e salvare la principessa. 

Louis non sapeva come aveva fatto a convincere i suoi figli. Aveva semplicemente detto loro di avere in mente un gioco geniale, che potevano farlo tranquillamente senza papà Harry e che si sarebbero divertiti. Così era stato.

"Principessa, la porto in salvo!" urlò Louis, cominciando a gattonare avanti e indietro per il salotto.

"Il mostro ci insegue" urlò Sky in risposta, indicando suo fratello.

"Niente paura, mia principessa" la fece salire sul divano e, senza farsi vedere da Matt, prese uno dei cuscini, si voltò e colpì il bambino in pieno petto. Il piccolo simulò una caduta e fece finta di morire -con tanto di lingua fuori dalla bocca.

"Siiii," esultò Sky, in piedi sul divano "l'hai sconfitto!" e saltò in braccio a Louis, abbracciandolo forte e stampandogli tanti baci sulla faccia. Poi risero tutti insieme.

"Io adesso ho fame" borbottò Matt, toccandosi la pancia e togliendosi la maschera. Louis controllò l'orario sul suo cellulare.

"Adesso vado a preparare qualcosa, voi andate a lavare le mani" i bambini annuirono e sparirono dalla vista di Louis.

 

A Haz♥ (12:30) - Hey, torni per pranzo?

 

In attesa di una risposta, Louis si diresse in cucina per cucinare degli spaghetti al ragù. Sua madre aveva una passione per la cucina italiana e da bambino glieli cucinava sempre. Perciò prese una pentola, la riempì d'acqua e la mise sul fuoco. Nel frattempo tornarono i bambini a cui Louis chiese gentilmente di apparecchiare la tavola. Non l'avesse mai fatto.

"I piatti li voglio mettere io" esclamò Skylar, portando le mani sui fianchi.

"No, ormai li ho presi io" ribatté Matt.

"No, falli mettere a me" urlò la bambina, sbattendo un piede a terra.

"No"

"Sì, invece"

"No!"

"Papaaaà!" 

Louis si voltò e "Bambini, smettetela. Sky, tu metti questi a tavola" disse, prendendo le forchette "Queste sono più importanti" le fece un occhiolino e la bambina sorrise annuendo.

E anche stavolta aveva evitato una tragedia.

Da Haz♥ (12:40) - No, non torno. Scusami. 

Louis lesse il messaggio e si morse il labbro. Quello doveva essere il primo giorno che dovevano passare insieme, e invece...

 

Quando Harry rientrò in casa erano le dieci di sera passate. I bambini già dormivano e Louis stava sdraiato sul divano a guardare una partita e a commentarla con Niall tramite messaggi. 

"Hey" mormorò Harry, stanco della giornata appena trascorsa. 

Louis si voltò di scatto "Finalmente sei tornato" esclamò.

Il riccio annuì, gettandosi a peso morto sul divano "I bambini dormono?" 

"Sì, sono andati a letto da poco" rispose " Ti ho preparato la cena"

Harry corrugò la fronte assumendo un espressione carica di scuse "Ho già cenato fuori, scusami"

Quante volte si è scusato oggi?, pensò Louis.

C'era rimasto male. "Oh... va beh, non fa nulla" rispose invece. 

"Scusami scusami scusami" si avvicinò a Louis, prese il suo viso tra le mani e gli stampò un bacio.

"Non importa, davvero" cercò di sorridere e di metterci una pietra sopra. "A lavoro, piuttosto, è andato tutto bene?"

"Fortunatamente sì. Andiamo a letto?" 

Così si diressero in camera: Louis si mise sotto le coperte, aspettando suo marito che invece stava davanti l'armadio intento a togliersi la maglietta.

Una suoneria squarciò il silenzio nella stanza. "Ti è arrivato un messaggio" avvertì Louis.

"Puoi vedere tu chi è? Devo andare in bagno" rise. Allora il liscio allungò la mano per prendere il cellulare del marito, sbloccò lo schermo, visualizzò il messaggio e non appena lesse sgranò gli occhi.

 

Da Xander (23:00) - E' stata la miglior scopata della mia vita! xx 

 

"Allora? Chi era?" chiese Harry, rientrando in camera a petto nudo.

"Mi fai schifo..." sussurrò Louis, mostrandogli il messaggio.

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Capitolo 40
*** 40 ***


Harry aggrottò le sopracciglia non capendo cosa volesse dire Louis.

Era impazzito di colpo?, pensò. Così si avvicinò per prendere il suo telefono.

"È questo il motivo per cui ti sei scusato tutto il giorno? È per questo che sei stato fuori fino a tardi?" Louis si mise seduto, con la schiena poggiata sulla spalliera del letto osservando con occhi freddi il ragazzo di fronte.

"Che stai dicen-" Harry si bloccò appena lesse il messaggio e sgranò gli occhi. "Oh mio Dio" sussurro più a se stesso, portando una mano davanti la bocca. Se si fosse trovato in un'altra situazione si sarebbe messo a ridere perché, insomma, era a conoscenza del rapporto che ci fosse tra Xander ed il sesso. Magari sarebbe andato a lavoro e lo avrebbe preso in giro. Ma quello non era il momento adatto.

"Stai dubitando di me?" chiese quindi, lanciando il telefono sul letto con quella grazia tipica di Harry.

"Beh, cosa dovrei fare di fronte a questo messaggio?" chiese retoricamente "Dio mio, i bambini ci volevano insieme," iniziò "sono uscito fuori di testa per farli divertire, ho cucinato per loro, ho evitato due litigi, gli ho promesso che saresti tornato presto... Mentre tu eri con quello lì!" indicò un punto indefinito con un'espressione indecifrabile sul viso.

"Quello lì si chiama Xander!"

"Non mi interessa" mormorò seccato, Louis. "Potrebbe chiamarci anche pincopallino, ma tu sei andato a letto con quel tizio"

"Sembra che le situazioni si siano ribaltate..." osservò Harry, con una punta di sarcasmo. "Capisci cosa ho passato io in questi anni, Lou?"

"Non cambiare argomento, Harold"

Harold.

Ahi. Era seriamente incazzato.

"Pensi che io possa tradirti, Lou?" chiese ancora con molta calma, avvicinandosi al letto e sedendosi, mettendo Louis in serie difficoltà e cercando di farlo ragionare per evitare uno di quei loro grandi litigi. Perché Harry era davvero esausto di litigare con Louis. 

"Io- Non lo so..." rispose torturandosi le mani.

"Dio mio, stai dubitando!" Harry alzò la voce di un'ottava, non badando ai bambini che dormivano nelle stanze accanto. "Pensi che io sia andato a scopare con il primo che capita" continuò, sbalordito. "Non ci posso credere" mormorò. Si alzò poi dal letto e iniziò a fare avanti e indietro. "Io" sottolineò "Io che per te morirei, Louis. E non è una frase così tanto per dire" portò le mani in aria. "Lo farei davvero. Cosa ti porta a pensare che io possa tradirti? Spiegami perché non capisco"

Louis distolse lo sguardo e lo portò sulle sue ginocchia che in quel momento erano unite al suo petto "Il fatto è che... ci sta" si sentì così fragile all'improvviso, incapace di reagire. "Io non ci sono mai, magari ti sei sentito trascurato" mormorò con un filo di voce, torturandosi le dita delle mani. "La colpa è solo mia se mi hai tradito... me lo merito"

Harry si voltò verso di lui e in quel momento gli sembrò un tenero bambino. Louis si sentiva in colpa e no, non doveva assolutamente pensare quelle assurdità. Harry non sarebbe mai andato a letto con nessun altro se non con Louis, perché si era donato completamente a lui e non sarebbe stato così stupido tanto da sfogarsi con un uomo qualsiasi. Al massimo avrebbe usato una foto di Louis e la sua mano amica. Niente di più.

Sentendo quelle parole, Harry sgranò gli occhi e scosse la testa "Cosa stai blaterando?" 

"Solo la verità... è colpa mia" 

Harry si intenerì e gli si avvicinò, poggiando le mani sulle ginocchia del più grande. "Lou, io non ti ho tradito" Louis alzò lo sguardo verso di lui con quei suoi occhi da cerbiatto "Non logorarti la testa con questo pensiero"

"E allora quel messaggio-"

"Non butterei all'aria anni di matrimonio, Lou" portò una mano sul suo viso, accarezzandoglielo e asciugando una lacrima che improvvisamente era scesa giù lungo la guancia. In realtà, Louis si mostrava sempre forte, per non essere giudicato. Tutti lo consideravano come un uomo in carriera, sempre sulla cresta dell'onda, disponibile ad intraprendere nuovi progetti con entusiasmo e passione. Però ci sono momenti in cui ci si deve fermare, ripercorrere ogni singolo attimo della propria vita e mostrare quel lato nascosto, che molti non conoscono. Ed è proprio quello che aveva fatto Louis in quei pochissimi minuti: aveva fatto crollare i singoli mattoncini di quel muro che si era costruito per nascondersi e non mostrarsi debole; si era messo a nudo dopo la consapevolezza della possibilità di perdere Harry. Ma sono proprio queste debolezze a rendere le persone migliori e paradossalmente più forti. 

Si sentiva così stupido, però.

"Allora spiegami" se ne uscì Louis, dopo attimi di silenzio. Tirò su col naso e si affrettò ad asciugare le lacrime che non smettevano di uscire dai suoi occhi.

"Quel messaggio era sicuramente per un'altra persona speciale per Xander" spiegò molto semplicemente.

"Non ci credo..."

"Se vuoi lo chiamo e vedi che sto dicendo la verità" Louis allora annuì ed Harry impugnò nuovamente il suo cellulare, cercando il numero di Xander per poterlo chiamare.

Dopo tre squilli, il ragazzo rispose ed Harry mise subito il vivavoce. "Pronto?" stava evidentemente dormendo.

"Xan? Sono Harry. Scusami se ti chiamo a quest'ora..."

"Harry? E' successo qualcosa?" 

Louis stava lì, ad osservare la scena in silenzio. "Vorrei solo ucciderti" rise il riccio, scuotendo la testa.

"Che ho fatto?" chiese confuso.

"Credo tu abbia sbagliato a inviare un messaggio e stavi per mandare all'aria anni di matrimonio" rispose sarcastico.

"Cos- Non capisco... oh, aspetta" sgranò gli occhi e il fiato gli si fece improvvisamente corto non appena si rese conto della situazione. "Non mi dire che- Oddio, doveva essere per Harvey. Che figura!"

Harry scoppiò a ridere e guardò suo marito "Lou pensava che fossimo stati insieme e ha dato di matto"

"No no no, di' a Louis che non deve preoccuparsi. Non ti sfiorerei nemmeno con un dito"

"Gli ho detto che il messaggio era per un ragazzo speciale, ma non mi ha creduto"

"Non chiamarlo in quel modo, ti prego" Harry poté immaginarselo con le guance imporporate per l'imbarazzo. 

"Suvvia, non fare il timido. Lo so che per te è importante quel ragazzo" rise Harry, canzonandolo. 

Louis sentendo quella discussione sentì improvvisamente di aver fatto la più grande figura di merda. Aveva dubitato del suo Harry e l'aveva accusato di tradimento. Poteva iniziare a scavare una fossa e sotterrarsi. Lì, adesso.

"Sei stressante, Har" disse con un tono scherzoso, dando spazio poi a una risata. "Comunque se ci sono problemi con Louis, davvero, posso parlarci io"

Harry cercò gli occhi di Louis che erano coperti dalle sue mani e scosse la testa "No, tranquillo Xan... Però tu la prossima volta, controlla il destinatario, okay?"

"Sissignore" rise e sbadigliò "Ci si vede lunedì"

"Buonanotte Xan" chiusero contemporaneamente la chiamata ed Harry poggiò il cellulare sul comodino.

Notando il silenzio di Louis anche dopo quella breve chiacchierata, sorrise percependo l'imbarazzo e si lanciò su di lui, abbracciandolo. Lo riempì di baci e cercò di togliere le mani dal viso. "Lou?" lo chiamò.

"Louis non c'è in questo momento, riprova più tardi" 

"Stupido, guardami" Louis lo ascoltò e incontrò nuovamente quel verde che tanto amava. "Adesso ti sei convinto?"

"Scusami, Haz!" circondò il suo collo con le proprie braccia e gli lasciò sopra un bacio delicato. "Non era mia intenzione dubitare di te," piagnucolò "ma la paura che ho di perderti è così tanta" 

"Lou, tu non mi perderai mai" gli accarezzò le guance "Ti ho sposato, abbiamo due bambini meravigliosi ed io ti amo così tanto, Boo, proprio come la prima volta"

"Dio mio, cosa ho fatto per meritarmi un ragazzo, un marito come te al mio fianco?" scosse la testa incredulo e si sbilanciò per lasciargli un dolce bacio sulle labbra. "Ti amo tanto anche io"

Harry morse il labbro inferiore di Louis, dando il via ad un bacio che di casto non aveva nulla. Si spinse sopra di lui permettendo al più grande di poggiare la schiena sul materasso. Harry, per non gravare sul corpo di Louis, si tenne su con le braccia, mentre lui continuava a baciargli il collo e il petto scoperto. Salì nuovamente a baciare le labbra e guardò gli occhi azzurri di Louis. "Adesso dormiamo?"

Il più grande annuì e il riccio, sorridente, dopo aver stretto il corpo di Louis tra le sue braccia per confortarlo, "Buonanotte, Lou" disse.

"Harry?" chiamò dopo pochi minuti di silenzio.

"Dimmi"

"Mi sembra simpatico quel tizio

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Capitolo 41
*** 41 ***


Fortunatamente, i giorni a seguire furono abbastanza tranquilli. La mattina, Harry si svegliava presto per andare a lavorare; preparava la colazione per la sua amata famiglia e lasciava un bacio ai suoi figli ed uno a Louis prima di andare via. A mezzogiorno tornava a casa, dove trovava già il pranzo pronto -fortunatamente niente di bruciato- e la tavola apparecchiata; i bambini lo attendevano impazienti, già seduti ai loro posti. Dopo un breve riposino pomeridiano, in cui i piccoli ultimavano i loro compiti e i due coniugi si coccolavano sul divano, uscivano per fare una passeggiata al parco.

Quello era un pomeriggio di quelli. In realtà, il loro pomeriggio di divertimento si era concluso e stavano tornando a casa.

"Papi, mi porti sulle spalle?" chiese Skylar, tirando la giacca di Harry per richiamare l'attenzione.

"Certo, piccola, vieni qui" Harry tese le braccia e portò la sua bambina sulle spalle. "Va bene così?"

"Sì, grazie!" esultò, poggiando le mani sulla testa di Harry.

Ad un tratto Matt corse verso un punto impreciso e Louis si allarmò "Matt, torna qui, dove vai?" lo inseguì e vedendo il bambino accovacciarsi "Che succede?" gli chiese.

"Gatto... non avere paura"

Louis si affacciò e notò un dolce e tenero gattino dietro ad un cespuglio. Era bianco con delle grandi macchie grigie, li guardava con grandi occhioni verdi, sembrava infreddolito, tremava ed era molto magro.

Harry si avvicinò e "Non toccatelo". La sua indole protettiva uscì fuori e osservò quel gatto che, sentendo le urla di Harry, si accucciò ancora più in se stesso.

"Papà, non urlare! Lo fai spaventare così!" lo rimproverò Matt. "Ti sei perso, gattino?" continuò, "Vieni qui, non ti faccio niente"

Il gatto non si mosse nemmeno di mezzo millimetro e chiuse per un attimo gli occhi. Matt gli si avvicinò ancora di più e riuscì ad accarezzarlo. "Papà, possiamo portarlo a casa?" chiese, facendo gli occhi dolci.

"Sì, dai papà! Portiamolo a casa"

"Non possiamo" rispose Harry "Resterebbe da solo durante il giorno"

"Ma non possiamo lasciarlo qui, muorirebbe"

Louis rise per l'errore fatto da sua figlia, ma non disse nulla. " Ha ragione, portiamolo a casa"

Harry sbuffò "Poi dovrò badarci io, come sempre" borbottò.

"No, papà!" disse Matt "Posso farlo io"

Harry tentennò e ci pensò un attimo. Lui e Louis non avevano mai progettato di avere un animale domestico, semplicemente perché già avevano i loro due figli a riempirgli le giornate. "Me lo prometti?"

"Sì sì sì sì" rispose felice. Allora Harry annuì e i bambini esultarono. Quindi Matt prese in braccio il gatto e cercò di coprirlo con il suo giubbotto per non fargli prendere più freddo. 

"Però quando torniamo a casa corri a lavare le mani, ok?"

Il bambino annuì distratto, troppo preso dal piccolo cucciolo che teneva tra le sue braccia.

Quando tornarono a casa, la prima cosa che fece Louis fu cercare uno scatolone o una cesta e una vecchia coperta, in garage, dove poter far riposare il cucciolo. Harry, invece, con l'aiuto dei suoi figli, riempì una piccola bacinella d'acqua calda e prese una spugna, la bagnò e la passò pian piano sul corpo del micino, per lavarlo e nel frattempo riscaldarlo. Sembrò apprezzare quelle attenzioni tanto da emettere un leggero miagolio che scaturì una serie di "aww" da parte della famiglia Tomlinson-Styles.

"È davvero adorabile" se ne uscì Harry dopo poco, mentre Louis e i bambini giocavano con il cucciolo sul tappeto del salotto. In un'altra occasione magari avrebbe dato di matto affinché non sporcassero quel meraviglioso tappeto, ma per quell'occasione fece un'eccezione e cercò di godersi il momento. Non seppe stabilire chi fosse il cucciolo tra loro quattro. Louis sembrava essere tornato un bambino: prendeva quel gattino tra le mani, lo faceva accoccolare sulla sua pancia e lo riempiva di carezze e grattini; i bambini, d'altro canto, stavano accanto al loro papà, con la testa poggiata sulle sue spalle, attenti ad osservare quel gattino piccolo ed indifeso che d'ora in poi sarebbe diventato il loro primo animale domestico.

"Già, è bellissimo" esclamò Sky entusiasta.

"Come lo chiamiamo?" chiese Louis.

"Fuffi" urlò Matt provocando le risate dei suoi papà.

"No, piccolo. Quello è un nome per cani" ci fu silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. "Chiamiamolo Dusty!" continuò dopo un poco Harry, sgranando gli occhi dalla felicità.

"Dusty, mi piace" batté le mani Skylar, annuendo energicamente, ricevendo poi i consensi di tutti.

"Perfetto!" Harry uscì dalla tasca dei suoi jeans il cellulare, si avvicinò, chiamò Dusty per guardarlo e scattò una foto. Quella sarebbe andata direttamente sul suo blog!

"Date il benvenuto a Dusty in casa Tomlinson-Styles. Non è adorabile? x"

 

"Hey, adesso non è che mi rimpiazzi con Dusty?" chiese Harry fintamente imbronciato, incrociando le braccia al petto e guardando fisso Louis. Avevano da poco finito di cenare, il gattino si era saziato con latte e pane e poi si era addormentato sopra una coperta calda, dentro una cesta enorme. Louis aveva dedicato un sacco di attenzioni a Dusty tanto che Harry si era quasi ingelosito.

Era da stupidi ingelosirsi.

"Ci sto facendo un pensierino" ci pensò su, Louis, ricevendo un'occhiata. Si sbarazzò della maglietta e gattonò sul letto per avvicinarsi ad Harry e baciargli il naso "Scherzo," sorrise "ce l'ho già un adorabile gattino" disse, baciandogli poi le labbra a stampo "e quello sei tu, sempre e solo tu"

Harry quindi, sentendo quelle parole, sorrise e cercò di improvvisare delle fusa. "Allora questo gattino richiede coccole dal suo padrone" si morse le labbra.

"Sono felice di concedergliele" gli fece l'occhiolino e salì su di Harry, mettendosi a cavalcioni sul suo bacino. Il riccio distese le gambe e portò le sue mani sui fianchi nudi di Louis, accarezzandoli.

Quest'ultimo sfiorò, con le labbra, la pelle candida e morbida del collo di Harry, lasciando una serie di baci lenti ed umidi. Il riccio chiuse gli occhi ed inarcò il collo, emettendo dei gemiti che fecero venire i brividi a Louis. "Questo micino è troppo vestito" mormorò, infilando le mani sotto la maglia del pigiama per sfilarla a poco a poco, lasciando il riccio a petto nudo.

"Meow" disse Harry divertito, guardando intensamente Louis negli occhi. Il liscio rise e continuò a baciarlo, scendendo sui pettorali e indugiando con la lingua sui suoi capezzoli. Harry respirò pesantemente e infilò le mani tra i capelli morbidi di Louis, che nel frattempo era sceso a baciare la pancia, provocando un lieve solletico in Harry. Si scostò per abbassare i pantaloni e toglierli definitivamente, buttandoli dall'altra parte del letto insieme alla maglietta. Si tolse anche i suoi e tornò a cavalcioni sul bacino di Harry, facendo scontrare le loro intimità lievemente pronunciate.

Louis iniziò a muoversi su e giù, portando nuovamente le labbra su quelle del riccio che "Sei così eccitante" mormorò, mordendogli il labbro inferiore e approfondendo di più il bacio: le loro lingue si cercavano, si rincorrevano e alla fine si accarezzavano come se fosse la prima volta.

"Tu lo sei di più," rispose Louis, con le labbra umide e ormai più rosse del solito "mi fai impazzire" sussurrò, facendo venire la pelle d'oca ad Harry.

Travolto dal piacere e dalla voglia sempre più crescente di sentire Louis dentro di sé, allungò le mani sui suoi boxer neri e li fece scivolare a terra, dando libertà al membro svettante di Louis. A quella vista, Harry si morse il labbro e sentì i suoi boxer farsi sempre più stretti e fastidiosi. "Ti prego" mormorò guardando nuovamente Louis negli occhi, che capì subito le sue intenzioni. Quindi tracciò una scia di baci caldi e provocanti lungo il suo torace, arrivando all'elastico dei boxer; con i denti li tirò giù, fino alle caviglie, aiutandosi con le mani, e poi strinse una coscia di Harry che "Tu mi stai facendo impazzire" disse tra gemiti e respiri pesanti.

Louis sorrise tra un bacio e l'altro e poi si soffermò a guardare Harry, travolto dal piacere. Impugnò il proprio membro, mentre con la bocca inglobò quello del suo compagno: fu una sensazione bellissima sentirlo fremere sotto le sue labbra e sentire i muscoli della coscia tendersi sotto la sua mano ad ogni spasmo di piacere.

Erano entrambi al limite, ma si promisero mentalmente di non raggiungere l'orgasmo come due verginelli.

Allora Louis portò due dita dentro la bocca di Harry per umidificarli e pensò di poter venire solo con quella vista: le labbra piene, rosse e umide di Harry mentre succhiavano le dita di Louis. Wow.

Avvicinò poi le dita all'apertura del riccio e lo penetrò senza avviso. "Ahh, Dio, sì" mormorò , mentre Louis baciava l'interno coscia e muoveva le sue dita. Ne aggiunse un terzo ed Harry alzò il bacino, assecondando i movimenti di Louis.

Con gli occhi più scuri e lucidi dal piacere, alzò il suo busto dal materasso e raggiunse le labbra di Louis per baciarlo quasi aggressivamente e vogliosamente. "Hey, tigre" sussurrò Louis, con un sorriso sornione in viso. Harry non era solito diventare aggressivo quando facevano l'amore

"Ti prego, Lou" disse disperatamente. Aveva bisogno di sentirlo dentro di sé, subito.

Come se Louis gli avesse letto nel pensiero, le dita vennero sostituite dal suo membro che affondò nelle carni strette e calde del riccio. Iniziò una serie di spinte, sempre più veloci e crescenti.

Le loro teste si svuotarono improvvisamente e i gemiti sembrarono ovattati e lontani; c'erano solo loro in quel momento: occhi negli occhi, i loro profumi mischiati e i loro corpi stretti l'un l'altro. 

A Louis sembrò quasi mancargli il respiro tanto era forte la voglia di lui e si abbassò, baciandolo, quasi come se le labbra di Harry fossero una fonte vitale, ossigeno per i suoi polmoni. Il più piccolo portò le mani dietro il collo di Louis, per avvicinarlo ancora di più... voleva sentire la sua pelle calda e sudata unita alla propria.

Harry raggiunse il limite riversando il suo liquido sulla sua pancia ed ansimò sulle labbra di Louis, inarcando la schiena: quella vista per il liscio fu davvero l'apice del piacere. I suoi muscoli si irrigidirono e tremò, riversandosi dentro Harry pochi secondi dopo. Leccò via ogni singola macchia dalla pancia del riccio e baciò le sue labbra, mischiando così i loro umori.

Ansimanti e stanchi, si stesero l'uno accanto: Louis a pancia in giù mentre accarezzava il petto di Harry che guardava verso il soffitto. "Il mio gattino è soddisfatto?" sussurrò, avvicinandosi e baciando la spalla di Harry, che si voltò di fianco per poter guardare il suo amato.

"Dio, sì, più che soddisfatto" sorrise, mettendo in mostra le sue fossette. Intrecciarono le loro gambe e portarono le coperte sui loro corpi nudi. Louis decise di coccolare ancora Harry e iniziò a fargli i grattini sul braccio. "Quanto ti amo!" mormorò il riccio, baciando le labbra di Louis.

"Ti amo anche io" rispose il più grande, abbracciandolo ancora di più e cadendo tra le braccia di Morfeo, cullato dai respiri caldi e profondi di Harry. 

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Capitolo 42
*** 42 ***


"Devi per forza partire?" si lamentò Harry, aggrappando le sue mani sui fianchi di Louis e avvicinandolo di più al proprio corpo.

Quelle due settimane erano passate così in fretta che era giunto per Louis il giorno del ritorno a Los Angeles.

"Purtroppo sì," rispose Louis, mettendo su un'espressione triste "Devo ricominciare ad allenarmi per la prossima partita" si morse il labbro "Anzi il coach è stato parecchio buono con me" rise, seguito da Harry, che annuì e gli passo le mani sulla maglietta per stirarla.

"Hey, Tommo! Quando si parte?" e poi c'era Niall, il solito guastafeste. Finalmente per lui, era giunto il momento di partire per Los Angeles insieme al suo migliore amico per poter avere il privilegio di giocare con uno dei suoi idoli. Ma questo non gli dava il diritto di rovinare gli ultimi istanti tra Louis ed Harry.

"Niall, ti odio" borbottò Harry lanciandogli un'occhiata che se avesse potuto l'avrebbe ucciso.

"Ti voglio bene anche io, riccio" disse, dandogli una pacca sulla spalla provocando uno sbuffo da parte di Harry.

"Niall, se sparisci partiamo tra pochi minuti" si intromise Louis.

"Okay okay, basta che non mi bullizzate più" alzò le mani in aria "Torno dai miei bellissimi nipotini... almeno loro mi apprezzano" disse con un tono risoluto e si avvicinò ai due bambini che stavano giocando nel giardino con uno dei vecchi palloni di Louis.

"Se potessi ti porterei sempre con me" continuò il più grande, dopo attimi di silenzio. 

"Lo vorrei anche io, ma-"

"-ma non puoi per il lavoro ed i bambini, lo so" continuò la frase, sospirando e annuendo. Strinse le mani dietro il collo di Harry e lo baciò delicatamente, come se potesse sgretolarsi. "Ti amo"

"Ti amo anche io" sussurrò il riccio, sorridendo e baciandogli la guancia leggermente arrossata. Si sfiorarono il naso proprio come due eschimesi e si sorrisero a vicenda.

"Dio mio, siete così sdolcinati" borbottò Niall avvicinandosi nuovamente a loro. I due coniugi sbuffarono e alzarono gli occhi al cielo.

Che amico idiota che ho!, pensò Louis.

"Horan, sali in macchina o ti lascio qui!" quindi Niall abbracciò i bambini, salutò Harry e salì in macchina.

"Ciao, Styles!"

"Tieni d'occhio Louis" scherzò.

"Sarà fatto!"


 

-


 

Da quel giorno era passato un mese. Nonostante i due coniugi cercassero di mantenere vivi i contatti, a causa dei loro impegni e del lavoro sempre abbondante, si erano sentiti davvero pochissimo. Harry si divideva tra ufficio, studio fotografico e casa sua. A volte aveva la testa così piena di pensieri comprendenti i bambini, le varie bollette e i vari impegni per i photoshoot che, è brutto da dire, si dimenticava la cosa fondamentale: Louis. Quest'ultimo non si era trovato tanto meglio: gli allenamenti erano aumentati -stava pure rischiando di dimenticare il compleanno di Harry, ma fortunatamente i pochi neuroni nella sua testa funzionavano ancora-, Bruce pretendeva davvero tanto da Louis e a volte tornava casa così stanco che l'unica cosa che aveva intenzione di fare era stendersi a letto e dormire.

Si erano ripromessi di non rivivere la stessa situazione dei mesi precedenti, ma tutto remava contro di loro.

Quel giorno però Harry era a casa - era domenica, grazie tante - e sapeva che Louis avesse una partita che trasmettevano in diretta. Così si era organizzato con Niall, il quale era tornato una settimana prima da Beverly Hills davvero molto euforico. Aveva subito raggiunto casa Tomlinson-Styles per poter raccontare le tre fantastiche settimane passate insieme a Louis e a Robbie.

Ma tornando alla partita, Harry si era quindi organizzato con il biondo per vederla insieme, nel grande salotto. Avevano anche chiamato Liam e Sophia, che avevano contribuito alla serata portando una busta piena di bottiglie di birra, cocacola -per i bambini- e tanto gelato.

Erano seduti tutti sul grande divano ed erano sintonizzati sul canale che al momento stava trasmettendo una strana pubblicità.

"Papà sarà bravissimo come al solito" esclamò Matt, euforico.

Accanto a lui, Skylar impugnava una bottiglietta di coca e annuiva velocemente. "Sì, sarà più bravo degli altri e farà tanti goal" disse con un sorrisone. Era incredibile come l'amore dei bambini verso loro padre fosse così immenso così come la fiducia e la stima che riponevano in lui.

Tutti sorrisero nella stanza ed Harry con la coda dell'occhio vide Liam portare una mano sulla pancia di Sophia e accarezzarla delicatamente. Probabilmente non vedeva l'ora di tenere suo figlio -o figlia- tra le braccia e riempirla di coccole.

"Hey Soph," chiamò Harry "come va la gravidanza?"

 

La ragazza portò la sua mano su quella di Liam e sorrise. "Va tutto bene, se non fosse per quelle nausee mattutine" fece una smorfia.

"Già," annuì Liam "spesso si sveglia anche alle cinque" guardò preoccupato la sua ragazza, schioccandole poi un bacio sulla spalla scoperta a causa della felpa larga –che Harry suppose fosse di Liam.

"Sì, è davvero traumatico svegliarsi all'improvviso. Però la cosa bella è che tra una settimana ho la visita dalla ginecologa e finalmente sapremo il sesso del bambino" squittì dalla felicità.

La loro discussione venne interrotta dalle urla di Skylar "Ecco papà!" e indicò lo schermo della televisione. Infatti la trasmissione della partita era cominciata e tutti i giocatori delle due squadre erano già disposti su una linea orizzontale insieme agli arbitri. I telecronisti parlavano in sottofondo e ad un tratto lo schermo si divise in due: da una parte si vedeva lo stadio ripreso in tempo reale e dall'altra invece la formazione tecnica delle due squadre. "Stasera ci si aspetta molto da Louis Tomlinson, numero ventotto. Come sappiamo è la new entry nei Galaxy, ma ultimamente ha dimostrato grande tenacia in campo!" esclamò uno dei due telecronisti, dopo aver presentato la formazione dei Galaxy. Ed in quel momento inquadrarono proprio Louis che aveva il sorriso sulle labbra e una gamba piegata per lo streatching. Si guardava intorno emozionato e parlava con un suo compagno di squadra.

Quanto è bello!, pensò Harry.

"So cosa regalare a Louis per il compleanno" tutti si voltarono verso Niall improvvisamente, inarcando un sopracciglio.

"Cosa?" chiese quindi Harry, portando in bocca due noccioline.

"Un rasoio!" esclamò "Dannazione, sembra un barbone" e tutti scoppiarono a ridere, compresi i bambini intenti a mangiare una fetta di pizza margherita –che aveva gentilmente portato Niall.

 

La partita era cominciata da ben quindici minuti e nessuna delle due squadre aveva segnato ancora: la partita comunque era davvero ben giocata. In casa Tomlinson-Styles invece erano con l'ansia alle stelle, volevano ovviamente che la squadra di Louis vincesse e si sentivano spesso imprecazioni del tipo "Dai, cazzo!" che subito Harry faceva sparire con delle occhiatacce... insomma, c'erano i bambini!

Tutti tenevano gli occhi incollati alla tv, le bottiglie di birra quasi del tutto vuote, la pizza finita e poche noccioline dentro un cestino al centro del tavolino del salotto.

La situazione sembrava non cambiare, ma fu proprio quando tutti iniziarono a sbuffare che uno dei telecronisti si agitò, riportando l'attenzione di tutti verso lo schermo.

"Attenzione, cosa sta succedendo?" chiese uno dei due.

"Sembra ci sia uno dei giocatori del Galaxy steso a terra..." rispose l'altro, dal tono sembrava parecchio agitato "Sembra non riesca ad alzarsi"

Harry iniziò a sudare freddo, perché non inquadrano il campo?, si chiese.

Come se gli avessero letto nel pensiero, cambiarono inquadratura. Fu quando la telecamera puntò sul soggetto steso a terra che Harry sbiancò, gli mancò l'aria e sgranò gli occhi.

"Che è successo a papà?" chiese Matt spaventato indicando con un dito la televisione "Perché non si alza?" ma nessuno gli rispose, troppo scioccati dall'accaduto.

Dalla televisione non si sentì più nessun coro, gli striscioni vennero abbassati, ci fu improvvisamente silenzio e gli occhi dei tifosi erano puntati verso il campo. La telecamera inquadrò molti di loro che tenevano la mano davanti la bocca e gli occhi sgranati.

Ad untratto fecero vedere il replay a rallenty dell'azione accaduta. Praticamente un difensore della squadra avversaria per difendere la propria area, e quindi togliere la palla all'attaccante, aveva portato accidentalmente il piede sulla caviglia dell'altro. Louis, che era l'attaccante in questione, era caduto quindi a terra, con un'espressione più che sofferente in viso. L'intervento del difensore era stato così violento che la gamba si era piegata pericolosamente.

 

Mentre Harry guardava quelle immagini, infiniti brividi percorsero la sua schiena. "Perché non si muove?" chiese con pochissima voce. La gola sembrava essersi seccata di botto. Tutti i giocatori si misero in cerchio, attorno a Louis, ma tre dottori si fecero spazio tra di loro chiedendo di fare spazio e far respirare l'infermo.

"Uno dei dottori sembra parecchio agitato" esclamò dal nulla uno dei telecronisti.

"Sì," disse l'altro "dal bordo campo mi dicono che uno dei dottori continua a ripetere che Louis Tomlinson ha perso i sensi" continuò a dire, nello stesso momento in cui la telecamera dall'alto inquadrò uno dei dottori schiaffeggiare il viso incavato di Louis, il quale non accennava ad aprire gli occhi.

"Apri gli occhi, dannazione!" urlò Harry, con gli occhi lucidi. Nel frattempo un altro dottore si avvicinò portando con sé una bombola d'ossigeno. Arrivò anche una barella su cui poggiarono il corpo di Louis. "Niall, perché non si sveglia?" si voltò immediatamente verso il biondo e gli prese il braccio, agitandolo "Perché, Niall?"

Il biondo deglutì "L'impatto è-è stato brutale" spiegò.

"E' stato deciso di interrompere la partita a trenta minuti dalla fine" annunciò il telecronista.

"Io devo sapere come sta Louis!" Harry si alzò dal divano e corse a prendere il suo cellulare, ma nell'esatto momento in cui l'aveva sbloccato ricevette una chiamata da Jeff. Prese un bel respiro profondo e rispose. "Pronto, Jeff?" chiese con voce tremante.

"Harry!" lo chiamò.

"Ho visto ciò che è successo... Dimmi come sta Louis"

"Stiamo andando in ospedale" infatti Harry, concentrandosi di più, poté sentire il suono fastidioso e assordante delle sirene dell'autoambulanza."Devono fargli delle lastre e-"

"Si è svegliato?"

Jeff sospirò "No, ha perso conoscenza" mormorò.

"Ti prego Jeff, stagli accanto. Io prenderò il primo aereo disponibile e vi raggiungo"

"Va bene... ti chiamerò appena so qualcosa" si salutarono e Harry lasciò cadere una lacrima lungo la guancia. Respirò profondamente e tornò dagli altri, che trovò tutti in piedi, con sguardi preoccupati, in attesa di notizie.

"Allora?" chiese Sophia.

"Stanno andando in ospedale"

"Papi starà bene, vero?" domandò Skylar, come se fosse spaventata.

Harry le si avvicinò "C-Certo, tesoro" le lasciò un bacio tra i capelli. "Adesso andiamo a letto, mh?" era inutile far preoccupare i bambini.

"Dai a me, li porto io a letto" propose Niall, prendendo in braccio Skylar e la mano a Matt. "Tu nel frattempo bevi un bicchiere d'acqua per calmarti"

Harry annuì, ringraziandolo mentalmente. Sophia si precipitò ad abbracciarlo e gli accarezzò la schiena. "Andrà tutto bene, vedrai" mormorò, un po' insicura delle sue parole. 

 

-

 

Dopo quasi un'ora, riempita da sospiri pesanti e ansia, Harry ricevette un'altra telefonata da parte di Jeff. Rispose in fretta, sotto gli occhi dei suoi amici, senza aspettare neanche un secondo "Allora? Si è svegliato"

"Sì, fortunatamente. Ma adesso è sotto sedativi"

"Che è successo?"

"Il dottore mi ha spiegato che l'intervento da parte dell'avversario sulla caviglia di Louis è stato così violento che gli ha procurato la frattura scomposta della tibia, oltre che la perdita dei sensi"

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Capitolo 43
*** 43 ***


"Jeff!" chiamò a gran voce Harry, entrando nel reparto in cui Louis alloggiava momentaneamente.

Dopo aver appreso la notizia, la sera precedente, si era premurato di prenotare un volo last minute per Los Angeles: voleva vedere immediatamente il suo Louis. I bambini avevano insistito per andare con lui, ma Harry non glielo aveva permesso, chiedendo quindi a Niall se potesse badare loro per almeno un paio di giorni, il tempo di capire come sistemare la situazione con Louis. Perciò aveva messo alcuni maglioni, jeans, stivaletti e intimo in un borsone, aveva preso il portafogli e gli occhiali da sole e si era fatto accompagnare a Heathrow da Liam. Aveva quindi, poi, preso l'aereo e fatto circa undici ore di volo solo per assicurarsi che suo marito stesse bene. Ma in cuor suo sapeva che Louis non stesse affatto bene: Harry non se ne intendeva di fratture e cose simili, ma già solo la frase "frattura scomposta della tibia" metteva i brividi. 
Quando era arrivato in ospedale, quella mattina, aveva dovuto superare la calca di paparazzi che stava di fronte l'entrata principale per poter sapere in esclusiva qualsiasi tipo di notizia per riempire i loro stupidi giornali e siti di gossip. Tutti gli avevano chiesto come stesse Louis, ma Harry con la gentilezza che lo caratterizza ha detto loro di andare via e di lasciarli in pace.

"Harry!" l'uomo si alzò dalla sedia grigia su cui stava seduto fino a cinque secondi prima e andò ad abbracciare Harry. "Sei arrivato presto!"

Lui annuì "Come sta? Com'è andata l'operazione?" indicò la porta chiusa "Posso entrare?"

"Sì, puoi entrare. Tra un po' passerà il dottore..." lo informò ed Harry annuì, incamminandosi verso la stanza. Aprì la porta e venne investito immediatamente dal forte e fastidioso odore di disinfettante che lo fece subito sentire debole. Stupidi ospedali! Aveva sempre odiato quei luoghi.

Le pareti della stanza erano per metà azzurre e per metà bianche. C'erano due poltrone, due comodini e due letti, uno dei quali era occupato da Louis. Il ragazzo aveva le mani congiunte sul grembo e il viso rivolto verso la finestra, con lo sguardo perso chissà dove.

Harry tossicchiò per avvertire Louis della sua presenza, ma non bastò. Così si avvicinò al letto e poggiò una mano sulla spalla di Louis per riscuoterlo dai pensieri e quest'ultimo si voltò di scatto come spaventato. "Hey, sono io" sorrise rassicurante Harry.

Louis sembrò rilassarsi, ritrovando quel senso di familiarità dopo settimane, ma non sorrise "Haz..." aveva un broncio da far invidia a Matt quando gli veniva vietato di giocare alla playstation o di mangiare tante merendine. Aveva gli occhi lucidi ed Harry percepì la tristezza e la preoccupazione attraverso quelli. Il riccio gli prese la mano e intrecciò le loro dita in modo da far capire a Louis che lui ci sarebbe sempre stato, sarebbe stato al suo fianco anche in quella situazione e che l'avrebbero superata insieme. Guardò verso i piedi del letto e si accorse che la gamba destra di Louis fosse quasi interamente ricoperta dal gesso e tenuta appena in alto da un cuscino.  

Gli accarezzò i capelli e asciugò la piccola lacrima che aveva deciso di cadere giù dagli occhi di Louis. Harry non sopportava proprio vedere il suo uomo in quel modo, così si accovacciò per lasciargli infiniti baci sulla guancia per tranquillizzarlo: in quel momento non servivano affatto le parole, loro due parlavano con i gesti.

Il dottore però interruppe la loro intimità irrompendo nella stanza, tenendo in mano una cartellina blu, piena di fogli. "Salve," disse avvicinandosi e sistemando i suoi occhiali dalla scura montatura con un dito "io sono il dottor Morrison" strinse la mano ad Harry. "Lei è il compagno del signor Tomlinson?"

"Sì, sono suo marito" rispose serio. 

Il dottore annuì e "Potrei parlare con lei, da soli?" chiese, indicando il corridoio. Così Harry lo seguì, non prima di aver regalato un sorriso incoraggiante a Louis.

"Mi dica, com'è andata l'operazione? Mi può spiegare la situazione?" domandò, dopo essersi seduti su due sedie poco lontane dalla stanza. 

"Come credo le abbiano già detto, l'impatto è stato molto grave, l'arto si è gonfiato e si è evidentemente deformato," iniziò "quindi siamo dovuti intervenire subito applicando il gesso ricoprendo l'articolazione prossimale, il ginocchio, e quella distale, la caviglia, per immobilizzare correttamente la tibia" 

Harry annuì attento ad ogni singola parola. "Per quanto tempo deve tenere il gesso?"

"Non dovrebbe essere tenuto per un periodo superiore alle dodici settimane per evitare che la caviglia si irrigidisca gravemente" abbassò lo sguardo verso la cartella medica "Dopo ciò, il gesso deve essere sostituito da un tutore" 

"E dopo quanto tempo potrà tornare a camminare?" chiese Harry preoccupato.

"Non prima di un mese e mezzo-"

"Insomma, dottore," lo interruppe bruscamente "ciò che vorrei sapere io è se Louis tornerà a giocare" perché effettivamente era quella la cosa importante. Il calcio era molto importante per Louis e pensare che probabilmente non sarebbe tornato a giocare fece rabbrividire Harry.

L'uomo annuì "Per tornare a praticare un'attività sportiva è necessario attendere la calcificazione dell'osso che non avviene prima di trenta giorni, se non di più, e una completa riabilitazione. In ogni caso, signor Tomlinson, al giorno d'oggi vengono utilizzate ingessature e supporti che vanno ad immobilizzare l'arto per il periodo strettamente necessario alla formazione del callo osseo. Infatti, completato il processo di riparazione, rimuoveremo il supporto permettendo così di iniziare a mettere in movimento la gamba del paziente" spiegò. "Tutto dipende da Louis, dovrà mostrare molta determinazione durante queste settimane"

"Quindi cosa dovremmo fare?"

"Dovrete tornare qui ogni mese per fare le radiografie alla gamba" poi strappò un foglio dalla cartella e lo passò ad Harry. "Dopo i trenta giorni consigliamo di fare degli esercizi di tonificazione in isometria, cioè contrarre l'arto a intervalli di un minuto all'interno della gessatura. In seguito, tolto il gesso, si possono fare esercizi di tonificazione e rinforzo della caviglia e della gamba, ma questi magari li consiglierò solo dopo aver visto le radiografie tra un mese, okay?"

"Grazie dottore" si strinsero la mano e l'uomo andò via.

 

Da quel momento era passata una settimana. Louis aveva ricevuto un sacco di telefonate da parte dei suoi figli, Niall, Sophia, gli altri suoi compagni di squadra, Anne e Jay -le quali avevano visto tutta la scena in televisione e si erano subito premurate di conoscere le condizioni del ragazzo.

Nel frattempo, avevano firmato per uscire in anticipo dall'ospedale perché a Louis cominciava a dare fastidio quel materasso scomodo e quell'odore di disinfettante mischiato ad alcool. 

"Ho il culo quadrato" disse bruscamente Louis, entrando in casa, accompagnato da Harry. Il riccio lo adagiò sul divano, ma Louis scattò e gli ordinò di portarlo in camera sua.

"Lou, vuoi qualcosa da mang-"

"No, voglio stare da solo"

Harry sospirò e annuì chiudendo la porta della stanza alle sue spalle e scendendo al piano inferiore. In quei sette giorni Louis era entrato in uno stato di rassegnazione: pensava che non potesse più tornare a giocare a calcio e questo pensiero lo torturava. Nessuno era riuscito a fargli cambiare idea. Diceva che non c'era bisogno di prenderlo in giro e riempirlo di false speranze perché lui conosceva perfettamente quel tipo di frattura ed era abbastanza grave. A causa della sua testardaggine, quindi, non collaborava, restava tutto il giorno a letto sotto le coperte, chiuso nella sua stanza. Mangiava pochissimo e spesso se la prendeva con Harry. Louis sembrava spesso una donna in piena depressione post-parto. 

"Lou?" Harry bussò piano alla porta, così non l'avrebbe svegliato in caso il liscio stesse dormendo. "Louis?" riprovò. "Matt vuole parlare con te" infatti nell'altra mano teneva il cellulare con la chiamata aperta.

"Non voglio parlare con nessuno" urlò dall'interno e a quel punto Harry sperò che Matt non avesse sentito perché ci sarebbe stato davvero male. Quindi sospirò e tornò al piano di sotto "Amore," portò il cellulare all'orecchio e chiamò suo figlio "papà al momento sta dormendo, magari ti chiamo io più tardi, va bene?"

"Va bene papà, quando si sveglia digli che gli voglio bene, okay?"

Ed Harry quasi pianse. "Va bene, piccolo. Tu invece dai un bacio a Sky, buonanotte" e chiuse la telefonata.

Sospirò, chiuse gli occhi e si lasciò andare sul divano, esausto. In quella settimana aveva davvero fatto di tutto per Louis, ma lui non sembrava apprezzare. Anzi. Lo trattava male, come se fosse colpa sua il fatto che un fottuto ignorante gli fosse finito sulla caviglia. Non era colpa sua se avrebbe dovuto stare fermo per più di un mese. Jeff era più rassegnato di lui.

I suoi pensieri vennero interrotti dalla suoneria del suo cellulare. Xander.

"Pronto?"

"Hey, Har. Come sta Louis?"

"Male," disse sincero "è stato un brutto colpo"

"L'ho visto... mi sono anche impressionato" Harry annuì, non pensando al fatto che Xander non potesse vederlo. Quindi il ragazzo, sentendo il silenzio dall'altra parte, continuò a parlare. "E tu come stai?"

"Potrei stare meglio, tu invece? A lavoro?"

"Proprio per questo ti ho chiamato... Quando torni qui?"

"Xan, io non lo so. Non posso lasciare Louis in queste condizioni" mormorò.

"Comprensibile," rispose "te l'ho chiesto perché se mi dici quanto tempo starai lì potrei gestire il lavoro, chiamando magari qualche sostituto momentaneamente"

Harry ci pensò su "Minimo altre due settimane. Dopo penso di tornare"

"Okay, Har. Spero che Louis si rimetta presto. Ciao"

Si guardò intorno e poi andò in cucina per preparare il pranzo. Aprì il frigorifero e fece una smorfia per la mancanza di prodotti. Così decise di andare al supermercato; non avvertì nemmeno Louis, tanto non lo avrebbe ascoltato.

Un'ora più tardi, quando rientrò in casa, quasi non gli prese un infarto e non gli caddero tutte le buste a terra.

"Louis, dannazione, che ci fai in piedi?!" Il liscio infatti era in cucina, in punta di piedi, mentre cercava di prendere qualcosa dallo sportello in alto. Dallo spavento, Louis scivolò rovinosamente a terra, portando sopra di sé una bottiglia di birra. "Dio, Louis!" Harry corse ad aiutarlo, spaventato per le condizioni della gamba.  "Sei impazzito tutto d'un tratto?" urlò, aggrottando la fronte, prendendolo in braccio e facendolo stendere sul divano -perché la gamba non poteva stare momentaneamente in verticale.

"Volevo solo della birra" borbottò senza guardarlo.

"Potevi aspettare me" ribatté Harry.

"Peccato che sei uscito senza avvertirmi" lo guardò male.

"Certo," rise sarcastico "come se mi avresti ascoltato" scosse la testa. "E poi ti è venuta improvvisamente sete?, dopo una settimana?"

"Sì, problemi?"

"Certo che sì! E' una settimana che mi sbatto per te, per farti mangiare, che mi prendo cura di te. Ho preso pure due settimane di ferie per stare qui, insieme a te"

"Non te l'ha chiesto nessuno"

"Spero tu stia scherzando" sgranò gli occhi.

"No, affatto! Mi trovo in queste condizioni del cazzo, non migliorerò e dovete lasciarmi stare tutti!" si alzò improvvisamente dalla sedia, impugnando le stampelle lì vicino, e cercò di tornare in stanza.

"Dove vai adesso?"

"Torno a letto!" urlò. Quindi Harry gli si avvicinò, apprensivo, per aiutarlo, ma ricevette una spinta da parte di Louis "Ce la faccio anche da solo" disse, lasciando Harry di stucco, in fondo alle scale.

La mente del riccio, in quel momento, era un affollamento di vari pensieri. C'era rimasto male, com'è che Louis non comprendesse quanto stesse sbagliando con i toni e i gesti? Harry non comprendeva molte cose, ma una di queste l'aveva capita: doveva aspettare che Louis placasse la sua rabbia sfogandola proprio su Harry, come se quest'ultimo fosse un sacco da boxe e Louis un pugile. Quindi Harry doveva lasciarsi colpire fino a quando Louis non si fosse stancato.

 

Da quel giorno erano passati parecchi giorni -Harry non sa dire quanti esattamente- tutti nella stessa maniera. Così, come se non fosse successo nulla, Harry si alzava dal divano sul quale dormiva, andava in cucina a preparare la colazione per lui, Jeff e Louis, poi preparava un vassoio con tutte quelle delizie e andava a bussare in camera di Louis -che puntualmente lo mandava via a parole. Ma, nonostante quel comportamento lo facesse innervosire, Harry non si lasciava scalfire da nessun insulto, come se questi fossero acqua ed Harry invece olio. Non si mischiavano mai e scivolavano su di Harry senza alcuna difficoltà. 

Jeff spesso lo guardava con compassione, ma Harry gli rispondeva con un sorriso. Molte persone al suo posto sarebbero scappate via, sicuramente. Ma lui no.

Quelle azioni si erano appena ripetute quella mattina e lui e Jeff si trovavano in corridoio, al piano superiore, proprio vicino la stanza di Louis. "Sei davvero un bravo ragazzo, Harry" aveva mormorato Jeff. "Louis si accorgerà presto che si sta comportando male nei tuoi confronti"

E Louis, all'interno della sua stanza aveva sentito perfettamente quella frase. Fece forza sulle sue braccia e si alzò, poggiando la schiena sulla testiera del letto. Sospirò e guardò la sua stanza. Il suo sguardo venne catturato immediatamente dalla rosa rossa che stava sul suo comodino: non si era neanche accorto della sua presenza e si sentì immediatamente stupido perché non aveva nemmeno ringraziato Harry per la rosa e in generale per tutte le sue cure dedicategli in quelle due settimane. 

Sì, si sentì davvero una merda. Quella persona orribile non era affatto lui. Come poteva insultare il proprio marito? Come poteva incolparlo dell'accaduto? Come poteva giustificare il suo comportamento? Continuava a ferire Harry in qualsiasi modo e lui, però, rimaneva al suo fianco. Aveva scaricato il suo stress e le sue preoccupazioni su di lui e gli sembrò immediatamente sbagliato, insultando ancora se stesso per essere così coglione. 

Doveva scusarsi con Harry, adesso

Scostò le coperte dal suo corpo e lentamente spostò le sue gambe fuori dal letto. Prese le stampelle e, con uno scatto, si alzò barcollando appena. Stabilito l'equilibrio, saltellò verso la porta, la aprì e, non trovando nessuno, si decise a scendere al piano inferiore. 

Harry, vedendolo, si preoccupò "Louis!" lo rimproverò con lo sguardo. "Non dovresti muovere la gamba!"

"Smettila!" urlò "Perché sei così?" chiese guardandolo negli occhi.

"Così come?" domandò confuso.

"Così te! Perché non sei andato via? Perché sei ancora qui, dopo averti trattato male ogni santo giorno?" chiese quasi esasperato. "Dovresti odiarmi"

Harry allora, capendo ciò che volesse dire Louis, sorrise impercettibilmente e gli si colorarono le guance di rosso. Si intenerì e protese una mano verso quella di Louis, per farlo avvicinare in qualche modo. Portò l'altra mano libera sul viso magro del liscio e gli accarezzò una guancia "Perché io ti amo, Louis" rispose semplicemente "Ti amo più della mia stessa vita. Ti amo così tanto che sono disposto ad affrontare qualsiasi cosa" continuò ad accarezzarlo e a Louis gli si inumidirono gli occhi. "Non potrei mai odiarti, ho capito subito che tu avessi bisogno di sfogarti e ti ho lasciato fare" sorrise "Amore non significa dividere, ma condividere ed io ho deciso di condividere e prendermi un po' della tua frustrazione e paura. Ho cercato di immedesimarmi in te, so cosa ti fa rabbia, cosa ti impaurisce e ti preoccupa. Ma devi lasciarti aiutare, non puoi fare di testa tua. non puoi rassegnarti, ma anzi devi reagire e dire 'io tornerò a giocare'" gli strinse la mano "Perché, Louis, tu tornerai a giocare, devi fidarti di me" 

E a quel punto Louis divenne una fontana. Lasciò cadere le stampelle e si fiondò sul collo di Harry per abbracciarlo forte. "Scusami, scusami, scusami" singhiozzò "Sono un coglione, mi sento una merda" 

"Hey hey hey, smettila" Harry strinse le sue mani intorno ai fianchi di Louis e gli baciò il collo. 

Ma il liscio non lo ascoltò "Non ti ho nemmeno ringraziato per quello che hai fatto per me e per la rosa che mi hai lasciato. Scusami, amore!"

Ma Harry non ce l'aveva con lui, assolutamente. Ma annuì comunque, per farlo calmare "Va bene, ma la smetta di piangere, signor Tomlinson" rise, contagiando Louis. "Che ne dici di iniziare una lunga sessione di coccole?" chiese, stampandogli un bacio sul naso e guardandolo intensamente negli occhi.

"Non posso rifiutare" sorrise. Prima che però salissero al piano superiore, Louis continuò a parlare "Hey, Harry..." il riccio si voltò verso di lui e attese "...ti amo così infinitamente tanto!"

E sigillarono quelle parole con un casto bacio.

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Capitolo 44
*** Epilogue ***





"Louis Tomlinson, numero 28 e da poco new entry nei Galaxy, ha richiesto personalmente una conferenza stampa in data 25 Maggio. Finalmente il campione inglese parlerà dopo due mesi di silenzio preceduti, ricordiamo, dal grave infortunio alla caviglia. Cattive notizie in arrivo? Cosa dovremmo aspettarci?"

Qualsiasi testata giornalistica quel giorno aveva in prima pagina quella notizia. Ebbene sì: Louis aveva deciso di parlare personalmente con la stampa inglese dopo due mesi di silenzio. 

Ma che ci faceva Louis in Inghilterra? Facciamo il punto della situazione.

Lui ed Harry avevano parlato con il dottor Morrison per poter avere il permesso di tornare a Londra,  in modo tale da iniziare le cure a casa propria, lontano da vari stress e giornalisti americani curiosi. Quindi il dottore li aveva affidati a un suo collega di fiducia che lavorava presso il St. Mary's Hospital e che mensilmente lo avrebbe informato circa le condizioni di Louis.

Al rientro in Inghilterra, non si sa come, si erano ritrovati in mezzo a tanti paparazzi che erano venuti a conoscenza del rientro in Patria di Louis. Li avevano riempiti di domande, ma loro non avevano rilasciato nessuna dichiarazione, se non un semplice "Torno a casa per avere accanto i miei familiari e le persone a me care" di Louis, mentre stava su una sedia a rotelle spinta da Harry.

Rientrando in casa, quasi non gli era preso un infarto. Si era ritrovato il salone pieno di gente e piccoli marmocchi sorridenti che non avevano aspettato altro che saltargli addosso e abbracciarlo. Erano venuti a trovarlo tutti: sua madre, Dan, le sue sorelle, i gemelli -che si erano stretti al suo petto insieme a Skylar e Matt-; c'erano persino Anne, Robin, Gemma e pure Niall. Erano tutti lì per dargli il bentornato a casa e augurargli una pronta guarigione. Gli era decisamente mancato tutto quel calore, tutto quell'affetto.

Avevano trascorso una bellissima serata, abbuffandosi con le prelibatezze gentilmente cucinate da Anne e Jay. Louis, nell'anta del suo armadio, aveva pure appeso, con l'aiuto di Harry, tutti i disegni che gli avevano consegnato i bambini. Gli si era scaldato il cuore e un sorriso gli incorniciava il viso -se poi gli è scappata una lacrima non bisogna per forza dirlo.

Poi Harry l'aveva preso in braccio e l'aveva steso a letto. Delicatamente gli aveva sfilato via i vestiti e si erano coricati sotto il lenzuolo. "Mi sei mancato" gli aveva sussurrato il riccio, stringendo il corpo minuto di Louis verso il proprio petto e sfiorandogli la pancia con la punta delle dita. Gli aveva lasciato poi un bacio fra i capelli e aveva inspirato il dolce profumo, quell'odore appartenente solo a Louis, quell'odore che non avrebbe cambiato con nessun profumo costoso. "Quella sera mi sono proprio spaventato" aveva continuato e confessato, mentre Louis ascoltava le parole di suo marito cullato anche dai suoi caldi respiri. "Quando ti ho visto lì, steso per terra senza sensi, ho pensato al peggio"

Allora Louis gli aveva stretto la mano e si era girato appena per lasciargli un bacio sul braccio scoperto "Ma fortunatamente sono qui, con te" si erano scambiati dolci sorrisi e si erano abbandonati al silenzio della loro stanza, fino a quando Louis si era voltato interamente per osservare gli occhi di Harry e perdersi in quel loro mondo invisibile. "Ho pensato molto in queste settimane"

"Ah, quindi pensi?" aveva chiesto sarcastico, Harry, ricevendo un pugno sul petto.

"Idiota!"

"Dai, su. A cosa ha pensato il mio caro cervellone?"

"Ho preso una decisione"

"Riguardo cosa?" Harry lo guardava in attesa di una spiegazione. Insomma, che decisione avrebbe dovuto prendere?

"La mia vita"

"Non me lo vuoi dire?" Louis aveva scosso la testa e aveva sorriso. "E allora perché me l'hai detto? Lo sai che sono curioso. Mi devo preoccupare?"

"Non c'è niente di cui preoccuparsi, non più" aveva poi allungato il collo e aveva lasciato un bacio sulle labbra di Harry. "Ti amo"

Si erano scambiati un altro dei loro sguardi loquaci e la loro dolcezza era sfociata in passione. Harry si era messo a cavalcioni sul bacino di Louis, con la schiena incurvata in avanti per poter mordicchiare la pelle chiara del collo del liscio e poter lasciare il proprio segno su di esso.

Da quella sera erano passate due settimane circa e Louis non aveva confidato a nessuno la sua decisione. Così quella mattina del 25 Maggio si era ritrovato protagonista di una conferenza stampa che lui stesso aveva organizzato. Aveva chiesto gentilmente a Niall di accompagnarlo allo stadio, si era ben sistemato con giacca e cravatta e scaricava la tensione su una piccola palla di gomma, come un anti stress, prima di incontrare tutti i giornalisti venuti lì solo per lui.

"Hey, Lou, smettila di essere nervoso... mi fai venire l'ansia" disse Niall, che stava seduto accanto a Louis. "Sono curioso di sapere cosa dirai"

"Lo scoprirai presto"

Poco dopo il suo vecchio allenatore li venne a chiamare. Niall propose gentilmente di aiutare Louis, ma quest'ultimo dissentì e aiutato dalle stampelle, raggiunse con un po' di fatica la sala conferenze.

All'improvviso venne travolto e accecato da una miriade di flash. Non si aspettava tutti quei giornalisti!

Andò a sedersi dietro un grande tavolo, insieme al suo ex coach e vari commissari tecnici, presenti lì solo per puro atto burocratico.

"Salve" disse Louis, sorridendo a tutti. Esattamente di fronte a lui vi era una telecamera che avrebbe mandato in onda, in tutte le reti locali, quella conferenza. Infatti a qualche chilometro di distanza, Harry stava seduto sul divano del salotto insieme a Liam a guardare la TV in attesa di ciò che dovesse dire Louis. Era un po' preoccupato a dire la verità, strofinava le mani tra di loro e giocava con gli anelli

"Ho iniziato sin da piccolo a calciare un pallone nel campetto vicino casa mia" rise Louis, iniziando il suo discorso "Il calcio per me era diventato un'ossessione tanto che avevo convinto mia madre ad iscrivermi in una società" raccontò con un sorriso carico di nostalgia. "Ho passato la mia intera vita dietro a questo sport, ho conosciuto persone davvero meravigliose e alcuni di loro sono miei amici" sorrise a Niall "...ho vissuto tantissime esperienze davvero indimenticabili, ma credo che adesso sia arrivato il momento di dedicarmi a qualcosa di più importante" il suo cuore pompava incessantemente quasi come a volergli uscire dal petto. Sentì anche la gola seccarsi e per questo riempì il bicchiere di fronte con dell'acqua ghiacciata che ingoiò in un solo sorso. "Ho trascurato molto la mia famiglia in quest'ultimo periodo, ne sono consapevole, e continuando a giocare rischio di perdermi la crescita dei miei figli. Non voglio essere un padre assente per loro, voglio gioire dei loro obiettivi raggiunti, dei loro primi voti, voglio esserci quando accadrà qualcosa di divertente a scuola e loro saranno lì a casa con il sorriso sulle labbra per raccontarlo" prese un secondo di pausa e guardò ogni singolo fotografo che ne approfittò per scattare altre foto. "Non voglio nemmeno allontanarmi da mio marito" continuò con un sorriso "Non starò qui a dirvi i motivi, che sono miei personali, ma lui ha bisogno di me come io ho bisogno di lui"

"Quindi cosa sta cercando di dirci?" intervenne un giornalista.

Dai, Tomlinson, è arrivato il momento.

"In questi giorni ho pensato molto e ho capito che nulla accade per caso, il mio incidente non è stato un caso. Significa che ho già dato tutto quello che potevo dare. Significa la fine di una bellissima esperienza, un grande bagaglio di vita che porterò sempre con me. Ho deciso di abbandonare il calcio" disse tutto d'un fiato provocando le reazioni sorprese e stupite di tutti.

"Cosa?" chiese un altro giornalista.

"Sì, avete sentito bene. Ho preso questa decisione perché il calcio non è tutto ciò che ho nella mia vita, ma anche la mia splendida famiglia che merita molte più attenzioni da parte mia" sorrise.

"Ma ne sei sicuro?" domandò il giornalista di prima.

"Magari un giorno tornerò a giocare a calcio, in veste di allenatore, ma non sono mai stato così sicuro in vita mia"

Dopo pochi minuti Louis ringraziò i giornalisti, salutò tutti e raggiunse Niall che aveva ancora un'espressione sorpresa. "Che cosa hai appena fatto, Louis Tomlinson?"

Fece spallucce e sorrise.

"Harry ti ha mandato un casino di messaggi" e gli mostrò il telefono che aveva preso in custodia per tutta la durata della conferenza.

Quindi Louis prese il cellulare e controllò.

Da Haz (11:10) - Louis William Tomlinson! Cosa hanno appena sentito le mie orecchie?! 
Da Haz (11:11) - Sei diventato pazzo di botto? 
Da Haz (11:12) - Non ci posso credere, sei un cazzone, perché l'hai fatto?
Da Haz (11:12) - Scusami per la brutta parola... MA APPENA TORNI A CASA MI DOVRAI SENTIRE! x 
Da Haz (11:13) - Ah, ti amo xx

Louis scoppiò a ridere e scosse la testa. Si fece accompagnare a casa da Niall e appena entrato Harry gli andò incontro tirandogli uno schiaffo dietro il collo. "Cosa ti è saltato in mente?"

"Ho fatto semplicemente la cosa giusta"

"Ma il calcio è la tua vita!"

"No! Tu lo sei, i bambini lo sono, non il calcio" rispose in fretta convinto delle sue parole. "Sono stufo di stare sempre lontano da voi" portò una mano ad accarezzare la guancia di Harry "e se avessi continuato a giocare probabilmente avrei passato parte del mio tempo in America e non ce l'avrei fatta. Voglio stare con te ed i bambini, essere un buon padre è un buon mar-" venne interrotto dalle labbra di Harry che si poggiarono sulle proprie per un caldo bacio.

"Okay, mi sa che noi siamo di troppo qui" disse Niall sarcastico.

"Fortunatamente i bambini non ci sono" continuò Liam ridendo. Poi probabilmente tutti salutarono, ma Harry e Louis erano impegnati a mordersi la faccia a vicenda.

Harry lo prese in braccio per non farlo affaticare e lo adagiò sul divano. "Ti avevo detto che mi avresti dovuto sentire appena tornato a casa" disse con un tono malizioso. Gli sfilò la giacca nera e i pantaloni del medesimo colore, gli sbottonò la camicia bianca, ma gli lasciò la cravatta blu e i boxer -quella vista era davvero sexy secondo Harry.

"Oh, cosa mi farai?" chiese con un'aria fintamente innocente e preoccupata.

"Mi sentirai" gli fece un occhiolino e gli sfilò i boxer dopo avergli lasciato una scia di baci lungo gli addominali scolpiti e ben evidenti. "Hai fatto una cosa che non avresti mai dovuto fare... Adesso come faccio a fantasticare su di te con quei pantaloncini che ti stringono questo bel sedere che ti ritrovi?" chiese retorico, stringendo con le sue mani enormi le natiche di Louis, il quale si morse il labbro e fissò attentamente tutti i movimenti di Harry.

"Ah, quindi fantastichi su di me?" Louis portò le sue mani sotto la maglia di Harry "Che ragazzino perverso!" e risero insieme. "Se è questo il tuo problema, potrei mettere i pantaloncini ogni volta che vorrai..." disse per poi avvicinarglisi all'orecchio e sussurrargli "...anche senza mutande"

"Tanto meglio" sorrise e lo baciò ancora, ancora e ancora. Instancabilmente. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza di Louis, della sua pelle profumata, dei suoi tocchi gentili e delicati sulla sua schiena, dei suoi baci sul collo.

Harry si spogliò dei suoi vestiti e, una volta preparato Louis psicologicamente e fisicamente, entrò in lui plasmando i loro corpi in uno solo, mischiando i loro respiri e le loro anime. Fecero l'amore su quel divano come non succedeva da tempo. Louis era abbastanza limitato a causa della gamba fasciata, ma Harry cercò di non farglielo pesare e andarono avanti fino a quando entrambi non si riversarono sulle loro pance.

"Dio mio, ricordami di non farti fare mai più l'attivo" sentenziò Louis dopo pochi secondi e scoppiarono a ridere.

"Ammettilo che ti piace quando faccio l'attivo"

"Fin troppo" sorrise Louis e poi si allungò per lasciare un lungo bacio sulle labbra di Harry.

"Sei sicuro della scelta che hai preso?" chiese il riccio riferendosi al calcio.

"Harry, io ti amo e voglio dimostrartelo. È il tuo momento adesso," gli puntò un dito contro "dimostrare a tutti quanti di essere il miglior fotografo al mondo!" gli sorrise sincero "Io invece voglio solo occuparmi della mia famiglia, dei bambini, lasciarti il tuo spazio perché te lo meriti, e rimediare a tutte le cavolate che ho fatto in questi anni"

"Dio, quanto ti amo!"


 

FINE








-

 

Vi giuro che scrivere questo epilogo mi è costato venti giorni: scrivevo una determinata parte e non mi piaceva, quindi la cancellavo e la riscrivevo. Probabilmente mi è venuto uno schifo perché non sono molto convinta di quel che ho pubblicato, ma sono arrivata ad un punto in cui ho deciso che non posso portare avanti la storia in quanto ho la testa da un'altra parte. E siccome non mi piace lasciare le storie incomplete, ho deciso di scrivere l'epilogo a questa storia.

Ringrazio ogni singola persona che ha speso il suo tempo a leggere i miei capitoli.
 

Un bacio, Paola.

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