La leggenda della Fenice Nera

di Wioleth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Elizabeth Sparrow ***
Capitolo 3: *** Port Royal ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
La leggenda narra che i primi pirati , nelle loro lunghe peregrinazioni,  avessero scoperto un segreto molto importante, di quelli che non possono far altro che tramutarsi in una fantastica avventura. E i pirati amano l’ avventura forse ancora più delle ricchezze. Esso era il mistero dell’esistenza della linea di orizzonte, creata dal Sole e della Luna per separare Mare e Cielo, che avevano deciso di sommergere il mondo per dominarlo. In cambio del loro silenzio, l’ Orizzonte aveva promesso ai pirati di rimanere per sempre la loro giuda fissa nei lunghi viaggi.
Come avessero scoperto questo segreto non è dato sapere, perché delle storie che hanno viaggiato per molto tempo nella memoria dei posteri non si conoscono mai tutti i particolari, come per le incisioni in rilievo degli anelli molto vecchi, che col tempo sbiadiscono; tuttavia i pirati hanno una fervida immaginazione, con la quale per secoli hanno formulato le più disparate ipotesi: c’era chi diceva  che questo segreto fosse nascosto in una perla magica, altri che lo avessero raccontato le sirene, altri ancora credevano che si trovasse oltre i confini del mare, in una terra tra il reale e la fantasia .Per tanto tempo ciurme di bucanieri avevano cercato di scoprire l’ origine di questo segreto, affrontando viaggi interminabili e mortali, aprendo forzieri dopo forzieri, combattendo i pericoli naturali del mare e delle ciurme nemiche, ma a nulla erano valsi tutti i loro sforzi.
Finché un giorno, illuminato dalla luce di uno splendido tramonto dorato, il capitano Simon Reed e il suo secondo John Rivers, padroni della “Lady Lovibond”, trovarono  un forziere particolare, ricoperto da coralli e alghe, contenente nulla di più se non una pergamena con su incise delle strane parole:
Il mondo di sopra, il mondo di sotto,  il sole e la luna si allineano in una gloriosa battaglia. Presta attenzione al suo richiamo: esso viene dal mare in tempesta, ma nasce in terra su lenzuola di seta. Il sangue dell’ erede appartiene all’ uomo dalle molte cicatrici e alla donna dalle bianche braccia, e porrà fine all’ infinita battaglia. A bordo di una fenice nera egli arriverà e sigillerà il segreto nell’egemonia su tutti i mari. O pirata dai mille ingegni, fuggi!
I due non capirono, e pensarono si trattasse di una finta, così decisero di accamparsi lì per la notte, perché si preparava una forte tempesta. Ma il giorno dopo, mentre si apprestavano a riprendere la via del mare, arrivò incontro loro una donna bellissima dall’ espetto di una polena, il viso incorniciato da riccioli biondi e la pelle candida come  neve appena caduta. Chiedeva aiuto, dicendo che la nave di suo padre era stata colpita da un fulmine e le vele erano state strappate via da un vento quasi diabolico: la nave si era arenata su degli scogli, e aveva incominciato ad affondare. Lei si era risvegliata su quell’isola apparentemente deserta, da sola, e temeva per il resto della ciurma. I due amici, affascinati da quella che sembrava essere una ninfa marina arrivata dal nulla, la fecero salire a bordo, e insieme trovarono le spoglie di quella che era stata la nave della giovane. Così la accolsero fra di loro.
Intanto non avevano dimenticato lo strano messaggio del forziere, per quanto rimanessero scettici, e un giorno, dopo cena si riunirono per tentare di decifrarlo. Simon aveva scoperto che esattamente a metà dell’estate ,ogni mille anni, il sole, la luna e la linea di orizzonte si trovavano allineati, dando vita da un’ eclissi “di sangue”, in cui per un’ora soltanto tutto diventava rosso sangue, mentre John aveva scoperto che nel mezzo del Pacifico sorgeva un’isola fatta di uno strano tipo di pietra lavica chiamata appunto “ La Fenice Nera” : decisero dunque di raggiungerla entro i primi di Luglio, per vedere se accadeva qualcosa. Intanto avevano notato che sul petto della nobile ospite spiccava una voglia simile a due ali di fenice; il dubbio era lecito: e se quel messaggio fosse stato una profezia?
Simon, che era un tipo molto razionale, non diede tanto peso a questa coincidenza, ma John la interpretò proprio come una profezia, e si sentì l’ unico, di fronte alla poca convinzione dell’ amico, a poter dar vita ad una stirpe di “signori del mare”, assieme con Hermione –tale era il nome della fanciulla dell’isola- . Cominciò pertanto a corteggiarla, e credette di averla anche conquistata, fino al giorno in cui l’amico Reed gli rivelò che lui ed Hermione erano follemente innamorati, e che nell’ultima sosta si erano addirittura sposati. Il secondo in comando, colto di sorpresa e al limite estremo della gelosia, decise che non avrebbe permesso tutto ciò, e per questo avrebbe ucciso il capitano. Giunti nei pressi dell’isola, durante una tempesta, tirò fuori il suo fidato pugnale e gli tagliò la gola durante un momento di forte panico generale, quando era convinto che nessuno lo avrebbe notato, poi buttò il cadavere nel mare. In seguitò la nave naufragò, e della ciurma rimasero in vita solo la giovane vedova e John stesso. Le onde, però, restituirono , assieme ai corpi dei vari membri della ciurma, anche il cadavere del capitano e il coltello insanguinato del pirata traditore, che Hermione trovò. Capito che il suo Simon era stato assassinato, in una sera del quindici di Luglio, nell’istante in cui il Sole e la Luna si riunivano, si vendicò del traditore pugnalandolo al cuore: l’ uomo urlò, i suoi occhi diventarono misteriosamente rossi, e infine spirò. Accertatasi della sua morte, la vedova del buon pirata si gettò da una rupe e venne inghiottita dal mare. Da quel momento in poi nessuna altra nave era mai più approdata sull’isola funesta.

 
Angolo dell’ autrice
Salve a tutti! Mi sono da poco iscritta, mi piace un sacco “Pirati dei Caraibi” e questa è la mia prima fanfiction in assoluto e probabilmente questo è il peggior prologo di sempre, ma vi assicuro che a lunga data un senso ce l’ ha. In realtà non so bene cosa dire , ma  se siete arrivati fin qui vi ringrazio per aver letto questo prologo e non vedo l’ora di iniziare con il vero primo capitolo. 

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Capitolo 2
*** Elizabeth Sparrow ***


Elizabeth Sparrow
Il veliero tagliava in due le acque oceaniche, producendo piccole striature di schiuma bianca che si mescolavano al divino blu dell’ Atlantico come delle incisioni, aggiungendo al verso dei gabbiani e allo scroscio naturale dell’ acqua  anche il suo sfumare in tante piccole bollicine scoppiettanti. Era questo il suono che Elizabeth Sparrow, figlia del molto più celebre capitano Jack Sparrow, amava ascoltare mentre sedeva sul balconcino di fronte al timone durante le lunghe traversate a bordo dell’ immortale Perla Nera, in quei momenti in cui tutto sembrava fermarsi e lei riusciva a vedere solo la linea di orizzonte che divideva il mare e il cielo, anche se tutti i pirati sanno che in realtà sono fatti della stessa sostanza , solo che vengono tenuti separati dal sole e dalla luna per evitare che riunendosi schiaccino il mondo; ma questo i pirati avevano promesso di non raccontarlo mai a nessuno.
“E l’ orizzonte si è fidato della parola di un pirata?” chiedeva allora Elizabeth quando, da piccola, il padre le raccontava questa storia, nelle sere estive in cui non riusciva a dormire per il troppo caldo e Jack la portava a fare un giro sul pontile per farla addormentare. “Ma certo” le rispondeva con voce rassicurante, anche se un po’ roca per via dei numerosi sbalzi di temperatura a cui era giornalmente sottoposto “Ma certo. Devi sapere che a furia di viaggiare i pirati sono diventati come il mare e il cielo. Siamo pura aria e pura acqua. Abbiamo lo scirocco nelle vene, la bora nei capelli, il sale sulla pelle e il blu dell’oceano negli occhi. Il cielo è il nostro soffitto, e portiamo i vestiti stropicciati come le branchie dei pesci e le ali dei gabbiani. Siamo pirati,  è vero, ma l’ orizzonte è uno di noi. Comprendi?” . E la bambina, guardando il padre fisso nei grandi occhi castani illuminati dallo stesso bagliore della stella polare, annuiva, convinta e fiera di lui e di essergli figlia.
“Non ricordavo di aver messo un mozzo al timone!” si sentì urlare improvvisamente alle spalle proprio da Jack.
“Le mie scuse, capitano” e fece un bizzarro e profondo inchino, perché sapeva che era stato proprio il padre a volere che imparasse ad usare un timone. E in effetti, nonostante non avesse ancora compiuto diciannove anni, non se la cavava affatto male.
“Il vento sembra esserci favorevole, oggi, anche se non si può mai dire. Comunque vorrei arrivare il prima possibile” disse il capitano parlando più tra sé e sé che con Elizabeth, poi gridò “Ammainate le vele! Non ho intenzione di arrivare più tardi di domattina!”. L’ ordine fu subito eseguito, seppure con qualche brontolio da parte del resto della ciurma, ancora provata dall’ ultimo estenuante viaggio nelle Filippine.
La giovane Sparrow non si capacitava di tanta fretta, che in suo padre era alquanto inusuale. Perché ci teneva tanto ad arrivare? E perché a tal proposito il capitano era sempre molto evasivo nelle risposte? Decise di chiedere a Mastro Gibbs.  Lasciò il timone e si avvicinò al primo ufficiale, che subito la notò: “Mastro Gibbs, posso chiederle una cosa?”
“Ma certo, miss Sparrow” rispose benevolo il vecchio braccio destro del padre, abbozzando un sorriso tra la barba canuta e i segni della vecchiaia che il volto non nascondeva
“La prego, mi chiami Elizabeth. Volevo chiederle dove esattamente siamo diretti e perché mio padre ha tanta fretta di arrivare”
La domanda aveva lasciato il buon uomo interdetto, come se non sapesse cosa risponderle. Ma, davanti allo sguardo apprensivo della giovane, non seppe resistere e cercò di abbozzare una specie di risposta: “ Siamo diretti in Giamaica, miss Sparrow, in una colonia inglese chiamata Port Royal. Se ne ricorderà, credo,  visto che quando eravate una bambina vostro padre era solito andarci per far visita a dei vecchi amici, i governatori. Queste stesse persone vi hanno invitato per la celebrazione del ventesimo compleanno della loro figlia maggiore, e visto che dobbiamo ripartire subito per l’ Inghilterra vostro padre ci ha proposto di seguirlo”
Elizabeth si prese del tempo per analizzare quanto appena sentito. Port Royal: il nome effettivamente non le era nuovo, ma i ricordi legati a quel luogo erano piuttosto sfocati.  Ringraziò allora il vecchio Gibbs –che sembrò quasi sollevato dal fatto che la sua risposta fosse stata esauriente- , e tornò al suo posto vicino al timone.
Il suo modo di muoversi leggero e quasi saltellante ricordava molto quello del padre, così come anche i lunghi capelli castani che, lisci, cadevano come una stola di seta sulle spalle e lungo la schiena, tenuti indietro da una fascia verdastra. Anche il suo abbigliamento ricordava quello paterno, con quel cappotto blu notte arricciato sui polsi, la camicia bianca, un po’ sporca, aperta sul davanti, che non si addiceva affatto ad una signorina, stretta in vita da una fascia rosso cremisi, i pantaloni color caffè troppo larghi per un fisico asciutto come il suo, e degli stivali da uomo che nessuno approvava ai suoi piedi. Gli occhi non erano grandi come quelli di Jack, avevano una forma un po’ allungata e le iridi castane con striature verdastre, così come il viso era più ovale e la bocca più piccola anche se non troppo minuta. In queste cose, dicevano tutti, somigliava alla madre, che la ragazza non aveva mai conosciuto poiché era morta di parto. Il capitano Sparrow l’aveva allevata sulla Perla Nera da solo aiutato da Gibbs, Cotton , Marty e da tutti gli altri, che all’ inizio non avevano accettato l’ idea di avere un neonato a bordo, per giunta una femmina, ma che col tempo si erano sempre di più affezionati a quella piccoletta che ,con la sua vocina, alleggeriva il clima pesante dell’ imbarcazione. Jack amava sua figlia più di qualunque altra cosa al mondo, e la figlia dal canto suo ammirava infinitamente il padre; avevano entrambi un’indole positiva e coraggiosa, un grande senso di giustizia e una sfrenata fantasia. Tuttavia Elizabeth , per il principio secondo il quale certi figli sono anche peggio dei genitori, era addirittura più spericolata  dell’uomo, ma ,forse, più responsabile.
Tra un pranzo a base di pane e pesce e un’azzuffata nel tardo pomeriggio tra il pappagallo di Cotton e  il nuovo coffiere Sergey , la giornata trascorse in modo abbastanza regolare: il capitano si era bevuto la sua solita mezza bottiglia di rum ed era lucido come appena sveglio, Marty aveva preso a calci almeno quattro persone, Barbossa aveva sputato tre o quattro battutine velenose contro Sparrow senior, Gibbs lo aveva ammutolito e il viaggio proseguiva tranquillo.
La ragazza intanto era riuscita a riportare qualche ricordo alla mente: una bambina all’incirca della sua età, probabilmente la festeggiata, un porto pieno di ufficiali vestiti di blu, una grande casa bianca, una donna bellissima dai lunghi capelli biondi, forse la madre della bambina. E infine ricordava il sorriso del padre quando si trovava insieme a quella donna, un sorriso che non gli aveva mai visto dipinto sul volto se non in quelle occasioni. Forse era una sua  vecchia fiamma, anche se l’ ipotesi era debole. Tra questi ricordi e l’ eccitazione che si era diffusa sulla  nave, anche lei ora non vedeva l’ ora di arrivare.
Andò a dormire presto, perché il giorno dopo l’ amato genitore la voleva al massimo delle sue forze.
Venne svegliata di buon’ora da un infastidito Hector Barbossa, che sbraitava annoiato: ” Ma sei sorda!? Quanto ti ci vuole? Forza che altrimenti butto quella scimmia al comando in mare!”
“Signor Barbossa, ma si può sapere che succede?” rispose lei con la voce impastata dal sonno
“Suo padre la vuole pronta sul pontile. Adesso!”
“Siamo arrivati?”
“Già da due ore. Sbrigati, mozzo!”
La ragazza saltò giù dal letto e si preparò in tutta fretta, poi raggiunse il padre sul pontile.
 
 
 
Angolo dell’ autrice:
Sale a tutti. Con questo capitolo, inauguro ufficialmente la mia fanfic! Non so se tutto ciò sembra abbastanza scontato  (non ho letto molte altre fanfic del genere, quindi spero di avervi incuriosito almeno un po’ ^^’ ) ,ma comunque vi  invito a leggere i prossimi capitoli e ,se vi va, a lasciare una recensione.  Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Port Royal ***


Port Royal
Jack aspettava sua  figlia sul pontile , vicino all’ albero maestro; fissava sovrappensiero la  sua speciale bussola, quella che indicava sempre ciò che si voleva, che Elizabeth si divertiva ad usare quando erano di sosta in qualche luogo per trovare subito ciò di cui aveva impellente bisogno. Sembrava stanco ,ma allo stesso tempo incapace di contenere una strana scintilla che gli stava per scoppiare dentro, quella stessa che lo muoveva quando andavano all’ arrembaggio o partivano verso una nuova avventura: l’ animo di Sparrow senior era perpetuamente in tempesta, oscillante tra il desiderio di vedere, di scoprire, e l’ umana paura dell’ultimo viaggio. Forse era quello il segreto dell’eterna giovinezza: non il tesoro dei non-morti, non una fonte speciale, ma solo vivere fino allo stremo delle forze tutto ciò che si poteva, solcare il mare di quella tempesta interiore e diventare in prima persona la tempesta. Le rughe sul volto del padre sembravano raccontare tutto ciò, ma allo stesso tempo quella mattina sua figlia, scorgendolo da lontano appena uscita dalla stiva,  non riuscì a vedere nient’altro che un uomo. Solo Jack, solo l’ uomo di mezz’età che era che non doveva aver proprio dormito- a giudicare dagli sbadigli che faceva- perché era troppo (agitato? Emozionato?) per riposare.
“Ecco miss Sparrow, finalmente!” la salutò il padre appena la vide con tono sarcastico
“ Mi scusi, capitano” e fece la sua solita mezza abbozzata riverenza
“Scuse accettate, ma solo perché oggi non ho voglia di pensare anche a questo” e sembrò improvvisamente perdere il filo del discorso, che la ragazza cercò di fargli recuperare : “Ad ogni modo, perché hai mandato Barbossa a svegliarmi?”
“ Ah già! Gibbs ieri mi ha detto che hai cercato di sapere di più sul governatore. Ebbene, devi sapere che  anni fa, prima che tu nascessi, il tuo  grandissimo genitore lo aiutò a  scoprire le sue origini e a salvare più di una volta sua moglie e sé stesso. E lui ricambiò il favore salvandomi dall’ Olandese Volante ; qualcosa però andò storto, e lui finì per dieci anni a bordo del vascello fantasma, chiedendomi di prendermi cura di sua moglie incinta e del suo futuro bambino – o forse dovrei dire bambina dal momento che nacque una femmina- , e così ho fatto.  Dieci anni fa, però, eravamo in viaggio in Amazzonia, e non ho potuto assistere al suo ritorno. Lo scopo di questo viaggio è soprattutto di rivederlo e farmi raccontare qualcosa, che non si sa mai se potrò usarla per far colpo su qualcuna , se capisci cosa intendo” e , dopo averle fatto l’ occhiolino, prese a bere dalla sua solita bottiglia di rum.
“Quindi mi stai dicendo che questo tizio è stato sull’ Olandese Volante per dieci anni!?”
“Ehi, non dimenticarti che sono stato io a..” ma il pover capitano venne interrotto dal coffiere Sergey che annunciò che stavano per attraccare a Port Royal .“Oh miseriaccia! Forza, tu,vieni!” ed Elizabeth fu trascinata vicino al timone da dove si poteva avere una visuale più ampia del porto. Da lontano s’intravedeva un grande porto con tante navi inserito in  una rocca costruita su una scogliera a strapiombo piena di movimento , con tante persone radunate vicino al molo. “Saranno venuti per noi?” si chiese miss Sparrow.
Attraccarono poco dopo, in mezzo ad una folla di curiosi. Li accolsero un certo Theodore Groves, che sembrava conoscere molto bene l’ equipaggio della nave, e il commodoro Neil Briamson , che aveva tutta l’ aria di un novellino. “Benvenuto, capitano Sparrow” lo salutò cortese
“Ragazzo, conosco questo posto da prima che tu nascessi. “Bentornato” è la parola giusta.  Comprendi?” lo corresse l’ uomo e il ragazzo annuì stranito
“Capitano Sparrow! Che piacere rivederla!” lo salutò Groves stringendogli affettuosamente la mano, ricambiato altrettanto affettuosamente –cosa che sorprese non poco la figlia-.
“Theodore Groves! Santi numi,  il tempo per te si è fermato!” e si diedero una pacca sulla spalla come buoni amici, e lo stesso fece anche Gibbs, a destra del capitano
“Lei dev’essere la piccola Elizabeth” fece poi d’ un tratto l’ uomo spostando la sua attenzione sulla sinistra
“In persona” la presentò orgoglioso il padre, e la giovane  si piegò in un leggero inchino accompagnato da un timido sorriso, di quelli che faceva quando si trovava in imbarazzo
“Ma tu guarda come sei cresciuta! Quando venivate a trovarci, volevi sempre venire qui al porto a vedere i cavalli! Ora immagino tu cavalchi perfettamente”
“Me la cavo” rispose lei cercando di riprendersi da tutta quella confusione
“Bene, bene. Ti somiglia molto, sa Jack? Ora vi affido al commodoro Briamson, il nostro nuovo acquisto, che vi condurrà alla residenza del governatore Turner. Io farò in modo che nessuno di questi curiosoni vi rechi alcun fastidio”  e si congedò; poi rivolgendosi alla folla : “ Non disturbate i nostri ospiti! Forza , via!”.
La ciurma preferì restare sul veliero – in seguito si sarebbero organizzati a turni per fare in modo che la Perla Nera non venisse mai lasciata incustodita- , mentre il capitano Sparrow, sua figlia e Mastro Gibbs furono fatti salire su una carrozza rossa con degli interni grigio chiaro molto comodi, e  condotti alla residenza del governatore Turner. Il viaggio non fu molto lungo, e presto si trovarono davanti ad una grande villa tutta bianca con un grande giardino sul davanti –e probabilmente anche su retro-,  davanti alla quale, sul vialetto, li aspettavano un uomo, una ragazza e un bambino sui dieci anni. Furono fatti scendere davanti a questi ultimi, e annunciati, anche se non ce n’era affatto bisogno, poi aspettarono che la carrozza facesse il giro e li lasciasse soli. A quel puto sia Jack che l’ uomo –il governatore Turner - scoppiarono in una risata talmente spontanea che anche a tutti gli altri venne, se non da ridere con loro, almeno da sorridere. L’ atmosfera era più rilassata di come tutti si aspettavano, e divenne ancora più ulteriormente distesa quando i due si abbracciarono. “Sono contento che tu sia qui, Jack”. “Anche io sono contento di essere qui, Will”.
Elizabeth li guardava curiosa ma allegra: il governatore Will Turner era un uomo sulla quarantina, alto, con capelli castani, ma un po’ ingrigiti e due grandi occhi azzurri buoni. Vestiva con un importante completo blu chiaro con merletti e bottoni dorati, ma dal suo modo di porsi cortese e affabile era evidente che un tempo aveva indossato abiti ben più comodi; la ragazza, invece, aveva lunghi capelli biondi riccioluti e due occhi verdastri sorridenti, e la sua pelle bianca era messa in risalto da un abito color pervinca in cui lei sembrava davvero un fiore, destando con quell’ aria positiva tutta la simpatia della giovane pirata; infine il bambino indossava un completino rosso chiaro, aveva lunghi capelli ramati, forse troppo lunghi dal momento che gli scendevano fin sotto al mento e gli coprivano gli occhi verdastri simili a quelli della ragazza. Sembrava leggermente intimidito dalla loro presenza, ma questo era forse dovuto al fatto che i pirati avevano un aspetto molto aggressivo e trasandato.
Dopo aver salutato anche Gibbs,  Turner introdusse i suoi figli : “Jack,  ti ricorderai di mia figlia Ivory , mentre lui è mio figlio William Junior “
“Ma certo che mi ricordo di Ivory! Voleva sempre salire sulla Perla quando era piccola, ma Elizabeth aveva pura che si facesse male. Dovevi vederla, ti saresti fatto un sacco di risate!” rispose il pirata guardando miss Turner come un vecchio zio che ricorda le marachelle del nipotino, tanto che sembrò che la figlia del governatore sorridesse ancora più amabilmente, poi si abbassò al’ altezza del piccolo William , porgendogli al mano : “ Ciao, Will, io mi chiamo Jack Sparrow”, ma il bambino si nascose dietro l’ abito della sorella impaurito
“Non devi aver visto molti pirati in vita tua, eh?” commentò il capitano della Perla Nera, provocando l’ ilarità generale, e rialzandosi : “ Quasi dimenticavo! Lei invece è mia figlia Elizabeth. Lizzy, lui è il governatore William Turner. Era molto curiosa di conoscerti, sai? Specie per la storia dell’ Olandese”
“Elizabeth? Comunque piacere di conoscerla miss Sparrow, sono onorato di aver destato la vostra attenzione” e le porse la mano con fare da gentiluomo
“La signora Turner aveva fatto promettere a Jack che se fosse stata una femmina le avrebbe dato il suo nome” intervenì Gibbs
“Eh già! Ahahhahah” e la risata di Sparrow Senior diventò improvvisamente nervosa
“ E’ proprio da mia moglie, in effetti!” commentò Turner  “Ma mi racconterete meglio a pranzo, ora entriamo. Lasciate lì il vostro bagaglio: manderò immediatamente  qualcuno a prenderlo”.
Si prospettava , così, un pranzo davvero interessante per tutti: Jack e Gibbs non vedevano  l’ ora di conoscere le avventure di Will, il governatore voleva sapere cosa era successo durante la sua assenza dal mondo conosciuto, Elizabeth era curiosa di conoscere meglio quell’uomo e la sua famiglia , alla quale suo padre era evidentemente molto legato (chissà quanto?), e Ivory era semplicemente entusiasta di rivedere Jack, del quale sua madre le aveva sempre parlato tanto. William Junior, invece, era ancora scioccato dalla vista di quel pirata che non era affatto come quelli dei libri.
 
Angolo dell’ autrice:
Jack è tornato a Port Royal dopo tanto tempo. Cosa succederà? Sarà stata una così buona idea tornare? E Elizabeth Turner che fine ha fatto? Le risposte nel prossimo capitolo.
Se questo vi è piaciuto, vi invito a lasciare una recensione, se vi va. Buona lettura e alla prossima.

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