Asgardailles

di tixit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Avvertenze (serie): per poter capire è necessaria un pochino di conoscenza di Lady Oscar, un po' del Trono di Spade e un po' di Thor e di mitologia norrena.
Dediche (demenziali): a Lei-sa-chi per lei-sa-cosa (ma non so se la legge e comunque sono due).
A altre due che io leggo avidamente. Perché si.
A Colei-che-non-la-leggerà-mai perché io la leggo e so che La Rosa di Asgard, se venisse alla luce, sarebbe tutta merce fina (come sprecare una dedica, ma volevo provare pure io l'ebbrezza).

Disclaimer(un po' si, un po' no): direi che si capisce che non è mica roba mia, no?





Asgardailles


Il giovane dagli occhi verdi disse con aria sussiegosa: "Io ho un motto bellissimo!"

"L'inverno sta arrivando?" chiese educatamente un gruppo di ragazzini che stavano giocando, lì vicino, con dei cuccioli di metalupo.

"No, no, che mi importa del tempo scusate eh? Sono forse Frate Indovino? E poi, secondo me, sarebbe meglio Non esistono più le mezze stagioni!"

I ragazzi annuirono "In effetti è estate da quando sono nato!" disse il più piccolo "mangiamo angurie e meloni in continuazione!"

Il giovane dagli occhi verdi pensò che erano proprio strani, ma era stato educato molto bene e non li contraddisse. "No, ragazzi, dicevo..." proseguì imperterrito, "il mio è una rosa è una rosa e non è un lillà."

"Non preferiresti una rosa è una rosa è una rosa?" chiese un tizio cieco vestito di nero, con un corvo sulla spalla "Noi su al Nord amiamo qualcosa di criptico e profondo, su cui meditare... abbiamo tanto di quel tempo libero, sai? Abbiamo un appuntamento con degli Estranei! Che sono in ritardo! Di secoli!"

"E non vi ha sfiorato il dubbio che non verranno più?" chiese il giovane allibito. Poi riprese con aria complice, ma decisa: "La vostra frase è bella, ma, per quanto la rosa sia centrale, quello che è davvero importante è che la rosa non sia un lillà!"

"Beh se è una rosa..." taglio corto un tizio biondo che si trascinava appresso un martello, guardandolo perplesso. La sua voce aveva un accento un po' strano che il giovane non riuscì a localizzare dentro di sé... qualcosa di gutturale o aspirato.

"Voi non capite! Ci sono rose che pensano di essere dei lillà!" il giovane moro con dei bellissimi occhi verdi come l'ossidiana, o l'erba, o la giada, a seconda di chi lo guardava, sembrava disperato "e bisogna spiegarglielo, che non si può, che non va bene... una rosa è una cosa, un lillà un'altra! Non è difficile mi pare, eppure... Ci vuole una pazienza!"

"Guarda, non discuto..." disse il biondo con un lampo di comprensione negli occhi, "io ho mio fratello che ad un certo punto pensava di essere un cavallo... una pazienza... e uno scandalo che non vi dico... la mia famiglia è... importante... abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso... che scandalo! Adesso è un po' che è sparito e lo sto cercando per tutti i Nove Mondi... mio fratello, non il cavallo!"

"Non potreste descrivercelo?" chiese educatamente uno dei ragazzini. "Magari stanotte me lo sogno e poi vi faccio sapere... vi mando il Corvo, nel caso..." 

"Anche voi usate i Corvi? Pure mio padre!"

"E con tre occhi!"

Il biondo guardò il ragazzino con i capelli scuri, perplesso, poi proseguì, concentrandosi sulla questione che più gli stava a cuore... "E' difficile," disse grattandosi la testa con il manico del martello, "Gli piace... cambiare... c'era un periodo che portava un elmo con delle corna da mammuth, una cosa imbarazzante, voglio proprio vederlo in combattimento... quelle corna è facile che si rompano subito o che facciano leva, facendogli volare via l'elmo. Una scelta pessima! Poi gli prese questa mania per le pelli di lupo e le cavigliere, e piercing d'oro ovunque! Poi ci fu la fase del cavallo... è che non ha mai superato il fatto di essere stato adottato..."

Uno dei ragazzini, quello che stava giocando con un cucciolo di metalupo bianco, si fermò ed annuì vigorosamente "Lo posso capire... non sei un vero fratello, sempre un passo indietro, tutti che ti guardano dall'alto in basso, sussurrano, ti escludono, ti danno del bastardo dietro le spalle... una cosa che ti tira scemo! E' per quello che io me ne andrò al Nord! In mezzo ai ghiacci"

Il biondo aggrottò le sopracciglia "I ghiacci dite? Potrebbe essere, speriamo di no, però... in mezzo ai ghiacci, gli fa male, si innervosisce tutto, e torna a casa più balengo di prima! Però le vostre parole..." squadrò il ragazzino severamente. "Non mi pare proprio che noi lo trattassimo così... cioè un passo indietro, forse, ma dall'alto in basso... dici che è per quello che gli prese quella fase in cui diceva a tutti in ginocchio! Imbarazzante... Lady Sif pensò subito male e si offese... disse Io non faccio di queste cose! E mi accusò di aver raccontato a mio fratello di quella volta che avevamo bevuto troppo in una taverna dei Vanir... certa birra!"

Il giovane dagli occhi verdi (verdi come il grano non ancora maturo) scosse la testa "Io sono orfano sapete... ma un fratello mi sarebbe piaciuto molto. Invece ho questa specie di sorella, quella che si confonde con le rose e coi lillà... non capisce proprio! ma ditemi, vorrei tanto aiutarvi... vostro fratello porta le corna, con eleganza immagino, e poi... che aspetto ha?"

"Beh per molti mesi è stato un cavallo... ed un gran bel cavallo devo ammetterlo, anche se un po' strano."

"Un cavallo? Io ne striglio uno in continuazione... è una cosa bellissima..." disse il ragazzo moro con aria sognante.

"Cioè?" disse il biondo guardandolo sospettoso, gli occhi improvvisamente stretti in due fessure.

"Oh di solito mi spoglio, non completamente, ma mi levo il giustacuore, il panciotto, la camicia e poi la chemise..."

"Ma è disgustoso!"

"Ma no! al cavallo piace moltissimo! e poi mi tolgo gli stivali e le calze di seta..."

Il biondo strinse il martello al petto, agitato "Per le Norne! posso perdonargli la devastazione di Midgard, ma questo no!"

"E poi i pantaloni, lunghi solo fino al ginocchio, li faccio scivolare lungo le anche... quasi fino all'inguine - depilato ovviamente...fino agli ischi..."

"Ma che diavolo dite?" disse il cieco, "ma lo sapete dove stanno gli ischi? Ma cosa vi insegnano a scuola?" 

"Oh basta là! Che ne volete mai sapere voi di queste cose? Siete cieco da tanto di quel tempo e venite da una famiglia di folli... che si sposano tra di loro! Fratelli e sorelle!" disse il giovane moro con sussiego. Il biondo lo guardò con aria stranita e mormorò "Non ci sarebbe poi niente di male, suvvia... un fratello... se poi non è proprio proprio un fratello... non ditemi che se quella vostra sorella, quella dei lillà... se avesse inclinazioni... se vi facesse capire... se fosse unica nel suo genere..."

"Non è mia sorella! Su questo sono sempre stato molto chiaro con lei! Due cose deve sempre tenere a mente! Due! non è mia sorella! E le rose non sono dei lillà! Non è difficile mi pare! Ah e poi la terza: Fersen è un cornuto!"

"Non agitatevi e torniamo a parlare del cavallo..." disse il giovane con in braccio il lupacchiotto chiaro, "Che ci fate con questo cavallo, dopo che vi siete spogliato? lo portate in una grotta? Mi hanno detto di certe grotte su al Nord... non vedo l'ora!"

"No," disse il giovane moro, incerto, "lo accarezzo delicatamente sul muso... con la punta delle dita, e poi lo sfioro con le unghie, gli faccio i grattini e al cavallo piace moltissimo, sapete?"

"E poi che fate di grazia?" gemette il biondo con voce strangolata.

"Lo metto in una fontana e lo strofino delicatamente con una spugnetta, per ore, abbracciandolo e sfiorandolo, mentre l'acqua ci avvolge e sciaborda intorno a noi! E intanto Oscar, quella sorella che non è affatto mia sorella, suona il violino..."

"Questo il Padre di Tutti non lo deve assolutamente sapere!" disse il biondo mentre vomitava in un angolo. "Portatemi, prego, dal cavallo e risolviamo subito questa faccenda!"






Note finali: nessun male verrà fatto al cavallo!
Ringraziamenti: a chi legge, a chi recensisce, a chi ricorda, segue o preferisce, a chi manda PM simpatici, senza aspettarsi niente di particolare in cambio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dediche (demenziali): alla StronzaSuprema e alle sue piccole amiche, le Stronzerettes, con tanta simpatia. Lei sa chi è.




Capitolo 2

Il biondo camminava a passo spedito, facendo un rumore di ferraglia, ed anche uno stridio, come un cardine non molto ben oliato.

Il ragazzo moro lo guardò incerto, poi prese il coraggio a due mani e disse “Quel vostro fratello… quello che non capiva e dava scandalo… i lillà e le rose... lui ce li aveva chiari? Anche voi, come me, avete dovuto penare tanto per fargli capire?”

 

L’altro lo guardò allibito “Onestamente Messere, non credo che mio fratello si sia mai interessato di codesti lillà di cui mi andate narrando… di pesce crudo si, ne andava matto da bambino, di libri si, sempre con il naso tra certi tomi! sempre immerso tra le pergamene polverose! Mammina glielo diceva sempre: va a giocare con l'ascia con gli altri bambini! Esci! non stare sempre da solo chiuso in Biblioteca, che poi diventi scemo!” il biondo scosse la testa commosso… “Mammina lo chiamava Lollo, per vezzeggiarlo, era così carino da piccolo… aveva dei bellissimi ricciolini neri e Mammina gli metteva delle caviglierine piccole piccole, d’oro giallo, e dei braccialettini sulle braccia, alla schiava - tutti lo scambiavano per una femminuccia!”

 

Il ragazzo moro sgranò i suoi bellissimi occhi, verdi come la più rara delle ossidiane, spazientito… “Vostra Madre, secondo me, però, sbagliò: io sono contrario a questa cosa di vestire i bambini in modo... fantasioso... che non segua... che insomma... pure la mia amica la vestivano in modo... sbagliato! E non va bene! Dopo si confondono! Non va bene! Lillà e rose! Possibile che non capiate? Rose e lillà! Le Rose con le Rose, e i Lillà con i Lillà... Possibile che nessuno capisca? Possibile? La mia adorata non capisce! Voi non capite! E si che non mi sembrate uno che non ce l’ha chiaro… il meccanismo... siete grosso come un bue!”

 

Il biondo socchiuse gli occhi e afferrò il martello con un gesto minaccioso, soppesandolo. “Messere, ordunque, non è codesto il tono che si conviene Voi usiate quando Vi rivolgete a me, o misero mortale! Quanto ai vostri lillà, vi ho già spiegato con una pazienza che va ben oltre a quella dovuta ad un demente della vostra fatta, che mio fratello, che io sappia, non si interessa di giardinaggio, e che non è esperto di botanica midgardiana: dubito sappia riconoscere un lillà da una rosa. A meno che non siano piante velenose o medicinali o magiche. In tal caso, potrebbe, ripeto e sottolineo potrebbe, essersi interessato. Voi, Messere, eruditemi, cosa ci fate mai con questi lillà, che sembra affascinarvi tanto? Ci dormite insieme?”

 

Il giovane moro lo guardò schifato “Io con un lillà nulla di nulla! Preferisco le rose!”

 

Il biondo alzò gli occhi al cielo spazientito e riprese a camminare, cigolando.

 

Fu a quel punto che un uomo cicciottello, con in mano un fucile, sbucò da dietro un cespuglio e li arrestò con un gesto deciso della mano.

“Ma dico! Sto andando a caccia! Qui c’è gente che è appostata da stamattina presto! Dalle prime luci dell’alba! E voi mi spaventate tutti gli animali con quel rumore! Poi cosa scrivo sul diario, di grazia? Rien? Bell’affare!”

 

Il biondo sospirò “Vi capisco, pure io quando vado a caccia di cervi con Volstagg… è che questa armatura, sotto le ascelle…è per quello che preferisco andare a caccia con Hogun, che è quasi sempre silenzioso… anche se il massimo credo sarebbe Heimdal: vede tutto! Sarebbe perfetto per stanare una lepre! Ma sta sempre sul Bifrost e da lì non si schioda... è come una dipendenza… Mammina lo dice sempre!”

 

Il giovane moro emise un gemito strangolato e si inchinò in segno di rispetto “Altezza, Vi prego, perdonateci, stavo conducendo questo bizzarro straniero presso il Palazzo di Madamigella, per ispezionare un cavallo…”

 

“Madamigella chi?”

 

“Madamigella! Il fiore di Versailles!” lo sguardo di puro smeraldo si fece adorante ed al contempo passionale, mentre un sorriso segreto aleggiava tra le labbra del giovane, rendendolo ancora più bello di quanto già era - come se questo fosse possibile.

 

“Forse vi confondete! La Rosa di Versailles è mia moglie! E’ sempre stato così e sempre così sarà! So che certuni pensano che la Rosa sia qualcun’altra, mi è giunta questa voce, ma è tutta gente molto male informata, che non si interessa, se non superficialmente, delle cose! Gente disattenta agli aspetti filologici che sul suo diario, alla voce pensiero dovrebbe scrivere Rien! E sottolinearlo pure.”

 

“Madamigella, la Guarda del Corpo della Rosa!” il giovane moro si stava spazientendo, ma non osava esprimersi liberamente. Fu in quel momento che decise che Rousseau non aveva poi tutti i torti.

 

“Ah! Capisco! Ma certo! Voi siete l’Ombra! Mia moglie vi chiama così sapete? L’Ombra! E pure il Malinconco Sire!”

 

Il biondo intanto si grattò la testa con il manico del martello, pensieroso “La Rosa sarebbe vostra moglie quindi… e il Lillà? Chi è dunque il Lillà di Versailles?”

 

“E voi chi siete?” chiese l’uomo cicciottello incuriosito “Chi sono i par Vostri?”

 

“Mio padre è il Re Wotan, Padre di Tutti…”

 

“Un reale in incognito! Come mio cognato! Come il Conte del Nord! Ma che bello! Svedese come Fersen, forse? O Norvegese? E come vi siete travestito bene per sembrare un pezzente! Nemmeno un ricamo, un anello d’oro! Nemmeno una spilla di diamanti! Ma che bravo! Mia moglie, senza spille di diamanti, dice che le viene il mal di capo! E Voi invece andate in giro ricoperto di ferro! Oh ma che bello davvero! Vi ammiro tanto...”

 

Il biondo guardò l’uomo cicciottello e si astenne da ogni commento - sua madre gli aveva insegnato la buona educazione e a non deridere i poveri guerrieri sfortunati che avevano ricevuto troppe botte in testa durante le gloriose battaglie contro i Vanir, e gli Jotun, e gli Elfi e i Nani… maledetta guerra!.
Costui poi era un Confratello Cacciatore… per cui sorrise cortesemente e fece un cenno di assenso con il capo, assecondandolo nella sua follia. “Mio fratello invece, adora le gemme, sapete? Ha una Gemma dell’Anima, è molto rara…”

 

“Vostro fratello andrà d’accordissimo con mia moglie, la Rosa, quindi! E’ anche lui in giro in incognito? Fa il Grand Tour?”

 

“Molto in incognito!” esclamò con voce stranita il biondo, stringendo convulsamente il martello al petto, mentre gli tornavano improvvisamente nella testa certi dettagli che il moro gli aveva narrato e che lui aveva cercato di rimuovere dai suoi ricordi, dettagli su un uomo abbarbicato ad un cavallo mentre, che perversione, una donzella guardava pure! E suonava il violino... glielo avevano spiegato a casa, che su Midgard, adesso, andavano di moda i libertini, ma lui non pensava fossero assurti fino a tali vette di depravazione… ”Troppo in incognito! Perfino per lui! Ma questo giovine, appassionato di botanica, mi stava conducendo...”

 

“Oh ma prima fermatevi da me! Non potete cigolare in giro così! Anche se in incognito restate pur sempre l'Erede di un Sovrano! E tra Eredi di Sovrani dobbiamo essere solidali! Ho dell’olio che fa miracoli con le serrature! Vi mostrerò… vedo che avete un martello… oltre che di caccia siete dunque appassionato di martelli! Non solo un Confratello Cacciatore, ma anche un Fratello Maniscalco! Una Mastro di Chiavistelli! Ma quante cose che abbiamo in comune!” lo prese per mano e quindi lo condusse lungo un sentiero nel boschetto. “Venite con me, prenderemo una scorciatoia e arriveremo dritti dritti alla Forgia Reale! non ci vedrà nessuno!” poi aggiunse con tono da cospiratore "Mi raccomando fate silenzio! Che se ci scopre madame de Noailles è un disastro! Avrà sicuramente qualcosa da ridire! Specialmente su di voi, Ombra Malinconica, che siete solo un servo, lo sanno tutti, e mettete piede nella Forgia Reale!"

 

Mentre camminavano spediti in fila indiana, il biondo tossicchiò e disse rivolto al giovane “Credo di aver capito cosa intendete parlando di rose e di lillà… dalle mie parti, ai bambini, si parla di fiori e di api per spiegare… il meccanismo…“ ridacchiò divertito, “e quindi non siete appassionato di botanica, ma di biologia!” e diede una amichevole manata al giovane, proprio sulla schiena, mandando dritto disteso dentro un cespuglio. “E vi piacciono le rose! Vi avevo mal giudicato!”

 

“Che succede?” chiese l’uomo cicciottello stupito, “di che parlavate?”

 

“Oh nulla la Malinconica Ombra parlava di come nascono i bambini… a lui lo hanno spiegato parlando di fiori, a me di api...”

 

“I bambini li porta l’Arcangelo!” sentenziò il cicciottello con un enorme sorriso fiducioso, “abbiamo un sacco di quadri a Palazzo su questo soggetto ed io li ho osservati a lungo per capire bene la faccenda… me lo diceva anche mio Nonno… Luigi, osservate i quadri, quando vi sposerete, fate come me! osservate bene i quadri! Fate proprio come ho fatto io! Osservateli bene!”

 

Il giovane moro, si rimise in piedi, si aprì leggermente la camicia per mettere in mostra in modo discreto i suoi possenti pettorali, poi scosse la testa “Credo che Vostro Nonno pensasse a certi quadri… mitologici… non di soggetto religioso...”

 

“Ma no! Cara Ombra Malinconica, non vergognatevi di non sapere le cose, in fondo siete solo un servo, lo sanno tutti! Ora vi spiego per benino: quando una donna è tutta sola, si apre una finestra ed arriva un Arcangelo, sbatte le ali, e poi arriva un bambino! E’ per quello che esco prestissimo per andare a caccia e lascio la Rosa da sola! Così l’Arcangelo può passare indisturbato! Voi non sapete quanto mi stressino a Corte con questa storia del bambino! Ci vuole un bambino! Facciamo un bambino! Fate il bambino! E quando arriva il bambino? E allora io lascio campo libero all’Arcangelo! Che altro volete che faccia? Più di così! Sono uscito a caccia alle 5 di mattina!”

 

“Ma nulla mio caro, nulla… verrà il Vostro tempo, si tratta solo di avere pazienza, vedrete!”, disse l’uomo biondo con un sorriso generoso, in fondo questo cacciatore maniscalco gli piaceva, era solo un fiore tardivo... maledetta guerra! “solo, se, per caso, sapete di qualcuno che viene chiamato il Lillà di Versailles, non esitate! fatelo sbranare dai vostri lupi infernali!”

 

“Non ne ho…” disse l’ometto con un sorriso mesto.

 

“Peccato, hanno occhi rossi stupendi, mio fratello ne ha uno che adora! Cerca sempre di staccare una mano al suo guardiano, una bestiolina di carattere!”

 

“Abbiamo un elefante però!” disse il tipo cicciottello con un sorriso, “potrebbe servire?”

 

“Ma sarebbe perfetto!” disse il biondo “Allora basta che facciate legare il Lillà in terra, con dei paletti, e poi lo calpestate per benino con quel vostro elefante… se sentite di un Lillà di Versailles… correte a prendere l’elefante! Non esitate! Datemi retta!”

Il giovane moro aprì bocca per obiettare sdegnato, ma poi aggrottò le sopracciglia... il Lillà di Versailles... Maledetto Fersen! Forse era ora che quello svedese puzzone incontrasse un elefante sul suo cammino! Alzò quindi le spalle con nonchalance: Leibnitz aveva ragione, vivevano nel migliore dei mondi possibili! Dura la vita per i lillà...


“Siete troppo gentile! Ecco, ora siamo arrivati!”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Mentre il Fiore Tardivo si affaccendava sulla cotta di maglia di ferro, l’uomo dai capelli biondi, raccolti in una specie di cipolletta, da cui alcune ciocche malandrine sfuggivano per incorniciargli fascinosamente il volto, sedeva su uno sgabello, pensieroso, a torso nudo.

Una giovane inserviente che passava con un secchio in mano, restò lì a fissarlo, imbambolata: su quel petto le sarebbe tanto potuto poter poggiare la guancia e narrare le sue pene.
Ma il giovane biondo era abituato e non vi fece assolutamente caso - stava pensando intensamente a suo fratello: la faccenda del cavallo lo preoccupava, ma gli pareva che la Malinconica Ombra non fosse un tipo poi così malvagio: forse lo aveva mal giudicato? magari era solo un pochino esibizionista in quel suo mettersi nudo per lavare un cavallo… niente di grave… aveva visto di peggio. Forse all’Ombra interessava fare colpo sulla Confusa Suonatrice di Violino? Paese strano questo, comunque… ne facevano di scemenze per far colpo su una donna! C’era il caso che il poveretto perdesse anche un occhio se continuava con queste follie!
Da loro, invece, era tutto molto più semplice: minacciavi di massacrarle la famiglia e lei capiva al volo… meglio essere chiari, si evitavano così fraintendimenti! Se invece non avevi intenzioni serie le dicevi quanto eri disposto a pagare... non denaro ovviamente, che volgarità, ma qualche gioiello di classe... Freya, per una collana, una sera, con quattro nani... per le Norne! Non per niente era le Dea dell'Amore...

 

“Non mi avere risposto su Vostro fratello… “ disse il giovane moro con molta cortesia e con una certa dose di malcelata impazienza, interrompendo il flusso di pensieri del biondo guerriero.

 

“Non credo di avere inteso la domanda, mia cara Ombra Malinconica,” rispose l’altro con pazienza, “Volevate sapere se mio fratello si interessava di lillà? Lillà altrui intendo… o piuttosto se si interessava di cosa fare con il suo di lillà?”

 

“La seconda ovviamente… per la prima, non credo proprio che la risposta sia affermativa… si interessava di rose presumo. O non sapeva di essere un lillà, anche lui come la mia cara amica faceva confusione?” il giovane corrugò la fronte spaziosa: poteva essere che li fratello di costui avesse molto in comune con la sua cara amica?

 

“Eh cara Ombra, non è facile… vedete il nostro Fiore Tardivo?” e con un gesto bonario indicò il giovane cicciottello che tutto contento stava esaminando la cotta di metallo, emettendo gridolini di gioia come se fosse al contempo Natale, Pasqua e Carnevale.
”Lui sa di essere un lillà,” riprese il biondo con un sorriso stanco, “ma non sa che farsene di questa informazione, se non per scegliere il vestito corretto: non si vestirebbe mai da principessa, immagino. Perciò attende l’Arcangelo che sbatta le sue ali, innocente come un passerotto!”

 

“Innocente… “ disse il giovane moro sgranando gli occhi verdi con aria perplessa. Innocente non era la parola che gli veniva in mente, ma il giovane biondo era cortese, nonostante il martello e certi modo strani e probabilmente era il tipo che pesava le parole.

 

“Innocente, innocente! Ma prima o poi il passerotto spiccherà le ali e farà volare il suo… pennuto… laddove gli compete, non so se rendo l’idea… saprà che non serve l’ala dell’Arcangelo, perché ha lui tutto quanto serve...”

 

“Rendete l’idea, sia pure in un modo un po’ rozzo.”

 

“Mio fratello, come spiegarvelo? ha sempre avuto, fin da piccolo, una grandissima fonte di divertimento tra le spalle: la sua testa. Leggeva, almanaccava, pensava, ordiva, incantava… per una che faceva, cento ne aveva pensate… nessuno gli stava dietro e pochissimi lo capivano! Spariva dentro grotte, parlava lingue che non conosceva nessuno, giocava coi lupi infernali, si faceva bifrostare qua e là...”

 

“Bifrostare?”

 

“Si faceva portare in posti in cui io mai mi sarei sognato di metter piede, se non per una bella rissa, dopo una poderosa bevuta, non so se siete pratico…”

 

“Purtroppo sì” gemette il giovane moro, portandosi le mani al petto, mentre il ricordo di una sera terribile gli attanagliava il cuore.

 

“Mio fratello consultava pergamene e teneva corrispondenza con potentissimi maghi… non la piccola posta del cuore eh! Tutte cose noiosissime per lo più, ma lui ci andava pazzo.”
 

“Un intellettuale, quindi?”

 

“Si, un po’ intellettuale e anche un po’ testa di lillà, se mi consentite l’espressione…”

 

“Prego prego…” il giovane moro ebbe un gesto magnanimo - la sua amica, se non altro, era molto concreta, rose e lillà a parte, e non scriveva lettere a nessuno, nemmeno a quel troglodita di Fersen che puzzava di aringhe. Ci mancava solo la corrispondenza fitta con Voldemort! Però una volta aveva flirtato con Saint Just, parlando di un poema sconcissimo che questo aveva scritto… valeva lo stesso? Il giovane moro si irritò alquanto.

 

“Però un giorno scoprì che aveva un’altra fonte di divertimento sempre a sua disposizione. Essa risiedeva proprio lì, in mezzo alle sue gambe e allora… chi lo teneva più? Unendo le balzanerie della sua testa con le intemperanze del suo nuovo giocattolo preferito, se ne usciva con idee discutibili a cui però era difficile obiettare… quasi quasi ti avrebbe convinto che era tutto normale e che quello strano eri tu!”

 

“Non mi dite! Pure io! Certi discorsi su rose che vogliono essere lillà… a volte non so che replicare! Resto lì senza fiato e mi becco pure certi pugni se cerco di farla ragionare… il cretino, a quanto pare sono sempre io!” esclamò il moro costernato.

 

“Solo che mio fratello, vedete, lui  è così razionale, ma non gli entrava in testa… per esempio lui non capiva che con gli animali non si deve fare!”

 

“Ah no? Eppure in campagna alcuni qui, sapete… non disdegnano…”

 

Il biondo divenne improvvisamente verde in faccia e cercò a tastoni il suo martello “Con gli animali no! No! No! E no!”

 

“Non innervositevi, suvvia! Io lo dicevo solo per consolarvi…”

 

“Non tocchiamo questo tasto! Un giorno ingaggiammo un muratore per sistemare le mura del castello, lavoro di routine sapete… vedo che anche voi avete mura e castelli... e questo aveva un cavallo molto possente.”

 

“Lo Stallone che cavalcherà il mondo?”

 

“Stallone? Si purtroppo credo che possiamo definirlo così…  comunque mio fratello ad un certo punto pensò che essere un cavallo fosse una idea stupenda e perse la testa… insomma… uno scandalo, Mammina pianse tanto!”

 

“Ma che successe?”

 

“Lasciamo perdere… per fortuna che nostro padre accolse il figlio della colpa nelle nostre stalle... era pure carino, tutto rosa e con otto zampine… non oso pensare a che male debba avergli fatto, giunto al dunque, otto zoccoletti non sono mica come due piedini e anche in quel caso… non mi figuro la dinamica… ma si sentirono certe urla a palazzo! per fortuna che Mammina restò con lui tutto il tempo...”

 

“Otto zampine, dite? Un ragno?”

 

“Per le Norne! Ci mancava solo il ragno! No No, nessun ragno, ma che disgusto! Lasciamo perdere, ve ne prego… un ragno!… Comunque, per tornare alla vostra domanda… egli non capiva che con gli animali no, ma non capiva nemmeno che con i giganti no… ad un certo punto si fidanzò con una gigantessa pazza, una sconcezza!”

 

“E come finì?”

 

“Malissimo… la storia finì quando lui le mangiò il cuore…”

 

“Si dice glielo spezzò…” il giovane moro corresse il biondo automaticamente pensando che parlava molto bene il francese per essere uno straniero.

 

“No No, glielo mangiò, letteralmente! Cotto sulla brace...”

 

“Oh!” Il giovane con gli occhi verdi ammutolì.

 

“E poi spiegargli con le cognate no! con le sposate no! e con i lillà no! solo con le rose, ma non con i lillà! Ad un certo punto gli era presa la fissa che forse si sarebbe potuto fare tra fratelli… in fondo ci si conosce da tempo, ci si vuole bene...”

 

Il giovane moro vomitò discretamente in un angolo sotto lo sguardo imbarazzato del biondo. “Insomma,” proseguì lo straniero, “gli era presa la frase se-lo-posso-pensare-perché-non-lo-posso-fare? Una pazienza!”

 

“Prima o dopo quella di in ginocchio!” si informò incuriosito il giovane moro.

 

“Ah in ginocchio lo diceva sempre… un imbarazzo costante!” gemette il biondo.


In quel momento il Fiore Tardivo restituì la cotta di maglia ben oliata al giovane biondo e la conversazione si interruppe per prendere una piega molto più tecnica.

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