Amnesia

di Pergamenanuova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm Not Fine At All ***
Capitolo 2: *** I Love You ***
Capitolo 3: *** Broken ***
Capitolo 4: *** You and I ***
Capitolo 5: *** Only You ***



Capitolo 1
*** I'm Not Fine At All ***







7 Settembre 2018







Le sirene dell'ambulanza minacciavano di svegliare l'intera Londra, talmente forti risuonavano.
Il veicolo giallo sfrecciava a tutta velocità verso l'ospedale più vicino, costringendo le auto a spostarsi sul ciglio della strada.
All'interno, i paramedici circondavano due corpi, facendo il possibile per salvarli.
Le flebo venivano attaccate alle braccia e le rianimazioni erano in pieno svolgimento.
L'ansia si poteva respirare in ogni centimetro di quell'abitacolo, la paura di non riuscire a farcela, di non riuscire nell'unica cosa che contava davvero: salvare due vite.

- Trauma cranico, una frattura alla gamba sinistra, una costola incrinata - questo fu il responso di un paramedico sulla cinquantina, dopo aver analizzato il corpo del ragazzo disteso sulla barella alla sua destra.

- Non riprende conoscenza - esclama concitato un altro - defibrillatore, subito! -
L'aiutante si china velocemente e prende lo strumento indicatogli dal più esperto, poggiandolo al suo fianco.

Quest'ultimo apre la camicia del paziente e con un gesto secco strappa la stoffa della canotta nera, posizionando gli elettrodi direttamente sopra le valvole cardiache, appena sotto un tatuaggio con scritto 'it is what it is'.

- Al mio tre - dice - uno, due, tre libera! - facendo partire la prima scossa che fa sussultare tutto il corpo del ragazzo. I suoi occhi restano chiusi anche dopo la terza scossa, e i paramedici sbuffano sconsolati, il battito cardiaco è debolissimo.
All'improvviso un mugugno li fa voltare verso sinistra, dove il secondo ragazzo stava lentamente riprendendo conoscenza.
'Grazie al cielo almeno uno' pensò speranzoso il paramedico, che si avvicinò subito al secondo paziente.
Nessuna lesione grave, solo il braccio sinistro aveva delle fratture e a parte qualche punto in testa non riportava grossi traumi. Niente in confronto all'altro per lo meno.
Videro che provava ad alzarsi e lo bloccarono subito, poggiando le mani sul suo petto ampio, facendolo stendere supino.

- Non muoverti - gli ordinarono perentori - Potresti avere dei capogiri - gli spiegò il più giovane aiutante.

Si distese sulla barella con sguardo vacuo e chiese - Che è successo? - con voce roca.
'Deve essere stato il trauma' pensò il paramedico.

- Hai avuto un incidente. Ma non ti preoccupare, a parte il braccio non hai nulla. - tacque, indeciso se nominare l'altro ragazzo, ma non ebbe il tempo di riflettere perché gli occhi verdi del ragazzo si erano accesi di consapevolezza e paura e si era girato alla sua sinistra. Per poco non svenne di nuovo, dal pallore della sua pelle.

- LOUIS!! - gridò spaventato, cercando di mettersi a sedere, lottando contro chi lo stava trattenendo dall'alzarsi.

Allungò il braccio, purtroppo per lui quello sinistro, il più vicino al ragazzo, emettendo una smorfia di dolore. Vedendo che l'altro era immobile, i suoi occhi verdi si allargarono paurosamente e il paramedico decise di sedarlo, finché non fossero arrivati all'ospedale. Il suo corpo non poteva sopportare tutto quel dolore.



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Dopo quelli che gli parvero giorni, il ragazzo dagli occhi verdi si svegliò.
Non aveva mai dormito così tanto in vita sua, e così profondamente.
Una delle poche notti senza sogni.
Il rumore di un macchinario aveva richiamato la sua attenzione, facendolo uscire dal sonno. Si sentiva leggero come una piuma, la testa un po' dolorante, ma senza pensieri.
Affinò i sensi, ma visto che non riusciva a capire dove si trovasse, decise di aprire gli occhi.

Una luce accecante e bianca invase le sue pupille, impedendogli di vedere altro.
Fu quando un viso si mise di fronte al suo coprendo la luce, che capì di essere disteso in un letto d'ospedale. Le pareti che una volta dovevano essere state bianche ora erano color crema, e il bip del macchinario in fianco a lui confermò le sue tesi.
Si ritrovò ancora una volta a fissare il viso di sua madre, che si era sporta per osservarlo. Notò subito la paura in quegli occhi così simili ai suoi, quando sua madre premette un pulsante vicino alla testiera del letto, probabilmente chiamando le infermiere e i dottori.

- Harry tesoro! Come stai? - chiese riflettendo la preoccupazione degli occhi nella voce.
Scrutava ogni tratto del suo viso, passandogli una mano tra i capelli ricci, facendolo rilassare.

- Sto bene mamma - rispose il ragazzo con voce più roca del normale, visto che si era appena svegliato.

La donna non sembrò soddisfatta della risposta, e posò gli occhi sul gesso che ricopriva il braccio sinistro quasi del tutto, lasciando intravedere solo l'àncora tatuata vicino al polso.
Non ebbe il tempo di chiedere né di dire altro, perché un dottore e un'infermiera entrarono a passo spedito nella stanza spoglia, con cipiglio severo e qualche ruga di preoccupazione sulla fronte.

- Signor Styles, si stenda per cortesia - disse il medico, un uomo sulla sessantina, con occhi scuri e capelli brizzolati. Si avvicinò e punto negli occhi verdi una luce per vedere i riflessi e l'infermiera controllò la flebo.

- Per quanto tempo ho dormito? - chiese Harry curioso.

- Due giorni - rispose il medico. Il ragazzo fece per toccarsi il braccio ma venne fermato dal dottore che gli disse - È meglio che non si tocchi il braccio. È fratturato. Dovrà tenere il gesso per un po' di tempo -

Harry annuì, guardando sua madre. Sapeva che c'era qualcosa che doveva chiederle, ma con tutti i farmaci che aveva in circolo gli risultava difficile mettere in funzione il cervello. Ma il cervello non serve per ricordare certe cose, basta il cuore.

E se ne accorse quando il dottore chiese in modo professionale - Cosa ricorda di quello che è successo, signor Styles? -

In quel momento si sforzò di richiamare a sé i ricordi, sforzo che gli fece venire il mal di testa ma non se ne curò. Voleva a tutti i costi comprendere quella sensazione di ansia e preoccupazione che gli attanagliava le viscere e il cuore da quando si era svegliato.
Non se lo spiegava, ma seppe di avere ragione quando nello sguardo di sua madre riuscì a leggere che c'era qualcosa che la spaventava. Come se temesse una sua reazione a qualcosa.


E poi i flash di quella notte arrivarono. Immagini confuse occuparono la sua mente in una successione talmente rapida, a cui faticava a stare dietro.
Un'auto.
Dei fari.
Una barella.
Un corpo disteso sopra.
Capelli castani.
Un paio di occhi azzurri come il mare che lo guardavano.
Lo schianto.

Si alzò a sedere sul letto ed esclamò - LOUIS! - quasi urlandolo.

Spostò rapidamente gli occhi dal medico a sua madre, preso dal panico.
Non si curò del gesso sul braccio, né della testa che nel movimento brusco aveva iniziato a girare, né della vista che si appannava, né del fatto che indossasse solo una veste bianca. Scese dal letto ignorando le proteste del medico e le raccomandazioni di sua madre e reggendosi a stento in piedi, raggiunse la porta della sua stanza.
Una mano gentile lo afferrò per una spalla e lo costrinse a voltarsi. Incontrò gli occhi verdi e supplicanti di sua madre che lo intimavano di sedersi, ma scosse la testa con vigore e una smorfia di dolore.

- Mamma no - disse perentorio - Devo vederlo - aggiunse con voce rotta.

La madre annuì e - Stanza 103 - comunicò rassegnata.

Gli prese il braccio sano e lo condusse alla fine dello stesso corridoio, dove la scritta 'Stanza 103' catturò la sua attenzione.
Harry era sofferente fisicamente, ma non era niente in confronto a quello che sentiva dentro.
Era terribilmente agitato e qualcosa gli diceva che era successo qualcosa di brutto. Provava con ogni fibra del suo essere ad ignorare quella voce, quindi si concentrò su quella meravigliosa e cristallina della persona che amava.

Prese un respiro e abbassò la maniglia della stanza, notando le pareti dipinte di azzurro, anche se non vibrante come le sue iridi.
Poi il sorriso nato dalla sua voce nella sua testa, morì in fretta come era nato.
Louis era disteso in un letto d'ospedale circondato da macchine che scandivano il ritmo del suo cuore. I suoi occhi azzurri erano chiusi, l'espressione del viso era rilassata, la bocca non era visibile, in quanto una maschera e il tubo per l'ossigeno ne nascondevano la vista. I capelli castani erano leggermente spettinati e il corpo era immobile, le braccia distese lungo i fianchi e un lenzuolo bianco lo copriva fino al petto.


A quella vista, Harry si pietrificò.
Sbatté le ciglia continuamente, come per verificare che quello che aveva davanti agli occhi fosse reale. Poi la mente e il cuore ripresero il controllo del corpo, facendolo balzare in avanti, staccandosi bruscamente da sua madre e attaccandosi al letto di Louis.

Si posizionò di fronte al suo viso e quasi urlò - Louis!! Louis svegliati!! Sono io, Harry!! -

Gli accarezzò una guancia con la mano sinistra, che non aveva il gesso.
Continuò per qualche minuto, non sentendo le lacrime silenziose rigargli le guance pallide, né gli occhi verdi bruciare dalla consapevolezza e dalla disperazione.

La voce di sua madre gli risultò più vicina di quanto si ricordasse, quando gli sussurrò - Tesoro, Louis non può risponderti - posando il palmo della mano sulla sua, ancora aggrappata a quel letto di ferro.

Si girò verso di lei e con fare aggressivo le chiese - E perché non può? Mamma, dimmi che gli è successo e che significa tutta questa storia. Ho il diritto di saperlo!! -

Fu allora che la voce del medico di poco prima irruppe nella stanza, dicendo l'unica cosa che Harry non avrebbe mai voluto sentirsi dire.

- Louis Tomlinson è in coma - rispose abbassando lo sguardo.


SBAM.
Ecco la bomba che stava facendo crollare il suo grattacielo in miliardi di piccoli pezzettini di vetro.
Non era pronto a questo.
Si voltò ad ammirare i tratti angelici dell'amore della sua vita e passando le dita lunghe e sottili sulla sua pelle sussurrando - Non è possibile. Svegliati amore, ti prego - si rese conto che davvero non rispondeva, e se fosse stato vigile di sicuro l'avrebbe fatto.
Lui non l'avrebbe lasciato lì in quello stato.

Cercò di trattenersi dal piangere di fronte al dottore e trovò il coraggio di chiedere con voce strozzata - Per quanto tempo? -

- Non lo sappiamo. Potrebbe svegliarsi in questo momento come tra un anno. Ha subìto un trauma cranico piuttosto grave. Anche se riprendesse conoscenza non è sicuro che la memoria non abbia avuto dei contraccolpi -

- Mi sta dicendo che potrebbe non ricordare nulla? - si intromise Anne, vedendo l'espressione di suo figlio.

- Esatto - rispose il medico.


Harry lasciò la stanza da solo, reggendosi dove poteva, fino ad arrivare alle sedie nel corridoio e lasciarsi abbandonare su una di quelle chiudendo gli occhi.
Non era possibile. Tutto questo non poteva accadere a loro. Come se non avessero già sofferto abbastanza nella loro vita.
E lì, di fronte alla gente che passava nel corridoio, Harry Styles scoppiò a piangere.
Non seppe per quanto, ma continuò finché i suoi occhi verdi non si seccarono e rimasero senza lacrime da versare. Un pianto di disperazione che non mostrava in minima parte ciò che provava. Nemmeno se si fosse pugnalato al petto avrebbe reso il dolore che lo squarciava in quel momento.

Si sentiva come se la sua linfa vitale gli fosse stata succhiata via, come se il cuore gli fosse stato strappato dal petto, come se l'avessero afferrato e stappato dalle sue radici, come un essere vivente senza ossigeno.
Perché Louis era la sua linfa vitale, il suo cuore, la sua radice, il suo ossigeno.
E Harry era sicuro di non riuscire a sopravvivere a tutto quel dolore senza di lui.
SENZA di lui. No. Non riusciva nemmeno a pensare a questo.
Nel dolore, nella salute, nella malattia.
Questo si erano promessi due anni prima, e di sicuro non avrebbe smesso di sostenerlo ora, anche se ci sarebbe voluta tutta la sua buona volontà per riuscire a non crollare.
Doveva essere forte, per lui. Glielo doveva.

Sentì la presenza di sua madre di fronte a lui e realizzò di essersi rannicchiato in corridoio, non che la cosa gli importasse molto al momento.
Si inginocchiò di fronte a lui e lo abbracciò forte, facendogli sentire la sua vicinanza e il suo amore.

- So che sei forte piccolo. Devi avere fiducia in lui - sussurrò dolcemente al suo orecchio.

Gli asciugò le lacrime e riprese - Sono sicura che non vorrebbe vederti così. E poi la speranza è sempre viva -

Harry le diede un bacio sulla guancia, pensando che lei sapeva sempre cosa dirgli al momento giusto. Non come Louis, ma quasi.
Si ripresentò il nodo alla gola e la sensazione di soffocamento pensando anche solo il suo nome.
Alzò la mano sinistra e vide quello che gli serviva per ritrovare il coraggio: l'anello di oro bianco.
E decise che avrebbe aiutato Louis ad uscire dal coma, costi quel che costi, a costo di soffrire lui stesso. Lo avrebbe fatto per sé stesso, perché senza Louis non riusciva a vivere, ma soprattutto per Louis stesso, perché lo amava più di quanto un essere umano possa amare.
Voleva ridare un colore alla sua vita, che in quell'ora era diventata nera: azzurro.








----------------angolo autrice-----------

Ciao a tutti 👋
Allora, prima di tutto questa era nata come una os. Si è trasformata in una mini-long quando ho capito che avrei voluto approfondire il tutto e quindi in un unico documento non mi stava ahah
Spero davvero che vi piaccia, perché ci ho messo il cuore.
Certo, cuore che mi si è spezzato scrivendola.
Anyway, come avrete sicuramente notato, questa storia è ambientata nel futuro, esattamente nel 2018, quando Harry ha 24 anni e Louis 26. Ho voluto mettere le date, perché rappresentano i vari momenti che attraverseranno. Preciso che loro sono come sono nella realtà, quindi sono cantanti e ci sono i One Direction ✌️ Nel prossimo capitolo capirete molto come si sono evolute le cose nel corso degli anni e sì ci saranno anche gli altri ragazzi ovviamente 👍
Se vi state chiedendo cosa intendevo nell'ultimo pezzo, sì si sono sposati nel 2016. Ovviamente procedendo con la storia verranno rivissuti tutti i momenti più importanti 😉

Niente, spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate per favore ❤️

Questa è la mia long sempre larry, se volete passarci e darci un'occhiata http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2597749&i=1



Un bacio, al prossimo capitolo,
Vale xx

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Capitolo 2
*** I Love You ***


5 ottobre 2018





Dopo qualche giorno di ricovero precauzionale, Harry Styles venne dimesso dall'ospedale.
Nonostante questo, da più di un mese si recava in quello stesso posto con una regolarità impressionante.
Tutti i medici e le infermiere oramai lo conoscevano, si fermavano a scambiare due parole o qualche battuta con lui, ottenendo come risposta un sorriso forzato e innaturale.
Ma si sa che in quei casi è il massimo che si può sperare di avere.

Il personale concordava sul fatto che passasse più tempo in ospedale che a casa sua e cercavano di dirgli di tornare il giorno dopo e che tre visite al giorno erano più che sufficienti.
Ma ignoravano completamente che la sua casa fosse proprio in quell'ospedale, quindi in un certo senso era come se ci fosse.

Ogni giorno era la stessa routine: Harry passava alla mattina verso le 8 per fare colazione prima di andare al lavoro, poi tornava verso le 17, infine verso le 21 e se capitava, si addormentava sulla sedia di plastica della camera 103.
Un circolo nella quale sembrava trovarsi a proprio agio. A volte era accompagnato da alcuni amici, ma il più delle volte preferiva venire solo.
Lo sollevava recarsi lì, anche se non avrebbe mai fatto l'abitudine a quello che si presentava davanti ai suoi occhi ogni santo giorno per ben tre volte.
Eppure, non riusciva a concepire di stare in nessun altro posto se non lì, con la sua casa.
Proprio lì si sentiva al sicuro, e la sensazione lo faceva sorridere per un attimo, uno di quei sorrisi sinceri che era convinto la sua bocca non riuscisse più a formulare, giusto il tempo di un battito di ciglia prima di tornare alla realtà.
E la sua realtà era proprio di fronte a lui, distesa su un letto dalle lenzuola bianche con le maniglie di ferro.
Dei tubi erano ancora infilati nella sua gola, e una maschera copriva la sua meravigliosa bocca dalle labbra sottili che Harry avrebbe potuto tracciare con un pennello ad occhi chiusi, se solo fosse stato capace di disegnare.
Gli occhi sono ancora chiusi, e Harry darebbe tutto sé stesso per scorgere quell'azzurro profondo come gli abissi che lo aveva colpito tanti anni prima.

Si sedette nella solita sedia, reggendo il suo caffè con una mano e stringendo quella di Louis con l'altra.
I medici gli avevano detto che un contatto o l'udire la sua voce avrebbero potuto aiutarlo a risvegliarsi. E nonostante Harry non fosse sicuro che potesse sentirlo, ogni giorno gli raccontava quello che gli accadeva, come se lui lo stesse guardando con i suoi bellissimi occhi attenti e un sorriso che gli increspava appena le labbra.

- Ehi Lou, oggi pomeriggio Zayn, Niall e Liam hanno detto che passano a trovarti. Ovviamente ci sarò anche io, quando avrò finito in studio di registrazione. Sai, abbiamo trovato qualche cantautore interessante e secondo noi potrebbe fare strada. Vorrei tanto sapere il tuo parere, domani te lo faccio ascoltare! - disse cercando di sembrare entusiasta.

Il cellulare nella sua tasca prese a vibrare, cosa alquanto strana visto che nessuno lo chiamava a quell'ora della mattina. Vide sullo schermo il numero della studio e decise di rispondere. Molto probabilmente era Niall, o Zayn.

Prima di uscire dalla stanza posò le labbra sulla fronte di Louis e gli sussurrò - Torno subito. Ti amo - spalancando gli occhi verdi.

Si rese subito conto che quella era la prima volta che lo diceva dal giorno dell'incidente.
Gli era venuto naturale, come lo era stato tutte le altre volte in cui gliel'aveva detto.
La prima volta, il giorno del matrimonio... Sembravano appartenere ad una vita fa.

Ma stavolta Louis non avrebbe risposto al suo 'ti amo' con voce dolce e il suo 'anche io'.
Sentì il bisogno di uscire un attimo per riordinare i pensieri e prendere un bel respiro per tornare lì dentro.
Intanto si preoccupò di rispondere al cellulare ed uscire dalla stanza.
L'infermiera di turno entrò per controllare le sue funzioni cardiache proprio mentre Harry stava per chiudere la porta.

- Pronto? - chiese il riccio.

- Haz abbiamo bisogno di te, puoi essere qui tra circa mezz'ora? - domandò Zayn.

- Ok Zay... - rispose Harry interrompendosi - Aspetta. Sento dei rumori, c'è qualcosa che non va. Ti richiamo dopo - e chiuse la chiamata in fretta.

Era indeciso se entrare oppure no, ma quando vide tre dottori passargli davanti in fretta e furia, prese la sua decisione e si avviò verso la porta.
Venne fermato sulla soglia dall'infermiera che aveva incrociato prima. Gli si parò davanti dicendogli categoricamente di non entrare.
Ma non volle dirgli il perché.
Lo obbligò a sedersi su una panca, mentre l'ansia lo stava corrodendo.
Che stava succedendo ora? Louis era in pericolo di nuovo? Cioè, più di quanto non lo fosse già?
Si vietò di pensare a quella possibilità.
Non riusciva a stare seduto, quindi si limitava ad andare avanti e indietro per il corridoio.
Erano passati all'incirca 20 minuti quando il dottore fece la sua comparsa sulla soglia della stanza 103, con tantissime cartelle in mano.

- Signor Styles? - lo chiamò.

- Sì. Che è successo? Ha avuto una ricaduta? È...? La prego mi risponda - disse tentando di mantenere un briciolo di controllo, nonostante in quella situazione fosse assolutamente difficile.

- Lo constaterà lei stesso - rispose sibillino, facendosi da parte per lasciarlo entrare.


E come quella volta più di un mese e mezzo fa, nello stesso posto, il suo cuore smise di pompare, i suoi polmoni di emanare aria e il suo corpo si era completamente paralizzato.
Non poteva essere vero.
Quello che aveva davanti agli occhi non poteva essere reale.
Senza dubbio doveva essersi addormentato su quella sedia scomoda, e ora stava sognando.
Ma il sogno prese vita e per la prima volta si girò verso di lui.
E no.
Quegli occhi in quel letto non potevano essere un sogno, per il semplice motivo che non li aveva mai visti in quel contesto.
Oddio.
Cosa? Come? Perché?
Harry non capiva più niente.
L'unica cosa che fece fu cadere in ginocchio sul pavimento e prendersi il viso tra le mani, continuando a ripetere - Oddio - e piangendo, scosso da singhiozzi violenti, mentre realizzava che davvero l'amore della sua vita aveva aperto gli occhi.

Quando alzò lo sguardo vide che Louis lo guardava, disteso sul letto, ma con gli occhi azzurri aperti. APERTI.
Dio, Harry poteva perdersi in quegli occhi ogni volta. E puntualmente lo faceva.
Era come se fossero il suo oceano personale e lui amava scavare nelle profondità di quelle iridi, per poi riemergerne, aggrappandosi allo scoglio che lui identificava come la sua pupilla.

Raggiunse subito i piedi del letto, ignorando i tentativi dell'infermiera di avvertirlo di essere prudente perché si era appena svegliato dopo un mese e mezzo di coma.
Quest'ultima cominciò a porgli delle domande, per capire in che stato era la sua memoria.

- Ti ricordi come ti chiami? - gli chiese lei gentilmente.

- Louis - rispose con voce roca e secca il ragazzo, senza mostrare segno di incertezza. Ma continuava a guardare Harry.

Dio, quanto gli era mancata la sua voce angelica.

- Cognome? - continuò.

- Tomlinson - disse Louis.

- Molto bene - prese nota l'infermiera - L'ultima cosa che ricordi prima di esserti svegliato? -

E qui Harry ascoltò attentamente le parole che uscirono dalla bocca di Louis, finalmente senza tubi.
- Sono confuso. Non ricordo nulla, a parte una voce poco prima di svegliarmi - e allora Harry sorrise, perché forse era la sua voce che lo aveva riportato indietro.

E lui non poteva che esserne felice.
Anzi, dire felice era piuttosto riduttivo. Sarebbe potuto svenire dalla gioia da un momento all'altro.

Fu quando Louis si girò verso di lui, di nuovo, che il suo sorriso si freddò.

Guardandolo con quegli occhi azzurri che per il riccio erano CASA, chiese perplesso l'unica cosa in grado di aprire una voragine sotto Harry e fargli venire voglia di sprofondare.

- Scusa, ma tu chi sei??? -


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Osservando le pupille dilatate di suo marito, perché sì lui era suo MARITO, Harry capì che non era una battuta.
Che gli occhi azzurri di colui che amava non sarebbero stati contornati da piccole rughette e da un sorriso mozzafiato accompagnato dalle parole - Ti sto prendendo in giro amore -.

No, tutto questo era fottutamente reale.
La persona che meglio di chiunque altro lo conosceva, ora diceva di non ricordarsi più di lui.

Il riccio si sentì smarrito, come un cucciolo quando viene abbandonato sul ciglio della strada. Rincorre il suo padrone, ma quando vede che non torna indietro, sa che ha preso la sua decisone.
Certo, Louis non era responsabile di tutto quello che stava succedendo, però quelle emozioni non potevano non passare attraverso la mente e il cuore di Harry.

- Ehi, dico a te riccio - riprese Louis, non avendo ancora ricevuto una risposta.

E ora? Cosa dico? Si chiese Harry.
Sono tuo marito? No, perché di sicuro non la prenderebbe bene.
Sono il tuo tutto? No perché probabilmente non ricordava nemmeno quante volte glielo diceva.
E poi quel tutto ora si era magicamente trasformato in nulla.

- Harry - rantolò il riccio, non sapendo come quei suoni potessero formare qualcosa di comprensibile all'orecchio umano.

L'orecchio di Louis oltremodo ci sentiva benissimo, infatti lo fissò per un po', prima di dire - Eravamo nello stesso liceo? -

- No -

- E allora come mi conosci? -

Harry sbarrò gli occhi, perché se davvero non si ricordava niente di lui, non si ricordava nemmeno di X-Factor.
No, no, no.
Come ha potuto dimenticare il loro sogno diventato realtà?
Il canto, i ragazzi, le fan, i concerti, LORO??
Ad Harry serviva aiuto.

- Louis devi riposarti, è stata una giornata impegnativa. Mettiti comodo, ti porto qualcosa da bere e da mangiare - si intromise l'infermiera, evitando ad Harry un collasso fisico, sì perché quello mentale era già avvenuto.

Sentì il bisogno improvviso di scappare da lì, l'azzurro debole delle pareti si stava facendo troppo opprimente per Harry. Non che avesse mai sofferto di claustrofobia, ma era convinto che quell'effetto non era causato dalle pareti, bensì dagli occhi di Louis.

Tuttavia, le sue gambe non rispondevano, quindi si limitava a stare lì seduto con lo sguardo perso a contemplare le venature del pavimento.

Intanto le infermiere si erano prese cura di Louis, e gli avevano intimato di non dormire. Quindi aveva acceso il piccolo televisore posto all'angolo della stanza e facendo zapping si era fermato su un canale sportivo che trasmetteva una partita di calcio.

Beh, pensò Harry, almeno quello non era cambiato.
A differenza del resto.
E ora?
Bella domanda Haz, pensò ironico.
Gli venne subito una stretta al cuore pensando a quel soprannome. Louis amava chiamarlo così.

I suoi pensieri furono interrotti dalla porta che si apriva e quando Harry si voltò vide un sorridente Zayn che ricambiava il suo sguardo. Poi lo posò sul letto e il suo sorriso si fece più smagliante e i suoi occhi ambrati un po' più lucidi.

- Louis! - esclamò ad alta voce, camminando verso di lui, pronto ad abbracciarlo.

Prima che Harry potesse fermarlo, gli aveva già stretto un braccio intorno al collo. E il ragazzo dagli occhi celesti si era immobilizzato, non sapendo cosa fare.

Poi però, i suoi occhi azzurri furono colti da un lampo di consapevolezza ed Harry pensò che davvero, non era possibile.
Venne colto dalla disperazione e dall'invidia, quando vide il braccio di Louis  stringersi intorno al collo di Zayn.

- Zayn! - rispose entusiasta.


Ed Harry si chiese cosa diavolo aveva fatto di male nella vita per meritarsi tutto questo.









---------angolo autrice-----------
Ciao a tutti 👋

Sì sono ancora qui e non odiatemi per il capitolo 😭
Fa male anche a me scrivere queste cose, ma allo stesso tempo mi affascina perché faremo un viaggio a ritroso nella storia dei larry 😍
Harry è l'amore in questa mini-long, perché se non è amore questo... Lo ammiro davvero molto e spero possiate farlo anche voi presto 😊 gli altri ragazzi vogliono bene ad entrambi quindi faranno il meglio per loro😉
Louis invece si è svegliato! Cucciolo, che sia stata la voce di Haz a riportarti indietro? 😏
Non odiatelo, saprà farsi amare 👍 si ricorderà anche degli altri e non di Haz?
Spero che la storia vi piaccia 🙈
Grazie a chi ha recensito ( Ste e Roby vi amo ❤️) e a chi segue, mette tra i preferiti e ricordati. Se scrivo è principalmente per voi.
Un bacio,
Vale xx

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Capitolo 3
*** Broken ***









Probabilmente Zayn udì la crepa che si era insinuata nel petto di Harry alla vista del braccio di Louis che si stringeva intorno a lui, perché dopo aver rivolto al suo amico un paio di domande per tranquillizzarsi, afferrò il polso di un riccio sconsolato e lo trascinò fuori dalla porta assicurandosi di averla chiusa bene dietro di sé.
Sapeva che non era Louis quello che aveva bisogno di aiuto in quel momento.

- Guardami Haz - ordinò perentorio, quando notò che il più piccolo aveva lo sguardo fisso sul pavimento. Gli diede un paio di secondi, poi vedendo la sua poca collaborazione, gli prese il mento con la mano e lo sollevò.

Utilizzare l'aggettivo distrutto sarebbe stato troppo riduttivo.
Ecco cosa si ritrovava davanti Zayn: un mezzo uomo nella migliore delle ipotesi, in qualche modo fisicamente presente ma non del tutto, che cammina solo con una scarpa, con una freccia conficcata nel petto, solo con mezzo cuore.
Tutto questo perché era senza Louis.
E Zayn non seppe cosa fare se non abbracciarlo forte, cercando di trasmettergli che non era solo, che loro l'avrebbero aiutato.
Il riccio singhiozzò forte per un po' sul suo petto, finché gli occhi non ebbero più lacrime da versare.

- Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? - sussurrò debolmente Harry, incrinando la voce.

Zayn scosse la testa e disse - Non hai fatto niente di male. Non darti la colpa per tutto questo -

- Non si ricorda niente di me, Zay! È come se non fossi mai entrato a far parte della sua vita. Hai idea di quanto posso essere frustrante e doloroso sentirsi dire questo dalla persona che ami e che hai sposato? - si sfogò alzando la voce e aggiunse - Beh spero per il tuo bene che non lo saprai mai -

 Si passò le mani grandi tra i capelli, sedendosi su una sedia. Il moro non sapeva come fare a consolarlo, ma pensò che era praticamente impossible tirargli su il morale.
Gli toccò un braccio in modo lento, per non farlo scappare.

- Hai ragione non so niente sul dolore che stai provando in questo momento. Ma voglio che tu capisca e sappia che non sei solo. Io, i ragazzi, la tua famiglia, la famiglia di Louis, vi aiuteremo perché vogliamo solo il meglio per voi. E ovviamente il meglio siete voi, l'uno per l'altro - abbozzò un sorriso - e questo lo sanno tutti -

Harry alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi sofferenti su quelli ambrati di uno dei suoi migliori amici, riconoscendo la verità in quelle parole.
Sì, se c'era una cosa di cui era sempre stato sicuro era che Louis era tutto quello che voleva e che aveva sempre desiderato per sé stesso.
E l'unicità del loro rapporto la vedeva anche una persona estranea, tant'è che le fan avevano realizzato prima di loro stessi cosa stesse succedendo.
Un piccolo sorriso fece capolino tra le sue labbra piene, pensando che DOVEVA essere rimasto qualcosa di loro e di quello che avevano dentro di lui.

Zayn gli afferrò le spalle con le mani saldamente, dicendogli - Harry, riuscirai a riconquistarlo. È scientificamente provato che Louis Tomlinson non può resistere ad Harry Styles - disse provando a far uscire una fossetta sul viso del più piccolo - Si tratta solo di rinfrescare la sua memoria facendogli provare le stesse sensazioni ed emozioni. Poi il tutto verrà da sé, stai tranquillo -

- Zayn io non... So cosa farei... Se... Se... - balbettò il riccio spaventato.

- No non dirlo nemmeno! Haz, stiamo parlando di Louis! Devo ricordarti cosa ha fatto per voi? Per la vostra storia? Spero proprio di no sennò significa che anche tu hai problemi con la memoria - lo interruppe duro il moro.

Ovviamente aveva capito a cosa si riferisse, a quale momento importante si fosse appellato per far riacquistare sicurezza ad uno dei suoi migliori amici.

- Hai... Hai ragione - affermò tremante il riccio, asciugandosi i residui di lacrime dai suoi occhi - Posso farlo. Devo farlo. Per me, per Louis, per noi -

E Zayn sorrise di nuovo, perché era proprio questo che voleva far dire al più piccolo. Non doveva perdere la speranza. Mai. Qualsiasi cosa fosse successa.
Perché Harry Styles senza Louis Tomlinson cessava di essere Harry Styles, così come Louis Tomlinson senza Harry Styles cessava di essere Louis Tomlinson. E lui voleva troppo bene a quei due ragazzi per lasciare che questo succedesse.

Per questo aveva chiamato Liam e Niall mentre andava all'ospedale, dopo aver capito dalla voce di Harry che qualcosa non andava. Ma hey, erano le migliori notizie che potesse aspettarsi!
Certo, se Louis si fosse ricordato del riccio sarebbe stato perfetto. Ma così non era stato e Harry aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile.

Fu proprio mentre pensava questo, che le porte dell'ospedale dietro di lui si aprirono e Niall e Liam fecero il loro ingresso nel corridoio che portava alla 103.
Il biondo con gli occhi azzurri spalancò le braccia e circondò le spalle di Harry, scuotendogli leggermente i capelli ricci con una mano, come faceva sempre.
Ma era ignaro di quello che era successo una decina di minuti prima nella stanza di Louis.

Vedendo che Harry non rispondeva con la solita stretta ricambiata e un sorriso, chiese preoccupato - Che succede? -

L'altro non rispose, scosse solo il capo, provando a non scoppiare di nuovo in lacrime.
Così Zayn, da bravo fratello maggiore, rispose per lui - Ragazzi, dovreste entrare in quella stanza - accennando alla 103 con un cenno del capo.

I loro sguardi si riempirono di preoccupazione, e Liam chiese - È successo qualcosa? - facendo trasparire la paura dai suoi occhi marroni e non riuscendo a nascondere un tremolio nella voce.

Ma Zayn si limitò a dire - Entrate - con un tono serio che non ammetteva altre spiegazioni.

Si girò a guardare Harry mentre gli altri due si avvicinavano alla porta della stanza, sussurrandogli un - Vieni Haz -.

Ma il ragazzo in questione scosse la testa.
Così Zayn riprovò usando il tono dolce.
- Dai Haz - disse tirandogli un po' la manica della maglietta che indossava.

Forse perché non ne aveva la forza, il riccio non protestò e raggiunse Liam e Niall appena fuori dalla stanza seguito da Zayn.

Niall si voltò verso il più piccolo e gli chiese - Vuoi entrare prima tu Haz? -

Pessimo tempismo Niall, pensò Zayn.
Harry si limitò a scuotere la testa di nuovo, e si passo la mano tra i capelli, muovendoli come faceva quando era in imbarazzo o straziato.
In questo caso era sicuramente la seconda.
Ma Niall non fece domande, nonostante il suo sguardo avesse notato lo stesso movimento del moro.
Mise la mano sulla maniglia e spalancò la porta.

Louis era disteso sul letto con gli occhi chiusi, e se Zayn non l'avesse visto prima avrebbe pensato che fosse ancora in coma o addirittura morto.
E le menti di Liam e Niall pensarono la stessa cosa, Zayn ne era sicuro.
Si avvicinarono cauti al letto, guardando il moro e Harry per poi girarsi e guardare Louis.

- Hey amico - disse Niall come ogni volta che veniva a trovarlo.
- Ciao Lou - iniziò Liam.

Quello che causò un infarto ad entrambi fu che Louis di colpo aprì gli occhi e si rizzò sulla schiena.
Sussultarono letteralmente, Niall si era portato anche una mano al cuore, con gesto quasi teatrale, e Liam spalancò gli occhi e disse - Oddio! -

Rimasero immobili per qualche minuto, quando Louis si decise a rompere quel silenzio.

- Beh, che sono quelle facce? - chiese divertito, facendo un sorriso lieve.

Non aveva chiesto chi fossero, aveva chiesto delle loro facce.
Di scatto Zayn si girò verso l'unica persona che poteva essere ferita da tutto quello per il quale lui stava esultando internamente.
Ovviamente, dietro di sé non vide nessuno.
Lo aveva immaginato.
Sospirò, prima di voltarsi verso i suoi 3 amici.
Stavano abbracciando Louis a turno, e sul volto del suo amico dagli occhi azzurri come il mare c'era un sorriso, stanco ma pur sempre un sorriso.
Si rabbuiò un istante, forse inconsapevolmente, poi passò. E tornò il sorriso.
In quel momento, Zayn pensò che il Louis che lui conosceva in quel momento non avrebbe di certo sorriso.
Aveva ferito la persona più importante della sua vita e non se ne rendeva conto.
Non lo SAPEVA.
E al moro tutto questo sembrò assurdo.
Non poteva credere che stesse succedendo davvero.
Ad Harry.
A lui che non poteva stare un giorno senza che Louis gli ripetesse che lo amava.
E ora quella stessa persona non si ricordava di lui, assurdo.
Quando Louis chiese agli altri due come sapessero che si era svegliato, Zayn colse al volo l'occasione e rispose per loro.

- Li ho avvisati io. Ero al telefono con Harry e lui mi ha detto che c'era qualcosa di strano, così sono venuto qui - spiegò sottolineando il nome Harry e il pronome lui.

- Harry? Il ragazzo riccio intendi? - chiese Louis.

Un minuto di silenzio, poi scoppiò una fragorosa risata all'interno della stanza.
Niall si era messo a ridere sguaiatamente con le lacrime agli occhi, seguito da Liam, anche se quest'ultimo non se ne stava con le mani sulla pancia e le lacrime agli occhi.
Evidentemente pensavano fosse uno scherzo.
Ma Louis li stava guardando confusi e da quello avrebbero dovuto capire che non era un fottuto scherzo.
Ci arrivarono, quando notarono che Zayn non stava ridendo.

- Scusa che significa Louis? - chiese confuso il biondo.

- Ho chiesto se con Harry intendeva il ragazzo riccio. Che ho detto di male? - domandò con quegli occhi azzurri intimiditi.

Le bocche di Liam e Niall si spalancarono dalla sorpresa quando realizzarono.

- Tu... Tu... - farfugliò Niall - Tu... Davvero non sai chi sia Harry? -

- Ehm, in realtà no. Cioè so che è il ragazzo riccio perché era qui quando mi sono svegliato. E so che non era un mio compagno di scuola perché ha negato - spiegò Louis.

Gli altri due si pietrificarono. Notarono ora che proprio Harry mancava in quella stanza.
Zayn riusciva a sentire il rumore dei loro pensieri, e i loro occhi esprimere una sola parola: CAZZO.

E Louis probabilmente lo lesse in quegli sguardi perché chiese - È qualcuno di importante?-

E ORA? Pensò Zayn.
Niall sembrava non riuscire più a proferire parola, tantomeno Liam.
Tutti stavano pensando la stessa cosa: è il tuo cazzo di marito Louis!!
Ma come dirglielo?

- Sì - rispose conciso Zayn, senza aggiungere altro.

Louis si agitò, evidentemente non lo immaginava. Si poteva benissimo leggere in quello sguardo il senso di colpa e il dispiacere che provava nel non ricordare. Ma in fin dei conti non era colpa sua, pensò Zayn.
L'unico che ci rimetteva era Harry però.

- Mi dispiace ma proprio non ricordo - sussurrò Louis.

- Mettiamola così - intervenne Liam - È qualcuno di molto importante - esclamò, puntando lo sguardo sulle mani di Louis.
E poi Zayn vide quello che stava osservando Liam. Che stava cercando di far notare a Louis.
L'anello di oro bianco al suo dito.

Vide il ragazzo con gli occhi azzurri fissare l'oggetto pensieroso, ma senza evidentemente trovare una risposta.

- Non capisco - infatti rispose.

Zayn pensò che non stava a loro dirglielo. Spettava ad Harry.

Così gli disse - Louis, non spetta a noi dirtelo. Sappi solo che stai facendo soffrire qualcuno di cui ti importa davvero molto -

Detto questo, i ragazzi uscirono dalla porta lasciandolo solo.
Aspettandosi di trovare Harry accasciato sulle sedie in ferro, si guardarono attorno, perlustrando tutto il corridoio.
Ma non lo trovavano.

Era sparito.














-----------angolo autrice----------

Ciao a tutti 👋
Eccomi qui con questo nuovo capitolo. Che ne pensate?
È tutto dal punto di vista di Zayn, che in questa ff amo ❤️ (In realtà sempre ma avete capito)
Spero che vi sia piaciuta questa scelta. L'ho fatto per dare una visione più oggettiva delle cose, visto che il nostro Haz non è nella condizione migliore.
Il prossimo capitolo tornerà dal suo punto di vista 👍
Nota 1: non c'è la data perché è la stessa del capitolo prima
Nota 2: perdonate eventuali errori dettati dalla fretta e dall'autocorrettore
Allora passando alla trama: Harry è ovviamente distrutto e Zayn cerca di aiutarlo, l'amore😍
Il momento a cui fa riferimento Zayn verrà spiegato per bene nei prossimi capitoli, anche se forse qualcuno ha già intuito qualcosa 😉
Cosa ne pensate di Niall e Liam? Aw sono dolci 😍
Louis invece? Poverino dai, non è colpa sua 😥
Eeee dov'è andato Harry?????

Vi lascio con questa domanda, sperando che abbiate notato il riferimento a half a heart che credo fosse appropriato 💕
Ringrazio molto chi segue, ha messo tra i preferiti o ricordati o legge soltanto perché per me siete importanti ❤️ Fatemi sapere che ne pensate, aspetto pareri di qualsiasi genere 💕
E Roby e Ste grazie, che mi siete sempre vicine 💖

Passate dalla storia larry di Ste che è davvero bella, dai dai fatelo per me 🙏 ecco il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2523591&i=1

Un bacio al prossimo capitolo,
Vale xx

Ps : questa è la mia long larry http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2597749&i=1

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Capitolo 4
*** You and I ***







6 ottobre 2018


Harry premette il pulsante rotondo al centro del telecomando che teneva in mano, facendosi investire da una luce bianca, così simile a quella che gli aveva rovinato la vita da fargli girare la testa.
Menomale che era seduto.
Si perse ad osservare le poltrone rosso scuro, tentando invano di contarle, come faceva quando aveva 16 anni.
Mosse leggermente le gambe, seduto sull'orlo di quella che fu la sua casa per mesi interi, e pur non sapendolo ancora, anni interi.
Otto anni fa era entrato in quel luogo pieno di speranze, di sogni, di aspettative, per poi uscirne vincitore.
Sì, tecnicamente non avevano vinto, ma era come se l'avessero fatto. Anche quello che non si erano mai azzardati ad immaginare, era successo.
L'onda del successo li aveva travolti, ed era uscito da quell'esperienza più forte, come mai si era sentito nella sua vita.
E soprattutto non era solo.
Certo, Harry non era stato travolto solo dall'onda del successo. Altre onde più fragili ma altrettanto devastanti si erano imbattute sui suoi scogli, anche se forse era troppo giovane per rendersene del tutto conto.




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Giugno 2010


In mezzo alla folla fuori dallo studio, un ragazzino riccio con gli occhi verdi stava parlando con una donna che senza ombra di dubbio doveva essere la madre.

- Piccolo, sono sicura che andrà tutto bene. Rilassati, respira - continuava a ripetere, non sapendo che così contribuiva ad infondergli ancora più ansia.

Il respiro invece di calmarsi si faceva più affannoso e un attacco di complessi era pronto a prendere possesso della sua mente.
La decisione di un secondo.

- Mamma devo andare in bagno, torno subito - disse ansante.

Si precipitò in fretta e furia all'inseguimento dei cartelli che indicavano il bagno e quando lo trovò ci si chiuse dentro.
Per fortuna del piccoletto, non era un luogo stretto e angusto, cosa che avrebbe peggiorato la sua situazione, bensì abbastanza grande e spazioso.
Aprì velocemente il lavandino, passando le mani e i polsi sotto l'acqua fredda, come se stesse per svenire.
Provò subito una sensazione di sollievo diffondersi nell'organismo, e le paure e il senso di soffocamento vennero lavate via dalla stessa acqua che ora scorreva tra le sue mani e sulla sua fronte.
Puntò gli occhi verdi nello specchio davanti a lui, sussurrando parole di incoraggiamento.

- Avanti Harry, c'è la puoi fare. Sei arrivato fin qui, manca l'ultimo passo -

Dopo cinque minuti passati così, decise che sì, poteva farcela. Aveva 16 anni, doveva crescere e affrontare le proprie sfide con coraggio.
Fu così che fece scattare la serratura del bagno, proprio quando un altro ragazzo stava tentando di aprirla per entrare. La forza con la quale quest'ultimo stava tirando la porta lo fece cadere rovinosamente addosso ad Harry, che sussurrò un - Ops - con tono mortificato, guardando il pavimento bianco.
L'altro girò la testa per incontrare i suoi occhi ed esclamò un - Ciao! - molto affabile e leggermente sorpreso.
Il ragazzino dagli occhi verdi notò che indossava una striscia con dei numeri identica alla sua, incollata alla maglietta sotto al cardigan. Ne dedusse che fosse un concorrente.

- Paura eh? - chiese l'altro, probabilmente vedendo il pallore del volto di Harry, senza deriderlo, solamente constatando i fatti.

Allora Harry si decise ad alzare gli occhi per puntarli in quelli dell'altro.
E per un minuto vide solo azzurro.
Non uno comune, come quello del cielo, ma uno particolare e diverso, come, ne era sicuro già allora, la persona che aveva di fronte. Di sicuro non uno di quelli che si trovano tutti i giorni.
Si perse a contemplarne le venature più scure, ad osservare come si congiungevano avvicinandosi alla pupilla nera come la notte.
Il ciuffo castano ricadeva sulla fronte, coprendo un po' quegli occhi mistici e delle labbra sottili erano piegate in un sorriso.

Harry si sforzò di riordinare i propri pensieri, prima di rispondere con un flebile - Forse -

- Ti capisco - disse l'altro, prima di allungare una mano e presentarsi - Mi chiamo Louis -

- Harry - rispose il ragazzino riccio stringendogli la mano timidamente.

Una sensazione strana si era fatta strada tra le mani dei due ragazzi, una cosa che entrambi chiamarono chimica o feeling.
Fino a che punto sarebbe stato però, erano ancora ben lungi dal scoprirlo.

- Bene Harry, in bocca al lupo per la tua audizione! - disse Louis uscendo dal bagno dopo essersi lavato velocemente le mani.

- Grazie anche a te! - rispose Harry dirigendosi nella direzione opposta a Louis, verso sua madre.

Ora con un sorriso sulle labbra talmente ampio da mostrare le fossette.


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Lo stesso sorriso che mostrava l'Harry ventiseienne in questo momento, dentro lo stesso studio. Ma all'occhio di un osservatore più esperto, quel sorriso sarebbe apparso triste e malinconico.
Delle lacrime di dolore rigavano quelle guance rimaste le stesse da ben otto anni, l'unica differenza un piccolissimo accenno di barba non visibile ad occhio nudo ma percepibile solo al tatto.
Dei singhiozzi strozzati spezzavano il silenzio tombale dello studio, riecheggiando fino all'ultima fila. E per Harry, l'eco aveva un'effetto devastante. Era come se il suo dolore fosse stato amplificato di dieci volte e la sua potenza potesse aggiungere ogni volta una piccola crepa al suo cuore già frantumato.
Ma come si fa ad aggiungere crepe su una cosa già rotta e devastata?
Non esiste nastro adesivo che posso tenere insieme questi pezzi.
Prima o poi si romperà di nuovo.
Il punto di rottura definitivo.
Harry sapeva di non esserne lontano.

E lì, in quello stesso luogo dove tutto era iniziato, aveva lasciato confluire i ricordi. Bellissimi ricordi, tra i più belli della sua vita, ma che ora avevano solo il potere di farlo star male.
Perché erano rimasti solo nella sua memoria, non più in quella di Louis.
Non sapeva se fossero assopiti nella sua mente e bastasse una leggera brezza per farli riaffiorare, tuttavia la consapevolezza che non si ricordasse niente di lui, lo faceva piangere e arrabbiare allo stesso tempo come mai aveva fatto in vita sua.
Si alzò in piedi, prese l'asta e il microfono dal centro del palco e li gettò con rabbia verso le poltrone e afferrato un altro microfono lo fece sbattere con rabbia sul palco sotto i suoi piedi.
Probabilmente avrebbe distrutto lo studio, così come era stato distrutto lui, se una voce nella sua testa non gli avesse detto che ormai non era più un ragazzino e lui non voleva essere quel tipo di adulto.
Crollò a terra esausto, con il petto ansimante, cercando di calmarsi. Si afferrò i ricci con le mani facendo uscire dalle labbra rosee un mugugno esausto, prima di sentire il cellulare vibrare nella tasca dei suoi pantaloni per l'ennesima volta da quando se n'era andato dall'ospedale.
Seccato, lo estrasse e vide sullo schermo un messaggio da parte di Zayn.

"Non fare stronzate amico. C'è speranza. Ricordati di chi stiamo parlando"

Sospirò, senza rispondere, ritornando sulla Home del suo iPhone.
Grosso errore.

Una vecchia foto di lui e Louis riempiva lo schermo del suo cellulare.
Ma PERCHÈ si ostinava a mettere sempre foto vecchie?
La verità era che gli piaceva ricordare come avevano capito che il loro non era un rapporto qualsiasi.
Si ricordava perfettamente dove e quando l'avevano scattata.

Un giorno di marzo del 2011, quando insieme alla primavera era sbocciato il loro amore.
O per lo meno, era in quel periodo che l'avevano realizzato come tale.
Come aveva detto al loro matrimonio, se qualcuno gli avesse chiesto quando si era innamorato di Louis, probabilmente avrebbe risposto quel giorno di giugno del 2010 nei bagni di X-Factor.
Nonostante fosse troppo giovane per interpretare nel modo giusto quello che provò quel giorno, con il senno di poi era pienamente cosciente di aver provato amore.
Perché il ragazzo dagli occhi azzurri con cui sorprendentemente si ritrovò a formare un gruppo, divenne ben presto il suo punto di riferimento.
Niall, Liam e Zayn diventarono i fratelli che non aveva mai avuto e aveva sempre desiderato, ma Louis era sempre stato qualcosa in più: il suo confidente, il suo protettore, il suo modello da seguire, quello che lo faceva ridere, che lo rassicurava, che gli infondeva coraggio quando gli mancava, la spalla migliore su cui piangere e le braccia migliori da cui farsi stringere.
C'era questa sorta di connessione tra loro che veniva naturale come respirare, che li sintonizzava in un mondo tutto loro, in un'oasi di tranquillità di cui solo Louis ed Harry avevano l'accesso.
Per Harry era stato scioccante vedere il passaggio del tempo su Louis.
Il ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli sistemati in un ciuffo che copriva tutta la fronte si era trasformato in un uomo con gli occhi della stessa tonalità di azzurro, sebbene più segnati, con un accenno di barba sul mento che lo faceva apparire più grande.
E i tatuaggi che lui adorava a decorarne la pelle, a renderlo un uomo vissuto, nonostante i suoi 26 anni.
Nella foto, un Louis più giovane ricambiava il suo sguardo, nella sua maglietta a righe blu e nei suoi pantaloni rossi. Un sorriso vero e ampio incorniciava quel viso dai lineamenti fini che Harry amava, si increspava sulle labbra sottili come l'azzurro più scuro dei suoi occhi si infrangeva sulla pupilla diventando sempre più chiaro.
In fianco a Louis, Harry vide sé stesso all'età di 17 anni, con i ricci morbidi che gli ricadevano sulla fronte e le fossette bene in mostra. Gli occhi verdi erano vividi come lo erano solo in presenza di Louis.
La foto l'avevano scattata in un momento di relax, al parco. Un giorno qualunque, che con Louis diventava sempre speciale agli occhi di Harry.
Il più grande amava scherzare e finivano sempre col ridere e giocare tra di loro, come due bambini. Il più piccolo invece era il più timido, anche se quando si trattava di scherzare si lasciava andare. Poi con il tempo, erano finiti col fondersi e col diventare l'opposto di quello che erano stati fino a quel momento scambiandosi i ruoli.
Verso i suoi vent'anni, Harry divenne colui che faceva lo scemo e gli scherzi, mentre Louis si limitava a ridere o a farne uno a sua volta, diventando più riflessivo, o semplicemente crescendo.
Oggigiorno, entrambi erano adulti ormai, ma avevano cercato di preservare questa parte più autentica e "vecchia" del loro rapporto. Non sarebbero mai potuti esistere un "Harry e Louis" senza scherzi.
Come dicevano sempre gli altri ragazzi, erano un pacchetto completo, se prendevi uno dovevi prendere anche l'altro, e viceversa. Un rapporto talmente viscerale, da spaventare perfino loro stessi. A volte faticavano a distinguere il confine tra l'uno e l'altro quando stavano insieme.

Vederli così sorridenti e felici, gli fece venire una fitta al cuore.
Gli mancavano terribilmente quei momenti e dio, gli mancava il suo Louis.
Ne era consapevole quando si era innamorato di lui dei rischi che questo comportava, ma quello che era successo andava oltre ogni sua immaginazione.
Amare può fare male.
Amare può fare male a volte.
Ma era l'unica cosa che Harry conosceva.
Quando diventava difficile,
Si sa che può diventare difficile a volte,
Ma era l'unica cosa che lo faceva sentire vivo.
Conservava questo amore in una fotografia, avevano creato questi ricordi per loro stessi, dove i loro occhi non erano mai chiusi, dove i loro cuori non saranno mai spezzati, il tempo per sempre fermato.

Ma così non era stato.
Inconsapevolmente, il suo Louis gli aveva spezzato il cuore, frantumandolo nel peggiore dei modi.
Eliminandolo dalla sua vita.
Louis, che gli ripeteva ogni giorno quanto lo amasse, tutte le volte che lo sentiva, nonostante Harry gli rispondesse che era la quinta volta in un giorno che glielo diceva.
Ora, avrebbe dato tutto ciò che possedeva per tornare indietro nel tempo e baciarlo, fargli capire che per lui ci sarebbe sempre stato e rispondere con il suo - Anche io -.
Lo avrebbe portato avanti, il fuoco e l'acqua per il suo amore, e l'avrebbe stretto forte, sperando che il suo cuore fosse forte abbastanza.
Perché quando il buio si sarebbe abbattuto su di loro, loro avrebbero trovato una soluzione in mezzo al buio. Insieme.
Harry e Louis.
Il binomio a detta di tutti perfetto.

Uscì in fretta dallo studio, senza preoccuparsi di spegnere la luce, e preso dalla determinazione, salì in macchina.
Si spazientì quando vide che il traffico non lo aiutava affatto. In quel giorno di pioggia era più lento che mai.
Tamburellava con le dita sulla gamba, mentre ripensava al suo piano e a tutte le conseguenze che avrebbe portato, soprattutto per lui.
Ma si disse che non ce l'avrebbe fatta a sopportare tutto questo ancora per molto, doveva fare qualcosa.
Agire.
Quella era la sua unica speranza.
Quando arrivò a destinazione, parcheggiò la macchina distrattamente, mentre di corsa si dirigeva al terzo piano.

Ed eccola, la stanza 103.

- O la va o la spacca Harry - si disse, perché sì, il ragazzino di 16 anni non era mai sparito del tutto.

Aprì la porta delicatamente, richiamando a sé tutto l'autocontrollo di cui potesse avere bisogno.
Louis era lì, con la testa appoggiata al cuscino. Riusciva a vedere solo la parte posteriore della sua nuca e il braccio sinistro fuori dal lenzuolo bianco.
Senza esitazione, si sedette sul bordo del letto e facendo attenzione a non svegliarlo, gli accarezzò i capelli. Ritrovare il contatto con quei capelli fini lo fece rilassare, e tutto il nervosismo sparì.
Ma Louis non stava dormendo.
La sua testa si girò leggermente verso di lui, incontrando i suoi occhi verdi. Nell'azzurro, Harry vide tristezza.
E non capì perché fosse triste.

- Mi dispiace - sussurrò Louis, in modo così sincero da spiazzarlo. Aveva desiderato così tanto sentire quelle parole che ora avrebbe solo voluto stringerlo dicendogli che sarebbe andato tutto bene e che lo avrebbe perdonato.

Ma gli chiese solo un - Per cosa? - curioso.

Louis sospirò e disse - Zayn mi ha detto che tu per me sei una persona importante, che ci tengo molto a te, e immagino che per te sia lo stesso. Quindi mi dispiace di non ricordarmi di te e di farti soffrire -

Harry rimase stordito da quelle parole, non se l'aspettava quella confessione.
Ma sorprenderlo era una sempre stata una caratteristica intrinseca di Louis.
Mosso dall'abitudine e dall'istinto, allargò le braccia e lo strinse a sé.
E si sentì bene, con quel corpo così familiare premuto contro il suo, mentre Louis si aggrappava alle spalle di Harry per ricambiare l'abbraccio, emettendo un sospiro tranquillo, segno che a certe cose, il suo corpo rispondeva sempre allo stesso modo.
Non c'era niente da fare, Harry avrebbe amato quel ragazzo fino alla fine dei suoi giorni. Questa consapevolezza lo investì come un treno, mentre realizzava che anche se Louis non l'avesse più voluto, lui sarebbe stato suo per sempre.
Sempre e solo suo.


Senza pensarci due volte, sfoderò il suo asso nella manica.

Si staccò quanto bastava da Louis per afferragli il mento con la sua mano grande.

Fissandolo nei suoi occhi azzurri come il mare, prese un respiro profondo e premette le sue labbra rosee su quelle sottili dell'altro.











----------- angolo autrice ----------

Ciao a tutti 👋

Premetto che questo capitolo non mi piace molto, non so perché non mi convince. Sono soddisfatta solo del finale.
Anyway, fatemi sapere cosa ne pensate perché per me è davvero importante 🙏
Allora: partiamo dall'inizio.

- Harry nello studio di X-Factor. Non ha fatto niente di avventato per il terrore di qualcuno, ma è lo stesso parecchio disperato (per usare un eufemismo) 😥
- il flashback di X-Factor spero di averlo descritto in modo decente, ma fatemi sapere.
- la foto: i miei feels 😭
- riferimento a Photograph di Ed Sheeran che trovo perfetta per questa storia.
- riferimento a Through the dark che mi sembrava appropriato
- finalmente Harry AGISCE 👏👏
- come reagirà Louis?????? La domanda delle domande 👍

VI PREGO fatemi sapere com'è, accetto anche se fa schifo 🙈🙏
Non sono mai stata più insicura di un capitolo in vita mia.

Grazie a chi segue la storia, la mette tra i ricordati e i preferiti e a Ste e Roby che recensiscono e mi supportano (love u girls❤️)

Un bacio e al prossimo capitolo se non vi ho schifato troppo,

Vale

Ps la mia amata long Leben und Lieben http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2597749&i=1

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Capitolo 5
*** Only You ***




Verde.
Tutto quello che Louis vedeva era verde.
Verde come i prati in primavera, come gli smeraldi appena raffinati, come le vecchie bottiglie di vino che suo nonno portava a casa loro quando veniva a trovarli.
Ma con il tempo, Louis aveva imparato ad associare quel colore così particolare anche a qualcun altro.
All'improvviso gli sembrò di essersi seduto in un cinema buio, in una delle vecchie poltroncine rosse, dove stavano proiettando un trailer della storia della sua vita.
E Louis era seduto lì, come un qualsiasi spettatore. Solo che quella era la sua storia.
Lui era il protagonista.

La prima volta che era salito su una bicicletta. Sentiva ancora la stessa emozione e sensazione di avercela fatta di quel bambino di sei anni.

Un ricordo più sfocato degli altri.
Un viso.
Un uomo con una valigia al suo fianco che lo salutava e gli diceva di volergli bene.
- Ci rivedremo presto Lou -
E quel presto risultò essere più di 10 anni dopo.

Buio e luce.
Si ritrovava illuminato da un faro, nella sua vecchia scuola, e uno spettacolo era in pieno svolgimento. Louis era uno dei protagonisti.
Ricordò con orgoglio quella prima volta sopra un palcoscenico. Come si era sentito speciale e a suo agio con il pubblico. Il luogo migliore dove fosse mai stato.

Ora si trovava a casa sua.
Le sue sorelle erano sedute tutte intorno al tavolo, sua madre al suo fianco. La cena si stava svolgendo in modo tranquillo, quando quest'ultima si rivolse al figlio maggiore.
- Louis, devo dirti una cosa ma promettimi di non arrabbiarti - esclamò con tono tremante.
Il figlio diciottenne si girò ad osservare la madre preoccupato, perché quando diceva così finiva sempre con l'arrabbiarsi.
- Che hai fatto stavolta mamma?- chiese stancamente.
Lei serrò gli occhi, dicendo tutto d'un fiato - Ti ho iscritto ad X-Factor -.
Gelo nella stanza.
Non poteva crederci.
Si alzò dalla sedia di scatto e voltò lo sguardo furente verso sua madre.
- Lo sai che non sono sicuro di poter cantare davanti a tutte quelle persone! Avresti dovuto consultarmi prima di fare di testa tua! - sbottò, prima di voltarsi e salire le scale verso camera sua a grandi falcate, lasciando tutti a bocca aperta.

Mesi dopo.
Era il giorno dei provini.
Dire che Louis fosse nervoso era un eufemismo. Non la smetteva di stare fermo un secondo e di torturarsi il ciuffo con le mani sudate e tremanti.
Fino a quando decise di andare ia sciacquarmi le mani e il viso nei bagni degli studi.
Tentò di aprire la porta invano, perché qualcosa la bloccava dall'altra parte.
O meglio qualcuno, come scoprì quando tirò la porta con forza. Gli finì addosso un ragazzo, più o meno della sua età, ma Louis restò senza parole quando alzò lo sguardo sul suddetto interessato. Mascherando la sua meraviglia, si ritrovò a contemplare il viso angelico e candido dai lineamenti fanciulleschi che se la perfezione non esisteva, quel ragazzo era l'eccezione che confermava la regola.
Ma la cosa che colpì di più Louis non furono le sue labbra carnose, bensì i suoi occhi, dalle iridi talmente verdi da abbagliarlo quasi.
Due smeraldi incastonati nella perfezione.
E la sua voce profonda, che faceva battere forte il cuore del diciottenne.
Lo salutò, sperando di rivederlo molto presto.

Era di nuovo su un palco, investito da una luce.
Aspettava il verdetto dei giudici, che arrivò subito.
Aveva passato le selezioni.

Tutti i concorrenti erano disposti di fronte al presentatore in riga, mentre quello leggeva cinque nomi, compreso il suo, e chiedeva a lui e ad altri quattro ragazzi di salire sul palco. Notò con piacere misto a panico che il ragazzo dagli occhi verdi era uno di quelli che avevano chiamato. Si guardarono per un istante, ansiosi di quello che sarebbe potuto succedere.
Insieme a loro, un ragazzo moro con i capelli corti, uno castano con il ciuffo lungo che gli ricadeva sulla fronte e uno biondo dagli occhi azzurri.
In quei dieci minuti di paura nel conoscere la propria sorte, si ricordò di aver pensato al peggio. La sconfitta, la delusione e il rimorso già a divorargli lo stomaco.
I tre giudici comunicarono loro di averli uniti in un gruppo.
I cinque si divisero tra chi piangeva e Louis, che era corso spontaneamente ad abbracciare quel ragazzo. Gli saltò addosso entusiasta, provando dei brividi, che il ragazzino di diciott'anni interpretò come eccitazione per la notizia e sollievo.
Ma che l'uomo che era diventato, rivivendolo sulla propria pelle, ricordando, capì.

Dopo un po' di tempo, Louis si ritrovò a guardare sbalordito i suoi quattro migliori amici.
Erano usciti dagli studi e una folla li aveva accolti urlando il loro nome dopo la loro prima esibizione.
- One direction, one direction! - battendo le mani e applaudendoli.
Incredibile.
Louis si sentiva come in un sogno, tutto quello che si era sempre proibito di sperare per non ritrovarsi con una delusione cocente, si stava avverando.
Contro ogni sua più rosea aspettativa.

Molti episodi e molte esibizioni più tardi, il suo ricordo più bello.
Un ragazzo così bello da togliergli il fiato gli veniva incontro lungo la navata gotica di una piccola e discreta chiesa nella tranquilla campagna inglese. I suoi occhi smeraldini erano leggermente lucidi, probabilmente emozionati. Le persone attorno a lui erano confuse, ma la figura che gli veniva incontro era più che nitida.
Quando se lo trovò di fronte, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata e un po' di ansia si mischiò all'inconsapevole emozione e paura che gli attanagliava le viscere.
Il tempo scorreva, e molti sorrisi da parte del ragazzo riccio dopo, lo vide girarsi verso di lui e prendergli le mani piccole nelle sue grandi. Era talmente perso nei suoi occhi che udiva la sua voce profonda come un bisbiglio, come la musica di sottofondo nelle scene dei film romantici.
Ad un tratto, il ragazzo si ammutolì e sorrise incoraggiante.
Louis sentì la sua mascella aprirsi e gli prese il panico, non sapendo cosa dire; per fortuna, il suo subconscio in qualche modo lo sapeva.
Udì sé stesso pronunciare con voce ferma ed emozionata - Non vedevo l'ora che questo giorno arrivasse, dopo anni di vita frenetica, finalmente possiamo goderci del tempo in tranquillità! Quando mi hai chiesto di sposarti, all'improvviso, non ho esitato nemmeno per un secondo. Sapevo quello che volevo, e sei tu. Sempre e comunque, io non ti abbandonerò mai. Ti amerò con tutto il cuore, per tutti i giorni della mia vita Harry.-
E si sentì felice.



Pov Harry


Ti amo.
Ti amo da impazzire.
Darei la mia vita per te.

Questo fu quello che Harry pensò quando ritrovò il contatto con le labbra sottili di Louis, che gli erano mancate esattamente come il respiro di Louis quando aveva premuto la sua bocca su quella del più grande.
Le palpitazioni accelerate che il suo cuore emetteva minacciavano di farlo scoppiare da un momento all'altro, tant'era l'emozione.
Per un attimo, dimenticò tutto quello che era successo e si ritrovò catapultato nel passato, a qualche mese prima, quando questo contatto avveniva ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che avevano a disposizione. E in quell'attimo fece ciò che più gli veniva naturale, ovvero passare la lingua sul labbro inferiore di Louis, esortandolo ad aprire la bocca. Non che ce ne fosse bisogno, ma quello era un gesto che lo caratterizzava.
Si era completamente dimenticato che il ragazzo steso sul letto non era più lo stesso Louis di un tempo.
Ma qualcosa di lui doveva essere rimasto, perché invece di tirarsi indietro dischiuse le proprie labbra e intrecciò la sua lingua con quella di Harry.
Il riccio, sorpreso ed estasiato allo stesso tempo, si fece prendere dall'entusiasmo e dall'abitudine e spostò la mano dietro la nuca del ragazzo con gli occhi azzurri, stringendolo di più a sé.
Il tempo di abituarsi al contatto, che la bocca di Louis scivolò via da quella di Harry.
Quest'ultimo, spaventato che qualcosa fosse andato storto, restò senza fiato, immobile, per quella che gli parve un'eternità.

Finché Louis bisbigliò - Harry - e i suoi occhi si intinsero di una nuova consapevolezza, cioè che la sua dolce metà fosse proprio lì davanti a lui.

Poi lo abbracciò e si strinsero così stretti, come mai prima d'ora. Perché ritrovarsi, tornare a respirare dopo essere stato per quello che sembrava un lungo periodo in apnea, può dare solo queste sensazioni.
E riemersero entrambi, più forti di prima.












----------- angolo autrice -----------

Beh chi non muore si rivede!!!!!
Ed è proprio il mio caso. Ho pensato che questa minilong meritava un finale, quindi dopo moooolto tempo a rimuginare su cosa scrivere, ho buttato giù queste parole!
Vorrei ringraziare chi ha speso del tempo per leggerla e soprattutto Roby, che non ha mai perso la speranza e mi incoraggia sempre, questo capitolo è per te! ❤️

Adíos e hasta la vista!!

Un bacio,
Vale


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