adone

di rossi_rossi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


Molti guerrieri hanno tentato invano di sconfiggerlo ma nessuno di essi ha mai fatto ritorno. Xavier: il grande mago, potentissimo, quasi invincibile. Un paio di anni prima al congresso annuale dei maghi un giovane mago aveva attirato la curiosità di alcuni membri anziani. Il ragazzo era li per superare delle prove per poter entrare a far parte del consiglio. Questo giovane aveva soltanto 18 anni ma le sue capacità superavano di gran lunga quelle della maggior parte dei maghi che facevano parte del consiglio da moltissimo tempo. Il ragazzo non poteva che essere un millenario(bambini prodigio che nascono una volta ogni mille anni) Xavier era il più giovane mago che entrava a far parte del consiglio e le conseguenze non furono delle migliori. Il ragazzo dopo neanche un mese di addestramento era in grado di battere tutti i maestri di magia e iniziò a ribellarsi alle leggi che gli imponevano di non usare la magia se non quando ne aveva un estremo bisogno. Nella mente del giovane iniziò a formarsi una sua teoria sulla magia che in sintesi rappresentava un anarchia totale. Xavier stava programmando di rubare la sacra spada. (sacra spada: antico manufatto che fu forgiato dall'angelo Gor con l'aiuto della maga Hin la sua amata, e insieme la usarono per sconfiggere l'oscura malvagità 8 anni prima dai tre mondi, Altariel, Nolatari, Tuor). Una notte Xavier uscì dalle sue stanze e si recò nella stanza che custodiva la Sacra spada e la trafugò per poi fuggire e rifugiarsi nelle montagne celesti. Dopo quella notte del ragazzo non si seppe più niente ma dopo 2 anni iniziarono a comparire delle strane creature, i demoni GRUNT. I Grunt erano bestie assetate di sangue, cannibali un incrocio tra gli avvoltoi e le scimmie ma senza molto cervello. Queste bestie venivano comandate da una mente perversa che inizialmente colpiva le piccole città per rubare le scorte di cibo e i pochi soldi ma dopo i primi tempi gli attacchi arrivarono fino alle grandi capitali. Il consiglio dei maghi venne convocato con urgenza e tutti furono d'accordo che l'unico mago così potente da fondere due razze e riuscire a governarle senza problemi non poteva essere che Xavier. Xavier col tempo era cresciuto ed era diventato un essere sanguinario che viveva solo per poter portare sofferenza alle persone. Nessuno riusciva a contrastare i suoi poteri perché il mago possedeva la Sacra spada. Gor e Hin vennero pregati dagli imperatori dei tre mondi, Rugh di Altariel, Jing di Nolatari e Qad di Tuor di affrontare Xavier, recuperare la loro spada e sconfiggere il malvagio nemico. I due eroi accettarono l'incarico, con un inganno riuscirono a sottrarre la spada a Xavier ma non riuscirono ad ucciderlo e lo imprigionarono in una bolla d'aria dentro la quale Xavier entrò in trans e venne posizionata al centro del fondale del al Mare Infinito. I discepoli del mago vennero catturati e uccisi, tutti tranne 2 che riuscirono a scappare. I due discepoli che non furono mai trovati si rifugiarono come il loro maestro molti anni prima nelle montagne celesti dove cercarono in tutti i modi di riuscire a rintracciare Xavier. Grazie a delle pozioni Erin e Druw (i discepoli) non erano influenzati dal tempo e dopo 9999 anni non erano invecchiati di un solo anno. Durante tutto quel tempo avevano cercato il loro maestro senza successo ma negli ultimi anni avevano scoperto dove si trovava e con un potente incantesimo erano riusciti a trasferire la bolla nel loro rifugio ma ancora non avevano trovato il modo di distruggerla. Durante un giorno come gli altri Erin stava camminando per una scarpata di una delle tante montagne che costituivano la catena montuosa delle montagne celesti e trovò un fiore che non vedeva da quando il suo maestro era stato sconfitto. La ragazza raccolse il fiore e lo portò al suo compagno e quando glielo mostrò tutti e due ebbero la stessa idea. Non era rimasto nulla del regno del loro maestro a parte quel misero fiore e forse era proprio quello l'elemento che mancava alla loro pozione. Nello stesso momento che i due ragazzi misero il fiore nella pozione e pronunciarono le parole della formula magica tutti e tre i mondi tremarono. Durante questi 9999 le cose non sono cambiate molto, il mondo e sempre diviso in tre però la terra degli angeli non ha più permesso a nessuno di raggiungerla e ha chiuso tutte le vie d'accesso ergendo uno scudo magico. Nessuno si aspettava che Xavier il malvagio mago di cui si scriveva nei libri di storia potesse tornare ma un giorno le i perfidi Grunt ricomparvero. All'inizio nessuno li aveva riconosciuti ma poi i maghi cominciarono a capire. Una spedizione di maghi scelti venne mandata a controllare se la bolla incantata che racchiudeva Xavier fosse ancora al suo posto ma quando tornarono poterono riferire che della bolla non vi era traccia e l'unica soluzione era che qualcuno era riuscito a liberare il malvagio mago. Come prima cosa Xavier e i suoi discepoli si recarono nella terra di Nolatari e giunsero alla capitale Mur dove uccisero l'imperatore e tutti coloro che si opponevano e in un anno presero il controllo delle più grandi città di quella terra. Xavier decise di stabilirsi a Mur. Xavier è molto potente perché circondato da stregoni che pendono dalle sue labbra e che eseguono i suoi ordini senza fiatare, la cosa peggiore è che lui non è giovane come dimostra il suo aspetto ma ha mille anni, la sua permanenza nella bolla incantata ha fermato il tempo anche per lui. Uno stregone di nome Alvise ebbe il coraggio di ribellarsi. Alvise predisse a Xavier prima di lasciarlo, che un umano con poteri straordinari proprio come lui lo avrebbe sconfitto e dopo aver pronunciato quelle parole scomparve e nessuno lo vide mai più.

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


Un bambino durante l'inverno all'età di 1 anno rimase orfano per colpa di un incidente accaduto ai genitori, mentre si recavano alla città di Luna, dove avrebbero dovuto scambiare le loro merci. Lui venne trovato sotto il corpo della madre che lo aveva protetto da una fine certa. L'uomo che lo trovò chiamò subito altre persone per aiutarlo a portare via i corpi e il piccolo che giaceva addormentato. Lo stesso uomo che lo aveva trovato si offri di prendersi cura di lui, non essendo sposato e avendo a disposizione una casa molto spaziosa decise di portarlo con se. Questo' uomo faceva il falegname ma se la cavava bene anche con altri lavori che richiedevano dedizione e pazienza, era capace di costruire armi e le sapeva anche maneggiare. Il giovane di nome Adone diventato ragazzo è bello, moro e ha gli occhi verdi con un fisico da atleta. Ormai sono passati 14 anni e Adone non ha mai lasciato la casa del suo padre adottivo, nella terra di Luna, anche se lui crede che sia il suo vero padre e che la sua adorata madre sia morta dandolo alla luce. Oreste gli aveva raccontato questa bugia per evitare che si mettesse nei guai. Adone passava le sue giornate arando, mietendo i campi ed estirpando l'erbacce . Adone non andava a scuola perché anche se il padre era un uomo rispettabile non possedeva abbastanza soldi per dargli un'istruzione A lui non dispiaceva per niente anzi si divertiva molto di più cacciando, imparando la scherma e il tiro con l'arco da suo padre il quale gli insegnava tutto quello che sapeva molto volentieri. Il ragazzo imparava in fretta, era molto curioso e anche se aveva 15 anni si divertiva ancora come un bimbo. Quando faceva una capatina al villaggio la maggior parte delle ragazze lo divoravano con gli occhi e lui consapevole del fatto faceva lo sbruffone e il gradasso con gli altri giovanotti della sua età. Dopo aver svolto le commissioni che gli erano state assegnate, in genere tornava subito nella sua casa di periferia dal padre che lo aspettava, a volte si soffermava a parlare con qualche ragazza ma per non più di qualche minuto. Adorava flirtare con molte ragazze, se si fosse impegnato seriamente con una avrebbe dovuto lasciar perdere le altre e non poteva sopportare di perdere uno dei suoi svaghi preferiti; un vero “dongiovanni”. Appena Adone rientrava nella fattoria, Oreste lo riempiva di domande come: “anche oggi fatto strage di cuori?” o anche “fatto tutto prima di fermarti con qualche donzella ?” o la domanda che più odiava “hai deciso con chi metter su famiglia?”. Ogni volta che Oreste faceva questa domanda tra lui e Adone calava un silenzio tombale, che precedeva delle grida come: “non ho trovato la ragazza giusta!” o “ son troppo giovane per sposarmi”. Sia Adone che Oreste sapevano che quelle affermazioni erano solo un modo per girare intorno al discorso, alla fine ognuno si ritirava nelle proprie stanze per rimuginare e borbottare qualcosa di incomprensibile. Ormai l'inverno era arrivato e portava con se uno straniero. L'uomo arrivò durante una tempesta e per i cittadini di Luna portava scalogna, ma l'ospitalità era sacra quindi lo accolsero come un fratello. L'uomo comprò una piccola casetta e un paio di bestie tra le quali cavalli e pecore. Non disturbava nessuno, era un uomo molto riservato e anche per questo fatto incuteva un po di timore negli adulti, ma nei giovani risvegliava lo spirito dell'avventura perché narrava loro che durante i suoi viaggi aveva visto e incontrato creature molto strane.. Nessuno credeva realmente alle sue storie perché nella città di Luna non se ne erano mai visti.

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


Adone montò su quella strana cavalcatura e se ne andò però prima di uscire dalla stalla non riuscì a evitare di girarsi per guardare Oreste il padre che non aveva mai avuto per guardarlo con gli occhi lucidi e dire “ciao ci rivedremo ne sono certo” ma prima di scomparire nella notte gli giunsero alle orecchie le parole di Oreste “addio ragazzo ti voglio bene ma non ci rivedremo mai più”.... Kadok non si fermò prima di aver messo tra loro e la città di Luna almeno un bel po' di leghe di distanza, poi cercò una radura dove potersi accampare per riposare un po'. Alla luce della luna era difficile orientarsi per un qualsiasi essere umano ma non per un cavallo speciale che era in grado di parlare, appena Kadok avvistò una piccola radura ci si fermo, fece smontare Adone e si accovacciò sul l'erba. Adone non perse tempo e accese un fuoco con cui cucinò della carne che trovò nella bisaccia, solo dopo un paio di minuti ebbe il coraggio di rivolgere la parola a Kadok che si trovava davanti a lui e mangiava della tenera erbetta che gli cresceva intorno, “come fai a parlare, dopo tutto sei un cavallo o no?”. Kadok non resistette e si mise a ridere a crepa pelle, dopo essersi ripreso rispose “io non sono un cavallo come gli altri sono speciale,faccio parte di una razza praticamente estinta...” Adone si sentì soddisfatto e capì subito di non aver a che fare con un normale animale ma con uno speciale e iniziarono a parlare, parlare, parlare e ancora parlare, si raccontarono molte cose la loro infanzia la crudeltà di Xavier e tante altre, solo dopo un bel po' Adone si addormentò e subito dopo di lui anche Kadok. La mattina seguente si svegliarono molto presto verso l'alba, mangiarono e si rimisero in marcia, stavolta pero nessuno dei due stette zitto un attimo, anzi parlarono per tutto il viaggio, le loro giornate andarono avanti così per un una settimana buona dove però c'erano stati vari cambiamenti i due viaggiatori si erano organizzati. Quando si fermavano per la notte prima di cena Adone si allenava con la spada e con l'arco, poi Kadok faceva il primo turno di guardia e dopo di lui sarebbe toccato al ragazzo che avrebbe fatto la guardia fino all'alba per poi riprendere la marcia. Una sera mentre parlavano ad Adone venne un dubbio “Kadok dove mi stai portando?” il cavallo pensò un attimo poi rispose che il suo compito consisteva nel portarlo nella città di Ugarit dove avrebbe deciso cosa fare della sua vita se continuare il suo addestramento o diventare una persona “normale”, a quelle parole Adone si rassereno e penso fra se e se “e un inizio dopo tutto” poi si addormento. Dopo due giorni giunsero finalmente a Ugarit dove alle porte trovarono un cavallo totalmente bianco ad attenderli. Quando Adone vide quell'animale stupendo sgranò gli occhi per assaporarne tutta la bellezza, quando furono abbastanza vicini si accorse che la bestia si dirigeva verso di loro e quando riconobbe Kadok si mise a galoppare per raggiungerli la reazione di Kadok fu inaspettata la lasciò avvicinare senza mostrare troppo entusiasmo ma poi si accarezzarono a vicenda, Adone che aveva assistito a tutta la scena in silenzio disse “ehi Kadok sei un vero maleducato non ci hai nemmeno presentati” nel sentire quelle parole la puledra alzò lo sguardo e rispose senza dare il tempo a Kadok di commentare “io sono Dedi la custode di questa città “ e dicendo questo si inchinò davanti ad Adone che era smontato da cavallo. Sempre chinata la puledra parlava senza indugio “tu devi essere il nuovo millenario, sai ne ho visti tanti ormai vi riconosco da lontano” dopo che si fu alzata li fece entrare nella città da un ingresso nascosto che si trovava in un lato delle mura coperto dalle piante che circondavano la città. Dedi fu molto attenta mentre percorrevano una stradina dietro la chiesa e intimo di fare assoluto silenzio e se era possibile anche limitare i rumori a semplici fruscii, camminavano dietro i palazzi per evitare di essere visti. Continuarono a seguire Dedi in quelle viuzze per un bel po', però Adone non perse l'occasione di guardarsi in giro, curiosare un po' come suo solito. Attorno a lui si ergevano palazzi enormi che spiccavano tra gli altri per la loro bellezza ma tra loro erano costruite casette poco più grandi di capanne,che nel contesto facevano riflettere o almeno confrontare: i ricchi spendevano i loro averi in grandi palazzi schiavi ecc...se i poveri o i meno fortunati avessero anche la metà dei beni dei più ricchi certamente li avrebbero spesi decisamente meglio che in stupide lucine per le case, mentre nella testa di Adone balenavano questi pensieri Kadok e Dedi parlavano e anche molto vivacemente forse anche troppo ma Adone aveva la testa su un altro pianeta e non si accorgeva di nulla, si limitava a farsi trascinare dal suo destriero. Solo quando Kadok si fermò di scatto Adone tornò sulla terra, quando vide la fattoria che si ergeva davanti a loro notò una certa somiglianza con quella dell'umo che aveva sempre creduto suo padre, quasi gli venne da piangere mentre gli tornavano alla mente i bei momenti passati con lui a mietere il grano, ad imparare le leggi fondamentali della scherma, l'uso corretto dell'arco e le molte altre avventure che aveva vissuto con lui ma ricaccio dentro le lacrime per evitare di sembrare un bambino. Kadok si accorse della sua nostalgia e tentò si farlo sorridere con qualche battuta, cercò di distrarlo dai ricordi ma era inutile ormai la mente del ragazzo tornava in dietro nel tempo ripensando a tutto quello che gli era accaduto, la cosa che lo rendeva triste era non sapere come stesse il vecchio Oreste, chissà se quei loschi personaggi che lo avevano costretto ad abbandonare la città si erano presentati alla sua porta con qualche banale scusa e lo avessero ucciso, no il vecchio non si sarebbe mai fatto mettere sotto da dei bastardi come loro li avrebbe certamente uccisi....ma mentre si soffermava su questo pensiero una voce che non gli era familiare lo fece distrarre e si guadagnò la sua attenzione.

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


La voce che lo riportò alla realtà apparteneva ad un uomo anzi ad un giovane con non più di vent'anni, era abbastanza alto, biondo occhi azzurri come il celo, e una faccia che faceva capire tutto, bastava guardarlo per capire che se non gli andava a genio ti conveniva cambiare aria, ma questo non intimoriva Adone anzi gli dava una marcia in più per andare avanti e lasciare perdere il passato anche se non era certo semplice. La voce dell'uomo era cupa e dura ma allo stesso tempo rassicurante e questo incuriosiva Adone. L'uomo che si trovava ancora sull'uscio grido di entrare e di lasciare i cavalli fuori alludendo con un gesto alla stalla che si trovava a fianco alla casa, dopo aver salutato Kadok e Dedi entrò senza indugiare, come varcò la porta venne invaso dall'odore di birra e carne arrosto, un odorino che gli era mancato in tutto quel tempo in cui si era dovuto accontentare di qualche animale che trovava nella foresta cucinato un po' rusticamente senza gli aromi e i condimenti che rendevano il piatto così sopraffino in quel momento avrebbe divorato fino a scoppiare qualunque cosa a cui appartenesse quell'odore. L'uomo lo fece accomodare nel tavolo e iniziarono a mangiare, Adone si avventò sul piatto con una foga inaudita per la fame che lo corrodeva, dopo essersi rifocillato a dovere guardò finalmente l'uomo che lo fissava da un tempo interminabile, e poi si decise a parlare “il mio nome e Antor di lunga vita discendente della stirpe dei fondatori dimmi il tuo nome millenario e raccontami la tua storia” quelle furono le parole dell'uomo misterioso che non accennava a dire altro di se. Adone rispose alla domanda e poi racconto la sua storia, le parole gli uscivano di bocca come l'acqua sgorga dalla fontana, non riusciva a fermarsi, finì di raccontare che la notte era inoltrata e gli fu data una stanza al piano superiore, seguì l'uomo senza protestare, ma quando si trovò avanti un letto morbido con delle lenzuola candide non resistette e ci si butto sopra addormentandosi in men che non si dica. L'indomani si alzò tardi, si fece una doccia veloce con un secchio d'acqua gelida e andò in cerca di cibo in quella casa immensa, piombò in cucina al primo colpo e si mise a sgranocchiare del pane con formaggio, poi uscì di casa per cercare Antor. Lo vide era nel giardino che si esercitava in una strana danza che consisteva nel lanciare una stella dentata nel tronco di un grosso albero, l'uomo ne lanciava più di una alla volta e ognuna di esse si conficcava nel legno, quando la tasca rimase vuota Antor prese un pugnale e iniziò a tagliare l'aria con movimenti precisi e coordinati, sempre eseguendo questi esercizi si avvicinava all'albero, quando fu abbastanza vicino ripose il pugnale nel fodero e recuperò le stelle, quando le staccò dal tronco i fini ma profondi solchi che avevano lasciato erano più che evidenti. Adone non aveva mai visto quegli strani aggeggi rotanti e li guardava con una certa curiosità, Antor se ne accorse e gli propose di provare ad usarli, Adone non se lo fece ripetere due volte e ne lanciò una che andò a finire su un altro albero, Antor recuperò la stella prese per un braccio il ragazzo che non ebbe neanche il tempo di protestare, che si trovava già all'interno della stalla dove si vedeva solo una quantità di fieno indefinita, Antor mollò la presa e si avvicinò ad un pilastro di pietra da dove sporgeva un pezzo di legno che dava tutta l'impressione di essere un gancio per le briglie dei cavalli, ma si dimostrò una leva che apriva una botola nascosta, Antor si avvicinò alla botola e iniziò a percorrere i gradini dentro di essa incitando Adone a seguirlo, Adone essendo curiosissimo lo seguì senza indugiare anche se provava un po' di paura ma si disse che era normale e continuò la lunga discesa. Quando arrivò alla fine delle scale vide una porta socchiusa da cui proveniva una luce accecante rispetto al buio che lo aveva accompagnato fino ad allora, si fermò proprio davanti alla porta indeciso se entrare o meno, alla fine si disse che se non fosse entrato sarebbe stato un codardo e aprì la porta. Appena ebbe riaperto gli occhi che si erano chiusi per la troppa luce vide davanti e se una palestra dove ci si poteva allenare sul serio non come aveva fatto fino ad allora.

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Capitolo 5
*** capitolo cinque ***


Dopo aver contemplato a luogo quello spettacolo Antor lo chiamo da un angolo della stanza e Adone lo guardò con ammirazione immaginando il duro lavoro che gli poteva essere costato costruire tutto quello. Appena lo ebbe raggiunto l'uomo gli disse di aver parlato con Kadok e aveva deciso che lo avrebbe preso come allievo e d'ora in poi si sarebbe allenato con lui, gli occhi di Adone si fecero lucidi perché capi che finalmente aveva di nuovo una casa e chiese come d'impulso “quando si comincia?” Antor lo guardò e rispose “in guardia mostrami quel che sai fare”, Adone prese una spada dalla parete come aveva fatto il suo avversario e iniziarono a duellare ma Antor che aveva una maggiore abilità ed esperienza lo disarmò con facilità, le lezioni continuarono così, ma solo per un paio di giorni perché Adone anche se in un primo momento non sembrava che stesse attento, ad ogni mossa del maestro imparava qualcosa e anche molto in fretta, dopo poco tempo fu all'altezza del maestro. Visto che con la scherma erano a buon punto decise che era meglio insegnare al ragazzo ad usare tutte le altre armi, Adone era entusiasta della scelta de suo istruttore e dal giorno seguente iniziò ad usare le stelle rotanti, i chaco e tante altre armi interessanti. Ormai era un mese in quella casa e aveva fatto amicizia con Antor che gli faceva da fratello maggiore,un giorno Antor gli disse che a breve sarebbero partiti per l'isola di Bacco dove avrebbero integrato l'allenamento con delle missioni che lo avrebbero aiutato a mettere in pratica tutti gli insegnamenti ricevuti. Decisero che sarebbero partiti la mattina dopo. All'alba Antor andò a vedere se Adone stava ancora dormendo ma lo trovò sopra il letto che preparava la sua sacca con lo stretto indispensabile, lo avvertì che giù avrebbe trovato una sostanziosa colazione per affrontare meglio il viaggio, il ragazzo appena ebbe finito con la sacca la portò giù e si diresse in cucina dove trovò un enorme scodella di latte e del pane che lo attendevano e lui non li fece aspettare e li divorò in un sol boccone. Come ebbe finito uscì dalla stanza con la sacca in spalla e andò a sellare Kadok che lo aspettava nelle stalle, dove trovò Antor intento a sellare Dedi dopo che tutti e due i cavalli furono pronti ci saltarono in groppa e si misero in cammino. I primi due giorni di viaggio furono tranquilli ma il terzo giorno furono attaccati dai briganti che li avevano scambiati per semplici viaggiatori e quando minacciarono di ucciderli se non gli avessero consegnato tutti i soldi loro molto tranquillamente risposero di accomodarsi i briganti fecero una sonora risata e poi si avventarono su Adone ed Antor che erano scesi da cavallo pronti per la battaglia, i briganti non fecero neanche in tempo a sguainare li spada che furono trafitti da dei piccoli pugnali che gli trapassarono lo stomaco provocando lesioni interne e dei gemiti e sul punto di morire capirono che avevano cercato di derubare le persone sbagliate. Dopo aver nascosto i corpi dietro degli alberi i due ragazzi montarono sulle rispettive cavalcature e ripresero il viaggio. Dal giorno niente fu più tranquillo, sia di giorno che di notte le truppe di Xavier perlustravano le terre per evitare sorprese e bisognava stare molto attenti a non essere visti per, precauzione viaggiavano sempre con il volto nascosto dal cappuccio.

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