Five Nights at Freddy's: The Origins.

di LoliRoxDanceMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo1 ***


Era una notte fredda e spaventosa quella del 1º novembre del 1989.
Le strade della città erano deserte e buie, non c'era una singola anima.
La luna non aveva la sua solita luce splendente, era spenta ed emetteva una grossa tristezza e angoscia.
L'aria era umida a causa delle ultime tempeste che si erano verificate.
Le case e gli edifici non erano spente solo fuori, ma anche dentro, infatti erano le 23:00 di sera e tutti dormivano in un sonno lungo e profondo.

Che dire? Tutto era tetro e malinconico.

A spezzare quel silenzio e ad addolcire l'aria con un profumo al crisantemo, fu una ragazzina sui quattordici anni, che stava correndo a tutta furia sulla strada di ritorno a casa, dopo essere stata un'intera giornata a casa della zia paterna.

La bambina correva con tutta la velocità che aveva, coperta da un cappuccio e una lunga giacca beije, che le lasciava scoperti solo le ginocchia e i polpacci.

"Forza Cece corri, sei quasi arrivata!" Disse con affanno a sé stessa "Non è lontano, ancora qualche passo e sei...AH!" La poveretta inciampò e cadde, sbucciandosi un ginocchio.

Con fatica si mise a sedere a terra, tenendosi la parte ferita, da cui usciva molto sangue e le causava un bruciore allucinante.

"Fantastico, ci mancava solo questa!" Sbuffò irritata, togliendosi il cappuccio dal capo e mostrando un visetto con due o tre lentiggini sugli zigomi, due occhi verde smeraldo e dei capelli nero carbone "Fortuna che ho qualche vecchia medicazione nella tasca della giacca." Affermò, prendendo un cerotto rosa magenta e appoggiandolo sulla ferita, provocandole un po' di sollievo.

Si rialzò in piedi e si scrollò di dosso un po' di polvere "Mmm, (si guarda intorno) questa sera è davvero tetra e buia..di solito è molto attiva."

All'improvviso, dietro di lei, apparvero quattro sagome, che sembravano essere più alte.

Cece le avvertì e infatti sentì il cuore far accelerare i battiti cardiaci.

Non voleva girarsi, aveva paura.
In pochi secondi, le gocce di sudore scesero dalla sua fronte e lei rimase immobile.

Secondo lei, un solo movimento e sarebbe stata la fine.

La tensione sembrava infinita e malvagia, finché poi si udì una voce e delle risate fragorose non molto gradite.

"Hai paura, mocciosetta?"

"HAHAHAHAHAHAHAHAHA!"

La ragazzina sbuffò annoiata e si girò verso gli arrivati "Molto divertente, ragazzi..."

Davanti a loro c'erano quattro ragazzi, che sembravano avere la stessa età.

"HAHAHAHA, ammettilo cretinetta, te la stavi facendo sotto è vero?" Chiese malignamente il capo del gruppo, che aveva gli occhi castani, una cresta nera e indossava uno jeans ed una maglietta rossa a mezze maniche "D'altronde, tu hai paura anche della tua ombra!"

Cece sospirò spossatamente, alzando gli occhi al cielo: odiava a morte quei quattro bulletti. Ogni giorno a scuola era la stessa storia, uno le rubava la merenda, un altro la faceva cadere, un altro ancora le tirava le palline di carta sulla testa...
Insomma, non le davano un po' di tregua e ora si erano pure fissati che dovevano spaventarla.

"Ragazzi, seriamente, dateci un taglio, siete pietosi."

"Non è colpa nostra se adoriamo torturarti fino alla fine dei giorni scolastici." Si giustificò con fare sarcastico un altro bullo, che aveva i capelli marroni ricci, gli occhi verdi e una tuta blu come abbigliamento.

"Ah non è colpa vostra? Bhè, potreste fare altro, tipo un bagno, che a quanto sembra, non ve lo fate da tipo cinque anni." Controbatté Cece, chiudendo le narici con il pollice e l'indice e strizzando gli occhi.

"Hey, sgualdrina, non osare insultarci o te ne pentirai!" Esclamò arrabbiato un altro ragazzo, che a differenza dei suoi amici, che erano scuri di colori, aveva gli occhi celeste chiaro e i capelli biondi "Odio essere preso in giro, adesso ti faccio vedere io cos..."

Il capo lo fermò, mettendogli un braccio davanti "Calmati, Andrea, se la piccoletta ha tanta voglia di subire, le faremo fare un piccolo compito."

"Hey, che cosa volete farmi razza di idioti?" Domandò furiosa Cece, guardando con odio i quattro ragazzi.

"Non agitarti. Dicci un po', conosci il Fazbear Pizza?"

"Uhm, il ristorante?"

"Esattamente. Vedi, si dice che di notte, in quel ristorante, ci siano dei robot che uccidano chiunque loro vedano." Narrò con voce inquietante.

Cece sentì il vuoto nello stomaco e una raffica di vento freddo dietro la schiena "Sci-sci-sciocchezze. Sono tutte storiette che raccontano per far spaventare i bambini." Tagliò corto la ragazzina, cercando di andarsene via, ma venendo afferrata dal ragazzino "Allan, lasciami stare."

"Se davvero non hai paura e non credi a queste "storiette", vacci a stare una notte intera."

"Cosa?" Sbarrò gli occhi Cece, non credendo alle parole del ragazzo.

"Facciamo un patto: tu starai una notte intera al Fazbear Pizza e noi non ti tortureremo più a scuola."

"Uhm..." La quattordicenne fece un'espressione pensierosa: davvero se avesse accettato, non l'avrebbero più presa in giro e l'avrebbero fatta vivere in pace e in armonia? "chi mi dice che mi state mentendo?"

"Ti diamo la nostra parola, vero ragazzi?" Disse Allan, rivolgendosi prima a Cece e poi ai tre ragazzi, che annuirono.

"...va bene, accetto. Ma..dove si trova di preciso questo ristorante?"

"Dietro di te."

"Cos..." La quattordicenne si girò e vide un grosso ristorante con un'insegna sopra, che era decorato con alcuni animali, come l'orso, il coniglio e la papera che sorridevano e aveva una grossa scritta: "Freddy Fazbear's Pizza."

"Ora giustamente è chiuso, ma dietro c'è una porta che usano i cuochi per entrare. Ho sentito dire che la chiave della porta fosse rotta e quindi dovrebbe essere aperta."

"È una follia." Si girò sconvolta Cece, guardando male Allan e gli altri tre bulletti.

"A te la scelta: o stai per una notte intera nel Fazbear Pizza, oppure ti tortureremo per tutta la vita." Disse incrociando le braccia al petto Allan, mentre gli amici sorridevano malignamente.

Cece rimase scioccata: volevano davvero che passasse una notte intera in quel ristorante? Volevano davvero che i suoi genitori si preoccupassero per lei?

"Avanti idiota, non ti costa nulla...o forse sei una fifona?" La provocò maliziosamente Andrea.

"HEY, IO NON SONO FIFONA!" A quello sbotto, i quattro adolescenti scoppiarono in un'altra risata generale.

"HAHAHAHA, bhè, se non lo sei dimostralo!" Esclamò un bullo, mentre si piegava in due per il forte mal di pancia.

"Uff, e va bene accetto!" Sbuffò più irritata che mai la ragazzina: potevano dirle qualsiasi cosa, ma fifona proprio non lo digeriva.

"Bene, allora a domani, sempre se ne uscirai viva." Detto questo, Allan girò i tacchi e se ne andò, seguito a ruota dal suo gruppo.

"Fifona...vi faccio vedere io chi sono i veri fifoni!" Disse a sottovoce per poi girarsi verso il ristorante "Va bene...a noi due, Fazbear Pizza!"

Intanto, a casa di Cece...

Una donna dai capelli marroni e gli occhi verdi, stava bevendo un tè alla menta, seduta su una poltrona rosso scuro davanti al camino ardente, e aveva un'espressione preoccupata.

"Cara, sei ancora sveglia?" Domandò un uomo dai capelli neri e gli occhi castani, entrando nel salotto e sedendosi su un'altra poltrona dello stesso colore vicino alla moglie.

"Sono preoccupata per Cece: sono già le 23:30 e lei deve ancora rincasare." Affermò, puntando gli occhi su un orologio d'oro.

"Forse si sarà addormentata a casa della zia Elena, sai com'è fatta, adora tanto stare con lei." Tentò di rassicurarla il marito, mettendole una mano sul braccio "Sta tranquilla, Cece non è stupida, non parla mai con gli sconosciuti e lo sai bene."

"Si, forse hai ragione." Sospirò un po' più calma la donna, per poi cambiare argomento "Allora...sei proprio convinto di quello che vuoi fare con quel ristorante?"

"Si, voglio trasformarlo nella banca più grande di tutti gli Stati Uniti!" Esclamò sicuro di sé l'uomo, alzandosi dalla poltrona e mettendosi davanti al camino "Presto, mia cara, saremo più ricchi di quanto pensassimo."

"John, ascoltami, non credi di star esagerando con questa storia...dell'arricchirsi?" Chiese un po' insicura la moglie, temendo che il coniuge potesse arrabbiarsi.

"Esagerare?" Si girò verso di lei "Amalia, ti rendi conto della fortuna che abbiamo? Possediamo una casa grandissima, abbiamo una figlia forte e testarda, abbiamo la servitù più nobile che ci possa essere in tutta l'America. Amalia, nessuno è come noi."

"E non ti basta. Vuoi arricchirti sempre di più. È una malattia quella che tu hai per i soldi!" Esclamò ora più sicura, alzandosi anche lei dalla poltrona.

"Lo faccio per te e per Cece! Avete bisogno di tutti i lussi, di tutte le cure necessarie affinché voi stiate bene."

"Sarà. Ma io ho bisogno di un marito...e Cece ha bisogno di un padre...prima di tutto."

Dopo quelle parole, John fece un'espressione triste, abbassando lo sguardo a terra.

Amalia si rese conto dell'errore e si portò una mano sulle labbra "...J-J-John, perdonami...non avrei dovuto dirtelo."

"Non importa. Evidentemente non sono il marito e il padre che tu e Cece vi aspettavate." Si girò e se ne andò.

Amalia fece scendere una lacrima e si rimise a sedere sulla poltrona, continuando a bere la sua tazza di tè.

Intanto Cece...

Era riuscita ad entrare nel ristorante, seppur con un po' di difficoltà.

Si guardò intorno: tutto era buio, ma riuscì a vedere il pavimento a scacchi e le pareti bianche del ristorante, che erano decorate con delle insegne a forma di pizza e con degli animali che cantavano.

Cece adorava la pizza e tutto ciò che aveva a che vedere con lei le piaceva un sacco.

"Caspita, che gran figata!" Esclamò la quattordicenne, guardando sù e giù il locale, che aveva un aspetto...adorabile "Altro che ristorante degli incubi...è meraviglioso..."

"Che ci fa una bella bambina a quest'ora in un ristorante chiuso?" Chiese una voce maschile maligna alle sue spalle.

Cece deglutì spaventata e si girò verso la fonte della voce: vide un uomo alto, con gli occhi marroni, i capelli castani e una sigaretta spenta in bocca.

"Oh, s-s-salve signore, l-l-lei deve e-essere l-la guardia no-notturna..." Balbettò impaurita l'adolescente, sentendo le gambe indebolirsi.

"Già...come hai fatto ad entrare?" Le chiese ancora l'uomo, mettendole un dito sotto al mento e alzandolo delicatamente "Ma la domanda migliore è...perché sei entrata?"

La ragazzina rimase immobile davanti alla guardia notturna, per paura che le potesse fare qualcosa.

"Hai perso la lingua tesoro? Coraggio, parla, sei bella quando parli." L'uomo fece scendere il dito sul collo di Cece, che si scostò all'indietro.

"Non mi tocchi."

"Sù tesoro, hai una pelle così dolce e morbida..."

La bambina voleva piangere: aveva capito quali erano le sue intenzioni.

In pochi secondi sentì tutto il corpo sudare, i brividi le pizzicavano la pelle e le gambe le sentiva mollissime.

"Stai tremando..." Parlò ancora la guardia, fissando l'intero corpo di Cece.

Quest'ultima annuì: non voleva contraddirlo, in quel momento ogni cosa che diceva, per lei, era vero e giusto...

"Tranquilla, ti riscalderò io..."

La ragazzina dopo quella frase sentì il cuore battere più forte.

Chiuse gli occhi, aspettando che l'uomo cominciasse a farle del male.

Ma stranamente, non sentì il tocco delle sue mani...ma uno strillo forte e acuto...

Continua...

Angolo Autrice:
Salve a tutti gente!
Sono movimentodanza ma potete chiamarmi Roxy! ;)
Bene, questa è la mia prima FF nel Fandom di Fnaf, quindi per favore, fatemi sapere che ne pensate perché sono stracuriosa! ;)
Vabbe, alla prossima!
movimentodanza<3

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Capitolo 2
*** Capitolo2 ***


"Stai tremando..." Parlò ancora la guardia, fissando l'intero corpo di Cece.

Quest'ultima annuì: non voleva contraddirlo...

"Tranquilla, ti riscalderò io..."

La ragazzina dopo quella frase sentì il cuore battere più forte.

Chiuse gli occhi, aspettando che l'uomo cominciasse a farle del male.

Ma stranamente, non sentì il tocco delle sue mani...ma uno strillo forte e acuto...

"AAAAAAAAAAAA!"

"Oh..." Cece aprì di nuovo gli occhi e ciò che vide la fece gemere dalla paura "oh mamma!"

Vide la guardia notturna a terra, con la testa staccata dal collo, in una pozza di sangue.
I suoi occhi erano aperti e fissavano il tetto del ristorante.

"...chi gli ha fatto una cosa del genere?" Chiese sconvolta, allontanandosi da un passo dal cadavere.

"Ehm, io..." Rispose timidamente una voce robotica, proveniente dietro le spalle della ragazzina.

Cece sentì il vuoto nello stomaco e con molta paura si voltò verso la fonte della voce.

"Ma...no, non è possibile..." Mormorò sconvolta, osservando un coniglio robot viola, che aveva gli occhi rosso chiaro, le orecchie lunghe e un papillon rosso con due bottoni neri al petto.

"Ehm...ciao...ehm, si, ciao, dite così voi umani quando vi salutate...v-vero?" Domandò insicuro il robot, mettendo le braccia dietro la schiena.

"Uhm, s-si...ma...tu sei un..."

"NO!" Non appena il coniglio si accorse che Cece voleva sfiorargli il viso, scappò in un lampo verso sinistra e sparendo nelle stanze del locale.

Cece rimase a bocca aperta, poi si girò e puntò lo sguardo verso il cadavere della guardia "M-mi-mi ha salvata..."

Non ci credeva, non credeva che un robot l'avesse salvata da una cosa così orribile.
Lei leggeva molti libri di fantascienza e di solito i robot erano cattivi e uccidevano tutti quelli che gli capitavano attorno.
Quel coniglio...avrebbe potuto anche lasciarlo fare.
Invece no...l'ha salvata.

"N-n-no...io...io non posso lasciarlo andare...devo ringraziarlo..." E corse verso le altre stanze del locale.

Intanto i quattro bulletti...

Camminavano per le strade buie e desolate della città, dirigendosi verso uno stretto vico..probabilmente il posto in cui si incontravano.

"Ah, che grande idea mandare quella cretinetta in quel ristorante spaventoso!" Esclamò felice Charlie, un bullo dai capelli ricci e gli occhi verdi.

"Già, così si impara quella sgualdrina ad insultarci!" Esclamò Alvaro, un ragazzino con gli occhi neri e un ciuffo marrone.

"Ehm...già..." Affermò tristemente Andrea, grattandosi nervosamente il collo e abbassando il capo all'ingiù.

"S-s-se lo meritava..." Disse Allan con lo stesso tono voce di Andrea.

"Uhm...hey Andrea!" Disse Charlie "Dimmi un po'...stai scrivendo qualche bella storia sul tuo quaderno?"

"Ehm...no." Rispose a disagio il ragazzo dagli occhi celesti, come se fosse sorpreso a quella domanda "perché me lo chiedi?"

"Bhè, stamattina ero andato negli spogliatoi maschili della palestra perché avevo dimenticato la mia felpa, e ho notato che c'era un quaderno sulla panchina, vado ad aprirlo, e trovo una storia romantica, che racconta di un ragazzo che è innamorato perso di una ragazza ma quest'ultima non riesce a capi..."

"COSA? NO! TI PREGO, NON DIRMI CHE L'HAI LETTA TUTTA!" Scattò improvvisamente Andrea, prendendo per la maglia il ragazzo riccio e fissandolo dritto negli occhi.

"Sono arrivato a quando vi siete sposati, era arrivato il choc, purtroppo non sono riuscito a leggere un'altra cosa." Sorrise maliziosamente Charlie.

Andrea sentì una scossa elettrica dietro la schiena "Ma..."

"Cosa? Che significa "Sono arrivato a quando vi siete sposati"?" Chiese curioso Allan, avvicinandosi ai due quattordicenni.

"Bhè, mio caro Allan, sembra che il lupo che tormenta l'agnellino si sia invaghito di lui." Affermò Charlie, dando una pacca sulla spalla ad Andrea, mentre quest'ultimo diventava rossissimo in viso.

"Cos..Andrea, tu sei innamorato di..."

"Di Cece!" Finì la frase il ragazzo dagli occhi celesti.

I tre ragazzi lo guardarono sconvolti: sembrava che odiasse a morte quella ragazza, non si sarebbero mai aspettati che un comportamento così cattivo e maleducato, fosse causato da una profonda cotta.

Allan rimase senza parole, passandosi una mano sulla cresta nera e sospirando profondamente.

Ma, a pochi centimetri di distanza dietro ad Allan c'era Alvaro, che per poco non stava per svenire "Oh cavolo...che diamine ho fatto?"

"Alvaro, che cos'hai? Va tutto bene?" Domandò Charlie, avvicinandosi al ragazzo dagli occhi neri.

"Ragazzi...ho fatto una grandissima stupidaggine..." Affermò tristemente, abbassando lo sguardo a terra e fissando un sassolino.

"Che hai combinato?" Chiese improvvisamente duro Allan: conosceva bene quel ragazzo, e sapeva che quando diceva quella frase aveva fatto una grossissima pazzia.

"Ecco...Allan, ti ricordi prima di...incontrare Cece? Ti avevo chiesto di mandarla nel Fazbear Pizza per...spaventarla." 

"Si."

"Ecco...non era tanto per spaventarla..." Confessò impaurito l'adolescente, per poi continuare "in giro avevo saputo che in quel locale era andato a lavorare un poco di buono...che aveva una strana mania per i ragazzini e i bambini..."

Allan sentì il vuoto nello stomaco e una brezza di vento dietro al collo, che lo fece rabbrividire "C-che vuoi dire?"

"...probabilmente Cece sarà stata violentata da quell'uomo..."

"CHE COSA?" Gridarono all'unisono Andrea e Allan, mentre Charlie si limitava a fare una faccia sconvolta.

Andrea sentì la rabbia salirgli nel corpo e con molta violenza prese Alvaro per la maglietta "Bastardo...ti giuro che se è capitato qualcosa a Cece me la pagherai!"

"Mi dispiace, mi dispiace tanto! Credevo che voi la odiaste...ma non è così...mi dispiace." Si scusò pieno di rimorsi Alvaro, facendo scendere una lacrima "Per favore...non picchiatemi!"

"Non picchiatemi? Dovresti meritarti la morte per quello che hai fatto...idiota!" E lo sbatté a terra, facendolo gemere di dolore.

"Calmati Andrea," Gli disse Allan, anche se avrebbe voluto scatenare tutta la rabbia che stava accumulando su quel ragazzo "ormai quello che è fatto è fatto. Dobbiamo solo sperare che Cece sia riuscita a scappare da quella guardia!"

"Lo sai che ci sono poche possibilità che ci sia riuscita!" Disse Charlie.

"Dobbiamo sperare infatti! Ricordiamoci che suo padre è molto ricco...e anche molto protettivo con la figlia..."

"Potrebbe sospettare che...siamo stati noi a mandarla?" Chiese sempre più preoccupato il ragazzo dagli occhi verdi.

Allan sospirò "Probabile..."

Tutti sentirono il vuoto nello stomaco e cominciarono a sudare freddamente.

Nel frattempo Cece...

"Hey...c'è qualcuno?" Esclamò Cece, camminando nel buio corridoio del ristorante "Heyla...sono io...ehm, Cece...non voglio far del male...voglio solo...come dire...stare in compagnia..."

Nulla, il silenzio tornava a regnare dopo che la voce della ragazzina cessava di parlare.

"Questa cosa non mi piace per niente." Disse a sé stessa, cominciando a tremare di nuovo "Allora questo posto davvero fa paura!"

Si guardava intorno e tutto ciò che vedeva la spaventava: aveva paura di muoversi, aveva paura di tornare indietro, aveva paura delle mura strette del corridoio, aveva paura di tutto.

"Voglio andare a casa mia...da mia mamma e mio papà..." Affermò tristemente, abbassando lo sguardo e cominciando a piangere e a singhiozzare "Voglio andarmene..."

Si mise a sedere a terra e strinse il suo corpo e le ginocchia nelle sue piccole braccia.

"Non avrei mai dovuto accettare." Disse con rimorso, pensando alla scommessa che aveva fatto con i quattro bulletti.

Il tempo passava lentamente e Cece lo trascorreva attraverso i suoi pensieri.
Pensava così tanto, che non si accorse nemmeno di essersi stesa a terra e aver chiuso gli occhi, cadendo in un sonno profondo.

Passò circa un'oretta e Cece continuava ad essere accovacciata a terra e a dormire come un ghiro.

Davanti a lei c'era la sagoma di un grosso orso, di cui si poteva vedere solo gli occhi celesti.

La sagoma fissava la quattordicenne addormentata con sguardo disperato e malinconico.

"N-n-no...io non posso farle del male..." Mormorava spaventato.

"Coraggio, Freddy, uccidila..." Gli sussurrò la voce maschile di un bambino, che sembrava stanco e tormentato.

"Non posso...non posso ucciderla...io non...non voglio..." Disse sempre più insicuro, allontanandosi di qualche passo dalla ragazzina.

"Uccidila...o saremo noi a farlo..." Lo minacciò.

L'orso sospirò, gonfiando il suo petto fatto di metallo marrone "V-va bene...la ucciderò..."

"Così si fa...mostra ai tuoi amici la vera natura di un robot, che è fredda, senza emozioni, senza paure, senza pensieri...è vuota, come la sua anima, che è solamente un programma..."

Il robot strinse le sue zampe in due pugni, per poi chiudere gli occhi e abbassare la testa.

Passarono pochi secondi e l'orso li aprì di nuovo, ma stavolta erano rossi e cacciò dei lunghi denti affilati, pronti ad azzannare qualcuno.

"Grrrrrr...." Ringhiò, fissando la povera quattordicenne, che era ignara di quello che stava accadendo.

"Coraggio...fa che il suo sonno duri per sempre!" Lo intimò ancora di più la voce del bambino, che stava diventando sempre più sadica.

"GRRRRRRR....GRAAAAAAAAAWL!"Ruggì ferocemente l'orso, che si mise in posizione di attacco verso la ragazzina.

"UCCIDILA!"

L'Animatronic stava per saltarle addosso, ma a fermarlo ne fu un altro, che lo sbatté con molta violenza in fondo al corridoio, facendolo ritornare in sé.

"ARGH, TI È ANDATO DI VOLTA IL CERVELLO METALLICO RAZZA DI IDIOTA? STAVI PER AMMAZZARE UNA RAGAZZINA DI SOLI QUATTORDICI ANNI!" Strillò una volpe robot rossa, che aveva due occhi gialli, un fisico magro e un uncino affilato e arrugginito al posto di una zampa.

La volpe stava sul corpo dell'orso, che aveva la testa scombussolata.

"Ma cos..." Mormorò tenendosi la testa il robot dagli occhi celesti "c-c-che è successo?"

"Te lo dico io: stavi per ammazzare una ragazzina di soli quattordici anni!" Gli rispose la volpe, scuotendo le spalle dell'animatronico.

"Cosa? Ma io...non lo farei mai...è contro la legge!" Si difese l'accusato.

"Bhè, lo stavi facendo, e anche male; era orribile la posizione in cui ti eri messo!" Lo sfotté l'amico, dandogli una pacca sulla spalla e provocando un forte rumore metallico.

"Ma che succede? Perché c'è tanto frastuono?" Chiese irritata una gallina di color giallo, con un piccolo becco arancione, degli occhi celesti e un bavaglino con sopra una scritta "Let's party".

"Freddy stava per ammazzare una ragazzina." Le rispose Foxy, indicando la povera Cece dormire ancora profondamente a terra.

"Uhm..oh cielo, che creatura meravigliosa!" Esclamò eccitata l'arrivata, avvicinandosi alla giovane umana.

"Chica, non provarci, non cacciare così tanta dolcezza e compassione per...una!" Sbottò Freddy, alzandosi da terra.

"Oh andiamo, la vuoi piantare con questa storia? Solo perché siamo robot non significa che dobbiamo essere freddi e distaccati!" Controbatté l'Animatronic, per poi tornare a fissare Cece "E poi guardala...NON È ADORABILE? OOOHHH, HO SEMPRE DETTO CHE I CUCCIOLI UMANI SIANO DOLCI E CARINI!"

"Ehm, Chica..." Foxy provò a fermarla ma invano.

"E POI HANNO UN BELL'ODORE, SONO SPENSIERATI, NON HANNO PENSIERI, NON HANNO PAURE, SONO LIBERI!"

"Chica?"

"PER NON PARLARE DEL LORO COLORITO DI PELLE, È COSÌ CHIA...bhè, non è che tutti ce l'hanno proprio chiara MA SONO ADORABILI LO STESSO!"

"CHICA!" Strillò Freddy "LA STAI SPAVENTANDO!"

"Uhm, cos..." La gallina robot si girò e per la prima volta vide il colore verde negli occhi della povera Cece.

Quest'ultima però, aveva un viso terrorizzato, non solo per i robot, ma anche per la loro voce forte.

"Oh...scusa tesoro...non volevo gridare..." Disse ora con dolcezza Chica, cercando di toccare l'adolescente.

"Non toccarmi!" Si tirò indietro quest'ultima, per evitare il contatto con la robot "C-chi siete voi? Che cosa volete da me?"

"Noi? Niente proprio, sei tu che sei entrata nel ristorante a nostra insaputa." Disse freddamente Freddy, facendo tremare ancor di più Cece.

"Freddy smettila, stai esagerando!" Lo sgridò severamente Chica.

"Da quando tu dai ordini ai capi?" Chiese irritato Freddy, incrociando le braccia al petto.

"Da quando stai diventando una specie di dittatore: sono stufa di non mostrare come sono veramente perché sono solo un robot e non posso far vedere che provo emozioni!"

"È la legge di ogni robot che esista, e se non vuoi seguirla, puoi pure andare via da questo ristorante." Detto questo, l'orso animatronico corse velocemente in una stanza e non uscendo più da questa.

Chica sospirò spossatamente, per poi abbassare lo sguardo a terra con aria triste.

"Ehm, Chica, tutto bene?" Chiese preoccupato Foxy, mettendole una zampa sulla spalla.

"Si, tranquillo, ora però pensiamo alla ragazzina." E la gallina si voltò verso quest'ultima "Ciao tesoro, credimi, noi non vogliamo farti nulla."

Cece si abbracciò le gambe tremando "V-v-voi non potete esistere, s-s-siete dei...robot."

"Argh, già, siamo robot, ma non possiamo torturare ragazzini della tua età, è contro la legge!" Disse Foxy, pulendo con un fazzoletto il suo uncino.

"Esatto, quindi sta tranquilla, noi siamo tipi che rispettiamo le regole, quindi non ti faremo nulla." Sorrise bonariamente Chica, riuscendo finalmente ad appoggiare la sua zampa sulla spalla della quattordicenne.

"Meno male." Affermò Cece, per poi sentire un fastidioso brontolio nello stomaco.

"Hai fame?" Le chiese Chica, cacciando dietro la schiena un piatto bianco con sopra una fetta di pizza.

"Cosa? N-n-no, non ho fame." Dopo quella frase, il brontolio divenne sempre più forte.

"Avanti, non dire bugie, mangia, che ti farà bene." Disse la gallina robot.

La ragazzina sbuffò all'insù, per poi accettare e cominciare a dare dei piccoli morsi alla fetta.

"Brava tesoro. Uhm, come ti chiami?"

"Cece."

"Oh, Cece, che nome curioso. Bhè, io sono Chica e lui è Foxy." Affermò la robot, indicando con un braccio la volpe rossa.

"Argh, al vostro servizio." Disse quest'ultima, inchinandosi davanti alla quattordicenne.

"Non sono poi così cattivi." Pensò Cece "Non sembrano nemmeno così spaventosi...li trovo...simpatici!"

"Uhm..." Mormorò Foxy, cominciando ad annusare l'aria "sento una presenza...magari è una guardia notturna, pronta ad essere spappolata in mille pezzi!"

"Ho parlato troppo pesto." Ritirò ciò che aveva pensato Cece, facendo una faccia annoiata.

"Calmati Foxy...sono io." Una voce timida e maschile risuonò nelle orecchie dei tue animatronici e della ragazzina, che si alzò di scatto da terra, riconoscendo in un attimo chi era.

Dalle ombre spuntò il coniglio di prima, che camminò lentamente verso Foxy "Salve a tutti."

"Dovresti smetterla di essere così timido, sai?" Disse la volpe rossa, passando un braccio verso il collo del coniglio "Cece, ti presento Bonnie!"

"Cos...sei tu..." Mormorò sconvolta Cece, fissando gli occhi rosso chiaro dell'animatronico appena arrivato.

Bonnie rimase paralizzato quando rivide quelle due pozze verdi profonde "S-s-sei tu..."

"Ehm..vi siete già incontrati?" Domandò Chica.

"Già...e nel modo più incredibile." Rispose sconvolta la quattordicenne, non staccando però, lo sguardo verso il suo...eroe.

Continua...

Angolo Autrice:
Okay no, perdonate tantissimo l'enorme ritardo a pubblicare!
Purtroppo con gli esami di stato e i motivi familiari sono stata davvero occupata! ^^'
Spero che il cappy sia di vostro gradimento! :D
Alla prossima!
movimentodanza<3











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